Cold heaven [L'odore del fango] di Sere86 (/viewuser.php?uid=5142)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO I ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO II ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO III ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO IV ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO V ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO VI ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO I ***
ff
A/n: Ho fatto delle piccole modifiche
(piccole cose di punteggiatura, sintassi, accenti dimenticati...) per le quali
mi sono presa la libertà di ripostare la fanfiction. Chiedo anticipatamente
scusa nel caso io abbia infranto il regolamento nel ripostare la
fanfiction, benché senza alcuni secondi fini se non quello di presentare
una versione riveduta e corretta della One-Shot.
ATTENZIONE!! Consiglio di leggere prima le
due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è tardi” per una
miglior comprensione in quanto possono essere considerate
prequels!!
COLD HEAVEN [L'odore del fango]
CAPITOLO I
Quel corridoio così freddo e
maledetto sembrava gioire della propria infinita lunghezza, come a voler
trattenere chiunque il più possibile in quel luogo. Molti uomini l’avevano
attraversato, raramente una seconda volta, e sempre con i piedi in avanti;
perché chi entrava ad Azkaban era per non uscirne mai più.
Qualche squittio rimbombava tra
le pareti, accompagnando i passi ben distinti di tre uomini.
-
Forza muoviti! Non perderò tutta la mattina per un lurido come te!-
Uno dei due uomini dietro al
terzo spintonò quest’ultimo con forza, facendolo barcollare ancora di più di
quanto non stesse facendo, se possibile.
-
Hai sentito cosa ha detto? Forza! E non pensare di cadere che ti trasciniamo a
forza di calci in culo!
-
Esatto! Finalmente ci libereremo di te. Sono morti quasi tutti, quelli della tua
feccia! Mi chiedo cosa ti abbia tenuto in vita per tutti questi anni. Ci fossero
ancora i dissennatori ah... non faresti più parte di questo mondo! Cammina
verme!
-
Mi chiedo come abbia potuto il ministero, Nik, permettere una cosa del genere!
Subito dopo il Giorno della Rimembranza... ascolta verme: quelli come te
dovrebbero finire tutti tre metri sotto terra a marcire! Non che manchi molto,
il puzzo l’hai già!
-
Lo sai Jack, questione di leggi. Non é mai stato provato che lui abbia ucciso
tutta quella gente-
-
Provato? Prova? Io ce l’ho la prova!
Il secondo uomo si avvicinò al
terzo strattonandolo per un braccio e alzò la manica.
-
Eccola la prova!
Mollò la presa sputandogli
addosso.
-
Cammina bastardo!
Arrivarono finalmente dal
portone. Il legno scuro e massiccio maggiorava l’aria già pesante di quel luogo.
Uno dei due uomini passò avanti, tirò fuori la bacchetta e aprì la porta di
servizio; lanciò poi una valigetta al di fuori facendola strisciare sul
fango.
Prese poi saldamente il terzo
uomo e lo trascinò malamente spingendolo dalla porta verso l’esterno. Questi
inciampò ritrovandosi nello stesso stato della valigetta.
-
Lì hai tutto ciò che possedevi, quando sei entrato, compresa la tua bacchetta.
Se ti ricordi qualche maledizione perché non provi a suicidarti! Sarebbe un bene
per la comunità! Mi hanno ordinato di farti sapere che per riprendere i
tuoi beni dovrai inviare una lettera via gufo al ministero e questo darà
disposizioni alla Gringott. Sei libero, Malfoy. Ah e tieni... il giornale di
oggi. Così potrai leggere come sono morti quei cani come te!
Detto questo rise malignamente e
sbatté la porta.
A quattro zampe, davanti ad un
portone. Le unghie nere affondate nel fango e nella pioggia. Solo quel misero
foglio di scarcerazione poteva identificarlo come un Malfoy.
Si volse verso il portone chiuso
quasi ermeticamente. Su di esso quattro parole: colpevolezza, redenzione,
salvezza, libertà.
-
Libertà un cazzo!
Strinse i pugni e ne sbatté uno
per terra contro il fango, sporcandosi il volto.
Quindici anni.
Quindici lunghi anni in cui aveva
aspettato pazientemente che la morte lo portasse via, troppo codardo per
invitarla di sua iniziativa.
Ed ora si ritrovava ad aver
scontato interamente la sua pena. A dover ricominciare da zero, solo.
-
Libertà non vuol dire libero! Ahaarg!
Si alzò di scatto, mosso dalla
rabbia.
Afferrò la valigetta prendendo la
bacchetta all’interno. La guardo con circospezione.
Quanto tempo che non la vedeva.
Che non la toccava, accarezzava.
Quindici anni che non aveva
praticato alcuna magia.
E tutti quei momenti che era
riuscito a nascondere nei posti più reconditi della memoria, in tutti quegli
anni, riaffiorarono.
Limpidi.
Come le lacrime nella
pioggia.
“...Sei ferita e non posso restare! Ti ho fatto un
incantesimo arrestante. Sanguinerai più lentament-”
“Vieni via con me.”
“Lo
sai che non posso”
“Si
che puoi. Portami in salvo”
“È
ciò che cerco di fare, ma questa battaglia la devo finire.
Comunque vada sono un traditore!
Un
traditore per i mangiamorte, un traditore per Potter. Non ho scelta, almeno per
una volta farò ciò che é giusto-”
“Non morire”
“Sai che non posso promettertelo”
-
Non morire... mi dispiace, ho provato. Ma sono già morto, quindici maledetti
anni fa...
“Ora promettimi che correrai via!”
“Correre?”
“Promettimelo.”
“Te
lo prometto.”
“Non ti fermare per nessun motivo!”
“Va
bene.”
“No, promettimelo”
“Te
lo prometto.”
“Non guardare mai indietro!”
“Te
lo prometto.”
“Non cercarmi... non aspettarmi.”
“Io
non-”
“Promettimelo! Ti prego...”
“T-te lo prometto.”
La guardò attraversare la sala
di fretta e sparire dietro la parete.
Si volse verso un altro corpo,
cercando di capire se si poteva fare ancora qualcosa.
-
Malfoy, molla la bacchetta e allontanati da quel poveruomo, prima che ti
schianti!
Si girò lentamente
riconoscendo uno dei due gemelli Weasley. Si guardarono per qualche secondo o
forse qualche minuto, sapendo che ogni passo falso dettava la propria condanna a
morte.
Poi un fragore. Delle urla. “È
finita! Harry si! È finita davvero!”
Poi ancora il caos totale. I
mangiamorte che cercavano di scappare, gli auror che gli correvano
dietro.
Fu in quel momento che si
chinò, facendo cadere la bacchetta davanti a sé.
-
Malfoy, sei in arresto.
"Credevo che ti avrei rivisto.
Che avresti detto tutto di noi... non ho saputo proteggerti abbastanza, non
c’ero, mi dispiace. È stata tutta colpa mia e ne ho voluto pagare le
conseguenze, più del dovuto. Il mio corpo vive, ma io sono morto con te."
Alzò gli occhi al cielo,
lasciando che la pioggia facesse un qualche lavoro purificatore.
Strinse la bacchetta tra le
mani.
Strinse le labbra
febbrilmente.
Crack
Due uomini lo stavano aspettando
di fronte all’entrata del maniero.
-
Signor Malfoy, é in ritardo di venti minuti!
Uno dei due, il più vecchio,
aveva qualcosa di familiare.
-
Che succede Malfoy, ancora con le labbra cucite?
“Pukepuddin! Alfred Pukepuddin.
Bastardo”
-
Ebbene, avendo lei purgato tutta la sua pena, é mio dovere riconsegnarle le
chiavi del maniero. Ricordi che potrà essere sottomesso ad ispezioni qualora il
ministero ne senta il bisogno.
Pausò qualche secondo.
-
Secondo il codice 744 della legge contro i crimini di guerra, le si può
sospendere o addirittura togliere il diritto di praticare la magia al primo
sospetto di uso illecito di questa. Detto ciò, buona...buona fortuna
signor Malfoy.
Pukepuddin consegnò le chiavi e
con un crack scomparì, seguito da colui che doveva essere l’auror di
guardia.
Pioveva ancora, la maestosa
pesantezza del maniero rendeva tutto più lugubre.
Prese le chiavi e con infinita
lentezza aprì il portone.
-
Padrone!
-
Lory?
-
Oh padrone! Com’é bello rivederla. Le preparo un bagno caldo padrone! E le
sistemo la valigia padrone! E il letto? Dove vuole dormire padrone? È libero
padrone!
"Sempre così appiccicosa.
Detesto"
- Allora padrone? Vuole da mangiare? E da bere, padrone?
Cos-
- Smettila di gioire! Basta! Cosa c'é da essere
così felici? Non hai alcun diritto di essere felice! Sparisci. Ora!
Malfoy entrò spintonando l’elfo
di malo modo, lasciando cadere a terra la valigia.
Freddo.
Tutto era rimasto come l’ultima
volta.
Tutto così bello. E freddo.
L’elfo domestico s’impossessò
della valigia e cominciò subito a fare ciò che aveva detto precedentemente.
Malfoy si fece strada tra i vari
corridoi verso il suo vecchio studio. Afferrò una bottiglia di
whisky incendiario ancora bevibile portandosela direttamente alla
bocca.
Arretrò barcollando fino alla
poltrona vellutata. Si sedette abbandonandosi alla gravità.
- Sono libero...
"Sono morto"
Prese un altro sorso.
" La libertà... l’ho
persa."
Un altro ancora.
“Ascoltami! Guardami! Ti prego fa che io sia ancora in
tempo...”
-
Hermione...
Si prese la testa fra le mani,
chiuso su se stesso.
- Non avevo le labbra cucite...
solo che, non avevo più niente per cui vivere.
"Volevo la condanna a morte."
-
Ho perso te, ho perso Elizabeth. Ho perso tutto.
Il letto nudo, le lenzuola per
terra circondate dai cuscini.
Due corpi a farne uno,
abbracciati nel torpore dopo l’atto.
-
Facciamo così, se é maschio scegli il nome te, se é femmina lo scelgo io. Ti
va? Non possiamo continuare a litigare per un nome... e poi tanto lo sai che
sarà una femminuccia...
-
Da quel che ricordo tutti i Malfoy hanno avuto solo maschi
primogeniti...
-
Si! Ma essendo io un Malfoy piuttosto anormale, avrò una femmina.
Logico!
-
Mph! Questo é tutto da vedersi!
-
Allora? Concludiamo il patto?
-
Va bene. Se, e lo sarà, avremo un maschio si chiamerà Amos oppure
Nicholas!
-
Nicholas ok ma Amos che razza di nome é?
-
Innanzitutto per patto tu non puoi opport-
-
Geraldina allora! La chiamerò Geraldina!
-
Per patto non puoi opporti al nome scelto dall’altro a meno che questo nome
non comporti future prese per i fondelli! E Amos vuol dire forte, é un bel nome!
Forza tocca a te.
-
Elizabeth. Per poterla chiamare Liz in futuro. Lo so che sembra stupido, ma a
me piace e poi-
-
È un bel nome. Elizabeth, Elizabeth Malfoy. Liz Malfoy... si,
aggiudicato!
- Non ho più niente per cui
vivere.
"Mi manchi."
-
Il signor Draco Malfoy, qui presente, é stato arrestato ieri sera nella
residenza Black a Grimmauld Place sotto le vesti di mangiamorte dal qui presente
George Weasley. Il Giudice Pukepuddin leggerà le accuse a carico del Signor
Draco Malfoy.
Un uomo non troppo alto né
troppo vistoso si alzò dalla propria sedia, tenente un foglio in mano.
-
L’imputato si alzi. Signor Malfoy, lei é accusato di complicità con
Lei-Sa-Chi, di essere Mangiamorte e di far parte del gruppo di mangiamorte a
capo dell’attentato al Ministero del 12 maggio dell’anno corrente 1998, sventato
grazie a fonti del Ministero. Lei é inoltre sospettato dell'omicidio di tre
donne Sarah Foward, Susan Foward, Helen Prost, i cui corpi sono stati ritrovati
a Knocturn Alley il 6 marzo di questo stesso anno.
-
NON È VERO! Sì, ho il marchio, é vero, ma non ho mai voluto essere
mangiamorte! Sono stato io a dare l’allarme dell’attentato al Ministero! E non
ho ucciso quelle donne é stato Lucius Malfoy a farlo! Chiedetelo! CHIEDETELO AD
HERMIONE GRANGER!
-
ZITTO!
Un ragazzo occhialuto si alzò
tra la giuria.
-
Come osi! Come osi parlare di Hermione? Tu che l’hai sempre trattata come
feccia!
-
Potter, io-
-
Sta zitto! Facile dare la colpa della morte di quelle ragazze a tuo padre,
morto! Facile dire che sei stato tu a dare l’allarme, perché non sappiamo chi
sia stato... puoi provarci quanto vuoi Malfoy!
-
Chiedetelo a lei! Perché non é qui? Sarebbe dovuta venire... -
-
Perché non é qui? PERCHÈ? Perché é morta lurido verme! Sono sicuro che sia
stato tu! Si! Chi altro? Hai messo in scena tutto questo per potertela svignare!
Ma non sarà così facile! Ah no-
Harry si avvicinò a
Ron.
-
Ron calmati...
-
Non mi calmo Harry! Lui é qui e lei... lei...
-
Non lo sappiamo ancora Ron, ti prego, non fare come se non ci fosse più
speranza. Per favore.
-
È morta. È morta? È MORTA?
Harry si voltò verso il tavolo
degli imputati. Afferrò Ron per un braccio come per intimargli di non dire
niente. Fissò Malfoy e disse troppo piano perché quest’ultimo potesse
sentire.
-
No... ma é come se lo fosse...
Il silenzio in sala confermò a
Malfoy la più grande delle sue paure.
“Morta, morta,
morta,morta”
Quelle maledette parole gli
rimbombavano nella testa come siluri.
.
“Hermione, Elizabeth”
“Cosa ho fatto”
“Hermione, morta”
-
Signor Malfoy vuole rispondere? Come si dichiara? Ha qualcosa da
dire?
“Voglio, io voglio...”
“Morire”
-
Signor Malfoy il silenzio é la peggior difesa in tribunale... non vorrà
rimanere con le labbra cucite?
-
Signor Malfoy, sto perdendo la pazienza... se non parla sarò costretto a
dichiararla colpevole senza possibilità di appello.
“Vieni via con me.”
“Lo
sai che non posso”
“Si
che puoi. Portami in salvo”
“Sarei dovuto venire con te, come
me lo avevi chiesto”
“Avrei potuto proteggerti”
“Colpa, colpa mia. Solo mia”
- Ha
almeno qualche informazione da passarci, potremmo essere più indulgenti sulla
pena, nel limite del possibile.
- Signor
Malfoy?
Silenzio, solo silenzio.
- Così
sia! Signor Draco Malfoy, lei é ritenuto colpevole e condannato ad una reclusione di anni
quindici nella prigione di Azkaban senza possibilità di accorciamento della pena
in quanto appartenente al gruppo terroristico dei cosiddetti Mangiamorte. Ergo
non avendo alcuna prova materiale del suo totale coinvolgimento nelle azioni
terroristiche di Lei-Sa-Chi né nell’omicidio di Sarah Foward,
Susan Foward ed Helen Prost , non possiamo darle la
pena maggiore.
-
Padrone?
-
Ahuun?
- Padrone?
Le ho portato il giornale di oggi padrone! Il bagno é pronto padrone!
- Si.
Gra-z- zie Lo- Lory. Puoi andare.
“Maledetto whisky”
Si
sistemò un po’ meglio nella poltrona.
Le
spalle appesantite più del dovuto, prese il giornale.
“La
gazzetta del profeta, ma dai? Non é ancora fallita?”
Sollevò un sopracciglio.
Prima
per svogliatezza... poi per stupore.
Il Giorno
della Rimembranza: Potter concede una conferenza
[...]
Mancante all’appello solo la giovane Elizabeth Granger vista ieri
entrare nel reparto Janus Thickey -reparto a lungo termine-
dell'Ospedale San Mungo, probabilmente a visitare la madre ancora in coma
dal fatidico Giorno della Vittoria. Una storia triste quella della piccola
Elizabeth, nata quando la madre era già entrata in coma, senza padre, e
“adottata” (anche se non dal punto di vista legale) da Harry Potter e
Ginevra...[...]
-
Liz?
Il
giornale cadde per terra leggero, ma il rumore nelle mente di Malfoy era stato
più forte di una bomba.
Più
distruttivo di una galaverna in piena primavera.
Era
libero.
Respirare. Libero.
Solo
non lo aveva capito prima.
Perché
quando per anni senti solo odore di muffa e piscio non riesci a sentire nessun
altro odore.
Niente
da darti tanta nausea. Niente da subire. Nessuno per cambiare.
E
allora la furia della pioggia é libertà, l’astio delle persone é libertà, il
servo fedele che ti aspetta é libertà, il firewhisky é libertà!
Quando
per quindici anni sei rimasto morto, tutto ciò é li per ricordarti che sei
ancora vivo.
Anche
l’odore del fango.
Tremava, le braccia a volersi abbracciare.
Una
risata, isterica.
Sola.
Feroce.
Il
viso abbassato, si cullava come a rassicurarsi.
Un
raggio di luce timido, mostrava come fossero diamanti, le miriadi di polveri
alzatesi dal tessuto della poltrona.
-
Liz...
Suddenly I saw
the cold and rook-delighting Heaven That seemed as though ice burned and was
but the more ice, And thereupon imagination and heart were driven So wild
that every casual thought of that and this Vanished, and left but memories,
that should be out of season With the hot blood of youth, of love crossed
long ago;
A/n: Questa One-Shot
è stata costruita come consequenziale ai fatti di “E se puoi... salva anche
me”(sedici anni dopo) e “Sveglia, che è tardi” (il giorno dopo). Spero
comunque che la storia regga da sola e non vi lasci allo scompiglio più totale.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito precedentemente!
GRAZIE MILLE!
Per
Cold heaven [L'odore del fango]
merryluna, StoryGirl, sole a mezzanotte,
Briseide.
Per
Sveglia, che è tardi
anfimissi, Lupa, Sherazade, _Elentari_, Venus, VaniaLoVe,
Hermia.
Per
E se puoi... Salva anche me
Angel605, Mearmind, ranokkia, ZAITU, Senara, Erin,
sybil_vane, Zahra.
Per
Ho fame!
Cialy,
kikka93, DolceFragoletta, Killer.
Un
bacione e continuate a recensire!!
Sere
|
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Capitolo 2 *** CAPITOLO II ***
ff
A/n: Ciao a tutti! Allora... eccomi qui
con la continuazione della storia. Ho deciso di continuare la One-shot con vari
capitoli. Non so ancora quanti. Avverto di essere piuttosto lunga
nell’aggiornamento visto che sono in pieno Esami d’Architettura; quindi tra
tavole e modellini non avrò molto tempo. Cercherò in ogni modo di fare del mio
meglio!
ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio
di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è
tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.
Buona lettura!
CAPITOLO II
Acqua.
Sui tetti, sui muri, sulle
finestre.
Acqua fredda, impertinente,
vitale. Scivolava in ridicoli fiumiciattoli sul vetro; scavalcava piombi e
venature, imperturbabile nella sua discesa. E strane figure si formavano, alla
luce lampante. Dando vita ad incubi, per lo più infantili.
E ancora, acqua nelle tuberie che
scorreva veloce; in labirinti di metallo.
Acqua calda, accogliente che
saliva spinta da una forza artefatta a destra e poi a sinistra; poi su, su in un
ultimo sforzo sordo per precipitare di nuovo in un mare lattescente e vaporoso
al profumo di muschio.
-
Lory!
Crack
-
Eccomi padrone! In cosa posso servirla padrone? Vuole l’acqua un po’ più
calda, Padrone? La vestaglia? Un po’ più di-
-
Voglio che tu chiuda il becco prima di tutto! E che tu mi prenda-
-
Certo signore, non parlerò p-
Un’occhiata di sfida mista a
sprezzo bastò ad ammutolirla.
“Finalmente”
-
Dicevo: voglio che tu mi prenda l’occorrente per scrivere e che prepari
un gufo per una missiva.
-
Scusi se mi permetto di parlare, padrone, ma non abbiamo gufi. In
quindici anni sono tutti morti e-
-
Come non abbiamo gufi, Lory? Beh, vedi di trovarne uno! Prendi quel che
ti serve e va a Diagon Alley! Ti devo dire tutto io? E ricorda che voglio il
migliore!
-
Va bene, signore. Le porto subito l’occorrente e parto, signore.
Crack
“Patetici elfi. Come faceva a
sopportarli Hermione?”
Al pensiero di Hermione il suo
viso arrogante si rabbuiò, colpevole, nell’espressione di sconforto più totale.
Chiuse gli occhi.
-
Cosa ci fai qua?
-
Dovevo vederti!
-
L’ho capito questo! Ma sei pazzo, potrebbero vederti, vederci! Ma dico
io, lo sai cosa stai rischiando?
-
È che- Ho saputo che- Lory mi ha-
-
Oddio cosa hai fatto ancora a quel povero elfo? Guarda che se scopro
che le hai fatto qualc-
-
Non le ho fatto niente! E poi se a lei piace eseguire i più svariati
ordini non é colpa mia.
-
Ah si? E chi le ha chiesto di raccogliere l’insalata dalla serra
sapendo che dentro tuo padre aveva messo dei piccoli di platano picchiatore?E
chi le ha chiesto di andare a Diagon Alley proibendole di apparire, lasciandola
a pi-
-
Ok, ok. Recepito il messaggio, Miss Crepa! E non guardarmi così. Per
certe cose sai che non andremo mai d’accordo; e poi, sono le nostre discordanze
a fare la nostra relazione eccitante!
-
Mhmph. Certo...
-
Senti, ho bisogno che tu mi dica una cosa. Subito. Lo sai che gli elfi
hanno una magia propria e che sanno sentire certe cose prima di altri e che
sono-
-
Sputa il rospo.
-
Avevo chiesto a Lory di seguirti.
-
COSA?
-
È per un buon motivo se gliel’ho chiesto. Fidati. Beh, ecco, quando é
tornata mi ha fatto le “congratulazioni per il nuovo arrivo”. Vorrei che tu...
Io...Insomma noi...
-
Ah! Ehm. Beh, si, direi che le congratulazioni sono
appropriate.
-
Vuoi dire che, che-
-
Che si, sono incinta.
Il sorriso di Hermione era tra
i più dolci e timidi che avesse mai visto. Sentiva lo stomaco chiuso e i polmoni
farsi piccoli dall’angoscia e l’eccitazione.
Un bambino.
Come poteva una notizia come
quella scaturire dentro un uomo tante emozioni così diverse e contrastanti.
Amore, speranza, paura, angoscia, desiderio, rabbia, dolore.
Un bambino. Così giovani.
E una guerra cominciata e non
ancora finita a testimoniarne l’evento.
Lui la strinse a se,
nell’intimità di quella stanza piccola ed umida. La baciò lievemente;
la fronte, gli occhi, il naso,
fino ad arrivare alle labbra. Poi il bacio si fece più caldo, le mani più
vogliose.
Lei si staccò.
-
Draco... Non possiamo.
-
Perché?
-
Lo sai benissimo il perché. Vai prima che piova di nuovo.
-
Sta già piovendo. Magari aspetto che finisca... Ho capito! È meglio
che parta subito.
-
Non smetterà mai di piovere, eh?
-
Ci rivedremo. Promesso.
-
Promesso.
Lory aveva lasciato valigetta con
pergamene, piume e inchiostro sullo sgabello al bordo della vasca. Draco si
destò, ancora indolenzito nonostante le pozioni dategli da Lory. Si fece forza
con le braccia sui bordi della vasca ed uscì creando una lunga scia di gocce
fino al vestiario.
Guardò fuori dalla finestra con
rabbia. Continuava a piovere.
“Non smetterà mai di
piovere?”
Si vestì rapidamente e invocò la
valigetta. Poi uscì.
Una bottiglia. Ora anche un
bicchiere. Due mani a tenerli ed a trapassare il liquido dall’uno all’altro.
Questa volta era acqua.
Draco osservava stanco il
temporale; era proprio lì, dietro una fine, fredda lastra di vetro dai mille
volti. E lui si sentiva comunque parte di quel temporale; non era sulle sue
spalle che scivolava la pioggia, bensì sui tetti. Non era sul suo viso che
battevano le miriadi di gocce, ma sugli alberi. Eppure lui poteva sentire il
freddo nelle ossa, di quando sei bagnato zuppo. Sentiva il sapore della pioggia
sulle labbra impallidite dal freddo.
Pioggia.
Sembrava prendersi beffa di lui,
scandendo i tempi della sua vita.
Posò la bottiglia sulla scrivania
e si sedette sulla poltrona di velluto.
Crack
-
Padrone, ecco qui il nuovo gufo signore! Mi hanno garantito fosse il
migliore signore!
-
Va bene, Lory. Puoi andare.
Si avvicinò alla creatura che
sedeva fiera sullo schienale di una sedia del suo studio.
-
Ciao! E a te come ti chiamo? Devi essere assai veloce, eh? E di
costituzione forte. Uhm... Amos.
Accarezzò le piume morbide sul
petto scuro dell’animale, che bubbolò.
-
Ora, voglio che tu porti questa missiva al ministero. E lì aspetterai una
risposta che porterai alla Gringott. Poi sei libero di volare dove vuoi.
Il gufo sventolò le ali e salì
sull’avambraccio di Draco. Poi, una volta la finestra aperta, prese il volo.
Draco chiuse la finestra. Fissò
nel vetro il riflesso, sfigurato da mille fiumi d’acqua brillante. Quindici anni
erano passati. E non solo. Quindici anni sulla sua pelle, che non aveva vissuto
e nonostante ciò aveva subito. I capelli lunghi, la pelle più ruvida e la barba
incolta; non vi era più innocenza né coraggio; anche lo sguardo del ragazzino si
era perso, quello però molto prima della sua cattura. Si alzò rapidamente, prese
mantello e cappello ed apparì altrove.
“Diagon Alley, altro che paese il
dei balocchi. Beh, almeno qui é cambiato ben poco.”
Nonostante la pioggia la stretta
e irregolare via era ancora affollata.
“Primi giorni di Hogwarts.”
Draco camminò a passo affrettato
verso l’insegna del Signor Jenkins. Passò la farmacia Slug & Jiggers, e la
gelateria Fortebraccio, cercando di non scivolare sul ciottolato. Poi qualcosa
di luccicante gli catturò l’attenzione. Un magnifico manico di scopa che gli
ricordava la Firebolt nella forma, ma di nuova generazione senza dubbio, viste
le differenti caratteristiche nella coda.
- E
questa cos’é...?
-
Una Firebolt Interstellare, signore. L’hanno fatta per i venti anni
dall’uscita della mitica Firebolt! Difatti il manico ha quasi la stessa forma
della vecchia. Nonostante lo stile un po’ vecchio sta andando a ruba! Non é
fichissima?
Draco guardò il bimbo strabuzzare
gli occhi verso la scopa, i palmi ben aperti sulla vetrina, come se in qualche
modo potesse toccarla. Avrà avuto non più di otto anni.
“Stile demodé... ma quanto sono
vecchio?”
-
Ma non ne ha mai sentito parlare? Non ci posso credere! È da mesi che
girano articoli su questa scopa!
-
Beh, ho avuto altre cose da fare, grazie in ogni caso dell’accurata
descrizione.
Una signora grassoccia si
avvicinò al bambino.
-
Jonathan, ti ho detto mille volte di non parlare con gli sconosciuti!
-
Ma non mi ha fatto male, mi stava solo parlando!
-
Jonathan-
- È
vero signora, con tutto rispetto, non voglio alcun male al bambino.
La signora indugiò il suo sguardo
sul suo viso, poi spalancò gli occhi. Strattonò il bimbo verso di lei.
-
Io... mi dispiace. Mi perdoni io...
Corse via facendo cadere il
giornale da sotto braccio. Draco lo raccolse e vide con orrore e tristezza la
sua foto in prima pagina, adornata da svariati articoli passanti dallo sdegnato
allo schifato. Ed il titolo in grande Ultimo mangiamorte in libertà.
“No, non smetterà mai di
piovere”
-
Signor Jenkins?
-
Siii?
-
Avrebbe un po' di tempo per un vecchio cliente ex-detenuto?
L’uomo nel retroscala si
affacciò.
- Draco?
Per Dio? Cosa... cosa-
- Se
non vuole che mi vedano nel suo negozio posso capire, nel qual caso la pregherei
di seguirmi da me. Ho bisogno dei suoi servigi, a quanto pare.
- No,
no. Alcun problema. Infondo il cliente é re! Vieni, vedi qualcuno qui che possa
dar fastidio? Su, su siediti che non c’è nessuno e dimmi cosa vuoi. Sai non
pensavo di vederti così presto dopo la tua scarcerazione.
- Neanch’io...
Radere la barba e poi il solito, se ti ricordi.
- Certo
che mi ricordo sono passati anni e non ho più tutti quei capelli sul capo,
ma ho una memoria di ferro!
- Grazie
Signor Jenkins.
- Di
cosa? È il mio lavoro.
- No,
niente.
- Draco,
non posso dire di non avere dubbi sul tuo passato. Ma hai scontato comunque la
tua pena. Di cosa diranno gli altri non mi é mai interessato troppo e tu questo
lo sai bene. Ora dimmi, cosa vuoi esattamente?
Draco rilassò i muscoli ed
inspirò rumorosamente.
-
Vorrei essere del miglior aspetto possibile, andare a mangiare un gelato
da Fortebraccio, comprare “Storia di Hogwarts” e poi rivedere una cara
conoscenza. Magari leggerle anche qualche pezzo del libro, sa é il suo libro
preferito!
-
Ah! E dimmi, questa “lei” aspetta la tua visita o é una sorpresa?
-
Mi aspetta. Sono sedici anni che mi aspetta.
-
Oh! Allora sei fortunato, la mia “lei” mi ha aspettato per un anno e poi
s’é fatta il giardiniere...Ahah!
La pioggia continuava
imperterrita il suo lungo scrosciare. Draco sentiva il rumore incessante come lo
spargersi de riso sul cristallo. E sorrise lasciandosi alle cure di quel rasoio
esperto che gli solleticava il viso.
A/n: Se siete arrivati qua, vuol dire
che siete sopravvissuti al mio tentativo di continuare la storia... quindi un
dovuto GRAZIE è d’obbligo!
Ringrazio particolarmente:
merryluna: beh eccoti un seguito che
spero ti possa piacere. Il terzo capitolo non l’ho ancora scritto ma è ben
delineato nella mia mente bacata. Un bacione anche a te e grazie per la
recensione
_Elentari_: Me rossa come un peperone!
Spero di non aver deluso le tue aspettative! Grazie mille
ZAITU: Che dire?! Le tue recensioni
sono pane per i miei denti! Mi piace molto il tuo modo di scrivere quindi sapere
che tu leggi me mi lusinga! So che ti ho fatto aspettare un po’ troppo, ma ho
pensato più volte a come continuare la storia e mi ritrovavo sempre a sbattere
contro un muro di imprecisioni. Credo che questa sia la volta buona!
(Spero!)
Annaira: Beh eccoti servita la
continuazione! Spero ti sia piaciuta. Bacioni
Silmarilichigo: Probabilmente se non
hai letto i prequel la cosa può confondere... mi dispiace. Spero tu l’abbia
riletta! Almeno per sapere il tuo parere...
|
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Capitolo 3 *** CAPITOLO III ***
ff
A/n: Terzo capitolo di transizione.
Ditemi voi che ne pensate. Sono esattamente le 2.08 del mattino quindi non
rileggo. Chiedo venia per gli errori di battitura e non!
ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio
di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è
tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.
Buona lettura a tutti!
CAPITOLO III
888888
E' una bella prigione , il mondo.
Shakespeare , Amleto
888888
Il signor Jenkins era una di
quelle persone che sapeva guardarti nell’animo. Il suo lavoro era plasmare
l’apparenza della gente secondo la moda, lo status o più semplicemente gli
sfizi. Le apparenze non lo ingannavano più.
Nonostante esistessero semplici
incantesimi di taglio tutta la comunità magica bene pagava profumatamente per i
suoi servigi. Per questo Draco lo conosceva sin da piccolo, da quando
accompagnava suo padre tutti i sabati mattina a radersi o pareggiare i capelli.
Quante ore aveva passato a giocare da solo nel sottoscala in cerca dei colori
più disparati di capelli, sperando che suo padre non se ne accorgesse, non puoi permetterti di giocare come uno
squallido babbano, in mezzo alla polvere!
E il signor Jenkins trovava
sempre una scusa per tirarlo fuori dai guai. Se avesse avuto uno zio, Draco lo
avrebbe voluto come lui.
-
Quanto le devo?
-
Due galeoni e quindici falci. Allora vai da lei?
-
Tenga, ecco. Non lo so, devo sbrigare alcune cose prima.
-
Ti vedo preoccupato, Draco.
- È
che... vede lei... é al San Mungo ed io non sono di certo della famiglia.
-
Beh! Non si può dire che tu passi inosservato. Ancor meno dopo l’uscita
della Gazzetta questa mattina. Anche se sei meno riconoscibile ora... Quella
foto non ti donava proprio!
-
Già. E ho paura che non mi permettano di vederla.
-
Draco? Non eri tu quello che riusciva ad eludere la sorveglianza di tuo
padre? E due infermiere, magari anche vecchie e cieche, ti fanno paura?
-
Se ne ricorda ancora? Di quanto mi nascondevo nel sottoscala?
-
Certo... Oh! Miseriaccia, non ho il resto; vado a cercartelo nel retro.
Già che ci sei fammi sparire quei capelli, ho tagliato i capelli a quel caro
ragazzo de Il Ghirigoro e ho dimenticato di far evanescere il tutto… Brutti
scherzi la vecchiaia.
Draco seguì lo sguardo furbo del
signor Jenkins perdersi dietro la tenda che divideva il salone dal retro, poi
guardò per terra le ciocche di capelli. Piegò la testa e strinse le labbra,
dando vita ad un simil sorriso che aveva più l’aria di un ghigno.
“Vecchia serpe!”
Si abbassò al voler sfiorare le
ciocche corvine confuse tra capelli biondo platino. Sentendo passi in fondo al
locale, prese rapidamente una ciocca e la mise nel taschino; con un movimento
elegante mosse la bacchetta e fece evanescere il resto.
-
Ecco Draco, due falci di resto.
-
Grazie signor Jenkins. Arrivederla.
-
Arrivederci.
La pioggia sembrava essersi
calmata. Niente più ruscelli fortuiti giù per Diagon Alley, né lampi. Draco
rimase qualche secondo fermo sulla soglia, sentendo per la prima volta in anni
il vento sul suo viso spoglio. Rilassò il volto, cosa rara per lui.
“Come ho potuto dimenticarmene?
Il vento in faccia, una scopa: tutto ciò di cui avevo bisogno per sentirmi
libero. Una volta”
La tempesta non sembrava voler
cedere alla preghiere dell’uomo. Erano ormai giorni che si abbatteva su tetti,
campi e speranze. Per quanto gli alberi fossero folti non riuscivano a smorzare
la furia, anzi ne incrementavano l’effetto pauroso lasciandosi vibrare al vento
.
E lui correva. Il vento in
faccia ed il fiato corto, girava la testa ad ogni passo, controllando ogni ombra
mossa dalla forte brezza. Il braccio bruciava, chiaro segno che il Lord oscuro
stava annunciando la ritirata. Erano stati sorpresi in pieno attacco. Il suo
primo attacco. E la verità era che non era più così eccitato come credeva. I
babbani non avevano magia e potevano essere considerati inferiori a uno come
lui, a quelli come lui; ma le loro grida avevano la stessa disperazione, lo
stesso sgomento di fronte al dolore ed all’impotenza, la stessa rabbia che più
volte aveva sentito nelle grida di sua madre. Dov’era la differenza?
Continuava a correre in mezzo
a quel bosco sconosciuto, senza una meta precisa. Apparire gli era impossibile
con quella tempesta. Guardava, avanti, poi indietro poi di nuovo avanti
assicurandosi di non essere seguito.
-
Fermati tu!
“Non é possibile, non c’era
nessuno!”
Inciampò su di una radice nel
girarsi.
-
Fermati ho detto!
Riconobbe la figura tremante
sfigurata dalla fitta pioggia. L’avrebbe potuta riconoscere ovunque.
-
Granger?
-
Malfoy?Merlino! Cosa credevate di fare in una periferia come questa?
Dovevate immaginarlo che la mia famiglia sarebbe stata protetta dal ministero!
Che stupidi!
-
Tu? Vivi qui?
-
Non vorrai dirmi che non lo sapevate! Vi siete buttati in un
attacco suicida! Malfoy, perché? Perché?!
-
Non... Non é possibile...
-
Malfoy... Draco. Lo sai che sono costretta a portarti alle
autorità. Non cercare la bacchetta, é ai miei piedi. Ti é caduta.
-
Non voglio finire ad Azkaban!
-
Lo so, ma non ho scelta.
-
Sì che ce l’hai, lasciami andare. Sai che io non voglio tutto ciò. Se
mi consegnassi mi potrebbero anche condannare a morte. Hermione...
Hermione raccolse la bacchetta
ai suoi piedi e si avvicinò lentamente a lui. Si accovacciò accanto sapendo di
non aver nulla da temere da lui. Lo conosceva fin troppo bene, più di quanto
chiunque potesse pensare. Lo osservò a lungo negli occhi, con tenerezza,
disapprovazione. E anche qualcos’altro.
-
Sei triste.
-
Non chiedermi di non esserlo.
-
Non lo farò.
Allungò una mano e scostò una
ciocca di capelli biondi, bagnati, fin dietro l’orecchio di lui.
-
Dimmi qualcosa.
-
Cosa?
-
Dammi un informazione. Qualsiasi cosa per aiutarmi a finire questa
stupida guerra. E ti lascio andare.
-
Aiutare te o Potter?
-
Che differenza fa adesso?
Gli prese una mano fra le sue.
In un gesto che sapeva di vissuto.
-
Non so cosa potrei dirti, non sono di certo sotto le grazie del Lord
oscuro. Anzi a quanto pare mi vuole morto...
-
Draco.
-
Oddio, non so! Ho sentito– ho sentito mio padre parlare con mia zia di
una conferenza -o qualcosa del genere- annuale e dicevano che ne avrebbero
approfittato, ma non so di cosa stessero parlando. Non saprei dirti altro. Il
Lord oscuro ci dice le informazioni sempre poco prima degli attacchi.
-
Va bene. Vedrò di trovare qualcosa a proposito. Vai ora.
-
Mi lasci andare?
-
Non torno indietro su ciò che ho detto quindi vai prima che cambi
idea!
-
Grazie
-
Non ringraziarmi. Non credo di essere fiera di quel che sto facendo.
Aspetta però! Pro– promettimi che farai di tutto per tenerti alla larga dai
problemi.
-
Hermione io non–
-
Promettimelo. Sul tuo onore!
-
Te lo prometto. Nel limite del possibile.
-
Più avanti c’é una radura e una collina di fronte. Ai piedi della
collina, da qualche parte, c’é un vecchio tunnel che porta alle cantine di una
villa. Li sarai al sicuro.
-
Signore? Signore mi sente? Non stia lì impalato in mezzo alla strada.
Devo passare e se non se n’é accorto, piove! Su che ho una commessa da portare
ai Tiri Vispi! Non mi faccia cadere gli scatoloni!
-
Oh. Sì certo. Scusi.
Entrò in un negozio e subito un
uomo sulla sessantina gli venne incontro.
“Signor Fortebraccio.
Fottutamente inossidabile”
-
Allora che gusti vuole signore? Posso consigliarle qualcosa? Le
specialità della casa sono il cioccolato e Tuttigusti+1, il gusto che cambia ad
ogni leccata! Sennò i gusti dolci sono buon–
-
Limone.
-
E?
-
Solo limone.
-
Beh almeno non é una persona indecisa!
-
Non perdo tempo in sciocchezze.
-
Bene, ecco a lei. Cinque falci e venti zellini, grazie. E torni
presto!
Draco gettò le monete sul banco
vicino alla cassa ed uscì dal negozio.
“ Ed io che credevo Lory fosse
imbattibile nel parlare a vanvera.”
Prese ad assaggiare il suo gelato
sotto il tendone del negozio. Il suo primo gelato dopo sedici anni. Connubio di
gusto e piacere. La prima cosa che si ritrovava a fare solo per il gusto di
farla. Egoisticamente suo, il gelato al limone.
Sorrise. Per la seconda volta
nella giornata.
“E' una bella prigione , il
mondo”
“Dio inizio a prenderci gusto.
Sto diventando patetico”
La libreria più famosa di Londra
non aveva accusato il benché minimo cambiamento. I libri erano padroni del
negozio - come di consueto- e, nonostante metà stock fosse stato venduto per
Hogwarts, vi erano ancora innumerevoli pile alte fino al soffitto, che
sembravano guardarti da lassù, intimidatorie.
-
Posso aiutarla?
Draco inarcò un sopracciglio.
“ Tolta la barba, tagliati i
capelli e non mi riconosce più nessuno?”
-
Si, vorrei la nuova edizione della storia di Hogwarts e un libro che
tratti sugli avvenimenti degli ultimi cinquant'anni nel mondo magico. Il
migliore che avete se possibile.
-
Oh! Certo certo. Venga di qua, glieli prendo subito.
Un ragazzo moro che ricordava
vagamente Paciok, prese a scovare tra diversi scaffali.
-
Ecco qui “Storia di Hogwarts. Edizione Piuma dorata” eeee... “Da
Grindewald ai Chuddley Cannons. Enciclopedia periodica n. 3”. Qui dentro può
trovare dal manico di scopa preferito della mascotte di Grindewals al numero di
peli del monosopracciglio del vecchio Viktor Krum! Che a mio parere sono
infiniti!
-
Quanto é?
-
Ha detto che vuole il meglio no? Otto galeoni, tredici falci e
ventun zellini.
-
Nove galeoni, tenga il resto.
-
Grazie, grazie signore!
“Infondo mi ripagherai il favore,
fin troppo”. Ghignò.
-
Giusto per sapere a chi rivolgermi la prossima volta, come si chiama?
-
Robert Blotts, signore!
“Robert Blotts, non troppo
patetico come nome.”
-
Ho sentito che hanno aperto un "Tiri Vispi Weasley"?
-
Ma sono anni che c’é signore.
-
Sì ma sa, era molto tempo che non tornavo a Londra. Va! Sto girando
troppo sull’argomento ed ho poco tempo. Vede, volevo chiederle - girò un suo
anello verso il basso come a far credere ad una fede - a lei che é più giovane;
io e mia moglie abbiamo voglia di fare, ehm qualcosa di nuovo... non so se mi
spiego.
Draco si avvicino al ragazzo come
per confidargli qualcosa. Un sorrisino compiaciuto sul viso.
-
Sa se esiste qualcosa per, ecco, cambiare aspetto per qualche tempo?
-
Oh! Beh si. Ci sono le mini polisucco. Durano una mezz’oretta, ma i
proprietari stanno avendo problemi al ministero con quel prodotto. Non so se sia
ancora in vendita...
“Bravo pian piano ci arrivi
ragazzo...”
-
Se lo vuole guadagnare qualche galeone?
-
Certo che si!
-
Tenga, cinquanta galeoni. Se ce ne sono – e credo di averne visto qualche
scatola in arrivo- me ne compri una ventina, il resto e tutto suo! Badi a non
fare stupidaggini o ne pagherà le conseguenze!
-
Per Dio! Vado e torno subito! Se arriva qualche cliente le dica di
aspettare, faccio presto!
Passarono circa dieci minuti
quando il ragazzo tornò nella libreria con una borsa piuttosto pesante.
- A
quanto pare é ancora in vendita ma mi hanno detto che lo sarà ancora per poco.
Ne ho prese ventidue. Durano mezz’ora, la trasformazione é un po’ più veloce
della polisucco normale. Basta aggiungere un pezzetto della persona in cui si
vuole trasformare e la pozione é fatta. Ultima cosa, per non essere illegali, le
pozioni non sono mai definitive; cioé non completano mai definitivamente la
trasformazione. C’é sempre qualcosa del proprio corpo che rimane invariato. Ma
non so quanto cambi al principio... Ho il resto di sei galeoni
-
Li tenga se li é meritati!
-
Arrivederla e ancora grazie!
-
Grazie, mia moglie sarà felicissima!
“Idiota, ma servizievole.”
La pioggia smise finalmente di
bagnare la strada e Draco tornò pazientemente sui suoi passi le spalle più
leggere e lo sguardo fiero. Curioso, in cerca di tutti i minimi particolari che
erano mutati, nella centralissima Diagon Alley.
“Si é proprio una bella
prigione.”
“È ora.”
Crack
A/n:Ecco a voi il terzo capitolo. Un
capitolo di transizione che credo non potesse essere saltato. Spero lo abbiate
apprezzato perché, in vero, io non ne sono convinta. Per niente. Ma non potrò
mai migliorare senza le vostre bellissime recensioni!!! Quindi RECENSITE!
Thanks!
Ringrazio particolarmente:
merryluna: Ma che sei la
recensionista più veloce del west? Mi dispiace deluderti, ma Hermione sarà per
la prossima volta... So che questo capitolo è decisamente diverso dagli altri e
che molti saranno delusi. Però questa è l’ispirazione di oggi, che mi fa le
beffe, e non avendo molto tempo libero ne ho approfittato. Un bacione. Alla
Prox
gemellina: wow! Grazie, sono felice
anch'io... di essermi imbattuta in “Chi l’avrebbe mai detto?”! Sappi che
l’adoro! L’umorismo di quella fic mi fa morire dalle risate!!! Ma come fai a
scrivere così??? Le tue recensioni sono pura gioia! Grazie.
_Elentari_: Contenta di non averti
deluso... ora vediamo di questo capitolo cosa ne pensi... a me non piace...
magari lo modificherò in futuro... Grazie della recensione! Spero di continuare
a farti sognare!
|
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Capitolo 4 *** CAPITOLO IV ***
ff
A/n: ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto,
consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e
“Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto
prequels.
Buona
lettura!
CAPITOLO IV
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Tutta la
vita di un individuo non è altro che il processo di far nascere sè
stesso. Noi dovremmo essere completamente nati quando moriremo, benché sia
tragico destino della maggior parte degli uomini morire prima di essere
nati.
Erich
Fromm
888888
Credeva fosse l’ora.
E invece si ritrovò immobile, nel
suo studio, a fissare tutto ciò che una volta era così familiare.
Nel preciso istante in cui si era
smaterializzato aveva avuto paura del presente.
Aveva avuto paura di passare di
fronte alla farmacia dove comprava le medicine per sua madre; aveva avuto paura
di imboccare il vicolo che portava all’ospedale; aveva avuto paura di vedere in
lontananza il cimitero; aveva avuto paura di scorgere la casa che non sarebbe
mai stata più loro, sua e di Hermione.
Era nel suo studio, vedeva
nuovamente il torrente riprendere forza al di là delle finestre e in quel
momento capì che l’espressione “mi sentii mancare le gambe” non era solo un modo
di dire. Se gli avessero detto in quel momento che Elizabeth era morta e che non
gli rimaneva altro che uccidersi, non avrebbe nemmeno protestato.
Passarono qualche giorno, o forse
settimane, nei quali Draco si perse nella vacillante memoria e nell’assetata
voglia di sapere cosa fosse successo in quegli anni. Aveva bisogno di sentirsi
pronto. Pronto a nascere di nuovo. Per Hermione e per sua figlia.
Rimase lì fino ad una notte
inoltrata, quando lo risvegliò, dal suo torpore nell’oscurità mattutina, un
grido. Il tono all’inizio alto, angosciato, si abbassò sino a diventare un
lamento pietoso interrotto da una serie di singulti quasi umani, riflessivi. Un
triste uccello cinguettava disperato al cielo ancora scuro o a qualche altro suo
invadente compagno. Si stava lamentando della sua sorte, stava chiedendo
comprensione e partecipazione e Draco, immobile, con un bicchiere in mano, non
trovava modo di rispondere a quel lamento. E la distanza, maligna, annullava le
sue buone intenzioni.
Nel frattempo verso est la luce
si era addensata contro l’orlo delle colline, premeva, e con un ultimo sforzo
aveva iniziato a travalicare e a scendere con grazia tra i pini e i
cespugli.
Era un nuovo giorno di
libertà.
Draco sorrise.
-
Mi scusi signorina, dove posso trovare il reparto Janus
Thickey?
-
Vada sempre diritto e al cortile prenda la scala B fino al primo
piano. È proprio lì signor...?
-
Blotts, Robert Blotts. Grazie e arrivederla.
-
Arrivederla.
I lunghi corridoi s’incrociavano
trafficati, a mo’ di cardo e decumano definendone il chiaro cortile il loro
forum. Nessuno gli prestava attenzione, presi troppo nelle proprie disperazioni.
Lui era uno fra tanti, dietro quella maschera comune.
Arrivò alla scala B e salì al
primo piano trovandosi di fronte alla segreteria. Il reparto era poco affollato,
come ci si poteva aspettare. Lì non vi erano vivi da salvare né morti da
piangere. C’era solo quella volatile speranza inodore che si respirava a
fatica.
-
Scusi, posso sapere in che stanza si trova Hermione Granger?
-
Lei é della famiglia?
-
No ma vede... scusi come si chiama? Io sono Robert Blotts.
-
Signor Blotts io non posso farla passare a meno di una richiesta
formale da parte dei famigliari, quind-
Draco si avvicinò al banco
appoggiando i gomiti su questo con nonchalance. Sorrise malizioso.
-
Si capisco, ma so che vengono a visitarla Harry Potter, Ginevra
Potter, e probabilmente anche tutta la famiglia Weasley giusto?
-
Certo!
-
E per quanto io sappia al momento del ricovero della signorina
Granger i genitori di questa erano già deceduti e non vi erano altri parenti.
Per quanto riguarda la figlia Elizabeth lei non é ancora maggiorenne né é stata
adottata dai coniugi Potter. Ora la mia domanda é: com’é che Harry Potter,
Ginevra Potter e tutta la famiglia al seguito possono visitarla ed io no?
-
Io non-
Si sporse verso la ragazza
sbirciando sui fogli al di là del banco.
-
Perché vede, nel qual caso io non possa vederla allora neanche
loro. E ciò, glielo posso dire io che me ne conosco di legge magica, essendo che
sia i coniugi Potter che altre persone estranee alla famiglia Granger hanno
visitato la signorina Hermione Granger, é un reato.
Prese dei fogli.
-
Ora, se qui, quando si stava compiendo reato, lei era presente,
Signora...- lesse uno dei fogli - signorina Kathelin Hudson, anche lei, oltre
alla direzione dell’ospedale ovviamente, é perseguibile giuridicamente.
La ragazza lo guardava
sbalordita.
-
E sappia che non è tenuta ad avvertire nessuno, perché non vi é
nessuno da avvertire, ci siamo intesi? Granger stanza 310. Grazie ed
arrivederla.
Restituì i fogli e si diresse
verso il corridoio 3, stanza 10.
-
Amore sono a casa!
Ginevra Potter fece capolino
rapidamente dalla porta della cucina, il pancione non impedendole di correre. Le
due lunghe trecce rosse ciondolavano davanti al seno prosperoso.
Harry si teneva sulla soglia
della porta, cercando di pulire gli occhiali con la maglia e grattandosi la
barba incolta della domenica.
-
Oh Harry ma quanto é durata questa partita? Ero preoccupata.
Pre-oc-cu-pa-ta! Hai detto che saresti arrivato per pranzo e sono le tre del
pomeriggio! Ancora un’altra delle tue storie e non me ne importa se faccio fuori
il capo auror e tutti i miei fratelli, vi faccio fuori e basta! Il fine
settimana il pranzo in famiglia é sacro!
-
Scusa, é che Ron-
-
Ron? Ron? Dov’é quel fannullone che-
-
Zia non lo vedi? Ronny é lì dietro la porta di casa!
Elizabeth, i capelli biondi poco
sopra le spalle perennemente scompigliati, uscì dalla cucina e salì con insolita
eleganza le scale, diretta in camera.
-
Grazie canaglia per delatarmi, e non chiamarmi Ronny sennò...
-
Sì certo... Comunque hai mancato la torta di mele. Era buonissima!
-
Davvero?- Chiese in coro parte dei fratelli Weasley comparsi
dietro Harry.
I fratelli Weasley non erano
cambiati più di tanto. Certo, c’era quella strana maturità nei loro occhi che
ogni tanto faceva capolino e i corpi esili di ragazzo avevano lasciato strada
agli uomini che erano diventati; tranne Percy che era sempre stato un po’
gracile.
E ora Ron si era anche lasciato
crescere la barba, “piace a Luna” diceva.
Ginny, ormai arresa
all’infantilità di tutte le presenze maschili nel suo salotto si girò per
tornare in cucina.
-
Elizabeth Granger scendi immediatamente dalla tua camera e riporta
qui la torta!
Si sentì un grido di delusione
provenire dal primo piano di Godric’s hollows e poco dopo Elizabeth scese
sconsolata le scale. Senza farsi notare fece poi comparire la torta da sotto il
mantello dell’invisibilità.
-
Ehi? Lizzy! Avevi detto-
-
Che la torta era finita! Egoista!- dissero Fred e George
-
No, io ho detto solo che l’avevate mancata...
“Quasi.”
-
A noi due potevi dirlo, ti avremmo coperta!
-
Che gusto c’era se poi dovevo dividerla lo stesso?- ghignò,
portando la torta in cucina e fermandosi poi all’entrata, scrutando tutti.
Ron si avvicinò a Harry.
-
Sei cosciente che quella ragazza sta diventando sempre più
fetente. Fa paura!
-
Naa.
-
E sei cosciente di aver sposato la copia sputata di mia madre?
-
Naa.
Una voce squillò dalla cucina.
-
Ron ti ho sentito! Allora chi ha vinto?
-
Harry ha trovato per primo il boccino, come sempre. Questa volta
ho avuto la fortuna di esserci in squadra, sorellina.
-
E Percy?
-
Beh lo sai che da quando non c’é più papà lui fa l’arbitro.
-
Lo so Ron, volevo solo sapere dov’é finito che non l’ho visto
arrivare dietro di voi.
-
Sta cercando un bolide.
-
Ah, ok. Elizabeth rimetti il mantello nel baule dello zio.
-
Aha! Ma se non hai neanche visto se lo usavo!
-
Ora però ho la conferma. Fila sennò farò in modo che la prossima
settimana la professoressa McGranitt non ti dia il permesso.
-
Questo non lo puoi fare.
-
Vuoi vedere?
Elizabeth tornò in camera sua,
lasciando via libera a tutti gli uomini appostati in salotto per entrare in
cucina. Entrò nella stanza, poggiò una fetta di torta salvata dalla furia
Weasley sulla scrivania e si cacciò a peso morto sul letto.
Lo sguardo poco prima felice, ora
perso fuori dalla finestra.
Aveva bisogno di rivedere sua
madre. Infilò una mano sotto il letto ed afferrò La Gazzetta del Profeta di
qualche settimana prima. Non poteva crederci. Quell’uomo in prima pagina non
poteva essere suo padre. Eppure tutto combaciava: le lettere di sua madre che
aveva trovato tra gli appunti, l’età, gli articoli e lui che chiedeva di
Hermione Granger in tribunale il giorno della condanna, serpeverde a Hogwarts. E
gli occhi. Anzi, tutto. Di sua madre aveva solo quei riccioli ribelli e quel
modo di arricciare il naso che ogni volta che zio Harry la vedeva, sorrideva
malinconicamente. Tutto combaciava.
Suo padre.
“Un lurido mangiamorte”
Calde lacrime le rigavano
silenziosamente il volto.
Nascose il giornale sotto il
letto e si appoggiò al muro, portandosi le ginocchia al petto. Odiava piangere
ed odiava non poterlo controllare.
Il giorno dopo avrebbe visitato
di nuovo sua madre, ma neanche lei avrebbe potuto rispondere alla sua domanda
più grande.
Avevano ragione Percy, George e
tutti gli altri. Non avrebbe mai dovuto intestardirsi in questa ricerca. Ora
avrebbe preferito non averlo mai scoperto.
“Perché?”
Draco Malfoy era fermo davanti ad
una porta, la mano protesa verso la maniglia e tremava. Come un bambino al
buio.
Quindici, ventitré, Diciassette.
Anni
Anni che era stato in prigione,
lontano da lei e da sua figlia.
Anni che conosceva Hermione.
Anni che era innamorato di
lei.
Tutti sanno che il tempo é una
convenzione; È stato inventato per tranquillizzarsi. Ci si gioca comprimendolo o
dilatandolo. Tutti sanno quanto possa passare velocemente il tempo in certe
situazioni. Draco stava tremando ed ai suoi occhi si presentò fulminea alla
mente la sensazione che tutti quegli anni fossero passati in un brevissimo lasso
di tempo. Quindici anni, un minuto, che differenza c’era per loro. Lui i cui
anni erano passati tutti uguali con lo stesso grigiore. Lei che non li aveva
nemmeno visti passare, ignara di tutto e di tutti.
Era ora.
Inspirò profondamente ed
entrò.
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"Se
amate la vita non sprecate tempo, perché è ciò di cui sono fatte tutte le nostre
vite."
Benjamin
Franklin
A/n:
Scusate per la lunga assenza e per la lunga attesa per questo capitolo... mi
dispiace. Il fatto è che sono partita in Italia dove, non vivendoci, non ho né
internet, né un qualsiasi tipo di computer...sigh. In più tra spiaggia e sole...
beh, la fanfiction non è stata in cima alla lista To Do. Linciatemi se volete,
incasserò i colpi senza gridare. Sono tornata in Francia da circa due giorni e
solo ora ho trovato il tempo di continuare con la storia. Abbiate fede che ora
ho intenzione di portarla a termine. Ma sarà più lunga del previsto, almeno una
decina di capitoli.
Sere
Ora passiamo ai
ringraziamenti:
gemellina: Ti prego non mi abbandonare... lo so che sono stata cattiva e che non
c’ero a continuare la fic e sono sicura che ti sei spazientita questa volta...
chiedo umilmente perdono in ginocchio. E mi dispiace dirti che il
“risveglio” di Hermione sarà un po posticipato.
chiaraangel: Grazie grazie grazie e ancora grazie... spero tu continui a leggere la
mia fanfiction. Giuro solennemente che ho intenzione di finirla!
merryluna: Che dire? Ho preparato già il plotone, mi sono auto legata al palo e
tutti aspettano solo che tu dica “FUOCO!”. Hai la mia sorte nelle tue mani!!!
Per quanto riguarda le tue congetture che potrebbero rivelarsi esatte ti do un
indizio o chiarimento che cmq si scoprirà di qui a poco: ciò che rimane
inalterato nell’assimilare la mini-polisucco non ha importanza nella figura di
Malfoy.
aiag: Ecco a te il proseguimento sperando tu ti ricorda ancora della
fanfiction. Grazie mille per i complimenti!
|
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Capitolo 5 *** CAPITOLO V ***
ff
A/n: ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto,
consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e
“Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto
prequels.
Buona lettura
CAPITOLO V
888888
"Se non
ricordiamo non possiamo comprendere."
Edward Morgan
Forster
888888
Era tornato tutti i giorni,
dileguandosi tra anonimi corridoi e turni di guardia previsti e scontati.
Era tornato tutti i giorni. E
tutti i giorni, per un momento, poteva credere - sperare - d’aver fatto solo un
brutto sogno, un incubo terribile e che ora girando quella maniglia avrebbe
sentito la sua voce.
Era un attimo di speranza che
pagava sempre con una fredda delusione.
Il sole fresco di mattino entrava
soffuso attraverso le tende. Le scostò come di consueto per sentire la luce
calda sulla pelle scivolare come un’antica carezza. Draco sapeva che aveva a
disposizione poco più di un’ora, la mano intorno alla boccetta polisucco.
Tolse i fiori secchi e si sedette
vicino alla finestra. Un nuovo mazzo tra le mani.
-
Ciao. Ti ho portato delle peonie. Ero nella vecchia serra di mia
madre; Lory se ne sta occupando. E poi le ho viste e mi sono ricordato. Sai,
dov’ero prima non era facile ricordare se stessi, tanto meno chi si era stati.
Solo silenzio e solitudine che col tempo evolvevano, crescendo dentro me. Mi
rubavano il passato che avevo perduto, sbiadivano dalla mente e dal cuore i
ricordi più belli.
Cercò una posizione nuova,
sintomo del proprio disagio.
-
Credo tu sappia di cosa stia parlando, anche se forse – spero – la
tua prigione sia un po’ meglio della mia.
Si sporse verso il letto
avvicinando la sua mano a quella di lei. Ancora non riusciva a toccarla, per
paura di accettare la gravità della situazione, di sentirla un po’ più assente,
un po’ più fredda.
-
Ho pensato molto in questi giorni, di cosa dovrei fare ora. Come,
quando. Mi manchi lo sai; questa è l’ultima volta che te lo ripeto. Ma lei? Mi
chiedo se ne ho diritto. Lei ha una vita ormai. Elizabeth... quindici anni sono
tanti. Ti ricordi quella notte che mi mandasti un messaggio alle quattro del
mattino, per le peonie?
-
Cosa stai facendo
qui?
-
Come cosa sto facendo QUI?
Questo è il nostro punto d’incontro se non erro e tua madre QUI non ci viene di
notte, cosa credi che faccia?Non mi dire che-
“Come osa chiedermi cosa sto facendo, io
rischio la vita per-”
-
Non intendevo questo, cioè
non solo. Sei un’incosciente ad
essere venuta ora che... Hai della terra sui capelli e anche un po’ sul
naso. Sei
ridicola!
-
Oh! Io... Io stavo
piantando delle peonie.
-
Nella serra di mia madre?
Sei impazzita?
Si avvicinò guardandola
torvo.
-
Certo, come no! Delle
peonie in mezzo a dei gerani, chi le nota? Lo so che avvolte mi ripeto e posso
sembrare stupido ma: sei impazzita?
-
Su Draco, al massimo tua
madre penserà che le abbia messe tu per lei.
-
Perché?
-
Perché
cosa?
-
Le peonie, alle quattro del
mattino, a meno di tre miglia dal quartier generale del Signor Oscuro sfidando
la tua capacità ad attirare traged-
-
Dacci un taglio
adesso!
Draco indugiò con lo sguardo, poi fece un
passo verso di lei, il ghigno già sulle labbra.
-
Sei
sporca.
-
Uh?
Lei rimase scioccata mentre lui si
avvicinava sempre di più. Odiava questi momenti in cui non riusciva a decifrarne
le intenzioni. Era ansiosa.
-
Sei
rossa.
Hermione immobile; lui le prese le mani e la
tirò a se deciso, incastrando i loro corpi.
-
Sei
enorme.
-
OK. Prima ridicola e pazza,
poi sporca, adesso enorme. VUOI DIRMI che intenzioni hai piccolo brutto furetto
alb-
Le baciò la tempia, respirando i capelli
riccioluti, calmandola di colpo;
una mano le stuzzicava la spallina della canotta disegnando lentamente
cerchi concentrici sulla scapola.
-
Sei
sexy.
-
Oh no. No no no NO. So dove
vuoi arrivare. Non qui! Sei tu che sei impazzito! E poi IO sono incinta se non
ricordi bene, come hai detto tu enorme, una BALENA!
-
Hai ragione. Sei enorme –
mente sexy.
Ancora col ghigno stampato sul viso,
avvicinò le labbra al lobo dell’orecchio baciandolo
lascivamente.
-
Allora, mi vuoi spiegare le
peonie?
-
É il...Uhmmh... É Il mio
fiore preferito.
-
Questo lo so già,
Hermione.
-
Avvolte dura anche più di
cent’anni. – Spiegò con voce incerta e timida.
Lui si staccò da lei lentamente facendo
scivolare gli occhi sulla dolce mascella, le guance piene, il mento, le labbra,
fino a trovare le impaurite scure iridi di lei. Erano lucide.
Inspirò profondamente e
attese.
-
Lo so che sono in uno di
quegli stati emozionali dati dal surplus di ormoni nel mio corpo, ma non ce l’ho
fatta. Ero da Molly e pensavo alla guerra e al bambino –
“Bambin-a” corresse mentalmente
lui.
-
e volevo qualcosa che ti ricordasse di me
se dovesse succedermi...
Lui fece per
interromperla.
-
Perché SAI benissimo che
potrebbe succedermi qualcosa,Draco. Siamo in una guerra più grande di noi, e
dove noi siamo nell’occhio del ciclone. –
Si strinsero le mani cercando conforto
nell’altro. Sorrisero speranzosi.
-
Cent’anni.
-
Lo so, sono
tanti.
-
Per noi due non saranno mai
abbastanza. Promesso.
-
Draco
noi-
-
Approposito di grandi cose,
là dietro c’è una chaise-longue a prova di bal- No,no... Forse ne serve una a prova di
piovra gigante!
-
Che stupida illusione
l’immortalità, quando si è giovani e si pensa di avere tutta la vita davanti;
credere di vivere per sempre che tanto le tragedie succedono solo agli altri. Lo
credevo anch’io quando ero con te, nessuno sarebbe mai riuscito a separarmi da
te finché fossi stato vivo. Quello che non sapevo è che non basta respirare per
essere vivo.
Serrò la mascella concentrandosi
per non perdere se stesso in ricordi troppo dolorosi. Si chiedeva sempre come
fosse sopravvissuto.
-
Non credo di riuscire più a prometterti niente. Vorrei prometterti
che riuscirò a svegliarti.
Si alzò sconfitto.
Cercava un punto fermo da
fissare.
Cambiò l’acqua del vaso e vi mise
i fiori ormai sofferti dalla morsa nervosa della sua mano.
-
Oggi ti fanno il bagno, ho aggiunto l’essenza di rose che ti
piaceva tanto nelle bottigliette, tanto se ne accorgeranno solo dopo. Ora devo
andare, torno più tardi.
Si avvicinò di nuovo a lei
piegandosi in avanti, cercando di coglierne il profumo. Le accarezzò lentamente
i capelli scostandone un riccio ribelle dalla fronte.
Era teso.
Non resistette.
La bocca di lui si avvicinò
tremante alla pelle distesa, cercando di colmare quella sete e nostalgia di lei.
Le labbra screpolate si posarono lievi sulla fronte delicata.
Sabbia sul cristallo.
Draco posò una mano sul cuscino e
una coscia sul letto temendo di non potersi reggere. Portò l’altra mano sulla
nuca di lei premendo leggermente. Poi tutto si fece più forte, esigente,
bisognoso.
“Ti prego svegliati”
Le tenne la testa stretta fra le
mani schiacciando le labbra sulla fronte quasi a farsi male, una lacrima cadde
sulla fronte ignara.
“Fallo per me”
Passò il dito su di una cicatrice
sconosciuta, tradita dalla tunica che le era scivolata dalla spalla. Rabbrividì
e per un istante si sentì stranamente tradito, ma scacciò colpevole quella
sensazione. Abbasso il viso sul suo collo per nascondere le lacrime da quel
vuoto così pesante. Le braccia la circondarono, una mano dietro la testa come
fosse una bambina, per stringere a se quel corpo inerme in un abbraccio lungo
quindici anni.
-
Sei così calda.
-
...ti rendo conto che l’hanno fatto uscire di prigione? No ma dico
io, MALFOY!!
-
Ron, è successo due settimane fa.
-
Lo sapevi e non me lo hai detto!
-
Era scritto su tutti i giornali.
-
Che cambia? In ogni caso possiamo farlo rientrare.
-
Sì e sotto quale accusa?
-
C’è mai servita una scusa per vederlo marcire Harry? Sono sicuro
che sia lui ad uccidere Hermione.
-
Hermione non è morta. Smettila di dire così.
-
Perché quello lo chiami vivere?
-
Ron, Malfoy ha scontato la sua pena. Gli ha portato via la parte
più bella della sua vita e condizionerà per sempre quella a venire. Non ha
famiglia né amici e gli unici che riusciranno ad avvicinarsi a lui senza sentire
paura o disgusto saranno il suo elfo domestico e il suo gufo, ammesso sia ancora
vivo. Non credi sia abbastanza?
-
No. Lui può ancora
riuscire a sentirsi vivo, a camminare, a comprare cioccorane e a leggere la
gazzetta. Hermione respira ma...
-
Non ci sono prove che sia stato coinvolto con Hermione.
-
E allora quelle due ragazze morte?
-
Nemmeno. Solo supposizioni. Smettila Ron, non intestardirti in
cose che non puoi controllare.
-
Io sarò solo un povero venditore di scherzi Harry, ma tu, tu puoi
farlo, sei un Auror per Dio! Seguilo, troverai sicuramente qualcosa. Le canaglie
come lui non cambiano mai.
-
Non farò cose del genere, il dipartimento ha già ripulito il
maniero e messo abbastanza restrizioni-allarmi sulla sua bacchetta e non credo
abbia voglia di uscire a far casini. Non vorrà mai tornare ad Azkaban e non ha
nessuno con cui stare. É sempre stato troppo codardo per fare le cose da solo. E
poi, non è un mio problema.
-
Ma Harry –
Si alzò una voce dal cornofono
posato sulla scrivania massiccia
-
Scusa Ron ma il lavoro chiama, ci sentiamo di nuovo stasera via
camino e ti prego la prossima volta
che mi chiami in ufficio fa che sia importante!
-
Venerdì a cena da me è abbastanza importante?
-
Alle otto?
-
Perfetto, vado a convincere Luna. Ciao.
La faccia larga di Ron scomparve
tra la cenere lasciando l’ufficio silenzioso.
Harry fece un passo verso la
scrivania scura ricoperta da innumerevoli rapporti, dando spalle all’enorme
libreria che contornava il monumentale camino. Solo di poco spuntava la
targhetta “Auror Potter”. La stava tirando su per spolverarla quando sentì
aprirsi la porta decorata di un’altra targa “Auror Potter – Capo
dipartimento”.
-
Mi scusi Signor Potter, ma non rispondeva al cornofono e sono
venuta a vedere se fosse successo qualcosa.
-
Hai fatto bene Alice. Ero impegnato via camino. Cosa c’è? E
chiamami Harry per favore, sennò mi ricordi la mia vecchia assistente.
-
La signorina Hudson è qui, Signor Potter. Posso farla entrare, le
ricordo che fra trenta minuti ha un colloquio con –
-
Sì si, va bene falla entrare.
-
Vado a chiamarla subito.
“Signor Potter, mi fa sentire
vecchio”
-
Harry?
-
Kate! Qualcosa non va con Hermione? O Elizabeth è ancora andata di
nascosto?
-
Hermione è costante come sempre ed Elizabeth non è il
problema.
-
Oh?
-
Il fatto è che abbiamo un nuovo visitatore.
-
Beh è già successo che qualche curioso si intrufolasse. Chi devo
spaventare?
-
Vede, questo a quanto pare è un habitué. Non ne ho parlato subito perché
pensavo fosse una cosa straordinaria. Mi aveva fatto una ramanzina sul fatto che
se non lo facevo entrare andava dal direttore, che nemmeno tu o i Weasley siete
“della famiglia”. Dal piano regolamentare aveva ragione e poi sembrava un bravo
ragazzo. Però stamattina l’ho rivisto e non aveva firmato il foglio delle
presenze. Era nella stanza di Hermione. L’aveva sollevata e la teneva stretta a
se, sembrava piangesse. Tempo di tornare con uno della sicurezza era già
sparito. Poi ho notato che da un po’ di giorni Hermione porta un profumo e ora
le boccette per il bagno odorano tutte di rosa. Anche i fiori sono freschi.
Sembra come –
-
Se ci fosse andato troppe volte.
-
Già.
-
Me ne occuperò personalmente. Mi puoi fare una descrizione?
-
Ho di meglio: si chiama Robert Blotts. Non troppo alto sulla
ventina, cicciotello, moro, occhi grigi, aria buffa. Mi aveva dato l’idea di uno
goffo, ma è tutto il contrario.
-
Grazie Kate. Non sembra voglia farle del male e ora è troppo tardi
per andare a fare qualcosa. L’orario di visite è finito e non voglio destare
sospetti. Non voglio che nessuno venga a saperlo, tanto meno Elizabeth. Vedrò di
mettere qualche protezione in più alla stanza domani di prima mattina e appena
posso farò una piccola visita al nostro uomo.
-
Bene, ora vado che un paziente mi aspetta. Se c’è qualunque cosa
di nuovo lo chiamo. A domani.
-
Giusto. A domani.
La chioma bionda sparì dalla
porta con un leggero click. Harry si lasciò cadere sulla poltrona, le braccia
appoggiate ai braccioli. Sporse indietro la testa. La ritirò su e spostò gli
occhi sulle pile di rapporti da correggere, firmare, strappare.
-
Ci mancava anche questa.
Elizabeth piangeva.
Il letto a baldacchino
verde-argento completamente sigillato, piangeva come tutte le notti da quando
aveva scoperto chi fosse suo padre. Come aveva potuto sua madre, se era così
brava e diligente come dicevano! Come aveva potuto tradire tutti per lui? Non
era possibile. Non ci credeva, c’era sicuramente qualcosa che le sfuggiva,
qualche ragione nascosta.
“Chiunque ma non un
mangiamorte”
Elizabeth decise in quell’istante
che non si sarebbe fermata lì. Non le importavano le evidenze. Dopo il
coprifuoco sarebbe andata in biblioteca col mantello invisibile. Avrebbe trovato
qualcosa. Qualunque cosa prima di tornare a casa per il fine settimana.
Prima di tornare da sua
madre.
A/n: ... mi dispiace l’assenza. Non ho
scuse. E nemmeno internet, ho scoperto che il mio vicino non mette la password
per la wireless e ora sono un’internauta clandestina YAHE!! Potete fare di me
ciò che volete. Chiedo venia per gli errori di battitura.
Sere
Ora passiamo ai
ringraziamenti:
gemellina: Beh che dire i tuoi commenti
sono bellissimi... è vero Draco non si può non adorarlo, così determinato eppure
e così spezzato dentro allo stesso tempo. Chissà se leggerai o riconoscerai
ancora questa ff. Non so se poter osare di sperare. Cmq grazie mille. Questa ff
la sto continuando molto, molto, molto lentamente ma giuro che cmq vada ho
intenzione di finirla perché ho già il cap finale già scritto. Grazie
ancora.
Malfy: Non posso prometterti cose che
potrebbero svelare la ff. Quello che posso dirti è che le cose si sistemeranno
ma non come credi tu, e non tutti ne usciranno indenni fisicamente o
psicologicamente. Sta per scoppiare qualcosa.
luan1985: Allora eccotelo.... con
qualche mese di ritardo, spero tu riconosca la ff. Un bacione e grazie per i
complimenti
anya: Sono contenta di essere riuscita
a trasmettere qualche emozione. Draco è perso, rotto dentro senza Hermione.
Dovrà trovare un nuovo appiglio, una nuova speranza.
lady_slytherin: Il loro incontro sarà
tardivo, Draco non ha idea di come comportarsi ancora. E lei potrebbe non
accettarlo all’inizio... infondo lui è conosciuto come un pericoloso
mangiamorte. Poi se non è lei ad andare da lui non credo che Harry lasci Draco
avvicinarsi molto......
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Capitolo 6 *** CAPITOLO VI ***
ff
A/n: ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio
di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è
tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.
Buona lettura.
CAPITOLO VI
888888
“Non vi è nulla di
nascosto che non debba essere rivelato. Né cosa segreta che non venga alla
luce.”
Sacre Scritture
888888
Sbatté un pugno sul muro a cui
era appoggiato. Aveva notato che c’era qualcosa di strano nel momento in cui lo
vide: un uomo appostato all’inizio della scala che portava al reparto a lungo
termine. Non aveva né divisa né distintivo, ma era appoggiato alla colonna
reggente la scalinata da circa due ore guardandosi intorno sospettoso.
L’avevano visto.
-
Un auror. Merda!-
Imprecò Draco sottovoce.
-
Deve aver fiutato qualcosa...-
L’espressione corrucciata, Harry
sorseggiò un po’ di succo di zucca. La cucina brillava di mille diamanti
proiettati sulle pareti. Era stata Ginny a volere le finestre con quelle
decorazioni e ora il risultato era che Harry non poteva leggere niente senza
sentire quel fastidio di chi ti punta la luce nell’occhio. L’odore di bucato
fresco e pancakes lo aveva fatto scendere dal letto piuttosto presto per essere
una domenica. E poi il problema di Hermione non lo faceva dormire.
Ginny stava entrando dal retro
con una cesta piena di lenzuola. Nonostante la gravidanza era sempre abbastanza
energica la mattina; era la sera il problema, e tutti quei massaggi ai piedi che
Harry aveva dovuto imparare a fare con maestria. Harry si alzò subito andando
incontro a Ginny prendendole la cesta e posandola sul tavolo.
-
Grazie amore.- Disse Ginny con fare tranquillo prendendo della
marmellata dal primo scaffale. – Vuoi un po’?-
-
No grazie, tutta tua. Vieni siediti, ho già tirato fuori il
succo.
Ginny si girò pesante per poi
tuffarsi sulla sedia accanto a Harry.
-
Io e la marmellata abbiamo un conto il sospeso.
-
Uh hum...
Harry sapeva benissimo quanto la
marmellata alla fragola fosse off limits per lui; l’aveva imparato a sue spese
durante la prima gravidanza. Svegliare tutti coloro che conosceva per raccattare
un barattolino di quella marmellata solo perché lui aveva mangiato l’ultimo
cucchiaino non era un’esperienza che voleva ripetere.
-
Avvolte ringrazio Merlino che la gestazione è di soli nove mesi.
Mio Dio, poveri elefanti: sai quanti mesi sopportano loro? Al quinto mese mi
sentivo già scoppiare. Ora sembro proprio una mongolfiera, non mi ricordavo
fosse così faticoso!
-
Uh uhm...
-
E non provare a dire che sai cosa si prova, tu, uomo!
-
Non ho detto niente!
Ginny sorrise dolcemente.
-
Non parli.
-
Lo sto facendo.
-
Non è questo. Sono giorni che sei tutto preso dal lavoro e Malfoy
è uscito da Azkaban da settimane e tu non hai ancora detto una parola in
proposito. Come minimo mi aspettavo una sfuriata o chissà che cosa. Invece
niente, zero assoluto. Non è da te!
-
Ginny, non la penserai come Ron, spero. Siamo cresciuti! Malfoy è
un caso chiuso. Non è di mia competenza quindi non vedo come possa fregarmene di
quel verme. Mi farei solo del sangue marcio. Solo che in questo periodo... sai
com’è? Tutti questi trambusti, l’hotel che vogliono costruire, le
manifestazioni. E se qualcosa va storto sono io–
-
Il capo...
-
Esatto. Quindi il responsabile; Blochnails non vede l’ora di darmi
addosso. E poi sai che periodo dell’anno è questo qui. È anche venuto il signor
Patil!
-
Poverino, dopo tutti questi anni non si è ancora arreso per
Padma.
-
Mi ha pregato di riaprire il caso per l’ennesima volta; dovevi
vedere la sua faccia quando ho dovuto congedarlo. Era abbattuto e chiudendo la
porta ha detto “Ci vediamo tra un anno” Non si fermerà mai, sai ? Lo capisco.
Neanch’io mi fermerei se succedesse qualcosa del genere a Lily.
-
Già. Almeno Hermione è lì. Padma invece... Va’, non pensiamo a
queste cose. James e Lilian li ho già mandati dalla mamma; magari riesco a
riposare un po’. Allora mi vuoi parlare, lo sai che sono una tomba. Chi ha
fiutato? Qualcosa di grave al lavoro?
-
Oh! Niente di che, devo fare un giro. Ti raggiungo da tua madre
per il pranzo.
-
Ma Harry, oggi è domenica! Se fosse un “niente di che” non ti
scomoderesti ora!
-
Ginny, amore, non voglio allertare nessuno se prima non stringo
qualcosa in mano, ok? Magari è solo un buco nell’acqua. Poi ti racconto, ma ora
devo andare.
Harry si alzò affaticato.
-
Allora vedi che è importante; di certo è qualcosa che ci riguarda
da vicino dato che potresti allertare
noi. Poi mi racconti, non credere di salvarti. Bacio. Ah! E se passi da Diagon
Alley prendimi delle cioccorane e il treno di Lizzy arriva alle dieci.
-
Ci va Ron.
-
Ron ti ha detto la settimana scorsa che non avrebbe potuto.
-
Oh merda! Mancano cinque minuti! Allora corro, bacio! Accompagno
io Lizzy. Il cappotto, il cappotto dov’è il CAPPOTTO?
-
Dalla porta Harry. Dove l’hai lasciato ieri sera.
-
Ah, giusto! Cazzo cazzo CAZZO! Torno presto.
-
Ti conviene.
In piedi Harry le accarezzò
dolcemente il viso con le dita, s’infilò il cappotto azzurro e si
smaterializzò.
Era il secondo giorno che si
ritrovava a girovagare per le tortuose strade magiche di Londra per poi fermarsi
in quel giardino pubblico dietro Tulip Street. Si sedeva sulla panchina più ad
ovest, vicino al laghetto artificiale, a fissare la villetta di fronte. Non
poter visitare più Hermione lo stava rendendo pazzo, ma era stato azzardato e
non aveva saputo resistere alla tentazione di starle vicino: aveva perso la
cognizione del tempo. Uno stupido errore ed ecco come lo pagava. Ora si trovava
ad osservare quella villetta disabitata che una volta avrebbe potuto essere la
loro casa.
La sua vita era stata fatta a
pezzi e trovarsi nei luoghi di un tempo era l’unico modo che aveva per non
soccombere e cadere nel limbo che lo aveva inghiottito anni addietro.
Pezzo dopo pezzo alla ricerca di
un passato da ricomporre.
Come i brandelli di una foto
strappata.
-
Ti voglio portare in un
posto. Non è troppo lontano da qui. È vicino a Diagon Alley dalla parte
residenziale. Hai presente Tulip Street? C’è un posticino carino che mi ricorda
i giardini sotto il Pont Neuf a Parigi. Ci vado spesso a
leggere!
-
Hermione... Ero riuscito a comprarla la casa. Quella che da
proprio qui, sul laghetto, che era stata messa in vendita. Doveva essere una
sorpresa alla fine della guerra. La delusione dipinta sul tuo volto quando
scopristi che un tale aveva comprato la villetta. Quando tu sapevi benissimo che
non potevi permettertela... Non vedevo l’ora di dirti che ero io quel tale e che
la casa sarebbe stata nostra. Non sai tutti gli stratagemmi perché mio padre non
mi scoprisse, ah! Che cosa me ne faccio adesso?
Parlava guardando i timidi raggi
di sole sull’acqua ridisegnare i contorni dei palazzi riflessi.
-
Questo era il “nostro
angolo di paradiso” come dicevi tu. Anche oggi come tutte le volte che siamo
venuti, anche oggi che sono solo, qui è spuntato un po’ di sole. Non sono ancora
riuscito ad entrarci, in casa. Mi ero promesso che avrei varcato la soglia per
la prima volta con te. Magari un giorno questa sarà la casa di nostra
figlia.
Allargò le braccia sullo
schienale della panchina e girò il viso verso il sole autunnale.
-
Non ho ancora deciso cosa fare al riguardo. Di certo i Potter non
mi lasceranno mai avvicinarla. Troverò qualcosa.
Inspirò.
-
Se tu fossi qui staresti ridendo. In effetti, sono impazzito:
parlo da solo contro il vento in un giardino dimenticato da Dio e l’unico luogo
che mi sia mai saputo di casa non l’ho mai abitato. Staresti sghignazzando del
mio essere così patetico.
L’andirivieni continuo di corpi
la stava nauseando. Corpi eccitati, tristi o semplicemente in attesa del momento
del giudizio formavano un groviglio di espressioni che la mettevano in
soggezione. Perché era così che lei si sentiva dentro: confusa, strana,
arrabbiata, apatica, felice... come se soffrisse del disturbo di personalità
multipla. Vedere qualcosa di esterno che la rispecchiava nel profondo lo trovava
odioso e ingiusto nei suoi confronti.
Oggi era domenica e come di
consueto sarebbe andata a far visita a sua madre di prima mattina. A formulare
domande che non avrebbero ricevuto risposta.
-
Lizzy! Lizzy dove sei?
Eccolo suo zio. La sua versione
di simil-padre. Tutto spettinato con gli occhiali tondi degni del XVIII secolo.
E cappotto da Auror, giusto per non attirare l’attenzione.
-
LIZZY??
-
Zio!
-
Ah! Eccoti, sei qui.
-
Già, e tu sei in ritardo.
-
Ehm, sai non trovavo il cappotto e poi son dov-
-
Di un quarto d’ora.
-
Sì ma... lo sai che... non-
-
Ti sei dimenticato. Di nuovo.
-
Io non... Hai-hai ragione, scusa. Credevo venisse Ron.
Elizabeth lo guardò torva. Suo
zio: Harry Potter, un disordinato cronico, cocciuto, scostante, incompreso,
pedante, smemorato, avvolte sconsiderato, affettivamente asfissiante capo-auror
. La guardava ancora mortificato. Prima che potesse pronunciare una qualsiasi
altra scusa lei lo fermò con un sottile gesto della mano.
-
Che ne dici se ci smaterializziamo?
Gli porse una mano che lui prese
delicatamente.
-
Ti lascio al San mungo e ti vado a riprendere tra un ora. Ho una
commissione da fare a Diagon Alley.
-
Salterellini Zompanti Acidosi?
-
No, cioccorane. Stavolta mi è andata bene!
Crack
Entrando nel reparto Janus
Thickey sembrava di attraversare uno spazio temporale sospeso. Certo l’aria
pesante ed il penetrante sentimento d’impotenza si facevano sentire. Era
l’assenza del solito viavai di visitatori che dava ai lunghi corridoi quell’aria
da film horror.
Nessuno dalla segreteria.
Nessuno nei corridoi.
Nessuno in giardino.
Harry ed Elizabeth percorrevano
con lentezza i corridoi verso la stanza dove giaceva Hermione.
-
Cos’è successo Zio?
-
Eh?
-
Non c’è nessuno oggi. È Strano.
-
Oh! Beh... saranno occupati.
-
Chi lavora si, ma i visitatori? Oggi è domenica.
-
Non credo che-
Harry affrettò di poco il passo.
“No, no. Dai non farlo. Dai dai..”
-
Salve capo-auror.
“L’ha fatto. Cazzo”
-
Tenente.
Elizabeth gli afferrò il braccio
fermandolo e girandolo verso di sé. Gli occhi glaciali.
-
Che storia è questa zio?
-
Io... Lo sai che devo sempre tenere a mente la tua salvaguardia.
L’ho promesso a-
-
Mia madre, si. Lo sai che odio essere scortata, ne abbiamo già
parlato tante volte! Chi vuoi che mi faccia del male? Perché non mi LASCI IN
PACE! Non ho bisogno di scimmioni che mi seguano a destra e a manca!
-
Non sai quello che dici. Non hai idea-
-
NO! Tu non hai idea-
-
Adesso basta.
Vai da Hermione. Sono qui tra un’ora.
Categorico, Harry le mise una
mano sulla spalla e la portò vicino alla porta della stanza; fece per aprirla.
Si stava irritando per l’ennesima volta.
-
No, ZIO!
Si ritrasse; un passo indietro,
due, non gli piaceva mentirle.
-
Un’ora.
Crack
“Se n’è andato. Mio zio si è
smaterializzato. ARRGH”
-
Bravo scappa. SCAPPA o grande eroe del mondo magico dei miei
stivali!
Pestò il piede destro a terra due
volte e strinse i pugni. Lo sguardo era furente. Era sempre così con lui. Se
aveva qualcosa da ridire peggio per lei, non la stava mai ad ascoltare. Non
aveva nessuno che la stesse ad ascoltare. Non c’era nemmeno la sicurezza che sua
madre potesse ascoltarla.
-
E cosa avete da guardare voi? Fate il vostro lavoro e non
rompetemi le scatole. SU SU GIRATEVI! Non vi voglio sentire nemmeno fiatare o
dico al vostro capo-auror qualcosa di poco carino sul vostro conto, il tanto per
una bella sospensione!
“Idioti”
Aprì la porta della stanza 310
con prepotenza, entrò e chiuse sbattendola.
Al di là della soglia Elizabeth
rimase pietrificata: la luce filtrava limpida dalla finestra; avevano scostato
le tende, lavato le tende; i fiori
freschi su entrambi i comodini, niente polvere, niente calcare dal lavandino,
tutto era perfetto. Elizabeth ghignò:
-
E ora come faccio a sfogarmi su Kate, mamma? L’ultima sfuriata
deve averle fatto effetto. Sei bellissima oggi, profumi di rose! E che bei
fiori... dove lo metto ora il mio mazzetto di malva?
Click
“Quando parli del diavolo”
-
Signorina Granger?
Kate Hudson, l’infermiera
incaricata delle cure di Hermione, fece capolino dalla porta.
-
Spuntano le corna...- disse Elizabeth a denti stretti.
-
Signorina, mi hanno chiamato quelli della sicurezza. Tutto bene?
Ha bisogno di qualcosa?
-
No, grazie. Quelli della sicurezza semplicemente non hanno capito
cosa vuol dire farsi i fatti
loro.
-
Ah, capisco...
-
Bella l’idea del profumo.
-
Quale profumo?
-
Quello alle rose. È in tutte le boccet– non l’hai messo tu?
-
Oh il... Sì il profumo. No, cioè... Se ha bisogno di qualcosa non
esiti a chiamarmi.
Click
-
Perfetto! Cos’è? Oggi hanno indetto il Grande-Giorno-della-Fuga?
Almeno tu non puoi scappare, mamma.
Elisabeth si avvicinò alla
poltrona tra il letto e la finestra sbuffando.
-
Diamo un’utilità a questa povera poltrona. Così sarò più comoda
per farti vedere quello che ho trovato. Come hai potuto mamma? Perché lui?
Iniziò a tirare fuori fogli su
fogli, foto, lettere, libri ed appunti. Raccontare tutto a sua madre e farle
domande anche se sapeva che non avrebbe ricevuto risposta erano un modo per
chiarirsi le idee. E per rendere il tutto più reale.
Andare al Ghirigoro era stato
effettivamente di poco aiuto. Anzi, ora la cosa lo preoccupava ancora di più.
Non solo il Signor Blotts non c’entrava niente con il visitatore misterioso;
quando lui aveva chiesto se si ricordava di aver visto qualcosa di strano negli
ultimi tempi, Blotts parlò di un certo signore che aveva voluto comprare una
quantità esorbitante di mini-polisucco. E le mini-polisucco erano ancora legali.
Harry aveva la sensazione di tralasciare qualcosa.
“Merlino! Potrebbe essere
chiunque!”
-
Kate, tutto bene?
-
O sissignore, perfettamente. Elizabeth è ancora dentro.
-
Grazie.
Si avviò verso la stanza. Aprì la
porta.
-
Lizzy? Lizzy, sono già arrivato. Vediamo come sta la nostra cara
Hermione.
Una parte della stanza era
completamente invasa da fogli ed articoli. Elizabeth sgranò gli occhi orripilata
e incominciò a raccogliere tutto rapidamente.
“Questa mania di non poter usare
la magia fuori dalla scuola. Merlino perché?”
-
Perché sei in anticipo... Cioè, sei in anticipo zio! Di
venticinque minuti! Nessun ordine da impartire ai tuoi scagnozzi: inseguimenti,
spionaggio, rottura di scatole?
-
Dai Lizzy, lascia perdere ok? Non mi risulta il tenente o qualcuno
ti abbia importunato. In ogni caso ho fatto più veloce del previsto. Come sta
‘Mione?
Harry fece un passo verso il
letto.
-
Stabile, come al solito. Sei stato tu a richiedere il profumo, i
fiori e le altre cose? È molto carino.
-
Oh? Sissì, certo. Il profumo e i– i profumi per il bagno e i fiori
di... Quei fiori belli. Quelli lì!
-
Peonie, Zio.
-
Esatto, le peonie!
Elizabeth lo guardò di sottecchi
cercando di recuperare poco alla volta tutto ciò che in tre minuti era riuscita
a spargere per quasi tutta la stanza.
Harry portò una mano
sull’avambraccio di Hermione; la accarezzò lievemente, lo sguardo perso in
conversazioni e parole ripetute già troppe volte.
-
Mi manchi so-tutto-io.
Si sporse per darle un bacio
sulla fronte avvicinandosi pericolosamente a ciò che Elizabeth tentava di
nascondere a tutti i costi. Il fascicolo che ora le dita di Harry stavano
afferrando con curiosità.
-
Cos’è questo?
Elizabeth si sfregò le mani
nervosamente senza staccare gli occhi dal fascicolo. Questo non va’ bene, per niente bene, pensò.
-
Niente, mi sono portata delle cose da fare mentre ero qui.
-
Ah... Vuoi dire che quando sei con lei non le parli?- chiese Harry
dispiaciuto.
-
No, si!Sai non posso mica sempre parlarle! E poi che te ne frega a
te! Non vieni quasi più!
-
Lizzy!- la rimproverò
Harry accarezzando lievemente la copertina ruvida e passando l’indice sul bordo
dei fogli..
Elizabeth, temendo il peggio, si
fiondò di fronte a lui e avvolse i suoi appunti possessivamente con le mani
cercando di toglierli dalla presa ferrea dello zio. Lo guardò spudoratamente
negli occhi.
Era così nervosa che non si rese
nemmeno conto del tono che aveva usato in precedenza.
-
Immagino siano compiti. Se sono di difesa contro le arti oscure te
li posso correggere.
-
No. Non voglio. Ora se puoi restituiscimelo.
-
Lizzy ma cosa ti prende? È tutta la mattina che sei intrattabile!
Adesso basta.
-
Sei tu che prendi le mie cose e non me le ridai!
Cercò di tirare a se il fascicolo
senza riuscirci e ora Harry la osservava sospettoso.
-
Cos’è che non mi vuoi far vedere Elizabeth? Cosa tieni nascosto
qui dentro?
-
Niente, adesso mi vuoi pure controllare, non ti basta circondarmi
di gorilla? È per quello che non c’è nessuno, vero? Tutti quei auror in giro e
hai anche vietato le visite... quella povera gente che ha solo la domenica per
far visita ai propri cari come fa? Me lo vuoi dire? Tutto per un tuo capriccio
iperprotettivo! Non mi lasci respirare; è una fortuna che io debba andare a
Hogwarts.
Harry ora era visibilmente
alterato.
-
In questo momento a far capricci non sono di certo io. E non ho
deciso io di vietare le visite, è stata una misura presa da un mio sottoposto
della quale non ero a conoscenza se proprio lo devi sapere!
-
Vedo che nemmeno i tuoi sottoposti ti danno retta.
-
Quando torniamo a casa ne riparliamo, ragazzina!
-
Di cosa? Non c’è
niente da dire.
-
Ah si? Allora
comincia a parlare in modo appropriato, non come una viziatella!
-
Certo, se tu la smetti
di controllarmi.
-
Non parlarmi in questo tono Elizabeth. Stai passando il limite!
Non hai idea-
-
Non hai idea qui, non hai idea lì! Dimmi, di cosa dovrei avere un
idea. E DAMMI IL MIO FASCICOLO!
Harry non mollò la presa nemmeno
un attimo. Doveva chiarire adesso. E non poteva lasciare che distogliesse lo
sguardo né la concentrazione.
-
Prima te l’ho lasciata passare ma ora... Sono stanco di essere
trattato secondo i tuoi umori e oggi non è la prima volta! Non hai nessun
diritto di parlami così. Ho giurato a tua madre e a me stesso di crescerti come
si deve. Non così insolente! Ti ho cresciuta come una figlia! E merito rispetto.
Sono–
-
TU NON SEI MIO PADRE!
In quel momento accaddero più
cose allo stesso tempo. Elizabeth non sapeva nemmeno perché l’avesse detto:
forse la confusione, la paura, il sentimento di soffocamento... o forse tutto
insieme e il voler uscire in fretta da quella situazione non le aveva dato tempo
di ponderare le sue parole. Entrambi, l’una per il rimorso, l’altro per lo
stupore, lasciarono cadere il fascicolo che sparse fogli ovunque. Negli occhi di
Harry passò in un lampo una fitta acuta e sottile. Elizabeth si portò una mano
sulla bocca e spalancò gli occhi. Harry, le braccia arrese lungo i fianchi e i
pugni chiusi, parlò per primo.
-
So di non essere il tuo vero padre, però ho sempre cercato di
esserne uno per te. Non lo sono e in qualche modo hai sempre trovato il modo di
ricordarmelo, ma non credevo che... Ho provato a fare del mio meglio sai? Sia io
che Ginny.
-
Mi dispiace. Io non... non volevo...
-
Ti vogliamo bene come ad una figlia. Perciò ti trattiamo come
tale, con i suoi vantaggi e svantaggi. Non avrai i miei capelli o i miei occhi,
ma non credo che siano i geni a fare di una persona un padre o una madre. Sono
io che insieme a Ginny ti ho cresciuta. Ginny ed io abbiamo voluto prenderci
cura di te, cercando di trasmetterti quei valori fondamentali nella vita perché
tu possa essere un giorno indipendente, così come facciamo con James e Lily.
Così come i genitori fanno con i figli perché è questo il nostro compito.
-
M-Mi dispiace davvero...
-
Cerco sempre di fare del mio meglio. So che avvolte non è facile
per te, in un certo modo ci sono passato anch’io, ma ce la metto tutta. Ne sono
convinto. A quanto pare per te non è abbastanza, però è un mio dovere. Sapevo
che un giorno sarebbe potuto arrivare questo momento solo speravo sempre che
non... Io... cos’è questo?
Harry, che aveva abbassato lo
sguardo, corrugò la fronte; s’inginocchiò a prendere quello che sembrava un
articolo di giornale. Mai niente nella sua vita lo aveva preparato a tutto ciò
che trovò e scoprì quel giorno sparpagliato in tanti fogli, sul pavimento di un
ospedale.
-
Lizzy?
A/n: Chiedo venia per gli errori di
battitura.
Ringraziamenti...( rewiews
please!!):
lady_slytherin: Piano piano tutto verrà
a galla... Cmq Elizabeth é una ragazza forte e testona. Se la caverà!
giuliastarr: Non dirò che ho aggiornato
presto... eccoti qui il seguito!
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