Breathe Me di robstenwhore (/viewuser.php?uid=216784)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mistakes ***
Capitolo 2: *** Cheater ***
Capitolo 3: *** Painful memories ***
Capitolo 4: *** Trapped ***
Capitolo 5: *** We are broken ***
Capitolo 6: *** Negative ***
Capitolo 7: *** Wrong kisses ***
Capitolo 8: *** Our night ***
Capitolo 9: *** First date ***
Capitolo 10: *** Written confessions ***
Capitolo 11: *** Bleeding ***
Capitolo 12: *** Beating heart ***
Capitolo 13: *** Forgiveness ***
Capitolo 14: *** Red roses and diamonds ***
Capitolo 1 *** Mistakes ***
Unbroken
Breathe
Me
Capitolo
1
Mistakes
Sono furiosa mentre guido sulla strada sterrata, sento una rabbia
assurda dentro.
Vorrei prendere a pugni qualcosa, la sua faccia magari.
Non si fida di
me. Dopo così tanto tempo insieme ancora non si fida di me e
della gente che frequento. So quello che faccio, lui dovrebbe sapere
che non sono una sprovveduta, che conosco le persone a fondo prima di
fidarmi davvero, prima di entrare in confidenza, ma lui dice che Rupert
mi guarda in un modo che non gli piace. Assurdo. E' un uomo sposato,
con due figli e ha quasi vent'anni più di me! E' a Los
Angeles e
vuole salutarmi, perché non dovrei? E' un collega, uno dei
registi con cui ho lavorato, è una brava persona.
Robert non si
fida di me. Eppure lo sa, sa quanto lo amo.
Quando arrivo Rupert è già lì e mi
accoglie con un
sorriso. Cerco di rilassarmi e scendo dalla macchina, ricambiando il
sorriso con meno entusiasmo. Non sono in vena e il posto è
strano, è quasi deserto, non mi piace. Mi abbraccia e cerco
di
essere amichevole mentre ricambio ma la sua stretta è
strana,
è forte. Mi allontano e cominciamo a parlare del
più e
del meno. Mi fa ridere, decisamente insieme a lui il mio umore
è
migliorato, per un attimo dimentico Rob e le sue assurde scenate di
gelosia. Non può avere ragione, Rupert non è
così.
Mi appoggio ad uno steccato di legno mentre parliamo e lui è
subito dietro di me, il suo visto è tra i miei capelli e poi
sul
mio collo. Non mi sento a mio agio, per niente. Solo Robert fa queste
cose. Con Rupert è sbagliato, non è giusto, non
mi sento
bene, ma so che non c'è niente di male sotto, non
può
esserci.
Quando decido di andare via mi dice di non avere la macchina,
così mi propongo per dargli un passaggio. E' un amico, farei
la
stessa cosa per chiunque. Saliamo in macchina ma non ho il tempo di
mettere in moto. Succede in un secondo e quasi non ho il tempo di
rendermi conto di cosa sta accadendo quando mi ritrovo le sue labbra
sulle mie. Vorrei spingerlo via ma sono pietrificata, non so che fare,
questa situazione è surreale per me. Rob aveva ragione.
Dannazione! Spero solo che si stacchi in fretta da me. Ma non lo fa,
anzi i suoi baci diventano più decisi e le sue mani mi
toccano
con insistenza, prova a infilarne una nei miei slip. No! Una
voce nella mia testa urla, non potrei mai fare questo a Robert, no.
Così mi stacco e lo spingo via, urlando, chiedendogli che
diamine gli salta in mente. Lui non guarda me, sta fissando il
finestrino alle mie spalle. Perché lo fa? Mi giro e mi
pietrifico. Cazzo! Questa è la fine. I paparazzi sono
lì,
riesco ad identificarne uno ma so che ce ne sono altri in giro. Porca
puttana. Chiedo a Rupert se ne sa qualcosa ma lui mi guarda
innocentemente. Mi assicura che non ha avvisato lui i paparazzi, non lo
farebbe mai, non è una persona così orribile.
Dice che
sistemerà tutto lui e scende dall'auto, per parlare con i
fotografi forse, non m'importa al momento, voglio solo tornare a casa
mia. Metto in moto e parto, e mi sento una merda. Rob non mi
perdonerebbe mai. So come la pensa sul tradimento e su chi tradisce, so
che per lui non è accettabile e io mi sento così
ora, mi
sento sporca, col sapore di un altro sulle labbra, mi sento una
traditrice. Rob non deve saperlo. Mai.
Quando apro la porta di casa lui non è seduto sul divano che
gioca con Bear come l'ho lasciato. Giro per casa ma non c'è,
di
lui nessuna traccia e neanche il nostro cagnolino salta fuori. Forse
sono andati a fare un giro insieme, per sbollire la rabbia della nostra
litigata di questa mattina. Entro nella nostra camera e mi siedo sul
letto, sospirando. Qualcosa non torna, questa stanza è
diversa,
non era così quando sono uscita. Ora sembra quasi... vuota.
Sì, è vuota, mancano delle cose. Apro l'armadio
ed
è il solito caos ma stavolta è differente. Ci
sono solo i
miei vestiti, i suoi sono scomparsi. No, non può essere.
Sento
il panico salire e corro in cucina, poi in salotto. Deve esserci una
traccia di lui, deve. Poi lo vedo. E' un foglietto bianco, ripiegato in
due, lasciato sul tavolino di fronte alla televisione. La mano mi trema
mentre lo afferro e lo apro.
Mi disgusti. Non me lo
sarei mai aspettato da te. Addio.
Le parole si marchiano a fuoco nel mio cervello e chiudo
gli
occhi, mentre le lacrime scendono e mi rigano le guance. Ho perso
tutto,
ho perso lui. E in un secondo tutto diventa buio intorno a me.
Mi sveglio di soprassalto, tirandomi su di scatto mentre il respiro mi
si blocca in gola. Era solo un incubo, solo un fottutissimo incubo.
"Amore, che succede? Stai bene?". Sentire la sua voce assonnata mi fa
tirare un sospiro di sollievo. Lui è con me, non
è andato
via. Persino Bear che dorme ai nostri piedi è una bella
rassicurazione.
"Era solo un incubo, torna a dormire", gli dico mentre torno a poggiare
la schiena sul materasso e immediatamente le sue braccia sono intorno
ai miei fianchi, stringendomi contro il suo petto. Dormiamo sempre
così, io mi sento al sicuro contro il suo corpo caldo, mi
sento
amata. Il suo viso è tra i miei capelli e lo sento
chiaramente
respirare il mio odore, non so perché ma sembra che gli
piaccia
molto. Come a me piace il suo, del resto.
"Sono giorni che non dormi bene, mi spieghi che succede?". Il suo tono
è preoccupato, anche se non vorrebbe darlo a vedere.
"Nulla Robert, davvero. E' la palestra, la preparazione per il nuovo
ruolo... E' stressante, lo sai", mento. Ormai ci sto prendendo
l'abitudine. Non posso dire la verità, è fuori
discussione.
"Sai quanto ti ammiro e quanto credo che tu sia perfetta in ogni ruolo,
non c'è bisogno che io te lo ripeta, vero?".
"Disse il ragazzo troppo innamorato per vedere la realtà".
"Sta zitta, sei fantastica", mormora lui prima di lasciarmi un bacio
sulle labbra.
E' inutile, lui sa sempre come farmi sentire la cosa più
importante e preziosa, la cosa che lui più ama al mondo.
Dovrei
sentirmi in colpa per ciò che è successo, invece
lui
riesce sempre a farmi sentire speciale anche quando proprio non lo
merito. Lo amo, perdutamente.
"Torna a dormire, forza", gli dico passando una mano tra i suoi capelli
morbidi, so che lo rilassa e voglio che lui sia tranquillo, ogni cosa
deve sembrare normale, ogni cosa deve apparire come se niente fosse mai
accaduto.
Lui mugugna qualcosa che assomiglia ad un "buonanotte" e si
riaddormenta. E' il mio bambinone, un dolce, romantico, buffo, eterno
bambino. Una delle motivazioni per cui lo amo. Gli bacio piano le
labbra e cerco di sgusciare via dalla sua presa, ormai lo faccio ogni
notte, sta diventando un'ossessione per me. Da quando c'è
stato quel maledetto bacio con Rupert devo controllare tutti i siti di
gossip, ogni fonte possibile ed immaginabile, per scoprire se le foto
verrano mai pubblicate o no. Non posso rischiare, non devo. Rupert mi
ha assicurato che ha provveduto a pagarli per mettere a tacere tutta
quella storia, ma lui non conosce i paparazzi come li conosco io, pur
di guadagnare darebbero via anche il loro primogenito. Sposto le
braccia di Robert lentamente e finalmente riesco a scendere dal letto,
prendendo il portatile per andare in soggiorno.
Lo poggio sul tavolino e mi siedo sul divano, mentre lo accendo e
aspetto impaziente che cominci a funzionare. Come sempre mi auto
convinco che andrà tutto bene, che niente può
essere andato storto, che tutto si risolverà nel migliore
dei modi mentre lo schermo da nero diventa luminoso e colorato, pieno
di icone che risaltano sullo sfondo del desktop. Siamo io e Robert a
Londra, una delle tante foto che ci siamo fatti in un momento di noia,
chiusi in casa, senza poter uscire. Lui regge la macchina fotografica
con una mano mentre l'altro braccio è intorno alle mie
spalle per stringermi a se e mi bacia, persino mentre le nostre labbra
si incontrano riesco a vedere il sorriso di entrambi e mi sento
così fortunata e così stupida allo stesso tempo.
Non posso permettermi di perdere tutto questo. Faccio scorrere le dita
sul touchpad e clicco sull'icona per accedere ad internet, cominciando
a controllare i viri siti di gossip, scorrendo le pagine una dopo
l'altra. Nessuno sembra aver saputo niente, nessun giornale sembra aver
comprato quelle foto, anzi per alcuni io e Rob staremmo anche per
sposarci. Mi viene da sorridere all'idea, ho perso il conto di quante
volte me lo abbia chiesto per gioco. Poi però qualcosa
attira la mia attenzione tra le immagini e mi sento raggelare il sangue
nelle vene quando mi rendo conto di ciò che è.
Sembrava un'innocente copertina con me e Robert, come ce ne sono tante,
invece nell'angolo in basso c'è una foto che non dovrebbe
esserci, una foto di me e Rupert. Lui è dietro di me, con il
viso così vicino al mio collo, sembriamo davvero intimi. Mi
sento morire. Cazzo, voglio morire.
In mezzo secondo sono nel panico più totale. Cerco qualsiasi
tipo di commento a quella foto, qualsiasi articolo che ne parli.
Nessuno sembra crederci, la foto è in una qualità
talmente bassa che sembra ritoccata, e anche male a dirla tutta. I miei
fan come sempre mi difendono. Se solo sapessero la verità,
di certo anche loro cambierebbero idea su di me.
Sprofondo nel divano con le mani sulla faccia. Non posso credere che
sia davvero successo, non è possibile!
"Cazzo, cazzo. Cazzo!" L'unica cosa che riesco a fare in questo momento
è imprecare, perché non potrei fare altro.
Come spiegherò a Robert tutto quanto? Non mi crederebbe.
Direbbe che aveva ragione lui a non fidarsi di Rupert, e come potrei
dargli torto? Aveva tutte le ragioni di questo mondo! Perché
devo fare sempre di testa mia? Perché? Vorrei sprofondare.
Vorrei che la terra si aprisse ora sotto i miei piedi e mi inghiottisse
tutta intera. Mi alzo e comincio a camminare nervosamente per il
soggiorno. Quando sono nervosa non riesco a stare ferma, devo muovermi,
camminare, scaricare l'energia in qualche modo. Non devo fare rumore
però, Robert dorme, se dovesse svegliarsi sarebbe una vera
tragedia. Decido di chiamare Rupert, non so nemmeno che ore siano da
lui ma non m'importa, devo sapere, devo fare qualcosa.
Prendo il cellulare e scorro la rubrica in cerca del suo numero. Le
mani mi tremano, così devo farlo diverse volte prima di
riuscire davvero a trovare il suo numero e a chiamarlo. Il tu tu del telefono
è la cosa più snervante che possa esserci al
momento, ma grazie al cielo dura poco.
"Pronto?"
"Rupert, sono Kristen. Kristen Stewart", dico, sento chiaramente che la
voce mi trema.
"Kris, che piacere! A che devo la chiamata?" mi chiede lui, sembra
tutto allegro e tranquillo. Forse neanche lui sapeva delle foto.
"L-Le foto, le foto sono su un giornale..." dico mentre mi avvicino al
pc e lo guardo ancora. "Us Weekly", aggiungo.
"Quali foto?". Okay, mi sta prendendo per il culo? Non è
divertente.
"Quali foto?! Le foto in cui tu mi baci, ecco che foto!", rispondo
alterata. Devo trattenermi parecchio per non urlare, c'è Rob
nella nostra camera che dorme, dannazione.
"Oh, quelle
foto! Ma come l'hai scoperto?".
Il suo atteggiamento comincia davvero a darmi sui nervi. "Le ho viste,
sono uscite, capisci? Qualche paparazzo le ha vendute ai giornali
chiaro? Sono su internet, dove tutti possono vederle!".
"Mi dispiace Kris, io ho fatto il possibile. Li ho pagati lo sai, mi
avevano garantito che questa cosa sarebbe rimasta tra noi".
"Sì, tra noi e qualche milione di persone! Quella gente
è senza scrupoli, dovevi assicurarti che non accadesse. Me
lo avevi promesso, mi sono fidata di te".
"Non posso fare nulla, scusami, ormai il danno è fatto",
mormora, ma il suo tono non sembra nemmeno dispiaciuto mentre lo dice.
Che diamine succede?
"Tu mi hai cacciato in questo guaio e tu me ne tiri fuori, Rupert. Non
scherzo", sono furiosa e spaventata, un mix letale.
"Nemmeno io scherzo Kristen, non posso fare più niente
ormai. Mi dispiace sul serio ma devo andare, ci sentiamo. Ciao", dice
prima di attaccarmi il telefono in faccia.
Sono allibita. Non so se dovrei cominciare a urlare o piangere, non so
che fare. Lo shock ormai si è impossessato di me e non so
nemmeno con quale forza riesco a staccare il telefono dall'orecchio e
poggiarlo sul tavolino affianco al pc, per tornarmene a letto. Non ho
più la lucidità per rimanere in piedi e
disperarmi come dovrei, nemmeno mi rendo conto di ciò che
sta accadendo. Tutto questo mi distruggerà, me lo sento. Ed
io non posso fare niente, dovrò starmene qui impotente a
guardare ciò che amo svanire, il mio mondo sgretolarsi
attorno a me. Sono fottuta.
Arrivo al letto e mi stendo, le braccia di Robert mi stringono
immediatamente nel sonno come sempre, ma stavolta non mi fanno sentire
meglio. Come potrà ancora abbracciarmi, come
potrà ancora baciarmi e dirmi ti amo dopo ciò che
scoprirà? Come potrà anche solo fidarsi di me?
Neanche io mi fiderei più di me.
Per il resto della notte non riesco a chiudere occhio. Sono un uno
stato di shock tale che il tempo scorre senza che io me ne renda conto,
riesco solo a pensare a quella foto, a quella maledetta copertina e a
come potrà rovinare tutto. Forse per ora Rob non
verrà a saperlo. Non è il tipo che gira molto su
internet, né che controlla i siti di gossip, per un po'
potrebbe rimanerne all'oscuro. Ma poi? Che succederà dopo?
Quando qualcuno gli mostrerà quel giornale? O quando per
caso leggerà qualche articolo su internet? O quando gli
chiederanno come ha potuto perdonare il tradimento della sua ragazza?
Prima o poi verrà a galla, esploderà come una
bomba e non potrò fermarla. Mentre ci penso arriva l'alba,
il sole si alza nel cielo e tutto diventa chiaro e luminoso. Le braccia
di Robert si stringono intorno alla mia vita e lo sento mugugnare
qualcosa mentre si sveglia, la sua guancia si strofina piano contro la
mia e la barba appena accennata mi punge un po', ma per me è
quasi piacevole, ci sono abituata, mi piace con un filo di barba.
"Che ci fai sveglia così presto?", domanda aprendo un
occhio, schioccandomi un bacio sulla bocca.
"Potrei farti la stessa domanda", rispondo, cercando di sembrare il
più tranquilla possibile.
"Sono uno mattiniero io, cosa credi", dice e riesce a strapparmi un
sorriso. Solo lui ci riesce, solo lui riesce a farmi sorridere anche
quando non sento nemmeno di averne la forza.
"Vado a farmi una doccia, ragazzo mattiniero, poi ti preparo la
colazione".
"No, la preparo io. Tu rilassati, sembra quasi che tu non abbia chiuso
occhio", mormora lui mentre si alza, mostrandomi la perfezione del suo
fisico.
Chiunque guardandolo direbbe che sono pazza. Perfetto, perfetto
è troppo, ci sono persone con un fisico migliore, mi
direbbero. Eppure più io lo guardo e più amo ogni
cellula del suo corpo, ogni singolo punto vorrei baciarlo e
accarezzarlo, per me è unico, perfetto, ogni linea dei suoi
muscoli appena accennati mi piace. Non sarà normale forse,
ma non m'importa.
Mi lascia ancora un bacio sulle labbra e infila un pantalone di una
tuta per andare in cucina, mentre io riesco ad alzarmi dal letto e a
dirigermi in bagno. Per me la doccia è un bel momento, mi
rilassa, distende i nervi, mi fa sentire a posto. Oggi invece no, la
faccio in fretta, solo perché mi sento sporca e non
fisicamente, mi sento sporca dentro. Una doccia però non
può lavarmi come vorrei. Quando esco infilo un accappatoio e
sento l'odore del caffè che aleggia nell'aria. Rob non sa
cucinare ma il suo caffè non lo batte nessuno, mi piace
troppo, forse perché lo prepara apposta per me, sa come mi
piace.
Mi asciugo per bene e mi dirigo in camera, cercando nei cassetti un
paio di slip ed un reggiseno puliti, infilandoli poi insieme ad una
maglia leggera e ad un paio di pantaloncini. Non me la sento di mettere
una delle sue cose, non oggi. Sto per dirigermi in cucina per la
colazione quando sento la sua voce.
"Amore, perché hai lasciato il pc acceso? Strano, ricordavo
di averlo spento ieri..." dice lui e il sangue mi va al cervello in un
colpo solo.
Cazzo, ho dimenticato di spegnerlo. Ero talmente sotto shock da essermi
completamente scordata del pc, come diamine ho potuto? Lentamente esco
dalla nostra stanza e arrivo in soggiorno, dove lui è seduto
sul divano, una mano davanti alla sua bocca che so essere aperta, in
segno di incredulità. So cosa sta vedendo. Mi sento morire
per la seconda volta. Lui si gira sentendo i miei passi e mi guarda, un
misto di emozioni passa sul suo volto, dallo shock alla rabbia e poi
alla tristezza e infine la delusione. La vedo, la leggo nei suoi occhi.
"Kristen, che cos'è questo? Spiegami".
Oh, cazzo. E ora?
Note
dell'autrice:
Salve
a tutti! Colgo l'occasione per presentarmi. Io mi chiamo Mary, ho 18
compiuti da due giorni (fatemi gli auguri lol) e questa è la
prima fan fiction che scrivo con questo account. Sì,
perché ho scritto altre fan fiction, ma con account diversi
e purtroppo alcune incomplete. Questa prometto di riuscire a finirla,
parola d'onore. Se siete arrivati fino qui spero che il primo capitolo
vi sia piaciuto. Visti i recenti avvenimenti avevo il bisogno di
scrivere un po', per me è come una valvola di sfogo,
così rimuginando mi è venuta in mente l'idea per
questa storia. So già dove voglio andare a parare
tranquilli, la storia è tutta nella mia bella testolina,
deve solo venir fuori come si deve. Ma ci vorrà tempo,
perciò se vi piace e volete sapere quando
aggiornerò diciamo che cercherò di mantenere un
ritmo costante, passerà una settimana o dieci giorni circa
tra un capitolo e l'altro, per vari motivi.
Vi ringrazio per aver letto il primo capitolo, ringrazio quanti
recensiranno (e vi prego, fatelo, ho bisogno delle vostre opinioni) e
quanti magari la seguiranno. Spero di non avervi annoiato troppo, al
prossimo capitolo!
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Capitolo 2 *** Cheater ***
Breathe Me - Capitolo 2
Breathe Me
Capitolo
2.
Cheater
Vorrei che la terra si aprisse sotto i miei piedi e mi inghiottisse in
questo preciso istante, mentre fisso lo schermo del computer senza
sapere cosa dire. Non ho una giustificazione, vorrei averla, vorrei
spiegarmi ma so perfettamente che non posso farlo. Come posso anche
solo provare a difendermi quando non sono difendibile? E' successo. Ho
lasciato che accadesse, ho lasciato che Rupert mi abbracciasse, ho
lasciato che ci provasse con me spudoratamente per tutto il tempo, ho
lasciato che mi baciasse, rimanendo immobile senza spingerlo via. Mi
sento colpevole per averglielo permesso, è anche colpa mia.
"Non so Robert, io...", provo a parlare ma le parole mi muoiono in
gola, io cosa? Non c'è niente da dire, non so cosa potrebbe
salvarmi in questo momento.
"Dimmi che non è vero e ti crederò, dimmi che non
è come sembra", dice lui, il suo tono è calmo ma
a me
sembra quasi disperato. "Per favore Kris".
Lo fisso senza parlare, prendo un respiro e apro la bocca per dire
qualcosa ma niente, nemmeno un misero suono, il mio cervello gira a
vuoto in questo momento. Serro le labbra e mordo con forza il labbro
inferiore con i denti, tanto forte da credere che da un momento
all'altro potrebbe iniziare a sanguinare. Dio, qualcuno mi aiuti.
"Io... Rob, ti giuro che quello che vedi... Non c'è stato
niente
oltre quello", mormoro, la voce non sembra neanche più la
mia,
trema. In fondo lui non sa del bacio, tutto ciò che ha visto
è un abbraccio, per quanto possa sembrare intimo non
c'è
niente oltre quello. Se lui solo sapesse del bacio... Non voglio
nemmeno pensarci.
Il suo sguardo sembra rischiararsi in un istante, lo vedo
più
tranquillo e quasi mi viene da tirare un sospiro di sollievo.
"Amore te l'avevo detto che quel tipo non mi convinceva, ti avevo detto
di non andarci. Non ha fatto altro, vero?". Solo ora mi rendo conto di
quanto mi sbagliassi. Rob si fida di me, si fida talmente tanto da non
credere nemmeno all'evidenza di una foto, si fida così tanto
da
non credere neanche per un momento che io possa esserci stata, che la
colpa possa essere mia.
"N-no, no amore davvero, non c'è stato niente", mento, devo
farlo per salvare tutto ciò a cui tengo, per salvare noi.
Lui mi sorride e si alza dal divano, mi stringe a se con le braccia e
poggio la testa sul suo petto. Vorrei scoppiare a piangere ma non
posso, se lo facessi lui capirebbe che qualcosa non va, non ho il
diritto di sfogarmi ora. Mi solleva il viso poggiando due dita sotto il
mio mento e le nostre labbra si incontrano lentamente, è un
bacio lento e dolce quello che ci scambiamo, è carico
dell'amore
che proviamo l'uno per l'altra, quell'amore che sembra essere
indistruttibile.
"Andiamo a fare colazione forza, il caffè si sarà
raffreddato", dice lasciando un ultimo piccolo bacio all'angolo della
mia bocca e si stacca, dirigendosi in cucina.
La colazione passa tranquilla, tanto che quasi comincio a dimenticarmi
di quella stupida foto. In fondo, se ci fossero state altre foto in
giro sarebbero già uscite, no? Sono passati giorni dal mio
incontro con Rupert e questa è l'unica che sia venuta fuori,
forse è un piccolo margine di errore che lui non
è
riuscito ad arginare. Può succedere in fondo, e spero
vivamente
che sia così. Io e Robert parliamo tranquilli mentre
mangiamo
dei cornetti - rigorosamente surgelati e scaldati nel microonde - e
beviamo il caffè, ho un'altra sessione di allenamento di
palestra oggi e come al solito ho bisogno del suo incoraggiamento,
altrimenti rimarrei volentieri tutto il giorno chiusa in casa. La
nostra bella casetta è il mio porto sicuro, il posto dove
posso
stare con quelli che amo senza avere occhi indiscreti intorno, senza
preoccuparmi di cosa faccio, di cosa dico e di come lo dico, dove posso
abbracciare e baciare Robert senza che qualcuno mi fotografi e sparli
sulla nostra relazione, il posto in cui mi sento davvero a casa. Ma il
lavoro è lavoro, e non posso cominciare le riprese di Cali
senza
prima dovermi preparare per il ruolo come si deve, prendo ogni mia
parte molto seriamente.
Prima di uscire lascio un bacio a Robert che mi augura buon lavoro e
poi accarezzo Bear, è un po' come un bambino per noi,
è
il nostro figlio canino, in attesa di quelli veri dice lui, e poi esco
dalla porta.
Uscire di casa è sempre una tragedia. Mi sento costantemente
osservata, sempre sotto gli occhi di tutti, probabilmente
perché
so che i paparazzi mi stanno seguendo. Per quanto loro si credano furbi
ormai ho imparato a riconoscerli, so che mi sono dietro mentre guido ma
li ignoro, oggi non ho il tempo di prendermela con loro, ho ben altro
per la testa. Quando arrivo in palestra il mio personal trainer mi
accoglie come sempre, mi chiede come sto ma non si dilunga troppo in
chiacchiere, il suo lavoro è quello di farmi sgobbare come
una
matta tra i vari attrezzi di cui fatico a ricordare i nomi e ci riesce
più che bene.
Mentre corro su quel dannato tapis roulant la mia mente sembra
riprendere a funzionare nel verso giusto e comincio a formulare qualche
pensiero coerente. Pensandoci bene, io non ho fatto niente di male. Non
sono saltata addosso a Rupert, non l'ho abbracciato né
baciato
di mia spontanea volontà, è stato lui.
Perché
dovrei sentirmi in colpa io? Magari, se ne parlassi con Rob, lui
capirebbe. Anzi sono certa che capirebbe, si arrabbierebbe con Rupert
non con me. Oppure, mi
ricorda una vocina cattiva nel mio cervello, potrebbe non crederti e
lasciarti. Vuoi correre il rischio? Dannata
vocina. In un certo senso ha ragione. Sono disposta a rischiare di
perdere Robert, ammettendo che ci sia stato un bacio? Sono disposta a
rischiare così tanto, ammettendo di avergli mentito per
giorni?
La risposta è una sola, chiara come il sole: no, mai. La
posta
in gioco è troppo alta, ciò che potrei perdere
è
troppo prezioso per rischiare in questo modo.
I miei pensieri sono interrotti dal suono del mio cellulare che squilla
e rallento la corsa di quella macchina infernale, riuscendo a saltare
giù di lì per prendere il mio telefono. Il nome
sul
display mi lascia spiazzata. E' Tom, il migliore amico di Robert e in
un certo senso anche il mio.
"Ehi Tom, come va la vita da neo papà?", domando una volta
aperta
la conversazione, prendendo una bottiglietta d'acqua dal mio borsone
per sorseggiarne un po'.
"Tutto bene Kris, si dorme poco posso dire solo questo", lo sento
ridere, ma il suo tono è strano, non è naturale.
"Cosa
sono quelle foto che girano su te e il tuo regista?"
Cazzo. Lo sa anche lui. "Ma niente Tom, credimi devi stare tranquillo,
sai come sono i giornalisti, una cosa innocente diventa la fine del
mondo". Ringrazio il cielo di essere un'attrice, se non sapessi mentire
almeno un po' non avrei nemmeno saputo cosa risponderli.
"Ma Kristen, un bacio è sempre un bacio, non è
poi così innocente", dice lui.
Mi sembra che il mondo cominci a girare improvvisamente al doppio della
velocità. Un bacio. Nella foto che ho visto io non
c'è
nessun bacio. Come può Tom sapere di quella storia? Se non
ha
visto delle foto, come ha scoperto di quel dannato bacio?
C'è
solo una soluzione ed ho il terrore di scoprire che i miei sospetti
siano fondati.
"Un bacio? Di che parli Tom? Non c'è nessun bacio, in
copertina
c'è uno stupidissimo abbraccio", rispondo io, mi sento punta
nel
vivo e il mio tono sembra più acido del dovuto.
"La copertina Kris, infatti. E' quello che c'è dentro il
giornale che dovresti vedere", risponde.
"C-cosa c'è dentro?".
"Foto di te e quell'uomo che vi abbracciate, poi un bacio in macchina.
Sono davvero equivoche, c'è gente che pensa che stavate
scopando
in macchina".
"No, Tom io..."
"No Kristen", dice senza nemmeno lasciarmi il tempo di spiegare. Ma poi
che dovrei spiegare? Ogni cosa sembra essere evidente, ci sono le foto
no? Ora sì che sono fottuta. "Non voglio sapere cosa
è
successo, come e perché. E' una cosa vostra, potete
risolverla
da soli. Ma io conosco Robert, lo conosco da sempre, probabilmente lo
conosco più di quanto si conosca lui stesso e ti ama in modo
talmente incondizionato... Si butterebbe tra le fiamme per te. Non si
merita una cosa del genere, lo distruggeresti".
Grazie Tom, non mi
sentivo già abbastanza uno schifo, questa dose di senso di
colpa mi ci voleva proprio, penso tra me, sospirando.
"Io...", ma nemmeno stavolta ho il tempo di finire, sembra che non
voglia nemmeno sapere come la penso.
"Parlane con Robert, Kris. Parlane con lui, digli la verità
e
affrontatela insieme. Si merita la verità", e dopo due
secondi il
telefono diventa muto.
Mi ha chiuso il telefono in faccia. Non ci posso credere. Tom, quel
Tom, mi ha chiuso il telefono in faccia! E' impazzito o cosa?
Non ho il tempo per arrabbiarmi con lui però, ora ho
decisamente
altro a cui pensare. Spero che Robert non abbia visto le foto, devo
prima parlargli, spiegargli come sono andate le cose, fargli capire che
non volevo, che è stato un errore e non lo
commetterò mai
più. In poco tempo raccatto tutte le mie cose e corro via,
non
avviso nemmeno il mio personal trainer che me ne sto andando, non
voglio perdere tempo. Immagino già che le foto staranno
facendo
il giro del mondo in questo momento e non posso lasciare che lui le
veda. Butto il borsone tra i sedili posteriori ed entro in macchina,
mettendo in moto per tornare a casa. Non so nemmeno quanto veloce vado,
non voglio saperlo, devo fare in fretta. Devo star correndo davvero
tanto, perché in pochi minuti sono già davanti al
vialetto della nostra casetta, pronta ad entrare in casa.
Okay Kristen, forza fai
un respiro profondo ed entra. Robert capirà, lui ti ama, cerco
di auto convincermi ma non è facile, non so nemmeno io se
riuscirà a capirmi, ma ci spero con tutto il cuore. Giro la
chiave nella toppa ed entro, guardandomi intorno.
"Amore, ci sei?", domando, sperando di ricevere una risposta.
Ciò che ottengo invece è un brusio confuso, so
che
è la sua voce ma non riesco a capire cosa stia dicendo o da
dove
provenga. Cammino e supero l'ingresso e il soggiorno, entrando nel
corridoio che porta alla nostra stanza. La porta è
socchiusa,
ora so che la sua voce viene da lì, ma con chi parla? Mi
avvicino e lo vedo parlare al telefono ma rimango nascosta, non so
neanche perché lo faccio. O forse sì, ho paura di
affrontarlo, ho paura che mi veda.
"Andiamo, è ridicolo", lo sento dire a qualcuno che gli sta
parlando dall'altro capo del telefono, mentre lo vedo camminare per la
stanza. "No, mi ascolti lei invece. Mi chiama per chiedermi una
dichiarazione sul presunto tradimento della mia ragazza? Cosa si
aspetta che le risponda? No, non ho proprio niente da dire a degli
sciacalli come voi". Si ferma, il giornalista gli dice qualcosa e la
sua espressione si indurisce ancora di più, è
visibilmente arrabbiato. Mi difende sempre con tutte le forze, non so
come faccia. "Io mi fido della mia ragazza, so che non ha fatto niente
di male. Senta... Cosa? Ma di che cazzo sta parlando ora? Ma quale
bacio? Certo che siete capaci di inventare qualunque cosa... Le foto?
No, non ho visto niente", fa un'altra pausa e mi si blocca il respiro
in gola. "Certo, lo farò senz'altro, voglio proprio farmi
due
risate. A mai più spero", dice chiudendo la chiamata.
Lo sento sospirare e poi si dirige verso la porta. Cazzo, ora
saprà che lo stavo sentendo. Mi allontano ma ormai
è
troppo tardi, lui apre la porta e mi guarda, sembra confuso nel vedermi.
"Ehi amore, ma che ci fai qui? Non dovresti essere in palestra ora?",
mi domanda lasciandomi un bacio sulle labbra, per noi è come
un
saluto, ogni volta che ci vediamo dobbiamo darci un bacio, è
una
bella cosa per me.
"Uhm sì, ho finito prima e ho deciso di tornare", rispondo
accennando un sorriso. Perché non riesco a dire la
verità? Le bugie vengono fuori una dietro l'altra.
"Hai sentito la telefonata?", chiede, sembra quasi dispiaciuto.
"Sì, un po'...", ammetto.
"Mi dispiace amore, davvero, non voglio che tu senta certe cose
ridicole e cattive su di te. Ora si sono anche inventati che tu lo
abbia baciato, è una cosa assurda, certa gente non sa
più
che dire per vendere degli stupidi giornaletti e fare soldi". Vorrei
davvero sapere come fa a fidarsi così ciecamente di te, non
gli
passa mai per la testa che alcune cose potrebbero essere vere? Non ha
mai il dubbio?
Non so che rispondergli. Mi limito a fissare il pavimento, mi sento
così colpevole, una vera merda. Non merita che io gli menta
ancora.
"Kris, piccola che hai?", la sua voce è preoccupata, sa cosa
vuol dire quando non riesco a parlargli. Ma non ci riesco, non riesco a
rispondergli, vorrei giustificarmi ma niente, ancora una volta le
parole mi muoiono in gola. "No, ti prego, dimmi che non è
così". Mi guarda con gli occhi sgranati, incredulo, spera
davvero che io gli dica che non è così, che quel
giornalista gli abbia mentito ma non posso farlo, vorrebbe dire
mentirgli ancora una volta.
Scuoto la testa lentamente, non riesco ad alzare gli occhi dai miei
piedi. Se lo guardassi mi sentirei un vero schifo, non ce la faccio.
"Fammi passare", dice deciso e si dirige verso il soggiorno.
"No Robert!" urlo. E' quasi come se vederlo andare via mi stesse
facendo risvegliare, come se mi stessi rendendo conto solo ora di cosa
sta succedendo, di cosa sto per perdere.
Non si dirige verso la porta come credo, però, va verso il
divano e si siede. Sul tavolino c'è ancora il portatile che
ho
lasciato ieri sera. Oh, no. In poco tempo entra nella sua casella
e-mail e trova ciò che cerca. Le foto di me e Rupert
compaiono
dopo pochi istanti e io mi sento morire. Si vede chiaramente che nella
macchina ci stiamo baciando, non c'è spazio a nessun dubbio,
le
foto sono la prova concreta di ciò che tutti mormorano e
nessuno
vuole davvero dire. Io, Kristen Stewart, ho tradito Robert Pattinson. O
almeno così sembra, ma la realtà è
diversa.
"Non ci posso credere". La sua voce è solo un sussurro, ma
sento
tutta la delusione che prova in quel momento. "Kristen,
perché?", domanda guardandomi ma non reggo il suo guardo e
abbasso subito gli occhi, riesco a leggere la tristezza in quelle due
pozze azzurre e profonde, mi fa stare troppo male.
"Io non... Non lo so...", mormoro mordendomi le labbra.
"Perché non l'hai allontanato?", domanda lui alzandosi e
mettendosi davanti a me. Mi sovrasta, rispetto a lui mi sento minuscola.
"N-non lo so perché....".
"Perché mi hai mentito in tutto questo tempo? Sei tornata a
casa
quel giorno e hai baciato me, dopo aver baciato lui!" Non è
più deluso ora. E' arrabbiato e questo mi spaventa.
"Mi dispiace Rob", dico mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime ma
cerco di non farle uscire, non posso piangere ora, dopo mi
crogiolerò nella mia miseria ma non adesso, dannazione.
"Ti dispiace? Stiamo insieme da quanto Kristen? Tre anni? In tre anni
ho creduto che il nostro rapporto fosse basato sull'amore, sul
rispetto, sulla sincerità e sulla fiducia. Ma a quanto pare
tu
non riesci ad essere sincera con me".
"No, non è così! Non ti ho mai mentito, credimi",
non so
nemmeno con che coraggio riesco a guardarlo ancora negli occhi e a dire
quelle parole senza scoppiare a piangere.
"E allora cos'era questo? Perché non mi hai parlato di
ciò che era successo tra te e Rupert? Se non c'era niente
tra
voi perché me lo hai nascosto?", la sua voce si alza di
parecchio e mi sento ancora più piccola di fronte a lui.
"Devo
farmi un giro, ho bisogno di schiarirmi le idee".
"No Rob, ti prego", piagnucolo, mi sento una completa cretina ma ho
paura che se andrà via non tornerà
più.
L'occhiata che mi lancia è eloquente, vuole stare un po' da
solo
e pensare, non posso trattenerlo. Lo vedo allontanarsi da me e prendere
le chiavi di casa dalla ciotola in cui le teniamo sempre ed esce,
chiudendosi la porta alle spalle.
Non ho più la forza di stare in piedi, non riesco. Mi stendo
sul
divano e mi lascio andare ad un pianto liberatorio, nascondendo il viso
nel cuscino. Cosa ho fatto? Come ho potuto ferirlo così? E'
la
persona che più amo al mondo, e so che per lui è
la
stessa cosa, anche lui mi ama in quel modo. Ha ragione, gli ho mentito,
non sono stata sincera e in più ho baciato un altro, le mie
labbra erano su quelle di un uomo che non era lui, dovrei davvero
sentirmi uno schifo per ciò che è successo. E
infatti
è così che mi sento. Avrei dovuto far
sì che non
succedesse, potevo evitarlo, potevo tenermi a distanza e invece non
l'ho fatto. Mi merito la sua rabbia, merito il suo disprezzo, la
delusione che prova nei miei confronti.
Sento dei lievi rumori, come dei piccoli passi e alzo il viso, vedendo
Bear venire a stendersi vicino al divano, davanti a me. Allungo un
braccio e lo accarezzo, passando le dita tra la massa di peli folti e
lisci, sospirando tra me. Ricordo ancora quando l'ho visto la prima
volta, era un piccolo cucciolo smarrito e sporco, che tentava di
nascondersi tra le braccia di Rob mentre io cercavo di accarezzarlo. La
prima cosa che aveva fatto Robert quando l'aveva trovato era stato
portarlo da me per farmelo vedere, era immediatamente diventato il
nostro cucciolo, nessuno dei due se la sentiva di abbandonarlo. Certe
volte credo che riesca a capire come ci sentiamo io e Rob, se ci vede
tristi viene vicino a noi e si lascia accarezzare, se ci vede felici
gioca e scodinzola, penso che sia più intelligente di tanti
altri umani. Lo vedo alzare la testa di scatto mentre il telefono
squilla e subito mi metto in piedi, asciugandomi gli occhi e schiarendo
la voce. Solo le nostre famiglie e gli amici più stretti
conoscono il nostro numero di casa, non posso lasciare che mi sentano
piangere.
"Pronto?", dico portando il telefono all'orecchio, la voce mi si
incrina un po'.
"Kristen, tesoro come stai?".
"Mamma", mormoro, sembra quasi un sospiro di sollievo. "Sto bene, va
tutto bene qui".
"Oh, capisco... Raccontami tutto", dice lei. Ho sempre avuto il
sospetto che mi madre lavori per la C.I.A o qualcosa del genere, riesce
sempre a scoprire in mezzo secondo se qualcosa non va e continuo ad
essere convinta che non riuscirò mai a capire come faccia.
E' un
super potere da mamma, dice lei.
"Niente mamma davvero, è tutto okay, va tutto bene",
rispondo io, cercando di tranquillizzarla.
"Ci parliamo da nemmeno un minuto e hai detto che va tutto bene almeno
dieci volte, tesoro sai che ti conosco meglio delle mie tasce, avanti
dimmi che succede". Mi sembra di vederla davanti a me, che mi stringe
un braccio intorno alle spalle e mi fa sfogare.
"Oh mamma", dico scoppiando a piangere, il mio umore ha già
subito duri colpi, non riesco a trattenermi.
Singhiozzando, le racconto la storia dal principio. Le dico
dell'incontro con Rupert e di quel maledetto bacio in macchina, delle
bugie che ho dovuto raccontare a Rob, delle nottate passate davanti al
pc con il terrore che qualcosa potesse saltare fuori, piango e mi sfogo
come solo con mia madre riesco a fare. So che non mi
giudicherà mai, che qualsiasi cosa accada sarà
sempre dalla mia parte, è l'unica con cui posso permettermi
il massimo della sincerità, altre Robert. Mi accorgo che ho
tradito la fiducia dell'unico ragazzo con cui io sia mai riuscita ad
essere me stessa e mi sento uno schifo, lo ritengo l'unico a cui posso
dire la verità sempre eppure gli ho mentito! Ma cosa diamine
mi è saltato in mente?
Mia madre cerca di consolarmi, perdo il conto delle volte in cui mi
dice che alla fine andrà tutto bene, mi ripete che Robert mi
ama e alla fine, in un modo o nell'altro, tutti i tasselli torneranno
al loro posto. E se non avesse ragione? Che farei io allora?
"Forza tesoro, ora smettila di piangere, fai un bel bagno e rilassati,
quando Robert sarà tornato chiarirete tutto", dice lei alla
fine, è davvero una madre premurosa, non avrei potuto
desiderare di meglio.
"Grazie mamma, davvero", rispondo. Asciugo le lacrime col dorso della
mano e tiro su con il naso, cercando di riprendere il controllo di me
stessa.
"Farei di tutto per te, Kris. Sei mia figlia! Si sistemerà
tutto, vedrai, conosci Robert. Fatti sentire presto e non sparire come
al solito, mi raccomando".
"Va bene mamma, ciao, ti voglio bene", dico sincera.
"Ciao tesoro, ti voglio bene anch'io".
Lascio il cordless sul tavolino e accarezzo Bear per l'ultima volta,
prima di dirigermi verso il bagno. Ha ragione mia madre, un bagno
rilassante mi aiuterà sicuramente. Apro l'acqua e la faccio
scorrere, quando trovo la temperatura giusta comincio a far riempire la
vasca e ci metto il bagnoschiuma. Chiudo le tende e mi spoglio,
lasciando i vestiti sul pavimento prima di entrare e poggiare la testa
sul bordo, rilassandomi. Spero davvero che mia madre abbia ragione, in
fondo io e Rob abbiamo passato di tutto insieme eppure siamo sempre
stati più forti e abbiamo superato ogni cosa,
perché questa volta dovrebbe essere diverso? Lui mi
capirà, o almeno è ciò che spero.
Non so quanto tempo passo nella vasca a pesare e rimuginare
tra me, mi accorgo solo che l'acqua si raffredda e sento il bisogno di
uscire. Mi avvolgo in un accappatoio e mi asciugo per bene, poi vado in
cucina per prepararmi un tè. Bear mi vede e si viene a
mettere al mio fianco, mi segue in ogni passo, è il suo modo
per darmi supporto ed è davvero dolcissimo. Gli preparo una
ciotola con il suo cibo e poi riempio l'altra con l'acqua,
accarezzandolo mentre mangia. Appena l'acqua diventa calda la verso in
una tazza e metto la bustina del tè, poi vado sul divano e
accendo la tv. Ho bisogno di distrarmi mentre aspetto Rob e penso che
un buon film sia quello che fa al caso mio in questo momento. Sorseggio
piano il tè facendo zapping distrattamente tra i vari canali
della tv via cavo fino a quando la mia attenzione non è
attirata da una voce che conosco bene. Stanno trasmettendo Eclipse.
Certo che il destino ha proprio un senso dell'umorismo crudele.
Poggio la tazza sul tavolino e mi stendo sul divano, rannicchiandomi.
Bear è di nuovo steso davanti a me per farmi compagnia, il
mio dolce e troppo intelligente Bear. Guardo il film con attenzione,
come se non lo avessi visto mai prima, e ad ogni bacio, ad ogni frase,
ad ogni sguardo mi rendo conto di cosa gli altri vedano in noi. Con
nessuno riesco a recitare così. Sì,
perché con Robert non ho bisogno di recitare, i sentimenti
verso di lui sono reali. Sorrido tra me per quel pensiero, è
ovvio, è sempre stato così, forse gli altri se ne
sono resi conto anche prima che lo facessimo noi.
Non so neanche quando ma ad un certo punto i miei occhi si fanno
pesanti e cado nel sonno, mi sento stanca, il mio corpo non regge
più. Due braccia mi sollevano durante la notte, sento il suo
profumo e mi rilasso, non devo aver paura di lui. Sento il materasso
sotto di me, le lenzuola morbide del nostro letto e torno a dormire
tranquilla, consapevole che lui è tornato.
Quando mi sveglio il sole è già alto nel cielo.
Quanto ho dormito? Mi scoppia la testa e mi sento stordita, decisamente
devo aver dormito più del dovuto. Mi tiro su a sedere e mi
guardo intorno. Il letto dalla parte di Rob è vuoto, non
è nemmeno sfatto, sembra che non abbia dormito qui. Il mio
cervello assonnato fatica ad elaborare le informazioni, solo mentre la
nebbia comincia a diradarsi tra i miei pensieri comincio a fare due
più due. Il letto è intatto, la stanza
è vuota, nessuno mi ha svegliata questa mattina. Lui non
c'è.
Mi alzo di scatto ed esco dalla nostra camera, entrando in soggiorno.
Di lui nessuna traccia. Provo in cucina ma niente e non è
nemmeno in bagno. Bear dorme tranquillo nella sua cuccia, ignaro di
tutto.
"No, no, no. Ti prego no", mormoro tra me in preda al panico, tornando
nella nostra stanza. Apro l'armadio e lo fisso impietrita.
I suoi vestiti non ci sono più. La valigia non è
più all'angolo, le uniche cose che vedo sono i miei vestiti.
Lui è andato via. Ha preso i suoi vestiti ed è
andato via. No, non può essere. Qualcuno mi svegli e mi dica
che è stato solo un brutto sogno, voglio risvegliarmi tra le
sue braccia e sapere che tutto va bene.
Ma non succede. Non è un sogno questo. E' la
realtà, la realtà che si è trasformata
nel mio peggiore incubo.
Il mio corpo cede come se le forze avessero deciso di abbandonarmi
improvvisamente e le ginocchia si piegano, battendo contro il
pavimento. Fa male, ma mai quanto il dolore che sento dentro. Mi copro
il viso con le mani e scoppio a piangere, disperata.
"Rob". E' un gemito disperato il mio. Vieni a salvarmi, vieni a dirmi
che non mi lascerai!
Ma non accade. Lui non verrà a salvarmi ora.
Note
dell'autrice:
Ciao a tutti, qui è
ancora Mary che vi parla! Come promesso eccomi qui con il secondo
capitolo. Devo ammettere che ho versato più di qualche
lacrimuccia mentre lo scrivevo, è stato davvero un travaglio
complicato ma alla fine ce l'abbiamo fatta! Che ne pensate? Fa tanto
schifo? Io devo ammettere che sono soddisfatta - un po', solo un po' -
e ho già parecchie idee per i prossimi capitoli. Lo so, lo
so, ora sembra tutto triste ma io amo un po' di dramma nelle mie
storie, poco però, giuro! Poi questi due sono perfetti
insieme, credete davvero che una stupida scrittrice possa separarli
così? Nah, ho in mente molte sorprese per voi.
Grazie mille di cuore a
tutti quelli che hanno recensito, a quelli che hanno messo la storia
tra i preferiti o tra i seguiti o anche solo a chi l'ha letta e magari
la leggerà ancora. Spero di non deludere le vostre
aspettative, ci sto mettendo l'anima in questa storia!
Se volete avere qualche
anticipazione o anche solo seguire l'andamento della stesura seguitemi
su twitter @_robstenwhore,
ogni tanto parlo della mia fan fiction e di come procede, magari
potrebbe interessarvi :)
Detto questo smetto di
annoiarvi, vi ricordo solo di recensire, recensire, recensire! Il
prossimo capitolo arriverà entro 7 giorni, ve lo prometto!
Alla prossima, un bacio!
|
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Capitolo 3 *** Painful memories ***
Breathe Me - capitolo 3
Breathe
Me
Capitolo
3.
Painful
memories
La
luce del sole colpisce i miei occhi e mugugno qualcosa mentre mi
sveglio, coprendomi il viso con una mano. In un altro momento forse mi
arrabbierei o comincierei ad imprecare per essere stata svegliata
così bruscamente ma non ci riesco ora. Mi sento
così
serena e felice che niente potrebbe riuscire a farmi arrabbiare ora,
niente potrebbe distruggere quell'aura di pace che sento intorno a me.
"Sei bellissima quando dormi", mormora Rob da qualche parte nella
stanza, so che non è vicino a me ma ho ancora gli occhi
chiusi e
non riesco a capire dove sia.
"Dovrei essere bellissima sempre, non solo quando dormo", rispondo
ridacchiando con voce ancora assonnata, stiracchiandomi e mettendomi a
sedere sul letto, mentre cerco di riaprire gli occhi.
Sono ancora nuda, non è passato molto da quando abbiamo
fatto
l'amore, in quel modo intenso e meraviglioso in cui riesco ad amare
solo lui. Lo facciamo tutte le notti, tutta la notte, ed è
bello, sempre magico ed intenso, ci amiamo fino a quando non siamo
troppo stanchi e ci addormentiamo stretti l'una all'altro. Sorrido tra
me di quei pensieri e alzo lo sguardo quando finalmente i miei occhi si
sono abituati alla luce. Quasi caccio un urlo di sorpresa.
"Rob, che ci fai con quella?", domando confusa, coprendo il mio corpo
con le mani senza capire neanche perché.
"E' solo una videocamera, dovresti essere abituata ad essere ripresa
no? Eri irresistibile mentre dormivi, dovevo farlo", risponde lui
ridendo, continuando a tenere gli occhi fissi sul piccolo schermo della
videocamera digitale che tiene in mano.
"Tu sei pazzo, sono nuda!", dico coprendomi il viso con le mani per la
vergogna.
"Beh non è la prima volta che ti vedo nuda, dovresti
saperlo".
"Ma mi stai riprendendo, non è la stessa cosa! E se qualcuno
vedesse il video?".
"Tipo chi?", domanda lui alzando un sopracciglio.
"Non lo so... Tipo i nostri figli", azzardo la prima cosa che mi viene
in mente.
"Ma noi non abbiamo figli", risponde lui quasi con ovvietà.
"Quelli che avremo",
dico facendo spallucce.
"Oh, molto interessante signorina Stewart, potrei usare questo video
per ricattarla lo sa?", dice ridendo, poggiando poi la videocamera su
un cavalletto che ha sistemato davanti al letto. Lui vuole dei figli, e
anche io ovviamente ma non ora, è troppo presto, siamo
ancora
così giovani e non mi sento pronta, voglio lavorare ancora
per
un po' e passare del tempo solo io e lui.
Lui mi guarda e mi sorride, ha una luce maliziosa negli occhi. Lo vedo
avvicinarsi e mi fa stendere sul letto, facendo aderire completamente
il suo corpo al mio. Ha solo un paio di boxer addosso, nessuno
può capire che tentazione assurda e continua sia
per me
vederlo praticamente nudo. Mi bacia lentamente ma con trasporto, in
modo passionale, le nostre lingue si incontrano e danzano tra loro, si
cercano e si trovano, le nostre labbra si sfiorano dolcemente e poi
sempre con più passione fino a quando entrambi siamo senza
fiato
e piedi di desiderio.
"Fa l'amore con me", mormora lui, ad ogni parola le sue labbra
accarezzano le mie.
"Spegni la telecamera", rispondo, non posso davvero credere che lui
voglia registrarci mentre facciamo l'amore, forse è un po'
troppo.
"Ti prego Kris, per favore? Certe volte siamo lontani per
così
tanto tempo e mi manchi un una maniera così assurda... Avere
questo video, vederci fare l'amore, mi aiuterebbe".
"No, tu sei solo un pervertito, è questa la
verità!", dico ridendo di gusto.
"Sì, forse anche quello", risponde lui, baciandomi ancora.
"Ma più di tutto il resto, ti amo".
E non so neanche come ma riesce a convincermi, facciamo l'amore ancora,
ci amiamo senza sosta e riserve. Le sensazioni che provo con lui non
credo di poterle provare con qualcun altro, semplicemente sembriamo
fatti l'uno per l'altra, sembra che i nostri corpi siano stati creati
per unirsi, per muoversi insieme, per...
"Ew, che diamine è quello?".
Chiudo di scatto lo schermo del portatile e volto la testa, mentre
Scout mi fissa con un misto di disgusto e divertimento nello sguardo.
"Niente", rispondo asciugandomi gli occhi con la manica del pigiama,
ormai completamente bagnata di lacrime.
"Piangi guardando un porno, non è normale sai", dice lei
ironica.
"Vattene Scout, lasciami sola, non voglio vedere nessuno".
Lei alza gli occhi quasi esasperate, scuotendo lentamente la testa. "E
io rimarrò qui, che ti piaccia o meno. Vado a
preparare qualcosa
da mangiare, devi cenare almeno, visto che a pranzo non hai mangiato",
annuncia lanciandomi un ultima occhiata prima di andare verso la cucina.
Apro di nuovo il pc e chiudo il video, estraendo la memory card. Non so
nemmeno perchè stessi guardando quella cosa, forse
semplicemente
mi piace farmi del male. La memory card era nascosta in uno dei
cassetti
del comodino, l'ha trovata Scout mentre cercava della biancheria pulita
per me. Non so nemmeno perchè lui l'abbia
lasciata, credevo che fosse importante quel video. Evidentemente ha
cambiato idea.
Sono passati cinque giorni da quando se n'è andato. Ho
provato a
scrivergli dei messaggi, a chiamarlo, ho provato con delle e-mail ma
niente, non risponde mai, il suo cellulare sembra morto. Credo che
abbia cambiato numero e il messaggio è evidente: non vuole
sentirmi, non devo cercarlo più. Non è facile
però. Non passa secondo senza che io ci pensi, ogni attimo
il
mio cervello mi ricorda qualcosa di noi o semplicemente sento l'istinto
di allungare la mano per prendere il cellulare e chiamarlo, per poi
scoprire puntualmente che il numero risulta inattivo. Non so che cosa
mi aspetto che succeda, non so nemmeno in che modo sto elaborando
questa cosa, è come se fossi in lutto. Mi sembra che sia
morto
qualcuno, ho quel vuoto dentro tipico di quando perdi una persona cara.
O forse è anche peggio. Di sicuro, qualcuno è
morto. Io
sono morta. Mi sento morta, non ho forze per reagire, per andare avanti
con la mia vita come se niente fosse successo, come se semplicemente
potessi prendere quattro anni della mia vita e buttarli via, fingere
che niente sia mai accaduto, che sia stato solo frutto della mia
immaginazione. Non ci riesco, non riesco a superarla.
Scout mi ha trovata che piangevo dopo non so quante ore, stesa sul
pavimento e rannicchiata su me stessa. Aveva letto la notizia su
Twitter e mi aveva chiamata diverse volte ma ovviamente io non avevo
risposto, così aveva deciso di venire a vedere di persona
che
cosa stessa succedendo. Da quel giorno non si è
più mossa
da casa mia. Mi fa lavare e vestire e cerca di farmi mangiare e bere ma
almeno quello posso semplicemente rifiutarmi di farlo. Mi tratta come
se fossi una bambina malata e la cosa mi infastidisce, vorrei stare da
sola e crogiolarmi nel mio dolore e nei ricordi dolorosi che rivivo
ogni giorno e invece lei cerca di farmi uscire, di farmi sentire
meglio. Io non voglio sentirmi meglio. Merito di stare male,
è
giusto così, è la mia punizione per aver fatto
soffrire
come un cane l'uomo che amo. Di una cosa però le sono grata,
si
sta prendendo cura di Bear cosa che io non farei nelle condizioni in
cui sono.
Mi alzo e lascio il pc sul comodino, stiracchiandomi. Mi sento
indolenzita, non mi alzo molto dal letto in effetti, giusto quel minimo
indispensabile che mi permette di non avere già le piaghe da
decubito. Le lacrime del pigiama ormai sono zuppe di lacrime e decido
che è ora di cambiarlo. Apro l'armadio e ciò che
vi trovo
dentro mi lascia scioccata. Su una delle ante c'è uno
specchio,
ma non è quello ovviamente a confondermi, conosco bene
quell'armadio. E' l'immagine riflessa lì che non riconosco
più ciò che mi spaventa. Come sono diventata
così?
Ho gli occhi rossi e gonfi, i capelli arruffati, l'espressione vuota e
assente, le spalle incurvate leggermente come se pesassero. Dio, ma chi
diamine è quella? Non sono io, non è possibile. E
se sono
davvero io, beh cazzo, faccio pena! La cosa dovrebbe scuotermi, farmi
riprendere, dovrebbe essere la mia wake
up call e
invece niente, mi esce un sorrisino malinconico. Sapevo che sarebbe
andata a finire così senza di lui, sono il fantasma di
ciò che ero e penso di meritarmelo.
Trovo una maglia larga e un paio di pantaloncini di una tuta puliti e
li infilo
dopo aver tolto il pigiama, lasciandolo sul pavimento della stanza. Non
m'importa, ci dormo da sola lì ormai, non devo tenere in
ordine.
"Kristen!", Scout mi chiama, probabilmente ha finito di preparare la
cena.
"Non ho fate, non mangio", rispondo come al solito, tanto so che mi
costringerà a buttare giù almeno un paio di
bocconi di
pizza surgelata o di lasagne scaldate al microonde. Preferirei
davvero digiunare.
"No Kris, hai visite", risponde lei.
Immediatamente il mio cuore comincia a battere più veloce e
i
miei occhi si ravvivano un po'. Forse è lui! Forse
è
tornato! Cerco di mettere un po' in ordine tutto quanto, calcio il
pigiama sotto il letto e lascio la memory card sul pc, cercando di dare
un senso ai miei capelli sconvolti. Sento dei passi e immagino
già il momento in cui lui aprirà la porta, voglio
solo
tornare tra le sue braccia e sapere che tutto va bene, che lui
è
con me.
"Ciao Kristen", dice appena la porta si apre ed entra in stanza. Non
è la voce che mi aspetto di sentire, però.
"Rupert", dico, è un mormorio fatto di sorpresa e confusione
il
mio. Immediatamente ogni speranza mi abbandona. "Che ci fai qui?".
"Sono venuto a vedere come stai... I giornali parlano di una rottura
tra te e Mr. Pattinson, devo dedurre che sia vero ciò che
dicono", dice lui, guardandomi, anzi squadrandomi da capo a piedi.
"I giornali dicono solo un mucchio di cazzate", rispondo evasiva, non
ho dimenticato il fatto che non abbia voluto aiutarmi quando le foto
sono uscite.
"Se c'è qualcosa che io posso fare per farti stare meglio,
qualsiasi cosa, non esitare a chiedermelo Kristen", mi dice
avvicinandosi di qualche passo e istintivamente mi allontano.
"Sai cosa mi aiuterebbe? Chiamare i giornali e dire a tutti che non
ho tradito il mio ragazzo con te. Chiamare lui e spiegargli
tutto. Ecco cosa mi farebbe stare meglio". Il mio tono è
deciso,
se davvero volesse aiutarmi lo avrebbe già fatto, ne sono
convinta.
"Lo farò. Cercherò di sistemare tutto. Io ho una
famiglia Kristen, non voglio certo che loro soffrano".
Ma bravo,
perchè non ci hai pensato prima di provare ad infilarmi la
lingua in gola e la mano negli slip?, penso.
"Beh ti conviene farlo, altrimenti sarò io ad organizzare
una
conferenza stampa e raccontare ogni cosa nei minimi dettagli, ti
avviso", rispondo.
"Ti prometto che farò tutto ciò che è
in mio
potere per sistemare questa storia". Non so se posso fidarmi di lui,
non ne sono sicura, ma in fondo voglio solo che questa storia finisca
ad ogni costo, anche se ciò significa affidarmi a Rupert.
"Grazie". E' una risposta secca la mia, non gli sono grata affatto.
"Prego. Potresti portarmi un bicchiere d'acqua Kristen? Poi
toglierò il disturbo, promesso", mi chiede, non posso dirgli
di
no, non sono così cattiva da negare un bicchiere d'acqua ad
una
persona.
Annuisco ed esco dalla stanza, entrando in cucina per prendere un
bicchiere e versarci dentro dell'acqua. Sento lo sguardo di Scout su di
me e la guardo, alzando un sopracciglio. Lei si limita a far spallucce
ed io torno in camera, porgendo il bicchiere a Rupert. Si è
appoggiato al mio comodino, forse si sta prendendo un po' troppe
libertà.
"Ecco a te".
"Grazie", dice prima di cominciare a bere.
Distolgo lo sguardo e incrocio le braccia al petto, non vedo l'ora che
se ne vada, ormai la sua presenza mi infastidisce parecchio, ha
rovinato la cosa più preziosa che avevo. Persino il rumore
che
fa mentre deglutisce l'acqua mi da fastidio, sono ad un passo
dall'esaurimento nervoso, me lo sento.
"Bene, penso di dover togliere il disturbo ora, grazie mille per
l'acqua Kristen, a presto" dice avvicinandosi e cerca di darmi un bacio
sulla guancia ma sono più veloce di lui e riesco a scansarmi.
"Ciao, Rupert", rispondo fredda, spostandomi per farlo uscire dalla
porta.
Grazie a Dio non fa storie ed esce dalla camera, lo sento salutare
Scout e poi la porta di casa si chiude. Solo in quel momento riesco a
tirare un sospiro di sollievo. Scuoto la testa per cercare di
riordinare i miei pensieri e vado da Scout, anche lei sembra essere
particolarmente confusa.
"Quel tipo è strano", annuncia lei.
"Oh, grazie per questa frase così illuminante", rispondo io,
sarcastica.
"Cosa voleva da te?", chiede. Scout non è il tipo che si
fida
facilmente delle persone, è molto più sospettosa
di me.
Lei dice che ha sesto senso per le persone, chissà se
è
vero.
"Non l'ho capito in realtà. Ha detto che voleva vedere come
stavo, che cercherà di aiutarmi", dico scettica.
"Sarà, ma a me non convince", risponde lei e prende un
piatto di
ravioli dal microonde per metterli davanti a me, che mi sono seduta a
tavola. Il solo odore mi da la nausea, non riesco a mangiare.
Mi faccio coraggio e prendo una forchetta, taglio un raviolo in due e
lo avvicino alla bocca. Prendo un bel respiro e poi lo metto in bocca,
masticandolo il meno possibile prima di ingoiarlo. Non so
perchè, ma ultimamente qualsiasi sapore mi da la nausea, non
riesco a buttare giù niente, il mio stomaco rifiuta
qualsiasi tipo di cibo solido o liquido, mi stupisce che ancora io non
abbia rimesso tutto quanto. In pochi giorni avrò perso
almeno un paio di chili, il mio personal trainer ne sarà
davvero contento. Solo ora mi ricordo che non sono più
andata in palestra, ho completamente dimenticato che devo prepararmi
per il mio ruolo in Cali. Il lavoro è stato il mio ultimo
pensiero, anzi ogni cosa è diventata insignificante ora,
riesco solo a pensare a lui e a quanto la sua assenza mi stia
devastando.
"Hai avuto notizie di... lui?",
mi domanda Scout, sedendosi vicino a me. Da quando lui è
andato via ho evitato persino di pensare al suo nome e lei lo sa, evita
di dirmelo, un po' come fanno tutti quelli che mi stanno intorno,
persino la mia famiglia. Devo essere proprio un caso disperato per loro.
"No, continua a non rispondere", dico mentre prendo l'altra
metà del raviolo di prima e la butto giù a forza.
"Neanche Tom ha vuotato il sacco?", chiede. Ma perchè ne
parla cazzo, non voglio parlarne!
Scuoto
la testa lentamente, avanti e dietro, sono talmente senza forze che mi
sembra che tutta la casa stia girando insieme alla mia testa. Sospiro e
gioco con la forchetta nel piatto, taglio un altro raviolo e riesco ad
ingoiarlo a forza, poi ci rinuncio, allontanando il piatto da me, se
respiro ancora quell'odore finirò per sentirmi male.
"Kristen devi mangiare", mi dice Scout, il suo tono è
preoccupato. Ho i nervi a fior di pelle e lei lo sa, perchè
semplicemente non sta zitta e mi lascia vivere come voglio?
"Scout tu non sei mia madre, okay? E io non ho cinque anni. Se decido
di non mangiare semplicemente non mangio, fine della storia".
Lo sguardo che mi rivolge è triste, devo farle davvero pena
in quel momento. Mi faccio pena anche io, mi comporto davvero da schifo
con lei, ha fin troppa pazienza a sopportarmi.
"Mi dispiace Kris", mormora.
"No, non fa niente, in fondo hai ragione a dire che dovrei mangiare, ma
non ci riesco", dico facendo spallucce, poggiando la schiena contro la
sedia e chiudo gli occhi per cercare di schiarirmi un po' le idee.
"Non mi riferivo a questo. Mi dispiace per tutto quello che
è successo, mi dispiace vederti così distrutta
per lui, mi dispiace non poterti aiutare, non poter portare via il tuo
dolore". La sua voce è davvero triste mentre dice quelle
parole, mi si stringe il cuore.
"Scouty, non è colpa tua. Non lo è di nessuno. E'
solo colpa mia. Non avrei dovuto fidarmi di Rupert, non avrei mai
dovuto incontrarlo e permettergli di toccarmi in quel modo, non avrei
mai dovuto lasciare che mi baciasse, avrei dovuto tirargli un pugno in
faccia come minimo. Non l'ho fatto, ed è colpa mia. Forse
merito di stare male, merito di pagare per ciò che ho
fatto", dico, ormai mi sono convinta che quella sia la mia punizione e
devo accettarla.
"Robert ti perdonerà". A quel nome sussulto. Tanti piccoli
ricordi pungono nel mio cervello come aghi, al solo suono del suo nome.
Sto impazzendo, dannazione.
"Ne siete tutti così sicuri eppure guardami, sono passati
giorni e lui non è tornato e non credo che abbia intenzione
di farlo. Lui non accetta il tradimento e io lo capisco, anche io avrei
reagito così probabilmente se fosse successo il contrario",
rispondo sicura, ma forse non avrei avuto tutta la forza che sta avendo
lui nello stargli lontana per giorni interi. "Ora scusami ma preferisco
andare a dormire".
"Buonanotte Kris".
"Notte Scout".
Quando entro nella nostra camera - solo mia ormai - Bear sta
tranquillamente dormendo ai piedi del letto. Quel povero cucciolo sta
subendo tutto il mio cattivo umore e non gli giova affatto,
è un animale molto sveglio e intelligente, capisce come mi
sento e credo che anche lui senta la mancanza del suo padrone. Gli
accarezzo piano il pelo morbido sulla schiena e poi sulla testa, dietro
le orecchie, prima di andare a stendermi sul letto. Dormire
è fuori discussione ormai. La maggior parte della notte la
passo a fissare il soffitto, a rimuginare e piangermi addosso. Mi
faccio pena da sola, mi sento miserabile e ho ragione di sentirmi
così. Decido di prendere il portatile e allungo una mano
verso il comodino, tastando la superficie liscia del computer. Mi
aspetto di sentire anche la memory card sotto le dita toccando da
qualche parte ma niente, non la trovo. Mi metto a sedere sul letto di
scatto e guardo il pc. L'avevo lasciata lì sopra, ne sono
più che sicura, e adesso non c'è più.
Dove diamine è finita? Forse è sotto il letto,
forse è caduta senza che me ne accorgessi. Mi alzo e mi
infilo sotto il letto, la polvere mi fa prudere il naso ma della memory
card non c'è traccia. Cerco su tutto il pavimento e poi in
ogni angolo, in ogni cassetto, nell'armadio e ovunque possa essere
finita. La mia camera è un completo disastro quando ho
finito di perlustrarla ma della memory card non c'è traccia.
Sono fottuta, stavolta posso anche scavarmi la fossa e seppellirmici
dentro viva.
"Kris ma che succede? Sento dei rumori dalla tua stanza", dice Scout,
la sua voce arriva dal corridoio.
"Niente, non è niente", rispondo mentre ancora frugo tra la
mia roba. Deve essere da qualche parte, deve!
Scout entra e mi guarda confusa, sembra che non capisca cosa diamine
sto facendo e ha ragione.
"Wow, la tua camera è più disordinata del solito.
Mi spieghi che cosa fai?".
"Ho perso una memory card".
"Una memory card? Tutta qui la tragedia?", il suo tono è
scettico, sembra che voglia scoppiare a ridermi in faccia ma si
trattiene.
"C'è una cosa molto importante lì dentro Scout,
devo trovarla cazzo, aiutami!".
"Un video?".
"Mio e di... di Robert".
"Oddio e che sarà mai! Come se su internet non ci fossero
milioni di video vostri video, dai Kristen non è la fine del
mondo".
"Non è la fine del mondo?", domando mentre smetto per un
attimo di cercare e guardo lei. "In quanti video io e lui stiamo
facendo sesso scusami? Eh? Quel cazzo di video potrebbe fottermi
totalmente okay? Potrei perdere ogni cosa! Se quel cazzo di video
finisse in mano a qualcuno sarei rovinata. Ho già perso
Robert cazzo, non posso permettermi di perdere altro lo capisci? Dio",
urlo senza riuscire a trattenermi e inevitabilmente gli occhi si
riempiono di lacrime e scoppio a piangere disperata. Scout è
subito da me e mi abbraccia, accarezzandomi i capelli.
"Va bene Kris, sfogati, piangi", mormora.
Ha ragione. Ho bisogno di urlare, di piangere, di cacciare fuori tutta
la rabbia e il dolore che sto cercando di trattenere. Il dolore mi
ricorda che lui c'era, ma adesso ho bisogno di buttarlo fuori e
reagire, riprendermi ciò che era mio, riprendermi lui e la
mia dignità, la mia vita. Non so quanto tempo passo
abbracciata a Scout, piangendo come una bambina, so solo che il tempo
passa e lei non mi lascia andare fino a quando le lacrime non finiscono
e io mi sento troppo stanca anche solo per reggermi in piedi. Mi siedo
sul letto e lei mi prepara una camomilla, fa schifo come al solito ma
riesco a berla e stranamente mi sento più calma e credo che
almeno per questa notte riuscirò a dormire. Mi augura la
buonanotte ed esce, lasciandomi sola.
Quella storia della memory card non ci voleva proprio, è
stata un duro colpo, l'ennesimo dopo che lui è andato via.
So chi potrebbe averla presa, ma non capisco il perchè? Cosa
potrebbe farsene Rupert della mia memory card? Lui non sa del video,
non può saperlo, nessuno ne sa niente. Eppure non riesco a
trovare altra soluzione, una memory card non può alzarsi e
camminare in giro per la casa, avrei dovuto trovarla se fosse stata
ancora qui. Ma per ora pensarci non serve a niente, da sola non
riuscirò a trovare la soluzione. Decido di dormire e mi giro
su un fianco, stringendo il cuscino dalla sua parte. Il suo profumo sta
scomparendo lentamente, presto non riuscirò più a
sentirlo, lo so. Ho paura. Ho paura che comincierò a
scordare il suo profumo, poi i lineamenti del suo viso, la sua voce, ho
paura che dimenticherò com'era stare con lui ed essere
felici, insieme. Il dolore mi aiuta, il dolore tiene viva la memoria.
Quando mi addormento non me ne rendo neanche conto, sono troppo stanca
e semplicemente tutto diventa buio e silenzioso, il mio cervello per un
po' smette di pensare e mi lascia dormire in pace. Ne ho davvero
bisogno, sono giorni che non dormo come si deve e il mio corpo comincia
a risentirne.
A svegliarmi è il suono insistente di un cellulare che
squilla, ma perchè Scout non risponde? Mi stiracchio e mi
metto a sedere, fuori è ancora buio, è notte
fonda. Vedo il mio telefono accendersi e spegnersi ritmicamente e
capisco che non è il cellulare di Scout a suonare,
è il mio! Ma chi diamine dovrebbe chiamarmi in piena notte?
Il terrore mi assale. Forse è Rupert, forse vuole qualcosa
in cambio per la mia memory. O forse qualcuno ha visto il video,
l'hanno messo su internet! Prendo il telefono e leggo il numero, la
mano mi trema. Non riconosco il numero, non so di chi possa essere, il
nome non è salvato in rubrica. Esitando, apro la chiamata e
porto il telefono all'orecchio.
"Pronto?", la mia voce è assonnata ma riesco persino io a
percepire la paura, trema.
"Kristen? Sono io, Lizzy. Dobbiamo parlare".
Note dell'autrice:
Salve
a tutti, sono sempre Mary (ma va?) ed eccomi qui con il terzo capitolo
di questa fan fiction senza senso!
Per prima cosa vi pongo qualche domanda: Che ne pensate di
questa magica comparsa di Rupert? Secondo voi ha senso? Dovrei
semplicemente farlo morire tra atroci sofferenze? Se lo meriterebbe, ma
mi serve per la storia, purtroppo! E poi Lizzy cosa vorrà da
Kristen? E Robert dov'è? Belle domande, davvero! Se avete
voi delle risposte datemele, sarei curiosa di capire come la pensate
voi, magari mi ispirerò a voi per scrivere la storia!
Scherzi a parte, questo capitolo è stato più
difficile di quanto credessi. Avevo già in mente come
svolgere il tutto ma buttarlo giù non è stato per
niente facile, anzi! E' stato un vero parto, andato a buon fine spero!
Dovete giudicare voi se la storia continua a piacervi o comincio a fare
schifo.
Vi avviso che avremo notizie importanti e un colpo di scena forse, nel
prossimo capitolo, quindi preparatevi psicologicamente!
Grazie ancora a tutti coloro che seguono la storia, a chi l'ha messa
tra i preferiti o tra i seguiti, a chi ha recensito e
continuerà a farlo. Siete splendidi, davvero.
Offrirò biscottini a tutti coloro che continueranno a
recensire ;)
Detto questo non vi annoio ancora, fatemi sapere se devo ritirarmi
definitivamente dal mondo delle fan fiction o posso continuare per voi,
recensite e ditemi se vi è piaciuto il capitolo o no, anche
un parere negativo può aiutare! Il prossimo capitolo
arriverà come sempre entro 7 giorni, promesso!
Alla prossima, un bacio!
PS. Vi prego non giudicate male la storia del video di loro due, io la
trovo una cosa romantica non pervesa, poi magari è solo un
mio parere, chissà! Baci ;*
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Capitolo 4 *** Trapped ***
Breathe Me - Capitolo 4
Breathe
Me
Capitolo 4.
Trapped
Lizzy? Cosa vuole ora
da me lei?
Io e le sue sorelle non siamo mai state molto legate, non siamo mai
andate oltre il semplice saluto o le poche frasi di circostanza che ci
si scambia per educazione. Ho sempre avuto il sospetto che mi odiassero
e quella che lo dimostrava di più era Victoria, mi ha sempre
guardata con aria di sufficienza, sembrava che la mia presenza la
infastidisse. E' uno dei motivi per cui non andavamo molto a casa dei
suoi quando eravamo a Londra, preferivamo starcene per conto nostro.
Allora perchè ora Lizzy mi chiama? Non ha senso, cosa
può
avere di tanto importante da dirmi, per chiamarmi in piena notte?
"Ehi... Ehm sì, dimmi", rispondo, cercando di schiarirmi la
voce ancora parecchio assonnata.
"Ti ho disturbata?", mi chiede lei, in fondo è sempre stata
gentile con me, ma un po' distaccata.
"No, tranquilla", dico. Voglio solo capire di cosa diamine voglia
parlarmi, perchè dobbiamo perderci in convenevoli? Non
potrebbe
semplicemente andare al sodo?
"Si tratta di Robert".
A quel nome mi raggelo. Ovvio, dovevo sospettarlo, è suo
fratello in fondo. Di cosa poteva parlarmi se non di lui?
"Certo, ti ascolto", il mio tono è calmo e pacato, per
nascondere il tumulto di emozioni che sento dentro. Accendo la luce
nella mia camera e subito Bear si sveglia, venendo a stendersi ai miei
pedi quando io mi siedo sul letto. Mentre Lizzy parla lo accarezzo.
"Più che altro si tratta di te e Robert. Voglio capire cosa
è successo, spiegami tutto. Robert non vuole parlarne e qui
stiamo tutti impazzendo, sappiamo di non poterci fidare dei giornali,
secondo loro siete sposati almeno una decina di volte e avete un
esercito di figli, però vederlo così... E'
strano, se
tutto fosse finto perchè dovrebbe stare così
male? Anche
noi abbiamo bisogno della verità Kristen", dice.
La verità. Quale verità vuole che gli racconti?
Una
verità a cui non crederanno? Nessuno potrebbe mai davvero
credere che io mi sono lasciata baciare da un uomo contro il mio volere
senza reagire, risulta assurdo anche per me.
"Vuoi la verità Lizzy? La verità è che
non mi
crederà nessuno. La verità è che sono
stata
stupida e mi sono fidata di una persona che mi ha detto di volermi solo
incontrare per un saluto e poi ha cominciato a provarci con me. La
verità è che sono stata baciata e non volevo
farlo, non
sapevo come diamine reagire e semplicemente mi sono bloccata. La
verità è che tuo fratello mi ha lasciata sola
ora,
andandosene per i fatti suoi senza nemmeno voler sentire la mia
versione dei fatti. Questa è la verità", le
parole escono
come un fiume in piena, non so come fermarle e nemmeno voglio fermarle
in realtà, voglio sfogarmi, tirare fuori tutto
ciò che ho
da dire ma nessuno vuole ascoltare.
"E allora vieni a riprendertelo". Le sue parole mi spiazzano, non mi
aspetto che mi risponda così, non mi aspetto nemmeno che mi
creda e invece sembra farlo.
"C-cosa?", balbetto per la sorpresa, incapace di razionalizzare
ciò che mi ha appena detto.
"Vieni qui a Londra, chiaritevi. Riportaci indietro il vecchio Robert
perchè quello di ora non sappiamo chi sia", dice, la sua
voce
sembra seriamente preoccupata ora.
"Perchè?", la domanda mi nasce spontanea, devo sapere.
"Dorme tutto il giorno, quando si sveglia a malapena ci saluta e poi va
via, esce e Dio solo sa dove va e cosa fa, torna all'alba e poi
ricomincia tutto da capo. La cosa assurda è che Victoria lo
spalleggia anche!", nel suo tono ora riesco a sentire una punta di
astio nei confronti della sorella. "Scusa se te lo dico, ma Victoria
non ti ha mai trovato granché... uhm come dire... simpatica.
Non
ti ha mai trovata molto adatta a nostro fratello, ha sempre creduto che
lui avrebbe trovato una ragazza inglese, una delle sue amiche magari,
che sarebbe rimasto in Inghilterra, affianco a noi. Non ce l'ha con te
per qualcosa in particolare, ma sei americana, e stare con te significa
avere Rob sempre lontano. Lui è il nostro fratellino minore,
siamo sempre protettive con lui, ma ora Vic sta esagerando".
Wow. Questo è illuminante. Quindi non mi odiano - o meglio
Lizzy
non mi odia - ma a loro non piace che sia americana. Non so se sentirmi
sollevata o essere punta nel vivo. Un po' di patriottismo ce l'ho anche
io, in fondo.
"Vorrei aiutarvi, ma credo di essere l'ultima persona che lui voglia
vedere in questo momento, mi dispiace", rispondo. Più di
ogni
altra cosa ho paura di rivederlo, ho paura che lui per primo non voglia
vedere me.
"Kristen, tu sei l'unica che può fare qualcosa, credimi.
Alla
fine ti ascolterà e tutto tornerà al suo posto.
Per
favore", mi prega quasi, non posso semplicemente rifiutarmi.
"Va bene, domattina prenderò il primo aereo per Londra,
promesso", dico sospirando.
"Domatti... Oddio, il fuso orario! Dev'essere notte fonda da voi, mi
dispiace! Non volevo disturbarti".
"Tranquilla. Ci sentiamo appena arrivo".
"Grazie mille davvero Kristen, scusami ancora per il disturbo, ciao".
"Ciao Lizzy".
Ovviamente il sonno decide di abbandonarmi definitivamente e di dormire
non se ne parla per tutto il resto della notte. Perchè ho
accettato? Le conseguenze potrebbero essere devastanti per me. Lui
potrebbe decidere di non volermi parlare o vedere. O peggio, potrei
riuscire a parlargli ma c'è la possibilità che
lui non mi
creda comunque e decida di lasciarmi definitivamente. In un certo
senso, per tutto il tempo che sono rimasta dentro casa ho cercato di
proteggermi. Uscire fuori e affrontare il mondo significa esporsi e se
io mi esponessi ora, se mettessi in gioco tutto per lui potrei tornare
distrutta. In fondo però, so di doverlo fare. Non posso
rimanere
per sempre chiusa in casa a piangermi addosso, senza fare niente per
provare a cambiare le cose. Io lo amo, ho fatto lo stupido errore di
non reagire agli approcci di Rupert ed è stata la cosa
più stupida e sbagliata che potessi fare ma ora lui deve
ascoltarmi, deve capire.
Rimango ore ed ore a rimuginare e pensare a come parlargli, a come
spiegargli ogni cosa nei dettagli, il tempo scorre veloce senza che io
me ne renda conto e ad un certo punto il sole comincia ad alzarsi
lentamente nel cielo. Mi avvicino alla finestra e sorrido tra me,
guardando l'alba. Il sole tinge tutto di rosso, rosa e arancio, sorge
lentamente e rischiara ogni cosa. Sembra quasi una strana coincidenza,
ma anche per me è un nuovo giorno, è una svolta.
E' un
alba nuova ma mi sembra di averla già vissuta, è
tanto
simile a quella di qualche anno prima. Vorrei fermarli, ma i ricordi
tornano alla mente e mi travolgono, totalmente.
Non so da quanto tempo sto qui a fissare l'alba, ma mi sento davvero
serena mentre lo faccio. Da quanto non mi sentivo così
felice
nello svegliarmi e rendermi conto che non sono da sola, che
c'è
qualcuno a dormire affianco a me? Non lo so, tanto probabilmente, ed
è una bella sensazione. Dopo tanto tempo provo questa
sensazione
e sento che è piacevole, non mi sento sola. Forse in
realtà non mi sono mai sentita così, non ho mai
provato
com'è quel sorriso spontaneo che nasce quando apri gli occhi
e
vedi l'uomo che ha dormito con te, l'uomo che ami. Neanche con Michael
ho sentito queste emozioni e quasi mi sento in colpa, siamo stati
insieme per tanto tempo, avrei dovuto provarle. In fondo
però
l'ho sempre saputo che non era l'uomo della mia vita, dovevo solo
trovare qualcuno che potesse esserlo. E forse lui lo è.
Robert
potrebbe essere l'uomo della mia vita.
Ancora mi chiedo come ho fatto ad innamorarmi di un mio collega. E' una
cosa da irresponsabili forse, ma è successo e non riesco a
pentirmene. Non ora, dopo aver fatto l'amore con lui per la prima
volta, non ora mentre guardo il sole sorgere e mi sento così
bene, non ora che riesco a percepire ancora il suo profumo sulla mia
pelle. Vedo solo i lati positivi, sento solo la felicità che
solo essere amati può dare.
"Ehi, sei mattiniera", la sua voce ancora assonnata mi distoglie dai
miei pensieri e sento le sue braccia avvolgermi, facendo aderire la mia
schiena contro il suo petto.
"Volevo vedere l'alba", ammetto voltando il viso verso di lui e le
nostre bocche si incontrano lentamente, in un bacio a fior di labbra.
"E' bella", dice lui, lo sento chiaramente respirare il profumo dei
miei capelli.
"Molto più che bella".
"Mai quanto te".
Mi volto e lo guardo, i nostri occhi si incontrano per pochi
secondi e poi inevitabilmente scoppio a ridere di gusto.
"Che c'è?", mi domanda lui.
"Non ti facevo così sdolcinato", dico mentre ancora rido,
scuotendo la testa tra me.
"Dovrai farci l'abitudine signorina Stewart, posso essere molto peggio
di così", risponde, facendomi la linguaccia.
"Oh guardami, tremo di paura", rispondo ironica e le sue mani
cominciando a farmi il solletico sulla pancia. Quasi cado a terra
mentre rido e lui mi prende, facendomi stendere sul letto. Subito
è sopra di me, si puntella nel materasso con i gomiti per
non
pesarmi addosso.
"Sei pronta per tutto questo?", mi chiede e improvvisamente sembra
così serio che quasi mi fa paura.
"Per cosa?", domando confusa.
"Per noi... Voglio dire, per stare insieme e lavorare insieme. Siamo
già seguiti ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni
su
sette, i giornali fanno ipotesi su una nostra possibile relazione
segreta e ci hanno già dato un nome, "Robsten",
non
sarà facile per niente".
"Lo so, ma non è facile neanche ora. Proveremo a mantenere
la
nostra privacy in ogni caso, non dobbiamo sbandierare tutto ai quattro
venti. Possiamo affrontarlo, non voglio rinunciare a te ora che ho
capito", dico sincera.
Mi viene quasi da ridere al pensiero che fino a poco tempo fa quasi non
ci sopportavamo. Io lo odiavo perchè era sempre appiccicato
a
Nikki, nonostante lei fosse una delle mie migliori amiche e lui odiava
me perchè io stavo con Michael. Ci odiavamo
perchè
entrambi volevamo l'altro e non potevamo averlo, si poteva essere
più assurdi di così?
"Io sono pronto ad affrontarlo, voglio farlo con te", dice lui,
sorridendomi.
"Se lo sei tu lo sono anche io", rispondo, allungandomi per baciargli
le labbra.
Il suo sorriso si allarga spontaneamente e mi sento felice, non so
perchè ma sapere che sono io a causare la sua
felicità mi
fa sentire bene.
"Vuoi tu Kristen Jaymes Stewart lavorare con me ed essere la mia
ragazza, alla faccia di ciò che dicono i giornali?",
domanda, il
tono che usa mi fa ridere.
"Sì, lo voglio", rispondo mordendomi le labbra per non
scoppiare
a ridergli in faccia. "E vuoi tu Robert Douglas Thomas Pattinson
lavorare con me ed essere il mio ragazzo, alla faccia di ciò
che
dicono i giornali?", gli rivolgo la stessa domanda, sorridendo.
"Sì, lo voglio", mi risponde, baciando poi piano le mie
labbra,
lentamente ma con passione, fino a quando le nostre lingue si
incontrano. "In questi casi ci si dovrebbero scambiare degli anelli no?
Uhm vediamo che posso darti...", mormora pensieroso, guardandosi
attorno in cerca di qualcosa che non riesco a capire. Il suo guardo si
illumina e lui si alza, afferra qualcosa dalla tasca dei suoi jeans e
lo guardo confusa, non riesco proprio a capire che stia facendo.
"Rob ma cosa...", dico guardandolo mentre torna a letto e noto che in
mano ha un cordoncino nero, semplice, niente di strano. Mi prende il
polso e fa girare il cordoncino attorno ad esso, legandolo poi per
fermarlo.
"Ecco qua, questo è il segno della promessa che ci siamo
fatti,
hai fatto un giuramento solenne cerca di non romperlo", dice, so se sta
scherzando ma lo farò, non romperò mai quella
promessa.
"Quanto sei scemo", rispondo ridendo e mi butto su di lui, baciandolo
dolcemente.
Mi tocco il polso e abbasso lo sguardo; il bracciale è
ancora
lì, un po' sbiadito forse, ma resiste. Sono passate tante
cose
da quell'alba di tre anni prima, non sono più in una camera
d'albergo ora, e cosa più importante lui non è
più
con me. Come sono potuta arrivare a questo punto? Come ho potuto
permettere che le promesse che ci siamo fatti andassero in fumo? Non mi
riconosco più.
Mentre il sole ancora si alza nel cielo decido di fare una bella
doccia, ne ho bisogno ora più che mai. Esco dalla mia camera
ed
entro in bagno, cercando di fare meno rumore possibile. Di sicuro Scout
sta ancora dormendo e non voglio disturbarla, si da così
tanto
da fare per me, merita almeno un po' di riposo. Mi tolgo i vestiti e
apro l'acqua della doccia, infilandomi sotto il getto fresco e cerco di
rilassarmi. Non è facile sgombrare la mente da tutti i
pensieri
che la affollano, di solito la doccia è un momento
rilassante
per me, è il momento in cui stacco la spina e non penso a
nulla,
mi concentro su me stessa ma ormai neanche questo rituale serve
più a qualcosa. Allungo una mano e prendo il mio
bagnoschiuma,
è ancora affianco al suo. Quello non l'ha portato via,
probabilmente non era il caso, gli basta comprarne un altro. Ho la
tentazione di aprirlo e respirarne l'odore, di sicuro mi ricorderebbe
il suo profumo ma non lo faccio, non sono così masochista,
farebbe troppo male. Mi insapono per bene e poi passo anche lo shampoo
sui capelli, mi lavo con cura e minuzia, più tempo impiego
nella
doccia e meno tempo libero avrò per pensare. Una volta
uscita
dalla doccia mi lavo i denti e poi pettino i capelli, li asciugo e li
spazzolo ancora, i nodi non vengono via facilmente ma alla fine sono io
a vincere la battaglia. Infine mi depilo. Mentre lo sto facendo mi
chiedo chi diamine me lo faccia fare. Per chi mi sto rendendo
presentabile, per cosa? Non so nemmeno se vorrà vedermi, se
vorrà ancora parlarmi, non so più niente ormai.
Andare a
Londra è un salto nel buio ma in fondo so di doverlo fare se
voglio avere almeno un briciolo di possibilità di recuperare
la
persona che amo.
Quando sono ormai vestita e pronta decido di prenotare il biglietto
aereo e accendo il computer, evitando di guardare lo sfondo il
più possibile. La sola idea di dover entrare in un aeroporto
pieno di gente, di dover stare su un aereo seduta affianco a persone
che sanno chi sono e probabilmente sanno anche di quella stupida storia
mi fa venire la nausea, ma non ho il tempo materiale per prenotare un
volo privato, dovrei farlo con giorni di anticipo e di sicuro non posso
aspettare ancora. Il primo volo disponibile è alle 8:45, ho
ancora un po' di tempo per sistemare tutte le cose e riuscire ad
arrivare in aeroporto. Prenoto il biglietto e stampo tutto, cominciando
a preparare le valigie. Frugo nell'armadio in cerca di tutte le cose
che possono servirmi e le sistemo, non sono granché ordinata
mentre lo faccio e nemmeno provo ad esserlo.
"Kris, ma che stai facendo? Ho sentito dei rumori", la voce di Scout mi
distrae da quello che sto facendo e la guardo, finendo di chiudere la
valigia.
"Lizzy, la sorella di Robert, mi ha chiamata", dico senza troppi giri
di parole.
"Oh...", sembra sorpresa, ma riesco a sentire che è
preoccupata, chissà di cosa. "Che ti ha detto?".
"Vuole che vada a Londra per parlare con Robert e sistemare la
faccenda", rispondo.
La sua espressione quando mi guarda la dice lunga, è
preoccupata per me, ma non ne capisco la ragione.
"Sei sicura di volerci andare?", mi chiede.
"Perchè non dovrei?".
"Kristen, potresti rimanere delusa".
"Credi che non lo sappia? Ho pensato alle mille cose che potrebbe dirmi
e praticamente nessuna di queste è una bella cosa. Lo so.
Potrebbe non volermi parlare, potrebbe cacciarmi, potrebbe decidere di
lasciarmi per sempre, ogni opzione è ben stampata nella mia
mente. Ma devo provare Scout! Che altra opzione mi resta?", non vorrei
suonare disperata mentre lo dico eppure è così
che
sembro, è così che sono. E' la mia unica
possibilità, non credo che ne avrò altre in
futuro, devo
giocarmela fino all'ultimo.
"Hai ragione Kris. Sii forte, fai buon viaggio", mi dice
abbracciandomi. Ricambio il suo abbraccio e cerco di calmarmi un po',
notando poi Bear che è tornato a dormire.
"Scout, potresti prenderti tu cura di Bear mentre non ci sono? Non so a
chi lasciarlo", mormoro staccandomi dal suo abbraccio, devo andare, mi
rimangono giusto un paio di ore per arrivare in aeroporto e fare il
check-in.
"Sta tranquilla me ne occupo io", risponde sorridendomi.
Prendo il telefono e chiamo un taxi, nel frattempo Scout mi aiuta a
sistemare le ultime cose e cerca di convincermi a mangiare qualcosa
prima di partire ma mi rifiuto. Ho già abbastanza lo stomaco
in
subbuglio e mangiare non mi aiuterebbe di certo, anzi probabilmente mi
ritroverei a dover fare avanti e indietro sull'aereo dal mio posto al
bagno e non sarebbe il massimo. Decido di chiamare Tom prima di
partire, non conosco quasi nessuno a Londra e soprattutto ho bisogno di
un posto dove stare, almeno per una notte. Stranamente al terzo squillo
risponde già.
"Kristen", dice, sembra quasi sollevato di sentirmi.
"Ehi Tom, ti ho svegliato? Disturbo?", domando.
"No, Marlowe mi tiene sveglio. E' successo qualcosa?", sembra
preoccupato. Sono tutti preoccupati per me, devo davvero averli
spaventati in questi giorni con il mio umore.
"Sto venendo a Londra", annuncio.
"Alla fine hai saputo", dice, ha capito che so dove si trova Robert,
nonostante lui non abbia mai voluto dirmelo.
"Sì, mi ha chiamata Lizzy", rispondo semplicemente, non ho
tempo
per spiegare, gli dirò tutto più avanti, quando
ci
vedremo.
"Kris io...".
"No Tom, lo so. Lui è il tuo migliore amico e ti ha chiesto
di
non dirmi niente, non sono stupida. Hai fatto il tuo dovere, hai
sostenuto il tuo amico, sei un bravo ragazzo, ma ora ho bisogno di
vederlo, non possiamo andare avanti così", lo blocco prima
che
possa dire qualsiasi cosa, so che vuole scusarsi per non avermi voluto
dire dov'era Robert ma non deve farlo.
"Volevo dirtelo, ho provato a parlargli ma non c'era verso", mi dice,
so che è così, Tom vuole bene anche a me come io
ne
voglio a lui.
"Sta tranquillo, non sono arrabbiata con te, ed è per questo
che
devi farmi un enorme favore. Ho bisogno di dormire a casa tua almeno
per una notte, stare in albergo è impossibile per me lo
sai", lo
prego quasi, non posso andare in un albergo, sarebbe subito assediato
dai paparazzi.
"Kris, puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, non devi preoccuparti",
risponde, so di poter sempre contare su Tom, anche se per lui non deve
essere facile trovarsi tra me e Robert, lui è amico di
entrambi.
"Grazie Tom, davvero. Ci sentiamo appena arrivo, ti voglio bene".
"Anche io Kristen".
Pochi minuti dopo sono già sulla porta di casa, ho salutato
Bear
che nel frattempo si è svegliato e anche Scout, il taxi mi
sta
aspettando. Mi faccio aiutare a caricare i bagagli e salgo, dicendo al
conducente di portarmi all'aeroporto. Quasi non fa in tempo a mettere
in moto che il mio cellulare comincia a squillare. Probabilmente
è Tom che ha scordato di dirmi qualcosa così
rispondo
senza nemmeno guardare il numero.
"Tom, che hai dimenticato stavolta?", domando ironica, poggiando la
testa al finestrino e guardo la strada che si muove affianco a me.
"Ciao Kristen, mi dispiace per te ma non sono Tom", risponde una voce e
mi raggelo, non mi viene naturale riconoscerlo e pure so che lo
conosco, la sua voce mi è familiare.
"Chi sei?", domando confusa e spaventata.
"Il video con Mr. Pattinson è molto... artistico, direi.
Chissà se la penserebbe come me anche tutto il resto del
mondo",
mormora, quasi pensieroso. Subito capisco chi è.
"Rupert", dico, le parole faticano ad uscire dalle mie labbra, avevo
ragione a pensare che lui fosse immischiato in questa storia.
"Complimenti, vedo che ci sei arrivata!", la sua risposta è
sarcastica, mette in dubbio la mia intelligenza forse?
"Rivoglio la mia memory card", dico decisa, non voglio stare ai suoi
giochetti.
"Ragazzina, non sei nella posizione per decidere cosa io debba fare o
non fare ora, va bene? Ho il coltello dalla parte del manico ed
è un coltello molto affilato, che potrebbe costare tutta la
tua
carriera. Ora ascoltami bene, decideremo quello che farai. Se provi a
indire una conferenza stampa, se un solo giornale viene avvisato che
sei stata baciata contro la tua volontà, se anche una sola
persona viene a sapere che non hai tradito il tuo bel fidanzato il
video finisce online immediatamente, è chiaro?".
Non so che rispondere. Se non devo dirlo a nessuno significa che non
posso parlarne nemmeno con Robert e che non posso chiarire con lui. Se
accetto sarà la fine, tutti crederanno che io sia una
traditrice, una rovina famiglie, una puttana. Ma se non lo faccio quel
dannato video finirà in rete e avrò perso tutto
ugualmente. Non c'è via d'uscita, sono in trappola.
"Come sapevi del video?", domando, la voce trema come le mie mani.
"Oh, non lo sapevo infatti. Quando ho visto la memory card ho creduto
che ci fosse dentro qualche vostra foto, qualche file personale, non
immaginavo che avrei potuto trovarci un video hard! Complimenti
Stewart, non ti facevo così... La mia è stata
pura
fortuna", dice.
Brutto stronzo,
penso.
"Ti prego, farò qualsiasi cosa ma ridammi quella memory
card.
Non dirò niente a nessuno", giuro, sono disperata, devo fare
qualcosa, devo salvarmi.
"Ah-ah, mi dispiace. Come posso essere sicuro che tu non parlerai dopo?
Questa è la mia assicurazione, non si muove di qui".
Brutto, fottutissimo
stronzo.
"Perchè stai facendo tutto questo? Io non ti ho fatto
niente!".
Mi sento soffocare, mi viene da vomitare ma grazie a Dio non ho niente
nello stomaco, non ho mangiato e niente può uscire. E' un
incubo, tutto è un fottutissimo incubo che va avanti da
giorni e
non sembra finire mai, di ora in ora peggiora e non so come uscire. Mi
sento intrappolata, non ho via di scampo, devo stare alle sue regole ma
so che soccomberò ugualmente.
"Sei davvero più ingenua di quanto credessi. Benvenuta a
Hollywood, ragazzina", e il telefono diventa muto.
Mi gira la testa. Non so cosa pensare o fare, non posso parlarne con
nessuno e non posso sistemare quella situazione. Il minimo passo falso
e il video sarà online, non posso rischiare così
tanto,
brucerei la mia carriera e quella di Robert in un attimo, sarebbe
troppo. Come gli spiegerò tutto quanto ora? Come
potrò
guardarlo negli occhi e dirgli che l'ho tradito? Che stavo con Rupert
mentre stavo con lui? Mi odierà e non vorrà mai
più vedermi.
Mi rendo conto che in un certo senso è meglio. Se lui
cominciasse ad odiarmi, ad odiarmi sul serio, lui sarebbe al sicuro.
Finché Rupert se la pende con me posso anche passarci, ma
non
voglio che tocchi Robert, non posso lasciarglielo fare.
Perchè sta succedendo tutto questo a me? Cosa ho fatto di
male
per meritarmi tutto ciò? Le risposte di Rupert non hanno
senso,
sembra che ci sia qualcosa sotto, qualcosa che mi sfugge ma non capisco
cosa. Vorrei poterne parlare con Scout, lei e il suo sesto senso di
sicuro mi aiuterebbero ma non posso, nemmeno con lei ho il permesso di
parlare, non posso parlare con nessuno. Ora posso dire di aver paura.
Ora posso davvero dire di essere in trappola, di essere davvero
completamente fottuta.
Con tutte le forze che ho mi impongo di non piangere e non so nemmeno
come ci riesco, non so come faccio a non crollare ma non voglio dare
nell'occhio anche se dubito che il tassista sappia chi sono. In poco
tempo siamo all'aeroporto e dopo aver pagato per la mia corsa scendo,
andando a fare il check in. Anche a quest'ora l'aeroporto è
un
posto caotico e pieno di gente, chi parte e chi arriva. Una coppia
felice si abbraccia in un angolo, lui sussurra delle parole
nell'orecchio di lei e si abbracciano. Mi ricorda me e Robert, quando
uno dei due tornava da quegli interminabili viaggi di lavoro. La prima
cosa che facevamo era correrci incontro e abbracciarci, baciarci,
parlare piano come se nessuno dovesse sentirci. Quei giorni non
torneranno più, non posso più riportarli
indietro. E mi
chiedo solo ora perchè sto partendo, se non posso parlargli,
se
non posso spiegargli. Che senso ha? Cosa gli dirò? Scusami
se mi
sono scopata un altro, ti amo davvero? Non è nemmeno vero,
non
l'ho tradito e vorrei urlarlo a tutto il mondo ma non posso farlo e sto
zitta. Non dico una parola mentre faccio il check-in, mentre sento le
voci della gente e i mormorii, mentre noto chiaramente la gente che mi
indica e qualche flash delle fotocamere dei cellulari. Non dico niente
mentre salgo sull'aereo e mi siedo al mio posto, tranquilla, forse
anche troppo calma per tutta quella situazione. Non parlo nemmeno
mentre l'hostess mi chiede se voglio qualcosa da bere o un cuscino, mi
limito a scuotere il capo e a fissare lo sguardo davanti a me, senza
star guardando davvero qualcosa. E sempre senza parlare mi alzo e vado
in bagno, chiudo la porta e finalmente scoppio a piangere. Mi copro il
viso con le mani e piango disperata, piango ogni lacrima che ho dentro,
piango il mio dolore e la mia rabbia, piango e basta. Perchè
sto
male, perchè sto perdendo tutto, perchè quel
fottutissimo
viaggio non ha più senso, perchè sto andando a
lasciare
l'uomo che amo, perchè gli dovrò dire che l'ho
tradito e
non lo amo più. Piango perchè il mondo mi sta
crollando
addosso, la mia vita si sta sgretolando e io non posso fare niente per
impedirlo, semplicemente sto qui a guardarla rovinarsi irreparabilmente
senza poter muovere un dito. Piango fino a quando qualcuno non bussa
alla porta e mi chiede di uscire. Mi asciugo gli occhi e mi sciacquo la
faccia, poi esco, tornando al mio posto. Metà delle teste si
girano automaticamente verso di me e dai loro sguardi posso capire cosa
pensano di me, devo avere un aspetto orribile, ho pianto e di sicuro ho
gli occhi gonfi e rossi, devo sembrare una disperata. Una ragazzina
bisbiglia qualcosa nell'orecchio della madre ma non ci faccio caso. Che
le dica ciò che vuole, ormai non m'importa più.
Poggio la testa al sedile e guardo fuori dall'oblò, ogni
cosa
sembra così piccola e insignificante da quassù.
Sospiro e
chiudo gli occhi. Non voglio pensare, non posso permettermelo. Devo
mantenere ancora un po' di forza per affrontare Rob e mentirgli in quel
modo orribile, se crollo di nuovo non riuscirò a fare
niente.
Chiedo una pillola per il mal di testa alla hostess e lei me la porta,
persino lei mi guarda preoccupata, forse crede che io stia per avere
una crisi di qualcosa. Ingoio la pillola con un po' d'acqua e poi torno
a chiudere gli occhi, stanca e spossata.
Poi semplicemente mi lascio cadere nel libro oscuro dei miei incubi
peggiori.
Note
dell'autrice:
When
you try your best but you don't succeed... Ops scusatemi, salve a
tutti! Qui è sempre Mary che vi rompe le scatole con cose
che
non volete sapere! Il capitolo fa schifo, lo so, è veramente
terribile me ne rendo conto. Non so perchè ma non voleva
scriversi, è stato veramente complicato non riesco nemmeno a
capire come mai la mia fantasia abbia deciso di farsi un viaggetto alle
Hawaii!
Comunque, non so voi ma io ho pianto scrivendo l'ultima parte! E' stato
veramente difficilissimo, mi dispiaceva terribilmente per Kristen! E
anche per Rob che dovrà sentirsi dire che è stato
tradito! Okay, non ci pensiamo, è meglio!
Senza che me lo diciate voi ve lo dico io: Rupert è un
bastardo,
deve morire! Lo so, ma ogni cosa a suo tempo, perirà (in
senso
figurato eh) tra atroci sofferenze, ma non adesso, mi serve ancora per
un po' questo stronzo. Vi giuro che non sono una sadica pazza, alla
fine ogni cosa andrà per il meglio ve lo prometto ma nella
vita
le cose non vanno tutte lisce e nemmeno nella mia fan fiction quindi vi
prego abbiate pazienza e vedrete che sarete premiati. Il karma
arriverà anche per Rupert, non preoccupatevi!
Un immenso, gigantesco grazie a tutti quelli che hanno recensito lo
scorso capitolo, a chi ha messo la storia tra le seguite e tra le
preferite e a chi ha anche solo letto in silenzio. Fatevi sentire
magari, io non mordo nessuno ;)
Come sempre recensite, recensite e recensite! E vi prego non
linciatemi, andrà tutto bene lo prometto!
Il prossimo aggiornamento come sempre sarà entro 7 giorni,
salvo
qualche lieve ritardo (sapete com'è devo andare a recuperare
la
mia fantasia dalle Hawaii). Alla prossima, un bacio grandissimo :*
|
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Capitolo 5 *** We are broken ***
Breathe Me - Capitolo 5
Breathe
Me
Capitolo 5.
We
are broken
Quando arrivo a
Londra è
notte fonda e sono a pezzi, il viaggio è stato lunghissimo e
per
di più ho dormito uno schifo, gli incubi non mi hanno
lasciata
in pace un solo istante. Cammino tra i terminali come uno zombie e
riesco a recuperare le mie valigie dopo più di una mezz'ora,
per
fortuna non c'è molta gente visto l'orario e con un cappello
in
testa e un paio di occhiali da sole nessuno sembra notare
più di
tanto la mia presenza. All'uscita dell'aeroporto trovo subito un taxi e
dopo aver caricato le valigie gli comunico l'indirizzo di Tom.
Sono ormai le cinque di mattina quando arrivo a casa sua. Poggio i
bagagli per terra e sospiro, non sapendo cosa fare. Se suonassi il
campanello rischierei di svegliare la bambina e non voglio correre il
rischio, ma non posso stare qui ad aspettare tutto il giorno. Decido di
provare a chiamare Tom al cellulare, avrà sicuramente avuto
l'accortezza di mettere il telefono in vibrazione, o almeno spero. Le
mie speranze però si dissolvono nel preciso istante in cui
sento
la bambina piangere e alzo gli occhi al cielo. Tom è davvero
assurdo, neanche ricorda che una suoneria può svegliare un
neonato che dorme! Ma in fondo so che è un bravo
papà.
"Kris, sei arrivata?", domanda appena la chiamata si apre e lo sento
fare dei versetti a Marlowe, che probabilmente sta cercando di calmare.
"Sì, ti avevo detto che ti avrei avvisato appena arrivata",
rispondo.
"Dammi cinque minuti, faccio addormentare la bambina e ti vengo a
prendere", dice deciso, ma sembra nel pallone più totale.
"Ti ho anticipato, sono fuori da casa tua", dico ridacchiando tra me.
"Come? Aspetta, vengo ad aprirti". Sento distintamente il rumore dei
suoi passi dal cellulare, sta correndo, è davvero assurdo ma
gli
voglio bene soprattutto per questo.
La porta si apre e vedo Tom con in braccio Marlowe che finalmente si
è riaddormentata con il viso sulla sua spalla. Con una mano
regge il telefono e contemporaneamente mi apre la porta. La scena
sarebbe quasi comica se non fossi troppo presa dai miei pensieri, non
riesco a ridere davvero.
"Ciao Kris, bentornata", sussurra per non svegliare la bambina,
stringendomi con il braccio libero. Non è la prima volta che
mi
trovo a casa di Tom ma le circostanze sono diverse, non sono
più
lì con Robert, non è un evento felice. L'ultima
volta che
sono stata a casa sua è stato poco dopo la nascita di
Marlowe,
quando siamo andati a congratularci con i due neo genitori. Sembrano
passati secoli da quando è successo anzi che pochi mesi,
tanto
le cose sono abissalmente diverse.
"Grazie Tom", dico accennando un sorriso ed entro dentro, sollevando la
valigia per non doverla trascinare e fare rumore, rischiando di
svegliare nuovamente la bambina.
"Puoi tenermela un attimo? Vado a prendere il trasportino
così possiamo parlare e posso tenere d'occhio anche lei".
Annuisco in risposta e lui me la passa lentamente, facendo appoggiare
la sua guancia morbida sulla mia spalla e una manina si stringe intorno
al mio giubbotto di pelle. Mi sento davvero impacciata mentre la tengo
in braccio, ho il terrore di fare qualcosa di sbagliato, che si svegli
e cominci a piangere o - peggio di qualsiasi cosa possa succedere - che
mi scivoli dalle braccia e cada. Mi sono sempre sentita a disagio
quando si tratta di stare attorno ai bambini, non so precisamente il
perchè. Sono delle creature così fragili e
indifese,
sento sempre che potrei romperle come niente. Non mi sono mai sentita
come le altre ragazze, quelle a cui basta guardare un neonato per
desiderare subito di averne uno anche loro, non ho mai sentito quello
strano "istinto materno" innato, nonostante io voglia dei figli. O
almeno, volevo dei figli. Ora non ne sono certa, anzi posso dire con
certezza che non succederà mai. La sola idea di avere dei
bambini con una persona che non sia Rob mi sembra inconcepibile, come
l'idea di passare il resto della mia vita senza di lui. Eppure
succederà, ormai è stato deciso così e
non si
torna indietro. Non c'è via di scampo.
Quando Tom torna con il trasportino quasi tiro un sospiro di sollievo e
la adagio lentamente, felice che niente di male sia successo mentre la
tenevo in braccio. Non so se sono pronta ad affrontare un discorso con
Tom ora, non sono nemmeno le sei di mattina e posso dire che il mio
cervello fatichi a connettere più del solito. Ma in fondo
sento
che glielo devo, anche a lui devo una spiegazione.
Lui si siede su una poltrona mettendosi il trasportino con Marlowe
vicino e io sul divano, quel divano una volta mezzo rotto e ora
perfettamente aggiustato, quel divano con le molle che cigolavano, quel
divano dove io e Robert... No. Non ci devo pensare, non ora, non
è il momento.
"Allora Kristen, mi spieghi che succede?", domanda guardandomi. Il suo
tono non è accusatorio, sembra semplicemente davvero
interessato
a capire cosa sta succedendo.
"Non hai letto i giornali? Ho tradito Robert", il tono sarcastico che
uso è sbagliato, non avrei dovuto dirlo con ironia ma non
sono
riuscita a trattenermi.
"Non voglio sapere quello che dicono i giornali. Voglio sapere
com'è andata realmente, da te", dice.
Che dovrei dirgli adesso? No, non l'ho tradito? Sì, l'ho
fatto?
Sono stata ricattata da uno schifoso stronzo che ha un video
compromettente su di me e il tuo migliore amico? Vorrei davvero
poterglielo dire.
"L'ho tradito", rispondo senza guardarlo. Non riesco a guardarlo negli
occhi, lui mi conosce troppo bene e capirebbe che mento.
"Perchè?", sembra spiazzato, chiunque lo sarebbe. E' la
domanda che si pongono un po' tutti in fondo.
"Tom... Non lo so perchè, è successo", dico
evasiva, non
so che dirgli, come puoi dare una motivazione ad una cosa che non
esiste?
"No Kristen, non succede. Non è una cosa che non puoi
controllare, che arriva e non riesci a fermare. C'è sempre
quel
secondo prima che tutto accada in cui puoi decidere di fare la scelta
giusta o quella sbagliata e tu hai deciso coscientemente di tradire
Robert. Il punto ora è, perchè? Quando hai deciso
così? Cosa è scattato in te per farti decidere
che volevi
stare con un altro uomo?".
"Non l'ho deciso. E' capitato, mi sentivo sola e...", abbozzo come
scusa ma non riesco neanche a finirla. Risultano baggianate perfino a
me, sto dicendo un sacco di cazzate come può non
accorgersene?
"Vuoi dire che va avanti da quando giravate Snow White?", domanda. Non
sembra arrabbiato con me, sembra semplicemente... confuso. Ecco, sembra
che non riesca davvero a capire cosa può avermi spinta a
fare
una cosa del genere, cosa possa essermi successo, sembra solo che si
stia sforzando di capire ma non ci riesca.
"Sì... Beh non da subito".
"E siete riusciti a vedervi di nascosto per tutto questo tempo?".
"Ci sono state le premiere e tutta la promozione del film, non era poi
così complicato".
"E sei sempre riuscita a mentire a Robert e a tutti noi su questa
storia?". Ma perchè tutte queste domande? Dove vuole
arrivare?
"Sì, ci sono riuscita. E' così difficile da
credere?", domando confusa.
Scuote la testa lentamente, come se stesse pensando a qualcosa di
assolutamente importante e poi mi guarda.
"Lo ami? Intendo il regista, Rupert o come diavolo di chiama". Su
questo non posso mentire, non ci riuscirei, sarebbe troppo.
"No. No, non lo amo".
"Ami ancora Robert?", eccola arrivare, la domanda da un milione di
dollari. Dovevo sospettare che sarebbe arrivata prima o poi.
"Sì, sempre", rispondo sincera. Lui annuisce come per
valutare le mie parole e sospira, abbozzando un sorriso.
"Rob ti perdonerà", dice come se fosse mortalmente convinto
delle sue parole.
"No, non credo che lo farà. Perchè dovrebbe poi?
L'ho tradito".
"Lui ti ama e tu ami lui, troverete il modo per sistemare le cose".
"Non funziona così Tom".
"Sì invece, Robert non è una persona vendicativa,
alla fine ti perdonerà".
"No! Non lo farà!", dico alzando il tono di voce e subito me
ne
pento, ma grazie a Dio Marlowe dorme ancora tranquilla. "Lui mi
odierà per ciò che gli ho fatto. Non mi
perdonerà
e non voglio nemmeno che lo faccia. Non me lo merito, Tom", mormoro a
bassa voce.
"Allora perchè sei venuta fino qui?", ora sembra seriamente
confuso e lo capisco. Vorrei veramente spiegargli tutto.
"Gli devo una spiegazione almeno, non credi?", domando, sospirando poi.
"Non ti preoccupare, appena sarà giorno andrò a
parlargli
e poi toglierò il disturbo, non voglio creare problemi",
dico
alzandomi, non so nemmeno dove voglio andare ma non riesco a stare
seduta ancora.
"Kris, tu puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi, lo sai,
è
come casa tua", risponde alzandosi anche lui per avvicinarsi a me.
"Perchè dovrei? Perchè tu dovresti tenermi qui se
mi odi ora?".
"Io non ti odio Kristen", dice come se fosse ovvio, stringendomi in un
abbraccio. Non riesco a non ricambiare e mi stringo a lui, affondando
il viso nel suo petto. Sarebbe così giusto ora lasciarsi
andare
e piangere, sfogarsi, lasciare che il dolore prenda forma e la smetta
di tormentarmi ma sarebbe anche tremendamente sbagliato e non lo
faccio, mi trattengo, potrò sfogarmi solo quando
sarò da
sola.
"Non riuscirei mai ad odiarti, sei come una sorella minore per me. Ti
voglio bene davvero, come voglio bene a Robert, e anche se è
il
mio migliore amico io non sto da nessuna parte, non
difenderò te
e non difenderò lui, potete cavarvela da soli in questa
storia.
Non ti odio, solo che adesso non riesco a capirti", mormora
stringendosi nelle spalle. Come biasimarlo? Nessuno riuscirebbe a
capirmi.
"Lo so Tom, grazie, davvero", dico contro il suo petto, staccandomi poi.
"Forza, andiamo a recuperare i bagagli, hai bisogno di riposare un po'.
Ti mostro la stanza".
La stanza è esattamente come la ricordavo, una piccola
camera
con le pareti bianche e un letto ad una piazza e mezza attaccato alla
parete, una finestra proprio sopra il tetto e una piccola scrivania di
legno con qualche rivista impolverata e un contenitore con penne e
matite, mentre nel cassetto - non li vedo ma so che ci sono - si
trovano dei fogli bianchi. Rob usava quella stanza quando erano
più piccoli, quando lui voleva scrivere una delle sue
canzoni ma
casa sua era troppo caotica per potersi concentrare. Persino le pareti
sembrano impregnate della sua presenza, di lui, del suo modo di essere.
Osservo la bacheca di sughero rettangolare e ne tocco i fogli e le foto
attaccate, alcune sono un po' vecchiotte, foto di Rob e Tom in giro per
locali con i loro amici, altre invece più recenti, in alcune
ci
sono anche io. Non posso credere che sto perdendo tutto questo. Non
riesco a capacitarmi che presto di queste cose rimarrà solo
il
ricordo sbiadito e qualche foto un po' mossa. E' così
sbagliato.
Le cose non dovevano andare così. In fondo però
lo so, le
cose non vanno mai come le pianifichi.
Sistemo la valigia in un angolo della stanza e vado a stendermi sul
letto, rannicchiata su me stessa. Questo sarebbe il momento giusto per
scoppiare a piangere, questo sarebbe decisamente il momento per
lasciarsi andare e sfogarsi prima che io debba alzarmi e andare a
spezzare il cuore della persona che amo. Vorrei riuscire a farlo ma
qualcosa mi blocca. Non so bene cosa sia, mi sento persa in quel limbo
in cui niente esiste, niente c'è davvero e ogni cosa, anche
i
suoni, sembrano lontani e irreali. Mi sto rifiutando di accettare tutto
questo. Inconsapevolmente preferisco spegnere il cervello e i
sentimenti piuttosto che affrontare il dolore. Brava Kristen, che bella
codarda che sei.
Passo così quelle ore, senza emettere un suono se non quello
del
mio respiro, senza muovermi, senza pensare. Posso concedermi qualche
momento di finta calma, prima io distrugga tutto quanto, no? Forse no,
forse non me lo merito neanche ma egoisticamente mi prendo quella calma
in ogni caso e me la tengo stretta fino a quando il sole non
è
ormai bello alto nel cielo. Non ha senso rimandare, devo andare adesso,
devo andare a lasciare Robert.
Mi alzo e scendo le scale, trovo Tom che dorme tranquillamente sul
divano, con Marlowe ancora nel trasportino mentre dal bagno sento il
rumore inconfondibile dell'acqua della doccia, sicuramente deve essere
Sienna. Frugo nella ciotola all'ingresso e prendo le chiavi della
macchina di Tom, lasciandogli un bigliettino in cui mi scuso per averle
prese senza permesso ed esco fuori. Non sono abituata a guidare le
macchine inglesi, quelle poche volte che l'ho fatto ho seriamente messo
in pericolo me e chi mi stava intorno ma non ho altra soluzione, non
voglio chiamare un taxi ora, preferisco andarci da sola.
Non so so nemmeno come riesco ad arrivare a casa Pattinson tutta intera
e senza aver investito qualcuno ma ce la faccio. Mi mordo le labbra
nervosamente e mi passo una mano tra i capelli mentre scendo dall'auto
e la chiudo, prendendo un forte respiro. Mi tremano le mani. Anzi,
sembra che ogni fibra del mio corpo stia
tremando, la paura che sento dentro in questo momento non l'ho mai
sentita. Non che io creda che lui mi farà del male
ovviamente,
Robert non ne sarebbe mai capace, ma il solo pensiero di ciò
che
sto per fare mi scuote dentro e ancora tremo come una foglia. Vorrei
che ci fossero altre opzioni. Vorrei avere una scelta, la
possibilità di evitare tutto questo ma non ce l'ho. Dirgli
la
verità è fuori discussione, manderei a puttane la
mia e
la sua vita; cercare di farmi perdonare nonostante aver ammesso di
averlo tradito mi sembra impossibile, lui non ammette i tradimenti e
non posso biasimarlo, nella sua situazione nemmeno io l'avrei perdonato
probabilmente. L'unica opzione libera è fare ciò
che so
fare niente e sperare che tutto vada per il meglio: recitare. Sono
un'attrice cavolo, dovrei saper recitare, saper fingere, no? In questo
momento non ne sono tanto sicura.
Cammino lungo il piccolo vialetto fino alla porta di casa Pattinson e
suono il campanello. L'ansia è alle stelle, sento che potrei
svenire o peggio vomitare, tanto mi fa stare male quella situazione.
Chi mi apre è Victoria che mi guarda sorpresa e poi con uno
strano astio negli occhi. Non andiamo per niente bene.
"Che ci fai tu qui?", domanda quasi disgustata dalla mia sola presenza.
"L'ho chiamata io", risponde Lizzy dietro di lei. Mi sembra strano che
mi stia difendendo e mi rendo conto che lo fa solo perchè
crede
che suo fratello starà meglio, ora che sono andata da loro.
Ma
lei non sa, non ancora. "Vieni, entra dentro", aggiunge.
Senza riuscire a spiccicare una parola faccio come mi dice e supero
Victoria che si fa da parte, notando i suoi genitori che discutono con
una ragazza bionda, che non ho mai visto prima. Forse è una
parente, non si assomigliano granché ma i componenti della
famiglia Pattinson sono praticamente tutti biondi, avrebbe senso.
"Puoi andare in camera di Robert, è meglio se ti trova
già lì appena si sveglia, non credo che
accetterebbe di
vederti se gli dicessimo che sei arrivata", mi dice gentilmente e io
annuisco. Sto per andare ma mi blocco quando sento il commento della
bionda.
"Perchè lei sì e io no? In fondo mi ha invitata
lui", dice, sembra contrariata dalla situazione.
"Caroline non mi sembra il momento, sta dormendo, potrai prendere quei
CD un'altra volta", risponde Lizzy, poggiando una mano sulla mia spalla
e sospingendomi piano per farmi salire le scale. Caroline? CD? Che
diamine è questa storia? Se possibile sento l'ansia
aumentare
ancora di più.
Guardo Lizzy e probabilmente dal mio sguardo spaesato capisce cosa sto
pensando, così mi sorride come per scusarsi e scuote la
testa.
"Caroline e Victoria sono migliori amiche, ultimamente Rob sta uscendo
un po' con loro la sera per... uhm... svagarsi un po', dice Vic. Non
credo che lui faccia nulla di male comunque, oltre che alzare il
gomito, ma sai Caroline ha sempre avuto una specie di cotta per lui e
quando Rob ha parlato di qualche CD lei ha preso la palla al balzo per
auto-invitarsi a casa nostra, e in camera sua. E' innocua comunque,
credimi, non ci proverebbe con un ragazzo fidanzato", cerca di
rassicurarmi lei, con scarsi risultati.
Questa Caroline ha una cotta per Rob. Beh, posso darle torto in fondo?
No, chiunque potrebbe prendersi una cotta per lui, è un
ragazzo
eccezionale. Un ragazzo eccezionale a cui sono venuta a spezzare il
cuore. Un ragazzo eccezionale che avrà subito una ragazza
pronta
a consolarlo quando starà male, una che gli potrà
curare
le ferite, quelle ferite causate da me. Al solo pensiero mi sembra di
avere un conato di vomito. Non riesco a parlare e faccio un cenno a
Lizzy appena arriviamo davanti alla sua porta come per ringraziarla,
non riesco a farlo a parole, so che sto per pugnalare tutta la famiglia
alle spalle, loro si fidano di me, o almeno quasi tutti.
Apro la porta e per la prima volta dopo giorni interi lo vedo, steso
sul suo letto a pancia in giù, un braccio a penzoloni su un
lato
e la bocca semi aperta mentre dorme. Un sorrisetto amaro compare sul
mio volto mentre mi avvicino e mi siedo per terra affianco a lui. Dorme
profondamente; sembra davvero stanco, riesco a vedere le occhiaie un
po' gonfie sotto i suoi occhi, le ciglia lunghe le sfiorano piano.
Allungo una mano e passo le dita tra i suoi capelli morbidi, non si
sveglia fortunatamente, deve essere davvero esausto e immerso nel sonno
per non accorgersi di nulla. Sono morbidi e lisci come li ricordavo, e
il suo profumo è sempre dolce, sempre buonissimo. Mi
avvicino a
lui e poggio le labbra sulle sue, piano, sfiorandole appena, non posso
rischiare che si svegli ora. Mi prendo il mio ultimo bacio, lascio che
le mie labbra memorizzino le sue per l'ultima volta prima che tutto
finisca perchè so che dopo non avrò
più occasioni
per baciarlo, mi odierà dopo ciò che
dovrò dirgli.
Rimango qualche minuto a guardarlo dormire, è sempre davvero
dolce mentre dorme. Abbiamo sempre riso sul fatto che io mi svegliassi
prima di lui e rimanessi a guardarlo, è una cosa dolce per
me e
credo che anche lui la pensasse così anche se mi prendeva in
giro. Quando lo sento muoversi mi sposto da lui e mi alzo, lo vedo
stiracchiarsi ed è chiaro che si sta svegliando, non posso
farmi
trovare inginocchiata vicino al suo letto, non saprei come spiegarlo.
Apre gli occhi e ancora non si accorge di me, non vedo il sorriso che
ho sempre visto sul suo volto ogni volta che ci svegliavamo insieme. I
suoi occhi vagano per la stanza e sento un chiaro sospiro venire da lui
mentre il mio respiro invece si blocca, non appena i suoi occhi si
posano su di me. Un milione di emozioni diverse attraversano il suo
volto ora, vedo la confusione, lo stupore, l'incredulità e
la
tristezza dei suoi occhi ma anche un'inaspettata felicità.
Perchè non è arrabbiato? Perchè non mi
chiede cosa
ci faccio lì, e perchè non mi dice di andarmene?
"Kris...", mormora lui, guardandomi quasi con dolcezza e si alza dal
letto. Siamo l'uno davanti altra ora e non so se riuscirò a
parlargli, a dire anche una sola parola. Poi d'un tratto il suo sguardo
cambia, è duro, è uscito da quello stato
confusione
tipico del sonno. "Che ci fai qui?".
"Sono venuta per parlarti... Non hai risposto alle mie telefonate e ai
messaggi o alle e-mail", non so nemmeno io dove trovo la
forza di
rispondergli ma alla fine ce la faccio.
"Forse non volevo parlarti", risponde brusco.
"Lo so, ma ho bisogno che tu mi stia a sentire, almeno per un paio di
minuti", dico. Odio quando mi tratta con freddezza e finisco per
rispondergli a tono, è più facile così
in fondo,
è più facile se lui mi tratta già
così. Se
mi trattasse con la sua solita dolcezza non ci riuscirei.
"Kristen, non credo che tu mi abbia davvero tradito, mi rifiuto di
crederlo. Ma ho bisogno di un po' di tempo per affrontare la cosa, per
assimilarla e pensare a quello che è successo. Anche se non
volontariamente forse, lo hai baciato".
"Non voglio il tuo perdono", dico tenendo lo sguardo basso. Vorrei che
non mi sentisse, vorrei diventare invisibile.
"Cosa?", domanda confuso.
"Non sono qui per chiedere il tuo perdono Robert. Sono qui per dirti
come stanno le cose", disco decisa, alzando lo sguardo. Non sono
più Kris, la ragazza di Rob, sono Kristen Stewart ora,
l'attrice. E' solo un altro ruolo, un'altra maschera da portare per un
po' e da gettare quando sarò da sola, posso
farcela. "Io e
Rupert ci frequentavamo da un po', da quando ho girato Snow White. Lui
era in crisi con la moglie e noi due ci vedevamo poco e niente, ci
sentivamo entrambi soli e sai da cosa nasce cosa..."
"No", il suo è un sussurro ma è talmente pieno di
orrore e
disgusto che mi sembra di sentire un conato contrarmi lo stomaco e
farmi venire il desiderio di rimettere quel poco che ho mangiato. Non
posso essere così debole, non ora.
"Sì, Robert. E' capitato. La lontananza ha spento quello che
pensavo fosse amore, quello che provavo per te. Sei sempre stato un
caro amico e una bella persona, non me la sentivo di farti soffrire
lasciandoti ma giunti a questo punto è inutile mentire", non
riesco a guardarlo negli occhi ora, mentire così
spudoratamente
a lui è così dannatamente doloroso, vorrei che la
terra
mi inghiottisse all'istante.
"Oh davvero? Non volevi farmi soffrire? E che cosa credi di star
facendo ora?", domanda prendendomi per le spalle e mi scuote un po' per
costringermi a guardarlo. I suoi occhi sono pieni di rabbia ma non
è quello che mi turba, è la delusione, il
ribrezzo nei
miei confronti che riesco a leggervi, quelli mi fanno stare uno schifo.
Non piangere Kristen,
non piangere, non piangere, non ora, ripeto quelle parole
nella mia mente come un mantra, sperando di non fallire miseramente.
"Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami, che non mi hai amato per
tutti questi mesi, forza". Come può chiedermi questo? Come?
Non
posso farlo, non voglio. "Avanti, voglio che tu me lo dica, sii sincera
almeno stavolta".
"No, non ti amo più, non ti ho amato in questi mesi,
contento?",
dico guardandolo ma distogliendo poi lo sguardo dopo due secondi.
Lo sto ferendo. Lo so che lo sto ferendo ma cosa posso fare? Come posso
rimediare ormai?
"Mi dispiace", mormoro.
"Ti dispiace?! Io mi fidavo di te cazzo! E mentre io pensavo a te,
mentre desideravo stare con te ogni secondo tu ti facevi scopare da un
uomo di vent'anni più grande e per giunta sposato! Che cazzo
ha
che non ho io?", urla, non l'ho mai visto così arrabbiato.
Non ha niente
più di te,
nessuno avrà mai niente più di te! Io ti amo, ti
amo,
perchè mi credi così facilmente?
"Ti scopava meglio forse?", chiede con un tono talmente pieno di
cattiveria da credere che non possa essere Robert a parlare, non lo
riconosco.
"Sì. Vuoi davvero saperlo? Sì, mi scopa meglio.
Mi fa
urlare come nessuno è mai riuscito a fare, specialmente tu",
rispondo sfuggendo bruscamente alla presa delle sue mani. Non so se
sentirmi sollevata, il suo commento mi ha reso tutto più
semplice, sono quasi davvero arrabbiata con lui. In fondo
però,
dentro al petto, qualcosa si sta lacerando profondamente mentre ogni
singola parola esce dalle mie labbra.
Il suo sguardo cambia. Da furioso diventa vuoto e privo d'espressione.
Lo vedo abbassare il capo e respirare, chiudendo gli occhi per qualche
secondo prima di
riaprirli e guardarmi.
"Vai fuori da casa mia Kristen". Il suo tono è pacato,
tranquillo. Sì, dovrei andarmene ma non riesco a muovermi,
il
mio corpo non collabora, non reagisce. "Ho detto fuori", ripete,
stavolta più duro. Abbasso lo sguardo. Voglio piangere,
dannazione. "FUORI DA CASA MIA KRISTEN. ORA!", urla e io tremo, faccio
un passo indietro spaventata e quasi cado.
Sento la porta aprirsi e mi giro di scatto, allarmata. Vedo
distintamente le figure di Lizzy, Victoria, Richard e Claire fuori
dalla
porta e non so davvero cosa fare, mi sento in trappola, non sto solo
lasciando Robert sto anche ammettendo di aver preso in giro tutta la
sua famiglia, volutamente. Lizzy è la più vicina,
è lei ad aver aperto la porta e ci guarda sconcertata.
"Rob, che sta succedendo?", domanda confusa, ma anche un po' spaventata.
"Oh, vuoi sapere che succede? Te lo spiego subito. Kristen Stewart si
è presa il disturbo di venire fino a Londra per lasciarmi
dicendomi che si è fatta scopare dal suo caro regista, che
testuali parole, "l'ha fatta urlare come nemmeno io sono riuscito a
fare. Ora se ne sta andando però, vero Kristen?". Non l'ho
mai
sentito parlare così, soprattutto di fronte ai suoi
genitori.
Le occhiate che ricevo dalla sua famiglia sono parecchio eloquenti.
Sono scioccati e disgustati quanto Robert, quanto lo sono io da me
stessa. Riesco solo ad annuire impercettibilmente e mi faccio piccola
mentre passo tra di loro per uscire dalla sua stanza e scendere le
scale. Sul divano è ancora seduta la bionda, Caroline, con
le
gambe accavallate. Mentre esco le rivolgo un'ultima breve occhiata e
non ne sono sicura ma mi sembra di scorgere un lieve sorriso sulle sue
labbra lucidate di rosa.
Lungo il tragitto verso casa di Tom sono costretta a fermarmi. Le
lacrime mi appannano la vista e non riesco a guidare in queste
condizioni penose, rischierei davvero di uccidere qualcuno, quando
l'unica persona a dover morire sono io. Voglio morire. Non credevo che
sarei mai arrivata a pensarlo ma desidero che tutto questo finisca, che
ogni cosa si spenga per sempre, non voglio dover sopportare tutto
questo dolore per il resto dei miei giorni. Tutto ciò che ho
trattenuto a casa sua sta esplodendo ora, mille volte più
forte,
mi sta lacerando dentro e non so come fermarlo, so di non poterlo
fermare. Mi costringo con tutte le forze che ho a bloccare le lacrime e
le asciugo con il dorso della mano, cercando di riprendere possesso del
mio autocontrollo. Non è facile ma quando finalmente ci
riesco
ricomincio a guidare e riesco ad arrivare a casa di Tom.
Quando entro in casa trovo Sienna in cucina, intenta a preparare del
caffè, con i residui della colazione ancora sul tavolo.
"Kristen, ciao è un piacere rivederti", dice sorridendomi,
avvicinandosi a me. Ci scambiamo due baci sulle guance e le sorrido
poco convinta, più che altro per cortesia. "Com'è
andata?", mi chiede poi, sicuramente lei sa, Tom le avrà
raccontato qualcosa.
"E'... andata", rispondo scrollando le spalle. Non c'è molto
da dire e nemmeno voglio farlo in realtà.
"Capisco... Mi dispiace per entrambi, eravate una coppia davvero
stupenda, siete sempre stati un po' un'ispirazione per Tom, voleva un
amore come il vostro", dice, non so se per cortesia o cosa. "Vuoi del
caffè?".
"Sì, magari giusto un goccio grazie".
Prende una tazzina e versa un po' del caffè fumante dentro,
porgendomela poi insieme ad un cucchiaino e a qualche zolletta di
zucchero. L'odore è talmente forte che quasi mi stordisce e
sento una nausea pressante crescere, fino a quando non prendo il primo
sorso. Quello è il colpo di grazia. Lascio cadere la tazzina
e
corro verso il bagno per raggiungere il water, piegata in due dai
conati. Non ho mangiato niente, perciò non rimetto
granché, ma quel poco basta a lasciarmi spossata e senza
alcuna
forza. Quando finalmente riesco ad alzarmi raggiungo a stento il
lavandino e mi sciacquo il viso e la bocca, sospirando tra me. Lo
stress mi fa sempre uno strano effetto e di certo il caffè
non
ha aiutato. Senza proferire parola salgo in camera e mi stendo sul
letto, tenendomi la pancia con le mani. Sento ancora qualche crampo ma
sta passando, per fortuna.
"Ehi, tutto bene?", domanda Sienna aprendo la porta ed io annuisco
piano, chiudendo gli occhi. "Tom era fuori per comprare delle cosa a
Marlowe, se vuoi lo chiamo per dirgli di passare in farmacia a
comprarti qualcosa", dice, è davvero troppo gentile con me,
non
me lo merito.
"Grazie ma non è niente, ho solo lo stomaco un po' in
subbuglio
ultimamente", rispondo con voce stanca, la gola brucia un po'.
"Vedrai che se riposi starai meglio", dice accennandomi un sorriso e
chiude nuovamente la porta, lasciandomi sola.
Sospiro e porto il cuscino sopra il mio viso per coprire gli occhi
dalla luce e ne respiro piano il profumo di pulito. Sono troppo stanca
per fare qualsiasi cosa, anche per poter anche solo fissare il
soffitto. Così inevitabilmente mi lascio scivolare ancora
una
volta dentro il buio dei miei incubi.
Note
dell'autrice:
Ma
salve a tutti, è Mary che vi parla! Com'è andato
il
vostro Ferragosto? Vi ho lasciati liberi dalle mie rotture questa
settimana così che passaste le feste in santa pace e oggi
sono
venuta a rompervi di nuovo! Okay, io ho pianto per tutto il capitolo
praticamente, è stato straziante scrivere, non riesco a non
piangere. Avete pianto pure voi? Mi volete linciare? Spero di no! La
mia fantasia è tornata da viaggetto alle Hawaii e
più o
meno ha fatto il suo dovere, o almeno spero! Questo dovete deciderlo
voi, io non lo so, per me ogni capitolo potrebbe essere scritto
moooolto meglio! Come avrete notato c'è un personaggio che
ho
inventato di sana pianta, Caroline (o almeno credo che non esista, non
mi è dato saperlo, non vivo con i Pattinson purtroppo
*disperazione*). Fate bene attenzione alle parole che Lizzy dice su di
lei e se siete molto attenti capirete che cosa sto cercando di dirvi ma
non vi dirò eheh (sì lo so, sono cattiva,
scusatemi!).
Che altro dire, io amo
Tom, voi no?
Non è dolce? Ad essere onesta gli ho fatto dire
ciò che
vorrei dire io a Kristen, quindi lo amo ancora di più! Oh e
fate
molta attenzione alla parte finale del capitolo perchè nel
prossimo scopriremo (forse eheh) una cosa che riguarda proprio quella
parte! Si può essere più criptici di
così? No, non
credo LOL
Bene, detto questo come
sempre
ringrazio chi ha letto la storia come sempre, chi ha recensito il
capitolo, chi ha aggiunto la storia tra le preferite le seguite o anche
solo le ricordate e vi annuncio che da ora in poi posterò
ogni
sabato, così avrò almeno una settimana tra un
capitolo e
l'altro per scrivere e correggere bene il tutto. Grazie mille ancora a
tutti, davvero.
A sabato prossimo, un
bacione!
|
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Capitolo 6 *** Negative ***
Breathe Me - Capitolo 6
Piccola
nota ad inizio capitolo: in un pezzo Kristen ascolterà una
canzone, vi consiglio di ascoltarla insieme a lei, per me è
una perfetta colonna sonora del capitolo, quindi se volete immergervi
totalmente nella storia ascoltate Breathe Me
di Sia,
che è anche la canzone che ha ispirato il titolo della
fanfic. Buona lettura!
Breathe Me
Capitolo 6.
Negative
Mi sveglio con un urlo soffocato, sollevandomi di scatto mentre esco da
uno dei miei incubi, l'ultimo di una lunga serie. Mi passo una mano
sulla fronte madida di sudore e torno a stendermi, poggiando la testa
sul cuscino e prendendo un grosso respiro mentre chiudo gli occhi. Gli
incubi non mi hanno lasciata in pace un solo istante, ogni mio
tentativo di liberare la mente e riposarmi è stato del tutto
inutile. Prendo il cellulare e guardo l'orario, sono le 17:44. Dopo
quel tentativo di colazione fallito miseramente non mi sono alzata dal
letto, tutto il pomeriggio è stato un susseguirsi di piccoli
momenti di sonno seguiti da incubi e da bruschi risvegli, per poi
ripetere tutto di nuovo, all'infinito. La
cosa strana è che non riesco a ricordare nemmeno un piccolo
particolare dei miei sogni, sento l'angoscia tipica degli incubi ma
appena mi sveglio ogni cosa svanisce e non ricordo più che
cosa
stesse succedendo fino a pochi secondi prima.
Decido di alzarmi per
farmi una
doccia, sono zuppa di sudore e ho bisogno di riprendermi da quel
fastidioso stato di torpore. Mi alzo dal letto e sento la testa girare,
devo poggiarmi con la schiena al muro per non rischiare di perdere
l'equilibrio e cadere rovinosamente a terra. Dopo aver ritrovato
finalmente l'equilibrio apro la porta per dirigermi verso il bagno e
sbadiglio, stropicciandomi un occhio. Non faccio nemmeno in tempo a
mettere in fila due passi che sbatto contro qualcosa, o meglio qualcuno.
"Kris, finalmente sei sveglia", dice Tom, dopo avermi afferrato per le
spalle evitando di farmi cadere.
"Uhm sì...", rispondo guardandolo. Non so che cosa lui
sappia ma
mi riesce difficile comportarmi come sempre con lui dopo tutto
ciò che ho dovuto dire a Robert. E' il suo migliore amico in
fondo, non so come la possa prendere.
"Sembri stravolta", non è una domanda, ma in fondo non
c'è bisogno di chiederlo per accorgersene.
"Avevo solo bisogno di recuperare un po' di sonno perduto, sai
com'è...", mormoro facendo vagare lo sguardo altrove, senza
sapere bene dove rivolgerlo o cosa dire. Cosa si fa quando la persona
che ti ospita in casa sua è il migliore amico del ragazzo
che
hai lasciato dicendogli che l'hai tradito? Mi servirebbe un manuale.
"Certo, capisco", risponde lui ma la sua espressione è
perplessa. Come Rob, non sa mentire neanche un po'. "Kris, stasera
abbiamo una cena con tutto il gruppo di amici, sarebbero contentissimi
di vederti", dice poi.
"Non credo sia una buona idea", scuoto la testa lentamente. Sicuramente
saranno stati invitati anche Robert e le sue sorelle, no è
una
pessima idea.
"Non potrete evitarvi per sempre, lo sai vero?".
"Ma non oggi, è troppo presto!".
"Kristen...", prova a convincermi ma lo blocco subito.
"Davvero Tom, no. Non dico mai, ma non stasera, non sarebbe un bene per
nessuno, fidati di me. Finirei per rovinare la vostra serata, io sono
sempre stata di troppo nel vostro gruppo e stavolta sarebbe davvero
evidente", dico decisa.
"Ma come ti salta in mente una cosa del genere? Kristen eri la ragazza
di Robert e anche una nostra amica, non sei mai stata di troppo". Tom e
le sue rassicurazioni, non cambierà mai.
"Va bene. Puoi lasciarmi andare in bagno ora?", domando in tono
evidentemente accondiscendente, non mi va di parlare di questa storia
adesso.
"Certo, anche perchè ti serve davvero una doccia, puzzi un
po'",
dice guardandomi e per un momento credo che stia parlando sul serio,
poi scoppia a ridere.
"Stronzo", rido insieme a lui scuotendo la testa.
"Scema", risponde lui mentre mi da un bacio sulla guancia e scende le
scale, lasciandomi entrare in bagno.
Appena varco la soglia del bagno mi chiudo la porta alle spalle e mi
libero dei vestiti, aprendo poi l'acqua della doccia per entrarci
dentro. Il getto d'acqua fresca che picchietta sulla pelle calda
è la sensazione migliore del mondo in questo momento, mi
rilasso
e sollevo il viso sentendomi finalmente del tutto sveglia e fuori da
quel fastidioso torpore. Poggio la schiena alla parete e mi lascio
investire dal getto d'acqua, dimenticando ogni pensiero. Compio ogni
gesto meccanicamente, senza pensarci, mi insapono e risciacquo con
calma ma non faccio davvero caso alle mie azioni. Se c'è una
cosa che so fare bene è isolarmi, bloccare i miei pensieri
per
qualche minuto prima che mi investano di nuovo, mi serve qualche minuto
tranquillo senza pensare. Afferro un accappatoio a caso ed esco dalla
doccia, suppongo sia di Sienna visto che mi sta bene, abbiamo
più o meno la stessa taglia anche se lei è
più
alta di me. Mi prendo il mio tempo per pettinare i capelli e sciogliere
tutti i nodi, li spazzolo con cura prima di asciugarli e poi mi dirigo
nella stanza degli ospiti per recuperare un intimo pulito e vestirmi.
Se le circostanze fossero diverse prenderei una maglia di Rob e la
indosserei insieme ad uno dei miei jeans e mi sentirei a mio agio ma
non posso più farlo, non ho più niente di suo
ormai. Beh,
forse non è vero che non ho proprio niente. Mi rimane ancora
l'anello, quel piccolo cerchio dorato e inciso che porto al dito e non
tolgo mai. L'idea di toglierlo ora che non stiamo più
insieme
non mi ha sfiorato neanche lontanamente, non ci riesco, non voglio
farlo, per me è una cosa troppo importante. Giro il palmo e
leggo quella piccola incisione, quelle tre lettere che per me hanno
significato tanto in questi anni e continueranno a far parte di me: Rob.
Sospiro e chiudo gli occhi per evitare di cominciare a piangere ancora
e finisco di vestirmi, non è il momento di lasciarsi andare,
non
ancora.
Sento la porta aprirsi e mi volto. E' Tom con Marlowe in braccio,
vestita in un delizioso abitino in tulle rosa.
"Ehi Kris, noi siamo andando a lasciare la piccola dai miei e poi
andiamo alla cena, sicura di non voler venire?", domanda, ma non
è più insistente come prima.
"Sicurissima, andate e divertitevi", rispondo accennando un sorriso e
lascio un lieve bacio sulla guancia di Marlowe che ride tutta contenta.
"Hai bisogno di qualcosa?", mi chiede quasi preoccupato.
"Tom non ho cinque anni, posso rimanere in casa da sola e se dovessi
avere bisogno di qualcosa sta sicuro che andrei a prendermela da sola",
dico alzando gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
"Va bene, va bene, ma se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa
chiamami, intesi?".
"Sì, papà", mormoro ironica.
Lui scuote la testa ridendo ed esce con Marlowe, lasciandomi sola. Dopo
poco anche la porta si apre e si chiude e il silenzio cade su
tutta la casa. Tom si preoccupa sempre troppo per me, mi ricorda tanto
i miei fratelli e in un certo senso è una bella cosa, mi
sento
quasi a casa con lui ma è inutile anche solo pensarlo, non
è come Robert. Lui era la mia casa, ovunque fosse lui era il
mio
posto e anche se stare con Tom a Londra è un sollievo quasi
non
sarà mai come poter stare con l'uomo che amo, non
è un
paragone possibile.
Improvvisamente mi rendo conto di aver fame e decido di scendere in
cucina per recuperare qualcosa. Il silenzio che aleggia non mi piace
per nulla, è una sensazione a cui non sono abituata, ho
sempre
avuto la casa piena sin da piccola, che fossero i miei parenti o i miei
animali non importava ma non ero mai sola. Ora invece la sensazione
è così reale che quasi mi spaventa, non mi piace
sentirmi
da sola e per di più mi sento costantemente sotto controllo
ora.
Apro il freezer e ci trovo dentro del gelato alla vaniglia, non
è il mio gusto preferito ma posso farmelo andar bene. Dopo
aver
preso un cucchiaio mi dirigo in soggiorno e accendo la tv, sedendomi
sul divano con il barattolo di gelato tra le mani per cominciare a
mangiarlo. Non faccio molto caso al programma, guardo le immagini
scorrere senza molto interesse mentre mangio il gelato a grosse
cucchiaiate e mi scopro più affamata di quanto credessi,
potrei
divorare qualunque cosa ma mi limito a finire quel barattolo e
nient'altro.
Mi stendo sul divano e quello cigola un po', ma quasi
impercettibilmente rispetto a l'ultima volta che l'ho sentito. Quel
divano rievoca mille ricordi che vorrei fermare ma non riesco a farlo,
lascio semplicemente che come sempre mi investano con la loro forza
distruttiva.
"Rob ti prego, siamo a casa del tuo migliore amico, non mi sembra il
momento", dico cercando di bloccare le sue mani che vagano sul mio
corpo e rido quando raggiungono la mia pancia, facendomi il solletico.
"Ogni momento è il momento", risponde lui facendo combaciare
le
nostre labbra in un bacio e io le mordo per liberarmi dalla sua presa,
ma invano.
"Sul serio, non è il caso dai", insisto ancora, per
l'ennesima volta.
"Credi che lui non abbia portato nessuna ragazza su questo divano?",
domanda ironico.
"Oh ti prego che schifo, adesso di sicuro non voglio farlo", protesto
dimenandomi sotto di lui ma sono bloccata dal peso del suo corpo, un
bellissimo ed eccitante peso. Dio, ma perchè non la smetto
di
fare certi pensieri?
"Anche sul letto della nostra stanza si è dato da fare e noi
l'abbiamo fatto anche lì, perciò non vedo che
problema ci
sia".
"Rob! Ti prego, smettila!", dico ridendo ma con una voce quasi
disgustata. Non voglio sapere della vita sessuale movimentata di Tom.
Ogni possibile protesta viene stroncata sul nascere da un nuovo bacio,
stavolta ci mette più foga e subito la sua lingua incontra
la
mia per cominciare quella meravigliosa danza di intrecci che mi fa
perdere la testa. Le sue mani si ancorano ai miei fianchi e sento
chiaramente il suo bacino premere contro il mio, strappandomi un gemito
di desiderio. Molto
convincente,
penso. Sarei davvero tentata di strappargli tutti i vestiti di dosso e
lasciargli fare ciò che vuole se non fossimo ospiti in casa
del
suo migliore amico che potrebbe tornare in qualsiasi momento e
scoprirci mentre facciamo l'amore. Sarebbe troppo imbarazzante, non
voglio correre il rischio.
"Ti voglio piccola", mormora sulle mie labbra, facendomi sospirare.
"Lo dici come se non facessimo l'amore da mesi, invece che dalla scorsa
notte. Saranno passate al massimo sette o otto ore dall'ultima volta".
"E' tanto, troppo".
Non riesco a trattenermi dal ridacchiare ma so che è sincero
mentre lo dice. Il desiderio che prova lui per me è lo
stesso
che provo io per lui, non riusciamo a stare lontani l'uno dall'altra
per troppo tempo e per me è una bella cosa, riesce a farmi
sentire desiderata e amata come non mi sono mai sentita prima. E per un
momento decido semplicemente di lasciarmi andare, spengo il cervello e
sento solo le sensazioni che mi trasmette il corpo, sento le labbra di
Robert sul mio collo e le sue mani che sfilano lentamente la mia
maglietta mentre io mi occupo dei suoi jeans che cadono a terra dopo
poco e presto anche il resto dei nostri vestiti fa la stessa fine.
Le nostre labbra si incontrano ancora, si cercano, i denti mordono la
bocca dell'altro, la assaggiano, le lingue si trovano e le mani vagano
suoi nostri corpi lentamente fino a quando non lo sento farsi strada
dentro di me, facendomi inarcare la schiena e reclinare la testa in un
sospiro più simile ad un gemito di piacere.
Adesso non m'importa se Tom potrebbe entrare in casa da un momento
all'altro, non voglio nemmeno pensare a quella rara
eventualità,
riesco solo a pensare ai nostri corpi che si muovono in sincrono,
l'uno il riflesso dell'altro, ai respiri che si affannano sempre di
più, ai nostri baci che si fanno più intensi e
appassionati mentre il piacere cresce ad ondate sempre più
frequenti e ci travolge.
Un rumore al piano di sopra mi scuote dai miei ricordi e quasi sono
felice di esserne uscita, non avrei potuto sopportare altri ricordi
così, sono dolorosi, molto più di quanto
pensassi. E' la
mancanza quella che fa male, quella che brucia dentro come una ferita
aperta e pulsante, è la consapevolezza che tutto
è solo
un pallido ricordo e non lo avrò mai più. Mi alzo
e mi
dirigo lentamente verso le scale, perlustrando con gli occhi tutta la
casa. Sono convinta di aver sentito qualcosa, era un rumore familiare
ma allo stesso tempo davvero strano, come di tacchi che battono contro
il pavimento. Controllo tutto il piano superiore ma non trovo niente e
torno giù per buttare il barattolo di gelato ormai vuoto e
lavare il cucchiaio. Mi sento veramente a terra, il morale è
crollato sotto i piedi e comincio a pensare di essermi immaginata
tutto, il mio cervello mi gioca strani scherzi ultimamente.
Preferisco non pensarci ora e torno in camera, ascoltare un po' di
musica mi farà star meglio di sicuro. Quando finalmente
trovo il
mio lettore mp3 lo accendo e infilo le
cuffie, buttandomi a peso morto sul letto. Lo metto in riproduzione
casuale e chiudo gli occhi, lasciandomi cullare dalla musica. Riconosco
la canzone della prime note e sono tentata di cambiare traccia ma non
credo di avere la forza nemmeno per quello, non voglio fare niente, non
voglio neanche pensare. E' Breathe Me, una canzone che amo
particolarmente, ma in questo momento preferirei non ascoltarla, il mio
livello di tristezza è già decisamente alto.
"Help, I have done it again. I have been here many times before. Hurt
myself again today, and the worst part is there's no one else to
blame", non mi rendo neanche conto di aver cominciato a cantare la
canzone, è un canto stanco, la voce si rompe diverse volte.
Mi alzo e mi avvicino alla scrivania, allungando una mano verso la
piccola bacheca di sughero con le nostre foto. Ne stacco una, siamo io
e Robert sull'Isola di Wight, lo scorso anno. Siamo così
felici
e sorridenti, mi sembra passato tanto tempo eppure troppo poco. Passo
il dito sul bordo della carta fotografica e inevitabilmente mi taglio.
Lascio cadere la foto di scatto e metto il dito in bocca, cercando di
fermare quelle piccole goccioline di sangue, sento il sapore di ferro
sulla lingua.
Ouch, I have lost myself
again
Mi sento persa, non so più cosa fare, senza di
lui mi sento vuota, tutto ciò che mi rimane sono quelle
fotografie.
Lost myself and I'm
nowhere to be found
Sarebbe così facile ora, lasciarsi andare,
smettere di
vivere, prendere la strada più facile e non soffrire
più.
In fondo poi, a che vale vivere se tutto ciò che ami ti
viene
negato?
Yeah I think that I
might break
Sono già rotta, frantumata in mille pezzi, il
mio
cervello non funziona più, gira sempre intorno allo stesso
pensiero. Voglio smettere di pensare ma non ci riesco.
I've lost myself again
and I feel unsafe
Non sono al sicuro mai ora, me l'ha detto chiaramente,
nessun
posto è più sicuro per me. E allora
perchè non
posso semplicemente lasciarmi andare?
Morire sarebbe così facile ora, non lascerei niente in
sospeso,
non complicherei niente. Anzi forse sarebbe anche salutare per
qualcuno, per tutta la gente che mi odia, per Robert. Ma chi voglio
prendere in giro poi? Non ne ho il coraggio, non ne sarei mai capace.
Mi siedo a terra e guardo la foto che mi è caduta,
sospirando.
Mi mancheranno quei momenti, mi mancherà poter parlare con
lui,
poter dormire insieme, anche semplicemente poter stare abbracciati e
baciarci o accarezzarci, mi mancherà lui. Mi manca
già
adesso. Non ci saranno altre foto, non ci saranno altre vacanze insieme
o progetti da fare, è tutto finito. Quella consapevolezza
attanaglia lo stomaco in un'altra delle sue morse di nausea e mi
costringo ad alzarmi dal pavimento prima che sia troppo tardi. Tolgo le
cuffie quasi con violenza e spengo l'mp3 prima di buttarlo via, non
importa dove. Rimetto la foto tra le altre sulla bacheca e mi strofino
gli occhi, pieni di lacrime che non voglio liberare.
"Ehi Kris, siamo tornati", dice Sienna e io mi volto di colpo. Ha visto
tutta la scena? Spero di no.
"Ciao Sienna, grazie per avermi avvisata", rispondo accennando un
sorriso. Quanto tempo sono rimasta su quel divano a ricordare? Sono
passate ore senza che me ne accorgessi. "Com'è andata la
cena?", domando più per
cortesia che per vero interesse.
"Oh, molto bene. Lui non c'era", dice, chissà
perchè me lo sta dicendo poi. Strano, Robert non si
perderebbe mai una cena con i suoi amici.
"Sarà con Caroline", mormoro tra me, sospirando.
"Non credo, lei era a cena con noi, l'ha invitata Victoria, anche se
è arrivata in ritardo. Come fai a conoscerla?", domanda
confusa.
"Era a casa Pattinson quando io..."
"Oh, capisco", risponde abbozzando un sorriso comprensivo. "Uhm volevo
chiederti... Hai per caso degli assorbenti con te? Scusami,
dovrei essere preparata a queste cose ma in nove mesi ho dimenticato
com'era avere il ciclo!", dice lei ridacchiando, leggermente in
imbarazzo.
Le rivolgo un sorriso di comprensione e annuisco lentamente,
dirigendomi verso la valigia per prendere il pacco degli assorbenti,
ancora intatto. Strano, ero quasi convinta che giunti a questo punto
del mese avrei dovuto usarne qualcuno. Scuoto lentamente la testa e lo
apro, prendendone alcuni da dare a Sienna.
"Grazie mille Kristen, non avrei saputo come fare senza di te! Ma stai
bene? Sei un po' pallida, hai ancora problemi con lo stomaco?", domanda
vagamente preoccupata.
Scuoto la testa lentamente. "Non è niente, tranquilla",
mormoro
abbozzando un sorriso ma non credo di essere granché
convincente.
"Va bene, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa non esitare a dirmelo
okay? Buonanotte Kris".
"Notte Sienna".
Appena Sienna esce dalla stanza mi siedo sul letto e prendo un profondo
respiro, cercando di ragionare. Sono certa di avere avuto il ciclo lo
scorso mese, ma per qualche strana ragione non riesco a ricordare se mi
sia venuto o meno questo mese. Sono stata così concentrata a
piangermi addosso che non mi sono accorta di tutto quello che mi
succedeva intorno, nemmeno del fatto che il mio ciclo sia saltato senza
motivo. Potrebbe essere un leggero ritardo dovuto allo stress, in fondo
può succedere, quante probabilità ci sono che
questo stia succedendo proprio a me, ora? Scuoto la testa e mentalmente
cerco di fare il calco dei giorni. Lo faccio più volte per
esserne certa, sperando ogni volta di essermi sbagliata ma il risultato
è sempre lo stesso: sono in ritardo di quasi quindici
giorni.
"Okay, okay, non andare fuori di testa Kristen, ragiona", mormoro tra
me alzandomi e cominciando a camminare per la stanza, con le mani tra i
capelli.
Non è possibile. Mi rifiuto di credere che mi stia
succedendo questo adesso! Non posso essere incinta! Al solo pensare
quella parola mi sento tremare, sarebbe così sbagliato se
succedesse ora e non riesco a fare a meno di pensare alle conseguenze.
Tutti crederebbero che il figlio sia di Rupert, per quanto assurdo
possa essere e Robert finirebbe per odiarmi ancora di più.
Sarei costretta a mentire per sempre, più di quanto non sia
già costretta a farlo adesso. Non può accedere,
semplicemente non può.
Guardo l'orario e sospiro, è da poco passata la mezzanotte
ma non posso aspettare domani mattina, l'ansia mi sta già
divorando viva. Cercando di fare meno rumore possibile apro la porta
della stanza ed esco, dirigendomi verso le scale. E' tutto buio, di
sicuro Sienna e Tom saranno nella loro camera. A tentoni raggiungo le
scale e le scendo lentamente, cercando di far abituare gli occhi al
buio per non cadere e rischiare di essere scoperta. Come potrei
spiegare il fatto che sto sgattaiolando via in piena notte per andare
in farmacia a comprare un test di gravidanza? Arrivata all'entrata
frugo nella ciotolina con le chiavi e cerco di riconoscere quelle di
casa. Ci rinuncio e ne prendo un paio a caso, uscendo poi e chiudendo
la porta il più piano possibile per non rischiare di farmi
sentire. Appena sono fuori tiro un sospiro di sollievo e comincio a
camminare a passo spedito verso il centro di Londra. Deve esserci una
farmacia notturna da qualche parte, ne sono sicura. Grazie a Dio riesco
a trovarla dopo una decina di minuti ed entro. All'istante mi pento di
non aver messo un passamontagna o qualsiasi cosa che possa coprirmi.
Una ragazza dietro al bancone mi fissa con occhi sbarrati, quasi avesse
visto un fantasma o un alieno. Conosco bene il significato di quello
sguardo ormai. Quella ragazza sa chi sono, sa cosa faccio, e
probabilmente conosce anche gli ultimi gossip su di me. Se non avessi
disperatamente bisogno di quel dannato test di gravidanza non rimarrei
qui un solo secondo di più. Mi avvicino al bancone e lo
guardo, mordendomi le labbra per il nervosismo.
"S-salve, posso aiutarla?", domanda la ragazza in camice
bianco, probabilmente ha solo qualche anno più di me,
è molto giovane e sembra più in ansia di me.
"Mi servirebbe un test di gravidanza", rispondo vergognandomi quasi
della mia richiesta. Chissà che idee si starà
facendo su di me.
Mi guarda stranita ma dopo un paio di secondi annuisce. "Certo",
mormora voltandosi e cercando tra gli scaffali, prima di consegnarmi
una scatolina bianca e lunga, accennando un sorriso.
Le allungo una banconota da dieci sterline e spero vivamente che
bastino, non ho molti soldi inglesi con me, è da tempo che
non sono a Londra ormai. Lei li prende e mi consegna il resto,
salutandomi cordialmente mentre io esco quasi di corsa, infilando la
scatolina dentro la tasca del mio jeans. Sento i suoi occhi seguirmi
fino anche non sparisco dalla sua visuale, si starà ponendo
mille domande su di me e questo dannato test e mi pento amaramente di
non essermi coperta meglio, o di non aver fatto una plastica facciale.
Non ci metto molto a tornare a casa di Tom e più mi
avvicino, più sento quella dannata scatolina diventare
pesante e ingombrante, voglio solo fare quel test e togliermi per
sempre il dubbio, per quanto questo potrebbe rovinarmi per sempre.
Cerco le chiavi di casa e le guardo, non riesco a riconoscere la chiave
della porta tra quelle nel mazzo e mi maledico, di sicuro ho sbagliato
mazzo. Cazzo, e adesso come entro? Non posso chiamare Tom, devo
cavarmela da sola. Alzo la testa e guardo la finestra della stanza
degli ospiti. Non è tanto lontana dal suolo, magari se mi
arrampicassi potrei riuscire a raggiungerla senza troppa fatica. Poggio
il piede sul cornicione della finestra che si trova al piano terra e
cerco di darmi lo slancio per salire, fallendo miseramente. Ci provo
ancora, con più forza e quasi riesco a toccare il cornicione
della finestra al piano superiore.
"Che cazzo stai facendo qui?". La sua voce mi coglie di sorpresa e le
mani mollano la presa, facendomi cadere all'indietro.
Subito le sue braccia avvolgono la mia vita e mi salvano da una brutta
caduta. Mi aiuta a riprendere l'equilibrio e dopo due secondi si
stacca, guardandomi confuso e probabilmente anche arrabbiato. Il
destino è un vero bastardo.
"Allora, mi spieghi che cosa stavi facendo? Cercavi di entrare in casa
di Tom di nascosto? O volevi solo vedere come si muore cadendo dal
secondo piano di una casa?", domanda Robert sarcastico.
"Uhm... Veramente io... Stavo rientrando ma ho preso le chiavi
sbagliate...", mormoro senza sapere bene che dire, è strano
rivederlo adesso, tutta questa situazione è confusa.
"Abiti qui adesso?".
"No, cioè per poco tempo, andrò via presto", dico
mordendomi le labbra.
"Ovvio, dovevo sospettarlo", il suo tono è amaro, ma in
fondo mi aspettavo molto di peggio visto ciò che
è successo a casa sua solo questa mattina. "Io ho una chiave
di riserva", aggiunge poi, frugando nelle tasche dei suoi jeans.
Sento distintamente un odore di birra e qualche altro alcolico
indefinito ma non mi sembra sia ubriaco, anzi. Mentre lui prende le
chiavi ed apre la porta mi chiedo cosa ci faccia qui, a quest'ora di
notte, e completamente solo. Forse è venuto per Tom, forse
semplice stava camminando e si è ritrovato nei paraggi.
Ancora una volta penso che al destino piaccia giocare sporco.
Finalmente la porta si apre e io tiro un sospiro di sollievo, entrando
in casa.
"Grazie Rob", dico abbozzando un sorriso. "Davvero, non avrei saputo
come fare se non fossi arrivato tu".
"Non farlo". Scuote la testa quasi sofferente e appoggia una mano sullo
stipite della porta, guardandomi, trafiggendomi con il suo sguardo.
"Che... che cosa?", gli chiedo confusa, faccio fatica a reggere i suoi
occhi nei miei.
"Non rendermi così difficile odiarti", mormora lui facendo
un passo indietro e all'istante sento i piccoli pezzi di ciò
che si è rotto dentro di me frantumarsi ancora, diventare
polvere.
"Rob...", cerco di dire ma lui è più veloce di me.
"Ci vediamo", e in un attimo si è già voltato e
va via, lasciandomi sola davanti alla porta.
Questo sarebbe il momento giusto per una crisi di pianto epocale ma non
ho tempo ora, ho altro a cui pensare. Chiudo piano la porta e
lentamente salgo le scale, entrando in bagno. Le mani mi tremano mentre
apro la scatola e cerco di leggere il foglietto illustrativo. E'
basilare, non si può sbagliare: una striscia negativo, due
strisce positivo. Faccio tutto ciò che dicono le indicazioni
e mentre aspetto il risultato cammino nervosamente su e giù
per il bagno. Penso a tutte le alternative, a tutto ciò che
potrebbe succedere.
Potrebbe essere negativo. Potrebbe semplicemente essere uno stupido
ritardo dovuto allo stress, una cosa senza significato. Ogni cosa
rimarrebbe uguale, non dovrei mentire su una possibile gravidanza, non
dovrei nascondermi più di adesso.
Oppure, potrebbe essere positivo. Potrei davvero essere incinta. In
fondo i sintomi ci sono, anche se gli ho ignorati. Ho la nausea, sono
sempre stanca, sono stata male per il caffè e sono in
ritardo con il ciclo. La mia vita sarebbe stravolta, per sempre. In
meglio forse, perchè nonostante tutto un figlio sarebbe una
cosa eccezionale, ma dovrei nascondere per sempre a Robert la
verità, dovrei tenerlo lontano dal suo bambino, sarebbe
terribile.
Dopo tre minuti prendo in mano il bastoncino di plastica e lo guardo,
sentendo il cuore battere a mille quasi voglia uscirmi dal petto. Lo
guardo e lo riguardo nel terrore di essermi sbagliata e sospiro.
Una striscia.
Negativo.
Note
dell'autrice:
Rieccomi
qui! Buon sabato a tutti voi, Mary è tornata a rompervi le
scatole! In primis, mi scuso se il capitolo può sembrare un
po' confuso perchè fidatevi lo è anche per me,
certe volte nemmeno io mi capisco quando scrivo. Tenete anche conto che
ho scritto quasi tutto in due giorni quindi è stato una vera
fatica far uscire qualcosa di decente e anche solo minimamente sensato.
Perciò vi prego, siate buoni con me!
Bene, passiamo alla storia: Kris è distrutta, Rob
è distrutto, stiamo tutti male. LOL no okay, diciamo che
è vero ma ho promesso che sistemerò tutto e lo
farò, abbiate un po' di fiducia in me. Tom e Sienna si
comportano davvero da bravi amici con Kristen secondo me, voi che ne
dite? A me piacciono. E ta-dan! Tutti avevate sospettato che Kristen
fosse incinta e infatti... è negativo! E' negativo? Voi ne
siete convinti? Qual'è la cosa che tutti noi sappiamo sui
test di gravidanza fatti in casa? Eheh, chi lo sa, lo scopriremo solo
nel prossimo capitolo! (Sì, sono sadica e cattiva xD)
Non vi siete accorti anche voi che qualcuno manca? Qualche personaggio
che a noi sta un po' sulle balle non si è visto? Strano eh?
Okay la smetto con gli indizi criptici, lo vedremo presto!
Detto questo vi ringrazio davvero di cuore come sempre, grazie mille a
chi recensisce, a chi segue la storia o l'ha aggiunta tra i preferiti o
le ricordate, grazie a chi legge e rimane nell'ombra, insomma GRAZIE.
Davvero mi rendete felicissima! Grazie a quella scema di Sara, la mia
migliore amica che mi ha fatto venire l'idea di far comparire Rob nel
capitolo (all'inizio non doveva esserci, povero cucciolo!). Come sempre
vi ricordo che il prossimo aggiornamento sarà sabato
prossimo, salvo qualche imprevisto ma spero vivamente di no!
Grazie mille ancora a tutti e un bacione, alla prossima!
|
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Capitolo 7 *** Wrong kisses ***
Breathe Me - Capitolo 7
Breathe Me
Capitolo 7.
Wrong kisses
"Come vorresti chiamare tuo
figlio?".
Mi giro dalla sua pare e lo guardo confusa, non capisco da dove venga
questa domanda. Siamo rimasti qui, stesi nel nostro - finalmente nostro
- letto, nella nostra casetta per quelle che sembrano ore,
semplicemente a coccolarci e parlare dopo aver fatto l'amore per la
prima volta nella nuova casa. Non capisco che razza di domanda sia, e
perchè me la fa proprio ora?
"Perchè me lo chiedi?". domando confusa, mettendomi meglio
su di un fianco.
"Pura curiosità", risponde facendo spallucce.
"Prima di tutto, nostro figlio, perchè non credo che lo
farò con un altro uomo, e secondo... Non lo so, non ci ho
mai
pensato, è troppo presto. Tu hai qualche idea? ", gli
chiedo,
accarezzando lentamente i suoi capelli morbidi.
"Se fosse femmina mi piacerebbe chiamarla come mia madre, Claire",
mormora quasi pensieroso, è davvero buffa e dolce
l'espressione
che fa mentre pensa, socchiude gli occhi e stringe leggermente le
labbra tra loro, come se si stesse davvero sforzando. "Se fosse maschio
invece, Jacob", aggiunge guardandomi con serietà.
"Dimmi che stai scherzando, ti prego", dico con gli occhi spalancati,
davvero preoccupata.
"Certo che scherzo, Edward sarebbe molto meglio!". Lo guardo seriamente
confusa e lui scoppia a ridere, è un eterno bambinone. Mi
prende
per i fianchi e mi fa sistemare sul suo corpo, lasciandomi qualche
lieve bacio sulle labbra.
"Sei davvero scemo, come ti vengono in mente certe cose?", rido di
gusto, scuotendo la testa.
"Penso solo che dovremmo ringraziare i personaggio che ci hanno fatto
conoscere", scherza ancora.
"Ma non chiamerei mai nostro figlio così, sarebbe assurdo!
Mi piacerebbe Michael come nome".
"No, scordatelo".
"Perchè no?", domando seriamente confusa.
"Perchè no", risponde risoluto.
"Rob, mi dici che cosa non va nel nome Michael?".
"E' il nome del tuo ex, ecco cosa c'è che non va", borbotta
come
un bambino offeso a cui hanno appena tolto il giocattolo preferito.
"Oh dai, non puoi dire sul serio! E' solo un nome!", rispondo ridendo.
"Michael è fuori discussione", sentenzia, facendomi alzare
gli occhi al cielo.
"Va bene, va bene, che ne dici di Andrew allora?", propongo.
Andiamo avanti così per quello che mi sembra un tempo
infinito,
ridendo, baciandoci e dicendo nomi assurdi, senza mai giungere ad una
vera conclusione. Ma amo i momenti come questo con lui, mi sento me
stessa e vorrei che non finissero mai.
Con un sospiro mi metto a sedere sul letto, passandomi la mano sulla
fronte. Credo di aver dormito dieci minuti in tutta la notte, non ho
fatto altro che perdermi nei miei ricordi, farmi male più di
quanto già non faccia. Ho analizzato e soppesato ogni
singola
parola che io e Rob ci siamo detti fuori da casa di Tom e ancora ci
capisco poco, non so che ci facesse lì, perchè mi
abbia
detto quelle cose. E ho ripensato al test, chiedendomi
perchè
non mi sento sollevata del fatto che sia negativo. Dovrei davvero
esserne contenta, almeno non dovrò mentire per tutta la mia
vita
ad una povera creatura innocente e invece mi sento più vuota
e
oppressa di quanto già non mi sentissi. Perchè?
Perchè mi sta succedendo tutto questo? Perchè
nella mia
vita è scoppiata questa bomba, distruggendo tutto? Che ho
fatto
di male per meritarmelo? Arrovellarsi il cervello in cerca di una
risposta non servirà, lo so, l'unico che potrebbe spiegarmi
tutto questo è uno stronzo che possiede un video
compromettente
su di me e mi sta ricattando. Uno stronzo di cui stupidamente mi sono
fidata, perchè sono così stupida da fidarmi di
chiunque
mostri un minimo di gentilezza. Mi sento patetica.
Basta pensarci Kristen,
ormai non
c'è niente che tu possa fare per sistemare questa
situazione,
puoi solo cercare di contenerne i danni,
penso mentre torno a stendermi con un tonfo sul letto. Sento qualcuno
buttare alla porta e sollevo la testa di scatto, confusa.
"Kristen, sono Sienna, posso entrare?", domanda, in un tono
così cauto che mi preoccupa.
"Certo, entra pure", dico venendo già la porta aprirsi.
"Ho visto che non sei scesa per fare colazione... Dovresti mangiare, da
quando sei qui non ti ho praticamente vista toccare cibo", mormora
venendo a sedersi sul letto, vicino alle mie gambe.
"Non ho molta fame", ammetto facendo spallucce, effettivamente l'unica
cosa che ho davvero mangiato da quando sono arrivata è un
po' di
gelato, poi più nulla. Semplicemente non riesco a far
entrare
qualcosa nello stomaco, il mio corpo si rifiuta di accettare qualsiasi
cosa.
"Per caso potrebbe avere a che fare con il test di gravidanza che era
nel cestino del bagno?", domanda guardandomi e mi irrigidisco di
scatto. Cazzo, avrei dovuto buttarlo direttamente nella pattumiera
fuori casa. "Scusami, stavo svuotando il cestino e non ho potuto fare a
meno di notarlo", aggiunge dispiaciuta, so che lo è davvero.
"Beh non importa, tranquilla, tanto era negativo", dico come se non
m'importasse, quasi non stessi parlando di me.
"E ne sei contenta?".
"Sì... credo. Non lo so", ammetto sospirando piano. "Dovrei
sentirmi sollevata, in questo momento non riuscirei a gestire una
gravidanza, sarebbe decisamente troppo. Però...".
"Però?".
"In un certo senso avevo cominciato a sperarci. Avevo cominciato ad
abituarmi all'idea che potesse esserci una vita dentro di me, una vita
che era nata da me e Robert, capisci? Lo volevo quasi, ma
evidentemente non era destino", mormoro, sospirando poi.
"Sai, credo di capirti. Ti racconterò una cosa che nessuno
sa,
nemmeno Tom. Prima di Marlowe sono rimasta incinta un'altra volta,
pochi mesi dopo aver conosciuto Tom. Quando l'ho scoperto sono entrata
nel panico più totale, non sapevo cosa fare, come dirlo a
lui,
ci conoscevamo così poco e non ero convinta di voler avere
un
figlio così presto, anzi ero certa di non volerlo. Neanche
una
settimana dopo, mi sono svegliata e perdevo sangue, ma ovviamente non
poteva essere il ciclo. In ospedale mi dissero che avevo avuto un
aborto spontaneo, è una cosa comune nelle prime gravidanze a
quanto pare. Non avevo neanche avuto il tempo di abituarmi all'idea di
essere incinta che già avevo perso il mio bambino. Solo in
quel
momento mi sono resi conto quanto davvero ci tenessi, quanto volessi
sentire quella vita crescere dentro di me, quanto nonostante tutti i
casini e tutte le difficoltà che avrei dovuto affrontare
volessi veramente quel bambino. Credo sia lo stesso per te Kristen, hai
visto le difficoltà, hai visto gli ostacoli e ti sei
convinta
che la cosa migliore è non avere affatto quel figlio ma
adesso
ti sei resa conto che nonostante tutto ti sarebbe piaciuto averlo",
dice, lasciandomi spiazzata.
"Oddio Sienna, mi dispiace così tanto", mormoro mettendomi a
sedere sul letto. Non avrei mai immaginato che potesse esserle successa
una cosa del genere ma in fondo capivo perchè non ne avesse
mai
parlato con nessuno, non era un discorso facile da trattare e lei non
doveva essere poi così felice di affrontarlo, anche adesso.
"E' passato Kris, ora ho Marlowe, Tom la adora esattamente come me e
siamo felici insieme, alla fine tutto è andato per il
meglio. Ma
tu, sembra che stia cercando di autodistruggerti, non puoi lasciarti
andare così. Tom è distrutto nel vederti
così,
magari non te lo dirà mai perchè cerca di
proteggerti
come se fossi la sua sorellina ma è davvero preoccupato per
te,
oltre che per Robert. Credi proprio che non ci sia un modo per, non so,
tornare insieme?".
"Sienna, le cose sono più complicate di quanto sembrano",
dico, senza entrare troppo nei dettagli.
"Le cose sembrano sempre più complicate di quanto siano in
realtà", risponde lei, dandomi una piccola pacca sulla
spalla.
"No, credimi, stavolta tutto è davvero un dannatissimo
casino
che non so proprio come risolvere. E' molto... complicato". Non riesco
a trovare una maniera migliore per esprimere ciò che penso,
è semplicemente troppo difficile, e se solo potessi
spiegarle
quella situazione lo farei ma so che non posso farlo e semplicemente
non dico nulla.
"Io credo che voi ce la possiate fare. Non sono una grande romanticona,
non credo in quelle epiche storie d'amore che superano ogni
avversità e durano in eterno e all'inizio non capivo
perchè tutti, davvero tutti, vi considerassero la coppia del
secolo, quella invincibile, perfetta. Tutti i ragazzi del gruppo, Tom
compreso, vi considerano la coppia da prendere come esempio e io non ho
mai capito il perchè, fino a quando non vi ho conosciuti. Il
modo in cui vi guardate è qualcosa che... All'inizio ero
gelosa
di voi. O meglio non di voi, ma del rapporto che avete, del modo in cui
vi guardate, anche solo di come parlate tra voi, nemmeno Tom si
comporta così con me! Non capivo perchè non
potessi avere
anche io quel rapporto. Poi ho capito. E' una cosa che avete solo voi,
ed è per questo che tutti vi ammirano. Quell'amore
così
intenso che supera ogni ostacolo, quello dove basta uno sguardo per
capirsi, quello che tutti trovano indistruttibile e magico lo avete
solo voi. E siete così fortunati ad averlo, che è
impensabile che lo buttiate via così. Rob ti ama ancora, ti
perdonerà". Il suo discorso è la cosa
più strana e
vera che io abbia mai sentito, so che non smetteremo mai di amarci
probabilmente ma perdonare è una cosa diversa e poi non
posso
semplicemente chiedere il suo perdono, perchè finirebbe
tutto
ancora peggio.
"Vorrei tanto che tu avessi ragione", mormoro, passandomi una mano
sulla fronte.
"Vedrai, con il tempo si sistemerà tutto, fidati di me. Ma
devi
farti forza, non lasciarti andare, sei una ragazza splendida e io e Tom
cercheremo di aiutarti il più possibile", leggo la
sincerità nel suo sguardo e sorriso, è davvero
una brava
persona.
"Grazie Sienna, davvero", le dico abbracciandola, le sono davvero
grata. Ora che ci penso non abbraccio molto le persone, lo trovo
alquanto imbarazzante, non so mai quanto dovrebbe durare un abbraccio,
quando è il momento giusto per abbracciare una persona o
quando
invece è assolutamente da evitare, perciò lo
evito
sempre. Adesso mi sono semplicemente lasciata guidare dall'istinto e in
fin dei conti, non è poi così male.
"Di niente Kris, so quanto Tom ci tenga a te e sei anche una mia amica
ora, avrai sempre il nostro aiuto", ricambia il mio abbraccio e dopo
poco ci separiamo, non è stato imbarazzante, non quanto
credevo.
"Adesso io, Tom e Marlowe andiamo a farci un giro in centro,
perchè non ti vesti e vieni con noi? Prendere un po' d'aria
non
ti farà male", propone con un ampio e sincero sorriso.
Sono tentata di rifiutare ma ci ripenso, è stata
così
carina con me che sarebbe davvero troppo scortese dirle di no.
"Va bene, dammi qualche minuto per prepararmi okay?".
"Certo Kristen, ti aspettiamo giù", dice prima di uscire
dalla stanza lasciandomi sola.
Mi prendo il mio tempo per prepararmi, ne ho bisogno, sono gli unimi
minuti in cui mi concedo di non pensare a nulla, di concentrarmi solo
sui gesti meccanici che compio. Mi lavo il viso con cura, cercando di
riprendermi da quella terribile stanchezza che sento addosso per non
aver dormito e dopo averlo asciugato passo a lavare i denti, li
spazzolo bene fino a quando non sono sicura che siano ben puliti e poi
risciacquo la bocca. Spazzolo i capelli per sciogliere la massa di nodi
che si è formata e cercare di domarli, per quanto sia
possibile.
Quando torno in camera scelto a caso un paio di jeans e una maglia che
infilo velocemente, prendendo anche un paio di occhiali da sole,
sperando che meno persone possibile mi riconoscano. Non mi guardo
nemmeno allo specchio, ormai faccio poco caso al mio aspetto, non mi
è mai interessato granché ma adesso meno che mai.
Scendo le scale e vedo Tom giocare con Marlowe, mentre Sienna li guarda
felice, seduta sul divano. Mi sembra che la mia presenza stoni in quel
quadretto familiare tanto felice e perfetto, perchè dovrei
esserci anche io? Non ne faccio parte. Dovrei davvero andarmene al
più presto.
"Marlowe guarda chi c'è, è la zia Kristen! Ciao
zia
Kris", dice Tom agitando una manina paffuta di sua figlia, con una
vocina talmente assurda da farmi alzare gli occhi al cielo. Marlowe
sorride e fa qualche versetto simile ad una risata ma non credo proprio
che sappia chi sono, è ancora troppo piccola per riconoscere
chiunque, se non forse sua madre.
"Certo, ciao Marlowe, ti prego quando crescerai cerca di non prendere
il carattere di tuo padre", rispondo guardando Tom. Lui mi fa la
linguaccia e mi chino per lasciare un bacio sulla guancia della
bambina, è strano considerarmi una "zia", non credo che mi
abituerò tanto in fretta.
"Forza, andiamo a spasso!", annuncia Tom, facendo ridacchiare Marlowe.
Tom è semplicemente e follemente innamorato di sua figlia.
Quando lei ride gli si illuminano gli occhi, ogni sua azione ormai
è fatta per rendere sua figlia felice e non riesco a non
trovarla una cosa semplicemente adorabile. Darebbe la vita per lei, lo
capisco, ma in fondo non del tutto. Non mi sono mai trovata in quella
situazione e credo che giunti a questo punto non mi ci
troverò
mai. Quando usciamo di casa Sienna spinge la carrozzina e Tom si mette
tra me e lei, guardandomi più serio.
"Kristen, mi ha chiamato Ruth. Perchè non rispondi
più
alle sue chiamate?", domanda lui guardandomi e io restituisco
l'occhiata, confusa.
"Stai scherzando? Non ho ricevuto nessuna telefonata", rispondo sicura,
me ne sarei accorta se qualcuno mi avesse telefonato ma dopo l'ultima
telefonata di Rupert nessuno mi ha più chiamata.
"Mi ha detto che prova a contattarti almeno dieci volte al giorno ma
non rispondi mai", insiste e io tiro fuori il telefono per
controllarlo.
"Non so, deve essersi rotto questo dannato coso, non ricevo
più
telefonate in effetti", ammetto controllando le chiamata, nulla, non
c'è niente di nuovo.
"Tu e Robert avete sempre avuto questa strana tendenza a rompere ogni
oggetto tecnologico che toccate", ride guardandomi ma smette subito,
probabilmente grazie all'occhiata che gli lancio. "Beh, in sostanza, ha
detto che hai degli impegni lavorativi a Los Angeles che hai lasciato
in sospeso e dovresti tornare lì per lavorare", spiega.
Il lavoro, giusto. Cominciavo quasi a dimenticarmene, recitare
è
diventato sicuramente l'ultimo dei miei pensieri al momento. Se solo
penso di dover tornare su un set mi sento male, non credo di potercela
fare.
"Forse dovrei prendere un periodo di pausa", penso ad alta voce,
passandomi una mano tra i capelli.
"No Kris, non dovresti. So che non è un buon periodo ma non
puoi
fermarti ora, hai un gran talento, non sprecarlo", mi guarda quasi
avessi detto la cosa più assurda del mondo per lui.
"Non ho detto che mi fermerò per sempre, Tom. Voglio solo
qualche mese per me, qualche mese prima di dover affrontare tutta la
promozione di Breaking Dawn e ciò che ne
deriverà.
Tornerò a lavorare, ma non adesso".
"Ma tu...".
"Tom", lo interrompe Sienna, "Kristen sa quello che fa, se ha deciso di
prendersi una pausa lascia che lo faccia, è la sua vita",
dice e
io le sorrido, ringraziandola mentalmente per il sostegno.
"Continuo a pensare che sia un errore", risponde lui.
"Ti preoccupi sempre troppo per me, davvero. Appena saremo tornati
chiamerò Ruth e la avviserò che prendo una
pausa",
decido, non posso fare diversamente, non voglio tornare sul set per il
momento.
"Io invece credo che...", continua Tom ma non sto più ad
ascoltarlo.
La mia attenzione si sposta sul marciapiede che si trova dall'altro
lato della strada, dove si trova Robert. Riconoscerei la sua figura tra
mille, il suo modo di vestire, la sua postura, conosco ogni cosa di lui
a memoria ormai. Ma non è solo, è con quella
stupida
bionda di Caroline e sembra che stiano discutendo animatamente. Sono
troppo distante e non riesco a sentire cosa si stiano dicendo, in
questo momento vorrei davvero essere capace di leggere il labiale e mi
sforzo anche ma non ci riesco e quella cosa mi innervosisce. Che hanno
da discutere? E perchè sono insieme? Dannazione.
Tutto succede così in fretta che quasi non me ne accorgo, il
viso di Caroline si volta e i suoi occhi hanno un lampo quando vedono
Tom e Sienna e subito dopo si soffermano su di me. Stringe le palpebre
per mettermi a fuoco e arriccia le labbra, voltandosi poi verso di
Robert. In meno di un secondo le loro labbra si incontrano, le braccia
di Caroline sono intorno al collo di lui e si baciano. Non riesco a
credere che stia succedendo davvero, davanti ai miei occhi. Mi sento
male, credo sul serio di essere sul punto di vomitare e mi sento come
se il mondo stesse crollando sotto i miei piedi e io non possa fare
niente per fermarlo. Non doveva accadere, non doveva. Io lo amo, lui è mio,
non può stare con lei. Mi fermo e mi tengo la fronte con una
mano mentre la vista si appanna e le forze mi abbandonano. Le ultime
cose che sento prima che il buio mi avvolga sono l'asfalto duro sotto
la schiena e tante voci confuse che chiamano il mio nome.
"Signore lei non può entrare qui, se non è un
parente".
Una voce acuta femminile è la cosa che mi sveglia, mi sento
spaesata, non capisco dove diamine sono. Appena la vista smette di
essere appannata mi guardo in torno, cercando di ricordare qualcosa.
Sono in una stanza dalle pareti bianche, anonime, in un letto scomodo e
troppo piatto e ogni cosa, persino l'aria, sembra essere impregnata di
uno strano odore di disinfettante. A meno di un metro da me
c'è
un letto uguale al mio, separato da una tendina che non è
stata
chiusa. Sono in un ospedale, ma non ricordo minimamente come ci sono
arrivata.
"Sono il fidanzato, vale lo stesso?", domanda una voce fin troppo
familiare, oltre la porta della stanza in cui mi trovo, chiusa.
"Mi dispiace ma non possiamo farla entrare prima che il medico la
visiti, se non ha un legame di sangue con la signorina Stewart la prego
di sedersi e aspettare, non sono ammesse visite ora", risponde quella
che deve essere un'infermiera, fin troppo precisa e zelante.
Perchè ha detto di essere il mio fidanzato? Non capisco, ho
dovuto lasciarlo, lui mi disprezza, eppure si presenta ancora come il
mio ragazzo? Forse era solo una scusa per entrare.
"Rob non ti preoccupare, sta bene, è solo svenuta... Ha
mangiato
pochissimo in questi giorni", sento dire a Sienna, c'è anche
lei
quindi e probabilmente anche Tom. Chissà se c'è
anche quella...
"E non dovrei preoccuparmi? Come faccio?", domanda lui, riesco a
immaginarlo passarsi le mani tra i capelli con esasperazione.
"State passando entrambi un momento difficile, anche tu sei dimagrito
parecchio. Certo, a quanto ho visto tu l'hai superato più in
fretta di lei, con Caroline", mi sembra di sentire dell'ironia nella
sua voce.
"Sienna, non...", comincia a dire ma subito viene interrotto da una
voce che non riconosco.
"Siete i parenti della signorina Stewart?", domanda una voce maschile,
profonda.
"Siamo degli amici, era con noi quando è svenuta. Possiamo
sapere cos'ha? Le avete fatto degli esami, non credo che sia il caso
per un semplice svenimento", questa volta è Tom a parlare,
preoccupato.
"Sono normali controlli di routine, ma non posso parlarne con voi se
non siete dei parenti, non senza il consenso della signorina Stewart.
Appena si sveglia la dimetteremo non preoccupatevi", dice quello che
deve essere il medico, prima che la porta si apra.
Ne entra un uomo sulla cinquantina, ha i capelli bianchi e degli
occhiali tondi scesi sulla punta del naso. Ha un aspetto buffo e mi
ispira sicurezza, senza un motivo preciso. Chiude la porta alle sue
spalle e mi guarda, abbozzando un sorriso.
"Signorina Stewart, vedo che è sveglia. Io sono il dottor
Andrews, sa dove si trova?", domanda avvicinandosi al mio letto.
"Uhm suppongo di essere in un ospedale", rispondo dopo essermi
schiarita la voce, mi scoppia la testa e le luci bianche peggiorano la
situazione.
"Esattamente, ricorda anche come ci è arrivata?", chiede
premendo un dito sotto il mio occhio per controllare le pupille.
"No, credo di essere svenuta o qualcosa del genere", dico.
"Bene, non ha riportato nessun trauma cranico e nemmeno stato
confusionale, è molto fortunata vista la bella botta che i
suoi
amici dicono abbia preso. E' stato un semplice calo di zuccheri, la
dimetteremo tra poco ma dovrebbe cercare di stare più a
riposo,
lontano dallo stress e soprattutto mangiare regolarmente. Vede, il suo
corpo ora deve tenere invita ben due persone, se non mangia non
può farcela", dice serio, appuntando qualcosa su una
cartellina
che ha in mano.
"Scusi, ma di cosa sta parlando?", gli domando confusa. Due persone? Ma
cosa vuol dire?
"Voglio dire che nelle sue condizioni dovrebbe cercare di non
strapazzarsi troppo e di mangiare adeguatamente".
"Ma di che diamine parla? Quali condizioni?", il tono della mia voce si
alza senza che io riesca a controllarlo, proprio non capisco cosa stia
dicendo.
"Signorina Stewart, lei è incinta".
"No, deve essersi sbagliato. Ho fatto un test ed era negativo".
Non è possibile, qualcuno mi dica che è uno
scherzo, non può davvero succedermi adesso.
"Le abbiamo fatto delle analisi del sangue e dai risultati emerge che
lei è incinta, dubito che ci stiamo sbagliando", risponde
bonariamente, di sicuro non sono la prima ragazza che vede sotto shock
dopo aver scoperto di aspettare un bambino.
Non so che rispondere, ogni cosa sta girando al contrario, mi sento
smarrita. Dovrei essere terrorizzata adesso, dovrei pensare a come
liberarmi di quella creatura che mi sta crescendo dentro, dovrei aver
voglia di scappare o urlare e invece niente. Ho paura, ma non per le
cose che credevo, è una paura diversa.
"Il... Il bambino sta bene?", chiedo preoccupata, non voglio che muoia,
non voglio che ciò che cresce dentro di me svanisca.
"Non si preoccupi, i suoi valori sono nella norma ma deve cercare di
riguardarsi un po'. Dovrebbe tornare tra qualche giorno per fare dei
controlli però, la prima ecografia, solite cose sa", mi dice
continuando a sorridermi, facendo poi per andarsene.
"Dottor Andrews", lo blocco mettendomi a sedere sul letto. "Potrebbe
evitare di parlarne con i miei amici? Vorrei dirglielo io", chiedo.
"Certo, non si preoccupi", risponde prima di uscire e lascia la porta
aperta, da cui subito entrano Sienna, Tom con Marlowe in braccio e
Robert. Non c'è nessuno dietro di loro, quella stronza non
li ha
seguiti, bene.
"Kris, come ti senti?", domanda Tom preoccupato, avvicinandosi a me.
"Sto bene Tom, è stato solo un calo di zuccheri, niente di
grave", rispondo alzandomi dal letto e per un momento la testa mi gira.
Sono costretta a reggermi al letto per non cadere e subito Rob fa uno
scatto verso di me per sostenermi. "G-grazie", mormoro non appena
riesco a riprendere l'equilibrio e lui si stacca da me.
"Non hai nemmeno fatto colazione, è ovvio!", risponde con il
solito tono da padre apprensivo.
"Va bene, papà, va bene. Adesso possiamo andarcene per
favore?
Odio gli ospedali", dico esasperata, voglio solo poter uscire di qui il
prima possibile. Tom annuisce e si dirige fuori insieme a Sienna,
così faccio per seguirli ma una mano mi blocca, facendomi
voltare.
"Kris, non so cosa tu stia cercando di fare ma devi mangiare", dice Rob
guardandomi, serio.
"Non cerco di fare proprio niente, non ho fame", rispondo quasi con
ovvietà, cerando di liberarmi dalla presa della sua mano sul
mio
polso ma senza successo.
"Non puoi fare così".
"Fare cosa?".
"Tradirmi, lasciarmi e poi comportarti come se fossi distrutta, come se
avessi perso la persona più importante della tua vita.
E
non puoi farmi preoccupare così".
Stringo le labbra e lo guardo, scuotendo lievemente il capo.
"Certo, io mi comporto come
se
fossi distrutta, ma almeno non sono andata a cercarmi qualcuno con cui
consolarmi dopo due giorni. Forse è meglio se torni dalla
tua
amichetta", gli dico dando un forte strattone con il braccio e mi
libero dalla sua presa, uscendo per raggiungere Tom e Sienna. Lui non
mi ferma, non dice una sola parola ma non mi aspetto che lo faccia.
Cosa pretendo poi? E' giusto che voglia rifarsi una vita, lui crede che
io lo abbia tradito e che non lo ami più, cerca di andare
avanti
ma così, dopo poco tempo? E' doloroso, e il fatto che io
debba
assistere alle sue effusioni in pubblico è anche peggio, non
posso sopportarlo. Comincio davvero a credere che dovrei andare via da
Londra e sparire per un po'. Ne ho bisogno soprattutto adesso, che devo
nascondergli anche il fatto che suo figlio sta crescendo dentro di me.
Senza parlare entro in un taxi insieme a Tom, Sienna e Marlowe e
torniamo a casa, non ho molto da dire, sto ancora cercando di elaborare
tutto ciò che è successo nel giro di poco tempo.
Quando
una cosa va male anche tutto il resto farà lo stesso, ed
è davvero il mio caso.
"Tom, come siamo arrivati in ospedale?", domando confusa, rendendomi
conto di quanto sia distante dal punto in cui ci trovavamo quando sono
svenuta.
"Rob è corso da te appena sei caduta e ti ha portata in
ospedale
con un taxi, noi vi abbiamo seguiti su di un altro", risponde mentre
gioca con Marlowe che ride contenta tra le sue braccia.
"Perchè
me lo chiedi?", mi chiede poi, guardandomi.
"Curiosità", dico stringendomi nelle spalle, guardando poi
fuori dal finestrino.
Ogni azione di Robert comincia a non aver senso per me, sta con
un'altra ragazza ma poi corre da me se sto male, che senso ha? Non
credo che mi ami ancora, non dopo quello che gli ho fatto, ma allora
perchè? Non siamo mai stati davvero amici, io e lui. Ci
siamo
innamorati in fretta, abbiamo saltato quasi tutta la fase in cui si
è amici prima di innamorarsi, perciò non credo
proprio
che sia per amicizia. Non si sente in colpa di sicuro, la colpa
è mia, crede che l'abbia tradito io, quindi non lo fa per
rimorso. Allora per cosa? Perchè lo fa? Perchè
semplicemente continua a comparire per aiutarmi, per salvarmi, per
farmi innamorare perdutamente di lui come ha sempre fatto? Detesto non
riuscire ad odiarlo, anche adesso che sta con un'altra.
Dopo alcuni minuti arriviamo a casa e io mi dirigo in cucina per
prepararmi qualcosa da mangiare, faccio un semplice panino che mangio
in fretta prima di scusarmi con Tom e Sienna e andare nella stanza
degli ospiti. Loro non mi fermano, non mi chiedono cosa ho, mi lasciano
il mio spazio e lo apprezzo davvero. Ho davvero bisogno di un po' di
tempo per me. Ancora non riesco a credere di essere incinta. E' assurdo
eppure è reale, sta succedendo davvero. Mi siedo sul letto e
chino il capo, poggiando una mano sul mio ventre. Non sento ancora
niente, ma so che c'è, sento che è dentro di me.
Come
farò adesso? Come farò a nascondere la
gravidanza? E cosa
dirò quando non potrò più nasconderla?
Quando non
potrò più mentire? Quando nascerà e
dovrò
spiegare chi è il padre? Tutti crederanno sia di Rupert,
Robert
mi odierà più di quanto già non faccia
ora,
sarò sola e dovrò crescere un figlio. Non so
nemmeno da
dove si comincia per crescere un figlio! Non credo di esserne capace.
Non sarò una buona madre.
Qualcosa, un rumore soffocato di qualcosa che vibra di distrae dai miei
pensieri. E' il mio cellulare, che squilla dentro la tasca dei miei
jeans. Lo prendo e ne leggo il display, il numero è anonimo.
Lo
porto all'orecchio senza dire una parola, qualcosa mi dice che
può essere solo una persona. Mi tremano le mani.
"Congratulazioni Kristen", dice in tono ironico.
"Rupert", riesco a mormorare, sentendo il mondo crollare sotto di me
ancora di più. Non promette nulla di buono.
"Aspetti un figlio, non è una cosa meravigliosa?", la sua
voce
mi fa venire il voltastomaco, è pura cattiveria, mi disgusta.
"Tu come fai a saperlo?", chiedo confusa, non lo sa nessuno, non ne ho
parlato ad anima viva.
"Io so tutto Kristen. Vedi, ti svelo un piccolo segreto: io so che tu
non parlerai con nessuno di tutta questa faccenda, perchè se
lo
farai io verrò a saperlo. E sai come lo saprò?
Perchè sei spiata, in ogni singolo istante ti ho sotto
controllo. Alla tua prima parola su noi due ad uno dei tuoi amichetti
il video finisce in rete nel giro di pochi secondi, sono in una botte
di ferro. E ora sei anche incinta, non potrei avere assicurazione
migliore".
"Perchè mi stai facendo questo? Sono i soldi che vuoi? La
fama?
Cosa?", gli chiedo esasperata, non so più cosa pensare. Come
fa
a spiarmi? Lui è qui? Non ci capisco niente.
"Sai cosa odio di voi ragazzine stupide e frigide? Credete sempre di
essere innocenti e non lo siete affatto. Volevo solo ricordarti di
tenere la bocca chiusa, se non vuoi avere problemi. Ti sei messa contro
le persone sbagliate Kristen", dice secco.
"Persone? Quali persone?", ma è troppo tardi, il telefono
è già muto.
Non riesco a capire cosa voglia dire la sua ultima frase,
perchè
mi sarei messa contro qualcuno? E perchè contro
più
persone? L'unico schifoso bastardo in questa storia è lui,
nessun altro sta cercando di farmi del male. Devo fare qualcosa, devo
scoprire cosa sta succedendo e non m'importa quanto difficile
sarà, se sono spiata costantemente o qualsiasi altra cosa,
ho
intenzione di capire che cosa c'è sotto e in fretta. Ho
provato
a proteggere Robert e l'ho perso, ma adesso devo reagire, devo farlo
per il bambino che porto dentro, per mio figlio. Per nostro figlio.
Note
dell'autrice:
Ma
salve gente! Come va? Spero tutto bene, nonostante il mio terribile
capitolo. Ma siate clementi, l'ho scritto in meno di due giorni quindi
non possiamo pretendere che sia un capolavoro!
Bene, passiamo al capitolo, che ve ne pare? E' tanto terribile? Io lo
salverei solo per il fatto che finalmente sappiamo che Kristen aspetta
un bimbo *w* Non è meraviglioso? Peccato che lei abbia visto
delle cose non proprio belle diciamo, però non tutto
è
come sembra. Caroline, nonostante non abbia nemmeno parlato in questo
capitolo a me sta sempre più sulle scatole, non so a voi! E
poi
Rupert, fate attenzione alle sue parole, ha detto una cosa importante
che se saprete interpretare nel modo giusto sarà di grande
aiuto
per capire dove voglio arrivare eheh. Sempre più criptica!
In ogni caso, vi ringrazio davvero tantissimo per tutte le recensioni
stupende, siete davvero grandiosi, non merito tutto questo, non credo
davvero che il mio modo di scrivere sia granché, o che
questa
storia sia poi così bella ma voi mi spronate sempre ad
andare
avanti. Quindi, grazie mille a tutti quelli che recensiscono la storia,
a chi la aggiunta tra le preferite, tra le seguite o tra le ricordate,
e grazie ovviamente anche a chi legge ma non si fa sentire, ogni tanto
uscite dal vostro anonimato eh ;)
Detto questo vi ricordo che il prossimo capitolo arriverà
sabato
prossimo, salvo qualche problema che spero non accada! Grazie mille
ancora e alla prossima!
Un bacio, Mary.
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Capitolo 8 *** Our night ***
Breathe Me - Capitolo 8
Breathe
Me
Capitolo
8.
Our
night
La luce del giorno colpisce i miei occhi e mi sveglia, facendomi
sbuffare sonoramente. Sono stanca, non dormo decentemente da giorni e
come se non bastassero gli incubi a tenermi sveglia ora c'è
anche la consapevolezza di essere sempre spiata a mettermi in
agitazione. Non so come faccia a spiarmi ma qualcosa nel suo tono di
voce, in quella spavalderia che ha usato, mi fa capire che non stava
scherzando affatto. Mi siedo sul letto e mi gira la testa per alcuni
secondi, poi finalmente riesco ad alzarmi. Lo stomaco ormai vuoto
brontola e immediatamente porto una mano alla pancia, sospirando.
"Adesso andiamo a mangiare piccolo, te lo prometto", mormoro come se
potesse sentirmi, come se già fosse davvero un bambino e non
qualcosa grande meno di un uovo che cresce dentro di me. Nella mia
testa lo immagino maschio, un bellissimo bambino biondo con le guance
paffute e rosee, le labbra rosse e gli occhi azzurri, una fotocopia in
miniatura di suo padre.
Lascio perdere quel pensiero e mi dirigo giù per le scale,
verso
la cucina. Non c'è nessuno, ma sento il rumore dell'acqua
che
scende dalla doccia quindi di sicuro Tom o Sienna ci sono. Recupero del
latte dal frigo e poi dei cereali insieme ad una tazza ed un cucchiaio,
è la colazione più veloce e leggera che io possa
fare e
nonostante io davvero voglia mangiare - perchè adesso devo,
che
mi piaccia o meno - non riesco ad mangiare molto senza sentirmi male
due minuti dopo. Ho perso il conto di quante volte mi sono alzata per
vomitare questa notte, la nausea mi sta uccidendo. Ho giusto il tempo
di buttare giù due cucchiaiate prima di sentire il
campanello
suonare. Mi guardo intorno e non so cosa fare, dovrei aprire? Dovrei
aspettare Tom o Sienna? Il campanello suona ancora e senza pensare mi
alzo, andando ad aprire.
"Kristen, ciao", dice Lizzy guardandomi, dalla sua espressione capisco
che non si aspettava di certo che fossi io ad aprirle. "Cercavo Tom,
è in casa?", chiede poi.
"Credo di sì, entra", rispondo mettendomi da parte e la
lascio
entrare, chiudendo poi la porta. Entro in cucina e guardo la tazza con
dentro i cereali, tra qualche minuto saranno una poltiglia informe,
così decido semplicemente di buttarli.
"Stai meglio?", mi chiede Lizzy, non mi sono neanche accorta che fosse
entrata in cucina con me.
"Uhm, sto... sto bene, sì", dico guardandola confusa, non
capisco che cosa intenda.
"Robert mi ha detto che sei stata male", spiega, probabilmente notando
che la mia confusione. "Non che volesse dirmelo in realtà,
ho
quasi dovuto costringerlo a parlare! Non parla molto ultimamente, anzi
non parla e basta".
"Capisco...", mormoro annuendo distrattamente, è una
situazione
estremamente imbarazzante. Ma perchè ho aperto? Dannazione.
"Kristen, non vorrei che ti facessi un'idea sbagliata, io non ti odio e
nessuno della mia famiglia lo fa. Beh Victoria forse un po', ma non
eravate amiche per la pelle neanche prima, quindi... Credimi non
crediamo che tu sia una cattiva persona e non ti odiamo, ma
è
stato davvero uno shock sapere quello che è successo tra te
e..."
"Lizzy, che ci fai qui?", domanda Tom interrompendo le sue parole,
facendola voltare. Ha ancora i capelli bagnati ma è vestito,
deve essere uscito da poco dalla doccia.
"Devo parlarti di una cosa", risponde Lizzy, avvicinandosi a lui di
qualche passo.
"Che cosa?".
"Quella cosa Tom, quella
cosa",
dice e riesco chiaramente a vederla spalancare gli occhi in modo
teatrale, come per fargli capire che non devo sentire il loro discorso.
Mi sembra evidente che non sono molto gradita in questo momento,
perciò decido di tornarmene in camera, ho alcune faccende da
sbrigare.
"Tom potresti prestarmi il tuo telefono? Devo fare una chiamata, ma il
mio sembra morto", abbozzo come scusa. Non voglio usare il mio ho paura
che Rupert lo stia controllando.
"Certo Kris, tieni", risponde prendendo il suo cellulare dalla tasca e
me lo porge. Lo afferro e salgo le scale, dopo aver fatto un cenno di
saluto a Lizzy.
Non capisco davvero cosa abbiano di tanto importante da dirsi loro due
e di così segreto da non volere che io lo sappia. Che stiano
parlando di me? Che cosa potrebbero mai dire su di me? E
perchè
Lizzy dovrebbe essere venuta fin qui? Bastava una telefonata se
volevano parlare di una cosa del genere. Mentre faccio questi pensieri
vedo Sienna uscire dal bagno, avvolta nell'accappatoio e con i capelli
bagnati. Ci scambiamo il buongiorno e lei entra nella sua camera,
probabilmente per vestirsi. Quindi Sienna e Tom erano nella doccia,
insieme. Comincio davvero a sentirmi di troppo in questa casa. Entro
nella stanza degli ospiti e chiudo la porta, sedendomi sul letto mentre
compongo il numero. Devo chiamare Ruth, non posso più
rimandare
ormai.
"Tom, sei riuscito a convincere Kristen a parlarmi?", è la
prima cosa che dice lei, appena apre la chiamata.
"Ruth sono io", le dico.
"Kris! Ma dove eri finita? Non mi hai mai risposto, credevo che ti
fosse successo qualcosa", quasi urla, so che è davvero
preoccupata per me, mi tratta una po' come una figlia.
"Lo so, mi dispiace. Credo che il mio telefono abbia qualche problema,
non ho ricevuto le tue telefonate", ammetto e mentre parlo gioco
nervosamente con un lembo del lenzuolo, tirandolo.
"Compra un telefono nuovo! Qui tutti ti cercano, devi tornare a lavoro".
"Ruth, voglio prendermi una pausa", dico cauta, so che non
reagirà bene.
"Cosa? Stai scherzando vero?", dal suo tono credo che si stia chiedendo
se sono impazzita o cosa.
"No, dico sul serio, ho bisogno di staccare un po' per adesso. Avvisa
la produzione di Cali, non posso più accettare il ruolo".
"Kristen, devi farlo, hai firmato il contratto!".
"No, non devo".
"Sì invece".
"Ruth non insistere, non posso!", dico esasperata, non vorrei essere
dura con lei ma non mi lascia altra scelta.
"Perchè no?", chiede seriamente confusa.
"Perchè...", mormoro, senza sapere che dire. Perchè
sono incinta e non posso lavorare ora, perchè tra qualche
mese
si vedrà la pancia e non saprò più
come
nasconderla, perchè la mia vita è un fottuto
casino, penso
ma non dico niente, non posso dire niente. "Perchè non me la
sento Ruth, davvero. Ho bisogno di un po' di tempo per me, per stare
meglio, cerca di capirlo", le dico quando finalmente riesco a parlare.
"Eri entusiasta per quel ruolo", risponde, capendo che non
cambierò idea.
"Lo so, ma ora come ora il ruolo è il mio ultimo pensiero",
dico
sincera. Non riuscirei a lavorare con i mille pensieri che mi passano
per la testa e materialmente non potrei, vista la gravidanza.
"Va bene Kristen, prenditi cura di te e non sparire di nuovo, okay?".
"Okay, ciao Ruth".
"Ciao Kris".
Aspetto che Lizzy vada via prima di lasciare il telefono a Tom e
ringraziarlo, mi chiedo ancora di cosa abbiano mai potuto parlare di
così segreto ma non voglio né posso chiederlo,
perciò mi limito a rimanere un po' con lui e Sienna che
giocano
con Marlowe. Mi sento sempre più il terzo incomodo tra loro,
sono una coppia, hanno anche una figlia, di sicuro hanno bisogno della
loro intimità e io gliela sto togliendo, dovrei davvero
andare
via, magari tornare a Los Angeles, anche se non so quanto potrebbe
farmi bene quella soluzione.
"Kris, noi andiamo a cena dai miei stasera, sarebbero contenti di
rivederti", mi dice Tom interrompendo i miei pensieri e lo ringrazio
mentalmente, comincio davvero a pensare troppo.
"Non credo sia una buona idea, mi sentirei di troppo", ammetto
scuotendo la testa, guardando Marlowe che afferra un giocattolo di
plastica morbida con una manina e se lo infila in bocca, tentando di
masticarlo senza successo.
"I miei ti adorano, lo sai. Poi andiamo, tutti qui ti vogliono bene,
non solo loro... Non mi va di lasciarti sola qui dentro", mormora,
sembra quasi preoccupato.
"Che potrebbe mai succedermi?", domando ironica.
Il silenzio e lo sguardo con cui mi risponde sono strani, sembrano
densi di un significato che io non riesco davvero a cogliere. Che mi
stia nascondendo qualcosa? Non è proprio da lui, non lo
farebbe
mai.
"E' solo che non mi va che tu rimanga da sola, tutto qui", risponde
facendo spallucce.
"Non mi da fastidio rimanere da sola, sta tranquillo Tom".
"Sicura?".
"Sicura, guarderò un film e preparerò qualcosa da
mangiare, starò bene", rispondo convinta, voglio che abbiano
comunque del tempo per loro, anche se rimarrò ancora un po'
a
Londra. Non voglio essere un peso, è l'ultimo dei miei
desideri.
"Va bene, ma i miei ci rimarranno molto male", scherza e alzo gli occhi
al cielo, scuotendo la testa.
Passo il resto della giornata a fare il nulla più totale.
Avevo
quasi dimenticato com'è non doversi alzare alle cinque della
mattina per andare a lavoro e tornare stremata a casa, probabilmente
non prima dell'una di notte. In in certo senso lavorare mi manca, stare
sul set è bello per me, ma ora come ora so di non poterlo
fare e
mi accontento. Nella valigia trovo un libro, deve averlo messo Scout
prima che partissi, così comincio a leggerlo per passare il
tempo. Parla di due ragazzi e di come il loro amore abbia superato
mille ostacoli per poter stare insieme, l'egoismo e la fama di successo
di lui, l'insicurezza di lei. Credo che abbiano tratto un film da
questo libro, ma non ne sono sicura. Lo leggo tutto d'un fiato,
è bello potersi concentrare su qualcosa che non sia la mia
vita,
poter entrare nella vita di qualcun altro e convincermi che forse
poteva andarmi peggio, avrei potuto essere la tragica protagonista di
questo libro e non sarebbe stata di certo una fortuna. E' ormai sera
quando poso il libro sul comodino della "mia" stanza e Tom entra per
avvisarmi che stanno andando via. Lo saluto e gli auguro buona serata,
rimanendo tranquillamente stesa sul letto. Dovrei davvero mangiare
qualcosa ma come sempre ho lo stomaco chiuso e non ho nemmeno voglia di
alzarmi e cucinare.
Strano, prima amavo cucinare. Ogni volta che accendevo la tv facevo
zapping e puntualmente finivo a guardare programmi di cucina,
sperimentavo ogni cosa che trovavo interessante e Rob era la mia cavia,
provava ogni cosa io cucinassi. Diceva sempre che ero una cuoca
eccezionale ma non gli ho mai creduto più di tanto, credo
che
volesse solo fare il bravo fidanzato e assecondarmi. In un certo senso
mi manca cucinare. Mi manca quella voglia di alzarmi e fare qualcosa,
di cucinare per la persona che amo. Adesso non ho nemmeno voglia di
mangiare, figuriamoci cucinare un'intera cena.
Il campanello mi distrae dai miei pensieri, probabilmente
sarà
Tom che ha dimenticato qualcosa. Ma perchè non usa le sue
chiavi? Suona ancora, stavolta con più insistenza e sbuffo,
alzandomi dal letto e scendendo velocemente le scale.
"Arrivo, arrivo!", dico un po' scocciata, aprendo finalmente la porta.
La persona che mi trovo davanti però non chi mi aspetto.
"Ciao Kris". Gli occhi di Robert si incatenano ai miei e io ricambio lo
sguardo, quasi scioccata.
"Tom non c'è", mi affretto a dire, distogliendo lo sguardo.
"Lo so, non sono qui per lui infatti". Se possibile ora sono anche
più confusa.
"E perchè?".
"Mi faresti entrare almeno o devo dirti tutto qui fuori?", domanda e mi
accorgo di non averlo neanche fatto entrare.
"Ah sì, certo", mormoro spostandomi, in imbarazzo.
Si guarda in torno come se stesse cercando qualcosa e poi entra in
cucina, così lo seguo cercando di capire cosa diamine stia
facendo.
"Hai mangiato?", domanda voltandosi verso di me, sembra quasi che mi
stia ponendo una domanda di importanza vitale e non una semplicissima
domanda.
"No, perchè lo chiedi?".
"Devi mangiare".
"Stavo per farlo. E poi ho mangiato, ho fatto colazione".
"Ah davvero? Una tazza di cereali buttata nella spazzatura è
una colazione", chiede sarcastico e io lo guardo confusa.
"Come fai a saperlo?", gli domando, è impossibile che lo
sappia, insomma non mi ha visto nessuno.
"Lizzy", risponde semplicemente, facendo spallucce. "Non è
per
la tua colazione che sono venuto, per quello è un po' tardi.
Volevo sapere se ti andava di venire a cena da me", aggiunge poi,
poggiandosi al bancone della cucina con la schiena.
"Cosa?", non riesco a smettere di essere confusa, ogni cosa che dice o
fa è assolutamente senza senso per me.
"Ti sto invitando a cena a casa mia, i miei non ci sono se è
questo che ti preoccupa. Voglio assicurarmi che mangi, sono preoccupato
per te", sembra così sincero mentre lo dice ma qualcosa
dentro
il mio cervello dice che non è possibile, lui mi odia, non
può interessarsi a me dopo ciò che gli ho detto.
"Perchè dovrebbe interessarti di me? Perchè
dovresti
essere preoccupato?", domando stringendo le braccia al petto e scuoto
la testa ritmicamente, non riesco ad accettare le sue parole.
"Già, perchè m'interessa di te?", mormora tra se,
come se
fosse lui stesso a porsi quella domanda. "Non ha importanza. Vuoi
venire a cena da me o no?".
"Non mi va di cucinare", abbozzo come scusa, stringendomi nelle spalle.
"Non ho mai detto che devi cucinare tu", risponde guardandomi.
"E allora chi... Tu?!", il mio tono di voce è scettico e
sento
che potrei scoppiare a ridere da un momento all'altro. I tratti del suo
viso si addolciscono all'istante, non sembra più essere
sulla
difensiva, sembra quasi sereno.
"Lo prendo come un insulto", dice ma è evidente che scherza.
"L'ultima volta che hai provato a cucinare hai fatto scattare il
rilevatore di fumo e hai quasi allagato la casa. Per non parlare del
fatto che alla fine niente era commestibile", scuoto la testa ridendo,
nonostante tutto è un bel ricordo, non abbiamo fatto altro
che ridere in quei momenti.
"Ordineremo della pizza, va bene?", domanda poi, sta cercando davvero
di convincermi a cenare con lui, sembra che lo voglia sul serio.
"Okay, okay! Dammi due minuti per cambiarmi", mormoro alla fine, non
voglio rifiutare, ogni singola fibra del mio corpo mi spinge a stare
vicina a lui. E' egoistico ma lo faccio lo stesso, posso concedermi un
po' di sano egoismo adesso, no?
Lui annuisce con un sorriso così lieve da credere quasi che
me lo sia immaginato e salgo velocemente le scale, andando poi a
frugare nella mia valigia per cercare qualcosa da mettere. Come sempre
finisco per mettere un paio di jeans e una maglietta, non sono mai
stata il tipo da vestiti eleganti e credo che non valga la pena
cominciare ora, non sembrerei neanche io.
"Pronta", dico dopo aver sceso le scale e averlo raggiunto.
"Bene, andiamo".
Appena sono fuori dalla porta di casa noto la sua macchina, quella che
usa a Londra e mi blocco.
"Credevo che saremmo andati a piedi", ammetto guardandolo.
"Beh in macchina faremo prima, no?", si stringe nelle spalle,
dirigendosi dalla parte del guidatore.
"Oh, ho capito! Stai cercando di uccidermi, è questo il
piano!".
"Kristen, che diamine dici?", domanda retorico, anche se sono dietro di
lui sono sicura che abbia alzato gli occhi al cielo.
"Vuoi guidare! Quindi prima vuoi provare ad uccidermi in un incidente e
poi, se dovesse andarti male, vuoi avvelenarmi con il cibo", scherzo,
ma in fin dei conti potrebbe essere una spiegazione a tutte queste
stranezze.
"Kristen, sali in macchina e basta", dice voltandosi verso di me e alzo
le mani in segno di resa, entrando e sedendomi al posto del passeggero.
Per tutto il resto del tragitto nessuno dei due parla. Era diverso tra
noi una volta, gli unici momenti in cui non parlavamo erano quando le
nostre bocche erano incollate l'una all'altra, ci siamo sempre detti
tutto, ci siamo raccontati mille cose e invece ora sembra che abbiamo
esaurito gli argomenti. E' la situazione ad essere cambiata. Lui non mi
guarda più con gli stessi occhi innamorati di un tempo e
anche le parole sembrano non valere più la pena. Io non
valgo più la pena. Che mi aspettavo, dopo tutto
ciò che gli ho detto? Ha ragione, capisco il suo
comportamento ma non posso negare che faccia male, brucia dentro il
petto come carbone ardente e ad ogni sguardo che mi lancia, ad ogni
minimo gesto s'infiamma ancora di più, ustionandomi. Sarebbe
quasi più facile se dimostrasse anche con i gesti e con le
parole che mi odia, potrei farmene una ragione alla fine. Invece non lo
fa. E' sempre il solito Robert, gentile, dolce, semplicemente perfetto,
è solo più triste. E' spento, ecco cosa
c'è che non va in lui. La cosa che fa più male
è che quella luce che ardeva nei suoi occhi l'ho spenta io.
Il giorno in cui ho dovuto lasciarlo ho visto quella luce affievolirsi
e sparire del tutto e non ho potuto far nulla per fermarlo. Sento un
groppo alla gola al solo pensiero ma non posso permettermi di piangere,
non adesso, non con lui.
Ringraziando il cielo il tragitto non è molto lungo e dopo
un po' arriviamo a casa Pattinson. C'è qualcuno fuori dalla
porta e appena la riconosco il sangue comincia a ribollirmi nelle vene.
"Hai invitato anche lei?", domando indicandola con un cenno del capo.
Non posso crederci, invita me, la sua ex ragazza, insieme alla nuova?
"No, certo che no. Perchè avrei dovuto invitare Caroline?",
chiede e sembra confuso quanto me di vederla.
Scende dalla macchina e si dirige verso di lei, così io lo
seguo. Voglio capire perchè sia sempre in mezzo ai piedi,
quella stupida ochetta bionda.
"Rob! Credevo che ci fosse qualcuno in casa ma ho suonato il campanello
e non ha risposto nessuno", dice con la sua vocina acuta, mi fa davvero
saltare i nervi.
Ovvio cretina, non
c'è nessuno, potevi semplicemente andartene,
penso e non so cosa mi trattenga dal dirglielo apertamente.
"Ho lasciato il cellulare in camera di Vicky questa mattina, ne ho
davvero bisogno! Ti dispiace se entro a prenderlo?", domanda sfoderando
un grande sorriso.
"Sì, va bene", risponde Rob pacato, sembra che nemmeno a lui
faccia granché piacere la sua presenza.
Si dirige verso la porta e io sono subito dietro di lui, senza degnare
di uno sguardo Caroline che invece sembra stia cercando di perforarmi
la schiena con gli occhi. Ma qual è il suo problema? Io non
le ho fatto niente, non la conosco nemmeno e non ho voglia di
conoscerla.
"Grazie", dice facendogli l'occhiolino non appena Robert apre la porta
e la lascia entrare. Si dirige subito su per le scale e io seguo Robert
in cucina, appoggiandomi al bancone.
"Simpatica la tua amica", mormoro guardandolo con ovvio sarcasmo,
incrociando le braccia al petto.
"E' un'amica di Victoria, non mia".
"Non fa molta differenza".
"Sì invece. Ascolta Kris, io...", ma non fa nemmeno in tempo
a cominciare il suo discorso che un rumore ci distrae entrambi,
facendoci scattare.
Le urla di Caroline si fanno sentire subito e quando arriviamo vicino
alla scale la troviamo stesa per terra ma ancora cosciente. Deve essere
caduta dai gradini e non lo trovo difficile visti i trampoli che porta
ai piedi.
"Dio, credo di non aver visto che il tappeto era rialzato", mormora
mettendosi a sedere e si tocca la testa, deve averla sbattuta forte.
Peccato solo che non l'abbia sbattuta abbastanza forte da rompersela,
quello sì che sarebbe stato uno spettacolo divertente.
"Vieni, ce la fai ad alzarti?", domanda Rob porgendole una mano e lei
non fa neanche in tempo a mettere un piede a terra che subito urla di
dolore, toccandosi la caviglia. Ho il forte istinto di tapparmi le
orecchie come una bambina pur di non sentire le sue urla acute.
"Credo di essermi slogata una caviglia", piagnucola lei. "Rob, potresti
potarmi al pronto soccorso? Non posso andarci così",
aggiunge poi.
"Va bene, reggiti a me", risponde sollevandola di peso e sempre
tenendola in braccio si rivolge a me. "Aspettami qui, torno subito".
"No, credo proprio sia il caso che io me ne vada", rispondo scuotendo
la testa, è ovvio che è troppo impegnato per
badare a me e non ho alcuna intenzione di rimanere a casa sua ad
aspettarlo.
"Kristen, per favore", mi implora con lo sguardo ma non sono disposta a
cedere, non adesso.
"Mi dispiace di aver rovinato la vostra serata, non era proprio mia
intenzione", mormora Caroline e ho l'istinto di staccarle quella
parrucca bionda a morsi.
"Figurati, non l'hai mica fatto di proposito, no?", le rispondo prima
di aprire la porta e uscire, voglio solo andare via.
"Kris!", urla Robert ma mi limito ad alzare una mano in segno di
saluto, continuando a camminare.
Forse comincio ad impazzire, ma questa cosa mi sembra un segno. Non
devo stare con Robert, punto. Ogni volta che lo vedo succede qualcosa e
ormai sembra un rischio troppo grande da correre. Quando ho deciso di
lasciarlo ho perso tutto e adesso non posso semplicemente pretendere
che torni indietro da me, né posso provare io a
riprendermelo.
Torno a casa di Tom in fretta e per fortuna lui e Sienna non sono
ancora tornati. Non mi va di affrontarli, non mi va di parlare. Mi
siedo sul divano e stringo le gambe al petto, poggiando la testa sulle
ginocchia. Mi sto semplicemente chiudendo in me stessa e non faccio
nulla per impedirlo. Perchè impedirlo poi? Che senso
avrebbe? Che senso ha svegliarsi tutte le mattine e sentire quel vuoto
dentro? Che senso ha vivere e non provare più fame o sete o
semplicemente la voglia di alzare il culo dal letto e vivere? Sto
sprofondando, sto morendo e finirò per portarmi dietro anche
quell'esserino che sta crescendo dentro di me. Ma lui non ha fatto
niente per meritarsi questo, non ha fatto niente per meritare una madre
che non sarà mai capace di amarlo perchè troppo
impegnata a compiangersi per accudirlo. Non merita questa vita, niente
affatto. Eppure ormai è successo e non posso fare niente per
cambiare tutto questo. Non potrei mai liberarmi di lui,
perchè sono così egoista da volerlo in ogni caso,
da non poter rinunciare a quell'ultimo pezzo di Rob che mi rimane.
Come sempre è il campanello a bloccare i miei pensieri ma
non mi alzo, lascio che suoni. Se sono Tom e Sienna troveranno il modo
di aprire e se non sono loro allora non m'importa, non
aprirò e basta. Ma chiunque sia è insistente e
non la smette, non vuole proprio andare via e continuai imperterrito a
suonare. Crede di essere più testardo di me? Non credo
proprio.
"Kristen, apri questa cazzo di porta o la butto giù!",
è la voce di Robert, urla per farsi sentire mentre bussa con
insistenza. "Ti do esattamente tre secondi, se non apri la sfondo, a
costo di rompermi qualche osso", insiste e alla fine mi alzo per
aprirgli.
"Che cazzo vuoi?", domando guardandolo con indifferenza, o almeno ci
provo.
"No, ora tu mi spieghi che cazzo vuoi da me! Prima mi lasci, mi tratti
in quel modo e poi ti offendi se sono anche nelle vicinanze di una
ragazza? Non funziona così okay?", dice chiudendosi la porta
alle spalle, così forte che mi sorprende non si sia rotta in
mille pezzi.
"Io non mi sono offesa".
"No? E allora perchè sei andata via? Ti ho chiesto di
restare".
"Ero di troppo", rispondo facendo spallucce, mi fa paura quando
è così arrabbiato ma non lo dimostro, fingo che
vada bene.
"Tu non puoi pretendere che io smetta di vivere. Hai pensato che dopo
di te avrei smesso di avere relazioni? E' questo?".
"No. Anzi, tornatene dalla tua ragazza".
"Lei è al pronto soccorso e in ogni caso non è la
mia ragazza. Perchè sono così coglione da non
volere nessun'altra in ogni caso!".
"Che vuol dire?", chiedo confusa, credo che cominci a sfuggirmi il
senso del suo discorso.
"Vuol dire che non voglio Caroline, non voglio nessuna ragazza. Voglio
solo te, non riesco a smettere di amarti, dimmi come si fa", sembra
quasi dolorante mentre lo dice e mi si stringe il cuore. Sta
così male perchè mi ama, l'amore non dovrebbe
essere questo.
"Vorrei sapere anch'io come si fa", dico scuotendo la testa.
"Tu hai messo di amarmi", mormora lui, quasi come fosse ovvio.
"No, non è vero".
"Ma tu l'hai detto".
"E tu mi hai creduto", rispondo semplicemente. Io gli ho mentito ma lui
mi ha creduto così facilmente, non si è fidato di
me neanche un po'.
"E allora perchè? Perchè mi hai lasciato?",
domanda.
"Rob... E' complicato", non sa nemmeno quanto vorrei spiegargli il
perchè di tutto ma non posso.
"Tu mi ami ancora?", chiede avvicinandosi e prende il mio viso tra le
mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.
"Rob, per favore", mormoro cercando di distogliere lo sguardo.
"Rispondi e basta".
"Sì, ti amo. Non ho mai smesso di amarti, neanche un solo
istante, non potr-...", ma non ho il tempo di finire la frase,
perchè le sue labbra si uniscono alle mie e mettono a tacere
ogni mio discorso.
E' come tornare a respirare dopo essere stati in apnea, è un
sollievo talmente grande sentire le sue labbra che si muovono con le
mie, le sue mani che trovano la loro strada verso i miei fianchi e mi
stringono al suo corpo caldo, mentre le mie si infilano tra i suoi
capelli per tenerlo stretto, quasi che io non voglia lasciarlo scappare
via. Non voglio, non voglio che si stacchi da me. Esitando, le nostre
lingue si trovano e cominciando quella danza antica e così
nuova, fatta di intrecci, di tocchi leggeri e poi più
decisi, i nostri respiri si mescola e faccio fatica persino a
ricordarmi dove sono o chi sono, non sono niente, non esisto se non tra
le sue braccia, adesso. I baci si fanno più intensi e
passionali, c'è un'urgenza tra noi che riconosco, so cosa
significa e già mi sento sciogliere, già so che
mi concederò a lui ogni volta che lo vorrà.
"Dove dormi?", chiede staccando le sue labbra dalle mie giusto il tempo
per pronunciare quelle parole, tornando poi a baciarmi con quel
desiderio che conosco bene, lo stesso che provo io per lui.
"Di sopra, nella tua stanza", rispondo sulla sua bocca e lui mi
sorride, mi prende per mano e io non oppongo resistenza, lo seguo.
I vestiti non ci mettono molto a finire sul pavimento, i nostri corpi
si modellano perfettamente l'uno all'altro come se da sempre fossero
fatti per unirsi e lascio che faccia di me ciò che
più vuole, lascio che le sue labbra esplorino il mio corpo e
sembra quasi che lo venerino. Bacia prima il mio collo e poi scende
suoi seni, si sofferma lì un po' ma poi continua il suo
percorso e passa al ventre, poi tra le mie gambe, facendomi gemere di
desiderio. Mi è mancato terribilmente e in questo momento
non mi chiedo nemmeno perchè lo stiamo facendo, voglio che
accada, voglio sentirmi sua.
Per fortuna non mi fa aspettare molto, dopo poco è
già dentro di me e i nostri corpi si muovono insieme, non
smettiamo di baciarci nemmeno un istante e ci amiamo come mai prima. E'
qualcosa di assolutamente magico, non credo che possa essere meglio di
così, non vorrei mai qualcuno che non sia lui, non riuscirei
mai ad amarlo come amo lui, in quella maniera incondizionata e quasi
disperata.
Non diciamo una parola dopo, forse perchè siamo troppo
stanchi o forse perchè semplicemente nessuno dei due sa cosa
dire. Abbiamo fatto l'amore ma ciò che lui crede di me non
è cambiato, pensa ancora che io lo abbia tradito e il fatto
che ci siamo amati questa notte non potrà sistemare tutto.
E' il primo ad addormentarsi e io rimango per qualche minuto a
guardarlo. Non abbiamo parlato, è vero, ma non ha smesso un
solo istante di stringermi a se o di lasciarmi baci, o accarezzarmi.
Qualcosa vorrà pur dire. Mi sento felice e per ora non
voglio pensare a cosa succederà poi, è la nostra
notte, la prendo così com'è. Cercando di non fare
rumore mi alzo dal letto per recuperare almeno i miei slip ma non
riesco a trovarli, non capisco che fine abbiano fatto. Guardo sotto il
letto e finalmente li trovo ma c'è qualcosa che attira la
mia attenzione più di loro. Una piccola lucina rossa arriva
da una delle gambe del letto, così mi allungo e alla fine
riesco a staccare il piccolo congegno per esaminarlo. Non sono
un'esperta ma non sono stupida, non potrebbe essere altro. E' una
microspia. Mi stava spiando, quello stronzo ha sentito ogni mia parola,
ogni cosa successa in questa camera. Ora posso dirlo davvero, sono
fottuta.
Note dell'autrice:
Salve a
tutti gente! Ho finito il capitolo tipo dieci minuti fa quindi se fa
schifo non è colpa mia (beh in realtà
è colpa mia, dico sempre "oggi comincio a scrivere, giuro" e
poi rimando sempre, ma sono dettagli!). Detto questo, cosa ne pensate?
Vi ho accontentate almeno per il momento? Spero di sì,
perchè non sarà così "tranquillo" per
sempre, anzi!
Lizzy per me è stata dolce, in fondo non la odia e io starei
attenta al fatto che ha parlato con Tom eheh, è una cosa
importante! Tom e Sienna sono un po' marginali in questo capitolo ma
riprenderanno piede, non preoccupatevi. Su Caroline c'è poco
da dire, strane coincidenze eh? Chissà! E Rob... beh Rob
è Rob, punto. Io lo amo, non si vede?
Nel capitolo ho messo un riferimento ad un libro, non della saga ovvio,
ma non ho citato il nome. Se avete mai visto il film o letto il libro
ditemelo, sono curiosa di sapere se azzeccate! Sì, mi piace
essere criptica, lo avevate capito dai!
Come sempre mi scuso se il capitolo è indecente, me ne rendo
conto, e mi scuso se ci sono minorenni scandalizzati dopo il sesso xD
Forza, non ha mai fatto male a nessuno! E poi vi ringrazio ovviamente,
vi ringrazio di cuore per le recensioni meravigliose che mi scrivete,
ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le seguite o
le ricordate e ringrazio chi legge e basta senza farsi sentire, davvero
grazie mille di cuore.
L'appuntamento è sempre per sabato prossimo, spero di
riuscire a mantenere questo ritmo e spero di non deludermi con questi
capitoli terribili che sto postando ultimamente. Mi dispiace
terribilmente! Grazie mille ancora a tutti!
Un bacione e alla prossima, Mary.
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Capitolo 9 *** First date ***
Breathe Me - Capitolo 9
Breathe
Me
Capitolo 9.
First
date
Non so nemmeno dove
trovo la forza
di tornare a letto dopo quello che ho scoperto, se possibile sono
ancora più terrorizzata da tutta questa situazione. Sono
riuscita a disattivare la cimice o almeno credo, la lucina rossa
è sparita e suppongo sia un buon segno. Mettere una
microspia in
casa di Tom, non credevo che quell'uomo potesse cadere più
in
basso di quanto già non fosse. Come ha fatto a piazzarle
poi?
Difficilmente la casa rimane completamente vuota e ci saremmo dovuti
accorgere della sua presenza. Non sono neanche convinta che Rupert sia
a Londra tra l'altro, ma ormai non sono più sicura di
niente,
non so più cosa devo pensare.
Dopo diverse ore finalmente riesco a prendere sonno ma quando mi
sveglio mi sento come se non avessi dormito affatto, se possibile sono
ancora più stanca di quando mi sono addormentata. Robert
dorme
ancora tranquillo vicino a me, ignaro di tutto. E' bello come il sole
che gli illumina piano il viso, sembra quasi contento e mi cinge piano
la vita con un braccio, stringendomi a sé. Mi è
mancato
svegliarmi con lui, mi è mancata ogni cosa di noi e ho paura
che
presto dovrò di nuovo spezzargli il cuore per impedire che
Rupert gli faccia del male. Non voglio lasciarlo di nuovo, non so
neanche se torneremo insieme in realtà, ma in fondo ci spero
tanto. La notte che abbiamo passato insieme è stata
semplicemente bellissima ma forse è stato solo uno sfogo per
lui, andare a letto con la ragazza che nonostante tutto non riesce a
dimenticare. Sospiro e sento la sua mano spostarsi più sul
mio
ventre, mentre ancora dorme sereno. Lì dentro c'è
nostro
figlio ma lui non lo sa, non sospetta minimamente una cosa del genere.
Vorrei solo che quel piccolo miracolo fosse successo in un altro
momento, in un momento in cui avremmo potuto affrontare tutto insieme,
in un momento in cui saremmo stati felici di avere un figlio, in cui
avrei potuto raccontargli tutto. Niente è andato come
avevamo
previsto.
"Kristen, sei sveglia?", domanda Sienna dietro la porta chiusa,
destandomi dai miei pensi.
"Uhm sì, sì sono sveglia", rispondo a bassa voce,
sperando di non svegliare Robert.
"Posso entrare?", mi chiede e sto per bloccarla ma ormai è
troppo tardi, sta già aprendo la porta e io non sono neanche
riuscita a risponderle. Mi guarda sorridendo e poi il suo sguardo si
sposta su Rob che dorme stretto a me e la sua espressione cambia,
diventa confusa e quasi scioccata. "Oh cazzo!", esclama con gli occhi
sbarrati.
"Shh, non voglio che si svegli", dico portandomi un dito davanti alla
bocca per farle capire che non deve parlare e mi alzo lentamente,
infilando le prime cose che mi capitano a tiro per uscire dalla stanza,
trascinando Sienna con me.
"Che ci fa Robert a letto con te?", mi domanda, con evidente
curiosità.
"Secondo te?", rispondo con ovvia retorica, non credo ci sia
possibilità di fraintendere ciò che
c'è stato tra
due persone che si trovano nello stesso letto e nudi, tra l'altro.
"Davvero? Oh lo sapevo che finiva così", dice molto
entusiasta,
abbracciandomi di slancio e quasi rischio il soffocamento.
"Sienna, non è come sembra", rispondo cercando di liberarmi
dalla sua presa e lei si stacca, guardandomi con un sopracciglio
inarcato, come se stessi cercando di prenderla in giro.
"Ah davvero? E com'è allora?", chiede.
"Non lo so nemmeno io com'è, non abbiamo parlato
granché", ammetto stringendomi nelle spalle. "E' piombato
qui,
invitandomi a cena a casa sua perchè voleva controllare che
io
mangiassi e insomma alla fine siamo finiti a letto".
"Perciò è esattamente come sembra! Voi vi amate
ancora
Kristen, queste cose non possono essere coincidenze", dice sicura,
vorrei esserlo anche io come lo è lei ma non ci riesco.
"Non so se torneremo insieme, non per il momento almeno, è
ancora tutto molto confuso...", mormoro sospirando.
"Le cose si sistemeranno vedrai, non devi essere così
pessimista".
Come faccio ad essere ottimista con tutto ciò che sta
succedendo
nella mia vita? Con il terribile caos che mi travolge ogni giorno? Come
faccio se ogni volta che qualcosa sembra cominciare a girare per il
verso giusto poi altre due vanno totalmente a puttane? Lei non
può capire, lei non sa.
"Venite a fare colazione con noi? Tom farà i salti di gioia
quando lo scoprirà", dice felice, vorrei essere felice
anch'io
quanto lei.
"Non so, aspetto che si svegli Robert magari", rispondo e lei annuisce
lanciandomi un'ultima occhiata gongolante prima di scendere le scale e
lasciarmi tornare in camera.
Quando apro la porta Robert è già sveglio, mi
guarda con
un lieve sorriso sulle labbra e si tira a sedere sul letto,
stiracchiandosi ancora assonnato.
"Buongiorno, dormito bene?", domando sedendomi affianco a lui, mi
sembra di essere tornata per qualche secondo alle nostre giornate
tranquille nella casetta di Los Angeles, quando ogni cosa era ancora
perfetta. Ma è solo un'illusione, niente è
più
come prima.
"Buongiorno", mormora lui prima di stampare un bacio sulle mie labbra,
il suo sorriso è decisamente più spontaneo ora.
"Ho
dormito bene, e tu?", chiede poi, osservandomi forse con troppa
curiosità nello sguardo. Ho qualcosa che non va?
"Bene, grazie", rispondo accennando un sorriso, anche se dovrei dire
che non ho dormito quasi nulla ma preferisco evitare l'argomento.
"Ascolta, per quanto riguarda la scorsa notte...", comincia il suo
discorso guardandomi e il suo tono non promette nulla di buono. Sento
una fitta contrarmi lo stomaco e sospiro piano, cercando di calmarmi.
"E' stato bellissimo per me, credimi. Non voglio più essere
costretto a starti lontano in questo modo, mi sei mancata troppo", dice
accarezzandomi una guancia lentamente, con la punta delle dita.
"Mi sei mancato anche tu", mormoro senza saper bene cosa dire, non mi
aspettavo queste parole, credevo che si fosse pentito.
"Vorrei solo che ci andassimo con calma, ho bisogno di un po' di tempo
per assimilare tutto quello che è successo". So a cosa si
riferisce, parla del mio tradimento. Se solo lui sapesse che non
c'è mai stato niente di vero in quelle cose...
"Lo capisco, non devi preoccuparti", rispondo annuendo e sento
nuovamente le sue labbra posarsi sulle mie in un bacio dolce e lento,
delicato, pieno di quell'amore che mi è mancato sentire da
lui.
Dopo pochi secondi sento un cellulare squillare e mi stacco da lui
sospirando, riconosco la sua suoneria perciò mi alzo e
recupero
il suo telefono dai jeans, passandoglielo. Inaspettatamente lui non
risponde, anzi chiude la chiamata.
"A casa avranno
cominciato a pensare che mi sono perso, si preoccupano sempre troppo",
dice scuotendo la testa. In fondo la sua è una bella
famiglia, non so se i miei avrebbero fatto lo stesso, non vedendomi
tornare. Mia madre ha sempre pensato che io abbia troppo la testa sulle
spalle per fare stupidaggini, si è sempre fidata di me
lasciandomi fare ciò che decidevo. "Dicevamo?", domanda poi
ridacchiando, avvicinandomi nuovamente alle mie labbra ma anche
stavolta è il cellulare a interromperci, il destino
è contro di noi.
Rob alza gli occhi al cielo e chiude nuovamente la chiamata, sospirando
tra sé.
"Forse dovresti andare prima che ti diano per disperso e chiamino la
polizia", gli dico ridacchiando, porgendogli i suoi vestiti ancora
sparsi sul pavimento.
"Sì, è il caso, perchè ne sarebbero
capaci", risponde ironico scuotendo la testa e si veste velocemente, in
silenzio.
Quando scendiamo al piano di sotto troviamo Tom che gioca con Marlowe,
felice come non mai. Si vede quanto adora quella bambina. Per un
momento mi chiedo se anche per mio figlio sarà
così, se avrà anche lui un padre che gioca con
lui, che lo accudisce e lo ama, o se invece avrà solo me, ma
poi scaccio quel pensiero, scuotendo la testa.
"Oh guarda chi c'è, zia Kristen e zio Robert", dice alla
bambina in un tono zuccheroso, è veramente assurdo.
"Smettila di chiamarmi così, mi sento vecchia", il mio tono
è fintamente esasperato.
"Zia Kristen, è un capello bianco quello?", domanda e io
afferro un cuscino dal divano per tirarglielo dritto in faccia, ridendo
di gusto.
Accompagno Rob alla porta e appena mette piede fuori si gira per
guardarmi, appoggiandosi allo stipite.
"Non voglio andarmene", mormora guardandomi, tirando un forte sospiro.
So che una parte di lui vuole prendere le distanze per pensare a
ciò che è successo, ma capisco anche che lui non
se ne voglia andare perchè è lo stesso che provo
io.
"E io non voglio che tu vada", rispondo, chiudendo gli occhi appena le
sua dita sfiorano e accarezzano la mia guancia.
"Ti chiamo più tardi", dice avvicinandosi per lasciarmi un
lieve bacio a fior di labbra e poi si dirige verso la sua macchina,
parcheggiata poco lontano e lo vedo partire, scomparendo dalla mia
visuale.
Chiudo la porta alle mie spalle e sospiro impercettibilmente,
è tutto così confuso, vorrei davvero sapere cosa
fare in questo momento ma non lo so, una parte di me pensa che sia
pericoloso tornare insieme, ma l'altra parte vuole terribilmente stare
con lui e sento che finirò per assecondare quella parte, per
quanto stupida, egoista e insensata possa essere. Finirò per
fare del male ad entrambi, me lo sento.
Alzo lo sguardo e trovo Tom intento a fissarmi, come se stesse cercando
di capire qualcosa.
"Non dire una parola", dico alzando le mani, dirigendomi in cucina.
"Tu e Robert eh?", domanda, sembra una vecchia pettegola quando fa
così e non lo sopporto, nonostante comunque mi faccia
ridere.
"Non parlo", rispondo passando due dita sulle mie labbra come per
fargli capire che la mia bocca è cucita e prendo dei
biscotti dalla dispensa, cominciando a mangiucchiarne alcuni. Oggi ho
davvero fame, non ho neanche la nausea grazie a Dio.
"Prima o poi ti farò confessare", mormora tra sé
annuendo e scuoto la testa, guardandolo poi tornare a giocare con
Marlowe.
Non è che io non voglia parlarne con lui, ma davvero non ci
sarebbe molto da dire, se non che ci amiamo ancora. Questo
però mi sembra abbastanza scontato, lui lo sa. Il resto
invece è tutto confuso, non so neanche dove ci
porterà. So che vuole riprovarci, vuole provare a passare
oltre il tradimento ma ho paura che peggioreremo solo le cose,
perchè quando Rupert lo scoprirà non ne
sarà di certo contento. Ho paura delle conseguenze, ho paura
di mandare semplicemente tutto all'aria di nuovo, di ferirlo di nuovo.
Non potrei sopportare la visione di quegli occhi spenti e sapere che
è ancora colpa mia, che gli sto facendo di nuovo del male,
non potrei farlo. Più ci penso e più mi sembra
che non ci sia via d'uscita, che mi sia andata ad infilare in una
storia che non si risolverà mai del tutto perchè
ogni volta che qualcosa va bene altre due cominciando ad andare a
puttane e così via, è un ciclo infinito.
Dopo aver mangiato parecchi biscotti richiudo la busta e prendo un
bicchiere di succo d'arancia, mi sento davvero piena adesso. Accarezzo
la mia pancia e sento che sta cambiando, la differenza è
quasi impercettibile ma c'è. E' leggermente più
tonda, forse di qualche millimetro ma lo è, il mio corpo sta
cominciando a cambiare per accogliere la vita che cresce dentro di me e
mi sembra qualcosa di così incredibile e bellissimo che
quasi mi viene da piangere, è una sensazione che non ho mai
provato prima e non posso quasi credere che stia succedendo,
è meraviglioso. Un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra
e mi sento davvero contenta, per la prima volta dopo tanto tempo. Forse
ha ragione Sienna, dovrei essere più ottimista, forse le
cose potrebbero cominciare a girare un po' meglio per noi.
"Kristen, possiamo parlare un po'?", domanda Tom dal soggiorno e lo
raggiungo. Il suo tono mi preoccupa, è davvero serio mente
lo dice.
"Certo Tom, di cosa vuoi parlare?", chiedo io confusa, sedendomi sul
divano, guardando Marlowe giocare felice tra le braccia di suo padre.
"Di Rupert". A quel nome mi sento gelare il sangue nelle vene, non
è decisamente il mio argomento preferito. "Vi sentite
ancora?".
"No", mento di getto, sperando che mi creda.
"Non avete più rapporti di nessun genere?", incalza lui.
"No Tom, no. Non lo sento, non lo vedo, niente di niente.
Perchè me lo chiedi?". Sono confusa, non capisco
perchè mi faccia queste domande dal nulla.
"Per Robert", risponde facendo spallucce come se non fosse niente di
che, ma il suo sguardo è troppo serio per potergli credere.
"Se dovete tornare insieme... Insomma Kris lui è sempre il
mio migliore amico, se dovesse succedere tutto di nuovo...", mormora
guardandomi, senza terminare la frase.
"Non succederà. Io amo Robert".
"Lo so, Kristen lo so".
"Non posso perderlo di nuovo", dico sincera, rendendomi conto di quanto
siano vere quelle parole. Non posso permettermi di perderlo ancora, in
qualche modo devo riuscire a stare con lui.
"Ti credo, sta tranquilla. Vedrai che andrà tutto bene".
Sospiro con forza e annuisco. "Lo spero davvero".
Sto giocando con Marlowe quando sento il mio cellulare al piano di
sopra squillare. So che non è un buon segno, ormai su quel
telefono ricevo solo chiamate di Rupert. Sono tentata di non rispondere
e cerco di ignorarlo ma quello non smette di squillare, credo che non
abbia intenzione di rinunciare fino a quando non avrò
risposto. Lascio la bambina a Tom e mi scuso, salendo le scale per
raggiungere la camera degli ospiti. Quando trovo il telefono, il
display mi avvisa di una chiamata da un numero privato.
"Pronto?", apro la chiamata, con un po' d'esitazione nella voce.
"Credo che tu non abbia ancora capito con chi hai a che fare", mormora
lui, il solito tono spavaldo e stronzo nella voce.
"No, effettivamente non ho idea di chi siate e cosa vogliate da me",
rispondo sarcastica.
"Non è una cosa che ti riguarda. Piuttosto, sei tornata con
Mr. Pattinson, eh?". La sua voce è piena di derisione per me.
"Non sono affari tuoi",
"Oh lo sono eccome, invece. Ti devo ricordare del vostro video forse?".
"Non gli ho detto niente di questa storia, non ho infranto le tue
regole".
"E pensi che basti? Dovete stare lontani, o posso prometterti che
accadranno cose molto spiacevoli", minaccia lui, sembra sempre
così certo delle sue parole.
"Tu non puoi decidere un cazzo della mia vita okay? Non
starò lontana da lui perchè hai deciso
così", dico decisa, sono esasperata, vorrei sapere cosa fare
per farlo smettere.
"Stai giocando con il fuoco, ragazzina", dice prima di chiudere la
conversazione e io mi siedo sul letto, prendendomi la testa tra le mani.
Non so più cosa fare. Comincio ad avere seriamente paura di
lui, ho paura di cosa possa fare a Robert o a qualcuna delle persone
che amo, non credo che si fermerà facilmente, devo fare
ciò che vuole lui ma non ci riesco, non posso lasciare
nuovamente Robert.
"Kris, c'è Robert per te", dice Tom entrando nella mia
stanza con il suo cellulare in mano e io lo afferro, ringraziandolo.
"Pronto?", chiedo dopo aver preso un forte respiro, cercando di avere
un tono calmo e sereno.
"Che fai, già cominci ad evitarmi?", domanda, ma riesco a
percepire il suo sorriso anche se non lo vedo.
"Uhm forse, chi lo sa", decido di stare al gioco, sorridendo anche io
tra me.
"Ti ho chiamato almeno quattro volte da quando sono andata via e non mi
hai risposto".
"Il mio telefono è morto, non riesco a ricevere
più telefonate. Anche Ruth ha avuto lo stesso problema".
"Hai avuto problemi con il lavoro?".
"Non proprio... Mi cercavano, dovevano tornare sul set ma ho deciso di
prendere una pausa".
"Oh Kris", mormora lui e riconosco il tono di voce, mordendomi le
labbra.
"No, non cominciare anche tu. Ho già avuto una ramanzina di
Ruth e dal tuo migliore amico, se ti ci metti anche tu non rispondo
delle mie azioni. Ho solo bisogno di rilassarmi per un po', tutto qui",
dico sincera, sperando che il discorso sia chiudo.
"Va bene, va bene! Che ne dici di cominciare a rilassarti un po' con
me, concedendomi un primo appuntamento?", mi domanda.
"Uhm credo che non sarebbe proprio il primo, per niente", rispondo
ridendo di gusto, però è davvero un'idea carina.
"Se dobbiamo ricominciare dobbiamo farlo per bene, no?".
"Giusto... Beh fammi controllare la mia agenda e ti farò
sapere", gli dico ridendo e lo sento ridere insieme a me, sembra
passato un secolo dall'ultima volta che ci siamo parlati
così.
"Passo da te alle otto?", chiede più serio.
"Sì, ci vediamo dopo".
"Non vedo l'ora. A dopo Kris, un bacio".
"A dopo Rob", mormoro tra me, chiudendo la chiamata.
Sorrido tra me felice e scuoto la testa, mi basta una sua telefonata a
farmi sentire meglio, è sempre stato così. Apro
la porta per restituire il cellulare a Tom e quasi faccio un salto
indietro quando mi accorgo che Tom e Sienna sono dietro la porta, mi
stavano spiando?
"Che c'è, ora origliate anche le mie conversazioni?",
domando scoppiando a ridere per la comicità di quella
situazione.
"Noi passavamo di qui per caso", risponde Tom e io gli lancio il
telefono, che lui riesce a prendere per un pelo.
"Oh ma falla finita! Se reciti come racconti bugie sei fottuto,
lasciatelo dire", rido di gusto, spostandolo per poi scendere le scale
e torno a giocare con Marlowe, che ride tutta tranquilla. "Ti prego,
non diventare come tuo padre", mormoro alla piccola, vedendo poi Tom
farmi la linguaccia.
"Quindi oggi esci con Robert", Sienna sembra elettrizzata, forse anche
più di me.
"Vi comportate come se fossi una ragazzina di quindici anni che deve
uscire per la prima volta con un ragazzo, siete assurdi", dico ridendo,
afferrando una manina di Marlowe che continua a tendere verso di me,
come se cercasse di prendere qualcosa.
"Siamo solo felici per voi".
"Cosa farete allora quando sarà Marlowe a trovarsi un
ragazzo?".
"Mia figlia non avrà un ragazzo fino a quando io
sarò ancora in vita, poco ma sicuro", interviene Tom,
facendomi scoppiare a ridere insieme a Sienna.
Passo il resto della giornata a chiacchierare tranquillamente con loro,
cercando di evitare i loro consigli sulla mia uscita con Rob, per
quanto sia possibile. Non che mi diano fastidio ovviamente, la maggior
parte delle volte sono talmente divertenti che l'unica cosa che riesco
a fare è ridere, ma è bello vedere che si
interessano a noi e ci sostengono, sono sempre stati degli amici
più che eccezionali. La vera sorpresa è Sienna,
non smette di stupirmi quella ragazza, ogni giorno capisco quanto
davvero mi voglia bene e sono contenta, ho trovato in lei un'amica
fantastica che spero di non perdere. A pranzo sono io a cucinare per
tutti, ed è un evento eccezionale. E' da tanto che non
cucino ormai e forse sono un po' arrugginita ma fortunatamente tutto
sembra andare per il meglio e loro sembrano apprezzare la mia cucina.
Dopo diversi giorni sono tornata a mangiare un pasto normale senza
vomitare niente, è una bella sensazione. E' un bene stare
con loro, il tempo passa così in fretta che arrivano le otto
meno dieci e io non sono ancora pronta. Mi faccio una doccia in fretta
e furia e poi pesco dalla valigia le prime cose che mi capitano a tiro,
insieme al mio inseparabile giubbotto di pelle, scendendo di corsa le
scale appena sento il campanello suonare. Quando apro la porta i suoi
occhi si incatenano subito ai miei e mi rivolge uno dei suoi migliori
sorrisi.
"Sei splendida", mormora lui, chinandosi per lasciarmi un bacio sulla
bocca.
"Anche tu non sei male", rispondo sorridendo. E' vestito in modo
semplice, un jeans scuro e una t-shirt insieme ad una delle sue
immancabili camicie a quadri, è il Robert che conosco, il
Robert che amo.
Saluto Tom e Sienna che ci auguro buona serata ed entriamo in macchina,
partendo in pochi secondi. Il posto in cui vuole portarmi non
è molto lontano così ci mettiamo poco ad
arrivare. Da fuori sembra un ristorante molto carino, ha avuto una
bella idea, degna di un primo appuntamento. Lui scende dalla macchina e
poi vene ad aprire il mio sportello, porgendomi la mano.
"Oh, ma che gentile", dico ridacchiando e afferro la sua mano,
stringendo le sue dita tra le mie. E' un calore familiare quello che mi
invade, mi piace da morire provare quelle sensazioni, le sento solo con
lui.
Appena entriamo il cameriere ci porta in una stanzetta appartata,
capisco perchè abbia prenotato una saletta privata, di
sicuro se rimanessimo nel ristorante tra tutte le persone
comincerebbero ad arrivare paparazzi da ogni direzione e nessuno dei
due vuole passare una serata tra i flash delle macchine fotografiche.
Mi sposta la sedia e mi fa accomodare, sedendosi poi di fronte a me.
"Allora, ti piace il posto?", domanda sorridendomi mentre il cameriere
ci porta i menù e poi sparisce nella sala principale.
"E' davvero un bellissimo ristorante, grazie per questa serata", dico
sincera.
"Non c'è di che", mi dice rivolgendomi un ultimo sorriso
prima di cominciare a scorrere con lo sguardo il menù e io
faccio lo stesso. Ci sono talmente tanti piatti deliziosi che non
saprei cosa scegliere, sono sempre stata parecchio indecisa su queste
cose.
Robert chiama il cameriere ed ordina una bistecca con patate al forno
così decido di prenderla anche io, insieme a dell'acqua. Non
posso bere alcolici, altrimenti di sicuro avrei chiesto del vino, o
almeno una birra. Stranamente, neanche Rob la ordina.
"Robert Pattinson che non beve birra a cena? Sicuro di sentirti bene?",
domando ridendo, curiosa.
"Non mi andava, lo faccio per solidarietà", risponde facendo
spallucce e lo guardo confusa. "Tu non l'hai ordinata e non l'ho fatto
neanche io", spiega poi.
"Oh, molto carino da parte tua", dico ridendo, scuotendo la testa.
"Rob! Grazie al cielo, ti stavo cercando". Sento una voce
fastidiosamente familiare e mi giro, trovandomi di fronte la zoppicante
Caroline che si avvicina a noi.
"Non ci posso credere", mormoro tra me, guardando Rob come per fargli
capire che non è desiderata. Lui mi restituisce lo sguardo,
comprensivo.
"Come hai fatto a trovarci?", domanda lui, confuso quanto me. Ci sta
perseguitando o cosa? Compare sempre nei momenti meno opportuni.
"Me lo ha detto Vicky. Mi dispiace interrompere la vostra cena ma devo
parlarti di una cosa davvero importante, non potevo rimandare", dice
con tanta enfasi nella voce da sembrare che stia recitando, e neanche
nel migliore dei modi.
"Puoi aspettare fino a domani, per favore? Sono impegnato adesso",
risponde Robert freddo, sembra che non gli importa affatto e ne sono
felice.
"No, è davvero importante Rob, non sarei qui altrimenti".
"Bene, puoi dirlo davanti a Kristen allora".
"E' una cosa... personale", mormora lei, abbassando lo sguardo.
"Glielo direi comunque, tanto vale che lo dica tu".
"Beh, in questo caso... Ieri al pronto soccorso mi hanno fatto degli
esami, sai cose di routine, mentre aspettavo che mi fasciassero la
caviglia. Ecco, è risultato che sono incinta", dice quasi
con esitazione, perchè mi sembra una parte recitata a
memoria?
"Auguri, ma io cosa c'entro?", domanda confuso e credo di aver capito
dove voglia arrivare. Al solo pensiero mi gira la testa.
"Il bambino è tuo", risponde calma, scandendo le parole.
"Caroline ma che stai dicendo? Noi due non siamo mai stati
più che semplici amici, lo sai". Non sembra credere
minimamente alle sue parole, è sotto shock.
"Siamo andati a letto insieme Rob, tu eri ubriaco e io anche... Puoi
chiedere a Lizzy o Victoria, mi hanno vista uscire dalla tua camera la
mattina dopo. Forse non ricordi perchè eri troppo ubriaco
non lo so ma io sono incinta e dovevi saperlo", non versa una lacrima,
non si scompone più di tanto, è troppo calma,
troppo. Io invece mi sento morire.
"Non è possibile... I-io non me lo ricordo, non lo ricordo
proprio", mormora Rob, quasi senza voce.
"Credo di aver sentito abbastanza", dico io alzandomi, credo che
finirò per vomitare anche l'anima se non me ne vado subito.
"Kris no, ti prego", mi blocca per un polso ma io mi libero dalla
presa, scuotendo la testa.
"Questo è decisamente troppo. Volevi pareggiare i conti?
Tradirmi come credi che io abbia fatto con te? Ferirmi come io ho fatto
con te? Bravo, ci sei riuscito", dico scuotendo la testa, quasi
disgustata. Non posso credere di essere stata così stupida
da lasciarmi prendere in giro.
"Io non ho fatto niente", dice quasi supplichevole, ma io non voglio
rimanere, non posso restare oltre.
"Eppure lei è incinta, strano eh? Sarete davvero una bella
famigliola, auguri".
Mi volto ed esco, quasi corro fuori, scappo da lui e da tutto il dolore
che sto provando. Non posso credere che l'abbia fatto, non posso
credere che mi abbia tradita così e poi sia venuto di nuovo
a letto con me, che abbia voluto ricominciare una storia con me dopo
avermi tradita. Certo, lui credeva che io lo avessi tradito ma che
giustificazione è questa? Come posso ancora giustificarlo se
lui ha fatto una cosa così orribile? Non me lo sarei
aspettato da lui. Adesso lui avrà un figlio da un'altra
donna, e io cosa dovrei fare? Del mio bambino, chi se ne
prenderà cura? Io, ci sarò solo io ad amare
quella creatura, perchè suo padre avrà un figlio
con un'altra, non potrà certo pensare anche a noi due. E non
voglio che ci pensi, non voglio che lui lo sappia, preferisco che creda
sia di Rupert piuttosto che dover dividere il padre del mio bambino con
un'altra donna, una che ha sempre cercato di portarmelo via. Ci
è riuscita.
Ci metto poco ad arrivare a casa di Tom e quando lui mi apre la porta
sono sconvolta e ho il viso bagnato di lacrime.
"Kristen, Dio mio cos'è successo?", domanda facendomi
entrare.
Non parlo, mi limito a singhiozzare e sedermi sul divano. Lui si siede
accanto a me e passa una braccio sulle mie spalle, stringendomi piano,
quasi avesse paura che io possa rompermi da un momento all'altro. E mi
sento così, sto per rompermi, per frantumarmi in mille
pezzi, per sbriciolarmi.
"Robert è stato a letto con Caroline, lei è
incinta", riesco a dire tra i singhiozzi, coprendomi il viso con le
mani.
"Oddio, Kris", mormora lui, è sconcertato quanto me, forse
anche di più.
"Sono incinta anch'io".
"Ed è di...", cerca capire, so cosa sta pensando.
"E' di Robert, non sono mai stata a letto con Rupert. Mai! Come avete
potuto credermi tutti? Come? Io lo amo. Rivoglio indietro la mia vita,
rivoglio la mia casa, l'uomo che amo e il mio cane, rivoglio la mia
serenità, quella piccola e perfetta vita che ci eravamo
creati insieme. Cosa ho fatto per meritarmi questo?", domando,
scoppiando in singhiozzi ancora più forti.
Mi stringe a sé e io nascondo il viso nel suo petto, piango
come una disperata ma ne ho bisogno, devo sfogarmi in qualche modo e so
che è l'unico momento in cui posso farlo. Non ne
avrò più occasione. Poggia una guancia sulla mia
testa e lascia che io mi sfoghi, accarezzando piano la mia schiena.
"Andrà tutto bene Kris, te lo prometto", mormora lui,
deciso. "Risolverò tutto io. Rivolverò tutto io".
Note
dell'autrice:
Salve
a tutti, è sempre Mary che vi parla! Da dove posso
cominciare a scusarmi? Il capitolo è troppo corto, troppo
confuso, troppo indecente, davvero troppo tutto. Se ci aggiungiamo che
probabilmente sarò linciata per ciò che
è successo con Caroline, credo di dovermi andare a
nascondere alle Hawaii, sul serio. Premetto che il capitolo
è stato scritto quasi tutto oggi (a quanto pare riesco a
lavorare solo sotto pressione, fico), quindi è tutto troppo
veloce, ma le parole non riuscivano davvero a mettersi in fila e io non
sapevo come diamine farle uscire, perciò accontentatevi
almeno per questa volta, per la prossima volta cercherò di
fare di meglio, ma non assicuro nulla!
Passiamo al capitolo. Rupert è ricomparso, ha rotto le palle
come al solito e poi è scomparso. Cosa volesse dire come al
solito è un mistero. Rob è tanto dolce, almeno
all'inizio, cerca davvero di recuperare il loro rapporto ma poi... Beh
poi arriva Caroline e distrugge il loro amore come un castello di
sabbia calpestato da un bambino rompipalle (bel paragone eh?). Secondo
voi è davvero incinta? Il figlio è di Rob? Sono
davvero andati a letto insieme? Misteri! Vi svelerò tutto,
non subito ovviamente, ogni cosa a suo tempo. E poi Tom, alla fine
è tanto tanto dolce Tom, vuole davvero aiutarla. Voi cosa ne
pensate? Sono curiosa di sapere le vostre idee, come la vedete e
soprattutto se sto cominciando davvero a far schifo come credo,
perchè davvero peggioro a vista d'occhio!
Ma comunque, grazie mille davvero a tutti per il sostegno! Grazie a chi
ha aggiunto la storia tra le preferite, tra le seguite e le ricordate e
ovviamente a chi ha recensito lo scorso capitolo o i precedenti. Grazie
a chi legge in silenzio e si limita a seguirmi con costanza, davvero il
vostro sostegno mi aiuta ad andare avanti, già essere
arrivata a nove capitoli per me è un traguardo. Continuate a
recensire, perchè ogni cosa che scrivete per me è
un incoraggiamento a continuare e ne ho bisogno.
Detto questo vi rimando a sabato prossimo, sperando di poter fare di
meglio. E fidatevi di me, alla fine tutto andrà per il
meglio. A presto e grazie di cuore ancora a tutti, un bacio! Mary.
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Capitolo 10 *** Written confessions ***
Breathe Me - Capitolo 10
Breathe Me
Capitolo
10.
Written
confessions
E' notte fonda ormai ma nessuno dentro questa casa riesce a dormire se
non la piccola Marlowe, tranquilla nella sua culla. Sienna ci ha
raggiunti poco dopo il mio sfogo con Tom e mi ha preparato una tazza di
tè caldo per calmarmi e anche se non è servito a
molto le
sono grata, senza il suo sostegno e quello di Tom avrei avuto un crollo
nervoso questa notte, poco ma sicuro. Prendo un sorso di tè
e ne
ne assaporo bene il gusto prima di mandarlo giù, il calore
scende
attraverso la gola e arriva allo stomaco, rilassa i muscoli ma il
cervello rimane in tensione. Tom ha insistito per chiamare Lizzy e io
continuo a non capirne il motivo. E' tardi e soprattutto cosa potrebbe
fare lei per me? Per aiutarmi? E' la sorella di Robert, da che parte
può stare se non la sua? Ma Tom sembra convinto che abbiamo
bisogno di lei per capirci qualcosa in questa storia e io non me la
sento di controbattere, sono troppo stanca. Mi tremano le mani mentre
le stringo intorno alla tazza che porto nuovamente alla bocca per
prendere un altro sorso di quel liquido caldo, con lo sguardo fisso sul
pavimento.
"Non sono convinta che dovremmo parlarne qui", dico dopo un
interminabile momento di silenzio, guardando Tom e poi Sienna. "Ho
trovato una microspia sotto il mio letto, ieri notte", aggiungo per
spiegarmi, parlando a bassa voce, sperando che non ce ne siano altre.
"Cosa? Ma perchè? Chi le avrebbe messe?", domanda Sienna
confusa, guardandomi.
Io non rispondo, le lancio un'occhiata piena di significati e lei
sembra capire che non posso parlarne, non ancora almeno. Devo trovare
il modo per parlare senza rischiare che Rupert o chiunque ci sia dietro
tutto questo mi senta. Non posso rischiare che Rupert scopra che ho
vuotato il sacco, altrimenti sono certa che troverebbe il modo di
farmela pagare e la prima conseguenza sarebbe di sicuro la
pubblicazione di quel dannato video su internet. Non mi pento di averlo
registrato dopotutto, l'ho fatto in un momento in cui ero certa di
ciò che stavo facendo, felice con la persona che amo, non
avrei
mai immaginato che potesse diventare un'arma da usare contro di me. Chi
lo avrebbe potuto immaginare in fondo? Una storia del genere non
sarebbe venuta in mente neanche allo scrittore più
fantasioso
del mondo, ha del paradossale. Io stessa non capisco quasi nulla di
ciò che è successo e ci sono dentro fino al
collo, dovrei
riuscire a capire come sia successo tutto quanto eppure non lo so, mi
manca qualcosa, mi sfugge un particolare, la chiave di lettura.
Qualcuno butta alla porta e senza un motivo preciso sobbalzo e insieme
a me anche il tè, che rischia di cadere sul pavimento. Ho i
nervi a fior di pelle, basta un niente per farmi scattare. Decido di
poggiare la tazza sul tavolino che sta di fronte al divano per non
rischiare che faccia una brutta fine e poi guardo Tom andare ad aprire,
facendo entrare Lizzy.
"Non ho suonato il campanello per non svegliare nessuno, ma a quanto
pare siete tutti svegli", dice entrando, mi accorgo che fuori sta
piovendo perchè ha con sé un ombrello zuppo di
pioggia.
Lo chiude e lo infila nel portaombrelli, sfilandosi il giubbotto.
"Marlowe dorme, hai fatto bene", risponde Tom tornando a sedersi
affianco a me, passandomi un braccio intorno alle spalle come per
infondermi sicurezza.
"Sono previdente, lo sai. Mi spiegate cose diamine è
successo di
così urgente per chiamarmi in piena notte e farmi venire fin
qui
a piedi, sotto la pioggia per giunta? Mi è quasi preso un
colpo". Si siede vicino a Sienna, sul bracciolo della poltrona, e
appena nota la mia espressione sembra allarmarsi anche lei. "E' grave?
Dio Kris hai una faccia... Sembra che sia morto qualcuno!", aggiunge
poi.
"Avevamo ragione noi", le risponde Tom prima che io possa anche solo
aprire bocca e tre sguardi confusi si posano su di lui.
"L'hai convinta a parlare?", solo Lizzy sapere sembra sapere di che
cosa stiano parlando.
"Non proprio", dice lui, ma cosa diamine vuol dire?
"Potrei capire di cosa state parlando? Visto che a quanto pare il
soggetto sono io", intervengo, forse un po' troppo bruscamente ma sono
seriamente confusa da tutta quella storia.
"Sì, vorrei sapere anch'io", dice Sienna, dandomi manforte.
Tom e Lizzy si guardando per un istante e sembrano comunicare in
qualche modo, come se stessero decidendo se parlare o meno. Ancora una
volta stanno facendo i misteriosi e non capisco su cosa, che potrebbe
mai esserci da nascondere? Alla fine è Lizzy a sciogliere
ogni
dubbio e parlare.
"Beh io e Tom sospettavamo che ci fosse qualcosa sotto a tutta questa
storia. C'erano troppe cose che non mi convincevano, mi avevi
assicurato che non c'era stato niente tra te e Rupert, che era tutto
assolutamente falso, un errore, e poi hai detto a Robert l'esatto
contrario, hai detto che l'hai tradito e l'hai fatto volontariamente",
dice guardandomi.
"E a me hai raccontato una versione ancora diversa", aggiunge Tom,
continuando a stringermi con un braccio.
"Era tutto troppo strano, c'erano troppe cose che non tornavano, troppe
versioni raccontate e ci siamo insospettiti. Abbiamo cominciato a
pensare che ci fosse qualcosa che non ci stavi dicendo, che stavi
nascondendo a tutti quanti e abbiamo deciso di indagare per conto
nostro. Ecco perchè sono venuta a casa di Tom e ho parlato
con
lui, l'altro giorno".
Sono scioccata, non riesco a credere che loro abbiano deciso di fare
una cosa così, per me.
"Tu non vuoi dirci niente, non sapevamo in che altro modo aiutarti,
dovevamo scoprire tutto da soli", dice Tom guardandomi.
"Non è che io non voglia, è che io non...",
mormoro, non
so bene cosa dire, mi sento sopraffatta dalle mille emozioni di questa
notte, mi stanno travolgendo in pieno. "Non posso ecco, non posso
parlarne", concludo la frase con un sospiro.
"Perchè no? Noi stiamo cercando di aiutare te Robert, solo
questo", insiste Lizzy, giocando nervosamente con il bordo del
bracciolo, tirandolo appena.
"Non credo sia il caso di parlare di lui adesso", dice Tom che
probabilmente ha sentito il sussulto che ho avuto sentendo il suo nome,
anche solo quello basta per farmi stare male.
"Credevo che andasse meglio tra voi...", mormora lei confusa.
"Caroline si è presentata da noi dicendo che è
incinta e
il figlio è di Robert", le spiego con le parole
più
semplici che posso usare, ma ci sarebbe così tanto da dire,
ma
ogni cosa mi si blocca in gola, preferirei non parlarne.
"Cosa? Stai scherzando? Non ci posso credere!".
Scuoto la testa avanti e indietro piano, è ovvio che non sto
scherzando. Piacerebbe anche a me che tutto quanto fosse uno stupido
scherzo ma a quanto pare non lo è, sta succedendo davvero.
"Non è possibile, quando può essere successo?
Certo io e
Vic l'abbiamo vista uscire dalla sua camera ma lei ha assicurato che
non era successo niente, che Rob si era addormentato perchè
era
troppo ubriaco. Perchè avrebbe dovuto mentirci? E poi come
ha
fatto a scoprire di essere incinta? Sarà passato poco
più
di una settimana da quando è successo", Lizzy sembra davvero
incredula, forse più di tutti quanti noi.
"Beh a quanto pare è possibile e non c'è niente
da fare
per cambiare le cose", rispondo facendo spallucce. Cosa dovrei fare?
Dirgli di lasciar perdere il figlio che Caroline porta in grembo per
occuparsi solo del mio? Posso essere così egoista?
Così
cattiva? Non credo che ne sarei capace.
"Io non mi fido granché di Caroline, sinceramente. Era
davvero
strana in questi giorni, è sempre a casa nostra, i miei
fanno di
tutto per resistere alla tentazione di cacciarla fuori a calci nel
sedere. Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo ma non possiamo farlo se
tu non ci dici tutto ciò che sai", dice Liz guardandomi,
decisa
come non credo di averla mai vista prima.
"Non posso parlarne, te l'ho detto", rispondo in automatico, scuotendo
la testa.
Lei mi squadra per un po' e poi si alza, andando a prendere la borsa
che ha lasciato all'ingresso. Ne tira fuori una penna e un piccolo
quaderno un po' stropicciato agli angoli, mi sembra di averlo
già visto ma non ricordo dove. Osservo la copertina e come
in un
lampo ricordo, una volta a casa di Robert lei mi ha fatto leggere un
testo di una sua canzone, ed era scritto su quel quadernino. E' il suo
quaderno degli appunti. Scrive velocemente qualcosa e poi me lo passa,
insieme alla penna.
Non puoi parlarne?
Allora scrivilo.
Poche parole, meno di una riga di quaderno. E' semplice,
diretta, è come lei. Dopo qualche momento di esitazione
prendo
la penna e con un sospiro comincio a raccontare tutta la storia. Della
chiamata innocente di Rupert, di come l'ho incontrato a Los Angeles e
di come poi mi abbia baciato, senza il mio consenso e di quanto io mi
sia sentita in colpa. Racconto delle bugie dette a Robert per non
ferirlo, del giorno in cui ha scoperto tutto ed è andato
via,
della visita di Rupert a casa mia e di quel maledetto video che
è scomparso ed ora è in mano sua. Di come mi
abbia
ricattato, giorno dopo giorno, minacciandomi di distruggere la mia vita
se solo avessi provato a raccontarlo, di come tutt'ora io sia
minacciata, della microspia sotto il letto e poi della gravidanza, di
come ho scoperto di aspettare un figlio da Robert. Nonostante io abbia
quasi paura di farlo, di raccontare tutto quanto è
liberatorio,
quando ho finito di scrivere ogni cosa mi sento molto meglio, mi sento
più libera, libera da un peso che ho portato dentro da sola
e
che ora saranno costretti a portare anche loro insieme a me. Finisco di
scrivere le ultime parole e lascio la penna sul quaderno, spostandolo
in modo che lo possano leggere. Lizzy afferra il quadernino e comincia
a leggere insieme a Sienna, e Tom si avvicina a loro per poter fare lo
stesso. Mentre leggono ciò che ho scritto il tempo sembra
dilatarsi e i secondi passano lenti, interminabili, è una
vera e
propria tortura per me. Afferro la tazza di tè ormai freddo
e ne
prendo qualche sorso, sperando che in qualche modo il tempo possa
riprendere a scorrere normalmente ma non succede, passa ancora un
momento infinito prima che tutti e tre stacchino gli occhi dalle pagine
e poi guardino me, con la stessa espressione dipinta sui loro volti.
"Wow", mormora Sienna, con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Io mi
limito ad annuire, se qualcuno mi avesse raccontato questa storia non
gli avrei mai creduto, sembra assurda persino a me.
"E' assurdo", dice Lizzy, rimettendo il quaderno sul tavolino,
sospirando.
"Quel brutto figlio di..."
"Tom!", lo blocco mettendomi poi un dito sulle labbra per fargli capire
che non può parlare, non sono sicura che siamo al sicuro,
che
non si siano altre microspie nascoste da qualche parte.
Lui si zittisce ma lo vedo stringere i pugni, vorrei davvero essere
stata capace di tenere tutto per me invece di coinvolgere anche loro ma
non ne sono stata capace, avevo bisogno di parlare, di sfogarmi con
qualcuno, di cercare di uscire da questa situazione in qualche modo.
Lizzy afferra nuovamente il quaderno e comincia a scrivere qualcosa,
passandomelo poi dopo aver finito.
Abbiamo cominciato a sospettare che
ci fosse Rupert sotto tutta questa storia, così ho chiesto
ad un
mio vecchio compagno di liceo di aiutarci, è un'hacker, ha
cercato di entrare nel suo computer e nel suo telefono per scoprire
qualcosa di più, anche solo la sua posizione ma niente,
sembra
che in qualche modo sia riuscito ad isolarsi. C'è qualcuno
di
esperto insieme a lui, non sta facendo tutto da solo. Dobbiamo solo
capire cosa vuole e come farlo uscire allo scoperto.
Fare uscire Rupert allo scoperto, come se fosse facile! Ha
troppe cose contro di me, non posso rischiare così tanto,
non
posso mettere in pericolo me e il bambino che porto in grembo e adesso
anche loro. Sarebbe troppo, non me lo perdonerei mai.
Vuole solo rovinarmi la
vita, ecco cosa vuole.
Scrivo quella parole velocemente e le passo il quaderno,
tutti e tre si affrettano a leggere ma nessuno sembra essere tanto
convinto della mia risposta. Non ha senso in fondo, io non gli ho mai
fatto niente di male, perchè mi sta facendo questo? Che cosa
può essere successo tra noi due di tanto grave da decidere
che devo pagarla in questo modo? Da ricattarmi e minacciarmi e mettere
in pericolo me e chi mi sta vicino?
Lizzy scrive altre due parole e lascia il quadernino sul tavolo,
così che possa leggerlo.
Ma perchè?
Già, perchè? Me lo chiedo da quando tutta questa
storia è cominciata ma non riesco a trovare una soluzione
plausibile. Perchè sta succedendo tutto questo?
Perchè a me? Perchè non riesco a fare niente che
possa risolvere tutto quanto? Perchè mi sento
così impotente di fronte a tutto questo? Non ho risposte,
non le ho avute mai e adesso forse sono anche più confusa
dalle cose che stanno accadendo nella mia vita che anche se avessi la
risposta ad un centimetro dal mio naso non la vedrei.
Prima che io possa scrivere una risposta il campanello suona e
nuovamente sobbalzo, sorpresa. Mi ci vorrebbe una camomilla o una dose
di tranquillanti, non un tè caldo. Guardo Tom confusa come
per chiedergli se abbia chiamato qualcun altro e lui mi restituisce lo
sguardo, confuso quanto me. Ma chi può essere a quest'ora?
Nessuno verrebbe a casa sua senza motivo, adesso. Lui si dirige verso
la porta e guarda attraverso lo spioncino, la sua espressione passa da
confusa ad allarmata e poi quasi più serena.
"E' Rob", mormora lui, guardando me e poi Lizzy.
"Oh cazzo, se mi vede qui sono fottuta", dice Liz scattando in piedi,
guardandosi attorno come se cercasse un posto dove nascondersi.
"Vieni con me, esci dal retro", dice Sienna alzandosi per accompagnarla
fuori dopo aver recuperato tutte le sue cose.
"Noi dobbiamo finire di parlare", afferma in modo serio, guardando me
ed annuisco, prima che scompaia insieme a Sienna.
Tom apre la porta e io mi alzo, vedendo Robert entrare. E' tutto zuppo
di pioggia, bagnato da capo a piedi, deve essere venuto a piedi ma
perchè? La sua macchina che fine ha fatto?
"Che ci fai qui?", domando confusa, è talmente bagnato che
lo si potrebbe strizzare e in altri momenti questa cosa mi farebbe
ridere, ma non adesso, non ci riesco.
"Tu sei scappata, di nuovo, quando ti avevo chiesto di restare", dice
rivolgendo subito lo sguardo a me, quasi Tom non esistesse in questo
momento.
"Non volevo disturbare la vostra prima riunione familiare", rispondo
stringendomi nelle spalle, quasi non m'importasse più di
tanto. Vorrei non dovermi comportare così con lui, ma mi
sembra più facile fingermi indifferente piuttosto che
mostrare come mi sento davvero dentro.
"Kristen lei non aspetta un figlio da me, non è possibile",
afferma, quasi troppo sicuro delle sue parole.
"Lei sembra proprio convinta del contrario però".
"Beh non è possibile, perchè non ci sono andato a
letto!".
"Eri ubriaco Robert, sappiamo tutti e due che tendi a lasciarti un po'
troppo... "andare", se sai cosa voglio dire".
"Non è così, non mi ricordo niente non
è possibile Kris, perchè non mi credi?
Perchè mi tratti così?", domanda, trafiggendomi
con lo sguardo.
"Perchè? Mi hai tradito Robert, e lei adesso è
anche incinta! Cosa ti aspettavi? Un applauso? Non capisco", rispondo
scuotendo la testa. Il mio sguardo incontra per pochi secondi quello di
Tom e vedo che non gli fa piacere guardare due dei suoi miglio amici
litigare così, non sarebbe bello per nessuno. Gli lancio
un'occhiata di scuse e lui scuote impercettibilmente la testa, vorrei
tanto che non avesse assistito.
"Tu mi hai tradito. Lo hai fatto e adesso giudichi me? Che neanche
ricordo di averlo fatto? Che so di non averlo fatto?". Il suo tono
è pungente, mi trapassa da parte a parte, è
straziante dover parlare così con lui.
"Mi dovevi restituire il favore, no?", domando sarcastica, accennando
un sorriso amaro.
"Non lo avrei fatto mai. Tu mi hai tradito e io ero disposto a
perdonarti".
"Tu non..."
"Magari le cose non sono come sembrano Rob", interviene Tom ed entrambi
ci voltiamo verso di lui. Sembra stanco di vederci litigare, sembra sul
punto di vuotare il sacco. No, non può farlo! Mimo un no con le labbra e
scuoto piano la testa, se gli dicesse tutto ora Rupert potrebbe
sentirlo e sarebbe la fine.
"La difendi? Davvero? Come puoi stare dalla sua parte?", chiede Robert
incredulo, guardando il suo migliore amico.
"Qui non ci sono parti giuste e parti sbagliate Rob. Non puoi essere
convinto di avere la verità assoluta in pugno", interviene
Sienna, che è comparsa dietro di me senza che me ne
accorgessi. "Adesso sei troppo arrabbiato per ragione e mia figlia sta
dormendo, perciò ti prego di andartene, non è un
discorso da fare in piena notte, siamo tutti stanchi", dice decisa, e
io la ringrazio mentalmente per il suo intervento. Senza di lei non
avrei davvero saputo come fare. "Non credere che io ti stia cacciando,
solo per favore parliamone in un altro momento", si affretta ad
aggiungere.
"Ma certo certo, capisco!", risponde ironico, aprendo la porta per
andarsene.
Appena è fuori di casa raggiungo il divano e mi accascio su
di esso, portandomi le gambe al petto per poggiare la testa sulle
ginocchia. Mi sento morire, mille emozioni attraversano il mio corpo ed
è terribile, non sono belle sensazioni, affatto. Odio dover
litigare con lui, odio il pensiero che facendo così lo sto
solo spingendo tra le braccia di Caroline, odio che quando sembra che
vada tutto bene io debba sempre rovinare tutto. Ma in fondo che altro
potrei fare? come potrei risolvere tutto questo? Non ne sono capace.
"Forza Kristen, ti aiuteremo noi adesso. Ora vai a dormire,
è tardi, sarai stanca", mormora Sienna, accarezzandomi
lentamente la schiena. Annuisco impercettibilmente e mi alzo, la testa
gira per poco ma poi si ferma, facendomi ritrovare l'equilibrio. "Vuoi
un calmante? Un sonnifero? Ti potrebbe aiutare", dice poi, notando
evidentemente il mio stato di agitazione.
"No, non posso", rispondo toccandomi la pancia e lei capisce subito.
"Ma certo, il bambino. Hai ragione, scusami".
Scuoto la testa per farle capire che non importa e dopo aver dato la
buonanotte a tutti e due mi dirigo in camera mia, cambiandomi
velocemente per andarmi ad infilare nel letto. So che se rimanessi
sveglia adesso tutti i pensieri che cerco di tenere lontano
tornerebbero ad affollarmi la mente e non posso permetterlo, non posso
proprio lasciarmi andare. Lascio il cervello vuoto, sgombro da ogni
pensiero, lascio che il buio della notte mi inghiottisca e mi
addormento, agitata ma senza incubi.
"Sei davvero bella con il pancione", dice Rob osservandomi dallo
specchio, abbracciandomi poi da dietro.
"Oh certo, peccato che sembro morta", rispondo ridendo e scuotendo la
testa, voltandomi per stampargli un bacio sulle labbra.
Me lo dice sempre, ogni volta che devo indossare la pancia finta per le
riprese di Breaking Dawn mi ripete quanto gli piaccia vedermi con il
pancione, quando desideri vedermi con una vera pancia, con
dentro un figlio nostro. E' davvero dolce, ma non capisco dove veda
tutta questa bellezza che dice lui.
"Non sembri morta... se escludiamo il trucco da cadavere", mormora
ridendo, prendendomi in giro.
"Ah-ah, ma come siamo spiritosi oggi! Io almeno non sono un vampiro che
luccica, caro mio".
"Non ancora, vorrai dire! Molto presto sarai come me".
"Non me lo ricordare ti prego, sono già abbastanza scomode
queste lenti a contatto, non voglio immaginare come saranno quelle",
dico indicando le sue, ha sempre detto che sono fastidiose e ci vede
poco, non è granché rassicurante.
"Non sono poi così fastidiose, è solo come avere
perennemente la sabbia negli occhi", dice ironico, facendomi ridere.
Una sua mano scende e va ad accarezzare la pancia finta ed io scuoto la
testa.
"La smetti? Non c'è niente dentro, è finta, non
è la mia!", mi fingo esasperata, ridendo.
"Ma lasciami sognare almeno", risponde sorridendo e io non posso far
altro che sorridere con lui. "Facciamo un bambino", dice dopo qualche
secondo, più serio.
"Ne abbiamo già parlato Robert, non è il momento.
Non dico che non succederà mai, ma non ora", mormoro
scuotendo la testa avanti e indietro, è assurdo come ogni
volta dobbiamo sempre ripetere le stesse cose, so quanto lui desideri
un figlio ma è troppo presto, non mi sento pronta.
"Non c'è un momento preciso, potrebbe succedere sempre".
"Lo so, lo so. Ma adesso siamo entrambi impegnati, abbiamo mille
progetti e cose da fare, come faremo con un figlio da accudire?
Avrà bisogno di noi costantemente e noi non potremo
occuparcene".
"Io sarei disposto a rinunciare ad ogni film, ad ogni progetto per
nostro figlio", dice in un tono talmente sincero e sicuro che le mie
certezze vacillano, ma per poco. Fortunatamente l'assistente di Bill mi
salva, dicendoci che dobbiamo raggiungere il set. "Ne riparleremo sai,
non credere di essertela cavata così", aggiunge Robert,
prima di staccarsi da me.
"Va bene, come vuoi!", rispondo staccandomi da lui, cercando di
dirigermi verso il set ma lui mi blocca, stringendomi per i fianchi.
"Promettimi che un giorno ci proveremo, per favore. Promettimi che
avremo un figlio, dimmi che lo vuoi davvero", mormora guardandomi negli
occhi, non sono i suoi soliti occhi azzurri ma sono comunque tanto
intensi da farmi male.
"Te lo prometto, ci proveremo, in un futuro ci proveremo
perchè lo voglio davvero", gli rispondo sicura, sfiorando le
sue labbra con le mie.
"Sarà bellissimo", dice lui sulle mie labbra, approfondendo
poi il bacio.
Apro gli occhi di scatto e mi tiro su a sedere, confusa. Ero talmente
persa in quel sogno da credere che fosse reale e non un semplice
ricordo, semplice frutto della mia mente. Il sole non è
ancora alto nel cielo, sta cominciando pian piano a rischiarare tutto
ma ancora non è al massimo del suo calore e capisco che ha
smesso di piovere. Tornare a dormire è fuori discussione
ormai, non riuscirei a riaddormentarmi e non voglio rimanere stesa a
pensare per ore, ho bisogno di svagarmi. Dopo un bella doccia
rilassante ed essermi vestita decido di scendere e andare a fare una
passeggiata. E' ancora molto presto, nonostante Londra sia una
città sempre affollata non c'è molta gente a
quest'ora e spero che con un paio di occhiali da sole e un cappuccio
sulla testa riuscirò a passare inosservata. Prendo le chiavi
di casa dalla ciotola ed esco, tentando di fare meno rumore possibile,
evitando di svegliare qualcuno. L'aria pungente del mattino di Londra
mi investe e mi fa pizzicare le guance, costringendomi a stringermi di
più nella felpa. Non sono abituata al clima di Londra, a Los
Angeles fa molto più caldo. I londinesi vanno quasi sempre
in giro a maniche corte o al massimo con una camicia addosso in questo
periodo dell'anno mente io devo mettermi una felpa imbottita per
sentirmi a mio agio con questo vento. Non capisco come facciano a
sopportarlo, immagino che ci siano abituati ormai.
Continuo a camminare tranquilla, cercando di evitare le pozzanghere
create dalla pioggia di questa notte e mi dirigo verso un piccolo parco
tranquillo, un posto dove sedermi e rilassarmi un po', per schiarirmi
le idee. Per la prima volta dopo tanto tempo mi fermo ad osservare le
persone. Non lo faccio mai, non ne ho il tempo perchè non
posso rischiare che qualcuno mi veda e mi riconosca, ogni volta che
sono fuori devo andare il più veloce possibile e raggiungere
la mia destinazione senza intoppi ma adesso mi sento abbastanza sicura
da osservare chi mi sta intorno. Ci sono persone che vanno a lavoro,
altri che portano a spasso il cane o chi semplicemente corre nella
speranza di perdere qualche chilo. Sono persone normali, gente comunque
con una vita sicuramente più serena della mia. Vorrei essere
anche io come loro, anche solo per un giorno. Vorrei scappare dal
completo caos che è diventata la mia esistenza ed essere una
persona normale, vedere com'è. Prima che io possa
raggiungere una panchina il mio sguardo si ferma su una ragazza che sta
correndo e sembra dirigersi verso di me. E' Victoria, la sorella di
Robert. E' in tuta, quindi immagino che stesse correndo anche prima di
vedermi.
"Credo che dovremmo parlare", dice con il fiato un po' corto, non
appena è abbastanza vicina a me.
"Io non...", provo a dire, ma non ho nemmeno il tempo di finire la
frase, perchè subito mi blocca.
"Dovresti davvero lasciare in pace mio fratello. Sul serio, basta.
Tu... Tu sei la sua rovina. Il giorno prima è felice come
non mai e poi il giorno dopo soffre come un cane, non puoi continuare a
trattarlo così", sentenzia, con un tono che sembra non
ammettere repliche.
"Io non gli ho fatto niente. Chiedi alla tua amica Caroline cosa
è successo", rispondo secca, come si permette lei di venire
a decidere cosa dovrei farne della mia vita?
"Che c'entra Caroline ora?", domanda.
"Non credo di dover essere io a darti questa notizia, è una
cosa sua e di Robert".
"Stai scherzando vero? Tra Robert e Caroline non c'è niente.
Non puoi fare insinuazioni di questo genere".
"Oh non c'è niente? E allora lei com'è rimasta
incinta di Robert?", sbotto infastidita. La sua espressione cambia e
diventa confusa e scioccata, non riesce a crederci.
"Non è possibile", mormora tra sé, scuotendo la
testa.
"Beh a quanto pare è possibile eccome. Perciò la
prossima volta non venire a dirmi cosa devo fare della mia vita o di
quella di tuo fratello perchè ne sono già uscita
e non l'ho deciso io. Io amo tuo fratello, che tu ci creda o meno",
dico spostandomi da lei e me ne vado. Lei non mi segue e ne sono grata,
non voglio più continuare questo discorso.
La fa troppo facile lei, non capisce. Nessuno può davvero
capire quello che mi sento dentro, il tumulto di emozioni che mi
sconvolge la vita, il dolore di dover stare lontana dalla persona che
amo, il pensiero che lui avrà un figlio da una donna che non
sono io, una donna che potrebbe portarmelo via. E sono incinta anche
io, ma come faccio a dirglielo adesso? Come mi aspetto che mi creda? E
cosa potrebbe cambiare in fondo? Non potrebbe certo occuparsi solo di
nostro figlio e non di quello di Caroline. E poi lo sconvolgerei
troppo, due figli in così poco tempo, sarebbe troppo per
chiunque.
Mentre sto ancora camminando il mio sguardo viene attirato da una
figura che conosco e sento il sangue raggelarsi nelle vene, facendomi
bloccare. E' Rupert. Rupert è a Londra. Insieme a lui
c'è una ragazza bionda, mi rivolge le spalle e non riesco a
guardarla in faccia, non so chi sia. Lui prova a baciare la ragazza ma
lei si scansa un po' troppo bruscamente, andandosene via. In un attimo
gli occhi di Rupert incrociano i miei e la sua espressione cambia, un
sorriso di sfida gli si dipinge sul volto mentre si avvicina a me. Il
mio respiro accelera, sento la paura scorrermi dentro.
"Ciao Kristen, che piacere rivederti", dice ironico.
Io non rispondo, vorrei solo scappare. Me lo sento, questo è
l'inizio della fine.
Note
dell'autrice:
Salve
a tutti e buon sabato! Io sono sempre Mary, ormai dovreste saperlo.
Stavolta avevo davvero paura di non riuscire a pubblicare il capitolo,
le idee hanno faticato ad uscire fuori ma alla fine in un modo o
nell'altro ce l'ho fatta, è stato davvero un miracolo! Non
che sia uscito un capolavoro ovviamente, ma almeno sono riuscita a
rispettare la scadenza, che è già tanto! Essere
arrivata a dieci capitoli è una cosa davvero strana per me,
spero di non fermarmi adesso e prometto che cercherò in
tutti i modi di andare avanti e non deludere nessuno.
Passando al capitolo, finalmente Kristen ha vuotato il sacco! Adesso a
Tom, Sienna e Lizzy tocca aiutarla e vederemo se ce la faranno e come
faranno! Rob poverino come al solito, faccio sempre del male a questo
ragazzo, mi dispiace ç_ç E poi Victoria che
poteva farsi un po' di fatti suoi, insomma. E infine una persona che
tutti voi amate tanto, Rupert! Che farà stavolta? Lo
scopriremo solo vivendo LOL.
Ah non dimentichiamoci la misteriosa ragazza bionda eh, è
importante!
Detto questo come sempre vi ringrazio tantissimo, in soli nove capitoli
avete fatto superare le cento recensioni alla mia storia, è
davvero meraviglioso per me, vi adoro con tutto il cuore. Ringrazio chi
ha aggiunto la storia tra le preferite, tra le seguite e le ricordate,
chi recensisce sempre, chi saltuariamente e chi invece legge in
silenzio, davvero grazie mille.
Noi ci "rivediamo" come sempre sabato prossimo con un nuovo capitolo,
sperando di riuscire a fare qualcosa di migliore, perchè sto
davvero cominciando a scrivere in una maniera illeggibile, lo so! Un
bacione e alla prossima, Mary.
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Capitolo 11 *** Bleeding ***
Breathe Me - Capitolo 11
Breathe Me
Capitolo
11.
Bleeding
Le sue parole
rimbombano nel mio
cervello per qualche istante mentre mi rendo conto che uno dei miei
incubi peggiori si sta realizzando. Ho sperato di non doverlo
più incontrare ma sapevo che prima o poi sarebbe successo,
avrei
preferito solo che accadesse in un momento migliore, in un momento in
cui sarei stata più forte, abbastanza forte da affrontarlo,
da
dirgli di lasciarmi in pace per sempre. Non sono sicura di potercela
fare. Ha ancora quel sorrisetto sulla faccia, quel sorriso di sfida di
chi sa che ti ha in pugno, di chi conosce i tuoi punti deboli e
può sfruttarli in ogni momento. Lui non è
contento di
vedermi, è contento di potermi torturare ancora un po'.
"Che ci fai qui?", domando quando il nodo che ho in gola si allenta e
vorrei che il mio tono non suonasse così incerto, vorrei
essere
più decisa.
"Sono in vacanza, mi mancava Londra sai? E' un bellissimo posto",
risponde come se nulla fosse, come se davvero io potessi credere che
lui è lì per vacanza e non per me. Non ci credo
affatto,
non ci crederebbe nessuno.
"Certo, come no... Buona vacanza allora", dico voltandomi e sperando
che mi lasci andare ma non accade. Mi blocca per un braccio e mi fa
girare di nuovo, stringendo tanto forte da farmi male.
"Tu non vai da nessuna parte finché non lo decido io,
ragazzina.
Stai alzando un po' troppo la cresta, io posso distruggerti in un
secondo", ringhia tra i denti ma non mi spavento come credevo che
sarebbe successo, anzi mi sento più motivata ad andarmene
via.
"Se non mi lasci subito mi metto ad urlare", lo minaccio, guardandomi
poi intorno. Non c'è tanta gente in giro ma è
abbastanza
per essere sentita e ricevere soccorso, se serve. Con uno strattone mi
libero dalla sua presa ma lui mi blocca di nuovo, stringendo meno forte
di prima.
"Ascoltami bene, se non fai quello che ti dico tu e il tuo amato Mr.
Pattinson finirete in guai molto seri, mi sono spiegato?", domanda in
un tono che non promette niente di buono e io non riesco a fare altro
che annuire, spero solo che una volta finito il suo discorso mi lasci
andare. "Adesso tu convochi una conferenza stampa e annunci a tutti che
hai lasciato il cinema perchè sei incinta di un figlio mio e
lasci per sempre perdere l'idea di tornare con Pattinson, è
chiaro? Non lo vedrai più, se non per motivi strettamente
legati
a quella stupida saga e poi più niente".
"Non esiste, puoi scordartelo", dico decisa, mi disgusta l'idea di
dover dire a tutto che il figlio è suo, non è
vero e non
farei mai una cosa del genere.
"Ti devo ricordare del video? Non costringermi ad usare le maniere
forti, qualcuno potrebbe finire per farsi davvero male qui". Mi sfida,
sa che vorrei reagire ma non posso, non posso mettere in pericolo Rob,
non posso mettere in pericolo nostro figlio e adesso anche Tom, Sienna
e Lizzy. Sono coinvolte troppe persone.
"Non pensi alla tua famiglia? Non è stato abbastanza per
loro
sapere che li hai traditi adesso voi anche che tutti sappiano che hai
un figlio un un'altra?", domando, cercando di far leva sulla sua
umanità. Deve averne un po' da qualche parte, in fondo.
"Oh ma loro sanno tutto. Beh non proprio tutto in effetti, ma sanno che
è solo una messa in scena, che noi due non siamo mai stati
insieme", dice e mi lascia spiazzata. E' impossibile che abbia
coinvolto anche la sua famiglia in questa storia, quale marito o padre
farebbe una cosa del genere? Quale moglie accetterebbe di lasciare suo
marito ricattare una ragazza così? Mi rifiuto di credere che
sia
possibile.
"La mia risposta è sempre no", dico decisa, non so nemmeno
dove
trovo il coraggio, come faccio a rifiutare sapendo ciò che
potrebbe succedere dopo. Forse è puro egoismo. So quanto
perderei se dovessi annunciare al mondo intero che aspetto un figlio da
lui. Perderei Robert e non riesco a pensare a questa
eventualità, so che finirò per cacciare nei guai
tutti
quelli che mi stanno intorno ma non posso farci niente, è
più forte di me, non posso pensare di perderlo per sempre.
"Ascoltami bene ragazzina..."
"Non ci posso credere, ti sei portata il tuo amante qui!". E' Victoria
a interrompere Rupert, ci guarda scioccata e credo che sia anche
furiosa con me. Ci mancava solo questa, credevo fosse andata via.
Rupert libera il mio polso dalla sua stretta e io lo massaggio, facendo
un passo in dietro. "Non è il mio amante", rispondo subito,
guardando Victoria. Lei vede solo ciò che vuole vedere, vede
la
ragazza che fa soffrire suo fratello con un uomo che tutti credono sia
il suo amante e non è capace di vedere oltre questo, non si
sforza neanche.
"E allora cosa dovrebbe essere?", chiede guardandoci, il suo tono
è più acido del dovuto.
"Amante è un po' dozzinale come termine, no? Sono il suo
fidanzato", dice Rupert tentando di prendermi per i fianchi e io mi
scanso, guardandolo male.
"Tu non sei il mio fidanzato", rispondo scandendo ogni parola per bene,
come se stessi parlando con un bambino di due anni. Come cazzo gli
viene in mente di dire una cosa del genere? Sta cercando di rovinarmi.
"Ma come no? E allora il bambino che avremo insieme? Non conta niente
quello?", domanda quasi con fare innocente, come se non avesse idea del
perchè reagisco così.
"Sei incinta di lui?", Victoria mi guarda scioccata e io sospiro, non
so più cosa dire, come difendermi.
"Io non...", provo a rispondere ma lei alza subito le mani, bloccandomi.
"Ah non m'interessa, non voglio sapere! Sono contenta però,
almeno quando Robert lo scoprirà riuscirà a
dimenticarti
per sempre", afferma scuotendo la testa come disgustata e si volta per
andarsene, correndo verso casa sua.
Non posso permettere che racconti tutto a Robert, sarebbe davvero la
fine per me, non posso lasciare che succeda. Facci per inseguirla ma
Rupert mi blocca ancora per un braccio e io mi volto di scatto,
guardandolo.
"Lasciami andare", dico cercando di liberarmi ma lui non sembra voler
mollare la presa.
"Non provare neanche a fermarla, sai cosa succederà se provi
a dire la verità a qualcuno".
"Non me ne frega un cazzo, lasciami!".
"Ragazzina, tu non...".
"Ho detto lasciami!", urlo. Nel giro di dieci metri ogni persona si
volta dalla nostra parte e ci guarda, alcuni sono semplicemente
curiosi, altri spaventati.
Colto di sorpresa, Rupert mi lascia andare e io riesco finalmente a
scappare, cercando di raggiungere Victoria. Non la trovo, lei
è
sicuramente più veloce di me e ha avuto tutto il tempo per
allontanarsi ma so dove è diretta. Sta tornando a casa sua,
sta
correndo a dire ogni cosa a Robert. Appena sarà arrivata,
sarà la fine per me. Non mi fermo però, continuo
a
correre più che posso, continuo a percorrere la strada verso
casa
Pattinson anche se so che non arriverò mai in tempo, devo
almeno
provarci. Mi chiedo che senso abbia, se già ho perso Robert.
Lui
avrà un figlio da Caroline e questo sarà solo il
colpo di
grazia per la nostra relazione, ci allontanerà
definitivamente.
Ma sono così stupida ed egoista da volerci provare lo
stesso, da
volermi fare del male comunque, da desiderare almeno la
possibilità che io possa spiegarmi e che magari lui possa
capire. Eppure non c'è niente da spiegare, non posso dirgli
che
il figlio è suo e dubito che mi crederebbe, anche se potessi
dirglielo.
Quando arrivo a casa sua non c'è nessuno nei paraggi e credo
che
Victoria sia già dentro, probabilmente avrà
già
raccontato tutto ciò che ha sentito, una bugia dopo l'altra
proprio come quelle che ho raccontato io, quelle che ci hanno portato
fin qui. Se solo fossi stata sincera dall'inizio... Una fitta mi
attraversa il ventre e mi fa piegare in due dal dolore, stringendo i
denti per trattenere un gemito. Mi tocco la pancia e sospiro, tutto
questo strapazzarsi di sicuro non fa bene al bambino, dovrei smetterla
di pensare solo a me stressa e cominciare ad occuparmi seriamente anche
di lui, non è ancora nato e già sono una pessima
madre. Quando la fitta sembra essere passata mia avvicino alla porta e
dopo aver preso un forte respiro suono il campanello, sperando che
qualcuno venga ad aprirmi. Non succede ma so che qualcuno deve essere
in casa, so che Victoria c'è ma non mi apre di proposito.
Stringo i pugni e busso con forza alla porta, devo pur attirare la sua
attenzione in qualche modo.
"Cosa vuoi?", chiede con tono esasperato appena apre la porta. Sembra
ancora affannata per la corsa, non deve essere arrivata da molto.
"Voglio solo spiegare!", rispondo facendola scansare ed entro in casa.
"Cosa c'è da spiegare? Robert deve sapere chi sei
veramente", dice decisa, come sei lei potesse anche solo immaginare
cosa c'è dietro tutto questo. Ma le non sa, mi giudica e
basta.
"Quello che vuoi dirgli tu sono solo un mucchio di bugie".
"Quindi non sei incinta? Anche questa sarebbe una bugia?", domanda
sarcastica, come se già conoscesse la risposta.
"Sei incinta?".
Potrei riconoscere quella voce ovunque, anche tra mille altre voci
saprei distinguere la sua e il tono scioccato con cui dice quelle
parole mi ferisce dentro. Mi volto lentamente e sfilo gli occhiali da
sole, trovando Robert sul divano che mi guarda confuso e con qualcosa
di molto simile al dolore nello sguardo. Non so cosa dire, cosa fare
per far sì che non mi guardi in quel modo. Vicino a lui -
troppo vicino - c'è Caroline. Non so cosa ci
faccia lì ma credo di non volere neanche saperlo, in fondo
adesso servirebbe a ben poco.
"Io...", mormoro cercando le parole giuste da dire ma non ne trovo, non
c'è un modo giusto per dirgli che sono davvero incinta, non
c'è un modo giusto per mentirgli ancora e dire che il
bambino non è suo. Non posso farlo, non voglio farlo.
"Avanti, spiega. O preferisci che lo faccia io?", chiede Victoria
pungente. Ho sempre avuto il sospetto che mi odi, ma adesso ne sono
più che certa.
"S-sì, sono incinta", mormoro con lo sguardo basso, non
riesco a guardarlo in faccia mentre glielo dico.
"Di chi è il bambino?", domanda Robert, il suo tono
è duro, freddo come il giacchio. Anche i suoi occhi sembrano
essersi congelati e mi sembra di rivivere il giorno in cui l'ho
lasciato, anche quella volta mi ha guardato in quel modo gelido e
distaccato.
"Di Rupert", risponde Victoria prima che io possa dire qualsiasi cosa.
"No!", urlo con troppa veemenza, come se avesse detto la cosa
più brutta del mondo. "Io... Io non lo so", dico poi con
voce più flebile, mordendomi le labbra. Non posso dirgli che
il figlio non è di Rupert, ma niente mi vieta di far finta
di non sapere di chi sia.
"Che vuol dire? Come puoi non saperlo?", domanda stringendo i pugni e
vedo Caroline accarezzargli un braccio come per calmarlo.
Mi accorgo che forse lei sarebbe la scelta migliore per Robert. Avranno
un figlio insieme in fondo e a quanto pare lei è sempre
stata innamorata di lui. Con il tempo potrebbero davvero imparare ad
amarsi e a stare insieme, ad essere felici, come merita lui. Io che
vita posso offrirgli? Una vita piena di bugie, una vita piena di paura
che da un momento all'altro Rupert possa distruggere tutto
ciò che ho e portarmi via chi amo, una vita nel dolore, il
mio e il suo. Come posso essere così egoista da volerlo per
me lo stesso, anche se so che lo farà solo stare male? Anche
se so che potrebbe avere una vita migliore senza di me? Dovrei
lasciarlo andare, sarebbe la scelta migliore per lui. Non per me, ma
alla fine è della sua felicità che m'importa
adesso.
"Non lo so, non so di chi sia il bambino", mormoro sospirando poi, la
testa mi gira in un modo che non credo neanche sia possibile
descrivere, mi stupisce che io non sia già svenuta.
"Forse è meglio che tu te ne vada", dice pacato, quasi che
la cosa non lo sfiori affatto.
"Rob...". Il mormorio di Caroline sembra quasi un'ammonizione, come se
non avesse dovuto dirmi quelle cose. Non ha senso, perchè
dovrebbe difendermi lei?
"Va bene, okay", rispondo annuendo piano tra me e mi dirigo verso la
porta, uscendo poi. Non posso fare altro, non posso difendermi in alcun
modo, sarebbe inutile anche solo provarci.
"Kristen, aspetta!", dice una voce dietro di me ma non è la
persona che spero mi fermi, è Caroline. "Hai bisogno di un
passaggio per tornare a casa?", domanda. Da dove viene tutta questa
gentilezza? Non lo è mai stata con me.
"No grazie, torno a piedi", rispondo scuotendo la testa e continuo a
camminare.
"Non dovresti sforzati nelle tue condizioni... Io ne so qualcosa",
accenna un sorriso ma non riesco a ricambiarlo. Non ci conosciamo, non
è una mia amica e non voglio che lo sia.
"Grazie, ma so badare a me stessa", dico decisa.
"Non siamo poi così diverse io e te", afferma, facendomi
bloccare. "O meglio, la nostra situazione non è poi
così diversa. Io aspetto un figlio da un uomo che
evidentemente non mi ama perchè ama una donna che non vuole
dimenticare, mi sento rifiutata da lui. Mentre tu sei rifiutata
dall'uomo che ami perchè pensa che tu abbia avuto un figlio
da un uomo che però tu non ami".
"Ma tu cosa ne sai di me?", domando retorica, scuotendo la testa. Pensa
di conoscermi ma in fondo che cosa ne può sapere lei di me,
della mia storia? Lei non sa niente, nessuno sa davvero tutto di me.
Robert è l'unico a conoscermi davvero nel profondo, ma
nemmeno lui è disposto a darmi un minimo di fiducia.
"Ti conosco più di quanto tu creda", mormora lei a voce
così bassa che mi sembra quasi che stia cercando di non
farsi sentire. "Allora, lo vuoi un passaggio? Non devi affaticarti, tra
donne incinte ci dovremmo sostenere no?", chiede poi più
serena.
Sono tentata di rifiutare ancora ma alla fine non lo faccio, in fondo
il suo passaggio mi farebbe comodo, non me la sento di camminare
ancora, non dopo le fitte che ho avuto al ventre. Anche se preferirei
evitare Caroline non posso rischiare di fare del male bambino per la
mia testardaggine. Arriviamo a la sua macchina e mi fa salire, mettendo
poi in moto e si dirige verso casa di Tom. Passiamo tutto il tragitto
in silenzio e io ne sono sollevata, non voglio fingere che lei mi
piaccia o che siamo amiche, non lo saremo mai, nonostante lei adesso
faccia finta di essere la brava e dolce ragazza che non è.
Vorrei poter credere che lei non stia fingendo ma io sono un'attrice e
riconosco quando qualcuno recita. Lei è brava, ma non
perfetta, lo capisco, lo vedo in ogni suo gesto, è tutto
studiato. Solo che non capisco perchè, che cosa ci sia di
programmato in tutto questo, perchè lo sta facendo.
Appena arrivate faccio per scendere ma lei mi blocca, facendomi voltare
verso di lei.
"Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare..."
"Tu sei l'ultima persona che chiamerei, sul serio. Grazie del
passaggio", rispondo senza lasciarle terminare la frase ed esco dalla
macchina, entrando poi in casa. Forse non avrei dovuto essere
così brusca con lei ma non ha senso il suo comportamento.
Lei sta cercando di portarmi via la persona che amo, non diventeremo
mai grandi amiche.
Entrando in casa trovo Sienna intenta a preparare la colazione e Tom
che culla Marlowe, seduto sulla poltrona del soggiorno.
"Kris, ma che fine avevi fatto? Ci siamo preoccupati", dice
lui guardandomi. Io mi sfilo la felpa e rimango con la maglietta
addosso, passandomi una mano tra i capelli.
"Avevo bisogno di fare un giro, dovevo schiarirmi le idee", rispondo
facendo spallucce. Non me la sento di parlare adesso, di spiegargli
tutto l'accaduto, vorrei solo poter stare un po' da sola.
"Potevi avvisarci".
"Era molto presto quando sono uscita, non volevo disturbarvi".
"Va bene, ma sai dopo tutto quello che ci hai detto siamo preoccupati".
"Mi dispiace Tom, davvero. Vi ho caricati di un peso troppo grande, di
un peso che dovrei portare solo io", mormoro davvero dispiaciuta.
"Ehi, non pensarlo nemmeno! Tu sei nostra amica, vogliamo che tu sia
felice e ti aiuteremo in ogni modo possibile, devi uscire da questa
storia al più presto", afferma con tono sicuro. Tom
è sempre stato molto più che un amico per me,
quasi un fratello, è sempre protettivo verso di me e lo
adoro anche per questo. "Adesso mangia un po' okay?".
"Non ho molta fame", rispondo scuotendo la testa, ho lo stomaco chiuso,
non sarei capace di buttare giù qualcosa.
"Kris sei incinta, devi mangiare", dice Sienna sulla porta della
cucina, sembra davvero preoccupata per la mia salute e quella del
bambino. "Almeno mangia qualche biscotto, hai bisogno di energie, non
sei più da sola ora".
"E sembri anche dimagrita", afferma Tom.
"Okay, va bene mangio! Nemmeno mia madre è così
assillante come lo siete voi", dico cercando di essere ironica ma non
mi riesce granché bene.
In quel momento ricordo che non sento mia madre da un po' ormai, dovrei
proprio chiamarla. Mi riprometto di farlo appena finita la colazione e
prendo una scatola di biscotti, cominciando a mangiucchiarne qualcuno.
Dopo pochi morsi sento già il senso di nausea invadere lo
stomaco e controllo la data di scadenza per essere sicura che i
biscotti siano a posto e lo sono, non sono ancora scaduti. Mi sforzo di
mangiare ancora qualcuno ma è uno sforzo inutile
perchè dopo poco sono costretta a correre in bagno per
rimettere tutto ciò che ho mangiato. Tom è subito
dietro di me e mi tiene i capelli e la fronte mentre vomito. Vorrei che
non mi vedesse, vorrei che nessuno mi vedesse in questo stato, non
è un bello spettacolo.
"Va via Tom", mormoro appena sono in grado di parlare di nuovo, prima
che un nuovo conato mi scuota.
"Ho fatto esperienza con Sienna, non c'è niente che io non
abbia già visto, credimi", risponde tranquillo, sembra che
stia ridendo anche.
"E' imbarazzante", dico alzandomi non appena le mie gambe sembrano
essere nuovamente in grado di sostenermi e mi avvicino al lavandino,
sciacquandomi bene la bocca.
"E' normale. Le nausee sono più che comuni in gravidanza,
non è una tragedia", fa spallucce lui, come se niente fosse.
"Ma non devi aiutarmi, non sono la tua ragazza".
"Sei la mia migliore amica, ti voglio bene e se hai bisogno di me ti
aiuto. Non ci vedo niente di strano in questo".
"Grazie Tom", mormoro davvero grata, senza di lui ad aiutarmi e
sostenermi in questo periodo probabilmente avrei mollato tutto tempo
fa. Lui e Sienna mi hanno dato una forza incredibile, una forza che io
da sola non ho.
"Di niente Kris, ora vai a riposare, sarai stanca", dice accarezzandomi
la schiena e io annuisco, bloccandomi poi prima di uscire da bagno.
"Mi presteresti il telefono? Devo chiamare mia madre e il mio
è fuori uso, sai com'è".
"Ti dovrei far pagare per tutte le telefonate che fai dal mio
telefono", scherza alzando gli occhi al cielo ed estrae il suo
cellulare dalla tasca del jeans, porgendomelo.
"Ti voglio bene, lo sai?", domando lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Che ruffiana", ride tra se scuotendo la testa e fa ridere anche me
mentre mi dirigo verso la stanza degli ospiti ed entro dentro.
Mi stendo sul letto e mi rilasso un po', sentendo ancora qualche lieve
fitta alla pancia. La accarezzo lentamente, proprio nel punto in cui
sento quel lievissimo gonfiore, quel piccolo accenno di pancia che mi
ricorda della vita che mi sta crescendo dentro, del mio piccolo
miracolo. Vorrei essere capace di proteggerlo da ogni cosa, ma
già adesso che è dentro di sembro essere solo
capace di fargli del male, di non essere capace a proteggerlo nemmeno
da me stessa. Mi sento inutile, sono una madre pessima già
in gravidanza, non è affatto rassicurante.
Vago con lo sguardo per la stanza e mi accorgo che ho lasciato il mio
cellulare sulla scrivania. Sta lampeggiando, probabilmente per
avvisarmi di qualche chiamata persa. Non ho bisogno di controllare per
sapere di chi si tratta e adesso non voglio nemmeno pensarci, ho
bisogno davvero di parlare con mia madre, mi manca terribilmente, mi
mancano le sue rassicurazioni, le chiacchiere tranquille con lei. E'
sempre stata il mio punto di riferimento.
Compongo il numero velocemente e avvio la chiamata, aspettando che lei
mi risponda. Non passa molto tempo prima che lei lo faccia e sentire la
sua voce è come tornare a respirare per un po'.
"Pronto?", domanda, aprendo la chiamata.
"Mamma, sono Kristen", dico sentendomi sull'orlo di scoppiare a
piangere, già due secondi dopo l'inizio della nostra
conversazione.
"Oh tesoro, ma che fine hai fatto? Cominciavo a preoccuparmi. Ho
provato a chiamarti...", lo sento dal suo tono che è
preoccupata, ma è anche sollevata di sentirmi,
così come lo sono io.
"Lo so scusami, il mio telefono sembra morto, non ho avuto tempo di
avvisarti", mi scuso cercando di parlare in modo normale, sperando che
non capisca quanto sono disperata dentro.
"Va tutto bene? So che sei a Londra adesso, ne parlano un sacco di
giornali. Tu e Robert avete chiarito?", domanda.
"E' tutto molto complicato mamma, vorrei spiegarti ma non posso
proprio", le dico sospirando.
"E' così grave?", mi chiede, ora sembra essere anche
più preoccupata di prima.
"Non so... E' complicato ecco, è difficile da spiegare. E'
tutto un gran casino".
"Sei sicura di non poterlo risolvere?".
"Non lo so mamma, non lo so più. Mi sembra di vivere in un
incubo, va tutto male".
"Tu sei sempre stata forte Kristen", dice sicura, "e anche molto
più matura di chiunque altro io conosca. Anche
più di me, probabilmente. Non ti sei mai abbattuta,
qualsiasi cosa succedesse. Hai sempre fatto di tutto per far girare le
cose nel verso giusto ed aggiustarle quando sembravano andare male. Il
tuo destino te lo sei costruito da sola. Anche se adesso ti sembra di
non farcela, che vada tutto storto, tu sei forte abbastanza per
risolvere questa situazione, devi solo crederci davvero".
"Oh mamma", mormoro scoppiando a piangere, non riuscendo più
a trattenermi.
"Ehi, le donne forti non piangono, lo sai?", domanda e posso sentirla
sorridere dall'altra parte del telefono, me lo diceva sempre quando ero
piccola.
"Lo so, lo so", dico ridacchiando e cerco di asciugare le lacrime,
tirando su con il naso. Il telefono sul comodino prendere a vibrare
rumorosamente e sospiro, alzandomi. "Mamma devo andare, ti chiamo
presto okay? Ti voglio bene", dico sospirando tra me.
"Va bene tesoro, non fare sciocchezze okay? Ti voglio bene anch'io", mi
dice e io chiudo la chiamata, prendendo il telefono dalla scrivania e
lo porto all'orecchio.
"Pronto?".
"Senti, ragazzina, te lo dirò una volta sola: hai sbagliato
ad andartene così, a trattarmi in quel modo per strada. Ti
do venti minuti per raggiungere il mio albergo e chiedermi scusa in
ginocchio altrimenti il video verrà pubblicato su internet,
chiaro?", domanda, la sua voce sembra davvero arrabbiata, non credo che
mi stia solo minacciando, lo farà davvero. "Ti
invierà la via e il numero della stanza sul cellulare, hai
venti minuti prima che la tua vita e quella del tuo amato vadano a
puttane, ti conviene venire", aggiunge e poi chiude bruscamente.
Non ho nemmeno avuto il tempo di aprire bocca ma comunque non avrei
avuto niente da dire, non posso rifiutarmi, devo andare. Dopo pochi
secondi il telefono vibra ancora ma stavolta è un messaggio,
sono scritte tutte le informazioni per raggiungere il suo albergo.
Senza perdere altro tempo esco dalla stanza e scendo di corsa le scale,
dirigendomi verso la porta.
"Dove stai andando Kris?", domanda Tom confuso ma io non mi fermo e
apro la porta.
"Non posso spiegartelo Tom, scusa, non adesso", dico concitata, uscendo
fuori da casa sua.
"Kristen aspetta!", insiste ma io non mi fermo, comincio a correre
verso il centro della città, cercando quel dannatissimo
albergo.
Dopo pochi minuti riesco a trovare un taxi e lo fermo, entrandoci
dentro e riferendo al conducente la via dove devo andare. Gli dico di
andare il più veloce possibile, i minuti scorrono in fretta
e non sono sicura che riuscirò a raggiungere il suo albergo
in tempo. La sola eventualità che quel video possa finire in
rete mi fa tremare, io finirò nei guai e con me anche
Robert, non posso permetterlo. Lui non si merita una cosa del genere,
devo trovare il modo di fermarlo.
Per fortuna il tassista fa il suo dovere e in meno di dieci minuti sono
davanti all'albergo. Tiro fuori tutto ciò che ho nelle tasce
e glielo lascio, forse non è abbastanza ma non ho tempo per
fermarmi a pagarlo come si deve. Corro fuori dal taxi ed entro
nell'albergo, un piccolo e anonimo hotel, neanche troppo lussuoso. Nel
messaggio c'era scritto anche il numero della stanza e il piano,
così prendo l'ascensore e schiaccio il pulsante. Ci impiega
un tempo che sembra infinito ad arrivare al piano e appena le porte si
aprono abbastanza da permettermi di passare esco fuori e trovo la sua
camera, bussando con forza per farmi aprire.
"Finalmente, cominciavo a credere che non saresti venuta", dice Rupert
con tono di sfida appena apre la porta. Mi fa entrare e io lo fisso
senza sapere che dire, sono esausta e confusa, non credo neanche di
sentirmi tanto bene. "Io sto aspettando", dice guardandomi, incrociando
le braccia sul petto e si poggia ad una piccola scrivania di legno.
"C-cosa?", domando confusa, non riesco a capire a cosa si riferisca.
"Le tue scuse", risponde come se fosse ovvio. Non ho il tempo di
parlare che subito un telefono - il suo probabilmente - squilla e lui
si allontana per rispondere. "Michael, non è il momento",
dice dirigendosi oltre una porta scorrevole, forse il bagno.
Mi mordo le labbra nervosamente e mi guardo intorno, notando un borsone
a terra, in un angolo della stanza. Forse è lì
che tiene le sue cose, e insieme a tutto deve esserci anche il mio
video. Esitando mi avvicino e lo apro, cominciando a frugare tre le
varie cose in cerca della mia memory card. Potrebbe essere la fine, la
fine del mio incubo.
"Che cazzo credi di fare?", domanda Rupert e io mi volto di scatto,
guardandolo.
"Io... Uhm...", non so cosa rispondere, è evidente
ciò che stavo cercando di fare.
"Brutta stronza, cercavi il tuo video eh? Credevi che sarei stato
così tanto stupido da portarlo con me?", chiede
avvicinandosi e mi afferra per i capelli, strattonandomi. "Chiedimi
scusa!", urla.
"Scusami", gemo con le lacrime agli occhi, stringendo i denti per il
dolore.
"In ginocchio", ringhia tirandomi ancora per i capelli e io urlo di
dolore, cadendo a terra, sulle mie ginocchia.
"Basta, ti prego", mormoro disperata ma lui non mi lascia andare, tira
più forte, sembra che ci goda a farmi soffrire.
"Hai superato ogni limite ragazzina. Adesso ti faccio vedere che cosa
si meritano le ragazzine frigide come te". Mi afferra con forza e mi
spinge sul letto, tentando di aprire la zip dei miei jeans e
sfilarmeli. Non ci metto molto a realizzare cosa stia cercando di fare.
"No! Ti prego no, per favore, farò tutto ciò che
vuoi", urlo e piango, tentando di fermarlo ma lui è
più forte di me, mi tappa la bocca con una mano mentre con
l'altra continua a sfilarmi i pantaloni e poi sento la zip dei suoi
aprirsi. No, questa non è la fine del mio incubo,
è l'inizio di uno ancora più grande.
"Toglile le mani di dosso brutto bastardo!", urla una voce e in pochi
secondi il corpo di Rupert non mi sovrasta più, sono stesa
sul letto mezza nuda ma sono ancora intera, non mi è
successo niente.
Dall'altra parte della stanza Tom afferra Rupert per le spalle e gli
tira un forte calcio tra le gambe, facendolo piegare in due dal dolore
e cadere a terra. Non sono mai stata più felice di
così di vedere Tom in vita mia.
"Kristen, Dio mio stai bene? Ti ha fatto del male?", domanda venendo da
me e mi abbraccia con forza, stringendomi a sé mentre io non
riesco a fare altro che piangere.
"Oh Tom", gemo stringendomi con più forza a lui, bagnando la
sua maglia di lacrime. "Come hai fatto a trovarmi?", domando confusa,
non gli ho detto dove andavo, non poteva sapere niente.
"Eri strana, mi sono preoccupato con te e ti ho seguita. E grazie al
cielo il mio presentimento era giusto, non posso immaginare cosa
sarebbe successo se non fossi arrivato".
"Dio mi dispiace Tom, avrei dovuto dirti tutto, scusami".
"Shh tranquilla, va tutto bene, va tutto bene", mormora accarezzandomi
i capelli. Rupert sul pavimento si contorce ancora dal dolore.
Tento di alarmi e vestirmi ma sento una fotte fitta al ventre e una
strana sensazione tra le gambe, qualcosa di umido e denso che mi bagna.
Guardo giù e il respiro mi si blocca in gola, mi sento
morire.
"Tom", mormoro quasi senza voce, è grido d'aiuto soffocato
il mio. "Sto sanguinando".
Note
dell'autrice:
Buon
sabato a tutti! Come state? Spero bene. E' stata una vera e propria
corsa contro il tempo questo capitolo, fino all'ultimo credevo che non
ce l'avrei fatta a scrivere ma poi per chissà quale aiuto
divino sono riuscita a terminarlo. Non è un
granché, ma almeno sono riuscita ad arrivare fino alla fine.
Succedono parecchie cose, Victoria e tutti gli altri scoprono della
gravidanza, Robert ovviamente ne rimane deluso, Caroline per
chissà quale strana magia si comporta bene con Kristen, e
poi Rupert, il personaggio che noi tutti amiamo, no? LOL okay, no. Non
mi voglio esprimere più di tanto perchè
preferisco che siate voi a trarre le vostre conclusioni e a dirmi che
cosa ne pensate di tutti questi avvenimenti un po' ingarbugliati. Spero
solo che non vi abbia deluso su tutta la linea.
Sarò breve perciò come sempre vi ringrazio per
continuare a seguire la mia storia, ringrazio chi l'ha inserita tra le
preferite, tra le seguite o le ricordate, ringrazio chi recensisce
sempre e chi solo qualche volta, ma anche chi si limita a leggere senza
recensire. Grazie davvero di cuore, il vostro sostegno è
importante per me.
Detto questo vi rimando al prossimo capitolo che come sempre
arriverà sabato prossimo, sperando che sia migliore. Un
bacio grande, Mary.
|
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Capitolo 12 *** Beating heart ***
Breathe Me - Capitolo 12
Breathe
Me
Capitolo
12.
Beating
heart
Il tragitto verso
l'ospedale
è quanto di più spaventoso posso esserci per me
al mondo.
Tom ha chiamato un taxi e mi ha portata in braccio fino fuori
dall'albergo, mettendomi stesa sui sedili posteriori, andandosi a
sedere poi vicino al conducente. Non riesco a pensare
all'eventualità che il bambino che porto dentro possa non
esserci più, è impossibile che una cosa del
genere stia
succedendo a me, non adesso, non ora che lo voglio così
disperatamente. Vivo quegli avvenimenti come se non stessero succedendo
a me, come se io fossi spettatrice della mia stessa vita, come se
stessi guardando solo un film drammatico o come se fosse solo un brutto
sogno dal quale mi sveglierò presto. Ma non è un
sogno,
non è un film. E' la mia vita e sta accadendo da vero, sto
perdendo il mio bambino.
Forse me lo merito. In fondo me la sono cercata, ho chiesto io che
questo bambino non ci fosse, ho desiderato di non averlo concepito
perchè non so che futuro potrò dargli, che madre
potrò mai essere, ho sperato di non essere incinta e adesso
il
mio desiderio si sta avverando. Mi rendo conto solo adesso di quanto
desidero quel bambino. Lo desidero con ogni fibra del mio corpo, voglio
poterlo portare dentro ancora, voglio sentirlo scalciare, voglio vedere
la pancia crescere e diventare grande, rotonda, voglio sentire il
battito del suo cuore e poi finalmente tenerlo tra le braccia, sentirlo
piangere, guardarlo negli occhi e sapere che è mio,
è il
mio bambino e nessuno potrà mai cambiare tutto questo. Non
posso
pensare che forse non avrò mai la possibilità di
provare
tutte queste cose. Non sono un tipo molto religioso, non sono stata mai
spinta dai miei genitori a pregare o ad andare in chiesa o cose del
genere, ma in questo momento l'unica cosa che riesco a fare
è
pregare. Prego qualunque Dio ci sia che salvi il mio bambino, che non
me
lo porti via. Prego con tutta la forza che ho, perchè non
posso
fare altro. Posso solo pregare e sperare che tutto vada per il meglio,
che il destino non sia davvero tanto crudele da togliermi anche
l'ultimo briciolo di Robert che mi rimane.
Per un solo istante mi concedo il lusso di cominciare davvero ad
immaginare come sarebbe la mia vita con un figlio, come sarebbe la
nostra vita se potessi avere anche Robert con me. Immagino come
potrebbe essere svegliarsi ancora nel letto della nostra bella casa a
Los Angeles, affianco a lui, vedere il nostro bambino che dorme ancora
sereno nella culla, svegliarlo poi per farlo mangiare. Mi piacerebbe
sapere com'è allattare, se è una bella
sensazione, se
è vero che crea un legame speciale con il bambino. Vorrei
poter
avere di nuovo Rob che mi prepara la colazione o semplicemente rimanere
tutto il giorno a letto noi tre, tranquilli, felici. Vorrei vedere
nostro figlio crescere, insieme. Ogni cosa sembra così
bella,
così perfetta, vorrei che succedesse, vorrei avere il
privilegio
di avere una vita felice e perfetta come l'avevo tempo fa ma
probabilmente non sarà possibile. Ho perso tutto e adesso
sto
perdendo anche il mio bambino, il nostro bambino. Non ho nemmeno avuto
il tempo di dire a Robert tutta la verità, il suo
papà
non saprà mai della sua esistenza, crederà che
non fosse
figlio suo.
Sto cercando di proteggere tutti, sto cercando di salvare Robert, Tom,
Sienna, Lizzy, tutte le persone a cui voglio bene ma sto trascurando la
persona di cui dovrebbe importarmi di più: mio figlio. Sono
già una pessima madre e questo bambino non è
ancora
venuto al mondo, forse non verrà mai al mondo ed
è una
cosa così orribile e dolorosa da pensare. Non penso mai a
me, a
come dovrei cercare di proteggere anche me in tutta questa faccenda, ho
cercato di proteggere gli altri ma ho fallito anche con loro, sono
tutti coinvolti, lo sono a causa mia, li ho trascinati io in questa
storia. Vorrei poter essere capace di tirarli anche fuori, di tirarci
fuori tutti da questo inferno.
Dopo le tante sollecitazioni di Tom, finalmente il tassista decide di
premere quel dannato acceleratore e, in quelli che a me sembrano essere
anni ma che credo siano pochi minuti, arriviamo in ospedale. Tom
è subito da me e mi prende in braccio, portandomi dentro il
pronto soccorso.
"Posso camminare", gli dico cercando di bloccarlo ma lui non sente
ragioni, scuote la testa e si dirige verso l'accettazione.
In poco tempo un dottore e un paio di infermieri mi portano su un
lettino in una stanza privata - essere me può portare dei
vantaggi in fondo - e cominciano a farmi tutti gli esami del caso. Non
riesco a smettere di pregare, a ripetere nella mia mente "Fa che stia bene, fa che stia
bene". Tom
non lascia il mio fianco neanche per un secondo, non esce dalla stanza
neanche quando chiama Sienna e lei insiste per venire in ospedale. La
capisco, lei sa che cosa si prova, sa cosa vuol dire avere un aborto.
L'ultima cosa che decidono di farmi è un'ecografia, mentre
aspettano i risultati di tutte le analisi. Il medico prepara tutta la
strumentazione e mi dice di alzare la maglietta, mettendo poi il gel
freddo sul mio addome. Muove il piccolo macchinario sul mio ventre e
dopo poco lo schermo che prima era nero si illumina, mostrando delle
immagini a me poco chiare. Non ho idea di come si legga un'ecografia ma
il medico dovrebbe saperlo. Ancora non parla però, e nella
stanza si diffonde un suono familiare eppure sconosciuto.
"E' un po' veloce per essere il mio battito", dico preoccupata, non
capisco perchè dovrebbe essere così, è
un battito
frenetico, molto più accelerato del solito.
"Non è il suo infatti, è il cuore del bambino",
risponde il medico, osservano attentamente il monitor.
Il battito del bambino. A quelle parole mi si stringe il cuore e gli
occhi si riempiono di lacrime calde che scendono a rigarmi il viso. Il
mio bambino c'è ancora, il suo cuore batte ed è
forte,
vigoroso, vuole vivere. E io lo voglio quanto lui, lo voglio
più
di lui forse. Tom stringe una mia mano e mi sorride come per
rassicurarmi e solo ora mi rendo conto come tutto questo sia sbagliato.
Non dovrebbe esserci lui con me alla mia prima ecografia. Non
è
lui l'uomo che dovrebbe starmi accanto, che dovrebbe sorridermi e
rassicurarmi, baciarmi magari, mentre vediamo per la prima volta quella
creatura che cresce dentro di me. Dovrebbe esserci Robert con me.
Voglio bene a Tom con tutto il cuore ma non è la stessa
cosa,
non è lui che vorrei al mio fianco adesso.
Dopo alcuni minuti il medico mi lascia un pezzo di carta per pulirmi ed
esce per recuperare i risultati delle analisi, lasciandomi da sola con
Tom.
"Dovrei chiamare Robert?", domanda guardandomi.
"Perchè dovresti?", chiedo confusa, mettendomi a sedere
meglio
sullo scomodo lettino da ospedale. Non smetto un secondo di tenere la
mano sulla mia pancia, come se volessi impedire al bambino di andare
via.
"Lui vorrebbe sapere se stai male... E vorrebbe sapere anche cosa
succede a suo figlio", risponde facendo spallucce.
"Non sa niente del bambino. O meglio sa, ma crede che sia di Rupert,
come tutti del resto", mormoro abbassando lo sguardo. Mi sento
così stanca che mi manca persino la voglia di parlare, sono
successe troppe cose in poche ore, vorrei solo poter dormire un giorno
intero.
"L'ha saputo? Come?", chiede lui confuso, lui non sa niente
dell'incontro con Rupert questa mattina e di tutto quello che ne
è conseguito ovviamente.
"Possiamo parlarne più tardi? Non sono in vena adesso",
ammetto chiudendo gli occhi, poggiando la testa sul cuscino.
"Va bene Kris, cerca di stare tranquilla ora", dice accarezzando piano
una mia mano e dopo poco sento dei passi fuori dalla porta, aprendo
lentamente gli occhi.
"Kris, stai bene?", domanda Sienna preoccupata, entrando in camera.
Stringe in braccio Marlowe che ha la testa appoggiata sulla sua spalla
e dorme tranquilla, pacifica. Sienna sa che cosa si prova, il terrore
di sapere che stai perdendo il tuo bambino e non poter fare niente per
fermarlo, capisco perchè sia così preoccupata.
"Sì, credo. Ho sentito il cuore del bambino, credo stia
bene", rispondo abbozzando un sorriso e la vedo sospirare
più tranquilla.
"Grazie al cielo! Ti hanno fatto un'ecografia?", chiede, sa
già tutto ciò che si fa in questi casi. Io
annuisco semplicemente, non ho le forze nemmeno per parlare adesso,
vorrei solo poter liberare la mia mente e non pensare.
"Andrà tutto bene Kris, vedrai", aggiunge sorridendomi.
Non ho il tempo di chiudere gli occhi per un istante che subito un
medico entra nella mia stanza con una cartellina e dei fogli,
probabilmente le mie analisi. E' più giovane del medico
della scorsa volta, ma non per questo più rassicurante.
"Signora Stewart?", domanda senza staccare gli occhi dai fogli che sta
esaminando.
"Signorina", rispondo in automatico, si sbagliano spesso e neanche
capisco il perchè. Sembro così vecchia?
"Io sono il dottor Harper, ho controllato la sua cartella clinica e
tutti gli accertamenti fatti su di lei", dice rivolgendo lo sguardo su
di me e mi stringe la mano, è fastidiosamente sudaticcia.
"Dalle analisi i valori risultano nella norma, anche se c'è
una lieve carenza di ferro e di vitamine nel sangue. Non si preoccupi
comunque, con le cure prenatali del caso non ci saranno problemi per
lei e per il suo bambino", afferma tornando a sfogliare le carte che ha
in mano. "Quando ha fatto la prima ecografia?".
"Uhm circa venti minuti fa", rispondo, non sapendo bene cosa dire.
"Oh, credevo ne avesse fatte altre...", dice corrucciando la fronte,
esaminando ancora le carte. "Il feto dovrebbe essere intorno alle sette
o otto settimane di gestazione, sembra tutto nella norma in quanto a
sviluppo e crescita ma abbiamo notato un piccolo assottigliamento nella
placenta, che potrebbe causarne il distacco prematuro. Non è
nulla di grave per il momento, non si preoccupi, ma è sempre
meglio cercare di evitarlo. Dovrebbe evitare gli sforzi o gli stress,
essendo la sua prima gravidanza il suo corpo non è abituato
a sostenere due esseri e non può sprecare energie. E'
dimagrita dall'inizio della gestazione?", chiede poi, guardandomi.
"No".
"Sì".
Io e Tom rispondiamo nello stesso momento, guardandoci poi. Che cosa
diamine sta dicendo? Io non sono dimagrita, non mi vedo affatto
dimagrita. Eppure lui sembra così sicuro della sua
affermazione.
"Lei sarebbe?". Il dottor Harper sembra confuso nel vedere Tom parlare
al posto mio, e lo sono anche io in realtà.
"Un amico. Attualmente la signorina Stewart vive a casa mia e posso
dirle che la vedo dimagrita", afferma lui, guardando me con
serietà.
"Può essere normale un lieve calo di peso nei primi mesi
della gravidanza, è causato di solito dalle frequenti nausee
e dagli episodi di vomito ma se seguirà un'alimentazione
corretta insieme alle vitamine e al ferro che le prescriverò
vedrà che riacquisterà peso in poco tempo e anche
il feto starà meglio".
A quella parola arriccio le labbra. Feto. Non mi piace
quella parola. Considerano il mio bambino un semplice ammasso di
cellule senza alcun sentimento ma per me non è
così. E' mio figlio, è un bambino, un essere
vivente. E' il mio piccolo miracolo e dovrò impegnarmi a
proteggerlo adesso.
"Bene, credo di averle detto tutto. In accettazione troverà
i moduli per il rilascio, la dimettiamo ma se dovesse avere altre
perdite di sangue non esiti a tornare, è sempre meglio
tenere sotto controllo questi episodi. Le prescrivo delle compresse da
prendere per aumentare il livello di ferro e vitamine", mi porge un
foglio con i nomi delle compresse da prendere e poi mi guarda, "e tanto
tanto riposo. Non c'è niente che possa fare meglio di tanto
riposo".
Ci saluta cordialmente ed esce dalla stanza, lasciandosi la porta
aperta alle spalle.
"Non è andata tanto male, in fondo", dice Sienna, sorridendo
tranquilla.
"Ti avevo detto di mangiare di più, ma tu non ascolti mai",
mormora Tom, sospirando tra sé.
"Tom, Kristen non è una bambina, sa che cosa sta facendo,
non sgridarla sempre".
"No, ha ragione. Dovevo pensare a mio figlio e non l'ho fatto. Mi
impegnerò adesso, lo prometto. Grazie Tom, grazie a tutti e
due, davvero", dico sincera, lasciando un bacio sulla sua guancia.
In accettazione firmo tutti i moduli per essere dimessa e dopo poco
siamo in macchina per tornare finalmente a casa. Mi sento esausta,
potrei anche finire per addormentarmi qui se non fosse che le scene di
tutta questa assurda giornata continuano ad apparire come flash nella
mia mente, tenendomi sveglia. L'incontro con Rupert, Victoria che mi
costringe a raccontare tutto a Robert e la sua espressione glaciale e
ferita rivolta a me, la strana gentilezza di Caroline. E poi ancora
lui, Rupert, che mi costringe ad andare da lui in albergo e quella
tentata violenza, mi sento male solo al pensiero. Improvvisamente mi
ricordo che c'è qualcosa che abbiamo lasciato in sospeso,
qualcosa di cui ci siamo totalmente dimenticati, troppo presi dalla
paura di uno scampato aborto.
"Rupert!", esclamo guardando Tom, che mi rivolge un'occhiata dallo
specchietto retrovisore.
"Cosa?", domanda lui confuso.
"Rupert! Lo abbiamo lasciato in albergo, da solo! Dobbiamo portarlo
dalla polizia", dico concitata, per quanto ne so potrebbe essere anche
scappato adesso ma dobbiamo prenderlo.
"Cazzo! Cazzo, l'avevo completamente dimenticato!", impreca Tom
colpendo con una mano il volante e fa bruscamente inversione,
accelerando verso l'albergo dove abbiamo lasciato Rupert.
"Che succede?", chiede Sienna preoccupata, lei non sa tutta la storia,
nessuno ha avuto il tempo di raccontargliela tutta.
"Ti spiegherò più tardi, ora dobbiamo andare a
prendere quello stronzo".
Fortunatamente Tom sa come guidare e sa che strade prendere per
accorciare il tragitto così in poco tempo arriviamo fuori
dal suo albergo. Faccio per uscire ma lui cerca di bloccarmi, scuotendo
la testa.
"Rimani qui, il medico ha detto che devi riposare", scuote la testa
guardandomi, ora forse è decisamente troppo protettivo.
"Tom devo solo camminare fino all'entrata, non devo mica andare io a
prenderlo e portarlo di peso dalla polizia", rispondo alzando gli occhi
al cielo e scendo dalla macchina, seguendolo fino alla hall.
"Scusate? State cercando qualcuno?", domanda la ragazza che sta dietro
il bancone della reception, guardandoci con un sorriso cordiale mentre
noi cerchiamo di entrare nell'ascensore.
"Sì, vorremmo raggiungere la stanza del signor Rupert
Sanders se non è un problema", risponde Tom, non lasciandomi
neanche il tempo di aprire la bocca.
"Beh sì, è un problema. Il signor Sanders
è andato via portandosi tutti i bagagli e senza nemmeno
pagare, il titolare ha cercato di raggiungerlo ma non ce l'ha fatta.
Siete suoi amici?".
"Affatto. Abbiamo dei conti in sospeso con lui anche noi".
"Se doveste riuscire a trovarlo vi prego di ricordargli che deve
saldare il conto con il nostro albergo", dice sempre con un sorriso
cordiale, anche se trovo difficile capire che cosa ci sia da sorridere
in tutta questa situazione.
"Certo, grazie comunque, arrivederci", mormora Tom, mettendo una mano
sulla mia schiena, accompagnandomi fuori mentre la ragazza ci saluta
con un cenno del capo.
"E' scappato, dovevo immaginarlo", dico sospirando, entrando in
macchina.
"Non la passerà liscia ancora per molto quel bastardo, te lo
prometto. Lizzy è sulle sue tracce ormai, aveva intuito che
fosse nei paraggi. E' una ragazza molto perspicace e in gamba, vedrai
che insieme a lei lo troveremo presto e questa storia si
concluderà per sempre", sembra così sicuro mentre
lo dice e io vorrei esserlo quanto lui.
Lo spero Tom, penso
mentre chiudo gli occhi e mi rilasso, poggiando la testa sullo
schienale del sedile. Lo
spero davvero.
Una volta a casa la sola cosa che voglio fare è
andare a riposarmi, stare un po' tranquilla e a letto, magari riuscire
a dormire un po'. Mangio qualcosina per non rimanere a digiuno e poi mi
dirigo nella mia stanza e per qualche ragione Tom decide di seguirmi.
"Guarda che so arrivare da sola alla stanza degli ospiti sai", dico
ridacchiando, scuotendo la testa.
"Non si sa mai", risponde facendomi la linguaccia, guardandomi poi.
"Perchè continui a chiamarla "la stanza degli ospiti?",
domanda poi, serio.
"Non so... E' quello che è, no?".
"E' la tua stanza adesso. Non hai nemmeno disfatto la valigia, non stai
bene qui?".
"Tom, ma come ti viene in mente una cosa del genere?", chiedo sedendomi
sul letto. E' assurdo che pensi una cosa del genere. "Io sto bene
qui... Ma non è casa mia. Non ho disfatto la valigia
perchè non è il mio posto, non voglio rimanere
qui per sempre. Mi manca Los Angeles, la mia casa lì, la
nostra casa. Mi manca svegliarmi con Rob nel nostro letto, con Bear ai
nostri piedi. Mi manca la doccia calda con lui la mattina, l'odore del
caffè appena fatto, mi manca tornare a casa dopo il lavoro,
entrambi stanchi e coccolarci fino ad addormentarci. Mi manca casa mia,
qui è bello, mi fate sentire accettata e protetta ma non
è la nostra casa Tom, vorrei poter tornare a casa e alla
vita che facevo prima", rispondo stringendomi nelle spalle,
è la pura verità, non l'ho disfatta
perchè in un certo senso ho sempre continuato a sperare che
sarei tornata presto a casa mia.
"Succederà Kris, tornerete a casa vostra", dice convinto.
"Vorrei essere sicura come sei tu", ammetto.
"Fidati di me. Adesso riposati, sarai stanca", mormora prima di
chiudersi dietro la porta e lasciarmi sola.
Mi cambio e metto qualcosa di più comodo, mettendomi poi
sotto le coperte. Londra è una bella città, piena
di ricordi e Tom e Sienna sono delle persone straordinarie ma
è Robert la mia famiglia, è lui che voglio, non
è la stessa cosa. E so che probabilmente non avrò
più la possibilità di averlo, ma per qualche
ragione continuo sempre a sperarci stupidamente. Vorrei potermi
addormentare e svegliare poi quando tutta questa storia sarà
finita. Ed è con questo pensiero che mi addormento, certa
che però al mio risveglio sarà tutto uguale.
Il fastidioso rumore del cellulare che vibra sulla scrivania mi sveglia
e mi fa abbandonare i miei sogni. Ormai non c'è un solo
momento in cui io non sogni qualcosa, che sia bella o che sia un incubo
non importa ma ormai ogni volta che chiudo gli occhi mille immagini
cominciando a mostrarsi nel mio cervello. Non mi succedeva molto spesso
prima, ma adesso sembra che anche la mia testa sia contro di me e mi
ricordi tutto ciò che ho perso, costantemente. Il cellulare
non smette di vibrare e mi alzo esasperata, andando a prenderlo. E' un
numero che non conosco, non il solito numero privato di Rupert, ma non
mi fido comunque molto. Esitando, apro la chiamata.
"Pronto?".
"Kristen, ehi! Sono Michael, Michael Angarano", dice una voce fin
troppo allegra e pimpante per me, che sono appena sveglia.
"Uhm ciao Mike, come va?", domando confusa, non capisco
perchè lui avrebbe dovuto chiamarmi, sono anni che non ci
parliamo.
"Bene grazie. Sai ho scoperto dai giornali che sei a Londra, sono qui
per lavoro quindi... Perchè non ci incontriamo per prendere
un caffè? Non ci parliamo da secoli". Michael che mi propone
di andare a prendere un caffè? Ma se lui lo odia! E poi come
a fatto a chiamarmi? Credevo che questo numero fosse accessibile solo a
Rupert ormai. Qualcosa non quadra, comincio a sospettare che anche lui
possa essere coinvolto in questa storia e c'è un unico modo
per esserne certi.
"Uhm va bene, ci vediamo domani? Nel pomeriggio magari", dico cercando
di capire che ore sono, deve essere davvero tardi, credo di aver
dormito parecchio.
"Kristen, è pomeriggio! Perchè aspettare
domani?", domanda.
Stacco il telefono dall'orecchio e guardo l'orario, confusa. Sono le
quattro del pomeriggio, ho dormito per più di un giorno!
Cavoli, dovevo essere davvero esausta, non ho mai dormito
così tanto in vita mia.
"Uhm okay allora, ci vediamo tra una mezz'ora al Cafè Real,
sai dove si trova?", chiedo passandomi una mano tra i capelli.
"Certo, a dopo allora Kris", dice chiudendo la chiamata.
Mentre cerco qualcosa con cui vestirmi mi chiedo che cosa possa volere
mai da me. Se fosse davvero in combutta con Rupert non si dimostrerebbe
così gentile, no? O forse è tutta una
finta e in realtà è proprio come lui, uno stronzo
manipolatore. Come avrebbe potuto chiamarmi altrimenti, se non fosse
stato Rupert a lasciarglielo fare? Ero certa che il mio telefono fosse
controllato da lui ormai, non avrebbe senso. In fondo però
niente ha senso ormai, non capisco più chi ci sia dietro
tutta questa storia e perchè lo stia facendo. Ci metto poco
ad infilare le prime cose che capitano e dopo essermi resa almeno
presentabile scendo giù. In casa non
c'è nessuno, probabilmente Tom e Sienna sono usciti visto
che le chiavi della macchina non ci sono, così decido di
chiamare un taxi che mi porti al luogo dell'incontro. So che non dovrei
stancarmi ma potrebbe essere la nostra svolta questa, potrei finalmente
capire che cosa diamine sta succedendo. Il taxi è lento come
non mai e io sono sempre più nervosa, non so cosa aspettarmi
da questo incontro. Spero solo che vada tutto bene, comincio davvero a
temere che possa succedere qualcosa di grave ma in fin dei conti so di
dover rischiare per poter almeno cercare di ricavare qualche
informazione utile. Mi sto volontariamente offrendo al nemico, o almeno
quello che credo sia il nemico.
Dopo un tempo infinito arrivo nei pressi del bar e pago il tassista
prima di scendere. Michael e già lì ad
aspettarmi, seduto ad uno dei tavolini esterni. Sembra nervoso, gioca
distrattamente con il cellulare ma sembra che non sia tranquillo. Lo
conosco dopo tutto, so quando è tranquillo e quando non lo
è. Prendo un grosso respiro e dopo aver trovato un po' di
coraggio mi avvicino a lui.
"Ciao", dico una volta abbastanza vicina, abbozzando un sorriso finto.
Non c'è niente da sorridere ma devo fingere, devo fare finta
di non sapere niente.
"Ehi Kristen, ciao", risponde lasciando immediatamente il telefono e si
alza, sporgendosi per lasciarmi due baci sulle guance, passando una
mano intorno alla vita. Il solo gesto mi infastidisce.
"Come mai hai voluto vedermi?", domando cercando di nascondere la vera
curiosità, sedendomi.
"Vuoi ordinare qualcosa?", mi chiede come se stesse cercando di evitare
il discorso.
"No, grazie. Mi è sembrato strano che tu mi chiamassi", lo
incalzo, cercando di capire a che gioco stia giocando.
"Eravamo legati un tempo", risponde facendo spallucce.
"Eravamo troppo giovani quando ci siamo conosciuti. Abbiamo scambiato
una bella amicizia per amore, sai che di quello non è
rimasto più niente, perchè chiamarmi di nuovo?".
"Ho saputo com'è andata a finire con il tuo ragazzo. Hai
fatto a lui quello che avevi fatto ance a me", dice guardandomi, sembra
quasi deluso.
"La nostra storia non c'entra niente con ciò che
c'è tra me e Robert. Io non ti ho tradito e lo sai
perfettamente. Ti ho lasciato quando ho capito che mi stavo innamorando
di Robert ma tra noi non c'era mai stato niente, è chiaro?
Non ti permetto di darmi della traditrice, non sono così",
rispondo alterata, so che non dovrei agitarmi ma non posso lasciare che
anche lui mi consideri in quel modo.
"Però hai tradito l'uomo per cui avevi lasciato me,
è un po' assurdo non trovi?".
"Tu non sai niente di questa storia, se volevi incontrarmi per
accusarmi potevi tranquillamente evitare di farti vivo. Se non ti
dispiace me ne vado ora". Faccio per alzarmi ma lui e più
veloce e mi blocca per un polso.
"Scusami, sono nervoso per il mio lavoro, non volevo accusarti", dice e
sembra davvero sincero ma una vocina nella mia testa mi ripete di non
fidarmi, c'è qualcosa che non quadra.
"Non ti bastava avere l'amante a Londra? Anche il tuo ex? Sul serio?",
domanda una voce fin troppo familiare e vorrei sparire, dissolvermi in
questo preciso istante.
"Rob che stai dicendo", mormoro guardandolo e mi alzo, avvicinandomi a
lui. Fissa me e Michael con rabbia, sembra quasi che si senta ancora
più tradito nel vedermi con lui e credo di sapere il
perchè, lo ha sempre visto come un rivale per quanto assurda
risulti a me quella cosa. Per me non c'è mai stato paragone
possibile, Robert è il mio vero amore mentre Michael
è una storia di una ragazzina che non ha idea di che cosa
sia quel sentimento.
"Mi chiedi anche che cosa dico? Sei con il tuo ex, sotto gli occhi di
tutti, facendomi passare ancora di più per cornuto di quanto
già non sembri. Non hai proprio ritegno?", domanda
guardandomi come se fosse disgustato dalla mia sola presenza.
"Non è come credi Robert, non sto con lui e lo sai
benissimo, perchè ti comporti così?".
"Come ti aspetti che mi comporti? Che gioisca nel vedere la persona che
amo con il suo ex ragazzo? Che sia contento nel sapere che lei
è incinta di un uomo che non sono io? Che dovrei fare?
Spiegamelo perchè io non lo so più!", urla quasi
e nel raggio di due metri tutti si girano per guardarci.
"Rob abbassa la voce, ci guardano tutti", mormoro imbarazzata,
abbassando lo sguardo.
"No, non m'interessa se mi sentono! Io non...", non termina la frase,
interrotto dalla suoneria del suo cellulare. "Tom? Che succede? Parla
piano non ti capisco, che cazzo dici? Che vuol dire? Sì lei
è... è con me, va bene arriviamo". Sembra
preoccupato quando chiude la chiamata.
"Che c'è? E' successo qualcosa?", domando confusa.
"E' Tom, dice che dobbiamo correre subito a casa sua", mormora lui
guardandomi, come in preda allo shock. "Hanno rapito Marlowe".
Note
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Mi scuso innanzi tutto se il capitolo è venuto
piuttosto corto ma le parole non volevano saperne di uscire nonostante
io ci abbia provato in tutti i modi. Sinceramente per averlo scritto in
due giorni credo che sia il meglio che io possa fare, dalla settimana
prossima proverò a fare di meglio, se ci sarò
ancora. Perchè se ci sarò ancora? Ho notato un
netto calo delle recensioni e mi dispiace moltissimo, soprattutto
perchè evidentemente significa che la fanfic non
è più interessante come una volta.
Perciò mi sono venuti parecchi dubbi ultimamente, mi sono
chiesta se dovessi continuare ancora a scriverla o meno. Ho voluto
tentare, vedrò in questo capitolo se magari andrà
un po' meglio altrimenti cercherò di concluderla di due o
tre capitoli e vi libererete finalmente di me!
Detto questo, non succedono tantissime cose in questo capitolo se non
alla fine, in effetti, perciò sugli avvenimenti ho ben poco
da dire. Che ne pensate voi? Cosa è successo a Marlowe? Chi
l'ha rapita e perchè? E cosa vuole Michael? Dov'è
andato a finire Rupert? Mistero lol.
In ogni caso ringrazio chi comunque ha continuato a recensire e non si
è ancora stancato di me, chi ha aggiunto la storia tra le
preferite, le seguite e le ricordate e chi legge soltanto, senza farsi
mai sentire. Uscite allo scoperto ogni tanto, non sarebbe male! Mi
scuso se non ho risposto alle recensioni ma sono stata un po'
impegnata, prometto che cercherò di rispondere il prima
possibile. Ditemi voi se continuare o meno, recensite, recensite,
recensite!
Se tutto va bene ci troveremo sempre qui sabato prossimo, un bacio,
Mary.
|
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Capitolo 13 *** Forgiveness ***
Breathe Me - Capitolo 13
Breathe
Me
Capitolo
13.
Forgiveness
Il viaggio verso casa di Tom
è pieno di una tensione palpabile, talmente reale che mi
sembra
di percepire un muro tra di noi, qualcosa che ci divide. E' un silenzio
strano quello che aleggia, un silenzio arrabbiato, che urla quasi, un
silenzio che chiede di essere spezzato con parole che però
non
arrivano, perchè nessuno dei due vuole parlare per primo.
Cosa
ci sarebbe da dire in fondo? Anche se provassi a spiegargli lui non mi
crederebbe mai. Non potrei neanche davvero spiegargli tutto, finirei
per dirgli solo altre bugie che ci farebbero soffrire entrambi. Non mi
piace questo nuovo nostro rapporto, è un odio strano,
è
un disprezzo che però non è davvero tale. E'
l'odio che
nasce quando ami una persona e sai che non puoi averla, per qualche
ragione. E' l'odio che nasce quando vorresti dimenticare qualcuno ma
non ci riesci, perchè ce l'hai marchiato a fuoco dentro il
cuore. Sarebbe più facile se lui mi odiasse davvero, ma lui
non
mi odia, lui odia il fatto che mi ama ancora. Lo capisco e vorrei fare
qualcosa per poter rimediare ma so che l'unica soluzione sensata
sarebbe stargli lontana ma il mio cuore si rifiuta anche solo di
comprendere quel pensiero, lo rifiuta e lo rifiuta anche la mia mente.
E' un pensiero troppo doloroso. Così semplicemente rimaniamo
in
silenzio, seduti vicini ma distanti come due estranei che dividono la
corsa di un taxi, ma che poi prenderanno strade diverse.
Una volta arrivati a
destinazione insiste per pagare la corsa e io
vorrei che non lo facesse ma lascio correre, non posso perdere tempo
adesso, devo capire che cosa diamine sia successo a Marlowe. Quando
suono il campanello non è Tom a venirmi ad aprire come mi
aspetto, è Lizzy. Probabilmente hanno avvisato anche lei.
"Come stanno?",
domando entrando in casa, riferendomi a Tom e Sienna.
Posso solo provare ad immaginare come possano stare due genitori ai
quali hanno sottratto la propria figlia, deve essere una sensazione
orribile.
"Sienna è
uno straccio, non riesce a smettere di piangere... Tom
la consola, sembra più tranquillo ma è comunque
scosso,
cerca solo di nasconderlo", risponde in un mormorio basso, facendomi
capire con un cenno della testa che sono in soggiorno e possono
sentirci.
Annuisco piano e
sento Rob entrare mentre io mi dirigo verso il
soggiorno. Sono seduti sul divano, stretti l'uno all'altra. E' evidente
che Sienna è in preda ad una vera è propria crisi
di
pianto mentre Tom è sotto shock, ha gli occhi spiritati. Mi
inginocchio davanti a loro e poggio la mano sulle loro gambe, cercando
di creare un contatto, qualcosa che possa in qualche modo far capire
loro che li aiuterò in ogni modo possibile.
Alla mia vista gli
occhi vuoti di Tom sembrano riprendersi per un attimo, spero che dica
qualcosa, che spieghi, ma non lo fa.
"Mi spiegate
cos'è successo? Com'è possibile che sia
scomparsa?", domando dopo un attimo interminabile di silenzio.
"N-non lo so",
mormora Tom in un tono che sembra talmente disperato da
mettermi paura. Non l'ho mai visto così, sembra il fantasma
di se
stesso.
"Cerca di ricordare
Tom, per favore, che stavate facendo quando l'hanno
presa?", gli chiedo stringendogli la mano, l'unico modo in cui posso
dargli conforto è questo e mi sento terribilmente inadeguata
alla situazione, sono inutile.
"Io... Io e Sienna
eravamo in centro, dovevamo solo fare una
passeggiata tranquilla. E poi un passante ci ha chiesto informazioni,
neanche ricordo su che cosa, e noi ci siamo distratti... Quando abbiamo
guardato la culla era vuota, lei non c'era più. L'abbiamo
cercata per mezza città, abbiamo chiamato la polizia ma
niente,
non riescono a trovarla...", la sua voce si rompe, come se si stesse
trattenendo dallo scoppiare a piangere. So perchè non lo
vuole
fare, glielo leggo negli occhi: deve aiutare Sienna ad essere forte,
come può farlo se anche lui si lascia andare alla
disperazione?
"Chi può
essere stato?", domando tra me, in fondo loro non possono saperlo.
Chi potrebbe essere
tanto crudele da rapire una bambina di pochi mesi?
E a quale scopo poi? Cosa ci potrebbero guadagnare? Certo Tom e Sienna
sono entrambi abbastanza conosciuti e i soldi di certo non mancano ma
se avessero voluto un riscatto si sarebbero già fatti vivi.
E
allora se non sono i soldi che cercano, cosa vogliono? Chi vogliono
colpire in tutta questa storia? Mi rendo conto che forse e
veri
bersagli non sono Tom e Sienna, né la piccola Marlowe. Il
bersaglio sono io. Hanno colpito loro ma in realtà
è a me
che miravano. E ci sono riusciti in pieno, hanno colpito tutto
ciò che amo di più. Quella povera bambina e i
suoi
genitori sono solo delle stupide pedine nel gioco perverso e senza fine
di Rupert e di chiunque ci sia dietro tutto questo. Come si
può
essere così meschini? Mi sento male al solo pensiero.
"E' colpa mia",
mormoro alzandomi, quando ormai quell'idea diventa una consapevolezza.
"No, Kristen tu non
c'entri", risponde Tom, improvvisamente lucido. "Ci
siamo distratti, chiunque poteva prenderla, non incolparti sempre".
"Tu non capisci! E'
me che vogliono colpire, non voi! Vi stanno usando
per arrivare a me!", dico decisa, vedendo entrare in soggiorno Lizzy,
con Robert dietro di lei.
"L'ho pensato anche
io in realtà, avrebbe un senso se fosse
così", interviene Lizzy, poggiandosi con la schiena al muro.
"Perchè
dovrebbero cercare di colpire lei? E poi chi?". Robert
sembra confuso ed è più che normale. Lui non sa
niente.
"Io...", provo a
parlare ma non ho idea di cosa dire, non c'è
spiegazione logica a tutto questo senza che prima lui conosca tutta la
storia.
"Kris", Lizzy mi
guarda seria, non l'ho mai vista con quella decisione
nello sguardo. "Devi dirglielo. Adesso. Basta bugie, basta cercare di
proteggerlo. Siamo tutti coinvolti ora, lui deve sapere", afferma. Ha
ragione, li ho coinvolti tutti e dovrei dire tutta la verità
ora
ma ho paura, non posso negarlo, sono pietrificata dalla paura.
"Che cosa devo
sapere?", domanda Rob ancora più confuso.
"Liz...", mormoro
scuotendo la testa, non può farmi dire tutto
quanto, non sono pronta, lui non è pronto, non posso.
"Kristen, diglielo. O
racconti tutto tu o lo faccio io, decidi".
"Uhm...". Guardo
Sienna e Tom in cerca di un possibile aiuto ma non ne
ricevo, Sienna è troppo sconvolta per Marlowe per accorgersi
di
cosa le succede intorno e Tom sembra quasi dello stesso parere di
Lizzy, sono in trappola. "Va bene ma... Rob, ti dispiace se andiamo di
sopra? Devo parlarti in privato", gli domando, non posso parlare
davanti a tutti, ho bisogno di calmarmi e trovare le parole giuste,
anche se dubito ci siano davvero parole giuste per dirgli
ciò
che tra poco sarò costretta a raccontare.
Lui annuisce ma nel
suo sguardo leggo tutta la confusione che sta
provando, in fondo anche io se mi trovassi nella sua situazione avrei
la confusione più totale in testa. Lancio un'ultima occhiata
a
Lizzy e poi mi dirigo in camera, la camera degli ospiti, la sua vecchia
stanza. Mi siedo sul letto e lo invito a fare lo stesso ma lui scuote
la testa, chiudendosi la porta alle spalle e poggiando la schiena ad
essa. Non sembra avere molta voglia di starmi a sentire e non tollera
più di tanto la mia presenza. Prendo un respiro ma prima che
io
possa cominciare a raccontare è lui a parlare.
"Che c'è
di tanto importante e segreto? Non capisco", il suo
tono è freddo, si comporta sempre così
ultimamente. Se
non lo conoscessi penserei che è solo uno stronzo arrogante,
ma
non lo è. E' un ragazzo ferito, ferito da me.
"Riguarda il mio...
tradimento, se vogliamo chiamarlo così".
"Non credo ci sia
molto altro da sapere a riguardo", la sua risposta è secca,
decisa.
"Lasciami solo
parlare okay? Poi potrai tirare tutte le conclusioni del
caso ma fino a quel momento, ti prego, ti prego, ascoltami e basta", lo
supplico quasi con lo sguardo, stringendo con una mano il lenzuolo.
Lui sospira come se
si stesse arrendendo alle mie parole e mi guarda,
in attesa che io cominci a parlare. Da dove posso cominciare? Come
posso spiegare all'uomo che amo che in queste settimane ogni cosa che
gli ho detto e fatto credere era una bugia? Una bugia per proteggerlo,
ma sempre una bugia. Non credo che la prenderà bene, lui
odia le
bugie e io non ho fatto altro che riempirlo di menzogne in
continuazione.
"E' cominciato tutto
il giorno in cui Rupert mi ha chiesto di
incontrarci a Los Angeles, tu ti sei arrabbiato perchè non
volevi lasciarmi andare e io volevo dimostrarti a tutti i costi che
avevo ragione io, che lui non ci avrebbe provato con me. Ma non avevo
ragione, per niente. Ha cominciato ad abbracciarmi e stringermi e io
ero spiazzata, non sapevo cosa avrei dovuto fare. Poi mi ha chiesto di
accompagnarlo in macchina e non me la sono sentita di rifiutare e
lui... lui mi ha baciata, ma l'ho spinto via, gli ho chiesto che cosa
diamine stesse facendo e lui si è scusato ma intanto i
paparazzi
ci avevano visti e fotografati. Non so che ci facessero lì,
o
almeno all'epoca non lo sapevo. Lui disse che avrebbe sistemato tutto e
io mi sono fidata ma i giorni passavano e io avevo il terrore che
qualcosa potesse uscire fuori, ho preferito non dirti niente
perchè avevo paura che tu avresti reagito male, che avresti
perso la fiducia in me. E alla fine è successo, le foto sono
comparse su internet e Rupert si è rifiutato di aiutarmi. Tu
sei
andato via e non volevi sentirmi, ti ho chiamato mille volte, ho
provato a spiegarti ma tu non hai voluto sentirmi e io non sapevo
più cosa fare", prendo un respiro e alzo lo sguardo,
cercando di
capire la sua reazione. Non sembra arrabbiato, anzi sembra quasi
più rilassato.
"Quindi tu non...",
dice quasi incredulo, facendo un passo verso di me.
Io scuoto la testa
lentamente, stringendo le labbra. "No, non sono mai
andata a letto con lui. No, non ti ho mai tradito. Non avrei mai potuto
farlo", rispondo decisa, sicura.
"Allora
perchè non mi hai detto niente quando sei venuta qui?
Perchè mi hai detto che era successo?", si siede vicino a me
e
mi guarda, è una domanda più che lecita.
"Dopo alcuni giorni
che tu eri andato via io stavo riguardando quel
vecchio video di noi due, sai quello che dicevi di voler tenere sempre
con te per quando ti sentivi solo...".
"Quello dove facciamo
l'amore?".
"Sì, era
su una memory card che ho trovato in casa e lo stavo
guardando, ma poi l'ho tolta quando è entrata Scout in
camera,
insomma non volevo che vedesse noi due nudi, non era il caso", dico
abbozzando una risata che però si spegne dopo poco. "Quel
giorno
è venuto Rupert a trovarmi e con la scusa di un bicchiere
d'acqua ha frugato tra la mia roba e ha trovato la memory card con il
video. Da allora ha cominciato a ricattarmi, minacciandomi che se
avessi detto a qualcuno che era tutta una montatura tra me e lui quel
video sarebbe finito su internet, non potevo dirlo neanche a te. Ancora
non dovrei dirti niente in realtà, se venisse a saperlo
saremmo
in grossi guai", spiego tutto ciò che posso, ormai ho
cominciato
e merita di sapere la verità, adesso non è
più
tempo di tenere tutto per me.
"Oh Kris", mormora
lui e in meno di un secondo sono tra le sue braccia,
stratta in quella morsa tanto familiare e dolce da far male.
"Perchè non me lo hai detto? Avremmo trovato il modo di
risolvere tutto subito", sospira e lo sento distintamente respirare il
profumo dei miei capelli, nascondendoci il viso dentro.
"Avevo paura. Ho
paura anche adesso. Ho pensato e sperato che facendo
così ti avrei tenuto fuori da questa storia, al sicuro, che
tutti voi sareste stati al sicuro. Ma poi Lizzy e Tom hanno capito che
qualcosa non andava e sono stata costretta a raccontare tutto, li ho
coinvolti e niente e nessuno è più al sicuro.
Neanche
Marlowe. Guarda cosa hanno fatto solo per arrivare a me? Io vi sto solo
portando un sacco di guai, dovreste lasciarmi tutti perdere", scoppio a
piangere senza un perchè, ne sento semplicemente il bisogno.
Piango
perchè finalmente sono tra le sue braccia, sono di nuovo
a casa, con l'uomo che amo. Piango perchè nonostante ci
amiamo
questa storia non andrà a finire bene, non ora. Piango
perchè chi mi sta intorno finisce sempre per soffrire e
stare
male, per avere problemi a causa mia. Piango perchè
probabilmente adesso Rupert scoprirà tutto e ci
separerà
definitivamente. Ma piango soprattutto perchè, finalmente,
Rob
sa tutto e non devo più fingere con lui. Mi sento libera.
Lascio
che tutto il dolore trattenuto in questi giorni vada via, che si sfoghi
con le mie lacrime e sparisca, non lo voglio più, non voglio
più che la mia vita sia così. Voglio essere
felice
finalmente, con la persona che amo. E forse non succederà
mai ma
mi lascio cullare da quella dolce illusione così come mi
lascio
stringere dalle sue braccia.
Una sua mano si
infila sotto il mio mento e con l'indice mi costringe a
sollevare il viso. I nostri occhi si incontrano, i miei bagnati di
lacrime e i suoi intrisi di tanto amore e tanta dolcezza da far male.
E' così tanto tempo che non vedo i suoi occhi tanto vivi e
tanto
miei.
"Non allontanarmi
più amore mio, ti prego. Io sono qui per te,
per aiutarti, ne usciremo insieme da questa storia, te lo prometto. Mi
dispiace se non mi sono fidato di te, avrei dovuto capire che qualcosa
non andava. La colpa è anche mia è ti chiedo
scusa. Te ne
prego davvero Kris, puoi perdonarmi?", domanda senza staccare gli occhi
dai miei, guardandomi in quel modo così intenso e innamorato
che
potrebbe far sciogliere anche il cuore più duro.
"Tu non devi
scusarti, non hai colpa di niente, è solo colpa mia",
rispondo scuotendo la testa, singhiozzando.
"Shh, ci sono io ora,
andrà tutto bene", mi accarezza i capelli e tira a se,
baciandomi.
Le nostre labbra che
si uniscono sono quanto di più bello possa
esistere per me in questo momento. Ci baciamo con lentezza studiata,
piano, dolcemente, godendoci quella meravigliosa sensazione di bocche
che si sfiorano, di lingue che si cercano e si trovano, di respiri che
si mescolano. E' un bacio salato di lacrime, le mie, ma dolce del
nostro amore e della fiducia ritrovata. Non m'importa se
durerà
un secondo o una vita intera, se qualcuno proverà a
separarmi da
lui ancora, in questo momento sono con lui e il mio cervello si rifiuta
di pensare ad altro. Non esiste altro, esistiamo solo noi.
Si stende sul letto e
mi fa mettere al suo fianco, con la testa
poggiata sul suo petto mentre i singhiozzi cessano e io smetto di
piangere. Non smette un attimo di accarezzarmi e di mormorare paroline
rassicuranti, di ripetermi quanto mi ama. Mi sono mancati questi
momenti, mi è mancato tutto di noi. Le sue mani percorrono
tutto
il mio corpo, accarezzano la schiena e le gambe, i fianchi e le
braccia,
poi i capelli e il viso e ogni punto che riesca a raggiungere fino a
quando non si posano sul mio ventre, accarezzandolo dolcemente.
"Sei davvero
incinta?", domanda dopo minuti interi in cui gli unici suoni a
provenire da noi erano quelli dei nostri respiri.
"Sì",
rispondo con cautela, cercando di decifrare la sua espressione.
"Quindi il bambino
è...".
"E' nostro Rob, il
bambino è nostro", dico sorridendogli, so che è
ciò che vuole sentirsi dire.
"Oh Dio", mormora tra
sé, sfoggiando un sorriso dolce e felice.
Mi lascia un bacio sulle labbra e scende con il viso verso il mio
ventre, sollevando poi la mia maglia. Passa il naso sul leggerissimo
rigonfiamento e lo bacia lentamente, quasi stesse venerando quel
piccolo esserino che cresce dentro di me. "Piccolo mio mi
prenderò cura di te e della mamma in ogni singolo istante,
non
sai quanto ti ho aspettato", sussurra contro il mio ventre e sono sul
punto di piangere ancora una volta.
"Sei sempre stato
troppo smielato", dico ridacchiando, cercando di trattenere le lacrime.
"Ma tu mi ami anche
per questo, no?".
"Sì, lo
ammetto".
"Meglio per te".
Mi baciai ancora,
indugia sulle mie labbra senza fretta, facendomi sorridere sulla sua
bocca morbida.
Rimaniamo
così, abbracciati sul letto, per un tempo che mi sembra
infinito. Mi sento come se ci stessimo nascondendo dalla
realtà, come se stessimo lasciando i problemi fuori da
quella porta chiusa, almeno per qualche minuto. Mi sono mancati quei
momenti in cui c'eravamo solo noi e il resto del mondo rimaneva fuori,
con tutti i suoi problemi e guai, con tutte le cose brutte che potevano
esserci. Ma i problemi ad un certo punto bussano alla porta e che tu
voglia o meno devi aprigli, devono ricordarti che per quanto tu li
ignori ci saranno sempre, pronti a crollarti addosso appena farai un
passo fuori.
E' Lizzy a venire a
bussare e dirci di scendere giù, sembra avere buone notizie.
"Hanno trovato
Marlowe", dice abbozzando un sorriso che non dura molto.
Mi alzo e insieme a
me Robert fa lo stesso, stringendo le mie dita tra le sue. E'
così bello il calore della sua mano che tiene la mia, ma
adesso non abbiamo tempo per noi, abbiamo cose più
complicate a cui pensare. Quando arriviamo in soggiorno, Sienna sta
stringendo tra le sue braccia la piccola Marlowe e Tom stringe entrambe
a sé, è una scena davvero dolce, posso solo
minimamente provare ad immaginare cosa voglia dire per due genitori
ritrovare una figlia che hanno temuto di aver perso. Sorrido dolcemente
e accarezzo la spalla di Tom, ma il sorriso va via molto presto, non
appena i miei occhi si posano sulla chioma bionda di Caroline, in piedi
di fronte a noi.
"Lei che ci fa qui?",
domando confusa, senza riuscire a trattenere il disappunto nella mia
voce. Non la voglio lì, lei è un'intrusa che sta
cercando con tutte le forze di entrare dentro la vita di Robert per
cancellare me.
"E' stata lei a
trovare Marlowe, vero Caroline?", dice Liz, rivolgendo lo sguardo alla
bionda. Il suo tono mi sembra sarcastico ma non ne capisco il
perchè. "Perchè non racconti la storia anche a
Kristen e Robert? Saranno interessati", aggiunge poi.
"Uhm... Beh, stavo
passeggiando nei pressi di Picadilly Circus e ho visto degli zingari
con una bambina che non sembrava affatto una dei loro, anzi, mi
ricordava molto la loro bambina. Così mi sono avvicinata e
ho visto che era proprio lei, ma non volevano darmela ovviamente
così ho dovuto pagarli. In pratica ho comprato la vostra
bambina, non so neanche se sia legale", spiega ridendo, rivolgendosi a
Tom e Sienna che sono troppo in estasi per poterle dare ascolto.
"E' stato un bel
gesto", mormoro senza sapere bene cosa rispondere, stringendo
nervosamente le dita di Rob.
"Strano
però, né Tom e Sienna né la polizia
sono riusciti a trovare la bambina e tu ce l'hai fatta al primo colpo".
Lizzy sembra sospettosa, come se qualcosa non le quadrasse. E in
effetti nemmeno io mi fido più di tanto, non riesco a
crederle ma forse io sono troppo di parte.
"E' stata solo una
fortuita coincidenza credo", si stringe nelle spalle
Caroline, con il leggero sorriso sulle labbra.
Liz le risponde con
un sorriso talmente finto che mi stupisce il fatto che Caroline non lo
capisca. Ma cosa diamine le pende adesso? Non capisco più
quella ragazza.
"Lizzy, possiamo
parlare un attimo?", domando guardandola, indicando con un cenno della
testa la cucina.
"Oh, finalm...
Cioè certo!", risponde con troppo entusiasmo, come se stesse
aspettando solo che io glielo chiedessi. Ma cosa le succede? E'
impazzita?
"Va tutto bene?",
sussurra Robert al mio orecchio ed io annuisco.
"Sì non
preoccuparti, voglio solo capire un paio di cose, torno presto",
mormoro guardandolo e inaspettatamente lui mi lascia un bacio sulle
labbra, lasciandomi poi andare da sua sorella. Con la coda dell'occhio
riesco a vedere Caroline che ci guarda e posso solo immaginare quanto
lei non sia felice di vedermi in certi atteggiamenti con Rob. Mi mordo
le labbra e mi dirigo in cucina, poggiandomi vicino al bancone.
"Quella ragazza mi da
ai nervi", sbotta Lizzy chiudendo la porta a soffietto della cucina,
passandosi una mano tra i capelli.
"Davvero? Non era per
niente evidente!", rispondo sarcastica, scuotendo la testa tra me.
"Dici che si vede
così tanto?".
"Si capirebbe di meno
se andassi direttamente in giro con una maglietta con su scritto 'Io
odio Caroline', andiamo Liz! Ma che ti prende?".
"Arriva qui a fare la
paladina della giustizia, la salvatrice del mondo! Siamo seri, girando
per Picadilly Circus la prima cosa che vedi sono degli zingari con una
bambina? Ma che storia è? Sarebbe più credibile
la storia del rapimento alieno", dice con tono esasperato mentre
cammina avanti e dietro per la cucina.
"Quindi non le credi,
è questo il problema?", chiedo confusa, cercando di capire
dove voglia arrivare.
"Non mi fido di lei,
credo che ci sia qualcosa sotto, qualcosa che sta nascondendo", mormora
pensierosa, come se stesse cercando di risolvere un complicato enigma.
"Pensi che l'abbia
rapita lei? Arriverebbe a tanto? E poi perchè?".
"Non lo so, non ne ho
idea! Ma non quadra la sua storia, non ha il minimo senso. Forse voleva
solo fare una bella figura con Rob".
"Rapire una bambina
solo per poi poterla riportare dai suoi genitori e fare la figura
dell'eroina? E' troppo anche per lei, no?".
"Forse no. O forse
non è questo il motivo. Non lo so Kris, ma comincio ad avere
sospetti su di lei e dobbiamo indagare".
"Dobbiamo indagare?",
ripeto le sue parole scettica, corrucciando la fronte. Comincio a
chiedermi se Lizzy non stia prendendo troppo sul serio questa storia
dello spionaggio.
"Sì,
dobbiamo indagare. E in fretta anche. Portiamola fuori con una scusa e
cerchiamo di farle dire qualcosa di più, qualcosa che la
tradisca e con cui possiamo incastrarla", afferma, sembra assolutamente
certa di ciò che dice. Io scuoto la testa sospirando, non
può davvero voler fare una cosa del genere.
"Lizzy, ho
già tanti problemi per conto mio, non trovi? Ora devo anche
mettermi a fare la spia con te per scoprire qualcosa su Caroline? Non
voglio sapere niente di lei", dico mordendomi le labbra. Più
le sto lontana, meglio mi sento.
"E se fosse in
combutta con Rupert?", domanda lei.
"Stai decisamente
lavorando troppo di fantasia, lei è solo una bionda oca
senza cervello", rispondo scuotendo la testa, ricordandomi poi di un
particolare. Rupert era con una ragazza bionda quando l'ho visto, e
se...? "Oh cazzo", esclamo guardando Lizzy con occhi sbarrati.
"Cosa? Che
c'è?", chiede confusa.
"Rupert era con una
ragazza bionda quando l'ho visto, forse non era lei pero...".
"Hai visto Rupert?".
"Sì,
è a Londra... O almeno lo era, è una storia lunga
Liz ma era con una ragazza bionda e se fosse lei?".
"Dobbiamo
assolutamente indagare. Forza, torniamo dagli altri, cominceranno a
chiedersi cosa diamine stiamo facendo qui", dice abbozzando una
risatina e poi si volta per aprire la porta a soffietto, uscendo.
Io la seguo dopo
pochi secondi, andando a stringermi a Robert che è rimasto
vicino a Tom e Sienna, che ancora piangono di gioia e coccolano la loro
bambina. Caroline non è ancora andata via, è
seduta sulla poltrona di Tom adesso. Accarezzo il braccio di Robert e
mi lascio poi stringere per le spalle, sentendo le sue labbra posarsi
sulla mia fronte. Mi sono mancati questi piccoli gesti tra noi, queste
piccole dimostrazioni d'amore. Mi è mancato tutto di Robert.
"Bene,
perchè non lasciamo i genitori felici e la loro bambina in
pace e andiamo a prenderci qualcosa da bere? Una birra, non so... Tu
vieni Caroline?", esordisce Lizzy, guardando poi me come per farmi
capire qualcosa. Vuole uscire con lei così da poterle
carpire qualcosa.
"Ma sì,
perchè no", risponde lei annuendo.
"Kristen, ti unisci a
noi?", chiede tanto per non dare sospetti, Liz sa già che
andrò con loro.
"Se viene Kristen
allora ci sono anche io", dice Robert, mi guarda preoccupato e so che
ha paura per me ed il bambino, lo capisco e in un certo senso ha
ragione a preoccuparsi.
"Niente uomini,
è una cosa tra donne".
"E' una cosa
complicata amore, ti spiego appena torno okay?", mormoro al suo
orecchio, lasciandogli poi un bacio sulla guancia.
"Ti chiamo dopo, non
ti strapazzare per favore".
Prende il mio viso
tra le labbra e mi bacia con dolcezza, indugiando un po' sul mio labbro
superiore prima di staccarsi da me e lasciarmi andare. Io sospiro
mentre mi allontano, vorrei non dovermi separare da lui, proprio ora
che le cose sembrano andare un po' meglio tra noi ma questa uscita con
Lizzy e Caroline potrebbe essere una svolta. Se davvero Caroline fosse
coinvolta con Rupert potrei riuscire a incastrarli e a mettere fine a
tutta questa storia. Non c'è niente che voglio di
più al mondo.
Dopo aver salutato
Tom e Sienna usciamo fuori e cominciamo a camminare verso un bar che ci
indica Lizzy. Non parliamo molto durante il tragitto, per lo
più sono Caroline e Lizzy a discutere mentre io mi limito ad
ascoltare. Fino ad ora nulla di rilevante è saltato fuori,
Caroline sembra essere molto brava ed eludere tutte le domande che le
vengono poste. Il bar in cui entriamo non è tanto lontano
così non ci mettiamo molto ad arrivare, è un
posto carino, abbastanza tranquillo. Lizzy e Caroline prendono una
birra mentre io chiedo un succo all'arancia.
"Sul serio Kris? Un
succo? Hai cinque anni?", domanda Lizzy scettica, con le sopracciglia
inarcate.
"Uhm non posso bere,
il bambino sai", rispondo stringendomi nelle spalle. Caroline mi guarda
come se avessi appena detto una cosa strana per lei e si morde le
labbra.
"La mia ginecologa ha
detto che posso bere ogni tanto, nei primi mesi", si affretta a dire,
come se stesse cercando di giustificarsi. Strano, non credevo che fosse
salutare bere alcool nei mesi della gravidanza, ma forse mi sbaglio.
Lizzy la guarda stringendo gli occhi come se stesse cercando di capire
qualcosa, forse anche lei sta pensando ciò che penso io.
"Quindi, devi
sentirti molto fiera di aver salvato una bambina no? Soprattutto
perchè sei incinta, proteggere un bambino deve essere
importante per te", le chiede guardandola, sembra davvero un
interrogatorio.
"Beh sì,
devo ancora abituarmi all'idea di avere un bambino in
realtà".
"Però devi
essere stata davvero contenta di aver salvato il bambino di Tom e
Sienna, di sicuro adesso Rob ti vedrà con occhi diversi,
come la madre di suo figlio", incalza Lizzy e io la guardo male, non mi
sembra il caso di andarci così pesante.
Per fortuna il
cellulare di Liz squilla e Caroline non ha il tempo di rispondere ma
vedo nel suo sguardo che è in difficoltà e
c'è anche una certa rabbia nei suoi occhi. Dopo essersi
scusata va a rispondere al telefono e noi rimaniamo da sole al tavolo,
con le nostre bevande davanti. Non abbiamo niente da dirci noi,
rimaniamo semplicemente lì come due estranee costrette a
stare sedute vicine, senza nemmeno sopportarsi più di tanto.
Probabilmente presa dalla noia estrae il suo telefono e comincia a
giocarci o mandare messaggi, non capisco che cosa stia facendo di
preciso ma non sono nemmeno interessata più di tanto a lei,
la lascio fare. Quando Lizzy torna da noi lei fa sparire il suo
telefono e allontana la sua birra da sé.
"Grazie per la birra
ma preferirei tornare a casa, non mi sento granché bene.
Sono vicina tanto", afferma alzandosi.
"Ti accompagniamo
allora, voi uscite, intanto io pago", le risponde Lizzy e io mi alzo
per andare fuori. Questa brevissima uscita non ha portato assolutamente
a nulla, è stato solamente un grosso buco nell'acqua.
Senza aspettarci,
Caroline comincia a camminare e fa per attraversare la strada. Il
semaforo è rosso, le macchine sfrecciano sulla strada
indisturbate.
"Caroline aspetta!
Finirai per farti investire", dico cercando di fermarla, ma senza
successo. Lei si gira ormai al centro della strada e mi sorride, un
sorriso che non è sincero, un sorriso quasi consapevole di
ciò che sta per succedere.
In un attimo accade,
una macchina la prende in pieno facendola schiacciare contro il vetro
che però non si rompe e la fa rimbalzare fino al
marciapiede, vino a me. Un urlo mi si blocca in gola e corro da lei,
stesa a terra ormai priva di sensi.
"Cazzo! Oh cazzo,
Lizzy! Chiama un'ambulanza!", urlo sperando che mi senta dal locale e
dopo poco la vedo uscire.
"Oh porca miseria.
Che è successo?", domanda, urlando anche lei.
"Non lo so, le ho
detto di fermarsi ma lei ha voluto attraversare, non lo so cazzo, fa
qualcosa!", dico. Le mani mi tremano mentre cerco di capire se sia
ancora viva, se respira ancora. Le passo due dita sotto la gola e il
battito c'è ancora, sembra che non si sia fatta
granché male, la macchina che l'ha investita non andava
tanto veloce ma non ho avuto il tempo di prenderne la targa.
Lizzy prende il suo
cellulare e compone nervosamente il numero del pronto soccorso mentre
un gruppo di curiosi si stringe intorno a noi. Spero solo che non mi
riconoscano, non posso rischiare di finire sui giornali più
di quanto già non accada.
Passano almeno dieci
minuti prima che un'ambulanza arrivi e carichi Caroline per portarla in
ospedale. I paramedici sembrano ottimisti, sono certi che non abbia
riportato molto più che un trauma cranico e qualche
distorsione o ematomi vari. Io e Lizzy siamo terrorizzate, forse io
più di lei. Vedere qualcuno che viene investito è
una scena surreale, tutto ciò a cui riesco a pensare
è quel sorriso consapevole e tranquillo sul suo viso poco
prima che la macchina la sbalzasse via. Come poteva essere
così calma, sapendo che sarebbe stata investita? E poi
perchè l'ha fatto? Non capisco, non ha il minimo senso,
niente ha più un fottuto senso nella mia vita ormai.
Una volta in
ospedale, Caroline viene portata in una stanza per i vari accertamenti
e ci chiedono di rimanere fuori. Lizzy decide di chiamare Robert e
Victoria per avvisare di ciò che è successo ed io
rimango seduta su una delle poltroncine in sala d'attesa, ancora
scossa. Odio gli ospedali, odio il loro odore di disinfettante, odio le
luci bianche e accecanti, odio i medici. Sembra che ultimamente io sia
destinata a passare le mie giornate in ospedale, ma stavolta non ho
paura di perdere il mio bambino, non sono io ad essere stesa su di un
lettino. Per quanto io odi Caroline, la storia dell'incidente mi turba.
Poteva morire, potevo vedere una persona morire davanti ai miei occhi,
sarebbe stato orribile. Più ci penso e più mi
sembra di non capire che cosa l'abbia spinta a fare un gesto del
genere, il mio cervello si arrovella inutilmente, gira intorno ad
orbite di confusione più totale. Per fortuna Rob e sua
sorella non ci mettono molto ad arrivare in ospedale e finalmente posso
dare una tregua al mio cervello. Appena lo vedo mi alzo e mi getto tra
le sue braccia, lasciandomi stringere. Lui non fa domande, sa che sono
scossa e si limita a stringermi a se, a rassicurarmi e baciarmi ogni
tanto, si prende cura di me come solo lui sa fare ed io non chiedo
altro. Lui è il mio calmante, un balsamo lenitivo per
l'anima.
Passano un paio d'ore
prima che i medici ci dicano che possiamo entrare per vedere come sta
Caroline. Ha qualche livido sul viso e sulle braccia ma non
è intubata, non è poi così grave. E'
sveglia, e sembra sorpresa di vederci tutti lì per lei. Lo
sarei anche io in fondo.
"Cos'è
successo? Perchè sono qui?", domanda guardando il medico che
è venuto per darle i risultati di tutti i suoi controlli.
"Ha avuto un
incidente, è stata investita da un'auto in corsa, non
ricorda?".
"Vagamente... E'
tutto a posto? Il mio bambino sta bene?", domanda preoccupata, ma il
suo tono la tradisce. Sta recitando, anche ora. Non sono stupida, so
riconoscere quando qualcuno recita.
"Le abbiamo fatto
un'ecografia e non c'è battito, mi dispiace davvero
signorina", risponde il medico scuotendo la testa.
Lei fissa la parete
davanti a sé, per qualche secondo non dice nulla. Non una
lacrima, non un urlo, non un sospiro. Niente. Il silenzio
più totale cade sulla stanza mentre tutti noi assorbiamo
quella notizia.
"E' colpa sua",
afferma guardando me.
"Cosa?", dico
confusa, cercando di capire cosa diamine stia dicendo, senza risultato.
"E' colpa tua, mi hai
spinto sotto la macchina", insiste, come se fosse totalmente certa di
ciò che dice. Una brava attrice, ma pur sempre un'attrice.
"Non è
vero, ti ho detto di fermarti perchè il semaforo era rosso
per noi ma tu hai voluto continuare!".
"Sta mentendo! Voleva
liberarsi di me e del mio bambino per avere Robert".
"Sapevo che eri
meschina ma non immaginavo così tanto", interviene Victoria,
guardandomi come se volesse incenerirmi all'istante.
"Non è
vero, io non...".
"Vic stai esagerando,
davvero. Non ti permetto di parlare della mia donna in questo modo", mi
blocca Robert, stringendomi più a sé.
"Basta. Fuori di qui,
tutti quanti. Non è il luogo adatto ad una discussione
familiare. La paziente ha bisogno di riposo, andate fuori", ci
ammonisce il medico.
Senza fiatare, tutti
quanti usciamo. "Tu mi credi?", domando a Robert, lontano dalle sue
sorelle.
"Certo che ti credo,
non lo faresti mai", afferma sicuro, prendendo il mio viso tra le mani.
"Tua sorella non ne
sembra altrettanto certa", mormoro abbassando lo sguardo ma lui mi
costringe a fissare i miei occhi nei suoi.
"Lei non capisce,
crede di proteggermi facendo così ma non mi fa del bene".
"Forse ha ragione a
volerti proteggere. Guarda cosa succede alle persone con cui sto. Ogni
persona che mi sta vicino finisce per farsi male, non posso rischiare
anche con te Rob".
"Che stai dicendo?",
domanda confuso, come se si rifiutasse di accettare le mie parole.
"Devi stare con
Caroline, Robert. Lei ha perso il tuo bambino, ha bisogno di te adesso.
E devi...", prendo un forte respiro, chiudendo gli occhi. So
già quanto farà male tutto questo. "Devi
dimenticarmi, davvero Robert. Devi trovare qualcuno che possa darti la
vita che vuoi, la stabilità di cui hai bisogno. Io sono un
casino totale adesso e non potrei stare con te come meriti. Non so se
sarà Caroline o qualsiasi altra ragazza ma troverai qualcuno
che non sia incasinato come me e possa renderti felice come meriti",
dico con le lacrime agli occhi, non voglio piangere ma non riesco a
trattenermi, mi sento distrutta.
"Non farlo, ti
prego", mi supplica con lo sguardo ma io scuoto la testa,
allontanandomi un po'. "Non rinuncerò a te, non m'importa
quanto mi allontanerai, ti amo Kristen, non smetterò mai di
farlo".
Vorrei che non
dicesse quelle parole, vorrei che mi odiasse e mi urlasse di andare via
ma non lo fa, vuole che io rimanga con lui, vuole farmi capire che non
importa quanto io proverò ad allontanarlo lui ci
sarà comunque. L'egoista dentro di me gioisce come non mai.
"Mi dispiace",
mormoro sospirando e mi volto, andando via, uscendo da quell'orribile
ospedale.
Vorrei non doverlo
allontanare ma so che devo farlo, non voglio che lui rischi con me, che
si senta bloccato in una relazione che non porterà da
nessuna parte, voglio che sia felice, anche se non con me.
Non so per quanto
cammino, cammino fino a quando i piedi non mi fanno male, fino a quando
è buio e mi ritrovo vicino casa di Tom. So che non dovrei
stancarmi ma è più forte di me, camminare mi
aiuta a riflettere, a pensare, mi aiuta a scaricare i nervi. Una luce
mi illumina mentre mi dirigo verso la porta di casa e mi rendo conto
che sono i fari di una macchina. Anche al buio riesco a riconoscerla,
ha ancora i segni dell'incidente sulla carrozzeria. E' l'auto che ha
investito Caroline. Al posto del guidatore c'è qualcuno che
sembra familiare, mi sembra di riconoscerlo e appena si avvicina ne ho
l'assoluta certezza, so chi è. E' Michael.
Note
dell'autrice:
Salve a
tutti! Contrariamente alle mie previsioni sono riuscita a scrivere
tutto in tempo e rispondere alle recensioni, anche se di corsa. Spero
vivamente di aver fatto meglio dello scorso capitolo, ci ho provato
davvero, sto cercando di impegnarmi ma purtroppo non posso promettere
niente, quelli che giudicano alla fine siete voi!
Bene, passando al capitolo, cosa ne pensate? Kristen ha dovuto
confessare tutto a Robert e lui non l'ha presa male, anzi, sembra
più lui a sentirsi in colpa. E' tanto dolce il mio Robert,
lasciatemelo dire. Poveri Tom e Sienna, distrutti per la loro bambina
che però torna insieme Caroline che non la conta giusta
nessuno. E l'incidente poi? Tante, tante stranezze. Voi ci state
capendo qualcosa? Fatico a capirmi persino io ormai! Fatemi sapere che
cosa ne pensate voi!
Detto questo, grazie mille per le vostre recensioni, ho capito che per
farvi parlare devo minacciarvi di chiudere la storia LOL siate
più comunicativi, vedere così tante recensioni
per lo scorso capitolo è stato davvero stupendo. Come sempre
grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le
ricordate, a chi recensisce e anche solo a chi legge, zitto zitto
nell'ombra, grazie davvero di cuore a tutti. Vi adoro.
Sperando che continuerete a seguirmi vi rimando al prossimo sabato, che
ci porti magari un capitolo migliore!
Baci, Mary.
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Capitolo 14 *** Red roses and diamonds ***
Breathe Me - Capitolo 14
Breathe Me
Capitolo
14.
Red
roses and diamonds
Dio, ti prego, uccidimi
adesso. E' l'unica cosa che riesco a
pensare da almeno un ora
e un quarto, seduta sul divano a guardare un film che detesto.
Sopportare altri cinquanta minuti di questa roba mi sembra impossibile,
sento che il mio corpo proverà ad autodistruggersi per
protesta.
Il suo braccio si stringe intorno alle mie spalle e io sospiro
impercettibilmente. Vorrei evitare di passare queste serate inutili,
chiusa in casa a guardare film che detesto ma lui ama, però
dobbiamo "recuperare il tempo perso durante le riprese" come dice lui.
Non mi sembra un gran modo, visto che mi annoio terribilmente ogni
volta e dopo sono talmente arrabbiata con lui che di sesso non se ne
parla. Avrei dovuto accettare il suo
invito
a cena. Potevo inventare una scusa plausibile per evitare la serata dei
film stupidi e dirgli che ci sarebbe stato tutto il cast, invece non
l'ho fatto. Non sono così, non riesco a tradire, anche se in
fondo non sarebbe stato un vero e proprio tradimento. Era una cena
innocente, dopo tutto.
"Non potevi scegliere un altro film?", domando scocciata, ho io
l'istinto di prendere una dannata spada laser e affettare in due il
televisore.
"Stai scherzando? Star Wars è una pietra miliare nel suo
genere!", afferma, quasi avessi bestemmiato.
"L'avrai visto almeno mille volte, potevamo guardare qualcosa di
diverso stavolta... Un film romantico o una commedia, anche un film
d'azione mi andava bene ma non questo". Il suo braccio lascia le mie
spalle e mi guarda, sembra quasi che si stia domandando se sono
impazzita o cosa.
"Kris, stai scherzando?", mi chiede confuso, sembra davvero che gli
stia toccando la cosa più preziose al mondo.
"Me l'hai già chiesto prima, no, non scherzo
affatto. Mike
io odio questo film okay? Lo odio, è noioso, non lo
sopporto! Ti
sembra questo il modo di recuperare il nostro rapporto? Facendo solo
quello che piace a te?", sono seria mentre glielo chiedo. E' un po' che
mi chiedo dove stia portando il nostro rapporto ma ormai sono
più che certa che non vada da nessuna parte, non ha futuro.
Solo
che, per qualche ragione, lasciarlo e spezzargli il cuore mi sembra
davvero un gesto orribile. In fondo abbiamo condiviso quasi tre anni
insieme, dovrei essere legata a lui. Eppure...
"Fino a prova contraria quello che è stato messo da parte
per
lasciare spazio a te che ti divertivi a recitare tra i vampiri sono io,
me lo merito no?".
"Punto primo è lavoro, non divertimento. Punto secondo non
dirlo con quel tono, sembra quasi che ti faccia schifo".
"Non è che sia un capolavoro".
"Oh certo, scusami tanto se non ho recitato in Star Wars!", dico
esasperata, alzandomi dal divano.
"Non è colpa mia se Twilight non vincerà il
prossimo
Oscar", risponde stringendosi nelle spalle, ma il suo tono è
di
scherno, mi sta deridendo.
"Scusa tanto Michael, mi ricorderesti qual'è stato l'ultimo
film
in cui hai recitato? E' passato talmente tanto tempo che l'ho
cancellato totalmente dalla mia memoria. Io almeno cerco di lavorare! E
poi non è così male, a me la storia piace e se ha
tanti
fan ci sarà un motivo non trovi?". Non ho voglia di litigare
con
lui, non mi diverto di certo, ma non permetto che critichi il mio
lavoro così, senza neanche un motivo valido.
"Bella storia, davvero. La gente non vede l'ora di vedere un umana e un
vampiro che scopano, punto".
"Dio non ci posso credere", mormoro tra me scuotendo la testa,
voltandogli le spalle e passando una mano tra i miei capelli. Vorrei
urlare ma non so cosa mi trattiene, anzi l'istinto più forte
che
ho in questo momento è di tirargli un pugno, tanto per
scaricare
la rabbia.
"Ah no hai ragione, prima dobbiamo sorbirci altri due film
perchè il vampiro in questione è anche vergine.
Un
vergine di cento anni, bella trovata", insiste lui.
"Mike basta, davvero, ora stai esagerando", lo ammonisco guardandolo
severa, sono stanca delle sue battutine, sta davvero esagerando.
"Perchè te la prendi così tanto? Ah giusto, ti
sto
toccando l'inglesino", continua a punzecchiarmi, sembra che non abbia
intenzione di smetterla.
"Non tirare in ballo Robert. Lui non ha fatto niente, non è
colpa sua se come fidanzato fai pena!".
"Ah è questo che pensi?".
"Sì, è questo che penso. Cazzo, quale fidanzato
sano di
mente farebbe vedere alla propria ragazza un film che lei detesta per
passare la serata insieme? Nessuno! Tu non sai un cazzo di
romanticismo. La prossima volta ti scoperai quel fottuto DVD
perchè non credo proprio che da me avrai qualcosa per un bel
po'
di tempo".
"La metti su questo punto? Niente sesso per ripicca?", domanda, so di
averlo preso in contropiede, il sesso è importante per lui.
"Sì, hai capito bene", rispondo annuendo decisa, non
riuscirà a farmi cambiare idea in nessun modo, non stavolta
almeno. "Se non ti dispiace ora vado a dormire, ti conviene tornare a
casa tua. E ti supplico, porta via quel dannato DVD con te o giuro che
gli do fuoco", aggiungo voltandomi, dirigendomi verso la mia stanza.
Forse la mia reazione è stata un po' esagerata, ma non
sopporto
più i suoi modi e non ho intenzione di star zitta senza fare
nulla.
"Ti stai liberando di me così avrai campo libero con il tuo
amante?". A quelle parole mi blocco e mi volto verso di lui. Se potessi
incenerirlo con lo sguardo adesso lui sarebbe un mucchietto di cenere
fumante, sparso sul pavimento.
"Non so neanche di cosa stai parlando Michael, cominci a dare i
numeri", il mio tono è acido, nessuno al mondo è
capace
di scatenare una rabbia tale dentro di me.
"Sai perfettamente a chi mi riferisco, non fare finta di niente".
"Smettila di nominare Robert! Sei paranoico cazzo, ti ho detto mille
volte che non c'è niente tra noi, a mala pena ci siamo dati
un
paio di baci sul set. Credi davvero che io ti tradirei? Mi conosci da
anni e pensi questo di me? Wow".
"Non fare l'innocente, ho trovato il CD che ti ha regalato".
A quelle parole mi blocco, mordendomi le labbra. Ero convinta di averlo
nascosto per bene, invece lui è riuscito a trovarlo,
chissà come. Non significa niente però,
è stato un
regalo innocente, un regalo fatto da un amico che conosce i tuoi gusti
musicali e vuole farti ascoltare canzoni nuove. Anche se una canzone mi
ha fatto credere per un istante che forse lui voleva dirmi qualcosa con
quei testi e quelle canzoni, una di loro parlava di una ragazza dagli
occhi verdi e ho quasi pensato che stesse parlando mi me ma lui mi ha
detto che la canta un suo amico, non è possibile. In fondo
perchè dovrebbe parlare di me? Lui non mi vede in quel
senso,
siamo solo colleghi, neanche davvero amici. Io sono fidanzata con un
altro e lui sembra interessato a Nikki... Ma in fondo, che m'importa?
"E' un regalo Mike, un semplicissimo regalo, mi ha regalato un CD non
un pacchetto di preservativi! Cazzo sei davvero assurdo, non ti rendi
conto delle cose che arrivi a pensare?".
"Penso la verità, lo vedo come vi guardate, come ve ne state
in
disparte sul set a parlare, non sono cieco sai? Faccio finta di non
accorgermene ma ci vedo benissimo".
"Non ti fidi di me?", domando. Forse lui non si rende conto quanto
questa domanda significhi ma io sì. Sono sempre stata
circondata
da persone che mi hanno dato fiducia, mi sono sempre voluta trovare con
persone che si fidavano di me, la mia famiglia per prima,
perchè
mi rende libera di essere me stessa, so che anche se sbaglio non
deluderò nessuno, so che posso inciampare e cadere ma con
loro
mi rialzerò sempre. Se però lui non si fida di
me, allora
la nostra relazione che senso ha avuto?
"Sinceramente? Ora come ora no Kristen", risponde lui pacato, quasi
come se niente fosse.
Sospettavo che avrebbe risposto così e inaspettatamente la
cosa
non mi ferisce neanche. Avevo immaginato che non si fidasse di me e in
circostanze diverse questa cosa mi avrebbe deluso profondamente ma con
lui non sento niente. Ho smesso di amarlo senza neanche accorgermene. O
forse, per quanto sia brutto da ammettere, non l'ho mai amato davvero.
"Hai una settimana di tempo per prendere le cose che hai lasciato qui e
portarle a casa tua, deve sparire tutto ciò che è
tuo",
il mio tono è freddo, non ho più molto da dirgli.
Suonano
quasi come una liberazione per me, ne sono contenta, volevo che andasse
via ma lo sto ammettendo a me stessa solo ora.
"Che vuol dire?", sembra confuso mentre mi fa questa domanda, non si
aspettava le mie parole.
"Ti voglio fuori da casa mia. E' finita, adesso basta. Tu non ti fidi
di me, credi che ti tradirei come se niente fosse. Beh che tu ci creda
o meno io non sono così ma non ha più importanza
perchè non ti voglio più. E adesso se non ti
dispiace ti
voglio fuori di qui, sono stanca". Non alzo la voce neanche per un
istante, sono tranquilla mentre parlo, non mi tocca più di
tanto
ed è la cosa che mi sconvolge di più. Dovrei
provare
qualcosa in questo momento ma non sento niente.
Lui non parla, mi guarda quasi con rabbia e con disprezzo ma poi
semplicemente si avvicina al lettore DVD ed estrae il disco,
rimettendolo nella custodia. Mi lancia un'ultima occhiata e poi si
dirige verso la porta, scuotendo la testa tra sé.
"Vi auguro tutta la felicità del mondo, siete davvero una
bella
coppia", dice con ovvio sarcasmo nella voce, aprendo poi la porta per
uscire.
Appena la porta si richiude con un tonfo sonoro, appoggio la schiena
alla parete e lentamente mi lascio scivolare fino a sedermi a terra,
sospirando. Non ricordo di aver mai avuto una litigata del genere, con
nessuno. Reclino un po' la testa e chiudo gli occhi, cercando di
rimettere insieme i miei pensieri e rendermi conto di ciò
che
è appena successo. Mi aspetto un pianto isterico come
minimo, ma
non accade. Mi sento sollevata ora, gli ultimi mesi con lui sono stati
quasi opprimenti e inconsciamente non vedevo l'ora che andasse via.
"Finalmente", mormoro tra me e inaspettatamente sulle mie labbra si
dipinge un piccolo sorriso.
Quando due settimane dopo Robert mi invita fuori per un
caffè
non mi sento in colpa ad accettare. Presto dovremo tornare sul set
insieme e di sicuro vuole discutere di qualche scena con me, lo abbiamo
già fatto altre volte e non ci trovo niente di strano.
Questa
volta almeno non dovrò mentire a Michael per evitare le sue
scenate di gelosia senza senso. Fortunatamente non l'ho visto
più dopo il giorno in cui è venuto a riprendersi
tutte le
sue cose e spero di poterlo evitare ancora per un po'. Non che la sua
presenza mi infastidisca più di tanto, è lo
sguardo di
odio che mi rivolge che detesto profondamente. In fondo però
so
che anche se m'infastidisce non è così
importante, non
voglio dargli troppa corda, sarebbe come autorizzarlo a continuare ed
è l'ultima cosa che voglio.
Il posto in cui Rob mi dice di andare è quasi deserto appena
arrivo, è un piccolo bar che ha l'aria antica ma non per
questo
sembra mal concio, anzi è molto elegante, sembra uno di quei
bar
francesi che ho visto nei film, mi ispira quasi sicurezza. All'interno
è anche meglio se possibile, ci sono tanti tavolini di legno
e
delle panche rivestite da un tessuto che sembra essere morbidissimo.
Mi aspetto che lui sia in ritardo, Michael lo era sempre, ma lui invece
è già lì ad aspettarmi, seduto al
tavolino
più appartato e appena mi guarda il suo viso sembra
illuminarsi
e si apre in un ampio sorriso. Non riesco a fare altro che sorridergli
di rimando e raggiungerlo, sedendomi vicino a lui.
"Credevo che mi avresti dato buca", dice non appena sono affianco a lui
e io scuoto la testa.
"Non sono in ritardo", rispondo controllando l'orario, sono
perfettamente puntuale.
"Sì, sei in ritardo di due minuti, l'attesa mi stava
divorando",
il suo tono è scherzoso e mi fa ridere. Mi mordo le labbra e
scuoto la testa, da quanto non provo questa sensazione? Ridere di gusto
per una sciocchezza e sentirmi felice, serena? Non lo so, neanche
ricordo se davvero mi è mai successo prima.
"Ti avevo detto che sarei venuta e l'ho fatto. Che c'è, non
ti
fidi di me forse?", chiedo ancora ridendo, non mi aspetto una risposta
seria, non ora almeno.
"Oh no! Mi fido di te Kris, mi fido".
Rimaniamo a parlare lì, in quel piccolo bar tanto
accogliente
per non so quanto tempo, tanto, troppo probabilmente. Ci perdiamo in
mille discorsi, parliamo di noi, di ciò che ci piace, ci
raccontiamo aneddoti stupidi e quasi mi vergogno che in molti di essi
ci sia Michael ma lui non sembra farci molto caso. Tra un
caffè
e l'altro, tra biscotti e muffin la giornata passa così
veloce
che neanche me ne rendo conto e probabilmente nemmeno lui, tanto che
è il proprietario a doverci avvisare che stanno per chiudere
e
ci chiede gentilmente di andarcene. Lo facciamo, dopo che lui ha pagato
tutto - anche se io ho insistito per pagare la mia parte - e mi
accompagna alla mia auto. Si appoggia con una mano allo sportello e mi
guarda, leggo una certa indecisione nel suo sguardo, come se attendesse
qualcosa e so cosa sta per succedere ma non voglio fermarlo,
perchè dovrei? Non sto così bene da
così tanto.
"Grazie per la bellissima giornata Kristen, sono stato benissimo con
te", mi dice sorridendo, il suo sorriso è così
sincero e
spontaneo che ti contagia.
"Grazie a te", rispondo ricambiando il suo sorriso.
Lui esita un attimo, si avvicina lentamente e i nostri nasi si sfiorano
fino a quando non mi sollevo sulle punte e sono io a colmare la
distanza tra le nostre labbra che finalmente si uniscono in un bacio.
L'ho già baciato prima, mentre recitavamo, ma questo
è
completamente diverso. Niente telecamere, nessuno che ci guarda, non
siamo Edward e Bella, non ora. Siamo Robert e Kristen, due ragazzi che
si baciano davvero per la prima volta. Ed è bello, dolce
come il
miele, lento ma pieno di una passione che vuole esplodere ma noi
teniamo a freno, non è ancora il momento di andare oltre e
lo
sappiamo. Nessuno dei due vuole correre, non ora. Un brivido mi
attraversa la schiena appena le sue mani sono su di essa e mi stringono
a sé, possessivo come non l'ho mai sentito e non
è un
male, anzi mi piace, voglio che sia così con me. Le mie mani
trovano la strada per i suoi capelli e nella sera i nostri corpi sono
un tutt'uno, stretti in un baciò che nessuno dei due
vorrebbe
finisse mai.
Quando mi sveglio ho un mal di testa tremendo e non faccio in tempo a
mettere un piede fuori dal letto che già sono in bagno,
piegata
in due, a rimettere quel poco che ho mangiato ieri. Michael non si
è fermato, non sembra avermi vista, lui e la sua macchina
hanno
tirato dritto e io ne sono stata più che contenta,
cominciò ad avere seriamente paura di lui e ormai sono quasi
sicura che sia coinvolto in questa storia. Ma perchè?
Nonostante
ci abbia pensato tutta la notte non sono riuscita a spiegarmi il
motivo. Cosa potrebbe spingerlo a collaborare con Rupert per farmi del
male? Mi odia davvero così tanto? Appena sono in grado di
camminare mi sciacquo il viso e mi lavo i denti, guardando poi
l'orologio. Sono le 9:20, di sicuro Tom e Sienna saranno
già svegli e avranno fatto colazione. Non mi capita spesso
di
svegliarmi così tanto ma per metà della notte non
ho
dormito, avevo bisogno di recuperare tutto il sonno perduto.
Mi vesto e mi pettino i capelli, sembrano una massa informe ma in
qualche modo riesco a domarli, li lascio su un lato e mi guardo allo
specchio. Non so da quanto tempo non lo faccio, probabilmente troppo,
il mio viso è smagrito e spento, non mi piace vedermi
così e non è nemmeno un buon segno, sono incinta
e invece
di mettere su peso lo sto perdendo a poco a poco, devo cercare di
mangiare di più. Decido di fare colazione per poter poi
prendere
le vitamine che mi ha prescritto il medico e così scendo le
scale velocemente, dirigendomi verso la cucina. Prima di entrare
però sento delle voci e mi blocco, cercando di capire di chi
siano. Non ci metto molto, sono voci a me davvero familiari.
"Quindi cosa hai intenzione di fare? Voglio dire, sei venuto qui lo
stesso, dopo che ti ha detto di rifarti una vita", dice Tom, in
risposta a qualcosa che evidentemente non ho sentito.
"Pensi che potrei farlo? Mi conosci, non ne sarei capace. Non potevo
farlo prima, quando credevo che lei mi avesse tradito, come potrei
farlo ora? Mi riesce impossibile anche solo pensarlo", mormora Rob, con
un forte sospiro. Non è poi così difficile capire
di chi
stanno parlando, è ovvio che l'argomento sono io. Non li
biasimo, in fondo sto facendo impazzire un po' tutti ultimamente.
"Secondo me lei...", comincia Tom e decido di intervenire. Con due
finti colpi di tosse mi appoggio allo stipite della porta e li guardo,
incrociando le braccia al petto.
"Secondo me non è per niente carino parlare alla spalle di
persone che non ci sono e non possono difendersi, non trovate?", il mio
tono è sarcastico, li ho colti pienamente in fallo e loro lo
sanno.
"Non ti stavamo accusando Kris, non c'è niente di cui
difendersi", prova a spiegare Tom. Io scuoto la testa, sospirando.
"Con te faccio i conti dopo. Ma tu... Robert ti avevo chiesto di non
cercarmi più. Mi aspettavo che lo facessi", mormoro
guardandolo.
Forse no, non me lo aspettavo così tanto, mi aveva detto che
non
si sarebbe arreso ma speravo che avesse un minimo di buon senso.
"Io ti avevo detto che non ero assolutamente d'accordo con te",
risponde lui guardandomi, alzandosi per venirmi vicino. Istintivamente
faccio un passo indietro, cercando di mettere distanza tra noi. Non
perchè non mi piaccia la sua vicinanza ovviamente, ma ho
paura che alla fine potrei cedere e metterci in pericolo tutti. La
distanza è una sicurezza in più.
"Perchè non capisci? Non provi mai a comprendere
perchè lo faccio?".
"Ma io so perchè lo fai, Kris. Il punto è che tu non capisci.
Cerchi di proteggere le persone che ami, di tenerle al sicuro ed
è davvero una bella cosa ma lo fai nel modo sbagliato. Non
è tenendoci all'oscuro di tutto o lontani da te che ci
proteggerai. In questo caso non devi proteggere proprio nessuno",
mormora guardandomi.
Le sue parole mi colpiscono con forza. Mi rendo conto che davvero lui
sembra aver capito più di quanto credessi, ha capito anche
ciò che non ho detto. Non è sempre stato
così, in fondo? Lui mi ha sempre capita, anche senza bisogno
di parole, anche con un semplice sguardo lui è sempre stato
capace di leggermi a fondo.
"Sì invece. Devo proteggervi e questo è l'unico
modo".
"No, non lo è. Non devi proteggere noi, non siamo noi quelli
minacciati da uno psicopatico che probabilmente gode solo nello
spaventarti. Sei tu. Siamo noi a doverti proteggere, io per primo.
Perchè non me lo lasci fare?".
"Perchè ti metterei in pericolo. Starmi vicino non
è sicuro ora", dico decisa. Possibile che lui non capisca?
Si rifiuta così tanto di comprendere perchè lo
faccio.
"Magari a me non importa se è pericoloso, magari io ti amo
così tanto da volerti proteggere ad ogni costo!", esclama,
quasi esasperato. Il suo sguardo si sposta su Tom su qualche istante e
poi su di me, sospirando. "Ne parliamo con calma più tardi
magari, ero venuto qui per chiederti se volevi venire a fare colazione
con me".
"Non posso farla qui?", domando.
"Voglio assicurarmi che mangi e poi ho trovato un posto carino che
penso ti piacerà. Non ci perdi niente Kris, dai".
Il mio stomaco è vuoto e per ora la nausea non sembra avere
intenzione di tornare perciò dopo averci pensato ancora
qualche istante decido di accettare e dopo aver salutato Tom e preso un
giubbotto usciamo di casa insieme.
Il posto in cui mi porta è un piccolo bar, semplice, senza
troppi fronzoli e non particolarmente moderno. Non è troppo
lontano così ci arriviamo a piedi. Il deja vu è
inevitabile, mi sembra di rivedere i tavolini in legno e le piccole
panche rivestite del bar in cui siamo stati il giorno del nostro primo
bacio. So perchè mi ha portato in questo posto,
così come
lo sapevo allora. Lo fa perchè sono quasi vuoti,
c'è poca
gente e nessuno può vederci, vuole preservare la nostra
privacy
e io gli sono più che grata di questo, non ho davvero voglia
di
affrontare i paparazzi o i fan che potremmo incontrare, non riuscirei a
sopportarlo. Lui chiede di farci accomodare in un posto più
appartato e il cameriere ci guarda con aria desolata, dicendoci che
nessun tavolo è più isolato degli altri ma il
posto
è talmente tranquillo e vuoto che dubito che qualcuno ci
veda,
anche se non siamo completamente soli. Ci sediamo al tavolo
più
in fondo e Robert ordina qualcosa da mangiare per lui e per me. Lo fa
per assicurarsi che io mangi ed è dolce, anche se la cosa mi
innervosisce un po'. So badare a me stessa, non deve anche preoccuparsi
che io mangi abbastanza.
"Allora, come sta Caroline?", domando una volta che il cameriere si
è allontanato, lasciandoci qualche muffin e dei pasticcini
assortiti insieme a del perfetto tè all'inglese. Lui mi
guarda come se mi stesse supplicando di non tirare
fuori questo discorso proprio adesso ma alla fine sospira, pronto a
rispondere.
"E' rimasta Victoria con lei ieri, non sono più andato in
ospedale da allora in realtà ma ho chiamato mia sorella e
dicono
che la dimetteranno presto, non ha subito gravi danni dopo
l'incidente", risponde lui guardandomi, prendendo poi un muffin per
addentarlo. Io mi limito ad imitarlo, non ho molta fame in
realtà ma so di dover mangiare e sospetto che se non lo
facessi
mi costringerebbe ad ingoiare tutto.
"Non ha subito gravi danni, ha solo perso tuo figlio", mormoro
stringendomi nelle spalle, ironica. Il suo sguardo sembra quasi ferito
a quelle parole ma proprio non sono riuscita a trattenermi dal dirlo.
In fondo è vero, aspettava un figlio suo e l'ha perso.
"Credi davvero che sarei andato a letto con lei? Sai come la penso sul
tradimento".
"Credevi che io lo avessi fatto con te...".
"Questo non cambia niente Kris, per me stavamo ancora insieme e in ogni
caso non sarei mai andato a letto con una donna per ripicca, men che
meno con Caroline".
"Perchè no? Eri ubriaco in fondo".
"Non così ubriaco da non ricordare niente il giorno dopo. E
poi lei aveva detto a Lizzy e Victoria che non era successo niente,
salvo poi ritrattare tutto quando ha 'scoperto di essere incinta' ",
dice imitando con le dita le virgolette. In un momento meno serio di
questo probabilmente riderei del suo gesto, non è da lui.
"Perchè avrebbe dovuto mentire su una cosa del genere?
Sarebbe assurdo. Prima o poi si sarebbe scoperto che non era incinta
sul serio, no?", domando io.
"E' questo il punto. Io non ho mai visto una sua ecografia,
né un'analisi e cose del genere, non ci sono prove che fosse
incinta così come non ce ne sono del fatto che siamo andati
a letto insieme. Si è contraddetta spesso. Non so
perchè lo abbia fatto, forse voleva solo tenermi vicino a
sé. Sai, Caroline ha una cotta per me da un sacco di tempo",
mentre lo dice mi guarda, come per studiare la mia reazione.
"Sì, lo so", mi limito a rispondere, addentando ancora il
muffin e masticando poi piano il boccone.
"Lo sai?".
"Non era difficile da intuire, conosco il modo in cui lei ti guarda. E
poi Lizzy me l'aveva detto, il giorno in cui sono venuta a casa tua
per...", sospiro, non sapendo bene come terminare la frase.
"Per lasciarmi", conclude lui. Sorride però, non sembra che
il ricordo lo disturbi, non ora che sa la verità.
"Non ero venuta per lasciarti, o almeno quando sono partita per Londra
avrei dovuto spiegarti tutto, dirti come stavano le cose ma Rupert ha
cominciato a ricattarmi e non ho potuto farlo. E' stata Lizzy a
chiamarmi e chiedermi di risolvere con te, ti vedeva stare male",
spiego.
"Ho sempre detto che sei la migliore attrice della tua generazione, non
ho capito che stavi recitando", risponde lui ridendo, come per
alleggerire il discorso. "In ogni caso Caroline non è
più un nostro problema, adesso non potrà
più mentire sulla storia della gravidanza".
"Come fai ad essere sicuro che stesse mentendo?".
"Ne sono sicuro come è sicuro che la terra gira intorno al
sole e come è sicuro che io ti amo e non farei mai una cosa
del genere". Le sue parole mi spiazzano, le dice con una sicurezza e un
ardore tale nello sguardo che potrei sciogliermi in questo preciso
istante. E' l'effetto che le sue dichiarazioni fanno su di me, mi
rendono sua ogni secondo di più.
"Perciò si sarebbe fatta investire di proposito? E' sadica e
psicopatica allora", rispondo io. Faccio fatica a credere che qualcuno
si farebbe investire da un auto in corsa di proposito, rischiando di
morire pur di mettere in scena un aborto, è troppo, sembra
la trama di un film.
"Potrebbe essere. Avete detto che la macchina non andava molto veloce
al momento dell'impatto".
"Ma perchè fingere un aborto se voleva tenerti con
sé? E poi lei come conosce Michael? L'ha investita lui".
"Michael? Di che stai parlando?", domanda confuso e mi accorgo di
avergli detto una cosa che ovviamente non può capire.
"Sì uhm... Mentre tornavo a casa ieri ho riconosciuto l'auto
che ha investito Caroline e alla sua guida c'era Michael. Forse non
è la stessa macchina, non so, forse è solo una
coincidenza", faccio spallucce, prendendo poi un sorso del
tè che ha ordinato lui per me.
"Quindi Michael e Caroline si conoscono? Ma come?".
"Non lo so, non ne ho idea. Sono solo supposizioni Rob, niente di
certo".
Lui sospira e per qualche attimo sembra assente, come se stesse
pensando intensamente a qualcosa ma non me ne parla. E' frustrante, il
più delle volte vorrei entrare nella sua testa per capire
cosa pensa. Capisco come si sente lui quando io faccio lo stesso,
cercando di proteggerlo. So che è sbagliato ma allontanarlo
è l'unico modo che conosco, per quanto stupido e insensato
possa essere. Se non lo amassi nel modo disperato e totale in cui lo
amo non mi comporterei così, ma non posso permettermi di
recitare ancora la parte della ragazza indifesa che aspetta di essere
salvata dal suo fidanzato, nella vita reale - nella mia vita - non
funziona così. Ma lui non mi lascia salvarlo, vuole
affrontare le cose con me e per quanto il più delle volte
vorrei rompergli quella testa dura che si ritrova è una
delle cose che amo di lui: mi fa sentire al sicuro, protetta, amata
come nessuno mi ha mai fatta sentire. Non è un rapporto
impari il nostro, in cui uno da e uno riceve. Ci proteggiamo a vicenda,
ci doniamo totalmente l'uno all'altra e forse è vero
ciò che dicono, non tutti sono così fortunati da
avere un rapporto come il nostro. Forse dovrei semplicemente smetterla
di spingerlo via da me e lasciarmi amare, lasciarmi aiutare da lui. Il
mio cuore ne sarebbe più che contento.
"Mangia tutto, non costringermi ad imboccarti", dice una volta uscito
da chissà quali pensieri, sembra più sereno
adesso, lo fa per non preoccuparmi ne sono certa. Lo lascio fare e
annuisco, continuando a mangiucchiare il mio muffin e qualche
pasticcino. Scopro che il tè non è poi
così male, gli inglesi e le loro abitudini non sono poi
così sbagliati in fondo. "Kris, ti andrebbe di andare a
casa?", domanda poi, cogliendomi di sorpresa.
"A casa tua?", chiedo confusa.
"A casa nostra", risponde lui e capisco subito di cosa sta parlando, la
casa in cui abbiamo vissuto durante le riprese di Snow White.
E' casa sua in fondo, l'ha pagata lui ed è intestata a lui
ma l'ha sempre definita casa nostra. Ci sono tanti bei ricordi
lì, i miei momenti preferiti con lui li ho passati davanti
al camino acceso, accoccolata al suo corpo, quando non potevamo uscire
a causa dei paparazzi. Mi piacerebbe tornarci, stare un po' tranquilla
in un posto così speciale per me.
"Adesso?", mormoro tra me, guardando fuori dalla vetrina del bar. Ha
cominciato a piovere e noi siamo a piedi, fantastico.
"Sì. Non piove molto, al massimo corriamo".
"Uhm... Io non posso correre", dico mordendomi le labbra, guardandolo.
"Oh, scusami hai ragione. Mi dispiace piccolino, devo ancora abituarmi
a te", mormora lui, accarezzando la mia pancia. Quel gesto mi fa
sorridere, è davvero dolce. "Ti porto io allora", aggiunge
poi, guardando me.
"Che vuoi dire?".
"Aspetta e vedrai".
Si alza per andare a pagare il conto, come sempre, e io finisco il mio
tè, cercando di capire cosa abbia in mente. Dopo aver pagato
torna da me e mi porge la mano con un sorriso, non posso rifiutarmi di
prenderla e lo seguo fuori. Non piove tantissimo ma di sicuro
arriveremo a casa totalmente bagnati se camminiamo tranquillamente e
non abbiamo nemmeno un ombrello.
"Vieni dai", mi dice dandomi le spalle e io lo guardo confusa.
"Uhm dove?", chiedo io, non capisco proprio che voglia fare.
"Vieni in spalla, visto che non puoi correre ti porto io".
"Vuoi portarmi come Edward porta Bella nella foresta?", domando
senza riuscire a trattenermi dal ridere, questa scena ha
davvero del ridicolo.
"Non ci avevo pensato ma sì, anche se non sono
così veloce. Dai, salta su prima che ci bagnamo
completamente", insiste, non ha proprio intenzione di arrendersi,
è serio.
Dopo un po' d'esitazione faccio come mi dice e salgo sulle sue spalle,
e dopo poco lui comincia a correre. Per tutto il tragitto con la
smettiamo di ridere, Rob rischia di scivolare diverse volte ma riesce
sempre a riprendersi e a evitarci delle brutte cadute. Ci inzuppiamo
completamente, come era ovvio che succedesse, ma entrambi siamo felici,
non importa se siamo zuppi di pioggia. Quando arriviamo davanti alla
porta lui mi lascia scendere e prende le chiavi per aprire ed entrare
dentro. E' tutto buio e non capisco perchè, forse non va
lì da tanto, eppure non sembra ci sia odore di chiuso, anzi
c'è un ottimo profumo di fiori.
Appena faccio qualche passo in avanti scorgo una debole luce, illumina
solo il pavimento e dopo aver messo tutto a fuoco capisco
cos'è. Sul pavimento ci sono tanti petali di rosa, rossi e
bianchi, disposti in modo da formare un cuore. Intorno ad esse tanti
lumini illuminano la figura, rendendola visibile anche al buio e
proprio al centro del cuore, nascosta ma ben visibile, c'è
una scatolina in velluto rosso, chiusa. Il mio cervello fati a
elaborare le immagini e ci metto un po' più del dovuto a
capire cosa significa. Porto una mano alla bocca, sorpresa.
"Oddio, dimmi che non è ciò che penso", mormoro
tra me, sono totalmente scombussolata, sembra che il mondo abbia preso
a girare al doppio della velocità.
"Dipende da cosa pensi che sia", mi risponde Robert che fino a questo
momento è rimasto dietro di me e adesso va a prendere la
scatolina. Si inginocchia davanti a me e il mio cuore perde un battito,
prima di cominciare a galoppare al doppio della velocità.
"Robert...", dico quasi senza fiato, potrei anche svenire, non so cosa
mi tenga ancora in piedi.
"Shh, non dire niente, lascia che parli io prima", mi zittisce con un
sorriso, non posso contraddirlo così. "Kristen, amore mio,
in questo periodo io e te ne abbiamo passate di tutti i colori ma non
mi stupisce. La nostra vita non è mai stata facile,
ordinaria e probabilmente non lo sarà mai. Io non voglio che
lo sia. Se stare con te significa affrontare le difficoltà,
superare i momenti bui e vivere i momenti felici insieme, sempre,
sostenendoci e amandoci è proprio ciò che voglio.
Non voglio una vita semplice se questo significa non avere te. Mi hai
rapito il cuore dal primo momento, da quando ho visto un tuo film e ho
pensato 'Questa ragazza la sposerei'; sono stato tuo dal nostro primo
bacio, quando per l'emozione sono caduto dal letto dove stavamo
provando una scena; ho capito di amarti quando non c'era giorno che
passasse senza io ti pensassi o ti desiderassi o scrivessi di te ed ero
geloso di chi poteva averti mentre io dovevo stare in disparte e
guardarti da lontano. E poi, chissà come, ti sei accorta di
me. Ti sei innamorata di me, anche tu. Mi hai reso felice come non mai,
ogni giorno con te è stato meraviglioso e voglio che questi
giorni non finiscano mai, nonostante le difficoltà,
nonostante le incomprensioni, nonostante chi proverà sempre
a separarci. Io ti voglio mia e ti voglio per sempre. Amore ti prego,
rendimi l'uomo più felice del mondo e sposami", la sua voce
è ferma ma lascia trasparire l'emozione e i miei occhi si
riempiono di lacrime, per la prima volta dopo tanto tempo sono lacrime
di gioia. Apre la scatolina e un bellissimo anello in oro bianco fa la
sua comparsa: è semplice, con un piccolo diamantino al
centro, nulla di particolare ma meraviglioso.
Come potrei rifiutare? Nessuno al mondo sarebbe capace di dire di no
alle sue parole e nemmeno voglio farlo. Lui mi rende felice, ho provato
a vivere separata da lui ma entrambi sappiamo bene che ormai non
è possibile, ogni giorno che passiamo lontani è
una sofferenza per entrambi e non possiamo continuare a farci del male.
Lui è tutto ciò che voglio, l'uomo della mia
vita, il padre di mio figlio, la mia famiglia. Prendo un bel respiro
cercando di calmarmi e mi schiarisco la voce, cercando di parlare.
"Sì. Sì, sì, certo che voglio
sposarti", dico mentre le lacrime cominciando a rigarmi il viso e
subito lui estrae l'anello dalla scatolina per infilarlo al mio dito,
stringendomi poi a sé con forza, come se dal nostro
abbraccio dipendesse la sua vita.
Le nostre labbra non ci mettono molto ad incontrarsi così
come le nostre lingue non faticano a trovare la strada per accedere
l'una alla bocca dell'altro, perdendosi in un bacio dolce ma
passionale, carico d'amore e desiderio, di felicità
ritrovata. Ci baciamo per un tempo che sembra lunghissimo, fino a
quando i nostri respiri non si fanno corti e affannati ma le nostre
labbra non smettono di cercarsi quasi affamate, le nostre mani non
smettono di navigare sul corpo dell'altro, ma ad un certo punto siamo
costretti a fermarci, a corto d'ossigeno. Non riesco a trattenermi
dallo schiacciare il mio seno contro il suo petto però, sto
bruciando di un desiderio che non sentivo da tanto tempo, il desiderio
che la sua pelle calda e le sue labbra dolci accendono dentro di me.
"Ehi...", mormora lui poggiando le labbra sulla mia fronte,
stringendomi a sé. Lo sa anche lui, percepisce quella
sensazione.
"Voglio fare l'amore con te", non mi vergogno a dirlo, lo amo,
è la cosa più naturale del mondo.
"Lo so amore mio, anche io", risponde sincero.
Rimaniamo abbracciati ancora un po', senza che nessuno dei due parli,
stiamo bene anche senza troppe parole io e lui e poi mi prende per
mano, portandomi in camera da letto. Anche lì è
tutto buio, tante piccole candele illuminano la stanza e sul letto ci
sono dei petali di rosa. A quella vista sorrido tra me.
"Avevi pensato proprio a tutto eh?".
"Non lascio niente al caso, non per te".
Ci baciamo ancora e non ci mettiamo molto ad arrivare al letto, il
profumo di rosa è forte e inebriante, buonissimo. I nostri
vestiti zuppi finiscono ben presto sparsi sul pavimento e per un po'
tutto tace, l'unica cosa che si sente sono i nostri respiri e i suoni
dei nostri baci. Ci amiamo per ore, lentamente, senza fretta, ci
godiamo la nostra unione come è giusto che sia e vorrei che
questo momento non finisse mai, vorrei passare la mia vita facendo
l'amore con lui. Dopo, stretti l'uno all'altra, il respiro di Robert si
fa pesante e si addormenta dopo poco. Ha il sorriso sulle labbra ed
un'espressione serena, si vede che è felice e io lo sono
quanto lui. Mi perdo ad ammirare il suo volto rilassato e ogni tanto
gioco con l'anello al mio dito, non posso ancora capacitarmi di cosa
sia successo in poche ore ma sono al settimo cielo, come non mi
succedeva da tanto tempo. Ma anche le cose più belle
finiscono e proprio quando tutto sembra non poter andare meglio il mio
cellulare comincia a vibrare sul pavimento, nella tasca del mio jeans.
Con un sospiro mi alzo e lo recupero, sperando di non svegliare Robert.
"Ragazzina, non cercare di prendermi per il culo, ti avevo detto di
lasciar perdere Mr. Pattinson, non sono stato abbastanza chiaro
forse?", non mi da neanche il tempo di parlare che subito comincia a
minacciarmi. Perchè non posso essere felice e tranquilla
senza che succeda qualcosa poi? "Devi lasciarlo o ci saranno gravi
conseguenze, è chiaro?".
"No", rispondo secca.
"Come hai detto?", domanda quasi incredulo.
"Ho detto no, non ci senti per caso? Sono stanca di te, io non ti ho
fatto niente e se non mi lasci in pace immediatamente
avviserò la polizia".
"Ah davvero? Lo vedremo. Il tuo atteggiamento ti costerà
caro. Guardati le spalle", dice, prima di chiudere la chiamata.
So di averla combinata grossa, stavolta non la passerò
liscia ma sono stanca. Non posso più vivere nel terrore di
lui e di chiunque ci sia dietro tutto questo. Rivoglio la mia vita,
voglio costruirmi un futuro con Robert, sposarlo e crescere insieme il
nostro bambino, non lascerò che ci facciano ancora del male.
Prendo il telefono e lo apro, estraendo la sim. La guardo indecisa per
qualche minuto e poi, senza indugi, la spezzo. Almeno per un po' non
potrà cercarmi. Rimetto tutto nella tasca e poi torno a
letto, stringendomi al corpo caldo di Rob, chiudendo gli occhi. Da ora
in poi combatterò per noi insieme a lui, non lo
metterò più da parte. Ho una cosa troppo
importante ora, che non posso assolutamente perdere: la nostra famiglia.
Note
dell'autrice:
Salve a
tutti! Lo so, lo so, sono in ritardo, mi dispiace da morire! Avrei
dovuto postare questo capitolo sabato scorso ma non ho avuto tempo di
scrivere e la mia fantasia mi aveva abbandonata temporaneamente,
così invece che pubblicare un capitolo bruttissimo e corto
ho preferito aspettare e vedere se riuscivo a tirare fuori qualcosa. Ci
sono riuscita credo, anche se il capitolo è abbastanza
corto. Spero di rimediare sabato prossimo e che almeno con questo
capitolo io sia riuscita a farmi perdonare della scorsa volta! Vi ho
portato fortuna però, la mia assenza ha fatto uscire tante
nuove foto di Robert e Kristen (i miei amori che si baciano e si
abbracciano quanto sono teneri? *----* Okay basta).
Detto questo, passiamo al capitolo. Un lungo flashback che
personalmente mi piace molto, la rottura con Michael e il primo vero
bacio tra Robert e Kristen. Che ne pensate? A me, ripeto, piace davvero
tanto. Poi Rob che si presenta a casa sua, fanno colazione insieme e
alla fine le chiede di sposarla! Io ho pianto mentre scrivevo la sua
dichiarazione, vi dico solo questo. E finalmente Kristen tira fuori un
po' do palle con Rupert, passatemi il termine! Non
c'è molto altro da dire, il capitolo è corto ma
denso di avvenimenti e dolcezza. Il prossimo sarà
più lungo, giuro.
Mi scuso per non averi risposto alle recensioni ma davvero no ho avuto
tempo, lunedì comincerò anche scuola guida (help
me ç_ç) e non so quanto tempo avrò
perciò se dovessero esserci ritardi nei capitoli vi chiedo
perdono ma purtroppo la mia vita sta prendendo il sopravvento. Siamo
giunti quasi alla fine però, non manca molto ormai e ci
aspettano alcuni colpi di scena. Vi ringrazio come sempre per le
recensioni, per aver inserito la fanfic tra le preferite, le seguite e
le ricordate e vi rimando a sabato prossimo (spero) con il nuovo
capitolo.
A presto, un bacione. Mary.
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