In Too Deep

di pervertedsquirrel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 28 Febbraio, 1981 ***
Capitolo 2: *** Mission Possible ***
Capitolo 3: *** Benvenuti ad Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Primo Giorno ***
Capitolo 5: *** L’esercito di Silente ***
Capitolo 6: *** Hogsmeade ***
Capitolo 7: *** Il giorno dei morti ***
Capitolo 8: *** Buon compleanno, Hermione ***
Capitolo 9: *** Una notte di sbornie, pozioni e palle di neve ***
Capitolo 10: *** Natale alla tana ***
Capitolo 11: *** Doppio Guaio ***
Capitolo 12: *** Insensibile ***
Capitolo 13: *** Alcune feste sono peggio della tortura ***
Capitolo 14: *** Un inutile regalo di Natale ***
Capitolo 15: *** Un cambio di parere... ***
Capitolo 16: *** …Un cambio di sentimenti ***
Capitolo 17: *** Nello stesso abisso ***
Capitolo 18: *** La verità viene fuori ***
Capitolo 19: *** M'ama, non m'ama ***
Capitolo 20: *** Non senza te ***
Capitolo 21: *** Il colpo di grazia ***
Capitolo 22: *** Ultimatum ***
Capitolo 23: *** Un finale perfetto ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 28 Febbraio, 1981 ***


28 Febbraio, 1981

Era una fredda serata di Febbraio, le case che occupavano Stratford Meadows, alla periferia di Londra, erano tutte coperte da una leggera distesa di neve, con le loro luci ancora incandescenti attraverso le finestre della cucina e della sala da pranzo. Stratford era un’elevata comunità d’alta classe, i residenti erano imprenditori di successo, medici e dentisti, e le case riflettevano la loro ricchezza con molto fervore. Ma fra tutte quelle belle case allineate al marciapiede nero, c'è n’era una che era da sempre riuscita a catturare l'attenzione dei passanti. Era una casa Vittoriana in mattoni di tre piani, con bellissime persiane marroni e una porta verde foresta con vetro smerigliato. Tutti, a Stratford, invidiavano la famiglia che aveva da poco acquistato la casa, sette mesi prima, che per questo era stata appena terminata ed era chiaramente la casa più stravagante del quartiere.

 

Pur vivendo in una comunità nella quale la maggior parte delle persone li avrebbero associati ad arroganti milionari, i Granger erano tutt’altro. La loro benevolenza e la compassione per la gente era ciò che li distingueva da altri del loro reparto. Il Dottor Edward Granger e sua moglie, Emily, erano l'immagine di una coppia perfetta, e ora una famiglia perfetta, dato che Emily aveva appena dato alla luce una bellissima bambina di appena pochi mesi. Amici e familiari della coppia avrebbero sempre smaniato per la famiglia, raccontando di com’erano stati entusiasti nell’aprire la propria pratica al centro di Londra, una settimana prima e, infine, nell’aver avuto la figlia che avevano sempre desiderato. Erano davvero benedetti.

 

Emily Granger aveva appena finito di mettere la figlia di cinque mesi sul suo seggiolone, cercando di non ricevere dello zucchero in eccesso rimasto ancora sulle dita di lei. La piccola Hermione ridacchiò mentre guardava la sua mamma armeggiare con il grembiule bianco e aggiustare i capelli in una crocchia alla base del collo. Emily sorrise alla figlia e le pizzicò la guancia scherzosamente prima di andare brevemente in cucina per preparare il tacchino, che aveva appena finito di cuocere, sul tavolo. Percorrendo pochi metri giù per i corridoi, bussò alla porta di quercia che portava allo studio e si rivolse al marito, che stava scrivendo sul suo computer.

 

"Edward, la cena!"

 

Egli alzò lo sguardo per un breve momento verso la moglie e la salutò con un sorriso affascinante. Lei sorrise e lo guardò avvicinarsi e darle un casto bacio sulle labbra. "E cosa ha cucinato la mia piccola zucca per noi stasera?", chiese mentre cominciavano una breve passeggiata in sala da pranzo.

 

"Tacchino, contornato con patate e piselli." Rispose lei, arrivando.

 

Lui inalò il profumo inebriante del Tacchino fresco-appena-sfornato e sentì con trepidazione l'acquolina in bocca."Un profumo delizioso, tesoro." Disse alla moglie, mentre lei raggiungeva la cucina.

 

"E per la nostra piccola Hermione ..." Emily si allungò sull’armadio e tirò fuori una scatola di alimenti per bambini che sapeva Hermione adorava, "una varietà di carote "

 

Hermione batté le mani e cominciò a mangiare il cibo con le dita, entrambi i genitori la guardavano con adorazione. Levarono via gli occhi dalla loro figlia con riluttanza e cominciarono i propri pasti, tagliando di conseguenza ogni pezzo di tacchino.

 

"Sta crescendo così in fretta, già mangia il cibo da sola." Disse Emily tirando su col naso. "Sembra solo ieri, stavo tenendo una neonata tra le mie braccia e mi chiedevo quale sarebbe stato il suo nome".

 

Edward la guardò con adorazione, "Ne abbiamo scelto uno bello, non è vero?"

 

Lei sorrise: "Sì. Chi avrebbe mai detto che la tua ossessione per Shakespeare sarebbe tornata utile?"

 

"Certo, non te! Ricordo che minacciavi di bruciare la mia copia di 'Sogno di una notte di mezza estate' dopo che ho accidentalmente chiamato tua madre Hermia." Disse con un sorriso al ricordo.

 

"Era una minaccia meritata. Sai che non mi interessa la lettura ed i riferimenti costanti che fai. L'unica cosa buona che è uscita dal tuo amore per i libri era il nome di Hermione." Disse  scherzosamente, puntando la forchetta contro di lui.

 

Finse lo shock con grande inspirazione, "Be’, non ti ho sentito lamentarti quando ho utilizzato quella nuova tecnica, l'altra sera da ... oh, cos’era ... l’Erotica di una donna?" Emily arrossì mentre chinava la testa , borbottando qualcosa che non riuscì a capire. "Spero solo che Hermione erediti il mio amore per i libri e non la tua abitudine di mordere il labbro inferiore."

 

Sebbene sapesse che lui stava scherzando, teneva ancora una replica pungente sulla punta della lingua sottile. Quella risposta non fu mai proferita, poiché sentirono un gran rumore che sembrava provenire dalla parte anteriore della casa. Nessuno riuscì a capire cos’era quel rumore, ma poterono sentire le voci di ciò che sembravano pochi uomini urlare a vicenda dei comandi.

 

Edward guardò preoccupato sua moglie e le sussurrò, "Prendi Hermione e nasconditi nell'armadio della biancheria".

 

Emily non replicò mentre raccoglieva la figlia dalla sua sedia e la portava nell’armadio. Chiuse subito la porta dietro di loro e si accovacciò sul pavimento, posizionando Hermione di fronte a sé. "Andrà tutto bene, amore..." sussurrò, accarezzando amorevolmente la guancia di Hermione. La bambina le sorrise e Emily sentì una fitta al petto. Aveva un brutto presentimento, ma qualunque cosa sarebbe successa a lei, sapeva di dover proteggere Hermione con la sua vita.

 

Edward afferrò la pistola che aveva nascosto in uno dei tavoli e si diresse al punto in cui provenivano le voci. Sua moglie non aveva idea che possedesse l'arma, ma dopo aver avuto Hermione, voleva che quella casa fosse ben protetta, e se ciò significava una pistola nascosta, allora ne avrebbe comprata una. Era solo una pistola di medie dimensioni, ma era completamente carica e aveva un buon controllo. Si chiese brevemente se gli uomini che si erano intrufolati avevano anch’essi delle pistole con sé. Prese un gran respiro, si nascose dietro la porta d'ingresso e guardò dietro l'angolo dove almeno cinque figure vestite in abiti neri erano in piedi e facevano una sussurrata conversazione. I suoi occhi guardarono per un momento le loro mani e vide che non possedevano delle pistole, ma ciò che sembravano essere sottili bastoncini. Solcò le sopracciglia in confusione, perché avrebbero dovuto portare dei bastoncini?

 

I toni sussurrati ben presto si trasformarono in voci elevate, poiché gli uomini sembravano agitarsi l’uno con l'altro. Edward si tese ad ascoltare, mentre essi cominciavano a discutere.

 

"Il Signore Oscuro ha detto di scegliere una casa e uccidere chiunque vi sia in essa, Codaliscia, non far finta di niente e vai in casa! Egli vuole che il Ministero lo prenda sul serio, e quale modo migliore di uccidere quei innocenti Babbani che sono così desiderosi di proteggere?” disse il più alto degli uomini ad uno che sembrava tremare. Edward non riusciva a non essere confuso alle strane parole che essi utilizzavano. Un Signore Oscuro? Non aveva mai sentito parlare di nulla del genere. E cosa diavolo erano un Codaliscia e un Babbano?

 

Il tremante parlò con una voce con la quale si fece piccolo per la paura, "I-Io lo so, Lucius ... ma perché questa casa? Non li conosciamo, perché dovrebbero morire, per nessuna ragione? Potrebbero perfettamente essere buone persone e-"

 

Il piccolo uomo fu tagliato fuori da una voce che sembrava appartenere a qualcuno con un infezione al naso, "I Babbani non sono delle persone buone, Codaliscia! Ci hanno costretti a nasconderci nella nostra piccola comunità, mentre loro vanno avanti con la loro vita come se tutto andasse bene. Siamo costretti a nasconderci e loro sono fuori a godersi il mondo, pensi davvero che sia giusto?"

“Beh… n-no…”

"Vedo che nutri ancora dei pensieri amorevoli sui Babbani di Potter, impiantati nel tuo debole cervellino." Ringhiò.

 

L'uomo più alto parlò di nuovo, tirando giù il cappuccio per rivelare una criniera di lunghi capelli di platino. "Allora, dobbiamo cercare tutti gli occupanti in casa. Uccidete chiunque trovate, ricordate gli ordini del Signore Oscuro, nessuna pietà. E Piton, è tua responsabilità bruciare questa casa quando finiremo, mentre io lancerò il marchio nero. Apparite direttamente al quartier generale e gli diremo che la missione è compiuta. D'accordo?"

“D’accordo” dissero gli uomini in coro.

Mentre iniziavano a separarsi, Edward seppe che quella era la sua occasione d’attacco. Ne vide uno passargli a destra e sparò con la pistola, colpendo le sue scapole e causandogli un basso gemito che uscì dalla gola. Emily sentì lo sparo dall’armadio e si ritrasse al rumore, ma mantenne l’attenzione nel far sentire Hermione tranquilla. Il ferito che Edward aveva colpito si voltò subito per vederlo puntare ancora una volta la pistola contro di lui.

 

"Fuori da casa mia!" Ringhiò.

 

L'uomo fece un sorrisetto e agitò il suo bastoncino in modo che l'arma volò via dalla mano di Edward e finì sul pavimento, una decina di metri lontana. Edward fissò sconvolto l'uomo, che ridacchiò. "Stupidi Babbani" mormorò agitando la bacchetta una seconda volta, sbattendo Edward contro il mobiletto di porcellana accanto a lui e rompendo il vetro che conteneva la costosa ceramica che lui ed Emily avevano ricevuto come regalo di nozze. La sua visione venne offuscata e alzò la mano per massaggiarsi il retro della testa. Sentì dei passi avvicinarsi a lui e fece appena in tempo a registrare ciò che stava accadendo, quando una bassa voce gridò: “Avada Kedavra!" Una luce verde uscì fuori dal bastone dell'uomo ed Edward non vide più niente.

 

Dentro all’armadio, Emily stava facendo del suo meglio per mantenere la calma. Udì il rumore del vetro rotto, poco dopo il colpo che la pistola aveva sparato e non aveva idea se il marito fosse ancora vivo. Hermione sembrò addormentarsi ed Emily afferrò un asciugamano sopra di lei per posarglielo dietro la testa e accarezzò la sua piccola chioma di capelli color cannella che somigliavano così tanto ai suoi. Fu in quel tenero momento, che la maniglia della porta cominciò a tremare e il suo cuore batté accelerando immediatamente. Fissò la tremolante maniglia della porta e trattenne il respiro. L'inseguitore sembrò aver smesso di cercare e lei si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Ma non appena si accasciò su una mensola e chiuse gli occhi, il suono dello scatto della porta che veniva schiusa, le fece riaprire gli occhi e guardare con orrore la porta che si apriva per rivelare un uomo in abiti neri che la guardava con un sorrisetto .

 

"Ehi, ne ho trovato un altro!", gridò con divertimento dietro la sua spalla.

 

Per l'orrore di Emily, si avvicinò un'altra figura ammantata, si fermò accanto a quello ammiccante e guardò con espressione disgustata le sue caratteristiche. "Guarda, ha anche un bambino."

 

Emily gettò un fugace sguardo alla figlia prima di ringhiare contro gli uomini, "Non toccate Hermione."

 

"Oh, non toccheremo lei ... o te, se è per questo." Rispose l'uomo che sogghignava in tono tagliente.

 

Emily dovette sembrare confusa per far parlare l’uomo,"Non ti preoccupare, non sentirai niente."

 

Si sedette, guardando i due uomini per un secondo, prima di fare uno sforzo per parlare. "Dov'è mio marito?" Chiese con un tremito in voce, avendo paura di sentire la loro risposta.

 

Risero entrambi mentre il secondo rispondeva, "Morto, naturalmente."

 

Il colore della sua faccia impallidì, mentre sentiva spuntare le lacrime agli occhi. Non vide alcuna pietà nei loro volti, nessun rimpianto. Come poteva qualcuno parlare di uccidere una persona, con divertimento nella voce? Quello era un gioco per loro?

 

"Penso che dovremmo tirarla fuori dalla sua miseria, non pensi, Goyle?"

"Sì."

 

Emily ebbe appena il tempo di rannicchiarsi o fare un ultimo respiro d’aria preziosa, prima che una brillante luce verde la colpisse in pieno petto. Entrambi gli uomini risero e diressero i loro occhi sulla bambina che aveva appena cominciato a piangere, sulla flaccida figura della madre. Non ebbero alcuna esitazione, quando quello che si chiamava Goyle puntò il bastone verso di lei e gridò le due stesse parole che avevano ucciso i suoi genitori. "Avada Kedavra!" Ma non appena venne gettato l'incantesimo, un tipo di cupola blu opaco si formò attorno alla bambina e riflesse la maledizione volgendosi dritta verso Goyle, mandandolo a volare contro il muro.

 

Gli occhi dell' altro uomo si spalancarono per lo shock, mentre si girava per vedere una gemente figura di Goyle massaggiarsi la testa contro la stufa. Vedendo che era ancora vivo, si girò verso la bambina, la cui cupola era svanita e lo guardava con gli occhi spalancati. Fece l'unica cosa che pensava di poter fare, sparò un'altra maledizione contro di lei. La cupola riapparve immediatamente e respinse ancora una volta la maledizione, ma lui si scansò rapidamente e quella si andò a schiantare contro un vasetto di farina. I suoi occhi erano incollati alla bambina quando apparve una terza figura, quello con i lunghi capelli biondi.

"Che cosa sta succedendo qui?!", gridò.

"La bambina ... l-lei non vuole morire." Spiegò debolmente.

"Cos'è questa sciocchezza, MacNair?" gli urlò il biondo.

MacNair si voltò verso di lui e rispose con quanta calma poteva esserci nella presenza ancora scioccata, "Lei riflette ogni maledizione che le gettiamo... con una sorta di scudo".

 

"Uno scudo?", chiese. Quando MacNair ebbe annuito, si voltò verso la bambina, e sparò contro di lei una semplice maledizione disarmante. La luce rossa rimbalzò dallo riapparire dello scudo, proprio come negli altri casi, ed entrambi gli uomini si abbassarono per evitarla. Essa, invece, colpì la lampada, causandone la rottura a lato dei piedi di Goyle, che piagnucolò al forte rumore. "Oh Signore" fu la sua unica reazione.

 

"Che facciamo, Lucius?" chiese MacNair.

 

Egli parve pensare per qualche momento, fin quando parlò a bassa voce, "Porteremo la bambina al Signore Oscuro, e lui deciderà quale sarà il suo destino".

 

MacNair annuì e andò a riferirlo agli altri. Lucius fece una smorfia mentre raccoglieva la bambina, che si dimenava tra le sue braccia, il suo pianto urlante nelle orecchie. Gridò a Goyle di alzarsi prima di ritornare nell’atrio principale, dove gli altri lo stavano aspettando. Guardarono tutti la bambina, con miste espressioni sui volti, dalla meraviglia al disgusto.

 

"Va bene, torniamo al quartier generale. Piton, evoca il Marchio Nero, mentre io porto la bambina al Signore Oscuro." Gli ordinò Lucius. Piton annuì e si voltò per uscire fuori dalla porta di casa. Lucius si rivolse a Codaliscia, che sembrava fissare il vuoto, "Codaliscia!" urlò, svegliando l'uomo dal suo sogno ad occhi aperti, "occupati della casa." Quello annuì brevemente e Lucius svanì.

 

~*~

 

Casa Riddle era situata su un terreno di proprietà, a pochi chilometri dal paese di Little Hangleton, proprio accanto ad un piccolo cimitero. Era la posizione perfetta per localizzare il quartier generale, per l’ascesa del Signore Oscuro e dei suoi seguaci. Era stato realizzato per appartenere a lui e ai suoi defunti parenti, fino alla loro scomparsa, o meglio, alla loro eliminazione. L'unica preoccupazione era il vecchio custode, il quale era così vecchio, che non aveva cura di controllare la casa a intervalli regolari. Ma quando lo faceva, il mangiamorte più vicino scagliava un semplice incantesimo per allontanarlo.

 

Le buie sale erano piene di fioche candele galleggianti e di ritratti di Salazar Serpeverde insieme alle sue numerose conquiste. Ogni camera era riccamente decorata con arredi di oscuro presentimento e lunghi drappeggi neri per garantire la privacy. Nessuno sapeva realmente perché il Signore Oscuro era così discreto nei suoi movimenti, comunque. Sembrava che stesse pianificando qualcosa in silenzio, senza informarli, mandandoli in qualche missione mentre loro non avevano idea dello scopo a cui servivano. Ad essi non piaceva quell’organizzazione, ma nessuno lo aveva mai detto ad alta voce, per paura delle conseguenze che ne sarebbero derivate se egli avesse saputo che non erano persone affidabili.

 

Lucius apparì nella sala principale e fu sollevato nel vedere che era vuota. Chi immaginava cosa avrebbe potuto fare della sua reputazione il portare un’urlante bambina? In silenzio, si fece strada a passi veloci attraverso gli ampi corridoi, desideroso di buttare via dalle sue braccia la bambina che si dimenava. Arrivò in modo rapido a destinazione e bussò alla porta, bilanciando la bambina sul fianco sinistro. Sentì un sordo "Entra" e aprì spingendo la porta. Il Signore Oscuro stava studiando qualcosa sulla scrivania e alzò il volto, la sua espressione mutò in uno sguardo di profonda confusione quando i suoi occhi caddero sulla bambina tra le braccia di Lucius.

 

"Cos’è?" Chiese, puntando il dito contro la piccola.

"E’ una bambina, signore." rispose subito Lucius.

"So che cos’è!" Urlò egli agitato.

 

"Giusto ... volevo dire, naturalmente, mio Signore.” Armeggiò. "Ciò che intendevo dire è che questa bambina ha respinto tre maledizioni che io, MacNair, e Goyle le abbiamo sparato."

Gli occhi scarlatti del Signore Oscuro si ridussero, "Che vuoi dire, Malfoy?"

 

"Voglio dire, signore, che penso che questa bambina sia magica." Dichiarò Lucius, trovando una sedia libera posta contro il muro e mettendo lì la bambina. Quella si rannicchiò in una palla contro il morbido cuscino, assaporandone la morbidezza e chiudendo gli occhi.

 

"Ti avevo detto di andare in una casa Babbana, Lucius!" Lo disprezzò il Signore Oscuro, spingendo indietro la sedia e alzandosi in piedi per la prima volta.

Lucius rabbrividì al movimento, ma si riprese, "L’abbiamo fatto, mio Signore ... lei è una Babbana.”

 

"Ma è inaudito che una Babbana acquisti competenze così presto." Pensò tra se stesso. Lucius non rispose, ma lo guardò girare intorno alla scrivania e mettersi di fronte alla bambina, sussurrandole cose che non capì. Lo scudo a cui aveva assistito prima, sorse ancora una volta attorno alla bambina addormentata e sembrò respingere delle molli particelle di fumo. Lucius capì che il Signore Oscuro stava usando delle antiche magie proibite per cercare di rompere lo scudo, così rimase in silenzio e osservò.

 

Per quasi un'ora egli stese sopra di lei, borbottando antiche maledizioni all’interno della sua cupola azzurra, sempre con lo stesso risultato. Infine, troppo frustrato per continuare, si alzò in piedi e camminò su e giù per la stanza. Lucius seguì i suoi lenti movimenti, il fluire del suo mantello, la concentrazione dei suoi lineamenti, fino a quando egli si voltò a guardare la bambina con un lampo di decisione negli occhi. Rivolgendosi a Lucius, gli disse, "Lei, ovviamente, dimostra, un certo tipo di magia potente che io stesso non posso spezzare. Quindi, la soluzione è semplice ... l’alleverò io stesso. Diventerà una potente combattente per la nostra parte. Inoltre, dobbiamo avere a disposizione tutto l'aiuto di cui abbiamo bisogno. "

"Signore?" chiese Lucius.

Egli sogghignò appena, "Portala nella camera da letto accanto alla mia. Vorrei seguire ogni suo movimento e ogni suo sviluppo.” Lucius annuì e prese la bambina in braccio ancora una volta, trattenendo una smorfia. Prima che uscisse fuori dalla porta, venne fermato, "Conosci il nome della bambina?"

"Sì, signore, Hermione." Rispose.

"Cerca altre informazioni su di lei e rapportale direttamente a me, hai capito?"

Ricevé un cenno del capo e Lucius lo lasciò, con la bambina di nome Hermione in braccio. Il Signore Oscuro si accomodò sulla sedia in cui lei stava dormendo e chiuse gli occhi. Non era una decisione facile, il prenderla sotto la sua ala. Era una Mezzosangue, dopo tutto. Ma c'era qualcosa nella bambina, ed era ovvio che non poteva disporre di lei, senza piantarla in un orfanotrofio locale. Tremò un po’ ai ricordi rimossi, si raddrizzò un po’ di più sulla sedia. No, lui aveva grandi progetti per lei in futuro, e se essi avessero funzionato, sarebbe diventata la più grande Mangiamorte al suo fianco.

Benvenuta nell’Elite dei Mangiamorte, Hermione.

Ricordo che tutti i crediti vanno al meraviglioso genio di perverted-squirrel alias Shar sul sito http://www.fanfiction.net/s/5010568/1/In_Too_Deep. Io mi sono slo limitata a trasferire e tradurre. questa incredibile storia in italiano. Quindi ditemi che ne pensate. XD

Un ultima cosa! la vera autrice ha scelto e impostato delle tracks per ogni capitolo quindi penso sia carino ascoltarle mentre si legge il capitolo :). Eccovi quella che lei ha scelto per voi: http://www.box.net/shared/zo2vvqgohh

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Capitolo 2
*** Mission Possible ***


Mission Possible

 

Si trovavano in una stanza chiusa all'interno di casa Riddle, non vi era alcun suono se non il respiro irregolare che i loro stanchi corpi emettevano. Sparsi intorno a loro c’erano sedie rotte e tappeti strappati, in conseguenza alle maledizioni portate avanti e indietro dalla loro voci ansimanti. Stavano lì da una buona ora e mezza, una sessione di formazione di prima mattina che avevano iniziato dall’età di quattordici anni. Era ovvio chi sarebbe uscito vincitore, ma ancora, continuavano con i loro rituali. Entrambi erano a malapena a corto di fiato e vicini nel dichiarare un pareggio, ma sapevano che nessuno dei due sarebbe stato soddisfatto fino alla nomina di un vincitore.

EXPELIARMOUS! ” Gridò lei al viso un po’ sudato dell’avversario.

L’incantesimo di disarmo venne facilmente deviato, facendo volare via dalla piccola raffica di vento che era sopraggiunta con l'incantesimo, i biondi capelli dalla sua faccia e dagli occhi, che assaporarono la fresca brezza sul viso caldo. Lei approfittò del momento di debolezza come un vantaggio per scagliare un secondo incantesimo contro di lui e coglierlo alla sprovvista. Questo si impadronì di lui e lo fece cadere sulla schiena, la bacchetta cadde dalla mano inerte. Sorrise alla conquista, guardandolo e aspettando che gridasse i suoi soliti insulti contro la sua eccellenza.

"Che diavolo, Hermione?!" Gemette la sua voce dal pavimento.

Ahh, il successo, pensò Hermione tra se stessa mentre camminava verso di lui con lieve rimbalzo sui suoi passi. Quando la sua forma ancora immobile fu in vista, si inginocchiò accanto a lui e gli parlò con la solita voce ti-ho-rotto-il-culo-e-ora-te-lo-dico-in-faccia, "Alzati, Malfoy, non è colpa mia se riesco sempre riescono a umiliarti."

Draco inclinò la testa verso l'alto per vedere sul suo viso uno sguardo divertito, "Sì, ma non è colpa mia se tu sei la numero uno del Signore Oscuro e che avanzi totalmente negli incantesimi che non ho nemmeno ancora imparato a causa di San Silente e la sua minuta ossessione di trasformarci in uno dei suoi cloni.”

Lei strinse un po’ gli occhi, "Almeno tu puoi andare a scuola, io sono rinchiusa qui 24 ore su 24."

Roteando gli occhi, si sedette sui gomiti e la guardò, "Non di nuovo il discorso sulla scuola, Mia? Sei tu la fortunata, puoi stare qui, e hai accesso a tutti questi incantesimi oscuri per farne ciò che vuoi."

"Dopo un po’ è una cosa monotona, Draco, te l’ho detto. Ho letto tutti i libri qui almeno due volte e padroneggio ogni incantesimo conosciuto nella storia estesa della Magia Oscura.” Da quel momento, si era seduta a gambe incrociate e lo guardava con espressione annoiata, poiché avevano più volte avuto quella conversazione in passato.

"Beh, tutta questa monotona vita ti servirà sicuramente per la conquista di Potter, eh?" Disse scherzando, appoggiandosi completamente e dandole una giocosa spinta sulla spalla.

Uno sguardo scuro vinse i suoi tratti, mentre sentiva un certo calore salire sul volto. Lui fece un passo indietro, sapendo di aver commesso un errore citando il suo nome. Se c'era una persona che odiava Potter più di lui, era Hermione. "Ti ho detto di non menzionare mai il suo nome in mia presenza, Malfoy."

“L-lo so ... mi dispiace io ... non ci pensavo." Rispose debolmente.

"Ovviamente!", disse aspramente “E’ responsabile della morte dei miei genitori, ti aspetti che io sia felice per questo?"

 "Beh, no ..."

"Allora non nominarlo una seconda volta!" gridò Hermione mentre si alzava e si precipitava fuori dalla stanza, sbattendo la porta dietro di sé.

Camminava attraverso le sale, e le sue orecchie fumavano (in senso figurato, ovviamente). I forti passi scossero i muri che la circondavano, tutti minacciavano di cadere e di finire possibilmente in frantumi. A lei non importava, naturalmente. Come osava Draco menzionare il suo nome quando conosceva l’effetto che aveva su di lei? Gliel’aveva detto mille volte, se non di più, che se solo avesse detto il suo nome gli avrebbe buttato via i boxer. Certo, non aveva mai attuato le minacce contro lui, dal momento che erano cresciuti insieme ecc. Un debole marchio sempre soffermato su di lui in quel senso, per lui e nessun altro. La maggior parte degli suoi altri conoscenti la temevano troppo per cercare di mettere in prova la sua pazienza. Ma nessuno di loro sapeva come fare più di lui ... il bastardo.

Sbatté rumorosamente la porta della sua camera e crollò sul letto, cercando di sfogare la frustrazione sul cuscino. Percepì un senso di sollievo mentre si rotolava sulla schiena e chiudeva gli occhi, pensando a cose che sembravano sempre calmarla, la spiaggia, la padronanza un nuovo incantesimo, gli sguardi di sorpresa sui volto delle sue vittime, prima di finirle ... Ahh così va  meglio, pensò, mentre il suo corpo si distendeva tra i cuscini. Ma prima che potesse appisolarsi in uno stato pacifico, sentì il bussare alla porta. Lamentandosi tranquillamente senza alzare la testa, disse alla porta "Vieni dentro."

La faccia da topo di Codaliscia, scarno assistente del Signore Oscuro, spuntò nella sua stanza. Non aveva nemmeno bisogno di sapere che era lui, poiché la sua puzza si fece subito strada nelle narici e la fece trasalire. "Mi dispiace disturbarla, Miss ... ma il mio Signore ha richiesto di incontrala nel suo ufficio."

"Molto bene, Codaliscia, puoi andare." Lei rispose, agitando la mano in modo sprezzante. Ma prima che potesse uscire, aggiunse, "Oh, e Codaliscia, la prossima volta prima di entrare in camera mia ... fatti una doccia!"

Sentì la porta chiudersi silenziosamente dietro di lui, mentre si metteva a sedere e si strofinava le tempie. Sapendo che la pazienza del Signore Oscuro era tutt'altro che elevata, si costrinse ad uscire fuori dalla comodità del suo letto e percorse la breve distanza tra la sua camera da letto e il suo ufficio, un paio di porte più giù. Non la chiamava mai nel suo ufficio, a meno che non fosse qualcosa d’urgente, probabilmente una missione da completare, per lei. Dopo aver bussato piano, sentì un sordo "Entra" dopo solo un momento, e aprì la porta nella stanza buia. Era seduto alla sua scrivania, mentre scarabocchiava qualcosa su un foglio di pergamena. Si soffermò sulla porta, aspettando che lui la riconoscesse prima di prendere posto d’avanti alla scrivania. Lui la guardò, non con sua grande sorpresa, e le fece cenno di accomodarsi sulla sedia di fronte a lui. Roteando un po’ gli occhi alla sua acuta conoscenza, prese posto e aspettò che finisse ciò su cui stava lavorando. Quest’ultimo posò la penna nel relativo supporto in ottone accanto a lui e la guardò acutamente.

"Che devo fare questa volta, guidare un'altra irruzione in una casa Babbana, forse?" Disse seccamente.

Lui ridacchiò sommessamente, “Sai sempre quando hai un dovere da adempiere.” Aveva solo alzato le sopracciglia e continuava a guardarlo, in attesa della risposta alla sua domanda. “La missione che ho scelto per te, questa volta, è molto più importante di una piccola sciocca irruzione; te lo posso assicurare.”

“Ah, sì? Devo di nuovo aiutare Piton nei laboratori per trovare un altro-”

“No, Hermione.” Disse piano, interrompendola. Lei piegò la testa di lato, mostrando curiosità. “Questa missione è una cosa che ho programmato da lungo tempo, in effetti ... praticamente da quando sei nata.”

Si ricompose sulla sedia e lo guardò con occhi spalancati, improvvisamente molto ansiosa di sentire cosa le avrebbe detto. Era la prima volta che sentiva un piccolo svolazzare nel suo stomaco, alla menzione di una missione con così tanto significato. "Allora?"

"Ho bisogno di qualcuno che si infiltri nel territorio nemico, dall'interno."

La sua espressione diminuì leggermente. "Ma c’è già Piton-"

"So che Severus è già di base nelle loro mura. Ma, questa volta, il mio obiettivo non è solo Silente.” Disse con un leggero sorriso. Lei lo guardò in modo interrogativo prima che lui avesse pietà di lei e continuasse, sporgendosi sulle braccia in avanti, "Ho bisogno che tu ti iscriva ad Hogwarts e mi aiuti a sbarazzarmi di Potter."

Si appoggiò allo schienale della sedia, ingoiando tutto. Era sempre stato il suo sogno, andare in una vera scuola, per imparare qualcosa di diverso da tutti i libri antichi detenuti nel palazzo. Era stato anche il suo desiderio, aiutare infine, in qualche modo, la liberazione di Potter e finalmente spegnere la sua costante rabbia verso di lui e metterla a riposo. Il  Signore Oscuro vide lo sguardo di stupore e non poté fare a meno di sorridere a se stesso, perché conosceva i suoi più intimi desideri.

Parlò di nuovo, richiamandola dal suo leggero torpore, "Ho bisogno che tu faccia amicizia con lui, non importa quanto possa sembrare ripugnante. Hai bisogno di guadagnarti la sua fiducia, fa in modo che ti faccia entrare nel suo piccolo amorevole gruppo di amici Mezzosangue. Col tempo, quando avrai la sua piena fiducia, lo attirerai a me, impreparato, in modo da porre finalmente fine a questa guerra insensata e lasciare che la Magia Oscura sia, ancora una volta, la regola del Mondo della Magia."

Sembrava essere un compito impossibile, anche per le orecchie. Come poteva fare amicizia con il suo nemico, passare sopra ai pensieri pre-determinati e alla sua natura, al fine di costruire con loro un rapporto e agire civilmente? L'unica cosa buona su quella proposta era il finale, eliminare Potter. Il pensiero le dimenò un piacevole brivido lungo la spina dorsale. "Missione possibile, mio Signore".

Lui si lasciò andare in uno stucchevole sorriso sul viso, "Eccellente." Lei ricambiò il sorriso, mentre quello si appoggiava sulla sedia, "Accompagnerai i Malfoy a Diagon Alley questo pomeriggio per comprare le provviste. Il semestre inizia la prossima settimana, quindi mi aspetto che tu sia pienamente preparata da quel momento.”

Lei annuì, "Certo, signore."

"Mi farò anche sentire di volta in volta, saprai quando e dove trovarmi." Lei annuì ancora una volta. Sbrigativo, fece un cenno verso la porta con la mano, "Puoi andare."

Hermione uscì con un sorriso enorme sul viso e cominciò il tragitto di ritorno alla sua stanza. Ma prima che potesse entrarci, un paio di forti braccia la puntarono contro la porta. Sorrise al viso compiaciuto che le apparve, mentre si chinava per baciarla appassionatamente, le loro bocche si scontrarono avidamente. Assaggiò la sua dolce bocca con la lingua mentre una delle mani percorreva possessivamente l'interno della coscia e palpava la bianca pelle. La sua bocca gemette quando lui cominciò ad accarezzarla, mentre spingeva con i fianchi. La bocca gli permise di fare un percorso lungo il suo collo, mentre si contorceva sotto di lui, le mani correvano su e giù per la schiena muscolosa. I loro occhi si incontrarono e ogni lussuria si vedeva riflessa in loro. Hermione si allungò e aprì la porta, trascinandolo per il bavero.

Troppo impaziente per continuare la situazione dell’essere vestiti, tirò fuori la camicia dalla sua testa e la guardò ancora una volta, non osando compiere la prossima mossa. Ma, invece che spingerlo contro il letto come voleva disperatamente anche lei, lo guardò con eccitazione negli occhi e sussurrò: "Vado a Hogwarts!"

La bocca gli si aprì in stato di shock, mentre la guardava, "Dici davvero?"

Capendo che il loro momento era finito, lui si chinò a raccogliere la camicia e se la portò alla testa. "E’ fantastico Mia, davvero. Ma come hai fatto a convincerlo a farti andare?” Lei lo guidò sopra il letto spiegandogli tutto ciò che era avvenuto pochi minuti prima. L’ascoltò attentamente, e quando ebbe finito la sua bocca era spalancata e la guardava con stupore. "Devi fare amicizia con lui?" disse, evitando di pronunciare quel nome.

"So che sembra strano, ma tutto per un buon risultato, giusto? Alla fine, lui se n’andrà, e tutto questo grazie a me! Non è fantastico?" Chiese febbrilmente.

Sì, sarà un sollievo non averlo più sulla mia schiena." Disse l’altro, con voce leggermente sarcastica.

"Precisamente, in questo modo tutti vinceranno! Io riuscirò ad andare a scuola e a contribuire, per sbarazzarsi di Potter una volta per tutte, e tu ... beh ... andrai a scuola con me!"

"E potrò crogiolarmi nella gloria della non-esistenza di Potter." Aggiunse, con un leggero colpetto sulla sua spalla.

"Sì, anche questo". Corresse lei. “Oh! E devo anche accompagnarti a Diagon Alley questo pomeriggio, per le provviste."

"D’accordo, beh, dovremmo andarci all’in circa… tra un'ora, diciamo..." Disse, guardandola con un sorriso furtivo.

Lei gli ritornò un sorriso malvagio, "Beh, credo che abbiamo un po’ di tempo da bruciare, non credi?"

Hermione se lo tirò giù per il collare in modo da stargli sotto, "Sì ... bruciamolo." Lui suggellò la frase con un bacio infuocato sulle labbra e ripresero da dove avevano interrotto, questa volta senza il disagio della porta di legno premuta contro di loro.

~*~ ~ * ~

Diagon Alley era viva, piena di attività, mentre giovani maghi e streghe, insieme alle loro famiglie, facevano gli ultimi acquisti di scuola, la settimana prima che il nuovo semestre iniziasse. Hermione era rimasta più che stupita davanti ai negozi colorati e ai personaggi ancor più bizzarri che fiancheggiavano le strade. Sembrava esserci un negozio per ogni immaginabile esigenza e non sapeva da dove voler cominciare! Guardò per un secondo l'elenco che stringeva tra le mani e si diresse verso un negozio con un cartello che diceva "Madama McClan", ed ebbe la sensazione che fosse il luogo in cui avrebbe trovato delle vesti. Entrò nel negozio da sola, visto che i  Malfoy erano occupati a Notturn Alley, e udì un segnale acustico che annunciò il suo arrivo all’interno del negozio. Una tozza strega si avvicinò ad Hermione con un sorriso amichevole. Pensò che la donna fosse Madama McClan e la salutò con un sorriso gentile.

"Benvenuta da Madama McClan, cara, come posso aiutarti?" Chiese con voce dolce.

"Ehm ... è la mia prima volta ad Hogwarts, e la lista dice che ho bisogno di indumenti?" Chiese con voce interrogatoria. Non sapeva come parlare a questi tipi di persone, doveva essere civile?

"Oh, naturalmente, ti stai trasferendo? Sembri avere molto di più di undici anni, ai miei vecchi occhi." Disse scherzando.

"Sì, sono stata…. educata a casa” Spiegò senza problemi, ricordando le risposte pianificate per spiegare la mancanza di conoscenza sulle altre scuole di magia.

"Bè, è certamente qualcosa di cui non si sente parlare ogni giorno, non è così?" Chiese lei consapevolmente. Hermione sorrise in risposta e lasciò che l’anziana donna la riportasse indietro, dove vide una varietà di vestiti diversamente colorati, piegati in cima, in modo ordinato. Accanto c’era una piattaforma sopraelevata, circondata da specchi, e una tabella con una serie di strumenti di misura. "Ora, ho bisogno che tu ti metta qui, così che io possa prendere le tue misure."

Hermione accondiscese e salì sulla piattaforma, guardando se stessa riflessa in molti specchi. Vide Madame McClan roteare la sua bacchetta verso la tavola e un rotolo di nastro volare in aria e cominciare a girare intorno alla sua vita, alle braccia e alle gambe. Fece del suo meglio per stare ferma, mentre la donna anziana prendeva nota delle sue misure su un taccuino e mormorava un incantesimo ad uno scaffale vicino. Hermione osservò con stupore una delle vesti farsi strada sulle sue spalle e adattarsi automaticamente al suo corpo. Era uno strano tipo di magia per lei.

Sentì suonare il campanello alle sue spalle e vide Madama McClan girarsi per scoprire chi fosse il nuovo cliente. “Ahh, Miss Weasley! Vengo subito da te, cara."

Hermione vide il passo di una piccola rossa nel punto in cui si trovavano le vesti più lussuose, e questa le accarezzò leggermente, quasi con stupore. Non la guardò per molto, desiderando concludere quel raccordo per poi continuare con le altre tappe. La sua attesa non durò a lungo. Madame McClan si allontanò e ammirò il suo lavoro per qualche secondo, "Stai benissimo."

"Grazie" rispose Hermione.

Dopo aver pagato gli indumenti, lasciò il negozio e continuò la strada lastricata in cerca della prossima cosa sulla lista. Era venuta a Diagon Alley una volta, e quella volta solo per comprare la sua bacchetta, quando aveva undici anni, fingendo di essere un primo anno per ingannare Ollivander. Era stata male quella volta quasi dimenticata, e solo ora ricordava la soggezione che l’aveva posseduta. A quanto pare, crescendo, non aveva perso quello stupore.

La tappa successiva era "Il Ghirigoro", la libreria. Aveva quasi paura di entrare in quel negozio, il suo gusto per i libri si era esaurito dopo aver riletto l'intera libreria della famiglia Riddle. Prendendo un ultimo profondo respiro di paura, spinse la porta e s’irrigidì. Quello era molto più grande della Biblioteca della famiglia Riddle. In realtà, avrebbe potuto giurare che era dieci volte superiore a quella buia, decifrata vecchia stanza. C’erano dei libri che coprivano ogni centimetro delle pareti, e alcuni persino sul soffitto. C’erano anche più generi che non avrebbe mai pensato potessero esistere! No, non c'era solo Magia Oscura, c’erano anche Incantesimi e Trasfigurazione e Erbologia! Camminò lungo i corridoi con uno sguardo di stupore dipinto sul volto, chiedendosi da dove avrebbe potuto iniziare.

Inizialmente diede un’occhiata alla propria lista, raccogliendo quelli di cui bisognava, e mettendoli in un cestino preso di fronte al negozio. Dopo passò in rassegna gli scaffali alla ricerca di oggetti che colpirono la sua fantasia, poco importava che avrebbe voluto comprare un po’ tutto il negozio con il tempo che le rimaneva, sfogliando. In effetti, dal momento in cui aveva creduto di aver finito, aveva già il naso sprofondato in una copia de "La storia di Hogwarts", una enciclopedia piuttosto grande sulla sua nuova scuola. Era troppo occupata a leggere le prime righe della Prefazione "I Soci fondatori", da non vedere dove camminava e si schiantò contro una persona, mandando entrambi a finire sul pavimento.

"Mi dispiace tanto!", si scusò freneticamente, cercando di raccogliere i libri che erano caduti dal suo carrello.

E’ tutto apposto. Aspetta, lascia che ti aiuti h-hai un sacco di libri!" disse la voce maschile della sua vittima in soggezione.

Lei ridacchiò, suo malgrado, "Beh, credo di essere andata un po' fuori bordo con lo shopping dei libri per la scuola."

"Un po', è un po' un eufemismo." Scherzò lui a sua volta.

La fece ridere di nuovo. Nessuno l’aveva mai fatta ridere davvero prima, tranne forse Draco, ma lui non contava. Voleva vedere il suo volto, ma i suoi libri erano ancora in disordine sul pavimento, così li mise via rapidamente e guardò in alto. Oh mio Dio, era l'unico pensiero coerente che si fece strada per il suo cervello. Vide smeraldi, smeraldi puri ... nei suoi occhi. Come potevano esserci smeraldi nei suoi occhi? Era comunque possibile? Poteva immaginarlo?!

"Umm, stai bene?" Chiese teneramente.

Sbatté le palpebre, "Sì ... sì. Grazie per avermi aiutato, davvero, non dovevi farlo. Ti sono praticamente sbattuta contro."

Lui sorrise, "Va tutto bene, non è stata colpa tua, solo colpa dei libri". Ridacchiò mentre le tendeva una mano, "Lascia che ti aiuti a rialzarti."

Lei sorrise e gli prese la mano. Hermione rimase scioccata quando lui cercò ancora di aiutarla a raccogliere gli altri dieci chili di libri che teneva in mano. Bilanciando se stessa sulle gambe traballanti, alzò ancora una volta gli occhi sullo straniero. "Grazie ancora per il tuo aiuto".

"Nessun problema. Uhh, ci vediamo in giro?" Chiese incerto.

"Certo, sì." Disse lei, annuendo.

Si voltò e andò via, e lei non poté fare a meno di guardarlo mentre se ne andava. Era troppo impegnata a guardare la sua figura in ritiro da non udire Draco apparire dietro di lei. "Cominci la tua missione prima del previsto, non è vero?"

Era abituata a quelle sue improvvise apparizioni, così non fu troppo sorpresa della scelta di quel momento. Si voltò verso di lui con un sopracciglio alzato, "Che stai dicendo, Draco?"

Indicò sopra la spalla il punto in cui lo straniero con gli occhi di smeraldo stava pagando le sue cose, e seguendo il suo dito si voltò a guardare Draco con la fronte corrugata. Lui ebbe pietà di lei e parlò con una voce da mollusco, ancora stizzosa, "Quello è Harry Potter".

I suoi occhi si ampliarono mentre si voltava verso "Harry" ancora una volta, guardandolo davvero. Non poteva essere! "Ma ... ma ... ma ... la cicatrice!" Si difese.

"Ma ... ma ... ma ... i suoi capelli!" Continuò lui in condiscendenza, con una voce scherzosa, puntando il dito contro la fronte.

Guardò verso il bancone della cassa per la terza volta e vide la sua cicatrice, mentre i suoi capelli d'ebano si alzavano un po' per rivelare una decolorazione leggera sulla pelle, proprio al momento giusto. Il sangue le scorreva freddo e sentì che il mondo iniziava a girare. La rabbia per il suo comportamento sostituì lo shock, mentre percepiva le uniche parole impresse nel cervello che si aprirono uscendo dalla sua gola "COSA?!”

Heylà. XD Vi ringrazio tanto per i vostri commenti (ricordate che la scrittrice non sono io ma traduco soltanto). Ne sono molto contenta. Per rispondere un po’ a tutti, andrò in ordine. Kokylinda2, ron1111 e Troue_xxx vi ringrazio tanto per i vostri complimenti, è la prima volta che traduco, quindi penso di essere un totale fiasco , la storia è sì completa e Kokylinda, la puoi trovare in inglese a questo link: http://www.fanfiction.net/s/5010568/1/In_Too_Deep. Edocast92 e musicmylife grazie mille

Nuovo capitolo... scusate per il ritardo, presto posterò il prossimo. Grazie ancora per i vostri commenti. XD

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Capitolo 3
*** Benvenuti ad Hogwarts ***


Benvenuti ad Hogwarts

La piattaforma 9 ¾ era allineata con genitori e fratelli che aspettavano i lunghi non necessari addii dei giovani partecipanti di Hogwarts. Hermione li guardò con disgusto, ogni abbraccio e ogni bacio sulla guancia la portava sempre più vicino a rigurgitare la sua colazione. Ma insomma, si vedranno a Natale, non c'è bisogno di dirsi addio! Pensava tra sé e sé, continuando a seguire Draco che la conduceva verso il treno. Il suo addio coi genitori era stato così breve da essere sicuri che lui era l'unica persona in quella piattaforma che non le dava fastidio. Presto si ritrovarono a bordo del treno, e lei approfittò del tempo, trascorso alla ricerca di un vano aperto, per osservare il corridoio stretto. Gli studenti più giovani correvano su e giù con i loro amici, senza sfuggire ai rimproveri dei studenti più vecchi, con quelli che sembravano essere distintivi in cima al loro petto. Pensò che quelli erano i prefetti di cui Draco le aveva parlato. Anche lui aveva un analogo distintivo sul petto usato per molte loro discussioni sulla scuola, quando per esempio dava punizioni ai Grifondoro per qualsiasi motivo gli venisse in mente. Il suo preferito era quello con le scarpe slegate.

I due trovarono un vano verso la metà del treno e si sistemarono. Hermione mise il baule sullo scaffale posizionato comodamente sopra le loro teste e sedendosi di fronte a Draco sospirò, guardando fuori dalla finestra della piattaforma, ancora una volta. Anche se era ancora disgustata dalla vista delle famiglie, un gruppo in particolare stava ancora catturando la sua attenzione. Le pareva di trovarsi in un mare di rosso, per ciascuno degli occupanti che nel gruppo avevano capelli color rosso zenzero ed essere coccolati da una grassa, donna di piccola statura che sembrava indossare uno scialle in maglia sopra una gonna molto floreale e un pullover. Per Hermione fu una scena curiosa il vedere che una testa coi capelli neri si trovava in quel gruppo, un ragazzo. La sua mano stava sull'unica ragazza del gruppo accanto alla madre, e stava parlando animatamente con un ragazzo piuttosto alto, con una gran quantità di lentiggini sul naso. La sua mente stordì mentre continuava ad osservare la famiglia, completamente estasiata, per motivi che solo Merlino sapeva.

 

"Mia, stai bene?"

 

Voltò la testa per vedere la faccia divertita del suo amico, che le sorrideva. Annuì e ritornò a guardare fuori dalla finestra, solo per vedere che la famiglia si era dispersa. Accigliata, Hermione si voltò in modo da trovarsi di fronte a Draco, che sembrava star pensando intensamente a qualcosa. Sentendo i suoi occhi su di lui sembrò scuotersi dalla trance, imitandola e aggiustandosi sul posto. “Allora, sarà un po’ difficile per te entrare nella piccola banda di Potter, visto che sarai smistata nei Serpeverde, e tutte le altre cose.”

 

"Draco, lo sai che devo essere ancora smistata come tutti gli altri." Disse scherzosamente.

 

"Sì, ma tu sei già dentro ai Serpeverde. Ogni Mangiamorte, ad eccezione di Codaliscia, è stato nei Serpeverde. Ma sappiamo tutti che lo stare nei Grifondoro l’ha profondamente segnato per tutta la vita.” rispose con un leggero sorriso.

 

Rise anche lei e stesero in silenzio per un momento, finché non decise di parlare con esitazione, "Ma che succede se vengo ordinata nei Grifondoro o negli altri?"

 

Sia lei che Draco sussultarono mentre lui rispondeva, "Dovrei ucciderti, suppongo."

 

Si sporse in avanti e gli diede pugno sulla spalla. Mentre si appoggiava ritornando al suo posto, parlò di nuovo, “Credo che non ci sia nulla di cui preoccuparsi, in realtà. Voglio dire, mio padre dovrebbe avere un enorme influenza sulla casa in cui andrò; ma c’è il fatto che io sono stata allevata dai tuoi genitori per la maggior parte della mia vita."

 

Draco annuì, mentre lei si lasciava andare ai ricordi. Per i primi quindici anni della sua vita, era stata cresciuta dai Malfoy per l’indisposizione del Signore Oscuro, per gentile concessione di un certo Harry Potter. Ancora un altro motivo per odiare il bastardo-aveva distrutto il suo padre adottivo! Anche se non le era dispiaciuto crescere coi Malfoy. Hermione non sarebbe stata la persona che era, senza la loro guida. Inoltre, aveva avuto il piacere (e il dispiacere) di crescere con Draco. Il loro rapporto era stato a dir poco sconnesso. Quando erano più piccoli si disprezzavano l'un l'altro, non potevano stare nella stessa stanza senza iniziare una lite. Ma, quando all’età di tredici anni, le cose cominciarono a cambiare ... un sacco. Inutile dire che gli ormoni erano una faccenda un po’ troppo complicata da gestire. Lei non lo amava-no, certo che no. Non avrebbe mai potuto amare nessuno. Hermione era convinta che un buco nero avesse sostituito il punto in cui si trovava quell’organo inutile. Draco e lei erano ben lungi dall'essere conoscenti, ma ... con molti benefici.

 

"Qualcosa dal carrello, cari?" disse una tenera voce dalla porta del loro scompartimento. Stava spingendo un carrello pieno di cose che Hermione aveva raramente visto prima, oggetti dai colori vivaci che sembrava essere dolci commestibili.

 

Si voltò verso Draco, solo per vedere che sembrava ignorare la donna. Leccandosi le labbra, piegò la testa, decise di cogliere l’opportunità ed acquistare ogni articolo del carrello. La donna anziana sembrò sorpresa, ma le porse uno di ciascun elemento e prese la giusta quantità di galeoni che le diede Hermione senza dire molto. Con un educato "grazie", la donna andò al compartimento successivo e Hermione tornò al suo posto sparpagliando la varietà di dolci al suo fianco. Draco la guardò con curiosità, ma non disse nulla mentre lei apriva la prima scatola e trovava quello che sembrava essere cioccolato a forma di rana. Mentre cercava di afferrarla, la rana saltò fuori dalla scatola e volò sulla finestra. Usando i suoi veloci riflessi, afferrò la rana prima che salisse ulteriormente sulla finestra e sentì il cioccolato scivoloso nel palmo della mano. Non sapendo cosa fare con la creatura che si contorceva, si voltò verso Draco e vide che lui stava ridendo.

 

"Che c'è da ridere?" Chiese agitata, mentre la rana cercava di fuggire ancora dalle sue mani.

 

Lui scosse la testa e lei gli ringhiò contro. Fissando la creatura, sentì una luce spegnersi nella sua testa. Aveva sentito parlare delle cioccorane e le schede collettive che si trovavano nei loro pacchetti. Morse la rana e sentì il cioccolato lattiginoso riempirle la bocca. Gemette alla sensazione e mangiò il resto della rana a tempo record. Sentendosi molto più contenta, si appoggiò nuovamente allo schienale a leccò i resti del cioccolato dalla parte interna della bocca. Non accorgendosi che i suoi occhi si stavano lentamente chiudendo, appoggiò la testa contro la fredda finestra e lasciò che il sonno la cogliesse.

~*~

Venne scossa dal sonno senza sogni da una mano che le sfiorò la spalla e che la spinse verso la coscienza. Aprendo gli occhi, vide tre facce familiari che occupano il compartimento - Tiger, Goyle e Pansy Parkinson – frequenti visitatori di villa Malfoy, quando abitava lì. Sorrise loro, mentre riprendeva compostezza e sollevava le mani sopra la testa per allungarsi.

 

"Ci siamo, Mia, siamo quasi alla stazione di Hogsmeade."

 

Guardò fuori dalla finestra verso il buio cielo infestato di stelle, e vide che stavano, in effetti, arrivando alla stazione. Sentì il treno fermarsi senza intoppi e imitò Draco nell’afferrare il baule e uscire fuori dal compartimento con il gruppo. Hermione rabbrividì alla brezza fresca che le grattò la pelle e sentì una voce profonda chiamare da lontano, "I primi anni qui! Venite, non siate timidi!" Voltandosi a destra, vide che la voce apparteneva a un uomo piuttosto grande - be', grande è un eufemismo. A lei sembrava più un mezzo gigante! Poté guardare l'uomo per pochi secondi, poiché Draco si stava dirigendo verso un gruppo di carrozze trainate da esseri che sembravano scheletri di cavallo con ali di pipistrello attaccate ai fianchi. Avevano un aspetto maligno e lei sentì un brivido lungo la schiena mentre uno si girava a guardarla. Gli altri studenti sembravano del tutto ignari delle creature, probabilmente perché le avevano visto molte volte. I suoi occhi raggiunsero il punto in cui Pansy stava salendo in carrozza e rapidamente la seguì, con l’inquietudine lentamente alla deriva.

 

Dopo che la carrozza cominciò a muoversi, Pansy parlò: "Allora, sarai eccitata, Hermione, ad essere smistata con i primi anni?"

 

Hermione alzò interiormente gli occhi al cielo. Pansy era sempre stata gelosa del rapporto tra lei e Draco, struggendosi annualmente per lui e cercando ogni occasione per avere la meglio su Hermione. "Oh, sarà entusiasmante, ne sono sicura. Ma visto che saremo compagne di stanza l'anno prossimo, vedo che sei eccitata come me."

Nessuno diceva che lo sarebbero state.

Pansy strinse le labbra e si voltò a guardare fuori dalla finestra mentre Hermione sogghignava. Se avrebbe dovuto sopportarla nella stessa stanza, si sarebbe anche divertita. Fu un viaggio tranquillo fino a scuola, ma Hermione cominciava ad essere nervosa. Ma quando vide il castello, sentì il respiro serrarsi in gola, e un largo sorriso le si formò sul viso. Era lì, in una vera scuola. Tutto sembrò surreale quando la carrozza si fermò e lei uscì allungando il collo per vedere le alte torri. Seguì la marea di studenti che entrava nella scuola come in un labirinto, attraversava la grande scala tra le torce accese che illuminavano la sala. Salirono i gradini e arrivarono ad un grande set aperto da due porte che presentavano la sala. Ma prima che potesse entrare nella grande sala, sentì una mano sulla spalla che la fermò. Si voltò per vedere il volto sorridente di un uomo anziano, con la barba che quasi arrivava al pavimento, vestito di viola scuro, in abiti, apparentemente, di velluto. Hermione guardò confusamente l'uomo, mentre il resto degli studenti si fermavano davanti a loro, chiedendosi perché l’aveva presa da parte.

"Tu devi essere la signorina Granger, non è così?" chiese.

 

Lei annuì, ricordando il cognome che il Signore Oscuro le aveva detto apparteneva ai suoi defunti genitori. “Sì, e lei chi è?"

 

L'uomo ridacchiò, e lei avrebbe giurato che i suoi occhi brillassero. Era forse il riflesso degli occhiali a mezza luna? "Sono Albus Percival Wulfric Brian Silente, preside di Hogwarts".

 

"O-oh, certo." Disse con voce tremante. Hermione aveva sentito parlare di Albus Silente, l'unico uomo che il Signore Oscuro aveva ammesso di temere per lei. Naturalmente, non aveva mai visto sue immagini, solo storie raccontate da Draco e dai compagni Mangiamorte, che si facevano beffe delle sue amorevoli tendenze verso i Babbani. Dire che era intimidita sarebbe stato un eufemismo. Ma lui non sembrava proprio intimidatorio, e a prima vista avrebbe potuto batterlo facilmente. Per fortuna, sapeva di non dover correre il rischio.

 

"Posso capire che sei una studentessa trasferita?", chiese.

 

"Sì." Rispose rapidamente.

 

"Molto bene-conosci  la cerimonia di smistamento, non è vero?" Lei rispose con un cenno del capo: "Beh, allora devi anche sapere di dover essere smistata in una casa?"

 

Avrebbe voluto dirgli di sapere già in quale casa sarebbe stata smistata, ma decise di fare il contrario, scegliendo di annuire di nuovo.

 

"Seguimi, signorina Granger." Disse semplicemente, conducendola nella sala grande sala di cui aveva tanto letto.

 

Mentre seguiva il preside, alzò gli occhi verso il soffitto che era, infatti, stregato per mostrare un cielo notturno. Aveva pensato che la lettura sulla scuola in Hogwarts, la Storia l’avrebbe salvata dal guaio di esserne troppo sopraffatta. Ma, invece, si era piacevolmente sbagliata. La sala era solo una parte della grande scuola, e lei si era già ritrovata senza fiato. Come potevano quelle persone non guardare tutte quelle candele galleggianti sopra le loro teste? Come potevano non essere senza parole per il perfetto allineamento dei quattro tavoli delle casate e di una in alto?

 

Riunito nella parte anteriore della sala, c’era un gruppo di nervosi studenti del primo anno, che aspettavano di essere smistati. Non aveva notato gli occhi concentrati su di lei mentre entrava con il preside, poiché tutti stavano ovviamente aspettando il suo arrivo. Continuò a camminare dietro di lui, che passò davanti ai primi anni e le fece segno di prendere posto su un piccolo sgabello mentre una donna in abito verde foresta le posava un logoro cappello sulla testa. Era grata che lui non l’avesse annunciato a tutta la scuola. Ma i suoi pensieri furono interrotti quando sentì un basso sussurro all’orecchio.

 

"Che mente ... quella di una vera visionaria." Borbottò.

 

Aveva letto a proposito del Cappello Parlante, della rilassatezza e del benessere che avrebbe provato quando le avrebbe mostrato il luogo in cui era destinata. Serpeverde, Serpeverde ... voglio stare in Serpeverde.

 

"Serpeverde?" chiese il cappello. "La tua mente dice qualcosa di diverso, ragazza mia. Parla di coraggio e di amore ... non ai tratti appartenenti a Serpeverde. Sei proprio all’opposto."

 

Lei lo ignorò, avrebbe poi capito.

 

Riuscì a sentire il cappello roteare gli occhi per il divertimento, per quanto potesse sembrare strano. "Tu, mia cara ragazza, non sei una Serpeverde ... ma sei destinata a ... Grifondoro!" L'annuncio della casa che più detestava venne gridato a voce alta, e lei non aveva ancora registrato ciò che era successo fino a quando il tavolo pieno di studenti vestiti in abiti ricamati di scarlatto e d’oro scoppiò in applausi. Voglio rifarlo! Pensò sotto al cappello, ma esso non gli rispose. C'erano così tante cose che avrebbe voluto dire per convincerlo a metterla nei Serpeverde! Perché non aveva capito che non ci sarebbe voluto molto per essere smistati?

 

Quando le tolsero il cappello dalla testa, ritornò alla realtà. Fu smistata nella casa che aveva imparato ad odiare; la casa dove si trovava lui. Anche se, probabilmente, essere stata ordinata lì era la cosa migliore per la missione, non doveva esserne felice. Hermione camminò intontita verso il suo posto e guardò i felici e sorridenti volti che la stavano salutando. C’era di sicuro qualche errore in Hogwarts, la storia perché lei non aveva assolutamente l'amore o una qualsiasi delle altre stupide qualità che avevano gli studenti di Grifondoro! Quel vecchio cappello rubicondo non sapeva leggere la mente, questo era sicuro.

 

Hermione si sedette accanto a una ragazza con i capelli rosso fuoco. La riconobbe subito in quella ragazza che era entrata nel negozio di Madama McClan mentre lei provava. Normalmente, non avrebbe riconosciuto in fretta un volto, ma con capelli così, chi non l’avrebbe fatto? La ragazza le sorrise ed Hermione ricambiò educatamente.

"Tu sei la nuova studentessa trasferita, giusto?" Chiese con voce dolce.

"Già." Rispose lei brevemente.

La ragazza allungò la mano per stringere la sua ed Hermione la prese lentamente, "Io sono Ginny Weasley. Questo è mio fratello Ron-" Fece cenno a un ragazzo di fronte a lei che arrossì quando incontrò i suoi occhi e disse un tranquillo "Ciao" a tavola. "E il mio fidanzato, Harry" si sporse leggermente indietro e la pancia di Hermione brontolò. Eccolo; gli stessi occhi smeraldi, la cicatrice ora così potente sulla sua fronte. Il suo bersaglio, il suo nemico ... il ragazzo con la quale doveva fare amicizia.

 

Caricò un falso sorriso e si rivolse ai tre gentilmente, "Piacere di conoscervi-il mio nome è Hermione ... Hermione Granger."

 

"Piacere, Hermione" disse realmente Harry da vicino a Ginny. Hermione si sforzò di annuirgli educatamente. L’aveva sicuramente riconosciuta dalla libreria, e perciò le stava rivolgendo un dolce sorriso. Sicuramente si sentiva in colpa per lei. Beh, glielo avrebbe fatta vedere!

 

"Hermione ... che bel nome" disse Ginny, catturando l'attenzione di Hermione, "quasi poetico ... hai preso il nome di qualcuno?"

 

"Non lo so." Rispose semplicemente. Hermione aveva sempre saputo che il suo nome era curioso, ma non sapeva da dove proveniva - un nonno, un poeta, un personaggio di un libro? Certo, non l’avrebbe mai saputo.

 

"Be', so quanto possa sembrare pauroso il primo giorno, quindi sentiti libera di fare domande o semplicemente di parlare." Disse Ginny gentilmente.

 

"Umm ... grazie." Rispose Hermione, non sapendo cosa altro dire.

 

Fu salvata dall’inevitabile goffa pausa del preside in piedi, con una mano volta alla folla dei studenti chiacchieroni. La sala tacque immediatamente, quando tutti lo guardarono acutamente. "Mi piacerebbe essere il primo a darvi il benvenuto a un altro anno ad Hogwarts. Sicuramente, questo sarà un altro anno pieno di nuovi inizi, e di lieti fine." Hermione avrebbe giurato di essere guardata da lui per un attimo, come se dirigesse l'ultima affermazione verso di lei, ma egli si voltò continuando. "Ora, gli annunci di sempre: La foresta proibita precede il suo nome, è vietato entrare a chi non è dato il permesso da me o da uno degli altri membri del personale. Inoltre, il coprifuoco è stato tagliato alle 07:00 per ovvi motivi. Siamo nel bel mezzo di una guerra, e si deve prendere ogni precauzione per stare al sicuro." Alcuni studenti si scambiarono degli sguardi preoccupati. "E infine, vorrei dare il benvenuto al nostro nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, colui che alcuni di voi sicuramente ricorderete, il signor Remus Lupin."

 

Un uomo pallido con capelli color sabbia, un po' grigi, si alzò e fece un inchino agli applausi scroscianti provenienti degli studenti. Hermione aveva sentito parlare di Lupin, un Auror del Ministero e anche un lupo mannaro, infettato da uno dei seguaci del Signore Oscuro, Fernier Greyback. Era stato licenziato pochi anni fa, secondo quanto aveva sentito da Piton, a causa della sua condizione. Ma Silente era un uomo intelligente e aveva di certo tirato alcune stringhe per lui in modo da farlo tornare al posto precedente di insegnante.

 

Lupin tornò a sedersi e Silente continuò, "Sono sicuro che tutti voi siate affamati quanto me, quindi per favore, seduti!" Batté le mani e il cibo apparve sul tavolo di fronte agli studenti. Hermione poteva sentire i primi anni scambiarsi commenti di meraviglia, mentre i più anziani si godevano avidamente la festa. Hermione riempì il piatto di cibo e sentì lo stomaco brontolare. La rana di cioccolato era stata l'unica cosa che aveva mangiato quel giorno, così ebbe la sicurezza di avere  fame. Stava per prendere un boccone di pollo quando sentì ciò che sembrava essere uno smaltimento di rifiuti davanti a lei. Alzando gli occhi, vide che Ron aveva simultaneamente il viso pieno di purè di patate e di pollo. La scena le fece venire voglia di vomitare.

 

"Perdona mio fratello," sentì dire da Ginny:"non ha delle maniere programmate nel suo cervello da pisello."

 

Hermione sorrise e cercò di ri-concentrarsi sul suo cibo, mordendo lentamente per sistemare il suo stomaco.

 

Il resto della festa passò quasi senza complicazioni, e senza neanche pensarci, si ritrovò ad essere trasportata alla sala comune dei Grifondoro. Seguì la folla di studenti davanti a quello che sembrava essere un ritratto di una donna piuttosto in carne vestita di rosa. Sentì qualcuno dire una strana frase, ma capì solo un borbottio. Ma non ci pensò a lungo, poiché all’apertura del ritratto la gente cominciò ad entrare all’interno. Hermione si attaccò alla folla e divenne parte di essa, essendo immediatamente soffocata da un getto di aria calda.

 

Era un posto molto accogliente, beh ... più accogliente di quanto non fosse abituata a vedere. Invece dei lucenti, scuri colori allineati alle pareti, vi era tutto il contrario. Soffici arazzi d’oro e di scarlatto e caldi colori pitturati erano allineati alle pareti. C'era un camino abbastanza grande, circondato da felpati divani e poltrone dove sembrava ci si potesse annegare in una sola seduta. Era abituata ad essere disgustata al pensiero di colori caldi e di una atmosfera allegra, come la maggior parte delle cose che riflettevano il lato chiaro della magia. Ma tutto ciò era ... bello.

 

Un prefetto stava facendo un piccolo tour della sala comune, ma Hermione non ascoltava, era inconsciamente troppo occupata a dirigersi verso gli accoglienti divani. Aveva ragione, ci si poteva sciogliere. Si sentiva davvero a suo agio, quasi fosse stata destinata ad essere lì. No, non poteva iniziare a pensare in quel modo, ammorbidirsi a causa di una semplice torre. Aveva appena cominciato a rilassarsi tra i cuscini, quando una dolce voce la chiamò da vicino.

 

"Sembra ti piacciano più le sensazioni del divano al pavimento”.

 

I suoi occhi si spalancarono nel vedere la faccia compiaciuta di un Harry Potter che la guardava dal divano di fronte a lei. "Allora mi riconosci?", Chiese freddamente.

 

"Beh, mi ci è voluto un po’. Il tuo volto era troppo occupato a chiedermi scusa che non riuscivo a ricordare nulla, fino a quando ti ho vista qui."

 

"E come, se posso chiedere, ha ristabilito la tua memoria il vedermi qui sdraiata su un divano?" Chiese lei con cautela.

 

"Semplice, lo sguardo di sollievo sul tuo volto quando ti ho aiutato è quasi identico." Disse con un sorriso.

 

Hermione non poté fare a meno di sorridergli. Doveva abituarsi ad accettare i suoi deboli tentativi di conversazione, prima o poi. Ma c'era ancora una piccola parte nella testa, che le diceva che quello non era un finto sorriso.

 

Venne salvata dal rifletterci, quando Ginny si avvicinò e si sedette sulle ginocchia di Harry, che con le braccia la sorresse intorno alla vita. "Allora, di cosa stavate parlando voi due?" Chiese con dolcezza.

 

"Oh, niente, Gin - solo delle simili espressioni di sollievo di Hermione." Hermione non poté fare a meno di arrossire e Ginny scrutò i due in confusione. Harry vide il suo sguardo e spiegò con prudenza, "ho sbattuto contro Hermione al Ghirigoro pochi giorni fa, ed entrambi siamo finiti sul pavimento."

 

"Ah, quindi è questa la ragazza di cui ci hai parlato!" Disse una voce dietro di lei. Hermione si voltò per vedere la faccia divertita di Ron alle sue spalle. Aveva parlato di lei?

 

"In carne e ossa", disse, porgendole una mano.

 

"Sarai rimasta attutita dalla caduta, visto che è stato il grasso culo di Harry a buttarti giù." Disse Ron. Harry gli lanciò un cuscino e Ron lo prese, ridendo. "Ehi, non c'è bisogno di prendere la difensiva, amico."

 

Harry fece una smorfia e Hermione non poté fare a meno di ridere delle giocose battute. Era davvero strano vedere degli amici scherzare tra di loro, a meno che lei non ne prendesse parte. "D’accordo, voi due, smettetela. È troppo tardi per certe cose." Disse Ginny.

 

"Sono solo le nove!" si lamentò Ron con sua sorella.

 

"Beh io sono stanca." Dichiarò. "Vado a letto per prendere un buon riposo notturno" Ginny diede un piccolo bacio della buonanotte ad Harry e saltò fuori dal giro. Guardò Hermione e sorrise, "Vuoi venire con me, Hermione?"

 

Hermione annuì, cercando di allontanarsi da quei pensieri in conflitto, che avevano cominciato ad appannarle la mente. Si alzò dal divano e seguì Ginny alle scale che portavano ai dormitori. Le parve di sentire un "Buonanotte signorine" da dietro di loro, ma si rifiutò di riconoscerlo. Nessuno le aveva mai augurato la buona notte e non pensava che quella sera sarebbe stato diverso. Passarono cinque serie di porte fino a giungere a quella con l'etichetta "Anno Sesto".

 

"Questa è la mia fermata, la tua è il dormitorio della porta accanto. Buona fortuna con le tue compagne di camera, a volte possono essere indomabili." Disse Ginny con un sorriso amichevole. "Buonanotte, Hermione."

 

Hermione era senza parole. Forse non aveva ancora immaginato la prima buonanotte. Ma prima che potesse trovare una risposta, Ginny chiuse silenziosamente la porta dietro di lei. Si voltò e fece qualche passo verso l'ultima porta nel corridoio. Si morse il labbro spingendo la pesante porta di legno ed entrando dentro, ancora una volta, ad un'altra calda stanza. Questa era riempita da cinque letti a baldacchino, tutti con i bauli accanto. Hermione guardò il letto più vicino alla singola finestra nella stanza e vide lì il suo bagaglio. Supponendo che quello era il suo letto, si diresse verso di esso e vide che una nuova serie di abiti erano posti in cima alle coperte. Guardò il ricamo in oro e scarlatto e sogghignò. In realtà, non voleva che il domani mattina arrivasse, nel quale sicuramente avrebbe affrontato Draco, che avrebbe iniziato a fare domande che non avevano risposta. Come avrebbe potuto sapere il motivo per cui era stata smistata tra i Grifondoro? Certo, aveva una mente, ma questo non significava che essa potesse memorizzare ogni angolo e ogni fessura!

 

Sospirò e li prese dal letto. Indossando il pigiama, si stese rapidamente sotto le calde coperte e cercò di rilassarsi. Non era un compito facile, con tutti gli eventi della giornata che nuotavano intorno al suo cervello e che la facevano sentire a disagio. Non pensava si sarebbe addormentata, e riuscì appena a registrare il suono delle compagne di camera che entravano. Hermione fingeva di dormire, ricordando i commenti di Ginny su di loro, anche se lei non sapeva cosa pensare. Fu solo dopo che il suono nella stanza venne ridotto al vento che soffiava contro i mattoni fuori del dormitorio che sentì il sonno iniziare a reclamarla. Poi, cadde sotto l'incantesimo del sonno senza sogni ancora una volta, il suo ultimo pensiero concentrato sulle risate a cui aveva assistito.

Rieccomi qui :) Scusate l'enoooorme ritardo, ma per vari motivi, quali la scuola e gli impegni che mi hanno tenuto occupata, non ho potuto mandare avanti la traduzione. Hey myla_chan, no la fanfic non è completa, infatti non ho scritto di sì :). kokylinda2 ti ringrazio nuovamente per i tuoi complimenti, di nuovo ti dico che non li merito. Riguardo alle tue domande: In realtà, penso che Hermione non conosca Harry interamente, o almeno lo conosce attraverso le critiche e tutto ciò che le persone con cui ha vissuto le hanno raccontato. Forse pensa che anche un bambino neonato possa avere la forza necessaria per uccidere; purtroppo sa molto poco del suo passato. Voldemort è scomparso :) ma come ricorderai, nel quarto episodio viene riportato in vita e così ritorna da Hermione, che nel frattempo è stata allevata dai Malfoy. I tre adolescenti hanno 17 anni, ultimo anno :) Spero di essere stata chiara e grazie ancora. Grazie mille Lights per i tuoi complimenti :)

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Capitolo 4
*** Primo Giorno ***


Primo giorno

Hermione si svegliò molto prima il Lunedì seguente. L'orologio vicino al suo letto mostrava le sei del mattino, ma non si sentiva affatto insonnolita. Si sarebbero chiesti come faceva ad essere così pimpante ad un ora così presta - e, come tante altre cose, ciò aveva una risposta. Quel giorno era l'inizio delle lezioni. Uno studente normale avrebbe avuto paura di quel giorno, come avevano fatto molti altri negli anni passati, ma non Hermione. Era il suo primissimo giorno di lezioni e lei aveva il diritto di essere eccitata, dannazione!

 

L'allarme pre-definito sul magico orologio suonò solo un attimo prima che lei prendesse la sua bacchetta (discretamente nascosta sotto il cuscino) e la mettesse a tacere, non volendo svegliare le sue compagne di stanza ed essere sgridata per essere una tipa così mattiniera. Di solito, avrebbe buttato il malocchio a tutti coloro che si azzardavano soltanto a ridicolizzarla, ma lì si trovava in incognito e non poteva permettersi di rischiare proprio all’inizio della missione. Così, con dignità, sgattaiolò furtivamente fuori dal letto e cominciò a prepararsi per il giorno che le si presentava davanti.

 

Cominciò facendo una lunga doccia per scaricare quella brutta sensazione che aveva sempre la mattina. Quando ebbe finito, uscì assaporando l'aria fresca e cominciò a lavarsi i denti e ad asciugare i capelli con la bacchetta, un trucco che aveva imparato da bambina. Sapendo già cosa indossare, vestì in fretta l'uniforme che si trovava sul letto dalla prima notte; grigi calzini al ginocchio, mocassini alla Mary-Jane, una lunga camicia bianca con maniche stile Oxford, un gilet in maglia grigio con finiture in oro e scarlatto, una gonna nera al ginocchio, e una cravatta a righe rosse e oro.

 

Quando uscì dal bagno, vide alcune ragazze cominciare a muoversi e sorrise, felice di aver avuto il privilegio del bagno vuoto tutto per sé. Hermione realizzò che in cinque minuti quattro strambe ragazze si sarebbero preparate per la giornata in uno spazio assai ristretto, e con pazienza ancora più piccola. Avvicinandosi al letto, afferrò la borsa di libri e uscì dalla stanza in punta di piedi, la portò sopra la spalla e chiuse silenziosamente la porta alle spalle. Proprio mentre regolava le cinghie, Hermione sentì proclamare una voce soffocata "Comincio io il primo bagno!" dall'altro lato della porta. Ridacchiò. Anche se aveva una conoscenza limitata delle altre ragazze della sua età, esse erano ugualmente prevedibili.

 

Scese le scale e non fu sorpresa quando il dormitorio le si presentò vuoto. Nessun sano di mente si sarebbe alzato così presto, a meno che non si era Hermione. Lasciò la torre con passi rimbalzanti e si diresse verso la Sala Grande, canticchiando tra sé lungo la strada. Arrivata lì, venne ricompensata con un'altra stanza vuota, anche se questa era leggermente più grande. Hermione trovò un posto al tavolo dei Grifondoro e cominciò a riempire il piatto con fette di pane tostato e uova. Non ci volle molto perchè gli altri studenti riempissero la hall, mischiando dieci minuti dopo la sua seduta lamenti e gemiti.

 

"Buongiorno!" disse una vivace voce accanto a lei.

Hermione si volse verso il suo fianco e vide il volto sorridente di Ginny Weasley, "Buongiorno Ginny”. Le rispose educatamente.

"Da quanto tempo sei alzata?" le chiese colloquiale.

"Un po’” rispose Hermione semplicemente.

"Oh, beh, i ragazzi saranno qui a breve. Non sono tipi molto mattinieri come te e me." Ginny cominciò a riempire il piatto con fette di pancetta e salsiccia, mentre cercava nuovamente di fare conversazione. "Allora, entusiasta per il primo giorno?"

 

Hermione cercò di resistere alla tentazione di gridare "Sì!" in modo eccessivamente drammatico, vista la sua prima reazione. Ma invece, si morse le labbra e annuì: "Sì, credo."

 

Ginny le sorrise di nuovo. Come fa questa ragazza a sorridere così tanto senza rompersi gli zigomi? Certo, deve sicuramente sforzarsi per essere felice tutto il tempo..? pensava Hermione con amarezza. Venne salvata dallo stress nel pensare a logiche spiegazioni osservando Ginny, che, ancora una volta, le rivolse la parola. "Ho sempre le vertigini all'inizio del semestre ... ma poi, se ne vanno verso la metà."

"Perché?" chiese Hermione curiosa.

Ginny sembrò un po’confusa alla sua domanda, "Beh ci si annoia un tantino dopo un po'. E poi i compiti…Merlino, i compiti diventano addirittura brutali. Specialmente per le superiori! Avevi molti compiti quando andavi a scuola? "

"Non proprio." Rispose Hermione con sincerità. "Facevo per lo più pratica.”

"Beh, doveva essere divertente allora? Niente compiti e tutto divertimento?" Ginny disse dandole una gomitata.

Non hai idea ... "Sì, è stata un'esperienza molto interessante."

Hermione venne risparmiata dallo spiegare ulteriormente, grazie all'arrivo di due ragazzi molto stanchi che si trascinavano verso la tavola. Dovette reprimere una risatina quando Ron rovesciò ciò che sembrava essere una tazza di sciroppo nei suoi cereali. Ma non la frenò invece quando Harry mescolò la farina d'avena con una brocca di succo di zucca. Anche Ginny notò i due, e partecipò alla risata silenziosa di Hermione. "Te l'avevo detto che non erano persone mattiniere." Sussurrò all'orecchio di Hermione.

"Chi z’è di tuanto divertentuhmm?” chiese Ron con voce impastata.

"Eh, chi sta ridendu?" chiese Harry con voce altrettanto soffocata.

Hermione e Ginny continuarono a ridere fra di loro fino a quando quelli cominciarono a mangiare la colazione, poi le loro risa divennero crisi isteriche. Harry sputò la farina d'avena sul viso di Ron, che stava invece consumando il suo pasto. "Oi!" Urlò ad Harry, "Io sto mangiando, Harry!"

"Scusa amico." Disse quello, asciugandosi la bocca con la manica del maglione.

"Avete fatto tarda notte, ragazzi?" chiese Ginny con un sorrisetto familiare.

Harry e Ron arrossirono ed Hermione riuscì vagamente a sentire le parole "la notte scorsa", "ragazzi", e "whisky incendiario". Non ci volle un genio per capirlo- erano entrambi reduci da una sbornia o avevano bevuto troppo per dormire decentemente. Idioti, pensò Hermione, sprecare il tempo bevendo. Vide Ginny roteare gli occhi e capì che condividevano la stessa opinione.

 

"Ohh, gli orari!" Strillò Ginny, posando la forchetta ed intrecciando le mani.

 

Hermione volse il collo verso il punto in cui Ginny guardava e vide la donna che aveva messo il cappello sulla sua testa per smistarla, distribuire dei fogli di pergamena. Indossava un altro set di abiti verde scuro, e Hermione si chiese se fosse l'unica cosa che aveva nell’armadio. La donna si avvicinò al punto in cui era seduta e le porse una pergamena con una sorta di cartina allegata. Aveva uno sguardo passivo ed Hermione scoprì di non poter leggere il suo volto come faceva con molte altre persone. La donna tenne il passo veloce e costante lungo la fila di studenti, scacciando i pensieri di Hermione.

 

Guardò la pergamena e vide che sembrava un tipo di calendario. Prima che potesse guardarla attentamente, tuttavia, la pergamena le venne strappata dalle mani di Ginny, che sembrava saltare su e giù sul posto. Hermione usò tutta la forza che aveva per non maledirla. "Hai incantesimi prima? Fortunata, io sono bloccato con Piton con due ore di Pozioni".

"Che cavolo" disse Ron con la bocca piena di ... beh ... Hermione non seppe dire cosa.

"Anch’io ho incantesimi a prima ora." Disse Harry con un sorriso. "Potrei accompagnarti, se ti va."

Hermione dovette mordersi la lingua e spingere tutte le repliche dal  pensiero cosciente. Doveva diventare sua amica. "Certo, così non rischierò di sbattere in un muro, visto che avrò il naso fiondato sulla mappa."

Harry ridacchiò e annuì. Hermione non poteva fare a meno di sorridergli in risposta. Doveva ammetterlo, la sua risata era contagiosa. Scacciò immediatamente il pensiero. Non avrebbe dovuto essere così ... così ... pateticamente pretestuosa! Lui era il suo nemico, il che significava che non poteva trovarlo divertente... a meno che non stesse subendo delle torture, allora sì che aveva il diritto di ridere.

"E tu, Ron?" chiese Harry.

Il rosso scosse la testa: "Ho Cura delle Creature Magiche".

"Pensavo che l’avessi abbandonato?" chiese
Ginny, mordendo un po’ del toast.

Ron si strinse nelle spalle, "Penso di potermela svignare."

Harry e Ginny alzarono gli occhi al cielo, visto che a quanto pare era normale per loro. Beh, non per Hermione. "Perché vuoi svignartela, proprio all’ultimo anno?"chiese intensamente, anticipando la sua risposta. Sicuramente sarebbe stata spiritosa, in qualche modo umoristica.

 

Ron sembrò offeso, "B-beh ... è che ..."

 

Rise dentro di sé. Era tutto ciò che sapeva dire? Beh, gliel’avrebbe fatta vedere. "Non sai che il tuo punteggio G.U.F.O determina gli sguardi che i futuri datori di lavoro ti faranno? Come farai ad ottenere un lavoro, acquistare una casa, mantenerti?" Hermione sentì che il suo viso cominciava a scaldarsi.

 

Ron sorrise visibilmente rilassato: "E' facile, voglio essere un professionista di Quidditch per i cannoni di Chudley".

Hermione si fece beffe di lui, "E se non funziona? Non hai altri piani?"

Sembrava averlo messo in difficoltà, data la fronte rugosa e il volto ancora una volta teso. "Perché ho bisogno di altri piani?"

"Beh, potresti non-" cominciò, con l’intenzione di dirgli esattamente dove sarebbe finito al posto della sua preziosa squadra di Quidditch.

Hermione venne interrotta da una mano sulla spalla.
"Beh, penso che dovremmo andare a Incantesimi, giusto?"

 

Hermione guardò Harry con sguardo confuso, chiedendosi perché le aveva impedito di incastrare Ron. Certo, si sarebbe stancato di un amico che non poneva attenzione sulla carriera? Guardò l'orologio da polso magico che aveva acquistato a Diagon Alley, stregato per dirle esattamente il tempo e il luogo dove sarebbe dovuta andare. "Umm ... certo."

 

Afferrò la borsa di libri e scivolò via dal tavolo, rispondendo all’amichevole saluto di Ginny. Ron sembrava ancora confuso e Hermione aveva voglia di tornare laggiù per finire ciò che aveva iniziato. Ma non voleva essere in ritardo per la prima lezione, così si voltò e seguì Harry, stando attenta a distanziare i centimetri.

Quando lasciarono la sala, gli parlò, "Perché non mi hai lasciato finire? Ero in pieno discorso."

Harry le gettò uno sguardo, "Ron è molto ... sensibile riguardo alla sua scelta di carriera."

Corrugò la fronte, "Perché?"

Harry inalò un breve lasso di respiro, "Be', sente costantemente il bisogno di mettersi alla prova. Ha cinque fratelli più grandi, capisci? E ognuno è tremendamente bravo in quello che fa. Il maggiore, Bill, lavora per la Gringott come spezza-incantesimi, e ha preso tutti e dodici i G.U.F.O, quando era qui. Il prossimo, Charlie, lavora con i draghi in Romania.-”

 

"Draghi?" chiese Hermione con stupore.

 

"Sì" disse Harry con un sorriso, "Era anche un cercatore stupefacente e sarebbe potuto diventare professionale, ma ha scelto di lavorare all'estero. I suoi fratelli gemelli Fred e George, possiedono un negozio a Diagon Alley chiamato Tiri vispi Weasley, un successo clamoroso. E poi c'è Ginny, l'unica ragazza Weasley nata da generazioni. Ron ha ancora un sacco da vivere, e pensa che la sua unica impresa sia la capacità di resistenza. Non fraintendermi, è un portiere incredibile, ma ha il potenziale per fare tante altre cose. Ma, come suo amico, voglio incoraggiarlo a fare ciò che pensa sia la cosa migliore."

 

Hermione era stupita. Non pensava che la motivazione della scelta di un professionista di Quidditch avesse alle spalle una ragione tanto chiara. Di solito, le decisioni che lei era abituata a fare erano brevi e basate esclusivamente sui nervi. In realtà non aveva mai ascoltato una spiegazione logica prima d’ora, una così dannatamente giusta. "Wow, io ... io non pensavo che-"

 

"È tutto a posto, non lo sapevi.” disse Harry con un sorriso. "Voglio dire, sono piuttosto sicuro che nessuno può capirlo la prima volta che incontra Ron. Beh, sicuramente la mia prima impressione non era molto lontana dal "Sembri una persona triste che ha bisogno mettersi in luce davanti alla tua famiglia, vuoi il mio lecca-lecca? '".

Hermione ridacchiò. “Hai ragione, è come se 'Mordi ancora una volta quella coscia di pollo, e non ti pulisco il vomito.”

Harry si mise a ridere, "Ehi, sei abbastanza divertente."

"Davvero?" chiese lei, chiaramente sorpreso.

"Sì, non credo di aver mai incontrato qualcuno con uno spirito più veloce di te. Tranne forse Ginny, ma ho sempre avuto la netta sensazione che l’ha rubato dai suoi fratelli".

Hermione sentì le guance arrossire, "Nessuno ha mai pensato che io fossi divertente, prima d’ora."

Fu la volta di Harry nel chiedere "Davvero?"

"Sì", confessò, "la famiglia con cui sono cresciuta era molto rigorosa e non ho mai avuto il coraggio di parlare apertamente con loro."

"Quasi quasi assomigli a me," disse Harry, "a parte il fatto che io ne ho preso pieno vantaggio e li ho presi in giro con il vecchio detto 'potrei farvi saltare in aria se mi fate pulire i piatti ancora una volta'. Ho inventato anche delle magie e ho finto di maledire mio cugino per tenere lui e i suoi amici lontani da me. Ma non ha funzionato quando hanno scoperto che non potevo fare magia al di fuori della scuola, finché non avrei avuto l’età."

 

Hermione gli sorrise, "Sembra triste."

 

"Lo è stato per un po’ di tempo. Ma poi ho semplicemente continuato a ricordare a me stesso che era solo un estate, e poi avrei potuto vedere i miei amici e fare nuovamente magie. Mi ha aiutato quando venivo rinchiuso nella vecchia camera da letto di mio cugino senza cena. Avrei solo pensato a dei caldi dolci di zucca e alle rane di cioccolata. Certo, finiva per farmi venire ancora più fame, ma i pensieri mi bastavano."

 

"Andavi a letto senza mangiare?" chiese Hermione sbalordita.

 

"A volte, quando non riuscivo a frenare i commenti spiritosi, per più occasioni. E’ difficile non fare battute quando mia zia e mio zio discutono se mandare o meno mio cugino ad un campo per grassoni." Ridacchiò al ricordo.

 

Hermione si mise a ridere mentre si fermavano davanti a un portone aperto. Harry la fece passare avanti e la seguì nella stanza. Entrata in classe, rimase a bocca aperta. I libri erano sparsi in tutta la classe, accatastati in cima a molti altri, tra loro incastrati da diverse angolazioni. I posti erano simili a quelli del colosseo, disposti a vari livelli e circondati da libri tutti intorno alla stanza. C'era un unica lavagna con le note già scritte col gesso bianco, ed Hermione sentì il soffice profumo di menta piperita. Scelse un posto tra i primi, più vicino alla lavagna, così da avere un buon angolo per prendere appunti. Harry le si sedette accanto e cominciò a tirar fuori il suo materiale. Quando Harry alzò lo sguardo, però, il suo volto impietrì. Hermione stava per chiedergli cosa non andava quando lui rispose alla sua domanda, "Fantastico, siamo in classe con i Serpeverde".

 

Hermione allungò il collo verso la porta e vide gli studenti con cravatte verdi e argento al collo. Il suo volto impallidì. Non aveva confrontato Draco dallo smistamento, e non aveva voglia di condividere una classe con lui, al momento. Si voltò immediatamente quando una testa coi capelli color platino entrò insieme alla folla, e cercò di stappare una bottiglia d’inchiostro. Harry non ci fece caso e fissò semplicemente gli studenti che passavano, non facendo caso a chi vedeva.

 

Per evitarle il dispiacere dello confronto, un uomo robusto con la barba bianca saltò in cima a una pila di libri. Era piuttosto basso, non più alto di due piedi. Sfogliò rapidamente dei fogli e si schiarì la gola emettendo un lamento appena, ma ottenne l'attenzione della classe. Hermione non poté fare a meno di esserne colpita, visto che aveva tale autorità sugli studenti. Ma forse, i professori erano tutti così?

 

"Lì, lì ... sistematevi, sedetevi." Disse con voce acuta. Hermione fece del suo meglio per non ridere, non volendo richiamare l'attenzione su di sé. "Visto che è il primo giorno del semestre e sono sicuro che molti di voi non sono particolarmente felici, ho pensato che potremmo iniziare con una giornata di ripasso, per assicurarci che nessuno alunno di vostra conoscenza si sia perso durante la pausa."

 

Hermione sentì in tutta la classe il sospiro di sollievo collettivo, a causa dell'annuncio. Non poté fare a meno di esserne anch’essa sollevata. Avrebbe voluto sapere se quella classe, così come tutte le altre, sarebbe stata difficile per lei; certo, conosceva gli incantesimi- molti incantesimi- ma non quelle classificati tra la magie buone. Conosceva incantesimi semplici come Wingardium Leviosa e Alohamora, ma non altri. Sperò che sarebbe stato un argomento facile da imparare; ma poi ricordò che era sempre stata brava ad imparare rapidamente.

"Vorrei che apriste i vostri libri a pagina 27, per favore." Indicò.

La classe accondiscese senza lamentarsi e Hermione fece lo stesso. Sfogliò le pagine e vide che era semplicemente L’incantesimo di appello, cosa che aveva già imparato anni prima. Insegnano questo al sesto anno? Patetico!

"Ora, con la persona seduta di fronte a voi, vorrei che praticaste l’incantesimo."

Sembrava abbastanza semplice, fino a quando si rese conto che sarebbe stata in coppia con Harry. Non sarebbe stato così brutto, anche se ... avevano già avuto una conversazione civile durante il tragitto. Dovette ammettere che da quanto aveva capito della sua infanzia, la pesantezza che avrebbe dovuto provare non era poi così pressante. Provò una piccola fitta all’intestino quando i suoi pensieri si soffermarono su di lui, anche se non sapeva perché. Non poteva essere simpatia- non conosceva nemmeno il significato della parola.

 

"Yeah, okay." She replied breezily.

"Hai mai praticato l’Accio?" chiese Harry a fianco.

Hermione annuì semplicemente, "Un po’ di volte."

"Be io so praticarlo dal quarto anno, quindi penso che sia giusto dire che non dobbiamo starci molto." Spiegò con un sorriso.

"Sì, va bene". Rispose con disinvoltura.

 

Harry sorrise e tirò fuori la sua bacchetta, Hermione lo imitò. "Proviamo su quel libro", propose. Hermione guardò la punta del suo dito e fece un cenno di comprensione. Agitò pigramente la bacchetta e recitò l’incantesimo, il libro le volò in mano. Harry la guardò con occhi spalancati, "Puoi attirare le cose senza pronunciare l’incantesimo?"

 

Il cuore di Hermione fece un salto. Non si era resa conto di averlo fatto! Avrebbe giurato di aver mormorato l’incantesimo. Naturalmente, sapeva di essere in grado di farlo, ma si era ripromessa di non rivelarlo ad occhi curiosi, e, soprattutto, a lui. "Umm ... sì, me l’ha insegnato mio p-padre." spiegò debolmente. Hermione sapeva che era inutile negare la sua domanda, poichè sembrava essere un tipo testardo, molto simile a lei.

"Beh tuo padre deve essere un mago grandioso, allora! Mi ci è voluto un sacco per imparare a farlo." Spiegò impressionato.

"Beh, sì, è abbastanza…- aspetta, puoi farlo anche tu?" chiese con stupore.

Harry sembrò a disagio per un attimo, muovendosi sul posto. "Beh, sì, ho bisogno di sapere queste cose per ... sai ... il futuro." Spiegò finendo col silenzio. Hermione solcò la fronte. Non sapeva che era in grado di farlo ... doveva riferirlo al Signore Oscuro quando l’avrebbe contattata.

"Oh, bene.” Rispose, fingendo il nervoso, tono silenzioso.

Le sorrise, felice che avesse compreso. Hermione diede per scontato che l'unico motivo della sua poca chiarezza sul tema era dato dalla presenza dei curiosi Serpeverde, visto che le loro orecchie erano tese per ascoltare la conversazione. Gran parte dei Serpeverde conosceva chi fosse, e sapeva della sua missione. Si sentì a disagio, avendo tutti quei occhi fissi su di lei, che scrutavano ogni sua mossa. Sapeva di essere più potente di tutti, ma ciò non rendeva l’eventuale situazione meno snervante.

"Come ha fatto tuo padre ad insegnarti, con i limiti di età e il resto?" chiese con curiosità.

"Ho compiuto diciassette anni lo scorso novembre, così mi ha insegnato durante l'estate." Mentì spigliamente.

"Il tuo compleanno è a novembre?" Chiese.

Lei annuì: "Sì, il 19 novembre."

"19 Novembre..." mormorò tra sé, "Me ne ricorderò."

Hermione solcò la fronte: "Perché vuoi ricordare il mio compleanno?"

"Così ti farò un regalo, naturalmente." Rispose semplicemente, come se fosse una cosa ovvia.

"Perché vuoi farmi un regalo?"

Harry la guardò in modo strano, non seppe spiegarsi il perchè. Nessuno si era mai preoccupato del suo compleanno prima d’ora, tranne forse Draco e i suoi “regali” annuali; anche se non erano effettivamente dei regali, perché, il più delle volte, ne beneficiava più lui che lei. "Beh, siamo amici, giusto?"

Hermione era senza parole. Amici, di già? Beh, si stava rivelando più facile del previsto. "Giusto, sì, naturalmente."

Harry ridacchiò un po', "Bene, per un momento mi hai fatto preoccupare.”

Hermione sorrise: "Beh, eri un bersaglio facile."

Harry arcuò la fronte, "Un modo per incentivare la mia autostima."

"E' stato un piacere." Disse, fingendo formalità.

Rimasero seduti così per un po', soltanto parlando. Hermione rimase sorpresa di quanto fosse facile parlare con lui. Inizialmente, prima della lezione, e ora durante, stava parlando con lui, senza emettere neppure un pensiero violento che aveva a che fare con il suo destino imminente. Il resto della classe stava lavorando intensamente sul traballante incantesimo d’appello per notare i due ridere, e si sentì grata per questo. Pensò persino che si stesse divertendo. Il che non sarebbe accaduto ... non proprio.

 

"E così poi, è entrato nella stanza con solo la biancheria intima dei Cannoni di Chudley e una canottiera bianca, incazzato nero. Tutto ciò che mi ricordo fu averlo visto strapparsi la camicia, saltare sul tavolo e iniziare a tirare ovunque le cose, gridando come un cowboy 'Sono un idiota fortunato, sono un idiota fortunato!"

Hermione scoppiò a ridere: "Non ci credo!"

"Sì" annuì freneticamente, "Ma neanche dopo cinque minuti, ha trovato un panno e se l’è messo in testa cantando, “Sono un cavallino, frustatemi!"

"Oh dèi", disse lei, arrossendo. "Questa è una immagine mentale di cui non avevo bisogno."

"Bene, ora sei segnata a vita, come il resto del Grifondoro. La lezione da imparare è non dare mai a Ron una burrobirra a stomaco vuoto, dopo una partita di Quidditch."

"Me lo ricorderò due volte." Rispose.

Fu allora che suonò la campanella, a significare la fine della lezione. Entrambi raccolsero le loro borse e il materiale e uscirono spalla contro spalla. "Allora, cos’hai adesso?" le chiese mentre si univano al corridoio affollato.

"Ehm ..." tirò fuori il suo calendario e guardò, "Difesa contro le Arti Oscure".

"Anch'io, potremmo andarci di nuovo insieme. Sperando che non ti sia già stancata di me."

“A stento", rispose senza pensarci.

"Bene" le sorrise.

Lei sorrise e si diressero verso l'aula a ritmo costante. Si mossero rapidi ed entrando nella stanza videro Ron già lì ad attenderli. Harry salutò l’amico e Hermione cominciò stranamente a ridacchiare. Harry la sentì e le sussurrò attraverso l'angolo della bocca, "Prova solo a immaginarlo prima che si strappi la camicia e starai bene."

Hermione ridacchiò ancora più forte ed Harry non poté fare a meno di unirsi a lei. Quando arrivarono, Ron aveva la faccia confusa. "Che avete da ridere voi due?"

"Niente!"

"Puré di patate!"

Risposero entrambi allo stesso tempo, e scoppiarono a ridere ancora una volta. Ron li guardò come se avessero dato di testa: "Sapete, non sono sicuro di volerlo sapere.”

 

Alla fine si calmarono e si sedettero, Ron accanto a uno dei coinquilini di cui Hermione non sapeva il nome, e Harry accanto a Hermione. Ron sembrò un po’triste inizialmente, quando Harry scelse il posto accanto a Hermione, ma agì con nonchalance. Hermione si sorprese, ma si occupò del suo materiale, per mascherare la confusione. La classe chiacchierava silenziosamente, in attesa dell’arrivo del professore. Questo entrò in classe a passi veloci e la classe diventò silenziosa. La prima teoria di Hermione venne dimostrata; i professori facevano effetto sui loro studenti.

 

"Buon giorno." il Professor Lupin salutò la classe con un sorriso. Si sentirono dei borbottii a mo di risposta in tutta la classe ed Hermione borbottò insieme a loro. "Per colori i quali non mi ricordano, io sono il professor Lupin. Sì, sono ancora un lupo mannaro, così chi non riesce ad andare d’accordo col problema può sentirsi libero di andare." Guardò un'altra volta l'aula e annuì, "Quello che pensavo. Ora, andiamo al vero motivo della nostra presenza: Difesa contro le Arti Oscure. Ora che dovete prepararvi per i G.U.F.O., non ho altra scelta, devo andare sul rigido. Quindi sì, ciò significa compiti a casa il primo giorno."

 

In tutta la classe si sentirono molti gemiti ed Hermione cercò di resistere alla necessità di sospirare. Ma insomma, era una scuola, cosa si aspettavano? "Ma, per cominciare la lezione,accingiamoci a prendere appunti sugli incantesimi difensivi. Ora, la maggior parte di questi saranno di ripasso, ma sono ancora essenziali per la vostra interrogazione."

 

Si diresse verso la lavagna e rimosse la copertura, rivelando un diagramma e delle note. Hermione cominciò a copiare la scheda mentre ascoltava la lezione del professor Lupin come molti altri studenti. Era vero, conosceva molti di quei incantesimi, ma le teorie alle loro spalle erano un mistero per lei. La maggior parte era progettata per respingere la Magia Oscura, ciò in cui era specializzata e in cui era limitata maggiormente la sua conoscenza. Era estranea alla lezione, nel senso che quei incantesimi erano destinati ad essere utilizzati in difesa dalle maledizioni, non per respingerli contro il nemico. Hermione non poté credere quanti altri usi vi fossero per quei incantesimi. Quando si parla di voler ampliare gli orizzonti!

 

La lezione consisteva in lunghe note e una lettura ancora più lunga, ma Hermione non si annoiò come il resto dei suoi compagni. L'unica altra persona ad essere altrettanto entusiasta della lezione era Harry, le cui note sembravano similmente lunghe. Fu verso la fine della lezione che sentì russare qualcuno molto vicino a lei. Si girò intercettando Ron appoggiato con la testa sulle mani, che respirava a fatica. Hermione capì che non era l’unica ad averlo notato quando sentì ridacchiare qualcuno vicino a lei. Lupin sembrò essersene accorto e si fermò a metà frase per far levitare un libro piuttosto pesante verso Ron. Hermione pensò che avrebbe fatto cadere il libro sulla sua testa per punizione, ma tutto ciò che fece fu pronunciare l'incantesimo e inviare il libro che si schiantò ai bordo della scrivania, proprio accanto alle sue orecchie.

La testa di Ron scattò, "Cos’-mamma?"

La classe scoppiò a ridere e Ron arrossì quando capì dove si trovava. Il Professor Lupin sollevò un sopracciglio verso di lui, "La mia lezione ti annoia signor Weasley?"

"Beh sì". Rispose sinceramente: "Perché non facciamo le lezioni come quelle del terzo anno?"

"Mi dispiace deluderla, signor Weasley, ma bisogna prepararsi per i test. Non inizieremo la parte fisica fino alla settimana prossima." L'intera classe sembrò averlo recepito. Tutti si lamentavano e gemevano e Lupin si mise a ridere, "Non preoccupatevi, non c’è nessun problema. Cercherò di renderlo il più sopportabile possibile... almeno abbastanza sopportabile per non farvi addormentare.” La classe rise provocando l’arrossamento di Ron.

Fu allora che la campana suonò, a significare la fine della lezione. La classe cominciò a impacchettare le cose mentre il professor Lupin la richiamò tra le chiacchiere, "Il vostro compito è un lungo saggio di due piedi sulla storia dell’incantesimo Diffendo!"

Hermione, Ron ed Harry si diressero verso l’uscita della classe con Hermione un po’ in ritardo, che stava guardando ancora una volta il suo calendario. Stava per mettersi al passo con i due ragazzi, quando un braccio la tirò di lato e la trascinò in un'aula appartata. Hermione non ebbe bisogno di pensare per capire chi fosse.

"Sembravi divertirti oggi ad Incantesimi." Sibilò Draco al suo orecchio, camminando per la stanza.

"E’ una recita, Draco, devo avvicinarmi a lui, ricordi?" disse Hermione elegantemente.

"Non sembrava proprio una recita per i miei gusti." disse realisticamente. "Penso che stai cominciando a dimenticare la realtà per essere risucchiata dal fascino di Potter.”

"Il fascino di Potter?" chiese Hermione ironicamente: "Io non la penso così. Riesco a gestirla Draco, sono nata per questo lavoro."

"Può darsi, ma le tue mura potrebbero non essere sufficientemente spesse per resistere alla tentazione di Potter e dei suoi dolci compari Babbani." Disse Draco con un ghigno.

La tensione di Hermione cominciò a salire, "Stai insinuando che non ne sono in grado?

Draco vide il suo volto contorcersi in rabbia e perse subito il suo atteggiamento fiducioso. "B-beh..."

"Sono pienamente in grado di stringere un falso rapporto col nemico giurato, tu prima di tutti dovresti sapere che ne sono in grado." disse, puntando duramente il dito contro il suo petto.

Si strofinò il punto teneramente, "Lo so, Mia, lo so. Senti, sto solo dicendo che sono preoccupato per te. Non sei mai stata a scuola prima d’ora e potresti essere risucchiata nelle sue grinfie e perdere la concentrazione."

Hermione sorrise leggermente: "Beh, grazie per la tua preoccupazione, ma sto bene. Sto bene e non ho bisogno del tuo aiuto".

Draco le sorrise, in risposta, "Sai che sei davvero sexy quando ti arrabbi." Cominciò a camminare verso di lei, ma Hermione lo spinse con la mano di qualche centimetro. Sembrò confuso quando Hermione scosse la testa.

"Stai cercando di intenerirmi e non funzionerà. Mentre sono qui, è solo lavoro e nient’altro." Draco si accigliò e Hermione rise."No."

"Non sei divertente".

Hermione si limitò a scuotere la testa. Prima di lasciare la stanza, però, l’ha afferrò per l'avambraccio e la fissò intensamente. Lei lo guardò interrogativamente mentre si girava verso di lui. "Non fare niente di stupido, Mia ... Lui ti guarda."

 

Hermione si tirò via dalla presa e scivolò fuori dalla porta. Le sale si stavano svuotando e doveva raggiungere la classe. Adesso aveva Divinazione e seguì la mappa che la portò ad una torre che odorava di fumo e di pot-pourri. Salì su una scala stretta e aprì spingendo una botola per entrare in classe. La campana suonò mentre si sedeva accanto ad Harry e Ron in uno dei tavoli circolari. Harry la guardò interrogativamente e lei rispose con una semplice bugia, "Dovevo andare in bagno."

 

Lui annuì, e non fece ulteriori domande. Ron, invece, sembrava inconsapevole e stava fissando intensamente la sfera fumante di cristallo, appollaiato al centro del tavolo. Il loro insegnante doveva ancora entrare in classe ed Hermione prese tempo per pensare a quello che le aveva detto Draco. Lui la stava guardando. Il signore Oscuro la stava guardando. Non voleva pensare a come avrebbe potuto fare una cosa simile, ma sapeva che aveva i suoi metodi e non si preoccupò di chiedersi quali fossero. Il punto era che lui la stava osservando, e questo significava che non c'era spazio per fare errori. Anche se era abituata a guardarla, quella era una situazione ad alto rischio. Il pensiero di conoscere ogni sua mossa in quel castello appartato la fece sudare sulla parte posteriore del collo.

"Va tutto bene, Hermione?" chiese Harry preoccupato.

"Sì", mentì, "Mai stata meglio."

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Capitolo 5
*** L’esercito di Silente ***


L’esercito di Silente

Le lezioni andavano avanti da una settimana, quando Hermione incappò in ciò che pensò essere la cosa più sorprendente alla quale aveva mai testimoniato, e che aveva visto poche volte nella sua vita. Cominciò come un giorno normale; le lezioni le andavano bene, il cibo era mangiabile, e non aveva avuto altri spaventosi incontri con Draco, anche se non aveva ancora ammesso ciò che provava realmente - paura.

 

Si trovava nel bel mezzo della lezione di divinazione, mentre fissava la sua insegnante e si chiedeva come aveva fatto un uccello come lei ad ottenere un posto da insegnante in una classe come quella. Era evidente che le mancava il sangue da veggente che solitamente veniva richiesto per insegnare in una classe di Divinazione. Aveva considerato di abbandonarla, dopo che la professoressa le aveva predetto di essere attaccato da uno sciame di ippogrifi il mattino successivo a colazione. Onestamente, chi pensava di essere, quella donna? Ma scelse di rimanervi, per il bene della missione.

 

"Oggi ci concentreremo sull'arte della lettura dei tarocchi. Io stessa, sono a conoscenza del mestiere della scoperta delle carte da poco, almeno da due estati fa. Ora, per favore, prendete il Capitolo Sei nei vostri libri per fare riferimento alle vostre ultime letture. Useremo il metodo Celtico Pagano, come Diffusione Planetaria. Sarò in giro per osservare i vostri risultati. Forse potrebbe di nuovo apparirci la Scheda della Morte, quest'anno." Hermione avrebbe giurato che guardava nella sua direzione, ma respinse l'idea. La Professoressa Cooman era tutto tranne che un esperta di Divinazione.

 

Era seduta di fronte ad Harry, ancora una volta, mentre Ron aveva deciso di prendere il posto accanto a Dean Thomas, affermando di dover discutere qualcosa con lui. Hermione scoprì che Ron non era il miglior bugiardo, visto che lui e Dean sembravano concentrati sulla fumante sfera di cristallo più di ogni altro alunno. Non aveva idea di quale fascino ci fosse in ciò, era come se non avessero mai visto una palla di vetro contenente delle nebbie magiche, prima d’ora! Harry stava studiando l'immagine della Diffusione Planetaria che avrebbero dovuto utilizzare mentre allineava lentamente le carte da corrispondere, e Hermione sbuffò.

 

La sua testa scattò, "Che c’è?"

"Hai controllato se le carte sono dei vaioli magici o qualcosa del genere?" Chiese divertita.

 

Harry le diede appena uno sguardo e finì di sistemare le carte nella posizione corretta, ignorando le bestemmie che Hermione mormorava sotto il respiro. La guardò alzando un sopracciglio ed Hermione rotolò gli occhi, costringendolo a scoppiare in un sorriso.

 

"Penso che dovrei leggere prima te." Dichiarò lui.

 

Hermione annuì in risposta e lui ribaltò le carte, rivelando dettagliati disegni di simboli e persone che non conosceva. Inoltre sembrava fosse perplesso sulle carte, poiché raggiunse immediatamente il libro e fissò la punta settentrionale del tracciato a forma di stella. "Va bene, questa dovrebbe significare faccende di casa ... vediamo ..." Lesse una descrizione della carta, il Due di Spade, "Vi trovate in una situazione di stallo e non siete in grado di andare né avanti né indietro. Non è una situazione confortevole, ma uno stato di tregua armata. In base alle carte circostanti, il Due di Spade può significare che vi trovate in una situazione difficile, ma non siete disposti ad affrontare lo smistamento per paura di sconvolgere lo status quo-Beh, è strano."

 

Hermione sentì le mani sudare e cercò di asciugarle sotto la gonna, fuori dalla vista di Harry. Per la prima volta realizzò che la divinazione aveva effettivamente un senso, la leggeva come un libro aperto. "Sì, è…a dir poco errato. Questa lettura dei tarocchi è un ammasso di sciocchezze".

Harry annuì, simpatizzando con lei. "Forse dovremmo semplicemente passare a quella successiva ... materie e competenze."

 

"Puoi anche saltarla; non ho bisogno di una carta per dirmi in cosa vado bene." Rispose lei con disinvoltura.

Harry sorrise: "Stessa cosa per me." Guardò ancora una volta il libro, "Amore e relazioni, allora?"

Hermione alzò le spalle: “Certo, cosa c’è di male? L'inesistenza della mia vita amorosa non può essere né aiutata né rovinata."

 

Harry ridacchiò e studiò le carte per un momento prima di lanciarsi alla pagina corretta e di leggere ciò che vi era stampato, "La Torre – suona bene." Commentò, facendo ridacchiare Hermione. "La torre in questa carta rappresenta tutte le cose che sono state costruite intorno a te, la faccia esterna ti presenta il mondo. Non sei una danzatrice esotica e non lo hai mai detto a nessuno, giusto?"

 

Hermione gli diede un pugno alla spalla, arrossendo lievemente. "Continua a leggere, ignorante!"

 

Scosse la testa per spostare la frangia dal volto e continuò a leggere, "Indica che una scossa inaspettata o una catastrofe cambierà completamente la tua vita. Qualche iniziativa che hai preso in passato, comincerà ad avere conseguenze nefaste che non avresti mai immaginato. La torre che hai creato con tanta cura sarà distrutta, non importa ciò che fai - i tuoi piani e le ambizioni andranno in frantumi. Le torre si frantumerà e cadrà, perché si trattava di una struttura difettosa realizzata con materiali poveri di ambizioni sbagliate, falsi valori, e di orgoglio. Mentre le conseguenze di questa carta sono dolorose e non volute, al momento, avrai la forza di affrontare il fatto che stai ingannando te stessa e che vivi la vita su una falsa premessa. Ora, è necessario che ordini tra i rottami e che esamini sinceramente le tue motivazioni. Se tenti di erigere nuovamente la stessa torre dalle vecchie macerie, crollerà di nuovo."

 

I due rimasero in silenzio per un po', immergendosi nella lunga descrizione. Hermione pensò che in qualche modo, aveva senso - non attinente a lei, ovviamente, ma a qualcuno con emozioni contrastanti. La vera domanda era, perché in relazione al suo amore e alle relazioni? Aveva sperato in qualcosa di semplice, qualcosa come "Farai un sacco di sesso fino al giorno della tua morte." Perché Divinazione parlava sempre per enigmi?

"Beh, è stato ... ehm ..." Harry provò debolmente.

"Assolutamente inutile" finì Hermione. "Sinceramente, vorrei fare il tuo così la facciamo finita."

Harry le porse il libro, "Sii mia ospite".

Hermione rimescolò nuovamente le carte e le mise nelle loro precedenti posizioni, in modo notevolmente più veloce di quanto avesse fatto prima Harry. Sapeva che lei stava pensando questo e le fece giocosamente la linguaccia. Sorrise appena e capovolse le carte. “Saltiamo fama e successi per salvarci la briga di leggere un altro enigma." Lui annuì ed Hermione guardò la scheda prima di fare riferimento alla descrizione corrispondente nel libro. Era una foto di una donna avvolta in un abito bianco in un campo, in possesso di un piccolo falcetto, "Morte."

 

Harry socchiuse gli occhi in fessure molto piccole e il viso divenne una tonalità di rosa chiaro. Hermione lo guardò con apprensione prima che gridasse: "Ogni dannato anno!"

 

La sua esclamazione fu abbastanza forte da far girare la professoressa verso di loro e scrutare Harry attraverso gli occhiali ingranditi. "Qual’è il problema, caro?" Guardò le carte e vedendo il segno della morte mormorò a se stessa, "Sembra che il presagio della morte si trovi ancora una volta su di voi Mister Potter. E' stato un piacere insegnarti in questi ultimi cinque anni ..." sputò e tirò su col naso, tirando fuori un fazzoletto di carta da una tasca nella sua veste da zingara e soffiando. Si voltò e lasciò i due al loro tavolo, con il resto della classe che li fissava, non sapendo se ridere o commiserarlo.

 

"Harry?" chiese Hermione tentando, ponendo una mano riluttante sulla sua spalla e fingendo compassione.

Lui la guardò e sorrise: "Mi dispiace ... è un argomento delicato."

Hermione annuì e tolse la mano dalla spalla. "Prendila dal lato positivo, la lezione termina in-" La campanella suonò ed Harry si mise a ridere. "Ora", concluse seccamente.

 

I due raccolsero i libri e attesero Ron e Dean all'ingresso dell'aula. Si trovarono insieme in pochi istanti e i quattro si fecero strada giù per la scala a spirale e dalla botola in un comodo silenzio. Quando arrivarono in Sala Grande per il pranzo, Dean cominciò a parlare prendendo un posto di fronte a Hermione. "Allora, Harry, l'incontro per l’ ES è ancora valido per stasera?"

"Sì, subito dopo cena", rispose.

 

Dean annuì comprendendo e continuò a mangiare il suo pasto. Hermione, comunque, era completamente confusa e li guardò con fronte corrugata. "Cos’è l’ES?" chiese con curiosità.

Harry la guardò come se avesse appena capito, "Oh, è vero, non te l’ho ancora detto!"

"Ovviamente". Disse lei in tono esplicito.

 

"E' l'acronimo di Associazione Difesa, un club che abbiamo cominciato Ron ed io qualche anno fa dopo che... beh ..." Si spense. Si riprese e continuò: "Pratichiamo incantesimi difensivi, preparandoci per il futuro ... per gli eventi. Abbiamo persone di ogni casa che partecipano, dal terzo anno in su. Beh, ad eccezione dei Serpeverde."

 

Hermione era in stato di shock. Un club per prepararsi? Era abbastanza chiaro ciò che doveva fare adesso. Si preparavano davvero per la battaglia finale! Ma, dovendo tenere i pensieri per sé, rispose in quello che sperava fosse un tono interessato: "Sembra affascinante."

"Lo è!" esclamò Ron a fianco. "Harry ci insegna tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere, anche Neville ha imparato a lanciare un incantesimo disarmante senza far spuntare gli occhi di qualcuno!
E’ dannatamente brillante!"

 

Harry arrossì ed Hermione sorrise educatamente. Doveva accedere a quel club. Potevano esserci informazioni estremamente preziose per il suo padrone e per i suoi tentativi apparentemente deboli di preparazione. "Allora, accettate nuovi membri?"

"Certo" disse Harry, ovviamente compiaciuto. "Sai già della riunione di oggi, ma ci incontriamo sempre il mercoledì e il venerdì alla stessa ora."

Hermione annuì, "Va bene, ci sarò."

"Fantastico".

 

Il resto della giornata trascorse lentamente, ma alla fine della cena, si ritrovò a correre per la sala comune dei Grifondoro, intenta ad incontrarsi con qualcuno per parlare dell’incontro. Harry non era stato molto preciso con le indicazioni, quindi Hermione pensò bene di accodarsi a qualcun altro per il momento. Poi, avrebbe potuto trovare la strada da sola e fare uso delle nuove conoscenze acquisite.

 

Trovò Ginny che poltriva su uno dei divani vicino al fuoco e la salutò dolcemente. Il viso di Ginny s’illuminò immediatamente mentre si alzava verso di lei. "Allora, ho sentito che anche tu alla riunione?"

Hermione annuì e Ginny strillò.
Dovette trattenersi dal coprire le orecchie al rumore acuto. Scherzi a parte, quella ragazza era stata cablata per fare del suo cervello una poltiglia? "Devi farlo per forza?" chiese, riferendosi al suo comportamento troppo terminato.

"Scusa, è la mia natura".
Disse con un'alzata di spalle. Guardando l'orologio, si alzò e si voltò verso Hermione. "Hai voglia di andarci insieme?"

 

"Certo." Rispose Hermione, un po' sollevata di non aver avuto bisogno di uno sconosciuto che la accompagnasse fino alla Stanza delle Necessità. Aveva letto della stanza nel Hogwarts, una storia, naturalmente - era stata progettata per abituarsi a chi passava davanti ad essa tre volte con un unico intento in mente. Il libro non specificava una posizione, ma in pochi minuti, Hermione non avrebbe avuto alcuna difficoltà nel trovare la via per la stanza.

 

Seguì Ginny facendosi strada attraverso Hogwarts a ritmo costante. Le due arrivarono in un corridoio del settimo piano, pochi minuti dopo, dove alcuni studenti stavano già entrando in una porta che Hermione non aveva mai visto in passato passeggiando in quella parte del castello. Questo deve essere l'ingresso, pensò Hermione, osservando l'ambiente per assicurarsi di ricordarlo. Era di fronte ad un arazzo che mostrava un uomo che sembrava stesse cercando di insegnare un balletto ad un gruppo di troll, uno spettacolo molto diverso da testimoniarle.

 

"Vieni, così possiamo entrare dalla porta!" proclamò Ginny afferrando il polso di Hermione e trascinandola dietro di sé verso la porta.

 

Raggiunsero la porta proprio quando qualcuno entrava e si trascinarono dietro di lui. Hermione rimase immediatamente senza parole quando entrò nella grande sala. Era riempita con grandi scaffali allineati alle pareti, cuscini lungo il pavimento, e quella che sembravano essere manichini per la pratica a forma di Mangiamorte. Hermione ridacchiò tra sé e sé in silenzio, ma si mise subito a tacere trovando un'altra interessante caratteristica nella stanza, un corkboard pieno di ritagli del Profeta e una rivista che non riconosceva. Andò alla lavagna e la osservò, ritenendo che ogni articolo avesse qualcosa a che fare con il suo padrone o con gli attacchi a cui aveva partecipato. Le inviò un brivido freddo lungo la schiena il sapere che si trovava in una stanza che utilizzata per la formazione di un esercito in grado di sconfiggere le persone come lei. Non lei, era molto più esperta di ogni studente in armatura, ma Mangiamorte come Codaliscia, o anche Malfoy.

 

"E' abbastanza inquietante, non è vero?" chiese una voce sognante accanto a lei. Hermione si girò e vide una ragazza che la guardava in modo strano. Aveva i capelli di un biondo sporco, che le arrivavano alla vita, arruffati da una parte, con sporgenti occhi grigio-argento che sembravano farla sorprendere, orecchini in ravanello, e una collana fatta di tappi di burrobirra. Sembrò notare l'espressione confusa di Hermione, perché disse: "Tutte quelle persone... andate. Tragico, davvero, come qualcuno possa fare una cosa del genere senza l'influenza di un Cannolo Balbuziente."

"I'm Luna Lovegood, and you're Hermione" she said in a matter-of-fact way.

"U-un cosa?" chiese Hermione sorpresa della strana frase.

"Fanno fare alle persone cose che non sono eticamente corrette. Cose come commettere omicidi o aiutare qualcuno ad usare il bagno." Rispose la ragazza, sempre con quel tono sognante.

"Già ..." rispose Hermione, non sapendo cosa altro dire.

"Io sono Luna Lovegood, e tu sei Hermione", disse come questione di fatto.

"Io-giusto, piacere di conoscerti" rispose Hermione, stendendo la mano per stringergliela. Ma invece di accettarla, Luna scelse di buttarle le braccia al collo e di darle uno sciolto abbraccio. Il suo primo pensiero fu di disgusto, prima di passare all’imbarazzo. Aveva appena incontrato questa ragazza e lei era già passata al contatto fisico. Accarezzò leggermente la schiena di Luna e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando si allontanò, osservandola nuovamente.

 

"L’ho scritto io quell’articolo, sai." Disse, indicando un pezzo di carta che apparteneva alla rivista sconosciuta che Hermione aveva notato prima. "Mio padre mi ha permesso di fare un pezzo sulle precauzioni che Hogwarts sta prendendo per proteggere i suoi studenti, visto che vado qui. E' stata un'esperienza entusiasmante, sapendo che sarebbe stata pubblicata sulla stessa pagina del Ricciocorno schiattoso! Non li abbiamo messi noi anche se ... non so perché, sono creature estremamente affascinanti. Forse dovrei andare a chiedere ad Harry. "

 

E con questo, se ne andò. Hermione la osservò. Pensò che dopo Ginny, Hogwarts non avrebbe potuto riprodurre una versione più strana di genere femminile. Luna Lovegood aveva definitivamente dimostrato il suo sbaglio.

 

Hermione si volse per scrutare le librerie che si era dapprima impossessate della sua attenzione quando sentì la voce sonora di Harry dal centro della stanza. "Va bene, riunitevi tutti qui intorno!" Hermione, insieme al resto degli occupanti della stanza (un bel po', fu costretta ad ammettere) si riunirono intorno a lui. Harry sorrise alla folla e continuò con voce sicura: "Oggi, essendo il primo incontro dell'anno, potremo iniziare a praticare gli usi dell’incantesimo Dissolvente. Vorrei che a praticaste l’incantesimo con un partner. Sembra facile, ma ci sono molti modi in cui si può rivelare, quindi, cominciate la pratica ed io sarò in giro se avete bisogno di aiuto."

 

Gli studenti si dispersero e si accoppiarono in modo rapido, e Luna rimase l'unica. Hermione gemette quando la ragazza le si avvicinò con un sorriso. Forzò un sorriso in risposta e si lasciò condurre verso un punto dal camino. Luna borbottò l'incantesimo in silenzio toccandosi leggermente la testa con la bacchetta e cominciando a sparire dalla vista di Hermione.

"Ha funzionato?" udì chiedere dalla voce di Luna.

"Sì" disse Hermione, "Non riesco a vederti per niente."

"Eccellente", rispose, "Mi sento come se fosse appena caduta una cascata di succo di zucca lungo la schiena."

Hermione non poté fare a meno di ridere al commento. Pochi istanti dopo, Luna riapparve davanti a lei e fece un piccolo salto, pensando di non trovarsi a nemmeno un piede dall’altra. La ragazza sorrise, "E’ il tuo turno"

 

Hermione annuì ed eseguì l’incantesimo su se stessa. Non percepì la sensazione che le aveva descritto Luna, ma sentì un formicolio che le andava dalla testa ai piedi. Luna guardò acutamente verso di lei e capì che non aveva avuto successo. Hermione si maledisse, arrabbiata per non aver potuto eseguire un semplice incantesimo Dissolvente. Aveva letto dell’incantesimo, ma non l’aveva mai eseguito. I Mangiamorte non erano necessariamente noti per essere poco appariscenti nei loro attacchi.

 

"Sei ... arancione." Affermò Luna.

"Arancione?" chiese stupita, "Come diavolo ho fatto a diventare arancione?"

Luna si strinse nelle spalle, “Forse dovremmo chiedere a Harry."

 

Hermione scosse la testa: "No, non è-" Ma Luna aveva già chiesto ad Harry di venire lì. Hermione sentì bruciare il viso dall’imbarazzo quando si rese conto del suo aspetto. Si aspettò un commento sarcastico, o forse una grassa risata. La sorprese borbottando un incantesimo e provocando una sensazione di calore che si riversò sul suo corpo.

"Hai mai praticato quest’incantesimo prima?"

"No" rispose lei onestamente.

 

Sorrise e si posizionò di fronte a lei, "E' abbastanza semplice, tutto ciò che devi fare è pronunciare l’incantesimo e rilassare il corpo." Hermione annuì e provò nuovamente l’incantesimo, ma sentì la stessa sensazione di formicolio su di lei e gemette. Harry strinse le labbra e mormorò lo stesso incantesimo che aveva fatto prima. "Non ti stai rilassando. Devi liberare la mente, scioglierti, e... essere solo te stessa."

 

Hermione chiuse gli occhi, cercando di eliminare la mente da tutto tranne che dall’incantesimo, recitandolo prima di alzare la bacchetta in testa ed esprimerlo. Sentì come se un uovo le si fosse rotto in testa e sorrise al nuovo sentimento. Vide Harry sorriderle e non poté fare a meno di esclamare: "Ci sono riuscita!"

Non sapeva cosa l’avesse spinta a fare la prossima mossa, ma corse fino ad Harry e gli diede un abbraccio. Non si aspettava certo che un invisibile Hermione venisse ad abbracciarlo, così caddero entrambi a terra quando lei gli saltò sopra. Entrambi si lasciarono sfuggire un suono d'impatto e si misero a ridere, a disagio.

"Mi dispiace tanto!" Sbottò lei.

"E’ tutto apposto", disse con leggerezza, "Bè, se questo non è un déjà vu, non so cosa sia."

Hermione arrossì, "Scusa."

"Va tutto bene. Inoltre, tutti gli altri staranno guardando pensando che sia caduto senza un motivo apparente e che stia parlando con me stesso". Disse chiaramente divertito.

"Ma, l’avrai fatto molte volte con loro, visto che nessuno viene qui per chiederti se stai bene."

"Beh, la metà sono davvero invisibili, è facile per loro, e l'altra metà c’è abituata." disse, sorridendo di nuovo.

Un silenzio imbarazzante cadde fra di loro e in quel momento realizzarono la posizione nella quale si trovavano. Hermione disse un’incantesimo per sciogliere l’altro, cercando di fare del suo meglio per raffreddare la pelle calda. Non aveva mai provato agitazione nel trovarsi sopra un ragazzo prima d’ora, soprattutto in una situazione compromettente come quella. Normalmente, avrebbe mantenuto il controllo, senza provare bruciore nello stare su un ragazzo; ma si sentiva davvero scottare.

 

Harry le sparò un sorriso come per dire: "Non ti preoccupare" e lei annuì. Se ne andò per aiutare per un altro gruppo di studenti dall'altra parte della stanza e lei lo guardò mentre andava via. Quando si rese conto che la sua linea visiva non inquadrava più la schiena, ma qualcosa più in basso, sbatté rapidamente le palpebre e si voltò per vedere che Luna stava in piedi dietro di lei ancora una volta. Rimase senza fiato per la sorpresa e cercò di calmare la corsa del battito al cuore con una mano sul petto. Luna sembrò essere a conoscenza di quanto l’avesse spaventata, perché sorrise pigramente.

"E’ un fantastico maestro, non credi?" le chiese conversando.

Hermione guardò da sopra la spalla per vedere Harry aiutare un altro studente nel recitare l’incantesimo Dissolvente e poi accarezzargli la schiena con la mano, congratulandosi. "Sì" disse, vedendolo sorridere, "Lo è."

"E' una specie di shock, davvero." Disse Luna, cogliendo di sorpresa Hermione e facendola voltare verso di lei: "Non aveva questa fiducia; sempre con la testa tra le nuvole, sembrava che le persone lo guardassero come se fosse associato a qualcuno che bruciasse spontaneamente. Ma poi è cambiato dopo il nostro quarto anno e ha iniziato l'Associazione Difesa. Un nome abbastanza strano, se te lo chiedi, perché non facciamo molto per imparare a difenderci."

"E allora perché avete stabilito quel nome?" chiese
Hermione incuriosita.

"L’ha suggerito la vecchia ragazza di Harry, Cho – una svampita, se vuoi il mio parere, e in confronto agli altri era il nome migliore." Rispose semplicemente. "Ricordo ancora la prima volta che Silente ne sentì parlare; scherzò dicendo che sembrava la formazione di un esercito di maghi." Hermione ridacchiò. Pensò che il preside avrebbe reagito in quella maniera ad una cosa simile. "Se ci pensi, Harry ha veramente messo in base le sue idee."

"Beh, perché non lo chiamate semplicemente Esercito di Silente, allora? Suggerì Hermione alla leggera.

Luna la guardò con occhi spalancati.
Beh, più ampi del solito. "E’ una buona idea! Comincerò ad utilizzare anche questo."

Hermione sorrise alla ragazza. Scorse un altro sguardo intorno alla stanza, osservando tutte le persone all’interno. Sembravano tutti divertirsi, imparando molto dagli insegnamenti di Harry. Il modo in cui si sosteneva i suoi ideali mentre insegnava era... davvero notevole, avrebbe dovuto ammetterlo. Non pensava che fosse possibile per una persona di così giovane età, con un destino oscuro sospeso in testa, sostenersi così bene. Naturalmente, lui non sapeva che questo sarebbe stato il suo ultimo anno, forse lo sospettava, ma non poteva saperlo. Forse ... forse avrebbe dovuto evitare di raccontare al Signore Oscuro del suo club di difesa, vedere fin dove potevano davvero arrivare quei ragazzi, prima di dichiarare pericolo. Sembrava logico. Chi avrebbe potuto pensare che un gruppo di ragazzi aveva la possibilità di fronteggiare un duello contro una alta formazione di Mangiamorte? Sembrava tutto assurdo e probabilmente non significava nulla per il Signore Oscuro, forse l’avrebbe indotto a ridacchiare della loro cattiva istruzione.

 

Si voltò verso di Luna che guardava nel vuoto. Hermione non pensava che l’avesse notato, finché non intervenne: "Sai, se il nargilli non ti avessero spinto su di Harry, avrei pensato che l’avessi buttato a terra. E’ stato molto divertente vedervi in quel modo, mi ha fatto pensare ... comunqe, Ginny non è la sua anima gemella."

 

Luna si avvicinò ad alcuni studenti che giocavano a Nascondino utilizzando le nuove padronanze dell’incantesimo Dissolvente, lasciando senza parole Hermione. Che cosa aveva voluto dire?

Finalmente è arrivata l'estate e ho potuto riprendere in mano la traduzione :) Spero che vi piaccia e non vi scontenti XD Ringrazio Ginny13, misspopolare e Xazy per i loro bei commenti e i complimenti, continuerò a postare presto. Ho pochissimo tempo, al prossimo capitolo che verrà postato su un altro account, si spera :) Vi consiglio vivamente di ascoltare questa track mentre leggete, su consiglio della nostra infallibile scrittrice: "Witwicky by Steve Jablonsky"

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Capitolo 6
*** Hogsmeade ***


Hogsmeade

Il mese di settembre volò via e prima che Hermione se ne accorgesse, erano già arrivati alla seconda settimana di ottobre. Un viaggio per Hogsmeade era previsto per il terzo anno, ma lei era già impaziente di esplorare la città, appena fuori di Hogwarts. Amava Hogwarts -davvero- ma le pareti sembravano troppo soffocanti dalle prime settimane del suo soggiorno. L'unica cosa che teneva sana la sua mente era il miglioramento delle abilità sociali con Harry, Ginny, Ron, e sorprendentemente, Luna. Anche se trovava ancora che la frizzante bionda fosse una vicina contendente alla ottava meraviglia del mondo, pensò fosse una persona interessante con cui parlare quando si accorse del sovraccarico dei corsi, cosa che accadde abbastanza spesso.

 

Si svegliò presto il Sabato, con una strana sensazione allo stomaco, come quelle che aveva quando sentiva che qualcosa di brutto stava per accadere. Hermione non aveva avuto quei dolori negli ultimi anni; l'ultima volta che li ricordava era all’età di undici anni, durante l'estate. Era convinta di aver avuto un tocco di influenza magica, ma non si era mai avvicinato a quella sensazione di nausea allo stomaco. Quello stesso giorno, i Malfoy avevano avuto un incendio originato dal camino più grande. Non le avevano mai detto come e perché era scoppiato il fuoco; le dissero solo che doveva rimanere nella sua stanza per un paio di giorni, mentre venivano fatte le riparazioni. Essendo la ragazza giovane e ingenua, passò la questione senza porre domande. Il loro elfo domestico, Dobby, le portava pasti di ogni genere, e divenne la prima persona con cui poter parlare, insieme a Draco. Era strano considerare un elfo da pari a pari, ma la natura gentile di Dobby la colpiva anche dopo il suo licenziamento, quando aveva tredici anni. Sentiva davvero la sua mancanza.

 

Stropicciandosi gli occhi stanchi, scese dal comodo letto e si preparò all’insegna della giornata, ma invece dell’uniforme, vestì in jeans e maglione, pensando al freddo vento esterno. Le sue compagne di stanza non erano ancora sveglie a quell’ora, di nuovo, anche se quello era un giorno feriale. Dormire era un relax sopravvalutato, a suo parere. Che cosa avevano i sogni più della vita reale? Hermione sognava raramente, se non del tutto, così non capiva la logica nel perdere tempo extra per dormire durante la giornata, se tutto ti rendeva più pigro e irritabile. Davvero, che senso c’era?

 

Ginny l’aspettava nella sala comune, com’era ormai d’abitudine. Ginny l’aveva suggerito, avendo notato dopo alcune settimane che sia lei che Hermione arrivavano alla sala Grande per colazione, a distanza di pochi minuti. Hermione resistette inizialmente, come faceva sempre con tipi del genere, ma alla fine cedette, dopo che Ginny provò a tirare il “broncio del cucciolo di cane”, per quello che ne sapeva. Doveva ammettere che qualcosa si era mosso dentro di lei vedendo il suo labbro inferiore sporgente, ma molto probabilmente si trattava del fastidio.

 

"Buon giorno Herm!" suonò allegramente la rossa. Ancora un'altra nuova aggiunta della sua vita ad Hogwarts, i soprannomi che facevano venire voglia di tirare fuori un coltello e pugnalare ripetutamente al petto di chi la chiamava in quel modo. La maggior parte del tempo era Ginny, la cui voce dolce come lo zucchero non facilitava le cose quando faceva colare quel nome dalla bocca. L'unica persona che aveva il permesso di chiamarla con un altro nome che non era quello di nascita, era Draco, ma anche in quel caso si esasperava di tanto in tanto.

 

Fingendo che l'attuale stato di salute di Ginny non fosse a rischio, Hermione rispose in quella che sperava fosse una voce allegra, "'Giorno, Ginny."

 

Ginny le sorrise e seppe di essere salva. Le due ragazze si fecero strada fuori dalla torre e si sedettero al tavolo dei Grifondoro, arrivando presso la sala praticamente vuota. C'era già del cibo posto di fronte a loro, e così sprecarono il tempo accumulandolo sui loro piatti e divorandolo. Hermione era ormai dipendente dalla cucina che Hogwarts forniva, e desiderò ci fosse un modo per possederla tra le punta delle dita. Ma, ahimè, lo chiese a Ginny dopo il primo assaggio della crostata con la melassa, risultò senza speranza. La posizione della cucina era un altro segreto che Hermione aveva intenzione di scoprire.

 

"Allora" chiese Ginny con un mezzo boccone di uova, "non vedi l’ora della tua prima visita a Hogsmeade?"

Ignorando la mancanza di buone maniere di Ginny a tavola, per il momento, rispose con un sorriso: "Certo! Voglio dire, amo tutto di questo posto, ma un cambiamento di scenario sarebbe un sollievo".

Ginny annuì, "Mi sono sentito così quando raggiunsi l'età per andarci. Ron e Harry si vantavano sempre su quanto incredibile fosse quel posto e non vedevo l'ora di vederlo di persona. Un luogo che vuoi vedere in particolare?”

"I tre manici di scopa sembra interessante, e così anche Mielandia.” disse Hermione con interesse, ricordando i pochi negozi che aveva letto e di cui aveva sentito parlare.

"Entrambi meritano una visita, te l’ho assicuro. Sono sicuro che ad Harry, Ron, e me piacerebbe accompagnarti alla tua prima visita all’ambito villaggio.” Disse
Ginny.

Hermione non poté fare a meno di sorridere alla finta formalità "Beh ti ringrazio per la tua gentile offerta e farò bene a ricordarlo."

 

Entrambe le ragazze risero continuando a prendere del cibo. Harry e Ron arrivarono nei minuti seguenti, coi loro volti sorridenti che segnalavano un buon fine settimana. Uno dei molti vantaggi del weekend: Harry e Ron non erano facilmente scambiati per Inferi e le loro abitudini alimentari erano di nuovo tornate ad un normale ritmo di smaltimento di rifiuti.

"Buongiorno Signorine" chiamò Ron felicemente prima di infilsarsi con ciò che sembrava essere un mucchio di Frittelle, sul piatto. Ginny ed Hermione gli fecero un cenno e Harry continuò a mangiare.
AscoltaTrascrizione fonetica

 

Recentemente, Hermione aveva scoperto una strana sensazione ogni qual volta guardava Harry. Poteva solo provare che i muscoli dello stomaco palpitavano e sentiva che le stessero arrivando in gola. Non era una sensazione piacevole, e certamente non vi era abituata. Questa strana esperienza era qualcosa del tutto nuova e la confondeva a dismisura. C’era qualcuno che si sentisse in quel modo quando lo guardavano? Ron? Ginny?

 

Ma, aveva evitato con semi-successo i suoi occhi per un buon paio di settimane senza che lui glielo chiedesse. E non si sentiva nemmeno in colpa, perché sapeva di chi era la colpa - Luna! Quello che aveva detto dopo il primo incontro con l’ES l’aveva afflitta fin da quando aveva pensato al suo significato. Hermione non voleva neanche pensarci ... ma non ci riusciva. Stupida Luna e i suoi stupidi indovinelli ...

 

"Allora, quando partono le carrozze?" chiese Hermione, distraendosi dai pensieri interiori.

"In una decina di minuti" rispose Harry, guardando l'orologio.

 

Hermione annuì in comprensione e finì il piatto. Chiacchieravano ogni minuto, eccitati per il viaggio programmato. Dopo un tempo che sembrò durare in eterno, venne annunciato che le carrozze erano arrivate e gli studenti si affaccendarono ad uscire dalla sala per cercare di ottenere il posto migliore. Hermione seguì Ginny verso una delle carrozze poste in fondo e finì per sedersi accanto ad Harry. Grande, pensò, proprio quello di cui avevo bisogno. Il ragazzo che mi sta facendo provare una certa esperienza fisica, oltre al dolore mentale di essere seduto accanto a me in una carrozza confinata. Fan-fottut-astico.

 

Harry le sorrise e il suo stomaco fece nuovamente quella strana contrazione, facendole fare una smorfia. A parte quel sentimento, vi era qualcosa nel basso ventre che faceva piuttosto male. "Stai bene?" chiese preoccupato.

 

"Sì", mentì senza problemi, "Sto bene".

 

Le diede uno sguardo che le diceva chiaramente di non averla creduta, ma non le fece pressioni, e di questo ne fu riconoscente. Come aveva avuto modo di conoscere Harry, aveva sempre la netta sensazione che lui sapesse cosa stava succedendo nella sua testa, ma quando gli mentiva, lui non voleva farla sentire a disagio. Hermione pensava che fosse dovuto alla….situazione. Luna aveva detto che non era abituato ad essere aperto come in quei tempi. Forse era questo il motivo? Sapeva che odiava la gente che voleva sapere ogni singolo dettaglio in tutto ciò che faceva. Ginny era il tipo di persona che tirava fuori quella sensazione a volte, ma si conteneva quando Hermione le dava uno dei suoi famigerati "se me lo chiedi di nuovo, giuro su Merlino Che Ti Uccido”sguardi.

 

Il tragitto fino a Hogsmeade fu breve, come si aspettava. La città era a poche miglia di distanza dalla scuola e quasi dieci minuti dopo, arrivarono. Hermione fu la prima a spingersi fuori dalla carrozza, praticamente spintonata da un Ron altrettanto desideroso, per la strada. Ginny ridacchiò dietro di lei ed Hermione poté immaginarsi lo sguardo incredulo che Ron le stava dando alle sue spalle. Ma prima che potesse girarsi e ridere di lui e delle sue reazioni infantili, venne colpita dalla bellezza del villaggio di Hogsmeade.

 

Gli edifici alti le ricordavano una versione più familiare di Diagon Alley. Vedeva gli studenti più grandi che correvano verso i loro negozi preferiti e i terzi anni che guardavano con meraviglia il paese, molto simile al modo in cui lo faceva lei. La maggior parte dei negozi sembravano essere lungo la grande strada e in pochi altri vialetti. Erano tutti molto vicini, formavano vicoli bui dove pensò vi fosse spazzatura e parassiti. Non aveva mai visto un posto come quello prima, che trasudava magia e felicità. Sorprendentemente, non ne era affatto disturbata, ma il contrario piuttosto. Si sentiva come se fosse parte di essa, luoghi in cui si potevano sentire risate dietro ogni angolo e in cui ci si poteva immaginare di vivere negli anni a venire.

 

"Bello, vero?" disse una voce femminile da dietro. Sapeva che era Ginny, e non prese la briga di girarsi. "Allora, dove vuoi andare prima?"

"Mi limiterò a seguire il vostro esempio", disse passivamente. In verità, voleva andare ovunque, ma sapeva che doveva tenersi a freno, poichè non avevano tutta la giornata.
Il suo compito si trovava in una pila sul comodino, in attesa di essere completato.

Ginny annuì e afferrò la mano di Harry, intrecciando le loro dita. Si fecero strada verso un edificio con un cartello che diceva "Paiolo Magico" ed Hermione sorrise, visto che quello era uno dei luoghi che voleva visitare.

 

Quando entrò attraverso la porta venne colpita da un soffio di ciò che sembrava essere caramella. Riconobbe il profumo della burrobirra e uno largo sorriso apparì sul suo volto. Era di gran lunga una delle sue bevande preferite e raramente aveva avuto modo di assaggiarlo. Aveva un limite quando viveva a Malfoy Manor, poiché si diceva avrebbe rovinato la loro salute e li avrebbe resi deboli. Si poteva trovare a Casa Riddle, visto che al Signore Oscuro piaceva gustarlo. Era abituata a rubarne un po’ quando uscivano per le missioni, il che risultava come premio dopo il tempo speso fuori. A volte, era l'unica cosa che attendeva in quei giorni.

Trovarono un tavolo vicino alla curva schiena di una donna che si avvicinò loro per le ordinazioni. Hermione notò che era anche molto bella e quando si avvicinò loro, il viso di Ron sembrava avere una tonalità più rossa. Hermione ridacchiò sotto il respiro e cercò di ricordare di menzionare la cosa in un secondo momento.

"Cosa volete oggi, cari?" chiese mentre guardava da un'altra parte.

"Penso che saremo tutti contenti di alcuni burrobirre." disse Harry a nome del tavolo. Si rivolse a Hermione per un attimo, dopo un secondo in cui sembrava aver pensato, "Ti piace la burrbirra, Hermione?"

Hermione rispose senza mezzi termini, "Oh, sì!"

Harry le rivolse un altro sorriso e lei dovette mettere una mano sul ventre per sistemarsi. La donna fece un cenno su di loro e si voltò per andare verso un bar ed ottenere le loro ordinazioni. Hermione si rivolse a Ron, il cui volto sembrava lentamente tornare alla normale ombra pallida. "Allora Ron, sembri un po’ strozzato."

Ron si voltò verso il tavolo e borbottò qualcosa che Hermione non riuscì a comprendere. Ginny, che era seduto accanto a lui, lo guardò e gli accarezzò la testa scherzosamente. "Ronny e Madama Rosmerta hanno quello che a me piace chiamare una relazione da “adula e salta.”

 

Hermione ed Harry si misero a ridere, vedendo le spalle di Ron crollare. Egli raccolse la forza di tirare la testa verso l'alto e cercò di guardarli, inducendoli a ridere ancora di più. "Aspettate e vedrete, un giorno saremo sposati e bacerete la terra su cui camminano i suoi bellissimi piedi!"

Harry diede una leggera gomitata al fianco di Hermione per ottenere la sua attenzione e disse sottovoce: "Questo è quello che ha detto su Fleur Delacour, che ha finito per sposare Bill."

Hermione ricordava il nome di uno dei fratelli più grandi di Ron e rise dell'atmosfera patetica che ne derivava. Ginny sentì il bisogno di terminare quella particolare situazione ma Hermione non era proprio disposta ad ascoltare quello che aveva da dire. "Quella stupida flemmaccia faceva parte dei Veela, così Ronny non aveva chance. Anche Harry non era incline al suo aspetto- ma quando si trattava di personalità, era un fiasco totale. Anche se, sono sicura che se gli somministreresti del Veritaserum, direbbe ancora di volersela scopare."

 “Non è vero!" disse Ron, offeso.

"Ah, davvero, quindi se dicessi di avere una fiala di Veritaserum in tasca adesso, lo berresti e lo diresti comunque."
Disse Harry, molto divertito.

"Certo" disse Ron, incrociando le braccia sul petto. Dopo un momento, diede uno sguardo diffidente ad Harry e gli chiese in tono sommesso: "Non l’hai, vero?"

 

Sembrava serio e tutti, tranne Ron, scoppiarono a ridere. Madama Rosmerta venne dopo pochi secondi con le loro bevande e tutti la ringraziarono. Ron scelse di evitare il suo sguardo, una mossa che ad Hermione risultò essere divertente. Tutti i pensieri in brutti commenti cessarono, tuttavia, quando prese il suo primo sorso di burrobirra, da oltre un anno. Il caldo liquido riempì il suo palato e lo risvegliò come se ci fosse stato un periodo di siccità e questo era il dolce nettare di cui aveva bisogno per recuperare. Hermione trattenne un gemito, non volendo attirare l'attenzione dei suoi commensali. Ma, a quanto pare, la sua espressione si fece a vedere. Ascolta

Trascrizione fonetica

 

 

"Sei sicuro di aver bevuto una burrobirra prima, Herm?" Chiese Ginny con un sopracciglio sollevato.

Hermione annuì, prendendo un altro sorso del delizioso elisir, "Sì, saranno secoli dall’ultima volta che l’ho bevuta."

 

Tutti annuirono e tornarono alle loro bevande. Trascorsero una buona mezz'ora a parlare della scuola e degli ultimi pettegolezzi che filtravano attraverso Hogwarts. Harry sembrò annoiarsi velocemente con le storie che avevano a che fare con lui, visto che era completamente stravaccato sulla sedia e fissava la bottiglia vuota di burrobirra con espressione vitrea. Ginny e Ron sembravano ignorarlo e continuarono a chiacchierare. Hermione, comunque, si trovò a guardarlo, osservando il modo in cui faceva girare la bottiglia e lasciava sotto un mucchio bagnato di acqua.

"State bene, voi due?" La voce di Ron la risvegliò, persa nei suoi insensibili pensieri. Harry sembrò tornare dall’universo in cui si trovava la sua mente, medesimamente, e stava guardando Ron con un'espressione strana. "Ragazzi, sembrate trovarvi in un altro mondo."

"Stavo solo pensando" rispose Harry rapidamente.

"Anch’io" disse Hermione.

Ron sembrò accettarlo e sollevò la manica per guardare l'orologio.
"Dobbiamo andare, se vogliamo andare da Zonko e Mielandia".

 

Furono tutti d'accordo e pagarono le consumazioni in fretta, scendendo in fondo alla strada, per passare alcuni negozi fino a giungere a Mielandia. L'esterno del negozio sembrava appetitoso da cui osservare la vetrina piena di dolci succulenti e gli oggetti in movimento che sembravano essere messi lì semplicemente per attirare la gente nel negozio. Hermione entrò dopo Ron e si fermò ai primi passi, attirata dal numero di caramelle in cima alle mensole dell’alto soffitto. Ebbe l’acquolina in bocca aspettando di avvicinarsi ad uno schermo di caramelle celeste in mezzo al negozio affollato, tutti confezionati in scatole di colori vivaci. Ringraziò Merlino di aver portato una discreta quantità di galeoni mentre prendeva un paio di quelle che sembravano più appetitose e continuò ad esplorare il resto del negozio.

 

Nel momento in cui pensò di aver finito, trovò un cestino e ammucchiò le caramelle e i cioccolatini con vigore, facendosi strada per pagare rapidamente, intenta a divorare ogni pezzo in condizione umanamente possibile . Hermione finì per aspettare dietro Ginny che si voltò a guardarla con un sorriso, guardando poi con occhi da cerbiatta ciò che Hermione aveva tra le mani. Hermione tirò subito le caramelle fuori dai riflettori, visto come la fissava Ginny.

 

"Hai davvero intenzione di comprarli tutti?" chiese in soggezione.

Hermione annuì e rise un po' di se stessa: "Continuo a dimenticare che è la tua prima volta qui."

 

Hermione sorrise e continuò ad aspettare il momento di pagare gli articoli. Ginny si salvò dall'essere una distrazione, mentre si avvicinava e pagava la manciata di caramelle. Hermione si mosse dietro di lei e posò il cestino sopra il bancone, facendo finta di non notare lo sguardo di stupore del commesso per il gran numero di caramelle. Pagò rapidamente l’acquisto e volse a camminare verso il punto in cui Harry, Ron e Ginny la stavano aspettando all'uscita. Ma quando si voltò un attimo per guardare fuori dalla finestra, vide Draco che toccava leggermente il vetro e puntava a un vicolo appartato tra due negozi di fronte a dove si trovavano. Si voltò rapidamente verso le tre persone con la quale doveva incontrarsi e annuì. Si fece strada verso il vicolo dopo la conferma, schivando il traffico di persone lungo la strada.

 

Hermione si avvicinò a loro e tutti si volsero per sorriderle. Ritornò il sorriso, con una falsa aria di fiducia e costruì rapidamente una bugia, "Devo spedire molto velocemente una lettera per i miei genitori, vi dispiace andare da Mielandia senza di me e incontrarci lì tra poco?"

Si guardarono l’un l'altro e Ginny parlò a nome di tutti, "Certo, nessun problema. Ci vediamo fra pochi minuti."

Hermione sorrise con gratitudine e pensò, Beh, è stato più facile di quanto pensassi. Queste persone diventano sempre più ingenue col passare delle settimane.

 

Li lasciò passare fuori del negozio di fronte a lei e attese che fossero abbastanza lontano per raggiungere il punto in cui Draco si era nascosto senza essere notata. Arrivò nel vicolo buio in fretta e cercò la testa di capelli color platino, sempre luminosa anche nelle aree più scure. Lo trovò verso il fondo, dove c'era un’alta recinzione e qualche scatola accatastata piena di spazzatura e oggetti magici utilizzati, che sembravano essere difettoso. Draco si girò verso di lei che lasciò cadere la sua borsa lungo il muro. L’appoggiò rapidamente contro il duro muro e la baciò con forza, catturandola senza difese. Era da un po' che non lo facevano e aveva dimenticato quanto fosse spontaneo. Gli permise di sondare l'ingresso della bocca e di tracciare la lunghezza della lingua con la sua. Gemette quando toccò la sua schiena e sollevò l'orlo del maglione per denudare la sua pelle. Era davvero un fantastico baciatore.

 

Ma aveva promesso a se stessa che non avrebbe alcun coinvolgimento romantico (se si può definire così), durante la missione. Quindi, con improvviso scoppio di forza, lo spinse via e lo fece inciampare nella parete di fronte con espressione divertita sul viso. "Ehi, cosa c’è?" chiese, mentre toglieva la piccola porzione di terra che si era infilato nella giacca dopo la caduta sulle spalle.

"Sai bene cosa c’è, ignorante!" disse con leggero umorismo in voce: "Ti ho già detto che non possiamo farlo mentre sono in missione."

“Ma avevo bisogno di azione, Mia, sto morendo!" disse, gesticolando con le mani esasperato.

"Prenditi Pansy, sono sicura che sarebbe più che disposta a soddisfare le tue esigenze."
Disse con un lieve sorrisetto.

Ri
tornò il suo sguardo: "Tu ed io sappiamo che non è brava come te a letto."

Hermione si strinse nelle spalle in modo vago, “Non è un mio problema." Sapeva che non vi era alcuna motivazione su quel punto, così il volto di lui cadde a terra per la delusione. "Allora, perché mi hai trascinata fin qui? Sicuramente sarà qualcosa che non includa i pazzi ormoni che ti escono dai pantaloni."

"Ah ah" rise seccamente. Si avvicinò a lei e la sua espressione voltò bruscamente in serietà. Sfuggì subito l’atteggiamento calmo e lo guardò negli occhi grigi con intensità. "Vuole parlare con te."

Il suo cuore fece un balzo.
"Adesso?"

 

Lui annuì e fece un passo indietro verso il recinto. Hermione lo seguì fino a vedere una vasca riempita con un liquido incandescente, simile a un pensatoio, disteso su una delle le pile di scatole. Draco si fece da parte e permise ad Hermione di avvicinarsi. Si chinò a guardare nel liquido vorticoso e vide il volto del Signore Oscuro comparire lentamente nella sostanza. Hermione dovette trattenere un netto apporto di respiro, divenendo faccia a faccia con il suo padrone. Lui sembrava aver visto, però, la sua sorpresa e sorrise.

 

"Ciao Hermione, vedo che Malfoy è stato fedele alla parola di portarti al pensatoio.” Espresse la sua profonda voce in eco. Lei fece solo un cenno in risposta, non sapendo cos’altro dire. “È venuta a mia conoscenza il fatto che sei stata smistata tra i Grifondoro, giusto?"

Lo stomaco di Hermione barcollò per la paura. L’avrebbe sicuramente disprezzata e le avrebbe chiesto cose a cui lei non aveva risposta. Fece ricorso a una risposta di una sola parola, cercando di salvare se stessa dal dare a lui un qualsiasi altro motivo per aumentare il suo dispiacere verso la situazione, "Sì".

 

La fronte di Hermione corrugò. Non si aspettava assolutamente quella reazione. Dove era la rabbia, l'ostilità, le domande? "Impressionato?" chiese con voce ansimante.

"Perché sì", disse semplicemente: "Ci vuole veramente un mago dotato per ingannare il Cappello Parlante quando ti smista in una casa di fronte a quelle in cui eri destinata. Anche se devo dire che ci sarà voluta molta determinazione e forza di volontà per realizzare ciò che hai fatto, rendendo la tua missione molto più facile."

 

Era al tappeto. Pensava che avesse ingannato il cappello! La voglia di correggerlo fu breve, sapeva di doverne approfittare e non fargli dubitare della sua capacità di lavoro. "Grazie, maestro."

"Come vanno le lezioni? Ci sono problemi?"
chiese.

Scosse la testa, "Non al momento. Tutte le lezioni sono abbastanza facili e la maggior parte sono insieme ad H-Potter." Dovette correggersi in fretta. Aveva quasi detto Harry!

Lui annuì in segno di approvazione,  “E’ meno difficile fare amicizia con lui e facilitarti la strada nel suo amorevole gruppo di amiconi Babbani, presumo."

"Sì, signore, sicuramente."
disse.

"Eccellente.
Qualche notizia concernente Potter per me?" chiese.

 

Hermione sapeva a cosa si riferisse. Cose come l’E.S. e se il ragazzo si stesse preparando per la battaglia finale. Si era promessa di non dire niente riguardo al club, così dovette ricorrere alla menzogna. "No, maestro, nulla al momento"

"Beh, è ancora presto per il semestre, quindi sei ancora in tempo per avvicinarti a lui e scoprire quelle cose. Voglio che tu diventi una dei suoi confidenti più stretti, spero te ne renda conto. Potrà essere disgustoso, ma a volte si deve ricorrere a misure drastiche per raggiungere i propri obiettivi."
disse con espressione fredda.

Hermione annuì, "Ho capito, signore."


"Bene. Questo è tutto ciò che avevo bisogno di dirti. Aspettateti presto un'altra visita; Malfoy ti informerà quando è necessario. Hai fatto un buon lavoro finora, Hermione, mantienilo." E con questo, sbiadì dai confini del bacino. Hermione esalò un respiro profondo e guardò in alto per vedere Draco lanciare pigramente per aria una pietra, su e giù. Notò il silenzio e lo guardò incontrando i suoi occhi.

 

"Sai, sei fortunata che non gli ho detto l'espressione sul tuo volto quando sei stata smistata tra i Grifondoro." Disse con un sopracciglio alzato. Hermione strinse la mascella e lui le sorrise, "Frena il carro, Mia, non lo farò. Voglio aiutarti, ricordalo." Si avvicinò a lei e le mise le mani sulle spalle in quello che pensava fosse un gesto confortante, "Ricordati soltanto di tenere sotto controllo i tuoi sentimenti per Potter, eh? E’ disgustoso vederti arrossire in quel modo quando ti sorride."

 

Quando si chinò per cercare di baciarla di nuovo, lei spinse le mani sotto le sue spalle, raccogliendo la sua borsa, e precipitandosi fuori dal vicolo, lasciandosi dietro quello sguardo. Camminò in direzione di Mielandia in tempo per vedere Harry e Ron pagare. Hermione entrò e vide tanti seducenti, colorati oggetti che attirarono la sua attenzione. L’ignorò, tuttavia, e si avvicinò a Ginny toccandole la spalla. Lei si voltò lentamente e si accigliò verso di lei, “Manchi da un sacco di tempo. Che stavi facendo?"

 

"Oh, lunga faccenda." Rispose Hermione categoricamente.

Ginny sembrò accettare le sue scuse e si volse ad aspettare Harry e Ron che finirono di acquistare le loro cose. Si avvicinarono insieme ed entrambi fecero simili domande a Ginny, al quale lei rispose con la stessa scusa patetica che aveva usato in precedenza.

"E poi, Ron ha chiesto al custode se fosse vero cioccolato. Quello ha detto, sì, certo, e se l’è mangiato. Dopo pochi secondi, i denti erano diventati verdi e cantava una resa orribile delle Sorelle Magiche con un accento irlandese! Ci sono voluti cinque minuti per farlo tornare alla normalità, e da quel momento gridava al ragazzo che lo aveva convinto, chiedendogli scusa, sempre come un irlandese ubriaco!" Quando ebbe finito, Harry rideva da tutte le parti, facendo ridere tutti quelli che occupavano la carrozza. Anche Ron dovette ammettere fosse divertente.

Dopo che tutti si fossero calmati, Harry si rivolse ad Hermione e gli chiese a bassa voce, "Pensi che batta l’incidente del boxer?"

Hermione ridacchiò e scosse la testa, "Non con un successone come quello."

Harry le sorrise: "Beh, allora non ci rimane che aspettare."

 

Sentì il viso scaldarsi quando le sorrise. Hermione si voltò subito e cercò di raffreddare il viso con le mani. Draco aveva ragione, quel piccolo seccatore! Era davvero arrossita! Si rimproverò mentalmente, usando un equa maledizione di poche parole che aveva dimenticato nel suo vocabolario, quando era arrivata ad Hogwarts, trovandosi in un acerbo stato d'animo più di quanto lo fosse al momento dell'imbarco delle carrozze, quella mattina.

Sta per ricominciare la scuola, e non vedo l'ora di poter ritornare al mio inglese :) Spero per tutti voi un buon rientro e un anno felice! Ringrazio tantissimo Herm735 per le sue belle parole. Potresti indicarmi i punti precisi degli errori? Provvederò a correggerli immediatamente :) un bacio, alla prossima

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Capitolo 7
*** Il giorno dei morti ***


Il giorno dei morti

Era buio.

 

Si trovava in un corridoio; un lungo e stretto corridoio, scarsamente illuminato. I suoi piedi la trasportavano quasi meccanicamente verso il luogo in cui sapeva di dover andare. C'era un solo pensiero che le attraversava la mente: Morte. Stava per affrontare la morte. Non la sua morte ... no, sarebbe stato troppo stupida per andare incontro alla sua morte. Era la morte di qualcun altro. Stava per uccidere qualcuno.

 

Teneva saldamente la bacchetta nella mano destra, ruotando le nocche bianche con fatica. Doveva davvero odiare quella persona per farla agitare in quel modo. Di solito, quando uccideva, la sua bacchetta stava in modo poco flessibile nella sua mano, così il rischio di farla volare quando gettava incantesimi era elevato. Ma questa volta cercava di non lasciare i confini della sua mano.

 

Alcuni lampi oltrepassarono la sua linea visiva, facendola arrabbiare ancora di più. Disordinati, scuri capelli scuri erano l'unica cosa che rimaneva visibile. Era qualcuno che conosceva. Perché era così difficile, allora? Se conosceva la persona che stava per uccidere, perché non c'era alcun esitazione?

 

Arrivò fino alla rampa di scale che sapeva conducessero alla torre di Astronomia e il respiro andò a brandelli. Era il momento, il momento in cui sarebbe stata faccia a faccia con la sua preda. Era la leonessa e il topo che veniva verso di lei era di piccole dimensioni. Doveva tenere la mente sul piano, e non gingillarsi. Era lì per uccidere. Era lì per conquistarlo. Era lì per dimostrare se stessa.

 

L'aria fresca della torre la colpì come uno zampillo di vapori dell'oceano. Rinfrescante, ma al tempo stesso risvegliava i sensi. Era quasi arrivata. Il suo schema poteva inoltre essere completato sul fondo della torre, in prossimità del bordo. Perfetto.

 

Fece del suo meglio per mantenere il passo tranquillo, camminando sulle punte dei piedi. Il corso d’aria fu interrotto quando cominciò a trattenere il respiro, lasciando passare l’aria solo attraverso il naso, quando era necessario. Era a pochi metri di distanza, ora. La sua snella silhouette era quasi in vista. La luna era l'unica fonte di luce e la prese come un'altra tattica, mentre cercava di nascondersi nell'ombra. Poteva sentirlo respirare.

 

La bacchetta cominciò a muoversi di sua iniziativa, mirando le spalle disarmate. Fu lì che sentì la piccola fitta d’esitazione. Doveva davvero andare così in basso da maledire qualcuno di schiena? Sì, rispose la sua ragione. Non è niente di nuovo.

 

Certo, era una stupida. Ora o mai più. Aprì la bocca e respirò infine per recitare la maledizione che conosceva così bene. I suoi piedi la portarono fuori dal riparo dell’ombra mentre andava in un buon angolo. Ma qualcosa la fermò. La schiena si era tesa e lui cominciò a girarsi come se l’avesse sentita. No, sapeva che l’aveva sentita. Era rigida e il suo corpo rifiutò di tornare nell'ombra.

 

Si era completamente voltato e la stava fissando negli occhi. Lo guardò di rimando e osservò come il suo sguardo si rivolgeva alla bacchetta sollevata e la sua espressione vacillava in stato di shock. I suoi occhi tornarono a quelli di lei con un  lustro di vulnerabilità. Era la sua possibilità ma si accorse di non riuscire ad aprire bocca. Si guardarono l'un l'altro in eterno, il braccio cominciò a dolerle e ad agitarsi, come se fosse caduta sopra una tonnellata di mattoni di ferro. Eppure, non vacillava.

 

La sua voce era tranquilla, per la tensione che sentiva nelle orecchie. "Mi fidavo di te."

Le lacrime cominciarono a brillare dai suoi occhi mentre continuava a concentrarsi su di lui.
Il suo intento era ucciderlo, ma perché non faceva nulla? Perché stava lì, piangendo, come una pazza?

"Che hai fatto?"

Una sola lacrima cadde sulla guancia e lei raccolse tutto il coraggio che aveva dicendo, "Mi dispiace".
AscoltaTrascrizione fonetica

 

Si avvicinò a lui; con la bacchetta sollevata cominciò a pronunciare la maledizione - la maledizione che avrebbe posto fine alla sua vita. La guardò col cuore spezzato ma non l’altro mosse un muscolo per difendersi. Dopo una lunga pausa riuscì ad arrivare a pochi centimetri da lui. Ma fu in quel momento che la luna scelse di far splendere la sua luce su entrambi. Vide i suoi occhi, i suoi begli occhi color smeraldo nascosti sotto gli occhiali rotondi, e ci rinunciò. La sua bacchetta si trasformò in burro, è le scivolò dalle dita. La guardò cadere, e curiosamente fissò lui. Perché lo aveva fatto?

 

L’espressione si contorse nuovamente, ma questa volta con un sussulto allo stomaco. Un accenno di sorriso sfiorò le sue labbra e lei aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, per rompere il silenzio. Ma il destino aveva altri piani.

 

Dietro di lui galleggiò una figura e il respiro gli morì in gola. I suoi occhi rossi le trafissero la pelle mentre la guardava con dispiacere. Harry rimase impassibile come una statua. "Mi deludi, Hermione. Ti ho dato una missione e non riesci nemmeno a portarla a termine, senza cedere alla debolezza." Il suo sguardo balenò verso Harry e lei si irrigidì.

 

"Non toccarlo." Si sentì dire allarmata.

L’altro alzò un sopracciglio, "Non credo tu riesca ad afferrare la situazione. Non sei riuscita a completare il tuo compito e io devo raccogliere i pezzi al tuo posto."

"No." disse con fermezza.

"E cosa hai intenzione di fare per fermarmi?"

Alzò il braccio con la bacchetta ma si rese conto che la bacchetta era scomparsa. Udì una risata e vide che la bacchetta si trovava nelle viscide mani del suo padrone. Spalancò gli occhi per la paura, mentre l’altro puntava la mano verso la figura di Harry.

"NO!" urlò quando la bacchetta sprigionò un fascio di luce verde.

Spalancò gli occhi.

 

Hermione lasciò che i suoi occhi esaminassero ciò che la circondava ed emise un sospiro di sollievo. Era solo un sogno, uno strano sogno. Aveva creduto di essere una persona completamente diversa! Non riusciva nemmeno ad uccidere la persona che aveva nel mirino? I sogni erano davvero inconvenienti: era un miracolo non sognare mai.

 

Sospirando e pensando di non poter più tornare a dormire, gettò via le coperte e controllò l'orologio sul comodino. Erano le nove del mattino. Si lasciò prendere dal panico per un minuto, prima di rendersi conto che era Sabato. E, cosa più confortante, era la giornata di Halloween. Era una festa a cui avrebbe partecipato tutto il giorno. Hermione sorrise mentre scivolava dal letto e si preparava per un bagno all’insegna della giornata.

 

Ginny era, ovviamente, già sveglia, posizionata su uno dei divani, e sembrava lavorare su un saggio. Hermione scese verso di lei e si accomodò sulla poltrona più vicina. La testa di Ginny scattò al movimento, sorridendole. "Hai dormito più tardi del solito." commentò.

 

Hermione annuì: "Sì, in realtà, ho fatto un sogno per la prima volta da tanto tempo.”

 
Ginny la guardò con un lampo cattivo negli occhi, "Ed era un sogno interessante?"

Hermione sbuffò all’insinuazione e rispose: "Era più simile a un incubo, in realtà."

Il volto dell’altra si abbassò con disappunto, mentre tornava ai suoi compiti, "Oh".

"Sono desolata che i miei sogni non stimolino il dolore sotto i tuoi fianchi, Gin."
Scheggiò Hermione con un sorrisetto.

 

Ginny ridacchiò e si voltò per guardarla, "Prendi nota che tutto ciò che riguarda il sesso opposto e gli organi riproduttivi è la mia area di competenza e ne sono orgogliosa."

Hermione ridacchiò e lasciò che Ginny tornasse al suo incarico. Stette seduta in silenzio fino a quando non ebbe un'idea.
"Ehi, Ginny"

La rossa si voltò a guardarla, "Sì?"

 

Hermione strinse le labbra e per un momento pensò fra sé e sé. Doveva davvero chiederglielo? La ragazza stava per porre delle domande alle quali sapeva che se avesse risposto onestamente, avrebbe avuto testa e dignità in mostra. Ma, tuttavia, non riusciva a non pensare a quel problema... e se avesse fatto il primo passo, avrebbe finalmente ottenuto la risposta che bramava! Che genio. "Posso chiederti una cosa che ha a che fare con-?"

 

"Oh sì, sì, mille volte sì! Chiedimi tutto ciò che vuoi!" disse con emozione, battendo le mani e dimenticando il suo saggio.

Hermione scosse la testa a quella reazione, ma si calmò raccogliendo tutto il coraggio che aveva. "Di recente ho avuto una strana ... sensazione, quando sono vicino a questo ragazzo. È come se lo stomaco mi saltasse alla gola. Non ho idea di cosa significhi, e speravo che tu…”

"Ti piace." Rispose Ginny semplicemente.

Dire che fosse spiazzata era poco in confronto alla sua reazione, "C-cosa?"

"Lui ti piace, e vorresti saltargli alle costole... o come lo definisci tu.” disse Ginny come se stesse recitando un manuale sconosciuto.

 

"Ma ... ma questo è impossibile ..." il volto di Hermione si spense. Quella civetta non era sana di mente! Non gli sarebbe potuto, né dovuto, e sicuramente mai piaciuto uno come lui! Era assurdo! Ginny era tutt'altro che esperta se tale era la sua conclusione.

"Ascolta, Herm. E' perfettamente normale avere una cotta per qualcuno. Che si tratti di un semplice capriccio o di stabile lussuria, è parte dell’essere un normale adolescente con gli ormoni.” Spiegò in quello che ad Hermione suonava come materia-di-fatto.

Hermione cercò di resistere alla tentazione di urlare: "Io non sono un adolescente normale, tu piccola…!" E invece annuiva con la testa, come un idiota.

"Allooora ..." disse Ginny con voce innocente, "Chi è il ragazzo?"

Hermione fece del suo meglio per mantenere la calma. Doveva trovare una bugia credibile, e "Nessuno ..." non sembrava certamente una scusa credibile.
"Ehm ... non lo conosci."

Ginny corrugò le sopracciglia, "Sei sicuro di non provare imbarazzo nell’avere una cotta per lui, o cose qualcosa del genere? E' forse Neville?"

"No!"
sbottò lei in fretta, "Voglio dire, sono cresciuta con un ragazzo e lui va in un'altra scuola ... in Bulgaria."

 

"Sì, d’accordo" disse Ginny passivamente, "Ma credimi quando dico che questi sentimenti di solito non vanno via facilmente. Voglio dire, ho sentito per secoli la stessa cosa per Harry, ma quel babbeo non mi ha mai notata fino all'anno scorso! I ragazzi sono davvero ottusi quando si tratta di questa cose."

 

"G-giusto" la sensazione che lo stomaco le stava dando non piaceva ad Hermione. Era una sensazione completamente diversa da tutte quelle che aveva provato nei confronti degli altri. Una sensazione sgradevole, che le stringeva la parte bassa dello stomaco. Perché quell’organo le causava così tanto dolore?

Ginny le mise una mano sulla spalla, in gesto confortante, che, a sua estrema insaputa, fece infuriare Hermione.
"Ricorda, se hai bisogno di qualcosa, non esitare a venire da me, d’accordo?"

Hermione annuì fingendo di sorridere. Ginny tolse la mano e tornò al suo lavoro, permettendo ad Hermione di rilassarsi anche solo per un attimo, e incassare tutto.

 

Harry non poteva assolutamente piacerle in quel modo. Certo, di recente lo tollerava molto più di prima ma ... questo non significava nutrisse desideri sessuali nei suoi confronti! Se desiderava quel tipo di natura, tutto quello che doveva fare era intrufolarsi nei sotterranei e chiedere a Draco un favore. Ma Ginny aveva detto che non sarebbe andato via così facilmente ... voleva dire che Draco non poteva nemmeno aiutarla? Harry era il suo obiettivo e nulla più. L'amicizia, l'amicizia reale, non finta, era fuori dagli schemi in una missione come quella. Arrivare a curarsi di loro ... a curarsi di lui ... era inaudito, e certamente non etico! Certo, era sexy, in quell’aria di bravo ragazzo. Sì, i suoi capelli erano lisci come la seta, anche se c’era sempre qualche ciocca ribelle. Certo era- aspetta! Nonononononononononononono! Non andava affatto bene!

"Salve signorine!"

Hermione trattenne un gemito quando sentì l’energica voce di Ron dietro di lei. Erano arrivati. Perfetto, semplicemente perfetto! Si rifiutò di guardare Harry mentre prendeva posto accanto a Ginny: non se la sentiva proprio di rigurgitare il contenuto del suo stomaco. Se avesse mescolato la sensazione che provava accanto a lui con la sensazione di stare insieme a Ginny, allora sarebbe scoppiata.

"Allora, voi ragazze volete mangiare o no?" chiese Ron, con aria molto ansiosa.

"Certo" rispose Ginny, deponendo la penna d'oca, "Ho davvero bisogno di una pausa."

"Da quanto ci lavori, Gin?" chiese Harry preoccupato.

"Oh, solo poche ore." Rispose lei
, agitando una mano freddamente.

Il viso di Ron mutò in un espressione che Hermione pensò fosse di disgusto. "Come fai ad essere imparentata con me rimarrà sempre un mistero."

"Beh, se i capelli rossi e l’alta pressione non siano un regalo di parentela, è un mistero anche per me." Rispose Ginny con un ghigno.

"Che stupida ..." borbottò Ron, facendo ridere il gruppo.

 

Un momento dopo, tutti si alzarono e si diressero verso la Sala Grande, ma Hermione rimase notevolmente silenziosa durante tutto il tragitto. Era contenta che nessuno sembrasse accorgersene, ma era sicura che Harry avrebbe parlato prima o poi. Godette in pieno della cucina, così divina, che pensò fosse stata progettata per calmarle la mente. Non poteva certo dire che non voleva parlare per paura che i suoi sentimenti di natura sessuale nei suoi confronti si scatenassero. L'unica cosa che teneva sana la sua mente era il fatto che non esistevano sentimenti legati a quell’altra ... quell’altra situazione. Era  solo lussuria; puro, genuino desiderio e nient'altro; perfettamente normale ... perfettamente sano.

"Stai bene, Hermione?"

Eccolo.

 

"Sì, sto bene. Sono solo un po’ stanca." Mentì senza intoppi. Beh, era stato più facile di quanto pensasse. Non c'era niente di cui preoccuparsi. Hermione si rilassò continuando a mangiare, assaporando finalmente quei gusti deliziosi.

 

La colazione andò avanti in quel modo: Hermione era anormalmente tranquilla ed Harry le lanciava sguardi fugaci, chiedendole se stesse bene silenziosamente. Era bizzarro che Hermione pensasse addirittura che la stesse guardando per quel motivo. Poteva quasi leggergli la mente senza fare tentativi. Di solito, ci metteva tanto per accedere alle menti senza l'uso della Legilimanzia. Ma con Harry, non c’era bisogno.

Presto starò meglio, pensò tra sé.

Nel tardo pomeriggio, Hermione si trovava nella sala comune, mentre studiava per un imminente esame di divinazione sui diversi usi dei presagi nella vita quotidiana. L’odio per quella materia non era cambiato, ma sperò che quella missione le avrebbe ripagato il lungo periodo di studio, se avesse dovuto sopportare ancora una volta quelle tortuose predizioni sulla sua morte. Il futuro era fatto per non essere visibile, non per studiarlo.

 

Stava confrontando i due presagi del fuoco e del ghiaccio, quando sentì qualcuno arrivare e sedersi accanto a lei. Il suo stomaco barcollò nuovamente, e capì chi stesse disturbando il suo studio. Prese un respiro profondo, e cercò di ignorare la forte presenza accanto a lei. Ma, naturalmente, i suoi tentativi risultarono vani.

"Ehi" vibrò la forte voce.

 

Si voltò per guardarlo, e sorrise: "Ciao". L’altro fece per parlare, ma lei scelse di interromperlo, non volendo più inventare patetiche scuse per il comportamento di quella mattina: "Senti, so di essere stata strana oggi, ma non riuscirai neanche con un incantesimo a farmi dire cos’ho, va bene? Sono affari miei e sarei grata se ci rinunciassi."

 

Harry sembrò offeso: "Non sono venuto qui per farmi dire cos’hai, Hermione."

Hermione sentì la faccia cadere a terra e le guance colorarsi d’imbarazzo: "Oh, beh ... allora è piuttosto imbarazzante."

Lo vide annuire: "Non preoccuparti, ti capisco."

Sorrise leggermente, "Sei una persona molto comprensiva, non è vero?"

Lui annuì, "Mi piace pensarlo."

"Beh, allora perché non hai ancora ricevuto un premio?"
disse scherzando.

"Non avrei obiezioni a riguardo", disse ridendo, "Vorrei che fosse argentato con il mio nome inciso in mezzo."

Hermione ridacchiò: "Vedo che c’hai già pensato."


"Ah, sì, sicuramente. Quando sei a un passo dalla morte, pensi sempre a certe cose."
disse.

 

Hermione sapeva che quella era battuta scherzosa, anche se non lo era affatto. La sua espressione cambiò quando lo guardò interrogativa: "Perché sei venuto a parlare con me, Harry?"

Il sorriso sparì dal viso dell’altro, "Un ragazzo non può parlare con un’amica?"
Hermione lo guardò e lui ridacchiò. "Beh, sono stato ufficialmente nominato a nome di Ron e Ginny per invitarti alla Tana questo Natale."

Hermione corrugò la fronte, confusa, "Cos’è la Tana?"

 

"Oh, è la loro casa!" Disse Harry, rendendosi conto solo in quel momento del significato. "Lo scoprirai quando la vedrai. Cioè ... se vuoi?" finì esitante.

 

Hermione considerò attentamente la questione. Sul lato positivo, avrebbe avuto maggiori possibilità di avvicinarsi a Harry. Sul lato non-tanto-brillante, sarebbe stata circondata dai Weasley, e se assomigliavano a quelli che conosceva già, sarebbe stato davvero pericoloso. Ma ricordava vagamente quello che Harry aveva detto su di loro - quanto fossero attenti, amorevoli, e di successo. Aveva sentito parlare talmente tanto di quei genitori di capelli rossi! Ricordò di aver visto una donna paffuta in mezzo a un mare di capelli rossi, sul binario 9 ¾, quella che doveva essere la madre. Sembrava abbastanza familiare.

 

 “Certo” concluse finalmente, "mi piacerebbe."

"Fantastico!" esclamò l’altro, con gli occhi lucidi di emozione. "Non ti pentirai di aver accettato, la tana è sempre stupenda. Ti piace il cibo della scuola, vero?"

Hermione annuì con entusiasmo, "Sì"

"Beh, la cucina della signora Weasley è cento volte migliore!"

"Non pensavo fosse possibile ...", rifletté.

 

"Nemmeno io. E se le mandiamo una risposta al più presto, potrebbe farti un maglione." Disse.

"Un maglione?"
chiese.

"Sì, li lavora a maglia ogni anno per Ron, Ginny, me, e tutti quelli che considera parte della famiglia.”
Spiegò.

"Considererebbe me parte della famiglia?"
, chiese, chiaramente in forma di rimprovero.

 

"Chi è amico dei suoi figli è già parte della sua famiglia." Disse con un sorriso. E’ indubbiamente vicino a loro ... concluse l’altra mentalmente.

"Se uno non è abbastanza pazzo da fare amicizia con Ron e Ginny, potrebbe avere più di un semplice maglione?" chiese lei scherzosamente.

L’altro si mise a ridere: "Probabilmente sì, ma è un impresa riuscire a convincere Molly".
AscoltaTrascrizione fonetica

 

Hermione non vide l’ora che fosse già Natale. Il cibo, il maglione gratis, una famiglia ... tutto era sempre più attraente. "Le vuoi bene, vero?"

Lui annuì, "E’ come una madre per me."


Lo guardò attentamente, decidendo se l'espressione dolorosa sul suo viso fosse dovuta alla sua storia. Sapeva cosa voleva dire non conoscere la propria madre. Però, non avrebbe mai potuto dirglielo. Poteva diventare vulnerabile, cosa che rappresentava una minaccia per la vita che veniva prima della scuola, se si fosse presentata l’occasione. Voleva disperatamente consolarlo, ma spinse quei pensieri da parte. Non aveva mai avuto nessuno che la consolasse, perché lui era diverso?

Le sorrise e cercò di cambiare quel discorso tanto lugubre, "Allora, contenta della tua prima festa di Halloween, stasera?"

Lei sorrise: "Assolutamente, non vedo l'ora!"

“Ti piace proprio tanto il cibo della scuola, vero?" chiese Harry incuriosito.

Lei annuì, "La cosa migliore che abbia mai mangiato, fino a quando proverò quella della Tana a Natale, ovviamente."

 

"Hmm ..." borbottò l’altro pensando. Stava per chiedergli cos’avesse ma lui la interruppe prima che parlasse, "Ricordo la prima volta che assaggiai il cibo qui: pensai fossi morto e andato direttamente in paradiso."

"Esattamente!" disse lei, felice che qualcuno condividesse la stessa opinione. "Ma tutti sembrano pensare che sia niente di speciale. Di certo, anche i loro genitori cuociono in quel modo."AscoltaTrascrizione fonetica

 

"O sei stato allevato da Molly." Aggiunse Harry.

"Mi stai facendo desiderare sempre più che il Natale arrivi subito, Potter."
Disse scherzosamente.

"Ed è che una cosa cattiva?" chiese.

"Beh sì", disse rigida: "Io odio la neve!"

Ascolta

Trascrizione fonetica

 

Harry la guardò come se le fossero cresciute due teste in capo. L'espressione era impagabile e fece ridere Hermione. "Odi la neve?" la interrogò attentamente. Lei annuì, ma l’altro continuò a guardarla in modo strano, "Come puoi odiare la neve?"

 

Hermione lo guardò come se la risposta fosse ovvia: "E fredda."

Harry rise di lei, "Non starai dicendo sul serio."

"E perché no?" chiese lei tagliente.

 

"Non puoi odiare qualcosa solo perché ha delle minute qualità. E i combattimenti, e le giornate che passiamo fuori della classe perché gli incantesimi di riscaldamento non funzionano?" Elencò ciascuna delle caratteristiche con le dita per dare più enfasi, ed Hermione non poté fare a meno di sghignazzare.

 

"Beh, immagino che vi siano alcune caratteristiche interessanti, ma tutte finiscono con lo stesso risultato: ti gelano il culo e rischi un malore!" dichiarò. Hermione incrociò le braccia beandosi del suo genio. Ovviamente, l’altro non poteva inventarsi un'altra scusa.

"Ma dimentichi l'unica cosa che i Grifondoro fanno per scaldarsi". Cercò di avvicinarsi con il dito alzato, e lei stette immobile, esitante. "Facciamo sesso come il fuoco."

Hermione spalancò la mascella mentre lo spingeva su una spalla: "Sei un pervertito"

L’altro stava già ridendo, raggirandola con gli occhi, "Ehi, me lo hai chiesto tu!"

Hermione alzò gli occhi al cielo e si appoggiò alla poltrona, con il battito cardiaco apparentemente più veloce. Smettila! Ordinò a se stessa, ma quando tornò a  guardare Harry, il suo corpo rifiuto di obbedirle. Dannazione!

"Ehi, eccovi!" sentì dire dalla vivace voce di Ginny, dall'altro lato della sala comune.

Harry si guardò indietro e sorrise alla sua fidanzata. Lo stomaco di Hermione si strinse di nuovo, ritraendosi. Fortunatamente, la sua reazione passò inosservata, mentre Ginny si accomodava accanto ad Harry, baciandolo in segno di saluto. Hermione rivolse la sua attenzione a Ron, che stava in piedi ad osservare.

"Che stavate facendo voi due?" chiese ridendo.

"Oh, niente, parlavamo del Natale" divulgò Hermione con un sorriso.

Ginny spalancò gli occhi. "Vieni, allora?" Hermione annuì e Ginny strillò eccitata.
"Sarà divertentissimo!"

 

"Sì, tranne per il fatto che ad Hermione non piace la neve." Disse Harry scherzosamente facendo l’occhiolino in direzione di Hermione.

"Cosa?" urlò
Ron.

"Ehm ..." iniziò Hermione guardinga.

"Ogni anno facciamo la battaglia annuale a palle di neve Weasley!" esclamò
Ginny.

Hermione fissò Harry, “Non mi hai detto niente di un battaglia annuale a palle di neve, Harry."

Lui sorrise innocentemente, "Non me l’hai chiesto."

 

La ragazza si accigliò e si voltò verso Ron, che sembrava stesse per dire qualcosa che avrebbe volentieri evitato di ascoltare. "Ti insegneremo. Nessuno si presenta alla Tana impreparato per il combattimento, o verrai espulsa."Ascolta

Trascrizione fonetica

 

"In più, io ti voglio nella mia squadra, e noi non perdiamo mai." Scherzò Ginny.

"Grazie, ma nessuna pressione, vero ragazzi?" aggiunse
Hermione sarcasticamente.

"Perché dovremmo spingerti a fare qualcosa che non vuoi?" chiese Harry con voce innocente.

Puntò un dito contro di lui, "Tu rimani fuori dalla questione, Mister che-male-c’è-nella-neve?'"

Harry sbuffò ed Hermione lo guardò torva. Il ragazzo spostò per un attimo lo sguardo verso l’alto e notò l'orologio, "Hey, la festa sta per cominciare."

Hermione alzò lo sguardo e vedendo che aveva ragione si alzò immediatamente, facendo perdere a Ron l’equilibrio. Quest’ultimo inciampò all'indietro e Harry e Ginny si lasciarono sfuggire una piccola risata. Ron li guardò torvi mentre riacquistava il suo equilibrio.

"Beh credo che dovremmo darci una mossa se vogliamo arrivare ai pasticcini di zucca". Disse Ginny, rompendo il silenzio.

Furono tutti d'accordo, e si fecero strada fuori dalla sala comune. Hermione non poté fare a meno di notare come le mani di Harry e Ginny fossero intrecciate meccanicamente mentre uscivano dalla buca del ritratto. Arrivata al corridoio, si sentì un po' stordita, e perse quasi l'equilibrio come Ron aveva fatto pochi minuti prima. Per fortuna, nessuno sembrò notarlo e continuò a camminare dietro di loro a ritmo costante.

Arrivarono nella sala affollata proprio mentre Silente si alzava per fare un annuncio. Hermione si sedette rapidamente accanto a Harry, mentre Ron e Ginny si sedevano di fronte a loro. Era piuttosto strano il fatto che Harry avesse deciso di prendere posto accanto a lei piuttosto che vicino alla sua ragazza. Ma se ci pensava non aveva logicamente senso. Avrebbero avuto una visuale migliore per guardarsi amorevolmente, cosa che le coppie adolescenti dovevano sempre fare. Oh, e sarebbe stato più facile giocare anche al piedino.

Oppure, sapevano delle sue emozioni conflittuali e lo facevano apposta! Sì, sicuramente era così.

"Benvenuti a tutti, per l'annuale festa di Halloween". tuonò la voce di Silente in tutta la sala. Attirò le attenzioni di tutti, sorridendo. "Desidero congratularmi con voi per questa prima settimana di scuola, quasi senza macchia. Se le mie fonti sono corrette, solo una ventina di studenti sono finiti in punizione." La sala scoppiò in una risata collettiva, mentre proseguiva, "Ora, sono certo che tutti voi avete aspettato con ansia la delizie che abbiamo in serbo per voi. Quindi, per favore, abbuffatevi!"

Il cibo apparve sul tavolo e tutti gli studenti si misero a riempire i piatti. Hermione raggiunse subito l'aglio per il purè di patate condite ma scoprì che una mano si era scontrata con la propria durante il viaggio. Guardò chi fosse e vide che Harry le sorrideva scusandosi. Sentì il viso diventare caldo all’improvviso, mentre caricava il piatto di patate e guardava fare la stessa cosa ad Harry alcuni secondi dopo. Sentì che la vergogna s’impossessava di lei perché in quel momento capì. Capì di provare per Harry qualcosa di più dell’odio.

Hermione puntò uno sguardo verso il tavolo dei Serpeverde e vide Draco farsi scherno di lei. Si voltò rapidamente seppellendo la testa tra le mani. Aveva sempre immaginato ci fosse una ragione per cui Halloween veniva anche indicato come il Giorno dei Morti.

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Capitolo 8
*** Buon compleanno, Hermione ***


Buon compleanno, Hermione

Quel giorno era il 19 novembre, l’ora, le nove del mattino, e dove era Hermione? Si trovava alla Torre Grifondoro, e stava finendo un saggio su l'ultima battaglia tra i Goblin e i Folletti. Anche se quel saggio era incentrato su un argomento apparentemente noioso, si trovò eccitata nel descrivere le vittime della storica battaglia, il numero che era diventato pericolosamente alto durante la lotta, nel giro di poche ore. Hermione pensò che il crescente interesse per le faccende scolastiche fosse dovuto alla difficoltà sempre più alte di cui i professori la rimpinzavano. Le difficoltà rendevano forte la sua formazione e sapeva che quando avrebbe affrontato la scuola, ne sarebbe uscita più fortificata di prima. All'inizio del semestre, era stata in grado di prevedere tutto ciò che usciva dalle loro bocche prima ancora che pensassero a cosa avrebbero detto, ma adesso grattava furiosamente la penna su tutta la pergamena, cercando disperatamente di tenere il passo con le lezioni. Un paio di volte aveva pensato di chiedere aiuto per le materie più difficili, ma decise di non farlo. Hermione Granger non aveva bisogno dell'aiuto di nessuno.

 

Un altra ragione era data dal fatto che i sentimenti che aveva riconosciuto un paio di settimane fa, erano ormai pienamente dominanti nella vita quotidiana. Non importa dove andava, nè cosa faceva, nella sua mente c’era sempre e solo Harry. Studiare e fare i compiti erano una buona distrazione, anche se solo per un po' di tempo. Ma solitamente, la metà del tempo, Harry si fermava a chiederle di poterle fare compagnia. La sua mente le urlava di continuo in quei casi, ma quella grande, grassa bocca rifiutava di ascoltare. Poi, finiva per avere un’altra facile conversazione con lui e scendeva sempre più a fondo nel foro che sapeva di aver già scavato. Perché non poteva mai dirgli di no? Era come se le avesse fatto un incantesimo o qualcosa del genere! Ma non importa quanto Hermione cercava di deviare quella colpa, sapeva di essere lontana dalla verità.

 

Le distrazioni possono durare a lungo quando si cerca di evitare qualcosa.

"Hey Hermione"

 

Inizialmente, quando Hermione aveva sentito quella presenza arrivare da dietro, pensò si trattasse di Ginny. Dopo tutto, era l'unica persona che si alzava così presto, come faceva al fine settimana. Purtroppo, aveva torto. "Ciao Harry"

 

Prese una sedia accanto e le fece un sorriso, quel tipo di sorriso che metteva a repentaglio il suo stomaco. Se quella era amicizia, perché cercava così inflessibilmente di convincere se stessa nel credere che non sarebbe stato poi così male? Che diavolo di dolore! Lui continuava a sorridere e presto il dolore fu arduo da sopportare.

 

"Che c’è?" chiese aspramente.

"Vuoi scendere a fare colazione?" chiese l’altro gentilmente, ignorando quel tono.


Hermione ridusse le sopracciglia, sospettosa: "Ma Ginny e Ron non si sono ancora alzati."


Lui annuì, "Esattamente"


"Di solito non usi queste parole per spiegare l'assenza del tuo migliore amico e della tua fidanzata." Commentò Hermione, guardandolo acutamente.


L’altro
si strinse nelle spalle: "Voglio farti vedere una cosa."

Lo guardò con aria di rimprovero, chiedendosi cos’avesse pensato. "Perché?"

 

Harry scosse la testa perplesso. Hermione aprì la bocca per parlare di nuovo, ma lui le prese la mano e la trascinò fuori del divano. Il tocco della sua mano le fece cadere la penna scioccandola velocemente, come un fulmine che le attraversava il corpo, partendo dalla punta delle dita fino ad arrivare a quelle dei piedi. In nome di Merlino, che diavolo era?

"Andiamo" fu l'unica cosa che le disse mentre la conduceva fuori dalla torre e verso il corridoio.

 

Hermione rimase in silenzio mentre lui la portava giù da una serie di corridoi e di scale. Non voleva pensare, non volevo rovinare quel ... quel momento. L'unica ragione per cui aveva considerato quella situazione era il fatto che la mano di Harry non aveva lasciato andare la sua da quando l’aveva portata via. Non pensava che la sua vita dipendesse da questo, e non pregava il cielo che non lasciasse andare la mano; praticamente teneva saldamente la sua mano, incurvandola leggermente in modo da non perdere aderenza e da non lasciarla cadere. Si chiese vagamente se Harry potesse sentire che la sua mano cominciava a sudare per la pressione. Almeno, pensò che fosse a causa della pressione. Ascolta

Trascrizione fonetica

 

 

Si fermarono quando Hermione vide un grande ritratto con un cesto di frutta. Hermione osservò la zona, chiedendosi cosa ci fosse di così speciale. C'era solo un ritratto. Si voltò a guardarlo con uno sguardo strano, "Che cosa dovrei vedere?"

 

Harry sorrise soltanto e si fermò davanti al ritratto, concentrandosi sulla pera sepolta all'interno del cesto. Hermione aprì la bocca per fargli alcune domande quando la mano di Harry si avvicinò al ritratto e solleticò la pera. Certo, il solletico. Hermione stese lì, trafitta dal movimento, e saltò quasi dalla paura quando il ritratto si aprì. Rimase a bocca aperta quando vide la porta nascosta mentre Harry si girava a guardarla. Prese di nuovo la sua mano e la condusse all’interno della stanza.

 

Pensò di essere morta e andata in paradiso.

La cucina… era alla cucina di Hogwarts.

 

"Oh Merlino" respirò iniziando a guardarsi intorno, nella stanza. Vide armadi su armadi pieni di cibo di ogni genere-andavano dalle carote a fette di carni confezionate. Pentole e padelle erano allineate alle pareti e poté vedere, da un lato della grande stanza, un camino in mattoni. In realtà, la stanza era così grande, che pensò fosse una replica esatta della Sala Grande, con tavoli che sembravano i tavoli delle casate, ma vuoti. Erano presenti incantesimi di raffreddamento per poter conservare i cibi di cui avevano bisogno e poté quasi sentire il leggero brivido che emanavano. Si girò per vedere che Harry ricambiava il suo sguardo con un sorriso sul volto.

 

"Buon compleanno, Hermione"

La sua bocca si spalancò. Si era dimenticata che quel giorno era il suo compleanno e lui l'aveva ricordato, come aveva detto che avrebbe fatto. "T-ti sei ricordato?"


"Certo che l’ho fatto", disse.


Guardò un'altra volta la stanza, "E questo-"
AscoltaTrascrizione fonetica

 

"E’ il mio regalo. Mi hai detto che ami il cibo qui, così ho pensato di condividere il mio piccolo segreto con te: Accesso illimitato alle cucine della scuola. Ma lo sa solo Ron, quindi cerca di mantenerlo, ok? " chiese silenziosamente.

 

Hermione annuì, "E’ che ... nessuno aveva mai fatto qualcosa di simile per me, prima d’ora."

Harry corrugò la fronte "Davvero?"


"Sì" rispose lei onestamente.


"Nemmeno i tuoi genitori?" chiese.

 

Scosse la testa e intravide un movimento nell’angolo del suo occhio. Si girò e vide un vivace elfo domestico intorno alla cucina e dovette contenere un rantolo. Si voltò di nuovo verso di Harry, "Che ci fa un elfo domestico qui?"

"Oh, beh, loro cucinano qui." spiegò.

Hermione sembrò sorpresa, "Davvero?"

L’altro annuì, "Ma non preoccuparti, so che vengono pagati per lavorare qui. Amano lavorare ad Hogwarts." puntò un tavolo vicino al centro della stanza, "Vuoi sederti?"

Hermione sorrise e seguì Harry verso il tavolo. Si sedette di fronte a lui mentre un elfo domestico con due palline da tennis verdi al posto degli occhi, veniva per ordinare. C’era qualcosa di familiare in quell’elfo, ma non riuscì a capirlo bene. "Signor Harry Potter, signore! Dobby è così felice di vederti!"

Fu allora che sentì il clic. Dobby! Il suo vecchio elfo domestico, Dobby! Spalancò gli occhi e chinò la testa, improvvisamente consapevole della sua presenza. Se l’avesse riconosciuta, sarebbe stata nella merda! Anche se metà della sua mente avesse voluto gridare chi fosse, se non altro per parlare con lui, come i vecchi tempi, sapeva che quella non era la migliore idea al momento. Sperò che il tempo fosse stato buono con lei, mascherandola dalla ragazzina di 13 anni che Dobby conosceva.

"Ciao Dobby, come va?" chiese Harry educatamente.

"Dobby sta bene, signore, molto bene! Chi è la nuova amica di Harry Potter?" Dobby guardò Hermione che incontrò i suoi occhi, cercando di mascherare la paura.


"Oh, scusa per i miei modi, Dobby lei è-"

 

"Se non ti dispiace, Harry, vorrei solo mangiare qualcosa e poi tornare al mio saggio.” Lo interruppe Hermione, fingendo un sorriso innocente.

 

Harry la guardò in modo strano, "Umm ... bene, allora. Dobby, potresti portarci solo un po' di frittelle e delle focaccine con diciotto candele sopra, per favore?"

Dobby annuì con entusiasmo: "Subito, signore!"

 

L'elfo domestico corse via ed Harry si voltò verso Hermione, guardandola in modo strano. Lei gli sorrise timidamente e cercò di evitare il suo sguardo. "Cos’era quello?"

 

"Niente, io ... Voglio solo tornare al mio saggio, davvero." mentì.

Lui non le credette. "Hermione, è il tuo compleanno. Hai bisogno di relax, calmati."


Lei scosse la testa: "E' solo un altro giorno, Harry - un altro giorno, un altro saggio che devo completare."


Lui sospirò, "Anch’io ci sono abituato."


Lei inclinò la testa con curiosità: "Cosa vuoi dire con ‘abituato’?"
Ascolta

Trascrizione fonetica

 

"Be', dopo tante feste a sorpresa fatte dai Weasley, ci si abitua all'idea che il tuo compleanno abbia un valore da celebrare. In più, i regali non sono neanche niente male." disse con un sorriso.

"Allora ti piace solo per i regali?" chiese lei ironicamente.


Lui sorrise, "Naturalmente". Quando il suo viso perse piccole tracce di umorismo, parlò in tono serio: "Hai
festeggiato il tuo compleanno, prima, giusto?"

 

Si fece beffe di lui: "Certo." Ebbe un flash del suo ultimo "regalo di compleanno" e lasciò che il suo atteggiamento mostrasse nel volto caratteristiche diverse. Harry sembrò notarlo e alzò un sopracciglio verso di lei, sapendo che c'era qualcos’altro che gli stava nascondendo. Ci pensò per un secondo, chiedendosi se avrebbe dovuto parlargliene. Sul lato logico, la decisione era giusta, ricopriva i bordi di qualunque cosa avesse potuto svelare la sua vera identità. Inoltre, l’aveva già fatto un paio di volte e lui non sembrava aver sospettato le sue motivazioni. Sospirò, "La mia ... famiglia aveva dei modi per celebralo che in genere beneficiava più loro che me. Ho capito di non poterne più e ho chiesto loro di smettere, circa tre anni fa. Ma il mio… fidanzato ha sempre insistito nel farmi un dono, ogni anno, e così è andata. Puoi usare l’immaginazione per il resto."

 

Lui annuì comprendendo, con una lieve smorfia sulle labbra: "Di quali istituzioni beneficiavano?"

Lei sorrise compiaciuta: "Beh, di solito finiva prima che io-"


"Volevo dire coi tuoi genitori", disse, assumendo un aspetto ripugnante sul viso, probabilmente a causa dall’immagine mentale che Hermione aveva appena disegnato per lui.

 

Hermione rise in silenzio per quell’espressione e gli rispose, "Feste, balli, qualsiasi cosa che designa un formale stare-insieme, quando l'unica cosa di cui avevo bisogno era semplicemente spegnere le candeline."

 

La guardò placidamente: "Deve essere stato orribile."

Lei scosse la testa: "Non proprio, la torta era sempre buona."


Ridacchiò, "Sai cosa voglio dire."Ascolta

 

Trascrizione fonetica

 

 

 

Con un cenno del capo cercò un altro commento sarcastico per impedirle di scavare su vecchie ferite. Non trovò niente. Così, stabilì di mostrare uno sguardo patetico che disegnò sul visto tristi lineamenti. "Non ti pesa molto dopo un po’. Il tuo compleanno si trasforma lentamente in un altro giorno, dove l'unica cosa diversa è che sei cresciuto qualche centimetro in più, rispetto all'anno scorso".

 

Harry si appoggiò allo schienale della sedia: "Beh, quando ero piccolo, il mio compleanno non veniva mai celebrato." Hermione fu sorpresa dalla sua confessione. "E’ sicuro che non predicherai al coro sbagliato. Ma anche se era solo un altro giorno, cercavo sempre di fare qualcosa per riconoscerlo, come infornare i muffin a mezzanotte, quando mia zia e mio zio dormivano o andare al parco giochi per tutta la giornata, anche se questo significava lavare piatti in più."

 

Hermione ci pensò un attimo prima di rispondere: "Credo ... che non mi sia mai importato di crescere. Più si è anziani, più si diventa debole, e si perde agilità."

Lui la guardò per un momento, "Non è del tutto vero. Più si invecchia, più saggio si diventa."


"Sì, ma la saggezza non sempre è un tratto facilmente acquisibile." Motivò l’altra.


"Dipende dal tipo di persone che sei." Disse Harry con voce lucida.

 

Lei si voltò a guardarlo e dolente, vide lampeggiare qualcosa nei suoi occhi. Fu come se stesse cercando di leggere al suo interno. Innalzò immediatamente le sue mura, ma non sentì niente che premeva contro. Forse sta utilizzando un altro modo per leggerti, ipotizzò la sua mente, come se ti stesse studiando e cercando di capirti normalmente. Ma qualcosa nella parte posteriore della sua testa si ribellava; qualcosa le diceva che non doveva pensarci troppo. Ci sarebbero state conseguenze nel pensare troppo, come il mostrare emozioni. Lo vide sporgersi leggermente in avanti sui gomiti, inclinandosi da una parte e continuando a guardarla con quello sguardo indagatore sul volto.

 

"Ecco a voi signore e signorina!" la voce di Dobby lì rianimò.

Il collo di Harry s’allungò guardando il sorridente elfo domestico in piedi e gli sorrise educatamente. "Grazie, Dobby."


Dobby annuì con un largo sorriso, "Non è un problema, Harry Potter, signore!
A Dobby piace la sua compagnia!"

Hermione non poté fare a meno di mostrare un sorriso per il familiare entusiasmo. La faceva sorridere quando era più piccola, ed era un piccolo sollievo sapere che, anche attraverso anni di distanza, poteva ancora esserne affetta. Dobby se ne andò con un leggero inchino e sparì in cucina. Hermione lo guardò per un attimo prima di passare al suo cibo. Non poté fare a meno di lasciare che il suo cuore sciamasse davanti al vasto assortimento di muffin e frittelle, ognuno con una o due candele accese su di loro. Guardò Harry che le sorrideva.

"Esprimi un desiderio", disse bruscamente, facendo cenno al cibo.

Hermione si bagnò le labbra pensando a cosa avrebbe desiderato. Aveva già tutto quello che desiderava sulla punta delle dita, cos’altro c'era? Cogliendo l’opportunità, si chinò e spense le candele con l'unica cosa che desiderava sempre, il giorno del suo infelice compleanno: la felicità. Anche se era completamente soddisfatta della sua vita, non era mai stata veramente felice. Anche se sapeva fosse una cosa difficile, visto che il desiderio non si era mai avverato finora, era ancora l'unica cosa che le mancava. Ciascuna delle diciotto candele si spense come se l’avesse colpite una folata di vento. Hermione sorrise ritornando a guardare Harry.

 

"E allora, cos’hai desiderato?" chiese Harry, prendendo un muffin.

 

Hermione lo batté afferrando il muffin che stava per prendere, levando la candela e mordendolo. Lui la guardò divertito e lei sorrise: "Sai bene quanto me che se racconti a qualcuno il tuo desiderio, non potrà mai avverarsi."

 

Lui annuì e afferrò un altro muffin, mordendolo: "Sì, ma ora so che c’è qualcosa che vorresti diventasse realtà. Di solito, quando si tratta di un desiderio stupido, la gente dice agli altri cosa ha chiesto alla Fata del compleanno."

 

Hermione ridacchiò, "Analogia interessante."

"Mi piace pensare di essere un genio quando si tratta di queste cose".


"Sì, beh se non sei pieno di te, potresti esplodere, o qualcosa del genere." disse, sorridendogli allegramente.


"Renderebbe la questione di Voldermort molto più facile. Vedo quasi il titolo, 'Harry Potter: Ucciso dall’Ego colossale." Disse con una risata.

 

Hermione, comunque, non aveva sentito altro che il nome del Signore Oscuro. "Tu ... tu pronunci il suo nome?" chiese, cercando di nascondere il timore reverenziale, misto alla rabbia che sentiva.

L’altro si strinse nelle spalle con noncuranza: "Beh, sì, è solo un nome, giusto?"

 

Hermione scosse la testa: “E’ il nome del più potente Signore Oscuro di tutti i tempi! Pensavo che la gente temesse di pronunciare il suo nome, sembrano parlare di un loro coetaneo." Controllati, Hermione, si disse, uno sbaglio e sei fregata.

"Ovviamente non mi conosci ancora bene, se questa è la tua conclusione. Quando sei il numero uno sulla lista nera di qualcuno, non hai problemi a dire alla gente chi è." Disse lui con calma.

 

Lei strinse gli occhi: "Sei molto testardo, vero?"

L’altro alzò le mani, "Querelami."

 

Hermione non poté fare a meno di sorridere. Era decisamente diverso da chiunque avesse mai incontrato. Nessuno aveva mai osato pronunciare il suo nome di fronte a lei, prima d’ora, o chiunque altro per quella questione. Era un… sollievo. Neanche lei aveva mai detto ad alta voce il suo nome e qui c’era un ragazzo che lo pronunciava in modo fluente, e lei non poté trattenere la soggezione. Avrebbe dovuto essere arrabbiata, avrebbe dovuto urlargli, avrebbe dovuto avere una sorta di emozione malefica, invece dell’abbattimento. Ma Hermione non potè fare altro che provare ammirazione. Era coraggioso, e lei lo acclamava.

Forse questa era amicizia, e le contrazioni del suo stomaco, erano solo uno spiacevole effetto collaterale. Ammirazione, il nuovo sentimento che stava cominciando ad amare, si stava riversando su di lei. Non sapeva cosa dire, non era in grado di parlare. Per fortuna, Harry scelse il momento giusto per guardare l'orologio, spalancando gli occhi.

Hermione annuì e si alzò dal tavolo, afferrando un altro muffin per mangiarlo durante il viaggio. Harry ringraziò velocemente Dobby mentre si precipitavano fuori dalla cucina, fianco a fianco. Hermione cercò di fare del suo meglio per tenere il passo, ma si sentì vacillare percorrendo un corridoio vuoto. Arrivati nella sala d'ingresso, si guardò le spalle, cercando di memorizzare la strada per riferimenti futuri. Hermione corse per raggiungere Harry, mentre salivano fino al settimo piano. Harry disse la password della torre e la signora grassa li lasciò passare, mentre Hermione si fermava per una fitta al fianco. Doveva tornare in forma.

 

Harry si volse, "Vuoi venire?"

Hermione si trovò ad annuire: "Certo, non me lo perderei per nulla al mondo."

 

Le restituì un sorriso smagliante avviandosi su per le scale, verso il suo dormitorio. Hermione sospirò e uscì dalla sala comune, seguendo il percorso che sapeva portava al campo di Quidditch. La partita della giornata era Grifondoro contro Serpeverde, la prima partita dell'anno. Avrebbe dovuto tenersi la settimana precedente, ma a causa di un infortunio nella squadra dei Serpeverde, era stata rinviata di una settimana. Hermione si ritrovò eccitata per la premessa del gioco. Aveva partecipato a poche partite con i Malfoy quando era più piccola, ma quando si era trasferita a Riddle Manor, le venne proibito di lasciarla, salvo le diverse disposizioni. Le era mancato guardare lo sport e il fatto che il suo migliore amico fosse contro... l’altro suo amico, rendeva la cosa sempre più attraente.

 

Sentì il clic di un megafono e regolò la sua posizione, girando la testa per vedere oltre allo stand del commentatore. La voce del suo compagno Dean Thomas si fece sentire in tutto il campo, "Benvenuti tutti alla prima partita di Quidditch della stagione!" Si sentirono solo applausi in tutto lo stadio mentre quello continuava, "Ed ecco che arriva la squadra dei Serpeverde: Malfoy, Goyle, Tiger, McLaughlin, Broadcorb, Zabini, e Vaisey" Tutti i giocatori volarono sul campo e fecero un giro, accerchiando gli stand. Hermione vide Draco che le faceva l’occhiolino e lo prese in giro. "E la squadra dei Grifondoro: Weasley, Robins, Weasley, Arndt, Yettaw, Wooster, eeeeeeeeeeeeeee POTTER!" Gli stand scoppiarono, ancora una volta, in applausi, ma questa volta più vivi ed Hermione battè le mani lanciando un grido per la sua squadra. Questi fecero lo stesso giro e Ginny le fece cenno. Hermione la salutò di rimando e guardò tutti volare via.

 

Osservò tutti assumere le posizioni e attese che Madame Bumb, l'arbitro, fischiasse e lanciasse la Bluffa, per iniziare il gioco. Vide che l’anziana donna diceva qualcosa ai giocatori prima di soffiare fortemente il fischietto e di rilasciare la palla scarlatta. Gli studenti applaudirono i giocatori che piombarono in tutto il campo. Ginny catturò la Pluffa e corse verso i tre cerchi d'oro sul lato del campo dei Serpeverde.


"Weasley ha la Pluffa! La passa a Wooster, a Yettaw, di nuovo alla Weasley ... e segna! Dieci punti a Grifondoro!"

 

Hermione applaudì insieme al resto dei Grifondoro, e la maggioranza dei Tassorosso e dei Corvonero. Continuò così, Ginny fece la maggior parte dei goal per i Grifondoro e Broadcorb dei Serpeverde ne fece altrettanti. Si rese orribilmente conto che Tiger e Goyle usavano a distanza i Bolidi, visto che la maggior parte della sua squadra era già stato colpita più volte. Non che fosse sorpresa, entrambi erano dei completi idioti.

 

Harry stava facendo il giro del campo con gli occhi concentrati a cercare il Boccino, e Draco lo seguiva. Hermione alzò gli occhi cielo per il comportamento prevedibile. Doveva sempre seguire qualcuno, anche se non intenzionalmente. Interveniva solo quando spuntava la luna blu, ma la maggior parte del tempo era solo una palla di fango che attendeva ordini. Solo quando era con lei, trovava la necessità di avere il controllo.

 

"Potter ha visto il boccino!" urlò la voce amplificata di Dean.

 

Ed era vero, infatti, Hermione vide un barlume d’oro sulla scia della scopa di Harry. Draco si avvicinò e si mise accanto a lui, spingendolo fuori strada. Hermione si accigliò guardando i due ragazzi che combattevano furiosamente per il boccino. Draco continuò a spingere Harry fuori strada e lei combatté la tentazione di urlargli contro. Il perché, non lo sapeva. Per la verità, avrebbe dovuto fare il tifo per il suo migliore amico, la persona che conosceva da tutta una vita. Ma si sentì in dovere di votare per Harry, quello che chiaramente aveva individuato prima il boccino.

 

"McLaughlin segna, dieci punti a Serpeverde!"

 

Hermione trattenne il respiro. Il punteggio era ormai segnato; 80-80 e la pressione era tutta sui due cercatori. Il boccino era sparito da tempo ed entrambi i ragazzi si accigliavano l’uno con l’altro. Fu allora che Harry fece un tuffo a terra, e Draco lo seguì immediatamente. Hermione vide che non c'era nessun boccino e capì cosa stesse facendo. Aveva visto molti cercatori farlo prima, ma solo pochi ci erano riusciti. Il nome della pericolosa mossa le sfuggì dalla mente, quando vide Harry e la sua dignità scendere a velocità massima verso il suolo. Draco si trovava pochi centimetri dietro ed Hermione trattenne nuovamente il respiro, mordendosi le labbra fino a quando non sentì il sapore ramastro del sangue riempirle la bocca.

 

Si sporse in avanti quando vide Harry stare su pochi centimetri da terra. Hermione si lasciò sfuggire un respiro di sollievo e chiuse gli occhi, grata che stesse bene. Un sussulto riempì lo stadio e i suoi occhi si aprirono di colpo. Draco era steso a terra, e si rotolava per il dolore. Sentì uno strappo nello stomaco quando una barella galleggiante spuntò sul campo. Il gioco continuò mentre Draco veniva levitato sulla barella, quasi incosciente. Hermione era così concentrato su di lui che non vide che Harry volava bruscamente verso la parte sinistra degli stand e prendeva una lucida, palla d'oro nel palmo della mano.

 

"POTTER HA PRESO IL BOCCINO, GRIFONDORO VINCE!!”

 

Hermione balzò in piedi e urlò, tutti i pensieri su Draco evaporarono dalla sua mente. La squadra di Grifondoro volò giù per congratularsi con il loro cercatore ed Hermione sorrise quando Harry venne catturato da un abbraccio di gruppo. Ma il sorriso di Hermione vacillò quando vide, al rallentatore, che Harry agguantava Ginny, e la faceva volteggiare baciandola appassionatamente sulle labbra. Il dolore le colpì il petto questa volta. Sentì svanire il respiro mentre si faceva strada verso l’uscita, spingendo le persone sugli spalti. Erano tutti riuniti intorno alla squadra, mentre si congratulavano fra di loro, e dovette spingere per uscire dalla mischia. L'uscita era dall'altra parte della folla e stava quasi per raggiungerla quando sentì qualcuno chiamare il suo nome.

 

"Hermione!" la sua voce era forte, poteva sentirne il ghigno.

 

Scelse di non riconoscerlo e si fece strada tra la folla, avvicinandosi all'uscita. Sentì nuovamente chiamare il suo nome, penetrante in lei, rendendo il mal di petto ancora più doloroso. Se tutto quello che faceva quel ragazzo era causare dolore, perché si trovava ancora lì? Perché aveva accettato di venire?

 

Hermione raggiunse l'uscita e percorse la strada verso il castello, con le braccia incrociate sul petto. Il vento soffiava contro di lei e rabbrividì, maledicendosi per aver dimenticato il vento gelido. I suoi piedi la trasportavano e risultava insensibile ai dintorni, seguiva solo il suo istinto, ovunque le dicesse di andare. Sentì delle risate e delle chiacchiere ad alta voce dietro di lei e affrettò il passo verso il castello. Svoltò alla destra della scalinata principale e seguì il lungo corridoio verso il ritratto del cesto di frutta. Solleticò la pera rapidamente ed entrò attraverso la soglia, appoggiandosi, una volta dentro. Hermione non sapeva perché fosse andata lì, ma fu sollevata dal fatto che la sua mente aveva scelto un luogo appartato, che solo poche persone conoscevano.

 

Hermione lasciò penzolare la testa da un lato, facendo rilassare il corpo. Prese un posto al tavolo più vicino e abbassò la testa, lasciando riposare la mente per le emozioni contrastanti che l’attraversavano. Il momento solitario fu, tuttavia, di breve durata, quando lo scalpiccio di piccoli passi interruppe il silenzio. Alzò immediatamente la testa, e vedendo quei grandi occhi verdi fissi su di lei si rilassò.

"Ciao Dobby", disse, alzando la testa e guardando il piccolo elfo domestico.

Dobby sorrise ampiamente, "Salve signorina Hermione!"


Ad Hermione si raggelò il sangue mentre quello continuava a sorriderle. "Come ... come hai fatto a sapere che ero io?"


"Dobby ricorda molto bene i suoi ex padroni", affermò con orgoglio.


"Beh, allora perché hai chiesto chi fossi, prima, quando ero con Harry?" chiese con curiosità.


"Non ho mai detto che a Dobby occorre un breve periodo di tempo per ricordare."
Disse con le guance rosse.

Hermione sorrise dolcemente all'elfo, quando un pensiero la colpì. "Dobby, come sei finito a lavorare qui, ad Hogwarts? Pensavo che Lucius-"

"Dobby è stato liberato, signorina!" tagliò corto con entusiasmo, "Harry Potter ha aiutato Dobby a liberarsi da quell'uomo orribile! Ha messo un calzino nel diario, davvero! Mi ha trovato un lavoro a Hogwarts, un lavoro pagato!"
Ascolta

 

"D-davvero?" chiese meravigliata. Così era stato Harry a portarle via Dobby? Harry aveva liberato l’elfo? Ma guardando Dobby, seppe che l’aveva fatto per il suo bene. Lucius l’aveva trattato orribilmente, e alle volte veniva in camera sua, piangendo per il dolore che gli aveva inflitto. Hermione curava le sue ferite con un kit di ricambio del pronto soccorso, che teneva sempre nella sua stanza, e la sua bacchetta. Gli permetteva di rimanere nella sua stanza fino al mattino seguente, momento della colazione. Quindi, Harry aveva davvero salvato Dobby.Trascrizione fonetica

 

 

"Sei cresciuta molto, signorina Hermione." Commentò Dobby in soggezione.

Lei sorrise: "Vedo che non sei cambiato molto, Dobby, salvo per un po' di fiducia in più."


Lui annuì, "Dobby non ha paura di niente!"
AscoltaTrascrizione fonetica

 

Hermione ridacchiò per poi tornare ad uno sguardo serio, ricordando ciò che voleva chiedergli. "Ti dispiace non dire ad Harry che mi conosci, Dobby?"

Dobby inclinò la testa, "Perché, signorina?"

 

Hermione si bagnò un po' le labbra e parlò a bassa voce, "Sono un po’... imbarazzata a parlare dei Malfoy e vorrei raccontarglielo... più tardi. Dobby, per  favore?"

 

"Tenere un segreto a Harry Potter?" ci pensò per un attimo, ma poi vide il triste sguardo sul volto di Hermione. "Va bene, ma solo se la signorina Hermione dà a Dobby un paio di calzini per Natale"

Hermione sorrise e annuì, "Naturalmente, Dobby, grazie mille!"

 

Abbracciò l'elfo e lo rilasciò sorridendo. Dobby parlò ancora una volta, "Perché sei a Hogwarts, signorina Hermione? Non ti era permesso l’ultima volta che c’era Dobby.”

Hermione balbettò: "Loro ... hanno cambiato idea, dopo un po', credo."


Dobby sorrise radiosamente, "Dobby è contento che sei qui, signorina Hermione, a Dobby sei mancata!"


"Mi sei mancato anche tu, Dobby", disse lei onestamente.


Vuoi qualcosa da bere, signorina?" chiese Dobby educatamente, indietreggiando verso il punto in cui erano collocati il cibo e le bevande.

Hermione ci pensò un attimo prima di stabilire l'unica cosa che avrebbe calmato i suoi nervi.
"Hai un po’ di whisky incendiario?"

Dobby si accigliò, "Lo usiamo solo per occasioni speciali ..." il volto di Hermione si rabbuiò e Dobby sembrò considerare la cosa. "Ma Dobby pensa che rivedere la sua Hermione sia un’occasione speciale."

 

Hermione sorrise mentre Dobby tirava fuori una bottiglia piena del miglior Ogden. Si versò un piccolo bicchiere e lo tracannò in fretta, sentendo che la lieve ustione scendeva dentro la gola. Lo guardò, scura in viso, "Potresti darmi l'intera bottiglia, Dobby?"

 

"La bottiglia intera, signorina?", chiese, un po' sorpreso.

Hermione annuì senza dire una parola, "E' una occasione molto
particolare, dopo tutto."

Dobby sembrò rimproverarla per un secondo, prima di darle la bottiglia intera. Hermione sorrise ringraziandolo e avvicinò la bottiglia alle labbra, inghiottendo il liquido dal gusto tagliente. Sapeva che avrebbe dovuto fermarsi, visto che l’indomani sarebbe stata reduce di una sbornia. Non amava i  mal di testa e le vertigini. Hermione chiese a Dobby se conosceva qualcuno con una pozione per la sbornia e lui rispose che aveva da parte gli avanzi per la sua amica, Winky. Disse che poteva prendere in prestito il resto e i buoni propositi di Hermione volarono fuori dalla finestra. Bevve la bottiglia di whisky incendiario fino a quando l'ultima goccia toccò la sua lingua; il suo ultimo pensiero fu rivolto al bacio tra Harry e Ginny sul campo di Quidditch. Respinse la visione e chiese un'altra bottiglia. Dobby l’accontentò esitante, ma lei gliene chiese un'altra dopo aver finito.

Sarebbe stato un inferno il mattino dopo, ma non le importava.

Harry e Ginny potevano andare a farsi fottere.

La scuola mi sta davvero distruggendo e siamo solo agli inizi, a voi come va? Spero solo di regalarvi un sorriso con questa bellissima storia :) patronustrip, sei così dolce, ti ringrazio immensamente, stai tranquilla/o farò di sicuro i complimenti da parte vostra (da parte mia gliene ho già fatti tanti XD) e anche per me quella era la migliore frase del capitolo. Quanto Amo Luna! Herm735; grazie per le tue riflessioni, terrò a freno i miei errori d'ora in poi XD, si hai proprio ragione, appena finirò di tradurre la rivedrò completamente e troverò sicuramente tantissimi errori. Non sono un genio nella traduzione, anzi sto imparando, e credo che i tuoi consigli mi serviranno molto. Come vedi, non c'ho messo molto nel pubblicare questo capitolo, spero di non averti fatto aspettare troppo. Spero comunque vi piaccia. Alla prossima :)

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Capitolo 9
*** Una notte di sbornie, pozioni e palle di neve ***


Una notte di sbornie, pozioni e palle di neve

Dobby era molto preoccupato per la sua amica.

 

Era rimasta lì per una buona mezz'ora a buttare giù molte bottiglie di whisky incendiario, come un bambino che necessita di latte. Dopo averle consegnato la pozione per la sbornia, era completamente impazzita! Non le aveva chiesto il motivo di tanto intorpidimento per una bevanda così forte, sapendo che avrebbe potuto disturbarla, visto che sembrava assorta nei suoi pensieri. Dobby rimase a guardare come la ragazza svuotava il whisky, bottiglia dopo bottiglia, finché non arrivò quasi a cinque. Avrebbe voluto fermarla, doveva fermarla, ma c'era quella strana sensazione che gli diceva di farle gestire la situazione da sola. Ma promise a se stesso che, se avesse chiesto un'altra bottiglia, avrebbe rifiutato. Un altro po’ di quella roba e sarebbe andata in coma!

 

Amava la sua Hermione, l’adorava quasi quanto Harry Potter. Ma arrivava il momento in cui il suo interesse veniva oscurato dal bisogno di bevande alcoliche. Se pensava correttamente, c’erano solo due persone che potevano farla smettere, senza comprendere se stesso. Il primo era Harry Potter. Era stato così carino e si era preso cura di Hermione, così che Dobby pensò a lui, saltando di gioia. Meritava veri amici, soprattutto considerata la sua educazione. Certo, aveva avuto la meglio con Dobby, ma la battaglia con i suoi signori era più interna. Aveva notato che Harry rivolgeva uno sguardo strano ad Hermione, un’occhiata di grande rispetto. Forse era questo il motivo per il quale non aveva voluto rivelargli la situazione precedente? Non voleva perdere la fiducia di Harry? Beh, era quello o il fatto che gli piaceva, gli piaceva e basta.

 

No, pensò dentro di sè, alla signorina Hermione non è mai piaciuto nessuno a parte Dobby e forse-

 

La porta della cucina cominciò ad aprirsi e Dobby smise subito di pensare. Si voltò verso Hermione che vide l’ingresso con uno sguardo di panico. Rapidamente sparì dietro uno dei banchi, nascondendosi. "Dobby, per favore, non dire a nessuno che sono-hic-qui!”

 

L'elfo domestico annuì e lei si rannicchiò dietro il piccolo banco. Doveva davvero regalargli tutte le calze che aveva per quanto stava facendo per lei, quel giorno. Avrebbe fatto meglio ad andarle a comprare, però. Se l’avesse ricordato, avrebbe dovuto cercare un bel paio di calze colorate nel suo baule, prima di-ahem-della sua missione. Erano accattivanti e non poté non pensare di averne preso alcune da tutte le case che aveva visitato. Era una cosa abbastanza rozza, ma non le importava, erano solo calze.

 

Sentì un debole suono di passi e s’irrigidì, cercando di fare del suo meglio per non emettere alcun suono. Era abbastanza difficile, data l’incasinata situazione in cui si trovava. In realtà, era un miracolo avere voce in capitolo su tutte le azioni. L'unica cosa che le faceva capire di essere ubriaca, era il passaggio sfocato delle linee che le offuscavano gli occhi ogni minuto.

"Ciao Dobby" disse una voce maschile.

 

Conosceva quella voce ... conosceva quella voce. Ma chi era? Accidenti, ovviamente il whisky incendiario aveva scelto di interferire in quel momento. Avrebbe fatto bene ad uscire dal nascondiglio? La sua mente le disse di stare ferma, mentre un'altra parte di sé le diceva di buttare dell’acqua sulla fuliggine ...

 

La voce di Dobby si ridusse a un borbottio ed Hermione non poté capire con chi stesse parlando. Maledisse le sue orecchie e cercò di appoggiarsi a un angolo del bancone in modo da poter ascoltare la conversazione in modo più chiaro. "No, Dobby, non sarà necessario" disse lo straniero. Hermione si chinò un po' più a fondo, così da poter vedere le gambe che appartenevano alla voce. "Stavo cercando qualcosa da portare al ..."

 

Hermione non aveva capito di essersi avvicinata sempre più alla conversazione. Così fu uno shock quando il suo corpo perse equilibrio e crollò sul pavimento di pietra, rivelandola allo straniero e a Dobby. Le girava la testa e gemette, non capendo ciò che stava succedendo. L'unica cosa di cui era a conoscenza era il fatto che nessuno parlava, e dopo averlo capito, iniziò a farsi prendere dal panico.

 

"Bene, bene, bene, che cosa abbiamo qui?"

 

La condiscendente voce era un guasto dato di fatto. Si voltò a guardare lo sguardo grigio e penetrante e trattenne un altro gemito. "Ciao-hic-Draco".

Lo vide aggrottare leggermente le sopracciglia, "Sei ubriaca, vero?"


Lei strinse gli occhi, soprattutto perché la sua visione stava sfocando di nuovo. "Che cosa ti dà-hic-quest’-hic-impressione?"


L’altro alzò le sopracciglia, "Mia, che è successo?"


Decise fosse giunto il momento di cominciare ad alzarsi. Appoggiandosi sui gomiti sollevò il proprio corpo in ginocchio, afferrando la parte superiore del bancone per fare leva sulle piccole e poco robuste gambe. Scivolò un po', ma riuscì a controllarsi prima di cadere di nuovo a terra. "Non voglio-hic-parlarne."

 

Lo vide fare una faccia strana: aprì la bocca per dire qualche altra cosa, ma lei perse l'equilibrio una seconda volta e sentii il suo braccio diventare di gomma. Fortunatamente per lei, Draco aveva riflessi veloci e l’afferrò per la vita. Hermione emise un silenzioso brontolio di protesta mentre la prendeva per cullarla tra le braccia. Poteva controllarsi, graziemille! Ma quando vide che la stanza cominciava a girare, tutti i pensieri di protesta iniziarono a scivolare via.

"Ti porto nella sala comune, va bene?" disse dolcemente.

Hermione annuì con la testa, ma si accorse che non era una buona idea, quando la stanza cominciò a rigirare. Capendo di dover rimanere ferma, lasciò che il suo corpo si rilassasse tra le braccia di Draco e sentì Dobby dirle un vago arrivederci mentre chiudeva gli occhi, grata che la cosa aiutasse le vertigini.

L'unica cosa di cui era consapevole era lo stato del suo corpo, che si muoveva leggermente su e giù insieme ai passi di Draco. Iniziò ad abituarsi alla circostanza e sentii che il suo corpo iniziava ad andare alla deriva, in uno stato di sonnolenza. Stanca, era molto, molto stanca. Proprio quando la sua mente cominciò a scivolare nell’incoscienza, Draco si fermò. Hermione si spostò leggermente. Non potevano già essere arrivati, erano passati solo pochi minuti- o almeno, era ciò che sentiva. Hermione si sforzò di aprire gli occhi per scoprire di dover guardare la parete di un corridoio, e non il corridoio che era vicino alla sua sala comune.

Aprì la bocca per chiedere cosa ci fosse di sbagliato, quando sentì dei passi provenienti dall’altro lato del corridoio. Hermione rimase tranquilla e guardò Draco, che sembrava stesse pensando a qualcosa. E dato che lo conosceva, capì che il risultato finale non sarebbe stato piacevole. Poi, dopo aver dato prova che i suoi sospetti erano corretti, vide il muro che si muoveva verso il basso e la sensazione del rigido pavimento che entrava in contatto con la schiena.

 

Draco si chinò con sguardo doloroso: "Mi ringrazierai per questo. Mi dispiace."

 

Non riusciva a registrare interamente quelle parole, ma prima di poterglielo chiedere, era sparito. Hermione lasciò che la sua mente ragionasse per un attimo, grata di poter ancora pensare. Gli altri sensi si erano spenti, e cercò di sfruttare l’ultimo che le era rimasto. Il finale non era stato piacevole. L'aveva lasciata lì da sola nel corridoio! Che bastardo! Quando lo trovo, rimpiangerà di essere nato, quel viscido serpente! Se si avvicina di nuovo a me, so come-

"Hermione?"

Si sorprese che qualcuno conoscesse il suo nome. La voce era confusa e lei dovette ricorrere ad aprire di nuovo gli occhi per vedere una faccia sbavata, che la guardava. Da quello che poté capire, egli aveva i capelli scuri e ... e occhi molto colorati. Lo conosceva! Ma chi era, dannazione? Gemette mentre cercava di pensare al nome. Rimava con ... Berry ...Carrie..

 

"Che cosa ti è successo?" la voce in questione parlò di nuovo.

La preoccupazione sparì mentre sentiva una torsione dello stomaco, "Harry?"

Lo vide annuire quando il suo volto fu riconoscibile. Come poteva non ricordarsi di Harry? "Sì ... e se posso chiedertelo ... che ci fai sdraiata nel bel mezzo di un corridoio vuoto? Non ti sei ferita o altro, vero?"

Hermione scosse la testa, "No-hic-no."

Vide il volto di Harry rilassarsi, ma poi ritornare nuovamente ad uno preoccupato, quando si lasciò sfuggire un altro singhiozzo. "Sei ubriaca?"


Per qualche motivo, trovò la cosa molto divertente e ridacchiò. "Sìììììììì"


"Hermione, perché l’hai-, non importa. Ti porto alla Torre di Grifondoro, ok?"


"Okie dokie artachokie!" Sentì nuovamente di essere sollevata e si lasciò sfuggire un "Weeeeee!"

 

Harry sospirò cominciando a percorrere le poche rampe di scale che conducevano alla sala comune. Hermione continuava a dimenarsi tra le sue braccia ed Harry fece del suo meglio per non farla cadere. Era sceso in cucina per prendere delle bibite per la festa della vittoria e invece aveva trovato un Hermione un po’ brilla. Ron l’avrebbe ucciso, per non parlare del resto della torre, che contava su di lui per le bibite. Ma, pensò alla leggera, credo che Hermione abbia bevuto a sufficienza per tutti noi.

 

Arrivati alla torre, pronunciò la password e ignorò lo sguardo sprezzante della Signora Grassa. Hermione sentì un forte trambusto quando entrarono nel buco del ritratto e chiese: "C'è una festaaa? Amo tanto le feste!"

 

"Niente festa per te, Hermione. Andrai subito a letto." Ma fu allora che si rese conto di non poter portare Hermione a letto, e non voleva disturbare Ginny. Ragionando, si fece strada attraverso la sala affollata e si diresse verso le scale che portavano al dormitorio dei ragazzi.

 

"Ehi Harry, dove stai and-che è successo ad Hermione?" disse Ron in piedi sul divano. Harry scelse di ignorarlo e salì fino a raggiungere le scale. Ma prima che potesse iniziare a risalirle, Ginny spuntò davanti a lui con un gran sorriso sul volto.

 

"Hey Harry!" Guardò poi il fagotto tra le sue braccia e il suo sorriso sbiadì, sostituito da uno sguardo di preoccupazione. "Oh Merlino, cosa le è successo?"

"Niente!" disse Harry in fretta.


Hermione inclinò la testa e sorrise, quando vide che la sua amica la fissava. "Cia-oa G'nny, come butta stasera?"


Ginny spalancò gli occhi e guardò Harry con sguardo preoccupato, "E’
ubriaca?

"Shh, è un segreto!" Disse Hermione, ridacchiando mentre metteva un dito sulle labbra.


"Cosa-come hai ... quando... cosa è
successo?" chiese Ginny più che confusa.

 

Harry si guardò intorno per un attimo prima di rispondere in tono sommesso, "L’ho trovata da sola nel corridoio al secondo piano, distesa per terra. ... Non sapevo cosa fare e così l’ho portata qui."

Ginny narrowed her brow, "Are you sure? I could just—"

Ginny sembrò per un attimo sconcertata prima di mostrare uno sguardo di simpatia, "Oh poverina ... vuoi che la faccia levitare al suo dormitorio?"

"No, va tutto bene, la stavo portando fino al mio ... è più privato, sai? Non credo che vorrebbe che le ragazze le facessero delle domande domattina." spiegò debolmente.


Ginny strinse le sopracciglia, "Sei sicuro?
Io potrei-"

"Sì, ne sono certo, Gin. Torno subito." Disse con un piccolo sorriso. Non attese la sua risposta e continuò a salire le scale, evitando lo sguardo acido che gli mandava mentre fissava lui e la ragazza tra le sue braccia.

 

Raggiunse il settimo piano del dormitorio, e non si sorprese di trovarlo vuoto. Harry si diresse verso il suo baldacchino e la mise giù dolcemente. Le sue braccia erano liberamente avvolte intorno a lei mentre la posava sulle morbide trapunte. Le rimosse e Hermione rabbrividì quando le sfiorarono i fianchi. Si coprì per il freddo e lo guardò con occhi lucidi. “Come è-hic-finita la festa?"

 

"E' umm ... finita, sei stata così spassosa che tutti si sono ritirati stanchi." Cercò di dire.

Lei ridacchiò e sospirò di nuovo sollevata, "Peccato, è cosìììì triste. Ma va bene ... perché io ho ...", alzò un dito per toccare leggermente il suo naso,"te a tenermi compagnia."


“Uhh, in realtà stavo per tornare alla ...", egli si spense, quando Hermione gonfiò il labbro inferiore e scosse la testa. "... festa?"

"Non voglio che tu vada" disse piano, "voglio che resti qui!"

 

Harry aprì la bocca per dire qualcosa, ma lei lo zittì tirandolo per il colletto e costringendolo a giacere accanto a lei. La fissò con la bocca aperta. Poté sentire il caldo alito sulla faccia, e si ritrasse quando colse il profumo di whisky incendiario. "Hermione io ... devo tornare alla festa."

 

"Perché?" chiese lei, regalando al tono un piccolo gemito.

 

"Perché ..." lei si chinò in avanti ed Harry perse il respiro, "Perché io ..." Era appena un centimetro di distanza, e sentì che i suoi occhi cominciavano a chiudersi in anticipo. Quando non sentì altro che l’aria dalle labbra, i suoi occhi scoprirono che Hermione giaceva inconscia accanto a lui.

Un cinguettio si sentì al di fuori delle finestre ed Hermione gemette per gli alti rumori. Dannati uccelli!

Lasciò che i suoi occhi si aprissero e si chiudessero immediatamente a causa del bruciore del sole. Dei, come odiava i postumi di sbornia! L'unica parte buona del bere era quella che non riuscivi a ricordare, e la parte che si riesce a ricordare è la più dolorosa. L'ultima cosa che ricordava era un corridoio con ... Draco. Sì, ecco. Draco l’aveva trovata in cucina e l’aveva portata al suo dormitorio. Sapeva essere un tesoro, a volte. Ma, naturalmente, il suo essere una testa di cazzo metteva in ombra quella qualità la maggior parte delle volte.

Hermione ricordò che Dobby le aveva dato una pozione per la sbornia e la cercò nella tasca per afferrarla. Tuttavia, quando cercò in tutto il piccolo sacchetto, non trovò nulla, a parte una tasca vuota. Spalancò gli occhi mentre cercava la pozione nelle tasche rimanenti e cominciò a farsi prendere dal panico. Non riusciva a trovarla! Hermione storse il collo freneticamente, controllando per tutto il dormitorio. Sul comodino accanto al letto trovò un piccolo pezzo di pergamena e lo raccolse.

 

Trascrizione fonetica

 

 

Diceva: Hermione, ho trovato questo sul letto prima che me ne andassi; penso potresti averne bisogno. -Harry

Hermione pose giù la nota per vedere il flaconcino di pozione per la sbornia sulla scrivania. Ma prima che potesse rimanerne sollevata, rilesse la nota. Prima che me ne andassi ... ma questo significava che ...
OH MIO DIO, SONO ANDATA A LETTO CON HARRY?

 

Automaticamente afferrò i vestiti e trovandoli altamente stropicciati lasciò che il panico prendesse il totale sopravvento delle sue capacità. Come aveva potuto farlo? Ma nemmeno le-okay, le piaceva, ma non era questo il punto! Era andata a letto con il suo ami-il suo obiettivo! Oh Merlino, cosa avrebbe fatto adesso? Aveva sabotato con una sola mano la sua missione!

 

Hermione sentì scricchiolare la porta e si distese sul letto, fingendo di dormire. Si avvicinarono dei passi e lei rimise la pozione sul comodino, cercando di stare ferma. I passi si fermarono proprio davanti a lei che sentì un leggero sussurro, "Hermione, non sei ancora sveglia?"

 

Permise ai suoi occhi di aprirsi leggermente e di mettere a fuoco il viso di Harry. Il cuore le balzò in gola, quando lo vide sorriderle. Si appoggiò sui gomiti e lo guardò, non sapendo cosa dire. Per fortuna, lui parlò di nuovo, "Hai intenzione di berla?" Fece cenno alla pozione e lei annuì intorpidita.

 

Le pozioni antisbornia erano davvero un miracolo. Il liquido dolce le scivolò giù per la gola e sospirò sentendo dissipare i sintomi. Ritornando ad Harry, le sue inibizioni svanirono mentre apriva la bocca per dire con voce roca, "Mi dispiace per ieri sera."

 

"E’ tutto apposto, tutti compiamo degli sbagli." disse, guardandola con un lustro strano negli occhi.

"Sbagli ... giusto ..." borbottò Hermione. "Non ricordo molto"


Harry annuì, "Sospettavo pure questo."


"Cos’è successo?" chiese con voce tremante, senza sapere se voleva sentire o no la risposta.


Prese un posto sul letto e cominciò a spiegare: "Ti ho trovato nel corridoio al secondo piano, eri bevuta, e così ti ho portato al mio dormitorio".

Hermione si guardò intorno per scoprire che aveva ragione, quello non era il suo dormitorio. Rimase perplessa per un attimo prima di riacquistare il controllo di se stessa e chiedere ciò che la rendeva così ansiosa: "Vuoi dire che non è successo nient’altro dopo?"

Trascrizione fonetica

 

 

 

 

Harry scosse la testa, "Non proprio, no."


Hermione respirò sollevata. Non era andata a letto con lui! Il suo corpo si accasciò contro le coperte e si rilassò. Harry notò il suo atteggiamento e sorrise. Lo vide con la coda dell'occhio e si voltò a guardarlo, "Cosa?"

 

"Beh, mi stavo chiedendo se ti sentivi abbastanza in forma per uscire fuori?" chiese innocentemente.

Hermione ridusse le sopracciglia: "Perché?"


L’altro si strinse nelle spalle, "Nessun motivo, è la prima neve dell'anno e volevo che la vedessi ..."


"N-neve?" chiese con voce tremante. Gettò via le coperte e si arrampicò sulla finestra, vedendo le coperte di polvere bianca che copriva il terreno. Sangue freddo le scorse per le vene e si voltò di nuovo verso Harry, che stava ridendo di lei. "Pensi che sia divertente?"

 

“Sì, abbastanza”

 

Hermione prese un cuscino dietro di lui e glielo tirò in testa. Harry si lasciò sfuggire un sonoro "Oomph", quando si scontrò con il suo cranio, e la guardò incredulo. Sorrise appena e inclinò la testa di lato, avvertendola.

 

Si alzò e la fronteggiò, dominandola in pochi centimetri di altezza. "Prendi il cappotto, andiamo fuori."

Hermione alzò un sopracciglio, "Fallo tu"


"D’accordo" Harry alzò bacchetta che aveva nelle mano e la fece scattare in aria. Hermione lo guardò stranamente prima che un cappotto volasse nelle sue mani, il
suo cappotto.


Hermione lo guardò a bocca aperta: "Come hai fatto ..."

"Shh" disse, mettendo un dito sulle labbra: "E' un segreto."


Qualcosa in quella frase colpì un nervo scoperto, quasi come se fosse stata lei a dirlo, altre volte. Hermione bandì immediatamente quel pensiero. Non avrebbe mai detto una cosa così ... così infantile! Era troppo occupata a pensare al motivo per cui quella frase le aveva provocato una reazione simile, che quando sentì la giacca sulle spalle, si ritrasse. Allungò il collo e vide Harry che glielo adagiava sulle spalle, prima di allontanarsi e fronteggiarla nuovamente. Lei fece scivolare le braccia all’interno e sorrise, accennando a un movimento con la mano.

 

Hermione si schiarì rumorosamente la gola e lo seguì, non sapendo il perché. Sapeva dove la stava conducendo, quindi perché lo stava ancora seguendo? La neve era gelida, e non aveva un abbigliamento adeguato, a parte il cappotto. Rischiava di prendere un raffreddore, o peggio, una polmonite!

 

Harry parve accorgersi della sua esitazione e si voltò per afferrare la sua mano. L'attrito fu immediato, percorrendola dalle dita fino ai piedi, la familiare sensazione di un colpo di fulmine che le risvegliò i sensi. Harry rimase insensibile a quella reazione, mentre la conduceva velocemente verso la sala d'ingresso. Qualcuno avrebbe pensato che fossero in ritardo. No, quella stretta era solo stimolante,….vero?

 

Lasciò andare la sua mano e aprì la porta con una spinta, e la brezza fresca colpì Hermione come una tonnellata di cubetti di ghiaccio sul viso. Lei rabbrividì e fece un passo indietro, cercando di non correre dentro. Harry sorrise beffardo mentre le afferrava ancora una volta la mano, e la conduceva dove il calore di Hogwarts non poteva raggiungerla. "Ma non è giusto!" gridò lei.

 

"La vita non è giusta", rispose brevemente l’altro.

"Me la pagherai per questo Harry ... Harry… non so il tuo secondo nome." Concluse.


L’altro le diede un'occhiata con un piccolo sorriso, "E’ James."


"D’accordo", disse brevemente, "Harry
James Potter, ti pentirai del giorno in cui mi hai costretto ad incontrare la neve."

"Beh almeno non sarò il solo" disse, fermandosi in un punto, vicino al lago nero.


Lasciò andare la sua mano e lei lo fissò confusa, "Che vuoi dire?"

 

Harry sorrise e lei si sentì preoccupata. Qualcosa non andava. Qualcosa stava per accadere. Era in pericolo, poteva sentirlo. Si voltò; cercò di guardarsi intorno, ma la sua visione venne bloccata da una palla di neve che la colpì dritta in faccia. La palla congelata si fuse sul suo viso sciogliendosi e lei rimase a bocca aperta. Asciugandosi dai residui, vide due figure che venivano verso di lei, entrambi con i capelli rosso fiamma.

 

"Cosa vuol dire questo?" strillò contro i tre ragazzi che ridevano.

"Te l’avevamo detto che ti avremo addestrato" disse Ginny semplicemente.


"Ma ... ma ... adesso?" chiese.


"Non c'è niente di meglio del presente" disse Harry, formando un'altra palla di neve nelle mani.


"Non ho idea di come fare una palla di neve, per non parlare del lancio!" esclamò.


"Ecco perché siamo qui" disse Ron con un cenno del capo. "Per farti diventare la migliore combattente di palle di neve che la Tana abbia mai visto!"


“Certo ..." disse Hermione incerta. "Buona fortuna, allora."

 

Harry fece un passo verso di lei, "Hai bisogno di tutto l'aiuto possibile e noi siamo qui per aiutarti. Cosa preferisci: Fare a cazzotti con una dozzina di Weasley per mancanza di esperienza o bagnarti completamente ed essere in grado di battere il record? "

 

"Nessuna delle due, rimarrei in casa e leggerei un buon libro". disse, incrociando le braccia.

Ginny scosse la testa, "Risposta sbagliata, Herms."

 

Hermione gemette e si guardò rapidamente in giro, non proprio sicura di quello che stava cercando. Quando rivolse l’attenzione verso di loro, decise di rinunciare, "D’accordo, D’accordo. Scelgo la seconda."

 

"Eccellente" dissero i tre contemporaneamente.

"Okay,
la cosa è un po' inquietante." Disse Hermione onestamente.

"Ti ci abituerai" disse Ron con certezza.

 

Hermione deglutì e guarò Harry che si avvicinò a lei. Si chinò e raccolse una manciata di neve, collocandola tra le mani nude. Rabbrividì e lo guardò. "Ora, prendila con i palmi delle mani." Le spiegò.

 

Cercò di fare quello che aveva detto, ma si ritrovò a fallire miseramente, schiacciando la neve e buttandola a terra. Ginny ridacchiò e Ron bloccò le labbra per non ridere. Harry sospirò soltanto, "Sarà un lungo pomeriggio."

 

Hermione gli fece un piccolo sorriso di scusa. Harry le diede un altra palla di neve e le disse di riprovare. Non ce la fece né quella volta, né la volta seguente. Ma, al quarto tentativo, riuscì a trasformare la neve in una palla grumosa e rivolse ad Harry un sorriso che ricambiò prontamente.

 

"Ora, voglio che tu punti su Ron." disse.

Hermione lo guardò stranamente, "Vuoi che lo colpisca?"


Lui annuì, "Sì, questa è l'idea. Non ti preoccupare, non si farà niente."


Ron sorrise loro, flettendo i muscoli, "Sono un uomo grande e forte!"
Ascolta

 

Trascrizione fonetica

Tutti risero di lui ed Hermione lanciò la palla di neve, mancandolo solo di pochi pollici. "Dannazione!" maledisse. Fece una seconda palla e provò di nuovo, lanciandogliela dritta in testa. Senza attendere altri consigli, ne fece un altra con rabbia e la gettò su di lui con molta forza. Colpì Ron dritto al petto e sorrise vittoriosa, ansimando leggermente.

 

"Bene, ora sappiamo come risollevarti prima della battaglia." Disse Ginny scherzando.

Hermione accennò un sorriso e si rivolse ad Harry. Lui la guardò con un lampo nei piccoli occhi, "Ti senti pronta per un giro di pratica?"


Hermione ci pensò un momento, "Non so"

 

"Beh da quello che ho visto, hai bisogno di un paio di minuti per immergerti nel gioco, quindi diamoci una mossa, va bene? Saremo divisi in squadre, quindi abbiamo le stesse possibilità di vittoria."


Hermione annuì, felice di non dover dipendere solo da se stessa nell’apprendimento. Ginny corse dalla parte di Harry e ogni sintomo fiducia andò via, formando un cipiglio sulle labbra. Si avvicinò a Ron, cercando di nascondere la sua delusione. Vide Harry e Ginny parlare a bassa voce e il suo sangue cominciò a bollire. Ginny lo fermò con le labbra e lei perse quasi il controllo. Harry si voltò verso di loro, ponendo pigramente la mano intorno alla vita di Ginny, e chiese, “Siete pronti ragazzi."

"Sì" disse Ron a nome di entrambi.

"Oh sì" disse Hermione a denti stretti.

Ron la guardò: "Tutto bene?"

Hermione si voltò con uno sguardo tagliente, "Mai stata meglio

 

Ron la prese come una risposta leggibile e cominciò a formare una palla di neve. Hermione si voltò verso Harry e Ginny e formò decisa altre palle, stringendo la mascella.

"Pronti… partenza… via!"

Hermione lanciò una palla di neve e colpì Ginny in faccia, stando qualche passo dietro di lei. Sorrise e ne lanciò un altra ad Harry, ma lui la schivò facilmente. Si nascose in fretta dietro un albero vicino e raccolse più neve, volendo cogliere il momento più appropriato per spuntare fuori. Guardò da un lato dell’albero e vide Ginny e Ron combattersi a vicenda con le braccia cariche di palle di neve, e la fronte solcata. Dove era Harry? Non appena scartò quel pensiero dalla mente, una palla di neve le finì in testa. Hermione si voltò di scatto e schiacciò la palla che aveva tra le braccia sopra la testa dell’intruso. Egli la guardò ed Hermione vide dei pezzi di smeraldi fissarla. La sua rabbia aumentò pensando alla scena prima della battaglia, con lui e Ginny. Afferrato un altro poco di neve, glielo gettò in faccia e questo strapazzò sulla porzione chiara del terreno.

Sentì Harry seguirla alla stessa velocità. Sapeva di non avere tempo per raccogliere più neve così basò la forza su i suoi piedi, per sicurezza. Purtroppo, dimenticò di contare il fatto che quello era un terreno aperto e il luogo protetto più vicino era il castello.

Hermione sentì delle braccia che si annidavano attorno alla sua vita per cercare di fermarla. Ma vista la velocità, i due finirono a terra. Hermione finì in cima a Harry, che si spostò a disagio. Doveva muoversi per alzarsi quando un idea la colpì. Spostandosi di lato, afferrò una manciata di neve e la spinse sul suo viso, strofinandogliela prima che finisse. Harry la fissò con uno sguardo sgomento mentre lei sorrideva vittoriosa.

 

Ma la sua vittoria fu di breve durata, visto che Harry usò la sua forza per capovolgere entrambi e trovarsi in bilico su di lei, imitando il suo stesso sorrisetto. Lei lo fissò in stato di shock, quando afferrò una manciata di neve e gliela strofinò sul viso. Non seppe perché, ma in quel momento cominciò a ridere. Harry la guardò stranamente prima di ridacchiare un po’. Ma, le loro risate sbiadirono dal momento che entrambi capirono in che posizione si trovavano. Si guardarono l'un l'altro, non sapendo cosa fare, quando sentirono qualcuno schiarirsi la gola. Entrambe le loro teste si voltarono per vedere Ginny che incrociava le braccia e batteva il piede, guardandoli con occhi socchiusi.

 

Entrambi si alzarono goffamente e fronteggiarono l’aria sospetta di Ginny. Lei inclinò la testa di lato e chiese: "Che sta succedendo qui?"

"Stavamo solo giocando, Ginny" spiegò Harry.

Hermione annuì, d’accordo con lui, ma Ginny mantenne quella tensione, "Sì certo, giocando… come anche Ron è un supero genio anoressico."

"HEY!" gridò Ron lontano alcuni metri.

"Ginny, non è successo niente, non stavamo scopando sulla neve!" esclamò Harry, con tono leggermente beffardo.

"Ci eravate molto vicini." Disse Ginny con calore.

Hermione aprì la bocca per parlare, ma Ginny s’infuriò, ed Harry la seguì come un cucciolo perduto, chiamandola per nome come se la sua vita dipendesse da questo. Hermione sentì gli occhi riempirsi di qualcosa… come se dell’acqua si stesse accumulando nelle pupille. Stava per piangere. Non aveva mai pianto prima. Una lacrima o due quando l’emotività prendeva spazio, ma non pensava fosse un pianto. Si asciugò gli occhi prima che qualche lacrima potesse cadere e andò verso la scuola, tirando su col naso. L’aria fresca soffiò sul suo viso e fece piangere ancora una volta i suoi occhi. Ma non li asciugò questa volta, mentre teneva il passo verso il cancello. La sua giornata era sicuramente rovinata.

Diede la colpa alla neve.

Rieccomi, buon Halloween, buona festa dei morti, dei santi, e in qualunque cosa voi crediate :) Herm735, hai super ragione per il discorso della password/parola d'ordine, lo cambio appena posso, grazie mille. La scuola è un massacro, però considerando l'istituto che ho scelto, in un certo senso me lo merito. Spero di non averti fatto aspettare troppo. marco grazie mille, i vostri complimenti mi lasciano senza parole.. spero di poter postare gli altri capitolo così vedrai i primi passi di questa coppia ;) patronustrip credo che l'autrice abbia cambiato la data del compleanno proprio per arricchire la storia. Credo che senza questa specie di regalo l'"amicizia" fra Harry e Hermione non si sarebbe formata :) Ilary95 ti ringrazio, ma come vedi la storia non è mia, ma è una traduzione di una fanfic inglese. Spero vi sia piaciuta. Alla prossima :)

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Capitolo 10
*** Natale alla tana ***


Natale alla Tana

 

Era stata una sfortuna che la neve stesse ancora cadendo pesantemente, anche dopo tre settimane. Piuttosto rifletteva l'umore di Hermione: invariato e malinconico. Sì, malinconico. Aveva finalmente trovato una parola adatta, neutrale e approssimata. Aveva escluso la depressione e il pessimismo, e persino l’apatia. Harry Potter non la rendeva apatica.

 

La "lezione sulle palla di neve" era sta praticata vigorosamente in quelle poche settimane e ogni volta Hermione si trovava sempre più in preda dell'ira. Ne aveva sempre abbastanza di Harry e Ginny. Harry e Ginny ... e il loro toccarsi. Andiamo, perché le coppie insistevano nel toccarsi l'un l'altra ogni singola volta che si trovavano a distanza di un piede? Non era abbastanza godersi la gomiteria di tanto in tanto? Dovevano per forza farlo in pubblico? Onestamente, c’erano almeno venti armadi delle scope in tutta Hogwarts, che non erano stati messi lì solo per lo stoccaggio e loro avrebbero fatto bene a trarne vantaggio!

 

Aveva fatto del suo meglio per non evitarlo del tutto, a parte quei sentimenti che provava nei suoi confronti. Ma, naturalmente, quella voce fastidiosa nella parte posteriore della sua testa le diceva che se avesse compiuto la missione sarebbe stata sopraffatta da un giudizio superiore. Così, dopo una battaglia interna piuttosto faticosa, si sforzò di essere sua amica, nonostante quello che le stava facendo. Ci volle un sacco di autocontrollo per non urlare la tensione che si stava creando tra loro. Ma, capì, che sarebbe finito tutto ... almeno. Andava sempre via dopo un po'.

 

Era il 20 dicembre, il giorno in cui sarebbero partiti per la Tana. Hermione stava finendo gli ultimi preparativi dei vestiti con un gesto della bacchetta, finendo per sistemarli nel baule, che si chiuse con uno scatto silenzioso. Sospirando, prese la maniglia e lasciò che le piccole ruote spuntassero, e le permettessero di tirare giù il baule per le scale della sala comune, dove tutti avevano deciso di incontrarsi prima di salire sul treno.

Si sedette sul divano e sistemò il baule vicino a lei, mentre fissava le fiamme con vago interesse. Non era ancora sicura di andare, ed era nervosa al pensiero di dover conoscere la famiglia Weasley. Hermione non si considerava una persona molto socievole; più che altro era un tipo, "Sarò-civile-con-te-finchè-non-ti-ucciderò". Essendo stata allevata con un accesso sociale limitato aveva molti disvantagi, visto che una persona normale ci avrebbe pensato due volte, specialmente quando sei allevata da Mangiamorte. Ma hey, era quella che era, e non poteva cambiarlo.

Chiusa nei suoi pensieri, non riuscì a sentire qualcuno che le si avvicinava. Solo quando la chiamarono, comprese la loro presenza. "Sei nervosa?"

Alzò lentamente la testa verso la voce familiare, "Un pò, non sono una persona molto sociale, non è niente di nuovo."

Harry annuì, "Beh sono sicuro che andrà tutto bene."

"Dillo al mio stomaco. Credo che fra poco rigurgiterò la colazione." disse, contorcendo la faccia per accentuare la situazione.

"Non ci sono delle pozioni per questo?" chiese, quasi divertito.

Lei strinse le labbra, "Sì, ma ce ne andremo presto e sono sicura di non avere tempo per una veloce scappatella in infermeria."

"La cosa non mi ha mai fermato"

"Sì, beh tu sei tu ed io sono pigra." Disse con un piccolo sorriso, "Preferisco sedermi qui in questo comodo divano, assorbendo il calore al posto di affrontare i corridoi surgelati."

"I corridoi possono essere surgelati, ma potremmo sempre correre." disse con voce cantilenante.

Lei alzò un sopracciglio verso di lui, "Non credo sia il modo migliore per vincere la pigrizia."


Si strinse nelle spalle, "Mai detto di essere calmo."

 

Lei sorrise e si voltò verso il fuoco, grata che la nausea stesse svanendo. Era meglio che la Tana ne valesse la pena, se aveva intenzione di averci a che fare.

 

Harry rimase in silenzio, ma lei poté sentire- non sapeva come- che stava per dire qualcosa. Si preparò per un altro commento intelligente, o anche per un rompighiaccio divertente, cercando di trovare una risposta a tutto ciò che pensava avrebbe detto. Ma i suoi tentativi e le sue chance di rompere il silenzio furono schiacciati da alcuni passi che si sentirono dalla scala di pietra dietro di loro. Entrambi si voltarono in fretta e videro Ron che li guardava con un sorriso da lupo.

 

"Allora, chi è pronto per andare sul treno?"

 

Hermione stava per dire che avrebbero dovuto aspettare Ginny quando lei rimbalzò dietro di Ron. Trovò nei loro tempismi più dispiacere che divertimento. Harry e Hermione annuirono dopo poco e loro quattro s’incamminarono verso la stazione di Hogsmeade.

 

Quando arrivarono, il treno si stava già riempiendo di studenti. La neve soffiava veloce sui loro volti ed Hermione sentì inumidire gli occhi e la respirazione restringersi. Chi ne godeva doveva avere una condizione medica o altrimenti sarebbe morto. Se ciò fosse vero, l'intera popolazione di studenti di Hogwarts che sarebbe tornata a casa avrebbe avuto una sorta di malattia contagiosa, visto che ognuno di loro era sorridente e si comportava come se ci fossero 80 gradi fuori.

 

Hermione salì sul treno mentre il vento aumentava ancora di più e prese un lungo respiro di aria pulita, quando sentì il soffio di un colpo di vento caldo sul viso. Nessuno sembrò notare la sua reazione e per questo ne fu riconoscente. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era un altro sforzo di gruppo per cercare di convincerla che la neve fosse calda.

 

Infine trovarono un vano e ciascuno di loro prese un posto sui comodi banchi. Harry aveva deciso di sedersi vicino a Ginny e ad Hermione toccò sedersi accanto a Ron. Era strano non avere Harry vicino a lei, come era stato per le ultime settimane. Non riusciva a decidere se fosse una cosa buona o cattiva. Ma, mentre il braccio di Harry saliva per avvolgersi alla piccola vita di Ginny, decise. Era una cosa molto brutta. E la cosa peggiore era che si trovavano proprio di fronte a lei, così da poter avere un posto in prima fila per lo show “Harry e Ginny”. Perfetto. C'era solo un modo per fare andare via quella visione, almeno per un po'. Chiuse gli occhi. Era infantile, ma efficace. Se le avessero domandato, avrebbe detto di non aver dormito molto la notte precedente.

 

Le conversazioni che riusciva a intercettare erano piene di eccitazione e di Ron che urlava ad Harry e Ginny di prendersi una stanza. Hermione era grata che i suoi occhi fossero chiusi, altrimenti avrebbe fissato i due con rabbia precoce. Oh, quanto detestava i viaggi in treno.

 

La prossima cosa che seppe fu il momento in cui venne scossa nella coscienza da una mano forte. Aprì gli occhi pigramente e lasciò che la vista si adattasse alle condizioni di scarsa illuminazione del vano, le immagini sfocate si formarono lentamente. Lei inclinò la testa di lato per vedere Ron che la guardava con un sorriso. Trattenendo un gemito si alzò a sedere, e sbadigliò. Guardò per caso fuori dal finestrino per vedere il treno fermarsi davanti alla familiare piattaforma.

 

Hermione pensò che avrebbe visto quel posto ancora una volta e basta. Troppe famiglie, troppo per un piccolo stomaco. Ma, secondo le promettenti circostanze, calcolò che due volte non potevano essere così brutte. Dopo tutto, era il suo primo Natale lontano da un palazzo squallido, avrebbe dovuto essere felice per quel cambiamento di scenario.

Sentì una strana sensazione nella parte posteriore della testa e rimase ferma; qualcuno la stava osservando. Torcendo il collo di qualche centimetro, vide le scintillanti verdi orbite familiari entrare in contatto con lei che sentì lo stomaco torcersi. In verità, era piuttosto sorpresa di non dover essere insensibile a quella sensazione, ormai. Da quando lei e Draco aveva cominciato a… maturare ... c’era un piccolo indolenzimento nella parte inferiore, ogni volta che pensava a lui. Ma, dopo tempo, andava via, c’era abituata. Perché questo sentimento non era diverso? Cosa aveva lui che Draco non avesse già? Draco aveva già quelle caratteristiche da cattivo ragazzo, cosa che lui non poteva avere. Erano entrambi affascinanti, avevano occhi penetranti ... quindi cosa c’era in Harry di così dannatamente diverso?

Ci volle poco per sviare i suoi pensieri, quando il treno si fermò. Gli occhi di Hermione e di Harry si spostarono rapidamente per prendere i loro bauli e dirigersi verso la piattaforma. Hermione non sapeva chi cercare, dato l’unico incontro con la signora Weasley. Ma non fu difficile individuare i capelli rosso fuoco tra la folla, una volta che Ron e Ginny volarono verso la loro madre. Harry sorrise loro ed Hermione fissò con fascino come la donna anziana avvolgesse i suoi figli in un caldo abbraccio. La sua trance andò via, comunque, quando la donna la guardò sorridendo.

"Tu devi essere Hermione, è meraviglioso incontrarti, cara." Disse gentilmente, raggiungendola e dandole un abbraccio sciolto. Hermione rimase in stato di shock per un momento, ma fece del suo meglio per restituire l'abbraccio. Tirandosi indietro, Hermione sorrise all’anziana donna e indietreggiò di qualche metro. "Non posso dirti quanto fossi ansiosa di incontrarti, finalmente! Ron e Ginny mi hanno raccontato tante cose di te, e sono sicura che ti godrai la vacanza alla Tana."

 

"Non vedo l'ora." Disse Hermione, sincera.

La signora Weasley annuì e vide Harry. La donna lo stritolò con la forza del suo abbraccio, lasciando che una sola frase "Harry, caro!" uscisse dalle sue labbra. Hermione non sapeva se essere divertita o interessata. Ma, quando lo lasciò andare, Hermione emise un respiro e una piccola risatina che proveniva dalla gola.

 

Tutti si diressero in un angolo appartato sul retro della stazione mentre la signora Weasley recuperava un vecchio disco della sua borsa a maglia. Hermione guardò l'etichetta e vide"Celestina Warbeck: un calderone di caldo, forte amore" stampato in grassetto. Non aveva mai sentito parlare di quella cantante prima ed fu curiosa di sapere perché la signora Weasley aveva tirato fuori uno dei suoi dischi dalla borsa. Ma, le sue domande vennero messe a riposo quando Ron, Ginny ed Harry misero le mani sul disco. Hermione mise rapidamente la mano imitandoli e in pochi istanti sentì lo strappo familiare di una Passaporta nel suo stomaco.

 

In quello che sentì essere un secondo, tutti atterrarono ammassati ed Hermione sentì la neve iniziare a sciogliersi sul suo viso. Serrò la mascella mentre si alzava e spazzolava la neve dalla giacca e dai pantaloni. Guardò verso l'alto e fermò le mani quando vide un edificio che sembrava quasi si stesse ribaltando. L'unico modo che pensò la facesse stare in piedi era la magia. Era coperta di splendenti luci di Natale e corone di fiori, tutti appesi casualmente. Popcorn e quelli che sembravano essere vecchi stivali dipinta di verde, rosso e argento erano allineati sugli alberi. Sembrava ci fosse un pollaio a lato della casa, con molti oggetti strani sparsi per il prato, tutti ricoperti da una grande coperta di neve. Di fronte a tutto questo c’era un cartello sbilenco in cui si leggeva "La tana".

Gli altri stavano già entrando ed Hermione dovette correre per stare al passo con loro. Grata di non trovarsi più nella neve, entrò in fretta in casa e si trovò in cucina, dove pentole e padelle venivano autolavate nel lavandino. Niente di nuovo, ma certamente non aveva mai visto una cucina così ingombra. Era piccola e sembrava stesse per scoppiare per la quantità di disordine che c'era. Harry e Ron era spariti e le tre donne vennero lasciate in cucina da sole. La signora Weasley sorrise di nuovo e si girò verso Hermione. "La mia casa è la tua casa. Per favore, permetti a Ginny di mostrarti la sua stanza. La condividerete, se per te va bene?"

"Oh, certo" mentì Hermione.

La signora Weasley sorrise e lei seguì Ginny su una breve rampa di scale. Sembravano esserci tre camere su quel piano e Ginny la condusse alla prima porta. Quando entrò nella stanza si guardò intorno con interesse. Era una piccola stanza, abbastanza grande per il letto di Ginny e un materassino sul pavimento che pensò fosse suo. Premuta contro il muro c’era una scrivania posta davanti a una finestra e un piccolo armadio che sembrava stesse eruttando di vestiti. Le pareti erano dipinte di un vivace rosa, giallo e arancio in linea con i poster di band magiche popolari, e con ritagli di giornale da quello che Hermione pensò fosse la Settimana delle Streghe. Accanto al letto di Ginny c’era un piccolo tavolo coperto di fotografie e diversi pezzi di gioielleria che sembravano essere molto costosi.

 

Hermione pose il baule accanto al materasso, sul pavimento, e si rivolse a Ginny che si era seduta sul letto, e accarezzava uno dei suoi cuscini. "Dov'è il bagno?"

 

Ginny fece un cenno verso la porta, "Seconda porta a sinistra."

 

Hermione seguì le istruzioni ed entrò in un piccolo bagno, che conteneva vari oggetti sparsi in tutto il bancone e in qualunque spazio fosse in grado di contenere qualcosa. Hermione capì da quell’esempio che tutta la casa fosse così: piccola e disordinata. Non era mai stata claustrofobica, ma sentiva che queste erano cose che potevano sollevare il morale di ogni persona. Sospirando, sollevò il sedile della toilette e si sedette, nascondendo il viso tra le mani. Sarebbe stata una vacanza molto interessante. Condividere la camera con Ginny, essere in stretta vicinanza con Harry, quella dannata neve ... si preannunciava essere il Natale più deprimente della sua vita, e la festa non era ancora iniziata.

Un tocco della porta interruppe il silenzio ed Hermione gridò "Occupato!"

"Mamma vuole che ti dica che la cena sarà pronta in cinque minuti." La  voce di Ginny arrivò dall’altra parte della porta.

Hermione risciacquò velocemente la toilet e si lavò le mani, facendo cadere accidentalmente una bottiglia di pozione per capelli di Sleekeazy. La rimise prontamente a posto e uscì dal bagno, asciugandosi inconsciamente le mani sui pantaloni. Guardando in entrambe le direzioni lungo lo stretto corridoio, notò che Ginny non l’aveva aspettata come faceva di solito e sospirò. Almeno non era l’unica che considerava quella situazione imbarazzante.

Scese le scale a passo svelto ed entrò di nuovo in cucina per vedere tutti già seduti in una parte del tavolo. Prese posto vicino a Ron e sorrise a tutti educatamente. Non appena si aggiustò a sedere, il profumo del cibo entrò nelle narici e gemette dentro di sé, ricordando ciò che Harry aveva detto a proposito della cucina della signora Weasley. Il cibo galleggiò al centro del tavolo e l’acquolina in bocca si fece sentire quando apparvero purè di patate, pollo, piselli, carote, pane e marmellata, e insalata. Si sarebbe potuto sfamare un esercito!

Riempendo il piatto con un po' di tutto, cercò di controllarsi. Iniziando con il purè di patate, si sbracciò le mani e spalancò gli occhi quando il cibo toccò le papille gustative. Era diverso da qualsiasi cosa avesse mai mangiato. Harry aveva ragione, era ancora più buono del cibo di Hogwarts! Per caso alzò gli occhi e lo vide sorridere con un sguardo da "Te-l’-avevo-detto" sul volto.

 

"Fred e George arriveranno domani," La signora Weasley prese la parola. "Bill e Fleur fra una settimana e Charlie insieme a loro. L'intera famiglia… riuscite a ricordare l'ultima volta che è successo?"

 

"Il matrimonio?" chiese Ron.

"Sì, ma sarà stato più di un anno fa!" rifletté la signora Weasley.


Hermione guardò confusa Harry che le sussurrò, "Bill si è sposato l'anno scorso."

 

Hermione annuì comprendendo e si girò verso la signora Weasley, che parlava a Ron delle ultime scappatelle di Fred e George. Hermione ricordò che Harry le aveva raccontato che erano proprietari di un negozio di scherzi a Diagon Alley e ascoltò con attenzione la loro conversazione, ansiosa di sentire la descrizione di uno dei loro prodotti.

 

"Mi hanno detto che hanno inventato uno strano vischio per le vacanze e lo porteranno qui per provarlo.” Spiegò Ron.

La signora Weasley sembrò confusa, "E che cosa fa esattamente questo vischio?"

 

"Beh ... Fred mi ha detto che funziona come quello Babbano, ma poi George ha aggiunto che non ti consente di scappare fino a quando non dai un bacio. Ma, entrambi hanno detto che colpisce solo le persone che sono anime gemelle. Non so cosa significa ma sembra malvagio!" disse Ron con ampio sorriso sul volto.

 

"Un anima gemella è qualcuno che ti appartiene, Ron, come se foste destinati a stare l’uno con l'altro. Ricordi il discorso che la Cooman ci fece al sesto anno durante divinazione?" disse Harry, rispondendo alla domanda nascosta di Ron.

"Ah, sì ... cos’è che diceva? Credo stesse parlando di fare amicizia con i fantasmi ..."


Tutti risero a tavola, la signora Weasley inclusa. Ad Hermione invece piaceva l’invenzione di Fred e George, fin quando non ne fosse stata affetta, certo. Credeva che l’anima gemella non esistesse. Inoltre, non avrebbe mai permesso di trovarsi sotto una di quelle cose! Aveva una mente sveglia, lei.

 

"E’ così romantico!" esclamò Ginny, aggrappata al braccio di Harry.

Hermione fissò Ginny e sputò fuori, "E' una cosa inutile"


Ginny guardò Hermione sorpresa, poi provando fastidio. "Che cosa è inutile?"


"L’Anima gemella", disse semplicemente Hermione: "Non esiste".

 

Ascolta

Trascrizione fonetica

 

 

 

Il silenzio prese posto nella stanza ed Hermione non poté fare a meno di sentirsi a disagio. Poi, con grande sorpresa di tutti, Harry parlò: "Tu non credi alle anime gemelle?"

 

Hermione lo guardò con uno sguardo intorpidito, "No"

"Beh, e che dire del vero amore?" chiese con un sopracciglio alzato.


"Cos’è il vero amore?" chiese Hermione incredula.


Harry la guardò in modo strano, e il viso si ammorbidì. "Il vero amore è il riconoscimento del contrappunto dell’anima in un'altra."

 

Era al tappeto. Harry la fissò, senza anticipare una risposta, ma facendo sentire Hermione come se stesse scavando nella sua anima. Come poteva farlo con un semplice sguardo?

 

La signora Weasley guardò Harry con affetto, "E’ una cosa bellissima, Harry."

 

Lui le sorrise, rompendo quella connessione di sguardi. Hermione si scusò e si diresse in salotto, sentendo di dover svenire. Che diavolo ci faceva lì? Si stava trasformando in schifezza, è questo quello che stava facendo! Quel dannato pervertito stava pasticciando con le sue emozioni e la rendeva… non sapeva nemmeno come descriverlo! Tutto ciò che sapeva era che non le piaceva, neanche un po'.

 

Trascrizione fonetica

 

 

 

 

 

"Va tutto bene, cara?" la gentile voce della signora Weasley spuntò a fianco.

Hermione guardò negli occhi caldi della donna: "Sì, sto bene. Sotto pressione per il tempo, tutto qua."


"Beh, ti ho portato un po' di dolce. Torta di zucca condita con panna e cannella". Le porse il piatto ed Hermione sorrise ringraziandola.


"La cena è stata incredibile, signora Weasley, davvero. Harry aveva ragione quando mi ha detto che lei è la migliore cuoca che avesse mai incontrato."

 

La signora Weasley arrossì: "Ah, zitta cara, non è niente. Per favore, mangia la tua torta e cerca di stare meglio, va bene? E se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non esitare a parlare."

Hermione annuì, "Non mancherò"

 

Le diede una pacca sulla spalla e si alzò, facendosi strada verso la cucina. Hermione guardò la torta e stava per prendere un morso quando sentì delle voci che veniva verso di lei. Decise che sarebbe stato meglio mangiarla in camera di Ginny, e salì le scale velocemente chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò al letto di Ginny e si sedette sul materasso grassoccio, lasciando che gli occhi guardassero le immagini che aveva notato in precedenza.

 

Raccogliendo una cornice d'argento, vide Ginny e altre due ragazze del suo anno che salutavano dalle serre e sorridevano. Messa giù ne prese un’altra, questa volta in una cornice d'oro cablata, che mostrava Ginny, Harry e Ron. Sembravano d’età non superiore ai dodici anni e si trovavano fuori dell’Hogwarts Express. Notò che i vestiti di Harry sembravano di almeno cinque taglie più grandi e si chiese quanto fosse vagamente possibile per un ragazzo così giovane e così magro. Ginny sembrava così innocente, con i suoi lunghi mossi capelli rossi, la pelle pallida coperta di lentiggini, e le ginocchia nodose. Ron sembrava ancora lo stesso, leggermente più alto di Harry e troppo smilzo.

L’ultima cornice, una rosa tappezzata di cuori rossi era quella di Harry e Ginny sul divano della sala comune, con le braccia avvolte l’uno intorno all’altra, che sorridevano ampiamente. Hermione sentì una fitta d’ira nello stomaco e lanciò la foto in mezzo alla stanza, spaccando il vetro e rompendo l’intera cornice di legno. Respirando pesantemente, Hermione guardò la foto e si alzò per prenderla, mormorando "Repairo" sotto il respiro teso, per aggiustarla. La coppia nella fotografia la guardò con paura ed Hermione si accigliò contro di loro. Aveva dimenticato che alcune fotografie potevano sentire di essere scosse. Mise nuovamente la foto sul comodino e sospirò, passandosi le dita tra i capelli. Se solo ci fosse stata una risposta ai suoi problemi, sarebbe stato molto più facile.

Si guardò indietro e prese un morso della sua torta di zucca, assaporando il dolce sapore. Per il momento, la torta di zucca sarebbe stata la sua risposta. Tonnellate e tonnellate di torta di zucca. Trascrizione fonetica

Dite la verità, non vi aspettavate un capitolo così presto, no? XD Dopo aver letto i vostri commenti mi sono sbracciata e ho approfittato delle vacanze per terminare la traduzione di un altro capitolo. Herm735, eccoti qua il tuo bel capitolo appena sfornato, spero di non averti fatto aspettare troppo ;) patronustrip ti ringrazio! Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 11
*** Doppio Guaio ***


Doppio Guaio

 

Hermione si svegliò, sdraiata su un materasso, la mattina successiva, con un piatto pieno di briciole della torta di zucca che aveva divorato la notte scorsa, accanto a lei. Guardandosi in giro per la stanza, notò che Ginny era ancora profondamente addormentata e guardò l'orologio montato sulla parete. Erano passate da poco le otto del mattino. Sospirando, Hermione si sollevò dal pavimento e allungò la schiena emettendo uno scricchiolio. Si fece strada verso il bagno, cercando di non svegliare Ginny ed essere costretta a scontrarsi con lei. Visto che Ginny la guardava come se la volesse uccidere immediatamente, pensò che incontrarla non era l’azione più conveniente quel mattino. Anche il più cattivo genio del male avrebbe dovuto pensarci due volte prima di affrontare una diabolica ragazza di 16 anni.

 

Dopo che ebbe finito di prepararsi, circa una mezz'ora dopo, ritornò coraggiosamente nella stanza e vide Ginny sveglia e seduta alla sua scrivania, che scriveva qualcosa in un giornale. Hermione fece del suo meglio per non fare rumore e per posare il pigiama, sulla punta dei piedi fino a che non si lasciò cadere sopra il materasso. L'unico suono nella stanza era quello della penna d'oca che graffiava contro la pergamena, ed era assordante. Hermione si ritrovò a sentire la mancanza di quelle piccole conversazioni che non avevano più da molto tempo ormai. Ma, per quanto ne sapeva, ne sarebbe stata privata per un po', e avrebbe fatto bene a ficcarselo in testo e a finirla lì. Quel metodo era funzionato innumerevoli volte, perché non in quella situazione?

 

Hermione guardò Ginny e seppe il perché: Ci teneva. Per una volta nella sua vita, aveva prediletto diverse persone estranee a se stessa e forse a Draco. Non era affezionata ai colleghi Mangiamorte, convinta che le loro teste fossero piene di segatura. Non si curava nemmeno dei Malfoy, che le avevano reso l’infanzia infelice. E persino una piccola parte di lei sapeva di non amare il Signore Oscuro. Era come un padre, ma non sentiva altro che una strana connessione che non aveva niente a che fare con l'amore o la protezione, ma era piuttosto un legame di fiducia. Ma teneva a Ginny. E a Ron. E anche alla signora Weasley. Avrebbe potuto anche tenere ad ... Harry. Ma quel sentimento sarebbe andato via facilmente. Di sicuro quella sensazione stava crescendo in lei per la loro costante presenza e il caldo ambiente. Sì, doveva essere l'atmosfera.

Vi fu un tocco alla porta ed entrambe le ragazze saltarono per il rumore. Ginny mormorò un dolce "Avanti" e la porta si aprì leggermente, rivelando una zazzera di grassocci cappelli rossi. Il sorridente volto della signora Weasley apparve mentre apriva del tutto la porta, rivelando il suo lungo abito floreale coperto da un bianco grembiule macchiato.

"La colazione è pronta, ragazze." Disse.

 

Hermione si sollevò dal materasso e seguì la signora Weasley giù per le scale, con Ginny poco dietro di lei. Quando raggiunsero la cucina un esplosione di cibo delizioso arrivò alle narici di Hermione, che guardò avidamente la tavola. Uova, aringhe affumicate, bacon, toast, e salsicce erano tutte allineate in mezzo al tavolo e lei si sedette con circospezione. Iniziò subito a riempire il piatto e fece del suo meglio per evitare gli occhi di Ginny. Poteva sentire le pupille marroni sulle sue e fece di tutto per non urlare.

 

Vide la signora Weasley sedersi e girarsi verso di lei. "Hai dormito bene la notte scorsa, Hermione?"

Hermione sorrise calorosamente: "Sì, grazie."

 

Lei annuì, "Beh sono contenta. Sarà una giornata piena zeppa. Fred e George dovrebbero arrivare presto, e con loro, anche mio marito, in ritorno da un viaggio d'affari. Poi, dovremo preparare la casa per la festa di Natale che Harry e Ron volevano fare per questo weekend."

 

"Una festa?" Chiese Hermione con tono leggermente traballante nella voce.

La signora Weasley annuì: “Sì, una festa. Hanno cominciato da due anni a farle e questo è il loro ultimo anno, e penso dovremmo prepararla in anticipo."

"Oh" disse Hermione pigramente, "E’ una cosa … adorabile."

"Qualcosa non va, cara?" chiese La signora Weasley con tono preoccupato.


Hermione scosse la testa, "Non è niente, davvero."


L’altra la guardò stranamente, "Va bene, cara. Se ne sei sicura."

Hermione le rivolse un sorriso riconoscente. Almeno c’era una persona di cui non si vergognava di adorare. Ginny stava invece perdendo lentamente il suo favore. Prima la strana sensazione che aveva ogni volta che le stava intorno, e ora quel trattamento silenzioso. Onestamente, quanto riusciva ad essere infantile? Si era trovata sotto il suo fidanzato solamente per dieci secondi, non c’era ragione di reagire in quel modo! Quella cosa non valeva niente.

Hermione venne scossa dai suoi pensieri quando il suono di passi lenti entrò in cucina. Girando lentamente la testa, vide Harry che spazzolava pigramente i suoi capelli, fissando il pavimento. Prese posto accanto a Ginny e alzò un po’ lo sguardo, incontrando i suoi occhi per un attimo prima di spostarli rapidamente. Beh, è strano. Pensò dentro di sè.

"Dov'è Ron?" Chiese la signora Weasley.

"E' ancora in bagno, non si sentiva bene stamattina." Spiegò Harry. "Sono stato sveglio tutta la notte per cambiare i secchi che ... beh potete immaginare."

 

La signora Weasley mise una mano sulla bocca, "Oh il mio piccolo Ronnicino, vado a preparargli una rapida pozione al pepe!" E prima che qualcuno potesse dire un'altra parola, si era già precipitata in cucina.

 

Hermione guardò Harry e Ginny e chiese: "Ronnicino?"

 

Harry si lasciò sfuggire una risatina, "Sì, ne sentirai parlare molto da qui alle prossime settimane. E E’ il nomignolo che Molly ha scelto per lui, e lo rimarrà per sempre. Credo che Fred e George lo usino più di chiunque altro."

 

"Non sono sicura di essere eccitata del loro arrivo, o del fatto che mi rannicchierò dietro un tavolo per piangere" disse Hermione onestamente.

Harry ridacchiò: "Beh a mio parere, non sono così male, una volta che li hai conosciuti, ma la prima volta che li incontri, si comportano in un modo un po’-"

 

Tutto ad un tratto, si sentirono tre rumorosi pop, che annunciarono un’apparizione. Harry sembrò stesse per finire la frase quando si sentì un rumore che Hermione definì simile ad un esplosione. Tutti saltarono in aria quando il suono sfrecciò nelle loro orecchie, seguito da una linea luminosa in cucina. Hermione venne accecata dalle scintille che volavano per la cucina, e colpivano pentole e padelle dalle fondine e dagli armadi ammaccati. Il forte suono divenne così schiacciante, che i tre occupanti della cucina dovettero coprirsi le orecchie per impedire di diventare sordi. I rumori si fermarono all'improvviso quando le scintille sbiadirono, lasciando un flebile sussurro nella loro scia. Rimossero le mani dalle loro orecchie ed Harry ebbe finalmente la possibilità di finire la frase, "eccentrico."

 

Non appena quella parola uscì dalle sue labbra, due uomini alti con i capelli rossi entrarono in cucina. Entrambi indossavano soprabiti d'argento, che coprivano delle camicie ricamate con tre W in alto a destra, una rosso e una blu. Ma la cosa che li distingueva, più dell'abbinamento, era il loro diabolico sorriso che mostravano sotto i denti bianchi, che disumanamente, alle osservazioni di Hermione sembravano riflettere la luce e la brillantezza di tutta la stanza. "Buone Feste, ragazzi e ragazze!" dissero entrambi all'unisono.

 

Uno di loro sorrise ad Harry che si coprì gli occhi, proteggendoli dal bagliore dei suoi denti. "In nome di Merlino, che hai fatto coi denti?"

 

I gemelli si guardarono e, contemporaneamente, portarono le mani ai denti, tirandoli fuori dalle loro bocche. Hermione cercò di non vomitare. Guardò le loro mani in basso che tenevano i luccicanti e splendenti denti bianchi. E, guardando le loro bocche, li vide mostrare dei sorrisi e un paio di denti dall'aspetto normale. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa su quella esposizione, uno dei rossi parlò. "Si chiamano Stupefacenti Dentiere, garantiscono ammirazione anche da una distanza di due metri con solo un raggio di denti, o si viene rimborsati."

Un uomo con a una sottile linea di capelli rossi s’intromise fra Fred e George prima che potessero parlare ancora, e mandò un sorriso radioso in direzione di Ginny ed Harry. Portava una veste scura marrone e un gilet a fantasia stranamente verde. Un paio di occhiali con la montatura sottile poggiavano sulla punta del naso ed Hermione poté giurare, guardando il modo in cui l'abito scendeva intorno al suo corpo, che era un uomo molto magro. Ginny corse tra le sue braccia un secondo dopo, esclamando con un grido "Papà!" e i suoi sospetti vennero confermati. Quello era il signor Weasley.

"Ecco la mia principessa preferita! Come stai, tesoro?" tubò egli.

Lei ridacchiò, "Sto bene papino."

 

Era un po’ nauseante il vederli stravedere l’uno per l'altro. In quel momento capì il motivo per cui Ginny si era comportata in modo peperino per tutto il tempo: era una monella viziata. Per quanto ne sapesse, Ginny era l'unica ragazza, quindi essere coccolati oltre la normalità era inevitabile per lei.

 

I due si separarono e il Signor Weasley si diresse verso Harry dandogli allo stesso modo un abbraccio, ma molto più breve. "E’ bello rivederti, Harry."

"Lo stesso vale per lei, signor Weasley." Disse Harry con un sorriso.

 

Il signor Weasley guardò la cucina per un momento, alla ricerca di qualcosa. In un primo momento, Hermione pensò che stesse cercando i danni che i suoi figli avevano inflitto alla cucina. Ma, dopo aver pensato per un attimo, venne smentita. "Dov'è Ron?"

 

"Non si sente molto bene." Spiegò Harry per la seconda volta.

 

Il signor Weasley annuì e si voltò per la prima volta  verso Hermione. Il suo corpo s’irrigidì e sentì subito che la coscienza veniva spazzata via. Non aveva mai incontrato quell’uomo, eppure ne era già intimidita. Come era possibile che quella famiglia le provocava un tale effetto?

 

"E tu devi essere Hermione, è corretto?"

Hermione annuì, "Sì".


Egli
le diede un caldo sorriso e tese la mano, che Hermione prese a malincuore. "Beh, è un piacere conoscerti, Hermione."

"Lo stesso vale per lei." Rispose meccanicamente.


"Oh, guarda qui Fred." Commentò il gemello che ebbe modo di identificare in George, guardandola acutamente.


"Cosa, George?" rispose Fred con aria da nonchalance.


"E' l'uccellino che dominava le lettere del nostro Ronnicino!" esclamò George, come se avesse appena dedotto una scoperta importante.

 

"Beh dammi uno schiaffo con la bacchetta e chiamami Shirley, penso che sia lei!" disse Fred, guardandola con un sorriso sciocco. Hermione cominciò a formare un sorriso, mentre comprendeva quello che dicevano. Ron aveva scritto di lei?

 

"Hermione, giusto?" chiese George.

"Umm ... sì.” Rispose lei incerta.

 

Fred tirò fuori la mano per fargliela stringere e lei la raggiunse educatamente. "Sono Gred, e questo è mio fratello" George si avvicinò e cominciò a stringerle la mano. "Forge.”

 

Hermione non si preoccupò nemmeno di fare domande sul modo in cui avevano ri-arrangiato i loro nomi. Stava rapidamente imparando a non indovinare il loro comportamento. Ma insomma, cos’altro potevano fare per scioccarla? Purtroppo, Hermione trovò rapidamente risposta a quella domanda quando entrambi i gemelli presero ciascuna delle sue mani e le portarono alle labbra per un casto bacio. Le loro labbra erano morbide e durò solo per un momento, e mentre si tiravano via, lei li guardò a bocca aperta, ma loro sorrisero appena e se ne andarono.

 

Hermione pensò che sarebbe seguita una pausa imbarazzante, ma ancora una volta si sbagliò. Tutti presero posto accanto a lei e cominciarono a mangiare, avviando una conversazione su qualcosa che non aveva alcun interesse particolare. In verità, era più interessata a quanto la cucina fosse stata danneggiata. Come facevano tutti ad essere così disinvolti su quella faccenda? Non importava più a nessuno la cortesia?

"IN NOME DI MERLINO, CHE E’ SUCCESSO ALLA MIA CUCINA?"

Finalmente, la voce della ragione, pensò Hermione quando la signora Weasley entrò in cucina col volto scarlatto. Tutti, tranne Hermione, arrossirono e chinarono la testa per la vergogna, come se fosse tutta colpa loro. Hermione volle dare loro uno schiaffo sulla testa, per quel comportamento da inetti! Era solo la signora Weasley. Tutto quello che poteva usare come arma era un mattarello.

 

"Ciao mamma!" esclamò Fred.

"E’ così bello vederti!" seguì George.


"Hai perso peso?"


"O hai guadagnato più amore e affetto che abbiamo perso mentre eravamo lontani da casa?"


"Mamma, ci sei mancata!" entrambi gridarono all'unisono prima di stringerla in un abbraccio da entrambe le estremità.

 

La signora Weasley si lamentò e spinse i due: "Oh, piantatela! Mi siete mancati anche voi, ma vorrei sapere cosa è successo alla mia cucina prima della riunione in lacrime!"

 

"Beh vedi ..." George cercò di spiegare.

"Volevamo testare alcuni prodotti ..."


"E la cosa ..."


"E’ andata un po' fuori mano ..."


"Un po'?" chiese timidamente. "Un po'? Distruggere la mia cucina non è una cosa da poco!"


"Scusa mamma.”
Dissero entrambi all'unisono.

 

Hermione si ritrovò a essere un po' scioccata dal fatto che essi se l’erano squagliata così velocemente. Pensò fossero il tipo di persone che avrebbero combattuto per ciò che volevano, e non avrebbero ceduto al minimo accenno di voce sollevata contro di loro. Ma, capì che quella famiglia non era così leggibile come aveva inizialmente pensato, così doveva abituarsi a sbagliare nelle prossime settimane. Sospirando, si scusò e andò in salotto, sedendosi sul divano e rilassandosi tra le pieghe.

 

"Ci vuole un po' prima che lo shock vada via."

Si era ormai abituata a quei suoi avvicinamenti furtivi, così i suoi occhi rimasero chiusi, mentre rispondeva con voce menefreghista. "Vada via cosa?"


"L'incapacità di leggere i Weasley come un libro aperto." Rispose.


Hermione aprì gli occhi e lo guardò con un sopracciglio alzato. "E come fai a sapere che è quello che sto cercando di fare?"


"Ho letto una dozzina di volte lo shock sul tuo viso." Disse, prendendo posto accanto a lei.


"E questo ti fa un esperto?" chiese.

 

"Perché è risaputo. Quando li ho conosciuti, pensai di trovarmi a casa tra i miei cosiddetti familiari, ma mi sbagliavo ogni secondo che passavo con loro. Sono un gruppo strano, ma sono la cosa più vicina alla famiglia che non ho mai avuto, a parte il mio padrino." Disse più tranquillamente verso la fine.

 

"Padrino?" chiese. Aveva un padrino?

Lui annuì, "E 'morto qualche anno fa".


Lo stomaco di Hermione subì un colpo alla dichiarazione. "Mi dispiace tanto".


"È tutto a posto, non è stata colpa tua. È stato assassinato."


"Assassinato?"


"Già. Dalla cugina, Bellatrix." Disse laconicamente.

 

Hermione fece del suo meglio per riprendere aria. Bellatrix? Bellatrix Lestrange? Quella Bellatrix che accompagnava il Signore Oscuro per motivi intensivi? Aveva ucciso il cugino, il suo stesso sangue? Hermione sapeva che era pazza, ma uccidere i propri parenti era una cosa ... barbara. Se Hermione fosse stata costretta ad uccidere una persona del suo stesso sangue, sapeva che non l’avrebbe fatto. Certo, non aveva mai conosciuto dei parenti, quindi non c'era motivo di pensare a cosa avrebbe fatto in quella situazione. Ma quel pensiero le fece male allo stomaco, quindi c'era una buona possibilità che avrebbe abbandonato l'opportunità.

 

Entrambi rimasero in silenzio, mentre stavano lì, ed Hermione non seppe che dire per la prima volta. C'era così tanta tensione nell'aria che poté sentirne il sapore sulla lingua. Aveva il sapore di carne marcia. Fu in quei momenti che Hermione pensò ai modi per evitare situazioni del genere. Doveva veramente smettere di permettere a quelle persone di influenzarla così. La missione era vitale e in pieno svolgimento, e lei stava lì, a divertirsi, quando sarebbe dovuta essere a lavoro. Poi di nuovo, non era che quello che doveva fare, essere loro amica? Che le rimaneva da fare, allora, scoparne uno? Sussultò al pensiero.Ascolta

Trascrizione fonetica

 

 

 

 

 

"Voi due siete pronti per aiutare con le pulizie?"

La signora Weasley li guardava con un piumino in una mano e la bacchetta nell'altra. Hermione sorrise e annuì all’anziana donna, fermandosi a guardarla. Fu allora che si accorse che era più alta di lei. La robusta donna la distanziava di soli pochi centimetri ed Hermione non poté fare a meno di sorridere dentro di sé. Veniva sempre chiamata petite e ora poté contare più verso se stessa contro i torturatori che la portavano a credere certe cose.

"Hermione, Harry, visto che siete già qui potreste riordinare il salotto? Se trovate qualcosa di ... natura discutibile, per favore, mettetelo da parte e ci penserò io più tardi. Va bene?"

"Certo" rispose Harry. Hermione saltò un po' quando sentì la sua vicinanza alle spalle. Doveva farlo per forza?

"Grazie mille! Sarò in soffitta, a cercare alcune decorazioni." E con questo, sparì su per le scale.

Hermione perso il conto dei passi che la signora Weasley impiegava per salire le scale, non sapendo cosa altro fare. Harry non faceva sforzi per avviare la conversazione, perché avrebbe dovuto? Così, senza ulteriori distrazioni, tirò fuori la sua bacchetta e cominciò a raccogliere pezzi di spazzatura casuali, portandoli tutti in una singola sfera. Harry seguì il suo esempio e presto si trovarono ai lati opposti della stanza. Continuarono in quel modo per ciò che sembrò essere un ora, ma in realtà erano solo passati 45 minuti. Hermione era talmente concentrata nel togliere la polvere dal set della radio, che non sentì i passi che annunciavano l'arrivo di un'altra persona. In effetti, quando ebbe finito, cominciò a sentire frammenti di una conversazione che veniva da lontano.

"... non è il momento giusto, Ginny."

"Non lo scoprirà mai. Inoltre, non ci vuole molto tempo, si chiama sveltina per questo."

Hermione evitò il coniato di vomito e cercò di fingere di essere ancora occupata a pulire. Forse, se fosse arrivata al momento giusto, Ginny se ne sarebbe andata.

"Andiamo, sii realistica. Dobbiamo lavorare se vogliamo una festa in due giorni, lo sai."

Sentì il sospiro risoluto di Ginny: "Sì, lo so ... ma solo per una volta vorrei-"

 

"Lo so." La interruppe. "Dopo verrà il momento, te lo prometto. Ma per ora, dobbiamo tornare alle pulizie. Inoltre, penso che la nostra conversazione stia facendo sentire Hermione a disagio." Ascolta

Trascrizione fonetica

 

Il sentire il suo nome fece sbattere la testa di Hermione contro la piccola mensola sotto la radio. Guardando umilmente verso Harry e Ginny, vide che Harry le sorrideva scusandosi mentre Ginny incrociava le braccia, distogliendo lo sguardo. Capendo che il discreto nascondiglio non era più un'opzione, si voltò completamente. Ci fu un silenzio teso mentre tutti guardavano goffamente la stanza. Hermione non sapeva cosa dire, ma sapeva che voleva fare. Vomitare.

"Ginny, che ci fai qui?" suonò la voce prepotente della signora Weasley dalle scale.

Ginny si girò per fronteggiare la madre, "Mamma! Stavo solo-"


"Niente scuse! Torna in bagno e continua a pulirlo come
dovresti fare!"

Ginny sospirò frustrata, "D’accordo." Vedendo che la madre annuiva contenta, si voltò rapidamente verso Harry e gli diede un bacio sulle labbra. Hermione rabbrividì e poté giurare che Ginny la stava fissando mentre staccava le labbra, con un sorriso compiaciuto sul volto. Ma tornò di nuovo a guardare Harry troppo velocemente. "Mi mancherai. Ricordati, dopo."

Prima che Harry potesse rispondere, salì le scale, lasciando sia lui che Hermione senza parole. Harry si rivolse ad Hermione lentamente, con i lineamenti stranamente contorti. "Mi dispiace che tu l’abbia sentito."

Hermione era grata che si fosse scusato con lei. Ma questo non cambiava ancora il ricordo di quella conversazione ed era sicura che l’avrebbe segnata a vita. "Grazie".

Vennero salvati dal teso colloquio che Fred (pensava fosse Fred) teneva, entrando nella stanza. Teneva in mano un mazzo di rose e li guardava con un largo sorriso. Ora sapeva dove Ginny aveva ereditato il suo incantevole sorriso.

"'Ciao Harry, Hermione." Salutò.

"Hey Fred" rispose Harry, dimostrando i dubbi di Hermione.

 

"Ti dispiace se appendo questo da qualche parte? Io e George vogliamo provarlo per vedere se funziona." Fece un cenno alla porta che collegava il soggiorno alla cucina, dando un colpetto sopra il collo.

 

"Certo, fate come volete." disse Harry, stringendosi nelle spalle con noncuranza. Se possibile, il sorriso di Fred si ampliò ancora di più e lui schioccò le dita facendo apparire un piccolo sgabello. Non era molto grande, alto abbastanza per alzare Fred fino a fissare con sicurezza il fascio di foglie sulla porta. Quando scese, lo fissò con sguardo fiero. Harry, però, strinse gli occhi e guardò Fred. “È quella specie di nuovo vischio a cui state lavorando?"

 

Fred annuì con entusiasmo, "Già! Lo Speciale Vischio Birichino Weasley, garantisce a te e alla tua dolce metà di sbaciucchiarvi o ... beh, penso tu sappia il resto."

 

Harry annuì, "Certo. Rinfrescami la memoria, qual è la finalità di questo vischio?"

 

"Beh, funziona solo sulle anime gemelle. A volte, l'anima gemella di una persona non è quella con cui sta attualmente e sarà divertente vedere le loro facce quando lo scopriranno. Lo stiamo ancora analizzando, però non siamo abbastanza sicuri del corretto funzionamento. George ha suggerito di portarlo qui e di provarlo su mamma e papà, così li chiamerò più tardi per vedere se è pronto per essere venduto." spiegò Fred, con viso molto eccentrico. "La questione verrà aperta quando Ginny ti trascinerà là sotto."

 

Harry diede un pugno alla spalla di Fred, scherzosamente, "E’ così crudele."

 

Egli alzò le mani in aria, "Mai detto di essere buono." Rimase in silenzio per un attimo prima di guardare Harry con un piccolo sorriso. "Harry, perché non ti metti sotto il vischio?"

 

Harry ridusse la fronte: "Perché?"

 

"Beh, per provarlo, naturalmente. Se ho ragione, la tua anima gemella, se è vicina, sarà attirata a te da una circostanza ignota. Se non è in giro, non ci sarà nessuna reazione." Disse Fred, con gli occhi che brillavano.

 

Harry gli rivolse uno sguardo prima di entrare sotto il fascio di luce rosa. Le cose non cambiarono fino a quando il vischio iniziò a brillare un po'. Questo attirò l'attenzione di Hermione che si trovò ad avvicinarsi verso la luce brillante. Era come se i suoi piedi si muovessero per conto proprio, mentre i suoi occhi erano concentrati sulla luce. Era così bello ...

 

Hermione inciampò su se stessa e finì per percorrere il resto della strada, proprio verso Harry. La prontezza di riflessi la raggiunse e si riscosse dalla trance. Sbattendo rapidamente gli occhi, vide Harry che la guardava strano. "Che cosa stai f-?" venne bloccato da una matrice opaca luminosa, una polvere che cadde intorno a loro fino a formare ciò che ad Hermione ricordò una bolla.

 

Raddrizzò la sua compostezza e fece per allontanarsi da Harry, in modo da poter fare spazio a Ginny quando sarebbe stata attratta da lui. Ma, la bolla intorno a loro, la fermò. Non era forte come un muro di mattoni, ma piuttosto come una forte gomma. Cercò nuovamente di spingere la bolla e ancora una volta non riuscì a sfondarla. Guardò Harry per vedere se lui stava cercando di fare la stessa cosa. Si fermò dopo pochi istanti ed entrambi si fissarono. Sentirono una bassa risatina e si voltarono per vedere Fred che si copriva la bocca, con le spalle tremanti.

 

"Cosa c’è di così divertente?" Chiese Hermione con rabbia.

Quando lui non rispose, Harry riprovò, "Che è successo, Fred?"


Fred si calmò per parlare con loro, ma nel tono si sentiva ancora qualche traccia di divertimento "Beh, immagino ci siano ancora un paio di pieghe da definire ..."


"Ovviamente" disse Hermione con calore. "Ora, facci uscire, così torniamo a pulire."


Fred rimase in silenzio per un attimo prima che il suo sorriso diventasse una piccola smorfia. "Temo di non poterlo fare."


"Che vuol dire “temo di non poterlo fare?" Chiese Harry lentamente.

 

"Beh, anime gemelle o no, ragazzi, dovete rispettare l’incantesimo per potervi liberare." Disse con voce che diminuiva emettendo sillaba dopo sillaba.

 

"E cosa sarebbe?" Chiese Hermione.

"E un vischio, Hermione. Cosa pensi che facciano le persone sotto il vischio?" chiese Harry, con uno sguardo che Hermione pensò fosse molto addolorato.


Le ci volle un momento per registrare quello che voleva dire, e il suo stomaco sussultò. "Dobbiamo baciarci?"


"Questa è l'idea di base, sì." Intervenne Fred.

 

"Beh d’accordo, allora." Disse Harry, sorprendendo Hermione e lasciando che le sue labbra le sfiorassero la guancia. Indugiò per un solo secondo prima di allontanarsi, ma per lei sembrò che la scena si fosse svolta al rallentatore. Quando la lasciò, sentì che il punto in cui le labbra avevano toccato la guancia scottava e resistette alla tentazione di alzare la mano e strofinare via il bruciore.

Entrambi sembrarono imbarazzati e lasciarono che i loro occhi si rivolgessero al salone. Ma, nonostante fossero smarriti, la bolla si trovava ancora su di loro. Sentì un grugnito di Harry e anche lei strinse la mascella, frustrata. Entrambi si rivolsero a Fred che li guardava con un sopracciglio alzato.

"Seriamente, un bacetto sulla guancia? E’ materiale primario! Non ti farà uscire senza qualche sbaciucchiamento con le labbra." Sul suo volto Hermione leggeva rassegnazione e volle rompere la bolla, per dargli un pugno sul naso.

 

"Fred, andiamo. Non posso baciare Hermione." Disse Harry supplichevole.

 

Hermione provò un piccolo sentimento di delusione. Certo che non avrebbe voluto baciarla, aveva Ginny per quello. Guardò Fred che si stringeva nelle spalle: “Sì, certo che puoi. Mia sorella non lo scoprirà mai. Inoltre, è l'unico modo per uscire da quella cosa." Indicò la bolla con mano tesa: "Tutto ciò che ti serve è un semplice bacetto sulle labbra. Tutto qua. Se vuoi un po' di privacy per farlo, va bene, me ne vado."

 

Harry pensò per un momento. Hermione credette che stesse per dire di no e gridò a Fred di trovare un altro modo per risolvere la situazione, ma ricevette l’effetto contrario. "Va bene".

 

Hermione lo guardò, sbalordita, "Cosa?"

 

Lui la guardò con lieve rossore sulle guance. Per la verità, trovò la cosa abbastanza carina. "Ho detto va bene." Si rivolse a Fred e puntò il dito contro di lui: "Ma devi lasciare la stanza e giurare di non dirlo mai a nessuno, non solo a Ginny."

 

Fred mise il pugno sinistro sopra il suo cuore: "Lo giuro sulla Mappa del Malandrino."

 

Hermione solcò la fronte e guardò Harry. Quello sembrò accettare quella risposta e annuì. Fred poi si girò per lasciare la stanza ed Hermione volle gridargli di ritornare. Non voleva baciare Harry! Era un suo …conoscente!

 

Il silenzio prese il sopravvento fra i due che evitavano di guardarsi. Hermione non voleva fare il primo passo, e, per quanto poté capire, neanche Harry voleva. Almeno sapeva di non essere l’unica a sentire dei rimorsi. Ma era solo un bacio, un breve bacio che li avrebbe lasciarti liberi di tornare alle loro faccende. Solo un bacio ...

 

Hermione guardò timidamente Harry, scoprendo che la stava già fissando. I loro occhi si incontrarono e fu incapace di distogliere lo sguardo. I suoi occhi erano così belli e splendenti che, come quando li aveva visti per la prima volta, quei pochi mesi fa, si ritrovò senza parole. Naturalmente, ora sapeva a chi appartenevano e la cosa aveva certamente cambiato alcune cose. Aspetta, era lei o quegli occhi si stavano avvicinando? Sentì una mano dietro al collo e seppe di non immaginare niente. Il suo tocco era leggero, come piuma, quasi come se avesse voluto fosse veloce e piacevole. I peli sulla parte posteriore del collo si alzarono e seppe che la cosa stava funzionando. Si preparò quando raggiunse un centimetro di distanza, con il respiro che soffiava aria calda sul viso. Chiudendo gli occhi, sentì la pressione delle sue labbra su di lei e il suo corpo fondersi con l’altro.

 

Le sue labbra erano come raso, si muovevano lentamente, a piccoli colpi. Le sue mani, appese debolmente al fianco, si posarono sulle sue scapole, e sentì che i muscoli si tendevano al tocco. Sentì le sue labbra con più pressione e la sua mente, non capendo più niente, non ricordò nemmeno di rispondere e di premere le labbra allo stesso modo. Per quello che sembrò un'eternità, rimasero lì, a penetrarsi a vicenda. Le loro labbra si mossero delicatamente le une sulle altre e le loro mani vagarono con leggerezza, senza allontanarsi dalla posizione originaria. Non resisterono alla necessità d’aria ed Hermione si sentì tirare indietro velocemente.

 

I loro respiri erano laceri e gli occhi erano rimasti chiusi. Appoggiò la fronte contro la sua con delicatezza e lei premette leggermente. Fu in quel momento che la sua mente scelse di riaccendersi. Aveva appena baciato Harry! Il suo nemico giurato, il suo obiettivo, il suo amico, Harry! E l’era anche piaciuto tanto ... troppo. Conosceva solo un modo per sfuggire a situazioni del genere. Scappò via.

 

Scappando da Harry, Hermione corse per le scale a due a due, e pensò che le stesse chiedendo di tornare. Quando raggiunse la porta della stanza di Ginny, la chiuse rapidamente con un incantesimo e crollò sul letto. Prese un cuscino a fianco e urlò attraverso, il più forte possibile. Aveva sviluppato una abitudine negli anni, quando le cose non andavano presso la tenuta Malfoy e sentì che il metodo era ancora più efficace di prima. Ma, non aveva mai provato quella sensazione. E dannazione, le stava facendo venire il mal di testa!

 

Non aveva mai sperimentato nulla di simile in vita sua. Nemmeno con Draco. Certo, baciava e scopava divinamente, ma era tutto passione e lussuria. Un sentimento non vero, ma dettato dal desiderio. Ma questo bacio con Harry ... sentiva di volersi aggrappare a lui e non lasciarlo andare via. Era come se il desiderio fosse solo un fattore di contributo e qualcos'altro stava alimentando il fuoco che aveva sentito nella bocca dello stomaco, che non era andato via dal momento in cui aveva scoperto di doverlo baciare. Voleva vomitare e ridere allo stesso tempo. Qualcosa non andava. Non aveva mai sentito quel sentimento prima ed era incredibilmente spaventata. Certo, non provava dei sentimenti per lui. Aveva appena ammesso di essergli amica e ora questo?

 

Beh, qualunque cosa fosse, faceva schifo. Più di qualsiasi altra cosa avesse mai sentito. E pensare di essere depressa era orribile. Non sarebbe andato via, questo lo sapeva. Sarebbe rimasta lì a pensare. A pensare ai suoi sentimenti, alla sua missione, e soprattutto a Harry. Perché era stata così attratta dal vischio? Fred l’avrebbe detto a qualcuno, nonostante avesse giurato su quella specie di mappa?

 

Ebbe un sacco di tempo per pensarci poiché quella fu la prima notte che Ginny non tornò in camera durante la notte.

Rieccomi qui con un altro capitolo per voi! Leggetelo con molta attenzione, riceverete una sorpresina! debby91 ti ringrazio tantissimo, spero che questo capitolo ti possa piacere XD patronustrip spero di non averti fatto aspettare troppo :) Certo che so che la torta di zucca è un simbolo auror ;) Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 12
*** Insensibile ***


Insensibile

 

Era il giorno prima della festa.

 

Hermione aveva avuto un paio di giorni per pensare a ciò che era successo e finalmente era giunta ad una conclusione. Gli piaceva. E non un piacere amichevole. Una vera attrazione. Così in quei ultimi giorni se n’era andata in giro per la casa con sguardo compiaciuto. Più di una persona le aveva chiesto se stava bene. Certo che stava bene! Il bambino-che-è-sopravvissuto era attratto da lei! Non si era mai sentita meglio.

 

Certo, non era proprio una sorpresa. Di solito attraeva il sesso opposto come le mosche, e fu felice di riscoprire il suo talento. Hermione aveva qualcosa in più che la maggior parte degli altri Mangiamorte non avevano: l'attrazione. L'aveva usata per attrarre un paio di vittime nelle grinfie del suo padrone e non aveva mai esitato ad usarla a suo vantaggio. Non andava a letto con tutti, però. In realtà, Draco era stato l'unico che non aveva ingannato. Beh, lui e l'occasionale prendimi-sono-tua quando usciva la sera. Ma in realtà, non si era scopata l’intera Gran Bretagna. Era solo uno stratagemma.

 

Così, aveva pensato ad un piano. Ora che Harry era fondamentalmente nelle sue mani, poteva usarlo a suo piacere. Il bacio era stato solo l'inizio. Lo shock iniziale era ormai svanito e finalmente aveva trovato un perché delle sue azioni. Era stata la prima volta che non prendeva iniziativa e l'aveva colta di sorpresa. Naturalmente, non sapeva perché ne era uscita così sorpresa. Certo, aveva una fidanzata, ma comunque erano ancora a scuola, non era una relazione duratura. Inoltre, Ginny la trattava come una di quelle persone da manipolare. La considerava ancora sua amica, ma gli amici non durano. Non durano mai. Quindi, perché preoccuparsi?

 

Quel giorno era perfetto per iniziare il suo piano. La giornata precedente, Fred aveva annunciato a tavola che l'annuale Battaglia a Palle di neve Weasley si sarebbe tenuta quel pomeriggio. Hermione si era mostrata entusiasta fin dall'inizio, ma adesso fiammeggiava dalla gioia. Tutte quelle giornate di formazione finalmente sarebbero state adoprate. Sperava che non avrebbero esitato a lavorare. Una sfida l'avrebbe aiutata a non distrarsi facilmente. Sedurre Harry era troppo infantile, qualcosa troppo cliché a cui non pensava completamente. No. Voleva farlo cadere alla vecchia maniera. Sembrava piacergli chi stava fingendo di essere, quindi tutto quello che doveva fare era continuare a recitare. Sembrava così facile considerare di architettare un nuovo piano che si sarebbe svolto in più di un’occasione. Ma sarebbe servito ad una piacevole pausa.

 

L'unica cosa che doveva trattenere erano la sue emozioni. Aveva agito da stupida l’ultima volta! I suoi ormoni si erano ribellati. Sicuramente era quello il motivo. Il suo battito cardiaco, le mani che sudavano ...  tutte sensazioni normali al bacio. Era un adolescente; era tenuta a fare l'errore di permettere che le sue emozioni si scatenassero. Ma ora che sapeva cosa cercare, sarebbe stato più facile evitare che accadesse di nuovo. Non poteva baciarlo. Non fino a quando avrebbe avuto tutte le emozioni sotto controllo. Se l’avesse tentata, anche se (cosa che probabilmente avrebbe fatto... quel bacio era stato piuttosto intenso, ne avrebbe voluto di più) l’avrebbe evitato. Scappare, cercare scuse, fare qualunque cosa per evitarlo. Semplice come bere un bicchiere d'acqua.

 

"Hermione, cara, scendi a pranzo?" la voce della signora Weasley tuonò dalla porta.

Si era chiusa in camera di Ginny per la maggior parte del giorno, a leggere un libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca della scuola, prima di partire. Era un romanzo su una strega innamorata di un troll. Un racconto epico d’amore, se avesse dovuto interpretarlo. Era bello sapere che l'amore esisteva in un mondo fittizio, facendole pensare che la sua vita amorosa nella realtà fosse migliore.

"Certo, signora Weasley. Arrivo fra un secondo." Mise un pezzo di pergamena sulla pagina in cui era arrivata e mise il libro sul letto.

Hermione si fece strada giù per le scale e vidi che tutti mangiavano già velocemente. Era come se non si preoccupassero dei loro sistemi digestivi. Beh, quando si sarebbero trovati nel bel mezzo della lotta a palle di neve, e avrebbero avuto dei crampi, non sarebbe andata ad aiutarli, ma si sarebbe trovata in un angolo a ridere. Quindi, con quel pensiero umoristico, si sedette accanto a Ron e accatastò una piccola porzione di panini con lo speck e insalata sul suo piatto. Pensava a come vincere, perché sapeva sarebbe successo.

"Allora, chi è pronto a farsi covare?" chiese Fred con un sorriso.

 

L'intera tavola lasciò sfuggire insulti e colorati commenti che Hermione non poté comprendere. Sorrise e tornò a mangiare, completamente concentrata sul gioco. Il suono di un apparizione interruppe le conversazioni intorno a lei e un uomo con una coda di capelli rossi legati al collo comparve. La signora Weasley si lasciò sfuggire un forte e stridulo "Bill!" e Hermione riconobbe chiaramente chi era. Harry aveva detto che era uno spezza-incantesimi per la Gringott e recentemente si era sposato. Poté vedere un orecchino sull'orecchio sinistro che assomigliava ad una enorme zanna e notò che il suo abbigliamento era molto rivoltante. Era molto diverso dagli altri Weasley, e lo ammirò per questo. Era bello sapere che non erano tutti cloni l'uno dell'altro.

 

Dietro di Bill c’era una donna straordinariamente bella, con lunghi capelli biondi argentei, occhi di un azzurro pallido, e quando rivolse un sorriso alla signora Weasley, Hermione poté vedere un paio di denti bianchi. Hermione pensò fosse la moglie di Bill.

"Molly est meravigliozo rivederti.” disse con voce gutturale, spesso con accento francese.

"Fleur, è sempre un piacere." Rispose la signora Weasley, dandole un abbraccio.


"Allora mamma, non è ancora iniziato?" chiese Bill, togliendosi il giubbotto di pelle e lanciandolo su una delle sedie.

 

La signora Weasley sembrò un tantino infastidita: "No, inizia dopo pranzo. Ma Bill, tu sei un uomo adulto ormai, non dovresti gingillarti con stupidi giochi."

"Oh, andiamo mamma, si è giovani una volta sola." Disse con un sorriso sbilenco.

"Beh, in entrambi i casi, mangia qualcosa prima di affrontare il freddo."
Disse la signora Weasley, facendo cenno al tavolo.

Bill annuì e mise una mano intorno alla schiena di Fleur, guidandola verso la sedia accanto alla sua. Iniziarono a mangiare ed Hermione dovette chiedersi come avevano fatto ad innamorarsi. Sembravano proprio gli opposti. Bill, con il suo abbigliamento di pelle a brandelli e una zanna a forma di orecchino, e Fleur con il maglione celeste e pantaloni della stessa tinta. Una immagine letterale del fuoco e del ghiaccio. Hermione era così occupata ad osservare la coppia che saltò in aria quando Bill incontrò i suoi occhi.

"Non credo ci siamo presentati." disse.

Hermione scosse la testa: "No, non lo abbiamo fatto. Io sono Hermione Granger, un amica di Ron ed Harry."
Evitò apposta di dire il nome di Ginny.

Bill tirò fuori la mano, che Hermione prese senza esitazione. "Piacere di conoscerti Hermione. Sono Bill e questa è mia moglie, Fleur.” Fece un cenno a Fleur che le sorrise.

"E’ un vero piasere conosciarti." disse educatamente.

"Lo stesso vale per te." rispose Hermione, stringendo la mano di Bill.


"Come stanno andando gli affari, George?" chiese Bill.


"Meglio che mai.” rispose George.


"Ho portato un prodotto nuovo." suonò Fred.


"Ma non so se funziona ancora ..." sputò fuori George.


"Non l’hai provato su nessuno?" chiese Bill.


"No noi-" Gli occhi di Fred guizzarono verso Hermione, e si fermò. "Sì ... speravamo di verificarlo durante la festa."

"Beh, che cos’è?" chiese Bill incuriosito.

Quando Fred e George esposero il loro ultimo prodotto, Hermione osò guardare il punto in cui Harry si trovava. Sembrava stesse giocherellando con un tovagliolo, con gli occhi completamente focalizzati su di esso. Se non lo conosceva bene, avrebbe pensato che stesse cercando di nascondere un rossore. No, non poteva essere arrossito. Era solo annoiato e aspettava che tutti finissero. Ma, quando Hermione guardò il suo piatto, vide che non aveva finito col cibo. In effetti, sembrava avesse preso soltanto pochi bocconi. Strano.

Non si rese conto di fissarlo finché non sentì un paio di occhi che la puntavano. Spostò gli occhi da Harry per un attimo, e vide Ginny che la fissava minacciosamente. Non avrebbe permesso che l’ovvia gelosia di Ginny le facesse effetto. La fissò di rimando e si appoggiò allo schienale della sedia, sfidandola a fare qualcosa. A quanto pare, Ginny non ci pensò su molto e rivolse l’attenzione alla conversazione principale. Hermione sorrise in trionfo e rivolse l’attenzione alla stessa conversazione.

"Allora, dov'è Charlie?" chiese George.

"Già, dov’è il vecchio Dragospiro?" aggiunse Fred.


La signora Weasley guardò Fred per un attimo prima di rispondere: "Sarà qui in tempo per Natale."


"Molto specifico, mamma." Disse Fred.


"Sì, giunta al punto." Aggiunse George.


"Oh silenzio voi due." Disse in un teso sibilo. "Ha avuto alcune cose da fare all’ultimo minuto in Romania."


"Charlie è sempre stato un maniaco del lavoro." Disse Bill allegramente.

Durante la mezz'ora successiva, l’allegria mantenne la conversazione. Hermione notò che Fleur continuava ad osservare Bill. Non riuscì a capirne il senso. Se si conoscesse qualcuno seduto proprio accanto a te, che motivo c’era di guardarlo in un modo che ti faceva pensare che la sedia era vuota? Onestamente, era una perdita di tempo. Se avesse voluto stancare i minorenni, almeno avrebbe dovuto farlo utilmente.

"Prendete i cappotti, signore, è tempo d’azione!" disse George mentre sfrecciava su per le scale.

 

Hermione alzò gli occhi al cielo quando tutti saltarono dalle sedie e seguirono il suo esempio. Hermione sfrecciò casualmente dalla sedia e li seguì a un ritmo più lento, cercando di allontanarsi dal traffico di persone che raggiungevano le loro stanze. Sentì la signora Weasley dire alcune parole suggestive tra cui alcune menzioni su quanto stupido ed infantile fosse il gioco. Hermione era d'accordo, ma sarebbe stato sicuramente divertente colpire la gente in faccia con palle di fango e freddo.

 

Ginny era già vestita di tutto punto quando entrò nella stanza. La testa rossa la spinse di lato fissando la parete di fronte ed Hermione si trattenne dalla voglia di darle un pugno nello stomaco. Avrebbe avuto la sua parte nella lotta. Così, senza ulteriori indugi, prese il cappotto invernale più pesante, guanti di lana e stivali di pelle spessa. Diede un ultimo sguardo alla stanza, e terminò.

 

Quando raggiunse il salone, vide che tutti erano già lì. Parlavano molto animatamente ed Harry fu il primo a notare il suo arrivo. C’era anche Fleur, infagottata in un brillante cappotto bianco con una pelliccia attorno al collo e guanti della stessa tonalità. "Eccoti. Ti stavamo aspettando."

 

Hermione era sorpresa: "Non dovevate farlo."

"Lo sappiamo.” disse Ron.


"Ma volevamo farlo." Aggiunse Bill.


"Inoltre, non sarebbe un gioco equo se ti lasciassimo qui, vero?" chiese Fred retoricamente.

 

Hermione sorrise al gruppo e seguì tutti fuori dalla porta d’entrata. La portarono in un giardino e poi in un campo aperto. Sembrava un frutteto, coperto da una coltre di neve fresca. Era circondato da alberi e occupava circa la metà di un campo da Quidditch di Hogwarts. In breve, era perfetto.

Fred e George fronteggiarono il gruppo e George si mise le mani a coppa sulla bocca, formando un megafono. "Allineatevi, io e Fred sceglieremo le squadre!"

 

"Oy! Chi vi ha nominato capitani?" urlò Ron alla coppia.

I due si guardarono l'un l'altro prima di rispondere all'unisono, "Noi stessi."


"Ora allineatevi, branco di nani!" urlò Fred.

 

Tutti composero un corteo ed Hermione venne schiacciata tra Harry e Bill. La spalla di Harry toccò la sua per un breve momento e lei non riuscì ad evitare di trattenere il respiro. Stai calma; non può farti questo effetto. Tu hai il controllo, non lui. Rimproverò a se stessa. In pochi secondi il suo corpo si rilassò e lei rimase in piedi, fiera di se stessa per la conquista sugli ormoni. Ora, tutto quello che doveva fare era non calcolarli e sarebbe stata pronta a tutto.

 

George scansionò il gruppo con gli occhi per un momento, "Ginny".

 

Ginny si avvicinò con un largo sorriso e diede il cinque al fratello. Diede ad Hermione un sorriso sornione e lei restituì lo sguardo. Se voleva giocare, avrebbe ottenuto una lotta infernale.

 

Fred osservò il gruppo come il fratello e il suo volto si illuminò quando lo colpì un’idea. "Harry".

 

Harry si avvicinò a Fred e lo guardò in modo strano. A quanto pare, non si era aspettato di essere scelto per primo. Hermione spostò l’attenzione da Harry e la focalizzò su George, che aveva afferrato il mento tra pollice e indice, pensando.

 

"Ron." Chiamò.

Ron raggiunse George e si mise vicino alla sorella.


Hermione tornò a guardare Fred e poté giurare di vedere un luccichio nei suoi occhi. "Hermione".

 

Lo stomaco di Hermione fece una giravolta mentre camminava lentamente verso Fred e Harry. Aveva sperato che lei ed Harry si trovassero in squadre opposte. In quel modo, avrebbe potuto seguirlo senza essere interrogata. Un flirt senza flop. Ma no, a quanto pare Fred aveva altre cose in mente. Cercò di non mostrare il suo disappunto mentre George e Fred sceglievano gli ultimi. Alla fine, la sua squadra si aggiudicò Fleur e George scelse Bill. Entrambe le squadre formarono un crocchio per pianificare la loro strategia.

 

"Va bene" esclamò Fred, "Voglio Harry con me davanti, ed Hermione e Fleur responsabili della nostra fortezza. Fate che sia alta e robusta. Usate le munizioni extra, e quando avete finito unitevi a noi. Lo scopo del gioco è quello di distruggere il forte della squadra avversaria. Niente incantesimi per renderlo impenetrabile, ma potete usarne alcuni per costruirlo più velocemente. Tutti pronti?" Tutti annuirono, "Va bene, al tre. Uno ... due ... tre!"

 

Hermione volò verso un albero vicino e cominciò a fare una base per il forte. Fleur non era molto lontana da lei e l’aiutò a formare la neve. Hermione disse un semplice incantesimo di attaccamento per far aderire nel modo più semplice la neve, mentre spianava la base. Non le piaceva ricevere ordini. In realtà, lo detestava. Era già tanto che non si era avvicinata a Fred per dargli quello che si meritava. Ma, ahimè, sapeva di non poterlo fare. Oh, come desiderava che quella missione finisse subito, così da poter smettere di trattenere tutte quelle sensazioni represse.

"La parte divertente arriva quando devi colpire la gente in faccia con le palle di neve." commentò Hermione, formando un'altra manciata di neve, e poi minimizzandola con la sua bacchetta.

"Perché dovrasti essere divertita?" chiese Fleur.

Hermione si strinse nelle spalle, "Perché è divertente."


"Beh sambra barbaro."


"Mai detto che non lo era." disse Hermione con leggerezza.


"Tu non sei come le altre ragazze, vero?"


"No."rispose Hermione, "Ma qualsiasi ragazza normale non sarebbe stata in grado di costruire questo forte prima del tempo, non è vero?"


E, come previsto, con un colpo finale della sua bacchetta, il forte fu terminato. Hermione lo guardò con orgoglio e si voltò a guardare Fleur. Sembrava avere uno sguardo passivo mentre ricambiava la sua occhiata. Hermione si strinse nelle spalle e cominciò a raggruppare le palle di neve come le avevano detto. A dire la verità, Fleur non le piaceva molto. Le sembrava il tipo di snob so-tutto-io che cercava di farla adattare in una situazione a cui non apparteneva. Hermione odiava impostori del genere.

 

Fleur l'aiutò con le palle di neve e quando ne ebbero fatto una cinquantina, decisero di smettere e andarono a unirsi a Harry e Fred. Hermione si affrettò a trovarli e modellò una palla di neve tra le mani, fino a raggiungere Fred. Lui sentì la sua presenza in pochi secondi e si girò verso di lei con un sorriso.

 

"Il forte è pronto?" Chiese.

Hermione annuì, "Sì."


"Eccellente. Ora vai con Harry e cerca di conquistare il loro forte. Io e Fleur rimarremo indietro e giocaremo in difesa".


"Io non credo-"

"Hermione, ascolta. Tu ed Harry siete amici, giusto? Beh, un bacio non dovrebbe cambiare niente. Ma tieni presente che le invenzioni mie e di George funzionano spesso." E con questo, egli scattò verso Fleur.

Hermione rimase lì, ammutolita, mentre lo guardava allontanarsi. Che intendeva dire con quello? Hermione guardò alla sua destra e vide Harry raccogliere una manciata di neve e formare una palla. Ricordando il piano, si avvicinò a lui e dimenticò il consiglio di Fred. Per il momento.

Quando raggiunse Harry, lui la stava già guardando stranamente. Cercò di non far trapelare le sue vere emozioni (fastidio, rabbia e una sensazione senza nome che non aveva ancora distinto), mentre gli diceva: "Fred vuole che io e te conquistiamo il loro forte."

Harry annuì, "Lo immaginavo."

"Allora, cosa proponi di fare?" Chiese Hermione.


"Improvvisare." Rispose semplicemente.

Hermione aprì la bocca per replicare, ma Harry stava già correndo verso il forte dell'altra squadra, sul lato opposto del campo. Emise un aggravato grugnito e lo seguì, con la palla di neve tenuta saldamente in mano. Si maledisse per non aver portato dei guanti di lana; la neve fuoriusciva da tutte le parti e le sue mani si stavano intorpidendo.

La fortezza era custodita da Bill ed Hermione si chiese vagamente perché Harry stesse ancora correndo a tutta velocità verso di lui. In un istante, se ne rese conto. Era l’esca. Fece una rapida scansione del campo e vide che Ginny e Fred stavano quasi facendo un incontro di wrestling e Ron aveva intrappolato Fleur contro un albero, con una palla di neve nella mano destra. Rapidamente, svignò intorno all'albero più vicino a loro forte e vide che Harry teneva Bill lontano. Aspettò fino a quando Harry portò Bill a pochi metri prima di colpire. Giocò il tiro a segno e sparò un Reducto, che spezzò il forte e spruzzò neve bagnata su tutto il luogo. Hermione si nascose dietro l'albero e sfuggì appena la doccia fredda.

"LA VITTORIA E’ NOSTRA!" esplose Fred in un boato.

Hermione uscì da dietro l'albero per vedere Harry e Fred che correvano verso di lei come razzi. Ebbe appena il tempo di prepararsi prima di essere schiacciata in un abbraccio di gruppo. Sentiva l'altra squadra che si lamentava e gemeva, e sorrise compiaciuta. Era bello vincere per la squadra. Oh, quanto le era mancato.

 

"E' stato brillante, non posso credere che sapessi esattamente cosa fare!" l’acclamò Harry.

Hermione dovette mordersi la lingua per trattenere di nuovo una risposta arrogante. A Harry piaceva la sua indole "innocente". Se voleva approfittarsi di lui, avrebbe esattamente recitato come quando si erano baciati. Ma hey, quanto poteva vantarsi per saper leggere segnali del genere! C'erano voluti anni per perfezionare quella tecnica e quando una sola persona le faceva complimenti (beh, a parte Draco, ma lui non contava, aspirava solo a farsi una scopata), non sapeva nemmeno rispondere. Fottuta Ironia.

Hermione decise di fare la timida, "Grazie! E' solo un dono di natura, credo."

"Beh, è stato dannatamente brillante!" esclamò Fred.


"Oi!" la voce di Bill suonò da lontano.


Il gruppo guardò Ginny, Bill, George e Ron. Ron scelse di parlare, "Vogliamo la rivincita!"


Fred sollevò un sopracciglio, "Tutte le rivincite che volete, tanto vi battiamo lo stesso!"

"Lo vedremo. Gioco fra cinque minuti." Disse Ginny con un occhiata pericolosa. Beh, pensò si trattasse di un occhiata pericolosa. Hermione pensò che la facesse sembrare stitica.

E così fecero un'altra partita. E un’altra ... e un’altra ancora. Ogni incontro aveva lo stesso risultato, Hermione distruggeva il forte della squadra avversaria e tutti si crogiolavano nella sua eccellenza. Fece di tutto per non urlare con tutta la forza che aveva nei polmoni. La “nuova” Hermione doveva essere modesta. Oh, beh, avrebbe avuto un cuscino per dopo.

Era l'ultima partita ufficiale ed Hermione si trovava al suo posto abituale, dal forte opposto. Era fortemente protetto e lei stava cercando di trovare una buona mira. Harry e Fleur erano una buona distrazione, ma Fred continuava a darle segnali con la mano, che erano atipici e ovvi. Dovette cambiare posizione cinque volte di seguito perché Fred continuava a cambiare le sue stupide tecniche. Quindi, rimase nascosta e vide che Fred cercava dei pretesti per lei. Perfetto. Ginny era di guardia al forte ed Hermione evitò di correre verso di lei, per sbatterla fuori dal forte e vincere la partita ancora una volta. Sarebbe stato troppo strano.

Pensò che Ginny avesse deciso di assumere la posizione di guardia. Certo, avrebbe cercato di accaparrarsi tutta la gloria. Ma non ci sarebbe stata gloria nella sua squadra. Hermione era una macchina omicida altamente qualificata! Specializzata in incursione e tortura. Ginny non aveva chance. E se le cose non fossero andate bene, aveva sempre in serbo di ucciderla e nascondere il corpo.

Whoa! Rallenta un pò, Hermione. Ricorda, devi essere inconspicua. –potrei portarla allo stato di inconscio, e poi seppellirla ... tecnicamente non l’avrei uccisa. I suoi polmoni la uccideranno per mancanza di ossigeno e tutto sarà stato causato dalla natura-Uhh, risposta sbagliata. Devi calmarti e concentrarti sul gioco.- Gioco?-Sì, la lotta a palle di neve che dovresti vincere per la squadra-Squadra?-Oh, stai zitta! Sai di non potercela fare da sola.-Certo che posso.-Lascia stare ...

Hermione spostò la bacchetta a pochi centimetri da Ginny, evitando i pensieri di omicidio, per il momento. Un muto Reducto e il forte venne mandato al kaput. Ginny si voltò e la sua faccia assunse lo stesso colore dei capelli. Hermione ridacchiò ad alta voce per la prima volta, mentre la sua squadra festeggiava avvolgendola in un abbraccio. La cosa cominciava a piacergli; avrebbe potuto intonare con loro una nuova marcia di vittoria dei Mangiamorte. Avrebbe aiutato a cambiare le prospettive di incendiare le case della gente e battere i piedi sulla cenere.

 

Harry era il più vicino a lei nella calca, e fu orgogliosa di sapere che quella volta non sentì nulla. Era completamente insensibile al suo contatto corporale. Fase uno: completata. Purtroppo, Harry rovinò quel momento stringendola più forte, urlando congratulazioni al suo orecchio e finendo col darle un bacio sulla guancia. Sì, ecco. Un bacio sulla guancia. Il suo viso stava arrossendo ma venne mascherato da tutti gli altri che seguirono il suo esempio e cominciarono a darle altri baci. Fleur le diede un doppio bacio sulle guance ed Hermione dovette ammettere che tutta quella attenzione la stava facendo sentire a disagio. Alla fine, chiusero il gioco dopo quell'ultima partita.

 

Hermione seguì tutti gli altri e strofinò via la saliva dalla guancia. Almeno, era quello che stava imponendo a se stessa di fare. In realtà, la guancia bruciava nel punto esatto in cui Harry l’aveva baciata. E si era convinta che sarebbe stato facile. Per Harry era ancora divertente e non sarebbe potuta andare avanti col suo piano se la cosa si fosse fermata a quello stato. Ma se continuava a creare acrobazie come quelle, non sarebbe mai accaduto. Dannazione.Trascrizione fonetica

 

Sentì un caldo sollievo quando entrò in cucina. C’era odore di cioccolata calda e di biscotti. Hermione si tolse il cappotto coperto di neve e lo mise con tutti gli altri vicino alla stufa in acciaio. Tutti si erano raccolti intorno al caldo fuoco nel soggiorno e le si trovò un posto a sedere su una delle poltrone. Harry e Ginny erano su un divanetto, una mano intorno alla vita dell’atra. Ma andiamo, potevano cercare di non comportarsi come una coppia normale per almeno dieci minuti, così da far passare la nausea? Ginny le indirizzò un sorriso maligno e sapeva che non sarebbe stato il caso di chiederglielo. Doveva imparare a convivere con questa situazione. Inoltre, più lo vedeva, più si abituava, e più forte diventava. In realtà, andava tutto a suo favore.

E così, con della cioccolata calda in mano, guardava il fuoco. Sentì il forte rumore di uno schiaffo o di un casto bacio e si raddrizzò per la tensione. Non si sarebbe voltata, avrebbe solo ottenuto una pessima reazione, e questo era l'ultima cosa che voleva. No, avrebbe fissato il fuoco senza curarsi di quella situazione. La pratica rende perfetti, dopo tutto. Nel tempo in cui avrebbe imparato ad essere insensibile a tutto, sarebbe stata un professionista. Tutto sarebbe stato perfetto.

Sentì del solletico sul naso, che cercava un’alternativa diversa, ma decise di ignorarla.

Tornata, finalmente :) Come vi sembra Hermione in questi ultimi tempi? Beh qualcosina sta cambiando, non notate? ;) ringrazio tantissimo roxy_xyz (sì, anch'io adoro i gemelli Weasley), debby91, odio il comportamento di Ginny, davvero, e patronustrip, che puntualmente commenta tutti i capitoli, grazie davvero :) Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 13
*** Alcune feste sono peggio della tortura ***


Alcune feste sono peggio della tortura

 

 

Era rimasta solo un’ora prima che la festa iniziasse. Hermione aveva aiutato la signora Weasley in cucina con gli spuntini per quasi tre ore. Inizialmente, aveva insistito per non mangiare niente, pensando di non voler rovinare il duro lavoro. Ma, naturalmente, alla fine, cedette dopo che la signora Weasley cominciò a narrarle alcuni argomenti persuasivi, e non ce la fece a rifiutare. Avrebbero dovuto denominare quella donna operatrice di miracoli.

 

Mentre si asciugava le mani dalla farina in eccesso, la signora Weasley la guardò con un piccolo sorriso. "Beh penso che abbiamo quasi finito."

 

Entrambe si voltarono a guardare il tavolo al centro della cucina, che era ormai coperto di pasticcini, fish and chips, e tutto quello che si poteva immaginare avesse una tinta rossa e verde. Ciò significava tutto, tranne la stessa cucina. Hermione guardò la tavola sentendosi realizzata, con una certa aura orgogliosa. Se qualcuno le avesse detto che avrebbe aiutato qualcuno a cucinare per un gruppo di adolescenti, avrebbe tentato di ucciderlo prima che presentasse un’idea così assurda. Ma ora le cose erano cambiate.

 

 “Ora, rimane solo il tacchino da preparare, dovrebbe essere pronto per cena." Guardando l'orologio, si voltò verso Hermione, "Dovresti andare a prepararti per la festa."

"Ma il-"

 

"No, niente ma. Mi prenderò cura del resto. Sei stata più che utile in queste ultime ore, il minimo che puoi fare è farti bella e carina per la festa. Ora sciò!" Sventolò le mani ed Hermione seguì a malincuore il consiglio.

 

Arrivò alla stanza di Ginny e chiuse la porta. Fortunatamente, Ginny era in giro per la casa, a pulire e spolverare proprio come lei ed Harry avevano fatto pochi giorni prima. Sospirando, Hermione si avvicinò alla borsa che conteneva il vestito per la festa. Il giorno precedente, la signora Weasley aveva portato lei e Ginny a comprare il vestito per la festa a Diagon Alley. Ginny impiegò tre ore in ogni negozio, ma finì a mani vuote, ed Hermione fece di tutto per non strapparle i capelli. Lei, invece, aveva trovato il suo vestito al primo negozio; un abito a impero verde con un taglio argento sul busto e un doppio strato di chiffon al di sotto.

 

Ginny, dopo circa tre negozi, trovò il suo vestito. Era un abito scollato argento tempestato di paiette che le arrivava al ginocchio e la rendeva bellissima. La signora Weasley accettò di comprare il vestito solo perché era in saldo ... oh, e perché lei era una bambina viziata.

 

Ad Hermione non erano mai importate le feste. Le uniche a cui avesse partecipato erano quelle tenute presso villa Malfoy e in quelle finiva sempre per desiderare una morte precoce. I Malfoy coglievano ogni opportunità per organizzare feste e mostrare le loro ricchezze, e questo comprendeva usare il compleanno di Hermione. Era sempre costretta ad uscire dai confini della sua camera e ad essere avvolta in abiti sottilissimi e gioielli, con la sola compagnia di Draco. Aveva la sensazione che quella festa non sarebbe stata molto diversa. Erano tutte uguali.

 

Hermione fece scivolare il vestito sopra la testa e lo aggiustò intorno al corpo, palpandolo per fare in modo che fosse indossato correttamente. Andò verso lo specchio posto contro il muro e guardò il suo riflesso. Era un vestito completamente diverso da tutti quelli che aveva indossato. In realtà, l’aveva scelto per la sua semplicità e la mancanza di regalità. Tutti quelli che era stata costretta ad indossare erano eleganti e pieni di disegni a fronzoli. Il denaro più semplice comprava. Se ci avesse pensato a lungo, avrebbe realizzato di essersi rovinata.

 

Voltandosi, scivolò su un paio di scarpe d'argento che aveva comprato in tinta con l’abito e si diresse giù per le scale. Non aveva voglia di curarsi i capelli. Le voci al piano di sotto si fecero più forti mentre scendeva, conversazioni vuote piene di parole vuote. Forse se fosse stata abbastanza silenziosa, non l’avrebbero notata. Ma, ci sarebbe sempre stato un pezzo di legno che scricchiolava. Così, quando pensò di scivolare davanti a loro, silenziosa come un topo, ebbe la peggio. All’ultimo secondo mosse inavvertitamente un piede e tutta la stanza si voltò a guardarla. Fred, George, Ron, Harry, Bill e Fleur fissarono Hermione mentre questa denigrava i denti per la frustrazione. Sembrava che tutti avessero qualcosa da dire, come se un onta di complimenti stesse per spuntare dalle loro bocche.

 

"Accidenti!" sussurrò Ron.

"Sei ..." iniziò Fred.


"Dannatamente fantastica!" finì George.


"Très magnifique!" sgorgò Fleur.


"Sei bellissima." Disse Bill con un sorriso.

L'unica persona che non disse nulla fu Harry, dato che era troppo occupato a guardarla. Hermione avrebbe dovuto essere gratificata dal non ricevere alcuna reazione da parte sua. Ma tutto quello che riuscì a sentire era la sua faccia che arrossiva. Aveva seriamente bisogno di ricomporsi, e il più veloce possibile. E, nel momento in cui riuscì a farsene una ragione, il calore si affievolì. Sorrise a tutti ringraziandoli e si sedette sul divano. Spostò per un secondo lo sguardo verso Harry e scoprì che i suoi occhi la stavano già fissando. Fece del suo meglio per rivolgergli un sorriso dolce e innocente. Ma il suo tentativo venne schiacciato quando quello si volse all'improvviso. Che c’era che non andava in lui?

Ginny scese le scale poco dopo, guadagnandosi dei fischi da lupo da Fred e George. Le sue pallide gambe erano molto affascinanti e aveva i capelli rossi arricciati e innaturalmente lucidi. Hermione non poté fare a meno di provare una fitta di gelosia. Ginny era splendida e improvvisamente, si pentì di aver puntato sul semplice. Non avrebbe dovuto trascurarsi tanto, la cosa portava solo a situazioni del genere. A emozioni del genere.

"Ginny, sei splendida." Sentì dire da Harry, che le dava un bacio sulle labbra.

Fu un bene che Ginny girò la testa, altrimenti avrebbe potuto vomitarle sul vestito. Oh, sarebbe stato un peccato. Una cosa davvero tragica. Ma, ahimè, sentiva ancora la nausea nella parte inferiore dello stomaco, che triturava la sua pelle. Non aiutava la situazione. La festa non era ancora iniziata e lei era già depressa. Perfetto.

Un secondo dopo qualcuno bussò alla porta ed Hermione represse un gemito. Tempo per cercare un angolo e mettere il broncio.

 

La folla squittì mentre lei si alzava e si dirigeva verso il punto in cui la signora Weasley aveva posto il punch. Si versò un bicchiere e lo sorseggiò con cautela; inghiottì il liquido fruttato nel suo palato. Avrebbe voluto fosse drogato con un po' di whisky incendiario così da poterlo almeno gustare, anche se si trattava di una bufala. Se ricordava correttamente la ricetta, avrebbe potuto metterne un po’. Scosse i pensieri dalla testa prima di approfondirli. Non aveva bisogno di mostrare il suo disgusto davanti a innocenti passanti. Beh, almeno non per il momento. Inoltre, se la signora Weasley l’avesse scoperto, avrebbe scatenato l’inferno.

"Ciao."

Hermione si voltò e vide un paio di grandi occhi argentati che la guardavano e sorrise flebilmente. "Ciao, Luna."

L’abito di Luna era formato da una moltitudine di diverse tonalità di modelli e tessuti blu, il tutto accompagnato da diversi strati. Aveva ancora indosso la collana con il sughero di burrobirra e gli orecchini col ravanello ed Hermione si chiese quand’era stata l’ultima volta che se li era tolti. I suoi capelli di platino erano raccolti in una unica treccia francese che arrivava fino alla schiena e si snodava in alcuni boccoli e portava le scarpe da ginnastica, una con lacci di colore arcobaleno, l'altra con stelle blu e bianche.

"Come sta andando?" Chiese la bionda.

"Che vuoi dire?"

"Con Ginny e Harry, naturalmente." Rispose Luna semplicemente.


"Oh, beh ..."
Il viso di Hermione si rabbuiò.

"Sì, sono una coppia prototipo, vero?" chiese Luna, guardando Harry e Ginny che parlavano con Seamus e Dean. "Ma se ho ragione ... i nargilli cercheranno di disturbarli quando si metteranno sotto il vischio." Indirizzò lo sguardo verso il brillante assetto rosa.

"Nargilli?" Chiese Hermione.

Si voltò di nuovo verso di lei, "Sì, nargilli. Infestano spesso il vischio, a meno che non ci sia qualche altro tipo di arbusto in giro. Aiutano o interrompono il momento che merita la coppia, a tempo prestabilito."

"Che faranno a Harry e Ginny?"

Luna la guardò in modo strano, "
Non faranno niente. Spargeranno semplicemente della cenere invisibile sulle loro teste."

"E questo cosa comporta?"


Luna alzò gli occhi al cielo, "Non lo so. Cosa pensi che sia, uno psichiatra?"


"Mi dispiace Io-"


"Harry e Ginny affronteranno il destino che i nargilli hanno predetto per loro. Nessun altro può controllarlo, neanche se i desideri più nascosti pregano loro di realizzarli."


Hermione solcò la fronte, "Scusami?"


"Passa una bella serata, Hermione." La salutò e si voltò per andare da Ron.

Luna finiva sempre per confonderla più del dovuto. Doveva imparare a sintonizzarsi con lei. Giusto le disse la sua mente con sarcasmo, sei così brava in queste cose.

Brontolando, si diresse verso il caminetto, sedendosi di fronte. Mentre fissava le fiamme, lasciò che la sua mente si svuotasse. Come avrebbe voluto trovarsi di nuovo a Hogwarts, così da poter immergersi negli studi. Era sempre una buona distrazione. Beh, fino a quando qualcuno si accorgeva di lei e cominciava a chiederle se qualcosa non andava. A quella persona avrebbe risposto "Nulla", solo per farla andare via. Onestamente, le persone riuscivano a riconoscere i segnali che qualcuno mandava quando voleva essere lasciato in pace? A volte il contatto umano diventava quasi insopportabile.

Intorno a lei, la festa era in pieno svolgimento. L'ultimo degli ospiti era appena arrivato e non sarebbe passato molto prima che la cena fosse stata servita. Sembrava che tutti quelli del loro stesso anno si trovassero lì-salvo i Serpeverde, ovviamente. Sarebbe stato bello vedere Draco. Le mancava. Era la sua prima vacanza senza di lui e sentiva che quel vuoto la spingeva verso un buio precipizio.

"Andiamo, Harry!" la voce di Ginny strillò dietro di lei.

"Ginny, ti ho già detto che non credo sia una buona idea."


Hermione voltò il collo e vide la testa rossa che trasportava Harry all’ingresso della cucina, avvinghiata al suo braccio.


"Perché no?" chiese lei con una smorfia, tirando più forte il suo braccio.

"Perché non sappiamo se funziona, ecco perché no." Disse lui a denti stretti. Dalla posizione in cui si trovava, sembrava che Ginny fosse più forte di quanto Hermione avesse inizialmente immaginato.

"Beh, possiamo almeno provarlo!" disse allegramente. "I miei genitori non ci guarderanno, stai tranquillo. Non devi essere così puritano."

"Non sono puritano, Gin, e lo sai." Disse con leggero divertimento.

Hermione vide un filo di rossore abbellire le guance di Ginny prima che questo sparisse rapidamente per essere sostituito da un'espressione di pietra. "Beh, allora di cosa ti preoccupi? Se non funziona, possiamo semplicemente dire a Fred e George di risolvere il problema."

"Ginny ..." l’avvertì.

Ignorando la sua supplica, gli diede uno duro strattone, ed entrambi si posizionarono sotto il vischio. Hermione trattenne il respiro mentre Ginny guardava Harry con un sorriso vittorioso. Harry aveva l’aria di voler essere ovunque tranne che lì, e guizzava gli occhi per tutta la stanza. Hermione guardò l’assetto rosa che iniziò a schizzare un mucchio di polvere, proprio come aveva fatto quando lei ed Harry si erano trovati lì sotto. Quel grande, sciatto bacio la tirò su, ma quando cominciò a girarsi dall’altra parte, qualcosa catturò la sua attenzione che rivolse immediatamente alla coppia. La polvere accerchiava i due e l’attenzione di tutta la stanza si spostò su di loro, ma qualcosa non andava ... la polvere di un rosso pallido era diversa dalla lucentezza opaca che aveva visto quando c’erano stati lei e Harry.

I due non sembrarono accorgersene, poichè Ginny guardò la folla e fece una piccola strizzatina d'occhio rivolta ad Hermione, prima di issarsi per catturare le labbra di Harry. Hermione rabbrividì e fece per allontanarsi di nuovo, ma per la seconda volta, qualcosa la fermò. Ginny e Harry si staccarano bruscamente, come se li avesse divisi una mano invisibile, ed entrambi volarono ai lati opposti della stanza. Domande, espressioni di sorpresa e anche alcune risate scoppiarono in tutta la stanza ed Hermione cercò di resistere alla tentazione di andare a confortare Harry, che massaggiava il suo collo, sbattuto contro la libreria.

Ginny, d'altra parte, aveva colpito un angolo in cui si trovava un albero di Natale e si alzò facilmente, senza alcun segno di lesioni. Si precipitò a fianco di Harry e lo aiutò a rialzarsi, facendo esplodere il fuoco nel basso ventre di Hermione.

"Oh Harry, stai bene?" chiese debolmente con voce dolce.

"Sto bene." Disse lui cupamente.


Ginny gli fece un piccolo sorriso: "Beh, credo che dovremo prendere Fred e George e ..."

 

"Non c'è n’è bisogno." Fred spuntò, saltando nel punto in cui si trovavano. George lo seguì rapidamente e osservò la coppia con un grande sorriso.

 

"D’accordo siete..." disse Ginny freddamente "La vostra piccola invenzione è difettosa."

George rimase a bocca aperta e si mise una mano sul cuore: "Perché sorellina? Mi offendi, così."


"La nostra invenzione ..."


"Difettosa?"


"E 'uno scandalo!"


"Onestamente, pensi che avremmo fatto qualcosa che non funzioni?"


"Sì, tu sei ... sei solo ... GELOSA!"


Ginny li guardò ironicamente, con le braccia incrociate sul petto, "Certo ... io gelosa ... sì, certo."


"LO SAPEVAMO!" gridarono all'unisono.

 

Hermione poté notare che tutta la stanza roteava gli occhi al piccolo sfogo dei gemelli. Era difficile non notare la ridicolezza. Ma Hermione sperò per sé che Ginny finisse per vincere il litigio. Aspetta. Chi voleva prendere in giro? Era Ginny. E poi, Hermione sapeva già che il vischio era difettoso.

 

"Il punto è che voi due dovete risolvere il problema. Ora." Borbottò Ginny.

 

"Whoa", disse Fred, indietreggiando un po' come se l’avesse colpito il vento. "Che fretta c'è? Puoi baciare Harry ogni volta che vuoi, non c'è bisogno di rendere la cosa pubblica."

 

Hermione capì perché ne aveva bisogno. Quella buttana.

 

"Beh allora perché lo avete appeso, se non funziona? Ci saranno persone in tutta la stanza che finiranno con quelle sbagliate! Si scatenerà un pandemonio e sarà tutto colpa vostra."

 

I gemelli si guardarono in faccia prima di parlare contemporaneamente, "Evidentemente, hai bisogno di uno psichiatra."

Ginny li guardò con un sopracciglio alzato. Aprì la bocca per ribattere, ma una penetrante voce la interruppe.
"La cena è pronta!"

 

Il signore e la signora Weasley entrarono dalla cucina, e si fermarono all’entrata. Il vischio emise la polvere; divenne opaca mentre si formava intorno ai due anziani Weasley, avvolgendoli in una bolla familiare. Hermione, così come molti altri invitati guardarono con meraviglia il fagotto e la coppia sotto di esso. La signora Weasley si rivolse alla folla e arrossì quando si rese conto in che tipo di situazione si era cacciata. Il signor Weasley, tuttavia, raccolse l’imbarazzata moglie fra le sue braccia e le piantò un dolce bacio sulle labbra. Dei fischi rimbombarono per tutta la stanza, mescolati a un paio di battute provenienti dai loro figli.

 

Quando si separarono, la signora Weasley aveva l’aspetto di un pomodoro maturo e il signor Weasley sorrideva come se il Natale fosse arrivato in anticipo. Hermione li guardò con invidia. L’amore. Era una cosa banale, ma oh, così estranea ai suoi occhi. Era bello sapere che il vischio funzionava su qualcuno. Aspetta un secondo ...

 

Hermione si voltò rapidamente per vedere che Harry la guardava con gli occhi sbarrati. Ginny era ignara di questo, ma il suo volto era contorto da pura rabbia mentre guardava Fred e George. Fred cercava di evitare gli occhi della sorella e George stava discretamente muovendo le mani per proteggere una parte molto sensibile dell'anatomia maschile, prima di essere ferito.

 

"Be come puoi vedere..." iniziò George.

"E’ aggiustato." Terminò Fred debolmente.

 

Ginny continuo a fissarli. Ma dopo un po' di tempo, guardò Harry ed Hermione e urlò, esasperata, sfrecciando fuori dalla stanza e salendo le scale. La connessione fra i due s’interruppe quando incontrarono gli occhi di Ginny. Harry gettò un fugace ultimo sguardo ad Hermione prima di correre su per le scale dietro la sua fidanzata. Ebbe la sensazione che stesse cercando di chiederle scusa. La cosa non aiutava il sentimento che partiva dal suo basso ventre fino ad arrivare alle punte dei piedi. Sentì un paio di occhi che la fissavano e allungò il collo per vedere Fred che accennava al piano di sopra. "Vagli dietro." Mormorò.

Hermione scosse la testa ma lui l’avvertì con lo sguardo. Non sapeva il perché, ma si sentì obbligata ad obbedirgli. Non c'era segno di Legilimens che le scrutava il cervello ... cos’era allora? Istinto? Beh, qualunque cosa fosse, fu sufficiente per farla alzare dalla sedia. Andò su per le scale con un solo pensiero che le pulsava in testa, Il vischio funzionava o no?

Raggiunse la stanza di Ginny e sentì due voci soffocate. Una maschile, l’altra femminile; i loro toni si sovrapponevano normalmente. Hermione avrebbe voluto assistere di persona, ma sapeva che non avrebbe dovuto interrompere quel particolare argomento. Così accostò l'orecchio contro la porta. Per una volta, fu grato che i Weasley non si potessero permettere molto. E in questo caso, si riveriva allo spessore del legno delle porte.

 

"Ginny adesso calmati, ok?" cercò di dire Harry con calma.

"Calmarmi ... calmarmi? Come diavolo faccio a calmarmi quando tu ..." Si interruppe, come se avesse avuto paura di continuare.


"Quando io cosa?" Chiese Harry lentamente. Lei non rispose, così lui ripeté la domanda, "Ginny, quando io cosa?"


"QUANDO L’HAI BACIATA, ECCO COSA!" gridò.


Hermione si mise una mano alla bocca e si allontanò dalla porta. Come aveva fatto a saperlo?


Harry sembrò avere la sua stessa reazione, visto che prese del tempo per rispondere alla forte esplosione. "Come hai fatto ... quando hai ...?"


"L'ho visto, stronzo!" Disse senza mezzi termini.
"Io ero lì!"

 

Hermione ci pensò per un momento. Lei di certo non si era accorta di nessuno oltre a se stessa, Harry, e Fred. Ma Ginny avrebbe potuto scendere le scale e, nel frattempo, vederli. Era tutto così paradossale che non volle neanche pensarci.

"Ginny, è stato solo un bacio, non significava nulla." Disse Harry con calma.

"Oh, davvero? Allora spiegami cos'è successo giù." Hermione poté immaginare che aveva incrociato le braccia.


"Quella cosa ... beh ... come hanno detto loro, deve essere aggiustata."
Rispose debolmente.

Ginny rise beffardamente. "Non stavo parlando solo del vischio, Harry. Parlavo del modo in cui vi mangiavate con gli occhi."

Non ci stavamo mangiando con gli occhi! Urlò Hermione internamente.

Ginny rimase silenziosa per un po’. Hermione stava aspettando con impazienza, volendo sentire la sua risposta. Cosa avevano da negare? Mica scopavano o facevano altro segretamente. Rise dentro di sé per quel pensiero. Non sarebbe mai andata così basso da scopare con il suo obiettivo. Era già un male che stava cominciando a provare affetto per lui, ma scoparci era una cosa praticamente off-limits. Se mai avesse voluto scopare con lei (cosa di cui non aveva dubbi pensava di voler fare), l’avrebbe facilmente spinto via.

La voce tranquilla di Ginny interruppe i suoi pensieri e premette ancora una volta l'orecchio contro la sottile porta e tese ad ascoltare. "Se non riesci a capirlo ... Non vedo come possa ancora continuare."

"Cosa ... cosa non può continuare?"

"Noi" disse, sussurrando appena.


Ci fu silenzio ed Hermione non seppe se saltare dalla gioia o rannicchiarsi in un angolo a piangere.


"Io ... non ce la faccio più." disse con lo stesso tono.


"E’ così?"


"Si Harry, è così.”


Un'altra pausa. "Allora, che facciamo adesso?"


"Puoi uscire dalla mia stanza e lasciarmi in pace." Disse in modo mellifluo, quasi come se gli avesse chiesto di andare a prendere un bicchiere d'acqua.


"D’accordo."

Hermione sentì dei passi e si mosse per raggiungere l'altro lato del corridoio, almeno per evitare che la porta le sbattesse in faccia. Scontrò la schiena con il muro proprio quando la porta della stanza di Ginny si aprì ed Harry uscì, sia esausto che sconsolato. Il suo sguardo si concentrò sul pavimento ed Hermione pensò che forse non l’avrebbe vista. Se solo fosse stata così fortunata.

 

I suoi passi si fermarono quando la vide, sdraiata a casaccio contro la parete opposta, con il vestito che le scorreva intorno e gli occhi fermi sul pavimento. I loro occhi si incontrarono allo stesso tempo ed avvenne quasi una connessione inespressa che permise loro di parlare attraverso gli sguardi. Cercavano una soluzione, un modo che rendesse tutti felici e che non potesse avere conseguenze disastrose. Ma chi volevano prendere in giro? Non esisteva una soluzione tale da non ferire le persone durante il processo. Così, in quell’istante, ci fu un accordo fra di loro. Se la gente credeva che non ci fosse niente tra loro, allora non ci sarebbe stato nulla.

 

Harry Potter ed Hermione Granger avrebbero dovuto evitarsi, per il momento.

"Io la amo." Disse in un borbottio.

 

Lei annuì, anche se la pensava diversamente, e per un momento non riuscì a simpatizzare con lui. Ma era sempre stata brava a mentire. "Capisco." Veleno liquido.

 

Le mandò un piccolo sorriso, cercando di rassicurarla. Non smettevano comunque di essere migliori amici. Si conoscevano da pochi mesi dopo tutto, avrebbero continuato a comportarsi normalmente. O vicini come due persone normali. Tutto sarebbe tornato a posto. Harry avrebbe riconquistato la fiducia di Ginny o avrebbe scoperto cosa diavolo intendeva ed Hermione avrebbe completato la sua missione con più facilità. Semplice. Ma se era così semplice, perché sentiva quel bruciore al petto? Era una brutta idea?

 

"Ci vediamo in giro?"

"Sì".


In quel momento una bomba scoppiò nelle loro teste. Quanto tempo avrebbero aspettato prima che quel piano si sarebbe ritorto contro di loro? Solo il tempo l’avrebbe detto.

Oi, oi, oi qui le cose si mettono male.. riuscirà Hermione a resistere alle a questi compromessi? Quale sarà la prossima mossa di Ginny? Harry è o no innamorato di Ginny? Spero di sentire i vostri pareri :) ringrazio infinitamente patronustrip, roxy_xyz (sì, anch'io avrei evitato di ripetere le palle di neve XD), e debby91, grazie mille per i complimenti, spero che noterai la reazione di Ron nei prossimi capitoli ;) Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 14
*** Un inutile regalo di Natale ***


Un inutile regalo di natale

 

 

Hermione e Ginny si svegliarono di colpo la mattina di Natale a causa di un forte rumore che fece palpitare i loro timpani e scuotere la pelle dai brividi. Guardarono rapidamente in giro per cercare la fonte del rumore, ed Hermione vide un piccolo ed elettrico corno rosso che galleggiava nel bel mezzo della stanza, non più grande di un boccino. Si alzò per cercare di farlo andare via, ma questo si mosse velocemente ed evitò la sua mano. Ringhiando, Hermione guardò l'orologio. Le cinque del mattino. Quella cosa le aveva svegliate alle cinque del mattino. Hermione riteneva di essere una persona mattiniera ma pensò che quella situazione fosse ridicola. Ci si aspettava che le persone dormissero durante le vacanze, non che venissero svegliate da una minuscola tromba per un qualsiasi allarme.

 

Ginny, come Hermione, prese a comportarsi allo stesso modo, mentre, intontita, si alzava e si dirigeva verso la porta, assonnata. Hermione si chiese vagamente perché stesse facendo un tale sforzo per uscire dalla stanza quando era chiaro che era ancora mezza addormentata. Ma, smise di farsi domande quando, spalancando la porta, vide Fred e George tentare di sentire attraverso la porta, ovviamente, in attesa di qualcosa. Era naturale che si comportassero in quel modo. Pensò Hermione con una smorfia.

 

Il corno volò immediatamente fra le mani di George, che spinse quello che sembrava essere un piccolo pulsante sul fondo, e si sgonfiò nel palmo della mano come un palloncino, che intascò rapidamente. Vide Ginny mettersi una mano sul fianco mentre l'altra sosteneva il corpo contro lo stipite. Hermione temé -okay, sperò- che la mano di Ginny avrebbe presto perso l’equilibrio e che lei fosse crollata a terra. La voce di Fred la riportò sulla terra e il tono energico le faceva venir voglia di chiudere la porta.

 

"Buon Natale!" Gridò ad alta voce.

 

"Spero che il piccolo Lutero non vi abbia svegliato da ahem qualche piacevole sogno." George strizzò l'occhio in direzione di Hermione. Lei gli lanciò uno sguardo strano, non capendo perché stesse prendendo lei come esempio. Pensavano che avesse sognato? Soprattutto cosa? Disgustante.

 

"Perché ci avete svegliate così presto? I regali non vanno da nessuna parte."

Fred e George si guardarono l'un l'altro in modo cattivo, "Come lo sai?"

 

Ginny li derise ed Hermione soppresse una risatina. La situazione smise subito di essere divertente quando i loro volti si fecero seri. Ginny fece per lasciare la stanza, quando qualcuno aprì il loro regalo.

 

"Smettila. Ora per favore, prendi il tuo piccolo giocattolo ed esci, così che possiamo tornare a dormire." Disse Ginny a denti stretti.

"Mi dispiace, sorellina, non si può fare." Disse George, mettendosi le mani in tasca.


"Mamma e papà sono svegli dalle quattro per Charlie e dicono che tutti devono scendere alle cinque per i regali."
Continuò Fred.

 

Ginny guardò Hermione per un secondo e nuovamente si voltò verso i sorridenti gemelli. Sospirando, si chinò e disse con tono sottile, "C'è il caffè?"

 

"Tre pentole,"disse George altrettanto silenzioso.

 

"Ci sto" disse Ginny spingendo Fred e George, e correndo giù per le scale. Hermione non capì come facesse il caffè a motivare così tanto una persona. Si era alzata, e sarebbe rimasta sveglia. Questo era il modo in cui lavorava il suo corpo.

 

Sentì un paio di piedi che si avvicinavano a lei e guardando verso l’altro, vide Fred che le sorrideva. Le tese una mano, "Vieni Bella Addormentata, sotto ti aspettano molti regali."

 

Hermione gli lanciò uno sguardo: "Io non penso."

L’altro
s’accigliò e si chinò inginocchiandosi. "E perché dici una cosa del genere?"

Hermione si strinse nelle spalle, "Non sono mai stata un grande fan del Natale."

 

Fred le fece un piccolo sorriso, "Beh, le cose stanno per cambiare. Sei in territorio Weasley ora. Tutti quelli che escono da questa casa non se ne vanno mai prima della cena di Natale."

 

"Sì certo, lo capisco, ma ..." s’interruppe lei.

"Ma cosa?"


Hermione sospirò risolutamente "Niente.
Andiamo ad aprire i regali."

 

Fred non sembrava convinto, ma l’aiutò ad alzarsi e scese con lei le scale per arrivare nel salotto che era già pieno di gente in pigiama, che teneva tazze di caffè caldo e sceglieva i propri regali. Fleur sembrava brillare nella bianca camicia da notte di seta e nel vestito in corrispondenza, guardando l'atmosfera e sorridendo ogni volta che poteva. Hermione cercò di non dimenticare di scoprire in seguito di cosa si trattasse.


Fred la invitò a sedersi tra chi presunse fosse Charlie e, con suo orrore, Harry. Charlie era molto tozzo e chiaramente aveva preso la maggior parte delle lentiggini di famiglia. Non pensava che qualcuno potesse battere Ron in materia, ma capì di essersi sbagliata. Punto per Charlie.

 

Era troppo tardi per alzarsi e muoversi senza farsi notare così fece del suo meglio per non toccarlo. Purtroppo, il divano non glielo stava permettendo. I loro bracci si toccarono e dovette controllare i brividi che le partivano dal braccio salendo fino alla colonna vertebrale. Credette di vedere Harry respirare profondamente, ma smorzò quel pensiero e accusò l’imbarazzante situazione in cui si trovavano. Si erano ignorati con successo negli ultimi giorni e avrebbero potuto perdere tutto per niente.

 

"Va bene, siete tutti qui?" chiese la signora Weasley dalla volta della cucina. Dopo la festa, Fred e George avevano deciso di provare il loro Vischio speciale su molte coppie che vennero gettate per la stanza e che causarono danni agli scaffali pieni del materiale che la signora Weasley usava per la maglieria.

"Sì mamma, l'ultimo è finalmente arrivato." Disse Bill scherzosamente e Ginny gli fece la linguaccia.

"Perfetto". Battè le mani e i regali che erano stati messi sotto l'albero galleggiarono precariamente in tutta la stanza e atterrarono davanti a coloro ai quali erano destinati.

Ogni membro della stanza ricevette una sottile scatola, avvolta in carta rossa e bianca e un nastro d’uguale colore nel quale Hermione pensò vi fossero i maglioni di cui Harry le aveva parlato. A parte quel dono uguale per tutti, Hermione fu sorpresa di vedere altri tre pacchetti extra di fronte a lei.

"Credo che quest'anno andremo dal più giovane al più vecchio, d’accordo?" chiese la signora Weasley alla stanza.

Seguirono lamenti e gemiti a quella dichiarazione, cosa che Ginny non fece, mettendosi ad agitare il pugno in aria in segno di trionfo. Si mise subito ad aprire i regali, riducendo i doni accuratamente avvolti, in brandelli. Prima di tutti, aprì la scatola del maglione ed Hermione ebbe una chiara idea di come erano fatti. Quello di Ginny era di un viola brillante e poté vedere un grande G cucita sul davanti, in una tonalità più scura. Era, ovviamente, fatto a mano ed Hermione capì finalmente il motivo per cui ci teneva così tanto. Erano stati fatti esclusivamente per loro e nessuno era identico ad un altro. Il volto di Ginny scoppiò in un sorriso, e ringraziò la madre con sincerità.

Ginny ricevette altri piccoli doni da ognuno dei fratelli maggiori; prodotti rosa confezionati dal negozio di Fred e George, autentico cioccolato rumeno da Charlie, gioielli da Fleur e Bill, e un set di penne nuove da Percy, che non era riuscito a venire. Scartò un pacchetto azzurro il più rapidamente possibile e si fermò quando vide quello che c'era dentro- un medaglione d'oro. Harry evitò gli occhi di Ginny e cambiò posizione sul divano. Hermione poté sentire la tensione nell'aria e desiderò scappare via. L'ultima cosa che voleva sentire era un'altra accesa discussione.

Harry era il prossimo e il colore del suo maglione era quel verde smeraldo che corrispondeva ai suoi occhi, e aveva una brillante verde H ricamata sul davanti. Ricevette dei regali simili a quelli di Ginny e poi un pacchetto verde. Ginny gli aveva regalato un pigiama di seta rossa e lui le sorrise, grato.

Ron veniva dopo e il suo maglione era marrone, con una R viola scuro su di esso. I suoi regali consistevano principalmente in dolci zuccherati e forniture di Quidditch dai suoi fratelli. Hermione non voleva essere la prossima. Aveva paura di ciò che si trovava all'interno delle confezioni, accuratamente avvolte, ai suoi piedi. Ma, quando Ron aprì la sua ultima scatola di Bertie Bott, seppe che era giunto il suo momento. Respirando profondamente, iniziò col maglione e sentì il tessuto morbido sotto le sue dita ancor prima di vederlo. Tirandolo fuori dalla scatola, vide che era blu scuro e aveva una brillante H blu. Hermione guardò la signora Weasley e la ringraziò sinceramente.

"Oh, non è un problema, cara. Ogni amico dei miei figli fa parte della famiglia per me." Disse dolcemente.

Hermione arrossì e mise da parte il maglione, riponendolo nella scatola. Prese una scatola vicina, e scartò la carta giallo brillante, aprendo la scatola a forma di cubo. Dentro c'era un assortimento di dolci e caramelle fondenti ed Hermione guardò la piccola etichetta all'interno. Diceva: Buon Natale! I tuoi amici, Harry e Ron. Hermione guardò Harry e disse: "Sapevate che non dovevate regalarmi qualcosa."

"Come hai fatto a sapere che ero i-" Hermione gli lanciò uno sguardo e lui sospirò: "Lo so, ma volevo farlo."

Si riparte col piano "
Ignoralo". Sussurrò amaramente la sua mente. Ignorando i suoi pensieri, rispose con un veloce, "Grazie".

Lui le sorrise e annuì. Ritornò rapidamente ai suoi doni prima che il suo corpo avesse il tempo di reagire sotto il suo sguardo. Il regalo successivo era avvolto in una scatola rosa brillante ed Hermione ebbe paura di aprirla. Il rosa era un colore orribile e qualunque cosa vi fosse dentro la scatola non poteva che essere negativa. Tuttavia, dovette mettere da parte il suo giudizio, per ragioni di apparenza. Con attenzione, strappò la carta e aprì la scatola per vedere, con suo disgusto, ancora più rosa. C’era una grande varietà di prodotti di bellezza, dal make-up alle pozioni per capelli di Sleekeazy, organizzati in un beauty case. Hermione prese il cartellino in cima e lesse: Per Per l’unica amica che mi è rimasta. Buon Natale! Con amore, Ginny.

Hermione guardò la più giovane dei Weasley con un sopracciglio alzato. Lei la stava già guardando, quindi dedusse che non voleva evitare la questione del regalo. "L'ho comprato alcuni mesi fa". Spiegò umilmente, "Pensavo sarebbe stato bello insegnarti come usarli un giorno."

Hermione sbuffò e lo mise da parte: "Forse in un'altra vita.” Mormorò. Hermione non amava il make-up e raramente lo metteva. L'ultima volta che ricordava avesse comprato qualcosa aveva quattordici anni e doveva prepararsi per un ballo a Villa Malfoy.

Per l’ultimo regalo ci mise un bel po’ di tempo. Sapeva che non apparteneva a qualcuno dei Weasley, visto che non l’avevano mai incontrata prima. Allora, chi le aveva fatto quel regalo di Natale? Sperò davvero che Draco non le avesse mandato qualche aggeggio divertente come un paio di lingerie o qualcosa di altrettanto volgare. Con riluttanza, prese il dono e lo esaminò brevemente. Vi era una varietà di colori brillanti, tutti disposti in modo casuale, e sembravano essere disegnati a mano. Hermione strappò lo strano involucro e la scatola di cartone per vedere una scatola di velluto scarlatto. Aprendolo, spalancò gli occhi quando vide una miniatura di un corno grigio arricciato, simile a quello di un unicorno. C’era un cartellino attaccato con una corda sottile e lesse la scritta in silenzio.

Questo dovrebbe portare fortuna ai tuoi problemi. I nargilli hanno fatto la loro parte, ora tocca a te fare una mossa. Fai in modo di utilizzarlo con saggezza, perché credo che possa esplodere se lo tocchi troppo a lungo. -Luna

Luna. Luna Lovegood le aveva fatto un regalo di Natale- un regalo che sembrava un corno della testa di una creatura sconosciuta, ancora da scoprire. Doveva ammettere che quella ragazza sapeva di sicuro come sorprenderla. Perché aveva bisogno della fortuna? Non c’erano problemi, per quanto ne sapeva lei. La sua missione stava andando bene e la sua vita personale era ... beh, inesistente, anche in quel momento, ma in realtà non faceva molta differenza. I seguaci del Signore Oscuro non avevano una vita personale; il Signore Oscuro era la loro vita. Era un miracolo che sapesse almeno parlare con le persone. Ma non era questo il punto; il punto era che la sua amica con gli occhi sognanti pensava che avesse problemi. Quel fastidio che sentiva era sufficiente per farla impazzire.

A sua insaputa, gli altri avevano continuato a scartare i regali, nonostante lei avesse letto la nota di Luna, ma nessuno sembrava porgerle attenzione. La cosa andava sicuramente a suo favore, visto che la sua mente si trovava tra le nuvole. Quello era il modo in cui si sentiva Luna.

Che sto facendo? Sto impazzendo per qualcosa che una bionda folle ha scritto su un biglietto di Natale.-Beh, ne hai il diritto-Che vuoi dire? "Beh, non era esattamente riferito a te, dovresti avere ragione a chiederti cosa diavolo voleva dire-Questo è vero. Ma non dovrei comunque pensarci più di tanto- E’ già tanto che per una volta nella tua vita ti considera qualcuno, non disperare così presto.-E perché no?-Perché non eri preparata. Semplice come bere un bicchier d’acqua. Quando non sei preparata per qualcosa, ci pensi di più in un secondo momento. Proprio come quel bacio.

Hermione fermò i suoi pensieri proprio in quel momento. Non avrebbe pensato più a quel bacio. Era già un male che quel momento si era appropriato dei suoi pensieri. Ma pensava che non sarebbe durato a lungo. Era solo una fase. Ogni volta che baciava qualcuno, ci pensava per un po’. Certo, sarebbe passato un giorno, un giorno e mezzo ... ma era comunque un bacio. Sentì il suo corpo rilassarsi. Aveva finalmente trovato il motivo per cui non poteva smettere di pensare ad Harry e al loro bacio! Spontaneità. Era così semplice che dovette trattenersi dal correre in cucina e mettere la testa in uno degli armadi per sbatterla ripetutamente contro la porta.

 

L'ultimo dei regali venne aperto in quel momento ed Hermione poté sentire vagamente Ron che chiedeva quando sarebbe stata la colazione. In tutta la stanza risuonarono delle risate e tutti andarono in cucina per mangiare. Hermione rimase un attimo seduta, prima di unirsi a loro. Tutto Ogni cosa si sarebbe aggiustata. Tutto sarebbe andato via al più presto.

 

 

Era il giorno dopo Capodanno, ed Hermione, Harry, Ron e Ginny si trovavano in un piccolo scompartimento sul Hogwarts Express per tornare a Hogwarts.

 

Gli adii scambiati con la famiglia Weasley non si erano limitati a semplici abbracci e a baci sulla guancia. Hermione era saltata in aria per tre volte di seguito a causa di sette sciatti baci che le avevano dato su ogni guancia. Ogni membro della famiglia le aveva detto di tornare in estate e trascorrere un paio di settimane con loro ed Hermione mentì un paio di volte tra i denti, dicendo che lo avrebbe fatto. Naturalmente, da quel momento, probabilmente sarebbe stata nella lista fra i più ricercati del Ministero.

La notte prima della partenza, Hermione scoprì perchè Fleur aveva quello sguardo sul volto quando era apparsa in soggiorno. Lei e Bill aspettavano il loro primo bambino. La signora Weasley ne fu estatica e strinse letteralmente Bill in un abbraccio mostruoso, rimproverandolo per non averglielo detto prima. Fu un periodo felice per la famiglia Weasley ed Hermione non avrebbe potuto sentirsi più fuori luogo di così. Certo, cominciava a provare qualcosa per quelle persone in un modo sempre più pauroso, ma loro erano una famiglia. Un gruppo di stranieri che vedeva di rado, se non del tutto. Crescere senza una famiglia può far sentire chiunque a disagio, anche se c’erano voluti anni per perfezionare una faccia seria. Anche se provava ancora un sentimento confuso per tutto il gruppo di teste rosse, non poteva fare a meno di sentire un piccolo attaccamento verso la Tana.

Fred aveva ragione, dopo Natale non sentiva più la forte voglia di partire, come aveva fatto in un primo momento. Ma c'era del lavoro da fare al suo ritorno ad Hogwarts e doveva farlo bene prima che ... beh ... prima che il Signore Oscuro la contattasse e le dicesse cosa fare. Aveva la sensazione che sarebbe accaduto presto. E anche se si era concentrata sul futuro, c'era ancora una parte di lei che non voleva che tutto quello finisse. Era andata a scuola per la prima volta, aveva degli amici, e in realtà aveva una vita che non consisteva in vittime ammucchiate per il suo talento con la bacchetta. Aveva usato la bacchetta per incantesimi e stregonerie che l’avrebbero davvero preparata per diventare una strega migliore. Tutte le cose belle prima o poi finivano.

 

"Allora, Hermione, ti è piaciuta la Tana?" le chiese Ron.

Hermione lo guardò negli occhi azzurri e annuì: "Era stupenda, Ron."


Le sorrise e ritornò al suo posto, "Però non riesco ancora a credere che Bill e Fleur avranno un bambino."


"Beh,
sono sposati, Ron." Disse Harry semplicemente: "Le persone sposate hanno bambini."


"Lo so." Disse Ron amaramente, "E' solo che è strano."

Ginny annuì, "So come ti senti. Sembra solo ieri che guardavo Fleur come una boriosa bambina durante il Torneo Tremaghi e ora sta avendo il figlio di mio fratello." Hermione sbuffò e Ginny scattò guardando verso la sua direzione. "Che c’è di così divertente?"

"Tutta la situazione." Dichiarò Hermione senza mezzi termini.

"Sono contenta che la mia vita familiare sia così divertente per te." Disse con calore.


Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma qualcuno la batté sul tempo.


"Dacci un taglio, Ginny".


Ginny si rivolse a Harry con sguardo frustrato, "Oh, così ora la difendi?"


Harry alzò gli occhi al cielo, "Sai che non la sto-"


"Risparmiatela." Disse Ginny freddamente. "Trovatevi un altro scompartimento per pomiciare, d’accordo?"


"Finiscila, Ginny".


Lei strinse gli occhi, "Oh, andiamo, sai che lo vuoi."

Hermione guardò Harry che emise un sospiro e tornò al suo posto. Ginny non aveva capito niente! Era stufa e stanca del suo atteggiamento geloso e delle allusioni sarcastiche. Era meglio che la ignorasse. Sentì una contrazione nella mano destra, nella tasca in cui teneva la bacchetta. Controllati. L’avvertì la sua mente.

Ron si chinò su sua sorella e cercò di parlarle con tono sommesso, “Che sta succedendo?"

Ginny, Harry e Hermione risposero contemporaneamente con un sonoro "Niente".


Ron gonfiò le labbra e tornò al suo posto, desiderando essere in qualunque altra parte, ma tranne che in quel compartimento.

Realizzò quel desiderio una mezz'oretta dopo, quando il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade. La piccola, scura piattaforma servì ai tre ragazzi, più Ron, come un rifugio, vista la tensione che si era creata. Presero i loro bagagli e uscirono dal treno in fretta, andando vero le carrozze quasi correndo. Il tragitto fino a scuola si svolse in silenzio, nessuno tentava di parlare. Mentre si avvicinavano al castello, Hermione sentì un caldo sentimento che si diffondeva in tutto il corpo. Era a casa.

I cavalli scuri si fermarono ed Hermione uscì dalla carrozza in fretta, correndo verso il dormitorio per poter riposare. Nella sala d'ingresso vide alcuni amici scambiarsi abbracci e raccontarsi a vicenda le loro vacanze. Fece del suo meglio per passare inosservata mentre si dirigeva rapidamente verso le scale. Attraverso il trambusto della folla, non vide il blocco stradale con il quale non evitò di scontrarsi. Entrò in collisione con un torace muscoloso che li fece quasi cadere a terra. Fortunatamente, aveva il bagaglio su cui appoggiarsi. Ebbe appena il tempo di gettare uno sguardo verso l'alto quando l’alta figura la spinse verso le segrete. Nessuno si accorse di loro, che camminavano tra la folla e mentre raggiungevano il corridoio buio, lei si discostò da lui e gli diede uno schiaffo in faccia.

 

"Non farlo mai più. Mi hai quasi staccato il braccio!" Si strofinò le spalle teneramente e fissò Draco.

L’altro si strinse nelle spalle con noncuranza, "Dovevo farti venire giù in qualche modo."


"Avresti potuto farmi un segno o qualcosa del genere!" Disse disprezzandolo.


"L’ho fatto." Le disse apertamente: "Ma, sembrava che mentre correvi, qualcuno ti stesse inseguendo."


"Ero ansiosa di andare a letto, tutto qua." Spiegò.


Egli incrociò le braccia, "Davvero?"

 

Storse il naso e lo guardò con occhi socchiusi, "Sì, davvero. Ora, cosa c’era di così importante per trascinarmi q- vuole parlare con me, non è vero?"

Draco annuì, "Già."

 

Hermione sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Li lasciò cadere sul fianco e fece cenno al lato opposto del corridoio, "D’accordo. Mostrami la strada."

 

Draco iniziò a camminare davanti a lei e prese il suo baule facendolo rotolare mentre i due si dirigevano verso i corridoi bui. L'unico suono mentre camminavano era quello delle ruote che strisciavano contro il pavimento di pietra. Raggiunta la destinazione, Hermione si sentì stanca entrando in una classe vuota, alla fine del corridoio vicino all’aula di pozioni. Sperò che la cosa sarebbe stata breve, così da poter andare a letto.

 

Draco aprì la porta e lei entrò, mettendo il baule contro una gamba della scrivania. Vide la bacinella di pietra in cima alla cattedra, nella parte anteriore della stanza, che emetteva un bagliore misterioso blu. Fermandosi davanti alla scrivania, si chinò a guardare il capo del suo padrone nel liquido.

 

"Buona sera, Hermione. Confido che la tua vacanza con i Weasley sia andata bene?" chiese.

Non volle sapere come aveva scoperto della permanenza durante la pausa. "Oh, sì, perfetta."


"Ti stai avvicinando a Potter, allora?" chiese con impazienza.


"Un po' troppo, direi." Rispose onestamente.

 

L’altro emise una risatina: "Beh, non posso dire di simpatizzare con la situazione. E' dura associarsi con traditori di sangue. Io stesso non potrei mai essere in grado di completare tale compito. Ma tu, mia cara, stai facendo davvero un ottimo lavoro."

"E’ questa la ragione per cui mi avete contattato, per dirmi che sto facendo un buon lavoro?" chiese.

"Certo che no."

"E allora perchè?"

Lui le diede uno sguardo. Sembrava quasi che la stesse scrutando o che avesse pena per lei. "Ho le mie ragioni." Hermione aprì la bocca, ma venne subito zittita, "Cosa che non ti deve preoccupare. Devi solo continuare ad andare avanti. E ricordati di non permettere che la sua fiducia vacilli. Fa di tutto per diventare la sua complice numero uno."


Hermione annuì, "Lo farò."

 

La sua immagine sbiadì nella bacinella ed Hermione si girò verso Draco, che era seduto in cima a una scrivania e la fissava intensamente. "Perché insiste a controllarmi come se avessii tre anni?"

 

"Vuole solo assicurarsi che stai bene."

Hermione incrociò le braccia sul petto e si girò in modo da poter vedere il suo volto contorcersi per la svogliatezza, "Non è mio padre."


"Mia ..."


Hermione fece un respiro profondo e si voltò dall’altra parte. "Sto bene, Draco. Voglio solo andare a dormire."


Le
mise una mano sulla spalla e la strinse un po’, "Ricorda, io sono qui se hai bisogno di me."

Lei annuì: "Sì, lo so. Ma non lo farò."


"Giusto. Non lo farai."

Lei se ne andò sentendo i suoi occhi che la fissavano. Sembrava che tutti pensassero fosse una bambola di porcellana, incapace di fare qualsiasi cosa. Prima il Signore Oscuro, e ora Draco. Stava bene, stava andando bene. Harry si fidava di lei. Ora che lui e Ginny litigavano ed era evidente che non potevano non parlarsi, la sua posizione era scolpita nella pietra. La scuola stava per iniziare, ed Harry sarebbe stato fuori dai suoi pensieri per la fine della prossima settimana.

Sto bene.

Altro incontro col signore Oscuro. Hermione sta o non sta bene? :) ringrazio infinitamente roxy_xyz, FunnyPink ("Le vuole bene, harry vuole bene a troppe persone. Ma ama solo una!", quoterei sempre questa tua frase) patronustrip, (Magari ci fosse stato il vischio! Sicuramente le cose sarebbero andate diversamente ;))e debby91 (sempre adorabile!) Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 15
*** Un cambio di parere... ***


Un cambio di parere….

 

 

Si trovava in un pub, scarsamente illuminato. La musica pompava dagli altoparlanti sparsi per le pareti tappezzate di poster di giocatori e pubblicità degli ultimi whisky incendiari. Al centro, a pochi passi dal bar, c’era uno spazio vuoto sul pavimento in ceramica. Lì vi erano coppie che si muovevano in modo così ravvicinato da pensare che non stessero neppure ballando, ma che stessero cercando di fare sesso con i vestiti addosso. Le piastrelle si muovevano contemporaneamente al ritmo della canzone, ma lo stesso non poteva dirsi degli occupanti della pista da ballo. Non seguivano neanche il ritmo della canzone, un pezzo frenetico che qualcuno avrebbe associato alla techno. Ma a lei non importava niente. Tutto quello che sapeva era di essere eccitata e aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse nel sedare quella sensibilizzazione a un sordo dolore, al posto di quel palpito pulsante nel basso ventre.

 

Era seduta su uno sgabello minuscolo al bar, e osservava il pub come una vittima. Purtroppo i proci che la guardavano con occhi oh-guarda-che-sono-qui non avevano quella galanteria che lei esigeva. Ma una volta che vedeva qualcosa che le piaceva, andava ad acchiapparla come una tigre con la sua preda. Ecco cos’erano per lei, delle prede. Povere anime sfortunate, non sapevano con chi avevano a che fare. Draco non sapeva cosa combinava, sapeva solo che era uscita a comprare un vestito nuovo. Oh, certo, aveva comprato un vestito nuovo. Ma non poteva davvero apparire come un vestito quando raggiungeva a malapena metà coscia ed era così sottile che sembrava una seconda pelle, se si fosse osservato alla giusta distanza. Per quelle palline di melma era pane per i denti, e lei avrebbe fatto in modo di saziarli. Solo allora avrebbe avuto il controllo.

 

Una figura scura entrò nel bar e attirò la sua attenzione proprio quando la porta venne chiusa per annunciare il nuovo arrivato. Indossava un lungo mantello nero che gli scorreva dietro mentre camminava, rivelando un paio di jeans neri e un maglione grigio scuro. Era chiaro che aveva intenzione di passare inosservato, ma fallì miseramente, visto che aveva catturato la sua attenzione e adornato il suo interesse. Si era seduto poco lontano da lei e aveva ordinato un whisky incendiario con voce profonda e roca.

 

Aveva trovato la sua preda.

 

Voltò la sedia verso di lui e spostò le gambe in modo da farle penzolare pigramente una sopra l'altra, cercando di attirare la sua attenzione. Fece finta di essere indifferente quando la sua mente gli stava letteralmente ordinando di accorgersi di lei così da non dovergli andare incontro. Sarebbe stato uno spreco di energia se non fosse stato disposto a rispettare i suoi desideri. Torcendo il collo per vedere se la sua tattica funzionava, fu contenta di vedere che il suo volto incappucciato si era voltato verso di lei. Gli fece un sorriso seducente e ruotò le dita in una sorta di onda. Sembrava troppo estasiato per trovare una proposta adeguata e lei sorrise. Sapendo che sarebbe stato inutile scambiare delle formalità, gli fece cenno verso la pista da ballo e a lei parve che avesse mosso la testa confermando di aver capito. Sorrise mentre camminava tra la folla e attese. Neanche un minuto dopo, l'uomo misterioso si fece strada tra la folla e lei gli puntò il dito facendogli cenno di avvicinarsi. L’assecondò, e lei avvolse le braccia intorno al suo collo con noncuranza, tirandolo più saldamente contro di lei. A sua volta, avvolse le mani intorno alla sua vita minuta e iniziò, rispondendo alla musica.

 

Pronti, partenza, via.

 

A differenza degli altri sulla pista da ballo, i loro corpi si muovevano al ritmo delle battute ormai costanti della musica che gli altoparlanti emettevano. Cercò di guardare quell’uomo in faccia, ma lui continuava a girarsi per poter nascondersi. Solcò le sopracciglia e sbuffò sonoramente, facendogli capire di essere frustrata. Lui ridacchiò dal profondo del petto e a causa della loro stretta vicinanza  poté sentirlo vibrare contro il suo petto. C'era qualcosa di familiare in quella risata, ma non riusciva a capirlo. Se conosceva quella persona, allora trovarsi lì era un pericolo. L’avrebbe riferito a qualcuno che aveva il potere di punirla ...

 

Prima che potesse capirci di più, lui la strinse in modo da premerle il petto contro la schiena. Le sue mani toccarono delicatamente la sua vita, mentre lei girava i fianchi e cercava di adeguarsi a quella nuova posizione. Di solito era lei che aveva il controllo, tuttavia, quella volta, lasciò che fosse lo sconosciuto a condurla. Oh, beh, era solo un ballo. Almeno, volle convincersi di questo, quando, grazie ai fianchi, i loro corpi trovarono finalmente il ritmo. Lui poté sentire l'esitazione dei suoi fianchi, quando gli ingranaggi del cervello cominciarono a rifunzionare, mettendola in allerta dalle sue sembianze.

 

Si abbassò tanto dall’arrivarle all’orecchio e sussurrò con voce rauca, lo stesso tono che aveva usato per ordinare il drink, "Smettila di pensare così tanto, Hermione."

 

Hermione si voltò in modo da poter tornare alla posizione iniziale, senza mai perdere il ritmo della musica a tutto volume. "Come fai a sapere il mio nome?" chiese pericolosamente.

 

La fece girare distanziandola di un braccio e la riportò indietro, in modo da posizionarsi ancora una volta dietro la sua schiena, mettendo le mani sui suoi fianchi. Sussurrò nuovamente al suo orecchio, "Questo lo so io, tu limitati a sospirare."

 

Cercò di guardarlo e mise un braccio intorno al suo collo. Tutti, presenti alla scena, avrebbero giurato che erano in procinto di baciarsi. "Penso che mi sottovalutando" Gli fece le fusa, cercando di indurlo a rivelare chi fosse.

 

Ridacchiò mentre muoveva una delle mani sotto i fianchi e verso la coscia. Non riuscì a frenare il brivido che stava devastando il suo corpo e socchiuse gli occhi. "Al contrario", disse con fermezza, tracciando un dito sul collo e facendole formare una piccola “O” sulla bocca, "Penso che tu stia sottovalutando me."

 

Lei si calmò, togliendo il dito dalla pelle che ora ribolliva. "Ma chi ti credi di essere?"

Girò la testa leggermente verso l'alto, così che le ombre del cappuccio si sollevassero per rivelare un sorriso compiaciuto.
"Tu chi pensi che io sia?"

 

Non seppe la risposta e così evitò il suo sguardo. Anche se non poteva vedere i suoi occhi, avrebbe giurato di sentire che la penetravano nel profondo. Non era questo il piano originale. Doveva sedurlo, chiedergli di portarla in camera e poi scaricarlo. Voleva solo provare qualcosa di nuovo. Ma quel ... quel ... coglione stava rovinando tutto! Doveva andarsi a pescare proprio il misterioso, non è vero? Stupida, stupida, stupida.

 

"Hermione", la chiamò sussurrando. Si voltò per fronteggiarlo ma prima che potesse reagire, le sue labbra si posarono sulle sue. Non era un bacio forte, ma non si poteva nemmeno considerare casto. Lui si tirò indietro prima che potesse approfondirsi. I loro nasi si urtarono e lei aprì gli occhi. I suoi occhi incontrarono un paio di sfere di smeraldo e si allontanò in fretta. Ma lui le prese saldamente il braccio, impedendole di scappare. "Non andare via." disse disperatamente mentre lei si voltava nuovamente. Si trovavano in mezzo a un branco di ballerini scatenati.

 

Qualcosa nel modo in cui l’aveva detto la fece trovare in difficoltà. "Harry ..."

 

Lui annuì e accarezzò la sua guancia. Si rilassò al suo tocco e lui le prese il mento per guardarla. "Non devi farlo."

"Fare cosa?"

La guardò significativamente, "Sai esattamente cosa stai facendo."

 

Quando capì rimase in silenzio. Ma poi lo guardò con aria di sfida quando il suo giudizio ricominciò a stabilirsi, "Non puoi dirmi cosa posso e non posso fare!"

"Hai ragione, solo tu puoi farlo." Disse a bassa voce.

 

Harry fece per andarsene e lei sentì una spazzata d’aria gelida. Ma prima che potesse lamentarsi, lui abbassò la testa e le pose un veloce bacio, all'angolo della bocca. Volle spostarsi di poco così da sentire nuovamente le sue labbra, ma rimase immobile. Non appena le sue labbra abbandonarono la sua pelle, la sua immagine sbiadì e lei rimase sola in mezzo alla pista da ballo, con le coppie che ignoravano beatamente quanto fosse appena avvenuto. Stese lì e sentì investirle una marea di solitudine; fu sufficiente per far formicolare il suo naso. Fu solo quando sentì una piccola lacrima farsi strada verso la guancia, che uscì da quell’incubo.

 

Rimase a bocca aperta quando le tornò la coscienza e il suo corpo fu investito da mille emozioni. Si guardò intorno, appoggiandosi alla testata del letto. Era nel suo letto e non nel bel mezzo di una pista da ballo. Però il sogno era così reale, pensò tra sé. Beh, lo era. Almeno, per un momento.

 

In realtà, assomigliava esattamente a una delle sue serate al pub vicino a Villa Malfoy. Beh, molto simile a una di quelle. All'inizio della sua "relazione" con Draco aveva scoperto un pub vicino chiamato "I manici di scopa dei maghi" e calcolò che scoparsi una sola persona non era salutare. Era normale voler sperimentare con altre persone, giusto? Beh, a quei tempi pensava fosse così. Tutti quelli che le stavano intorno sembravano farlo: Bellatrix, Narcissa, e quasi ogni donna Mangiamorte avesse incontrato. E dal momento che era sulla buona strada per diventare uno di loro, perché non seguire le loro orme? Se era quello che facevano i Mangiamorte, l’avrebbe fatto anche lei. Il corpo era la sua arma più potente, disposto ad essere manipolato ad ogni suo comando. Trovare un estraneo e utilizzarlo per fini sperimentali sembrava un modo sicuro per formare il suo autocontrollo. Naturalmente, il prodotto finale risultava abbastanza beneficiario per sedare anche gli altri bisogni.

 

Dopo quella notte con un estraneo, seppe di essere la sua arma più potente. Così, naturalmente, lo usò per quanto valesse in principio; con Draco, e di tanto in tanto con un prendimi-sono-tuo al pub locale. Ma arrivò il tempo in cui capì che era inutile essere egoista. Dopo un po' capì che non si trattava di formare il suo corpo, ma piuttosto, sedare il bisogno di cambiamento. Aveva una vita perfetta e avrebbero dovuto concentrarsi su cose più importanti. Così, smise di andare a "I manici di scopa dei maghi". Ma rivisitandolo nei suoi sogni le ricordò l'impotenza che aveva sentito ... e poi quando andò immediatamente via quando l’uomo misterioso si era smascherato.

 

Era la seconda volta che sognava Harry, la seconda volta che si trasformava in poltiglia davanti a lui, e la prima volta che si sentiva del tutto impotente, mentre lui scompariva. Aveva pensato che vivere con lui sarebbe stato difficile, ma mai avrebbe immaginato quei dolori costanti che sentiva ogni volta che le si avvicinava (aveva davvero bisogno di capire cosa c’era lì sotto). Ma vivere senza di lui, anche solo per un momento, significava che il mondo era giunto al termine. Non riuscì a muoversi, e divenne così insensibile che non si rese nemmeno conto di piangere, finché la sua mente le diede uno strattone.

 

Inconsciamente, si asciugò gli occhi per scoprire che il palmo della mano era bagnato. Gettò via le coperte e si precipitò in bagno, controllandosi allo specchio. Quella che la fissava era una perfetta sconosciuta. Era sparita l’Hermione forte, sicura, saggia-oltre-le-sue-capacità che aveva speso così tanto per costruire. Al suo posto c’era una giovane ragazza debole, dagli occhi gonfi, che stava cercando disperatamente di trovare il suo scopo. Era uno di quei momenti che desiderava far saltare in aria l'oggetto più vicino per ridurlo in pezzi. Ma ora, il suo lato debole consumò quell’abitudine e la sostituì con la necessità di lanciare un forte incantesimo di silenzio e singhiozzare.

 

Cosa c'era di sbagliato in lei- che era successo? Sicuramente un unico sogno non poteva farle questo. Doveva esserci qualcosa che le cresceva dentro e di cui non era a conoscenza, qualcosa che ormai aveva scelto di scoppiare e consumarla. Ma perché adesso? Era nel bel mezzo della missione più importante della sua vita. Questa missione era la chiave per garantirle finalmente il posto al fianco del Signore Oscuro e il dominio del mondo, dei Maghi ma anche dei Babbani, che avrebbero ceduto. Allora perché sentiva di doverlo rifiutare? Era la missione la causa di quei cambiamenti – che la facevano venire voglia di essere buona? Oppure, non era la missione, ma le persone con le quali doveva fare amicizia? La persona con la quale doveva fare amicizia.

 

Scuotendo la testa fece un passo verso il bagno per controllare l'orologio. Vedendo che l’ora in cui di solito si svegliava, iniziò a prepararsi per la giornata, facendo una doccia calda per permetterle di calmare la sua mente confusa. Quei pochi minuti sotto l’acqua erano la sua unica via di fuga, perché aveva la sensazione che la sua mente non avrebbe trovato pace finché non avesse trovato una risposta a tutte le domande che nuotavano nel profondo. Dovette assorbire quei pochi minuti, amarli, e cercare di tenerli stampati in testa per riprenderli quando la sua mente avrebbe scelto di vagare nel nulla.

 

Quando scadde il tempo, fece un passo fuori dalla doccia e lasciò che la brezza fresca del mondo esterno l’avvolgesse e la trascinasse di nuovo nella buia morsa. Sospirando, si vestì e afferrò la borsa dei libri accanto al suo letto e chiuse la porta proprio quando la luce si accendeva e un coro di lamenti mattutini si alzava per tutta la stanza.

 

Non fu sorpresa di vedere una stanza vuota nella sala comune mentre scendeva le scale. Non se lo aspettava anche perché era appena passato Natale. A dire la verità, si sentiva dispiaciuta per Ginny ... e arrabbiata con se stessa per averle fatto male. Non le piaceva quel nuovo sentimento. Compassione. Poteva deprimere una mattinata intera. Quella nuova Hermione stava davvero cominciando a prendere il sopravvento. Oh, come desiderò che la cosa fosse temporanea; non sapeva se poteva sopportare tutte quelle emozioni in un solo giorno, figuriamoci per il resto della vita. Era davvero contenta di essere una sgualdrina senza cuore.

Giù, la Sala Grande non era molto diversa. Andò a sedersi di fronte a Ginny solo per ricevere un’occhiata fredda e una completa ignoranza della sua presenza. Ancora una volta, non si aspettò niente. Il cuore di quella ragazza era spezzato ed era tutta colpa sua. Almeno, da quello che aveva sentito nelle grida di pochi giorni prima, lo era. La colpa era schiacciante, ma sapeva che non avrebbe potuto fare o dire nulla per rendere la situazione meno pesante. Sarebbe finita presto, comunque. Quanto tempo durava quell’amaro in bocca?

Devi essere tu a parlare Stai zitta.

Per fortuna, Harry e Ron si presentarono prima del previsto, il bisogno di un letto era scritto sulle loro facce. Harry si sedette accanto a lei e Ron accanto a sua sorella, che stava giocando con una porzione di uova. Vi fu un silenzio imbarazzato, mentre il gruppo rimase lì seduto e per una volta, mangiando tranquillamente. Nessun discorso, nessuno scherzo, solo cibo. Ron sembrava essere l'unico a suo agio, anche se era chiaro che come tutti gli altri era altrettanto sintonizzato con la situazione. Quel modo di evitarli, comunque, glielo si leggeva in faccia, come sempre. Almeno c’era una persona che si comportava normalmente. Se Ron avesse smesso di mangiare, ci sarebbe stato un tumulto.

L’appetito di Hermione per il cibo della scuola sparì. Prendeva dei bocconcini di pane tostato una volta ogni tanto, ma il suo stomaco sembrava preoccuparsi di altro piuttosto chedigerire il cibo. Prese un altro pezzo di pane tostato e la sua mano sfiorò quella di Harry per un istante, causando quella familiare scintilla sul braccio. La ritirò come se si fosse fatta malee tornò alla seconda manciata di toast. Era triste il fatto che si era abituata ai sentimenti cheHarry le faceva sentire. Più si avvicinava a loro, più era curiosa di conoscerli. Ginny le avevadetto che la cosa voleva dire provare affetto per loro. Bene, ora che l’aveva riconosciuto e che i sentimenti erano ancora lì, doveva esserci comunque qualcos'altro. La sensazione più vicina con la quale poteva paragonarlo era la lussuria, ma sapeva che non poteva sentirequesto per lui.

Vero?

"Hey
Harry!"

Hermione
scattò dalla sua prospettiva, per vedere Seamus in piedi accanto a Harry, con un largo sorriso sul volto.

"
Hey Seamus," lo salutò Harry.

"
Mi chiedevo se l’incontro con l’ES è ancora fissato per stasera?"

Attraverso il suo stato d'animo frastornato, riuscì a malapena a capire quello che stavadicendo con il suo spesso accento. Aveva davvero bisogno di finirla col pensare così tanto.

Harry annuì, "Sì, stessa ora e stesso luogo, come sempre."

"Va bene, allora ci vediamo dopo" disse, voltando le spalle e tornando al posto vicino a Dean e Neville.

A dire la verità, aveva completamente dimenticato l’incontro con l’ES della giornata. Era il primo giorno di ritorno dalle vacanze e la sua mente non si era ancora adattata al fatto che aveva una lezione in quindici minuti. L'ultimo incontro dell’ES non era andato tanto bene, così non fu sorpresa di non averci pensato. Bene, ora aveva anche un'altra occasione per impazzire. Grande.

Decise che era tempo di andare e afferrò la borsa dei libri. A prima ora aveva Aritmanzia e sapeva che nessuno aveva preso quel corso oltre a lei, così avrebbe camminato da sola. Inoltre, le piaceva stare da sola. Sembrava fosse l'unica cosa che non era cambiata ­­- voler lavorare da sola. Era meglio aggrapparsi almeno a questa speranza, per non farla sparire. Il minimo che poteva fare era riprendere un residuo della sue vecchie abitudini. Era la parte più dominante della sua persona, e se Draco avesse deciso di giocare una delle sue acrobazie e staccargli quasi il braccio con la sua presa, lei avrebbe mantenuto il passo invariato e lui non si sarebbe insospettito. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era Draco alle costole, mentre stava attraversando casualmente una crisi di identità.

La giornata sembrò essere volata, ogni lezione sfocava col prendere appunti e letture. La cena fu un dolce sollievo per la pletora delle nuove informazioni che Hermione aveva messonel cervello. Il suo appetito non era ancora cambiato, purtroppo, e tutto ciò che riuscì a fareera guardare la melassa delle torte deliziose che sembravano stessero cercando diconvincerla a mangiare ... mangiare qualcosa. Ma non poteva. Perché mangiare quando c’era un mistero da risolvere? Dimentica il cibo quando ci sono demoni da conquistare!

L’ incontro con l’ES sarebbe cominciato presto ed Hermione decise di lasciare le sue cosenella torre prima di dirigersi verso la Stanza delle Necessità. Così, senza pensarci due volte, si alzò lasciando il posto ed uscì dalla Sala Grande, contenta che nessuno avesse deciso dicamminare con lei. Sembrava esserci un accordo reciproco fra i quattro: Non andare oltre. Non tentare le linee sottili fra di loro, perché sarebbero potute crollare e provocare un nuovo disastro. L'ultima cosa di cui Hermione aveva bisogno era un altro motivo per preoccuparsidella sua missione. Se avesse toccato quelle linee, era sicura che le avrebbe fatte esplodere.Il suo lavoro non sarebbe valso a niente, e lei sarebbe stata sicuramente punita. Anche se lanuova Hermione sembrava più disinvolta, la vecchia Hermione era ancora un flebile sussurro, abbastanza forte da convincere il suo corpo a non commettere ciò che considerava come suicidio.

La sala comune era un po' vuota, con solo alcuni studenti più giovani, che facevano i compitio si rilassavano. Passò come un fantasma mentre scompariva su per le scale del dormitoriodelle ragazze e riappariva alcuni minuti dopo. Erano tutti così occupati con la propria vita chenon si accorsero che il suo fantasma scivolava fra di loro. Ma poteva davvero biasimarli? Avevano bisogno di distrazioni, in tempi come quelli.

Whoa, da dove veniva quella frase?

Hermione si irrigidì quando volse ad osservare una coppia di bambini del secondo anno, che giocavano a Spara Schiocco. Parte di lei continuava a ripetere le cose a cui pensava in precedenza, mentre l'altra urlava "Perché giocano come degli stupidi quando dovrebbero allenarsi?" Sapeva cosa si faceva alla loro età. Era cresciuta con la routine di allenamentoquotidiano con Draco, e mai una volta aveva provato un gioco come Spara Schiocco. Fu allora che apparve una terza voce, una che suonava tanto come la sua: Sei gelosa. Questi bambini hanno la possibilità di divertirsi, mentre tu non l’avevi. Possono essere spensierati, possono ridere e fare ciò che vogliono perché ... beh, perché sono bambini. Bambini normali che hanno così tanto e che potrebbero perdere tutto in così poco tempo.

Era la prima volta che l’ammetteva. Gelosia. Non era la gelosia bruciante che conosceva, ma la gelosia in cui desiderava avere quello che anche gli altri avevano. In questo caso, un senso di normalità. Era una sensazione strana, paurosa, e ti faceva aprire gli occhi. Quell’emozionenon sembrava così pericolosa come aveva pensato inizialmente. Da quello che aveva sentito, la gelosia era quella brutta sensazione che faceva venir voglia di bruciare la persona verso cui era indirizzato il sentimento. Tutta quella gelosia le provocò un dolore sordo al petto. Noncome quelli che provava accanto ad Harry, ma più verso quei bambini del secondo anno e illoro gioco innocente. La fece sentire viva-umana. Lasciò che un leggero sorriso le spuntasse sulle labbra mentre passava attraverso il buco del ritratto, molto più felice di pochi minuti prima.

 

Giunta alla Stanza delle Necessità, dopo aver percorso il corridoio per tre volte, non potéfare a meno di sentirsi più sicura sulla riunione. Certo, aveva fatto la figura di una completa idiota l'ultima volta, ma adesso poteva farcela. Era comunque Hermione Granger, una spietata Mangiamorte che poteva fare qualsiasi cosa avesse in mente! Strano che ci volle un attacco di gelosia per capirlo. Riusciva a sentire un tintinnio del vecchia Hermione, la parte di cui si fidava. Aprì la porta con un sorriso compiaciuto e vide che tutti si erano riuniti nell’destro della sala. Si avvicinò e si sedette appena in tempo per vedere Harry alzarsi erivolgersi a tutti. angolo

 

"Ciao a tutti, spero abbiate passato una piacevole vacanza. Ho pensato che potremmoesercitarci con l’incantesimo Patronus oggi. So che l’abbiamo già fatto una volta, ma hopensato che a causa della festività, il vostro Patronus dovrebbe essere molto più forte" Sorrise flebilmente alla folla e poche teste si prostrarono, riempiendo le loro guance di rossore. "Ora, per quelli che non conoscono l’incantesimo Patronus, è davvero molto semplice. Tutto quello che dovete fare è pensare al ricordo più bello chepossedete e recitare l'incantesimo Expecto Patronum. Non è così facile come sembra, così non siate delusi se non vi riesce al primo tentativo. Il ricordo deve essere molto forte, il più forte che avete. Sarò in giro per aiutare chi ha bisogno." dell’ultima volta.

 

La folla si sparpagliò ed Hermione rimase da sola, in stato di shock. Non riusciva a pensare ad un momento felice. Ripresasi, si diresse verso un angolo appartato, lontana da qualsiasispettatore e si appoggiò contro il muro. Chinando il capo, cercò di pensare a un momento felice da utilizzare per l’incantesimo Patronus. Aveva un sacco di ricordi felici, ma quale scegliere? Dopo una rapida scansione decise che era il suo sedicesimo compleanno-la suaprima volta. Il primo periodo in cui Draco aveva cercato di essere romantico, fallendo miseramente. Il pensiero la faceva ancora ridere e così spinse in prima linea il ricordo, e recitò l'incantesimo vivacemente. "Expecto Patronum!"

 

Vide un po' di polvere bianca dalla punta della sua bacchetta, prima che scomparisse rapidamente. Capì che non era esattamente un Patronus quello. Sbuffando, tentò di recitarel'incantesimo di nuovo, con lo stesso ricordo in testa e lo stesso risultato proveniente dalla bacchetta. Arrabbiandosi, provò la magia un’ultima volta, alzando il volume della voce. Ancora niente, se non un piccolo getto di polvere. Hermione non rinunciava mai a qualcosa, senza provarci il più possibile. Così, per due estenuanti ore fece di tutto per riuscirci; provò, riprovò e riprovò ancora.

 

Aveva appena finito il tentativo numero 200 quando il suono di alcuni passi ruppe la suaconcentrazione. Voltandosi, si trovò faccia a faccia con un paio di smeraldi per la seconda volta di recente. Il cuore le balzò in petto e fece del suo meglio per controllare il respiromentre lui apriva la bocca per parlare con tono gentile.

 

"L’hai provato per tutto l’incontro?"

Lei
annuì mentre l’altro rimaneva sorpreso. "Che c’è? " gli chiese.

"
L'incontro è terminato 20 minuti fa, Hermione."

 

Era vero, constatò, guardando la stanza vacante. Lasciò scuotere la testa per un po', incredula, quando incontrò nuovamente il suo sguardo. "Wow, mi sento un imbecille ...."

 

Scosse la testa, "Non sei un imbecille. Mi c’è voluto un bel po' per farlo bene."

"
Non penso che duecento volte possa essere paragonato ad un bel po’ di volte." Disse con amarezza.

"
Duecento-beh è ... umm ... wow."

Annuì
brevemente, guardando il pavimento, "Esattamente. Penso di aver capito chequest’incantesimo è più una maledizione".

"Non dire così." Disse, raggiungendola per metterle una mano sulla spalla. La pressionescaricò una strana sensazione di conforto in tutto il suo corpo e lei alzò la testa semigirata. Guardò rapidamente la stanza che li circondava e le sorrise. "Senti, dal momento che siamofuori tempo ... che ne dici se ti aiuto un po'?"


"Che vuoi dire?"

"Beh, una specie di lezione privata. Tu ed io, qui, per convincere la tua bacchetta a far uscire un Patronus."

"Tu ... tu faresti davvero questo per me?" chiese lei, sentendo del calore diffondersi in tutto il petto.

“Certo”, disse con un cenno del capo. "L'ho fatto un sacco di volte con Neville ed altri."

"
Oh" disse a bassa voce, il calore scese velocemente di qualche grado.

"
Allora, che ne dici?"

"
Certo. Ho davvero bisogno di un aiuto."

Lui tolse
il braccio dalla spalla, dopo averle dato una piccola pacca. "Grande. QuestoGiovedi sera, verso le sette?"

"
Sembra perfetto."

"
D’accordo, allora. Vuoi che ti accompagni alla torre?", chiese, indicando con un pollicel'uscita.

"No
, non ti preoccupare. Starò qui un altro po’ per fare più pratica"

Lui annuì e si voltò per andarsene. Tenne gli occhi su di lui fino a quando non chiuse la porta. Il suono della porta fece eco nella stanza vuota, ed Hermione si diresse al centro e si accasciò contro il legno fresco. Sentì nuovamente la sensazione di formicolio sul naso e gli occhi cominciare a lampeggiare ripetutamente. La nuova Hermione la stava trasformando in una linfa. Si chiese vagamente se la lezione privata fosse una buona idea, ora che la sua forzastava rapidamente dissipando. Dove era finita la vecchia Hermione, comunque? Cosal'aveva costretta a lasciarla? Le risposte sembravano così lontane. Ne aveva davverobisogno in momenti come quelli.

Non sapeva che la risposta risiedeva dall'altra parte del muro, e sbatteva ripetutamente la testa contro la pietra fredda, luogo in cui era scomparsa la porta.

Hermione comincia a cambiare e con lei i suoi sentimenti..come si metteranno le cose? :) ringrazio tantissimo (come sempre ;)) marco, (anch'io amo la coppia Draco/Ginny XD) patronustrip, (Non posso rivelarti molto della trama, ma aspettati delle belle sorprese per il prossimo capitolo ;) spero di non aver postato il cap in ritardo)e debby91 XD Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 16
*** …Un cambio di sentimenti ***


…Un cambio di sentimenti

 

 

Il giovedi arrivò più velocemente di quanto Hermione avesse previsto. Era emozionata, sì, ma doveva ancora preoccuparsi di quel leggero strappo allo stomaco che provava quando si trovava vicino ad Harry. E se lui l’avesse capito e avesse iniziato a fare domande? Lui era testardo quanto lei, quindi non ci sarebbe stata nessuna via di fuga alle sue filippichedomande. Doveva accertarsi che le sue mura erano ben protette e forti per non esporre le sue emozioni. Le emozioni erano un concetto nuovo per lei e non voleva che venissero fuori davanti ad Harry. Specialmente davanti ad Harry.

 

Le lezioni continuarono normalmente. Imparò un paio di nuovi incantesimi che pensò non valessero molto. Metteva davvero in discussione il suo curriculum, a volte. Si aspettava una sfida e invece era la migliore della sua classe. Era comunque un risultato, ovviamente, ma non controllò la cosa con allegria, come avrebbe fatto normalmente. Quando lo scoprì, il suo viso diventò rosso e volle gridare per la gioia. Capì subito, però, che il resto della classe, ad eccezione di Harry e di un Tassorosso di nome Terry Boot, erano dei fannulloni e i suoi pensieri divennero discutibili. Eppure, si prese il merito di essere la strega più intelligentedella sua classe. La situazione le faceva passare delle belle giornate, quando la depressione e la solitudine cercavano di attirarla fra le sue grinfie. Chi sapeva che cambiare personalitàaveva così tanti effetti negativi?

 

Doveva incontrare Harry alle sette e erano già le sei e trenta. Attualmente si trovava alla Torre dei Grifondoro, e stava finendo il suo saggio di Pozioni. Piton non aveva esitato ad assegnare loro dei compiti fin dal primo giorno. Non le era mai piaciuto quando si profilava a Casa Riddle e ora che era il suo professore, i suoi pensieri erano rimasti invariati. Quando la gente cominciò a riempire la sala comune, dopo la cena a grappoli (che aveva saltato perfinire il saggio), la sua attenzione scattò verso l'orologio e pensò che era ora di andare.

 

Assicurandosi di avere la bacchetta in tasca, uscì dalla torre. Dovette spingere da parte alcune persone, mormorando delle scuse meschine che sapeva non avrebbero carpito. Lesale erano ancora piene di coppia che pomiciavano e gruppi di pettegoli che incontrò mentre camminava. Il suo stomaco cominciò a stringersi e non aveva ancora incontrato Harry. Mentre si avvicinava alla Stanza delle Necessità, capì che non era Harry a farla sentire in quel modo; era eccitata. Emozionata e spaventata. Perché le emozioni erano tutte così simili? Era uno sforzo della mente.

 

Si concentrò sulla lezione di Harry mentre camminava per tre volte lungo il corridoio desertoe guardava la porta che apparve di fronte a lei. Sarebbe patetico dire che Hogwarts e i suoisegreti non smettevano mai di stupirla? Beh, la pensava così, quindi non c'era motivo nelcercare di esprimere quello stupore in altro modo. Afferrò la maniglia di ottone e respirò profondamente. Poteva farcela. Era solo una semplice lezione. Stava per imparare adevocare un Patronus. Ecco tutto.

 

Spingendola, aprì lentamente la porta, e una calda brezza soffiò sul suo viso e lasciò che il suo corpo si rilassasse. Entrando nella stanza vide che era equipaggiata in modo simile a quello delle riunioni dell’ES, ad eccezione dell’attrezzata che era per due invece che di, diciamolo, cinquanta. C'era una sola libreria di mogano, due sedie con dei grossi cuscini, un camino e candele galleggianti sul soffitto. Era un ambiente molto caldo e si lasciò cadere suuna delle sedie col cuscino. Si afflosciò con tutto il suo peso e provò a mettersi a proprio agio, dimenandosi per un buon minuto. Si arrestò subito, tuttavia, quando la porta si aprì cigolando. Torse la testa e vide Harry che le sorrideva. Il suo stomaco vacillò.

 

"Vedo che mi hai battuto." Disse mentre si chiudeva la porta alle spalle.

 

"Non è colpa mia se sei lento." Rispose in fretta. Oh, come amava quelle sue battute dispirito. Anche quando era in difficoltà, trovava ancora una rapida risposta nel retro della sua mente. Era davvero troppo fortunata.

 

Lui sorrise e si avvicinò a lei. Cercò di calmare il dolore allo stomaco, senza alcun risultato. Prese un poso accanto a lei. "Ora, credo che dovremmo ignorare le formalità e arrivare dritti al punto."

 

"D'accordo." Non aveva voglia di forzare le sue mura.

"Allora
, " Iniziò, sfregandosi le mani, "Qual’è il problema?"

"
Non posso evocare un Patronus." Disse apertamente.

Ridacchiò
ancora, "Conosco quella parte. Intendevo.. perché non riesci ad evocarne uno?"

Lei
alzò le spalle: "Non lo so, pensavo che tu potevi dirmelo."

 

"Beh vediamo... hai pensato ad un ricordo, giusto?" Lei annuì. "Hai recitato l'incantesimo conquel ricordo in mente?" Lei annuì di nuovo e lui prese una boccata d'aria. "Mostramelo."

 

Lei fece una smorfia: "Sei sicuro di voler vedere la mia pietosa dimostrazione di un Patronus?"

"No.
" Rispose l’altro onestamente, "Ma non posso aiutarti se non capisco qual è il problema."

"Giusto.
" Seppe di non avere molta scelta in materia, così si alzò.

"
L’obbiettivo è quella libreria." Le istruì.

 

Puntò la bacchetta parallelamente alla libreria e prese una dose profonda di respiro. Lasciò che il ricordo del suo sedicesimo compleanno galleggiasse in prima linea sulla sua mente elivellò se stessa. "Expecto Patronum!" Cantò con forza. Dalla sua bacchetta non uscì cheun soffio seccante di fumo bianco. Si voltò lentamente verso Harry, aspettandosi di vederloridere. Fu sorpresa di vederla invece con occhi socchiusi e il mento tra il pollice e l’indice. La stava squadrando.

 

Ci pensò su prima di rispondere. "Hai lo stesso problema che avevo io, ma non hai mai avuto qualcuno che te lo dicesse. Un angolo appartato non è il posto migliore per praticaremagia difensiva quando hai un sacco di gente attorno a te per aiutarti ..." Lei distolse lo sguardo. "Non hai una memoria abbastanza forte."

 

Lei voltò immediatamente la testa, "La mia memoria è perfetta!"

 

Lui si alzò, "Ovviamente no. Devi pensare al momento più felice che possiedi, Hermione. Ilprimo ricordo che scelsi era il mio primo giro su una scopa."

 

"E’ un buon ricordo."

"Sì
, ma non è abbastanza. Potrebbe essere il ricordo più felice per alcune persone, ma nonper me. Avevo momenti più felici nella mia vita da poter scegliere."

Hermione
annuì comprendendo. "Il problema è che io, in realtà, non ne ho molti dascegliere."

"
E perché?" chiese.

 

Si chiese se avrebbe dovuto dirglielo o no. La verità effettiva era, ovviamente, del tutto fuoriquestione, ma poteva comunque raccontargli una piccola versione del tutto. Lui era lì per aiutarla, non per criticarla. La vecchia Hermione le stava gridando di fermarsi, ma la nuovaHermione mise quella vocina da parte e la obbligò a farlo. E così fece. "Non sono cresciuta in un ambiente proprio felice. I miei genitori morirono quando ero molto piccola e il mio…padrino mi obbligò ad essere sempre la migliore. Non mi mandò mai in una vera scuolaperché voleva essere lui ad insegnarmi. E’ un insegnante fantastico, non fraintendermi. Ma èfermamente convinto che io debba essere perfetta o altrimenti sarei una fallita. Fino aquest'anno, quando, improvvisamente, ha cambiato idea e mi ha mandato qui."

 

"Mi dispiace per i tuoi genitori." Disse per consolarla.

"
È tutto a posto. Non li conoscevo".

 

quello che continuo a ripetermi ogni volta che qualcuno si dispiace per i miei genitori." Hermione alzò la testa per guardarlo negli occhi. Per un attimo aveva dimenticato cheentrambi avevano avuto la stessa esperienza, anche se con conseguenze per lui molto piùdisastrose. "Ma poi arrivò il momento in cui capì che avrei dovuto buttare tutto fuori."

"L’ho già fatto." Ammise lei. "Qualche volta mi chiudo in camera e piango… non so il perchè, ma lo faccio e basta. Guardami. Penserai sia una pappamolle."

Lui scosse la testa, "Niente affatto.” Si avvicinò a lei ed Hermione sentì il suo respiro catturarla quando le mise una mano sulla spalla, "io faccio la stessa cosa. Non pensare di essere sola, Hermione. Non sarai mai sola. Non finché io sono qui."

 

Sì, ma non per molto. Scattò la vecchia Hermione.

 

"Pensa a qualcos'altro. So che c’è qualcosa nel tuo passato che potrebbe alimentare l'energia necessaria per il tuo Patronus. Se ci sono riuscito io, puoi farlo anche tu." Tolse il braccio e le diede del tempo per pensare.

 

Accolse il silenzio come un'opportunità per pensare. Avvicinandosi ad un muro vicino, vi si appoggiò e lasciò che la sua mente iniziasse a lavorare. Non riusciva a ricordare, mai una volta in vita sua, un momento di felicità. Era una cosa triste da pensare, ma era vera. Anche quando trovava piacere nei suoi attacchi, nel battere Draco mentre duellavano, sapeva di non essere mai stata felice. Era solo breve estasi che poi andava via rapidamente. Una piccola parte di lei sapeva che scegliere il ricordo del suo sedicesimo compleanno non avrebbe funzionato. Certo, perdere la sua verginità era un punto di riferimento e si sentì sollevata dal fatto che alla fine fosse successo. Ma il sollievo non era felicità. Lasciò che la sua mente vagasse fino a Natale - al bacio fra lei ed Harry. Era un territorio pericoloso da percorrere visto che lui era così vicino, ma era disposta a correre il rischio. Ricordò la poltiglia nel suo stomaco e quindi la sensazione di vuoto quando tutto era finito. A dire la verità, provava una grande confusione al pensiero che la sua vicinanza la rendeva così felice. No, non poteva usare quel ricordo.

 

Casa Riddle era l'esatto opposto della felicità, quindi tutto ciò che aveva fatto lì dentro era destinato ad essere triste, lo stesso valeva con Villa Malfoy: feste troppo formali e altrettanti trattamenti crudeli da essere associati alla felicità. Fu allora che una cosa la colpì.

 

"Trovato!" esclamò.

"Eccellente
!" disse Harry: "Adesso prova di nuovo."

 

Lei annuì e si voltò verso la libreria. Puntando la bacchetta, lasciò che il ricordo del percorso della carrozza fino ad Hogwarts riempisse la sua mente. La gioia che aveva provato quando aveva visto per la prima volta le torri alte e scure del castello era diversa da qualsiasi cosa avesse mai sentito in vita sua. Se quello non era un ricordo felice, allora non sapeva cosa fosse la felicità. "Expecto Patronum!" Gridò.

 

Aprendo gli occhi in fretta, vide una grande nuvola emettere fumo bianco dalla bacchetta e si rivolse a Harry con un largo sorriso sul volto. Lui rispose al sorriso, ma il fumo scomparve. Non poteva crederci! Era arrivata più lontano di quanto avesse mai immaginato! Guardò la sua bacchetta con affetto, ancora incapace di credere alla fumata bianca che ne era uscita. Era così impegnata a fissarla, persa nei suoi pensieri, che non sentì Harry avvicinarsi a lei.

 

 “E’ stato impressionante."

Saltò
su quando sentì la sua voce, e lo vide guardarla con piacere negli occhi. "Grazie! I-io non pensavo di poterlo fare!"

 

Lui sorrise: "Ben fatto. Te l’avevo detto che ce la facevi." Hermione lasciò che un timido sorriso le si formasse sulle labbra e lui la guardò per un attimo. "Ti ... ti dispiace se provo una cosa?"

 

"No." Rispose in fretta "Qualsiasi cosa."

Lui
annuì. "Girati come se dovessi evocare di nuovo il Patronus."

Hermione acconsentì e si dispose, preparando nuovamente il ricordo. Non si aspettava, tuttavia, che Harry si avvicinasse a lei in quel modo, col petto schiacciato contro la sua schiena. "C-cosa stai facendo?"

"Vorrei provare a vedere se posso unire la mia magia con la tua così da formare un Patronus in piena regola, uno che possa prendere la forma di un animale." Le spiegò. Anche se sembrava sicuro di sé, poté percepire un lieve tremolio nella sua voce. Si chiese se stesse sentendo gli stessi pizzicotti che si muovevano lentamente su tutto il suo corpo.

"Oh… okay."

Premette più saldamente contro la sua schiena e sentì la sua mano coprire la propria. Stava ancora tenendo la bacchetta, così da intrappolarla tra il palmo della mano e la parte esternadella sua mano. Soppresse un respiro profondo quando le loro mani si toccarono, nel tentativo di mostrare che quel tocco non la influenzava minimamente, cosa che in realtà succedeva. Purtroppo, il respiro represso da contenere era così tanto che venne fuori in un fiotto.

Harry lo sentì e per questo si chinò a sussurrarle all'orecchio: "Ti fidi di me?"

Lei
annuì, "Sì."

"
Al tre pronunciamo l'incantesimo, va bene?" Prese il suo silenzio come conferma e iniziò ilconto alla rovescia. "Uno ... due ... tre!"

"
EXPECTO PATRONUM!" Gridarono all'unisono.

Qualunque cosa si aspettasse Hermione, non fu quella che successe dopo. Sentì una scossadi magia fluire attraverso di lei, proveniente da Harry. Come sapeva che era venuto da luiera un mistero, ma capì che in quel momento erano in qualche modo collegati. La magia si formava fra le loro bacchette e una luce argentea sporgeva da esse, facendo chiudere loro gli occhi per l'intensità. Sembrava che una folata di vento girasse intorno a loro, soffiandole i capelli un po' di traverso, che ebbe paura che potessero colpire Harry in faccia. Li riaprironosoltanto quando ritennero che tutto ciò che era esploso dalle loro bacchette fosse andato via e spalancarono le mascelle alla vista di fronte a loro. Le figure spettrali di un cervo e di una lontra galleggiavano per la stanza, girando intorno ai loro incantesimi e giocando tra di loro. Era uno spettacolo veramente bello a vedersi e i due avevano gli occhi incollati ad esso.

Dopo quello che sembrò un'eternità, i due si lasciarono sfuggire un sospirato "Wow."

"E'
stato ..." iniziò Hermione.

"
Incredibile."

Nessuno dei due
era consapevole del fatto che le loro mani erano ancora avvolte insieme.

Hermione voleva ringraziarlo. Non si era mai sentita così felice come in quel momento. Non era sicura se voleva farlo a causa di quella vicinanza. Ma aveva bisogno di ringraziarlo. Inclinando la testa verso destra per cercare di guardarlo negli occhi, lo trovò già a guardarlaintensamente. Il grazie le morì in gola quando i due si trovarono semplicemente a guardarsi l'un l'altra. Sapeva che la cosa cominciava a diventare pericolosa e che avrebbe dovuto tirarsi indietro, ma qualcosa la stava attirando, o meglio, la faccia di Harry si stava inclinando verso di lei, ipnotizzandola a non muoversi. Un momento prima vide i suoi caldi smeraldiguardarla, un momento dopo, la sua visione si oscurò, chiuse gli occhi e lasciò scendere le labbra di Harry sulle sue.

Il momento in cui unirono le labbra fu così intenso che lasciarono cadere le loro bacchette. Non sentirono il rumore sul pavimento, visto che erano troppo assorbiti in altro da accorgersene. La mano destra di Hermione arrivò a stringere la nuca di Harry per assicurarele labbra alle sue, come se avesse avuto bisogno di un ulteriore motivo per rimanere lì. Harry avvolse la mano intorno alla sua vita così da posizionarla di fronte, al posto di allungare il collo per tenere le labbra attaccate. L'altro braccio di Hermione avvolse automaticamente il suo collo e il suo le si allacciò alla vita. Intensificando il bacio, sentì la sua calda e vellutata lingua testare la barriera della sua bocca, chiedendole di entrare. Fu sorpresa di sentirlo così guardingo da chiedere il permesso al posto di tuffarsi direttamente. Ma non riuscì a pensarcia lungo, poiché nel momento in cui le loro lingue entrarono in collisione, la sua mente si svuotò beatamente.

Erano nel bel mezzo di una stanza deserta con due fumose creature del bosco che giravanointorno a loro, sembrando crescere di luminosità più a lungo rimanevano avvolti. Hermionelasciò che le sue dita fossero seppellite fra i suoi riccioli d’ebano e si meravigliò di quella scorrevolezza. Nel momento in cui Harry sentì le dita tra i capelli, lasciò che le sue manicominciassero ad accarezzare la sua vita sottile e lei gemette all’interno della bocca, reagendo immediatamente al suo tocco caldo. La vibrazione causò in lui un’analoga reazionemaschile e fu allora che Hermione si rese conto di quanto provava desiderio per lui. E, quasi delicatamente come quando era iniziato il bacio, si tirò indietro. Lo schiocco di labbrasuonò in tutta la stanza vuota e la riportò indietro sulla terra. Sentimenti che non riuscì a spiegarsi piombarono su di lei e capì che solo una cosa era chiara: doveva scappare via. Seciò che sentiva in quel momento era quello che pensava che fosse, doveva uscire. Subito. ri

 

Si liberò da lui in fretta, chinandosi a prendere la sua bacchetta e non incontrando i suoi occhi. Lui seppe cosa stava per fare e cercò di fermarla, implorandola con la voce. "Hermione per favore, per favore non andare."

 

Non aveva capito di star piangendo fino a quando una lacrima solitaria si fece strada lungo la guancia. Sembrava accaderle troppo spesso, e non le piaceva. Si voltò verso Harry, con la bacchetta ora custodita in tasca, e vide lo sguardo affranto sul suo volto. Fu sufficiente perfermarla. Ma sapeva di dover andare. "Harry, non posso-non posso farlo ... è sbagliato."

 

"Cosa c'è di così sbagliato?" chiese disperatamente.

Si morse il
labbro, "Così tante cose ..." Harry aprì la bocca, probabilmente per chiedereperché, ma lei lo fermò. "Per favore, lascia che sia così."

Poté vedere i suoi occhi iniziare a bagnarsi di lacrime e seppe di dover andarsene prima che fosse stato troppo tardi. Stava per morire! Sarebbe stato ucciso e lei avrebbe dovutopartecipare. Non poteva provare niente per lui, anche baciarlo, fare qualsiasi cosa marimanere solo una sua cara amica.

"Non posso farlo, Hermione, io-"

"
No." lo interruppe lei. "Non dirlo. Io voglio essere tua amica ... nie-niente di più." Erano tutte bugie! Ma doveva mentire, mentire per proteggerlo. Avrebbe dovuto almeno assicurarsi che sarebbe stato felice prima di morire. Non poteva renderlo felice in quelle circostanze.

Passò accanto
a lui e si diresse rapidamente verso la porta, asciugandosi le guance bagnate di lacrime. "Hermione per favore ... per favore ..." Ignorò le sue chiamate e si chiuse la portaalle spalle.

C’era un piccolo impulso dentro di lei che correva, ma resistette. In qualche modo seppeche lui non l'avrebbe seguita, così il suo ritmo divenne lento mentre camminava tra le saledeserte. Fece del suo meglio per non lasciare che la sua mente vagasse, ma ciò era più facile a dirsi che a farsi. Cercò di distrarsi osservando i ritratti mentre li passava. Quella distrazionefallì dopo non più di un minuto, quando sentì un pozzo fresco di lacrime accumularsi nei suoi occhi. Oh, come avrebbe voluto girarsi e tornare tra le sue braccia. Ma sapeva che era impossibile. Lui era suo nemico, e sarebbero entrambi morti se orecchie sbagliate avessero sentito qualcosa. Si asciugò le lacrime dagli occhi e soffiò in su col naso. Fatti coraggio!a sua mente. Urlava l

Girò un angolo vicino ad una sala piena di aule vuote e sentì qualcuno tirarla per le spalleprima che potesse arrivare alla fine del corridoio. La porta si chiuse dietro di loro mentreincappavano in una camera oscura. Non si fece nemmeno prendere dal panico. Sapeva chiera il responsabile. Raddrizzando la sua compostezza al meglio delle sue capacità, si voltòlentamente verso Draco. Se sembrava avesse pianto, lui non se n’accorse. Non ci furono dialoghi, estese solo un braccio verso il bacino incandescente. Inalò un grande apporto di respiro e si diresse verso di esso. I suoi passi produssero un forte eco nella piccola aula e leifece del suo meglio per contenere un brivido. Non era mai stata così nervosa di affrontare il suo padrone. Certo, non si era mai spinta a parlare con lui dopo aver baciato il suo nemico.

Mettendo le braccia ai lati del bacino, guardò giù nel liquido per vedere il suo volto giàformato di fronte a lei. "Buona sera, Hermione."

"
Buona sera, mio Signore." Rispose seccamente.

"Prima di tutto, vorrei dirti che stai facendo un lavoro stupendo." Disse con un piccolo sorriso, "Alcuni dei miei colleghi mi hanno detto quanto hai avvicinato Potter. Ben fatto, mio cara, ben fatto."

"Grazie, mio signore,” disse, contenendo le balbuzie che minacciavano di perforarla.

 

"Ora, il motivo per cui ti ho chiamato. Non è un controllo stavolta." L’interesse di Hermionesi rianimò e lei si avvicinò inconsciamente. "Ci stiamo preparando a muoverci. Presto saremodentro le mura di Hogwarts. Mi aspetto che tu stia in guardia, vicino al ragazzo in ognimomento. In pochi giorni ... saremo pronti a liberare il mondo da Harry Potter."

 

Hermione trattenne il respiro e soffocò una debole risposta. "Sì, signore, starò in guardia."

Lui annuì
, "Bene. Ricorda, non lasciare mai il ragazzo da solo."


Riuscì a fare un debole cenno prima che la sua immagine scomparisse. Era troppo. Scappòdall'aula, ignorando i richiami di Draco. Il blocco dei rumori esterni stava rapidamente diventando il suo nuovo punto di forza. Volò per i corridoi e le scale rimanenti, volendo semplicemente arrivare al suo dormitorio, pronunciare un forte incantesimo di silenzio, esinghiozzare. Pochi giorni? Pensava di avere più tempo! Più tempo anche per pensare, più tempo per seppellire i nuovi sentimenti per Harry, più tempo per capire quali erano i suoi veri sentimenti. Il tempo stava per scadere. Sapeva che la decisione di abbandonare Harryera sbagliata. Ma non c'era più motivo di tornare indietro. Non poteva baciarlo comunque. Non con la sua morte così vicina. Doveva liberare la vecchia Hermione. La nuova Hermioneaveva troppi inconvenienti ed emozioni per complicare ulteriormente le cose. Ma quandoarrivò al buco del ritratto e trattenne il respiro, si rese conto di una cosa.

 

La vecchia Hermione era scomparsa.


Non aveva idea
di come sbarazzarsi di quei sentimenti per Harry, nessun accenno a ciò chedovuto fare. L’oscura, potente, coraggiosa, parte spiritosa in lei non c'era più. Eracome se fosse sbiadita nel nulla. Come era potuto accadere? Quando aveva perso l'altra metà? La colpì come una tonnellata di mattoni nell'intestino: quel bacio. L'aveva distrutta. Voleva piangere, voleva piangere, voleva parlare con qualcuno e chiedergli consigli. Ma leinon aveva nessuno. Il tempo era quasi scaduto e lei non aveva nessuno. La parte più forte di lei se n’era andata e non c'era niente che l’aiutasse a superare quella che di sicuro era diventata l'esperienza più traumatica della sua vita. avrebbe

Rilassò la postura mormorando la password ed entrando nella torre. Era praticamente vuota, salvo per poche persone, sparse in vari angoli e fessure. Si diresse direttamente verso la scalinata delle ragazze, quando urtò qualcuno. Allungò il collo verso l'alto per vedere Ronla guardava con un sorriso sbilenco.
che

"
Hey, Hermione" la salutò.

Fece un passo
indietro di qualche centimetro, "Ciao Ron."

Ci fu una lunga pausa tra i due. Ron spostò nervosamente il peso da un piede all'altro. "Hey umm ... mi chiedevo se ..."La sua voce si spense. Hermione, in realtà, non porgeva alcunattenzione ai suoi mugolii, dato che sentì un altro fiume di lacrime iniziare a investirla. Siguardò alle spalle per vedere se era lontana dalla scala, forse quattro piedi.

"... con me? " Hermione vide crollargli le spalle e in quel momento i suoi occhi tornarono a guardarlo. Aveva perso ogni parola. Lui la guardava nervosamente, mordendosi il labbrocosì che poté vedere formarsi la traccia di un debole rossore.

 

Sembrava orgoglioso di esserci finalmente riuscito. Hermione, però, era meno interessata, sentendo che la visione cominciava ad annuvolarsi. Se avrebbe dovuto dire qualcosa, avrebbe fatto meglio a dirlo in fretta in modo da poter svignarsela. "Sì, certo Ron, "disse in fretta. E senza aggiungere altro, passò accanto a lui e volò su per le scale.

 

Crollò sul letto con un tonfo e pronunciò un incantesimo di silenzio. Non appena le ultime parole dell’incantesimo uscirono dalle sue labbra le lacrime cominciarono a bagnarle, esubito dopo, arrivarono i singhiozzi. Si ritrovò a stringere uno dei suoi cuscini e abbracciarloal petto mentre si dondolava avanti e indietro. Deglutiva ogni momento, il suo petto si muoveva a sbalzi e le braccia si agitavano. Non aveva mai pianto così in tutta la sua vita. La vecchia Hermione sapeva che era uno spreco di energia. Ma forse c'era un altro motivo per cui non aveva mai permesso a se stessa di abbandonarsi così. Era orribile. Si sentiva cosìvulnerabile, come se fosse stata sola in un bosco aperto: piangere sapendo che nessuno per aiutarla. Salvare la foresta era la stessa patetica immagine che alimentava ancora di più le lacrime che cascavano sulle guance. sarebbe stato

 

Come aveva potuto essere così stupida da abbassare la guardia? Era sempre stato uno scopo. E quello scopo era tale che lei non sarebbe stata attaccata o, peggio, ferita. Ma orache le sue mura erano crollate in un mucchio gigante, non c'era nulla che potesse fare. Non poteva dire al Signore Oscuro di annullare la missione. Cos’altro avrebbe potuto dire? "Umm sì... In qualche modo mi sono affezionata ad Harry e ora non voglio che lui muoia. Quindi, se si potrebbe almeno rimandare l'attacco per, non so, un altro mese o giù di lì? Sarebbe fantastico!" Misere possibilità che questo potesse accadere. Leisarebbe morta e forse anche Draco ed Harry, Draco semplicemente perché era l’unica persona che doveva sorvegliarla e avrebbe potuto facilmente impedire il resto. Perché erastata così inflessibile sullo stare alla larga da lui? Si era concentrata così tanto nel compiereuna missione perfetta che non aveva considerato le conseguenze. Missioni come quelle nonarrivano senza il rischio di diventare troppo legati emotivamente alle persone di cui ci si circonda. Ma perché aveva detto di sì alla missione? Oh sì, perché voleva andare adHogwarts - perché era unegoista.

 

Era colpa sua se si era cacciata in quel pasticcio, ed ora il suo obiettivo era diventato suo amico - beh, forse più di un amico dopo quella sera. In ogni caso, non avrebbero avuto alcuna possibilità, quindi perché definire i suoi sentimenti? Qual era il punto? Stava permorire e lei avrebbe aiutato i suoi assassini. Era la sua missione, il suo destino. Non importava quanto gli volesse bene, sarebbe morto comunque. Il risultato non sarebbe cambiato. Harry Potter era condannato a una vita breve, tutto per amore. L'amore della madre per lui, alla fine, lo aveva condannato a una vita maledetta. L'amore era inutile.

 

Se l'amore è inutile, perché il tuo cuore batte ancora mille volte al minuto?

Gemette
e crollò sul suo materasso, lasciando che il mondo dei sogni la facesse fuggire da quel castello traditore.

Potrete mai perdonarmi per questo atroce ritardo?? Spero solo che non siate super adirati con me perchè in questo capitolo vi ho riservato una sorpresa e se siete arrivati a leggere questo commento avrete già scoperto del bacio fra Harry ed Hermione! E' una delle scene che preferisco in tutta la fanfiction...adesso viene la parte bella però, quindi, Stay tuned! ringrazio con mille abbracci patronustrip che non smette mai di entusiasmarmi con i suoi commenti :) (Se non potevi aspettare oltre, spero che questo capitolo ti abbia accontentata!!), debby91, marco (spero ti sarai divertito!) e ovviamente anche roxy_xyz :) Grazie mille a tutti voi, perdonatemi ancora il ritardo (colpa della scuola che mi sta stressando), spero di aggiornare il più presto possibile stavolta! Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 17
*** Nello stesso abisso ***


Attenzione!!!! Scene non adatte ai minori di 18 anni!

Nello stesso abisso

 

Hermione si svegliò con un enorme mal di testa, quel sabato mattina. Non si era nemmeno presa la briga di alzarsi dal letto, come faceva ogni mattina, sapendo che avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Era come se qualcuno battesse ripetutamente un enorme martello sul suo cranio, cercando di aprirlo. Era sorpresa di sentire lo stesso dolore della giornata precedente, quando aveva pianto fino ad addormentarsi. , Hermione Granger si era addormentata piangendo. Quella mattina aveva solo generato secchezza alla gola e occhi gonfi, ma la giornata bussava alla porta, riconducendola all’esterno. Cercò di ricordare ogni evento del Venerdì che potesse chiarire quell’agitazione. Fu allora che qualcosa la colpì: Harry. Lei e Harry si erano sostanzialmente comportati come se fossero invisibili. Era andata a letto la notte scorsa pensando a quanto fosse meschino il fatto che non si parlassero più. Naturalmente quello era Harry.

 

Era nella merda.

 

Le sue compagne di stanza si erano già preparate e quando sentì il completo silenzio, seppe che era ora di alzarsi. Era già abbastanza brutto essere in ritardo, ma ora era completamente sola, di nuovo. Si sentiva un po’ confortata dall’essere circondata da alcune persone, anche se erano ancora addormentate. Con Harry che la ignorava e Ginny che si comportava normalmente, non aveva realmente nessuno a cui rivolgersi. La solitudine era il suo rifugio preferito, ma ora avrebbe implorato per lasciare quella posizione. Aveva bisogno di amici, aveva bisogno di ridere - aveva bisogno di Harry.

 

Dopo aver finito di lavarsi con una doccia calda, il mal di testa sembrò affievolire l’ecomartellante. Scese giù per le scale, con qualcosa che le pulsava dietro la testa. Non era il mal di testa, ma piuttosto un piccolo impulso che le diceva che qualcosa d’importante sarebbe accaduto durante quella giornata. Aveva già finito tutti i suoi corsi, ma non poteva essere quello. Non ricordava di aver preso appuntamento con qualcuno. Non che qualcuno volesse passare del tempo con lei. Anche perché pensavano fosse una prostituta o una strega senza cuore. Ma tutto andava per il meglio, però.

 

Guardò l'orologio posto sulla sommità del caminetto e sospirò. Erano le dieci e trenta. Nonaveva voglia di fare colazione, poiché sapeva cheavrebbe incontrato Harry. Volevaparlare con lui, ma sapeva che non era possibile. Non dopo quel che era successo. Ma il male peggiore era più il prendere le distanze da lui che parlargli faccia a faccia, ma la suamente non si sarebbe mai trovata a suo agio, in nessuno dei due modi. Era suo amico, suonemico, ma soprattutto, era qualcuno per la quale sentiva più desiderio di chiunque altro. Voleva essere più di un amica e questo la spaventava. Non aveva neanche voglia di rifletteresui suoi sentimenti, temendo l'inevitabile.

 

Il divano cominciò a sembrare molto invitante. Cascò in quel soffice involucro e cercò dirilassarsi. Chiudendo gli occhi, cominciò a cancellare la sua mente, una cosa che avevaimparato dal Signore Oscuro. Ogni volta che aveva qualcosa d’indesiderato in mente, tutto quello che doveva fare era chiarire la testa e rilassarsi. Certo, non aveva un pensatoio che rimuovesse definitivamente i pensieri, ma questa era la cosa migliore da fare. Non appenasentì la mente svuotarsi, udì dei passi che interruppero la sua concentrazione. Aprì gli occhi di scatto e guardò oltre il divano. Ron stava scendendo le scale e lei si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. La sensazione dentro la sua mente cominciò a svanire mentre egli le si avvicinava. Si sedette e gli sorrise mentre quello le si parava di fronte.

 

"Pronta per andare?" le chiese, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni. 

Hermione solcò la fronte, "Andare?" 

"Ad Hogsmeade."

 

Fu allora che qualcosa fece clic. Per togliersi Ron di torno, aveva accettato di andare a Hogsmeade con lui. Essendo in uno stato emotivo e vulnerabile, aveva accettato un appuntamento con Ron. Oh Merlino. "Giusto ... . Sì, sono pronta per andare."

 

Le fece un sorriso che lei rispose a malincuore. Gli permise di accompagnarla alle carrozze con una mano posta nervosamente sulla schiena. A dire la verità, anche lei era nervosa. Quello era il suo primo appuntamento. Beh, se non si contavano le uscite al pub e i furtivi giri con Draco. Non ne aveva mai avuto uno. Trovarono una carrozza vuota e si sedettero l’uno di fronte all'altra. Hermione lanciava a Ron nervose occhiatine, sentendo che quello stava facendo lo stesso. Non sapeva nemmeno perché aveva accettato. Aveva un vago ricordo della programmazione di quella data, ma allora perché non glielo aveva detto? Forse c'era una parte di lei che voleva dimenticare Harry. Dimenticare il perché stesse pensando ancora a lui. Ron era un ragazzo abbastanza simpatico, si sarebbe divertita. Giusto?

 

Arrivarono ​​ad Hogsmeade e Ron la condusse ai Tre Manici di Scopa. Era grata che avesse scelto quel posto. Era un ambiente confortevole, tale che così non si sarebbe sentita sotto pressione. Vedi? Pensò tra sé, Non sarà poi così male.

 

Trovarono un tavolo vuoto e presero posto. Hermione sorrise a Ron, che giocherellava con l'orlo della camicia. La cameriera, avvicinandosi, chiese le loro ordinazioni e Ron ordinò due burrobirre. La guardò per confermare e lei annuì. Appena soli, Ron parve cercare qualcosa da dire. Capì che avrebbe dovuto avviare la conversazione, era il minimo che potesse fare.

 

"Allora, Ron, come vanno le lezioni?" Semplice ma efficace.

"
Bene." Rispose brevemente.

Hermione
annuì, "Stai studiando per i M.A.G.O.?"

Lui sbuffò
, "No"

"
Beh dovresti. E' la prova più importante della tua carriera scolastica!"

"Sono
troppo occupato col Quidditch per preoccuparmi di studiare." Disse con un sorriso sciocco.

Hermione
alzò gli occhi al cielo, "E che cosa rende il Quidditch più importante dello studio?"

Ron
la guardò come se le fosse cresciuta un'altra testa. "Un sacco di cose! Prima di tutto, è divertente, e posso fare effettivamente attenzione a quello che sto facendo. Secondo, è ..."

 

Hermione sapeva che non avrebbe dovuto, ma in quel momento, smise di ascoltarlo. Amava il Quidditch, ma se non riusciva a capire perché era più importante della scuola, allora non aveva alcun senso ascoltarlo. Anche se avrebbe dovuto ammirare la sua passione per lo sport. Harry aveva ragione. Se era così appassionato alla sua futura carriera, avrebbe dovuto rispettarlo. Naturalmente, Harry aveva sempre ragione. In classe, nella vita, in tutto. Ma non si rivolgeva in maniera arrogante; aveva sempre ragione perché diceva la verità. Se non l’avesse detta, la cosa gli si sarebbe ritorta contro nelle future battaglie. Oh magnifico, stava ripensando ad Harry. Aveva un appuntamento con un altro ragazzo e ancora non riusciva a smettere di pensare ad Harry!

 

"... oltre al fatto che prendi tonnellate di uccellini."

"
Giochi a Quidditch per le ragazze?"

"
Non hai ascoltato nemmeno una parola di quello che ho detto? Gli uccellini sono un ulteriore bonus."

"Ma
è un fattore determinante?"

"
Certo!"

 

Hermione alzò gli occhi al cielo proprio mentre le loro burrobirre furono poste sul tavolo. Prese un sorso dal bicchiere e si leccò le labbra, rimuovendo eventuali residui. Almeno c’era una cosa buona in quell’appuntamento. La cameriera rimase lì, chinandosi per chiedere di nuovo: "C'è qualcos'altro che posso portarvi?"

 

Ron sembrò pensarci per un momento, "Un panino al prosciutto con contorno di patatine, per favore. Tu vuoi qualcosa, Hermione?"

"
No, sto bene così."

La cameriera
andò via e Ron si chinò verso di lei, "Che cosa hai contro il Quidditch?"

"
Niente. Amo il Quidditch. Non capisco come la gente possa pensare sia più importante degli studi."

"
E 'davvero molto semplice, tutto ciò che devi fare è ..." Smise di parlare mentre guardava oltre alle sue spalle, sorridendo. "Hey Harry!" gridò, agitando il braccio.

 

Hermione si voltò e vide Harry che la fissava. Le venne da piangere quando riuscì a inquadrare chiaramente il suo volto. Aveva il cuore spezzato, proprio come lei quando era scappata via da lui. Aveva la bocca semiaperta e si volse per andarsene non appena intercettò i suoi occhi. Spinse alcuni gruppi di clienti e si precipitò fuori dalla porta. L’azione sembrò svolgersi al rallentatore, ferendo ancora di più il suo petto.

 

 Che cosa gli prende?" Chiese Ron, chiaramente colpito del fatto che il suo amico non l’avesse riconosciuto.

"Io
... io ..." Hermione provò a dire qualcosa di sensato. "Devo andare."

"Cosa
?"

Chiaramente
, quello non andava bene. "Scusa Ron. Puoi a scusarmi per un secondo?"

"
Umm, sì, certo."

Hermione si diresse velocemente verso il bagno e chiuse la porta dietro di sé. Iniziò a respirare pesantemente e s’appoggiò al lavandino. La sua vista cominciò ad annaspare e sentì qualcosa cominciare a farsi strada nello stomaco. Lo costrinse a tornare giù e cercò di calmarsi. Guardando il suo riflesso, fece una smorfia e aprì il rubinetto. Assicurandosi che l'acqua fosse fredda in anticipo, se la spruzzò sul viso. Cambiò la temperatura, ma la cosa la calmò, svegliandole i sensi. Afferrando un asciugamano, asciugò la pelle, raccogliendo le piccole goccioline. Lo gettò da un lato del lavello e chinò la testa verso il basso. Doveva riprendersi. Quello era il suo primo appuntamento e lo stava rovinando per qualcun altro. Doveva uscire e divertirsi.

Sarebbe stato difficile, ma doveva farlo. Doveva divertirsi per la sua sicurezza e per quella di Harry. Il minor tempo l'avesse visto, meglio sarebbero stati. Avrebbe trovato un modo per salvarlo. , ce n’era uno. Avrebbe convinto il Signore Oscuro a tirarsi indietro e a dare più tempo ad Harry per prepararsi. Tutto sarebbe andato bene. Non importava quanto gli mancasse, quanto l’avesse influenzata, quanto avesse il cuore spezzato quando l’aveva vista con Ron. Avrebbe capito un giorno. Stava facendo tutto questo per lui.

Si guardò ancora una volta allo specchio e vide che il suo viso era pulito. Uscì dal bagno e tornò a sedersi di fronte a Ron. Quest’ultimo non si preoccupò di farle domande. Riuscì a leggergli negli occhi che aveva capito dove era stata, ma non se sapesse esattamente quello che aveva fatto. Stava mangiando le patatine e non sembrava in procinto di rompere il ghiaccio.

 

Aveva bisogno di occupare la mente, così decise di parlare al posto suo. "Allora, dimmi di te, Ron. So che abbiamo avuto un sacco di lezioni insieme, ma, in realtà, io non so molto di te."

 

"Beh, cosa vuoi sapere?"

"
Non so ... umm ... qual è il tuo colore preferito?"

"
Arancione come i Cannoni!" Rispose eccitato. Quello di Harry è il blu. Hermione sentì la voce compiaciuta e cercò di bloccarla. "E il tuo?"

"
Verde." Rispose senza pensarci. Gli occhi di Harry.

"
Verde, perché verde?" chiese Ron, interessato.

"
I cetrioli!"

"Cosa
? "

"Mi
piacciono ... i cetrioli ..." Oh, stai andando bene, Granger. Se la berrà di sicuro!

 

Ron annuì, "E’ logico. A me piacciono i tortini di frutta secca." Oh, wow, ha funzionato. Hermione scosse la testa per cercare di sbarazzarsi della voce, come se avesse un ape nell’orecchio. Ron prese quel gesto in modo diverso. "Non ti piacciono i tortini?"

 

Capendo di non poter discutere di quello, pensò a qualcos’altro da dire. "In realtà preferisco lo shepherd."

Ron
annuì, "Anche Harry."

Hermione
trattenne il respiro. Doveva proprio accennare a lui? "H-ha buon gusto."

Lui
non sembrò accorgersi del suo balbettio, "Oh, . Mi presta dei galeoni per la seconda portata, a volte."

 

"Davvero? " commentò a bocca aperta. In tutta onestà, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non parlare di Harry. Se l’avessero fatto per troppo tempo, sarebbe esplosa. Se fingeva la disinteressata, forse avrebbe fatto cadere l’argomento.

 

"C'è stata una volta in cui pensai di azzuffarmi con lui per i dolci Babbani contro quelli dei maghi. Naturalmente, ha vinto quando mi ha messo in bocca un-che cosa era?- un cioccolatino Mars. Sono cambiato d’allora. "Ridacchiò al ricordo.

 

"Non ho mai assaggiato caramelle Babbane." Rifletté.

"
Beh, non sai che ti perdi! Hey, forse posso parlare con Harry per dartene un po’."

"No
!" Rispose in fretta. Quando Ron la guardò in modo strano, lei cercò di salvarsi. "Voglio dire, non voglio che Harry si ficchi in qualche guaio."

"Sciocchezze." Disse Ron, agitando una mano. "In effetti, probabilmente lo farebbe in un secondo se gli dicessi che sono per te. Ci sta prendendo davvero gusto con te, Hermione. A volte non riesco a farlo stare zitto. In realtà, è stato il suo costante delirio che mi ha convinto a chiederti di uscire. Considerato che Harry non parla di nessuno come di te, ho pensato che valeva la pena portarti ai Tre Manici di Scopa."

L'aria abbandonò i suoi polmoni. Divenne sempre più pallida. Aveva parlato di lei? Gli piaceva? Beh, certo che gli piaceva, ma abbastanza da parlare di lei al suo migliore amico?

 

"Hermione stai bene? Sembra che tu stia per vomitare."

 

Ricollocò lo sguardo verso l'alto per vedere gli splendenti occhi azzurri di Ron guardarla conpreoccupazione. "Mi dispiace Ron, ma devo andare." Spinse la sedia e si precipitò verso la porta. Non appena iniziò a muoversi, sentì i polmoni flettersi e il respiro diventare nuovamente irregolare.

"Hermione?"

Lo sentì, ma non si volse indietro. Tutto ciò che sapeva era che doveva uscire da lì e di corsa. Aprì la porta e corse all’esterno gelato. Non sapeva dove andare ma quando vide unpaio di carrozze avvicinarsi, prese una rapida decisione. Il più lontano sarebbe stata da Rone i suoi commenti su Harry, meglio sarebbe stata. Salì in quello più vicino e sbatté la portadietro di sé, mettendosi la testa tra le mani per calmarsi. Sentì la scossa della carrozza checominciò a muoversi. Dopo essersi lasciata Hogsmeade alle spalle, sentì le spalle crollarementre il sollievo l’inondava.

 

"Sei innamorata di lui."

Hermione voltò la testa verso la familiare voce sognante. Luna aveva il viso sepolto in un numero del Cavillo; aveva i capelli di platino raccolti in una lunga treccia alla base del collocon un fermaglio a forma di scarabeo che lampeggiava in tutta la composizione. Se c’era qualcun altro nella carrozza, avrebbe pensato di parlare. Pareva troppo innamorata del suo giornale per dire qualcosa ad alta voce. Soprattutto una cosa del genere.

"Scusami?"

Senza guardarla, Luna rispose con la stessa voce. "Sei innamorata di Harry."

Era chiaro che stesse sognando ad occhi aperti."No, non lo sono."

"Negare non lo rende meno vero. Anche se la verità fa male, non puoi far altro che accettarla. La vita ha i suoi alti e bassi, ma se sprechi troppo tempo a scusarti dell'inevitabile, finirai solo per farti male. Almeno, è quello che dice qui ...sei della Vergine, giusto?"

"Umm no ... che cosa intendi col negare? Io non sono innamorata di Harry!"

 

Per la prima volta Luna alzò la testa ed Hermione sentì i suoi occhi d'argento indagarle l’anima. La fece sentire molto a disagio e si agitò un po' nel sedile. Guardandola acutamente, Luna abbassò la voce di un'ottava. "Tu ed io sappiamo entrambe che non è vero. L'amore non è complicato, Hermione. O sei innamorata o non lo sei. E posso dire, guardando i tuoi occhi che sei completamente e irrevocabilmente innamorata di lui anche se hai paura di ammetterlo perché desideri proteggerlo."

 

“Io…”

 

"Fatti un favore e smettila di vivere nel rimpianto. Sii egoista, sii felice, ma soprattutto sii te stessa." Luna finì rotolando la rivista e puntandola contro di lei con fare quasi accusatorio. Dopo il suo lungo discorso, sedette di nuovo e continuò a leggere come se nulla fosse successo.

 

Hermione era senza parole. Si accasciò nel sedile e scosse la testa. Tutto ciò che Luna aveva detto aveva un senso. Una volta era egoista, ma l’egoista di cui si approfittava solo il Signore Oscuro. Non era mai stato egoista per sé stessa. E mentre ci pensava un'altra cosa divenne potentemente chiara. Non sapeva come, ma in qualche modo, la lussuria e il desiderio si erano trasformati in qualcosa di più pericoloso.

Si era innamorata del suo nemico.

La carrozza si fermò ed Hermione vide vagamente Luna alzarsi e uscire. "Hermione." La chiamò.

Hermione alzò la testa. Luna sorrise, "Ricorda quello che ho detto. La felicità si trova sempre nel profondo del tuo cuore. 
Segui il tuo cuore, Hermione."

Hermione la vide salire verso il castello e decise di darsi una mossa o sarebbe finita per tornare a Hogsmeade. Si diresse verso il castello col cervello annebbiato, mentre i pensieri sferravano velocemente. La maggior parte erano del tipo: Mi sono innamorata di lui. Sono nella merda. Potrei essere uccisa. Potrei far uccidere entrambi. Sono una traditrice. Cosa penserà Draco? E se lo scoprissero? Potrei permetterlo? CHE DEVO FARE?

 

Vide il castello praticamente vuoto mentre camminava attraverso le sale. Anche gli studenti più giovani erano fuori a giocare. Tutti avevano di meglio da fare che tenere il broncio passeggiando intorno al castello come un demone. Infatti, anche i fantasmi che in genere si aggiravano per le sale erano assenti. A quanto pare avevano altri posti per passare il tempo, anche il Sabato. Questo non le alleggerì l’umore. Si sentì sola, ancora una volta. Divertente. L’amore doveva far sentire bene-forse anche farti sentire raggiante. Ma tutto ciò che le stava facendo la faceva sentire più infelice. Invece di sentirsi completa, si sentiva vuota; invece di sentirsi viva, si sentiva come un infero. L'amore poteva andare a farsi fottere.

Smise di camminare per un attimo e si voltò. Vedendo un corridoio vuoto dietro di lei, cominciò a percorrerlo. Poté giurare di aver udito dei passi dietro di lei. Ma a quanto parestava impazzendo perchénon c'era nessuno. Strano.

Arrivò al buco del ritratto e pronunciò la password alla signora grassa, che sembrava pulirsiil naso. Anche i ritratti andavano su e giù. Fu fortunata che la fece entrare prima di andarsene, altrimenti sarebbe rimasta bloccata nelle sale per il resto del pomeriggio. Mentresaliva all'interno del foro e lasciò che il calore della sala comune l’avvolgesse, lo trovò, comeil resto del castello, vuoto. Sospirando, decise di approfittare di quella luce per leggere. Si avvicinò al suo dormitorio e frugò nel bagaglio per un libro che aveva preso da poco dallabiblioteca, 101 Usi del Sangue di Unicorno nelle pozioni d'amore. Lo trovò sotto la sciarpa e tornò al piano di sotto dopo essersi tolte le scarpe e le calze, per leggerlo vicino alcamino.

Quando arrivò laggiù, ebbe appena il tempo di lanciare il suo libro sul divano prima che ilbuco del ritratto si aprisse. Si bloccò chiedendosi se avrebbero potuto vederla nascosta dietro il divano. Non sapeva perché voleva nascondersi. Era lei quella che era sola, giusto? Quando l'ombra della persona si avvicinò ed Hermione poté finalmente dargli una buona occhiata, capì perché aveva voluto nascondersi.

 

"Che ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi?"

"Ti ho
seguito."

"
Mi hai seguito? Cosa sei, il mio stalker?"

"Senti,
Hermione ... io volevo chiederti ... beh ..."

Hermione
si spazientì: "Cosa? Chiedermi cosa?"

Sentì
la sua rabbia e la guardò ferocemente, con gli occhi verdi ricoperti di fiamme ardenti. "Hermione so che hai sentito qualcosa in quel bacio!"

Merda
. "Quale bacio?"

"
Non essere evasiva con me, sai esattamente quale bacio!"

Aveva bisogno di uscire da lì. Subito. "Non so di cosa stai parlando." Gli voltò le spalle per allontanarsi di pochi metri da lui, fino a quando non sentì una mano prenderle la spalla e girarla per fronteggiarla.

Lui si stava arrabbiando ancora di più. Lei era sempre più debole al suo tocco. Le tolse lamano e la guardò ferocemente. “A che gioco stai giocando? E’ un gioco malato quello per cui prendi in giro la gente?"

"Devi proprio sapere tutto di me?" Lo contrastò.

"No.
" Ammise. "Ma voglio sapere. E in più, so abbastanza per vedere attraverso la tuamaschera.”

"
Quale maschera?"

"
La tua faccia tosta. Quel genere di persona 'Oh, sono così misteriosa. Nessuno potràcapirmi fino in fondo.” Disse, imitando la sua acuta voce.

Stava cominciando a innervosirsi
. "Beh, hai mai pensato che l'ho fatto per un motivo? Che cifosse una ragione?"

"Certo che
l’ho fatto! Ma il fatto che non ho idea di cosa sia, mi fa impazzire!"

"
Non devi sapere tutto di me. In realtà, tu non sai nulla di me."

"
Ah, davvero?"

"Sì.
"

Le si avvicinò
, "Allora dimmi. Dimmi che non hai sentito assolutamente nulla in quel bacio e tilascerò in pace. E non preoccuparti di mentire."

Hermione lo guardò con la migliore espressione di pietra che poté inscenare e si avvicinò a lui, fermandosi a pochi centimetri dal suo volto e parlando con una voce non superiore a un sussurro. "Non ho sentito niente."

Si tirò indietro e il suo volto rimase lo stesso. "Davvero?"

"
Sì! Ora puoi, per favore, lasciarmi in pace? La tua testaccia dura non riesce a capire chenon possiamo stare insieme?” Iniziò ad alzare la voce, sperando che se ne sarebbe andato.

"No.
No non posso."

"
Ma hai appena detto che-"

"
Stai mentendo. So che è così."

"E
come hai fatto a capirlo?" Gli chiese pericolosamente, sfidandolo a un tango pericolosoche sapeva l’avrebbe portata alla morte. Ma non le importava.

Fece un passo
verso di lei, a pochi centimetri di distanza tra i loro corpi. "Stai dicendo chese ti baciassi in questo momento non sentiresti niente?

Guardò le sue labbra
e velocemente tornò alla posizione di prima. La tentazione era mortale. "No, niente."

Lui alzò un sopracciglio e prima di capirlo, le sue labbra si erano già posate su quelle di Hermione. Non ebbe nemmeno il tempo per rispondere perché Harry si staccò all’istante. La stava mettendo alla prova. E lei stava fallendo. Ma la cosa peggiore era che non le importava. La guardò e lei non perse tempo, avvolgendo le mani intorno al suo collo e tirandolo verso di lei. Lui sembrò sorpreso, fino a quando non tastò la barriera delle labbracon la lingua. Glielo permise senza esitare. Fu allora che la sua mente finalmente capì: si trovava nello stesso abisso. L’aveva attirata sotto il suo incantesimo e adesso non c'era più modo di tornare indietro. Il bacio iniziò dolcemente, provando il terreno. Ma un pozzo didesiderio represso sprofondò su di loro e presto non furono in grado di controllarsi.

Le mani di Harry si posarono sui suoi fianchi conducendola contro il muro più vicino. Sbattéla schiena contro la dura superficie del muro e un piccolo alito le uscì dalle labbra, interrompendo il bacio. Harry non perse un colpo, succhiandole l'angolo della bocca fino allaguancia e di nuovo indietro, catturando la sua bocca in un altro bacio infuocato. Immerse lemani nei suoi capelli, provando come apparivano sotto le sue dita. Sentì una delle sue mani avventurarsi giù per la gamba e fermarsi su un ginocchio, tirandolo verso l'alto per avvolgerle la vita in modo che l'unica cosa che si frapponesse fra loro erano i vestiti. Hermione avvolserapidamente l'altra gamba intorno alla sua vita ed egli la strinse ulteriormente contro il muro, alzandola fino a equivalere le loro altezze.

Lasciò la sua bocca e iniziò una scia di umidi baci lungo la colonna della gola, leccando e succhiando tutti i posti più appropriati. Hermione gemette a quei soccorsi e mosse le mani sulla sua schiena, tracciando i muscoli flessi con le agili dita. Lo sentì rabbrividire mentre l’aiutava nel togliere la maglietta, staccando le labbra solo per un secondo. Una delle sue mani cominciò a sgattaiolare sotto il top e sentì il corpo guaire a quel tatto sulla pelle. Harry cerchiò delicatamente il suo ombelico e, infine, cominciò a togliere la maglietta. Le loro labbra si incontrarono nuovamente e il reggiseno venne subito scartato. La sensazione del nudo contatto pelle-a-pelle fu sufficiente per metterla a terra mentre stringeva i suoi fianchi su quelli di lui, facendo elevare un altro gemito maschile dal profondo della gola.

Si staccò ancora una volta dalla sua bocca, solo per issarla e portarla su per le scale verso ildormitorio del ragazzo. Hermione approfittò di quel tempo per piantargli dei baci a farfalla in tutto l’orecchio per poi scendere alla spalla, fermandosi per succhiarla. Non ci volle molto tempo per far ricollegare le loro labbra, una volta finite le scale. La trasportò alla cieca verso la porta alla fine del corridoio, toccando la maniglia e stringendola leggermente. Aprendola, s’addentrò nella stanza, trovando il suo letto e posandola lì. Lo vide guardarla per un attimoprima di arrampicarsi in fretta su di lei e baciarla sulla bocca. Lei decise di fare una mossaaudace e gli succhiò la lingua esplorando la bocca. Harry si tirò un attimo indietro prima dilamentarsi all’interno della bocca. Lei sorrise e cambiò posizione, mettendosi a cavallo.

Le sue mani si posarono sui fianchi mentre lei si abbassava e lo baciava dalla gola al petto, piantando piccoli baci sul suo muscoloso addome. Gli slacciò i pantaloni e li tirò fuori, estraendo le scarpe e le calze. Lui si tirò su per baciarla appassionatamente, spostando la mano lungo la schiena. Lo aiutò a toglierle i jeans e, mentre si accingeva a posizionarsi sopradi lui ancora una volta, l'ha sorprese mentre la girava, in modo da trovarsi in bilico su di lei.Le fece un piccolo sorriso mentre si sporgeva verso il basso e prendeva uno dei suoicapezzoli in bocca, facendola contrarre in risposta. Mentre poppava, giocò con l'altro usando le dita, senza lasciarne uno, mentre passava avanti e indietro. Lei si contorceva sottodi lui ed emetteva gemiti e rantoli mentre quello continuava a lavorare sui suoi seni. Muoveva la mano sulla nuca mentre lei lo stringeva più forte. Si fermò all'improvviso facendo prendere loro un po’ d'aria fresca, mentre Hermione emetteva un miagolio di protesta. Ma questo non bastò a deluderla, poiché ricominciò a baciarla teneramente sulle labbra e mosse le mani pergiocare con l’elastico delle mutandine. Hermione alzò i fianchi, pregandolo di fermare quellapresa in giro e lui fu costretto a farle scivolare lentamente verso il basso.

Ma Hermione non premise che lui fosse il solo ancora vestito e così strappò via i suoi boxer, lasciando che i loro corpi si unissero. Non c'erano più barriere a tenerli separati. I due non persero tempo e si incontrarono con spinta regolare. La sensazione divenne incredibilementre lui si muoveva dentro di lei, prima lentamente, poi prendendo il ritmo, mentre le sue unghie gli graffiavano la schiena e i suoi fianchi si muovevano a ritmo. Cominciò di nuovo abaciarle il collo mentre i loro corpi si muovevano a ritmo, non volendo perdere i rantoli e ilamenti emessi dalla sua gola. La guardò e vide il sudore accumulato sulla fronte. Hermione lo tirò giù per baciarlo e le loro voci fecero eco in tutta la torre ogni volta che si staccavano.Suoni di passione riempirono il tranquillo dormitorip, mentre s’intrecciavano tra di loro. Hermione avvolse le gambe intorno a lui, permettendogli di immergersi più a fondo, districando i muri. Sentì qualcosa di magnifico emergerle dentro, mentre lui continuava asprofondare fino alla fine, quando entrambi lo raggiunsero. Una gamma di colori riempì la visuale di Hermione che urlò il nome di Harry così come lui urlò il suo.

Si accasciò su di lei ma questo non le importò. Il suo peso corporeo era stranamenteconfortevole. Non ebbe, però,  il tempo di crogiolarsi di quel momento, perché lui rotolò accanto a lei. Inconsciamente, si girò su un fianco e gli permise di abbracciarla, sentendo la sua virilità premere contro di lei. Sentì un'ondata di stanchezza coprirla interamente, e chiuse gli occhi. Una coperta atterrò su di loro grazie a un colpo di bacchetta di Harry che rimise una mano sulla vita di Hermione, stringendola per aderire contro di lui.

Seppe che ci sarebbero state conseguenze al mattino. Ma non le importava. Tutto ciò chesapeva la rendeva perfettamente felice di essere lì, in quel momento. Fa che il domani vengacon i suoi pesanti cuscinetti. Per il momento, sarebbe rimasta a dormire. E per una volta, avrebbe sognato qualcosa di piacevole, o meglio, qualcuno. La stessa persona che aveva ossessionato i suoi sogni era ora lì, a braccia aperte.

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Capitolo 18
*** La verità viene fuori ***


….Non sapeva che ora fosse, né le importava. Quando sentì risvegliare i lenti segni della coscienza, non esitò ad avere paura del sentirsi schiacciata contro il corpo nudo di qualcun altro. Ci volle qualche istante per ricordare a chi era abbracciata e quando lo fece, un sorriso fantasma le apparve sul viso. Anche se sembrava un cliché, pensò a ciò che era successo prima di addormentarsi, rendendosi conto che quell’esperienza sessuale era stata la migliore della sua vita. Meglio di Draco, meglio degli altri sconosciuti, meglio di tutti. Doveva ancora scoprire cosa la rendeva così speciale. Ma quando sentì il braccio di Harry stringerle la vita, capì.

 

Lo amava.

 

Non era stato solo sesso. Avevano fatto l'amore. Certo, aveva amato Draco ... ma non in quel modo. Ora che ci pensava, era diventato più un fratello, nel corso degli anni. Ma mentre crescevano, non c’era nessuno a cui trasmettere affetto, proprio quando la pubertà cominciava a farsi sentire. Così, naturalmente, si erano scelti l’un l'altro. L’avrebbe sempre amato, ma era un tipo diverso d’amore. Non come l'amore che provava per Harry. L'amore che provava per Harry era puro, incondizionato, e molto probabilmente non corrisposto. Probabilmente era la sostituta di Ginny. Perfetto, la dolce Ginny. Ne avrebbe goduto finché poteva. Quello era il suo momento con Harry e non l’avrebbe sprecato per scappare una seconda volta.

 

Si mosse più saldamente tra le sue braccia e sentì la sua testa dietro il collo. Sospirò mentre il suo caldo respiro entrava in contatto con la pelle nuda. Presto le sue morbide labbra posarono baci di farfalla lungo tutta la base del collo e della spalla. Era evidente che era sveglio quanto lei. Si voltò mentre Harry staccava le labbra appena in tempo per guardarla con quei splendidi occhi di smeraldo. Ricordò la prima volta che li aveva visti. Stavano di gran lunga diventando la sua cosa preferita. Lo vide stiracchiarsi mentre le sorrideva, appoggiandosi sul gomito per guardarla meglio. Timidamente, tirò su le coperte ed evitò il suo sguardo. Era l'unico che riusciva a farla sentire a disagio. La vecchia Hermione avrebbe riso, ma lei era ormai molto lontana.

 

Le fece un piccolo sorriso, accarezzandole il braccio. "Non devi sentirti in imbarazzo, Hermione."

"Non lo sono!" Le diede un occhiata e lei alzò gli occhi al cielo. "D’accordo, e se lo fossi?"

"Beh, trovo che sia un atteggiamento incredibilmente carino." Disse, sfiorandole il naso con il dito.

Lei alzò le sopracciglia: "Davvero?"

 

"Davvero." Si chinò e la baciò leggermente sulla bocca. Prima che avesse la possibilità di staccarsi, lei avvolse con una delle mani che tenevano la coperta il suo collo per assicurare le labbra. Rimase sorpreso per un attimo prima di sorridere attraverso il bacio e spostare con attenzione il resto della coperta dal petto. Approfondendo il bacio, Hermione si spostò sopra di Harry, senza smettere di baciarlo appassionatamente. Harry le prese la vita e l’accarezzò su e giù, facendole venire i brividi. Si raddrizzò così da potersi mettere a cavalcioni, spezzando il contatto delle labbra e posizionandosi sul suo torace. Il suo calore lo avvolse ed entrambi gemettero. I fianchi si mossero con noncuranza e lei si abbassò per dargli un'altro bacio rompighiaccio. Hary fece per capovolgerla rapidamente in modo da starle in cima e spinse in profondità. Lei emise un forte "Harry!" e lui sorrise nuovamente attraverso il bacio. Avvolse le mani intorno alle sue spalle, facendo in modo che non ci fosse altro spazio fra di loro. L'attrito dei loro corpi e la costante necessità di rompere il loro febbrili baci era sufficiente per farli atterrare simultaneamente. Anche se nessuno dei due aveva resistito quanto la scorsa volta, non si lamentarono. I fuochi d'artificio erano ancora , a dimostrazione che l'ultima volta non era stato un colpo di fortuna.

 

Rotolò, separandosi da lei e la guardò negli occhi. Gli rivolse un sorriso stupido e lo baciò sull'angolo della bocca. Questi erano i momenti migliori della sua vita, e quando si sarebbe guardata indietro, avrebbe voluto essere sicura dell’audacia con la quale aveva approfittato del loro tempo insieme. Lui si voltò di spalle e cercò i boxers. Dopo averli trovati sotto il letto, li tirò su e si girò verso Hermione, che era rimasta a guardarlo per tutto il tempo, ammirando come i muscoli tesi della sua schiena si contraessero insieme ai movimenti.

 

"Vedi qualcosa che ti piace?" Le chiese scherzosamente.

"Credo che tu conosca già la risposta." 
Rispose riprendendo la sua biancheria intima.

 

Ridacchiò maimprovvisamente, la sua espressione si fece seria. Guardando verso la porta, agitò la mano per aprirla e mormorò un tranquillo "Accio vestiti". Il resto dei loro vestiti volò sul letto ed Hermione lo guardò con sguardo curioso. Non voleva vederlo andar via. Nella sua mente, era inevitabile, ma l’altra metà sperava ancora che sarebbe rimasto ... anche solo per un po'. Le porse la maglietta e lei se la mise cautamente, senza smettere di guardarlo. Harry incontrò i suoi occhi e si voltò in modo da stare seduto in stile indiano sul copriletto. Lei spostò i piedi per essere più comoda e lo guardò speranzosa, appoggiandosi.

 

"Hermione, voglio che tu sappia che non sono il tipo di ragazzo che va a letto con qualcuno che non mi interessa e poi lo lascia ." Hermione annuì, mentre la speranza nasceva nel suo cuore. "Penso che meriti di sapere cosa ... cosa provo per te prima di dire qualsiasi cosa." Si sporse in avanti speranzosa, sospirando profondamente. "Il fatto è che queste ultime settimane con te sono state le più belle della mia vita. Credo che nessuno mi abbia mai fatto sentire così vivo, prima di incontrare te. Quel giorno al Ghrigoro è stata una partenza accidentale, ma penso che sia stato il destino a portarmi da te. In tutta la mia vita sono stato circondato quasi completamente da persone sbagliate, e solo pochi erano buoni. Ma nessuno mi ha mai fatto sentire in questo modo. Ora penso di aver capito esattamente di cosa si tratta, ma non sono molto sicuro, perché, per una volta, pensavo di sapere cosa significasse. Spero solo di non rovinare tutto dicendo quello che sento. Spero che non avrai paura, perché credimi, penso di essere abbastanza spaventato per entrambi." Afferrò le sue mani, che aveva tenuto intrecciate alla vita e le tenne teneramente. Lo guardò negli occhi e sentì alcune lacrime cominciare a formarsi. Lei gli sorrise, cercando col suo silenzio di incoraggiarlo. Sembrò bastargli perché, in seguito, parlò con fermezza: "Hermione io ... io mi sono innamorato di te."

 

La verità viene fuori

 

Le lacrime che Hermione aveva sentito nei suoi occhi cominciarono a scendere lungo le guance. Era innamorato di lei? Era un errore! Non poteva essere innamorato di lei. Era già abbastanza pericoloso che lei si fosse innamorata di lui.

"Per favore non piangere, Hermione. Capisco che tu non senti le stesse cose." Le disse solennemente.

Lei scosse la testa. "Non-non è così."

"E allora perché piangi?"

Si morse le labbra e abbassò la testa. Doveva dirglielo. Doveva raccontargli tutto. Anche se non l’avrebbe più amata, meritava di sapere, così come lei era venuta a conoscenza dei suoi sentimenti. Era fondamentale. Avrebbe rovinato il primo amore di cui avesse mai fatto esperienza. Ma doveva pur fare qualcosa per salvarlo. Senza di lei nella sua vita, avrebbe avuto una chance migliore per sconfiggere il Signore Oscuro. Ora o mai più. "Devo dirti una cosa ..." Lui annuì, ancora alla ricerca di un rimprovero. Pensava di essere il solo a provare quei sentimenti. Povero ragazzo. "Harry Io-"

 

Venne interrotta da un tocco alla finestra. Lei e Harry si voltarono e videro un gufo marrone appollaiato sul davanzale della finestra con un rotolo di pergamena nella zampa. Rivolgendole uno sguardo strano, Harry aprì la finestra e prese la pergamena. Immediatamente, il gufo volò via verso la foresta proibita. Ritornò al letto e l’aprì. Hermione sfrecciò verso di lui con curiosità. Tuttavia, Harry finì di leggere prima che lei avesse la possibilità di vederla, e l’arrotolò di nuovo. Si volse verso di lei, senza incontrare i suoi occhi, e disse, Silente vuole incontrarmi nella foresta proibita per ..." La guardò per un istante, pensando alla parola adatta, "allenarmi.”

 

Lei annuì e alcune parole volarono via prima che lei riuscisse a fermarsi. "Vengo con te."

La guardò curiosamente, "Vuoi venire con me?"

Lei annuì senza pensarci due volte, "Sì. Voglio venire con te."

"D’accordo, beh ... dobbiamo andare subito. Dice che è urgente." Con questo, indossò il resto dei vestiti e aggiunse una maglietta in più sul torace.

 

Hermione tirò su le mutandine e si girò vedendo che Harry cercava di appiattire i capelli. Era davvero molto divertente. Ogni volta che la cresta si appiattiva un poco, faceva nuovamente un salto all’indietro per ripiombare nel caos. Si volse verso lei con una scrollata di spalle e accennò alla porta. Lei annuì e uscirono dal dormitorio. Quando giunsero alla sala comune, Hermione vide che erano solo le quattro del pomeriggio. Non aveva dormito molto e tutti erano ancora o a Hogsmeade o fuori. Si sentì sollevata. Se qualcuno avesse visto lei ed Harry, non sapeva che avrebbe fatto.

 

Percorsero le sale in silenzio. Hermione credeva di non dover parlare prima dell’incontro fra Harry e Silente. Li avrebbe incasinati molto di più di quanto non lo fossero già. Non voleva nemmeno dirgli che ricambiava il suo amore. Per lui era meglio pensare che i suoi sentimenti fossero univoci, per il momento. Glielo avrebbe detto dopo aver incontrato Silente. Per ora gli bastava solo fargli sentire che lei era al suo fianco. Prese la sua mano e intrecciò le dita. Harry si voltò a guardarla e le sorrise teneramente mentre camminavano fuori dall'ingresso principale.

Sentì l’aria fredda scivolarle addosso mentre camminavano verso la foresta. Vide delle nubi scure farsi strada verso di loro, anticipando la pioggia. Amava la pioggia. Era molto più innocente della neve e scompariva non appena colpiva ripetutamente il terreno. E quando capitava che rimanesse, formava piccole pozze su cui ci si poteva bagnare. Quando era piccola lo faceva, ma non aveva mai più avuto l'occasione da quando si era trasferita a Casa Riddle. Forse, se Harry e Silente volevano restare da soli, sarebbe potuta tornare indietro per divertirsi con una veloce spruzzatina.

Non era mai stata nella foresta proibita, a parte quella volta in cui le si era avvicinata distanziandola solo di cinque piedi, e per questo si irrigidì. Harry fece qualche passo, ma sentì Hermione fermarsi, e così si voltò. I suoi occhi, presaghi, erano incollati agli alberi e apparve terrorizzata. Era forse un incantesimo per allontanare la gente? Silente aveva detto che chiunque si fosse avventurato in essa sarebbe stato punito. Perché avrebbe dovuto chiedere ad Harry un incontro lì dentro? Sentì che Harry le stringeva maggiormente la mano e lo guardò. Immediatamente, sentì il calore diffondersi per il corpo. Se Harry non aveva paura, allora sapeva che il luogo era abbastanza sicuro da poterci entrare. Gli sorrise e si lasciò condurre nelle profondità della foresta. 

 

Mentre s’imbucavano tra gli alberi, Hermione poté giurare di aver sentito l’urlo di un lupo. E poi, pochi minuti dopo, i cespugli iniziarono a muoversi, come se qualcosa stesse per saltare loro addosso. A questo punto, Hermione si era aggrappata ermeticamente al braccio di Harry. Lui non se ne curò, e continuò tranquillamente a camminare per il bosco. Conoscendolo, capì che era stato lì almeno una volta o due. Ma chi, sano di mente, sarebbe venuto in quel luogo? Era chiamata la foresta proibita per un motivo. Mentre entrava sempre più in profondità, cominciò a chiedersi se sarebbe mai stata in grado di trovare la via d'uscita. Ma fino a quando Harry sarebbe stato con lei, era al sicuro. Niente poteva farle del male.

 

Arrivarono in una piccola radura che Hermione assunse si trovava al limitare della foresta. Harry si fermò, guardandosi intorno. "Mi ha chiesto di incontrarci qui ..."

Hermione lasciò andare la sua mano e cominciò a camminare, senza allontanarsi troppo da lui. "Beh, forse è solo in ritardo?"

Harry scosse la testa, "No-no Silente non è mai in ritardo."

 

Hermione alzò gli occhi e vide le nuvole scure, che aveva già scorto, cominciare ad accumularsi sopra di loro. Qualcosa non andava. Il vento iniziò ad alzarsi e a soffiarle fra i capelli e dentro la camicia di Harry. Ritornò da Harry che teneva strettamente gli occhi chiusi come se provasse dolore. Camminò ancora più veloce e aprì la bocca per chiedere cosa ci fosse di sbagliato, ma prima di poter emettere una parola, la mano di Harry l’afferrò per la fronte e la tirò indietro.

 

"Harry?" Chiamò mentre correva e si inginocchiava accanto a lui. "Harry cosa c'è che non va?"

"Hermione ... vat... -tene!"
Ansimò.

"Cosa? No!"

"Sì!" La guardò con sguardo supplichevole, "Ascoltami. Non voglio che ti accada nulla di male. Corri. Vai a Hogwarts e informa la McGranitt."

"No Harry, io resto qui con te."

"Hermione per f-ARRGGG!" Ritornò a chinarsi, sudando freddo.

Lei scosse le spalle con violenza, "Harry? Harry, di che si tratta? Parlami, ti prego! Harry ..."

 

Prima che potesse chiedere qualcos’altro, il suono dell’apparizione di una decina di persone riempì la radura. Ebbe un bruttissimo presentimento. Alzò lentamente gli occhi e vide che lei ed Harry erano stati circondati da figure scure ammantate, con teschi al posto delle facce. Mangiamorte. Lui era qui. Hermione sentì crescere la tensione e avvolse le braccia attorno ad Harry con fare protettivo, cercando di elaborare un piano. Parlare non sembrava una scelta appropriata. Sapeva che non avrebbe avuto alcuna possibilità di duello con tutte quelle persone. Molto tempo prima avrebbe potuto, ma ora che la vecchia Hermione non c'era più, pensava di poterne superare, al massimo, tre.

Abbandonò tutti i pensieri di un piano quando sentì un singolo pop. Il suo respiro accelerò e il corpo di Harry iniziò a tremare, con più dolore. Sapeva che avrebbe dovuto affrontarlo, prima o poi. Così, a malincuore, lasciò andare Harry e si alzò. Lui si trovava a quasi un metro da loro. Non sembrò aver notato la sua precedente presa su Harry, mentre sbraitava, "Prendeteli!"

 

Hermione si sentì presa tra le grinfie di un Mangiamorte sconosciuto e lontano da Harry. Cominciò subito a lottare: "Ehi, che stai facendo? Lasciami andare!"

Harry non si era messo granché a lottare, visto che continuava a contorcersi dal dolore. Gli lanciò uno sguardo fugace e poi guardò il Signore Oscuro. Stava guardando Harry con un compiaciuto sguardo di trionfo. La rabbia cominciò a ribollirle nello stomaco, mentre cercava di correre verso di lui. Ma il Mangiamorte che la teneva era forte. Stava cominciando a confondersi. Ma perché era stata catturata?

Il Signore Oscuro si avvicinò ad Harry e una grinza segnò il ghigno sulle labbra pallide, "Harry, Harry, Harry." Iniziò beffardamente, "Pensavi davvero di avere una possibilità contro di me? Pensavi che non avessi sperimentato un piano? Beh questo ti shockerà un po’, allora."

Harry rivolse la testa verso l'alto, fissandolo; gli occhi gli si fecero scuri per l'odio. "Non ti sottovaluto, Tom. E’ solo che non credevo tu fossi il tipo da ... attaccare qualcuno alle spalle."

Voldemort ridusse gli occhi a delle fessure ed Hermione poté vedere la rabbia irradiare da essi. Nessuno lo aveva mai chiamato per nome, a meno che non si era sul punto di essere maledetti. "Tu osi dire il mio nome?"

"Ho il coraggio di fare un sacco di cose, Tom. Ora, ascoltami. Lascia andare Hermione e noi risolveremo questa cosa da signori."

Conoscendolo, Hermione giurò di averlo sentito ridere. Lui non rideva mai. "Vuoi che io lasci andare Hermione, vero?"

"Per caso ho balbettato?"

Non si arrabbiò come Harry ed Hermione avevano predetto, ma sorrise di nuovo. Hermione ebbe un crampo allo stomaco. Seppe cosa avrebbe fatto prima ancora che lui ci riflettesse fino in fondo. Ma prima di poter dire qualcosa, si girò verso di lei e indicò il Mangiamorte che la teneva. "Lasciala andare, Dolohov."

 

Quello mollò la presa e lei inciampò su di lui. Il Signore Oscuro la prese per la spalla e la condusse verso il punto in cui stava Harry in piedi. Harry cominciò a lottare quando vide che Hermione veniva trascinata verso di lui. "Non toccarla, Riddle!" Ruggì.

 

"Dammi una ragione, Potter. Ti sfido." Harry aprì la bocca per parlare, ma quello gli intimò di fare silenzio con un dito, "Ma prima di farlo, penso che dovresti sentire qualcosa." Hermione lottò contro la sua presa e aprì la bocca per urlare, ma lui le mise un bavaglio sulla bocca con un gesto della mano e si irrigidì. L’aveva dimenticato. Lui era il mago più potente del mondo ed era inutile cercare di combattere contro di lui. "Hermione ... un’ingenua e bella ragazza, vero?" Le accarezzò un lato del suo viso e la guardò teneramente, ma lei si ritrasse. Guardò Harry bruscamente. “Raccontami la prima volta che l’hai conosciuta.”

 

"Non sono affari tuoi."

"Va bene. Che ne dici di raccontarmi qualcosa su di lei? Il suo colore preferito, la sua migliore amica, la sua infanzia, forse?" Chiuse la domanda con un ghigno.

"Non-sono-affari-tuoi."

 

"Davvero, e adesso?" Chiese innocentemente. "E se ti dicessi che potrei rispondere a una di quelle domande, più un ulteriore bonus, eh?" Harry lo guardò in modo strano. "Il suo colore preferito è il rosso per gli spargimenti di sangue. Lei e Draco Malfoy sono migliori amici da quando erano piccoli. Dovrei parlare della sua infanzia?"

Harry si beffò di lui. "Stai mentendo."


Hermione represse un singhiozzo quando il Signore Oscuro ridacchiò. "Davvero? I suoi genitori furono uccisi quando lei aveva cinque mesi da alcuni dei miei migliori Mangiamorte ed io, essendo un Signore misericordioso, la presi sotto la mia ala dopo che dimostrò di possedere potenti abilità magiche, ben oltre quelle di un Mezzosangue. E ora, eccoci qui, diciassette anni dopo, dopo aver completato la missione più importante della sua carriera. E’ sulla strada giusta per essere il mio secondo in comando, il sogno della sua vita. Lei ti ha portato a me."

 

Hermione non riusciva a respirare. I suoi genitori, il suo passato sconosciuto era stato rivelato non solo alle sue orecchie, ma anche a quelle di Harry. Aveva sempre pensato che l'Ordine della Fenice fosse il responsabile della morte dei suoi genitori. Ecco perché odiava Harry. Era tutta una menzogna. Una bugia per farla stare dalla loro parte, piuttosto che in quella in cui era destinata ad essere. Con Harry, con Ron, con Ginny, con amici reali. La missione era stato tutto un flop. L’aveva solo utilizzata per arrivare ad Harry.


"Stai mentendo!" urlò Harry. Hermione si rivolse a lui con le lacrime che le bagnavano le guance. Lui la guardò e comprese la sua espressione. "Lui ... lui sta mentendo, non è vero Hermione?"

 

Il bavaglio le impediva di rispondere, ma Harry ottenne la risposta nei suoi occhi. Il suo volto addolorato le ruppe il cuore in mille pezzi. La sua forte statura cadde al suolo e si abbandonò al Mangiamorte che lo teneva, avvantaggiandolo. Hermione avrebbe fatto qualunque cosa per correre verso di lui e abbracciarlo, per dirgli che anche lei lo amava e niente era più importante di lui per lei. Lasciò che le lacrime dilagassero sulle guance mentre il Signore Oscuro si voltava a guardarla. "E' per il tuo stesso bene." Le sussurrò: "Dopo stasera, sarai al mio fianco nella cattura dei Babbani di Londra."

 

Voleva urlare che quello non era ciò che voleva. La lasciò andare, riportandola al punto in cui giaceva precedentemente. Dolohov non la prese questa volta, ma rimase inchiodata sul posto, dai nervi congelati. La forza che aveva posseduto stava lentamente dissipando e seppe di non avere speranze per aiutare Harry.

Il Signore Oscuro si avvicinò ad Harry e incaricò il Mangiamorte che lo teneva di lasciarlo andare. Chinandosi al suo livello, parlò con tono sommesso, "Tu mi sei sfuggito a sufficienza per rendere la tua morte ancora più soddisfacente. Tutti sanno di non scappare mai dai loro nemici. Tu li hai sempre battuti. Oppure, nel mio caso, li uccido mentre sguazzano nella loro autocommiserazione. Cerchiamo di saltare la parte delle 'ultime parole' e mettiamoci al lavoro, va bene? Crucio! "

 

Il corpo di Harry cominciò a tremare per il dolore ed Hermione sussultò. Stese sotto l'incantesimo per un paio di minuti e non disse mai una parola, urlò, o si lamentò per il dolore. Questo fece arrabbiare il Signore Oscuro che stoppò la maledizione per un attimo, solo per urlarla nuovamente. La maledizione divenne più forte che mai ed Hermione poté vedere Harry che cercava di non parlare. Non voleva dare soddisfazione al Signore Oscuro. Arrivò al punto in cui le sue orecchie cominciarono a sanguinare. Hermione non ce la faceva più. Sembrava così piccolo, così impotente, soffriva così tanto che doveva fare qualcosa.

 

"SMETTILA!" gridò.

Il Signore Oscuro non le prestò attenzione, ma i Mangiamorte intorno a lei cominciarono a sussurrare. Sentendo dentro una scarica di adrenalina, afferrò la sua bacchetta dalla tasca, corse vicino a lui, e la puntò. "Expelliarmus!"

La sua bacchetta volò a ben dieci metri di distanza da lui e Voldemort si voltò a guardarla. Abbassò la bacchetta lentamente, facendogli capire che era stata lei a fermarlo. I suoi occhi si ridussero a delle fessure mentre scivolava rapidamente verso di lei, fermandosi a un centimetro di distanza, così vicino che poté sentire il suo respiro mentre si girava a guardarlo in faccia. I suoi occhi rossi fiammeggiavano quando parlò, "Hermione, che cos’è che hai appena fatto?"

"Ti ho appena impedito di uccidere Harry."

"Ora è Harry, vero?" Chiese brutalmente "E perché, se posso chiedere, hai appena fatto un simile errore?"

"Non è stato un errore." Rispose seccamente. Guardò Harry che giaceva rigido a terra, con gli occhi chiusi e la respirazione leggermente irregolarmente.

Lui seguì i suoi occhi e tornò a guardarla con uno sguardo divertito sul volto. Quasi di pietà. "Ohh ... ti sei innamorata di lui. Com’è inquietante. Eri davvero un talento promettente. Peccato che mi debba sbarazzare di te." Hermione chiuse gli occhi non appena gridò. "CRUCIO!"

Non si prese nemmeno la briga di prenderla in giro. La maledizione la colpì in pieno, facendola crollare a terra. Il dolore si fece strada attraverso il suo corpo, rendendo ogni singolo battito muscolare un dolore pungente. Non riuscì nemmeno a mascherare le urla. Non ne aveva motivo. Poteva avere tutta la soddisfazione che voleva, non gliene importava niente. Il dolore era tutto ciò su cui poteva concentrarsi, in ogni caso. Sentiva le viscere in fiamme. Girò e rigirò, cercando di trovare una via d'uscita dal dolore. Non una volta nella sua carriera come Mangiamorte in formazione aveva provato la maledizione Cruciatus. E ora sapeva il perché. Voleva tenerla in ottime condizioni, così da poter continuare a usarla.

Arrivò un'altra ondata di dolore, ed Hermione si lasciò sfuggire un grido devastante. Strinse il suo stomaco e si rannicchiò su se stessa. Non alleviò il dolore ma almeno se ne sarebbe andata da quel mondo con la stessa posizione con cui l’aveva conosciuto. Il suo stare sotto il dolore costante sembrò durare per sempre. Voleva essere già morta, voleva sentirsi sollevata. Pregò per questo, chiese per questo, urlò per questo. Ma il suo corpo era forte e non l’ascoltava.

Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva cominciato a vedere lampi della sua vita davanti agli occhi. Arrivarono costantemente in un primo momento, a partire dal suo quarto compleanno, in cui era stata costretta a vestire uno zampillante abito salmone. La prima volta che lei e Draco si erano baciati, avevano fatto sesso, o riso l’uno dell’altra. Il primo libro che aveva letto, il primo libro di testo che aveva trovato, il primo incantesimo che aveva gettato. Quando si era trasferita a Casa Riddle e quanto si era sentita spaventata ed eccitata. Il primo duello che aveva vinto, che, per caso, era stato il primo che avesse mai affrontato. Ma quelli che brillavano di più fra i suoi ricordi erano quelli che aveva trascorso ad Hogwarts. Com’era stata gentile Ginny con lei, come Ron la faceva ridere, e soprattutto come Harry le faceva torcere lo stomaco per quel disagio ancora piacevole. Oh, Harry. Lui era la stella più luminosa di tutte. Lui era la persona che l’aveva cambiata in meglio, che l’aveva fatta sentire viva per la prima volta. Il ragazzo che amava. L'unico rammarico che la portava alla morte era quello di non rivedere mai più il suo volto.

La sua visione cominciò a svanire quando il dolore scomparve. Sapeva che Voldemort aveva interrotto la maledizione, ma il peso della morte pesava ancora sulle sue spalle. Aveva tenuto la maledizione abbastanza a lungo per distruggerla. Tossì e vide che ciò che ne usciva era tinto di rosso sangue. Le sue orecchie percepivano deboli suoni, e per questo non riuscì a sentire il muoversi della ghiaia intorno a lei quando Harry strisciò verso di lei. Lui aveva molta più forza di lei e le prese la testa posandosela in grembo. Riuscì a rivedere il suo volto, che si muoveva a tratti, sfocato. Fresche lacrime colavano sul suo viso e alcune caddero sulle sue guance. Aprì la bocca per parlare ma lei scosse la testa, cosa che si rivelò essere una cattiva idea, visto che si ritrovò subito a vomitargli sui jeans. Sentiva i resti sul suo mento, ma il braccio era rimasto intorpidito. Sapeva di avere solo alcuni minuti prima di poter sentire la fine sopraggiungere. Avrebbe potuto dirgli la verità, ora che lui poteva sapere. Meritava di sapere.

"Harry ..." Lui si avvicinò, dato che la sua voce era ancora più silenziosa di un sussurro e debole. "Harry ... d-devi sapere che io ... anch’io ti amo."

Lo sentì singhiozzare e dire qualcosa, scuotendola, cercando di tenerla con sé. Ma era troppo tardi. Si abbandonò alla luce bianca.

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Capitolo 19
*** M'ama, non m'ama ***


M’ama, non m’ama

 

 

Era buio.

 

C’erano piccoli schizzi di colori. Ma non si poteva davvero chiamarli colori. Erano luci troppo deboli per essere brillanti, ma troppo potenti per essere inesistenti. Si muovevano liberamente in modelli distinguibili; diagonale,orizzontale, verticale, per poi allontanarsi in movimenti così estranei da non poterli descrivere. Di tanto in tanto c’era un punto bianco di passaggio, simile a quelli di un sole splendente. Quei momenti in cui l'unica cosa che le portava speranza era la possibilità di vita. Ma quando scomparvero, tornarono la paura e il terrore, avvolgendola e trascinandola in profondità. Dopo un po’, accolse la morte, pregò per essa. Ma non avrebbe cercato di raggiungerla. Ogni volta che la sentiva avvicinarsi, veniva portata via da qualcos’altro. Qualche forza invisibile e senza emozioni la stava allontanando. In questo stato d'animo, si sentiva solo intorpidita, così arrabbiata che la procrastinazione della morte fosse assente. E vagamente si chiedeva se fosse già morta. Ma cosa si provava morendo? E se non era morta, dove era?

 

Non sapeva da quanto tempo si trovava in quello stato. Un'ora? Un giorno?Una settimana? Un mese? Il tempo sembrava passare senza incidenti. Sapeva che l'orologio continuava a muoversi, ma non sapeva quanto velocemente o con quanta lentezza. Per quel che ne sapeva, poteva essersi trasformata in un vegetale e avrebbe trascorso il resto della vita in quel modo. Questa era la sua punizione per essere stata debole. Aveva fallito ciò per cui era stata assegnata e invece aveva vissuto l'emozione più pericolosa. Si era innamorata. Non importava più il fatto che era stata utilizzata, tradita e sfruttata. Il fatto era che prima di cadere nelle tenebre, aveva espresso di essersi, in realtà, innamorata di Harry. Finché lui l’avesse saputo, lei sarebbe stata a suo agio. Ma allora perché si sentiva così vuota, così fredda? L'amore consisteva nel far sapere all’altra persona di provare gli stessi sentimenti che anche lei provava, e poi era finita. Giusto? Nessun rimpianto, nessun vuoto. Forse lei era diversa. Forse era destinata a non essere mai innamorata e quando c’era finalmente riuscita, era stato così orribile che aveva sofferto, invece di sentirsi completa, come avrebbe dovuto.

 

Hermione Granger. Chi pensava che Hermione Granger si sarebbe innamorata? Non lei, non il Signore Oscuro, nessuno. Aveva sempre seguito i comandi, mai una volta era andata contro le autorità. Ma poi aveva incontrato Harry e aveva rovinato tutto in poche settimane! L’aveva sempre odiato, per ragioni assolutamente sbagliate, che adesso conosceva, ma l’aveva comunque odiato. Sembrava che adesso, le persone che amava (in teoria) le odiava, e la gente che odiava, adesso amava. Si era incasinata completamente. Almeno, prima di morire, sarebbe morta sapendo che Harry l’amava.

 

Oh, Harry.

 

Poteva essere morto in quel momento. Lo aveva lasciato mentre la sua testa gli ciondolava in grembo, e lo aveva sentito piangere. Avrebbe voluto scusarsi. Ma no, la cosa più importante era avergli detto che lo amava. Non importava se alla fine lo aveva condotto alla morte. Lei lo amava. Sì, così andava bene. Perché morire per mano del tuo acerrimo nemico quando eri amata? Che bel quadretto. Molto probabilmente era già morto, e lei invece si trovava a sguazzare in un limbo di autocommiserazione. Almeno, pensava che fosse un limbo. Non poteva piangere, riusciva a malapena a pensare, ma allora perché era lì? Se era morta, avrebbe almeno potuto essere infelice. Ma non sentiva altro che il buio da cui era circondata. Era completamente sola. Oppure, era solo un ricordo.

 

Sentiva rumori ovattati provenienti da tutte le parti. Voleva muoversi, così da poter capire da dove provenissero, ma non riusciva a muovere un muscolo. In un primo momento, aveva pensato che fosse solo uno scherzo della sua mente, ma i suoni si erano fatti più forti ed era inutile negare che non ci fossero. Forse erano lì per portarla via, per aiutarla a scappare da quel posto. Ma quando si fecero più forti e lei si preparò per accoglierli, non successe nulla. Non erano lì per aiutarla. Erano lì, e basta. Le muffole divennero lentamente più nitide e definite. Parole? , dovevano essere parole. Non c'era altro modo per descriverle. Ben presto divennero più chiare e poté distinguerne piccole parti.

 

"... è stata fortuna che ti ho trovato ..."

"
Lo so e ... stupido ... incidente ..."

Le voci
 non erano dirette a lei. Erano solo voci che conversavano tra di loro come se ...

Non era
 morta!

 

Cercò disperatamente di raggiungere e ascoltare le voci. Divenivano più nitide ogni volta che lei tentava di ascoltarle, così impegnò tutta la forza che aveva. Voleva sapere chi c'era lì e dove si trovava. Non era un limbo o la morte, cosa che le innescò il sollievo. Sembrava stesse ripiombando nuovamente nella realtà. Non conosceva ciò che si trovava davanti a lei, ma era ansiosa di scoprirlo.

 

"Allora perché la ragazza era con te?"

"
E’ voluta venire con me."

"E tu
 glielo hai permesso?"

Ci fu una pausa
. "Beh, sì. Non volevo lasciarla sola."

Un'altra pausa
. "La ami, non è vero?"

"Credevo di sì ... ma ..."

 

Ora che era fuori dal limbo, le emozioni divennero parte del suo essere. Scelsero proprio quel momento per incontrarla e lei sentì il loro peso sbatterla in avanti. Il buio abisso in cui era stata imprigionata se ne andò via in un bagno di luce. Invece di non sentire nulla, riacquisì la consapevolezza del suo corpo. La sensazione familiare fu un sollievo quando mosse le dita  per controllare che tutto fosse vero. Lo era.

"
Hermione!"

 

La voce era quella di un angelo. Sentì una pressione sulla mano che aveva appena mosso e un brivido di fuoco si spostò dalla punta delle dita a una spalla. Era Harry. Provò ad aprire gli occhi, ma sembravano essere chiusi con la cucitrice. Però doveva aver visto quell'immagine da sveglia, perché la pressione aumentò quando lo sentì parlare di nuovo.

"
Hermione? Hermione! Puoi sentirmi?"

Sì!
 Avrebbe voluto dire, Sì che ti sento e voglio dirti mi dispiace!

 

Le sue labbra non si mossero, così lui lo prese per  un "No". La pressione svanì, voleva raggiungerlo e toccarlo. Aveva mosso le dita, ma perché non riusciva a tirare sul braccio? Ci provò ma non riuscì a spostarlo nemmeno di un centimetro, su qualunque superficie si trovasse. Sentì del morbido, così concluse che non si trovava più nella foresta. Dovevano averla spostata quando si trovava nel limbo. Beh, quel che credeva fosse un limbo. Oh cazzo, era un limbo!

 

La sua rabbia cominciò a crescere mentre continuava a cercare di muovere il braccio. Perché il suo corpo aveva scelto di congelare? Mentre premeva ancora una volta contro il peso invisibile, sentì un impeto di adrenalina, e tentò di raggiungerli il braccio. Entrò in contatto con esso e non appena lo toccò, sentì che lui sospirava grandemente. Nel momento in cui sentì la sua camicia sporca sotto la punta delle dita, aprì gli occhi di colpo, come se qualcosa l’avesse appena fulminata. 

"Hermione?" chiese lui, incerto.

 

I suoi occhi si concentrarono rapidamente sulla luce brillante mentre li alzava verso Harry, i cui smeraldi brillavano per la preoccupazione. Fece del suo meglio per sorridere, parlando con voce roca. “Harry, sei vivo."

Le sorrise
 in risposta, annuendo. Si spostò un po’, così da poter appoggiare la schiena contro il letto su cui era sdraiata. La sua vista cominciò a confondersi nuovamente e così tornò a distendersi.

"
Wow vacci piano!" Disse mentre l’aiutava di nuovo ad appoggiarsi alla testata. Dopo essersi assicurato che sarebbe stata bene, le tolse rapidamente le mani di dosso e distolse lo sguardo.

Hermione
 colse l'occasione per osservare ciò che la circondava. Muri di mattoni, lettini multipli e un lieve profumo di pozione di pepe, tutte cose che la portarono a credere di trovarsi in infermeria. Come era finita lì? Diede una buona occhiata ad Harry e vide quanto fosse mal ridotto; tutta la pelle visibile era coperta di polvere, gli occhi iniettati di sangue, e i suoi capelli erano ancora più disordinati del solito, e non nel senso buono. Non sembrava poter dire due frasi e allo stesso tempo portarla in infermeria o anche solo levitarla. Sentì la forza della parola farsi strada fino alla gola e disse la prima cosa che le venne in mente.

"Mi dispiace
."

 

Harry si voltò bruscamente e lei si ritrasse quando vide lo sguardo sul suo volto. La sua mascella era serrata e gli occhi socchiusi. Tutto suggeriva che stava per urlarle contro, così si preparò, spostandosi un po' di più sul suo posto. Il colpo non arrivò. Lentamente tornò a guardare Harry il quale stava, a sua volta, guardando il materasso. "Sì ... anche a me."

 

"Per-per che cosa?" chiese, tastando il terreno.

Lui le
 diede un sguardo gelido che le fece venire i brividi lungo la schiena. "Per essermi fidato di te."

Lei
 si ritrasse. Questa faceva male. "Beh, credo di meritarmelo."

"
Tu meriti molto più di questo. Dovresti essere morta proprio ora, forse ad Azkaban."

"Harry
, ascolta, so che ora posso sembrare la persona peggiore della terra e-"

"Se
 hai intenzione di tentare di spiegare, puoi anche risparmiartela." S’interruppe. "Non voglio sentire le tue scuse meschine. Né ora,  mai."

"Ma se solo-
"

"No
, Hermione." Disse severamente. "Ne ho abbastanza delle tue bugie."

Hermione
 abbassò la testa. "Hai ragione".

 

La sua testa scattò, ma lei non se ne accorse. Era troppo impegnata a studiare i fogli che erano posati sul suo grembo. La sua visione cominciò a sfumare, ancora una volta, ma non venne accompagnata dalle vertigini che avrebbero potuta farla crollare. Questa volta, la nebbia era causata da un pozzo di lacrime. Ma, anche se sapeva di meritare quelle sue dure parole, faceva comunque male. Era stato così tenero con lei, fino a quando lei non aveva rovinato tutto nella foresta. Anche allora, l'aveva cullata tra le braccia e le aveva pregato di tornare da lui. Ma doveva aver cambiato idea quando lei si trovava nel limbo. Era proprio quello che si meritava. Aveva l'amore e ora l'aveva perso.

 

Asciugandosi le lacrime versate dai suoi occhi, tornò a guardarlo per scoprire che lui era ancora intento a fissarla. La guardava cercando di provocarle una reazione, per metterla alla prova. Beh, non avrebbe fallito quella prova. "Allora, che è successo, dopo che io ... ehm ..." Non sapeva esattamente come descrivere quel che era accaduto.

"
Sei morta?" l’aiutò.

"Giusto,
 certo."

 

"Beh, quando Voldemort ti stava ... torturando, non aveva intenzione di fermarsi. Ma Lunastorta è saltato fuori dai cespugli ed è piombato su di lui. Tutti sono scappati via e il buon vecchio Tom ha giurato che sarebbe tornato per me. Ma questo lo sai anche tu, naturalmente."

L'
ultimo commento la riportò in vita. "Scusami?"

"Beh, tu
 sei una Mangiamorte, giusto? Il tuo contorto tatuaggio non dovrebbe farti male, ora?"

"Il mio
 contorto tatuaggio?" Chiese pericolosamente.

"Sì
, sai quella cosa sul tuo avambraccio che ti avvisa quando ti vuole il tuo padrone."

"So
 che cosa volevi dire, io non ce l’ho."

"Non puoi ingannarmi
." Le disse scherzosamente,"Tutti quelli come te ne hanno uno."

"Tutti
 tranne me. Non pensi che l’avresti notato in passato? Specialmente dopo ieri notte?" Lui deglutì e il viso sbiancò di una tonalità di rosa.

"La scorsa notte
 è stato uno ..."

"Sbaglio
?" Lui annuì e il suo stomaco si rivoltò. "E che dire di questa mattina?"

"
È stato uno sbaglio anche questo."

"
E per quanto riguarda la parte in cui hai detto che mi amavi?"

"E' stato
 un-" si fermò e si voltò a guardarla. "Un errore inammissibile da parte mia."

"
Giusto." Sussurrò. Era incredibile quanto le cose potessero cambiare. Prima l'amava, e adesso non più.

 

Quel momento imbarazzante tra loro venne interrotto da il cigolio della porta dell’infermeria. Harry e Hermione si voltarono a guardare l'uomo che entrava nella stanza. Indossava un vestito logoro a prima vista, e sembrava diviso da un espressione stanca e malata. Mentre si avvicinava, riuscì a vedergli i capelli, un po’ grigi, un po’ castano chiaro e un po' di barba sul mento. Aveva in mano due calici, che emettevano vapore. L'uomo sorrise mentre si fermava vicino ad Harry per poi dedicarle una fugace occhiata.

 

Harry voltò il collo e disse con voce solenne, "Ciao Lunastorta."

"Harry." Si voltò verso Hermione e lei gli rispose con un piccolo sorriso, nonostante il suo stato d'animo. "Non vuoi presentarmi correttamente alla tua amica?"

 

"Fallo da solo." Disse acidamente, alzandosi dalla sedia dov’era seduto e passando oltre all'uomo sorpreso. Le porte si chiusero dietro di lui e fecero eco nella stanza silenziosa.

L'uomo respirò profondamente, sedendosi sulla sedia, ora vacante, con cautela. Stava ancora tenendo in mano le due tazze e bevve un sorso da una. Lentamente, tornò a guardare Hermione, porgendole l’altra tazza. Lei lo prese, stando bene attenta, tenendola con mani tremolanti, e non sapendo cosa fare in proposito del bel gesto.

"Guarda che non l’ho avvelenata." Disse scherzando. Hermione lo guardò incuriosita e sorrise, facendo cenno alla coppa fumante. "Era per Harry, ma visto che al momento è indisposto, penso che tu ne trarrai maggiori benefici."

Prendendo quella scusa come un motivo sufficiente per berla, accettò. Lo studiò per un po', guardandolo da sopra la tazza. Doveva essere l'altro uomo di cui Harry stava parlando. Harry lo aveva chiamato Lunastorta – non poteva crederci! "Sei Remus Lupin."

 

"L'unico e solo. Immagino che tu abbia sentito parlare della mia…ehm dovrei chiamarla disabilità?"

"Sì
... sei un lupo mannaro."

"Non
ti fa sentire a disagio?"

 

"No! No, per niente." Disse in fretta. "Ti ammiro, in realtà. Fin da quando ho sentito parlare di te. Vai avanti con la tua vita come se non avessi niente di sbagliato e quando la gente ti insulta per questo, lasci solo che accada. Nessuna violenza o altro. E' un bel sollievo, sai? Di solito quando le persone vengono discriminate, ricorrono a metodi come la ribellione e la violenza. Ma tu vai in giro, come un membro di una normale società magica, dimostrando che fai parte di essa."

 

Lui sembrò sorpreso per un attimo, "Non mi aspettavo che tu fossi così ..."

"Comprensiva?"
Remus annuì. "Suppongo che Harry ti abbia detto che sono un Mangiamorte, allora?"

"Potrebbe averlo detto."

Lei annuì, tesa. "Beh sarai felice di sapere che lui è seriamente male informato."

"È così?"

"Sì." Lei lo guardò e sorrise tristemente. "Ma probabilmente non vuoi sapere la mia versione della storia.”


"Al contrario ..."

"Hermione."


"Hermione." Le diede un caldo sorriso. "Al contrario, sono molto interessato a conoscere la tua versione della storia."


"Davvero?" Chiese lentamente.

"Davvero."

 

"Beh, in realtà, io non sono una Mangiamorte. Immagino che tu possa chiamarmi una Mangiamorte in preparazione. Dovevo fare amicizia con Harry così che il Signore Oscuro avrebbe potuto arrivare a lui più facilmente. Ma io ..."


"Ti sei innamorata
di lui, invece?" Hermione lo guardò, stupefatta, e lui sorrise. "Non lo nascondi così bene come pensi."

 

Arrossì. "Beh, la missione non è andata come previsto. Ma se fosse – andata come avevo programmato - io sarei stata il suo secondo, in comando. Questo è ciò che mi ha portato a credere, comunque. Ma ora non credo che mi avrebbe permesso di avere alcuna voce sul mio futuro. Ho scoperto che mi stava solo usando per i suoi benefici. Non che m’importasse molto. Gli avevo già voltato le spalle da un bel po’ dopo il... cambiamento del mio cuore."

 

Ci fu un lungo silenzio che la indusse a pensare che stava per alzarsi e andarsene, proprio come Harry. Prendendo un altro sorso della bevanda (che aveva identificato come tè caldo al limone), aspettò che lui si arrabbiasse. Era inevitabile, davvero. Chi avrebbe potuto simpatizzare per un Mangiamorte?

"Harry non ha ascoltato la tua versione della storia, vero?"


Lei scosse la testa: "Si è precipitato fuori prima che potessi spiegare."

 

"Basta dargli il tempo di rinfrescarsi. So che ti ama, Hermione. Sta solo passando un momento difficile. Non riesco a immaginare come il fatto che la sua ragazza sia una Mangiamorte possa far del bene al suo stato d'animo."


"Oh, io non sono la sua ragazza." Lo corresse leggermente. Le diede uno sguardo d'intesa e si morse il labbro. Lo era? Prese un altro sorso di tè e notò qualcosa.
"Perché non sei ancora scappato dalla porta?"

Ridacchiò, "Mia cara, non ho motivo di giudicarti perché non sei ciò che la società definisce come 'normale'. Dopo aver ascoltato quello che hai da dire, so che hai veramente un cuore d'oro e anche se Harry non può ancora vederlo, sei qui a causa dei tuoi sacrifici."

"Che
vuoi dire?"

Egli si avvicinò a lei, "Conosci il modo in cui Harry è sopravvissuto la prima volta cheVoldemort ha tentato di ucciderlo?" Lei annuì. "Beh, a causa del suo amore per te e il tuoamore per lui, è sopravvissuto. Quando ho levitato te ed Harry fino al castello, eravate morti. Ma quando Harry si è svegliato e ti ha visto, ha deciso il tuo destino. L'amore di Harry è un dono che non viene dato spesso, ma quando lo ricevi, è la fonte più grande di protezione. Ai tempi in cui Sirius era vivo, abbiamo discusso di quale possibilità ci sarebbe potuta essere se, a causa del sacrificio di Lily, Harry avesse avuto dentro di sé un amore così potente cheavrebbe potuto portare indietro i morti. Era più una teoria che altro, ma ho scoperto che il mio vecchio amico aveva ragione."

"P-perché mi stai raccontando tutto questo?" Gli chiese, tremante.

Sorrise
e lei riuscì a malapena a vedere l'ombra della sua bellezza in gioventù. "Perché tu meriti di sapere."

"
Io non merito nulla."

 

"Solo perché hai fatto qualche errore non significa che devi essere punita per il resto della tua vita. Harry tornerà, so che lo farà. Ma fino ad allora devi rimanere forte."

Lei annuì
, tirando su col naso. "Non dovresti essere così carino come."

 

"Come ho detto prima, io non posso giudicare." Guardò il suo calice e si accigliò. "Scusami un momento, Hermione, sembra che abbia finito il tè. Vuoi che te ne prenda ancora un po’, mentre vado ?"

"
No, grazie Signor Lupin."

"Per favore
, chiamami Remus."

"Va bene
. No, grazie, Remus." Disse con un piccolo sorriso.

 

Lui sorrise e uscì dalla stanza, lasciandola sola. Non era mai stata in questa parte del castello prima. Era strano essere sola in una così grande stanza. Nessuna degli altri letti erano occupati, una cosa un po’ scioccante. Di solito l’ospedale aveva più di un occupante alla volta. Era un po’ inquietante. Gli unici suoni erano quelli del forte vento contro le finestre. Quando si mise a guardare a quella più vicina, vide che pioveva. Che ironia.

 

Uno scricchiolio improvviso fece saltare Hermione sul posto, facendola voltare verso la porta. Pensò fosse solo Remus che tornava con il loro tè, ma fu sorpresa di vedere una testa dai capelli platino che la guardava con apprensione, quasi studiandola, come se non credesse fosse reale.

"
Mia?"

Lei
gli sorrise, "Ciao Draco."

 

Corse verso di lei e l’avvolse in un abbraccio. Lei lo strinse più forte e lo sentì tirarsi via. I loro nasi si sfioravano e lei vide delle lacrime sui suoi occhi. Li asciugò mentre lui si tiravaindietro e si sedeva vicino a lei sul lettino. Tirò su col naso e la guardò negli occhi: "P-pensavo che tu fossi-"

"Lo ero
. Ma sono tornato ora."

"
Mia, non so cosa dire. Voglio dire, sapevo che sarebbero stati lì quando Potter era ... lo sai. Ma non avevo idea che lui ti avrebbe uccisa."

"
Nemmeno io, ma credo che quando ho cambiato strada, è rimasto un po’ deluso."

"Tu
... hai cambiato strada?" Le chiese.

Lei annuì
. "Mi stava usando, Draco. Mi ha mentito sui miei genitori. Non so nemmeno se il mio nome è in realtà Hermione. Stavo combattendo per tutte le ragioni sbagliate."

Lui la guardò
con tristezza: "Wow. Mia m-mi dispiace."

"
Va tutto bene". Disse dolcemente.

 

"No, non è vero." Lei lo guardò curiosamente, "Ascolta, siamo insieme da quando portavamo i pannolini e non posso stare a guardare mentre ti fanno del male. Ti amo. Sei la mia migliore amica."

"Draco
, tu non puoi semplicemente lasciare stare! Tuo padre potrebbe fare una guarnizione."

Lui annuì,
"Ma tu ne vali la pena."

 

Lei sorrise e lo vide appoggiarsi. Ma prima che potesse fermarlo, le loro labbras’incontrarono. Fu un bacio dolce, ma riuscì ancora a sentire l'emozione che lui le stava trasmettendo. Quando aveva detto "ti amo", non lo intendeva platonicamente. Stava perspingerlo via per spiegargli i suoi sentimenti per lui e, soprattutto, nei confronti di Harry, quando una voce alta e arrabbiata echeggiò nella stanza.

 

"TOGLI QUELLE TUE VISCIDE ZAMPE DA LEI, FURETTO!"

 

Si separarono ed Hermione vide Harry con uno sguardo da omicida. I suoi occhi tornarono a Draco e lo vide ghignare. Questa non era una bella cosa.

 

Draco si alzò e si avvicinò ad Harry, lentamente, "Ahh Potter, è un piacere che tu ti unisca a noi."

"Cosa
ci fai qui, Malfoy?" disse Harry a denti stretti.

Draco
alzò le braccia innocentemente, "Stavo solo recuperando il tempo con Mia."

"
Mia?" Harry sputò disgustosamente. "Che razza di orrendo soprannome è questo?"

"Il tipo di
soprannome che mostra la nostra storia."

"Quale storia
, esattamente?"

Draco
fece un sorrisetto, "La storia delle s-"

 

"SMETTETELA!" urlò Hermione. Entrambi si voltarono a guardarla, senza smettere di fissarsi. "Smettetela di litigare! Non vi porterà da nessuna parte."

"
Mia Io-"

"Zitto."
Lo mise in guardia. Si rivolse a Harry: "Harry, che cosa ci fai qui?"

"
Non ho il permesso di entrare in infermeria?"

"
Non quando io sono l'unica qui dentro e tu ti sei precipitato fuori senza una ragione apparente."

 

"Nessun ragione appar-, tu sei una Mangiamorte del cazzo e non me l’hai mai detto!Scusami se ci metto un po’ per farmi passare il fatto che tu stavi tramando di uccidermi quando pensavo che tu fossi mia amica."

Lei rise
, "Non hai nemmeno avuto il tempo di sentire la mia versione della storia."

 

"Perché dovrei?"

"
Perché ti amo!" Gridò. Lui sembrò sorpreso e lei prese il suo silenzio come un vantaggio. "Il fatto che le mie ultime parole prima di morire siano state 'Ti amo non hanno alcun effetto su di te?"

 

Ci fu un silenzio duraturo tra i tre. Hermione aveva le lacrime agli occhi, Harry si mordeva il labbro, e Draco sembrava stesse per vomitare. Vennero tutti salvati dal dover rompere il ghiaccio dalle porte che si aprirono di botto e un Remus senza fiato che si precipitava nella stanza. Tutti gli occhi erano su di lui, mentre ansimava una sola frase che fece agghiacciare il sangue di tutti e tre.

 

"Voldemort ... è ... qui ... ora!"

Lasciarono perdere tutto quanto.

Rieccomi!!! E' da un bel po' che non recensisco e rispondo ai vostri commenti e come sempre mi avete commosso con le vostre belle parole e le vostre aspettative. L'estate è arrivata (da un bel pezzo ormai xD) e io ho più tempo ora :) Finalmente Hermione ha confessato quel che prova ma cosa succederà in futuro? La minaccia di Voldemort? I sentimenti di Harry? E Draco? Vorrei sentire cosa vi aspettate :) Cercherò di rispondere a tutti voi, ora! :) grazie mille gattapelosapelata, che mi ha davvero sorpresa col suo commento. Come vedi Hermione non è morta, o lo era, ma adesso è viva! Spero che la storia riesca ancora ad entusiasmarti! E un'ultima cosa: la scrittrice non sono io, io sono la traduttrice :) Vale Lovegood, grazie per i tuoi complimenti! Sì, anch'io mi trastullavo con le fanfic invece di studiare, quindi ti capisco benissimo XD La fanfic originale ha 24 capitoli :) Hey Melanie_Malfoy, sisisisisi è viva!!! Aahahaha spero che questo possa renderti felice ;) il nome della professoressa è McGranitt :) Ringrazio ancora marco e tutti coloro che hanno commentato questi ultimi capitoli. Stiamo giungendo alla fine e spero che la storia vi lasci ancora con il fiato sospeso. :) Stay tuned, Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 20
*** Non senza te ***


Non senza te

La stanza sarebbe rimasta in silenzio se non ci fosse stato il lontano sbattere che Hermione sentiva appena. Aveva una vaga idea di cos'era, ma il pensiero era troppo spaventoso per pensarci. Come poteva il Signore Oscuro essere già qui? Sembrava che fossero passati solo pochi minuti da quando si era trovata nella foresta a contorcersi per il  dolore. Ma ripensandoci, lui non era abitutato a perdere tempo quando Harry era coinvolto. Era sempre stato, e sarebbe sempre stato, pronto ad ucciderlo finchè non ci sarebbe riuscito. Fu allora che capì quanto potesse essere pietosa la sua vita - ruotava attorno ad un diciassettenne. Non importava che fosse Harry. Beh, lui aveva un pò di parte, ma anche se fosse stato qualcuno come Neville Paciock, sarebbe comunque stata altrettanto inutile. Chi sarebbe stato così patetico da lasciare che la sua vita venisse controllata da un' altra persona?

Remus si strinse leggermente nelle spalle"Allo stesso modo di prima. In qualche modo ha passato l'anti-apparizione e ora sta cercando di entrare nel castello. Per fortuna non ha trovato un modo per entrare qui se non con la forza fisica, così che abbiamo un po' di tempo per elaborare un piano."

"Non ce n'è bisogno." Disse Harry, virando gli occhi verso la finestra che aveva una buona vista dell'ingresso del castello. "So quello che vuole."

"Harry ..." provò Remus stancamente.

Harry continuava a guardare fuori dalla finestra, come se si trovasse in un mondo completamente diverso. Hermione voleva raggiungerlo e toccarlo, ma sapeva che non doveva. Era troppo pericoloso. Harry allungò il collo per guardare il licantropo e parlò con voce monotona. "Non se ne andrà finchè non sarò morto o sia lui a morire. E' sempre stato così e resterà così a meno che non mi consegni io stesso."

"Harry non puoi semplicemente consegnarti a lui! Ci deve essere un altro modo ...." Si spense.

"No, Lunastorta, non c'è." disse Harry bruscamente. "Puoi provare a elaborare un piano per distrarre gli altri Mangiamorte, ma alla fine saremo solo io e lui. Non c'è bisogno di evitare la verità."

Ci fu una piccola pausa prima che Lupin scegliesse di parlare di nuovo. "Almeno permettimi di avvertire l'Ordine. Possono aiutare a proteggere gli studenti e a combattere contro i Mangiamorte."

Harry annuì brevemente. "Vai. Ma quando arriveranno qui, me ne andrò per andare a combatterlo."

Remus si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla. Sembravano un'immagine drammatica scattata prima dell'inizio di una battaglia. "Capisco che tu sia venuto a patti con il tuo destino, Harry. Ma questo non significa che devi comportarti come se stessi per morire. Tu sei un mago molto potente e nessuno deve permettersi di pensarla diversamente."

Harry rimase in silenzio e Remus lo prese come una iniziativa per andarsene. Tolse la mano dalla spalla di Harry e scomparve all'interno dell ufficio di Madama Chips, dove Hermione pensò ci fosse una connessione alla rete Volante. Quando se ne andò, Hermione seppe che Draco avrebbe fatto un commento prima ancora di parlare. Una parte egoista di lei voleva sapere cosa avrebbe detto, così non lo fermò. Ma quella parte venne facilmente schiacciata quando quello aprì quella sua grossa bocca.

"Penso che dovresti lasciare che ti uccida."

Sia lei che Harry scattarono a guardare Draco che era appoggiato contro il muro in pietra, con un sorrisetto intonacato sulla faccia. Harry sembrò troppo passivo al commento ed Hermione vide che non era intenzionato a difendersi. Decise di agire; se qualcuno era in grado di vincere Draco, quella era lei.

"Come ti permetti?" Sibilò. "Non c'è bisogno di essere così insensibile!"

Draco sembrò un po' sorpreso per quello sfogo e alzò un sopracciglio. "Stai veramente difendendo testa a cicatrice?"

Hermione si morse le labbra prima di rispondere: "Allora, che succede se lo faccio?"

Draco strinse gli occhi e fece un passo verso di lei. Sapeva cosa sarebbe successo prima che la cosa la colpisse, e ingoiò dolcemente. Non c'era modo di sfuggire a quel confronto. "Ed esattamente, cosa ha lui che io non ho? Ci conosciamo da tutta una vita! Non c'è una cosa di te che io non so."

"Ovviamente non è questo il caso, visto che non puoi accettare il fatto che preferisco difendere Harry che gettarlo nelle grinfie del Signore Oscuro." Disse, più calma del previsto. In realtà, stava fumando all'interno, ma non voleva darlo a vedere.

"Staremmo meglio senza di lui." Disse con amarezza.

"Oh, e perché?" Mise lei in discussione, incrociando le braccia.

"Mi stai chiedendo perché staremmo meglio senza Potter?" Chiese con attenzione. Hermione annuì, in realtà senza cogliere il piacere che lui aveva preso fino a quando un sorriso compiaciuto si formò sul suo volto. "Beh in primo luogo, il mondo sarebbe completamente un posto migliore senza di lui che predica su come possiamo combattere il Signore Oscuro se solo credessimo in noi stessi. Il suo stratagemma costante de "il mondo gira sempre intorno a me" sarebbe finalmente eliminato. Ci risparmierebbe il suo impugnare mediocremente una scopa ogni volta che c'è una partita di Quidditch, che probabilmente è truccata. La-"

"Chiudi la bocca, Malfoy!" lo interruppe Harry bruscamente.

Draco sembrò esserselo aspettato, da come si voltò verso Harry. "Premo un tasto dolente, vero?"

"Certo che no, furetto, è solo che mi piace gridarti in faccia." Hermione non sapeva se quello era sarcasmo o se stava effettivamente dicendo la verità. Era snervante, davvero.

Le guance di Draco si colorarono leggermente. Hermione sapeva che era perché stava pensando a qualcosa da dire. Purtroppo, Draco non era mai stato dotato di una lingua tagliente. L'unica volta che l'aveva visto ripiegare con un commento davvero spiritoso era quando si trovava insieme a lei. Non l'aveva mai visto litigare con Harry prima d'ora, quindi i suoi sospetti erano stati confermati. Lei tirava fuori il meglio di lui. O, il peggio.

"Sei sicuro di volerlo fare, Potter?"

"Fare cosa? Azzuffarmi con te fino a farti cadere morto?"

"Nei tuoi sogni, Potter"

"Non pensare nemmeno per un momento di avere qualche influenza sui miei sogni, Malfoy." Disse pericolosamente.

"Non me lo sognerei mai." lo shernì Draco.

"La tua mancanza di risposta pronta è stupefacente." disse Harry, divertito, ovviamente guadagnando un certo peso.

"Come la tua mancanza di cellule cerebrali."

"Preferirei averne un pò che niente, al contrario di te."

"Ahi, quella fa male." Draco si strinse al petto, "Specialmente da parte di qualcuno il cui nome potrebbe facilmente essere confuso con quello di un bambino di tre anni che non faceva altro che spargere merda."

"Almeno non la versavo dalla bocca."

Prima che Draco potesse ribattere, sentirono del trambusto nell'ufficio dietro di loro. Sembrava che un attaccapanni o qualcosa del genere si fosse schiantato al suolo. Poi, come a un segnale, una donna dai capelli rosa entrò dalla porta, così strana da sembrare essere appena uscita da un manico di scopa senza controllo; terribilmente sbilanciato. Sembrava piuttosto giovane e questo le venne confermato dalla t-shirt sotto la veste con la scritta "Le Sorelle Stravagarie" in un carattere rosa brillante. Quando posò gli occhi sui tre, un largo sorriso si diffuse sul suo viso.

"Guarda chi c'è, Harry!"

Harry annuì alla donna, "Hey Tonks."

La donna che ora conosceva come Tonks spazzò via un po' di Polvere Volante dai vestiti mentre si allontanava dalla porta. Mentre lei era impegnata, altre figure uscirono dall'ala. Uno sembrava appena uscito da un thriller. Aveva i capelli brizzolati, grigio scuro e indossava abiti di un marrone fangoso. Ma ciò che lo rendeva intimidatorio era il grande occhio blu che spiccava contro l'altro, piccolo e marrone. Sibilava rapidamente e subito capì chi fosse quell'uomo. Lei era nella stessa stanza con Alastor "Malocchio" Moody, l'uomo che aveva messo gran parte di Mangiamorte, assieme ai quali aveva lavorato, dietro le sbarre di Azkaban.

I pochi altri che entrarono attraverso la porta non erano così facilmente distinguibili come i primi due, ma lei sapeva, a prima vista, che erano tutti Auror. L'ultimo a entrare fu Remus e andò a stare davanti alla folla di persone appena raccolte. Non c'era bisogno di dire a tutti di calmarsi, perché si trovavano già in silenzio al loro arrivo.

"Sappiamo tutti perché siamo qui quindi non c'è bisogno di frivolezze. Ho bisogno di metà di voi per gli studenti nella Stanza delle Necessità e l'altra metà per impedire ai Mangiamorte di entrare nel castello." Ordinò.

"E l'ES?" Chiese Harry.

Remus si rivolse a Harry: "Che cosa, Harry?"

"Dovrebbero essere in grado di combattere. Si sono allenati per questo."

"Harry, non possiamo mettere in pericolo la vita dei ragazzi per-"

"Anch'io sono un ragazzo." lo interruppe Harry "Sono un ragazzo, e devo affrontare Voldemort. Se a me è permesso combattere, anche loro dovrebbero farlo. Sono pronti per questo."

"E' vero." aggiunse Hermione. Harry la guardò in modo strano, ma lei continuò. "Ha contribuito ad istruirli lui stesso. Ho visto cosa possono fare ed è fenomenale."

"Non lo so ..."

"Dai, Remus." Tonks si fece avanti e gli tirò l'avambraccio. "Lascia che aiutino. Potrebbe esserci utile." Hermione poteva vedere la riluttanza nei suoi lineamenti e apparentemente anche in quelli di Tonks. Passò la mano su e giù per il braccio, in una carezza, e lui sospirò profondamente. Vedendo che il suo lavoro era stato compiuto, Tonks fece un passo indietro con un sorriso malizioso. "Possono aiutare. Ma solo all'interno del castello."

Harry annuì, "Va bene. Beh, ora che siamo intesi, me ne vado."

Cominciò a camminare verso la porta e lo stomaco di Hermione cominciò a stringersi. "Harry!" sbottò lei prima di riuscire a fermarsi. Lui si fermò e si voltò, cosa che la sorprese visto che lui la odiava ora. "Voglio venire con te."

"Scordatelo, Hermione. Sei già morta una volta e non voglio rischiare di nuovo." Il suo volto si illuminò per quelle parole. Forse ci teneva ancora a lei. "Tu starai qui, dove l'Ordine può tenerti d'occhio. Per quanto ne sappiamo, potresti ancora tradirci e tornare dal tuo padrone." L'amarezza nella sua voce la fece rabbrividire. Forse mi sbagliavo ... di me non gli importa proprio nulla.

Lui uscì dall'ala rapidamente ed Hermione sentì un peso discenderle sulle spalle. Vide il viso di Remus ammorbidirsi allo scambio di parole e avrebbe voluto dirgli che andava tutto bene, ma la interruppe Draco. "Ed così che andò verso la morte ..."

"Sta zitto, Draco!" gli gridò, raggiungendo il letto e sedendosi pesantemente.

"Va bene, ai posti!" istruì Remus dopo una pausa. Rapidamente, tutti uscirono dalla stessa porta da cui era uscito Harry.

Hermione sentì appena che qualcuno veniva a sedersi accanto a lei. Maltrattava le sue dita e guardava fuori dalla finestra, verso la foresta proibita, cercando di non piangere. Sapeva che nessuno l'avrebbe giudicata, ma si sarebbe giudicata da sola, per essere debole. Ora capiva perché non voleva lasciare che l'amore fosse una parte della sua vita. C'era il rischio che si spezzasse come un vaso di vetro in una stanza che rotolava. Peccato che era ormai troppo tardi per accettare quella visione. Era innamorata, e Dio, se faceva male.

"Hey."

Non si voltò a guardarlo. "Vattene Draco."

Rimase in silenzio per un attimo prima di parlare a bassa voce. "Tu non mi ami, vero?"

Questo la fece girare verso di lui. Il compiacimento della sua compostezza era sparito ed era stato sostituito da un cipiglio malinconico. "Draco sai che è così. Solo che ... non nel modo in cui dovrei. Tu sei il mio migliore amico e questo è quanto posso sforzarmi di provare."

Lui chinò il capo: "Non c'è nulla che possa fare per farti volere me al suo posto?"

"No. Mi dispiace." Lei tirò su col naso e se lo asciugò. Lui strinse le labbra e la guardò negli occhi. Stranamente, non c'era nessuna traccia di amarezza. Tutto ciò che rimaneva era il calore. Beh, tanto calore quanto gli occhi grigio-argento del ragazzo erano in grado di fornire. "Continuerai a combattere contro lui, non è vero?"

"Sì." Disse semplicemente. "Quel bastardo ti ha allontanato da me."

Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso. "Nessuno potrà mai allontanarmi da te, Draco. Sei il mio migliore amico."

"E solo e sempre questo sarò..." Disse con tristezza. Hermione voleva consolarlo in qualche modo, ma non sapeva come fare. Per fortuna, lui parlò, salvandola. "Ma siamo stati bene insieme, però."

Lei sbuffò. "Sì, se possiamo definirlo così," Lui rise e lei seppe, in quel momento, che fra loro due si era sistemato tutto. Ma voleva chiarire una cosa prima che le cose potessero considerarsi risolte. "Troverai uno giorno qualcuno che ti ama, Draco. Qualcuno che ti ama nel modo in cui meriti di essere amato. E' là fuori e ti aspetta."

Lui annuì lentamente e lei lo avvolse subito in un breve abbraccio. Quando lo lasciò andare, gli baciò la guancia castamente. Quel tenero momento venne interrotto, però, da una forte esplosione all'esterno. Hermione s'alzò in fretta e guardò fuori dalla finestra da cui aveva visto Harry andare. Vide un folto gruppo di Mangiamorte pronunciare incantesimi di diversi colori e dimensioni, all'ingresso. Alcuni stavano facendo volare gli alberi per gettarglieli addosso. La porta venne scossa pesantemente da ogni colpo ed Hermione ne temette il crollo. Ma improvvisamente, gli incantesimi si fermarono e la porta cominciò ad aprirsi lentamente. Hermione vide la scura figura di Harry uscire sul terreno. Era solo. Perché era solo?

"Perchè è solo?" Gridò.

Sentì qualcuno alle spalle, seguito dalla dolce voce di Remus. "Non preoccuparti, Hermione. L'Ordine sarà lì in un momento."

Hermione trattenne il respiro e sperò che avesse ragione. Vide Harry rimanere fermo. Forse stava parlando. Anche se fosse, il Signore Oscuro stava parlando con lui - degradandolo. Stava guadagnando tempo. Sembrò funzionare, perché, subito dopo, vide i membri dell'Ordine arrivare dietro di lui e cominciare a sparare maledizioni. Presto, cominciò una rissa in piena ed Hermione non potè fare altro che gridare. Vide troppi raggi verdi colpirsi a vicenda. Non aveva mai temuto l'Avada Kedavra prima d'allora. Ma Harry era là fuori. Per non parlare del fatto che aveva perso le sue tracce in pochi istanti. La sua paura s'intensificò quando vide una marea di studenti arrivare al campo di battaglia. Vide subito i capelli rossi di Ron e Ginny, in piedi nella folla. Vide persino Luna, quasi danzando tra i Mangiamorte e lanciando esagoni, come se quella fosse stata la sua professione. Non voleva altro che unirsi a loro.

Guardò Remus e scoprì che lui la stava già guardando. "Lo so. Vai."

"Davvero?"

Lui annuì e lei sorrise.

"Andare? Andare dove?" disse Draco, preoccupato.

"A combattere, ovviamente." Disse, afferrando la sua bacchetta dal tavolo accanto al lettino.

"Combattere? Io non credo proprio!"

Hermione si irrigidì. "Scusami?"

Lui fece un sorrisetto. "Tu non vai là fuori senza di me."

Hermione si rilassò e sorrise un po'. Cominciò a uscire dalla porta con Draco alle spalle, prima di fermarsi improvvisamente. "Remus, vieni?"

Alzò una mano, "Rimarrò qui per un po'. Devo ancora controllare con l'Ordine la Sala delle Necessità."

"Ah, va bene allora. Mi auguri buona fortuna?"

Lui sorrise con calore, "Buona fortuna Hermione."

Lei sorrise e si voltò verso l'uscita. Giù per le scale, il suo battito cardiaco cominciò ad aumentare. Draco le afferrò la mano e la strinse di nuovo in segno di apprezzamento. Con il suo sostegno a guidarla, accellerò il passo. Cominciarono entrambi a correre, non appena entrarono nella sala d'ingresso. Sentì la brezza fresca raffreddarle la pelle quando si avvicinò alla porta doppia. Fece una pausa per capacitarsi della scena posta davanti a lei. C'erano persone che duellavano all'interno, cercando di tenere a bada i Mangiamorte, e alcuni ci stavano riuscendo ma altri erano feriti o inconsci. Cercava di pensare a loro come in stato di inconscio e non altro. Dei vasi venivano fracassati sul pavimento di marmo, i ritratti piangevano, e c'erano pozze di sangue raccolte sul pavimento. Dovette reprimere la voglia di vomitare, per il profumo di rame che entrò nel suo naso. Non aveva mai osservato una scena di battaglia prima. Aveva sempre combattuto da una parte, con lunghi abiti lunghi e le maschere scheletriche. Ora che vedeva le torture che stavano infliggendo all'Ordine e ai membri dell'ES, divenne surreale il pensare che lei era appartenuta a quel clan. Era selvaggio.

Riuscì ad osservare per un breve lasso di tempo prima che le maledizioni fossero rivolte a lei e a Draco. Le bloccò con facilità, ma capì che questo era il segno che le intimava di andare. Doveva trovare Harry e aiutarlo. Non sapeva perché voleva ancora raggiungerlo dopo il modo in cui l'aveva trattata. Immaginò che il vecchio stereotipo era giusto: l'amore induceva le persone a fare cose folli. Folli come andare ad aiutare qualcuno che ti odia.

Non c'era alcun segno di lui da nessuna parte, solo gruppi di persone che duellavano e corpi che cadevano. Vide molti altri membri dell'ES duellare Mangiamorte esperti e si meravigliò delle loro abilità. Non aveva mai visto il loro pieno potenziale, fino a quel momento. Quando aveva difeso Harry per consentire loro di combattere, l'aveva fatto solo per istinto. Non sapeva esattamente che tipo di istinto, ma l'aveva comunque spinta a parlare. Ora sapeva cos'era: la fede. Quelli erano i suoi amici, i suoi conoscenti, i suoi compagni di scuola. Non li aveva mai conosciuti come altro. Erano guerrieri. L'età non sembrava essere una barriera per nessuno, ma i Mangiamorte che ridevano per le loro piccole figure dava loro il coraggio di sfidarli. Sapeva che se fosse stata ancora dalla loro parte, avrebbe fatto lo stesso. Se un ragazzino del terzo anno fosse venuto da lei e l'avesse sfidata a duello, gli avrebbe riso in faccia. Ma ora pensava completamente l'opposto. Ora era spaventata a morte di quelle persone che una volta pensava fossero suoi amici.

Ginny e Lavanda stavano combattendo un Mangiamorte che si chiamava Simon Jugson. Aveva la fama della Maledizione Cruciatus e non mancava mai di far sanguinare il suo avversario. Era una sorta di marchio di fabbrica. Ognuna delle sue vittime sarebbe morto per ferite al sangue sia che si trattasse di maledizioni o di punizioni fisiche. A differenza di altri Mangiamorte, lui si allenava. Dopo che un mago mezzosangue gli aveva rotto il braccio, lui aveva giurato di essere il migliore combattente esistente. Hermione aveva anche sospettatto che avesse fatto incantesimi col sangue. L'aveva sorpreso a imbottigliare un po' del sangue della sua vittima una volta. Non sapeva per cosa, ma lo aveva visto un paio di volte in quella procedure. L'aveva sempre spaventata. Amava lo spargimento di sangue così come quel Mangiamorte, ma tenere il sangue per sè era una cosa inquietante.

Ron stava combattendo Fenrir Greyback, un noto Lycantropo del lato oscuro. Uccidere per lui era come leggere - un passatempo semplice che faceva ogni volta che ne aveva bisogno, in altre parole, per il tempo libero. Non poteva mai uscire in pubblico così spesso come gli altri a causa della sua immagine di lupo. Era un mago potente, ma il suo tocco trasformava i bambini in licantropi. Sperò che Ron avrebbe evitato quella punizione. Non avrebbe mai augurato quel destino a nessuno. Ma Ron sembrava coprire il terreno abbastanza bene.

Aveva attirato l'attenzione di un Mangiamorte che ricordava come Nathan McClellan. Probabilmente l'unico Mangiamorte che non avrebbe mai potuto fronteggiare. Era presuntuoso, arrogante, per non parlare della sua terribbile non-attrazione. Uno stupido completo, che non mancava mai di farla infuriare. Godette nel lanciargli delle maledizioni, quando la sua bocca si spalancò per rivelare che era viva. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era essere bombardata dopo essere tornata dalla morte. Era una semplice maledizione legata al corpo, ma mentre marciava verso di lui, fece molto di più. Calpestò il suo naso e sentì uno scricchiolio quando si ruppe. Sorrise quando vide il sangue cadergli sul volto. Lo lasciò lì, sapendo che qualcuno sarebbe arrivato a prendere il corpo da cui avrebbe potuto disporre. Azkaban era il paradiso in confronto a dove avrebbe veramente voluto mandarlo, così seppe che non avrebbe dovuto decidere il suo destino.

Fece del suo meglio per non farsi individuare, così da evitare che chiunque la vedesse. Corse verso la foresta proibita e si nascose dietro gli alberi, tracciando il perimetro della battaglia. Una parte di lei voleva aiutare i suoi alleati compagni, ma sapeva di dover trovare Harry prima che fosse troppo tardi. Le divenne difficile da sopportare quando vide corpi che cominciavano a cadere giù come mosche, a volte non distinguibili. C'erano così tante voci che gridavano incantesimi che era difficile dire chi stava vincendo. Sperava che fossero loro.

Improvvisamente, guardò verso il lago nero, sentendo un urlo disumano. Sentendo l'adrenalina cominciare a pomparle le vene, corse. Draco si era già immerso nella battaglia contro un Mangiamorte ancora mascherato, così non ebbe bisogno di preoccuparsi per dirgli dove stava andando. Ma dopo quel giorno, ebbe la sensazione che già conosceva la risposta. Lo sapeva e non avrebbe cercato di fermarla. Non l'avrebbe fermata perché l'amava. Non nel modo in cui lo amava lei, ma era amore comunque. Avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore per lui. Anche se la maggior parte di esso era già occupata da un certo ragazzo con gli occhiali.

Arrivò al lago per vedere Harry immerso in una lunga battaglia contro il suo ex padrone. Sembravano non essere consapevoli dei loro dintorni, così si sentì al sicuro per il momento. Scelse tuttavia di nascondersi dietro un albero per ogni evenienza. Dopo qualche istante, scoprì che ogni volta che dirigevano un incantesimo, le loro bacchette sembravano connettersi. A volte gli incantesimi rimbalzavano semplicemente tra di loro in posti a caso, ma altri formavano una linea di collegamento tra le due bacchette. Ricordò che il Signore Oscuro aveva accennato qualcosa, dopo essere tornata dalla sua prolungata assenza. La stessa cosa era successa quando aveva combattuto contro Harry, dopo che era risorto. Prior Incantatem. Le bacchette erano gemelle e non potevano lanciare un incantesimo allo stesso tempo, altrimenti nessuno sarebbe uscito vittorioso. Era un bello spettacolo da vedere fino a quando non finiva e si rese conto che questo non era il momento per ammirare il collegamento.

Il Signore Oscuro gettò una maledizione viola verso Harry che lo fece atterrare sul pavimento. Hermione si ritrasse e si tenne al tronco degli alberi, scavando le unghie. Capì che non era il momento. Se l'avesse fatto, molto probabilmente sarebbe stata uccisa. Non è che avesse voglia di morire di nuovo, e allora tese le orecchie, sentendo che lui stava parlando.

"Quindi, ci siamo. Tu, al tappeto, come dovrebbe essere. E io, che mi preparo per ucciderti."

Harry sputò per terra mentre lo guardava negli occhi, "Non ne sarei tanto sicuro, Tom."

"SMETTILA DI CHIAMARMI-"

"Stupeficium!"

Harry scagliò l'incantesimo verso un ignaro Signore Oscuro e lo fece crollare su un grosso masso a ben dieci metri di distanza da lui. Harry s'alzò in fretta e si avvicinò a lui, ridendo. "Dovresti davvero parlare di meno. E' la tua debolezza, sai. Invece di parlarne, dovresti semplicemente uccidere."

Voldemort socchiuse gli occhi rossi e agitò la mano per creare uno scudo di luce, mentre si alzava. Harry cercò di romperlo con un paio di deboli maledizioni, e poi alcune più forti, ma nessuna riuscì a  penetrare. Harry era troppo impegnato a romperlo così che, quando venne finalmente tolto, il Signore Oscuro aveva già sparato una maledizione contro di lui con una forza così potente da farlo cadere sul terreno, respirando profondamente, ma mai urlando. Non urlava mai. Hermione si morse le labbra per non gridare.

"Dovresti seguire il tuo stesso consiglio, Potter. Ma ora non mi dai altra scelta che agire con ciò che ho pianificato fin dal principio. Stavo per ucciderti con le buone intenzioni, ma ora mi hai dato una motivazione in più per agire con il piano originale. Per tua sfortuna, significa che dovrai aspettare un po' più a lungo per rivedere la tua traditrice Mezzosangue di nuovo. Che peccato." Harry non rispose e il Signore Oscuro sogghignò. "Portus Fulsi!"

Hermione vide un fascio bianco cominciare a formarsi a mezz'aria e il panico si fece strada nel suo stomaco. Ora era il momento di agire. Iniziò a correre verso Harry che veniva innalzato nel portale. Era appeso come da un filo invisibile. Affrettò il passo e urlò a pieni polmoni, "HARRY!"

Intercettò lo sguardo di shock sul volto del Signore Oscuro, ma lo ignorò, cogliendo l'occasione e si gettò nel fascio di luce. Harry la vide subito e uno sguardo simile a quello di prima si diffuse sul suo viso. "Hermione no! Torna indietro, ora!"

"No! Non senza di te!" Urlò verso di lui.

La sua mano penzolava a pochi metri da lei e cercò di raggiungerla. Tentò di afferrarla, estendendo il braccio, per quanto le fosse stato possibile. C'erano solo pochi centimetri tra di loro e se lui avesse proteso il braccio lei avrebb potuto afferrarlo. Alzò lo sguardo verso i suoi occhi e li vide brillare. Non sapeva cosa aspettarsi, mentre continuava a stirare la mano, sperando che lui estendesse la sua mano. "Per favore", sussurrò.

Hermione non sapeva se era a causa della sua richiesta o per pietà, ma lui tese la mano e strinse la sua. La strinse più forte facendo unire i loro corpi mentre volavano verso le nuvole. Tenne quella mano nella sua avvolgendoglisi intorno alla vita, seppellendo la testa nel suo petto. Odiava le altezze e non voleva vedere ciò che si trovava sotto di loro. Ma se avesse guardato in basso, avrebbe notato lo sguardo di sufficienza che il Signore Oscuro aveva dipinto, quando li  vide sollevarsi in aria. Harry avvolse un braccio protettivo intorno a lei, notando lo sguardo, e lei cercò di godere di quel momento al meglio delle sue possibilità, perché quello sarebbe potuto benissimo essere l'ultima volta che gli stava vicino.

Quello fu l'ultimo istante che ricordò, perché in quel momento, non appena i loro corpi si fecero più vicini alle nuvole, il mondo si oscurò.

Breve update, per la settimana. Spero di aver accontentato tutti nel postare il capitolo in anticipo :) Andiamo ai commenti! ringrazio Vale Lovegood, sì piacerebbe anche a me vederli come il nuovo trio ma purtroppo, anche per come la vedo io, Ron è insostituibile. Jude16, spero di averti accontentata :) Grazie mille _GinnyBlack94_ , sono davvero contenta che tu abbia trovato il tempo di recensire. Le vostre recensioni mi riempono di felicità, grazie mille, davvero! Stay tuned, Alla prossima :) Enjoy!

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Capitolo 21
*** Il colpo di grazia ***


Il colpo di grazia

 

 

Hermione si sentì triste nel trovare le tenebre banali. Dal quando era bambina, ne era sempre stata circondata. Ma, ironia della sorte, quando finalmente capì di stare dalla parte sbagliata e si avvicinò alla luce, l'oscurità s’intensificò ancora di più. Ora, non vi era eccezione. Sentiva un leggero martellamento in testa, l'inizio di un’emicrania. Aveva freddo. Il suo corpo tremava e sentiva brividi sui nudi avambracci. Provò a muoversi ma il suo corpo le faceva male ad ogni piccolo movimento. Il pavimento sotto di lei era duro e scomodo, e stentava a credere di essere rimasta incosciente per più di pochi minuti. Non era il tipo di persona che rimaneva a rilassarsi su una superficie dura. Con cautela, cercò di spostarsi nuovamente e si ritrasse quando ebbe un piccolo spasmo alla schiena. Finalmente si appoggiò ad un muro vicino, stringendosi il fianco. Cercò in tasca la sua bacchetta così da poter illuminare la stanza per capire meglio dove si trovava ma non riuscì a sentire nulla a parte il tessuto dei jeans. Brancolando, provò a sentire la familiare sensazione del legno ma tornò al proprio posto a mani vuote.

 

Cercò di mantenere la calma, e i suoi occhi cominciarono ad adattarsi al buio. Non era nero come la pece così che non ci volle molto tempo prima che lei potesse distinguere i contorni della stanza in cui si trovava. La stanza era grande quanto il dormitorio delle ragazze tagliato a metà, ma mancava il calore di sempre. Non era arredato ma pavimentato in pietra dura che l’avrebbe urtata, se non fosse stato per lei, o meglio per la t-shirt di Harry. Harry!

 

Si guardò intorno nella stanza cercando qualche traccia di Harry, ma non ne trovò. Era sola. La preoccupazione che aveva sentito prima, quando non aveva trovato la bacchetta tornò a imperversarle il corpo che sentì iniziare a tremare ancora di più. Ma non era solo per il freddo. Si strofinò le braccia per cercare di calmarsi e cominciò a dondolarsi avanti a indietro. E la cosa non aiutava affatto. C'era una piccola parte di lei che sapeva di dover cercare di più e di non rinunciare. Non poteva essere sola. Erano arrivati lì, insieme, in quel fascio di luce!

"Harry?" Mormorò con voce rauca.

Niente.

"Harry?" Chiese più saldamente.

Niente.

Cominciò a perdere la speranza, mentre chiamava il suo nome un'ultima volta. "Harry ..."

Il silenzio le fece venire le lacrime agli occhi. Poteva essere già stato ucciso. Se non era lì, allora dove poteva essere? Essere stato torturato ... ucciso. Non voleva pensare che fosse morto, ma se era vero che erano stati portati in un portale evocato dal Signore Oscuro, allora la cosa era inevitabile. Non sapeva nemmeno dov’era, figuriamoci se Harry era finito in un altro luogo, lontano da lei. Poteva essere stato con lei, ma prima era incosciente e non se n’era nemmeno accorta. Non era nemmeno riuscita a dirgli addio.

Tirò su col naso e si asciugò gli occhi quando si rese conto di aver pianto. Era strano con quanta facilità riusciva a piangere ora, quando lo faceva così raramente prima. Doveva esserci una diga o qualcosa nei occhi che dirompeva ogni volta che Harry era preoccupato. Quando era felice con lui, piangeva. Quando pensava fosse morto, lei piangeva. Qualsiasi cosa aveva a che fare con lui, piangeva! Che tipo di persona era? Una persona innamorata, le rispose la sua mente. L’amore faceva schifo. Beh, quella era una bugia. Faceva schifo solo quando eri da solo. Se Harry fosse stato lì, non si sarebbe sentita così. Ma lui non era ...

 

"Adesso puoi smettere di recitare."

Hermione voltò di colpo la testa, sentendo quella voce familiare. "Harry?"

"No, Fierobecco."

"Chi?"

"Non importa." Ci fu una breve pausa. "Comunque, puoi smettere di cercare di farmi sentire dispiaciuto per te. Non funzionerà."

Hermione desiderò che non avesse mai parlato. "Io non sto cercando di fare nulla, Harry."

 

Lo sentì deriderla. "Per favore. E' ovvio che il tuo piano per tutto questo tempo è stato quello di farmi innamorare di te così che Tom mi potesse dare il colpo finale. Patetico, davvero. Deve essere ricorso a ordinare a uno dei suoi compari a fare il lavoro sporco per lui."

 

"Io non sono uno dei suoi compari." Ignorò quanto fosse ironico il fatto che stava usando lo stesso termine che aveva usato lei mentre descriveva i suoi amici quando era iniziata la sua prima missione."Almeno non più."

 

"Non cercare di simpatizzare con me. Non funzionerà."

"Non stavo cercando di fare nemmeno questo." Disse con calma. "Non voglio la tua simpatia.”

"Puoi ancora ingannarmi."

 

Lei si ritrasse, suo malgrado. "Cercare di dire la verità non è un modo per comprare la tua fiducia." Lui rimase in silenzio e lei continuò a spronarlo, sapendo che se non si fosse arresa, avrebbe potuto finalmente convincere Harry a capire la sua storia."Dovrai ascoltare la mia versione dei fatti prima o poi, Harry."

"Comincia, allora, e deludimi."

 

Fu sorpresa dal fatto che aveva rinunciato così facilmente dopo aver affermato di non voler sentire le sue scuse. Non voleva chiedergli nulla  riflettere sul perché aveva cambiato idea, giusto per approfittarne. Pensò attentamente a come avrebbe dovuto impostare il discorso. Doveva arrivare direttamente alla questione o ricominciare da capo? Meritava tutta la storia, così aprì la bocca e lasciò che il racconto della sua infanzia fuoriuscisse dalla gola. Gli raccontò il suo soggiorno a Villa Malfoy, Draco, e il suo rapporto con Dobby. Gli disse quanto lo aveva odiato e che voleva ucciderlo dal primo momento in cui lo aveva incontrato. Gli raccontò la sua formazione e della sua partecipazione alle missioni. Fondamentalmente, tutta la sua storia prima di averlo incontrato. Fu solo quando ne parlò che si rese conto di quanto fosse veramente cambiata la sua vita.

 

Si fermò per la prima volta, prendendo una piccola pausa. Aveva lasciato fuori la parte in cui il Signore Oscuro le aveva assegnato la missione. Sembrava un buon punto su cui smettere, perché fu allora che la sua vita era cambiata per sempre, anche se non lo aveva ancora ammesso. Parte di lei voleva che Harry parlasse, ma un'altra parte voleva finire la storia prima di avere solo il tempo di pensarci. Quindi, decidendo che la seconda parte era molto più attraente che essere insultata, continuò prima che Harry potesse anche solo pensare di parlare. Tutto sommato, aveva pausato per soli cinque secondi. Dopotutto, era comunque una Grifondoro.

 

"Quando sono arrivata ad Hogwarts mi sono sentita così… a casa. Come se questo fosse il posto giusto per me. Quando venni smistata, ciò che avevo pensato di fare era sedermi accanto a Draco e continuare la missione, con mia piena consapevolezza. Ma poi fui assegnata a Grifondoro e mi sedetti non sapendo che fare, non credendo veramente di essere stata messa lì e desiderando di avere la possibilità di dimostrare che ero degna dei Serpeverde. Ma poi, quando Ginny cominciò a parlare con me ... era così gentile nei miei confronti che non seppi cosa fare, quindi riuscì solo ad annuire. E poi ho visto te ... " Si fermò, decidendo di essere completamente onesta," Volevo ucciderti subito. Ma sapevo che la cosa avrebbe probabilmente rovinato le mie possibilità di una esperienza in una scuola vera e propria, così decisi il contrario. La prima volta che mi parlasti, seppi che avrei gettato le mie pretese fuori dalla finestra, anche se ancora non lo capivo. Più tempo passavamo insieme, più tu mi buttavi giù. Non so come hai fatto, ma in qualche modo ti sei sbarazzato della vecchia me e hai creato una persona completamente nuova. Non avevo mai evocato un Patronus prima e tu lo hai fatto succedere. E poi ... e poi mi hai baciato e questo mi ha mandato in un turbine. Non c'è mai stato un momento nella mia vita in cui mi sia sentita davvero completa e in quel momento, con te, ho finalmente avuto ciò che avevo letto per tutti questi anni. Ma si erano insinuate un sacco di emozioni in me che avevo troppa paura di aprire. Avrei dovuto ucciderti e invece ho finito per... " Tirò su col naso, sostenendo il peso delle emozioni,"innamorarmi di te."

 

Ci fu una lunga pausa. Hermione sapeva di aver detto tutto quello che poteva per farlo passare dalla sua parte. Non c'era nessuna intenzione di farlo sentire dispiaciuto per lei. Si sentiva già abbastanza male. Quindi tutto quello che aveva da fare era aspettare la sua reazione, se avesse scelto di farlo. Ma si sentiva un po’ meglio sapendo che adesso conosceva la sua storia. In tutta realtà, sarebbe rimasta contenta se lui non avesse parlato. Conosceva la sua storia e questo era tutto ciò che contava.

 

"Hai mentito."

"Ho dovuto."

Avrebbe potuto giurare di aver sentito un cenno. "Hai una minima idea di dove siamo?"

 

Fu presa alla sprovvista dal cambiamento di argomento. Ma, sinceramente, era grata che avesse almeno parlato con lei. Non se l’era nemmeno aspettato. Decise di pensarci un attimo prima di rispondere. C'era qualcosa di familiare in quel posto, ma era troppo buio per dire qualcosa di specifico. "C'è qualcosa che non mi torna ..."

"La tua stanza dispone di una finestra?" chiese lui con cura.

 

Ruotò la testa per guardare intorno alla stanza e mentre guardava direttamente verso l'alto vide un piccolo foro appena sopra la testa. Decidendo di indagare ulteriormente, si costrinse ad alzarsi. Il dolore non era così forte come prima, così cercò di sollevarsi con più forza. I suoi piedi raschiarono  sonoramente contro il pavimento mentre si equilibrava con una mano contro il muro. Mentre strofinava la testa a riflusso di distanza, osservò la piccola apertura nel muro più vicino. Era sicuramente una finestra. Ma sembrava più di un foro con delle barre. Forse qualcuno aveva cercato di fuggire e lo avevano chiuso? Decise di mettere da parte tutte le domande, spostando lentamente la testa per vedere cosa ci fosse dall'altra parte. La cosa più importante era capire perché aveva quella sensazione di familiarità.

 

Direttamente parallela alla finestra c’era una lunga macchia di terra. Fuori c’era buio, così l'intera proprietà appariva spettrale. Gli alberi erano tutti o piegati o morti, a volte entrambe le cose. Ma ciò che davvero aveva catturato la sua attenzione era un albero verso il centro. Era piegato bruscamente a destra e aveva una corda appesa a uno dei rami più spessi. Alla fine della corda c’era una sbilenca tavola di legno che oscillava avanti e indietro nella brezza leggera. E fu allora che un pensiero la colpì.

"Siamo a Villa Malfoy." Disse dolcemente. "Nei sotterranei."

 

A volte era andata lì per aiutare con le torture e gli interrogatori degli abitanti. Non vi erano persone di molta importanza. Da quel che ricordava, erano per lo più nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma questo non le aveva mai impedito di torturare chi non rispettava gli ordini. Anche se tutto era accaduto nel passato, si sentiva ancora inquietante. Aveva ucciso la gente in quella prigione. Forse anche in quella cella. Rabbrividì involontariamente e tornò a sedersi.

 

"Ci avrebbero comunque portato qui." Disse lui freddamente.

Lasciò che la testa le ricadesse di lato, fingendo che lui fosse la parete. "Perché dici questo?"

"Beh, nessuno sa veramente dove si trova."

 

Lei annuì. Da giovane aveva sentito una conversazione tra Lucius e Narcissa a proposito dei reparti di protezione sulla casa. Non aveva mai capito perché, ma ora lo sapeva. Tutto veniva fatto affinché le persone portate  non avessero alcuna possibilità di essere salvate. La sua mano procedeva lentamente verso la parete accanto e rimase lì. Non sapeva perché, ma sapendo che Harry era così vicino a lei si sentì confortata. Forse non erano condannati. Ma anche se lo fossero stati, almeno lei era con lui. Cercò di immaginare che la sua mano era dall'altro lato del muro. Se solo avesse potuto vedere attraverso i muri.

 

Il tempo passava lentamente e prima di saperlo, Hermione stava cominciando a stancarsi. Sapeva che non sarebbe riuscita ad addormentarsi se non avesse lanciato un incantesimo di ammorbidimento sul pavimento. E anche se avesse potuto, era quasi convinta che c’era una sorta di sistema di sicurezza che sarebbe andato in tilt al minimo accenno di magia. Naturalmente non sapeva se questo era vero, ma nella sua esperienza di Mangiamorte, aveva visto precauzioni simili utilizzate per assicurare che i prigionieri restassero dov'erano. Harry dovette avere la stessa idea perché non provò a far nulla. Era pienamente consapevole che avrebbe potuto fare la magia senza muri così come poteva aver considerato l'opzione.

Erano bloccati.

 

Era strano esser confortati dal pensiero di sapere di dover morire nello stesso luogo in cui si era stati allevati? Beh, lei la pensava così. Sentiva un eccessivo conforto della situazione e, al tempo stesso sentiva il panico. Ora che il Signore Oscuro sapeva che lei era viva, non immaginava ciò che era in serbo per lei. L’avrebbe uccisa? L’avrebbe costretta a guardare la morte imminente di Harry? Qualunque cosa avesse scelto di fare di lei, entrambi sarebbero comunque morti. Non c’era speranza di sopravvivenza nei prossimi giorni. Voleva almeno aver potuto toccare Harry un ultima volta. Ma anche in questo aveva una piccola possibilità di successo.

 

Irrigidì la schiena quando sentì l’eco di alcuni passi nelle vicinanze. Rimase in silenzio mentre sentiva aumentare il volume. Ogni stanchezza provata venne strappata via mentre il suo corpo si paralizzava contro la parete di fondo della cella. Mentre i passi si avvicinavano, riuscì a distinguere almeno due o tre coppie. Venivano a prendere lei e Harry, lo sentiva. Desiderò averli sentiti in precedenza così da aver avuto almeno la possibilità di dire addio. Dubitò che l’avrebbero lasciata parlare. No, sapeva che non le avrebbero permesso di parlare.

 

Improvvisamente, regnò il silenzio e lei trattenne il respiro così da poter verificare la presenza di qualsiasi segno di movimento. Sentì il rumore delle chiavi nel buco e l’apertura della porta in ferro. Non era la sua, ma quello di fianco a lei.

"Beh, Potter, è tempo di andare incontro al destino." Riconobbe la fredda voce di Bellatrix Lestrange.

"Piuttosto preferirei vederti morta sul pavimento."

"Crucio!"

 

Lo sentì gridare in modo terribile quando venne colpito dalla maledizione. Capì che stava cercando di contenere le urla. Invece, emise gemiti profondi che le spezzarono il cuore. Perché tentava ancora di resistere? Era così doloroso. Avrebbe voluto gridare insieme a lui, ma sapeva che il suo tempo sarebbe comunque arrivato e sarebbe stata in grado di vederlo. Durante le sue visite di sotto, non aveva mai visto torture fuori tempo. Facevano sempre tutto alla perfezione. Così le vittime erano in grado di vedere quale sarebbe stato il loro destino. E se la cosa li avrebbe ristorati, gli omicida avrebbero reso la morte molto più dolorosa.

 

La resistenza di Harry ebbe fine e lei sentì che lo stavano trascinando fuori dalla cella. Si preparò quando li sentì vicini alla sua cella, sbloccando la porta. Scorse la sagoma di tre alte figure. Una delle quali teneva in mano la figura dinoccolata di Harry. Bellatrix era chiaramente davanti ed Hermione vide che stava andando verso di lei. La stronza ne avrebbe goduto. Ma lei non avrebbe parlato. Non le avrebbe dato una scusa per farla soffrire. I passi leggeri si fermarono ed Hermione riuscì a distinguere la sottile figura di Bellatrix. Dal momento che era seduta, la strega più grande si inchinò leggermente e parlò con una superbia che Hermione volle toglierle di bocca.

 

"Bene, bene, bene. Guarda chi ha deciso di tornare dai morti."

Lei rimase in silenzio.

"Non riuscivi proprio a starne lontano, vero? Volevi morire alla vecchia maniera. Come tutti gli altri traditori. Devo dire che sono impressionata. Sembra quasi che tu sia ancora leale."

Hermione dovette mordersi il labbro per mantenere il suo mutismo.

 

Bellatrix fece un sorrisetto: "Sei in gamba, a tenere la bocca chiusa. Sai cosa facciamo a quelli che si oppongono al loro destino. Chi lo sa? Potrebbe essere la soluzione migliore. Il Signore Oscuro ha sempre avuto un debole per te. Stava per assegnarti il secondo in comando, ricordi? Ma ora che sei fuori dal quadro spero capirai che la posizione deve essere riempita. Spero tu non porta rancore."

 

Era quasi sicura che il suo labbro sanguinasse perché cominciò a gustare il liquido simile al rame delle gemme nella bocca.

"Pensi di essere forte? Beh, sono sicura che possiamo sistemare le cose." Si staccò lentamente e mise le mani sui fianchi. "Tiger, prendila."

 

Vide un grande ombra venire velocemente in contro a lei issarla su un piede. Sentì le mani chiuse da un incantesimo vincolante e venne spinta fuori dalla cella. Si trattenne dallo sbattere nel muro prima di essere spinta in avanti. Tiger e l’altro Mangiamorte che non riusciva a vedere (probabilmente Goyle) stavano dietro di lei ed Harry mentre Bellatrix stava praticamente galleggiando davanti a loro. Hermione sapeva che questa era l’ultima possibilità che aveva per parlare con Harry prima che entrambi affrontassero il Signore Oscuro, e scelse di approfittarne. Si avvicinò ad Harry così da poter toccare la sua spalla. Lui alzò debolmente lo sguardo verso di lei e lei menzionò il basso. Egli aggrottò la fronte in confusione e lei alzò gli occhi al cielo, indicando con un dito la sua gamba per poi toccarla gentilmente. Harry capì velocemente e raggiunse le sue dita per intrecciare le mani. A causa della maledizione, solo alcune delle sue dita potevano toccarsi senza destare alcun sospetto, ma ad Hermione non importava. La sua calda pelle sulla sua, anche se erano solo poche dita, faceva la differenza mentre continuavano a camminare sul lungo corridoio. In due anni aveva dimenticato quanto fosse grande quel posto.

Mentre salivano la serie di strette scale, la pressione nello stomaco di Hermione aumentò a tal punto che ogni volta che faceva un passo pensava che un mattone sostituisse l’organo digestivo. Era così che ci si sentiva quando si andava a morte? Le altre persone che avevano percosso quei corridoi si erano sentite così? C’erano così tante domande a cui non avrebbe mai più potuto dare una risposta. L’unica cosa che le impediva di impazzire erano le dita di Harry intrecciate alle sue. Oh quanto avrebbe voluto parlargli. Ma il rischio era così alto da non permetterle neanche di pensarci. Era uno stato troppo fragile. Un Cruciatus in più ed era già bell’ e morta. Avrebbe preferito salvare quei ultimi momenti.

Sentirono una pletora di voci mentre si avvicinavano lentamente alla sala da ballo. Anche se non sembrava la sala da ballo che conosceva. Invece di essere illuminata con candele e potenti luci, era debole e rifletteva una strana luce verde che le ricordava una caverna sotterranea. Non si era mai avventurata nella sala da ballo da giovane a meno che non ci fosse stata una festa. Quell’aspetto era normale? Se questo era il caso, era contenta di non aver passato troppo tempo lì. Era sicura che anche la vecchia Hermione si sarebbe sentita un po' a disagio.

 

Le voci si zittirono quando si fermarono in mezzo alla stanza. Hermione lasciò andare la mano di Harry e subito sentì una corrente d’aria fredda correrle fra i bracci. C'erano personaggi vestiti, disposti tutto intorno alla stanza in un grande cerchio, ognuno una replica esatta della persona accanto. Era impossibile dire chi era chi e chi no, non che le importasse molto. Ogni persona lì era probabilmente impaziente di sbarazzarsi di lei. Poteva immaginare gli sguardi nascosti sotto le loro maschere compiaciute – con alle labbra un grande sorriso, un sorriso spettrale. Tutti con lo stesso pensiero: Finalmente ci liberiamo della mocciosa! Sapeva che tutti avevano parlato alle sue spalle mentre ancora si considerava una di loro, e perché mai avrebbero dovuto cambiare opinione sul suo cambiamento di schieramento? Se non altro, il loro ego sarebbe andato oltre la Via Lattea, sapendo che lei, in ultima analisi, non era tagliata per questo.

 

"Ahh Harry…" suonò una familiare voce di serpente dal centro della stanza. "Ed Hermione, che piacere incontrarvi di nuovo."

 

Era appollaiato su qualcosa che assomigliava ad un grande trono, in mezzo ai suoi seguaci. Era vestito dalla testa ai piedi di un normale abito nero, che risaltava i suoi occhi rosso sangue contro la pelle bianco pallida. Era disgustoso, davvero. Sogghignava mentre pigramente poneva una mano sopra la testa del "trono" e la guardava direttamente negli occhi."Devo dire che sono impressionato. Non molte persone possono essere vittima di maledizioni lanciate da me e vivere per raccontarlo. Peccato che dovrai ritornare all'inferno."

 

“Sei tu quello che andrà all’inferno.”

 

Storse il collo per guardare Harry con fare supplichevole. Non voleva che lui si facesse male. Ma nessuna maledizione seguì il commento, come prima. Bellatrix e gli altri avevano aderito al grande cerchio ed erano fuori dalla sua portata e da quella di Harry. Il loro destino era ormai nelle mani del Signore Oscuro.

"Credo di non essere più tagliato per questi insulti meschini, no?" Lo disse molto casualmente, un po’ troppo casualmente. Fece un movimento strano col collo, come per chiamare uno dei Mangiamorte. Poco prima che Hermione potesse pensare di fermarlo, puntò pigramente la sua bacchetta verso Harry e gridò: "Crucio!"

 

Hermione subito crollò a terra per cercare di aiutarlo, ma un paio di braccia forti la tirarono indietro. Cominciò a scalciare e gridare di lasciarla andare, così da stare accanto ad Harry. Ma chiunque la stesse tenendo era molto più forte di lei e non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare. La tirarono indietro di circa tre metri dal punto in cui si trovava Harry sul pavimento di marmo. "HARRY! NO!" gridava. Non c'era motivo di trattenerla. Voleva che Harry sapesse quanto aveva a cuore il suo dolore. Ma più di tutto voleva liberarsi di tutto quel dolore una volta per tutte, ma non sapeva come fare. Pochi minuti prima stava ancora contemplando la sua morte e quella di Harry, ma ora che avevano intenzione di farle osservare la sua morte, doveva fare qualcosa per farlo andare via. L'unica cosa che era capace di fare era divincolarsi dalle prese del suo rapitore e urlare a pieni polmoni. Ma questo non l’avrebbe portata da nessuna parte.

 

Harry continuava ad essere torturato sul pavimento e fu allora che si rese conto che non aveva la sua bacchetta. Beh, lo sapeva già, ma non aveva capito il vero significato fino a che Harry non s’era trovato in mano al suo ex padrone. Non era una lotta giusta! Perché si doveva arrivare così in basso da combattere qualcuno che non aveva alcun mezzo per difendersi? Un pensiero la colpì: era un codardo. Il Signore Oscuro voleva solo ucciderlo e non gli importava come. Lottò ancora di più per liberarsi. Sapeva di avere la forza di compiere la magia senza bacchetta per aiutarlo. Questo, molto probabilmente, era il motivo per il quale era stata trascinata via, così da avere un ulteriore possibilità di ucciderlo.

 

"Vuoi smetterla di lottare?" Le sussurrò una voce nell’orecchio. Le ci volle un secondo per capire a chi appartenesse la voce della persona che la teneva. Non era una richiesta ferrea, ma urgente. Allungò il collo per vedere megliodopo aver smesso di lottare. Fu inutile; non riuscì a capire chi fosse la persona dietro la maschera. Se solo avesse parlato di nuovo, forse avrebbe potuto riconoscerlo. Lui le concesse quella silenziosa richiesta qualche secondo più tardi, con una voce mascherata dalla lotta che Harry stava cercando di attuare nel non gridare di nuovo. "Se stai buona, posso farvi uscire entrambi di qui."

 

Improvvisamente tutto tornò, "Draco?"

"Sì", rispose in fretta, "Tieni il volto concentrato su di loro e resisti. Non voglio che pensino che stiamo parlando."

"D’accordo." Disse mentre si girava e si concentrava sul terreno accanto ad Harry per fingere ancora di divincolarsi. Non doveva più urlare. Avrebbero solo supposto che Draco le avesse messo un bavaglio. "Come hai fatto a sapere che ci hanno portato qui?"

 

"Era un po’ ovvio, una volta visto l'enorme fascio di luce nel cielo. Ho sentito mio padre parlarne. A quanto pare, se l'approccio di Hogwarts non funzionava, vi avrebbero portati qui." Hermione annuì contro di lui. "So che desideri aiutarlo, così ho convinto mia zia a farmi trasportare le vostre bacchette. È convinta che io le abbia già rotte."

 

"Come hai fatto a convincerla? Stavi combattendo al nostro fianco durante la battaglia."

"Beh lei non c'era, per una volta. E il fatto che indosso una maschera aiuta."

Hermione trattenne un sorriso. "Allora, cosa pensi di fare?"

 

"Ti consegno la bacchetta e lascio che tu prenda in mano la situazione." Questo l’aveva già capito. Draco non era mai stato abile per i piani elaborati. "Ho fatto una Passaporta mentre eri in prigione. Cercami solo quando hai finito e l’attiverò."

"Sembra un piano."

 

"D’accordo, ti sto consegnando le bacchette." Sentì la pressione delle due bacchette sulla schiena e gentilmente mise una mano dietro le spalle per prenderle. Quando le prese sentì le mani formicolare e si mise quella di Harry nella tasca posteriore dei jeans."Fa attenzione."

Lei fece un sorrisetto, Non posso garantirti nulla."

 

Prima che potesse rispondere, si divincolò dalle sue braccia e andò dritto verso il Signore Oscuro. Quando fu a meno di un metro e mezzo da lui gridò "Expelliarmus!" e la bacchetta volò dalla mano. Non perse tempo nel vedere la sua reazione e invece si chinò su di Harry, per far scivolare la sua bacchetta. Era molto debole e sapeva che aveva a malapena il tempo necessario prima di svenire. "Harry dobbiamo uscire di qui, seguimi, ho una via d'uscita!" Sussurrò con durezza.

 

"No. Io ... devo ucciderlo." Provò a parlare con dolore.

Lei scosse la testa. "Sei troppo debole, non puoi combattere."

Udì vagamente il Signore Oscuro urlare ai suoi seguaci di rimanere indietro.

Harry scosse la testa. "Devo farlo."

Le lacrime cominciarono a riempirle gli occhi. "Se restiamo qui saremo entrambi uccisi. Dobbiamo andare ora."

"Non fino a quando ... non sarà morto."

"Smettila di essere così testardo!" disse aspramente. "Non voglio che tu muoia per causa sua."

 

Mise la mano su quella di lei, che era appoggiata per terra. Il Signore Oscuro era giusto dietro di lei, sentiva la sua presenza. Se non si muovevano ora, sarebbero morti. Lei tirò su la mano ma lui resistette, tirando la schiena. Le fece un piccolo sorriso, "Devo farlo, Hermione. Forse tu non puoi capirlo, ma è il mio destino. Sappi solo che io ... io ti amo."

 

Una lacrima scese dalla guancia. Non capiva che sarebbe morto? O forse lo capiva e questo era il suo modo di dire addio. In entrambi i casi, aveva abbandonato ogni speranza. Se lei stava per morire, allora preferiva stare con lui piuttosto che da sola. Questo era il suo addio. "Ti amo anch'io."

"Ma come è dolce." Sibilò la velenosa voce del Signore Oscuro. "Mi dispiace dover separare una così bella coppia. Ma è tempo che affrontiate il vostro destino. AVADA KEDAVRA!"

 

Hermione fece forza contro Harry, stringendosi a lui per la vita, in attesa del colpo finale che li avrebbe separati per sempre. Ma il colpo non arrivò mai. Lentamente alzò la testa. Era questo che si provava ad essere uccisi dalla maledizione senza perdono? Se era questo, allora sapeva di essere stata fortunata. Ma mentre si guardava intorno, scoprì di trovarsi ancora nella sala da ballo. Ma non era più verde. Era una tonalità chiara di azzurro, quasi come se l'intera stanza ed i suoi occupanti venissero visti attraverso delle lenti blu. Stranamente le ricordava Luna Lovegood. Ma ciò che stava accadendo nella sala da ballo era a dir poco fenomenale. Al posto della faccia compiaciuta del Signore Oscuro che si era preparata a vedere, c'era solo un corpo inerte contro il cuscino del suo trono. Rimase così per ciò che sembrava un'eternità, Hermione intenta a fissarlo.

 

Lampi di luce cominciarono a volare verso di lei e fu allora che si rese conto che era morto. Non aveva tempo di pensare al come o al perché, troppa presa dalla marea di incantesimi diretti verso di lei, ma che non la toccarono neanche. Sembravano essere assorbiti da qualcosa, qualcosa di giusto, di fronte a lei, apparentemente invisibile. Vide uno di loro colpire un posto proprio di fronte alla sua visione periferica e fare una sorta di piccolo effetto d’increspatura sul colore blu della stanza. E con quella magia si rese conto che la stanza non era appena diventata blu, ma che si trovava dentro uno scudo! Non un semplice scudo, ma uno potente. Stava assorbendo o riflettendo le magie lanciate contro. Deve essere morto in quel modo ... il suo incantesimo ha riflesso lo scudo. Pensò fra sé e sé. Ma come ha fatto questo scudo ad arrivare qui? Non ricordo nessuno altro gettare incantesimi a parte il Signore Oscuro.

 

Non ebbe il tempo di pensare ancora, dal momento che vide una figura correre verso di lei. In un primo momento, non se ne preoccupò. Se gli incantesimi rimbalzavano, allora sicuramente anche lo facevano anche le persone? Ma con suo orrore, il Mangiamorte corse dritto nello scudo e lei gridò, cercando a tentoni la bacchetta per poterlo buttare fuori.

 

"Ehi, sta indietro!" Dissero, mettendo le mani in una sorta di posa di resa. Poi tirarono giù la maschera e il cappuccio che copriva il loro volto e lei si rilassò. "Sono io."

"Come hai fatto ...?"

 

"Non lo so. ... Sono solo…corso dentro ma non mi ha respinto nella stanza." Disse scherzando. "A proposito, complimenti per questa figata di scudo! Come hai fatto?"

"Umm ... non lo so. Senti, possiamo solo uscire di qui?" Disse di fretta. Minor tempo trascorreva lì, meglio era.

 

Frugò nelle tasche dei vestiti e tirò fuori un piccolo taccuino. Era la rivista che usava da bambina per fare gli incantesimi strani che solo i bambini di cinque anni riuscivano a pensare. Hermione l’afferrò e aspettò che Harry facesse lo stesso. Quando non pose la mano sul libro si voltò per vedere che era sdraiato e dolorante accanto a lei. Consentì a se stessa di pensare che fosse incosciente. Afferrò fermamente la sua mano e fece un cenno a Draco. Lui tirò fuori la sua bacchetta e batté il libro. "Portus."

 

La sensazione familiare dell’ombelico compresso a disagio fu l'ultima cosa che registrò prima che lei, Harry e Draco scomparissero da Villa Malfoy.

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Capitolo 22
*** Ultimatum ***


Ultimatum

 

Di nuovo in infermerial'odore andò via non appena riprese i sensi. Aprendo le palpebre pesanti, vide il oh-com’è-familiare soffitto alto ed ebbe la conferma. Stava rapidamente diventando la sua seconda casa. Ma non era la residenza appena adottata che la preoccupava maggiormente. Voleva sapere dov’erano Harry e Draco. Appoggiandosi contro la testata del letto, guardò intorno alla stanza per ogni loro segno di vita. Sul lato destro vide il familiare ciuffo di platino sepolto al sicuro sotto una coperta di lana che respirava a fatica, nel profondo del sonno. Ma l'assenza del color ebano dai posti letto le stava facendo venire il panico. Sapeva che tutti erano arrivati sani e salvi ad Hogwarts era stato il suo ultimo pensiero cosciente prima di svenire. Aveva aggrappato il braccio ad Harry durante il momentaneo viaggio e l’aveva lasciato andare solo quando aveva sentito un peso familiare spingerla verso il basso. Lui era qui. Ma la domanda era: dov’era adesso?

 

Hermione cercò di mantenere la calma. Aveva tuttavia trascorso le ultime ore nelle grotte di Villa Malfoy, a fronteggiare il Signore Oscuro, e in ultima analisi, a dare una mano alla sua distruzione. Era morto. Non aveva alcun dubbio sul fatto che non faceva più parte di questo mondo. Aveva sempre sentito un richiamo nei suoi confronti e nei Mangiamorte quando ancora viveva. Anche se li aveva lasciati, c'era ancora un modesto invito, perché, per lei, era sempre stato come un padre. Non importava che l'avesse usata per i suoi scopi oscuri. Era ancora l'uomo che l'aveva addestrata. Ma ora era tutto finito. Non sapeva come qualcosa del genere sarebbe potuto accadere, ma la questione era che era successo. Lui era morto e lei era libera.

 

Il silenzio dell'ala era assordante. La pioggia non aveva ancora smesso dalla notte precedente. Non sapeva se prendere quel fatto con una sorta di malinconia o solo per una coincidenza. Quei due giorni erano stati i più culminanti della sua vita- e ancora una volta, non sapeva cosa fare. Da un lato, la cosa l’aveva resa più forte di quanto già non fosse, ma in un modo completamente diverso. Prima, era fisicamente e magicamente forte, ma ora si trovava ad avere una forza mentale che pochi mesi prima avrebbe fatto fatica ad ottenere. Era incredibile quanto il tempo potesse influenzare una vita. Non voleva nemmeno pensare a com’era prima che tutto fosse cominciato. Il pensiero apriva un pozzo d’indesiderata depressione. Ma adesso non era più quella di prima e questo era tutto ciò che importava. Era una persona nuova, con una nuova vita. Una vita libera. Una vita che avrebbe dovuto condividere con Harry. 

Dopo appena dieci minuti di innaturale silenzio Hermione cominciò a stare sempre più sulle spine. Iniziò a togliersi le coperte di dosso quando la porta fece un piccolo scricchiolio. Non volendo farsi pescare dall’aver cercato di scappare dall’ala, tornò velocemente sotto le coperte proprio quando la porta si aprì. Non aveva tempo a sufficienza per fingere di dormire, così rimase appoggiata alla tastiera e volse lo sguardo direttamente verso gli occhi familiari di Remus Lupin. Sospirò e si rilassò vedendo quel volto amico. Quest’ultimo prese posto accanto al suo letto e le sorrise con calore.

"Vedo che ti sei ripresa del tutto." Commentò.

"Che intendi dire?" Chiese curiosamente.

Per un momento la guardò in modo strano prima di risponderle. "Quando abbiamo trovato voi tre, eravate tutti in uno stato di inconscio. Ma tu ed Harry eravate—come dire?—drenati. Come se la tua energia ti fosse stata risucchiata. Che è successo esattamente quando eravate a Villa Malfoy?" Hermione dovette sembrare riprovevole, perchè lui aggiunse velocemente, "Harry mi ha detto tutto finchè non è crollato."

"Allora sta bene?" Chiese eccitata.

Remus sorrise ed annuì, "Sì, sta bene."

Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e poi cercò di focalizzare la questione. L’unica cosa che ricordava era lo scudo. Lo scudo. " Quando mi avvicinai per aiutare Harry ad uscire, lui non si mosse. Qualcosa sull’ucciderlo…" Smise di parlare, volendo ricordare esattamente come aveva funzionato. "“Devo ucciderlo”, ha detto questo. Ma il Signore Oscuro ha… ha cercato di usare l’Avada su di noi, e non ha funzionato."

Uno sguardo di stupore passò sul suo volto. "Non ha funzionato?"

 

Lei scosse la testa, "No-no è semplicemente rimbalzata indietro."Quando vide che il suo viso era rimasto invariato cominciò a spiegare. "Quando non sentì niente, pensai di essere morta. Ma quando ho aperto gli occhi, c'era uno scudo intorno a me e ad Harry. Non so come sia finito lì o non ricordo di aver lanciato qualche incantesimo. Rifletteva e assorbiva ogni maledizione che ci veniva puntata. Ha ucciso il Signore Oscuro. Non si muoveva quando lo vidi e io sapevo che... in qualche modo, non c’era più. "

 

Remus si lasciò sfuggire un sospiro mentre si appoggiava allo schienale della sedia. Hermione lo studiò per un momento, mentre lui assorbiva l'informazione che gli aveva dato da mangiare. Alzò lo sguardo verso di lei dopo qualche istante, attraverso gli occhi socchiusi. "Ho paura di non avere ulteriori conoscenze su questo argomento più di te, mia cara." Hermione annuì in segno di delusione. Lui vide quel suo sguardo e parlò di nuovo: "Ma conosco qualcuno che potrebbe. Ho seri dubbi in proposito, ma sono sicuro che avrà una visione migliore della mia. Se vuoi scusarmi?"

 

"Naturalmente," disse Hermione con impazienza.

 

Procedette verso l'uscita ma venne fermato dall’apertura della doppia, porta poco prima di averla raggiunta. Permise loro di passare, prima di strisciare fuori. Era stanca di essere scontenta delle persone che entravano. Non erano mai Harry. Ma almeno rappresentavano una bella presenza – le persone con cui aveva davvero bisogno di parlare – i suoi amici. Le due teste rosse si avvicinarono lentamente a lei e automaticamente seppe di non avere bisogno di spiegare niente, dagli sguardi sui loro volti.

 

"Immagino che Harry vi abbia detto tutto?"

 

Entrambi annuirono, ma fu Ron a parlare per primo. "Ci ha detto di parlarti. Non so perché ... gli è preso di volta il cervello ultimamente. Ma credo che starebbe meglio se ce lo raccontassi tu."

 

"Non importa che lo dica lei. E’ ancora una Mangiamorte." Sputò Ginny.

 

"Ginny!" le sibilò Ron.

 

"Ero." La corresse Hermione. "Ero una Mangiamorte. E neanche quello… Ero più una matricola Mangiamorte."

 

Ginny non sembrò convinta. Ron, invece, stava annuendo. "Ho sempre saputo che c’era qualcosa di diverso in te. Ma non potevo provarlo."

"Tu—tu non sei arrabbiata?" chiese Hermione con attenzione.

"Più che altro furiosa, tradita e aborrita."

Ron ignorò il commento della sorella e sorrise ad Hermione. "Credo che avendo salvato Harry dal suo immanente destino, non rientri nella mia lista nera."

"Non più di quanto lui abbia salvato me." Commentò con cautela, sapendo bene che Ginny era ancora nella stanza e le rivolgeva uno sguardo omicida.

Ci fu una lunga pausa. Hermione vide Ron strofinarsi i piedi ma non volle sfidare il caso guardando Ginny. Sapeva che avrebbe voluto urlarle contro per qualcosa di cui non aveva neanche colpa. E da quando Remus aveva detto che aveva praticamente perso la sua energia, si sentiva spenta. Forse che il suo corpo stava finalmente realizzando di aver fatto troppo in poco tempo? In entrambi i casi, non aveva l’energia per affrontare una rossa arrabbiata e avrebbe preferito parlare con qualcuno a cui piaceva per qualche strano motivo. Non aveva mai appena apprezzato appieno Ron, fino ad ora. E avrebbe dovuto dirglielo.

"Ron, perchè non ti siedi? Anche tu, Ginny." Indicò le sedie accanto al letto.

"Sto bene in piedi, grazietante." Rispose Ginny con calore.

Ron, d'altra parte, sorrise e si sedette nel posto lasciato libero da Remus. Ginny fece un rumore di disgusto e si sedette in un lettino a pochi metri più giù. Non per ascoltare a distanza, ma abbastanza lontana che i suoi tratti del viso erano difficilmente distinguibili.

 

Quando Ron si sistemò, Hermione parlò prima di perdere i nervi. "Devo essere onesta con te, Ron. Non ho mai colto al volo l'opportunità di conoscerti e voglio scusarmi."

 

Lui ridacchiò, "Non sono una persona molto attraente. Ho capito."

 

"A differenza di mia sorella minore, io non penso a me stesso prima degli altri. Quando ho visto Harry parlare con te della tua cosiddetta 'missione', mi sono reso conto che qualcosa di te lo aveva attratto così tanto da evitare che ti maledisse per il prossimo secolo. "Hermione arrossì. "Ginny ne verrà fuori prima o poi. E’ convinta di amare Harry, ecco tutto."

 

Hermione corrugò le sopracciglia. "Convinta?"

 

Si sporse un po’ più in avanti ma continuò a parlare con lo stesso tono di prima. Era come se voleva che Ginny sentisse tutto. "Ha una cotta per lui da quando aveva dieci anni e quando si è finalmente accorto di lei, ha pensato fosse amore. Lo hanno fatto entrambi. Ma penso che Harry sarebbe la persona migliore per dirtelo. Non è proprio un compito mio."

Hermione cominciò a spazientirsi. "A proposito, lui dov’è?"

"Lui è… ahh… beh l’ultima volta che l’ho visto, era fuori." Hermione iniziò ad alzarsi ma Ron la fermò con una mano sulla spalla. "Tornerà, te lo prometto."

Lei sbuffò e incrociò le mani sul petto. Se Harry era sveglio, avrebbe dovuto essere lì e non fuori. Aveva bisogno di parlare con lui- vedere se l'amava ancora. Aveva cambiato le sue idee prima e poteva farlo di nuovo. Quanto più a lungo lui era via, quanto più probabile avrebbe cambiato idea ancora una volta. Non voleva attraversare di nuovo quella frase. Ron rimase intelligentemente in silenzio.

 

Le porte si aprirono di nuovo (che shock!), ma questa volta non fu così desiderosa di guardare il nuovo arrivato. Ironico, non è vero? Infatti, quando alzò lentamente lo sguardo e vide un paio familiare di occhi verdi, il suo stomaco andò sottosopra. Ai suoi lati vi erano Remus e, con sua grande sorpresa, Silente. Ma tutto quello che le interessava era che Harry era finalmente lì. Le fece un piccolo sorriso e lei ricambiò. Era da tanto che non lo vedeva sorridere. Forse che le cose sarebbero finalmente andate per il meglio? Silente e Remus presero posto accanto a lei ed Harry sedette sul bordo del letto. Si spostò per dargli più spazio e si concentrò sui nuovi arrivati​​. Ron, che invece sembrava a disagio, rimase al proprio posto.

 

"Hermione, Harry, ho informato il professor Silente della situazione a Villa Malfoy e lui n’è venuto fuori con una risposta che, sono sicuro, sederà la nostra curiosità. Professore?"

"Grazie, Remus." Disse quello con un sorriso. "Ora, signorina Granger, tu dici di aver visto uno scudo intorno a te e al signor Potter, dopo che Voldermort ha tentato di uccidervi?" Hermione annuì."Questo scudo era, per caso, blu?"

"Umm… sì. Proprio così." Hermione disse in tono di rimprovero, non riuscendo bene a capire a cosa importava il colore dello scudo.

"Capisco." Disse, meditando mentre accarezzava la sua lunga barba. "Ti è mai successa una cosa del genere prima d’ora?"

Hermione scosse la testa, "No. Non che io sappia."

"Curioso." Sembrò pensare per un attimo prima di continuare: "Se le mie supposizioni si rivelino esatte, credo di avere una risposta per voi. Vedete, a volte streghe e maghi hanno il potere di compiere la magia senza bacchetta. Credo che entrambi siate a conoscenza di questo talento. Alcuni lo imparano, altri sono nati con esso, e la maggior parte non possono perfezionarlo eseguirlo senza difetti. Anche se è una cosa rara, alcuni individui hanno delle qualità talmente avanzate nel mestiere che possono eseguire l’incantesimo senza conoscerlo. Queste occasioni sono richieste dal vostro stato mentale, in altre parole, dalle vostre emozioni. Ogni volta che vi sentite forti, e da forti intendo febbrilmente forti, la magia dentro di voi risponde a tale sentimento con vigore. In altre parole, lanciate inconsciamente un incantesimo in risposta alle vostre emozioni. Per esempio, quando hai evocato lo scudo, l’hai fatto a causa di ciò che sentivi per il giovane signor Potter e l'ambiente in cui vi trovavate."

"Ma signore, cosa potrebbe aver causato il rimbalzamento dell’incantesimo del Signore Oscuro? Non c'è altro incantesimo là fuori che può respingere la maledizione senza perdono." Disse Hermione  consapevolmente.

 

"Una acuta osservazione, signorina Granger. Ma c'è, in realtà,un modo per respingerlo, ed esso si trova in questa stanza." Hermione ebbe un colpo. Di cosa stava possibilmente parlando? "C'è un sentimento in grado di respingere qualsiasi incantesimo lanciato quando è mutuale, ma ancor di più quando da entrambe le parti vi sono dei potenti maghi. L’amore."

 

Hermione ricordò improvvisamente che Draco aveva attraversato lo scudo e guardò Silente con curiosità. "Sarebbe possibile che qualcuno entrasse dentro lo scudo e non gli succedesse niente?"

 

“Forse,” disse con un cenno del capo. "Se tale persona occupa un posto nel tuo cuore. Dal momento che lo scudo è causato dall'amore, proteggerebbe qualunque persona a cui tieni."

 

Guardò verso il giaciglio di Draco e sorrise.

 

Harry scelse quel momento per parlare. "E i Mangiamorte? Qualcuno ha—"

 

"Ce ne stiamo occupando, Harry." Disse Remus in fretta. "Una buona maggioranza è sfuggita, ma gli Auror li stanno già cercando. Non avrebbero potuto fare di più."

 

"Io—"

 

"Tu non aiuterai, Harry." Disse Remus severamente.

 

"Perché no?"

 

"Primo, non sei in forma per fare nulla di fisico." Hermione guardò Harry e vide che Remus aveva ragione. Quando gli diede una buona occhiata, le sembrò terribile, come se fosse andato all'inferno e fosse ritornato. C'erano dei lividi sulle braccia e dei tagli su tutto il volto. Sembrava esausto come lei. Era questo ciò che intendeva per svuotato? Come faceva a somigliare a lui? "E in secondo luogo, non voglio che tu ti metta in pericolo dopo quello che hai appena passato. Vivo o no, sei lontano dall’essere pronto a combattere ancora una volta e basta."

 

Hermione non poté fare a meno di essere d’accordo. Ma Harry non si lasciò convincere tanto facilmente. "Remus, sto bene!"

 

"Non continuare a discutere. Non metterai un piede fuori da questo castello e questo è tutto."

 

Harry guardò supplichevole Silente. "Temo di essere d'accordo con Remus, Harry. Il tuo destino si è realizzato, così ti incoraggio a concederti un meritato riposo."

 

"Ma io—"

 

"Ascoltami, amico." Disse Ron per la prima volta dopo che Remus e Silente erano arrivati. "Sembri aver bisogno di un buon riposo e un piatto di stufato d’agnello di mia madre."

 

"Oh sembra delizioso!" disse Silente allegramente. "Ti dispiacerebbe spifferare a tua madre di portarne un po’ anche per noi?"

 

"Umm… sicuro?" disse Ron con inquietudine mentre cominciava ad alzarsi.

 

"Puoi usare quello nel mio ufficio. La password è Nutella, una crema Babbana terribilmente deliziosa." Disse con un largo sorriso. "E porta tua sorella con te Mr. Weasley." Aggiunse.

 

Ginny, che si era lentamente avvicinata al gruppo, si fermò improvvisamente. "Cosa?"

 

Ron sorrise e l’afferrò per il gomito, trascinandosela dietro, ignorando le sue proteste. Hermione, alla sua infantile reazione, dovette soffocare una risatina. Senza Ginny nella stanza e i suoi occhi che piantavano un buco sulla testa di Hermione, si sentì sollevata del silenzio che aleggiava nella stanza.  


"Remus, ti andrebbe di unirti a me per una passeggiata nel parco? Sento di dover preparare il mio stomaco per la confusione che gli infesterò." Chiese Silente, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso.

Remus annuì, "Certo, Albus. Harry, Hermione, vogliate scusarci."

"Re-"

"No, Harry."

 

Harry si accasciò contro la testata del letto con una smorfia sulle labbra. Sapeva di non dover fare simili pensieri con quello stato d’animo, ma in quel modo lui sembrava così insopportabilmente carino. Quando la porta si richiuse, Hermione osò dare un’occhiata ad Harry che serrava e stringeva i pugni.

 

"Perchè insiste a tenermi a freno?" Disse con rabbia.

 

"Harry, ma ti sei visto?" Chiese lei incredula. "Sembri appena uscito dall’inferno."

 

"Grazie. Un complimento meraviglioso per la mia autostima." Disse seccamente.

 

"Beh, so anch’io di non essere una gran bellezza, quindi non sei il solo a riguardo." Harry le fece un piccolo sorriso e lei mise una mano sulla sua, sperando che quello fosse un gesto di conforto. "Ci siamo salvati l'un l'altro in diverse occasioni e questo significa che se tu vai, allora anch’io verrò con te. E non per sembrare egoista, o altro, ma so di non essere nelle migliori condizioni per combattere al momento e ho bisogno di un buon riposo. E tu devi sentirti dieci volte peggio, quindi non dirmi che stai bene. Dimmi come ti senti realmente, e non sono permesse frottole."

 

Lui guardò quelle mani e ed intrecciò le dita alle sue. "Sento come se le mie viscere abbiano appena ricevuto ustioni di terzo grado. Mi pulsa il viso in luoghi casuali e le braccia sono come gelatina. Ma più di tutto sento di doverti odiare, quando in realtà ... non ci riesco proprio."

 

Hermione sprofondò con l'ultima affermazione e lo guardò con gli occhi spalancati. Si voltò verso di lei con uno sguardo illeggibile sul volto. "Mi hai usato, ma non sento niente di simile all’amarezza o… alla rabbia. Almeno, non più. Quando ti sei gettata, non volevo pensare che t’importava realmente. C'era una piccola parte di me che urlava che stavi mentendo e che non avrei mai dovuto fidarmi di te di nuovo. E quella parte mi ha posseduto fino a quando mi sono svegliato e tu stavi gridando il mio nome. Prima ancora di iniziare a dirmi la tua versione della storia, ho chiarito la mia mente. Mi sento ancora allo stesso modo di quando siamo partiti per la foresta proibita."

 

Hermione aveva le lacrime agli occhi quando finì di parlare. "Non ti biasimerei se non vorresti parlarmi mai più."

"E’ una bugia e lo sappiamo entrambi." Disse sul serio.

 

Chinò la testa per la vergogna. Si sentiva così vulnerabile quando diceva cose del genere—come se non potesse vivere senza di lui. Non importava se era vero o no, la faceva sentire così piccola. La mano libera di lui si avvicinò al suo mento e lo prese tra il pollice e l’indice. Fu costretta a guardare nei suoi occhi e si sentì improvvisamente accalorata, senza neanche aver realizzato quanto gli fosse mancato. "Per la prima volta nella mia vita mi sento libero. Devo capirlo." Disse passionatamente.

 

"E’ una buona cosa?" Chiese, guardando tremante le sue labbra.

 

"Sì. E’ davvero una buona cosa."

 

Prima che potesse pensare ad una risposta appropriata, quelle labbra si schiantarono sulle sue. Sciolse le mani per afferrargli la nuca e assicurare le sue labbra quasi istantaneamente, riscoprendo il suo sapore. Le mani di Harry arrivarono alla sua vita mentre immergeva la lingua. Era un bacio condiviso solo da due persone che avevano erroneamente messo in dubbio il loro amore, solo per scoprire che tutto ciò di cui avevano bisogno era l’altro. Hermione stava librando sopra le nuvole mentre lui la baciava con forza, versando apparentemente il suo cuore dentro di lei. Non sapeva perchè gli stava dedicando così tanta energia. Sapeva che lui la amava—non aveva nulla da dimostrare. E poi, all’improvviso, capì.

 

Stava cercando di dirle qualcos’altro.

 

Interruppe il contatto per chiedergli cosa significava, ma lui le attaccò le labbra al collo e la fermò in anticipo. Le succhiò le labbra costringendola a contorcersi ed ad emettere un gemito insolito. Dimenticate le sue intenzioni, aggrovigliò le mani sui suoi capelli e lo strinse a sé. La mano arrivò alla sua t-shirt e venne in contatto con la pelle nascosta. Il suo tocco appiccò un incendio e lei gli tirò i capelli per riattaccare le labbra sulle sue, avendo bisogno del suo sapore. Poi gli si mise a carponi e una seconda mano le avvolse la vita e le accarezzò la pelle infiammata. I suoi capelli servirono da cortina intorno ai loro volti, rendendoli ignari al mondo che li circondava. La capovolse così che la sua schiena fosse premuta con forza contro il materasso, senza staccare le labbra. Ma sembrava che appena otteneva lui il controllo, la passione cominciava a stemperare. In un primo momento non se ne accorse, ma mentre le sue labbra rallentavano e cominciavano a premere baci da farfalla sulle guance, divenne evidente.


Le stava dicendo addio.

"No." Disse con fermezza, mentre lui le baciava la punta del naso."Non puoi farlo. Né ora—né mai."

La guardò negli occhi così intensamente che sentì sciogliersi sotto di lui. "Non è per sempre. Appena starò di nuovo bene, contribuirò a dare la caccia al resto dei Mangiamorte e a servirli con la giustizia che meritano. Remus mi ha detto che manderanno alcune persone sul campo domani."

 

"Ma ha anche detto che non sei pronto e io sono d'accordo." Disse con fermezza. "Non puoi andare! Come ha detto Silente : Hai già fatto il tuo lavoro, devi riposarti! Tu ed io ne abbiamo bisogno!".

 

"Mi riposerò completamente domani. Scommetto che saranno già su un treno invece di , così non li avvertiranno mai."

"Harry non puoi! Non te lo permetterò!"

"Devo farlo."

"E’ quello che hai detto sull’uccisione del Signore Oscuro!" Gli gridò. Lui si tirò indietro quando vide quel cambiamento d’umore e si alzò lentamente fino a non trovarsi più sopra di lei. Lo seguì con gli occhi mentre si alzava e sedeva fermamente sul lettino accanto, evitando il suo sguardo. "Vuoi davvero passare il resto della tua vita ad inseguire un futuro che non esiste? Non potrà mai esserci un mondo pacifico, lo so. Ci sarà sempre qualcuno che sale al potere e cerca di avvolgere il mondo nell’oscurità. Se scegli di seguire gli ultimi Mangiamorte, è la tua vita che dedicherai alla loro scomparsa. Io ti conosco meglio di quanto tu pensi. Non vorrai inseguirli per sempre—ma se cominci ora, non sarai in grado di fermarti."

“Voglio solo…voglio aiutare. E’ tutto quello che so, Hermione.” Disse con tristezza. “Come hai detto: Ho una talento per salvare le persone.”

 

"Solo fino a quando la cicatrice ha smesso di farti male!" Disse disperatamente. "Il Signore Oscuro ha trascorso la maggior parte della sua vita a inseguirti, a complottare di ucciderti. Solo poco tempo fa ho capito quanto fosse triste. Ha lasciato che tu avvolgessi la sua vita, tutto il suo essere era impegnato ad ucciderti e a nient’altro. E’ così che vuoi finire? Come lui? A inseguire un nuovo Signore Oscuro per il resto della tua vita? Lasciare che qualcun altro detti la tua vita? "

 

 “Beh…Io…”

 

"Se non puoi rispondere a questa domanda senza pensarci, allora vuol dire che hai una scelta da fare." Lui la guardò, con gli occhi di smeraldo che si scontravano con quelli color cioccolato. "Loro o noi. Io ti amo, ma ciò non significa che ti aspetterò per il resto della mia vita."

 

Quelle parole l’addoloravano, ma doveva farlo. Aveva speso tutta la sua vita in attesa di un vero uomo (se lui era tale) e non voleva farlo di nuovo. Non le importava d’essere egoista. Dopo tutto quello che aveva passato, però, meritava un po' più di una ripetizione della vita che aveva pensato avesse lasciato alle spalle. Lo meritavano entrambi. E Harry avrebbe dovuto saperlo. Si meritavano di vivere in un mondo in cui avrebbero potuto godere della vita. Crescere con un orribile educazione che avrebbero dovuto insegnargli. Chi lo sa? Forse aveva torto e nessuno avrebbe avuto il coraggio di mettersi nei panni del Signore Oscuro.

 

Tenne gli occhi su di lui quando vide la concentrazione cominciare a fare strada sul suo volto. Dopo pochi minuti, si voltò verso di lei e aprì la bocca per parlare. Provò attesa in cuore quando lui emise le prime sillabe attraverso le labbra."Voglio-"

 

La porta si aprì sbattendo ed entrambi scattarono verso chi aveva osato interrompere la loro conversazione. Chi incontrarono fu una sorridente signora Weasley in possesso di un fumante piatto di stufato. Ron e Ginny arrivarono ben presto alle sue spalle stringendosi ai suoi fianchi e con il respiro pesante. Appena posò gli occhi su Harry ed Hermione sgranò gli occhi e spinse il piatto nelle mani ignari di Ron.

 

"Oh poverini! Ma vi siete visti allo specchio? Oh cielo, sono contenta che Ron mi abbia chiamato, sapendo che siete semplicemente orribili!"Si precipitò verso di loro e iniziò l'esame per ciascuno; sollevò le braccia e spazzolò le mani sulle loro guance. "Avete bisogno di una buona porzione di stufato di agnello e di un bagno caldo. Andrò a trovare Silente e gli chiederò dove posso mettere i miei sali da bagno speciali. Ron, da loro un po' di stufato, mentre sono via."

 

Con questo, si precipitò fuori dalla stanza e lasciò tutti gli occupanti inorriditi. Ron fu il primo a fare uno sforzo per fare qualsiasi cosa mentre camminava con attenzione verso il lettino e poneva la pentola sul comodino. "Abbiamo cercato di fermarla, sapendo che voi due eravate probabilmente da soli. Scusate, ragazzi."

 

"Va tutto bene, Ron." Disse Hermione piano. "Non hai interrotto nulla."

 

Ron sorrise e guardò alle sue spalle dove Ginny rimaneva ancora in piedi vicino alla porta, stringendo qualche ciotola fra le mani. Mentre Ron si dirigeva verso di lei per toglierglieli delicatamente dalle mani, Hermione si avvicinò ad Harry e sussurrò. "Ne parliamo dopo."

 

Non era solo una dichiarazione, era una promessa. E mentre Ron tornava con le ciotole e cominciava a versare loro un po' di stufato, si rese conto che il resto della sua vita giaceva nella decisione di un uomo che non sapeva nemmeno se avrebbe scelto lei o la rotta della sua vita. Pregò Merlino che l’aiutasse.

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Capitolo 23
*** Un finale perfetto ***


Un finale perfetto

 

Non sapeva se sentirsi sollevata o aggravata dalla distrazione che la signora Weasley le forniva. Da un lato, non si sarebbe preoccupata ulteriormente per il prossimo incontro con Harry. Ma sull’altro versante, una distrazione la portava a non pensare a nuovi modi per convincere Harry a stare con lei. Anche se non voleva ammetterlo, c’era una possibilità, una grande possibilità, che Harry sarebbe partito per catturare i Mangiamorte rimasti. La sua missione “salva gente”, chiamata in esame, la stava facendo impazzire. Perché avrebbe dovuto pensare a scegliere tra lei e il donare la propria vita per le tenebre? Se il suo destino si era compiuto, perché tornare indietro?

 

Spinse un'altra cucchiaiata di zuppa calda nella bocca e inghiottì avidamente. Tutto quel casino le riempiva la testa. Aveva bisogno di rilassarsi e di non pensare alla situazione per un po'. Certo, era più facile a dirsi che a farsi. Sfortunatamente per lei i ricordi erano infiniti. La signora Weasley, Ron, Harry, Ginny, ed anche Draco – glielo ricordavano tutti in un modo o nell'altro. Le particolarità di come e perché lo stavano facendo erano infinite e piuttosto complesse, anche nella sua mente. Sembrava che, non importava quanto si sforzasse, non c'era modo di sfuggire all'inevitabile. Harry avrebbe preso una decisione. Una decisione che era più importante di tutto: lei o i Mangiamorte. Beh, non esattamente, ma quasi.

 

Era così brutto il fatto che era seriamente preoccupata per quello che avrebbe scelto?

 

La sua mente rispose per lei: sì.

 

Sentì una spinta alla spalla e vide Draco sorriderle calorosamente, seduto accanto al lettino. Si era svegliato non appena Ron aveva aperto la ciotola con lo spezzatino e ne aveva versato un po', contro la sua stessa avidità. La faccia di Ron risultò impagabile quando vide che Draco chiedeva una porzione dello spezzatino di sua madre. Era una reazione mista tra incredulità, preoccupazione, e qualcosa di così unico che a Ron fu impossibile da descrivere. Ma, come Draco cercò di incoraggiarla  silenziosamente, anche se non sapeva per cosa, non poté fare a meno di dargli una scrollata di spalle in risposta. Nessun sorriso, nessuna parola di spirito, solo una scrollata di spalle. Sapeva che voleva aiutarla, ma era senza speranza. Era ben al di là dal chiedere aiuto. Più come fuori di sé dalla preoccupazione.

 

Draco aprì la bocca (probabilmente per chiedere che cosa c'era che non andava), ma venne interrotto dalle porte dell'infermeria che si aprirono e rivelarono una sorridente signora Weasley che reggeva due scatole piuttosto grandi al petto. Mentre si affaccendava, Hermione riuscì a vedere le etichette più chiaramente: Magico Sale a Bollicine per Bagno della Signora Beatrice, garantito per curare mali e dolori o i galeoni saranno rimborsati!

 

Hermione non poté fare a meno di sorridere quando finì di leggere. Molly Weasley non si arrendeva mai quando si trattava di famiglia e del loro benessere, no?

 

"Ho chiesto al professor Silente di assicurarsi un posto dove potrai lavarti e lui ha preservato il bagno dei Prefetti al quinto piano! Non è semplicemente incantevole? Ora, non appena avrai finito con il tuo stufato puoi-oh! Beh, sembra che tu lo abbia già mangiato tutto. Avanti, allora. Ti accompagno su."

Hermione guardò la sua ciotola e si accorse di averla consumata completamente. Harry sembrava aver mangiato tutto anche lui e si stava già alzando dal letto. Aveva scelto di mangiare sul suo letto invece che al suo fianco, che attualmente era occupato da Draco. Dal momento che quest’ultimo aveva cominciato più tardi rispetto a lei, aveva ancora una buona metà di spezzatino da mangiare. Così, quando si alzò, la voce della signora Weasley lo fermò immediatamente.

"Oh no Draco, caro, non tu. Finisci il tuo stufato e poi potrai unirti a loro."

Draco tornò a stendersi sulla branda e Hermione gli lanciò uno sguardo compassionevole. Lui le rispose con uno sguardo che diceva "Va tutto bene" e la incoraggiò ad andare. Così, senza ulteriori forze a sponarla, seguì la signora Weasley e Harry fuori dalla porta e nei grandi corridoi di Hogwarts. Doveva tenersi a distanza, per paura di urtare accidentalmente Harry e saltare su di lui. Neanche se si fosse trattato di un salto accidentale. Il tipo di salto che finiva coll’urtare fisicamente il destinatario in qualsiasi area che le era disponibile a mani nude. Decise di non portare la bacchetta perché non ne aveva alcun bisogno. Inoltre, le aveva già scavato le parti basse della schiena, non avendola rimossa dalla tasca posteriore. Si strofinò il punto pigramente, sentendo una macchia leggera di pelle sollevarsi e trasalì.

Si avvicinarono a una strana statua di un mago con i guanti posti alle mani sbagliate ed Hermione sollevò un sopracciglio. Non ebbe, però, molto tempo per osservare la statua, perché la oltrepassarono subito e passarono poche porte vicine. La signora Weasley borbottò ciò che Hermione credette fosse una password e la porta si aprì facilmente. Seguì Harry a distanza di sicurezza e prese un grande respiro quando vide l'interno del bagno. Beh, non aveva tutto l'aspetto di un bagno. Era più come una grande piscina coperta, accompagnata da un piccolo bordo di immersione sul fondo. Le pareti, i pavimenti e le singole vasche a terra, erano tutti scolpiti in marmo bianco e illuminati dolcemente da una lampadario pieno di candele, cose che sembravano essere state rubate da un palazzo. La vasca era rivestita con circa un centinaio di rubinetti, ciascuno con un gioiello di colore diverso impostato nel manico. Non sapeva che significato avesse. Forse per decorazione? Ma, mentre la signora Weasley si avvicinava ad essi e torceva alcuni dei rubinetti, l'acqua che uscì dalla bocca prese la forma di un colore diverso dal bagnoschiuma.

Si raddrizzò con un sorriso rivolto a Harry e Hermione e tornò verso le scatole che aveva tenuto in mano per poi tirare fuori due piccoli pezzi di tessuto. Li stese con la mano libera e Hermione e Harry le si avvicinarono per prenderne uno ciascuno. Con un ulteriore esame, vide che teneva un costume blu scuro e al suo fianco vide che Harry aveva in mano un uguale costume da bagno arancione. Guardarono la signora Weasley contemporaneamente e lei spiegò in fretta. "Sono volata subito a casa a prendere alcuni costumi da bagno che potevate indossare. Non posso permettervi di nuotare accanto mentre vi lavate completamente! E’ semplicemente inaudito."

Hermione non poté fare a meno di ridere. Aveva già visto molte parti di Harry prima. Ma la signora Weasley non doveva saperlo. La donna più anziana continuò sullo stesso tono, come se non avesse sentito il leggero sfogo di Hermione, "Potete cominciare a metterveli mentre io riempio questo vasca con i miei sali speciali. Avanti!"

 

Hermione trovò rapidamente un pilastro con cui potersi cambiare di nascosto e cominciò a togliere i vestiti mentre la signora Weasley camminava lungo il perimetro della vasca e cospargeva l’acqua di sale. Scivolò rapidamente dentro l’indumento e tirò le cinghie sulle spalle. Pensò fosse di Ginny per il taglio basso del busto. Mentre usciva dal pilastro dovette coprire la bocca perché un altra risatina minacciò di uscire. Non l’aveva notato quando la signora Weasley aveva consegnato loro i vestiti, ma quello che Harry indossava era un'ode ai Cannoni di Chudley. Il logo era scritto lungo un lato mentre l'altro aveva quella che sembrava essere un autografo di ogni giocatore. Il costume era sicuramente di Ron.

 

La signora Weasley tornò da loro un attimo dopo e guardò i due dall’alto in basso. Annuì e sorrise a se stessa. "Il bagno è pronto. Sono fuori, se avete bisogno di qualcosa."

 

"Vuoi dire che tu-tu non rimani?" Chiese Hermione.

 

"No, cara. Non hai bisogno di me per lavarti i capelli vero?"

 

"Beh no ..."

 

"Allora aspetterò fuori."

 

Prima che Hermione potesse addurre un altro motivo per farla restare, la porta si chiusa dietro di lei. Aveva davvero bisogno di smettere di sottovalutare la velocità di quella donna.

 

Si voltò goffamente verso Harry per vederlo già in cammino verso il trampolino. Vide come montava su di esso e ne tastava la flessibilità prima di camminare all'indietro e fare un tuffo impeccabile che estese l’acqua ai suoi bordi. Non c'era alcun dubbio nella mente di Hermione che non era una cosa nuova per lui. Prima di emergere, lei si decise ad entrare con piccoli passi, scendendo in acqua. Sentì meravigliosamente l'acqua calda sulla pelle e mentre entrava definitivamente in acqua, sentì profumo di lillà. Fece una mossa da farfalla con le braccia mentre si allontanava dalle scale e andava verso la parete opposta. Girò così da galleggiare sulla schiena e lasciare che l'acqua la trasportasse, senza preoccuparsi di dove stesse andando fino a quando non continuava a sentirsi in quel modo.

Il suo momento, tuttavia, venne rovinato dal suono dell’eco di una voce molto lamentosa contro le pareti.

"Ciao Harry!"

Non si era resa conto di aver galleggiato particolarmente vicino a lui fino a quando non lo sentì borbottare un imprecazione. "Oh umm ... ciao Mirtilla."

Hermione aprì gli occhi per capire a chi si rivolgesse Harry. E, cosa più importante, che aveva interrotto il suo galleggiare tranquillo per tutta la vasca. Lasciò cadere il corpo dalla posizione di galleggiamento e andò quasi a sbattere contro Harry. Dannazione, come aveva fatto ad arrivare così vicino a lei? Pensò agitata. Ma dimenticò tutti i pensieri della sua vicinanza ad Harry quando vide la forma trasparente della persona-beh, non proprio persona, più simile a un fantasma, che aveva interrotto il suo galleggiare. Sembrava molto tozza dalla quella posizione, una decina di metri sopra le loro teste, con i capelli allampanati, lieve acne, e occhiali spessi simili a quelli di Harry. Non si sorprese a costatare che le piacevano di più su di Harry. Facevano sembrare la testa un po' troppo piccola per il suo corpo. Beh, non era proprio un corpo, ma-oh ma che c’entrava? Ciò che veramente importava era che c'era un fantasma galleggiante sopra di lei e la testa di Harry e lui le stava parlando, in qualche modo!

"Ho sentito che hai sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato quest’oggi." Commentò a bassa voce.

"Sì." Liquidò lui.

"Oooh, ma questo è semplicemente meraviglioso!" Esclamò, battendo le mani. "Sai che ci sara un - chi è quella?"

Per Hermione ci volle un attimo per rendersi conto che stava parlando di lei. Ma prima che potesse presentarsi correttamente, Harry la batté sul tempo. "Questa è Hermione Granger. Lei è una mia amica."

Amica? Urlò mentalmente Hermione. Aprì la bocca per protestare, ma fu ancora una volta frenata. Questa volta, dal fantasma di nome Mirtilla. "Amica, hmm? Sembra qualcosa di più, per me."

Come faceva a dirlo? "Non credo siano affari tuoi." Si affrettò a dire Hermione prima che chiunque altro potesse zittirla.

Hermione si rese conto che doveva aver detto la cosa sbagliata. Perché nemmeno un istante dopo aver lasciato che l'osservazione fuoriuscisse dalle sue labbra, Mirtilla piombò su di lei con il viso contorto in una maschera di disgusto. "Tutto ciò che si trova in questa scuola è affar mio. E’ affar mio sapere tutto quello che succede qui dentro. Vuoi sapere perché?" Harry scosse la testa a quella domanda: No, non volevano sentire il perché. Ma Mirtilla lo ignorò continuando. "Perché nel caso in cui non l’hai capito, io sono morta!"

 

"Penso di essermene accorta nel momento in cui ho visto il lampadario mentre stavo cercando di guardarti in faccia."

 

Mirtilla socchiuse gli occhi: "Credi di essere intelligente?"

 

"So di esserlo."

 

"Beh, allora stai alla larga da Harry! Sei cattiva - riesco a percepirlo."

 

"Con i tuoi poteri soprannaturali da fantasma?"

 

Ci fu una pausa. "È uno scherzo?"

 

Hermione era spiazzata. "Cosa? Come cavolo fa ad essere uno-"

 

"Lo sapevo! Tu sei la copia di Olive Hornby!" Tirò su col naso. "Stesse ... vecchie ... piccole ... battute sul-hic- mio peso! Poi comincerai coi miei-hic-occhiali e poi i miei ... filamentosi ... capelli! Voi ragazze viventi siete crudeli e meritate la mia stessa-hic-sorte!"

 

Hermione rimase senza parole e non poté che guardare mentre Mirtilla esplodeva in una crisi isterica e volava fuori dalla stanza attraverso la parete più vicina. Anche dopo la sua scomparsa riuscì ancora a sentire i gemiti acuti e i singhiozzi. Non poté fare a meno di chiedersi ... "Che cosa ho fatto?"

"Non farci caso." Disse Harry con calma. "E' solo Mirtilla Malcontenta."

Hermione si volse verso di lui, "Mirtilla Malcontenta? E’ un nome adatto."

Harry ridacchiò. "Già. Di solito ossessiona il bagno delle ragazze al secondo piano, ma penso che abbia una sorta di radar che le dice quando mi trovo qui. Quasi ogni volta che vengo qui, c’è anche lei."

"Strano."

"Non è poi così male, una volta che ti ci abitui. Mi offrì di condividere la sua cabina quando andai alla Camera dei Segreti. Fu un gesto carino - anche se al momento avrei voluto solo vivere, così da non dover accettare quella offerta."

Hermione ridacchiò e un pensiero la colpì. "Scommetto che reagisce così ogni volta che ti porti una ragazza qui dentro."

 

"Sarebbe così se l’avessi mai fatto. Penso che tu sei la prima ragazza con cui mi vede."

 

"Fortuna per me. Riesco a sentire l'ira di una studentessa non morta con una cotta soprannaturale per te."

 

Lui rise, "Come se potesse farti qualcosa."

 

"Stai scherzando? Potrebbe mandarmi il barone sanguinario se non sto attenta."

 

"Non preoccuparti." Disse, avvolgendo una mano protettiva attorno alle sue spalle. "Ti proteggerò io."

 

Hermione sentì il calore del suo braccio bagnato irradiarle tutto il corpo e si scostò. Affrontò Harry, fissandolo direttamente nei suoi verdi smeraldi. Lui dovette aver visto la serietà nei suoi occhi perché se ne uscì con un sospiro. Ora o mai più. Doveva sapere.

 

"Sai cosa voglio sentire, Harry. E non dirmi che non hai ancora preso la tua decisione, perché ancora prima che la signora Weasley entrasse nella stanza, stavi per dirmelo." Disse in modo uniforme. Era un miracolo essere riuscita a formare una sola frase, con tutta la pressione costruita sulle spalle.

 

Harry si appoggiò al bordo della vasca e lei vide i suoi pettorali muscolosi flettersi mentre si rilassava leggermente. "Voglio solo che tu sappia che io ... beh che non ho mai davvero avuto un motivo per smettere di combattere prima d'ora." Sospirò: "Prima che tu arrivassi, avevo già deciso che se avessi sconfitto Voldemort avrei dovuto passare il resto della mia vita contribuendo a garantire che uno come lui non sarebbe mai salito nuovamente al potere."

 

"Ma e… Ron, Ginny?" chiese incuriosita. Voleva davvero lasciare alle sue spalle gli amici?

 

"Ginny ... lei ... lei non era l'amore della mia vita e lo sapevo. Ma era tutto quello che avevo. L'unica persona che potevo amare – beh per quello che sapevo di amore." Le lanciò uno sguardo significativo, "mi sono aggrappato a lei per anni e non ho mai nemmeno preso in considerazione che ci sarebbe stata qualcun altra. Ma quando ho pensato a quello che sarebbe accaduto dopo Voldermort – se anche vi fosse stato un dopo per me – non l'ho mai vista nella mia vita futura. Questo mi spaventava. Come sarebbe stata la vita senza di lei? e poi sei arrivata tu e mi hai chiesto di provare. Non in tante parole, ma solo il fatto che sei rimasta con me fino alla fine mi ha fatto capire che non potrei mai sopportare di perderti. A Villa Malfoy, quando venivo torturato, tutto quello che riuscivo a pensare era a come sarebbe stata la mia vita se fossi sopravvissuto, e sai cosa ho visto?"

 

Hermione scosse la testa, totalmente affascinata dalle sue parole.

 

“Ho visto te." Sorrise con affetto, come se stesse ri-dipingendo l’immagine lì e subito. "Tu e io, noi  - vivevamo in una grande casa appena fuori dalla costa. Eri in una sedia a dondolo e tenevi un ... un bambino, mentre altri due bambini correvano nella sabbia. E io guardavo tutta la scena, come a trovarmi lì. Era come un quadro: era così sereno. Non c'era oscurità incombente, nessuna responsabilità. Solo noi."

 

“Harry è-" voleva dire 'bellissimo' ma lui la interruppe prima che potesse dire altro.

 

"Aspetta, non ho ancora finito." Alzò un dito ed Hermione non poté fare a meno di sorridere per quella formalità. "E poi ho visto me stesso, beh, una versione più giovane di me, penso che fosse mio-nostro figlio. Ed lui mi ha detto: 'Papà puoi insegnarmi a volare come te e lo zio Ron?' inizialmente non capivo cosa volesse dire. Ma poi mi ha passato la Firebolt e nel riflesso dei suoi minuscoli occhiali ho visto me stesso nell’uniforme dei Puddlemore. Non ero un Auror. Ero con te, con una famiglia, a fare la cosa che amavo di più al mondo."

"Vuol dire che ...?"

Lui annuì e sorrise. "Sì. Scelgo te."

Hermione non si era resa conto di aver pianto fino a quel momento. Si lasciò sfuggire un singhiozzo gigante e cercò di sorridere, dimostrandogli silenziosamente che quelle erano lacrime di felicità. Lui non riuscì, tuttavia, a comprenderlo e la tirò a sé in un caldo abbraccio. Nascose la testa nell'incavo del suo collo e lo strinse forte a sé. Aveva scelto lei! Non ricordava di essere mai stata così felice. C'era una piccola sensazione alla bocca dello stomaco, che le diceva che avrebbe ricordato per sempre quel momento.

 

Lentamente, si tirò fuori dal suo abbraccio e mise la fronte contro la sua, gli occhi chiusi per evitare che arrivassero altre lacrime. Sentì la sua testa muoversi e strinse le labbra in attesa. Le sue fredde labbra incontrarono quelle di lei dolcemente, in modo abbastanza pesante per fornirle una sorta di piccola pressione. Era un bacio di redenzione, un bacio che le prometteva il mondo. Un bacio che sigillava il loro destino. Se questo era ciò che sembrava sapere di avere l'amore della tua vita fra le tue braccia – allora guardare al futuro non sembrava tanto brutto.

 

Ritornò la pressione con le sue stesse labbra e lui mosse le mani verso la sua vita. Li fece rotolare così che la sua schiena si trovasse contro il bordo della vasca. L'acqua turbinava intorno a loro e le ricordò che si trovavano ancora in bagno. Ma se non fosse stato per l'acqua che la copriva fino a metà stomaco, avrebbe pensato che fossero di nuovo nel dormitorio del ragazzo. Le mani di Harry cominciarono a vagare mentre la spingeva di più ad alzarsi contro la dura superficie. In risposta, lei avvolse le gambe intorno alla sua vita e gli impugnò i capelli. La sua lingua le sondò le labbra e lei glielo permise senza esitazione. Iniziò a muovere il corpo contro il suo, dicendogli silenziosamente quello che voleva - tutto di lui.

 

Sorrise contro le sue labbra e le tirò giù le spalline del costume da bagno. Le sue labbra lasciarono le sue per discenderle sulla spalla. Improvvisamente odiò i costumi interi. Se non fosse stato per loro, lei avrebbe avuto quello che voleva, senza tutte quelle prevenzioni. O forse voleva solo prenderla in giro? Era semplicemente crudele. Ma mentre tirava giù il vestito fino allo stomaco e prendeva uno dei suoi seni in bocca, la sua domanda venne presto dimenticata. Gemette dal profondo della gola mentre si arcuava al tocco. La sua lingua fece un cerchio delicato intorno al piccolo punto della pelle sensibile e poi si spostò all’altro seno per dargli la stessa attenzione. Sospirò mentre il fresco della stanza calava a picco. Le sue gambe si svolsero dal suo busto in estasi e si appoggiò al muro per godere delle sue cure. Lui non rimase in quella regione per lungo tempo, con sua grande delusione. Tolse la bocca dal suo petto e si avvicinò una volta di più per catturare le sue labbra. La sua mano, una volta immobile sulla nuca, iniziò un caldo percorso dalla spalla agli addominali per finire nel rigonfiamento tra le gambe. Strappò le labbra da quelle sue per fischiare e lei gli concesse un sorriso malvagio e cominciò ad accarezzarlo dolcemente. Chi era adesso quello che prendeva in giro?

 

Doveva aver raggiunto il limite, perché lui si precipitò a tirare giù il resto dell’indumento lungo le gambe. Lo aiutò a tirarlo giù molto rapidamente e mentre lui si posizionava al suo ingresso la guardò negli occhi e disse con passione. "Ti amo."

 

"Ti amo anch'io."

 

La penetrò nel profondo e lei gemette. Le sue gambe ritornarono alla loro posizione, avvolte intorno alla sua vita. I loro fianchi si incontrarono in un ritmo che solo loro conoscevano. La stanza era piena di suoni di pura euforia mentre i due divenivano nuovamente una cosa sola. Non importava quante volte ci pensasse, il pensiero le faceva ancora stringere lo stomaco, ma in senso buono. Allo stesso modo di quando l’aveva incontrato per la prima volta. Era con Harry. Era con lui e sarebbe rimasta così per tutto il tempo che avrebbe vissuto. Sapeva questo. Era fatta per stare con lui. Anche se non lo sapeva qualche mese fa, quando aveva accettato quella missione, la cosa si era rivelata vera.

 

Cominciò a vedere tutto sfocato mentre iniziavano i fuochi d'artificio. Con ogni spinta, divennero sempre più visibili. E poi il momento arrivò - i fuochi d'artificio esplosero in piccole scintille di felicità, quando venne. Non era a conoscenza dei gemiti e dei respiri che stava emettendo dalla gola mentre le onde di piacere si muovevano attraverso il suo corpo con benedetta facilità. Li guidò per quello che sembrò durare un'eternità e sentì Harry incontrare il suo stesso destino. Presto, la camera si trovava di nuovo nel silenzio inquietante che conteneva prima, mentre loro riprendevano fiato e il collegamento fra i loro corpi terminava.

 

"SOLO UNA TUA AMICA?"

 

Hermione riconobbe immediatamente quella voce e si aggrappò ad Harry per nascondere la sua modestia. Entrambi si girarono e videro Mirtilla Malcontenta fluttuare nuovamente sopra di loro con lacrime trasparenti che le scorrevano sul viso e sul collo. Hermione non poté fare a meno che provare compassione per quella povera anima. Ma, mentre la stanza cominciava a riempirsi di strilli, si pentì di quell’ultima considerazione.

 

"Mirtilla ..." iniziò Harry, avvertendola.

 

"Non provare nemmeno a difendere quella puttana!"

 

"Hermione non è una puttana!"

 

"Oh, allora quale parola useresti? Sgualdrina, meretrice, baby, buttana, prostituta, barbona?"

 

Hermione si chinò su di Harry e sussurrò: "Per essere un fantasma, ha un vocabolario esteso."

 

“TI HO SENTITO!" urlò Mirtilla. "Faccio cose diverse dallo sguazzare nella mia autocommiserazione."

 

"Ma va..." disse Hermione in tono pacato.

 

"Chiudi il becco, brutta-"

 

"Mirtilla!" la interruppe Harry ad alta voce. "Per favore, potresti lasciarci in pace?"

 

"Sì Mirtilla." Concordò Hermione.

 

Mirtilla tirò su col naso. "Beh, suppongo che se Harry vuole che me ne vada, allora lo farò."

 

Hermione tenne la bocca chiusa, quando Harry parlò di nuovo. "Grazie, Mirtilla."

 

Il fantasma non rispose. Galleggiò imbronciata attraverso la parete da cui era entrata. Hermione dovette fare una nota mentale per non trovarsi mai a breve distanza visiva da quel muro, d'ora in poi. Non appena Mirtilla se ne fu andata, Hermione si mise a ridere. Non sapeva perché – lo faceva e basta. Harry si staccò da lei e studiò il suo viso. Ben presto si calmò e si morse il labbro. "Faccio schifo nel mondo fantasma, vero?"

 

"Stai per piazzarti alla top ten sul suo elenco da ricercati, entro la fine della notte."

 

"E’ rassicurante."

 

Harry ridacchiò e la baciò sulla sommità della testa. "Lo sai che sto scherzando. Nessuno ascolta Mirtilla."

 

Hermione gli diede una pacca sulla spalla, "Harry!"

 

"Cosa? E' vero!"

 

Hermione alzò gli occhi al cielo e fece un giro su se stessa. La sua mano si scontrò con un ammasso di tessuto bagnato e cominciò a indossarlo. Harry spalancò gli occhi: "Che stai facendo?"

 

"Mi metto il costume, genio." Disse elegantemente.

 

"Ma perché?" Chiese, mettendo in fuori il labbro inferiore.

 

"Perché la signora Weasley si trova proprio fuori dalla porta e dobbiamo tornare in infermeria."

 

Harry sospirò e guardò verso il fondo della piscina. Il suo costume stava galleggiando a una decina di metri di distanza da dove si trovavano e cominciò a nuotare per prenderlo. Hermione tirò il resto del costume sulle spalle, e vide Harry alle prese con il suo. Lei ridacchiò tra sé e uscì dalla vasca. L'acqua in eccesso le colò in fretta mentre afferrava un asciugamano in un angolo della pila per asciugarsi. Mentre stava lavorando sui capelli, Harry arrivò alle spalle con un asciugamano avvolto intorno alla vita. Avvolse le braccia intorno a lei, che gli si appoggiò contro.

 

"Mi dispiace per essere stato un tale stronzo." Disse.

 

Lei scosse la testa. "Non lo eri. Mi aspettavo troppo da te - dare la tua vita per-"

 

"L'unica vita che devo vivere è con te."

 

Hermione sorrise. "Sei così banale."

 

"Non è banale se è la verità."

 

Hermione alzò gli occhi al cielo e fuoriuscì dal suo abbraccio, camminando verso la porta. Sentì Harry seguirla e aprì la porta, stringendosi l'asciugamano al corpo. La signora Weasley era seduta sul lato opposto della sala, cucendo quello che sembrava fosse una sciarpa. Li vide uscire e si alzò immediatamente, intascando il lavoro a maglia nella piega del grembiule.

 

"Vi sentite meglio?"

 

Harry guardò Hermione per un attimo e sorrise. "Carichi, Molly. Quel sale era incredibile."

 

"Sì," concordò Hermione. "Pura beatitudine."

 

Molly batté le mani, "Fantastico! Sapevo che tutto quello di cui avevate bisogno era un bel bagno rilassante e di riempirvi lo stomaco con lo stufato. Grazie a Merlino quella matrona era via a chiamare il San Mungo o chissà cosa sarebbe potuto accadere."

 

Harry e Hermione si misero a ridere. Partirono dal corridoio a seguito dello scambio e Hermione tentò di acciuffare la mano di Harry. Lui la prese e le diede una stretta. Sentì stringersi lo stomaco e il suo viso prese calore - se solo la signora Weasley avesse saputo perché si sentivano così meglio. Ma era probabilmente meglio che lei pensasse che fosse stato il lavoro dei suoi sali e lo spezzatino.

 

Raggiunsero l’infermeria e quando entrarono videro un nuovo occupante nella stanza. Hermione riconobbe la familiarità dei lunghi capelli biondo sporco di Luna Lovegood in uno dei letti vuoti, che conversava con Ron. Sembrava che lui si stesse divertendo per la maggior parte del tempo, senza sentirsi nemmeno un po’ annoiato. Stavano forse avendo una conversazione stimolante?

 

Draco era solo nel suo letto, a masticare quello che sembrava essere una grande barretta di cioccolato. Pensò di andarsi a sedere accanto a lui per dargli po' di compagnia. Ma lui la guardò e le fece l’occhiolino, dicendole che stava bene. Il suo sguardo scese sulla sua mano intrecciata a quella di Harry e lei abbassò la testa con aria colpevole. Come poteva essere così insensibile? Stava per abbandonare la mano di Harry, quando lui la costrinse silenziosamente. Il sorrisino che le mandò le disse che andava tutto bene. Che lui stava bene e non doveva preoccuparsi. Hermione era grata di avere un migliore amico come lui. Che metteva i suoi bisogni in secondo piano.

 

Harry la portò fino a dove erano seduti Ron e Luna e aspettò fino a quando uno dei due non li notò lì. Ron fu il primo a vederli e sorrise. Luna si voltò dopo aver visto che la sua attenzione era stata sviata e subito guardò le loro mani. Hermione dovette chiedersi: C'era una luce splendente che illuminava le loro mani ottenendo l'attenzione di tutti? Era un semplice gesto. Sicuramente non poteva essere così evidente per tutti. Gli occhi di Luna incontrarono i suoi e lei sorrise con aria sognante.

 

"Odio dire te l'avevo detto, ma ...", disse accarezzando uno dei suoi orecchini di ravanello.

 

"Luna hai tutto il diritto di dirlo." Disse Hermione con calore. "Dopo tutto, tu sei quella che mi ha aperto la mente e mi ha fatto vedere ciò che era giusto davanti a me."

 

"Sì, credo di averlo fatto." Disse sfacciatamente.

 

"Grazie, Luna. Per tutto."

 

"E' stato un piacere. Anche se sono sicura di non essere stata l'unica ad averlo visto."

 

"Probabilmente hai ragione." Tagliò corto Harry "Ma tu sei stata la prima."

 

Luna sembrava offesa, quasi come se l'avesse insultata. "Ma non sono stata la prima!"

 

"Ma allora chi ...?"

 

"I nargilli naturalmente" disse caldamente. "Sono molto intelligenti per la loro specie, se si dà loro abbastanza credito. Sono quelli che vi hanno spinto a vicenda, ricordi?"

 

"Umm ... giusto." Disse Hermione debolmente.

 

"Io ti credo Luna." disse Ron tutto a un tratto. Hermione e Harry si voltarono bruscamente verso di lui e lo videro sorridere pigramente. "Voglio dire, qualcuno deve trovarci un senso. E se non sei tu, allora doveva essere qualcun altro - o qualcosa su cui riponi fiducia."

 

Luna gli sorrise calorosamente. "Esatto Ronald! Sono contenta che tu capisca."

 

Ron sembrò complimentarsi con se stesso e si calmò solo quando vide gli sguardi smarriti di Harry e Hermione. "Io uhh ..." cercò di spiegare.

 

Harry alzò una mano. "Non c'è bisogno, amico. Torna alla tua conversazione con Luna." Concluse con un occhiolino e portò Hermione nel suo letto a pochi metri di distanza.

 

Lei si sedette con circospezione e lui la imitò, seduti così vicino che le loro gambe si toccavano. "Che stavi facendo?" chiese con calma.

 

"Penso che il nostro Ronnicino abbia trovato una nuova amica. Se sai cosa voglio dire." Disse suggestivamente.

 

La bocca di Hermione formò una piccola "O" e guardò verso la coppia. Ron era appoggiato alla testata del letto con le mani pigramente nascoste dietro la testa, i piedi incrociati all'altezza delle caviglie lungo tutto l'angolo verticale del lettino. Luna era seduta vicino al suo fianco con le gambe incrociate in stile indiano e stava raccontando una storia affascinante, usando le mani per accentuarla. Nel frattempo Ron aveva stampato uno stupido sorriso sul viso e Hermione non poté fare a meno di ridere.

 

"E' solo questione di tempo prima di dover aprire loro gli occhi." Commentò scherzosamente.

 

"Ma prima che ciò accada," disse Harry, avvolgendole un braccio intorno alla vita e tirandola stretta a sé, sollevandole il mento con le dita, "Credo che dobbiamo concentrarci su di noi e su quei futuri figli che ho visto in giro."

 

La baciò con forza ed Hermione si tirò indietro, fingendo uno sguardo di disgusto. "Ma Signor Potter, nessuno ha mai detto che avremmo iniziato in questo preciso istante!"

 

"Sì, qualcuno l’ha fatto!" Protestò lui.

 

"Oh sì, chi?"

 

"Io." Lui sorrise sfacciatamente prima di catturare le sue labbra ancora una volta e lei si arrese.

 

Il mondo intero sembrò svanire in quel momento. Il loro destino era ormai protetto e non aveva niente a che fare con missioni o destini. Era chiaro che davanti a Harry e Hermione vi era un brillante futuro di cui solo loro avrebbero deciso autonomamente senza che vi fosse nessuno a dire loro ciò che avrebbero raggiunto.

 

In altre parole: Era la conclusione perfetta per una storia non così perfetta.

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


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Epilogo


"Non riesci a dormire, vero?"


"No."


Hermione era sdraiata sulla schiena, a fissare il soffitto e a provare l'antico trucco della conta delle pecore. Non era d'aiuto. Non era mai stata così a disagio prima d'ora a letto, neppure con Damon, Jack, e Wyatt e avevano scalciato tutti. Per non parlare del fatto che era già andata in bagno sette volte nelle ultime tre ore. La gravidanza faceva schifo. Allungò il collo per notare che Harry la guardava con un piccolo ma dispiaciuto sorriso. Aveva sempre desiderato poter portare i bambini al posto suo così da permetterle uno o due giorni di pausa. Gli sbalzi d'umore, il bagno ogni mezz'ora, i dolori costanti alla schiena e alle caviglie. Non avrebbe desiderato quel tipo di tortura per nessuno e tanto meno per suo marito.


Ah, suo marito.


Sembrava solo ieri che lei ed Harry si erano sposati. Il matrimonio era stato, ovviamente, bellissimo. Si era svolto alla Tana per le richieste e le costanti spinte della signora Weasley. Ginny era stata la sua damigella d'onore. Sì, Ginny. Hermione e Ginny aveva da tempo fatto pace, dopo che lei ed Harry avevano reso pubblica la loro relazione. Era stato strano, in un primo momento, ma le due ragazze avevano parlato a lungo, di tutto. Hermione aveva saputo che Ginny era stata innamorata di Harry, ma non appena lei ed Harry si erano avvicinati e avevano iniziato a mostrare segni sottili di qualcosa di più di un'amicizia, aveva ottenuto la sua attenzione - sperando che non fosse vero, sperando che Harry fosse ancora innamorato di lei e non di Hermione. Ma durante il Natale alla Tana, quando aveva visto lei e Harry sotto il vischio, era venuta a patti con la situazione. La cosa non le piaceva, ma l'aveva accettato. Quando aveva completato il suo ultimo anno ad Hogwarts era stata reclutata per diventare una cacciatrice delle Holyhead Harpies e così aveva riposto le sue frustrazioni sugli altri piuttosto che sui suoi amici.


Ron era stato il testimone di Harry, ovviamente. E visto che Luna era un'altra delle damigelle d'onore di Hermione, era stato entusiasta di passare più tempo con lei. I due si erano miracolosamente avvicinati e avevano cominciato a uscire insieme quando Harry e Hermione erano partiti per il viaggio di nozze. C'era voluto un po' per abituarsi alla cosa, ma, in retrospettiva, erano state le due persone che avevano spinto Hermione a rendersi conto di essere innamorata di Harry. E se lei e lui aveva ottenuto il loro lieto fine, perché non dovevano averlo anche loro?


Circa un mese dopo che Hermione e Harry erano tornati dal viaggio di nozze e avevano saputo del giovane rapporto fra Ron e Luna, Hermione aveva scoperto di essere incinta. Harry era fuori di sé per la notizia e cominciò a pianificare lì e subito la cameretta. In un primo momento, non sapeva se voleva essere una madre o se fosse ancora degna di tale responsabilità. Era felice del fatto che lui fosse felice. Ma, non appena era andata a fare shopping per i vestiti di maternità con Luna e aveva comprato un libro sui bambini, le sue idee erano cambiate radicalmente per il meglio. Naturalmente, dopo essere andata in travaglio, sei mesi dopo, aveva nuovamente cambiato idea e si era pentita di aver avuto rapporti sessuali con il marito.


Riuscite a indovinare l'ultima parte? Sì. Quando aveva visto il viso di Damon per la prima volta, tutto ciò che si trovava nella sua mente si era svuotato. Lo amava così tanto. Adesso aveva sei anni e andava in una scuola elementare Babbana. Hermione ed Harry si erano trovati d'accordo nel pensare che i loro figli avrebbero dovuto conoscere entrambi i mondi da quando Harry era cresciuto tra loro e Hermione non aveva mai visto quel lato del suo mondo. Lo stesso valse per per l'altro bambino- o bambini. Avevano avuto in dono due gemelli due anni dopo Damon. Li avevano chiamati Jack e Wyatt. Entrambi i nomi venivano dai libri per bambini che Hermione aveva raccolto, mentre Damon veniva dalla leggenda greca di Damone e Pizia, una delle storie più belle che aveva imparato a conoscere durante la loro luna di miele in Grecia. Aveva pensato di averne abbastanza dopo tre, ma nove mesi prima era riuscita a farsi mettere incinta un'altra volta. Non che non fosse felice! Ma in notti come quelle si malediva di essersi dimenticata dell'incantesimo di contraccezione.


Sentì un piccolo calcio e si strofinò lo stomaco, cercando di calmare il bambino. Voleva che il sesso del bambino fosse una sorpresa e Harry aveva rispettato i suoi desideri. Anche con tre maschi, sperava ina una femminuccia da poter vestire.


"Mi dispiace." La voce di Harry l'ha riportò sulla terra, lontana dalle sue idealizzazioni.


Sorrise dolcemente verso di lui. "Non è colpa tua, Harry."


Ci fu un silenzio da parte sua, e seppe che lui pensava fosse una bugia.


Altro calcio più forte da parte del bambino e lei continuò a strofinare lo stomaco. Non avrebbe mai dormito a quel ritmo. Dannato bambino. Calcio. Trasalì e subito si strofinò più forte lo stomaco. Se non avesse conosciuto bene la situazione, avrebbe giurato che quel bambino fosse in sintonia coi suoi pensieri. Harry sembrò aver visto il suo tentennare o qualcosa del genere perché si chinò e la baciò dolcemente sulle labbra. Lei sorrise contro il bacio, in ringraziamento, e si tirò un po' indietro, lasciando che i loro nasi si urtassero.


"Ricorda solo che presto sarà tutto finito." Disse piano lui. "E poi ci saranno un altro paio di piedini in giro per questa casa."


"Non vedo l'ora." Disse con un sorriso. "Vedere la faccia di lui o lei per la prima volta è la cosa che non vedo l'ora di fare di più. Il travaglio è solo un valore aggiunto."


"Ti giuro che sei diventato più sarcastico da quando Jack e Wyatt sono nati."


"Solo uno dei loro tanti doni."


"Se non conti le adorabili sorprese che lasciano nei pannolini ogni pomeriggio."


Hermione ridacchiò ma il sorriso svanì quandò sentì ancora un altro calcio. Il suo viso si contorse per un momento e Harry si preoccupò subito. "Hermione, va tutto bene?"

"Sì ... io-ahh!" Un altro forte calcio interruppe la frase.

“Che cosa c'è? E' il bambino?" Chiese in fretta, mettendosi a sedere e mettendo una mano sulla pancia sporgente.

"I-io non lo so." Disse, preoccupata. "Ma l'ultima volta-" Sembrò avere un'idea improvvisa e, tirate via le coperte, abbassò lo sguardo. Si alzò con gli occhi spalancati.

"Hermione ... mi stai facendo paura."

“Beh, uno di noi deve essere calmo abbastanza da portarmi al San Mungo. Mi si sono rotte le acque!" Disse eccitata.

"Tu ... lui ..." Hermione annuì furiosamente e lui guaì. "Oh Merlino. Umm... tu prendi la valigia e io sveglierò i bambini. D'accordo? Va bene, allora ... andiamo a far nascere il bambino!" Saltò giù dal letto e corse nel corridoio vicino a svegliare i bambini. Hermione sentì un forte tonfo e riconobbe il rumore di ossa contro il pavimento in legno e cominciò ad alzarsi velocemente per vedere cos'era successo.


"STO BENE!" gridò Harry mentre raggiungeva la porta aperta. Stava drammaticamente spazzolando il petto nudo e i pantaloni del pigiama quando la vide e sorrise dolcemente. "Sto bene. Vai a prendere la valigia. Avremo un bambino!"


Lo disse come se non l'avessero mai fatto prima. Harry non aveva perso l'entusiasmo, anche dopo le prime due volte. Ironia della sorte, erano successe tutte in momenti diversi della giornata. Era entrata in travaglio di Damon la mattina dopo essere stata sopresa da Harry con una cena celebrativa d'anniversario e delle coccole aggiuntive. Jack e Wyatt avevano scelto di sorprenderla durante uno dei brunch dei Weasley a cui partecipavano ogni Domenica. La signora Weasley le aveva fatto notare che sembrava malaticcia e aveva riconosciuto il segno del travaglio immediatamente. La sua stanza al San Mungo, quel giorno, era a dir poco piena.


E adesso erano le undici di sera e tornavano in ospedale. Incantevole.


Hermione afferrò la valigia di medie dimensioni sotto il letto e ricontrollò che tutto fosse a posto. Sapeva di aver controllato ogni sera, ma ora che il momento era finalmente arrivato non poté fare a meno di controllare che tutto fosse ancora lì. Forse i nargilli avrebbero potuto prendere qualcosa. Rise tra sé e sé. Sapeva che un giorno Luna l'avrebbe contagiata.


Tirò la zip della valigia e cominciò a soppesarla, quando un paio di piccole mani gliela strapparono. Damon scosse la criniera di capelli corvini, guardandola acutamente con i suoi profondi occhi marroni. "Non dovresti portare questa valigia nella tua condizione."


Hermione trattenne un risolino e lo guardò con le braccia incrociate. "E' stato tuo padre a dirtelo?"


Lui gonfiò drammaticamente il petto, come faceva sempre quando gli faceva quella domanda. "Noi uomini dobbiamo essere forti!" Hermione alzò un sopracciglio e lui sgonfiò il petto con un grande respiro. "Ha detto che non devo lasciarti sollevare niente, nemmeno con un dito."


"Oh, davvero?" Lui annuì furiosamente e tirò su la valigia, soppesandola completamente. "Damon!"


Lui si strinse nelle spalle. "Scusa, Mamma ... ordini di papà"


Lei sospirò. "E suppongo che non si possa discutere con tuo padre."


"Già"


Hermione si voltò verso la porta e vide Harry che teneva un Jack dormiente tra le braccia. "Dov'è Wyatt?" chiese con cautela.

Harry fece un cenno verso il basso e lei vide il bambino aggrappato alla gamba sinistra del padre. Sorrise a quella tenera immagine ma si ritrasse quando sentì un altro calcio di dolore che distinse come una contrazione fin troppo familiare. Damon sgranò gli occhi, ma cercò ancora di mantenere una tranquilla compostezza. Stava attraversando la fase "Sono diventato grande, mamma!" e Hermione non voleva vederlo spaventato. Dopo tutto, era la prima volta che vedeva la sua mamma in quelle condizioni, da che poteva realmente ricordare. Tutto quello che riusciva a ricordare della nascita di Wyatt e Jack era suo padre correre all'ospedale e addormentarsi in una stanza di un bianco sgargiante.

Il viso di Harry s'indurì mentre si trasformava in padre, e disse severamente: "D'accordo, Damon vai dietro la mamma e tienila d'occhio in macchina, va bene? Ho bisogno che tu faccia tutto quello che ti dice."

Damon annuì e seguì sua madre mentre la famiglia procedeva verso la macchina. Con la prima gravidanza, erano stati avvertiti che il viaggio era pericoloso e il tragitto in volo era la via più sicura. Ma entrambi capirono che ogni volta che il volo li portava a finire per terra sul ventre o sulla schiena, l'acquisto di un auto Babbana sarebbe stata la loro migliore alternativa. Harry aveva ottenuto la sua licenza prima della nascita di Damon e ora usava la macchina per lavoro e durante i travagli di Hermione, cosa che si era rivelata spesso molto utile al giorno d'oggi. Non era troppo appariscente come macchina. Harry voleva essere il più discreto possibile, così aveva comprato un furgoncino blu scuro dal concessionario di zona. Aveva considerato il fare un incantesimo alla macchina molto simile a quello che il signor Weasley aveva fatto con la Ford Angela, ma alla fine aveva deciso di non farlo, una volta dopo aver ricordato quello che era successo dopo. Non se la sentiva di sostituirla con qualcosa altro.

Hermione entrò nel lato passeggero e Damon l'aiutò con la fibbia della cintura di sicurezza. Lo ringraziò e gli scompigliò i capelli: una rassicurazione silenziosa per dirgli che sarebbe andato tutto bene. Il bambino sorrise e salì direttamente dietro di lei. Harry legò Jack e Wyatt nei seggiolini che aveva recentemente acquistato in previsione di quel momento. Lui ed Hermione avevano praticato le instabilità degli aggeggi un paio di volte, ma Harry aveva avuto maggiori difficoltà. Si meravigliò di quanto fosse in realtà facile. Alla fine, legò i due bambini sonnecchianti nei loro posti e si precipitò verso la parte anteriore. Iniziò a guidare la macchina in un turbinio mentre Hermione cominciava a controllare il respiro.

Vivevano alla periferia della Londra babbana ed erano quindi a cinque minuti dal San Mungo. Harry non voleva essere scoperto per aver accelerato, così andò al limite massimo fino a quando non raggiunse finalmente il magazzino abbandonato dai grandi mattoni rossi. Damon si precipitò fuori dal sedile e aprì la porta di sua madre proprio mentre lei stava per farlo. Non riusciva ancora ad abituarsi al fatto che il suo bambino di sei anni si comportava in maniera così adulta. Stese la mano in maniera signorile e lei la prese. La tirò fuori dal minivan e l'accompagnò fino al fantoccio di guardia e attese che il padre smettesse di lottare con le cinghie per prendere i gemelli.

Harry giurò di non aver stroccato una delle dita sulla portiera di metallo e si rivolse a Damon. "Entra dentro con la tua mamma, Damon. Ricordi come entrare, vero?"


Damon annuì, ancora attaccato saldamente alla mano di sua madre. Il manichino si voltò verso la coppia e Damon parlò con la voce più calma che poteva produrre. "Mia mamma sta per avere un bambino. Ci lasci entrare, per favore."


Il fantoccio annuì e Damon condusse Hermione attraverso la finestra. La reception si profilò davanti ai loro occhi e Damon corse dritto verso la scrivania, passando lo stemma di benvenuto di plastica della Strega sorridente. C'era una donna anziana con i capelli d'argento che scarabocchiava furiosamente su un pezzo di pergamena dall'altra parte della scrivania. Quando ella sentì il rumore di passi alzò la testa e vide la fronte leggermente sudata di Hermione e lo stomaco allargato.


"Mia mamma sta per avere un bambino, signorina. Ha bisogno di una stanza, per favore." Damon disse con voce un po' tremante. Sembrava che avvicinandosi il momento la sua calma svaniva.


"Certo", disse finalmente. "Lasci che le prenda una sedia a rotelle signora-?"


"Potter," disse Hermione con leggera tensione. "Hermione Potter."


Il volto della strega cambiò in gioia pura alla menzione del suo cognome e chiamò una delle infermiere ad alta voce. "PRESCOTT!"


Una strega minuta con i capelli rossi e le guance rosee si fece avanti con una sedia a rotelle stretta tra le piccole mani. Era un po' a corto di fiato mentre istruiva, "Proprio qui, signora Potter."


Mentre Hermione si sedeva, Harry arrivò inciampando con entrambi i gemelli in ciascuna delle braccia. Vide che Hermione era già nelle mani del personale e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. Damon guardò il padre e vide che sembrava un po' pallido, un sicuro segno di nervosismo. Provava le sue sue stesse emozioni. Ma, a differenza del padre, riusciva meglio a nasconderlo, caratteristica che non passava inosservata a semplici curiosi e ai familiari.

"Damon." Lo chiamò Hermione dal suo posto. Lui annaspò intorno alla madre e lei vide per un secondo Harry indicarle di andare avanti. "Ho bisogno che tu vada da nonna Molly e le dici di venire, va bene? Lei smaterializzerà tutti gli altri e loro possono tenerti compagnia in sala d'attesa. Ma ho bisogno che tu ti prenda cura di Jack e Wyatt fino al loro arrivo. Puoi fare questo per me? "

Ricordando ciò che suo padre gli aveva detto, lui annuì. Hermione sorrise e fu scortata verso il reparto maternità. Quella sezione aveva una propria area di attesa e, arrivati lì, Damon sentì un opprimente senso di déjà vu. Le pareti erano di un colore giallo paglierino e il tappeto era bianco con piccoli motivi di orsacchiotti e sonagli. I posti a sedere erano posizionati tutti lungo le pareti e verso la metà con piccole aree di mini-sedie e scatole di giocattoli. Badare ai due fratelli più piccoli sarebbe stato più facile di quanto avesse pensato.


Harry mise giù Jack e Wyatt prima di parlare a Damon per l'ultima volta. "Ricorda figliolo, aspetta che la nonna Molly si materializzi e fai in modo che a Jack e Wyatt non capiti alcuna disgrazia."


Damon guardò i suoi due fratelli che dormivano e sollevò un sopracciglio verso suo padre. "Penso che andrà tutto bene, papà."


"Questo è il mio ragazzo." Disse Harry. Gli diede un breve abbraccio e seguì Hermione che svoltava verso il corridoio vicino.


Furono condotti in una stanza di medie dimensioni con un letto singolo e una sedia vicino alla finestra. Notarono che tutte le camere del San Mungo sembravano uguali. Pareti bianche, pavimenti bianchi, rivestimenti bianchi, lenzuola bianche. Tutto bianco, a quanto pare. Hermione venne aiutata a sdraiarsi sul letto poco comodo, sollevata da un mezzo superiore, prima di aver tirato a sé le coperte.


L'infermiera sorrise gentilmente verso la coppia. "Il dottore sarà qui a breve. C'è qualcosa che posso portarle, signora Potter?"


Senza perdere un colpo, Hermione rispose meccanicamente: "Una tazza di cubetti di ghiaccio e la vostra pozione di antidolorofico più forte, per favore."


L'infermiera annuì e si voltò per uscire. Si chiuse la porta alle spalle e Hermione crollò sul letto con un fruscio gigante. Harry ridacchiò e spostò la sedia in modo da sedersi accanto a lei. Hermione sorrise quando se lo vide accanto. A quei tempi era molto raro riuscire a stare da soli a causa dei bambini e dei loro posti di lavoro. Hermione aveva scelto di passare il suo tempo a casa e a scrivere libri aggiornati- di romanzi e non, e autobiografie; le si dava il nome e lei lo scriveva. Avrebbe voluto lavorare per il ministero, ma quando aveva scoperto di essere incinta, aveva scartato l'idea. Quando il periodo a Hogwarts era finito, lei ed Harry erano andati a vivere insieme e a lavorare part-time in una libreria locale, per pagare le bollette. Aveva dovuto smettere dopo Damon, naturalmente. E subito dopo aveva deciso di rimanere a casa e fare la cosa che amava di più al mondo: Lettura e scrittura.


Prima che potesse pensare ad altro, Harry avvolse la mano con la sua e la strinse. "Come ti senti?"


"Di merda." Rispose lei, sincera.


Harry indietreggiò e cercò di pensare a una risposta adeguata. "C'è qualcosa che posso fare?"


Lei scosse la testa. "Tutto ciò che voglio sono i cubetti di ghiaccio e la pozione antidolorifica e andrà tutto bene."


"Sei sicura?"


"Si'. Spiacente di deluderti. So che ti annoierò nelle prossime ore."


Lui sorrise impacciato. "Non potrei mai stancarmi di te, Hermione."


Lei arricciò il naso. "Tu, piccolo leccapiedi."


"E ne vado fiero!" Disse lui malizioso, mentre si chinava per darle un leggero bacio sulle labbra.


Mentre si staccava, lei sussurrò. "Pensi che ci meritiamo tutto questo?"


"Tutto questo cosa?" Chiese lui.


"Questo." Indicò la stanza. "Damon, Jack, Wyatt, il nostro lavoro, la nostra vita insieme."


"Di che cosa stai parlando, Hermione?"


"Beh, è solo che ... non so. Dopo tutto quello che abbiamo passato, pensi che sia questa la ricompensa o c'è ancora qualche conseguenza là fuori ad aspettarci?"


Harry la guardò acutamente mentre si chinava più vicino a lei e parlava con un tono appassionato. "Penso che questa vita sia appena iniziata e non dovremmo preoccuparci delle conseguenze. Se non fossimo destinati a stare insieme pensi che avremmo avuto niente di tutto questo? Impieghi che amiamo, amici che farebbero di tutto per noi, i nostri bambini? Merlino, i nostri bambini. Credo che solo questo risponda alle tue domande." Hermione ridacchiò. "Ma se c'è qualcos'altro là fuori ad aspettarci per le nostre decisioni, so che lo supereremo. Lo sai."


Hermione annuì, minacciando di piangere. "Lo so, lo so. Non ricordo nemmeno perché c'ho pensato. So solo che la nostra vita sembra troppo perfetta a volte."


"Ce lo meritiamo. Dopo tutta la merda che abbiamo attraversato meritiamo di stare insieme e di essere felici. Ti amo, Hermione. Se non più di quando ti ho incontrato la prima volta."


"Oh, Harry Io-OW! Maledizione!" Un'altra contrazione la interruppe a metà frase e lei strinse forte la mano di Harry. Egli si ritrasse, ma non disse niente. Sapeva che era solo una parte del dolore che stava passando.


Una goccia di sudore scese sulla fronte ed Harry prese un fazzoletto di carta dal tavolo accanto per pulirla quando la contrazione finì. Il suo respiro era irregolare e le palpebre abbassate. Oh, come avrebbe voluto aiutarla. Sembrava così indifesa. Ma, mentre il suo corpo si rilassava, tutto ciò che importava era aiutarla, al meglio delle sue capacità. Aveva imparato con gli ultimi due viaggi al San Mungo che l'unica cosa che poteva aiutarla era rassicurazione e incoraggiamento. E lei ne aveva più bisogno che mai.


"Dov'è l'infermiera con con la mia dannata pozione?" Disse lei, frustrata.


"E i cubetti di ghiaccio." Aggiunse Harry.


"Sì e i maledetti cubetti di ghiaccio."


"Sarà qui al più presto, amore. Te lo prometto."


Neanche un minuto dopo, l'infermiera tornò con una tazza piena di cubetti di ghiaccio e una pozione viola. Porse la tazza ad Hermione, e lei l'afferrò avidamente e cominciò a ingerirli. L'infermiera non sembrò essere presa alla sprovvista e consegnò ad Harry la pozione. "Gliela dia quando il medico gliel'avrà incaricato. Non sarà fino a quando avrà circa quattro centimetri dilatati o giù di lì." Harry annuì e l'infermiera sorrise. "Se avete bisogno di qualsiasi altra cosa chiedete dell'infermiera Prescott."


Con questo, l'infermiera Prescott uscì ed Harry mise la pozione fuori dalla portata di Hermione, sul davanzale della finestra. Era a conoscenza delle linee guida, ormai. Se Hermione chiedeva della pozione le avrebbe detto di no fino a quando il medico non l'avrebbe accettato. Tornò al suo posto e scoprì che Hermione metteva la tazza coi cubetti di ghiaccio sul comodino. Sembrava più rilassata di pochi minuti prima ed egli fu felice di questo. Riprese la sua precedente posizione con la mano intrecciata alla sua. Lei gli rivolse un sorriso stanco.


"Spero di non essere troppo insopportabile questa volta."


"Non credo proprio."


Lei ridacchiò. "Ricorda solo che non sono responsabile delle mie azioni."


Lui annuì. "Ne prendo atto."


Un'altra contrazione colpì Hermione, che si piegò in due per il dolore. Recitò le tecniche pratiche di respirazione, cosa che non sembrava aiutare. Tornò a sedersi, chiedendo la pozione. Sapeva che questa non era la cosa peggiore. La mano di Harry stava per essere stritolata e iniziò a prendere le sembianze di una pallida ombra blu fino a quando lei la lasciò e i dolori si fermarono bruscamente. Lei crollò verso il letto e lasciò che Harry le pulisse la fronte, ancora una volta.


Hermione era così occupata che non sentì il guaritore entrare nella stanza. Harry alzò lo sguardo e riconnobbe il volto familiare. "Salve, guaritore Stonem."


Il giovane medico sorrise a Harry, "Buona sera signor Potter ... signora Potter."


Lei sentì la voce del guaritore e aprì gli occhi per una frazione di secondo. "Ehi doc. Posso avere la mia pozione ora?"


Il guaritore Stonem ridacchiò profondamente, "Bene, diamo un'occhiata prima, va bene?" Hermione annuì furiosamente e prese un posto sul bordo del letto mentre Hermione sollevava le gambe in modo che le ginocchia fossero all'aria. Lui sollevò il lenzuolo e sbirciò dentro. "Da quanto tempo ha avuto le contrazioni, signora Potter?" chiese mentre usciva da sotto la coperta.


"Verso le cinque-AHH!" Hermione iniziò il processo ancora una volta e la camera divenne stranamente silenziosa mentre finiva. Prese un momento per ritrovare se stessa e parlare con voce stanca. "Beh, questa qui mi ha sorpreso. Direi due minuti."


Il guaritore Stonem annuì e scarabocchiò qualcosa sul suo blocco Appunti. Portò alcuni dei suoi capelli castano scuro lontani dagli occhi e guardò Harry. "Può darle la pozione. E' quasi completamente dilatata."


"Davvero?" Chiese, sorpresa. "L'ultima volta sono stata in travaglio per undici ore."


Il guaritore annuì. "Sì, beh, sembra che questo qui vuole vederti prima del previsto. Hai una dilatazione di sette centimetri."


"Sette?!" urlarono Harry e Hermione all'unisono.


"Sì, sette. Non dovrai aspettare più di un'ora questa volta."


"Oh, grazie, Merlino." disse Hermione, sollevata. "Prima è meglio è, no?"


"Questo è lo spirito giusto!" disse allegramente il guaritore Stonem. "Ora, signor Potter, torno tra qualche minuto. Nel frattempo dia a sua moglie la pozione, perché le contrazioni stanno per raddoppiare."


"Fantastico." mormorò Hermione seccamente, quando il guaritore uscì.


Harry si avvicinò al davanzale e diede la pozione ad Hermione. Lei la inghiottì in fretta e lo ringraziò. Lui annuì e tornò a sedersi. Guardò l'orologio e vide che erano le 11:20, soli venti minuti da quando avevano lasciato casa. Non si era reso conto che si potesse andare in travaglio così rapidamente. Ma sua moglie era capace di tutto. Di questo ne era sicuro. La sentì cominciare a stringere di nuovo la sua mano e si preparò per l'ora successiva.


~ * ~


Nel frattempo in sala d'attesa ...


Damon aveva chiamato sua nonna Molly, che sarebbe presto arrivata con gli altri. Non era preoccupato, però. Per niente. Avevano una grande famiglia che si faceva notare. Inoltre, i suoi fratelli dormivano profondamente e il lavoro che gli era stato assegnato si stava dimostrando essere molto noioso. Non che voleva che si svegliassero! Erano piccoli demoni quando si svegliavano. Aveva solo sei anni, non sedici. I suoi livelli di energia non potevano rimanere elevati per così tanto tempo.

Si sedette in una delle sedie dei bambini piccoli e giocherellò con una spia giocattolo. Sembrava essere rotto e così lo gettò di nuovo nel cestino e si prese la testa tra le mani, guardando i suoi due fratelli, che invece dormivano. Avrebbe dovuto ricordare di portare i suoi giocattoli. Da qualche parte della sua mente sapeva che avrebbe dovuto raccoglierli per la prossima volta. Se ci fosse stata una prossima volta.


L'area dei voli dall'altra parte della sala d'attesa cominciò a far sentire i rumori di persone in entrata e Damon si raddrizzò, cercando di vedere se ci fosse chi stava aspettando. Scorse una sagoma dai capelli rossi familiare e sorrise. La signora Weasley spazzò via la polvere volante in eccesso dalla gonna e si voltò per vedere Damon agitarsi con entusiasmo verso di lei. Si precipitò verso suo nipote a tutti gli effetti e lo avvolse in un abbraccio stretto, facendolo girare intorno.


"Ohhh Damon non è entusiasmante? Un altro fratello o una sorella in arrivo?"


Damon alzò le spalle mentre lei lo metteva giù. "Non so. Forse.”


La signora Weasley scoppiò a ridere e i suoi occhi stanchi trovarono Wyatt e Jack. "Ohhh poveretti. Sono stanchi di tutte queste emozioni."


"In realtà, nonna Molly, hanno dormito da quando siamo arrivati."


La signora Weasley fece un cenno con la mano, con noncuranza. "Oh, non importa. E' una buona cosa che abbia portato alcune coperte in più."


Da una delle sue tasche, tirò fuori un quadrato di tessuto multicolore e Damon la guardò mentre lei lo liberava dall'incantesimo di piegatura. Lo scosse un po' e lo pose sopra i gemelli che respiravano sonoramente. Lisciò le loro criniere ebano identiche ai suoi capelli, evitando di baciarli, temendo di poterli svegliare. Si voltò di nuovo verso Damon, "Sai come sta la mamma?"


Damon scosse la testa sconsolato, "No. L'ho vista qualche ora fa, però. Continuava a respirare davvero male e a stringere la pancia col bambino."


La signora Weasley annuì. "Beh, sono sicura che andrà tutto bene."


Damon annuì, con la maschera ancora indosso. La signora Weasley si sedette vicino alla zona dei bambini e prese una copia del Settimanale delle Streghe da una rastrelliera vicina. Damon non sapeva cosa avrebbe dovuto fare ora che la nonna Molly era lì. Chiaramente si sarebbe occupata dei suoi fratelli ora. La sua domanda fu destinata a rimanere senza risposta quando la zona degli arrivi scoppiò di vita ancora una volta. Alzò il collo e vide suo zio Ron e zia Luna provenire dal più vicino caminetto con un lieve oscillazione dei passi.


Ron lo vide prima e allargò le braccia per un abbraccio. Damon rise e corse verso suo zio. Ron si lasciò sfuggire un udibile umph quando catturò Damon in un abbraccio al volo. "Cosa ti da da mangiare tua madre, Damon? Stai diventato proprio grande!"


"Verdure." rispose Damon semplicemente, mentre Ron lo metteva giù.


Ron tirò su col naso con disgusto. "Beh, non funziona per niente, no? Per tua fortuna ho portato qualche dolce con me."


Ron raggiunse la tasca e porse a Damon un sacchetto riempito fino al bordo di dolci. Questa era una delle ragioni per cui adorava suo zio Ron. Gli diede quante caramelle voleva. Damon era convinto di aver ereditato da lui lo stesso amore per i dolci fino a quando non aveva visto suo padre cogliere di notte furtivamente qualche Bertie Bott, mentre la mamma era impegnata con un libro. Ma in ogni caso, sapeva che ogni volta che voleva nascondere qualche caramella alle spalle della mamma, Ron era sempre lì.


Damon prese subito il sacchetto dalla mano di Ron e promise a se stesso di conservarlo per dopo. Considerate le circostanze, pensò che se ne avesse mangiato qualcuna, si sarebbe sentito in colpa, mentre la mamma soffriva a causa del bambino. Pensò che non avrebbe mai capito perché il bambino facesse così tanto male. Che cosa gli aveva mai fatto?


Mise il sacchetto di caramelle sul pavimento sotto la sedia per più tardi. Stava per abbracciare sua zia Luna quando una voce alle sue spalle gli impedì di farlo. "Come mai il mio figlioccio non mi rivolge nemmeno un semplice ciao?"



Damon sorrise e si voltò per dare a suo zio Draco un abbraccio più grande di quello che aveva dato a Ron. Lo zio Draco era senza dubbio il suo preferito, perché lo faceva sempre ridere e trattava sua mamma quasi quanto la trattava suo padre. Come una principessa. Chi si comportava bene con la sua mamma meritava il suo rispetto.

"Così va meglio!" disse Draco con una risata. "Prendi questo Weasley, preferisce me!"


"Solo perché gli compri quello che vuole." Disse Ron con una beffa.


"E tu no?" disse Draco, facendo cenno alla scorta di dolci di Damon.


"Sono per tutti loro!" si difese Ron.


Damon si sentì offeso. "HEY!"


Ron impallidì. "Mi dispiace Damon, ma tua madre mi ucciderebbe se le mangi tutte. Devi condividerle con i tuoi fratelli."


Damon sospirò. "Va bene. Ma il primo assaggio è mio."


Ron rise. "Certo. I piccoli mocciosi hanno perso questa opportunità quando si sono addormentati."


"Chi si è addormentato?" Chiese una voce femminile alle spalle di Ron.


Ron si fece da parte per far apparire la figura spettinata di Ginny, vestita solo della giacca del pigiama di lana e di pantaloni con una veste che la copriva fino alle ginocchia. Aveva i capelli legati in due trecce con delle strisce di nastro e sulla faccia era coperta da una maschera che lasciava intravedere gli occhi. "Zia Ginny!"

Ginny suddenly went from aggravated to forlorn. "He umm… he moved out last night."


"Ehi schizzetto!" Damon si atterrò su di lei in un abbraccio pari a quello che aveva dato agli altri due zii. "Come sta il mio figlioccio preferito?"


"Sono il tuo unico figlioccio, zia Ginny." disse Damon elegantemente.


Ginny fece schioccare le dita. "Ah, è vero. Grazie per avermelo ricordato."


"GINERVA MOLLY WEASLEY, COSA STAI INDOSSANDO ESATTAMENTE?"


"Mamma, è solo il pigiama." Disse Ginny con fastidio.


"Esattamente! Ti ho detto di vestirti prima di venire! Hai avuto tutto il tempo per cambiarti!"


"Questo non significa che lo volessi. Davvero, Mamma, ci sono persone in questo luogo con meno vestiti di me."


“Può anche darsi, ma non voglio che mia figlia si faccia vedere a zonzo per il San Mungo in accappatoio. E sui tuoi capelli sembra stia per spuntare un nido d'uccello."


Ginny strinse i denti. "Stavo dormendo, mamma. Ho preso una tazza di caffè prima di venire in modo da poter essere sveglia."


"Hai avuto il tempo di prendere un caffè, ma non per vestirti?"


"Sì."


Luna, decidendo di interrompere la lotta prima che diventasse troppo brutta, prese la parola. "Dov'è Dean, Ginny?"


Ginny passò improvvisamente da uno stato aggravato a uno derelitto. "Lui umm ... si è trasferito ieri sera."


"Oh Ginny, mi dispiace." disse piano la signora Weasley.


"Non fa niente. Non lo sapevi."


"Cosa è successo?" chiese Luna, avvicinandosi lentamente a lei.


"Beh ... non lo so. Penso che le litigate siano diventate troppo opprimenti per tutti e due. Oltre anche le cose più stupide. Sono un po' sollevata, ad essere onesti. E' bello vivere da sola per un po'." Concluse con un sorriso. "Posso dormire adesso."


Luna avvolse l'amica in un abbraccio stretto. Le due ragazze si tennero strette per qualche istante prima di separarsi. Ginny si asciugò gli occhi e sorrise. "Basta parlare della mia pietosa esistenza. Notizie di Hermione e del bambino?"


La signora Weasley scosse la testa. "Non una parola."


Ginny sospirò. "E' esattamente quello che è successo l'ultima volta. Non una parola fino a quando-"


"Hermione sta per avere il bambino!"


L'intero gruppo si voltò per vedere Harry vestito di una veste bianca col cappuccio, che apriva le braccia in loro direzione. "Sta per partorire!"


“Di già? Ma non-" cominciò la signora Weasley.


"Sì, lo so. Sarà un po' veloce ma va tutto bene. Ora, se volete scusarmi, ho intenzione di diventare papà, di nuovo!" Harry scattò di nuovo verso il corridoio.


"Giuro, quel ragazzo diventa sempre più entusiasta ad ogni bambino che arriva." disse Draco seccamente.


"Penso che sia carino." Disse Ginny. "Anche dopo tre figli è ancora entusiasta di essere un padre."


"Mi ricorda Arthur ..." disse la signora Weasley con leggerezza. "Anche quando abbiamo avuto Ginny era emozionato come sempre."


Ginny sorrise con orgoglio e Ron alzò gli occhi al cielo. "Non che questo non sia commovente e tutto il resto ... ma quello che noi tutti vogliamo sapere è come quei due demoni si siano addormentati." Disse Ron, indicando Wyatt e Jack.


Ginny si voltò verso di loro e gli occhi si spalancarono. "Si sono addormentati? Come è successo?"


Damon pensò di essere l'unico a poter rispondere sinceramente, dato che era stato lui a svegliarli. Inoltre, non gli piaceva stare tranquillo per troppo tempo. "E' stato il primo giorno di asilo nido oggi."


Tutti si lasciarono sfuggire un collettivo "Ohhhh" e lasciarono le cose come stavano. Non dovevano sapere che Damon aveva versato nei loro succhi di zucca una pozione per il sonno. Non se ne preoccupava neppure. Meritava un giorno o due liberi dai "demonietti", come Ron li aveva chiamati.


Dopo di che, la stanza si fece silenziosa, mentre tutti si sedevano. Tutti sapevano che non sarebbe passato molto tempo prima che Hermione avesse avuto il bambino. Ci furono conversazioni sommesse tra piccoli gruppi formatisi in fretta. Damon rimase per conto suo e scelse di scavare attraverso la cesta per un nuovo giocattolo, sperando che ne apparissero altri magicamente. Arrivarono altri membri della famiglia Weasley nei minuti seguenti: Fred, George, Bill e Fleur. Charlie era, come al solito, fuori per lavoro e non riusciva ad arrivare, lo stesso valeva per Arthur. Tutto ciò che era rimasto alla famiglia da fare era aspettare.


Non fu insopportabilmente lungo. Nel giro di dieci minuti, Harry tornò di nuovo con un sorriso sciocco intonacato sulla faccia. "È UNA FEMMINA!"


La sala esplose in applausi. George sembrò essere l'unico rimasto con un'espressione acida dato che dovette sborsare dieci galeoni al fratello gemello. Damon era fuori di sé. Non riusciva a credere di avere una sorellina. Immediatamente sentì un impeto attraversare il suo corpo. Era questo che aveva sentito quando Jack e Wyatt erano nati?


Harry si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla. "Vuoi incontrarla?"


Damon annuì velocemente e afferrò la mano di suo padre. Si voltò a guardare tutti gli altri e vide Ginny e Ron annuire entusiasti verso di lui. Non sapeva come prendere il loro incoraggiamento, ma cercò di usare la cosa a suo vantaggio. Stava per vedere la sorellina per la prima volta! Prima di tutti gli altri e di questo avrebbe dovuto esserne orgoglioso. Quella sensazione così alta e potente durò per soli dieci secondi, perché quando entrò in camera della mamma e la vide in possesso di un fagotto rosa la sua mente si svuotò.


Hermione alzò lo sguardo dalla figura dormiente della sua nuova figlia e sorrise quando vide Harry e Damon entrare. La figura congelata di Damon era così adorabile che dovette astenersi dal dargli un abbraccio. Harry gli diede un colpetto sulla spalla e mormorò una tranquillo "Va' avanti."


Seguì il volere del padre e si avviò lentamente verso Hermione e la nuova aggiunta alla loro famiglia. Hermione indicò il letto accanto e lui saltò su di esso. Piegò il neonato verso di lui che istintivamente tese le braccia per tenerla. Mentre Hermione lo aiutava con la posizione, disse a bassa voce. "Damon, ti presento la tua nuova sorellina Emma."


Damon le sorrise, "Ciao Emma."


Erano un quadro commovente, tutti e tre. Ma anche Hermione notò l'assenza dei due bambini piuttosto turbolenti. "Dove sono Wyatt e Jack?"


"Dormono." Rispose Harry.


"Dormono?"


Damon concentrò la sua attenzione su Emma e fece del suo meglio per mantenere una ferma e senza sensi di colpa espressione. Solo la madre sembrò riuscire a vedere attraverso il suo sguardo e così Damon evitò di guardarla.


"Damon non sai cosa è accaduto a loro, vero?" gli chiese Hermione.


"Non so di cosa stai parlando." Disse in fretta lui.


Per sua sfortuna, quella frase era ereditaria e arrivava dalle labbra di Harry quando voleva evitare qualcosa. "Damon James Potter che cosa hai fatto questa volta?"


~ * ~


Tre giorni dopo …


Harry arrivò con un pop sul prato davanti alla loro casa dopo un'altra pratica estenuante. Giurò che Oliver Wood li avrebbe uccisi un giorno. Non pensava che i muscoli della schiena sarebbero stati gli stessi per settimane. Mentre si massaggiava la schiena, vide sua moglie dondolarsi avanti e indietro sulla sedia nella veranda. Teneva Emma e cantava dolcemente una melodia familiare.

Wyatt e Jack correvano intorno al cortile, con gli effetti della pozione del sonno di Damon già ultimati. Harry sapeva che Damon aveva fatto tutto in fin di bene - e con questo voleva dire pensare al proprio benessere, piuttosto che alla salute dei suoi fratelli. Così i pargoletti iperattivi erano tornati alla riscossa e Harry non avrebbe potuto essere più felice. Era davvero l'immagine perfetta di una famiglia. Quello che aveva sempre desiderato. In effetti, un certo aspetto di quella scena gli sembrava stranamente familiare ... come se l'avesse vista prima.

"Papà?" La voce di Damon interruppe i suoi pensieri.

Abbassò lo sguardo sul volto ansioso di suo figlio. "Sì, ometto?"

"Papà, mi puoi insegnare a volare come fai tu e lo zio Ron?"

Oh mio Dio. Ricordava! Era la visione che aveva avuto tanti anni fa. La scena balenò davanti ai suoi occhi proprio come se la stesse vivendo-così vivida. Ma questa volta era reale. Ora era il suo turno di decidere come sarebbe andata a finire, al posto del buio che aveva coperto tutto l'ultima volta. Sorrise al figlio e annuì. "Certo, figliolo."

Damon esultò e montò la scopa davanti a Harry. Sapeva di avere solo un attimo prima che Hermione capisse quello che stava facendo, così mise rapidamente le braccia intorno a Damon e sgattaiolò prima che Hermione potesse finire la frase "Harry cosa pensi di f-"

Lasciò che il figlio lo guidasse verso la macchia d'alberi vicino, ad una velocità costante. Sembrava che ci fosse un'altra stella naturale di Quidditch sulle loro mani. Harry lasciò che la fresca brezza lo cogliesse e mosse a dismisura la criniera di capelli già in disordine.

Hermione guardò Harry e Damon volare via verso il cielo. Sospirò e decise di lasciare stare. Per ora. Quando sarebbero tornati, tuttavia, sarebbe stata tutta un'altra storia.

The-End



~*~

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