L'anima intrappolata di Scath Panther (/viewuser.php?uid=23037)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caso chiuso, nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Instillare il dubbio ***
Capitolo 3: *** Un pomeriggio a casa di Derek ***
Capitolo 4: *** Chimere? ***
Capitolo 5: *** Case ***
Capitolo 6: *** I tuoi occhi ***
Capitolo 7: *** Dottori e avvocati ***
Capitolo 8: *** Esperta informatica troppo perspicace e avvocati poco brillanti ***
Capitolo 9: *** Ragazzino, mi fai preoccupare! ***
Capitolo 10: *** Aiuto... ***
Capitolo 11: *** Fantasmi e visioni. La realtà fa paura ***
Capitolo 12: *** L'Operazione ***
Capitolo 1 *** Caso chiuso, nuovo inizio ***
Il continuo di My Obsession signore e signori, come sempre la nostra coppia Morgan x Spencer, gli altri componenti della squadra, un'ambientazione realistica e un caso da risolvere, spero sia di vostro gradimento... buona lettura! (ricordo che i personaggi non mi appartengono, sono coperti da copyright, non scrivo a scopo di lucro e non voglio offendere nessuno con il mio racconto!)
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1° capitolo
La sua settimana di vacanza sarebbe iniziata a fine mese, o meglio dal giorno dopo il 1 febbraio, mancavano ormai meno di 12 ore, non era così felice di prendersi un periodo di pausa da quando Gideon li aveva “abbandonati”, quella era stata l’unica occasione in cui aveva chiesto alcuni giorni di riposo dal lavoro. Si sentiva stanco e sfinito dalle numerose lesioni interne da far rimarginare, ovviamente erano ferite dell’anima; dopo ciò che era accaduto a Celina era stato esonerato completamente dal lavoro sul campo, poi c'era stato l'incontro con la commissione, quel caso.... tutto troppo compresso in un periodo così breve. Poche ore e avrebbe lasciato tutto alle spalle...
La liberazione di Derek era stata complicata, ma alla fine era andato tutto bene, certo la morte per mano sua della S.I era stata una nota negativa, ma il loro collega, amico e confidente Derek Morgan era uscito quasi illeso da quell’incubo.
L’agente era stato dimesso il 15 gennaio dal Medical Center Hospital, nella contea di Jackson TN, a mezz’ora da Celina, il posto migliore a quanto dicevano per poliziotti e forze dell’ordine, contro il parere medico, Hotch però aveva preteso un suo soggiorno in una clinica per la riabilitazione di almeno dieci giorni. Fisicamente non presentava problemi di grave entità, ma il suo equilibrio psichico oscillava, perlopiù la notte, l’assuefazione da sostanze chimiche venne smaltita abbastanza velocemente, gli organi interni erano tornati efficienti, nonostante dovesse seguire una dieta rigida per non affaticare e compromettere le funzioni del pancreas e fegato.
Il dottore, invece, aveva seriamente rischiato la sospensione, ma era riuscito a trascorrere i primi due giorni di degenza accanto all’agente Morgan, dopo di che fu richiamato da Hotch e dalla direttrice della sezione, per i due giorni successivi si presentò davanti alla commissione interna che decise del suo futuro.
Il provvedimento fu annunciato proprio il 15 gennaio, mentre Garcia riportava a Quantico Morgan e lo accompagnava in clinica: Reid venne temporaneamente “declassato”, gli fu ritirata pistola e porto d’armi, gli vennero assegnati incarichi d’ufficio, che nel gergo significava analizzare o verificare casi che un procuratore, in chissà quale parte degli Stati Uniti aveva chiesto di ricontrollare. Al dottore u affidato un caso in Virginia, in modo che non dovesse spostarsi. Dietro la scrivania, impossibilitato a seguire la squadra che caso dopo caso lasciava l’ufficio e poi tornava, esaminò tutti gli incartamenti del caso McFarlan.
Il 18 gennaio l’agente Morgan uscì dalla clinica di Quantico, contro il parere medico, con la promessa di rimanere a riposo, fu così confinato in casa grazie all’aiuto delle sorelle e della madre, rintracciate prontamente da Reid, su invito di Hotch. L’agente di colore fu costretto, senza cerimonie, a rimanere nella sua piccola villetta, perlopiù a letto, unica possibilità di uscire le visite in ospedale di controllo!
Lo stesso giorno, Reid, si presentò nel tribunale di Stafford per fare da testimone a sostegno dell’accusa del procuratore capo Joseph Hughs, amico di vecchia data dell’agente Prentiss.
Il caso, da quanto diceva il procuratore che si era occupato da subito del caso, era semplice, un uomo responsabile di almeno quindici omicidi, solo due corpi erano stati ritrovati interamente, delle altre 13 oggetti personali, indumenti, documenti, e di alcune di queste parti di corpo, da unghie, a capelli, a orecchie e dita. L’uomo era stato arrestato dopo un anno, durante il rapimento dell’ultima vittima era stato visto da un ragazzo, l’identikit era servito a poco però, era invece servito il profilo stilato da Hotch che si era arrivati a restringere il cerchio.
Albert McFarlan abitava in una zona residenziale, medio-borghese, con le classiche famiglie americane di tre/quattro componenti, con mogli casalinghe, e due auto nel vialetto. Dalle testimonianze raccolte uno dei primi punti ipotizzati da Hotch, era stato verificato, il voyeurismo, l’uomo era stato denunciato diverse volte perché sorpreso alle finestre soprattutto nei momenti in cui due persone, di solito un uomo e una donna, avevano un rapporto intimo.
Il secondo elemento verificato era stato trovato nel passato dell’uomo, a tredici anni era stato affidato ad una casa-famiglia, la madre non aveva possibilità di mantenere lui e la sorella maggiore di soli due anni, la ragazza però non era felice di vivere in quel genere di struttura così scappò e portò con se il fratellino, vissero in strada per quasi un anno, una volta arrestata per furto la ragazza racconta: viene alla luce una vita di stenti e dolori, entrambi erano stati violentati, malmenati e derubati più volte.
Il possibile S.I all’epoca non esprimeva quasi alcuna sofferenza evidente, l contrario del classico caso dello psicopatico o di un soggetto anti-sociale, il ragazzo di soli quattordici anni mostrava dispiacere per la sorella, riconoscenza verso i poliziotti che li avevano salvati e rabbia per chi aveva fatto loro del male.
L’agente Hotch, appresi questi elementi, aveva quindi ipotizzato un distacco dalla realtà, probabilmente una doppia o multipla personalità, nata proprio in questo periodo della sua vita e sviluppatasi dopo la morte della ragazzina a soli diciotto anni. Principalmente il signor McFarlan viene classificato come predatore sessuale, e l’omicidio è solo una conseguenza estrema, non lo scopo.
L’ultimo elemento erano state le circostanze e tempistiche delle scomparse delle donne. L’uomo lavorava come rappresentante porta a porta di varie merci, dall’oggettistica per la casa a bijoux, da prodotti farmaceutici a quelli cosmetici. Conquistava facilmente la fiducia delle donne anche grazie al suo bell’aspetto. Le due vittime ritrovate sulla Courthouse Road, all’altezza di Austin Ridge Drive, vivano a pochi isolati dall’uomo, ma non lo conoscevano, questo stato valutato da Hotch come il classico schema territoriale di un predatore sessuale, non cerca vittime nell’immediate vicinanze della propria abitazione, ma abbastanza vicino per commettere il fatto e tornare al sicuro in poco tempo.
Fatte le comparazioni tra profilo redatto dall’agente Hotch e la reale vita dell’uomo, l’unico particolare discordante, lo stesso a cui si appellava era la difesa, era la reale compromissione mentale dell’uomo. L’uomo aveva confessato al momento dell’arresto, di getto, accettando la sua condizione di non assistito da un legale, e dopo aver firmato tutte le carte che attestavano la sua completa volontà nel parlare davanti alla telecamera, strumento standard per gli interrogatori da almeno vent’anni, dopo la confessione di getto non aveva più parlato con gli inquirenti, ne per discolparsi, ne per dare particolari, in più erano presenti delle informazioni storiche della sua condizione, nella sua famiglia si erano verificati casi di schizofrenia e bipolarismo.
Durante il primo interrogatorio l’imputato raccontò delle donne che aveva assalito, aggredito sessualmente e infine, dopo aver abusato di loro, quando ancora combattevano e cercavano di liberarsi, le uccideva non sopportando che scappassero da lui. Ogni volta nello stesso modo, un sacchetto di plastica in testa, con cui le privava d’aria. Le portava poi fuori casa, le caricava nel furgoncino dove stipava la sua merce e lì le spogliava, toglieva ogni oggetto personale, ad alcune recideva pezzi di pelle, dita, unghia, orecchie, e di una, stando al suo racconto, aveva tolto anche un occhio. Tutti i corpi, sempre secondo l’uomo, erano stati gettati al ciglio della Courthouse Road. Gli agenti avevano cercato di capire come fosse possibile che nessuno degli altri corpi fosse stato trovato, e lui senza scomporsi aveva risposto che non esisteva solo lui e di depravati al mondo ce n’erano molti.
Depravati? Ha davvero usato questo termine?
Il procuratore annuì continuando a osservare la fiumana di persone che cercava di entrare nell’aula di tribunale.
Nel fascicolo che riguarda la sua istruzione è scritto chiaramente che non ha completato il liceo
- Sì, certo. È tutto corretto! –
Reid annuì e continuò a sfogliare i propri appunti, aveva trascritto alcuni dei suoi dubbi, prima di entrare in aula voleva che tutto fosse chiaro, in modo da non creare problemi al procuratore.
L’agente Hotch, e i suoi investigatori parlando di una personalità predominante che rende succube le altre, o l’altra, avete riscontrato un cambio reale di personalità durante il primo interrogatorio, soprattutto nella gestualità, e l’avete riscontrato negli incontri successivi, nonostante l’uomo non avesse più rivolto la parola a nessuno di voi, se non al proprio avvocato difensore..
Lesse continuando a camminare e schivare per un pelo le persone, concentrato su ciò che stava facendo.
- Corretto. Mi dica, non crede ai referti medici? Si parla di un conflitto di personalità, è anche abbastanza ovvio che ci siano due persone che stanno per essere giudicate, quello che ha ucciso le quindici vittime e quello che ha confessato tutto – rispose l’uomo, impettito, con voce seria e dura come se fosse infastidito da quel ragazzino!
Sì, ma noi chi manderemo in galera per sempre?
Il procuratore non poté rispondere perché l’avvocato della difesa, insieme a due agenti e all’accusato, passarono davanti a loro entrando nell’aula.
- Andiamo, non si preoccupi. Ah Emily mi ha detto che è la prima volta che testimonia in tribunale, non c’è nulla che possa andare storto, se lo ricordi, ma mi raccomando non aggiunga nulla alle risposte concordate, non dobbiamo dare troppe informazioni, se non siamo costretti! –
Sospinto dall’uomo Reid chiuse il proprio blocco per gli appunti e s’incamminò per il corridoio laterale, che da un’entrata secondaria dava diretto accesso alla zona adibita alla difesa e accusa.
In qualità di esperto Reid avrebbe testimoniato per primo quel giorno, come da prassi il giorno prima e quello prima ancora erano state raccolte le dichiarazioni dei testimoni diretti, degli agenti che avevano condotto le indagini e per ultimo l’accusato, che si era avvalso della facoltà di non rispondere, quel giorno toccavano, appunto, agli esperti.
Era la prima volta che indossava un completo, lui era abituato a comprare abiti di seconda mano in negozi specializzati in vintage o ai mercatini, non era mai entrato in un negozio per completi eleganti, il vestito indossato al funerale della moglie di Hotch era appartenuto a suo padre, che in gioventù aveva una corporatura simile alla sua. Naturalmente era stato aiutato, la madre di Morgan si era offerta per seguirlo nel suo “shopping” dell’ultima ora, aveva scelto lei quel completo, era un “Giorgio Armani” blu scuro, camicia bianca e cravatta nera. Aveva pettinato, lisciato e tirato indietro i capelli. Sicuro, quanto un anatroccolo in uno stagno pieno zeppo di coccodrilli, Reid si mise a sedere dietro il procuratore, accanto ad altri due esperti, uno era un tecnico della scientifica, da quanto aveva capito un dermatologo, doveva illustrare perché i segni sul collo delle due vittime fossero compatibili solo con le due buste, distinte, ritrovate nel camioncino dell’accusato, e soprattutto i lividi, post-mortem, fossero le impronte esatte dell’accusato. Il secondo esperto era un luminare nel campo dei motori, così almeno si autodefiniva, aveva analizzato le impronte lasciate sul suolo accanto alle vittime, i pneumatici erano davvero particolari, in quanto consumati nella parte più interna per quanto riguarda le ruote posteriore e la parte più esterna in quelli anteriore, ciò era dovuto a due elementi, che avrebbe illustrato lui stesso, ma che qualsiasi uomo che sapeva come era costruita un’automobile e sapeva in che modo la gomma si consumasse, avrebbe potuto spiegare. Il problema di quel camioncino era dovuta a uno squilibrio degli assi, sia del semi asse anteriore che del posteriore, con gradi di squilibrio differenti e convergenze opposte.
Come terzo “luminario” c’era il dottore Reid, il più giovane in tutta l’aula, i suoi 28 anni sembravano sempre troppo pochi in confronto agli altri esperti, avvocati, giudici, giurati, impiegati del tribunale, giornalisti e dello stesso pubblico. In quel completo firmato poi sembrava ancora più giovane e impacciato. Non aveva ancora spento il telefono e pregava che Hotch lo richiamasse da un momento all’altro, non aveva paura di fare brutta figura, non poteva, lui conosceva perfettamente ciò che stava per dire, le sue 4 lauree e i 3 master erano a serviti a qualcosa. Il problema era ben altro, aveva il terrore di far cadere in errore il procuratore e dare inavvertitamente vantaggio alla difesa. Immerso nelle sue preoccupazioni si lasciò trasportare dal flusso dei ricordi.
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FLASHBACK
E così hai voluto fare l’eroe
Non è proprio così… sapevo che sarebbero arrivati i rinforzi, non sono stato così sprovveduto da andare a cuor leggero, e poi sono un’agente, ho anche il porto d’armi e il patentino
D’accordo, d’accordo, accetto la giustificazione della mamma e ti ammetto in aula
Dereck, semi-sdraiato nel suo lettino bianco, nella camera singola del Medical Center, osservava Spencer, mani in tasca e sguardo basso passeggiare nervosamente.
Non è divertente
Sì, lo è!
Affatto! E se vogliamo parlare di “fare l’eroe” dovresti essere tu il primo a fare un passo avanti, mister vado in ricognizione, mi immedesimo nei serial killer e poi… mi faccio catturare!
La nota d’irritazione della voce del ragazzo castano fece sorridere ancora di più l’uomo di colore, non aveva voglia di farlo arrabbiare, ma gli era mancata così tanto la sua voce, che gli avrebbe anche di decantare il Decamerone pur di sentirlo.
Ho avuto paura
Ammise, infine, abbassando lui stesso lo sguardo. Reid non si era presentato in ospedale prima della mattina del giorno dopo la liberazione di Morgan e la morte della spietata killer, aveva raccolto le proprie cose all’hotel e si era recato quasi subito in centrale per dare la sua versione dei fatti ma poi Hotch lo aveva spedito in ospedale, lui aveva ubbidito, ma non era entrato nella stanza dell’amico per ore. Alle quattro e trenta circa, aveva preso la decisione, era entrato, chiedendo il permesso alla caposala mostrandole il distintivo, e sorridendo con tutta la gentilezza possibile, si era messo a sedere sul letto accanto a quello dell’agente, naturalmente vuoto, come richiesto dalla Strauss. Aveva atteso pazientemente che si svegliasse, ignorando totalmente che Morgan fosse già sveglio da un’ora, aveva dormito così tanto in quei giorni di prigionia che odiava chiudere gli occhi per più di un’ora. E così si erano osservati, senza farsi scoprire, per due ore. Reid cercava di dare un senso a tutto quello che era successo, al proprio comportamento, ai sentimenti, reazioni e soprattutto ai ricordi che avvallavano la sua mente, Morgan legato, Morgan sedato, Morgan sofferente… poi era diventato Derek che cercava di farsi capire, Derek che gli chiedeva scusa prima di urlare contro la donna che lo aveva rapito, e Derek che dice a JJ di chiamarlo e dirgli, testuali parole, Spencer, grazie. In pochissimi giorni, per Reid, il suo collega Derek Morgan, era diventato solo Derek, l’amico e confidente.
Poco prima dell’alba era stato Morgan a palesare il suo stato di sveglia, Reid aveva sorriso, senza mostrare particolari emozioni, si era alzato e avvicinato al paziente, che aveva sfoderato uno dei suoi tanti sguardi con sorriso seducenti e accattivanti.
Si era chinato e l’aveva abbracciato. Dopo di che si era staccato, senza dire nulla, e si era rimesso a sedere.
Sai? Penso che dovresti dire a quel ragazzino del tuo corso che ti fa il filo, di trovarsi qualcun altro da importunare
FINE FLASHBACK
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Reid non aveva afferrato subito il concetto, aveva pensato addirittura che quella fosse una battuta per sdrammatizzare, ma Morgan era stato molto serio nel pronunciare le parole.
Così attento alle proprie memorie aveva perso il filo del tempo, il primo esperto aveva concluso la proprio deposizione e il secondo si apprestava a far giuramento.
- Dottor Reid, mi spiace dirglielo, ma dovrò farle una domanda in più –
Certo, non c’è problema, e quale sarebbe?
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Salve gente, sono tornata! Questa storia
non è ancora finita ma lo sarà presto lo giuro!
Intanto provo a postarla, per condividerla, spero che chi ha
già letto la prima e l'abbia trovata un bel progetto fedele
al telefilm voglia accostarsi anche a questa, magari la
troverà altrettanto piacevole.
Sicuramente i nostri amati Derek e Spencer saranno protagonisti e l'evoluzione della loro storia sarà ben visibile! Tranquilli non vi lascerò a bocca asciutta!
Allora buon proseguimento!
EDIT:
La storia è conclusa, ci metterò un po' a postare tutti i capitoli, ma ci sto lavorando. Lo slash sarà visibile poco a poco, c'è un nuovo personaggio che potrebbe dare qualche pensiero ai nostri protagonisti... ma chissà, non vi anticipo nulla! Ho apportato diverse correzioni, soprattutto all'inizio della storia (il giorno dell'inizio della vacanza) è importante perchè rifacendo i calcoli non ci stavo con il 31 gennaio. Alla prossima! Se volete recensire sappiate che io accetto le critiche! (e i complimenti ^_-)
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Capitolo 2 *** Instillare il dubbio ***
Instillare il dubbio
2°
capitolo
-
Signor Procuratore Capo, lei sa che
questo è un processo penale, l’uomo accusato, il
signor McFarlan è accusato di
gravissimi crimini, rischia l’ergastolo a vita, non che, se
fosse accertato che
una delle vittime è effettivamente una cittadina del Texas,
dovrebbe tener
conto della pena di morte –
-
Signor Giudice Rockhar, so perfettamente
di che cosa tratta questo processo. Sono sicuro che il dottor Reid ora
prenderà
un bel respiro e elencherà le sue qualifiche, non si
preoccupi quindi, agire
secondo le regole – rispose l’avvocato con un
cipiglio deciso nascondendo
perfettamente l’ansia per dover aspettare le parole del
“ragazzino”.
Reid
aveva prestato giuramento, prima con
la mano sbagliata, poi aveva urtato, inavvertitamente la bibbia
facendola quasi
cadere, e infine borbottando qualcosa sui libri troppo pesanti, che
colpa del
microfono puntato a pochi centimetri dalla sua bocca era risuonato in
tutta l’aula.
Quando finalmente aveva iniziato a sentirsi più calmo e il
procuratore gli
aveva posto le prima domande, era andato di nuovo nel panico, gli era
stato
chiesto di dire ad alta voce Nome e Cognome, professione, attuale
impiego e
mansioni e infine specializzazione.
Sul
nome e cognome non aveva corso alcun
pericolo, ma nello spiegare professione, impiego e mansioni era entrato
in uno
dei suoi soliti monologhi interiori dove spiegava dalle origini cosa
faceva e
perché, era dovuto intervenire il giudice, che non riusciva
a capire se il
procuratore fosse impazzito o semplicemente ritenesse la presenza di un
“vero”
esperto superflua.
-
Giudice, giurati, dottor Reid, può per
favore, riassumendo, dirci qual è la sua specializzazione?
–
Ehm…
certo, in qualità di criminologo, o profiler, della squadra
analisi
comportamentali dei crimini violenti, posso affermare di essere un
espero nel
campo della psichiatria forense.
-
Obbiezione giudice, l’esperto non ha
detto di possedere una laurea in psichiatria forense – fece
ovviamente obbiezione
l’avvocato della difesa, disposto ad appellarsi a qualsiasi
cavillo per trovare
una via di scampo.
Signore
lei ha studiato per diventare avvocato di serial killer di donne
indifese o nel
corso della sua carriera ha appreso la tecnica di caso in caso?
Il
procuratore impallidì alzando subito la
mano rivolgendosi al giudice, come a voler fare obbiezione, ma
ripensandoci,
visto che l’avrebbe fatta contro di se, chiuse gli occhi e si
rivolse al
giudice.
-
Giudice ci scusi, vorrei che l’esperto riformulasse
la frase, d’accordo avvocato Ysmen? –
L’avvocato
della difesa annuì e Reid, senza
guardare nessuno, se non il procuratore, riformulò la frase.
Dati
i miei studi interinali, e i miei due master in psicologia e
psichiatria
criminale, non che membro da sette anni di una delle squadre del BAU
posso
affermare di avere abbastanza conoscenze ed esperienze per ritenermi
esperto.
L’intera
aula si ammutolì, chi incredulo,
che divertito, e chi impressionato.
Il procuratore non attese altro, aveva la
piena attenzione e Reid finalmente era lucido e professionale.
-
Dottor Reid lei ha analizzato il caso,
giusto, conosce ogni particolare? – il dottore
annuì e così si procedette con
le domande classiche. Ha riscontrato anomalie nelle analisi fin ora
effettuate?
Comparando il profilo stilato dal suo collega con le vicende reali
dell’indiziato può affermare che i due combaciano
al 90%? Ritiene
l’ipotesi della multipla personalità
plausibile? Pensa che l’imputato possa fingere un
comportamento strano per
fingersi malato? Ha avuto modo di parlare personalmente con
l’accusato? Lo ha
potuto osservare in diverse occasioni? Concluse le domande classiche,
iniziarono quelle che i due avevano studiato con più
attenzione.
-
Dottor Reid lei ritiene che il
comportamento del signor McFarlan sia compatibile con quello di un
predatore
sessuale? –
-
Obbiezione signor Giudice, il concetto di
comportamento è troppo ampio e facilmente fraintendibile
– era scattato,
persino in piedi dall’enfasi, il difensore.
Il
procuratore sorrise e annuì, aveva
sperato in quell’obbiezione.
-
Ha ragione. Signor
Giudice, mi correggo. Dottor Reid è in
grado di affermare che stando a testimonianze a denunce
l’uomo è stato sorpreso
a spiare coppie in momenti intimi, a seguire donne sole di
bell’aspetto e in un’occasione
dopo aver portato in auto una prostituta raccolta per strada,
l’avrebbe
aggredita e malmenata, questo genere di soggetto è
classificabile come
predatore sessuale? –
Chiese
con una voce impostata, impersonale,
meccanica per dare enfasi, naturale, al significato stesso delle
parole. Non
serviva l’emozione per testimoniare quale orrore
significavano quelle parole.
Il dottore annuì prendendo un respiro, si
insegnava in tutte le accademie di polizia, non solo quelle di
Quantico, quali erano
i primi comportamenti di un possibile stalker, il passo successivo era
l’aggressione e in alcuni casi la morte delle vittime.
Questo
è uno schema classico, ciò che precedere il passo
successivo, ovvero un’aggressione
con l’intento di provocare dolore e persino la morte. Da
atteggiamento passivo
aggressivo, è passato a un atteggiamento aggressivo,
probabilmente però provocato,
l’ultimo è stato quello di… cercare una
vittima ideale e proiettando le proprie
fantasie su di essa… cioè si consuma la violenza,
in questo caso, sfociando
alla fine nell’omicidio vero e proprio
-
D’accordo dottor Reid, un’ultima domanda.
Se la multi personalità è da ritenersi una
malattia vera e propria è giusto
processare quest’uomo per un reato che non ha commesso per
sua volontà? –
Un
ospedale psichiatrico curerebbe, o per lo meno manterrebbe lo stato di
salute
mentale dell’uomo sotto controllo e non sarebbe un pericolo
per il prossimo e
per se stesso. È ovvio pensare che trattandosi di multi -
personalità chi ci
troviamo di fronte potrebbe essere una persona completamente innocente
dato che
è un’altra delle personalità che
comandando in quel momento ha ucciso, ma
ricordiamoci che non è un involucro l’uomo. La
mente fa parte del corpo, non
solo l’uomo può controllare in gran parte la
mente, con l’aiuto di farmaci e
una terapia adeguate le personalità potrebbero entrare in
contatto. Quando e se
succederà e la personalità colpevole di questi
delitti sarà completamente
cancellata allora, solo allora il signor McFarlan potrà
essere rilasciato, in
alternativa, anche se si sottoponesse a delle cure temporanee la
personalità
“omicida” tornerebbe.
Il
giudice annuì, come anche gran parte dei
giurati, l’avvocato della difesa invece scosse il capo
battendo le dita sulla
propria postazione, non sapeva da dove iniziare a smontare quel
commento così
acuto!
-
Bene giudice io avrei concluso, se
l’avvocato… oh un attimo. Dottor Reid, non le ho
chiesto una cosa importante prima.
Lei ha detto di non conoscere l’uomo accusato, giusto? E lo
ha visto solo una
volta dietro un vetro? Si ricorda di che colore aveva gli occhi?
– Reid
spalancò gli occhi incredulo, questa era la domanda che
teneva nascosta? Il
colore degli occhi? Scherzava?
Reid
ripescò dalla memore il giovedì prima,
quando da una delle sale per l’osservazione degli
interrogatori aveva guardato
il comportamento dell’uomo.
Verdi,
quasi castani
Rispose
senza indugio il dottore della squadra di profiler.
-
Avvocato, può dirci di che colore sono
gli occhi del suo assistito? – chiese il procuratore
all'avvocato della difesa
-
Come? Ehm? Quasi azzurri, grigi direi –
il giudice, come i giurati, e lo stesso avvocato della difesa, non
avendo
compreso continuarono ad osservare il dottore.
Oh,
sì. Dalle analisi risulta che l’uomo abbia una
capacità, rara, ma già studiata
anni addietro, di modificare il colore delle proprie iridi. Non solo in
una
certa quantità, e qualità, può
modificare la propria voce, questo però…
-
Dottore Reid grazie –
-
Procuratore Hugs, prima che l’avvocato
della difesa proceda, vorrei che si avvicinasse, dottor Reid rimanga,
voglio
che chiarate un punto – procuratore e avvocato della difesa
si avvicinarono al
giudice e Reid rimase fermo aspettando le parole del giudice.
-
Avvocati, dottore, cosa diavolo voleva
dire quella scena di prima? – parlò con
voce alterata il giudice.
Giudice
nessuna scenetta, tutto quello che ho detto è vero!
-
Questo lo so, volevo sapere perché? Cosa
state cercando di far passare? – chiese sostenuto
dall’avvocato della difesa,
che non aveva capito assolutamente nulla.
-
Nulla di che, solo che la personalità
dominante è quella che ha ucciso le donne, ha usato le sue
doti naturali per
fingere e continuare a prenderci in giro. La mente di
quell’uomo ha un unico
fine, uccidere. E il resto delle personalità sono nulla, in
confronto a quella
che le comanda! Dunque non c’è nessun motivo per
dubitare della colpevolezza
dell’uomo – il giudice, imparziale, rimase immobile
a pensare. Reid annuiva e
l’avvocato della difesa si trovò a boccheggiare.
-
Ma… ma questo è scorretto! –
riuscì a
dire indignato l'avvocato della difesa.
-
Affatto, prego, potete andare. Avvocato
proceda. Ponga le domande che deve al dottore –
Reid,
che aveva assistito alla breve
arringa del procuratore si sentiva deciso e sicuro, nulla lo avrebbe
fatto
vacillare.
-
Il mio collega parlava di irregolarità
genetiche e simili. Lei crede che questo c’entri anche con la
situazione
mentale del mio assistito? Per farla breve: le crede che sia pazzo?
– l’uomo si
era lentamente avvicinato fino ad essere di fronte al banco dei
testimoni, per
guardarlo dritto in faccia
Beh
io… no, io credo sia abbastanza sano, cioè sa
riconoscere ciò che è giusto da
quello che è sbagliato, la sua mente entra in shock in
alcuni momenti e
Non
riuscendo a capire che cosa volesse
dimostrare, Reid si trovò di nuovo in difficoltà
e ricominciò a straparlare.
-
Non serve che aggiunga, ora le vorrei
chiedere, dato che lei ha sottolineato questo aspetto del suo essere
esperto,
lei ha mai avuto a che fare con casi di serial killer psicopatici o
schizofrenici? –
Sì,
certo, almeno venti
-
Di questi quanti hanno confessato? – la domanda
tenne con il fiato sospeso tutti i presenti, compreso il procuratore.
Ne…nessuno
di questi
Non
avrebbe voluto rispondere, ma era
costretto, e doveva dire la verità, cercò di
guardare il procuratore per
cercare un dialogo con gli occhi, ma l’avvocato della difesa
non si muoveva di
un millimetro davanti al suo viso.
-
Mi dica, anche se fosse accertata la
multipla personalità, è possibile che una delle
personalità, che fin ora è
stato detto non comunicante con le altre, abbia confessato qualcosa, di
cui non
avrebbe dovuto sapere assolutamente nulla? –
Io,
non lo so… può succedere che le
personalità collimino in alcuni momenti e…
-
Ha riscontrato mai questa possibilità? E
mi dica… è possibile invece che la
personalità dominante abbia confessato peccando
di superbia? – il dottore dovette scuotere il capo, stava
accadendo quello di
cui aveva paura, la verità, i suoi studi e la sua esperienza
stavano aiutando
un criminale a difendersi.
In
questo genere di casi, può avvenire che il colpevole si
lodi, raccontando di
ciò che ha fatto, vantandosene, ma non confessando come ha
fatto… il signor
McFarlan
-
Ho concluso – finalmente l’avvocato si
mise a sedere, e il dottore poté osservare il volto, ora
funereo, del
procuratore.
-
Bene, se nessun’altro deve porre
ulteriori domande, opterei per una pausa di mezz’ora e la
ripresa per l’una del
dibattimento – le due parti annuirono e il giudice
batté il martello.
Reid
quasi si mise a correre, doveva uscire
di lì, respirare, e migrare all’estero.
-
Hai fatto solamente il tuo lavoro,
sapevamo che era complicato, ma hai fatto ciò che dovevi
–
Grazie,
ma mi sento in colpa, un anno di indagini per… questo
L’uomo
accompagnò, sempre attraverso una
delle porte laterali, lontano dai giornalisti verso gli ascensori che
lo avrebbero
portato al piano inferiore.
- Non abbiamo perso granché, lui ha
istillato il dubbio, noi chiariremo tutto e quel verme
finirà in prigione
-
Avanti si muova McFarlan! – una delle
guardie urlò contro il prigioniero che insisteva per
voltarsi e guardare il
dottore.
Sarà,
però… ho avuto anch’io un attimo di
esitazione, quando ha parlato degli occhi,
vede
-
LA PREGO! Io non c’entro! Non sono stato
io! La prego! – l’uomo, che non parlava in pubblico
da più di tre mesi, aveva
urlato facendo risuonare la sua voce sulle pareti di marmo del
corridoio.
-
LA PREGO – Reid si voltò per capire con
chi stesse parlando e intercettò il suo sguardo, stava
guardando lui. Voleva il
suo aiuto.
Ha
di
nuovo gli occhi marroni
-
Si sarà stancato di quelli grigi –
><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><>><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><>
Il secondo
capitolo è finito, spero sia piaciuto, che tutto fosse
chiaro e comprensibile, che Reid non fosse troppo forzato, tengo molto
alla verosomiglianza dei personaggi!
Se vi
va commentate questi primi due capitoli! A presto
|
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Capitolo 3 *** Un pomeriggio a casa di Derek ***
3°
capitolo
Garcia…
Sì, grazie. No, non mi serve nulla. Sì, ho
indossato un completo. No, non ho
l’intimo abbinato! Penelope!
Ecco
bene, ora ascolta. Voglio che fai una piccola ricerca per me. Niente di
complicato,
è una cosa personale però. Ho bisogno che cerchi
casi di dna-multiplo in una
stessa persona.
Sì,
te lo ripeto: dna-multiplo. Hai presente quando si fa un trapianto di
un
organo? Per giorni nel corpo del ricevente ci sono due dna,
però una volta smaltito
tutto il sangue “vecchio” il nuovo ne prende il
posto, solo quando poi verrà
fatta la sua autopsia e analizzato si riscontrerà di nuovo
la presenza del
secondo dna. Ecco io cerco casi che non prevedano trapianti.
Non
so, cerca tra i gemelli monozigoti, gemelli eterozigoti, gemelli
siamesi e se
trovi qualcosa riguardo i cosiddetti gemelli evanescenti, in
più fai una
ricerca nei luoghi con forte concentrazione di agenti mutageni. Bene,
grazie,
sì sto tornando in ufficio. Mangio qualcosa e
poi… cosa? Perché? D’accordo vado
subito!
Odiava
guidare, era una delle poche
attività fisiche che aveva detestato da subito, evitava in
tutti modi di farlo,
ma quel giorno era stato costretto. Garcia gli aveva appena
comunicato che
Morgan aveva bisogno di qualcosa, non aveva specificato cosa, e non
aveva
accennato al perché non ci fossero le due sorelle e la madre
lì con lui.
Aveva deciso quindi di cambiare strada, si
sarebbe diretto prima a casa di Morgan e poi sarebbe tornato in
ufficio,
rinunciando così alla pausa pranzo.
Fermata l'auto, e fatta un'inversione spericolata, con tremenda ansia
addosso, cercò di non farsi prendere dal panico!
Ehm,
grazie. Non dovevi disturbarti
Suonato
il campanello era stato Morgan ad
accoglierlo alla porta, cosa strana dato che gli era stato imposto il
soggiorno
obbligato a letto.
Ho
spedito le mie tre splendide donne a fare spesa, sono solo sette ore
che sono a
casa e già vorrei scappare!
L’uomo
offrì al proprio ospite da bere, e
Reid, a cuor leggero accettò una birra, dal sapore fruttato,
giusto per
sciogliere la tensione, non era esattamente in servizio, Hotch gli
aveva dato
il resto della giornata libera, ma doveva analizzare ancora tante prove
e
referti.
Com’è
andata?
Non
voglio essere scortese, ma perché mi hai fatto chiamare?
Credevo che ci fossero
le tue “donne” proprio per le urgenze
Scusa,
non ho pensato che saresti potuto essere impegnato
Non
ho niente da fare, ma… allora, dimmi
Reid
aveva glissato completamente sulla
domanda dell’altro puntando dritto sul motivo
perché era lì. Guardando l’altro
dritto negli occhi. Morgan dopo un secondo di confusione si era deciso
a
reagire. Dopo quei due giorni in cui erano
stati
praticamente notte e giorno a contatto, qualcosa nel loro rapporto si
era
incrinato, o meglio era divenuto così strano da essere un
elemento di disturbo,
e l’uomo di colore lo mostrava senza volerlo in ogni minima
azione.
Voglio
un parere, anzi mi serve una persona obbiettiva, con le due doti
deduttive!
L’espressione
seria e composta sul volto del
collega lo convinsero a restare, eppure vestito con la maglietta
bianca, appena
troppo larga, smagliata dal tempo e dai tanti lavaggi, e il pantalone
della
tuta grigio antracite, più che un agente sembrava un
semplice uomo che si gode
una giornata di riposo.
Ho
venduto questa villetta e l’appartamento in centro, quello
dove abbiamo
parlato… l’ultima volta prima di partire per il
caso… Terry
Non
mi è sembrato molto delicato da parte dei Media chiamare il
caso in questo
modo! comunque ho capito… continua
Bene,
voglio comprare un attico questa volta, voglio restaurarlo
completamente. Mi
chiedevo, se saresti venuto con me…
Reid
inclinò il capo come sempre quando non
capiva qualcosa e cercava disperatamente di capire perché
non riusciva a
capire.
Mi
hai fatto venire, qui, per questo? Beh si. Certo ma…
Il
dottore bevve l’ultimo sorso della sua
birra mentre Morgan, appoggiato al piano della cucina lo guardava con
aria
preoccupata, e il più giovane aveva seriamente
difficoltà a dire qualcosa, non
riusciva a pensare e i pensieri che spuntavano nella sua testa erano
più simili
a voli di fantasia adolescenziali che pensieri logici di un agente come
lui!
Dammene
un’altra
Chiese,
senza chiedere, usando un tono più
da ordine, distogliendo così i pensieri dell’uomo
davanti a lui. Con gesti
lenti, quasi infiniti, Morgan porse la seconda bottiglie, mentre Reid
giocherellava con quella vuota.
Mi
servirebbe qualcuno che mi aiutasse con i cartoni e…
progettasse il trasloco, e
magari la nuova casa
Trovava
la situazione davvero irreale,
Derek Morgan, maestro delle restaurazioni, dal gusto impeccabile, che
non aveva
bisogno di consiglio alcuno, vaneggiava su progettare il trasloco e la
nuova
casa… con lui?!
Morgan,
Derek, vuoi che chieda a JJ o a Garcia di venire e
Maledizione,
devo proprio spiegarti tutto? Provo così, ragazzino,
Spencer, potresti passare
qualche giorno qui?
Stava
per ingoiare una lungo sorso di birra
e invece si ritrovò a tossire e respirare il liquido
ambrato, il tutto sotto lo
sguardo di nuovo serio e composto dell’agente di colore.
Oh,
ehm, si cioè. Non ci sono problemi, ma non credevo fosse un
problema, la tua
famiglia
Vorrei
solo che passassi di qui la sera e la mattina, quando puoi ovvio,
io…
Vedere
Derek cercare le parole giuste, per
lui, fu una specie di commedia alla francese, quelle così
sconclusionate che
non si riesca a capire mai qual è il momento giusto per
ridere.
Oh,
d’accordo, ragazzino vai a lavorare, avrai sicuramente
qualche nuova statistica
da imparare a memoria, o qualche ragazzino da lasciare a bocca aperta
L’uomo
si voltò e uscì dalla cucina
scomparendo nel salone, sembrava decisamente irritato, ma Reid non
sapeva bene
per cosa, così parlò come sempre, come aveva
sempre fatto con lui, perché alla
fine di tutto si conoscevano da troppo perché un singolo
attimo di confusione
fra loro potesse guastare quel rapporto così unico da non
poter essere
definito.
Io…
ora vado, ma stasera ti porto uno dei miei dolci preferiti. Passo alle
nove, mi
raccomando non venire ad aprirmi o farò la spia a Hotch,
devi rimanere a letto,
ricordi? Fai il bravo ammalato, sai che il 70% degli agenti che hanno
subito
uno shock non riprendere facilmente il proprio equilibrio,
insomma… potresti
ritrovarti a chiamare dolcezza Prentiss e chiamare capo Garcia, e dare
della
dark a JJ. Capisci? Devi guarire
Aveva
scoperto da poco la sua vena comica,
ogni tanto si spingeva un po’ oltre per provare quanto
facesse ridere e quanto
invece lasciasse perplesso chi ascoltava. Morgan stava ridacchiando,
nel suo
solito modo, dunque era stato bravo.
Vai,
è meglio… piccolo ragazzino
spocchioso… e onnisciente!
Reid
non aspettò il padrone di casa per
uscire, conosceva la strada e non voleva che Morgan si stancasse
più del
dovuto, non che il suo corpo avesse dei problemi, quelli non ne aveva
mai
avuti, era così allenato che non aveva mai pensato, neanche
per un momento, che
quelle schifose sostanza avrebbero danneggiato gravemente alcuna parte
del suo
corpo.
"Perché
penso al corpo di Derek? Ehm… Morgan?"
><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><
FLASHBACK
Non
c’è nulla in televisione!
Quel
documentario sui pinguini era interessante!
Tzè!
Non mi aspettavo nulla di diverso da te
Seduti,
spalla a spalla, sul letto del
paziente, Reid e Morgan osservano le immagini colorate scorrere nel
piccolo
televisore, il dottore si rimpinzava di noccioline ricoperte di glassa
croccante, l’agente speciale invece sgranocchiava una
salutare, e insapore,
carota.
Mia
madre mi rimetterà in forma, sai? Ah come cucina gli
sformati!
Il
mese scorso mi ha dato una ricetta, volevo preparare qualcosa di
speciale per
mia madre. Gli ho fatto un pacchetto con una crostata e del succo di
mirtillo,
naturalmente su suggerimento di tua madre
Morgan
si voltò guardando in obliquo il
ragazzo più giovane
E
da
quando senti mia madre?
Uhm…
più o meno da quando siamo stati a Chicago per…
ehm l’indagine che ti
riguardava
Derek,
incredulo, sbarrò gli occhi.
Ho
sentito tua sorella, la più piccola, due giorni prima di
partire per questo
caso. Mi aveva anche detto che aveva una brutta sensazione
Mia,
sorella? Scusa… ma perché?
Uhm,
non so. Tua madre il giorno dopo che eravamo tornati da
quell’indagine mi
chiamò per dirmi che voleva che io ti osservassi, per farla
stare più
tranquilla insomma, sai mi ha detto che io era il più
nominato fra i tuoi
collegi, ancora di più di Garcia, aveva sempre un aneddoto
su di me, così lei
ha pensato che fossimo amici, ho sbagliato a… darle corda?
Chiese
improvvisamente preoccupato, aveva
nascosto al suo… ora poteva dirlo, migliore amico, di
parlare spesso e
volentieri con la sua famiglia, per quasi sei anni, ma lo aveva fatto
per non
dargli fastidio.
Non
pensare che io ti stessi spiando o chissà che
Mi
tenevi d’occhio. Uhm… tipico di mia madre,
comunque è tutto ok. Io le ho sempre
parlato molto della squadre e molto anche di te. Non ha pensato male,
giusto?
Noi siamo amici
L’agente
tornò a voltarsi rimettendo
finalmente sul documentario che parlava dei pinguini imperatore.
Reid rimase ad osservarlo per alcuni
secondi, ripensando a quelle parole, noi siamo amici, gli era sembrata
una
frase così falsa e ipocrita, eppure si sentiva felice di
stargli accanto, ma
allora perché non sentiva di essergli amico?
FINE
FLASHBACK
><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><
Reid
rientrò in auto diretto finalmente
alla base dell’FBI, aveva programmato un duro allenamento il
giorno dopo,
avrebbe seguito un corso di auto difesa, due ore di nuoto,
un’ora di palestra
facendo pesi, pausa pranzo, corsa campestre, insieme al secondo gruppo
scelto
di reclute, e poi piccola pausa doccia. Avrebbe proseguito con un sano
allenamento del cervello, aveva in programma almeno trecento rebus, e
qualche
centinaio di cruciverba da risolvere, aveva bisogno di masticare parole
in quei
giorni, di concentrarsi sul suo cervello, e di non pensare al cuore e
alle
strane emozioni che lo scombussolavano da un po’.
Avrebbe ripreso ad analizzare il caso solo
la sera, dato che avrebbe dovuto presiedere all’udienza due
giorni dopo, aveva
il tempo per dedicarsi alle sue attività preferite, compresa
quella di passare
del tempo con Morgan.
Continua...
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXv
Ed
eccoci al terzo capitolo, ci state capendo qualcosa? I flashback vi
destabilizzano? Spero che in ogni caso vi stiate
appassionando.
Come sempre se avete domande, vi va di commentare o anche darmi il
vostro parere, magari consigli... beh io sono qui!
|
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Capitolo 4 *** Chimere? ***
4° capitlo l'anima intrappolata
Buon
giorno, salve, buona sera, ehy là... eccomi qui. E' passato
un
anno, o poco meno. Sono capitate un sacco di cose, mi sembra
decisamente il caso di ricominciare a postare, almeno qualche capitlo
visto che la storia non l'ho ancora finita di scrivere, ma mi
è
tornata l'ispirazione. In parallelo da un po' sto costruendo un mega
racconto con protagonisti i Linkin Park,, giuro che troverò
il
coraggio di postarlo.
Per
quanto riguarda questa storia Reid e Morgan mi sono mancati quindi
cercherò di dedicar loro tutta l'attenzione che si meritano!
Con tutta la calma del mondo ripenderò la prima storia per
metter mano agli errori e le imprecisioni. Buona lettura, ci
si
vede a fine capitolo!
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
4°
capitolo
22
gennaio, l’udienza fissata per le 15.45 prevedeva il
dibattito
delle due parti in causa sull’interpretazione di alcune
prove.
Nello specifico per la perizia sulla doppia o multipla
personalità, erano stati
nominati due esperti da parte della difesa. Quel giorno messe a
confronto le
deduzione dei due, con quelle di Rei, si sarebbe arrivati ad una
conclusione,
chiara e netta o almeno così speravano tutti.
Folle o meno che fosse quell’uomo andava
fermato, per la difesa andava curato e mandato in un centro
perchè seguisse un programma fino a che non fosse in grado
di reinserirsi
nella comunità, per l’accusa sarebbe dovuto
marcire in
prigione. Entrambe
concordavano sul fatto che lasciato in libertà avrebbe
costituito un grave problema.
Il
dottore aveva trascorso gli ultimi
giorni fra allenamenti ed esercizi fisici, un corpo allenato ed
efficiente
reagisce meglio agli eventi, e poi contare le flessioni e i
sollevamenti
impediva, anche se per poco, alla propria mente di analizzare i giorni
trascorsi con Morgan in ospedale e ciò che ne era scaturito.
Si trovava ora davanti al tribunale,
indossava un gilet doppio petto, monocromatico sulla schiena color
antracite a
grandi quadri sul davanti, sotto indossava una camicia color panna,
pantaloni
scuri stirati con la piega e dei classici mocassini. Dato che non
doveva testimoniare, ma solo presenziare si era permesso un look
più rilassato, aggiungendo una
giacca di tweed per non sembrare troppo un ragazzino, di fatti ora
ricordava vagamente uno dei suoi
professori di college, un bizzarro quarantenne con i primi capelli
grigi che
spuntavano sulle tempie e un sorriso affascinante, peccato avesse
almeno 10
anni in meno dell'immagine che richiamava.
Hotch
era partito insieme a Prentiss per
una consulenza “urgente” all’ambasciata
russa di Washington, non avrebbero
impiegato più di una giornata quindi la squadra, senza il
capo, era
temporaneamente in vacanza. Rossi aveva fissato un incontro in una
libreria per
parlare con dei giovani scrittori di come sviluppare un giallo
realistico, ma
non di cattivo gusto; JJ ne aveva approfittato ed era rimasta a casa
per stare
con il figlio e il marito; Garcia invece aveva collaborato con un paio
delle
squadre che seguivano un caso in Alabama, un caso semplice, dato che il
sospettato era stato già arrestato, c’era da
rintracciare tutti gli elementi
della sua vita passata. Per due giorni non sarebbe dovuto tornare in
ufficio,
meglio così, non doveva affrontare gli sguardi indagatori
delle tre donne,
quello curioso di Rossi, e quello da… segugio di Hotch.
Il
procuratore arrivò con in coda da una decina
di giornalisti, cameraman e tecnici del suono al seguito, volevano
tutti una
sua dichiarazione, un commento, un’esclusiva. L'indagine
stava iniziando ad interessare
l’America e ciò era una vera scocciatura, se fosse
passato per povero malato
di mente i giurati avrebbro potuto finer per intenerirsi, se fosse
passato per “bestia feroce”
il verdetto sarebbe divenuto più aspro di quanto dovesse
essere in realtà.
Reid salutò con movimenti della mano l’uomo
che gli fece strada indicando due file di poliziotti fra cui passare,
l'uomo più grandi di diversi anni liberatosi dei
giornalisti, finalmente poté parlare liberamente.
-
Reid, so che non dovrei, ma io devo
chiedertelo, quante probabilità ci sono che
quest’uomo stia fingendo per poter
essere chiuso in un manicomio e poi uscire fra una decina anni con la
condizionale dopo anni di cura? –
Il
48% degli accusati di pluriomicidio che rischiano l’ergastolo
o la pena di
morte intraprendono la strada dell’infermità
mentale per salvarsi, il 90% di
questi ottiene l’infermità, questo solo negli
ultimi dieci anni, prima la
percentuale si fermava al 10%. È
logico
pensare che 10 anni in un ospedale siano meglio di un’intera
vita in carcere,
però in questo caso, non posso dirle molto, ci sono degli
elementi che ci
sfuggono.
-
Come scusa? –
So
che non dovrei sollevare alcun dubbio, però sono abituato ad
analizzare ogni
aspetto e nel profilo stilato da Hotch, e da me comparato con i fatti
realmente
scoperti ci sono due grosse incongruenze.
Il
procuratore invitò il dottore ad entrare
e raggiungere, velocemente, una delle sale riunioni attualmente vuote.
- Continui –
L’attività
celebrare registrata dagli ultimi esami da nuovi elementi, come anche
comportamenti che non avevo mai visto, ieri ho studiato uno degli
interrogatori e nel pronunciare i nomi delle uniche due vittime
ritrovate, le
strade in cui vivano e descrivendo gli ambienti dei loro appartamenti
c’è
stato un innesco. Il signor McFarlan non solo ha strinto i pugni e
chiuso gli
occhi, ma anche aperto la bocca, come se volesse parlare. Quando invece
fu
nominato il suo di nome avvenne una vera metamorfosi, la postura e la
posizione
degli arti si modificò, le braccia lasciate cadere ai lati,
sono state
appoggiate sul tavolo e tenute ben rigide, le gambe chiuse con i
talloni a
contatto, e il volto completamente inespressivo.
Il
procuratore guardò l’orario sul proprio
telefonino e tornò a guardare il dottore.
-
Non la seguo, parliamo sempre di multi
personalità, no? Che problema c’è
allora? –
Nessuno,
se non fosse che ho voluto guardare tutte le riprese fatte al signor
McFarlan
da un anno a questa parte e ho trovato troppe incongruenze. Le due
più
evidenti sono la mancanza di prove sul luogo del delitto, che dovrebbe
essere
la casa delle vittime, non è stato trovato nulla,
soprattutto in quelle delle
vittime mai trovate, non è un maniaco dell’ordine
e della polizia, avrebbe
dovuto lasciare un minimo indizio e l’altro elemento sta nel
modo in cui lo
avete catturato. Mi spiace contraddire il suo impianto accusatorio, ma
quest’uomo si è fatto catturare.
-
Dunque? –
Sono
sì due le personalità, ma una vuole fermare
l’altra e sbattendolo in carcere
non potrà avvenire, una delle due ucciderà
l’altra
-
E con ciò, salveremo tantissime brave
ragazze da quel pazzo –
Reid
non rispose, lui era lì per dire la
sua seconda la propria esperienza, non voleva mentire e allo stesso
tempo non
poteva sostenere a pieno le accuse del procuratore.
D’accordo,
ha ragione. Visto che non avrà più bisogno di me
prima di una settimana, dopo
oggi rimarrò a sua disposizione a Quantico, ma mi
occuperò di altri casi
Era
deluso e amareggiato, ma cercò di non
darlo a vedere all’uomo. Uscì dalla sala riunione
ed entrò nell’aula dove stava
per iniziare il processo, si mise a sedere dietro il banco
dell’accusa e
osservò i presenti. I due esperti nominati dalla difesa
erano
un professore di psichiatria di Stanford e un collaboratore della
polizia di
Washington D.C, aveva incontrato entrambi già un paio di
volte a convegni di
psichiatria forense, sottosezione crimini sessuali.
Erano della vecchia scuola, il genere che
non ritiene nessun folle o pazzo un criminale, neanche se avesse
divorato una
persona davanti ai loro occhi, erano quel genere di psichiatri che
afferma che
tutte le malattie, soprattutto quelle legate alla sfera sessuale
derivino da
comportamenti errati e abusi subiti e non da un passato genetico di
malattie
mentali. Lui invece era convinto del contrario, una predisposizione
genetica
aumenta sensibilmente le percentuali di far cambiare una persona tanto
da
portarla ad uccidere e su questo tema avrebbero potuto discutere per
ore,
giorni, settimane e mesi!
Voleva
convalidare le proprie idee, ma gli
servivano maggiori analisi, la ricerca che aveva affidato a Garcia
aveva
evidenziato almeno dieci casi simili e compatibili con quelli
dell’uomo, ma non
poteva ancora dire nulla, rischiava di compromettere tutto il processo.
Iniziò la solita procedura, il giudice
entrava, parlava con i giurati, con le due parti, con
l’accusato, s’informava
sugli argomenti del giorno e iniziava il dibattimento. Non aveva voglia
di
stare lì, non voleva anche ascoltare le parole del
procuratore, voleva solo
confutare le sue teorie, e magari parlare con Morgan per capire cosa
volesse
dire la discussione avvenuta il giorno prima.
FLASHBACK
Sei
stato gentile a offrirmi quel dolce, sai?
E
tu
non avresti dovuto offrirmi quelle birre, quando sono arrivato in
ufficio Hotch
ha sentito l’odore del mio alito e mi ha chiesto se fossi
ubriaco!
Ma
tu
non lo eri, giusto?
Reid
abbassò lo sguardo imbronciando le
labbra. Era seduto sul divano incellofanato della casa di Morgan, le
sorelle si
erano ritirate nella stanza del primo piano, la madre invece continuava
a
riassettare la cucina, i due avevano occupato la sala dove stavano
parlando in tutta tranquillità. Il dottore aveva
mangiato con il padrone di casa due fette di torta e bevuto un paio di
birre,
avevano guardato un po’ di tv, non un documentario sui
pinguini,
e poi erano finiti per interrompere le immagini con le loro
chiacchiere.
Non
hai più voluto parlare di quello che è
successo… al Medical Center
Non
è
successo nulla, o mi sbaglio?
Ah,
davvero?
L’uomo,
steso sul divano con un lenzuolo a
coprirlo fino al petto alzò gli occhi al cielo.
Siamo
amici, e gli amici… sorvolano su queste cose!
Al
contrario! Ne parlano
No,
non è vero!
Forse
non hai mai avuto un vero amico
Colpito
dritto al cuore, Reid non riuscì
più a controbattere.
Non
è
quello che volevo dire
No,
volevi dirlo perché lo pensi davvero
Beh,
un po’ è così, volevo dire che non hai
mai avuto uno come me
Uno
che si fa catturare da una psicopatica?
Uno
che ti dice chiaramente che non puoi continuare a vivere tra libri e
statistiche, che gli scacchi non sono l’unica filosofia di
vita e ascoltare
altra musica che non sia Mozart può portare a nuovi orizzonti
Reid
sbuffò incrociando le braccia, aveva i
capelli spettinati, le guance colorate e le labbra secche, un
adolscente in poche parole!
Quello
che è successo al Medical Center, rimarrà tra
noi, giusto?
Mi
chiedi se dirò alla squadra che mi hai confessato che mentre
mi vedevi nei
video ridotto in quello stato pensavi che se fossi morto tu avresti
ricominciato a “farti”, probabilmente avresti
abbandonato la squadra e ti
saresti chiuso in un monastero chissà dove
Non
ho mai parlato di un monastero, ho detto un luogo isolato!
Morgan
scoppiò a ridere, felice di avere
quella distrazione in casa sua, il ragazzino era passato anche i due
giorni
prima, il giorno che gli aveva chiesto lui stesso di passare, il giorno
dopo, a
fine di un’intensa giornata di allenamenti e quella sera dopo
aver analizzato
più di 300 filmati.
Non
potevo dirtelo prima, perché mi vergognavo, stupidamente.
Però, sai… mentre lei,
Terry mi faceva quelle cose, io pensavo a come… avresti
reagito tu
Sylette
Theebel Laigree
Come?
Era
il
suo vero nome, non lo hai mai saputo, vero?
Morgan
annuì senza però rattristarsi, era
concentrato su ciò che doveva dire, quindi prese un bel
respiro.
Mi
interessava solo la tua opinione perché so, dopo tutti
questi anni, che tu sei
onesto a ogni costo, sincero e persino ingenuo, non hai mai secondi
fini e
lasci parlare le tue emozioni. Quindi avevo paura del tuo sguardo e dei
tuoi
sorrisi, sarebbero cambiati per sempre e io… non avrei
potuto far nulla
Il
dottore rimase interdetto, il secondo
giorno al Medical Center Morgan aveva fatto un discorso simile, ma
vista la
fragilità dello stato emotivo non aveva insistito per
approfondire l’argomento,
ma adesso, doveva, voleva sapere ad ogni costo.
Io
non cambierò mai parare su di te, non l’ho fatto
quando sei uscito con la
sorella di una delle vittime di uno dei serial killer che abbiamo
catturato,
non l’ho fatto quando ci hai provato con la sostituta di JJ e
non l’ho neanche
fatto quando ti ho visto flirtare con due reclute al bar mentre
festeggiavamo
il “fidanzavamo” di Garcia
Morgan
sorpreso rialzò lo sguardo,
puntandolo su quello del ragazzo, che lo fissava a sua volta, serio,
mani in
tasca, viso rosso, forse per le birre e uno sbuffo di panna
sull’angolo della
bocca.
Tu!
Oh bene, tu
non mi hai giudicato, neanche in questi casi. Decisamente bene, ma sai?
Non avresti dovuto perchè quella era la mia
vita privata!!
Lo
scoppio di rabbia, forse più
irritazione, dell’agente di colore ferì
l’altro.
Non
trattarmi come se fossi “troppo” piccolo per
capire, siamo amici alle tue
condizioni, capito, non mi devo impicciare. Anche se ti devo ricordare
che sei
sempre stato tu a volermi coinvolgere, in discoteca, nei bar o pub,
durante le
cene, anche durante i casi! Non sono stato io a cercare il tuo aiuto?
E
il
mese scorso?
Quindi
non sarei dovuto venire?
Affatto!
Ma non volevo dire... che non sono affari tuoi solo che beh quelle
storie
passate, che tu hai solo saputo, non hai visto, e forse…
vedere come mi comporto
o meglio mi sono comportato, ti avrebbero fatto comunque cambiare idea
su chi
sono
Quello
stato di vulnerabilità emotiva di
Morgan era una vera risorsa, finalmente poteva scavare oltre la scorza
dura che
aveva creato per proteggersi e arrivare fino al cuore pulsante del suo
essere.
Allora
vecchietto ti dirò una cosa, al Medical Center mi trovavo in
un momento di vera
instabilità emotiva. Se devo essere sincero lo sono ancora.
Avrò anche un
quoziente intellettivo fuori dal comune, ma quando si parla di
sentimenti, sono
peggio di un cavernicolo!
Non
ci ho provato con te, cioè… ho agito
ingenuamente, volevo solo un po’ di
conforto. È vero che avrei ricominciato con quello stupido
farmaco se tu fossi
morto ed è vero che uccidere quella donna mi ha portato,
anche se per un solo
attimo, una sensazione di potere assoluto. Ed è anche vero
che quando chiudo
gli occhi vedo i suoi occhi vitrei e penso che stavo per condannarti,
che ho
sparato prima di sapere che stavi bene!
Morgan
annuì grave, Garcia gli aveva già
parlato di quella storia, era stata lei a comunicargli la sua
liberazione, lui
aveva già sparato, attendendo ormai disperato e avvilito la
notizia… era davvero
convinto di averlo ucciso.
Beh
sono vivo, vegeto, sto alla grande e tra qualche giorno
potrò finalmente andare
in vacanza!
Hotch
le ha concesse anche a me
Bene!
Partiremo insieme!
FINE
FLASHBACK
-
Dottor Reid! – il procuratore Hughs
dovette allungare il braccio e scuoterlo leggermente.
Sì,
ehm mi scusi!
Il
procuratore scosse il capo e indicò la
controparte, l’accusato sorrideva, teneva le mani sul banco e
picchiettava le
dita sul legno, apparentemente calmo.
-
I suoi colleghi hanno concluso, per loro
è chiaro che le violenze subite hanno causato i problemi
dell’uomo, che possono
essere arginati e perfino curati e che non era in
“se” quando uccideva, dunque
non sarebbe da mandare in prigione! – era arrabbiato, aveva
lavorato per più di
un anno per inchiodare e fermare definitivamente quell’uomo,
e ora rischiava
che due stupidi professoroni invalidassero ogni cosa.
Signore,
ehm… mi spiace ma non posso procedere. Sono
d’accordo con loro, voglio che
vengano fatte ulteriori analisi
Aveva
parlato di getto, era dal giorno
prima che ci pensava e dopo essersi perso nei ricordi della strana
serata
appena passata, aveva lasciato da parte le inibizioni.
-
Analisi? Di che parla? Quell’uomo è un
mostro e deve essere fermato! –
E
io
sono d’accordo con lei, ma non in questo modo
-
Ehm, scusi, signor Procuratore ha
intenzione di procedere? Vuole controinterrogare? Aggiungere qualcosa?
O
possiamo concludere qui la seduta e prendere una pausa? –
Si
fidi, la prego
L’uomo
ancora voltato verso Reid non sapeva
cosa fare, rispondere al giudice o continuare ad ascoltare il dottore,
interrompere la seduta o chiedere una pausa per poi riprendere? Dar
credito a
quello strano ragazzo o ignorarlo?
-
Procuratore! –
-
Sì, giudice, mi deve scusare. Non mi
serve reinterrogare i test, ma voglio chiamare di nuovo il dottor Reid
e
affermo subito che ci sono novità che devo condividere con
la difesa – detto
ciò si voltò di nuovo invitando il dottore a
presentarsi al banco.
-
Bene, d’accordo, dottor Reid, come
l’altra volta, si ricordi che è sottogiuramento e
deve dire la verità! –
Il
dottore annuì in direzione del giudice e
raggiunto il banco si mise a sedere.
-
Dottore, ci dica: è d’accordo con quanto
affermato dai suoi colleghi –
Sì,
perfettamente. Sono quasi convinto che abbiamo due persone distinte
davanti a
noi e chi ha commesso i delitti deve essere punita, ma
l’altra deve essere
salvata
-
Può essere più chiaro? –
Chiedo
che vengano fatti ulteriori indagini sulle funzioni del cervello del
signor McFarlan,
ho ragione di credere che in uno dei due lobi temporali ci sia una
massa non
ben identificata che provoca la multi personalità e
che… è la ragione della
presenza di due distinti DNA nel corpo del signor McFarlan
-
Mi sta dicendo che quest’uomo è innocente
e potrebbe non c’entrare nulla con questa storia? –
Al
contrario, io so che quest’uomo c’entra con tutta
questa vicenda, ma so anche
ci sono elementi da chiarire
Il
procuratore si voltò verso il giudice,
pregando il suo santo protettore di assisterlo.
-
Signor Giudice, il dottor Reid richiede
ulteriori indagini mediche –
-
Di che tipo dottore Reid? –
Risonanze
a contrasto, tac e mappatura del cervello, analisi di diverse parti del
corpo,
dai capelli, ai peli di braccia e gambe, alle unghie a scaglie di pelle
a
saliva e una biopsia di alcuni degli organi interni, penso siano
più indicati
gli organi a contatto con il sangue, reni, pancreas, milza e fegato
L’aula
rimase completamente impietrita,
quell’uomo voleva mettere su un tavolo operatorio
l’imputato e farlo
tagliuzzare qua e là.
E
sarebbe opportuna… una biopsia anche del cervello
Anche
il procuratore guardò completamente
dubbioso il dottore, che schiena dritta e sguardo deciso guardava il
giudice.
-
Scherza? – domandò allora lo stesso
giudice, Reid negò e si voltò verso il
procuratore, non sapendo bene che fare.
-
Ehm, cinque minuti di pausa, avvocati nel
mio ufficio, lei dottore ci segua e avvocato Ysmen se vuole portare i
suoi
“esperti” faccia pure – il giudice, nella
sua ingombrante toga, si alzò e
scese velocemente le scale, uscì dalla porta anteriore che
dava su un
corridoio, in fondo ad esso lo studio del giudice. I due avvocati, e i
tre
esperti lo seguirono senza fiatare. Una volta
entrati, mentre il giudice si
toglieva con gesti stanchi e nevrotici la toga, l’avvocato
della difesa iniziò
la sua “arringa”.
-
Ma stiamo scherzando? Vuol fare a
pezzettini il mio assistito? Ma è impazzito? E poi per cosa?
Scoprire se ha due
DNA diversi? E questo che c’entra? Ma di cosa parliamo?
–
I
due esperti della difesa si guardarono
preoccupati, non avevano esperienza in quel campo, erano del tutto
impreparati.
Ho
ragione di credere che ci siano due DNA e due persone nel corpo di
quell’uomo!
L’altro giorno, dopo la seduta, mentre stavo raggiungendo gli
ascensori il
signor McFarlan ha urlato, mi ha chiesto di aiutarlo. E se fosse
così, se la
personalità forte non fosse altro che… un
problema genetico?
-
Dottore, ci spieghi in breve e cercando
seriamente di farci capire, non usi termini che solo lei può
comprendere –
Reid
annuì e senza chiedere il permesso
telefonò a Garcia le disse che era in vivavoce e che doveva
spiegare ai signore
i risultati delle ricerche che le aveva assegnato qualche giorno prima.
-
Salve signori, allora. La ricerca è stata
semplice, perché di casi simili ne sono stati registrati,
analizzati e
riportati nella letteratura medica circa 1200, ma gli ultimi studi
hanno dimostrato
che le “chimere” possono essere molte di
più e a livelli che non ci immaginiamo
–
-
Chimere? – domandò stranito l’avvocato
della difesa.
Vengono
chiamati così le persone e gli animali che dentro di se
hanno due gruppi
genetici diversi
-
Infatti! Esclusi gli agenti esterni,
radiazioni, trapianti e trasfusioni ho trovato decine di esempi simili,
occhi
che cambiano colore, atteggiamenti distinti e anche postura, possono
essere
influenzati, in modo del tutto irrazionale da cellule che non
appartengono al
gruppo genetico predominante, ovvero se negli occhi sono presenti i due
diversi
ceppi è possibile che i due s’interscambino, lo
stesso per quanto riguarda
muscoli di faccia, braccia, colonna vertebrale –
Tutti
i presenti, tranne Reid, rimasero
completamente sorpresi.
-
Signorina Garcia, lei dice che questo è
il caso del signor McFarlan? –
-
Io non so neanche si questo McFarlan,
nella letteratura medica sono riscontrati questi case, dunque
c’è la
possibilità che abbia completamente ragione Reid,
è quindi opportuno, se non
obbligatorio, fare tutte le analisi – il giudice
annuì dicendo al dottore di
salutare la tecnico informatica.
-
Ma… ma giudice, scherza? Non può dar
credito a tutto ciò! –
-
Signor Procuratore la difesa nominerà il
proprio dottore e l’equipe che seguirà i medici
incaricati dal tribunale per
svolgere le operazioni richieste dal dottor Reid, ovviamente voglio
altri
pareri medici, ma desidero che per il momento vengono raccolte tutte le
prove
richiese dal dottore e che si svolgano le analisi, per le operazioni
aspetteremo i primi esiti. Fisso per il prossimo lunedì
l’udienza, voglio dati
certi e inequivocabili. Mettetevi d’accordo fra voi e
informatemi solo in caso
di urgenza. Per il periodo di “soggiorno” in
ospedale le parti s’impegnano a assistere
e supervisionare ogni azione compiuta sull’accusato, non
voglio che mi sia
riferito che all’accusato sono state procurate ferite, lividi
eccetera, riterrò
responsabile sia lei avvocato Ysmen che lei procuratore. Ora potete
andare –
senza dar modo a nessuno di parlare l’uomo li
invitò ad uscire.
-
Ma sei impazzito Hughs? So che non è
professionale dirlo, ma avevi il caso in pugno, perché
diamine hai fatto questa
scenata? –
-
Perché devo, il dottor Reid ha ragione,
se c’è qualcosa di sbagliato in
quell’uomo va curato e solo dopo giudicato se
colpevole o meno – non voleva certo giustificarsi con
quell’uomo, ma si sentiva
ferito nell’orgoglio, sapeva bene che si stava giocando la
carriera, ma Emily
aveva parlato di Reid come un “genio” e lui aveva
molta stima e rispetto delle
parole della donna, sei giorni per le analisi, qual’ora fosse
stato trovato
qualcosa… ulteriori giorni per le operazioni chirurgiche,
insomma aveva
comunque il tempo di elaborare un nuovo impianto accusatorio.
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
Salve, finito questo quarto
capitolo mi rimane soltanto da chiedervi, ci state capendo qualcosa? Ma
soprattutto quanto mi odiate? Beh sono tornata su questo racconto
perchè ho scoperto che una mia cara amica è
appassionata della coppia Reidx Morgan e quindi perchè non
omaggiarla tornando a scrivere su di loro?
Proverò
ad aggiornare almeno un paio di volte al mese, magari anche
più volte se riesco a completare la maggior parte dei
capitoli a breve!
Bye bye
Ombra
|
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Capitolo 5 *** Case ***
Case
Siamo
al quinto capitolo, la storia procede (anche nell'ambito Reid x Morgan)
vi posso dire con sicurezza che ci saranno un po' di capitoli per i
prossimi mesi perchè ho ripreso a scrivere e non mi mancano
molti capitoli da stendere per arrivare alla fine.
Vorrei ricordare che i personaggi non mi appartengono, non ne detengo i
diritti e non scrivo assolutamente a scopo di lucro.
In più vorrei fare piccole precisazioni, sulle questioni
mediche
ci sono parti che ho preso da wikipedia o siti simili, quindi sono per
lo più verosimili altre cose le ho inventate, cose tipo
procedure mediche. Per la questione chimere beh capirete poco a poco,
ma se fate un po' di ricerche su internet vi accorgerete che esistono
davvero!
Buona lettura, a presto!
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
5°
capitolo
Quindi
dovrai rimanere notte e giorno in ospedale?
Domandò
Morgan alla fine del lungo e intricato
racconto appena esposto dal dottor Reid. Era piombato nella sua
villetta nel primo pomeriggio,
la madre dell'uomo di colore era al centro commerciale per rifornire la
dispensa, mentre le sorelle
erano andate a recuperare degli scatoloni vuoti da usare per il
trasloco dalle fabbriche di vestiario nel
quartiere industriale perchè l’agente aveva
già
iniziato ad impacchettare le
proprie cose, aveva venduto a tempo di record il proprio appartamento
in
centro, e presto avrebbe concluso le trattative anche per quella
villetta in modo da poter entrare nella nuova abitazione a breve.
Uhm,
no, non credo. Ma dimmi… è vero che vuoi
ricominciare con i corsi alle reclute?
Non ti sembra un po’ presto?
No,
sono passati molti giorni. E io sto bene, mi sembra che tutti voi mi
stiate
sottovalutando, Hotch non è forse tornato pochi giorni dopo
la morte della
moglie? Rossi? Dopo il suo ultimo divorzio? JJ dalla malattia e
E
io
dalla mia dipendenza?
Tutta
l’irritazione e nervosismo
dell’agente di colore si spense, avere di fronte quel
ragazzo, perché era
ancora un ragazzino ai suoi occhi, lo metteva sempre di ottimo umore in
qualsiasi situazione si trovassero.
Ok,
vi preoccupate delle mie condizioni e mi sta bene, ma ritornare ad
allenare
fisicamente le reclute è un modo per tornare
gradualmente. E poi ho chiesto un corso aggiuntivo, potrebbe essere
già
stanziato nei prossimi trimestri
Di
che si tratta?
Reid
cercò di sollevare uno scatolone
stracolmo di attrezzi da lavoro e si ritrovò a ondeggiare
per lo sforzo.
Di
certo non di piccoli geni a lavoro! È un programma per
l’illustrazione delle
nuove tecniche di tortura. Non pensare male, voglio solo che gli agenti
del
“futuro” capiscano che non solo negli eserciti di
tutto il mondo possono
accadere queste cose, e voglio che siano preparati
Iniziava
finalmente a riconoscere Morgan in
quelle parole, forte deciso, e con quella cadenza anche seducente.
“Seducente?!”
Il
dottore aveva aiutato il padrone di casa
a liberare il salotto dagli scatoloni in modo da avere più
spazio per mostrare
tutti i documenti del caso, voleva il parere di Morgan, voleva
sapere… se
quella fosse la strada giusta da intraprendere.
So
che non devi lavorare, quindi… non sforzarti. Voglio solo un
tuo parere
Sulle
deduzioni sei più in gamba di me, no?
Ma
solo tu sai entrare nelle menti degli assassini…
Il
silenzio calò pesantemente nella stanza.
Nessuno riuscì più a dire una parole, persino il
genietto
pieno di pensieri
sempre da esprimere e discernere non riuscì a proferir
alcuna
parola. C?era tensione nell'aria e qualcosa simile al disagio, finche
non avessero parlato di quello che era accaduto in quel posto, nessuno
dei due sarebbe davvero riuscito a toccare l'argomento senza ridursi in
quello stato.
Un’ora
più tardi i due avevano sfogliato
referti, resoconti, trascrizioni di interrogatori e le perizie dei due
“esperti” della difesa, non che il materiale
fornito da
Garcia sulla
letteratura medica sulle chimere. Tutto quel materiale avrebbe dovuto
fare luce sulla situazione e dare un quadro generale della questione,
almeno così sperava il dottore.
Mi
spiace, non ho un’idea chiara su tutto questo.
Però sono
sicuro che se tu ritieni indispensabile
accertarsi se vi sono o meno due DNA nel corpo del signor McFarlan e
che addirittura
uno di esse possa influenzare l’altro… allora sono
d’accordo sul procedere e diciamocelo se c'è
qualcuno che
può fare una scoperta simile, beh quello sei tu!
Non
era riuscito a concentrarsi del tutto,
ogni giorno di più sentiva la presenza di Reid in maniere
fisica, l’odore, i
movimenti, il calore, e anche i suoni del suo corpo, tutto insomma e la
cosa
diveniva quasi disturbante, non poteva estraniarsi e immedesimarsi
perché
improvvisamente nella sua mente si insinuava il volto del castano che
sorridente gli allungava la mano e lo stringeva a se e…
Penso
dovremmo farlo
Come?
Avevi
detto che volevi fare dei sopralluoghi alle case che intendi
ristrutturare!
Bene io non so che altro fare, e se ci fosse qui Gideo mi direbbe che
devo
concentrarmi su qualcosa, su qualsiasi e liberare la
mente, poi
con la dovuta calma e mente libera ricominciare. Quindi visto che
abbiamo… hai scartato gli scacchi! Che ne dici se chiamiamo
l’agenzia?
Mani
in tasca, capelli arruffati e
camminata altalenante il ragazzo iniziò a marciare per la
stanza, come se fosse
in preda a un’attesa troppo snervante, sembrava quasi che gli
fosse costato molto dire quella frase, come se avesse voluto chiedere
ben altro all'uomo.
Sempre
che tu non abbia cambiato idea
Certo
che no! Ok, allora io vado a vestirmi e faccio una chiamata
tu… guardati un po’
di tv e calmati!
Uscito
dal salotto, per dirigersi verso la
propria camera, Morgan si ricordò di non aver offerto
neanche una birra
all’amico, tornò indietro e si affacciò
oltre lo stipite, Reid sedeva sul bordo
del divano, ginocchia unite, gambe separate e gomiti sulle ginocchia,
un’espressione imbronciata e le immagini della televisione
che inquadravano un
cucciolo di pantera.
Faticava a ricordarsi che quel ragazzino aveva 28 anni,
possedeva diverse lauree, ma soprattutto era capace di cose
inimmaginabili. Sorrise
e si concesse qualche minuto per poterlo osservare. Ormai aveva
accantonato le
scuse, dopo i due giorni al Medical Center aveva capito e accettato che
provava
un affetto profondo, sincero e incommensurabile verso Spencer. Prima o
poi,
forse lo avrebbe capito anche lui, fino ad allora gli sarebbe stato
accanto,
punzecchiandolo, sorreggendolo e perché no anche
spintonandolo un po' verso la direzione
giusta.
Fa
come se fossi a casa tua, bevi pure una birra se ti va
Come
se nulla fosse Morgan andò in camera
propria lasciando il dottor a guardarsi intorno, c’erano
volte che l’agente di
colore si comportava proprio come una pantera; invisibile e sinuosa
spuntava da
chissà dove, attaccava e senza quasi palesarsi scompariva!
L'uomo aveva lasciato l'altro pensando tra se che gli piaceva averlo
tra i piedi, anche se sentiva quella sorta di malessere nel non poter
dire ogni cosa e poi c'erano momenti in cui era lo stesso Reid ad avere
slanci, voluti o meno, verso di lui, e in proprio in quei momenti
faticava a rimanere lucido!
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Ora
devi proprio dirmelo, sei sicuro di voler comprare un attico in centro?
Sei
davvero sicuro? Al cento per cento?
Certo!
E poi è un Loft, non avevo mai provato questo genere di
abitazione, sarà uno
spasso ristrutturarlo! E poi… sai quando porti qualcuno a
casa e gli fai vedere
un appartamento del genere, beh il risultato a fine serata è
garantito!
Quando
Derek Morgan voleva fare il sensuale
e sedurre qualcuno, direttamente o indirettamente, scatenava imbarazzo,
lusinghe e anche un po’ di invidia. In Reid
scatenò una
vampata di rossore
sulle guancie, il ragazzino aveva immaginato
immediatamente Morgan
intento a mostrare la propria
casa e poi concludere la serata al piano superiore, dove sarebbe sorta
la
camera da letto, il problema era che aveva proiettato la propria
immagine al suo fianco, come suo ospite, come la persona
sedotta!
Ehm…
ben, se sei deciso… piace anche a me, quindi hai il mio
benestare
Perfetto!
Alla
fine non avevano fatto molti giri, avevano visto solo tre appartamenti
e l'ulimo, il Loft in pieno centro in uno dei palazzi più
belli
e rinomati della città, si erano fermati a lungo per
studiarlo,
Derek se n'era innamorato già dalle immagini e vederlo di
persona lo aveva convinto più che mai. Reid aveva provato a
tirar fuori un sacco di nozioni sulla pericolosità, livello
di
stress e inquinament del vivere in "condominio" in una grande
città e altre cavolate buttando lì di tanto in
tanto
qualche statistica, ma il più grande lo ascoltava annuendo e
poi
iniziava con i propri elenchi: elementi architettonici,
comodità
dei servizi, pareti insonorizzate, impianti elettrici ed idraulici in
perfetto stato. Un sogno!
Erano tornati nella casa di Morgan dopo i
sopralluoghi continuando a parlottare sugli appartamenti, la decisione
era presa e Reid aveva gettato la spugna però si voleva
assicurare che l'amico prendesse in considerazione le sue
preoccupazioni!
Entrambe le sorelle di Morgan sarebbero ripartite nel giro di qualche
giorno, ma avevano
ancora molte faccende da svolgere per il fratello, come bollette non
pagate e
contratti da rescindere, la madre invece era ai fornelli intenta a
preparare
una delle sue piacevoli cenette.
Loro
invece avevano appena varcato la
soglia e il dottore aveva subito messo le mani avanti, prima che la
donna li
raggiungesse invitandolo a cena, cercò subito di tirarsene
indietro!
Ora
devo andare, domani mattina mi devo svegliare entro le sei per poi
essere alle sei e trenta in ospedale, Inizieranno subito a raccogliere
i campioni e io deve
mettere la mia firma per il controllo sulla veridicità del
materiale che arriverà
ai laboratori di Quantico
Ok,
se vuoi puoi mangiare qualcosa…
Appoggiato
all’uscio di casa l’agente si
inarcò mostrando il corridoio della villetta, invitandolo
così ad entrare, ignorando completamente il discorso
dell'altro
sul fatto che "DOVESSE ANDARE" cercando invece di convincerlo a
rimanere ancora un po' con lui, con "loro".
Beh,
ma io
Quel
giorno Morgan aveva lasciato da parte
l’aspetto da bel palestrato di Chicago, o quello impeccabile
dell’agente
dell’FBI. Oggi aveva la barba incolta di tre giorni, una
maglietta con lo scollo a V
per nulla aderente e una semplice felpa con gli elastici ai polsi che
ogni
tanto portava fino al gomito, sotto un paio di jeans chiari,
elasticizzati forse di una taglia più grandi di quella che
portava normalmente. Insomma era un vero spettacolo per chi lo
conosceva bene e Reid dovette pensare alle equazioni algebriche
più complicate
che ricordasse per distrarre la mente dalla presenza, ingombrante e
quasi
soffocante, dell’altro.
Mi
spiace, ci vediamo domani pomeriggio… a no, hai la seduta di
psicoterapia,
facciamo dopo domani, devo solo presentarmi davanti alla commissione
interna,
poi posso passare da te… ok?
Sembrava
quasi si stessero dando un
appuntamento, Reid era la ragazzina impacciata che arrossiva e
balbettava,
Morgan il più bello della scuola che ha già fatto
esperienze e sapeva perfettamente
come si conquista qualcuno.
La realtà era molto diversa, loro erano amici. Quel genere
di
amico che non trovi spesso e che ti conviene non perdere per nulla al
mondo. Morgan però quel giorno oltre all'aspetto "normale"
aveva
anche un umore e un comportamento fuori dallo schema agente/uomo sempre
perfetto, quel giorno era soltanto Morgan che aveva una gran voglia di
star con il suo amico, ma che sapeva bene che non avrebbe dovuto
forzare la mano, alla fine parlò senza guardarlo negli occhi
o
avrebbe fatto intendere ben altro
Perfetto,
grazie del pomeriggio passato insieme. Ci sentiamo...
Reid
salì nella propria macchina, a scatti
s’infilò la cintura e accese la radio mettendo
frettolosamente in moto, stava succedendo davvero
qualcosa fra di loro, avrebbe voluto dare un nome a quel qualcosa, ma
gli
bastava viverlo attimo per attimo. La sua mente aveva pronte decine di
analisi per
spiegare e riassumere quello che succedeva fra loro, ma il suo cuore,
la sua
anima, e perché no il suo “io interiore”
gli
dicevano di non razionalizzare
nulla e lasciarsi trasportare. Il dottore insomma aveva accettato a
mente lucida e con fare analitico che quel qualcosa tra loro stava
prendendo forma, non gli rimaneva che comprendere il cosa attraverso i
sentimenti. E qui veniva il difficile! Uno abituato come lui al sentire
il mondo attraverso la mente non era in grado di affidarsi ad istinto
ed emozioni!
XxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
Saaalve.
Ed ecco concluso il capitolo quinto. Lo so che c'è stata
poca
"azione" ma volevo davvero molto dare un piccolo angolo a "loro due"
perchè questa storia dopo tutto è per loro quindi
c'erano
davvero troppe poche scene con loro protagonisti. Poco a poco
continuerò il racconto giallo, tranquilli,
scoprirete
tutto ciò che c'è da sapere sul caso, ma
perchè
privarsi di un po' di momenti di normalità?
Siamo solo all'inizio il loro rapporto si evolverà, ve lo
prometto!
Se vi va di recensire a me farebbe molto piacere leggere i
vostri pareri!
RINGRAZIO CHI SEGUE,
METTE TRA I PREFERITI E RECENSISCE!!!
bye bye
Ombra
|
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Capitolo 6 *** I tuoi occhi ***
I tuoi occhi
Siamo
arrivati al capitolo sei, mi spiace aver perso lettori e soprattutto
persone interessate, avevo abbandonato la fic e mi spiace. Ringrazio
invece chi di nuovo si è appassionato o chi ha cominciato da
poco a seguire la storia! Sappiate che una recensione (o anche solo un
piccolo commento) sarà sempre ben gradito, anche se fosse
una critica per me andrebbe benissimo!
Vi
annuncio che ho scritto il finale e un paio di capitoli, me ne mancano
pochi (si lo so ho scritto prima il finale degli altri capitoli, ma
sono fatta così!) quindi è sicuro, questa storia
avrà un ciclo sicuro e finito!
Con l'occcasione ricordo che i personaggi della squadra di
Criminal Minds non mi appartengono, non ne detengo i diritti, e non
scrivo di loro a scopo di lucro!
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
6°
capitolo
23
gennaio, ospedale di Stafford
Il
dottore Ottawa fece accomodare il signor McFarlan fuori dalla stanza,
scortato
da due agenti e si fermò a parlare con l’avvocato
della
difesa, il procuratore, un tecnico di laboratorio nominato dal
tribunale e Reid.
-
Sarò sincero, per prima cosa ho osservato accuratamente gli
occhi di quell’uomo
è posso affermare da subito che c’è una
patina, molto spessa, nell’iride, un
eccedenza di cellule, questo causa il cambiamento di colore, non posso
dire
perché, ma il cambiamento è reale. Tutti i
campioni sono stati raccolti, entro
una giornata saranno analizzati, oggi pomeriggio sono state fissate la
risonanza
magnetica e la tac, per la mappatura dobbiamo aspettare domani, non
c’è modo di
liberare il laboratorio prima – i presenti nella stanza
annuirono quasi
contemporaneamente.
-
So
che non posso fare commenti, ma è mio dovere dirlo: come
medico ho avuto solo
altri due casi simili, la presenza di due DNA in una persona non
è cosa così
rara, ma non ho mai riscontrato casi di influenza di un DNA
sull’altro. Per il
momento è tutto – lo scetticismo
dell’uomo sembrava condiviso da tutti, tranne
che da Reid convinto di ciò che affermava e
difficilmente avrebbe cambiato
idea. Venne indicato a tutti loro il documento da firmare per
conferamre la presenza durante i
prelievi in modo che in tribunale fosse dimostrato che le prove non
erano state
contraffatte, apposero le dovute firme e furono liberi di andare.
In
corridoio, il procuratore, strinse la mano al dottor Reid e poi si
congedò,
doveva presenziare ad un’altra udienza; l’avvocato
della difesa parlò con i
propri esperti e Reid si trovò a pensare che non aveva molto
da fare, non prima
di due o tre ore, erano solo le undici del mattino: troppo preso per
pranzare,
troppo tardi per uno spuntino; non voleva disturbare Morgan e Garcia
era stata
chiamata con urgenza a Washington per aiutare Hotch e Prentiss che non
avevano
ancora concluso la loro “consulenza”
all’ambasciata. Aveva in rubrica un paio
di numeri, un vecchio compagno del college che si era trasferito da
poco in
Virginia, poco fuori Richmond, ed una ex recluta, ora agente di
pattuglia del
quartiere dove abitava, lo aveva conosciuto durante uno dei corsi
tenuti da
Morgan, avevano iniziato a parlare e si era dimostrato molto brillante,
un po’
troppo impulsivo e irruento ma molto divertente. Dopo pranzo sarebbe
dovuto
tornare all’ospedale per le successive analisi, ma passare le
ore di attesa lì,
non era il massimo.
-
Grazie –
Il
signor McFarlan aveva parlato, gli aveva rivolto la parola. A pochi
metri da
lui, seduto fra le due guardie che aspettavano l’ordine di
portare in una delle
camere di psichiatria l’uomo.
-
Stia zitto – lo intimidì uno dei due.
-
La
prego, mi salvi. Non sono io… glielo giuro –
continuò, i suoi occhi erano di
nuovo marroni, quasi neri stavolta, così intensi, lontani da
quello strano
azzurro striato di grigio, l’espressione di profondo dolore e
le mani che
torturavano dita e unghie, tutto gli diceva che quella persona era la
stessa
che chiedeva aiuto anche in tribunale, ma troppo diversa da quella
seduta al
banco dell’imputato, così fredda e
distante…
Io…
io…
-
Vuole uccidermi! –
-
Stia zitto, basta! – l’altro agente, più
severo strattonò per la spalla l’uomo
che finalmente si zittì abbassando la testa, guardando
dritto davanti a se.
Non
lo permetterò, l’aiuterò
Mormorò,
forse neanche fu ascoltato dai tre uomini, soprattutto dal presunto
omicida, ma
doveva dirlo ad alta voce, doveva convincersene, non aveva salvato
“Terry” ma
Albert McFarlan era tutt’altra storia, avrebbe trovato il
modo di salvarlo.
-
Ciao pasticcino, ho saputo che ti è servito il mio aiuto!
–
Garcia
hai parlato con il procuratore
Hughs?
-
Già, ho mezz’ora di pausa e volevo sentire come
stavi. Entro domani notte
torniamo Prentiss e Hotch da Washington e io dai miei noiosi lavori con
altre
squadre. Per fine settimana ricominceremo con incarichi per tutta la
squadra –
Lo
so, domani mi devo presentare
davanti alla commissione per l’ultima volta. Giudicheranno il
mio operato e dal
periodo di osservazione decideranno se sono idoneo per tornare a
lavoro. Non
avrei mai pensato che un profiler rischiasse l’esonero dal
lavoro su strada,
quando noi in strada non andiamo quasi mai! È quasi,
matematicamente
impossibile, capisci?
-
Ehy, dolcezza, dimentichi che tu era il pupillo di uno dei luminari
della
criminologia, che dopo averti insegnato molto e averti trasmesso lo
scettro
dello strambo del gruppo se n’è andato –
Io
non sono Gideon
-
Già tu hai Derek… ehm JJ, Hotch, Prentiss, Rossi
e ME –
Era
la linea disturbata o la donna stava ridacchiando vicino al microfono
del
telefono?
Ti
saluto, sto per pranzare
-
Con qualcuno? – chiese curiosa e speranzosa.
Sì,
uno dei ragazzi del corso di
psicologia forense
-
Oh, ehm… allora a presto, ciao ciao! – appena
conclusa la telefonata con il
ragazzo, Garcia, fu presa da smania e compose il numero
dell’agente di colore
della squadra, voleva urlargli “DEREK MORGAN
perché non stai pranzando con
Reid? Perché lo lasci pranzare con un… perfetto
sconosciuto?” però non fece
nulla di tutto ciò. Tornò a mangiare nella
vaschetta di plastica la sua
insalata mista, era convinta che i due finalmente avessero sbloccato le
cose,
ma evidentemente non era così.
Ciao
-
Salve dottor Reid, come va? –
Oh
non chiamarmi dottor Reid, già non
mi sento a mio agio a insegnare a ragazzi che hanno pochi anni meno di
me se
poi anche fuori le aule del corso mi si chiama dottor Reid mi sento
davvero un
professore attempato che non sta simpatico a nessuno
-
Oh
ma lei sta simpatico a tutti, anche a me! – il ragazzo
ventitreenne, dalla mente
geniale, con una forte aspirazione ai risultati scolastici, era ancora
in piedi
di fronte al tavolino dove Reid stava sorseggiando un the freddo.
Il
dottore aveva ricevuto una telefonata subito dopo che le guardie
avevano
allontanato il prigioniero, un invito inaspettato che aveva
accettato immediatamente, un’ottima distrazione.
Era uno
degli studenti del corso di psicologia forense in cui Reid trattava una
lezione
a settimana sulla modalità di applicazione di un profilo ad
un sospetto, in
pratica dava consigli e illustrava vecchi casi, in cui si creavano
profili
nonostante la presenza di un sospettato. Recentemente avevano inserito
questa
ulteriore “materia” perché molti agenti
dell’FBI che operavano sul campo avevano
difficoltà in questo aspetto.
La
classe contava venti ragazzi di ventuno anni circa, sei ragazze tra i
diciannove e vent’anni e almeno una decina di ragazzi e
ragazze di ventisei
anni. Trovarsi
tra ragazzi di poco più giovani di lui lo portava sempre ad
avere un
atteggiamento estremamente cordiale, quasi cameratesco. Aveva accettato
l’invito senza pensare e ora si trovava davanti agli
occhi un ragazzino dal
sorriso smagliante e la voglia di imparare il più possibile
dal mondo con occhi attenti e vispi.
Prego
siedi, ho ordinato un the freddo,
non ho molta voglia di mangiare, pensavo a una cesare salade, ma non
so, devo
rimanere leggero, dovrò assistere a una serie di analisi
dopo e non credo che
mangiare grassi saturi e quantità eccessive di proteine mi
farebbe molto bene,
non trovi? Ehm… tutto ok?
Il
ragazzo, messosi a sedere, aveva sistemato una lunga e ingombrante
borsa a
tracolla vicino alla propria sedia, aveva dato una rapida occhiata al
menù,
abbandonandolo subito dopo sulla terza sedia ora vuota, ed infine aveva
preso
il telefono dalla tasca e lo aveva spento, tutto ciò mentre
il dottore faceva
uno dei suoi monologhi, uno di quelli spassosi: argomento improbabile
su cui solo
lui riusciva a discernere informazioni o anche solo commenti, per una
quantità
di tempo inimmaginabile.
-
Tutto ok. Io prenderò un sandwich di pollo, patate al forno
e
una bevanda
fruttata, e forse… il dolce – il sorrisetto
ironico del
ragazzo fu colto dal
dottore all’improvviso, come se solo in
quell’attimo avesse
iniziato a porsi domande
e forse era davvero così, si stava chiedendo soltanto ora
che
cavolo ci faceva
lì! E perchè gli occhi del ragazzino
non si
perdevano ogni sua singola mossa. Sembra quasi lo stesse studiando e
analizzando.
Come
fai ad avere il mio numero?
-
Ho
quello del lavoro, no? Una volta lo ha dato a Becca Leroy per delle
ripetizioni
extra, aveva
saputo che era stata
ammessa all’accademia di Chicago e voleva che fosse
più
che preparata prima di
farla partire, si ricorda?! – non aveva esitato nel
pronuciare
quella chiara spiegazione, ma dai suoi occhi il dottore aveva percepito
una sorta di preoccupazione intrinseca, come se svelare quel
particolare lo mettesse in posizione di svantaggio.
Oh,
si certo. Ricordo Becca
-
Lei ricorda tutto, no? –
Beh
sì, comunque. È successo più di un
anno fa
-
Direi 18 mesi –
Sono
deduttivo e addestrato a leggere
schemi in ogni persona, avvenimento, persino nelle catastrofi.
Però quando non
lavoro mi piace… chiedere
Aveva
imparato molto lentamente a lasciare da parte la sua solita maniera di
affrontare le cose, ovvero analizzare, analizzare e ancora analizzare,
quando
si trovava lontano dal lavoro, perché molte persone
trovavano
quel suo modo di
fare fastidioso e persino fin troppo indiscreto! Peccato che il
ragazzino stesse facendo lo stesso con lui, si sentiva decisamente
sotto analisi.
-
Ok,
ok. Comunque, mi sono fatto dare il suo numero il mese scorso, poco
prima che
voi partiste per… quel brutto caso, quello che ha coinvolto
uno dell’FBI –
Uhm,
uhm
-
Beh io volevo parlarle. Ho aspettato però, so quello che
è successo nel
Kentucky. Non so se lei ne è a conoscienza, ormai
il suo nome è leggenda. Da genio assoluto a
cecchino di serial killer! – l’allegria nella voce
del ragazzo fecero sorridere,
se pur appena, il dottore; davvero c’era chi pensava quello
di lui?
Non
è andata come si dice in giro…
-
Lo
so, sto studiando per essere un bravo, anzi ottimo poliziotto, ho fatto
domanda
per entrare nell’FBI. Sto anche partecipando ad alcune delle
lezioni di
autodifesa e attacco a mani nude dell’agente Derek Morgan,
è un suo collega,
non è così? –
Certo!
Troppo
tardi, troppo entusiasmo, quasi non aveva urlato, il solo nome di
Morgan causava
quel genere di reazione in lui?
-
Io… volevo… ehm, le ho mandato un messaggio,
qualche tempo fa, non so neanche
se lei lo ha letto –
Eri
tu quindi?
-
Certo! – sembrava quasi che avesse imitato il suo tono, come
per fargli eco, impreparato
Reid scosse il capo sorridendo.
-
Non ci crede? –
Certo
che ci credo, ma sai,
ingenuamente, o forse con troppa malizia ho pensato che chi aveva
scritto
quelle parole… ehm ci stesse provando con me
Il
ragazzo non rispose, gli nascose gli occhi perchè era chiaro
che
avrebbero dato una risposta chiara e decisa al contrario della sua voce
che si ostinava a non palesarsi, alzò di scatto la testa,
puntando lo sguardo oltre il dottore seduto di fronte a lui e intravide
la cameriera, sventolò veloce il braccio
e con un gran sorriso chiamò la ragazza. Salvo!
Reid
non poté che attendere e così Morgan aveva alluso
a qualcosa di vero, magari
che aveva visto lui stesso?
Con
la razionalità che lo contraddistingueva provò a
osservare il ragazzo, con occhio critico.
Era
alto almeno 1.70, qualche centimetro meno di lui, a occhio e croce
dovevano pesare
allo stesso modo, mostrava qualche centimetro in più di
muscoli,
forse proprio
per quelle lezioni a cui accennava pocanzi; il viso da ragazzino,
capelli
scuri, frangia lisciata, forse anche piastrata, tagliati molto corti.
Due
grandi occhi verdi con un bordo giallo che gli ricordavano quelli di un
cucciolo, non per forma o colore, ma per intensità.
Il collo sottile con una piccola
voglia che contrastava con il colore molto chiaro della pelle e un
sorriso che non sembrava poter esser oscurato da nulla. Trench nero,
doppio petto, con il colletto perfettamente inamidato, sotto portava
dei jeans
stretti e scarponcini grigio scuro, ben curato, attento ai dettagli,
l’orologio, un anello al pollice, una collanina, alcune
spille
sul trench.
-
Buon
giorno, volete ordinare? –
-
Certo, allora un sandwich della casa, una fruit-soda e per il mio amico
una
Cesar Salade
e… dell’acqua – Reid annuì,
continuando a rimanere in silenzio, lasciando
completamente cadere quell’appellativo “per il mio
amico”
-
D’accordo. Torno in pochi minuti –
La
ragazza si allontanò mentre lo studente spostò lo
sguardo
tornando ad osservare il dottore apparentemente di nuovo a suo
agio.
Alan,
giusto?
-
Si
ricorda il mio… nome. Che idiota, lei ricorda tutto!
–
Perché
non la smetti? Ti sforzi di fare
l’ingenuo simpaticone, mi spiace dirtelo ma ho visto troppo
per non capirlo.
Posso sapere perché sei qui?
Di
nuovo “l’agente” che era in lui
saltò fuori,
mettendo a disagio il suo ospite, ancora una volta a disagio.
-
Oh, io. Sì, ha ragione. Ma è vero che per un
attimo mi
ero sentito speciale nel
sapere che ricordava il mio nome – e quella frase come
risposta
diede ulteriori
conferme al dottore. Non solo i suoi occhi, il fuggire da quella
domanda, ma soprattutto quella risposta. Maledizione Morgan aveva visto
come sempre qualcosa che lui non era proprio capace a captare da solo.
Non
sei il tipo che chiede favori o che
vuole ricattare. Dunque?
-
Ho
seguito quel caso della ragazza piromane, era in
un’università, non ricordo
dove, non che importasse per me. Però… per la
prima volta la intravidi in tv e
allora mi sono detto… chissà come
dev’essere fare l’agente dell’FBI
–
Uau,
ti ho ispirato. Mi fa piacere,
volevi ringraziarmi? Non dovevi non credo sia giusto, anche io ho avuto
i miei
modelli e..
-
Cosa? No, no. Cioè si, mi ha ispirato. Beh però
io volevo –
-
Ecco a voi – la ragazza, interrompendo di netto la frase di
Alan, posò sul
tavolino una ciotola con la cesar salade e un piattino con il sandwich.
Uhm,
sembra invitate
-
Già –
Il
dottore pensava di averla scampata, in cuor suo aveva capito che quello
strano
ragazzo stava per dire qualcosa di assolutamente bizzarro e spiazzante,
ma
poteva guadagnare tempo, o addirittura scappare, già lui
Dottor Reid (agente
speciale) voleva fuggire.
-
Cinque anni fa, quando l’ho vista la prima volta in tv,
io… beh ho capito che
cos’è il colpo di fulmine – la forchetta
sollevata a
mezz'aria con il suo secondo boccone di foglioline e pezzetti di tonno
rimase per qualche secondo lì dov'era, a pochi centimetri
dalla
sua bocca. E ora? Indeciso cercò gli occhi del ragazzo, come
a
cercare conferma della veridicità di quelle parole e la
trovò. Ora si che aveva un problema! O almeno... presto lo
avrebbe
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
Non
so più se sto andando fuori dai personaggi, sinceramente ci
ho
fatto poco caso, più sviluppo i vari casi e entro nelle
vicende
e più mi perdo nei meandri delle loro menti quindi non
riesco ad
essere obbiettiva e legger da fuori come appaiono, spero di non aver
stravolto i loro caratteri, mi spiacerebbe moltissimo!
Questo
capitolo ovviamente serve a dare una volta di più delle note
sul
caso e qualcosa sul dottore, non voglio creare drammi, odio i
tradimenti e le incomprensioni, ma Alan mi serve per un motivo e
più avanti lo capirete anche voi!
Al
prossimo capitolo ^_-
Bye bye
Ombra
diffondiamo il verbo!
|
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Capitolo 7 *** Dottori e avvocati ***
capitolo 7
Siamo
al capitolo sette, torniamo a focalizzare l'attenzione sul caso,
pochissimo spazio per considerazioni che esulano dal lavoro quindi
dovrete aspettare ancora un pochino per conoscere i rivolsti della
nostra coppia...
Come sempre i personaggi della serie Criminal Minds non mi appertengono
e non ne detengo i diritti.
Ringrazio tutti coloro che leggono, apprezzano, seguono la
storia!
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
7°
capitolo
-
Dottor Reid? –
-
DOTTORE! –
-
Agente Speciale Spencer Reid è fra noi?! – il
dottor Ottawa, spazientito arrivò
grandi
passi difronte al dottore, che si riscosse dal suo torpore mentale e
annuì distrattamente senza neanche aver ascoltato una parola
pronunciata dal medico.
Certo,
procediamo, no?
I
suoi problemi personali non potevano impedirgli di fare un'ottimo
lavoro quindi doveva accontanare ancora una volta la sua vita personale
e gestire i problemi che gli si presentavano in quel momento e
risolverli con metodo scientifico, dedicando loro la massima attenzione.
Il
medico, poco convinto dell'improvviso cambiamento del "ragazzino"
annuì e indicò il macchinario al di
là del
vetro, la stanza su cui si trovavano era buia, scarsamente illuminata
se non fosse stato per i tre monitor che spargevano raggi verdastri.
L'ambiente dall'altra parte era se possibile ancor più
oscuro,
non cera luce se non quella emessa dal macchinario appena messo in
modo. L'uomo iniziò a descrivere l’analisi che si
stava
svolgendo, limitandosi a pronunciare paroloni scientifici e qualche
brevissimo commento lievemente più comprensibile, alla fine
a
parte il dottor Reid nessuno aveva afferrato che cosa si stava facendo,
ma per paura di sembrare ignoranti o stupidi nessuno si
azzardò
a protestare.
-
Al paziente è stato iniettato un liquido
di contrasto, con questa macchina tracceremo la
“mappatura
del cervello” in
più attraverso delle risonanze costateremo
l’attività in diversi momenti, dallo
stress, alla quiete, allo stato di benessere a quello di paura. Avete
capito
tutto? – l’avvocato della difesa con i suoi due
esperti e
l’assistente procuratore,
l’avvocato George Jewl asserirono, decisamente quella parte
della
spiegazione era stata afferrata da tutti. Reid non venne interpellato,
dando per
scontato che avendo richiesto lui quelle analisi ne sapesse molto
più degli
altri, in effetti il dottore aveva perso di nuovo contatto con la
realtà inziando a proiettare le possibili risoluzioni del
caso
davanti ai propri occhi.
-
Indossate occhiali e cuffie, per
precauzione, ci vorranno pochi minuti – si volse a guardare
gli
uomini e vide uno ad uno indossarli, tutti tranne il dottore che
dovette sfiorare con il braccio. Perchè quel ragazzino era
ancora tre loro? Si, aveva avuto molte intuizioni e se quella massa
fosse stata davvero trovata avrebbe significato che il dottor Reid
aveva visto oltre tutte le loro menti, arrivando a trovare
l'impensabile. Nonostante tutti quei pensieri assolutamente positivi,
il medico non poteva non pensare che odiava avere a che fare con i
ragazzini. Il
macchinario entrò in funzione,
cigolio e stridii violentarono gli apparati uditivi di tutti, i raggi
improvvisi di color azzurro ferirono le povere pupille di ogni singola
persona e quando un senso di oppressione iniziò a mettere a
disagio il gruppo il medico spiegò loro che era normale, le
onde
avevano un carica elettrica capace di sconvolgere per pochi secondi il
sistema neuronale di chinuque si trovasse a pochi metri da esse. In
pratica i loro sensi erano messi a dura prova e dovevano resistere, per
non fare brutte figure davanti agli altri.
Un
paio di minuti dopo il computer nella sala
d’osservazione iniziò a mostrare da uno schermo
nero
alcune linee. Pian piano si andò a formare l'immagine di un
cervello umano, precisamente quello dell'uomo sotto inchiesta.
Lentamente comparve ogni più minuscolo particolare di
quell'organo. Sette minuti dopo tutto la scansione del cervello fu
completata, pronta ad essere analizzata.
-
Stamperò delle copie, per il momento
possiamo fare delle prima osservazioni – Reid, scostandosi
finalmente dal muro a cui si era appoggiato per riflettere meglio e
darsi un tono, dopo la figura fatta con il medico, era tornato alla
realtà per osservare lo schermo, non c’era
essenzialmente nulla che non
andasse, era una persona perfettamente sana, con una normalissima
attività cerebrale, con un unico particolare: era presente
qualcosa "in più". Era visibile, sotto gli occhi di tutti.
Non servivano ingrandimenti, era palese!
-
Ehm, dottor Ottawa, quella… forma, quella
specie di rigonfiamento sul retro del cranio, cioè del
cervello… cosa… è esttamente?
– la voce sconvolta ed esitante del professionista diede
fiato ai pensieri di tutti.
-
Avvocato Ysmen, io non posso dirle che cos'è. Mi spiace
ammetterlo, ma non ho
idea di cosa sia. Non posso escludere che possa essere un tumore, una
ciste, addirittura
una sedimentazione casuale di materia grigia in eccedenza –
per riempire quel vuoti di non conoscienza il medico cercò
di pensare a tutte le possibilità più certe,
quelle su cui avrebbe scommesso, lasciando da parte le idee
più complesse.
Forse,
o forse potrebbe essere una
vera e propria parte di cervello in più?
Questa
era una di quelle domande complesse a cui il medico non avrebbe voluto
neanche pensare, ma ormai il dottore aveva parlato e presto ne
avrebbero tutti pagate le conseguenze.
Lo
studio del primario di medicina legale
di Stafford era così piccolo che sei persone, presenti nello
stesso preciso momento, quasi
si toglievano il respiro a vicenda. Il medico che aveva seguito tutte
le
analisi stabilite sul signor McFarlan aveva voluto informare
il suo superiore che a sua
volta aveva parlato con il primario di medicina legale, o forense, il
dottore
Craig Devour. Se si scomodava addirittura il primario era chiaro che la
situazione a cui si stava assistendo era una qualcosa di solito.
-
Abbiamo alcune analisi in corso, quindi
non possiamo giungere ad alcuna conclusione. In più ho
già contattato i primari di chirurgia, tecnici di
laboratorio eh... insomma c'è un'intera squadra che cerca di
screditare l'ipotesi, ma più approfondiamo la questione e
più è chiaro che non c'è errore della
macchina, dello schermo, dei server o anomalia di qualsiasi genere.
Quella massa esiste – era sempre stato una persona pratica e
concreta, da quando era diventato primario in quel reparto alle sue
qualità aveva aggiunto anche un'estrema criticità
nei confronti di colleghi, sottoposti e pazienti. Se anche lui era
convinto che c'era qualcosa di bizzarri in quell'uomo, forse allora era
una possibilità accreditata.
Possiamo
affermare che i suoi comportamenti potrebbero provenire da qualcosa che
non riguarda un problema psicologico? Ha visto
anche lei le immagini dell’attività del cervello
di quell’uomo, quella massa
che è stata trovata ha dei neuroni, veri, con filamenti che
li congiungono al
cervello vero e proprio. Questo è un dato di fatto!
-
Può darsi, ma come ci hanno spiegato i tecnici il
colore blu-verde indica un’attività esigua, quasi
nulla, insomma non possiamo
dire che sia qualcosa di “senziente” o comunque
compromettente, forse il
cervello del signore McFarlan neanche sa dell’esistenza
dell’altra parte –
l’avvocato della difesa a digiuno da qualsiasi materia
scientifica cercò di
farsi comprendere da tutti provocando in Reid un moto di fastidio, non
solo doveva rimaner lì ad ascoltare quelle parole, ma doveva
far finta che fossero sensate e che l'avvocato fosse capace di parlare
di medicina. Certe volte nascondere la propria
"superioritià" era difficile e faticoso.
-
Insomma dobbiamo anche
specificare che questo è un espediente, se trovate un
problema medico, fisico,
voi dell’accusa avrete nuove armi per inchiodare il signore
McFarlan, facendo
decadere l’attenuante della incapacità
d’intendere – aveva continuato a parlare l'avvocato
facendo vibrare il povero dottore, non rieusciva a reggere una sola
altra parola, non c'erano i suoi colleghi ne il suo capo, nessuno a
ricordargli che far sentire inferiori le persone non era cosa buona e
giusta, il suo autocontrollo si era esaurito quindi ora si sarebbe
lasciato andare!
Ma
di
che parlate? Quell’uomo sta male deve essere curato, mi
chiedo come possiate parlare in questo modo, non conoscete neanche
ciò di cui sta blaterando, che opinione potreste avere voi
di un uomo del genere e della sua situazione?
-
Io? Beh io so che dovrebbe stare in un carcere, quello è il
suo posto!
Voi medici da quattro soldi cercate solo scappatoie, non sapete fare
altro! Ecco perchè ho un'opinione! –
controbattè l’assistente procuratore che
sostituiva l’avvocato Hughs,
impossibilitato a continuare quel caso fino a nuovo ordine, se fino a
quel momento l'ignoranze dell'avvocato della difesa era stata
fastidiosa, l'arroganza dell'altro uomo era una spina nel fianco per
Reid.
-
Noi eh? Avanti, tutte queste analisi,
quella massa, e le risonanze, pensate davvero che serva a qualcosa?!
– ed ecco ad incalzare di nuovo l'avvocato della difesa. Cane
e gatto senza un solo neurone umano funzionante!
E
se
fosse davvero una chimera, non ci pensate?! Potrebbe davvero avere
qualcosa che
altera i suoi pensieri, e questo ci dice che la medicina psichiatrica
non potrà
far fare in alcun caso dei veri e propri progressi
Provò
ancora il dottore, più si sforzava di ragionare normalmente
arrrivando persino a reprimere i discorsi filosofici, intricati da lui
tanto amati, per provare ad essere compreso dal resto dei presenti, e
invece quelli cercavano di far di tutto per farlo innervosire, aveva
altro a cui pensare, elaborare un sistema per l'analisi di quella nuova
massa. In base a cosa sarebbe dovuta essere analizzata per prima?
L'anatomia? L'influenza sul cervello, quindi psicologia? In ogni caso
ora era bloccato lì ad ascoltare quel botta e risposta senza
senso.
- Sciocchezze, non troveremo niente,
quell’uomo è solo affetto da
personalità multipla, tutto qui! – aveva sputato
di nuovo l’assistente del procuratore, uomo ottuso e
decisamente privo di
elasticità mentale, l'ideale per una situazione simile.
-
Dataci un taglio! Basta! Domani, o dopo,
insomma quando arriveranno i risultati delle analisi del DNA ne
riparleremo,
fino ad allora non voglio altri siparietti, questo caso potrebbe
divenire la
svolta del secolo, attirare media da tutto il mondo, e non voglio che
per colpa
di un assistente procuratore troppo scettico e
“penalista” e degli “esperti”
troppo buonisti, la vicenda diventi una barzelletta. Il giudice mi ha
comunicato che se io non darò l’ok a procedere con
le biopsie non si farà più
nulla, quindi cercate di comportarvi più professionalmente,
e fino ai risultati
fate finta che non sappiate nulla di più di questo caso di
quanto non ne
sapevate due giorni fa! – finalmente qualcuno
riportò l'ordine.
Il
capo di medicina legale, con il piglio
da dittatore e il tono di un professore delle superiori che insegna a
un branco
di ragazzini cosa sia l’educazione, placò gli
animi di tutti i presenti. Accusa
e difesa lasciarono l’ufficio, guardandosi in cagnesco, ma
con la promessa di
non creare altri problemi, Reid aveva le proprie convinzioni,
l’assistente
procuratore era un mastino e la difesa cercava di “proteggere
il proprio
assistito”. Eppure, in modo indiscutibile, quella massa
c’era, ed erano stati
bene delineati i contorni di neuroni e sinapsi, non c’erano
interpretazioni,
non poteva essere una “escrescenza” o un tumore.
Quello
era una parte di cervello, un’altra
parte… forse di un altro… forse apparteneva ad un
altro individuo.
Finalmente
il silenzio e Reid si concesse un sospiro. Ora che aveva tempo e modo
poteva dedicarsi
a riflette a pieno sul caso, dimentico di Morgan, riuscì a
focalizzarsi su altro: i sentimenti che gli affollavano
cuore e mente, quel ragazzino "inquietante" che continuava a girargli
intorno, per cui non sapeva che atteggiamento
riservargli, cordialità? Gentilezza? Allontanarlo
bruscamente e basta? Quel turbinio di pensieri lo
seguì fino a
casa, sotto le coperte, fra le braccia di Morfeo.
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
Che cosa ne dite?
Sono riuscita ad aggiornare... ma non ho più continuato a
scrivere quindi continuerò con gli aggiornamenti incostanti
fin che non riuscirò a terminare del tutto il racconto.
Tenete duro non vi deluderò, spero!
Mi piacerebbe tanto rivedere chi commentava i vecchi capitoli e il
racconto precedente a questo, sono ancora speranzosa che torniate,
quindi non fatevi aspettare per troppo tempo!
Bye bye
Ombra
|
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Capitolo 8 *** Esperta informatica troppo perspicace e avvocati poco brillanti ***
capitolo 8
Ringrazio tutti
coloro che leggono, apprezzano, seguono e l'unica (stoica) che commenta
la storia!
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
8°
capitolo
24
gennaio, uffici di Quantico
-
Come va la riabilitazione? –
Uhm?
-
Morgan? –
Oh,
ehm… si Hotch, procede bene, almeno penso... non lo vedo da
ieri. Comunque sono sicuro che vada benissimo, ha
ripreso l’attività fisica, corre intorno
all’isolato
e trasgredendo al medico
ha partecipato a un corso di autodifesa. Insomma è il solito
Morgan che conosciamo tutti perfettamente, non credo si comporterebbe
così se ci fosse qualcosa di grosso che non andasse, giusto?
Nella
sua postazione dell’ufficio di
Quantico, Reid, iniziava a sentirsi di nuovo un agente della squadra,
il
tuttologo anche e non un jolly da usare in tribunale e che spara alle
persone, ma si sentiva nervoso quando si nominava Morgan, doveva farci
l'abitudine, affrontare la situazione, chiarire con l'uomo?
-
La commissione? –
Come?
Ah sì. Sta
arrivando, la direttrice Strauss mi ha detto di non preoccuparmi. Anzi,
devo
farmi valere, ho avuto l’impressione che volesse consolarmi,
devo sentirmi
minacciato se anche la Strauss si preoccupa per me? E' così
vero?
-
No, REID. Sta tranquillo, io e Prentiss
torneremo in città stasera stessa, da domani mattina
riprenderemo con i casi,
JJ ne ha trovato uno molto complicato, niente d’impossibile e
vorremo molto che
tu ci aiutassi – al ragazzino servivavano le parole del loro
capo.
Uhm
uhm
Ovviamente
non l'avrebbe mostrato, o meglio pensava di non darlo a vedere, l'uomo
invece era abituato a quelle risposte del ragazzino.
Mentre parlava alla cornetta nera del
telefono fisso della sua postazione, il dottore con la mano destra
continuava a
battere sulla tastiera del computer, analizzando le immagini di quel
benedetto
cervello, non capiva proprio cosa potesse essere e come provare
l’interazione
tra i due DNA. Era capace di lavorare e parlare al telefono nello
stesso momento senza problemi, se si parlava anche solo di pensare alla
propria vita privata andava in confusione totale.
-
Solo consulenze, questo lo sai? E poi, a
fine mese ti spetta una meritata vacanze non voglio che ti succeda
niente,
soprattutto perchè senza Morgan chi ti tiene
d’occhio?! – come immaginava
Hotch, Reid era perso nei propri intricati pensieri e aveva smesso di
ascoltarlo, ecco bastava il nome di Morgan per provocare quella
reazione nel ragazzino.
-
Ora vado, in caso di bisogno chiama,
Garcia sarà da voi tra un paio d’ore al massimo,
non so se la incrocerai, ha un
regalo per Morgan, forse glielo puoi portare tu –
Ehm,
come?
-
Nulla! Devo andare, buona giornata – chiusa la
conversazione Hotch si mise a sedere sul letto della camera che gli era
stata assegnata
all’ambasciata. Sì,
sentiva la sua mancanza.
Lentamente,
mentre
riprendeva la vita quotidiana, si stava accorgendo che lei mancava al
suo cuore
più che alla sua mente, non pensava mai a lei, eppure
bastava un odore di fiori
freschi o un raggio di sole che illuminava d’improvviso
qualcosa a fargli
sobbalzare il petto.
Forse
quel momento di sensibilità lo aveva
portato a fare il “tifo” per quel testone geniaccio
e
soprattutto imbranato
ragazzino. Magari però sapeva che la sua squadra,
essendo
la sua famiglia ormai,
doveva rimanere unita e se i due non si sarebbero chiariti, al
più presto, i
problemi sarebbero arrivati e questo era una certezza per lui. Reid
doveva farsì che mente e cuore facessero pace e Morgan
cedere le
armi, conosceva
quell’uomo da molti anni e se c’era una cosa che
aveva
imparato di lui era che
mai e poi mai avrebbe lasciato che qualcosa o qualcuno facessero del
male al
loro genietto e quel ragionamento includeva anche se stesso. Morgan
aveva da
sempre paura di poter essere l’artefice di dolore e
sofferenza
per Reid.
Uhm,
bene, dov’ero rimasto? Ah sì, l’ipotesi
di un gemello siamese è l’idea più
probabile, insomma è sopravvissuto solo uno di loro e quella
massa è tutto ciò
che rimane del cervello dell’altro feto,
c’è anche la possibilità di una
fusione dei feti, due gemelli di due ovuli diversi che per
chissà quale motivo
si sono uniti e uno ha preso il possesso dell'ovulo sviluppandosi
lasciando un
piccolo spazio all’altro, quella massa.
Nell’ufficio
erano ormai abituati a sentir
parlare da solo il dottore, non facevano quasi più caso a
quello che diceva,
addirittura sembrava strano non udirlo borbottare seduto alla solita
scrivania.
Se
dobbiamo discutere della letteratura medica, posso citare almeno sei
casi, trattati
anche dai giornali generalisti in quanto erano episodi di domonio
pubblico che attraevano gran interesse. Questo però sembra
essere un caso un po' differente. In poche e concise parole, questa
volta la questione riguarda un “pezzo” di
cervello in
più e questo fatte le dovute analisi su ogni possibile
episodio
registrato, è una vera rarità.
Media, opinione pubblica, attenzione morbosa del
mondo, potrei elencare tutti gli aspetti negativi che si
manifesterebbero se la notizia di questa indagine prendesse piede a
livello pubblico. Non è comunque una mia scelta rendere o
meno
visibile queste informazioni. Sarà la squadra investigativa,
il
dipartimento di giustizia eh...
Drr
drr
Il telefono, quello personale, di Reid si
mise a suonare con insistenza. La suoneria era tenuta sempre bassa, ma
la
vibrazione sulla scrivania di metallo provocava un forte rumore; il
dottore
dovette prendere l’apparecchio per non disturbare nessuno e
poter tornare in
fretta al proprio lavoro. Lesse il nome sul display e pensò
seriamente di non
rispondere, però era stato lui stesso a dare il numero a
quella persona.
Pronto?
Ascoltò
in silenzio, qualche secondo appena
gli era bastato per afferrare tutta la situazione
Sì
arrivo, tra
E
guardando l’orologio appeso alla grande
parete laterale alla sua scrivania notò che uno dei membri
della commissione
stava sfilando tra le scrivanie, mancava poco perché la
riunione iniziasse. non
aveva tempo per parlare con quella persona.
Un’ora,
non posso prima, mi spiace
Aspettò
di nuovo la risposta poi con un
lungo sospiro si guardò intorno, la scrivania di Morgan, i
suoi effetti
personali, la loro foto… la foto della squadra.
Allungò il braccio e l’afferrò,
erano ad una delle loro cene di fine “caso”, Morgan
beveva da un grosso boccale
di birra, lui con la mano alzata salutava scioccamente come un bimbo la
macchina. Erano seduti distanti, troppo,
nell’osservare la foto sentì che
qualcosa non andava.
Bene,
a dopo. E no, non ne parlerò con… Morgan
Rimise
al suo posto la foto, chiusa la conversazione
spense il telefono; l’agente speciale direttrice della
sezione Strauss
attendeva il suo arrivo infondo al corridoio, pronta ad accompagnarlo
alla
ghigliottina… o al tribunale dell’inquisizione, o
alla sedia elettrica, o chissà dove!
-
Dottor Reid?! – probabilmente ovunque lo avrebbe
accompagnato, Reid sapeva bene che doveva parlare con Morgan prima o
poi,
tenerlo
allo scuro del colloquio telefonico appena avuto era da incivili, ma
era meglio
così; eppure sapeva che presto avrebbero dovuto guardarsi
negli
occhi e
ammettere che qualcosa c’era, c'era stato e forse ci sarebbe
ancora stato. Forse il dottore bravama quel qualcosa, ma doveva solo
far pace con se stesso.
Arrivo
Aveva
paura, decisamente paura. La
riunione, Morgan, quella telefonata, Hotch che gli parlava mentre lui
non
ascoltava, Garcia che sembrava saper sempre molto più di
ciò che diceva. Aveva
paura e non si sentiva sicuro, tutto ciò dopo quello stupido
caso! Lei gli aveva
rovinato la vita, nulla sarebbe tornato come prima. Mentiva al suo
migliore amico,
non che collega. Non si fidava del proprio capo e cosa davvero strana
sentiva
un profondo disagio nel parlare con Garcia. La
sua vita aveva preso una brutta piega.
Camminò
a passo lento deciso a dare una
svolta a quella situazione.
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXx
-
Su, su, parla. Per filo e per segno,
grazie! –
Garcia,
sono in ritardo, il traffico è un inferno e mi sto giocando
la reputazione
-
Su su, niente scuse! Parla! –
Ok,
ok. Sono rientrato con effetto immediato nella squadra, ma dalle
disposizione
di Hotch non parteciperò prima di fine mese ad alcuna
attività extra ufficio,
non andrò in “trasferta”, e mi hanno
obbligato ad una seduta alla
settimana da uno psicoterapeuta
-
Uhm, capisco. Dunque… sei di nuovo dei
nostri, quando festeggiamo? –
Garcia,
scusa, ma devo proprio
-
Andare, si, sei proprio noioso! Comunque
io sono in ufficio ora, quando pensi che riusciremo a parlare faccia a
faccia?
–
Scusa
ero lì poco fa… Quindi non so… domani?
Provò
a dire il dottore sperando nella
propria stella fortunata, aveva svoltato l’ennesimo vicolo e
si avvicinava al
luogo dell’incontro e non voleva che Garcia lo tampinasse in
quel modo fino
all’ultimo.
-
Dunque, fino a domani cosa hai da fare?
Ci sono! Devi vedere il mio, nostro, cioccolatino preferito!
– no, niente
stella fortunata. Più parlava con Garcia e più
sentiva quel tarlo fastidioso
insinuarsi nel suo stomaco e fargli venire crampi indesiderati.
Penelope!
-
Hi hi hi, caro mio, mi hai persino
chiamato per nome! Dunque ci ho azzeccato, allora ti lascio al lavoro
e… al
piacere, ma domani hai un appuntamento con me! Sia chiaro! –
non attese
risposta e agganciò, il dottore dovette sbattere gli occhi e
scuotere il capo
per capire di essere ancora in macchina e non nel mondo infernale (o
fantastico) della tecnico informatica dell’FBI Penelope
Garcia. Un giorno
avrebbero parlato, forse presto, ma sperava molto tardi
perché aveva altre cose
da chiarire e sistemare prima.
Sono
arrivato
Il
suo suv, quello in dotazione dall’FBI
impiegò una manciata di secondi a frenare completamente, non
aveva molto tempo,
era atteso all’ufficio di medicina legale, finalmente era
arrivata una parte
dei risultati che potevano fornir loro delle risposte chiare. Il
giudice aveva
preteso subito delucidazioni, non poteva sottrarsi e aveva i minuti
contati, ma
ormai aveva confermato la sua presenza e teneva molto a mantenere la
propria
parola.
Mi
spiace essere di fretta, davvero, vorrei avere più tempo
-
Fa niente, non ho molto da dire. Basta
che non si sappia, capisci vero? –
Certo,
meglio non farsi scoprire non so come… potrebbe reagire
Morgan, comprendi Alan?
-
Già, non lo so proprio, meglio non
rischiare affatto, e poi sei così gentile con me, non vorrei
proprio che per colpa
mia ti succedesse qualcosa, o peggio che tu e Morgan possiate litigare!
–
<><><><><>><>><>><>><>
Il
giudice Rockhar, vestito in un completo
di seconda mano, con i gomiti consumati e i bottoni rovinati dal tempo,
camminava impaziente nello studio del primario di medicina legale.
L’uomo insieme
agli altri convocati attendevano tutti il dottor Reid che
arrivò trafelato dopo
pochi minuti: capelli come sempre in disordine, abbigliamento da
cinquantenne
in pensione e il fiatone di chi ha appena completato 50 chilometri di
marcia.
-
Alla buon’ora! –
Mi
scusi giudice
-
Non capisco proprio perché Hughs ti abbia
voluto – l’assistente del procuratore non solo era
antipatico, asociale e
dispotico, ma lasciava che mente e bocca fossero sempre ben collegate:
quel che
pensava diceva, senza riflettere su conseguenze e reazioni del mondo
che le
doveva ascoltare quelle parole.
-
Bando alle chiacchiere, procediamo!
Questi sono i risultati, dieci campioni analizzati – il
medico consegnò le
cartelle ai presenti, l’avvocato della difesa sembrava
più rilassato quel giorno,
poteva quasi dirsi un’altra persona.
-
Due DNA? Dunque è possibile tutta la
storia raccontata dal dottor Reid! –
Non
era una storia, ci sono solide basi scientifiche. Ci sono pensateri che
affermano che le chimere
siano state le vere responsabili dell’evoluzione, non solo
umana.
Si narra... o meglio alcune ipotesi dicono che in un
individuo siano presenti più di un DNA, ma solo uno di essi
viene trasmesso, quello più
“forte” che cioè consegni alla prossima
generazione
solo i geni migliori eh… d'accordo questa
è
un’altra storia,
e parlando del signor McFarlan c’è motivo di
credere
che… è indispensabile fare quelle
biopsie! Ora è chiaro per tutti vero?
-
Giudice, avvocati ed esperti. Il dottor
Reid è un profiler, voglio che smetta di dare pareri e
indirizzare le indagini
mediche, del mio assistito! Anzi voglio che venga estromesso eh
–
-
Stia zitto un attimo signor Ysmen. Dottor
Reid le avevo detto che se ci fossero stati elementi inequivocabili ci
sarebbero stati i permessi, bene, questo è inequivocabile,
la presenza di due
DNA in occhi, capelli, sangue, urina e cellule della pelle prese in
più punti
del corpo è qualcosa che va indagato! –
-
MA NON SIAMO IN UN OSPEDALE! –
-
Avvocato, lei ha intenzione di difendere
il suo cliente? Questo è l’unico modo, altrimenti
accoglierò ogni aggravante
che verrà richiesto dall’accusa e il signor
McFarlan non solo sarà condannato,
ma sconterà una pena non sapendo mai perché ha
commesso ciò che ha commesso, e
perché quindi si trova in carcere! – finalmente
zittito, l’avvocato della difesta si rimise a
sedere, non prima di aver squadrato con odio e disprezzo
l'uomo più giovane nella stanza.
-
Dispongo con effetto immediato che si
organizzino tutte le operazioni necessarie per arrivare affondo a
questo caso, non create problemi, non voglio discussioni.
Voglio fatti molto chiari! –
Il
giudice sparì fuori dall’ufficio in
pochi secondi, non voleva più saperne di quel caso, anche se
da
un parte era
terribilmente curioso, dall’altra invece voleva solo
concludere e
passare ad
altro, qualcosa che non lo avrebbe costretto a riunioni con un genio
troppo brillante, avvocati pedanti e bisbetici ed esperti che erano
manovrati come burattini. Semplici casi di omicidi dopo una rapina
andata male, ecco i generi di casi a cui voleva tornare!
-
Dunque taglierete a pezzetti il mio
cliente – il capo medico legale si passò una mano
sulla
faccia sbuffando, non
che avesse interessi sul far liberare o chiudere in carcere
l’uomo che sarebbe
sottoposto a tutti quegl’interventi, ma quella nuova notizia
per
lui
significava lavoro extra e niente ore libere il pomeriggio, e
l'avvocato della difesa parlava come se sarebbe stato lui ad esser
infastidito dalla situazione! Tutti in quella stanza avrebbero
preferito far altro e quell'avvocato non era capace di star zitto?!
Scuotendo il capo
guardò l’uomo pensando a un modo carino
per mandarlo
a
quel paese!
-
Signor avvocato, non ci divertiamo con le
torture, il giudice ha deciso… –
iniziò
a dire guardandolo con fervore.
-
So cosa ha disposto il giudice, ma è
comunque un'ingiustizia – rispose di getto
l’avvocato sembrando tanto un
bambino a cui avevano negato un giocattolo ad una fiera o che ha appena
visto
volar via il suo amato palloncino.
Le
operazioni saranno fatte quasi tutte in laparoscopia, i piccolissimi
taglietti
che verranno praticati non lasceranno che minime cicatrici che
spariranno nel
giro di un paio d’anni, al massimo.
In
ogni caso… perché non lo vuole capire? Quella
cosa che è nel cervello del suo
cliente, potrebbe essere l’unico vero problema! Magari
è quello che causa la
doppia personalità, che gli fa commettere atti contro la
propria volontà,
potrebbe persino… fare un semplice percorso di
riabilitazione psichiatrica e
potrebbe essere libero!
Si
sentiva sempre più in gabbia Reid,
voleva arriva in fondo a quel caso, voleva chiarire con Morgan e
rientrare in
modo definitivo in squadra. Eppure c’erano tutti quegli
ostacoli, analisi su
analisi, quell’incontro così imbarazzante da
tenere segreto e le sedute dalla
psicanalista. Era sempre più scocciato, ma doveva continuare
e poi mancavano
così pochi giorni alla sua agognata vacanza!
Appena
avrete fissato le operazioni fatemi sapere, sono molto indaffarato ora,
arrivederci
Mani
in tasca, sguardo basso ed uscì
dall’ufficio, non voleva assistere a un altro dibattito tra
assistente del
procuratore, avvocato della difesa e i suoi
“esperti”. Avrebbe impiegato un’ora
per tornare a Quantico, lo stesso tempo con cui aveva percorso la
strada per
arrivare fin lì. Il traffico stava diventando una
scocciatura, per uno che
odiava guidare era proprio una tortura, aveva montagne di casi da
controfirmare, profili da archiviare e una ricerca iniziata mesi prima
per conto
di un ufficio collaterale al loro. Era davvero indaffarato, ma sapeva
bene che
non sarebbe andato in ufficio, il rischio d’incontrare Garcia
lo fece invece
optare per una capatina a casa propria e magari una telefonata di
piacere, per
distendersi e poi avrebbe lavorato dalla scrivania del proprio salotto.
Un
uccellino mi ha detto che oggi pomeriggio non hai molto da fare,
perché non
passi?
Aveva
appena riacceso il proprio cellulare,
quello a uso privato ed aveva ricevuto un messaggio da Morgan,
totalmente
inaspettato! Stupido cellulare!
MALEDIZIONE
Il
tuo magnifico piano era andato a monte?
Poteva ignorare il messaggio, spegnere il telefono e far finta di
nulla, poteva
rispondere “no grazie” o cambiare i propri piani
affinché riuscisse a svolgere
tutti i propri compiti. Insomma aveva delle scelte tra cui muoversi.
Certo
che passo, però poco prima di cena
Ed
ecco che la sua razionalità era stata
battuta miseramente dall’istinto. Le sue scelte razionali
erano svanite quasi
subito davanti a quelle del cuore, non c’era molto da fare!
Aveva scritto così
velocemente il messaggio da aver anche sbagliato due parole, ma non
poteva
fermarsi a pensare o avrebbe cambiato decisamente idea.
Sarebbe andato da Morgan verso le sei di
sera, avrebbe portato qualcosa da mangiare, magari il dolce visto che
la madre
dell’agente di colore era ancora a casa del figlio, dunque
non mancava mai cibo
in cucina, avrebbero chiacchierato eh… sarebbe finito
ubriaco a confessargli
ogni cosa, facendo una figura pietosa!
Che tristezza!! Ormai il messaggio era
inviato, sperava solo che… fatta la figuraccia Morgan
sarebbe riuscito a
guardarlo in faccia in futuro.
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
Terminato anche
questo capitolo, un po' troppo discorsivo forse? Qualche nuovo spunto
per la comprensione del caso, ma non ancora abbastanza, spiacenti. Ho
buttato giù qualche altro capitolo, ma avendo poco tempo
continuerò gli aggiornamenti in questo modo, ovvero quando
posso! Alla prossima!
Bye bye
Ombra
|
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Capitolo 9 *** Ragazzino, mi fai preoccupare! ***
capitolo 9
Nuovo
capitolo, non mi piace postare capitoli così "corti"
però
mi rendo conto che troppe informazioni tutte insieme sono difficile da
elaborare e si finice per perderle nel corso del racconto, ho quindi
optato per più capitoli con lunghezze variabili.
Se avete dubbi di qualsiasi tipo non esitate a contattarmi, ricordo che
i personaggi non sono miei e che la storia è ambientata
molto
indietro nella serie più o meno verso la 4/5 stagione.
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
9°
capitolo
(quello stesso giorno, sera)
Il
suo piccolo appartamento distava dal
centro città non più di cinque minuti in auto; la
zona residenziale comprendeva
alcuni palazzi alti al massimo sei piani, piccoli giardinetti pubblici,
fontane, scuole elementari e asili. Un quartiere tranquillo dove non
succedeva
mai nulla. Il suo bilocale era all’ultimo piano di uno dei
palazzi più antichi,
doveva risalire ai primi del novecento. Consisteva in una camera da
letto, cucina con piccolissima
zona pranzo, bagno e dal ripostiglio aveva ricavato un piccolo studio.
Quando
aveva compiuto la maggiore età, dieci anni prima, non
avrebbe certo immaginato
che a ventotto anni si sarebbe ritrovato a vivere ancora in quel
minuscolo
antro, poco ammobiliato e stracolmo di oggetti e libri.
Appena
arrivato all’FBI non si era preoccupato
di vita sociale, casa ed aspetti economici come aprire un conto, un
libretto di
risparmio, stipulare contratti più convenienti per luce e
gas, si era limitato
a prendere in affitto quel due locali e aveva lavorato giorno e notte,
festivi,
feste comandate, natali e capodanni!
Le poche, rare, volte che aveva avuto
momenti liberi ed era “uscito” non si era mai posto
il problema se mai avesse
portato a “casa” qualcuno quel luogo non sarebbe
stato affatto invitante e a
dirla tutta l’unico che aveva invitato in quel posto era
stato il suo collega,
Morgan.
Seduto
nel suo studio, Reid, iniziò la
ricerca che aveva rimandato decine di volte: era semplice da fare,
riguardava
la violenza e bullismo nelle scuole, non doveva far altro che mettere
in luce
tutte le correlazioni tra eventi violenti e di risonanza avvenuti in un
certo
luogo e le conseguenze, più o meno evidenti, avvenute nelle
scuole di quel
luogo. Trovava quello studio utile e interessante, era stato esteso a
centri
sociali, sindacati, aziende e addirittura negozi, dunque era divenuta
un’analisi molto ampia, avevano chiesto a lui di trattare
l’aspetto scolastico,
forse perché giovane, non lo sapeva e non aveva chiesto.
I
primi passi furono semplici, presi in esame
i dieci eventi segnalati dall’agenzia che aveva richiesto la
ricerca, iniziò
con le parole chiave classiche (inondazione fiume x nell’anno
x nel mese x nel giorno
x, risultati scolastici, episodi di violenza, denunce a ragazzi tra i
13-18
anni) dopo di che entrò nella sezione dell’FBI
riguardante denunce e segnalazioni,
infine fece dei confronti con ricoveri, visite dei medici a domicilio e
richieste d’intervento del 911; occupato a creare un database
d’informazioni,
prima di dedicarsi all’analisi vera e propria di numeri e
statistiche, non
sentì squillare il telefono.
Passò tutto il pomeriggio in quel modo,
dimenticò di mangiare, di contattare Hotch per riferirgli la
decisione della
commissione, scordò perfino che doveva ritirare pistola e
porto d’armi, insomma
si perse nel proprio mondo.
Arrivarono le cinque e quarantacinque e finalmente
qualcosa turbò il dottore, aveva sentito lo stomaco
brontolare, aveva fatto uno
spuntino appena uscito dall’ufficio legale, dunque non poteva
aver già fame! Guardò
l’orario in basso a destra sul desktop del pc e con grande
sorpresa lesse
17.46, non poteva crederci!
Si
alzò e andò in cucina, il frigo era
vuoto, da quant’è che non faceva la spesa? Prese
una bottiglietta d’acqua e
frugando nei ripiani della dispensa trovò un pacchetto di
cracker, scaduti da
un mese, si accontentò e tornò a lavorare,
masticò i quadrati non più
croccante, mandandoli già con sorsate d’acqua,
aveva praticamente concluso gli
mancavano alcuni commenti alle griglie e torte (grafici che di solito
non
usava, ma gli erano stati espressamente richiesti) e infine doveva
impaginare
tutto il lavoro.
Era così orgoglioso del suo operato che
perse un’intera mezz’ora per concludere,
controllare e stampare, aveva
predisposto l’invio al proprio account in ufficio e
all’agenzia committente in
modo da averne una copia. Finalmente si alzò dalla sedia
girevole e andò in
camera, un pisolino di qualche minuto non poteva fargli male, non
c’era nessuna
fretta, nessuno lo stava aspettando, nessuno avrebbe sentito la sua
mancanza!
Ore: 19.30
“Questa
è la segreteria telefonica di Spencer Reid, al momento non
posso rispondere, lasciate un
messaggio con vostro nome e numero di telefono dopo il bip, appena
potrò vi
contatterò!”
Caspita
anche il tuo messaggio di segreteria è ingessato! Ciao
ragazzino, penso, spero,
tu sia a casa. So che hai avuto un po’ da fare quindi fa
niente per oggi, se
non puoi passare non ti devi preoccupare. Domani mattina non ci
sarò, Hotch mi
ha dato il permesso per assistere a una lezione di attacco senza armi,
spero di
poterti vedere nel pomeriggio. Buona serata eh… ciao
Ore:
20.30
Le
tende scostate lasciavano
entrare la luce della luna, il resto dell’appartamento
però era immerso nel
buio, un fagotto si muoveva a fatica sulle lenzuola, il piumone per
metà steso
sul pavimento e il cuscino stretto tra le braccia del ragazzo.
Infantile,
tenero, innocente... non c'erano aggettivi più adatti per il
ragazzino in quel momento. E pensare che aveva ucciso una donna. No,
non una donna, una
serial killer!
Aveva
passato tre ore in ospedale per le
ultime analisi del sangue, l’indomani sarebbe trascorso tra
visite a vista,
udito e tatto. Il giorno dopo ancora avrebbero fatto alcune radiografie
e
risonanze mirate agli organi più sotto controllo, insomma di
mattina o
pomeriggio fino alla fine del mese aveva sempre qualche scomodo
appuntamento medico.
Aveva
sperato, fino all’ultimo, che il
ragazzino passasse davvero, rappresentava sempre una boccata
d’aria pulita per
lui, non che odiasse avere in giro per casa le sorelle o la madre, gli
amici e
colleghi che si davano il cambio per andarlo a trovare con visite che
non
duravano più di venti minuti. Parlare con Reid, vedere Reid,
ridere con Reid,
scherzare con Reid, mangiare con Reid e dormire con lui era tutta
un’altra
storia!
“Dormire?”
pensò
un secondo dopo aver
realizzato che il flusso di pensieri si era focalizzato immediatamente
su tutti
i momenti vissuti con il ragazzino.
Ok,
doveva davvero ammetterlo. Fare tutte
quelle cose con Reid era diverso che farle con tutti gli altri,
comprese le donne che erano state le sue compagne di vita in quegli
anni. Si sentiva come invaso
da un senso di pienezza, di completa e pace interiore se pensava alla
figura minuta e pallida di Reid. Non era un caso che dopo avergli
lasciato quel messaggio in segreteria avesse subito sentito il bisogno
di
chiamare il suo cellulare personale, dopo il decimo tentativo aveva
pensato
di rintracciare Hotch, Prentiss, Ross, JJ, Garcia e infine alcuni dei
tecnici
più in confidenza con il dottore. Insomma dopo quella
ricerca,
quasi ossessiva,
si era risolto ad andare fin lì, nel suo appartamento!
No,
non poteva negarlo, sentiva il bisogno
di vedere Spencer.
Preoccupazione
e timori svanirono quasi
subito; stava dormendo, il dottor Spencer Reid dormiva,
disordinatamente,
abbracciato a un
cuscino e con l'espressione serena.
Non
voleva disturbarlo, gli era bastato
vederlo tranquillo e sereno per riprendere a respirare senza affanno.
Senza
pensarci prese da terra il piumone e lo sistemò sulla sua
schiena, lasciata
nuda dalla camicia slacciata, abbassò la luce regolabile
della lampadina del
comodino, poi accostò bene tutte le tende della casa, chiuse
le inferriate e
infine decise di preparare una cena/colazione per il
bell’addormentato.
Non
sapeva quando e se si sarebbe svegliato
quella sera, ma da quanto vedeva dal frigo non doveva aver mangiato
nelle
ultime ore; ringraziava la buona sorte che sua madre lo aveva obbligato
a
portare all’amico un cesto stracolmo di cibarie: ortaggi,
insaccati e formaggi
comprati ad uno dei variopinti mercati appena fuori la città
che la donna aveva
saccheggiato il giorno prima. Si era ritrovato a disposizione tutti
gl’ingredienti
per preparare a quel ragazzino un pasto decente e sostanzioso!
Per
prima cosa, visto che Reid era un
amante dei dolci, preparò dei tortini di carote,
semplicissimi da realizzare e
da cuocere, poi tagliò le verdure per un’insalata
nutriente e sostanziosa a cui
aggiunse due tipi di formaggi, che poi chiuse in uno dei contenitori di
plastica sotto vuoto.
Per ultimo, preparò involtini di salumi
vari con tocchetti di formaggi stagionati, anche questi ben chiusi e
riposti in
frigo. Una volta pronti i tortini li lasciò raffreddare
vicino al lavandino
dove lavò e asciugò accuratamente tutti gli
utensili che aveva adoperato.
Spolverati
i dolci con dello zucchero
sistemò anch’essi nelle confezioni di cartone
comprate appositamente dalla
madre qualche giorno prima proprio per conservare dolci come quelli, li
appoggiò al centro del tavolo e alla fine su un pezzo si
carta scrisse un
messaggio per il suo amico.
Apri
il frigo. Buon appetito, chiamami appena puoi. Domani pomeriggio
sarò a casa
per tutto il giorno, solo soletto (ho spedito le mie sorella da una zia
che
abita a Richmond, mia madre ha scelto volontariamente di fare un salto
a
Virginia Beach, vuole vedere il mare dice) quindi, ciao
Aggiunse
una faccina sorridente, sperando
che Reid capisse che quello strano segno fosse un sorriso e poi
raccattò tutto
quello che aveva sparso per la cucina, uscì in punta di
piedi,
ma ormai fuori dalla casa chiuse gli occhi scuotendo il capo.
Non resistette. Tornò sui propri passi,
sbirciò in
camera giusto per costatare se
il ragazzo avesse bisogno di qualcos’altro. Notò
il
telefono che vibrava e si
illuminava. Non voleva essere indiscreto, ma poteva essere una
questione di
lavoro o uno dei loro colleghi o qualcosa di urgente, ignorò
completamente che
quello fosse il telefono personale, allungò il
braccio e
prese in mano
l’aggeggio. Lesse il nome e storse le labbra.
Ehm…uhm,
strano. Beh devo andare…
Ah! Spencer, Spcncer!
Mormorò
sbuffando.
Uscì velocemente dall’appartamento, chiuse
a chiave e ripose il mazzo sotto lo zerbino. Camminò
spedito, quasi corse fino alla macchina,
scendendo le scale a tre a tre. Arrivò davanti alla propria
auto con il
fiatone, una terribile fitta al fianco e il formicolio alle gambe gli
ricordarono che c’era un motivo se era ancora sotto
osservazione.
Il
viaggio fu breve e intenso: lo sforzo
fisico, la mente offuscata e i ricordi si mischiarono, i dottori erano
stati
chiari: non c’era nulla che non andasse in lui,
l’affaticamento di reni,
fegato, pancreas, milza e in minima parte dei polmoni erano le uniche
cose che ancora non funzionavano al cento per cento.
Era
ormai in totale via di guarigione, ciò
che lasciava perplessi tutti era il funzionamento del suo midollo,
produceva
meno sangue e meno globuli rossi, rispetto alle ultime analisi fatte
due mesi e
mezzo prima di essere rapito, per uno dei controlli ordinari sugli
agenti
dell’FBI. La minor quantità di globuli rossi
portava un affaticamento polmonare,
meno ossigeno portato in circolo più fatica per i muscoli,
più acido lattico,
più affanno, insomma una volta capite le ragioni sarebbero
dovuti intervenire,
per un agente quello poteva significare essere costretto a rimanere per
sempre
in ufficio.
Avrebbe voluto parlarne con i suoi colleghi
e amici, con la sua famiglia, con Reid e invece aveva preteso che i
dottori non
rivelassero nulla, solo Hotch sapeva, poco, non tutti i dettagli ma
abbastanza
per renderlo preoccupato e iper protettivo, pretese infatti che andasse
in
vacanza in compagnia di qualcuno e se fosse stato Reid meglio ancora.
Alla luce
dell’ultima scoperta però come avrebbe fatto?
Maledizione!
E pensare che... come cambiano le cose nel giro di pochissimi giorni
eh?!
FLASHBACK
Reid
stava per lasciare il Medical Center,
stava partendo per tornare a Quantico, stava lasciando dietro di se
Morgan
preda di quella nuova instabilità sentimentale; uno dei tre
psicologi che lo
avevano assistito aveva chiarito subito che dato il suo
“passato” non potevano
escluder ricadute e addirittura la compromissione delle sue
capacità sul campo. I dottori, in praticolare gli psicologi
erano fatti così, quando c'era un passato difficile erano
convinti che le cose sarebbero andate inevitabilmente male.
Nonostante
tutto Morgan aveva capito due cose, che gli facaveno affrontare passo
per passo quel nuovo stato d'animo, quella lentissima presa di
coscienza del "nuovo io. Si sentiva perso, confuso e anche sconvolto.
Si sentiva in quel modo quasi ogni istante, ogni respiro era
caratterizzato da quei sentimenti. Non esisteva attimo in
cui il
ricordo di quei giorni infernali si affacciassero alla sua mente, era
una
situazione costante e continuativa. Non c'era soluzione, nessuna
persona lo distoglieva da quei pensieri. Nessuno tranne lui. Reid.
Quando il ragazzino era con lui sembrava che ogni cosa perdesse forza.
La seconda cosa che aveva capito di tutto quel casino era che Reid era
la sua medicina!
Vorrei…
che tu non partissi
Oh
su Morgan, mi prenderai in giro a Quantico! Tra pochi giorni torni, no?
Non c'è bisogno che io rimanga per farmi punzecchiare.
Quando ti
dimetteranno verrò a trovarti a casa, avrà modo e
tempo,
traqnuillo eh! Non ti libererai di me!!
Avrebbe voluto sentirsi meglio dopo quelle parole, invece
era
rimasto a bocca semi aperta e occhi socchiusi. Per un intero giorno era
rimasto in quello stato catatonico, senza più Reid
combattere
contro quel malessere interiore era praticamente impossibile.
FINE
FLASH BACK
Aveva
davvero creduto che gli sguardi, le
parole, i sorrisi tra loro fossero cambiati in quei giorni e invece no.
Reid era partito
lasciandolo solo e inquieto.
Una
volta tornato a Quantico si era
lentamente ristabilito, ma quando aveva chiesto al dottor di rimanere
da lui, a
casa sua nonostante la presenza delle sue donne, aveva provato
l’impulso
d’inginocchiarsi e supplicarlo. Il desiderio di averlo
intorno a
se non si era minimamente smorzato. La paura, quella del ragazzino
indifeso violato
molti anni prima, era però serpeggiata nel suo cuore, aveva
bisogno di Reid anche per quello. Da solo non ce la stava facendo, non
completamente. Stava tornando il solito Derek Morgan, se si
escludevano incubi, ansie e sincopi. Esternamente il mondo lo vedeva
star sempre meglio, internamente combatteva con demoni che avrebbero
terrorizzato chiunque.
Bello,
atletico e playboy, al di fuori. Fragile e instabile all'interno.
Non
voleva rinunciare alla presenza di
Reid, ma era convinto di non sentire più il bisogno
soffocante fino a… quel pomeriggio
quando sdraiato nel proprio letto per un attimo, troppo per lui, si era
detto
che dopo tutto era lui che si era cacciato nelle situazioni
più dolorose,
compreso il “rapporto” con il dottore.
Aveva scacciato i pensieri gettando in
aria cuscini, sedie, libri, ciò che gli capitava a tiro ed
era infine uscito
per calmare pensieri, respiri e i pugni che si contraevano da soli,
quasi
avessero vita propria.
Dunque
non era più questione di "Reid" o non "Reid" a questo punto
la
questione era molto più grande. Quel nome lo aveva
infastidito
davvero? Non averlo avuto con se quel pomeriggio e magari saperlo
chissà dove a far chissà cosa con qualcun
altro?
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxX
Siamo
alla parte centrale della storia, il caso verrà delineato
con più precisione e ci saranno maggiori informazioni per
capire che cosa è davvero successo. Per la fine
però ci vorrà ancora un po'... non sapendo se il
racconto piaccia o meno e non avendo ricevuto feedbeck mi fido di me
stessa e continuo a postare! Se
a qualcuno va di darmi il suo parere sono apertissima alle critiche!
Bye bye
Ombra!
|
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Capitolo 10 *** Aiuto... ***
10 capitolo
Nulla da dire su questo
capitolo, i personaggi come sempre non mi appartengono e non li uso a
scopro di lucro!
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXx
10°
capitolo
25
gennaio
-
Ciao Hotch, qui tutto bene. Ho appena
inviato un messaggio per conto di Reid. Sì, sì.
Le biopsie sono previste per
oggi pomeriggio, grazie agli agganci di JJ sono state velocizzate le
pratiche.
Sì, certo, ci sono i consensi eh… sì,
ma perché mi fai questa domanda? Oh,
capisco. Sì. gliene parlerò, grazie –
Garcia era tornata al suo solito lavoro,
un po’ segretaria, un po’ maga della
rete; di nuovo alla propria postazione aveva
ricevuto una decina di ordini tra cui una nota di Reid:
“voglio una
dichiarazione scritta e controfirmata da parte del signor
McFarlan”. Non aveva sentito il ragazzino per tutta
la mattina, aveva provato a contattarlo, ma si negava
rifiutandogli le chiamate.
Aveva localizzato sia il telefono a uso personale
che quello di lavoro. Aveva tracciato il percorso fatto in quella
giornata: da
casa sua si era diretto nel tribunale di Stafford poi era passato
nell’ufficio
di medicina legale e infine all’ospedale, al momento
era… in sede?
-
Ehm, ciao JJ so che hai l’elenco dei
turni dell’ufficio potrei darle un’occhiata? Ehm,
sì grazie, nel primo
cassetto, grazie, ci vediamo tra mezz’ora, certo! A dopo
– JJ era stata inviata
a Richmond per una riunione, urgente, a cui almeno uno della loro
squadra
avrebbe dovuto partecipare. La tecnico informatica si alzò e
con circospezione,
come se fosse una spia, s’infilò
nell’ufficio della collega, ad alcuni metri
dal suo. Scrivania, primo cassetto, lista turni, proprio come
immaginava!
Bambolina,
se cominci a trasgredire la legge dovrò…
arrestarti!
-
OH Morgan! Sei qui – presa alla
sprovvista dimenticò il motivo per cui era lì e
corse incontro all’uomo,
indossava una delle sue coloratissime gonne al ginocchio, camicetta
morbida e
giacca intonata, i capelli rossicci risaltavano sulla pelle chiari e
gli occhi
vispi sembravano proprio quelli di una bimba.
-
Ehy, ehy qui qualcuno non mangia
abbastanza, ti vedo dimagrito! –
E
invece qualcuno ha mangiato troppe schifezze! Se non ti controllo
io… eh?
La
donna spintonò scherzosamente l’uomo, ma
si fermò ad osservarlo, aveva delle profonde occhiaie e la
barba non era più il
classico contorno del profilo che gli dava l’aria sexy del
cattivo, era
semplicemente trasandata.
-
Cosa… fai qui? –
Stessa
domanda baby!
-
Controllo i turni! Ho saputo che Reid
doveva consegnare gli ultimi due fascicoli di un caso entro oggi,
così speravo
di scovarlo da qualche parte! –
Ah
Il
monosillabo e l’espressione di Morgan
parlarono abbastanza.
-
Oh, ok. Allora dimmi, sei qui per la
lezione? –
Sì,
ho assistito a un paio di combattimenti e ho aiutato un istruttore, ma
mi sento
abbastanza… stanco, quindi stacco. Ho
ancora delle visite, solo un paio ma per oggi pomeriggio
avrò finalmente finito
-
Uhm… quindi va tutto bene o vuoi
parlarmi? –
Lui
scosse ostinatamente la testa e
cercando di mostrarsi il solito agente seducente e sicuro fece un passo
indietro.
Ho
ripreso la palestra, guarda, i pettorali sono tornati tonici!
Garcia
ridacchiò e si fermò davvero a
guardare. La maglietta a maniche lunghe era attillata, come sempre, un
paio di
jeans neri, delle scarpe comode e a una mano il borsone nero con il
cambio, la
tuta fornita dall’FBI. Insomma era… Derek!
-
Allora, dove andrai in vacanza?! –
Uhm,
bella domanda!
Colorado?
Entrambi
si voltarono verso il fondo del
corridoio, oltre la passerella e il corrimano, Reid, seduto davanti
alla
propria scrivania sventolò la mano per salutarli.
-
Oh, oh parli del diavolo eh… ecco il
piccolo genietto – allontanandosi dal suo agente preferito, o
così faceva
vedere lei, raggiunse in fretta il ragazzo che tranquillamente poneva
l’ennesima firma a un voluminoso plico di fogli.
-
Dottor Spencer Reid –
Sì,
Penelope Garcia
-
Ciao! – scherzò lei dandogli un buffetto
sulla guancia, lui la osservò sorridendo,
ma notò che anche Morgan si stava
avvicinando.
Ciao
Uhm…
scusa Garcia, devo andare
Voltò
le spalle ai due e preso il borsone
imboccò il corridoio per arrivare all’ascensore e
uscire da lì, senza degnare
di uno sguardo il dottore.
Ma..
ma… che ho fatto?
-
Colorado? –
Scherzavo!
E poi che male c’è?
-
Nulla, nulla… comunque ti cercavo
davvero. Ho dato il tuo messaggio a chi mi avevi chiesto, ma so che sei
andato
di persona quindi? –
Uhm?
Sì, dovevo, andare un secondo… insomma dovevo,
ehm sai l’ospedale e i dottori
L’agente
si stava arrampicando, a fatica,
su specchi scivolosi, precipitando di metro in metro a ogni bugia.
-
Oh, capito. Dovevi vedere qualcuno, ok.
Non sono affari miei. Volevo solo… sapere se stavi bene e
sai ieri Morgan ha
contattato tutta la squadra per sapere se stavi bene –
Davvero?
Perché
mai avrebbe dovuto farlo? Perché
preoccuparsi? Aveva detto che sarebbe andato a casa no? No! Cavolo
proprio lui
dalla memoria impossibile aveva toppato, aveva detto che sarebbe
passato, prima
di cena!
Uhm,
sai è che avevo sonno…
-
Reid, Spencer non è che vuoi dirmi
qualcosa vero? Non è che hai avuto dei problemi e stai.. ehm
– il dottor scosse
il capo comprendendo subito quelle parole, non c’entrava la
droga, non aveva
problemi in quel periodo, c’era solo quella situazione con
Morgan.
-
Sai una cosa? So che a Morgan piace molto
il cibo esotico, perché stasera non compri qualcosa in
qualche ristorante
particolare e gliela porti, ha fatto delle analisi e un allenamento
oggi,
immagino sarà stanco. Una birra, due chiacchiere e mi fai
tornare il mio
vecchio Morgan! – la donna non ammise repliche, prese la mano
del dottore e con
una penna a sfera scrisse nome e numero di un ristorante, poco
importava che avesse
un colloquio con lo psicoterapeuta e con la Strauss, lei aveva deciso!
Non avendo tempo per trascrivere su un
pezzo di carta, Reid tenne la scritta per tutto il resto del giorno,
portò
nell’archivio dei fascicoli, ebbe un colloquio con la
Strauss, parlò per tre
quarti d’ora con uno psicoterapeuta e infine passò
all’accademia per lasciare
gli appunti per la prossima lezione a cui non avrebbe potuto
partecipare.
-
Dottor REID! Che piacere – lo scoppio
d’entusiasmo del ragazzo, Alan, fece sorridere il dottore: il
messaggio di
Morgan il giorno prima lasciato sul tavolo, quei deliziosi manicaretti,
Garcia
che gli faceva quel grosso favore, appuntandogli in bella mostra il
nome di un
ristorante e quel ragazzino che provava vero interesse per lui,
iniziava a
pensare che dopo tutto era voluto molto bene.
Ciao,
come va? Non fai tardi alla lezione?
-
No! Sono esonerato, faccio parte dei
volontari per andare di ronda con le pattuglie, inizio il mio turno tra
mezz’ora, non vedo l’ora! –
Oh,
uau, mi fa piacere. Sta attento e ascolta cosa ti dicono, quando ti
fanno
notate che la traiettoria di tiro punta alla tua testa, credigli!
Aveva
cercato di essere spiritoso, ma non
c’era riuscito, il ragazzo lo guardò sorpreso,
poi, pensandoci, capì e si mise
a ridere.
-
Uau… che battuta! Lei è proprio brillante!
Beh allora ci vedremo alla prossima lezione! –
No,
spiacente, dopo tanto tempo ho un po’ di riposo,
passerò qualche giorno in
vacanza!
-
Oh – il ragazzo cambiò espressione
abbassando lo sguardo, gli allievi continuavano a camminare per il
corridoio, un
professore dalla voce altisonante rise ad una battuta e una ragazzina
lanciò un
urletto per un piccolo e innocente ragno che le camminava sul braccio;
Alan era tornato a dargli del lei perché erano in pubblico e
di
questo gli
era grato, ma quello sguardo, il modo in cui gli parlava erano tutti
segnali che
non avesse ancora desistito e non poteva permettersi di far continuare
quella
situazione ambigua.
-
Allora… quando… cioè… io
credevo –
Sei
stato gentile ad offrirmi la colazione stamane e l’ho
apprezzato, però pensavo
avresti capito dal mio discorso che… insomma che non credo
avrò più molto tempo
dopo il reintegro, quindi ci vedremo a lezione, se avrai bisogno
però non fare
complimenti e chiedi io… potrei indirizzarti da qualcuno dei
miei colleghi
-
Gra…grazie, io… vado – corse via,
lasciando Reid impalato nella marea di gente che si muoveva come un
fiume, aveva
pochi minuti e c’erano tante cose ancora a cui pensare,
però gli dispiaceva per
quel ragazzino. Non sapeva bene perché, ma sentiva di
dovergli qualcosa. Quel
ragazzino non voleva aiuto dai suoi colleghi, forse non voleva neanche
il suo
di aiuto… ma voleva qualcosa e non era più un
mistero, era ormai convinto di averlo illuso
e si sentiva in debito, ma che fare ora?
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXx
-
Io non capisco, lei scherza! Fate parte
della mia squadra di esperti, non potete concordare con…
quel ragazzino!
–
-
Avvocato Ysmen, non possiamo far
altrimenti. Le biopsie sono l’ultima risorsa,
fin’ora sono stati trovati due
diversi DNA con alcuni alleli simili, in pratica sono di due fratelli,
oltre
questo dobbiamo ammettere che il cambio di personalità
è così radicale da far
davvero pensare a due persone distinte. Lo ha notato anche lei, ieri,
quando lo
ha chiamato per nome, calcando proprio il nome di battesimo, si
è voltato e l’ha
guardata con gli occhi grigi, così… freddi e
distaccati! Non ha abbassato lo
sguardo, si è messo più composto tirando indietro
le spalle. Insomma, quell’uomo
non era lo stesso che le ha rivolto la parola solo tre giorni fa! Occhi
marroni, mani che tremavano e picchiettavano sul tavolo e quel tic al
labbro!
Avvocato, non è possibile smentire nulla! –
I
quattro esperti della difesa seduti sulle
poltroncine di fronte alla scrivania dell’avvocato stavano
esprimendo tutte le
loro perplessità.
-
Parliamo in termini legali, se si dovesse
procedere con l’asportazione, cosa servirebbe? Come ci
dovremmo muovere? –
-
Come ha detto il dottor Reid, con la nota
inviata a noi, a lei avvocato e al giudice, ci vuole il consenso
scritto,
contro firmato dalle parti e da almeno due dottori, ma questa
è la minima
parte. Prima è essenziale capire quanto il suo cliente abbia
inteso
l’importanza di queste analisi e naturalmente sapere che
potrebbero
irrimediabilmente inchiodarlo! –
L’avvocato
della difesa, abile, astuto e un
po’ imbroglione, aveva creduto di poter vincere senza
difficoltà, dieci anni in
un ospedale psichiatrico e via, invece quell’infame del
dottor Reid… lui aveva complicato ogni cosa.
-
Un attimo, mi state dicendo che qual’ora
lui si opponesse, noi non potremo… procedere? No, non
è possibile – recitò
mostrandosi terribilmente sorpreso, uno dei suoi esperti, un
ricercatore, ex
psicoterapista per conto della polizia cittadina, si alzò
avvicinandosi a lui,
credendo al dispiacere dell’avvocato/attore.
-
Non faccia così, il caso è sempre
gestibile e poi non ci vorrà molto a convincerlo, sono
sicuro che ci riuscirà!
–
-
Certo avvocato! Ah, guardi la sua
segretaria, la sta chiamando! – la luce del telefono della
scrivania dell’uomo
iniziò a lampeggiare, lui allora si avvicinò
all’apparecchi e rispose, il
giudice aveva disposto immediatamente una visita per il suo cliente,
dato che
soggiornava ancora all’ospedale si sarebbe svolta
lì, senza telecamere! Avrebbe
fatto il proprio lavoro, intascato i soldi e infischiandosene del
finale di
tutta quella faccenda, era chiaro che qualsiasi cosa sarebbe successa
lui
avrebbe guadagnato un sacco di bigliettoni (e pensare che i
“suoi esperti” lo
credevano ancora una brava persona!
Mi
deve proprio spiegare! Come può non avere quelle copie? Il
documento doveva essere già arrivato, il giudice ha disposto
l’incontro tra avvocato e il signor
McFarlan almeno un’ora fa! Non mi dica di rimanere in linea,
so
nel vostro
gergo cosa voglia dire, mi stia ben assentire e… NO non
voglio
un suo
superiore!
Era
così teso che si sarebbe spezzato da un
momento all’altro, fermo nell’abitacolo
dell’auto a pochi metri dall’ultima
meta del pomeriggio, il famoso ristorante esotico segnalato da Garcia,
dovette
iniziare una lunga ed estenuante trattativa con una segretaria
dell’ufficio
comunicazioni del tribunale.
Senza il modulo firmato, i medici non
potevano procedere e dato che le operazioni erano previste per il
giorno
successivo non c’era molto tempo, doveva ancora ricevere o
almeno ritirare il
foglio, firmare e infine farlo pervenire all’ospedale, ma
quello stupido
documento… non c’era più! Si era
volatilizzato?!
Glielo
sto ripetendo con molta calma, dato che le persone che svolgono il suo
lavoro spesso diventano così abitudinarie da smettere di
prestar
ascolto al prossimo. Quel documento, di vitale importanta:, DEVE
ESSERCI!
Trovava
ridicola la voce squillante delle
donna, era irritato da quelle parole cantilenanti e senza senso
– mi spiace
dottor Reid, al momento non c’è alcun riscontro
del documento che cerca, è
possibile che ci sia stato un errore di trascrizione, archiviazione o
–
Gli
ufo l’hanno sequestrato?!
Erano
le sedici e venti, il giudice aveva
dato disposizioni alle dodici e dieci, tra pratiche e moduli, la
comunicazione
sarebbe dovuta arrivare per le due all’ufficio
dell’avvocato della difesa che presumibilmente
sarebbe stato intento a pranzare in quel momento o comunque non nei
pressi
dell’ospedale. Personalmente a Reid arrivarci sarebbe costato
tempo; ora che
attendeva un fax o qualcosa di simile si mise a vagliare le possibili
circostanze per cui maledetto documento non fosse mai stato registrato
presso
il tribunale.
Ah…
senta, ho una chiamata in attesta, trovi quello che mi serve e me lo
faccia
avere al più presto! Grazie!
Chiuse
la chiamata e passò a quella in
attesa.
-
Sono spiacente, ma il suo geniale piano è
fallito, il signor McFarlan si rifiuta! Aveva detto che si era rivolto
a lei
per avere aiuto, beh si è davvero sbagliato! Non vuole
firmare nulla, non solo
ha assalito le guardie, ma anche urlato che avrebbe ucciso tutti!
–
Assistente
procuratore? Ma di che parla?
-
Del pazzo omicida, no? Quello non ha
firmato! Tutto qui! Non vuole aiuto! Beh lo schiacceremo, fine dei
giochi! –
Ora
si spiegavano molte cose, ecco perché
non si trovava il documento, non era mai stato prodotto! La rabbia che
assalì
il dottor lo fece frenare di colpo, al diavolo il ristorante, doveva
convincere
quell’uomo, avevano bisogno di capire, lui ne aveva bisogno!
Fece una
rocambolesca manovra per cambiare direzione, il traffico iniziava a
defluire,
ma dovette comunque suonare molte volte per farsi spazio fra le auto.
Se usava i
lampeggianti e la sirena sarebbe riuscito ad arrivare in circa
trenta/quaranta
minuti, non poteva lasciare che le cose andassero a finire in quel modo.
Avrebbe dovuto contattare Hotch? La
direttrice Strauss? Doveva chiarire da subito la sua opposizione? Poco importava, se quelle
operazioni non
sarebbero state fatte e non si fosse confutata l’esistenza di
ciò che lui
sospettava, era consapevole che il signor McFarlan sarebbe stato chiuso
in un
ospedale psichiatrico, avrebbe avuto visite, permessi premi, gite al di
fuori della
struttura, insomma sarebbe stato presto libero di scappare e uccidere,
ancora e
ancora.
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXx
Come
sarebbe a dire, il paziente non vuole ricevere visite?! Signora,
l’uomo che sta
chiuso lì dentro, con tre guardie a sorvegliarlo,
è sospettato di essere un
pluriomicida, lei comprendere che è di vitale importanza per
me parlargli
entro… entro pochi minuti, il tribunale non
rimarrà aperto per sempre!
Avrebbe
voluto vantarsi di essere un
agente, mostrare il distintivo e minacciarla, ma aveva già
abusato della sua
autorità accendendo i lampeggianti dell’auto per
arrivare all’ospedale. Mentre
attendeva che il medico tornasse dal giro di visite e
l’avvocato della difesa
gli facesse l’onore di rispondere al telefono
provò di nuovo a chiedere all’infermiere
di farlo entrare nel reparto, avevano il suo nome in lista, ma allora
perché
tutte quelle storie?
-
L’assistente procuratore… lui –
Oh
bene, mancava solo quel buono a nulla, la prego è urgente,
se non risolvo
questa situazione io… mi gioco la carriera, le
lascerò tutto, telefoni,
distintivo, chiavi dell’auto, voglio solo parlare con
quell’uomo!
Più
alterato che mai, Reid, posò tutto ciò
che aveva nel ripiano davanti alla porta blindata il cui vetro era un
cubo da
cui attraverso dei forellini e un altoparlante si poteva comunicare da
fuori a
dentro e viceversa.
-
Io non potrei, ma… pochi minuti! – la
grossa porta cigolando si scostò di pochi centimetri, il
dottore entrò veloce,
superò il bancone della reception e arrivò alla
stanza dell’uomo; le tre
guardie annuirono, non vollero sapere nulla, lo conoscevano di vista,
soprattutto sapevano che era amico di Derek Morgan.
Una volta dentro vide una scena
paradossale, l’uomo, con indosso il camice
dell’ospedale, sedeva a gambe
incrociate sul letto, aveva tra le mani uno specchio e ci parlava
animatamente.
-
Non te lo permetterò! Non lo farai! Non
posso lasciargli fare l’operazione! –
-
Occhioni
marroni, sta zitto! Non hai mai avuto il controllo, lascia perdere.
L’operazione si farà, una volta per
tutte… e io sarò libero!
–
-
Non è vero! Non si può, non puoi vivere
senza di me! –
-
A
si? L’ho fatto tante di quelle volte, non ne hai proprio
idea! E sai una cosa?
Sei stato tu a scaricare quelle povere ragazze al ciglio della strada,
tu
hai sottratto loro i vestiti e… vari souvenir!
–
-
Non parlare in questo modo! Io lo facevo…
insomma… per… perché loro lo
sapessero! –
-
Sì
certo! Ma tutto questo svanirà, io firmerò e tu
non puoi far nulla! –
Reid
fu sul punto di parlare e dire che
faceva bene, ma l’uomo sollevò il viso e
mostrò gli occhi marroni velati di
lacrime.
-
La prego! – mormorò e l’attimo dopo fu
preso da convulsioni, lo specchio cadde sul pavimento immacolato
andando in
mille pezzi, l’uomo si rannicchiò in posizione
fetale, scuotendo il capo a destra
e sinistra, cominciando anche a schiumare dalle labbra
Maledizione!
UN MEDICO
Uscito
dalla porta chiamò a gran voce e
l’infermiere di guardia, scattato in piedi, cercò
subito a tentoni il pulsante
con l’allarme che avrebbe chiamato il medico di turno, poi si
sporse per vedere
Reid che invece di dare spiegazioni era rientrato per prestare aiuto;
l’infermiere allora gli corse dietro, portando con se il
carrello per il codice
blu e rosso. Il dottor per prima cosa mise di lato l’uomo che
continuava ad essere
attraversato da decine di scariche elettriche, gli aprì bene
la bocca,
uscendone la lingua, come sapeva di dover fare in casi come quelli e
cercò di
spostare le braccia dal petto in modo da facilitare
l’espansione dei polmoni e
quindi la respirazione. L’infermiere arrivò con
una pompa dell’aria manuale,
che mise sulla bocca del paziente iniziando a schiacciare la sacca di
gomma, immettendo aria nel corpo tremante. Il
medico arrivò due minuti dopo e per prima
cosa chiese a Reid di uscire, ma lui voleva assistere, doveva capire
chi aveva
di fronte. L’uomo iniettò
un medicinale che fece
placare gli spasmi in meno di un minuto, assorbì la saliva
con un aspiratore e
continuò la respirazione con la maschera manuale, si
accertò dello stato di
coscienza sollevando le palpebre e facendo scorrere la luce sulle
pupille, non
del tutto reattive. In quel momento Reid poté osservare il
colore marrone. Dunque
lui voleva essere aiutato, ma non
voleva l’operazione, quindi poteva dire solo una cosa!
-
Ora è fuori pericolo, anzi ha aperto gli
occhi. È possibile che sia stato un semplice shock, qualcosa
che ha mangiato o
solamente il forte stress. Non ho idea di come deve essere vivere
l’accusa di…
essere un serial killer –
-
Grazie dottor Frost, possiamo parlare al
signor McFarlan? – l’assistente del procuratore era
accorso appena saputo che
il suo accusato rischiava di morire, ma appena arrivato aveva scoperto
che era
vivo e vegeto.
-
Certo! Ma andateci piano! Ah agente Reid
è stato formidabile! – il dottore annuì
e ricambi il sorriso poi seguì
l’assistente procuratore, poco incline ai complimenti, dopo
tutto aveva
contribuito a salvare la vita a un serial killer!
-
Beh, parli e faccia presto. Non voglio
saperne più nulla, se non vuole quella stupida operazione io
non interferirò! –
gracchiò malamente l’uomo, poco più che
trentenne, borioso, ansioso e
soprattutto altezzoso.
Grazie
mille, farò… il prima possibile
Aveva
dovuto attendere l’arrivo dell’uomo
per poter entrare di nuovo nella camera, il capo reparto aveva deciso
che era
meglio evitare ogni visita, ma la parola dell’assistente
procuratore era
bastata, i favori all’ufficio procuratorio servivano sempre.
Signor…
McFarlan, sono il dottor Reid, ci siamo visti alle sue udienze, per il
corridoio sia in tribunale che all’ospedale e mi ha chiesto
aiuto! Perché?
Parlò
con la sua solita flemma, senza
essere troppo pressante, ma neanche superficiale.
-
Dottore… so chi è lei! L’ho vista
diverse
volte in tv! –
È..
un mio fan?
Domandò
incuriosito, era decisamente
bizzarra come situazione.
-
No, ma ho seguito i casi di cui si è
occupato… eh sapevo che se fosse stato lei… il
profiler che avrebbe seguito il
mio caso, avrebbe visto… lui – guardò
la finestra dove il suo riflesso s'ntravedeva in modo distorto.
Lui...
capisco. Quindi lei cercava di scappare? Anzi voleva fermarlo?
-
Certo! Vede io non ricordo quando apparve
la prima volta, ma so per certo che non ricordo tutto quello che fa, ci
sono
dei vuoti, è così brutto! –
Redi
annuì osservando i suoi movimenti. Era
seduto appoggiato ai cuscini, coperto con un lenzuolo, ma teneva le
mani sopra
di esso, le intrecciava, allungava e le faceva scrocchiare, infine
univa
pollice e anulare e li faceva schioccare.
Dev’essere
orribile. Ma lei vuole liberarsene, vuole quelle operazioni? Giusto?
Capire
fino a che punto lui è radicato in lei… questo
è il suo obbiettivo?
-
NO,
io voglio che lui muoia… cioè… mi sono
stancato, ehm… cioè non voglio che
faccia più del male – concluse
iniziando a picchiettare le dita sulla
propria gamba, ricordava quel tic, ma non sapeva associarlo con
esattezza a una
delle due personalità.
D’accordo.
Firmi e dopo le operazioni di biopsia dei suoi organi avremo i
risultati e in
base a quelli
-
No,
lei non capisce, deve togliermelo! –
Io
non sono un chirurgo e comunque non capisco di cosa parla!
-
Quella
palla, quella cosa che ho nel cervello! È lui! Ve lo dico
io, mi creda!
– la sincerità nelle parole era palese, anche
l’assistente procuratore lo vide
sotto una nuova luce, forse era davvero un’anima intrappolata.
Signor
McFarlan, mi creda, io non so
-
La
smetta, ha visto il mio cervello, io so che è lì.
Toglietelo e tutto… tutto
morirà! Ma io… sarò libero!
– disse ancora a voce alta, improvvisamente
allegro.
-
Sa che dovrà comunque sottoporsi a decine
di test per accertare la sua condizione psichica?! – chiese
allora l’assistente
procuratore.
-
Certo!
Datemi i fogli, voglio firmare e dite al dottore che voglio essere
sedato! Ho
paura che lui… torni e provochi un altro attacco!
–
Quindi
è stato lui?
-
Certo!
Chi altro? – Reid annuì
ancora, uscì le mani dalle tasche e mettendosi
ben dritto guardò l’altro uomo nella stanza che
annuì a sua volta ed estrasse
un plico dalla propria valigetta, porse la penna al paziente e attese
al suo
fianco.
Vedrà
che una volta scoperta la verità, le cose per lei
miglioreranno
Uscì
dalla stanza in cerca del medico
Frost, ripensò velocemente alla conversazione, quel piccolo
lapsus “mi sono stancato,
ehm… non voglio che faccia
più del male” cosa voleva dire? E i suoi
occhi, erano azzurri, quasi grigi,
di nuovo!
-
Sono felice per lei dottore! –
Non
deve avvocato Ysmen, la scelta del suo cliente gioverà a
tutti
-
Come no! E poi è stato una fortuna, che
casualmente dopo la sua visita.. abbia cambiato idea?! –
Affatto!
Stava per morire, l’ho aiutato, ma non gli ho parlato, il
cambiamento è
avvenuto prima… io l’ho visto
Voleva
continuare, spiegare quello che
aveva visto, ma a che pro, fari prendere per pazzo? Per falso o in
extremis per
paranoico, solo uno fissato poteva vedere in un dialogo interiore una
discussione fra due persone diverse.
Ho
visto che ha modificato il proprio atteggiamento, vuole sapere la
verità, tutto
qui
L’avvocato
della difesa non volle più
continuare la discussione, i suoi stupidi collaboratori avevano
affermato che
non poteva accadere una cosa simile, a decisione presa il giudice non
avrebbe
ritrattato, ma il documento non firmato e bollato come non accettato
era andato
perso chissà dove nell’ufficio del procuratore,
invece una misteriosa firma era
comparsa su un altro modulo, da poco depositato e protocollato. Insomma
le
carte erano in tavola, non si poteva ritirare nulla dal tavolo,
c’era solo da
puntare.
-
A domani allora. Non permetterò che lei
parli al mio cliente però, lei esercita
un’influenza negativa! Chissà cosa
potrebbe fargli dire! – non aspettò la risposta
dell’agente e chiuse la
conversazione telefonica.
Reid
si ritrovò con il telefono in mano ad
ascoltare il tuuu tuuu, decisamente scocciato rientrò in
auto. Era corso lì di
fretta, aveva perfino dimenticato il cellulare con la linea privata sul
sedile
accanto a quello del guidatore. Entrò
nell’abitacolo, prese la bottiglia
d’acqua che teneva di scorta nel cruscotto refrigerato,
dotazione esclusiva del
FBI e bevve una lunga sorsata. Quel giorno vestiva più
casual del solito, il
pantalone di lino spesso, il maglione a maniche lunghe, largo quasi una
misura
più di quella che portava abitualmente, era a righe sottili
marroni e nere e a
conclusione un paio di mocassini neri; sul sedile posteriore era
sistemato il
suo trench nero, anch’esso in dotazione all’FBI, la
fretta di uscire dall’auto
e precipitarsi nell’ospedale era stata tale da fargli
dimenticare che il
freddo non solo era pungente, ma in quel periodo provocava raffreddori,
febbri
e influenze, insomma era stato avventato. Finalmente al calduccio si
permise un
attimo di riposo, si sistemò meglio sul sedile,
abbandonò il capo contro il
poggiatesta e ispirò tre volte buttando fuori pensieri
negativi e
preoccupazioni. Erano passate da poco le cinque di pomeriggio, la radio
gracchiava preoccupanti notizie sul traffico, i pochi chilometri che lo
separavano da Quantico sarebbero stati un inferno e poi aveva una gran
fame!
Aveva pranzato così velocemente che non si era saziato, una
Wellington con
dell’insalata di pomodori verdi e un misero budino! Non
sapeva neanche cosa
avrebbe mangiato per cena, aveva consumato quasi tutto ciò
che gli aveva
lasciato Morgan la sera… prima.
CAZZO!
Morgan!
Il signor perfettivo, io non
dico parolacce
e mi comporto sempre bene, si era dimenticato, per la
seconda volta, che doveva
raggiungere Morgan nella propria casa! La colazione l’aveva
impiegata con
quello strano ragazzino del corso a cui partecipava come professore
aggiunto,
il pranzo era volato e il resto del tempo era stato troppo caotico, ma
non era
una scusa, non parlava con Morgan da quasi due giorni! Guardò la mano su cui
avrebbe dovuto esserci
scritto ancora il nome del ristorante indicatogli da Garcia, ma era
ormai
sbiadito, illeggibile. Meledizione.
E
ora?
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXx
Rigranzio chi continua a
leggere il racconto, chi lo segue e spero si stia
appassionando!
|
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Capitolo 11 *** Fantasmi e visioni. La realtà fa paura ***
11° capitolo - Fantasmi e visioni. La
realtà fa paura
In
questo capitolo ci sono altri particolari sulla nostra coppietta, su
come Morgan stia affrontando questo periodo e dettagli sul caso. Il
Morgan di questo capitolo però forse è un po'
OOC, non so
di preciso perchè l'ho voluto rendere davvero molto
"sconvolto"
e preda di ansie e paure, quindi se non lo riconoscete è
"normale"
xXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXxXx
11°
capitolo
Il
bagno ristoratore era decisamente
servito. Gli ultimi esami avevano dato ottimi risultati, il suo midollo
stava
lentamente tornando a funzionare, ma per tornare ai livelli di prima
del
rapimento ci sarebbe voluto impegno e molto tempo. Era però
più tranquillo ora,
i suoi globuli rossi portavano meno sangue, essendo numericamente
inferiori ai
conteggi del passato, ma riuscivano comunque a fare il loro lavoro
quindi doveva
solo aspettare e sperare, dopo tutto non poteva far molto di
più!
Si era sottoposto a molte consulenze
mediche, e uno dei dottori era riuscito a dargli una prima diagnosi,
l’impiego
prolungato del teaser, utilizzato soprattutto alla schiena
all’altezza della
colonna vertebrale, aveva creato delle correnti elettriche tanto forti
da
sconvolgere il metabolismo delle ossa, dunque la produzione di midollo.
Ma
questa era solo un’ipotesi.
Sdraiato sul proprio letto vestito con i
soli boxer, respirava lentamente. La casa era riscaldata e non sentiva
freddo
sulla pelle, la sensazione sgradevole era nel suo cuore. Sentiva un
freddo
pungente, amarezza ed un velo di tristezza. Insomma era deluso. Reid
era
svanito, non gli aveva rivolto parola, non si era fatto sentire ma
soprattutto
non si era ancora presentato, Garcia gli aveva telefonato circa alle
16.30
avvertendolo di andare subito a casa dopo le analisi perché
una piacevole
visita lo attendeva e invece era solo. Completamente solo.
Schioccare
le dita e far apparire decine di
ragazze? Chiamare un paio di amiche e passare una serata fra sesso e
alcool?
No, preferiva rimanere lì, sdraiato, sul suo letto a fissare
il soffitto color
crema.
Pensare
che io odio quel colore, così tenue... insipido! Decisamente
nel
nuovo appartamento sarà tutto, uhm... ROSSO!
Borbottò
sbuffando come una ciminiera. Era
frustante non poter dire in modo chiaro quello che desiderava esternare
da così
tanto tempo! Senza contare che il ragazzino lo aveva deluso per ben due
sere di seguito! Era troppo! Quei
pensieri su di lui… su di loro, erano solo fantasie
adolescenziali che lo stare
a contatto e lo stress del rapimento avevano acuito!
MALEDIZIONE!
Urlò
per sfogarsi, liberare la rabbia e
l’oppressione del suo cuore.
BASTA!
Non ce la faccio… più
Un
rumore, aveva sentito un rumore. Si mise
a sedere, allungò il braccio e da sotto il cuscino estrasse
la sua piccola
pistola di scorta. Afferrò i pantaloni della tuta e con una
sola mano li
infilò, la camera era immersa nel buio.
Era sicuro che fosse tutto chiuso al piano inferiore, ma
doveva
controllare, aveva sentito quel rumore! Fece qualche passo,
guardò lentamente
oltre la soglia della porta, il corridoio era libero. Uscì
spalle al muro e
sgattaiolò fino alle scale, osservò con
precisione ogni angolo, le ombre
proiettate dalla luce esterna erano le solite di sempre, nulla da
segnalare.
Scese scalino per scalino piegando le ginocchia e tendendo le braccia
attaccate
al corpo, pronto però a scattare, la sicura già
tolta e il colpo in canna,
pronto a sparare.
Arrivò alla fine delle scale, altro
corridoio, si appiattì al corrimano e sbirciò da
sopra di esso, niente ancora.
Si alzò e lo percorse tutto, ispezionò la camera
degli ospiti, lavanderia e
bagnetto. Infine arrivò al soggiorno, guardò a
destra e a sinistra, nulla. Non
c’era indizio di una possibile intrusione. Veloce
arrivò al divano e si piegò
dietro di esso, in modo da poter vedere cosa accadeva in cucina, senza
esser
visto. Con qualche altro passo, continuando a tener gli occhi aperti
arrivò
alla cucina, niente neanche lì. Rasserenato emise un respiro
di sollievo e
accese la luce del salone per non inciampare nel tappeto o
chissà che altro,
s’incamminò poi verso l’entrata
anteriore per controllare se fosse stato
qualche animale a fare quel rumore, ma sulla poltrona vide qualcosa. Si
voltò
completamente e
Terry!
-
Sylette Theebel Laigree! Prego –
Agghiacciato
l’agente di colore non sollevò
neanche il braccio per puntargli contro la pistola, continuava solo a
osservarla.
Tu…
tu sei
-
Morta? –
SI!
Esclamò
arrabbiato poi si ricordò di avere la
pistola e così la punto sulla donna, che sedeva
scompostamente con il vestito
rosso attillato, assolutamente troppo corto, che le scopriva le gambe e
la scollatura che mostrava
tutto quello che poteva mostrare.
Non
dovresti… essere qui!
-
Davvero? –
Sì,
certo!
-
Uhm… e tu? –
Io
cosa?
-
Tu sei qui… giusto? –
Certo!
-
Allora perché sei qui? –
Io
non… capisco! Vuoi prendermi in giro! Tu tu
-
Affatto, tu non dovresti essere qui,
perché sei come me: Morto! –
NOOOH
No,
no, non è vero! No!
Morgan!
Mooorgan! Svegliati! DEREK!
L’urlo
di Reid gli arrivò alle orecchie
ferendole e causando così il risveglio improvviso
No,
no io… tu, Spencer? Reid… tu
Il
ragazzo era seduto al suo fianco, gli
stringeva ancora le mani sulle spalle ed era chino; poteva sentire il
suo
profumo, sentire il calore del suo corpo, vedere dentro quegli occhi
troppo
vispi. Scosse con forza il capo per scacciare tutti quei pensieri e
finalmente
riprese totalmente conoscenza.
Sono
entrato, tua madre… mi aveva dato le chiavi di questa casa,
scusa se non te
l’ho mai detto. Ti sentivo urlare, ma non ti svegliavi. Eri
in uno stato di
trans… di coma profondo! Non potevo interagire con te! Non
c’era niente che
potessi fare e urlavi, hai detto… tu sei morta…
Morgan?
Come
sempre il ragazzo non si risparmiò dal
parlare ininterrottamente sommergendolo così di parole.
Io
stavo… sognando
NO!
Non eri nella fase REM, ho controllato le pupille e le palpebre! Tu
eri… in
coma, avevi un allucinazione o stavi rivivendo qualcosa. Oh cavolo: le
torture,
tu stavi
No,
io.. è che l’ho vista, ok?
Quando
si accorse di avere praticamente il ragazzo
addosso si tirò indietro, mettendosi a sedere, Reid
però non indietreggiò e gli
rimase di fianco, molto vicino, intenzionato a farsi dire quello che
era
accaduto.
Era
lei, punto. Io l'ho visto lei… e mi diceva che ero morto
anche io
Reid
spalancò gli occhi e si sentì
impietrito, non poteva certo proteggere Morgan anche nei suoi sogni,
l’aveva
uccisa una volta, non poteva ripetere la cosa irrompendo nella mente
dell’agente di colore.
Tu
lo
sai, vero, che sei vivo? Che respiri? Che senti dolore, ma anche gioia!
Che sei
circondato da persone che ti vogliono bene! Che puoi aver fame, sete,
provi
paura e eccitazione! Tu sei vivo!
Parlò
come sempre per istinto, aveva uno scopo stavolta, voleva dargli una
scossa, fargli capire che c’era davvero un rapporto speciale
tra loro, non avrebbe permesso ancora per molto che pensieri come
quello lo
spaventassero. Era vivo ed era seduto di fronte a lui, sul proprio
letto, in
boxer e…
Oh…
caspita sicuro che non fosse un sogno… di un altro tipo?
Domandò
per sdrammatizzare, la nudità
improvvisa dell’uomo lo aveva messo in forte imbarazzo, era
entrato e lo aveva
soccorso senza prestare minimamente attenzione al suo essere quasi
totalmente
nudo. Si tirò finalmente indietro mettendosi ben in piedi a
un metro
dal letto del collega.
Come?
Ah, no. È che… mi ero fatto una doccia dopo gli
esami, mi ero asciugato e
volevo riposarmi un po’, poi mi sono addormentato.
A
che
ora hai finito gli esami?
Alle
16.20 circa, perché?
Perché
sono le 20 passate!
Aveva
dormito per almeno due ore e mezza, come poteva essere successo?!
Indossava ancora i boxer e la porta della
camera era chiusa, la pistola? Allungò il braccio e ne
tastò il profilo, era
ancora al suo posto, quindi era un sogno! Uno stupido sogno!
Quindi…
hai dormito molto. O forse sei svenuto! Morgan sei sicuro che vada
tutto bene?
Le tue analisi? Che esiti danno? Non c’è qualcosa
che non hai ancora detto a
nessuno ma che dovresti dire, è la tua salute, è
importante per noi sapere
Sto
bene, a parte… un piccolo problema al midollo
“Ecco
l’ho detto!”
Oh…
caspita! Beh c’era da aspettarselo, le sollecitazioni
elettriche possono
interferire certe volte con le risposte neurologiche, anzi era davvero
logico
pensarlo. Ma ti stanno curando? Ti stanno dando dei farmaci,
integratori,
qualcosa per stabilizzare la produzione eh… oh…
aspetta… tu non lo hai detto a
nessuno, perché? È così grave?!
No,
no… cioè poteva esserlo, ma la produzione
è aumentata e… non c’è
niente di cui
preoccuparsi e
D’accordo
Morgan
Reid
non era un tipo perspicace, non se si
parlava di sentimenti umani, eppure lo sguardo triste di Morgan
l’aveva capito,
non voleva parlare di quell’argomento, lo faceva
sentire… ferito? Umiliato?
E
così sei venuto?!
Certo,
perchè non avrei dovuto??
Il
cambio improvviso di registro spiazzò il
ragazzo. Morgan non lo guardava negli occhi, Morgan gli dava le spalle,
Morgan
aveva le spalle curve.
Comunque,
puoi anche andare ora. Grazie per esser passato
Reid
s’irrigidì confuso e rattristato, era
andato fin lì per vederlo, dargli due sacchetti di cartone
pieni zeppi di
prelibatezze orientali e scambiare quattro chiacchiere sulle nuove
prove
fisiche dei cadetti, ogni anno infatti venivano selezionati venti
ragazzi fra i
migliori che sarebbero stati messi ancora più sotto stress e
loro due
“scommettevano” su chi sarebbe risultato il
migliore. Aveva pensato di stare
con lui per tutta la sera, scherzare, ridere e trovare un po’
di equilibrio,
ciò che gli serviva in quei giorni, soprattutto ora che era
ad un passo dalla
verità sul caso che stava seguendo.
Io…
pensavo di mangiare con te
Confessò
mostrando un piccolo sacchetto
bianco di carta, un pacchetto speciale solo per Morgan, il resto della
cena era
al piano inferiore.
Un
uccellino mi ha detto che adori la cucina orientale, questi sono due
speciali
involtini primavera, ho chiesto personalmente di aggiungerci del carry
rosso e
dello sciroppo di soia
Sempre
Garcia?
No,
Prentiss, ti ha sentito e visto ordinare un paio di volte
durante le nostre
cene post caso risolto, in entrambi casi stavi abbordando una bella
mora.
Parole sue, ovvio!
Nonostante
quello scambio di battute Morgan
era ancora voltato e la sua voce non aveva cambiato intonazione.
Puoi…
andare, davvero! Sarà per la prossima volta
Reid
ebbe un tuffo al cuore, era preparato
a Morgan in preda all’eccitazione (pre assalti, post assalti
o nelle serate in
compagnia di belle donne), conosceva il lato furibondo e irritabile,
aveva
visto alcune volte il lato tenero e giocoso, ma mai aveva sentito
disperazione
e rassegnazione nella sua voce. Cosa diavolo stava succedendo a Morgan?
Ma
io, ascolta ti prego
Lo
stava supplicando? E da quando? E
perché? Per avere un po’ di attenzione!
Tanto
non ho fame!!
L’uomo
di colore che si era alzato e
diretto in mezzo alla stanza doveva essere qualche genere di ultracorpo
proveniente da Marte, altrimenti perché diavolo Derek Morgan
era disperato?
Ascolta,
io ora scendo. Mi faccio un the, quando e se vorrai... io
sarò in cucina. Non ti
lascio in questo stato, a casa, da solo...
Reid
si voltò avviandosi verso la porta, convinto in
ciò che
aveva appena detto, non avrebbe lasciato da solo Morgan!
Lascia
stare, davvero!
La
voce di Morgan perse l'esitazione di poco prima, l'uomo si
avvicinò al ragazzino che era già arrivato alla
fine del
corridoio, non voleva essere fermato ne tanto
meno pregato, lui sarebbe rimasto lì anche contro la sua
volontà, glielo
doveva… e un po’ lo doveva anche a se stesso.
Reid...
SPENCER!
Lo
chiamò con voce decisa, nonostante il tono grave, ma il
dottore lo ignorò
iniziando a scendere le scale. Morgan gli corse dietro e lo
afferrò per un
braccio strattonandolo.
Ragazzino,
sta al posto tuo. Nessuno ti ha chiesto di venire ne tanto meno di
restare, ora
vedi di prendere le tue cose e sparire dalla mia vista sono stato
abbastanza
chiaro?!
Urlò
a squarcia gola dritto davanti a lui
a metà delle scale, due gradini più in alto di
Reid, che voltato di tre quarti
non aveva neanche estratto la mano dalla tasca. Lo guardava seriamente
dispiaciuto, ma affatto terrorizzato.
SCORDATELO
Rispose
in un mormorio, strattonando il braccio per
liberarsi dalla presa dell'uomo.
Come
scusa?!
Si,
scordatelo! Ieri sei stato gentile con me, anzi lo sei sempre stato.
Sei
l’unico che mi ha sempre trattato da essere umano e non da
bomboniera/pc
portatile/archivio tutto sapere! E
soprattutto mi hai ricordato costantemente la mia età,
compreso ora: sono un
ragazzino, nonostante io abbia 28 anni, perché non so nulla
della vita. E ora che
voglio imparare, capire, scoprire... non ho certo voglia di
“andarmene”, io
rimango qui. Tu fa ciò che ti pare!
Era
una dichiarazione bellica o d’amore?
Era una specie di confessione, mal celata da parole di cortesia o una
vera
sviolinata nei suoi confronti? Mortalmente abbattuto Derek dovette
ripiegare,
lasciò andare il braccio del ragazzino scuotendo forte il
capo.
Ragazzino...
Soffiò
stancamente, poi rialzò lo sguardo
fissandolo in quello del ragazzo più giovane. Dereck si
sentiva come una pantera pronta
all’attacco e davanti a lui vedeva un delizioso cerbiatto che
sbatteva i grandi occhi
spauriti. Si leccò le labbra senza riflettere, ma
lasciò subito svanire i pensieri livemente erotici
e riprese il controllo. Si voltò, salì le scale e
rientrò in camera cercando di ritrovare l'equilibrio
interiore.
Il
dottore arrivò subito dopo in cucina, si
abbandonò
ad un sorrisino compiaciuto e si mise a cercare senza fretta
la teiera e le bustine per il the ad infusione. Aveva una tale
confusione ed
ansia addosso, non per Morgan, perchè tanto ormai aveva
capito
cosa stava succedendo
nel suo cuore, il problema era ciò che Morgan
provava per
lui, quello lo rendeva confuso e instabile.
Le buste con la cena erano rimaste sul
bancone della cucina, se mai Morgan fosse sceso avrebbe scaldato
ciò che
preferiva e avrebbero cenato, solo loro due… insieme, come
sarebbe dovuto succedere già da due giorni. Forse fino a
quel
momento non si erano mai davvero fermati a chiedersi del
perchè
di quel continuo cercarsi, tantomeno si erano chiesti che cosa era
successo in quei giorni di ricovero di Morgan?! Non avevano
più
parlato, nessuno dei due aveva provato ad accennare anche solo al fatto
che fosse successo qualcosa. Insomma erano due adolescenti intimiditi.
Quel periodo aveva portato Reid ad abbattersi e se non avesse avuto
quel caso in mano probabilmente avrebbe chiesto delle ferie anticipate
visto che non aveva concentrazione e lucidità per tornare ai
normali incarichi.
Nonostante la “pausa” però non
aveva ancora terminato di lavorare quel giorno: doveva esaminare ancora
molti
documenti e capire quella conversazione, l’ultima che era
intercorsa tra lui e l'imputato, quella che aveva portato
alla firma.
Seduto ad uno degli sgabelli del bancone,
Reid si versò dell’acqua da una caraffa. Si
sentiva sostanzialmente inutile e
del tutto fuori luogo, ma non se ne sarebbe andato, non ora, non dopo
quello
che era accaduto.
Reid,
dimmi… perché
Il
dottore, per nulla sorpreso dal
repentino arrivo dell’agente di colore si volse per poterlo
guardare,
indossava solo il pantalone della tuta, il petto si alzava e abbassava
molto velocemente,
era ancora in preda agli spasmi della rabbia.
Perché
sono qui? E' questo il punto?!
Perché
sta… succedendo tutto questo? Tu… e io
Domandò Morgan
sentendo scivolar via
tutti i pensieri orribili e terribili, sul mondo e su di loro, anche
l’ipotesi
di essere gay ormai non era più che un pensiero come un
altro.
Tu
e
io, già... io, non lo so, cosa, ne perché, ne
come... io non lo so!
Balbettò
voltandosi completamente verso l'altro, appoggiando
la schiena al bancone, mentre Morgan si avvicinava a lui.
Perché
mi porti la cena?! Perché vengo fino a casa tua per vedere
come stai? Perché ti
seguo con lo sguardo ogni volta che esci da una stanza?!
Perchè non posso non sfiorarti quando ti passo accanto?
Tutti
quegli interrogativi detti in un lungo mormorio erano diretti a se
stesso, ma li stava pronunciando a voce "alta" coinvolgendo
così
anche Reid, che non conosceva una delle risposte. In quel momento poi
difronte all'uomo scosso, provato e tremendamente
arrabbiato, non sapeva neanche che cosa doveva dire.
Per…perché..
io
Balbettò
di nuovo il dottore, trovandosi
sempre più vicino il corpo dell’uomo, che non
aveva smesso di avanzare verso di lui.
Ti
prego non farlo, Morgan! Picchiandomi non risolverai nulla, e'
perchè vuoi cancellare tutto, no? Beh non
c’è stato
niente, nessun contatto, nessun bacio, NIENTE! E
io…
non provo assolutamente nulla... E' questo che vuoi no?!
Chiese
con la voce incrinata e l'affanno. Morgan gli si
avvicinò con uno scatto, lo afferrò per le spalle
e lo strinse a se, con
forza, con rabbia, in un abbraccio che non aveva nulla di
affettuoso.
Cazzo,
non capisci! Genietto illustre che può risolvere problemi
cosmici, ancora non hai capito che io odio sentirmi debole e
indifeso, cazzo! E tu mi fai sentire esattamente in questo modo...
Ascoltami
Reid.. Spencer, quello che è successo durante e dopo il mio
rapimento è qualcosa
di… surreale, non so quello che è accaduto si
possa
definire, non so neanche perchè c'è stato, quello
che
c'è stato. Insomma posso dirti solo che...
Ci
siamo baciati, io ti ho baciato. Morgan.. è questo il punto!
Non
c'è nulla da definre, le cose sono andate così!
Il
dottore si staccò dall’abbraccio passionale
dell'uomo con
le
guancia rosse e un forte tremore a mani e gambe, ma era deciso, Morgan
poteva far finta di nulla, farlo sentire al sicuro mentre gli stava
dicendo che rinnegava tutto, dargli una mano affinchè la
loro
amicizia non andasse a farsi benedire senza però voler
affrontare quel benedetto bacio.
Morgan,
hai tutto il tempo di questo mondo, ma ti prego chiarisciti le idee e
non tagliarmi
fuori. Non puoi aver cambiato idea così… tanto,
perché nonostante le influenze
esterne tu, rimani lo stesso, io lo so...
Colto
da una specie di raptus Reid tornò
vicino all’uomo di colore stampandogli un bacio sulla
guancia,
avrebbe voluto avere più coraggio o meno pudore e dargli un
altro genere di bacio, ma si era accontentato quella volta!
Ci
vediamo domani, promesso! Tu chiarisciti con te stesso. Io so quello
che è
successo, e so che c’è qualcosa fra noi,
quindi… per me, insomma, beh vorrei…
ecco… capito, no?!
Nonostante
la confusione in quelle parole era chiaro che il dottore avrebbe voluto
approfondire quel "qualcosa" e non scordarlo o lasciarlo da parte.
Senza aspettare la risposta dell'uomo, corse fuori dalla stanza,
dimenticando parte delle cose che aveva con se, e uscì dalla
porta di caso sospirando grave. Arrivò
all’auto e chiamò con il telefono della macchina
nell’ufficio del procuratore,
che ovviamente a quell’ora non era nello
studio. Aveva
bisogno di una cosa, una piccola
insignificante cosa, doveva avere due particolari e forse avrebbe messo
la parola "fine" al caso, e tutto grazie al suo collega. Come sempre
avere intorno l'uomo di colore gli dava impulsi e vibrazioni che
attivavano zone morte del suo cervello.
><><><><><><><><><><><><><><>
-
Sai cosa m’infastidisce di tutto questo Emily? Che penso che
siano seriamente sono due ottimi agenti, affiderei anche subito una
squadra a Morgan
e Reid ha tutte le capacità per diventare un grande uomo
oltre
che un esperto
in qualsiasi campo lui voglia inserirsi, ma non sono capaci ad
avvicinarsi. Non
che io sia un campione in questo, tu lo sai meglio di me, vero Emily?
Perlomeno
io ho avuto il coraggio di ammetterlo, non ci riesco o meglio non ci
sono
riuscito per molto tempo. Loro sembrano sempre quelli impettiti e
capaci di
tutto, ma alla fin fine non arrivano a niente – il capo della
squadra, Hotch.
passeggiava nervosamente nella camera d’albergo affittata per
i
giorni in cui
avrebbero dovuto seguire il caso dell’ambasciata.
-
Io penso che loro abbiano un modo troppo
introverso di comunicare sentimenti ed emozioni: Spencer per
incapacità e Derek
per timidezza, si quel ragazzone mi sembra timido. Però non
possiamo farci
niente, e questa cosa non sta guastando la squadra, anzi per molti
versi la
rende più unita. Non difendo l’operato del nostro
genietto nei confronti di
quell’SI, però pensiamoci… se non ci
fossero stati di mezzo i sentimenti
avrebbe avuto tanti lampi di genio sotto tale stress? No, io non
credo… ora
come ora possiamo solo sperare che il momento di pausa li faccia
avvicinare
come si deve, senza casi tra i piedi, trasferte, alberghi e estranei
forse
potrebbero… davvero avere il primo punto di
“contatto” – i due profiler si
sorrisero. Avevano visto tante volte quei due fare gli amiconi, senza
fingere
ovviamente, ma mostrando un’immagine tutt’altro che
da amici a chi li osservava
da fuori.
Le premure dell’uomo di colore nei confronti
dell’altro erano oggetto
di risate in tutto l’ufficio da anni, le volte in cui notava
il cambio di look
del più piccolo, quando gli preparava il caffe portandolo
nel momento esatto in
cui il dottore stava per alzarsi per andare a prepararselo o durante
feste e
uscite post lavoro, quando circondati da belle ragazze, Morgan tendeva
prima a
stare un po’ con il suo amico, con la scusa di indirizzarlo
su una certa preda
o dargli consigli.
Il
capo della squadra di profiler si mise a sedere sul letto
guardando
il proprio telefonino, il giorno dopo ci sarebbe stata l’operazione, la
dissezione di
quella massa e la prima di una serie di rivelazioni che avrebbero
portato alla
risoluzione del caso e poteva solo immaginare la tensione a cui era
sottoposto
il loro genietto. Avrebbe voluto essere
lì per supportarlo,
ma ormai era un uomo, se la sarebbe cavata!
><><><><><><><><><><><><><><>
Continuo
a ringraziare chi legge questa storia, so che non sono in molti, ma mi
fa comunque molto piacere. Sarebbe bello aver parere sui due personaggi
e su come li sto facendo evolvere, ma in ogni caso io continuo!
|
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Capitolo 12 *** L'Operazione ***
l'operazione
Ecco a voi il 12° capitolo, manco da un po' per molti motivi.
Spero che chi ha cominciato a seguire la storia non stia rimanendo
deluso o annoiato! Buona lettura! ^_-
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12°
capitolo
(nella
notte)
Alan
Sorriette camminava a passo cadenzato
lungo la stradina poco illuminata di un quartiere malfamato,
l’odore
nauseabondo che saliva dalle fogne era il segnale che la
civiltà si era fermata
ad almeno un paio di isolati di distanza. Era insieme a uno degli
agenti incaricati
dell’addestramento delle reclute, non ricordava il suo nome,
ma gli era stato
insegnato che in quel lavoro non importava, doveva avere fiducia del
suo
partner in quanto poliziotto e non persona “amica”.
Quando
aveva incontrato il dottor Reid
all’ospedale per chiedergli qualche aiuto extra si era
sentito in colpa nei
confronti degli ragazzi, ma la sua preparazione atletica mancava
assolutamente
di spessore, doveva puntare sulle capacità intellettuale e
l’aiuto di una
persone come il dottore lo avrebbero portato ad un altro livello.
L’agente
speciale però era sembrato tirarsi indietro, forse aveva
frainteso i suoi
comportamenti? O probabilmente li aveva capiti perfettamente. Che la
sua attenzione
nei suoi confronti avesse sconfinato con l’ammirazione e persino con
l’innamoramento era abbastanza
chiaro però non gli sembrava una cosa così
terribile, avevano pochi anni di
differenza, il dottor Reid non era un suo diretto superiore e nel loro
ambiente
al contrario di altri mondi in divisa,
l’omosessualità era vagamente tollerata
purché non si manifestasse palesemente.
Si ripromise di chiamarlo il giorno dopo e
chiedergli apertamente un incontro per chiarire o almeno per farsi dare
quell’aiuto di cui aveva davvero bisogno, cercava di
convincersi che il
problema era tutto lì e non provasse una fitta di fastidio
nel sapere di non
poter avere neanche una possibilità con lui.
E se in tutta quella storia c’entrava Derek
Morgan? Forse aveva paura che vedesse quell’aiuto come
favoritismo e non
obbiettività del collega? O ancora peggio aveva problemi con
il fatto che il
dottore fosse palesemente gay e potesse avere delle storie con persone
del suo
stesso sesso!
Beh in qualsiasi modo c’entrasse quell’uomo
a lui non importava, si era rivolto al dottore per un motivo e il resto
era
solo un contorno. Derek Morgan non
c’entrava nulla con la vita del dottore, no? Era
distratto, non tanto da non sapere cosa
stesse succedendo, ma abbastanza da prendersi un bel calcio alla
caviglia da
uno dei ragazzi che si nascondeva dietro la sua schiena (una finta
vittima) che
stava portando in salvo.
Nel momento in cui si riprese capì che se voleva
davvero diventare un agente doveva riuscire a svuotare la mente anche
in
situazioni di ansia simili, riprese a procedere verso la zona sicura.
Mentre effettuavano le pattuglie facevano
delle simulazioni a sorpresa per testare la reattività dei
soggetti e la loro
capacità di valutare le situazioni di pericolo. Quando
arrivarono alla zona sicura Alan
aprì un braccio per tenere dietro di se la persona protetta
e si guardò
ansiosamente intorno, zona sicura era sinonimo di rinforzi, ma non ce
n’erano.
Valutò la situazione e decise che quello era un ulteriore
test, prese per il
polso il ragazzo e lo lanciò dietro l’auto
posteggiata a un paio di metri da
loro proprie mentre una scarica di finti proiettili lo colpirono alle
gambe.
Cadde a terra ringhiando, aveva fatto bene
i conti, ma troppo lentamente! Colpito, uno a zero per i suoi
esaminatori, non
solo aveva poca capacità atletica. ma ora era sorta una
nuova questione:
pensare al dottore lo distraeva rendendolo una cattiva recluta!
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26
gennaio
Mentre
veniva preparato il signor McFarlan, infermiere e medici e persino
poliziotti, posizionati fuori e dentro la stanza per sorvegliarlo, si
stupirono della calma e compostezza dell’uomo.
C’era qualcosa di inquietante nel modo in cui stava seduto,
come
guardava
appena fuori la finestra e come sentiva il freddo soffiare attraverso
gli
spifferi degli infissi. Era quasi diabolico
lo sguardo vuoto o forse
l’influenza dei giornali che continuavano a metter becco su
quel caso avevano
generato una psicosi collettiva. Quell’uomo era soltanto un
folle, ne più ne
meno di migliaia d’altri già ricoverati e messi
dietro le sbarre.
In
quel caso però spervano tutti che "estirpando"
ciò che in
lui era oscuro e pericoloso, la vita di quell'uomo sarebbe potuta
cambiare in meglio!
Tutti lì dentro erano convinti che l'operazione avrebbe
salvato la vita di quell'uomo,
erano fautori di un nuovo futuro per un essere senza colpe!
Le
infermiere sorridevano provando compassione, i medici lanciavano
sguardi pietosi e i poliziotti osservavano le mosse
dell’uomo con sospetto ma spinti
quasi da misericordia, come se la loro presenza lì dentro
fosse
superflua
perché oltre al suicido si chiedevano come
l’essere che
dominava “l’altro”
potesse uccidere la parte innocente.
La
sala operatoria, tra le più avanzate del Mondo Occidentale
per quel genere di operazioni, era stata accuratamente preparata per
l’intervento; alle 8:00 la vita di un uomo sarebbe stata
sconvolta per sempre. Mentre la barella percorreva il reparto, le ruote
cigolavano e le manette che ancora lo tenevano legato alle sbarre di
ferro tintinnavano, i pochi presenti nel corridoio che non avrebbero
potuto assistere a quella grandiosa operazione, per la storia della
chirurgia e della medicina in generale, rimanevano ad osservare
attratti da quel male così inafferrabile
all’occhio umano, eppure così reale e spietato. Le
povere ragazze uccise dalle sue mani erano solo una delle prove... Le
porte a vento, primo ostacolo verso la sala operatoria vera e proprio
vennero socchiuse da due infermiere dal fuori, poi la barella venne
spinta e facendo pressione sui battenti si aprì la strada.
Si rischiusero dietro di essa in pochi secondi lasciandosi alle spalle
coloro che avrebbero potuto sbirciare le manovre mediche solo
dall’aula d’osservazione posta a un piano rialzato
rispetto alla sala operatoria.
L’equipe
era diretta da un chirurgo, pluripremiato e stimato nel suo ambiente,
uno di
quei neurochirurghi tanto sfacciati che si credevano invincibili da
voler
operare la parte più delicata del corpo umano in completa
solitudine, con pochi
assistenti, ma nessuno che potesse prendere il proprio posto anche ore
e ore di
lavoro su uno stesso paziente. Il suo massimo, l’operazione
durata di più era
stata di 19 ore con una pausa di quasi 15 minuti, non era un record
mondiale,
ma era sintomatico di quanto fosse deciso a farsi valere a mostrare
ciò che
era. Una specie di dio insomma.
Infilati
i guanti e le mascherine, tecnici, infermieri, chirurghi, anestesisti e
assistenti si disposero ordinatamente, come se fossero
un’orchestra. Tutti
avevano un posto preciso da rispettare con il massimo rigore.
Di
solito ad interventi simili, tanto difficili e complicati,
presenziavano anche i
famigliari del paziente, ma i pochi rimasti all’uomo accusato
di pluriomicidio
non avevano voluto sentir ragioni, malato o no quell’uomo
aveva tradito tutti
loro e non avrebbero riservato alcuna cura o preoccupazione per lui.
I
macchinari, gli strumenti, tutto l’occorrente era pronto. Il
paziente rasato
lungo tutta la zona da incidere, il resto del volto coperto con un telo
e le
lampade ad illuminare la parte. Il
bisturi si avvicinò al cuoio capelluto,
l’anestetista osservava il respiro e al
tempo stesso il macchinario, nulla poteva andar storto, lasciarlo
morire
significava dar un sonno ristoratore a quel mostro che invece si
meritava la
morte e dall’altra parte la sopravvivenza di una brava
persona. Attimo
dopo attimo la lama affilata seguì una linea tracciata con
un pennarello, alla
giusta profondità e misura, poi fu la volta del trapano e il
resto degli
strumenti chirurgici la cui sola vista avrebbe creato angoscia a
chiunque, ma
che in quella stanza simboleggiavano il potere assoluto.
Il
battito regolare, la perdita di sangue continua, ma debole, i segni
vitali
mantenuti entro un certo range e massima attenzione a qualsiasi
possibile segno
di risveglio, oltre al chirurgo lì dentro c’erano
decine di persone a sudare in
attesa di finir quella delicatissima impresa. Uno degli assistenti
tamponò un
sottile rivolo di sangue dalla ferita e sbirciò al suo
interno, ma il chirurgo
capo lo fulminò distogliendo un momento lo sguardo dal suo
"capolavoro". E di nuovo gli occhi
s’incollarono alle sue azioni, piccoli movimenti, lasciare da
parte la materia
grigia del paziente e concentrarsi su quella estranea.
Piccoli
tagli, aspiratore, tampone alla fronte dell’uomo, altri
tagli, pinze per
spostare e veder meglio, terminazioni nervose, vasi sanguigni, nulla
poteva esser
sottovalutato ed ogni minimo dettaglio andava esaminato durante il
corso
dell’operazione stessa.
Esattamente
9 ore più tardi, 2 litri e mezzo di sangue in meno e 19
punti applicati alla
cute dell’uomo, le porte della sala operatoria si aprirono
per portare quello
che ormai tutti credevano un uomo nuovo e giusto, nella sala
post-operatoria
per la degenza di 48 ore. L’osservazione in quelle ore era
fondamentale per
escludere edemi, danni celebrali e soprattutto la presenza di possibili
altre
masse.
Pesato
quel “pezzo di cervello in più” i medici
avevano scoperto che era grande e
pesante quanto quasi metà di un emisfero e che il suo
interno era più complesso di
quanto immaginassero. Venne
portato nella sala autopsie per poterlo studiare, trattati di
chirurgia,
medicina e psicologia/psichiatria avrebbero preso spunto da quel caso
da quel
pezzo di cervello in più!
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Hotch,
cosa?
D’accordo. No, non stavo dormendo sono le... le 16,
perché mai dovevo dormire? Oh
sì, scusa. Non
volevo urlare, è che è stata una giornata dura. Sì,
l’allenamento
delle reclute è stato stressante.
Ehm Reid? Non so
nulla, perché lo chiedi a me, cosa dovrei… scusa,
chiedevi così tanto per. Aspetta,
perché sei
preoccupato? D’accordo proverò a chiamarlo anche
io. Si, Garcia dice che è a
casa sua? Ok, allora potrei fare un salto. Stavo giusto uscendo
Morgan
con il solo pantalone della tuta addosso passò davanti allo
specchio della
propria camera, dove dei manubri e una corda erano stati abbandonati
per poter
rispondere al telefonino del lavoro. Il suo capo, Hotch aveva chiamato
già 3
volte quel giorno, ma assurdamente l’uomo di colore non aveva
compreso che lo
stava facendo solo perché era preoccupato, perché
aveva iniziato capire
qualcosa.
L’agente
speciale si osservò allo specchio facendo la solita faccia
seria e composta,
quella da bravo agente che sa fare il proprio lavoro, ma subito i
lineamenti
del suo volto si deformarono in un sorriso spento. Reid,
quel nome, quel volto, quella persona, che brutto effetto che gli
facevano!
-
L’operazione non è ancora finita, ma
presto porteranno quella parte
asportata ad analizzare, Reid voleva essere presente
all’autopsia, ma non
risponde da stamane. Non mi sono sentito di mandare una pattuglia
perché Garcia
dice che ha lavorato con l’account di servizio tutto il
giorno e ha spedito
diversi documenti, insomma so che è vivo e vegeto ma
– l’uomo di colore
comprese perché la voce del loro capo sembrasse
così cupa, in un momento vide
l’uomo davanti a se e il suo voltò gli disse tutto
Non
credo c’entri
la droga, non credo neanche che stia male. Forse è
solo… giù, questo caso è tra
i più complessi mai affrontati. E lo sta facendo da solo,
senza noi. Forse,
Hotch, è solo un crollo momentaneo, di quelli che io e te
abbiamo avuto tante
volte durante i casi difficili, ma
eravamo in gruppo. Ci coprivamo a vicenda.. ma lui ora è
solo .
Le
proprie parole crearono una specie di frattura emotiva al suo interno,
qualcosa che lo
lasciò senza fiato, mentre il suo capo cambiando tono gli
rivolse l’ultima
frase.
-
Va a vedere come sta e riferisci –
ordinò concisamente.
Morgan
annuì a se stesso e non fece in tempo a rispondere a voce
all’altro perché la
conversazione venne interrotta. Alzò le spalle osservando il
petto nudo. Perché
era ancora così? Doveva esser vestito da almeno 3 minuti!
Non c’era tempo da
perdere, Reid stava male e lui probabilmente ne era la causa.
Il
problema rimaneva: era successa la stessa cosa del giorno prima, solo
al
contrario. Era Reid quello che aveva messo una specie di barriera, non
poteva
sparire in quel modo solo per qualche preoccupazione. Aveva il sospetto
che ci
fosse un “piano” dietro, che fosse un modo per
dimenticarlo. Morgan
era stato indeciso, quasi impaurito di fare l’ultimo passo
fra loro, ovvero
lasciar da parte la parola amicizia e
immischiarsi in qualcosa di molto più grande. E proprio ora
che aveva preso il
coraggio ecco il ragazzo fuggire! No, non poteva permetterlo.
Ma
è mai possibile?
Se dico che sto bene la gente crede che io menta, se dico che sto male
sembro
soltanto patetico, se dico a qualcuno che voglio una risposta finisco
per
sembrare la contro figura di una persona autoritaria! Che diavolo!
Il
borbottio continuo, simile a una teiera sul fuoco basso, giungeva fino
alla
porta d’ingresso quasi indistintamente. Il ragazzino
camminava avanti e indietro
da circa quindici minuti con il muso sporco di bianco, le mani
altrettanto macchiate
con tracce di polvere bianca sulle punte e uno sbuffo marrone sulla
guancia. Si
era dato alla pazza gioia! Con
della musica classica in sottofondo, forse era Mozart magari Vivaldi o
anche Bach
per quanto ne poteva sapere l’uomo di colore, e la voce
sgraziata del ragazzo
che squittiva di tanto in tanto sovrastando la musica, a Morgan sembrava una specie di sogno
a occhi aperti
più che una resa dei conti.
Morgan
bussò
un paio di volte, sperando per un attimo che l’altro non
riuscendo a sentire non
venisse ad aprire la porta. Un intero minuto nel limbo
dell’incertezza e poi la porta venne socchiusa e un ciuffo
famigliare spuntò dietro di essa. Gli
occhi che si puntarono dritti nei suoi furono attraversati da un lampo
di
sorpresa e poi di paura, infine sparendo alla sua vista,
perché il volto fu
abbassato privandolo di quel bel contatto occhi negli occhi, si perse
il lampo
di tristezza. Non
disse nulla il dottore, lasciò la porta aperta e
tornò a passeggiare fra il
salotto e la cucina, un bicchiere con macchie bianche era abbandonato
al centro
del tavolo; briciole, un coltello sporco di crema marrone e impronte
digitali
su polvere bianca. Morgan
notò questi particolari alla prima occhiata di ricognizione.
Alla
seconda riconobbe gli abiti che aveva visto addosso al ragazzo il
giorno prima e
che erano ancora su quel corpo tanto famigliare, ora in preda a scatti
nervosi,
ed erano sgualciti e sporchi qui e lì. Come
ultima cosa costatò l’aria viziata e la poca luce
nei locali. Quel ragazzino si
stava comportando proprio da ragazzino! A
grandi passi lo raggiunse piazzandoglisi di fronte, prendendolo di
sorpresa.
I
loro occhi si scontrarono, duramente, e l’uomo di colore non
poté far altro che
provare disagio perché tutta quella situazione era dovuta ad
un solo gesto, un
piccolissimo errore ed aveva compromesso per sempre il loro rapporto.
Io,
devo scusarmi
eh
No,
tu non devi. In
ogni caso è bello che tu lo stia facendo. Forse ora possiamo
tornare ad essere
amici e…
Morgan
sbuffò scuotendo il capo, un altro passo ed invase lo spazio
vitale dell’altro,
continuò a guardarlo affinché non gli scappasse
ed aveva davvero paura che Reid
potesse fuggire.
D’accordo.
Forse…
allora possiamo mettere una pietra sopra a tutto questo e ricominciare,
dimenticando tutto e…
Provò
a parlare, cercava le parole di senso compiuto, il modo giusto per
metterle in
sequenza eppure non riusciva, non ne era capace. Dire a Morgan che gli
andava
bene ritenersi, come prima, soltanto un amico e nulla di
più, gli faceva un
male indescrivibile.
Veramente, non sono qui per questo
Tagliò
corto lui, sentendosi ferito dalle parole del ragazzino, altro che
chiudere e
mettere una pietra sopra, da quando era in quell’appartamento
sentiva di dover
fare solo una cosa: baciarlo! Però
era lì per lavoro, per il lavoro di Reid, per un caso che
poteva cambiargli la
carriera, aprirgli porte che fino a quel momento aveva creduto
impossibili da
anche solo accostare, a cui non avrebbe potuto aspirare. Un posto come
consulente di Stato per esempio, o diventare un membro di
quell’élite di
scienziati che avevano accesso a ogni dipartimento degli Stati Uniti
d’America.
Insomma,
perché il ragazzino era lì dentro con musica
classica e dolci spalmati in faccia?
Che cosa stava facendo? Cercava per caso di gettare all’aria
una grandiosa
possibilità di evolversi e diventare ciò che
forse non aveva mai pensato di
poter essere, ma che meritava. Morgan
contrasse
le mani chiudendole a pugni mentre il volto s’induriva
mostrando un chiaro
atteggiamento aggressivo. Un bravo profiler avrebbe definito
quell’atteggiamento una repressione di rabbia, un bravo amico
avrebbe subito
capito che Morgan stava cercando di trattenersi perché il
motivo per cui era in
quella casa non rispecchiava ciò che provava, ma lo faceva
pur sempre per il ragazzino.
Tutto per quel genietto.
Quando
hai finito
di stare qui, in un angolo in posizione fetale e vuoi prender parte
alla
storia, andando ad assistere all’autopsia di quel
“pezzo di cervello” sarà
troppo tardi! Sai perché? Perché
il mondo non
aspetta te, non seguirà i tuoi capricci. Non ci
sarà un altro caso simile. Non
avrai un’altra possibilità così. Reid
datti una svegliata, perché non puoi
permettere che uno stupido incidente ti faccia precipitare in un
vortice di…
Reid?
Chiese,
immobilizzandosi in mezzo alla stanza, diventando in un attimo un pezzo
di
marmo; gli era sembrato di udire un singhiozzo. Gli era in un certo
sembrato di
aver avuto una specie di allucinazione uditiva. Aveva
continuato a parlare, ma quel singhiozzo gli era parso sempre
più reale.
E
poi quel corpo aveva preso a vibrare, scosso da piccoli movimenti, come
se
fossero i singhiozzi a provocarli.
Infine
un piccolo lamento, tanto lieve da esser scambiato per il soffio del
vento.
Morgan aveva vissuto tanto a contatto con quel ragazzo da poterne
riconoscere
anche i suoni più trascurabili. Il
più giovane, camminava a piccoli passi, si stava
allontanando da lui. Stava
soffrendo e gli scappava dalle dita, anche se per la verità
non c’era ancora
contatto tra loro.
Sì,
hai ragione.
Uno “stupido incidente” non può farmi
precipitare in un vortice di… di
qualsiasi cosa possa definire lo stato in cui sono piombato in questi
giorni.
Ora mi sistemo e vado, sì… io vado
In
meno di un secondo aveva visto il proprio dottore passare da semplice
ragazzo
con qualche problema che gli affliggeva il cuore a ragazzino di 13 anni
che
tratteneva i singhiozzi, stringeva i pugni e controllava a mala pena le
lacrime, ma soprattutto un ragazzino che lo guardava con occhi feriti e
tristi.
Provò
l’istinto di avvicinarlo, abbracciarlo, dirgli che sarebbe
andato tutto bene
tra loro. Che lo amava, sì avrebbe voluto dire quelle
parole, ma era sbagliato
farlo per sentirsi meglio e dar voce alla propria anima senza pensare
alla
reazione del ragazzino.
Voleva
assicurargli che la loro vita sarebbe stata stupenda da quel momento in
poi
perché si erano trovati, ma si ricordò
improvvisamente che loro non erano tipi
da parole, non troppe, non su quel tipo di argomento. Sorrise
schiaffeggiando
senza timore la mente dell’altro che stupito da quel sorriso
spalancò la bocca
e gli occhi rossi e umidi.
Così
ti voglio
ragazzino
Mormorò
sentendosi orgoglioso, stava reagendo finalmente. Gli si fece vicino,
senza
badare ai brividi che percorrevano il suo corpo che continuava ad
indietreggiare. Lo raggiunse e lo avvolse in un abbraccio stretto e
virile.
Va
lì fuori e
conquista il mondo Spencer, per noi c’è tempo.
Chiaro?
Mormorò
conto il suo orecchio mentre le mani si posavano sulla sua schiena e il
ragazzo
più giovane rabbrividiva, senza lasciarsi prendere dalle
lacrime e dal nervoso.
Annuì, senza parlare, ingoiò parecchi boli
d’aria e ricambiò l’abbraccio
poggiando le mani sulle braccia dell’altro.
Mi…
aspetti?
Chiese
sforzandosi di sembrare più tranquillo, non di nuovo un
13enne, ma un quasi
trentenne con una mente brillante e un certo equilibrio emotivo.
Spencer
ti porto in
ospedale e ti vengo a riprendere. Non ti lasciò…
da solo
Perché
dire quella frase era stato così semplice? L’aveva
pronunciata con tutto l’affetto
che provava, gli era sembrata quasi una dichiarazione d’amore
e forse a modo
loro lo era. Deglutì
pensando che forse dovevano imparare ad essere più
“chiacchieroni” in tema
sentimenti, ma ci sarebbe stato tempo per tutto quello. Ora
c’era il lavoro. Sciolse
l’abbraccio, fece un passo indietro e riprese
l’espressione seria e
professionale da bravo agente, Reid finalmente lo imitò
passandosi prima le
dita sul volto, combinando però un pasticcio con tutto
quello sporco di cibo. L’uomo
di colore scosse il capo e lo prese per le spalle emettendo una lieve
risatina.
Avanti ti do massimo 15 minuti per
prepararti, dopo di che ti carico in auto in qualsiasi stato tu sia!
Lo
minacciò facendogli subito dopo l’occhiolino. Reid
annuì, non cogliendo la minaccia
come qualcosa di negativo e ricambiò l’espressione
con un buffo sorriso. Quando
si staccarono erano di nuovo Morgan e Reid, l’agente speciale
sempre pronto
all’azione e il genietto. Il
ragazzo finì di prepararsi, dandosi una bella sistemata in
10 minuti, aveva
preparato giorni prima un paio di completi camicia, pantaloni classici
che
avrebbe usato durante le udienze, quindi ne approfittò per
non dover cercare
nell’armadio e ne indossò uno. Il volto pulito, i
capelli in ordine, nessuna
piega e imperfezione della sua immagine da bravo ragazzo.
Tornò all’entrata del
proprio appartamento trovando tutte le camere di nuovo in ordine,
Morgan aveva
ripulito il casino in cui erano piombati gli ambienti in quella
giornata per
causa del suo nervoso, le finestre erano spalancate e luce e aria
inondavano ogni
angolo, rendendo la casa di nuovo vivibile.
Senza
parlarsi, dopo un lungo sorriso e sguardo d’intesa uscirono.
Quel
giorno avrebbe fatto d’autista al genietto e non gli
dispiaceva affatto.
Adorava poterlo osservare al lavoro, ma ancor di più amava
guardare il suo
volto mentre si perdeva in strane elucubrazioni mentale di cui non
riusciva
mettere al corrente nessuno, troppo complesse e bizzarre per essere
comprese
dalla mente umana. Guidò con un po’ di fretta,
verso l’ospedale in cui “il
pezzo di cervello in più” stava per essere
dissezionato. L’equipe
incaricata era ancora in attesa del via libera del giudice, quindi non
si stava
ancora perdendo nulla e tutto ciò solo grazie a Hotch che
anche a distanza si
prendeva cura di tutti loro!
Potresti
passare a
vederlo più tardi, no? Immagino si dovrebbe svegliare prima
della nottata,
magari puoi anche solo parlare con i medici
Il
dottore annuì continuando subito dopo a rincorrere i propri
pensieri, il caso,
Morgan, l’omicidio del S.I che aveva sequestrato Morgan, la
famiglia di Morgan,
quegli occhi che cambiavano colore inquietando la sua povera mente che
cercava
ancora di analizzare il problema chimere. Troppi
pensieri e troppo poco tempo per analizzarli, forse se avesse smesso di
farsi
distrarre da…
Non
voglio che tu
stia male per me, chiaro ragazzino? La prossima volta che succede esigo
che tu
torni subito da me. Nulla potrà rovinare il nostro rapporto,
se non la
lontananza…
Quel
giorno Morgan parlava davvero molto, di solito era il contrario, ma
quel
giorno, in quel momento delicato, stava tirando fuori pensieri e
sentimenti, sempre
alla sua maniera però.
E
Reid? Il dottore gli era infinitamente grato, aveva bisogno che
qualcuno lo
ancorasse al suolo, alla realtà, alle cose vere e concrete e
il loro rapporto
lo era. Si
volse scontrandosi con gli occhi profondi dell’uomo seduto al
posto di guida.
E
sia…
Non
aveva altro d’aggiungere perché i loro sguardi
raccontavano tutto il resto e
anche un paio di gesti, come la mano del ragazzino bianco che si
allungava fino
a raggiungere quella abbandonata sulla leva del cambio o il lieve
fremito
dell’uomo più grande quando le loro dita si erano
sfiorate.
-
Ore 18.35. Inizio dissezione della
massa estranea asportata dal paziente xxx alle ore 15:40
dal dottor xxx. L’operazione viene effettuata dai dottori
incaricati dalla difesa del paziente e da quelli assunti
dall’accusa, con la
supervisione di una super partes più il dottor Spenser Reid
–
Sei
uomini più il dottore della squadra di profiler erano
riuniti intorno all’ammasso
rossastro posto su un tavolo
di metallo. La
temperatura nella stanza era bassissima, in modo da preservare i
reperti; tutti
i presenti sapevano che vi erano istallati filtri per evitare la
contaminazione,
la cura con cui erano tutti vestiti era la dimostrazione che quel
“pezzo di
cervello” non era solo una prova, ma rappresentava qualcosa
che andava ben
oltre. Erano
stati fatti tutti gli esami preliminari, risonanze, tac, fotografie,
pesatura,
descrizione dettagliata di forma, colore e dimensioni nel tempo
trascorso
dall’asportazione, e la presa della temperatura nei
differenti momenti, per
capire come e quanto si raffreddava.
Ora
rimaneva il “taglio”.
Avevano deciso
di comune accordo di praticare un incisione centrale, poi avrebbero
proceduto
con l’estenuante sezionatura in millesimi di millimetro di
tutta la massa, in
modo da creare milioni di sottili veli che avrebbero analizzato con le
apparecchiature elettroniche e software avanzati. Per quel passaggio ci
sarebbero voluti giorni e giorni, non che il coinvolgimento di tecnici
specializzati. Per ora potevano dare una prima sbirciata e tirare
preliminari
conclusioni. Il
taglio
spettò al medico super partes, che faceva
gl’interessi dell’ospedale.
All’interno
la massima presentava la colorazione tipica dei cervelli umani, la
stratificazione delle cellule era identica a quella di un normale
ammasso di
materia grigia, era a tutti gli effetti un “piccolo
cervello”.
Un’ora
più tardi i dottori arrivarono alla conclusione che non era
una semplice massa
e che la presenza di Dna in tutto il corpo voleva significare una cosa
sola,
quello era un cervello che aveva influenzato
“attivamente” il comportamento
dell’individuo
a cui apparteneva e che aveva controllato attraverso le terminazioni
dell’altro
cervello tutte quelle parti che invece corrispondevano al suo stesso
Dna. In
pratica quel “parassita” usava l’ospite
per arrivare alle parti con lo stesso
codice genetico sparse per il corpo.
La
conclusione era sorprendente e avvalorava definitivamente la tesi di
Reid,
avevano davvero ucciso “il cattivo” colpevole degli
omicidi e avevano salvato
al tempo stesso un innocente!
Il
dottore della squadra di criminologi non poteva che sentirsi
soddisfatto, era
arrivato in fondo alla questione mostrando a tutti che aveva ragione su
ogni
aspetto di quella situazione. Aveva
preteso di aver copia di ogni reperto, l’invio del materiale
nei laboratori di
Quantico sarebbe stato seguito personalmente da due ufficiali di
fiducia di Hotch,
che anche a distanza ci teneva a rimanere accanto alla propria squadra.
-
Quindi possiamo affermare con certezza che… –
-
Avvocato Ysmen la prego di non iniziare la sua arringa nel mio ufficio.
E’ un
orario impossibile questo, siamo tutti stanchi e al limite delle forze
umane.
Andate TUTTI a dormire, non voglio vedervi prima di domani mattina,
chiaro? –
intimò il giudice Rockhar a tutti i presenti, notando solo
in quel momento che
mancava una persona all’appello.
-
Assistente procuratore Jewl mi spiega perché non
è presente anche il Dottor
Reid? – domandò alzandosi dalla sedia confortevole
dalla sua postazione e
iniziando a sfilarsi la toga con il chiaro intento di chiudere
lì la giornata
lavorativa.
-
Il Dottor Reid sta ancora molestando il mio cliente! Ci crede? Ho
chiesto
espressamente che fosse tenuto alla larga, ma… –
-
Avvocato Ysmen non sta facendo nulla di male, anzi potrebbe far luce
una volta
su tutte in questa storia! Perché non la smette di attaccare
e si da una
calmata? – chiese il giudice coprendosi gli occhi con una
mano, l’assistente
procuratore si permise di ridacchiare per la figuraccia fatta dal
collega che
in risposta alzò le spalle e tirò fuori
l’asso dalla manica.
-
D’accordo, per lo meno io so gestire i miei collaboratori
signor ASSISTENTE
procuratore, i suoi fanno ciò che vogliono! Buona serata a
tutti, signor
Giudice – detto ciò l’avvocato della
difesa volse i tacchi seguito in corteo
dagli esperti. L’assistente procuratore, piccato, rimase
imbambolato per
qualche secondo, quello stupido dottor Reid gli aveva fatto fare tante
figuracce in quei giorni, appena sarebbe tutto finito
gliel’avrebbe fatta
pagare!
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