Lei in lacrime, lui l'eroe.

di ohmygoddems
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.
 
Sono le sette del mattino.
 
Non voglio alzarmi, non voglio lasciare il mio letto.
Non voglio lasciare l’unico posto in cui posso essere tranquilla, lontana dal dolore, da ogni cosa brutta. La scuola, perché devo andare in un posto dove posso solo stare male ?
Il cuscino profuma di buono, l’ambiente è confortante. Sono comoda, lontana da ogni pensiero.
 
-  Mara sono le sette! Sveglia dormigliona! – sentivo mia 
madre che urlava dal piano di sotto. Addio dolce risveglio.
 
Mi alzo di controvoglia, metto le mie calde pantofole a forma di leone e corro in bagno, come ogni giorno. Entro, chiudo la porta a chiave e mi guardo allo specchio, odio quel momento.

- Sono orribile, che novità – mormoro. Odio guardarmi allo specchio, odio quell’immagine. Sempre la stessa ragazza brutta e grassa.
 
Mi lego i capelli in uno chignon improvvisato, mi sciacquo il viso. Ho gli occhi gonfi e le occhiaie. Ieri non sono riuscita a non piangere. Perché, perché proprio a me?
 
Cerco di aggiustare il tutto con un po’ di trucco. Correttore e fard sono da tanto tempo i miei migliori amici, mi salvano in questi momenti terribili.
 
Metto un po’ di mascara, per nascondere per il meglio il tutto. Perfetto, ora sembro una ragazza a cui non è scesa neanche una lacrima. Provo puntualmente a fare finta di tutto il resto. 
 
Le guance troppo piene, le labbra che sembrano due mongolfiere e i capelli crespi che sembrano un cespuglio. Ovviamente con scarsi risultati.
 
Corro in camera. Apro l’enorme armadio davanti a me. Bene, il momento peggiore. Pur avendo milioni di vestiti non riesco a trovarne neanche uno. Perché? Perché sono grassa e di certo questo non gioca a mio favore. Alla fine scelgo un paio di jeans e una felpa molto larga, almeno non mi devo forzare di tenere a freno la pancia e mi sento a mio agio.
 
Scendo al piano di sotto dove c’è mia madre che prepara le frittelle. Ma siamo pazzi? Ma si, mettiamoci altre calorie!
 
- no, mamma. Veramente sono in ritardo. – riesco a non toccare cibo con questa banale scusa, ma che funziona sempre. Prendo il mio zaino e corro fuori.
 
Appena oltrepassata la porta tiro fuori dalla tasca il cellulare e le cuffie, metto ‘Skyscraper’ e mi isolo dal mondo, è la parte più bella della mattinata. Insieme a Demi inizio a camminare, il più lentamente possibile, e dopo dieci minuti arrivo nel cortile della scuola dove ad aspettarmi ci sono le mie uniche due amiche Clara ed Emily. Mi accolgono con un gran sorriso e io ricambio, anche se di malavoglia.

Odio il lunedì, ma Clara ed Emily sembrano quasi ‘amarlo’. Ah vero la loro vita è bellissima.
 Suona la prima campana e tutti entriamo nelle proprie aule. 
 
Mi sento osservata, succede sempre, mi sento come se fossi …..’inadeguata’.
 
Prima ora : storia. Mi piace la storia, non so il perché ma mi affascina molto. Il professore mi chiede di leggere. Perché a me? Cavolo mi sento in imbarazzo. Inizio a leggere. Tutti girati verso di me. Sento delle risatine dagli ultimi banchi, ma certo! Cassandra! Sempre lei, ma perché c’è l’ha tanto con me? Boh. Non le ho fatto niente di male, almeno credo.
 
Suona la campanella, la mia salvatrice. Sgattaiolo subito fuori, cercando di non attirare sguardi indiscreti. Mi avvicino al mio armadietto. Per fortuna hanno deciso di adattare alcune caratteristiche puramente ‘americane’ nelle scuole. Al mio armadietto mi sento sicura, soprattutto dagli occhi dei miei cosiddetti compagni. 
 
Mi si avvicinano Clara ed Emily. Iniziano a scherzare ed io cerco di stare al loro gioco, non voglio che mi chiedano cos’ho o perché sono triste. E così inizio a ridere, sono diventata un’ottima attrice nel passare degli anni, ormai credono tutti che sia una ragazza solare e allegra. Certo così hanno visto all’esterno, ma nessuno può capire cosa mi passa per la testa.
 
Tra il mio sorriso finto e le chiacchiere banali delle mie amiche, scorgo la cosa più bella e perfetta che potessi mai vedere.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

Per un'attimo i nostri sguardi s'intrecciano, poi mi rigiro nella completa insicurezza.
 
Il cuore mi batte a mille, mi sento svenire. Inizio ad ansimare, i miei occhi brillano. Che mi sta succedendo? Non capisco, perchè con un solo sguardo mi ha fatto sentire così? 
 
- Maraaaaaa, cavolo che ti prende? Sei in trans! - la voce di Emily mi fa svegliare da un sogno ad occhi aperti. 
 
- Su dai andiamo a mensa. - conclude Clara.
 
Ci avviamo verso quella grande sala. E' tutto come sempre. Tutta la scuola divisa in vari gruppi che sparlano tra di loro.
 
Di solito cammino attraverso i tavoli nella più totale ed iillogica insicurezza, ma avevo cose più importanti di cui pensare. Quel viso angelico era al centro dei miei pensieri.
 
Cerco di risvegliarmi dal mio trans. Ci sediamo al nostro tavolo, poso il mio zaino accanto a me e iniziamo a parlare.
 
- Come è andata oggi, in classe? - chiede Emily, molto probabilmente a Clara.
 
- Eh si, Clara. Sentiti toccata! - dico - Sappiamo tutte cosa ti succede durante l'ora d'inglese! Com'e che si chiama? Thomas? hahahaha racconta su! - concludo.
 
- Beh si, diciamo che ero più interessata a lui che alla lezione! Comunque non so, non so che pensare! Non se gli piaccio oppure no. - finisce di parlare con un barlume di tristezza nei suoi occhi.
 
Mi viene un brivido che coinvolge tutto il corpo. Mi giro per prendere a terra la felpa e lo notai. Due tavoli indietro del nostro, era lui, insieme alla squadra di basket. Mi guardava, no, mi fissava. Si ecco, stavo morendo dentro. Mi sento bruciare dentro, come se il cuore stesse per esplodere. Ci guardiamo per molto. Boom, ora sono altamente lontana dalla realtà. 
Non volevo più distogliere il mio sguardo dal suo.
 
- Mara eddai! Ritorna alla realtà! - urlava Emily.
 
Mi rigirai, frastornata. 
Dopo pranzo altre due ore di lezione. 
'triiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin' 
 
La campanella segna la fine di questa giornata. Saluto Emily e 
Clara e mi dirigo verso casa sulle note di 'Hall of fame'. 
 
Durante il tragitto, la mia testa s'inonda di pensieri bellissimi che diventano brutti, dolorosi e paranoie. 
 
Arrivo a casa, apro la porta, salgo le scale, entro in camera mia e, subito chiusa la porta, inizio a piangere
 
Perchè? Perchè non può essere vero. Come può un ragazzo così angelico poter guardare me. 
 
- Sicuramente c'ra una ragazza dietro di me, e lui guardava lei. - mi dico.
Sembro, o sono, un'isterica in questo momento. Voglio potergli piacere, anche solo per poco. Ma come, come? Cercavo delle idee nella mia mente, ma non riuscivo a pensarci.
Mi guardavo intorno cercando qualcosa che m'ispirasse. Poi mi venne un'idea, il bagno. 
Porto il mio corpo in lacrime nel bagno, mi lavo due dita. Guardo la tavoloccia del water, come se fossi la sua 'stalker'. Alzo la tavoletta. 
 
- Uno, due, tre. - mormoro. 
 
Subito dopo infilo le dita in bocca, finiscono nella gola. Le spingo sempre più giù, fin quando dalla mia bocca esce una poltiglia verdastra.
 
Mi sdraio ai piedi del water. Mi sento soddisfatta. 
 
- Forse se continuo.... - dico. 
 
- forse, sarei amata da qualcuno. - finisco.
 
 
 

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