Piu buia della mezzanotte

di alexepaolo88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sospirai buttando la testa all’indietro sul divano del salotto di Esme e Carlisle, incapace di schiarirmi un po le idee, Era difficile concentrarsi su qualcosa che non fosse lei o la preoccupazzione che mi attanagliava le visciere ogni qualvolta che i miei occhi si posavano sulla sua forma leggermente arrotondata .
LA OSSERVAVO,ANCHE QUANDO LEI ERA INCONSAPEVOLE DELLA MIA PRESENZA. LEI, LA MIA BELLA. E NELLO STATO IN CUI SI TROVAVA ADESSO NON SI POTEVA CERTO DIRE CHE ERA RADIOSA,ANZI TUTTO IL CONTARIO,SI SORRIDEVA, MA SOFFRIVA TERRIBILMENTE. LA GRAVIDANZA LE STAVA SUCCHIANDO PIANO PIANO TUTTA LA VITA , LE ENERGIE, IL SUO SGUARDO TRANQUILLO,IL SUO SORRISO. BELLA ERA BUIA ,GIA, PIU BUIA DELLA MEZZANOTTE. MA LA MIA BELLA ERA OSTINATA VOLEVA ASSOLUTAMENTE PORTARE AVANTI TUTTO QUESTO, LA GUARDAVO SORRIDERE MENTRE SI ACCAREZZAVA IL RIGONFIAMENTO SUL SUO VENTRE ,MORMORANDO PAROLE RASSICURANTI AL BAMBINO.EPPURE….EPPURE LA TENZIONE NON VOLEVA ABBANDONARMI. IL SENSO DI COLPA,LA PARANOIA,LA PAURA RISPETTO A QUALCOSA CHE MI ERA IMPOSSIBILE CONTROLLARE . Per secoli avevo creduto che per non vi fosse nessun sentimento come quello
Poi era giunta lei…la mia Bella 
Con la forza di un terremoto aveva sconvolto la mia esistenza, penetrando nel mio cuore con inaudita irruenza, stabilendosi in esso. Come un acquazzone estivo, mi aveva colto di sorpresa rinfrancandomi dal fuoco agonizzante del senso di colpa. Inconsapevolmente Bella, maledettamente ostinata, dolcemente dispotica, aveva sopportato i miei repentini cambi di umore, il mio folle desiderio di respingere quei sentimenti che erano sorti in me, dopo averla conosciuta. Rifiutavo l’idea di legarmi a qualcuno, mi sentivo indegno del suo amore e delle sue attenzioni. Ero sempre stato certo di essere immune all’amore, ma lei aveva scacciato ogni titubanza con inaudita pazienza, perseverando dove chiunque altro sarebbe fuggito. Quante volte mi ero trovato a pensare con orrore alle conseguenze che ne sarebbero potute derivare? Quanto sciocco decidere di portare avanti quel proposito di maternità che lei mi aveva esternato, quando la consapevolezza della pericolosità per quelli della nostra razza non era di certo una novità? Lo smodato odio che covavo verso quella creatura, che cresceva nel suo ventre e la consapevolezza di quanto meschino fosse quel mio sentimento, acuivano il mio tormento ogni volta che incrociavo gli occhi della mia meravigliosa compagna.
Lei, così perfetta.
Lei, così buona. Lei lo sa.
Bella è a conoscenza dell’astio che covo verso il sangue del mio sangue.
Non riuscivo in alcun modo a dissimularlo, perché mi era impossibile pensare che quella piccola creatura aveva il potere di strapparmi ciò che di più prezioso possedevo
« Hey Eddy »
« Emmett – salutai – Hai bisogno di qualcosa? »
« Non dovresti essere accanto a Bella? – scrutandomi attentamente, - Rosalie le sta tenendo compagnia, ma continua a chiedere di te. » Scrollai le spalle con finta indifferenza. « Ho Bisogno di stare da solo. »
Non posso, non posso sopportare tutto questo.
« Siamo quasi al termine, nessuno ti farebbe una colpa se tu desiderassi starle accanto ad accudirla. » ero consapevole fosse la verità, ma ero io a non riuscire ad assistere alla sua disfatta. 
Non c’e la faccio.
Mi rifiutai di rispondere.
« Ed, per carità che diamine ti prende? »
Un gemito colmo di frustrazione fuoriuscì dalla mia bocca e non so come mi ritrovai in piedi, accanto a mio fratello, con le mani strette alle sue spalle,disrtutto, lui ricambio’ il mio abbraccio. 
Sto perdendo il controllo. 
Quando mi staccai ,sospirai sommessamente, prendendomi il volto tra le mani, devastato dalla bruciante verità che ormai mi dilaniava. Quel macigno che opprimeva il mio animo ormai da giorni,fonte del mio tormento, mi stava schiacciando. Sono al limite. « La gravidanza di Bella. – sussurrai stancamente. - Carlisle ha detto che essendo che lei è un’umana la rende a rischio. Per lei , uscire illesa da questa gravidanza è praticamente impossibile. »
« Intendi dire che… »
« I rischi sono altissimi. » continuai per lui.
Lo avvertii dire qualcosa a bassa voce, ma non dissi nulla, troppo stanco anche solo per urlare. Quando ero venuto a conoscenza della realtà avevo gridato, fino a perdere la voce, contro quell’infausto destino che pareva accanirsi su di me e sulle persone che amavo. Avevo promesso a Bella di proteggerla, sempre, eppure mi ritrovavo in quel momento immobile dinanzi ad una realtà che non mi era possibile controllare. 
Emmett mi guardo’ improvvisamente. « Non hai provato a parlargliene. vero? »
Sospirai scuotendo il capo in senso diniego. « Ne è perfettamente consapevole, ma dice che non ha alcuna intenzione di rinunciare alla gravidanza, vuole portarla a termine. 
« E tu? »
Alzai gli occhi verso di lui « Quella cosa nella sua pancia la uccidera’ – felice di esternare finalmente quelle parole impresse a fuoco nella mia mente. – Se ho lei non ho bisogno di nulla, ma quando le ho accennato all’idea interrompere la gravidanza è inorridita e non ho più avuto il coraggio di parlargliene. »
Avvertii la sua mano poggiarsi sulla mia spalle, in un tentativo di conforto. Il suo sguardo mi lasciava intuire quanto fosse per lui semplice comprendere il mio stato d’animo. 
« Carlisle è un ottimo medico. – tentò, sforzandosi di rassicurarmi, benché l’ansia permeasse la sua voce. - Oltretutto Bella è forte… »
« E se non lo fosse abbastanza? » lo interruppi con un groppo alla gola.
Silenzio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


I tentativi di Emmett di rincuorarmi furono vani. Trascorsi il pomeriggio recluso nel mio studio, rimuginando inutilmente, alla ricerca di una soluzione che potesse trarmi d’impaccio, che potesse permettermi di salvare la vita di Bella Inutile… è tutto inutile. In fin dei conti è così… le cose non acquisiscono mai il loro reale valore ai nostri occhi, sino a quando non è tardi. Da quel primo sguardo, da quella prima mattina alla mensa della scuola, era entrata dentro di me. Aveva accettato il peso e le conseguenze della mia responsabilità di essere un vampiro. Mi era stata accanto, come compagna, amica… confidente. Una presenza costante pronta a supportarmi, spronarmi, sostenermi. Non ho mai meritato il suo amore. Forse per questo il destino ha deciso di strapparmela… Le 22:34. Tardi. Rammentai le parole di Emmett, lasciandomi avvolgere dal senso di colpa, per aver abbandonato la mia Bella tutto il pomeriggio, per l’ennesima volta, decidendo così di raggiungerla. Senza voltarmi mi avviai verso il salotto , certo che l’avrei trovata lì, con quella sua aria distrutta e pallida. Mi schiarii la gola, palesando la mia presenza. con il buio che trasmetteva, era per me una sofferenza. Perché, una piccola parte di me, ancora desiderava poterla ammirare alle prese con con il suo voler a tutti i costi avere quel bambino, ricolma di gioia per quel suo piccolo sogno. Sobbalzò vistosamente, voltandosi verso di me quasi impaurita. « Edward!» esclamò, portandosi le mani al petto, spaventata forse dalla mia improvvisa comparsa. Così indifesa… « Come ti senti? » mi avvicinai, stampandomi in volto un sorriso che ben poco rispecchiava il mio stato d’animo. Avrei voluto urlarle di smetterla di comportarsi come se nulla fosse, come se quelli non potessero essere per noi gli ultimi giorni. Dalla clessidra della sua vita scivolano ormai gli ultimi inestimabili granelli di sabbia. « Dovrei chiederlo a te! » Sbattei le palpebre perplesso, soppesando le sue parole, ma soprattutto il suo tono divenuto improvvisamente astioso.. « Io sto benissimo! – esclamai automaticamente, forse un po’ troppo in fretta. - Sono solo un po’ preoccupato per alcune questioni. Ho avuto un po’da fare oggi, mi dispiace non esserti stato vicino. » mentii. Bugie… bugie dettate dalla paura, dal risentimento, bugie che celano dolore….. Vidi Bella scrutarmi attentamente, quasi a voler cogliere una qualche titubanza nel mio sguardo, un segno di cedimento. « Già. » sentenziò, voltando la testa dall’altra parte decisa ad ignorarmi. Lei lo sa. Sospirai, afferrando la sua mano « Dovresti riposarti. – l’ammonii stancamente, non curandomi di dissimulare la mia ansia. « Se tu fossi stato accanto a me sarei stata molto piu rilassata ora- Disse sfilando bruscamente la mano dalle mie. – Invece sei sempre a fare chissà cosa. » «Bella! » il suo nome fu pronunciato inconsapevolmente come una preghiera. Avvertivo la stanchezza e lo sfinimento divenire sempre più acuti, sottraendomi le poche energie che ancora il mio corpo tentava di trattenere. Non potevo crollare, non ancora. « Senti Edward, non so cosa diamine ti passi per la testa ultimamente. – sbottò infervorata – Ma questo tuo atteggiamento distaccato inizia a darmi sui nervi. Non ci sei mai, la mattina sgattaioli fuori come un ladro, ti richiudi rifiutandoti di parlare con tutti e… » « Ho tanto … » « Non mentirmi, te ne prego. – mi implorò, con gli occhi velati di lacrime, lasciando scivolar via la rabbia, al di sotto dell’amarezza e della delusione che le mie menzogne stavano risvegliando . - Non riesco a sopportarlo. » « Bella…» « Non mi ami più? » Stupore. La serietà della sua espressione straziata mi permise di comprendere quanto fosse stato sciocco il mio rifuggire dal dolore, il mio nascondermi. Avevo involontariamente gettato sulle esili spalle della mia Bella l’ennesimo peso, abbandonandola in preda a vani dubbi. « Certo che ti amo, come puoi pensare una cosa simile. » come se non lo sapessi. « Ho bisogno di te. » « Io… - esitai appena scorgendo le lacrime scivolare sul suo viso, arrossato dalla rabbia. – Io ci sono sempre per te. » confessai avvicinandomi lentamente, quasi timoroso di vederla svanire da un istante all’altro. Era sempre così negli ultimi tempi, per me lei non era che la bellissima illusione, evanescente, pronta a sbiadire al primo contatto. « Non sembrerebbe. » Sospirai sommessamente, tentando di farmi coraggio. « Sono solo molto preoccupato. – le confidai riluttante. - Ho il timore che qualcosa possa andare storto ed in quel caso non…. » « Cosa Edward, cosa? - sbottò infervorata, asciugandosi le lacrime che ancora scorrevano copiose sul suo viso velato di dolore che quel coso dentro di lei le procurava. – Temi che io muoia? Che perda la vita dando alla luce il nostro bambino? Conosco benissimo i rischi che corro. » La risolutezza del suo sguardo, gli occhi vigili e le labbra serrate mi permisero di comprendere quanto fosse consapevole del suo destino. Lei sapeva che probabilmente non sarebbe sopravvissuta, non era la speranza di resistere a spronarla in quell’impresa. No… solo il puro e semplice desiderio di dare alla luce il suo bambino. Rabbia! In quell’istante era questo ciò che provavo. Tanto avevo soppresso il mio dolore e la mia angoscia da esserne ormai sopraffatto e con esso il rancore era emerso, con la consapevolezza che ogni epilogo la nostra storia avrebbe visto, sarebbe stato a causa sua. Se la Morte fosse giunta con la sua affilata falce a reclamare la sua anima, sarebbe stata colpa sua. Lei mi avrebbe abbandonato per sua volontà, proiettando ogni suo pensiero su quella creatura nel suo grembo… dimenticando me. Inasprito sibilai ogni parola con un tono di glaciale ferocia. Io per te non conto nulla! « Avresti dovuto ascoltare Carlisle, avresti dovuto rinunciare a questa follia. – sbottai lasciando fluire la rabbia, senza più freni, senza più ostacoli. In quell’istante riversai su di lei ciò che di più meschino il mio cuore aveva covato in quel periodo di aberrante consapevolezza. – Ti ucciderà, ti strapperà via da me e tu mi lascerai solo. Non pensi a me? Cosa farò quando mi avrai abbandonato? » « Di che diamine stai parlando? » « Di questo. – esclamai, indicando con un gesto secco il suo ventre gonfio, quella stanza, me . – Cosa credi resterà quando avrai sacrificato la tua vita? » « Tu non sai quello che dici. » scosse la testa colma di indignazione, desiderosa di interrompere quella maledetta discussione. Sostenni il suo sguardo. Forse per lei quelli non erano che i vaneggiamenti derivati da un attimo di rabbia, poco comprendendo fossero pensieri coltivati per mesi, a sua insaputa. Ragionamenti frutto di un rimuginare continuo, misto al terrore delle conseguenze di quella sua decisione mai compresa. Ciò che fuoriuscì dalle mie labbra era reale quanto il mio amore per lei. Potente, devastante ed ugualmente spaventoso, perché l’amore talvolta sa essere anche ossessione. « Tu non puoi dire sul serio. – ribatté cauta, deglutendo a fatica sotto il peso di quella schiacciante verità. – Quello che sto facendo è per noi, per te e per me, come puoi non capire? » Sospirai, portandomi stancamente le mani sul volto. sono maledettamente stanco. « Credi che mi arrenderò all’idea di saperti invasa dal dolore?– tentai, scuotendo il capo. - Non essere ridicola Bella. » « Io avrò bisogno di te,ho bisogno di te. E poi c’e’ anche questo bambino che… » replicò titubante. Perché non vuole accettare la realtà? Io non capisco. « Non mi importa nulla di questo bambino, apri gli occhi. - urlai esasperato. –lui mi avrà strappato te, si sarà portato via la mia vita. » I suoi occhi si spalancarono. Osservai le più disparate espressioni attraversare il suo viso, sino a quando l’indignazione non prevalse, colpendomi come uno schiaffo « Non puoi pensarlo realmente. » sussurrò con voce tremante ed io fremetti, per il dolore che mi infliggeva sapere di essere la causa della sua delusione. « Sono un mostro. – sentenziai amaramente, chinando il capo per non incrociare il suo sguardo disgustato. – Ma… » « Vai via… » mi interruppe. Perderò tutto! Di avere di lei solo un remoto ricordo, non era ciò a cui aspiravo. Desideravo invece potermi beare ogni mattino del suo viso assonnato ad accogliermi, del rumore del suo respiro profondo a cui il mio pian piano si adeguava. E adesso tutto stava per sgretolarsi. _________________

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Capitolo 3
*** Ultimo capitolo ***


Siamo vagabondi senza meta. Uscii da quella andando verso un luogo in cui trovare un po’ di pace. Lontano dall’incarnazione del mio dolore. Rimpiansi le parole dette, la sua delusione, il suo rammarico. Ma io sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. Avevo osato troppo, avevo accarezzato quella felicità che non meritavo,ma che avevo avuto. Nonostante la mia vigliaccheria, nonostante i miei errori passati, la morte sfiorata, le lacrime di dolore versate, avevo continuato a sperare. Andai in giardino, circondato dal silenzio della notte, cercando in tal modo di placare l’ansia, la rabbia. il mio cuore continuava a battere ritmicamente i suoi colpi. Avevo sperato che il rischio potesse essere minimo, almeno sino a quando le parole di Carlisle avevano addensato le nubi della mia paura, scaraventandomi davanti a quella realtà che sapevo di non poter accettare.Ad un cero punto mi misi a correre piu veloce che potevo,volevo allontanarmi da quella casa. Mi fermai in mezzo al bosco,tremante per la disperazione che avevo assorbito e mi accasciai al suolo. Afferrai la testa tra le mani, stringendo i capelli tra le dita, Quasi a voler percepire un qualsiasi tipo di dolore in grado di distogliermi da quello che la consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto portava con sé. Manca ancora poco… Agonizzante non potevo che attendere. Come potevo? Il trillo del cellulare invase il silenzio della notte, distogliendomi per un solo istante dai miei pensieri, ma non dal mio dolore. Afferrai il telefono con un sospiro, rispondendo con quel tono afflitto a cui ormai tutti erano abituati. Nessuno mi biasimava, ma avevo iniziato a detestare anche la pietà che leggevo nei loro occhi. « Pronto. » « Edward, dove diamine sei finito? » la voce ansante e pregna di preoccupazione mi allertò all’istante, dipingendo dinanzi a me i più torbidi scenari. « Alice cosa è successo? » .« Bella sta molto male, dobbiamo tirare fuori il bambino,o morira' » No! Un urlo si espanse nella mia testa. Presto. Troppo presto. Il respiro si mozzò. « Non sono ancora pronto a tutto questo. » incapace di elaborare la reale portata di quelle parole. I problemi non attendono che tu sia pronto,ti prendono cosi,all'improvviso..... « Devi esserlo Edward... vai da lei. » disse prima di riagganciare. Bella! Fu allora che pregai. Pregai Dio perché non mi infliggesse un tale castigo. Pregai perché prendesse la mia vita e non quella di Bella. , Pregai di potermi svegliare e vedere accanto a me il sorriso di Bella, percepire il calore del suo corpo, il suo tocco delicato, il sapore dei suoi baci. Con la morte nel cuore e la consapevolezza andai da Bella, la sentivo urlare dal dolore.Pregai ancora Dio che quella sofferenza si fermasse,che si alleviasse almeno. Poi improvvisamente le urla cessarono. Nella camera dalle pareti chiare il suo odore era mescolato a quello del suo sangue.Con lei c'erano Rosalie,Jacob,e Alice, sul loro viso si leggeva chiaramente l'orrore di cio che era appena successo. Restai lì ad osservarla, immobile, non percependo attorno a me nulla che non fosse lei. « Ti sei finalmente disturbato a farti vedere» esclamò jacob con un espressione di pura rabbia. Ignorai le sue parole. « C-Come sta? »Balbettai. Mi rispose Alice.« Ci sono state grosse complicazioni,la bambina le ha spezzato la spina dorsale,l'abbiamo tirata fuori,e abbiamo iniettato nel cuore di Bella il tuo veleno ma..... » «Ma, cosa Alice? » «Niente.non è ancora successo niente.» Poi Tutto accadde in un'istante. Bella apri gli occhi. Mi avvicinai a lei con mani tremanti,le mie sorelle e Jacob erano increduli a quello che stavano guardando non era possibile svegliarsi in cosi poco tempo.Il mio veleno doveva fare ancora il suo corso. Il peso che gravava sul mio cuore parve sciogliersi all’istante,le afferai le mani e la guardai negli occhi rosso sangue....si era gia trasformata, Bella si era gia trasformata. Le accarezzai il viso con reverenza, scostai i capelli dalla fronte, beandomi del tepore del suo corpo, bisognoso di accertarmi che fosse lei, che fosse con me. si alzo' confusa senza staccare gli occhi da me,e le lasciai il tempo di abituarsi alle sue nuove senzazioni. Ad un tratto mi corse in braccio e mi strinse forte a se.....Gia, forte. Proprio come lo era la mia Bella. Non servivano parole in quel momento tra me e lei. Bella era viva. questo era quello che contava. Solo un vagito mi ridestò dalla mia contemplazione, chissà quanto tempo dopo. Mi voltai verso la porta. Rosalie stringeva tra le braccia un piccolo fagotto che agitava le braccia freneticamente, articolando suoni incerti e deboli lamenti. Si avvicinò a me, sorridendomi radiosa, porgendomelo con cautela. « E' una femminuccia.» Annuii osservandola mentre mi veniva posta tra le braccia, così infinitamente fragile, piccolo, comprendendo per cosa lei avesse lottato con tanto ardore. « Ha i tuoi occhi. » mormorò Bella sorridendomi. Voltai la testa di scatto e la guardai,sospirando di sollievo internamente, felice di poter udire la sua voce, ancor più convinto del suo valore. Anche senza il mio appoggio aveva combattuto, per entrambi, per la bambina. « Mi dispiace. » Scosse il capo rilasciando uno sbuffo fintamente esasperato e ancora confusa da quello che le stava accadendo. Potevo percepire la sua confusione aleggiare attorno a noi, l’abbattimento dovuto anche al dolore che aveva dovuto provare. « va tutto bene » disse con la voce che le tramava. « Grazie. »Sorrisi impercettibilmente. MI concentrai sul viso di quel piccolo fagotto che si agitava tra le mie braccia, dischiudendo le labbra probabilmente affamata. Maledettamente fragile, maledettamente dolce… maledettamente simile a Bella. « Reneesme » disse lei ad un tratto. Fu allora che un’idea balenò nella mia mente ed un sorriso sincero spuntò sulle mie labbra. « Benvenuta al mondo Reneesme! » __________________ Un passo dopo l’altro ero giunto da lei, imparando ad amare, imparando a vivere. Un passo dopo l’altro avrei compreso quanto l’amore può essere grande, quanto si può amare anche oltre le proprie aspettative, osservando mio figlia crescere. Scoprendo che, malgrado le mie riserve, Bella, con la sua forza ed il suo coraggio, ci aveva regalato quello che in fondo entrambi avevamo sempre desiderato: Una famiglia finalmente completa. The end. _________________

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