The Pharaoh & the Slave

di Yuki Delleran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Un principe egoista ***
Capitolo 3: *** Vita tranquilla... fino a quando? ***
Capitolo 4: *** Le ferite della vendetta ***
Capitolo 5: *** Ricorda la promessa ***
Capitolo 6: *** Tempi di solitudine, tempi di guerra ***
Capitolo 7: *** Nel giorno del ritorno ***
Capitolo 8: *** Il nuovo Faraone ***
Capitolo 9: *** Nel rispetto della tradizione ***
Capitolo 10: *** Pericoli in agguato ***
Capitolo 11: *** Un cuore ferito ***
Capitolo 12: *** Disperazione ***
Capitolo 13: *** Presa di coscienza ***
Capitolo 14: *** La forza di un voto ***
Capitolo 15: *** Visita alle grandi opere ***
Capitolo 16: *** Dichiarazione e poi... ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


Buongiorno a tutti, sono tornata!!!
Due parole prima di iniziare. Questa fic è nata da un'idea di masayachan per una doujinshi, quindi il soggetto di base è suo. Io ho sviluppato la trama (allungandola enormemente... sono prolissa... ^_^) e ho di fatto scritto la fic. In un certo senso si può considerare un'AU, anche se ho tentato di rispettare il più possibile il contesto originale inserendo solo in aggiunta il personaggio di Yugi. Ho immaginato come sarebbe stata la vita di Athem prima dello scontro con Bakura.
Salvo imprevisti e casini di vario genere, la pubblicazione dovrebbe essere settimanale.
Detto questo, buona lettura a tutti!

DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 1
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




01
L'INCONTRO


Il sole splendeva alto nel cielo e la tranquillità regnava sovrana nei lussureggianti giardini del palazzo del grande re d’Egitto. Gli unici suoni erano lo sciacquio dei ruscelli che vi scorrevano e il canto melodioso degli uccelli esotici.
«Principe! Dove sei? »
La voce gracchiante di un vecchio spezzò quella pace idilliaca e il bambino si rannicchiò ancora di più tra le fronde di un cespuglio particolarmente folto.
«Vieni fuori! La lezione non è ancora finita! » continuò quello che da poco era stato nominato precettore del giovane erede reale.
«Non ne ho la minima intenzione. » pensò tra sé il piccolo. «Mi hai annoiato abbastanza. »
Athem, sette anni, erede al trono d’Egitto, aveva deciso che per quel giorno aveva studiato a sufficienza le regole e il cerimoniale. Sfuggire al maestro Shimon ultimamente era diventata una delle sue attività preferite. Certo, se avesse avuto la compagnia di qualche coetaneo con cui giocare si sarebbe divertito di più, ma purtroppo i bambini a palazzo erano pochi e quasi tutti figli di schiavi con cui non gli era consentito fraternizzare. Gli unici con cui riusciva a passare del tempo in allegria erano Mana, figlia di un funzionario di corte, e Mahad, un ragazzo di qualche anno più grande che suo padre gli aveva rifilato come sorta di guardia del corpo. In quel momento però non era presente nessuno dei due.
Quando la voce del maestro si spense verso l’estremità opposta del grande giardino, finalmente Athem si azzardò ad uscire dal nascondiglio improvvisato e prese ad aggirarsi tra gli arbusti dai fiori sgargianti. Mentre si chiedeva che gioco avrebbe potuto improvvisare da solo, giunse alle sue orecchie una risata argentina. Sbirciando da dietro una siepe scoprì una delle ancelle con un bambino. Athem ricordava di averla incrociata qualche volta, doveva essere una schiava di una delle dame reali. Vista la moltitudine di servitori di cui si circondavano il Faraone e le sue mogli, era difficile per lui ricordarli tutti.
Quando il bambino si voltò nella sua direzione, il principe sgranò gli occhi per la sorpresa. La somiglianza tra loro era impressionante: gli stessi capelli scuri mesciati di biondo, gli stessi grandi occhi color ametista, la sola differenza era il colore bianco latte della carnagione del piccolo sconosciuto. Athem fissò le proprie mani dalla pelle ambrata e si chiese come fosse possibile. Non aveva mai visto persone come lui e la giovane madre. In quel momento l’ancella lo abbracciò e il bambino rise di gioia. Quando lasciò le braccia della madre, il suo sguardo incrociò quello di Athem e gli sorrise con naturalezza. Il principe si ritrasse istintivamente e senza capirne esattamente il motivo si trovò a scappare a gambe levate. Mentre correva alla cieca per il giardino, si scontrò con qualcosa e stava per precipitare a terra quando due braccia robuste lo afferrarono al volo.
«Che stai facendo, principe? » chiese ironicamente il giovanotto vestito di bianco davanti a lui. «Scappi di nuovo dal maestro Shimon? »
Athem si raddrizzò fieramente.
«Non è vero! » esclamò. «Scappare è disonorevole, Mahad, e un principe non scappa mai! »
«Ah, no? Allora cosa succede? »
«Io stavo… ehm… ti stavo cercando! » annaspò il bambino tentando di darsi un contegno. «Ho visto una cosa strana e siccome tu sai sempre tutto, volevo chiederti una spiegazione. »
Mahad sorrise con condiscendenza e annuì.
«Mi sopravvaluti, principe, comunque sai che sono sempre a tua disposizione. »
«Allora… ecco… ho visto un bambino strano. E’ uguale a me solo che ha la pelle bianca bianca. Com’è possibile? Tu me lo puoi spiegare, Mahad? »
Il ragazzo sembrò riflettere un attimo, poi si decise e iniziò a parlare.
«Ho capito a chi ti riferisci. Quel bambino è figlio di una schiava della nobile Tiye, la moglie del maestro Aknadin. Il capo della servitù Aton l’ha acquistata da mercanti che provenivano da oltre la Mesopotamia, affermavano di averla catturata ancora più a oriente. »
Mahad sbirciò l’espressione di Athem, evidentemente poco interessato alle nozioni geografiche e continuò: «La donna si chiama Yume, il bambino Yugi. E’ venuto al mondo qui a palazzo il tuo stesso giorno. Inizialmente il nostro sovrano voleva sacrificarlo poiché considerava la vostra somiglianza di cattivo auspicio, ma con l’andare del tempo si è rivelato del tutto innocuo. »
Athem sorrise con entusiasmo.
«Hai detto che si chiama Yugi, giusto? Voglio conoscerlo! »
Si sarebbe precipitato di nuovo attraverso il giardino se proprio in quel momento alle sue spalle non fosse spuntato Shimon con un rotolo di papiro in una mano e una pila di tavolette nell’altra.
«Finalmente ti ho trovato, principe. Non è il momento di perdere tempo a chiacchierare con Mahad, la discendenza di Amon-Ra aspetta solo di essere imparata da te! »
Così dicendo, il vecchio azzerò le speranze di libertà del ragazzino per quel giorno.

Il pomeriggio di alcuni giorni dopo, il piccolo Yugi stava giocando come al solito in un angolo appartato del grande giardino. Era un bambino timido e poco socievole, difficilmente passava del tempo in compagnia dei coetanei, preferiva al contrario giocare da solo con le statuine che fabbricava con le sue mani. Aveva un carattere mite e gentile e la madre lo aveva cresciuto come il suo unico tesoro, l’ultimo ricordo rimastole del defunto marito. Anche la padrona, la nobile Tiye, l’aveva sempre trattato gentilmente e Yugi le voleva bene. Al contrario Aknadin lo intimoriva, aveva sempre l’impressione che lo guardasse male nonostante non avesse fatto nulla per suscitare la sua disapprovazione.
Stava disponendo in ranghi il suo piccolo esercito di statuine di legno, quando una voce attirò la sua attenzione.
«Ehi! Tu sei Yugi, vero? »
Il bambino alzò gli occhioni ametista per incrociarne due dello stesso identico colore. «Sì, sono io. » rispose. «Tu invece sei quello dell’altro giorno. Allora non mi ero sbagliato, sei davvero uguale a me! »
Il nuovo venuto avanzò nello spiazzo tra i cespugli.
«Io mi chiamo Athem. Perché te ne stai qui da solo? Ti va di venire a giocare con noi? »
Alle sue spalle spuntò una bambina dai capelli scuri.
«Io sono Mana. Dai, vieni! »
Yugi era piuttosto perplesso, non gli capitava praticamente mai che qualcuno richiedesse la sua compagnia. Di solito gli altri bambini lo tenevano alla larga considerandolo strano per il suo carattere schivo e la sua pelle chiara. Viste però le espressioni speranzose degli altri due, non poté fare altro che accettare. Quella fu la prima volta che si divertì davvero in compagnia di qualcuno che non fosse sua madre. La sua risposta sancì la nascita di un legame che sarebbe diventato molto più forte di quanto entrambi potessero immaginare.
Stavano giocando a rincorrersi con Mana quando sopraggiunse un quarto ragazzo, più grande di loro, che indossava una lunga veste bianca. Yugi lo aveva già visto e sapeva che in un certo senso si trattava di una persona importante.
«Principe, sua maestà richiede la tua presenza nella sala del trono. » esordì.
I tra bambini si bloccarono: Athem sbuffò sonoramente, Mana alzò gli occhi al cielo e Yugi si guardò attorno confuso. A chi si era riferito il ragazzo con quel titolo?
«Certo che a volte mio padre è proprio una noia! » esclamò Athem. «Va bene, Mahad, arrivo. »
Yugi non credeva alle proprie orecchie: quel ragazzino era il principe? Aveva giocato tutto il tempo con il futuro sovrano d’Egitto.
Athem e Mana lo salutarono con la promessa di rivedersi e si avviarono al seguito di Mahad.
Ancora sconvolto dall’identità del suo compagno di giochi, voltandosi Yugi si accorse che Yume lo osservava da lontano. Le corse incontro sorridendo e la giovane madre lo abbracciò. Non si rese conto minimamente dello sguardo velato di tristezza che lo seguiva.

La notte era ormai calata da un pezzo e tutti i bravi bambini avrebbero dovuto essere nei loro letti, ma Yugi proprio non riusciva a dormire. Era troppo eccitato dall’esperienza di quel pomeriggio. Aveva scoperto che il bambino che gli somigliava tanto altri non era che il futuro re, e questo futuro re gli aveva promesso che si sarebbero rivisti: gli appariva talmente incredibile da non sembrare vero.
Yume si era già addormentata da parecchio tempo nel letto accanto al suo e Yugi badò bene di non svegliarla mentre lasciava la stanza per uscire in giardino. Il buio gli faceva un po’ paura ma le stelle lassù nel cielo terso erano talmente meravigliose da fargli dimenticare ogni timore. Mentre si addentrava tra i cespugli, sentì un flebile suono provenire da poco lontano. Lo seguì e scostando una fronda particolarmente folta, scorse un fagottino raggomitolato che singhiozzava.
«Perché piangi? » chiese quasi sottovoce.
L’altro bambino sussultò e alzò la testa strofinandosi gli occhi.
«Non sto piangendo! Un principe non piange! »
Yugi riconobbe Athem e si sedette accanto a lui.
«Un bambino però sì, la mia mamma dice che è normale. »
Athem si strinse ancora di più nel lenzuolo che aveva sulle spalle.
«Perché sei qui? » chiese.
«Non riuscivo a dormire e le stelle sono tanto belle da vedere. Tu invece? Un principe non dovrebbe uscire di notte. »
Athem ignorò l’ironia.
«Lo faccio spesso invece. Odio quella grande stanza vuota, faccio fatica ad addormentarmi. Una volta Mahad dormiva vicino a me, ma adesso mio padre ha deciso che sono abbastanza grande per stare da solo. A me… non piace stare da solo…»
Yugi allungò un braccio e sfilandogli un lembo del lenzuolo, vi si avvolse a sua volta.
«Allora stasera ci sto io con te. »
Athem accennò un pallido sorriso e chiuse gli occhi appoggiando la testa sulla sua spalla. Rimasero in silenzio per qualche minuto poi il piccolo principe mormorò qualcosa che sembrò costargli un grande sforzo.
«Ti invidio molto, lo sai, Yugi? »
Il bambino rimase di stucco.
«Tu invidi me? Ma… come? Sei un principe, puoi avere tutto quello che desideri. Cos’ho io che a te manca? »
Seguì ancora un attimo di silenzio poi Athem mormorò: «Una mamma. »
«Cosa dici? Tutti i bambini hanno una mamma. » disse ingenuamente Yugi.
«Io no. La mia… se n’è andata nei giardini di Osiride per colpa mia. »
Yugi era senza parole.
«Ma… non è possibile! Non ci credo! »
«Invece è così. Mio pare mi ha spiegato che è morta dandomi alla luce. Naturalmente lui e tutti gli altri dicono che non è colpa mia e che lei ha semplicemente fatto il suo dovere, però dicono anche che era una persona gentile e buona. Così oltre a sentire la sua mancanza, mi sento anche in colpa. Se non fosse stato per me, questa persona che piaceva a tutti sarebbe ancora qui. »
In quel momento Yugi pensò che non era giusto che un bambino pensasse quel genere di cose e che gli occhi lucidi di Athem erano quanto di più triste avesse mai visto. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di vederlo sorridere.
«Anche tu piaci a tutti! » esclamò d’impulso. «Cioè… in realtà proprio a tutti non lo so, però… a me piaci! »
Finalmente Athem sorrise, un sorriso timido che gli colorò appena le guance.
«Grazie…»


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ecco l'inizio! I nostri eroi si sono conosciuti, cosa cambierà questo fatto nelle loro vite? Davvero non poco, aspettate e vedrete!
Qualche spiegazione sui nomi: Tiye, il nome della moglie di Aknadin, l’ho trovato aprendo a caso uno romanzo della serie delle “indagini del principe Meren” di Lynda S. Robinson, poi ho scoperto che è il nome della moglie di Amenophis III. Il nome della madre di Yugi, Yume, l’ho scelto perché volevo qualcosa che avesse un’assonanza con il nome del figlio. Poteva essere anche Yumi, ancora meglio, ma di Yume almeno so il significato (sogno).
Spero che l'idea di questa storia possa stuzzicare il vostro interesse, quindi se avete letto e volete lasciare un commentino sarò ben felice di leggere le vostre opinioni. ^_^ Anche se si dovesse trettare di farmi notare qualche involontario strafalcione sull'antico Egitto, so che sono sempre in agguato... ^_^'''
Anche se sono solo alla pubblicazione del primo capitolo volevo ringraziare masayachan, Lunachan62 e VampiraSix che mi hanno sopportata e incoraggiata durante la stesura di questa fic con i loro suggerimenti e complimenti, e anche accompagnandomi a mostre sull'Egitto (vero, Vampy?). Siete troppo carine, vi adoro!
Un bacio e alla prossima!
YUKI-CHAN



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(«Perché mi hai fatto questo?! » «Ma io…» «Pensavo fossi mio amico! Non importa se sei il principe, non voglio più vederti! Ti odio! »)

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Capitolo 2
*** Un principe egoista ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 2
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




02
UN PRINCIPE EGOISTA


Una nuova stagione era passata, sottolineata dalla periodica piena del Nilo che scandiva lo scorrere del tempo nelle vite della popolazione egizia. In quel periodo a palazzo vi era un gran fermento, anche se Athem non riusciva a farsi riferire notizie precise. Sapeva solo che una minaccia era in avvicinamento ai confini e che suo zio Aknadin forse aveva trovato la soluzione per scongiurarla. Suo padre, il Faraone AknamKanon, non si era preso la briga di spiegare nei dettagli la situazione a un bambino di sette anni, ma Athem si rendeva conto di quanto fosse preoccupato e turbato da un evolversi degli eventi che non si aspettava. Nemmeno Mahad poteva o voleva dirgli niente di preciso quindi il principe finiva sempre per sfogarsi con Yugi che col passare dei mesi era diventato il suo migliore amico.
«Sono davvero stufo! » esclamò anche quel giorno. «Credono che sia stupido o cosa? Se ne sono accorti anche i sassi che sta per succedere qualcosa di brutto! »
Yugi però aveva la testa altrove e lo ascoltava solo in parte le sue lamentele.
«Sai, Athem, » lo interruppe ad un tratto. «molto presto farò un viaggio con la mia mamma e la mia padrona. »
Athem si zittì e lo fissò perplesso: c’era un pericolo in agguato e la nobile Tiye partiva per un viaggio? Quella storia gli sembrava molto strana.
«Dove andate? E quando tornate? » chiese ansiosamente.
L’espressione di Yugi si oscurò.
«Non lo so, mi dispiace. A dire il vero anche se sarò con la mamma e la padrona, preferirei rimanere qui. Tu… mi mancheresti molto…»
A quelle parole Athem si rilassò e sorrise.
«Se è così, forse so cosa fare. Non preoccuparti. »
Quella sera, prima di coricarsi, trattenne Mahad nella propria stanza e lo interrogò.
«Voglio sapere che viaggio sta progettando mio zio Aknadin per sua moglie e il suo seguito. » esordì. «So che ne sei a conoscenza, Mahad, tu sai sempre tutto. Ti ordino di parlarmene. »
Il ragazzo tentennò: evidentemente quell’ordine era in contrasto con un altro che gli era stato dato precedentemente.
«Sua maestà mi aveva vietato di parlartene ma in realtà non ne so molto. Tutto quello che posso dirti è che il maestro Aknadin ha intenzione di allontanare la nobile Tiye e il loro figlio Seth dal palazzo per assicurare la loro incolumità. Non so dove andranno né per quanto tempo. Ad essere sincero non ne conosco nemmeno il reale motivo, potrebbe essere legato al modo trovato dal maestro Aknadin per scacciare i barbari che premono ai confini, ma non posso affermarlo con certezza. » spiegò infine.
Athem si stese su letto con aria meditabonda. Suo zio era sempre stato un tipo strano, chissà cosa stava macchinando in realtà? Suo padre ne sarà stato davvero del tutto al corrente? L’indomani sarebbe andato di corsa a parlare con Aknadin.
Mahad gli rimboccò le coperte sorridendo indulgente.
«Non hai motivo di preoccuparti di queste cose. Riposa tranquillo, ti auguro una buona notte, mio principe. »
Al contrario, Athem riteneva di averne motivo eccome.

L’indomani, subito dopo i riti del mattino, Athem si recò in visita all’ala del palazzo riservata alla famiglia di Aknadin. Evitò le sale dove sapeva di trovare dame e ancelle e si diresse direttamente all’uscita del corridoio che conduceva al tempio da dove sapeva che lo zio sarebbe rientrato. Infatti lo vide avvicinarsi di lì a poco.
«Che la gloria di Ra illumini la tua giornata, principe Athem. » esordì Aknadin secondo il saluto rituale.
«E la tua, nobile zio. » rispose Athem. «Sono qui per farti una richiesta molto importante. »
Tentò di dare un tono solenne alla propria voce e di assumere un’aria di superiorità nonostante dovesse alzare la testa per guardare negli occhi l’uomo di fronte a lui.
«A tua disposizione. » disse Aknadin accennando un inchino.
«Voglio che tu mi ceda lo schiavo Yugi. »
Era stato molto diretto e non era sicuro che quella fosse la soluzione migliore, ma non gliene era venuta in mente nessun’altra. Del resto, come sosteneva suo padre, non c’era modo migliore per far sì che gli altri credessero nella grandezza del tuo potere che mostratene convinto a tua volta. Un principe non doveva mai mostrarsi esitante di fronte al nemico.
Aknadin sembrava perplesso.
«Yugi? Non capisco a chi… Oh, parli del figlio della schiava orientale di Tiye? Te ne faresti ben poco, è pressoché inutile »
«A maggior ragione, ti sto offrendo la possibilità di liberartene. Cosa intendo farne è affar mio. »
Dal cambiamento di espressione di Aknadin, Athem capì di aver fatto un passo falso.
«Sai, in fondo mi dispiacerebbe separamene, Tiye gli è molto affezionata. Inoltre di tratta di uno schiavo di razza esotica, merce preziosa che non posso cedere facilmente. » disse infatti lo zio.
Athem gli aveva lasciato capire che teneva a Yugi, in questo modo ora Aknadin aveva il coltello dalla parte del manico e poteva guidare a suo piacimento la trattativa. L’unico modo per uscirne a testa alta era sfruttare il suoi privilegi in quanto figlio di re. Non che amasse ricorrere a questi mezzi per ottenere ciò che voleva, ma era l’unica soluzione che gli veniva in mente per non rimanere coinvolto in quello che poteva diventare un ricatto. Aknadin era un tipo infido ed era sicuro che anche adesso stesse portando avanti un progetto poco chiaro.
«Mi dispiace per tua moglie e per il prestigio del tuo seguito, ma non intendo trattare. Ti ordino di cedermi Yugi. Ho il diritto di farlo e tu lo sai, questa è la mia ultima parola. »
Aknadin si irrigidì e Athem capì di avere vinto: nessuno poteva venire meno a un ordine diretto senza pagarne le conseguenze, nemmeno il fratello del re. Molto probabilmente con quel gesto il giovane principe si era guadagnato il rancore dello zio, ma in quel momento poco gli importava. Era troppo felice per essere riuscito a scongiurare una sua separazione dall’amico più importante che aveva.
La soddisfazione però fu di breve durata. Si esaurì esattamente quella sera quando, dopo cena uscì in giardino e trovò Yugi a disperarsi ai piedi della stessa palma sotto la quale era stato consolato da lui mesi prima.
«Cosa succede? Perché stai piangendo? » chiese allarmato avvicinandosi.
Yugi alzò su di lui gli occhi arrossati e lucidi.
«Il mio padrone non mi fa entrare nella stanza della mia mamma. » singhiozzò. «Ha detto che non potrò più vedere né la mamma né la padrona. Forse sono stato cattivo e adesso lui non mi vuole più…»
A quelle parole Athem cominciò a rendersi conto dell’entità di quello che aveva fatto.
«Non prendertela, non sei stato cattivo. » tentò di spiegare. «E’ perché tu adesso sei mio. Ho chiesto allo zio Aknadin di darti a me, ma non significa che non vedrai più tua madre. Se io gli dirò che voglio che tu la veda, non ci saranno problemi. »
Yugi sgranò gli occhi in un’espressione sbalordita.
«Quindi… quindi è colpa tua se non posso nemmeno dormire nella mia stanza? »
«Non ti devi preoccupare, ne avrai una nuova. Potrai dormire con i miei servitori. » rispose Athem tentando di consolarlo.
La reazione di Yugi lo spiazzò completamente.
«Non voglio stare con i tuoi servitori! Voglio stare con la mia mamma! » gridò. «Perché mi hai fatto questo?! »
«Ma io…»
«Pensavo fossi mio amico! Non importa se sei il principe, non voglio più vederti! Ti odio! »
Sconvolto da quelle parola che si sentiva rivolgere per la prima volta in vita sua, Athem si voltò e corse via abbandonando l’altro bambino nell’oscurità che calava. Si rifugiò nella sua stanza e tra le braccia di Mahad che lo aspettava. Il ragazzo non sembrava per nulla sorpreso e prese ad accarezzare in modo rassicurante i capelli del principe finché questi non si calmò.
Dopo un lungo silenzio, Athem iniziò finalmente ad esprimere le proprie perplessità.
«Non capisco, Mahad. Ho fatto una cosa così cattiva da meritare di essere odiato? Volevo solo che Yugi rimanesse con me, non certo che mi odiasse! »
«Le tue intenzioni erano buone, ma non hai tenuto conto delle conseguenze che si sarebbero riflettute su Yugi. » spiegò pazientemente Mahad. «Il tuo è stato un comportamento egoistico, hai pensato solo a quello che avrebbe fatto piacere a te senza pensare che Yugi ne avrebbe sofferto. Da questa situazione puoi trarre una lezione importante: un sovrano deve sempre ponderare bene le sue decisioni, non può permettersi di agire d’impulso perché le sue azioni si ripercuotono sempre su più persone di quanto pensi. Se il popolo non sta bene, significa che chi lo governa ha compiuto qualche atto sbagliato. »
Athem rimase in silenzio a riflettere, poi annuì con convinzione.
«Ho capito. Hai ragione. Domani mi scuserò con Yugi e lo restituirò allo zio Aknadin. »
Mahad sorrise e si accinse a prepararlo per la notte.
«Penso sia una buona idea. » disse. «Ora dormi e non preoccuparti di niente. Mi occuperò io di convincere Yugi a dormire in una delle nostre stanze. »

Il mattino giunse fin troppo presto e Athem venne svegliato da un forte trambusto proprio fuori dalla sua stanza.
«Aspetta! Non puoi! Il principe sta dormendo! »
La voce di Mahad.
«Lasciami andare! Lasciami! Athem! Athem! »
Quella era la voce di Yugi!
Athem balzò dal letto e si precipitò fuori dalla stanza scarmigliato e con addosso solo il gonnellino da notte. Davanti ai suoi occhi, nel mezzo del corridoio, Yugi si dimenava stretto tra le braccia di Mahad che lo aveva sollevato da terra per bloccarlo.
«Cos’è tutta questa confusione? » chiese il principe. «E’ successo qualcosa di grave? »
Yugi si liberò dalla presa di Mahad e corse da lui con espressione disperata.
«Lo so che ti ho detto che ti odiavo, ma ti prego, aiutami! La mia mamma non c’è più! Il padrone ha detto che lei e la padrona sono partite stanotte! Mi hanno lasciato qui! Athem, prego, devi fermarle!»
Era accaduto quello che non potevano prevedere: la partenza non era ancora stata fissata e Athem non si aspettava che fosse così presto. Il peso del senso di colpa iniziò a farsi strada dentro di lui. Spostò lo sguardo su Mahad in cerca di sostegno e consiglio, ma lo vide scuotere la testa con espressione rassegnata. Per ragioni di sicurezza nessuno, nemmeno Aknadin, conosceva la destinazione del viaggio di Tiye. Circondò con le braccia le spalle tremanti di Yugi.
«Mi dispiace. E’ colpa mia. Mi dispiace davvero tanto ma non posso fare niente. Però ti prometto una cosa: non ti lascerò mai da solo e quando saremo più grandi andremo insieme a cercare tua madre. Non odiarmi, ti prego. »
Yugi cominciò a piangere.
«Manterrai la promessa, vero? La manterrai? Io non ti ho mai odiato, però non ho nessuno tranne la mamma e adesso ho solo te…»
«Certo che la manterrò. Sei il mio migliore amico, non ti lascio nei guai. Non succederà mai più come ieri sera, se non vorrai stare da solo potrai stare con me. La mia stanza è la tua. »
In quel momento Athem avrebbe fatto qualunque cosa per espiare il forte senso di colpa che provava, ma per riuscirci avrebbe dovuto aspettare ancora molto tempo.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Secondo capitolo! Scusate tanto se oggi non mi dilungherò molto nella nota, ma sono reduce dall'incontro di Volterra con Stephenie Meyer e sono letteralmente distrutta (chi sa di cosa sto parlano può capire. C'è qualche Twilighters all'ascolto?^_^) Passo quindi subito ai ringraziamenti a chi ha recensito. Mi avete fatto tantissimo piacere!
chibymiky: Grazie mille! Ecco il seguito, spero che possa piacerti altrettanto!
lunachan62: Tesoooooro!!! Te l'ho già detto, ma sono contentissima di vedere che mi recensisci anche qui! Grazie!! Sono stata davvero felice di conoscerti a Volterra! Mi ha fatto tantissimo piacere!! Un bacio!
Lally92: Bhè, per la bellissima idea devo anch'io ringraziare Masayachan! ^_^ Che bello, un'altra lettrice di Meren! Per il momento io ho letto solo "Il respiro di Amon" ma conto di procurarmi al più presto gli altri! Aspetta e vedrai, col passare del tempo la storia si "attorciglierà"...
Selly: Ecco aggiornato! Non preccuparti, cercherò di postare regolarmente un capitoletto a settimana! ^_^
masayachan: E io sono felice che tu abbia commentato anche qui! Davvero! ^///^ Quello che penso della tua doujinshi già lo sai, quindi ti dico solo, VAI AVANTI COSI' CHE SEI BTRAVISSIMA!!!
gatta1290: Grazie mille! Spero che con l'andare dei capitoli continui a piacerti!
Hermyone: Anch'io trovo i bimbi tenerissimi! Adorabili!! Però dai, non piangere... Mi dicono sempre che le le storie fanno piangere. Se inizi adesso più avanti sarà una tragedia... Acc, niente spoiler! :-p ^_^
Francesca Akira89: Oh, mamma. Il tuo commento mi ha dato un po' da pensare... Sto diventando troppo prevedibile? -_-''' Però per quella che io intendo come la vera scena madre di questa storia ci sarà da aspettare ancora un bel po'... Armatevi di pazienza!
Un bacio e a presto!
YUKI-CHAN



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(«Yugi, non posso farlo! Non posso salire al trono! Non adesso! »)

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Capitolo 3
*** Vita tranquilla... fino a quando? ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 3
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




03
VITA TRANQUILLA... FINO A QUANDO?


«Ah, ho vinto ancora! »
«Uffa, vinci sempre tu! Così non è divertente! »
La piccola Mana si lasciò cadere all’indietro sull’erba mentre Athem ridacchiava trionfante di fronte alla scacchiera che dalla sua stanza avevano trasportato in giardino.
«Vuoi farmi una colpa di essere un campione? A bao non mi batte nessuno! » si vantò.
In effetti ne aveva ragione: erano ben pochi i bambini di nove anni che potevano dirsi in grado di portare a termine una partita a quel complicato gioco di strategia. Mana non era riuscita a batterlo nemmeno una volta e anche le sconfitte di Mahad, colui che gli aveva insegnato a giocare, stavano diventando superiori alle vittorie.
«Vieni, Yugi, facciamo una partita! » chiamò il ragazzino.
Il piccolo schiavo, ormai diventato suo servitore personale, lo raggiunse immediatamente. Amava il gioco a sua volta ed era forse l’unico in grado di tenere testa ad Athem. Anche questa volta la partita si protrasse a lungo ed entrambi sfoderarono le loro migliori strategie per portare le pedine in campo avversario, ma alla fine la vittoria andò al giovane principe.
«Giochi bene, Yugi. Mahad dice che è un peccato che tu sia solo uno schiavo e che dovresti studiare. Sarebbe fantastico se diventassi il mio scriba personale quando sarò re! » esclamò Athem.
«Tutto questo Mahad l’ha dedotto da come gioco? » chiese Yugi spalancando gli occhioni viola.
«C’è poco da fare, se uno ha cervello si nota subito! » commentò Mana. «Guarda appunto Mahad, è stato promosso da poco incantatore ed è diventato membro della corte sacra. Anche se fa una certa impressione vederlo sempre con quel cerchio al collo…»
«In poco tempo i membri della corte sacra sono diventati i nobili più importanti del regno. Dopotutto gli Oggetti del Millennio e i loro guardiani hanno scongiurato una guerra sanguinosa. » disse Athem pensieroso. «Un giorno mi piacerebbe organizzare un torneo tra i guardiani e i loro mostri. Chissà se anch’io prima o poi porterò un Oggetto del Millennio e saprò evocare quelle creature? »
«Certo che lo farai! » annuì Yugi con convinzione. «Sarai un grandissimo re e supererai in forza e potere ogni guardiano! Ne sono sicuro! »
Athem sorrise e sperò che almeno una piccola parte di quelle parole si rivelasse veritiera.
Quella sera rimasero a parlare fino a tarda ora delle scoperte che gli stregoni e i sacerdoti di corte avevano fatto sugli straordinari poteri degli Oggetti del Millennio, quindi Yugi era profondamente addormentato quando un servitore entrò nella stanza e svegliò il principe. Si rese conto della sua assenza solo più tardi quando si destò per caso e si voltò verso il letto di Athem. Vedendolo vuoto, balzò in piedi allarmato: da quando dormiva anche lui nella sua stanza, Athem aveva smesso di andarsene a zonzo di notte, quindi il fatto che non ci fosse era decisamente anomalo.
Preoccupato, si precipitò a svegliare Mahad.
«E’ venuto a prenderlo un servitore di sua altezza. » spiegò il giovane sbadigliando suo malgrado. «Ora si trova con suo padre, non preoccuparti. »
«Ma è notte fonda! » protestò Yugi. «Non sarà successo qualcosa di grave? »
«L’unica cosa che so è che in questo momento si trovano nel tempio sotterraneo della Divina Trinità. Non conosco il motivo di questa visita, ma se il Faraone ha portato con sé il principe, ve ne sarà sicuramente uno serio. Per il momento non possiamo fare altro che attendere il loro ritorno come mi ha ordinato. »
Le ore trascorrevano lente. Mahad si appisolò di nuovo, viste le sue innumerevoli occupazioni diurne, non poteva permettersi di perdere ore di sonno. Al contrario, Yugi, nervoso e preoccupato, non riuscì a chiudere occhio. Aveva un pessimo presentimento e la lontananza di Athem lo faceva sentire in ansia. In assenza della madre, era diventato il suo punto di riferimento assoluto.
Il principe rientrò all’alba: era piuttosto pallido e aveva gli occhi lucidi. Il suo aspetto fece preoccupare Yugi ancora di più, ma il ragazzino non osò chiedere nulla. Se avesse voluto, sarebbe stato Athem stesso a parlargli. Il principe ignorò gli sguardi interrogativi di Mahad e si chiuse nella propria stanza. Si abbandonò sulle lenzuola con un braccio a coprirgli il volto e Yugi si accucciò accanto al letto. Rimase in silenzio così a lungo che il ragazzino pensò che si fosse addormentato.
«Mio padre ha chiesto perdono alle divinità. » esordì ad un tratto spezzando la quiete del sole che sorgeva gettando raggi rosati nella stanza.
Yugi non rispose, non avrebbe saputo cosa dire di fronte ad un’affermazione del genere. Se il Faraone chiedeva perdono ai divini Osiride, Iside e Horus, la situazione doveva essere davvero drammatica.
«Ha detto che tutto quello che è successo è colpa sua e se ne assume completamente la responsabilità. » continuò Athem. «Ha pregato le divinità di non rivalersi su di me e di permettermi di regnare in modo giusto, così da riparare ai suoi errori. Non so a quali errori si riferisse ma…»
Improvvisamente balzò in piedi e afferrò Yugi per le braccia.
«Yugi, non posso farlo! Non posso salire al trono! Non adesso! »
Yugi lesse nei suoi occhi lo smarrimento e la paura. Sentiva le sue mani tremare.
«Non preoccuparti, vedrai che tuo padre non ha questa intenzione. » tentò di rassicurarlo. «Il re AknamKanon è un grande Faraone che si è sempre preso cura del suo popolo. Qualunque problema abbia adesso, non lo abbandonerà e non abbandonerà neanche te. »
Athem però non parve sentirsi meglio. Allentò la presa sulle braccia di Yugi e si strinse le ginocchia al petto. Stava ancora tremando. In quel momento sembrava un comune bambino terrorizzato. Senza pensarci, Yugi lo abbracciò e prese ad accarezzargli i capelli come faceva sua madre con lui quando era piccolo.
«Stai tranquillo, andrà tutto bene. » ripeteva intento sommessamente. «Qualunque cosa succeda, ci sono tante persone che ti staranno vicine. Mahad, Mana… Tutti i membri della corte sacra ti aiuteranno e poi… ci sono io. Forse non saprò esserti di grande aiuto, ma avrai il mio sostegno sempre…»
A poco a poco Athem si acquietò e quando abbassò lo sguardo, Yugi si accorse che si era addormentato. Il respiro profondo e regolare suggeriva che si fosse finalmente calmato. Yugi sospirò: sperava tanto di non essersi sbagliato e che la loro esistenza continuasse a scorrere tranquilla ancora per un po’.

La speranza si rivelò fondata almeno per i tre ani successivi, durante i quali si susseguirono imperturbabili le piene e gli abbassamenti del Nilo che regalava fertilità alla terra. Allo stesso modo e con la medesima inevitabilità, proseguivano gli scontri ai confini, anche se si trattava sempre più spesso di innocue baruffe che venivano presto sedate dal potente esercito egiziano.
Al sicuro tra le mura del palazzo, Athem aveva ormai da tempo iniziato ad addestrasi all’uso delle armi e con l’acquisizione di esperienza, abbandonava sempre di più i propri timori riguardanti la successione al trono. Nello stesso periodo Mana aveva intrapreso gli studi di incantatrice sotto la guida di Mahad, che nel tempo libero che gli rimaneva insegnava a Yugi i rudimenti della complessa scrittura geroglifica. Il ragazzino si dimostrò particolarmente dotato e in breve fece propri i simboli fondamentali di tutti e quattro gli alfabeti egizi, suscitando l’entusiasmo del maestro e dello stesso Athem.
Il principe stava crescendo. Si era fatto più alto e il suo sguardo ametista aveva perso l’ingenuità infantile per acquisire una scintillante fierezza regale e una più profonda consapevolezza del suo stato. Anche il suo aspetto generale era cambiato, aveva iniziato a portare un pettorale sopra gli abiti di lino candido e bracciali d’oro ai polsi e alle caviglie. Tra i ciuffi biondi sulla fronte, ora spiccava una preziosa tiara alata ornata dell’occhio di Udjat. Dignitari e nobili lo trattavano con maggiore rispetto e questo lo faceva sentire più maturo di quanto in realtà non fosse.
Nell’autunno dei suoi tredici anni, il principe Athem fece la conoscenza dei nuovi guardiani della corte sacra eletti in sostituzione di alcuni membri anziani. Il nuovo detentore della Chiave del Millennio al posto del vecchio Shimon, si chiamava Shada ed era un ottimo sacerdote guerriero. Inizialmente Athem aveva soggezione della sua aria severa, ma in breve scoprì che si trattava di una persona molto leale su cui si poteva davvero fare affidamento. Karim, guardiano della Bilancia, era un guerriero formidabile e fu di grande aiuto al principe nell’apprendimento dell’uso della lancia e dell’arco ricurvo. La nuova proprietaria della Collana invece era una sacerdotessa guaritrice di nome Isis, che grazie al potere dell’Oggetto divenne anche in grado di divinare il futuro prendendo così il posto di veggente di fiducia del Faraone. Sulle prime Athem non la sopportava perché si era reso conto che aveva un debole per Mahad. In un certo senso temeva che l’ultima arrivata gli portasse via la persona che gli era stata accanto fin dalla più tenera età, la sua guardia del corpo, maestro e amico, ma quando la conobbe meglio si rese conto che Isis era una ragazza molto dolce che non avrebbe mai potuto ferire i suoi sentimenti. Da quel momento cominciò a dispiacersi che il detentore dell’Anello del Millennio non le dedicasse maggiore attenzione.
I rimanenti Oggetti rimasero ai proprietari originari per cui erano stati forgiati: il Puzzle del Millennio, divenuto simbolo della regalità, al Faraone AknamKanon e l’Occhio al fratello Aknadin. Ora solamente la Barra del Millennio rimaneva in attesa della persona ad essa destinata.
La cerimonia di nomina del nuovo guardiano si svolse alla presenza di tutta la corte meno di un anno più tardi. Il prescelto era un ragazzo venuto dal nulla che aveva superato brillantemente tutte le prove per quell’ambita carica. Una buona parte dei funzionari anziani non era d’accordo con quella nomina, lo ritenevano troppo giovane per una responsabilità come quella, ma il Faraone non aveva dubbi, era la persona giusta. Athem lo vide per la prima volta quel giorno, quando entrò nella grande sala e si inginocchiò ai piedi del trono. Fermo accanto al padre, lo scrutò attentamente: portava una sopraveste blu sopra la lunga tunica bianca e un mantello del medesimo colore. L’oro del pettorale e del copricapo indicavano il suo nuovo rango. Quando alzò la testa in suo sguardo cristallino incrociò per un attimo quello del principe che rimase particolarmente colpito dalla fierezza e dalla forza celata dietro quelle iridi azzurro ghiaccio. In quel preciso momento capì che il nuovo guardiano della Barra del Millennio, presentato come maestro Seth, sarebbe diventato una presenza fondamentale nella sua vita. A quel tempo ancora non poteva saperlo, se non come un lontano presagio, ma aveva appena posato gli occhi su colui che sarebbe stato il suo successore.
In quella lieta occasione, nessuno notò lo sguardo carico di rancore che Aknadin continuava a sposare da Athem al nuovo venuto. Uno sguardo in cui si celava la promessa di un avvenire incerto e oscuro.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Buongiorno a tutti!! ^_^ In questi giorni sono particolarmente euforica, mi è successo qualcosa di bello dopo un perido non proprio esaltante e questo mi fa sentire particolarmente bene! A migliorare tutto ciò ci sono le vostre recensioni, sono davvero superfelice che la storia su cui mi sono impegnata vi piacca!! Come promesso, la trama comincia ad ingarbugliarsi e dal prossimo capitolo lo farà ancora di più! Spero continuerete a seguirmi!
masayachan: niente da dire, sei una grande! Le pagine che mi hai mandato mi piacciono un sacco e spero che riuscirai a pubblicare presto la doujinshi sul tuo sito!
RACCOMANDAZIONE A TUTTI: VISITATE IL SITO DI MASAYACHAN, NE VALE LA PENA!! ^_^
Francesca Akira89: Infatti l'anticipazione era volutamente criptica ^_^ Ih, ih... Sì, Seth è figlio di Aknadin, ma a parte Aknadin stesso non lo sa nessuno. Nel prossimo capitolo avrai un assaggio del suo "amore paterno".
lunachan62: Ecco l'aggiornamento! Che pazienza recensire tutti i capitoli sapendo già la storia, complimenti! Ti ringrazi tantissimo!! ^_^
Lally92: Sì, sì, la trama si incasina sempre di più... mi dispiace ma per la mamma... acc, no, niente spoiler! :-p Pensa che io invece non riesco a trovare da nessuna parte il primo di Meren, finirà che lo ordinerò su IBS...
chibymiky: Grazie mille per i complimenti! E, sì, ho tentato di inserire più personaggi possibili del passato. Man mano appariranno tutti.
Selly: Mi fa tantissimo piacere che la mia fic ti piaccia tanto. Come si può tranquillamente capire, anch'io adoro Athem e Yugino ^///^. Riguardo ad Aknadin... mi sa che dopo il prossimo capitolo ti verrà voglia di attentare seriamente alla sua vita! (io declino ogni responsabilià, ha fatto tutto da solo :-p)
gatta1290: Oh, un'altra appassionata di antico Egitto! Che bello!! Ammetto di essermi dovuta documentare abbastanza per scrivere questa storia e mi fa tantissimo piacere che questo venga apprezzato!
Alla prossima, un bacio a tutti!
YUKI-CHAN



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(L’invocazione del nome del principe ebbe come unico effetto quello di aumentare la furia cieca di Aknadin.)

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Capitolo 4
*** Le ferite della vendetta ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 4
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




04
LE FERITE DELLA VENDETTA


Lo scontro era giunto a un punto di stallo. Tutte le pedine erano schierate nei rispettivi campi e una sola mossa avrebbe potuto essere decisiva. Seduto sul lato destro della scacchiera, il principe Athem si mordicchiava nervosamente un’unghia e osservava il campo con aria di assorta concentrazione: era la partita di bao più impegnativa che avesse mai giocato. Di fronte a lui, il guardiano Seth lasciava spaziare lo sguardo sul suggestivo panorama in cui predominava il giallo ocra che era possibile scorgere oltre il parapetto della balconata. Era talmente sicuro di sé da apparire quasi noncurante. Alle spalle del principe, il piccolo schiavo Yugi era talmente preso dallo svolgersi della partita da dimenticare di agitare il ventaglio di piume di struzzo per rinfrescare i due sfidanti, anzi lo usava come punto di appoggio per sporgersi in avanti ad osservare la scacchiera.
Finalmente Athem allungò una mano per spostare una pedina in campo avversario. Poteva essere la mossa risolutiva, ma venne interrotta dal leggero tossicchiare di un uomo sulla soglia della balconata.
«Chiedo scusa per l’interruzione, principe. » esordì il capo della servitù Aton. «Ti porto una comunicazione di sua maestà. »
Seth scattò in piedi e si allontanò dalla scacchiera portandosi alle spalle di Athem. Yugi si fece rispettosamente da parte ritirandosi in un angolo.
«Parla pure. » concesse Athem alzandosi.
Aton si schiarì la voce e iniziò a declamare: «Sono stati stilati dispacci urgenti e di grande importanza che necessitano di essere consegnati al confine nord-est lungo la linea di guerra. Il Faraone ordina che il principe invii un suo uomo di fiducia che rechi le sue insegne così da incoraggiare le truppe là stanziate. »
Lo sguardo dell’uomo si fissò insistentemente su Yugi, che si ritrasse suo malgrado. Essere inviato in una zona di guerra, anche solo per portare ordini, era un compito altamente rischioso. Inoltre avrebbe significato stare lontano dal palazzo e da Athem probabilmente per dei mesi vista la distanza tra Tebe e il confine ad est del delta del Nilo.
Ad Athem non sfuggì l’espressione timorosa che si era dipinta sul volto del ragazzino. Ora l’idea di suo padre gli sembrava quanto mai chiara: tra le righe gli stava ordinando di inviare Yugi al fronte perché con il suo aspetto così simile a quello dell’erede al trono, avrebbe potuto essere di grande impatto sull’umore delle truppe. Se però pensava di poter considerare il suo migliore amico una pedina sacrificabile, si sbagliava di grosso. Stava per aprire bocca per dire che se ne sarebbe occupato lui, quando Seth lo prevenne.
«Ti prego, principe, lascia che vada io. » disse inginocchiandosi ai suoi piedi.
Sia Athem che Aton lo squadrarono perplessi
«Si tratta di una missione pericolosa. » obiettò il ragazzo.
«Ne sono consapevole, ma sento la necessità di rendermi utile alla causa dell’Egitto. » rispose Seth. «Da quando sono giunto a palazzo ho trascorso il mio tempo principalmente sotto la guida del maestro Aknadin. Gli sono riconoscente, ma in questo modo non ho mai avuto la possibilità di dimostrare il mio valore e la mia fedeltà alla corona. Non temere, principe, sarò all’altezza della tua fiducia. »
Athem rifletté per qualche istante poi annuì.
«D’accordo. Non devi dimostrare nulla, il solo fatto che ti trovi qui significa che hai i requisiti per esserci, ma se ci tieni tanto, affido a te questa missione. Sii prudente. »
«Certo, mio signore. Con il tuo permesso, partirò immediatamente. »
Congedato Seth, Athem sospirò.
«E così ho perso uno dei miei migliori sfidanti. Aton, riferisci a mio padre la decisone mia e del maestro Seth. Yugi, recati da Aknadin e informalo che il suo allievo starà lontano da Tebe per qualche tempo. »
Se avesse potuto immaginare le conseguenze, non avrebbe mai dato quell’ordine con tanta leggerezza.

Yugi si inoltrò nell’ala del palazzo riservata alle stanze di Aknadin con passo incerto. Non vi aveva più messo piede da quando la nobile Tiye e sua madre se ne erano andate ma ricordava perfettamente dove si trovava l’appartamento privato del suo precedente padrone. Gli ambienti erano avvolti da un silenzio innaturale che lo intimoriva. Uno schiavo solitario gli venne incontro e lo condusse da Aknadin in una stanza appartata. L’espressione ombrosa sul volto dell’uomo non prometteva nulla di buono.
Yugi si inchinò e tenendo gli occhi rispettosamente bassi, riferì il proprio messaggio.
«Nobile signore, sono qui per riferirti la decisione del principe Athem e del maestro Seth. »
Come se quelle parole avessero scatenato una belva sopita, Aknadin si avventò sul ragazzino e lo afferrò con rabbia per la tunica.
«Ne sono già a conoscenza. Ero presente quando Aton ha informato il mio regale fratello. » ringhiò.
Atterrito da quella reazione inconsulta, Yugi riuscì a malapena a boccheggiare.
«Allora, hai qualcosa da dire a tua discolpa, maledetto piccolo intrigante? »
Yugi non capiva a cosa si stesse riferendo. Lui non aveva fatto nulla per influenzare la decisione di Athem. Anzi, per essere precisi la decisione era stata di Seth.
«L’ho sempre saputo che non avrei dovuto cederti al principe quel giorno! » continuò Aknadin fuori di sé dalla rabbia scuotendo Yugi con violenza. «Avrei dovuto cacciarti a pedate dal palazzo insieme a tua madre, così ora avresti fatto la sua stessa fine! »
Yugi spalancò gli occhi. Non aveva più saputo nulla di sua madre da quel giorno di sette anni prima. Cosa poteva essere successo? Tentò di parlare ma la stretta soffocante di Aknadin glielo impedì. Doveva lottare anche solo per respirare.
«Se tu non fossi esistito, ci sarebbe stato mio figlio al fianco del principe in tutti questi anni! Anche ora, con i tuoi maledetti intrighi mi hai privato di Seth! Sulla mia vita, ti giuro, se dovesse succedergli qualcosa avrò la tua testa! Se la mia povera moglie sapesse di aver cresciuto una serpe in seno…»
Povera moglie? Quella parole spaventarono Yugi più di tutto l’odio e il veleno che Aknadin gli stava riversando addosso.
«Cos’è… cos’è… successo… alla padrona…? » riuscì ad articolare a fatica.
Lo sguardo di Aknadin, un occhio iniettato di sangue e l’altro d’oro, era terrificante.
«E’ morta. » disse. «Uccisa durante una razzia in un lontano villaggio a sud. »
Le lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi di Yugi: era stato molto affezionato a Tiye e non poteva credere che non l’avrebbe più rivista. Ma se la padrona era morta, cosa poteva essere successo a sua madre?
«Tua madre è stata venduta ad una carovana diretta a sud. » continuò Aknadin con spietata crudeltà. «Non la rivedrai mai più. »
Yugi sapeva benissimo qual’era il suo posto, era a conoscenza del fatto che nella scala sociale il suo era l’ultimo gradino mentre quello che aveva di fronte era addirittura il fratello del re, ma in quel momento la sua mente non riusciva a ragionare in modo lucido.
«COME HAI POTUTO PERMETTERE CHE ACCADESSE?! » gridò contro Aknadin. «COME HAI POTUTO?! PERCHE’?! »
Un silenzio gelido calò nella stanza.
«Come osi, viscida serpe, tu che sei soltanto un misero schiavo, rivolgerti a me in questo modo? » sibilò Aknadin furioso. «Ti farò pentire di essere nato! »
Lo scaraventò a terra sul pavimento di pietra dove uno schiavo lo afferrò prontamente, poi ordinò in tono secco a un secondo servitore: «Tu, portami la frusta. »
Yugi sbarrò gli occhi terrorizzato e prese a dibattersi nella stretta che lo bloccava.
«NO! NO! LASCIAMI! MAMMA! MAMMA! ATHEM! »
Ma l’invocazione del nome del principe ebbe come unico effetto quello di aumentare la furia cieca di Aknadin.

Athem cominciava ad essere decisamente nervoso. Era stato impegnato quasi tutto il pomeriggio con l’addestramento sotto la guida di Karim ma non era riuscito a disarmarlo nemmeno una volta. Il guardiano sosteneva che non fosse abbastanza concentrato, ma Athem sapeva benissimo di avere la testa altrove per un motivo ben preciso. Yugi era sparito da ore. Era talmente abituato ad averlo vicino e a sapere che lo stava guardando, che quell’improvvisa assenza lo inquietava. Rientrò nei propri appartamenti a passo di carica e si guardò attorno impaziente. Lo individuò quasi subito: il ragazzino era rannicchiato in un angolo dietro una colonna.
«Yugi! » chiamò Athem in tono irritato. «Si può sapere che fine hai fatto? E’ tutto il pomeriggio che ti aspetto! »
Allungò una mano verso di lui, ma Yugi si scostò bruscamente.
«No! Non toccarmi! » esclamò proteggendosi con le braccia.
Dal gesto e dal tremito della sua voce, Athem capì che doveva essere successo qualcosa di grave.
«Yugi…» mormorò addolcendosi. «Piccolo, cos’è successo? »
Gli sfiorò la schiena con le dita e inorridì quando le ritirò bagnate di sangue.
«Ma cosa…? Dolce Iside…»
«A… Athem…» sussurrò Yugi alzando su di lui gli occhi lucidi e febbricitanti. «Oh… Athem…»
Si protese appena in avanti e gli si accasciò tra le braccia.
La tunica candida sulla schiena era inzuppata di sangue. Athem la sfilò lentamente e quando vide la decina di squarci che deturpavano la pelle lattea del ragazzino, si trattenne a stento dal mettersi a urlare. Mordendosi le labbra e con le mani che tremavano violentemente, sollevò il corpo esanime del piccolo schiavo facendo più attenzione possibile. Solo quando lo ebbe sistemato al sicuro sul proprio letto, permise alle ginocchia di cedere e crollò sul pavimento gridando con quanto fiato aveva in gola mentre grosse lacrime avevano preso a scorrergli arbitrariamente sulle guance.
«MAHAD! MAHAD, VIENI SUBITO QUI! »
Il giovane arrivò di corsa allarmato dal tono di urgenza e panico del principe.
«Sono qui, mio principe! Cosa posso…»
«Porta qui subito la maestra Isis! » intimò Athem senza nemmeno voltarsi. «Immediatamente! »
La ragazza tardò giusto i pochi minuti necessari a percorrere i corridoi del palazzo delle stanze dei sacerdoti a quelle reali e quando si rese conto della situazione si mise subito al lavoro. Pulì e lavò le ferite di Yugi, le cosparse con un unguento cicatrizzante e le fasciò con cura con morbide bende di lino.
«Esiste un modo per procurare dolore senza lacerare la pelle, solitamente è questo il metodo che si usa nelle punizioni degli schiavi. » commentò. «In questo caso invece qualcuno si è accanito su di lui con ferocia. Chi può…»
La ragazza si interruppe bruscamente quando vide l’espressione di orrore di Athem: era terribilmente pallido e stringeva le mani tra di loro per evitare che se ne notasse il tremito.
«Qui ho finito. Le sue condizioni non sono preoccupanti. Gli preparerò un infuso contro la febbre che sicuramente sopraggiungerà. Comunque migliorerà a breve. » disse Isis. «Principe, mi sembri piuttosto scosso. Preparerò un infuso calmante anche per te con la polvere di shepen rosso. »
Si trattava della povere estratta da un fiore il cui infuso fungeva da calmante o da anestetico a seconda delle dosi.
«No… non è… necessario…» rispose Athem.
«Mi permetto di insistere. »
«Come vuoi. » cedette infine il principe.
Mentre Isis preparava le erbe, si inginocchiò al capezzale di Yugi e prese tra le proprie la sua mano sottile e pallida.
«Chi ha osato farti questo? Come ha potuto? » pensava. «Lo troverò e gli farò pagare caro il suo gesto sconsiderato, te lo giuro! »
Quasi non si accorse della tazza che Isis gli porgeva.
«Non angosciarti, mio signore. Vedrai che si riprenderà presto. » mormorò la ragazza. «Tornerò tra qualche ora per cambiare le bende e applicare di nuovo l’unguento. »
Athem si sforzò di sorriderle.
«No, io… ehm… lo farò io. » disse. «Dopo una giornata di lavoro sarai stanca anche tu. Vai pure a riposare, però ti sarei grato se passassi domani mattina. »
«Certamente. » rispose Isis inchinandosi.
«Grazie, Isis… di tutto…»
«Dovere, mio signore. »
La sacerdotessa uscì in silenzio insieme a Mahad e Athem tornò a concentrarsi su Yugi.
«Perdonami… ho lasciato che ti accadesse una cosa del genere… Ti prometto che diventerò forte e ti proteggerò! Nessuno oserà mai più alzare una mano su di te! Te lo giuro su questa corona che porto e su tutto ciò che ho di più importante! Non permetterò più che tu soffra! »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Buongiorno a tutti!!! Ecco qui il 4° capitolo! Aaaaah, come sono sadica... possibile che ogni tanto mi vengano questi schizzi di fare del male ai miei personaggi? Temo che prima o poi mi odieranno... :-p Comunque finalmente stanno crescendo e i problemi iniziano a farsi sentire seriamente. Già nel prossimo capitolo gliene cadrà uno piuttosto pesante tra capo e collo, poveretti... Aspettate e vedrete!
masayachan: Se ti dico che non avevo fatto caso al particolare della pelle di Athem mi picchi? Immagino che in questo periodo sarai presissima, ma io resto comunque in attesa dei tuoi nuovi capolavori!
lunachan62: Sono davvero contenta che continui a leggermi! Un bacio grande!
chibymiky: Grazie grazie! Non temere, si farà vivo anche il buon vecchio Bakura e sarà fastidioso come al solito! :-p
Lally92: Sì, quel momento c'era anche nella serie, dove possibile ho tentato di seguire il più possibile la trama originale. Ah, se ti incanti adesso che il nostro principino ha solo 14 anni, pensa dopo! Avrai svariate occasioni per "rimirartelo"! ^_^ Sono davvero contenta che ti sia piaciuta, resta sintonizzata!
sesshoyue: Grazie, apprezzo molto il commento "interessante", vuol dire che ha davvero risvegliato l'interesse del lettore e mi fa davvero piacere! Ebbene sì, Bakura si farà vivo esattamente nel capitolo 8!
Grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito e alla prossima!
Un bacio!
YUKI-CHAN



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(«Ho già quindici anni, mio padre ritiene che sia ora che mi faccia una buona esperienza sul campo per apprendere al meglio l’arte della guerra. »)

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Capitolo 5
*** Ricorda la promessa ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 5
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




05
RICORDA LA PROMESSA


Quando Yugi riprese conoscenza, era già notte inoltrata. Aprì gli occhi lentamente tentando di orientarsi nella stanza rischiarata solamente dalle fiamme dai bracieri. Era disteso su un giaciglio insolitamente morbido e quando abbassò lo sguardo, scoprì che Athem si era addormentato con il capo reclinato sul letto e la sua mano stretta tra le proprie. Non appena realizzò la situazione e fece per muoversi, il dolore lancinante alla schiena gli strappò un gemito.
Athem si svegliò di soprassalto.
«Yugi! Stai male? » esclamò concitato.
Aveva gli occhi arrossati, come se fino a quel momento non avesse dormito per niente, ed era molto agitato. Quell’ansiosa preoccupazione strappò a Yugi un debole sorriso.
«Mi hai vegliato tutto il tempo? » mormorò. «Athem, non dovresti stare sul pavimento, quello è il mio posto. »
«Non dire sciocchezze! Piuttosto, come ti senti? Ti cambio subito la medicazione. Ah, perché mi sono addormentato? Dev’essere stato l’effetto dello shepen rosso.»
«Athem… Athem, calmati. Non spetta a te occuparti di queste cose. Sei il principe e io sono solo…»
Athem lo interruppe inginocchiandosi di nuovo accanto al letto.
«Ti ho detto di non dire sciocchezze. Se sei ridotto così è perché io non sono stato capace di proteggerti, quindi mi prenderò cura di te. »
Zittendo le proteste di Yugi, cominciò a sciogliere l’accurato bendaggio di Isis. Il lino era macchiato di sangue ma le ferite avevano cominciato a cicatrizzarsi.
Dopo qualche istante, Yugi sentì le mani di Athem sulla schiena dolorante e si irrigidì. L’unguento bruciava come il fuoco, ma le dita che lo accarezzavano erano gentili e delicate.
«Ti faccio male, vero? Mi dispiace, resisti ancora un po’. » mormorò Athem.
«No, io…»
Yugi arrossì involontariamente: avrebbe voluto che quelle carezze continuassero ancora e quando realizzò quel pensiero se ne vergognò profondamente. Non erano pensieri che uno schiavo potesse permettersi. Athem era il suo migliore amico, la persona più cara che avesse la mondo e un gesto d’affetto da parte sua era più di quanto potesse desiderare, ma restava sempre e comunque il suo principe. Quella era una realtà che nessuno poteva cambiare.
La mano di Athem indugiò sulla sua spalla e il ragazzo si chinò in avanti spezzando il filo dei suoi pensieri.
«Voglio sapere chi è stato. » disse.
Yugi distolse lo sguardo. Non poteva parlare contro un personaggio importante come Aknadin e comunque il guardiano non aveva fatto nulla che non rientrasse nei suoi diritti.
«Un’idea ce l’ho già. » disse Athem come intuendo i suoi timori. «Dopotutto sono stato io a inviarti da Aknadin e solo lui avrebbe osato tanto. Non devi avere paura di dirmelo. »
Yugi annuì impercettibilmente e Athem balzò in piedi con espressione combattiva.
«Lo sapevo! Ignobile individuo! Cosa credeva di fare? Alzare la mani su di te è come farlo su di me! Non lascerò impunita questa violenza! »
Yugi sentì gli occhi inumidirsi. Athem era davvero buono a prendersi così a cuore la sua situazione, ma lui non lo meritava.
«Non fare niente, ti prego, Athem! » esclamò. «E’ stata colpa mia. »
Il principe lo fissò stupito.
«Non è possibile. Yugi, non devi sentirti in dovere di difenderlo solo perché è potente ed è stato il tuo padrone. »
«E’ vero. Io l’ho aggredito. Ho sbagliato e sono stato punito. »
Al ricordo del motivo della sua rabbia, gli occhi di Yugi si riempirono di lacrime che cominciarono a scorrere silenziose sulle guance pallide.
Athem scostò delicatamente le ciocche bionde dalla fronte del ragazzino.
«Te la senti di raccontarmi per bene cos’è successo? » chiese dolcemente.
Yugi annuì di nuovo e cominciò il penoso racconto delle rivelazioni che aveva avuto da Aknadin a proposito della sorte di Tiye e Yume. Al termine Athem lo abbracciò il più delicatamente possibile.
«Mi dispiace tanto per la zia, ma per tua madre forse potremo fare ancora qualcosa. Te l’ho promesso, no? La ritroveremo. Fino ad allora mi prenderò cura io di te. »

Durante la convalescenza di Yugi, Athem fu inavvicinabile. Il suo umore risentiva pesantemente dell’assenza del piccolo schiavo durante le attività quotidiane. Fortunatamente grazie alle attente cure di Isis, il ragazzino si riprese in fretta anche se alcune cicatrici non sarebbero mai sparite. Quando Athem le vide la prima volta, diede in escandescenze e promise di nuovo che Aknadin l’avrebbe pagata cara. Yugi faticò parecchio a calmarlo e da allora si premurò di tenere sempre la schiena coperta.
La vita riprese a scorrere tranquilla con l’unica differenza della malcelata ostilità che scorreva tra Athem e lo zio e il fatto che il principe si preoccupasse di avere sempre Yugi vicino. Tutto però era destinato a cambiare di nuovo e avvenne una sera, quando Athem decise di uscire in barca sul fiume.
Mahad aveva insistito, preoccupato del fatto che il principe uscisse senza scorta, ma non c’era stato modo di convincerlo. Solo Yugi aveva ricevuto la richiesta di accompagnarlo.
Il sacro Nilo scorreva placido e silenzioso tra le rive cosparse di ciuffi di canne e papiri che frusciavano dolcemente. A ovest il sole al tramonto sprofondava tra dune infuocate gettando suggestivi bagliori rossastri e dorati sull’acqua. Appena si furono allontanati dal piccolo molo, Athem tolse di mano a Yugi il remo per controllare la barca, lasciando il piccolo interdetto.
«Le tue mani sono fatte per scrivere, non per faticare. Non voglio che si rovinino. Le mie invece sono già state segnate dall’addestramento. » spiegò mostrando i palmi che avevano perso la morbidezza infantile per guadagnare i calli provocati dall’uso della spada e dell’arco.
Quando raggiunsero una distanza sufficiente dalla città e dal palazzo, gettarono le lenze anche se era chiaro che il motivo di quell’uscita non era la pesca. Dopo un lungo silenzio Athem si decise finalmente a parlare.
«La situazione ai confini sta degenerando. » esordì senza preamboli. «I generali erano convinti che si trattasse di scaramucce senza importanza, ma gli Ittiti si sono dimostrati più ostinati del previsto e hanno sfondato le nostre linee di difesa. »
Yugi lo scrutava attentamente e le sua espressine si faceva sempre più preoccupata.
«Spediremo dei contingenti di rinforzo che partiranno domani. » continuò Athem. «Mio padre ha stabilito che anch’io mi rechi sul posto. »
Yugi sgranò gli occhi e tentò di dire qualcosa ma Athem lo prevenne.
«Dopotutto ho già quindici anni, mio padre ritiene che sia ora che mi faccia una buona esperienza sul campo per apprendere al meglio l’arte della guerra. »
Era una dimostrazione di spavalderia del tutto inutile, Yugi lo conosceva troppo bene per credere che fosse davvero ansioso di partire. Abbassò lo sguardo e gli voltò le spalle.
«Mi chiedo con quale coraggio certa gente può definire quella della guerra un’arte. » mormorò.
Se una qualunque altra persona avesse osato riferirsi al Faraone con le parole “certa gente”, Athem l’avrebbe fatta punire all’istante, ma Yugi no, men che meno in quel frangente. Era consapevole di avergli dato un dolore, ma non vi erano alternative. Si aspettava anche la sua frase successiva.
«Verrò con te. »
«Non se ne parla. » rispose prontamente. «Sarà pericoloso. »
«Proprio perché sarà pericoloso…»
«Yugi, no! Rimarrai qui. Anzi, voglio che tu vada a stare con Mana. »
Lo guardo di Yugi si incupì.
«Mi dispiace. Se solo fossi più forte, potrei esserti utile. Scommetto che il maestro Mahad e il maestro Seth verranno con te. »
«Sì, e anche Karim. Non è per questo però che non ti voglio con me. Semplicemente non sopporterei di saperti in pericolo. Mana farà in modo di tenerti fuori dalla portata di Aknadin in mia assenza. »
Allungò una mano verso di lui, ma Yugi si ritrasse istintivamente. Athem abbassò gli occhi.
«Non vuoi che io ti tocchi? Scusami…»
Era comprensibile che dopo un’esperienza traumatica come quella che aveva subito, ora il ragazzino reagisse con timore al contatto fisico. Era triste, ma ci sarebbe voluto del tempo prima che tornasse la persona allegra e solare di prima.
Inaspettatamente si sentì prendere la mano e vide Yugi posarla sulla propria guancia.
«Non scusarti, non devi farlo. Tu tenti sempre di proteggermi e io che sono solo uno schiavo, oso lamentarmi. »
Athem lo accarezzò lievemente.
«Non voglio più sentire le parole “sono solo uno schiavo”, capito? Tu per me sei molto di più. »
Il ragazzo quasi si morse a lingua: da dove erano venute quelle parole? Lui era il principe, non poteva permettersi di sbilanciarsi tanto.
Yugi sorrise radiosamente. A quella vista Athem decise che non gli importava nulla di quello che poteva e non poteva permettersi.
Il sole era ormai tramontato del tutto e i riflessi dorati sull’acqua erano stati sostituiti da morbide onde scure. La barca scivolò all’ombra di una folta macchia di papiri e Athem si sporse in avanti appoggiando le proprie labbra su quelle di Yugi. Trattenne il respiro e un brivido gli corse lungo la schiena. Sentì Yugi tremare per un attimo tra le sue braccia, colto di sorpresa da quel gesto, ma subito si rilassò e assecondò il contatto. Il cuore di Athem accelerò i battiti mentre stringeva a sé quel corpicino sottile fino a quando il bisogno d’aria li costrinse entrambi ad allontanarsi.
Yugi rimase con lo sguardo basso, le guance arrossate e gli occhi brillanti, mentre Athem si chiedeva se esistesse al mondo qualcosa da dire in un momento come quello in cui le emozioni impedivano qualsiasi parola. Un improvviso sciacquio a lato della barca spezzò il silenzio attirando la loro attenzione e sciogliendo almeno in parte l’imbarazzo.
«Hai pescato qualcosa. » disse Yugi.
Athem issò la lenza e staccò attentamente il pesce che vi era attaccato. Rimase a fissarlo per alcuni istanti mentre si dibatteva tra le sue mani, poi con un gesto deciso lo ributtò in acqua.
«Non voglio iniziare a togliere la vita prima del tempo. » mormorò.
Yugi gli si fece più vicino.
«Se il nostro signore ha deciso che ora la guerra è necessaria, allora non possiamo fare altro che sottostare al suo volere, » disse. «però ricorda che sei vincolato da una promessa. »
Athem sospirò. Come poteva dimenticarlo? Sentiva ancora il peso del senso di colpa.
«Lo so. Quando tornerò e tutto si sarà calmato, andremo a sud a cercare tua madre. »
«No! » esclamò Yugi spiazzandolo. «Quella è solo una parte della promessa. Il punto più importante è un altro. Hai promesso di non lasciarmi mai da solo. Io mi impegnerò per essere all’altezza dell’incarico di scriba reale, ma tu devi tornare presto e sano e salvo. »
«Sì, ci impegneremo entrambi per perseguire i nostri obiettivi e ci rivedremo prima di quanto pensi.»
L’indomani Yugi non si presentò alla partenza del principe Athem alla testa delle truppe. Quando Mana lo cercò per chiedergli il motivo, rispose semplicemente che era stato lo stesso Athem a volerlo e che in quel modo potevano entrambi fingere che si trattasse solo di una breve separazione.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ciao a tutti!! Ah, come mi piace questo capitolo! Checcariiiiini!!! (in pratica mi sto lodando da sola, scusate... -_-''') Adoro la scena della barca!! Vero, Masayuccia? ^_^ Un annuncio per tutti: SUL SITO DI MASAYACHAN E' ONLINE IL PRIMO CAPITOLO DELLA DOUJINSHI DI P&S! (www.ygosweetspace.altervista.org) Vi consiglio caldamente di andare a vederlo e di lasciarle un commentino perchè lei è bravissima e li merita tutti! Io personalmente lo adoro! Fine angolino pubblicitario. :-p
Lally92: Se vuoi una mano a strozzare Aknadin, qui c'è qualcuno che si offre volontario! Scherzi a parte, ho tentato di immaginarmi come potesse sentirsi: insomma, sua moglie è morta lontano da lui, non può dire a nessuno che il suo allievo in realtà è suo figlio e adesso questo figlio viene mandato in guerra al posto di un altro. Deve pur sfogarsi in qualche modo. Non che intenda giustificarlo... In realtà sono sadica... -_-''' Per Athem "in fiore" non dovrai aspettare ancora molto! ^_^ Seth invece è davvero un suddito fedele, anche se forse nei prossimi capitolo qualcuno lo odierà, ricordatevi che è una brava persona! (campagna pubblicitaria a favore di Seth ^_^)
chibymiky: Grazie mille! Continua a seguirmi e ne vedrai delle belle! Un bacio!
Selly: Ok, siamo gia in tre, io, te e Lally92. Possiamo organizzare una spedizione punitiva contro Aknadin! No, dai, non piangere e non scusarti. Sono davvero felice che la mia storia ti piaccia tanto!
egittofona: Addirittura la tua salvezza? Oddio, ma grazie! ^///^ La statua la voglio in gelatina di frutta! ^_^ (Non farci caso, è un vecchio scherzo tra compagne di classe...) Comunque stai pure tranquilla che per principio non comincio mai a pubblicare una storia che non ho già concluso, quindi questa continuerà tranquillamente fino alla fine e ti farà compagnia ancora oper un bel po'! Grazie mille ancora! Un bacio!
lunachan62: Tesoro! Che dire? Che ti adoro lo sai già, vero? Bacio bacio!
sesshoyue: Lo so, sono stata cattiva con Yugino, però i miei personaggi devono soffriiiiire!!! BWAHAHAHA!!! Oh, mamma, questa è l'influenza di Bakura... Arriverà anche lui e non sarà mai troppo presto... :-p
Grazie a tutti quelli che hanno letto e ancora di più a chi mi ha lasciato un commentino!
Un bacio a tutti e alla prossima!
YUKI-CHAN



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(Per una volta poteva anche lasciarsi proteggere da qualcuno e Seth sembrava abbastanza forte per farlo. La sua vicinanza lo rassicurava. Per un momento, solo per un momento, poteva anche lasciarsi andare…)

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Capitolo 6
*** Tempi di solitudine, tempi di guerra ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 6
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




06
TEMPI DI SOLITUDINE, TEMPI DI GUERRA


Stava correndo. Correva a perdifiato ma il paesaggio intorno a lui non cambiava minimamente. Ovunque vedeva solo dune di sabbia scura. Tutto quello che sapeva era che doveva andare avanti se voleva avere anche solo una remota possibilità di rivederlo. Improvvisamente si rese conto che la sabbia era bagnata e toccandola scoprì che era impregnata di un liquido vischioso e rosso. Si guardò attorno spaventato e scoprì che il terreno era coperto di corpi a perdita d’occhio. L’angoscia iniziò a farsi strada dentro di lui. Doveva proseguire! Doveva sapere cos’era successo a lui! Quando lo vide davanti a sé, riverso al suolo in una pozza di sangue, il panico si impossessò di lui. Le chiazze rosse macchiavano i suoi abiti candidi, i gioielli d’oro e deturpavano l’espressione già sofferente del suo viso. Erano ovunque.
«No! ATHEM! »
Yugi si svegliò di soprassalto urlando. Istintivamente si voltò alla sua destra. Se si fosse trovato nella camera reale, avrebbe visto il letto di Athem, ma negli alloggi degli schiavi di Mana, in quella direzione c’era solo un muro spoglio.
Erano passati sei mesi dalla partenza delle truppe per il confine est e ancora Yugi faceva quel genere di sogni, anzi ultimamente erano aumentati. Le notizie che giungevano dal fronte erano vaghe e frammentarie e questo non faceva che incrementare la sua ansia. Se avesse potuto sarebbe scappato dal palazzo per raggiungere Athem, ma visto che questo non era possibile riversava tutte le sue energie nello studio. Ormai le sue capacità raggiungevano quelle di uno scriba professionista e ne era molto orgoglioso. Al contrario Mana faticava molto di più nel suo apprendistato da incantatrice, capitava che si dimenticasse le formule e non riusciva ancora ad evocare un mostro. Una sola cosa li accomunava: la lontananza da Athem li stava lentamente consumando entrambi.
In tutto quel tempo Yugi non aveva fatto altro che pensare e ripensare al bacio di quella sera e a cosa potesse significare. Forse Athem aveva semplicemente voluto rassicurarlo perché l’aveva visto spaventato, eppure qualcosa gli diceva che non era tutto lì. Aveva visto nel trasporto di quel gesto, un riflesso dei sentimenti che lui stesso provava e questo lo faceva sentire ancora più confuso.
Anche Mana era in fase di riflessione sui propri sentimenti, ma essendo per natura aperta e spontanea, ne chiacchierava tranquillamente con Yugi.
«Non vedo l’ora che Athem torni a casa! » aveva detto una sera mentre si attardavano nel giardino. «E’ proprio vero che ci si accorge di quanto si tiene a una persona solo quando è lontana. »
Yugi annuì pensando tuttavia che lui si era accorto di tenere ad Athem anche quando lo aveva vicino.
«Anche a te manca, vero? » continuò la ragazza. «Ultimamente sei diverso, più pensieroso. Non ti avrà detto qualche cattiveria prima di partire? »
Yugi arrossì involontariamente e Mana ridacchiò.
«No, mi sa che sto sbagliando. Non si è trattato di una cattiveria, vero? Dimmi, Yugi, non è che ti piace Athem? »
Yugi non sapeva più da che parte guardare e balbettò vistosamente mentre rispondeva: «Piace? A… a me? A-Athem piace a tutti, no? E’ sempre… così gentile…»
«Già, anche troppo gentile. » commentò Mana. «Così confonde le persone. »
La sua espressione si era fatta grave, notò Yugi. Non c’era niente da fare, non poteva considerarsi l’unico a patire quel distacco. Athem doveva sbrigarsi a rientrare.
Invece a rientrare in quei giorni fu il Faraone AknamKanon che si era recato al fronte poco tempo prima. A palazzo si vociferava che fosse malato, ma restando tra i servitori di Mana, Yugi non aveva la possibilità di verificarlo. L’unica a portagli notizie di prima mano era la ragazza stessa e gli riferì di aver visto il sovrano molto deperito. Passava molto tempo in compagnia di Isis, ma la giovane guaritrice non si sbilanciava mai sulle sue condizioni di salute. Non conosceva l’origine del male che lo stava consumando e tutto quello che poteva fare era fornire delle cure palliative. La situazione si trascinava verso un’inevitabile epilogo con una lentezza e una fatalità esasperanti. Fu in quest’atmosfera di ansia e incertezza per il futuro che giunse a palazzo la notizia della grande battaglia e del ferimento del principe.

Athem era stanco. Quando era partito per la guerra, non si era aspettato un’esperienza del genere. Pensava di arrivare sul posto, dare battaglia ai nemici, sconfiggerli velocemente e rientrare a Tebe. Qualche mese di lontananza al massimo. Invece i mesi trascorsi fino ad allora erano stati nove, gli inseguimenti tra eserciti avversari decine e le battaglie decisive zero. Ormai non si trovavano più nemmeno in Egitto, si erano lasciato alle spalle la valle del Nilo tempo prima per accamparsi nei territori siriani conquistati e costantemente sotto la minaccia ittita. Il Faraone AknamKanon aveva abbandonato l’esercito più di quattro mesi prima senza dare spiegazioni dettagliate e lasciando ad Athem il comando della prima divisione di carri e fanti: quasi cinquemila uomini, una responsabilità non indifferente per un ragazzo alla sua prima esperienza sul campo. Ora, dopo quasi un mese di marce forzate all’inseguimento dell’esercito nemico attraverso le alture della Siria, le truppe esauste erano stanziate nei pressi di una città scelta dagli avversari come roccaforte in attesa di sferrare il colpo decisivo. Se avessero espugnato la città, la vittoria sarebbe andata indubbiamente all’Egitto, ricoprendo di gloria Athem e i suoi generali.
In quel momento si trovavano in una tenda intenti a studiare la tattica migliore per cogliere i nemici di sorpresa. Seth stava illustrando i particolari della strategia appena stabilita, ma Athem aveva la mente altrove. Non ne poteva più di assistere a spargimenti di sangue, se ne sentiva l’odore addosso e per quanto lavasse le mani e cospargesse il corpo di oli profumati, non voleva saperne di andarsene. Gli dava la nausea. Tutto quello che voleva era sbrigarsi a liberare i territori occupati e tornare a casa. Era preoccupato per suo padre e per il fatto che non gli avesse svelato il vero motivo del suo rientro. Inoltre un’altra persona era costantemente nei suoi pensieri: Yugi. Chissà come stava? Aknadin l’aveva tormentato ancora? Si trovava bene con Mana? E soprattutto, soffriva la lontananza quanto lui? Il ricordo fuggevole del bacio all’ombra dei papiri suscitava in lui una sensazione dolce e struggente che non faceva che incrementare la nostalgia. Quanto desiderava rivederlo, accarezzare ancora la sua guancia morbida, perdersi in quei grandi occhi innocenti…
«Mi segui, principe? »
La voce di Seth lo riportò bruscamente alla realtà.
«Ehm… mi sono distratto un attimo, perdonami. »
«Un principe che comanda un esercito non deve mai scusarsi. » lo ammonì Mahad.
«Sì, certo, scus… Voglio dire, procedi pure, maestro Seth. Si parlava della seconda divisione. »
«Già, la divisione Horus. »fece Seth con espressione leggermente esasperata. «Stavo dicendo che Mahad la guiderà nell’accerchiamento da destra. Karim comanderà Ptah, la terza, e io Seth, la quarta. La prima, Amon, darà il via all’azione di sfondamento sotto il tuo comando. Ti prego fin da ora di fare attenzione, la tua incolumità ha la priorità. »
Athem accennò un sorriso.
«Non ti devi preoccupare, andrà tutto bene. Entro domani sera la città sarà presa e gli Ittiti sconfitti.» Sospirò. «Così poi potremo tornare a casa. »
La discussione e l’esposizione delle tattiche da parte di Seth e Karim si prolungò fino a sera. Quando terminò e i generali si ritirarono, Athem poté finalmente concedersi un momento tutto per sé. Era in serate come quella che sentiva maggiormente la mancanza di Yugi e della sua innocenza. Sentiva di essere cambiato, ora era in grado di uccidere un uomo senza battere ciglio, ma non riusciva a reputarla una cosa di cui andare fieri. A volte era disgustato da sé stesso, dalla freddezza e dal cinismo che dimostrava in battaglia. Tuttavia si trattava di sentimenti momentanei che lo coglievano nell’impeto della lotta e ben presto sparivano lasciandolo svuotato ed esausto. Nella notte che precedeva la battaglia invece, contrariamente dalla maggior parte dei soldati, non era mai riuscito a chiudere occhio, preda dell’ansia e dell’incertezza. Se avesse avuto Yugi vicino, forse si sarebbe sentito meglio, ma lo consolava saperlo lontano dai pericoli. Non esisteva luogo più sicuro al mondo della bella Tebe dalle cento porte. Inoltre vi era la possibilità che vedendo la persona che era diventato, Yugi non volesse più stare al suo fianco. Quel pensiero lo riempì di sconforto. Avrebbe voluto inviare un messaggero a palazzo per fargli sapere che stava bene e che anche se si apprestava ad affrontare una giornata campale, lo stava pensando, ma si rendeva conto che in quel momento non potevano permettersi di privarsi di nessun uomo valido. Sospirò di rassegnazione: anche se era un principe che comandava un esercito, come gli ricordava in continuazione Mahad, in quel frangente non poteva fare niente.
«Mio principe, stai bene? »
Alzando la testa da dove era seduto, all’ingresso della propria tenda, Athem vide Seth fermo accanto a lui.
«Se mi permetti, hai un’espressione che oserei definire tormentata. » continuò il giovane guardiano. «Posso fare qualcosa per esserti d’aiuto? »
«Va tutto bene, ti ringrazio. Sono un piccolo attacco di nostalgia. »
«Posso comprenderti, altezza. Manchiamo da Tebe da molto tempo. »
Athem si sforzò di sorridere.
«Non è necessario che tu sia così formale, almeno stasera. In fondo siamo quasi coetanei. »
Improvvisamente sentiva il bisogno di essere rassicurato da qualcuno.
«A volte è pesante sapere che tante persone si aspettano grandi imprese da me. Io non mi sento affatto un eroe, eppure è necessario che mi mostri forte e nasconda i momenti di incertezza come questo. »
«Posso compren… ehm, ti capisco. » si corresse Seth. «Siamo giovani ma carichi di responsabilità. Non temere, principe, nei momenti di debolezza io sarò sempre disposto a sostenerti. »
Si sedette accanto a lui e Athem annuì grato.
«Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di essere qui. Per me è un grande onore poterti stare accanto e proteggerti. »
Seth riteneva un onore trovarsi con lui in quel luogo di morte. Per una volta poteva anche lasciarsi proteggere da qualcuno e Seth sembrava abbastanza forte per farlo. La sua vicinanza lo rassicurava. Per un momento, solo per un momento, poteva anche lasciarsi andare…
Si sporse verso di lui e stava per appoggiare la testa sulla sua spalla quando il giovane parlò di nuovo.
«Ciò che mi rende più orgoglioso è che tu abbia riposto in me la tua fiducia affidandomi un incarico destinato al tuo fidatissimo schiavo Yugi. Sarò all’altezza di questa fiducia. »
Athem si irrigidì. Yugi? Fiducia? Cosa diavolo stava facendo? Cos’aveva nella testa? Yugi si fidava ciecamente e lui cercava conforto tra le braccia di un altro. Immaginò il volto del ragazzino in lacrime e in quel momento si odiò. Tentando di farsi forza, si raddrizzò e fissò Seth dritto negli occhi celesti.
«Ne sono convinto. » disse. «La tua presenza è per me un grande sostegno. Ora però cerchiamo di riposare un po’ o domani rischieremo di addormentarci sul campo. »
Tentò di scherzare ma il suo tono risultò scarsamente convinto e anche Seth se ne accorse. Probabilmente era consapevole anche dell’attimo di smarrimento che il ragazzo aveva passato ma non ne fece parola e Athem gliene fu grato.
L’indomani si salutarono formalmente mentre, insieme a Mahad e Karim, prendevano posto alla testa delle quattro divisioni dell’esercito egiziano, schierato e pronto alla battaglia.
La terra scura e brulla si stendeva di fronte a loro. Ben presto quella stessa terra sarebbe stata arrossata dal sangue dei combattenti. Eppure, pensò Athem alzando lo sguardo malinconico, il cielo sopra di loro era così blu… Poi il grido di guerra cancellò ogni cosa.
«AVANTI! PER L’EGITTO E AKNAMKANON!! »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Buonasera a tutti! Scusate il ritardo con cui ho postato questo capitolo, ma oggi sono stata fuori tutto il giorno e sono appena tornata. Sono stata al museo egizio di Torino!! Che meraviglia, gente!!! Davvero, ero in estasi davanti a tutte quelle steli (si dice steli? :-p) e lo statuario è qualcosa di assolutamente incredibile e meraviglioso! Ah, sto diventando ripetitiva… Ok, mi riprendo… Piaciuto il nuovo capitolo? I nomi delle divisioni dell’esercito egiziano sono ripresi da quelli che hanno combattuto la battaglia di Quadesh, così come la dinamica della battaglia stessa. Avrei voluto descrivere di più i combattimenti, ma non sono mai stata brava in questo genere di cose. Finisce che divento noiosa e ripetitiva. Ma lascio a voi il giudizio.
Hermyone: Ok, a quanto pare si sta formando un esercito anti-Aknadin! Forza, andiamo tutti insieme a picchiarlo! In bocca al lupo per l’esame! ^_^
lunachan62: Quella è una delle mie scene preferite in assoluto! Però anche più avanti ce ne sono di belline, lo sai, vero? ^_^ Bacio bacio!
egittofona: Grazieeeee! Memore del fatto che le fic lasciate in sospeso mi danno piuttosto fastidio, evito di farlo, tutti qui. Sono contenta che questo venga apprezzato! ^_^
chibymiky: Grazie anche a te! -2 capitoli alla comparsa del “beneamato”!
Lally92: Concordo pienamente, quei due sono fatti per stare insieme! Dooooolci!!! Ehm, in realtà non è tutta colpa di Aknadin, sono io che sono sadica! :-p Sarà l’influenza di Bakura…
masayachan: La pubblicità che ti faccio non ha nemmeno un po’ di effetto? Mi dispiace tanto!! ANDATE A VEDERE LA DOUJINSHI SUL SITO DI MASAYA E COMMENTATE, DA BRAVI!! (www.ygosweetspace.altervista.org)
Francesca Akira89: Bhè, gli accenni ci sono stati, ma era solo un’idea… Qualcuno si era fatto delle illusioni? ^______^ L’idea dell’attentato è carina, ma a Yugino ne succedono già talmente tante che qui almeno lo volevo lasciare tranquillo! Piccolo spoiler: non è detto che qualcosa di simile non succeda prima o poi…
Anche per questa volta è tutto!
Un bacio!
YUKI-CHAN



Next -> "Nel giorno del ritorno"
(«Anche adesso la mia stanza è troppo vuota. » mormorò.
Una vampata di calore salì alle guance del ragazzino.
«A-Allora… farò in modo di… ehm… rimediare. » balbettò imbarazzato.)

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Capitolo 7
*** Nel giorno del ritorno ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 7
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




07
NEL GIORNO DEL RITORNO


Le condizioni del Faraone AknamKanon erano improvvisamente peggiorate e ormai tutti sapevano che era solo questione di tempo. Lo stesso messaggero che aveva portato a palazzo la notizia della grande battaglia vinta dall’esercito egiziano, era stato rispedito indietro con le nuove sulla salute del sovrano e aveva incrociato le truppe a metà strada. Il loro rientro era previsto a giorni.
Da quando aveva saputo del ferimento di Athem, Yugi aveva perso l’appetito e durante la notte non riusciva a dormire più di un paio d’ore di fila. Le ore sembravano essere interminabili mentre camminava avanti e indietro per i giardini senza riuscire a concentrarsi su niente. Quando si interrogava sulla reale natura dei suoi sentimenti, non riusciva mai a giungere a una risposta definitiva. Anche Mana versava in uno stato d’ansia che però l’aveva resa irritabile, quindi i due tendevano ad evitarsi anche per non caricare sulle spalle dell’altro il peso della propria preoccupazione.
Fu dunque con grande stupore che Yugi la vide precipitarsi verso di lui quel giorno. Era affannata per la corsa, con i capelli scompigliati e molto agitata.
«E’ qui! E’ qui! Alle porte! » esclamò afferrandolo per un lembo della tunica.
«Di chi… Aspetta! E’…»
Un tuffo al cuore gli tolse il fiato. Possibile? Era ancora troppo presto.
«Sì! ATHEM! » strillò Mana strattonandolo. «Andiamo! »
A Yugi sembrava di vivere in un sogno, si sentiva circondato da un senso di irrealtà combattuto tra l’ansia per la salute del principe e la gioia di rivederlo, mentre la ragazza lo trascinava verso l’ingresso del palazzo. Quando lo vide avanzare sul cavallo bianco tra le due ali di folla che si erano radunate nonostante l’arrivo inaspettato, temette che sarebbe svenuto per l’emozione. Era circondato da pochi uomini armati e affiancato da Mahad. La sua figura vestita di bianco e oro sembrava risplendere come il sole. Era così… regale. Quando giunse nella piazza d’armi di fronte all’ingresso principale, smontò e si incamminò a piedi verso il gruppo di funzionari. Sembrava illeso, notò per prima cosa Yugi con un sospiro di sollievo che sciolse la tensione che aveva provato fino a quel momento, inoltre si era fatto più alto e i suoi lineamenti erano diventati più decisi. Avanzava con una sicurezza che non aveva mai mostrato prima, un futuro re consapevole del proprio rango e della propria importanza. Quell’atteggiamento lo metteva a disagio e quasi lo intimoriva.
In quel momento Mana gli schizzò davanti correndo a gettare le braccia al collo di Athem.
«Come stai? Stai bene? La tua ferita? Ero così preoccupata! Sei tornato! Oh, quasi non ci credo! » ripeteva freneticamente tra i singhiozzi.
Athem la strinse a sua volta accarezzandole i capelli affettuosamente.
«Sto bene, stai tranquilla, Mana. E’ tutto a posto. Sono felice di rivederti. »
Davanti a quella scena, una consapevolezza colpì Yugi dolorosamente: lui non avrebbe mai potuto correre incontro ad Athem, nonostante lo desiderasse sopra ogni altra cosa. Era uno schiavo e come tale non aveva il diritto di accogliere un principe trionfatore.
Mentre teneva gli occhi bassi, assorto in quei pensieri sconfortanti, l’improvvisa stretta di due braccia forti lo fece sussultare.
«A-Athem! » balbettò arrossendo vistosamente.
«Non immagini da quanto desiderassi farlo. » gli sussurrò il principe all’orecchio. «Finalmente siamo di nuovo insieme! »
Quando Yugi realizzò quelle parole, Athem si era già allontanato e stava entrando nel palazzo circondato dai funzionari ce lo informavano sulla situazione amministrativa e sulle condizioni del re. Mana raggiunse il piccolo schiavo alle spalle e gli circondò il collo con le braccia in uno slancio di gioia.
«Allora, sei felice? » esclamò vedendo il rossore che gli colorava le guance. «Athem è tornato sano e salvo e ti ha salutato come uno di famiglia. Dovresti scoppiare di gioia! »
Yugi arrossì ancora di più, abbassò gli occhi e annuì senza riuscire trattenere un sorriso. Mana prese a saltellargli attorno eccitata.
«Lo sapevo! Lo sapevo! E’ fantastico! Anch’io sono tanto felice! »

Quella sera Mana non ne volle sapere di lasciarlo dormire negli alloggi dei suoi servitori e, nonostante le proteste di Yugi, lo rispedì nelle stanze di Athem. Il ragazzino però, preoccupato del fatto che il principe desiderasse riposare tranquillamente dopo tanto tempo, non lo disturbò e si diresse direttamente nelle camere degli schiavi. Ora Athem era cresciuto, difficilmente gli avrebbe chiesto di dormire ancora nella sua stanza. Yugi l’avrebbe voluto, ma non poteva certo proporglielo.
Si era appena appisolato quando una mano leggera che lo scuoteva lo destò di nuovo.
«Cosa succede? » borbottò strofinandosi gli occhi. Per la prima volta da mesi era riuscito ad addormentarsi senza pensieri angoscianti, ma a quanto pareva il riposo era destinato ad avere breve durata.
Quando riuscì a mettere a fuoco l’immagine davanti a lui, scoprì di avere di fronte Athem con una piccola lucerna in mano e un’espressione corrucciata.
«Così non va affatto bene. » esordì.
Yugi schizzò in piedi allarmato.
«Cosa…»
Athem lo guidò fuori dalla camera fino alla veranda che dava sul giardino. Yugi era sempre più confuso: era forse in collera per qualche motivo? Invece di spiegarsi, il giovane lo circondò con le braccia e gli posò un bacio sulla fronte.
«Anche adesso la mia stanza è troppo vuota. » mormorò.
Una vampata di calore salì alle guance del ragazzino.
«A-Allora… farò in modo di… ehm… rimediare. » balbettò imbarazzato.
Athem ridacchiò imbarazzandolo ancora di più.
«Dovresti vedere la tua faccia! » esclamò.
«Mi stai prendendo in giro? » fece Yugi tra il risentito e il deluso.
Athem sorrise addolcendosi.
«Ma no, ma no. Mi sei mancato davvero tanto. Vorrei che da domani tornassi a dormire nella mia stanza. Vuoi? »
«Certo! » esclamò Yugi raggiante.
Il principe lasciò la veranda e uscì nel giardino illuminato solo da una sottile falce di luna, sedendosi poi sotto una palma a loro ben nota. Era lo stesso albero sotto il quale si erano addormentati la notte dopo il loro primo incontro, ormai nove anni prima. Fece segno a Yugi di sedersi accanto a lui.
«Che nostalgia. » sospirò. «Sono felice di essere tornato, qui ho l’impressione di poter essere di nuovo me stesso. »
Aveva un’espressone così malinconica che Yugi non poté trattenersi dal chiedere: «Cosa ti è successo, Athem? Sembri così… diverso…»
Il volto di Athem si oscurò ancora di più.
«La guerra è una cosa orribile, Yugi. Può distruggere anche i vincitori. Ho ucciso talmente tante persone, uomini come noi, che con ogni colpo avevo l’impressione di perdere una parte di me stesso. Se fossi rimasto ancora, la mia anima sarebbe sprofondata nelle tenebre. »
Quelle parole spaventarono Yugi che allungò le braccia e lo strinse a sé come se avesse potuto scivolare via da un momento all’altro.
«Adesso sei qui. Sei a casa. Non devi più preoccuparti di niente. »
Athem si lasciò abbracciare abbandonandosi contro di lui. Rimasero così per un po’ godendo della vicinanza reciproca, poi Yugi non riuscì più a frenare la propria curiosità.
«Scusa se te lo chiedo, i funzionari ti avranno assillato abbastanza, ma qui è arrivata notizia di una tua ferita. Ci siamo preoccupati tantissimo. Cos’è successo esattamente? »
Athem sbuffò ma non si mosse, rimanendo accoccolato tra le sue braccia.
«Sapevo che sarebbe successa una cosa del genere, accidenti a quegli scribi! Hanno stabilito che il resoconto della battaglia da tramandare sarebbe stato più drammatico ed epico se si fosse parlato di un mio ferimento. In realtà non mi sono fatto più di qualche graffio. Ho tentato di fermarli, ma hanno fatto di testa loro. Si beccheranno una bella lavata di capo, te l’assicuro! Mi dispiace averti fatto stare in ansia per niente. »
Yugi scosse il capo.
«L’importante è che tu sia qui e stia bene. Inoltre avete vinto, no? Meglio di così non poteva andare.»
«Questo è quello che verrà tramandato e che lasceremo credere al popolo. » fece Athem con un sospiro. «In realtà laggiù non ci sono stati né vinti né vincitori. La stessa divisione Horus è stata quasi completamente distrutta e Mahad si è salvato per miracolo. La divisione Amon, che guidavo io, è stata circondata e in quel momento ho seriamente temuto di morire. Alla fine è stato stipulato un trattato di non aggressione reciproca con gli Ittiti, quanto di più vicino possibile a un trattato di pace. Quando rientrerà il grosso dell’esercito, con Seth e Karim, ti renderai conto di cosa parlo. In questo momento però è meglio per tutti che si creda in una vittoria schiacciante. » «Insomma avete fatto la storia raccontando cose non vere. Bene, da oggi in poi mi premurerò di non prendere per oro colato tutto quello che leggo negli annali. » commentò Yugi ridacchiando.
«Già. Comunque adesso ho capito perché Mana era così agitata. E’ sempre stata emotiva ma quella reazione mi sembrava esagerata. »
«Io credo… che sia innamorata di te…» mormorò Yugi.
Sentiva male al cuore a pronunciare quelle parole, ma Mana era stata così gentile con lui che le doveva almeno quel piccolo favore. Dopotutto era una ragazza di alto rango, Athem le voleva bene e apprezzava la sua compagnia: la candidata ideale come principessa consorte e futura regina. Molto meglio di certe noiose dame reali. Yugi lo capiva bene eppure non poteva fare a meno i provare un’acuta sofferenza mentre attendeva la risposta.
«Ah, sì? E tu invece? » fece Athem spiazzandolo.
«IO COSA?! » esclamò Yugi a voce troppo alta allontanandosi da lui di scatto e rischiando di farlo cadere.
«Ehi, stai attento! Intendevo se a te non piace nessuno. »
L’espressione sorniona di Athem fece pensare a Yugi che lo stesse di nuovo prendendo in giro. Arrossì e distolse lo sguardo.
«Mha… forse…» iniziò, poi decise di farsi coraggio. «Anzi, penso proprio di sì, però non ho intenzione di dirti di chi si tratta. »
Athem si finse offeso ma non gli chiese altro e Yugi intravide un’ombra di tristezza nei suoi occhi ametista. Cosa poteva significare?
Rimasero in silenzio finché Yugi credette che il principe si fosse addormentato, appoggiato al tronco della grande palma. Era dispiaciuto se le sue parole avevano in qualche modo ferito Athem, ma di certo non poteva rivelargli la vera natura dei suoi sentimenti. In quel modo sarebbe stato peggio e non voleva rischiare di venire allontanato da lui.
Aveva appena appoggiato la testa sulla sua spalla, quando vennero entrambi svegliati di soprassalto da Shada giunto di corsa.
«Altezza, ti ho cercato dappertutto! » esordì il guardiano. «Sua maestà vuole vederti subito. »
Athem balzò in piedi allarmato.
«Cos’è successo? »
«Ora è a colloquio con Mahad. Mi dispiace, principe… temo sia la fine…»
Senza aspettare altro, Athem corse via, lasciando Shada con uno sguardo rassegnato.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Buonasera a tutti! Spero di riuscire a pubblicare questo capitolo in tempo utile, sono così lenta a mettere l'html... Da qui in poi la situazione per i nostri amici si fa davvero seria, sono cresciuti ed è ora di affrontare le proprie responsabilità. Specie per Athem, che in quanto a responsabilità non scherza, poveretto... Se ne vedranno delle belle e nel prossimo capitolo... TATATATAAAAN!!! Ecco Bakura!! Lo aspettavate, eh? Ih, ih!!
Un grazie enorme a tutti quelli che leggono e ancora di più a chi mi lascia il suo commento! Siete fantastici!
Francesca Akira89: Ih, ih! I preview sono fatti apposta per incuriosire il lettore, mi diverto un sacco a scriverli e vedo che fanno effetto! Come avrai visto, sì, era Athem quello della prima frase e gli sviluppi... bhè, si vedono! ^_^
chibymiky: Il tuo adorato Bakura sta arrivando! Contenta? Anche se non sarà proprio simpaticissimo... comunque temo piaccia proprio per questo... Mha... de gustibus... Alla prossima!
Lally92: Mi piace scrivere di personaggi che si pensano a vicenda e magari non si riescono a beccare, proprio quel genere di storie che se fossi io a leggerle darei i numeri! ^_^ E poi in fondo un filo di sadismo da pepe alla storia, se filasse tutto liscio che gusto ci sarebbe? (tenta di giustificarsi ma con scarsa convinzione... -_-''')
lunachan62: Sapessi che voglia ho io di spoilerare su questa storia! Perchè dovete sapere che all'arrivo di Bakura, Yugi... no, no, mi devo trattenere! Leggete e vedrete! :-p Un bacione, tesoro!
Selly: Spero che il tuo computer si sia ripreso e che tu riesca a leggere i nuovi capitoli! Grazie per i complimenti e evviva i preview efficaci! ^_^
masayachan: Ho appena visto il terzo capitolo! Oh, mamma mia, avevo i brividi, davvero! Vederlo disegnato è tutta un'altra cosa! Sei bravissima e la gente che non viene a vedere ci perde soltanto!
Akemichan: Uuuuuuhh!! CIAO!!! Quanto tempo! Akemiuccia e le sue recensioni che mi piacciono tanto! (scusa la confidenza...) Sono contenta che la storia ti piaccia anche perchè mi sono documentata un bel po' per scriverla. Non so se si nota perchè più che l'ambientazione ho la tendenza a mettere in risalto i personaggi, ma giravo con due volume dell'enciclopedia, un paio di libri di storia e qualche rivista specializzata. Chi mi vedeva pensava che stessi facendo non so quale strana ricerca... A dirti la verità, Seth non avrà un ruolo poi così rilevante e più che altro si mostrerà come una persona di cui potersi fidare. Per quanto riguarda gli alfabeti, anch'io ero convinta che fossero 3, poi su un libro di storia ho letto che erano 4 così ho pensato di essermene perso uno io. Per la battaglia invece mi sono ispirata a quella di Qadesh combattuta proprio da Ramses, per questo ci ho messo gli Ittiti, però se dovessi aver scritto una cavolata, ne prendo atto -_-''' Messaggino da parte di Masaya: l'apparente mancanza di collegamento è voluta per questioni di spazio. A presto! ^_^
Ok, ragazzi, ho finito, ci sono riuscita! Al prossimo aggiornamento!
Un bacio!
YUKI-CHAN



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(«Un principe non può, un principe non deve… Dici sempre queste cose. Prima di essere un principe sei un essere umano, Athem. »)

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Capitolo 8
*** Il nuovo Faraone ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 8
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




08
IL NUOVO FARAONE


A Yugi non fu permesso di accedere alle stanze del Faraone, ma rimase ad attendere all’esterno con gli altri servitori, ancelle e personale di palazzo. Le uniche persone ammesse erano il principe, i guardiani della corte sacra, alcuni alti funzionari e le dame reali. Durante quell’attesa logorante, il piccolo schiavo avrebbe voluto essere al fianco di Athem. Conosceva bene la sofferenza di perdere un genitore e anche se non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo, almeno il calore di una presenza amica gli sarebbe stato di conforto. Invece era costretto a rimanere lì con quella massa di gente che non faceva altro che bisbigliare pettegolezzi.
Improvvisamente un’esclamazione spezzò l’ansia dell’attesa e zittì ogni malelingua.
«Il Faraone è morto. Possa egli vivere in eterno! »
Subito iniziarono i lamenti rituali delle donne e Yugi sentì le ciglia inumidirsi. Mai avrebbe voluto che Athem patisse un dolore simile.
Passò parecchio tempo prima che il corteo dei funzionari lasciasse la camera mortuaria. Il principe, improvvisamente diventato la più alta autorità del regno, procedeva in testa camminando rigido e con un’espressione di pietra. Era incredibilmente pallido, notò Yugi, e portava al collo il Puzzle del Millennio, simbolo della regalità. Una volta espletate le formalità, la salma fu lasciata nelle mani dei sacerdoti di Osiride e degli imbalsamatori per compiere i riti del trapasso. Quando si guardò attorno tra le poche persone rimaste, Yugi non riuscì a vedere Athem da nessuna parte. Probabilmente aveva voluto approfittare dell’attimo di confusione per allontanarsi non visto e c’era un solo posto che gli veniva in mente dove avrebbe potuto rifugiarsi. Asciugandosi gli occhi, uscì dagli appartamenti reali con passo deciso: non avrebbe lasciato la persona per lui più importante a soffrire da sola.
Come previsto, trovò il principe rannicchiato sotto la loro palma. Le sue spalle sussultavano e tremavano leggermente. Si avvicinò lentamente chiamandolo sottovoce.
«Athem…»
Il giovane gli voltò le spalle coprendosi il volto con le mani.
«Va’ via! Non guadarmi! » esclamò con voce rotta.
Yugi mosse un altro passo avanti.
«Non vuoi che mi avvicini? Perché? »
«Un principe… anzi, ora dovrei dire un re, non deve mai mostrarsi debole… non può permetterselo…»
Yugi si inginocchiò accanto a lui e prese tra le sue le mani del ragazzo allontanandole dal viso bagnato di lacrime.
«Un principe non può, un principe non deve… Dici sempre queste cose. Prima di essere un principe sei un essere umano, Athem. Il Faraone era tuo padre, è normale che tu ora stia soffrendo. Io so bene cosa significa… oppure pensi che ti giudicherei debole per questo? »
Athem continuava a tenere lo sguardo basso.
«Guardami…» mormorò Yugi dolcemente. «Athem…»
Finalmente il ragazzo si risolse ad alzare gli occhi arrossati e lucidi di pianto.
«Sai, ero convinto che lui ci sarebbe sempre stato. Cioè, sapevo che una cosa del genere sarebbe successa prima o poi, ma mi illudevo… non lo so… è sempre stato così forte… Era il grande Faraone, la divinità protettrice che sedeva sul trono d’Egitto. »
«Era un uomo come te e me. » disse il piccolo schiavo.
A quelle parole, Athem si rannicchiò appoggiando la testa in grembo a Yugi e scoppiò in un pianto dirotto.
«Io… gli volevo bene…» singhiozzò. «Anche se non era un padre molto presente… mi mancherà moltissimo! »
Il ragazzino gli accarezzò i capelli stringendolo a sé e piangendo con lui. Si azzardò a lasciarlo solo quando sembrò un po’ più calmo.
«Va un po’ meglio? » chiese.
«Ad essere sincero non molto, però mi fa piacere che tu sia qui. » rispose Athem. «Oh, Ra, sono ridicolo. »
«Non è affatto vero. »
Yugi allungò una mano e gli accarezzò delicatamente una guancia umida.
«Anche adesso sei la creatura più fulgida e meravigliosa che abbia mai visto. » disse chinandosi e posandogli un bacio delicato sulle labbra.
Non appena realizzò quello che aveva fatto, fu lui il primo ad arrossire. Ma dopotutto non c’era niente di male, si disse. Voleva solo consolarlo. Purtroppo non risultò particolarmente convincente neanche per sé stesso.
Athem invece sorrise e si sporse verso di lui per farsi abbracciare.

I settanta giorni rituali necessari per l’imbalsamazione reale erano trascorsi più velocemente del previsto. Athem era stato sempre impegnatissimo ed era riuscito a vedere Yugi a stento. Ovviamente le sue stanze private erano state trasferite nell’appartamento del Faraone, impedendo così al piccolo schiavo di accedervi. Poi, prima che entrambi potessero rendersene conto, era giunta la cerimonia di incoronazione. Le celebrazioni erano durate praticamente tutta la giornata e ora, al momento di insediarsi sul trono, Athem si sentiva decisamente esausto. Era stato presentato al popolo dalla balconata della sala del trono che dava sull’immensa piazza d’armi e aveva pronunciato il giuramento.
«Io, il Faraone Athem, un tempo principe di questo regno, mi impegno solennemente sulla mia speranza di vita eterna a proteggere la nostra Ta-Meri(1) e il suo popolo in nome delle grandi divinità come i miei predecessori prima di me. »
Non appena aveva sollevato una mano, la folla radunata si era inchinata al suo cospetto inneggiando alla sua gloria con grida di giubilo.
«Bak-her!(2) Così sia! Possa il Faraone vivere in eterno! Grande protettore della terra d’Egitto! »
Quelle invocazioni lo mettevano leggermente a disagio, ma capiva che in quel momento, con la veste candida, il mantello di lino blu e il prezioso pettorale d’oro finemente lavorato, doveva apparire agli occhi del popolo come una sorta di splendente divinità. Solo un osservatore particolarmente attento avrebbe notato dietro tutto quel fulgore, la tristezza che si celava in fondo al suo sguardo. Quando Aknadin, in qualità di parente più prossimo e fratello del precedente sovrano, gli pose sul capo la corona doppia che lo designava Faraone dell’Alto e Basso Egitto e gli consegnò il Pastorale e il Flagello, al giovane parve di scorgere un lampo di ostilità nei suoi occhi. Un attimo dopo però imputò l’impressione alla stanchezza e lasciò perdere. I guardiani della corte sacra erano schierati ai piedi del trono, le danzatrici agitavano i loro veli in movimenti sinuosi e i musici pizzicavano soavemente le loro arpe. Tutto era fin troppo perfetto, non poteva accadere niente che turbasse quella solenne cerimonia. Si accorse solamente con la coda dell’occhio che Isis portava le mani alla Collana del Millennio quindi la sua esclamazione lo colse di sorpresa.
«C’è un intruso! Mahad, vieni qui! »
L’incantatore reagì con una frazione di secondo di ritardo e Athem vide una piccola sagoma bianca gettarsi davanti a lui. Un istante dopo Yugi giaceva a terra trafitto dal dardo destinato al suo re e l’aggressore veniva immobilizzato dalle guardie di palazzo.
Athem, che era rimasto per un attimo paralizzato dallo shock, si alzò di scatto dal trono e si precipitò accanto all’amico.
«Yugi! Oh, sacra Iside! Yugi, dimmi qualcosa, ti prego! »
Il ragazzino aprì a fatica gli occhi mentre il sangue continuava a scorrere dalla ferita.
«Stai… stai bene? » mormorò.
«Io sì, ma tu… perché l’hai fatto? Perché? »
Yugi tentò di sorridere ma ne ricavò solo una smorfia di dolore.
«Mi sono mosso d’istinto… Il mio corpo… tutto di me… vuole proteggerti…»
La piccola mano bianca ricadde inerte tra quelle di Athem e il giovane si sentì gelare.
«Yugi! Yugi! Isis, vieni! »
Quando alzò gli occhi scoprì che la guardiana era già accanto a lui.
«La ferita è vicino al cuore, ma a giudicare dalla perdita di sangue, direi che non ha colpito un punto vitale. Quello che mi preoccupa è il pallore e il respiro irregolare. Temo sia un dardo avvelenato. » sentenziò.
Athem la afferrò per un braccio con le mani che avevano iniziato a tremare.
«Isis, lo devi salvare! Ti scongiuro! »
«Farò il possibile, mio sovrano. Te lo prometto. » rispose la giovane facendo un cenno ad alcuni servitori che portarono una barella e si apprestarono a portare il ragazzino fuori dalla sala del trono.
Athem fece per seguirli quando Shimon lo fermò.
«Con tutto il rispetto, mio re, ti suggerisco di far riprendere le celebrazioni. » disse.
Athem si guardò attorno e scoprì che senza che lui vi prestasse la minima attenzione, i guardiani avevano eseguito la cerimonia del giudizio degli Oggetti del Millennio sull’attentatore che ora veniva trascinato via insieme alla tavola di pietra in cui era stato imprigionato il mostro che covava dentro di lui. Come sempre il potere degli Oggetti era prodigioso.
«Ma… sono appena stato aggredito! » protestò Athem. «Yugi rischia la vita! »
«Lo so, altezza, ma se ti mostri spaventato anche il popolo avrà paura e perderà fiducia nella sua guida. »
Athem deglutì a vuoto tentando di dominare il senso di rabbia e disgusto provocato da quelle parole.
«Ho capito. Farò il possibile. » rispose. «Procedete pure. »
La musica e le danze ripresero, ma il giovane finse soltanto di osservarle. Annuì distrattamente anche quando Mahad chiese l’autorizzazione a rafforzare le difese del palazzo. Il suo pensiero era costantemente rivolto a quello che stava succedendo al di fuori della sala del trono. Non sapeva come avrebbe reagito se Yugi non si fosse salvato. Probabilmente sarebbe sceso di persona nelle segrete dall’uomo che aveva scagliato il dardo assassino e l’avrebbe ammazzato come un cane. Appena formulato quel pensiero, si chiese quando era diventato tanto spietato e se la guerra lo aveva cambiato a tal punto. Del resto aveva promesso a Yugi di proteggerlo ma per la seconda volta si era ferito a causa sua. Questo lo mandava su tutte le furie per il senso di colpa e di impotenza che provava.
Quando vide Isis entrare di corsa, balzò in piedi spaventato. Che fosse successo qualcosa di brutto? La Collana del Millennio attorno alla sua gola stava brillando.
«Faraone, una presenza malvagia si sta avvicinando rapidamente! » esclamò la ragazza prima che lui potesse chiederle qualunque cosa.
Ebbe appena il tempo di finire la frase, che i portoni si spalancarono con uno schianto e un uomo a cavallo irruppe nella sala del trono. Portava un’ampia veste rossa coperta da molteplici gioielli e aveva la pelle scura degli abitanti del deserto, che metteva ancora più in evidenza il contrasto con i capelli innaturalmente bianchi. Sotto l’occhio destro spiccava una vistosa cicatrice.
«Sono venuto a porgere i miei omaggi al nuovo Faraone. » disse balzando di sella con un sorriso beffardo. «Il mio nome è Bakura, eminente sovrano, e ti porto i saluti del villaggio di Kul-Elna. »
Pronunciò l’ultima parola con un ghigno feroce e scagliò verso di loro con un calcio il grosso oggetto legato al cavallo.
Quando Athem vi posò gli occhi, sentì che il suo cuore sarebbe potuto andare in frantumi da un momento all’altro. Quello che aveva davanti era nientemeno che il sarcofago del Faraone AknamKanon.
Tentò disperatamente di rimanere ritto sulle gambe e di non mostrare quanto quella vista lo sconvolgesse, nonostante il dolore fosse lacerante come quello di una ferita appena rimarginata che aveva ripreso a sanguinare.
«Le… le spoglie di mio padre! Come hai osato profanare la sua tomba e infangare l’onore dei miei divini antenati? » esclamò con rabbia.
Chi era quell’uomo? Da dove sbucava? E perché proprio ora che era così in ansia per Yugi? Prima l’attentato e ora questo. Che fosse in atto una cospirazione?
Shimon piangeva sul sarcofago del Faraone, mentre nessuno dei guardiani osava muoversi.
«Proprio tu mi parli di onore? » continuò Bakura mantenendo il tono sprezzante. «Noto che il nome di Kul-Elna non suscita in te nessuna reazione. Forse è il caso che ti racconti una storia, la storia di come il tuo onorato padre ha distrutto la mia vita! »

CONTINUA...



(1) Ta-Meri = Terra Amata
(2) Bak-Her = Così sia

NOTICINA DI YUKI:
«Anche adesso sei la creatura più fulgida e meravigliosa che abbia mai visto. »
AAAAHHH!!!!! ^////////^ Io AMO questa frase! Da dove mi sia piovuta non lo so, ma mi piace da impazzire!!
Ok, bando ai deliri! Allooooora, chi è felice di vedere Bakura? Adesso che è arrivato ve lo dovrete sorbire che incombe con la sua ombra minacciosa per un bel po', anche se si farà vedere solo un'altra volta. Con Yugino invece sono stata davvero cattiva, gli ho fatto male di nuovo... Poveretto, lo maltratto in continuazione...
Passiamo ai ringraziamenti! Che bello, sono davvero contenta che la mia storia venga seguita con tanto interesse! Grazie davvero a tutti!!!
chibymiky: Ecco alla fine entrare in scena il tuo Bakucciolo! Allora, che ne dici? Entrata trionfale, eh? Grazie per i complimenti, un bacio!
Lally92: Chi non vorrebbe essere al posto di Yugi o Mana? Soprattutto di Yugi direi! Sì, in effetti in questo capitolo è successo un bel casino, cosa succederà a Yugi adesso? E come si comporterà Athem? Aspetta e vedrai!
egittofona: Grazie mille! Con tutti questi comlimenti mi fai arrossire! ^///^ Per la dichiarazione... eeeehh... ehm... però un contentino in questo capitolo c'è. Piaciuto? ^_^
Akemichan: Le tue recensioni mi piacciono perchè sono costruttive, sei una delle poche che mi dice se scrivo qualche strafalcione e se mi fai delle critiche le esprimi in modo che mi possano servire per migliorare, quindi grazie! Ti direi volentieri i nomi degli alfabeti, ma non riesco più a trovare quel trafiletto, accidenti! Andando a memoria, mi ricordo solo che il geroglifico monumentale, usato appunto per le incisioni sui monumenti, era un alfabeto che faceva a sè, ma non sono sicura che sia quello il quarto. Sorry!
lunachan62: Anch'io adoro questo capitolo e più avanti quello con LA scena! Sai di cosa parlo, vero? Ah, quanto mi è costato scriverla! ^_^ Un bacione!
Selly: Sono contenta che il tuo computer si sia ripreso e che tu possa continuare a seguire la mia storia! Grazie per i comlimenti! Quella frecciata sugli storici mi è venuta in mente pensando a quante volte gli avvenimenti sono stati riportati in modo diverso dalla realtà a seconda dell'interpretazione della gente o dell'effetto che dovevano fare sul popolo. Ah, che gente!
sesshoyue: Per un computer che torna, ce n'è uno che ci lascia... Spero che si sia ripigliato nel frattempo! Come vedi Bakura è finalmente arrivato... ma non è certo un bene!
Francesca Akira89: Quando l'esercito è rientrato, anche Seth era con loro, quindi adesso è di nuovo a palazzo. Mi dispiace che non abbia molto spazio, farà un'altra comparsara più avanti, ma non sono del tutto sicura che tutti apprezzeranno... Ihihih... Il re invece deve morire per forza, mi dispiace per lui, o Athem non può diventare Faraone. Cosa che capitano!
masayachan: Brrrrrrr... il terzo capitolo è davvero da brrrrrrr! Ma come fai? Avevo davvero i brividi mentre lo leggevo! Come sempre sei bravissima!!
Ok, ragazzi, anche per questa volta è tutto!
Alla prossima settimana!
YUKI-CHAN



Next -> "Nel rispetto della tradizione"
(«Il tempo dei giochi per me è finito da un pezzo. » pensò fatalmente. «E’ finito quando sono stato separato da mia madre, quando sono stato frustato per una colpa che non ho commesso e quando… ho iniziato a provare un sentimento che non capisco e che non dovrei provare. Quindi ora che differenza dovrebbe fare se mi viene tolta anche l’ultima persona importante che mi era rimasta? Sono solo uno schiavo senza diritto di parola. »)

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Capitolo 9
*** Nel rispetto della tradizione ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 9
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




09
NEL RISPETTO DELLA TRADIZIONE


Quando Yugi riprese conoscenza ebbe l’impressione di aver dormito per giorni. Probabilmente Isis gli aveva somministrato l’infuso di shepen rosso come anestetico. A riportarlo alla realtà giunse il bruciante dolore della ferita che, una volta esaurito l’effetto del sonnifero, tornava prepotentemente a farsi sentire. Un gemito gli sfuggì dalle labbra quando tentò di muoversi, quindi decise che per il momento era meglio restare dov’era. Sperava tanto che Athem stesse bene e che la cerimonia fosse andata a buon fine. Dall’esterno della stanza appartata in cui si trovava sentiva provenire il trambusto di gente che si agitava e riconobbe il passo di guardie che correvano, ma non riusciva a immaginare cosa potesse essere successo. Dopotutto l’attentato era stato sventato, no?
Non passò molto che qualcuno entrò nella stanza e Yugi riconobbe nientemeno che Mahad.
«Mi fa piacere vedere che le cure di Isis stanno sortendo il loro effetto. » esordì il mago. «Come ti senti, Yugi? »
«Intontito e la ferita fa decisamente male, ma sono vivo. Athem sta bene, vero? Non gli è successo niente? »
«Il Faraone, » disse Mahad sottolineando il termine. «è in perfetta salute e ti ricompenserà quanto prima per la fedeltà che hai dimostrato.»
Yugi si stupì, non era certo per ricevere una ricompensa che aveva protetto Athem dal dardo avvelenato ed era sicuro che lui questo lo sapesse benissimo.
«Non è questo però il motivo della mia visita. » continuò Mahad. «Sono venuto a farti presente quanto sia cambiata la situazione per te in questo poco tempo e preferisco farlo ora prima che ci siano dei fraintendimenti e tu debba soffrire inutilmente. Non sarebbe giusto. Ora lui non è più il tuo amico d’infanzia, ma il nuovo Faraone, la Luce d’Egitto, e in quanto tale tutti noi siamo tenuti ad avere verso di lui un nuovo rispetto. Inoltre c’è una cosa di cui non sei a conoscenza. Dopo che sei stato portato via, è avvenuta una nuova aggressione. Per difendersi, il Faraone ha fatto appello alle Divinità Egizie riuscendo ad evocare il potente Obelisco del Tiranno. Questo ci ha dimostrato che egli è il sovrano eletto di cui narrano le leggende, colui che guiderà l’Egitto oltre una guerra inevitabile. »
Yugi era senza parole. Significava forse che li aspettavano altri tempi oscuri di sofferenza e di guerra?
«Capisco. E’… davvero stupefacente. Non devi preoccuparti, il mio appoggio non gli mancherà mai. »
«No, Yugi, tu non capisci. E’ proprio questo il punto. Ora come ora il Faraone non può permettersi distrazioni, non avrà il tempo di occuparsi di te. Devi renderti conto che sei solo uno schiavo ed egli è il divino re. Dovrai attenerti alle regole imposte dalla tradizione: non pronunciare il suo nome, non guardarlo negli occhi, rivolgiti a lui solo se interpellato. Ovviamente l’idea di dividere la stanza è impensabile.»
Yugi scosse la testa sconvolto.
«Non dovrei neanche vederlo. In pratica mi stai chiedendo di abbandonarlo. »
«Non sono io a chiedertelo, Yugi, le cose stanno così e basta. Nessuno può farci nulla. Non lo dico solo per il bene di sua altezza, ma anche per il tuo. Quasi sicuramente ci saranno delle ritorsioni se si diffonde la voce che il Faraone ha un occhio di riguardo per te. »
Mahad parlava con la consueta freddezza e il distacco che l’aveva sempre contraddistinto, ma Yugi provò l’impulso di alzarsi e colpirlo con violenza. Si ritrovò quasi a ringraziare di essere ferito per non essere costretto a mettere alla prova il suo coraggio in quel senso.
«Però scommetto che tu e il maestro Seth gli starete sempre vicino. » disse amaramente.
«Seth ed io facciamo parte della corte sacra. Che storia è questa?! » sbottò Mahad. «Il nostro compito è proprio quello di stare accanto al Faraone! Mi dispiace, Yugi, ma il tempo dei giochi è finito. E’ il momento di crescere. »
Yugi gli rivolse uno sguardo ferito. Mai come in quel momento Mahad gli era apparso come un adulto freddo e distante.
«Il tempo dei giochi per me è finito da un pezzo. » pensò fatalmente. «E’ finito quando sono stato separato da mia madre, quando sono stato frustato per una colpa che non ho commesso e quando… ho iniziato a provare un sentimento che non capisco e che non dovrei provare. Quindi ora che differenza dovrebbe fare se mi viene tolta anche l’ultima persona importante che mi era rimasta? Sono solo uno schiavo senza diritto di parola. »
«Ho capito. » rispose solamente. «Non farò niente che vada contro la tradizione e che possa nuocere in qualche modo a… al nostro Faraone. Puoi starne certo. »

Yugi aveva chiuso gli occhi tentando con tutte le sue forze di addormentarsi. In questo modo, quando si fosse svegliato, avrebbe potuto fingere che tutto il discorso di Mahad fosse stato solo un brutto sogno. Se non avesse più potuto stare vicino ad Athem, che significato avrebbe avuto tutto il resto per lui? Si erano promessi reciprocamente di non lasciarsi mai, come poteva ora venire meno a quella parola e abbandonare Athem a sé stesso proprio nel momento in cui aveva appena perso suo padre? Gli avrebbe fatto del male, l’avrebbe ferito, e nemmeno il pretesto che fosse per il suo bene gli era di conforto. In quel momento la voce dell’oggetto dei suoi pensieri provenne dall’esterno della stanza.
«Isis, come sta Yugi? E’ grave? Si riprenderà? »
Il suo tono era molto ansioso. Athem si preoccupava sempre eccessivamente quando c’era di mezzo lui.
«Altezza, non dovresti essere qui. E’ molto tardi. » obiettò Isis.
«Non andrò a dormire finché non avrò notizie di Yugi. »
La giovane guaritrice sospirò.
«Come desideri. Dai sintomi sono riuscita a capire che il veleno di cui era intinta la punta del dardo è quello comunemente in uso tra le popolazioni del deserto. Fortunatamente conosco l’antidoto e ti posso dire che se non incorreranno complicazioni, Yugi è fuori pericolo.»
Il ragazzino poté quasi vedere l’espressione di Athem rilassarsi e un sorriso spontaneo nascere sul suo volto.
«Posso vederlo? » chiese il giovane Faraone. «Ti assicuro che non lo farò stancare e che se dorme non lo sveglierò. »
«Ma certo, altezza. » rispose Isis in tono affabile.
Le tende che coprivano l’ingresso si scostarono e Athem entrò nella stanza. Portava ancora gli abiti cerimoniali e i gioielli, ma l’ingombrante corona doppia era stata sostituita dalla consueta tiara alata. Alla luce delle torce, i suoi occhi ametista sottolineati dal kôhl apparivano ancora più profondi. Quando quello sguardo in cui si leggeva chiaramente il sollievo, si posò su di lui, Yugi rimase per un attimo incantato poi, ricordando gli ammonimenti di Mahad, si affrettò ad abbassare gli occhi. Athem si avvicinò velocemente e prese una sua mano tra le proprie portandosela alla guancia.
«Sono così… felice. » mormorò. «Io…»
La sua voce si spezzò e dovette deglutire un paio di volte prima di continuare.
«Mi dispiace. Ti sei ferito di nuovo per colpa mia. Davvero, non so come scusarmi. Avevo promesso di proteggerti e invece sei stato tu a farlo. Se non sono in grado di aver cura di te, come posso pretendere di proteggere questa terra? »
«Non è colpa tua, A… altezza! » esclamò Yugi correggendosi appena in tempo. «E’ stata una mia iniziativa, non volevo che ti ferissi e non immagini quanto piacere mi faccia sapere che stai bene, anche dopo la seconda aggressione. La cosa più importante è che tu sia sano e salvo. »
«Quindi hai saputo. » disse Athem. «Quel pazzo di Bakura che ha osato profanare la tomba di mio padre, ha giurato di tornare per impadronirsi degli Oggetti del Millennio. Ha detto anche che per forgiarli mio padre ha raso al suolo il suo villaggio e sacrificato tutti gli abitanti. Non ne sapevo niente… sono confuso… non so se crederci… e temo ci attenda un duro scontro. »
«Lo supererai sicuramente, non temere. Sei il sovrano eletto che è riuscito ad evocare una Divinità Egizia, gli dei sono con te. »
Yugi avrebbe voluto dirgli che insieme avrebbero potuto superare qualsiasi avversità e che avrebbe sempre potuto contare sul suo appoggio, ma non esisteva frase peggiore in quel momento. Per questo non aggiunse altro e rimase in silenzio con lo sguardo basso. Athem però non era soddisfatto.
«Vorrei che tu fossi al mio fianco durante questa battaglia. » disse. «Non intendo allontanarmi da te perché ho l’impressione che potrei perderti da un momento all’altro. Ti nominerò scriba reale, così da averti sempre vicino. Sei con me? »
«Farò… qualunque cosa mi ordini, mio re. »
Yugi sentì su di sé lo sguardo stranito di Athem ma non osò alzare la testa.
«Ti senti bene? » chiese il giovane. «Cos’è questo tono ossequioso e tutti questi “altezza”, “sovrano”, “mio re”? Guarda che con o senza quella corona, io per te sono sempre Athem. »
Yugi trattenne a stento l’impulso di abbracciarlo per quelle parole gentili.
«Questo non è possibile. » disse in tono spento. «Tu ora sei il Faraone mentre io sono solo un umile schiavo. Sì, lo so che non vuoi che dica queste cose, ma è la verità e nessuno può cambiarla. Starò al tuo fianco se è quello che vuoi e sarò felicissimo di fare tutto quello che mi ordinerai, ma dubito che possa essere ancora come prima. »
Athem avrebbe potuto reagire in qualunque modo a un discorso del genere, forse si sarebbe infuriato, oppure gli avrebbe dato ragione.
Invece gli scompigliò i capelli sorridendo.
«Che sciocco sei. Scommetto che qualcuno è venuto a dirti come comportarti con me d’ora in poi. Bhè, ora sono il Faraone e posso fare quello che voglio. A costo di sembrare un grande egoista, se per una volta voglio mandare al diavolo la tradizione, lo posso fare. Quindi smettila di preoccuparti, capito? » Yugi avrebbe tanto voluto credergli.
Quando si salutarono, si azzardò ad alzare la testa e vide che i suoi occhi erano pieni di fiducia. Non era minimamente consapevole che quello era praticamente un addio. Non appena la tenda che copriva l’ingresso ricadde alle spalle di Athem, Yugi si coprì il volto con le mani e si abbandonò ad un pianto silenzioso.

Durante la convalescenza, Yugi trascorse molto tempo da solo. Una volta al giorno Isis andava a visitarlo e a cambiare la medicazione e a volte gli portava gli auguri e i saluti del Faraone, ma Athem non si fece mai vedere. La giovane guardiana gli riferiva solo quanto fosse impegnato a dirigere il rafforzamento delle difese del palazzo e della città, nonché a supervisionare i lavori di riparazione della tomba del re AknamKanon. A quanto sembrava, nonostante le sue intenzioni, alla fine Athem si era lasciato assorbire dal vortice di impegni e di doveri che l’intera nazione si aspettava che assolvesse. I giorni diventarono settimane, le settimane mesi. Yugi si ristabilì completamente, anche grazie alle attente cure di Isis, e di quella che avrebbe potuto essere una ferita mortale non rimase che una piccola cicatrice bianca.
La prima cerimonia a cui partecipò, fu quella in cui venne insignito dell’Oro del Valore, un riconoscimento che non era mai stato concesso a uno schiavo e che lo designava agli occhi del popolo come un eroe, fedelissimo del nuovo Faraone. Yugi ne fu estremamente lusingato, anche se non era certo per quello che aveva protetto Athem. Piuttosto che quel compenso e il gioiello d’oro che gli era stato messo al collo, avrebbe di gran lunga preferito poter davvero rimanere accanto al suo re.
In seguito, durante quella stessa cerimonia, come promesso Athem lo nominò scriba reale. Era un compito importante che gli anziani funzionari non vedevano di buon occhio nelle mani di uno schiavo così giovane, ma nel pieno rispetto della tradizione, la parola del divino re era legge.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Buongiorno a tutti! Come avrete notato(l'avete notato?^_^), ho postato prima del solito. Il fatto è che siamo più o meno a metà della storia e se dovessi continuare a pubblicare settimanalmente si andrebbe troppo per le lunghe. Anche perchè in questo momento sto scrivendo una nuova fan fiction e voglio concentrarmi per bene su quella (è un tale caos, chissà se riuscirò mai a finirla???). Quindi per tirare le somme ho pensato di accorciare i tempi, spero che questo possa farvi piacere!
Carlos Olivera: Chi si rivede! Ciao! Come ti capisco per gli esami, quando li ho fatti io ero nel panico e adesso che li sta facendo mia sorella siamo allo stesso punto... Mi fa tanto piacere che la fic ti sia piaciuta, anche se mi fa un po' starno che un ragazzo legga shonen-ai... Senza offesa, eh! In effetti mi sono documentata parecchio e mi fa piacere che la cosa si noti! ^_^
Lally92: Ah, sì, non ti dico che espressione avevo io mentre descrivevo Athem all'incoronazione! ^///^ Aaaaaaahhh...... (sospiro) Bakura è il solito scocciatore che rompe le uova nel paniere a tutti! No, scherzo, per lui ci voleva un'entrata trionfale!
chibymiky: Cara la mia Baku-fan, contenta del post anticipato? Lo so, lo so, adesso mi starai odiando perchè ho saltato il pezzo del combattimento, ma non ti preoccupare perchè il nostro amico (???) tornerà a far parlare di sè tra un po'!
Akemichan: No, no, non ho intenzione di cambiare idea. Le tue recensioni continuano a piacermi. ^_^ Insomma, se a me piace una frase e invece tu ritieni che nel contesto c'entri come i cavoli a merenda, non per questo me la devo prendere. (tutto un altro discorso se mi avessi detto 'fa schifo' o cose così, ma non mi sembri proprio il tipo) Probabilmente vuol dire che era una frase ad effetto mal calcolata. Non pretendo certo che tutto quello che scrivo piaccia indiscriminatamente a tutti, sarebbe a dir poco presuntuoso. Quindi continuerò a leggere con piacere le tue recensioni, anche se temo che più avanti troverai altre parti che non ti piacciono (oh, mamma, questo mi mette un po' di ansia...) Mi sa tanto che la questione degli alfabeti è come dici tu, quindi correggerò e scriverò che sono tre. Devo aver fatto un po' di confusione. Per quanto riguarda gli schiavi, invece, lo sapevo. Nessuno ordina a Yugi di non essere più lo schiavo di Athem. Più avanti però ci sarà una parte che non terrà molto conto di questa condizione e ci sarà un fraintendimento, sii clemente, ti prego! ^_^
egittofona: Un'altra che sarà felice dell'acceleramento dei tempi! E poi non dite che non vi vengo incontro! ^_^ Sì, in effetti i protagonisti hanno sempre un sacco di guai, ma non sarebbero i protagonisti altrimenti! Avete voluto la bicicletta? Adesso pedalate! Se volevate esaltarvi conquistando il mondo, dovevate fare i cattivi! (e fidati che il protagonista della mia nuova fic ne sa qualcosa! Tale Edward Elric, ti dice niente?)
sesshoyue: Nooooo, non è vero! Io voglio bene al piccolo Yugi, solo che è talmente tenero e indifeso che mi viene voglia di tormentarlo un po' e temo che continuerò a farlo. Bakura si è preso una pausa, ma torneràààààà...
Selly: Della serie: "anche i protagonisti sono umani". Mi sono immedesimata in Athem e ho pensato che istintivamente avrebbe reagito così, alla fine non è mica un santo! Come dicevo, a me Yugino piace, mi fa tanta tenerezza, ma sono convinta che sia anche forte quando si tratta di difendere la persona a cui tiene di più. Sembra strano perchè solitamente le parti sono invertite, ma lui non vuole che Athem soffra e ci sta male quando non può aiutarlo o stargli vicino. Nel seguito della storia si parlerà parecchio di questo. Un bacio e grazie dei complimenti!
hikary90: Wow, una new entry! Benvenuta! Sono contenta che la fic ti piaccia! Continua a seguirmi e ne vedrai delle belle!
Bene, gente, anche stavolta è tutto. Prometto di aggiornare presto.
Baci a tutti!
YUKI-CHAN



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(«Quella del sovrano eletto è solo una messinscena. Quel sovrano puoi essere solo tu. Non sarà difficile rovesciare questo debole governo…»)

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Capitolo 10
*** Pericoli in agguato ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 10
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




10
PERICOLI IN AGGUATO


Se Yugi si era vagamente illuso che il suo incarico di scriba reale potesse in qualche modo essergli d’aiuto per stare vicino ad Athem, le sue speranze finirono presto in fumo. Infatti si vide improvvisamente piombare sulle spalle una quantità pressoché infinita di impegni. Era suo compito tenere un registro di tutte le merci in entrata e in uscita dal palazzo, fossero esse derrate alimentari, beni d’uso comune o preziosi. Un’attività continua poiché continuo era il traffico con l’esterno e nella quale era affiancato dagli altri scribi di corte. Inoltre era stato incaricato di sovrintendere alla stesura del poema che narrava della battaglia in Siria e che veniva progressivamente scolpito sulle pareti di diversi templi nel complicato sistema del geroglifico monumentale. Si trattava di un testo particolarmente pomposo e dallo stile epico da cui Yugi avrebbe volentieri eliminato la maggior parte dei passaggi in cui si celebrava una falsa gloria per il Faraone narrando fatti che non erano avvenuti. Ogni volta gli tornava in mente l’espressione affranta di Athem mentre gli raccontava gli orrori della battaglia, ma il racconto non poteva essere toccato poiché rispettava in pieno la tradizione ed era necessario in un momento di instabilità come quello. Sempre per seguire la tradizione, parola che al piccolo schiavo era ormai venuta in odio, Athem aveva dato il via ai lavori di costruzione della propria tomba nella Valle dei Re e in virtù del nuovo incarico, a Yugi era stata affidata la cura degli scritti, delle incisioni e dei grandiosi affreschi che ne avrebbero adornato le pareti.
Per questi motivi era più il tempo che il ragazzino era costretto a trascorrere lontano che quello che passava a palazzo, a anche quando vi si trovava il Faraone era costantemente impegnato con incontri ufficiali, celebrazioni religiose o qualche altra improrogabile occupazione che non prevedeva la sua presenza. Non poteva negare il salto di qualità che aveva compiuto nella scala sociale, da piccolo e praticamente inutile schiavo all’ambita carica di scriba reale, ma allo stesso tempo provava un’acuta nostalgia per il passato, quando poteva vedere Athem tutti i giorni. Da quando era partito per quell’orribile guerra, entrambe le loro vite erano state stravolte. L’unica persona che riusciva a frequentare con una certa assiduità era Mana, con la quale aveva stretto un rapporto di fiducia reciproca che si era presto trasformato in una salda amicizia. Evidentemente anche la ragazza sentiva la mancanza di Athem.
Quel giorno stava andando a riporre l’ennesimo papiro contabile quando udì delle voci provenire dall’interno della sala dell’archivio e si fermò istintivamente riconoscendo quella di Aknadin. Nonostante fossero passati anni, quell’uomo gli incuteva ancora timore.
«Quello che voglio dire e che al nostro Paese serve una guida forte, in grado di condurlo oltre questo momento di incertezza. Qualcuno consapevole dei propri doveri e in grado di imporre la propria volontà nel momento del bisogno. Qualcuno come te. »
«Io? Ma cosa…»
Quando riconobbe la seconda voce, Yugi rabbrividì. Si trattava indubbiamente di Seth. Cosa significavano quelle frasi? Un’idea terribile si affacciò alla sua mente, ma la scacciò sperando ardentemente di aver frainteso.
«Ascoltami bene, ragazzo. » continuò Aknadin. «Mio nipote non ha i requisiti per essere Faraone, l’ha dimostrato in più di un’occasione. E’ troppo emotivo e gli manca il pugno di ferro. E’ solo un ragazzino sentimentale a cui manca la determinazione e il coraggio di schiacciare i nemici. Quella del sovrano eletto è solo una messinscena. Quel sovrano puoi essere solo tu. Non sarà difficile rovesciare questo debole governo…»
«Sei impazzito, maestro Aknadin! » esclamò Seth alterato. «Il mio posto è accanto al trono non sul trono! Abbiamo già un Faraone e non è affatto un debole! Questi discorsi potrebbero renderti colpevole di alto tradimento! »
«Ora la pensi così, ma sono sicuro che presto cambierai idea. »
Quelle parole suonavano come una velata minaccia e Yugi decise di aver sentito abbastanza. Era terribile! Aknadin e Seth stavano ordendo una cospirazione per deporre Athem, forse addirittura per ucciderlo. La storia insegnava che quello era il metodo più rapido e sicuro per eliminare un sovrano poco gradito. Disgustato e terrorizzato alla sola idea, lasciò perdere il papiro da archiviare e si precipitò verso la sala del trono. Se Athem era impegnato in un qualunque tipo di incarico ufficiale, si trovava sicuramente lì. All’ingresso venne bloccato dal capo della servitù Aton.
«Ora non puoi entrare. » lo liquidò. «Il Faraone è a colloquio con i sacerdoti del tempio di Amon-Ra. »
«E’ importante! » insisté Yugi agitato. «Non immagini quanto! Devo parlare subito in privato con sua altezza! »
Aton si limitò a guardarlo storto.
«Niente è più importante della ristrutturazione della sacra casa della divinità. Sono sicuro che non morirà nessuno anche se aspetti qualche ora. »
«Io invece non ne sono sicuro per niente. » pensò Yugi amaramente mentre era costretto suo malgrado ad allontanarsi. Era abbastanza certo che nessuno si sarebbe azzardato a fare del male al re mentre si trovava in compagnia dei sacerdoti, ma questo non lo tranquillizzava per niente.
«Grande Horus, protettore di tutti i Faraoni, ti prego, abbi cura di lui! » pensò mentre tornava nella sua stanza.
Ora ne aveva una propria e vi si rifugiò in attesa che terminasse il colloquio. Non sarebbe andato da nessuna parte finché non fosse riuscito a parlare con Athem. Per ingannare il tempo prese a ripulire lo stilo, i pennelli e l’astuccio dove teneva l’inchiostro in pasta che portava sempre con sé, ma lavorò distrattamente rischiando più di una volta di rovesciarsi addosso l’acqua sporca. Si era fatta sera ed era ormai giunto al limite della sopportazione, quando Aton in persona si affacciò oltre la tenda che copriva l’ingresso della sua stanza.
«Il Faraone vuole vederti, Yugi. » disse tentando di mostrarsi piuttosto seccato per l’accaduto. «Fila subito da lui! »
Yugi tentò di trattenere un sorriso. Aton era sempre stato un enigma per lui: orgoglioso all’inverosimile, sarebbe morto prima di ammettere che qualcosa di quello che succedeva nella dimora reale sfuggiva al suo controllo, eppure a volte era capace di inattese gentilezze.
«Grazie, Aton! » esclamò. «Grazie mille! »

Athem non si trovava nella sala delle udienze dove aveva concesso il colloquio ai sacerdoti, ma si era ritirato nelle proprie stanze personali. Come le altre poche volte che vi era stato, Yugi rimase incantato dalla ricchezza di quegli ambienti dove tutto sembrava ricoperto d’oro, d’argento e di gemme. Nell’aria si diffondeva l’aroma speziato del Kyphi, l’essenza che solitamente veniva offerta agli dei e bruciata nei templi. I bracieri scoppiettanti illuminavano gli affreschi alle pareti, raffiguranti divinità, scene di caccia e di festa. Erano i più raffinati che avesse mai visto, ma ora non aveva il tempo di fermarsi ad ammirarli.
«Yugi! » lo chiamò la voce di Athem direttamente dalla camera da letto. «Non starai aspettando che qualcuno ti annunci, spero! Ho congedato tutti i servitori così possiamo starcene un po’ in pace. »
Yugi entrò nella grande stanza e subito si inginocchiò.
«Ti rendo onore, Luce d’Egitto. » disse.
«Alzati, niente formalità! » esclamò Athem. «Non ti vedo da troppo tempo. Come stai? La ferita è guarita completamente, vero? Ti è rimasta la cicatrice? »
Era lo stesso Athem di un tempo e Yugi quasi si commosse. Quando si azzardò ad alzare la testa, vide che indossava solo il gonnellino di lino candido e si stava sfilando i numerosi monili d’oro. Tolse anche la tira con l’Occhio di Udjat e si ravvivò i capelli scuri mesciati di biondo, poi tornò a rivolgere la propria attenzione al piccolo schiavo.
«Sei pallido. Va tutto bene? »
«Io sto bene, altezza. » rispose Yugi facendosi coraggio. «Il motivo per cui dovevo vederti subito è che sono venuto a conoscenza di un fatto molto grave. »
Subito l’espressione di Athem si fece seria.
«Dimmi pure, ti ascolto. »
«Ho sentito delle persone a te molto vicine parlare chiaramente di una cospirazione per toglierti il trono. »
L’aveva detto tutto d’un fiato per il timore di perdere il coraggio a metà frase e vide Athem impallidire.
«Sei proprio certo di quello che stai dicendo? » chiese. «Si tratta effettivamente di accuse molto gravi, alto tradimento. »
«Potrei ripeterti il loro discorso parola per parola, altezza. »
«Allora dimmi chi è stato. »
Yugi tentennò. Come sempre aveva timore di parlare contro Aknadin e dopo la guerra in Siria, Seth si era guadagnato la stima del Faraone. Sarebbe stato difficile accusarli, ma era anche vero che l’incolumità di Athem era al di sopra di tutto.
«Parla, Yugi! » lo esortò il sovrano.
«Come vuoi. Si tratta del maestro Aknadin e del maestro Seth. Il maestro Aknadin sosteneva che il maestro Seth sarebbe stato un sovrano migliore e che non sarebbe stato difficile rovesciare questo governo. Temo che vogliano farti del male! »
La reazione di Athem spiazzò Yugi e trasformò la sua ansia in fastidio. Il ragazzo infatti sorrise con leggerezza e si lasciò andare a un gesto noncurante.
«Per un attimo mi hai fatto spaventare, sai? » disse.
Yugi era confuso, non capiva il significato di quella risposta e si sentiva preso in giro. Athem non era mai stato il tipo da sottovalutare un pericolo.
«Infatti dovresti esserlo! Io lo sono! » esclamò prima di rendersi conto che quel tono non si addiceva a delle parole rivolte al sovrano. «Voglio dire… sono molto preoccupato per l’incolumità della tua maestà. »
«Non ne hai motivo, te l’assicuro. Non mi sono mai fidato di mio zio, per questo ho incaricato Seth di sorvegliarlo. »
«Ma… anche il maestro Seth…»
«Sono sicuro che se Aknadin dovesse muoversi in modo concreto, Seth mi avvertirebbe subito. » lo interruppe Athem. «Mi fido ciecamente di lui e so che la mia fiducia è ben riposta. »
Inspiegabilmente indispettito da quelle parole, Yugi, si inchinò bruscamente.
«In questo caso la mia preoccupazione è sicuramente superflua. » disse. « Con il tuo permesso ti auguro che Nut vegli sui tuoi sogni e mi ritiro, altezza. »
Mentre si voltava vide di sfuggita l’espressione incerta di Athem. Il ragazzo sollevò leggermente una mano come per tentare di fermarlo, ma subito la lasciò ricadere lungo il fianco.
«Hai il mio permesso. » disse con voce piatta che aveva perso tutta la vivacità di poco prima.
Yugi uscì a grandi passi dall’appartamento reale senza voltarsi. Solo quando raggiunse il corridoio esterno, si appoggiò a una parete e si coprì il volto sospirando. Perché doveva essere così? Era preoccupato da morire eppure non era riuscito a trattenersi dal rispondere male ad Athem. Non avrebbe dovuto e non solo perché non poteva permetterselo. Aveva perso le staffe perché si era sentito messo in ridicolo a favore di Seth. Seth che poteva stare al fianco del Faraone. Seth che godeva della sua fiducia incondizionata. Sospirò di nuovo trattenendo a stento un singhiozzo e rivolse l’ennesima preghiera al cielo.
«Divino Horus, tu sai cosa provo davvero. Ti prego, proteggilo. »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ciao a tutti! Sono appena tornata da un weekend in cui mi sono divertita un sacco, quindi come degno coronamento, ho pensato di postare il nuovo capitolo. Eccolo qui! Spero vi sia piaciuto!
Akemichan: In realtà sono una persona piuttosto aperta quindi è difficile che mi offenda per delle critiche sensate, anzi se possono servire a migliorare, ben vengano! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, in effetti Athem che vuole risovere sempre tutto è un classico! E' un po' una sua fissa! ^_^ Ah, ah! Wilbur docet! Sì, è vero, soprattutto se consideri che lui e Lynda Robinson sono stati una gran fonte di ispirazione! La nuova fic che sto scrivendo è su Fullmetal Alchemist e sono arrivata a un punto che ho cacciato il protagonista e quindi me stessa in un tale casino che non so se ne usciremo mai! Ci vorrà ancora un bel po' prima che riesca a pubblicarla...
egittofona: Io AMO Fullmetal e AMO Ed (tesoroooooo!!! ^///^) La mia nuova incasinatissima fic si ispira a Bluebird's Illusion collocandosi però dopo la fine della serie. Dopo aver visto l'ultima puntata su mtv, dovevo scrivere qualcosa su di loro, DOVEVO! Però, come dicevo prima, siccome si tratta di una storia piuttosto lunga e complicata, ci vorrà un bel po' prima che la finica e la pubblichi (non mi va di postare una storia non finita, con il rischio di lasciarla a metà). Porta pazienza che prima o poi arriverà! Sono contenta che l'"accorciamento" dei tempi ti faccia piacere e che il capitolo ti sia piaciuto! Povero Yugino, dici? Mmmm... ti avviso già che dovrà patire ancora un po'. Ad essere sincera ho tutti e 4 i romanzi egiziani di Wilbur Smith (posso menarmela un po'? Mi sono fatta autografare "Alle fonti del Nilo" a Torino!!), ma per il momento ho letto solo "Il dio del fiume". L'altro romanzo di isiprazione è "Il respiro di Amon" di Lynda Robinson.
Carlos Olivera: Che meraviglia! Dopo gli esami ci si sente rinascere, vero? Non te la prendere troppo con Mahad, saprà farsi perdonare, fidati! Ehm, non per smontarti troppo, ma mi sa che più che intrighi politici, nei prossimi capitoli troverai intrighi sentimentali, ma i "simpaticoni" sono sempre in agguato!
masayachan: Sì, ho anticipato un po' i tempi per non tirare troppo le cose alla lunga. Non preoccuparti, per disegnare ci vuole del tempo e bisogna essere ispirati quindi vai pure con calma. Nessuno ti corre dietro!
chibymiky: Bakura tornerà più avanti, tranquilla, e le estimatrici di AthemxYugi avranno anche di che ringraziarlo! La scena del combattimento l'ho saltata volutamente perchè avrei dovuto riscrivere quella dell'anime, quindi ho pensato di mettere uno stacco con il cambio di punto di vista, comunque sono contenta che ti sia piaciuto!
sesshoyue: Il combattimento l'ho saltato volutamente per non riscrivere la scena dell'anime. Bhè, in questo momento ancora non si parla proprio di guerra, non si sanno esattamente le intenzioni di Bakura a parte il fatto che prova rancore per il Faraone, quindi la vita continua a scorrere più o meno normalmente. Tranquilla, non mi offendo per obiezioni, domande o critiche utili. ^_^
Hikary90: Grazie per i complimenti, mi fanno tantissimo piacere! Sì, Yugi deve essere forte, soprattutto da qui in poi, perchè lo tormenterò ancora un po'... Sono perfida!
lunachan62: Lunuccia! Non ti preoccupare per la recensione. Spero che adesso si sia risolto il problema, non ti sento da un bel po'... Spero vada tutto bene! Alla prossima, ragazzi!
Bacio!
YUKI-CHAN



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(Continuando a sostenerlo, Seth gli sfiorò la guancia con la mano libera.
Athem si appoggiò completamente a lui.
«Credo che seguirò il tuo consiglio. » disse con un sospiro. «Accompagnami nei miei appartamenti.»)

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Capitolo 11
*** Un cuore ferito ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 11
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




11
UN CUORE FERITO


«Sei geloso perso! »
Yugi sgranò gli occhi e alzò lo sguardo sconvolto su Mana. Si trovavano nel giardino acquatico appena all’esterno delle stanze della ragazza e proprio dietro sua richiesta il giovane scriba si era preso una pausa dal lavoro per raccontarle gli avvenimenti della sera prima.
«Cosa stai dicendo? Sono solo terribilmente preoccupato! » protestò. «Perché nessuno mi da retta?»
«Io ti do retta eccome, ma sono anche convinta che Athem sappia quello che fa. In compenso, guardati. Hai una faccia! » continuò imperterrita la ragazza. «E solo perché c’è di mezzo Seth. Lo sospettavo già da parecchio tempo, ma adesso ne ho la conferma. Ti sei preso una cotta per Athem!»
Yugi diventò paonazzo mentre la ragazza ridacchiava.
«Andiamo, ammettilo! Ce l’hai scritto in faccia in geroglifico monumentale! »
«Ti ho detto che sono solo preoccupato! Solo preoccupato! Non è dal Faraone prendere così alla leggera la situazione. Forse il maestro Seth sta facendo il doppio gioco e lui non vuole rendersene conto! Per incoronare un nuovo re bisogna prima eliminare quello precedente! Se dovesse succedergli qualcosa, io…»
«Secondo me dovresti dirglielo. » lo interruppe Mana.
«E’ quello che ho tentato di fare ieri sera, ma non mi ha preso sul serio. »
Mana sorrise sorniona.
«Non intendevo della cospirazione, ma del fatto che ti piace. »
Yugi si scompigliò i capelli esasperato.
«Non hai ascoltato una parola di quello che ho detto! »
«Sto parlando per il tuo bene, Yugi. » disse la ragazza pazientemente sedendosi su una panca accanto alla quale scorreva un ruscello artificiale. «Pensi che sia positivo ridurti in questo stato? Sei sempre nervoso e giù di morale. »
Yugi stava decisamente perdendo la pazienza. Perché doveva sentire quel genere di discorsi da Mana? Non aveva senso.
«Perché mi dici queste cose?! » scattò.
«Perché conosco te e conosco Athem. » rispose pacatamente la ragazza. «So benissimo che lui non ti forzerebbe in nessun modo se non avesse un minimo di segnale da parte tua, quindi tocca a te fare la prima mossa. »
«Smettila! Tutto questo non ha senso! Anche a te piace Athem, no? Sei quella che ha maggiori possibilità di diventare la Grande Sposa Reale, la regina d’Egitto! Non è logico incoraggiare i sentimenti di chi potrebbe essere tuo rivale! »
Ormai Yugi aveva definitivamente perso le staffe. Il comportamento di Mana era assurdo. Lui stesso stava sperimentando sulla propria pelle cosa significava un sentimento non corrisposto, ma non sarebbe mai riuscito a comportarsi in quel modo. Forse era semplicemente troppo egoista.
«Probabilmente a te può non sembrare logico, » mormorò la ragazza accarezzando distrattamente le fronde di un cespuglio. «ma io sto molto peggio a vedere due persona a cui tengo che soffrono. So bene qual è la mia posizione e so anche che il primo matrimonio di un Faraone è quello più importante. Gli altri hanno più che altro lo scopo di stringere alleanze politiche, ma la prima moglie è la Grande Sposa Reale. Deve essere una persona amata. Conosco Athem da una vita, credo di capire i suoi sentimenti meglio di chiunque altro e posso dirti con sicurezza che la persona che ha fatto breccia nel suo cuore non sono io. »
Tutta l’irritazione di Yugi svanì in un istante quando capì quanto doveva essere profonda la tristezza e allo stesso tempo la generosità della ragazza.
Mana sospirò drammaticamente.
«Ho un solo rammarico. » disse con aria tragica. «Avrei voluto sapere cosa si prova a baciare Athem. »
Yugi, che stava per rispondere alle sue parole precedenti, si bloccò e diventò di colpo color peperone. Quando Mana se ne accorse, spalancò gli occhi e la bocca puntandogli contro un dito.
«Tu… tu… Aaaaahh! Non posso crederci! » strillò.
«No, no! Non sono stato io! » rispose Yugi strillando a sua volta e agitando le mani davanti al volto. «La prima volta…»
«LA PRIMA VOLTA?! »
Yugi si sentì sprofondare nell’imbarazzo più totale mentre Mana lo subissava di domande e per il momento mise da parte l’apprensione e la gelosia.

Quelle giornate erano davvero stancanti, Athem le stava passando quasi interamente nel salone grande delle udienze tra un rapporto e l’altro di guardie, sacerdoti, ingegneri e chiunque sentisse l’impellente necessità di aggravare ulteriormente le sue preoccupazioni. Ora ci si era messo anche Yugi. Athem sapeva bene che il ragazzino gli aveva parlato solo perché era in apprensione per lui ed era altrettanto certo della fedeltà di Seth, ma questo non gli impediva di essere in ansia per le intenzioni di Aknadin. Suo zio lo odiava per un motivo che non gli era ancora chiaro, ma non pensava che potesse arrivare addirittura ad attentare alla sua vita. Quel pomeriggio aveva concesso un’udienza privata proprio a Seth e intendeva tentare di chiarire quella faccenda il più possibile. Il sacerdote guerriero però non sembrava della stessa opinione, infatti cominciò subito a riferire i rapporti avuti dai suoi sottoposti riguardo la situazione in città e nelle immediate vicinanze.
«Alcuni villaggi del circondario di Tebe sono stati saccheggiati e incendiati, inoltre la scorsa notte la zona ovest della città ha subito un tentativo di assalto da parte di quelli che sembravano predoni del deserto. Fortunatamente è stato sventato da un distaccamento di guardie presenti sul posto, ma la situazione in cui vertiamo è critica. Chiedo il tuo permesso di prendere provvedimenti per l’ampliamento dell’esercito. »
Athem annuì gravemente. Prima di tutto doveva prendersi cura della sua gente.
«Sospetto che dietro a questi attacchi si trovi il predone Bakura di Kul-Elna e condivido il tuo pensiero, ma non possiamo sottrarre altre braccia all’agricoltura. Rischiamo di mandare in crisi l’economia del Paese che non sarà più in grado di sostenere né sé stesso né tantomeno l’esercito. Il problema a cui ci troviamo di fronte è di grande importanza. Dimmi, avevi già qualche idea in merito? »
«Naturalmente, altezza. » rispose prontamente Seth. «La mi ipotesi era quella di sfruttare a nostro favore il potere degli Oggetti del Millennio. Come ben sai, essi sono in grado di estrarre potenti creature dall’animo malvagio delle persone e assoggettarle. Unendo queste creature ai nostri schieramenti, otterremo un esercito invincibile. »
Athem lo fissò pensoso, tamburellando con le dita sui braccioli del trono dorato.
«Se ho capito bene, mi stai chiedendo l’autorizzazione ad uscire a caccia di mostri celati nelle persone. » disse.
«Solamente criminali e malfattori, maestà. » obiettò Seth. «Non mi sognerei di toccare degli innocenti. »
Quella non era certo la soluzione ideale, appariva troppo come una persecuzione, ma le alternative erano praticamente inesistenti. Inoltre Athem si sentiva esausto: aveva passato diverse notti in bianco a studiare progetti o a preoccuparsi inutilmente per mille fattori che esulavano dal suo controllo. L’idea di una guerra imminente lo faceva sentire costantemente sotto pressione. Odiava anche solo il pensiero di tormentare la sua gente, ma non aveva la lucidità necessaria per elaborare una strategia diversa.
«Avrei bisogno di tempo per riflettere, ma in questo momento il tempo è proprio ciò che ci manca.» disse. «D’accordo, hai la mia approvazione, ma porta qualcuno con te. Shada magari…»
Seth si inchinò profondamente.
«Ti ringrazio per la fiducia concessami, grande Luce d’Egitto. »
«Va bene, va bene, ora puoi andare. » rispose Athem sbrigativamente massaggiandosi la fronte.
Si sentiva la testa ronzare e non vedeva l’ora di riposare un po’ in silenzio. Si alzò dal trono ma mentre scendeva i gradini venne colto da un improvviso capogiro e si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Quando riaprì gli occhi, convinto di essere finito miseramente sul pavimento, scoprì di essere stretto tra le braccia salde di Seth. Batté le palpebre un paio di volte e la sua visione tornò nitida.
«Perdona l’ardire di averti toccato, Divino. » mormorò Seth.
«Figurati, al contrario ti ringrazio. Senza di te il Divino avrebbe fatto un bel volo sul pavimento. » tentò di scherzare Athem, ma si sentiva ancora debole.
Quando appoggiò di nuovo i piedi a terra, si rese conto che le ginocchia non lo avrebbero retto per molto. Continuando a sostenerlo, Seth gli sfiorò la guancia con la mano libera.
«Sei pallido, mio signore. Se mi permetti, ti consiglio di riposare almeno un poco. »
Athem si appoggiò completamente a lui.
«Credo che seguirò il tuo consiglio. » disse con un sospiro. «Accompagnami nei miei appartamenti.»
Non capiva da dove venisse tutta quella debolezza. Forse era davvero la mancanza di sonno, o il caldo, oppure ancora il fatto che ultimamente aveva perso l’appetito. Era uno sciocco. Se si fosse ammalato a causa delle preoccupazioni, chi avrebbe guidato l’esercito? La guerra non sarebbe certo stata rimandata perché lui non si reggeva in piedi, anzi i nemici ne avrebbero approfittato.
Chiudendo gli occhi, lasciò che Seth lo portasse praticamente in braccio fuori dalla sala.

Yugi appoggiò la schiena alla sottile colonna papiriforme e si lasciò scivolare fino a terra. I suoi occhi sbarrati si fissarono sul soffitto finemente intarsiato senza vederlo. Nella sua mente si ripeteva incessantemente la scena che aveva appena visto, come se vi fosse stata impressa a fuoco: Athem abbracciato a Seth ai piedi del trono. Nelle orecchie rimbombava quella frase crudele e straziante: «Accompagnami nei miei appartamenti. » Sentiva il petto bruciare, era convinto che il suo cuore si fosse spezzato in quell’istante. Avrebbe voluto piangere, ma non ci riusciva. Avrebbe voluto urlare, ma non ci riusciva. Tutto quello che sapeva fare era restare lì paralizzato dall’orrore. Se non avesse origliato la conversazione di Aknadin, se non avesse dato ascolto alle parole di Mana, se non si fosse recato nella sala delle udienze per scusarsi con Athem del suo comportamento brusco, non avrebbe visto nulla. Avrebbe potuto fingere di essere ancora la persona più importante per Athem, anche se ormai da tempo aveva capito che non era più così. L’assenza di guardie o servitori avrebbe dovuto metterlo sull’avviso, ma aveva preferito ignorare la cosa per la fretta di rivedere il suo Faraone. Il suo amato Faraone. Solo ora che la verità gli era stata sbattuta in faccia con quella violenza, si rendeva conto pienamente della natura e dell’entità dei suoi sentimenti per Athem.
Quello doveva essere un crudele scherzo del destino, pensò alzandosi faticosamente e avviandosi barcollando verso il corridoio. Quando Mahad gli aveva parlato il giorno dell’incoronazione, era convinto di aver sofferto per la perdita di Athem. Allora non aveva la più pallida idea di cosa significasse soffrire davvero per la perdita della persona a cui teneva di più al mondo. Ora sapeva di aver perso anche lo spazio nel suo cuore e nei suoi pensieri ed era un dolore lacerante. Qualcosa di nemmeno lontanamente paragonabile alla più grave delle ferite. Qualcosa che nessuna cura poteva guarire.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ciao a tuuuuuutti!!! Con questo capitolo, questa fic diventa ufficialmente la più lunga che abbia mai scritto e la più commentata! Grazie mille a tutti! Siete davvero adorabili! Da qui per un po' l'atmosfera non sarà esattamente allegra, ma abbiate fede, l'autrice veglia sui suoi piccoli personaggi! (Ah, siamo messi bene! :-p)
sesshoyue: In effetti a Seth non interessa rovesciare il governo, ma Yugi non si fida di lui. Solo il fatto di averlo sentito partecipare alla conversazione lo coinvolge nella congiura. E poi diciamocelo, non si fida anche perchè ne è geloso.
Francesca Akira89: I livelli di gelosia stanno salendo alle stelle e raggiungeranno il culmine nel prossimo cap. Fai bene a fidarti di Seth, in fondo è un gran bravo ragazzo. Diciamo che Kisara verrà nominata, avrei voluto inserirla come personaggio effettivo, ma non riuscivo a incastrarla nella trama. E' un peccato perchè a me Kisara piace molto!
Selly: Mi raccomando, non perderti i capitoli adesso che ho abbreviato i tempi di pubblicazione! Stai ancora meditando come uccidere Aknadin, eh? Non prendertela troppo con Mahad, ti assicuro che saprà farsi perdonare! Al massimo prenditela con Seth! No, scherzo, poveretto! Lui non ha colpa in fondo!
Akemichan: Grazie, sono contenta che le descrizioni ti siano piaciute! Yugi non si fida di Seth e la gelosia è uno dei motivi. L'ha sentito prendere parte alla conversazione e teme che Aknadin possa in qualche modo convincerlo. A poco a poco si sta rendendo conto dei suoi sentimenti e i livelli di sopportazione verso Seth stanno calano paurosamente...
Hikary90: Allora, che mi dici di Seth adesso?
Bene, ladies and gentlemen! Arrivederci alla prossima!
YUKI-CHAN



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(«Va bene. » mormorò il piccolo schiavo recuperando una parvenza di autocontrollo. «Va bene perché finalmente sono riuscito a dirlo. Ora mi allontanerai, mi punirai, oppure mi venderai o mi condannerai. Non ha importanza, non mi interessa. Solo, ti prego, non prendermi più in giro, Athem! »)

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Capitolo 12
*** Disperazione ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 12
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




12
DISPERAZIONE


Quella mattina, dopo una buona notte di sonno durante la quale era finalmente riuscito a riposare a dovere, Athem si sentiva decisamente meglio. Fu quindi con rinnovata energia che cominciò a ricevere gli artigiani e gli scalpellini addetti agli scavi della sua tomba nella Valle dei Re. Il capocarpentiere riferì che i lavori avevano subito una brusca interruzione a causa del crollo di una parete calcarea e che erano ripresi leggermente più a est, in un luogo giudicato propizio dai sacerdoti. Athem ascoltò il resoconto annuendo gravemente mentre il suo sguardo vagava sul gruppo di persone in attesa di fare il loro rapporto. Tra loro, in un angolo lontano della sala, si trovava anche Yugi e aveva l’aria di chi avrebbe preferito annegarsi nel Nilo o farsi sbranare dai coccodrilli piuttosto che essere lì. Athem se ne chiese il motivo. Possibile che fosse per lo screzio che avevano avuto due giorni prima? Yugi non era il tipo da portare rancore in quel modo.
Con l’avanzare della mattinata, la folla si smaltì gradualmente finché rimasero solo il giovane sovrano, lo scriba reale, alcune guardie all’ingresso e due schiavi flabellifari con gli ampi ventagli di piume di struzzo. Athem invitò Yugi ad avvicinarsi e dopo essersi inchinato, il ragazzino prese a riferire meccanicamente la fase di progettazione delle iscrizioni e degli affreschi.
«Molto bene. » commentò Athem con un sorriso al termine del resoconto. «Vista la situazione mi chiedevo se fosse il caso di rinforzare il contingente a guardia del sito. Non sappiamo se e quando Bakura di Kul-Elna e i suoi predoni tenteranno un’incursione. Cosa ne pensi?»
Yugi, con gli occhi ridotti a fessure, gli lanciò uno sguardo astioso.
«Il Faraone non ha bisogno dei suggerimenti di questo umile schiavo quando dispone di consiglieri decisamente più… dotati. »
Athem si stupì di quelle parole pronunciate con malcelata ostilità.
«Cosa stai cercando di dirmi? »
«Niente di cui la tua maestà non sia già al corrente. »
Quel discorso stava diventando decisamente assurdo, si disse il giovane, e quell’atteggiamento indisponente di Yugi iniziava a fare presa sui suoi nervi. Che si stesse riferendo ancora ai suoi sospetti su Seth? Tanto valeva provare a verificare se aveva ragione.
«Credo che incaricherò Seth di guidare un distaccamento di guardie sul luogo degli scavi. » disse con studiata noncuranza, poi sbirciò la reazione di Yugi.
Quello che vide nei suoi occhi lo lasciò sconvolto. Nonostante tentasse in tutti i modi di celarla, vi lesse una sofferenza lacerante dietro i lineamenti contratti del viso.
«Certamente. » disse il ragazzino con voce spezzata. «E’ un’ottima idea riporre la tua fiducia in un così devoto e audace condottiero piuttosto che nello stupido schiavo che per dieci anni non ha fatto altro che tentare di stare vicino e aiutare il suo signore! »
Athem si alzò di scatto e batté le mani, congedando con un gesto brusco le guardie e gli schiavi flabellifari. In un attimo la grande sala restò deserta. Il giovane faraone scese dalla predella, prese Yugi per un braccio e lo trascinò in un angolo presso un tavolino su cui si trovavano un’anfora di birra e alcuni boccali decorati. Si piazzò di fronte a lui con le mani sui fianchi e lo squadrò. Nonostante lo stupore stava perdendo la pazienza. Se Yugi aveva qualcosa da dirgli era meglio che lo facesse subito evitando il sarcasmo di fronte alla corte.
«Allora, si può sapere che storia è mai questa? So che posso fidarmi di Seth, è una persona molto leale. Perché sei tanto ostile verso di lui? »
Le labbra di Yugi tremarono, Athem non capì se per la colera o altro, poi il ragazzino esplose.
«MA CERTO, E’ OVVIO CHE TI FIDI! CHIUNQUE SI FIDEREBBE DEL PROPRIO AMANTE! »
Il rumore secco dello schiaffo venne coperto dal fracasso dell’anfora che, urtata nello scatto, si sfracellò sul pavimento spargendo il liquido ambrato sul prezioso mosaico. Yugi sgranò gli occhi e rimase immobile. Athem, rendendosi improvvisamente conto di quello che aveva fatto, abbassò lo sguardo sulla propria mano ornata di anelli d’oro, poi lo rialzò sul ragazzino che aveva iniziato a tremare.
«Va bene. » mormorò il piccolo schiavo recuperando una parvenza di autocontrollo. «Va bene perché finalmente sono riuscito a dirlo. Ora mi allontanerai, mi punirai, oppure mi venderai o mi condannerai. Non ha importanza, non mi interessa. Solo, ti prego, non prendermi più in giro, Athem! »
Nessun titolo onorifico, solo il suo nome pronunciato in tono sprezzante, i pugni stretti tremanti per la rabbia e gli occhi bassi lucidi di lacrime a stento trattenute.
Athem sentì di nuovo montare la collera.
«Vattene! » esclamò alzando la voce. «Ne ho abbastanza! Vattene, non voglio vederti! »
Yugi non se lo fece ripetere due volte, si voltò senza inchinarsi e abbandonò la sala di corsa.

Il cuore gli faceva talmente male che era convinto che sarebbe morto. Ma dopotutto ora che importanza aveva? Non gli era rimasto davvero nulla per cui valeva la pena restare. Era shockato dal fatto che Athem, la persona che fino a quel momento aveva sempre ribadito la volontà di proteggerlo, l’avesse picchiato, ma quello che più lo sconvolgeva era che non avesse minimamente smentito la sua accusa.
Correndo alla cieca per i corridoi labirintici verso il rifugio della propria stanza, Yugi finì per scontrarsi con Mana che giungeva dalla direzione opposta.
«Oh, Yugi! Stavo giusta venendo a cercarti. » esclamò la ragazza con voce squillante. «Accidenti, sempre di corsa. Athem ti fa lavorare troppo. »
Il ragazzino alzò lo sguardo su di lei e in un attimo le sue difese crollarono facendolo miseramente scoppiare in un pianto dirotto.
«Ah… Yu… ma… Ho detto qualcosa di sbagliato? » balbettò Mana spiazzata.
Quando Yugi scosse la testa tentando inutilmente di asciugarsi gli occhi, la vide aggrottare le sopracciglia.
«E’ Athem, vero? Cos’ha combinato di nuovo? »
Gli circondò maternamente le spalle con un braccio e lo guidò verso le proprie stanze. Parlare dove anche i muri avevano orecchie e lingue per spettegolare non era prudente. Quando si rese conto dello stato di disperazione in cui si trovava l’amico e della sua guancia arrossata, subito richiamò due ancelle.
«Tu, portaci qualcosa da bere e tu recati subito dalla maestra Isis. Chiedile qualcosa per curare gli ematomi. » ordinò, poi tornò a rivolgere la propria attenzione a Yugi. «Te la senti di raccontarmi cos’è successo? »
Il ragazzino continuava a piangere e quando aprì bocca per tentare di parlare, fu costretto a richiuderla subito con una mano e prese tossire.
«Ho la nausea…» ansimò.
«Calmati. Respira. » disse Mana accarezzandogli delicatamente la schiena e quando la prima ancella tornò, gli porse una coppa d’acqua fresca.
Quando finalmente Yugi si calmò un poco, riuscì a raccontarle il diverbio con Athem, le sue accuse e la reazione del Faraone. Man mano che procedeva vedeva l’espressione di Mana oscurarsi sempre di più.
«Io… credo che i miei giorni a palazzo siano finiti, » terminò. «ma me lo sono meritato. Ho insultato il Faraone, rimanere in vita sarebbe già una benedizione degli dei…»
Mana scostò le ciocche bionde che gli sfioravano la guancia su cui si stavano definendo due macchie violacee.
«Ti ha picchiato con la mano su cui porta gli anelli, quell’idiota…» commentò prendendo il vasetto di unguento che aveva mandato Isis.
Mentre lo spalmava continuava a borbottare tra sé.
«Come si fa?! Io mi chiedo come si fa! Il peso della Corona Doppia deve avergli dato alla testa! Ah, ma quando avrò finito con lui non si ricorderà nemmeno da che parte si infila! »
«Mana, no, ti prego! » esclamò Yugi interrompendola. «Non devi fare niente. Non è stata colpa di Athem, io sono stato molto offensivo e meritavo una punizione. » L’irritazione sul viso della ragazza svanì lasciando il posto a un’espressione più dolce.
«Mi chiedo come fai. Ti ha trascurato, ti ha maltrattato e non ha rispettato neanche una delle promesse che ti ha fatto, eppure ancora lo difendi. » disse guardandolo dritto negli occhi. «Altro che cotta, sei proprio innamorato. »
Al suono di quella parola, Yugi sentì il peso che aveva nel petto sciogliersi in uno strano calore e le lacrime salirgli di nuovo agli occhi.
«E’ vero…» singhiozzò. «ma lui… ama… un’altra persona. Tutto il resto… è stato solo un gioco…»
Mana lo abbracciò stretto e per un attimo a Yugi sembrò di trovarsi tra le braccia di sua madre. Era un contatto rassicurante che infondeva calore e affetto.
«Sono sicura che Athem certe cose non le fa per gioco. » gli sussurrò all’orecchio tra i capelli scuri, poi si allontanò e lo fissò intensamente.
«Hai l’aria stravolta, è il caso che per oggi lasci perdere il lavoro. » disse. «Hai fame? Ormai mezzogiorno è passato da un pezzo. »
Yugi scosse la testa lentamente. Si sentiva ancora lo stomaco sottosopra ed era sicuro che non sarebbe riuscito a mandare giù neanche un boccone.
«Va bene, » continuò Mana. «però riposati almeno un po’. »
Gli indicò una porta sul lato destro della stanza.
«Lì nessuno ti disturberà. Sdraiati e magari dormi un po’ se ci riesci. Ci penserò io a svegliarti. »
Sorrise e in quel momento Yugi le fu immensamente grato. Se non l’avesse incontrata non era certo che non avrebbe compiuto nessuna sciocchezza. Annuì tentando inutilmente di ricambiare il sorriso e si avviò verso la camera.
Era un ambiente piccolo e accogliente, arredato solamente con un letto, alcuni tavolini e un paio di bracieri da cui si diffondeva un dolce profumo di incenso. Le pareti erano sobriamente dipinte con motivi naturalistici e lungo il perimetro del soffitto correva una decorazione a fiori di loto. Le tende leggere erano tirate a coprire la finestra, lasciando la stanza immersa in una piacevole penombra. Yugi si azzardò a stendersi sul letto, respirando il profumo fiorito delle lenzuola. Non appena chiuse gli occhi però, l’immagine di Athem abbracciato a Seth tornò prepotentemente alla sua memoria provocandogli nuovo dolore. Si rannicchiò su sé stesso tentando con tutte le sue forze di scacciarlo. Respirò a fondo la fragranza rilassante dell’incenso e distese lentamente i muscoli, lasciandosi andare alla deriva tra pensieri e ricordi. Quando una mano si posò sulla sua spalla e lo scosse leggermente, aprì gli occhi e si rese conto di essersi, chissà quando, addormentato. Si sentiva la mente confusa e tutto quello che era successo gli appariva come un brutto sogno nonostante gli occhi ancora gonfi e arrossati dal pianto. Il sole, fuori dalla finestra ancora coperta, stava tramontando lasciando ombre infuocate nella stanza.
Alzando lo sguardo, Yugi vide che era stata Mana a svegliarlo e stava per ringraziarla quando notò la sua espressione tesa e la grossa ombra alle sue spalle. Questa si fece avanti e si rivelò essere Aton. Aveva a sua volte un’aria molto addolorata che mise Yugi sull’avviso. Prima che riuscisse a chiedere cosa fosse successo, il capo della servitù parlò.
«E’ ora di andare. Mi dispiace, Yugi. Credimi, mi dispiace davvero. »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ok, mi sa che ormai l’odio per Seth è ufficiale! L’ho sempre detto io che certa gente le mani dovrebbe tenerle in tasca! Queste poi sono le conseguenze. Invece di chiarire hanno incasinato le cose ancora di più, così ad Athem toccherà anche andare a recuperare Yugi (non vi dico da dove, ah, ah! :-p)! Vedrete!
Selly: Stiamo entrando nella fase finale della storia, quindi mi raccomando, non perderti capitoli! Se Yugi ti ha fatto pena nello scorso, non oso immaginare in questo. Mentre scrivevo, io per prima detestavo Athem per la sua impulsività... Tienimi aggiornata sull'evoluzione del piano anti-Aknadin! ^_^
Francesca Akira89: Credevi che Yugi chiarisse, eh? E invece sempre peggio! Ih, ih! Sono sadica! Per far tornare le cose a posto bisogna aspettare ancora un pochino... ^_^
sesshoyue: Ehm... mi sa che Yugi ti angoscerà ancora un po'... Porta pazienza. Comunque grazie per i complimenti!
Hikary90: Seth, poveretto, non fa niente di male. Sono questi due storditi che combinano casini da soli! Ma prima o poi si chiariranno, abbi fede! ^_^
lunachan62: Lo so che questo capitolo ti ha un po' angosciato, ma pensa al dopo che ti passa, ok? Tipo LA scena etc... ^_______________^
Carlos Olivera: Sono contenta che la storia ti stia piacendo e sapendo cosa pensi di Mana, posso dirti che non hai niente di cui preoccuparti! ^_^ Comunque Mana piace un sacco anche a me, non la tratterei mai male!
A presto, ciao a tutti!
YUKI-CHAN



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(«Tu sei mai stato innamorato, Mahad? » )

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Capitolo 13
*** Presa di coscienza ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 13
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




13
PRESA DI COSCIENZA


Quella che era iniziata come una giornata relativamente positiva, si era presto trasformata in una delle peggiori della sua vita. Quando le guardie avevano fatto irruzione nella sala delle udienze attirate dal rumore della brocca rotta e dalle sue urla, Athem le aveva scacciate in malo modo alzando di nuovo la voce. Subito dopo si era ritirato nella sua stanza sentendosi irritato con sé stesso come un bambino capriccioso che aveva appena fatto una scenata. Non riusciva a capacitarsi di come Yugi avesse potuto accusarlo di aver preso Seth come amante e ancora meno della propria reazione. Non era mai stato violento con Yugi, non se l’era mai nemmeno sognato, eppure quando lo aveva sentito parlare così aveva perso la testa. Possibile che la persona a cui teneva di più al mondo lo capisse così poco?
In quel momento uno schiavo si affacciò timidamente alla porta annunciando l’arrivo di Mahad. Quando l’incantatore fece il suo ingresso, lo trovò accomodato sulla sedia dorata in un angolo della stanza che picchiettava nervoso con le dita su un bracciolo intarsiato di pietre dure e pasta vitrea colorata.
«Ero preoccupato, altezza. » esordì. «Ho saputo che ci sono stati dei disordini durante l’udienza. »
Athem sospirò.
«Niente di così allarmante. » disse. «Ho solo… diciamo che ho perso la pazienza. »
Mahad accennò un sorriso che lo fece apparire meno severo del solito.
«Immaginavo che si trattasse di qualcosa del genere. Le guardie sono uscite dalla sala a gambe levate. »
Si interruppe per un attimo poi riprese e Athem lesse sul suo volto un altro genere di preoccupazione.
«Se posso permettermi, sei pallido, altezza. Ti senti di nuovo poco bene? »
«Sto male, sì, ma non nel senso che intendi tu. » mormorò Athem abbandonandosi contro lo schienale della sedia e chiudendo gli occhi. «Sono felice che tu sia venuto, sentivo il bisogno di parlare con qualcuno e vorrei chiederti un consiglio. »
Mahad si inchinò leggermente.
«Sai che sono sempre a tua disposizione. »
«Il fatto è che ultimamente ho l’impressione che le cose vadano sempre peggio e non so come reagire ai sentimenti che provo. »
Era difficile e imbarazzante confidarsi in quel modo, ma Mahad era sempre stato una sorta di fratello maggiore. A peggiorare le cose si aggiungeva il fatto che il giovane guardiano, pur senza incrociare il suo sguardo, lo scrutasse con espressione perplessa e interrogativa.
«Tu sei mai stato innamorato? » chiese Athem tutto d’un fiato.
Ebbe la soddisfazione di vedere Mahad arrossire leggermente.
«Io… sai che sono totalmente devoto alla corona. » tergiversò.
«Lo so, ma questo non c’entra. Pensi che non abbia visto la schiava che frequentava assiduamente la tua tenda durante la guerra in Siria? Oppure il modo in cui ti guarda Isis e come tu ricambi questi sguardi? »
A sentir nominare Isis, Athem avrebbe potuto giurare di averlo visto arrossire di nuovo.
«Quello che volevo dire è… insomma… si è innamorati quando si pensa in continuazione a una persona? Quando ci si alza al mattino sperando ardentemente di riuscire a vederla e si va a letto la sera delusi giurando e spergiurando a sé stessi che il giorno dopo sarà diverso? Quando si perde il controllo in modo sproporzionato alla situazione se questa persona è coinvolta? »
Aveva parlato a raffica sicuro che se si fosse interrotto non sarebbe riuscito continuare. Man mano che procedeva lo sguardo di Mahad si era addolcito.
«Provi tutto questo, mio Faraone? » chiese.
«E’ così. Non ce la faccio più a stare lontano da Yugi! » esclamò Athem sorprendendosi per primo di quella brusca sincerità.
Se si aspettava una reazione scandalizzata, inorridita o in qualche modo negativa, il giovane Faraone rimase deluso. Infatti Mahad si limitò a sorridergli condiscendente, proprio come un fratello maggiore nei confronti del minore.
Athem continuò rassicurato.
«E’ anche successo che… prima che partissimo per la Siria, quella sera in barca… io l’ho baciato… e poco dopo la morte di mio padre…»
A quel punto non riuscì più a proseguire e distolse lo sguardo. L’espressione sul volto di Mahad iniziava a farsi perplessa.
«Altezza, ti ricordo che Yugi in fondo è solo uno schiavo…»
«Non osare chiamarlo schiavo! » scattò Athem istintivamente prima di rendersi conto del tono che aveva assunto.
«Chiedo perdono, Divino. » mormorò Mahad mortificato.
Athem sospirò e si lasciò ricadere contro lo schienale della sontuosa sedia dorata.
«Ecco, hai visto? L’ho fatto di nuovo. Tu credi… che io sia davvero… i… innamorato…? »
Si sentiva le guance scottare e aveva l’orribile presentimento di essere arrossito furiosamente. Nonostante i disperati tentativi di darsi un contegno regale come conveniva alla sua posizione, non riusciva in nessun modo a staccare gli occhi dal pavimento. Ora sicuramente Mahad l’avrebbe giudicato stupido e infantile.
Quando parlò, la voce dell’incantatore era invece calma e carica d’affetto.
«Questo solo tu puoi saperlo, ma temo che i sintomi siano facilmente riconoscibili. In questa battaglia non esiste una strategia, puoi procedere come più ritieni opportuno. Nessuno oserà contestare la condotta di un sovrano che segue il suo cuore. »
Athem tornò a respirare e stava per abbandonarsi a un sorriso sollevato quando gli tornarono in mente gli avvenimenti di quella mattina.
«L’ho picchiato…» mormorò coprendosi la bocca con una mano.
Mahad gli lanciò uno sguardo stupito.
«Stamattina è stato l’ultimo a cui ho concesso udienza, aveva un atteggiamento molto strano, provocatorio direi. Mi ha fatto innervosire. Poi ha insinuato che Seth fosse… cioè, che avessimo un rapporto più… intimo del dovuto…»
Athem si alzò e prese a camminare nervosamente su e giù per la stanza con la testa tra le mani.
«Non lo so! Non ho capito più niente! Gli ho dato uno schiaffo e gli ho urlato che non volevo vederlo. Sono uno stupido, che Iside mi protegga! »
«Altezza, calmati…» tentò di blandirlo inutilmente Mahad.
«Perché non può essere tutto come prima? Non vedo l’ora di incontrarlo e quando finalmente ci riesco, litighiamo! Sono davvero senza speranza! »
Finalmente Mahad riuscì a interrompere l’andirivieni e il fiume di parole che stava rasentando l’isteria, piazzandosi davanti ad Athem e bloccandolo.
«Sono sicuro che ti stai preoccupando eccessivamente, mio signore. » disse. «Yugi non è il tipo di persona da portare rancore. Sono certo che quando lo rivedrai domani, riuscirai a chiarire la situazione. »
Athem sospirò prima di battere le mani per richiamare le schiave che lo avrebbero aiutato a prepararsi per la cerimonia che lo attendeva.
«Spero tanto che tu abbia ragione…»

L’indomani, dopo i riti del mattino, rispettando le disposizioni di Isis che gli aveva consigliato di non strapazzarsi troppo, Athem decise di concedersi una partita a senet per rilassarsi in vista dei consueti numerosi impegni della giornata. Come il bao, era uno dei giochi da tavolo in cui eccelleva. Da bambino aveva spesso sfidato Yugi, Mana e Mahad uscendone sempre vincitore e guadagnandosi dai due amici il soprannome scherzoso di “Re dei Giochi”. Ora però di fronte a lui oltre la scacchiera rettangolare sedeva Seth, a sua volta eccellente giocatore. Non era stato Athem a chiamarlo, ma il giovane guardiano a presentarsi inaspettatamente per riferire un’importante scoperta in cui si era imbattuto durante la ricerca in città con Shada.
«Quella ragazza possiede un potere inimmaginabile. » stava dicendo in quel momento. «Sono quasi certo che si tratti della stessa che salvai anni fa dai banditi e che successivamente mi salvò a sua volta quando questi incendiarono il mio villaggio. »
Athem annuì spostando una pedina sulla scacchiera tentando di concentrarsi sul gioco e sui discorsi del guardiano senza che la sua mente volasse inesorabilmente altrove.
«Quella ragazza, Kisara è il suo nome, ha in sé lo spirito del grande Drago Bianco, eppure non ha sfruttato il suo potere per difendersi dai cittadini che la stavano maltrattando. » continuò Seth. «Temo possa essere pericoloso lasciarla senza controllo. »
Dal tono di voce era chiaro che Seth non considerava la fanciulla un semplice ricordo d’infanzia e stava chiedendo di non coinvolgerla nel conflitto imminente.
«I tuoi timori sono fondati. » disse Athem. «Ti incarico personalmente della sua protezione, fai in modo che il suo potere non cada nelle mani di chi può costringerla ad agire contro la sua volontà. »
Lo sguardo di Seth si illuminò e il giovane si alzò di scatto per poi inchinarsi profondamente.
«Ti ringrazio, mio signore! Ti ringrazio dal profondo del cuore! »
Athem abbozzò un sorriso mentre i suoi pensieri si disperdevano su immagini che non avevano niente a che fare né con la partita di senet né tantomeno con la ragazza del Drago Bianco. Anche lui avrebbe voluto proteggere la persona che gli era cara, possibile che fosse così difficile?
Lo schianto di una porta che sbatteva lo strappò dai suoi pensieri e un piccolo ciclone piombò nella stanza in una nuvola di capelli scuri e veli bianchi.
«ATHEM! »
Quello strillo era inconfondibile. Il ragazzo schizzò in piedi.
«Mana! Cosa suc…»
«Cos’hai fatto?! Ti rendi minimamente conto delle conseguenze delle tue azioni o sei talmente assorto nelle tue grandi opere da non vedere nemmeno quello che ti sta attorno?! »
«M-Mana, come hai fatto a entrare? » balbettò Athem abbassando gli occhi sulla scacchiera che la ragazza aveva miseramente rovesciato spargendo ovunque le pedine.
«Sono un’incantatrice, ho addormentato le guardie! Comunque non cambiare discorso, non mi hai risposto! »
Evidentemente infastidito, Seth tentò di arginare l’irruenza della ragazza.
«Come osi rivolgerti in questo modo irrispettoso al nostro Faraone? »
«Oh, tu sta’ zitto, pietra dello scandalo! Sei l’ultima persona al mondo che ha il diritto di zittirmi visto che è tutta colpa tua! » gli si rivoltò contro Mana.
Seth si irrigidì assumendo un’espressione offesa, la perfetta immagine dell’orgoglio oltraggiato.
A quel punto Athem cominciò a capire qual’era il motivo della sfuriata e con un gesto congedò il guardiano.
«Lasciaci. Non ti preoccupare, è tutto sotto controllo. » disse. «Ah, chiama Mahad e digli di svegliare le guardie. »
Poi tornò a rivolgersi a Mana, ma non riuscì però nemmeno ad aprire bocca perché la ragazza ricominciò subito a parlare. «Come puoi comportarti in questo modo? Sto parlando di Yugi! Lo fai soffrire tantissimo. Pensavo che gli volessi bene, che ti piacesse, invece lo fai sempre piangere! Capisco che tu sia impegnato, ma dopo l’incoronazione non hai più avuto una parola o un gesto d’affetto per lui e ti ha addirittura salvato la vita! Dovresti vergognarti per quello che hai fatto!»
Ad ogni parola Athem aveva abbassato sempre di più gli occhi sentendosi un essere spregevole.
«Io sono considerata da tutti una ragazzina sciocca e frivola, » continuò Mana con voce più tranquilla. «però una cosa la so bene: non bisogna mai lasciare la mano di chi ci è caro. Mai. Perché non sappiamo cosa potrebbe succedere. Sappi che se Yugi non tornerà sano e salvo, non te lo perdonerò! »
Athem rialzò lo sguardo.
«Non ti sembra di esagerare un po’? E’ vero, mi sono comportato in modo orribile e crudele, ma in fondo si è trattato solo di uno schiaffo. E poi da dove dovrebbe tornare? »
Mana sembrava stupita e piuttosto sconcertata.
«Cosa stai dicendo? Come se non fossi stato tu a ordinare di venderlo! »
A quelle parole Athem si sentì mancare.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Buonasera a tutti!
Allora, cosa ne dite della mia Mana? Non è una grande? Finalmente qualcuno che le canta ad Athem! Il prossimo capitolo sarà sweet sweet, promesso. Così almeno il piccolo Yugino non dovrà patire di peggio di quello che sta già passando! ^_^
Hikary90: Sì, Yugi deve essere decisamente forte, ma ancora per poco. ^_^ Allora, che mi dici di Mana, adesso?
Selly: Athem la sconta tutta la sua imbecillità, questa volta sta rischiando grosso e se ne rende conto proprio alla fine di questo capitolo. Mana... bhè, se la consideravi un mito prima adesso la adorerai! Mentre scrivevo facevo la hola! ^O^ Comunque io non odio assolutamente Seth, anzi! Mi piaciucchia sia lui, sia Seto, che mi fa letteralmente morire del ridere certe volte! Infatti l'ho infilato in tutte e due le altre mie fic su Yu-Gi-Oh! e in diverse shot della raccolta "Sugar & Spice".
egittofona: Eri in Cina??O_O Urca, che viaggetto!! Bhè, visto che sorpresina al ritorno?^_^ Immaginavo che si notasse abbastanza che ho letto Wilbur, per certi spunti l'ho usato un po' come una fonte storica... Per farmi autografare l'ultimo romanzo sono scappata dalla fiera del libro di Torino fino al museo egizio dove c'era l'ultimo giorno della conferenza! Non ti dico l'emozione! ^///^ Ah, che bello incontrare un'altra Fullmetal-lover!! La nuova fic è circa a metà, spero di riuscire a completarla presto e tantissime grazie per i complimenti! Mi fanno un grandissimo piacere! Un bacio!
Akemichan: Non preoccuparti se non hai recensito lo scorso capitolo, l'importante è che ti sia piaciuto! ^_^ Che ne dici di Mana, adesso? E' un po' più IC? Io ce la vedo troppo che strilla contro Athem e zittisce uno bacchettone come Seth! Davvero c'erano tre "non" vicini? Oh, mamma, le mie acrobazie sintattiche! Non me ne sono proprio accorta, chiedo scusa! Un bacio!
Francesca Akira89: Eeeeeehh... visto che fine ha fatto Yugino? E adesso? Sì, in effetti Athem era un po' partito, ma si riprenderà! ^_^
lunachan62: Sì, lo so che lo scorso capitolo era davvero triste, ma consolati pensando che da qui in poi è tutto in discesa per i nostri cuccioli! ^_^
Anche per quasta volta è tutto, gente!
Alla prossima!
YUKI-CHAN



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«Divina Hathor, se mai mi sarà data la possibilità di tornare al fianco del mio Faraone, giuro che non intralcerò mai più i suoi desideri. Sacrifico a te i miei sentimenti, questo è il mio voto. Proteggilo tu al mio posto. »

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Capitolo 14
*** La forza di un voto ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 14
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




14
LA FORZA DI UN VOTO


Dall’alto del palco di legno, Yugi scrutava la folla con sguardo smarrito mentre il banditore lo trascinava al centro della scena per mostrarlo meglio al pubblico di potenziali acquirenti. Gli aveva legato i polsi con una corda nonostante non fosse necessario e ora stava declamando a gran voce le sue qualità nel tentativo di alzare il prezzo.
Molto intelligente, ex scriba reale, molto abile nella progettazione di iscrizioni e affreschi, giovane, di bella presenza, fedele e discreto…
Quelle parole gli ronzavano in testa senza che riuscisse ad afferrarne il significato. Era la prima volta che vedeva un mercato degli schiavi e tutta la sua concentrazione era necessaria per evitare di crollare in ginocchio e scoppiare in un pianto disperato. Si era reso conto di quanto fino a quel momento la sua vita fosse stata privilegiata: aveva vissuto in un palazzo a stretto contatto con la più alta nobiltà che trattava con confidenza fin da quando era bambino, gli era stata data un’educazione e affidati incarichi importanti. Era stato addirittura insignito dell’Oro del Valore quando fuori da quelle mura dorate gli schiavi erano considerati poco più che oggetti. Nonostante tutto questo, non riconoscendo l’immensa fortuna che gli era capitata, aveva insultato il Faraone con una stupida scenata di gelosia, perché di quello si era trattato, ora poteva anche ammetterlo. Se si trovava in quell’orribile situazione doveva biasimare solo sé stesso. Eppure, anche in quel momento, a dispetto della rabbia, dei sensi di colpa e della disperazione, desiderava ancora vedere Athem.
Mentre il banditore lo strattonava da una parte all’altra del palco e le grida degli offerenti lo stordivano, chiuse gli occhi e tentò di estraniarsi da tutto quel caos.
«Divina Hathor, se mai mi sarà data la possibilità di tornare al fianco del mio Faraone, giuro che non intralcerò mai più i suoi desideri. Sacrifico a te i miei sentimenti, questo è il mio voto. Proteggilo tu al mio posto. »
Quasi non si accorse che le urla della gente si erano acquietate e dello scalpiccio di un cavallo che si avvicinava. Quando si azzardò ad aprire gli occhi ebbe la certezza che quella che aveva davanti fosse una visione. Tra due ali di folla prostrata ai suoi piedi, avanzava un giovane su un cavallo bianco. Tutto in lui era candido e luminoso, la perfetta incarnazione della divinità. Yugi si sentì scoppiare il cuore nell’incrociare lo sguardo ametista di Athem e subito abbassò gli occhi, incapace di ipotizzare il motivo della sua presenza in quel luogo e già grato anche solo per il fatto di averlo rivisto.
«Fermati! » esclamò il giovane Faraone smontando e raggiungendo il palco con un balzo.
Solo quando gli fu accanto, Yugi si rese conto che in realtà non portava nessun gioiello a parte la consueta tiara alata. Aveva i capelli scomposti e respirava affannosamente come se si fosse precipitato lì di corsa.
«Stai mettendo all’asta illegalmente una merce preziosa senza il consenso del proprietario! » continuò Athem accusando il banditore incredulo che sembrava incerto tra l’implorare pietà e il darsela a gambe.
Inaspettatamente circondò Yugi con le braccia strappandolo alla stretta dell’uomo.
«Lui è mio! »
A quelle parole, nonostante tutti i buoni propositi, Yugi arrossì fino alla punta delle orecchie. Athem era sceso fino al mercato a prenderlo perché non voleva che lo vendessero e ci era andato personalmente e senza scorta, cosa inconcepibile per un re. Tutto solo per lui. Anche se si era comportato malissimo nei suoi confronti. Sembrava un sogno.
«Ma… ma… divina maestà…» tentò di obiettare debolmente il banditore. «Certo, divina maestà. Come desideri e ordini. »
Athem gli voltò le spalle ignorandolo.
«Non sia mai che mi rifiuti di pagare. Recati alla tesoreria reale e riceverai come compenso più di quanto possa darti il migliore dei tuoi clienti. »
Detto questo estrasse dalla cintura il pugnale da cerimonia ingemmato, sottile ma affilatissimo, e tagliò le corde che stringevano i polsi di Yugi. Dopodiché scese dal palco, lo issò sul cavallo e vi salì a sua volta, per poi spronarlo verso l’uscita della piazza.
Il ragazzino era senza parole, completamente disorientato da un gesto che un tempo avrebbe interpretato come una commovente dimostrazione d’affetto ma che ora gli appariva inspiegabile. Forse era vero che Athem ci teneva a lui, anche solo un poco. Mentre il cavallo procedeva spedito, stringeva tra le mani i lembi della sua veste candida e respirava l’inebriante profumo della sua pelle tentando di non pensare a ipotesi che gli avrebbero fatto solo del male. Sapeva di Kyphi, il profumo degli dei…
Si fermarono prima di raggiungere il portone del palazzo, in un angolo appartato all’ombra delle mura. Athem smontò, barcollò per un attimo e si appoggiò al fianco dell’animale. Yugi gli fu subito vicino, allarmato e sollecito, come se tra loro non fosse successo nulla.
«Cosa succede? Stai male? »
«Non è niente, stai tranquillo. » rispose Athem riprendendosi e sorridendo. «Solo un piccolo capogiro. Ogni tanto mi succede quando dormo male e poi stamattina non ho ancora mangiato niente. »
«Ogni tanto? Vuoi dire che ti è già successo? »
Yugi iniziava a preoccuparsi sul serio, dimenticandosi della situazione che si era appena lasciato alle spalle. Se Athem stava male, ogni altro problema finiva inesorabilmente in secondo piano.
«Solo una volta, tre giorni fa durante un’udienza. » rispose il giovane in tono tranquillo. «Per fortuna ero a colloquio privato con Seth e mi ha soccorso. Pensa che figura se fossi cascato per terra davanti a tutta la corte! »
Athem rise ma Yugi si sentì sprofondare. Tre giorni fa, a colloquio con Seth… Lo stesso giorno in cui aveva inavvertitamente spiato quella scena straziante che aveva, con molta probabilità, clamorosamente frainteso. Ripensando alle conseguenze di quel fraintendimento, se avesse avuto una pala si sarebbe volentieri scavato una fossa sul posto e vi si sarebbe seppellito per la vergogna. Si lasciò cadere in ginocchio ai piedi di Athem.
«Ti chiedo perdono, altezza. » mormorò tenendo lo sguardo basso. «Il mio comportamento è stato inqualificabile. Sono stato ingiusto e offensivo, pessimo sotto tutti i punti di vista, sia come consigliere che come… amico. »
Sentì le mani di Athem posarsi sulle sue spalle.
«Alzati, sai che non voglio che ti inginocchi davanti a me. » disse il giovane Faraone. «Inoltre è stata anche colpa mia, ho perso la pazienza troppo facilmente e le mie parole sono state male interpretate. Voglio che tu sappia che non ho mai ordinato di venderti e non è mai stata mia intenzione farlo. Qualche testa cadrà per questo! Di sicuro Aton ha visto il suo ultimo giorno a palazzo! »
Yugi schizzò in piedi.
«No! Non farlo, ti prego! Non punirlo! Aton era molto dispiaciuto, te l’assicuro, l’ha fatto solo perché era convinto che fosse un tuo ordine. Voleva compiacerti e…» Il sollievo provato per le parole appena udite gli impedì di continuare. Athem non aveva mai voluto allontanarlo e non gli portava rancore. Era meraviglioso!
Le dita di Athem scostarono una ciocca bionda e indugiarono sulla sua guancia sfiorando i lividi che ancora vi spiccavano.
«Sempre a preoccuparti per gli altri. Tu piuttosto, stai bene? Non ti hanno fatto del male, vero? »
«No! » rispose subito Yugi. «Questo è… ehm…»
«E’ stata colpa mia, lo so. Ti chiedo scusa. »
Era incredibile. Athem, il Faraone, la divina Luce d’Egitto, stava chiedendo scusa a lui, un umile schiavo. Mahad lo aveva istruito per bene a non chiedere mai perdono, era deleterio per l’immagine del re, per questo non l’aveva più sentito pronunciare quelle parole. Lo stesso Athem era arrossito leggermente dicendole e aveva appoggiato la fronte contro la sua. Yugi sentiva l’oro della tiara scaldato dal sole a contatto con la pelle e il respiro di Athem vicino alle labbra. Troppo vicino. Si sentì avvampare.
«Ho avuto paura, sai? Di averti perso per davvero, questa volta. Hai la mia parola che non ti accadrà mai più niente del genere. » lo udì mormorare. «Da oggi in poi starai sempre al mio fianco. Ho imparato la lezione, non lascerò più la mano di chi mi è caro. »
Yugi chiuse gli occhi, in attesa non sapeva bene nemmeno lui di cosa.
«Altezza! »
La voce di Mahad riecheggiò nella quiete della strada e Yugi si allontanò di scatto quando lo vide sopraggiungere in compagnia di Seth.
«Mio signore, va tutto bene? » esclamò il sacerdote guerriero. «Eravamo in ansia, sei uscito senza preavviso e senza scorta! »
Athem non si scompose minimamente.
«E’ tutto a posto, Seth, non ti devi preoccupare. Ho recuperato ciò che mi premeva e stavo giusto rientrando. »
Mahad, che alla vista del Faraone in compagnia di Yugi si era bloccato, parlò a sua volta.
«Gioiamo nel vedere che sei riuscito nel tuo intento. Ora, se non hai bisogno di noi, ci congederemmo. Suppongo si occupi lo scriba reale di scortarti a palazzo. »
Seth scoccò al compagno un’occhiata di protesta.
«Ma…»
«Se li facciamo attendere troppo, i sacerdoti di Amon si seccheranno e Shimon non riuscirà più a trattenerli. » continuò serafico Mahad.
«Ma…»
«Seth, perdonami se te lo faccio notare, ma ritengo che non sia prudente lasciare sola tanto a lungo la ragazza che hai portato a palazzo. »
Quella strana argomentazione sembrò finalmente convincerlo e dopo essersi inchinato velocemente, Seth si allontanò di gran carriera seguito da Mahad.
Yugi avrebbe potuto giurare di aver visto sul volto dell’incantatore un sorriso complice, ma non ebbe il tempo di pensarci perché Athem parlò di nuovo.
«Più tardi dovrò ricordarmi di ringraziare Mahad. »
«A chi alludeva quando ha parlato di una ragazza che non deve essere lasciata sola? » chiese Yugi curioso.
«Si tratta della persona che Seth cercava da tempo. Ora l’ha trovata e si occupa della sua protezione.» rispose Athem.
Così dicendo lo circondò con le braccia e lo strinse a sé.
«Non devi preoccuparti di lui. » gli sussurrò a un orecchio. «In nessun senso…»
Yugi arrossì di nuovo, ma quando Athem gli sollevò il viso verso il proprio, distolse lo sguardo e si sciolse dall’abbraccio.
«Si sta facendo tardi e hai già trascurato abbastanza i tuoi impegni per me. » disse. «Ti suggerisco di rientrare prima che i sacerdoti di Amon si secchino per davvero. »
Athem assunse un’espressione contrariata, ma prese le redini del cavallo e lo guidò verso l’ingresso del palazzo senza dire una parola. Yugi lo seguì a testa bassa. Quando, per una frazione di secondo, aveva incrociato lo sguardo del giovane, era prepotentemente tornata alle sua memoria la preghiera che aveva rivolto ad Hathor dal palco del mercato degli schiavi. Aveva espresso un desiderio ed era stato esaudito, ora era il suo momento di rispettare il voto fatto alla divinità. Sacrificando i suoi sentimenti aveva ottenuto la possibilità di rivedere Athem, ora anche stando al suo fianco, non poteva permettersi di essere altro che un fedele servitore.
Non appena varcò il portone, Mana, che evidentemente era rimasta lì in attesa, gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo.
«Yugi! Oh, meno male! Ero così preoccupata! » esclamò.
Vedendo poi che il Faraone li precedeva, lo prese da parte e gli sussurrò: «Ho offerto un sacrificio ad Hathor, dea dell’amore, e a Toth, protettore degli scribi. Le divinità ti sono propizie, Yugi, e Athem è corso a salvarti. Manca un passo alla realizzazione del tuo sogno! »
Yugi si limitò ad annuire con un sospiro.
«Sì, le divinità mi sono proprio propizie…»


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
- 3 CAPITOLI!!! Mamma mia, manca pochissimo!
Finalmente Athem si è dato una svegliata ed è andato a recuperare Yugino, peccato che adesso ci sia un nuovo “problemino” da risolvere, ma non disperate! In un modo o nell'altro le cose si appianeranno. Intanto nel prossimo capitolo vi annuncio che ci sarà un GRANDE ritorno! Accorrete numerosi!! *^o^*
lunachan62: Adesso che i nostri amici sono di nuovo insieme basta aspettare l'happy end, sempre se non conti il buon vecchio Bakura ovviamente! ^_^
Hikary90: Grazie, sei troppo gentile! Sono davvero contenta che la storia ti piaccia tanto!
Selly: Pensa che io quella scena me la immaginavo in animazione e la faccia di Seth era quelcosa di spettacolare! ^_^ Come hai visto, non c'è da preoccuparsi per Yugino, Athemuccio l'ha recuperato!
Francesca Akira89: Bhè, Athem l'ha acchiappato in tempo, contenta? Non odiarmi... ^_^ Nelle intenzioni di Yugi il sacrificio dei sentimenti non è per niente simbolico, ha ottenuto quello che voleva e questa è la sua offerta alla divinità. Ma non disperare...
Akemichan: Esatto, l'episodio di cui ti parlavo era proprio questo, anche perchè mi sa che gli egizi i mercati degli schiavi non li avevano... mmmhh... ho spaziato un po'. Non hai preso lucciole per lanterne, quello era proprio un accenno alla storia di Seth e Kisara. Un altro è proprio in questo capitolo. Ti è piaciuto lo scambio di battute con Mahad? Un bacio!
egittofona: Spero che tu riesca a leggere almeno questo capitolo prima di partire! E... no, questa volta Aknadin non c'entrava, sorry! Il guaio l'ha combinato Athem e lui fortunatamente l'ha risolto! Grazie mille dei complimenti, sono contentissima! Un bacio!
masayachan: I tuoi disegni mi piacciono tantissimo, lo sai, e rendono più che giustizia alla storia! Non buttarti giù perchè sei bravissima e ricordati che se questa storia esiste e soprattutto merito tuo! Un bacio grande!
Well, anche per questa volta è tutto! A presto!
YUKI-CHAN



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(Proprio sopra la sua testa il metallo urtò violentemente contro il metallo e la voce di Athem gridò: «Maledetto Bakura! »)

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Capitolo 15
*** Visita alle grandi opere ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 15
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




15
VISITA ALLE GRANDI OPERE


Visita alle grandi opere. A quelle parole di Mahad, Athem si sentì sprofondare. Erano passati solo pochi giorni da quando aveva riportato a casa Yugi e stava tentando di trascorrere più tempo possibile con lui, nonostante lo strano comportamento del ragazzino. All’inizio aveva pensato che fosse semplicemente preoccupato per le ripercussioni di quello che era successo, per questo aveva convocato subito Aton. La questione si era risolta molto semplicemente quando aveva sottolineato che dovevano essere eseguiti solo ordini espliciti e che non voleva essere “compiaciuto” se non dietro sua espressa richiesta. Oltre a quella sorta di ramanzina, Aton poteva ritenersi fortunato a non essere allontanato dal palazzo, motivo per il quale il capo della servitù si inchinò e lo ringraziò per la sua magnanimità finché Athem non gli ordinò chiaramente di andarsene. Neanche questo però era servito a far ritornare Yugi quello di prima. Non che il ragazzino si comportasse male, anzi sembrava davvero felice di stare finalmente in sua compagnia, ma era inspiegabilmente freddo come se avesse eretto un sottile muro di vetro tra di loro. Inoltre i suoi occhi ametista riflettevano sempre un fondo di tristezza abilmente celata dietro un sorriso apparentemente sereno. La situazione era giunta a una fase di stallo e proprio allora Athem si era visto attribuire l’ennesima incombenza. Dopotutto essere il Faraone significava anche supervisionare i monumenti che ordinava di erigere, altrimenti gli operai che lavoravano per lui avrebbero potuto pensare che non gli importasse. Per questo motivo l’indomani, aveva stabilito di partire per la Valle dei Re subito dopo la cerimonia annuale di misurazione delle acque del Nilo e si era visto suo malgrado costretto ad inviare Yugi per preparare l’arrivo della corte. Il giovane scriba non aveva battuto ciglio, limitandosi a prepararsi subito per la partenza.
La mattina successiva, la celebrazione presso il nilometro sembrava non finire mai. Athem rimase assiso sul trono dorato ad ascoltare le cantilene dei sacerdoti e le invocazioni alla dea Hapi per quelle che gli sembrarono ore e che probabilmente lo erano davvero. Poi vennero i sacrifici e gli auspici. L’inondazione sarebbe giunta presto e avrebbe portato fertilità e ricchezza alla terra figlia del grande fiume. Il Faraone ringraziò a sua volta le divinità per i benefici e concessi e dopo l’ennesimo discorso al popolo, le ovazioni e le benedizioni, tutto fu finalmente pronto per il viaggio. Alcuni funzionari proposero di spostare la partenza all’indomani, ma Athem non volle sentire ragioni: meno tempo passava lontano da Yugi, meglio era.

Erano trascorsi tre giorni da quando Yugi era partito per la Valle dei Re e ora, al cantiere della tomba reale, finalmente tutto era pronto per ricevere la visita del Faraone. Tutti i laboratori avevano messo in bella mostra i pezzi migliori destinati al tesoro: pregevoli gioielli in oro massiccio, argento e pietre preziose, elaborati manufatti in legno pregiato, vasi e ciotole in albastro lucido meravigliosamente decorati e una quantità pressoché infinta di ushabti, statuette rappresentanti coloro che avrebbero accompagnato il defunto nel suo ultimo viaggio, in questo caso praticamente tutta la corte. Yugi ne aveva scolpita personalmente una che lo rappresentava nella classica posa degli scribi, a gambe incrociate e con la tavoletta di cera sulle ginocchia. Ora, mentre aspettava l’arrivo del corteo reale annunciato da un messaggero scrutando verso est, la rigirava nervosamente tra le mani. Non aveva idea di dove avrebbe trovato il coraggio di chiedere ad Athem di aggiungerla al suo seguito dopo il voto che aveva fatto alla dea Hathor. Si rendeva conto di essere contraddittorio ma non poteva farci niente.
Finalmente all’orizzonte vide il classico polverone sollevato da una carovana in movimento, segno che un consistente numero di uomini e cavalli era in arrivo. Di lì a poco avrebbe rivisto Athem, pensò mentre il suo cuore accelerava arbitrariamente i battiti. Lasciando vagare lo sguardo sulle distese desertiche intravide una nube gialla anche a sud. Era impossibile che si trattasse di un’altra carovana in viaggio, con molta probabilità era solamente il vento che aveva sollevato la sabbia, si disse Yugi ignorando la cosa. Ora aveva altro a cui pensare. Doveva schierare i capi operai e preparare gli artigiani a ricevere il Faraone.
Il sole aveva ormai superato lo zenit quando il corteo raggiunse il centro abitato e le botteghe che erano sorte attorno al luogo dello scavo. Il giovane re sedeva su un trono dorato intarsiato di granati e turchesi e decorato con figure di divinità alate situato sopra una sfarzosa portantina. Indossava una preziosa veste bianca e celeste, ricamata in oro e numerosi gioielli ai polsi e alle caviglie. Il petto era coperto da una splendida usekhi con l’emblema del falco, simbolo del dio Horus, le cui piume rilucevano smaltate ognuna con un colore diverso. Appena al di sotto di questa spiccava il Puzzle del Millennio. Le sue spalle erano coperte da un mantello di lino pregiato tinto di blu e sul capo portava la Corona Doppia rossa e bianca, segno che quella era in tutto e per tutto una visita ufficiale. Come tutte le altre volte che lo aveva visto in quelle vesti, Yugi si ritrovò a pensare di avere di fronte la divinità del Sole in persona. Tutto in lui era abbagliante.
La visita ai laboratori portò via buona parte del resto della giornata. Athem si interessò molto ai procedimenti di lavorazione dei preziosi manufatti, aveva una buona parola per tutti ed era entusiasta come un bambino con il suo nuovo giocattolo. L’effetto sugli artigiani fu molto positivo e quando il Faraone si allontanava, Yugi poteva vederli sorridere e parlottare tra di loro soddisfatti. Era gratificante vedere che il sovrano riconosceva e apprezzava le loro fatiche. Per tutto il tempo Athem fu circondato dai guardiani della corte sacra quindi il piccolo scriba non ebbe molte occasioni per avvicinarlo e la sera non venne chiamato. Da questo dedusse che il re dovesse essere decisamente stanco per il viaggio. La mattina dopo venne interamente dedicata al sopralluogo della struttura interna della tomba. Athem ammirò i meravigliosi affreschi e le iscrizioni perfette lodando i maestri pittori e gli scribi che avevano contribuito all’opera. Prestò particolare attenzione alle statue scolpite con il piede sinistro in avanti che facevano parte di un elaborato sistema di trappole atto a impedire un’eventuale profanazione. L’architetto che aveva progetto e costruito quell’ingegnoso congegno venne particolarmente elogiato e giurò di non rivelare mai a nessuno il segreto del meccanismo.
Terminata la visita alla struttura ancora in costruzione, la corte si fermò all’ombra delle due colonne papiriformi dell’ingresso, decorate con bassorilievi di fiori di loto, in attesa che venisse organizzato il rientro a Tebe. Athem aveva ordinato di ripartire subito poiché preferiva non trascorre troppo tempo lontano dalla capitale. Mentre aspettavano, Yugi lasciò vagare lo sguardo verso sud e scoprì che la strana nube gialla era ancora là, anzi si era avvicinata. Inoltre si era alzato il vento che sollevava la sabbia facendola finire fastidiosamente negli occhi. Aggrottò la fronte preoccupato, sperava solo che non ci fossero incidenti durante il rientro. Quando il corteo fu pronto, dopo un nuovo discorso di ringraziamento per l’ottimo lavoro svolto, finalmente si misero in marcia. Yugi cavalcava al fianco della portantina di Athem ascoltando i commenti entusiastici del giovane su quello che aveva appena visto. Sembrava che stesse parlando di un nuovo palazzo dove sarebbe andato ad abitare e forse un giorno sarebbe stato davvero così. Yugi scosse la testa scacciando il pensiero cupo: non c’era motivo di soffermarvisi ora.
Il vento si era fatto più forte costringendo tutti a ripararsi con i mantelli. A sovrastare il suo sibilo e il rumore della compagnia che si spostava, giunse un improvviso grido che colse tutti di sorpresa. Si trattava di un grido di guerra che atterrì Yugi e in un attimo la colonna che procedeva ordinata precipitò nel caos trasformando il terreno in un campo di battaglia. Immediatamente i guardiani della corte sacra circondarono il Faraone che, balzando dalla portantina,sguainò a sua volta la spada. Yugi era terrorizzato. Chi poteva essere quella gente che osava attaccare il corteo reale? Forse predoni del deserto ma non poteva dirlo con certezza non avendone mai visti. Tra loro spiccava un uomo che montava un cavallo nero e sembrava dare ordini agli altri. Indossava una veste rossa svolazzante e i suoi capelli erano innaturalmente bianchi. Sotto l’occhio destro, socchiuso in uno sguardo feroce, il suo volto era deturpato da una vistosa cicatrice. Non ebbe la possibilità di osservarlo ulteriormente perché l’uomo si lanciò in avanti e Yugi era pericolosamente sulla sua traiettoria. Preso dal panico, il ragazzino non poté fare altro che alzare le braccia sopra la testa nel vano tentativo di proteggersi, ma quello che lo raggiunse non fu un colpo di spada bensì uno spintone che lo scaraventò a terra in un groviglio di stoffe della veste e del mantello. Proprio sopra la sua testa il metallo urtò violentemente contro il metallo e la voce di Athem gridò: «Maledetto Bakura! »
Poi tutto attorno fu solo l’ululare del vento, le urla della battaglia e il clangore assordante delle armi.

Athem non si era mai trovato in una situazione così critica prima d’ora. Nel bel mezzo dello scontro con i predoni di Kul-Elna, violente raffiche di vento avevano investito la compagnia, che presto si era trovata travolta da una vera e propria tempesta di sabbia proveniente dal Sahara. Athem era riuscito ad evitare per un soffio un fendente di Bakura, ma quando aveva rialzato la testa, del bandito non vi era più traccia. La sabbia turbinava tutto intorno riempiendo l’aria di una spessa nebbia color ocra e impedendo ogni visuale. Riusciva a sentire i rumori della battaglia ma non a distinguere i suoi compagni. Afferrando con il braccio sinistro Yugi che giaceva stordito ai suoi piedi e stringendo con la destra la spada di bronzo, aveva tentato di avanzare ma più camminava più aveva l’impressione di perdere il contatto con la realtà. I suoni gli giungevano attutiti, l’unica fonte di luce era il disco solare reso opaco dalla coltre di sabbia. I granelli che turbinavano tutt’intorno gli graffiavano la pelle e facevano sventolare furiosamente il mantello. La situazione era stata presto chiara: aveva sbagliato direzione e invece di avvicinarsi ai compagni se ne era allontanato. Abbassando lo sguardo vide che Yugi procedeva a stento e lo avvolse nel proprio mantello per proteggerlo dalle raffiche impetuose. Se non avessero trovato presto un riparo la loro condizione da critica sarebbe diventata disperata. Tentando di orientarsi come poteva grazie al pallido sole, tornò sui suoi passi in direzione del luogo da cui erano giunti. Sicuramente anche il resto del corteo era tornato verso gli scavi e lì avrebbero di certo trovato rifugio. Gli scavi erano a ovest, tutto stava nel procedere in quella direzione. Perché lui stava procedendo verso ovest… vero? Athem iniziò a preoccuparsi seriamente mentre un sottile filo di panico si insinuava dentro di lui. No, non doveva lasciarsi sopraffare, non dovevano fermarsi o probabilmente sarebbero morti lì.
«Forza, Yugi! » esclamò pur non sapendo se il ragazzino potesse sentirlo o no. «Se continuiamo a camminare arriveremo di sicuro da qualche parte! »
Era un incoraggiamento rivolto più che altro a sé stesso. Per quanto morire in mezzo al deserto con la persona amata potesse apparire romantico, lui con quella persona ci voleva vivere. Non sopportava l’idea di aver coinvolto Yugi in quella situazione.
Stava per abbandonare le speranze quando di fronte gli apparve una parete di roccia nella quale si apriva una grotta. Si affrettò in quella direzione un po’ strattonando un po’ spingendo il ragazzino sempre avvolto nel mantello. Quando finalmente raggiunsero il riparo delle pareti di pietra, entrambi crollarono a terra esausti lasciandosi alle spalle l’ululare furioso del vento.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
-2! WAAAAAAHH!!!!
Voglio andare in vacanzaaaaa!!! Uffaaaa!! Lavoro del cavolo!
Scleri a parte, ci tengo a specificare che la parte della tempesta di sabbia di questo capitolo mi è stata ispirata dall'episodio analogo presente nel romanzo "Il dio del fiume" di Wilbur Smith. Non volevo che apparisse come un plagio ma non sono sicura di essere riuscita a differenziarla abbastanza, quindi ho preferito specificarlo... -_-'' Forse questo apparirà come un capitolo un po' noioso, ma ci tenevo a farne almeno un uno particolarmente descrittivo. Nel prossimo torniamo ai fatti!
egittofona: Grazie, sei davvero gentilissima! So bene cosa vuol dire avere un calo di ispirazione, per questo io ci metto un mucchio a portare a termine una storia! Però posso vantarmi di non averne mai lasciata una a metà, sono testarda. Ultimamente mi è abbastanza d'aiuto stabilire una sorta di scaletta almeno delle parti principali così non mi perdo per strada (anche se poi spazio e mi dilungo enormemente come in questa fic...). (Sì, sì, adesso parlo ma in realtà non ho la più pallida idea di come concludere quella di FMA, mi sono incasinata troppo... ç_ç) Dici che ti fai superare da gente più piccola di te, scusa la curiosità, ma quanti anni hai? Perchè io ne ho 26 e forse dovrei sentirmi un po' vecchiotta per scrivere fanfiction, ma me ne infischio! Spero che tu riesca a leggere anche gli ultimi capitoli! Un bacio grande!
lunachan62: Manca davvero poco alla fine e poi... sarà la volta di L&P!... Sì, con calma però... Grazie per i complimenti che mi fai ogni volta e per il sostegno!
sesshoyue: Scommettiamo che nel prossimo capitolo nessuno dirà più "povero Yugino"? ^_^ Tranquilla, niente mazzate, ormai l'ho strapazzato abbastanza! Grazie dei complimenti!
Selly: Grazie grazie grazie!!! Come finirà la storia del voto lo vedrai nel prossimo capitolo, spero sia soddisfacente! ^_^ Aknadin è meglio che si faccia i fatti suoi, credimi... magari fosse morto! In realtà sta complottando per conto suo per mettere poi in atto i suoi piani come nella serie originale (ma questa parte non l'ho inserita nella fic o andavamo troppo per le lunghe, quindi non lo vedrai più).
Francesca Akira89: Noooooo!!! Non odiarmi!! Tranquilla, a me non piacciono le storie che lasciano l'amaro in bocca, quindi... Certo che se Yugi è Lucia e Athem è Renzo, frate Lorenzo potrebbe essere... Bakura? Che ne dici? Ah, ah! ^O^
Il prossimo è l'ultimo e poi ci sarà solo l'epilogo! Vi aspetto numerosi!
Un bacio a tutti! YUKI-CHAN



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(«Non è questo! »
«Allora cos’è? Yugi, io ti voglio con me. Ti voglio per me. »)

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Capitolo 16
*** Dichiarazione e poi... ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 16
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




16
DICHIARAZIONE E POI...


Quando Yugi aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu la sagoma di Athem che si stagliava contro il giallo ocra della sabbia che turbinava all’esterno della grotta. Si alzò lentamente e gli si avvicinò. Subito Athem si voltò nella sua direzione.
«Ti sei ripreso, per fortuna. Come ti senti? » chiese in tono apparentemente tranquillo.
Dietro quelle parole, Yugi capì che in realtà era in ansia. Non avrebbe saputo dire se per lui o per la pessima situazione generale.
«Sto bene. » rispose. «Tu piuttosto, A… altezza, sei ferito? »
Si corresse appena in tempo. Quel clima di familiarità lo potava a dimenticare le forme.
«Sono a posto. Fortunatamente abbiamo trovato questo rifugio. Sai, inizio a pensare che non si tratti di una grotta naturale. »
Guardandosi attorno, Yugi si trovò d’accordo. Quel luogo non gli era nuovo. Alla scarsa luce proveniente dall’esterno, scoprì l’abbozzo di un affresco su una parete e accanto all’ingresso l’inizio di un’incisione rappresentante il geroglifico dell’avvoltoio sormontato da un semicerchio.
«E’ la parte superiore di un cartiglio. » commentò Athem.
«Già. Il tuo. » ripose Yugi con un mezzo sorriso. «La mia prima opera come scultore… Questo è il primo scavo della tua dimora eterna, quello in cui è crollata la parete calcarea, per questo mi appariva familiare. Ci troviamo a ovest dello scavo principale. »
Quando spostò lo sguardo su Athem, vide che stava accarezzando il geroglifico scolpito sulla parete sorridendo a sua volta.
«Così questo l’hai fatto tu. E’ un onore essere il soggetto della tua prima opera di incisione. »
Yugi arrossì leggermente e non rispose.
«Molto bene, visto che non possiamo uscire e non sappiamo quando la tempesta si placherà, direi di occupare il tempo in modo utile. » continuò Athem.
Iniziarono così ad esplorare lo scavo fino a giungere alla parete crollata. La grotta era abbastanza spaziosa ma meno profonda di quanto sembrasse. Poco più avanti dell’ingresso subiva una curva verso destra lasciando lo spazio rimanente fino al cumulo di macerie immerso nella semioscurità. Yugi faceva da cicerone per quel che poteva, illustrando dove avrebbero dovuto sorgere le statue e dove sarebbero stati dipinti gli affreschi, ma ben presto quell’argomento si esaurì. Trovata una torcia abbandonata, la accesero come meglio poterono e rimasero in silenzio a fissare le ombre rossastre che danzavano sulle pareti.
«Quelli erano predoni? » chiese ad un tratto Yugi spezzando la quiete. «Era lo stesso Bakura che ti ha aggredito il giorno dell’incoronazione? »
«Sì, e mirava chiaramente a me. Anzi, credo mirasse più che altro al Puzzle del Millennio. Mi dispiace che tu sia rimasto coinvolto. »
Yugi sospirò.
«E così mi sono fatto di nuovo proteggere da te… è un po’ deprimente…»
Alla sua espressione da cucciolo corrucciato, Athem rispose con un sorriso intenerito.
«Ci proteggiamo a vicenda, evidentemente il nostro destino è quello di stare insieme. »
Yugi si sentì avvampare e sperò che la luce incerta mascherasse quella reazione.
«A proposito, quando siamo arrivati nella grotta hai perso questa. » continuò Athem come se non avesse appena detto qualcosa di sconvolgente.
Aprì la mano e mostrò la piccola ushabti che Yugi aveva scolpito a propria immagine.
«No! » esclamò d’istinto il ragazzino strappandogliela di mano.
Athem sembrava perplesso.
«L’hai fatta tu, non è vero? E’ molto bella. Non volevi che la vedessi? Oppure non vuoi fare parte del mio seguito? »
Il tono addolorato delle ultime parole colpì Yugi.
«Non è questo! »
«Allora cos’è? Yugi, io ti voglio con me. Ti voglio per me. »
La mano che Athem gli aveva posato su una spalla, scivolò lentamente verso l’alto ad accarezzargli il collo e poi la guancia. Poteva sentire il suo respiro sulla pelle. Quando si era avvicinato tanto? Le labbra sulle sue giunsero come una conseguenza ovvia. Quel gesto e le precedenti parole precipitarono il piccolo schiavo nel caos. Perché stava succedendo? Perché in quel momento? E soprattutto, cosa esattamente stava succedendo?
Quando riacquistò un minimo di lucidità, si ritrovò senza fiato, sdraiato sul pavimento della grotta. Aveva gettato le braccia al collo di Athem, abbracciandolo con una passione di cui non si credeva capace. Si irrigidì.
Avrebbe voluto… Ma non doveva.
Avrebbe voluto… Ma non poteva.
La mano di Athem scivolò delicatamente sotto la sua veste leggera.
«Posso?… Yugi…»
Dalle sue labbra uscì un sospiro tremulo e leggermente affannoso.
«Tu sei il Faraone… puoi fare quello che vuoi…»
Un istante dopo quelle mani gentili si staccarono da lui lasciandogli solo una fastidiosa sensazione di freddo. Quando riaprì gli occhi, Yugi scoprì che Athem si era alzato e restava in piedi dandogli le spalle, lo sguardo rivolto verso l’uscita della grotta.
Cosa poteva essere successo? Aveva forse detto qualcosa di sbagliato? Ma certo, che stupido! Era stato un insensibile.
Athem si lasciò cadere sul pavimento di roccia sedendosi a gambe incrociate sempre rivolte verso l’esterno.
«Non voglio che sia per questo. » disse. «Se parli in questo modo mi sento un verme… come se ti stessi costringendo. »
Yugi mosse un passo nella sua direzione, dapprima incerto, poi si avvicinò velocemente e lo abbracciò alle spalle.
«No, non è così! » esclamò. «Ho parlato senza riflettere. Ti chiedo scusa. Davvero, non è affatto così! »
Stava infrangendo tutti i tabù che gli erano stati insegnati, stava toccando il suo re, gli si rivolgeva in modo confidenziale, ma ormai non gli importava. Forse sarebbe stato un sollievo per entrambi affrontare la questione. E… Ra, quanto desiderava vedere i suoi occhi!
Athem si sciolse piano dall’abbraccio e prese qualcosa dalla piccola bisaccia che aveva con sé.
«L’ho preparato durante la tua assenza e volevo consegnartelo una volta tornati a Tebe, ma penso sia meglio dartelo ora. » disse mettendo tra le mani di Yugi un papiro arrotolato.
Il ragazzino lo aprì e ne scorse velocemente il contenuto. Era un atto di affrancamento. Emozioni confuse si fecero strada dentro di lui.
«Ma… hai detto che mi volevi con te! » protestò. «Eppure… mi liberi… vuoi che me ne vada? Non riesco a capire! »
Athem gli posò le mani sulle spalle.
«Quello che voglio è che tu stia con me solo se è una tua libera scelta, non una costrizione dettata dalla condizione servile. Meriti di avere la possibilità di decidere. »
Gli sfiorò il braccio e prese una mano tra le sue portandosela alle labbra.
«Una cosa però voglio che tu la sappia… Ho i brividi al solo pensarti… Mi sono innamorato di te. »
L’emozione che provò Yugi a quella parole fu talmente intensa da fargli salire le lacrime agli occhi. Il suo cuore batteva all’impazzata, le mani presero a tremare leggermente e non riusciva in nessun modo ad alzare lo sguardo.
Athem se ne accorse perché lasciò la sua mano e disse solamente: «Yugi, ti prego, guardami. »
Il ragazzino scosse la testa: non ce la faceva. Era troppo. Tutto quello che aveva sognato, tutto quello che aveva sempre desiderato, si era improvvisamente realizzato in quelle poche parole. Era semplicemente troppo.
Alzò le braccia e circondò la vita di Athem stringendosi a lui senza dire una parola. Se avesse aperto bocca sarebbe scoppiato in singhiozzi di felicità.
«Tu… provi lo stesso…? »
Non aveva mai sentito Athem così incerto. Provò una grande tenerezza unita ad un altrettanto grande imbarazzo, però non poteva continuare a non rispondere.
«S… sì… non immagini quanto… però…»
Si bloccò. Come poteva dirlo?
«Però? »
La voce di Athem si era fatta ansiosa. Doveva parlare e basta, se si fosse spiegato forse insieme sarebbero riusciti a risolvere il problema.
«Ecco… da quel palco… quello del mercato degli schiavi… io ho fatto un voto ad Hathor. Ho giurato di non intralciarti mai più e le ho scarificato i miei sentimenti per avere la possibilità anche solo di rivederti. Per questo non posso…»
Inaspettatamente Athem ridacchiò tra i suoi capelli.
«Dubito che la dea abbia apprezzato il gesto. » disse.
Yugi rimase in silenzio, non comprendendo il significato di quell’improvvisa ilarità.
«Il fatto è che Hathor è una divinità gioiosa, protettrice della musica e delle arti oltre che del sentimento. » spiegò dunque Athem. «Per questo un gesto come il tuo mi sembra contraddittorio… ma lo apprezzo comunque perché l’hai fatto per me…»
Gli posò un bacio sui capelli poi continuò: «Inoltre se le cose stanno esattamente come mi hai detto, non esiste nessun reale ostacolo perché tu non mi intralci affatto, anzi sono io a desiderarti vicino. Se sono io a chiederti di stare con me, il tuo voto perde significato, no?»
Era vero, si rese conto Yugi sentendosi uno sciocco. Messo in quei termini il suo voto veniva rispettato senza che per questo dovesse rinunciare ai suoi sentimenti. Sentì le mani di Athem scivolare sulla sua schiena e insinuarsi sotto la veste a contatto con la pelle. Quelle carezze gli davano i brividi e senza accorgersene si lasciò sfuggire un gemito soffocato. Ben presto la tunica finì a terra e Yugi si ritrovò di nuovo disteso sui mantelli che coprivano il suolo. Le dita di Athem gli accarezzavano la schiena seguendo le linee delle cicatrici di tanto tempo prima. Le cicatrici?
Yugi balzò a sedere.
«Queste… no, non guardare! » esclamò d’impulso.
Athem inizialmente sembrò sorpreso, poi sorrise dolcemente.
«Pensi ancora che potrei arrabbiarmi? Sono il segno della mia passata debolezza e incapacità di proteggerti, ma io amo tutto di te…»
Mentre era ancora raggomitolato tra le sue braccia, Yugi sentì le labbra di Athem posarsi sui segni lasciati dalla frusta e percorrerli lentamente.
«Cosa stai… Athem! »
«Mi hai chiamato per nome… non succedeva da tantissimo tempo. » sussurrò il giovane. «Dillo ancora. »
«Athem…»
Yugi si sentiva le guance in fiamme a causa di quelle carezze sempre più audaci. Stava per perdere completamente il controllo.
«Adesso, per favore, guardami negli occhi. » disse ancora Athem. «Ti giuro che nessuna divinità ti incenerirà per questo. »
Quasi divertito da quell’affermazione, Yugi si distese alzando lo sguardo per incontrare quegli occhi tanto desiderati. Alla debole luce della torcia, le splendide iridi ametista sembravano ancora più belle e luminose. Tremò quando la mano del giovane sfiorò la pelle sensibile al di sotto del gonnellino.
«Hai paura? » chiese Athem esitante.
«N…no… cioè… non lo so… non ho mai…»
«Fidati di me. Andrà tutto bene. »
Yugi alzò le braccia e lo attirò verso di sé in modo da sfilargli a sua volta la veste e stupendosi per primo dell’audacia di quel gesto. Il corpo di Athem torreggiava sopra di lui, slanciato e perfetto. Una visione che gli provocò un’ondata di calore incontrollabile.
«Dammi un bacio. » sussurrò rauco.
Athem si chinò e gli baciò la fronte, le palpebre chiuse, le guance e infine le labbra socchiuse.
«Dimmelo ancora… ti prego…»
Sentir pronunciare quelle parole dalla sua voce era un’emozione indescrivibile che non avrebbe mai dimenticato.
«Ora e per sempre… ti amo. »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Haloa! Mamma mia, il penultimo capitolo! Ah, com'è passata in fretta questa storia! E dire che mi sembrava così lunga! E poi per la prima volta ho superato le 100 recensioni! Grazie tantissimo e tutti!!! Spero tanto che LA scena vi sia piaciuta, mi sento un po' imbranata a descrivere certe cose...
Francesca Akira89: Ecco, aggiornato! Mi perdoni?? ^_^ Cosa ne pensi della scena sweet sweet? ^///^
lunachan62: MENZIONE D'ONORE!!! RECENSIONE N. 100!!! Che bello che sia proprio tua! Lo sai che ti adoro, vero?
wans: Una new entry! Wow! Sono contenta che seguendo il fumetto di Masayachan ti sia venuta voglia di leggere la fic.! Se non fosse stato per la sua idea probabilmente non mi sarei mai nemmeno sognata di scrivere una storia così, quindi la devo davvero ringraziare! Spero che il capitolo "più importante" ti sia piaciuto!
egittofona: Ah, carissima! Allora, che mi dici dei fatti? Sai, un pochino mi hai fatto vergognare... In effetti anche i miei mi dicono che ad una certa età dovrei perdere interesse per certe cose e che invece che crescere regredisco, (:-p) ma per me scrivere una fic o una mia originale ha la stessa importanza e mi impegno nello stesso modo. Scrivo più o meno da quando andavo alle medie, ma il mondo delle fic l'ho scoperto relativamente di recente, quindi prima non avevo la possibilità di scriverne. Bhè, consolati, se tu leggerai fic in ufficio, ti posso dire che nei tempi morti io le scrivo in negozio ^_^ Spero che riuscirai a leggere sia questo che l'ultimo capitolo! Un bacio!
Selly: Mi fa piacere che lo scorso capitolo non ti sia sembrato noioso, mi sono impegnata a cercare le descrizioni sui libri! In compenso qui abbiamo un bel capitoletto ricco di "fatti"! ^///^ Spero ti piaccia! Bacioni!
E con questo è tutto anche per stavolta! Arrivederci all'epilogo!
YUKI-CHAN



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(Se ami qualcuno non puoi vivere senza.)

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


DISCLAIMER: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi.


The Pharaoh & the Slave 17
THE PHARAOH & THE SLAVE

di Yuki Delleran




EPILOGO


Athem aprì gli occhi lentamente riprendendosi poco a poco dalla sensazione di torpore del sogno. In realtà non aveva nessuna voglia di svegliarsi, non voleva che i brandelli del sogno, così reali e vividi da dargli i brividi, si dissolvessero. A malincuore si accorse di essere ormai completamente cosciente. Si mosse leggermente e scoprì di essere avvolto nel proprio mantello. Dalla svolta delle pareti di pietra che nascondeva l’ingresso alla vista giungeva una luce debole ma calda, segno che la tempesta di sabbia era passata. Abbassò lo sguardo e scoprì che Yugi era accoccolato sul suo petto, la testa reclinata, le ciocche bionde che sfioravano le ciglia scure. Non era stato un sogno e nemmeno una sua folle fantasia. Rimase ad osservarlo in silenzio senza muovere un muscolo ripensando alle ore trascorse, ai gemiti e ai sospiri di entrambi e arrossendo al solo ricordo. Ora più che mai ne era consapevole: lì tra le sue braccia si trovava il tesoro più prezioso che un Faraone potesse mai possedere.
Dopo qualche minuto che rimirava in silenzio il suo piccolo angolo di paradiso privato, Yugi aprì gli occhi e lo fissò per un attimo dal basso verso l’alto, le iridi ametista ancora annebbiate dal sonno.
«Cosa stai facendo? Sei rimasto a guardarmi dormire? Noooo…» si lamentò coprendosi il volto con le mani.
Athem ridacchiò.
«Yugi… è inutile coprirsi adesso. » lo stuzzicò. «Dai, fammi vedere i tuoi occhi. Sono così belli…»
Il ragazzino schizzò a sedere in un’improvvisa presa di coscienza, guardandosi attorno rigido e agitato.
Athem gli leggeva in faccia ogni singolo pensiero, poteva quasi sentirlo mentre si dibatteva tra l’imbarazzo e il panico più totale.
«Oh, grande Ra! Cos’è successo?! Cos’ho fatto?! E adesso? Aaaah! Athem, non guardarmi così! »
Il giovane Faraone trattenne a stento una risata. Lo avvolse in un abbraccio e lo attirò a sé.
«Stai tranquillo, Yugi. Va tutto bene. »
Prese la piccola mano tra le sue e gli posò un bacio sul palmo.
«Ti amo. »
Yui arrossì, poi sorrise. Un sorriso che sembrò illuminare quella grotta semibuia.
«Allora è vero… mi vuoi bene…» mormorò.
«Non è esattamente così, tra voler bene e amare c’è differenza. Se vuoi bene a qualcuno puoi farne a meno. Se ami qualcuno non puoi vivere senza. » (*)
Yugi abbassò lo sguardo, le guance arrossate e gli occhi brillanti.
«Tu sei il Faraone d’Egitto, però se dici così… bhè, in questo momento posso pensare che tu sia solo il mio Athem. »
Il giovane lo strinse di più: avrebbe dato qualunque cosa perché quel momento non finisse mai. Non esisteva niente al di fuori di quella grotta che fosse sufficientemente importante da convincerlo ad andarsene: nessun trono, corona o minaccia di predoni. Se si fosse trovato di fronte Bakura probabilmente gli avrebbe stretto la mano, in fondo era gran parte colpa, o merito, suo se si trovava lì.
Si erano appena rivestiti ma erano ancora abbracciati quando le voci che lo chiamavano iniziarono a riecheggiare all’esterno.
Quando Yugi fece per alzarsi, Athem lo riacchiappò al volo facendoselo praticamente cadere in braccio.
«Hai così fretta di andartene? » gli mormorò a un orecchio.
«Ma… ma… ti stanno cercando…»
«Vorrà dire che li faremo cercare ancora un po’. » disse Athem sollevandogli il viso e ricominciando a baciarlo.
Sarebbe stato sempre troppo presto per porre fine a quell’idillio.
In quel momento due figure avvolte in mantelli svolazzanti irruppero nella grotta.
«Faraone! »
«Altezza, sei qui? »
Alla vista di Seth e Mahad con le facce stravolte dalla preoccupazione, Yugi tentò di nuovo di allontanarsi, ma Athem lo strinse a sé. Solo quando sentì sciogliersi una sorta di nodo allo stomaco, capì quanto fosse stato in ansia per la sorte dei compagni.
«Buongiorno. » disse tentando di ostentare serenità. «Sono felice di vedere che state bene. »
«Ma quale “Buongiorno”! » scattò Seth improvvisamente irritato. «Siamo morti di preoccupazione quando ci siamo accorti che eri disperso! Non prendere mai più iniziative del gen…»
A metà della parola sembrò rendersi conto del tono che aveva assunto e chinò la testa.
«Ti prego di scusare questa mia totale mancanza di rispetto. »
Athem sorrise capendo perfettamente quanto il giovane si fosse preoccupato per lui. Non poteva sperare in un guardiano più leale.
Dal canto suo, Mahad non disse una parola, ma aveva gli occhi lucidi di commozione e quando il suo sguardo si posò su Yugi, tra le braccia di Athem, la sua espressione si addolcì aprendosi in un sorriso spontaneo per il quale il giovane sovrano gli fu infinitamente grato.
«Faraone! » esclamò improvvisamente Seth con un tono di voce concitato che allontanò ogni pensiero dolce. «Dobbiamo rientra immediatamente a Tebe! »
«Un messaggero ha raggiunto gli scavi sfidando la tempesta per comunicarci che la città è stata attaccata da un gruppo di predoni. » continuò Mahad. «Ovviamente Bakura non era con loro, ma è chiaro che si trattava di suoi uomini. Attaccare in contemporanea il corteo reale e la capitale! Chissà quali sono le sue intenzioni? »
Lo sguardo di Athem, fino a un attimo prima acceso d’affetto, si raffreddò improvvisamente. La parentesi di serenità si era conclusa, il suo piccolo paradiso privato era stato invaso dalla durezza della realtà. Il suo popolo era in pericolo, non poteva indugiare oltre.
«La vendetta, temo. » rispose. «C’è stato uno scontro? »
«Sì, mio signore. » disse Seth. «Le truppe guidate da Shada e Karim sono riuscite a fermare l’incursione, ma sia le perdite che i danni sono stati ingenti. »
Athem strinse i pugni. A quanto pareva qualcuno aveva già preso la decisione al suo posto e non si poteva più tornare indietro.
«E’ la guerra. »
Si volse rapidamente verso Mahad.
«Datemi un attimo, vi raggiungerò subito. »
Il guardiano lanciò un’occhiata a Yugi e annuì. Come sempre sapeva intuire al volo i suoi pensieri.
Ringraziandolo mentalmente, Athem aspettò che i due fossero usciti, poi si rivolse a Yugi. Doveva assolutamente chiarire le cose ora.
«Non pensavo che la situazione potesse precipitare in questo modo così presto. » esordì mentre il ragazzino lo fissava preoccupato. «E’ la guerra. Quando rientreremo troveremo probabilmente la città in balia dei combattimenti. Sai, sono felice di averti consegnato quel documento. Ora sei libero. Non sei costretto a seguirmi in quest’orrore se non vuoi. »
Lo vide sbarrare gli occhi poi scuotere la testa.
«Cosa stai dicendo? » protestò. «Credevo fosse abbastanza chiaro ma forse non mi sono espresso bene. Io ti amo. »
Lo disse senza il minimo tremore della voce, mantenendo lo sguardo fisso negli occhi di Athem e senza traccia di imbarazzo.
«Dove vai tu, vado anch’io. Ti seguirò sempre, anche se dal tuo punto di vista può sembrare che vada contro il mio bene. »
In quel momento Athem capì quanto coraggio fosse racchiuso in quel corpicino esile, quanta determinazione e quanta dedizione nei suoi confronti e se possibile lo amò ancora di più. Lo circondò con le braccia e lo strinse a sé.
«Non posso prometterti nulla, ma ti assicuro che farò il possibile per renderti felice. Questa è la parola di un Faraone. »
Yugi appoggiò la testa sulla sua spalla.
«La mia gioia più grande è poterti stare accanto per sempre. »

PARLA YUGI:
Il viaggio di rientro a Tebe è stato più rapido di quanto non fosse successo all’andata e, come previsto, al nostro arrivo abbiamo trovato la città in preda al caos. C’erano focolai e veri e propri incendi da estinguere, case se non interi quartieri da ricostruire. Mi chiedo ancora adesso come sia possibile che una sola banda di predoni possa aver seminato tanta devastazione. Athem ha passato i giorni successivi al nostri ritorno ad organizzare squadre di pattuglia e di aiuto alla popolazione. Ancora oggi, a quasi un mese da allora, non tutto è tornato come prima, anzi la situazione sta peggiorando. Lo capisco dal tempo che Athem passa in riunione con i capi del suo esercito. Presto scenderà in battaglia anche lui, lo so, ma sono preparato perché questa volta sarò al suo fianco. Non esiste argomentazione al mondo che possa farmi cambiare idea. Quello che ha detto Athem quel giorno è vero. Se ami qualcuno non puoi vivere senza. Infatti non sopporto più di stare lontano da lui, sono talmente tante le ore che trascorriamo insieme che non riesco più a immaginarmi una vita diversa. Mi vuole sempre con sé, anche quando discute di affari o diplomazia con Mahad o Seth. A volte nel bel mezzo di un discorso sulle tasse o sulla gestione delle risorse di palazzo, si volta, mi sorride e mi abbraccia. Mahad di solito alza gli occhi e tenta di ignorare la cosa. Seth invece lo richiama all’ordine, ma viene presto messo a tacere con qualche velato riferimento a Kisara. Credo se ne sia innamorato. Mi chiedo come ho potuto sospettare di lui. Quanto a me, nonostante i problemi, sto trascorrendo il periodo più felice della mia vita. Tutti i dubbi, le incomprensioni e le promesse non mantenute sono ormai alle mie spalle e va bene così. Ogni tanto mi capita di pensare a cosa ne sarebbe stato di me se in quel giorno lontano di dieci anni fa non avessi sorriso a quel bambino sconosciuto che tanto mi somigliava. Probabilmente non sarei stato altro che un anonimo numero sul registro del personale di palazzo, uno schiavo a malapena diverso da un oggetto. Devo tutto ad Athem. Lui mi ha accolto fin da subito come un amico, mi ha tenuto con sé quando non avevo più nessuno, mi ha protetto, mi ha dato un’istruzione, una posizione elevata e, più di tutto, mi ha dato il suo amore. Se quel giorno non avessi sorriso a quel bambino ora non sarei… bhè, l’amante del Faraone. Non so cosa ci riserverà il futuro e vedo nubi sempre più scure addensarsi sul nostro orizzonte. Tutto quello che ho è la fiducia che insieme potremo superare qualunque cosa ed è proprio questa per me la gioia più grande: poter stare accanto alla persona che amo. Sempre. Per tutto il tempo che ci sarà concesso.


FINE



(*) Citazione tratta dal trailer di un film. Non saprei dire quale perché l’ho sentito una volta sola e mentre lo trasmettevano ero di spalle e stavo facendo altro. Però la frase mi è piaciuta talmente tanto che me la sono annotata al volo! ^_^


NOTICINA DI YUKI:
Ah! Oddio! La fine! Non ci credo! Ce l'ho fatta... Quando ho scritto la parola fine su questa storia mi è sembrato di uscire da una sorta di modo a parte, davvero! Se penso che adesso Athem e Yugino stanno tanto bene e poi succederà quello che tutti sappiamo, mi viene un po' di tristezza, ma prima o poi dovevo lasciarli andare per la loro strada (modalità mammina-preoccupata ^_^).
Passiamo all'ultimo angolino dei ringraziamenti prima che anneghi in un mare di miele...
Hikary Saotome: Grazie mille, sonop contenta che ti sia piaciuta tanto! Anche se nelle scene d'amore continuo a sentirmi un po' una capra... ^_^
Hikary90: Grazie!
sesshoyue: Ti ringrazio tanto! Mi fa davvero tantissimo piacere sapere che a parte la storia d'amore, anche la trama generale risulta interessante perchè tra ambientazione e tutto il resto, questa volta mi sono davvero impegnata! Grazie ancora!! wans: Quanto entusiasmo, grazie!! Mi hai quasi fatta sentire in colpa, sai? Perchè è un po' impossibile che esista un seguito per questa storia. Quello che succede dopo lo sappiamo tutti: ci sarà lo scontro con Bakura e Athem finirà nel Puzzle per tremila anni. E' crudele, lo so, ma ho seguito per quel che potevo la trama originale proprio con questo scopo. Per consolarti perchè non dai un'occhiata alle mie altre due fic su Yu-Gi-Oh! e alla raccoltina che ho scritto con Vampy? (pubblicità neanche tanto occulta...). Un bacio e grazie ancora!
Francesca Akira89: Che peccato che non riesci a leggere subito l'epilogo! Pazienza, attendo i commenti al tuo ritorno! Bacio! ^_^
egittofona: Visto che ho aggiornato presto? Apposta per te! ^_- Spero che riuscirai a leggere! Bhè, un po' di fatti ci volevano, dopo 15 capitoli di quasi niente... tutto in una volta, mi pare giusto... :-p Per il momento non so se scriverò altre fic di Yu-Gi-Oh, oltre a questa ne ho all'attivo altre due (L'altra metà dell'anima e Dream of the past) e una raccolta di oneshot (Sugar & Spice). Inoltre adesso sono superpresa dalla mia nuova fic su FMA... Quando la pubblicherò (con mooooolta calma, sono più o meno a metà della stesura) dalle un'occhiata, ok? Un bacio grande!
Selly: Grazie mille! Spero che il finale sia risultato soddisfacente e ti sia piaciuto!

SPECIAL THANKS:
Innanzi tutto a Masayachan senza le cui idee questa storia non esisterebbe per niente, grazie per avermi affidato un tuo progetto (che la mia testolina contorta ha complicato all'inverosimile) e grazie di disegnare su questa trama un fumetto che mi piace ogni pagina di più! Sei bravissima!!
A lunachan62 che ha letto ogni capitolo in anteprima non mancando mai di incoraggiarmi e consigliarmi, facendomi sempre un mucchio di complimenti (ma saranno poi davvero così meritati?) Sei un tesoro!
A VampiraSix che ha sopportato la mia mania per l'antico Egitto accompagnandomi in giro per mostre e musei e consigliandomi quando mi bloccavo in certi punti morti della storia. Che pazienza, tata!
A Miki per avermi prestato il suo comodissimo libro sull'antico Egitto dove ho trovato praticamente tutto!
A Wilbur Smith per Taita e a Lynda S. Robinson per Meren. Entrambi di grande ispirazione!
A tutti quelli che hanno letto e ancora di più a chi ha lasciato un commento!
Ok, adesso è davvero tutto. Anche questa volta è finita! A risentirci... prima o poi!
Non temete... TORNERO'!!!
YUKI-CHAN





ANGOLINO DELLA PUBBLICITA'
Prossimamente (moooooolto prossimamente) sugli schermi dei vostri computer...
LOVE & PRIDE (Fullmetal Alchemist - A Bluebird's Illusion fanfiction)

«Cosa… cosa significa? » balbettò quando vide le iniziali incise all’interno.
“From E to W”
Spostò lo sguardo smarrito da Alphonse a Mustang sentendo che il suo cuore sarebbe potuto andare in mille pezzi da un momento all’altro.
«Allora l’ha fatto davvero…» mormorò Al.
Winry strinse le mani in grembo. Di cosa stava parlando?
«Cosa? » incalzò. «Parla, Al! »
«Ti farà stare peggio…» tentò di tergiversare il ragazzo distogliendo lo sguardo.
«La persona che amo è morta! Non posso stare peggio di così! »
Quello scatto sembrò convincere Alphonse.
«Mio fratello… non l’aveva detto a nessuno ma lui voleva… bhè, voleva chiederti di sposarlo. Quello è un anello di fidanzamento. »

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