Being a War Mage

di Sunny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno come tanti ***
Capitolo 2: *** Nuove Realtà ***
Capitolo 3: *** Quando il gioco si fa duro ***
Capitolo 4: *** Decisioni ***
Capitolo 5: *** Ritornare a volare ***
Capitolo 6: *** Ghiaccio e Fuoco ***
Capitolo 7: *** Non mi fa paura ***
Capitolo 8: *** Parola d'ordine: resistere ***
Capitolo 9: *** Dopo la tempesta ***
Capitolo 10: *** Benvenuta serenità ***



Capitolo 1
*** Un giorno come tanti ***


Un giorno come tanti

Note dell’autrice

 

Prima di cominciare ci sono un po’ di cose che vorrei dire.

1.      Ho iniziato a pensare a questa fanfic dopo che alcuni tra i miei più fedeli lettori (che ringrazio per l’incoraggiamento e l’affetto!) mi hanno mandato una serie di e-mail chiedendomi di scrivere una storia su misura per la coppia Ron/Hermione sullo stile di quella che ho scritto per Harry e Hermione (Fighting Darkness).Beh, le cose non possono esattamente essere uguali, per il semplice motivo che cambia il mio modo di vedere queste due coppie. Sono al 60% una sostenitrice della coppia Harry/Hermione, ma sono molto curiosa di vedere se nel quinto libro della serie HP il nostro rosso preferito sarà in grado di darsi una svegliata; in quel caso bisognerebbe rivedere un po’ le nostre posizioni in merito… Di conseguenza ho gestito le cose proprio come piacerebbe a me, con un pizzico di cambiamenti che hanno reso alcuni personaggi un po’ più travolgenti (almeno ai miei occhi!)

2.      Vorrei sottolineare il rating di questa fanfic. Se è rivolta a un pubblico adulto c’è un buon motivo, e stavolta non è ‘per stare sicuri’ come in Fighting Darkness: i personaggi sono più complessi, il linguaggio sarà più forte, le situazioni potrebbero essere non adeguate a un pubblico non adulto…insomma, io vi ho avvertito.

3.      Avrete modo di entrare in contatto con una nuova realtà in questa storia, quella della War Mage, che in inglese significa Guerra dei Maghi. Non è un mistero che a me piaccia immaginare il nostro mitico trio nei panni di auror speciali. La novità è rappresentata da questa guerra, che è un argomento molto usato da buona parte degli autori su Fanfiction.net. In quel sito molti scrivono servendosi di questo termine, e non so dire con certezza chi lo abbia inventato, ad ogni modo non ci sono mai state restrizioni e chiunque voglia scrivere una storia ambientata in questo tipo di contesto l’ha fatto e lo fa. Ergo, anch’io mi sono permessa di usare questo termine, anche se in comune con FF.net c’è solo il nome ‘War Mage’ (non mi piace rielaborare le idee degli altri, ne ho così tante io!)

4.      Per tutti gli amanti della coppia Ron/Hermione: mi auguro che questa storia possa in qualche modo piacervi, ma non vi aspettate la solita abituale fanfiction smielata e tranquilla, né dei personaggi simili a quelli della Rowling. Questa è la mia versione dei fatti, e nel mio mondo i migliori amici di Harry io li vedo insieme così.

 

Fatemi sapere che ne pensate, ma se non vi piace da subito aspettate qualche capitolo prima di dirmi che fa schifo…detto tra noi, neanche a me piace tantissimo l’inizio ;) Migliora dopo!

 

 

 

                                               BEING A WAR MAGE

 

CAPITOLO 1: UN GIORNO COME TANTI

 

I was bruised and battered and I couldn’t tell what I felt

I was unrecognizable to myself

Saw my reflection in a window I didn’t know

...my own face.

                                                                                  Streets of  Philadelphia, Bruce Springsteen

 

***************

 

Harry stava sdraiato nel suo letto e guardava fuori dalla finestra il cielo ancora buio. Dando un’occhiata all’orologio sul comodino vide che mancava ancora un buon quarto d’ora alle cinque, la cosiddetta ora della levataccia. La sveglia era una delle pochissime cose della War Mage Team a cui né lui né Ron si erano ancora abituati. Eh si che dopo cinque anni di allenamenti erano diventati soldati in gamba. Cinque anni… sembravano una vita fa. Cinque anni prima erano stati scelti per entrare a far parte della War Mage Team, a distanza di poche ore da quella terribile notte.

 

La notte dell’attacco dei mangiamorte a Hogwarts.

 

Per il magnifico trio era cominciato da poco il settimo anno, quando una notte di Ottobre all’improvviso ci fu un attacco devastante di oltre un centinaio di mangiamorte di Voldemort, guidati da un nuovo membro che presto si sarebbe distinto come il braccio destro del suo signore, Jonah Spencer. Quest’uomo era un vero e proprio mostro assetato di sangue che aveva risollevato le file dei seguaci del padrone oscuro per la gloria dei tempi di terrore che vigevano una volta, esattamente come 16 anni prima. Spencer fece uccidere una assai considerevole parte di studenti; i professori diedero prova di grande coraggio e amore per i loro ragazzi: la McGranitt, la Cooman, la Sprite e lo stesso Piton morirono nel tentativo di salvare i loro allievi. Silente affrontò Spencer in un duello tra maghi che rase quasi al suolo l’intera Hogwarts, ma alla fine il terribile mangiamorte riuscì ad avere la meglio perfino sul leggendario preside, anche se Silente riuscì a portargli via la maggior parte dei suoi malefici poteri magici col suo sacrificio. Da allora in avanti Spencer non si distinse più per le sue grandi doti magiche, ma rimase il migliore fra i suoi per la sua furbizia, la sua abilità tattica e la sua ferocia,virtù’ che gli concessero molte vittorie nel tempo.

Quella notte lasciò una ferita profonda e sanguinante nel cuore dei sopravvissuti, quei pochi che ebbero la fortuna di raccontare quello che era successo, se di fortuna si può parlare. Per Harry, Ron e Hermione non fu  una buona cosa, non sul momento comunque.

 

Quando tutta Hogwarts iniziò a tremare, scossa dagli attacchi devastanti dei soldati dell’oscurità, Harry e Ron erano nella sala comune di Grifondoro a giocare a scacchi, come ogni sera, mentre Hermione stava rannicchiata in una poltrona a leggere un libro; alle loro spalle Dean Thomas e Seamus Finnigan litigavano a proposito dell’ultima partita di Quidditch che avevano giocato, mentre Neville Paciock continuava a cercare il suo rospo Oscar sotto i tavoli e le sedie, facendo irritare Calì Patil e Lavanda Brown che avevano incantato un tubetto di smalto per truccarsi le unghie senza sbagliare. Era una normale sera, o almeno era nata per essere tale. Quando i mangiamorte fecero irruzione non si capì più nulla, tra fumo, grida e mantelli neri. Crollò subito buona parte dell’edificio, e chi era nei dormitori non ebbe il tempo di sfuggire alle macerie. Quattro uomini in nero afferrarono Calì e Lavanda e le violentarono per terra, ma nessuno ebbe la possibilità di correre in loro soccorso, perché c’era almeno un mangiamorte per ogni ragazzo. Seamus e Dean furono i secondi a cadere per mano di un Avada Kedavra. Hermione cercò di correre subito da Harry e Ron, che erano riusciti in qualche modo a sbloccare un’uscita segreta dietro al caminetto ormai spento e cercavano di far capire a tutti di fuggire per di là, ma un mangiamorte la afferrò per le braccia e tentò di strapparle i vestiti di dosso. Harry e Ron gli furono addosso in un secondo, e lottarono con tanta rabbia e tanta disperazione che riuscirono perfino a ucciderlo. Ma la cosa non sfuggì agli altri incappucciati, che non attesero neanche un minuto prima di darsi a torturare i due coraggiosi ragazzi con maledizioni Cruciatus piuttosto violente. Harry e Ron pregavano che qualcosa avvenisse, che quei maledetti si fermassero, e una cosa avvenne. Il rospo di Neville saltò sul viso del mangiamorte che li stava torturando, e l’Avada Kedavra che era diretto a Harry centrò in pieno Neville. Pochi istanti dopo, tra le grida disperate di Hermione, una grossa luce avvolse tutto e la lotta si fermò: il combattimento tra Spencer e Silente era terminato, ma anche Spencer era rimasto ferito; soddisfatto del risultato ottenuto, il mangiamorte ordinò di ritirarsi. Poco dopo arrivarono i soccorsi; gli auror del Ministero, i genitori dei ragazzi e quanti più medi-maghi possibili. Arthur e Molly Weasley si occuparono subito di Ron e dei suoi due amici, che sembravano feriti e terribilmente scossi; l’unico conforto di mamma Weasley fu che Ginny quella notte si trovava in infermeria per un banale taglio alla mano, e Madama Chips era riuscita a nascondere i suoi pazienti in una botola sotterranea, cosicchè almeno lei era rimasta in parte fuori da quell’orribile notte.

 

Nei giorni che seguirono i pochi superstiti furono costretti a raccontare che cosa avevano visto e subito, e il Ministero si occupò con frenesia della cosa. Si erano salvati davvero in pochi, ma solo a Harry, Ron e Hermione fecero quella proposta che avrebbe cambiato loro la vita per sempre. I tre ragazzi furono convocati da Homer Graam, generale di una divisione speciale di auror operante specificamente nel settore di controspionaggio del Ministero. Offrirono a tutti e tre di combattere contro quelli che avevano rovinato per sempre la loro giovinezza, di sfogare la frustrazione e la rabbia in un modo valido e utile,di guardare ai propri traumi come a un punto di partenza per ricominciare daccapo, di sfruttare le proprie capacità per difendere chi poteva essere ancora salvato, di essere capaci di dominare i propri sentimenti e macchiarsi le mani di sangue nemico. Gli si offriva la possibilità di uccidere. E loro accettarono.

 

E così cominciarono lunghi mesi di addestramento in discipline nuove e diverse per tutti e tre: incantesimi e maledizioni letali, durissimo esercizio fisico e arti oscure, uso delle armi babbane e studi su veleni e talismani mortali. Sirius Black e Remus Lupin, e, con loro grande sorpresa, Charlie e Bill Weasley, li aiutarono ad integrarsi, dato che erano già nella squadra da tempo.

 

Prima che potessero rendersene conto, Harry e Ron crebbero fisicamente, oltre che psicologicamente. Da ragazzini pelle e ossa che erano si trasformarono in due uomini dal fisico atletico ed estremamente tonico; divennero entrambi parecchio alti, e l’esercizio fisico li aiutò a sviluppare il corpo nel migliore dei modi. Harry imparò a sviluppare sempre meglio la sua magia, ma col tempo si sforzò di imparare anche a usarla senza la sua bacchetta, il che richiedeva parecchia concentrazione. Con gli anni capì che se avesse continuato a colpevolizzarsi a vita per quello che era successo non avrebbe ottenuto nulla, e così si rimboccò le maniche e rafforzò il suo cuore, la sua mente e il suo corpo cercando di guardare al futuro. Pochi giorni dopo l’attacco si trasferì alla Tana, e da lì giurò di ricominciare daccapo ancora una volta.

 

Ron era quello che più era cambiato. In pochissimo tempo aveva perso il suo atteggiamento da ragazzino impetuoso e generoso e si era trasformato in un burbero attaccabrighe non particolarmente innamorato del mondo, chiuso e impulsivo; negli anni si distinse soprattutto nell’esercizio fisico, e si rivelò presto un demonio nell’uso delle armi. Nessuno avrebbe riconosciuto in quell’uomo duro e sgorbutico il giovane campione di scacchi di Hogwarts, ma qualcosa gli era rimasta della sua adolescenza: la sua grande lealtà e devozione all’amicizia.

 

Hermione, poi, aveva il merito di essere l’unica ragazza della War Mage Team. Harry e Ron si erano battuti perché almeno lei restasse fuori da quella vita, ma non c’era stato verso di farle cambiare idea. Non le ci volle che poco tempo per abituarsi al cambiamento, si rivelò una combattente formidabile e straordinariamente intelligente, nonché un’atleta in gamba. Anche per lei qualcosa ri era incrinato quella notte; nessuno avrebbe mai creduto che proprio lei, studentessa modello e tutto, potesse mai trasformarsi in una Rambo in gonnella.

 

Niente era rimasto più lo stesso dopo quell’attacco. Molly Weasley ci mise un bel po’ ad accettare che Harry e tre dei suoi figli uscivano ogni giorno di casa per tornare chissà quando, e già vederli tornare era già una fortuna. I gemelli Fred e George decisero di andare ad aprire il loro negozio di scherzi magici a Dublino, lontano il più possibile da Hogsmeade, così vicina alla loro adorata Hogwarts che ora non c’era più. Arthur e suo figlio Percy continuarono a lavorare al Ministero, ma si guadagnarono entrambi una promozione e uno stipendio più consistente. Ginny crebbe piuttosto in fretta, anche lei scottata dal dolore di quella notte; per lei era stata una sofferenza diversa: non aveva visto esattamente cosa era successo, ma lo vedeva riflesso negli occhi di suo fratello e dei suoi amici, e le faceva paura. Le faceva paura vedere cosa erano diventati, le faceva orrore immaginare cosa sarebbe successo a lei se si fosse trovata al posto loro, e come avrebbe reagito.  Per questo era diventata molto comprensiva e ancora più dolce, imparò ad ascoltare i loro rari sfoghi, in particolare quelli di Harry. E a lungo andare lui si scoprì innamorato di lei. Quattro anni dopo l’attacco si misero insieme e cominciarono a fare sul serio, finchè non si ritrovarono a vedersi in segreto tutte le notti. A poco a poco questo lo capirono un po’ tutti, anche se le cose ben chiare e alla luce del sole non lo erano del tutto. Quasi tutti i Weasley capirono che stavano insieme, anche se dei loro incontri notturni erano in pochi a saperlo. Chi invece rimase all’oscuro di tutto fu Ron. Ovviamente anche lui col tempo capì qualcosa, ma niente di assolutamente preciso perché Ginny e Harry non manifestavano ancora il loro affetto pubblicamente; avevano deciso che a Ron avrebbero parlato insieme e con calma, visto che convinto lui sarebbe stato tutto definitivamente a posto. Ma la cosa non si presentava semplice, visto il caratteraccio ottuso del giovane Weasley; conoscendolo non avrebbe accettato subito la novità.

 

Il suono insistente della sveglia interruppe questo flusso di ricordi, e Harry si alzò in piedi, stiracchiandosi. “Ehi, Ron. Fece, rivolto verso l’amico che dormiva nel letto affianco. “Sveglia.”

 

“Sparisci.” Mormorò ancora mezzo addormentato Ron, voltandosi dall’altra parte.

 

“Andiamo, bello addormentato, alzati.” Ridacchiò Harry, togliendosi il pigiama e infilandosi i pantaloni della tuta blu scuro che indossava ogni agente alla War Mage Team. “Forza, non voglio beccarmi altri 20 giri di campo oggi.

 

Ron sbuffò e si tirò su nel letto, stropicciandosi gli occhi. “Che palle.

 

Harry finì di allacciarsi le scarpe e si alzò in piedi. “Datti una mossa, dai.

 

Mentre Harry usciva dalla stanza, Ron si alzò, afferrò pigramente la sua tuta, si vestì e seguì il suo amico. A quell’ora alla Tana non era sveglio nessuno, ma la signora Weasley lasciava sempre la colazione già pronta per loro dalla sera prima. Una volta Ginny si era alzata insieme a loro per vederli uscire di casa con le tute nuove addosso: li prese un po’ in giro, ma dovette convenire con sua madre che sembravano davvero due tra i più sexy ventenni di tutta l’Inghilterra.

 

Dopo la colazione a razzo entrambi uscirono fuori nel giardino ancora in penombra, allacciandosi i cinturoni (con le armi babbane) e trascinandosi sulle spalle le loro sacche.

 

E Bill e Charlie?” chiese Harry, prendendo in mano la passaporta –una caffettiera.

 

“Figurati, saranno già lì da un pezzo.” Disse Ron in uno sbadiglio. “Merda, la sveglia è la parte che più odio.

 

“Non dirlo a me. Dai, andiamo.” E così dicendo entrambi toccarono il manico della passaporta e furono trasportati nella parte antistante il castello dove la War Mage Team aveva il suo quartier generale.

 

Appoggiata a un albero stava Hermione, vestita ed equipaggiata come loro, con le braccia conserte e l’aria seccata. Anche lei non aveva più il fisico di una bambina, per di più tutto quell’addestramento le aveva scolpito il corpo molto bene, e la tuta blu aderente le donava parecchio, anche a detta dei suoi amici. Aveva i capelli ondulati lunghi fino alle spalle, ma durante gli allenamenti li teneva sempre raccolti in una coda di cavallo.

 

“Siete in ritardo, di nuovo.” Fece lei nel vedere arrivare i suoi amici, allontanandosi dall’albero a cui stava appoggiata e recuperando da terra la sua sacca.

 

“Ehi, il mio orologio biologico funziona diversamente, lo sai. Le rispose Ron con un sorrisetto.

 

“Allora dì al tuo simpatico orologio che se ci becchiamo altri giri di corsa se li fa lui al posto mio.” Ribbattè lei, camminando.

 

“Uh, buongiorno anche a te, dolcezza.” Fece sarcastico lui.

 

“Dateci un taglio, tra un paio di minuti abbiamo Sirius e se ci presentiamo di nuovo in ritardo ci farà fare il giro dell’Inghilterra a piedi. Ribadì Harry avanzando il passo.

 

Come previsto, Sirius non trovò di suo gradimento i cinque minuti di ritardo per la terza volta consecutiva nella stessa settimana.

 

“Sono le 6,05. Allora?” puntualizzò l’uomo, inarcando un sopracciglio nel vederli arrivare a passo sostenuto.

 

“Sono solo cinque minuti.” Cercò di minimizzare Ron.

 

E lo erano anche ieri, e anche l’altroieri, vero Ron? Avanti, 25 giri, di corsa.” Fece Sirius, nascondendo un piccolo sorrisetto. Sapeva perfettamente che non era una grave mancanza, ma Harry e Ron avevano preso il viziaccio di sottovalutare l’importanza della precisione, e in una guerra una cosa del genere poteva essere più che dannosa. Nonstante questo, l’espressione sui loro visi era impagabile.

 

I tre ragazzi misero giù le borse sbuffando e presero a correre, e a Ron non sfuggì un’occhiataccia di Hermione. La corsa prese metà della lezione di esercizio fisico e lotta a mani nude di cui si occupava Sirius, i restanti minuti li passarono tra pesi, attrezzi e qualche esercitazione. Allo scadere dell’ora i tre si diressero nella palestra, dove avrebbero dovuto iniziare la lezione di armi babbane con Liam Nixon, uno dei loro superiori.

 

Se Sirius ci vuole morti deve solo continuare così.” Sbuffò Harry, buttandosi a sedere sulla panca in palestra.

 

Ron lasciò cadere a terra la sua sacca. “E si lamenta pure che siamo lenti, l’amico!”

 

“Tu ad alzarti di sicuro.” Commentò Hermione con un sorrisetto, mettendo le mani sui fianchi.

 

“Quanto sei carina stamattina.” Buttò fuori ironicamente Ron, prendendo dalla sua sacca una bottiglietta d’acqua e bevendo un po’, senza però smettere di fissarla. “Dio, se ti sta bene quell’uniforme. Le disse in tono più serio.

 

Hermione inarcò le sopracciglia. “Tu hai bisogno di una donna.

 

Harry rise. Poteva anche essere innamorato di Ginny, ma da maschio in salute doveva riconoscere che la sua migliore amica poteva davvero far girare la testa a qualcuno. “Non è colpa sua, poveraccio, sei tu che se una bomba. Le disse, con un occhiolino.

 

Lei ridacchiò. “Anche tu, adesso? Ehi, io in due non vi reggo, eh!”

 

“Salve gente.”

 

Proprio in quel momento arrivarono alcuni dei loro compagni di corso, Ike MacKenzie e Natan Leery. Anche loro erano parte della squadra, ed erano gli unici 21enni oltre al mitico trio.

 

“Guarda chi ha buttato giù dal letto il gallo. Scherzò Harry. “Oh, com’è che vi presentate a quest’ora?”

 

Ike fece un sorriso a 32 denti. “Avevamo volo con Charlie, e lui è più clemente di Sirius.

 

Natan posò la sua borsa a terra vicino a Hermione. “Qualcuno è parecchio in forma stamattina. Le disse, vedendola alle prese con dell stretching per tenere caldi i muscoli.

 

“E’ difficile restare indietro con Sirius, lo sai. Sorrise lei, senza smettere.

 

“Restare indietro non è una parola del tuo vocabolario, Hermione. Fece lui.

 

“Avete sentito dell’attacco a Durmstrang di ieri notte?”

 

Harry si raddrizzò sulla panca. “Hanno attaccato Durmstrang?”

 

Natan annuì. “Piazza pulita, pare. Bill, Remus e Bernie sono andati sul posto.

 

Istintivamente Ron strinse fra le mani l’elsa del pugnale che stava nel suo cinturone. “Spencer?”

 

“Sicuramente.” Rispose amaro Ike.

 

Proprio in quell’istante la porta della palestra si aprì e ne entrò Liam. Era un uomo piuttosto alto e dalla figura atletica e ben impostata, nonostante non fosse più un ragazzino. “Buongiorno a tutti. Disse, mentre si allacciava il cinturone.

 

“Hai saputo di Durmstrang?” chiese Hermione.

 

Lui si mise a posto le armi e alzò lo sguardo. “Si. Quei bastardi hanno fatto una specie di replica dell’attacco a Beaubaxton di sei mesi fa. Da uomo esperto che era, Liam interpretò al volo gli sguardi dei suoi allievi. “Ragazzi, ok. Questa cosa ha fatto buttare il veleno per i nervi a tutti da quando l’abbiamo saputo. Capisco benissimo la vostra rabbia, è anche la mia. Ma ora sforziamoci di concentrarci sull’allenamento, perché stare fermi a piangerci addosso come dei bambini non fermerà Voldemort. Va bene? Forza, in piedi.” Tutti gli obbedirono. “Che abbiamo fatto l’ultima volta?”

 

“Bastoni.” Rispose Hermione.

 

“Ok, allora stamattina vediamo come ve la cavate con la sciabola. A coppie, come sempre. Facciamo…Hermione e Ike, Ron e Natan e tu, Harry, vieni con me. Forza, nell’ordine in cui vi ho chiamati.”

 

Hermione e Ike si diressero verso il centro della palestra, gli altri, invece, si andarono a sedere sulla panca.

 

“Controllate che le vostre armi abbiano gli incantesimi di sicurezza a posto. Si raccomandò Liam.

 

“Non preoccuparti, dolcezza, ci vado piano. Sussurrò Ike con un occhiolino spavaldo. Hermione lo ignorò.

 

“Dieci galeoni su di lei.” Fece con un sorrisetto Ron, incrociando le braccia e appoggiandosi al muro.

 

“In quanti minuti?” gli chiese Harry.

 

“Cinque.”

 

“Avanti, cominciate.”disse Liam a voce piuttosto alta.

 

Hermione e Ike sfoderarono la spada nello stesso istante, ma lei fu la prima ad attaccare. Con l’agilità per cui era famosa saltò ed evitò ogni attacco del suo avversario, rispose con altrettanta sicurezza di movimenti, finchè dopo qualche minuto chiuse il match puntando la sciabola alla gola di Ike.

 

“Molto bene.” Fece soddisfatto Liam, raggiungendo i suoi allievi al centro della palestra.

 

Che tempo ha fatto?” chiese Ron a Harry.

 

Lui guardò l’orologio. “Quattro minuti e 40.

 

Ron rise e scosse la testa. “Quella donna è una bomba.

 

“Ok Hermione, sei stata molto brava. Stai solo attenta a non lasciare scoperto il fianco sinistro troppo a lungo quando attacchi. Ike, le gambe: muovile! Hai il tronco troppo rigido. Commentò Liam.

 

Natan porse a Hermione il suo asciugamano mentre lei li raggiungeva. “Bella prova. Lei gli sorrise, senza accorgersi del grugnito di Ron.

 

“Avanti i prossimi.” Fece Liam.

 

Ron curvò un lato della bocca in un sorrisetto e si avviò al centro della sala, sistemandosi il cinturone.

Natan lo seguì sospettoso. “Ehi, hai controllato le tue armi? Non vorrei finire in infermeria per un allenamento.

 

“Non finiresti in infermeria se le mie armi non fossero sicure. Ribbattè Ron, crudelmente malizioso.

 

Che cos’ha contro Natan?” mormorò Hermione, sedendosi sulla panca accanto a Harry.

 

“Credo di avere una mezza idea.” Le rispose l’amico, guardando verso i due al centro della palestra. “E non mi piace per niente.

 

“Di che parli?” gli chiese Hermione, ma lui non le rispose, approfittando del fatto che Liam aveva appena dato il via al match.

 

Liam sapeva già che Ron fosse il suo migliore allievo, e quello che vide non fece che confermare la sua convinzione; Natan estrasse e attaccò Ron, ma lui rispose con una serie di fendenti veloci e precisi che gli permise, nell’arco di un brevissimo minuto, di far volare la sciabola di mano al suo avversario e rimanere così l’unico armato.

 

“Ottimo, Ron. Come sempre.” Fece soddisfatto Liam. “Natan, tieni gli occhi sulla spada, non sul nemico.

 

“Eppure un giorno sono certo che ti batterò. Fece con aria di sfida Natan.

 

“Non ci contare troppo.” Gli rispose Ron, rinfoderando la sciabola e andando a sedersi accanto a Hermione.

 

Dai Harry, tocca a te.” Lo invitò Liam, e il ragazzo lo raggiunse.

 

“Tutto bene?” sussurrò Hermione a Ron.

 

Perché?”

 

“Non lo so, stamattina mi sembri…teso.”

 

Lui le sorrise e le fece scivolare un dito lungo il naso. “Baby, tu pensi troppo.” Le disse col suo tono di voce profondo e sensuale. Hermione si voltò a guardare Harry duellare. Lui rimase a guardarla ancora un secondo, poi si voltò, inspirando profondamente.

 

Harry si mosse a dir poco ottimamente, con rapidità e forza; e considerando che il suo avversario aveva alle sue spalle 20 anni di esperienza, il reciproco puntarsi le spade alla gola fu più che soddisfacente.

 

“Bene, molto bene Harry. Spingi a fondo con quel sinistro, puoi fare l’impossibile se blocchi con quel braccio e colpisci con l’altro. Gli disse Liam. “Bene, vi siete destreggiati tutti in modo più che soddisfacente oggi, può bastare. Riprenderemo domani con le pistole.

 

“Liam, vorremmo sapere di Durmstrang.” Disse timidamente Hermione.

 

L’uomo annuì. “Aspettate che torni Remus, lui potrà senz’altro darci notizie. Prendetevi dieci minuti di pausa, tanto abbiamo finito prima del previsto. Si salutarono con un cenno della mano e lui uscì.

 

“Che cosa ci alleniamo a fare, poi, se arriviamo sempre dopo, io non lo so. Commentò aspro Ike, prendendo a pugni il sacco.

 

“Non arriviamo sempre in ritardo.” Replicò calma Hermione.

 

Ike si fermò. “Proprio tu dovresti sapere che ho ragione, Hermione.

 

Se ci scoraggiamo avranno vinto loro.” Si ostinò lei.

 

“Parole, parole. Sono proprio stanco.” Ike non lasciò a nessuno il tempo di ribbattere, ed uscì dalla palestra.

 

“Andava a scuola a Durmstrang, per questo se l’è presa tanto. Spiegò Natan.

 

“Non ha poi tutti i torti.” Commentò Harry, alzandosi in piedi e attaccandosi a una delle corde penzolanti.

 

Hermione si alzò e prese a camminare sull’asse di equilibrio, per poi terminarla con una ruota da atleta perfetta.

 

“Dimmi una cosa: ma tu mangi mai?” le chiese Natan con un sorriso. “Sei magra da paura.

 

“No, mangio eccome. E’ solo che a casa mia non si mangiano dolci. Sai, i miei sono dentisti, sono un po’ fissati con lo zucchero. Gli spiegò lei, mettendo le mani sui fianchi.

 

“Allora bisogna rimediare. Ti va di venire stasera a casa mia? Mia madre cucina torte da farsi leccare i baffi.

 

Harry notò lo sguardo decisamente nero di Ron, che incrociò le braccia sul petto.

 

“Mi piacerebbe, ma stasera sono invitata a casa di Ron. Facciamo un’altra volta, ok?”

 

Lui annuì. “L’invito è sempre valido.” Natan diede un’occhiata all’orologio e prese da terra la borsa. “Ci vediamo a pranzo.” E detto questo se ne uscì dalla palestra.

 

“Però, ha preso il palo con molta dignità. Osservò Harry con un sorrisetto, e Hermione scosse la testa con un sorriso autoironico.

 

“Quello mi piace sempre meno.”

 

“Ron, a te non piace nessuno.” Fece stancamente Hermione, appoggiandosi all’asse di equilibrio.

 

“A te invece piacciono in troppi.”

 

“Asociale.”

 

“Ingenua.”

 

Che cos’hai detto?” ribbattè Hermione, i cui occhi erano ridotti a due fessure, facendo un passo in avanti.

 

“Che non vedi molto più in là del tuo naso. Le rispose duro Ron, alzandosi in piedi. “Se per te va bene che Natan ti spogli con gli occhi ogni volta che ti vede, allora d’accordo. Ma poi non venire a piangere da me se te lo ritrovi nelle mutande, perché lo stai incoraggiando come una perfetta ingenua.

 

Hermione guardò negli occhi Ron, gelida. “Primo, Natan non è il pervertito che dici tu. Secondo, io non sto incoraggiando proprio nessuno, sono solo gentile, abitudine che tu hai perso da anni. E terzo, non verrei a piangere certamente da te, stanne sicuro. Sibilò astiosa, poi prese la borsa da terra e se ne uscì dalla stanza senza voltarsi indietro.

 

“Era proprio necessario?” chiese Harry serio, dopo qualche secondo di silenzio.

 

“Scusa?”

 

“Questa ramanzina, dovevi proprio fargliela? Non ha fatto niente per meritarsela.”

 

“Risparmiami il buonismo, non mi vemire a dire che non sai più guardare negli occhi un uomo e riconoscere se sta desiderando o meno una donna.”

 

“Di questo puoi stare tranquillo, guardando te l’ho capito al volo. Anche la risposta di Harry aveva poco di dolce e amichevole. “Che diavolo sta succedendo, Ron?” buttò fuori serio, mettendosi le mani sui fianchi.

 

Che diavolo sta succedendo?” fece con aria di sfida Ron, smettendo di colpire il sacco.

 

“Non fare l’idiota con me, non funziona. Ti conosco troppo bene. Tagliò corto Harry. “Ti piace Hermione?”

 

“Non sono affari tuoi.”

 

Sono affari miei.” Ringhiò Harry. “E’ la mia migliore amica.

 

“Ti ricordo che è anche la mia migliore amica. ruggì Ron.

 

“Sta’ a sentire, toglitela dalla testa, ok? Se scopro che ci stai provando con lei mi incazzerò davvero molto.”

 

Perché non ti fai i fottuti cazzi tuoi e pensi a tenerti lontano da mia sorella?!”

 

Che cosa c’entra Ginny adesso?” Harry s’irrigidì.

 

“Si dà il caso che io non sia cieco!”

 

“Stai solo cercando di cambiare argomento.

 

“Potrei dire la stessa cosa.” Ron incrociò le braccia sul petto, decisamente nervoso. Lui e Harry erano come fratelli, e la loro amicizia gliela invidiavano praticamente tutti, ma le loro litigate avevano il potere di scuotere la terra. Hermione le definiva i discorsi ‘pronto,-qui-testa-di-cazzo,-parla-cervello-di-gallina?’.

 

“Con quante ragazze sei andato a letto questo mese, Ron?” chiese esasperato Harry, cercando di chiarire il suo punto.

 

E tu, allora?” ribbattè Ron.

 

“Vinci per almeno 10 a 1., e lo sai anche tu. Col casino che ci è successo e che ci sta succedendo non abbiamo le teste a posto. Se ci provassi con lei la faresti solo soffrire, finiresti col rovinare la vostra amicizia e tutto questo solo per una scopata?”

 

Ron fece un passo avanti, deciso. “Ehi, è di Hermione che stiamo parlando, è chiaro? Non sarebbe mai una scopata, e io non potrei mai farle del male!”

 

A Harry sembrò quasi che si fosse alzato un velo davanti agli occhi. “Sei innamorato di lei?”

 

Ron voltò il viso dall’altra parte, con le mani sui fianchi. Harry continuò a studiarlo con attenzione, in attesa di una risposta che ormai era convinto di conoscere. Non c’era bisogno di parole, era già un bel po’ di tempo che stava tenendo d’occhio il suo migliore amico: lo capiva al volo, capiva cosa c’era dietro certi sguardi, perché era esattamente quello che lui stesso provava per Ginny. Ma le cose stavano diversamente tra Ron e Hermione. Harry aveva lasciato passare degli anni tra l’incidente di Hogwarts e il primo bacio che aveva dato a Ginny, ma non perché gli ci fosse voluto tanto tempo per capire di amarla; semplicemente voleva essere sicuro di non trasmettere a lei il lato oscuro e negativo che quella orribile notte aveva creato nel suo cuore. Ma Ron? La sua impulsività una cosa del genere non gliel’avrebbe mai permessa. Lui non era il tipo da una donna sola. Aveva avuto più amanti lui di tutta la famiglia Weasley al completo, e non ne aveva amata mai nessuna. Era ovvio che con Hermione le cose non sarebbero potute andare allo stesso modo, ma se ne era davvero innamorato come da un po’ di mesi sembrava, allora doveva essere almeno in grado di ammetterlo. Dirlo a voce alta, per convincere innanzitutto se stesso. Non poteva continuare in eterno a vivere come un superuomo sentimentalmente inattaccabile.

 

Ma la risposta non arrivò. Pochi istanti dopo fece capolino dalla porta della palestra Bill Weasley. “Ragazzi, siete in ritardo a Karate. Disse; poi, notando l’aria tesa, li guardò attentamente. “C’è qualcosa che non va?”

 

“Niente.” Risposero contemporaneamente tutti e due.

 

********************

 

It takes a lot to know what is love

It’s not the big things, but the little things

That can mean enough

A lot of prayers to get me through

And there’s never a day that passes by

I don’t think of you

                                                                                  The perfect fan, Backstreet Boys

 

********************

 

Ginny Weasley stava sdraiata sul letto con lo sguardo perso nel vuoto. Stava pensando…troppo, come al solito. Qualcuno bussò alla porta della sua camera, riportandola alla realtà.

 

“Avanti.”

 

Dalla porta entrò Hermione, sorridente.

 

“Ehi, eravamo preoccupatissimi per voi, pensavamo vi avessero mandato a Durmstrang. Fece Ginny, mettendosi seduta e sorridendo largamente alla sua migliore amica. “Come ha sentito la notizia, mamma si è precipitata da papà per sapere dove eravate voi.

 

“La Bulgaria non è di nostra competenza, hanno richiamato alcuni di noi perché pensavano che potessimo trovare indizi utili per le nostre ricerche dei mangiamorte. Le rispose Hermione con tono casuale, sedendosi sulla sedia della scrivania.

 

“Giornata dura?”

 

Hermione alzò spallucce. “Non particolarmente.

 

“Allora qual è il problema?”

 

“Come fai a sapere che c’è un problema?”

 

“Andiamo, Hermione.” Sorrise Ginny. “ce l’hai scritto in faccia. Scommetto che è colpa di mio fratello.”

 

“…in un certo senso, non lo sto più capendo. E oggi lui e Harry sembravano piuttosto neri. Credo che abbiano avuto un’altra delle loro brillanti discussioni.

 

Ginny sbiancò. “Credi che sappia di noi due?”

 

“Nah, ho detto che erano nervosi, non assatanati. Le due ragazze scoppiarono a ridere brevemente. “Comunque dovreste dirglielo. Più tempo passa, peggio la prenderà.”

 

Ginny annuì. “Si, lo so…ma è così difficile parlare con Ron senza doverci litigare.”

 

“Vedi a chi lo dici.” Sospirò Hermione. “Quanto lo odio quando mi ci incazzo e lui mi risponde con quella stradannata voce profonda e mi guarda con quegli accidenti di occhi. Lo fa apposta a sfoderare il fascino mentre strillo, sa che così può deconcentrarmi, lo stronzone.

 

“Non c’è odio senza amore…” canticchiò Ginny con un odioso sorrisetto, e Hermione le tirò addosso un cuscino, senza sopprimere una risatina.

 

In quel momento dalla porta fece capolino Harry. “Si può?”

 

“Tu guarda un po’ chi passa da queste parti per caso…” fece Hermione.

 

“Ho interrotto qualcosa?” chiese Harry con un sorrisetto, salutando Ginny con un bacio sulle labbra.

 

“Una guerra all’ultimo cuscino.” Disse ironica Ginny. “Tu e Ron avete avuto dei problemi?”

 

“Non più degli altri giorni.” La rassicurò lui, sedendole accanto.

 

“Beh, io vado a vedere se di sotto hanno bisogno di una mano. Hermione fece a entrambi un occhiolino che Ginny ricambiò con un sorriso, poi uscì dalla stanza.

 

“Allora, cos’hai fatto di bello oggi?” le chiese Harry, scansandole un ciuffetto di capelli dagli occhi.

 

“Intendi a parte andare in panico per voi che dovevate andare a Durmstrang?” rispose lei, tesa.

 

Ma non ci siamo andati.” Lui aveva fiutato un’aria nervosa.

 

“Ma questo noi civili lo abbiamo saputo dopo.

 

“Gin, che hai?” tagliò corto lui. “Non ti capisco.

 

“Non mi capisci, vero Harry?” lei si alzò in piedi nervosamente. “Lascia che ti dica una cosa. Forse per te è facile uscire di casa la mattina e chiederti se potrai tornarci, ma per me non lo è per niente. Ti rendi conto? Come posso vivere serenamente la mia giornata se so che i miei fratelli, la mia migliore amica e il ragazzo che amo rischiano perennemente la vita?” concluse esasperata.

 

Harry si alzò in piedi e la raggiunse, mettendole le mani sulle spalle. “Ne abbiamo già parlato, no?” le disse dolcemente. “Tesoro, loro sono pericolosi ma anche noi lo siamo. Ci hanno addestrato bene, non devi aver paura. Sappiamo difenderci, sappiamo attaccare. Tutto quello che devi fare tu è cercare di non pensare tutto il giorno alla stessa cosa. Dovresti crearti una specie di distrazione, che ne so…un lavoretto, un hobby…qualcosa che ti distragga un po’ dalle tue preoccupazioni.”

 

Lei scosse la testa. “E’ come quella notte…voi fuori a rischiare di morire e io nascosta come un topo in trappola…”

 

“Shh, non dire così…” Harry le stampò un bacio sulla fronte. “Non ti sei nascosta per vigliaccheria, e non fari una colpa perché non combatti in prima linea come noi. Il tuo è un coraggio diverso, ma non meno importante.

 

Dopo qualche secondo di silenzio Ginny alzò lo sguardo. “In una libreria a Hogsmeade cercano una commessa…magari…” disse, con voce incerta.

 

“Bene.” Le rispose entusiasta lui, sollevandole il mento con un dito e sorridendole. “Una libreria, eh? Farai la felicità di Hermione.

 

Anche lei sorrise, e Harry non fu più in grado di trattenersi: si chinò su di lei e la baciò, mettendoci tutto l’amore che poteva. Entrambi avevano bisogno di stare abbracciati, di stringersi l’uno all’altra, di accarezzarsi e sentire un contatto fisico che alleviasse un po’ la confusione dell’animo e del cuore. Presto il bacio non fu più sufficiente per esprimere i loro sentimenti: Ginny cominciò ad armeggiare con la sua felpa e Harry le sbottonò al volo la camicia. Erano entrambi troppo presi per rendersi conto del resto; per questo nessuno dei due si interruppe quando la porta si aprì.

 

“Gin, sai quando torna mamma? Mi serve di…”

 

Quella voce fece gelare a entrambi il sangue nelle vene. Immediatamente si fermarono e si voltarono verso la sagoma sulla soglia della porta, che rimase con le mani sui fianchi e un’espressione da tigre.

 

“Ron, aspetta un attimo, ti posso spiegare tutto.

 

Ma certo che puoi, Harry.” Rispose calmo lui. “Tu e io. Fuori.”

 

               *****************

 

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Capitolo 2
*** Nuove Realtà ***


Nuove realtà

                                                                     BEING A WAR MAGE

 

 

CAPITOLO 2: NUOVE REALTA’

 

You cannot hide the way you feel inside I realize

Your actions speak much louder than words

So tell me why...

By now I should know

That in time things would change

So it shouldn’t be bad

So why do I feel so sad?

                                                                       Why do I feel so sad, Alicia Keys

 

********************

 

Ginny fece un balzo indietro, chiudendosi in tutta fretta la camicia. “Ron, ascolta…”

 

“Con te facciamo i conti dopo.” Sibilò Ron.

 

“Ehi, calmati.” Fece altrettanto minaccioso Harry.

 

“Vuoi spiegarmi, Harry? Andiamo a parlare.” Lo provocò Ron, girando sui tacchi e avviandosi giù per le scale.

 

“Oddio…” Ginny si coprì per un attimo il viso con le mani, poi vide Harry seguire il fratello e si lanciò dietro di lui. “Aspetta!”

 

Hermione vide Ron scendere le scale torvo come non mai. “Che è successo, perché quella faccia?” gli chiese, avvicinandosi.

 

Lui l’afferrò duramente per un braccio. “Tu lo sapevi, vero?”

 

“Ma sei impazzito?!” ringhiò lei. “Lasciami, mi stai facendo male, idiota!”

 

“Perché non mi hai detto niente, razza di ipocrita?!” tuonò lui, strattonandola.

 

Harry prese Hermione per l’altro braccio e l’allontanò da Ron. “Lasciala stare, lei non c’entra! E’ con me che devi prendertela!”

 

“Non chiedo di meglio.” Ron aprì la porta di casa e tutti e due se ne uscirono fuori.

 

Ginny arrivò di corsa giù per le scale. “Hermione, dobbiamo fermarli! Quelli vogliono picchiarsi sul serio!” fece in totale panico.

 

“Lasciateli stare.” Risuonò la voce di Bill Weasley dal piano di sopra.

 

“Come?!” chiese scioccata Ginny guardando in alto. Bill e Charlie si stavano affacciando dalla ringhiera delle scale, con l’aria tranquilla.

 

“Non ti preoccupare, si devono solo chiarire.” Le spiegò serenamente il minore dei due. “Se si sfogano adesso passerà tutto in un baleno, tanto cercare di far ragionare Ron è inutile.”

 

“Ma…” Ginny si sentì appoggiare una mano sulla spalla.

 

“Io sono d’accordo. Lasciamo che se si spieghino a modo loro.” La rassicurò Hermione.

 

“…spero con tutto il cuore che abbiate ragione voi…” si arrese alla fine Ginny.

 

E in effetti Harry e Ron si stavano chiarendo eccome. Se le stavano suonando di santa ragione, non come due ventenni incazzati neri, ma come due giovani agenti speciali perfettamente educati alla lotta libera a mani nude. In altre parole, dopo i primi minuti di ‘chiarimento’ sanguinavano già tutti e due.

 

“Avrei dovuto saperlo!!” ringhiò Ron, colpendo Harry in faccia. “Bastardo, mia sorella è ancora una bambina!!”

 

Harry respinse Ron con un calcio allo stomaco. “Sei un fottutissimo ottuso!! Quale bambina, è una donna dulta in piena regola!!”

 

“Grazie a te, adesso lo è sicuramente!!” Ron rispose con una gomitata diretta al naso di Harry, e schivata all’ultimo minuto.

 

“Cazzo, ma che diavolo ho io che non va?!” questa volta fu Ron a dover evitare un pugno. “Che cos’è che mi manca per stare con tua sorella, eh??”

 

“Innanzitutto la sincerità!! Diavolo, Harry, da quant’è che te la porti a letto alle mie spalle?!”

 

“Io non me la porto a letto, brutta testa di cazzo!! Io ci sto insieme, perché ne sono innamorato!!”

 

“Riposta sbagliata!!” Ron con un calcio atterrò Harry, che ci mise poco più di un secondo per rimettersi in piedi.

 

“Tutti i ragazzi di Ginny non ti sono mai piaciuti perché dicevi che non erano alla sua altezza!! Forse hai ragione, anch’io penso che lei sia molto meglio di me, ma la amo sul serio, non potrei mai fare niente per farla soffrire!!”

 

“Le ultime parole famose! Dì un po’, da quant’è che fai il galantuomo di notte e il moralista di giorno?!”

 

“Non puoi farmi una colpa perché sono innamorato di tua sorella!!”

 

“No, ma posso spaccarti la faccia!!” un altro colpo di Ron andò a vuoto, e Harry ne approfittò per centrarlo in pieno stomaco con una ginocchiata.

 

“Dannazione, facciamola finita!! Lo sai che sono più veloce di te!”

 

“Già, ma io sono più forte!” Harry non ebbe di che protestare, perché il pugno che gli colpì la mascella gli fece vedere le stelle.

 

“Mi spieghi che stiamo facendo?!” riuscì a chiedergli il ragazzo, quando tutti e due sembrarono fermarsi per un secondo. “Non risolveremo niente così, possiamo picchiarci anche tutta la giornata!”

 

“In compenso mi sta facendo sentire molto meglio!” ruggì Ron,un attimo prima di far cadere a terra Harry con un calcio alle ginocchia.

 

Harry si riprese rapidamente, e riservò lo stesso trattamento agli stinchi di Ron, facendo sbattere a terra anche lui. “Perché sei tutto pazzo!” i due ragazzi rimasero per un attimo fermi, di spalle a terra, a riprendere fiato. “Possiamo parlare come persone civili adesso?”

 

“Non ho finito con te.” Fece Ron, ma non si mosse. “Di tutte le donne che ti stanno dietro, giusto con mia sorella dovevi finire?”

 

Harry fece una smorfia. “Proprio tu è meglio che non parli di questo.” Ron colse l’allusione e fece fatica a nascondere un sorrisetto. Ancora ansimanti, entrambi si misero seduti sull’erba. “Ron, io amo tua sorella e voglio stare con lei. Sto con lei, e siamo molto felici insieme. Adesso tocca a te capire che non voglio farla soffrire e mettere da parte tutta questa rabbia che non c’entra niente, ok?” disse più calmo Harry.

 

“Mi lasci molta scelta, vedo.” Replicò Ron nel suo solito tono autoironico che normalmente avrebbe fatto ridere Harry. “Tu e mia sorella.” Commentò con aria indecisa.

 

“Non suona poi così male, no?”

 

“No, in realtà no…suona peggio.” Tutti e due ridacchiarono un po’. “Credi davvero di avere la testa più a posto della mia?”

 

“Assolutamente si.” Dopo un ultimo istante di serietà entrambi scoppiarono a ridere.

 

“Quanto ti odio.” Fece Ron tra le risate, tenendosi lo stomaco.

 

“Sopravviverò.” Gli rispose Harry appena ebbe la possibilità di prendere fiato, reggendosi una mano sulla mascella dolorante.

 

“E così…con mia sorella hai intenzione di fare sul serio.” Ron si fece più sobrio.

 

Harry annuì. “Posso giurartelo.”

 

“Mh…quindi dovrei abituarmi a voi due?”

 

“Se vogliamo stare bene tutti insieme, credo proprio di si.” Harry attese con ansia la risposta del suo amico.

 

Ron si pulì con una manica il naso sanguinante. “Ok, va bene. Vediamo se veramente sarai capace di non farla soffrire. Se mi accorgessi del contrario, finiremo quello che abbiamo incominciato. Ci stai?”

 

Harry sorrise e gli porse la mano. “Mi sta bene.”

 

Anche Ron rise e gliela strinse amichevolmente. “Io però ti odio sempre.”

 

“Pazienza.” Ridacchiò harry.

 

“Quando voi due avete finito di fare i bambini.”

 

I due ragazzi si voltarono e videro Hermione in piedi con le braccia conserte e un sorrisetto, e Ginny, accanto a lei, con gli occhi lucidi e un gran sorriso.

 

“Per favore, Gin, ora non metterti a piangere, non sei più una bambina.” Fece Ron.

 

“Ma guarda che sporco ipocrita.” Commentò Hermione con un’espressione divertita, mentre una Ginny commossa si lanciava tra le braccia del fratello.

 

“Oh, Ron, sei uno sciocco, sei proprio uno sciocco!” piagnucolò lei mentre lui le scompigliava amorevolmente i capelli.

 

“E tu resti sempre una zucca vuota.” Sorrise lui. Finalmente Ginny si staccò dalle sue braccia per andare ad abbracciare Harry.

 

Hermione sorrise, poi girò sui tacchi, avvinadosi verso la Tana. A un certo punto si sentì prendere la mano da Ron alle sue spalle.

 

“Te ne vai già?”

 

“Non voglio che i miei genitori si preoccupino, si sta facendo buio.” Disse lei, continuando a camminare.

 

“Rimani un altro po’, ti riaccompagno io a casa.”

 

“Faresti proprio una bella impressione a mio padre conciato così.” Ridacchiò lei, e anche lui rise, vedendosi sporco di terra e con più di un livido.

 

Ad un certo punto la fermò. “Te ne stai andando perché ce l’hai con me?”

 

Lei alzò spallucce. “Ormai mi sono abituata ai tuoi modi elegantissimi.”

 

“Lo so, non avrei dovuto prendermela con te. Anche se tu sapevi tutto e non mi hai detto niente.”

 

“Avevo promesso a Ginny che sarebbero stati loro a parlartene.”

 

“…se ti chiedo scusa?” chiese lui, cercando il suo sguardo.

 

“E’ quello che fai sempre.”

 

Ron la guardò un attimo, poi sorrise. “Allora non lo farò.” Lei lo guardò con entrambe le sopracciglia inarcate. “Ma se può farti sentire meglio, mollami un bel ceffone.”

 

“Ma davvero?” disse lei con un sorrisetto furbesco.

 

Lui alzò spallucce. “Piove sul bagnato.”

 

Solo qualche istante dopo Ron si maledì per averle dato il permesso di rompergli la mascella.

 

“Cazzo, ho detto una sberla, non un pugno!” nonostante tutto, a entrambi scappò di ridere.

 

“Beh, hai ragione tu, ora va molto meglio.” Rise lei. “Ci vediamo domani, Ron.”

 

“Ehi, un momento! Mi hai sacramentato e ora mi lasci qui così?!”

 

“Buonanotte, Ron.” E ridendo Hermione corse verso la Tana. Ron rimase a guardarla scuotendo la testa e toccandosi la guancia, poi sorrise leggermente.

 

“Faremo a modo tuo ancora per poco, baby…”

 

********************

 

I never felt this way

How do you give me so much pleasure

And cause me so much pain?

Just when I think I’ve taken more than would a fool

I start fallin’ back in love with you

                                                                                      Fallin’, Alicia Keys

 

********************

 

Harry, Ron, Hermione e Ginny arrivarono fuori la libreria e si fermarono un momento.

 

“Ok, ora vado dentro e mi presento.” Fece Ginny nervosamente, cercando di mostrarsi il più spavalda possibile.

 

“E appena ti vedranno capiranno che sei la persona giusta per quel lavoro.” Sorrise Harry.

 

“Perciò vai serena e tranquilla, che sei forte.” La incoraggiò Hermione.

 

“Ehi, non farti fregare sullo stipendio.” Puntualizzò Ron, e Hermione scosse la testa esasperata.

 

Ginny annuì sorridente e fece per entrare nella libreria, ma si sentì trattenuta da Harry; voltandosi notò che lui, Ron e Hermione si stavano guardando in giro con un’aria stranamente tesa e preoccupata. Nel giro di pochi secondi il cielo si fece completamente oscuro, captando l’attenzione dei cittadini di Hogsmeade, che cominciarono ad uscire dagli edifici guardando in alto e cercando di capire cosa stesse succedendo.

 

“Pensate anche voi quello che penso io?” fece Harry teso, lasciando andare il braccio di Ginny.

 

“Già.” Rispose brevemente Ron, mentre sfoderava una pietra rossa che, una volta toccata, gli sostituì automaticamente i vestiti con la tuta e il cinturone della War Mage Team. La stessa cosa accadde a Hermione e a Harry, le cui pietre erano rispettivamente rosa e verde.

 

“Che sta succedendo?” chiese quasi in panico Ginny, mentre Hermione mormorava qualcosa a bassa voce contro un talismano trasparente.

 

“Gin, scappa. Vai a nasconderti.” Le disse piano Ron.

 

“Ma come, cosa…e voi?”

 

“Vai e non ti muovere dal tuo nascondiglio qualunque cosa succeda qui fuori, va bene?” fece Harry col tono di chi non ammette repliche. Ginny li guardò terrorizzata.

 

“Andrà tutto bene, Ginny. Ora vai.” Le disse con più calma Hermione.

 

“…vi supplico, fate attenzione…” e con le lacrime agli occhi, Ginny scappò infilandosi in uno dei vicoletti di Hogsmeade.

 

“Avvertiamo gli altri.” Mormorò Ron, prendendo dal cinturone la bacchetta senza smettere di guardarsi intorno.

 

“Ci ho già pensato io.” Rispose tesa Hermione.

 

“Ehi, io credo che stiano arrivando.” Fece Harry, accennando con la testa a un gruppo di uomini incappucciati che arrivavano giù per la piazza principale di Hogsmeade a passo deciso. La gente radunatasi per strada si diede a una istantanea quanto disperata fuga in qualunque direzione, e le urla degli assalitori in nero si mescolarono a quelle di panico delle donne e dei bambini che correvano in cerca di un rifugio per salvarsi. La massa di mangiamorte si muoveva rapidamente e con estrema violenza, ma lameno Harry, Ron e Hermione ebbero la possibilità di vedere che Spencer non era tra loro.

 

Non ci fu il tempo di pensare o di angosciarsi. Gli uomini in nero presero a sparare incantesimi e pallottole babbane sulla folla in fuga, poi cominciarono ad attaccare singolarmente i cittadini. A quel punto Harry, Ron e Hermione non si trattennero più e si gettarono coraggiosamente nella mischia. Harry colpì un mangiamorte con un incantesimo paralizzante e centrò un altro in pieno petto con un incantesimo alquanto violento per immobilizzarlo, poi si diresse verso altri due che lanciavano frecce infuocate contro la vetrina di un negozio. Ron sparò due incantesimi mortali senza alcuna esitazione contro due uomini che stavano inseguendo due ragazze in fuga, lanciò un coltello contro un terzo che gli si stava avventando contro, poi sfoderò la spada e prese a duellare brevemente con un incappucciato particolarmente animoso. Hermione, dal canto suo, cominciò col servirsi della magia per fermare un gruppo di mangiamorte che stava infierendo contro la folla in fuga, poi utilizzò la sua agilità nei movimenti di karate per liberarsi di un altro paio di nemici; infine anche lei fu costretta a prendere la spada. A un certo punto si sentì un grosso colpo d’arma da fuoco, e istintivamente sia Harry che Ron si voltarono cercando con gli occhi Hermione. Non videro lei, ma scorsero distintamente Sirius, Remus e gli altri arrivare in loro soccorso, armati fino ai denti. Harry respinse con un pugno un nemico e vide Ron trafiggernene uno con la sua spada, ma allo stesso tempo notò che alle sue spalle troneggiava un mangiamorte armato di pugnale.

 

“Ron!!! Alle tue spalle!!!” gli gridò.

 

Ron si voltò all’istante, ma si sentì un colpo e il mangiamorte crollò a terra morto. Harry e Ron guardarono oltre e scorsero Hermione con la pistola ancora puntata e fumante, che a malapena attese di ricevere l’occhiolino di Ron per rituffarsi nella mischia. La battaglia andò avanti senza pietà e Sirius, Remus, Bill, Charlie, Ike e Natan non si risparmiarono niente, lottando come leoni. Dopo una buona mezzora di combattimeno i mangiamorte giacevano quasi tutti a terra. Charlie e Josh tenevano le bacchette puntate contro quello che reputavano l’ultimo nemico rimasto in piedi.

 

“Arrenditi, è finita.” Sibilò Charlie, che aveva vari lividi e un labbro sanguinante.

 

“Scordatelo.” La risposta del mangiamorte fu accompagnata da uno sputo.

 

“Stupido figlio di puttana!” Josh lo tramortì con un colpo secco alla nuca.

 

Il gruppo della War Mage Team era in piedi in mezzo a una folla di incappucciati a terra; nessuno di loro era completamente indenne, anche se non si poteva parlare di ferite gravi.

 

“Ok, portiamo tutta questa immondizia al quartier generale.” Fece Remus, e con le bacchette furono legati tutti in un istante.

 

Un ultimo uomo in nero non fu avvistato dai combattenti, solo Hermione lo vide troneggiare ridendo davanti a un palazzo a cui stavano affacciati alle finestre numerosi civili.

 

“Nooo!!!” gridò lei, vedendo che stava lanciando una specie di piccola sfera infuocata contro l’edificio. Tutti si voltarono verso di lui, ma fu ugualmente troppo tardi: la sfera colpì il palazzo, che esplose immediatamente e si trasformò in un cumulo di ceneri bruciacchiate di lì a pochi agghiaccianti secondi. Il mangiamorte che aveva lanciato il colpo fece un salutino beffardo e svanì nel nulla, attorcigliandosi addosso il mantello mentre Bill e Josh gli si lanciavano addosso. Tutti i maghi presenti in quello spiazzo si catapultarono fra le macerie alla disperata ricerca di superstiti, mentre tornava a radunarsi una discreta folla urlante nella strada.

 

“Merda!!” Ike gettò a terra la propria spada. “Di nuovo!! E davanti ai nostri cazzo di occhi!!!”

 

Ron serrò i pugni e le mascelle molto forte, e guardò verso Sirius e gli altri che continuavano a illudersi di trovare dei sopravvissuti a quella tremenda esplosione.

 

Harry rinfoderò con rabbia la spada. Quanti innocenti erano stati uccisi inutilmente e ingiustamente per una loro disattenzione? In quel momento tra la folla si fece largo Ginny Weasley, che per un attimo si guardò intorno per sincerarsi che i suoi cari fossero tutti vivi, poi vide Harry e corse verso di lui, piangendo. Harry subito l’abbracciò forte.

 

“Oddio, sei vivo…siete tutti vivi…” gli piagnucolò nel collo, stringendolo a sé come per non farlo più staccare da lei. “…quando ho sentito quello scoppio, ho pensato…ho pensato…” singhiozzò.

 

“Shh” Harry prese ad accarezzarle la testa e la schiena. “E’ finita, noi stiamo tutti bene.”

 

Hermione continuava a guardare inorridita lo spettacolo davanti ai suoi occhi. Poche volte nella sua vita si era sentita tanto impotente; avevano ucciso delle personesenza che lei potesse fare nulla per fermarli. Di nuovo.

 

“Ehi, stai bene?” fece Ron preoccupato, guardando accigliato il taglio che lei aveva riportato su un sopracciglio.

 

Hermione lo spinse indietro, infuriata. “Dannazione, Ron!! Non sono più una bambina!! Sono morte decine di persone laggiù, e tu mi chiedi se sto bene per uno stupido, piccolo, fottutissimo graffio!!” gli gridò contro.

 

Ron rimase fermo a guardarla, per niente stupito e neppure arrabbiato. Capiva benissimo quello sfogo di frustrazione, e se gridare era il suo modo di buttar fuori il dolore, beh, non andava certo rimproverata. Hermione si mise le mani fra i capelli per un attimo, guardando in tutte le direzioni meno che negli occhi del suo amico; poi lasciò cadere le braccia e trovò il coraggio di incrociare il suo sguardo.

 

“…scusami, io non…ecco…”

 

Ron non le diede l’opportunità di rispondere, annullò in un istante la distanza tra i loro due corpi e la prese fra le braccia, stringendola forte a sé. Hermione gli gettò le braccia al collo e pianse in silenzio, nascondendo il viso nel suo petto. Non avevano bisogno di parole, nessuno dei due; erano soddisfatti semplicemente di stare stretti l’uno all’altra, contenti di quel contatto fisico denso di amore e affetto.

 

***************

 

Did you ever lay your head down

On the shoulder of a good friend?

And then have to look away somehow

Had to hide the way you felt for them?

                                                                       Did you ever love somebody, Jessica Simpson

 

***************

 

La dottoressa Aki Sorenson, primario fra i medimaghi della War Mage Team, mise giù la scatola piena di bende e fasciature e si asciugò il sudore sulla fronte con una manica della maglia; una mano familiare le si posò sulla spalla, e lei sorrise e si voltò.

 

“Bill” lo salutò sorridendo, più tranquilla. “Sono stata tanto in pensiero.”

 

Lui l’abbracciò. “Grazie al cielo ne siamo usciti quasi tutti illesi.”

 

“Ho saputo del palazzo che è saltato in aria.” Disse lei piano, quando si separarono.

 

Lui annuì amareggiato, appoggiandosi al tavolo dei medicinali. “Hai notato? Sembra che quando c’è più bisogno di noi, o arriviamo tardi o non siamo abbastanza svegli.”

 

Aki gli accarezzò una guancia. “Capisco cosa stai provando, ma non sei giusto con te stesso e con gli altri se ti annulli così.”

 

“Quante persone potevano essere salvate oggi…” mormorò lui, incrociando le braccia sul petto e guardando verso il basso.

 

“E quante sarebbero morte se non foste intervenuti voi.” Fece lei dolcemente. “Te lo sei chiesto questo, Bill? Avete fatto tutto il possibile. Ti rendi conto che questa guerra è orribile proprio perché si combatte senza uno straccio di regola? Limitare i danni e le vittime è il massimo che potete fare per il momento, non è colpa vostra se dei civili finiscono per essere coinvolti.”

 

Lui la guardò con un piccolo sorriso. “Dottoressa Sorenson, a medicina ha seguito anche corsi di saggezza?”

 

“No, agente Weasley, anche perché altrimenti mi avrebbe superato di gran lunga Tennesse, con tutti i suoi proverbi vietnamiti.” Tutti e due scoppiarono a ridere, poi lui l’attirò a sé e la baciò.

 

“…Bill…non qui…aspetta…” riuscì a malapena a mormorargli lei quando si staccarono, ansimanti. “Vieni a stare da me stanotte.” Suggerì dolcemente. “La riunione di domani è stata fissata per le undici, non dovrai arrivare all’alba come sempre.”

 

Lui sorridendo le prese il cappotto dall’appendipanni e glielo mise sulle spalle. “Non perdiamo altro tempo.”

Lei sorrise, e presisi per mano si avviarono all’uscita dell’infermeria del quartier generale.

 

***************

 

Ron stava prendendo a pugni il sacco con maggiore violenza del solito, tanto che lì nella palestra vuota i colpi rimbombavano forte. Ad un certo punto la porta si aprì lentamente, e lui al volo afferrò la bacchetta e si girò verso l’uscita, pronto ad attaccare. Hermione, sulla porta, trasalì: anche lei istintivamente avrebbe preso un’arma appena sentito il minimo rumore, ma i riflessi di Ron erano spaventosamente pronti.. Lui rimise la bacchetta con forza sulla grossa cassettiera di legno che di solito si usava per riporre le armi malfunzionanti.

 

“Ma sei impazzita a entrare in quel modo?” fece brusco, riprendendo a colpire il sacco.

 

Lei andò a sedersi sulla cassettiera. “Scusa, non volevo disturbarti.”

 

“Che cosa ci fai qui a quest’ora? E’ piuttosto tardi, tua madre sarà in pensiero.” Ron smise di colpire il sacco e si appoggiò con un gomito alla trave vicina, guardandola.

 

Lei alzò spallucce. “I miei sono andati al matrimonio di mia zia, ma a me non andava di vedere gente. A casa tua Ginny e Harry…beh, insomma, mi rimaneva solo questo posto.” Gli spiegò tranquilla.

 

Hermione guardando Ron dovette ammettere di provare una sensazione di piacere e desiderio mai provata prima. In quel momento stava davanti a sé non più il ragazzino pelle e ossa di anni prima, selvaggiamente bello. Aveva i capelli inumiditi dal sudore, ogni muscolo del suo corpo statuario –dai bicipiti ai pettorali, dagli addominali agli adduttori- era teso e solido come una roccia, indossava dei pantaloni di felpa che non rendevano abbastanza giustizia al suo perfetto sedere, e la maglietta inzuppata di sudore lo faceva sembrare ancora più atrocemente sexy. Lei mantenne a fatica il suo sguardo, quei bellissimi occhi blu che dal giorno dell’attacco a Hogwarts erano diventati completamente privi di pietà nei confronti del nemico, mentre per lei avevano sviluppato una carica di passionalità che li rendeva una vera e propria miscela di esplosivo.

 

Ron sorrise furbescamente nell’osservare la sua migliore amica seduta lì davanti a lui. Probabilmente neppure lei stessa immaginava quanto lo stesse eccitando il vederla lì su quella cassettiera, con quell’aria innocente e allo stesso tempo furba, il viso incorniciato dai capelli mossi, la bella pelle liscia e vellutata esposta attraverso un’esile canotta azzurra e i jeans aderenti, che mettevano in risalto ancora di più la tonicità della sua figura snella e slanciata. E prima che le parole di Harry potessero tornargli in mente, Ron si ritrovò a chuedersi come sarebbe stato strapparle i vestiti di dosso e fare l’amore con lei su quella cassettiera per tutta la notte.

 

“Avanti, tesoro, sii più onesta con te stessa.” Fece lui in tono caldo e suadente, lanciandole uno sguardo a cui poche donne avrebbero saputo resistere. “Tu volevi me.”

 

Lei sorrise. “Non giocare a Mr. Fascino con me, Ron Weasley, non funziona.”

 

“Uh, mi sento colpito.” Rise lui.

 

La risata di Hermione degenerò in un’espressione di amarezza. “Ti rendi conto di quante persone sono morte oggi, molte delle quali uccise da noi?”

 

Ron la guardò negli occhi. “Quelli che abbiamo ucciso noi non sono esseri umani, ma assassini della peggior specie che non meritano di vivere. Gli altri…” e qui tirò un sospiro. “…lo abbiamo sempre saputo. Questa è la realtà del nostro lavoro, è dura perché è fatta di questo.”

 

Hermione annuì, ma non alzò lo sguardo. Tanto che non si accorse che Ron le si era piazzato davanti, con le mani sulla cassettiera ai lati delle sue gambe e il corpo appoggiato contro il mobile, tra le sue gambe, con gli occhi allo stesso livello dei suoi. Lei trasalì impercettibilmente quando vide che lui le stava guardando le labbra, anche se a lui non sfuggì il leggero rossore che le colorò le guance.

 

“E’ per questo che Harry e io ti volevamo fuori da questa storia.” Le mormorò, incrociando il suo sguardo. Anche lei aveva gli occhi fissi sulla sua bocca.

 

Hermione sentì un campanello nella sua testa. “E’ tutto ok, non facciamone una tragedia.” Disse, balzando giù dalla cassettiera e automaticamente respingendo indietro Ron. “E’ stato solo un attimo.”

 

Lui annuì, poi gli venne in mente un modo per allentare un po’ la tensione. “Ti va di allenarti un po’?”

 

“Ok.” Fece lei, togliendosi le mani dalle tasche dei jeans.

 

Lui lasciò cadere l’asciugamani che aveva attorno al collo sulla cassettiera. “Ma guarda che affare hai fatto ad avermi come migliore amico, ti do persino lezioni private serali.”

 

“Un po’ pieno di te, non credi?”

 

“Baby, tu sei in gamba, ma hai davanti a te il migliore.” Disse lui, con un amabile occhiolino.

 

“Oh, quale onore, maestro Yoda.” Rise lei. “Allora facciamo così: se ti atterro io, dovrai metterti in ginocchio e dirmi che sono io la migliore. Ci stai?” fece, con le mani sui fianchi.

 

Lui rise. “Ok, Obi-Wan. Mentre se ti atterro io, tu...dovrai darmi un bacio.”

 

Lei inarcò un sopracciglio. “E che te ne fai di un bacio dato a me?”

 

“In effetti hai ragione, così sembra che tu abbia un premio anche se perdi.”

 

“Tu ti fai più strano ogni giorno che passa, lo sai?”

 

“Beh, allora che fai? Troppa paura di perdere, bellezza?”

 

Lei sorrise e si mise in posizione. “Fatti avanti, campione.”

 

Anche lui si mise in posizione. “Con vero piacere, baby.”

 

La prima ad attaccare fu Hermione, la cui agilità la mise in condizione di evitare subito un paio di pugni di Ron, ma anche i suoi attacchi andarono vanificati, colpendo l’aria o respinti da lui. Ron passò al contrattacco afferrandole prima un polso, poi l’altro e quindi facendola cadere a terra con un calcio dietro le gambe, ma lei fu altrattanto veloce a respingerlo indietro con un calcio. Lui sorrise, aspettandosi una mossa del genere, e quando Hermione balzò in piedi tentò di farle perdere l’equilibrio, ma lei fu più veloce e con un balzo all’indietro gli sfuggì. Ron, però, in due passi e con una finta la costrinse contro il muro, e prima che potesse rendersene conto, Hermione si ritrovò schiacciata dalla pressione del suo corpo, con le braccia e le gambe tenute ferme dalle sue mani e dalle sue gambe.

 

Lui rise al tentativo di lei di dimenarsi, e la spinse ancora di più contro il muro. “Ho vinto.”

 

Lei gli diede un altro strattone, sperando con tutto il cuore che non si accorgesse di quanto la stava facendo sentire in paradiso tenendola così stretta  a sé. “Hai barato.”

 

“Eh no, non funziona mica così, dolcezza.” Fece lui. “Hai perso e devi pagare pegno. E io ho diritto al mio premio.”

 

“Imbroglione.” Brontolò lei. Devo baciare Ron. Devo baciare il mio migliore amico Ron. Devo baciare l’uomo più sexy che conosco.

 

Lui le fece un occhiolino e la lasciò andare.

 

Lei lo guardò negli occhi. “Vuoi davvero baciarmi?” gli chiese con un sorriso incredulo.

 

Lui le rispose con lo stesso sorriso. “Naturale, le donne impossibili sono la mia passione.” Entrambi risero un po’.

 

Lui fece un passo verso di lei e si guardarono un attimo negli occhi; Ron le fece scivolare le braccia attorno alla vita e la attirò a sé. Hermione, dopo un iniziale momento di sorpresa nel sentirlo così spigliato e sicuro, si sollevò sulle punte e gli appoggiò le mani sulle spalle. I loro occhi si incrociarono ancora una volta, quindi lei li chiuse e potè sentire le labbra di lui sulle sue. Ron sentì il proprio cervello annebbiarsi completamente, ormai non c’era nient’altro all’infuori di lei: in un istante con le labbra cercò di rendere il bacio più profondo; quando lei aprì le labbra sotto le sue lui non perse tempo, e si scatenò una vera e propria battaglia di lingue. Hermione gli passò le mani dietro alla nuca, il che, combinato alla sensazione dei loro due corpi schiacciati l’uno contro l’altro, fece sì che Ron quasi la divorasse con quel bacio, mozzandole il fiato. Quando Hermione sentì le labbra di lui lasciare le sue non riuscì ad aprire gli occhi, ma si accorse che lui aveva preso a baciarle il collo, con quelle labbra soffici ed esperte che solo lui poteva avere.

 

“Ron…” sussurrò lei con gli occhi chiusi, ma lui le evitò qualunque protesta baciandola di nuovo, e con ardore ancora maggiore di prima. Solo ed esclusivamente per evitare di soffocarla, visto che lei sembrava avere un disperato bisogno di respirare, Ron ruppe il bacio, senza però allentare la presa sui suoi fianchi. Erano entrambi con l’affanno.

 

“Hermione, tu mi stai uccidendo.” Mormorò lui, con gli occhi ancora socchiusi e incupiti dal desiderio.

 

“…Ron…” provò lei, non sapendo bene cosa dire. Provava un tale vortice di sensazioni che spiegarle a parole sarebbe stato impossibile.

 

“E’ tutto ok, amore, non credevo che potessi farmi questo effetto.” Le disse lui, poi le accarezzò una guancia. Lei rimase a gongolarsi per un attimo pensando a come l’aveva chiamata.

 

“Oddio, è tutto così…così strano.” disse, passandosi nervosamente una mano fra i capelli.

 

“Si, lo so.” Le rispose lui, serio. “Ma sembra anche troppo giusto, vero?” le chiese con un piccolo sorriso.

 

“…si, credo di si…” anche lei sorrise brevemente e gli accarezzò la mano.

 

Lui tirò un grosso sospiro. “Ascolta, lo sai che io non ho molto autocontrollo…Hermione, ti voglio come non ho mai desiderato niente al mondo…perciò se qui non deve succedere niente, e prima che Harry mi faccia un buco in fronte, suggerisco di andarcene subito da qua.” Buttò fuori tutto di un fiato Ron, per niente imbarazzato ma in difficoltà col proprio self-control.

 

Hermione rimase a fissarlo con la bocca semiaperta, ma la risposta che gli diede lo lasciò di stucco. “Perché cavolo Harry dovrebbe farti un buco in fronte?”

 

Lui la guardò sorpreso, frustrato e confuso. “Ma cosa diavolo te ne importa in un momento come questo??”

 

“Pensavo solo che non capisco perché Harry dovrebbe avere qualcosa a che ridire. Insomma, questi non sono affari suoi, no?” disse lei, con lo sguardo perso nel vuoto come se stesse immersa in uno dei suoi preziosi libri.

 

Ron scosse la testa, quasi inorridito; poi, invece di perdere altro tempo a parlare, prese Hermione tra le sue braccia forti, con una mano le afferrò la nuca e l’attirò verso il suo viso, poco lontano dalle sue labbra. “Tu pensi troppo.” E senza aggiungere altro la trascinò in un bacio ancora più vorace dei precedenti. Lei rispose con lo stesso impeto, e gli gettò le braccia al collo, stringendoslo ancora di più a sé, tutti e due persi in un oceano di turbolenta passione.

 

***************

 

Tonight you’re mine completely

You gave your love so sweetly

Tonight the light of love is in your eyes

But will you love me tomorrow?

Is this a lasting treasure

Or just a moment’s pleasure?

Can I, can I believe the magic of your sigh?

Will you still love me tomorrow?

Tonight with words unspoken

You say I’m the only one

But will my heart be broken, baby,

When the night meets the morning sun?

                                                                                  Will you still love me tomorrow, Carole King

 

                                                                                    ********************

 

Non ci adagiamo sugli allori, sono tutti e due due personaggi estremamente complicati, non trovate? Perciò tutto può accadere, in bene e in male…

Restate ancora con me per il prossimo capitolo: “Quando il gioco si fa duro”

Kisses specialmente a chi recensisce!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Quando il gioco si fa duro ***


                                                                  Being a war mage

 

CAPITOLO 3: QUANDO IL GIOCO SI FA DURO

 

Did you ever love somebody

So much that the earth moved?

Did you ever love somebody

Even though it hurts to?

                                                            Did you ever love somebody, Jessica Simpson

 

***************

 

Ron e Hermione rientrarono alla Tana all’alba, o poco meno. Fecero ben attenzione a non fare il minimo rumore, camminarono in punta di piedi, ma cominciarono a ridacchiare a voce molto bassa sulle scale: ogni due gradini lui la tirava indietro per baciarla, e ogni due gradini per camminare senza guardare rischiavano di cadere tutti e due. Tra risatine e baci sulle labbra, riuscirono in qualche modo a trascinarsi al piano di sopra.

 

“Che storia raccontiamo?” bisbigliò lei, giocherellando con un dito sul suo naso.

 

Lui le diede un piccolo bacio. “Tu non dire niente, infilati nel letto il più silenziosamente possibile.”

 

Lei rise contro la sua bocca, gli diede un altro bacio e fece per andarsene, ma lui la trattenne ancora una volta per baciarla di nuovo, ma stavolta non fu un altro piccolo bacio a timbro. Mentre si divoravano l’un l’altra una porta si aprì, e sulla soglia Hermione riuscì a vedere con la coda dell’occhio Ginny (che aveva un sorriso incredulo e compiaciuto) e Harry (con lo sguardo alquanto corrucciato, appoggiato alla porta). Accortasene, Hermione cercò di interrompere il bacio ma Ron sembrava del parere contrario. Si decise a staccarsi da lei solo sentendo Harry che si schiariva rumorosamente la gola.

 

“Si?” fece Ron, molto disinvolto.

 

“Sono le cinque della mattina.” Gli fece notare Harry, accigliato.

 

“Appunto, cosa ci fate in piedi a quest’ora?” insistette sfacciatamente Ron, incrociando le braccia.

 

Harry fece una smorfia. “Che faccia tosta.”

 

“Ci siamo preoccupati.” S’intromise Ginny.

 

“Cosa avete detto a tua madre?” le chiese Hermione, leggermente preoccupata.

 

“Che siete andati insieme al matrimonio di tua zia e poi lui è rimasto a dormire da te.”

 

“Ron, vuoi venire un momento fuori con me?” Harry sembrava molto serio.

 

“Sicuro, andiamo.” Gli rispose tranquillo Ron. I due ragazzi si avviarono giù per le scale. Hermione e Ginny si guardarono un attimo in faccia, poi scoppiarono a ridere.

 

Harry e Ron uscirono di casa e si andarono a sedere sul muretto fuori al giardino della Tana.

 

“Allora?” fu Ron a rompere il silenzio.

 

“Sei rimasto con Hermione tutta la notte, giusto?”

 

“Si.”

 

“Sei andato a letto con lei?”

 

“Non che questi siano affari tuoi, ma si.” Gli rispose tranquillamente Ron.

 

Harry scosse la testa. “Sbaglio o ne avevamo già parlato di questa cosa?”

 

Ron, spazientitosi, scese dal muretto. “Senti, mi hai proprio rotto le palle, sai? Tu ti porti a letto mia sorella in casa mia e con la benedizione dei miei genitori, mentre io, qui, sono il lupo cattivo che vive per fare del male agli altri! Chi cazzo sei tu per farmi la morale, non crederti tanto migliore di me, perché non lo sei!!”

 

Anche Harry scese dal muretto. “Io non ho detto che sono meglio di te, voglio solo che Hermione non soffra più di quanto non lo abbia già fatto!”

 

“Ma perché dovrebbe?!”

 

“Perché lei ci ha sempre adorati fin da piccola, se ora si legasse a te in quel modo e tu la usassi e basta, lei ci starebbe veramente di merda!”

 

Ron fece un passo avanti, furioso. “Ehi, io ci tengo veramente a lei, è chiaro?”

 

“Ah, non è la solita bella notte del sabato?” lo stuzzicò Harry.

 

“No, per niente!!” gli strillò in faccia Ron.

 

Harry allentò un attimo la pressione. “Sei innamorato di lei?” aggiunse, più calmo. “Dimmelo.”

 

Ron si appoggiò di nuovo al muretto, con le braccia conserte e lo sguardo fisso verso il boschetto. “Disperatamente.” Disse piano.

 

A Harry scappò un sorrisetto. “Hai un buffo modo di mostrarlo.” Anche Ron rise per un secondo. “Senti, io non ho niente contro voi due insieme, anzi. E non metterti in testa cazzate come la gelosia, perché non c’entra niente. Ma siete due fra le persone che amo di più al mondo, e non voglio vedervi soffrire ancora.”

 

“Hai preso in considerazione il fatto che potremmo stare anche bene insieme?”

 

“Tu sei il suo primo, vero?”

 

“Si.”

 

“E lei lo sa di essere…più o meno la tua centesima?”

 

Ron si voltò dall’altra parte, e rispose solo dopo qualche secondo. “E’ convinta del contrario.”

 

Harry sospirò. “Ecco, appunto.”

 

“Non è necessrio che lo sappia ancora, se non lo sa non ne soffrirà.” Ron sembrava parlare di quella come l’unica soluzione possibile.

 

“Credi che una relazione nata su una stronzata abbia un futuro lungo e roseo?” domandò cauto Harry.

 

“Un giorno affronteremo il discorso, quando il nostro rapporto sarà più forte.” Disse Ron, un po’ più sicuro.

 

“In bocca al lupo, allora.” Mi auguro con tutto il cuore che tu abbia ragione.

 

Proprio in quel momento entrambi sentirono un piccolissimo rumore che alle loro orecchie di auror non sarebbe mai sfuggito: subito si voltarono e alle loro spalle, in piedi sulla soglia della porta, stavano Ginny e Hermione. Ginny aveva una mano sulla bocca e uno sguardo a metà tra l’amareggiato e l’indignato. Hermione stava immobile con le braccia lungo il corpo, i pugni stretti forte, la mascella serrata e gli occhi pieni di lacrime che si rifiutavano di uscire. Ron si sentì mozzare il fiato in gola.

 

Merda.

 

“Hermione, aspetta…” lui le fu in un attimo accanto e cercò di prenderle la mano, ma lei si divincolò con rabbia.

 

“Stai lontano da me, hai capito?? Non toccarmi!!” e prima che qualcuno potesse vederla piangere, Hermione corse via verso il bosco.

 

Merda! Merda! Merda!

 

Ron strinse i pugni, col viso contratto dalla rabbia; non perse tempo, e subito le corse dietro.

 

Harry si passò nervosamente una mano fra i capelli. “Ecco di cosa avevo paura io.”

 

Hermione stava correndo veloce, non voleva restare lì a piagnucolare neanche davanti ai suoi migliori amici, ma sentiva troppo dolore al cuore per trattenersi. Ron le aveva mentito. Le aveva mentito in quella notte che fino a pochi minuti prima lei riteneva la più bella della sua vita. E cosa ancora peggiore, aveva in mente di continuare a mentirle. No, era solo un brutto incubo, non poteva essere diversamente. Ron era il suo migliore amico da una vita, non avrebbe mai potuto farle una cosa simile. Ma allora perché era tutto così dannatamente reale? All’improvviso fu costretta a fermarsi, trattenuta per un braccio da due mani vigorose che riconobbe subito.

 

“Ti prego, ascoltami solo un momento.”

 

“Sta’ zitto, non voglio sentire nemmeno una parola, tanto sono solo bugie!!” gli gridò contro lei.

 

“Non volevo mentirti, volevo solo che la nostra prima volta insieme fosse speciale, se te l’avessi detto prima avrei rovinato tutto!” cercò di spiegarsi lui.

 

“Avanti, dì la verità per una volta!! Avevi paura che dicendomi come stavano realmente le cose non avresti scopato con me!!” ruggì lei.

 

Ron scosse la testa, infuriato. “Non metterla in questi termini, Hermione, non è stata solo una scopata tra di noi, non banalizzare tutto!”

 

Hermione era furiosa. “E come la definiresti, una notte d’amore?” fece, sarcastica. “No, caro mio, tu mi hai mentito su una cosa importantissima, questo non è fare l’amore, perché l’amore è sincerità!! Porca puttana, Ron, credevo di conoscerti dopo tanti anni!! Non pensavo che mi avresti usata fino a questo punto!!”

 

“Ma io non ti ho usata, dannazione!!!” ribbattè lui, al massimo della frustrazione. “Cazzo, non capisci, io con te voglio fare sul serio! Tu non hai niente a che vedere con tutte quelle con cui sono stato finora!”

 

“Probabilmente mi avrai anche paragonato a una di loro! Saranno tutte delle gran puttane esperte a letto, immagino!!” lei era viola in faccia.

 

“Ma che cosa diavolo c’entra questo, di loro non mi è mai importato nulla, di te invece mi importa eccome!!” fece esasperato lui.

 

“Infatti ho visto!!!” gridò lei. Ma a quel punto non riuscì più a trattenere le lacrime, che presero a rigarle il viso stravolto dalla rabbia. “Ma come hai potuto…io mi fidavo di te…ti ho dato me stessa perché credevo…credevo di essermi innamorata della persona giusta questa volta…”

 

Per Ron quelle parole e quelle lacrime furono una pugnalata al cuore. “Hermione…” cercò di parlarle, mettendole tutte e due le mani sulle spalle.

 

“Non voglio sentirti!!” gli gridò disperata lei, facendo del suo meglio per respingerlo.

 

A quel punto Ron la spinse contro un albero, sempre tenendole le mani sulle spalle. “E invece mi ascolterai!!” le gridò. Lei lo fissò, per un istante spaventata, poi confusa. “Ascolta,” iniziò lui, cercando di mantenere la calma. “Lo so che ho sbagliato, se potessi fare qualcosa lo farei, ma non posso mandare indietro il tempo e cancellare il mio errore. Però…almeno è giusto che tu sappia la verità. Hermione, tu non sei come tutte le altre, tu per me sei speciale.Quando sono andato a letto con le altre non ho mai provato nient’altro se non piacere fisico, punto. Con te è stata un’esplosione di sentimenti, perché…” facendosi coraggio, la guardò negli occhi. “Dannazione, cerca di capire…quello che sto dicendo è che…credo di essermi innamorato di te.”

 

Per un lungo momento si guardarono negli occhi in silenzio, poi lei scosse la testa, sempre in lacrime. “Io non ti credo.” Disse piano.

 

“Cosa?” fece lui, sentendo le viscere contrarsi.

 

Hermione approfittò del suo momento di smarrimento per respingerlo e liberarsi. “Mi hai detto una bugia una volta, potrai farlo ancora, potrai farlo sempre. Non riuscirò più a guardarti negli occhi convinta che mi stai dicendo la verità, il mio incubo sarebbe di entrare un giorno nella tua stanza e trovarti abbracciato ad un’altra…non funzionerà mai tra di noi.” E tirando su col naso cercò di guardarlo negli occhi. “Tanto quello che non so non può farmi soffrire, giusto?”

 

Ron aprì la bocca per risponderle, ma non riuscì a trovare niente di veramente valido da dirle. Si era distrutto la propria credibilità con le sue mani, era più che logico che ora lei non avesse più fiducia in lui. Vedendolo titubare, Hermione fece per oltrepassarlo e andarsene, ma lui le afferrò un polso e la trattenne. “Dimmi cosa vuoi che faccia. Io voglio te, solo te, e qualunque cosa tu mi dirai di fare, io la farò.” Le mormorò il più dolcemente possibile.

 

Hermione scosse la testa, tra i singhiozzi. “Lasciami in pace…” ma il suo tono era più quello di una supplica che di un ordine, tanto che le fu semplice divincolarsi e correre via. Ron, rimasto solo, serrò gli occhi e i pugni forte e colpì con un pugno il tronco di un albero.

 

Dannazione!!!

 

***************

 

I was cryin’ when I met you

Now I’m tryin’ to forget you

Love is sweet misery

I was cryin’ just to get you

Now I’m dyin’ cause I let you

Love is sweet misery…

                                                                                    Cryin’, Aerosmith

**************

 

Nello stanzone scuro contro la parete di pietra stava appoggiato una specie di trono rudimentale, su cui stava seduto un uomo con un odioso sorrisetto; sul bracciolo della poltrona era seduta in modo alquanto provocante una donna altrettanto sogghignante. A poca distanza da loro stava un uomo con le braccia conserte, dall’altro lato un omuncolo più basso e raggomitolato su se stesso; in fondo alla stanza stavano una decina di uomini incappucciati in un mantello nero, uno dei quali aveva la testa scoperta e stava più avanti degli altri.

 

“E’ così siete stat sconfitti.” Esordì con una calma implacabile e un irritante ghigno l’uomo sul trono. La donna aveva anche lei un’aria insolitamente divertita, e giocherellava con un dito con la piega della gonna piuttosto corta.

 

“Mio signore, erano in molti e ben organizzati, e c’era anche Harry Potter con loro.” Fece con estrema sottomissione l’incappucciato col capo scoperto. L’uomo appoggiato al muro scosse la testa, disgustato.

 

L’uomo sul trono persistette nel suo sorrisetto malizioso. “Ah, adesso è tutto chiaro. C’era Harry Potter, dunque voi eravate autorizzati a fallire la vostra missione, vero, Lestrange?”

 

Quello chinò il capo ancora di più. “Mio signore, padron Voldemort, noi non…”

 

“E dimmi, Lestrange” continuò l’uomo. “In quanti erano il caro Potter e i suoi amici?”

 

“I…inizialmente tre, poi ne sono arrivati una quindicina.” Rispose timoroso quello.

 

“Inizialmente tre?”

 

“Si, mio signore.”

 

Inaspettatamente Voldemort scoppiò a ridere, la sua risata rieccheggiò forte tra le mura, e chiunque in quel momento avesse sentito i brividi lungo la schiena avrebbe avuto ragione ad avere paura, perché pochi secondi dopo la risata si spense e Voldemort estrasse velocemente la bacchetta, puntandola su Lestrange.

 

“Crucio!”

 

Lestrange prese a rotolare per terra, gridando a squarciagola il proprio dolore. Qualche minuto dopo la tortura cessò.

 

“Sei un maledetto incapace, Lestrange, e questo è un fatto.” Sibilò Voldemort a denti stretti. “La prossima volta non sarò altrettanto clemente.”

 

L’uomo che fino a qualche minuto prima era rimasto a braccia conserte contro il muro fece qualche passo avanti. “Mio signore, io credo che a questo punto sia opportuno un cambio di tattica.”

 

“A cosa ti riferisci, Spencer?” chiese interessato Voldemort.

 

“Voglio dire che ormai i War Mage hanno capito la nostra strategia. Noi attacchiamo i babbani e puf, i grandi difensori del bene arrivano e trovano il modo di romperci le palle. E’ diventato ripetitivo.” Spiegò l’uomo.

 

Voldemort parve concentrarsi su quanto appena detto. “Mh. E tu cosa suggerisci di fare?”

 

“Io dico” rispose l’uomo, con un lampo omicida negli occhi. “che contemporaneamente agli attacchi ai babbani ci dobbiamo concentrare sui War Mage. Sono loro che dobbiamo eliminare adesso.”

 

“Niente male come idea.” Sorrise Voldemort, poi si voltò verso la donna seduta sul trono. “Corinne, mia cara, tu conosci la maggior parte di questi idioti. Perché non condividi con noi quello che sai su di loro?”

 

La donna sorrise e guardò in direzione del suo signore. “Innanzitutto credo sia giusto dire che li stiamo sottovalutando tutti. Sono ottimi combattenti, sanno usare armi e magie bene quanto noi, e sono molto svegli.”

 

“E poi c’è il pericolo Potter, vero?” chiese Voldemort in un tono piatto.

 

Lei annuì. “Che può essere facilmente superato. Prendiamo i suoi amici e avremo risolto. Per loro quello stupido farebbe qualsiasi cosa.”

 

Voldemort annuì con un sorriso soddisfatto. “Molto ingegnoso. E dimmi, chi sono le persone più care a Potter?”

 

“Il nostro amico adora in particolare un ragazzo coi capelli rossi e una ragazzina mezzosangue suoi coetanei. Ma per lui sono molto importanti anche i due amici di Codaliscia.” Fece lei, con aria eloquente.

 

“Ah, ma certo. Sirius Black e Remus Lupin, giusto, Codaliscia?” Voldemort, con voce suadente, si rivolse verso l’omuncolo raggomitolato su se stesso, che alzò spallucce, mortificato.

 

“Puntiamo ai mocciosi, allora.” Concluse sbrigativo l’altro uomo.

 

“Non essere così superficiale, Spencer, quei due ragazzi possono farti il culo in due secondi.” Ribbattè aspra la donna. “Lui è un vero demonio con le armi, e lei è più furba di quanto immagini, il più delle volte ha salvato la vita a Harry Potter grazie alla sua dannata intelligenza.”

 

“Ne ho battuti di molto più forti ed esperti.” Fece con aria di sufficienza Spencer. “Saranno anche svegli, ma non mi sembrano questo gran problema.”

 

“Bene, a questo punto ci concentreremo sulla guerra e ne intensificheremo i ritmi.” Concluse Voldemort con un sorriso calmo e rilassato. “Lestrange, confido che la prossima volta saprai essere in grado di gestire la situazione con maggiore abilità.”

 

“Sicuramente, mio signore.” Annuì umilmente quello, ancora in ginocchio.

 

“Perciò mi dimostrerai la tua fedeltà attaccando la Londra babbana, questa volta in modo decente.”

 

“Porterò a termine la mia missione con successo, mio signore e padrone.” Fece ancora più ossequiosamente Lestrange.

 

“Molto bene. Spencer, tu ti occuperai degli amici del giovane Potter. Voglio un piano preciso ed efficiente.” L’uomo annuì, sicuro di sé. “Quanto a te, Corinne, come sempre. Occupati delle informazioni di cui abbiamo bisogno.”

 

Lei si alzò in piedi. “Fidati di me, mio signore.”

 

Voldemort rise. E rise così forte che le mura sembrarono vibrare sotto il suono crudo delle sue risate.

 

***************

 

Ron si avvicinò alla porta della stanza di Ginny con una insolita insicurezza. Doveva cercare di parlare a Hermione. Doveva assolutamente spiegarle, lei doveva capire. Da quel terribile giorno di torture e dolore a Hogwarts non era stato più in grado di esternare i suoi sentimenti a nessuno, il suo cuore si era indurito; ma se per riavere lei doveva sforzarsi di aprire il proprio cuore, l’avrebbe fatto anche a costo di costringere se stesso. La posta in gioco era davvero troppo alta. Tanto che lui stesso si chiese come mai non se ne fosse mai accorto prima.

 

“Hermione?” provò, bussando alla porta. “Lo so che sei là dentro. Per favore, esci. Io e te dobbiamo parlare.” Nessuna risposta. “Hermione, ti prego, vieni fuori tu o fai entrare me.”

 

La porta si aprì, ma sulla soglia c’era una seccata quanto annoiata Ginny Weasley. “Hermione non è qui. E’ andata al quartier generale con Bill.” Rispose aspra, quasi sbattendo la porta in faccia al fratello. Ron la fermò prima che potesse buttarlo fuori dalla stanza.

 

“Che cosa diamine hai, scusa? Perché quel tono?”

 

“Perché se fossi stata al posto di Hermione ti avrei riempito la faccia di sberle.”

 

“Grazie, sorellina.” Le rispose con sarcasmo lui.

 

“Mi dispiace, Ron, ma questa volta non riesco né a capirti né a giustificarti.” Ginny si mise le mani sui fianchi. “Tu hai fatto piangere la mia migliore amica. Ti sei comportato da infame bastardo, esattamente come la maggior parte degli uomini e l’opposto di come ti credeva Hermione, e onestamente anch’io.”

 

“Tanto meglio, adesso so cosa pensi di me.” Ron si voltò e fece per andarsene.

 

“Che c’è, Ron, la verità fa male e non riesci a sentirla? Non ce la fai proprio ad assumerti le tue responsabilità, eh?” lo provocò lei, alzando la voce.

 

Lui si voltò all’istante. “Cosa vorresti dire con questo?”

 

“Semplicemente che non sei l’egoista indifferente che vuoi sembrare, e che ti comporti di schifo perché non riesci ad ammettere di avere paura.”

 

Ron fece una risatina ironica. “Io paura?!”

 

Ginny s’infuriò. “Si, grande eroe, proprio tu! Hai paura di soffrire di nuovo, e perciò ti sei costruito un muro tutto attorno perché il tuo cuore restasse al sicuro da tutto il resto, ma a quanto pare quel dannato muro non era poi così resistente, visto che Hermione l’ha buttato giù con un colpetto, vero?” Ron la guardò allibito, ma prima che potesse intromettersi Ginny proseguì. “Tu non volevi innamorarti perché sapevi che così avresti dovuto rimettere la tua felicità nelle mani di qualcun altro, e quindi hai preferito continuare a fingere per illuderti di essere sempre l’invulnerabile uomo d’acciaio che sei diventato. Ho ragione?” concluse lei, aspettando una risposta. Ginny aveva cercato di stare il più possibile vicino a Harry, Ron e Hermione in tutti quegli anni. Aveva imparato a capirli fino in fondo, aveva rispetto per il dolore che si portavano dentro, e credeva anche di capire quel sentimento di vendetta sorda che covavano e che permetteva loro di uccidere senza pensarci due volte, anche se non lo condivideva. Aveva passato intere giornate a studiare il loro comportamento semplicemente per capire come aiutarli, e aveva imparato ad ascoltarli nel modo in cui loro volevano essere ascoltati. Harry poteva stare in piedi le ore a parlare, parlare e parlare…per poi nascondere la testa fra le mani e chiedere perdono al mondo per la sua mera esistenza. Hermione le raccontava tutto della vita da auror evidenzando tutti i lati che più la facevano sentire gratificata. Ron parlava con orgoglio di quanti mangiamorte aveva ucciso o sbattuto dentro, e poi cambiava discorso tutto in una volta, prima di potersi sentir dire qualcosa. Ma forse lei stessa aveva sbagliato a non dirgli mai nulla. In ogni caso non avrebbe sbagliato ancora.

 

“Brava, sono impressionato.” La schernì il fratello. “Ti piace giocare alla psicologa?”

 

“Ti stai comportando da bambino, Ron, e col tuo atteggiamento stai perdendo Hermione. Ti stai rovinando con le tue mani, e a quanto pare io, purtroppo, non riesco a fare niente per impedirtelo. Fammi un fischio quando sarai disposto a vivere come un essere umano anziché come il robot senza sentimenti in cui ti stai trasformando.” E così dicendo, Ginny rientrò nella sua stanza, chiudendosi sonoramente la porta dietro le spalle.

 

Ron passò la successiva mezzora cercando di scacciare la voce insistente della sua mente che riprendeva le parole di Ginny per martellargli nella testa un alquanto irritante ‘lo vedi cos’hai combinato?’

 

**************

 

Throw away the chains

Let love fly again

I’ll be okay

Life passes so quickly

You gotta take the time

Or you’ll miss what really matters

I’ve spent my life searching

For what was always there

                                                                                    I’ll be okay, Amanda Marshall

 

**************

 

Hermione continuava a giocherellare con la penna su un blocco di appunti, col libro aperto davanti a sè. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e l’aria triste. Non riusciva a concentrarsi sulla sua ricerca, sembrava che la sua mente si fosse arenata sull’unico argomento che aveva in testa da qualche mese, Ron. Volendo essere precisi, non sapeva bene nemmeno lei quando aveva smesso di vedere in lui il fratello maggiore e aveva cominciato a trovarlo l’uomo più affascinante della terra. Forse dopo l’ennesima litigata causata dalla rottura di lei con il suo ragazzo, Adam, sei mesi prima. Lui e Harry erano sempre stati leggermente iperprotettivi nei suoi confronti, ma mai Hermione avrebbe immaginato che Ron avrebbe preso in disparte il suo ragazzo e lo avrebbe minacciato di bruciarlo vivo se l’avesse mai fatta soffrire. Ovviamente Adam si volatilizzò in un paio d’ore, e ne venne fuori una delle litigate per cui lei e Ron erano famosi. Eppure la rabbia per aver perso Adam lasciò il posto a un senso di calore e completezza che sul momento le sembrò un attimo di confusione, e che col tempo si modificò sempre di più, fino a trasformarsi in attrazione fisica e non solo. Hermione si morse il labbro inferiore. Ron aveva fatto il discorsetto intimidatorio ‘tu-fai-male-a-lei-io-distruggo-te’ a tutti i ragazzi con cui era stata, e nessuno le aveva mai fatto male quanto lui. Proprio lui. Il suo migliore amico.Quasi inconsapevolmente, una lacrima le scivolò lungo la guancia.

 

“Ehi, ti hanno affidato un bel lavoretto, eh?”

 

Lei riconobbe subito quella voce: era Julian Gillis, del reparto di ricerca e spionaggio della War Mage Team; un tipo in gamba, probabilmente il più fascinoso lì al quartier generale, motivo per cui Hermione si asciugò subito le lacrime e cercò di riconcentrarsi sull’argomento della sua ricerca. Lui le sedette accanto.

 

“Oh…ciao, Jiulian.”

 

“Vedo che ti hanno caricato non poco.” Fece lui con un sorriso.

 

“Come?…ah, si…beh…” rispose lei un po’ impacciata, guardando il suo blocco note. “Homer vuole sapere qualcosa in più sul Glacialibus e sull’Infernobilia.”

 

“E hai trovato roba interessante?” le chiese lui, sporgendosi in avanti per dare un’occhiata ai suoi appunti.

 

“Qualcosina, ma credo che dovremo chiedere l’autorizzazione per consultare gli archivi del ministero se vogliamo sapere qualcosa in più”

 

Julian la guardò un attimo. “Hai l’aria stanca.”

 

“No, è tutto a posto.” Fece lei, con un sorriso spossato.

 

“Perché non fai una pausa? Dai, ti offro un caffè.”

 

Lei esitò un momento. “Grazie.” Chiuse il libro, prese i suoi appunti e seguì Julian al bar del quartier generale. Dietro il bancone c’era una ragazza sempre sorridente e molto simpatica, che oltre a dare una mano come bibliotecaria e segretaria faceva anche da barista.

 

“Ehi Lysa.” La salutò Julian.

 

“Ciao ragazzi!” rispose vispa lei. “Cosa vi preparo?”

 

“Due caffè andranno benissimo, grazie.”

 

“Certo, vi faccio qualcosa di forte per sopravvivere alla mega riunione.” Lysa con la bacchetta fece comparire due tazzine di caffè fumanti.

 

“Grazie.” La salutò con un sorriso Hermione, mentre lei e Julian prendevano le tazze e si avviavano lungo il corridoio.

 

“Ci voleva una pausa, non credi? Voglio dire, prima della riunione.” Ruppe il ghiaccio lui.

 

“Già.”

 

“Ho sentito dello scontro di ieri. So che siete stati in gamba.”

 

“Però non siamo riusciti ad evitare l’esplosione che ha causato tutti quei morti.” Alzò spallucce lei.

 

“Avete dato il meglio di voi stessi, non c’è niente che vi si possa rimproverare.” Lei gli rivolse un breve sorriso, poi abbassò lo sguardo. “Senti, mi sbaglierò, ma…mi sembri molto giù.”

 

Lei annuì. “Non è stato esattamente un buon risveglio stamattina.”

 

“E’ successo qualcosa?”

 

Hermione distolse lo sguardo, stringendosi nelle spalle. Aveva tanto bisogno di parlare, e si ritrovò a concordare con chi le aveva detto che è molto più facile parlare con un estraneo che con gli amici alle volte. “Mi sento una stupida.”

 

Lui le mise le mani sulle spalle. “Ehi, qualunque cosa tu abbia fatto non devi pensare una cosa del genere, tu non sei stupida.”

 

“Mi sono comportata da credulona, mi sono fidata troppo di una persona e ora ne sto pagando le conseguenze.” Rispose triste lei.

 

“Non è stupidità fidarsi di qualcuno, specie poi se è uno a cui vuoi bene.” Cercò di rassicurarla lui. “Tu sei una persona molto dolce e anche molto passionale, non puoi pretendere di agire in modo freddo e razionale. Sarebbe come forzare la tua natura, e sarebbe un vero peccato perché sei una gran bella persona. Non è colpa tua se ti sei fidata troppo, semmai è colpa di chi ti ha deluso.”

 

Lei lo guardò nelgi occhi. “Ma fa male comunque.” Gli sussurrò, con la voce rotta da un pianto represso.

 

Julian l’abbracciò. “Ascolta, se ti va di parlarne io sono qui, ok? Dimmi cosa posso fare per aiutarti.”

 

“Potresti cominciare a toglierle le mani di dosso, sarebbe già un buon inizio.”

 

Hermione e Julian si staccarono e si ritrovarono davanti Ron e Harry. Ron aveva le braccia incrociate sul petto e le sopracciglia aggrottate, Harry stava con le mani in tasca un passo più indietro.

 

“Che cosa vuoi?” sibilò Hermione a denti stretti.

 

“Parlarti un momento.” Le rispose Ron.  “In privato.” disse aspro rivolto verso Julian, scandendo ogni sillaba.

 

“Non c’è tempo, dobbiamo andare alla riunione.” Ribbattè Hermione.

 

“Ascoltami un momento, per favore.” Le chiese più dolcemente Ron, facendo un passo verso di lei.

 

“No.”

 

“Non voglio immischiarmi, ma magari dopo la riunione potrete parlare a mente più chiara e senza fretta.” Disse calmo Julian.

 

Ahia, pensò Harry.

 

Ron si voltò verso di lui, inferocito. “E allora perché non cominci ad andarci tu, Mister Fascino?”

 

“C’è qualche problema, Ron?” fece brusco Julian.

 

“Direi proprio di si.” Il tono di Ron era provocatorio.

 

Julian non sembrò intenzionato a raccogliere, ma Harry scelse di mettersi di mezzo preventivamente. Conosceva lo sguardo sul viso di Ron: rabbia allo stato puro. “Va bene, io direi che dovremmo andare tutti, prima che Liam ci venga a ripescare qua.”

 

Julian scosse la testa. “Lasciamo perdere. Ci vediamo dopo.” Disse a Hermione prima di allontanarsi.

 

Hermione lanciò un’occhiataccia a Ron e fece per andarsene, ma lui l’afferrò per un braccio.

 

“Che diamine ti viene in testa a flirtare con quel rinnegato di Gillis?!”

 

“Io non ci stavo flirtando, e poi fatti gli affari tuoi!” ruggì lei.

 

“Sto cominciando a stancarmi di correrti dietro, lo sai?” ringhiò lui.

 

Lei si liberò il braccio. “E chi te lo prega, vai a sbatterti una delle tue amichette!” e se ne andò senza lasciargli il tempo di replicare.

 

Ron rimase a guardarla mentre si allontanava a passo sostenuto. “Dio mio, ma perché…cosa devo fare?…”

 

Harry gli diede una pacca sulle spalle. “Dalle un po’ di tempo. Lasciala sbollire, non è roba che si digerisce facilmente. Non puoi pretendere che lasci cadere la cosa, deve chiarirsi le idee. E deve farlo da sola.”

 

Ron annuì, amaramente. “Si. Lo so.”

 

                                                                        **********************

 

E questo è il quanto per il capitolo tre…

Ovviamente mi sembra superfluo aggiungere per ogni capitolo che Harry Potter e i suoi personaggi non appartengono a me! Miei sono solo i ragazzi della War Mage Team e la storia, punto.

Presto è in arrivo il capitolo 4, “Decisioni”

Recensite, ragazzi! Le vostre recensioni mi hanno aiutato un sacco con l’altra fic!

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Decisioni ***


                                                           BEING A WAR MAGE

 

CAPITOLO 4: DECISIONI

 

If I wasn’t such a fool

Right now I’d be holding you

There’s nothin’ that I wouldn’t do

Baby if I only knew

The words to say, the road to take,

To find a way back to your heart

What can I do to get to you

And find a way back to your heart

                                                                                                          Back to your heart, Backstreet Boys

 

**************

 

Nella sala grande del quartier generale della War Mage Team stavano seduti I membri più adulti della squadra e i giovani che si erano maggiormente distinti per la loro bravura e le loro capacità. Nella sedia a capotavola del grosso tavolo al centro della stanza stava seduto Homer Graam, il più anziano e carismatico del gruppo, nonché il capo dell’intera squadra. Accanto a lui stavano l’inflessibile Liam e il più bonaccione Ben, quindi c’erano Sirius, Remus e Bernie Nixon. Immediatamente dopo stava la dottoressa Aki Fletcher, alla testa dello staff medico della squadra, e la sua assistente e collega vietnamita Tennessee Mynd.

 

Il primo a introdurre il discorso fu Homer, che chiuse solennemente dei fascicoli davanti a lui e posò gli occhiali sul tavolo.

 

“Allora, signori. Siamo qui per discutere sulla strategia da adottare in relazione agli attacchi dei mangiamorte di Voldemort, che ultimamente si sono intensificati e si sono resi sempre più pericolosi.”

 

“In base alle nostre informazioni” cominciò Ben. “gli attacchi sono concentrati fondamentalmente sui babbani, dunque ora la nostra prima preoccupazione sono loro.”

 

“Si, ma come facciamo a coprire tutti i luoghi babbani d’Inghilterra? E’ un’impresa a dir poco impossibile.” Osservò Josh Avery, un agente coetaneo dei Weasley più grandi.

 

“Non possiamo essere ovunque contemporaneamente. Ci vorrebbero molti più auror di quanti ne abbia arruolato il Ministero.” Concordò Charlie.

 

“Il problema è, possiamo distogliere l’attenzione di Voldemort dai civili babbani?” chiese Remus.

 

“C’è una cosa che non mi è ancora chiara.” S’intromise Sirius. “Perché vuole i babbani se il suo interesse è un altro.”

 

“Voldemort odia i babbani.” Fece notare Bernie.

 

“Si, ma è anche vero, come dice Sirius, che il suo obbiettivo primario è Harry. Se non elimina lui non può costruirsi il regno del terrore che tanto sogna.” Constatò Liam.

 

“Perché perde tempo?” insistette Ben. “Perché non si concentra su di noi, e su Harry?”

 

Homer, rimasto in silenzio tutto il tempo, alzò gli occhi dai documenti che aveva in mano. “Un mese fa il Ministero ci ha fatto pervenire un paio di cadaveri di cui non si riusciva a capire il motivo del trapasso, e si ipotizzava fosse opera di Voldemort. Aki, hai finito gli esami su quei corpi?”

 

Aki si sfilò gli occhiali e aprì una cartellina davanti a lei. “Si, Homer. Tennessee e io abbiamo fatto delle analisi e, beh…abbiamo scoperto che si tratta effettivamente di nuove maledizioni, come avevamo sospettato.”

 

“Nuove?” chiese Liam.

 

“Tecnicamente non sono del tutto nuove, abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo scoperto che in realtà sono l’evoluzione di alcuni vecchi incantesimi che adoperavano gli antichissimi druidi al tempo dei Celti, e a quel tempo formule simili non erano nemmeno ritenute magia vera e propria. In ogni caso, appartengono alla stessa famiglia dell’Avada Kedavra e del Cruciatus.” Spiegò la giovane dottoressa molto professionalmente. “Hanno poteri devastanti, ma sono anche più difficili da lanciare. Ergo, sappiamo che ad usarle sono solo i maghi più esperti del nostro tempo, e ovviamente i più perfidi.”

 

“Quante e quali sono?” domandò Remus.

 

“Dunque, grazie alle ricerche approfondite di Hermione, adesso siamo in grado di dare a ognuna delle tre il proprio nome.” Continuò Aki. “Il Glacialibus è la prima di queste maledizioni. Questo tipo di sortilegio agisce sugli organi interni di chi è stato colpito, e li paralizza tutti a poco a poco. Probabilmente il fatto che per completare la propria opera di congelamento ci impieghi tra i quindici e i venti minuti dovrebbe farci sperare di trovare un rimedio da opporvi, ma immaginate anche solo lontanamente le sofferenze a cui è sottoposto il povero malcapitato i cui organi si congelano progressivamente. La seconda maledizione, l’Oneropilis, è più o meno uguale al Glacialibus, ma è più letale: una volta colpiti da questo incantesimo, gli organi interni si sgretolano in un arco massimo di pochi minuti.”

 

“Dio mio…” sussurrò inorridito Natan, dando voce così agli sguardi allibiti di tutti i presenti.

 

“E non hai ancora sentito cos’è l’Infernobilia, la terza maledizione.” S’intromise Tennessee. “Questa è di sicuro l’unica a cui non si potrà mai trovare un controincantesimo. E’ una variante dell’Avada Kedavra, solo che qui chi viene colpito muore come se fosse stato centrato in pieno da una scarica elettrica ad altissimo voltaggio.”

 

Il silenzio che vibrava nella sala era molto più eloquente di mille parole. “E le hanno usate contro degli innocenti disarmati?” chiese lentamente Ike, sdegnato e furioso allo stesso tempo.

 

“Altrochè.” Rispose amareggiata Tennessee.

 

“A parte la terza, le altre due non hanno…che ne so, un qualche controincantesimo, un modo per fermarne il corso di distruzione…” provò Sirius.

 

Aki si morse il labbro. “Ci stiamo lavorando. Ma…onestamente non mi sento del tutto ottimista in proposito.”

 

“Allora è per questo che temporeggiano, per inserire sempre nuove maledizioni nel repertorio.” Osservò Bill Weasley.

 

“A questo punto mi viene da pensare che stia cercando quella giusta per uccidere Harry.” Disse teso Liam.

 

“E’ molto probabile.” Concordò Remus.

 

“Allora dobbiamo fermarlo e fregarlo sul tempo.” Fece nervosamente Sirius.

 

“Va bene” fece Homer, pronto a concludere il discorso. “Direi che a questo punto siamo in condizioni di fare sul serio anche noi. Aki, tu e il tuo staff cercate di sapere quanto più potete su queste nuove maledizioni, quello che abbiamo non è sufficiente. Hermione, preparati a una bella ricerca negli archivi del Ministero per domani, parlerò con Montgomery e gli chiederò di autorizzarti a consultare tutte le sezioni, incluse quelle top secret. Portati Julian e Lysa, ti daranno una mano.”

 

Harry, con la coda dell’occhio, vide Ron serrare la mascella e irrigidirsi.

 

“Cosa dobbiamo cercare esattamente?” chiese Hermione.

 

“Tutti gli incantesimi e i sortilegi che il Ministero ha dichiarato illegali da 500 anni a questa parte. Sirius, tu e i tuoi ragazzi stendetemi una lista dei più popolati luoghi babbani inglesi entro domani. Bill, voglio sapere se entro i prossimi dieci mesi c’è in programma qualche manifestazione folkloristica o sportiva nel mondo babbano. Voglio dei rapporti dettagliati entro un paio di giorni, poi organizzeremo i turni di sorveglianza nei potenziali obbiettivi e nei punti più sensibilmente a rischio di un attacco di Voldemort. E’ tutto chiaro?” gli altri annuirono vigorosamente. “Benissimo, signori. Potete andare.”

 

***************

 

Quando Harry bussò alla porta della villetta londinese gli venne ad aprire Jillian Granger, vestita in modo alquanto elegante, che si stava finendo di preparare evidentemente per uscire a cena fuori, e armeggiava con la chiusura di un orecchino.

 

“Salve, signora.” Fece gentilmente lui.

 

“Oh, ciao Harry. E’ un piacere vederti.” Fu la cordiale risposta della sorridente signora.

 

“Hermione è in casa?” chiese lui, entrando in casa.

 

“Si, credo sia in giardino.” Gli disse lei, finendo di mettersi a posto gli orecchini. “L’ho vista molto giù di corda, tu sai per caso cosa l’è successo?”

 

Harry alzò spallucce. “Magari è solo di cattivo umore.”

 

“Non so che dirti, mi fa tanto preoccupare mia figlia quando fa così…”

 

Harry si congedò gentilmente da lei e raggiunse Hermione nel giardino di villa Granger. La trovò rannicchiata sul dondolo, mentre ogni tanto intingeva il cucchiaino nel barattolo di gelato che aveva in mano, con aria assente e lo sguardo perso nel vuoto.

 

Lui schioccò le dita e fece comparire un cucchiaino, poi le sedette accanto con un sorriso. “Ehi, non ti hanno insegnato che certe cose si fanno in compagnia?”

 

Lei gli rivolse un breve sorriso. “Sei qua per rimediare?” gli disse, mettendo in mezzo il barattolo.

 

“Mmh” a Harry quel gelato parve piacere molto. “Non sapevo che questo fosse anche il tuo rimedio contro la depressione, lo credevo una prerogativa di Ginny.”

 

“A furia di stare con lei…”

 

“Con la differenza che tu non metti un grammo, mentre lei sta cominciando a ingrossare il sedere.” Commentò Harry ridacchiando.

 

“Se glielo dici, come minimo ti butta dalla finestra.” Rise Hermione. “A proposito di Ginny, lei dov’è?”

 

“E’ andata con la madre a trovare uno zio che abita a Londra.”

 

“Ah.”

 

“Senti, perché non vieni alla Tana con me, stasera?”

 

“Finirei per litigare di nuovo con Ron, e onestamente sono stanca, Harry.”

 

“Ron non c’è.” Lei si voltò di scatto verso di lui. “Potremmo anche andarcene a mangiare al Paiolo Magico io, tu e Ginny.”

 

Hermione gettò un’occhiata all’orologio, poi si appoggiò sconsolata alla spalliera del dondolo. “Beh, certo. Immagino.”

 

Harry inarcò le sopracciglia. “Non ti va?”

 

Hermione tirò un grosso sospiro. “E’ andato a scoparsi una delle sue puttanelle, vero?”

 

Harry si sentì stringere lo stomaco in una morsa. Non voleva tradire Ron, ma nemmeno mentire a Hermione. “Io non credo.”

 

“Ah, no?” lo guardò scettica lei, con gli occhi tristi.

 

“Aveva…bisogno di uscire un po’, non è detto che debba finire a letto con una donna.” Esitò un attimo di troppo lui.

 

“Voi uomini siete allucinanti quando si parla di sesso. Smettila di coprirlo, Harry, non ce n’è alcun bisogno. Non sono stupida.”

 

“Senti, dico davvero.” Fece lui serio, guardandola negli occhi. “E’ vero che Ron ha una resistenza minima di qualche giorno senza sesso, ma è anche vero che ci tiene molto a te, e perciò credo che tu dovresti almeno lasciarlo spiegare.”

 

“Allora è per questo che sei qui, per convincermi a parlare con lui.” Notò irritata lei. “Dimmi un po’, ti ha mandato lui o ci sei venuto tu?”

 

“Non dire idiozie.” Le rispose duro Harry. “Sono qui per aiutare la mia migliore amica che è in difficoltà, non c’entra tutto il resto.”

 

Hermione si raggomitolò ancora di più sul dondolo. “Se per una volta non ti schierassi dalla sua parte come fai sempre, capiresti che il mio cuore non è fatto di gomma.” Aggiunse con voce mesta lei.

 

“Stammi bene a sentire, non io non sono dalla parte di nessuno.” Le spiegò con calma lui. “Per quanto riguarda il modo di fare di Ron, che tu ci creda o no, sono d’accordo con te; ma sono altrettanto sicuro che qualcosa di vero in quello che dice c’è. E se sono qui non è per lui, ma per te. Credi davvero che non mi sia accorto di quanto ci tieni a lui?”

 

Lei abbassò lo sguardo. “…non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi.” Sussurrò. “Tu non hai idea di cosa provo io a sapere che è continuamente fra le braccia di un’altra.” E così dicendo non potè trattenere una lacrima.

 

Lui le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé. “Lo so. E’ un idiota, e lo sa anche lui. Ma è un idiota pazzo di te, e questo te lo posso assicurare.”

 

“E allora perché va con le altre?”

 

“Beh, in realtà da quando siete stati insieme non è più andato con nessuna, questo glielo possiamo riconoscere.”

 

Hermione si rimise seduta per poterlo guardare negli occhi. “Oh, Harry…sono così confusa…che devo fare?”

 

Lui le accarezzò la guancia. “Ascolta le sue spiegazioni. Senti cos’ha da dirti prima di prendere una decisione. Parlatene insieme, possibilmente senza scannarvi.” Tutti e due sorrisero.

 

Lei tirò sul col naso e si asciugò le lacrime col dorso della manica del felpone che aveva addosso. “E va bene, vedremo cosa vuole dire…magari, non lo so…però è sempre meglio fare un tentativo che non provare affatto e arrendersi in anticipo, no?”

 

“Ora riconosco la mia Hermione.” Fece fiero lui.

 

“Grazie Harry.” Lo abbracciò lei. “Sei un vero amico.”

 

In quel momento li raggiunse anche la signora Granger, completamente vestita e pettinata per uscire. “Tesoro, non vorrei darvi fastidio, ma sarà meglio che ti vada a preparare, o faremo tardi.”

 

“No, mamma…stasera non mi va di uscire.” Provò a risponderle la figlia.

 

“Ancora? Hermione, è la seconda volta consecutiva che dici di no alla cena con i colleghi di tuo padre, stasera sarebbe davvero maleducazione non presentarti. E’ anche il compleanno di Jeff, il figlio del professor Patrick.”

 

Harry non soppresse una risatina. “Quel Jeff che conosco io?”

 

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Si, quell’idiota cosmico che mi fece la dichiarazione di matrimonio l’anno scorso.” Harry ridacchiò: l’avevano presa in giro per quella storia per un intero mese.

 

“Jeff Patrick è un ragazzo molto a modo ed elegante, ed è anche un professionista.” S’intromise Jillian Granger. “Sono d’accordo con te che la dichiarazione di matrimonio a 19 anni è una cosa un tantino esagerata…”

 

“Solo un tantino?” chiese ironica Hermione.

 

“…ma tu non hai il diritto di ignorarlo e trattarlo come se fosse uno stupido.” Fece insistente la madre.

 

“Comunque non mi va di venire.” Cercò di imporsi Hermione.

 

La signora Granger si mise le mani sui fianchi. “Hermione Ann Granger, hai un quarto d’ora per salire in camera tua, vestirti, pettinarti e scendere qui.Chiaro?”

 

Hermione la guardò storta. “Smettila di parlarmi come se fossi ancora una bambina.”

 

“Secondo me la stai facendo troppo difficile.” Subentrò Harry con un sorrisetto. “Non ti mettere niente di scollato o eccessivamente aderente, e il pover uomo dovrebbe trattenersi.”

 

Hermione lo fulminò con lo sguardo, la madre gli rivolse un gran sorriso. “Ti ringrazio, Harry, meno male che questa squilibrata di mia figlia ha un amico come te.”

 

“Oh, meno male.” Sibilò la ragazza.

 

“Avanti, papà non vuole far tardi.” Ribadì la signora Granger.

 

Hermione si alzò e tirò un cuscino in faccia a Harry. “Verme, questa me la paghi.”

 

Harry rise. “Aiuto, che paura.”

 

Lo sguardo truce di Hermione si deformò in una risatina soppressa, mentre si allontanava verso casa sua. Poi lo vediamo se domani non te la faccio pagare, piccolo ipocrita.

 

***************

 

There’s a boy I know, he’s the one I dream of

Looks into my eyes, takes me to the clouds above

Ooh I loose control, can’t seem to get enough

When I wake from dreaming, tell me is it real love

How will I know…

How will I know if he really wants me

How will I know…

                                                                                              How will I know, Whitney Houston

 

***************

 

Ron continuava a guardare il livello della birra scendere nella bottiglia man mano che la beveveva. Stava seduto per conto suo a un tavolo del Settimo Pentolone, una specie di locale non particolarmente raccomandabile, pieno di quelli che lui definiva bella gente. Ci veniva spesso, e qualche volta ci aveva portato anche Harry, ma questo risaliva a un paio d’anni prima. Ripensando a tutti i no che il suo amico gli aveva detto nell’ultimo anno, Ron fu felice di rendersi conto che l’aveva fatto perché teneva solo a Ginny. Ad ogni modo, Harry non reggeva l’alcool proprio bene. Dopo i primi sei bicchieri era già allegro e canterino; Ron lo reggeva molto meglio.

 

Una ragazza bionda con un microscopico vestito beige gli si avvicinò e gli sedette accanto, con un’aria incredibilmente seduttiva. “Ron, tesoro, cosa c’è? Sei giù stasera?”

 

“Puoi ben dirlo.” Le rispose lui, attaccandosi alla bottiglia e buttando giù un bel sorso di birra.

 

“Oh, come mi dispiace…” fece quella, giocherellando con un dito lungo la mano di lui. “Magari posso fare qualcosa per te…” gli sussurrò seduttivamente all’orecchio, leccandogli il lobo.

 

“Magari la prossima volta, Cheryl.” Ron abbozzò un sorrisetto, ma la ignorò del tutto.

 

La ragazza si rialzò, con aria ferita. “Beh, se cambi idea, sai dove trovarmi.” E con questo si allontanò sculettando.

 

“Siamo di malumore stasera.”

 

Ron non si voltò a guardare a chi appartenesse la provocante voce femminile alle sue spalle, lo sapeva già.L’aveva sentita arrivare col suo caratteristico passo felpato, che metteva ancora più in risalto la sua provocante figura. La donna si sedette al suo tavolo; aveva più o meno l’età di Bill, e un corpo che avrebbe fatto impazzire qualsiasi maschio ormonalmente sano tra i 15 e i 70. Non c’era da meravigliarsi che fosse l’unica delle sue amanti con cui Ron fosse andato a letto più di una volta.

 

“Guarda chi si vede.” Le disse lui da dietro alla bottiglia. “La bella e fatale Corinne.”

 

Lei gli rivolse un sorriso malizioso. “Cosa c’è, grande eroe? Sei ubriaco?”

 

“Ci puoi scommettere.” Sorrise lui, soddisfatto.

 

“Dopo tutto quel moto, immagino sia normale.” Lui la guardò con un’espressione interrogativa, e lei lasciò scivolare sul tavolo una copia del Daily Prophet. “Ma tu li leggi mai i giornali?” gli chiese con sarcasmo.

 

Ron diede un’occhiata all’articolo e alle foto: erano sull’attacco a Hogsmeade del giorno prima, e nelle foto erano immortalati anche lui, Harry e Hermione. “Però, non credevo di essere tanto fotogenico.” Commentò neutralmente.

 

“Ho avuto la tentazione di uscire fuori e gridare al mondo intero che grande guerriero sei anche sotto le coperte.” Gli sussurrò lei, con la sua voce calda e sensuale.

 

Lui ridacchiò e si riattaccò alla bottiglia.

 

Corinne lo vide più chiuso del solito, così decise rapidamente di cambiare strategia. “Dunque, vediamo un po’…” fece con tono casuale, mentre osservava le foto. “…carino lui…è il leggendario Harry Potter, giusto?…si, decisamente un gran bel pezzo.”

 

“Ci sentiamo in vena di caccia stasera?” la prese in giro lui.

 

Corinne continuò. “E questa ragazzina? Che fa qua in mezzo?”

 

“Quella ragazzina è uno degli auror più in gamba che il Ministero abbia mai avuto.” Le rispose Ron, con un sorriso orgoglioso. “Saranno almeno dieci anni che continua a salvarmi il culo nel momento del bisogno.”

 

Lei inarcò un sopracciglio. “E si porta stampata in faccia sempre questa espressione da non-mi-rompete-i-coglioni?”

 

“Con quella faccia si può permettere qualunque espressione.” Rispose secco lui, e prese a fissare un punto indefinito alla sua destra.

 

Corinne inarcò anche l’altro sopracciglio. “E’ per la moretta che ti sei sbronzato tanto stasera?”

 

Ron notò che lei pareva seccata. “E a te cosa importa?”

 

“E’ strano, sai. Hai ai tuoi piedi l’intera popolazione femminile di Hogsmeade e dintorni, e ti intestardisci sull’unica piccola stronza che gioca a fare l’indipendente.” Rispose acida lei.

 

Lui la fulminò con lo sguardo. “Bada a come parli.” Sibilò. “Hermione non gioca, è una donna indipendente, e se qui c’è uno stronzo, quello sono io.”

 

“Addirittura, ha perfino il potere di farti autocommiserare?” gli chiese scettica.

 

Ron scosse la testa. “Tu non sai cosa significhi amare una persona, vero, bella Corinne? Tutti gli uomini cadono ai tuoi piedi, e per te sono solo una scopata e via, ma che succederebbe se all’improvviso arrivasse qualcuno che ti catturasse il cuore, eh? Beh, te lo dico io. Ti accorgeresti di quanto è vuoto tutto il resto.”

 

Lei sostenne il suo sguardo per poco, e si fece stranamente seria. “Non parlare di cose che non conosci, Ron. Tu non sai niente di me.”

 

“Come tu non sai niente di me.” Le rispose duro lui.

 

“Adesso so che sei cotto della tua amica.” Fece amara Corinne. “Scommetto che se potessi, te la scoperesti perfino in mezzo a un attacco di mangiamorte.” Ron distolse lo sguardo. “Io però credo che tu debba familiarizzare con un concetto.” Riprese, col suo solito tono sexy. “Lei è a casa sua a fare la sostenuta, mentre io sono qui. E nessuna donna ti conosce come ti conosco io, Ron.”

 

Lui incrociò di nuovo il suo sguardo, e la vide inumidirsi le labbra con la lingua.

 

***************

 

Quando riaprì gli occhi, per prima cosa Corinne notò di essere da sola nel letto: subito si mise seduta, e vide che Ron si stava infilando le mutande.

 

“Dove stai andando così di corsa?” gli chiese, con la voce ancora un po’ rauca per il sonno.

 

“Torno alla mia vita.” Le rispose secco lui, infilandosi i jeans. “Cosa che suppongo farai anche tu.”

 

“Ho capito. Torni dalla moretta.”

 

Lui si abbottonò i jeans. “Anche.”

 

“Hai detto il suo nome stanotte.” Corinne non sembrava sciolta come al solito. Lui si infilò rapidamente la maglietta e si mise a cercare le scarpe, ignorandola. “Che diavolo stai facendo, Ron? Ti stai innamorando di quella ragazzina?” questa volta il suo tono era nervoso.

 

“No.” Le rispose lui, allacciandosi le scarpe. “Sono già pazzo di lei.”

 

Il viso di Corinne si irrigidì. “Ah, certo. E’ così che funziona, vero? Ami lei e scopi me.”

 

Ron si sedette sul bordo del letto, accanto a lei. “Corinne, io non ti amo e tu non ami me.” Le disse, calmo. “Siamo sempre stati attratti l’uno dall’altra, ma fra noi c’è stato solo sesso, e l’abbiamo sempre saputo.”

 

Corinne lo guardò negli occhi a lungo, poi si morse le labbra e distolse lo sguardo. “Ma siamo sempre stati benissimo insieme.”

 

Lui le fece un piccolo sorriso. “Già. E il bello del nostro rapporto è che non abbiamo neanche bisogno di dimenticarci l’uno dell’altra, perché non c’è mai stato un ‘noi’.”

 

“E’ un addio questo?” gli chiese lei, con la gola secca. “Non verrai più al Pentolone, non verrai più da me?”

 

Lui tirò un grosso sospiro. “No. Ci ho pensato molto, Corinne. Io voglio veramente Hermione. Ma lei merita un ragazzo a posto, e quindi per lei ho deciso di farla finita con questa vita.”

 

Lei annuì a labbra strette. “Deve essere davvero speciale la tua Hermione, se ti ha ridotto a fare il bravo ragazzo.”

 

Ron sorrise. “Si, lo è.”

 

“Beh, allora…” Corinne gli avviluppò la nuca con le mani e lo trascinò in uno dei suoi soliti baci mozzafiato. “Addio, Ron.”

 

“Addio, Corinne.” Lui le fece un occhiolino, poi si alzò, prese la sua giacca e uscì dalla stanza.

 

Corinne rimase per un attimo immobile, poi con le mani strinse forte le lenzuola fino a lacerarle in alcuni punti con le unghie. Rimase in quella posizione per un attimo, coi denti affondati nelle labbra carnose; poi, tutto in una volta, aprì bruscamente il cassetto del comodino affianco al letto, prese una specie di piccola sfera gialla gelatinosa e la gettò a terra con rabbia. Nella stanza si fece un po’ di fumo, poi comparve l’immagine sbiadita del volto di un uomo.

 

“Corinne?” chiese la voce dell’uomo.

 

“Lestrange, avete già cominciato con l’attacco?” chiese nervosa lei.

 

“Siamo a momenti. Cosa vuoi?”

 

“Manda alcuni dei tuoi uomini a questo indirizzo.”

 

“Che cosa hai in mente?”

 

***************

 

I am not afraid of the mystery of tomorrow

I have found the faith deep within

There’s a promise I’ve made

There’s a dream I’m gonna follow

There’s another chance to begin

And it’s coming as sure as the heavens

I can feel it right here in my heart

                                                                                              Love is on the way, Celine Dion

 

***************

 

Ron arrivò di corsa al quartier generale, allacciandosi ancora il cinturone mentre si faceva le scale correndo. Sulla soglia della palestra sbattè contro Ike.

 

“Ehi, ma che ti prende?” gli chiese quello.

 

“Sai dov’è Hermione?”

 

“Di sopra a fare la sua ricerca con gli altri. Ma che è successo?”

 

Ron non si soffermò a rispondergli, si fiondò in biblioteca e la trovò seduta assieme a Lysa Bloyd dietro a una scrivania stracarica di libroni. Il cuore gli si sollevò nel non vederla assieme a Julian Gillis.

 

“Hermione, posso parlarti un minuto?” le chiese piano, avvicinandosi alla scrivania. “Per favore, è molto importante. Ti prego.”

 

Hermione lo guardò negli occhi, poi abbassò lo sguardo. “Va bene.” Mormorò tesa.

 

Lysa scoccò un paio di occhiate a tutti e due, poi si alzò in piedi, prese il blocco note e si congedò in fretta. “Io vado a vedere se Julian ha trovato qualcosa.” E si allontanò senza cedere alla tentazione di voltarsi inidetro.

 

“Cosa vuoi dirmi?” Hermione trovò il coraggio di guardarlo dritto negli occhi, rendendogli le cose più difficili.

 

Lui tirò un grosso sospiro. “Ascolta, ho…ho riflettuto molto stanotte. Su te, su me…su noi. E…beh, credo che tu abbia ragione. E adesso ho capito come stanno veramente le cose.”

 

Lei trattenne il fiato, ma cercò di non mostrarsi impaziente. “E come stanno?”

 

“Hermione, io…”

 

In quel preciso istante la porta si aprì con violenza ed entrò Charlie Weasley, ansimante. “Hanno attaccato Londra!!”

 

Hermione balzò in piedi come una molla. “Quando?” ruggì Ron coi pugni serrati, al massimo della frustrazione.

 

“Un’ora fa, hanno cominciato dal quartiere residenziale!”

 

Ron vide Hermione sbiancare e coprirsi la bocca con una mano. Il suo quartiere.

 

                                                                       ******************************

 

Ok, terribile punto per lasciare in sospeso le cose, lo so. Ma cercate anche di capire, come faccio ad appassionare se non creo un po’ di suspence? ^^

In cambio cercherò di farvi avere prima il 5°capitolo. Ce l’ho già tutto in mente, per cui…solo che questo weekend festeggio il mio compleanno, per cui…pazienza!

Prossimo scalino: “Ritornare a volare”.

Fatemi sapere che ne pensate!

 

P.S.: anche se tutti i personaggi originali di Harry Potter appartengono alla Rowling, sono felice di poter vantare la paternità di tutti gli altri, dai ragazzi della War Mage Team agli amici di Voldemort, e anche le tre nuove maledizioni sono un’idea mia! Yeah!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Ritornare a volare ***


                                            BEING A WAR MAGE

 

CAPITOLO 5: RITORNARE A VOLARE

 

Time can bring you down, time can bend your knees

Time can break your heart, have you begging please

Beyond the door there’s peace, I’m sure

And I know there’ll be no more tears in heavens…

                                                                                                          Tears in Heaven, Eric Clapton

 

***************

 

I soldati della War Mage Team correvano per le strade di Londra inorriditi; man mano che andavano avanti, dovevano balzare tra macerie, cadaveri e pozze di sangue in cui si poteva tranquillamente annegare. Era uno spettacolo agghiacciante, sembrava di passare in mezzo a una città appena bombardata. Bernie, Ben, Charlie e Josh si occuparono della conta e dell’identificazione dei cadaveri, ma fu necessario chiedere l’aiuto delle truppe del Ministero, tante erano le vittime della ferocia di Voldemort e dei suoi mangiamorte.Sirius, Remus, Liam, Harry, Hermione e i ragazzi Weasley si stavano dirigendo a tutta velocità in direzione del quartiere residenziale, quello che fino a poche ore prima era il più elegante dei quartieri londinesi, che ospitava belle villette solari e ora era seppellito sotto un bagno di sangue. Nessuno degli auror potè fermarsi per verificare le condizioni dei numerosi corpi a terra, poiché molte case bruciavano ancora; il gruppo dovette suddividersi in molti sottogruppetti che si distribuirono fra le ville del quartiere, alla ricerca di qualche sopravvissuto alla tremenda carneficina.

 

Quando vide casa sua ancora perfettamente intatta, Hermione sentì lo stomaco chiudersi in una morsa e si lanciò in corsa verso il cancello spalancato. “Mamma!! Papà!!”

 

“Hermione, aspetta!!” le gridò dietro Remus, ma Harry e Ron le stavano già dietro, e in un istante tutta la squadra si ritrovò a correre verso villa Granger. Una volta dentro, Hermione si lanciò per tutto il pian terreno chiamando a gran voce i suoi genitori, con Harry e Ron che la seguivano passo passo.

 

Liam, visibilmente teso, si voltò verso gli altri. “Sirius, Remus, voi controllate di sopra. Bill, il giardino. Natan, Ike, voi con me al piano terra.” Tutti si sparpagliarono per la casa.

 

“Mamma!! Papà!! Mamma!!” continuava a gridare Hermione disperata, correndo da una stanza all’altra.

 

Sirius e Remus entrarono nella stanza da letto dei genitori di Hermione con le bacchette puntate, ma quando videro a terra i due cadaveri straziati atrocemente in una pozza enorme di sangue, ebbero bisogno di fare appello a tutto il loro sangue freddo per avvicinarsi senza vomitare.

 

“Che luridi porci…” mormorò tra i denti Remus, che si fece coraggio e si chinò sui due corpi.

 

“Bastardi assassini!” ruggì Sirius, distogliendo per un attimo lo sguardo. Proprio in quel momento si sentirono dei passi in corsa, e sulla soglia della porta comparve Hermione. “No!! Hermione, non guardare!!!” gridò lui, mentre arrivavano di corsa anche Harry e Ron. Ma fu troppo tardi.

 

Hermione si sentì gelare il sangue nelle vene. Tutto in una volta sentì il proprio respiro affannoso, mentre il cuore sembrava a tutti i costi volerle schizzare fuori dal petto, facendole sentire un dolore che le mozzava il respiro in gola; ma la cosa strana era che non sentiva niente. Non sentiva più il suo corpo. Non avvertì di stare scuotendo nevroticamente la testa, non comprese che il grido che si sentì nella stanza era il suo, né si rese conto di chi un momento dopo la prese in braccio a forza, portandola via…non sentiva più assolutamente nulla, solo una specie di vuoto ronzio nella testa e nelle orecchie…come una sensazione di ovatta tutto intorno…niente rumori…niente immagini…niente sensazioni…solo bianco…e silenzio…

 

Ron la mise giù appena scesero le scale e tornarono nella camera da pranzo, e la prese per gli avambracci, scuotendola vigorosamente. Harry le passò una mano davanti al viso ripetutamente, ma lei aveva gli occhi bassi e completamente vuoti, quasi come quando, da bambina, era stata pietrificata dal Basilisco durante il loro secondo anno a Hogwarts. Il che fece rabbrividire entrambi.

 

“Hermione!! Hermione, reagisci!! Forza, parlami!!” Ron le diede uno scossone più brusco.

 

“Merda, è in pieno shock!” esclamò Harry, al limite del panico, mentre anche gli altri si raggruppavano nella stanza. “Liam, presto!!”

 

Liam fu in baleno sul posto, e intuì al volo cosa potesse essere successo. Con la stessa rapidità e lucidità afferrò Hermione per le spalle e la sbattè vigorosamente di spalle contro il muro. “Svegliati, Hermione!!”

 

Natan fece un passo avanti, furioso, ma Ike lo trattenne. “Che cazzo fai, sei pazzo?!”

 

Hermione sbattè gli occhi un paio di volte e poi alzò la testa: aveva lo sguardo terrorizzato e sperduto, sembrava quasi non riconoscere chi le stava attorno.

 

“Hermione” cercò di calmarla Harry, prendendole una mano fra le sue. “Stai tranquilla, ci siamo noi qui con te, stai calma.”

 

“Respira, respira profondamente.” Le sussurrò in tono calmo e pacato Liam, poi si voltò verso gli altri. “Natan, va’ a chiamare Aki, presto.” Il ragazzo corse fuori velocemente.

 

Ron le si avvicinò col cuore che gli batteva forte, e le passò un braccio attorno alla vita. “Dimmi qualcosa, ti scongiuro.”

 

Hermione, ancora spaventatissima, si guardò un attimo le mani, poi le si chiusero gli occhi e crollò fra le braccia di Ron, che subito la prese in braccio e la stese su uno dei divanetti nella stanza, inginocchiandosi accanto a lei. Harry si chinò su di lei preoccupatissimo, mentre Liam le sentì subito il polso. In pochi istanti li raggiunsero Natan e Aki, che subito si fece largo fra i presenti per prendersi cura di Hermione.

 

“Indietro, fatela respirare!” fece la giovane dottoressa freneticamente, cercando subito il battito alla ragazza e controllandole una pupilla. “Portatemi subito una coperta!” disse rivolta agli altri, poi tornò a dedicarsi alla sua paziente.

 

Ron, che le teneva una mano fra le sue, se la strinse forte al petto; Harry, pallido e sudato, si passò nervosamente una mano fra i capelli, poi rimase in piedi fermo, a pugni serrati, vicino al divano.

 

***************

 

Molly Weasley rientrò nella stanza di sua figlia tenendo in mano un catino d’acqua fredda. Era agitatissima e preoccupata, evidentemente scossa dagli eventi della mattina e dallo stato di shock totale in cui era entrata Hermione; non aveva più ripreso conoscenza dalla mattina e le era salita una brutta febbre alta, ma i Weasley avevano insistito per poterla portare a casa loro e prendersi cura di lei amorevolmente lontano da St.Mungo, ospedale in cui sia lei che Ron che Harry avevano passato fin troppo tempo. E così era tutto il pomeriggio che Ginny e mamma Weasley si stavano occupando di Hermione, che stava sdraiata in un letto aggiunto nella stanza di Ginny; continuava ad agitarsi e a gemere nell’incoscienza, il che preoccupava non poco le due donne.

 

Al piano di sotto l’atmosfera non era delle più fauste; Bill e Charlie erano ancora al quartier generale; a Harry e Ron era stato dato il permesso di restare a casa accanto alla loro amica; Arthur Weasley stava preparando un tè caldo, mentre suo figlio Percy teneva fra le mani una copia del Daily Prophet, le cui prime tre pagine non parlavano d’altro che del micidiale attacco avvenuto la mattina. La pioggia fuori non dava certo una mano. Quando Molly scese, con l’aria preoccupata, si avvilì ancora di più vedendo le facce dei suoi familiari.

 

Ron si voltò verso la madre. “Come sta?”

 

“Ha ancora la febbre alta, povera bambina.” Disse lei mesta, avviandosi verso il mobiletto in cucina.

 

“Quello che è successo oggi è intollerabile.” Commentò indignato Percy, scuotendo la testa. “Cinquecento babbani trucidati atrocemente nell’arco di pochissimi minuti, tutti contemporaneamente. Disgustoso.”

 

“Ormai sta diventando impossibile.” Fece scuro in volto Arthur Weasley.

 

Molly prese dal mobiletto sul lavabo una bottiglietta che gli altri riconobbero come il rimedio della strega Amelie, con la quale da bambini si erano curati da febbri e raffreddori. Scoccando un utimo sguardo cupo al marito, la donna risalì al piano di sopra.

 

Qualche minuto dopo il signor Weasley raggiunse i ragazzi nella camera da pranzo e poggiò sul tavolino davanti al caminetto il tè, sedendosi poi sul divano accanto a Harry. “Coraggio, prendete qualcosa di caldo. Vi farà bene.”

 

Ron, seduto a terra, rimase a guardare il fuoco nel caminetto. Harry chiuse gli occhi per un momento. “Se fossimo arrivati anche solo cinque dannati minuti prima…”

 

Arthur scosse la testa. “Non potete farvene una colpa.”

 

“Tutta quella gente…”

 

“Non c’era modo che lo sapeste prima, è avvenuto tutto troppo fulmineamente.” Subentrò Percy.

 

“Voi non avete visto in che stato erano i genitori di Hermione.” Sibilò a denti stretti Ron. “Li abbiamo dovuti riconoscere Harry e io dalla corporatura.” E così dicendo riprese a guardare il fuoco. “E lei ha dovuto vederli in quelle condizioni.”

 

“Lo so, Ron.” Fece suo padre. “E’ una cosa orribile. Questa guerra miete in continuazione vittime su vittime, e tutti innocenti. Voi non potete fare più di quanto fate già.”

 

Passò un tempo interminabile di lungo e tesissimo silenzio, prima che dalla porta facessero capolino Bill e Charlie, anche loro con lo sguardo cupo e nervoso degli altri.

 

“Ci sono novità?” chiese loro il padre, mentre i due ragazzi prendevano posto sul divanetto dove stava seduto Percy.

 

“Sappiamo come hanno fatto a fotterci sul tempo.” Rispose Bill. “Stavolta niente armi, hanno usato solo Avada Kedavra quasi contemporaneamente con tutti i babbani uccisi. Pratico e rapido.”

 

“Coi genitori di Hermione, invece, se la sono presa comoda.” Continuò Charlie, schifato. “Li hanno scuoiati vivi, quei bastardi.”

 

“E’ assurdo.” Percy scosse la testa. “Come sono riusciti a fare tutto questo in una manciata di minuti?”

 

Bill sospirò. “Non lo sappiamo ancora con certezza, Perce. Forse erano un migliaio di loro.”

 

“Qual’è la posizione ufficiale del Ministro?” chiese il signor Weasley.

 

Charlie alzò spallucce. “Montgomery sta cercando di rassicurare tutti dicendo che ce ne stiamo occupando noi, ma dubito che la gente si fidi. E hanno anche ragione.”

 

“Avete dato del vostro meglio e vi state impegnando al massimo, ora non è il momento di perdere la fiducia in voi stessi.” Li ammonì paternamente Arthur.

 

“Hermione come sta?” chiese Bill.

 

“E’ ancora sotto shock. Ci sono mamma e Ginny con lei.”

 

“E noi cosa facciamo ora?” chiese Ron con voce dura.

 

“Quello che facciamo sempre.” Gli rispose stanco Charlie. “Cerchiamo questi figli di puttana e gliela facciamo pagare con gli interessi.”

 

Ci fu un lungo silenzio che nessuno osò interrompere.

 

***************

 

Welcome to the jungle

Watch it brings you to your knees

Welcome to the jungle

If you want you’re gonna bleed

But it’s the price you’re gotta pay

                                                                                  Welcome to the jungle, Guns N’Roses

 

***************

 

Quando aprì gli occhi, Hermione non comprese molto, né riuscì a distinguere dove si trovava. L’unica cosa chiara fin da subito fu che non era nella sua stanza. Ci mise poco a capire che era alla Tana, e ancora meno a distinguere la sagoma di Ginny Weasley accanto al letto in cui stava sdraiata. Ginny notò il suo movimento e, vedendola sveglia, balzò in piedi.

 

“Oddio, ti sei svegliata!” esclamò sorridendo, poi si voltò per un secondo verso la porta. “Mamma!!”

 

Hermione cercò di mettersi seduta, e lei le diede una mano. “Come ti senti, Hermione?” le chiese agitata, poi l’abbracciò forte, con le lacrime agli occhi. “Eravamo così in pena!”

 

Hermione non capì perché la sua amica fosse così sconvolta, ma le accarezzò ugualmente la testa. “Sto bene, Ginny…”

 

In quel momento arrivarono di corsa Harry e Ron, che vedendola sveglia le fecero un gran sorriso.

 

“Finalmente in piedi!” le disse Harry.

 

“Come stai?” fece Ron, un po’ meno solare.

 

“Ho un gran mal di testa, ma a parte quello…credo che sia tutto a posto.” Rispose un po’ esitante Hermione.

 

Molly Weasley entrò nella stanza correndo, si lanciò sul letto di Hermione e l’abbracciò forte, commossa. “Bambina mia, che spavento che ci hai fatto prendere!” le mormorò tra i capelli, mentre sulla soglia della porta comparivano anche il signor Weasley e Percy.

 

Quando finalmente Hermione si fu staccata dalla signora Weasley, si guardò un po’ in giro, confusa. “Ma cosa mi è successo? Sono stata ferita, forse?”

 

“Non ti ricordi niente degli ultimi giorni?” le chiese un po’ stupito Harry. Lei lo guardò con uno sguardo interrogativo.

 

Fu Ginny a risponderle. “Sei rimasta per tre giorni a letto con la febbre alta, non sapevamo più cosa fare. Non hai mai ripreso conoscenza.”

 

Hermione la guardò, incredula. “Tre giorni?”

 

La signora Weasley le appoggiò il palmo della mano sulla fronte. “Grazie al cielo la febbre è scesa.” Disse, molto più sollevata.

 

Hermione prese a fissare accigliata un punto sul suo letto. “Stavamo correndo…ricordo…si, i mangiamorte…a Londra…” a questo punto sbiancò paurosamente e sollevò gli occhi, terrorizzata. “…oh no…” mormorò, scuotendo la testa. “…mamma…papà…non può essere vero…”

 

Ginny si voltò dall’altra parte, per non mostrarle le lacrime che già le bagnavano le guance.

 

Hermione guardò Harry e Ron. “E’ stato solo un incubo, vero?…loro…loro stanno bene, vero?”

 

Harry abbassò lo sguardo, Ron cercò di non incontrare i suoi occhi. Hermione si sentì morire dal dolore, e a malapena percepì le lacrime che le scorrevano calde sulle guance.

 

“…per favore…ditemi che non è vero…” si lamentò con voce strozzata dal pianto, poi si coprì gli occhi con le mani e prese a singhiozzare atrocemente. La signora Weasley la prese tra le braccia e la strinse maternamente a sé. “…è tutta colpa mia…” gemette Hermione, senza fiato per le lacrime.

 

“Oh no, tesoro, non pensarlo nemmeno.” Le rispose mamma Weasley, accarezzandole i capelli, anche lei in lacrime. Hermione pianse in un modo straziante, e quando anche Ginny si chinò ad abbracciarla, Molly strinse a sé entrambe le ragazze.

 

Ron serrò forte i pugni, e col viso tiratissimo uscì dalla stanza, seguito da un Harry altrettanto teso. Il signor Weasley si chiuse la porta alle spalle e si rivolse al figlio maggiore.

 

“Percy, vai a preparare un po’ di pozione per il sonno, le farà bene dormire un po’.” Percy annuì e scese in cucina, mentre suo padre raggiunse la stanza di Harry e Ron; li trovò che si stavano sistemando le armi nei cinturoni. “Che state facendo?” chiese piano, anche se aveva già capito perfettamente.

 

“Andiamo a prendere i bastardi che hanno fatto questo.” Rispose secco Ron, mentre controllava il caricatore della sua pistola.

 

“Voi due soli?”

 

“Si.” Fece duro Harry, allacciandosi il cinturone.

 

“Ah.” Il signor Weasley si era aspettato una reazione simile già giorni prima, e sapeva che l’unico modo per affrontare la cosa era quello di mantenere i nervi saldi e la calma. “Capisco, certo.”

 

“Quei figli di puttana pagheranno amaramente per averla fatta piangere.” Confermò Ron, e suo padre per un attimo ebbe quasi paura della furia omicida che gli lesse negli occhi.

 

“Posso chiedervi se vi rendete conto di quanto siete egoisti?” domandò calmo Arthur.

 

Tutti e due lo guardarono. “Come?” chiese inferocito Harry.

 

“Volete uccidere gli assassini dei genitori di Hermione, cercate vendetta, e avete anche ragione.” Continuò il signor Weasley, con voce ferma e determinata. “Ma se ve ne andate ora la lascerete sola, e questo è sbagliatissimo.”

 

“Ci sono mamma e Ginny con lei.”

 

“No, Ron,  Hermione vuole voi. Siete i suoi migliori amici, il suo punto di riferimento. E’ a voi che ha guardato appena sveglia, ed è sicuro che avrà bisogno soprattutto di voi due in questi giorni.”

 

“Lo vogliamo fare per lei.” Puntualizzò Harry.

 

“No, lo volete fare per voi stessi, per sfogare la rabbia che state provando nel vedere la vostra amica più cara soffrire in quel modo.” Ribadì più duramente il signor Weasley. “In questo momento dovete essere capaci di soffocare i vostri sentimenti di odio e vendetta per stare vicino a Hermione. Dobbiamo aiutarla a superare in fretta questo momento così difficile, poi quando si sarà ripresa, penserete a prendere quei maledetti assassini.”

 

I due ragazzi rimasero per un attimo fermi, in totale silenzio; poi si slacciarono i cinturoni, li buttarono sui letti e uscirono dalla stanza, lasciando il signor Weasley a tirare un sospiro di sollievo. Dio solo poteva immaginare cosa avrebbero combinato Harry e Ron se avessero perso del tutto il controllo.

 

***************

 

So are you turning around your mind?

Do you think the sun won’t shine this time?

Are you breathing only half of the air?

Are you giving only half of the chance?

Don’t you wanna shake because you loved

Because you cared

Cause you got hurt

Because you lived

                                                                       Heaven out of Hell, Elisa

 

***************

 

Hermione vide entrare Ginny con il pranzo e un gran sorriso. “Ecco qua.” Fece dolcemente, appoggiandolo sul letto in cui lei stava, rannicchiata nella sua camicia da notte, con le ginocchia contro il petto. “Buon appetito.”

 

Hermione scosse la testa. “Scusami Ginny, ma non mi va.”

 

Ginny esitò. “Hermione, devi mangiare.” Le disse preoccupata. “Ti prego.”

 

“Per favore.” Le rispose semplicemente lei, voltandosi dall’altra parte.

 

Ginny, rassegnata, mise via il vassoio col cibo. “Che cosa posso fare per aiutarti?” sussurrò.

 

Hermione non si voltò. “Vorrei ancora quella pozione per dormire.”

 

“Ma…te l’ho già data stanotte, non puoi prenderne ancora, mamma dice che dopo un po’ diventa come la droga…”

 

Hermione si girò a guardarla, e non aveva un’espressione molto amichevole. “Ne ho bisogno assolutamente. Volevi aiutarmi, no? E allora aiutami.”

 

Ginny s’intimidì. Normalmente avrebbe cercato di far ragionare la sua amica, ma non se la sentiva proprio di iniziare una discussione con lei in quello stato. “Ascolta, io lo farei più che volentieri, ma così no. Non voglio che ti faccia del male da sola.”

 

“Si può?” nella stanza fecero capolino Harry e Ron, sorridenti.

 

“E voi che ci fate qui a quest’ora?” chiese Ginny, stupita ma anche contenta di vederli a casa così presto. Harry le diede un bacio sulla guancia e si sedette su una sedia accanto a lei, mentre Ron prese posto sul letto di Hermione.

 

“Abbiamo pensato di venire a mangiare a casa, invece di strangolarci il solito panino alla mensa.” Le rispose Ron. "Mamma ?" 

 

"E’ da Fred e George, voleva assicurarsi che stessero bene.” I gemelli Weasley gestivano il loro amato negozio di scherzi in un paesino vicino Dublino. “Papà e Percy sono al lavoro, naturalmente.” Spiegò Ginny.

 

“Mmh, che buon odorino…” Harry sollevòil coperchio dal piatto sul comodino. “Questo sì che ha un’aria appetitosa. Cos’è?”

 

“Giù le zampe, è il pranzo di Hermione.”Ginny gli diede un piccolo schiaffetto sulla mano.

 

“Perché non lo prepari anche per noi? Così mangiamo tutti insieme qua.” Esclamò Harry.

 

“Veramente…” rispose titubante Ginny. “…lei non ha fame.”

 

Harry si voltò verso la sua amica, un po’ più serio. “Forse vuole qualcosa di diverso…magari è questo che non le va.”

 

Hermione appoggiò la testa sulla spalla, strofinandosi gli occhi gonfi. Ron la stava osservando. “Hai l’aria stanca.” Le disse dolcemente. “Perché non ti fai una dormita?”

 

“No, non voglio!!” strillò lei. Nessuno si mosse. “Io non voglio chiudere gli occhi, capito?! Non voglio e non posso!!” e così dicendo, scese dal letto. “Lasciatemi in pace, voi non volete aiutarmi, andatevene via!!”

 

“Come puoi dire una cosa del genere?” fece Ginny, alzandosi in piedi anche lei ma cercando di mantenere la calma.

 

“Davvero?! E allora perché non mi hai dato un altro po’ di quella fottutissima pozione per dormire, eh??”

 

“Perché ne hai presa fin troppa, e potrebbe farti male!”

 

“Ma non lo capisci che mi fa più male non averla?!” gridò esasperata Hermione.

 

Harry cercò di calmarla; si alzò in piedi e le mise le mani sulle spalle. “Ascoltami un momento, ti prego. Tesoro, hai ragione a essere sconvolta, e hai ragione ad aver voglia di rompere il culo al mondo intero, ma noi vogliamo solo cercare di aiutarti. Quella pozione può crearti dei seri problemi se ne fai un uso esagerato…”

 

Hermione lo interruppe, divincolandosi e spingendolo via. “Ma che cosa ne sai tu di cosa mi fa più male?!?” gridò disperata, mentre le prime lacrime cominciavano a farsi vedere. “Non sei tu a vedere quello che vedo io, ogni dannata volta che chiudo gli occhi!! Io li rivedo là a terra, tutti e due, in quello stato tremendo, e so che non posso fare niente per aiutarli!!” la voce le si bloccò in gola e lei scivolò sulle ginocchia, scoppiando a piangere. “Io non ho fatto niente, maledizione…”

 

In ginocchio a terra, Hermione rimase a piangere tra strazianti singulti, col viso nascosto tra le mani. Qualche istante dopo si sentì avviluppare da due braccia forti, e all’improvviso si sentì come non si sentiva da molto tempo: al sicuro. Aveva riconosciuto quelle braccia: Ron, inconfondibilmente lui. La teneva stretta a sé, le stava accarezzando i capelli e di tanto in tanto le baciava una tempia. Hermione nascose la faccia nel suo petto, e si avvinghiò a lui con tutte le sue forze; Ron la strinse ancora di più, mozzandole quasi il fiato, ma a lei non poteva che piacere quel calore che le stava trasmettendo; la faceva sentire meno sola. Quando si fu calmata un po’, Ron le diede un bacio sulla testa e prese a parlarle piano.

 

“Stammi a sentire, dolcezza.” Il suo tono di voce era calmo e profondo, perfino rasserenante. “Hai perfettamente ragione ad avercela col mondo intero, ed è giusto che tu te la prenda anche con noi, perché è vero: non ti possiamo capire. Non quanto vorremmo.” Ron le mormorò piano, accarezzandole ancora i capelli. “Ma nessuno di noi riesce a stare a guardare senza provare a dare una mano, per quanto goffa possa essere. Questi incubi orrendi, purtroppo dovevamo aspettarceli. Non ti dirò una bugia, potresti averli per molto, molto tempo ancora. E non potrai sempre risolvere il problema con una pozione, lo sai questo, vero?” lei emise un impercettibile gemito, e lui le baciò una tempia. “Lo so che ora ti sembra disumano, ma l’unica soluzione è imparare a convivere coi tuoi incubi, e anche se all’inizio ti sembrerà impossibile, poco alla volta ce la farai. Ce la farai, baby, perché sei speciale, e noi tutti abbiamo una grandissima fiducia in te.”

 

Hermione inclinò leggermente il viso, che teneva nascosto nel suo collo, per farsi sentire. “…io non…non voglio vedere…ho paura…” cercò di dire, tra i singulti.

 

Harry s’inginocchiò accanto a loro, accarezzandole la schiena. “Devi abituarti a capire che quello che vedi è passato e non ritornerà. I tuoi genitori non soffriranno più, dovunque siano ora hanno smesso di soffrire.” Le sussurrò molto dolcemente. “E per scacciare quelle immagini, usa i tuoi ricordi. Quelli belli, quelli allegri, come se volessi creare un Patronus.”

 

“E’ vero, i ricordi sono la tua arma migliore.” Aggiunse Ginny. “Ogni volta che vorrai o che ne avrai bisogno, loro saranno sempre a tua disposizione.”

 

Ron avvertì che Hermione si stava rilassando un po’ fra le sue braccia. “Adesso chiudi gli occhi e cerca di riposare. Io non me ne vado, resto con te. Ci penso io a svegliarti se mi accorgo che stai facendo un incubo. Quando ti sveglierai io sarò qui vicino a te, va bene?”

 

Lei annuì nel suo collo. “Penso io a dirlo a Homer.” Disse Harry al suo amico, poi lui e Ginny uscirono dalla stanza molto preoccupati e giù di morale.

 

Ron prese in braccio Hermione, si alzò e la stese sul suo letto, rimboccandole le coperte. Poi si prese una sedia, si sedette accanto al letto e le prese la mano. Lei lo guardò negli occhi il più a lungo che potè. “Grazie.” Gli sussurrò con un filo di voce.

 

Lui si portò la sua mano alla bocca e la baciò. “Andrà bene, baby. Ce la farai.”

 

Hermione piano piano chiuse gli occhi, e scivolò in un sonno senza sogni.

 

***************

 

I get frightened in all this darkness

I get nightmares  I hate to sleep alone

I need some company a guardian angel

To keep me warm when the cold winds blow

                                                                                  Take me home tonight, Eddie Money.

 

***************

 

Sirius trovò Harry in palestra, che prendeva a calci e pugni il sacco; lo faceva con rabbia, era inzuppato di sudore, e il sacco stava già dando I primi segni di cedimento. Harry diede un ultimo e più vigoroso colpo al sacco e poi si voltò per prendere da terra l’asciugamani, ma vide che glielo stava porgendo Sirius.

 

“Sei piuttosto nero oggi, o sbaglio?”

 

“Già.” Harry si asciugò la faccia con un rapido gesto.

 

“E Ron?”

 

“E’ rimasto alla Tana con Hermione. Lei ne aveva bisogno.”

 

“Come sta?”

 

“E’ ancora molto scossa.” Fece Harry, triste. “Ha gli incubi, e si rifiuta di mangiare.”

 

Sirius annuì. “Certo, immagino. Era del tutto prevedibile, con quello che ha visto.”

 

Harry si mise l’asciugamani attorno al collo e si sedette su una panca, abbandonandosi di spalle contro il muro. “Sai, sto cominciando a rompermi le palle sul serio.”

 

“Di che cosa?”

 

“Di aspettare.” La voce di Harry era glaciale. “Se vuole uno scontro con me, va più che bene. Ma la smetta di rompere i coglioni agli innocenti, e si faccia direttamente vivo, cazzo.”

 

Sirius comprese quella rabbia, e si sedette accanto a lui. “Harry, non è colpa tua.” Gli disse piano. “Tu sei qui ad aspettarlo, non ti tiri mai inidetro. Ma più di questo non puoi fare.”

 

Harry fece un sorriso amaro. “Già. Il mio compito è veder morire la gente.”

 

“Il tuo compito è cercare di impedire che degli innocenti vengano uccisi. E tenerti pronto per lo sconro finale.” Il tono di Sirius era calmo e paterno. “Non perdere la fiducia in te stesso, Harry, non puoi permettertelo e non sarebbe giusto nei tuoi riguardi. Ti capisco perfettamente, veder piangere Hermione fa male, e immagino cosa provi. Ma sappiamo per certo che, purtroppo, anche se fossimo arrivati prima, non avremmo potuto fare niente.” E così dicendo, gli passò un braccio attorno alle spalle. “Disgraziatamente, certe cose non possono essere evitate.”

 

Harry tirò un grosso sospiro. “Quando sarà il momento, giuro sulla mia stessa vita che la pagherà con gli interessi. Per tutti quelli che ha dovuto coinvolgere.”

 

“Verrà quel momento, Harry.” Gli disse piano Sirius. “Verrà.”

 

***************

 

Ron rientrò in casa a notte fonda nel massimo silenzio, tutto bagnato per il diluvio che si stava abbattendo fuori; aveva in mano una bottiglia mezza piena di whisky, alla quale si attaccò, appena dentro, per un grosso sorso. Prima di salire al piano di sopra, però, la sua attenzione fu richiamata dalla figura in camicia da notte che stava rannicchiata per terra, accanto a un balcone.

 

“Non dovresti stare in piedi.” Le mormorò lui piano, sedendosi a terra di fronte a lei.

 

“E tu non dovresti rientrare a casa a quest’ora.” Gli rispose calma Hermione, senza smettere di fissare la pioggia fuori, con la testa contro il vetro della finestra.

 

Ron mise giù la bottiglia. “Non riesci a dormire?”

 

“No.”

 

“Vuoi che ti accompagni di sopra?”

 

Lei sospirò. “No.”

 

“Non credo che passare la notte qui ti farebbe bene.”

 

Lei lo ignorò, poi vide la bottiglia di whisky e la prese in mano, osservandola con curiosità. “E tu reggi questa roba?” lui annuì. “Fossi in te, la farei sparire prima di domani mattina.”

 

“Si.” Prima che lui potesse impedirglielo, lei si portò la bottiglia alla bocca e buttò giù un gran sorso di whisky, poi la mise giù e chiuse forte gli occhi. “Ma che cosa fai?”

 

“Quello che fai tu sempre.” Gli rispose Hermione, bevendo un altro sorso piuttosto consistente di alcool. Mentre ancora era attaccata alla bottiglia, Ron gliela strappò di mano.

 

“Smettila, non è roba per te questa.” Fece, brusco.

 

“E perché tu si e io no? Cos’è, sei regredito ai tempi dell’asilo, i maschietti si e le femminucce no?” lo provocò lei.

 

Lui sospirò, cercando di restare paziente. “Io reggo l’alcool, tu non hai mai bevuto in vita tua. Rischi di ubriacarti al primo bicchiere.”

 

“Tanto meglio così.” Hermione riprese a guardare fuori dalla finestra.

 

Ron rimase per un momento in silenzio. “Ascolta, non ti sei ancora perfettamente ripresa. Dovresti essere a letto in questo momento. Ti ci accompagno, se vuoi.”

 

Lei lo ignorò completamente, sembrando piuttosto interessata allo spettacolo al di fuori del balcone: guardò fuori accigliata per un momento, poi scoppiò a ridere.

 

“…perché ridi?”

 

“C’è uno gnomo là fuori.” Disse lei tra le risate.

 

“E che c’è di tanto divertente?”

 

“Ha la faccia di Percy.” Continuò sempre più divertita lei..

 

“Ho capito.”

 

“Cosa?”

 

“Che sei ubriaca.”

 

Lei rise. “Tu dici? Nah…sono solo un po’ allegra, che c’è di male?” disse, con un sorriso idiota stampato sulla faccia. “Dici sempre che sono musona, e ora che rido non va bene? Sei proprio un ipocrita, amico mio.”

 

“Ok, ok. Ridi quanto ti pare, io vado a farti un paio di caffè. Prima che mamma ti trovi in queste condizioni e mi cacci di casa a calci.” Lui fece per alzarsi, ma lei lo trattenne.

 

“Dove credi di andare, bellezza?”

 

“Visto che hai avuto la brillante idea di scolarti mezza bottiglia di whisky in due dannati secondi, almeno uno di noi dovrà usare il cervello finchè funziona ancora, no?” le rispose pazientemente lui, come se si stesse rivolgendo a una bambina piccola.

 

Hermione gattonò seduttivamente fino a sedersi sulle ginocchia di Ron. “Quanto sei sexy tutto bagnato…” gli sussurrò con voce calda.

 

Ron la fissò con tutte e due le sopracciglia inarcate.

 

Lei gli cinse il collo con le braccia, provvedendo ad annullare la distanza tra i loro due corpi. “…tu…mi trovi un po’ bella?…”

 

Istintivamente lui le portò le mani sui fianchi. “Buon Dio, Hermione, tu sei molto più che bella.”

 

Lei gli sorrise e chinò le labbra sulle sue. Dopo un momento iniziale di sorpresa, Ron le mise le mani sulle spalle e la spinse dolcemente indietro. “Hermione, no.”

 

Lei lo fissò con un’espressione offesa. “Perché?”

 

“Sei ubriaca e sconvolta.” Le mormorò lui, cercando di mantenere il controllo. “Non posso approfittare di te.”

 

Hermione gli prese la nuca con la mano e lo baciò di nuovo. “Sto benissimo.”

 

Ron fece appello a tutto il suo autocontrollo per resistere. “Tesoro, domani potresti pentirtene.”

 

Ma lei non lo ascoltò oltre, e cominciò a baciargli il collo e la gola, mentre con le dita sottili gli sbottonava la camicia e ci infilava dentro le mani, accarezzandolo in modo stimolante. Ron chiuse gli occhi, respirando profondamente. Per un momento anche lui si abbandonò al desiderio, e nascose il viso nel collo di lei mentre con le mani le accarezzava la pelle nuda della schiena da sotto alla camicia da notte.

 

Che cazzo stai combinando?! Stai approfittando di lei!!

 

Con uno sforzo estremo di buona volontà, lui la respinse. “No, non posso.” Le disse, scuotendo la testa. “Tu sei confusa, lo stai facendo perché sei ubriaca, non possiamo.”

 

Hermione lo guardò negli occhi con uno sguardo implorante. “Fai l’amore con me, Ron. Ti prego.”

 

Quelle poche parole appena sussurrate furono una bomba nucleare per le difese di Ron. Forse lei non aveva idea di quanto lui desiderasse strapparle la canotta di dosso e fare l’amore con lei tutta la notte, ma non avrebbe sopportato di sentirsi dire la mattina dopo che era stato un errore. Ma ora non riusciva più a ragionare né a connettere. Erano mesi che sognava di sentirglielo chiedere così, con quella voce soffice e quei bellissimi occhi imploranti; e ora che il suo sogno si era realizzato, non lo spaventava più nemmeno l’idea di sentirsi definire un errore. Perciò non glielo lasciò chiedere una seconda volta: la prese per le spalle, la attirò a sé e la baciò come aveva sempre fatto, lasciandola senza fiato. Si guardarono per un attimo negli occhi, ansimando, poi ripresero a baciarsi, mentre lui la spingeva dolcemente fino a stendersi a terra, sbottonandole la camicia da notte e facendola scivolare via sul pavimento.

 

***************

 

Girl, I gotta say we’re partners in this crime

You got that certain something

What you give to me takes my breath away

Is the devil in your kiss

If our love goes up in flames

It’s a fire I can’t resist

                                                                       Cryin’, Aerosmith

 

                                                                       ************************

 

Scusate il ritardo…tremendamente impegnata e col pc in panne fino a due giorni fa! Benedetti computer…

Comunque, ecco qui come stanno procedendo le cose…ma non sta a me rivelare cosa succederà in futuro, né dare anticipazioni…anche se poi mi trovo la casella di posta elettronica intasata di domande! Yup, mi piace tanto rispondervi, ragazzi!

Un grazie speciale a Sara Lee per l’ispirazione di alcune scene di questo capitolo…

Restate sintonizzati per il capitolo 6: “Ghiaccio e fuoco”.  Il titolo vi dice qualcosa?

Alla prossima! ;)

 

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Capitolo 6
*** Ghiaccio e Fuoco ***


                                       BEING A WAR MAGE

 

 

CAPITOLO 6: GHIACCIO E FUOCO

 

Oh, please say to me

You’ll let me be your man

And please say to me

You’ll let me hold your hand

And when I touch you

I feel happy inside

It’s such a feeling

That my love can’t hide

I can’t hide, I can’t hide

                                                                        I want to hold your hand, Beatles

 

***************

 

Hermione aprì gli occhi e la prima cosa che la destò fu un gran mal di testa e un moderato mal di schiena. Si rese conto che non era nemmeno l’alba, che era sdraiata a terra nuda sul pavimento della camera da pranzo della Tana, coperta con un plaid. E rendendosi conto che il braccio che aveva attorno alla vita era di Ron, che dormiva abbracciato a lei, si ricordò di tutto: della sua sbornia, e…della notte con lui. Senza fare movimenti bruschi, si mise seduta coprendosi dal seno in giù col plaid, e tenendosi la testa tra le mani.

 

Che cosa ho fatto?

 

In quel momento avvertì che una mano le stava accarezzando le spalle, e vide che anche Ron si era messo seduto. “Tutto bene?” le chiese piano lui.

 

Lei chiuse gli occhi. “Ron, io…” tentò di guardarlo in faccia. “…io non credo che…non penso…oddio…”

 

Vedendola così nervosa, Ron cercò di venirle incontro. Si aspettava questa reazione. “Ehi” le disse dolcemente, voltandole il viso verso di lui. “E’ tutto a posto, amore, tranquilla.”

 

“E’ che io non…non pensavo di…” singultò lei. “Merda, non ci capisco più niente! Non doveva succedere quello che è successo stanotte, io non volevo farti soffrire, non so come…” fece esasperata Hermione.

 

Ron l’abbracciò e la tenne stretta a sé. “E’ tutto ok. Avevi bisogno…di un contatto fisico, diciamo. Sta’ tranquilla, non è successo niente, va bene?” le disse dolcemente, baciandole una tempia.

 

Lei annuì contro il suo petto. “Si.” Seguì una pausa di silenzio, poi lei si staccò da lui e nervosamente s’infilò le mutande e la camicia da notte. “Perdonami.” Gli sussurrò un’ultima volta, poi corse via.

 

Ron rimase a guardarla mentre saliva le scale di corsa a piedi nudi, poi chiuse gli occhi e rimase a pensare. Le aveva mentito di nuovo. Non era affatto tutto a posto, e sicuramente era una balla che la notte prima non aveva avuto un significato. Avevano fatto l’amore con passione ancora maggiore della prima volta, ci avevano messo l’anima tutti e due. E non era un sogno, Hermione l’aveva fatto con amore, era riuscito a capirlo dai loro baci, dal modo frenetico di cercarsi l’un l’altra, e dal modo in cui i loro cuori battevano in sincronia mentre stavano stretti…no, non era stato un errore. Anche lei lo sapeva bene, ma era troppo confusa e spaventata per ammetterlo. Ron avrebbe voluto stringerla a sé e spiegarle quanto sarebbero stati felici insieme se avessero messo da parte le loro paure, ma si rese conto che non era il momento giusto: lei stava ancora lottando per uscire dal trauma dei suoi genitori, e lui sapeva di doverle stare vicino come amico, prima ancora che come innamorato. Ma si trattava solo di aspettare un po’, presto sarebbe tornato alla carica: Hermione era sua come lui era suo, si appartenevano l’un l’altra, e presto si sarebbero trovati di nuovo insieme. Presto.

 

***************

 

You’re far away, baby

From me, my love

And just as sure my baby

As the stars are above

I wanna say

Someday we’ll be together

Someday, some sweet day

We’ll be together

                                                            Someday we’ll be together, Diana Ross

 

***************

 

                                                3 mesi più tardi…

 

In palestra Hermione si stava letteralmente scatenando contro il sacco che Ike le reggeva: calci, pugni, sberle, tutti colpi messi a segno con grande forza e precisione. Harry, Ron e Charlie si erano fermati un attimo a guardarla; Harry stava saltando la corda, Ron faceva sollevamento pesi e Charlie si esercitava con gli addominali. Ron non era concentrato su di sé, stava guardando Hermione muoversi con agilità, rapidità e potenza, ma quello che lo preoccupava era il suo sguardo: rabbia pura.

 

“Accidenti, è migliorata molto in questi ultimi mesi.” Osservò Charlie, tra un addominale e l’altro.

 

Ron scosse la testa, continuando coi pesi. “Si è inferocita, è incazzata nera.”

 

“Sta di fatto che sta raggiungendo livelli elevatissimi.” Replicò Charlie. “E in battaglia sarà certamente un elemento molto prezioso.” E così dicendo smise i suoi esercizi e si alzò in piedi. “Dobbiamo essere tutti più feroci, quando abbiamo a che fare con quei bastardi. Non meritano pietà.”

 

Ron mise giù i pesi e si sedette a terra, mentre Harry si prendeva il suo asciugamani e gli tirava al volo il suo. “Forse sarebbe più prudente non mandarla in missione per un po’.”

 

Charlie raccolse il suo asciugamani. “Vuoi trattenerla? No, dammi retta, Harry, non penso che sia una buona idea. E’ meglio che si sfoghi, e poi noi siamo una squadra, non sarà mai da sola. Non ti devi preoccupare.” E fatto un sorriso d’incoraggiamento a entrambi, il giovane rosso abbandonò la palestra.

 

Hermione sferrò un ultimo potente calcio al sacco, poi si fermò a prendere fiato con le mani sui fianchi, ringraziando con un cenno della testa Ike, che la salutò e uscì dalla palestra.

 

“Quel sacco t’ha fatto arrabbiare sul serio, eh?” le disse con un sorrisetto Harry, passandole il suo asciugamani.

 

Hermione lo prese e si sedette per terra, appoggiandosi di spalle al muro e asciugandosi il viso. “Che ore sono?” chiese, mentre riprendeva fiato.

 

Ron gettò un occhio all’orologio sulla parete. “Mezzogiorno, a quanto sembra.”

 

“Torniamo a casa a mangiare?” propose Harry.

 

Lei annuì. “Ok, una pausa ci vuole.”

 

“Sono d’accordo, e poi non abbiamo lezione fino alle quattro.” Annuì Ron, alzandosi.

 

“Che abbiamo alle quattro?”

 

“Liam. Bastoni oggi, mi sembra.”

 

Hermione si rimise in piedi. “Si, oggi è bastoni.”

 

In quel momento dalla porta aperta entrò Bill, bianco come un cencio e con la bacchetta stretta tra le mani. “Abbiamo localizzato Lestrange e un gruppo piuttosto grosso di mangiamorte a Nord dell’Alaska!”

 

***************

 

Il gruppo di War Mage inviato in Alaska era piuttosto numeroso, e molto bene armato. Oltre a un centinaio di soldati erano presenti Sirius, Remus, Bernie, Liam, Charlie, Bill, Natan, Ike, Harry, Ron e Hermione. Erano arrivati in pochi minuti nel punto in cui avevano localizzato i mangiamorte, ma attorno a loro c’era solo neve e un gelido silenzio. L’atmosfera era tesissima, tutti erano in ascolto con le orecchie tese a sentire qualsiasi rumore, e le bacchette erano tenute molto saldamente in mano.

 

“Ma dove diavolo sono?!” sibilò a denti stretti un Ike particolarmente nervoso.

 

“E’ possibile che ci abbiano dato informazioni sbagliate?” mormorò Bernie, guardandosi attorno.

 

“No, io dico che sono qui.” Fece teso Harry. “E sto cominciando a pensare che sia tutta una trappola.”

 

“Anch’io.” Rispose piano Liam, serrando la mascella.

 

All’improvviso presero a cadere da tutte le parti alberi colmi di neve tra i rami, sparpagliando gli auror e creando una confusione incredibile. Nello stesso momento, dal suolo nevoso si sollevarono un centinaio di incappucciati che iniziarono subito l’attacco a suon di magia e armi babbane. Non tutti gli auror si ripresero subito dall’attacco sorpresa e molti agenti rimasero uccisi, ma i migliori furono in grado di opporsi a loro volta, senza fare prigionieri. Sirius e Lestrange si diedero a un furioso corpo a corpo; Harry rimase ferito a un braccio; Bill aveva la testa sanguinante; Liam inchiodò contro la roccia tre teste incappucciate; Ron si alternava rapidamente tra bacchetta e pistola; Hermione uccise cinque mangiamorte con un colpo di bacchetta.

 

La battaglia infuriava sotto gli occhi di Corinne e Spencer, in piedi su un picco di roccia al di sopra del campo di battaglia.

 

“Non sono poi così stupidi, hanno già superato la fase della sorpresa.” Osservò Spencer con un mezzo sorrisetto beffardo.

 

“Te l’avevo detto.” Rispose secca Corinne, tenendo gli occhi fissi su Ron.

 

“E’ lei l’amica di Potter?” fece lui, accennando con la testa a Hermione, impegnata a eliminare due incappucciati.

 

“Si.” La ragazza di cui è innamorato Ron.

 

La bocca di Spencer si curvò in un sorriso malizioso e crudele. “Niente male, gran bel corpo.”

 

“E’ solo una mocciosa convinta di essere chissàchi.” Ribbattè sprezzante lei.

 

E’ comunque un peccato doverla fare fuori. E il ragazzo, l’altro amico, chi è?”

 

Corinne esitò. “Non riesco a vederli in faccia, non posso dirlo da qui.”

 

“Non importa, per il momento basterà la ragazza.” E così dicendo, fra le sue mani si materializzò una piccola sfera rosso fuoco che, una volta ingrandita, si lanciò a razzo verso il campo di battaglia.

 

Hermione trafisse un mangiamorte con la spada, poi sentì uno strano fischio arrivare e avvicinarsi sempre di più; si voltò di scatto, ma non fece in tempo ad inquadrare la velocissima sfera, che la centrò in pieno stomaco. Lei sentì un forte dolore e gridò d’istinto, ma la sfera invece di trapassarle il corpo la spinse con violenza in direzione del dirupo. Il suo grido richiamò subito l’attenzione di Harry e Ron, che erano lì a pochi passi. Ron diede un calcio al mangiamorte con cui stava lottando e si lanciò a tutta velocità verso lo strapiombo dove lei stava precipitando; fu abbastanza veloce da gettarsi a terra e riuscire ad afferrarle la mano, ma la sferetta spinse Hermione con una violenza tale da farli precipitare entrambi nel precipizio.

 

L’ultima cosa che Ron sentì fu la voce disperata di Harry che gridava i loro nomi, e poi più niente.

 

***************

 

Ron socchiuse brevemente gli occhi; una sensazione di freddo pungente, e il dolore alla testa e alla schiena gli fecero aprire gli occhi. Dopo qualche secondo la vista smise di fargli flip flop e comprese di trovarsi steso a terra nella neve; il dolore alla testa si fece un po’ meno acuto, ma il freddo si intensificò: era piuttosto chiaro che fosse nel bel mezzo di una tempesta di neve, visto che i fiocchi cadevano giù con una certa violenza. Con uno sforzo si mise seduto e si guardò intorno, scrollandosi un po’ di neve di dosso, poi un pensiero lo fece trasalire.

 

Hermione!!!

 

Subito Ron balzò in piedi, ignorando il dolore alla tempia e il giramento di testa, e cercò freneticamente intorno un segno di lei. Non ebbe bisogno di andare molto lontano per trovarla, ma quello che vide gli fece gelare ancora di più il sangue nelle vene: Hermione era praticamente sepolta dalla neve, e di lei si vedeva solo una mano sotto una gran quantità di bianco. Lui le corse subito accanto e la prese fra le braccia, ma inorridì nel sentire che era completamente congelata; aveva la faccia di un bianco spettrale e le labbra erano blu.

 

“Hermione!!” provò a scuoterla, ma non ottenne il minimo movimento. Terrorizzato, le cercò il battito nel polso sinistro. Era lento e debolissimo, ma almeno c’era.

 

Dio, ti ringrazio.

 

Senza perdere altro tempo, Ron la prese in braccio e si alzò in piedi, cercando con lo sguardo la direzione da prendere, ma le cose sembravano davvero messe male. Il freddo si faceva ogni secondo di più insidioso e pungente, la visibilità era ridotta al minimo, e cosa ancora peggiore, Hermione respirava a malapena. E ovunque c’era solo neve. Con un’espressione di disperazione dipinta sul volto, Ron cominciò a vagare nella tempesta alla ricerca di un qualsiasi riparo per entrambi, ma sembrava un’impresa impossibile, e lui stesso per un istante si fermò, distrutto, dolorante e profondamente avvilito; improvvisamente la fortuna sembrò schierarsi per una volta dalla loro parte: poco distante, nella neve, c’era una specie di casolare disastrato e con molta probabilità abbandonato. Ron vi si diresse il più velocemente possibile, e una volta sul posto provò ad aprire la porta, ma non trovò una maniglia, così la buttò giù con due calci ben assestati. Dentro c’era una sola stanza piuttosto grande, assai fredda, in cui stavano un letto senza coperte, un camino vuoto, un tavolo rotto e una sedia traballante. Senza esitare, Ron stese Hermione sul letto, poi si frugò il cinturone alla ricerca della bacchetta, e tirò un sospiro di sollievo nel trovarla. La estrasse e incantò il letto, creando cuscini e coperte, poi risitemò la porta e creò un fuoco scoppiettante nel camino; quindi rivolse un incantesimo contro i vestiti suoi e di Hermione perché si asciugassero. Sentiva ancora un gran freddo, ma almeno la stanza cominciava a riscaldarsi un po’. Si sedette accanto a Hermione, ma la sentì ancora congelata.

 

Merda!!

 

Per un attimo si sentì sconfortato e si maledisse per non aver mai seguito i corsi sull’uso della magia curativa, ma poi si fece subito coraggio e reagì alla paura. Le sfilò la tuta e se la tolse anche lui, poi si infilò nel letto insieme a lei e la tenne fra le sue braccia il più stretto possibile, strofinandole la schiena e cercando di trasmetterle tutto il suo calore corporeo.

 

Ti prego…ti prego, apri gli occhi…

 

Il panico cominciò a coglierlo quando non la sentì reagire. La strinse a sé ancora di più. E se il problema non fosse stato solo il freddo? E se cadendo avesse battuto la testa?

 

No, no, no!!!

 

“Hermione, svegliati, ti prego!” le mormorò piano, mentre continuava a farle vigorosi massaggi. “Basta dormire, ti devi svegliare!”

 

Dio  mio, no!! Io non posso perderla così!!

 

“Dai, svegliati…apri gli occhi, per favore, aprili adesso…”

 

In quel momento Ron sentì un piccolo gemito e avvertì qualcosa di freddo e sottile scivolargli lungo lo stomaco e il petto fino alla nuca: era la mano di Hermione, che stava socchiudendo gli occhi. Ron soppresse un grido di gioia. “Hermione, mi senti? Riesci a sentirmi, baby?”

 

Lei riuscì ad aprire gli occhi, e ci mise un attimo a mettere a fuoco il viso sorridente di lui. “…Ron…” mormorò ancora debolmente.

 

Lui l’abbracciò forte. “Mio Dio, sei viva…”

 

Lei sentì le costole scricchiolarle nella sua stretta, ma non le dispiacque. Non le diede nemmeno fastidio che fossero tutti e due seminudi in un letto chissàdove. Lo sentiva tremare spaventato, cosa che non le era capitata mai di vedere in tanti anni. Qualunque cosa fosse successa, certamente lei doveva essere stata in pericolo davanti ai suoi occhi; poi ricordò la battaglia nella neve, la sfera rossa fuoco spuntata dal nulla e la caduta nello strapiombo, e potè immaginare il seguito.

 

“Va tutto bene…” gli sussurrò all’orecchio, accarezzandogli la nuca e stringendolo di più a sé. “Va tutto bene…”

 

“Credevo di averti persa.” Le mormorò lui con una voce strozzata, col viso nei suoi capelli.

 

“Shh,” lei lo allontanò un po’ e gli prese il viso tra le mani. “Sono qui con te, è tutto finito, stai tranquillo.” Gli disse con un sorriso.

 

Lui scosse un attimo la testa, poi senza esitare la baciò. Hermione non riuscì a rispondergli subito, perché lui la stava letteralmente divorando; non era mai stata baciata in quel modo così travolgente, le mancava perfino l’aria. Non riusciva quasi a respirare, sentiva le sue mani ovunque su di lei, e i loro corpi erano schiacciati l’uno contro l’altro. In quel bacio lui stava mettendo tutto se stesso: il suo amore, la sua paura, il suo coraggio, la sua impulsività…e lei gli rispose allo stesso modo, con la stessa passione. Si separarono dopo quella che sembrò un’infinità, tutti e due ansimanti.

 

“Se te ne fossi andata senza sapere la verità…” provò lui, ancora visibilmente teso.

 

Lei gli mise due dita sulle labbra per non fargli dire altro, poi lo attirò a sé per la nuca e lo baciò con la stessa intensità travolgente di un momento prima; lui le rispose immediatamente, stringendola di nuovo fra le braccia.

 

Presto nessuno dei due ebbe più freddo.

 

***************

 

Close your eyes

Just feel and realize

It is real and not a dream

I’m in you and you’re in me

It is time to breake the chains of life

If you follow you will see

What’s beyond reality

                                                                        Beyond the invisible, Enigma

 

***************

 

Il freddo pungente era rimasto lo stesso anche la mattina successiva, ma almeno aveva smesso di nevicare. Poteva perfino sembrare gradevole il paesaggio dalla finestrella appannata del casolare abbandonato, ma non era quello che Ron stava guardando. Stava sdraiato su un fianco, con la testa appoggiata al braccio sinistro, mentre con la mano destra accarezzava il braccio sinistro di Hermione, che dormiva profondamente, rannicchiata contro il suo petto. Guardarla mentre si accoccolava nel sonno sotto di lui era lo spettacolo più bello a cui lui avesse assistito, e non potè fare a meno di sorridere, orgoglioso, tra l’altro, di come aveva superato in fretta la crisi di ipotermia. Altrochè se l’avevano superata insieme. La mia ragazza, la donna più forte che c’è in circolazione. Non passò molto tempo prima che lei si stiracchiasse e aprisse gli occhi.

 

“Ehi.” Le sorrise lui.

 

“Ehi.” Gli rispose lei, sorridendo a occhi chiusi. Se li stropicciò per bene e poi li aprì.

 

“Dormito bene?”

 

“Si.” Gli rispose lei, prendendo a giocherellare coi suoi capelli. “E tu?”

 

Ron fece un sorrisetto malizioso, godendosi fino in fondo la sensazione delle dita della sua ragazza fra i capelli. “Anche il risveglio promette bene, direi.”

 

Lei gli sorrise, poi si mise seduta. “Dovremmo parlare, Ron.”

 

Lui annuì e si mise a sua volta seduto di spalle alla spalliera del letto; lei gli sedette fra le gambe, rannicchiandosi contro il suo petto, mentre lui copriva entrambi con la coperta. Per qualche interminabile minuto rimasero così, abbracciati l’uno all’altra, soddisfatti della nuova e ben trovata intimità.

 

“Chi comincia?” chiese piano Ron.

 

Hermione tirò un sospiro.”Cercherò di farlo io.”

 

“Ok, baby. Ti ascolto.”

 

Avanti, devi dirgli quello che provi!

 

“Ron, io…non so esattamente come siamo arrivati a questo punto. Voglio dire, dai tempi della scuola tu sei sempre stato il mio migliore amico, ma poi…col tempo, io…beh, non lo capivo all’inizio, ma ho cominciato a sentirmi attratta da te. Lo capivo da come mi sentivo quando te ne andavi in giro con le altre ragazze, soprattutto all’inizio dell’addestramento.” Gli disse a bassa voce, arrossendo un po’. “In un primo momento credevo fosse solo attrazione fisica, ma poi, dopo…quando siamo stati insieme per la prima volta, ho capito che non era solo una cotta. Per questo il solo pensiero di te con delle altre donne mi ha fatto ribbollire il sangue. Perché vedi…” e così dicendo si mise seduta, per poterlo guardare negli occhi. “Lo so che sei un burbero, che sei impetuoso e impulsivo, e che a volte non sai proprio trattenerti. Però a me piaci esattamente così come sei.” Poi si fece coraggio e lo guardò negli occhi. “Ti amo per quello che sei.”

 

Lui le sorrise, poi la baciò. Fu un bacio più dolce e più breve del solito, ma ugualmente carico di sentimento.

 

“Ron,” riprese seria Hermione. “Io non ce la faccio più a soffrire ancora, non voglio…”

 

Lui le accarezzò una guancià e lasciò che si accoccolasse di nuovo tra le sue braccia. “Mi dispiace tantissimo di averti fatto del male in passato, credimi, sono passati quei tempi.” Ron tirò un sospiro, deciso a dirle tutta la verità. “E’ già molto tempo che mi sono reso conto di essere innamorato di te, ma…non so spiegarlo bene, credo di aver avuto paura. Lo sai, è molto più semplice lasciarsi andare a una notte di sesso senza futuro che non imbarcarti in una relazione seria.”

 

“E’ anche più vuoto.” Sussurrò lei contro il suo petto.

 

Lui annuì. “Lo so. Me l’hai insegnato tu. Non potrei mai tornare a essere quel genere di persona, non ora che so cosa significa stare con te.”

 

Hermione prese ad accarezzargli dolcemente il braccio che le teneva attorno alle spalle. “Di cosa avevi paura?”

 

“Di rovinare tutto, la nostra amicizia, il nostro amore prima ancora che nascesse…non volevo far del male a te, e non volevo soffrire io.”

 

Lei annuì, comprendendolo. “Hai ancora paura?”

 

“No. Ora so di amarti tanto che fa perfino male, non potrei sopportare il pensiero di perderti ancora.” Ron le sollevò il mento con un dito e fece in modo che i loro sguardi s’incrociassero. “Ti amo, e voglio stare insieme a te.”

 

Anche lei sorrise, e gli circondò la nuca con le braccia. “Ma tu riesci a immaginarteli due come noi insieme per davvero?”

 

“Ah, certo.” Le rispose lui, con un sorrisetto furbo e alquanto divertito. “Litigate continue e tanto, tanto sesso.”

 

Lei gli diede uno scappellotto dietro la nuca, ma tutti e due scoppiarono a ridere.

 

“Lo sai che mi piace questo posto?” fece Hermione, guardandosi attorno.

 

“Non fa un po’ troppo ‘due cuori e una capanna’?” ridacchiò Ron. “A pensarci bene potremmo farne la nostra casa in montagna. Pensa a quanti soldi risparmieremmo, e in più avremmo una casetta tutta nostra.”

 

“Non male come idea.” Annuì lei.

 

“Magari l’unico problemino è che è distante diciamo una decina di chilometri dal più vicino centro abitato, ma questi sono dettagli da nulla.” Disse lui, cercando di mostrarsi serio fino all’ultimo.

 

“Già, ma valuta i pregi di questa situazione: se veniamo a litigare qui, non dovremo preoccuparci di creare problemi al vicinato.” Continuò lei, con la stessa espressione divertita di prima.

 

Lui annuì. “Ottima idea. Facciamo la guerra, e poi la pace…” aggiunse con un occhiolino, facendole scorrere una mano lungo la schiena. “…e anche per la pace, non ci saranno orecchie indiscrete, perciò posso farti gridare a pieni polmoni…”

 

Lei sorrise e gli diede un piccolo morso all’orecchio. “…e io posso farti supplicare a gran voce…”

 

Tutti e due risero, e presero a rotolarsi tra le coperte finchè non si ritrovarono al punto di partenza, con lui sdraiato sopra di lei. “Comincia a scegliere l’arredamento.”

 

Hermione rise. “Nel frattempo, però, dovremmo andare a cercare gli altri, prima che ci diano per dispersi e facciano venire un infarto a tua madre.”

 

Ron annuì, sebbene malvolentieri, ed entrambi si alzarono per cercare le tute, sparpagliate per terra. Quando furono tutti vestiti e si furono sistemati i cinturoni, si prapararono ad uscire.

 

“Tu come credi che sia andata a finire la battaglia?” chiese più timidamente Hermione, mentre lui l’aiutava a far uscire i capelli dal colletto della tuta.

 

“Uno a zero per noi.” Le rispose sicuro Ron. “Allora, sei pronta?”

 

Lei tirò un grosso sospiro, si guardò ancora una volta in giro e poi annuì. “Ok, andiamo.”

 

“Torniamo a casa.” E presisi per mano, aprirono la porta.

 

***************

 

Una quantità numerosa di auror stava frugando nella neve alla ricerca di Ron e Hermione. Harry, Charlie e Bill si stavano dando da fare più degli altri.

 

“Signore” uno dei soldati si avvicinò a Charlie. “Non c’è traccia di esseri umani neanche qui, abbiamo trovato solo i cadaveri della battaglia di ieri. Forse dovremmo sosperndere per…”

 

“Continuate a cercare.” Fece brusco Charlie.

 

“Con tutto il rispetto, signore, ma fa un freddo tremendo qui, e loro ci hanno passato la notte, non so quante possibilità abbiamo di…”

 

Bill non lo lasciò finire, afferrò il giovane ufficiale per il colletto e lo strattonò. “Ehi, mio fratello è qua fuori da qualche parte ed è ancora vivo, chiaro?! Noi dobbiamo solo trovarlo!!”

 

Bernie s’intromise a placare gli animi. “Bill, Bill calmati. Capitano, ordini ai suoi uomini di continuare le ricerche fino a nuovo ordine.” L’uomo annuì una volta e si allontanò. “Coraggio, nervi a posto.” Bernie diede una pacca sulle spalle a Bill e si allontanò verso un altro gruppetto di soldati.

 

Harry stava in piedi poco lontano e continuava a guardarsi intorno, concentratissimo. Nella sua mente passavano mille pensieri. Aveva visto con precisione il punto in cui Ron e Hermione erano caduti: non era uno strapiombo particolarmente profondo, ma la neve lo era eccome, e certamente caduti lì dentro le probabilità di morire assiderati erano piuttosto elevate. Stringendo i pugni, continuò a guardarsi attorno sempre più freneticamente, finchè a un certo punto si fermò un attimo: in lontanaza gli sembrò di scorgere due sagome ma istintivamente pensò di aver avuto un’allucinazione; si stropicciò gli occhi e guardò di nuovo: le sagome c’erano ancora. Fece due passi in avanti, per vedere meglio, e scorse ancora più distintamente le due ombre, una vicina all’altra.

 

“Cos’hai visto, Harry?” gli chiese Ben, seguendo la direzione del suo sguardo. Harry non gli rispose, ma fece un sorriso enorme e si lanciò di corsa verso i due che si stavano avvicinando un po’ a fatica nella neve alta.

 

Erano proprio Ron e Hermione.

 

Avevano i visi pallidi e le labbra poco colorite per il freddo, ma si reggevano bene in piedi tutti e due; si stavano tenendo per mano, e Ron stava aiutando Hermione che appariva un po’ più affaticata. Quando videro Harry che gli veniva incontro di corsa, anche loro sorrisero. Hermione gli gettò le braccia al collo, mentre con Ron si scambiarono una pacca sulle spalle.

 

“Mi avete fatto morire dallo spavento, voi due.” Disse Harry, visibilmente più sollevato, mentre si toglieva il giaccone e lo metteva addosso a Hermione.

 

“Si, beh, io vivo per tenere sulle spine gli amici. Ti fa fare le entrate trionfali dopo.” Fece Ron con un sorrisetto e Harry fu ben felice di poter ridere di nuovo con lui, mentre arrivavano di corsa anche Bill, Charlie e gli altri.

 

“Come state, va tutto bene?” chiese frenetico Charlie al fratello.

 

“Si, siamo come nuovi.” Rispose tranquillamente Ron, mentre Bill gli passava la sua giacca. “La signorina, qui, ha superato brillantemente una crisi d’ipotermia, e ora siamo di nuovo qui. Vacanza finita.”

 

“Come ti senti adesso, Hermione?” le chiese gentilmente Bernie, appoggiandole una mano sulla spalla.

 

“Sto bene, sono solo un po’ stanca.” Lo rassicurò lei.

 

“Avete avuto una fortuna sfacciata, o siete più in gamba di quanto pensassimo.” Disse con un piccolo sorriso Ben. “Avanti, torniamo tutti al quartier generale prima di trasformarci in un set di gelati. E voi due, fatevi dare un’occhiata da Aki appena arriviamo.”

 

Mentre Bernie richiamava gli altri auror, Harry si avvicinò a Ron perché gli altri non li sentissero. “Ho una vaga idea di come avete fatto a resistere al freddo…”

 

Ron ridacchiò e gli diede una pacca sulla spalla. “Bravo agente Potter, dopo tutti questi anni di addestramento stai cominciando ad acquisire il sesto senso.” E tutti e due si fecero una risata.

 

***************

 

                                                qualche giorno più tardi

 

Hermione stava china su un librone in biblioteca molto concentrata. Di lì a pochi minuti sarebbe stata convocata una delle più importanti riunioni mai tenute dal generale Graam a proposito dell’argomento Voldemort. C’era aria di grandi rivelazioni, e l’atmosfera era tesa più che mai. I suoi pensieri furono interrotti da due labbra sulla sua nuca; Hermione sapeva chi fosse prima ancora di voltarsi, e sorrise.

 

“Ti ho interrotta?”

 

“Se dico si, cambia qualcosa?”

 

Lui ridacchiò. “No, in effetti non cambia nulla.” E così dicendo si sedette nella sedia ccanto alla sua. “Hai cinque minuti per me prima della riunione?”

 

“Veramente dovrei ancora finire di…” le parole le rimasero in gola, bloccate dalle labbra di Ron sulle sue. Lei sorrise contro la sua bocca e si voltò verso di lui, per dedicarsi a baciarlo con tutta l’attenzione che meritava.

 

“Wow, questo sì che è un bacio!”

 

Interrotti da una serie di fischi e grida di incoraggiamento, i due si separarono e videro sulla soglia della porta Bill, Charlie, Aki, Tennessee, Josh, Natan, Ike e Harry. A parte Natan ridevano tutti, le ragazze con maggiore discrezione, i ragazzi come se stessero assistendo a una partita di quidditch. Hermione, imbarazzata e rossa come un peperone, si coprì il viso con le mani, mentre Ron, molto più disinvolto, scoppiò a ridere.

 

“Ok Charlie, paga.” Fece fiera Tennessee.

 

“Eh no, io avevo detto che sarebbe successo prima dei 25 anni, quindi ho ragione.”precisò Charlie.

 

“Già, ma io avevo detto che sarebbe successo in un momento di grave pericolo, sono stata più specifica e quindi ho vinto io.” Replicò ostinata la ragazza.

 

“Avete scommesso su noi due?!” chiese incredula Hermione.

 

“L’ha fatto mezza squadra più la famiglia Weasley al completo, tesoro.” Rise Aki.

 

“Ok, allora io voglio il 50%.” Disse Ron, e tutti risero.

 

“Non ti preoccupare, Hermione.” Le disse amichevolmente Aki, appoggiandole una mano sulla spalla. “L’hanno fatto anche con me e Bill a suo tempo, vedrai che tra un po’ troveranno qualcos’altro di cui sparlare.” Hermione le rivolse un sorriso riconoscente. Il gruppetto rimase ancora un po’ in biblioteca, poi furono richiamati tutti nella sala grande, questa volta alla presenza anche dei soldati semplici. In pratica c’era tutta la War Mage team, e questo preoccupò non poco gli animi: doveva essere davvero qualcosa di grave per richiedere la presenza di tutti.

 

Homer Graam si sedette al tavolo grande in mezzo alla sala, dove stavano seduti gli auror più anziani e con maggiore esperienza, tirò un grosso sospiro e iniziò a parlare.

 

“Il motivo per cui siamo tutti qui riuniti oggi, come potete immaginarvi, è più grave che mai. Probabilmente la decisione che prenderemo sarà determinante, sia per il nostro mondo che per quello dei babbani.” E qui si schiarì la voce. “Siamo in gradi di dire con assoluta certezza e precisione dove si nasconde il covo di Voldemort e dei suoi mangiamorte.”

 

“Cosa?” chiese un incredulo Josh.

 

Ben annuì. “Si trovano in un enorme castello nell’estremo Nord dell’Islanda, in una landa gelida e desolata; è una delle proprietà di quel bastardo di Spencer, a quanto pare.”

 

“E’ proprio lì che sta Voldemort?” chiese Charlie.

 

“Ne siamo completamente sicuri.” Rispose Homer.

 

“E quindi il punto è: ora che sappiamo dove sono quei figli di puttana, li lasciamo lì o andiamo a prenderci i loro scalpi?” fece serio Liam.

 

Nella sala si sollevò un mormorio generale.

 

“Silenzio, dobbiamo ancora valutare il da farsi!” fece ad alta voce Sirius.

 

“Aki, come siamo messi con le nuove maledizioni?” chiese Homer, senza scomporsi.

 

“Ecco, Tennessee e io abbiamo da offrire due possibilità, ma purtroppo non posso essere certa che funzionino.” Rispose la giovane dottoressa.

 

Tennessee si alzò in piedi e mostrò a tutti una specie di canotta blu che si allacciava dietro. “Questa è quella che noi definiamo la soluzione alternativa. Indossando questa canotta gli effetti delle maledizioni dovrebbero essere ridotti del 10%, perché questa stoffa è intrisa di una pozione che dovrebbe assorbire parte del colpo. Per farla breve, riusciremmo a guadagnare un po’ di tempo per soccorrere i feriti.”

 

“E il controincantesimo?” chiese Remus.

 

Aki titubò. “Beh…io ho un possibile controincantesimo, ma non l’ho mai provato nella pratica, cioè mi auguro che funzioni, però…”

 

Homer pose fine alle sue incertezze. “Ci fidiamo tutti di voi e del vostro lavoro, Aki.”

 

Bernie abbozzò a un sorrisetto sarcastico. “Siamo pieni di rabbia e buona volontà, ma non abbiamo difese sicure. Perciò? Che si fa?”

 

“Prima di prendere una qualunque decisione,” s’intromise Homer. “è meglio che sia chiara a tutti una cosa. Se facciamo sul serio, stavolta possiamo anche lasciarci la pelle.”

 

Nella sala calò un silenzio di tomba.

 

“Facciamolo.” Sibilò a denti stretti Hermione. “Andiamo a rompere il culo a quei bastardi.”

 

Aki la guardò a occhi sbarrati.

 

“Mettiamo fine a questa storia.” Fece sicuro Harry.

 

“Facciamoli neri.” Aggiunse duro Ron.

 

Bill si alzò in piedi. “Siamo tutti d’accordo a eliminare quelle carogne dalla faccia della Terra?”

 

Tutta la sala rispose con un potente “SI!”.

 

Homer sorrise a labbra strette, soddisfatto. “Benissimo, signori. Ora prepareremo un piano di battaglia il più possibile perfetto. Si finisce stavolta.” Poi si voltò verso Harry. “Harry, noi ti staremo vicini tutto il tempo e cercheremo di aiutarti il più possibile, ma lo sai anche tu che sostanzialmente verrà il momento in cui sarete soli tu e Voldemort.”

 

Harry annuì. “Sono pronto. Sono anni che lo aspetto.”

 

“Bene.” Poi Homer si alzò in piedi. “Ce la faremo, ragazzi.”

 

                                                                        ******************           

 

Si, lo so…un’eternità dopo…ho avuto un po’ da fare!

Comunque, state sintonizzati per il prossimo capitolo: “Non mi fa paura”

Ciao!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Non mi fa paura ***


                                                            BEING A WAR MAGE

 

 

CAPITOLO 7: NON MI FA PAURA

 

I’m only a man in a silly red sheet

Digging for kryptonite on this one way street

Only a man, in a funny red sheet

Looking for special things inside of me                                       

It’s not easy to be…me.

                                                                                    Superman, Five for Fighting

 

***************

 

Hermione mise anche l’ultimo bastoncino con la salsiccia accanto al fuoco, poi andò a sedersi tra le gambe di Ron, che la strinse a sè. Di fronte a loro Ginny si accoccolò di più sotto la spalla di Harry, che l’accarezzò.

 

Era notte, la luna piena e il fuoco scoppiettante facevano loro luce sulla spiaggia mentre, complice il freschetto della sera, stavano abbracciati aspettando che la cena si cuocesse, col solo sottofondo del rumore delle onde del mare.

 

“Ho una fame pazzesca.” Fece Harry.

 

“Devi avere ancora un po’ di pazienza.” Gli disse Hermione, rannicchiandosi nel suo maglione bianco e blu.

 

Ron le stampò un bacio tra il collo e la spalla, scostandole lo scollo del maglione giù, lungo la spalla. “Andavi spesso in campeggio?”

 

“Si, quasi tutte le estati. Ci andavamo con gli amici di papà, è da loro che ho imparato a cucinare all’aperto.”

 

“Quando andavo io in campeggio era un disastro.” Ridacchiò Harry. “L’unica cosa che ricordo bene è la puzza dei piedi di Dudley in una microtenda color vomito.”

 

I quattro ragazzi si fecero una risata.

 

“Mi piace stare qui, è così romantico.” Disse Ginny, con aria sognante.

 

“Eccola che gronda miele.” La prese in giro Ron, e Hermione gli diede uno schiaffetto sul braccio che le teneva attorno allo stomaco.

 

“Non ci trovo niente di male a comportarsi da essere umano dotato di sentimenti, signor cuore-di-ghiaccio.” Ribbattè la sorella.

 

“Sai cosa facevo io davanti a un bel falò sulla spiaggia con i miei amici?” disse Hermione. “Quando eravamo bambini sognavamo cosa saremmo diventati da grandi.”

 

“Tu come ti vedevi?” le chiese Ron.

 

“Ero indecisa tra la maestra di scuola e l’astronauta.” Sorrise lei.

 

“Lo  sai che ti immagino in uno di quei tutoni giganteschi a zompettare sulla luna?” rise Harry.

 

“Sentiamo, grande eroe, tu cosa volevi fare da grande?” disse Hermione.

 

“L’aviatore.” Rispose con un gran sorriso Harry.

 

“Beh, non voli su un jet, ma una scopa va bene lo stesso, no?” s’intromise Ron.

 

“Puoi scommetterci. Anzi, è mille volte meglio.”

 

“E tu?” chiese Hermione a Ron, accarezzandogli la mano.

 

“Beh, io sono nato e cresciuto in una famiglia di maghi. Perciò ho sempre voluto fare l’auror.”

 

“Io invece” subentrò Ginny. “ho sempre sognato di fare la mamma.”

 

“La mamma?” disse Hermione con un sorriso un po’ incredulo.

 

“Si, con tanti bambini e un marito innamorato.”

 

“Prendi nota, Harry.” Ridacchiò Ron.

 

“Bene, però aspettiamo ancora un po’, eh?” fece Harry, fingendosi spaventato, e tutti risero di nuovo.

 

Ginny si accoccolò ancora di più vicino a Harry. “E’ proprio una notte stupenda…sapete cosa vorrei fare? Vorrei andare a Parigi per le vacanze di Natale.”

 

“Hai ragione, Parigi è la città più romantica del mondo.” Convenne Hermione.

 

“E poi c’è Disneyworld.” Fece Harry.

 

“Sarebbe una gran bella vacanza.” Annuì Ron.

 

“E allora perché non andiamo a prenotare l’albergo? Potremmo andare in uno di quei posti babbani così carini, anzi, ancora meglio: potremmo viaggiare come dei babbani, sarebbe ancora più divertente!” squittì Ginny euforica, balzando in ginocchio. “Dai, facciamolo!”

 

Hermione guardò Ron con gli occhi da cucciolo desideroso, e lui sorrise e le stampò un bacio sulle labbra. “Ok, noi siamo della squadra.”

 

“Tutti a Parigi, allora.” Fece Harry con un sorriso, accarezzando con un dito il naso di Ginny.

 

“Bene!” esclamò entusiasta lei. “Hermione, mi accompagni tu in agenzia domani?”

 

“Domani?” piano piano il sorriso svanì dal viso di Hermione, e Ginny notò che l’atmosfera si era incupita tutta in una volta.

 

“Che c’è? Che ho detto?”

 

Harry lanciò un veloce sguardo a Ron, poi si fece più serio. “Gin, noi abbiamo qualcosa da dirti.”

 

“E’ successo qualcosa di grave?” chiese lei, allarmata.

 

Harry le prese la mano. “Abbiamo scoperto dove si nascondono Voldemort e il suo esercito. E…beh, noi domani andiamo ad attaccarli.”

 

Ginny rimase per un attimo allibita, poi impallidì. “A casa loro?” chiese inorridita, poi si voltò verso Ron e Hermione. “Volete attaccarli là dove sono più forti?!”

 

“Non abbiamo scelta, Gin.” Le mormorò piano Harry.

 

“E’ una follia!!” strillò lei, isterica.

 

“Non te l’abbiamo detto perché morissi di paura, pensavamo che almeno tu dovessi saperlo. Non abbiamo potuto allarmare mamma e papà.” Provò a fermarla Ron.

 

“Ma vi uccideranno!!”

 

“Non è detto, sai.” Cercò di tranquillizzarla Harry, accarezzandole il viso. “Siamo molto forti anche noi, abbiamo un buon piano d’attacco.”

 

Ginny scosse la testa e non riuscì a trattenere oltre le lacrime. “Dovrete affrontare Spencer. E…Voldemort.”

 

Harry l’abbracciò per un momento. “E’ per questo che ci siamo sempre allenati.”

 

“Io non voglio perdervi…” piagnucolò lei.

 

Hermione camminò carponi fino a raggiungerla e l’abbracciò. “Ascoltami per un momento, Ginny.” Le disse piano, accarezzandole i capelli. “Da quando Voldemort è tornato la vita non è più la stessa. Abbiamo vissuto tanti brutti momenti, abbiamo perso i nostri amici a Hogwarts, i nostri professori, Silente, io ho perso i miei genitori, e tante persone innocenti sono morte in una guerra crudele e spietata a cui non avevano alcun motivo di partecipare. Scegliendo di combattere Voldemort e la sua banda di assassini abbiamo accettato di rischiare, ma di lottare per difendere i più deboli e gli innocenti che, anche se non lo sanno, hanno solo noi come difesa. Se lo lasciamo fare, quel mostro continuerà indisturbato la sua opera di carneficina…e noi questo non possiamo permetterlo. Lo dobbiamo fermare, o tutto quanto di bello abbiamo ce lo porterà via.” Le disse piano, guardandola negli occhi. “Lo capisci questo, vero?”

 

“Ma…non hai paura?” le chiese in un soffio Ginny.

 

“…no.” Le rispose decisa Hermione. “No, perché li odio con tutto il mio cuore, e so che anche tutti gli altri provano la stessa cosa. Hanno ucciso i nostri amici, i nostri genitori e milioni di innocenti…combatteremo al massimo e li faremo neri, dovranno soffrire cento volte di più di quanto hanno fatto soffrire noi.” I suoi occhi erano colmi di determinazione mentre parlava. “Mi hai chiesto se ho paura. Beh, ne ho molta di più al pensiero di lasciarli liberi. E domani gliela faccio pagare con gli interessi.”

 

Ron la guardò con uno sguardo misto di amore e ammirazione. “La mia ragazza, l’unico auror in gonnella che vale più di dieci di noi altri.” Disse orgoglioso, sorridendo.

 

“Oh, Hermione” disse commossa Ginny. “vorrei avere anche solo metà del tuo coraggio.”

 

Hermione sorrise dolcemente. “Non è coraggioso solo chi si batte sul campo di battaglia. Anche aspettare a casa e pregare perché le cose vadano bene, senza terrorizzare chi è attorno, è una dimostrazione di coraggio.”

 

Harry passò un braccio attorno alle spalle di Ginny. “Sappiamo che sei in gamba, per questo meritavi di sapere la verità.”

 

Ginny si rilassò un po’ nel suo abbraccio. “Non tradirò la vostra fiducia, non preoccupatevi, manterrò il segreto…voglio fare anch’io la mia parte. E’ l’aiuto che spero di darvi nel mio piccolo.”

 

“E’ già molto, sai.” Le disse sereno Ron.

 

“Ehi, perché non ci vai domani in agenzia?” propose Harry. “Organizza tu la vacanza babbana a Parigi. Facci una bella sorpresa.”

 

“E sta’ attenta a non farti tirare bidoni.” Aggiunse Ron con un sorrisetto.

 

Ginny ingoiò un groppo di lacrime. “Badate però che chiederò dei biglietti non rimborsabili, perciò farete bene a riportare i vostri musi a casa entro domani sera, capito?”

 

“Ti faccio una promessa, Ginny.” Le disse Hermione, sorridendo dolcemente e stendendo la mano. “Domani sera torniamo qui a festeggiare la nostra vittoria, e tu ci racconterai tutto della nostra vacanza, ok?”

 

Harry le fece un occhiolino e Ron le rivolse un brillante sorriso, così Ginny si sentì incoraggiata e prese la mano della sua amica. “Mi fido di voi.”

 

“Bene.” Fece Hermione soddisfatta.

 

Ron si avvicinò a Hermione con una luce furbesca negli occhi. “La mia donna è un guerriero molto coraggioso…ma scommettiamo che riesco a farla strillare di paura?” e prima di darle il tempo di replicare se la caricò su una spalla e si avviò di corsa verso la riva.

 

“No!!! Ron!!!” strillò Hermione, mentre Ron se la rideva di gusto e la gettava in acqua. Hermione si rimise in piedi, inzuppata fradicia. “Questa me la paghi, Ron Weasley!!” ruggì, lo afferrò per la felpa e lo trascinò in acqua insieme a lei, ridendo.

 

A Harry scappò una risata e anche Ginny sorrise nel vedere lo spettacolo. “Ci facciamo un bagnetto anche noi?” le chiese lui.

 

Lei si asciugò le lacrime con la manica del maglione. “Si.” Harry si alzò in piedi, le porse una mano e l’aiutò ad alzarsi, quindi anche loro corsero verso l’acqua ridendo mentre Hermione e Ron si affogavano reciprocamente.

 

***************

 

Missing you is just a part of living

Missing you feels like a way of life

I’m leaving out the life that I’ve been given

But baby I still wish you were only mine

And I cannot help but smile

At any news of you at all

And I guess I always will

                                                                        Missing you, Ace of Base

 

***************

 

Corinne sorseggiava un bicchiere di vino con aria persa nel vuoto, seduta sul bracciolo della poltrona faraonica su cui stava seduto Voldemort, che tamburellava coi piedi per terra. Alla loro attenzione si presentò Codaliscia, che subito s’inginocchiò alla presenza del demone.

 

“Mio signore, è stato fatto tutto come avete ordinato.”

 

“Gli avete fornito una pista valida?” chiese Voldemort, con aria piuttosto interessata.

 

“Si, mio signore.”

 

“Dov’è Spencer?”

 

“Sono qui, mio signore.” Si udì una voce poco distante, e in pochi passi il mangiamorte comparve davanti agli altri.

 

“Come procede il nostro piano?”

 

“Se non li abbiamo sopravvalutati, al più tardi domani mattina saranno qui.”

 

Voldemort ghignò crudelmente. “E noi siamo pronti a riceverli?”

 

“Altrochè, mio signore.” Rispose Spencer, altrettanto soddisfatto di sé.

 

“Bene.” Voldemort sembrava già pregustare la vittoria. “Domani finalmente Potter sarà nelle mie mani…quanto ho aspettato questo momento…” sibilò.

 

“Pensi di ucciderlo subito?” gli chiese Corinne.

 

“Oh no.” Mormorò lui, con una voce più che mai spettrale. “Lo torturerò nel modo più atroce possibile. Lo definiscono tutti il mago più coraggioso in circolazione, vero? Beh, ti farò vedere io come implorerà pietà strisciando.” Poi si rivolse a Spencer. “Cattura i suoi amici, i due mocciosi. Li tortureremo davanti ai suoi occhi.”

 

A Spencer l’idea parve piacere molto. “Volentieri.” Corinne serrò un po’ il bicchiere tra le mani.

 

“Agli altri penserà Lestrange, tu ti concentrerai sugli amici di Potter. E avverti Lestrange di fare le cose come si conviene stavolta.” Proseguì Voldemort.

 

“Sarà fatto, o eccelso signore delle tenebre.” Spencer chinò la testa.

 

“Ti stai muovendo decisamente bene, mio fedele Spencer.” Aggiunse l’altro. “Meriti una lauta ricompensa per il tuo operato sempre così efficiente.”

 

“Il mio signore mi onora troppo.” Replicò quello, più che entusiasta.

 

“Al momento opportuno, sappi che saprò premiarti per la tua fedeltà.”

 

Spencer fece un altro inchino e uscì.

 

“Il tuo piano è diabolico.” Fece seduttivamente Corinne. “E io desidero farne parte.”

 

“Sta’ pure sicura che la tua presenza qui è insostituibile, mia cara.” Le rispose con un ghigno Voldemort, accarezzandole una gamba.

 

***************

 

Hermione non riusciva proprio ad infilarsi la canotta speciale per via delle cuciture inallacciabili. O forse perché le tremavano leggermente le mani. Mentre tentava ancora di allacciarsi l’indumento protettivo dietro alle spalle, sentì un paio di mani più grandi scansare le sue e sistemarle a dovere la canotta. Lei non disse nulla, e quando ebbe finito s’infilò anche la maglia blu della tuta e si sistemò il cinturone in vita; quindi si voltò, e vide che anche Ron era pronto. Era lì, davanti a lei, bellissimo in tutta la sua figura atletica e slanciata, coi suoi profondi e unici occhi blu che in silenzio le stavano dicendo tutto. Quante cose avrebbe voluto dirgli…ma in quel momento solo due parole le sembrarono sensate.

 

“Ti amo.” Gli sussurrò.

 

“Ti amo.” Le rispose lui, con un tono che le fece sentire le gambe di gelatina. E un istante dopo erano uno fra le braccia dell’altra, a baciarsi disperatamente come se non avessero avuto un domani, cosa non del tutto impossibile, come purtroppo entrambi sapevano fin troppo bene. Motivo per cui quando sentirono le costole doloranti per l’impeto del loro abbraccio non pensarono neanche lontanamente ad allentare la presa. Lui aveva una mano sulla schiena di lei, l’altra immersa nei suoi capelli castani mossi, lei invece aveva tutt’e due le braccia attorno al collo di lui, avvinghiandosi con una mano alla sua nuca. Smisero solo quando erano ormai senza fiato, e solo per esigenze fisiche, ma rimasero abbracciati, Ron con la fronte appoggiata su quella di Hermione, intento a guardarla fisso negli occhi.

 

“Andrà bene.” Le disse alla fine lui, con uno sguardo così intenso che era difficile da sostenere.

 

“Si. E andremo a Parigi questo Natale.” Disse lei, con un tono piuttosto instabile: era evidente che stava cercando di convincere per prima se stessa.

 

Lui chiuse gli occhi e le sfiorò le labbra con le sue. “E faremo l’amore nel posto più romantico che c’è.”

 

Anche lei gli restituì il bacio. “Andiamo a rompere il culo a quei bastardi.”

 

“Ci puoi scommettere, amore.” Fece lui, per un momento fiero del cambiamento che aveva trasformato Hermione da saccentona cervellotica a combattente forte e non più così schizzinosa.

 

Uscendo dalla stanza videro Ginny –in lacrime- e Harry baciarsi pressappoco come avevano fatto loro fino a un momento prima, e scelsero di lasciarli insieme da soli ancora per un po’, anche se ormai si trattava di minuti. Scesero giù in giardino che era ancora notte fonda e ci trovarono Bill e Charlie già pronti e con la passaporta in mano.

 

“Siamo pronti?” fece impazientene Charlie.

 

“Quasi.” Gli rispose Hermione. “Harry sta arrivando.”

 

“Ok.” Annuì teso Bill. Harry scese un secondo dopo, col volto teso come tutti gli altri. Nessuno disse una parola, si limitarono solo ad afferrare la passaporta in tempo per svanire dal girdino della Tana.

 

***************

 

                                    un’ora dopo, al maniero Spencer

 

Sei mangiamorte stavano accanto ai muri laterali dell’ingresso principale, e avevano le bacchette nel fodero sul fianco del mantello. Gli auror speciali erano appostati tutti dietro i colonnati, pronti a intervenire.

 

“Ok, Hermione.” Fece sottovoce Homer. “Tocca a te, sai cosa fare.”

 

Lei annuì ed uscì dal suo nascondiglio, in modo che i mangiamorte la vedessero bene. “Ehi, ragazzi…” sculettò con fare sensuale, facendo un cenno con la mano agli uomini di avvicinarsi.

 

“E tu chi sei? Da dove sbuchi?” le chiese uno di quelli, più contento che sospettoso.

 

“Indovina.” Ribbattè Hermione, sfilandosi la pistola di dosso e centrando due mangiamorte. Gli altri non riuscirono a mettere mano alle armi, giacchè alle spalle della ragazza era comparsa l’intera War Mage Team, e presto nell’aria sibilarono altri quattro colpi mortali.

 

“Il meno è fatto.” Fece Natan, saltando uno dei cadaveri.

 

“Va bene, allora.” Homer prese subito le redini della situazione. “Sirius, Remus, Bernie, Ben e Liam: voi andrete con Harry, Ron, Hermione, Natan e Ike in direzione di quelle scale a destra laggiù. Aki, Tennessee, voi rimarrete qui assieme a una ventina di uomini, sarete il nostro punto di riferimento e il nostro ospedale mobile. Tutti gli altri verranno con me. Cerchaimo di arrivare in fretta da Voldemort. In bocca al lupo a tutti.”

 

Il gruppo si divise e ognuno proseguì per la propria strada. Il gruppo di Harry percorse le scale e si ritrovò in una stanza in cui stavano tre mangiamorte mezzi addormentati, che furono abilmente superati in pochi istanti. Si ritrovarono quindi in un lunghissimo corridoio buio, dove procedettero più piano per evitare assalti a sorpresa. Quindi si ritrovarono in uno stanzone enorme, completamente vuoto.

 

“E ora?” chiese Natan. Avevano tutti le bacchette tese fra le mani, pronti all’azione.

 

“Ci stanno preparando il comitato di benvenuto, o dormono beatamente.” Fece Ron, guardandosi intorno.

 

In quel preciso istante sibilarono due colpi di pistola, che centrarono la spalla destra di Ike e il braccio di Bernie.

 

“Attenzione!!” gridò Liam, e gli auror si nascosero immediatamente contro i muri.

 

“Tutto bene?” chiese Remus a Ike, mentre la stanza cominciava a riempirsi di almeno un centinaio di figure in nero.

 

“Niente che non si possa sopportare.” rispose Ike, con una breve smorfia di dolore.

 

“All’attacco!!!” gridò Ben, e gli auror si gettarono contro i mangiamorte.

 

Hermione fece anche lei per lanciarsi nella mischia, ma prima che potesse farlo dal muro alle sue spalle uscirono due braccia, uno che le cinse la vita, l’altro che le chiuse la bocca, e fu trascinata al di là della parete. Il grido soffocato che aveva lanciato, però, non rimase inascoltato: Harry e Ron si accorsero di quello che stava succedendo e si gettarono subito al suo inseguimento oltre il muro.

 

“No!!!” Sirius vide la scena, colpì con un colpo di bacchetta il mangiamorte con cui stava lottando e fece per andare dietro ai ragazzi, ma si ritrovò a dare spallate al muro.

 

Harry e Ron, oltrepassato il muro, sbucarono in una sala buia e videro subito Hermione divincolarsi nella stretta di Spencer, che la teneva immobilizzata con un braccio intorno alla gola, mentre il suo cinturone stava a terra.

 

“Toglile subito le mani di dosso, Spencer!!” gli strillò Ron, furioso, con la bacchetta puntata assieme a quella di Harry.

 

Sul viso del mangiamorte comparve un ghigno. “Al vostro posto io metterei giù la bacchetta, ragazzi. Sarebbe un peccato sfigurare questo bel faccino.” Aggiunse Spencer, sfiorando la tempia di Hermione con la sua bacchetta.

 

Harry e Ron malvolentieri le lasciarono cadere a terra, mentre un gruppo di incappucciati bene armati li circondava.

 

“Giù i cinturoni.” Continuò Spencer. I ragazzi furono costretti ad obbedirgli. “Bene, vedo che siete ragionevoli, è un sollievo. Codaliscia, prendi le loro armi.” Disse, lasciando andare Hermione.

 

Il viscido ometto fece quanto gli era stato ordinato senza però alzare gli occhi, evitando così lo sguardo di puro disgusto dipinto sulle facce di Harry e Ron.

 

Una gelida risata rieccheggiò nella stanza. Harry, Ron e Hermione si voltarono alle loro spalle e intravidero in una zona d’ombra una specie di grossa poltrona. La figura che ci stava seduta sopra schioccò le dita e si fece luce: era Voldemort, e seduta su un bracciolo della grossa sedia, con le gambe accavallate, stava Corinne. Nel vederla Ron rimase per un attimo senza fiato, con la bocca socchiusa e le sopracciglia corrugate. Corinne lo guardò con un sopracciglio inarcato e un’espressione divertita, quasi come se ci godesse a vedere la sua reazione di stupore.

 

“Guarda guarda chi è venuto a farci visita.” Fece un ghignante Voldemort, comodamente stravaccato nella sua poltrona. “Il nostro caro amico Harry Potter.”

 

Harry lo fissava coi lineamenti del viso sconvolti dalla rabbia.

 

Voldemort si alzò in piedi e lo raggiunse faccia a faccia. “Finalmente ti sei degnato di venire. Lo sai, ho immaginato che te ne fossi rimasto al buio perché stavolta non ci sono folli genitori né stupidi presidi a morire per te.”

 

“Se volevi incontrarmi di persona potevi anche dirlo da subito.” Ringhiò Harry a denti stretti. “Non c’era alcun bisogno di uccidere tante persone innocenti.”

 

Voldemort assunse un’espressione quasi esterrefatta. “Persone? Io ho ucciso dei babbani. Poco più che spazzatura.”

 

“Sei il più grosso figlio di puttana che abbia mai incontrato.” Replicò astioso Harry, scuotendo la testa.

 

“Vedi cosa voglio dire, Potter? Sono le tue emozioni a rendere te debole, e me forte.” E così dicendo, Voldemort lo oltrepassò e si diresse verso Ron e Hermione, che stavano in piedi immobili, sorvegliati a vista. Harry si voltò per seguire le sue intenzioni. “E che cosa abbiamo qui? …mh…due giovani auror pieni di ardore…i tuoi amici, ragazzo? E scommetto che sono anche pronti a rischiare la vita per te, non è vero?”

 

“Ci puoi contare.” Sibilò Ron a denti stretti.

 

“Oh, su questo non avevo dubbi. Ma quanto è pronto il coraggioso Potter a rischiare la vita dei suoi amici?” chiese Voldemort, voltandosi a braccia conserte. Harry strinse forte i pugni, all’apice della tensione. “Vogliamo scommettere che il grande eroe dalla famosa cicatrice si butterebbe in ginocchio pur di salvarli?”

 

“Lasciali stare, Voldemort!!” gridò Harry. “E’ tra noi due, loro non c’entrano affatto!!”

 

“Sei così vulnerabile, Harry Potter.” Replicò calmo Voldemort, poi si voltò verso Hermione e le puntò contro la bacchetta. “Crucio.”

 

Le grida strazianti di dolore della ragazza rimbombarono tra le pareti di pietra, e furono necessari ben due mangiamorte a testa per trattenere Harry e Ron. Un minuto dopo Hermione cadde a terra, gemendo, affannando e tenendosi con le mani lo stomaco.

 

“Infame bastardo!!” ruggì furioso Ron.

 

“Sei un maledetto vigliacco!! Battiti con me se hai il coraggio!!” tuonò Ron, dimenandosi.

 

“Ho una proposta da farti.” Voldemort aveva un sorrisetto malizioso sul viso. “Tu ti arrendi e mi giuri fedeltà eterna, e io lascerò andare i tuoi amici sani e salvi, non verrà torto loro nemmeno un capello. Che mi dici?”

 

Harry serrò la mascella e strinse forte i pugni.

 

“Non ascoltarlo, Harry!!” gridò Ron.

 

Voldemort si girò verso di lui e dal suo palmo aperto partì un getto violento d’aria che centrò in pieno Ron, mandandolo a sbattere di testa contro il muro alle sue spalle.

 

“Ron!!!” strillò Harry.

 

Ron si rimise in piedi barcollando, massaggiandosi la  nuca.

 

“Fa’ la tua scelta, Harry!!!” gli intimò Voldemort.

 

Harry guardò Ron e Hermione, che si stavano rimettendo in piedi con qualche difficoltà, e sentì la gola otturata da un groppo enorme. Tirò un grosso sospiro, strinse i pugni e guardò Voldemort con decisione. “Mi deludi profondamente, Voldemort. Credi davvero che potrei mai accettare un compromesso con te? Pensi che sia così idiota da fidarmi dell’essere più vile e bastardo della terra? Sei solo un povero imbecille se credi che scenderò a patti con te.” Perdonatemi, Ron, Hermione…

 

Sia Ron che Hermione annuirono con decisione verso il loro migliore amico, pronti a combattere fino alla fine.

 

Voldemort inarcò le sopracciglia. “Dici davvero?” poi cominciò a camminare in circolo intorno a Hermione. “Spencer?”

 

“Mio signore?” fece quello, che era rimasto sempre in silenzio ad assistere.

 

“Ti avevo promesso un premio, giusto?” e poi diede una brusca spinta a Hermione, che finì tra le braccia del mangiamorte. “Prenditi pure questa bella ragazza.”

 

“Lasciami andare, verme schifoso!!!” gridò Hermione, che si dibbatteva come un’anguilla, ma Spencer le aveva piantato le unghie negli avambracci.

 

Per tenere a freno Ron fu necessario un terzo incappucciato. “Brutto figlio di puttana, mettila giù o ti strappo il cuore a morsi!!!”

 

Spencer fece un sorrisetto e lasciò che fossero due guardie a prendere Hermione, che si avviarono verso la porta trascinandola con la forza, dato che lei continuava a lottare come una pazza.

 

“Hermione!!!” gridò Ron.

 

“Harry, non arrenderti!! Continua a lottare, puoi farcela!!!” riuscì a strillare Hermione un attimo prima di essere portata fuori dalla stanza. Spencer fece un inchino riconoscente al suo signore e uscì a sua volta.

 

Harry si voltò di scatto verso Voldemort, con gli occhi iniettati di sangue. “Te lo giuro, Voldemort: se le torci anche solo un capello, io…”

 

“Tu che cosa, giovane Potter?” lo interruppe baldanzoso il suo nemico. “Sii coerente con le tue decisioni, ragazzo mio.” Poi si volse verso Ron, che sembrava a un passo dal mangiarselo vivo. “Come siamo arrabbiati. Corinne, perché non accompagni tu il nostro amico, qui? Sono convinto che il suo umore migliorerà moltissimo dopo una visitina alle prigioni.”

 

Corinne scivolò giù con un sorriso radioso. “Certamente.” E fece un cenno con la testa ai mangiamorte che trattenevano Ron di seguirla.

 

“Ron!!!” Harry fu trattenuto da due mangiamorte.

 

“Rompigli il culo, Harry!!!” urlò Ron, trascinato a forza fuori dalla stanza.

 

Soddisfatto, Voldemort fece cenno ai due incappucciati di lasciare Harry.

 

“Ora basta.” Fece Harry, con lo sguardo stracarico di odio. “Finiamola qui.”

 

Ogni sorrisetto irritante sparì dal viso di Voldemort, che divenne quasi spaventoso nella serietà della sua espressione crudele. “Come vuoi tu.”

 

***************

 

It may sound absurd…but don’t be naïve

Even heroes have the right to bleed

I may be disturbed…but won’t you concede

Even heroes have the right to dream

It’s not easy to be…me.

                                                                        Superman, Five for Fighting

 

 

 

                                                                **************************

 

 

Ormai siamo nel vivo dell’azione…wow! Si, lo so che questo è un punto terribile per lasciare le cose in sospeso, ma devo pure interrompere il capitolo in qualche punto, no?

Tenetevi pronti per il prossimo capitolo: “Parola d’ordine: resistere”

 

P.S.: grazie a tutti quelli che stanno recensendo la mia storia (continuate a farlo, per favore) e auguri a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Parola d'ordine: resistere ***


 

                                                           BEING A WAR MAGE

 

 

 

CAPITOLO 8: PAROLA D’ORDINE ‘RESISTERE’

 

 

‘Cos all the stars are fading away

Just try not to worry, you’ll see them some day

Take what you need and be on your way

And stop crying your heart out                                            

Get up, come on

Why are you scared?

You’ll never change what’s been and gone

                                                                                  Stop crying your heart out, Oasis

 

***************

 

 

Hermione stava in piedi immobile, con un’espressione di puro disgusto sul viso. Spencer le girava intorno lentamente, come fa una tigre quando ha fiutato la sua preda; poi finalmente le si fermò davanti, con uno sguardo mellifluo e lussurioso.

 

“Ma che splendida creatura.” Le sussurrò, facendole sentire il fiato caldo sul collo. “E che coraggiosa guerriera.” Continuò, sollevandole il mento con un dito, ma lei distolse il viso, rabbiosa. “Ma dobbiamo fare qualcosa per questo tuo bel caratterino.”

 

“Sei solo un verme schifoso, mi ripugni.” Sibilò lei a denti stretti.

 

Lui fece un sorrisetto crudele, poi l’afferrò per la nuca e tentò di baciarla, ma lei fu più veloce e sollevò il ginocchio per colpirlo; Spencer schivò il colpo, ma non riuscì a evitare il pugno con cui riuscì a centrarlo Hermione. L’uomo si ritrovò a dover respingere una vera guerriera agile e potente, e anche molto determinata. Ma Spencer si rivelò di forza assai superiore, e con un calcio ben assestato la fece sbattere contro il muro, bloccandole i polsi con la mano e le gambe con le sue, mentre con l’altra mano la costringeva a guardarlo in faccia.

 

“Una volta domata, sarai perfetta.” Le mormorò con gli occhi incupiti dal desiderio. Senza perdere altro tempo, sbattè le proprie labbra sulle sue con prepotenza, ma Hermione gliele morse fino a fargliele sanguinare.

 

Lui si ritirò indietro, sempre tenendola strettamente per i polsi. “Piccola puttana, adesso ti insegno io a rispettare chi ha il potere!!” e così dicendo con la mano libera si sfilò dalla tasca la bacchetta e gliela puntò addosso, ma prima che potesse pronunciare un incantesimo la porta si spalancò e ne entrò Codaliscia, ansimante e bianco come un cencio.

 

“Padron Spencer, è successo…”

 

“Insignificante idiota!!!” tuonò Spencer, furente. “Come osi?!?”

 

L’ometto sbiancò ancora di più. “Chiedo perdono, ma è veramente urgente! Vengo dal campo di battaglia, le nostre difese stanno cedendo!”

 

Hermione fece un gran sorriso soddisfatto.

 

“Dov’è quell’imbecille di Lestrange?!”

 

“E’ morto, signore.”

 

Spencer sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Che brutto incapace.” Disse, poi aggiunse in tono più risoluto. “Va bene, ora vado a sistemare le cose. Sono certo che Nagini sarà di gran lunga migliore di quell’inetto.”

 

“Non ti basterà un pitone per fermare i War Mage.” Fece fiera Hermione.

 

“Credi?” le chiese Spencer con un mezzo sorrisetto e un sopracciglio inarcato. Poi si rivolse a due guardie e fece loro cenno di prendere Hermione, cosa che fecero entrambi prontamente.

 

“Me la pagherai cara, Spencer!!” ringhiò lei, dimenandosi con forza.

 

Spencer continuò a guardarla sempre col suo solito ghigno stampato in faccia. “Codaliscia.” Disse, senza voltarsi. “Porta questa fanciulla da Corinne. La voglio sotto una potente maledizione Imperius, una di quelle che conosce bene lei.”

 

Hermione spalancò gli occhi, poi cercò di liberarsi con maggiore impeto.

 

Spencer rise. “Sarà una mangiamorte perfetta, la mia.”

 

“Puoi scordartelo, bastardo!!” gridò lei, furiosa. Questo, però, non fece altro che alimentare di più le risate di Spencer, mentre i due mangiamorte la trascinavano fuori a fatica, seguiti da Codaliscia.

 

***************

 

Ron stava incatenato al muro mani e piedi, nella piccola cella in cui era stato imprigionato. Stare lì fermo lo rendeva ancora più nervoso, gli faceva provare una profonda preoccupazione per Hermione, per Harry…e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì di nuovo inutile.

 

Proprio come quella terribile notte.

 

Quanto tempo era passato, cinque, sei anni? Avevano appena sedici anni quella notte, quando assieme a Hogwarts era stata distrutta anche la loro fanciullezza e la loro spensieratezza. A volte gli tornavano ancora in mente quelle tremende immagini, i volti straziati dei cadaveri dei suoi amici, dei suoi professori…a volte nei suoi incubi vedeva ancora le bacchette dei mangiamorte puntate addosso a lui e a Harry per torturarli, e sentiva ancora le parole di Spencer che ordinava ai suoi di abbandonare da vincitori quella che una volta era stata la loro amata scuola, e le urla dei genitori che avevano trovato i loro figli morti…

 

No, no, no!!! Non andrà come l’ultima volta!!

 

Ron serrò forte gli occhi, cercando di pensare positivo. Spencer non avrebbe fatto niente a Hermione, Harry avrebbe eliminato Voldemort, e tutto sarebbe andato per il meglio. E Natale nella Parigi babbana sarebbe stata una fantastica esperienza.

 

In quel momento si aprì la porta della stanza ed entrò Corinne, sinuosa e sensuale come al solito. Ron si guardò bene dall’assumere qualsiasi espressione.

 

“Bene bene.” Mormorò lei, sculettando come al solito. “E così il grande guerriero è caduto in trappola. Sorpreso?”

 

Ron fece un odioso sorrisetto. “Non quanto vorresti tu.”

 

“Ma nemmeno ti aspettavi che io ti stessi cercando di cavarti informazioni sui tuoi amici, mentre…” gli sussurrò, avvicinandosi di più e tracciandogli l’ombelico con un dito.

 

“Beh, non hai fatto questo gran lavoro. Non ti ho mai detto molto.”

 

Lei fece un sorriso crudele. “Questo lo pensi tu, tesoro. Io so un sacco di cose su di te. So che sei il migliore amico di Harry Potter, e che gli sei leale fino alla morte; so che lui sta con la tua sorellina, e che la cosa ti ha irritato non poco quando l’hai scoperto; so che che sei uno dei migliori auror mai arruolati dal Ministero della Magia; so che nessuno di voi War Mage scherza; e poi…so che sei innamorato della tua migliore amica, quella insopportabile sfacciata moretta.” E l’ultima parte del discorso fu pronunciato con tono acido.

 

Lui serrò la mascella. “Hai dimenticato la mia totale incapacità di usare il cervello davanti alle belle donne come te.”

 

“Beh, forse con me non hai usato il cervello, ma…” e gli si avvicinò con le labbra all’orecchio destro, leccandoglielo. “…quello che hai usato lo hai usato benissimo.”

 

“Ma come puoi vendere te stessa alla feccia del genere umano ed esserne fiera?” Ron la guardò disgustato.

 

“Io seguo un’unica causa, la mia.” Gli rispose asciutta lei. “E questo non ha niente a che vedere con quegli invasati là fuori.”

 

“E allora cosa diavolo vuoi?”

 

“Te.” Corinne lo guardò negli occhi. “Ora che ti ho trovato non ho intenzione di perderti.”

 

Lui le fece una risata in faccia. “Una come te non è capace di provare amore.”

 

“Ma come ti permetti di parlare senza sapere cosa c’è veramente nel mio cuore!!”

 

“E come mai sei qui a parlarmi di sentimenti, se ti hanno mandata a torturarmi?!”

 

“Perché loro non lo sanno che sono qui per farti scappare.” Lui inarcò entrambe le sopracciglia, con aria di sfida. “Oh, non illuderti. Non andrai dai tuoi amici. Fuggiremo insieme, noi due.”

 

“Noi due?” fece scettico lui.

 

“Si.” Replicò seria lei. “Io e te. Io e l’uomo che amo.”

 

Ron la guardò con un’espressione piatta. “Risparmiami questa sviolinata.”

 

“Mi dici chi ti dà il permesso di parlare con questo cinismo, senza nemmeno credermi?!” ribbattè nervosa lei, con una mano su un fianco.

 

“Amore vuol dire rispetto, fiducia, stima…tutte cose che io non provo per te.” Le rispose calmo lui.

 

“Mentre le provi per la ragazzina là fuori, vero? Per la bella Hermione, giusto?” disse acida lei.

 

“Appunto.” Ron lo disse chiaramente, col tono di chi considera chiusa una questione.

 

“Lo avevo immaginato che convincerti non sarebbe stato facile.”

 

“Fa’ quello che devi fare, Corinne, e poi vattene.” Replicò brusco Ron.

 

“Bene.” Fece lei, per nulla sconfortata. “Comunque, ora ce ne andremo via entrambi.”

 

“Ancora?” lui era davvero spazientito.

 

“Per forza.” Sorrise malignamente lei. “Se non vuoi che regali la piccola Hermione alle guardie.”

 

Ron la guardò negli occhi, furioso. “Che cosa hai detto?!”

 

“Hai capito benissimo, dolcezza.” Gli rispose lei, passandogli la mano dietro alla nuca. “La tua ragazza è molto bella, farei davvero la felicità di molti dei miei uomini, se se la consegnassi a loro in catene.” Disse, con un tono mellifluo.

 

Ron tremava di rabbia, e aveva i pugni serrati. “Se le torci anche solo un capello, te ne farò pentire amaramente!!” tuonò.

 

“Non sei nella condizione d’intimorirmi, Ron.” Replicò tranquillamente lei. “E se Hermione continuerà a vivere o no, dipende da te.”

 

Lui la guardò con gli occhi ridotti a due fessure. “Non osare farle del male.” Sibilò fra i denti.

 

Corinne fece un sorriso compiaciuto, poi lo attirò a sé per baciarlo, ma lui la evitò voltando la faccia. “La sua vita è nelle tue mani, tienilo a mente.”

 

Ron la guardò astioso, ma quando lei ripartì all’attacco fu costretto a lasciarsi baciare, e a rispondere al bacio.

 

In quel preciso istante si aprì la porta, e sulla soglia comparvero Codaliscia e Hermione, trattenuta da due mangiamorte. Corinne interruppe il bacio e si voltò di scatto.

 

“Che cosa vuoi, idiota?!” gridò inviperita.

 

“…ehm…” esitò Codaliscia. “Spencer ha mandato la ragazza da te perché le facessi un potente Imperius, signora.”

 

Corinne guardò Hermione. Aveva la bocca aperta e fissava inorridita Ron. Con la coda dell’occhio notò che lui le stava mormorando qualcosa con le labbra e scuoteva la testa violentemente. Le piacque quello spettacolo, anche se il suo piano era stato bruscamente interrotto.

 

“Puoi andare, Codaliscia.” Lo congedò la donna, e il viscido ometto fece un inchino e uscì. Poi si avvicinò alla prigioniera, che la guardava in cagnesco. “Dunque tu sei Hermione. Onestamente mi aspettavo qualcosa di meglio. Come mai sei l’unica donna tra i War Mage? Devo dedurre che hai dei problemi con la tua femminilità, mia cara.” Fece, in tono aspro.

 

“Almeno io non faccio la puttana del capo per sentirmi donna.” Ribbattè assai acida Hermione.

 

Corinne s’infuriò pesantemente e fece un passo avanti con la mano alzata, pronta a schiaffeggiare sonoramente la ragazza.

 

“Lasciala stare!!” urlò Ron, fermandola.

 

“Tu sta’ zitto!!” gli urlò dietro Hermione, sorprendendo tutti i presenti.

 

“Cosa?!?” replicò lui, incredulo.

 

“Non voglio sentire una sola parola da te, sporco bastardo traditore!!”

 

“Dico, sei pazza?!”

 

“Ah, io sarei pazza?!” la litigata infuriava sempre più sotto gli occhi quasi divertiti di Corinne e dei due mangiamorte. “Ma io non vado in giro a baciare altri uomini, però!!”

 

“Aspetta, lascia che ti spieghi!”

 

“Non c’è niente da spiegare, brutto…”

 

“Mi ha obbligato, porco cazzo!!”

 

“Sicuro, e tu, povera anima innocente, hai subito la sua violenza!!”

 

“Esattamente!!”

 

“Beh, a me non sembrava proprio!!” qui Corinne scoppiò a ridere.

 

“Hermione, devi credermi, è la verità!!”

 

“C’è una sola verità qui, Ron, ed è che mi sono stancata! Adesso la facciamo finita!”

 

Avvenne tutto talmente rapidamente che fu difficile capirci qualcosa. Hermione, facendo leva sulle braccia dei due mangiamorte, fece un salto e centrò coi piedi i piedi dei due incappucciati, pestandoglieli pesantemente. D’istinto tutti e due la lasciarono per prendersi in mano i piedi doloranti, e lei gli afferrò le teste e gliele fece sbattere fra loro, lasciandoli a terra tramortiti, e sfilando dal cinturone di uno dei due una pistola, che puntò contro Corinne nello stesso momento in cui lei le puntò contro la bacchetta. Ron assistette alla scena col fiato mozzo in gola, diviso tra il timore per la salvezza della sua ragazza e l’ammirazione per la sua velocità, la sua prontezza e la sua sconfinata intelligenza.

 

“Metti giù la pistola.” Sibilò lentamente Corinne.

 

“Butta la bacchetta, o ti faccio un buco in fronte.” Hermione, furiosa, sembrava non avere la minima paura.

 

“Credi davvero di potermi battere?”

 

“No.” Hermione fu velocissima: tirò la pistola contro Corinne, che per schivarla non si accorse del calcio che le rifilò tra le gambe e che la fece cadere. La giovane auror fu altrettanto veloce nel prendere la bacchetta caduta a terra, puntarla contro Corinne e farle un incantesimo che la fece ritrovare legata saldamente a terra. “Ne sono sicura.” Fece la ragazza, con un sorrisetto.

 

Corinne emise un gemito di frustrazione. “Piccola sporca sgualdrinella mezzosangue!!”

 

Hermione si chinò alla stessa altezza della donna, con la bacchetta puntata. “Chiudi il becco, brutta vacca. Non un fiato, o ti spezzo tutte le ossa, una dopo l’altra.” E, senza darle il tempo di replicare, con un altro incantesimo la imbavagliò. Corinne continuò a dimenarsi, rabbiosa. Hermione si rialzò e si voltò verso Ron.

 

“Dio, quanto ti amo.” Fece lui, sorridendo. Lei lo liberò dalle catene con la bacchetta. “Gran bel lavoro, baby.” Le disse, massaggiandosi i polsi. Hermione, per tutta risposta, gli mollò un ceffone. “Oh!! E questo perché?” le chiese stupito e dolorante lui.

 

“Per aver baciato un’altra.” Gli disse lei, con un sopracciglio inarcato e una mano su un fianco.

 

Ron fece un sorrisetto, poi l’afferrò per la vita, la strinse a sé e la baciò, travolgendola letteralmente e lasciandole a malapena la possibilità di respirare. Quando si staccarono, Hermione rimase per un attimo senza fiato, con uno sguardo interrogativo.

 

“Per avermi salvato la vita.” Le rispose lui con un sorriso furbo e fiero.

 

Anche lei gli sorrise, ma poi entrambi si concentrarono sulla fuga. Ron sfilò due sciabole dai cinturoni dei due mangiamorte a terra e ne passò una a Hermione.

 

“Sbrighiamoci, dobbiamo trovare Harry.” Fece lui, senza nemmeno curarsi di sentire i gemiti nevrotici di Corinne.

 

“Ok, andiamo.” Rispose pronta lei.

 

Ron mise una mano sulla maniglia della grossa porta per aprirla, ma qualcuno da fuori fu più veloce e l’aprì con una tale violenza da fargliela sbattere contro la faccia, tanto forte che gli fece fare un volo all’indietro.

 

“Ron!!” gridò Hermione.

 

Il giovane auror ebbe qualche difficoltà a vedere e a sentire cosa succedesse attorno a sé, tale era il dolore al naso molto probabilmente rotto, ma riuscì nitidamente a sentire un’altra voce tuonare; “Glacialibus!”, e poi si udì un tonfo sordo. D’istinto si fece forza per rialzarsi in piedi, ma quello che vide gli trafisse il cuore più di un pugnale appuntito.

 

Sulla porta stava Spencer, con la bacchetta in mano e un sorriso crudele sulle labbra, mentre ai suoi piedi, a terra, stava Hermione.

 

Senza un goccio di saliva in gola, Ron le corse accanto, s’inginocchiò per terra e la prese tra le braccia, ignorando completamente tutto ciò che c’era intorno a loro. Hermione aveva gli occhi incupiti dal dolore, la bocca spalancata in un lamento muto di puro dolore, e appena lo vide gli si avvinghiò addosso, gemendo e tremando. Lui non riusciva nemmeno a respirare: la teneva stretta a sé forte, e le stringeva la mano.

 

“No!” le sussurrò angosciato, quando le vide gli occhi socchiudersi. “No, ti supplico…Hermione, non lasciarmi….ti prego, no…” forse nemmeno lui si accorse delle lacrime che gli si stavano formando negli occhi, mentre appoggiava la propria fronte contro la sua più fredda, come se in quel modo potesse darle la sua stessa vita. “No, no, no…” Hermione si afflosciò tra le sue braccia, la testa le ricadde di lato e Ron potè sentire la vita scivolarle via dal corpo. Con un gemito di orrore le accarezzò il viso e la sentì gelida. Scuotendo la testa e affannando le sentì il battito.

 

Niente.

 

“…no, no…” le gridò disperato. “Non farlo, no, ti prego! Hermione!! HERMIONE!!” ma nemmeno scuoterla servì a qualcosa, e Ron se ne rese dolorosamente conto. Si sentì il cuore come oppresso da un macigno, e il respiro gli si fece doppiamente affannoso, mentre cercava disperatamente di non perdere l’ultimo strato di coscienza rimastogli nel cervello. Chiuse forte gli occhi, baciando dolcemente la fronte di Hermione.

 

Dio, perché lei?!? … PERCHE’!!!!!!!!!

 

“Ma che quadretto commuovente.”

 

Quella voce riportò Ron nella situazione in cui era. Ancora nella prigione, col naso rotto e col nemico, bene armato, alle sue spalle.

 

Il nemico che aveva colpito Hermione. Spencer.

 

E fu quello il momento in cui la belva assassina che viveva dentro di lui si risvegliò completamente. Il dolore e la voglia di piangere lasciarono il posto a una rabbia spaventosa. Senza aggiungere altro, Ron si mise sulle ginocchia e stese Hermione per terra con una dolcezza infinita; le accarezzò la fronte e i capelli e le baciò un’ultima volta le labbra, poi si alzò in piedi e si voltò.

 

Corinne, che stava in piedi accanto a Spencer, fece un passo indietro, spaventata. Non aveva mai visto Ron così furioso, e le faceva paura. Aveva il viso contratto in una maschera di odio, digrignava i denti tanto da rischiare di spezzarseli, coi pugni stretti come due macigni. Tremava di rabbia, né si preoccupava di asciugarsi il sangue che gli colava dal naso. Ma quello che più la terrorizzava era il lampo omicida nei suoi occhi.

 

Spencer, invece, si limitò ad inarcare un sopracciglio. “Ti era molto cara, a quanto vedo. Sarebbe stata trattata come una regina, se solo avesse usato il cervello.”

 

Ron aveva gli occhi di una tigre. “Io ti ucciderò.” Disse lentamente, con la voce più dura e profonda che aveva. “Ti ridurrò in ginocchio e poi ti strapperò il cuore lentamente, assaporando ogni istante della tua tortura, e poi te lo squarcerò. Come tu hai appena fatto a me.” E così dicendo raccolse da terra la sua sciabola.

 

Spencer rinfoderò la bacchetta e prese anche lui la sua sciabola. “Parole coraggiose. Ma anche se ci riuscissi, questo non te la ridarebbe indietro.”

 

Per il suo bene, Ron si sforzò di non riflettere sul fatto che quel dannato assassino aveva ragione, e che effettivamente non avrebbe più potuto stringere a sé l’unica donna per cui avesse mai perso la testa. No, doveva concentrarsi sulla battaglia. Hermione lo aveva fatto, gli aveva salvato la vita grazie ai suoi nervi saldi. Ora toccava a lui.

 

“Non illuderti, non vivrai abbastanza da sincerartene.” Sibilò a denti stretti, facendo roteare la sciabola in mano.

 

“Forse neanche tu.”

 

Corinne arretrò finchè non fu di spalle al muro. Quello che stava per aver luogo sarebbe stato un combattimento sicuramente più unico che raro.

 

***************

 

Bye bye love, bye bye happiness

Hello loneliness, I thinkl I’m gonna cry

Bye bye love, bye bye sweet caress

Hello emptyness, I feel like I could die

                                                                       Bye Bye Love, Everly Brothers

 

***************

 

Harry, in ginocchio a terra, respirava affannosamente. Si rialzò con un po’ di difficoltà e si asciugò il sangue che gli colava dal naso e dalla tempia. In tanti anni di War Mage training aveva imparato a resistere alla maledizione Cruciatus, ma quella con cui lo aveva colpito ripetutamente Voldemort doveva essere una versione riveduta e corretta, perché molto più dolorosa. Gli risultò difficile resistere al dolore fisico, aggiunto a quello psicologico. Dolore per aver dovuto mettere in pericolo le vite dei suoi amici più cari, dolore per non averli aiutati e anzi, per aver firmato la loro condanna a morte per uno stupido atto di coraggio che non avrebbe dovuto assolutamente permettersi. Non a rischio di due tra gli affetti più cari che avesse mai avuto. Conosceva i mangiamorte e la loro crudeltà, Dio solo sapeva cosa avrebbe fatto Spencer a Hermione prima di ucciderla; non avrebbe certo tenuto le mani a posto, e forse non sarebbe stato il solo. Poteva solo immaginare cosa avrebbero fatto a Ron. Forse il dolore di tanti anni prima, quando entrambi erano stati sotto tortura, non sarebbe stato nulla in confronto. E cosa sarebbe successo poi, anche se alla fine ne fosse uscito vincitore? Avrebbe sentito le loro grida nei suoi incubi, come sentiva quelle dei suoi genitori?

 

E questa volta è davvero colpa mia.

 

“Quanto sarebbe più semplice se ti prostrassi davanti a me e mi giurassi obbedienza.” Fece con aria di sufficienza Voldemort.

 

“Te lo puoi scordare.” Biascicò Harry.

 

“Sei un pazzo idiota che si atteggia a grande eroe, Potter.” Ribbattè sprezzante il demone. “Giochi con la vita con la convinzione di essere invincibile, ma non è così. E i primi a farne le spese sono stati proprio i tuoi amici.”

 

Harry barcollò per un istante. Che abbia ragione lui? E poi li sentì, proprio come li aveva sentiti parlare prima…

 

Harry, non arrenderti!! Continua a lottare, puoi farcela!!

 

Rompigli il culo, Harry!!

 

…Hermione…Ron…

 

Mi fido di voi, allora.

 

…Ginny…

 

Harry di colpo capì cosa doveva fare. Si alzò in piedi con forza e mise su la faccia più forte che aveva. “Avanti, brutto figlio di puttana.” Ringhiò. “Dammi la mia bacchetta e battiti con me. Né io né i miei amici cederemo mai, piuttosto moriremo combattendo.” E un lampo di sicurezza gli balenò negli occhi. “Ma questo non succederà. Adesso io e te ci batteremo, e questa storia finirà una volta e per tutte. Tu morirai stanotte, Voldemort. La pagherai per i miei genitori e per tutti gli innocenti a cui hai fatto del male. Combattiamo, pezzo di merda, che stavolta ti faccio secco.” Concluse il giovane auror, a testa alta.

 

“Ma che prova di maturità, complimenti Harry.” Rise Voldemort, poi fece un cenno a uno dei suoi soldati, che passò a Harry la sua bacchetta. “Vuoi combattere? Molto bene. Ti sei scavato la fossa con le tue stesse mani.”

 

Harry prese la bacchetta e per un attimo i due rimasero a guardarsi in cagnesco negli occhi, poi, senza che potessero prevenirsi l’un l’altro, si sentirono contemporaneamente due urli.

 

“Stupeficium!!”

 

“Infernobilia!!”

 

Tra le due bacchette si creò un campo d’energia spaventoso, e i due duellanti dovettero reggerle saldamente fra le mani, cercando di resistere agli incantesimi che si erano andati a scontrare a mezzaria, formando un’enorme sfera d’energia. Pochi secondi dopo la sfera esplose, accecando i presenti con una luce incredibile. Quando riaprì gli occhi, Harry si rese conto che l’onda d’urto lo aveva fatto sbattere di spalle al muro; risultato: una tempia sanguinante. Rimettendosi in piedi, vide che anche il suo nemico non era rimasto illeso, e anzi, pareva molto stupito di vedersi sanguinare.

 

E questo è solo l’inizio, gran figlio di puttana.

 

***************

 

Ron e Spencer stavano combattendo come due tigri inferocite. Corinne conosceva la crudeltà e la ferocia di Spencer perché l’aveva visto lottare più volte: spietato, veloce, potente, fortissimo, dannatamente preciso. Non le era mai capitato di vedere Ron su un campo di battaglia, e anche se lo avesse già visto, sicuramente non lo avrebbe riconosciuto nel guerriero incredibile che aveva davanti agli occhi. Rabbia, odio,sete di vendetta… erano tutte mescolate nei suoi occhi, che da blu mare ora sembravano ghiaccio allo stato puro.

 

Spencer provò a scagliare la sua sciabolata dall’alto, ma Ron gli oppose la sua stessa spada, e le due lame quasi fecero scintille per la pressione con cui i due uomini si davano battaglia. Alla fine si allontanarono l’uno dall’altro per riprendere a far vibrare le lame con rapidità, forza e precisione. A un certo punto Ron riuscì a costringere la spada di Spencer contro il muro con una spinta decisa, vigliaccamente quello estrasse un pugnale per colpirlo, ma Ron riuscì ad afferrargli il polso e dopo qualche secondo di difficoltà lo respinse indietro.

 

I due avversari rimasero per un attimo fermi, l’uno di fronte all’altro, guardandosi con odio e riprendendo fiato.

 

“Non te la cavi male.” Fece Spencer con un sorrisetto beffardo e crudele.

 

Ron serrò bene in mano la sua spada. “Da te invece mi aspettavo di meglio.”

 

Spencer inarcò per un momento un sopracciglio, poi il combattimento riprese più violento di prima. A un certo punto riuscì a costringere Ron in un angolo, ma il ragazzo non gli permise di affondare, colpendolo con un calcio allo stomaco e due pugni in faccia che fecero trasalire Corinne per la violenza con cui erano stati dati. Spencer barcollò all’indietro senza perdere la spada, ma naso e bocca presero a sanguinargli comunque; a quel punto, decisamente infuriato, si scagliò contro il suo nemico con la spada puntata, ma Ron lo prevenne. Andarono avanti così per un bel po’, mentre il ritmo della lotta s’intensificava progressivamente; a un certo punto, però, Spencer riuscì in qualche modo a far cadere a terra Ron, riuscendo così a trafiggergli una spalla. Il ragazzo non riuscì a sopprimere un ruggito misto di rabbia e dolore.

 

“Non fai più tanto lo spavaldo adesso, eh?” esclamò crudelmente compiaciuto Spencer.

 

Con grande determinazione, Ron si rimise in piedi. Sembrava dolorante, sanguinava, ma il suo viso era una maschera di odio. “Fatti avanti, sporco bastardo. Non vorrai far tardi al tuo appuntamento all’altro mondo.”

 

“Non vuoi proprio arrenderti, eh?!” ruggì il mangiamorte, e la lotta riprese ferocemente.

 

Corinne li fissava a bocca aperta. La ferita di Ron non era certamente mortale, ma sicuramente doveva fargli un male cane, ma lui non aveva smesso di combattere, e anche se i suoi colpi col braccio destro sembravano meno potenti, erano ugualmente veloci e precisi. Le sembrava impossibile di vederlo tanto furioso, e stava cominciando perfino a provare paura per se stessa. Chi l’avrebbe salvata da quella furia distruttrice se Spencer fosse stato sconfitto? D’altra parte… non aveva idea di come sarebbe stato perdere l’uomo di cui era innamorata.

 

Spencer colpì Ron con un calcio sulla ferita, facendolo cadere di spalle a terra, poi alzò la spada per trafiggerlo ma ricevette un calcio nelle palle che lo fece arretrare dolorosamente; Ron ebbe tutto il tempo di rotolare e riprendersi la spada in mano, appena in tempo per arrestare l’attacco di un frustratissimo Spencer, che fu colpito in pieno viso da un sonoro gancio sinistro. Il mangiamorte si lanciò all’assalto col fuoco negli occhi: la sua furia fu travolgente al punto da permettergli di disarmare Ron e costringerlo spalle al muro, con la spada puntata alla gola.

 

Spencer, affannando, impugnò più saldamente l’elsa della sua sciabola, con un piccolo sorriso febbrilmente eccitato. “Visto dove ti ha portato la tua ostinazione, giovane pazzo? Ora raggiungerai la tua amica all’inferno!!”

 

Spencer fece per colpirlo, ma Ron si chinò un secondo prima sulle ginocchia e quando si rialzò lo colpì al mento con un pugno, spedendolo a terra e facendogli volare in aria la spada. Nella frazione di secondo che seguì, il giovane auror afferrò al volo la sciabola e, con tutte le forze rimastegli, trafisse lo stomaco di Spencer.

 

Corinne trattenne a malapena un grido mentre il mangiamorte faceva un passo indietro, col viso contorto in un’espressione incredula e sconvolta.

 

“Non avresti dovuto attaccare la mia scuola.” Sibilò Ron tra i denti serrati forte, senza togliere le mani dall’impugnatura della spada che era affondata nello stomaco dell’uomo. “Non avresti dovuto uccidere Silente.” Fece, scansandosi dalla fronte un ciuffo di capelli sudati con uno sbuffo. “E soprattutto,” aggiunse, con un cenno del capo verso Hermione. “Non avresti mai dovuto far del male a lei.” E con un’ultima spinta lasciò andare la spada. Spencer fece un passo indietro, poi crollò a terra supino, morto.

 

Il silenzio che seguì, rotto solo dal fiato ancora ansimante di Ron, era terrificante. Corinne fece difficoltà a immaginare e a capire cosa stesse per succedere. Ron si avvicinò al corpo di Spencer con aria di disgusto, estrasse la lama dal suo corpo senza tante cerimonie, poi si voltò verso di lei, con l’aria visibilmente stanca di chi però non ha ancora completato ciò che deve fare.

 

Corinne fece un passo indietro. “Vuoi uccidere anche me?” Ron non disse niente, ma roteò la sciabola nella mano e ne impugnò  più saldamente l’elsa. Lei la prese come una risposta e annuì piano, mordendosi un labbro. “Hai le tue ragioni…anche se io non volevo necessariamente ucciderla.”

 

Lui fece una specie di smorfia ironica.

 

“Puoi anche non crederci.” Ribadì a sangue freddo lei. “La volevo solo fuori dai piedi, perché non si mettesse fra me e te.”

 

“Ti puzza davvero di campare, eh Corinne?” sibilò lui con una voce così bassa da far paura, facendo un passo avanti.

 

Lei scosse la testa. “Presto tu e io saremo di nuovo una cosa sola. Te lo prometto, Ron.” Corinne afferrò i lembi del suo mantello e vi si avvolse dentro, e magicamente svanì nel nulla. Ron fece un paio di rapidi passi avanti, ma non si attardò oltre sulla fuga della donna; lasciò cadere a terra la spada e si tastò la ferita con una mano: per fortuna faceva molto più male di quanto non sanguinasse.

 

Stancamente si trascinò fin dove stava Hermione, si sedette a terra accanto a lei e la prese fra le braccia. Era fredda gelata, aveva le labbra blu e il viso bianco, e sembrava una bambola rotta nel suo abbraccio. Lui serrò forte gli occhi e le baciò dolcemente le labbra e la fronte, poi nascose il viso nel suo collo e lì rimase, quasi come se cercasse di nascondersi dal proprio dolore, stringendola forte a sé.

 

***************

 

I remember the smell of your skin

I remember everything

I remember all your moves

I remember you, yeah

I remember the nights

You know I still do

So if you’re feeling lonely don’t,

You’re the only one I’ll ever want

                                                                      Please Forgive Me, Bryan Adams

 

***********************

 

 

Scusate il ritardo, ma con le feste e tutto il resto, chi ha avuto il tempo di scrivere qualcosa!

Innanzitutto vorrei dare un bacio speciale alla grande Sara Lee, che mi ha dato un paio di suggerimenti speciali che ho apprezzato davvero!

Vorrei anche ringraziare tutti quelli che hanno recensito questa storia, sono davvero in tanti e ci tengo a far sapere a tutti che siete davvero speciali quando lo fate! In particolare, un grazie enorme a ‘Ron Weasley’, che mi ha scritto delle cose davvero molto belle nella sua recensione: grazie, Ron! Spero davvero che anche il resto della storia non deluda le tue aspettative! ^^

 

Una piccola nota dell’autrice: in molti si chiederanno come mai il duello tra Ron e Spencer si è svolto a colpi di sciabole e non con due bacchette magiche. Ci ho pensato bene prima di scrivere questo capitolo: Ron (almeno la mia versione) è un personaggio molto vigoroso e materiale, un leone che se viene stuzzicato reagisce ferocemente, dando tutto se stesso; è impulsivo, e preferisce l’approccio…duro. E pugni consistenti e colpi di spade mi sembravano molto più appropriati a esprimere la rabbia che sta provando in questo momento, visto che non necessitano di quel minimo di fredda razionalità che invece serve per usare la bacchetta. La magia la lasciamo a Harry, che sta ancora combattendo contro il suo nemico numero uno…

 

Ok, per il resto…si, lo so, il capitolo si è interrotto in un punto un po’ critico…ma non posso fare altrimenti, cercate anche di capire! Ad ogni modo, cercherò di mettere il prossimo on-line il più in fretta possibile, va bene? Comunque, per chi proprio non riesce a resistere e vuole sapere qualche anticipo, o qualsiasi altra cosa che non riuscite ad aspettare per sapere riguardo a quello che può succedere a Hermione, Harry, Ron e tutti gli altri, beh…ecco il mio nuovo indirizzo di posta elettronica: checkmated@virgilio.it  Anch’io sono una curiosona, perciò so bene cosa si prova a stare sulle spine per troppo tempo!

 

Prossimo capitolo: “Dopo la tempesta”

 

Recensite! Così vado più svelta! ^^ (che ricattatrice…)

Sunny

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Dopo la tempesta ***


                                                            BEING A WAR MAGE

 

 

CAPITOLO 9:  DOPO LA TEMPESTA

 

That’s what love is for

To help us through it

That’s what love is for

Nothing else can do it

Melt our defenses

Bring us back to our senses

Give us strenght to try once more

Baby, that’s what love is for

                                                                        What Love Is For, Amy Grant

 

***************

 

 

Ancora una volta Harry trovò la forza di riprendere in mano la bacchetta e rialzarsi. Gli colava sangue dalle tempie, dal naso, dalla bocca, da un taglio su una spalla e da una brutta ferita al fianco destro.Ma doveva trovare il coraggio e l’ostinazione per rimettersi in piedi, perché anche Voldemort stava finalmente sanguinando, e anche di brutto.

 

“Che c’è, Voldemort?” gli disse con aria di sfida. “Non sei più così sicuro, come mai?”

 

L’uomo, di nuovo in piedi, gli puntò contro la bacchetta. “Tu sei morto, Potter!! Artirapticus!!”

 

Il colpo partito all’improvviso centrò il braccio destro di Harry; il giovane mago arretrò di qualche passo, stringendosi forte il braccio: in pochi terribili secondi si accorse di non sentirlo più, tanto che la bacchetta gli scivolò di mano prima che potesse reagire.

 

Voldemort ghignò. “Ti farò perdere l’uso del tuo corpo pezzo dopo pezzo, piccolo bastardo.” Sibilò crudelmente, alzando di nuovo la bacchetta.

 

Harry afferrò al volo la sua, ma non potè alzarsi da terra, o sarebbe stato centrato ancora dall’incantesimo nemico. Si rialzò immediatamente dopo che il fascio di luce gli era passato sulla testa, e gridò “Expelliarmus!!”

 

“Crucio!!” urlò contemporaneamente Voldemort.

 

Ancora una volta i due incantesimi si scontrarono a mezzaria, ma questa volta a cedere fu quello di Harry, che si ritrovò a terra a rotolare dal dolore. Voldemort gli si mise davanti, in piedi, con tutte e due le bacchette in mano.

 

“Morirai come tuo padre.” fece con un sorriso soddisfatto e crudele, gettando via la bacchetta del ragazzo. “Ai miei piedi.”

 

Harry sentì una rabbia dentro annebbiargli la vista, e a quel punto capì che anche in quelle condizioni non avrebbe mai mollato, non con chi gli aveva infelicitato una vita intera uccidendo mezzo mondo, a cominciare dalla sua famiglia. No, non poteva morire ora, proprio ora che Ginny lo aspettava a casa. Le aveva fatto una promessa, e mai e poi mai l’avrebbe infranta. No, non può e non deve finire così!

 

“Avada Kedavra!!”

 

***************

 

Aki strappò la manica della tuta di Bill freneticamente e prese a tamponargli la ferita. Tutto attorno nella sala d’ingresso del maniero c’erano auror feriti più o meno gravemente, alcuni dei quali appena curati correvano di nuovo verso il campo di battaglia, tutti guariti il più rapidamente possibile da Aki, Tennessee e dallo staff medico della War Mage Team.

 

Bill serrò un attimo gli occhi quando Aki gli fasciò saldamente il braccio sanguinante. “Meglio?” gli chiese tesissima lei, togliendosi dal viso una ciocca di capelli sudati con un gesto nervoso della mano.

 

Lui annuì. “Sto bene, ora torno dagli altri.”

 

Lei lo trattenne. “Aspetta, non puoi tornare subito a combattere, l’incantesimo ci metterà ancora qualche minuto per agire!”

 

“C’è bisogno anche di me lì, io…”

 

“Aki!!!”

 

I due si voltarono alle loro spalle e videro Ron, sanguinante e pallido, che li raggiungeva a passo svelto con Hermione, svenuta, tra le braccia. Bill si alzò per dare una mano al fratello, ma Ron riuscì ad avvicinarsi a loro senza bisogno di aiuti, stendendo Hermione a terra. Aki le fu in un attimo accanto.

 

“Che cosa le è successo?” chiese ansioso Bill, mentre s’inginocchiava vicino alla compagna.

 

“E’ stata colpita da un Glacialibus.” Disse in fretta Ron, cercando di interpretare lo sguardo di panico sul viso della dottoressa.

 

Aki scosse la testa, terrorizzata. “No, no…è tutto inutile ormai…”

 

Ron la guardò con uno sguardo di rabbia allo stato puro. “Che cosa?!”

 

“Non c’è più niente che io possa fare!! E’ troppo tardi!!”

 

“Ma come fai a dirlo se nemmeno provi a fare qualcosa?!”

 

“Non respira e non c’è più battito, Ron!” ribbattè lei, sconvolta. “Le si sono già congelati cuore e polmoni, non posso più aiutarla!!”

 

Ron scosse la testa. “Tu hai parlato di un incantesimo, hai detto che avevi trovato un controincantesimo…”

 

“L’ho usato, con quattro uomini!!” lo interruppe urlando lei, indicando in un angolo quattro corpi coperti con dei teli bianchi sporchi di sangue. “Ho fallito, è inutile riprovare!!”

 

“Senti, Hermione ha sempre combattuto da quando aveva undici anni, e non si è mai, mai arresa!” tuonò Ron. “Ora è lei ad aver bisogno d’aiuto, non possiamo abbandonarla!!”

 

Aki si mise le mani fra i capelli. “Io vorrei tanto poterla salvare, ma non c’è modo!…”

 

Bill le appoggiò le mani sulle spalle. “Provaci, Aki! Fai un tentativo! Tu sei l’unica che possa aiutarla, e io ho fiducia in te! Ce la puoi fare, prova!”

 

Aki guardò prima Bill e poi Ron. Serrò forte gli occhi, poi annuì e li riaprì, decisa. “Va bene.” Disse, cercando di recuperare il suo sangue freddo di medico. “Ci provo.”

 

Notando a malapena lo sguardo implorante di Ron, Aki stese le mani sull’addome di Hermione, chiuse gli occhi e prese a mormorare una formula in latino antico, col sottofondo fastidioso di esplosioni e urla dalla battaglia. A un certo punto un alone azzurro tenue circondò le mani della giovane dottoressa, ma in pochi istanti svanì e lei riaprì gli occhi.

 

“Controllala!” disse impetuosamente a Ron. Lui si chinò su Hermione, ma rialzandosi scosse la testa. Aki si morse le labbra, ma impose di nuovo le mani, pronunciando la formula nevroticamente. La luce azzurra svanì ancora prima della volta precedente. “Controlla di nuovo!” Ron tastò il collo a Hermione, e guardò Aki con un’espressione di terrore e frustrazione.

 

“Maledizione!!” strillò la donna. “Non ci riesco, è tutto inutile!! Fallirò come ho fallito prima!!”

 

“Concentrati, Aki!” le disse Bill. “Se ti concentri bene puoi fare tutto!! Avanti, devi farcela! Credi in te stessa!”

 

Aki inspirò profondamente due volte, poi chiuse gli occhi e stese le mani, ma prese a pronunciare la formula con maggiore chiarezza, scandendo ogni singola parola. In pochi istanti ricomparve la luce azzurra attorno alle sue mani, ma l’alone si diffuse anche sul corpo di Hermione, senza svanire subito. Quando scomparve, Aki aprì gli occhi e si appoggiò di spalle a Bill, stremata. Ron si chinò subito su Hermione e qualche istante dopo rialzò lo sguardo con un sorriso da un orecchio all’altro. “E’ viva!!”

 

Aki si coprì la bocca con una mano, commossa. Bill l’abbracciò forte. “Ce l’hai fatta, Aki! Lo sapevo che ci saresti riuscita!” Lei gli gettò le braccia al collo e scoppiò a piangere.

 

***************

 

Harry aprì gli occhi quando la luce verde del suo incantesimo si era già dissolta; aveva ancora la mano aperta, rivolta verso il suo nemico: dopo tanti anni di allenamenti c’era finalmente riuscito, aveva lanciato l’Avada Kedavra senza bacchetta. Ora si sentiva svuotato d’energia, ma trovò la forza per rialzarsi in piedi un’ultima volta. Barcollando tra il proprio sangue che gli colava dalle ferite, reggendosi il braccio destro inerte, raccolse la sua bacchetta da terra e si avvicinò al corpo di Voldemort, che stava rigido e immobile a terra. Sul viso aveva ancora un’espressione di incredulità e terrore, gli occhi e la bocca spalancati nascondevano un grido muto di rabbia e odio smisurato.

 

E’ finita, pensò Harry con un sospiro di sollievo. Per sempre.

 

Ignorando il più possibile il dolore diffuso, il giovane mago si trascinò fuori da quella orribile stanza e in qualche modo raggiunse una specie di corridoio, al termine del quale entrò in un grosso salone murato che aveva fatto da campo di battaglia (sicchè c’erano non pochi cadaveri), dove i mangiamorte si stavano progressivamente arrendendo, consegnando le armi agli auror. Appena lo vide entrare, Sirius lasciò perdere tutto e gli corse incontro.

 

“Buon Dio, Harry!!” senza dargli il tempo di replicare, lo abbracciò e poi lo respinse indietro per poterlo guardare in faccia. “Vi avevamo perso completamente! Che cosa ti è successo?”

 

“Ho combattuto contro Voldemort…” disse debolmente Harry, mentre arrivavano al suo fianco anche Bill e Remus. “…l’ho eliminato, quel bastardo.”   

 

I tre sorrisero largamente, e Remus corse a gridarlo a tutta la sala, che un istante dopo proruppe in grida e urla di gioia degli auror.

 

“Dobbiamo portarti subito dai medimaghi.” Fece Sirius, ma Harry lo respinse, scuotendo la testa.

 

“Sirius, hanno preso Ron e Hermione! Dobbiamo trovarli…”

 

“Sono tutti e due con Aki, malridotti ma vivi.” Lo interruppe Bill, rassicurandolo.

 

“Pensaci tu a lui.” Disse Sirius a Bill. “Io resto a dare una mano qui.”

 

Bill annuì e si passò un braccio di Harry attorno al collo, aiutandolo a sorreggersi; il giovane auror ne fu contento, perché da solo non sarebbe riuscito a tornare all’ingresso del castello, non con la vista che gli faceva flip-flop. Finalmente i due arrivarono in quello che era stato adibito a ospedale da campo, pieno di auror feriti più o meno seriamente e medimaghi che scattavano da un ferito all’altro febbrilmente. Bill aiutò Harry a sedersi di spalle contro una colonna della grande stanza. “Aspettami qui, vado a cercare Aki.” E subito si rialzò in cerca della dottoressa. Harry annuì, poi si guardò attorno con attenzione, in cerca dei suoi amici.

 

Finalmente intravide un ciuffo di capelli rossi dall’altra parte della stanza, così raccolse le ultime energie e si alzò per raggiungerli. Ma vederli come li vide lo fece assalire da un enorme senso di colpa.

 

Ron aveva un cerottone sul naso –chiaramente rotto- e due strati di fasciature attorno alle tempie e alla fronte; non aveva la maglia dell’uniforme, perché al suo posto lo copriva una grossa fasciatura lungo tutto il torace, più una medicazione al braccio. Teneva le ginocchia semi-incrociate in modo che Hermione, che stava fra le sue braccia, stesse comoda. Lei sembrava messa ancora peggio: non aveva bende né cerotti, ma era priva di sensi e Ron le teneva sulla bocca una mascherina per l’ossigeno; a giudicare dal suo pallore e da come il suo amico la guardava apprensivo, doveva essere ferita gravemente.

 

Ed è tutta colpa mia…

 

Harry si inginocchiò accanto a loro e appoggiò una mano sulla caviglia di Hermione, guardandola angosciato. Ron alzò gli occhi e incrociò quelli del suo migliore amico.

 

“Ce la farà.” Lo rassicurò. “Quel bastardo di Spencer le ha fatto un Glacialibus.”

 

Per quanto debole si sentisse, Harry provò una gran rabbia. “Dov’è ora quel figlio di puttana?”

 

“Non farà più del male a nessuno, ormai.” Fece Ron, con un’espressione di amara soddisfazione. Harry annuì, col groppo in gola. “E’ finita?”

 

“Si.” Sospirò lui. “Si, è finita.”

 

Aki arrivò proprio in quell’istante, sporca di sangue dei suoi pazienti e spettinata, e diede subito una veloce occhiata alle ferite di Harry. “Harry, grazie al cielo! Cominciavamo a preoccuparci sul serio!”

 

Lui scosse la testa. “Io sto bene, pensa a Hermione! Lei ha molto più bisogno di me!”

 

Aki non perse tempo a dire a Harry che aveva detto già la stessa cosa anche a Ron. “Abbiamo già fatto tutto il possibile per lei, deve riprendersi da sola adesso. Non serve a niente che tu muoia dissanguato nell’attesa, dai, vieni con me.”

 

Malvolentieri, il ragazzo si alzò e la seguì.

 

“Ehi Harry.” Lo chiamò piano Ron. Harry si voltò insicuro. Ron gli fece un piccolo sorriso. “Siamo vivi e abbiamo vinto. E’ finita davvero.”

 

Harry gli rivolse un sorriso grato e poi raggiunse Aki, che lo fece sedere di spalle al muro. Mentre la dottoressa si dava da fare per curarlo, lui appoggiò la testa al muro. Sentiva il dolore crescere progressivamente, la testa gli faceva davvero male mentre la vista gli si appannava sempre di più. Si, era davvero finita. Ma a quale prezzo? Quanti avevano pagato con la loro vita, proprio come Cedric Diggory tanti anni prima, per una battaglia che lui avrebbe dovuto combattere da solo fin dal primo momento. Con questo pensiero orribile il dolore alla testa si moltiplicò, e presto Harry non vide e non sentì più nulla.

 

***************

 

Quando riaprì gli occhi, il giovane mago ebbe difficoltà a mettere a fuoco le immagini. Quello che vide subito chiaramente fu il viso commosso e sorridente di Ginny, che gli stava accarezzando amorevolmente il viso.

 

“Ehi, supereroe.” Gli disse dolcemente Ginny, baciandogli le labbra.

 

Harry le fece un sorriso, poi diede un’occhiata in giro e riconobbe la stanza in cui si trovava: era una delle camerette dell’infermeria al quartier generale della War Mage Team. Aveva la maggior parte del corpo fasciato, e si sentiva tutto dolorante e indolenzito.

 

“Non dirmelo.” Disse a Ginny, con la voce ancora un po’ rauca. “Sono morto e mi avete mummificato.”

 

Lei sorrise e si asciugò le lacrime. “Non proprio, ma ci siete andati tutti molto vicino stavolta.”

 

“Come stanno gli altri?”

 

“Bill e Charlie hanno qualche graffio e un paio di ustioni, ma stanno bene.” Sospirò lei. “Ron è più o meno nelle tue condizioni. Hermione si sta riprendendo un po’ più lentamente, lei era davvero molto grave, a quanto ci hanno detto.”

 

“…quanto ho dormito?”

 

Lei fece un sorriso stanco. “Dieci ore, più o meno.”

 

Lui si morse un labbro e le strinse la mano. “Ti ho fatto preoccupare.”

 

“No, mi hai fatto morire.”

 

“Siamo tornati, però.” Le disse, tentando di sorriderle. “Li hai fatti quei biglietti per Parigi?”

 

Lei annuì. “Mi hanno fatto lo sconto quando hanno sentito il tuo nome.”

 

“Il mio nome.” Harry le lasciò la mano e si mise seduto in mezzo al letto, coi goniti sulle ginocchia. “Se sapessero cosa significa portare questo dannato nome, reagirebbero diversamente.”

 

Ginny si sedette sul letto accanto a lui, e gli appoggiò la testa su una spalla. “Lo so.” Gli sussurrò dolcemente, accarezzandogli la nuca.

 

Lui scosse la testa. “Quanti sono rimasti uccisi durante questa maledetta guerra. Quanti potevano essere salvati se io avessi affrontato prima Voldemort.”

 

Lei gli baciò una tempia sulla benda che aveva attorno alla fronte. “Voi avete fatto tutto il possibile, e tu ci hai liberati dall’incubo di quel mostro. Tutto il resto non dipendeva da te, Harry.”

 

Lui tirò un grosso sospiro. “Non la penserai così quando saprai cos’ho fatto.”

 

“Cos’hai fatto?” chiese calma lei.

 

“…quando ci hanno preso, Voldemort mi ha offerto la salvezza per Ron e Hermione se io mi fossi arreso.” E qui chiuse per un attimo gli occhi. “Io non ho accettato.”

 

Ginny annuì in silenzio, stringendogli la mano.

 

Harry raccolse fiato e proseguì. “Se tuo fratello è stato torturato di nuovo, è colpa mia. Se Hermione ha rischiato di morire, è colpa mia.”

 

Lei gli prese il viso tra le mani e lo voltò verso di sé. “Lo sai cosa sarebbe successo se avessi detto di si? Li avresti traditi. Avresti tradito i tuoi e i loro ideali. Avresti gettato via tutto quello per cui siete diventati quello che siete, per cui avete combattuto e avete vinto.” Lui la guardò negli occhi. “Ron e Hermione sarebbero morti prima di cedere a un compromesso simile, e tu lo sai.” Gli disse solennemente.

 

Harry rimase per un attimo in silenzio, quindi le accarezzò la guancia col dorso della mano. “Ti amo.” Le disse piano. “Ti amo perché qualunque cosa succeda, tu sei e resterai sempre il mio raggio di sole.”

 

“Ti amo tanto anch’io.” Gli sorrise lei, e nessuno dei due perse più tempo a parlare: a volte le parole sono sprecate, se un bacio può esprimere meglio ciò che si prova fino in fondo all’anima.

 

***************

 

And through it all she offers me protection

A lot of love and affection

Wether I’m right or wrong

And down the waterfall, wherever it may take me

I know that life won’t break me

When I come to call she won’t forsake me

I’m lovin’ angels instead

                                                                                                Angels, Robbie Williams

 

***************

 

Fu un dolore lungo l’addome a spingere Hermione ad aprire gli occhi. La vista era ancora un po’ annebbiata, si sentiva debole e dolorante, e non riusciva a ricordare bene cosa fosse accaduto. Certo quella stanza non faceva parte del maniero di Spencer…e dov’erano finiti tutti gli altri? Quando cominciò a vederci meglio riconobbe una serie di macchinari collegati al suo corpo che emettevano un BIP regolarmente ogni due o tre secondi; ci mise un attimo anche a capire che aveva la vista disturbata dalla mascherina che aveva sul viso. Fece per togliersela con la mano sinistra, ma si accorse che non poteva muoverla: girando impercettibilmente la testa vide che c’era Ron, profondamente addormentato su una sedia accanto al suo letto, che le teneva la mano. Anche lui era pieno di fasciature e cerotti, aveva addosso un pantalone, ma dalla camicia completamente sbottonata sporgeva una vistosa fasciatura lungo tutto il torace. Hermione sorrise già per il solo fatto di vederlo vivo accanto a lei, e gli strinse la mano. Lui subito si scosse e si svegliò; nel vederla con gli occhi aperti, Ron sorrise e le accarezzò la fronte.

 

“Ehi, bella addormentata.” Hermione tentò di sfilarsi la mascherina dal viso, ma lui le prese la mano fra le sue. “Ci hai fatti preoccupare un bel po’, lo sai?”

 

“…che è successo?…” sospirò debolmente lei.

 

“Abbiamo stravinto.” Le sorrise lui. “Harry ha eliminato Voldemort, e i mangiamorte si sono arresi.”

 

“Spencer?” lui curvò le labbra in un sorrisetto sicuro e lei capì. “…è…davvero finita?”

 

Lui annuì. “Si, amore. E’ finita sul serio.”

 

I loro sguardi rimasero incatenati, e Hermione sollevò debolmente una mano per accarezzargli il viso e lui si voltò per baciarle il palmo.

 

“Toglimi questa cosa…” sussurrò lei, cercando di nuovo di sfilarsi la mascherina. “…voglio che mi baci…”

 

“Non mi tentare, baby…” disse lui, con la sua voce profonda. “…o ti strappo tutta questa roba di dosso e ti violento qui…” entrambi sorrisero, e lui le scansò i capelli dalla fronte. “Ti amo, Hermione.” Le disse lui, serio. “E quando ho visto quello che quel bastardo ti aveva fatto, non sapevo nemmeno io cosa fare per farti tornare da me.”

 

Hermione lo guardò negli occhi, e fu grata più che mai al fatto di essere ancora a letto, o le gambe non l’avrebbero sorretta. A volte fissare Ron negli occhi significava perdersi in quel blu profondo e spumeggiante, era difficile sostenere un suo sguardo ben piantato. Ron le baciò di nuovo la mano, e in quel momento entrò Aki, che nel vederli svegli entrambi sorrise largamente.

 

“Hermione! Come ti senti?” le chises, controllandole una pupilla e il battito, mentre Ron si scansava per farle posto.

 

“…fa male tutto…” fece stancamente lei.

 

“Tesoro, ringrazia il cielo di avercelo ancora un tutto, anche se fa male.” Sorrise lei, e con un colpo di bacchetta fece sparire i macchinari e la mascherina.

 

“…quando potrò…alzarmi da qua?”

 

“Non c’è niente da fare, voi tre non ci riuscite proprio a stare buoni e tranquilli, eh?” rise Aki. “C’è Harry che sta vagando come un’anima in pena da stamattina.”

 

“Sta bene?” le domandò Ron.

 

Lei annuì. “Tua sorella lo sta curando molto meglio di me.” I tre sorrisero. “Beh, Hermione, io sono di là se hai bisogno di me, ok?”

 

“Si, grazie.” Le rispose debolmente lei. Aki annuì e uscì dalla stanza.

 

“Dove eravamo?” le disse Ron, accarezzandole il naso.

 

Hermione si aggrappò ai bordi della sua camicia per attirarlo giù, a pochi millimetri da lei. “Baciami, Ron. Ti prego.”

 

Lui non se lo fece ripetere due volte, le passò una mano dietro alla schiena e con l’altra le accarezzò una guancia, mentre si chinò giù per baciarla. All’inizio nacque come un bacio dolce, poi progredì; lui la strinse troppo a sé, e nel vederle serrare forte gli occhi capì di averle fatto male, e subito si staccò da lei.

 

“Oddio, scusami, ti ho fatto male?” le chiese preoccupato.

 

Lei scosse la testa e gli prese una mano tra le sue. “Non m’importa niente, voglio solo che tu mi tenga stretta a te.” Dopo tutto quello che era successo, ora il contatto fisico era diventato necessario a farla sentire sicura che non si sarebbero più perduti. Ron non esitò ad abbracciarla di nuovo, e anche quando la baciò lo fece come lo aveva sempre fatto, senza trattenere niente.

 

***************

 

We were strangers starting out on a journey

Never dreaming what we’d have to go through

Now here we are, I’m suddenly standing at the beginning with you

No one told me I was going to find you

Unexpected what you did to my heart

When I lost hope you were there to remind me this is the start.

                                                                                                     At The Beginning, D.Lewis and R.Marx

 

***************

 

                                                …3 mesi più tardi…

 

Ginny aveva un sorriso stampato in faccia che andava da un orecchio all’altro. Era una spelndida giornata di sole non particolarmente fredda, e assistere alla cerimonia di premiazione dei ragazzi della War Mage Team era ancora più piacevole.

 

Il Ministero della Magia aveva organizzato una giornata in onore del Dipartimento di Controspionaggio che aveva finalmente messo fine alla guerra dei maghi: ognuno degli auror speciali avrebbe ricevuto una medaglia al valore durante la cerimonia nell’enorme giardino del palazzo del ministero, e la sera ci sarebbe stato un ballo a cui sarebbe stato invitato tutto il bel mondo magico.

 

Harry, Ron e Hermione, assieme a Bill e Charlie, stavano in piedi accanto a tutti gli altri membri al completo della War Mage Team; erano tutti in alta uniforme: pantalone e giacca verde scuro, e mantello verde leggermente più chiaro. Il Ministro, Ersilius Montgomery, il fondatore della War Mage Team, si profuse in un lungo discorso in cui ringraziava gli auror speciali per l’operato svolto e assicurava che anche se terminare la cattura dei mangiamorte rimasti in circolazione sarebbe stata una cosa estremamente semplice, il Dipartimento di Controspionaggio avrebbe continuato il suo lavoro estendendosi a Controspionaggio Nazionale. Una sorta di promozione per tutti, che la signora Weasley accolse con poco entusiasmo (sperava che finita la guerra li avrebbero congedati tutti con onore). Dopo il discorso seguì l’assegnazione della medaglia e la stretta di mano a ogni membro della War Mage Team, accolto con scroscianti applausi da parte dei presenti, quindi la cerimonia si dilungò in fotografie e aperitivi.

 

“Mh, lo sai Harry, dovrei essere molto arrabbiata con te.” Disse Ginny, mettendo giù sul tavolo il suo bicchiere di champagne.

 

“E perché?” le chiese incuriosito lui.

 

“E me lo chiedi? Avevi questa uniforme che ispira sesso sfrenato e selvaggio, e la tenevi chiusa in fondo all’armadio?” gli disse a bassa voce lei, facendogli un occhiolino. Lui le fece un gran sorriso malizioso.

 

“Harry, tesoro, sei davvero bellissimo.” Fece molto orgogliosa la signora Weasley, avvicinandosi a braccetto con Sirius.

 

“Visto com’è bello il mio ragazzo?” disse fiera Ginny.

 

“Beh, affascinante maschione.” Lo prese in giro Sirius. “Non dovevate essere a Parigi voi?”

 

“Abbiamo rimandato la partenza di qualche ora, partiamo domani mattina presto.” Spiegò Harry.

 

“E abbiamo già le valigie pronte.” Continuò Ginny.

 

“Bravi, pensate solo a rilassarvi e a godervi il Natale.” Fece paternamente Sirius, dando un’amorevole pacca sulle spalle del suo pupillo.

 

“E soprattutto godetevi le attrazioni che offre il mondo babbano, dicono che i negozi di Parigi siano belli da fare invidia.” Aggiunse la signora Weasley con un gran sorriso.

 

“Si, ho intenzione di fare un sacco di shopping.” Esclamò contenta Ginny.

 

“Mh, la vedo bene.” Scherzò Harry, strappando agli altri una risata.

 

“Signori, permettete?” s’intromise un uomo con una macchina fotografica.

 

“Ah, ma certo.” Sorrise cordialmente Sirius, mettendosi accanto a Harry e a Molly Weasley, mentre Ginny passò un braccio intorno a quello che le offriva il suo ragazzo, e fecero tutti un gran sorriso verso l’obbiettivo.

 

Arthur Weasley sembrava parecchio preso in una conversazione col Ministro  Montgomery, e Bill e Aki lo notarono. “Con un po’ di fortuna, mio padre avrà un’altra promozione nel giro di sei mesi.” Le disse con un sorriso lui.

 

“Montgomery stasera sta festeggiando la riuscita del suo esperimento, potrebbe perfino ricordarsi il nome di tuo fratello Percy.” Disse lei con un sorriso.

 

Bill scoppiò a ridere. “Povero Perce, è una maledizione! Nessuno si ricorda mai di come si chiama!”

 

Aki sorrise, poi lo prese per mano e gli fece un cenno del capo verso due persone poco lontano. “Vieni, voglio presentarti i miei genitori.”

 

Lui buttò giù un altro sorso di vodka, poi mise giù il bicchiere e la seguì allegro. “Andiamo.”

 

Hermione si congedò con un sorriso da Homer e sua moglie, con cui aveva parlato fino a un minuto prima, e mentre s’incamminava verso il tavolo del buffet si sentì afferrare alle spalle da un braccio attorno alla vita.

 

“Sei atrocemente irresistibile con questa uniforme.” Le mormorò Ron con la sua solita voce sexy e profonda.

 

Hermione sorrise. “Neanche tu stai male.”

 

Anche lui rise e la voltò verso di sé. “Io sono semplicemente bellissimo.”

 

Hermione inarcò le sopracciglia. “E anche molto modesto.”

 

Ron si chinò per baciarla ma si fermò qualche centimetro prima. “Barrichiamoci sotto il tavolo, mi hai fatto venire in mente un milione di fantasie sessuali.”

 

Lei inarcò un sopracciglio con un’espressione furbesca. “Uh, lo sento.” Sussurrò, avvicinandosi un po’ di più a lui. “Ma sei sicuro che si può fare qui, con tutto il Ministero qua fuori?…”

 

“Non me ne frega un accidente.” Fece lui, dandole un bacio sul collo. “Anzi, è ancora più eccitante…”

 

“Stai pericolosamente rischiando di convincermi…”

 

“Uuh, prendetevi una stanza, voi due!”

 

“Davvero, Ron, sei disgustoso! Stai cercando di corrompere anche la piccola Hermione!”

 

Ron alzò gli occhi al cielo e tirò un sospiro, mentre Hermione sorrise nel vedere i due gemelli Weasley, allegri come sempre.

 

“Guarda chi si vede, il terrore dell’Irlanda.” Scherzò Ron.

 

“Hermione, dolcezza, sei assolutamente uno schianto.” Fece Fred, porgendole una mano e attirandola più vicino.

 

“Vero, ispiri sesso da tutti i pori.” Concordò George.

 

“Appunto, perciò giù le mani.” Disse Ron, con un sorrisetto stampato sulla faccia.

 

“Quanto sei possessivo, Ron, parola mia.” Fece George.

 

“Volevamo solo porgere a questa bellissima donna un omaggio floreale.” Disse Fred, offrendole un fiore dalla forma piuttosto strana.

 

“E ti aspetti che io lo prenda? Chissà cosa avete fatto a questo povero fiore!” gli rispose Hermione.

 

“Sempre sospettosa, eh?” sorrise Fred.

 

“Ehi, mi sento offeso! La moglie di Montgomery l’ha accettato!” squittì George.

 

I ragazzi si voltarono per guardare nella sua direzione: Mrs. Montgomery sembrava in difficoltà con lo stelo del fiore che si era allungato e le stava attorno al collo come una sciarpa, e con la corolla, che ora si era trasformata in due labbra giganti in cerca di un bacio. Quando il fiore si fece più insistente, fu necessario l’intervento di un paio di maghi perché venisse trasfigurato prima che portasse via la faccia alla signora; Arthur Weasley incrociò lo sguardo dei gemelli con occhi inferociti, il che fece scoppiare a ridere i quattro ragazzi.

 

“Il fotografo si avvicinò con un cordiale sorriso. “Foto, signori?”

 

“Ah, sicuro.” Disse Ron. “Un attimo che mi metto in posa.” E dicendo così voltò Hermione per la vita, le passò una mano dietro la nuca e la baciò col suo solito modo di fare impulsivo e passionale. Superato il primo istante di sorpresa, lei gli rispose subito passandogli le braccia attorno al collo. Il fotografo scattò la foto mentre Fred e George continuavano ad applaudire e ad incitare i due ragazzi.

 

Tennessee prese un bicchiere dal tavolo del buffet e si ritrovò faccia a faccia con un sorridente Charlie Weasley.

 

“Sei la cosa più simile a una bella donna che vedo da due secondi a questa parte.”

 

“E tu potresti quasi passare per un vero essere umano oggi.”

 

I due si fecero uan ricca risata, e Charlie le fece cin-cin col bicchiere. “Dì, stasera ci vieni al ballo?”

 

“Penso che delizierò questo mondo di altolocati, si.”

 

“Non mi dire, sarà la prima volta che ti vedrò con qualcosa di femminile addosso, allora.” Rise lui.

 

“Il che mi ricorda, affascinante soldato dalla chioma di fuoco,” fece lei, con un ironico sguardo languido, sbattendo le ciglia. “Che non mi hai ancora ringraziato per averti medicato la gamba durante la battaglia.”

 

“Accidenti, hai ragione.” Charlie sfoderò il suo fascinoso sorriso. “Che ne dici se mi conservo un ballo per te, stasera?”

 

“Il sogno della mia vita che si realizza.” Scherzò Tennessee, e tutti e due scoppiarono a ridere forte.

 

“Una foto ricordo, signori?” chiese il fotografo, avvicinandosi.

 

“Sicuro, come no.” Charlie, ancora ridendo, passò un braccio attorno alle spalle di Tennessee e tutti e due fecero un gran sorriso all’obbiettivo.

 

***************

 

And life is a road and I wanna keep going

Love is a river and I wanna keep flowing

Life is a road, now and forever, wonderful journey

I’ll be there when the world stops turning

I’ll be there when the storm is through

In the end I want to be standing at the beginning with you

                                                                                                  At The Beginning, D.Lewis and R.Marx

 

                                                     *******************************

 

 

Beh, sono stata abbastanza veloce, no? Considerando che qualche volta mi ricordo di avere anche una vita mia… ^^

Ok, spazio per i soliti ringraziamenti: grazie a tutti i fantastici lettori che mi hanno mandato mail in questi giorni, grazie per gli incoraggiamenti e un saluto speciale a ‘Ron’, che recensisce sempre anche ogni capitolo nuovo, e per questo merita un bell’angolo speciale nell’area degli ‘special thanks to’.

 

Prima di avvertirvi che il prossimo capitolo (“Benvenuta serenità”) che verrà sarà l’ultimo di questa storia (sigh!), sorpresa! Credo proprio che in un futuro molto prossimo troverete Being A War Mage II, il seguito… wow! Mi prenderò un po’ di tempo per affinare l’ispirazione e vedere un po’ come mandare avanti le cose…e poi tornerò on-line con uan nuova avventura e nuovi personaggi…o anche vecchi, chi può dirlo ^^

 

Ok, adesso devo proprio andare…ma prima, Sara Lee, la mia beta lettrice in gamba, ha fatto una cosa molto simpatica: se cliccate su questi links qui sotto vi ritroverete a vedere i nostri quattro protagonisti preferiti esattamente come li vedo io ogni volta che ne parlo! Lei ha creato due belle immagini di coppia:

 

 

http://it.groups.yahoo.com/group/il_favoloso_mondo_di_Harry/files/Visi%20noti.../Being%20a%20War%20Mage/Harry%20e%20Ginny.jpg

 

http://it.groups.yahoo.com/group/il_favoloso_mondo_di_Harry/files/Visi%20noti.../Being%20a%20War%20Mage/Ron%20e%20Hermione.jpg

 

Oh, e gli attori sono Ben Affleck (Harry), Claire Danes (Ginny), Paul Walker (Ron) e Natalie Portman (Hermione). Ecco, se mai riuscissi a fare un film di questa storia (cosa totalmente impossibile) questo sarebbe il mio cast ideale! ^^

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Capitolo 10
*** Benvenuta serenità ***


                                                                     BEING A WAR MAGE

 

 

CAPITOLO 10: BENVENUTA SERENITA’

 

 

We were strangers on a crazy adventure

Never dreaming how our dreams would come true

Now here we stand, unafraid of the future

At the beginning with you

                                                                                   At The Beginning, D.Lewis and R.Marx

 

***************

 

 

Hermione e Ron camminavano a passo deciso verso Villa Granger. Si tenevano per mano, e continuavano a procedere in silenzio.

 

“Sei sicura di volerlo fare?” le chiese piano Ron quando raggiunsero il cancello della casa. “Se non te la senti, non sei obbligata.”

 

Lei rimase per un attimo in silenzio, a guardare quella che per anni era stata casa sua. “…no, voglio…voglio rivedere casa mia.” Fin dall’omicidio dei suoi genitori non c’era mai tornata prima. “E poi…” aggiunse, sforzandosi di sorridere. “Voglio uno dei vestiti di mamma per stasera.”

 

Lui annuì. Era lì per farle coraggio, e lo avrebbe fatto fino in fondo. “Ok, allora.”

 

La casa era rimasta sempre chiusa e nessuno ci aveva più messo piede fin dal giorno del terribile attacco; camminando fra le stanze, Hermione si guardava attorno con la mascella serrata e il viso tirato. Dopo qualche istante di esitazione trovò il coraggio di salire al piano di sopra, nella stanza dei genitori, e lì si fermò sulla soglia della porta: ai piedi del letto c’era ancora una grossa macchia scura di sangue, e il parquet era ancora tutto pieno di graffi e segni. Ron guardò per un attimo la sua ragazza e le appoggiò una mano sulla spalla; Hermione tirò un gorsso sospiro ed entrò, sfiorando con la punta delle dita le lenzuola del letto, il comodino e infine la cassettiera, poi la sua attenzione fu catturata dalla cornice d’argento in cui stava la foto dei suoi genitori nel giorno del loro matrimonio: istintivamente sorrise dolcemente e la prese fra le mani, e si ritrovò il viso inumidito dalle lacrime prima ancora di potersene accorgere. Ron, alle sue spalle, le passò le braccia intorno alla vita, stringendola forte a sé, e le stampò un bacio sul collo.

 

“…non ho avuto il tempo di dire a mamma e papà di noi…” sussurrò lei, in una vocina piccola e rotta dalle lacrime.

 

Ron le baciò una guancia. “Diglielo adesso.”

 

Hermione fece un piccolo sorriso triste. “Credi che mi sentiranno?”

 

“Mia madre dice sempre che i nostri cari continuano a guardarci anche dal cielo.”

 

Lei emise un piccolo gemito e si abbandonò contro il suo petto, nascondendo il viso nel suo collo. Lui la strinse di più a sé, cercando di infonderle quanta più forza possibile, poi prese in mano la foto dei genitori e la sollevò un po’, schiarendosi la gola.

 

“Signor Granger, signora Granger, c’è una cosa che devo dirvi, e spero che vi faccia piacere.” Disse, con tono serio e allo stesso tempo confidenziale. Hermione sorrise nel suo collo e glielo baciò. “Sono pazzamente, disperatamente, inequivocabilmente e irrevocabilmente innamorato di vostra figlia.” Continuò con un sorriso. “Vorrei anche dirvi di non preoccuparvi di nulla, perché mi occuperò io di Hermione adesso. E vi prometto che farò il possibile per renderla felice.”

 

Hermione lo guardò nello specchio che avevano di fronte. “Ti ricordi quando l’anno scorso siamo andati alla festa di Josh e tu mi hai riaccompagnato a casa?”

 

Lui annuì. “Erano le tre passate, e tu avevi paura che presentandoti a casa da sola a quell’ora i tuoi ti avrebbero fulminata.”

 

“Mamma mi fece una partaccia perché era tardissimo, e perché le brave ragazze non vanno in giro di notte da sole.” E così dicendo tirò su col naso e si asciugò gli occhi con una mano. “Papà invece non era affatto preoccupato, e sai che cosa disse a mamma?”

 

“Cosa?”

 

“Le disse che non aveva ragione di agitarsi, perché ero con te.”

 

Lui sorrise. “Davvero?”

 

“Papà ti stimava moltissimo. Pensava che tu fossi un tipo in gamba, anche se un po’ troppo impulsivo e incline alla violenza. Ma sapeva che mi avresti sempre protetto nel momento del bisogno.”

 

“Non me l’avevi mai detto.” Le disse piano lui.

 

Lei alzò spallucce. “Chissà se per mamma va tutto bene, però.”

 

“Ehi, come sarebbe?!” chiese con un sorrisetto lui, e riuscì a strapparle un’espressione divertita.

 

“Lei ti trovava un po’ troppo pieno di vita…pensava che fosse più rassicurante la presenza di Harry.”

 

“Solo perché ha l’aria del santo incensurato.” E qui tutti e due ridacchiarono.

 

Hermione si asciugò del tutto gli occhi e rimise a posto la foto. “Dovunque siano, mi auguro che stiano bene.”

 

Ron le sistemò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. “Questo è poco ma sicuro.” Le diede un bacio sulle labbra, poi le fece un occhiolino. “Ehi, siamo qui per un motivo o sbaglio?”

 

Lei sorrise e annuì. “Già.”

 

Lui le fece un gran sorriso e si diresse verso un grande armadio a muro; c’erano molti bellissimi vestiti eleganti, tutti della madre di Hermione. “Bisogna dire che tua madre aveva davvero molto gusto.” Osservò compiaciuto lui.

 

Lei si sedette sul lettone a gambe incrociate. “Si, era un tipo molto femminile, al contrario di me. D’altronde, questa era una delle cose che papà amava di più di lei.”

 

“Baby, portati a casa questi vestiti e ti sposo domani.” Rise lui.

 

Lei scosse la testa, e lo guardò scettica. “Il signor ‘sono-così-affascinante-che-mi-amo-alla-follia’ che si sposa? Nah…”

 

Ron le fece una linguaccia e prese a guardare nell’armadio; il primo vestito che estrasse era color pesca, col mezzo collo e senza maniche, lungo fino ai piedi. “Questo?”

 

Lei scosse la testa. “Mmm…no.”

 

Lui lo rimise a posto e ne prese un altro color grigio perla, corto, a bretelline. “E questo?”

 

Hermione fece una smorfia. “Non è appropriato.”

 

Ron inarcò le sopracciglia. “Però è molto bello.”

 

“Ce ne sono altri, no?”

 

“Voi donne la fate sempre difficile in fatto di vestiti.” Messolo a posto, ne prese un altro beige, a tre quarti, con uno scollo generoso. “Mmh…questo lo indosserai quando andremo a cena fuori io e te soli.”

 

Lei ridacchiò. “E perché?”

 

“Tesoro, questo vestito non lascia molto all’immaginazione. Non vorrei dover rompere il muso a qualche guardone, stasera.”

 

Hermione rise. “Ci saranno donne molto più belle e più eleganti di me, Ron. Donne che passano intere giornate nei saloni di bellezza, per essere perfette. Io sono un maschiaccio al confronto.”

 

“Amore, io sono un maschio. Lo accetti il mio parere, vero? Beh, lascia che ti spieghi una piccola cosa di noi uomini: tanta perfezione stufa, specie se è solo bellezza fisica e niente di più. Il tuo fascino non viene solo da fuori, tu sei bellissima anche dentro, sei completa. Sei una bomba sexy.”

 

Lei si sollevò sulle ginocchia per dargli un bacio sulle labbra. “Grazie.”

 

Lui le fece un occhiolino. “E adesso troviamo qualcosa di scandalosamente sexy per questo splendido maschiaccio.” Detto questo prese un altro vestito dall’armadio, questa volta bianco e lungo fino ai piedi, molto ampio. “Elegante abbastanza?”

 

Lei scosse la testa. “Troppo.”

 

“Ma che significa troppo? E’ bello, distinto, di gran classe, per niente appariscente…”

 

“…e l’ultima volta che l’avevo addosso, Jeff Patrick mi ha chiesto di sposarlo.”

 

Ron lo rimise subito nell’armadio, con un’aria disgustata sul viso. “Ok, ho capito, adesso basta. Decido io.” Risoluto, guardò un attimo fra i vestiti e alla fine fece un gran sorriso e tirò fuori un abito azzurro lungo, che si allacciava dietro al collo e lasciava gran parte della schiena scoperta. “Wow…questo è perfetto!”

 

“…lo sai, mi sa che hai proprio ragione.” Gli rispose lei, alzandosi e prendendo il vestito, provando a vedere se era della lunghezza giusta.

 

“Sarai decisamente uno schianto.” Sorrise lui. “Cavolo, grazie signora Granger, per aver comprato tutta questa bella roba!” esclamò al cielo, e anche Hermione non potè fare a meno di sorridere e dargli un altro bacio.

 

***************

 

“Merda, questo coso mi sta facendo soffocare.” Ron cercò disperatamente di allargarsi il papillon dello smoking davanti allo specchio nel suo armadio.

 

“Pensa che dobbiamo passarci tutta la sera dentro questo affare infernale.” Fece sconsolato Harry, infilandosi la giacca del suo smoking.

 

Il cravattino di Ron si sciolse di nuovo, e il suo riflesso nello specchio prese a ridere follemente, additandolo. “Vuoi farlo tu, se ne sei capace?!” ruggì Ron spazientito, e a Harry scappò da ridere.

 

“Allora, come vanno i preparativi?” la signora Weasley fece capolino dalla porta, vestita e pettinata in modo molto elegante e sobrio, e con un’espressione sorridente e appagata.

 

“Va che questo coso non si annoda, e tra un secondo mi straccio tutto di dosso e vengo nudo!” sbottò il figlio.

 

Molly raggiunse i due ragazzi e prese a sistemare il papillon di Ron. “Tesoro, immagino che sarebbe uno spettacolo imperdibile, ma è meglio rimandare il tuo spogliarello a quando non saranno presenti i colleghi di tuo padre e tuo fratello.”

 

“Forse sarebbe meglio rimandarlo a tempo indeterminato.” Ridacchiò Harry.

 

Ron si finse offeso. “Oh, come sarebbe? Non mi trovi attraente?” sia i ragazzi che mamma Weasley risero di gusto.

 

Molly finì di aggiustare il cravattino al figlio e fece un passo indietro, guardando i due ragazzi con un sorriso tutto miele. “I miei giovanotti sono diventati due uomini bellissimi!” disse commossa. “Siete così cresciuti, bambini miei, sono così fiera di voi!”

 

I due ragazzi le rivolsero un brillante sorriso. “A che punto sono le ragazze?” le chiese Harry.

 

“Oh, stanno finendo di truccarsi.” Rispose lei, tutta trionfante. “Le ho pettinate tutte e due io, sono più belle che mai.”

 

“Bene, ne va della nostra immagine.” Ridacchiò Ron, e lui e Harry uscirono dalla stanza in smoking, e si diressero verso l’ingresso mentre la signora Weasley tornava di sopra.

 

“Che eleganza!” Esclamò allegramente Arthur Weasley, mentre si abbottonava una manica della giacca.

 

“Già, e non vedo l’ora di tornare a casa per levarmi questa roba.” Commentò Harry, allargandosi il nodo del papillon dal collo.

 

Papà Weasley rise. “Non c’è niente da fare, voi due potrete anche essere cresciuti, ma resterete sempre i ragazzini che sono inorriditi al solo pensiero di andare a un ballo vestiti da sera.”

 

“C’è di buono che almeno stavolta sono vestito in modo decente.” Fece Ron.

 

In quel momento scese di nuovo Molly Weasley, e dietro di lei comparvero Hermione e Ginny, che stavano parlando mentre scendevano le scale. Harry e Ron rimasero a bocca spalancata.

 

Ginny aveva un abito rosa pallido a bretelline, corto fino alle ginocchia, molto elegante; per l’occasione si era fatta fare dalla madre i boccoli ai suoi capelli abitudinariamente lisci, ed il trucco era leggero ma perfetto. Hermione aveva il vestito turchese che aveva scelto Ron: lungo, con l’allacciatura dietro al collo e le spalle scoperte; teneva i capelli raccolti in un elegante chignòn, da cui scendevano piccole ciocche di capelli mossi, e anche il suo trucco, per quanto leggero, era decisamente molto gradevole.

 

“Porco cazzo…” mormorò a bassa voce Harry, mentre lui e Ron non riuscivano a staccare lo sguardo dalle due ragazze. Il signor Weasley rise e diede a entrambi una pacca sulle spalle.

 

“Allora? Siamo tutti pronti?” fece squillante Molly.

 

Ginny e Hermione raggiunsero gli altri, e anche loro si soffermarono quando videro Harry e Ron tirati a lucido.

 

“Accidenti!” esclamò sorridente Ginny.

 

Hermione annuì. “Decisamente affascinanti.”

 

“Dovrebbero farli molto più spesso questi balli di società.” Fece Harry, squadrando Ginny dalla testa ai piedi.

 

Ron passò un braccio attorno ai fianchi di Hermione, poi si voltò verso i suoi genitori. “Mamma, Hermione e io possiamo raggiungerti tra…diciamo una mezzoretta?” tutti ridacchiarono.

 

Mamma Weasley mise le mani sui fianchi. “Ronald Weasley!” disse, in tono di rimprovero.

 

Ron scrollò le spalle. “Peccato, io ci ho provato.”

 

Il signor Weasley rise. “Coraggio, andiamo. Non vorrei far tardi.”

 

***************

 

Il salone delle feste era addobbato in modo a dir poco fastoso: c’erano luci soffuse e candele fluttuanti ovunque, i tavoli erano stracolmi di ottimo cibo, e la pista da ballo era occupata dalla folla di eleganti coppie di membri del Ministero, primo fra tutti il Ministro Montgomery, che stava ballando con sua moglie. Al tavolo dove stavano seduti, i signori Weasley si stavano godendo il ricevimento, guardando i figli: Ginny stava ballando con Sirius, Hermione con Natan, Bill con Aki, Fred e George con le loro rispettive compagne, Angelina e Eve, mentre Percy e Penelope parlavano con aria tranquilla accanto al tavolo del buffet.

 

Harry e Ron, tutti e due con un bicchiere di champagne in mano, raggiunsero il tavolo Weasley, sedendosi su due sedie libere.

 

“E voi due cosa fate qui? Dovreste essere a ballare.” Disse sorpresa la signora Weasley.

 

“Le signorine sono impegnate.” Fece con un sorriso Harry, indicando Ginny e Hermione con un cenno della testa.

 

“E una pausa ci vuole.” Annuì Ron, bevendo un goccio dal suo champagne.

 

Anche Charlie e Josh li raggiunsero al tavolo. “Ragazzi, avete visto la moglie di Liam?” mormorò Josh, indicando una donna che stava ballando col loro istruttore di armi babbane. Aveva i capelli lunghi castani, gli occhi azzurri e un corpo mozzafiato, ed era parecchio più giovane di lui, con un corpo decisamente da trentenne.

 

“Porca…” mormorò sottovoce Harry.

 

Ron aveva gli occhi spalancati. “Ma dove l’ha trovata quella?”

 

Il signor Weasley la guardò attentamente. “Effettivamente è proprio una gran bella donna…”

 

La moglie gli diede uno schiaffetto sul braccio. “Arthur!”

 

Charlie rise. “Già, è precisamente quello che pensa tutto il settore maschile presente in sala.”

 

“Quasi quasi…” rise Harry.

 

“Mi sa che è decisamente mio dovere invitare la signora del mio caro istruttore a ballare.” Fece Ron, con un odioso sorrisetto.

 

Josh ridacchiò. “Oh, sono sicuro che Liam lo apprezzerà molto. Solo, posso consigliarti di dormire con un occhio aperto stanotte?” Ron, Harry, Charlie e il signor Weasley risero, mentre la signora Weasley scosse la testa.

 

La musica terminò, e Sirius riaccompagnò Ginny al tavolo. “Grazie per avermi fatto l’onore di ballare con questa bella signorina.” Disse con un sorriso a Harry.

 

Ginny si sedette accanto al suo ragazzo. “Balla molto bene il tuo padrino.” Gli disse.

 

Harry rise. “Bene, va’ avanti e balla con lui anche tutta la serata, per me va bene.”

 

Sirius prese posto accanto ad Arthur Weasley. “Sono un po’ troppo vecchio per queste cose.”

 

Il signor Weasley gli diede una pacca sulle spalle. “Sirius, vecchio mio, se la metti così allora io sono proprio un nonnetto.”

 

Charlie ridacchiò. “Sai, papà, ho idea che sarai presto nonno.” Disse, indicando con la testa Bill e Aki, che ballavano abbracciati.

 

Tutti al tavolo sorrisero, in particolar modo mamma Weasley. Ron posò il suo bicchiere sul tavolo. “Beh, io vado a riprendermi la mia ragazza.” Fece, alzandosi in piedi.

 

“Io amo mio fratello perché non è assolutamente materiale.” Commentò Ginny, sforzandosi di restare seria, ma alla fine rise con gli altri.

 

Ron, ridacchiando, raggiunse Natan e Hermione, e si fece notare immediatamente da entrambi. “Posso?”

 

Natan scoccò un sorriso a Hermione e un occhiolino a Ron. “E’ tutta tua.” Disse, defilandosi.

 

Ron mise le mani sui fianchi di Hermione e lei gli passò le braccia attorno al collo, con un gran sorriso. “Mi stavo proprio chiedendo che fine avessi fatto.”

 

Lui scrollò le spalle. “Mi stavo prendendo una pausa.” Le disse, mentre con la coda dell’occhio notava Ginny e Harry, che avevano appena raggiunto la pista da ballo. “Tu, piuttosto. Poco fa ho visto che ballavi con Montgomery.”

 

Lei annuì. “Sono riuscita a esporgli un’idea che avevo in testa già da un po’.”

 

“E quale?”

 

“Ricostruire Hogwarts.”

 

“Come?”

 

Hermione sorrise brevemente. “Mi è molto caro quel posto. Ho pensato che fosse giusto nei confronti di Silente e di tutti gli altri professori far riaprire la scuola. Finora era pericoloso, ma ora che la guerra è finita, credo che tutti i bambini meritino di ricevere un’educazione scolastica adeguata come l’abbiamo ricevuta noi.”

 

Ron sorrise e scosse la testa. “Tu resti sempre la più intelligente fra tutti noi, Hermione. E che ti ha detto Montgomery?”

 

“Che domani darà ordine ai migliori architetti del paese di iniziare i lavori per la ricostruzione di Hogwarts.” Rispose lei, con un sorriso soddisfatto.

 

“E tu dovresti essere citata fra i fondatori della scuola, se non ci avessi pensato tu non se ne sarebbe curato nessuno.” Fece fiero lui.

 

Lei rise. “Andiamo, io ho solo chiesto di ricostruirla, a fondarla ci hanno già pensato altri maghi ben più potenti di me.”

 

“Già, ma se non altro ti sei meritata una citazione nella nuova versione di Storia di Hogwarts.” Replicò Ron, ridacchiando.

 

Hermione rise, e mentre continuavano a ballare appoggiò la testa sulla sua spalla. “Speriamo solo che riescano a farla esattamente com’era prima. Sai, non vorrei che ne facessero un edificio moderno, Hogwarts rappresenta secoli di storia per noi.”

 

Lui ridacchiò. “Non dirmi che gli hai anche chiesto di assumere gli elfi domestici a pagamento.”

 

“Glielo chiederò quando sarà il momento.”

 

“Lo sapevo.”

 

“Come pensi che faranno coi quadri?”

 

“Probabilmente prenderanno delle copie dal museo.”

 

Hermione riflettè per un attimo. “Secondo te chi sarà il nuovo preside?”

 

Ron scrollò le spalle. “Non ne ho idea. Anni fa avrei scommesso su Remus, ma visto che ora è già impegnato…mi auguro solo che stiano bene attenti a non scegliere Percy, per il bene degli studenti.”

 

Lei rise, mentre la canzone in sottofondo sfumava. “Sarebbe divertente se fosse scelto uno tra Fred e George.”

 

Anche lui rise, e a canzone finita si fermarono. Quasi subito cominciò un altro lento, e Harry si avvicinò con un gran sorriso. “Ehi, è il mio turno adesso.”

 

Ron gli diede una pacca sulle spalle. “Sono lusingato, ma devo declinare l’invito. Va bene lo stesso se ti presto lei?” disse, indicando Hermione.

 

Harry si finse serio. “Ah beh, se non posso ballare con te, questa volta mi adatterò con lei.”

 

Hermione scosse la testa e prese la mano che Harry le porgeva. “Ma guarda cosa mi tocca sentire.” Harry ridacchiò, e messisi in posizione iniziarono a ballare.

 

Ron raggiunse Ginny, che stava per sedersi, e le porse la mano con uno dei suoi brillanti sorrisi. “Mi concede questo ballo, signorina?”

 

Lei rise e mise la mano in quella del fratello. “Con gran piacere, signore.”

 

Tennessee, accanto al tavolo del buffet, mise giù il suo piatto con cura, ma una voce alle sue spalle attirò la sua completa attenzione.

 

“Questa sì che è una sorpresa, non sapevo che avessi delle gambe.”

 

La ragazza si voltò già con un sorrisetto piantato sul viso. Charlie fece un passo avanti verso di lei, con la sua espressione più sicura. “E che gambe.” Continuò, a voce più bassa.

 

“Detto da te, lo prendo come un complimento.” Rispose lei, inarcando un sopracciglio.

 

Charlie la guardò. “Devi stare attenta, vestita così potresti perfino sembrare una donna.”

 

“Io sono una donna.”

 

“Si, ma così finisce che uno se ne accorge.” Ridacchiò lui.

 

Anche lei rise. “Quando capirò cosa sei tu, ricambierò il complimento.”

 

“Pensi che bellissimo, tremendamente attraente e irresistibilmente audace sarebbe sufficiente?”

 

“Grazie, ma non amo le definizioni preconfezionate.” Ribbattè lei, con un’espressione beffarda.

 

Lui annuì. “Forse ballare con me ti aiuterebbe a trovare la descrizione giusta?”

 

Lei fece un sorrisetto. “Si può provare.”

 

Lui le rivolse un sorriso fiero e vispo, e le porse il braccio. “Le faccio volentieri questo onore, madame.”

 

Lei gli prese il braccio e sorrise. “L’onore è tutto suo, messieur.”

 

***************

 

The world is not enough

But it is such a perfect place to start my love

And if you’re strong enough

Together we can take the world apart my love

People like us know how to survive

There’s no point in living

If you can’t feel alive

                                                                                  The world is not enough, Garbage

 

***************

 

Il sole era sorto appena da poco, quando alla Tana si aprì la porta di casa. Faceva fresco, l’aria della mattina era piuttosto pungente. Arthur Weasley uscì nel vialetto d’ingresso, seguito da sua moglie, e diede un’occhiata all’orologio.

 

“Su, ragazzi! Farete tardi!”

 

Qualche minuto dopo Harry, Ginny, Ron e Hermione li raggiunsero: erano vestiti con abiti sportivi babbani, e tenevano sulle spalle uno zaino a testa – Ron e Harry avevano da portare anche due borsoni piuttosto grossi.

 

“Io vorrei proprio sapere come ti è saltato in mente di portare tutta questa roba!” brontolò Harry, uscendo di casa.

 

“E secondo te dovevo indossare sempre gli stessi vestiti per due settimane di seguito?” replicò Ginny.

 

“Non c’era bisogno di portarsi dietro tutto l’armadio!” ribbattè Ron.

 

“Come se dovessi portare le borse a spalla per tutto il tempo!” fece Hermione.

 

Papà Weasley aiutò i due ragazzi a caricare i borsoni e gli zaini nella macchina. “Mi raccomando,” fece Molly, abbracciandoli uno alla volta tutti e quattro. “Andate piano, siate prudenti e cercate di comportarvi da babbani, va bene?”

 

Ginny annuì. “Vi porteremo dei bei regali.”

 

“La vostra serenità è il miglior regalo, pensate a godervi la vacanza.” Disse Arthur, abbracciandoli a sua volta.

 

“Dai, ragazzi, facciamo tardi.” Fece Harry, e tutti e quattro salirono a bordo della macchina, con Ron alla guida.

 

“Au revoir, signori!” li salutò Ron, e quando la macchina partì quattro mani sbucarono dai finestrini per salutare ancora. I signori Weasley continuarono a salutarli finchè l’automobile non si fu alzata in volo, azionando il Turbo Invisibile.

 

Molly tirò un grosso sospiro; per un momento, vedendoli uscire di casa assonnati e battibbeccando, li aveva rivisti esattamente come durante l’estate in cui si erano alzati presto per andare a vedere la coppa del mondo di Quidditch, ancora tredicenni: Ron, uno spilungone con le lentiggini; Harry, pelle e ossa e coi capelli tutti arruffati; Hermione, coi capelli crespi e l’aria saccente; Ginny, con le treccine, timida e ingenua.

 

“E’ bello vedere che sotto sotto sono rimasti i bambini di una volta.” Disse commossa, con un sospiro.

 

“Già.” Annuì con un sorriso suo marito, passandole un braccio attorno alle spalle. “Mi piace sapere che dentro i loro cuori c’è ancora una parte nascosta che non crescerà mai.”

 

***************

 

It’s a beautiful mornin’, I think I’ll go outside a while

And just smile

Just take in some fresh air, boy

Ain’t no sense in stayin’ inside

If the weather’s fine and you got the time

It’s your choice to wake up and plan another brand day

                                                                                              A Beautiful Morning, Rascals

 

***************

 

 

                                                                       ***  THE END ***

 

 

 

 

 

Incredibile, ma vero…è proprio finita! Ok, niente lacrime né commozioni, la bella sorpresa per chi si è appassionato a questa storia la conoscete già: ho deciso che ci sarà un seguito! Yeah! Ho avuto l’ispirazione, e ho già in mente cosa succederà, ma non vi prometto che vedrete on-line il primo capitolo per almeno un mese, se non di più. Innanzitutto devo dedicarmi ad altre cose oltre che al mio hobby preferito, per cui la mia attenzione sarà altrove per un po’, e seconda cosa voglio che il seguito mi piaccia quanto questa storia. E lo volete anche voi, vero? Che sia una cosa fatta per benino e non di fretta e furia, no? In ogni caso…prometto di fare il possibile per darmi una mossa! ^^

 

Ok, essendo l’ultimo capitolo un po’ più breve, mi riservo questo spazio per saluti e ringraziamenti: un bacio a Keijei, giuggy e Ginny (che avevo dimenticato di ringraziare nello scorso capitolo, anche voi siete davvero fedeli lettori ^^) e il solito mega bacio a Sara Lee.

 

Alice, mi hai chiesto se la musica mi ha mai aiutato a scrivere. Oh, praticamente sempre! L’altra storia che ho scritto, ‘Non te ne andare’, è venuta fuori così. Per non parlare di questo capitolo: l’ho scritto in un’ora, ascoltando e riascoltando sempre la stessa canzone: You sang to me, di Marc Anthony (se hai visto ‘Se scappi ti sposo’, è la canzone dei titoli di coda, quando ripresenta tutti gli attori), che è assolutamente bellissima, e se questa mia storia fosse stata un film, l’avrei pretesa come canzone finale! ^^

 

Ok, a questo punto, credo che sia ora di salutare tutti…prometto che ci rivedremo presto, e se vedo che le cose tardano troppo, beh…chi può dirlo, magari un’altra canzone m’ispira per un’altra storia da un solo capitolo. La vita è bella perché è piena di sorprese! ^^ Ciao ciao, un bacione mega a tutti e grazie,

 

Sunny

 

 

 

 

 

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