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di Francy_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** *Prologo* ***
Capitolo 2: *** *Capitolo 1* ***
Capitolo 3: *** *Capitolo 2* ***
Capitolo 4: *** *Capitolo 3* ***
Capitolo 5: *** *Capitolo 4* ***
Capitolo 6: *** *Capitolo 5* ***
Capitolo 7: *** *Capitolo 6* ***
Capitolo 8: *** *Capitolo 7* ***
Capitolo 9: *** *Capitolo 8* ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** *Prologo* ***


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Salve ragazzi e ragazze. Poichè non ho molto da fare ho deciso di incasinarmi le giornate, più di quanto non siano già, con un'altra bella storiella.
Insomma bella... Vabbè...
In questo capitolo c'è una sorta di prologo e conoscerete già i personaggi principali.
Pubblicherò un capitolo a settimana e visto che oggi è Mercoledì, pubblicherò ogni Mercoledì.
Spero che la storia vi piaccia anche se non viene detto molto qui, però non si può mai sapere :D
QUI potrete trovare il link del mio gruppo su facebook. Chi vuole farne parte è il benvenuto ;)
Quindi, dopo questo, non resta altro che dirvi... Buona lettura!! ;) A Mercoledì! :*
Baci, Francy.


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-Prologo-

 
Pov Catherine
 
È da più di venti minuti che rigiro fra le dita questo affare.
Lo odio.
Odio che la mia vita stia per cambiare così drasticamente e odio che adesso sia proprio io a trovarmi in questa situazione.
Il test è risultato positivo da ben dieci minuti. Gli altri dieci mi sono servivi per prendere coraggio e farlo.
Ebbene si, sono incinta!!
Adesso devo dirlo ai miei genitori che, nell’altra stanza, ignorano cosa mi stia succedendo. Ma cosa ancora più terribile è che devo dirlo al diretto interessato: Alexander, il mio ragazzo da un anno quasi. Non so come la prenderà, ma sicuramente resterà a bocca aperta. Come del resto lo sono io.
Oh dio…” penso portandomi le mani ai capelli.
«Catherine, tesoro, sei lì?» mia madre, giustamente, mi chiama. In fondo, sono chiusa in bagno da circa mezz’ora.
«Si mamma, arrivo» rispondo guardando ancora il test.
Dovrei dirlo a lei e a mio padre, ma come faccio?!
Forse dovrei parlarne con Alex prima…
Altro dilemma.
Prendo il cellulare dalla tasca dei jeans e provo a scrivergli un messaggio.
Dobbiamo parlare…” provo. Ma no, non va!
Ciao tesoro… possiamo vederci per parlare?” provo ancora, ma non va nemmeno questo. Si torturerà nell’attesa.
Meglio optare per qualcosa di normale. “Ehi… ti va di vederci?”. Lo invio e attendo, nel frattempo esco dal bagno.
«Tesoro, stai bene?» chiede mia madre appena mi vede.
«Si, tutto bene. Tra poco esco con Alexander»
«Va bene. Stai attenta, ok?»
Le sorrido e la abbraccio. «Certo»  rispondo, ma mi sento un’ipocrita.
Stare attenta… ormai è tardi per stare attenti. «Vado a prepararmi»
Dopo aver indossato una maglietta pulita, riprendo il cellulare e noto la busta dei messaggi sullo schermo. Apro e leggo “Certo che mi va. Un quarto d’ora e sono da te. Ti amo
Sorrido per quelle parole.
Alexander è sempre stato cotto di me. Ci siamo conosciuti grazie ad alcuni ragazzi della nostra compagnia di amici e inizialmente a me non piaceva tanto, soprattutto non mi piacevano i suoi comportamenti. Troppo cattivo con gli altri. Con me non è mai stato così perché gli son piaciuta da subito, dice lui…
Ci siamo messi insieme il giorno dopo San Valentino e tra un mese circa dovremmo festeggiare il nostro primo anno insieme, se non mi lascia, è chiaro…
La vibrazione del cellulare sul comodino mi dice che Alex è giù che mi aspetta.
Afferro la giacca e vado a salutare i miei genitori.
«Stai attenta» dice mia madre mentre mio padre mi sorride e mi lascia un bacio sulla fronte.
Chissà se saranno ancora così buoni con me dopo avergli detto del bambino.
Rivolgo a loro un ultimo sorriso ed esco di casa, trovando Alex appoggiato alla macchina.
«Ciao» mi saluta sorridendo mentre cammina verso di me.
«Ciao» saluto anche io e quando mi abbraccia dimentico quello che dovrò dirgli da lì a qualche minuto.
«Come stai?» chiedo.
«Adesso bene» scioglie l’abbraccio e mi bacia. «Tu?»
«Adesso bene» rispondo allo stesso modo e gli sorrido.
«Dove vuoi andare?» chiede mentre mi fa salire in macchina.
«Andiamo al parco. Camminiamo un po’, ti va?»
«Certo»
Il viaggio è silenzioso e più volte ho percepito il suo sguardo preoccupato su di me. E’ preoccupato, ma non chiede nulla.
È questa una delle cose che amo di Alex. Quando capisce che c’è qualcosa che non va non chiede, non ti pressa. Aspetta semplicemente che sia tu a parlare.
Io, in realtà, sono semplicemente terrorizzata. Non so come potrei iniziare ad introdurre il discorso. Non so nemmeno che fare se lui dovesse restare in uno stato di profondo shock.
Quando parcheggia, sento già l’ansia piombarmi sulle spalle. Peggio della faccina rosa sul test.
«Dobbiamo parlare» dico appena entriamo nel parco, al momento, un enorme distesa di bianco.
Mi pento di aver detto così, ma in qualche modo dovrò pur iniziare, no?
«Vuoi lasciarmi?» chiede lui guardandomi e stringendo più forte la mia mano. Nemmeno mi ero resa conto che eravamo mano nella mano.
«Che dici? No, non voglio lasciarti. Ti amo, ricordi?»
«Oggi non me lo hai detto»
«Scusami, è vero» Avevo tante di quelle cose per la testa che l’ultimo mio pensiero era dirgli “ti amo”.
«Ok, quindi che devi dirmi?»
Mi fermo e faccio lo stesso con lui proprio dietro una panchina, nel caso in cui ce ne fosse bisogno.
«Ehm… Ci amiamo, vero?» chiedo.
Lui sorride e annuisce «Si, ci amiamo»
Sorrido anche io e un po’ mi sento in imbarazzo «Beh… di solito da questo amore due persone danno inizio ad una… ad una… vita» prendo la sua mano e, con la mia, la poggio sul mio ventre, sotto il caldo giubbotto «E in questo momento c’è il nostro amore dentro di me»
Ho guardato per tutto il tempo Alexander negli occhi e adesso li vedo un po’ fuori dalle orbite. Credo che quella panchina serva adesso.
«Vuoi… vuoi sederti?» chiedo deglutendo.
Lui annuisce semplicemente e toglie la sua mano dal mio ventre. Lo faccio sedere sulla panchina, togliendo la neve sopra di essa e lo guardo, mentre lui continua a fissare il vuoto.
«Alex?»
«Dammi… dammi solo un… un minuto» dice continuando a guardare davanti a sé.
Annuisco  e gli prendo la mano stringendola forte.
Lui non stringe. Non sta reagendo né bene né male e io non so come interpretare… lui.
Dopo circa cinque minuti buoni di silenzio tra di noi, fa un respiro profondo e si volta a guardarmi.
«Da quanto lo sai?» chiede guardandomi.
Cerco di decifrare il suo sguardo, ma niente, non riesco a vedere nulla.
«Uhm… circa un’ora»
Annuisce e dopo qualche secondo il suo braccio mi circonda le spalle e mi sento stringere contro il suo corpo e soltanto in questo momento posso tirare un enorme sospiro di sollievo.
«Ce ne occuperemo insieme. Lo cresceremo insieme»
Lo guardo negli occhi e mi sta sorridendo. «Davvero ti va bene?»
«Si, nonostante sia presto. Ti amo e un giorno mi sarebbe piaciuto avere un figlio da te»
Scoppio a ridere e nello stesso momento a piangere, ma lui mi stringe forte al suo corpo e mi bacia la testa.
«Avremo un bambino» dico asciugando una lacrima.
Lui mi guarda, sorride e tocca di nuovo la mia pancia. «Avremo il nostro bambino»

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SO?!?! Che ne pensate?!
Ve lo avevo detto già sopra. Non trovate molti indizi su che piega può prendere la storia o forse già immaginate, però, non vi resta che attendere soltanto una settimana! ;)
Baci, a presto!!
Francy

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Capitolo 2
*** *Capitolo 1* ***


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Eccomi qui dopo una settimana intera. Non so come ho fatto a resistere, ma adesso sono pronta a pubblicare il primo capitolo.
Ringrazio voi che avete recensito e che avete messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate.
Spero che questo capitolo vi piaccia :* :* Buona lettura!
A mercoledì prossimo!
Francy


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-Capitolo 1-
 
Catherine

5 anni dopo…

Cinque anni fa la mia vita era una normale routine. Scuola, studio, Alexander, chiesa.
Ho studiato moda, ho preso un diploma e, solo dio sa come, anche la laurea.
Adesso sono assistente in una casa di moda qui a Londra e il mio lavoro mi piace. È faticoso, ma mi piace. Non sono diventata una stilista, ma mi accontento.
Alexander, invece, è un infermiere. Anche lui si è laureato e adesso lavora al Charing Cross Hospital. È lì da qualche anno e si trova bene.
Entrambi abbiamo il nostro lavoro e il nostro piccolo ometto, Christopher.
È nato il quattordici ottobre del 2004 a Londra, proprio nell’ospedale dove adesso lavora Alex.
Christopher ha cinque anni e io e Alex lo amiamo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Assomiglia al padre e io non posso che esserne felice, ma ha i miei occhi. Alex dice che il nostro bambino doveva per forza prendere i miei occhi. Sono troppo belli, dice lui.
Dopo il matrimonio, perché si, io e Alex ci siamo sposati un anno dopo la nascita di nostro figlio, siamo andati a vivere in centro per essere più vicini al lavoro e alla scuola di Chris.
L’unica cosa negativa in tutto questo è che il mio lavoro mi tiene costantemente alla sedia della mia scrivania e posso andare a casa soltanto dopo le cinque del pomeriggio.
Christopher è a scuola, quindi non riesce ancora a comprendere che la sua mamma non c’è quasi mai a casa. Quando Alex lo va a prendere all’asilo e ritornano a casa per il pranzo io non ci sono quasi mai, però li chiamo per parlare un po’ con i miei due uomini e ogni volta mi dico che prima o poi farò cambiare i miei orari di lavoro. Questo però non avviene praticamente mai.
«A che pensi?» chiede Alex mentre sta giocando con Christopher.
Sorrido e gli bacio le labbra «Che ti amo» rispondo e mi siedo sulle sue gambe, mentre anche io prendo parte ai giochi.
«Mamma, guadda» esclama il piccolo lanciando in aria le sue costruzioni. Ha cominciato a parlare e a dire qualche parola oltre a “mamma” e “papà”, ma non riesce ancora a dire bene la “r”.
«Che devo guardare? Come ti volano in testa i lego?» Io e Alex scoppiamo a ridere, ma lui mette il broncio. «No, ok… non ti prendo più in giro. Promesso»
«Tu cattiva»
«Christopher!!» lo rimprovera il padre, ma io lo tranquillizzo.
«Io sarei cattiva?!» chiedo fingendomi arrabbiata.
«Si»
«Ah si?! Allora niente torta stasera per cena. Peccato…»
In quel momento sento un paio di piccole braccia stringermi forte il collo e due labbra stamparmi un bel bacio sulla guancia. «Tu sei la mamma più buona e bella del mondo»
Come faccio a non emozionarmi davanti ad una cosa del genere? «Davvero lo pensi o mi stai corrompendo per avere la torta?»
«Entrambe… entrambe» sento sussurrare Alex alle mie spalle. Mi volto e sorrido scuotendo la testa.
«Entambe»
Scoppio a ridere e abbraccio il mio ometto. «Ti voglio bene, piccolo mio»
«Anche io tanto. E non sei cattiva»
Lo guardo e per poco una lacrima non scivola giù facendo preoccupare mio figlio e mio marito «Grazie amore»
Tiro su col naso e subito lui si libera dalla mia presa e corre a giocare con gli animali di plastica.
«Tesoro, tutto ok?» chiede Alex facendomi voltare.
«Si, si, tutto ok. Ti amo» dico abbracciandolo.
«Amore, ti amo anche io. Non sai quanto» anche lui mi stringe forte, ma proprio mentre Alex cerca di baciarmi il collo Christopher gli tira un cavallo, credo, di plastica.
«Chris!!» lo rimprovero «Non si fa!!»
«Tu non devi abbacciare la mia mamma»
«Chris… la mamma è di entrambi. Mia e tua»
«No!! È soltanto mia»
Da quando Christopher ci ha scoperti a letto in atteggiamenti da evitare davanti un bambino di cinque anni non vuole che Alex si avvicini a me. Era una situazione strana, perché io e mio marito non eravamo nemmeno liberi di baciarci per casa o abbracciarci.
«Christopher» intervengo io «Devi sapere che la tua mamma ti ama, ma ama anche il papà, quindi è normale che io e lui ci abbracciamo e ci baciamo. Anche noi lo facciamo, no? Anche tu mi abbracci e mi dai i bacini teneri che sai dare solo tu. Se lo fai tu lo può fare anche papà. Intesi? E la prossima volta non lanciare più animali, ok?» Gli tolgo dalle manine altre possibili minacce e lo prendo in braccio. Lo faccio sedere sulle mie gambe e gli bacio la guancia. «Mamma e papà ti vogliono bene, però a volte… ehm… hanno bisogno di stare insieme»
«Ma io ti voglio tutta pel me»
«Amore…» mormoro intenerita stringendolo forte. «Anche papà mi vuole tutta per se»
«Allola stiamo insieme tutti… insieme?!» si guarda un po’ intorno, forse non troppo convinto da quello che ha detto.
«Si stiamo tutti insieme» dice Alex mettendoselo sulle gambe. «Prometti di non colpirmi più con gli animali?»
«Plomesso. Scusa»
«Non fa niente. Vieni qui ometto»
Entrambi si abbracciano e io posso sentire il mio cuore sciogliersi lentamente. «Io vi amo tanto tanto» esclamo abbracciandoli di slancio e cominciando a far il solletico sui fianchi a Chris che inizia a ridere a crepapelle, prima di sgattaiolare fuori dalle braccia del padre e correre in camera sua.
«Finalmente soli» esclama Alex facendomi distendere sul tappeto del salone e mettendosi sopra di me.
«Signor Lee, che vuole fare?» chiedo maliziosa.
«Oh… non si preoccupi signora Lee. Le riserverò questo onore stanotte»
Scoppio a ridere e avvicino le mie labbra alle sue.
«Non vorrei sembrarti esagerato, ma io ho paura» dice interrompendo il bacio e guardandosi intorno.
Rido ancora e lo spingo facendolo alzare e aiutandomi a fare lo stesso.
«Hai paura di tuo figlio di 5 anni?!» chiedo avvicinandomi alla cucina e aprendo il frigo per iniziare a preparare la cena.
«E’ nella fase “uccido chi tocca la mia mamma” quindi si, ho paura»
«Ti difendo io» rispondo sporgendomi dal bancone per baciarlo.
«Grazie» risponde a sua volta sorridendomi e rispondendo al bacio.
«Incredibile come siano passati già cinque anni» mormora all’improvviso.
«Non dirlo a me… mi chiedo come sia potuto uscire quel bambino da me»
Alex scoppia a ridere e mi guarda intenerito «Che c’è?» chiedo.
«Mi ricordo ancora il tuo sguardo terrorizzato prima di entrare in sala parto»
«Divertente. Vorrei vedere te»
«No amore, non ti sto prendendo in giro, sul serio… non sai quanto ho pianto quando non mi hanno permesso di entrare»
«Mi dispiace, avrei dovuto dire che ti volevo con me. In quel momento avevo altro per la mente»
«Lo so, non preoccuparti. Comunque non sai quanto mi hai reso felice quel giorno»
«Davvero?»
«Certo. Non lo vedi oggi? Dopo cinque anni?»
«Si, è vero» In quel momento sentiamo un rumore sospetto provenire dalla camera di Christopher.
«Che ha combinato stavolta?»
«Vai tu?» chiedo.
«Si. Tranquilla»
Annuisco e gli lascio un veloce bacio sulle labbra.
Continuo a cucinare, quando, qualche minuto dopo sento di nuovo le braccia di Alex circondarmi i fianchi. «Che ha fatto?» chiedo sorridendo.
«Si è solo buttato addosso un paio di giocattoli, sta bene»
Rido e mi volto a baciarlo.
«Mi sa che ordineremo le pizze stasera, vero?» chiede lanciando un’occhiata al piano cottura.
«Perché? È quasi pronto»
«Bene, perché sto morendo di fame» dice mordendomi il collo.
«Fame… hm, che tipo?»
«Entrambi»
«Vedrò di soddisfarti al meglio» rispondo allontanandomi e portando la teglia a tavola.
Lo sento ridacchiare mentre esco dalla cucina e mi dirigo in camera di Christopher.
«Scimmietta, andiamo a mangiare?»
«Allivo mamma» risponde lui mentre sistema i giocattoli nella cassapanca di legno. Mi appoggio allo stipite della porta e lo guardo.
È incredibile come sia cresciuto così in fretta. Mi sembra che non sia passato nemmeno un giorno da quando ho scoperto di averlo dentro di me e invece lui ha già cinque anni ed è un ometto adorato da tutti, perché si, i miei genitori alla fine hanno accettato la mia gravidanza e ci hanno anche aiutato i primi mesi, così come i genitori di Alexander.
Ricordo ancora quella sera…
«Ho paura…» mormoro stringendo la sua mano.
«Non devi averne. Ci sarò io al tuo fianco»
«E se cominciano a sbraitare?!»
«Tu non li ascoltare»
«Ma secondo te si chiederanno il motivo per cui abbiamo organizzato questa cena?»
«Non lo so. Credo di si, ma spero che ci lasceranno spiegare»
«Lo spero anche io» mi volto verso di lui e lo abbraccio. «Non lasciarmi»
«Mai, te lo prometto amore. Andrà tutto bene, qualsiasi cosa loro dicano»
Annuisco e apro la porta del salone, dove trovo mia madre intenta a portare i vassoi stracolmi di cibo aiutata dalla madre di Alex, i nostri padri impegnati a guardare una partita di calcio e il fratello di Alex annoiato sulla poltrona.
«Andrà tutto bene» mi sussurra ancora ed entriamo nel salone salutando tutti.
La cena non è andata esattamente come noi ce l’aspettavamo, poiché i nostri genitori hanno legato più di quanto noi potessimo aspettarci. In fin dei conti però questo era il minore dei problemi.
Il bello viene adesso.
«Mamma, puoi sederti un momento?» chiedo a mia madre che esce dal salone per prendere il dolce.
«Tesoro, dammi un secondo»
«Mamma, ti prego, è importante»
«Ok, va bene. Mi siedo. Che succede?» chiede con il suo solito sorriso dolce sulle labbra.
«Ehm…» guardo tutti i loro volti e poi guardo Alex in una silenziosa richiesta di venirmi incontro, perché io non so che dire.
«Va tutto bene?» chiede suo padre guardandoci.
Sorridiamo entrambi e annuiamo «Va alla grande» risponde Alex.
«Bene, allora perché state sudando?»
«Siamo un po’ nervosi»
«E per quale motivo?» chiede sua madre.
«Il motivo per cui stasera vi abbiamo fatti conoscere è per dirvi insieme che… si insomma… che tra…»
«Tra nove mesi diventerete nonni» conclude Alex per me.
In quella sala cala improvvisamente il silenzio più agghiacciante che io abbia mai dovuto sopportare e per almeno dieci minuti buoni cinque persone non hanno detto assolutamente nulla, mentre i nostri cuori, il mio e di Alex, martellavano furiosi nel petto.
«Non la stanno prendendo bene Alex» sussurro al suo orecchio.
«Lo vedo»
«Sei incinta?!» esclama mio padre alzandosi dalla sedia.
«Si» mormoro abbassando lo sguardo.
Dopo qualche secondo si alza mia madre «Tesoro… ma sei così piccola…» sussurra venendo verso di me. «Su alzati» dice e quando lo faccio mi abbraccia.
«Perché lo stai facendo?» chiedo sorpresa.
«Perché sono felice per te tesoro, anche se ancora sei piccolissima, però ormai sei una donna e noi dobbiamo accettarlo»
«Già…» la abbraccio forte continuando a tenere stretta la mano di Alex.
«Si vede che siete innamorati» dice all’improvviso la mamma del mio fidanzato.
«Si, lo siamo» dice lui sorridendomi.
«Congratulazioni figliolo» risponde il padre alzandosi per abbracciarci, mentre mio padre resta ancora seduto con lo sguardo sconvolto.
«Papà…» mormoro.
Alza lo sguardo verso di me e, per la prima volta, vedo mio padre piangere. «Oh papà…» esclamo e lo abbraccio forte.
«Sei ancora così piccola, eri la mia bambina, ma invece già sei una madre e io… non so che dirti»
«Sei felice per me?»
«Sei innamorata?» chiede ignorando la mia domanda.
«Si, papà» rispondo sorridendo.
«E sei sicura?»
«Certo»
Stavolta il suo sguardo passa ad Alex. «E tu avrai intenzione di prenderti sempre cura di lei?»
«Sempre signore, lo prometto»
«Allora si, sono contento per te e adesso venite qua e fatevi abbracciare»
Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di lacrime, abbracci e toccatine alla mia pancia ancora praticamente piatta.
«Cath, tesoro, stai bene?»
Mi volto e mi trovo davanti un Alex piuttosto preoccupato.
Mi fiondo tra le sue braccia e lo stringo più forte che posso.
Non potevo mai immaginare, cinque anni fa, che la mi vita invece di diventare ancora di più un casino, sarebbe migliorata.
«Ti amo, ti amo tanto»
«Amore, a cosa pensavi?»
Sorrido e lo guardo negli occhi «A quando abbiamo detto ai nostri genitori che aspettavamo un bambino»
«Bella serata» risponde lui sorridendo.
«Bellissima e io ti amo ogni giorno di più»
«Amore, anche io ti amo. Ti amo un casino» dice affondando il viso tra i miei capelli.
Sorrido mentre mi lascio cullare dal suo abbraccio, ma all’improvviso mi sento tirare la giacca. Abbasso lo sguardo e vedo il nostro ometto. «Mamma, io c’ho fame» .
Rido e asciugo le poche lacrime che erano cadute «Si amore, andiamo a mangiare» .
Abbracciata ancora a mio marito, rientriamo in cucina.
Seduti tutti e tre a tavola, mi rendo conto che quel test di gravidanza positivo cinque anni fa è stata una grande sorpresa si, ma anche una grande fortuna.
Ho la mia famiglia e non avrei mai potuto chiedere di meglio alla vita.

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Capitolo 3
*** *Capitolo 2* ***


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So che probabilmente la storia non vi piace, magari non vi dice nulla o non vi attrae, quindi avevo pensato di eliminare questa originale, però poi mi son detta: perchè devo eliminare qualcosa che io ho scritto con il cuore e che a me piace, non tantissimo, ma mi piace. Quindi, al di là delle recensioni e delle visite, io continuerò a pubblicare una volta a settimana.
Quindi spero che, continuando la storia vi piaccia sempre un pò di più ;)
Lo spero, perciò, eccovi qui un altro capitolo, per la precisione il secondo.
Ci sentiamo mercoledì prossimo!!
Bisous,
Francy


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-Capitolo 2-

 
«Amore, passi tu a prendere Christopher all’asilo?»
«Tesoro, sai che non posso!»
Sospiro e sistemo i cuscini sul letto. «Ok, vedrò se posso uscire io dall’ufficio e lo porto da mia madre». Cerco anche di organizzarmi per non lasciare il mio bambino da solo.
«Mi chiedo quando uscirai da quel posto»
«Alex, ci permette di pagare le bollette. Ci serve che io lavori lì»
«Ma con il mio stipendio possiamo pagare tutto e ci rimarrebbe ancora qualche spicciolo»
Esco dalla stanza e lo guardo mentre allaccia le scarpe. «Alex, sai che questo lavoro mi piace, l’orario un po’ meno, ma  ti prometto che ne parlerò con il mio capo»
«E il tuo capo ti darà la possibilità di vedere tuo figlio anche a pranzo?»
«Ok, facciamo così… appena lascio Christopher a scuola, vado in ufficio e le parlo. È sempre stata gentile con me, soprattutto quando il bambino era ancora molto piccolo e adesso non sarà da meno. Fidati di me, ok?»
«Amore, ma io mi fido di te è del tuo capo che mi fido poco. E se non ti lasciasse nemmeno un’ora per riposarti a pranzo?»
«Mi licenzio»
«Lo faresti?!» chiede alzando un sopracciglio.
«Si, per voi lo farei»
«Cath…»
«Alex, lo farei…»
«Va bene, allora ti aspetto a pranzo»
«Non credo che mi faccia cominciare oggi»
«Allora domani?»
«Va bene» rispondo sorridendo.
«Fantastico, adesso lasciati baciare»
Ridendo mi afferra per le spalle e mi spiaccica al muro cominciando a baciarmi. «Alex… c’è il bambino in cucina»
«Noi siamo in camera da letto»
«Non proprio» rispondo alzando un sopracciglio.
«Sai che giorno è oggi?»
«Hm… no. Che giorno è?»
«13 febbraio. Sai che significa?»
«Che domani è San Valentino?»
«Si e che ti porterò a cena fuori»
«Ma Christopher lo lasci solo a casa?»
«Mia madre si è offerta di tenerlo. Noi abbiamo la serata libera, almeno fino alle undici»
«Quindi niente sesso?»
«Quello non può mancare, altrimenti che San Valentino è? E poi dobbiamo festeggiare anche il 15»
«Alex il quindici non dobbiamo festeggiarlo più»
«E perché no?!» chiede dispiaciuto.
«Perché ormai siamo sposati e quella data non conta».
«Sai che ancora non ci credo che sei mia moglie?» dice sorridendo felice.
«Sono passati cinque anni»
«Si» risponde alzando entrambe le sopracciglia.
«Mi spieghi perché sei così felice?»
«Perché mio figlio non mi sta tirando nulla in testa nonostante io sia appiccicato a te»
Scoppio a ridere e lo abbraccio tenendolo più stretto che posso. «Ti amo» mormoro contro il suo collo.
Ovviamente, per arrivarci, o metto tacco dieci, o lui mi prende in braccio, in questo caso mi  tiene per il bacino con il braccio, alzandomi fino alla sua altezza. «Questa vicinanza mi piace» mormoro maliziosa.
«Piantala Catherine» esclama lui cercando di non eccitarsi.
«Mi sa che continuo» mormoro ancora. Ma quando sento la sedia strisciare sulle assi di legno della cucina Alex mi lascia immediatamente, mentre io scoppio di nuovo a ridere.
«E’ meglio che io vada» dice ricomponendosi. «Ci vediamo pomeriggio?»
«Si» Ci scambiamo un altro bacio e dopo aver preso la sacca e aver salutato Christopher, esce di casa.
«Amore, hai finito la colazione?» gli chiedo ritornando in cucina.
«Si mamma» dice mentre indossa il giubbotto.
«Bravo! Adesso la mamma ti accompagna a scuola e…»
«E vieni a pendemmi anche tu?» chiede mentre mi abbasso per abbottonargli l’indumento pesante.
«Si amore. Oggi vengo a prenderti anche io»
«Davvelo!?» chiede stupito.
Fa bene ad essere stupito. In tre anni di asilo forse io non sono andata a prenderlo nemmeno una volta. Che tristezza…
«Certo. Poi ritorniamo a casa e troviamo papà che ci aspetta qui» rispondo sorridendo il più possibile.
«Sono felice»
«Anche io amore… anche io»
Sorridendo, gli abbottono gli ultimi bottoni del giubbotto e prendo il suo zainetto.
«Andiamo adesso, altrimenti facciamo tardi»
Quando Christopher aveva iniziato a frequentare la scuola materna mi ero sentita portare via un pezzo del mio cuore. Aveva appena tre anni e già doveva stare l’intera mattinata con altri bambini e con delle persone che non conosceva. Mi si era spezzato il cuore e avevo pianto per tutto il tempo che lui era via. Quando era ritornato a casa avevo passato tutto il pomeriggio abbracciata a lui nel lettone e quando Alex mi aveva chiesto cosa non andava, io gli avevo spiegato la situazione  lui si era messo a ridere.
«Non c’è assolutamente nulla da ridere Alex» mi ero difesa io, ma lui continuava a ridere. Poi, alla fine, mi aveva abbracciata e baciata per rassicurarmi, per farmi sapere che lui ci sarebbe sempre stato al mio fianco e a quello del bambino. E così era sempre stato. Dovevo lasciare andare il nostro bambino, in modo che lui potesse farsi degli amici e crescere insieme agli altri suoi coetanei.
Ogni mattina, però, era sempre tremendo lasciare il piccolo dentro quella stanza e andare a lavoro. Era come se lo stessi abbandonando, ma in realtà non era esattamente così. Questo lo sapevo, semplicemente mi rifiutavo di crederci.
«Ciao mamma. Ci vediamo dopo» mi dice, mentre entro nei cancelli della scuola e andiamo incontro alle altre mamme.
«Ciao tesoro. Stai attento, mi raccomando»
«Celto…» mi sorride e dopo un saluto con la manina si volta ed entra nella sua classe.
Che grande il mio ometto” penso, mentre esco dall’edificio e mi dirigo a lavoro.
Quella giornata sarebbe stata devastante e non so con quale coraggio avrei affrontato Ramona Schmidt. Le sue origini tedesche mi avevano sempre un po’ intimorito, ma dopo averla conosciuta, devo dire che non era poi così male.
L’unica cosa era che, nei momenti di stress, prima di una sfilata, diventava intrattabile. Non so quindi se la promessa fatta ad Alexander sarebbe stata mantenuta.
Dopo due tappe sulla metropolitana e dieci metri di camminata, finalmente, entro negli uffici della ‘Schmidt Company’, la compagnia per la quale lavoro da almeno quattro anni.
In tutto questo tempo non mi sono mai lamentata, nonostante Chris fosse tanto piccolo. Lo lasciavo da mia madre o da quella di Alex e mi piangeva il cuore sapere che non potevo essere io ad occuparmi di mio figlio.
Pessima madre, mi ripetevo. Sei una pessima madre.
E forse lo ero davvero, ma Alex trovava sempre il modo di rassicurarmi e non far pesare a nessuno dei tre il mio lavoro. In fondo ero io quella che aveva orari assurdi, che si alzava nel bel mezzo della notte e cominciava a cucire pezzi restanti della collezione da presentare o che sistemava l’agenda della stilista, ovvero il mio capo.
Ed è proprio con lei che devo parlare… adesso!
«Oh Catherine, finalmente sei arrivata!»
«Scusami Ramona, ma lo sai. Dovevo portare il piccolo a scuola»
«Giusto si, perdonami. Come sta?»
«Sta bene, grazie» rispondo sorridendo.
Un altro bell’aspetto del suo carattere è che ha sempre un occhio di riguardo non solo per i suoi dipendenti, ma anche per le loro famiglie e con me non ha mai fatto eccezione.
Quando ho cominciato a lavorare e Christopher era piccolo, mi permetteva di andare qualche ora a casa per occuparmi di lui. Spero che anche adesso sia così.
«Ramona, vorrei… vorrei parlarti un momento»
«Qualcosa non va?» chiede mentre ispeziona i campionari di colore della nuova collezione.
«Non esattamente. Volevo parlare dei miei orari»
«Vieni, andiamo nel mio ufficio»
Annuisco e la seguo in quello che potrebbe essere definito un intero appartamento e non un ufficio.
«Allora, dimmi…»
«Ramona, sai quanto io ti sia grata per avermi dato il lavoro, per essere stata indulgente con me i primi mesi, ma ti chiedo di farmi avere l’orario che avevo prima. Christopher è ancora piccolo e devo occuparmi io di lui. Quindi, ti chiedo se posso avere il pomeriggio libero..» Sospiro «A… a partire da oggi» aggiungo nervosa. 
«Cath, sai che qui il tuo lavoro non richiede di fare chissà che cosa, quindi si, va bene. Puoi lavorare la mattina, magari ti porti qualcosa a casa»
Sempre meglio di niente.
«Grazie, davvero» dico sorridente.
Lo sapevo che lei mi sarebbe stata d’aiuto.
«Ah Cath» mi richiama prima che io esca dal suo ufficio.
«Si?»
«Non posso continuare a darti il tuo stipendio di prima però»
Oh… avete presente il rumore che fa un disco non terminato quando lo si toglie dal giradischi?!
Si?
Bene, è lo stesso suono che ho sentito io, senza dischi nei dintorni.
«S…si, ok» balbetto senza neanche rendermene conto. In fondo che mi aspettavo?!
Che mi pagasse millecinquecento sterline per sei ore di lavoro?! Certo che no.
Felice e nello stesso tempo un po’ delusa dal mio calo di stipendio, vado a sedermi alla mia scrivania e attendo che mi sia assegnato qualche misero lavoro. Mi piaceva e mi piace il mio lavoro, ma con il tempo ho capito che non è esattamente quello dei miei sogni.
Quante volte ho pensato di cambiare lavoro?!
Tante… infinite volte, ma sono ancora qui, dopo quattro anni.
Ma che potrei fare? Lavorare in un supermercato?! Negozio d’abbigliamento?!
Non sprecherò di certo la mia laurea in questo modo.
Non che io la stia usando in maniera adeguata; ma cosa posso fare?
Mi appoggio alla sedia e guardo il soffitto.
«CATH!!» lo strillo acuto della responsabile del reparto tessitura mi fa letteralmente saltare per aria e per poco non cado dalla sedia.
«Si, dimmi» mormoro ricomponendomi.
«Devi compilare questi documenti; qui hai il numero del vestito nel catalogo e qui la loro descrizione»
«Ma Joenne, sono ore di lavoro»
«Lavori fino alle cinque oggi, no?»
«No, non più»
«Ti ha licenziata?» chiede sorpresa.
«No, ma lavoro solo la mattina»
«Ok, allora puoi portarlo a casa, ma stai attenta, non perdere nulla o non farci andare qualche strana pappina di tuo figlio»
«Tranquilla» rispondo con un sorriso amaro.
«Bene, intanto comincia»
Annuisco e inizio, ufficialmente, la mia giornata.
Bello, vero?
 
L’orologio oggi non può andare più lentamente di così. Mancano ancora quindici dannati minuti prima che io esca da qui.
Mai come oggi mi sono sentita in trappola in questo posto e mai in quattro anni mi ero sentita così.
Forse è la consapevolezza che lavorare qui non mi piace più, o forse è soltanto una giornata no.
Quanto vorrei che Alex fosse qui…
«A che punto sei?» chiede per quella che credo sia la milionesima volta.
«Allo stesso punto di prima se tu non la pianti di disturbarmi ogni tre secondi»
«Siamo nervosetti oggi?»
«Beh si, se non mi lasci fare il mio lavoro»
«E allora perché non riesci a togliere gli occhi da quell’orologio?»
«Forse perché devo andare a prendere mio figlio?!»
Joenne alza un sopracciglio e mi lascia, finalmente, da sola.
Guardo di nuovo l’orologio e, dopo aver completato un’altra pagina del catalogo, raccolgo le mie cose, compreso il lavoro del pomeriggio, ed esco da quegli uffici tremendi.
È deciso, cambierò lavoro…
Certo… come no!!
Va bene, per il momento è meglio non pensarci. Magari ne parlo con Alex più tardi.
A proposito, lui non sa nemmeno che resterò a pranzo, ma a quest’ora sarà in giro per il suo ultimo giro di visite; non posso disturbarlo.
Gli farò una sorpresa a casa.
Arrivata a scuola vedo Christopher appiccicato al vetro della finestra.
Gli sorrido e la sua boccuccia sdentata mi regala uno di quei sorrisi che i bambini regalano soltanto nei momenti di pura gioia, completa spensieratezza.
E il mio bambino in questo momento è felice e io voglio che sia così, sempre!
«Ciao amore!!» esclamo inginocchiandomi mentre lui mi corre incontro.
«Ciao mamma» esclama a sua volta tutto contento. «Che bello vedelti qui»
«E’ bello anche per me» Lo stringo quanto più posso e mi alzo, prendendolo in braccio, anche se comincia a diventare sempre più pesante.
Diventerà come suo padre, ne sono sicura.
Sorrido e ringrazio la maestra di Christopher che mi porge lo zainetto.
«Andiamo a casa? Hai fame?»
«Siii, tanta fame»
«Bene» Ridiamo insieme mentre ci incamminiamo per raggiungere casa nostra.
«Mamma, papà salà a casa?!»
«Si, credo di si, ma se non c’è arriverà presto, non preoccuparti»
«Va bene. Possiamo fargli un disegno?»
«Ma certo! Mentre io preparo la pappa tu disegni, così appena finisco ti aiuto, ok? Facciamo una bella sorpresa a papà»
«Che bello, che bello!»
Rido, e guardo a destra e a sinistra per attraversare la strada.
Arrivati davanti il cortile del nostro palazzo faccio scendere Christopher che comincia a correre «Chris, stai attento che ti fai male» grido mentre recupero le chiavi di casa dalla borsa. Anche dopo essere entrati in casa ha rischiato diverse volte di farsi male, inciampando nei gradini, ma l’eccitazione di fare un disegno al suo papà era troppa, e non riusciva a stare fermo.
Solo dopo aver aperto la porta di casa, aver buttato giubbotto per terra ed essere corso in camera sua è riuscito a calmarsi un po’.
Entro in camera sua e controllo che non si sia fatto male per la sua furia e, dopo avergli raccomandato di non fare casino, ritorno in cucina e comincio a preparare il pranzo.
È strano e terribilmente piacevole prepararlo per la mia famiglia, tanto che, circa un quarto d’ora dopo, sentendo Alex rientrare in casa, lascio tutto sul bancone e corro all’ingresso abbracciandolo prima che lui potesse davvero capire cosa stesse succedendo.
«Mi sei mancato tanto», mormoro contro la sua spalla.
«Amore… ma non dovevi essere a lavoro?» chiede carezzandomi la schiena.
«Sorpresa!!» esclamo. Adesso lo faccio stare un po’ sulle spine.
«Che significa?!» chiede allarmato. «Non ti sarai licenziata?!»
Lo guardo negli occhi e sorrido «Stamattina volevi che io non lavorassi e adesso ti preoccupi?»
«Certo! Non voglio che rinunci a qualcosa che ti piace fare solo per me o per Christopher»
«Beh, si da il caso che tu e Christopher siete la mia famiglia, quindi per voi è normale che faccia qualsiasi cosa»
Pian piano sulle sue labbra spunta un sorriso e velocemente le sue labbra catturano le mie aderendo perfettamente. «Non mi sono licenziata» mormoro.
«No?» chiede lui mentre comincia a baciarmi la guancia, la mascella, fin giù al collo.
«No. Lavorerò solo la mattina, così per il resto della giornata sto con voi»
«Davvero?!!» chiede guardandomi negli occhi e sorridendo.
«Si amore, davvero. Ti amo e voglio passare il mio tempo con te a crescere il nostro bambino»
Stavolta il suo sorriso si fa ancora più grande e luminoso «Ti amo anche io» risponde, prendendomi in braccio e riprendendo a baciarmi.
«Bentornato a casa amore» mormoro stringendolo sempre di più a me.
«E’ bello sentirtelo dire» risponde staccandosi.
«Scusa se in questi anni non ci sono stata molto a casa»
«Non preoccuparti, davvero. Adesso sei qui e mi basta sapere questo»
Sorrido e gli lascio un altro bacio sulle labbra. «Vai da tuo figlio. Credo ti abbia fatto un disegno»
«Era contento di vederti a scuola, vero?» chiede mentre posa la tracolla sul tavolino dell’ingresso e, in quell’istante, forse attirato dal rumore delle chiavi e del nostro mormorio, Christopher esce dalla sua camera correndo come un pazzo.
«Papààààà»
«Ohh… eccolo il mio campione!!» esclama Alex inginocchiandosi per prenderlo in braccio e sollevarlo per aria.
Io, appoggiata al muro dell’ingresso, li guardo profondamente commossa e intenerita da quella scena.
Sapevo sin dall’inizio che Alex sarebbe stato un bravo papà. Durante i nove mesi della gravidanza mi era rimasto vicino ogni singolo momento, nonostante non vivessimo ancora insieme. Mia madre, aveva insistito affinché passassi almeno la gravidanza sotto il suo tetto e durante quei mesi, avevamo avuto il tempo di cercare casa.
I primi mesi di vita di Christopher non sono stati proprio facili per noi. Io dovevo iniziare il college, Alexander doveva continuare gli studi e molte volte eravamo così stanchi che in qualche modo anche il nostro bambino riusciva ad addormentarsi subito, appena toccava la culla.
«Amore… ancora persa tra i ricordi?»
Sorrido e gli bacio la guancia, mentre Christopher dispiega il disegno per il suo papà. «Sono bei ricordi» rispondo abbracciandoli.
Alex mi sorride e torna a guardare Chris. «Che hai fatto?» gli chiede prendendo il disegno.
«Quetto è pel te»
«Lo hai fatto tu?» gli chiede sorpreso.
«Si, ti piace?» chiede timido.
«Ma certo che mi piace» esclama Alex sedendosi sul divano, continuando a tenere il figlio sulle ginocchia «Chi sono?» gli chiede poggiando il disegno sul tavolino di vetro.
«Quetta è la mamma, che cucina pel noi, quetto sei tu che aiuti le pelsone con la bua e quetto sono iooo» esclama alzando le braccine verso l’alto.
Io e Alex scoppiamo a ridere, mentre il mio cuore continua a sciogliersi davanti padre e figlio intenti ad analizzare il disegno.
Quanto li amo…
 
«E’ bello poterti abbracciarsi a qualsiasi ora del pomeriggio» mormora Alex sul mio collo, abbracciato a me sul divano mentre accarezzo i suoi capelli castani e quelli di Christopher, addormentato su di me.
Dopo aver pulito la cucina, ci siamo messi sul divano e abbiamo cominciato a farci tutti e tre le coccole.
Sensazioni stupende… mi erano mancate più di quanto immaginassi.
«E’ bello quando mi abbracci tu»
Sento le sue labbra distendersi in un sorriso e qualche secondo più tardi sento la sua lingua sul mio collo.
«Hai un buon sapore»
Cerco di non scoppiare a ridere e gli lascio un bacio sulla fronte. «Ti amo»
«Anche io amore… tanto»
Sorrido e ritorno a guardare la tv.
Sono quelli i momenti che preferisco durante la giornata. Di solito la sera, dopo aver finito di lavare i piatti, ci accoccoliamo sul divano, proprio come adesso, ma stavolta possiamo farlo anche di pomeriggio e se per il resto delle nostre vite sarà così, io di certo non mi lamento.
E come potrei? La mia vita è perfetta così com’è: ho l’amore di un uomo stupendo e di un ometto speciale.
«Sei tutto quello che ho sempre desiderato Cath…» mormora Alex guardandomi dal basso verso l’alto.
Abbasso lo sguardo anche io e gli sorrido «Anche tu e voglio che tu sappia che sono felice. Di tutto»
«Anche di avermi sposato?» chiede rivolgendomi un mezzo sorriso.
«Soprattutto di averti sposato. Stamattina hai detto che non ci credi che siamo sposati dopo cinque anni. Beh, la stessa cosa vale per me, ma è bellissimo poterti definire mio marito».
«Ed è stupendo definirti mia moglie, te lo assicuro»
Sorridiamo entrambi e mi abbasso leggermente per baciarlo. 
 
Per altre due ore Christopher ha dormito sul divano, mentre io e Alex abbiamo dedicato un po’ di tempo alla nostra intimità.
«Mi era mancato stringerti in questo modo» dice baciandomi la spalla.
«E’ mancato anche a me» rispondo e mi volto scontrandomi con il suo petto.
«Sei bellissima, te l’ho mai detto?»
«Si» mormoro.
«Bugiarda. Non te lo dico da un po’… scusa»
«Non importa. È il pensiero che conta», rispondo sorridendo.
«Mamma? Papà?!»
Una piccola testolina castana fa capolino nella stanza, mentre mi alzo sui gomiti per sorridergli. «Posso stale con voi?» chiede stropicciando gli occhi.
«Certo amore, vieni!»
In pochi secondi salta, con qualche difficoltà, sul letto e si accoccola sul mio petto, mentre io lo abbraccio e lo stringo forte a me e Alexander gli accarezza le braccia.
«Vi amo così tanto…» mormora continuando ad accarezzarlo.
Alzo lo sguardo e lo vedo guardare ancora nostro figlio. Adesso però guarda me, con quegli occhi verdi che riescono a scrutare la mia anima e quelle labbra carnose, perfette da baciare. «Vieni qui» sussurro e, accorciando le distanze, unisco le mie labbra alle sue, cominciando a baciarlo appassionatamente.
Avrei anche cercato un contatto fisico, ma con Christopher in mezzo, non è l’ideale.
«Ti amiamo anche noi» mormoro, guardandolo negli occhi.

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Alloooora.... ho qualche speranza per sapere cosa ne pensate?
:D A Mercoledì :*

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Capitolo 4
*** *Capitolo 3* ***


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Eccoci ad un altro mercoledì.
Di seguito trovate il terzo capitolo e boh... io continuo a sperare che vi piaccia.
Non credo di avere altro da aggiungere, soltanto che le cose qui cambiano. :)
Buona lettura,
Francy


We can find love within us

-Capitolo 3-

 
Sei anni fa avevo passato l’intera giornata di San Valentino a pensare ad Alexander.
Nonostante tutti mi dicessero che non era un ragazzo del tutto raccomandabile io volevo che fosse lui a darmi qualsiasi tipo di dimostrazione. Volevo dargli una possibilità.
Qualche giorno prima mi aveva confessato di provare qualcosa per me, qualcosa che andasse anche oltre l’attrazione fisica e io, volevo dargli una possibilità nonostante tutti mi dicessero che non era la cosa più giusta da fare.
Ma era veramente la cosa che non dovevo fare?
No, assolutamente. Se lo guardo adesso, penso che quella di dare una possibilità ad Alex sei anni fa, sia stata la decisione più saggia che io abbia mai preso in vita mia.
Si, siamo diventati genitori molto presto, ma adesso siamo qui, insieme, nella nostra casa e con il nostro ometto.
Stanotte Christopher si è intrufolato nel lettone e stamattina ho trovato padre e figlio abbracciati e, da quel momento, non sono riuscita a distogliere lo sguardo da loro.
«Ehi…» mormora Alex svegliandosi e non mi ero nemmeno accorta che mi stesse guardando, persa com’ero nei ricordi e nella contemplazione di loro due.
Gli sorrido e mi allungo lasciandogli un bacio sulle labbra. «Buongiorno»
«Da quanto sei sveglia?» chiede liberandosi dalle braccia del figlio.
«Circa mezz’ora. Mi sono accorta di lui e sono rimasta a guardarvi»
Sorride e, prendendomi per mano, mi fa alzare da letto.
Usciamo dalla camera da letto, lasciando semi chiusa la porta e, Alex comincia a baciarmi «Buon San Valentino amore» dice staccandosi dalle mie labbra e sorridendomi.
«Buon San Valentino» rispondo sorridendo maliziosa.
«Non vedo l’ora di averti tutta per me stasera»
«Anche io, ma… dove andiamo?»
«Sarà una sorpresa»
«Uffa… sai che non mi piacciono le sorprese» mi lamento incrociando le braccia al petto.
«Fidati amore… questa ti piacerà»
Sorrido e gli circondo il collo con le braccia stringendolo sempre di più a me. «Mi fido di te e ti amo»
«Anche io e se non fosse per un piccolo ometto che ci sta spiando da dietro la porta… ti farei mia qui stesso»
Spalanco gli occhi e mi volto vero la porta della camera da letto.
Christopher.
Non lo avevo nemmeno visto. Come se n’è accorto lui?!
«Abbiamo un pesciolino spione» dico avvicinandomi alla porta e abbassandomi all’altezza di mio figlio, che comincia a ridere.
«Buongiorno amore» lo saluta Alex mentre io lo prendo in braccio.
«Ciao papà»
«Che ti va di fare oggi?!» gli chiedo cercando di ignorare il suo peso.
«Stale tutto il giolno a giocale… posso mammina?»
Sorrido commossa e annuisco. «Certo che puoi»
Lo metto a terra e ritorno ad abbracciare Alex. «Devi lavorare anche oggi?» chiedo triste.
«Si amore, ma sarò qui presto. Promesso»
«Va bene. Vado a preparare la colazione»
«Ok»
Mi lascia un bacio sulle labbra e uno sul collo ed entra in bagno.
«Allora, pesciolino… che ti va di mangiare per colazione?» chiedo mentre Christopher salta sulla sua sedia.
«Non lo so. Voglio i celeali cololati e poi tanto succo si flutta»
«Ok, allora latte, cereali e succo di frutta»
Preparo velocemente la colazione a Christopher e ad Alex, accendo la tv cercando di seguire le notizie del giorno, ma come al solito Chris si appropria del telecomando, mettendo sul canale dei cartoni animati.
E poi si chiedono perché già da piccoli i bambini abbiano già il cervello fuso…. Con questi programmi idioti è normale!!
«Guarda ancora quei cartoni animati?» chiede Alex entrando in cucina.
«No, stavolta si è dato ai programmi per bambini con esperimenti e roba varia» rispondo, ma quando mi accorgo della cravatta e della giacca sullo sgabello del bancone…
«E quella?» chiedo sorridendo.
«La cravatta?» chiede lui e io annuisco.
«C’è una conferenza prima del mio giro. Mi cambio in ospedale»
«Ah, ok»
Do un’occhiata veloce a Christopher e lo chiamo per la sua colazione.
Porgo il piatto anche ad Alex che mi ringrazia con un bacio e cominciano entrambi a mangiare.
Sorrido come un’ebete e quando mi rendo conto di averli fissati abbastanza, anche se, per me non sarebbe mai abbastanza, vado in camera per sistemare il letto e cambiarmi.
«Catherine?»
Mi volto di scatto e vedo Alex fissarmi «Dimmi»
«Io sto andando. Ci vediamo più tardi?»
«Ok» sorrido e mi avvicino per baciarlo. «Ti amo» mormoro e lui sorride, ricambiando il bacio e sussurrando un veloce “ti amo” sulle mia labbra.
 
Per tutta la giornata ho lavorato al catalogo, mentre Christopher pasticciava con gli acquerelli, dopo avergli categoricamente raccomandato di non macchiare il tappeto o altri pezzi di mobilio.
Alex aveva chiamato dicendo che sarebbe stato a casa un po’ più tardi del previsto e, alle sei del pomeriggio, lui non si era ancora presentato.
Lo squillo del cellulare mi fa sperare che sia lui, ma quando leggo il numero dell’ufficio comincio a tremare.
«Si?» rispondo con voce tremante.
«Catherine, mi dispiace disturbarti proprio oggi, ma devi venire in ufficio. Ci serve tutto il personale» la voce del mio capo mi fa rizzare i peli sulle braccia.
Che sarà mai successo?
«Ramona… io…»
«VIENI ADESSO!!» grida e riattacca.
Con un sospiro mi alzo dal tavolo e mi avvicino a Christopher per dargli la notizia, ma proprio in quel momento entra Alex in casa.
«Tesoro, scusami. Scusami tanto. Sarei già dovuto essere qui, ma mi hanno assegnato altri pazienti e non sono riuscito a fare subito. Ma adesso sono qui. Mi cambio e andiamo»
Alex è partito a parlare in quarta e adesso mi sento terribilmente in colpa per quello che sto per dirgli.
«Non posso»
I suoi occhi saettano da me al tavolo e il suo sguardo si spegne, deluso da quello che sta per sentirsi dire «Devo andare in ufficio»
«Adesso?!! Di sabato?!»
«Mi dispiace, Ramona ha chiamato dieci secondi prima che arrivassi tu e non mi ha dato nemmeno il tempo di dirle che non potevo andare. Mi dispiace tanto»
«Mamma, non essele tliste» dice Christopher accarezzandomi la guancia.
Gli sorrido e Alex lo prende dalle mie braccia. «Vieni ometto. La mamma deve andare a lavoro»
«Ciao mamma» mi saluta mio figlio, ma Alex non mi rivolge la parola.
E non lo fa nemmeno quando vado a salutarli prima di uscire di casa. 
«Tesoro, la mamma va a lavoro, ma torna presto, ok?»
«Va bene. Ciao mammina»
Il suo tono triste e amareggiato mi fa stringere il cuore e le lacrime cominciano anche a farsi sentire.
«Alex…» lo chiamo mentre lui mi da le spalle, guardando fuori dalla finestra.
«Buon lavoro» dice soltanto.
«Perdonami» rispondo e, lasciandogli un bacio sulla spalla, esco di casa.
 
Restare in ufficio la sera di San Valentino era qualcosa che non avevo mai fatto e che avrei voluto continuare a non fare e questo Alex non me lo avrebbe perdonato tanto facilmente.
Ha ragione, non lo metto in dubbio, ma che avrei potuto fare? Rifiutare?
Si, avresti potuto’ mi dico.
Avrei potuto rinunciare, rischiare il lavoro. Ma alla fine cosa avrei ottenuto? Tanto. Sarei rimasta più tempo con mio figlio, con mio marito, con la mia famiglia, che adesso mi sta ignorando.
Sono appena tornata a casa e ho trovato Chris e Alex sul divano a guardare un film.
Resto a guardarli per un po’, a contemplarli come avevo fatto quella mattina, quando le acque erano ancora serene e tranquille.
«C’è la cena in forno, se hai fame» mi informa Alexander continuando a guardare la tv.
«Grazie» rispondo, ma non ho proprio intenzione di mangiare. Ho lo stomaco chiuso da quando ho informato Alex del cambiamento di programma.
Dopo essermi cambiata torno in cucina e Alex sta cercando di prendere Christopher in braccio.
Come al solito si è addormentato davanti la tv.
A lui piace fare così. Piace essere portato nel suo lettino dal suo papà e che gli si rimbocchino le coperte.
Seguo Alex fino in camera di Christopher ma continuo a non dire nulla. Purtroppo la visione di padre e figlio abbracciati in questo modo, mentre Alex fa distendere delicatamente il figlio nel suo lettino, mi fa spuntare le lacrime agli occhi e non riesco ad impedire che scendano lungo le mie guance.
«Non piangere» mormora Alex.
Lo guardo sorpresa. Non mi sono nemmeno accorta che si era avvicinato a me.
«Mi dispiace per stasera» dico scacciando via le lacrime.
«Shh…» Mi porta fuori dalla camera di Christopher e richiude la porta alle sue spalle.
«Alex, mi dispiace davvero tanto. Non succederà più te lo prometto»
«Non importa Cath, ormai non ha più importanza. Non fa niente»
«No, non è vero. Per te aveva importanza. Mi dispiace» dico disperata sedendomi sul divano.
«Cath, è inutile che fai così. Ho detto che non importa. Festeggiamo un’altra volta. Vai a dormire adesso»
«No… non… non posso»
«Perché no?»
«Devo… uhm… lavorare» dico un po’ timorosa della sua reazione.
«Adesso ti porti il lavoro anche a casa? Ma quando finirà questa tortura?»
«Alex, ti prego»
«No! Non dirlo. Hai chiesto al tuo capo di lavorare solo la mattina per stare con tuo figlio il pomeriggio e tu che fai? Ti porti il lavoro a casa? Mossa intelligente, davvero!»
«Alex…»
«Lascia perdere. Io me ne vado a dormire. Pensa tu a spegnere le luci»
Mi lascia lì, in lacrime, mentre scompare oltre la porta della camera da letto.
Cercando di non scoppiare nuovamente in lacrime e di fermare quelle che scendono già, mi siedo al tavolo cominciando a lavorare, ma ben presto non riesco più a reggere quei cataloghi che odio così tanto.
Appoggio la testa sul tavolo, credendo di rilassarmi cinque secondi, invece mi addormento.
Mi sveglia lo schianto di qualcosa sul pavimento. Di soprassalto lancio un’occhiata alla cucina e vedo Alex sporco di farina e mi fissa con una scodella in mano. «Scusa» dice.
«Che fai?» chiedo io alzandomi, e solo adesso arrivano tutte le conseguenze del dormire su una sedia per tutta la notte.
«Stavo preparando la colazione»
Di scatto guardo l’orologio e mi accorgo che sono le nove del mattino. «Christopher dorme ancora?»
«No, sta giocando nella sua camera»
«Ok» mi siedo di nuovo passandomi una mano fra i capelli. Dio, quanto sono stanca.
«Sei… stanca?»
Mi volto sorpresa verso Alex e i miei occhi improvvisamente si fanno lucidi, di nuovo «No… tutto ok. Vuoi una mano?»
«Non preoccuparti. Ci penso io. Hai finito di lavorare?»
«Non ancora, me ne occupo domani in ufficio»
«Non se la prenderà con te il capo?»
«Non importa. Oggi è domenica e voglio stare con Christopher e… te. Voglio farmi perdonare per quello che è successo ieri»
«Non importa Catherine. Lascia stare»
«Alex, ti è così difficile star a sentire quello che ho da dire?»
«E a te risulta difficile ribellarti al tuo capo e cercare un lavoro che non ti sfrutti così?!! Anzi, non dovresti proprio cercarne un altro. Non abbiamo bisogno che tu lavori»
«Alex… per favore, non cominciare»
«A fare che? A sperare che mia moglie passi più tempo a casa con suo marito e suo figlio, piuttosto che a fare il lavoro di qualcun altro? O che capisca una volta per tutte che il nostro bambino ha bisogno anche della sua mamma? Sai che mi ha detto ieri sera? ‘Vorrei che la mia mamma fosse qui con noi e non a fare i vestiti agli altri’. È questo che vuoi? Che tuo figlio cresca senza sua madre? Vuoi restare lontana da lui e magari poi pretendere che lui da grande non ce l’abbia con te?»
Quelle parole fanno male, mi feriscono, ma la cosa che fa più male è che sono vere. Alex ha ragione e io rovinerò il rapporto con mio figlio, probabilmente anche la sua infanzia, perché crescerà con una madre più preoccupata per il lavoro che per la sua famiglia. «Catherine, tu sai che la tua famiglia è sempre qui, per questo tu metti in primo piano il tuo lavoro…»
«No, aspetta. Io non metto il mio lavoro in primo piano. Non lo farei mai»
«MA LO FAI!!!!» grida e sbatte la scodella sul ripiano di marmo.
«Papà?» Christopher entra in cucina con il suo peluche stretto fra le braccia e chiama il suo papà.
«Tesoro» Alex si avvicina a lui e lo prende in braccio, mentre io faccio lo stesso, ma quando gli accarezzo la schiena lui nasconde il suo visino nell’incavo del collo del suo papà. «Andiamo a vestirci» gli dice Alex guardandomi.
«Alex…»
«Vai a lavorare Cath» dice e mi lascia da sola in corridoio.
Qualche ora più tardi, dopo essere stata ignorata da mio figlio e da mio marito, decido di iniziare a preparare il pranzo.
«Che fai?»
Mi volto e Alex sta indossando una giacca. «Dove stai andando? È quasi pronto»
«Devo andare in ospedale. Porto Chris da mia madre»
«Perché? So occuparmi di mio figlio»
Adesso vengo accusata anche di questo? Grande!!
«Avrai del lavoro da fare. Io e Christopher non vogliamo compromettere il tuo lavoro»
«Ma che stai dicendo Alex! Stai vaneggiando!!»
«Ah davvero?»
«Si. Sai che ti dico? Domani vado in ufficio e mi licenzio. Alex non mi importa del mio lavoro se poi la mia famiglia mi odia. Per me siete la cosa più importante al mondo, non farei mai qualcosa che metta in pericolo la nostra famiglia»
«Papà, sono plonto»
Il mio bambino… il mio bambino non vuole stare con la sua mamma, con me… e tutto questo è colpa mia, colpa di quel dannato lavoro, colpa di Ramona!!
«Saluta la mamma» dice Alex, prendendolo per mano.
«Ciao mamma» mi saluta il piccolo ed entrambi, escono di casa, lasciandomi con gli occhi spalancati, una voragine nel petto e le lacrime agli occhi.
 
Quella sensazione di vuoto che ti fa credere di star per perdere l’equilibrio, ma invece hai i piedi ben piantati per terra.
Quella sensazione di vuoto che ti fa mancare il respiro e ti fa annaspare in cerca di altro ossigeno.
La sensazione di star perdendo le persone più importanti della tua vita, ma non puoi permetterlo.
Alex è a lavoro,  Christopher dalla nonna e io? Io me ne sto sdraiata a letto a piangere, perché secondo mio marito non sono più in grado di prendermi cura di mio figlio.
O…
O Christopher non è voluto rimanere qui. Crede che la sua mamma preferisca il lavoro piuttosto che lui, il che è assolutamente ridicolo!
Non voglio che mio figlio tra qualche anno, dica che io, sua madre, abbia preferito stare a lavoro, piuttosto che con lui a casa.
Ma adesso è sicuramente questo che pensa e lo pensa anche Alexander.
È quasi assurdo come le cose riescano a cambiare velocemente.
Ieri a quest’ora eravamo felici e nel giro di poche ore, è successo l’inferno!
Tutto per che cosa?
Perché non voglio lasciare il mio lavoro!’ penso.
‘Brava! Sei una madre e una moglie fantastica’ mi rinfaccia la mia coscienza.
Io sono una madre fantastica!!
No, un momento… non lo sono mai stata. Diciamo che sono stata una brava madre, almeno fin quando mio figlio non si è accorto e, improvvisamente reso conto, delle mie assenze nella sua vita.
Devo soltanto trovare un modo per sistemare le cose.
Ma quale?
Forse dovrei veramente licenziarmi. In fondo il mio lavoro non mi fa impazzire. Sono una semplice segretaria.
«Stai bene?»
La sua voce. Alex.
Mi volto di scatto asciugando le lacrime. «Dov’è Christopher?» chiedo.
Mi indica la sua camera e io salto giù dal letto correndo dal mio bambino.
Lo trovo seduto per terra e immediatamente mi avvicino a lui abbracciandolo forte. «Amore della mamma» mormoro abbracciandolo e stringendolo forte a me. «Non ti lascerò mai, te lo prometto. Mai… mai»
«Non andale a lavolo mammina»
A quelle parole scoppio a piangere, mentre continuo a tenerlo stretto al mio corpo.
«Ti amo tanto tesoro… la mamma ti ama tanto» dico piangendo.
Sento le sue braccia circondarmi il collo e stringermi forte. «Ti voglio bene mamma»
«Oh tesoro. Anche io te ne voglio. Tanto»
Per circa venti minuti resto abbracciata a mio figlio, cercando di trasmettergli tutto l’amore che ho da dargli, fin quando la voce di Alex non annuncia che è pronta la cena.
Mi alzo da terra con mio figlio ancora attaccato al collo e mi dirigo in cucina.
«Grazie» dico ad Alex facendo sedere Christopher sulla sua sedia.
«Figurati» risponde continuando ad ignorarmi.
Mi siedo davanti a lui e lo guardo «Alex, io…»
«Non dire nulla»
«Ti prego…»
«Catherine, non voglio ascoltarti! Non credere che basti soltanto un momento come quello con tuo figlio per far dimenticare tutto. Ha solo cinque anni e tu sei sempre a lavoro!!» grida sbattendo un pugno sul tavolo facendo sobbalzare me e il bambino.
«Alex…» Le mie lacrime tra poco rischiano di scivolare giù, ma mi impongo di non piangere.
«Catherine, io ti ho sposato perché ti amo, perché sei la madre di mio figlio, perché sei la donna con la quale avrei voluto passare tutta la mia vita, ma così… così…  è come se tu avessi sposato il tuo lavoro. Sei sempre lì e non ti preoccupi di quello che puoi trovare o non trovare a casa»
«Questo non è vero! Non… non puoi dire una cosa del genere. Non ho sposato il mio lavoro!»
«E’ meglio parlarne in un altro momento» dice guardando il bambino.
«Si» dico a bassa voce.
Nessuno fiata. Sorridiamo soltanto per le battute di Christopher, ma in quella stanza si sente solo il rumore della televisione.
 
«Domani lascio il lavoro» dico entrando in camera.
«Non occorre che tu lo faccia» risponde lui guardandomi di traverso.
«Invece si»
«Fai come vuoi» mormora rivolgendo l’attenzione al libro che ha davanti.
«Alex… non… a me dispiace che stiamo litigando. Non voglio litigare con te»
«Beh, se non avessi accettato di andare in ufficio ieri sera forse le cose sarebbero diverse»
«Alex!! Mi dispiace! Come te lo devo dire? Ho capito di aver sbagliato. Mi dispiace»
«Non me ne faccio nulla delle tue scuse e sinceramente nemmeno le voglio. Vorrei soltanto che mio figlio non cresca senza una madre. Mi preoccupo per lui. Tu, a quanto ho capito, fai tutto per conto tuo. Non consulti tuo marito per le decisioni che riguardano la nostra famiglia. Sei libera di decidere da sola»
«Cosa ho fatto? Ti ho detto che lascio il lavoro per stare con voi e… e si ti riferisci a quello che è successo ieri sera, mi… mi… ti chiedo scusa!»
«Anche quella di lasciare il lavoro era qualcosa che avresti dovuto discutere con me e non prendere la decisione che più ritieni opportuna. Sono tuo marito e dobbiamo condividere anche questo»
Non ne faccio una giusta.
Non riesco a migliorare la situazione in nessun modo.
«A quanto pare non riusciamo a chiarire»
«Di chi è la colpa?» mi chiede alzando un sopracciglio.
«Va bene…» rispondo amareggiata. «Buonanotte» aggiungo ed esco dalla camera da letto.
«Dove vai adesso?» mi chiede Alex.
«Dormo sul divano» esclamo stendendomi e coprendomi con la coperta.
Non mi segue, non cerca di farmi tornare a condividere il letto con lui.
Non fa nulla… quindi la colpa non è solo mia.
Mi alzo di scatto ed entro in camera da letto accendendo la luce.
«Ma che fai?» chiede assonnato Alexander.
«La colpa non è soltanto mia!! Io sto cercando di fare qualcosa per migliorare, ma tu non mi aiuti! Mi hai portato via mio figlio oggi. Ti pare una cosa normale? Anche se avessi dovuto lavorare, ti sembra che mio figlio mi desse fastidio? E a parte questo, non fai nulla nemmeno tu per migliorare la situazione. Aspettavo che venissi di là, aspettavo che venissi a riportarmi a letto, perché è lì che dovrei stare tra le tue braccia, invece no! Te ne sei fregato!!»
«Devi essere tu a voler stare con me, a quanto pare non lo vuoi e io non voglio costringerti»
«Sei assurdo Alex. Non hai mai fatto così! Che ti prende?»
«Mi prende che mia moglie non voglia passare la notte con me soltanto perché abbiamo litigato! Ti voglio qui! Ti voglio a casa. Voglio tornare a casa e vederti giocare con nostro figlio o armeggiare per la cucina; ti voglio al mio fianco e non sempre chiusa in quell’ufficio. Voglio che tu sia ancora la mia famiglia»
«Ma io sono ancora la tua famiglia»
«Non si direbbe»
«Soltanto per quello che è successo ieri sera?»
«No. Mi riferisco ai quattro anni che sono passati. Mi riferisco ai pomeriggi che ti sei persa con tuo figlio. Mi riferisco a tutto quel tempo che abbiamo perso come famiglia e adesso Christopher comincia a capire la situazione e io vorrei tanto che continuasse a rimanere all’oscuro di tutto»
«Alex, io lascerò il mio lavoro e se non te ne ho parlato è perché tu mi avresti sicuramente convinta per il contrario, ma non posso permettermi di stare ancora lì. Io so che mi sono persa tanto di mio figlio, ad esempio la sua prima parola e non sai quanto vorrei ritornare indietro e poter cambiare le cose. Mi dispiace davvero e so che non te ne fai nulla delle mie scuse, ma ho bisogno di dirlo: a te e a Christopher. Hai sopportato tanto…» non mi fa finire di parlare.
«Già, ho sopportato tanto. Adesso spegni e torna a letto»
«Vedo che sei proprio entusiasta di avere tua moglie nel letto»
«Fai come vuoi»
Tre semplici parole che mi spezzano il cuore, più di quanto non sia già in frantumi e lì capisco che, per quanto io possa cercare di voler migliorare le cose, queste, non andranno al loro posto tanto facilmente.

 

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Capitolo 5
*** *Capitolo 4* ***


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Per chi legge questa storia, chiedo scusa se la scorsa settimana non ho pubblicato, ma ho avuto dei problemi e non volevo e non potevo pubblicare. Comunque, adesso sono qui e posso farvi leggere il quarto capitolo.
Spero che la storia vi piaccia.
Premetto che in questo capitolo ci saranno un pò di "cambiamenti", quindi... Buona lettura ^_^

 

We can find love within us

-Capitolo 4-

E Hansel disse a Gretel: “Lasciamo queste molliche di pane dietro di noi, così potremo ritrovare la via di casa; perché, perdere la via di casa sarebbe la peggior cosa possibile”.
Leggo, ma scocciata chiudo il libro con un tonfo e lo rimetto sul tavolino di vetro davanti a me. Anche se, ripensando a queste ultime parole…
In questi quattro mesi ho perso la mia strada, nonostante ce l’avessi ben chiara all’inizio.
Se perdere la strada è la mia sfortuna, rischiare di perdere l’amore delle persone che più amo da sei anni a questa parte è ancora più crudele.
Ho viaggiato a lungo per essere la donna che sono ora. Ho sacrificato tanto, ma ogni mio sudore, ogni mio sacrificio ha dato i frutti desiderati. E quei frutti sono mio marito e mio figlio.
Non c’è una vera e propria destinazione in questo mio viaggio, più che altro è un cambiare continuo. Ogni giorno è una destinazione. Ogni giorno che passa arrivo ad una meta che possibilmente nemmeno mi ero immaginata.
E da quando è iniziato questo viaggio non sono più la stessa. Oggi non sono più la stessa. Domani, probabilmente, non sarò la stessa.
Ho dovuto prendere le distanze dalla donna che ero stata per diventare una buona madre prima e buona moglie subito dopo. In questi mesi ho ricordato la persona che avrei voluto essere: una buona madre per Christopher e una buona moglie per Alexander.
Purtroppo ho un po’ fallito in entrambi i campi.
Quel maledetto quattordici febbraio è stato l’inizio di tutto. Io e Alex non abbiamo fatto altro che litigare da quel giorno e, nonostante avessi promesso di lasciare il mio lavoro, non l’ho fatto e non perché non volessi io.
Ramona ha cominciato ad avere dei problemi con i finanziatori. Ha rischiato di chiudere i battenti e, nonostante io volessi liberarmi da quel posto, mi sono ritrovata immersa in abiti, tessuti, campionari di colore e roba varia. Mi sono ritrovata a fare la stilista, insomma. Un po’ quello che avrei voluto sempre fare, ma non trascurando la mia famiglia.
«Che vuoi dire che hai un nuovo lavoro?» chiede Alex mentre mi spoglio della giacca e poggio la borsa sulla sedia.
«Ramona… rischia di chiudere e ha bisogno di una stilista in più»
«E saresti tu?» chiede alzando un sopracciglio.
«So che le acque tra di non si sono ancora placate, ma grazie per la fiducia eh!» gli volto le spalle e mi dirigo verso la camera di Christopher.
«No, aspetta… vieni qui» Alex mi riprende e mi appoggia al bancone. Da quanto non ero a contatto con il suo corpo? Mi è mancato così tanto, da sentire le mani prudermi per la voglia che ho di toccarlo.
«Che c’è?» chiedo guardandolo negli occhi.
«Sono felice per te! Insomma… era quello che avresti sempre voluto fare e adesso hai realizzato il tuo sogno…» dice, ma la sua frase rimane a metà.
«So a cosa stai pensando e non lo farò. Non sacrificherò la mia famiglia per il lavoro, per il mio sogno. Resterò accanto a te e a nostro figlio e nello stesso tempo lavorerò. Nonostante ci sia un po’ di casino per il momento, presto le cose si calmeranno e io potrò lavorare anche a casa. Posso prendermi il pomeriggio libero e stare con te e… e Chris» dico e sorrido.
«Certo» risponde lui e il mio sorriso si spegne all’istante.
«Non ti fidi» dico subito.
«Non è che non mi fido Cath… è che… lo hai detto così tante volte che non so se crederci o meno»
«Quindi non ti fidi»
«Non è questo!!» urla e ritorna a preparare il pranzo.
Da quel giorno in poi, per ben tre mesi e mezzo io e Alex non abbiamo fatto altro che litigare per il mio lavoro e per i miei ritmi.
Ramona mi era molto grata per quello che avevo fatto e che continuo a fare per lei, ma in cambio le avevo chiesto di farmi avere i pomeriggi liberi e, per le emergenze, avrebbe dovuto chiedere a qualcun altro.
Sembrava egoista da parte mia e, forse lo ero davvero, ma non avrei rinunciato alla mia famiglia, qualsiasi tipo di emergenza ci fosse a lavoro.
Io mi spaccavo la schiena cinque ore al giorno. Stavo tutto il tempo alzata a prendere misure e cucire, o tutto il tempo seduta a disegnare nuovi capi della collezione primaverile. Facevo quello per cui avevo studiato e quello per cui mi ero laureata, ma la mia famiglia non l’avrei sacrificata.
Purtroppo tutto questo continuava a non stare bene ad Alex e io ormai ero arrivata al punto di pensare che lui volesse che io diventassi la classica donna che rimane a casa tutto il tempo e che accudisce i figli, mentre il marito lavora. Il solito cliché che tanto avevo temuto prima di unirmi in matrimonio con Alex.
«Mi spieghi perché continua a non andarti a genio il mio lavoro?! Sto più tempo a casa, proprio come volevi tu. Adesso che c’è?»
«Stare più tempo a casa non significa nulla ormai. Praticamente sei uno zombie. Torni stanca da lavoro e Christopher se ne accorge che non vuoi stare con lui!»
«Ma che diavolo stai dicendo?!?! Ti stai inventando tutto, solo perché vuoi che io rimanga a casa, come la brava mogliettina che aspetta il marito per il pranzo e per la cena. Non sono quel tipo di donna io! Non lo sono mai stata e tu lo sapevi. Hai accettato che io lavorassi quando ci siamo sposati. Mai hai fatto storie di questo genere e adesso mi sembri paranoico»
«Beh, certo… Io ho paura che la nostra famiglia possa andare in frantumi e quello ad essere paranoico sono io… Sono soltanto spaventato!!»
«Ma non devi!! Le cose potrebbero andare bene se solo tu avessi un po’ di fiducia nel nostro rapporto e in me»
Se n’era uscito con un’alzata di spalle e mi aveva ferita più di quanto tutte le parole cattive che mi aveva rivolto avevano fatto.
Adesso lo sto aspettando da venti minuti a casa, mentre cerco di far addormentare Christopher. L’ho cullato, dato da mangiare, fatto guardare i cartoni animati, ma niente, continua a stare sveglio e attaccato al mio collo.
«Ti voglio bene mamma»
Gli lascio un bacio sulla fronte e sorrido «Anche io ti voglio bene. Sei il mio ometto speciale, lo sai vero?»
«Si» risponde e poggia la sua guancia sulla mia spalla.
«Ehi…» la voce di Alex mi fa alzare di scatto lo sguardo.
«Ciao» rispondo sorridendo.
«Che succede?» chiede avvicinandosi per dargli un bacio sul testa e quell’improvvisa vicinanza mi fa andare il cuore a mille.
Nonostante stiamo insieme da molto mi fa provare sempre le stesse sensazioni anche se, al momento, sono un po’ fuori luogo. Beh, lo sono da tre mesi e mezzo veramente.
«Non riesce ad addormentarsi, ma sta tranquillo così»
Lui annuisce e indica il tavolo «Posso parlarti?» 
«Si. Dammi un minuto. Lo porto in camera sua»
«No, non preoccuparti. Tanto tra poco crolla, quindi non sentirà ugualmente»
«Ok»
Mi siedo davanti a lui e attendo.
Non nego di nutrire qualche speranza su un nostro probabile riavvicinamento, ma lo vedo molto nervoso e la cosa non mi piace.
«Stai bene?» gli chiedo appoggiando una mano sulla sua, ma lui si ritrae velocemente.
I nostri occhi si incrociano e adesso ho veramente paura. «Che devi dirmi Alex?» chiedo deglutendo con forza.
«Forse è meglio se… se chiudiamo qui il… il… nostro matrimonio»
Che cosa?!?!
Che ha detto?!
Perché?!
Sento le lacrime bagnarmi gli occhi mentre lo fisso ancora, ma mi impongo di non piangere, smettendo anche di guardarlo.
«Perché?» riesco a dire senza che la mia voce mi tradisca.
«Sono tre mesi e mezzo che litighiamo senza sosta. Evidentemente non stiamo più bene insieme»
«E non stiamo più bene insieme dopo sei anni?!?» mi alzo e porto Christopher nel suo lettino. Gli do un bacio sulla fronte, cercando di trattenere ancora le lacrime.
Ritorno in cucina  trovo Alex nella stessa posizione di prima.
Si volta a guardarmi e per un istante i nostri occhi si incrociano ancora. «Siediti, per favore» dice.
«E’ meglio se rimango in piedi» rispondo aprendo il frigorifero.
«Che stai facendo?»
«Cucino»
«Cioè, io ti dico che voglio il divorzio e tu cucini?!»
«SI!!» rispondo voltandomi di scatto «Si… perché devo fare qualcosa altrimenti devo guardarti, il che significa piangere e io non voglio farlo. Perché? Perché vuoi lasciarmi?»
«Perché non ce la faccio più Cath, non riesco più a tornare a casa ed essere felice di rivedere mia moglie. È diventato tutto troppo forzato e io non riesco più a fingere»
«A fingere cosa?»
«Che non sia svanito l’amore che provavo per te»
Restiamo in silenzio e l’unica cosa che riesco a sentire è il mio cuore spezzarsi. Sempre un po’ di più.
Un organo piccolo quanto il mio pugno, ma capace di fare il rumore più assordante che possa esistere.
«Non… non pensi a Christopher?» chiedo deglutendo più volte, cercando anche di mandare giù il boccone amaro di poco prima.
«Si, ci penso e per questo forse sarebbe meglio restare qui, prima che le cose diventino ufficiali. Magari poi potremo spiegargli cos’è successo. Vorrei evitargli di soffrire per il momento»
Non dico nulla. Mi limito soltanto a tagliare e a mescolare ogni ingrediente.
Faccio tutto con calma; devo focalizzare la mia attenzione su altro e non su mio marito, futuro ex.
«Cath?!»
«Ho capito» dico continuando a tagliare.
Ho capito anche che, quando meno ce lo aspettiamo, arriva un momento in cui la vita sembra sfuggirci di mano. E’ un momento di disperazione, in cui dobbiamo decidere che direzione prendere. Questo è il mio momento.
È il momento in cui tutto, compresa me stessa, mi sta sfuggendo.
Devo lasciare Alex? Concedergli il divorzio?!
Ma davvero devo arrendermi così facilmente?!
«Catherine, posso sapere cosa stai pensando o cosa stai… cosa stai provando?»
Accontentato. «Sto pensando a infilarti questo coltello dritto nel cuore, così sai quello che io sto provando adesso. Contento?»
Lo guardo e lui sembra impassibile. Nessuna emozione sul suo viso.
«Mi dispiace» dice infine.
«Non dirlo Alex. Non voglio sentirtelo dire. E tanto per la cronaca io non rinuncio così facilmente a noi due. Il divorzio puoi scordartelo!!»
Butto lo straccio sul piano di marmo e mi chiudo in camera di Christopher.  
Mi sdraio accanto a lui e lo stringo forte.
Non voglio che il mio bambino soffra in questo modo. Non voglio che soffra sapendo che i suoi genitori stanno divorziando. Non voglio questa vita per lui.
Alex avrebbe dovuto essere più indulgente con me. Avrebbe dovuto cambiare atteggiamento dopo che il mio lavoro è cambiato.
Sono sempre a casa il pomeriggio. Passo il tempo con mio figlio e i nostri lavori vanno bene. E rispetto a prima le cose vanno decisamente meglio. Beh certo, a parte questa nuova idea che si è messo in testa Alex.
Perché è dovuto arrivare a tanto?
 
«Tesoro, ma che ti succede?» chiede mia madre.
«Niente, perché?»
«Non hai mangiato niente e sei sempre più magra. Ogni volta che ti vedo lo sei sempre di più. Quel lavoro ti sta prosciugando»
No, non credo sia il lavoro, ma non glielo dico.
«Non è nulla mamma. Sto bene»
«Dov’è Alex?» chiede e un altro coltello mi trapassa il petto.
«A lavoro» mento.
«Ma adesso è lui che lavora anche il pomeriggio?! Prima si lamentava per il tuo e adesso fa la stessa cosa?! Proprio non vi capisco» borbotta entrando in cucina.
Perché sono venuta a casa sua oggi?! Non potevo semplicemente andare al parco con Christopher? No, dovevo proprio venire da lei.
Sbuffo e lancio un’occhiata a Chris. Sta giocando con mio padre e mi fa una tenerezza assurda guardare mio figlio e pensare che probabilmente i suoi genitori tra qualche anno vivranno in case diverse.
Rabbrividisco a quell’idea e mi alzo per mettere fine a quella tortura. Mia madre non fa altro che parlare e io non ne posso già più.
«Dove vai?» mi chiede.
«A casa»
«Ma tesoro, siete appena arrivati»
«Torneremo un altro giorno. Si è fatto tardi»
«Va bene» si alza e va verso suo nipote. «Ciao amore della nonna. Ci vediamo presto, ok?»
Sorrido e lo aiuto a mettere la giacca. «State attenti, mi raccomando» dice mio padre, baciandomi la guancia.
«Certo. Ci sentiamo presto»
«A presto»
«Ciao nonna, ciao nonno!» saluta Chris ed usciamo.
Una volta fuori mi abbasso alla sua altezza e chiedo «Allora amore… che vuoi fare?»
«Possiamo plendele il gelato?»
«Ma certo! Che gusto vuoi?» chiedo riprendendo a camminare.
«Hm… voglio una pallina di cioccolato e una pallina con la flagola»
Rido per il suo modo contorto di parlare e gli stringo forte la mano. «Forse è meglio se prendiamo una sola pallina, che dici?»
«Quella al cioccolato!! Ma stasela posso avele quella alla flagola?»
«Solo se fai il bravo e mangi tutto quello che ti prepara la mamma, ok?»
«Va bene»
Sorrido e continuiamo a camminare verso la gelateria.
Tornare a casa e trovare Alex è stato bello ma strano nello stesso tempo.
«Ciao» dico, ma lui mi ignora totalmente dedicando tutte le sue attenzioni al figlio.
«Ciao campione!! Che hai fatto?» chiede prendendolo in braccio.
«Sono stato con la mamma dalla nonna. Volevo che tu eli là con noi e anche la mamma»
Lo guardo scioccata mentre appendo le giacche all’attaccapanni. Non ho mai detto una cosa del genere.
«Ah si? E te lo ha detto lei?»
«No, ma io lo so che ti pensa semple anche se voi bisticciate» spiega il mio bambino, mentre abbassa lo sguardo e si avvicina al padre, abbracciandolo.
«Probabilmente ha solo un’immaginazione troppo fervida» dico passando accanto a loro, mentre Alex si alza.
«Si, sicuramente» risponde lui accarezzando la schiena a Christopher.
Esce dalla cucina e solo in quel momento riprendo a respirare.
Dio mio… ma che gli viene in mente di dire a quel bambino?
Mentre sono concentrata a tagliare a fettine le patate non mi accorgo che Alex è appena rientrato nella stanza e, quando parla, mi fa saltare per aria, e quasi un dito.
«Cazzo!!» impreco mettendo il dito sotto l’acqua.
«Che ti sei fatta?» chiede Alex avvicinandosi per controllare. Prende la mia mano da sotto il rubinetto e lo ispeziona.
«Sto bene. Non preoccuparti»
«Stavi per tagliarti un dito. Vieni, te lo medico»
«Lascia stare. Non è niente»
«Catherine!»
«Ho detto lascia perdere, non è niente»
Ritraggo la mano e vado in bagno per mettere un cerotto.
«Catherine…»
«Non dire il mio nome ti prego… non voglio sentirtelo dire»
«Volevo chiederti se eri libera domani pomeriggio»
Faccio un respiro profondo e apro gli occhi, che avevo tenuto chiusi per calmarmi. «Si, perché?»
«Il mio avvocato vuole incontrare il tuo»
«Ah»
«Do..dobbiamo presentarci davanti un giudice per spiegare i motivi del nostro divorzio»
«Nostro? Ti ho mai detto che io voglio lasciarti?»
«Ma io voglio lasciare te! Perché non ci arrivi? È finita tra di noi. Perché non rendi le cose più semplici a tutti e ci mettiamo una pietra sopra?»
«Cioè… tu vuoi mettere una pietra sopra il nostro matrimonio? Ma è valso così poco per te?! E sentiamo… quali motivi daresti al giudice? Che vuoi separarti da tua moglie perché sta sempre fuori casa? Perché lavoro la mattina e il pomeriggio sono sempre a casa per prendermi cura di mio figlio e ritornare da mio marito? Non mi sembra di stare facendo qualcosa di sbagliato Alex! Forse in passato, quando passavo tutte quelle ore fuori casa, ma adesso non più»
«Comportamento irragionevole. Si può chiedere il divorzio per questo. Non mi hai preso in considerazione per delle decisioni importanti. Quelle che riguardavano nostro figlio, il nostro rapporto, la nostra famiglia. E se devi continuare a decidere tu, senza consultarti con tuo marito, credo sia stato inutile sposarti».
Resto a guardarlo con gli occhi spalancati e le lacrime tutte accumulate lì, che non mi permettono di vedere Alex davanti a me.
«Ho…» deglutisco «Ho… sempre cercato di fare il massimo. Ho sempre voluto il meglio per Chris e per te e… e…» il nodo che ho alla gola è troppo forte e non mi permette di continuare.
Smetto di guardarlo e mi lascio andare ad un solo singhiozzo. Mi ero promessa di non piangere, soprattutto davanti a lui, e guarda adesso… sono in lacrime.
Le scaccio via in fretta ed esco dal bagno.
Vedo Alex ritornare in cucina e sedersi sullo sgabello davanti a me, quasi lo facesse apposta a ferirmi. «Domani pomeriggio alle cinque. Questo è l’indirizzo» dice e mi lascia un biglietto sul bancone.
Si, lo fa apposta!

 
 

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Capitolo 6
*** *Capitolo 5* ***


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Eccomi qui... di nuovo. Spero non vi siate stancati di me.
Se così non fosse vi lascio al quinto capitolo. Spero davvero che vi piaccia, perchè tengo molto a questa storia!!
Se c'è qualche errore/orrore riguardo alcuni argomenti specifici che troverete in seguito, per favore, non esitate a dirmelo! Non è il mio campo e non mi sono mai trovata di fronte a questi episodi, quindi se c'è qualcosa di sbagliato, ditemelo! Grazie! :D

Adesso vi lascio al capitolo... Buona lettura :*
Francy

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-Capitolo 5-


Per tutta la notte ho avuto in testa le parole di Alex. Tutte.
Non ha idea di quanto mi stia facendo male…
Ma può essere così insensibile? Siamo stati insieme per sei anni. Non sono molti, ma… per la misera!! Ci siamo amati!
«Sei pronta?» chiede il mio avvocato davanti al palazzo nel quale dovremmo entrare.
Suzanne è un’amica dei miei genitori, guarda caso, divorzista. Ovviamente loro non sanno niente. 
«No» mormoro cercando di trattenere di nuovo le lacrime.
«Cath, dobbiamo salire. Più aspettiamo, peggio sarà»
«Lo so… è che non voglio entrare perché significherebbe che tutto inizia ad essere reale e non voglio lasciarlo… non voglio che lo faccia lui»
«Non posso dirti nulla finché non avremo parlato con il giudice»
«Dio… è tutta colpa mia»
«Non è vero!»
Cerco di non mettermi a fare polemica lì, in mezzo la strada, e cerco di ricompormi. «Ok, andiamo».
Suzanne annuisce e mi sorride teneramente. Mi stringe forte a se ed entriamo nell’edificio.
Già quell’ambiente mi mette in agitazione.
Grandi vetrate, mobili in legno di ciliegio. Gente vestita con completi esclusivamente neri o grigi.
Che ansia…
«E’ al sesto piano» mi informa Suzanne, ma io non riesco a sentire più nulla. Mi manca l’aria e questo vestito che ho messo, mi sembra terribilmente stretto, oggi più che mai.
Annuisco, deglutisco ed entro in ascensore con lei.
«Stai calma, ok?»
Come diavolo faccio a stare calma quando sto per incontrare l’avvocato di Alex?!
Annuisco e abbozzo un sorriso.
Appena le porte dell’ascensore si chiudono passano esattamente tre minuti.
Tre minuti e il mio cuore ha battuto a velocità allucinante.
Tre maledetti minuti che vorrei fossero tre ore.
Din
Bene, siamo arrivati.
Bene, un corno! Vedo Alex seduto al lungo tavolo di legno, la sua gamba si muove su e giù, segno che è nervoso. Quello che deve essere il suo avvocato se ne sta davanti l’enorme vetrata, ammirando il London Eye.
«Buon pomeriggio» saluta Suzanne, assumendo ad un tratto un tono super professionale.
L’avvocato si volta verso di noi e annuisce, ricambiando il saluto.
Cerco di non guardare Alex, ma so che mi sta guardando.
«Ciao» mi dice, ma io ricambio con un semplice sorriso.
«Bene, direi che possiamo cominciare» esclama Suzanne cominciando ad estrarre alcune scartoffie dalla sua valigetta.
«Si» concorda l’altro. «Signori, sapete che per ottenere il divorzio si deve presentare una domanda scritta al tribunale, no? Alex tu ha richiesto il divorzio, ma ancora non abbiamo la tua firma» dice il suo avvocato guardando me.
«E non l’avrete» rispondo secca.
«Cath… per favore, è meglio per tutti» mormora Alex.
«Meglio per chi? Per te? Di certo non per me o il bambino»
«Ma non stiamo più bene insieme!!» esclama cercando di trattenersi dall’urlare.
Chiudo gli occhi e respiro profondamente, cercando di calmarmi e fermare le lacrime che stavano per scendere giù.
«Catherine… lo sai che possiamo andare avanti per anni se lui non abbandona l’idea del divorzio» sussurra Suzanne al mio orecchio.
«Quindi dovrei firmare? Io non voglio»
«E non dovrai farlo»
«Signore… se lei non vuole firmare non resta che andare in tribunale. Questo è quanto» si alza e aspetta Alex davanti la porta.
Guardo lui, che mi sta fulminando con lo sguardo. Si alza e, insieme al suo avvocato, escono dalla sala.
«Grandioso!!» mormoro passandomi una mano fra i capelli.
«Andiamo. Ci serve qualcosa da bere»
La guardo sconvolta e scoppio a ridere, mentre lei fa lo stesso.
 
«Si può sapere perché non vuoi firmare quel cazzo di documento?!» urla Alex appena mi vede entrare in soggiorno.
«E tu perché vuoi farmeli firmare? Perché mi stai facendo questo Alex. Io ti amo!!»
«Ma io non più!!» urla avvicinandosi a me.
Respiro velocemente e cerco di trattenere di nuovo le lacrime. «Non mi merito questo Alex»
«E io? Mi meritavo tutto quello che ho passato e ora anche un divorzio?!»
«Ma adesso è passato!! Adesso il mio lavoro mi lascia più tempo per stare con voi. Non lasciarmi Alex, non farlo…» mi butto su di lui abbracciandolo e stringendolo forte. «Non lasciarci»
«Non lascerò Christopher»
«Non lasciarmi»
«Lasciami Catherine»
«No, no…» lo stringo più forte a me.
«Lasciami!!» urla e mi strattona facendomi sbattere contro il tavolo.
Prende le chiavi di casa ed esce.
Rimango nella stessa posizione per non so quanto tempo, fissando il vuoto e, dopo tre mesi e mezzo, piango!
Non lo avevo fatto per tutto quel tempo. Non volevo far vedere a Chris o ad Alex la mia debolezza, ma adesso sono sola e sento il bisogno disperato di piangere.
 
«Papà, perché la mamma è tliste?
«Non lo so amore, secondo te perché è triste?»
Bravo Alex… evita di dare spiegazioni al bambino. Non dirgli che è per colpa tua che io sto così.
Entrambi sono in camera di Christopher e stanno giocando insieme da quando Alex è tornato da lavoro. Non mi ha degnata di uno sguardo, non mi ha salutata e io avrei tanto voluto scoppiare a piangere di nuovo, ma le lacrime della settimana scorsa mi hanno letteralmente svuotata.
Per non dover dormire più insieme Alex ha cominciato anche a fare i turni di notte. Così, praticamente, non condividiamo più lo stesso letto. Siamo insieme nella stessa casa a pranzo e il pomeriggio.
«Folse è tliste pelchè non… non gioca più con noi. Possiamo diglielo?»
«Certo. Papà, però, deve andare a lavorare»
«Non voglio»
«Amore, resterai con la mamma, sono sicuro che vi divertirete. Dai, andiamo da lei».
Velocemente ritorno in soggiorno, sistemando un po’ di giocattoli sparsi per la stanza, facendo finta di non aver ascoltato la loro conversazione.
«Mamma… possiamo dipingele?» chiede Christopher.
Lo guardo e gli sorrido, piegandomi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza «Che vuoi dipingere?»
«Il mulo»
«Ah… ehm… si, possiamo dipingerlo»
«Davvelo?!?» chiede sorpreso spalancando gli occhi. Probabilmente si aspettava un no.
«Ma certo. Appena papà va a lavorare andiamo a comprare i colori e poi dipingiamo la tua cameretta? Che ne dici?»
«Siiiiiii» comincia ad urlare e a correre per casa.
Rido e mi alzo. «Come mai glielo stai lasciando fare?»
«E’ un bambino e deve fare cose che fanno i bambini della sua età. Voglio che abbia un’infanzia normale, senza dolore» Lo guardo negli occhi e lui annuisce.
«Sono d’accordo con te»
«Bene».
Chiudo la cassapanca dei giocattoli e mi dirigo in cucina. Da una settimana a questa parte, da quando ci siamo incontrati in quegli uffici, io e Alex non parliamo di nulla, tranne che del bambino e del… divorzio.  
«Cath… hai… hai firmato i documenti?»
«No»
«Perché vuoi mandare avanti questa cosa a lungo? Non è più semplice se firmi, andiamo davanti al giudice e…»
«E cosa?! Divorziamo?! Io non voglio che il nostro matrimonio finisca. Vale davvero così poco per te? Non puoi lasciarti il passato alle spalle e ricominciare da capo? Il mio lavoro non creerà più problemi e se dovesse lo lascerò»
«Eri pronta a farlo anche quella volta e guarda ora»
«Guarda ora che, Alex? Non puoi lamentarti dei miei ritmi. La mattina lavoro, ma la mattina Christopher è a scuola. E se dovesse esserci qualche emergenza, non preoccuparti, posso uscire e andare a prenderlo. Esco all’ora di pranzo e sto con lui. Non ci sono più gli stessi problemi che avevamo prima. Adesso è diverso».
«Resta comunque il fatto che non fai altro che prendere decisioni senza di me. Perché ti sei sposata se vuoi prendere le decisioni tutte per te? Che senso ha?»
«Dio Alex!! Ancora con questa storia? Mi dispiace se ho preso alcune decisioni da sola, ma ti prometto che non succederà più»
«Sono stanco delle tue promesse»
«Mamma? Quando incominciamo?»
Christopher sbuca dal corridoio e spero tanto che non abbia sentito la nostra discussione. È ancora piccolo per capire cosa succede, ma il tono che ha usato Alex con me, non lascia tanto all’immaginazione.
«Vai a prendere la giacca. Andiamo subito»
Lui annuisce sorridendo e corre in camera sua. Bene, non ha sentito.  
«Non voglio che lo sappia» dice all’improvviso.
«Sarà inevitabile. Lo sta già capendo se poi ci vede e sente parlare in questo modo non credo ci sarà molto da dirgli»
«Allora, magari puoi firmare i documenti così smettiamo di litigare»
Mi lascia di sasso.
Un’altra pugnalata al cuore.
«Ciao» dice ed esce dalla porta di casa.
Due sconosciuti.
Siamo due sconosciuti.
«Mamma, allora? Andiamo?»
Sento Christopher tirarmi la giacca, ma io sono completamente in trance.
«Si…si… andiamo»
Circa mezz’ora dopo, mi ritrovo con Christopher imbrattato di vernice a ridere come un pazzo.
Mi piace vederlo così e vorrei che il suo sorriso non glielo togliesse mai nessuno. Nemmeno io e Alex.
Tornati a casa, abbiamo svuotato la sua camera e, dopo aver messo dei giornali per non sporcare per terra, ho disegnato sul muro un paesaggio con dei bambini che giocano.
«Mamma, mamma… anche… voglio anche gli animali» esclama indicando un’altra parete sul muro.
«Ok, disegniamo che cosa? Un cane?»
«Si, un cane e poi un micetto e voglio anche una scimmia, un olso e un cavallo»
«Scimmia e orso?» chiedo sorpresa guardandolo strano.
«Si, tu e papà vi chiamate così. Scimmietta e olsacchiotto. Non è vero? Io sono il micetto» Mi sorride dolcemente e mi abbasso ad abbracciarlo.
Quando mi guarda sto già piangendo e mi do della stupida, perché non avrei mai voluto che mio figlio vedesse le mie lacrime.
«Mammina, non piangere. Io ti voglio bene pel semple e puoi dolmire con me stanotte».
Rido e lo abbraccio ancora. «Mi dispiace tanto tesoro mio… scusa, scusami tanto». Lo stringo forte e sento che anche le sue braccia mi stanno stringendo, dandomi almeno un po’ conforto.
«Che succede? Si è fatto qualcosa Christopher?»
Alzo di scatto lo sguardo trovandomi Alex preoccupato. «N… no. Tutto bene. Tesoro, comincia a colorare il prato da questa parte, ok?»
Christopher annuisce e mi da un bacio sulla guancia, prima di prendere il pennello e cominciare a colorare il muro.
«Che cos’è successo? Perché gli hai disegnato una scimmia e un orso sul muro?» chiede guardandomi e guardando il muro.
«Come hai fatto a capirlo, non è nemmeno completo» rispondo asciugandomi le lacrime.
«Non ci vuole molto a capirlo se vedi un ramo e due mani attaccate e poi l’orso… beh, per l’orso ho tirato ad indovinare».
«Capisco… Comunque li ha voluti lui. Non so perché» Bugia. Infatti lui mi guarda strano. «Sul serio, non lo so» ripeto.
«E perché stavi piangendo?»
«Ma tu non dovevi essere a lavoro?»
«Mi hanno sostituito»
Annuisco ed entro di nuovo in camera.
Riprendo a disegnare sul muro e quasi non mi rendo conto di aver già terminato, mentre Alex e Christopher hanno finito di dipingere il prato.
«Mamma, puoi continuale tu?» chiede Christopher.
Mi volto e gli sorrido prendendo il pennello dal contenitore di vernice.
«Abbiamo fatto il possibile» dice Alex, sedendosi sullo sgabello con il figlio sulle gambe.
«Non preoccuparti» dico sorridendo «Ci penso io»
«Mamma?» mi chiama il piccolo mentre coloro la parete.
«Dimmi»
«Possiamo togliele i bimbi?» chiede.
Mi volto a guardarlo «Perché li vuoi togliere? Sono belli»
«Si, ma io ho già i miei amichetti. Poi, se vengono qui salanno gelosi»
Sorrido e mi avvicino baciandogli la guancia, ma il profumo di Alex mi arriva dritto al cervello, provocando milioni di scosse lungo la mia spina dorsale.
Altra fitta al petto.
I nostri occhi si incrociano mentre io mi allontano.
I suoi non mi dicono nulla. Non riesco a capire cosa prova, mentre nei miei vedrà soltanto dolore.
«Meglio togliere i bimbi» dice per riportare la concentrazione sulla parete.
Mi riprendo anche io e annuisco. «Va bene»
Circa due ore più tardi avevo finito la prima parete, togliendo i bambini ovviamente.
Ero piuttosto soddisfatta del mio lavoro. Disegnare mi era sempre piaciuto, ma dipingere lo adoravo.
Dopo la nascita di Christopher e il nostro trasferimento qui, avrei tanto voluto dipingere la sua camera, ma Alexander non voleva, quindi mi ero arresa.
Improvvisamente la sensazione di star di nuovo commettendo lo stesso errore cominciava a farsi strada dentro di me.
«Alex io… non…»
«Che c’è?» mi chiede sorpreso.
«Mi sono ricordata adesso che all’inizio non ti piaceva che dipingessimo così la sua camera. Mi dispiace. Ho preso un’altra decisione da sola», mi siedo sullo sgabello e mi passo le mani fra i capelli.
«Non hai preso nessuna decisione da sola. Stai tranquilla»
«No?»
«No. Lo ha voluto lui e poi mi piace. E’ stupendo»
«Avrebbe voluto dipingere lui, però»
«Si è divertito a guardarti. Ha sorriso tutto il tempo. Sono sicuro che gli piacerà la sua nuova camera»
Sorrido e annuisco, ritornando ad occuparmi della parete.
Intorno le undici io, finalmente, finisco di dipingere anche la parete con gli animali. Avrei voluto anche fare il soffitto, ma per stasera è abbastanza.
Alex mi aveva aiutato a riportare i mobili dentro la camera, dopo che le pareti erano perfettamente asciutte.
Christopher aveva fatto un po’ di capricci per andare a letto, ma dopo avergli promesso che avrei dormito con lui, si era messo sotto le lenzuola azzurre e si era addormentato.
«Hai fatto un bel lavoro» dice Alex mentre io lavo le mani sporche di vernice.
«Grazie» rispondo e mi volto per non incrociare il suo sguardo.
«Puoi dormire in camera. Buonanotte» dico, e mi chiudo in bagno.
«Notte»
Dopo quell’episodio non ci siamo praticamente rivolti la parola, nemmeno per i documenti che avrei dovuto firmare.
A casa cercavamo di non far mancare nulla a nostro figlio, mentre per quanto riguardava le questioni legali, andavamo avanti soltanto con gli avvocati.
Non era così che avevo progettato la mia vita. Non era così che volevo andasse il mio matrimonio.
Quando ho accettato di sposarlo avevo visto nei suoi occhi una strana luce. Era gioia, immenso amore, voglia di passare il resto della nostra vita insieme con il nostro bambino e adesso?! Quasi sette anni dopo facciamo fatica anche a respirare la stessa aria.

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Capitolo 7
*** *Capitolo 6* ***


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Ragazzi e ragazze, buon mercoledì. :D
Spero che fin qui i capitoli che ho messo vi siano piaciuti perchè da qui, si entra nel vivo della storia!!
Quindi... buona lettura e auguratemi buono studio per i test di ammissione all'università che faranno un giorno prima del mio compleanno -_____- che sfiga!!

We can find love within us
 

-Capitolo 6-

 
«Tesoro, a Natale sarete da noi, vero?» chiede mia madre mentre sorseggia il suo tè.
Bene…  e adesso che le invento?
La guardo e ritorno a bere. «Non… non credo. Vogliamo passare il Natale soltanto noi tre insieme».
Avrei gioito se fosse stato realmente così, purtroppo non lo è, quindi fingo un sorriso dolce  e mi alzo per controllare Christopher, che dorme in camera sua.
Durante l’estate Alex aveva deciso di andare da un suo amico al mare, mentre io e Christopher eravamo rimasti in città.
All’inizio non avrei voluto che Alex se ne andasse, ma forse è stato meglio così.
Al suo ritorno sembrava un altro e in fondo al mio cuore, speravo avesse cambiato idea, ma il suo post-it sul frigo il mattino dopo il suo ritorno, mi aveva riportata alla realtà, dalla quale ero fuggita per quei tre mesi estivi.
Sapevo che i nostri avvocati stavano lavorando per la causa e che agli inizi di Settembre saremmo andati in tribunale, però mi piaceva pensare che tutto fosse semplicemente un incubo.
Mi ero illusa…
Da settembre abbiamo cominciato a fare avanti e indietro dal tribunale, mandando avanti una causa che probabilmente non si sarebbe conclusa presto.
«Non ce la faccio più» esclamo uscendo (per la quarta volta in un mese!) dal tribunale.
«Catherine, dobbiamo tenere duro se non vuoi perdere la causa»
«Ma io non riesco più a gestire quei minuti lì dentro. E il giudice che dice tutte quelle cose… io… mi… mi devo sedere», balbetto cercando di cadere per terra.
«Ehi, tutto ok?»
La voce di Alex mi arriva dolce e premurosa, come quando eravamo ancora una coppia. «Tutto ok» rispondo non degnandolo di uno sguardo, proprio come lui ha imparato a fare con me.

Da quel giorno di fine settembre, avevamo fatto iniziato a fare avanti e indietro per il tribunale.
«Tesoro, stai bene?»
Mamma mi riporta al presente, tre mesi dopo.
È il primo Natale da separati e io vorrei tanto andare lontano da qui e non tornare mai più, ma non scappo per il mio bambino. Lui non merita tutto questo.
Per fortuna non ha ancora intuito o capito nulla. Non voglio che lui soffra.
Oggi abbiamo fatto shopping natalizio con mia madre. L’idea di avere tutti quei pacchi da scartare la mattina di Natale lo ha reso così iperattivo da non far altro che rincorrere gli scoiattoli mentre passeggiavamo nel parco.
«Cathy?! Tutto ok?»
«Si mamma, tutto ok. Stavo ripensando a Christopher oggi con gli scoiattoli»
Ridiamo e dopo aver messo i regali sotto l’albero, mia madre torna a casa lasciandomi sola con Christopher, che dorme.
Mi accuccio sul divano, cercando di riscaldarmi e guardo la tv. Ma la voce della gente o il rumore del traffico sotto casa non mi impedisce di pensare al fatto che sto perdendo Alex.
Abbiamo presentato al tribunale le cause del divorzio, abbiamo affrontato i giudici. Ho rischiato seriamente una crisi isterica eppure ancora non abbiamo risolto nulla.
Alex non intende tornare sulla sua decisione e, ora più che mai, sembra volersi liberare di questo matrimonio, mentre io sto facendo di tutto per averlo il più possibile accanto a me.
Ma ogni giorno è un passo in più che lui fa per allontanarsi da me e mi ferisce in una maniera tale, che non sento quasi più il dolore continuo al petto, perché so che è parte di me. Credo di aver imparato a gestire il dolore, o almeno è così che la penso.
Entrare in quell’aula di tribunale, ogni giorno, e vederlo lì sorridente con gli altri, mi uccide sempre di più. Vederlo a casa giocare con Christopher, sempre felice, mi rende felice e triste nello stesso momento.
Mi mancano i momenti in cui restavamo sul divano ad abbracciarci, a baciarci, a coccolare nostro figlio. Avevamo fatto tanti di quei progetti che, nel momento esatto in cui aveva parlato di divorzio, erano sfumati come nebbia alle prime luci del mattino.
Era tutto così surreale. Non mi sembrava ancora vero che da lì a qualche mese, probabilmente, mi sarei trovata con un ex marito. E ogni volta che mi veniva in mente mi si formava un nodo in gola.
Non avevo più pianto. Non serviva a nulla ed era inutile provocarmi mal di testa continui.
Non mi ero ancora arresa. Quei documenti non li avevo ancora firmati e probabilmente nemmeno l’avrei fatto, se non sotto tortura. E forse neanche. Sarei stata disposta a tutto pur di salvare il mio matrimonio e non volevo rinunciarci così. Non volevo rinunciare ad Alex e alla nostra vita insieme.
Stavo ancora pensando a tutto questo, quando una chiave nella serratura mi ridestò dai miei pensieri, ritrovandomi Alex al telefono e sorridente. Non mi ha rivolto la parola, come al solito, e non mi ha nemmeno guardata. Ha posato chiavi e giubbotto sulla sedia e si è chiuso in camera.
E poi ci sono momenti come questi che mi fanno pensare che continuare a sperare sia completamente inutile.
Il pianto di mio figlio alla fine del corridoio mi fa alzare di scatto dal divano e correre da lui.
«Tesoro, cos’è successo?» chiedo mentre mi avvicino al letto e mi distendo accanto a lui.
«Voglio papà…» piange ancora.
«Amore, papà sta parlando al telefono. Che succede? Hai fatto un brutto sogno?»
«Papà» grida e, prendendolo in braccio, esco dalla stanza.
Busso ed entro. «Mi dispiace disturbarti, ma vuole te» dico mentre lui è ancora al telefono.
«Non preoccuparti»
Lo prende in braccio tenendo il cellulare incastrato tra la guancia e la spalla e mi chiude la porta in faccia.
Grande…
Resto qualche secondo scioccata davanti quella porta, poi entro in camera di Christopher e sistemo il letto, quando…
«Noi usciamo»
Mi volto di scatto «Dove andate?»
«Al parco»
«Ma c’è già stato»
«E non può venirci con me?» urla e mi guarda furioso.
Annuisco debolmente e guardo mio figlio con il visino nascosto nell’incavo del collo di Alex.
«State attenti»
«Non preoccuparti, so occuparmi di mio figlio»
«Non volevo dire questo, io…»
«Ciao»
Non mi fa finire. Si volta e, dopo aver messo il cappotto a Christopher, escono di casa.
Perché? Che ho fatto per meritarmi il suo odio?
 
«Vorrei soltanto tornare indietro nel tempo e ricominciare da capo»
«Cathy, sono sicura che Alex cambierà idea, insomma, era talmente cotto di te all’inizio! È cambiato in una maniera assurda»
«Non ne sarei così sicuro Logan»
«Cath! Dammi retta, cambierà idea»
«Quando?! Quando avremo già divorziato? Oh dio, non voglio nemmeno pensarci, ma non per me o lui, però Christopher ci andrà di mezzo e non voglio che soffra, non volevo dargli questa infanzia»
«Se una cosa è sicura è che anche Alexander la pensa come te. Anche lui vuole solo il bene per vostro figlio e sono sicuro che anche lui farà di tutto per non fargli pesare la cosa»
Io e Logan oggi siamo riusciti a vederci. È il mio migliore amico dalle elementari e con me ha fatto l’università. Ne ho parlato con lui di questa faccenda. Avevo bisogno di sfogarmi, di dire a qualcuno cosa mi stesse succedendo e cosa stesse capitando al mio matrimonio.
Lui è sempre stato al mio fianco e mi ha stressata parecchio prima di decidere di mettermi con Alex.
«Mi manca, Logan, mi manca terribilmente e sapere di averlo vicino ma essere così distanti mi uccide»
«Credo sia perfettamente normale. Cioè, lo so, ti capisco»
In quel momento sentiamo la porta chiudersi e qualcuno buttare le chiavi sul ripiano di legno all’ingresso.
Alex entra in soggiorno con un’espressione stanca e assonnata. «Tutto bene?» gli chiedo alzandomi.
«Si tutto ok» risponde lui «Ciao Logan»
«Ciao Alex»
«Posso parlarti un attimo?» chiedo ad Alex.
«Hai ospiti» risponde aprendo il frigorifero.
«No, io stavo andando via» interviene Logan alzandosi dal divano e recuperando il suo giubbotto.
Lo abbraccio e sorrido, prima di sentire la porta richiudersi alle spalle del mio amico.
«Dov’è Christopher?» chiede.
«Da tua madre. È voluto rimanere lì»
«E tu che ci facevi da mia madre?» grida guardandomi.
«Non… non scaldarti Alex. Mi ha chiamato lei»
«Vado a fare una doccia»
«Possiamo parlare, per favore?»
«Vuoi finalmente firmare quelle carte?»
«No»
«Allora non abbiamo niente da dirci»
Lo blocco per un braccio e lo faccio voltare verso di me. «Devo parlarti, per favore…» dico guardandolo negli occhi, anche se mi fa terribilmente male.
«Sono stanco. Devo farmi la doccia e voglio dormire»
«Alex, per favore… voglio dirti delle cose, voglio…»
«Non voglio sentire niente!! Voglio soltanto andare a dormire»
Sospiro e dopo un’ultima occhiata maligna entra in bagno.
Ritorno in soggiorno e spengo la tv.
Non so se dormire in camera o sul divano letto, ma ripenso a quello che mi ha detto qualche minuto fa, quindi mi cambio e ritorno in soggiorno.
Quando sono già sotto le coperte sento Alex uscire dal bagno, entrare in camera e chiudere la porta.
Sospiro, asciugo una lacrima traditrice, e provo a dormire, ma niente. Non faccio altro che rigirarmi fra le coperte e quando guardo il cellulare sono le tre di notte.
«Accidenti» esclamo alzandomi.
Vago un po’ per il soggiorno, fin quando non mi trovo davanti la porta della camera da letto.
Sono indecisa… vorrei tanto entrare e stare con lui stanotte. E se dovesse rifiutarmi?
Come se fosse la prima volta… ormai sono abituata ai suoi rifiuti.
Abbasso pian piano la maniglia ed entro, chiudendomi la porta alle spalle, cercando di fare il minor rumore possibile.
Quando mi volto verso il letto quasi mi viene un colpo al cuore. Dopo nove mesi mi ero dimenticata quanto fosse bello quando dormiva.
Le coperte gli scoprono il petto che si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro. Il braccio sinistro rilassato al centro del letto, mentre l’altro è sul suo petto. Mi avvicino al letto e lo guardo.
Il suo volto è rilassato ed è illuminato dalla fioca luce della luna.
Pensare che probabilmente non potrò più accarezzare il suo viso mi fa arrabbiare e, ovviamente, mi spezza il cuore.
Pian piano salgo sul letto, cercando di non svegliarlo, e mi avvicino al calore del suo corpo.
Gli bacio la mano che teneva sul cuscino e guardo l’altra. Non ha più la fede.
Trattengo le lacrime e mi avvicino ancora di più a lui.
Probabilmente avrà sentito il calore del mio corpo, perché mi abbraccia e mi stringe a se.
Stavolta non posso trattenere le lacrime. Piango silenziosamente godendo di quegli attimi. Non so il motivo per cui lo sta facendo. Forse è il suo subconscio.
«Jenna…» mormora e sento il mio sangue gelarsi.
Chi è Jenna?
No… non può averlo fatto! Non può avermi…
Mi rifiuto di pensare che sia veramente così!
Allora è per questo che ha chiesto il divorzio!
Mi libero velocemente dalle sue braccia e scendo dal letto, uscendo da quella stanza.
Ritorno sul mio divano letto e scoppio a singhiozzare cercando di limitare il rumore con il cuscino.
Per questo nell’ultimo periodo sorrideva spesso, parlava al telefono e probabilmente qualche ora fa erano insieme.
«Sono stanco. Devo farmi la doccia e voglio dormire» aveva detto.
Mi ha davvero fatto una cosa del genere?!
È stato con un’altra.
Ha abbracciato un’altra donna come abbracciava me, l’ha baciata come baciava me, ha fatto l’amore con lei.
Mi ha tradita!!

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Capitolo 8
*** *Capitolo 7* ***


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Bene... con un giorno di anticipo sono di nuovo qui per aggiornare questa storia. Non chiedetemi il motivo per cui lo sto facendo, perchè non lo so nemmeno io xD Forse perchè mi fa piacere vedere che apprezzate quello che scrivo! *_*
Grazie mille.
Proprio per questo domani ci sarà l'ottavo capitolo ad aspettarvi, quindi spero che questo piccolo regalino possa farvi piacere ^_^
Un bacio a tutti e buona lettura :)
Francy

We can find love within us

-Capitolo 7-

Pov Alexander

 
Se penso alla mia vita fino ad un anno fa mi viene in mente soltanto una parola: assenza. Quella di Catherine.
Nella mia vita.
Nel nostro matrimonio.
Nella vita del nostro bambino.
Non abbiamo mai avuto grandi problemi. Abbiamo litigato per delle cose, ma niente che non potesse essere risolto in un paio di giorni.
un paio di giorni sono diventati nove mesi.
Abbiamo cominciato a litigare a causa del suo lavoro e poi per la sua cattiva abitudine di prendere sempre tutte le decisioni da sola.
Per la miseria, siamo una coppia, marito e moglie, penso sia giusto e normale parlare insieme delle decisioni che si devono prendere all’interno di una famiglia.
Quindi, da febbraio, sto cercando di convincerla a firmare quei maledetti documenti per il divorzio. Siamo in causa da allora e ancora non si è decisa.
Io so perché non vuole firmare, so perché continua a dire di no e a strappare tutti i documenti che le faccio trovare a casa, ma non può continuare così.
«Ne sei proprio sicuro?» aveva chiesto il mio migliore amico un pomeriggio al mare.
«Di divorziare? Si»
«Non ti capisco proprio. Eri così innamorato di lei e adesso per una sciocchezza stai per chiudere il tuo matrimonio»
«Hai detto bene: ero innamorato di lei»
«No Alex. Io ti conosco da quando eravamo piccoli. Lei per te non è sempre stata una semplice ragazza. L’hai sempre amata, l’hai  sempre messa prima di tutto, anche prima  di te stesso. E adesso la vuoi lasciare»
«Non sono più innamorato di lei e non voglio continuare ad essere suo marito e soprattutto non voglio che sia ancora mia moglie»
Se avesse sentito queste parole, Catherine sicuramente sarebbe scoppiata a piangere, anche se non lo aveva mai fatto, se non pochissime volte e forse nemmeno davanti a me o al bambino.
È strano che non abbia mai chiesto se ci sia un’altra.
Anche a me sarebbe piaciuto che il motivo fosse stato solo quello, ma non era così.
Almeno fino all’estate appena passata.
Ero a St Ives solo da qualche giorno. Per stare il più lontano possibile da Catherine avevo chiesto a Harry se potevo andare da lui al mare.
L’unica cosa negativa era che non volevo lasciare il mio bambino per tre mesi, ma lo avevo chiamato praticamente ogni giorno, evitando accuratamente di parlare con lei. I primi giorni rispondeva lei al telefono, poi forse capendo la situazione, rispondeva direttamente Christopher.
Harry aveva accettato subito. Lui, single, non avrebbe rifiutato tre mesi al mare, in Cornovaglia, poi!
Un pomeriggio volevo starmene da solo. Avevo cominciato a passeggiare in spiaggia, quando una ragazza non mi era caduta praticamente addosso.
«Oddio perdonami. Che figuraccia. Mi dispiace tantissimo. Stavo cercando di recuperare la palla e io non ti ho visto! Scusami»
Aveva iniziato a parlare a macchinetta tanto era nervosa di trovarsi lì con me.
«Non preoccuparti davvero. Almeno non ti sei fatta niente e la palla adesso ce l’ha la tua amica»
Guarda verso di lei e annuisce «Già, chiamala amica. Mi ha fatto fare questa brutta figura. Scusami ancora»
«Non preoccuparti, davvero. Però adesso, è meglio se ti aiuto»
Scoppiamo a ridere entrambi «Si, forse è meglio» dice lei.
«Sono Jenna, comunque. Grazie per non avermi fatta cadere»
«Sono Alexander, chiamami Alex e… figurati!»
Dopo esserci salutati e dopo un paio di sorrisi imbarazzati, lei era ritornata con le sue amiche, mentre io, voltandomi spesso a guardarla, mi ero rimesso a camminare. 
Da quel giorno non avevo fatto altro che incontrarla o forse dopo averla notata, facevo più caso a lei. Capelli castani, occhi verdi e un carattere che mi aveva fatto un po’ impazzire inizialmente.
Era bellissima, senza ombra di dubbio.
«Lo è più la neo fidanzata Jenna o la tua futura ex moglie Catherine?» mi aveva chiesto un giorno al mare mentre guardavamo lei e le sue amiche parlare distese sulla sabbia.
Io non avevo risposto. Non sapevo che dire.
Entrambe erano bellissime.
Io e Jenna non stavamo proprio insieme. Una sera eravamo usciti insieme e le avevo spiegato la situazione. Ci frequentavamo da due settimane e, anche se era ancora molto presto, lo capivo che lei teneva a me e sentivo di potermi fidare.
«Sto per divorziare e ho un figlio» dico tutto d’un fiato.
«Ma non hai venticinque anni?!» mi chiede sorpresa.
«Si. Ho avuto mio figlio a vent’anni»
«E… e lei? La madre?»
«Ne aveva diciotto. Avete la stessa età»
«Come mai state divorziando?»
«Non sono più innamorato di lei»
«Capisco. E sei qui per questo motivo?»
«In realtà è da tre mesi che andiamo avanti con la causa perché lei non vuole divorziare. Non vuole lasciarmi»
«Beh, posso capirla» dice sorridendo amaramente.
Sorrido anche io le circondo le spalle con un braccio «Come si chiama il tuo bambino?» chiede guardandomi e mi sorprende.
Non credevo le stesse bene.
«Adoro i bambini» dice e sul mio volto spunta un sorriso a sessantaquattro denti.
«Si chiama Christopher»
«Hai una foto?» mi chiede continuando a guardarmi.
«Si»
Mi fermo e prendo il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni.
Quando gliela mostro comincia  a farmi i complimenti.
«Ti somiglia tantissimo»
«Si, me lo dicono in tanti»
«Lei ha gli occhi azzurri?»
«Si» rispondo sorridendo.
«E’ davvero un bel bambino»
«Grazie»
Quella sera Jenna aveva accettato la mia vita e dopo averla salutata, prima di rientrare in casa, mi ero sentito strano, come se mi mancasse qualcosa.
Il suo messaggio qualche minuto dopo essermi messo a letto mi aveva fatto capire che, anche se la conoscevo da molto poco, mi ero preso una bella cotta per lei.
Per fortuna entrambi abitiamo a Londra e, dopo essere tornati, è stato un po’ difficile nascondere le cose a Catherine.
L’avevo trovata a casa il giorno del mio ritorno e quando ero entrato in soggiorno era in piedi al centro della stanza che mi sorrideva timidamente.
Forse credeva che in quei tre mesi io avessi potuto cambiare idea, ma la verità era che non avevo pensato a lei nemmeno una volta. Solo a Christopher.
«Ciao» mi saluta.
«Ciao» ricambio e la supero andando in camera.
Non ci siamo più detti nulla da quel momento.
Il nostro ultimo contatto dopo il post-it che le ho lasciato. “Domani tribunale alle 18
Io e Jenna stiamo insieme adesso, nonostante io sia ancora legalmente sposato.
Non mi interessa se in realtà sto tradendo Catherine. Lei, per me, non è più mia moglie.
Ieri sera io e Jenna siamo stati insieme per la prima volta. Nel senso che abbiamo fatto l’amore per la prima volta dopo cinque mesi. Avrei voluto aspettare che fossi ufficialmente divorziato, ma mi sono stancato di aspettare.
«Vado a prendere Christopher da tua madre»
Catherine entra in soggiorno, mentre io sto guardando la tv.
Alzo lo sguardo, ma lei è già praticamente uscita di casa.
Resto un po’ sorpreso. Di solito si ferma a parlare o almeno prova a farlo. Come ieri sera dopo essere tornato a casa.
Approfitto dell’assenza di Catherine per chiamare Jenna.
Compongo il numero e attendo «Buongiorno» risponde e posso giurare che stia sorridendo.
«Buongiorno a te. Come stai?»
«Starei una meraviglia se mi fossi svegliata accanto a te stamattina»
«Mi dispiace. Anche io sarei voluto rimanere, ma sai perché son dovuto andare via»
«Si, lo so. Non preoccuparti»
Sorrido e immagino davvero di essere lì con lei.
«Come mai stai chiamando?! Ti sei chiuso di nuovo in camera?»
«No, è andata a prendere Christopher da mia madre»
«Capisco. Dici che prima o poi potrò conoscere tuo figlio?»
«Prima o poi… magari si»
Questo è un problema. Christopher è ancora piccolo e potrebbe non capire il motivo per cui io non sto più con la sua mamma e non voglio nemmeno che non accetti Jenna.
«Alex?»
«Ehi. Si, scusa»
«Tutto bene?»
«Si, è che… stavo pensando a quando finirà tutto questo casino»
«Non preoccuparti per noi. Aspetterò..se è questo che ti preoccupa»
«Grazie»
Per circa un’ora e mezzo sto al telefono con Jenna, ma quando mi rendo conto dell’ora mi preoccupo.
«Tesoro, ti posso chiamare più tardi? Non sono ancora tornati a casa e mi sto preoccupando»
«Va bene. Tranquillo»
«Grazie»
Riaggancio e compongo il numero di Catherine, ma dopo un paio di squilli rifiuta la chiamata.
Stiamo tornando” mi scrive in un messaggio che arriva qualche secondo dopo.
Qualche minuto più tardi sento la voce di Christopher riempire il piano.
Quando si apre la porta sento perfettamente le sua urla «Papà, papà!!»
Gli vado incontro e mi abbasso per abbracciarlo «Ciao amore di papà! Come stai?»
«To bene! Tu?»
«Benissimo» rispondo sorridendogli.
«Mi hai lasciato solo stanotte»
«Ma no! C’era la mamma con te. Tu non sei solo. La mamma dolme con te»
«Ma certo…» rispondo sorridendogli appena.
Lo metto giù e guardo Catherine. «Dov’eravate? Mi sono preoccupato»
«Mi ha chiamata Suzanne e sono andata prima da lei» risponde armeggiando con la sua borsa.
«Potevi almeno avvisare»
«Ti ho chiamato, ma eri impegnato in un’altra chiamata»
Ahi! «Si, è vero»
«Comunque l’importante è che Christopher sia tornato a casa» dice e fa il giro del bancone per cominciare a cucinare.
È strana. Veramente tanto strana. Non si è mai comportata così in questi mesi. Non è mai stata così fredda nei miei confronti.
Il suo comportamento non è cambiato poi di molto nei giorni seguenti.
Soprattutto a Natale. Per tutto il giorno non ha fatto altro che scherzare con Christopher e cucinare con lui.
Io avevo promesso a Jenna di stare un po’ con lei la sera di Natale, quindi, prima che Catherine apparecchiasse per far finta di essere ancora una famigliola felice agli occhi di nostro figlio, sono uscito per andare da Jenna.
Dire che sia super felice di vedermi è veramente riduttivo.
«Finalmente» mormora afferrandomi per il colletto del cappotto, baciandomi.
«Ciao» rispondo sorridendo, continuando a baciarla.
Entriamo in casa sua, cercando di non cadere, spogliandoci.
«Ho un regalo per te» dico mentre le tolgo la gonna.
«Anche io» risponde lei baciandomi il collo.
Rido e continuo a baciarla.
«Non ho molto tempo»
«Lo so, per questo dobbiamo fare in fretta»
Scoppio a ridere e in quella mezz’ora che passo con lei mi sento veramente bene. Quando sono con lei, chiudo il mondo fuori. Sono semplicemente un ragazzo di venticinque anni.
«Tieni, questo è per te. Buon Natale» dico e, porgendole una scatolina blu, le bacio la guancia.
«Oh, ma grazie. Io, invece, ho…» si sporge verso il suo comodino e, da un cassetto, estrae un pacco un po’ più grande «Questo»
«Cos’è?» chiedo sorpreso.
«Tu apri»
«No, prima apri il tuo»
Lei sorride e scarta il pacchetto. «Oddio Alex!!» esclama e mi guarda.
«Ti piace?»
«Lo adoro, ma…»
«Cosa?»
«Non merito questo. Non ci conosciamo nemmeno da tanto»
«Non mi importa» rispondo baciandola «Quando l’ho visto ho pensato subito a te»
Qualche giorno prima di Natale, uscendo dall’ospedale, mi ero ritrovato davanti una gioielleria e avevo visto un delizioso bracciale pieno di piccoli diamanti. Non ci ho pensato due volte ad entrare e comprarlo. «Grazie, davvero!»
Mi abbraccia e poi dice «Dai, adesso apri il tuo»
«Ok…»
Schiarisco la voce e scarto il mio regalo.
«Ti ricordi quando siamo andati in quel centro commerciale insieme?» chiede.
«Si, certo»
«Beh, avevi provato un profumo e quando mi sono avvicinata a te mi ha colpito la fragranza e mischiata al tuo odore naturale mi ha fatto perdere veramente la testa, quindi te l’ho preso»
«Mi piaceva questo profumo. Grazie. Ti adoro»
«Lo so che mi adori, anche io mi adorerei»
Le mordo un labbro e ritorno su di lei baciandola.
«Devo andare adesso» dico dispiaciuto.
Il solo pensiero di stare con Catherine stasera mi fa stare male.
«Uffa…»
«Prometto che a Capodanno staremo insieme. Te lo prometto» dico e la bacio.
«E come lo nascondi?»
«Turno di notte in ospedale. Non preoccuparti»
«Ma… tu dici che lei ancora non lo sa?»
«No! È così concentrata sul suo lavoro che non si accorge mai di nulla, figuriamoci di questo»
«Alex, posso chiederti una cosa?»
«Dimmi»
«Perché sei così cattivo con lei? Non siete stati insieme solo per qualche mese e avete un figlio di cinque anni. Io, se fossi in lei, morirei! E comunque avresti potuto anche darle una possibilità quando ha cambiato lavoro»
«Non mi fido, non più. Mi dispiace tanto per lei. Siamo stati insieme sei anni e questo non lo dimenticherò mai, ma questo è un capitolo chiuso della mia vita e vorrei che anche lei lo capisse»
«Non puoi pretendere che lei ragioni con la tua testa Alex. Lei ti ama»
La guardo strano e mi allontano da lei «Perché sei così pro Catherine e contro Alexander?»
«Non è così, è solo che… insomma… chiamala solidarietà femminile»
«Si, certo… ci sentiamo presto, ok?» le lascio un ultimo bacio appassionato e, prendendo il mio regalo, esco di casa.
 
«Papà, papà» Appena entro a casa sento la sua voce e le sue braccia circondarmi le gambe. Sorrido e lo prendo in braccio.
«Ometto, che c’è?»
«Ho aiutato la mamma a fare la tolta»
«Davvero?»
Annuisce «La voglio assaggiare» dico entrando in soggiorno e vedendo Catherine sistemare la cucina.
«No, mamma non l’ha fatta assaggiale nemmeno a me»
«Vedrai che dopo sarà ancora più buona» dico e lo metto giù. Si siede sul divano, cominciando a guardare i soliti film natalizi, lanciando un’occhiata, ogni tanto, ai regali sotto l’albero.
«Vuoi una mano?» chiedo togliendo il cappotto. Per fortuna il profumo è al sicuro in macchina.
«No. Ho finito»
Altra risposta fredda.
«Mi spieghi che hai?» le chiedo avvicinandomi per non farmi sentire da Christopher.
«Sono stanca»
«No, non è per questo. Dimmi che succede»
I suoi occhi di ghiaccio mi fissano e veramente, per la prima volta, guardandoli mi trasmettono freddezza.
Sono appannati dalle lacrime, ma si sta sforzando di non piangere «Lasciami in pace» ringhia a due centimetri dal mio viso, ma si ritrae subito e non ne capisco il motivo.
«Chris, amore… vieni a tavola»
Come se niente fosse porta i vassoi a tavola e tra una parola e l’altra, il nostro Natale passa, per fortuna velocemente.
«Posso aprile i regali? Posso mammina? Posso?»
«Si, puoi» risponde lei sorridendo mentre lava i piatti sporchi.
È inutile dire che, alla vista di nuovi animali di plastica, una chitarra giocattolo, costruzioni lego, album per disegnare e, da parte mia, un pallone da calcio, Christopher ha cominciato ad urlare per casa e lanciare il pallone per aria.
«Attento, che rompi qualcosa» lo rimprovera la madre.
«C’è ancora un regalo» dico cercando di richiamare la sua attenzione.
«Ehm… no, veramente quello era per te» dice Catherine.
«Ah» rispondo soltanto. «Io… io non…» non le ho preso nulla io.
«Non preoccuparti. Mi era piaciuto per te e ho voluto prendertelo. Io vado a mettere Chris a letto»
Annuisco e mi alzo da terra, prendendo il pacchetto tra le mani.
Chissà che cosa sarà.
Quando tolgo la carta rimango di sasso.
L’album dei Coldplay, il mio gruppo musicale preferito, con tanto di autografo di tutti i membri del gruppo, più due biglietti per il loro prossimo concerto.
Mi sento un verme adesso.
Come ha fatto a procurarsi i biglietti e l’autografo?!?!
Sento Catherine uscire dalla camera di Christopher e, prima che si chiuda in bagno, la fermo.
«Ehi…»
«Che c’è?»
«Grazie per… per il regalo»
«Figurati»
«Cath…»
«Sono stanca Alexander, voglio andare a letto»
Se ha usato il mio nome per intero, la cosa non va affatto bene.
«Posso chiederti dove hai trovato i biglietti?»
Mi guarda negli occhi e li vedo di nuovo appannati. Beh, in effetti, non era la cosa più carina da dirle «Erano alla mia sfilata»
Cazzo, la sfilata!! Lo avevo scoperto dal catalogo sul bancone della cucina e me l’aveva vagamente accennato. Non glielo avevo detto apertamente, ma ci sarei andato.
«Mi dispiace non essere venuto»
«Non preoccuparti»
Fa per andarsene, ma la blocco per un braccio «Per favore Alex... lasciami»
La sua voce è sofferente adesso, come se la mia presenza le facesse male.
Lascio il suo braccio e le sorrido debolmente «Grazie ancora»
Velocemente entra in bagno e si chiude dentro.

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Capitolo 9
*** *Capitolo 8* ***


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Ecco il vostro regalino... diciamo che è la seconda parte xD Comunque non mi odiate troppo Alex, altrimenti non saprò più che pensare! xD So che si sta comportando malissimo, ma è necessario....
Buona lettura :*
A mercoledì prossimo :D
Francy

 

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-Capitolo 8-

 
Dopo la sera di Natale io e Catherine non abbiamo più parlato. Letteralmente…
Non ci siamo più rivolti la parola.
Dopo averle detto che avrei passato la notte di Capodanno in ospedale, lei se n’è uscita con una frase che non mi sarei mai aspettato.
«Christopher passa la serata con i nostri genitori. Io resto a casa perché sto poco bene»
Avevo cercato, in quei due giorni, di capire cos’avesse, ma niente.
Probabilmente stavo fingendo di non sapere cosa la facesse stare male, ma non volevo riprendere un discorso ormai chiuso.
«Christopher, sei pronto?» le sento chiedere al figlio mentre entro in casa.
Per farmi perdonare per non averle comprato nulla a Natale, le ho comprato qualcosa per Capodanno, anche se non ha molto senso.
«Si, mamma! Devo mettele il cappottino»
«Vieni te lo…» si blocca appena mi vede.
«Ciao» la saluto, ma lei non ricambia.
Ritorna a parlare con il figlio, mentre io mi sento quasi in imbarazzo.
«Papà, dove sei stato?»
«A comprare una cosa»
«Che cosa? È pel me?»
Mi abbasso alla sua altezza e gli bacio la guancia «Questo è per la mamma. Vuoi darglielo tu da parte mia?»
Annuisce contento e prende lo scatolo in mano.
Si avvicina alla madre in cucina e le tira la giacca «Mamma?!»
«Dimmi» risponde Catherine continuando a fare quello che faceva.
«Questo è pel te. Te lo ha complato papà»
I suoi occhi mi fissano subito ma non ricambia il sorriso che le sto rivolgendo.
«Amore, vai a prendere il cappottino in camera tua. Io arrivo subito»
«Va bene»
Catherine gli scompiglia i capelli e sorride.
Una cosa che ammiro molto in lei è che non si è mai lasciata prendere dalla tristezza, dalla malinconia davanti al piccolo. Ha sempre sorriso davanti a lui e finto di stare bene.
Probabilmente Christopher ha capito che qualcosa non va più tra di noi, però, lei è sempre stata lì con lui, soprattutto dopo l’estate, quando ho finto di essere in ospedale per stare con Jenna.
«Il regalo non serviva» dice e me lo porge.
«Non lo apri?» chiedo.
«No, non serviva che tu mi comprassi un regalo. Non ti ho fatto quello per avere qualcosa in cambio»
«Lo so, però sono stato stupido a non fartene uno anche io»
«No, la stupida sono stata io a pensare a te come se fossi ancora mio marito»
Alzo un sopracciglio. E questa? «Che hai detto?»
«Non volevi questo? Volevi che io non ti considerassi più mio marito. Bene, adesso è così»
Si gira e scompare dentro la stanza di Christopher.
Per i sette giorni successivi ho lasciato il regalo dove lei potesse vederlo sempre e dove Christopher non potesse arrivare. Per quei sette giorni il regalo è rimasto lì, nello stesso posto. Al settimo giorno, oltre al regalo ancora perfettamente incartato, c’era anche un post-it, proprio come quello che io avevo usato per farle sapere del tribunale, a settembre.
Domani. Tribunale alle 14
Mi aveva spiazzato.
Da quando era lei a parlarmi di tribunali?
La suoneria del cellulare mi distrae da quel bigliettino.
Rispondo senza neanche guardare chi è.
«Tesoro?! ALEX!!»
«Ohi… perché gridi?»
«Non mi ascoltavi»
«Oh, scusa»
«Tutto ok?»
«No… cioè si. Domani c’è un’altra udienza in tribunale»
«Credi che sia la volta buona?»
«Non lo so. Aspettiamo domani! Tu? Stai bene?»
«Si, tutto ok. Ti vorrei qui, tu non sai quanto»
Sorrido «Anche io, lo sai. Ancora un po’ di pazienza e poi sarà tutto finito, te lo prometto»
«Va bene. Senti… che fai pomeriggio?»
«Sono libero, perché?»
«Mi chiedevo se ti andava di fare un giro al parco»
«Adesso?»
«Ci vuoi andare di notte?»
«No scusa… hai ragione, ma ci sono Catherine e il bambino al parco»
«Vedi che a Londra ce n’è più di uno»
«Lo so, ma non so dove sono andati»
«Va bene, ho capito»
«Per favore, non te la prendere. Voglio davvero uscire con te, magari non andiamo al parco»
«Ok. Dove andiamo allora?»
«Intanto io vengo a casa tua»
«Allora non usciamo, ne sono sicura»
«Magari ho un’idea migliore per passare il tempo, no?»
«Vorrei proprio sentirla questa idea»
«Cinque minuti e sono da te, ok?»
«Ok, ti aspetto»
Sorrido e riattacco.
Per tutto il tragitto da casa mia a casa di Jenna non faccio altro che pensare a Catherine e la cosa mi preoccupa.
Penso a cosa potrebbe provare in questo momento, a cosa significherebbe per lei questo divorzio. Non me lo sono mai chiesto e credevo non mi importasse, ma adesso che ci penso, io ero pazzamente innamorato di lei e adesso perché non riesco più a sentire lo stesso sentimento?
Perché mi sento in qualche modo tradito dai suoi comportamenti?!
Non ci sto capendo niente e più passa il tempo, più ho voglia che questo periodo finisca.
Questo periodo di transizione, perché mi sento come se mi trovassi a ricoprire (e non) un certo ruolo, che sarebbe poi quello di marito.
È terribilmente frustrante.
Adesso che sono quasi arrivato a casa di Jenna è meglio se blocco tutti i pensieri riguardo il mio matrimonio. Parcheggio davanti casa sua e scendo. Lei, come sempre, è lì che mi aspetta, fuori dalla porta di casa.
Catherine non c’è mai stata davanti la porta di casa per accogliermi. Troppo impegnata con il suo lavoro per presentarsi a casa all’ora di pranzo e farsi trovare davanti la porta.  
Scaccio quei pensieri e mi stampo un sorriso in faccia «Ciao bellezza» la saluto sorridendo.
«Ciao a te» risponde lei prendendomi per mano e tirandomi dentro. Appena chiudo la porta alle mie spalle, si volta e mi salta addosso cominciando a baciarmi.
«Ti ho desiderato tutta la mattina» sussurra sulle mie labbra.
La stringo più forte a me e salgo su in camera da letto.
Cominciamo a spogliarci, ma in quel momento sento come se tutto quello che stessi facendo fosse sbagliato.
Come se la stessi veramente tradendo.
No, no… non mi sono mai fatto questi problemi in sei mesi, me li devo fare proprio adesso?!?!
Metto da parte tutti i problemi e le preoccupazioni e mi lascio andare.
 
«Perché siamo qui? La prossima udienza non doveva essere a fine mese?!» chiedo al mio avvocato dopo esserci seduti in aula.
«Non lo sai?»
«Sapere cosa?» chiedo confuso.
«Ha firmato. Non te lo ha detto?»
Sono sbalordito. Ha firmato?
Quando?
Perché?
Perché non me lo ha detto?!
«No. Non l’ha fatto» rispondo guardandola. Sta parlando con il suo avvocato ed è seria.
Non mostra un minimo di emozione e sembra quasi indossare una maschera con la stessa espressione.
Beh, forse la maschera la indossa.
In quel momento, proprio mentre la sto guardando, lei alza lo sguardo verso di me.
Sono ancora vivo?
Non sto bruciando?!
No? Strano, perché mi ha fulminato con uno sguardo.
L’espressione “Se uno sguardo potesse uccidere” ci sta proprio bene qui.
Perché ha firmato quei documenti?
Non che io non volessi, però mi chiedo perché stia andando contro tutto quello in cui credeva e stia tradendo quello che voleva difendere: il nostro rapporto, il nostro matrimonio.
Non voleva che io la lasciassi e adesso sta facendo così?!
È un atteggiamento strano per lei…
Avrebbe fatto di tutto lei per salvare il nostro matrimonio e inizialmente lo sapevo. Sapevo che sarebbe stato difficile convincerla.
Suzanne è uno dei migliori avvocati di tutta Londra e anche una sua amica, l’avrebbe difesa con le unghie e con i denti.
Catherine non avrebbe ceduto così facilmente alla mia richiesta di divorzio. Voleva dare a Christopher un’infanzia serena ed era anche questo il motivo per cui non voleva firmare, accettando di vivere insieme ancora sotto lo stesso tetto.
Per quasi un anno abbiamo continuato a stare insieme a casa, nonostante non condividessimo più lo stesso letto, ma lei aveva accettato.
Aveva accettato per il bene di Christopher, perché so che dopo averle parlato del divorzio lei sarebbe voluta scappare da me e probabilmente sarebbe stata anche meglio senza vedermi ogni giorno girare per casa.
Adesso aveva firmato.
Stavamo divorziando.
Dopo sei anni.
Adesso lei stava soffrendo.
«E tu avrai intenzione di prenderti sempre cura di lei?» mi aveva chiesto suo padre.
«Sempre signore, lo prometto» avevo risposto io.
Avevo promesso… suo padre mi avrebbe ucciso.
Catherine è sempre stata il suo gioiello e solo Dio sa come non mi abbia sgozzato la sera in cui gli abbiamo detto che aspettavamo un bambino.
Purtroppo per me, lo farà quando gli diremo del divorzio. 
«Alex… ohi, mi senti? Alex!!»
 Steven mi sta strattonando. Ma che vuole? «Che c’è?» chiedo, risvegliandomi immediatamente.
«Abbiamo finito! Tra un paio di mesi ci sarà l’ultima udienza, quella che decreterà la fine»
«La fine?! Che fine?» chiedo confuso. Non ho capito niente di quello che hanno detto in aula.
«Otterrai il divorzio» esclama entusiasta.
«Bene» rispondo io e mi alzo per cercare Catherine. «Dov’è?» chiedo non vedendola seduta o alzata.
«E’ uscita. Abbiamo finito da circa dieci minuti, ma tu per tutto il tempo te ne sei stato imbambolato. A che pensavi?»
«No, a nulla. Vado. Devo farmi spiegare perché non mi ha detto della firma»
Prendo il cappotto e velocemente mi avvio all’uscita.
Non può avere scoperto di me e Jenna. Sono stato attento a nascondere tutto. Parlavo al telefono con lei solo quando Catherine non era in casa o quando era occupata con il suo lavoro.
Non siamo usciti spesso insieme e quando lo abbiamo fatto ero sicuro che nessuno ci avrebbe visto. Eravamo praticamente nascosti da sciarpe e cappelli.
È inutile che continuo a tormentarmi, tanto non arriverò ad una conclusione se continuo a stare qui, seduto in macchina, guardando lei e Christopher abbracciati sul marciapiede.
Lo ammetto: mi manca la mia vita di prima. Condividere tutte quelle piccole cose con lei, ma se poi ripenso a tutto quello che ho passato in questi cinque anni, quando Christopher voleva la sua mamma ed era ancora troppo piccolo per capire che lei era a lavoro, mi dico che sto facendo bene.  
Stanno entrando e questo è il mio momento.
Sarei dovuto andare da Jenna dopo, ma voglio parlare con Catherine adesso. Spengo il cellulare e lo lascio in macchina.
Scendo dall’auto e mi dirigo verso il portone.
Sono quasi agitato.
E se davvero lo avesse scoperto?
Scuoto la testa, scacciando i cattivi pensieri ed entro.
Quando arrivo al mio piano, apro la porta con le mie chiavi e sento le loro risate.
Da quanto non la sentivo ridere in questo modo?
Quella risata così pura e genuina. Da quanto non mi rivolge un sorriso sincero?
«Papààà… ci sei anche tu» corre verso di me e si attacca, come sempre, alle mie gambe.
«Ciao piccolo» lo saluto accarezzandogli i capelli.
Lei smette di ridere. Adesso è seria e sta sistemando il soggiorno.
«Ti posso parlare un attimo?» le chiedo.
«Ho da fare»
«Va bene» dico a bassa voce e mi abbasso all’altezza di Christopher. «Amore, adesso la mamma e il papà devono dirsi una cosa, tu nel frattempo vai a farmi un castello grande grande con i lego, ok? Appena finisco io vengo»
«Va bene. Papà, non fare piangere più la mamma, ok?»
Resto scioccato da quella richiesta e la stessa cosa deve aver provato Catherine. «Ok» rispondo un po’ in difficoltà.
«Promesso?» chiede ancora.
«Chris, tesoro, vai in camera tua, papà ti raggiunge dopo» interviene lei.
Il piccolo annuisce ed entra in cameretta.
Una volta esserci assicurati che la sua porta sia ben chiusa, chiudo anche quella del soggiorno. «Perché hai firmato?» le chiedo.
«Non era quello che volevi?» chiede lei alzando un sopracciglio.
«No, cioè si, però pensavo che non volessi firmare. Che cosa ti ha spinto a farlo?»
«Probabilmente ho realizzato che tra noi è… è… veramente finita» risponde e si volta verso il bancone, ma io so che sta piangendo.
«Lo avresti fatto prima se fosse stato così. Dicevi che non ti saresti arresa, che avresti continuato a credere in noi, nel nostro matrimonio»
«Non credo più in noi Alex! Non c’è più nessun noi, nessun matrimonio. Non c’è più niente da quando hai deciso di infilarti nel letto di un’altra! Volevi il divorzio? Adesso ce l’hai!! Ma ti prego, non permettere che Christian chiami mamma la tua nuova conquista»
Il suo tono di voce mi gela il sangue, il suo sguardo fa il resto.
Non l’ho mai vista così ferita.
Non credevo di averle fatto così tanto male.
«Cath… io»
«No, se davvero provi ancora un po’ di bene per me, non dire più il mio nome. Anzi, non dire proprio nulla. Non voglio sapere nulla»
«L’ho conosciuta quest’estate»
«Alex, non voglio sapere niente!!» urla e un singhiozzo le percuote il petto. Si volta e asciuga le lacrime.
Mi avvicino a lei, ma se ne accorge e cerca di allontanarsi il più possibile. «Allontanati Alex, ti prego. Non voglio che mi tocchi»
Continuo ad avvicinarmi a lei, cercando di afferrarla per i fianchi e abbracciarla, ma lei si sposta sempre. «Catherine»
«Non dire il mio nome, maledizione! Mi fai male. Mi fai male in continuazione. Perché in undici mesi non ti sei interessato a me e adesso lo stai facendo? Ignorami come hai fatto le altre volte, sarà più facile odiarti»
«Non voglio che mi odi» mormoro.
«Ma io devo!! Altrimenti continuerò ad amarti e io… io non posso più permettermelo»
A quelle parole la tiro verso di me e l’abbraccio, mentre lei scoppia a piangere come mai l’ho sentita e vista.
«Mi dispiace… mi dispiace tantissimo» mormoro abbracciandola.
«Perché?! Perché me lo dici adesso?! Un anno fa non ti è venuto in mente di dirmi queste cose?!? Non dovresti nemmeno abbracciarmi»
«E perché mai? Sei ancora mia moglie, no?»
A quelle parole si allontana come scottata «Ah, adesso sarei tua moglie? Quando ti sei infilato nel letto di quell’altra non lo ero?»
«Catherine»
«No, adesso me lo dici! Adesso voglio sapere tutto»
E adesso che le dico? Sospiro e annuisco «Che vuoi sapere?»
«Quando»
«Lo sai, da quest’estate»
«Quindi state insieme da quest’estate»
«Si, più o meno»
«E io sono stata così stupida da non accorgermene prima»
«Come lo hai scoperto?» le chiedo io.
«Non ha importanza» risponde.
«No, ce l’ha. Come lo hai scoperto?» le chiedo di nuovo.
«Due sere prima di Natale. Non riuscivo a dormire e sono entrata in camera» si passa una mano tra i capelli. E’ nervosa. «Sono salita sul letto e mi sono distesa accanto a te e tu… mi…mi hai abbracciato e… e dopo hai sussurrato il… il suo nome»
Cazzo!! Proprio quella sera… la sera in cui io e Jenna avevamo fatto l’amore la prima volta.
«Mi… mi…» balbetto
«No Alex, non dire che ti dispiace, perché non ti credo…»
«Cath…»
«Non voglio sapere nulla, te l’ho detto» tira sul naso e mi guarda «Va bene così. Adesso hai ottenuto il divorzio, puoi vivere felice con… Jenna»
La guardo e lei distoglie lo sguardo da me. «Vado a preparare da mangiare a Christopher»
Annuisco e in quel momento proprio lui esce dalla sua camera.
«Mamma?»
«Amore… dimmi»
«Perché io non ho un flatellino? Alla tv ci sono tanti fratellini e anche i miei compagnetti ce li hanno» chiede lasciandoci completamente sotto shock.
«Ehm… tesoro… la mamma e il papà in questo momento non…» mi guarda in cerca d’aiuto, mentre Christopher ci guarda confuso.
«Tra qualche mese» rispondo di scatto e Catherine mi guarda più scioccata di prima.
Non so perché l’ho detto, ma almeno Christopher, sorridente, si mette a giocare per terra.
Mi alzo dal divano e raggiungo Catherine in cucina. «Tra qualche mese? Cioè noi stiamo per divorziare e tu gli dici che avremo un bambino?» si ferma un attimo e poi ricomincia «A meno che tu e lei non…»
«No! Ma che ti viene in mente?!»
«State insieme, quindi è possibile che vogliate prenderlo in considerazione»
«Catherine…»
«Non dire il mio nome ti ho detto!» urla e Christopher ci guarda confusi.
«Perché state litigando?» chiede.
«Amore…» interviene lei prendendolo in braccio. Si avvicina al divano e si siedono su di esso. «Christopher, la mamma e il papà…»
«Vuoi dirglielo adesso?» esclamo.
Si volta e mi guarda «Prima o poi succederà»
«Ma non possiamo!»
«Io voglio sapele!!» grida il bambino incrociando le braccia al petto.
«Sai che ha il diritto di sapere» mormora lei asciugandosi una lacrima.
Oddio no… non voglio che mio figlio soffra. Non voglio…
«Alex»
Sospiro e mi avvicino a loro. Christopher si accoccola tra le braccia della madre, mentre a me, probabilmente, toccherà la parte più difficile.
Mi siedo vicino a lui e gli prendo una mano «Sai quando tu fai litigare i tuoi animali? Come quando abbiamo fatto scontrare il leone con la leonessa?»
Lui annuisce mentre Catherine gli accarezza i capelli. La guardo compiere quel movimento e mi vengono in menti tanti di quei momenti passati insieme… alzo un po’ lo sguardo e vedo che sta piangendo, silenziosamente, ma lo sta facendo.
Prendo un altro respiro profondo e continuo «Bene, il leone e la leonessa litigano tanto fin quando lui non decide di andare via»
«Andrai via papà?»
«Dalla mamma» rispondo e mi sento quasi mancare l’aria.
«Quindi la mamma resterà sola?» chiede e la guarda, mentre lei cerca di asciugare le lacrime «Mamma pelché piangi?»
«Tranquillo amore… va tutto bene. Ascolta il tuo papà»
Christopher ritorna a guardarmi e io gli sorrido.
«La mamma non resterà sola. Troverà un altro leone che si prenderà cura di lei»
«Ma io non voglio un altro papà»
«No, sarò sempre io il tuo papà, però ci sarà un’altra persona con me»
«E perché non può essele la mamma?»
«Perché…»
 «Christopher, la mamma ha fatto una cosa cattiva a papà, quindi per questo papà ha bisogno di una persona più brava e buona, ok?»
No, no… ma che sta dicendo? Perché glielo sta dicendo?!
«Ma tu sei la mamma più dolce, più buona e più blava che c’è! Non voglio un’altla mamma. Voglio solo voi due»
«Io resterò sempre con te, capito? E anche papà, solo che di lui si prenderà cura un’altra persona. Non resterà più in questa casa, ma tu potrai andarlo a trovare sempre, quando vuoi, io ti accompagnerò dal tuo papà, ok?»
«Papà?»
«Si?»
«Quindi non avlò un flatellino?»
«No amore»
«Mamma?»
«Dimmi»
«Posso non andale più a scuola?»
«Perché non vuoi andarci più?» gli chiede accarezzandogli le guance.
«Perché tutti i miei compagnetti hanno una mamma e un papà che stanno sempre abbracciati, voi non vi abblacciate più e gli altri mi plendono in giro»
«Oh amore mio…» Catherine lo prende in braccio e scoppia a piangere mentre lo stringe forte.
Non posso negare che anche io sento i miei occhi diventare lucidi e sento una fitta dolorosa al petto.
«Ti prometto che non ti prenderanno in giro. Te lo prometto amore, te lo prometto» dice e piange ancora.
Sento la mia guancia umida.
Passo sopra una mano e mi accorgo che sto piangendo.
«Tesoro, non piangere…» gli sussurra mentre continua a tenerlo stretto al suo corpo.
Sono un mostro. Tutto questo è colpa mia.
«Non pensarlo Alex» dice e solo adesso mi rendo conto ch mi sta guardando.
«Co…cosa?»
«Che possa essere colpa tua. Non pensarlo, sai che non è così»
Annuisco, ma la verità è che avrei potuto avere più fiducia in lei.
Adesso è una stilista e il suo lavoro le permette di stare quasi sempre a casa. C’è sempre per Christopher e l’avrei trovata ogni giorno a casa.
Lo squillo del suo cellulare mi fa ritornare alla realtà. Lo estrae dalla tasca e, prima di rispondere, schiarisce la voce.
«Ramona che c’è?» chiede. «No, no. Io non posso venire oggi, mi dispiace»
La guardo mentre parla al telefono e immagino lei, quel pomeriggio, il giorno di San Valentino. «Trovatene un’altra!! Io non posso venire»
Riaggancia e lancia il telefono sul divano.
«Che succede?» le chiedo.
«Non preoccuparti. Va tutto bene»
«Dai Cath. Non stiamo più insieme, ma mi importa ancora di te»
«Già, non stiamo più insieme…»
Mi lancia un’occhiata gelida e si alza, con Christopher attaccato a lei.
La raggiungo subito e la guardo mentre fa distendere Christopher a letto. Lui non la lascia nemmeno un secondo. Entrambi si distendono sul materasso, mentre sento i singhiozzi di mio figlio rimbombarmi nella mente.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


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Siamo arrivati già al nono capitolo. WOW!! E mi sembra ieri che ho cominciato a pubblicare.
Anyway.. Che ne pensate della storia fino a questo momento?! Spero vi piaccia :D
Prima di lasciarvi alla lettura, volevo ringraziare tutti/e voi che avete messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e ovviamente, un ringraziamento, anche a voi che recensite. Mi fa piacere leggere le vostre recensioni, soprattutto perchè mi date la forza di continuare a scrivere in un momento in cui magari non sono molto ispirata. Siete voi la mia musa o muse xD
Detto questo, vi auguro buona lettura, con la speranza che questo capitolo non vi deluda :*
Baci, Francy

 


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-Capitolo 9-

 
«Posso portare Christopher al parco oggi?»
«Si. L’avrei fatto io, ma devo fare un salto in ufficio»
«Non preoccuparti»
Continuo a guardarla, ma lei non smette di guardare il manichino davanti a lei.
«Devi dirmi qualcos’altro?» chiede.
«Io ehm… avevo in mente di far conoscere il bambino a Jenna»
«Ahi!! Maledizione!!»
Si è punta con l’ago. «Vuoi…  vuoi fare incontrare nostro figlio a lei?»
«Si. Mi piacerebbe che lei lo conoscesse e viceversa»
Mi guarda, continua a fissarmi e io non so che sta pensando. Vorrei tanto saperlo adesso.
I suoi occhi diventano sempre più lucidi; quando se ne accorge anche lei interrompe il contatto visivo e ritorna a lavorare sul suo abito.
«Va bene» mormora «In fondo devi rifarti una vita, quindi, mi sembra giusto»
«E tu te la rifarai una vita?»
«Mi piaceva quella che avevo prima, ma si, può darsi che ricomincerò da capo, un giorno…»
«Bene…»
È passata una settimana da quando abbiamo detto a Christopher del divorzio e da quel giorno abbiamo sempre cercato di farlo stare bene quando io e Catherine eravamo nella stessa stanza insieme.
Per un paio di giorni non è voluto andare a scuola, ma quando Catherine gli ha promesso di andare allo stadio a vedere una partita di calcio si è subito ripreso e ha cominciato ad andare a scuola.
Gli abbiamo detto di non ascoltare quello che i suoi compagni dicono di lui e, anche se lui sta male per quelle cose, deve pensare che per il compleanno avrà più regali.
Probabilmente è stata la cosa più sbagliata da dirgli, ma non abbiamo saputo fare di meglio e Catherine era persa nel suo mondo; forse stava metabolizzando il tutto.
Mi sono trasferito da Jenna momentaneamente, prima di trovare un appartamento.
Oggi ho preso le ultime cose da qui e, prima di entrare in camera, ho sorpreso Catherine con una mia camicia, piangere sul borsone che avrei dovuto portare via.
Mi si è spezzato il cuore.
Sono tornato indietro, e ho fatto un po’ di rumore così che lei capisse che ero arrivato.
Uscendo dalla stanza con una felpa e un paio di jeans, mi ha salutato e si è messa a lavorare.
«Passo a prenderlo più tardi, ok?»
«Non preoccuparti. Te lo porto prima di andare a lavoro»
«Ci vediamo davanti l’entrata del parco»
Annuisce ed esco di casa.
In quei rari momenti in cui io e lei parliamo mi sento come se lei non sia mai stata mia veramente. Come se non ci fossimo mai amati.
Ed è così strano che io provi questo, perché io la amavo; la amavo con tutto me stesso.
«Che ti ha detto?» chiede impaziente Jenna appena entro in auto.
«Per lei va bene. Lo porta dopo»
«Sono nervosa»
«Perché?»
«Incontrerò tuo figlio e c’è il rischio che io non piaccia a lui e poi probabilmente incontrerò anche la tua ex moglie e… insomma… non è molto rassicurante»
«Non preoccuparti. Ci sono io con te, ok?»
Ci sono io con te…” glielo avevo detto anche a Catherine.
Le avevo promesso che non l’avrei lasciata mai e guarda ora…
«Ho paura che mi prenda per i capelli»
«Non essere sciocca! E poi Catherine non è quel tipo di donna. Non farebbe mai una cosa del genere»
«E perché? In fondo tu stai con me adesso»
«Perché mi ama e perché vuole che io sia felice»
«Ti ama…» mormora infastidita.
«Jenna ci siamo amati… siamo stati sposati…»
«E tecnicamente lo siete ancora»
«Devi metterti a fare polemica adesso?»
«No, non preoccuparti. Andiamo»
Sbuffo e metto in moto.
 
Due ore dopo mi ritrovo nervoso, quasi come il giorno del mio matrimonio, davanti il parco con Jenna.
Ok, pessima similitudine…
«Stai fermo» mi dice mentre muovo la gamba.
«Scusa»
Cerco di fermarmi, ma niente.
Guardo di nuovo l’orologio e do un’occhiata in giro.
La vedo avanzare verso di noi. È appena uscita dalla metropolitana e Christopher è abbracciato a lei.
Non so come faccia il suo corpo esile a sostenere il peso di quel bambino.
Gli sta sussurrando qualcosa.
«Sono arrivati» dico a Jenna e subito si alza insieme a me dalla panchina.
«Ciao. Scusa il ritardo» dice avvicinandosi a noi.
«Non preoccuparti» rispondo sorridendo. Accarezzo la schiena a Christopher e cerco di prenderlo in braccio, ma lui continua a stringerla forte. «Tesoro, vieni da papà?»
«No» risponde e la stringe.
«Amore, che ti ho detto prima di uscire di casa?! Devi fare il bravo e comportarti bene. Sono sicura che papà ti comprerà la cioccolata calda se fai il bravo» dice lei, ma niente. «Chris, tesoro… cominci a pesare e la mamma non ce la fa più»
Sorrido e lui alza un po’ il mento guardando prima me e poi Jenna al mio fianco.
«Vai da papà» dice ancora e quando allungo le braccia per prenderlo, lui mi lascia fare.
«Tolna plesto mamma»
«Certo amore. Ci vediamo dopo»
Lui annuisce e, dopo una veloce occhiata a noi tre, Catherine se ne va.
«Amore… voglio presentarti una persona» inizio voltandomi verso Jenna. «Lei è Jenna, Jenna lui è Christopher»
«Ciao Christopher» risponde lei accarezzandogli una guancia. «Sai che sei un bel bambino?»
«Grazie» mormora lui timido. «Io sono Chlistopher»
«E’ un piacere conoscerti. Vuoi venire in braccio da me?»
Penso che le faccia simpatia, perché mi guarda e mi chiede «Posso papino?» Sorrido e annuisco.
Quando vedo il mio bambino tra le braccia di Jenna mi sento malissimo e la mia sensazione non mi piace per niente. Insomma, dovrei esserne contento.
Stanno giocando insieme con un scoiattolo e nonostante le differenze con Catherine sono abissali, io vedo lei. Continuo a vedere lei da quando ha lasciato Christopher con me.
«Ehi! Stai bene?» mi chiede Jenna avvicinandosi.
«Si, tu?» chiedo cercando di riportare l’attenzione su di lei.
«Sono felice. Sembro piacere a tuo figlio»
«Sono contento, davvero…»
«Però non mi avevi detto che tua moglie è lei»
Era… «Lei chi?»
«Come chi? Sai cosa indosso io per il momento?»
«Un vestitino e un paio di calze pesanti?»
«Questo è il suo vestitino. È della sua collezione»
«Ah…»
Non lo sapevo. Non sapevo che fosse diventata così brava da mettere in commercio i suoi abiti.
«Non lo sapevi, vero?»
«No, infatti…»
E come avrei potuto? Non mi interessavo più di lei.
E perché adesso mi importa?
«Papà, papà, Jenna mi ha plomesso che andremo al palco ogni giolno» esclama il mio ometto correndo verso di noi.
«Ogni giorno?» chiedo confuso guardandola.
«Si, spero ti vada bene…»
«No… cioè si… è che…»
Non voglio che mio figlio si affezioni troppo. «Tutto bene?» chiede.
«Non vorrei che mio figlio si affezionasse troppo. Sai… se le cose dovessero andare male tra di noi»
«Perché dici questo Alex?»
«Perché nella vita tutto è imprevedibile. Non mi sarei mai immaginato che avrei lasciato Catherine, ma è successo. Non voglio che mio figlio stia di nuovo male perché un’altra mia relazione è andata male»
«Secondo me, dovresti lasciare che io passi più tempo con lui»
«Non dovresti essere tu a passare più tempo con lui, ma sua madre»
«Quindi… suppongo che non ti vada bene che porti Christopher al parco»
«No, appunto» rispondo e alzo lo sguardo per chiamare il bambino «Chris, andiamo»
«Perché?» chiede dispiaciuto.
«Andiamo dalla mamma»
«Ok» risponde triste.
Quando lo prendo in braccio e lascio un bacio veloce sulle labbra di Jenna, mi dirigo verso l’auto.
«Papà, perché ce ne siamo andati?» chiede mentre lo sistemo nel seggiolino di dietro.
«Non volevi la mamma?»
«Mi stavo diveltendo con la tua fidanzata»
«Che cosa?!» chiedo voltandomi di scatto.
«Jenna è la tua fidanzata e a me piace avere un’altra mamma. Posso chiamarla mamma»
Sono ancora sotto shock «No, non puoi chiamarla mamma, tu ce l’hai una mamma e non è la fidanzata di papà»
«Uffa però»
«Christopher!! La tua mamma è a casa che ci aspetta, anzi, sai che facciamo? Andiamo a farle una sorpresa a lavoro»
«Siiii, la solplesa siiii»
«Bene, adesso stai seduto»
Guido per un po’, mentre vedo Christopher schiacciare il nasino contro il finestrino.
«Papà?»
«Si cucciolo?»
«Possiamo con la mamma visitare di nuovo Londla?»
Sorrido e ripenso alla giornata che abbiamo trascorso in giro per la città.
«Tesoro, sai cos’è questa?» chiedo mentre ci avviciniamo a Buckingham Palace.
Lui fa no con la testa e ci guarda. Lo fa anche Catherine, abbracciata a me.
«Questa è la casa della Regina»
«Woooow. C’è una Legina? La voglio incontlale… possiamo incontlalla papino?»
«No amore. Non possiamo incontrarla» rispondo ridendo. «E poi la nostra Regina migliore ce l’abbiamo qui» Mi abbasso verso Catherine e la guardo. «Ti amo» le dico baciandole il naso.
Lei sorride e ricambia il bacio. «Ti amo anche io»
«Papà, papà, voglio vedele la luota che gila… papà… possiamo salile… mamma?!?!»
«Sta parlando del London Eye» mormora Catherine sulle mie labbra mentre continuiamo a baciarci distesi sull’erba.
«Mi piace il London Eye, andiamo»
«Adesso?!» chiede.
«Si amore… ora che ci penso è la prima volta che saliamo lì con Christopher»
«Va bene andiamo» dice mentre allunga le braccia per farsi aiutare ad alzare.
«Pigrona…» Scoppia a ridere e la faccio alzare, mettendoci forse troppa forza.
Sbatte contro il mio petto, cogliendo subito l’occasione per baciarmi.
«Amore, sai che io starei ore a baciarti, ma dobbiamo dare un’occhiata a Christopher» mormoro contro le sue labbra.
Quelle labbra… sono stupende.
Non troppo grandi, non troppo piccole, o sottili. Sono perfette.
«Hai delle labbra stupende» le dico baciandola ancora.
«Tu sei stupendo tutto e io ti amo»
«Amore… ti amo tanto anche io» un altro bacio e mi stacco «Ti amo…» 
Ti amo” le avevo detto e non ricordo quasi più l’ultima volta che ce lo siamo detti o che ci siamo baciati.
Quella era stata una giornata assolutamente fantastica e ce ne sarebbero state altre, soltanto per il bene di Christopher.
«Si, andremo di nuovo in giro per Londra» dico sorridendo mentre lo guardo dallo specchietto retrovisore.
«Siiiii» urla e ricomincia a giocare con i suoi giocattoli.
Quando arriviamo in ufficio non la trovo lì, ma quella che deve essere la sua segretaria, mi ha appena detto dove trovarla e dove se ne sta tutto il tempo quando lavora.
Quando arriviamo, la vedo da fuori il vetro. Christopher sta per precipitarsi dentro, ma io lo trattengo e la guardiamo insieme.
Ha un paio di fogli davanti, dei colori, e una foto attaccata sul lato sinistro dell’enorme tavolo inclinato verso l’alto.
Era una foto nostra: mia e di Christopher.
«E’ da più o meno un’ora che è lì dentro» dice qualcuno accanto a me. Mi volto e vedo Ramona.
La causa di tutto.
«Si?» chiedo.
«Si. Si è fatta portare quel barattolo di gelato e si è chiusa lì dentro. Mangia e guarda quella foto. Chissà che le è preso» dice e se ne va.
Io lo so che cosa le è preso.
«Papà? Possiamo entlale?» chiede Christopher.
«Si, andiamo»
Busso e apro la porta di vetro. «Che ci fate voi qui?! Non dovevate essere al parco?» chiede scendendo dallo sgabello e abbassandosi per abbracciare il figlio.
«Abbiamo finito prima» spiego.
Lei annuisce e mi sorride a malapena.
«Ti sei divertito?» chiede al figlio mentre lo prende in braccio.
«Si tanto. Jenna voleva poltalmi ogni giorno al palco, ma papà non ha voluto»
«Perché no?» chiede a lui, ma guarda me.
«Mi sembra ancora troppo presto» mento. Non posso dirle che Christopher la vuole chiamare mamma.
Jenna si sarà anche comportata gentilmente con lui, ma so che non sopporterebbe di vedermi sempre con lui, figlio mio e della mia ex moglie.
Lo accetta, ma non lo sopporta, ne sono sicuro.
«Capisco…» sorride e fa sedere il piccolo su una sedia girevole.
«Posso avele un po’ di gelato?» chieda Christopher adocchiando il barattolo sul tavolo.
«Si, ma poco» dice lei porgendogli il barattolo.
«Che stavi facendo?» le chiedo.
«Uhm… stavo… stavo cercando di iniziare la nuova collezione, ma non ho niente in mente»
«Complimenti» le dico ricordando quello che mi aveva detto Jenna.
«Per cosa?» chiede confusa.
«Per la tua linea di moda»
«Ah, grazie» risponde sorridendo imbarazzata.
«Ne hai ancora per molto?»
«No, non stavo facendo comunque niente, quindi…»
«Ti ingozzi di gelato adesso?» chiedo sorridendo, mentre tolgo il barattolo dalle mani di Christopher.
Sorride imbarazzata e si passa una mano fra i capelli «Ehm… già… in questo periodo mi aiuta molto»
Sorrido e prendo Christopher in braccio. «Voglio ancora il gelato»
«Ti verrà il mal di pancia e poi ti cadranno tutti i denti… vuoi ritrovarti domani mattina senza denti?»
«No» risponde secco.
«Bene, adesso andiamo a casa» 
«Ritornerai con noi, papino?» mi chiede sorridendo a sessantaquattro denti.
«Ehm…»
Guardo Catherine e anche lei mi guarda con la stessa speranza che ho letto negli occhi di Christopher.
«No amore…» dico voltandomi verso Christian. «Papà ritorna da Jenna, ma ti prometto che vengo a prenderti domani dopo pranzo, ok?»
«Va bene» dice con un tono di voce deluso.
«Vieni? Vi accompagno»
«No, non occorre. Puoi anche lasciarlo qui. Ritorniamo con la metro»
«Non vi lascerò prendere la metro a quest’ora»
«Non è tardi…» dice guardando fuori.
«No, ma tra poco farà buio. Lascia che vi accompagni, per favore»
«Perché lo stai facendo?» chiede.
«Perché voglio che siate al sicuro»
Guarda per un po’ Christopher e poi annuisce. «Prendo la borsa e scendo»
«Ok, ti aspetto in macchina»
«La mamma viene con noi?» chiede Christopher al mio fianco.
«Si amore»
«Stalete di nuovo insieme?» chiede ancora e io non so cosa dire.
«Non lo so» rispondo soltanto e non so nemmeno perché ho dato questa risposta.
Qualche minuto dopo, vedo Catherine uscire dall’edificio e raggiungermi in macchina.
Non appena richiude la portiera, cala un silenzio assurdo.
«Dovresti mettere in moto» dice guardando dritta davanti a se.
La guardo e lo faccio.
Il viaggio è silenzioso, a parte per qualche parolina detta da Christopher.
«Grazie» dice slacciandosi la cintura mentre parcheggio davanti casa.
«Figurati»
«Ciao papà» dice triste Christopher.
«Buonanotte tesoro. Mi raccomando fai il bravo e non fare impazzire la mamma, intesi?»
«Ok» Si arrampica sul collo della madre e lo sento singhiozzare.
«Non piangere… su» lo consola lei mentre chiude la portiera.
«Voglio il mio papà. Voglio che lui dolme con te»
«Amore, ma poi l’amica di papà si sentirà sola» dice cercando di accarezzarlo.
«Ma…» cerca di dire qualcos’altro, ma io lo blocco.
«Resto» dico improvvisamente.
«Cosa?» chiede lei sorpresa.
«Resto qui…»
«Ma Jenna… come…»
«Non preoccuparti. È per mio figlio che lo faccio»
«Va bene, come vuoi» risponde e si incammina verso il portone di casa, mentre io esco dall’auto e mando un veloce messaggio a Jenna.
Christopher sta male. Rimango con lui. Ci vediamo domani mattina”. Spengo il cellulare e lo rimetto in tasca.
«Papà, voglio che mi racconti una stolia» dice Christopher varcata la soglia di casa.
«Che storia vuoi?» chiedo e lo prendo in braccio.
«Quella di quando siamo andati a fale un gilo a Londla»
Guardo per un attimo Catherine e sorride debolmente mentre prende il pigiama di Christopher.
«Va bene, allora… allora te la racconterò»
«Fatti mettere il pigiama prima» gli dice Catherine.
«Va bene mamma»
Sorride di nuovo e, dopo averlo messo in piedi sul letto lo spoglia e lo riveste del pigiama.
«Vado a farti il latte, ok?»
«Puoi mettele i biscotti quelli con il cioccolato?»
«E cioccolato sia» lo mette sotto le coperte e gli da un bacio sulla fronte «Ti voglio bene» sussurra.
«Ti voglio bene anche io mamma»
Dopo avergli scompigliato i capelli, esce dalla stanza.
«Allora ometto… iniziamo?» chiedo sedendomi sul letto.
«Papà?»
«Si?»
«Tu vuoi bene alla mamma?»
Quella domanda mi spiazza un po’. Le voglio bene? Si, indubbiamente «Certo»
«Ma… pelché non vi abbracciate più come plima? O non vi date i bacini?»
«Ti ricordi cosa ti abbiamo detto qualche sera fa?» chiedo stringendolo a me con un braccio, come se quella vicinanza potesse proteggerlo.
«Si, che non vivlai più qui e che la mamma non è più tua»
«Esatto. Per questo non ci abbracciamo più o non ci diamo bacini»
«Ma io voglio che vi date i bacini»
«Tesoro, sei ancora piccolo e non puoi capire, però ti prometto che un giorno tutto questo sarà finito e tu starai davvero bene. Te lo prometto e anche la tua mamma starà bene»
«Piange semple la notte» mormora.
«Davvero?» chiedo guardandolo.
«Si e poi guarda sempre una fotoglafia, anche quando lavola con i vestiti. E a volte quando mi prepala la merenda piange»
Quello era uno dei momenti che condividevamo sempre insieme.
Dopo che tornava da lavoro stavamo veramente insieme durante la merenda di Christopher.
«Ecco il latte»
Catherine entra con una bottiglia enorme di latte. Sgrano gli occhi e lei se ne accorge «Abbiamo aumentato le porzioni»
«Vedo. Riesce a bere tutto questo latte?»
«Si, anche perché dura fin quando lui non si addormenta»
«Accidenti!» esclamo e guardo lui «Chris diventerai enorme con tutto questo latte»
«No, diventerò come papà. Bello, forte, ma non stupido»
«Ah, grazie. Chi ti dice queste cose?»
«La mamma»
La guardo e lei si copre la bocca per non scoppiare a ridere «Perché ridi?» le chiedo.
«Per quello che ha detto»
Rido e mi rivolgo di nuovo a Christopher «Tu sarai un bel ragazzo da grande, quindi… adesso ci mettiamo sotto le coperte e, mentre tu bevi il tuo latte, io ti racconto quella storia»
«Hm hm… però voglio anche la mamma»
«Tesoro, devo sistemare la cucina»
«Uffa, mammaaa»
«Christopher…»
«Mammaaaa» grida cominciando a piangere.
«Ok, ok… resto»
«Si?» chiede il piccolo.
«Si, resto» dice di nuovo e si sdraia accanto a lui.
La guardo e, quando se ne accorge, lo fa anche lei… «Se vuoi mi metto sulla poltrona» il suo sorriso si spegne.
«No, non preoccuparti»
Annuisce e comincia ad accarezzare il figlio.
Io comincio la storia, ma vorrei davvero raccontare qualcos’altro, perché con la coda dell’occhio, vedo Catherine asciugarsi un paio di lacrime che le cose cadute ai lati delle guance.
Per fortuna Christopher si è addormentato a metà, lasciando quasi vuota la bottiglia del latte.
Piano, sposta le sue braccia e Catherine scende dal letto, portando con se la bottiglia di Christopher.
«Tu continua» dice evitando il mio sguardo.
Esce dalla stanza e, dopo essermi assicurato che il piccolo dorma, esco anche io, richiudendomi la porta alle spalle.
La trovo seduta al bancone della cucina. Sta disegnando.
«Ehi…» mormoro incapace di trovare le parole adatte per cominciare una conversazione; ma sarà tutto spontaneo una volta cominciato a parlare, no?
No?!
No. Almeno non con lei.
Mi sta guardando.
«Si è addormentato?»
«Si, dorme profondamente»
«Puoi ritornare da…  da… insomma, puoi andare via se vuoi»
«Va bene»
Prendo la giacca e le chiavi della macchina e mi dirigo verso la porta.
«Alex»
Mi volto e la guardo. «Dimmi»
«Davvero è la fine?»
Accidenti!! Che domanda… Non ci avevo ancora riflettuto.
Si? No? Che devo rispondere? Non lo so?! Non vorrei illuderla o ferirla.
«Non so che dirti Cath… non voglio ferirti più di quanto io non abbia fatto in questi mesi e… e…» scuoto la testa «Ti ho tradita»
«Già… dimenticavo…»
«Forse è meglio che vada» dico guardandola ancora.
«Si, credo di si» mormora lei, ma proprio in quel momento sentiamo il pianto di Christopher.
«Papàààà»
Catherine si alza di scatto, entrando in camera, mentre io la seguo.
«Amore, cosa c’è?» gli chiede.
«Ho fatto un sogno bluttissimo. Tu piangevi tanto e papà se ne andava pel semple»
«No, tesoro, non me vado per sempre»
«Limani qui. Pel favole papino. Limani qui. Anche la mamma ti vuole qui»
I miei occhi la fissano, mentre accarezza il figlio. Si alza e mormora un frettoloso «Gli preparo una camomilla»
«Papino…»
«Oh amore mio… vieni qui»
Lo prendo in braccio e lo cullo «La mamma piange semple e anche nel mio sogno piangeva pelché tu non c’eli più e io piangevo pule perché ti volevo qui»
«Non piangerai più amore. Nemmeno la mamma piangerà più, te lo prometto. Papino la farà stare meglio»
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


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E' un pò presto, ma non posso far aspettare una certa Gra90 xD Hai aspettato già una settimana, mi sembra un limite eccessivo xD quindi stanotte ti accontento :D
Comunque... Questo è il decimo capitolo e qui succederà qualcosa di WOW!!! :D
Leggete, va! xD
Buona lettura e a mercoledì prossimo :*

 


We can find love within us

-Capitolo 10-

 
«Non cambierai idea su tuo figlio, vero?»
«No!!»
Sono più o meno tre giorni che io e Jenna discutiamo su questa cosa. Lei vorrebbe continuare a vederlo; io non voglio che Christopher si affezioni troppo a lei.
Non voglio lasciarla; sto bene con lei, non sono ancora innamorato, ma spero di esserlo un giorno. Ma nonostante ciò, non voglio che mio figlio si attacchi troppo a lei e trascuri, invece, la madre, solo perché è Jenna a stare con me e non più Catherine.
«Puoi dirmi almeno se sta bene?» chiede guardandomi.
Avevo dimenticato che quella sera, come scusa, le avevo detto che Christopher stava male.
«Si, sta meglio adesso. Era solo un po’ di febbre»
«Meno male»
La guardo e sorrido. La cosa positiva è che non lo ha rifiutato; che le sia piaciuto insomma.
«Perché sorridi?» mi chiede.
«Sto pensando che è bello che ti sia piaciuto mio figlio»
«Si, però non vuoi farmelo incontrare ancora perché lui potrebbe affezionarsi troppo a me»
«Esatto. Non voglio che Catherine venga scavalcata»
«Non voglio prendere il suo posto. Non potrei mai!»
«E’ bello che lo dici, ma lui ha cinque anni e se mi vedesse con un’altra donna così spesso come nel nostro caso, lui potrebbe pensare che tu sei la sua mamma. Voleva chiamarti così l’altro giorno»
«Davvero?» chiede sorridendo.
«Si»
«Lei lo sa?»
«No, certo che no. Le avrei spezzato il cuore»
«Non credo che ci sia altro da spezzare Alex. È distrutta, non so se te ne sei accorto»
«Lo so» mormoro tornando a guardare la tv.
«Sai che ha rinunciato ad una specie di tour per promuovere la sua collezione?»
«Dici sul serio?»
«Si. Come ti è venuto in mente di dirle che lei ha messo il suo lavoro prima della famiglia?! Perché è chiaro che non lo fa. Avrebbe potuto lasciarti Christopher, e stare un po’ lontana da Londra, per riprendersi»
«Tu non sai quello che ha fatto prima… i primi quattro anni di vita di mio figlio lei era praticamente sempre a lavoro dalle otto del mattino fino alle cinque del pomeriggio»
«Non pensi che magari anche lei potesse soffrire?»
«E allora perché non ha cambiato lavoro?»
«Perché è difficile con una laurea come la sua Alex. Quella donna ha un talento innato; mi stupisce che Ramona non l’abbia presa prima in considerazione, avrebbe evitato un bel po’ di problemi»
«Jenna, non mi va di parlarne. Non voglio parlare della mia ex moglie»
«E’ ancora tua moglie. Sarà ex ufficialmente tra due mesi»
«Non voglio parlarne più!!» urlo e mi alzo dal divano.  
«Alex, calmati…»
«Perché mi stai facendo questo? Perché mi parli continuamente di lei?! Non dovresti essere gelosa?»
«No, perché quel bambino merita una famiglia come lo eravate prima e anche se dovessi soffrire, sarei felice per voi»
«Stai mentendo»
«Perché dovrei? Tutto va contro di me! Perderei te, quindi anche a me converrebbe non parlare di lei, però lo sto facendo»
«Smettila»
«Alex… tu la ami?»
Cosa?!?! Perché tutti mi fanno questa domanda?!
Prima mio figlio, poi Harry, adesso anche lei. «Non ho intenzione di rispondere a questa domanda»
«Quindi è un si»
«Quindi è un non ti importa. Non lo amo Jenna, non più»
«E allora perché il tuo atteggiamento nei suoi confronti è diverso da quello che avevi prima? Parlavi sempre male di lei, non volevi nemmeno vederla alle udienze e adesso è diverso. L’altro giorno eri dispiaciuto per lei; sei dispiaciuto per lei perché sta male; prima non lo saresti stato»
«C’è sempre nostro figlio in mezzo» mento.
«Non è per questo e lo sai anche tu»
«Allora per cosa sarebbe?»
«Tu la ami ancora Alex. È così chiaro che la ami ancora!!»
«Io non sono innamorato di lei»
«E perché non dovresti?! Non è un crimine Alex. Siete stati insieme sei anni e avete fatto un figlio; è normale che tu sia innamorato di quella donna. Cioè, tu non te ne rendi conto, ma è una grande donna. Nonostante avesse il cuore a pezzi, ha continuato a lavorare e ha creato una linea di moda; altre, tipo io, mi sarei rifugiata a casa e non sarei uscita per nessuna ragione al mondo. Lei si alza la mattina perché Christopher ha bisogno di sua madre al cento per cento e avrebbe bisogno anche del suo papà al cento per cento. Tu non sai che donna stupenda e di talento stai lasciando»
«Perché mi stai dicendo queste cose, quando ti ha dato fastidio sapere che lei è ancora innamorata di me?»
«Perché non avevo capito che voi due siete fatti per stare insieme. Non vi avevo ancora visti insieme»
«Jenna, dovresti prendere un po’ d’aria. Stai dicendo delle assurdità. Sarei stato il primo ad accorgermi che io e lei siamo fatti per stare insieme. Non me la sarei presa così tanto per questi cinque anni»
«Non avresti potuto accorgertene Alex. L’amore ci rende talmente ciechi che non riusciamo a vedere nemmeno le cose più evidenti. Tu sei così innamorato di lei che non te ne accorgi, perché lo nascondi; lo nascondi a te stesso, agli altri… però mi chiedo una cosa: perché continui con questa farsa del divorzio se la ami ancora?!»
«Io. Non. La. Amo. Più!!» urlo e, prendendo le chiavi della macchina, esco di casa, sbattendo forte la porta.
Proprio adesso dovevo prendermi le ferie?!
Se fossi stato a lavoro non avrei mai avuto questa conversazione con Jenna.
Io non sono più innamorato di Catherine; altrimenti avrei bloccato tutte le procedure per ottenere il divorzio.
Maledizione!!
Decido di salire nel luogo più alto che io ho sempre amato e che in questi momenti mi aiuta a chiarire le mie idee: il London Eye.
È strano pensare che la donna che credevi essere quella della tua vita, diventi ad un tratto una sconosciuta.
Non avevo programmato così la mia vita. Quando ho deciso di sposare Catherine avevo già programmato la mia intera vita, ma non avevo mai immaginato che il mio matrimonio potesse fallire in questo modo.
Ho le mie colpe, ma anche lei non ha saputo far niente per migliorare la situazione. Ha sempre detto che avrebbe cambiato lavoro, che sarebbe rimasta più tempo a casa con noi, ma durante quei quattro anni, non c’è stato un minimo di cambiamento.
Quando le ho chiesto di sposarmi e lei ha accettato ero convinto che il nostro amore durasse anche nei momenti di difficoltà, come quando Christopher stava male e lei non poteva studiare ma aveva un esame a breve e io non ero a casa.
Jenna ha ragione… se davvero dicevo di amarla avrei accettato anche le ultime cose che sono successe prima di decidere di divorziare, ma se non l’ho fatto non vuol dire che io prima non l’abbia amata.
Quindi, perché adesso dico che non la amo più? Ha davvero ragione Jenna? Lo sto nascondendo agli altri e, prima di tutti, a me stesso?
Non so darmi una risposta, ma sono sicuro che c’è e il problema è che io non so dove trovarla. Non so cosa fare, dove andare o cosa dire per capirlo.
Harry mi direbbe di seguire il mio cuore, un po’ come avevo fatto all’inizio della mia storia con Catherine.
Tutto era iniziato come uno scherzo… i miei amici che me l’avevano presentata soltanto per vedere come mi comportassi con lei che era uno schianto.
Capelli biondi, occhi azzurri, un corpo bellissimo e un carattere non da meno.
Purtroppo, i miei amici non avevano capito che io mi ero innamorato di lei all’istante.
I suoi occhi mi trasmettevano freddezza; erano come il ghiaccio e io vedevo solo quello, e anche gli altri a quanto mi avevano raccontato. Soltanto Logan la conosceva come l’ho conosciuta in futuro io.
Quel ghiaccio che aveva negli occhi era soltanto un’illusione… dentro aveva tanto di quel calore, da scaldarti anche nelle notti più fredde.
Mi aveva dato una possibilità; aveva creduto in me quando tutti le avevano sconsigliato di avvicinarsi a me. E io l’avevo amata anche per questo. Nessuna ragazza prima di lei, mi aveva dato fiducia. Lei lo aveva fatto; durante le nostre prime uscite, quando mi aveva detto di aspettare un bambino, quando le avevo chiesto di sposarmi e nei cinque anni a seguire mi aveva dato così tanta fiducia che io ho avuto il coraggio di tradire con una parola: “divorzio”.
Quando le avevo detto di mettere la parola fine al nostro matrimonio, avevo sentito il rumore del suo cuore spezzarsi. Ho visto la sua espressione terribilmente sofferente e avrei davvero voluto cancellare il dolore dal suo volto, dalla sua mente e soprattutto dal suo cuore.
Ogni giorno vedevo quanto lei fosse distrutta, ma in quel periodo ero talmente arrabbiato con lei che non mi importava se stesse soffrendo o meno.
Guardavo, vedevo, ma non mi importava.
Credo che tutto sia cambiato nel momento in cui ho scoperto che lei sapeva di me e Jenna.
Per questo si comportava in quel modo; non mi guardava, evitava di stare con me nella stessa stanza…
Quando l’ho scoperto si è mosso qualcosa dentro di me. Forse la consapevolezza di quanto male le stessi facendo. Di quanta sofferenza e tristezza avevo causato al suo cuore e sapevo anche che non meritava tutto quello.
Aveva fatto i suoi sbagli si… e anche io li avevo fatti, ma non avrei dovuto infierire così tanto. Forse quello che mi ha spinto al divorzio è stata la delusione. Mi aveva sempre promesso di cambiare lavoro, ma non lo faceva mai e nel frattempo Christopher cresceva sempre di più.
Si era persa i primi passi e quasi la prima parola che ovviamente non è stata “mamma”.
Almeno non c’era rimasta male. Era normale che, essendo sempre assente, la prima parola di tuo figlio sarebbe stata la qualsiasi tranne che “mamma”.
Jenna ha ragione su un’altra cosa… dopo che Catherine ha scoperto di noi due io sono cambiato. Cioè, il mio comportamento nei suoi confronti è cambiato.
Da quando ho visto per la prima volta, davvero, la sofferenza nei suoi occhi, il mio modo di trattarla è totalmente cambiato.
Diversamente, magari avrei annullato tutto e sarei tornato da lei, ma non credo di amarla ancora...
Ora che mi trovo qui, sul punto più alto del London Eye, ricordo la prima volta che ci sono venuto con Catherine.
«Perché siamo qui?» chiede guardando il tramonto.
Che serata stupenda… era come se quel giorno, anche il cielo fosse dalla mia parte.
«Non ti piace?» chiedo avvicinandomi a lei.
«No, no… anzi, lo adoro e poi da quassù… wow!»
Mi avvicino ancor di più a lei e la guardo. Sono quattro mesi che ci frequentiamo e credo di essermi innamorato follemente di questa donna.
«Cath, io… volevo dirti una cosa»
Si volta verso di me e i suoi occhi sembrano sorridere. Anzi, sorridono.
«Perché sorridi?» le chiedo.
«Perché non sai quanto sono felice di essere qui, con te»
«Davvero lo sei?»
«Assolutamente» risponde e si alza sulle punte per baciarmi.
Ricambio anche io il bacio e la stringo sempre di più al mio corpo.
«Io ti amo Catherine» mormoro senza pensarci.
Lei si ferma e questo è il momento che tempo di più. E se mi rifiutasse?
«Ti sei innamorato di me?» chiede con le lacrime agli occhi.
Che le rispondo adesso?! È chiaro che sono innamorato di lei.
«Si, totalmente. Cioè… può sembrare assurdo, soprattutto perché è passato poco tempo da quando ci siamo conosciuti, ma è così… ti amo e non mi vergogno a dirlo. Sono innamorato di te Catherine»
«Oh dio» esclama lei e mi abbraccia.
“Oh dio”?! Che significa?!
«Cath?» la chiamo mentre lei è ancora avvinghiata a me, ma niente, credo stia piangendo.
«Ehi…» sussurro mente la faccio sedere sulla panchina posta al centro della nostra cabina. «Stai bene?» le chiedo sedendomi davanti a lei.
«Sto benissimo Alex…»
«Perché stai piangendo?»
«Perché non credevo che tu potessi innamorarti di me»
«Che sciocca che sei» le dico sorridendo, mentre le asciugo le lacrime.
«Forse mi sono fatta condizionare un po’ dagli altri su questa cosa»
«Ti dicevano che io non ero in grado di amare nessuno, vero?»
«Più o meno, ma io lo sapevo che non era vero. Non credevo che ti saresti innamorato di me, ma sono contenta che sia successo»
«Che io mi sia innamorato o che mi sia innamorato di te?»
«Entrambe» risponde e mi attira di nuovo verso le sue labbra.
«E tu?» le chiedo dopo aver interrotto il bacio.
«Mi chiedi se ti amo?»
Annuisco e fremo.
«Credo che entrambi ci siamo innamorati l’uno dell’altro la prima volta che ci siamo visti»
Stavolta sono io che sorrido come un ebete e sento persino i miei occhi umidi.
«Ti amo» dice guardandomi negli occhi.
«Ti amo» rispondo io.
La faccio alzare e la bacio; sullo sfondo, il magnifico tramonto di Londra.
Quella, ovviamente, era la prima volta che dicevo “ti amo” a qualcuno e da quanto avevo capito nei giorni seguenti, anche per lei doveva essere la prima volta.
Da quel giorno ci siamo amati sempre di più e ogni giorno non era mai noioso o monotono.
Se penso a quell’anno, al nostro primo anno insieme, mi vengono i brividi.
Nessuno credeva che noi potessimo riuscire a stare insieme; nessuno credeva in noi; ma questo era un pretesto per essere più forti insieme e dimostrare a tutti quanti che ce l’avevamo fatta; a dispetto di tutto quello che dicevano i nostri amici.
E quando avevano saputo del bambino?!
Beh, sono rimasti con le mascelle paralizzate al terreno, per circa un quarto d’ora; poi hanno cominciato a farci le congratulazioni, nonostante fosse abbastanza presto, soprattutto per Catherine, che aveva solo diciotto anni.
Quando il giro termina mi chiedo perché ho passato circa mezz’ora pensando a lei.
Quando scendo dalla cabina, mi ritrovo a due fermate lontano da Catherine.
Voglio andare a vedere come sta?
Che scusa mi invento?
Qualcosa mi verrà in mente… mi dico e scendo giù fino a ritrovarmi con un biglietto in mano e sulla panchina ad aspettare l’arrivo della metro.
Al suo arrivo, il vagone impiega circa venti secondi per raggiungere la tappa successiva.
Entra un’altra marea di gente e io mi avvicino all’uscita per essere pronto ad uscire.
Altri venti secondi e i vagoni si fermano di nuovo.
Scendo velocemente ed esco alla luce del giorno.
Dopo qualche metro mi ritrovo davanti il palazzo dove lavora Catherine.
Sono qui davanti, ma non so se entrare o meno.
Non ho ancora trovato una scusa…
«Alex…»
Merda!!
Mi volto e lei è lì… in tutto il suo splendore. Un vestitino rosso con un fiocco nero al centro, calze nere, tacchi neri, e un giacchino nero. Tiene in mano, appoggiate alla schiena, delle custodie per vestiti e con l’altra mano dei sacchetti e alcuni raccoglitori.
«Ciao» rispondo io smettendo di fissarla.
«Che ci fai qui? Christopher sta male? Hanno chiamato dall’asilo?»
«No, Christopher sta benissimo»
«Ah, ok… oh dio, meno male…»
«Ma non senti freddo?»
«No, perché?» chiede guardandosi.
«Sei un po’ scoperta…»
Lei alza un sopracciglio e ora pensa sicuramente qualcosa che non si avvicina alla realtà «Sei geloso per caso?»
Che avevo detto?
«No, non lo sono» Forse…
La guardo meglio e noto la lunga catenina che porta al collo… oh dio.
È la sua fede.
«Bella collana» le dico.
«Grazie» risponde lei, forse infastidita, e si dirige verso l’entrata, ma io la blocco.
«Vuoi una mano?»
«No, non… non fa niente. Ce la faccio da sola»
«Non direi… dai, lasciati aiutare»
Mi guarda qualche secondo e poi annuisce «Ok. Tieni, porta questi» dice passandomi i raccoglitori e i sacchetti.
Le apro le porte per farla passare e mi sussurra un debole “Grazie”.
Quando guardo i raccoglitori, leggo che si tratta della sfilata primaverile. «Posso guardare?» le chiedo come uno stupido.
«Eh? Oh… si, insomma… se non riveli a qualcun altro i miei disegni si, puoi guardare»
«Perché dovrei rivelarli a qualcuno? Wow, Cath, sono wow…»
«Non è molto bello sentirsi dire wow! Almeno non nel mio campo»
«No, ti assicuro che in questo caso wow sta a significare strepitoso»
«Grazie» risponde lei imbarazzata e quando mi accorgo il motivo del suo imbarazzo cerco di non aumentare quello che c’è tra di noi.
Dobbiamo farci un paio di piani in ascensore. Da soli!
«Come mai sei qui?» mi chiede dopo aver premuto il tasto 6.
Ecco, la domanda critica.
«Ehm… non avevo nulla da fare… quindi ho pensato di venirti a trovare e magari possiamo andare a prendere Christopher a scuola, più tardi»
Complimenti Alexander, bella trovata.
«Sai che se ci andiamo insieme si illuderà e io non voglio che rimanga a piangere la notte perché suo padre non è a casa»
«Si, hai… hai ragione»
Restiamo in silenzio fin quando non mi accorgo delle custodie che tiene ancora appoggiate alla schiena.
«C’è una sfilata?» chiedo.
«No. Sono andata a prendere gli abiti per me e Christopher dal sarto»
«C’è qualcosa che io non so?» chiedo alzando un sopracciglio.
«Il compleanno di tuo padre»
Cazzo!! L’avevo completamente dimenticato.
«Lo so che lo hai dimenticato, infatti c’è anche il tuo vestito qui. Te lo avrei portato dopo aver preso Christopher»  
Adesso che ci faccio più caso, sono tre le custodie.
«Te lo ricordi ogni anno»
«Avrei preferito non andare quest’anno, ma mi sono ricordata che i nostri genitori non sanno nulla, quindi… era meglio andare, però… se… se vuoi, puoi portare solo Christopher e io dirò che sto male»
«No, possiamo andare insieme» dico.
«Davvero? Che cosa ne pensa…»
«Non preoccuparti di lei»
Annuisce e continua a guardare davanti a se, finché le porte non si aprono e finalmente possiamo uscire.
«Mi dispiace per quello che ho detto poco fa… sulla fede»
«Non importa» risponde fredda lei.
La verità è che anche io ce l’ho lì… in una catenina d’oro. L’avevo tolta quando ho conosciuto Jenna, ma non mi è mai andato di levarla completamente.
Avevo comprato la collana e l’avevo messa lì.
«Tua madre mi ha chiamata stamattina» dice mentre percorriamo un lungo corridoio.
«Come mai?»
«Voleva sapere se Christopher può rimanere da loro stasera»
«E che cosa hai risposto?»
«Che ne avrei parlato con te»
Ha capito dove ha sbagliato in passato e sta cercando di rimediare adesso.
«Per me va bene» dico e lei sorride debolmente.
Spinge una porta di vetro e mi fa entrare «Puoi poggiare le cose lì sulla scrivania»
Lo faccio e mi volto a guardarla «Posso guardare il mio vestito?»
«E’ tuo, quindi… si, certo»
Appende la custodia e la apre, facendomi guardare dentro.
«Lo hai fatto tu?»
«Solo il disegno. Non ho avuto tempo di cucirlo, quindi mi sono affidata al nostro sarto»
«E’ davvero bello, ma come hai fatto con le misure?»
«Le sapevo già» risponde voltandosi.
«Giusto» mormoro e mi siedo sulla sedia davanti la sua scrivania.
 «Alex… perché sei venuto qui?» chiede ancora.
«Te l’ho detto»
«E dovrei crederti?»
No, perché nemmeno io mi crederei «Si»
«Ok. Senti… io adesso ho delle cose da fare; quindi… ci vediamo stasera, ok?»
«Sempre alle otto?»
«Si. A più tardi»
Annuisco e mi alzo e, prendendo il mio vestito, esco dall’edificio.
 
«Io sto uscendo!» informo Jenna e prendo le chiavi della macchina.
«Dove stai andando?» chiede uscendo dalla camera da letto.
«C’è il compleanno di mio padre, ricordi? Devo andare a prendere Catherine e Christopher»
«Vai con loro?»
«Adesso ti da fastidio?»
«No… era solo una domanda»
«Ci vediamo domani»
Quando sono tornato a casa, non abbiamo parlato di quello che è successo stamattina, ma siamo stati ugualmente insieme. Non vedo Christopher da ieri pomeriggio e mi sembra un’eternità.
Mi sono vestito tre ore prima e quando Jenna mi ha visto, ha sorriso.
Le avevo chiesto perché stesse sorridendo, e lei mi ha soltanto chiesto se quel vestito lo avesse disegnato Catherine. Alla mia conferma aveva fatto i complimenti ad entrambi.
E adesso, mi ritrovo, finalmente, a percorrere il tragitto per ho fatto per sei anni per tornare a casa mia.
Parcheggio sotto il palazzo e scendo dall’auto.
Apro e salgo su fino all’appartamento.
Già sento le urla di Christopher. Ma che ha per urlare così disperatamente?!
«Chris, tesoro, tra poco papà sarà qui e noi ancora non siamo pronti, per favore, fatti mettere i pantaloni» sento dire a Catherine. Probabilmente il piccolo sta correndo per tutta casa per evitare di farsi vestire. 
«No!! Io non ci voglio venire»
«Amore, ma poi rimani a dormire dalla nonna; tu adori dormire lì»
«Allora voglio andarci con papà»
«Tra poco sarà qui» le sento dire e in quel momento decido di entrare prima di far impazzire Catherine.
«Papàààà» urla il mio ometto con la camicia bianca e con le mutandine.
«Ciao piccolo, ma come sei conciato?!»
«Non ha voluto saperne di vestirsi» dice Catherine appoggiandosi al bancone con i pantaloni in mano.
La guardo e… wow! «Sei stupenda» le dico, ma me ne pento subito.
Lei ignora quello che ho detto e si volta «Vedo che l’abito ti sta bene» dice.
«Si, è perfetto. Grazie»
Annuisce e si avvicina per cercare di prendere Christopher in braccio. «No» dice lui e si avvinghia ancora di più a me.
«Non farei i capricci» gli dico accarezzandogli la schiena.
«Non ci voglio andare con la mamma» mormora lui.
«Ma che stai dicendo?» gli chiedo mettendolo sullo sgabello. «Adesso la mamma ti mette questi pantaloni e ti sistema la camicia e poi andiamo tutti e tre insieme alla feste del nonno, intesi?» chiedo pizzicandogli il naso. «E se farai il bravo dirò alla nonna di non farti preparare per la scuola domani»
«Davvero?»
«Si, davvero… passiamo un po’ di tempo insieme, che dici?»
«Che è bello»
«Perfetto. Allora adesso ci vestiamo?»
«Mi vesti tu papà?»
«Va bene» rispondo e subito vedo Catherine passarmi i pantaloni.
Quando entrambi siamo pronti, ci guardiamo allo specchio e Christopher comincia a ridere «Che hai da ridere?» gli chiedo.
«Abbiamo la stessa giacca, papà» dice e ride ancora.
Mi volto verso Catherine, dietro di noi, e vedo che sorride, anche se ha gli occhi parecchio lucidi.
«Andiamo» dico a Christopher e lo metto giù, mentre prendo il mio cappotto.
Dopo circa venti minuti siamo in auto, diretti verso casa dei miei genitori.
«Accidenti» mormora Catherine dopo aver visto tutte le macchine vicino la villetta dei miei.
«Ogni anno sempre la stessa storia» dico e parcheggio.
«Sarà impossibile tenerglielo nascosto Alex, forse è meglio che io me ne vada»
«Ma che stai dicendo?! Non voglio che te ne vai»
Dopo qualche secondo annuisce e prende per mano Christopher, ma lui la rifiuta e si attacca a me.
«Chris, ma che fai?»
«Lascialo stare. È da un po’ di giorni che si comporta così»
«E perché?»
«Pelché tu non sei più a casa»
«Tesoro, non è colpa della mamma ok? E posso chiederti una cosa?»
«Si»
«Non devi dire a nessuno che la mamma e il papà non stanno più insieme, ok?»
«Ok» risponde e allunga le braccia verso di me, per essere preso in braccio.
Sorrido e lo accontento subito.
Quando entriamo Catherine si stampa un sorriso sulle labbra e va a salutare i miei genitori e i suoi.
«Ciao tesoro della nonna, vieni con me» esclama sua madre prendendo Christopher dalle mie braccia, dopo avermi lasciato un grosso bacio sulla guancia.
Dopo aver fatto gli auguri a mio padre la conversazione si sposta su Catherine.
«Congratulazioni per la tua linea di moda» le dice mia madre abbracciandola.
«Grazie!»
«Alex, devi essere fiero di tua moglie»
Oh dio!!
Io e Catherine ci guardiamo per un secondo e io sorrido «Si, lo sono» rispondo. Lei sorride debolmente e visibilmente imbarazzata, ma non dice e non fa nulla.
La serata, a parte quel piccolo inconveniente, sembra passare tranquillamente; nessuno fa caso a noi e, almeno i nostri genitori, ignorano quello che sta succedendo tra me e Catherine.
«Tesoro, stai bene?» sento la voce della madre di Catherine qualche metro davanti a me.
«Si, perché me lo chiedi?» risponde lei.
«Mi sembri stanca e hai gli occhi sempre gonfi quando ti vedo. Va tutto bene con Alex?»
«Ma certo che va tutto bene. Sono stanca solo per il lavoro, tutto qui»
«Senti… ho letto su un giornale che una nuova conquista della moda a Londra sta per divorziare»
Quasi non mi strozzo con il martini che sto bevendo.
«Mamma, ti pare che sono l’unica nuova conquista della moda a Londra? E comunque io e Alexander non… non… insomma si,stiamo bene insieme. Chi ha mai parlato di… divorzio?!»
«Lo spero tesoro… dopo tutto quello che avete passato»
«Non preoccuparti, ok?» la vedo sorridere alla madre e bere tutto d’un fiato il cocktail che aveva in mano.
Dopo qualche minuto si allontana da lei e va verso Christopher, che non vuole parlare con la madre.
Ma che gli prende a quel bambino?!
Mi avvicino e chiedo «Tutto bene?»
«No, la mamma non vuole falmi bele ancora coca cola»
«Tesoro, ne hai bevuto già una bottiglietta. Per stasera basta così, ok?»
«Uffa…» sbuffa e si allontana andando a giocare con altri bambini.
«Non riesco più a capire che gli prende» dice appoggiandosi al muro.
«Magari è il periodo. Sono sicuro che passerà presto»
«Lo spero» sospira, mi sorride debolmente e si allontana.
A fine serata, dopo aver messo a letto Christopher, abbiamo salutato le nostre famiglie e siamo usciti nella fredda notte di gennaio.
«Posso prendere un taxi. Non occorre che mi accompagni fino a casa»
«Non essere sciocca Cath, sali»
Dopo qualche tentennamento, sale e si allaccia la cintura.
Il viaggio è silenzioso e carico di imbarazzo.
Finalmente arriviamo sotto casa e, dopo aver spento l’auto, mi volto a guardarla. «Grazie» dice e dopo uno sguardo veloce, scende dall’auto.
«Aspetta…» dico afferrandole un braccio.
«Che c’è?» chiede.
«Posso salire un attimo?» chiedo.
«Se vuoi…» risponde lei guardandomi negli occhi.
Annuisco e la lascio andare.
Quando arriviamo su, dopo un viaggio in ascensore, molto silenzioso ed imbarazzante, si toglie il cappotto e apre il frigorifero prendendo due bottigliette d’acqua.
«Credo che la colpa del comportamento di Christopher sia mia» dice sedendosi sul divano.
«Perché lo pensi?» chiedo inginocchiandomi davanti a lei.
«Avrei dovuto evitare di farti andare via di casa. Non avrei dovuto firmare quei documenti»
«Lo hai fatto perché hai saputo di me e Jenna, vero?»
Lei annuisce e, non so come, mi ritrovo ad abbracciarla.
Da quanto non stavo così vicino a lei?
Il suo profumo, la morbidezza dei suoi capelli biondi…
Lei si aggrappa a me e la sento singhiozzare. «Mi dispiace così tanto Alex… è colpa mia. Avrei dovuto aprire prima gli occhi e accorgermi che mi stavo perdendo ogni attimo di mio figlio e stavo perdendo te»
«Non pensarci Cath… ormai è andata»
La sento piangere ancora e le accarezzo i capelli, cercando di tranquillizzarla.
Si allontana e cerca di asciugarsi le lacrime. «Scusa»dice e si alza dal divano.
Preso da una strana pazzia, forse… mi alzo anche io e la raggiungo, bloccandola per un braccio e, voltandola, unisco le nostre labbra.
La bacio, ma lei non ricambia.
Quando mi allontano la guardo e sta piangendo ancora. Non riesco a vederla in questo stato. Mi avvicino di nuovo a lei e la bacio. Stavolta anche lei ricambia il bacio e si stringe sempre di più a me.
Trovo la cerniera del suo vestito e la tiro giù, mentre lei mi fa togliere la giacca. Barcollando, finiamo in camera da letto. Mi tolgo velocemente le scarpe e la stessa cosa faccio con i pantaloni.
In poco tempo ci ritroviamo a fare l’amore e queste sensazioni mi erano mancate da morire.
Non le ho provate nemmeno con Jenna.
Che sia veramente Catherine la donna della mia vita?
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


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Eccoci ad un altro mercoledì ^^''
Volevo prendermi un momentino prima di augurarvi buona lettura. Ringrazio tutte o tutti voi che avete messo la storia tra le preferite: Beadeisentieri, Care_, GraStew, lady rose, LilithRose, Minelli e robness.
Grazie a voi che l'avete messa nelle ricordate: Care_ e I'm happy with you (tu sei nuova :D Quindi grazie e benvenuta nel mio "Mondo").
Grazie a chi l'ha messa delle seguite: abuabu, alexa77, ally99, Care_, Clitemnestra_Natalja, Eli12, elli04, hurry, lety91, morganab, penny_penelope, shana_musi, the best girl, TVD forever Delena (si, concordo con te xD ) __bea__.
Grazie grazie e  ancora grazie. Senza di voi probabilmente la storia l'avrei cancellata da EFP tempo fa e forse non avrei nemmeno continuato a scriverla.
Va bene, adesso mi dileguo... scompaio proprio. Ci vediamo tra una settimana... :)
Buona lettura :* :*


 


We can find love within us
-Capitolo 11-

 
Che cosa ho fatto?!
Ma che mi è preso?!
Dove avevo la testa?!
Perché non mi sono fermato?
Tutte domande assolutamente inutili.
Ho fatto l’amore con Catherine. Non posso più tornare indietro.
E adesso sta dormendo accanto a me e mi era mancato tanto vederla qui, al mio fianco, dove sarebbe dovuta rimanere per sempre.
Ma il “per sempre” non esiste.
Mi alzo lentamente ed esco dalla camera. Prima di chiudermi la porta alle spalle, la guardo un’ultima volta e sorrido.
Raccolgo velocemente i miei vestiti e mi vesto, ma prima di uscire di casa le lascio un biglietto. Meglio evitare i post-it.
Scusa se sono andato via, ma sarebbe stato troppo strano. Ci vediamo presto. Un bacio
Lo lascio sul bancone ed esco silenziosamente.
Il viaggio di ritorno è strano o forse sono io che mi sento così.
Mi chiedo che cosa mi abbia spinto a farlo.
Sarò ancora innamorato di lei?
Non ci sto capendo niente.
Quando torno da Jenna, praticamente all’alba, lei sta ancora dormendo, così ne approfitto per fare una doccia e togliere il profumo di Catherine dalla mia pelle.
L’acqua calda mi aiuta un po’; mi riempio di sapone, strofinando per bene, ma quando finisco e mi asciugo il suo profumo è ancora lì. Lo sento…
Maledizione!!
«Alex?!»
«Sto uscendo»
Mi guardo l’ultima volta allo specchio ed esco.
«Com’è andata ieri sera?» mi chiede dalla cucina.
«Bene. I miei genitori hanno esagerato con i preparativi della festa, però, è andata bene; almeno non hanno fatto domande»
«Non lo avete ancora detto ai vostri genitori?» chiede passandomi una tazza di caffè.
«No, non… non ancora. Spero che Christopher non dica nulla»
«Che devi fare oggi?» chiede sorseggiando il suo caffè.
«Non lo so… Tu che vuoi fare?»
«Avevo pensato di uscire per fare un po’ di shopping. Ti va?»
Avrei fatto qualsiasi cosa per distrarmi quel giorno, perché non riuscivo a smettere di pensare a lei.
Al suo corpo di nuovo sotto il mio.
Al suo seno che si strofinava al mio petto.
Alle sue mani sulla mia schiena.
Ai suoi occhi così carichi di passione e amore.
Alle sue gambe intrecciate alle mie.
Alla sua intimità, pronta ad accogliere la mia come se, nonostante la distanza e la separazione, non avessero smesso di appartenessi.
La mano di Jenna davanti il mio volto mi fa ritornare al presente.
«Tutto ok?»
«Si, certo. Quando vuoi andare?» chiedo per ritornare al discorso di prima.
«Andiamo tra un paio d’ore e poi, magari, pranziamo fuori. Devi andare a prendere Christopher a scuola?»
«No… è rimasto a casa oggi»
«E non vai a trovarlo pomeriggio?»
«No, non credo»
«Come mai? Non vedi l’ora che arrivi quel momento della giornata per stare con tuo figlio e adesso non vuoi stare con lui?!»
«Stiamo insieme noi due oggi, ok? Dedichiamo questa giornata a noi» mi avvicino a lei e la bacio.
«Sicuro di stare bene, Alex?!»
«Si, sto bene. Non posso voler passare una giornata con te?»
Sorride e annuisce.  
Quella sarebbe potuta essere una bella giornata… beh certo, a parte il continuo pensiero fisso su Catherine. Purtroppo nemmeno lo shopping, le chiacchiere di Jenna e il pranzo fuori città mi hanno fatto smettere di pensare a lei.
Per tutto il tempo mi sono chiesto cosa stesse facendo, se mi pensa come io ho fatto per tutto il giorno…
 
Non vedo Catherine da una settimana.
Non so come sta e al telefono non risponde.
Ho chiesto a Christopher, ma mi ha liquidato con una semplice alzata di spalle ed è tornato a giocare con gli scoiattoli del parco.
In questa settimana ho riflettuto molto… e sono anche arrivato a prendere delle decisioni importanti.
Devo troncare la mia relazione con Jenna. Non posso più stare con lei.
Non voglio continuare a prenderla in giro e non voglio che lei soffra.
Ho preso anche un’altra decisione, ma questa ha un enorme punto interrogativo e non so se sarà giusto farlo, soprattutto dopo quasi un anno.
Per fortuna sono ritornato a lavorare e almeno la mattina resto fuori casa e non penso relativamente a nulla.
Adesso sto ritornando da Jenna e prima che sia troppo tardi devo parlarle.
Quando entro in casa la sento parlare, probabilmente è al telefono, come al solito.
Sbuffo e tolgo il cappotto.
«Jenna, sono tornato»
«Ehi ciao…» risponde baciandomi le labbra.
«Dobbiamo parlare» dico.
«Certo, dimmi»
«Vieni…» la porto sul divano e la faccio sedere, mentre io faccio lo stesso. «Jenna, io… non so come… come dirtelo, ma devo farlo, quindi opterò per la maniera diretta… Dobbiamo smettere di vederci»
«Ah… Come mai? Credevo stessimo bene insieme… Cioè, so che non sei innamorato di me, ma speravo che almeno un po’ tu lo fossi»
Spalanco gli occhi. «Vuol dire… vuol dire… che tu… tu sei innamorata di me?»
«Alex, non te ne sei mai accorto?»
«No, cioè… pensavo che fosse ancora troppo presto per questo tipo di cose»
«Stiamo insieme da sei mesi… è normale che se stai bene con una persona prima o poi ti innamori. Ma tu sei sorpreso perché non sei innamorato…»
«Mi dispiace Jenna… io non avrei mai voluto ferirti»
«Voglio che tu vada via Alex»
«So che me ne sarei dovuto andare, ma perché stai reagendo così? Qualche giorno fa mi hai detto di ammettere i miei sentimenti nei confronti di Catherine e che ti sarebbe stato bene e adesso ti innervosisci?»
«Certo che mi innervosisco Alex!! Io ti amo e pensavo che tutte quelle cose che ti dicevo potessero farti ammettere di non essere innamorato di lei perché lo eri di me, invece non ho fatto altro che peggiorare la situazione»
«Sei proprio un’attrice Jenna, potresti avere davvero un futuro come tale!» esclamo e desideroso di non vederla mai più, mi alzo dal divano e mi dirigo in camera da letto cominciando a riempire la valigia e i borsoni con i miei vestiti.
«Alex, per favore… mi dispiace per quello che ti ho detto la scorsa settimana, mi dispiace davvero. Non voglio che te ne vai… per favore, per favore, rimani con me» mi abbraccia da dietro, provando a fermarmi.
«Lasciami andare Jenna. Voglio andare via da qui»
«Sei innamorato ancora di lei, vero? Mi hai usata in questi mesi soltanto per non doverti sentire solo e per sfogare le tue voglie… ammettilo»
«Non dire nemmeno una parola Jenna!! Non permetterti. Sai solo dire cazzate e ora lasciami»
Non mi sono mai arrabbiato così con una donna, nemmeno con Catherine quando litigavamo per il divorzio.
Finite di fare le valigie, esco di casa, lasciando Jenna in lacrime.
Butto tutto in macchina e salgo cominciando a guidare senza una meta.
Senza una meta finché non mi ritrovo da Catherine.
Quella che una volta era casa nostra…
Non ho mai provato così tanta confusione in vita mia. Nemmeno quando Catherine mi aveva detto di aspettare un figlio da me.
Non so che fare…
Vorrei salire e stare di nuovo con loro due, ma nello stesso momento vorrei andare il più lontano possibile da qui.
Decido di andare da qualche altra parte; magari mi faccio una passeggiata.
Di solito camminare per il parco mi ha sempre aiutato a rilassarmi… Praticamente ogni luogo di Londra mi aiuterebbe a rilassarmi o a chiarire le mie idee. È una di quelle città dove ognuno si fa gli affari propri e se vedono qualcuno camminare da solo per strada la gente non se ne cura più di tanto.
Mi piace, perché nonostante tu sia circondato da tante persone riesci a pensare nello stesso tempo.
Oggi è una giornata così cupa e triste che mette tristezza anche a me.
Sto camminando da una decina di minuti su e giù per il parco e, ovviamente, non posso fare a meno di pensare a tutte le volte che io e Catherine ci siamo venuti con Christopher.
È uno strano segno del destino questo… ho appena intravisto la panchina dove ci siamo seduti io e lei quel giorno di gennaio di sei anni fa.
Sorrido e mi avvicino. Anche quella volta era coperto di neve, e c’era sicuramente più magia rispetto a quanto possa essercene adesso.
Mi volto e scorgo una ragazza tale e quale a lei, ma in abito da sposa… non può essere assolutamente lei.
Eppure… vorrei rivederla di nuovo in quel vestito. Dio, com’era bella quel giorno.
Così piccola e già pronta per affrontare un enorme responsabilità come il matrimonio.
Aveva appena diciannove anni e già si ritrovava ad avere un marito e un figlio.
«Non sei nervoso?!» chiede Harry.
«Ti sembrano domande da fare in situazioni come queste?» chiedo antipatico.
Ovvio che sono nervoso! Oggi mi sposo.
«Solo perché oggi è un giorno importante non ti picchio o non ti rispondo male, ma tu piantala e non farti prendere dal panico. Tra qualche minuto entrerà da quelle porte e potrai finalmente vederla»
Finalmente… E’ una settimana che non la vedo.
Mia madre ha un po’ esagerato con la tradizione. Andava bene stare separati almeno la notte prima delle nozze, ma un’intera settimana no!!
E non vedo il mio piccolo Christopher da più o meno lo stesso tempo.
Aveva undici mesi e ancora non capiva bene quello che succedeva, ma aveva capito abbastanza subito che  per la sua mamma e il suo papà oggi sarebbe stato un giorno importantissimo.
Sentivo una strana sensazione all’altezza dello stomaco e non era soltanto il nervosismo e la voglia di vederla.
Era la consapevolezza che da quel giorno saremmo stati una vera e propria famiglia.
Da quel giorno io mi sarei legato ancora più indissolubilmente a Catherine e lei sarebbe stata legata per sempre a me, allo stesso modo.
I miei pensieri vengono interrotti dal suono della marcia nuziale che riecheggia all’interno della chiesa e già immagino la mia dolce sposa tutta nervosa e agitata.  
Le porte si aprono e in quel momento ogni mia paura scompare.
Incontro i suoi occhi… oh dio!
Il mare, il cielo, il ghiaccio… tutto lì in quei due diamanti che in questo momento mi guardano emozionati e sorridenti.
Quant’è bella…
Quando me la ritrovo davanti, soltanto a pochi centimetri da me, vorrei poter prenderla fra le braccia e baciarla. Sono sette giorni che non la vedo. Non vedo l’ora di uscire da qui.
Blocco immediatamente i ricordi perché, tutto quello che viene dopo l’arrivo di Catherine sull’altare sembra altamente ipocrita al momento e io so che in quel momento non avremmo immaginato mai che un giorno saremmo arrivati a questo.
Ad un quasi divorzio.
Io non mi sarei mai immaginato di avere una quasi ex moglie e lei non si sarebbe mai immaginata di avere un quasi ex marito.
Tutti i progetti che avevamo fatto sono andati a farsi benedire e la colpa forse è anche un po’ mia.
Dopo il terzo compleanno di Christopher avevamo deciso di provare ad avere un altro bambino, ma tra un impegno di lavoro e l’altro non abbiamo più provato e abbiamo lasciato Christopher senza un fratellino o una sorellina.
All’inizio mi piaceva pensare che io e Catherine avremmo fatto tanti altri bambini, ma adesso mi sembra l’idea più strana che possa venirmi in mente.
Non ci saranno tanti altri bambini…
E mai mi è passato per la mente che forse quei bambini avrei potuto farli con Jenna.
E questo è un altro segno di come io voglia che Catherine sia l’unica madre che voglio per i miei figli.
Nonostante le assenze, nonostante il poco tempo che passava a casa, lei ha sempre amato Christopher con tutta se stessa e io, guardandoli un tempo, non potevo che essere orgoglioso della famiglia che mi ero creato, lo ero, fin quando…
Quel quattordici febbraio 2009 è stato la rovina di tutto.
Per me, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Sono stato arrabbiato per giorni con lei e forse avrei dovuto pensarci davvero bene prima di chiedere il divorzio…
Harry aveva ragione… su tutto!
Quella vacanza a St Ives avrebbe dovuto farmi chiarire le idee, e invece, me le aveva confuse di più dal momento in cui avevo conosciuto Jenna.
Avevo incasinato tutto dal momento in cui avevo deciso di andare a letto con lei, tradendo, nel vero senso della parola, Catherine.
Ma lei non ce l’ha mai avuto realmente con me, lo dimostra la notte che abbiamo passato insieme la settimana scorsa.
Mai come in questo momento vorrei vederla…
Andare o non andare…
Affrontarla o no…
Se solo potessi avere le idee più chiare, maledizione!!
Non posso nascondermi per sempre… non posso evitare di incontrarla. Prima o poi capiterà e che mi piaccia o no, devo farlo adesso.
La verità è che ho una voglia matta di vedere il mio bambino.
Mi alzo di scatto dalla panchina e comincio a correre verso l’esterno del parco St. James.
Quei venti minuti di viaggio tra il parco e casa sua, mi fa tremare… nel senso che non vedo l’ora di arrivare.
Quando arrivo sotto casa, parcheggio e spengo l’auto.
Bene, adesso sono qui e dovrei salire… ma tutta l’euforia di circa mezz’ora fa è sparita!
Cazzo!!
In quel momento sento picchiettare un dito contro il finestrino dell’auto. Mi volto e vedo Christopher sorridermi a sessantaquattro denti e Catherine dietro di lui.
Adesso non ho scelta…
Faccio un respiro profondo e scendo dall’auto.
«Papààààà» grida lui saltandomi addosso.
«Ciao amore… come stai?» chiedo mentre lui mi salta in braccio.
«Sto bene. Tu come stai? La mamma mi ha portato al palco, lo sai?»
«Davvero?! E che cosa avete fatto?»
«Abbiamo giocato con gli scoiattoli e poi abbiamo dato da mangiare alle colombe»
«Vi siete divertiti tanto allora»
«Si, tantissimo»
Gli sorrido e mi avvicino a Catherine, ma lei tiene lo sguardo basso. 
«Ciao» dico io. Magari provo a rompere il ghiaccio.
«Ciao» risponde e nello stesso momento alza anche lo guardo, ma non mi fissa.
«Papà, vuoi salire? La mamma mi ha montato una cosa tloppo folte, la vuoi vedere?»
«Non lo so, dobbiamo chiedere alla mamma»
«Mamma, papino può venile  a casa? Ti pleeeeegoooo»
Alla preghiera di Christopher, Catherine non è riuscita a dire di no, quindi adesso mi ritrovo con loro sull’ascensore, mentre Christopher abbraccia entrambi nello stesso istante.
Che situazione imbarazzante…  
Finalmente le porte dell’ascensore decidono di liberarci da quel momento terribilmente fuori posto.
Capisco però perché ci siamo finiti.
Christopher vorrebbe che io e Catherine stessimo di nuovo insieme, ma non sa che la situazione è parecchio difficile.
«Papà, vieni! Ti faccio vedere cosa ha fatto la mamma!»
«Arrivo, arrivo…»
Guardo Catherine, mentre Christopher mi trascina e, come se mi avesse capito, dice «Parliamo dopo, non preoccuparti»
Le sorrido e raggiungo Christopher in camera…e lì rimango un po’ sorpreso. Una parete della sua camera, quella accanto al letto è stata dipinta, rappresentando una rete da calcio e un prato verde. Alcuni giocatori e il pubblico nello stadio.
«Quando lo ha fatto?» chiedo.
«Qualche giolno fa… non è bellissimo?»
«E tu giochi a pallone qui dentro?»
«Gli ho fatto promettere di non sfondare il muro o rompere qualcosa… le foto le abbiamo tolte»
Mi volto e Catherine se ne sta ferma sulla porta mentre ci guarda sorridente.
A quel “le foto le abbiamo tolte” sento come una fitta allo stomaco.
Non credo che Catherine si riferisse soltanto ad una precauzione nel caso in cui il pallone avesse potuto rimbalzare contro il muro e colpire le altre pareti.
«E’ bellissima» dico guardandola.
Oh dio…
Che ho detto?
Speriamo non abbia frainteso…
Dal suo sguardo, rivolto di nuovo vero il muro alle mie spalle, non credo che non abbia frainteso.
«Papà, vuoi giocale con me?»
«Tesoro, gioco dopo con te. Papà deve parlare con la mamma»
«Non te ne andale, ok?»
Gli sorrido e mi volto raggiungendo Catherine, probabilmente in cucina. Adesso non so più che dirle…
Come scusarmi…
Non voglio illuderla e non voglio ferirla dicendole questo.
«Alex, mi dispiace per quello che è successo la scorsa settimana»
È lei che comincia a parlare e nemmeno si è voltata a guardarmi…
«Non sarebbe dovuto succedere e non ha significato nulla» si gira e cerca il mio sguardo, che trova subito «Io non mi sono illusa se è questo che hai pensato in questi giorni; so che tra un mese e mezzo sarà tutto finito, e… e mi dispiace per te e per Jenna. Non sarebbe dovuto succedere»
Non volevo che pensasse quelle cose… e a me non dispiaceva. Beh, che avessi pensato che lei un po’si sarebbe illusa è vero.
Adesso dovrei anche dire qualcosa… ma cosa?! Mi guarda, forse aspetta... No, sicuramente aspetta.
«Cath… io… non credo che tu ti sia illusa. Insomma, sai come vanno le cose e anche se dici che non ha significato nulla, io non mi pento»
I suoi occhi si spalancano per lo stupore «No?» chiede con un filo di voce.
«No, non mi sono pentito, e… e mi dispiace averti lasciata da sola nel letto, ma sarebbe stato troppo strano svegliarsi insieme»
«Si, non preoccuparti.  Lo capisco»  
«Comunque io e Jenna non… non stiamo più insieme»
«Mi dispiace» dice e mi guarda «Davvero» aggiunge, probabilmente per aver visto il mio sopracciglio alzato.
«Grazie»
Passa qualche minuto di silenzio, rotto soltanto dal rumore del pallone di Christopher contro il muro.
«E’ vero che hai rifiutato di andare via per promuovere il tuo marchio?»
Alza di scatto lo sguardo verso di me e mi fissa allibita.
«Come… come fai a saperlo?» chiede.
«Un uccellino me lo ha detto» rispondo sorridendo. «Allora è vero?»
«Si» risponde lei e si siede sul divano.
«Perché?»
«Perché non avrei mai potuto farlo. È per colpa del mio vecchio lavoro che ho perso te; non voglio perdere anche Christopher a causa di quello nuovo»
«Ma era un’occasione importante per te»
«Appunto, lo era»
«Cath… non perderai mai tuo figlio; perché lo pensi?»
«Perché è sempre più distante da me… non vuole che gli dia la buonanotte come facevo sempre o che lo accarezzi; la colpa è mia, lo so, però non faceva così prima… non si è mai  comportato così con me»
«Vedrai che è solo un periodo… sta crescendo, magari si fa condizionare molto dai suoi compagni»
«Non direi…» risponde amareggiata e si appoggia alla spalliera del divano, chiudendo gli occhi e portandosi una mano tra i capelli.
Quanto mi mancano i suoi gesti.
Le sue gambe intrecciate alle mie la mattina appena svegli e le sue carezze sulle braccia, la sua camminata stanca quando scende dal letto ed entra in cucina, le sue mani che mi accarezzano quando siamo rilassati sul divano a guardare la tv o il modo  in cui si tocca i capelli quando è spensierata, il modo in cui li lega quando deve cucinare o lavorare, il rumore delle sue unghia sul vetro del tavolo quando è nervosa…
Non posso continuare così…
Non posso ricordare ancora tutte cose!
Non posso e non voglio, soprattutto perché tra un mese  e mezzo io sarò di nuovo single.
Oh dio.
Sarò single.
Di nuovo.
«Alex stai bene?»
La guardo e non mi ero accorto che si era avvicinata. «Cosa?»
«Tutto ok? Hai cominciato a sudare»
Di scatto porto la mia mano sulla fronte ed è vero. Sto sudando «No, sto bene, fa un po’ caldo, credo…»
«Vuoi che apra la finestra?»
«No, non… non preoccuparti. Forse è meglio che io vada»
Non dice nulla, mentre io entro in camera di Christopher per salutarlo.
«Già te ne vai?» mi chiede triste.
«Si amore, ci vediamo presto, ok?»
«E’ colpa della mamma, velo?»
«No, non è colpa sua e tu devi smetterla di comportarti in quel modo con lei. Perché non vuoi che ti rimbocchi le coperte o che ti dia la buonanotte?»
«Pelché tu sei andato via»
«Tesoro, ma non è colpa della mamma»
«Invece si…»
«Chris, non devi dire così. La mamma ti ama tantissimo e la rendi triste se ti comporti così»
«Ok» dice infine incrociando le braccia al petto.
«Bravo»
Gli lascio un bacio sulla testa ed esco dalla stanza.
La trovo seduta sullo sgabello della cucina. «Io vado» dico prendendo il cappotto da sopra il divano.
«Alex…»
«Dimmi»
«Non so se ti va, ma mi chiedevo se volevi rimanere a cena. Magari fai contento Christopher»
Solo lui?
Ci penso su qualche secondo e, infine, accetto.
«Ok… va bene»
Sorride debolmente e si alza per chiamare Christopher.
Me lo ritrovo dopo qualche secondo attaccato alle mie gambe, urlante e felice.
«Vieni a giocare adesso?»
«Si, andiamo…» sorrido a lui e poi a Catherine.
In fondo, se sto passando più tempo con lui oggi è solo merito suo.

Che ne pensate? Fa davvero schifo?!
Fatemi sapere ;)
Un bacio e al prossimo mercoledì!! :* :*

 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


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Salve, a tutti voi che leggete! Spero siate in tanti, a dispetto delle poche recensioni.
Oggi mi sono fatta attendere un pò, ma spero che l'attesa sia valsa la pena, quindi, adesso vi lascio al dodicesimo capitolo. Volevo solo ricordarvi che questo è l'ultimo capitolo in Pov Alexander. Dal tredicesimo ritorneranno i pensieri di Catherine ;)
Spero sia di vostro gradimento. Un bacio e a mercoledì prossimo :* :*

 


We can find love within us
-Capitolo 12-

 
«E hai nascosto tutto per tutti questi mesi?»
«Si, esatto»
«Perché non me lo hai detto?»
«Perché non credevo ti importasse. Il nostro matrimonio sta finendo proprio per il mio lavoro, non volevo farmi odiare ancora di più»
«Ma io non potrei mai odiarti… sei la madre di mio figlio avrai sempre un posto speciale per me»
«Ok, cambiamo argomento» dice riempiendo ancora una volta il suo cucchiaino di gelato.
«Di che cosa vuoi parlare?» le chiedo mentre lancio un’occhiata a Christopher, addormentato sul divano con la sua enorme bottiglia di latte tra le mani.
«Non lo so… fai tu»
«Parliamo del tuo nuovo lavoro»
«Alex…»
«Dai, prometto che non mi lamento» le sorrido e lei abbassa lo sguardo perdendo il sorriso.
«Tutto ok?» le chiedo, notando il suo cambiamento di umore.
«Si» risponde secca lei. Credo, però, che lei non stia bene per niente. «Comunque non c’è molto da dire. Ho aiutato Ramona a non perdere l’azienda e in seguito mi ha offerto il posto. Fine» riassume e si alza andando dietro il bancone della cucina.
«Ok, ho capito che non ne vuoi parlare»
«Sai il motivo per cui non ne voglio parlare» risponde evitando il mio sguardo.
Mi alzo e la raggiungo, ma lei cerca di allontanarsi il più possibile da me.
«Ehi, che succede?» le chiedo.
«E’ meglio che tu vada Alex»
«Mi spieghi che cos’è successo?» insisto prendendole una mano.
«Per favore non… non chiedere» mormora e adesso mi guarda, mi sta guardando negli occhi.
Sono lucidi e potrebbe scoppiare a piangere da un momento all’altro.
«Cath…» sussurro cercando di farla parlare, ma tutto quello che ottengo sono le sue braccia attorno al mio collo e il suo viso nascosto nell’incavo del mio collo.
Sta piangendo e mi sta abbracciando. «Non lasciarmi… ti amo Alex… ti amo»
Ogni parola era un singhiozzo.
Ad ogni singhiozzo una lacrima rotolava giù dalle sue ciglia.
Le sue lacrime… il suo dolore che si scioglieva sulla mia maglietta.
Io lo so che lei mi ama, ma io? Che provo per lei arrivati a questo punto?
All’improvviso fa qualcosa di assolutamente inaspettato «Scusa» dice e si allontana, asciugando più lacrime possibili «Non mi sarei dovuta spingere a tanto» il suo sguardo è freddo come il ghiaccio «Non succederà più. Adesso se non ti dispiace  vorrei andare a letto. Puoi passare quando vuoi per vedere Christopher» Si volta e si dirige verso il corridoio «Buonanotte Alexander»
Che cos’è successo?
Cosa le è preso?
Ancora confuso, prendo il cappotto e vado via.
 
I giorni successivi ero stato incasinato con il lavoro. Avevo tante cartelle da compilare e non avevo nemmeno avuto il tempo andare da Christopher.
Mi mancava…
Mi mancava il mio bambino.
Prima di me e Catherine, era lui che non meritava l’intera situazione.
Nemmeno mi ero accorto che stavo per finire contro un carrellino con il defibrillatore. 
«Lee, attento a dove metti i piedi!!» urla un altro collega.
Annuisco ed entro nella sala infermieri.
Mi sto uccidendo da solo.
Sto permettendo al mio matrimonio di fallire per una sciocchezza.
Soltanto perché Catherine ha preso delle decisioni da sola io mi sono permesso di spezzarle il cuore in quel modo; chiedendole un divorzio non voluto da entrambi.
Mi porto le mani ai capelli per la mia stupidità e a quanto io sia vicino a perdere davvero tutto.
«MALEDIZIONE!!» urlo assestando un pungo al muro di fronte a me.
Qualche secondo dopo la porta si spalanca e Richard e Sam, i miei due migliori amici, dopo Harry, mi guardano sbalorditi.
«Ma che diavolo hai fatto?» chiede Richard guardando il muro.
«Nulla. Sto bene»
«Un corno. Ti sei fatto male» interviene Sam «Guarda che chiazza di sangue hai lasciato sul muro. Andiamo a fare una radiografia»
«Non ne ho bisogno. Ragazzi, sto bene, lasciatemi in pace»
«Alex, ti sei rotto una mano»
«Sto bene, porca miseria» Urlo di nuovo, ma il bruciore e il dolore pulsante alla mano mi fa  contrarre la faccia in un’espressione di dolore.
«Appunto» dice Sam notando la mia smorfia.
«Alex, sappiamo che stai soffrendo, però non concludi niente se vai a spaccarti le mani a destra e a manca»
«E’ stata la rabbia»
«A che pensavi?» chiede Richard.
«Che ho sbagliato tutto, sin dall’inizio. Non dovevo chiederle il divorzio, non dovevo nemmeno iniziare quella storia con Jenna…»
«Ma hai chiuso con lei, no?»
«Si, si… però ho ferito mia moglie»
«Ex» mi fa notare Sam.
«Non ancora» rispondo io.
«No, soltanto fra un mese e mezzo» specifica Richard
«Intanto, nelle prossime due ore, fatti fare questa cazzo di lastra, così te ne puoi andare e prenderti un paio di giorni di malattia»
Forse ha ragione il mio amico. Non riesco a lavorare e non voglio nemmeno farlo. La mia testa ruota intorno a Catherine, Christopher, la nostra famiglia.
«Ok» mormoro e seguo Sam al piano di sotto per fare la lastra alla mano.
Circa due ore dopo mi ritrovo fuori dall’ospedale con una mano fasciata dal gesso e un mese di ferie.
Ancora…
Guardo l’orologio e decido di andare a prendere Christopher all’asilo. In realtà non sarebbe proprio l’ora, ma voglio stare un po’ con lui.
Il prossimo anno dovremmo iscriverlo alla scuola elementare e vorrei tanto poter decidere quale scuola insieme a mia moglie…. Ex, tra un mese e mezzo.
Io perché faccio così?
Perché la definisco mia moglie e poi mi correggo?
Perché mi sono fracassato la mano contro un muro pensando a quanto sono vicino a perdere tutto?!
Il suo comportamento quella sera…
Prima mi chiede di non lasciarla, e poi si allontana in quel modo.
Sono cinque giorni che non la vedo e ho come la sensazione che lei mi manchi.
Devo prendere una decisione e in fretta.
Devo capire se sono veramente sicuro di non voler restare più con lei.
Se non provo più niente per lei.
La verità è che sto impazzendo e non riesco più a prendere una decisione.
Non riesco più a definire la realtà dalla mia pazzia, perché si, quello che ho fatto è insano e poco normale!
Vedo Christopher parlare con qualcuno al cancello e sorrido.
Il mio bambino.
Da quanto non lo vedevo?
È con Catherine che voglio crescerlo. È con lei che voglio scegliere la strada giusta per la sua istruzione. È con lei è che voglio stare.
Purtroppo, tutti questi miei desideri vengono infranti nel momento in cui Christopher mi vede e la persona con cui stava parlando si volta verso di me.
Sembra spaventata e in imbarazzo.
Mi avvicino mettendomi per poco a correre. Mi deve delle spiegazioni.
«Che ci fai qui?»
«Ehi ciao…»
«Evita i giri di parole Jenna. Che ci fai qui?»
«Ero qui nei paraggi e… e mi… si, beh mi sono fermata a fare un salutino a Christopher»
«Papà…»
«Christopher, vai in classe. Arrivo subito. Andiamo dalla mamma» dico guardandolo e cercando anche di addolcire il mio sguardo.
«Va bene» dice amareggiato.
Gli sorrido e lui si volta per entrare in classe.
«Adesso mi spieghi perché sei qui quando ti avevo detto che non volevo che mio figlio ti conoscesse»
«Alex… mi dispiace. Ero davvero da queste parti e l’ho visto giocare lì nel cortile e ho voluto salutarlo…»
«Devi. Stare. Lontana. Da. Mio. Figlio» La lascio un’ultima occhiataccia e mi volto, ma la sua domanda mi ferma di nuovo.
«Perché Alex?!»
Mi volto sorpreso. Che vuole dire? Non è chiaro?
«Come perché? È mio figlio e io e te non stiamo più insieme»
«E se io ti rivolessi con me. Insieme a tuo figlio? In fondo stai per divorziare; non puoi rimanere da solo. Io so che tu non vuoi stare con me, ma potremo riprovarci, che dici?»
«Che sei completamente impazzita!! Ma che diavolo ti viene in mente?»
«Ti amo Alex. Mi sono innamorata di te e voglio stare insieme a te e insieme a Christopher»
«Ma io non amo te! Non ti amo Jenna, mettitelo bene in testa. È finita tra di noi e io non voglio più vederti. Voglio che stai lontano da me e da mio figlio»
«Questa è tutta colpa di Catherine, non è vero? Ti sei reso conto che la ami ancora, non è così?»
«Non sono affari che ti riguardano e comunque tu non eri quella che mi parlava di quanto fosse grande quella donna e che dovevo pensarci bene prima di divorziare definitivamente?»
«Ne abbiamo già parlato e sai come la penso… speravo che in questi giorni potessi cambiare idea e ritornare da me»
«E’ finita Jenna. Stai lontana da mio figlio»
Mi volto e mi dirigo verso l’entrata della scuola, ma… «Non credo che Christopher voglia ancora bene alla sua mamma…»
Mi volto di scatto e la guardo furioso. Ritorno da lei e incateno i nostri occhi. Se fosse un ragazzo gli avrei già spaccato la faccia «Non sei stata qui solo oggi, vero?»
Lei sorride beffarda e annuisce «No infatti. Sono stata qui ogni giorno dopo il pomeriggio passato al parco. Ogni giorno a parlare con lui»
«Sei pazza!! Non riuscirai a rovinare la mia famiglia»
«Ne riparliamo un’altra volta. Magari mi farai sapere come va con Catherine»
La guardo di nuovo in cagnesco e mi volto, andando dentro.
«Salve» saluto l’insegnante entrando nella sua classe.
«Oh salve. Lei è il papà di Christopher, vero?»
«Si, sono io. Potrei chiederle un favore?» chiedo lanciando un’occhiata a Christopher che gioca con un altro bambino.
«Ma certo, chieda pure»
«Nell’ultimo periodo ha visto Christopher parlare con una donna nel cortile?»
«Si, ho chiesto chi fosse e mi ha detto che era la sua compagna. Ho...» sembra imbarazzata «Qui tutti abbiamo saputo del divorzio fra lei e Catherine e quindi non ci siamo preoccupate molto quando abbiamo visto quest’altra donna. Pensavamo lo sapesse. Non è così?»
Dovevo immaginare che anche a scuola di Christopher le maestre sapessero di me e Catherine.
Una maestra è amica di Catherine, quindi…
«No, non me lo aveva detto. Comunque se dovesse ritornare per favore, tenga Christopher lontano da lei»
«Ma certo, non si preoccupi»
«Grazie» rispondo sorridendo. «Vorrei far uscire prima il bambino. È possibile?»
«Certo. Vado a prenderle il modulo da firmare»
«Ok, grazie»
Le sorrido e mi avvicino a Christopher.
«Papà, dov’è Jenna?»
«Amore, Jenna è andata a casa sua e adesso noi andiamo dalla mamma, ok?»
«No, io voglio Jenna»
«Christopher, andiamo…»
Afferro il suo zaino e lo prendo in braccio.
«Ecco qui signor Lee»
«La ringrazio» sorrido, firmo ed esco dall’aula.
«Papà, voglio andale da Jenna»
«Chris, devi promettermi una cosa, ok? Se smetti di parlare di Jenna ti porto a prendere due palline di gelato pomeriggio, va bene?»
Mi dirigo verso la metropolitana per raggiungere l’ufficio di Catherine e spero che mio figlio non continui a fare domande.
«Plomesso?»
«Si, amore, promesso. Ma non parlare alla mamma di Jenna ok?»
«Pelché non posso pallalne?»
«Perché non è una bella cosa»
«Perché?»
«Chris, promettimi che non parlerai più con Jenna, ok? Prometti»
«Va bene» dice abbassando lo sguardo e spero che non si metta a piangere.
Quando arriviamo a destinazione vediamo uscire Catherine dal palazzo.
Il poco entusiasmo di Christopher di vedere la madre mi preoccupa tanto.
Ho paura di quello che Jenna gli abbia detto in tutto questo tempo.
«Ehi…» la saluto.
«Ciao, che ci fate qui?» chiede sorpresa, ma è felice di vederci. Ne sono sicuro. «Che hai fatto alla mano?» chiede preoccupata avvicinandosi.
«Nulla, non preoccuparti. Mi hanno dato un paio di giorni di ferie e, uscendo dall’ospedale, ho voluto prendere Chris a scuola e venire a farti una sorpresa»
«Wow… cioè, sono contenta che siate venuti. Ciao amore…» si abbassa all’altezza di Christopher, ma lui abbassa lo sguardo
«Tesoro, stai bene?» gli chiede ancora lei, ma lui si gira dall’altro lato evitando il suo sguardo e di rispondere.
«Che ha?» chiede ancora, ma stavolta si rivolge a me.
«Probabilmente perché si divertiva a giocare con i suoi compagni. Stavi andando a casa?»
«Si…»
«Voglio Jenna»
«Cazzo» mormoro guardando altrove.
«Che… che vuol dire?»
«Andiamo a casa che è meglio»
Lei annuisce e so che, a stento trattiene le lacrime. So a cosa sta pensando e adesso vorrei tanto non aver preso la brutta decisione di far incontrare Christopher e Jenna.
A quanto pare lei si è affezionata a lui e adesso ho paura che Christopher si sia fissato con Jenna.
«Che ti sei fatto alla mano?» chiede mentre ignora il mutismo di Christopher.
«Nulla di preoccupante. Devo tenerlo solo per un paio di settimane»
«Alex… che hai fatto?»
«Ho dato un pugno al muro e mi sono rotto la mano»
«Ma sei diventato pazzo?» esclama.
«Penso proprio di si» rispondo sorridendo appena.
Sono impazzito del tutto e ne sono sempre più sicuro. Prima il divorzio, poi approfondire il rapporto con Jenna dopo la fine dell’estate, andare a letto con lei e, infine, presentarla a mio figlio che adesso mi guarda con sguardo implorante.
Faccio di no con la testa e lui scoppia a piangere.
«Amore della mamma che cos’è successo?» gli chiede Catherine dolcemente, mentre cerca di prenderlo in braccio, ma lui si allontana sempre di più, nascondendosi dietro di me.
Catherine mi guarda confusa e anche spaventata.
Non si merita anche questo.
«Christopher, che ti ho detto poco fa?»
«No…» mormora mentre io lo prendo in braccio e nasconde il suo visino nel mio collo.
«Christopher» sussurra Catherine accarezzandogli la schiena, ma il bambino si muove infastidito e ritorna a piangere.
«Saliamo su» dico e Catherine mi guarda con gli occhi colmi di lacrime.
Credo che abbia capito tutto. Accidenti a Jenna.
I cinque minuti sull’ascensore sembrano i più terribili della mia vita.
«Cos’è successo Alexander?»
Odio quando pronuncia il mio nome per intero.
«Non chiamarmi così» dico chiudendo gli occhi e facendo scendere Christopher dalle mie braccia, mentre le porte dell’ascensore si aprono.
«E come devo chiamarti se questo è il tuo nome?»
«Solo Alex, per favore. Non mi piace sentirti pronunciare il mio nome per intero»
«Oh… ok» risponde. Mi guarda e per qualche secondo i nostri occhi si incrociano.
Aria e terra.
Sicuramente ha frainteso, ma il pianto di Christopher non mi fa concentrare; quindi, lascio perdere ed entro in casa.
«Christopher, tesoro… dici alla mamma cos’è successo?» Catherine ci riprova, ma non ottiene nulla, se non altre lacrime e un vaso di vetro per terra in mille frantumi.
Diversamente lo avremmo rimproverato, ma adesso non è la situazione migliore.
Gridando e piangendo, entra in camera sua.
«Alex, mi spieghi perché mio figlio non vuole parlare con me?»
«Cath io… io non volevo, non volevo davvero, ma…»
«Che cosa hai fatto?» chiede piangendo.
Cerco di avvicinarmi a lei, ma si allontana, voltandosi e sparendo in camera di Christopher. Darei un altro pugno a qualsiasi cosa, ma rompermi l’altra mano, non mi sembra proprio l’ideale.
Maledizione!!!!
Mi passo una mano tra i capelli e mi trattengo dal non urlare.
Entro in camera di Christopher e vedo Catherine in ginocchio vicino al letto e Christopher darle le spalle.
«Christopher» lo chiamo. «Tesoro, voltati. C’è la mamma con noi» dico avvicinandomi a Catherine e sedendomi sul letto. «Andiamo a prendere il gelato più tardi. Tutti e tre insieme, che dici?»
«NO!!!» urla. «Non voglio andarci con lei. Io voglio andarci con Jenna» urla mettendosi sotto le coperte.
«Amore della mamma…» mormora Catherine piangendo.
«Voglio mamma Jenna»

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


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Buon Mercoledì, anche se è un pò tardi xD
Probabilmente questo sarà l'ultimo mercoledì di aggiornamento. Credo che sospenderò la storia perchè i capitoli cominciano a scarseggiare e devo portarmi avanti con la scrittura xD Quindi vi lascerò in pace per un pò di tempo =/
Per il momento godetevi questo capitolo.
Spero vi piaccia, come sempre ^^''


-Capitolo 13-
Pov Catherine

 
«Voglio mamma Jenna»
Quelle tre semplici parole mi rimbombano nella mente come un motivetto di una canzone fastidioso.
Mio figlio considera “mamma” una sconosciuta.
Mio figlio considera la sua mamma una sconosciuta.
Come diavolo è successo?!
Non ho il coraggio di chiederlo ad Alexander, ma voglio sapere.
Probabilmente adesso non è il momento adatto.
«Christopher, la tua mamma sono io» provo a dire mentre Alex sta davanti la finestra tirandosi i capelli.
«No, mia mamma è chi limane con mio papà. Tu sei andata via. A te piace il tuo lavolo»
Mi sfugge un singhiozzo che mi affretto a nascondere.
«Amore, la mamma adesso è qui e non ti lascerà mai… non se ne va più la mamma, te lo prometto»
«No… Voglio mamma Jenna»
«Oh dio…» mormoro tappandomi la bocca e cominciando a piangere.
«Christopher…» interviene Alex. Lo prende dal letto e lo fa alzare, permettendogli di guardarlo. «Christopher, la tua mamma è lei. Lei!!! Jenna era solo un’amica di papà. Un’amica, capito? Anche la mamma ha degli amici, ma tu non li chiami papà»
«Ma Jenna mi ha detto che lei non c’è mai a casa pel te o pel me e che se io la chiamavo mamma, tu potevi essele felice e io potevo avele una mamma semple»
Oh mio dio, che cosa cattiva…
«Ti ha detto questo?» chiedo a mio figlio. Sono furiosa, triste, mi sento tradita, due volte…
«Cath, non farti prendere dal panico. Non ti arrabbiare»
«Come posso non arrabbiarmi Alex? Mio figlio non mi considera più sua madre, perché TU, tu hai deciso di farli incontrare!!»
«Smettila di gridare Catherine»
«No, io non smetto di gridare!! Perché è colpa tua questa. È tutta colpa tua!!»
Continuo a piangere, ma Alex mi prende per un braccio e mi fa uscire dalla camera di Christopher. «Lasciami stare Alex. Lasciami»
«Ascoltami»
«No!! Non voglio ascoltarti»
«Adesso mi ascolti!!» dice bloccandomi i polsi dietro la schiera e costringendomi a guardarlo.
Le mie lacrime cadono lungo e mie guance. «Perché mi fai questo? Perché continui a farmi del male Alex?! Era necessario mettermi Christopher contro?»
Le mie parole sembrano sconvolgerlo «Davvero pensi che io abbia avuto il cuore di farti una cosa del genere?»
«Non lo so. Nell’ultimo anno ho dovuto rivalutare certe cose. Tipo che non mi ami più»
Pronunciare quelle parole mi ferisce.
Mi stordisce e mi fa sanguinare il cuore.
Sento una dolorosa fitta al petto e non so più a cosa è dovuta.
Nello stesso momento sento le mani di Alex accarezzarmi i polsi invece che stringere.
«Forse un paio di cose sono cambiate da qualche settimana a questa parte» dice e lo guardo sorpresa.
So che non posso permettermi di illudermi, ma non posso farne a meno al momento.
Mi riprendo subito.
«Si, adesso mio figlio mi odia» dico e, approfittando del fatto che ha abbassato la guardia, mi allontano più che posso da lui.
«Cath, non ti odia»
«Ah no? Io vorrei proprio sapere cosa ha detto quella stronza a mio figlio. Voglio sapere cosa ho fatto io per meritarmi di averlo contro»
Ormai le lacrime scendono incontrollate. Lo vedo avvicinarsi, ma velocemente, faccio un passo indietro.
«Catherine…»
«Alex, perché sei qui? Perché continui a stare qui?»
«Vuoi che me ne vada?»
«Voglio che mi lasci da sola» rispondo asciugandomi le lacrime con il dorso della mano.
«Dormo in camera di Christopher» dice e mi guarda negli occhi.
Oh, i suoi occhi. Quel verde…
Distolgo lo sguardo da lui e mi nascondo in camera da letto.
Come è successo tutto questo? Perché la mia vita sta andando lentamente in frantumi?!
Prima Alexander, adesso anche mio figlio!
Sono davvero una madre terribile?
Una persona può davvero allontanare un bambino da sua madre? La gente può arrivare a fare tanto?
Chiudo la porta e mi avvicino al letto. Guardo il tramonto dalla finestra e mi distendo sul letto, dando sfogo a tutte le lacrime che ho cercato di trattenere, malamente, durante l’incontro-scontro con Alexander.
Ho sempre cercato di fare tutto da quando lui è nato. Probabilmente questa è tutta colpa mia. Avrei dovuto insistere di più con Alex quando le mie mansioni a lavoro sono cambiate; invece lui mi aveva chiesto il divorzio e adesso che manca poco che farò io? Christopher vorrà ancora rimanere con me?
Perderò davvero tutto?!
Eppure avrei dovuto capire che mio figlio non aveva più gli stessi atteggiamenti con me. Nelle ultime settimane era diventato sempre più scontroso verso di me e io che pensavo fosse dovuto al divorzio con il padre.
Invece, quella stronza mi stava mettendo contro mio figlio!
Non ha fatto altro per tutto il tempo, forse da quando si sono incontrati la prima volta.
Ricordo ancora la sensazione di inadeguatezza quando ho portato Christopher da loro. Da lontano Alexander mi sembrava davvero felice, come non lo vedevo da molto tempo.
Questo pensiero mi fa scendere ancora più lacrime.
Dio mio… come ho fatto a rovinare la mia famiglia?
Perché sono stata così stupida?!
Perché pensavi di poter controllare tutto, invece le cose ti sono sfuggite di mano”, mi suggerisce la coscienza.
Già, tutto mi è sfuggito di mano: il mio matrimonio, il rapporto con mio figlio.
Che mi resta?
Il lavoro” mi fa notare ancora.
Già, il lavoro. Tutto questo successo senza poterlo condividere con la persona che amo di più al mondo.
«Congratulazioni per la tua linea di moda» dice la madre di Alex venendomi incontro.
«Grazie!»
«Alex, devi essere fiero di tua moglie»
Oh dio!!
Ci guardiamo per un secondo e lui sorride «Si, lo sono» risponde.
E questa?! Da dove spunta? Da quando lui è fiero del mio lavoro? Non ha visto nemmeno la sfilata.
Sorrido debolmente, cercando di nascondere l’imbarazzo e mi allontano.
Avrei sorriso a sessantaquattro denti se solo fosse stata la verità.
Sarebbe stata una bella serata con le nostre famiglie se tutto non fosse andato terribilmente storto.
Per continuare la mia agonia in quella sala, anche mia madre aveva cominciato a fare insinuazioni.
«Senti… ho letto su un giornale che una nuova conquista della moda a Londra sta per divorziare»
Spalanco gli occhi; spero che lei non se ne accorga.
Spero di avere un tono convincente adesso.
«Mamma, ti pare che sono l’unica nuova conquista della moda a Londra? E comunque io e Alexander non… non… stiamo bene insieme. Chi ha mai parlato di… divorzio?!»
Eh già, chi ha mai parlato di divorzio?!
Odio fingere di stare bene! Era meglio se non venivo.
«Lo spero tesoro… dopo tutto quello che avete passato»
«Non preoccuparti, ok?» sorrido e bevo tutto d’un sorso il mio drink.
Quanto avrei voluto dirle tutto quella sera e sfogarmi con lei.
Avrei voluto scoppiare a piangere e fuggire via il più lontano possibile.
In tutti quei mesi ho cercato di concentrare le mie energie sulla mia linea di moda.
Non volevo piangere, perché sapevo che non sarebbe servito a nulla, ma adesso, qui… mi sdraio sulla schiena e porto un braccio sugli occhi, piangendo ancora.
All’improvviso sento bussare e, invano, cerco di asciugare le lacrime che continuano a cadere lungo le guance.
«Posso entrare?» chiede Alexander mostrando il suo volto.
Oh merda!! L’ultima volta che è stato qui abbiamo fatto l’amore. Non voglio trovarmi di nuovo in quella situazione imbarazzante!
Schiarisco la voce e provo a fare l’indifferente.
Bella mossa Catherine! Tanto lo sa che hai pianto!” mi rimprovera la mia vocina maledetta. «Entra» rispondo e mi alzo dal letto, aprendo la cabina armadio e infilandomici dentro.
«Posso parlarti?»
«Di che si tratta?»
«Volevo chiederti scusa»
«Per cosa?» chiedo cercando di non guardarlo.
«Per aver combinato questo gran casino»
«Accetto le tue scuse»
«Mi riferisco a tutto…»
«Ho capito» rispondo chiudendo il cassetto che stavo rovistando, in modo molto violento.
«Cath, mi dispiace per il divorzio»
«Non fa niente. Adesso se non ti dispiace vorrei dormire. Sono molto stanca»
Mi guarda, lo sento addosso il suo sguardo, ma io non farò la stessa cosa.
«Certo» dice alla fine ed esce dalla stanza.
Faccio un respiro profondo non rendendomi nemmeno conto che lo stavo trattenendo.
Mio dio… mi farà ancora quest’effetto quando tutto sarà finito?
E peggio ancora… troverò qualcuno che me lo faccia dimenticare?
Ovviamente no!
Già… perché avere tutta questa fortuna dalla vita?
Sbuffo e, anche io, esco dalla camera. Entro in quella di Christopher e lo vedo toccare con le sue dita piccoline il dipinto sul suo muro.
«Ometto?» lo chiamo e quando si volta a guardarmi gli sorrido.
«Che vuoi?» mi chiede mettendo il broncio.
«So che adesso tu mi consideri una mamma cattiva, ma non lo sono e lo sai anche tu» dico mettendo in ginocchio davanti a lui.
«Allora perché hai lasciato papino?»
«Perché ho fatto una cosa brutta a lui, però io con te mi sono sempre comportata bene, no?»
Cerco di trattenere le lacrime, ma non ci riesco. Una sfugge al mio controllo, ma mi affretto ad asciugarla subito.
«Perché non posso avele mamma Jenna?!»
«Perché sono io la tua mamma. Ti ricordi quando giocavamo insieme con i tuoi animali o quando abbiamo dipinto questa parete?» gli indico il muro che stava toccando lui prima. «Jenna non ha mai giocato con te, ti ha solo detto delle cose davvero brutte per portarti via da me e io non so cosa farei se qualcuno ti portasse lontano»
Stavolta non riesco a trattenere le lacrime. Scoppio a piangere.
«Tu mi vuoi bene mamma?»
Lo guardo sconvolta «Ma certo che ti voglio bene! Sei la mia vita. Ringrazio il cielo ogni giorno per averti avuto»
Ovviamente Christopher è ancora un po’ piccolo per capire le mie parole ma non mi importa. Voglio solo dirlo.
«La mamma ti ama tantissimo e non permetterò mai a nessuno di portarti via da me. Mi dispiace per quello che ho fatto al tuo papà, ma non farò mai del male a te, piccolo mio. Io ci sarò sempre per te. Sempre…»
«Non posso vedere più Jenna?»
«No tesoro…»
Si volta di scatto e si siede per terra a gambe incrociate.
«Christopher» lo chiamo ma lui non si volta. Forse è meglio lasciarlo da solo.
Tirando su col naso e asciugando malamente le mie lacrime, mi alzo ed esco dalla stanza.
Raggiungo la mia e con il cuore sempre più in frantumi, mi metto a dormire, anche se, la consapevolezza di non avere più, quella che una volta era la famiglia migliore che potessi mai desiderare, non mi aiuta molto.
 
Mi sveglio con una strana sensazione.
O forse è stato solo l’incubo di stanotte. Immediatamente mi alzo di scatto dal letto, senza nemmeno indossare la vestaglia, e mi precipito in camera di Christopher.
Merda!! Non c’è!!
Le immagini del mio incubo mi si ripresentano vivide nella mente.
Il mio bambino in braccio a Jenna e Alex che li abbracciava e stringeva forte. Christopher che rideva come un bambino felice; come era prima.
Apro la porta del corridoio e  ritrovo Alexander e Christopher in cucina a fare colazione.
Entrambi si voltano verso di me e mi guardano confusi.
«Che succede?» chiede allarmato Alex.
«Non ho trovato Christopher in camera sua e mi sono spaventata»
«Si lo vedo. Stai bene?»
Sto bene? Non lo so.
Sento il mio cuore battere freneticamente e mi fa male.
«Si» rispondo solamente e sposto lo sguardo verso Christopher.
«Chris, dai il buongiorno alla mamma» dice Alex, ma lui non si muove. «Christopher» lo chiama di nuovo, ma lui niente.
«Lascia perdere. Avrà bisogno di un po’ di tempo»
«Mi dispiace»
«Lascia perdere anche tu» lo guardo e mi volto per ritornare in camera.
«Non fai colazione?» mi chiede.
«No, grazie» dico rivolgendogli un debole sorriso.
La verità è che vederlo di nuovo lì mi fa terribilmente male perché ripenso a tutto quello che ho perso. Avrei potuto vederlo ogni mattina in giro per casa a preparare la colazione la domenica mattina o giocare con nostro figlio.
Non avrei retto le lacrime a lungo se fossi rimasta con loro in quella stanza.
Non reggo nemmeno ora.
Silenziosamente piango le mie lacrime, sperando che mio figlio ritorni a considerarmi sua madre.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Eccoci ad un altro mercoledì. La scorsa settimana avevo detto che probabilmente avrei sospeso la pubblicazione, però credo che non sia necessaria. Spero di potercela fare :)
Adesso vi lascio alla lettura, sperando che quello che ho scritto sia di vostro gradimento! Sono un pò in ansia, devo ammetterlo... :/
A mercoledì prossimo!!
Francy

 

-Capitolo 14-

 
«Christopher? Vuoi venire al parco con la mamma?»
«No!»
L’ennesimo tentativo; l’ennesimo rifiuto.
Sono due giorni che cerco di far riavvicinare di nuovo mio figlio a me, ma tutto sembra inutile.
Che posso fare?
«Tesoro, cosa può fare la mamma perché tu le voglia di nuovo bene?» chiedo avvicinandomi a lui, che colora sdraiato sul pavimento.
Lui si alza e corre nella sua stanza.
Esausta e ormai scoraggiata mi lascio scivolare davanti il divano, portando le mani sugli occhi.
Che gran casino…
«Stai bene?»
Alex fa capolino nel soggiorno. «Si, sto bene» rispondo facendo un respiro profondo e alzandomi da terra.
«Ehm… Cath, vorrei parlarti di una cosa»
«Dimmi» rispondo aprendo il frigorifero e cominciando a preparare la merenda per Christopher.
«Quello che è successo la sera del compleanno di mio padre…»
Per carità!! Non voglio nemmeno pensare a quella sera! A quella notte.
Mi vengono ancora i brividi se solo ci penso.
Non essere ipocrita Catherine” mi ammonisce la mia coscienza.
È vero, non dovrei esserlo, ma non posso pensare a quella notte come la più bella da un anno a questa parte; anche se lo è, non posso.
Significa darmi altre speranze.
Significa illudermi.
Nonostante tutto mi volto e lo affronto. «E’ stato uno sbaglio. Mi pare di avertelo già detto»
«Pensi sia stato uno sbaglio?» chiede lui riducendo gli occhi a due fessure.
«Si. Forse abbiamo bevuto un po’ troppo entrambi»
«Ero perfettamente lucido Catherine»
«Forse io no»
«Non credo» ribatte lui.
«E allora dimmi Alexander. Perché hai fatto sesso con me, la tua ex moglie?!» gli chiedo diretta.
«Beh, non è chiaro?»
«No, non lo è. Perché sei stato a letto con me? Mi odiavi Alex. Fino a qualche mese fa non volevi nemmeno condividere lo stesso tavolo, quando fingevamo ancora per Christopher, e adesso? Cos’è cambiato?»
Muove le labbra, pronto a prendere la parola, ma mi rendo subito conto che non voglio saperlo.
Non voglio altri motivi di sofferenza. «No, fermo! Non voglio sapere niente»
«Perché no?»
«Perché non siamo più sposati, quindi non occorre che mi dai delle spiegazioni»
«Per favore Catherine, lasciami spiegare»
«No Alex, davvero. Non è successo nulla. Dimenticatene»
«Non posso dimenticarmene»
Che cosa?! Lo guardo con gli occhi spalancati, ma ritrovo presto un contegno.
«Devo preparare la merenda a Christopher» dico e mi volto verso la cucina, per terminare quello che avevo iniziato.
Impossibile che per lui stia crollando tutto.
E il divorzio?
Perché non chiede di fermare tutto?
La verità è che io mi sto illudendo di nuovo, quando mi ero ripromessa che non l’avrei più fatto. È anche vero che lontana da lui ho sempre trovato un certo equilibrio. Non mi ritrovavo, quando lui non stava più in questa casa, a dover reprimere i miei sentimenti per lui, perché si, io sono ancora innamorata di lui.
Sono convinta che al mondo esistono diversi tipi di tragedie, ma non per questo bisogna rinunciare a voler migliore la nostra condizione. Io sto vivendo la mia tragedia.
Mi rendo conto ora che quando ti si spezza il cuore, l’unica cosa che puoi fare è sperare che tutto finisca al più presto, dolore compreso. Ma la verità è tutta una bugia.
Il dolore lo senti ogni giorno, ogni minuto, ogni maledetto secondo di ogni insignificante giornata.
Se non avessi avuto Christopher probabilmente adesso sarei lontana chilometri da Alexander e probabilmente sarei riuscita a curare le mie ferite. A riprendermi dalla mia tragedia personale.
Probabilmente…
Hai detto bene!!
La paura, la confusione e il sentirmi persa, adesso mi fanno  pensare che tutto questo mi ricorderà quanto io abbia sofferto, e dove il dolore mi ha portato. Certo, non è un bel traguardo, ma almeno sono ancora intera. Non ho lasciato che la tristezza mi soprafacesse.
Inizialmente avevo lottato. Avevo lottato tanto per riavere il mio amore, per avere la mia famiglia indietro. La mia lotta si era trasformata in qualcosa di ridicolo che mi aveva fatto capire che la presenza di un’altra donna nella vita di Alex, non avrebbe facilitato il mio tentativo di sistemare la sua situazione.
Da quando lo avevo sentito pronunciare il nome di lei, quella notte, tutto mi era crollato addosso. Tutti gli argini che stavo tentando di costruire e mantenere perfetti erano crollati miseramente e le acque mi avevano, e continuano a farlo, letteralmente investita, trascinandomi ancor di più nel dolore e nella disperazione. Anche se non stavamo più insieme, Alex mi aveva tradita e io mi sentivo persa.
Come potevo, allora, sperare ancora di poter ricostruire il nostro matrimonio? La nostra famiglia?!
Tutto era crollato quella sera e io il giorno dopo ero andata da Suzanne per firmare i documenti.
Ricordo ancora il suo stupore…
«Cath, ma che ci fai qui?» chiede vedendomi entrare nel suo ufficio.
«Hai quelle pratiche? Quei maledetti documenti?»
«Quelli del divorzio?» chiede ancora sempre più confusa. In effetti…
«Si, quelli. Ce li hai?»
«Si, me li ha mandati ieri l’avvocato di Alexander»
«Bene, dammi una penna»
«Ma che stai facendo?»
«Voglio firmare, mi sembra ovvio»
«No, non lo è per me. Che cos’è successo?»
«Voglio solo firmare questi documenti. Tanto Alexander non cambierà idea su di me, quindi tanto vale dargliela vinta»
«Ma che stai dicendo?!? CATHERINE!!! Non osare dire più una cosa del genere. Tu sei innamorata di quel ragazzo dal primo giorno che lo hai visto e so che non rinunceresti mai a lui. Perché adesso lo stai facendo?»
«Perché è stato a letto con un’altra» rispondo scoppiando a piangere e accasciandomi sulla poltrona davanti la sua scrivania.
Suzanne si avvicina a me e mi abbraccia «Mi dispiace tantissimo» sussurra massaggiandomi la schiena.
«Voglio… voglio firmare questi documenti e porre fine a questo matrimonio. Probabilmente lui non ci ha mai creduto davvero»
«Non dire così… questo non è vero e lo sai anche tu»
«E allora perché mi ha fatto una cosa del genere? Perché non ha avuto un po’ di fiducia in me e lasciato essere sua moglie?! Era accanto a lui che volevo passare il resto della mia vita. Accanto a lui e con il nostro bambino. Invece a quanto pare, lui si è già trovato un’altra»
Silenziosamente mi porge una penna e avvicina i documenti a me.
Quando vedo la sua firma mi sento morire, ma sono praticamente distrutta quando accanto alla sua, compare la mia.
“Ma cosa ho fatto? Cosa sta succedendo al mio matrimonio? A me? A lui!!”
Il grido disumano di Christopher mi riporta alla realtà.
Terrorizzata, alzo lo sguardo verso Alex e corro verso la sua camera.
Christopher sta piangendo e stringe con le sue manine la gamba.
«Amore mio, che ti è successo?» esclamo inginocchiandomi accanto a lui e cercando di togliere le sue mani dalla ferita.
Quando mi guardo intorno vedo il cubo di legno, contenitore dei giocattoli, sporco di sangue.
«Ti sei fatto male con quello?» gli chiede Alex esaminandogli la ferita con una mano.
Christopher annuisce e io lo stringo più forte a me, baciandogli la fronte.
«Vieni, portalo in bagno»
«No, no… non la mamma» si ribella lui.
«Chris…» mormoro, mentre si libera dalle mie braccia.
«Non ti voglio» grida e striscia vicino suo padre.
Chiudo gli occhi e mi porto una mano ai capelli. “Che ho fatto per meritarmi questo?!
«Christopher, lei è la tua mamma! Smettila di comportarti così»
«Io voglio mamma Jenna»
«Smettila di chiamare quella donna mamma. Lei non è la tua mamma. È Catherine la tua mamma, non Jenna»
«Ma allora perché tu non la vuoi? Tu eli felice quando c’ela Jenna» dice tirando su col naso e io mi sento male. Non voglio ascoltarlo.
«Adesso Jenna non c’è più e sono più felice, ok? Non pensare più a Jenna, pensa alla  tua mamma, hai capito?»
Christopher si volta a guardarmi e mi fissa.  Io gli sorrido, sperando che le lacrime nei miei occhi, non decidano di cadere proprio adesso.
Mentre entrambi ci guardiamo negli occhi, lui alza la mano verso di me e mi accarezza una guancia.
A quel punto, le mie lacrime cadono incontrollate e io chiudo gli occhi per godermi di più quel tocco.
«Vieni, adesso pensiamo alla tua ferita» dice Alex dopo qualche secondo.
Apro gli occhi e mi sta sorridendo teneramente.
Christopher si allontana di nuovo da me e Alexander lo prende in braccio. «Vieni qui piccolo… Adesso io ti guardo la bua e la mamma ti tiene la mano, ok?»
«Fa male, papino» dice cercando di trattenere le lacrime.
Alex mi guarda di nuovo e indica Christopher con un cenno della testa. Io sono ancora sorpresa per il gesto di mio figlio. 
Di scatto mi avvicino a Christopher, gli accarezzo la schiena e gli lascio un bacio sui capelli «Papino sarà bravo e ti farà stare meglio. Te lo prometto»
Lui annuisce e torna a guardare il padre, che comincia a disinfettargli la ferita.
Per tutto il tempo Christopher mi ha stretto la mano e io gli ho accarezzato la schiena, tentando di rilassarlo.
«Ecco fatto. Tutto pulito e sistemato. Puoi mettergli tu il cerotto?» mi chiede.
«Sta bene? Non ha bisogno di punti?» chiedo ancora spaventata.
«No, niente punti, ma avrà un grosso livido tra un paio di giorni, ma noi adesso metteremo il ghiaccio e tutto sarà finito presto» dice sorridendo prima a Christopher e poi a me.
Annuisco e applico due cerotti sulla gamba di Christopher.
«Posso giocale?» chiede.
«Stai attento, però, ok?» dico io facendolo scendere dal ripiano in bagno.
«Ok» risponde lui ed esce dal bagno.
«Grazie» dico subito voltandomi verso Alex che sta mettendo il disinfettante al suo posto.
«Per cosa?» chiede.
«Per quello che gli hai detto»
«E’ la verità, quindi…»
«Lo so, però, insomma… non eri tenuto a farlo»
«Certo che ero tenuto a farlo. Non voglio che mio figlio consideri sua madre una donna che mi ha solo preso in giro»
Alzo un sopracciglio. Qualcosa non mi torna…
Che vuole dire?!
«Che vuoi dire?»
«Nulla. Senti, io… esco. Prenderò una camera in un hotel. Ci vediamo domani»
«Alex non occorre che prendi una camera. Puoi rimanere qui. È pur sempre casa tua»
«Sarebbe troppo strano dormire sotto lo stesso tetto, soprattutto dopo quella…» mi guarda negli occhi e aspetta che io capisca.
Ok, ci sono. Annuisco e lui sorride. «Ci vediamo domani» dice ed esce dal bagno. Lo sento parlare con Christopher, mentre io me ne sto seduta sul bordo della vasca da bagno. Qualche minuto dopo, lo intravedo uscire dalla camera; dopodiché sento il rumore della porta.
Si, è vero, sarebbe stato troppo strano dormire sotto lo stesso tetto, soprattutto dopo quella sera, ma questa è sempre casa sua; lo sarà sempre.
Faccio un lungo sospiro e mi alzo, legando i capelli in una coda di cavallo. Quando entro in camera di Christopher, lo trovo seduto sul materasso e da le spalle alla porta.
Mi avvicino piano a lui e mi siedo vicino.
«Sei arrabbiato ancora con me?» gli chiedo togliendogli alcune ciocche di capelli che gli ricadono sugli occhi.
«Dov’è papà?» chiede guardandomi con le lacrime agli occhi.
Mi si stringe il cuore a vederlo così. Lo attiro tra le mie braccia e lo stringo forte, mentre sento i suoi singhiozzi contro il mio petto.
Il mio bambino… il mio bambino.
Non doveva andare così. Non volevo questo per lui.
Non è giusto. Non è giusto.
Sento le mie lacrime scivolare silenziose e lentamente lungo le mie guance.
Quante lacrime versate nell’ultimo anno?
Quanto dolore ha sopportato il mio bambino? Quanto deve ancora soffrire?
Non voglio che continui così… non voglio rovinargli l’infanzia, più di quanto io non abbia già fatto. Voglio renderlo felice.
Gli bacio la fronte e lo guardo. Con i pollici gli asciugo le lacrime e gli sorrido.
«La mamma lo riporta da te, ok?»
Lui annuisce e mi abbraccia di nuovo. «Grazie, mamma» dice e io faccio appello a tutta la mia forza di volontà per non scoppiare nuovamente a piangere.
«Adesso mettiti sotto le coperte e aspetta il mio ritorno. Ci sarà papà con me»
Stavolta mi sorride felice e con questa visione meravigliosa, del mio bambino che sorride, mi alzo ed esco dalla stanza.
In cucina, prendo il cellulare e compongo il numero di Alex.
Risponde al secondo squillo.
«E’ successo qualcosa? Si è fatto di nuovo male?»
«No, tranquillo. Sta benissimo. Mi ha chiesto di te, quindi… mi chiedevo se, se potevi venire»
«Non ti darà fastidio?»
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. «Alex, sei il padre di mio figlio, che amo più della mia stessa vita; non potrebbe mai darmi fastidio se tu passi del tempo con lui. Voglio che stia bene, sempre e comunque. Non voglio più vederlo piangere per colpa mia o dei nostri problemi. Voglio che abbia un’infanzia normale e non voglio più rovinargliela. Alex, non volevo questo per nostro figlio, ma purtroppo è successo, quindi cercherò di fare l’impossibile per renderlo felice e se questo significa avere te in giro per casa, lo farò; come è già successo tempo fa, quindi…»
«Va bene. Allora… arrivo»
«Ok, grazie»
Sorrido e riattacco.
Mentre aspetto l’arrivo di Alex, guardo l’orologio e mi accorgo che la serata è passata e nemmeno me ne sono resa conto.
Quante cose sono successe in tre ore!!
Quando Alex entra nuovamente in casa sono le undici e io sto ancora disegnando la collezione primaverile.
«Ehi…» mi saluta e io alzo lo sguardo, affrettandomi a rimettere tutto via, sapendo quanto lui detesti il mio lavoro.
«Scusa, metto via subito»
«Catherine…»
Alzo lo sguardo e la sua mano si chiude sul mio polso. Oddio…
«Dimmi»
«Non occorre che tu metta via. So a cosa hai pensato e no, non mi dispiace se tu lavori»
«Il mio lavoro è stata la rovina del nostro matrimonio, dispiace a me» rispondo e mi libero della sua mano.
Dopo aver fatto un lungo respiro… «Vieni, ti aspetta»
Lui sorride e mi segue in camera di Christopher.
«Papinooooo» grida super contento.
«Ma ancora non dormi?»
«No» risponde lui con un sorriso a trentadue denti.
«Adesso però dormiamo?» gli chiede Alex alzando le sopracciglia.
«Tu limani con me?»
«Tu però devi promettermi una cosa»
«Che cosa?» gli chiede curioso arrampicandosi su di lui per abbracciarlo.
«Che non tratti più male la mamma»
«Ok…» risponde lui mortificato.
Il mio bambino…
«Bravo. Adesso dai la buonanotte alla mamma con un bacio grande grande. Voglio sentire il rumore di questo bacio» Alexander gli scompiglia i capelli e gli sorride, mentre Christopher scende da lui e salta in braccio a me.
«Buonanotte mamma» mi dice e avvicina le sue labbra alla mia guancia destra.
Mi scocca un bacio rumoroso e quando finisce sorride prima a me, mostrandomi i suoi dentini da latte e poi al padre, chiedendogli silenziosamente se così va bene.
Alex gli sorride e annuisce, così Christopher, dopo avermi abbracciato ancora un po’, scende e ritorna sul letto. «Bravo il mio uomo» gli dice Alex.
«Buonanotte amore» gli dico e, avvicinandomi, gli lascio un ultimo bacio sui capelli.
«Notte» dico, invece, ad Alex e, sorridendogli appena, esco dalla stanza.
«Cath… posso parlarti?» chiede uscendo con me dalla stanza.
«Papà?!»
Alex infila la testa dentro la stanza e mormora di aspettare.
«Che c’è?» gli chiedo.
«Mi ha chiamato l’avvocato dopo che hai chiamato tu»
“Ah” «Ok. Che voleva?»
«Hanno anticipato l’udienza per il… divorzio»
«Ok. Quando sarà?»
«Tra una settimana»
«Fammi sapere l’ora. Ci sarò»
Apre la bocca per dire qualcosa, ma la richiude subito e annuisce, mentre io mi chiudo in camera da letto.
Oh mio dio… tra una settimana sarà tutto finito… tutto finito!!
Il nostro matrimonio, il nostro amore, i nostri sacrifici…
Scivolo per terra e mi rannicchio contro la porta, cominciando a piangere.
Che cosa ho sbagliato?
Hai preferito il tuo lavoro alla tua famiglia” mi rinfaccia la mia coscienza.
Ma ha ragione. Ho preferito così e non me lo perdonerò mai, perché so che mio figlio sta soffrendo solo per colpa mia!
Le cose sarebbero state molto più semplici se un anno fa avessi lasciato il mio lavoro. Io avrei avuto ancora l’amore di mio marito; mio figlio non sarebbe sul punto di odiarmi, io non avrei lividi viola, invece di occhiaie, sotto gli occhi.
Ma forse solo in questo modo Alexander può essere davvero felice!
Merita di meglio…
Il suo meglio ero io.
Hai detto bene: ERI”. La mia coscienza continua ancora a farmi del male e me la immagino come me stessa vestita di rosso e con una paio di corna e la coda! Un diavolo, in pratica!
E l’altra parte che fa?! La parte buona di me, quella con l’aureola, dice che è un bene se lo lascio andare. Non vale più la pena continuare a combattere e poi, ho smesso quando ho firmato quei documenti!
 
«Fra quattro giorni ti libererai di me» dico entrando in cucina per preparare il pranzo.
«Cosa?» chiede Alex confuso.
È da qualche minuto che lo fisso guardare i documenti della nostra separazione. Vuole così tanto liberarsi di me?!
SI, sciocca!” risponde il diavolo me.
Già… vuole proprio.
«Tra quattro giorni, non saremo più nulla. Abbi solo un po’ di pazienza»
Lui non risponde, ma mi guarda e non riesco a decifrare il suo sguardo.
«Pensi che io voglia liberarmi di te?» chiede alzandosi dal divano.
Me ne esco con un’alzata di spalle. Tanto non significherebbe ugualmente nulla la sua risposta.
Lo sento soffocare una risata, ma non saprei dire di che natura sia.
«Senti, vado a prendere Christopher a scuola, ok?» dice alzandosi e spegnendo la tv.
«Ok» rispondo io senza guardarlo.
Mi concentro solo sui cibi davanti a me.
Solo quando Alexander è fuori di casa, riesco a rilassarmi un po’.
Da un paio di giorni sta qui, ma sta già cercando un altro appartamento. Quando penso che non lo rivedrò più tutti i giorni, che dovremmo dire alle nostre famiglia che abbiamo divorziato e che il nostro bambino dovrà  sopportare questo, mi si forma un groppo in gola e mi viene voglia di mettermi in ginocchio e pregare Alex di non farci questo. Ma so che sarebbe inutile. Non ha funzionato una volta, cosa mi fa credere che cambi idea proprio adesso?! Proprio quando sta per ottenere quello che vuole!
Se mi guardo indietro, vedo solo una me stessa in frantumi e il mio bambino che mi segue a ruota.
Qualcosa che non potrò mai dimenticare è stata la sera in cui abbiamo detto a Christopher del divorzio.
Il mio cuore… mio dio!! Sentivo che stava per scoppiare.
Faceva male, tanto male.
Non credo di aver provato così tanto dolore in vita mia.
«Perché state litigando?» chiede Christopher dopo aver visto litigare me e suo padre.
«Amore…» intervengo io prendendolo in braccio. Mi  avvicino al divano e ci sediamo su di esso. «Christopher, la mamma e il papà…» comincio, ma vengo interrotta da Alex.
«Vuoi dirglielo adesso?» esclama.
Mi volto e mi guardo «Prima o poi succederà»
«Ma non possiamo!»
«Io voglio sapele!!» grida il bambino incrociando le braccia al petto.
«Sai che ha il diritto di sapere» mormoro asciugandosi una lacrima. Oddio, per quanto andremo avanti?!
Vedo dal suo sguardo che non vuole dirglielo, e non vorrei nemmeno io, ma prima o poi dovremo farlo e più aspetteremo peggio sarà.
«Alex» lo chiamo. Dopo un respiro profondo si avvicina a noi, sedendosi al nostro fianco. Christopher si accoccola tra le mie braccia, mentre Alex, a quanto pare, sta raccogliendo le idee.
Probabilmente sta cercando qualcosa di appropriato per iniziare il discorso.
«Sai quando tu fai litigare i tuoi animali? Come quando abbiamo fatto scontrare il leone con la leonessa?» inizia a dire e sinceramente non credo che Christopher comprenderà con questo paragone. Lui, però, annuisce e io comincio ad accarezzargli i capelli perché so che sta per arrivare la parte più difficile.  Sento il suo sguardo addosso, ma non lo guardo. So che sa che sto piangendo e stasera non ho intenzione di nascondere le mie lacrime.
Dopo qualche minuto, prende un altro respiro profondo e continua «Bene, il leone e la leonessa litigano tanto fin quando lui non decide di andare via»
«Andrai via papà?»
«Dalla mamma» risponde e sento il mio petto alzarsi velocemente a causa di un singhiozzo trattenuto.
«Quindi la mamma resterà sola?» chiede il mio bambino e mi guarda. Avvicina le sue manine al mio viso e mi asciuga qualche lacrima, ma altre cadono giù velocemente «Mamma pelché piangi?»
«Tranquillo amore… va tutto bene. Ascolta il tuo papà»
Mi ascolta subito; forse perché ha capito che la situazione è grave.  
«La mamma non resterà sola. Troverà un altro leone che si prenderà cura di lei»
“Non credo proprio Alex! Sei tu che voglio al mio fianco. Voglio che sia tu a prenderti cura di me. Sempre. In salute e in malattia, finché morte non ci separi”.
Adesso non credo valga poi molto la nostra promessa.
«Ma io non voglio un altro papà» Christopher interrompe i miei pensieri. Sento la sua vocina incrinata dal pianto e sono sicura che tra un po’ scoppia a piangere.
Il mio bambino…
«No, sarò sempre io il tuo papà, però ci sarà un’altra persona con me»
“No Alex, ci sarei dovuta essere io al tuo fianco! Non quella puttana!!”
«E perché non può essele la mamma?»
Le parole di Christopher mi rimbombano ancora nella mente. Perché non potevo essere io?!
Io che gli avevo giurato di essergli sempre fedele.
Fedele certo… e poi lo rimpiazzi con il tuo lavoro” mi urla la mia coscienza.
E il mio lavoro me lo ha portato via.
La mia brutta abitudine di prendere le decisioni da sola lo ha allontanato sempre di più da me.
Sospiro e torno a tagliare le verdure.
Mentre sono impegnata con il coltello il mio sguardo cade sul suo borsone accanto alla tv.
Quel borsone…
Quello sul quale ho pianto quando lui stava andando via da me, definitivamente.
Ricordo il dolore che ho provato guardando i suoi vestiti.
I singhiozzi che mi scuotevano tutte le ossa.
Tutto in quella stanza odorava di lui. Anche dentro l’armadio, e io non so per quanto tempo ho tenuto le finestre chiuse per non far andare via il suo profumo. Non so per quanto tempo sono rimasta chiusa in quella stanza.
Erano stati Logan e Suzanne ad occuparsi di Christopher quando non era, ovviamente, con Alexander.
Gli avevo anche fatto promettere di non dire niente a suo padre. Non volevo che Alex lo sapesse. Mi sarei resa ancora più ridicola.
Quante lacrime avevo pianto in quelle ore?!
Non mi ero presentata a lavoro per due giorni, non avevo più visto Christopher. Suzanne e Logan provavano a farmi uscire dalla camera da letto, ma non volevo dimenticare il suo profumo… perché sapevo che una volta passato da quella stanza, non l’avrei più sentito.
«Mammaaaa»
La voce di Christopher mi fa ritornare al presente. Lascio tutto in cucina e gli vado incontro, sorridendogli.
«Ciao amore mio» dico abbracciandolo.
«Ciao mamma»
«Stai bene?» gli chiedo e lui annuisce.
Dopo avermi lasciato un grande bacio sulla guancia, si spoglia della giacca e delle scarpe e corre in camera sua.
Sorrido e lo intravedo tirare fuori tutti i giocattoli. «Tra un po’ è pronto» dico ad Alex.
Lui annuisce e prende posto davanti a me, seduto sullo sgabello.
Ritorno a cucinare, mentre sento il suo sguardo su di me.
«Qualcosa non va?» chiedo dopo un po’ guardandolo negli occhi.
«No, tutto ok. Perché?»
«Mi fissi» rispondo io.
«Non posso fissarti?»
«Non proprio… non ci sarebbe stato nulla di male prima, adesso… beh, è un po’ diverso»
Lo guardo e lui si limita a sorridere e ad annuire.
«A che ora sarà l’udienza?» chiedo per rompere il silenzio.
«Alle cinque del pomeriggio»
Annuisco e mi volto per apparecchiare la tavola.
«Ti va di uscire pomeriggio?» chiede e io spalanco gli occhi.
«Uscire?» chiedo voltandomi.
«Si, passiamo un po’ di tempo insieme»
«E’ veramente bizzarra la tua proposta» dico guardandolo di sottecchi.
«Me ne rendo conto» risponde sorridendo.
«Bene, quindi saprai già la mia risposta»
«E’ un no?» chiede aggrottando le sopracciglia.
«Tu che dici?»
«Perché?» chiede ancora avvicinandosi.
«Alex, di che dovremmo parlare?! Passeremo tutto il tempo sentendoci in imbarazzo. Preferisco rimanere a casa con Christopher»
«Allora… ok» risponde e prende i piatti che tenevo in mano. «Restiamo a casa» aggiunge e mi sorride.
Sorriderei anche io e mi butterei fra le sue braccia, baciandolo con passione, ma non è il caso. Cerco di bloccare l’impulso di gettarmi davvero addosso a lui e taglio il pane.
«Mamma, mamma…» sento Christopher chiamarmi e, quando mi raggiunge in cucina, tiene in mano un cartoncino rosso e uno rosa.
«Dimmi amore»
«Devo fale un cuore. Mi aiuti?»
«Ma certo che ti aiuto! Perché devi fare un cuore?»
«La maestra ha detto che dobbiamo fale un cuolicino per una compagnetta che mi piace»
«Ah…»
Già, dimenticavo che la prossima settimana è San Valentino.
«Chi è la fortunata?» gli chiede Alex avvicinandosi a noi.
«Cosa vuoi dire papà?» chiede a sua volta Christopher ridendo.
Ridiamo anche noi e quando mi alzo, Christopher mi tira la maglia. «Mamma?»
Mi piego di nuovo sulle ginocchia. «Dimmi»
«Posso darlo a te il cuoricino?»
Il mio cuore di riempie di gioia, si gonfia di felicità e io sono così felice in questo momento che non mi importa nemmeno di Alex.
Sento i miei occhi pizzicarmi e, appena, mi sporgo per abbracciare il mio bambino, le lacrime cominciano a scendere incontrollate.
«Ti voglio bene, mammina»
«Oh amore… ti voglio tanto bene anche io!!! Ti amo, ti amo così tanto» lo stringo forte a me e piango.
«Venite, mangiamo» dice Alex poggiando una mano sulla mia schiena.
Mi irrigidisco all’istante e lui sembra accorgersene perché la toglie subito e schiarisce la voce.
«Scusa» mormora e si dirige in cucina.
Passiamo il pomeriggio in casa, tra vecchi film e i giocattoli di Christopher.
Alex è rimasto seduto sulla poltrona e non si è avvicinato a me per nessuna ragione al mondo.
Forse ha capito che deve smettere di comportarsi in quel modo.
Io sto leggendo di nuovo Hansel e Gretel, ma non mi impegnando molto. Più che altro cerco di ascoltare Alex che, adesso, gioca con Christopher sul tappeto.
«Cath?»
«Dimmi»
«Io devo andare in ospedale» dice guardandomi mentre io leggo ancora, o faccio finta di farlo.
«Che devi andare a fare?» Per quanto ne so gli ha dato un po’ di tempo per riprendersi, poi mi rendo conto di aver chiesto qualcosa che non dovrebbe interessarmi. «Scusa» aggiungo e abbasso subito lo sguardo.
«Non preoccuparti. Comunque devono controllarmi la mano. Sam mi ha chiesto se potevo andare per dargli una controllata»
«Si, ok…» rispondo soltanto guardando un po’ lui negli occhi e un po’ la sua mano. «Mi dispiace che tu ti sia fatto male» dico e mi do mentalmente della stupida.
«A me no. Me lo sono meritato»
Sorrido leggermente e mi alzo dal divano «Che ti va di mangiare quando torni?» chiedo dirigendomi verso il bancone.
«Ti comporti come una moglie premurosa» dice lui sorridendo.
Oddio…
«Non dovrei, è vero»
«Perché no?!»
«Perché non sono la moglie di nessuno»
Lui fa per dire qualcosa, ma si blocca subito.
Capisco perché lo ha detto. Quando stavamo insieme non sono mai stata una moglie premurosa
Non è vero” dice il lato buono della mia coscienza.   
Non so se è vero, ma Alex non è più mio marito perché nell’ultimo periodo non lo sono stata e adesso ne sto pagando le conseguenze.
«Troverai qualcun altro» dice alzandosi e io lo guardo con gli occhi spalancati.
Non ci sarà nessun ritorno…
È finita davvero!!
«Non piangere Cath» dice ancora con sguardo triste.
Cosa?! Nemmeno mi ero resa conto che stavo piangendo. Lo stavo facendo?
«Scusa. Non me ne sono nemmeno accorta»
Cerco di allontanarmi, ma Alex me lo impedisce «Non scusarti» dice e mi attira a sé, abbracciandomi. «Perdonami» dice «Perdonami se puoi»
«Non sei tu che devi scusarti» rispondo ricambiando l’abbraccio. «Ho messo io la nostra famiglia in questa situazione»
«No Cath, non dirlo nemmeno per scherzo! Sei una madre fantastica e una moglie… cioè, sei stata una moglie stupenda e si, anche premurosa»
«Smettila Alex! Smettila, non dire così, ti prego…» singhiozzo contro la sua t-shirt e lo stringo forte a me. «Ti amo così tanto Alex. Come posso trovare qualcun altro se ti amo da morire?!»
Ecco, l’ho detto! Accidenti alla mia boccaccia!!
Lui non risponde e non so come interpretare la cosa.
«Papà?!» Christopher interrompe il nostro contatto infilandosi in mezzo le nostre gambe. «Mi prendi in braccio?» chiede e io sorrido, mentre mi abbasso.
«Perché vi state abbracciando?! Io pure voglio essele abbr…abbacciato»
Sorridiamo e, dopo aver dato un veloce bacio sulla fronte di Christopher, Alex abbraccia entrambi.
Ci si può sentire così bene?!!
Vorrei potessimo stare sempre così…

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


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Siiiii... :D Ce l'ho fatta ad aggiornare :D :D
Non vi dico nulla perchè non voglio perdere tempo e voglio farvi leggere, quindi...
Buona lettura e mercoledì prossimo :* :* :*

 


We can find love within us
-Capitolo 15-

 
Qualche ora fa i miei argini sono andati letteralmente in frantumi.
Ho lasciato che le  mie emozioni prendessero il sopravvento.
Ho permesso che Alexander fosse al corrente dei miei sentimenti per lui, ma credo che lui lo abbia sempre saputo.
Tutto quello che è successo stasera mi ha soltanto fatto ancora del male e il subconscio me ne ha fatto pagare le conseguenze.
Credo sia il sogno più bello che io abbia mai fatto.
Io, Alexander e Christopher insieme al parco. Alex cerca di prendere Christopher in braccio, ma lui corre e ride a crepapelle.
Ride e corre…
Corre e ride… e io non vedo così mio figlio da un anno più o meno. Mi è mancato così tanto vederlo felice e spensierato.
Alex, si arrende e torna da me. Anche io sto ridendo e mi rendo conto di non averlo più fatto, almeno non in sogno. Si butta su di me e comincia a farmi il solletico, proprio come quando io lo prendevo in giro e scherzavamo su qualche battuta o smorfia che lui faceva.
«Alex, ti prego, basta con il solletico. Oddio non riesco nemmeno a respirare»
Lui ride e mi guarda con sguardo malizioso «Mi piace farti il solletico» dice e si abbassa a baciarmi.
«Hm…» mugolo sotto di lui. Gli prendo il volto tra le mani e continuo ad approfondire il bacio. «Anche a me piace quando mi fai il solletico»
«Si, immagino» risponde lui guardandomi malizioso. Proprio in quel momento sentiamo un piccolo corpicino buttarsi su di noi. Scoppiamo di nuovo a ridere, fin quando, a Chris non viene il mal di pancia per le risate.
«Amore basta, altrimenti starai male sul serio» gli dico mettendomi su a sedere e togliendo a Christopher l’erba dai pantaloncini.
Sarà sicuramente caduto da qualche parte.
«Mamma, voglio il gelato» dice salendo sulle spalle di Alex che mi guarda.
Sta ancora pensando a farmi il “solletico”?
Il suo occhiolino mi fa capire che si, pensa ancora a quello e che sicuramente stanotte non dormiremo molto.
Rido abbassando lo sguardo e mi abbasso per raccogliere la tovaglia e lo zaino.
Le gocce di pioggia mettono fine alla giornata di sole, anche se debole. Christopher sembra impazzito. Lui adora la pioggia e adesso si sta bagnando tutto.
«Chris, ti verrà la febbre. Vieni qui!!» gli grida Alex, cercando di afferrarlo.
Ridendo ancora, finalmente si fa prendere, mentre io li osservo beandomi di quella vista.
Li amo così tanto che morirei se dovessi perderli.
Un fulmine, in alto nel cielo, mi abbaglia.
Sono di nuovo a casa mia. Sul divano…
Quel fulmine mi ha svegliata di botto e toccandomi le guance, mi rendo conto che sono bagnate. Ho pianto nel sogno?! Non me ne sono nemmeno resa conto.
Mi guardo intorno e la luce della lampada all’ingresso è accesa.
Alex deve essere ritornato e ha anche portato Christopher in camera sua, perché non è più con me.
Mi alzo, mezza stordita e vado dal mio bambino, ma qualcosa, sul bancone della cucina, attira la mia attenzione.
È un mucchietto di carta stracciata.
Cazzo!!
I miei occhi si spalancano e sento la terra mancarmi sotto i piedi.
Non può essere vero!
O si?!
Oddio, ho bisogno di una spiegazione.
Che significa?!
Adesso si che sento le guance bagnate dalle lacrime.
«Ben svegliata»
Mi volto di scatto con gli occhi inondati di lacrime, ma stavolta non nasconderò nulla. Non nasconderò come mi sento.
«Che significa?» chiedo ad Alexander indicando il mucchietto di carta.
«Secondo te che può significare?» chiede a sua volta guardandomi serio.
«Alex… Perché hai strappato i documenti?!»
«Perché non voglio più nessun divorzio»
Oh dio…
Il mio cuore si gonfia di gioia a tal punto da farmi male.
«Perché?!» chiedo con un filo di voce, cercando la sedia «Perché adesso? Perché?! Cos’è cambiato?»
Quelle domande le sussurro solo perché me lo sto chiedendo da sola, ma lui mi sente e risponde «Perché ti amo. È cambiata solo una cosa»
Alzo lo sguardo e lo fisso con gli occhi spalancati e pieni di lacrime. «Cosa?» ho la forza di chiedere.
«Che mi sono reso conto soltanto adesso di che stronzo sono stato. Mi dispiace così tanto, lo sai. E sono fiero di te. Sono fiero di te perché ti amo. Ti amerò sempre»
Non riesco più a reggere il suo sguardo…
«Non dirlo Alex. Non dire che mi ami» 
«Ma è la verità» dice. Si avvicina a me e le sue dita sono sotto il mio mento «Guardami Cath»
Scuoto la testa e allontano le sue mani «Catherine! Ti prego, ho bisogno che tu mi guardi» dice con tono fermo.
Non lo faccio. Resto immobile, cercando di resistere alla tentazione di alzare gli occhi su di lui.
Sono anche tentata a non voler sapere nulla e buttarmi fra le sue braccia solo perché mi ha detto che non vuole nessun divorzio, ma devo darmi un contegno, quindi me ne sto buona buona, seduta qui.
«Cath…»
Continuo ad ignorarlo e lui tra poco si mette ad urlare ma, dopo l’ennesima volta in cui ha pronunciato il mio nome, alzo lo sguardo e lo fisso infuriata.
Una cosa è essere innamorata di lui ed essere relativamente felice che lui non voglia più lasciarmi, ma perché adesso?! Che cos’è cambiato rispetto a qualche settimana fa?!
«Cath…» dice ancora e io chiudo gli occhi, respirando profondamente.
«Non. Pronunciare. Più. Il. Mio. Nome» dico con gli occhi chiusi, poi li riapro e lui sembra spaventato. «Dopo dodici mesi, ritorni, strappi i documenti e dici di non voler più nessun divorzio! Ma ti rendi conto di quanto assurda sia la situazione?! Dovrei volerlo io il divorzio adesso! Cazzo Alex, mi hai tradita. Come fai adesso a dire che mi ami e che lo farai per sempre?! Cos’è cambiato?! Perché mi stai dicendo queste cose?! Perché mi chiedi di ritornare insieme, quando probabilmente avremo gli stessi problemi tra qualche mese, se non settimana. A te non sta bene il mio lavoro, ok, perfetto. Posso accettarlo, ma non posso accettare che litighiamo sempre per questo motivo, facendo soffrire noi stessi e nostro figlio»
«Pensi che a me piaccia pensare di essere stato con un’altra?! Ero ferito Catherine. Volevo dimenticare per un po’ che tu esistessi e Jenna è arrivata proprio in quel momento. Non era mia intenzione trovare un’altra donna. Ero arrabbiato con te, ma non ti avrei mai tradita. Volevo aspettare che fossimo divorziati per stare davvero con lei, solo che tu non ti decidevi e noi… Insomma, la storia la conosci»
«Purtroppo si» rispondo incrociando le braccia al petto.
Piega la testa di lato e sorride «Non c’è proprio nulla per cui sorridere» rispondo.
«Invece si»
«E che cosa ci sarebbe di così tanto divertente?»
«Che non sei cambiata per niente. Sei sempre così… testarda, bella, intelligente e io amo che tu continui a fare il tuo lavoro. Hai trovato il modo di stare con tuo figlio e realizzarti nel lavoro. Non dovrai rinunciare a nulla stavolta»
«Alexander, sappiamo entrambi che alla prima difficoltà ritorneremo di nuovo a firmare quelle carte»
«No!!» esclama e si avvicina di nuovo a me «Io. Ti. Amo» mi accarezza le guance con i palmi delle mani «Ti amo» sussurra e le sue labbra si avvicinano alle mie «Scusa» dice ancora e mi bacia.
Io voglio, ma non voglio ricambiare questo bacio. Non è giusto.
Lui se ne accorge «Baciami» dice.
Scuoto la testa e lui capisce che non può lui e non posso io. «Perché no?» chiede guardandomi e continuando ad accarezzarmi le guance.
Ecco, adesso vuole una spiegazione. Che gli dico?
«Non voglio illudermi di nuovo Alex»
«Non succederà perché stavolta è vero. Ricordi quando ti ho detto che le cose stavano cambiando?! Ricordi quando abbiamo fatto l’amore? Erano tutti segnali per capire quanto ancora io ti ami. E ti amo davvero tanto Catherine. Sono stato uno stupido ad avercela con te  e a chiederti di firmare quei documenti… perdonami Cath»
Restiamo qualche secondo a fissarci. Occhi negli occhi e mi sembra sia passata un’eternità da quando l’ho avuto così vicino a me; ha tenuto le sue mani su di me.
Ti amo Alex, ti amo da morire
La parte buona di me vorrebbe gridarglielo, vorrebbe baciarlo fino a consumare le labbra, ma posso davvero?!
No!!!” mi urla l’altra metà.
«Ho passato così tanto tempo a chiedermi come sarebbe stata la mia vita senza di te che ultimamente vedevo fin troppo chiaramente il mio futuro da sola. Ho passato mesi terribili, pensando che quelli sarebbero stati soltanto un’anteprima. Sarebbero stati ancora più terribili quelli dopo il divorzio, quando non ti avrei avuto più davvero. Mi fa male, malissimo, pensare che sono arrivata o arriverò a tanto così dal perderti. Sono stata egoista, è vero, ma ho cercato di rimediare al mio errore e credo di esserci riuscita, non lo so… Quando sei partito per l’estate speravo in fondo al cuore che tu cambiassi idea; che tornassi e dicessi che era stato tutto uno sbaglio prendere quella decisione avventata. Invece…»
«No Cath, ti prego, non…»
«Stai zitto. Fammi finire» dico interrompendolo e guardandolo negli occhi. «Sei tornato cambiato. Eri diverso, felice e inizialmente non mi sfiorava neppure lontanamente che tu potessi arrivare a tanto. Non credevo ne fossi capace, ma quando hai sussurrato il suo nome, quella sera, mi è caduto il mondo addosso, peggio di quando mi hai parlato del divorzio. Hai idea di come mi sono sentita?! Immaginare l’uomo che amo più di qualsiasi altra persona al mondo a letto con un’altra» mi sfugge un singhiozzo e velocemente, mi ritrovo tra le braccia di Alex e lui che mi accarezza la schiena, e mi bacia i capelli.
«Perdonami» sussurra.
«No, piantala di dire così. Io non ce l’ho mai avuta con te, perché ti amo. Ti amo da morire Alex»
Automaticamente le mie braccia lo chiudono in una morsa, nonostante le differenze fisiche. «Promettimi che non mi lascerai» piango sul suo collo.
«Te lo prometto e so che probabilmente non mi crederai, ma è così, davvero!»
Continuo a piangere, fin quando non sento una manina tirarmi la giacca che indosso. Mi abbasso e vedo Christopher con gli occhi pieni di lacrime.
«Tesoro, cos’è successo?» gli chiede Alex mentre io mi asciugo le lacrime.
«Papino, te ne stai andando?»
«No amore… papà non se ne va più» dico io inginocchiandomi alla sua altezza. Guardo Alex per avere conferma e lui sorride e annuisce.
Si abbassa anche lui e mi bacia la tempia e mi abbraccia «La mamma e il papà non ti lasciano»
«Posso dolmire con voi?» chiede con un sorriso a trentadue denti.
Alex mi guarda e mi sorride. Si sporge verso di me e mi bacia.
 
«Che hai?» mi chiede Alexander sussurrando per non svegliare Christopher che dorme tra di noi. Io lo sto guardando da mezz’ora più o meno e sto ripensando a tutto quello che è successo stasera.
Alzo lo sguardo alla sua domanda e rispondo alzando le spalle.
«Cath, ti prego. Se c’è qualcosa che non va, dimmelo»
«Mi sento strana, tutto qui. L’ultima volta che sono stata su questo letto con te non abbiamo proprio parlato e la volta prima ho scoperto che mi avevi tradita e adesso… non  lo so, ho come l’impressione che mi sto illudendo ancora e che tra un paio di giorni te ne andrai di nuovo»
«Non succederà» risponde guardandomi dritto negli occhi.
Sposto lo sguardo su mio figlio e sorrido appena «Lo vedremo»
Con un peso parzialmente alleggerito da questi ultimi avvenimenti mi stendo a pancia su, sul letto e provo a dormire, cercando di ignorare la presenza di Alex accanto a me.
Credo di aver fatto lo stesso sogno, con lo stesso fulmine nel cielo che mi riporta alla realtà, svegliandomi.
Stavolta è giorno e tastando l’altra parte di letto, sento che è vuota.
Bene, posso dormire ancora un po’ stando più comoda.
Guardo la sveglia. Le otto di sabato mattina. Sorrido e mi sposto verso il centro del letto, ma quando mi volto su un fianco mi scontro con Alex.
ALEX!!
«Oh dio…» mormora lui svegliandosi di colpo. «Che è successo?» chiede con gli occhi socchiusi.
«Scusa, mi sono scontrata con te. Torna a dormire» dico e, velocemente, mi alzo, ma le mani di Alex non me lo permettono. Mi prende per i fianchi e mi fa ritornare a letto abbracciandomi da dietro. «Resta con me» sussurra e nasconde il suo viso tra i miei capelli.
«Devo andare a vedere come sta Christopher» mento.
«Bugiarda» dice sorridendo e mi fa voltare.
Adesso siamo l’uno di fronte all’altro. «Resta con me» dice ancora.
«Ok»
Per un paio di minuti restiamo a fissarci negli occhi, godendo l’uno della compagnia dell’altro.
Non ricordavo fosse così bello stare con lui a letto.
«E’ bello stare così» dico.
«Mi è mancato» risponde chiudendo gli occhi e respirando a fondo.
Annuisco piano e sorrido.
«Che ti va di fare oggi?!» chiede avvicinandosi di più. Come una reazione automatica del mio corpo nei confronti del suo, sento il mio stomaco stringersi e un brivido lungo la spina dorsale.
Continuerà a farmi sempre lo stesso effetto?!
«Devo controllare la mia agenda» rispondo.
«Hai un’agenda?» chiede sorridendo.
«Da qualche mese a questa parte si…»
«Giusto. Adesso sei la nuova conquista della moda londinese» dice lui sorridendomi.
«Non esagerare, ok?»
«Non sto esagerando, dico la verità»
Alzo lo sguardo e mi sposto sulla schiena. «E’ stato strano non condividere tutto quello con te»
«Mi sarebbe piaciuto»
«Davvero?!» chiedo scettica voltandomi a guardarlo.
«Si, davvero. Ho dovuto ammettere poi, che avevi molto più tempo libero con il nuovo lavoro. Sono stato uno stronzo»
«Inizialmente non ce l’avevo con te. Sapevo che avevi ragione. Mi sono comportata da egoista. Passavo davvero tanto tempo a lavoro invece che con voi, ma sai che non ho mai messo il mio lavoro prima di te e Christopher. Da quando ho fatto quella scoperta, è cambiato il mio modo di vedere le cose e ho firmato»
«Perché non me lo hai detto?»
«Che cosa?» chiedo voltandomi verso di lui «Che stavo firmando perché sapevo che mi avevi tradita?! Che senso avrebbe avuto, tanto tu lo avresti scoperto comunque»
«In realtà non sapevo cosa ti aveva spinta a firmare. Avevo preso in considerazione che tu lo avessi scoperto, ma non ne ero sicuro»
«Ci credevi davvero così poco nel nostro matrimonio?» gli chiedo anche se non sono sicura di voler sapere la risposta.
«Credevo davvero di aver fatto uno sbaglio. Perdonami»
Scuoto la testa «Non devi scusarti per qualcosa in cui credevi»
«Non ho mai avuto dei ripensamenti su nostro figlio però…»
Mi volto e gli sorrido «Si, questo lo so»
«Sposami» dice all’improvviso.
«Cosa?!»
Mi volto di scatto e stavolta mi alzo anche. Che ha detto?!
«Sposami» ripete alzandosi anche lui.
«Siamo già sposati, o… o almeno così sembra»
«Lo so che lo siamo, ma voglio rinnovare le mie promesse e voglio farlo davanti a tutti»
«Non è necessario» rispondo cercando di uscire dalla stanza, ma lui è più veloce di me e mi blocca.
«Sposami» dice per la terza volta.
«No, non occorre»
«Si invece. Catherine io sono innamorato di te e mi dispiace non avertelo dimostrato in questi mesi e soprattutto di averti fatto soffrire. Non lo meritavi»
«Nemmeno tu quello che ti ho fatto»
«Non importa»
«Invece si, perché ho sbagliato. Ho sbagliato a non ribellarmi prima a lavoro. Ti chiedo scusa» dico e mi avvicino pericolosamente a lui, ma non so come, mi avvento sulle sue labbra e iniziamo a baciarci.
«Sposami…» mormora ancora mentre mi fa distendere sul letto e lui sopra di me.
«Tutto per te» dico completamente rapita dall’uomo che amo.
«Mamma? Papino?»
«Tempismo perfetto» mormora lui alzandosi da me.
Rido e lo faccio anche io. «Amore, buongiorno» gli dico mentre lui si arrampica sul letto.
«Posso stale con voi?» chiede.
«Certo»
 
Dopo una mattinata passata a letto a guardare cartoni animati in tv, ho lasciato Alex e Christopher a letto e ho cominciato a sistemare casa.
Quel giorno sarei anche dovuta andare in ufficio per una riunione straordinaria, prima della sfilata, ma non mi sembra il caso di rovinare tutto proprio adesso.
Manderò un’e-mail con i dettagli da modificare.
«Christopher ha fame» mi informa Alex entrando in cucina.
«Cosa?!» chiedo distogliendo lo sguardo e l’attenzione dalla mia agenda.
«Christopher…»
«Ah, si! Gli preparo subito qualcosa» dico voltandomi verso il frigo.
«E’ successo qualcosa?» chiede lui avvicinandosi.
«No, niente di cui tu debba preoccuparti»
«Cath…»
Lo guardo «Sul serio Alex, va tutto bene»
Lui annuisce e si siede sullo sgabello «Che gli prepari?»
«Beh, considerato che è quasi l’ora di pranzo direi qualcosa di leggero, almeno non si rovina l’appetito per dopo»
Per tutto il tempo che impiego in cucina, Alex mi guarda seduto dallo sgabello.
«Lo sai che è maleducazione fissare la gente?» dico prendendo il piatto con la frutta e portandolo a Christopher, lasciando Alex seduto ancora in cucina.
«Mamma?»
«Chris ti ho portato la frutta»
«Posso andare da Michael oggi?»
Michael è il suo compagno, migliore amico, miglior nemico, ma si vogliono bene e amano stare in compagnia dell’altro.
«Chiamo la sua mamma e vediamo ok?» 
«Ok» risponde e torna a guarda la tv, mangiando la frutta.
Ritorno in cucina e Alex legge un giornale. «Quando vuoi sposarti?» dice guardandomi serio.
Lo guardo a mia volta e spero che prima o poi smetta di proporre questa cosa.
«Cath?»
«Perché dovremmo rifare un matrimonio che è già stato celebrato e… consumato?»
«Perché voglio dimostrarti che ti amo e che tengo a te, al nostro bambino, a noi, al nostro matrimonio»
«Ti credo Alex. Ci vorrà un po’ di tempo prima di abituarmi di nuovo alla tua presenza, ma ti credo. Non hai bisogno di un matrimonio per dimostrarmelo»
«Passiamo il pomeriggio insieme. Soltanto noi due»
«Devo fare un paio di cose prima, spero non ti dispiaccia» dico ricordando la riunione e la telefonata alla mamma di Michael.
«Fai pure» risponde sorridendo.
 
«Prometto che sarà una cosa veloce, davvero»
«Cosa veloce? Devo preoccuparmi?» chiede scherzando.
«No, stai tranquillo. Non è quello che pensi tu»
«Va bene, ok. Entra» dice aprendo la porta a vetri del palazzo.
«Grazie»
Dieci secondi dopo ci ritroviamo insieme, di nuovo, nello stesso ascensore di qualche settimana prima. «Ho già detto che odio gli ascensori?» dico guardandomi intorno imbarazzata.
«No, ma non hai motivo per odiarli»
«Si invece. Sono fonte di situazioni imbarazzanti. Vuoi che ti ricordi l’ultima volta?»
Lo vedo sorridere e fare di no con la testa «Me la ricordo piuttosto bene. Ricordo proprio tutto»
«Già» mormoro capendo a cosa si sta riferendo con “proprio tutto”.
Sono felice di trovarmi qui con lui, lo sono sempre stata a dire il vero, ma oggi è particolare.
Abbiamo accompagnato Christopher dal suo amico e adesso noi stiamo salendo nel mio ufficio per quella riunione alla quale io non parteciperò, ma darò soltanto degli spunti.
«Quando dovranno toglierti la fasciatura?» chiedo uscendo dall’ascensore e notando la sua mano infortunata.
«Tra qualche settimana. Non preoccuparti, sto benissimo»
«Mi preoccuperò sempre io»
Mi sorride e guarda dietro di me. «Ci stanno fissando»
Mi volto di scatto e vedo Logan con un sorriso a trentadue denti che mi alza il pollice.
«Oh dio» mormoro super imbarazzata voltandomi per entrare nel mio ufficio.
«Logan fa il tifo per te»
«Si» rispondo ridendo.
«Non gli hai detto che siamo tornati insieme, vero? Lo sta scoprendo adesso»
«Perché siamo tornati insieme?» gli chiedo aprendo la porta a vetri del mio ufficio con la schiena.
«Divertente…» dice lui regalandomi una delle sue smorfie che adoro.
Rido e comincio a guardare ciò che dovrebbe essere modificato durante la riunione.
«Non chiude l’ufficio il sabato?»
«Si, di solito si, ma con l’arrivo della prossima sfilata ogni momento è di fondamentale importanza, soprattutto se c’è qualcosa che non va»
«E cosa c’è che non va?» chiede sinceramente interessato, alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi a me.
«Ciao Cathy» mi saluta Erik spuntando dal nulla.
«Oh, ciao» ricambio io non soffermandomi troppo su di lui.
«Ciao, tu devi essere Alexander»
«Si, infatti. Suo marito» gli fa notare lui fulminandolo con lo sguardo.
«Mi aveva detto che era single»
«Non più»
«Signori, per favore» intervengo prima che mi facciano prendere fuoco l’ufficio. «Erik, queste sono le modifiche che dovrete apportare per la scenografia, per i singoli abiti e poi ho modificato anche la lista degli invitati. Mostrala a Logan e a Ramona e fammi mandare una mail da lui, ok?»
«Certo» risponde. Prendo Alex per mano e mi dirigo verso gli ascensori.
«Single?!» urla una volta dentro la cabina.
«Perché stai urlando?» gli chiedo allontanandomi da lui.
«Perché mi fa incazzare che uno come quello sbavi dietro mia moglie»
«Non ero tua moglie fino a quarantotto ore fa e non so nemmeno se lo sono adesso, né se voglio esserlo di nuovo se ti comporti da idiota»
«Ah, adesso sarei un idiota? Cathy?! Da quando lui ti chiama Cathy?! Non ti chiamo nemmeno io quel modo, perché dovrebbe farlo lui?»
«Ma ti senti? Alex, stai vaneggiando. Non me frega niente che lui mi chiami in questo modo e sai che io odio quando mi chiamano così»
«Chi è lui Cath? Ci sei uscita?»
«Perché dovrebbe interessarti?»
«Perché sono tuo marito; perché ti amo; perché sei la madre di mio figlio; perché sono maledettamente geloso di te e non voglio che altri ti tocchino» esclama a due centimetri dal mio viso. Ci guardiamo per qualche secondo negli occhi, poi avviene tutto velocemente.
La sua mano sul bottone per fermare l’ascensore, le sue labbra sulle mie, le mie braccia intorno al suo collo e i nostri corpi avvinghiati.
«Perché è così difficile per te credere che io sono perdutamente e sinceramente innamorato di te?! Che non sopporto di vederti con quel cretino di Erik…»
«Perché mi hai lasciato e… stavi… stavi per ottenere il divorzio e probabilmente…» mi fermo incapace di continuare. Faccio un respiro profondo e lo guardo di nuovo negli occhi. Adesso capisce cosa si prova a vedermi con un altro «Probabilmente avresti continuato a vivere la tua vita felice con Jenna, mentre io… io non sarei nemmeno riuscita ad immaginarmi con un altro. Sono uscita con Erik, ma era soltanto perché volevo uscire di casa ed evitare di immaginarti sempre di rientrare dalla porta di casa; ma il rientro era ancora più tremendo, perché non c’era nessuno ad aspettarmi»
«Sei uscita con quello lì?» chiede sconcertato.
«Si ma non mi interessava passare del tempo con lui. In realtà, ho sperato molte volte di incontrarti e farti ingelosire»
«Quantifica “molte volte”» dice.
«Ma tu mi ascolti quando parlo? Praticamente non prendi in considerazione più della metà di quello che dico»
«Lascia stare. Ti ascolto. So cosa mi hai detto. Ma rispondo a quello che non mi conviene»
«Quindi non ti conviene che io abbia sperato “molte volte”» dico mimando le virgolette «di farti ingelosire con Erik se solo tu mi avessi visto»
«Divertente…» dice facendo di nuovo la stessa smorfia di prima. «Dai, quantifica “molte volte”» ripete mimando anche lui le virgolette.
«Un paio…»
«Cioè due?» chiede lui guardandomi mentre io cerco di evitare il suo sguardo.
«Forse»
«Cath!!! Quante volte ci sei uscita?» chiede ancora. Sta per perdere la pazienza.
In realtà ci sono uscita solo una volta ed era una specie di brunch con alcuni finanziatori.
«Una volta sola. Una mattina, qualche settimana fa»
«Una mattina?» chiede adesso confuso.
«Si, una mattina. Alex, io non sono minimamente interessata a lui. Quella volta siamo usciti insieme dall’ufficio e siamo andati a quel brunch insieme. Niente di che»
«Me lo hai detto di proposito allora?»
«Si» rispondo trattenendo le risate.
«Sei perfida»
«Disse colui che si è scopato un’altra donna che non era sua moglie» dico guardandolo.
Preme di nuovo il pulsante che fa ripartire l’ascensore e mi guarda di traverso «Piantala con questa storia»
«E perché dovrei Alex? Perché mi fai la scenata di gelosia per qualcuno che per me non è altro che un semplice collega e io non posso dire la mia su una tua relazione che, voglio ricordarti, hai avuto mentre eravamo ancora sposati, ma va bene lo stesso. Catherine sopporta tutto, perché ti amo, da stupida quale sono»
«Smettila di ricordarmi quel periodo»
«Alex, adesso fai così perché hai rotto con lei e vuoi stare con me, ma non la penseresti in questo modo se le cose fossero diverse»
«Perché dobbiamo parlarne?» chiede mentre le porte dell’ascensore si aprono davanti ad un gruppetto di gente che comincia ad esprimere sollievo per l’arrivo dell’ascensore.
«Vieni qui. Usciamo» dico guardandomi intorno.
Usciamo in strada e io non so che dirgli adesso. Perché ne dobbiamo parlare se fa male ad entrambi?!
«Cath?» mi chiama mentre continuiamo a passeggiare.
«Alex… io non lo so perché dobbiamo parlarne, ma è l’unico argomento che mi viene di tirar fuori con te. Di cosa vuoi che parliamo altrimenti?! Di quanto sia strano il tempo?! Di dove iscrivere a scuola nostro figlio? O di altri argomenti che vengono fuori tra due persone normali?! Alex, noi non siamo più persone normali. Il nostro rapporto non lo è più…»
«Ma possiamo ristabilire l’equilibrio, non credi?»
«Non credo Alex. Chi mi dice che tu non te ne andrai alla prossima difficoltà? O la prossima volta che io avrò un’emergenza a lavoro, per la quale servirà il mio aiuto, tu come reagirai?! Vivrò sempre con la paura costante che qualcosa in me ti farà fare di nuovo le valigie e andare via»
«Non sarà più così Cath» dice fermandosi e prendendomi le braccia. «Te lo prometto. Io… io sono stato un vero stupido a non fidarmi di te. E ti chiedo scusa. Devi credermi. So che le colpe ce le abbiamo entrambi, ma… sarà diverso stavolta»
«Non me ne faccio niente delle tue scuse e sinceramente neanche le voglio…» mi fermo, prendo un respiro profondo ricomincio «Hai detto così tante volte che le cose saranno diverse che non so se crederti o meno» concludo e lo guardo negli occhi.
«Grazie» risponde.
«Quando vuoi» rispondo a mia volta dandogli le spalle e ricominciando a camminare.
Così impara ad avermi rivolto quelle parole. Adesso capisce il male che mi hanno procurato.
«E’ così allora?» chiede spuntando di nuovo al mio fianco.
«Così come?» chiedo continuando a guardare davanti a me.
«Io ho fatto soffrire te e tu adesso ti vendichi?»
«Non ho mai avuto intenzione di farlo» rispondo.
«Non so che fare per farmi perdonare o per farti capire che ho capito di aver fatto una grande cazzata. Dimmi tu che devo fare Catherine» mi ferma e mi fissa negli occhi.
Accidenti…
È veramente dispiaciuto.
Sembra che stia per piangere.
Mi avvicino e gli prendo il volto tra le mani. «Ho bisogno di sapere che tu sarai sempre lì al mio fianco e che non mi farai mai più una cosa del genere. Ho bisogno di sapere che tu ci sei quando ho un problema e ti voglio al mio fianco sempre, quando fallisco e quando riesco in qualcosa. Non voglio che tu dia di matto se devo scappare al lavoro o devo fare qualcosa. Hai ragione. Hai avuto ragione in tutto questo tempo. Io ho esagerato in questi quattro anni, ma non ho mai messo il mio lavoro al primo posto. Siete voi la cosa più importante della mia vita. Potrei rinunciare a tutto ma non a te o a Christopher. Se tu mi chiedessi di lasciare il lavoro io lo farei e ti chiedo di fidarti stavolta, perché io di te mi fido, nonostante tutto. Nonostante mi hai fatto passare le pene dell’inferno in questi dodici mesi. Io ti amo, ti amo come non mai e forse è stata tutta questa situazione a rafforzare il mio sentimento, perché ti avevo perso e… e non posso sopportare di vivere un altro giorno senza di te. Ti voglio al mio fianco Alexander. Ora e per sempre»
Gli sorrido e avvicino le mie labbra alle sue. Lui mi stringe forte al suo corpo e mi accarezza la schiena. «Non meritavi di essere trattata in quel modo. Non meritavi nulla di tutto quello, ma in particolar modo non meritavi di essere ferita con Jenna e Christopher. Non avrebbe dovuto farlo e mi dispiace tantissimo»
«E’ tutto passato adesso» dico abbracciandolo e accarezzandogli la nuca. «E’ tutto finito»
Anche io continuo a ripetermelo come un mantra, e spero che riesca a tranquillizzare il mio animo perché sarebbe davvero ora che tutto si sistemasse e ritornasse l’equilibrio.  
 
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Ed eccomi qui... Mi sta venendo l'ansia perchè siamo al 16esimo capitolo e io non ho ancora finito di scrivere il 18esimo e se arriverò a pubblicare il prossimo senza averlo finito, sono davvero nei guai e voi mi lincerete, perchè comincerò a non pubblicare più o__O No,no... adesso mi metto a scrivere :D
Prometto che non attenderete un giorno di più. Tra due mercoledì avrete il diciottesimo e fra tre, il diciannovesimo... e poi cominceremo ad avviarci alla fine della storia :'(
Beh, per il momento godiamoci questi capitoli :D
Buona lettura :* A mercoledì!

 


We can find love within us
-Capitolo 16-

 
 «Buongiorno»
Mmm… chi è?!
Cavolo, voglio dormire e nell’ultima settimana non ho chiuso occhio.
Colpa di Alex che ha deciso di dormire con me.
Più o meno, da quel giorno in cui abbiamo chiarito, lui ha deciso che avremmo passato la notte insieme. Quella sera è stata l’inizio di tutto questo periodo.
«Cath…»
Alex, dio mio… è lui.
«Che c’è?» chiedo voltandomi e dandogli le spalle.
«Svegliati dai»
«Perché?» mormoro ancora cercando di non svegliarmi del tutto.
«Devo farti vedere una cosa»
«No»
«Eh dai. Voglio farti vedere questa cosa»
«Uffa!!» mi alzo di scatto, scalciando via le lenzuola e guardandolo. «Che c’è?»
«Che giorno è oggi?» mi chiede sorridendo.
«Non lo so, che giorno è?» chiedo confusa.
Lui mi sorride e alza le sopracciglia «E’ San Valentino»
Alzo gli occhi al cielo ed esco dalla camera da letto.
«Cath!» urla e mi raggiunge. «Ehi… che ho detto che non va?»
Lo guardo e vorrei tanto essere felice e festeggiare con lui «Che è San Valentino. Non voglio mai più festeggiarlo. Capirai perché»
Alex abbassa lo sguardo e prende le mie mani, intrecciando le nostre dita «Scusa. È vero»
«Cosa dovevi farmi vedere?» chiedo guardandolo e sorridendogli.
Qualsiasi cosa deve aver fatto è stato carino, quindi, chi sono io per impedirgli di farmi qualche sorpresa?
«E’ in camera» dice e indica con la testa di ritornare indietro.
«Ok» mimo con le labbra incapace, ormai, di parlare.
In silenzio, cercando anche di non svegliare Christopher, rientriamo in camera da letto e quando mi posiziono al centro del materasso, vedo Alexander estrarre qualcosa da un cassetto.
Quando si volta riconosco il pacchetto. Il mio regalo di Natale che non ho mai aperto.
«Sembra essere passato così poco tempo…» mormoro.
«Già» risponde lui sorridendo appena e sedendosi accanto a me sul letto. «Non è il tuo regalo di San Valentino, ma volevo che lo aprissi oggi, visto che non lo hai più fatto da quando te l’ho dato»
Lo guardo di traverso. «Puoi immaginare il motivo per cui io non abbia voluto aprirlo»
«No, sul serio, non riesco ad immaginarlo»
Spalanco gli occhi e la bocca «Davvero?» chiedo.
«Si»
«Mi sono sentita presa in giro»
«Presa in giro?» chiede lui confuso.
«Si. E poi, ammetti che mi hai comprato questa cosa soltanto perché io ti avevo regalato il cd con i biglietti»
«Mi dispiace» dice e si mette seduto sul bordo del letto con le mani tra i capelli.
«Non preoccuparti Alex. Non volevo niente in cambio, dico sul serio. Quel regalo te l’ho preso perché sapevo che il gruppo sarebbe stato alla sfilata. Sapevo quanto ci tenevi e ho voluto fare questa cosa»
«Beh, ti ringrazio e scusa per non averti pensata»
«Non scusarti Alex. Mi odiavi e non me la sono presa»
«Non ti odiavo»
Alzo un sopracciglio e gli sorrido. Lo stesso fa lui e mi porge il regalo. «Adesso aprilo, per favore»
«Ok»
Devo essere sincera: i primi tempi ero estremamente curiosa di sapere cosa fosse, ma poi, quando l’ho messo dentro il borsone prima che lui lasciasse casa, la curiosità era passata.
Quando il pacco è libero dalla carta, noto una scatolina di velluto «Cos’è?» chiedo guardandolo sorpresa.
«Se non lo apri non lo scoprirai mai» dice e mi accarezza una guancia.
Cosa sarà se fa così?!
Ci guardiamo per qualche istante negli occhi e io sono sicura che i miei stiano per diventare lucidi, o già lo sono.
Riporto l’attenzione sulla scatolina quadrata e la apro.
“Oh mio Dio” penso guardando il contenuto.
«Perché?» chiedo continuando a guardare dentro.
«Perché cosa?» chiede lui confuso
«Perché mi hai regalato questo se non mi amavi più»
«Perché…» inizia, ma si ferma subito e scuote la testa «Non lo so, ma mi era piaciuto per te e mi è sembrato il regalo perfetto. Non ti piace?» chiede guardando me e il ciondolo.
È tutto in oro con delle decorazioni semicircolari intorno all’ovale centrale che raffigura due cigni su uno sfondo celeste. Anche la catenina è d’oro, ma sono presenti anche tre perline: due bianche e una celeste. Adorabile.
«E’ stupendo» esclamo buttandomi su di lui. Scoppio a piangere e lui mi stringe forte.
«Scusa» mormora contro il mio collo.
Scuoto la testa e lo guardo «Grazie. Amo il tuo regalo»
Esita qualche secondo, ma poi sorride e mi bacia sulla fronte. «Aprilo»
«Cosa?» chiedo confusa.
Alex prende il ciondolo dalle mie mani e lo apre «Guarda» dice e me lo porge.
«Oh…» mormoro guardando la piccola foto di Christopher. Sorrido e lo guardo di nuovo «Grazie»
«Figurati» risponde e mi abbraccia di nuovo, facendo distendere entrambi sul letto.
Indosso la collana e la stringo tra le mani, ma ricordando l’altro spazio per la foto vuoto, mi viene un’idea. Salto giù dal letto «Ma che fai?» chiede Alex confuso.
Non gli rispondo, ma comincio ad aprire i cassetti della toeletta alla ricerca della foto che mi serve.
«Cath?»
«Aspetta, arrivo subito» dico e, finalmente, trovo la foto che cercavo.
Ritorno sul letto e mi faccio abbracciare di nuovo «Che hai preso?» chiede curioso, ma so che lui ha capito.
«Questa» rispondo dopo aver inserito la sua foto dentro il ciondolo.
Lui mi guarda e mi sorride emozionato. «Non ti piace?» chiedo preoccupata.
«Non è questo. E’ stupendo che tu abbia voluto inserire la mia foto nel tuo ciondolo, ma mi chiedo se io me lo meriti»
Quel suo dubbio mi sorprende. Salgo su di lui e lo abbraccio «Meriti di essere felice. Ti amo da morire Alex. Ti amo che potrei donare un organo per te»
«Che…?»
Scoppiamo a ridere entrambi, ma non gli do il tempo di aggiungere altro che le mie labbra sono sulle sue e il suo corpo schiaccia il mio contro il materasso.
«Ti amo anche io Cath» dice e continua a baciarmi.
«Lo spero proprio» rispondo sorridendo, ma proprio in quel momento sentiamo la maniglia della porta abbassarsi.
«Mami?!» chiama il nostro bambino.
Smetto di guardare Alex e mi volto per guardare Christopher.
«Ho fame» dice e si strofina gli occhi con la mano.
«Buongiorno ometto» lo saluta Alexander.
«Ciao papi» lo saluta lui mentre io scendo dal letto ed esco dalla camera da letto e mi dirigo in cucina.
«Che ci prepari mammina?» chiede Alex entrando in cucina imitando la voce di Christopher.
Lo guardo e sorrido. Da quanto non avevamo quest’intimità?
«Pancake e bacon?» chiedo io cominciando a prendere i primi ingredienti.
«Andata» risponde Alex. Guardo Christopher e lui sorride felice.
Il mio bambino è tornato a sorridere.
Spero non ricominci a tirare oggetti in testa ad Alex.
Dopo aver preparato la colazione ci sediamo insieme a tavola e da non so quanto tempo non ci ignoriamo e parliamo normalmente, come se nulla fosse successo.
Magari…
Mi chiedo cosa succeda adesso.
Il mio sguardo si rabbuia e Alex se ne accorge.
«Tutto ok?»
«Si, tutto ok» rispondo con poca convinzione.
«Cath. Che hai?» chiede alzandosi e porgendomi la mano. Ok, vuole andare a parlare lontano da Christopher.
Va bene…
Mi alzo e ci dirigiamo in corridoio. «Ehi, che succede?» chiede accarezzandomi la guancia.
«Che succede adesso?» chiedo evitando il suo sguardo.
«Che vuoi dire?»
«Hai strappato quei documenti, ma tra una settimana…» scuoto la testa incapace di continuare.
«No, ehi… Non ti lascio. Non ti farò mai più una cosa del genere. Te lo prometto»
«Alex…» sussurro e lo attiro a me per abbracciarlo.
«Amore mio… quanto dolore ti ho causato»
Scoppio a piangere sentendo quelle parole e lo stringo più forte, lasciandomi stringere a mia volta. «Ti amo così tanto. Scusa se ne ho dubitato. Scusa se ti ho tradita. Ti prego, perdonami»
Annuisco e continuo ad abbracciarlo.
Dopo qualche secondo mi guarda e sorride «Chiamerò il mio avvocato»
«Va bene» rispondo tirando su con il naso.
 
«Credi che dovremmo dirlo ai nostri genitori?» chiede Alex mentre guida verso casa.
Siamo appena usciti dallo studio del suo avvocato e, non so come abbia fatto, ma sinceramente non me ne importa nulla, non ci sarà nessuna udienza per divorzio.
«Sei impazzito?! A mia madre verrà qualcosa»
«Ok, quindi non diremo nulla. Sono d’accordo»
«Hai paura?»
«Abbastanza, si» risponde distogliendo lo sguardo dalla strada e mi guarda.
Sorrido e guardo fuori.
«Ricordo quello che mi aveva detto tuo padre quando gli abbiamo detto del bambino» dice all’improvviso.
«Che cosa aveva detto?» chiedo curiosa.
«Mi aveva fatto promettere che mi sarei preso sempre cura di te e non ho mantenuto la promessa»
«Non pensarci» rispondo cercando di sviare l’argomento.
«E se dovesse scoprirlo?» chiede ancora.
«Lo affronteremo insieme, non preoccuparti»
«Se lo dici tu» dice e mi guarda sorridendo.  «C’è tua madre…» dice assottigliando gli occhi e guardando oltre il parabrezza.
«Che diavolo ci fa qui?» chiedo.
Alex ferma l’auto e, quando scendiamo insieme mia madre mi guarda sconvolta. «Mamma, che è successo?» chiedo terrorizzata dal suo sguardo.
«Non stavate divorziando vero?» chiede sbattendo in faccia ad Alex un giornale.
Lui lo prende e mi guarda dispiaciuto. «Dammi qua» dico e glielo strappo di mano.
Ci sono io sulla passerella, sorridente e con un titolo sopra la testa “La giovane promessa della moda londinese con il cuore spezzato. Confermate le voci del suo presunto divorzio
Da quando compaio sui giornali?!?! Per la miseria…
«Oh dio…»
«Mi volete spiegare?» chiede guardando un po’ e un po’ Alexander.
«Mamma, non c’è nessun divorzio»
«Non ti credo Catherine. È da un anno che ti vedo strana. Sei dimagrita, sei sempre stata schiva quando si parlava di Alex e non avete passato il Natale o il Capodanno con noi. Lo sappiamo che eravate ad un passo dal divorziare. Ammettetelo!!» urla mia madre.
Mi guardo intorno sperando che nessuno ci abbia sentiti. «Mamma, saliamo su. Non mi sembra il caso di parlarne qui in strada»
«Si, andiamo sopra e chiama tuo padre»
«Mamma, no!! Non c’è motivo di mettere in mezzo anche papà. Ti ho detto che non c’è stato nessun divorzio!» urlo e la guarda «E non ci sarà» aggiungo spaventata guardando anche Alex.
Mi asciugo una lacrima e apro la porta per entrare in ascensore.
Dentro Alex mi stringe forte e mi bacia la fronte. Adesso non ho nemmeno voglia di stare vicino a lui. Mi sento così strana.
Come se tutto quello che abbiamo passato stia per rivoltarsi contro di noi…
E forse è davvero così.
È davvero così… accidenti!!
Non diciamo nulla fin quando tutti e tre non ci ritroviamo dentro casa. «Adesso volete spiegarmi?!» chiede mia madre.
«Abbiamo solo passato un po’ di giorni difficili, ma non… non si è mai parlato di divorzio»  mento sedendomi sullo sgabello della cucina.
«Alexander vuoi raccontarmi la verità per favore? Mia figlia non è mai stata brava a mentire» risponde mia madre guardandomi storto e poi guardando Alex.
Lui non risponde subito e da questo mia madre intuisce che tutta la storia del divorzio è vera.
«E’ stata tutta colpa mia» dice Alex guardando mia madre.
«L’hai tradita?» chiede lei.
«Si» risponde lui abbassando la testa.
«Catherine… perché non mi hai detto nulla?!»
«E’ stata anche colpa mia» dico asciugandomi le lacrime.
«Che vuoi dire?»
«Voglio dire che ho passato più tempo a lavoro che con la mia famiglia» esclamo scoppiando a piangere e correndo verso la camera da letto.
Adesso voglio stare da sola.
Dopo aver sbattuto la porta sento mia madre e Alex parlare di qualcosa, discutere anzi, dopo di che la porta dell’ingresso chiudersi e dopo qualche secondo Alex entrare in camera da letto, dove sono io.
«Cath?» mi chiama.
«Voglio stare da sola, se non ti dispiace» rispondo tirando su col naso.
«Ok…» risponde deluso. «Vado a prendere Christopher da mia madre» aggiunge e dopo qualche secondo lo sento salire sul letto e baciarmi la testa. «Ti amo» mormora «E se puoi perdonami per tutto quello che ti ho fatto»
A quelle parole mi travolge una nuova ondata di lacrime e mi stringo al cuscino.
Come è potuto succedere tutto questo?! Me lo chiedo da un anno a questa parte e ancora non sono riuscita a darmi una risposta. Cioè, so che è colpa mia, ma insomma, siamo andati di male in peggio. La situazione non ha fatto altro che degenerare sempre di più, accidenti.
Ho solo ventiquattro anni e la mia vita ha rischiato di andare a rotoli.
Le lacrime non accennano a diminuire e io vorrei tanto tornare indietro e non commettere quello sbaglio madornale.
Come ho potuto?!
Nonostante gli sbagli che ha fatto Alex, perché si, anche lui ha sbagliato, sto avendo un’altra possibilità e non la sprecherò.
Amo la mia famiglia. Amo Christopher. Amo da morire Alexander e farò di tutto per non deluderlo.
Mi alzo di scatto e vado in soggiorno. Vedo che Alex ancora non è arrivato, quindi mi dirigo in bagno e mi sciacquo la faccia, togliendo i residui di lacrime e mascara.
Sento, qualche minuto dopo il rumore delle chiavi nella toppa. Non aspetto nemmeno che Alex entri in casa, che mi fiondo su di lui, saltandogli addosso, abbracciandolo.
«Ehi…» mormora cercando di ristabilire l’equilibrio.
«La mamma è impazzita» mi prende in giro Christopher ridendo.
Lo guardo sorridente e mi abbasso a baciargli la guancia. «Vai a giocare. Papà e mamma arrivano subito» gli dico sorridendogli e facendogli l’occhiolino.
Christopher mi regala un bel sorriso smagliante con un dente mancante e si dirige in camera sua saltellando contento.
«Che succede?» mi chiede Alex mentre io ritorno a guardarlo.
«Ti amo» dico e lo bacio.
Anche lui risponde al bacio e ben presto mi ritrovo appoggiata alla parete e con il suo bacino attaccato al mio. Sento la sua lingua urgente dentro la mia bocca. La passione travolge entrambi, ma non possiamo. Non ora. Cerco di fermarlo, ma lui non ne vuole sapere. «Ti desidero da così tanto… ti amo. Ti amo da morire. Non so come ho fatto ad essere così stupido quando ho detto di non farlo più»
«E’ tutto passato. Non preoccuparti» 
«Mi hai perdonato?» chiede guardandomi negli occhi.
«Tu mi hai perdonata?»
«Si»
Annuisco e riprendo a baciarlo. «Devo dirti la verità. Non credo di avercela mai avuta con te» dico accarezzandogli la nuca.
«Davvero?»
«Ero ferita, ma no, non ce l’ho mai avuta con te»
«Allora vuoi fare l’amore con me?» mi chiede.
Il desiderio, la passione nel suo sguardo. 
Sono tentata a dire si. Lo voglio. In tutti i sensi in cui si può desiderare una persona, ma no. Non possiamo.
«No» rispondo e lui mi guarda confuso. Pensava di aver vinto, lo so.
«No?»
«Esatto»
«Posso sapere il perché?»
«Non credo sia il momento per noi due. Non vorrei rovinare le cose»
«Non le rovineremo, però ok. Se vuoi non ti tocco»
Ecco, come il solito ha frainteso e sta esagerando.
«Non voglio che non mi tocchi, ma stare insieme in quel modo è qualcosa di più… di più profondo e sono stata già male per questo motivo» dico e lo guardo.
«Lo desideravo tanto. Mi dispiace se ti ho fatto ancora male, ma ti ho amata al cento per cento quella notte. L’ho fatto con il mio corpo, con il mio cuore, con la mente. Ti amo Catherine e quella notte credo di averlo riscoperto anche se non volevo ammetterlo»
«E se dovesse succedere adesso lo sai che accadrebbe? Che io mi illudo ancora di più perché tu mi stai dicendo che sei innamorato di me e che non vuoi più lasciarmi»
«Devi fidarti di nuovo di me, è vero»
Annuisco impercettibilmente e mi avvicino a lui «So di avere una nuova possibilità con te e con Christopher, per questo non voglio sprecarla facendo qualcosa di affrettato»
Alex mi sorride e mi accarezza i capelli «Hai ragione» dice e si abbassa a baciarmi la guancia.
Lo guardo con un sopracciglio alzato. «Che c’è?» chiede lui sorridendo.
«Puoi baciarmi» rispondo sorridendo a mia volta.
Mi regala uno di quei sorrisi da ragazzino e mi bacia sulle labbra. «E che ci voleva» lo prendo in giro.
Lo sento ridere e, dalla gioia, lo abbraccio, mentre lui mi alza, fino a quando io non gli circondo i fianchi con le gambe.
«Ahi!» esclama all’improvviso staccandosi velocemente da me.
«Che hai?» gli chiedo spaventata.
«Tu non puoi baciale  la mia mamma» urla Christopher tirando un altro giocattolo di plastica.
Entrambi lo guardiamo senza saper dire nulla. Christopher rientra in camera sua e Alex mi rimette a terra. «Almeno qualcosa è ritornato come prima» dice ridendo.
Gli colpisco il petto e sorrido, mentre scuotendo la testa vado da mio figlio.
«Christopher?» lo chiamo bussando piano alla sua porta.
Entro e lo trovo davanti la parete decorata con il paesaggio e gli animali.
«Amore, che cos’è successo di là?»
«Tu e papino siete di nuovo come prima?» chiede voltandosi a guardarmi.
«Si amore. Papino tornerà da noi» rispondo ormai sicura che la tempesta è passata.
«Davvelo?»
«Si» rispondo sorridendo.
Christopher mi sorride a sessantaquattro denti ed esce, correndo, dalla sua camera.
«Papino, papino» grida.
Ritorno da loro e vedo padre e figlio abbracciati, mentre Alex mi sorride e mi fa l’occhiolino.
Ricambio il sorriso.
«Posso dormire con voi stanotte?» chiede Christopher tra le braccia del padre.
Entrambi mi guardano. Bene, la decisione dovrebbe, quindi, spettare a me?
«No» dico e padre e figlio mi fanno il broncio.
«No» ripeto sembrando più decisa.
«Dai, mamma»
«Amore, io lo so come funziona. Dormi stanotte con me e poi non ne vuoi più sapere di tornare nel tuo letto»
«No, plometto che è soltanto stasela»
Sorrido per la sua continua incapacità nel pronunciare la “r”.
«Hmm… ho qualche dubbio»
«Dai mammina»
«E io adesso come faccio a dirti di no se mi chiami mammina?!»
«Mammina, mammina, mammina, mammina» Christopher comincia a ridere mentre io mi avvicino a fargli il solletico.
Sento addosso lo sguardo di Alex. Lo guardo anche io e lui mi sta sorridendo.
«Che c’è?» chiedo mettendo giù Christopher.
«No, niente» risponde lui alzando le spalle.
«Vado a preparare qualcosa da mangiare» dico.
«Non darti pena di preparare da mangiare. Andiamo fuori»
«Fuori?»
«Si. Vi porto a mangiare fuori. Possiamo andare al McDonald»
«Va bene» rispondo sorridendo.
«Vieni qui» dice lui allargando le braccia. Vuole abbracciarmi.
Sorrido e mi avvicino a lui, che si abbassa e mi accoglie tra le sue braccia.
«Mi era mancato stringerti» dico inspirando tutto il suo profumo.
«Pensiamo solo al nostro presente, ok? Le cose con il tribunale si sono risolte e adesso noi possiamo vivere insieme la nostra vita» mi guarda negli occhi e sorride malizioso «Magari possiamo dare a Christopher un fratellino o una sorellina»
«Non credi sia presto?»
«Presto? Ha cinque anni»
«Non presto per lui, ma per noi»
«Potrebbe avvicinarci ancora di più» ipotizza Alexander accarezzandomi una guancia.
«Potrebbe» rispondo sorridendo.
«Andiamo a chiamare Christopher, dai» dice lui abbracciandomi con un braccio soltanto e trascinandomi in camera di nostro figlio.
«Tesoro?» lo chiama il padre.
«Si?»
«Ti va se stasera papà porta te e la mamma al McDonald?»
«Siiiiiiii» comincia ad urlare Christopher tutto contento. Credo che gli piaccia.
Scoppio a ridere e mi libero del braccio di Alex per fermare Christopher che ha cominciato a saltare sul letto.
«Ok, campione. Mettiamo il cappotto, dai»
Sorridendo Christopher si fa vestire e, ridendo insieme ad Alexander, escono dalla camera.
Dopo aver cambiato indumenti raggiungo la mia famiglia in cucina.
«Mamma sei pronta? Io sono pronto e papà pule»
«Si si, andiamo»  rispondo ridendo e, mentre prendo il cappotto dall’appendiabiti, sento una fitta al basso ventre.
Mi piego su me stessa e Alex è subito al mio fianco.
«Tesoro… Tutto ok?» chiede preoccupato.
Ci penso su qualche secondo. Faccio un respiro profondo e credo di stare un po’ meglio. «Si, sto bene» dico alzandomi e sorridendo ad Alex.
«Sei sicura?»
«Si si… tutto, tutto bene»
«Cath possiamo anche non uscire. Preparo qualcosa»
«No, no… Christopher è così contento di uscire insieme. Non voglio deluderlo»
«Ma tu stai male»
«No, sto bene Alex. Sul serio. Andiamo»
«Mamma?»
Christopher mi guarda con sguardo afflitto. «Tesoro, andiamo» rispondo sorridendo.
Quando siamo per strada Alexander mi prende per mano abbracciandomi, mentre con l’altra tiene per mano Christopher.
«Da quanto non facevamo una cosa del genere?» chiedo sorridendo e guardandolo.
«Tanto tempo» risponde lui stringendo la mia mano.
«E’ strano sentirti qui vicino a me»
«E’ davvero così strano?»
«Abbastanza» lo guardo e sorrido. «Scusa, ma un anno fa tu mi chiedevi di divorziare»
«Lo so, scusa»
«Non chiedere scusa Alex. Capisco come ti sei sentito. Dopo tutto questo tempo l’ho capito e forse io non sarei arrivata al divorzio, ma sarei rimasta arrabbiata per molto tempo. Tanto per tenerti sulle spine. All’inizio pensavo volessi fare così, ma poi hai sganciato la bomba»
Lui non dice nulla. Restiamo in silenzio per qualche secondo ascoltando soltanto le canzoncine che canticchia Christopher.
«Come ti è venuto in mente?» chiedo all’improvviso.
Aspetto la sua risposta, qualsiasi cosa, ma niente. Lui non dice assolutamente nulla.
«Alex?» lo chiamo per assicurarmi che lui abbia sentito.
«Catherine, perché continuiamo a parlarne?! Non ci sarà più nessun divorzio e ti amo»
«Va bene, ma non mi hai mai detto il perché. Spiegami. Una volta per tutte»
Di nuovo non risponde subito, ma almeno lo fa.
«Perché ero stanco Cath. Stanco di dover essere messo in secondo piano. Stanco di non avere mia moglie accanto a me durante la giornata. Ti ho sempre amata Cath… anche quando ho detto che avevo smesso di farlo, ma ero anche arrabbiato e la rabbia ha offuscato il mio amore per te. Ho lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento e così ho pensato di lasciarti»
«Non hai pensato a Christopher?» chiedo profondamente scossa da tutto quello.
«Si. Ho pensato a lui, ma mi sono detto che avrebbe capito e io sarei rimasto sempre e comunque al suo fianco. Non avrei mai lasciato mio figlio»
«Capisco» mormoro incapace di dire altro.
Nel frattempo arriviamo al McDonald. Christopher è al settimo cielo.
Credo mancassero anche a lui queste serate così.
«Vado ad ordinare» dice e si allontana, mentre io e Christopher ci sediamo su delle poltrone vicino l’entrata.
«Mamma posso andare a giocare?» chiede lui vedendo gli altri bambini dentro una specie di castello di gomma pieno di palline di gomma.
Non mi sono mai piaciuti giochi come questi. Ho paura che possa andare giù e soffocare.
«Devi per forza?»
«Dai mamma…» si lamenta.
«Ok, vai. Ma stai attento per favore e se succede qualcosa, ti prego urla che arrivo subito, ok?»  dico mentre gli tolgo il giubbottino.
«Ok, mamma»
Proprio nel momento in cui Christopher si allontana ed entra nel castello di plastica, Alexander si siede davanti a me.
«E’ andato a giocare?» mi chiede Alex guardando indietro verso Christopher.
«Si, anche se sto morendo d’ansia»
«Tranquilla. È un bambino in gamba»
«Lo so, ma  mi preoccuperò sempre» dico guardandolo.
Lui mi sorride e si avvicina alla mia mano poggiata sul tavolo.
Le nostre mani si intrecciano e mi piace la sensazione della sua pelle sulla mia.
«Non succederà più» dice all’improvviso Alex. Sento il suo sguardo addosso.
Alzo gli occhi e trovo i suoi fissarmi. «Lo so» rispondo. «Cioè, me lo auguro»
«Piantala!! Non succederà più»
«Ok» sussurro lasciando la sua mano.
Restiamo di nuovo in silenzio, come se fossimo ad un primo appuntamento e non sapessimo che dire.
Guardo Christopher giocare con gli altri bambini. Ride e si diverte. Da quanto non lo vedevo così tranquillo?!
Sono felice di vederlo così tranquillo e rilassato.
I miei pensieri vengono interrotti dalla cameriera che ci porta le nostre ordinazioni.
«Vado a chiamare Christopher» dico e mi alzo.
Come al solito, il piccolo fa dei capricci, non volendo uscire dal castello, ma alla fine esce e va a sedersi accanto al padre cominciando a mangiare i suoi nuggets di pollo.
«Ti stai divertendo?» gli chiede Alex.
«Si» risponde Christopher con la bocca piena e mostrando i denti mancanti.
Sorrido davanti alla sua smorfia.
«Mangia…» gli dice Alexander scompigliandogli i capelli.
Tutti e tre cominciamo a mangiare, ma il silenzio è quasi straziante.
Se non fosse per la gente intorno a noi e per le grida dei bambini il silenzio sarebbe ancora peggio.
«Puoi prenderti qualche settimana di ferie?» mi chiede Alex addentando il suo hamburger.
«Si, credo di si» rispondo non proprio sicura di poterlo fare. «Perché me lo chiedi?»
«Voglio portarti in un posto»
Alzo un sopracciglio. Non sono sicura di aver capito.
«Hai capito benissimo» mi dice lui sorridendo.
«Dove vuoi andare?» chiedo.
«E’ una sorpresa, ma tu devi dirmi se puoi essere libera per due settimane»
«Te lo faccio sapere domani»
«Ok»
«Christopher vuoi rimanere per un po’ di tempo dalla nonna?» chiede Alex mandando giù un boccone di hamburger.
«No, io voglio venile con voi»
«Amore, la mamma e papà devono andare in un posto, ma ti prometto che ti porteremo un regalo»
«Davvelo?»
«Si, davvero»
«Mi portate un flatellino?» chiede ingenuamente, mentre io per poco non mi strozzo con le foglie d’insalata che stavo mandando giù.
Tossisco e Alex mi guarda con un mezzo sorriso sulle labbra.
«Tutto ok?» chiede sorridendo.
«Si» rispondo io bevendo un sordo d’acqua.
«Allora? Me lo poltate un flatellino?» insiste Christopher.
«Amore…» oddio,  e adesso che gli dico?!
«Chris, mamma e papà ti porteranno un altro tipo di regalo»
«Uffa…»
Il bambino si alza e ritorna a giocare.
«Stai attento!!» grido prima di appoggiarmi di nuovo alla poltrona.
«Ti preoccupi troppo» mi dice Alex sorridendo.
«Forse sei tu che non ti preoccupi affatto»
Lui ride e beve un sorso di coca-cola.
Sorrido anche io e forse potrei anche accettare di passare due settimane da sola con lui.
In fondo ultimamente non ho desiderato altro.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


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Buonasera ragazzi... anzi, buonanotte :D
Comunque, poichè non so se domani ho tempo per aggiornare questa storia, perchè vorrei andare avanti, aggiorno adesso, alle 01.31 xD
Comunque spero che il capitolo vi piaccia. Stiamo per finire :(
Buona lettura :* :*

 


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-Capitolo 17-

 
Tre sere fa Alexander mi ha chiesto se posso prendermi due settimane di riposo.
Sono, appunto, passati tre giorni e io ancora non gli ho detto nulla e lui non mi pressa. Non so perché ancora non gli ho dato una risposta.
Insomma, ho una casa di moda e se voglio prendermi due settimane di ferie me le prendo, ma l’idea di rimanere da sola con lui per due settimane mi mette in soggezione.
Qui, a casa, c’è Christopher che ci interrompe ogni due secondi e i nostri gesti e le conversazioni sono molto limitate, quindi ho un po’ di paura di queste due settimane.
Però, in fondo, passare del tempo da soli non potrà farci che bene, quindi decido di dirgli di si.
Bene, appena riemergo da questi fogli andrò a casa e glielo dirò.
«Ciao Catherine» mi sento chiamare, ma non è assolutamente il momento adatto per una conversazione.
«Scusami, ma non è un buon momento… chiunque tu sia» dico.
«Volevo parlarti di una cosa. Ci vorranno solo pochi minuti»
Sospiro e metto giù la matita. Solo pochi minuti ha detto, no?
Mi volto e vorrei non averlo mai fatto.
«Che ci fai tu qui? Come sei entrata?»
Adesso ci mancava soltanto lei.
«Volevo parlarti»
«Questo l’ho capito, quindi arriva al punto e sbrigati. Ho del lavoro da finire e una famiglia che mi aspetta a casa»
«Ah quindi Alex è ritornato a casa?»
«Cosa vuoi Jenna?!»
«Vedo che ricordi il mio nome»
Alzo un sopracciglio invitandola a parlare.
«Ok… ok. Arriverò al dunque» dice e si siede su uno sgabello. «Rivoglio Alex e… ovviamente Christopher. È un bambino così adorabile…»
«Tu non avrai nessuno dei due» dico quasi ringhiando avvicinandomi pericolosamente a lei.
«Ma non te ne sei ancora accorta?! Alex sta con te soltanto perché aveva paura che io non potessi piacere a Christopher e non vuole farlo crescere senza una madre»
«Christopher ce l’ha una madre e ha anche un padre, non ha bisogno di persone perfide come te. Nessuno ha bisogno di te»
«Catherine tu non cambierai mai. Per carità sei una stilista eccezionale e io adoro i tuoi vestiti, ma come madre e moglie fai schifo. Sei una nullità, per questo io voglio prendermi cura di Alexander e Christopher»
Mi avvicino ancora di più a lei e, velocemente, la colpisco in viso. Lei mi guarda scioccata tenendosi la guancia dolorante e arrossata.
Le punto un dito contro e grido «Non permetterti mai più di avvicinarti a mio figlio! Non ti azzardare o la prossima cosa che vedrai non sarà la porta di casa tua che sbatte, ma le sbarre della tua cella. Non avvicinarti ad Alex. È mio marito e se ancora non l’avessi capito, non c’è più nessun divorzio. Siamo una coppia. Io e lui e tu sei ufficialmente fuori dalla sua vita e soprattutto da quella di mio figlio! Non farti mai più vedere e te lo ripeto un’ultima volta: non avvicinarti alla mia famiglia o porterò te in tribunale stavolta! Stai attenta Jenna, perché io sembrerò anche fragile e buona, ma se continui a mettermi il bastone tra le ruote ti spezzo le gambe. Mi hai capita?!»
Credo che a farmi parlare sia stata la rabbia che ho represso nei suoi confronti quando Christopher la chiamava “mamma” e il dolore che tutta quella situazione mi ha provocato.
La soddisfazione che ho provato nel picchiare Jenna è stata immane, nonostante senta la mano dolorante.
«Hai capito bene Jenna?! Hai finito di fare la saputella e la coraggiosa. Adesso vai via da qui e sparisci dalle nostre vite. Sono stata chiara?»
«Si» mormora lei tenendosi ancora la guancia. Vedo i suoi occhi lucidi e, dopo essermi allontanata, lei si alza ed esce velocemente dal mio studio.
Cazzo!!
Ci mancava solo la mano dolorante «Ahi» mi lamento agitandola.
Quando mi siedo nuovamente al mio posto per riprendere il mio lavoro, mi rendo conto che al momento non è quello di cui ho bisogno, nonostante la sfilata si avvicini sempre di più.
Ho bisogno di Alex… ho bisogno della mia famiglia.
Sorridendo sia per la mia voglia di vedere i miei due uomini, che per quello che ho appena detto a Jenna, raccolgo le mie cose ed esco dall’ufficio.
Non penso nemmeno di portarmi il materiale a casa, per lavorare da lì.
Non mi importa!
Voglio solo passare la giornata con mio marito e mio figlio.
Quando arrivo a casa, è quasi ora di pranzo e, dopo aver aperto il portone, salgo velocemente gli scalini ed entro in ascensore.
Sono talmente agitata che ho quasi paura. Ci manca soltanto un’altra catastrofe e siamo apposto.
Io scappo sul serio stavolta, con Christopher, ovviamente.
Esco dall’ascensore e sento già le urla del mio bambino. Sorrido e infilo le chiavi nella toppa, ma proprio in quel momento vengo colta dallo stesso dolore che mi ha fatto piegare in due la sera in cui Alex ci ha portati fuori.
Mi chiedo che diavolo sia!
Stavolta non mi sono allungata per prendere qualcosa in alto e non mi sono nemmeno abbassata. Ho soltanto messo la chiave nella toppa.
Accidenti… qualcosa deve  andare sempre storto! Lo sapevo!!
Il dolore dura un paio di secondi e se ne va proprio come è arrivato, ovvero dal nulla!
Giro la chiave ed entro e subito vengo investita da un odore di famiglia… l’odore della pizza.
Non so perché, il profumo della pizza fatta in casa mi ricorda una famiglia; in questo caso la mia.
«Mamma! Mamma!!» grida Christopher correndo verso di me.
«Amore, ciao!» esclamo sorridendo e abbassandomi alla sua altezza, sperando che il dolore non ritorni.
«Ciao»
Anche Alex mi saluta, entrando in corridoio, tutto sporco di farina e pomodoro.
«Ciao! Che avete fatto?» chiedo ridendo. Butto la borsa sul mobiletto dell’ingresso e mi abbasso di nuovo per baciare Christopher.
«Abbiamo fatto la pizza» spiega il mio bambino sorridendomi.
Rido perché mi accorgo che anche lui è sporco di farina.
«Sei riuscito a metterne un po’ nel forno o ce l’hai tutta spalmata in faccia» dico togliendogli un pezzo di pasta rappresa, dalla fronte.
Christopher ride ancora e ritorna in cucina.
«Non sapevo ritornassi a casa così presto» spiego ad Alex portandomi i capelli dietro le orecchie.
«Ho voluto farti una sorpresa» spiega lui sorridendo.
«Ah, ok. Beh, grazie» dico avvicinandomi e abbracciandolo.
«Come stai?» mi chiede improvvisamente serio.
«Bene, credo… ho incontrato una persona oggi. Cioè lei ha incontrato me» specifico mentre entro in cucina dove Christopher è appiccicato al forno.
«Chi era?» chiede.
«Indovina?»
Alex ci pensa su qualche minuto aggrottando le sopracciglia. «Non mi viene in mente nessuno» dice infine.
«Jenna» mormoro per non farmi sentire da Christopher.
«Ah»
«L’ho schiaffeggiata e minacciata di portarla in tribunale se si fosse avvicinata di nuovo a voi»
Alex sorride e mi guarda con una strana luce negli occhi. «Perché lo hai fatto?»
«Perché ha detto che sono una madre e una moglie schifosa. Certo, l’ho pensato anche io e forse lo sono, ma non doveva permettersi. E poi ha detto che si riprenderà voi due. Non posso permetterlo»
«E non succederà. Sono fiero di te, ma non sei una madre schifosa»
«Una moglie si, però»
«Nemmeno»
«Alex… non dire bugie»
«Catherine, tutti commettiamo degli sbagli e questo non significa che siamo delle persone schifose. Sei una madre e una moglie fantastica e io ho fatto un enorme sbaglio a scoprirlo così tardi»
«L’importante è che siamo di nuovo insieme» dico massaggiandomi la mano.
«Che hai lì?»
«La mano che ha schiaffeggiato Jenna. Mi brucia»
«Devi averla colpita davvero forte» dice trattenendo una risata.
«Ridi, ridi pure» lo prendo in giro.
«Vieni qui…»
Si alza dal divano e io lo seguo in bagno.
Quando entro, vedo che ha in mano della crema rinfrescante.
«Oh, sei entrato in modalità infermiere?»
«Si, infermiere con una mano sola»
Rido e poi mi ricordo della pizza. «E allora come hai fatto con la pasta?»
«Ho chiamato tua madre»
«Ah, ecco» dico mentre Alex cosparge la mia mano con della crema e iniziando a massaggiare il palmo.
«Era molto contenta quando le ho detto che volevo farti una sorpresa e che mi serviva il suo aiuto»
Sorrido e dopo aver baciato la mia mano, Alex si avvicina alla mia bocca reclamando il suo bacio.
«Ti amo» dico prima di baciarlo.
«Ti amo anche io» risponde approfondendo il bacio.
«Papààà…. La pizza è marrone» urla Christopher.
Sorrido e interrompo il bacio.
«No, non fermarti»
«Vai» dico accarezzandogli la guancia.
«Sono fiero di te» dice e, sorridendo, esce dal bagno.
Rimasta da sola mi guardo allo specchio e noto di essere parecchio cambiata rispetto a qualche settimana fa.
Occhi lucidi, guance rosee, capelli più luminosi, ho ritrovato anche il sorriso.
Tutto questo non c’era e sono contenta di aver ritrovato quello che avevo perso un anno fa.
Sento le grida di felicità di Christopher e dopo aver sciacquato il viso ritorno in cucina.
«Mamma, mamma… guarda che bella» esclama Christopher prendendomi per mano.
Mi mette davanti il tavolo dove fanno bella mostra due pizze fumanti e piene di condimento.
«Hm… hanno un bell’aspetto»
«Spero che la stessa cosa valga per il sapore» dice Alex togliendosi il guanto e spegnendo il forno.
«Sono sicura che saranno ottime»
«Non ci resta che scoprirlo» risponde afferrando un paio di forbici.
Rido e mi siedo a tavola.
Anche Christopher mi imita, ma lui, dall’impazienza, comincia a saltare sulla sedia.
«Stai attento che scotta» gli dice Alex dopo avergli messo il pezzo di pizza nel piatto.
La stessa cosa fa con me e, dopo aver preso il suo pezzo, si siede e percepisco il suo sguardo su di me.
Cerco di ignorarlo, ma so che mi sto imbarazzando.
Piano alzo gli occhi verso di lui, mentre Christopher soffia sulla sua pizza, guardando la tv.
«Allora?» chiede sorridendo malizioso.
So che si riferisci alla storia delle due settimane di ferie.
«Allora che?»
«Non hai niente da dirmi?» chiede sorridendo ancora.
«Hm… tipo?»
«Tipo che sei libera per tutta la prima metà di marzo?»
«Non lo so…» rispondo sorridendo.
«Dai» dice lui ridendo.
«Sono libera per tutta la prima metà di marzo. Parlerò con Logan e gli affiderò la cura della sfilata»
«Quand’è?»
«Fine marzo. Devo ancora completare alcuni bozzetti, ma riuscirò a farcela in questi giorni»
«Non voglio che trascuri il tuo lavoro»
«Non trascuro nulla. Voglio davvero passare un po’ di tempo con te»
«Sul serio?» chiede lui scettico.
«Si, ne dubiti?» chiedo.
Ho le farfalle nello stomaco e la pizza è intatta nel mio piatto.
«No» risponde lui. Sorride e trattiene il respiro.
«Che c’è?» chiedo sorridendo.
«Niente… è che avevo come la sensazione che avresti fatto di tutto per non stare con me»
«Ci avevo pensato» confesso.
«Ah»
Rido e gli prendo una mano. «Non prenderla male. Ci avevo pensato perché ho paura di sentirmi a disagio. Qui c’è sempre lui» indico Christopher con la testa «…che ci interrompe»
«Come puoi sentirti a disagio con tuo marito?»
«Alex, non è questo il punto. Voglio passare due settimane con te, però è strano dopo quello che abbiamo passato»
«Lo capisco, ma non sentirti a disagio, ok? E se capiterà voglio che tu me lo dica. Intesi?» si avvicina e sorride.
«Ok» rispondo.
«Bene, allora Christopher passerà le prossime due settimane da mia madre o dalla tua»
«Quando… hm… partiamo?»
«Non faremo un grande viaggio. Comunque lunedì»
«Ok» rispondo sorridendo.
«Chris» lo chiama Alex cercando di distogliere la sua attenzione dalla tv. «Christopher?!» lo chiama di nuovo non ottenendo nessuna risposta la prima volta.
«Chris…» lo chiamo io toccandogli la spalla.
«Si?» dice lui voltandosi con tutta la bocca sporca.
Sorrido e lo pulisco, mentre Alex gli spiega la situazione. «Tesoro, mamma e papà vanno via per un po’ e tu rimarrai con la nonna»
«Perché io non posso venire?»
«Perché…» cerca di spiegare Alex, ma non credo troverà le parole adatte. «Perché…» continua a dire ma è in  difficoltà.
«Perché non ti divertirai con noi» intervengo io. Non è esattamente la cosa più bella che avrei voluto dirgli, ma non mi è venuto altro in mente.
«Posso giocare dalla nonna?» chiede con gli occhi dolci.
«Ma certo che potrai giocare»
Una cosa che mi aveva inizialmente intimorito della famiglia di Alex è che i suoi genitori non vivono in un semplice appartamento o in una casa di campagna… no! Vivono in una specie di villa in stile vittoriano. È una gran bella casa, ma quando l’ho vista per la prima volta, quando dovevo conoscere i genitori di Alex, mi sono sentita terribilmente fuori posto in quella casa.
Oltre ad essere grande, ovviamente, ed elegante è anche abbastanza vivibile; Christopher si diverte molto a giocare nel giardino che circonda la casa.
Non ha cugini; io sono figlia unica e il fratello di Alex è ancora un po’ piccolo per diventare padre, ma spesso gioca con Christopher ed entrambi si divertono molto e il mio bambino non si sente solo.
La mia paura, da quando ha cominciato a frequentare la scuola, è che  lui potesse sentirsi solo. Peggio quando, per colpa del mio lavoro, io e Alex non abbiamo più provato ad avere altri bambini.
Vorrei tanto darglielo un fratellino o magari una sorella, quindi mi sento in colpa nei suoi confronti.
«Cath?!»
Sento la voce di Alex e la sua mano che mi accarezza la spalla.
«Ehi» rispondo sorridendo.
«Stai bene? Sei pallida»
«No, sto bene»
«Sei sicura?! Sei davvero molto pallida»
Annuisco e mi alzo da tavola, lasciando la pizza intatta.
Mi dirigo in bagno e mi guardo allo specchio. in effetti si, sono un po’ pallida. Forse è il sentirmi in colpa nei confronti di mio figlio che mi fa sentire così.
«Ehi…»
Mi volto di scatto e vedo Alex molto preoccupato.
«Sono un po’ pallida, è vero» rispondo sorridendo.
«Stai male?» chiede avvicinandosi e chiudendo la porta alle sue spalle.
«Dov’è Christopher?» chiedo.
«Guarda la tv. Allora, stai male?»
«No, non sto male, anzi… mi sento abbastanza bene»
«A parte l’episodio dell’altro giorno»
Cavolo, se lo ricorda ancora. «Quale episodio?» chiedo.
«Non fare finta di non sapere di cosa sto parlando»
Sbuffo e mi siedo sul water. «Sto bene Alex. Quello sarà stato un movimento brusco»
«Voglio portarti dal dottore prima di partire»
«No Alex. Sto davvero bene»
Mi guarda per un po’, per niente convinto.
«Ok, ma se stai male devi dirmelo subito, ok?» dice infine.
Annuisco e mi avvicino a lui sollevandomi per baciarlo.
«Sei così piccola ancora» dice affondando il volto nel mio collo.
«Piccola?» chiedo trattenendo le risate.
«Hai solo ventiquattro anni»
«Non farmi pensare a questo»
Sorride e riprende a baciarmi.
«Le nostre vite sono cambiate tantissimo in poco tempo» dico guardandolo, mentre lui mi guarda le labbra.
«Cinque anni non sono pochi» ribatte lui guardandomi.
«Dici?! A me sembra ieri che avevo appena compiuto diciotto anni»
«Avevi la pancia» mi ricorda Alex sorridendo.
«Ricordo. Ero al sesto mese ed era abbastanza evidente»
«Si» risponde lui riprendendo a baciarmi.
«Torniamo di là. Meglio controllare Christopher»
«Lui è tranquillo. Vorrei passare il mio tempo con te»
«Sbaglio o mi rapisci per due settimane proprio per questo?»
«Mi pare che non ti dispiaccia essere rapita»
«Te lo dirò quando avremo raggiunto la destinazione»
«Ti piacerà, non preoccuparti»
Sorrido e lo abbraccio forte. «Grazie» dico all’improvviso. Non volevo nemmeno dirlo. «Scusa» mormoro.
«Non scusarti. Perché mi ringrazi?»
Proprio quello che volevo evitare di spiegare.
«Perché siamo ancora in bagno?!» chiedo cercando di cambiare argomento.
«Rispondi a quello che ti ho chiesto io» dice lui mordicchiandomi il collo, mentre mi prende in braccio e mi fa uscire. Non so dove sta andando, ma quando sento il materasso sotto di me, capisco che siamo in camera da letto.
«Abbiamo cambiato location, ora rispondi»
«A cosa?» chiedo.
«Non fare la finta tonta. Perché mi hai ringraziato?»
Lo guardo e gli sorrido debolmente. «Grazie per essere rimasto con me» rispondo cercando di non piangere.
Lui diventa immediatamente serio e mi guarda negli occhi. Non dice nulla; mi guarda soltanto, fin quando non nasconde la sua faccia nel mio collo.
«L’ho capito tardi, troppo tardi, ma è con te che voglio stare; sempre. Cath… voglio un figlio da te» dice e gli alzo il volto.
Mi guarda fisso negli occhi. È serio. Maledettamente serio.
Lui… lui vuole un altro bambino da me. Vuole… oddio!
In questi giorni c’è stata nell’aria questa idea, ma non me lo aveva mai detto guardandomi negli occhi.
Sento il mio cuore gonfiarsi di gioia, perché si. Lo voglio un bambino da lui.
Annuisco e vedo i suoi occhi inumidirsi.  «Ti amo» dico abbracciandolo e scoppiando a piangere.
Lui mi stringe forte e lo sento singhiozzare.
Bene, sta piangendo anche lui.
«Non torneremo come prima Alex… te lo prometto»

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


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Buongiorno a tutti voi che mi seguite.
Eccomi con un altro capitolo di Alexander e Catherine, spero, come sempre (ormai sono diventata schifosamente ripetitiva) che il capitolo vi piaccia.
Purtroppo non sono sicura dell'aggiornamento del prossimo mercoledì, poiché il capitolo non è ancora concluso e non riesco nemmeno  a farlo. E' un periodo un pò così... giù di corda, che riguarda anche la mia scrittura, ma spero di riuscire a concentrarmi ed essere puntuale la settimana prossima.
Ok, bando alle ciance. Buona lettura :)

 


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-Capitolo 18-

 
«Tesoro, mi raccomando. Non far disperare la nonna; comportati bene e non fare i capricci la mattina per andare a scuola. La mamma ti chiamerà tutte le mattine e la sera prima di andare a dormire, ok?»
Per essere la prima volta che lascio il mio bambino me la sto cavando piuttosto bene, no?!
Decisamente no, mi fa notare la vocina della mia coscienza.
«Dai Cath…saranno soltanto due settimane. Passeranno in fretta» Alex cerca di tranquillizzarmi, ma io sono troppo in ansia.
Resterà con mia suocera, però è la prima volta che lo lascio dopo cinque anni.
«Okay…» rispondo portandomi i capelli dietro le orecchie.
«Starà bene qui. Andate tranquilli» dice Danielle, la madre di Alexander.
«Certo» rispondo sorridendo e prendendo il borsone che lei mi porge.
«State tranquilli e divertitevi» dice ancora e bacia il figlio.
«Grazie Danielle» dico prendo la mano di Alex.
«Finalmente soli» dice lui sorridendo mentre entriamo in auto.
«Mi manca già» dico appoggiandomi al sedile.
«Sono sicuro che quando arriveremo a destinazione non ti mancherà così tanto»
«Sarà terribile»
«Non sarà terribile. Ci sarò io con te e poi lo rivedrai tra due settimane»
«Ora vorrei proprio sapere dove mi stai portando»
«Lo scoprirai presto» risponde lui sorridendo.
«Ok» rispondo sorridendo.
Ora che ci penso sono più tranquilla di passare dei giorni con lui. In fondo cosa potrà mai succedere?!
Che andiamo a letto
Restiamo in silenzio fin quando lui non comincia a fissarmi. «Perché mi fissi?»
«Non posso fissarti?»
«Si, ma mi metti in imbarazzo»
«Smettila di imbarazzarti! Farai così per le prossime due settimane?» chiede ridendo.
«No, ok. La smetto»
«Brava» risponde prendendo la mia mano e portandosela alle labbra.
Cala di nuovo il silenzio, mentre Alex guida verso sud.
«Ma dove stiamo andando?!» chiedo vedendo che ci stiamo allontanando sempre di più da Londra.
«Portsmouth»
Sgrano gli occhi. «Dici sul serio?!» chiedo sorpresa.
«Si. Ma non ci fermiamo lì» risponde lui sorridendo.
«Ah no?!»
«No…»
Rifletto qualche secondo poi mi volto di scatto e le mie labbra si aprono in un grande sorriso.
«Stiamo andando all’isola di Wight, vero?!»
«Sorpresa!!»
«Oh mio dio Alex!!»
«Che c’è?! Non ti piace l’isola?!»
«Ma no! Certo che mi piace, ma non dovevi!  Hai affittato una casa?!»
«Beh certo, ma non devi preoccuparti di questo»
«Alex» mi lamento.
«Catherine non preoccuparti. Non ho speso tanto, se è a questo che stai pensando»
«Beh, ovvio»
«Sul serio, non preoccuparti. Pensa a rilassarti durante queste due settimane»
«Ci provo»
Alex ride e dopo altri venti minuti di macchina riusciamo ad arrivare a destinazione.
«Dobbiamo fare i biglietti per il traghetto»
Annuisco e lo guardo scendere dall’auto; torna dopo un paio di minuti, con due biglietti in mano.
«Fatto?» chiedo sorridendo.
Sono troppo contenta di passare due settimane con lui in quel posto. Ho sempre desiderato andarci, ma non avevo mai avuto la possibilità di farlo. Prima la scuola; poi Christopher piccolino; e infine il lavoro. Adesso Alex mi sta portando lì.
Sono felice, ma anche molto preoccupata.
«Portiamo anche la macchina con noi?»
«No. Saliamo sul traghetto. Poi ci sarà un autobus che ci porterà a destinazione»
«Mi stai incuriosendo molto, lo sai?» gli dico alzando gli occhi per incrociare i suoi.
«Meglio. La sorpresa avrei voluto che tu la scoprissi una volta arrivati, ma non posso bendarti» risponde lui estraendo le valigie dal bagagliaio.
Rido e lo seguo sul traghetto.
«Che cosa faremo sull’isola?»
«Un fratellino a Christopher»
Lo colpisco ad una spalla «Divertente»
«Lo sarà» risponde a sua volta.
«Smettila Alex»
«Pensi che non riuscirai a lasciarti andare?»
«Mi stai portando sull’isola per questo?»
«No, certo che no, ma ho voglia di averti di nuovo tutta per me e un po’ di tranquillità»
Gli sorrido e gli circondo i fianchi con le braccia, cercando di stringerlo meglio che posso. «Ti amo» mormora sulla mia testa.
«Anche io» dico.
Qualche secondo dopo il traghetto parte e io mi godo quel breve viaggio abbracciata ad Alex.
Dopo circa quaranta minuti arriviamo, ma il viaggio non è ancora finito.
Dobbiamo prendere l’autobus per arrivare a… non me lo ricordo.
«Dove staremo?» chiedo ad Alex voltandomi verso di lui.
«A Sandown»
Sorrido e mi volto a guardare il mare. Mi volto di nuovo e lo abbraccio «Grazie» dico poggiandomi sulla sua spalla.
«Non ringraziarmi. Non ho fatto nulla di che»
«Hai fatto tanto, invece. Ti amo tanto»
Alex mi alza il viso con un dito e mi bacia dolcemente. «Ti amo» dice, infine, guardandomi negli occhi e lì capisco che è al cento per cento sincero. Non che le altre volte non lo fosse, però adesso nei suoi occhi vedo amore puro, luccicano e io voglio sciogliermi per quanto si sta dimostrando dolce con me, nonostante tutto.
Durante il viaggio ho pensato che magari sta facendo tutto questo per farsi perdonare, ma poi penso che non ha nulla da farsi perdonare, perché è tutta acqua passata.
Beh, forse proprio tutta no. C’è la nostra intimità che deve essere ancora sistemata, ma sono sicura che dopo queste due settimane ritorneremo quelli di sempre, ma con un’unica differenza. Il mio lavoro non ostacolerà più la mia felicità, tanto meno, il rapporto con mio marito.
A distanza di un anno, credo che quello che ho fatto ad Alex sia stata una delle cose più brutte che avessi potuto fargli.
Se Logan mi sentisse, probabilmente direbbe che ormai è inutile pensarci: primo, perché è tutto passato; secondo, perché Alexander ha fatto molto peggio, tradendomi.
In effetti…
Se penso a quello che ha fatto rifletto ancora su noi oggi; poi lo guardo, come adesso, che sta guardando il paesaggio, o quando gioca con Christopher, oppure quando mi tiene per mano, e penso che alla fine tutti possono sbagliare. Io so che Alex non era e non è innamorato di Jenna.
Lui è innamorato di me, e lo sarà per sempre, perché non gli darò nessun motivo per disinnamorarsi di me.
«Siamo arrivati» dice Alex.
Di già?! Avremmo fatto si e no tre ore di viaggio.
«Ah, ok» rispondo alzandomi.
«Perché “ah, ok”?» chiede sorridendomi.
«No, mi aspettavo ci impiegassimo di più»
«Non siamo dall’altra parte del mondo, Cath!»
«Lo so» rispondo ridendo. «Mi manca Christopher»
«Manca anche a me, ma cerca di rilassarti più che puoi qui»
«Lo farò»
Mi sorride mentre prende le valigie e comincia a camminare. «Dove stai andando?»  chiedo seguendolo.
«A casa»
«A piedi?» chiedo guardandomi intorno.
«Non ci vorrà molto, vieni»
«Ok» mormoro. Non sono molto stanca. Però preferirei non camminare.
«Siamo arrivati» mormora all’improvviso Alex.
«Dove? In mezzo al nulla?»
«Cath! C’è la nebbia, per questo non vedi nulla. E poi è quasi sera, quindi questo peggiora le cose. Vedrai che domani mattina non ci sarà il nulla qui intorno»
«Va bene. Scusa»
«Vieni qui» dice attraversando la strada.
«E’ questa casa nostra?» chiedo davanti ad un bel giardino verde.
«Si. Ti piace?» chiede sorridendomi.
«Si, tanto»
«Meno male, perché l’ho comprata» dice con nonchalance.
«Tu cosa?!?!» urlo seguendolo.
Sta aprendo la porta «Entra, fai un giro della casa e poi dimmi se non ti piace e non vorresti averla»
«Ma Alex… abbiamo già una casa»
«Catherine, ho voluto fare questo per la nostra famiglia perché ho intenzione di portarvi qui ogni estate e la prima volta che l’ho vista, ho pensato a te e ai nostri bambini»
«Oh Alex» esclamo buttandomi su di lui «Cosa ho fatto per meritare un ragazzo come te?»
Mi stringe forte e annusa i miei capelli «Cosa ho fatto io, per meritare te»
Mi circonda il viso con le mani e mi bacia. «Ti amo così tanto» dico piangendo.
«Hai fatto bene a non ascoltare i tuoi amici sei anni fa» dice ricordando quando ci siamo messi insieme.
«Si. Ogni problema, ogni successo, ogni litigio, tutto ne è valso la pena, perché ci ha portati qui»
«E tu non ti sei mai arresa»
«Come avrei potuto? Te l’ho già detto una volta. Non rinuncio a te tanto facilmente. Dovranno passare sul mio cadavere»
«Nessuno rinuncerà a nessuno, te lo prometto» Sorrido e lo bacio di nuovo, stavolta con più trasporto. «Non vuoi… non vuoi ancora… vero?» chiede Alex tra un bacio e l’altro.
Lo guardo e sorrido «Non volevi farmi vedere la casa?» chiedo io distogliendolo da quel chiodo fisso.
Quando si dice che gli uomini sono tutti uguali, è proprio vero.
«Ok, andiamo» risponde ridendo.
La facciata anteriore della casa è piuttosto semplice, da quello che ho visto. Legno chiaro, piccolo ingresso al quale si accede tramite due scalini, e tre finestre; due sul lato destro e una, più grande, sul lato sinistro. Entrando, c’è un lungo corridoio dalle pareti chiare, con un quadro e due piccole sedie in vimini, con tanto di tavolino e fiori. A destra la prima porta. «Questa sarà la nostra sala relax» dice Alex aprendola. Tappezzeria chiare e le pareti celestine. Divano e poltrone nere con cuscini chiari. Mio dio l’adoro. La vetrata immette molta luce al piccolo ambiente e, di fronte ad essa, la tv a schermo piatto.
Uscendo, troviamo un’altra porta «La sala da pranzo. Sono sicuro che Christopher riuscirebbe a riempirla di giocattoli in poco tempo» commenta Alex e scoppiamo a ridere. In effetti, non ha tutti i torti.
Di fronte la porta della sala da pranzo c’è quella della cucina, accanto il piccolo bagno con doccia e vasca incorporata e sanitari.
«Ecco la camera di Christopher» dice  Alex aprendo un’altra porta. La stanza è sufficientemente grande; quasi quanto la camera che ha a Londra.
«C’è il letto a castello» noto e Alex sorride.
«Si»
«Tutto programmato»
«Si nota così tanto che voglio un altro bambino?»
«La tua voglia di diventare di nuovo padre mi spaventa e mi preoccupa»
«No tranquilla… mi posso fermare a due. Tre sono tanti»
«Bravo» rispondo appoggiandomi al suo corpo.
«Vieni. Ti mostro l’ultima stanza» dice prendendomi per mano ed entrando in nella stanza adiacente a quella di prima. «Questa è la nostra camera»
Pareti chiare, color sabbia, luci soffuse e la finestra che da sul giardino anteriore.
«Ti piace?» chiede mio marito.
«La trovo fantastica» rispondo ridendo. Mi volto velocemente, avventandomi sulle sue labbra.
Alex mi fa cadere sul letto continuando a baciarmi.
«Ti voglio» sussurra Alex contro il mio collo.
Non sono sicura di essere pronta, ma lo voglio anche io così tanto che non riesco nemmeno a ricordare com’è stato l’ultima volta che siamo stati assieme.
Annuisco e lì capisco che, a breve, verrà concepita la sorellina di Christopher, o magari un fratellino.
Sorrido, perché mi rendo conto di volerlo anche io. Con Christopher è stato strano perché ero ancora una ragazzina, ma adesso… adesso sono più grande e saprò come comportarmi.
Adesso siamo consapevoli di quello che stiamo facendo.
«Smettila di pensare» mormora Alex sul mio collo.
«Non sto pensando a nulla»
«E ti dovrei credere?»
«Scusa» rispondo sorridendo e rilassandomi sul letto. «Mi piace la luce soffusa» dico guardandola, mentre Alex ha ripreso a baciarmi.
«Partecipi?» chiede guardandomi. Lo guardo e mi eccita da impazzire.
Tutto spettinato, con il viso nella penombra, la maglia storta…
«Si, partecipo» rispondo e, ridendo, capovolgo le posizioni.

Il capitolo è finito e....
Come vi è sembrato?! Personalmente non ero molto convinta del risultato, ma leggendo e rileggendolo ottomila volte, non mi è venuto in mente niente di migliore.
Purtroppo, non so come o forsi si e non mi piace ammetterlo, le recensioni diminuiscono sempre di più e io non sono il tipo che le chiede, perchè so che sono più sincere e vere se arrivano da sole, ma vi chiedo di provare a farlo stavolta, perchè altrimenti la mia depressione aumenterà a dismisura. Chi scrive sa che non è bello vedere lo zero sotto "Recensioni". Ditemi che sbaglio e io non le chiederò più!
Beh, comunque sia, vi auguro una buona giornata, e adesso mi dileguo...
Baci,
Francy :)

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


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Perdonatemi!! Vi preeeegoooo!! u_u
Sono in ritardo, lo so! Ho avuto dei problemi con la connessione -_- e poi quando ho risolto non avevo nemmeno il capitolo pronto, quindi c'ho messo un pò per pubblicare perchè mi mancava anche l'ispirazione. Vi chiedo ancora scusa per l'attesa.
Spero, comunque, che ne sia valsa la pena =/
A me non piace particolarmente... però lascio giudicare voi! ;)
A mercoledì con l'ultimo capitolo T_T
Francy


We can find love within us

-Capitolo 19-

 
«C’è una vista stupenda da qui» mormoro guardando fuori dalla finestra della camera da letto.
«Lascia perdere la vista e torna da me»
Mi volto sorridendo e salgo nuovamente sul letto, accoccolandomi sotto il braccio di Alex.
«Come ti senti?» chiede accarezzandomi la fronte.
«Strana, ma bene. Tu?»
«Una favola. Perché ti senti strana?»
«Non lo so… forse perché mi trovo qui da tre giorni con te, siamo soli, nessuna distrazione…»
«Te ne sei pentita?»
«No, certo che no»
«E di aver fatto di nuovo l’amore con me?»
«No, nemmeno. Mi era mancato stare così con te… l’ultima volta sei scappato»
«Scusa»
«Non farlo. Ora non mi scappi più» dico mettendomi a cavalcioni su di lui, ma quel dolore di qualche giorno fa ritorna a tormentarmi.
«Ehi…» Alex, premuroso come sempre, mi fa stendere di nuovo sul letto e alza la maglietta che indosso. «Dove ti fa male?»
«E’ passato»
«Dai Cath, dimmi dove ti fa male?»
Alzo gli occhi al cielo e gli mostro il punto dolente. «Vuoi andare in ospedale? Io ti avevo detto di andare dal dottore prima di partire»
«Ci sono andata» confesso.
«E non mi hai detto nulla?! Che ti ha detto?»
«Sto bene. Non... non è niente. Sarà la… stanchezza» spiego.
«La stanchezza?! Cath, non sarò un dottore, ma un infermiere ne capisce almeno quanto loro»
Maledizione a te, Alexander Lee.
«Alex…sul serio, non è niente. Mi ha detto di evitare i dolci»
Lui mi guarda strano ma, dopo aver dato un bacio al punto che fino a poco fa mi faceva male, si stende accanto a me, cominciando ad accarezzarmi la pancia…
Oddio!! Smettila!!
«Secondo te ci siamo riusciti?» chiede baciandomi l’orecchio.
«A fare cosa?» chiedo sorridendo.
«A fare un fratellino o una sorellina» spiega lui.
Scoppio a ridere e mi volto verso di lui «Sono tre giorni che non facciamo altro che fare l’amore. È molto probabile che sia… successo»
Dopo le prime sere è stato più facile stare in intimità con Alex. Credevo che mi sarei trovata a disagio; di nuovo nuda davanti a lui, averlo dentro di me, dopo quello che è successo con Jenna, sentirmi completa. Non è successo e ne sono felice.
Giorno dopo giorno abbiamo acquistato sempre di più la nostra intimità; proprio quella che avevamo prima del casino del divorzio.
Nonostante io sia contenta di passare del tempo da sola con Alexander, mi manca terribilmente il mio bambino. Gli avevo promesso che lo avrei chiamato ogni mattina per il buongiorno e ogni sera per la buonanotte,  e così io e Alex facciamo, anche se il primo giorno è stato “divertente”, secondo Alex; per me è stato terribile.
Dopo aver parlato con mio figlio sono scoppiata in un pianto disperato perché mi mancava tantissimo e non avevamo passato nemmeno un giorno lì, soltanto qualche ora.
Adesso è meno tremendo riattaccare dopo averlo sentito, ma mi manca senza dubbio.
Due sere fa mi ha chiesto se gli avevamo comprato la sorellina e, ridendo, gli abbiamo detto che la sorellina ce l’avrà presto, ma non adesso.
Come si spiega ad un bambino di cinque anni che ci vuole del tempo per concepire un bebè e nove mesi per farlo crescere sano e forte, prima della nascita?!
Oggi Alex è andato ad affittare un’auto, perché è stato così intelligente, da voler lasciare la macchina a Portsmouth.
«Idiota…» mormoro mentre lui è disteso sul letto e io scelgo qualcosa da mettere per uscire.
«Perché mi dai dell’idiota? Ti ho già detto che non pensavo che la casa fosse così lontana dal centro»
«Dovevi informarti meglio»
«Ok, scusa. Mi perdoni adesso? Abbiamo un auto e questo basta»
«Si, ma sono sempre altri soldi. Si può sapere quanto stai spendendo?!»
«Si può sapere quando smetterai di preoccuparti?!» dice lui sporgendosi per baciarmi.
Faccio scontrare le nostre labbra e infilo il maglione.
«Dove vai?» chiede stendendosi di nuovo.
«A fare la spesa. Torno subito»
«Se vuoi ti accompagno. Non voglio che vai da sola»
«Non preoccuparti. Me la cavo perfettamente a Londra, cosa vuoi che sia in un paesino come questo?»
«Non mi far stare in ansia, però! Appena arrivi chiama»
Sgrano e alzo gli occhi al cielo «Si papà!» esclamo ridendo, mentre esco dalla camera. Prendo giacca e borsa ed esco.
 
«Allora… possiamo scegliere fra: letto, dvd, pizza…e poi non so. Cosa ti va di fare?»
«Letto, ti prego. Il tempo sta passando troppo velocemente e io non mi sono goduta a pieno la vacanza» dico disperata.
«Non è passato molto. Solo sei giorni»
«Ecco, quindi la prima settimana sta passando e io non me ne sono nemmeno accorta»
«Torneremo qui, te lo prometto» dice avvicinandosi al divano e abbassandosi per baciarmi.
«Grazie per tutto quello che hai fatto»
«Non ringraziarmi» risponde e ritorna a sedersi davanti la tv. «Allora, che vuoi fare?»
«Te l’ho detto: andiamo a letto»
«Non c’è tv là dentro»
«E quindi? Da quando ci serve la tv per passare il tempo?»
Lui mi guarda, mi sorride, spegne la tv e torna da me.
Mi prende in braccio e sento di nuovo quella fitta, ma stavolta lui non se ne accorge; purtroppo ritorna quando mi sdraio sul letto.
«Eh no. Adesso ti porto in ospedale» dice cominciando a cercare i pantaloni nella stanza.
«Alex, sul serio, non è niente…»
«No Catherine. Sono due settimane che ti guardo contrarti dal dolore quando hai queste fitte. Voglio capire cos’hai. Mi stai facendo preoccupare sul serio»
«Alex… ti prego. Ne parleremo quando torniamo a casa»
«Parlare di cosa Cath?!»
Faccio un respiro profondo e lo guardo negli occhi
«Sono incinta, ok? Ho queste fitte perché sono incinta. Sono andata dal medico prima di partire e mi ha detto che lo sono»
«Oh mio dio» mormora Alex sedendosi sul letto.
«Non sei contento?» chiedo.
«Si, certo; ma… oddio l’abbiamo concepita quella notte»
«Non sono stata con nessuno a parte te, quindi si»
«Che avresti fatto se noi non fossimo ritornati insieme?»
«Lo avrei tenuto, ovviamente»
«Me ne avresti parlato?»
«Non lo so» rispondo cominciando a torturarmi le mani.
«Mi avresti tenuto lontano da mia figlia?»
«Te l’avrei detto dopo la nascita»
«E durante la gravidanza come avresti fatto?»
«Avrei potuto dirti che ero stata con un altro»
«Non ti avrei creduto. Tu non sei il tipo che va con il primo che passa»
«Ma grazie. Mi stai facendo un complimento?»
«Se credi che lo sia» risponde lui ridendo.
«Non hai avuto nausee o roba varia?»
«Si, ma mai nulla di esagerato. Mi avevano insospettito la fame e questi dolori»
«Dobbiamo ritornare a Londra. Voglio che fai tutti gli esami che occorre fare»
«Quando torneremo. Non c’è fretta» dico avvicinandomi a lui per portarlo sul letto.
«Catherine! Dobbiamo tornare adesso. Siamo stati insieme quasi due mesi fa, ti prego; torniamo a casa. Fai le analisi e io vivrò tranquillo. Si tratta di aspettare un’altra settimana e io potrei morire se dovesse accadervi qualcosa»
Mi allontano e lo guardo. Sta usando il contatto visivo per convincermi. «Ok» rispondo e scendo dal letto per vestirmi.
«Bene. Penso io alle valigie»
Pensavo che la sua reazione fosse almeno simile a quella di quando gli ho detto che aspettavamo il nostro primo figlio, invece sono rimasta a bocca aperta. Non ha detto o fatto assolutamente nulla, a parte lamentarsi e preoccuparsi più del dovuto e inutilmente.
«Sei pronta?» chiede dalla cucina.
Sbuffo e mi alzo, indossando la giacca.
«Si» rispondo e do un’ultima occhiata alla casa. Questa non era la vacanza che mi ero immaginata di fare. Meno di una settimana di vacanza. Che pizza!!
Restiamo in silenzio per gran parte del viaggio. Sono un tantino arrabbiata con lui che si comporta come se avessi una malattia grave.
Sono incinta, Dio!!!  
«Potevi aspettare un’altra settimana. Che ti cambiava?!» mormoro slacciando la cintura.
«Non voglio rischiare»
«Ma che cosa vuoi rischiare? Alex non mi è successo niente in questi giorni, cosa vuoi che succeda adesso?!»
«Senti…» dice parcheggiando a destinazione «Mi sentirei uno schifo se dovesse succedere qualcosa a te o al bambino. Io non mi intendo di questo, quindi voglio che ritorniamo a casa, fai i controlli e riposi. Per favore»
«Non hai mai fatto così nemmeno quando aspettavo Christopher»
«Non avevi quei dolori quando eri incinta di Christopher»
«Va bene. Ho capito. Torniamo a Londra» rispondo abbandonando la testa sul finestrino.
Alex scende dall’auto sbuffando e prende le valigie dal bagagliaio.
Non parliamo molto durante il viaggio da Sandown a Ryde. Restiamo in silenzio e guardiamo il paesaggio di Sandown allontanarsi sempre di più da noi. In sei giorni mi sono affezionata molto a questo posto e non vedo l’ora di ritornarci.
 
«Hai intenzione di non parlarmi ancora per molto?» chiede Alex dopo essere scesi dal traghetto e saliti in auto.
«Non lo so. Tu hai intenzione di tenermi il broncio solo perché volevo che fossi felice per me invece che fare il guastafeste?!»
«Mi preoccupo Cath. E sono felice di avere un altro bambino, non credevo che quando ancora lo desideravo c’era già, altrimenti ti avrei fatto fare le analisi prima di partire»
«E che cambiava un’altra settimana?»
«Mi sono fatto prendere dall’ansia. Scusa»
«E me lo dici adesso?! Adesso che siamo a casa?»
«Meglio tardi che mai e comunque ci ritorneremo di nuovo, non preoccuparti»
«La prossima volta ci sarà un pancione enorme, un bambino di sei anni e noi due… non lo so come saremo noi due!» esclamo isterica.
«Tesoro, ci ritorneremo quando la tua pancia sarà ancora piccola, te lo prometto. Adesso dormi. Ti sveglio quando siamo arrivati»
Come posso dormire?
Sono nervosa e non mi sento neanche tanto bene. Sarà stato il viaggio in mare e adesso ci sono altre due ore prima di tornare a casa.
«Cath?»
«Hmm…»
«Amore, svegliati, siamo arrivati»
«Siamo a Londra?» mormoro.
«Si. C’è qualcuno che sta morendo dalla voglia di abbracciarti» mi dice e io spalanco gli occhi, vedendo Christopher che non sta più nella pelle.
«Li hai avvisati tu?»
«Si. Ho detto a mia madre di portarlo qui»
Lo guardo e gli sorrido «Grazie»
«Andiamo. Penserò dopo ai bagagli. Devi riposare»
«Alex… non sono invalida»
«Piantala di contraddirmi. Riposa e domani ti porto in ospedale»
«Stavolta chiedo io il divorzio se non la pianti!!» esclamo voltandomi verso di lui. Per fortuna sua madre è lontana e non può sentirci.
Alex si guarda in giro, si passa una mano tra i capelli e chiude gli occhi annuendo. «Ok. Scusami, ma sono preoccupato. Ho paura che possa succedervi qualcosa e non voglio perdere né te, né questo bambino»
Sorrido perché noto con piacere che ci tiene davvero tanto. «Staremo bene»
Sorride anche lui e si abbassa per baciarmi. «Andiamo. Tra poco Christopher si fionda in strada per venire a salutarci»
Mi lascio sfuggire una risata e lo prendo per mano.
Velocemente ci avviciniamo a mia suocera e al nostro bambino. «Ciao mammina!!»
«Ciao amore!!» esclamo inginocchiandomi per arrivare alla sua altezza. «Mi sei mancato tanto, lo sai?!»
«Mammina, mi sei mancata anche tu. Ti ho fatto un disegno»
«Davvero?! Voglio vederlo»
Lui sorride e noto che manca un altro dente. Gli accarezzo la guancia e gliela bacio.
Il mio dolce bambino sdentato.
Dalla tasca dei suoi jeans estrae un foglio piegato in più parti. Lo apre e me lo fa vedere. «Questa sei tu, con i capelli gialli. Qua c’è papà che cura le pelsone; poi ci sono io che gioco con un altro bambino»
Alzo lo sguardo e sorrido ad Alexander. «E questo bambino chi è?!»
«Il mio flatellino»
Sorrido e lo prendo in braccio, stringendolo forte forte.
«Dai, saliamo a casa» dice Danielle e, dopo che Alex ha preso Christopher in braccio, tutti e quattro saliamo nel nostro appartamento.
Quando varco la porta di casa mi viene in mente quella di Sandown. Non vedo l’ora di ritornarci.
«Grazie per aver tenuto Christopher, mamma» dice Alex.
«Figurati. Come mai siete tornati prima?»
«Catherine sentiva la sua mancanza» mente mio marito. Lo guardo storto e lui sorride.
«Va bene… chiamatemi se avete bisogno di qualcosa. Ciao amore della nonna» grida e il mio bambino le risponde. «Ciao tesoro» dice avvicinandosi per salutarmi.
«Ciao e grazie»
«Non dirlo nemmeno» mi sorride e si volta per uscire.
Quando Alex torna in cucina, mi avvicino a lui e gli circondo i fianchi con le braccia. «Dovremmo dirlo adesso a Christopher?» chiede.
«Meglio aspettare l’ecografia. Non voglio che ci resti male se le cose non dovessero andare nel verso giusto»
«Perché?! Cosa non dovrebbe andare per il verso giusto?»
«Alex, mio dio! Ma da quando sei diventato così ansioso!» esclamo sciogliendo l’abbraccio.
«Non lo so, ma ammetto di esagerare un pochino»
«E meno male! Comunque domani chiamo la mia ginecologa e fisso un appuntamento. Non preoccuparti, ok?»
«Va bene» mi sorride e, abbracciandomi, si dirige in camera di Christopher.
 
«Non era necessario che tu mi accompagnassi» mormoro seccata seduta sulla poltrona della sala d’aspetto.
«Invece si. Christopher è a scuola e io non lavoro perché in teoria dovevamo essere ancora fuori»
«E di chi è la colpa?» chiedo guardandolo storto.
«Ok, basta! Smettila di ripeterlo»
Sorrido e lo prendo per mano. «Grazie per essere qui»
«Non ringraziare. Voglio esserci ogni volta e poi…» si ferma e guarda il cellulare.
Lo spingo per invitarlo a parlare. «Auguri amore» mormora guardandomi.
Lo guardo confusa. Auguri?! Ho fatto per caso il compleanno e me ne sono dimenticata?!
No, siamo solo a marzo. «E’ la festa della donna» mi spiega.
«Oh…» mormoro e gli sorrido. «Grazie»
Mi avvicino e lo abbraccio «Ti amo» dice baciandomi.
«Meno male…»
Mi sorride e mi bacia di nuovo.
«Catherine?!» mi sento chiamare e mi volto. È la segretaria della dottoressa. «Tocca a voi»
Mi alzo e Alex mi prende per mano. «Stai tranquillo, ok?»
Mi viene da sorridere perché quella ad essere agitata dovrei essere io, invece sono la più tranquilla.
«Buongiorno Catherine»
«Ciao Nicole» la saluto e la stessa cosa fa Alex, ma con un semplice gesto della mano.
«Sta bene?» mi chiede lei.
«Si, è solo un po’ preoccupato»
«Come mai? È successo qualcosa?»
«Ehm… sono incinta. Cioè, ho fatto il test ed è risultato positivo»
«Che bello Cath!» esclama abbracciandomi.
Ricambio l’abbraccio e sorrido. Io e Nicole abbiamo legato molto quando portavo in grembo Christopher. Ero piccola e spaventata e lei è sempre stata molto gentile nei miei confronti e trovava sempre una parola per farmi sentire meglio quando avevo i miei momenti no; come quando mi chiedevo se sarei diventata una brava madre per il mio bambino.
«Christopher sarà felicissimo»
«In realtà vorremmo sapere se va tutto ok prima di dirglielo. Desidera davvero un fratellino, e non vorrei che ne restasse deluso, ecco…»
«Certo, mi sembra ragionevole»
«Già…» mormoro voltandomi verso Alex che… mi guarda.
Alex? Riprenditi. Che hai?! Lo guardo, ma lui continua a fissarmi.
«Stenditi sul lettino Cath. Cominciamo subito»
Annuisco e faccio come mi è stato detto. Quando alzo la maglia che indosso il mio sguardo si posa di nuovo su Alex. Adesso mi sta guardando la pancia. «Piantala!!» gli sussurro.
«Di fare cosa?»
«Di fissarmi. Mi innervosisci. Andrà tutto bene, non preoccuparti»
«Perché non aspetti fuori Alex?» gli chiede Nicole versando un po’ di gel sulla mia pancia.
Cavolo! Dimenticavo quanto fosse freddo!
«No, sto bene»
Lo guardo storto e sorrido, mentre l’ecografo è già sul mio ventre.
Nicole resta in silenzio per qualche minuto, fin quando non interviene Alex chiedendole di parlare. Lo colpisco con il gomito e lo fulmino con lo sguardo.
La ginecologa ride e fa un lungo sospiro. «Non ti ho mai visto così ansioso Alexander. Comunque, Catherine è alla nona settimana»
«Quindi…»
«Due mesi e mezzo. Non te ne sei accorta prima?» chiede.
«No, lo scorso mese il ciclo è arrivato, ma scarso, molto, quindi non credevo di essere incinta. Pensavo fosse normale»
«Va bene. Devi riposare molto per un paio di settimane, comunque è tutto ok» dice muovendo ancora lo strumento sul mio ventre.
«Stai cercando il battito?»
«Si» risponde lei guardando il monitor.
Mi volto a guarda Alex e mi accorgo che i suoi occhi sono lucidi «Stai piangendo?» chiedo cercando di trattenere le lacrime.
Lui mi guarda e sorride. Adesso si che è più tranquillo, anche se sono sicura che romperà con la questione del riposo.
Si abbassa per baciarmi «Ti amo» mormora sulle mie labbra.
Proprio in quel momento sentiamo un piccolo cuoricino che batte. «Eccolo qui» esclama la dottoressa.
Entrambi ci voltiamo e adesso sono io che scoppio a piangere.
La prima volta che sento battere il cuore di mia figlia… o figlio. «Tutto è nella norma, non preoccupatevi. Ti prescrivo soltanto delle vitamine e riposo»
«Ok, grazie» rispondo ripulendomi la pancia dal gel. Nicole si allontana e io guardo Alex. «Sei più tranquillo adesso?»
«Si, decisamente»
«Bene, sono contenta»
Mi bacia di nuovo e mi aiuta ad alzarmi. «Ecco qui la prescrizione e la foto del vostro bambino. Ci vediamo tra qualche settimana»
«Va bene. Grazie Nicole»
«Stammi bene» dice abbracciandomi.
Quando usciamo dallo studio, Alex è molto più tranquillo e sta consumando la fotografia a furia di guardarla.
«Non vedo l’ora di dirlo a Christopher» dice guardandomi.
«Anche io» rispondo sorridente. Chissà quale sarà la sua reazione. Un po’ me la immagino, però non si può mai sapere.
Per tutto il tragitto, dalla clinica a casa, Alex non ha smesso di parlare del bambino. E se fosse maschio…. E se fosse una femminuccia. Sarà più facile adesso che siamo più grandi?! Come la chiameremo o lo chiameremo? Dove faremo la sua stanza? Dovremo comprare un’altra casa?!
Ha dato i numeri. Si vede che è contento quanto spaventato all’idea di diventare nuovamente padre. L’ho lasciato parlare, sfogarsi e alle sue domande ho risposto con calma.
È nervoso e lo capisco. Dopo tutto quello che abbiamo passato, nonostante lo volessimo, è un po’ strano pensare che se le cose non fossero andate come realmente sono andate, questa bambina sarebbe nata nello scompiglio più totale o magari sarebbe nata e i suoi genitori non si sarebbero parlati nemmeno.
È strano, tutto qui, e lui si sta facendo prendere dall’ansia.
«Stai bene?» gli chiedo. Ha appena spento l’auto davanti il nostro appartamento e tirato un lungo sospiro.
«Credo di si»
«Capisco che è strano Alex, ma lo affronteremo insieme»
Non risponde, ma si volta per guardarmi negli occhi «Voglio questa bambino o bambino. Lo voglio davvero, Cath, non pensare il contrario nemmeno per un secondo. Però, mi stanno ritornando tutti quei dubbi che ho avuto con Christopher»
«Lo so, ti capisco, ma adesso siamo più grandi e le cose andranno decisamente meglio»
Mi sorride e si avvicina per baciarmi. «Non vedo l’ora di tenerla tra le braccia» mormora e io scoppio a ridere.
«Andiamo, tua madre si chiederà che fine abbiamo fatto»
Annuisco e scendo dall’auto.
 
«Tesoro, possiamo parlarti un attimo?» dice Alex sedendosi sul divano, mentre Christopher si alza dal pavimento abbandonando i suoi giochi.
Io mi avvicino a loro e mi siedo accanto a mio marito.
«Giuro che non sono stato io a rompere la lampada del corridoio» dice alzando le braccia.
Mi lascio sfuggire una risata e guardo Alex. Nemmeno lui si è accorto del danno.
«Non vogliamo parlarti di questo» risponde lui prendendolo in braccio.
«E di cosa?»
Alex mi guarda e credo che adesso dovrei essere io a dire qualcosa.
Bene… Come si fa a dire ad un bambino di sei anni che la sua mamma è incinta?!
«Ti ricordi quando chiedevi a me a papà di portarti un regalo?»
Lui annuisce e io mi faccio ancora più vicina. «Ti ricordi anche cosa volevi?»
«Un flatellino» risponde lui.
«Esatto»
«Avrò un fratellino!!!» grida scendendo giù dalle gambe del padre e sorridendo a sessantadue denti.
«Tra un po’ di mesi si» dico.
«Si!!» esclama lui cominciando a correre per la casa «Avrò un flatellino! Avrò una sorellina»
«Uhm, tesoro… ne avrai uno solo» specifico cercando di calmarlo.
«Magari più avanti scopriremo che sono due» dice Alex sorridendo. Adesso gli vanno bene i gemelli?!
«Uno va benissimo» dico accarezzandogli la guancia.
«Mamma, quando arriva il flatellino»
«Christopher, può essere anche una sorellina, non è ancora sicuro»
«Allora quando arriva la sorellina?»
«Fra un paio di mesi» gli dice Alex.
«E perché così tanto tempo?»
«Perché deve crescere sana e forte qui dentro» dico scoprendomi la pancia e guardandolo.
«Ohhh» mormora sorpreso. «Lì dentro c’è il mio fratellino?» chiede.
«Si, amore. E con il passare del tempo diventerà sempre più grande perché cresce. Anche tu sei stato qui dentro»
«Davvero?»
«Certo»
«La posso toccare?»
«Si» rispondo con le lacrime agli occhi.
L’ha presa bene… direi benissimo.
«E’ morbida» dice continuando a toccarla.
«Si amore, lo è» rispondo abbassandomi per baciargli la testa.
Christopher smette di accarezzarmi e abbraccia me e poi Alex. «Posso fare un disegno per la sorellina o per il flatellino?» chiede guardando me e il padre.
«Certo, vai» risponde Alex, lasciandogli un bacio sulla testa. Il nostro bambino corre in camera sua e Alex mi guarda «Sei felice?»
Lo guardo con le lacrime agli occhi e sorrido «Molto più che felice» rispondo buttandomi tra le sue braccia. «Ti amo… ti amo» mormoro contro le sue labbra.
«Anche io… Ti amo tanto. Scusami per quello che ti ho fatto»
«Smettila di scusarti. È acqua passata. Adesso dobbiamo vivere il nostro presente per i nostri bambini»
Adesso lui mi guarda con gli occhi lucidi e mi abbraccia.
 
«Catherine, vorrei invitarvi a cena domani sera. Siete liberi?!» chiede mia madre al telefono.
«Dovrei parlarne con Alex. Te lo faccio sapere più tardi»
«Certo. Come stai tesoro?»
«Sto meravigliosamente» rispondo sorridendo e stendendomi sul letto. Sono sola a casa.
Christopher ha insistito, dopo pranzo, per vere il gelato. Purtroppo, non ne avevamo in casa, quindi Alexander lo ha portato al parco e gli promesso il gelato.
Questa calma mi piace, ma mi piace anche quando sento la mia casa immersa nel baccano che solo un bambino può e sa fare.
Non vedo l’ora di sentire l’altro mio frugoletto fare i capricci.
Automaticamente mi porto una mano sul ventre e sorrido. Mia madre mi ha chiesto come sto; direi che sto più che bene.
«E’ successo qualcosa?» chiede.
«No, niente di che» rispondo cercando di non farle capire che sono di buon umore e che le sto mentendo.
«Va bene. Ci sentiamo più tardi allora. Vado a fare la spesa»
«Certo. A più tardi» dico e riaggancio.
Oggi sono troppo di buon umore. Mi allungo sul letto per arrivare al comodino e prendo la foto dell’ecografia. La accarezzo e un po’ è come se stessi accarezzando la mia bambina.
Spero tanto sia una femminuccia…
Sospiro e mi alzo per mangiare qualcosa di dolce. In soggiorno accendo lo stereo e la canzone spazza via il mio buonumore. Chi ha messo lì quella canzone?!
Non ricordavo ci fosse ancora quel cd deprimente.
Ho ascoltato “White Flag” di Dido non so quante volte quando Alex insisteva con il divorzio.
Improvvisamente la fame mi passa. Voglio ascoltare di nuovo questa canzone; non dovrei, perché mi riporta immediatamente a come mi sentivo qualche mese fa, ma credo che mi aiuti anche ad apprezzare il presente, che è decisamente migliore.
Tiro su col naso e nascondo il volto tra le mani.
Nonostante i miglioramenti fa ancora male pensare a quel periodo. Fa male.
«Ciao mamminaaaaa» urla Christopher spaventandomi. Non mi ero accorta che sono tornati.
«Ciao tesoro» rispondo e lo abbraccio.
Scappa velocemente in camera sua, mentre Alex mi guarda preoccupato.
«Perché stavi ascoltando quella canzone?» chiede.
«Credevo di aver tolto il cd, invece era ancora lì»
«Perché non hai spento?»
«Non lo so… ho solo voluto ascoltarla»
«Descrive in pieno come ti sei sentita, vero?»
«Non mi sono arresa e quando ho dovuto fare una scelta, ovvero quella di firmare i documenti, mi sono detta che, per quanto io avessi continuato ad amarti, ti avrei lasciato andare e mi sarei comportata come se niente fosse, come se mi fossi lasciata il mio amore per te alle spalle»
«Non ascoltarla più. Me lo prometti?»
Gli accarezzo la guancia e annuisco. «Devo ammettere che anche io ho una canzone che ho ascoltato parecchio ultimamente»
«Lo so» rispondo sorridendo.
«Lo sai?»  chiede confuso.
«Si. L’hai ascoltata mentre eravamo sull’Isola di Wight, vero? Una delle ultime volte»
«Si» ammette.
«Non sarai perfetto, come non lo è nessuno, ma lo sei per me. E la mia ragione sei tu» dico sorridendo.
«Ti amo» mi dice serio.
Annuisco e lo bacio «Darei la vita per te, Alex. Non rinuncerò mai a te»
«Non rinuncerò più a te» dice lui e mi bacia di nuovo.
Restiamo sul divano ad accarezzarci e a baciarci, fin quando Christopher non richiede le nostre attenzioni, salendo sul divano e mettendosi tra di noi.
«Ti vogliamo bene» dico e gli bacio la testa.
«Vi voglio bene, mammina e papino»
Sorrido e guardo Alex.
La mia famiglia perfetta. La mia ragione di vita.

Bien bien...
Siamo giunti alla fine. Che ne pensate?!  Vi ho un pò delusi, vero?!
Comunque, la canzone a cui fa riferimento Alex è
QUESTA.
Spero vi piaccia =)

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


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Buonasera ^^''
Avrei dovuto pubblicare questo capitolo mercoledì, ma non ho potuto perchè non era finito.
Oggi mi sono messa d'impegno e l'ho terminato.
Purtroppo questo è l'ultimo capitolo. Non ci sarà l'epilogo come avevo previsto all'inizio. Il motivo è che il finale mi piace così, quindi non ho intenzione di rovinarlo con un epilogo che magari rovinerà tutto :/
Spero vi piaccia :)
Buona lettura.
Francy

 


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Capitolo 20

 
Guardo un corpicino piccolo muoversi al ritmo del suo respiro.
Guardo Christopher dormire al suo fianco.
Sono la mia ragione di vita, è inutile girarsi attorno.
Non desidero altro dalla vita, perché ho tutto quello che la persona più felice del mondo chiederebbe.
Julie è la mia piccola scimmietta nata il sedici settembre, dopo ore e ore di interminabile travaglio. Dopo la rottura delle acque, si è fatta attendere parecchio.
Alex quella notte ha sopportato le pene dell’inferno, almeno quanto quelle che stavo sopportando io. Gli ho rinfacciato tutto quello che mi ha fatto e ricordo che guardava le infermiere un po’ imbarazzato. In effetti, stavo spifferando i fatti della nostra vita privata a tutti i presenti della sala parto. Ma stavo per dare alla luce una neonata di tre chili e settecento grammi, quindi un po’ di sclero è concesso, no?!
Per fortuna nessuno dei nostri genitori è voluto entrare ad “assistere”. Primo perché sarebbe stato inappropriato; secondo perché avrebbero sentito ancora una volta la storia del divorzio.
Già, abbiamo confessato tutto qualche tempo dopo aver scoperto della gravidanza. La madre di Alex non ci ha parlato per due settimane quasi e mio padre mi ha chiuso il telefono in faccia per un mese e mezzo; senza contare che avrebbe voluto uccidere Alex.
«Papà, dobbiamo dirvi una cosa» dico alzandomi da tavola, mentre Alex prende in braccio Christopher.
«L’ultima volta che hai detto così, era la prima volta che conoscevamo i genitori di Alex e ci avete detto che stavate per diventare genitori di questo scimmione» risponde mio padre prendendo Christopher in braccio.
«Io non sono scimmione» risponde il bambino mettendo il broncio.
«No, tesoro! Non lo sei, il nonno sta scherzando» dice a sua volta mio padre.
«Uhm… ritornando a me, cioè, a noi…»
«Sei di nuovo incinta?» chiede di scatto la madre di Alex. La guardo e sorrido, alzando le spalle.
Tutti scoppiano a ridere e mi abbracciano.
Mia madre, invece, mi guarda un po’ in pensiero. Credo di aver capito a cosa pensa. Accidenti! Come faccio a dire del divorzio?! Che sia maledetto quel giornale!!
«Lo sapevo io che doveva essere un motivo del genere per far scollare mio figlio da quella casa» esclama Danielle alzandosi per abbracciarmi «Congratulazioni cara»
«Ha un po’ esagerato» rispondo io e Alex mi guarda male.
«Ammetto di essermi fatto prendere dall’ansia un po’ più del dovuto, ma non posso farci niente» dice lui sorridendo mesto.
Dopo gli abbracci dei miei genitori e del padre di Alex, mio padre comincia a giocare con Christopher che, ovviamente, ha cominciato a saltellare per tutta la sala da pranzo urlando “Avrò un fratellino, avrò una sorellina”
«Sono gemelli?!» chiede scioccata mia madre.
«No, mamma! È solo uno, ma lui dice così perché non si sa ancora se è un maschio o una femminuccia»
«Ah, ecco»
Mi volto a guardare Alex e lo trovo che sorride; io, invece, sono ancora in ansia e lui lo percepisce.
«Che succede?» chiede avvicinandosi.
«Dobbiamo dirlo»
«Non siamo costretti»
«Lo so, però mia madre mi ha già guardata con preoccupazione, troppa! E poi io mi sento un peso sullo stomaco. Non possiamo continuare a tenerlo nascosto»
«E’ vero, ma ammetto di avere un po’ di paura»
«Non preoccuparti»
Lui mi guarda, mi bacia la fronte e annuisce. «Papà?» chiama lui. Antony si volta verso di noi e quando Alex dice di avere qualcosa da dire, tutti si voltano verso di noi e mia madre, da lontano, mi fa segno di no con la testa.
«Che succede?» chiede mio padre guardandosi intorno.
«Uhm… devo dire una cosa»
«Dobbiamo dire una cosa» lo correggo io.
«Vi ascoltiamo»
«Ecco…Un anno fa io e Catherine abbiamo…» deglutisce «…abbiamo avuto dei problemi»
Chiudo gli occhi per cercare di non ricordare quelle litigate. Non ce la faccio.
Mi siedo e Alex è subito al mio fianco «Che hai?»
«Niente, continua» rispondo guardandolo negli occhi. Entrambi ce li abbiamo lucidi. Mi guarda per un po’, poi annuisce e ritorna a parlare.
Ci gira intorno per un po’, non sapendo come dare la notizia!
Stanca di tutto questo giro di parole, faccio un respiro profondo e dico «Stavamo per divorziare»
Alexander mi guarda scioccato, mentre tre paia di occhi ci guardano sconvolti, mia madre, invece, ha le mani sulla bocca e fa no con la testa.
«Lo avete scelto insieme? Perché adesso aspettate un altro bambino?» chiede sua madre.
«Sono stato io a volerlo. Comunque è successo, non ce lo aspettavamo»
«Per questo mia figlia era sempre giù di morale e quando veniva a trovarci aveva sempre la testa chissà dove! ERA PER COLPA TUA!!» urla mio padre alzandosi e sbattendo il pugno sul tavolo.
Mia madre si avvicina velocemente a lui e lo ferma per un braccio.
«Papà, aveva degli ottimi motivi per volerlo» dico cercando di calmare un po’ le acque.
«E quali sarebbero Catherine?!» chiede Danielle arrabbiata ma anche triste. «Perché non ce lo avete detto?!»
«Perché non volevamo che lo sapesse nessuno» risponde Alex.
«Tutto è iniziato per colpa mia»
«Che vuoi dire?» chiede mia madre.
«Voglio dire che in tutti questi anni mi sono preoccupata più del mio lavoro che della mia famiglia. Christopher è cresciuto e io mi sono persa praticamente tutto della sua prima infanzia. Ho trascurato mio marito, ho trascurato mio figlio e…»
«E?»
E ho preferito lavorare la sera di San Valentino piuttosto che stare con mio marito «E Alex si è stufato di tutto questo» dico stringendogli la mano.
«L’ho tradita» mormora mio marito abbassando la testa.
«Tu cosa?!?!!?» urla mio padre avvicinandosi sempre di più a noi.
«Papà…»
«No Catherine!! Come diavolo vi viene in mente di rovinare il vostro matrimonio così?! Non avete pensato a vostro figlio?! Non mi aspettavo questo da mia figlia! Non mi aspettavo che tu trascurassi la tua famiglia per un lavoro misero. Ma tu!!» dice indicando Alexander con un dito «Mi avevi promesso che non avresti fatto soffrire mia figlia. Che l’avresti protetta e ti saresti preso cura di lei e adesso mi vieni a dire che l’hai tradita?!»
«E’ successo quando non stavamo insieme, papà»
«Non importa Cath. Non avrebbe dovuto farlo ugualmente» dice, stavolta, il padre di Alex.
«So che avevo fatto quelle promesse, so che non avrei dovuto tradire mia moglie, ma ero molto arrabbiato in quel periodo. Le cose tra me e lei andavano veramente male; credevo di volere davvero quel divorzio e ci siamo arrivati davvero molto molto vicini, anche se da un po’ di tempo prima avevo capito che forse non era quello che volevo. Le ho chiesto scusa e lei mi ha perdonato, anche se non smetterò mai di dirle quanto sia dispiaciuto per aver causato tutto questo alla nostra famiglia. Lei ha le sue colpe e ha fatto di tutto per rimediare e io ho esagerato, quindi le colpe ce le abbiamo entrambi» dice tutto d’un fiato.
Quella sera è la prima cosa che ho dimenticato il giorno dopo, anche se spesso mi viene in mente, come adesso che guardo Christopher dormire accanto alla sua sorellina.
Lui, credo ne abbia risentito più di tutti.
Quando ha incontrato lei, poi… quando la credeva sua madre. Assolutamente inconcepibile. Non voglio più pensarci.
Quel periodo è passato.
Adesso siamo noi quattro: io, Alex, la piccola Julie e Christopher, che si prende cura di sua sorella come mai ho visto fare ad un bambino.
Lui le mormora qualcosa quando fatica ad addormentarsi, le da il biberon, gioca, e se qualcuno vuole prenderla in braccio, al di fuori di me e Alex, lui diventa geloso e possessivo. Direi che abbiamo iniziato bene.
Entrambi dormono nella stessa camera. Abbiamo dovuto fare un paio di modifiche, tipo eliminare la rete da calcio che avevo disegnato a Christopher e altre cose che ricordassero la stanza di un maschietto. Abbiamo lasciato il paesaggio e, dove dorme Christopher un personaggi dei suoi cartoni animati preferiti, mentre dall’altro un’orsacchiotta con un fiocchetto rosa. Le sue mani paffute e pelose sembrano tenere le sbarre della culla. Julie sta spesso sveglia a fissarla. Fissa il muro e sorride.
E’ un amore.
Stanotte hanno dormito entrambi con me nel letto. Alex, dopo la guarigione della sua mano, ha ricominciato a lavorare; è da quando è nata Julie che lavora di notte e durante il giorno sta con noi. Io per il momento mi sono presa una pausa da tutto.
Sono una mamma a tempo pieno e mi piace.
«Ti sei svegliata presto…» mormora qualcuno. Alzo lo sguardo e Alex è sulla porta che mi sorride.
«Ciao» sussurro alzandomi dal letto e mettendo un cuscino accanto a Julie.
Mi avvicino ad Alex e lo bacio, abbracciandolo. «Sei tornato presto» dico.
«Si, volevo vedere la mia piccolina svegliarsi»
Sorrido a trentadue denti e circondo i suoi fianchi con le braccia. 
«Come mai sono qui?»
«Mi sentivo sola»
«Prometto che è l’ultima settimana»
Annuisco e lui si abbassa per baciarmi.
«Mi sei mancato» mormoro contro le sue labbra.
«Anche tu. Oggi avevo una paziente con il tuo stesso nome e non ho fatto altro che pensare a questo momento» dice e mi bacia di nuovo.
Sorrido e ricambio il bacio, anche se, il pianto di mia figlia fa allertare tutti, riuscendo a svegliare anche Christopher.
Entrambi ci avviciniamo al letto; prendo Julie tra le braccia e comincio a cullarla. Alex, invece, prende Christopher in braccio e lo porta in camera sua.
«Amore della mamma…»
Mi risponde con qualche borbottio, ma ben presto cade in un sonno profondo.
Un po’ ne resto sorpresa. Di solito, alle sei del mattino, urla e strilla per mangiare. Oggi, invece, niente.
«Dorme di nuovo?» chiede Alex rientrando.
«Si. Strano, vero?»
«Abbastanza, ma la mia testa ringrazia» risponde stendendosi sul letto poggiando la testa sulle braccia piegate. «Siamo pari» dice.
Lo guardo e gli chiedo, silenziosamente, a cosa si riferisce.
«Due maschi e due bellissime donne»
«Ah, ecco. Tra qualche anno dovrete guardarvi le spalle» sussurro.
«Appunto»
Soffoco una risata e mi volto per portare Julie in camera.
Se fosse stato per me avrebbe dormito con noi in camera, ma Alex dice di volere la nostra intimità; quindi, niente bebè o bimbi che dormono in camera da letto.
Sono ammessi soltanto quando lui non c’è durante la notte.
Metto Julie nella sua culla e le lascio un bacio sulla fronte, ispirando il suo profumo di neonata. La amo con tutto il mio cuore, come solo una madre può amare il proprio figlio. Mi volto e Christopher sta mormorando qualcosa. Copro per bene Julie e mi volto per andare dal mio ometto.
Mi siedo sul letto e lo copro per bene. Tra due settimane sarà il compleanno e non posso credere che compia già sei anni.
Che qualcuno mi ridia il mio Christopher piccolino. Sta crescendo troppo in fretta.
«Sei ancora qui? Sbrigati» mormora Alex entrando in camera.
«Arrivo» dico baciando sulla fronte Christopher. Ritorno da Julie e bacio di nuovo anche lei.
Socchiudo la porta e mi dirigo verso la camera da letto, mentre, dalla finestra del corridoio, vedo che il sole comincia a sorgere.
«Finalmente» esclama Alex tirandomi per un braccio.
«Smettila. Mi fai male» mi lamento mentre lui comincia a baciarmi il collo. Adesso è su di me.
«Non ti faccio male» borbotta.
«Christopher sta per compiere sei anni» dico di punto in bianco.
«Lo so. Tra due settimane»
«Già»
«Che hai?» chiede guardandomi.
«Sono già passati sei anni?!»
«Si. I sei anni migliori della mia vita»
Sorrido e lo abbraccio, cominciando a baciarlo con trasporto.
«Ti va se partiamo per il suo compleanno?» chiedo stringendolo al mio corpo.
Lui mi sorride e annuisce. «Secondo te gli piacerà?! Non sarebbe meglio organizzargli una festa qui a casa con i suoi compagni? Compie sei anni»
«Ma io vorrei che lo festeggiasse con noi. I suoi compagni festeggeranno con lui i suoi diciotto anni»
Lui abbassa e scuote la testa, baciandomi il petto.
«Sei gelosa, per caso?»
«Tanto. Non voglio che passi quel giorno con i suoi compagni; voglio che lo passi con noi, con la sua mamma»
«Catherine, che ti sta succedendo? Non eri così gli altri anni»
«Lo so… ma sta crescendo così in fretta. Ho paura di non godermi il mio bambino, un po’ come ho fatto in questi anni. Forse è proprio per questo che adesso mi sento così; come se fra tre settimane mi svegliassi e mi ritrovassi ad avere un figlio adolescente e una bambina di sei anni»
«Amore, ma prima o poi avverrà e questa volta assisterai alla prima parola di Julie, al suo primo passo, al suo primo dente che cade, alla sua prima volta sul vasino. A tutto, mi hai capito?!»
Asciugo una lacrima e annuisco. «Capito» dico sorridendo.
«Ti amo e grazie»
«Per cosa?»
«Per non esserti arresa quando io avevo rinunciato a noi due. Oggi non avrei una moglie fantastica, un ragazzino che mi da ogni giorno del filo da torcere con le sue domande e una bambina che è la fine del mondo. Ah, comunque anche lei ha i tuoi occhi» dice sorridendo.
Scoppio a ridere e lo spingo già dal mio corpo. «E’ ancora troppo piccola per dire di che colore sono i suoi occhi»
«Secondo me saranno come i tuoi. Bionda con gli occhi azzurri. Non avrei potuto scegliere di meglio» dice e si alza.
«Certo… ti piacciono anche le more con gli occhi verdi» dico guardandolo negli occhi.
«Momento di debolezza»
«Uh uh»
«Non succederà più Catherine»
«Lo so» rispondo abbracciandolo.
«Grazie»
«Mi aiuti a preparare la colazione?»
«Oggi è sabato»
«Quindi? Il sabato non si fa colazione?» chiedo sorridendo.
«No. Il sabato facciamo colazione al parco»
«Vuoi andare al parco?»
«Si. Più tardi, però. Lasciamoli dormire un po’ e poi io voglio stare un po’ con te. Devo ancora recuperare tutte quelle notti che non ho passato con te» dice e abbraccia.
Sorrido e ricambio.
Ci si può sentire così tanto innamorati quando la persona per cui nutri quel sentimento ti ha ferita, tradita, trattata malissimo?!
Direi che la nostra Julie ha cancellato tutto.
È stato un segno del destino, ne sono sicura.
Sono sicura che io e Alexander siamo destinati a stare insieme e che quando abbiamo passato quella notte insieme, è cambiato veramente tutto.
Dentro e fuori.
Siamo cambiati noi e tutto quello che è successo mi ha migliorata come persona ma ha reso più forte la mia famiglia.
Qualche tempo stavo leggendo Hansel e Gretel. Ricordo….
“Lasciamo queste molliche di pane dietro di noi, così potremo trovare la via di casa; perché perdere la via di casa sarebbe la peggior cosa possibile”
Io ho ritrovato la mia via di casa, ma non con le molliche… con l’amore che ogni istante di ogni giorno ho provato per Alex, per Christopher, per il futuro che avremmo avuto come coppia e famiglia.
Io e Alex abbiamo trovato l’amore anche quando non c’eravamo noi; quando gli eventi ci hanno investito in pieno, facendoci perdere fede in quello che avevamo creato fino a quel momento.
Io e Alex ci saremo sempre.
Il nostro amore ci sarà anche senza di noi.

Oh!! ='D *momentoditristezza*
Non ci credo che ho finito la storia T_T Sono passati cinque mesi da quando ho cominciato a pubblicarla e da allora devo ringraziare tutte/i voi che mi avete seguita. Chi più, chi meno, chi tantissimo, ma tutti mi avete sostenuta e incoraggiata ad andare avanti. Le vostre recensioni, positive, negative o neutre che siano state, mi hanno fatto credere un pò più in me stessa. Proprio quando io avevo un momento no, trovavo una recensione o andare a rileggere le altre già ricevute, per ricaricarmi quel tantino che bastava per ricominciare a scrivere qualcosa di buono. Non so quanto sia venuto buono, perfetto o indimenticabile; io spero solo di esserci riuscita un pochino. Tutti, nel vostro piccolo e che lo sappiate o meno, mi avete aiutata e per questo vi dico GRAZIE.
Molto probabilmente il capitolo non è come ve lo aspettavate; ci saranno delle imperfezioni e vi aspettavate anche il prologo, ma ho pensato che un finale migliore (per me) di questo non lo troverò mai, quindi We can find love within us finisce qui, con una dolce e piccola Julie, con un piccolo uomo, Christopher (Che credo di aver chiamato, per sbaglio, Christian ai tempi di 50 Sfumature xD Perdonatemi) e con i due disgraziati che hanno fatto soffrire pure me :/
Ok, detto questo... vi lascio con le due canzoni che mi hanno ispirata a scrivere questa storia. Spero le ascoltiate, perchè sono davvero belle ;)
Un bacio,
Francy. <3

Coldplay ft. Rihanna - Princess of China
Leona Lewis - Run


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