L'anima intrappolata

di Scath Panther
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caso chiuso, nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Instillare il dubbio ***
Capitolo 3: *** Un pomeriggio a casa di Derek ***
Capitolo 4: *** Chimere? ***
Capitolo 5: *** Case ***
Capitolo 6: *** I tuoi occhi ***
Capitolo 7: *** Dottori e avvocati ***
Capitolo 8: *** Esperta informatica troppo perspicace e avvocati poco brillanti ***
Capitolo 9: *** Ragazzino, mi fai preoccupare! ***
Capitolo 10: *** Aiuto... ***
Capitolo 11: *** Fantasmi e visioni. La realtà fa paura ***
Capitolo 12: *** L'Operazione ***



Capitolo 1
*** Caso chiuso, nuovo inizio ***


Il continuo di My Obsession signore e signori, come sempre la nostra coppia Morgan x Spencer, gli altri componenti della squadra, un'ambientazione realistica e un caso da risolvere, spero sia di vostro gradimento... buona lettura! (ricordo che i personaggi non mi appartengono, sono coperti da copyright, non scrivo a scopo di lucro e non voglio offendere nessuno con il mio racconto!)


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1° capitolo
 
La sua settimana di vacanza sarebbe iniziata a fine mese, o meglio dal giorno dopo il 1 febbraio, mancavano ormai meno di 12 ore, non era così felice di prendersi un periodo di pausa da quando Gideon li aveva “abbandonati”, quella era stata l’unica occasione in cui aveva chiesto alcuni giorni di riposo dal lavoro. Si sentiva stanco e sfinito dalle numerose lesioni interne da far rimarginare, ovviamente erano ferite dell’anima; dopo ciò che era accaduto a Celina era stato esonerato completamente dal lavoro sul campo, poi c'era stato l'incontro con la commissione, quel caso.... tutto troppo compresso in un periodo così breve. Poche ore e avrebbe lasciato tutto alle spalle...
 
La liberazione di Derek era stata complicata, ma alla fine era andato tutto bene, certo la morte per mano sua della S.I era stata una nota negativa, ma il loro collega, amico e confidente Derek Morgan era uscito quasi illeso da quell’incubo.
L’agente era stato dimesso il 15 gennaio dal Medical Center Hospital, nella contea di Jackson TN, a mezz’ora da Celina, il posto migliore a quanto dicevano per poliziotti e forze dell’ordine, contro il parere medico, Hotch però aveva preteso un suo soggiorno in una clinica per la riabilitazione di almeno dieci giorni. Fisicamente non presentava problemi di grave entità, ma il suo equilibrio psichico oscillava, perlopiù la notte, l’assuefazione da sostanze chimiche venne smaltita abbastanza velocemente, gli organi interni erano tornati efficienti, nonostante dovesse seguire una dieta rigida per non affaticare e compromettere le funzioni del pancreas e fegato.
Il dottore, invece, aveva seriamente rischiato la sospensione, ma era riuscito a trascorrere i primi due giorni di degenza accanto all’agente Morgan, dopo di che fu richiamato da Hotch e dalla direttrice della sezione, per i due giorni successivi si presentò davanti alla commissione interna che decise del suo futuro.
Il provvedimento fu annunciato proprio il 15 gennaio, mentre Garcia riportava a Quantico Morgan e lo accompagnava in clinica: Reid venne temporaneamente “declassato”, gli fu ritirata pistola e porto d’armi, gli vennero assegnati incarichi d’ufficio, che nel gergo significava analizzare o verificare casi che un procuratore, in chissà quale parte degli Stati Uniti aveva chiesto di ricontrollare. Al dottore u affidato un caso in Virginia, in modo che non dovesse spostarsi. Dietro la scrivania, impossibilitato a seguire la squadra che caso dopo caso lasciava l’ufficio e poi tornava, esaminò tutti gli incartamenti del caso McFarlan.
 
Il 18 gennaio l’agente Morgan uscì dalla clinica di Quantico, contro il parere medico, con la promessa di rimanere a riposo, fu  così confinato in casa grazie all’aiuto delle sorelle e della madre, rintracciate prontamente da Reid, su invito di Hotch. L’agente di colore fu costretto, senza cerimonie, a rimanere nella sua piccola villetta, perlopiù a letto, unica possibilità di uscire le visite in ospedale di controllo!
Lo stesso giorno, Reid, si presentò nel tribunale di Stafford per fare da testimone a sostegno dell’accusa del procuratore capo Joseph Hughs, amico di vecchia data dell’agente Prentiss.
Il caso, da quanto diceva il procuratore che si era occupato da subito del caso, era semplice, un uomo responsabile di almeno quindici omicidi, solo due corpi erano stati ritrovati interamente, delle altre 13 oggetti personali, indumenti, documenti, e di alcune di queste parti di corpo, da unghie, a capelli, a orecchie e dita. L’uomo era stato arrestato dopo un anno, durante il rapimento dell’ultima vittima era stato visto da un ragazzo, l’identikit era servito a poco però, era invece servito il profilo stilato da Hotch che si era arrivati a restringere il cerchio.
Albert McFarlan abitava in una zona residenziale, medio-borghese, con le classiche famiglie americane di tre/quattro componenti, con mogli casalinghe, e due auto nel vialetto. Dalle testimonianze raccolte uno dei primi punti ipotizzati da Hotch, era stato verificato, il voyeurismo, l’uomo era stato denunciato diverse volte perché sorpreso alle finestre soprattutto nei momenti in cui due persone, di solito un uomo e una donna, avevano un rapporto intimo.
Il secondo elemento verificato era stato trovato nel passato dell’uomo, a tredici anni era stato affidato ad una casa-famiglia, la madre non aveva possibilità di mantenere lui e la sorella maggiore di soli due anni, la ragazza però non era felice di vivere in quel genere di struttura così scappò e portò con se il fratellino, vissero in strada per quasi un anno, una volta arrestata per furto la ragazza racconta: viene alla luce una vita di stenti e dolori, entrambi erano stati violentati, malmenati e derubati più volte.
Il possibile S.I all’epoca non esprimeva quasi alcuna sofferenza evidente, l contrario del classico caso dello psicopatico o di un soggetto anti-sociale, il ragazzo di soli quattordici anni mostrava dispiacere per la sorella, riconoscenza verso i poliziotti che li avevano salvati e rabbia per chi aveva fatto loro del male.
L’agente Hotch, appresi questi elementi, aveva quindi ipotizzato un distacco dalla realtà, probabilmente una doppia o multipla personalità, nata proprio in questo periodo della sua vita e sviluppatasi dopo la morte della ragazzina a soli diciotto anni. Principalmente  il signor McFarlan viene classificato come predatore sessuale, e l’omicidio è solo una conseguenza estrema, non lo scopo.
L’ultimo elemento erano state le circostanze e tempistiche delle scomparse delle donne. L’uomo lavorava come rappresentante porta a porta di varie merci, dall’oggettistica per la casa a bijoux, da prodotti farmaceutici a quelli cosmetici. Conquistava facilmente la fiducia delle donne anche grazie al suo bell’aspetto. Le due vittime ritrovate sulla Courthouse Road, all’altezza di Austin Ridge Drive, vivano a pochi isolati dall’uomo, ma non lo conoscevano, questo stato valutato da Hotch come il classico schema territoriale di un predatore sessuale, non cerca vittime nell’immediate vicinanze della propria abitazione, ma abbastanza vicino per commettere il fatto e tornare al sicuro in poco tempo.
Fatte le comparazioni tra profilo redatto dall’agente Hotch e la reale vita dell’uomo, l’unico particolare discordante, lo stesso a cui si appellava era la difesa, era la reale compromissione mentale dell’uomo. L’uomo aveva confessato al momento dell’arresto, di getto, accettando la sua condizione di non assistito da un legale, e dopo aver firmato tutte le carte che attestavano la sua completa volontà nel parlare davanti alla telecamera, strumento standard per gli interrogatori da almeno vent’anni, dopo la confessione di getto non aveva più parlato con gli inquirenti, ne per discolparsi, ne per dare particolari, in più erano presenti delle informazioni storiche della sua condizione, nella sua famiglia si erano verificati casi di schizofrenia e bipolarismo.
Durante il primo interrogatorio l’imputato raccontò delle donne che aveva assalito, aggredito sessualmente e infine, dopo aver abusato di loro, quando ancora combattevano e cercavano di liberarsi, le uccideva non sopportando che scappassero da lui. Ogni volta nello stesso modo, un sacchetto di plastica in testa, con cui le privava d’aria. Le portava poi fuori casa, le caricava nel furgoncino dove stipava la sua merce e lì le spogliava, toglieva ogni oggetto personale, ad alcune recideva pezzi di pelle, dita, unghia, orecchie, e di una, stando al suo racconto, aveva tolto anche un occhio. Tutti i corpi, sempre secondo l’uomo, erano stati gettati al ciglio della Courthouse Road. Gli agenti avevano cercato di capire come fosse possibile che nessuno degli altri corpi fosse stato trovato, e lui senza scomporsi aveva risposto che non esisteva solo lui e di depravati al mondo ce n’erano molti.
 
Depravati? Ha davvero usato questo termine?
 
Il procuratore annuì continuando a osservare la fiumana di persone che cercava di entrare nell’aula di tribunale.
 
Nel fascicolo che riguarda la sua istruzione è scritto chiaramente che non ha completato il liceo
- Sì, certo. È tutto corretto! –
 
Reid annuì e continuò a sfogliare i propri appunti, aveva trascritto alcuni dei suoi dubbi, prima di entrare in aula voleva che tutto fosse chiaro, in modo da non creare problemi al procuratore.
 
L’agente Hotch, e i suoi investigatori parlando di una personalità predominante che rende succube le altre, o l’altra, avete riscontrato un cambio reale di personalità durante il primo interrogatorio, soprattutto nella gestualità, e l’avete riscontrato negli incontri successivi, nonostante l’uomo non avesse più rivolto la parola a nessuno di voi, se non al proprio avvocato difensore..
Lesse continuando a camminare e schivare per un pelo le persone, concentrato su ciò che stava facendo.
 
- Corretto. Mi dica, non crede ai referti medici? Si parla di un conflitto di personalità, è anche abbastanza ovvio che ci siano due persone che stanno per essere giudicate, quello che ha ucciso le quindici vittime e quello che ha confessato tutto – rispose l’uomo, impettito, con voce seria e dura come se fosse infastidito da quel ragazzino!
Sì, ma noi chi manderemo in galera per sempre?
 
Il procuratore non poté rispondere perché l’avvocato della difesa, insieme a due agenti e all’accusato, passarono davanti a loro entrando nell’aula.
- Andiamo, non si preoccupi. Ah Emily mi ha detto che è la prima volta che testimonia in tribunale, non c’è nulla che possa andare storto, se lo ricordi, ma mi raccomando non aggiunga nulla alle risposte concordate, non dobbiamo dare troppe informazioni, se non siamo costretti! –
 
Sospinto dall’uomo Reid chiuse il proprio blocco per gli appunti e s’incamminò per il corridoio laterale, che da un’entrata secondaria dava diretto accesso alla zona adibita alla difesa e accusa.
In qualità di esperto Reid avrebbe testimoniato per primo quel giorno, come da prassi il giorno prima e quello prima ancora erano state raccolte le dichiarazioni dei testimoni diretti, degli agenti che avevano condotto le indagini e per ultimo l’accusato, che si era avvalso della facoltà di non rispondere, quel giorno toccavano, appunto, agli esperti.
Era la prima volta che indossava un completo, lui era abituato a comprare abiti di seconda mano in negozi specializzati in vintage o ai mercatini, non era mai entrato in un negozio per completi eleganti, il vestito indossato al funerale della moglie di Hotch era appartenuto a suo padre, che in gioventù aveva una corporatura simile alla sua. Naturalmente era stato aiutato, la madre di Morgan si era offerta per seguirlo nel suo “shopping” dell’ultima ora, aveva scelto  lei quel completo, era un “Giorgio Armani” blu scuro, camicia bianca e cravatta nera. Aveva pettinato, lisciato e tirato indietro i capelli. Sicuro, quanto un anatroccolo in uno stagno pieno zeppo di coccodrilli, Reid si mise a sedere dietro il procuratore, accanto ad altri due esperti, uno era un tecnico della scientifica, da quanto aveva capito un dermatologo, doveva illustrare perché i segni sul collo delle due vittime fossero compatibili solo con le due buste, distinte, ritrovate nel camioncino dell’accusato, e soprattutto i lividi, post-mortem, fossero le impronte esatte dell’accusato. Il secondo esperto era un luminare nel campo dei motori, così almeno si autodefiniva, aveva analizzato le impronte lasciate sul suolo accanto alle vittime, i pneumatici erano davvero particolari, in quanto consumati nella parte più interna per quanto riguarda le ruote posteriore e la parte più esterna in quelli anteriore, ciò era dovuto a due elementi, che avrebbe illustrato lui stesso, ma che qualsiasi uomo che sapeva come era costruita un’automobile e sapeva in che modo la gomma si consumasse, avrebbe potuto spiegare. Il problema di quel camioncino era dovuta a uno squilibrio degli assi, sia del semi asse anteriore che del posteriore, con gradi di squilibrio differenti e convergenze opposte.
 
Come terzo “luminario” c’era il dottore Reid, il più giovane in tutta l’aula, i suoi 28 anni sembravano sempre troppo pochi in confronto agli altri esperti, avvocati, giudici, giurati, impiegati del tribunale, giornalisti e dello stesso pubblico. In quel completo firmato poi sembrava ancora più giovane e impacciato. Non aveva ancora spento il telefono e pregava che Hotch lo richiamasse da un momento all’altro, non aveva paura di fare brutta figura, non poteva, lui conosceva perfettamente ciò che stava per dire, le sue 4 lauree e i 3 master erano a serviti a qualcosa. Il problema era ben altro, aveva il terrore di far cadere in errore il procuratore e dare inavvertitamente vantaggio alla difesa. Immerso nelle sue preoccupazioni si lasciò trasportare dal flusso dei ricordi.

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FLASHBACK
 
E così hai voluto fare l’eroe
Non è proprio così… sapevo che sarebbero arrivati i rinforzi, non sono stato così sprovveduto da andare a cuor leggero, e poi sono un’agente, ho anche il porto d’armi e il patentino
D’accordo, d’accordo, accetto la giustificazione della mamma e ti ammetto in aula
 
Dereck, semi-sdraiato nel suo lettino bianco, nella camera singola del Medical Center, osservava Spencer, mani in tasca e sguardo basso passeggiare nervosamente.
 
Non è divertente
Sì, lo è!
Affatto! E se vogliamo parlare di “fare l’eroe” dovresti essere tu il primo a fare un passo avanti, mister vado in ricognizione, mi immedesimo nei serial killer e poi… mi faccio catturare!
 
La nota d’irritazione della voce del ragazzo castano fece sorridere ancora di più l’uomo di colore, non aveva voglia di farlo arrabbiare, ma gli era mancata così tanto la sua voce, che gli avrebbe anche di decantare il Decamerone pur di sentirlo.
 
Ho avuto paura
 
Ammise, infine, abbassando lui stesso lo sguardo. Reid non si era presentato in ospedale prima della mattina del giorno dopo la liberazione di Morgan e la morte della spietata killer, aveva raccolto le proprie cose all’hotel e si era recato quasi subito in centrale per dare la sua versione dei fatti ma poi Hotch lo aveva spedito in ospedale, lui aveva ubbidito, ma non era entrato nella stanza dell’amico per ore. Alle quattro e trenta circa, aveva preso la decisione, era entrato, chiedendo il permesso alla caposala mostrandole il distintivo, e sorridendo con tutta la gentilezza possibile, si era messo a sedere sul letto accanto a quello dell’agente, naturalmente vuoto, come richiesto dalla Strauss. Aveva atteso pazientemente che si svegliasse, ignorando totalmente che Morgan fosse già sveglio da un’ora, aveva dormito così tanto in quei giorni di prigionia che odiava chiudere gli occhi per più di un’ora. E così si erano osservati, senza farsi scoprire, per due ore. Reid cercava di dare un senso a tutto quello che era successo, al proprio comportamento, ai sentimenti, reazioni e soprattutto ai ricordi che avvallavano la sua mente, Morgan legato, Morgan sedato, Morgan sofferente… poi era diventato Derek che cercava di farsi capire, Derek che gli chiedeva scusa prima di urlare contro la donna che lo aveva rapito, e Derek che dice a JJ di chiamarlo e dirgli, testuali parole, Spencer, grazie. In pochissimi giorni, per Reid, il suo collega Derek Morgan, era diventato solo Derek, l’amico e confidente.
 
 
Poco prima dell’alba era stato Morgan a palesare il suo stato di sveglia, Reid aveva sorriso, senza mostrare particolari emozioni, si era alzato e avvicinato al paziente, che aveva sfoderato uno dei suoi tanti sguardi con sorriso seducenti e accattivanti.
Si era chinato e l’aveva abbracciato. Dopo di che si era staccato, senza dire nulla, e si era rimesso a sedere.
 
Sai? Penso che dovresti dire a quel ragazzino del tuo corso che ti fa il filo, di trovarsi qualcun altro da importunare
FINE FLASHBACK

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Reid non aveva afferrato subito il concetto, aveva pensato addirittura che quella fosse una battuta per sdrammatizzare, ma Morgan era stato molto serio nel pronunciare le parole.
Così attento alle proprie memorie aveva perso il filo del tempo, il primo esperto aveva concluso la proprio deposizione e il secondo si apprestava a far giuramento.
 

- Dottor Reid, mi spiace dirglielo, ma dovrò farle una domanda in più –
Certo, non c’è problema, e quale sarebbe?


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Salve gente, sono tornata! Questa storia non è ancora finita ma lo sarà presto lo giuro! Intanto provo a postarla, per condividerla, spero che chi ha già letto la prima e l'abbia trovata un bel progetto fedele al telefilm voglia accostarsi anche a questa, magari la troverà altrettanto piacevole.   
Sicuramente i nostri amati Derek e Spencer saranno protagonisti e l'evoluzione della loro storia sarà ben visibile! Tranquilli non vi lascerò a bocca asciutta!
Allora buon proseguimento!
EDIT:
La storia è conclusa, ci metterò un po' a postare tutti i capitoli, ma ci sto lavorando. Lo slash sarà visibile poco a poco, c'è un nuovo personaggio che potrebbe dare qualche pensiero ai nostri protagonisti... ma chissà, non vi anticipo nulla! Ho apportato diverse correzioni, soprattutto all'inizio della storia (il giorno dell'inizio della vacanza) è importante perchè rifacendo i calcoli non ci stavo con il 31 gennaio. Alla prossima! Se volete recensire sappiate che io accetto le critiche! (e i complimenti ^_-)

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Capitolo 2
*** Instillare il dubbio ***


Instillare il dubbio

2° capitolo

 

- Signor Procuratore Capo, lei sa che questo è un processo penale, l’uomo accusato, il signor McFarlan è accusato di gravissimi crimini, rischia l’ergastolo a vita, non che, se fosse accertato che una delle vittime è effettivamente una cittadina del Texas, dovrebbe tener conto della pena di morte –

- Signor Giudice Rockhar, so perfettamente di che cosa tratta questo processo. Sono sicuro che il dottor Reid ora prenderà un bel respiro e elencherà le sue qualifiche, non si preoccupi quindi, agire secondo le regole – rispose l’avvocato con un cipiglio deciso nascondendo perfettamente l’ansia per dover aspettare le parole del “ragazzino”.

 

Reid aveva prestato giuramento, prima con la mano sbagliata, poi aveva urtato, inavvertitamente la bibbia facendola quasi cadere, e infine borbottando qualcosa sui libri troppo pesanti, che colpa del microfono puntato a pochi centimetri dalla sua bocca era risuonato in tutta l’aula. Quando finalmente aveva iniziato a sentirsi più calmo e il procuratore gli aveva posto le prima domande, era andato di nuovo nel panico, gli era stato chiesto di dire ad alta voce Nome e Cognome, professione, attuale impiego e mansioni e infine specializzazione.

Sul nome e cognome non aveva corso alcun pericolo, ma nello spiegare professione, impiego e mansioni era entrato in uno dei suoi soliti monologhi interiori dove spiegava dalle origini cosa faceva e perché, era dovuto intervenire il giudice, che non riusciva a capire se il procuratore fosse impazzito o semplicemente ritenesse la presenza di un “vero” esperto superflua.

 

- Giudice, giurati, dottor Reid, può per favore, riassumendo, dirci qual è la sua specializzazione? –

Ehm… certo, in qualità di criminologo, o profiler, della squadra analisi comportamentali dei crimini violenti, posso affermare di essere un espero nel campo della psichiatria forense.

- Obbiezione giudice, l’esperto non ha detto di possedere una laurea in psichiatria forense – fece ovviamente obbiezione l’avvocato della difesa, disposto ad appellarsi a qualsiasi cavillo per trovare una via di scampo.

Signore lei ha studiato per diventare avvocato di serial killer di donne indifese o nel corso della sua carriera ha appreso la tecnica di caso in caso?

 

Il procuratore impallidì alzando subito la mano rivolgendosi al giudice, come a voler fare obbiezione, ma ripensandoci, visto che l’avrebbe fatta contro di se, chiuse gli occhi e si rivolse al giudice.

- Giudice ci scusi, vorrei che l’esperto riformulasse la frase, d’accordo avvocato Ysmen? –

L’avvocato della difesa annuì e Reid, senza guardare nessuno, se non il procuratore, riformulò la frase.

Dati i miei studi interinali, e i miei due master in psicologia e psichiatria criminale, non che membro da sette anni di una delle squadre del BAU posso affermare di avere abbastanza conoscenze ed esperienze per ritenermi esperto.

L’intera aula si ammutolì, chi incredulo, che divertito, e chi impressionato.
Il procuratore non attese altro, aveva la piena attenzione e Reid finalmente era lucido e professionale.

- Dottor Reid lei ha analizzato il caso, giusto, conosce ogni particolare? – il dottore annuì e così si procedette con le domande classiche. Ha riscontrato anomalie nelle analisi fin ora effettuate? Comparando il profilo stilato dal suo collega con le vicende reali dell’indiziato può affermare che i due combaciano al 90%?  Ritiene l’ipotesi della multipla personalità plausibile? Pensa che l’imputato possa fingere un comportamento strano per fingersi malato? Ha avuto modo di parlare personalmente con l’accusato? Lo ha potuto osservare in diverse occasioni? Concluse le domande classiche, iniziarono quelle che i due avevano studiato con più attenzione.

- Dottor Reid lei ritiene che il comportamento del signor McFarlan sia compatibile con quello di un predatore sessuale? –

- Obbiezione signor Giudice, il concetto di comportamento è troppo ampio e facilmente fraintendibile – era scattato, persino in piedi dall’enfasi, il difensore.

Il procuratore sorrise e annuì, aveva sperato in quell’obbiezione.

- Ha ragione.  Signor Giudice, mi correggo. Dottor Reid è in grado di affermare che stando a testimonianze a denunce l’uomo è stato sorpreso a spiare coppie in momenti intimi, a seguire donne sole di bell’aspetto e in un’occasione dopo aver portato in auto una prostituta raccolta per strada, l’avrebbe aggredita e malmenata, questo genere di soggetto è classificabile come predatore sessuale? –

Chiese con una voce impostata, impersonale, meccanica per dare enfasi, naturale, al significato stesso delle parole. Non serviva l’emozione per testimoniare quale orrore significavano quelle parole.

 
Il dottore annuì prendendo un respiro, si insegnava in tutte le accademie di polizia, non solo quelle di Quantico, quali erano i primi comportamenti di un possibile stalker, il passo successivo era l’aggressione e in alcuni casi la morte delle vittime.

Questo è uno schema classico, ciò che precedere il passo successivo, ovvero un’aggressione con l’intento di provocare dolore e persino la morte. Da atteggiamento passivo aggressivo, è passato a un atteggiamento aggressivo, probabilmente però provocato, l’ultimo è stato quello di… cercare una vittima ideale e proiettando le proprie fantasie su di essa… cioè si consuma la violenza, in questo caso, sfociando alla fine nell’omicidio vero e proprio

- D’accordo dottor Reid, un’ultima domanda. Se la multi personalità è da ritenersi una malattia vera e propria è giusto processare quest’uomo per un reato che non ha commesso per sua volontà? –

Un ospedale psichiatrico curerebbe, o per lo meno manterrebbe lo stato di salute mentale dell’uomo sotto controllo e non sarebbe un pericolo per il prossimo e per se stesso. È ovvio pensare che trattandosi di multi - personalità chi ci troviamo di fronte potrebbe essere una persona completamente innocente dato che è un’altra delle personalità che comandando in quel momento ha ucciso, ma ricordiamoci che non è un involucro l’uomo. La mente fa parte del corpo, non solo l’uomo può controllare in gran parte la mente, con l’aiuto di farmaci e una terapia adeguate le personalità potrebbero entrare in contatto. Quando e se succederà e la personalità colpevole di questi delitti sarà completamente cancellata allora, solo allora il signor McFarlan potrà essere rilasciato, in alternativa, anche se si sottoponesse a delle cure temporanee la personalità “omicida” tornerebbe.

Il giudice annuì, come anche gran parte dei giurati, l’avvocato della difesa invece scosse il capo battendo le dita sulla propria postazione, non sapeva da dove iniziare a smontare quel commento così acuto!

- Bene giudice io avrei concluso, se l’avvocato… oh un attimo. Dottor Reid, non le ho chiesto una cosa importante prima. Lei ha detto di non conoscere l’uomo accusato, giusto? E lo ha visto solo una volta dietro un vetro? Si ricorda di che colore aveva gli occhi? – Reid spalancò gli occhi incredulo, questa era la domanda che teneva nascosta? Il colore degli occhi? Scherzava?

Reid ripescò dalla memore il giovedì prima, quando da una delle sale per l’osservazione degli interrogatori aveva guardato il comportamento dell’uomo.

 Verdi, quasi castani

 Rispose senza indugio il dottore della squadra di profiler.

 - Avvocato, può dirci di che colore sono gli occhi del suo assistito? – chiese il procuratore all'avvocato della difesa

- Come? Ehm? Quasi azzurri, grigi direi – il giudice, come i giurati, e lo stesso avvocato della difesa, non avendo compreso continuarono ad osservare il dottore. 

Oh, sì. Dalle analisi risulta che l’uomo abbia una capacità, rara, ma già studiata anni addietro, di modificare il colore delle proprie iridi. Non solo in una certa quantità, e qualità, può modificare la propria voce, questo però…

 - Dottore Reid grazie –

 

- Procuratore Hugs, prima che l’avvocato della difesa proceda, vorrei che si avvicinasse, dottor Reid rimanga, voglio che chiarate un punto – procuratore e avvocato della difesa si avvicinarono al giudice e Reid rimase fermo aspettando le parole del giudice.

- Avvocati, dottore, cosa diavolo voleva dire quella scena di prima? – parlò con  voce alterata  il giudice.

Giudice nessuna scenetta, tutto quello che ho detto è vero!

- Questo lo so, volevo sapere perché? Cosa state cercando di far passare? – chiese sostenuto dall’avvocato della difesa, che non aveva capito assolutamente nulla.

- Nulla di che, solo che la personalità dominante è quella che ha ucciso le donne, ha usato le sue doti naturali per fingere e continuare a prenderci in giro. La mente di quell’uomo ha un unico fine, uccidere. E il resto delle personalità sono nulla, in confronto a quella che le comanda! Dunque non c’è nessun motivo per dubitare della colpevolezza dell’uomo – il giudice, imparziale, rimase immobile a pensare. Reid annuiva e l’avvocato della difesa si trovò a boccheggiare.

 

- Ma… ma questo è scorretto! – riuscì a dire indignato l'avvocato della difesa.

- Affatto, prego, potete andare. Avvocato proceda. Ponga le domande che deve al dottore –

Reid, che aveva assistito alla breve arringa del procuratore si sentiva deciso e sicuro, nulla lo avrebbe fatto vacillare.

- Il mio collega parlava di irregolarità genetiche e simili. Lei crede che questo c’entri anche con la situazione mentale del mio assistito? Per farla breve: le crede che sia pazzo? – l’uomo si era lentamente avvicinato fino ad essere di fronte al banco dei testimoni, per guardarlo dritto in faccia

Beh io… no, io credo sia abbastanza sano, cioè sa riconoscere ciò che è giusto da quello che è sbagliato, la sua mente entra in shock in alcuni momenti e

Non riuscendo a capire che cosa volesse dimostrare, Reid si trovò di nuovo in difficoltà e ricominciò a straparlare.

 
- Non serve che aggiunga, ora le vorrei chiedere, dato che lei ha sottolineato questo aspetto del suo essere esperto, lei ha mai avuto a che fare con casi di serial killer psicopatici o schizofrenici? –

Sì, certo, almeno venti

- Di questi quanti hanno confessato? – la domanda tenne con il fiato sospeso tutti i presenti, compreso il procuratore.

Ne…nessuno di questi

 

Non avrebbe voluto rispondere, ma era costretto, e doveva dire la verità, cercò di guardare il procuratore per cercare un dialogo con gli occhi, ma l’avvocato della difesa non si muoveva di un millimetro davanti al suo viso.

- Mi dica, anche se fosse accertata la multipla personalità, è possibile che una delle personalità, che fin ora è stato detto non comunicante con le altre, abbia confessato qualcosa, di cui non avrebbe dovuto sapere assolutamente nulla? –

Io, non lo so… può succedere che le personalità collimino in alcuni momenti e…

- Ha riscontrato mai questa possibilità? E mi dica… è possibile invece che la personalità dominante abbia confessato peccando di superbia? – il dottore dovette scuotere il capo, stava accadendo quello di cui aveva paura, la verità, i suoi studi e la sua esperienza stavano aiutando un criminale a difendersi.

In questo genere di casi, può avvenire che il colpevole si lodi, raccontando di ciò che ha fatto, vantandosene, ma non confessando come ha fatto… il signor McFarlan

- Ho concluso – finalmente l’avvocato si mise a sedere, e il dottore poté osservare il volto, ora funereo, del procuratore.

- Bene, se nessun’altro deve porre ulteriori domande, opterei per una pausa di mezz’ora e la ripresa per l’una del dibattimento – le due parti annuirono e il giudice batté il martello.

Reid quasi si mise a correre, doveva uscire di lì, respirare, e migrare all’estero.

 

- Hai fatto solamente il tuo lavoro, sapevamo che era complicato, ma hai fatto ciò che dovevi –
Grazie, ma mi sento in colpa, un anno di indagini per… questo

L’uomo accompagnò, sempre attraverso una delle porte laterali, lontano dai giornalisti verso gli ascensori che lo avrebbero portato al piano inferiore.

- Non abbiamo perso granché, lui ha istillato il dubbio, noi chiariremo tutto e quel verme finirà in prigione 

 

- Avanti si muova McFarlan! – una delle guardie urlò contro il prigioniero che insisteva per voltarsi e guardare il dottore.

Sarà, però… ho avuto anch’io un attimo di esitazione, quando ha parlato degli occhi, vede

  

- LA PREGO! Io non c’entro! Non sono stato io! La prego! – l’uomo, che non parlava in pubblico da più di tre mesi, aveva urlato facendo risuonare la sua voce sulle pareti di marmo del corridoio.

- LA PREGO – Reid si voltò per capire con chi stesse parlando e intercettò il suo sguardo, stava guardando lui. Voleva il suo aiuto.

 

Ha di nuovo gli occhi marroni

- Si sarà stancato di quelli grigi –


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Il secondo capitolo è finito, spero sia piaciuto, che tutto fosse chiaro e comprensibile, che Reid non fosse troppo forzato, tengo molto alla verosomiglianza dei personaggi!
Se vi va commentate questi primi due capitoli! A presto

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Capitolo 3
*** Un pomeriggio a casa di Derek ***


3° capitolo


Garcia… Sì, grazie. No, non mi serve nulla. Sì, ho indossato un completo. No, non ho l’intimo abbinato! Penelope!
Ecco bene, ora ascolta. Voglio che fai una piccola ricerca per me. Niente di complicato, è una cosa personale però. Ho bisogno che cerchi casi di dna-multiplo in una stessa persona.

 Sì, te lo ripeto: dna-multiplo. Hai presente quando si fa un trapianto di un organo? Per giorni nel corpo del ricevente ci sono due dna, però una volta smaltito tutto il sangue “vecchio” il nuovo ne prende il posto, solo quando poi verrà fatta la sua autopsia e analizzato si riscontrerà di nuovo la presenza del secondo dna. Ecco io cerco casi che non prevedano trapianti.
Non so, cerca tra i gemelli monozigoti, gemelli eterozigoti, gemelli siamesi e se trovi qualcosa riguardo i cosiddetti gemelli evanescenti, in più fai una ricerca nei luoghi con forte concentrazione di agenti mutageni. Bene, grazie, sì sto tornando in ufficio. Mangio qualcosa e poi… cosa? Perché? D’accordo vado subito!  

Odiava guidare, era una delle poche attività fisiche che aveva detestato da subito, evitava in tutti modi di farlo, ma quel giorno era stato costretto.  Garcia gli aveva appena comunicato che Morgan aveva bisogno di qualcosa, non aveva specificato cosa, e non aveva accennato al perché non ci fossero le due sorelle e la madre lì con lui.
Aveva deciso quindi di cambiare strada, si sarebbe diretto prima a casa di Morgan e poi sarebbe tornato in ufficio, rinunciando così alla pausa pranzo. Fermata l'auto, e fatta un'inversione spericolata, con tremenda ansia addosso, cercò di non farsi prendere dal panico!

 
Ehm, grazie. Non dovevi disturbarti

Suonato il campanello era stato Morgan ad accoglierlo alla porta, cosa strana dato che gli era stato imposto il soggiorno obbligato a letto.

Ho spedito le mie tre splendide donne a fare spesa, sono solo sette ore che sono a casa e già vorrei scappare!

L’uomo offrì al proprio ospite da bere, e Reid, a cuor leggero accettò una birra, dal sapore fruttato, giusto per sciogliere la tensione, non era esattamente in servizio, Hotch gli aveva dato il resto della giornata libera, ma doveva analizzare ancora tante prove e referti.

Com’è andata?

Non voglio essere scortese, ma perché mi hai fatto chiamare? Credevo che ci fossero le tue “donne” proprio per le urgenze

Scusa, non ho pensato che saresti potuto essere impegnato

Non ho niente da fare, ma… allora, dimmi

Reid aveva glissato completamente sulla domanda dell’altro puntando dritto sul motivo perché era lì. Guardando l’altro dritto negli occhi. Morgan dopo un secondo di confusione si era deciso a reagire. Dopo quei due giorni in cui erano stati praticamente notte e giorno a contatto, qualcosa nel loro rapporto si era incrinato, o meglio era divenuto così strano da essere un elemento di disturbo, e l’uomo di colore lo mostrava senza volerlo in ogni minima azione.

Voglio un parere, anzi mi serve una persona obbiettiva, con le due doti deduttive!

L’espressione seria e composta sul volto del collega lo convinsero a restare, eppure vestito con la maglietta bianca, appena troppo larga, smagliata dal tempo e dai tanti lavaggi, e il pantalone della tuta grigio antracite, più che un agente sembrava un semplice uomo che si gode una giornata di riposo.

Ho venduto questa villetta e l’appartamento in centro, quello dove abbiamo parlato… l’ultima volta prima di partire per il caso… Terry

Non mi è sembrato molto delicato da parte dei Media chiamare il caso in questo modo! comunque ho capito… continua

Bene, voglio comprare un attico questa volta, voglio restaurarlo completamente. Mi chiedevo, se saresti venuto con me…

Reid inclinò il capo come sempre quando non capiva qualcosa e cercava disperatamente di capire perché non riusciva a capire.

Mi hai fatto venire, qui, per questo? Beh si. Certo ma…

Il dottore bevve l’ultimo sorso della sua birra mentre Morgan, appoggiato al piano della cucina lo guardava con aria preoccupata, e il più giovane aveva seriamente difficoltà a dire qualcosa, non riusciva a pensare e i pensieri che spuntavano nella sua testa erano più simili a voli di fantasia adolescenziali che pensieri logici di un agente come lui!

Dammene un’altra 

Chiese, senza chiedere, usando un tono più da ordine, distogliendo così i pensieri dell’uomo davanti a lui. Con gesti lenti, quasi infiniti, Morgan porse la seconda bottiglie, mentre Reid giocherellava con quella vuota.

Mi servirebbe qualcuno che mi aiutasse con i cartoni e… progettasse il trasloco, e magari la nuova casa

Trovava la situazione davvero irreale, Derek Morgan, maestro delle restaurazioni, dal gusto impeccabile, che non aveva bisogno di consiglio alcuno, vaneggiava su progettare il trasloco e la nuova casa… con lui?!

Morgan, Derek, vuoi che chieda a JJ o a Garcia di venire e

Maledizione, devo proprio spiegarti tutto? Provo così, ragazzino, Spencer, potresti passare qualche giorno qui?

Stava per ingoiare una lungo sorso di birra e invece si ritrovò a tossire e respirare il liquido ambrato, il tutto sotto lo sguardo di nuovo serio e composto dell’agente di colore.

Oh, ehm, si cioè. Non ci sono problemi, ma non credevo fosse un problema, la tua famiglia

Vorrei solo che passassi di qui la sera e la mattina, quando puoi ovvio, io…

Vedere Derek cercare le parole giuste, per lui, fu una specie di commedia alla francese, quelle così sconclusionate che non si riesca a capire mai qual è il momento giusto per ridere.

Oh, d’accordo, ragazzino vai a lavorare, avrai sicuramente qualche nuova statistica da imparare a memoria, o qualche ragazzino da lasciare a bocca aperta

L’uomo si voltò e uscì dalla cucina scomparendo nel salone, sembrava decisamente irritato, ma Reid non sapeva bene per cosa, così parlò come sempre, come aveva sempre fatto con lui, perché alla fine di tutto si conoscevano da troppo perché un singolo attimo di confusione fra loro potesse guastare quel rapporto così unico da non poter essere definito.

Io… ora vado, ma stasera ti porto uno dei miei dolci preferiti. Passo alle nove, mi raccomando non venire ad aprirmi o farò la spia a Hotch, devi rimanere a letto, ricordi? Fai il bravo ammalato, sai che il 70% degli agenti che hanno subito uno shock non riprendere facilmente il proprio equilibrio, insomma… potresti ritrovarti a chiamare dolcezza Prentiss e chiamare capo Garcia, e dare della dark a JJ. Capisci? Devi guarire

Aveva scoperto da poco la sua vena comica, ogni tanto si spingeva un po’ oltre per provare quanto facesse ridere e quanto invece lasciasse perplesso chi ascoltava. Morgan stava ridacchiando, nel suo solito modo, dunque era stato bravo.

Vai, è meglio… piccolo ragazzino spocchioso… e onnisciente!

Reid non aspettò il padrone di casa per uscire, conosceva la strada e non voleva che Morgan si stancasse più del dovuto, non che il suo corpo avesse dei problemi, quelli non ne aveva mai avuti, era così allenato che non aveva mai pensato, neanche per un momento, che quelle schifose sostanza avrebbero danneggiato gravemente alcuna parte del suo corpo.

"Perché penso al corpo di Derek? Ehm… Morgan?"


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FLASHBACK

Non c’è nulla in televisione!

Quel documentario sui pinguini era interessante!

Tzè! Non mi aspettavo nulla di diverso da te 

Seduti, spalla a spalla, sul letto del paziente, Reid e Morgan osservano le immagini colorate scorrere nel piccolo televisore, il dottore si rimpinzava di noccioline ricoperte di glassa croccante, l’agente speciale invece sgranocchiava una salutare, e insapore, carota.

Mia madre mi rimetterà in forma, sai? Ah come cucina gli sformati!

Il mese scorso mi ha dato una ricetta, volevo preparare qualcosa di speciale per mia madre. Gli ho fatto un pacchetto con una crostata e del succo di mirtillo, naturalmente su suggerimento di tua madre

Morgan si voltò guardando in obliquo il ragazzo più giovane

E da quando senti mia madre?

Uhm… più o meno da quando siamo stati a Chicago per… ehm l’indagine che ti riguardava

Derek, incredulo, sbarrò gli occhi.

Ho sentito tua sorella, la più piccola, due giorni prima di partire per questo caso. Mi aveva anche detto che aveva una brutta sensazione

Mia, sorella? Scusa… ma perché?

Uhm, non so. Tua madre il giorno dopo che eravamo tornati da quell’indagine mi chiamò per dirmi che voleva che io ti osservassi, per farla stare più tranquilla insomma, sai mi ha detto che io era il più nominato fra i tuoi collegi, ancora di più di Garcia, aveva sempre un aneddoto su di me, così lei ha pensato che fossimo amici, ho sbagliato a… darle corda?

Chiese improvvisamente preoccupato, aveva nascosto al suo… ora poteva dirlo, migliore amico, di parlare spesso e volentieri con la sua famiglia, per quasi sei anni, ma lo aveva fatto per non dargli fastidio.

Non pensare che io ti stessi spiando o chissà che

Mi tenevi d’occhio. Uhm… tipico di mia madre, comunque è tutto ok. Io le ho sempre parlato molto della squadre e molto anche di te. Non ha pensato male, giusto? Noi siamo amici

L’agente tornò a voltarsi rimettendo finalmente sul documentario che parlava dei pinguini imperatore. Reid rimase ad osservarlo per alcuni secondi, ripensando a quelle parole, noi siamo amici, gli era sembrata una frase così falsa e ipocrita, eppure si sentiva felice di stargli accanto, ma allora perché non sentiva di essergli amico?

FINE FLASHBACK

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Reid rientrò in auto diretto finalmente alla base dell’FBI, aveva programmato un duro allenamento il giorno dopo, avrebbe seguito un corso di auto difesa, due ore di nuoto, un’ora di palestra facendo pesi, pausa pranzo, corsa campestre, insieme al secondo gruppo scelto di reclute, e poi piccola pausa doccia. Avrebbe proseguito con un sano allenamento del cervello, aveva in programma almeno trecento rebus, e qualche centinaio di cruciverba da risolvere, aveva bisogno di masticare parole in quei giorni, di concentrarsi sul suo cervello, e di non pensare al cuore e alle strane emozioni che lo scombussolavano da un po’.
Avrebbe ripreso ad analizzare il caso solo la sera, dato che avrebbe dovuto presiedere all’udienza due giorni dopo, aveva il tempo per dedicarsi alle sue attività preferite, compresa quella di passare del tempo con Morgan.


Continua...

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Ed eccoci al terzo capitolo, ci state capendo qualcosa? I flashback vi destabilizzano? Spero che in ogni caso vi stiate appassionando. 
Come sempre se avete domande, vi va di commentare o anche darmi il vostro parere, magari consigli... beh io sono qui!

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Capitolo 4
*** Chimere? ***


4° capitlo l'anima intrappolata
Buon giorno, salve, buona sera, ehy là... eccomi qui. E' passato un anno, o poco meno. Sono capitate un sacco di cose, mi sembra decisamente il caso di ricominciare a postare, almeno qualche capitlo visto che la storia non l'ho ancora finita di scrivere, ma mi è tornata l'ispirazione. In parallelo da un po' sto costruendo un mega racconto con protagonisti i Linkin Park,, giuro che troverò il coraggio di postarlo
Per quanto riguarda questa storia Reid e Morgan mi sono mancati quindi cercherò di dedicar loro tutta l'attenzione che si meritano!
Con tutta la calma del mondo ripenderò la prima storia per metter mano agli errori  e le imprecisioni. Buona lettura, ci si vede a fine capitolo!

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4° capitolo

 

22 gennaio, l’udienza fissata per le 15.45 prevedeva il dibattito delle due parti in causa sull’interpretazione di alcune prove. Nello specifico per la perizia sulla doppia o multipla personalità, erano stati nominati due esperti da parte della difesa. Quel giorno messe a confronto le deduzione dei due, con quelle di Rei, si sarebbe arrivati ad una conclusione, chiara e netta o almeno così speravano tutti.
Folle o meno che fosse quell’uomo andava fermato, per la difesa andava curato e mandato in un centro perchè seguisse un programma fino a che non fosse in grado di reinserirsi nella comunità, per l’accusa sarebbe dovuto marcire in prigione. Entrambe concordavano sul fatto che lasciato in libertà avrebbe costituito un grave problema.

Il dottore aveva trascorso gli ultimi giorni fra allenamenti ed esercizi fisici, un corpo allenato ed efficiente reagisce meglio agli eventi, e poi contare le flessioni e i sollevamenti impediva, anche se per poco, alla propria mente di analizzare i giorni trascorsi con Morgan in ospedale e ciò che ne era scaturito.
Si trovava ora davanti al tribunale, indossava un gilet doppio petto, monocromatico sulla schiena color antracite a grandi quadri sul davanti, sotto indossava una camicia color panna, pantaloni scuri stirati con la piega e dei classici mocassini. Dato che non doveva testimoniare, ma solo presenziare si era permesso un look più rilassato, aggiungendo una giacca di tweed per non sembrare troppo un ragazzino, di fatti ora ricordava vagamente uno dei suoi professori di college, un bizzarro quarantenne con i primi capelli grigi che spuntavano sulle tempie e un sorriso affascinante, peccato avesse almeno 10 anni in meno dell'immagine che richiamava.

Hotch era partito insieme a Prentiss per una consulenza “urgente” all’ambasciata russa di Washington, non avrebbero impiegato più di una giornata quindi la squadra, senza il capo, era temporaneamente in vacanza. Rossi aveva fissato un incontro in una libreria per parlare con dei giovani scrittori di come sviluppare un giallo realistico, ma non di cattivo gusto; JJ ne aveva approfittato ed era rimasta a casa per stare con il figlio e il marito; Garcia invece aveva collaborato con un paio delle squadre che seguivano un caso in Alabama, un caso semplice, dato che il sospettato era stato già arrestato, c’era da rintracciare tutti gli elementi della sua vita passata. Per due giorni non sarebbe dovuto tornare in ufficio, meglio così, non doveva affrontare gli sguardi indagatori delle tre donne, quello curioso di Rossi, e quello da… segugio di Hotch.

Il procuratore arrivò con in coda da una decina di giornalisti, cameraman e tecnici del suono al seguito, volevano tutti una sua dichiarazione, un commento, un’esclusiva. L'indagine stava iniziando ad interessare l’America e ciò era una vera scocciatura, se fosse passato per povero malato di mente i giurati avrebbro potuto finer per intenerirsi, se fosse passato per “bestia feroce” il verdetto sarebbe divenuto più aspro di quanto dovesse essere in realtà.
Reid salutò con movimenti della mano l’uomo che gli fece strada indicando due file di poliziotti fra cui passare, l'uomo più grandi di diversi anni liberatosi dei giornalisti, finalmente poté parlare liberamente.

- Reid, so che non dovrei, ma io devo chiedertelo, quante probabilità ci sono che quest’uomo stia fingendo per poter essere chiuso in un manicomio e poi uscire fra una decina anni con la condizionale dopo anni di cura? –

Il 48% degli accusati di pluriomicidio che rischiano l’ergastolo o la pena di morte intraprendono la strada dell’infermità mentale per salvarsi, il 90% di questi ottiene l’infermità, questo solo negli ultimi dieci anni, prima la percentuale si fermava al 10%. È logico pensare che 10 anni in un ospedale siano meglio di un’intera vita in carcere, però in questo caso, non posso dirle molto, ci sono degli elementi che ci sfuggono.

- Come scusa? –

So che non dovrei sollevare alcun dubbio, però sono abituato ad analizzare ogni aspetto e nel profilo stilato da Hotch, e da me comparato con i fatti realmente scoperti ci sono due grosse incongruenze.

Il procuratore invitò il dottore ad entrare e raggiungere, velocemente, una delle sale riunioni attualmente vuote.

 
- Continui –

L’attività celebrare registrata dagli ultimi esami da nuovi elementi, come anche comportamenti che non avevo mai visto, ieri ho studiato uno degli interrogatori e nel pronunciare i nomi delle uniche due vittime ritrovate, le strade in cui vivano e descrivendo gli ambienti dei loro appartamenti c’è stato un innesco. Il signor McFarlan non solo ha strinto i pugni e chiuso gli occhi, ma anche aperto la bocca, come se volesse parlare. Quando invece fu nominato il suo di nome avvenne una vera metamorfosi, la postura e la posizione degli arti si modificò, le braccia lasciate cadere ai lati, sono state appoggiate sul tavolo e tenute ben rigide, le gambe chiuse con i talloni a contatto, e il volto completamente inespressivo.

Il procuratore guardò l’orario sul proprio telefonino e tornò a guardare il dottore.

 - Non la seguo, parliamo sempre di multi personalità, no? Che problema c’è allora? –

Nessuno, se non fosse che ho voluto guardare tutte le riprese fatte al signor McFarlan da un anno a questa parte e ho trovato troppe incongruenze. Le due più evidenti sono la mancanza di prove sul luogo del delitto, che dovrebbe essere la casa delle vittime, non è stato trovato nulla, soprattutto in quelle delle vittime mai trovate, non è un maniaco dell’ordine e della polizia, avrebbe dovuto lasciare un minimo indizio e l’altro elemento sta nel modo in cui lo avete catturato. Mi spiace contraddire il suo impianto accusatorio, ma quest’uomo si è fatto catturare.

- Dunque? –

Sono sì due le personalità, ma una vuole fermare l’altra e sbattendolo in carcere non potrà avvenire, una delle due ucciderà l’altra

- E con ciò, salveremo tantissime brave ragazze da quel pazzo –


Reid non rispose, lui era lì per dire la sua seconda la propria esperienza, non voleva mentire e allo stesso tempo non poteva sostenere a pieno le accuse del procuratore.
 

D’accordo, ha ragione. Visto che non avrà più bisogno di me prima di una settimana, dopo oggi rimarrò a sua disposizione a Quantico, ma mi occuperò di altri casi

Era deluso e amareggiato, ma cercò di non darlo a vedere all’uomo. Uscì dalla sala riunione ed entrò nell’aula dove stava per iniziare il processo, si mise a sedere dietro il banco dell’accusa e osservò i presenti. I due esperti nominati dalla difesa erano un professore di psichiatria di Stanford e un collaboratore della polizia di Washington D.C, aveva incontrato entrambi già un paio di volte a convegni di psichiatria forense, sottosezione crimini sessuali.
Erano della vecchia scuola, il genere che non ritiene nessun folle o pazzo un criminale, neanche se avesse divorato una persona davanti ai loro occhi, erano quel genere di psichiatri che afferma che tutte le malattie, soprattutto quelle legate alla sfera sessuale derivino da comportamenti errati e abusi subiti e non da un passato genetico di malattie mentali. Lui invece era convinto del contrario, una predisposizione genetica aumenta sensibilmente le percentuali di far cambiare una persona tanto da portarla ad uccidere e su questo tema avrebbero potuto discutere per ore, giorni, settimane e mesi!

Voleva convalidare le proprie idee, ma gli servivano maggiori analisi, la ricerca che aveva affidato a Garcia aveva evidenziato almeno dieci casi simili e compatibili con quelli dell’uomo, ma non poteva ancora dire nulla, rischiava di compromettere tutto il processo.
Iniziò la solita procedura, il giudice entrava, parlava con i giurati, con le due parti, con l’accusato, s’informava sugli argomenti del giorno e iniziava il dibattimento. Non aveva voglia di stare lì, non voleva anche ascoltare le parole del procuratore, voleva solo confutare le sue teorie, e magari parlare con Morgan per capire cosa volesse dire la discussione avvenuta il giorno prima.

 

FLASHBACK

Sei stato gentile a offrirmi quel dolce, sai?

E tu non avresti dovuto offrirmi quelle birre, quando sono arrivato in ufficio Hotch ha sentito l’odore del mio alito e mi ha chiesto se fossi ubriaco!
Ma tu non lo eri, giusto?

 
Reid abbassò lo sguardo imbronciando le labbra. Era seduto sul divano incellofanato della casa di Morgan, le sorelle si erano ritirate nella stanza del primo piano, la madre invece continuava a riassettare la cucina, i due avevano occupato la sala dove stavano parlando in tutta tranquillità. Il dottore aveva mangiato con il padrone di casa due fette di torta e bevuto un paio di birre, avevano guardato un po’ di tv, non un documentario sui pinguini, e poi erano finiti per interrompere le immagini con le loro chiacchiere.

Non hai più voluto parlare di quello che è successo… al Medical Center

Non è successo nulla, o mi sbaglio?

Ah, davvero?

L’uomo, steso sul divano con un lenzuolo a coprirlo fino al petto alzò gli occhi al cielo.

Siamo amici, e gli amici… sorvolano su queste cose!

Al contrario! Ne parlano

No, non è vero!

Forse non hai mai avuto un vero amico

Colpito dritto al cuore, Reid non riuscì più a controbattere.

 
Non è quello che volevo dire

No, volevi dirlo perché lo pensi davvero

Beh, un po’ è così, volevo dire che non hai mai avuto uno come me

Uno che si fa catturare da una psicopatica?

Uno che ti dice chiaramente che non puoi continuare a vivere tra libri e statistiche, che gli scacchi non sono l’unica filosofia di vita e ascoltare altra musica che non sia Mozart può portare a nuovi orizzonti

Reid sbuffò incrociando le braccia, aveva i capelli spettinati, le guance colorate e le labbra secche, un adolscente in poche parole!

Quello che è successo al Medical Center, rimarrà tra noi, giusto?

Mi chiedi se dirò alla squadra che mi hai confessato che mentre mi vedevi nei video ridotto in quello stato pensavi che se fossi morto tu avresti ricominciato a “farti”, probabilmente avresti abbandonato la squadra e ti saresti chiuso in un monastero chissà dove

Non ho mai parlato di un monastero, ho detto un luogo isolato!
 

Morgan scoppiò a ridere, felice di avere quella distrazione in casa sua, il ragazzino era passato anche i due giorni prima, il giorno che gli aveva chiesto lui stesso di passare, il giorno dopo, a fine di un’intensa giornata di allenamenti e quella sera dopo aver analizzato più di 300 filmati.

Non potevo dirtelo prima, perché mi vergognavo, stupidamente. Però, sai… mentre lei, Terry mi faceva quelle cose, io pensavo a come… avresti reagito tu

Sylette Theebel Laigree

Come?

Era il suo vero nome, non lo hai mai saputo, vero?

Morgan annuì senza però rattristarsi, era concentrato su ciò che doveva dire, quindi prese un bel respiro.

Mi interessava solo la tua opinione perché so, dopo tutti questi anni, che tu sei onesto a ogni costo, sincero e persino ingenuo, non hai mai secondi fini e lasci parlare le tue emozioni. Quindi avevo paura del tuo sguardo e dei tuoi sorrisi, sarebbero cambiati per sempre e io… non avrei potuto far nulla

Il dottore rimase interdetto, il secondo giorno al Medical Center Morgan aveva fatto un discorso simile, ma vista la fragilità dello stato emotivo non aveva insistito per approfondire l’argomento, ma adesso, doveva, voleva sapere ad ogni costo.

Io non cambierò mai parare su di te, non l’ho fatto quando sei uscito con la sorella di una delle vittime di uno dei serial killer che abbiamo catturato, non l’ho fatto quando ci hai provato con la sostituta di JJ e non l’ho neanche fatto quando ti ho visto flirtare con due reclute al bar mentre festeggiavamo il “fidanzavamo” di Garcia

Morgan sorpreso rialzò lo sguardo, puntandolo su quello del ragazzo, che lo fissava a sua volta, serio, mani in tasca, viso rosso, forse per le birre e uno sbuffo di panna sull’angolo della bocca.

Tu! Oh bene, tu non mi hai giudicato, neanche in questi casi. Decisamente bene, ma sai? Non avresti dovuto perchè quella era  la mia vita privata!!

Lo scoppio di rabbia, forse più irritazione, dell’agente di colore ferì l’altro.

Non trattarmi come se fossi “troppo” piccolo per capire, siamo amici alle tue condizioni, capito, non mi devo impicciare. Anche se ti devo ricordare che sei sempre stato tu a volermi coinvolgere, in discoteca, nei bar o pub, durante le cene, anche durante i casi! Non sono stato io a cercare il tuo aiuto?

E il mese scorso?

Quindi non sarei dovuto venire?

Affatto! Ma non volevo dire... che non sono affari tuoi solo che beh quelle storie passate, che tu hai solo saputo, non hai visto, e forse… vedere come mi comporto o meglio mi sono comportato, ti avrebbero fatto comunque cambiare idea su chi sono 

Quello stato di vulnerabilità emotiva di Morgan era una vera risorsa, finalmente poteva scavare oltre la scorza dura che aveva creato per proteggersi e arrivare fino al cuore pulsante del suo essere.

Allora vecchietto ti dirò una cosa, al Medical Center mi trovavo in un momento di vera instabilità emotiva. Se devo essere sincero lo sono ancora. Avrò anche un quoziente intellettivo fuori dal comune, ma quando si parla di sentimenti, sono peggio di un cavernicolo!  
Non ci ho provato con te, cioè… ho agito ingenuamente, volevo solo un po’ di conforto. È vero che avrei ricominciato con quello stupido farmaco se tu fossi morto ed è vero che uccidere quella donna mi ha portato, anche se per un solo attimo, una sensazione di potere assoluto. Ed è anche vero che quando chiudo gli occhi vedo i suoi occhi vitrei e penso che stavo per condannarti, che ho sparato prima di sapere che stavi bene!

Morgan annuì grave, Garcia gli aveva già parlato di quella storia, era stata lei a comunicargli la sua liberazione, lui aveva già sparato, attendendo ormai disperato e avvilito la notizia… era davvero convinto di averlo ucciso.  

Beh sono vivo, vegeto, sto alla grande e tra qualche giorno potrò finalmente andare in vacanza!

Hotch le ha concesse anche a me

Bene! Partiremo insieme!

 

FINE FLASHBACK

 

 

 

- Dottor Reid! – il procuratore Hughs dovette allungare il braccio e scuoterlo leggermente.

Sì, ehm mi scusi!

Il procuratore scosse il capo e indicò la controparte, l’accusato sorrideva, teneva le mani sul banco e picchiettava le dita sul legno, apparentemente calmo. 

- I suoi colleghi hanno concluso, per loro è chiaro che le violenze subite hanno causato i problemi dell’uomo, che possono essere arginati e perfino curati e che non era in “se” quando uccideva, dunque non sarebbe da mandare in prigione! – era arrabbiato, aveva lavorato per più di un anno per inchiodare e fermare definitivamente quell’uomo, e ora rischiava che due stupidi professoroni invalidassero ogni cosa.

Signore, ehm… mi spiace ma non posso procedere. Sono d’accordo con loro, voglio che vengano fatte ulteriori analisi

Aveva parlato di getto, era dal giorno prima che ci pensava e dopo essersi perso nei ricordi della strana serata appena passata, aveva lasciato da parte le inibizioni.

- Analisi? Di che parla? Quell’uomo è un mostro e deve essere fermato! –

E io sono d’accordo con lei, ma non in questo modo 

- Ehm, scusi, signor Procuratore ha intenzione di procedere? Vuole controinterrogare? Aggiungere qualcosa? O possiamo concludere qui la seduta e prendere una pausa? –

Si fidi, la prego

L’uomo ancora voltato verso Reid non sapeva cosa fare, rispondere al giudice o continuare ad ascoltare il dottore, interrompere la seduta o chiedere una pausa per poi riprendere? Dar credito a quello strano ragazzo o ignorarlo?

- Procuratore! –

- Sì, giudice, mi deve scusare. Non mi serve reinterrogare i test, ma voglio chiamare di nuovo il dottor Reid e affermo subito che ci sono novità che devo condividere con la difesa – detto ciò si voltò di nuovo invitando il dottore a presentarsi al banco.

- Bene, d’accordo, dottor Reid, come l’altra volta, si ricordi che è sottogiuramento e deve dire la verità! –

Il dottore annuì in direzione del giudice e raggiunto il banco si mise a sedere.

 

- Dottore, ci dica: è d’accordo con quanto affermato dai suoi colleghi –

Sì, perfettamente. Sono quasi convinto che abbiamo due persone distinte davanti a noi e chi ha commesso i delitti deve essere punita, ma l’altra deve essere salvata

- Può essere più chiaro? –

Chiedo che vengano fatti ulteriori indagini sulle funzioni del cervello del signor McFarlan, ho ragione di credere che in uno dei due lobi temporali ci sia una massa non ben identificata che provoca la multi personalità e che… è la ragione della presenza di due distinti DNA nel corpo del signor McFarlan

- Mi sta dicendo che quest’uomo è innocente e potrebbe non c’entrare nulla con questa storia? –

Al contrario, io so che quest’uomo c’entra con tutta questa vicenda, ma so anche ci sono elementi da chiarire
 

Il procuratore si voltò verso il giudice, pregando il suo santo protettore di assisterlo.

- Signor Giudice, il dottor Reid richiede ulteriori indagini mediche –

- Di che tipo dottore Reid? –

Risonanze a contrasto, tac e mappatura del cervello, analisi di diverse parti del corpo, dai capelli, ai peli di braccia e gambe, alle unghie a scaglie di pelle a saliva e una biopsia di alcuni degli organi interni, penso siano più indicati gli organi a contatto con il sangue, reni, pancreas, milza e fegato


L’aula rimase completamente impietrita, quell’uomo voleva mettere su un tavolo operatorio l’imputato e farlo tagliuzzare qua e là. 

E sarebbe opportuna… una biopsia anche del cervello

Anche il procuratore guardò completamente dubbioso il dottore, che schiena dritta e sguardo deciso guardava il giudice.

- Scherza? – domandò allora lo stesso giudice, Reid negò e si voltò verso il procuratore, non sapendo bene che fare.

 

- Ehm, cinque minuti di pausa, avvocati nel mio ufficio, lei dottore ci segua e avvocato Ysmen se vuole portare i suoi “esperti” faccia pure – il giudice, nella sua ingombrante toga, si alzò e scese velocemente le scale, uscì dalla porta anteriore che dava su un corridoio, in fondo ad esso lo studio del giudice. I due avvocati, e i tre esperti lo seguirono senza fiatare. Una volta entrati, mentre il giudice si toglieva con gesti stanchi e nevrotici la toga, l’avvocato della difesa iniziò la sua “arringa”.

- Ma stiamo scherzando? Vuol fare a pezzettini il mio assistito? Ma è impazzito? E poi per cosa? Scoprire se ha due DNA diversi? E questo che c’entra? Ma di cosa parliamo? –

I due esperti della difesa si guardarono preoccupati, non avevano esperienza in quel campo, erano del tutto impreparati.

Ho ragione di credere che ci siano due DNA e due persone nel corpo di quell’uomo! L’altro giorno, dopo la seduta, mentre stavo raggiungendo gli ascensori il signor McFarlan ha urlato, mi ha chiesto di aiutarlo. E se fosse così, se la personalità forte non fosse altro che… un problema genetico?

- Dottore, ci spieghi in breve e cercando seriamente di farci capire, non usi termini che solo lei può comprendere –

Reid annuì e senza chiedere il permesso telefonò a Garcia le disse che era in vivavoce e che doveva spiegare ai signore i risultati delle ricerche che le aveva assegnato qualche giorno prima.
 

- Salve signori, allora. La ricerca è stata semplice, perché di casi simili ne sono stati registrati, analizzati e riportati nella letteratura medica circa 1200, ma gli ultimi studi hanno dimostrato che le “chimere” possono essere molte di più e a livelli che non ci immaginiamo –

- Chimere? – domandò stranito l’avvocato della difesa.

Vengono chiamati così le persone e gli animali che dentro di se hanno due gruppi genetici diversi

- Infatti! Esclusi gli agenti esterni, radiazioni, trapianti e trasfusioni ho trovato decine di esempi simili, occhi che cambiano colore, atteggiamenti distinti e anche postura, possono essere influenzati, in modo del tutto irrazionale da cellule che non appartengono al gruppo genetico predominante, ovvero se negli occhi sono presenti i due diversi ceppi è possibile che i due s’interscambino, lo stesso per quanto riguarda muscoli di faccia, braccia, colonna vertebrale –

Tutti i presenti, tranne Reid, rimasero completamente sorpresi.

- Signorina Garcia, lei dice che questo è il caso del signor McFarlan? –

- Io non so neanche si questo McFarlan, nella letteratura medica sono riscontrati questi case, dunque c’è la possibilità che abbia completamente ragione Reid, è quindi opportuno, se non obbligatorio, fare tutte le analisi – il giudice annuì dicendo al dottore di salutare la tecnico informatica.

- Ma… ma giudice, scherza? Non può dar credito a tutto ciò! –

- Signor Procuratore la difesa nominerà il proprio dottore e l’equipe che seguirà i medici incaricati dal tribunale per svolgere le operazioni richieste dal dottor Reid, ovviamente voglio altri pareri medici, ma desidero che per il momento vengono raccolte tutte le prove richiese dal dottore e che si svolgano le analisi, per le operazioni aspetteremo i primi esiti. Fisso per il prossimo lunedì l’udienza, voglio dati certi e inequivocabili. Mettetevi d’accordo fra voi e informatemi solo in caso di urgenza. Per il periodo di “soggiorno” in ospedale le parti s’impegnano a assistere e supervisionare ogni azione compiuta sull’accusato, non voglio che mi sia riferito che all’accusato sono state procurate ferite, lividi eccetera, riterrò responsabile sia lei avvocato Ysmen che lei procuratore. Ora potete andare – senza dar modo a nessuno di parlare l’uomo li invitò ad uscire.

- Ma sei impazzito Hughs? So che non è professionale dirlo, ma avevi il caso in pugno, perché diamine hai fatto questa scenata? –

- Perché devo, il dottor Reid ha ragione, se c’è qualcosa di sbagliato in quell’uomo va curato e solo dopo giudicato se colpevole o meno – non voleva certo giustificarsi con quell’uomo, ma si sentiva ferito nell’orgoglio, sapeva bene che si stava giocando la carriera, ma Emily aveva parlato di Reid come un “genio” e lui aveva molta stima e rispetto delle parole della donna, sei giorni per le analisi, qual’ora fosse stato trovato qualcosa… ulteriori giorni per le operazioni chirurgiche, insomma aveva comunque il tempo di elaborare un nuovo impianto accusatorio.

 

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Salve, finito questo quarto capitolo mi rimane soltanto da chiedervi, ci state capendo qualcosa? Ma soprattutto quanto mi odiate? Beh sono tornata su questo racconto perchè ho scoperto che una mia cara amica è appassionata della coppia Reidx Morgan e quindi perchè non omaggiarla tornando a scrivere su di loro? 

Proverò ad aggiornare almeno un paio di volte al mese, magari anche più volte se riesco a completare la maggior parte dei capitoli a breve!

Bye bye

Ombra

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Capitolo 5
*** Case ***


Case
Siamo al quinto capitolo, la storia procede (anche nell'ambito Reid x Morgan) vi posso dire con sicurezza che ci saranno un po' di capitoli per i prossimi mesi perchè ho ripreso a scrivere e non mi mancano molti capitoli da stendere per arrivare alla fine.
Vorrei ricordare che i personaggi non mi appartengono, non ne detengo i diritti e non scrivo assolutamente a scopo di lucro.
In più vorrei fare piccole precisazioni, sulle questioni mediche ci sono parti che ho preso da wikipedia o siti simili, quindi sono per lo più verosimili altre cose le ho inventate, cose tipo procedure mediche. Per la questione chimere beh capirete poco a poco, ma se fate un po' di ricerche su internet vi accorgerete che esistono davvero!

Buona lettura, a presto!


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5° capitolo

 

Quindi dovrai rimanere notte e giorno in ospedale?

Domandò Morgan alla fine del lungo e intricato racconto appena esposto dal dottor Reid. Era piombato nella sua villetta nel primo pomeriggio, la madre dell'uomo di colore era al centro commerciale per rifornire la dispensa, mentre le sorelle erano andate a recuperare degli scatoloni vuoti da usare per il trasloco dalle fabbriche di vestiario nel quartiere industriale perchè l’agente aveva già iniziato ad impacchettare le proprie cose, aveva venduto a tempo di record il proprio appartamento in centro, e presto avrebbe concluso le trattative anche per quella villetta in modo da poter entrare nella nuova abitazione a breve.

 

Uhm, no, non credo. Ma dimmi… è vero che vuoi ricominciare con i corsi alle reclute? Non ti sembra un po’ presto?

No, sono passati molti giorni. E io sto bene, mi sembra che tutti voi mi stiate sottovalutando, Hotch non è forse tornato pochi giorni dopo la morte della moglie? Rossi? Dopo il suo ultimo divorzio? JJ dalla malattia e

E io dalla mia dipendenza?

 

Tutta l’irritazione e nervosismo dell’agente di colore si spense, avere di fronte quel ragazzo, perché era ancora un ragazzino ai suoi occhi, lo metteva sempre di ottimo umore in qualsiasi situazione si trovassero.
 

Ok, vi preoccupate delle mie condizioni e mi sta bene, ma ritornare ad allenare fisicamente le reclute è un modo per  tornare gradualmente. E poi ho chiesto un corso aggiuntivo, potrebbe essere già stanziato nei prossimi trimestri

Di che si tratta?

Reid cercò di sollevare uno scatolone stracolmo di attrezzi da lavoro e si ritrovò a ondeggiare per lo sforzo.
 

Di certo non di piccoli geni a lavoro! È un programma per l’illustrazione delle nuove tecniche di tortura. Non pensare male, voglio solo che gli agenti del “futuro” capiscano che non solo negli eserciti di tutto il mondo possono accadere queste cose, e voglio che siano preparati

Iniziava finalmente a riconoscere Morgan in quelle parole, forte deciso, e con quella cadenza anche seducente.

“Seducente?!”

 

Il dottore aveva aiutato il padrone di casa a liberare il salotto dagli scatoloni in modo da avere più spazio per mostrare tutti i documenti del caso, voleva il parere di Morgan, voleva sapere… se quella fosse la strada giusta da intraprendere.

 

So che non devi lavorare, quindi… non sforzarti. Voglio solo un tuo parere

Sulle deduzioni sei più in gamba di me, no?

Ma solo tu sai entrare nelle menti degli assassini…

Il silenzio calò pesantemente nella stanza. Nessuno riuscì più a dire una parole, persino il genietto pieno di pensieri sempre da esprimere e discernere non riuscì a proferir alcuna parola. C?era tensione nell'aria e qualcosa simile al disagio, finche non avessero parlato di quello che era accaduto in quel posto, nessuno dei due sarebbe davvero riuscito a toccare l'argomento senza ridursi in quello stato.

 

Un’ora più tardi i due avevano sfogliato referti, resoconti, trascrizioni di interrogatori e le perizie dei due “esperti” della difesa, non che il materiale fornito da Garcia sulla letteratura medica sulle chimere. Tutto quel materiale avrebbe dovuto fare luce sulla situazione e dare un quadro generale della questione, almeno così sperava il dottore.

Mi spiace, non ho un’idea chiara su tutto questo. Però sono sicuro che se tu ritieni indispensabile accertarsi se vi sono o meno due DNA nel corpo del signor McFarlan e che addirittura uno di esse possa influenzare l’altro… allora sono d’accordo sul procedere e diciamocelo se c'è qualcuno che può fare una scoperta simile, beh quello sei tu!

Non era riuscito a concentrarsi del tutto, ogni giorno di più sentiva la presenza di Reid in maniere fisica, l’odore, i movimenti, il calore, e anche i suoni del suo corpo, tutto insomma e la cosa diveniva quasi disturbante, non poteva estraniarsi e immedesimarsi perché improvvisamente nella sua mente si insinuava il volto del castano che sorridente gli allungava la mano e lo stringeva a se e… 

Penso dovremmo farlo

Come?

Avevi detto che volevi fare dei sopralluoghi alle case che intendi ristrutturare! Bene io non so che altro fare, e se ci fosse qui Gideo mi direbbe che devo concentrarmi su qualcosa, su qualsiasi e liberare la mente, poi con la dovuta calma e mente libera ricominciare. Quindi visto che abbiamo… hai scartato gli scacchi! Che ne dici se chiamiamo l’agenzia?

Mani in tasca, capelli arruffati e camminata altalenante il ragazzo iniziò a marciare per la stanza, come se fosse in preda a un’attesa troppo snervante, sembrava quasi che gli fosse costato molto dire quella frase, come se avesse voluto chiedere ben altro all'uomo.

 

Sempre che tu non abbia cambiato idea

Certo che no! Ok, allora io vado a vestirmi e faccio una chiamata tu… guardati un po’ di tv e calmati!

Uscito dal salotto, per dirigersi verso la propria camera, Morgan si ricordò di non aver offerto neanche una birra all’amico, tornò indietro e si affacciò oltre lo stipite, Reid sedeva sul bordo del divano, ginocchia unite, gambe separate e gomiti sulle ginocchia, un’espressione imbronciata e le immagini della televisione che inquadravano un cucciolo di pantera. 
Faticava a ricordarsi che quel ragazzino aveva 28 anni, possedeva diverse lauree, ma soprattutto era capace di cose inimmaginabili. Sorrise e si concesse qualche minuto per poterlo osservare. Ormai aveva accantonato le scuse, dopo i due giorni al Medical Center aveva capito e accettato che provava un affetto profondo, sincero e incommensurabile verso Spencer. Prima o poi, forse lo avrebbe capito anche lui, fino ad allora gli sarebbe stato accanto, punzecchiandolo, sorreggendolo e perché no anche spintonandolo un po' verso la direzione giusta.

 

Fa come se fossi a casa tua, bevi pure una birra se ti va

Come se nulla fosse Morgan andò in camera propria lasciando il dottor a guardarsi intorno, c’erano volte che l’agente di colore si comportava proprio come una pantera; invisibile e sinuosa spuntava da chissà dove, attaccava e senza quasi palesarsi scompariva!
L'uomo aveva lasciato l'altro pensando tra se che gli piaceva averlo tra i piedi, anche se sentiva quella sorta di malessere nel non poter dire ogni cosa e poi c'erano momenti in cui era lo stesso Reid ad avere slanci, voluti o meno, verso di lui, e in proprio in quei momenti faticava a rimanere lucido!

 

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Ora devi proprio dirmelo, sei sicuro di voler comprare un attico in centro? Sei davvero sicuro? Al cento per cento?

Certo! E poi è un Loft, non avevo mai provato questo genere di abitazione, sarà uno spasso ristrutturarlo! E poi… sai quando porti qualcuno a casa e gli fai vedere un appartamento del genere, beh il risultato a fine serata è garantito! 

Quando Derek Morgan voleva fare il sensuale e sedurre qualcuno, direttamente o indirettamente, scatenava imbarazzo, lusinghe e anche un po’ di invidia. In Reid scatenò una vampata di rossore sulle guancie, il ragazzino aveva immaginato immediatamente Morgan intento a mostrare la propria casa e poi concludere la serata al piano superiore, dove sarebbe sorta la camera da letto, il problema era che aveva proiettato la propria immagine al suo fianco, come suo ospite, come la persona sedotta! 
 

Ehm… ben, se sei deciso… piace anche a me, quindi hai il mio benestare

Perfetto!

Alla fine non avevano fatto molti giri, avevano visto solo tre appartamenti e l'ulimo, il Loft in pieno centro in uno dei palazzi più belli e rinomati della città, si erano fermati a lungo per studiarlo, Derek se n'era innamorato già dalle immagini e vederlo di persona lo aveva convinto più che mai. Reid aveva provato a tirar fuori un sacco di nozioni sulla pericolosità, livello di stress e inquinament del vivere in "condominio" in una grande città e altre cavolate buttando lì di tanto in tanto qualche statistica, ma il più grande lo ascoltava annuendo e poi iniziava con i propri elenchi: elementi architettonici, comodità dei servizi, pareti insonorizzate, impianti elettrici ed idraulici in perfetto stato. Un sogno! 

Erano tornati nella casa di Morgan dopo i sopralluoghi continuando a parlottare sugli appartamenti, la decisione era presa e Reid aveva gettato la spugna però si voleva assicurare che l'amico prendesse in considerazione le sue preoccupazioni!
Entrambe le sorelle di Morgan sarebbero ripartite nel giro di qualche giorno, ma avevano ancora molte faccende da svolgere per il fratello, come bollette non pagate e contratti da rescindere, la madre invece era ai fornelli intenta a preparare una delle sue piacevoli cenette.

Loro invece avevano appena varcato la soglia e il dottore aveva subito messo le mani avanti, prima che la donna li raggiungesse invitandolo a cena, cercò subito di tirarsene indietro!

 

Ora devo andare, domani mattina mi devo svegliare entro le sei per poi essere alle sei e trenta in ospedale, Inizieranno subito a raccogliere i campioni e io deve mettere la mia firma per il controllo sulla veridicità del materiale che arriverà ai laboratori di Quantico

Ok, se vuoi puoi mangiare qualcosa…

Appoggiato all’uscio di casa l’agente si inarcò mostrando il corridoio della villetta, invitandolo così ad entrare, ignorando completamente il discorso dell'altro sul fatto che "DOVESSE ANDARE" cercando invece di convincerlo a rimanere ancora un po' con lui, con "loro".

 

Beh, ma io

Quel giorno Morgan aveva lasciato da parte l’aspetto da bel palestrato di Chicago, o quello impeccabile dell’agente dell’FBI. Oggi aveva la barba incolta di tre giorni, una maglietta con lo scollo a V per nulla aderente e una semplice felpa con gli elastici ai polsi che ogni tanto portava fino al gomito, sotto un paio di jeans chiari, elasticizzati forse di una taglia più grandi di quella che portava normalmente. Insomma era un vero spettacolo per chi lo conosceva bene e Reid dovette pensare alle equazioni algebriche più complicate che ricordasse per distrarre la mente dalla presenza, ingombrante e quasi soffocante, dell’altro.

Mi spiace, ci vediamo domani pomeriggio… a no, hai la seduta di psicoterapia, facciamo dopo domani, devo solo presentarmi davanti alla commissione interna, poi posso passare da te… ok?

Sembrava quasi si stessero dando un appuntamento, Reid era la ragazzina impacciata che arrossiva e balbettava, Morgan il più bello della scuola che ha già fatto esperienze e sapeva perfettamente come si conquista qualcuno.
La realtà era molto diversa, loro erano amici. Quel genere di amico che non trovi spesso e che ti conviene non perdere per nulla al mondo. Morgan però quel giorno oltre all'aspetto "normale" aveva anche un umore e un comportamento fuori dallo schema agente/uomo sempre perfetto, quel giorno era soltanto Morgan che aveva una gran voglia di star con il suo amico, ma che sapeva bene che non avrebbe dovuto forzare la mano, alla fine parlò senza guardarlo negli occhi o avrebbe fatto intendere ben altro

Perfetto, grazie del pomeriggio passato insieme. Ci sentiamo...

Reid salì nella propria macchina, a scatti s’infilò la cintura e accese la radio mettendo frettolosamente in moto, stava succedendo davvero qualcosa fra di loro, avrebbe voluto dare un nome a quel qualcosa, ma gli bastava viverlo attimo per attimo. La sua mente aveva pronte decine di analisi per spiegare e riassumere quello che succedeva fra loro, ma il suo cuore, la sua anima, e perché no il suo “io interiore” gli dicevano di non razionalizzare nulla e lasciarsi trasportare. Il dottore insomma aveva accettato a mente lucida e con fare analitico che quel qualcosa tra loro stava prendendo forma, non gli rimaneva che comprendere il cosa attraverso i sentimenti. E qui veniva il difficile! Uno abituato come lui al sentire il mondo attraverso la mente non era in grado di affidarsi ad istinto ed emozioni!

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Saaalve. Ed ecco concluso il capitolo quinto. Lo so che c'è stata poca "azione" ma volevo davvero molto dare un piccolo angolo a "loro due" perchè questa storia dopo tutto è per loro quindi c'erano davvero troppe poche scene con loro protagonisti. Poco a poco continuerò il racconto  giallo, tranquilli, scoprirete tutto ciò che c'è da sapere sul caso, ma perchè privarsi di un po' di momenti di normalità?
Siamo solo all'inizio il loro rapporto si evolverà, ve lo prometto!
Se vi va di recensire a me  farebbe molto piacere leggere i vostri pareri!

RINGRAZIO CHI SEGUE, METTE TRA I PREFERITI E RECENSISCE!!!

bye bye
Ombra

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Capitolo 6
*** I tuoi occhi ***


I tuoi occhi
Siamo arrivati al capitolo sei, mi spiace aver perso lettori e soprattutto persone interessate, avevo abbandonato la fic e mi spiace. Ringrazio invece chi di nuovo si è appassionato o chi ha cominciato da poco a seguire la storia! Sappiate che una recensione (o anche solo un piccolo commento) sarà sempre ben gradito, anche se fosse una critica per me andrebbe benissimo!
Vi annuncio che ho scritto il finale e un paio di capitoli, me ne mancano pochi (si lo so ho scritto prima il finale degli altri capitoli, ma sono fatta così!) quindi è sicuro, questa storia avrà un ciclo sicuro e finito!

Con l'occcasione ricordo che i personaggi della squadra di Criminal Minds non mi appartengono, non ne detengo i diritti, e non scrivo di loro a scopo di lucro!




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6° capitolo

 

23 gennaio, ospedale di Stafford

Il dottore Ottawa fece accomodare il signor McFarlan fuori dalla stanza, scortato da due agenti e si fermò a parlare con l’avvocato della difesa, il procuratore, un tecnico di laboratorio nominato dal tribunale e Reid.

 

- Sarò sincero, per prima cosa ho osservato accuratamente gli occhi di quell’uomo è posso affermare da subito che c’è una patina, molto spessa, nell’iride, un eccedenza di cellule, questo causa il cambiamento di colore, non posso dire perché, ma il cambiamento è reale. Tutti i campioni sono stati raccolti, entro una giornata saranno analizzati, oggi pomeriggio sono state fissate la risonanza magnetica e la tac, per la mappatura dobbiamo aspettare domani, non c’è modo di liberare il laboratorio prima – i presenti nella stanza annuirono quasi contemporaneamente.

- So che non posso fare commenti, ma è mio dovere dirlo: come medico ho avuto solo altri due casi simili, la presenza di due DNA in una persona non è cosa così rara, ma non ho mai riscontrato casi di influenza di un DNA sull’altro. Per il momento è tutto – lo scetticismo dell’uomo sembrava condiviso da tutti, tranne che da Reid convinto di ciò che affermava e difficilmente avrebbe cambiato idea. Venne indicato a tutti loro il documento da firmare per conferamre la presenza durante i prelievi in modo che in tribunale fosse dimostrato che le prove non erano state contraffatte, apposero le dovute firme e furono liberi di andare.

 

In corridoio, il procuratore, strinse la mano al dottor Reid e poi si congedò, doveva presenziare ad un’altra udienza; l’avvocato della difesa parlò con i propri esperti e Reid si trovò a pensare che non aveva molto da fare, non prima di due o tre ore, erano solo le undici del mattino: troppo preso per pranzare, troppo tardi per uno spuntino; non voleva disturbare Morgan e Garcia era stata chiamata con urgenza a Washington per aiutare Hotch e Prentiss che non avevano ancora concluso la loro “consulenza” all’ambasciata. Aveva in rubrica un paio di numeri, un vecchio compagno del college che si era trasferito da poco in Virginia, poco fuori Richmond, ed una ex recluta, ora agente di pattuglia del quartiere dove abitava, lo aveva conosciuto durante uno dei corsi tenuti da Morgan, avevano iniziato a parlare e si era dimostrato molto brillante, un po’ troppo impulsivo e irruento ma molto divertente. Dopo pranzo sarebbe dovuto tornare all’ospedale per le successive analisi, ma passare le ore di attesa lì, non era il massimo.

- Grazie –

 
Il signor McFarlan aveva parlato, gli aveva rivolto la parola. A pochi metri da lui, seduto fra le due guardie che aspettavano l’ordine di portare in una delle camere di psichiatria l’uomo.

- Stia zitto – lo intimidì uno dei due.

- La prego, mi salvi. Non sono io… glielo giuro – continuò, i suoi occhi erano di nuovo marroni, quasi neri stavolta, così intensi, lontani da quello strano azzurro striato di grigio, l’espressione di profondo dolore e le mani che torturavano dita e unghie, tutto gli diceva che quella persona era la stessa che chiedeva aiuto anche in tribunale, ma troppo diversa da quella seduta al banco dell’imputato, così fredda e distante…

Io… io…

- Vuole uccidermi! –

- Stia zitto, basta! – l’altro agente, più severo strattonò per la spalla l’uomo che finalmente si zittì abbassando la testa, guardando dritto davanti a se.

Non lo permetterò, l’aiuterò

Mormorò, forse neanche fu ascoltato dai tre uomini, soprattutto dal presunto omicida, ma doveva dirlo ad alta voce, doveva convincersene, non aveva salvato “Terry” ma Albert McFarlan era tutt’altra storia, avrebbe trovato il modo di salvarlo.

 

 

 

- Ciao pasticcino, ho saputo che ti è servito il mio aiuto! –

Garcia hai parlato con il procuratore Hughs?

- Già, ho mezz’ora di pausa e volevo sentire come stavi. Entro domani notte torniamo Prentiss e Hotch da Washington e io dai miei noiosi lavori con altre squadre. Per fine settimana ricominceremo con incarichi per tutta la squadra –

Lo so, domani mi devo presentare davanti alla commissione per l’ultima volta. Giudicheranno il mio operato e dal periodo di osservazione decideranno se sono idoneo per tornare a lavoro. Non avrei mai pensato che un profiler rischiasse l’esonero dal lavoro su strada, quando noi in strada non andiamo quasi mai! È quasi, matematicamente impossibile, capisci?

- Ehy, dolcezza, dimentichi che tu era il pupillo di uno dei luminari della criminologia, che dopo averti insegnato molto e averti trasmesso lo scettro dello strambo del gruppo se n’è andato –

Io non sono Gideon

- Già tu hai Derek… ehm JJ, Hotch, Prentiss, Rossi e ME –

Era la linea disturbata o la donna stava ridacchiando vicino al microfono del telefono?

 

Ti saluto, sto per pranzare

- Con qualcuno? – chiese curiosa e speranzosa.

Sì, uno dei ragazzi del corso di psicologia forense

- Oh, ehm… allora a presto, ciao ciao! – appena conclusa la telefonata con il ragazzo, Garcia, fu presa da smania e compose il numero dell’agente di colore della squadra, voleva urlargli “DEREK MORGAN perché non stai pranzando con Reid? Perché lo lasci pranzare con un… perfetto sconosciuto?” però non fece nulla di tutto ciò. Tornò a mangiare nella vaschetta di plastica la sua insalata mista, era convinta che i due finalmente avessero sbloccato le cose, ma evidentemente non era così.

 

 

Ciao

- Salve dottor Reid, come va? –

Oh non chiamarmi dottor Reid, già non mi sento a mio agio a insegnare a ragazzi che hanno pochi anni meno di me se poi anche fuori le aule del corso mi si chiama dottor Reid mi sento davvero un professore attempato che non sta simpatico a nessuno

- Oh ma lei sta simpatico a tutti, anche a me! – il ragazzo ventitreenne, dalla mente geniale, con una forte aspirazione ai risultati scolastici, era ancora in piedi di fronte al tavolino dove Reid stava sorseggiando un the freddo.

Il dottore aveva ricevuto una telefonata subito dopo che le guardie avevano allontanato il prigioniero, un invito inaspettato che  aveva accettato immediatamente, un’ottima distrazione. 
Era uno degli studenti del corso di psicologia forense in cui Reid trattava una lezione a settimana sulla modalità di applicazione di un profilo ad un sospetto, in pratica dava consigli e illustrava vecchi casi, in cui si creavano profili nonostante la presenza di un sospettato. Recentemente avevano inserito questa ulteriore “materia” perché molti agenti dell’FBI che operavano sul campo avevano difficoltà in questo aspetto.
La classe contava venti ragazzi di ventuno anni circa, sei ragazze tra i diciannove e vent’anni e almeno una decina di ragazzi e ragazze di ventisei anni. Trovarsi tra ragazzi di poco più giovani di lui lo portava sempre ad avere un atteggiamento estremamente cordiale, quasi cameratesco. Aveva accettato l’invito senza pensare e ora si trovava davanti agli occhi un ragazzino dal sorriso smagliante e la voglia di imparare il più possibile dal mondo con occhi attenti e vispi.
 

Prego siedi, ho ordinato un the freddo, non ho molta voglia di mangiare, pensavo a una cesare salade, ma non so, devo rimanere leggero, dovrò assistere a una serie di analisi dopo e non credo che mangiare grassi saturi e quantità eccessive di proteine mi farebbe molto bene, non trovi? Ehm… tutto ok?

Il ragazzo, messosi a sedere, aveva sistemato una lunga e ingombrante borsa a tracolla vicino alla propria sedia, aveva dato una rapida occhiata al menù, abbandonandolo subito dopo sulla terza sedia ora vuota, ed infine aveva preso il telefono dalla tasca e lo aveva spento, tutto ciò mentre il dottore faceva uno dei suoi monologhi, uno di quelli spassosi: argomento improbabile su cui solo lui riusciva a discernere informazioni o anche solo commenti, per una quantità di tempo inimmaginabile.

- Tutto ok. Io prenderò un sandwich di pollo, patate al forno e una bevanda fruttata, e forse… il dolce – il sorrisetto ironico del ragazzo fu colto dal dottore all’improvviso, come se solo in quell’attimo avesse iniziato a porsi domande e forse era davvero così, si stava chiedendo soltanto ora che cavolo ci faceva lì! E perchè  gli occhi del ragazzino non si perdevano ogni sua singola mossa. Sembra quasi lo stesse studiando e analizzando.

Come fai ad avere il mio numero?

- Ho quello del lavoro, no? Una volta lo ha dato a Becca Leroy per delle ripetizioni extra,  aveva saputo che era stata ammessa all’accademia di Chicago e voleva che fosse più che preparata prima di farla partire, si ricorda?! – non aveva esitato nel pronuciare quella chiara spiegazione, ma dai suoi occhi il dottore aveva percepito una sorta di preoccupazione intrinseca, come se svelare quel particolare lo mettesse in posizione di svantaggio.

 
Oh, si certo. Ricordo Becca

- Lei ricorda tutto, no? –

Beh sì, comunque. È successo più di un anno fa

- Direi 18 mesi –

Sono deduttivo e addestrato a leggere schemi in ogni persona, avvenimento, persino nelle catastrofi. Però quando non lavoro mi piace… chiedere

Aveva imparato molto lentamente a lasciare da parte la sua solita maniera di affrontare le cose, ovvero analizzare, analizzare e ancora analizzare, quando si trovava lontano dal lavoro, perché molte persone trovavano quel suo modo di fare fastidioso e persino fin troppo indiscreto! Peccato che il ragazzino stesse facendo lo stesso con lui, si sentiva decisamente sotto analisi. 

- Ok, ok. Comunque, mi sono fatto dare il suo numero il mese scorso, poco prima che voi partiste per… quel brutto caso, quello che ha coinvolto uno dell’FBI –

Uhm, uhm

- Beh io volevo parlarle. Ho aspettato però, so quello che è successo nel Kentucky. Non so se lei ne è a conoscienza, ormai il suo nome è leggenda. Da genio assoluto a cecchino di serial killer! – l’allegria nella voce del ragazzo fecero sorridere, se pur appena, il dottore; davvero c’era chi pensava quello di lui?

Non è andata come si dice in giro…

- Lo so, sto studiando per essere un bravo, anzi ottimo poliziotto, ho fatto domanda per entrare nell’FBI. Sto anche partecipando ad alcune delle lezioni di autodifesa e attacco a mani nude dell’agente Derek Morgan, è un suo collega, non è così? –

Certo!

Troppo tardi, troppo entusiasmo, quasi non aveva urlato, il solo nome di Morgan causava quel genere di reazione in lui?   

 

- Io… volevo… ehm, le ho mandato un messaggio, qualche tempo fa, non so neanche se lei lo ha letto –

Eri tu quindi?

- Certo! – sembrava quasi che avesse imitato il suo tono, come per fargli eco, impreparato Reid scosse il capo sorridendo.

- Non ci crede? –

Certo che ci credo, ma sai, ingenuamente, o forse con troppa malizia ho pensato che chi aveva scritto quelle parole… ehm ci stesse provando con me

Il ragazzo non rispose, gli nascose gli occhi perchè era chiaro che avrebbero dato una risposta chiara e decisa al contrario della sua voce che si ostinava a non palesarsi, alzò di scatto la testa, puntando lo sguardo oltre il dottore seduto di fronte a lui e intravide la cameriera, sventolò veloce il braccio e con un gran sorriso chiamò la ragazza. Salvo!
Reid non poté che attendere e così Morgan aveva alluso a qualcosa di vero, magari che aveva visto lui stesso?
Con la razionalità che lo contraddistingueva provò a osservare il ragazzo, con occhio critico.
Era alto almeno 1.70, qualche centimetro meno di lui, a occhio e croce dovevano pesare allo stesso modo, mostrava qualche centimetro in più di muscoli, forse proprio per quelle lezioni a cui accennava pocanzi; il viso da ragazzino, capelli scuri, frangia lisciata, forse anche piastrata, tagliati molto corti. Due grandi occhi verdi con un bordo giallo che gli ricordavano quelli di un cucciolo, non per forma o colore, ma per intensità. Il collo sottile con una piccola voglia che contrastava con il colore molto chiaro della pelle e un sorriso che non sembrava poter esser oscurato da nulla. Trench nero, doppio petto, con il colletto perfettamente inamidato, sotto portava dei jeans stretti e scarponcini grigio scuro, ben curato, attento ai dettagli, l’orologio, un anello al pollice, una collanina, alcune spille sul trench.

- Buon giorno, volete ordinare? –
- Certo, allora un sandwich della casa, una fruit-soda e per il mio amico una Cesar Salade e… dell’acqua – Reid annuì, continuando a rimanere in silenzio, lasciando completamente cadere quell’appellativo “per il mio amico”

- D’accordo. Torno in pochi minuti –

La ragazza si allontanò mentre lo studente spostò lo sguardo tornando ad osservare il dottore apparentemente di nuovo a suo agio.
 

Alan, giusto?

- Si ricorda il mio… nome. Che idiota, lei ricorda tutto! –

Perché non la smetti? Ti sforzi di fare l’ingenuo simpaticone, mi spiace dirtelo ma ho visto troppo per non capirlo. Posso sapere perché sei qui?

Di nuovo “l’agente” che era in lui saltò fuori, mettendo a disagio il suo ospite, ancora una volta a disagio. 

- Oh, io. Sì, ha ragione. Ma è vero che per un attimo mi ero sentito speciale nel sapere che ricordava il mio nome – e quella frase come risposta diede ulteriori conferme al dottore. Non solo i suoi occhi, il fuggire da quella domanda, ma soprattutto quella risposta. Maledizione Morgan aveva visto come sempre qualcosa che lui non era proprio capace a captare da solo.

Non sei il tipo che chiede favori o che vuole ricattare. Dunque?

- Ho seguito quel caso della ragazza piromane, era in un’università, non ricordo dove, non che importasse per me. Però… per la prima volta la intravidi in tv e allora mi sono detto… chissà come dev’essere fare l’agente dell’FBI –

Uau, ti ho ispirato. Mi fa piacere, volevi ringraziarmi? Non dovevi non credo sia giusto, anche io ho avuto i miei modelli e..

- Cosa? No, no. Cioè si, mi ha ispirato. Beh però io volevo –

 

- Ecco a voi – la ragazza, interrompendo di netto la frase di Alan, posò sul tavolino una ciotola con la cesar salade e un piattino con il sandwich.

Uhm, sembra invitate

- Già –

 

Il dottore pensava di averla scampata, in cuor suo aveva capito che quello strano ragazzo stava per dire qualcosa di assolutamente bizzarro e spiazzante, ma poteva guadagnare tempo, o addirittura scappare, già lui Dottor Reid (agente speciale) voleva fuggire.

- Cinque anni fa, quando l’ho vista la prima volta in tv, io… beh ho capito che cos’è il colpo di fulmine – la forchetta sollevata a mezz'aria con il suo secondo boccone di foglioline e pezzetti di tonno rimase per qualche secondo lì dov'era, a pochi centimetri dalla sua bocca. E ora? Indeciso cercò gli occhi del ragazzo, come a cercare conferma della veridicità di quelle parole e la trovò. Ora si che aveva un problema! O almeno... presto lo avrebbe




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Non so più se sto andando fuori dai personaggi, sinceramente ci ho fatto poco caso, più sviluppo i vari casi e entro nelle vicende e più mi perdo nei meandri delle loro menti quindi non riesco ad essere obbiettiva e legger da fuori come appaiono, spero di non aver stravolto i loro caratteri, mi spiacerebbe moltissimo!
Questo capitolo ovviamente serve a dare una volta di più delle note sul caso e qualcosa sul dottore, non voglio creare drammi, odio i tradimenti e le incomprensioni, ma Alan mi serve per un motivo e più avanti lo capirete anche voi! 

Al prossimo capitolo ^_-

Bye bye
Ombra

diffondiamo il verbo!

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Capitolo 7
*** Dottori e avvocati ***


capitolo 7
Siamo al capitolo sette, torniamo a focalizzare l'attenzione sul caso, pochissimo spazio per considerazioni che esulano dal lavoro quindi dovrete aspettare ancora un pochino per conoscere i rivolsti della nostra coppia...
Come sempre i personaggi della serie Criminal Minds non mi appertengono e non ne detengo i diritti.
Ringrazio tutti coloro che leggono, apprezzano, seguono la storia!

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7° capitolo

 

- Dottor Reid? –

- DOTTORE! –

- Agente Speciale Spencer Reid è fra noi?! – il dottor Ottawa, spazientito arrivò  grandi passi difronte al dottore, che si riscosse dal suo torpore mentale e annuì distrattamente senza neanche aver ascoltato una parola pronunciata dal medico.

Certo, procediamo, no?

I suoi problemi personali non potevano impedirgli di fare un'ottimo lavoro quindi doveva accontanare ancora una volta la sua vita personale e gestire i problemi che gli si presentavano in quel momento e risolverli con metodo scientifico, dedicando loro la massima attenzione.

Il medico, poco convinto dell'improvviso cambiamento del "ragazzino" annuì e indicò il macchinario al di là del vetro, la stanza su cui si trovavano era buia, scarsamente illuminata se non fosse stato per i tre monitor che spargevano raggi verdastri. L'ambiente dall'altra parte era se possibile ancor più oscuro, non cera luce se non quella emessa dal macchinario appena messo in modo. L'uomo iniziò a descrivere l’analisi che si stava svolgendo, limitandosi a pronunciare paroloni scientifici e qualche brevissimo commento lievemente più comprensibile, alla fine a parte il dottor Reid nessuno aveva afferrato che cosa si stava facendo, ma per paura di sembrare ignoranti o stupidi nessuno si azzardò a protestare.

 

- Al paziente è stato iniettato un liquido di contrasto, con questa macchina tracceremo la “mappatura del cervello” in più attraverso delle risonanze costateremo l’attività in diversi momenti, dallo stress, alla quiete, allo stato di benessere a quello di paura. Avete capito tutto? – l’avvocato della difesa con i suoi due esperti e l’assistente procuratore, l’avvocato George Jewl asserirono, decisamente quella parte della spiegazione era stata afferrata da tutti. Reid non venne interpellato, dando per scontato che avendo richiesto lui quelle analisi ne sapesse molto più degli altri, in effetti il dottore aveva perso di nuovo contatto con la realtà inziando a proiettare le possibili risoluzioni del caso davanti ai propri occhi.

 

- Indossate occhiali e cuffie, per precauzione, ci vorranno pochi minuti – si volse a guardare gli uomini e vide uno ad uno indossarli, tutti tranne il dottore che dovette sfiorare con il braccio. Perchè quel ragazzino era ancora tre loro? Si, aveva avuto molte intuizioni e se quella massa fosse stata davvero trovata avrebbe significato che il dottor Reid aveva visto oltre tutte le loro menti, arrivando a trovare l'impensabile. Nonostante tutti quei pensieri assolutamente positivi, il medico non poteva non pensare che odiava avere a che fare con i ragazzini. Il macchinario entrò in funzione, cigolio e stridii violentarono gli apparati uditivi di tutti, i raggi improvvisi di color azzurro ferirono le povere pupille di ogni singola persona e quando un senso di oppressione iniziò a mettere a disagio il gruppo il medico spiegò loro che era normale, le onde avevano un carica elettrica capace di sconvolgere per pochi secondi il sistema neuronale di chinuque si trovasse a pochi metri da esse. In pratica i loro sensi erano messi a dura prova e dovevano resistere, per non fare brutte figure davanti agli altri.

Un paio di minuti dopo il computer nella sala d’osservazione iniziò a mostrare da uno schermo nero alcune linee. Pian piano si andò a formare l'immagine di un cervello umano, precisamente quello dell'uomo sotto inchiesta. Lentamente comparve ogni più minuscolo particolare di quell'organo. Sette minuti dopo tutto la scansione del cervello fu completata, pronta ad essere analizzata.

 

- Stamperò delle copie, per il momento possiamo fare delle prima osservazioni – Reid, scostandosi finalmente dal muro a cui si era appoggiato per riflettere meglio e darsi un tono, dopo la figura fatta con il medico, era tornato alla realtà per osservare lo schermo, non c’era essenzialmente nulla che non andasse, era una persona perfettamente sana, con una normalissima attività cerebrale, con un unico particolare: era presente qualcosa "in più". Era visibile, sotto gli occhi di tutti. Non servivano ingrandimenti, era palese!

- Ehm, dottor Ottawa, quella… forma, quella specie di rigonfiamento sul retro del cranio, cioè del cervello… cosa… è esttamente? – la voce sconvolta ed esitante del professionista diede fiato ai pensieri di tutti.

- Avvocato Ysmen, io non posso dirle che cos'è. Mi spiace ammetterlo, ma non ho idea di cosa sia. Non posso escludere che possa essere un tumore, una ciste, addirittura una sedimentazione casuale di materia grigia in eccedenza – per riempire quel vuoti di non conoscienza il medico cercò di pensare a tutte le possibilità più certe, quelle su cui avrebbe scommesso, lasciando da parte le idee più complesse.

Forse, o forse potrebbe essere una vera e propria parte di cervello in più?

Questa era una di quelle domande complesse a cui il medico non avrebbe voluto neanche pensare, ma ormai il dottore aveva parlato e presto ne avrebbero tutti pagate le conseguenze.

 

 

Lo studio del primario di medicina legale di Stafford era così piccolo che sei persone, presenti nello stesso preciso momento, quasi si toglievano il respiro a vicenda. Il medico che aveva seguito tutte le analisi stabilite sul signor McFarlan aveva voluto informare il suo superiore che a sua volta aveva parlato con il primario di medicina legale, o forense, il dottore Craig Devour. Se si scomodava addirittura il primario era chiaro che la situazione a cui si stava assistendo era una qualcosa di solito.

 

- Abbiamo alcune analisi in corso, quindi non possiamo giungere ad alcuna conclusione. In più ho già contattato i primari di chirurgia, tecnici di laboratorio eh... insomma c'è un'intera squadra che cerca di screditare l'ipotesi, ma più approfondiamo la questione e più è chiaro che non c'è errore della macchina, dello schermo, dei server o anomalia di qualsiasi genere. Quella massa esiste – era sempre stato una persona pratica e concreta, da quando era diventato primario in quel reparto alle sue qualità aveva aggiunto anche un'estrema criticità nei confronti di colleghi, sottoposti e pazienti. Se anche lui era convinto che c'era qualcosa di bizzarri in quell'uomo, forse allora era una possibilità accreditata.

 

Possiamo affermare che i suoi comportamenti potrebbero provenire da qualcosa che non riguarda un problema psicologico? Ha visto anche lei le immagini dell’attività del cervello di quell’uomo, quella massa che è stata trovata ha dei neuroni, veri, con filamenti che li congiungono al cervello vero e proprio. Questo è un dato di fatto!

 

- Può darsi, ma come ci hanno spiegato i tecnici il colore blu-verde indica un’attività esigua, quasi nulla, insomma non possiamo dire che sia qualcosa di “senziente” o comunque compromettente, forse il cervello del signore McFarlan neanche sa dell’esistenza dell’altra parte – l’avvocato della difesa a digiuno da qualsiasi materia scientifica cercò di farsi comprendere da tutti provocando in Reid un moto di fastidio, non solo doveva rimaner lì ad ascoltare quelle parole, ma doveva far finta che fossero sensate e che l'avvocato fosse capace di parlare di medicina. Certe volte nascondere la propria "superioritià" era difficile e faticoso.

- Insomma dobbiamo anche specificare che questo è un espediente, se trovate un problema medico, fisico, voi dell’accusa avrete nuove armi per inchiodare il signore McFarlan, facendo decadere l’attenuante della incapacità d’intendere – aveva continuato a parlare l'avvocato facendo vibrare il povero dottore, non rieusciva a reggere una sola altra parola, non c'erano i suoi colleghi ne il suo capo, nessuno a ricordargli che far sentire inferiori le persone non era cosa buona e giusta, il suo autocontrollo si era esaurito quindi ora si sarebbe lasciato andare!

Ma di che parlate? Quell’uomo sta male deve essere curato, mi chiedo come possiate parlare in questo modo, non conoscete neanche ciò di cui sta blaterando, che opinione potreste avere voi di un uomo del genere e della sua situazione?

- Io? Beh io so che dovrebbe stare in un carcere, quello è il suo posto! Voi medici da quattro soldi cercate solo scappatoie, non sapete fare altro! Ecco perchè ho un'opinione!  – controbattè l’assistente procuratore che sostituiva l’avvocato Hughs, impossibilitato a continuare quel caso fino a nuovo ordine, se fino a quel momento l'ignoranze dell'avvocato della difesa era stata fastidiosa, l'arroganza dell'altro uomo era una spina nel fianco per Reid.

 

- Noi eh? Avanti, tutte queste analisi, quella massa, e le risonanze, pensate davvero che serva a qualcosa?! – ed ecco ad incalzare di nuovo l'avvocato della difesa. Cane e gatto senza un solo neurone umano funzionante!

E se fosse davvero una chimera, non ci pensate?! Potrebbe davvero avere qualcosa che altera i suoi pensieri, e questo ci dice che la medicina psichiatrica non potrà far fare in alcun caso dei veri e propri progressi

Provò ancora il dottore, più si sforzava di ragionare normalmente arrrivando persino a reprimere i discorsi filosofici, intricati da lui tanto amati, per provare ad essere compreso dal resto dei presenti, e invece quelli cercavano di far di tutto per farlo innervosire, aveva altro a cui pensare, elaborare un sistema per l'analisi di quella nuova massa. In base a cosa sarebbe dovuta essere analizzata per prima? L'anatomia? L'influenza sul cervello, quindi psicologia? In ogni caso ora era bloccato lì ad ascoltare quel botta e risposta senza senso.

- Sciocchezze, non troveremo niente, quell’uomo è solo affetto da personalità multipla, tutto qui! – aveva sputato di nuovo l’assistente del procuratore, uomo ottuso e decisamente privo di elasticità mentale, l'ideale per una situazione simile.

 

- Dataci un taglio! Basta! Domani, o dopo, insomma quando arriveranno i risultati delle analisi del DNA ne riparleremo, fino ad allora non voglio altri siparietti, questo caso potrebbe divenire la svolta del secolo, attirare media da tutto il mondo, e non voglio che per colpa di un assistente procuratore troppo scettico e “penalista” e degli “esperti” troppo buonisti, la vicenda diventi una barzelletta. Il giudice mi ha comunicato che se io non darò l’ok a procedere con le biopsie non si farà più nulla, quindi cercate di comportarvi più professionalmente, e fino ai risultati fate finta che non sappiate nulla di più di questo caso di quanto non ne sapevate due giorni fa! – finalmente qualcuno riportò l'ordine.

Il capo di medicina legale, con il piglio da dittatore e il tono di un professore delle superiori che insegna a un branco di ragazzini cosa sia l’educazione, placò gli animi di tutti i presenti. Accusa e difesa lasciarono l’ufficio, guardandosi in cagnesco, ma con la promessa di non creare altri problemi, Reid aveva le proprie convinzioni, l’assistente procuratore era un mastino e la difesa cercava di “proteggere il proprio assistito”. Eppure, in modo indiscutibile, quella massa c’era, ed erano stati bene delineati i contorni di neuroni e sinapsi, non c’erano interpretazioni, non poteva essere una “escrescenza” o un tumore.

Quello era una parte di cervello, un’altra parte… forse di un altro… forse apparteneva ad un altro individuo.

Finalmente il silenzio e Reid si concesse un sospiro. Ora che aveva tempo e modo poteva dedicarsi a riflette a pieno sul caso, dimentico di Morgan, riuscì a focalizzarsi su altro: i sentimenti che gli affollavano cuore e mente, quel ragazzino "inquietante" che continuava a girargli intorno, per cui non sapeva che atteggiamento riservargli, cordialità? Gentilezza? Allontanarlo bruscamente e basta?  Quel turbinio di pensieri lo seguì fino a casa, sotto le coperte, fra le braccia di Morfeo. 

 

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Che cosa ne dite? Sono riuscita ad aggiornare... ma non ho più continuato a scrivere quindi continuerò con gli aggiornamenti incostanti fin che non riuscirò a terminare del tutto il racconto. Tenete duro non vi deluderò, spero!
Mi piacerebbe tanto rivedere chi commentava i vecchi capitoli e il racconto precedente a questo, sono ancora speranzosa che torniate, quindi non fatevi aspettare per troppo tempo!

Bye bye

Ombra

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Capitolo 8
*** Esperta informatica troppo perspicace e avvocati poco brillanti ***


capitolo 8
Ringrazio tutti coloro che leggono, apprezzano, seguono e l'unica (stoica) che commenta la storia!



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8° capitolo
 

24 gennaio, uffici di Quantico


- Come va la riabilitazione? –

Uhm?

- Morgan? –

Oh, ehm… si Hotch, procede bene, almeno penso... non lo vedo da ieri. Comunque sono sicuro che vada benissimo, ha ripreso l’attività fisica, corre intorno all’isolato e trasgredendo al medico ha partecipato a un corso di autodifesa. Insomma è il solito Morgan che conosciamo tutti perfettamente, non credo si comporterebbe così se ci fosse qualcosa di grosso che non andasse, giusto?

Nella sua postazione dell’ufficio di Quantico, Reid, iniziava a sentirsi di nuovo un agente della squadra, il tuttologo anche e non un jolly da usare in tribunale e che spara alle persone, ma si sentiva nervoso quando si nominava Morgan, doveva farci l'abitudine, affrontare la situazione, chiarire con l'uomo? 

 

- La commissione? –

Come? Ah sì. Sta arrivando, la direttrice Strauss mi ha detto di non preoccuparmi. Anzi, devo farmi valere, ho avuto l’impressione che volesse consolarmi, devo sentirmi minacciato se anche la Strauss si preoccupa per me? E' così vero?

- No, REID. Sta tranquillo, io e Prentiss torneremo in città stasera stessa, da domani mattina riprenderemo con i casi, JJ ne ha trovato uno molto complicato, niente d’impossibile e vorremo molto che tu ci aiutassi – al ragazzino servivavano le parole del loro capo. 

Uhm uhm

 
Ovviamente non l'avrebbe mostrato, o meglio pensava di non darlo a vedere, l'uomo invece era abituato a quelle risposte del ragazzino. 
Mentre parlava alla cornetta nera del telefono fisso della sua postazione, il dottore con la mano destra continuava a battere sulla tastiera del computer, analizzando le immagini di quel benedetto cervello, non capiva proprio cosa potesse essere e come provare l’interazione tra i due DNA. Era capace di lavorare e parlare al telefono nello stesso momento senza problemi, se si parlava anche solo di pensare alla propria vita privata andava in confusione totale.

 

- Solo consulenze, questo lo sai? E poi, a fine mese ti spetta una meritata vacanze non voglio che ti succeda niente, soprattutto perchè senza Morgan chi ti tiene d’occhio?! – come immaginava Hotch, Reid era perso nei propri intricati pensieri e aveva smesso di ascoltarlo, ecco bastava il nome di Morgan per provocare quella reazione nel ragazzino.

- Ora vado, in caso di bisogno chiama, Garcia sarà da voi tra un paio d’ore al massimo, non so se la incrocerai, ha un regalo per Morgan, forse glielo puoi portare tu –

Ehm, come?

- Nulla! Devo andare, buona giornata – chiusa la conversazione Hotch si mise a sedere sul letto della camera che gli era stata assegnata all’ambasciata. Sì, sentiva la sua mancanza. 

Lentamente, mentre riprendeva la vita quotidiana, si stava accorgendo che lei mancava al suo cuore più che alla sua mente, non pensava mai a lei, eppure bastava un odore di fiori freschi o un raggio di sole che illuminava d’improvviso qualcosa a fargli sobbalzare il petto.

Forse quel momento di sensibilità lo aveva portato a fare il “tifo” per quel testone geniaccio e soprattutto imbranato ragazzino.  Magari però sapeva che la sua squadra, essendo la sua famiglia ormai, doveva rimanere unita e se i due non si sarebbero chiariti, al più presto, i problemi sarebbero arrivati e questo era una certezza per lui. Reid doveva farsì che mente e cuore facessero pace e Morgan cedere le armi, conosceva quell’uomo da molti anni e se c’era una cosa che aveva imparato di lui era che mai e poi mai avrebbe lasciato che qualcosa o qualcuno facessero del male al loro genietto e quel ragionamento includeva anche se stesso. Morgan aveva da sempre paura di poter essere l’artefice di dolore e sofferenza per Reid.

 

 

Uhm, bene, dov’ero rimasto? Ah sì, l’ipotesi di un gemello siamese è l’idea più probabile, insomma è sopravvissuto solo uno di loro e quella massa è tutto ciò che rimane del cervello dell’altro feto, c’è anche la possibilità di una fusione dei feti, due gemelli di due ovuli diversi che per chissà quale motivo si sono uniti e uno ha preso il possesso dell'ovulo sviluppandosi lasciando un piccolo spazio all’altro, quella massa.

Nell’ufficio erano ormai abituati a sentir parlare da solo il dottore, non facevano quasi più caso a quello che diceva, addirittura sembrava strano non udirlo borbottare seduto alla solita scrivania.

Se dobbiamo discutere della letteratura medica, posso citare almeno sei casi, trattati anche dai giornali generalisti in quanto erano episodi di domonio pubblico che attraevano gran interesse. Questo però sembra essere un caso un po' differente. In poche e concise parole, questa volta la questione riguarda un “pezzo” di cervello in più e questo fatte le dovute analisi su ogni possibile episodio registrato, è una vera rarità. 
Media, opinione pubblica, attenzione morbosa del mondo, potrei elencare tutti gli aspetti negativi che si manifesterebbero se la notizia di questa indagine prendesse piede a livello pubblico. Non è comunque una mia scelta rendere o meno visibile queste informazioni. Sarà la squadra investigativa, il dipartimento di giustizia eh...

Drr drr

 
Il telefono, quello personale, di Reid si mise a suonare con insistenza. La suoneria era tenuta sempre bassa, ma la vibrazione sulla scrivania di metallo provocava un forte rumore; il dottore dovette prendere l’apparecchio per non disturbare nessuno e poter tornare in fretta al proprio lavoro. Lesse il nome sul display e pensò seriamente di non rispondere, però era stato lui stesso a dare il numero a quella persona.

Pronto?  

Ascoltò in silenzio, qualche secondo appena gli era bastato per afferrare tutta la situazione

Sì arrivo, tra

E guardando l’orologio appeso alla grande parete laterale alla sua scrivania notò che uno dei membri della commissione stava sfilando tra le scrivanie, mancava poco perché la riunione iniziasse. non aveva tempo per parlare con quella persona.

Un’ora, non posso prima, mi spiace


Aspettò di nuovo la risposta poi con un lungo sospiro si guardò intorno, la scrivania di Morgan, i suoi effetti personali, la loro foto… la foto della squadra. Allungò il braccio e l’afferrò, erano ad una delle loro cene di fine “caso”, Morgan beveva da un grosso boccale di birra, lui con la mano alzata salutava scioccamente come un bimbo la macchina.  Erano seduti distanti, troppo, nell’osservare la foto sentì che qualcosa non andava.

Bene, a dopo. E no, non ne parlerò con… Morgan

 
Rimise al suo posto la foto, chiusa la conversazione spense il telefono; l’agente speciale direttrice della sezione Strauss attendeva il suo arrivo infondo al corridoio, pronta ad accompagnarlo alla ghigliottina… o al tribunale dell’inquisizione, o alla sedia elettrica, o chissà dove!

- Dottor Reid?! – probabilmente ovunque lo avrebbe accompagnato, Reid sapeva bene che doveva parlare con Morgan prima o poi, tenerlo allo scuro del colloquio telefonico appena avuto era da incivili, ma era meglio così; eppure sapeva che presto avrebbero dovuto guardarsi negli occhi e ammettere che qualcosa c’era, c'era stato e forse ci sarebbe ancora stato. Forse il dottore bravama quel qualcosa, ma doveva solo far pace con se stesso.

Arrivo

 

Aveva paura, decisamente paura. La riunione, Morgan, quella telefonata, Hotch che gli parlava mentre lui non ascoltava, Garcia che sembrava saper sempre molto più di ciò che diceva. Aveva paura e non si sentiva sicuro, tutto ciò dopo quello stupido caso! Lei gli aveva rovinato la vita, nulla sarebbe tornato come prima. Mentiva al suo migliore amico, non che collega. Non si fidava del proprio capo e cosa davvero strana sentiva un profondo disagio nel parlare con Garcia. La sua vita aveva preso una brutta piega.

Camminò a passo lento deciso a dare una svolta a quella situazione.

 

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- Su, su, parla. Per filo e per segno, grazie! –

Garcia, sono in ritardo, il traffico è un inferno e mi sto giocando la reputazione

- Su su, niente scuse! Parla! –

Ok, ok. Sono rientrato con effetto immediato nella squadra, ma dalle disposizione di Hotch non parteciperò prima di fine mese ad alcuna attività extra ufficio, non andrò in “trasferta”, e mi hanno obbligato ad una seduta alla settimana da uno psicoterapeuta

- Uhm, capisco. Dunque… sei di nuovo dei nostri, quando festeggiamo? –

Garcia, scusa, ma devo proprio

- Andare, si, sei proprio noioso! Comunque io sono in ufficio ora, quando pensi che riusciremo a parlare faccia a faccia? –

Scusa ero lì poco fa… Quindi non so… domani?

Provò a dire il dottore sperando nella propria stella fortunata, aveva svoltato l’ennesimo vicolo e si avvicinava al luogo dell’incontro e non voleva che Garcia lo tampinasse in quel modo fino all’ultimo.

 

- Dunque, fino a domani cosa hai da fare? Ci sono! Devi vedere il mio, nostro, cioccolatino preferito! – no, niente stella fortunata. Più parlava con Garcia e più sentiva quel tarlo fastidioso insinuarsi nel suo stomaco e fargli venire crampi indesiderati.

Penelope!

- Hi hi hi, caro mio, mi hai persino chiamato per nome! Dunque ci ho azzeccato, allora ti lascio al lavoro e… al piacere, ma domani hai un appuntamento con me! Sia chiaro! – non attese risposta e agganciò, il dottore dovette sbattere gli occhi e scuotere il capo per capire di essere ancora in macchina e non nel mondo infernale (o fantastico) della tecnico informatica dell’FBI Penelope Garcia. Un giorno avrebbero parlato, forse presto, ma sperava molto tardi perché aveva altre cose da chiarire e sistemare prima.

 

Sono arrivato

Il suo suv, quello in dotazione dall’FBI impiegò una manciata di secondi a frenare completamente, non aveva molto tempo, era atteso all’ufficio di medicina legale, finalmente era arrivata una parte dei risultati che potevano fornir loro delle risposte chiare. Il giudice aveva preteso subito delucidazioni, non poteva sottrarsi e aveva i minuti contati, ma ormai aveva confermato la sua presenza e teneva molto a mantenere la propria parola.

Mi spiace essere di fretta, davvero, vorrei avere più tempo

- Fa niente, non ho molto da dire. Basta che non si sappia, capisci vero? –

Certo, meglio non farsi scoprire non so come… potrebbe reagire Morgan, comprendi Alan?

- Già, non lo so proprio, meglio non rischiare affatto, e poi sei così gentile con me, non vorrei proprio che per colpa mia ti succedesse qualcosa, o peggio che tu e Morgan possiate litigare! –

 

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Il giudice Rockhar, vestito in un completo di seconda mano, con i gomiti consumati e i bottoni rovinati dal tempo, camminava impaziente nello studio del primario di medicina legale. L’uomo insieme agli altri convocati attendevano tutti il dottor Reid che arrivò trafelato dopo pochi minuti: capelli come sempre in disordine, abbigliamento da cinquantenne in pensione e il fiatone di chi ha appena completato 50 chilometri di marcia.

 

- Alla buon’ora! –

Mi scusi giudice

- Non capisco proprio perché Hughs ti abbia voluto – l’assistente del procuratore non solo era antipatico, asociale e dispotico, ma lasciava che mente e bocca fossero sempre ben collegate: quel che pensava diceva, senza riflettere su conseguenze e reazioni del mondo che le doveva ascoltare quelle parole.

- Bando alle chiacchiere, procediamo! Questi sono i risultati, dieci campioni analizzati – il medico consegnò le cartelle ai presenti, l’avvocato della difesa sembrava più rilassato quel giorno, poteva quasi dirsi un’altra persona.

 

- Due DNA? Dunque è possibile tutta la storia raccontata dal dottor Reid! –

Non era una storia, ci sono solide basi scientifiche. Ci sono pensateri che affermano che le chimere siano state le vere responsabili dell’evoluzione, non solo umana. Si narra... o meglio alcune ipotesi dicono che in un individuo siano presenti più di un DNA, ma solo uno di essi viene trasmesso, quello più “forte” che cioè consegni alla prossima generazione solo i geni migliori eh… d'accordo questa è un’altra storia, e parlando del signor McFarlan c’è motivo di credere che… è indispensabile fare quelle biopsie! Ora è chiaro per tutti vero?

- Giudice, avvocati ed esperti. Il dottor Reid è un profiler, voglio che smetta di dare pareri e indirizzare le indagini mediche, del mio assistito! Anzi voglio che venga estromesso eh –

- Stia zitto un attimo signor Ysmen. Dottor Reid le avevo detto che se ci fossero stati elementi inequivocabili ci sarebbero stati i permessi, bene, questo è inequivocabile, la presenza di due DNA in occhi, capelli, sangue, urina e cellule della pelle prese in più punti del corpo è qualcosa che va indagato! –

- MA NON SIAMO IN UN OSPEDALE! –

- Avvocato, lei ha intenzione di difendere il suo cliente? Questo è l’unico modo, altrimenti accoglierò ogni aggravante che verrà richiesto dall’accusa e il signor McFarlan non solo sarà condannato, ma sconterà una pena non sapendo mai perché ha commesso ciò che ha commesso, e perché quindi si trova in carcere! – finalmente zittito, l’avvocato della difesta si rimise a sedere,  non prima di aver squadrato con odio e disprezzo l'uomo più giovane nella stanza.

- Dispongo con effetto immediato che si organizzino tutte le operazioni necessarie per arrivare affondo a questo caso, non create problemi, non voglio discussioni. Voglio fatti molto chiari! –

Il giudice sparì fuori dall’ufficio in pochi secondi, non voleva più saperne di quel caso, anche se da un parte era terribilmente curioso, dall’altra invece voleva solo concludere e passare ad altro, qualcosa che non lo avrebbe costretto a riunioni con un genio troppo brillante, avvocati pedanti e bisbetici ed esperti che erano manovrati come burattini. Semplici casi di omicidi dopo una rapina andata male, ecco i generi di casi a cui voleva tornare!

 

- Dunque taglierete a pezzetti il mio cliente – il capo medico legale si passò una mano sulla faccia sbuffando, non che avesse interessi sul far liberare o chiudere in carcere l’uomo che sarebbe sottoposto a tutti quegl’interventi, ma quella nuova notizia per lui significava lavoro extra e niente ore libere il pomeriggio, e l'avvocato della difesa parlava come se sarebbe stato lui ad esser infastidito dalla situazione! Tutti in quella stanza avrebbero preferito far altro e quell'avvocato non era capace di star zitto?! Scuotendo il capo guardò l’uomo pensando a un modo carino per mandarlo a quel paese!

- Signor avvocato, non ci divertiamo con le torture, il giudice ha deciso… iniziò a dire guardandolo con fervore.

- So cosa ha disposto il giudice, ma è comunque un'ingiustizia – rispose di getto l’avvocato sembrando tanto un bambino a cui avevano negato un giocattolo ad una fiera o che ha appena visto volar via il suo amato palloncino.

 

Le operazioni saranno fatte quasi tutte in laparoscopia, i piccolissimi taglietti che verranno praticati non lasceranno che minime cicatrici che spariranno nel giro di un paio d’anni, al massimo.
In ogni caso… perché non lo vuole capire? Quella cosa che è nel cervello del suo cliente, potrebbe essere l’unico vero problema! Magari è quello che causa la doppia personalità, che gli fa commettere atti contro la propria volontà, potrebbe persino… fare un semplice percorso di riabilitazione psichiatrica e potrebbe essere libero!

Si sentiva sempre più in gabbia Reid, voleva arriva in fondo a quel caso, voleva chiarire con Morgan e rientrare in modo definitivo in squadra. Eppure c’erano tutti quegli ostacoli, analisi su analisi, quell’incontro così imbarazzante da tenere segreto e le sedute dalla psicanalista. Era sempre più scocciato, ma doveva continuare e poi mancavano così pochi giorni alla sua agognata vacanza!

Appena avrete fissato le operazioni fatemi sapere, sono molto indaffarato ora, arrivederci

 

Mani in tasca, sguardo basso ed uscì dall’ufficio, non voleva assistere a un altro dibattito tra assistente del procuratore, avvocato della difesa e i suoi “esperti”. Avrebbe impiegato un’ora per tornare a Quantico, lo stesso tempo con cui aveva percorso la strada per arrivare fin lì. Il traffico stava diventando una scocciatura, per uno che odiava guidare era proprio una tortura, aveva montagne di casi da controfirmare, profili da archiviare e una ricerca iniziata mesi prima per conto di un ufficio collaterale al loro. Era davvero indaffarato, ma sapeva bene che non sarebbe andato in ufficio, il rischio d’incontrare Garcia lo fece invece optare per una capatina a casa propria e magari una telefonata di piacere, per distendersi e poi avrebbe lavorato dalla scrivania del proprio salotto.

 

 

 

Un uccellino mi ha detto che oggi pomeriggio non hai molto da fare, perché non passi?

Aveva appena riacceso il proprio cellulare, quello a uso privato ed aveva ricevuto un messaggio da Morgan, totalmente inaspettato! Stupido cellulare!

MALEDIZIONE

Il tuo magnifico piano era andato a monte? Poteva ignorare il messaggio, spegnere il telefono e far finta di nulla, poteva rispondere “no grazie” o cambiare i propri piani affinché riuscisse a svolgere tutti i propri compiti. Insomma aveva delle scelte tra cui muoversi.

Certo che passo, però poco prima di cena

 

Ed ecco che la sua razionalità era stata battuta miseramente dall’istinto. Le sue scelte razionali erano svanite quasi subito davanti a quelle del cuore, non c’era molto da fare! Aveva scritto così velocemente il messaggio da aver anche sbagliato due parole, ma non poteva fermarsi a pensare o avrebbe cambiato decisamente idea.
Sarebbe andato da Morgan verso le sei di sera, avrebbe portato qualcosa da mangiare, magari il dolce visto che la madre dell’agente di colore era ancora a casa del figlio, dunque non mancava mai cibo in cucina, avrebbero chiacchierato eh… sarebbe finito ubriaco a confessargli ogni cosa, facendo una figura pietosa!
Che tristezza!! Ormai il messaggio era inviato, sperava solo che… fatta la figuraccia Morgan sarebbe riuscito a guardarlo in faccia in futuro.

 

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Terminato anche questo capitolo, un po' troppo discorsivo forse? Qualche nuovo spunto per la comprensione del caso, ma non ancora abbastanza, spiacenti. Ho buttato giù qualche altro capitolo, ma avendo poco tempo continuerò gli aggiornamenti in questo modo, ovvero quando posso! Alla prossima!

Bye bye

Ombra

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Capitolo 9
*** Ragazzino, mi fai preoccupare! ***


capitolo 9
Nuovo capitolo, non mi piace postare capitoli così "corti" però mi rendo conto che troppe informazioni tutte insieme sono difficile da elaborare e si finice per perderle nel corso del racconto, ho quindi optato per più capitoli con lunghezze variabili.
Se avete dubbi di qualsiasi tipo non esitate a contattarmi, ricordo che i personaggi non sono miei e che la storia è ambientata molto indietro nella serie più o meno verso la 4/5 stagione.

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9° capitolo

(quello stesso giorno, sera)


Il suo piccolo appartamento distava dal centro città non più di cinque minuti in auto; la zona residenziale comprendeva alcuni palazzi alti al massimo sei piani, piccoli giardinetti pubblici, fontane, scuole elementari e asili. Un quartiere tranquillo dove non succedeva mai nulla. Il suo bilocale era all’ultimo piano di uno dei palazzi più antichi, doveva risalire ai primi del novecento. Consisteva in una camera da letto, cucina con piccolissima zona pranzo, bagno e dal ripostiglio aveva ricavato un piccolo studio. Quando aveva compiuto la maggiore età, dieci anni prima, non avrebbe certo immaginato che a ventotto anni si sarebbe ritrovato a vivere ancora in quel minuscolo antro, poco ammobiliato e stracolmo di oggetti e libri.

Appena arrivato all’FBI non si era preoccupato di vita sociale, casa ed aspetti economici come aprire un conto, un libretto di risparmio, stipulare contratti più convenienti per luce e gas, si era limitato a prendere in affitto quel due locali e aveva lavorato giorno e notte, festivi, feste comandate, natali e capodanni!
Le poche, rare, volte che aveva avuto momenti liberi ed era “uscito” non si era mai posto il problema se mai avesse portato a “casa” qualcuno quel luogo non sarebbe stato affatto invitante e a dirla tutta l’unico che aveva invitato in quel posto era stato il suo collega, Morgan.

 

Seduto nel suo studio, Reid, iniziò la ricerca che aveva rimandato decine di volte: era semplice da fare, riguardava la violenza e bullismo nelle scuole, non doveva far altro che mettere in luce tutte le correlazioni tra eventi violenti e di risonanza avvenuti in un certo luogo e le conseguenze, più o meno evidenti, avvenute nelle scuole di quel luogo. Trovava quello studio utile e interessante, era stato esteso a centri sociali, sindacati, aziende e addirittura negozi, dunque era divenuta un’analisi molto ampia, avevano chiesto a lui di trattare l’aspetto scolastico, forse perché giovane, non lo sapeva e non aveva chiesto.

I primi passi furono semplici, presi in esame i dieci eventi segnalati dall’agenzia che aveva richiesto la ricerca, iniziò con le parole chiave classiche (inondazione fiume x nell’anno x nel mese x nel giorno x, risultati scolastici, episodi di violenza, denunce a ragazzi tra i 13-18 anni) dopo di che entrò nella sezione dell’FBI riguardante denunce e segnalazioni, infine fece dei confronti con ricoveri, visite dei medici a domicilio e richieste d’intervento del 911; occupato a creare un database d’informazioni, prima di dedicarsi all’analisi vera e propria di numeri e statistiche, non sentì squillare il telefono.
Passò tutto il pomeriggio in quel modo, dimenticò di mangiare, di contattare Hotch per riferirgli la decisione della commissione, scordò perfino che doveva ritirare pistola e porto d’armi, insomma si perse nel proprio mondo.
Arrivarono le cinque e quarantacinque e finalmente qualcosa turbò il dottore, aveva sentito lo stomaco brontolare, aveva fatto uno spuntino appena uscito dall’ufficio legale, dunque non poteva aver già fame! Guardò l’orario in basso a destra sul desktop del pc e con grande sorpresa lesse 17.46, non poteva crederci!

Si alzò e andò in cucina, il frigo era vuoto, da quant’è che non faceva la spesa? Prese una bottiglietta d’acqua e frugando nei ripiani della dispensa trovò un pacchetto di cracker, scaduti da un mese, si accontentò e tornò a lavorare, masticò i quadrati non più croccante, mandandoli già con sorsate d’acqua, aveva praticamente concluso gli mancavano alcuni commenti alle griglie e torte (grafici che di solito non usava, ma gli erano stati espressamente richiesti) e infine doveva impaginare tutto il lavoro.
Era così orgoglioso del suo operato che perse un’intera mezz’ora per concludere, controllare e stampare, aveva predisposto l’invio al proprio account in ufficio e all’agenzia committente in modo da averne una copia. Finalmente si alzò dalla sedia girevole e andò in camera, un pisolino di qualche minuto non poteva fargli male, non c’era nessuna fretta, nessuno lo stava aspettando, nessuno avrebbe sentito la sua mancanza!

 

Ore: 19.30


“Questa è la segreteria telefonica di Spencer Reid, al momento non posso rispondere, lasciate un messaggio con vostro nome e numero di telefono dopo il bip, appena potrò vi contatterò!”

Caspita anche il tuo messaggio di segreteria è ingessato! Ciao ragazzino, penso, spero, tu sia a casa. So che hai avuto un po’ da fare quindi fa niente per oggi, se non puoi passare non ti devi preoccupare. Domani mattina non ci sarò, Hotch mi ha dato il permesso per assistere a una lezione di attacco senza armi, spero di poterti vedere nel pomeriggio. Buona serata eh… ciao

 

Ore: 20.30


Le tende scostate lasciavano entrare la luce della luna, il resto dell’appartamento però era immerso nel buio, un fagotto si muoveva a fatica sulle lenzuola, il piumone per metà steso sul pavimento e il cuscino stretto tra le braccia del ragazzo. Infantile, tenero, innocente... non c'erano aggettivi più adatti per il ragazzino in quel momento. E pensare che aveva ucciso una donna. No, non una donna, una serial killer!

 

Aveva passato tre ore in ospedale per le ultime analisi del sangue, l’indomani sarebbe trascorso tra visite a vista, udito e tatto. Il giorno dopo ancora avrebbero fatto alcune radiografie e risonanze mirate agli organi più sotto controllo, insomma di mattina o pomeriggio fino alla fine del mese aveva sempre qualche scomodo appuntamento medico.

Aveva sperato, fino all’ultimo, che il ragazzino passasse davvero, rappresentava sempre una boccata d’aria pulita per lui, non che odiasse avere in giro per casa le sorelle o la madre, gli amici e colleghi che si davano il cambio per andarlo a trovare con visite che non duravano più di venti minuti. Parlare con Reid, vedere Reid, ridere con Reid, scherzare con Reid, mangiare con Reid e dormire con lui era tutta un’altra storia!

 Dormire?pensò un secondo dopo aver realizzato che il flusso di pensieri si era focalizzato immediatamente su tutti i momenti vissuti con il ragazzino.

 

Ok, doveva davvero ammetterlo. Fare tutte quelle cose con Reid era diverso che farle con tutti gli altri, comprese le donne che erano state le sue compagne di vita in quegli anni. Si sentiva come invaso da un senso di pienezza, di completa e pace interiore se pensava alla figura minuta e pallida di Reid. Non era un caso che dopo avergli lasciato quel messaggio in segreteria avesse subito sentito il bisogno di chiamare il suo cellulare personale, dopo il decimo tentativo aveva pensato di rintracciare Hotch, Prentiss, Ross, JJ, Garcia e infine alcuni dei tecnici più in confidenza con il dottore. Insomma dopo quella ricerca, quasi ossessiva, si era risolto ad andare fin lì, nel suo appartamento!

No, non poteva negarlo, sentiva il bisogno di vedere Spencer.

Preoccupazione e timori svanirono quasi subito; stava dormendo, il dottor Spencer Reid dormiva, disordinatamente, abbracciato  a un cuscino e con l'espressione serena.  

 

Non voleva disturbarlo, gli era bastato vederlo tranquillo e sereno per riprendere a respirare senza affanno. Senza pensarci prese da terra il piumone e lo sistemò sulla sua schiena, lasciata nuda dalla camicia slacciata, abbassò la luce regolabile della lampadina del comodino, poi accostò bene tutte le tende della casa, chiuse le inferriate e infine decise di preparare una cena/colazione per il bell’addormentato.

Non sapeva quando e se si sarebbe svegliato quella sera, ma da quanto vedeva dal frigo non doveva aver mangiato nelle ultime ore; ringraziava la buona sorte che sua madre lo aveva obbligato a portare all’amico un cesto stracolmo di cibarie: ortaggi, insaccati e formaggi comprati ad uno dei variopinti mercati appena fuori la città che la donna aveva saccheggiato il giorno prima. Si era ritrovato a disposizione tutti gl’ingredienti per preparare a quel ragazzino un pasto decente e sostanzioso!

Per prima cosa, visto che Reid era un amante dei dolci, preparò dei tortini di carote, semplicissimi da realizzare e da cuocere, poi tagliò le verdure per un’insalata nutriente e sostanziosa a cui aggiunse due tipi di formaggi, che poi chiuse in uno dei contenitori di plastica sotto vuoto.
Per ultimo, preparò involtini di salumi vari con tocchetti di formaggi stagionati, anche questi ben chiusi e riposti in frigo. Una volta pronti i tortini li lasciò raffreddare vicino al lavandino dove lavò e asciugò accuratamente tutti gli utensili che aveva adoperato.

Spolverati i dolci con dello zucchero sistemò anch’essi nelle confezioni di cartone comprate appositamente dalla madre qualche giorno prima proprio per conservare dolci come quelli, li appoggiò al centro del tavolo e alla fine su un pezzo si carta scrisse un messaggio per il suo amico.

Apri il frigo. Buon appetito, chiamami appena puoi. Domani pomeriggio sarò a casa per tutto il giorno, solo soletto (ho spedito le mie sorella da una zia che abita a Richmond, mia madre ha scelto volontariamente di fare un salto a Virginia Beach, vuole vedere il mare dice) quindi, ciao

 

Aggiunse una faccina sorridente, sperando che Reid capisse che quello strano segno fosse un sorriso e poi raccattò tutto quello che aveva sparso per la cucina, uscì in punta di piedi, ma ormai fuori dalla casa chiuse gli occhi scuotendo il capo. Non resistette. Tornò sui propri passi, sbirciò in camera giusto per costatare se il ragazzo avesse bisogno di qualcos’altro. Notò il telefono che vibrava e si illuminava. Non voleva essere indiscreto, ma poteva essere una questione di lavoro o uno dei loro colleghi o qualcosa di urgente, ignorò completamente che quello fosse il telefono personale, allungò il braccio e prese in mano l’aggeggio. Lesse il nome e storse le labbra.

 

Ehm…uhm, strano. Beh devo andare…  Ah! Spencer, Spcncer!

 

Mormorò sbuffando.
Uscì velocemente dall’appartamento, chiuse a chiave e ripose il mazzo sotto lo zerbino. Camminò spedito, quasi corse fino alla macchina, scendendo le scale a tre a tre. Arrivò davanti alla propria auto con il fiatone, una terribile fitta al fianco e il formicolio alle gambe gli ricordarono che c’era un motivo se era ancora sotto osservazione.

Il viaggio fu breve e intenso: lo sforzo fisico, la mente offuscata e i ricordi si mischiarono, i dottori erano stati chiari: non c’era nulla che non andasse in lui, l’affaticamento di reni, fegato, pancreas, milza e in minima parte dei polmoni erano le uniche cose che ancora non funzionavano al cento per cento.

Era ormai in totale via di guarigione, ciò che lasciava perplessi tutti era il funzionamento del suo midollo, produceva meno sangue e meno globuli rossi, rispetto alle ultime analisi fatte due mesi e mezzo prima di essere rapito, per uno dei controlli ordinari sugli agenti dell’FBI. La minor quantità di globuli rossi portava un affaticamento polmonare, meno ossigeno portato in circolo più fatica per i muscoli, più acido lattico, più affanno, insomma una volta capite le ragioni sarebbero dovuti intervenire, per un agente quello poteva significare essere costretto a rimanere per sempre in ufficio.
Avrebbe voluto parlarne con i suoi colleghi e amici, con la sua famiglia, con Reid e invece aveva preteso che i dottori non rivelassero nulla, solo Hotch sapeva, poco, non tutti i dettagli ma abbastanza per renderlo preoccupato e iper protettivo, pretese infatti che andasse in vacanza in compagnia di qualcuno e se fosse stato Reid meglio ancora. Alla luce dell’ultima scoperta però come avrebbe fatto?

Maledizione! E pensare che... come cambiano le cose nel giro di pochissimi giorni eh?!

 

 

FLASHBACK

Reid stava per lasciare il Medical Center, stava partendo per tornare a Quantico, stava lasciando dietro di se Morgan preda di quella nuova instabilità sentimentale; uno dei tre psicologi che lo avevano assistito aveva chiarito subito che dato il suo “passato” non potevano escluder ricadute e addirittura la compromissione delle sue capacità sul campo. I dottori, in praticolare gli psicologi erano fatti così, quando c'era un passato difficile erano convinti che le cose sarebbero andate inevitabilmente male.

Nonostante tutto Morgan aveva capito due cose, che gli facaveno affrontare passo per passo quel nuovo stato d'animo, quella lentissima presa di coscienza del "nuovo io. Si sentiva perso, confuso e anche sconvolto. Si sentiva in quel modo quasi ogni istante, ogni respiro era caratterizzato da quei sentimenti. Non esisteva attimo in cui il ricordo di quei giorni infernali si affacciassero alla sua mente, era una situazione costante e continuativa. Non c'era soluzione, nessuna persona lo distoglieva da quei pensieri. Nessuno tranne lui. Reid. Quando il ragazzino era con lui sembrava che ogni cosa perdesse forza. La seconda cosa che aveva capito di tutto quel casino era che Reid era la sua medicina!

 

Vorrei… che tu non partissi

Oh su Morgan, mi prenderai in giro a Quantico! Tra pochi giorni torni, no? Non c'è bisogno che io rimanga per farmi punzecchiare. Quando ti dimetteranno verrò a trovarti a casa, avrà modo e tempo, traqnuillo eh! Non ti libererai di me!!

Avrebbe voluto sentirsi meglio dopo quelle parole, invece era rimasto a bocca semi aperta e occhi socchiusi. Per un intero giorno era rimasto in quello stato catatonico, senza più Reid combattere contro quel malessere interiore era praticamente impossibile.

FINE FLASH BACK

 

Aveva davvero creduto che gli sguardi, le parole, i sorrisi tra loro fossero cambiati in quei giorni e invece no. Reid era partito lasciandolo solo e inquieto.

Una volta tornato a Quantico si era lentamente ristabilito, ma quando aveva chiesto al dottor di rimanere da lui, a casa sua nonostante la presenza delle sue donne, aveva provato l’impulso d’inginocchiarsi e supplicarlo. Il desiderio di averlo intorno a se non si era minimamente smorzato. La paura, quella del ragazzino indifeso violato molti anni prima, era però serpeggiata nel suo cuore, aveva bisogno di Reid anche per quello. Da solo non ce la stava facendo, non completamente. Stava tornando il solito Derek Morgan, se si escludevano incubi, ansie e sincopi. Esternamente il mondo lo vedeva star sempre meglio, internamente combatteva con demoni che avrebbero terrorizzato chiunque.

Bello, atletico e playboy, al di fuori. Fragile e instabile all'interno.

Non voleva rinunciare alla presenza di Reid, ma era convinto di non sentire più il bisogno soffocante fino a… quel pomeriggio quando sdraiato nel proprio letto per un attimo, troppo per lui, si era detto che dopo tutto era lui che si era cacciato nelle situazioni più dolorose, compreso il “rapporto” con il dottore. 
Aveva scacciato i pensieri gettando in aria cuscini, sedie, libri, ciò che gli capitava a tiro ed era infine uscito per calmare pensieri, respiri e i pugni che si contraevano da soli, quasi avessero vita propria.

Dunque non era più questione di "Reid" o non "Reid" a questo punto la questione era molto più grande. Quel nome lo aveva infastidito davvero? Non averlo avuto con se quel pomeriggio e magari saperlo chissà dove a far chissà cosa con qualcun altro? 

 

 

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Siamo alla parte centrale della storia, il caso verrà delineato con più precisione e ci saranno maggiori informazioni per capire che cosa è davvero successo. Per la fine però ci vorrà ancora un po'... non sapendo se il racconto piaccia o meno e non avendo ricevuto feedbeck mi fido di me stessa e continuo a postare! Se a qualcuno va di darmi il suo parere sono apertissima alle critiche!
Bye bye
Ombra!

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Capitolo 10
*** Aiuto... ***


10 capitolo
Nulla da dire su questo capitolo, i personaggi come sempre non mi appartengono e non li uso a scopro di lucro!

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10° capitolo

25 gennaio

- Ciao Hotch, qui tutto bene. Ho appena inviato un messaggio per conto di Reid. Sì, sì. Le biopsie sono previste per oggi pomeriggio, grazie agli agganci di JJ sono state velocizzate le pratiche. Sì, certo, ci sono i consensi eh… sì, ma perché mi fai questa domanda? Oh, capisco. Sì. gliene parlerò, grazie – Garcia era tornata al suo solito lavoro, un po’ segretaria, un po’ maga della rete;  di nuovo alla propria postazione aveva ricevuto una decina di ordini tra cui una nota di Reid: “voglio una dichiarazione scritta e controfirmata da parte del signor McFarlan”. Non aveva sentito il ragazzino per tutta la mattina, aveva provato a contattarlo, ma si negava rifiutandogli le chiamate. 
Aveva localizzato sia il telefono a uso personale che quello di lavoro. Aveva tracciato il percorso fatto in quella giornata: da casa sua si era diretto nel tribunale di Stafford poi era passato nell’ufficio di medicina legale e infine all’ospedale, al momento era… in sede?

- Ehm, ciao JJ so che hai l’elenco dei turni dell’ufficio potrei darle un’occhiata? Ehm, sì grazie, nel primo cassetto, grazie, ci vediamo tra mezz’ora, certo! A dopo – JJ era stata inviata a Richmond per una riunione, urgente, a cui almeno uno della loro squadra avrebbe dovuto partecipare. La tecnico informatica si alzò e con circospezione, come se fosse una spia, s’infilò nell’ufficio della collega, ad alcuni metri dal suo. Scrivania, primo cassetto, lista turni, proprio come immaginava!


Bambolina, se cominci a trasgredire la legge dovrò… arrestarti!

- OH Morgan! Sei qui – presa alla sprovvista dimenticò il motivo per cui era lì e corse incontro all’uomo, indossava una delle sue coloratissime gonne al ginocchio, camicetta morbida e giacca intonata, i capelli rossicci risaltavano sulla pelle chiari e gli occhi vispi sembravano proprio quelli di una bimba.

- Ehy, ehy qui qualcuno non mangia abbastanza, ti vedo dimagrito! –

E invece qualcuno ha mangiato troppe schifezze! Se non ti controllo io… eh?

La donna spintonò scherzosamente l’uomo, ma si fermò ad osservarlo, aveva delle profonde occhiaie e la barba non era più il classico contorno del profilo che gli dava l’aria sexy del cattivo, era semplicemente trasandata.

- Cosa… fai qui? –

Stessa domanda baby!

- Controllo i turni! Ho saputo che Reid doveva consegnare gli ultimi due fascicoli di un caso entro oggi, così speravo di scovarlo da qualche parte! –

Ah

Il monosillabo e l’espressione di Morgan parlarono abbastanza.

- Oh, ok. Allora dimmi, sei qui per la lezione? –

Sì, ho assistito a un paio di combattimenti e ho aiutato un istruttore, ma mi sento abbastanza… stanco, quindi stacco.  Ho ancora delle visite, solo un paio ma per oggi pomeriggio avrò finalmente finito

- Uhm… quindi va tutto bene o vuoi parlarmi? –

Lui scosse ostinatamente la testa e cercando di mostrarsi il solito agente seducente e sicuro fece un passo indietro.

Ho ripreso la palestra, guarda, i pettorali sono tornati tonici!

Garcia ridacchiò e si fermò davvero a guardare. La maglietta a maniche lunghe era attillata, come sempre, un paio di jeans neri, delle scarpe comode e a una mano il borsone nero con il cambio, la tuta fornita dall’FBI. Insomma era… Derek!

 

- Allora, dove andrai in vacanza?! –

Uhm, bella domanda!

Colorado?

Entrambi si voltarono verso il fondo del corridoio, oltre la passerella e il corrimano, Reid, seduto davanti alla propria scrivania sventolò la mano per salutarli.

- Oh, oh parli del diavolo eh… ecco il piccolo genietto – allontanandosi dal suo agente preferito, o così faceva vedere lei, raggiunse in fretta il ragazzo che tranquillamente poneva l’ennesima firma a un voluminoso plico di fogli.

- Dottor Spencer Reid –

Sì, Penelope Garcia

- Ciao! – scherzò lei dandogli un buffetto sulla guancia, lui la osservò sorridendo, ma notò che anche Morgan si stava avvicinando.

Ciao

Uhm… scusa Garcia, devo andare

 

Voltò le spalle ai due e preso il borsone imboccò il corridoio per arrivare all’ascensore e uscire da lì, senza degnare di uno sguardo il dottore.

Ma.. ma… che ho fatto?

- Colorado? –

Scherzavo! E poi che male c’è?

- Nulla, nulla… comunque ti cercavo davvero. Ho dato il tuo messaggio a chi mi avevi chiesto, ma so che sei andato di persona quindi? –

Uhm? Sì, dovevo, andare un secondo… insomma dovevo, ehm sai l’ospedale e i dottori

L’agente si stava arrampicando, a fatica, su specchi scivolosi, precipitando di metro in metro a ogni bugia.

- Oh, capito. Dovevi vedere qualcuno, ok. Non sono affari miei. Volevo solo… sapere se stavi bene e sai ieri Morgan ha contattato tutta la squadra per sapere se stavi bene –

Davvero?

 

Perché mai avrebbe dovuto farlo? Perché preoccuparsi? Aveva detto che sarebbe andato a casa no? No! Cavolo proprio lui dalla memoria impossibile aveva toppato, aveva detto che sarebbe passato, prima di cena!

Uhm, sai è che avevo sonno…

- Reid, Spencer non è che vuoi dirmi qualcosa vero? Non è che hai avuto dei problemi e stai.. ehm – il dottor scosse il capo comprendendo subito quelle parole, non c’entrava la droga, non aveva problemi in quel periodo, c’era solo quella situazione con Morgan.

- Sai una cosa? So che a Morgan piace molto il cibo esotico, perché stasera non compri qualcosa in qualche ristorante particolare e gliela porti, ha fatto delle analisi e un allenamento oggi, immagino sarà stanco. Una birra, due chiacchiere e mi fai tornare il mio vecchio Morgan! – la donna non ammise repliche, prese la mano del dottore e con una penna a sfera scrisse nome e numero di un ristorante, poco importava che avesse un colloquio con lo psicoterapeuta e con la Strauss, lei aveva deciso! Non avendo tempo per trascrivere su un pezzo di carta, Reid tenne la scritta per tutto il resto del giorno, portò nell’archivio dei fascicoli, ebbe un colloquio con la Strauss, parlò per tre quarti d’ora con uno psicoterapeuta e infine passò all’accademia per lasciare gli appunti per la prossima lezione a cui non avrebbe potuto partecipare.

 

- Dottor REID! Che piacere – lo scoppio d’entusiasmo del ragazzo, Alan, fece sorridere il dottore: il messaggio di Morgan il giorno prima lasciato sul tavolo, quei deliziosi manicaretti, Garcia che gli faceva quel grosso favore, appuntandogli in bella mostra il nome di un ristorante e quel ragazzino che provava vero interesse per lui, iniziava a pensare che dopo tutto era voluto molto bene.

Ciao, come va? Non fai tardi alla lezione?

- No! Sono esonerato, faccio parte dei volontari per andare di ronda con le pattuglie, inizio il mio turno tra mezz’ora, non vedo l’ora! –

Oh, uau, mi fa piacere. Sta attento e ascolta cosa ti dicono, quando ti fanno notate che la traiettoria di tiro punta alla tua testa, credigli!

Aveva cercato di essere spiritoso, ma non c’era riuscito, il ragazzo lo guardò sorpreso, poi, pensandoci, capì e si mise a ridere.

 

- Uau… che battuta! Lei è proprio brillante! Beh allora ci vedremo alla prossima lezione! –

No, spiacente, dopo tanto tempo ho un po’ di riposo, passerò qualche giorno in vacanza!

- Oh – il ragazzo cambiò espressione abbassando lo sguardo, gli allievi continuavano a camminare per il corridoio, un professore dalla voce altisonante rise ad una battuta e una ragazzina lanciò un urletto per un piccolo e innocente ragno che le camminava sul braccio; Alan era tornato a dargli del lei perché erano in pubblico e di questo gli era grato, ma quello sguardo, il modo in cui gli parlava erano tutti segnali che non avesse ancora desistito e non poteva permettersi di far continuare quella situazione ambigua.

- Allora… quando… cioè… io credevo –

Sei stato gentile ad offrirmi la colazione stamane e l’ho apprezzato, però pensavo avresti capito dal mio discorso che… insomma che non credo avrò più molto tempo dopo il reintegro, quindi ci vedremo a lezione, se avrai bisogno però non fare complimenti e chiedi io… potrei indirizzarti da qualcuno dei miei colleghi

- Gra…grazie, io… vado – corse via, lasciando Reid impalato nella marea di gente che si muoveva come un fiume, aveva pochi minuti e c’erano tante cose ancora a cui pensare, però gli dispiaceva per quel ragazzino. Non sapeva bene perché, ma sentiva di dovergli qualcosa. Quel ragazzino non voleva aiuto dai suoi colleghi, forse non voleva neanche il suo di aiuto… ma voleva qualcosa e non era più un mistero, era ormai convinto di averlo illuso e si sentiva in debito, ma che fare ora?

 

 xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXx 

- Io non capisco, lei scherza! Fate parte della mia squadra di esperti, non potete concordare con… quel ragazzino! –

- Avvocato Ysmen, non possiamo far altrimenti. Le biopsie sono l’ultima risorsa, fin’ora sono stati trovati due diversi DNA con alcuni alleli simili, in pratica sono di due fratelli, oltre questo dobbiamo ammettere che il cambio di personalità è così radicale da far davvero pensare a due persone distinte. Lo ha notato anche lei, ieri, quando lo ha chiamato per nome, calcando proprio il nome di battesimo, si è voltato e l’ha guardata con gli occhi grigi, così… freddi e distaccati! Non ha abbassato lo sguardo, si è messo più composto tirando indietro le spalle. Insomma, quell’uomo non era lo stesso che le ha rivolto la parola solo tre giorni fa! Occhi marroni, mani che tremavano e picchiettavano sul tavolo e quel tic al labbro! Avvocato, non è possibile smentire nulla! –

I quattro esperti della difesa seduti sulle poltroncine di fronte alla scrivania dell’avvocato stavano esprimendo tutte le loro perplessità.

 

- Parliamo in termini legali, se si dovesse procedere con l’asportazione, cosa servirebbe? Come ci dovremmo muovere? –

- Come ha detto il dottor Reid, con la nota inviata a noi, a lei avvocato e al giudice, ci vuole il consenso scritto, contro firmato dalle parti e da almeno due dottori, ma questa è la minima parte. Prima è essenziale capire quanto il suo cliente abbia inteso l’importanza di queste analisi e naturalmente sapere che potrebbero irrimediabilmente inchiodarlo! –

L’avvocato della difesa, abile, astuto e un po’ imbroglione, aveva creduto di poter vincere senza difficoltà, dieci anni in un ospedale psichiatrico e via, invece quell’infame del dottor Reid… lui aveva complicato ogni cosa.

- Un attimo, mi state dicendo che qual’ora lui si opponesse, noi non potremo… procedere? No, non è possibile – recitò mostrandosi terribilmente sorpreso, uno dei suoi esperti, un ricercatore, ex psicoterapista per conto della polizia cittadina, si alzò avvicinandosi a lui, credendo al dispiacere dell’avvocato/attore.

- Non faccia così, il caso è sempre gestibile e poi non ci vorrà molto a convincerlo, sono sicuro che ci riuscirà! –

- Certo avvocato! Ah, guardi la sua segretaria, la sta chiamando! – la luce del telefono della scrivania dell’uomo iniziò a lampeggiare, lui allora si avvicinò all’apparecchi e rispose, il giudice aveva disposto immediatamente una visita per il suo cliente, dato che soggiornava ancora all’ospedale si sarebbe svolta lì, senza telecamere! Avrebbe fatto il proprio lavoro, intascato i soldi e infischiandosene del finale di tutta quella faccenda, era chiaro che qualsiasi cosa sarebbe successa lui avrebbe guadagnato un sacco di bigliettoni (e pensare che i “suoi esperti” lo credevano ancora una brava persona!

 

Mi deve proprio spiegare! Come può non avere quelle copie? Il documento doveva essere già arrivato, il giudice ha disposto l’incontro tra avvocato e il signor McFarlan almeno un’ora fa! Non mi dica di rimanere in linea, so nel vostro gergo cosa voglia dire, mi stia ben assentire e… NO non voglio un suo superiore!

Era così teso che si sarebbe spezzato da un momento all’altro, fermo nell’abitacolo dell’auto a pochi metri dall’ultima meta del pomeriggio, il famoso ristorante esotico segnalato da Garcia, dovette iniziare una lunga ed estenuante trattativa con una segretaria dell’ufficio comunicazioni del tribunale.
Senza il modulo firmato, i medici non potevano procedere e dato che le operazioni erano previste per il giorno successivo non c’era molto tempo, doveva ancora ricevere o almeno ritirare il foglio, firmare e infine farlo pervenire all’ospedale, ma quello stupido documento… non c’era più! Si era volatilizzato?!

Glielo sto ripetendo con molta calma, dato che le persone che svolgono il suo lavoro spesso diventano così abitudinarie da smettere di prestar ascolto al prossimo. Quel documento, di vitale importanta:, DEVE ESSERCI!

Trovava ridicola la voce squillante delle donna, era irritato da quelle parole cantilenanti e senza senso – mi spiace dottor Reid, al momento non c’è alcun riscontro del documento che cerca, è possibile che ci sia stato un errore di trascrizione, archiviazione o –

Gli ufo l’hanno sequestrato?!

Erano le sedici e venti, il giudice aveva dato disposizioni alle dodici e dieci, tra pratiche e moduli, la comunicazione sarebbe dovuta arrivare per le due all’ufficio dell’avvocato della difesa che presumibilmente sarebbe stato intento a pranzare in quel momento o comunque non nei pressi dell’ospedale. Personalmente a Reid arrivarci sarebbe costato tempo; ora che attendeva un fax o qualcosa di simile si mise a vagliare le possibili circostanze per cui maledetto documento non fosse mai stato registrato presso il tribunale.

Ah… senta, ho una chiamata in attesta, trovi quello che mi serve e me lo faccia avere al più presto! Grazie!

Chiuse la chiamata e passò a quella in attesa.

- Sono spiacente, ma il suo geniale piano è fallito, il signor McFarlan si rifiuta! Aveva detto che si era rivolto a lei per avere aiuto, beh si è davvero sbagliato! Non vuole firmare nulla, non solo ha assalito le guardie, ma anche urlato che avrebbe ucciso tutti! –

Assistente procuratore? Ma di che parla?

- Del pazzo omicida, no? Quello non ha firmato! Tutto qui! Non vuole aiuto! Beh lo schiacceremo, fine dei giochi! –

Ora si spiegavano molte cose, ecco perché non si trovava il documento, non era mai stato prodotto! La rabbia che assalì il dottor lo fece frenare di colpo, al diavolo il ristorante, doveva convincere quell’uomo, avevano bisogno di capire, lui ne aveva bisogno! Fece una rocambolesca manovra per cambiare direzione, il traffico iniziava a defluire, ma dovette comunque suonare molte volte per farsi spazio fra le auto. Se usava i lampeggianti e la sirena sarebbe riuscito ad arrivare in circa trenta/quaranta minuti, non poteva lasciare che le cose andassero a finire in quel modo.
Avrebbe dovuto contattare Hotch? La direttrice Strauss? Doveva chiarire da subito la sua opposizione? Poco importava, se quelle operazioni non sarebbero state fatte e non si fosse confutata l’esistenza di ciò che lui sospettava, era consapevole che il signor McFarlan sarebbe stato chiuso in un ospedale psichiatrico, avrebbe avuto visite, permessi premi, gite al di fuori della struttura, insomma sarebbe stato presto libero di scappare e uccidere, ancora e ancora.

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Come sarebbe a dire, il paziente non vuole ricevere visite?! Signora, l’uomo che sta chiuso lì dentro, con tre guardie a sorvegliarlo, è sospettato di essere un pluriomicida, lei comprendere che è di vitale importanza per me parlargli entro… entro pochi minuti, il tribunale non rimarrà aperto per sempre!

Avrebbe voluto vantarsi di essere un agente, mostrare il distintivo e minacciarla, ma aveva già abusato della sua autorità accendendo i lampeggianti dell’auto per arrivare all’ospedale. Mentre attendeva che il medico tornasse dal giro di visite e l’avvocato della difesa gli facesse l’onore di rispondere al telefono provò di nuovo a chiedere all’infermiere di farlo entrare nel reparto, avevano il suo nome in lista, ma allora perché tutte quelle storie?

- L’assistente procuratore… lui –

Oh bene, mancava solo quel buono a nulla, la prego è urgente, se non risolvo questa situazione io… mi gioco la carriera, le lascerò tutto, telefoni, distintivo, chiavi dell’auto, voglio solo parlare con quell’uomo!

Più alterato che mai, Reid, posò tutto ciò che aveva nel ripiano davanti alla porta blindata il cui vetro era un cubo da cui attraverso dei forellini e un altoparlante si poteva comunicare da fuori a dentro e viceversa.

- Io non potrei, ma… pochi minuti! – la grossa porta cigolando si scostò di pochi centimetri, il dottore entrò veloce, superò il bancone della reception e arrivò alla stanza dell’uomo; le tre guardie annuirono, non vollero sapere nulla, lo conoscevano di vista, soprattutto sapevano che era amico di Derek Morgan.
Una volta dentro vide una scena paradossale, l’uomo, con indosso il camice dell’ospedale, sedeva a gambe incrociate sul letto, aveva tra le mani uno specchio e ci parlava animatamente.

 

 

- Non te lo permetterò! Non lo farai! Non posso lasciargli fare l’operazione! –

- Occhioni marroni, sta zitto! Non hai mai avuto il controllo, lascia perdere. L’operazione si farà, una volta per tutte… e io sarò libero!

- Non è vero! Non si può, non puoi vivere senza di me! –

- A si? L’ho fatto tante di quelle volte, non ne hai proprio idea! E sai una cosa? Sei stato tu a scaricare quelle povere ragazze al ciglio della strada, tu hai sottratto loro i vestiti e… vari souvenir!

- Non parlare in questo modo! Io lo facevo… insomma… per… perché loro lo sapessero! –

- Sì certo! Ma tutto questo svanirà, io firmerò e tu non puoi far nulla! –

 

Reid fu sul punto di parlare e dire che faceva bene, ma l’uomo sollevò il viso e mostrò gli occhi marroni velati di lacrime.

- La prego! – mormorò e l’attimo dopo fu preso da convulsioni, lo specchio cadde sul pavimento immacolato andando in mille pezzi, l’uomo si rannicchiò in posizione fetale, scuotendo il capo a destra e sinistra, cominciando anche a schiumare dalle labbra

Maledizione! UN MEDICO

Uscito dalla porta chiamò a gran voce e l’infermiere di guardia, scattato in piedi, cercò subito a tentoni il pulsante con l’allarme che avrebbe chiamato il medico di turno, poi si sporse per vedere Reid che invece di dare spiegazioni era rientrato per prestare aiuto; l’infermiere allora gli corse dietro, portando con se il carrello per il codice blu e rosso. Il dottor per prima cosa mise di lato l’uomo che continuava ad essere attraversato da decine di scariche elettriche, gli aprì bene la bocca, uscendone la lingua, come sapeva di dover fare in casi come quelli e cercò di spostare le braccia dal petto in modo da facilitare l’espansione dei polmoni e quindi la respirazione. L’infermiere arrivò con una pompa dell’aria manuale, che mise sulla bocca del paziente iniziando a schiacciare la sacca di gomma, immettendo aria nel corpo tremante. Il medico arrivò due minuti dopo e per prima cosa chiese a Reid di uscire, ma lui voleva assistere, doveva capire chi aveva di fronte. L’uomo iniettò un medicinale che fece placare gli spasmi in meno di un minuto, assorbì la saliva con un aspiratore e continuò la respirazione con la maschera manuale, si accertò dello stato di coscienza sollevando le palpebre e facendo scorrere la luce sulle pupille, non del tutto reattive. In quel momento Reid poté osservare il colore marrone.  Dunque lui voleva essere aiutato, ma non voleva l’operazione, quindi poteva dire solo una cosa!

- Ora è fuori pericolo, anzi ha aperto gli occhi. È possibile che sia stato un semplice shock, qualcosa che ha mangiato o solamente il forte stress. Non ho idea di come deve essere vivere l’accusa di… essere un serial killer –

- Grazie dottor Frost, possiamo parlare al signor McFarlan? – l’assistente del procuratore era accorso appena saputo che il suo accusato rischiava di morire, ma appena arrivato aveva scoperto che era vivo e vegeto.

- Certo! Ma andateci piano! Ah agente Reid è stato formidabile! – il dottore annuì e ricambi il sorriso poi seguì l’assistente procuratore, poco incline ai complimenti, dopo tutto aveva contribuito a salvare la vita a un serial killer!

- Beh, parli e faccia presto. Non voglio saperne più nulla, se non vuole quella stupida operazione io non interferirò! – gracchiò malamente l’uomo, poco più che trentenne, borioso, ansioso e soprattutto altezzoso.

Grazie mille, farò… il prima possibile

Aveva dovuto attendere l’arrivo dell’uomo per poter entrare di nuovo nella camera, il capo reparto aveva deciso che era meglio evitare ogni visita, ma la parola dell’assistente procuratore era bastata, i favori all’ufficio procuratorio servivano sempre.

Signor… McFarlan, sono il dottor Reid, ci siamo visti alle sue udienze, per il corridoio sia in tribunale che all’ospedale e mi ha chiesto aiuto! Perché?

Parlò con la sua solita flemma, senza essere troppo pressante, ma neanche superficiale.

- Dottore… so chi è lei! L’ho vista diverse volte in tv! –

È.. un mio fan?

Domandò incuriosito, era decisamente bizzarra come situazione.

- No, ma ho seguito i casi di cui si è occupato… eh sapevo che se fosse stato lei… il profiler che avrebbe seguito il mio caso, avrebbe visto… lui – guardò la finestra dove il suo riflesso s'ntravedeva in modo distorto.

Lui... capisco. Quindi lei cercava di scappare? Anzi voleva fermarlo?

- Certo! Vede io non ricordo quando apparve la prima volta, ma so per certo che non ricordo tutto quello che fa, ci sono dei vuoti, è così brutto! –

Redi annuì osservando i suoi movimenti. Era seduto appoggiato ai cuscini, coperto con un lenzuolo, ma teneva le mani sopra di esso, le intrecciava, allungava e le faceva scrocchiare, infine univa pollice e anulare e li faceva schioccare.

Dev’essere orribile. Ma lei vuole liberarsene, vuole quelle operazioni? Giusto? Capire fino a che punto lui è radicato in lei… questo è il suo obbiettivo?

- NO, io voglio che lui muoia… cioè… mi sono stancato, ehm… cioè non voglio che faccia più del male – concluse iniziando a picchiettare le dita sulla propria gamba, ricordava quel tic, ma non sapeva associarlo con esattezza a una delle due personalità.

D’accordo. Firmi e dopo le operazioni di biopsia dei suoi organi avremo i risultati e in base a quelli

- No, lei non capisce, deve togliermelo!

Io non sono un chirurgo e comunque non capisco di cosa parla!

- Quella palla, quella cosa che ho nel cervello! È lui! Ve lo dico io, mi creda! – la sincerità nelle parole era palese, anche l’assistente procuratore lo vide sotto una nuova luce, forse era davvero un’anima intrappolata.

Signor McFarlan, mi creda, io non so

- La smetta, ha visto il mio cervello, io so che è lì. Toglietelo e tutto… tutto morirà! Ma io… sarò libero! – disse ancora a voce alta, improvvisamente allegro.

- Sa che dovrà comunque sottoporsi a decine di test per accertare la sua condizione psichica?! – chiese allora l’assistente procuratore.

- Certo! Datemi i fogli, voglio firmare e dite al dottore che voglio essere sedato! Ho paura che lui… torni e provochi un altro attacco!

Quindi è stato lui?

- Certo! Chi altro? – Reid annuì ancora, uscì le mani dalle tasche e mettendosi ben dritto guardò l’altro uomo nella stanza che annuì a sua volta ed estrasse un plico dalla propria valigetta, porse la penna al paziente e attese al suo fianco.

Vedrà che una volta scoperta la verità, le cose per lei miglioreranno

Uscì dalla stanza in cerca del medico Frost, ripensò velocemente alla conversazione, quel piccolo lapsus “mi sono stancato, ehm… non voglio che faccia più del male” cosa voleva dire? E i suoi occhi, erano azzurri, quasi grigi, di nuovo!

 

 

 

- Sono felice per lei dottore! –

Non deve avvocato Ysmen, la scelta del suo cliente gioverà a tutti

- Come no! E poi è stato una fortuna, che casualmente dopo la sua visita.. abbia cambiato idea?! –

Affatto! Stava per morire, l’ho aiutato, ma non gli ho parlato, il cambiamento è avvenuto prima… io l’ho visto

Voleva continuare, spiegare quello che aveva visto, ma a che pro, fari prendere per pazzo? Per falso o in extremis per paranoico, solo uno fissato poteva vedere in un dialogo interiore una discussione fra due persone diverse.

Ho visto che ha modificato il proprio atteggiamento, vuole sapere la verità, tutto qui

L’avvocato della difesa non volle più continuare la discussione, i suoi stupidi collaboratori avevano affermato che non poteva accadere una cosa simile, a decisione presa il giudice non avrebbe ritrattato, ma il documento non firmato e bollato come non accettato era andato perso chissà dove nell’ufficio del procuratore, invece una misteriosa firma era comparsa su un altro modulo, da poco depositato e protocollato. Insomma le carte erano in tavola, non si poteva ritirare nulla dal tavolo, c’era solo da puntare.

- A domani allora. Non permetterò che lei parli al mio cliente però, lei esercita un’influenza negativa! Chissà cosa potrebbe fargli dire! – non aspettò la risposta dell’agente e chiuse la conversazione telefonica.

Reid si ritrovò con il telefono in mano ad ascoltare il tuuu tuuu, decisamente scocciato rientrò in auto. Era corso lì di fretta, aveva perfino dimenticato il cellulare con la linea privata sul sedile accanto a quello del guidatore. Entrò nell’abitacolo, prese la bottiglia d’acqua che teneva di scorta nel cruscotto refrigerato, dotazione esclusiva del FBI e bevve una lunga sorsata. Quel giorno vestiva più casual del solito, il pantalone di lino spesso, il maglione a maniche lunghe, largo quasi una misura più di quella che portava abitualmente, era a righe sottili marroni e nere e a conclusione un paio di mocassini neri; sul sedile posteriore era sistemato il suo trench nero, anch’esso in dotazione all’FBI, la fretta di uscire dall’auto e precipitarsi nell’ospedale era stata tale da fargli dimenticare che il freddo non solo era pungente, ma in quel periodo provocava raffreddori, febbri e influenze, insomma era stato avventato. Finalmente al calduccio si permise un attimo di riposo, si sistemò meglio sul sedile, abbandonò il capo contro il poggiatesta e ispirò tre volte buttando fuori pensieri negativi e preoccupazioni. Erano passate da poco le cinque di pomeriggio, la radio gracchiava preoccupanti notizie sul traffico, i pochi chilometri che lo separavano da Quantico sarebbero stati un inferno e poi aveva una gran fame! Aveva pranzato così velocemente che non si era saziato, una Wellington con dell’insalata di pomodori verdi e un misero budino! Non sapeva neanche cosa avrebbe mangiato per cena, aveva consumato quasi tutto ciò che gli aveva lasciato Morgan la sera… prima.

CAZZO! Morgan!

Il signor perfettivo, io non dico parolacce e mi comporto sempre bene, si era dimenticato, per la seconda volta, che doveva raggiungere Morgan nella propria casa! La colazione l’aveva impiegata con quello strano ragazzino del corso a cui partecipava come professore aggiunto, il pranzo era volato e il resto del tempo era stato troppo caotico, ma non era una scusa, non parlava con Morgan da quasi due giorni! Guardò la mano su cui avrebbe dovuto esserci scritto ancora il nome del ristorante indicatogli da Garcia, ma era ormai sbiadito, illeggibile. Meledizione.

E ora?

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Rigranzio chi continua a leggere il racconto, chi lo segue e spero si stia appassionando! 

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Capitolo 11
*** Fantasmi e visioni. La realtà fa paura ***


11° capitolo - Fantasmi e visioni. La realtà fa paura
In questo capitolo ci sono altri particolari sulla nostra coppietta, su come Morgan stia affrontando questo periodo e dettagli sul caso. Il Morgan di questo capitolo però forse è un po' OOC, non so di preciso perchè l'ho voluto rendere davvero molto "sconvolto" e preda di ansie e paure, quindi se non lo riconoscete è "normale"

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11° capitolo

Il bagno ristoratore era decisamente servito. Gli ultimi esami avevano dato ottimi risultati, il suo midollo stava lentamente tornando a funzionare, ma per tornare ai livelli di prima del rapimento ci sarebbe voluto impegno e molto tempo. Era però più tranquillo ora, i suoi globuli rossi portavano meno sangue, essendo numericamente inferiori ai conteggi del passato, ma riuscivano comunque a fare il loro lavoro quindi doveva solo aspettare e sperare, dopo tutto non poteva far molto di più!
Si era sottoposto a molte consulenze mediche, e uno dei dottori era riuscito a dargli una prima diagnosi, l’impiego prolungato del teaser, utilizzato soprattutto alla schiena all’altezza della colonna vertebrale, aveva creato delle correnti elettriche tanto forti da sconvolgere il metabolismo delle ossa, dunque la produzione di midollo. Ma questa era solo un’ipotesi.
Sdraiato sul proprio letto vestito con i soli boxer, respirava lentamente. La casa era riscaldata e non sentiva freddo sulla pelle, la sensazione sgradevole era nel suo cuore. Sentiva un freddo pungente, amarezza ed un velo di tristezza. Insomma era deluso. Reid era svanito, non gli aveva rivolto parola, non si era fatto sentire ma soprattutto non si era ancora presentato, Garcia gli aveva telefonato circa alle 16.30 avvertendolo di andare subito a casa dopo le analisi perché una piacevole visita lo attendeva e invece era solo. Completamente solo.

Schioccare le dita e far apparire decine di ragazze? Chiamare un paio di amiche e passare una serata fra sesso e alcool? No, preferiva rimanere lì, sdraiato, sul suo letto a fissare il soffitto color crema. 

Pensare che io odio quel colore, così tenue... insipido! Decisamente nel nuovo appartamento sarà tutto, uhm... ROSSO!  

Borbottò sbuffando come una ciminiera. Era frustante non poter dire in modo chiaro quello che desiderava esternare da così tanto tempo! Senza contare che il ragazzino lo aveva deluso per ben due sere di seguito! Era troppo! Quei pensieri su di lui… su di loro, erano solo fantasie adolescenziali che lo stare a contatto e lo stress del rapimento avevano acuito!

MALEDIZIONE!

Urlò per sfogarsi, liberare la rabbia e l’oppressione del suo cuore.

BASTA! Non ce la faccio… più

Un rumore, aveva sentito un rumore. Si mise a sedere, allungò il braccio e da sotto il cuscino estrasse la sua piccola pistola di scorta. Afferrò i pantaloni della tuta e con una sola mano li infilò, la camera era immersa nel buio.  Era sicuro che fosse tutto chiuso al piano inferiore, ma doveva controllare, aveva sentito quel rumore! Fece qualche passo, guardò lentamente oltre la soglia della porta, il corridoio era libero. Uscì spalle al muro e sgattaiolò fino alle scale, osservò con precisione ogni angolo, le ombre proiettate dalla luce esterna erano le solite di sempre, nulla da segnalare. Scese scalino per scalino piegando le ginocchia e tendendo le braccia attaccate al corpo, pronto però a scattare, la sicura già tolta e il colpo in canna, pronto a sparare. 
Arrivò alla fine delle scale, altro corridoio, si appiattì al corrimano e sbirciò da sopra di esso, niente ancora. Si alzò e lo percorse tutto, ispezionò la camera degli ospiti, lavanderia e bagnetto. Infine arrivò al soggiorno, guardò a destra e a sinistra, nulla. Non c’era indizio di una possibile intrusione. Veloce arrivò al divano e si piegò dietro di esso, in modo da poter vedere cosa accadeva in cucina, senza esser visto. Con qualche altro passo, continuando a tener gli occhi aperti arrivò alla cucina, niente neanche lì. Rasserenato emise un respiro di sollievo e accese la luce del salone per non inciampare nel tappeto o chissà che altro, s’incamminò poi verso l’entrata anteriore per controllare se fosse stato qualche animale a fare quel rumore, ma sulla poltrona vide qualcosa. Si voltò completamente e

Terry!

- Sylette Theebel Laigree! Prego –

Agghiacciato l’agente di colore non sollevò neanche il braccio per puntargli contro la pistola, continuava solo a osservarla.

Tu… tu sei

- Morta? –

SI!

Esclamò arrabbiato poi si ricordò di avere la pistola e così la punto sulla donna, che sedeva scompostamente con il vestito rosso attillato, assolutamente troppo corto, che le scopriva le gambe e la scollatura che mostrava tutto quello che poteva mostrare.

Non dovresti… essere qui!

- Davvero? –

Sì, certo!

- Uhm… e tu? –

Io cosa?

- Tu sei qui… giusto? –

Certo!

- Allora perché sei qui? –

Io non… capisco! Vuoi prendermi in giro! Tu tu

- Affatto, tu non dovresti essere qui, perché sei come me: Morto! –

NOOOH

No, no, non è vero! No!

Morgan! Mooorgan! Svegliati! DEREK!

L’urlo di Reid gli arrivò alle orecchie ferendole e causando così il risveglio improvviso

No, no io… tu, Spencer? Reid… tu


Il ragazzo era seduto al suo fianco, gli stringeva ancora le mani sulle spalle ed era chino; poteva sentire il suo profumo, sentire il calore del suo corpo, vedere dentro quegli occhi troppo vispi. Scosse con forza il capo per scacciare tutti quei pensieri e finalmente riprese totalmente conoscenza.

Sono entrato, tua madre… mi aveva dato le chiavi di questa casa, scusa se non te l’ho mai detto. Ti sentivo urlare, ma non ti svegliavi. Eri in uno stato di trans… di coma profondo! Non potevo interagire con te! Non c’era niente che potessi fare e urlavi, hai detto… tu sei morta… Morgan?

Come sempre il ragazzo non si risparmiò dal parlare ininterrottamente sommergendolo così di parole.

Io stavo… sognando

NO! Non eri nella fase REM, ho controllato le pupille e le palpebre! Tu eri… in coma, avevi un allucinazione o stavi rivivendo qualcosa. Oh cavolo: le torture, tu stavi

No, io.. è che l’ho vista, ok?

Quando si accorse di avere praticamente il ragazzo addosso si tirò indietro, mettendosi a sedere, Reid però non indietreggiò e gli rimase di fianco, molto vicino, intenzionato a farsi dire quello che era accaduto.

Era lei, punto. Io l'ho visto lei… e mi diceva che ero morto anche io

Reid spalancò gli occhi e si sentì impietrito, non poteva certo proteggere Morgan anche nei suoi sogni, l’aveva uccisa una volta, non poteva ripetere la cosa irrompendo nella mente dell’agente di colore.

Tu lo sai, vero, che sei vivo? Che respiri? Che senti dolore, ma anche gioia! Che sei circondato da persone che ti vogliono bene! Che puoi aver fame, sete, provi paura e eccitazione! Tu sei vivo!

Parlò come sempre per istinto, aveva uno scopo stavolta, voleva dargli una scossa, fargli capire che c’era davvero un rapporto speciale tra loro, non avrebbe permesso ancora per molto che pensieri come quello lo spaventassero. Era vivo ed era seduto di fronte a lui, sul proprio letto, in boxer e…

Oh… caspita sicuro che non fosse un sogno… di un altro tipo?

Domandò per sdrammatizzare, la nudità improvvisa dell’uomo lo aveva messo in forte imbarazzo, era entrato e lo aveva soccorso senza prestare minimamente attenzione al suo essere quasi totalmente nudo. Si tirò finalmente indietro mettendosi ben in piedi a un metro dal letto del collega.

Come? Ah, no. È che… mi ero fatto una doccia dopo gli esami, mi ero asciugato e volevo riposarmi un po’, poi mi sono addormentato.

A che ora hai finito gli esami?

Alle 16.20 circa, perché?

Perché sono le 20 passate!

Aveva dormito per almeno due ore e mezza, come poteva essere successo?! Indossava ancora i boxer e la porta della camera era chiusa, la pistola? Allungò il braccio e ne tastò il profilo, era ancora al suo posto, quindi era un sogno! Uno stupido sogno!

Quindi… hai dormito molto. O forse sei svenuto! Morgan sei sicuro che vada tutto bene? Le tue analisi? Che esiti danno? Non c’è qualcosa che non hai ancora detto a nessuno ma che dovresti dire, è la tua salute, è importante per noi sapere

Sto bene, a parte… un piccolo problema al midollo

Ecco l’ho detto!

Oh… caspita! Beh c’era da aspettarselo, le sollecitazioni elettriche possono interferire certe volte con le risposte neurologiche, anzi era davvero logico pensarlo. Ma ti stanno curando? Ti stanno dando dei farmaci, integratori, qualcosa per stabilizzare la produzione eh… oh… aspetta… tu non lo hai detto a nessuno, perché? È così grave?!

No, no… cioè poteva esserlo, ma la produzione è aumentata e… non c’è niente di cui preoccuparsi e

D’accordo Morgan

Reid non era un tipo perspicace, non se si parlava di sentimenti umani, eppure lo sguardo triste di Morgan l’aveva capito, non voleva parlare di quell’argomento, lo faceva sentire… ferito? Umiliato?

E così sei venuto?!

Certo, perchè non avrei dovuto??

Il cambio improvviso di registro spiazzò il ragazzo. Morgan non lo guardava negli occhi, Morgan gli dava le spalle, Morgan aveva le spalle curve.

Comunque, puoi anche andare ora. Grazie per esser passato

Reid s’irrigidì confuso e rattristato, era andato fin lì per vederlo, dargli due sacchetti di cartone pieni zeppi di prelibatezze orientali e scambiare quattro chiacchiere sulle nuove prove fisiche dei cadetti, ogni anno infatti venivano selezionati venti ragazzi fra i migliori che sarebbero stati messi ancora più sotto stress e loro due “scommettevano” su chi sarebbe risultato il migliore. Aveva pensato di stare con lui per tutta la sera, scherzare, ridere e trovare un po’ di equilibrio, ciò che gli serviva in quei giorni, soprattutto ora che era ad un passo dalla verità sul caso che stava seguendo.

Io… pensavo di mangiare con te

Confessò mostrando un piccolo sacchetto bianco di carta, un pacchetto speciale solo per Morgan, il resto della cena era al piano inferiore.

Un uccellino mi ha detto che adori la cucina orientale, questi sono due speciali involtini primavera, ho chiesto personalmente di aggiungerci del carry rosso e dello sciroppo di soia

Sempre Garcia?

No, Prentiss, ti ha sentito e visto ordinare un paio di volte durante le nostre cene post caso risolto, in entrambi casi stavi abbordando una bella mora. Parole sue, ovvio!

Nonostante quello scambio di battute Morgan era ancora voltato e la sua voce non aveva cambiato intonazione.

Puoi… andare, davvero! Sarà per la prossima volta

Reid ebbe un tuffo al cuore, era preparato a Morgan in preda all’eccitazione (pre assalti, post assalti o nelle serate in compagnia di belle donne), conosceva il lato furibondo e irritabile, aveva visto alcune volte il lato tenero e giocoso, ma mai aveva sentito disperazione e rassegnazione nella sua voce. Cosa diavolo stava succedendo a Morgan?

Ma io,  ascolta ti prego

Lo stava supplicando? E da quando? E perché? Per avere un po’ di attenzione!

Tanto non ho fame!!

L’uomo di colore che si era alzato e diretto in mezzo alla stanza doveva essere qualche genere di ultracorpo proveniente da Marte, altrimenti perché diavolo Derek Morgan era disperato?

Ascolta, io ora scendo. Mi faccio un the, quando e se vorrai... io sarò in cucina. Non ti lascio in questo stato, a casa, da solo...

Reid si voltò avviandosi verso la porta, convinto in ciò che aveva appena detto, non avrebbe lasciato da solo Morgan!

Lascia stare, davvero!

La voce di Morgan perse l'esitazione di poco prima, l'uomo si avvicinò al ragazzino che era già arrivato alla fine del corridoio, non voleva essere fermato ne tanto meno pregato, lui sarebbe rimasto lì anche contro la sua volontà, glielo doveva… e un po’ lo doveva anche a se stesso.

Reid... SPENCER!

Lo chiamò con voce decisa, nonostante il tono grave, ma il dottore lo ignorò iniziando a scendere le scale. Morgan gli corse dietro e lo afferrò per un braccio strattonandolo.

Ragazzino, sta al posto tuo. Nessuno ti ha chiesto di venire ne tanto meno di restare, ora vedi di prendere le tue cose e sparire dalla mia vista sono stato abbastanza chiaro?!

Urlò a squarcia gola dritto davanti a lui a metà delle scale, due gradini più in alto di Reid, che voltato di tre quarti non aveva neanche estratto la mano dalla tasca. Lo guardava seriamente dispiaciuto, ma affatto terrorizzato.

SCORDATELO

Rispose in un mormorio, strattonando il braccio per liberarsi dalla presa dell'uomo.

Come scusa?!

Si, scordatelo! Ieri sei stato gentile con me, anzi lo sei sempre stato. Sei l’unico che mi ha sempre trattato da essere umano e non da bomboniera/pc portatile/archivio tutto sapere! E soprattutto mi hai ricordato costantemente la mia età, compreso ora: sono un ragazzino, nonostante io abbia 28 anni, perché non so nulla della vita. E ora che voglio imparare, capire, scoprire... non ho certo voglia di “andarmene”, io rimango qui. Tu fa ciò che ti pare!

Era una dichiarazione bellica o d’amore? Era una specie di confessione, mal celata da parole di cortesia o una vera sviolinata nei suoi confronti? Mortalmente abbattuto Derek dovette ripiegare, lasciò andare il braccio del ragazzino scuotendo forte il capo.

Ragazzino...

Soffiò stancamente, poi rialzò lo sguardo fissandolo in quello del ragazzo più giovane. Dereck si sentiva come una pantera pronta all’attacco e davanti a lui vedeva un delizioso cerbiatto che sbatteva i grandi occhi spauriti. Si leccò le labbra senza riflettere, ma lasciò subito svanire i pensieri livemente erotici e riprese il controllo. Si voltò, salì le scale e rientrò in camera cercando di ritrovare l'equilibrio interiore.

Il dottore arrivò subito dopo in cucina, si abbandonò ad un sorrisino compiaciuto e si mise a cercare senza fretta la teiera e le bustine per il the ad infusione. Aveva una tale confusione ed ansia addosso, non per Morgan, perchè tanto ormai aveva capito cosa stava succedendo nel suo cuore, il problema era ciò che Morgan provava per lui, quello lo rendeva confuso e instabile.
Le buste con la cena erano rimaste sul bancone della cucina, se mai Morgan fosse sceso avrebbe scaldato ciò che preferiva e avrebbero cenato, solo loro due… insieme, come sarebbe dovuto succedere già da due giorni. Forse fino a quel momento non si erano mai davvero fermati a chiedersi del perchè di quel continuo cercarsi, tantomeno si erano chiesti che cosa era successo in quei giorni di ricovero di Morgan?! Non avevano più parlato, nessuno dei due aveva provato ad accennare anche solo al fatto che fosse successo qualcosa. Insomma erano due adolescenti intimiditi. Quel periodo aveva portato Reid ad abbattersi e se non avesse avuto quel caso in mano probabilmente avrebbe chiesto delle ferie anticipate visto che non aveva concentrazione e lucidità per tornare ai normali incarichi. 
Nonostante la “pausa” però non aveva ancora terminato di lavorare quel giorno: doveva esaminare ancora molti documenti e capire quella conversazione, l’ultima che era intercorsa tra lui e l'imputato, quella che aveva portato alla firma.
Seduto ad uno degli sgabelli del bancone, Reid si versò dell’acqua da una caraffa. Si sentiva sostanzialmente inutile e del tutto fuori luogo, ma non se ne sarebbe andato, non ora, non dopo quello che era accaduto.

Reid, dimmi… perché

Il dottore, per nulla sorpreso dal repentino arrivo dell’agente di colore si volse per poterlo guardare, indossava solo il pantalone della tuta, il petto si alzava e abbassava molto velocemente, era ancora in preda agli spasmi della rabbia.

Perché sono qui? E' questo il punto?!

Perché sta… succedendo tutto questo? Tu… e io

Domandò Morgan sentendo scivolar via tutti i pensieri orribili e terribili, sul mondo e su di loro, anche l’ipotesi di essere gay ormai non era più che un pensiero come un altro.

Tu e io, già... io, non lo so, cosa, ne perché, ne come... io non lo so!

Balbettò voltandosi completamente verso l'altro, appoggiando la schiena al bancone, mentre Morgan si avvicinava a lui.

Perché mi porti la cena?! Perché vengo fino a casa tua per vedere come stai? Perché ti seguo con lo sguardo ogni volta che esci da una stanza?! Perchè non posso non sfiorarti quando ti passo accanto?

Tutti quegli interrogativi detti in un lungo mormorio erano diretti a se stesso, ma li stava pronunciando a voce "alta" coinvolgendo così anche Reid, che non conosceva una delle risposte. In quel momento poi difronte all'uomo scosso, provato e tremendamente arrabbiato, non sapeva neanche che cosa doveva dire.

Per…perché.. io

Balbettò di nuovo il dottore, trovandosi sempre più vicino il corpo dell’uomo, che non aveva smesso di avanzare verso di lui. 

Ti prego non farlo, Morgan! Picchiandomi non risolverai nulla, e' perchè vuoi cancellare tutto, no? Beh non c’è stato niente, nessun contatto, nessun bacio, NIENTE! E io… non provo assolutamente nulla... E' questo che vuoi no?!  

Chiese con la voce incrinata e l'affanno. Morgan gli si avvicinò con uno scatto, lo afferrò per le spalle e lo strinse a se, con forza, con rabbia, in un abbraccio che non aveva nulla di affettuoso.  

Cazzo, non capisci! Genietto illustre che può risolvere problemi cosmici, ancora non hai capito che io odio sentirmi debole e indifeso, cazzo! E tu mi fai sentire esattamente in questo modo... Ascoltami Reid.. Spencer, quello che è successo durante e dopo il mio rapimento è qualcosa di… surreale, non so quello che è accaduto si possa definire, non so neanche perchè c'è stato, quello che c'è stato. Insomma posso dirti solo che...

Ci siamo baciati, io ti ho baciato. Morgan.. è questo il punto! Non c'è nulla da definre, le cose sono andate così!

Il dottore si staccò dall’abbraccio passionale dell'uomo con le guancia rosse e un forte tremore a mani e gambe, ma era deciso, Morgan poteva far finta di nulla, farlo sentire al sicuro mentre gli stava dicendo che rinnegava tutto, dargli una mano affinchè la loro amicizia non andasse a farsi benedire senza però voler affrontare quel benedetto bacio.

Morgan, hai tutto il tempo di questo mondo, ma ti prego chiarisciti le idee e non tagliarmi fuori. Non puoi aver cambiato idea così… tanto, perché nonostante le influenze esterne tu, rimani lo stesso, io lo so... 

Colto da una specie di raptus Reid tornò vicino all’uomo di colore stampandogli un bacio sulla guancia, avrebbe voluto avere più coraggio o meno pudore e dargli un altro genere di bacio, ma si era accontentato quella volta! 

Ci vediamo domani, promesso! Tu chiarisciti con te stesso. Io so quello che è successo, e so che c’è qualcosa fra noi, quindi… per me, insomma, beh vorrei… ecco… capito, no?! 

Nonostante la confusione in quelle parole era chiaro che il dottore avrebbe voluto approfondire quel "qualcosa" e non scordarlo o lasciarlo da parte. Senza aspettare la risposta dell'uomo, corse fuori dalla stanza, dimenticando parte delle cose che aveva con se, e uscì dalla porta di caso sospirando grave. Arrivò all’auto e chiamò con il telefono della macchina nell’ufficio del procuratore, che ovviamente a quell’ora non era nello studio. Aveva bisogno di una cosa, una piccola insignificante cosa, doveva avere due particolari e forse avrebbe messo la parola "fine" al caso, e tutto grazie al suo collega. Come sempre avere intorno l'uomo di colore gli dava impulsi e vibrazioni che attivavano zone morte del suo cervello.

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- Sai cosa m’infastidisce di tutto questo Emily? Che penso che siano seriamente sono due ottimi agenti, affiderei anche subito una squadra a Morgan e Reid ha tutte le capacità per diventare un grande uomo oltre che un esperto in qualsiasi campo lui voglia inserirsi, ma non sono capaci ad avvicinarsi. Non che io sia un campione in questo, tu lo sai meglio di me, vero Emily? Perlomeno io ho avuto il coraggio di ammetterlo, non ci riesco o meglio non ci sono riuscito per molto tempo. Loro sembrano sempre quelli impettiti e capaci di tutto, ma alla fin fine non arrivano a niente – il capo della squadra, Hotch. passeggiava nervosamente nella camera d’albergo affittata per i giorni in cui avrebbero dovuto seguire il caso dell’ambasciata.

- Io penso che loro abbiano un modo troppo introverso di comunicare sentimenti ed emozioni: Spencer per incapacità e Derek per timidezza, si quel ragazzone mi sembra timido. Però non possiamo farci niente, e questa cosa non sta guastando la squadra, anzi per molti versi la rende più unita. Non difendo l’operato del nostro genietto nei confronti di quell’SI, però pensiamoci… se non ci fossero stati di mezzo i sentimenti avrebbe avuto tanti lampi di genio sotto tale stress? No, io non credo… ora come ora possiamo solo sperare che il momento di pausa li faccia avvicinare come si deve, senza casi tra i piedi, trasferte, alberghi e estranei forse potrebbero… davvero avere il primo punto di “contatto” – i due profiler si sorrisero. Avevano visto tante volte quei due fare gli amiconi, senza fingere ovviamente, ma mostrando un’immagine tutt’altro che da amici a chi li osservava da fuori. 
Le premure dell’uomo di colore nei confronti dell’altro erano oggetto di risate in tutto l’ufficio da anni, le volte in cui notava il cambio di look del più piccolo, quando gli preparava il caffe portandolo nel momento esatto in cui il dottore stava per alzarsi per andare a prepararselo o durante feste e uscite post lavoro, quando circondati da belle ragazze, Morgan tendeva prima a stare un po’ con il suo amico, con la scusa di indirizzarlo su una certa preda o dargli consigli.

Il capo della squadra di profiler si mise a sedere sul letto guardando il proprio telefonino, il giorno dopo ci sarebbe stata l’operazione, la dissezione di quella massa e la prima di una serie di rivelazioni che avrebbero portato alla risoluzione del caso e poteva solo immaginare la tensione a cui era sottoposto il loro genietto. Avrebbe voluto essere lì per supportarlo, ma ormai era un uomo, se la sarebbe cavata!


 

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Continuo a ringraziare chi legge questa storia, so che non sono in molti, ma mi fa comunque molto piacere. Sarebbe bello aver parere sui due personaggi e su come li sto facendo evolvere, ma in ogni caso io continuo!

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Capitolo 12
*** L'Operazione ***


l'operazione Ecco a voi il 12° capitolo, manco da un po' per molti motivi. Spero che chi ha cominciato a seguire la storia non stia rimanendo deluso o annoiato! Buona lettura! ^_-

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12° capitolo

 

(nella notte)

Alan Sorriette camminava a passo cadenzato lungo la stradina poco illuminata di un quartiere malfamato, l’odore nauseabondo che saliva dalle fogne era il segnale che la civiltà si era fermata ad almeno un paio di isolati di distanza. Era insieme a uno degli agenti incaricati dell’addestramento delle reclute, non ricordava il suo nome, ma gli era stato insegnato che in quel lavoro non importava, doveva avere fiducia del suo partner in quanto poliziotto e non persona “amica”.

Quando aveva incontrato il dottor Reid all’ospedale per chiedergli qualche aiuto extra si era sentito in colpa nei confronti degli ragazzi, ma la sua preparazione atletica mancava assolutamente di spessore, doveva puntare sulle capacità intellettuale e l’aiuto di una persone come il dottore lo avrebbero portato ad un altro livello. L’agente speciale però era sembrato tirarsi indietro, forse aveva frainteso i suoi comportamenti? O probabilmente li aveva capiti perfettamente. Che la sua attenzione nei suoi confronti avesse sconfinato con l’ammirazione  e persino con l’innamoramento era abbastanza chiaro però non gli sembrava una cosa così terribile, avevano pochi anni di differenza, il dottor Reid non era un suo diretto superiore e nel loro ambiente al contrario di altri mondi in divisa, l’omosessualità era vagamente tollerata purché non si manifestasse palesemente. Si ripromise di chiamarlo il giorno dopo e chiedergli apertamente un incontro per chiarire o almeno per farsi dare quell’aiuto di cui aveva davvero bisogno, cercava di convincersi che il problema era tutto lì e non provasse una fitta di fastidio nel sapere di non poter avere neanche una possibilità con lui.
E se in tutta quella storia c’entrava Derek Morgan? Forse aveva paura che vedesse quell’aiuto come favoritismo e non obbiettività del collega? O ancora peggio aveva problemi con il fatto che il dottore fosse palesemente gay e potesse avere delle storie con persone del suo stesso sesso!
Beh in qualsiasi modo c’entrasse quell’uomo a lui non importava, si era rivolto al dottore per un motivo e il resto era solo un contorno. Derek Morgan non c’entrava nulla con la vita del dottore, no? Era distratto, non tanto da non sapere cosa stesse succedendo, ma abbastanza da prendersi un bel calcio alla caviglia da uno dei ragazzi che si nascondeva dietro la sua schiena (una finta vittima) che stava portando in salvo.
Nel momento in cui si riprese capì che se voleva davvero diventare un agente doveva riuscire a svuotare la mente anche in situazioni di ansia simili, riprese a procedere verso la zona sicura.
Mentre effettuavano le pattuglie facevano delle simulazioni a sorpresa per testare la reattività dei soggetti e la loro capacità di valutare le situazioni di pericolo. Quando arrivarono alla zona sicura Alan aprì un braccio per tenere dietro di se la persona protetta e si guardò ansiosamente intorno, zona sicura era sinonimo di rinforzi, ma non ce n’erano. Valutò la situazione e decise che quello era un ulteriore test, prese per il polso il ragazzo e lo lanciò dietro l’auto posteggiata a un paio di metri da loro proprie mentre una scarica di finti proiettili lo colpirono alle gambe.
Cadde a terra ringhiando, aveva fatto bene i conti, ma troppo lentamente! Colpito, uno a zero per i suoi esaminatori, non solo aveva poca capacità atletica. ma ora era sorta una nuova questione: pensare al dottore lo distraeva rendendolo una cattiva recluta!

 

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 26 gennaio

Mentre veniva preparato il signor McFarlan, infermiere e medici e persino poliziotti, posizionati fuori e dentro la stanza per sorvegliarlo, si stupirono della calma e compostezza dell’uomo. C’era qualcosa di inquietante nel modo in cui stava seduto, come guardava appena fuori la finestra e come sentiva il freddo soffiare attraverso gli spifferi degli infissi. Era quasi diabolico lo sguardo vuoto o forse l’influenza dei giornali che continuavano a metter becco su quel caso avevano generato una psicosi collettiva. Quell’uomo era soltanto un folle, ne più ne meno di migliaia d’altri già ricoverati e messi dietro le sbarre.
In quel caso però spervano tutti che "estirpando" ciò che in lui era oscuro e pericoloso, la vita di quell'uomo sarebbe potuta cambiare in meglio!  Tutti lì dentro erano convinti che l'operazione avrebbe salvato la vita di quell'uomo, erano fautori di un nuovo futuro per un essere senza colpe!
Le infermiere sorridevano provando compassione, i medici lanciavano sguardi pietosi e i poliziotti osservavano le mosse dell’uomo con sospetto ma spinti quasi da misericordia, come se la loro presenza lì dentro fosse superflua perché oltre al suicido si chiedevano come l’essere che dominava “l’altro” potesse uccidere la parte innocente.
La sala operatoria, tra le più avanzate del Mondo Occidentale per quel genere di operazioni, era stata accuratamente preparata per l’intervento; alle 8:00 la vita di un uomo sarebbe stata sconvolta per sempre. Mentre la barella percorreva il reparto, le ruote cigolavano e le manette che ancora lo tenevano legato alle sbarre di ferro tintinnavano, i pochi presenti nel corridoio che non avrebbero potuto assistere a quella grandiosa operazione, per la storia della chirurgia e della medicina in generale, rimanevano ad osservare attratti da quel male così inafferrabile all’occhio umano, eppure così reale e spietato. Le povere ragazze uccise dalle sue mani erano solo una delle prove... Le porte a vento, primo ostacolo verso la sala operatoria vera e proprio vennero socchiuse da due infermiere dal fuori, poi la barella venne spinta e facendo pressione sui battenti si aprì la strada. Si rischiusero dietro di essa in pochi secondi lasciandosi alle spalle coloro che avrebbero potuto sbirciare le manovre mediche solo dall’aula d’osservazione posta a un piano rialzato rispetto alla sala operatoria.
L’equipe era diretta da un chirurgo, pluripremiato e stimato nel suo ambiente, uno di quei neurochirurghi tanto sfacciati che si credevano invincibili da voler operare la parte più delicata del corpo umano in completa solitudine, con pochi assistenti, ma nessuno che potesse prendere il proprio posto anche ore e ore di lavoro su uno stesso paziente. Il suo massimo, l’operazione durata di più era stata di 19 ore con una pausa di quasi 15 minuti, non era un record mondiale, ma era sintomatico di quanto fosse deciso a farsi valere a mostrare ciò che era. Una specie di dio insomma.
Infilati i guanti e le mascherine, tecnici, infermieri, chirurghi, anestesisti e assistenti si disposero ordinatamente, come se fossero un’orchestra. Tutti avevano un posto preciso da rispettare con il massimo rigore. Di solito ad interventi simili, tanto difficili e complicati, presenziavano anche i famigliari del paziente, ma i pochi rimasti all’uomo accusato di pluriomicidio non avevano voluto sentir ragioni, malato o no quell’uomo aveva tradito tutti loro e non avrebbero riservato alcuna cura o preoccupazione per lui.
I macchinari, gli strumenti, tutto l’occorrente era pronto. Il paziente rasato lungo tutta la zona da incidere, il resto del volto coperto con un telo e le lampade ad illuminare la parte.
Il bisturi si avvicinò al cuoio capelluto, l’anestetista osservava il respiro e al tempo stesso il macchinario, nulla poteva andar storto, lasciarlo morire significava dar un sonno ristoratore a quel mostro che invece si meritava la morte e dall’altra parte la sopravvivenza di una brava persona. Attimo dopo attimo la lama affilata seguì una linea tracciata con un pennarello, alla giusta profondità e misura, poi fu la volta del trapano e il resto degli strumenti chirurgici la cui sola vista avrebbe creato angoscia a chiunque, ma che in quella stanza simboleggiavano il potere assoluto.
Il battito regolare, la perdita di sangue continua, ma debole, i segni vitali mantenuti entro un certo range e massima attenzione a qualsiasi possibile segno di risveglio, oltre al chirurgo lì dentro c’erano decine di persone a sudare in attesa di finir quella delicatissima impresa. Uno degli assistenti tamponò un sottile rivolo di sangue dalla ferita e sbirciò al suo interno, ma il chirurgo capo lo fulminò distogliendo un momento lo sguardo dal suo "capolavoro". E di nuovo gli occhi s’incollarono alle sue azioni, piccoli movimenti, lasciare da parte la materia grigia del paziente e concentrarsi su quella estranea. Piccoli tagli, aspiratore, tampone alla fronte dell’uomo, altri tagli, pinze per spostare e veder meglio, terminazioni nervose, vasi sanguigni, nulla poteva esser sottovalutato ed ogni minimo dettaglio andava esaminato durante il corso dell’operazione stessa.
Esattamente 9 ore più tardi, 2 litri e mezzo di sangue in meno e 19 punti applicati alla cute dell’uomo, le porte della sala operatoria si aprirono per portare quello che ormai tutti credevano un uomo nuovo e giusto, nella sala post-operatoria per la degenza di 48 ore. L’osservazione in quelle ore era fondamentale per escludere edemi, danni celebrali e soprattutto la presenza di possibili altre masse.
Pesato quel “pezzo di cervello in più” i medici avevano scoperto che era grande e pesante quanto quasi metà di un emisfero e che il suo interno era più complesso di quanto immaginassero. Venne portato nella sala autopsie per poterlo studiare, trattati di chirurgia, medicina e psicologia/psichiatria avrebbero preso spunto da quel caso da quel pezzo di cervello in più!

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Hotch, cosa? D’accordo. No, non stavo dormendo sono le... le 16, perché mai dovevo dormire? Oh sì, scusa. Non volevo urlare, è che è stata una giornata dura. Sì, l’allenamento delle reclute è stato stressante. Ehm Reid? Non so nulla, perché lo chiedi a me, cosa dovrei… scusa, chiedevi così tanto per. Aspetta, perché sei preoccupato? D’accordo proverò a chiamarlo anche io. Si, Garcia dice che è a casa sua? Ok, allora potrei fare un salto. Stavo giusto uscendo

Morgan con il solo pantalone della tuta addosso passò davanti allo specchio della propria camera, dove dei manubri e una corda erano stati abbandonati per poter rispondere al telefonino del lavoro. Il suo capo, Hotch aveva chiamato già 3 volte quel giorno, ma assurdamente l’uomo di colore non aveva compreso che lo stava facendo solo perché era preoccupato, perché aveva iniziato capire qualcosa.
L’agente speciale si osservò allo specchio facendo la solita faccia seria e composta, quella da bravo agente che sa fare il proprio lavoro, ma subito i lineamenti del suo volto si deformarono in un sorriso spento. Reid, quel nome, quel volto, quella persona, che brutto effetto che gli facevano!

- L’operazione non è ancora finita, ma presto porteranno quella parte asportata ad analizzare, Reid voleva essere presente all’autopsia, ma non risponde da stamane. Non mi sono sentito di mandare una pattuglia perché Garcia dice che ha lavorato con l’account di servizio tutto il giorno e ha spedito diversi documenti, insomma so che è vivo e vegeto ma – l’uomo di colore comprese perché la voce del loro capo sembrasse così cupa, in un momento vide l’uomo davanti a se e il suo voltò gli disse tutto

Non credo c’entri la droga, non credo neanche che stia male. Forse è solo… giù, questo caso è tra i più complessi mai affrontati. E lo sta facendo da solo, senza noi. Forse, Hotch, è solo un crollo momentaneo, di quelli che io e te abbiamo avuto tante volte durante i casi difficili, ma eravamo in gruppo. Ci coprivamo a vicenda.. ma lui ora è solo .

Le proprie parole crearono una specie di frattura emotiva al suo interno, qualcosa che lo lasciò senza fiato, mentre il suo capo cambiando tono gli rivolse l’ultima frase. 

- Va a vedere come sta e riferisci – ordinò concisamente.

Morgan annuì a se stesso e non fece in tempo a rispondere a voce all’altro perché la conversazione venne interrotta. Alzò le spalle osservando il petto nudo. Perché era ancora così? Doveva esser vestito da almeno 3 minuti! Non c’era tempo da perdere, Reid stava male e lui probabilmente ne era la causa. Il problema rimaneva: era successa la stessa cosa del giorno prima, solo al contrario. Era Reid quello che aveva messo una specie di barriera, non poteva sparire in quel modo solo per qualche preoccupazione. Aveva il sospetto che ci fosse un “piano” dietro, che fosse un modo per dimenticarlo. Morgan era stato indeciso, quasi impaurito di fare l’ultimo passo fra loro, ovvero lasciar da parte la parola amicizia e immischiarsi in qualcosa di molto più grande. E proprio ora che aveva preso il coraggio ecco il ragazzo fuggire! No, non poteva permetterlo.

Ma è mai possibile? Se dico che sto bene la gente crede che io menta, se dico che sto male sembro soltanto patetico, se dico a qualcuno che voglio una risposta finisco per sembrare la contro figura di una persona autoritaria! Che diavolo!

Il borbottio continuo, simile a una teiera sul fuoco basso, giungeva fino alla porta d’ingresso quasi indistintamente. Il ragazzino camminava avanti e indietro da circa quindici minuti con il muso sporco di bianco, le mani altrettanto macchiate con tracce di polvere bianca sulle punte e uno sbuffo marrone sulla guancia. Si era dato alla pazza gioia! Con della musica classica in sottofondo, forse era Mozart magari Vivaldi o anche Bach per quanto ne poteva sapere l’uomo di colore, e la voce sgraziata del ragazzo che squittiva di tanto in tanto sovrastando la musica, a Morgan  sembrava una specie di sogno a occhi aperti più che una resa dei conti.
Morgan bussò un paio di volte, sperando per un attimo che l’altro non riuscendo a sentire non venisse ad aprire la porta. Un intero minuto nel limbo dell’incertezza e poi la porta venne socchiusa e un ciuffo famigliare spuntò dietro di essa. Gli occhi che si puntarono dritti nei suoi furono attraversati da un lampo di sorpresa e poi di paura, infine sparendo alla sua vista, perché il volto fu abbassato privandolo di quel bel contatto occhi negli occhi, si perse il lampo di tristezza. Non disse nulla il dottore, lasciò la porta aperta e tornò a passeggiare fra il salotto e la cucina, un bicchiere con macchie bianche era abbandonato al centro del tavolo; briciole, un coltello sporco di crema marrone e impronte digitali su polvere bianca.  Morgan notò questi particolari alla prima occhiata di ricognizione.
Alla seconda riconobbe gli abiti che aveva visto addosso al ragazzo il giorno prima e che erano ancora su quel corpo tanto famigliare, ora in preda a scatti nervosi, ed erano sgualciti e sporchi qui e lì. Come ultima cosa costatò l’aria viziata e la poca luce nei locali. Quel ragazzino si stava comportando proprio da ragazzino! A grandi passi lo raggiunse piazzandoglisi di fronte, prendendolo di sorpresa.
I loro occhi si scontrarono, duramente, e l’uomo di colore non poté far altro che provare disagio perché tutta quella situazione era dovuta ad un solo gesto, un piccolissimo errore ed aveva compromesso per sempre il loro rapporto.

Io, devo scusarmi eh

No, tu non devi. In ogni caso è bello che tu lo stia facendo. Forse ora possiamo tornare ad essere amici e…

Morgan sbuffò scuotendo il capo, un altro passo ed invase lo spazio vitale dell’altro, continuò a guardarlo affinché non gli scappasse ed aveva davvero paura che Reid potesse fuggire.
D’accordo. Forse… allora possiamo mettere una pietra sopra a tutto questo e ricominciare, dimenticando tutto e…

Provò a parlare, cercava le parole di senso compiuto, il modo giusto per metterle in sequenza eppure non riusciva, non ne era capace. Dire a Morgan che gli andava bene ritenersi, come prima, soltanto un amico e nulla di più, gli faceva un male indescrivibile.

Veramente, non sono qui per questo

Tagliò corto lui, sentendosi ferito dalle parole del ragazzino, altro che chiudere e mettere una pietra sopra, da quando era in quell’appartamento sentiva di dover fare solo una cosa: baciarlo! Però era lì per lavoro, per il lavoro di Reid, per un caso che poteva cambiargli la carriera, aprirgli porte che fino a quel momento aveva creduto impossibili da anche solo accostare, a cui non avrebbe potuto aspirare. Un posto come consulente di Stato per esempio, o diventare un membro di quell’élite di scienziati che avevano accesso a ogni dipartimento degli Stati Uniti d’America.
Insomma, perché il ragazzino era lì dentro con musica classica e dolci spalmati in faccia? Che cosa stava facendo? Cercava per caso di gettare all’aria una grandiosa possibilità di evolversi e diventare ciò che forse non aveva mai pensato di poter essere, ma che meritava.  Morgan contrasse le mani chiudendole a pugni mentre il volto s’induriva mostrando un chiaro atteggiamento aggressivo. Un bravo profiler avrebbe definito quell’atteggiamento una repressione di rabbia, un bravo amico avrebbe subito capito che Morgan stava cercando di trattenersi perché il motivo per cui era in quella casa non rispecchiava ciò che provava, ma lo faceva pur sempre per il ragazzino. Tutto per quel genietto.

Quando hai finito di stare qui, in un angolo in posizione fetale e vuoi prender parte alla storia, andando ad assistere all’autopsia di quel “pezzo di cervello” sarà troppo tardi! Sai perché? Perché il mondo non aspetta te, non seguirà i tuoi capricci. Non ci sarà un altro caso simile. Non avrai un’altra possibilità così. Reid datti una svegliata, perché non puoi permettere che uno stupido incidente ti faccia precipitare in un vortice di… Reid?

Chiese, immobilizzandosi in mezzo alla stanza, diventando in un attimo un pezzo di marmo; gli era sembrato di udire un singhiozzo. Gli era in un certo sembrato di aver avuto una specie di allucinazione uditiva. Aveva continuato a parlare, ma quel singhiozzo gli era parso sempre più reale.
E poi quel corpo aveva preso a vibrare, scosso da piccoli movimenti, come se fossero i singhiozzi a provocarli.
Infine un piccolo lamento, tanto lieve da esser scambiato per il soffio del vento. Morgan aveva vissuto tanto a contatto con quel ragazzo da poterne riconoscere anche i suoni più trascurabili. Il più giovane, camminava a piccoli passi, si stava allontanando da lui. Stava soffrendo e gli scappava dalle dita, anche se per la verità non c’era ancora contatto tra loro.

Sì, hai ragione. Uno “stupido incidente” non può farmi precipitare in un vortice di… di qualsiasi cosa possa definire lo stato in cui sono piombato in questi giorni. Ora mi sistemo e vado, sì… io vado

In meno di un secondo aveva visto il proprio dottore passare da semplice ragazzo con qualche problema che gli affliggeva il cuore a ragazzino di 13 anni che tratteneva i singhiozzi, stringeva i pugni e controllava a mala pena le lacrime, ma soprattutto un ragazzino che lo guardava con occhi feriti e tristi. Provò l’istinto di avvicinarlo, abbracciarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene tra loro. Che lo amava, sì avrebbe voluto dire quelle parole, ma era sbagliato farlo per sentirsi meglio e dar voce alla propria anima senza pensare alla reazione del ragazzino.
Voleva assicurargli che la loro vita sarebbe stata stupenda da quel momento in poi perché si erano trovati, ma si ricordò improvvisamente che loro non erano tipi da parole, non troppe, non su quel tipo di argomento. Sorrise schiaffeggiando senza timore la mente dell’altro che stupito da quel sorriso spalancò la bocca e gli occhi rossi e umidi.

Così ti voglio ragazzino

Mormorò sentendosi orgoglioso, stava reagendo finalmente. Gli si fece vicino, senza badare ai brividi che percorrevano il suo corpo che continuava ad indietreggiare. Lo raggiunse e lo avvolse in un abbraccio stretto e virile. 


Va lì fuori e conquista il mondo Spencer, per noi c’è tempo. Chiaro?

Mormorò conto il suo orecchio mentre le mani si posavano sulla sua schiena e il ragazzo più giovane rabbrividiva, senza lasciarsi prendere dalle lacrime e dal nervoso. Annuì, senza parlare, ingoiò parecchi boli d’aria e ricambiò l’abbraccio poggiando le mani sulle braccia dell’altro.

Mi… aspetti?

Chiese sforzandosi di sembrare più tranquillo, non di nuovo un 13enne, ma un quasi trentenne con una mente brillante e un certo equilibrio emotivo.

Spencer ti porto in ospedale e ti vengo a riprendere. Non ti lasciò… da solo

Perché dire quella frase era stato così semplice? L’aveva pronunciata con tutto l’affetto che provava, gli era sembrata quasi una dichiarazione d’amore e forse a modo loro lo era. Deglutì pensando che forse dovevano imparare ad essere più “chiacchieroni” in tema sentimenti, ma ci sarebbe stato tempo per tutto quello. Ora c’era il lavoro. Sciolse l’abbraccio, fece un passo indietro e riprese l’espressione seria e professionale da bravo agente, Reid finalmente lo imitò passandosi prima le dita sul volto, combinando però un pasticcio con tutto quello sporco di cibo. L’uomo di colore scosse il capo e lo prese per le spalle emettendo una lieve risatina.

Avanti ti do massimo 15 minuti per prepararti, dopo di che ti carico in auto in qualsiasi stato tu sia!

Lo minacciò facendogli subito dopo l’occhiolino. Reid annuì, non cogliendo la minaccia come qualcosa di negativo e ricambiò l’espressione con un buffo sorriso. Quando si staccarono erano di nuovo Morgan e Reid, l’agente speciale sempre pronto all’azione e il genietto. Il ragazzo finì di prepararsi, dandosi una bella sistemata in 10 minuti, aveva preparato giorni prima un paio di completi camicia, pantaloni classici che avrebbe usato durante le udienze, quindi ne approfittò per non dover cercare nell’armadio e ne indossò uno. Il volto pulito, i capelli in ordine, nessuna piega e imperfezione della sua immagine da bravo ragazzo. Tornò all’entrata del proprio appartamento trovando tutte le camere di nuovo in ordine, Morgan aveva ripulito il casino in cui erano piombati gli ambienti in quella giornata per causa del suo nervoso, le finestre erano spalancate e luce e aria inondavano ogni angolo, rendendo la casa di nuovo vivibile.
Senza parlarsi, dopo un lungo sorriso e sguardo d’intesa uscirono. Quel giorno avrebbe fatto d’autista al genietto e non gli dispiaceva affatto. Adorava poterlo osservare al lavoro, ma ancor di più amava guardare il suo volto mentre si perdeva in strane elucubrazioni mentale di cui non riusciva mettere al corrente nessuno, troppo complesse e bizzarre per essere comprese dalla mente umana. Guidò con un po’ di fretta, verso l’ospedale in cui “il pezzo di cervello in più” stava per essere dissezionato. L’equipe incaricata era ancora in attesa del via libera del giudice, quindi non si stava ancora perdendo nulla e tutto ciò solo grazie a Hotch che anche a distanza si prendeva cura di tutti loro!

Potresti passare a vederlo più tardi, no? Immagino si dovrebbe svegliare prima della nottata, magari puoi anche solo parlare con i medici

Il dottore annuì continuando subito dopo a rincorrere i propri pensieri, il caso, Morgan, l’omicidio del S.I che aveva sequestrato Morgan, la famiglia di Morgan, quegli occhi che cambiavano colore inquietando la sua povera mente che cercava ancora di analizzare il problema chimere. Troppi pensieri e troppo poco tempo per analizzarli, forse se avesse smesso di farsi distrarre da…

Non voglio che tu stia male per me, chiaro ragazzino? La prossima volta che succede esigo che tu torni subito da me. Nulla potrà rovinare il nostro rapporto, se non la lontananza…

Quel giorno Morgan parlava davvero molto, di solito era il contrario, ma quel giorno, in quel momento delicato, stava tirando fuori pensieri e sentimenti, sempre alla sua maniera però. E Reid? Il dottore gli era infinitamente grato, aveva bisogno che qualcuno lo ancorasse al suolo, alla realtà, alle cose vere e concrete e il loro rapporto lo era. Si volse scontrandosi con gli occhi profondi dell’uomo seduto al posto di guida.

E sia…

Non aveva altro d’aggiungere perché i loro sguardi raccontavano tutto il resto e anche un paio di gesti, come la mano del ragazzino bianco che si allungava fino a raggiungere quella abbandonata sulla leva del cambio o il lieve fremito dell’uomo più grande quando le loro dita si erano sfiorate.

 

- Ore 18.35. Inizio dissezione della massa estranea asportata dal paziente xxx alle ore 15:40 dal dottor xxx. L’operazione viene effettuata dai dottori incaricati dalla difesa del paziente e da quelli assunti dall’accusa, con la supervisione di una super partes più il dottor Spenser Reid –
Sei uomini più il dottore della squadra di profiler erano riuniti intorno all’ammasso rossastro posto su un tavolo di metallo.
La temperatura nella stanza era bassissima, in modo da preservare i reperti; tutti i presenti sapevano che vi erano istallati filtri per evitare la contaminazione, la cura con cui erano tutti vestiti era la dimostrazione che quel “pezzo di cervello” non era solo una prova, ma rappresentava qualcosa che andava ben oltre. Erano stati fatti tutti gli esami preliminari, risonanze, tac, fotografie, pesatura, descrizione dettagliata di forma, colore e dimensioni nel tempo trascorso dall’asportazione, e la presa della temperatura nei differenti momenti, per capire come e quanto si raffreddava.
Ora rimaneva il “taglio”. Avevano deciso di comune accordo di praticare un incisione centrale, poi avrebbero proceduto con l’estenuante sezionatura in millesimi di millimetro di tutta la massa, in modo da creare milioni di sottili veli che avrebbero analizzato con le apparecchiature elettroniche e software avanzati. Per quel passaggio ci sarebbero voluti giorni e giorni, non che il coinvolgimento di tecnici specializzati. Per ora potevano dare una prima sbirciata e tirare preliminari conclusioni.
Il taglio spettò al medico super partes, che faceva gl’interessi dell’ospedale.
All’interno la massima presentava la colorazione tipica dei cervelli umani, la stratificazione delle cellule era identica a quella di un normale ammasso di materia grigia, era a tutti gli effetti un “piccolo cervello”.

Un’ora più tardi i dottori arrivarono alla conclusione che non era una semplice massa e che la presenza di Dna in tutto il corpo voleva significare una cosa sola, quello era un cervello che aveva influenzato “attivamente” il comportamento dell’individuo a cui apparteneva e che aveva controllato attraverso le terminazioni dell’altro cervello tutte quelle parti che invece corrispondevano al suo stesso Dna. In pratica quel “parassita” usava l’ospite per arrivare alle parti con lo stesso codice genetico sparse per il corpo.

La conclusione era sorprendente e avvalorava definitivamente la tesi di Reid, avevano davvero ucciso “il cattivo” colpevole degli omicidi e avevano salvato al tempo stesso un innocente!
Il dottore della squadra di criminologi non poteva che sentirsi soddisfatto, era arrivato in fondo alla questione mostrando a tutti che aveva ragione su ogni aspetto di quella situazione. Aveva preteso di aver copia di ogni reperto, l’invio del materiale nei laboratori di Quantico sarebbe stato seguito personalmente da due ufficiali di fiducia di Hotch, che anche a distanza ci teneva a rimanere accanto alla propria squadra.

- Quindi possiamo affermare con certezza che… 

- Avvocato Ysmen la prego di non iniziare la sua arringa nel mio ufficio. E’ un orario impossibile questo, siamo tutti stanchi e al limite delle forze umane. Andate TUTTI a dormire, non voglio vedervi prima di domani mattina, chiaro? – intimò il giudice Rockhar a tutti i presenti, notando solo in quel momento che mancava una persona all’appello.

- Assistente procuratore Jewl mi spiega perché non è presente anche il Dottor Reid? – domandò alzandosi dalla sedia confortevole dalla sua postazione e iniziando a sfilarsi la toga con il chiaro intento di chiudere lì la giornata lavorativa.

- Il Dottor Reid sta ancora molestando il mio cliente! Ci crede? Ho chiesto espressamente che fosse tenuto alla larga, ma… 

- Avvocato Ysmen non sta facendo nulla di male, anzi potrebbe far luce una volta su tutte in questa storia! Perché non la smette di attaccare e si da una calmata? – chiese il giudice coprendosi gli occhi con una mano, l’assistente procuratore si permise di ridacchiare per la figuraccia fatta dal collega che in risposta alzò le spalle e tirò fuori l’asso dalla manica.

- D’accordo, per lo meno io so gestire i miei collaboratori signor ASSISTENTE procuratore, i suoi fanno ciò che vogliono! Buona serata a tutti, signor Giudice – detto ciò l’avvocato della difesa volse i tacchi seguito in corteo dagli esperti. L’assistente procuratore, piccato, rimase imbambolato per qualche secondo, quello stupido dottor Reid gli aveva fatto fare tante figuracce in quei giorni, appena sarebbe tutto finito gliel’avrebbe fatta pagare!

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