Cold heaven [L'odore del fango]

di Sere86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO I ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO II ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO III ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO IV ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO V ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO VI ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO I ***


ff

 

A/n: Ho fatto delle piccole modifiche (piccole cose di punteggiatura, sintassi, accenti dimenticati...) per le quali mi sono presa la libertà di ripostare la fanfiction. Chiedo anticipatamente scusa nel caso io abbia infranto il regolamento nel ripostare la fanfiction, benché senza alcuni secondi fini se non quello di presentare una versione riveduta e corretta della One-Shot.

 

ATTENZIONE!! Consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto possono essere considerate prequels!!

 

 

 

COLD HEAVEN [L'odore del fango]

 

CAPITOLO I

 

Quel corridoio così freddo e maledetto sembrava gioire della propria infinita lunghezza, come a voler trattenere chiunque il più possibile in quel luogo. Molti uomini l’avevano attraversato, raramente una seconda volta, e sempre con i piedi in avanti; perché chi entrava ad Azkaban era per non uscirne mai più.

 

Qualche squittio rimbombava tra le pareti, accompagnando i passi ben distinti di tre uomini.

 

-         Forza muoviti! Non perderò tutta la mattina per un lurido come te!-

 

Uno dei due uomini dietro al terzo spintonò quest’ultimo con forza, facendolo barcollare ancora di più di quanto non stesse facendo, se possibile.

 

-         Hai sentito cosa ha detto? Forza! E non pensare di cadere che ti trasciniamo a forza di calci in culo!

 

-         Esatto! Finalmente ci libereremo di te. Sono morti quasi tutti, quelli della tua feccia! Mi chiedo cosa ti abbia tenuto in vita per tutti questi anni. Ci fossero ancora i dissennatori ah... non faresti più parte di questo mondo! Cammina verme!

 

-         Mi chiedo come abbia potuto il ministero, Nik, permettere una cosa del genere! Subito dopo il Giorno della Rimembranza... ascolta verme: quelli come te dovrebbero finire tutti tre metri sotto terra a marcire! Non che manchi molto, il puzzo l’hai già!

 

-         Lo sai Jack, questione di leggi. Non é mai stato provato che lui abbia ucciso tutta quella gente-

 

-         Provato? Prova? Io ce l’ho la prova!

 

Il secondo uomo si avvicinò al terzo strattonandolo per un braccio e alzò la manica.

 

-         Eccola la prova!

 

Mollò la presa sputandogli addosso.

 

-         Cammina bastardo!

 

Arrivarono finalmente dal portone. Il legno scuro e massiccio maggiorava l’aria già pesante di quel luogo. Uno dei due uomini passò avanti, tirò fuori la bacchetta e aprì la porta di servizio; lanciò poi una valigetta al di fuori facendola strisciare sul fango.

Prese poi saldamente il terzo uomo e lo trascinò malamente spingendolo dalla porta verso l’esterno. Questi inciampò ritrovandosi nello stesso stato della valigetta.

 

-         Lì hai tutto ciò che possedevi, quando sei entrato, compresa la tua bacchetta. Se ti ricordi qualche maledizione perché non provi a suicidarti! Sarebbe un bene per la comunità! Mi hanno ordinato di farti sapere che per riprendere i tuoi beni dovrai inviare una lettera via gufo al ministero e questo darà disposizioni alla Gringott. Sei libero, Malfoy. Ah e tieni... il giornale di oggi. Così potrai leggere come sono morti quei cani come te!

 

Detto questo rise malignamente e sbatté la porta.

 

A quattro zampe, davanti ad un portone. Le unghie nere affondate nel fango e nella pioggia. Solo quel misero foglio di scarcerazione poteva identificarlo come un Malfoy.

Si volse verso il portone chiuso quasi ermeticamente. Su di esso quattro parole: colpevolezza, redenzione, salvezza, libertà.

 

-         Libertà un cazzo!

 

Strinse i pugni e ne sbatté uno per terra contro il fango, sporcandosi il volto.

 

Quindici anni.

 

Quindici lunghi anni in cui aveva aspettato pazientemente che la morte lo portasse via, troppo codardo per invitarla di sua iniziativa.

Ed ora si ritrovava ad aver scontato interamente la sua pena. A dover ricominciare da zero, solo.

 

-         Libertà non vuol dire libero! Ahaarg!

 

Si alzò di scatto, mosso dalla rabbia.

Afferrò la valigetta prendendo la bacchetta all’interno. La guardo con circospezione.

Quanto tempo che non la vedeva. Che non la toccava, accarezzava.

Quindici anni che non aveva praticato alcuna magia.

E tutti quei momenti che era riuscito a nascondere nei posti più reconditi della memoria, in tutti quegli anni, riaffiorarono.

 

Limpidi.

 

Come le lacrime nella pioggia.

 

 

“...Sei ferita e non posso restare! Ti ho fatto un incantesimo arrestante. Sanguinerai più lentament-”

 

Vieni via con me.”

 

“Lo sai che non posso”

 

“Si che puoi. Portami in salvo”

 

“È ciò che cerco di fare, ma questa battaglia la devo finire.

Comunque vada sono un traditore!

Un traditore per i mangiamorte, un traditore per Potter. Non ho scelta, almeno per una volta farò ciò che é giusto-”

 

“Non morire”

 

“Sai che non posso promettertelo”

 

 

-         Non morire... mi dispiace, ho provato. Ma sono già morto, quindici maledetti anni fa...

 

 

“Ora promettimi che correrai via!”

 

“Correre?”

 

“Promettimelo.”

 

“Te lo prometto.”

 

“Non ti fermare per nessun motivo!”

 

“Va bene.”

 

“No, promettimelo”

 

“Te lo prometto.”

 

“Non guardare mai indietro!”

 

“Te lo prometto.”

 

“Non cercarmi... non aspettarmi.”

 

“Io non-”

 

“Promettimelo! Ti prego...”

 

“T-te lo prometto.”

 

La guardò attraversare la sala di fretta e sparire dietro la parete.

 

Si volse verso un altro corpo, cercando di capire se si poteva fare ancora qualcosa.

 

-         Malfoy, molla la bacchetta e allontanati da quel poveruomo, prima che ti schianti!

 

Si girò lentamente riconoscendo uno dei due gemelli Weasley. Si guardarono per qualche secondo o forse qualche minuto, sapendo che ogni passo falso dettava la propria condanna a morte.

 

Poi un fragore. Delle urla. “È finita! Harry si! È finita davvero!”

 

Poi ancora il caos totale. I mangiamorte che cercavano di scappare, gli auror che gli correvano dietro.

 

Fu in quel momento che si chinò, facendo cadere la bacchetta davanti a sé.

 

-         Malfoy, sei in arresto.

 

 

"Credevo che ti avrei rivisto. Che avresti detto tutto di noi... non ho saputo proteggerti abbastanza, non c’ero, mi dispiace. È stata tutta colpa mia e ne ho voluto pagare le conseguenze, più del dovuto. Il mio corpo vive, ma io sono morto con te."

 

 

Alzò gli occhi al cielo, lasciando che la pioggia facesse un qualche lavoro purificatore.

Strinse la bacchetta tra le mani.

Strinse le labbra febbrilmente.

 

Crack

 

 

 

 

Due uomini lo stavano aspettando di fronte all’entrata del maniero.

 

-         Signor Malfoy, é in ritardo di venti minuti!

 

Uno dei due, il più vecchio, aveva qualcosa di familiare.

 

-         Che succede Malfoy, ancora con le labbra cucite?

 

“Pukepuddin! Alfred Pukepuddin. Bastardo”

 

-         Ebbene, avendo lei purgato tutta la sua pena, é mio dovere riconsegnarle le chiavi del maniero. Ricordi che potrà essere sottomesso ad ispezioni qualora il ministero ne senta il bisogno.

 

Pausò qualche secondo.

 

-         Secondo il codice 744 della legge contro i crimini di guerra, le si può sospendere o addirittura togliere il diritto di praticare la magia al primo sospetto di uso illecito di questa. Detto ciò, buona...buona fortuna signor Malfoy.

 

Pukepuddin consegnò le chiavi e con un  crack scomparì, seguito da colui che doveva essere l’auror di guardia.

Pioveva ancora, la maestosa pesantezza del maniero rendeva tutto più lugubre.

Prese le chiavi e con infinita lentezza aprì il portone.

 

-         Padrone!

 

-         Lory?

 

-         Oh padrone! Com’é bello rivederla. Le preparo un bagno caldo padrone! E le sistemo la valigia padrone! E il letto? Dove vuole dormire padrone? È libero padrone!

 

"Sempre così appiccicosa. Detesto"

 

      -     Allora padrone? Vuole da mangiare? E da bere, padrone? Cos-

 

      -     Smettila di gioire! Basta! Cosa c'é da essere così felici? Non hai alcun diritto di essere felice! Sparisci. Ora!

 

Malfoy entrò spintonando l’elfo di malo modo, lasciando cadere a terra la valigia.

 

Freddo.

 

Tutto era rimasto come l’ultima volta.

Tutto così bello. E freddo.

L’elfo domestico s’impossessò della valigia e cominciò subito a fare ciò che aveva detto precedentemente.

Malfoy si fece strada tra i vari corridoi verso il suo vecchio studio. Afferrò una bottiglia di whisky incendiario ancora bevibile portandosela direttamente alla bocca.

Arretrò barcollando fino alla poltrona vellutata. Si sedette abbandonandosi alla gravità.

 

      -         Sono libero...

 

"Sono morto"

 

Prese un altro sorso.

 

" La libertà... l’ho persa."

 

Un altro ancora.

 

 

“Ascoltami! Guardami! Ti prego fa che io sia ancora in tempo...”

 

 

-         Hermione...

 

Si prese la testa fra le mani, chiuso su se stesso.

 

      -         Non avevo le labbra cucite... solo che, non avevo più niente per cui vivere.

 

"Volevo la condanna a morte."

 

-     Ho perso te, ho perso Elizabeth. Ho perso tutto.

 

 

Il letto nudo, le lenzuola per terra circondate dai cuscini.

 

Due corpi a farne uno, abbracciati nel torpore dopo l’atto.

 

-         Facciamo così, se é maschio scegli il nome te, se é femmina lo scelgo io. Ti va? Non possiamo continuare a litigare per un nome... e poi tanto lo sai che sarà una femminuccia...

 

-         Da quel che ricordo tutti i Malfoy hanno avuto solo maschi primogeniti...

 

-         Si! Ma essendo io un Malfoy piuttosto anormale, avrò una femmina. Logico!

 

-         Mph! Questo é tutto da vedersi!

 

-         Allora? Concludiamo il patto?

 

-         Va bene. Se, e lo sarà, avremo un maschio si chiamerà Amos oppure Nicholas!

 

-         Nicholas ok ma Amos che razza di nome é?

 

-         Innanzitutto per patto tu non puoi opport-

 

-         Geraldina allora! La chiamerò Geraldina!

 

-         Per patto non puoi opporti al nome scelto dall’altro a meno che questo nome non comporti future prese per i fondelli! E Amos vuol dire forte, é un bel nome! Forza tocca a te.

 

-         Elizabeth. Per poterla chiamare Liz in futuro. Lo so che sembra stupido, ma a me piace e poi-

 

-         È un bel nome. Elizabeth, Elizabeth Malfoy. Liz Malfoy... si, aggiudicato!

 

 

      -         Non ho più niente per cui vivere.

 

"Mi manchi."

 

 

-         Il signor Draco Malfoy, qui presente, é stato arrestato ieri sera nella residenza Black a Grimmauld Place sotto le vesti di mangiamorte dal qui presente George Weasley. Il Giudice Pukepuddin leggerà le accuse a carico del Signor Draco Malfoy.

 

Un uomo non troppo alto né troppo vistoso si alzò dalla propria sedia, tenente un foglio in mano.

 

-         L’imputato si alzi. Signor Malfoy, lei é accusato di complicità con Lei-Sa-Chi, di essere Mangiamorte e di far parte del gruppo di mangiamorte a capo dell’attentato al Ministero del 12 maggio dell’anno corrente 1998, sventato grazie a fonti del Ministero. Lei é inoltre sospettato dell'omicidio di tre donne Sarah Foward, Susan Foward, Helen Prost, i cui corpi sono stati ritrovati a Knocturn Alley il 6 marzo di questo stesso anno.

 

-         NON È VERO! Sì, ho il marchio, é vero, ma non ho mai voluto essere mangiamorte! Sono stato io a dare l’allarme dell’attentato al Ministero! E non ho ucciso quelle donne é stato Lucius Malfoy a farlo! Chiedetelo! CHIEDETELO AD HERMIONE GRANGER!

 

-         ZITTO!

 

Un ragazzo occhialuto si alzò tra la giuria.

 

-         Come osi! Come osi parlare di Hermione? Tu che l’hai sempre trattata come feccia!

 

-         Potter, io-

 

-         Sta zitto! Facile dare la colpa della morte di quelle ragazze a tuo padre, morto! Facile dire che sei stato tu a dare l’allarme, perché non sappiamo chi sia stato... puoi provarci quanto vuoi Malfoy!

 

-         Chiedetelo a lei! Perché non é qui? Sarebbe dovuta venire... -

 

-         Perché non é qui? PERCHÈ? Perché é morta lurido verme! Sono sicuro che sia stato tu! Si! Chi altro? Hai messo in scena tutto questo per potertela svignare! Ma non sarà così facile! Ah no-

 

Harry si avvicinò a Ron.

 

-         Ron calmati...

 

-         Non mi calmo Harry! Lui é qui e lei... lei...

 

-         Non lo sappiamo ancora Ron, ti prego, non fare come se non ci fosse più speranza. Per favore.

 

-         È morta.  È morta? È  MORTA?

 

Harry si voltò verso il tavolo degli imputati. Afferrò Ron per un braccio come per intimargli di non dire niente. Fissò Malfoy e disse troppo piano perché quest’ultimo potesse sentire.

 

-         No... ma é come se lo fosse...

 

Il silenzio in sala confermò a Malfoy la più grande delle sue paure.

 

“Morta, morta, morta,morta”

 

Quelle maledette parole gli rimbombavano nella testa come siluri.

.

“Hermione, Elizabeth”

 

“Cosa ho fatto”

 

“Hermione, morta”

 

-         Signor Malfoy vuole rispondere? Come si dichiara? Ha qualcosa da dire?

 

“Voglio, io voglio...”

 

 “Morire”

 

-         Signor Malfoy il silenzio é la peggior difesa in tribunale... non vorrà rimanere con le labbra cucite?

 

-         Signor Malfoy, sto perdendo la pazienza... se non parla sarò costretto a dichiararla colpevole senza possibilità di appello.

 

 

 

 

“Vieni via con me.”

 

“Lo sai che non posso”

 

“Si che puoi. Portami in salvo”

 

 

 

 

“Sarei dovuto venire con te, come me lo avevi chiesto”

 

“Avrei potuto proteggerti”

 

“Colpa, colpa mia. Solo mia”

 

 

-         Ha almeno qualche informazione da passarci, potremmo essere più indulgenti sulla pena, nel limite del possibile.

 

-         Signor Malfoy?

 

Silenzio, solo silenzio.

 

-         Così sia! Signor Draco Malfoy, lei é ritenuto colpevole e  condannato ad una reclusione di anni quindici nella prigione di Azkaban senza possibilità di accorciamento della pena in quanto appartenente al gruppo terroristico dei cosiddetti Mangiamorte. Ergo non avendo alcuna prova materiale del suo totale coinvolgimento nelle azioni terroristiche di Lei-Sa-Chi né nell’omicidio di Sarah Foward, Susan Foward ed Helen Prost , non possiamo darle la pena maggiore.

 

 

 

-         Padrone?

 

-         Ahuun?

 

-         Padrone? Le ho portato il giornale di oggi padrone! Il bagno é pronto padrone!

 

-         Si. Gra-z- zie Lo- Lory. Puoi andare.

 

 

“Maledetto whisky”

 

Si sistemò un po’ meglio nella poltrona.

Le spalle appesantite più del dovuto, prese il giornale.

 

“La gazzetta del profeta, ma dai? Non é ancora fallita?”

 

Sollevò un sopracciglio.

Prima per svogliatezza... poi per stupore.

 

 

Il Giorno della Rimembranza: Potter concede una conferenza

 

[...] Mancante all’appello solo la giovane Elizabeth Granger vista ieri entrare nel reparto Janus Thickey -reparto a lungo termine- dell'Ospedale San Mungo, probabilmente a visitare la madre ancora in coma dal fatidico Giorno della Vittoria. Una storia triste quella della piccola Elizabeth, nata quando la madre era già entrata in coma, senza padre, e “adottata” (anche se non dal punto di vista legale) da Harry Potter e Ginevra...[...]

 

 

 

-         Liz?

 

Il giornale cadde per terra leggero, ma il rumore nelle mente di Malfoy era stato più forte di una bomba.

Più distruttivo di una galaverna in piena primavera.

Era libero.

 

Respirare. Libero.

 

Solo non lo aveva capito prima.

Perché quando per anni senti solo odore di muffa e piscio non riesci a sentire nessun altro odore.

Niente da darti tanta nausea. Niente da subire. Nessuno per cambiare.

E allora la furia della pioggia é libertà, l’astio delle persone é libertà, il servo fedele che ti aspetta é libertà, il firewhisky é libertà!

Quando per quindici anni sei rimasto morto, tutto ciò é li per ricordarti che sei ancora vivo.

Anche l’odore del fango.

Tremava, le braccia a volersi abbracciare.

 

Una risata, isterica.

 

Sola. Feroce.

 

Il viso abbassato, si cullava come a rassicurarsi.

 

Un raggio di luce timido, mostrava come fossero diamanti, le miriadi di polveri alzatesi dal tessuto della poltrona.

 

-                  Liz...

 

 

Suddenly I saw the cold and rook-delighting Heaven
That seemed as though ice burned and was but the more ice,
And thereupon imagination and heart were driven
So wild that every casual thought of that and this
Vanished, and left but memories, that should be out of season
With the hot blood of youth, of love crossed long ago;

 

 

A/n: Questa One-Shot è stata costruita come consequenziale ai fatti di “E se puoi... salva anche me”(sedici anni dopo)  e “Sveglia, che è tardi” (il giorno dopo). Spero comunque che la storia regga da sola e non vi lasci allo scompiglio più totale.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito precedentemente! GRAZIE MILLE!

 

Per Cold heaven [L'odore del fango]

merryluna, StoryGirl, sole a mezzanotte, Briseide.

 

Per Sveglia, che è tardi

anfimissi, Lupa, Sherazade, _Elentari_, Venus, VaniaLoVe, Hermia.

 

Per E se puoi... Salva anche me

Angel605, Mearmind, ranokkia, ZAITU, Senara, Erin, sybil_vane, Zahra.

 

Per Ho fame!

Cialy, kikka93, DolceFragoletta, Killer.

 

Un bacione e continuate a recensire!!

Sere

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO II ***


ff

A/n: Ciao a tutti! Allora... eccomi qui con la continuazione della storia. Ho deciso di continuare la One-shot con vari capitoli. Non so ancora quanti. Avverto di essere piuttosto lunga nell’aggiornamento visto che sono in pieno Esami d’Architettura; quindi tra tavole e modellini non avrò molto tempo. Cercherò in ogni modo di fare del mio meglio!

ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.

 

Buona lettura!

 

 

 

CAPITOLO II

 

Acqua.

 

Sui tetti, sui muri, sulle finestre.

 

Acqua fredda, impertinente, vitale. Scivolava in ridicoli fiumiciattoli sul vetro; scavalcava piombi e venature, imperturbabile nella sua discesa. E strane figure si formavano, alla luce lampante. Dando vita ad incubi, per lo più infantili.

 

E ancora, acqua nelle tuberie che scorreva veloce; in labirinti di metallo.

 

Acqua calda, accogliente che saliva spinta da una forza artefatta a destra e poi a sinistra; poi su, su in un ultimo sforzo sordo per precipitare di nuovo in un mare lattescente e vaporoso al profumo di muschio.

 

-         Lory!

 

Crack

 

-         Eccomi padrone! In cosa posso servirla padrone? Vuole l’acqua un po’ più calda, Padrone? La vestaglia? Un po’ più di-

 

-         Voglio che tu chiuda il becco prima di tutto! E che tu mi prenda-

 

-         Certo signore, non parlerò p-

 

Un’occhiata di sfida mista a sprezzo bastò ad ammutolirla.

 

“Finalmente”

 

-         Dicevo: voglio che tu mi prenda l’occorrente per scrivere e che prepari un gufo per una missiva.

 

-         Scusi se mi permetto di parlare, padrone, ma non abbiamo gufi. In quindici anni sono tutti morti e-

 

-         Come non abbiamo gufi, Lory? Beh, vedi di trovarne uno! Prendi quel che ti serve e va a Diagon Alley! Ti devo dire tutto io? E ricorda che voglio il migliore!

 

-         Va bene, signore. Le porto subito l’occorrente e parto, signore.

 

Crack

 

“Patetici elfi. Come faceva a sopportarli Hermione?”

 

Al pensiero di Hermione il suo viso arrogante si rabbuiò, colpevole, nell’espressione di sconforto più totale.

 

Chiuse gli occhi.

 

-         Cosa ci fai qua?

 

-         Dovevo vederti!

 

-         L’ho capito questo! Ma sei pazzo, potrebbero vederti, vederci! Ma dico io, lo sai cosa stai rischiando?

 

-         È che- Ho saputo che- Lory mi ha-

 

-         Oddio cosa hai fatto ancora a quel povero elfo? Guarda che se scopro che le hai fatto qualc-

 

-         Non le ho fatto niente! E poi se a lei piace eseguire i più svariati ordini non é colpa mia.

 

-         Ah si? E chi le ha chiesto di raccogliere l’insalata dalla serra sapendo che dentro tuo padre aveva messo dei piccoli di platano picchiatore?E chi le ha chiesto di andare a Diagon Alley proibendole di apparire, lasciandola a pi-

 

-         Ok, ok. Recepito il messaggio, Miss Crepa! E non guardarmi così. Per certe cose sai che non andremo mai d’accordo; e poi, sono le nostre discordanze a fare la nostra relazione eccitante!

 

-         Mhmph. Certo...

 

-         Senti, ho bisogno che tu mi dica una cosa. Subito. Lo sai che gli elfi hanno una magia propria e che sanno sentire certe cose prima di altri e che sono-

 

-         Sputa il rospo.

 

-         Avevo chiesto a Lory di seguirti.

 

-         COSA?

 

-         È per un buon motivo se gliel’ho chiesto. Fidati. Beh, ecco, quando é tornata mi ha fatto le “congratulazioni per il nuovo arrivo”. Vorrei che tu... Io...Insomma noi...

 

-         Ah! Ehm. Beh, si,  direi che le congratulazioni sono appropriate.

 

-         Vuoi dire che, che-

 

-         Che si, sono incinta.

 

Il sorriso di Hermione era tra i più dolci e timidi che avesse mai visto. Sentiva lo stomaco chiuso e i polmoni farsi piccoli dall’angoscia e l’eccitazione.

 

Un bambino.

 

Come poteva una notizia come quella scaturire dentro un uomo tante emozioni così diverse e contrastanti. Amore, speranza, paura, angoscia, desiderio, rabbia, dolore.

 

Un bambino. Così giovani.

 

E una guerra cominciata e non ancora finita a testimoniarne l’evento.

 

Lui la strinse a se, nell’intimità di quella stanza piccola ed umida. La baciò lievemente;

la fronte, gli occhi, il naso, fino ad arrivare alle labbra. Poi il bacio si fece più caldo, le mani più vogliose.

 

Lei si staccò.

 

-         Draco... Non possiamo.

 

-         Perché?

 

-         Lo sai benissimo il perché. Vai prima che piova di nuovo.

 

-         Sta già piovendo. Magari aspetto che finisca... Ho capito! È meglio che parta subito.

 

-         Non smetterà mai di piovere, eh?

 

-         Ci rivedremo. Promesso.

 

-         Promesso.

 

 

Lory aveva lasciato valigetta con pergamene, piume e inchiostro sullo sgabello al bordo della vasca. Draco si destò, ancora indolenzito nonostante le pozioni dategli da Lory. Si fece forza con le braccia sui bordi della vasca ed uscì creando una lunga scia di gocce fino al vestiario.

 

Guardò fuori dalla finestra con rabbia. Continuava a piovere.

 

“Non smetterà mai di piovere?”

 

Si vestì rapidamente e invocò la valigetta. Poi uscì.

 

 

Una bottiglia. Ora anche un bicchiere. Due mani a tenerli ed a trapassare il liquido dall’uno all’altro. Questa volta era acqua.

 

Draco osservava stanco il temporale; era proprio lì, dietro una fine, fredda lastra di vetro dai mille volti. E lui si sentiva comunque parte di quel temporale; non era sulle sue spalle che scivolava la pioggia, bensì sui tetti. Non era sul suo viso che battevano le miriadi di gocce, ma sugli alberi. Eppure lui poteva sentire il freddo nelle ossa, di quando sei bagnato zuppo. Sentiva il sapore della pioggia sulle labbra impallidite dal freddo.

 

Pioggia.

 

Sembrava prendersi beffa di lui, scandendo i tempi della sua vita.

 

Posò la bottiglia sulla scrivania e si sedette sulla poltrona di velluto.

 

Crack

 

-         Padrone, ecco qui il nuovo gufo signore! Mi hanno garantito fosse il migliore signore!

 

-         Va bene, Lory. Puoi andare.

 

Si avvicinò alla creatura che sedeva fiera sullo schienale di una sedia del suo studio.

 

-         Ciao! E a te come ti chiamo? Devi essere assai veloce, eh? E di costituzione forte. Uhm... Amos.

 

Accarezzò le piume morbide sul petto scuro dell’animale, che bubbolò.

 

-         Ora, voglio che tu porti questa missiva al ministero. E lì aspetterai una risposta che porterai alla Gringott. Poi sei libero di volare dove vuoi.

 

Il gufo sventolò le ali e salì sull’avambraccio di Draco. Poi, una volta la finestra aperta, prese il volo.

 

Draco chiuse la finestra. Fissò nel vetro il riflesso, sfigurato da mille fiumi d’acqua brillante. Quindici anni erano passati. E non solo. Quindici anni sulla sua pelle, che non aveva vissuto e nonostante ciò aveva subito. I capelli lunghi, la pelle più ruvida e la barba incolta; non vi era più innocenza né coraggio; anche lo sguardo del ragazzino si era perso, quello però molto prima della sua cattura. Si alzò rapidamente, prese mantello e cappello ed apparì altrove.

 

 

“Diagon Alley, altro che paese il dei balocchi. Beh, almeno qui é cambiato ben poco.”

 

Nonostante la pioggia la stretta e irregolare via era ancora affollata.

 

“Primi giorni di Hogwarts.”

 

Draco camminò a passo affrettato verso l’insegna del Signor Jenkins. Passò la farmacia Slug & Jiggers, e la gelateria Fortebraccio, cercando di non scivolare sul ciottolato. Poi qualcosa di luccicante gli catturò l’attenzione. Un magnifico manico di scopa che gli ricordava la Firebolt nella forma, ma di nuova generazione senza dubbio, viste le differenti caratteristiche nella coda.

 

-         E questa cos’é...?

 

-         Una Firebolt Interstellare, signore. L’hanno fatta per i venti anni dall’uscita della mitica Firebolt! Difatti il manico ha quasi la stessa forma della vecchia. Nonostante lo stile un po’ vecchio sta andando a ruba! Non é fichissima?

 

Draco guardò il bimbo strabuzzare gli occhi verso la scopa, i palmi ben aperti sulla vetrina, come se in qualche modo potesse toccarla. Avrà avuto non più di otto anni.

 

“Stile demodé... ma quanto sono vecchio?”

 

-         Ma non ne ha mai sentito parlare? Non ci posso credere! È da mesi che girano articoli su questa scopa!

 

-         Beh, ho avuto altre cose da fare, grazie in ogni caso dell’accurata descrizione.

 

Una signora  grassoccia si avvicinò al bambino.

 

-         Jonathan, ti ho detto mille volte di non parlare con gli sconosciuti!

 

-         Ma non mi ha fatto male, mi stava solo parlando!

 

-         Jonathan-

 

-         È vero signora, con tutto rispetto, non voglio alcun male al bambino.

 

La signora indugiò il suo sguardo sul suo viso, poi spalancò gli occhi. Strattonò il bimbo verso di lei.

 

-         Io... mi dispiace. Mi perdoni io...

 

Corse via facendo cadere il giornale da sotto braccio. Draco lo raccolse e vide con orrore e tristezza la sua foto in prima pagina, adornata da svariati articoli passanti dallo sdegnato allo schifato. Ed il titolo in grande Ultimo mangiamorte in libertà.

 

“No, non smetterà mai di piovere”

 

 

-         Signor Jenkins?

 

-         Siii?

 

-         Avrebbe un po' di tempo per un vecchio cliente ex-detenuto?

 

L’uomo nel retroscala si affacciò.

 

-        Draco? Per Dio? Cosa... cosa-

 

-        Se non vuole che mi vedano nel suo negozio posso capire, nel qual caso la pregherei di seguirmi da me. Ho bisogno dei suoi servigi, a quanto pare.

 

-        No, no. Alcun problema. Infondo il cliente é re! Vieni, vedi qualcuno qui che possa dar fastidio? Su, su siediti che non c’è nessuno e dimmi cosa vuoi. Sai non pensavo di vederti così presto dopo la tua scarcerazione.

 

-        Neanch’io... Radere la barba e poi il solito, se ti ricordi.

 

-        Certo che mi ricordo sono passati anni  e non ho più tutti quei capelli sul capo, ma ho una memoria di ferro!

 

-        Grazie Signor Jenkins.

 

-        Di cosa? È il mio lavoro.

 

-        No, niente.

 

-        Draco, non posso dire di non avere dubbi sul tuo passato. Ma hai scontato comunque la tua pena. Di cosa diranno gli altri non mi é mai interessato troppo e tu questo lo sai bene. Ora dimmi, cosa vuoi esattamente?

 

Draco rilassò i muscoli ed inspirò rumorosamente.

 

-         Vorrei essere del miglior aspetto possibile, andare a mangiare un gelato da Fortebraccio, comprare “Storia di Hogwarts” e poi rivedere una cara conoscenza. Magari leggerle anche qualche pezzo del libro, sa é il suo libro preferito!

 

-         Ah! E dimmi, questa “lei” aspetta la tua visita o é una sorpresa?

 

-         Mi aspetta. Sono sedici anni che mi aspetta.

 

-         Oh! Allora sei fortunato, la mia “lei” mi ha aspettato per un anno e poi s’é fatta il giardiniere...Ahah!

 

La pioggia continuava imperterrita il suo lungo scrosciare. Draco sentiva il rumore incessante come lo spargersi de riso sul cristallo. E sorrise lasciandosi alle cure di quel rasoio esperto che gli solleticava il viso.

 

 

A/n: Se siete arrivati qua, vuol dire che siete sopravvissuti al mio tentativo di continuare la storia... quindi un dovuto GRAZIE è d’obbligo!

 

Ringrazio particolarmente:

 

merryluna: beh eccoti un seguito che spero ti possa piacere. Il terzo capitolo non l’ho ancora scritto ma è ben delineato nella mia mente bacata. Un bacione anche a te e grazie per la recensione

 

_Elentari_: Me rossa come un peperone! Spero di non aver deluso le tue aspettative! Grazie mille

 

ZAITU: Che dire?! Le tue recensioni sono pane per i miei denti! Mi piace molto il tuo modo di scrivere quindi sapere che tu leggi me mi lusinga! So che ti ho fatto aspettare un po’ troppo, ma ho pensato più volte a come continuare la storia e mi ritrovavo sempre a sbattere contro un muro di imprecisioni. Credo che questa sia la volta buona! (Spero!)

 

Annaira: Beh eccoti servita la continuazione! Spero ti sia piaciuta. Bacioni

 

Silmarilichigo: Probabilmente se non hai letto i prequel la cosa può confondere... mi dispiace. Spero tu l’abbia riletta! Almeno per sapere il tuo parere...

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO III ***


ff

A/n: Terzo capitolo di transizione. Ditemi voi che ne pensate. Sono esattamente le 2.08 del mattino quindi non rileggo. Chiedo venia per gli errori di battitura e non!

ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.

 

Buona lettura a tutti!

 

 

 

CAPITOLO III

 

 

888888

 

E' una bella prigione , il mondo.

 

Shakespeare , Amleto

 

888888

 

Il signor Jenkins era una di quelle persone che sapeva guardarti nell’animo. Il suo lavoro era plasmare l’apparenza della gente secondo la moda, lo status o più semplicemente gli sfizi. Le apparenze non lo ingannavano più.

Nonostante esistessero semplici incantesimi di taglio tutta la comunità magica bene pagava profumatamente per i suoi servigi. Per questo Draco lo conosceva sin da piccolo, da quando accompagnava suo padre tutti i sabati mattina a radersi o pareggiare i capelli. Quante ore aveva passato a giocare da solo nel sottoscala in cerca dei colori più disparati di capelli, sperando che suo padre non se ne accorgesse, non puoi permetterti di giocare come uno squallido babbano, in mezzo alla polvere!

E il signor Jenkins trovava sempre una scusa per tirarlo fuori dai guai. Se avesse avuto uno zio, Draco lo avrebbe voluto come lui.

 

 

-         Quanto le devo?

 

-         Due galeoni e quindici falci. Allora vai da lei?

 

-         Tenga, ecco. Non lo so, devo sbrigare alcune cose prima.

 

-         Ti vedo preoccupato, Draco.

 

-         È che... vede lei... é al San Mungo ed io non sono di certo della famiglia.

 

-         Beh! Non si può dire che tu passi inosservato. Ancor meno dopo l’uscita della Gazzetta questa mattina. Anche se sei meno riconoscibile ora... Quella foto non ti donava proprio!

 

-         Già. E ho paura che non mi permettano di vederla.

 

-         Draco? Non eri tu quello che riusciva ad eludere la sorveglianza di tuo padre? E due infermiere, magari anche vecchie e cieche, ti fanno paura?

 

-         Se ne ricorda ancora? Di quanto mi nascondevo nel sottoscala?

 

-         Certo... Oh! Miseriaccia, non ho il resto; vado a cercartelo nel retro. Già che ci sei fammi sparire quei capelli, ho tagliato i capelli a quel caro ragazzo de Il Ghirigoro e ho dimenticato di far evanescere il tutto… Brutti scherzi la vecchiaia.

 

Draco seguì lo sguardo furbo del signor Jenkins perdersi dietro la tenda che divideva il salone dal retro, poi guardò per terra le ciocche di capelli. Piegò la testa e strinse le labbra, dando vita ad un simil sorriso che aveva più l’aria di un ghigno.

 

“Vecchia serpe!”

 

Si abbassò al voler sfiorare le ciocche corvine confuse tra capelli biondo platino. Sentendo passi in fondo al locale, prese rapidamente una ciocca e la mise nel taschino; con un movimento elegante mosse la bacchetta e fece evanescere il resto.

 

-         Ecco Draco, due falci di resto.

 

-         Grazie signor Jenkins. Arrivederla.

 

-         Arrivederci.

 

La pioggia sembrava essersi calmata. Niente più ruscelli fortuiti giù per Diagon Alley, né lampi. Draco rimase qualche secondo fermo sulla soglia, sentendo per la prima volta in anni il vento sul suo viso spoglio. Rilassò il volto, cosa rara per lui.

  

“Come ho potuto dimenticarmene? Il vento in faccia, una scopa: tutto ciò di cui avevo bisogno per sentirmi libero. Una volta”

 

La tempesta non sembrava voler cedere alla preghiere dell’uomo. Erano ormai giorni che si abbatteva su tetti, campi e speranze. Per quanto gli alberi fossero folti non riuscivano a smorzare la furia, anzi ne incrementavano l’effetto pauroso lasciandosi vibrare al vento .

 

E lui correva. Il vento in faccia ed il fiato corto, girava la testa ad ogni passo, controllando ogni ombra mossa dalla forte brezza. Il braccio bruciava, chiaro segno che il Lord oscuro stava annunciando la ritirata. Erano stati sorpresi in pieno attacco. Il suo primo attacco. E la verità era che non era più così eccitato come credeva. I babbani non avevano magia e potevano essere considerati inferiori a uno come lui, a quelli come lui; ma le loro grida avevano la stessa disperazione, lo stesso sgomento di fronte al dolore ed all’impotenza, la stessa rabbia che più volte aveva sentito nelle grida di sua madre. Dov’era la differenza?

 

Continuava a correre in mezzo a quel bosco sconosciuto, senza una meta precisa. Apparire gli era impossibile con quella tempesta. Guardava, avanti, poi indietro poi di nuovo avanti assicurandosi di non essere seguito.

 

-         Fermati tu!

 

“Non é possibile, non c’era nessuno!”

 

Inciampò su di una radice nel girarsi.

 

-         Fermati ho detto!

 

Riconobbe la figura tremante sfigurata dalla fitta pioggia. L’avrebbe potuta riconoscere ovunque.

 

-         Granger?

 

-         Malfoy?Merlino! Cosa credevate di fare in una periferia come questa? Dovevate immaginarlo che la mia famiglia sarebbe stata protetta dal ministero! Che stupidi!

 

-         Tu? Vivi qui?

 

-         Non vorrai dirmi che non lo sapevate! Vi siete buttati  in un attacco suicida! Malfoy, perché? Perché?!

 

-         Non... Non é possibile...

 

-         Malfoy... Draco.  Lo sai che sono costretta a portarti alle autorità. Non cercare la bacchetta, é ai miei piedi. Ti é caduta.

 

-         Non voglio finire ad Azkaban!

 

-         Lo so, ma non ho scelta.

 

-         Sì che ce l’hai, lasciami andare. Sai che io non voglio tutto ciò. Se mi consegnassi mi potrebbero anche condannare a morte. Hermione...

 

Hermione raccolse la bacchetta ai suoi piedi e si avvicinò lentamente a lui. Si accovacciò accanto sapendo di non aver nulla da temere da lui. Lo conosceva fin troppo bene, più di quanto chiunque potesse pensare. Lo osservò a lungo negli occhi, con tenerezza, disapprovazione. E anche qualcos’altro.

 

-         Sei triste.

 

-         Non chiedermi di non esserlo.

 

-         Non lo farò.

 

Allungò una mano e scostò una ciocca di capelli biondi, bagnati, fin dietro l’orecchio di lui.

 

-         Dimmi qualcosa.

 

-         Cosa?

 

-         Dammi un informazione. Qualsiasi cosa per aiutarmi a finire questa stupida guerra. E ti lascio andare.

 

-         Aiutare te o Potter?

 

-         Che differenza fa adesso?

 

Gli prese una mano fra le sue. In un gesto che sapeva di vissuto.

 

-         Non so cosa potrei dirti, non sono di certo sotto le grazie del Lord oscuro. Anzi a quanto pare mi vuole morto...

 

-         Draco.

 

-         Oddio, non so! Ho sentito– ho sentito mio padre parlare con mia zia di una conferenza -o qualcosa del genere- annuale e dicevano che ne avrebbero approfittato, ma non so di cosa stessero parlando. Non saprei dirti altro. Il Lord oscuro ci dice le informazioni sempre poco prima degli attacchi.

 

-         Va bene. Vedrò di trovare qualcosa a proposito. Vai ora.

 

-         Mi lasci andare?

 

-         Non torno indietro su ciò che ho detto quindi vai prima che cambi idea!

 

-         Grazie

 

-         Non ringraziarmi. Non credo di essere fiera di quel che sto facendo. Aspetta però! Pro– promettimi che farai di tutto per tenerti alla larga dai problemi.

 

-         Hermione io non–

 

-         Promettimelo. Sul tuo onore!

 

-         Te lo prometto. Nel limite del possibile.

 

-         Più avanti c’é una radura e una collina di fronte. Ai piedi della collina, da qualche parte, c’é un vecchio tunnel che porta alle cantine di una villa. Li sarai al sicuro.

 

 

 

-         Signore? Signore mi sente? Non stia lì impalato in mezzo alla strada. Devo passare e se non se n’é accorto, piove! Su che ho una commessa da portare ai Tiri Vispi! Non mi faccia cadere gli scatoloni!

 

-         Oh. Sì certo. Scusi.

 

Entrò in un negozio e subito un uomo sulla sessantina gli venne incontro. 

 

“Signor Fortebraccio. Fottutamente inossidabile”

 

-         Allora che gusti vuole signore? Posso consigliarle qualcosa? Le specialità della casa sono il cioccolato e Tuttigusti+1, il gusto che cambia ad ogni leccata! Sennò i gusti dolci sono buon–

 

-         Limone.

 

-         E?

 

-         Solo limone.

 

-         Beh almeno non é una persona indecisa!

 

-         Non perdo tempo in sciocchezze.

 

-         Bene, ecco a lei. Cinque falci e venti zellini, grazie. E torni presto!

 

Draco gettò le monete sul banco vicino alla cassa ed uscì dal negozio.

 

“ Ed io che credevo Lory fosse imbattibile nel parlare a vanvera.”

 

Prese ad assaggiare il suo gelato sotto il tendone del negozio. Il suo primo gelato dopo sedici anni. Connubio di gusto e piacere. La prima cosa che si ritrovava a fare solo per il gusto di farla. Egoisticamente suo, il gelato al limone.

 

Sorrise. Per la seconda volta nella giornata.

 

“E' una bella prigione , il mondo”

 

“Dio inizio a prenderci gusto. Sto diventando patetico”

 

 

La libreria più famosa di Londra non aveva accusato il benché minimo cambiamento. I libri erano padroni del negozio - come di consueto- e, nonostante metà stock fosse stato venduto per Hogwarts, vi erano ancora innumerevoli pile alte fino al soffitto, che sembravano guardarti da lassù, intimidatorie.

 

-          Posso aiutarla?

 

Draco inarcò un sopracciglio.

 

“ Tolta la barba, tagliati i capelli e non mi riconosce più nessuno?”

 

-         Si, vorrei la nuova edizione della storia di Hogwarts e un libro che tratti sugli avvenimenti degli ultimi cinquant'anni nel mondo magico. Il migliore che avete se possibile.

 

-         Oh! Certo certo. Venga di qua, glieli prendo subito.

 

Un ragazzo moro che ricordava vagamente Paciok, prese a scovare tra diversi scaffali.

 

-         Ecco qui “Storia di Hogwarts. Edizione Piuma dorata” eeee... “Da Grindewald ai Chuddley Cannons. Enciclopedia periodica n. 3”. Qui dentro può trovare dal manico di scopa preferito della mascotte di Grindewals al numero di peli del monosopracciglio del vecchio Viktor Krum! Che a mio parere sono infiniti!

 

-         Quanto é?

 

-         Ha detto che vuole il meglio no?  Otto galeoni, tredici falci e ventun zellini.

 

-         Nove galeoni, tenga il resto.

 

-         Grazie, grazie signore!

 

“Infondo mi ripagherai il favore, fin troppo”. Ghignò.

 

-         Giusto per sapere a chi rivolgermi la prossima volta, come si chiama?

 

-         Robert Blotts, signore!

 

“Robert Blotts, non troppo patetico come nome.”

 

-         Ho sentito che hanno aperto un "Tiri Vispi Weasley"?

 

-         Ma sono anni che c’é signore.

 

-         Sì ma sa, era molto tempo che non tornavo a Londra. Va! Sto girando troppo sull’argomento ed ho poco tempo. Vede, volevo chiederle - girò un suo anello verso il basso come a far credere ad una fede - a lei che é più giovane; io e mia moglie abbiamo voglia di fare, ehm qualcosa di nuovo... non so se mi spiego.

 

Draco si avvicino al ragazzo come per confidargli qualcosa. Un sorrisino compiaciuto sul viso.

 

-         Sa se esiste qualcosa per, ecco, cambiare aspetto per qualche tempo?

 

-         Oh! Beh si. Ci sono le mini polisucco. Durano una mezz’oretta, ma i proprietari stanno avendo problemi al ministero con quel prodotto. Non so se sia ancora in vendita...

 

“Bravo pian piano ci arrivi ragazzo...”

 

-         Se lo vuole guadagnare qualche galeone?

 

-         Certo che si!

 

-         Tenga, cinquanta galeoni. Se ce ne sono – e credo di averne visto qualche scatola in arrivo- me ne compri una ventina, il resto e tutto suo! Badi a non fare stupidaggini o ne pagherà le conseguenze!

 

-         Per Dio! Vado e torno subito! Se arriva qualche cliente le dica di aspettare, faccio presto!

 

Passarono circa dieci minuti quando il ragazzo tornò nella libreria con una borsa piuttosto pesante.

 

-         A quanto pare é ancora in vendita ma mi hanno detto che lo sarà ancora per poco. Ne ho prese ventidue. Durano mezz’ora, la trasformazione é un po’ più veloce della polisucco normale. Basta aggiungere un pezzetto della persona in cui si vuole trasformare e la pozione é fatta. Ultima cosa, per non essere illegali, le pozioni non sono mai definitive; cioé non completano mai definitivamente la trasformazione. C’é sempre qualcosa del proprio corpo che rimane invariato. Ma non so quanto cambi al principio... Ho il resto di sei galeoni

 

-         Li tenga se li é meritati!

 

-         Arrivederla e ancora grazie!

 

-         Grazie, mia moglie sarà felicissima!

 

“Idiota, ma servizievole.”

 

La pioggia smise finalmente di bagnare la strada e Draco tornò pazientemente sui suoi passi le spalle più leggere e lo sguardo fiero. Curioso, in cerca di tutti i minimi particolari che erano mutati, nella centralissima Diagon Alley.

 

“Si é proprio una bella prigione.”

 

“È ora.”

 

Crack

 

 

A/n:Ecco a voi il terzo capitolo. Un capitolo di transizione che credo non potesse essere saltato. Spero lo abbiate apprezzato perché, in vero, io non ne sono convinta. Per niente. Ma non potrò mai migliorare senza le vostre bellissime recensioni!!! Quindi RECENSITE!

Thanks!

 

Ringrazio particolarmente:

 

merryluna: Ma che sei  la recensionista più veloce del west? Mi dispiace deluderti, ma Hermione sarà per la prossima volta... So che questo capitolo è decisamente diverso dagli altri e che molti saranno delusi. Però questa è l’ispirazione di oggi, che mi fa le beffe, e non avendo molto tempo libero ne ho approfittato. Un bacione. Alla Prox

 

gemellina: wow! Grazie, sono felice anch'io... di essermi imbattuta in “Chi l’avrebbe mai detto?”! Sappi che  l’adoro! L’umorismo di quella fic mi fa morire dalle risate!!! Ma come fai a scrivere così??? Le tue recensioni sono pura gioia! Grazie.

 

_Elentari_: Contenta di non averti deluso... ora vediamo di questo capitolo cosa ne pensi... a me non piace... magari lo modificherò in futuro... Grazie della recensione! Spero di continuare a farti sognare!

 

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO IV ***


ff

A/n: ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.

 

Buona lettura!

 

 

 

CAPITOLO IV

 

 

888888

Tutta la vita di un individuo non è altro che il processo di far nascere sè stesso.
Noi dovremmo essere completamente nati quando moriremo, benché sia tragico destino della maggior parte degli uomini morire prima di essere nati.

Erich Fromm

888888

 

Credeva fosse l’ora.

 

E invece si ritrovò immobile, nel suo studio, a fissare tutto ciò che una volta era così familiare.

Nel preciso istante in cui si era smaterializzato aveva avuto paura del presente.

 

Aveva avuto paura di passare di fronte alla farmacia dove comprava le medicine per sua madre; aveva avuto paura di imboccare il vicolo che portava all’ospedale; aveva avuto paura di vedere in lontananza il cimitero; aveva avuto paura di scorgere la casa che non sarebbe mai stata più loro, sua e di Hermione.

 

Era nel suo studio, vedeva nuovamente il torrente riprendere forza al di là delle finestre e in quel momento capì che l’espressione “mi sentii mancare le gambe” non era solo un modo di dire. Se gli avessero detto in quel momento che Elizabeth era morta e che non gli rimaneva altro che uccidersi, non avrebbe nemmeno protestato.

 

Passarono qualche giorno, o forse settimane, nei quali Draco si perse nella vacillante memoria e nell’assetata voglia di sapere cosa fosse successo in quegli anni. Aveva bisogno di sentirsi pronto. Pronto a nascere di nuovo. Per Hermione e per sua figlia.

 

Rimase lì fino ad una notte inoltrata, quando lo risvegliò, dal suo torpore nell’oscurità mattutina, un grido. Il tono all’inizio alto, angosciato, si abbassò sino a diventare un lamento pietoso interrotto da una serie di singulti quasi umani, riflessivi. Un triste uccello cinguettava disperato al cielo ancora scuro o a qualche altro suo invadente compagno. Si stava lamentando della sua sorte, stava chiedendo comprensione e partecipazione e Draco, immobile, con un bicchiere in mano, non trovava modo di rispondere a quel lamento. E la distanza, maligna, annullava le sue buone intenzioni.

 

Nel frattempo verso est la luce si era addensata contro l’orlo delle colline, premeva, e con un ultimo sforzo aveva iniziato a travalicare e a scendere con grazia tra i pini e i cespugli.

 

Era un nuovo giorno di libertà.

 

Draco sorrise.

 

 

­­­­­­­­­­­­­­­

 

-          Mi scusi signorina, dove posso trovare il reparto Janus Thickey?

 

-          Vada sempre diritto e al cortile prenda la scala B fino al primo piano. È proprio lì signor...?

 

-          Blotts, Robert Blotts. Grazie e arrivederla.

 

-          Arrivederla.

 

I lunghi corridoi s’incrociavano trafficati, a mo’ di cardo e decumano definendone il chiaro cortile il loro forum. Nessuno gli prestava attenzione, presi troppo nelle proprie disperazioni. Lui era uno fra tanti, dietro quella maschera comune.

 

Arrivò alla scala B e salì al primo piano trovandosi di fronte alla segreteria. Il reparto era poco affollato, come ci si poteva aspettare. Lì non vi erano vivi da salvare né morti da piangere. C’era solo quella volatile speranza inodore che si respirava a fatica.

 

-          Scusi, posso sapere in che stanza si trova Hermione Granger?

 

-          Lei é della famiglia?

 

-          No ma vede... scusi come si chiama? Io sono Robert Blotts.

 

-          Signor Blotts io non posso farla passare a meno di una richiesta formale da parte dei famigliari, quind-

 

Draco si avvicinò al banco appoggiando i gomiti su questo con nonchalance. Sorrise malizioso.

 

-          Si capisco, ma so che vengono a visitarla Harry Potter, Ginevra Potter, e probabilmente anche tutta la famiglia Weasley giusto?

 

-          Certo!

 

-          E per quanto io sappia al momento del ricovero della signorina Granger i genitori di questa erano già deceduti e non vi erano altri parenti. Per quanto riguarda la figlia Elizabeth lei non é ancora maggiorenne né é stata adottata dai coniugi Potter. Ora la mia domanda é: com’é che Harry Potter, Ginevra Potter e tutta la famiglia al seguito possono visitarla ed io no?

 

-          Io non-

 

Si sporse verso la ragazza sbirciando sui fogli al di là del banco.

 

-          Perché vede, nel qual caso io non possa vederla allora neanche loro. E ciò, glielo posso dire io che me ne conosco di legge magica, essendo che sia i coniugi Potter che altre persone estranee alla famiglia Granger hanno visitato la signorina Hermione Granger, é un reato.

 

Prese dei fogli.

 

-          Ora, se qui, quando si stava compiendo reato, lei era presente, Signora...- lesse uno dei fogli - signorina Kathelin Hudson, anche lei, oltre alla direzione dell’ospedale ovviamente, é perseguibile giuridicamente.

 

La ragazza lo guardava sbalordita.

 

-          E sappia che non è tenuta ad avvertire nessuno, perché non vi é nessuno da avvertire, ci siamo intesi? Granger stanza 310. Grazie ed arrivederla.

 

Restituì i fogli e si diresse verso il corridoio 3, stanza 10.

 

 

 

 

-          Amore sono a casa!

 

Ginevra Potter fece capolino rapidamente dalla porta della cucina, il pancione non impedendole di correre. Le due lunghe trecce rosse ciondolavano davanti al seno prosperoso.

 

Harry si teneva sulla soglia della porta, cercando di pulire gli occhiali con la maglia e grattandosi la barba incolta della domenica.

 

-          Oh Harry ma quanto é durata questa partita? Ero preoccupata. Pre-oc-cu-pa-ta! Hai detto che saresti arrivato per pranzo e sono le tre del pomeriggio! Ancora un’altra delle tue storie e non me ne importa se faccio fuori il capo auror e tutti i miei fratelli, vi faccio fuori e basta! Il fine settimana il pranzo in famiglia é sacro!

 

-          Scusa, é che Ron-

 

-          Ron? Ron? Dov’é quel fannullone che-

 

-          Zia non lo vedi? Ronny é lì dietro la porta di casa!

 

Elizabeth, i capelli biondi poco sopra le spalle perennemente scompigliati, uscì dalla cucina e salì con insolita eleganza le scale, diretta in camera.

 

-          Grazie canaglia per delatarmi, e non chiamarmi Ronny sennò...

 

-          Sì certo... Comunque hai mancato la torta di mele. Era buonissima!

 

-          Davvero?- Chiese in coro parte dei fratelli Weasley comparsi dietro Harry.

 

I fratelli Weasley non erano cambiati più di tanto. Certo, c’era quella strana maturità nei loro occhi che ogni tanto faceva capolino e i corpi esili di ragazzo avevano lasciato strada agli uomini che erano diventati; tranne Percy che era sempre stato un po’ gracile.

E ora Ron si era anche lasciato crescere la barba, “piace a Luna” diceva.

 

Ginny, ormai arresa all’infantilità di tutte le presenze maschili nel suo salotto si girò per tornare in cucina.

 

-          Elizabeth Granger scendi immediatamente dalla tua camera e riporta qui la torta!

 

Si sentì un grido di delusione provenire dal primo piano di Godric’s hollows e poco dopo Elizabeth scese sconsolata le scale. Senza farsi notare fece poi comparire la torta da sotto il mantello dell’invisibilità.

 

-          Ehi? Lizzy! Avevi detto-

 

-          Che la torta era finita! Egoista!- dissero Fred e George

 

-          No, io ho detto solo che l’avevate mancata...

 

Quasi.”

 

-          A noi due potevi dirlo, ti avremmo coperta!

 

-          Che gusto c’era se poi dovevo dividerla lo stesso?- ghignò, portando la torta in cucina e fermandosi poi all’entrata, scrutando tutti.

 

Ron si avvicinò a Harry.

 

-          Sei cosciente che quella ragazza sta diventando sempre più fetente. Fa paura!

 

-          Naa.

 

-          E sei cosciente di aver sposato la copia sputata di mia madre?

 

-          Naa.

 

 Una voce squillò dalla cucina.

 

-          Ron ti ho sentito! Allora chi ha vinto?

 

-          Harry ha trovato per primo il boccino, come sempre. Questa volta ho avuto la fortuna di esserci in squadra, sorellina.

 

-          E Percy?

 

-          Beh lo sai che da quando non c’é più papà lui fa l’arbitro.

 

-          Lo so Ron, volevo solo sapere dov’é finito che non l’ho visto arrivare dietro di voi.

 

-          Sta cercando un bolide.

 

-          Ah, ok. Elizabeth rimetti il mantello nel baule dello zio.

 

-          Aha! Ma se non hai neanche visto se lo usavo!

 

-          Ora però ho la conferma. Fila sennò farò in modo che la prossima settimana la professoressa McGranitt non ti dia il permesso.

 

-          Questo non lo puoi fare.

 

-          Vuoi vedere?

 

Elizabeth tornò in camera sua, lasciando via libera a tutti gli uomini appostati in salotto per entrare in cucina. Entrò nella stanza, poggiò una fetta di torta salvata dalla furia Weasley sulla scrivania e si cacciò a peso morto sul letto.

 

Lo sguardo poco prima felice, ora perso fuori dalla finestra.

 

Aveva bisogno di rivedere sua madre. Infilò una mano sotto il letto ed afferrò La Gazzetta del Profeta di qualche settimana prima. Non poteva crederci. Quell’uomo in prima pagina non poteva essere suo padre. Eppure tutto combaciava: le lettere di sua madre che aveva trovato tra gli appunti, l’età, gli articoli e lui che chiedeva di Hermione Granger in tribunale il giorno della condanna, serpeverde a Hogwarts. E gli occhi. Anzi, tutto. Di sua madre aveva solo quei riccioli ribelli e quel modo di arricciare il naso che ogni volta che zio Harry la vedeva, sorrideva malinconicamente. Tutto combaciava.

 

Suo padre.

 

“Un lurido mangiamorte”

 

Calde lacrime le rigavano silenziosamente il volto.

 

Nascose il giornale sotto il letto e si appoggiò al muro, portandosi le ginocchia al petto. Odiava piangere ed odiava non poterlo controllare.

 

Il giorno dopo avrebbe visitato di nuovo sua madre, ma neanche lei avrebbe potuto rispondere alla sua domanda più grande.

 

Avevano ragione Percy, George e tutti gli altri. Non avrebbe mai dovuto intestardirsi in questa ricerca. Ora avrebbe preferito non averlo mai scoperto.

 

Perché?

 

 

 

 

Draco Malfoy era fermo davanti ad una porta, la mano protesa verso la maniglia e tremava. Come un bambino al buio.

 

Quindici, ventitré, Diciassette.

 

Anni

 

Anni che era stato in prigione, lontano da lei e da sua figlia.

Anni che conosceva Hermione.

Anni che era innamorato di lei.

 

Tutti sanno che il tempo é una convenzione; È stato inventato per tranquillizzarsi. Ci si gioca comprimendolo o dilatandolo. Tutti sanno quanto possa passare velocemente il tempo in certe situazioni. Draco stava tremando ed ai suoi occhi si presentò fulminea alla mente la sensazione che tutti quegli anni fossero passati in un brevissimo lasso di tempo. Quindici anni, un minuto, che differenza c’era per loro. Lui i cui anni erano passati tutti uguali con lo stesso grigiore. Lei che non li aveva nemmeno visti passare, ignara di tutto e di tutti.

 

Era ora.

 

Inspirò profondamente ed entrò.

 

 

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"Se amate la vita non sprecate tempo, perché è ciò di cui sono fatte tutte le nostre vite."

 Benjamin Franklin

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A/n: Scusate per la lunga assenza e per la lunga attesa per questo capitolo... mi dispiace. Il fatto è che sono partita in Italia dove, non vivendoci, non ho né internet, né un qualsiasi tipo di computer...sigh. In più tra spiaggia e sole... beh, la fanfiction non è stata in cima alla lista To Do. Linciatemi se volete, incasserò i colpi senza gridare. Sono tornata in Francia da circa due giorni e solo ora ho trovato il tempo di continuare con la storia. Abbiate fede che ora ho intenzione di portarla a termine. Ma sarà più lunga del previsto, almeno una decina di capitoli.

Sere

Ora passiamo ai ringraziamenti:

gemellina: Ti prego non mi abbandonare... lo so che sono stata cattiva e che non c’ero a continuare la fic e sono sicura che ti sei spazientita questa volta... chiedo umilmente perdono in ginocchio. E mi dispiace dirti che il “risveglio” di Hermione sarà un po posticipato.

chiaraangel: Grazie grazie grazie e ancora grazie... spero tu continui a leggere la mia fanfiction. Giuro solennemente che ho intenzione di finirla!

merryluna: Che dire? Ho preparato già il plotone, mi sono auto legata al palo e tutti aspettano solo che tu dica “FUOCO!”. Hai la mia sorte nelle tue mani!!! Per quanto riguarda le tue congetture che potrebbero rivelarsi esatte ti do un indizio o chiarimento che cmq si scoprirà di qui a poco: ciò che rimane inalterato nell’assimilare la mini-polisucco non ha importanza nella figura di Malfoy.

aiag: Ecco a te il proseguimento sperando tu ti ricorda ancora della fanfiction. Grazie mille per i complimenti!

 

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO V ***


ff

A/n: ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.

 

Buona lettura

 

 

 

CAPITOLO V

 

 

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"Se non ricordiamo non possiamo comprendere."

 Edward Morgan Forster

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Era tornato tutti i giorni, dileguandosi tra anonimi corridoi e turni di guardia previsti e scontati.

 

Era tornato tutti i giorni. E tutti i giorni, per un momento, poteva credere - sperare - d’aver fatto solo un brutto sogno, un incubo terribile e che ora girando quella maniglia avrebbe sentito la sua voce.

 

Era un attimo di speranza che pagava sempre con una fredda delusione.

 

Il sole fresco di mattino entrava soffuso attraverso le tende. Le scostò come di consueto per sentire la luce calda sulla pelle scivolare come un’antica carezza. Draco sapeva che aveva a disposizione poco più di un’ora, la mano intorno alla boccetta polisucco.

 

Tolse i fiori secchi e si sedette vicino alla finestra. Un nuovo mazzo tra le mani.

 

-          Ciao. Ti ho portato delle peonie. Ero nella vecchia serra di mia madre; Lory se ne sta occupando. E poi le ho viste e mi sono ricordato. Sai, dov’ero prima non era facile ricordare se stessi, tanto meno chi si era stati. Solo silenzio e solitudine che col tempo evolvevano, crescendo dentro me. Mi rubavano il passato che avevo perduto, sbiadivano dalla mente e dal cuore i ricordi più belli.

 

Cercò una posizione nuova, sintomo del proprio disagio.

 

-          Credo tu sappia di cosa stia parlando, anche se forse – spero – la tua prigione sia un po’ meglio della mia.

 

Si sporse verso il letto avvicinando la sua mano a quella di lei. Ancora non riusciva a toccarla, per paura di accettare la gravità della situazione, di sentirla un po’ più assente, un po’ più fredda.

 

-          Ho pensato molto in questi giorni, di cosa dovrei fare ora. Come, quando. Mi manchi lo sai; questa è l’ultima volta che te lo ripeto. Ma lei? Mi chiedo se ne ho diritto. Lei ha una vita ormai. Elizabeth... quindici anni sono tanti. Ti ricordi quella notte che mi mandasti un messaggio alle quattro del mattino, per le peonie?

 

 

-          Cosa stai facendo qui?

 

-          Come cosa sto facendo QUI? Questo è il nostro punto d’incontro se non erro e tua madre QUI non ci viene di notte, cosa credi che faccia?Non mi dire che-

 

“Come osa chiedermi cosa sto facendo, io rischio la vita per-”

 

-          Non intendevo questo, cioè non solo.  Sei un’incosciente ad essere venuta ora che... Hai della terra sui capelli e anche un po’ sul naso.  Sei ridicola!

 

-          Oh! Io... Io stavo piantando delle peonie.

 

-          Nella serra di mia madre? Sei impazzita?

 

Si avvicinò guardandola torvo.

 

-          Certo, come no! Delle peonie in mezzo a dei gerani, chi le nota? Lo so che avvolte mi ripeto e posso sembrare stupido ma: sei impazzita?

 

-          Su Draco, al massimo tua madre penserà che le abbia messe tu per lei.

 

-          Perché?

 

-          Perché cosa?

 

-          Le peonie, alle quattro del mattino, a meno di tre miglia dal quartier generale del Signor Oscuro sfidando la tua capacità ad attirare traged-

 

-          Dacci un taglio adesso!

 

Draco indugiò con lo sguardo, poi fece un passo verso di lei, il ghigno già sulle labbra.

 

-          Sei sporca.

 

-          Uh?

 

Lei rimase scioccata mentre lui si avvicinava sempre di più. Odiava questi momenti in cui non riusciva a decifrarne le intenzioni. Era ansiosa.

 

-          Sei rossa.

 

Hermione immobile; lui le prese le mani e la tirò a se deciso, incastrando i loro corpi.

 

-          Sei enorme.

 

-          OK. Prima ridicola e pazza, poi sporca, adesso enorme. VUOI DIRMI che intenzioni hai piccolo brutto furetto alb-

 

Le baciò la tempia, respirando i capelli riccioluti, calmandola di colpo;  una mano le stuzzicava la spallina della canotta disegnando lentamente cerchi concentrici sulla scapola.

 

-          Sei sexy.

 

-          Oh no. No no no NO. So dove vuoi arrivare. Non qui! Sei tu che sei impazzito! E poi IO sono incinta se non ricordi bene, come hai detto tu enorme, una BALENA!

 

-          Hai ragione. Sei enorme – mente sexy.

 

Ancora col ghigno stampato sul viso, avvicinò le labbra al lobo dell’orecchio baciandolo lascivamente.

 

-          Allora, mi vuoi spiegare le peonie?

 

-          É il...Uhmmh... É Il mio fiore preferito.

 

-          Questo lo so già, Hermione.

 

-          Avvolte dura anche più di cent’anni. – Spiegò con voce incerta e timida.

 

Lui si staccò da lei lentamente facendo scivolare gli occhi sulla dolce mascella, le guance piene, il mento, le labbra, fino a trovare le impaurite scure iridi di lei. Erano lucide.

 

Inspirò profondamente e attese.

 

-          Lo so che sono in uno di quegli stati emozionali dati dal surplus di ormoni nel mio corpo, ma non ce l’ho fatta. Ero da Molly e pensavo alla guerra e al bambino –

 

“Bambin-a” corresse mentalmente lui.

 

-           e volevo qualcosa che ti ricordasse di me se dovesse succedermi...

 

Lui fece per interromperla.

 

-          Perché SAI benissimo che potrebbe succedermi qualcosa,Draco. Siamo in una guerra più grande di noi, e dove noi siamo nell’occhio del ciclone. –

 

Si strinsero le mani cercando conforto nell’altro. Sorrisero speranzosi.

 

-          Cent’anni.

 

-          Lo so, sono tanti.

 

-          Per noi due non saranno mai abbastanza. Promesso.

 

-          Draco noi-

 

-          Approposito di grandi cose, là dietro c’è una chaise-longue a prova di bal-  No,no... Forse ne serve una a prova di piovra gigante!

 

 

 

-          Che stupida  illusione l’immortalità, quando si è giovani e si pensa di avere tutta la vita davanti; credere di vivere per sempre che tanto le tragedie succedono solo agli altri. Lo credevo anch’io quando ero con te, nessuno sarebbe mai riuscito a separarmi da te finché fossi stato vivo. Quello che non sapevo è che non basta respirare per essere vivo.

 

Serrò la mascella concentrandosi per non perdere se stesso in ricordi troppo dolorosi. Si chiedeva sempre come fosse sopravvissuto.

 

-          Non credo di riuscire più a prometterti niente. Vorrei prometterti che riuscirò a svegliarti.

 

Si alzò sconfitto.

 

Cercava un punto fermo da fissare.

 

Cambiò l’acqua del vaso e vi mise i fiori ormai sofferti dalla morsa nervosa della sua mano.

 

-          Oggi ti fanno il bagno, ho aggiunto l’essenza di rose che ti piaceva tanto nelle bottigliette, tanto se ne accorgeranno solo dopo. Ora devo andare, torno più tardi.

 

Si avvicinò di nuovo a lei piegandosi in avanti, cercando di coglierne il profumo. Le accarezzò lentamente i capelli scostandone un riccio ribelle dalla fronte.

 

Era teso.

 

Non resistette.

 

La bocca di lui si avvicinò tremante alla pelle distesa, cercando di colmare quella sete e nostalgia di lei. Le labbra screpolate si posarono lievi sulla fronte delicata.

 

Sabbia sul cristallo.

Draco posò una mano sul cuscino e una coscia sul letto temendo di non potersi reggere. Portò l’altra mano sulla nuca di lei premendo leggermente. Poi tutto si fece più forte, esigente, bisognoso.

 

“Ti prego svegliati”

 

Le tenne la testa stretta fra le mani schiacciando le labbra sulla fronte quasi a farsi male, una lacrima cadde sulla fronte ignara.

 

“Fallo per me”

 

Passò il dito su di una cicatrice sconosciuta, tradita dalla tunica che le era scivolata dalla spalla. Rabbrividì e per un istante si sentì stranamente tradito, ma scacciò colpevole quella sensazione. Abbasso il viso sul suo collo per nascondere le lacrime da quel vuoto così pesante. Le braccia la circondarono, una mano dietro la testa come fosse una bambina, per stringere a se quel corpo inerme in un abbraccio lungo quindici anni.

 

-          Sei così calda.

 

 

 

 

-          ...ti rendo conto che l’hanno fatto uscire di prigione? No ma dico io, MALFOY!!

 

-          Ron, è successo due settimane fa.

 

-          Lo sapevi e non me lo hai detto!

 

-          Era scritto su tutti i giornali.

 

-          Che cambia? In ogni caso possiamo farlo rientrare.

 

-          Sì e sotto quale accusa?

 

-          C’è mai servita una scusa per vederlo marcire Harry? Sono sicuro che sia lui ad uccidere Hermione.

 

-          Hermione non è morta. Smettila di dire così.

 

-          Perché quello lo chiami vivere?

 

-          Ron, Malfoy ha scontato la sua pena. Gli ha portato via la parte più bella della sua vita e condizionerà per sempre quella a venire. Non ha famiglia né amici e gli unici che riusciranno ad avvicinarsi a lui senza sentire paura o disgusto saranno il suo elfo domestico e il suo gufo, ammesso sia ancora vivo. Non credi sia abbastanza?

 

-           No. Lui può ancora riuscire a sentirsi vivo, a camminare, a comprare cioccorane e a leggere la gazzetta. Hermione respira ma...

 

-          Non ci sono prove che sia stato coinvolto con Hermione.

 

-          E allora quelle due ragazze morte?

 

-          Nemmeno. Solo supposizioni. Smettila Ron, non intestardirti in cose che non puoi controllare.

 

-          Io sarò solo un povero venditore di scherzi Harry, ma tu, tu puoi farlo, sei un Auror per Dio! Seguilo, troverai sicuramente qualcosa. Le canaglie come lui non cambiano mai.

 

-          Non farò cose del genere, il dipartimento ha già ripulito il maniero e messo abbastanza restrizioni-allarmi sulla sua bacchetta e non credo abbia voglia di uscire a far casini. Non vorrà mai tornare ad Azkaban e non ha nessuno con cui stare. É sempre stato troppo codardo per fare le cose da solo. E poi, non è un mio problema.

 

-          Ma Harry –

 

Si alzò una voce dal cornofono posato sulla scrivania massiccia

 

-          Scusa Ron ma il lavoro chiama, ci sentiamo di nuovo stasera via camino e ti prego la prossima volta che mi chiami in ufficio fa che sia importante!

 

-          Venerdì a cena da me è abbastanza importante?

 

-          Alle otto?

 

-          Perfetto, vado a convincere Luna. Ciao.

 

La faccia larga di Ron scomparve tra la cenere lasciando l’ufficio silenzioso.

Harry fece un passo verso la scrivania scura ricoperta da innumerevoli rapporti, dando spalle all’enorme libreria che contornava il monumentale camino. Solo di poco spuntava la targhetta “Auror Potter”. La stava tirando su per spolverarla quando sentì aprirsi la porta decorata di un’altra targa “Auror Potter – Capo dipartimento”.

 

-          Mi scusi Signor Potter, ma non rispondeva al cornofono e sono venuta a vedere se fosse successo qualcosa.

 

-          Hai fatto bene Alice. Ero impegnato via camino. Cosa c’è? E chiamami Harry per favore, sennò mi ricordi la mia vecchia assistente.

 

-          La signorina Hudson è qui, Signor Potter. Posso farla entrare, le ricordo che fra trenta minuti ha un colloquio con –

 

-          Sì si, va bene falla entrare.

 

-          Vado a chiamarla subito.

 

Signor Potter, mi fa sentire vecchio”

 

-          Harry?

 

-          Kate! Qualcosa non va con Hermione? O Elizabeth è ancora andata di nascosto?

 

-          Hermione è costante come sempre ed Elizabeth non è il problema.

 

-          Oh?

 

-          Il fatto è che abbiamo un nuovo visitatore.

 

-          Beh è già successo che qualche curioso si intrufolasse. Chi devo spaventare?

 

-          Vede, questo a quanto pare è un habitué. Non ne ho parlato subito perché pensavo fosse una cosa straordinaria. Mi aveva fatto una ramanzina sul fatto che se non lo facevo entrare andava dal direttore, che nemmeno tu o i Weasley siete “della famiglia”. Dal piano regolamentare aveva ragione e poi sembrava un bravo ragazzo. Però stamattina l’ho rivisto e non aveva firmato il foglio delle presenze. Era nella stanza di Hermione. L’aveva sollevata e la teneva stretta a se, sembrava piangesse. Tempo di tornare con uno della sicurezza era già sparito. Poi ho notato che da un po’ di giorni Hermione porta un profumo e ora le boccette per il bagno odorano tutte di rosa. Anche i fiori sono freschi. Sembra come –

 

-          Se ci fosse andato troppe volte.

 

-          Già.

 

-          Me ne occuperò personalmente. Mi puoi fare una descrizione?

 

-          Ho di meglio: si chiama Robert Blotts. Non troppo alto sulla ventina, cicciotello, moro, occhi grigi, aria buffa. Mi aveva dato l’idea di uno goffo, ma è tutto il contrario.

 

-          Grazie Kate. Non sembra voglia farle del male e ora è troppo tardi per andare a fare qualcosa. L’orario di visite è finito e non voglio destare sospetti. Non voglio che nessuno venga a saperlo, tanto meno Elizabeth. Vedrò di mettere qualche protezione in più alla stanza domani di prima mattina e appena posso farò una piccola visita al nostro uomo.

 

-          Bene, ora vado che un paziente mi aspetta. Se c’è qualunque cosa di nuovo lo chiamo. A domani.

 

-          Giusto. A domani.

 

La chioma bionda sparì dalla porta con un leggero click. Harry si lasciò cadere sulla poltrona, le braccia appoggiate ai braccioli. Sporse indietro la testa. La ritirò su e spostò gli occhi sulle pile di rapporti da correggere, firmare, strappare.

 

-          Ci mancava anche questa.

 

 

 

 

Elizabeth piangeva.

 

Il letto a baldacchino verde-argento completamente sigillato, piangeva come tutte le notti da quando aveva scoperto chi fosse suo padre. Come aveva potuto sua madre, se era così brava e diligente come dicevano! Come aveva potuto tradire tutti per lui? Non era possibile. Non ci credeva, c’era sicuramente qualcosa che le sfuggiva, qualche ragione nascosta.

 

“Chiunque ma non un mangiamorte”

 

Elizabeth decise in quell’istante che non si sarebbe fermata lì. Non le importavano le evidenze. Dopo il coprifuoco sarebbe andata in biblioteca col mantello invisibile. Avrebbe trovato qualcosa. Qualunque cosa prima di tornare a casa per il fine settimana.

 

Prima di tornare da sua madre.

 

 

 

A/n: ... mi dispiace l’assenza. Non ho scuse. E nemmeno internet, ho scoperto che il mio vicino non mette la password per la wireless e ora sono un’internauta clandestina YAHE!! Potete fare di me ciò che volete. Chiedo venia per gli errori di battitura.

Sere

 

Ora passiamo ai ringraziamenti:

 

gemellina: Beh che dire i tuoi commenti sono bellissimi... è vero Draco non si può non adorarlo, così determinato eppure e così spezzato dentro allo stesso tempo. Chissà se leggerai o riconoscerai ancora questa ff. Non so se poter osare di sperare. Cmq grazie mille. Questa ff la sto continuando molto, molto, molto lentamente ma giuro che cmq vada ho intenzione di finirla perché ho già il cap finale già scritto. Grazie ancora.

 

Malfy: Non posso prometterti cose che potrebbero svelare la ff. Quello che posso dirti è che le cose si sistemeranno ma non come credi tu, e non tutti ne usciranno indenni fisicamente o psicologicamente. Sta per scoppiare qualcosa.

 

 

luan1985: Allora eccotelo.... con qualche mese di ritardo, spero tu riconosca la ff. Un bacione e grazie per i complimenti

 

anya: Sono contenta di essere riuscita a trasmettere qualche emozione. Draco è perso, rotto dentro senza Hermione. Dovrà trovare un nuovo appiglio, una nuova speranza.

 

lady_slytherin: Il loro incontro sarà tardivo, Draco non ha idea di come comportarsi ancora. E lei potrebbe non accettarlo all’inizio... infondo lui è conosciuto come un pericoloso mangiamorte. Poi se non è lei ad andare da lui non credo che Harry lasci Draco avvicinarsi molto......

 

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO VI ***


ff

A/n: ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.

 

Buona lettura.

 

 

 

CAPITOLO VI

 

 

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“Non vi è nulla di nascosto che non debba essere rivelato. Né cosa segreta che non venga alla luce.”

 

Sacre Scritture

 

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Sbatté un pugno sul muro a cui era appoggiato. Aveva notato che c’era qualcosa di strano nel momento in cui lo vide: un uomo appostato all’inizio della scala che portava al reparto a lungo termine. Non aveva né divisa né distintivo, ma era appoggiato alla colonna reggente la scalinata da circa due ore guardandosi intorno sospettoso.

 

L’avevano visto.

 

-          Un auror. Merda!- Imprecò Draco sottovoce.

 

 

 

 

-          Deve aver fiutato qualcosa...-

 

L’espressione corrucciata, Harry sorseggiò un po’ di succo di zucca. La cucina brillava di mille diamanti proiettati sulle pareti. Era stata Ginny a volere le finestre con quelle decorazioni e ora il risultato era che Harry non poteva leggere niente senza sentire quel fastidio di chi ti punta la luce nell’occhio. L’odore di bucato fresco e pancakes lo aveva fatto scendere dal letto piuttosto presto per essere una domenica. E poi il problema di Hermione non lo faceva dormire.

 

Ginny stava entrando dal retro con una cesta piena di lenzuola. Nonostante la gravidanza era sempre abbastanza energica la mattina; era la sera il problema, e tutti quei massaggi ai piedi che Harry aveva dovuto imparare a fare con maestria. Harry si alzò subito andando incontro a Ginny prendendole la cesta e posandola sul tavolo.

 

-          Grazie amore.- Disse Ginny con fare tranquillo prendendo della marmellata dal primo scaffale. – Vuoi un po’?-

 

-          No grazie, tutta tua. Vieni siediti, ho già tirato fuori il succo.

 

Ginny si girò pesante per poi tuffarsi sulla sedia accanto a Harry.

 

-          Io e la marmellata abbiamo un conto il sospeso.

 

-          Uh hum...

 

Harry sapeva benissimo quanto la marmellata alla fragola fosse off limits per lui; l’aveva imparato a sue spese durante la prima gravidanza. Svegliare tutti coloro che conosceva per raccattare un barattolino di quella marmellata solo perché lui aveva mangiato l’ultimo cucchiaino non era un’esperienza che voleva ripetere.

 

-          Avvolte ringrazio Merlino che la gestazione è di soli nove mesi. Mio Dio, poveri elefanti: sai quanti mesi sopportano loro? Al quinto mese mi sentivo già scoppiare. Ora sembro proprio una mongolfiera, non mi ricordavo fosse così faticoso!

 

-          Uh uhm...

 

-          E non provare a dire che sai cosa si prova, tu, uomo!

 

-          Non ho detto niente!

 

Ginny sorrise dolcemente.

 

-          Non parli.

 

-          Lo sto facendo.

 

-          Non è questo. Sono giorni che sei tutto preso dal lavoro e Malfoy è uscito da Azkaban da settimane e tu non hai ancora detto una parola in proposito. Come minimo mi aspettavo una sfuriata o chissà che cosa. Invece niente, zero assoluto. Non è da te!

 

-          Ginny, non la penserai come Ron, spero. Siamo cresciuti! Malfoy è un caso chiuso. Non è di mia competenza quindi non vedo come possa fregarmene di quel verme. Mi farei solo del sangue marcio. Solo che in questo periodo... sai com’è? Tutti questi trambusti, l’hotel che vogliono costruire, le manifestazioni. E se qualcosa va storto sono io–

 

-          Il capo...

 

-          Esatto. Quindi il responsabile; Blochnails non vede l’ora di darmi addosso. E poi sai che periodo dell’anno è questo qui. È anche venuto il signor Patil!

 

-          Poverino, dopo tutti questi anni non si è ancora arreso per Padma.

 

-          Mi ha pregato di riaprire il caso per l’ennesima volta; dovevi vedere la sua faccia quando ho dovuto congedarlo. Era abbattuto e chiudendo la porta ha detto “Ci vediamo tra un anno” Non si fermerà mai, sai ? Lo capisco. Neanch’io mi fermerei se succedesse qualcosa del genere a Lily.

 

-          Già. Almeno Hermione è lì. Padma invece... Va’, non pensiamo a queste cose. James e Lilian li ho già mandati dalla mamma; magari riesco a riposare un po’. Allora mi vuoi parlare, lo sai che sono una tomba. Chi ha fiutato? Qualcosa di grave al lavoro?

 

-          Oh! Niente di che, devo fare un giro. Ti raggiungo da tua madre per il pranzo.

 

-          Ma Harry, oggi è domenica! Se fosse un “niente di che” non ti scomoderesti ora!

 

-          Ginny, amore, non voglio allertare nessuno se prima non stringo qualcosa in mano, ok? Magari è solo un buco nell’acqua. Poi ti racconto, ma ora devo andare.

 

Harry si alzò affaticato.

 

-          Allora vedi che è importante; di certo è qualcosa che ci riguarda da vicino dato che potresti allertare noi. Poi mi racconti, non credere di salvarti. Bacio. Ah! E se passi da Diagon Alley prendimi delle cioccorane e il treno di Lizzy arriva alle dieci.

 

-          Ci va Ron.

 

-          Ron ti ha detto la settimana scorsa che non avrebbe potuto.

 

-          Oh merda! Mancano cinque minuti! Allora corro, bacio! Accompagno io Lizzy. Il cappotto, il cappotto dov’è il CAPPOTTO?

 

-          Dalla porta Harry. Dove l’hai lasciato ieri sera.

 

-          Ah, giusto! Cazzo cazzo CAZZO! Torno presto.

 

-          Ti conviene.

 

In piedi Harry le accarezzò dolcemente il viso con le dita, s’infilò il cappotto azzurro e si smaterializzò.

 

 

 

 

Era il secondo giorno che si ritrovava a girovagare per le tortuose strade magiche di Londra per poi fermarsi in quel giardino pubblico dietro Tulip Street. Si sedeva sulla panchina più ad ovest, vicino al laghetto artificiale, a fissare la villetta di fronte. Non poter visitare più Hermione lo stava rendendo pazzo, ma era stato azzardato e non aveva saputo resistere alla tentazione di starle vicino: aveva perso la cognizione del tempo. Uno stupido errore ed ecco come lo pagava. Ora si trovava ad osservare quella villetta disabitata che una volta avrebbe potuto essere la loro casa.

 

La sua vita era stata fatta a pezzi e trovarsi nei luoghi di un tempo era l’unico modo che aveva per non soccombere e cadere nel limbo che lo aveva inghiottito anni addietro.

 

Pezzo dopo pezzo alla ricerca di un passato da ricomporre.

 

Come i brandelli di una foto strappata.

 

 

-          Ti voglio portare in un posto. Non è troppo lontano da qui. È vicino a Diagon Alley dalla parte residenziale. Hai presente Tulip Street? C’è un posticino carino che mi ricorda i giardini sotto il Pont Neuf a Parigi. Ci vado spesso a leggere!

 

 

-          Hermione... Ero riuscito a comprarla la casa. Quella che da proprio qui, sul laghetto, che era stata messa in vendita. Doveva essere una sorpresa alla fine della guerra. La delusione dipinta sul tuo volto quando scopristi che un tale aveva comprato la villetta. Quando tu sapevi benissimo che non potevi permettertela... Non vedevo l’ora di dirti che ero io quel tale e che la casa sarebbe stata nostra. Non sai tutti gli stratagemmi perché mio padre non mi scoprisse, ah! Che cosa me ne faccio adesso?

 

Parlava guardando i timidi raggi di sole sull’acqua ridisegnare i contorni dei palazzi riflessi.

 

-           Questo era il “nostro angolo di paradiso” come dicevi tu. Anche oggi come tutte le volte che siamo venuti, anche oggi che sono solo, qui è spuntato un po’ di sole. Non sono ancora riuscito ad entrarci, in casa. Mi ero promesso che avrei varcato la soglia per la prima volta con te. Magari un giorno questa sarà la casa di nostra figlia.

 

Allargò le braccia sullo schienale della panchina e girò il viso verso il sole autunnale.

 

-          Non ho ancora deciso cosa fare al riguardo. Di certo i Potter non mi lasceranno mai avvicinarla. Troverò qualcosa.

 

Inspirò.

 

-          Se tu fossi qui staresti ridendo. In effetti, sono impazzito: parlo da solo contro il vento in un giardino dimenticato da Dio e l’unico luogo che mi sia mai saputo di casa non l’ho mai abitato. Staresti sghignazzando del mio essere così patetico.

 

 

 

L’andirivieni continuo di corpi la stava nauseando. Corpi eccitati, tristi o semplicemente in attesa del momento del giudizio formavano un groviglio di espressioni che la mettevano in soggezione. Perché era così che lei si sentiva dentro: confusa, strana, arrabbiata, apatica, felice... come se soffrisse del disturbo di personalità multipla. Vedere qualcosa di esterno che la rispecchiava nel profondo lo trovava odioso e ingiusto nei suoi confronti.

 

Oggi era domenica e come di consueto sarebbe andata a far visita a sua madre di prima mattina. A formulare domande che non avrebbero ricevuto risposta.

 

-          Lizzy! Lizzy dove sei?

 

Eccolo suo zio. La sua versione di simil-padre. Tutto spettinato con gli occhiali tondi degni del XVIII secolo. E cappotto da Auror, giusto per non attirare l’attenzione.

 

-          LIZZY??

 

-          Zio!

 

-          Ah! Eccoti, sei qui.

 

-          Già, e tu sei in ritardo.

 

-          Ehm, sai non trovavo il cappotto e poi son dov-

 

-          Di un quarto d’ora.

 

-          Sì ma... lo sai che... non-

 

-          Ti sei dimenticato. Di nuovo.

 

-          Io non... Hai-hai ragione, scusa. Credevo venisse Ron.

 

Elizabeth lo guardò torva. Suo zio: Harry Potter, un disordinato cronico, cocciuto, scostante, incompreso, pedante, smemorato, avvolte sconsiderato, affettivamente asfissiante capo-auror . La guardava ancora mortificato. Prima che potesse pronunciare una qualsiasi altra scusa lei lo fermò con un sottile gesto della mano.

 

-          Che ne dici se ci smaterializziamo?

 

Gli porse una mano che lui prese delicatamente.

 

-          Ti lascio al San mungo e ti vado a riprendere tra un ora. Ho una commissione da fare a Diagon Alley.

 

-          Salterellini Zompanti Acidosi?

 

-          No, cioccorane. Stavolta mi è andata bene!

 

Crack

 

 

 

 

Entrando nel reparto Janus Thickey sembrava di attraversare uno spazio temporale sospeso. Certo l’aria pesante ed il penetrante sentimento d’impotenza si facevano sentire. Era l’assenza del solito viavai di visitatori che dava ai lunghi corridoi quell’aria da film horror.

 

Nessuno dalla segreteria.

 

Nessuno nei corridoi.

 

Nessuno in giardino.

 

Harry ed Elizabeth percorrevano con lentezza i corridoi verso la stanza dove giaceva Hermione.

 

-          Cos’è successo Zio?

 

-          Eh?

 

-          Non c’è nessuno oggi. È Strano.

 

-          Oh! Beh... saranno occupati.

 

-          Chi lavora si, ma i visitatori? Oggi è domenica.

 

-          Non credo che-

 

Harry affrettò di poco il passo. “No, no. Dai non farlo. Dai dai..”

 

-          Salve capo-auror.

 

“L’ha fatto. Cazzo”

 

-          Tenente.

 

Elizabeth gli afferrò il braccio fermandolo e girandolo verso di sé. Gli occhi glaciali.

 

-          Che storia è questa zio?

 

-          Io... Lo sai che devo sempre tenere a mente la tua salvaguardia. L’ho promesso a-

 

-          Mia madre, si. Lo sai che odio essere scortata, ne abbiamo già parlato tante volte! Chi vuoi che mi faccia del male? Perché non mi LASCI IN PACE! Non ho bisogno di scimmioni che mi seguano a destra e a manca!

 

-          Non sai quello che dici. Non hai idea-

 

-          NO! Tu non hai idea-

 

-          Adesso basta. Vai da Hermione. Sono qui tra un’ora.

 

Categorico, Harry le mise una mano sulla spalla e la portò vicino alla porta della stanza; fece per aprirla. Si stava irritando per l’ennesima volta.

 

-          No, ZIO!

 

Si ritrasse; un passo indietro, due, non gli piaceva mentirle.

 

-          Un’ora.

 

Crack

 

“Se n’è andato. Mio zio si è smaterializzato. ARRGH”

 

-          Bravo scappa. SCAPPA o grande eroe del mondo magico dei miei stivali!

 

Pestò il piede destro a terra due volte e strinse i pugni. Lo sguardo era furente. Era sempre così con lui. Se aveva qualcosa da ridire peggio per lei, non la stava mai ad ascoltare. Non aveva nessuno che la stesse ad ascoltare. Non c’era nemmeno la sicurezza che sua madre potesse ascoltarla.

 

-          E cosa avete da guardare voi? Fate il vostro lavoro e non rompetemi le scatole. SU SU GIRATEVI! Non vi voglio sentire nemmeno fiatare o dico al vostro capo-auror qualcosa di poco carino sul vostro conto, il tanto per una bella sospensione!

 

“Idioti”

 

Aprì la porta della stanza 310 con prepotenza, entrò e chiuse sbattendola.

 

Al di là della soglia Elizabeth rimase pietrificata: la luce filtrava limpida dalla finestra; avevano scostato le tende, lavato le tende; i fiori freschi su entrambi i comodini, niente polvere, niente calcare dal lavandino, tutto era perfetto. Elizabeth ghignò:

 

-          E ora come faccio a sfogarmi su Kate, mamma? L’ultima sfuriata deve averle fatto effetto. Sei bellissima oggi, profumi di rose! E che bei fiori... dove lo metto ora il mio mazzetto di malva?

 

Click

 

“Quando parli del diavolo”

 

-          Signorina Granger?

 

Kate Hudson, l’infermiera incaricata delle cure di Hermione, fece capolino dalla porta.

 

-          Spuntano le corna...- disse Elizabeth a denti stretti.

 

-          Signorina, mi hanno chiamato quelli della sicurezza. Tutto bene? Ha bisogno di qualcosa?

 

-          No, grazie. Quelli della sicurezza semplicemente non hanno capito cosa vuol dire farsi i fatti loro.

 

-          Ah, capisco...

 

-          Bella l’idea del profumo.

 

-          Quale profumo?

 

-          Quello alle rose. È in tutte le boccet– non l’hai messo tu?

 

-          Oh il... Sì il profumo. No, cioè... Se ha bisogno di qualcosa non esiti a chiamarmi.

 

Click

 

-          Perfetto! Cos’è? Oggi hanno indetto il Grande-Giorno-della-Fuga? Almeno tu non puoi scappare, mamma.

 

Elisabeth si avvicinò alla poltrona tra il letto e la finestra sbuffando.

 

-          Diamo un’utilità a questa povera poltrona. Così sarò più comoda per farti vedere quello che ho trovato. Come hai potuto mamma? Perché lui?

 

Iniziò a tirare fuori fogli su fogli, foto, lettere, libri ed appunti. Raccontare tutto a sua madre e farle domande anche se sapeva che non avrebbe ricevuto risposta erano un modo per chiarirsi le idee. E per rendere il tutto più reale.

 

 

 

 

Andare al Ghirigoro era stato effettivamente di poco aiuto. Anzi, ora la cosa lo preoccupava ancora di più. Non solo il Signor Blotts non c’entrava niente con il visitatore misterioso; quando lui aveva chiesto se si ricordava di aver visto qualcosa di strano negli ultimi tempi, Blotts parlò di un certo signore che aveva voluto comprare una quantità esorbitante di mini-polisucco. E le mini-polisucco erano ancora legali. Harry aveva la sensazione di tralasciare qualcosa.

 

“Merlino! Potrebbe essere chiunque!”

 

-          Kate, tutto bene?

 

-          O sissignore, perfettamente. Elizabeth è ancora dentro.

 

-          Grazie.

 

Si avviò verso la stanza. Aprì la porta.

 

-          Lizzy? Lizzy, sono già arrivato. Vediamo come sta la nostra cara Hermione.

 

Una parte della stanza era completamente invasa da fogli ed articoli. Elizabeth sgranò gli occhi orripilata e incominciò a raccogliere tutto rapidamente.

 

“Questa mania di non poter usare la magia fuori dalla scuola. Merlino perché?”

 

-          Perché sei in anticipo... Cioè, sei in anticipo zio! Di venticinque minuti! Nessun ordine da impartire ai tuoi scagnozzi: inseguimenti, spionaggio, rottura di scatole?

 

-          Dai Lizzy, lascia perdere ok? Non mi risulta il tenente o qualcuno ti abbia importunato. In ogni caso ho fatto più veloce del previsto. Come sta ‘Mione?

 

Harry fece un passo verso il letto.

 

-          Stabile, come al solito. Sei stato tu a richiedere il profumo, i fiori e le altre cose? È molto carino.

 

-          Oh? Sissì, certo. Il profumo e i– i profumi per il bagno e i fiori di... Quei fiori belli. Quelli lì!

 

-          Peonie, Zio.

 

-          Esatto, le peonie!

 

Elizabeth lo guardò di sottecchi cercando di recuperare poco alla volta tutto ciò che in tre minuti era riuscita a spargere per quasi tutta la stanza.

Harry portò una mano sull’avambraccio di Hermione; la accarezzò lievemente, lo sguardo perso in conversazioni e parole ripetute già troppe volte.

 

-          Mi manchi so-tutto-io.

 

Si sporse per darle un bacio sulla fronte avvicinandosi pericolosamente a ciò che Elizabeth tentava di nascondere a tutti i costi. Il fascicolo che ora le dita di Harry stavano afferrando con curiosità.

 

-          Cos’è questo?

 

Elizabeth si sfregò le mani nervosamente senza staccare gli occhi dal fascicolo. Questo non va’ bene, per niente bene, pensò.

 

-          Niente, mi sono portata delle cose da fare mentre ero qui.

 

-          Ah... Vuoi dire che quando sei con lei non le parli?- chiese Harry dispiaciuto.

 

-          No, si!Sai non posso mica sempre parlarle! E poi che te ne frega a te! Non vieni quasi più!

 

-          Lizzy!- la rimproverò Harry accarezzando lievemente la copertina ruvida e passando l’indice sul bordo dei fogli..

 

Elizabeth, temendo il peggio, si fiondò di fronte a lui e avvolse i suoi appunti possessivamente con le mani cercando di toglierli dalla presa ferrea dello zio. Lo guardò spudoratamente negli occhi.

 

Era così nervosa che non si rese nemmeno conto del tono che aveva usato in precedenza.

 

-          Immagino siano compiti. Se sono di difesa contro le arti oscure te li posso correggere.

 

-          No. Non voglio. Ora se puoi restituiscimelo.

 

-          Lizzy ma cosa ti prende? È tutta la mattina che sei intrattabile! Adesso basta.

 

-          Sei tu che prendi le mie cose e non me le ridai!

 

Cercò di tirare a se il fascicolo senza riuscirci e ora Harry la osservava sospettoso.

 

-          Cos’è che non mi vuoi far vedere Elizabeth? Cosa tieni nascosto qui dentro?

 

-          Niente, adesso mi vuoi pure controllare, non ti basta circondarmi di gorilla? È per quello che non c’è nessuno, vero? Tutti quei auror in giro e hai anche vietato le visite... quella povera gente che ha solo la domenica per far visita ai propri cari come fa? Me lo vuoi dire? Tutto per un tuo capriccio iperprotettivo! Non mi lasci respirare; è una fortuna che io debba andare a Hogwarts.

 

Harry ora era visibilmente alterato.

 

-          In questo momento a far capricci non sono di certo io. E non ho deciso io di vietare le visite, è stata una misura presa da un mio sottoposto della quale non ero a conoscenza se proprio lo devi sapere!

 

-          Vedo che nemmeno i tuoi sottoposti ti danno retta.

 

-          Quando torniamo a casa ne riparliamo, ragazzina!

 

-           Di cosa? Non c’è niente da dire.

 

-           Ah si? Allora comincia a parlare in modo appropriato, non come una viziatella!

 

-          Certo, se tu la smetti di controllarmi.

 

-          Non parlarmi in questo tono Elizabeth. Stai passando il limite! Non hai idea-

 

-          Non hai idea qui, non hai idea lì! Dimmi, di cosa dovrei avere un idea. E DAMMI IL MIO FASCICOLO!

 

Harry non mollò la presa nemmeno un attimo. Doveva chiarire adesso. E non poteva lasciare che distogliesse lo sguardo né la concentrazione.

 

-          Prima te l’ho lasciata passare ma ora... Sono stanco di essere trattato secondo i tuoi umori e oggi non è la prima volta! Non hai nessun diritto di parlami così. Ho giurato a tua madre e a me stesso di crescerti come si deve. Non così insolente! Ti ho cresciuta come una figlia! E merito rispetto. Sono–

 

-          TU NON SEI MIO PADRE!

 

In quel momento accaddero più cose allo stesso tempo. Elizabeth non sapeva nemmeno perché l’avesse detto: forse la confusione, la paura, il sentimento di soffocamento... o forse tutto insieme e il voler uscire in fretta da quella situazione non le aveva dato tempo di ponderare le sue parole. Entrambi, l’una per il rimorso, l’altro per lo stupore, lasciarono cadere il fascicolo che sparse fogli ovunque. Negli occhi di Harry passò in un lampo una fitta acuta e sottile. Elizabeth si portò una mano sulla bocca e spalancò gli occhi. Harry, le braccia arrese lungo i fianchi e i pugni chiusi, parlò per primo.

 

-          So di non essere il tuo vero padre, però ho sempre cercato di esserne uno per te. Non lo sono e in qualche modo hai sempre trovato il modo di ricordarmelo, ma non credevo che... Ho provato a fare del mio meglio sai? Sia io che Ginny.

 

-          Mi dispiace. Io non... non volevo...

 

-          Ti vogliamo bene come ad una figlia. Perciò ti trattiamo come tale, con i suoi vantaggi e svantaggi. Non avrai i miei capelli o i miei occhi, ma non credo che siano i geni a fare di una persona un padre o una madre. Sono io che insieme a Ginny ti ho cresciuta. Ginny ed io abbiamo voluto prenderci cura di te, cercando di trasmetterti quei valori fondamentali nella vita perché tu possa essere un giorno indipendente, così come facciamo con James e Lily. Così come i genitori fanno con i figli perché è questo il nostro compito.

 

-          M-Mi dispiace davvero...

 

-          Cerco sempre di fare del mio meglio. So che avvolte non è facile per te, in un certo modo ci sono passato anch’io, ma ce la metto tutta. Ne sono convinto. A quanto pare per te non è abbastanza, però è un mio dovere. Sapevo che un giorno sarebbe potuto arrivare questo momento solo speravo sempre che non... Io... cos’è questo?

 

Harry, che aveva abbassato lo sguardo, corrugò la fronte; s’inginocchiò a prendere quello che sembrava un articolo di giornale. Mai niente nella sua vita lo aveva preparato a tutto ciò che trovò e scoprì quel giorno sparpagliato in tanti fogli, sul pavimento di un ospedale.

 

-          Lizzy?

 

 

 

A/n: Chiedo venia per gli errori di battitura.

Ringraziamenti...( rewiews please!!):

 

lady_slytherin: Piano piano tutto verrà a galla... Cmq Elizabeth é una ragazza forte e testona. Se la caverà!

 

giuliastarr: Non dirò che ho aggiornato presto... eccoti qui il seguito!

 

 

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