How Everything Began...

di Emmy_Nerisse
(/viewuser.php?uid=176044)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Le Due Tribù ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Il Ritrovo Con Prixass E Qualche Piccolo Problema... ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - Sotto Le Fronde Dell'Albero Sulla Collina ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV - Nuove Conoscenze ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - Una Giornata Come Tutte Le Altre, Con Nuove Ipotesi... ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI - Guardando La Festa Del Villaggio [Parte I] ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII - Guardando La Festa Del Villaggio [Parte II] ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII - Scoperte Sui Pixl E Ancora Incontri ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX - La Biblioteca Sotterranea E Il Profeticus Tenebræ ***
Capitolo 10: *** Capitolo X - Pedinati ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - Le Due Tribù ***


Capitolo I - Le Due Tribù

C’era un’alta collina ripida, rocciosa e infinita a separarle e di certo non intralciava il profondo odio tra le due popolazioni che abitavano quella terra.
A est, dove il Sole sorgeva, la Tribù degli Antichi godeva delle bellezze della parte di mondo a lei destinata. Viveva giorni tranquilli e sereni sotto un cielo terso che ispirava fiducia verso il domani. I raccolti erano abbondanti, i ruscelli immersi in uno scroscio moderato che risplendeva alla luce degli astri.
Il Saggio governava con generosità e onestà degna di un capo giusto. La povertà nel Villaggio non esisteva, così come la totale ricchezza; il lavoro non scarseggiava, ne erano disponibili tra i più vari. L’aria era pulita e pacifica.
Tuttavia, la popolazione del Villaggio sapeva di essere a rischio ogni minuto di ogni giorno. Per questo il Saggio aveva dato ordine di costruire appositi edifici per esercitare e migliorare le capacità degli Antiquos: in quel Villaggio esistevano persone con poteri particolari che permettevano loro di comandare uno degli Elementi Naturali, o anche di più in casi molto rari, e di farne uso per difendersi o per compiere opere buone tra la gente. Esistevano anche i Normali, ovvero semplici esseri umani che ne erano privi oppure Antiquos nati senza essi, ma venivano comunque istruiti per dare una mano alla comunità.
Poi c’era la figlia del Saggio, un argomento del tutto eccezionale: poteva comandare due Elementi, l’Acqua e l’Aria, ma era il frutto dell’unione di due Normali. Si chiamava Farfalà, una diciannovenne che adorava stare all’aria aperta. Nonostante sapesse di dover succedere suo padre quando questi sarebbe andato in pensione, non aveva alcuna intenzione di seguirne gli insegnamenti: la politica era l’ultimo dei suoi problemi, non se la sentiva di comandare gli altri. Poi, pur possedendo il controllo degli Elementi più potenti tra tutti, li utilizzava molto di rado: diceva che non era bello sottomettere a sé la natura quando questa ti offriva tutto. Per il resto la sua vita le piaceva molto e per nulla l’avrebbe voluta abbandonare. Eppure c’era ancora qualcosa che non riusciva a capire: l’odio, secondo lei insensato, verso la Tribù dell’Oscurità. Era molto positiva quando ne pensava tra sé e sé, credeva che un giorno i due popoli sarebbero potuti tornare a vivere serenamente. Ma ascoltando i racconti del padre, sulle guerre combattute e il sangue versato, non poteva fare a meno di tremare. Il Saggio le definiva persone mostruose, sia di mente sia di aspetto. Diceva che non avevano un cuore, che vivevano di potere e che non erano in grado di condividere i beni tra loro.
Farfalà era molto confusa. E quando si trovava in queste condizioni, andava sempre a sedersi sotto quella quercia solitaria che cresceva nel prato fuori dal Villaggio, a pensare, i capelli rossi mossi dal vento, guardando in direzione della collina.
Anche quel giorno aveva deciso di passare il pomeriggio sotto le sue fronde, ma non ebbe nemmeno il tempo di chiudere gli occhi.
- Ehi, Farfalà! Dobbiamo andare ad allenarci, sbrigati! Se no arriviamo tardi. –  Non le serviva voltarsi per riconoscere la sua interlocutrice. Luvbì*. Era la sua migliore amica e le era sempre accanto da quando erano nate. Quel giorno aveva i capelli dorati raccolti in uno chignon e indossava una lunga tunica bianca. Era l’unica nella sua famiglia ad aver ereditato il controllo degli Alberi dalla madre, mentre i suoi tre fratelli possedevano quello del Fuoco, dono genetico del loro padre. Infine la sorellina più piccola di Luvbì, Tippi*, era una Normale.
Farfalà si alzò - Dobbiamo proprio? Insomma, sai come la penso. - chiese all’amica.
Luvbì sbuffò – Avanti Farfalà! Dovremmo pur imparare a difenderci dagli Obscuri nel caso attaccassero il Villaggio. Non possiamo più contare sull’aiuto di quei vecchiacci, ora dobbiamo sfruttare solo la nostra giovane generazione! E poi al corso ci sono tanti bei ragazzi… - concluse con espressione sognante la giovane Antiqua.
- Pensi sempre ai ragazzi, Luvbì. Altro che difendere il Villaggio! Comunque, se dobbiamo proprio… - Farfalà non ebbe il tempo di finire la frase che la ragazzina bionda le si attaccò al braccio.
- Forza. Ora usa il Teletrasporto! – la incitò Luvbì.
- Il Teleché? – domandò colta alla sprovvista Farfalà.
- Ah già… mi ero dimenticata che alla lezione scorsa non eri venuta. Quelli col controllo dell’Aria hanno imparato la tecnica del teletrasportarsi da un posto all’altro in pochi istanti. Ora ci sarebbe stato utile. Invece dovremo camminare fino all’arena… - disse con fare esperto la ragazzina in tunica bianca.
- Pigrona! – la punzecchiò Farfalà, ricevendo come risposta uno spintone. Poi le due ragazze iniziarono a correre serene.
 
Invece a ovest, dove il Sole calava, la Tribù dell’Oscurità era in pieno fermento. Ogni angolo brulicava di Obscuri intenti a costruire chissà quale diavoleria, cercando poi di rivenderla sperando di guadagnarci qualche soldo.
Quello del Castello era un popolo povero, il terreno non era tra i migliori e non vedevano quasi mai gli astri, perché il cielo sopra le loro teste era sempre nuvoloso e le notti tempestate di tuoni e fulmini. Alle volte, i raggi candidi della luna facevano capolino durante le serate più calme, ma accadeva molto di rado. Spesso i torrenti erano in secca e il raccolto scarso, come di conseguenza. Alle spalle di quell'enorme centro abitato composto da torri di diverse altezze e circondato da spesse mura, tanto che da lontano somigliava a un palazzo vero e proprio, sorgeva una fosca e compatta foresta di conifere, dalla quale gli abitanti preferivano girare al largo.
In più il Conte sembrava un vero tiranno, facendo pagare tasse per qualunque sciocchezza e svuotando il portafogli alle poche persone che riuscivano a malapena a procurarsi da vivere. Nel frattempo aveva dato l’ordine di addestrare i più potenti Obscuri del regno per preparare l’attacco che avrebbero lanciato al Villaggio degli Antiquos un paio di mesi più tardi. Diversamente dagli abitanti mescolati della Tribù degli Antichi, quella dell’Oscurità era composta da sola gente in grado di comandare uno o entrambi gli Elementi Oscuri, il Fulmine e il Buio.
Tra questi vi era il figlio del Conte, un ragazzo di ventun’anni di nome Blumiere. Ormai era un esperto nel controllo del Buio, ma doveva ancora migliorare quello del Fulmine; o almeno questo lo doveva fare per accontentare il padre. In realtà lui preferiva farne a meno di entrambi i domini, diceva che erano inutili. Invece era molto incuriosito verso la Tribù che si trovava sull’altro versante della collina, ma contemporaneamente ne era disgustato: gli Antiquos avevano devastato il loro regno e rubato le loro immense ricchezze, ai tempi in cui la collina ancora non vi era.
Il Conte gli aveva raccontato che erano stati un Antiquo con il controllo delle Rocce e un Obscurio con la capacità del Fulmine ad elevarla e renderla indistruttibile. Era talmente ripida che era impossibile scalarla, ma il padre continuava a ripetergli che un giorno o l’altro avrebbero trovato il modo di oltrepassarla e avrebbero riconquistato ciò che gli era stato sottratto dalla guerra, compiendo la stessa azione che gli Antiquos avevano compiuto contro di loro.
Ma Blumiere era divorato dalla curiosità che cresceva ogni giorno dentro di lui. Infatti spesso si rannicchiava sulla torre più alta del Castello per cercare di scorgere qualcosa che gli potesse dare indizi sull’altro mondo. L’unica cosa che vedeva era un albero grande e frondoso che ricopriva gran parte del pianoro sopra al colle. Per il resto, nulla.
- Non troverai nient’altro da quassù. E’ lo stesso panorama che vedi da sempre e che sempre vedrai. Arrenditi, non puoi sgretolare la roccia con lo sguardo. – un ragazzo dai capelli blu-viola raccolti in un codino dietro il capo gli si sedete accanto.
Blumiere roteò gli occhi vermigli – Un giorno arriverò dall’altra parte, Kozì. E’ inutile che continui a cercare di convincermi a mollare. –
Kozì scosse il capo – E’ inutile che continui a illuderti, da parte tua. Blumiere, non c’è modo di arrivare dall’altra parte né per noi né per loro. Ed è meglio così: se è proprio vero ciò che si dice sugli Antiquos sarebbe meglio non incontrarli mai. Sono esseri meschini ed egoisti… e brutti. –
- Sono centenni che i due popoli vivono separati. Che certezza abbiamo sul loro aspetto e modo di comportarsi? – il ragionamento di Blumiere era abbastanza tondo, e lo sarebbe stato ancora di più se anche lui ci avesse creduto veramente: dopo tutti i racconti su esseri diversi e mostruosi era difficile farsene un’altra immagine.
Kozì parve pensarci su “In effetti non ha tutti i torti…”  Poi il ragazzo dagli occhi dorati si alzò con un salto. Kozìkozì*, questo era il suo nome per intero, era un Obscurio con il dominio del Fulmine, mentre sua sorella maggiore Komeva* controllava il Buio. Erano i figli di un mercante piuttosto a corto di vendite nell’ultimo periodo, mentre la loro madre era morta un anno dopo aver dato alla luce Kozìkozì. Il ragazzo era l’unico amico di Blumiere, mentre Komeva era solo un’ottima rivale con cui sfidarsi sul controllo del Buio.
Le campane del Castello diedero il cenno di voler dondolare sempre più forte, finché il loro suono non ne fu testimone.
- Sono le quattro. Che ne dici, andiamo ad allenarci? – chiese speranzoso Kozì.
Blumiere si scompigliò i capelli blu notte, poi si alzò anche lui – Mah… Forse. Ma solo un paio d’ore, altrimenti le sento da mio padre, come ieri. Poi perché devo fare anche un’altra cosa. –
- Se vuoi provare a scalare la collina sei matto. Sarebbe più sano andare a curiosare la foresta! – cercò di intuire Kozì.
- No, voglio solo ispezionare la roccia. Poi credo che passerò la notte in biblioteca, voglio cercare dei libri sugli Antiquos… – lo corresse Blumiere tenendosi il mento tra le dita. Poi continuò più serio – Se mio padre scopre che cerco informazioni sulla Tribù degli Antichi sono morto, quindi guai a te se fai la spia. –
Kozì sgranò gli occhi – Tu in biblioteca?! Blumiere, non ti si addice! –
Il ragazzo dagli occhi vermigli creò una Bolla Oscura nella mano destra e la puntò contro Kozì – Guai a te se fai la spia! – ripetè.
- Mmmh… Solo se domani mi dici cos’hai scoperto. – lo ricattò l’altro.
Blumiere sbuffò, facendo scomparire la bolla – Antipatico! -
Poi saltarono giù dalla torre.
 
- Temo di aver imparato che è meglio non saltare nessuna lezione. Pensa, Luvbì: prima ho dovuto imparare la tecnica dell’Evaporazione dell’Acqua, poi ho dovuto recuperare quella del Teletrasporto... Che faticaccia! Sono sfinita. – sospirò Farfalà.
Luvbì le diede una pacca sulla spalla. – Io invece ho dovuto imparare a fare i ricami con le fibre delle piante. Prima non ci avevo capito un’acca, ma poi quel ragazzo tanto carino che stava seduto vicino a me mi ha rispiegato per bene come fare e ho capito tutto! – raccontò Luvbì con la testa praticamente altrove.
- Sei sempre la solita, Luvbì. Non cambierai mai… - ridacchiò Farfalà.
- A te non è mai capitato di incontrare un ragazzo carino? – le domandò Luvbì.
Farfalà si impiantò sul posto. - Be’… ragazzi carini ce e sono. Ma diciamo che non mi interessano troppo. Credo di avere anche degli ammiratori, ma non è che ne sia proprio convinta… -
- Davvero?! Magari potessi essere al tuo posto, Farfalà! –
- E smettila, non c’è niente di bello ad essere pedinata in continuazione dai ragazzi! - ribatté la ragazza dai capelli rossi.
- Cambiando argomento, tu che fai stasera? Io penso andrò al Mercato delle Nove, a quell’ora vendono sempre gli abiti più belli! – disse Luvbì.
- Non lo so… Credo andrò sotto la quercia, come sempre. – rispose Farfalà.
Luvbì fece spallucce – Non riesco a capire cosa tu ci trovi di bello nel guardare una collina rocciosa. A me vengono i brividi solo a pensare a cosa c’è oltre… -
Farfalà cercò di cambiare subito discussione, non se la sentiva di esprimere i suoi pensieri verso gli Obscuri  a Luvbì, anche se era la sua migliore amica.
- Adesso che ci penso, però, forse è meglio se vado a casa. Dato che in questi giorni i miei genitori sono molto impegnati col lavoro mi tocca badare alla serra. E poi ho sonno. – concluse la diciannovenne sbadigliando.
- E dopo la pigrona sarei io, eh? – le fece dietro Luvbì.
Farfalà la ignorò – Quindi ora vado. Ciao! – disse, poi scomparve. Avrà anche dovuto faticare, ma la tecnica del Teletrasporto l’aveva capita alla grande.
- A domani! – la salutò Luvbì, anche se Farfalà non l’aveva potuta sentire perché era già arrivata di fronte a casa sua.
 
Quando quei pochi raggi che riuscivano a ferire le nuvole scomparirono alla vista, Blumiere uscì di nascosto da casa. Fortunatamente il Conte aveva il sonno pesante, così riuscì a evadere senza problemi.
Raggiunse la biblioteca e vi fece irruzione, sperando che il controllore non stesse passando per di lì proprio in quel momento. E per pura sfortuna, fu proprio ciò che si ritrovò davanti. Riuscì a rendersi invisibile giusto in tempo per evitare di venir scoperto, poi corse tra gli scaffali, fiocamente illuminati dalla luce delle candele. Li percorse tutti, uno ad uno, ogni ripiano, ogni titolo, ogni argomentazione. Di libri sugli Antiquos non vi era traccia.
“Lo dicevo, io. Non sanno nulla, può darsi che addirittura non esistano più!” pensò tra sé il giovane.
Stava per avviarsi all’uscita quando in un angolo trovò una pila di libri che non aveva notato prima. Si avvicinò e notò un titolo scritto a caratteri enormi: “LIBRI PROIBITI” , poi sotto, incisa in una calligrafia talmente piccola e contrastante a quella precedente che sarebbe servita una lente d’ingrandimento per poterlo leggere nitidamente, c’era una sfilza di sottotitoli: “Informazioni Segrete sulla Tribù degli Antichi I – Gli Antiquos ”, “Informazioni Segrete sulla Tribù degli Antichi II – I Normali ”, “Informazioni Segrete sulla Tribù degli Antichi III – Il Dominio degli Elementi Naturali ”, “La Grande Collina Rocciosa – Tecniche per il Superamento e il Demolizione”.
Tremò. Non ci riusciva a credere. Aveva ciò che cercava da tutta la notte sotto il naso e non se ne era accorto. Tese una mano per toccare le lettere della parola “Antiquos”, il miraggio che l’aveva attanagliato per tutta quella notte. Ma fece contemporaneamente una brutta scoperta: vedeva la sua mano. E questo significava solo che era tornato visibile, e chissà da quanto tempo. Quindi…
- Lord Blumiere – la voce del controllore lo fece sussultare. Non aveva scampo. – E’ da cinque ore che siete visibile, so che ve lo state domandando. Ed era da cinque ore che vi osservavo, mentre cercavate furtivamente chissà quale volume tra gli innumerevoli della biblioteca. E per di più in piena notte. – fece una pausa che risultò imbarazzante, poi riprese – La prossima volta che volete agire in questo modo vi consiglio di migliorare di molto la vostra tecnica di Invisibilità: avete un’indipendenza di sole due ore. Comunque, perché andavate cercando i Libri Proibiti? Lo sapete che sono… proibiti, no? –
Blumiere si voltò, guardandolo in viso, con un espressione innocente sul volto – Brack*, cerca di capire: tutti voi parlate degli Antiquos in quel modo, ma se loro non fossero così? Non li avete… non li abbiamo mai visti! Da generazioni. Ne parlate con tanta certezza, ma io non so neanche chi sono, loro. Vorrei cercare di capire meglio… E non mi dare del Lord, solo perché sono il figlio del Conte. -
Brack gli poggiò una mano sulla spalla, con aria comprensiva – Ci sterminarono, Blumiere. Ai tempi della Guerra dei Popoli eravamo decimati, è un miracolo se la nostra razza esiste ancora. Sono malvagi e per loro gli Obscuri sono creature orrende da eliminare. –
- Per favore, Brack! – insistette il giovane.
Il controllore si allontanò di qualche passo e si prese il mento tra le dita. Dopo alcuni secondi che a Blumiere sembrarono interminabili si decise a parlare – Domani a mezzanotte qui, non tardare. Presta la massima attenzione a non farti scoprire, perché ora la pelle ce la rimetto anch’io. –
Blumiere volle saltare al collo del controllore, ma si trattenne – Oh, grazie mille Brack! Sarò puntualissimo! – poi corse fuori dalla biblioteca, rendendosi nuovamente invisibile per evitare sguardi indiscreti.
 
Era sola. Non c’era nessuno con lei quella sera. I suoi erano partiti per un viaggio verso la Città, un piccolo regno di soli Normali parecchio distante dal Villaggio, dove la magia era sconosciuta, e solo loro sapevano quando sarebbero tornati. Avrebbe potuto chiamare Luvbì, ma probabilmente alle tre di notte stava dormendo della grande. Però lei in quel momento desiderava la compagnia di qualcuno o qualcosa che non fosse il suono del vento tra le fronde degli alberi.
Stava facendo volteggiare una bolla d’acqua quando le venne l’illuminazione. Avrebbe cercato un Pixl. Quelle piccole creaturine magiche erano come degli animaletti da compagnia degli Antiquos, ma non si potevano comprare. Si dovevano trovare, cercando nei posti più impensati. La bolla che si schiantò sul pavimento la riportò alla realtà.
- Vado immediatamente! – disse saltando fuori dalla finestrella che dava sul campo di grano. Sapeva già dove avrebbe iniziato la ricerca: le pendici della Collina Rocciosa.
Quando guardò verso l’alto, la collina le sembrò estendersi fin oltre il cielo. Era immensa. L’unica cosa che ne distingueva il limite era il cespuglio di foglie che il gigantesco albero sul pianoro concedeva di vedere. Pensò che gli Obscuri avevano proprio esagerato: il padre le aveva raccontato che erano stati loro ad issare la collina per impedire che gli Antiquos potessero seguirli e vendicare le morti che il loro assedio al Villaggio aveva procurato. Ma… avrebbe potuto anche essere stato diverso.
Non perse tempo e si mise a cercare sotto le rocce, dietro alle piante, sugli alberelli, nelle buche. Ora il suo ideale si era espanso: le venne in mente che quel Pixl forse l’avrebbe potuta aiutare a raggiungere il pianoro sopra al colle. E fu per un incidente di percorso che conobbe Prixass*.
Stava correndo a perdifiato “Avanti! Dovrà pur essere da qualche par…!”  Il filo dei sui pensieri si interruppe quando dietro ad un masso trovò un precipizio e vi cadde dentro a peso morto, gridando. Riuscì appena in tempo ad evocare una grande pozza d’acqua che galleggiava a mezz’aria, non molto distante dal terreno, per rallentare la caduta. Ci finì dentro a picco e riuscì a raddrizzarsi, così quando sbucò fuori ne uscì illesa… solo tutta bagnata.
- Dannazione! Mi confondo ancora gli incantesimi d’Acqua con quelli di Aria. Beh… almeno non mi sono fatta niente…- disse tremante per la paura di schiantarsi che le aveva provocato la caduta.
- Giovane Antiqua – Farfalà sussultò. Chi poteva aver parlato? Poi la voce continuò – non le hanno insegnato a guardare dove si cammina? E che la notte bisognerebbe dormire invece che andare a stanare Pixl? –
Una lucetta non distante da lei s’illuminò e Farfalà riuscì a distinguere un esserino minuto e luminoso che sembrava una spirale, con due larghe lancette che fungevano da ali. Era un Pixl, l’aveva trovato.
- Come ti chiami? – domandò la giovane.
- Sono Prixass, il Pixl del Tempo. Per questo so cosa stai cercando: un modo per poter raggiungere il grande albero sulla collina. – disse pacato il Pixl.
- Veramente cercavo un Pixl… - lo corresse.
- Ma in fondo al tuo cuore vuoi giungere in quel luogo. Lo so. – e in effetti Farfalà non poteva negarlo. Il suo vero scopo era cercare qualcuno che le facesse compagnia, poi le venne in mente l’idea del Pixl e infine l’ideale di raggiungere l’albero.
- E io posso aiutarti nella tua impresa. – continuò Prixass.
- Ma tu… sei un Pixl del Tempo! Io un’Antiqua dell’Acqua e Aria, come faccio a… - cercò di ribattere la ragazza.
- Il controllo del Tempo è usufruibile a tutti gli Antiquos, per questo posso essere il tuo Pixl, ma solo per domani: il Tempo non ha padroni. Ti insegnerò tutto il necessario per la riuscita della tua missione, Farfalà. Ti aspetterò e non cercherò in alcun modo di fermarti. – concluse Prixass.
Stava per scomparire, ma Farfalà lo fermò – Come fai a conoscere il mio nome? –
Il Pixl ridacchiò – Il Tempo non necessita conoscenze. Il Tempo è la conoscenza. Il Tempo è tutto ciò che ci circonda. Il Tempo è il Villaggio; il Tempo è la Città; il Tempo è… il Castello. – dicendo quest’ultima parola con un che di insicurezza, scomparve.
Farfalà si grattò il capo "E cos’è il “Castello”?"
Rimase lì ancora qualche istante, poi si teletrasportò nella sua camera. Si distese sul letto e il sonno la travolse come un’ondata di domande.

***/-Asterischi-\***
* Luvbì - E' il nome usato nella versione inglese per la Nimbi "Farfabì", ma non c'entra nulla con questo personaggio.
** Tippi - E' il nome usato nella versione inglese per la Pixl "Consilia"... Preferirei che non venisse nominato quel rapporto, chiamamolo così, con un certo personaggio. Potrebbe rovinare tutto nel caso ci sia qualche lettore che non possiede il gioco.
*** Kozìkozì - Sarebbe il negoziante al Secondo Piano di Svoltadiqua. Non vi è nessun rapporto tra il Kozìkozì del gioco e quello della mia storia.
**** Komeva - Sarebbe il negoziante al Secondo Piano di Svoltadilà. Lo so.... sarebbe un maschio, ma il nome è femminile xD.
***** Brack - Il venditore di mappe nella Periferia di Svoltadiqua. Nessun rapporto con quello della mia storia.
****** Prixass - Il nome Spagnolo usato per il Pixl "Scatty". Non c'entra nulla con questo Pixl.
(Per farla breve ho usato solamente i NOMI dei personaggi del videogioco, non i PERSONAGGI - a parte i due protagonisti^^)

Eccomi qui^^ Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi invito tutti voi lettori a lasciare una recensione di qualsiasi tipo, perché mi serve per capire se l'impostazione della storia quadra. Come di sicuro avrete notato ci sonno delle cosine, tipo il controllo degli Elementi, che nel videogioco non esistono, ma spero che questo non rovini il tutto... Se tutto proseguirà bene, comunque, il Primo Ricordo dovrebbe arrivare nel prossimo capitolo, questo era un'introduzione più che altro. Spero di aver reso bene l'odio tra le due Tribù e spero di avervi colpito con tutto il resto^^
Aspetto le vostre recensioni!
  Emmy_Nerisse


COVER Tadaaaaaaaaaaaaaaan!! :D Ho fatto la cover, ho fatto la cover! E dopo un infinità di tentativi per postare pure questa ce l'ho fatta!!! xD Allora, com'è? Vi piace? ^^ Certo, lo scanner che ho fa pena, ma almeno mi permette di caricare le mie piccole "opere" xD Dunque, nella recensione (o se volete anche per messaggio personale) mi lasciate un commentino anche su questo, per favoreeee?^^ Ciao!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II - Il Ritrovo Con Prixass E Qualche Piccolo Problema... ***


Capitolo II - Il Ritrovo Con Prixass E Qualche Piccolo Problema...

Si svegliò più tardi del solito, si mise a posto i capelli rossi e corse fuori. Correva così veloce che svoltato l’angolo della casa andò brutalmente a sbattere contro Luvbì.
- Ahi! Farfalà! – si lamentò la bionda, caduta a terra mentre si massaggiava il capo.
- Scusa, Luv… E’ che sono molto di fretta, devo andare. – disse l’altra rialzandosi, ma venne afferrata per il polso da Luvbì.
- Appuntamento segreto? – le domandò maliziosa.
Farfalà arrossì di colpo – Ma che dici?! Devo solo andare in un posto, nulla di che! Nessun ragazzo. –
Luvbì la guardò delusa, poi la lasciò andare – Peccato… Sarei stata davvero felice per te. Vieni a lezioni questo pomeriggio? –
- Forse, ma non te lo prometto. Scusa, ora devo proprio scappare, sono in un terribile ritardo! Ciao! – disse la rossa, poi ricominciò a correre e nel mentre si teletrasportò.
Luvbì continuò a guardare nel punto da dov’era sparita la sua amica “Nasconde qualcosa, me lo sento” pensò poi.
Farfalà arrivò esattamente nel luogo della notte prima. C’era calma e nessun Pixl in giro.
- Prixass? Prixass, ci sei? – gridò.
- Un po’ tardiva, Antiqua. E’ successo qualcosa? – le domandò il Pixl, comparendo alle sue spalle.
La giovane si voltò - Buongiorno. No, mi sono solo svegliata tardi. Allora, cominciamo? – gli rispose, nettamente impaziente.
Il Pixl le girò attorno un paio di volte - Prima ti calmi un secondo. Poi rispondi a questa semplice domanda: hai usato uno dei tuoi Elementi nelle ultime cinque ore? – le domandò, prendendola alla sprovvista.
- Ehm… Sì… Ho usato il Teletrasporto dell’Aria per arrivare qui più in fretta. – arrossì Farfalà.
- Mmmh… Per imparare il controllo del Tempo bisogna essere puri dagli altri Elementi, e per essere puri bisogna evitarne l’uso per un minimo di cinque ore. Quindi tu ora dovresti aspettare altre cinque ore qui senza utilizzare né l’Acqua né l’Aria per passare il tempo. Ma… - lasciò in sospeso il Pixl.
- Ma…? – gli fece eco la giovane, speranzosa di poter evitare quel lungo periodo di noia assoluta.
- Ma si può velocizzare la purificazione meditando per due ore e mezzo. Quindi se hai così tanta fretta di imparare il Tempo, ti consiglio di cominciare subito. – disse il Pixl, poi scomparve.
Farfalà sbatté le palpebre – Cosa?! –

- Allora?! Mi avevi promesso che mi avresti detto cos’hai scoperto! – Kozì gli stava saltellando attorno, i capelli blu-viola legati dietro il capo ne seguivano i movimenti, provocandogli un certo fastidio.
- Uffa! Datti una calmata, Kozì! E’ la quinta volta che ti dico che non ho trovato nulla! – gli fece contro Blumiere, mentendo. “Non voglio che stanotte mi segua, potrebbe mettere tutto a rischio” pensò.
- Non sono così ingenuo, Blu. Avanti, dimmelo! – s’impuntò l’altro.
- Te le stai cercando… - lo avvertì il ragazzo dagli occhi rossi.
- Non m’importa. – disse Kozìkozì di rimando.
Non ebbe il tempo di accorgersene che un fulmine lo colpì in pieno, ritrovandosi tutto abbrustolito.
- Io ti avevo avvertito. – gli fece dietro Blumiere, scuotendo le mani che stavano rischiando di prendere fuoco tanto calde che erano. – Dannazione! Dovevo ripetere l’esercizio prima di rifarlo! Kozì, non è che hai dell’acqua con te, per caso? – continuò, ora soffiandoci sopra.
- Ti sta bene. E l’acqua non ce l’ho, mi dispiace, quindi se non ti sbrighi ti ritroverai le mani in fiamme ed io potrei velocizzare l’ustione… - ghignò il ragazzo dagli occhi dorati.
- KOZI’! – gridò Blumiere, con una piccola fiammella che si stava formando sul palmo delle mani. Imprecò di brutto, poi si lanciò giù dalla solita torre dove si trovavano, che era ormai il loro luogo d’incontro prediletto, e volò dritto verso l’unica fonte d’acqua del Castello, un piccolo lago d’acqua dolce nel mezzo del chiostro principale.
- Ehi! Com’è che tu puoi volare anche di giorno!?! – gli urlò Kozì, poi si disintegrò alla velocità del fulmine e si riformò accanto a Blumiere, che teneva le mani immerse nell’acqua.
-Ahhhh… Ora va decisamente meglio! – sospirò il ragazzo dai capelli blu notte.
- Allora? – riattaccò Kozì.
- Ricominci?! Basta però, la prossima volta ti lancio direttamente la Bolla Oscura e quella ti fa male davvero, perché non possedendo il controllo del Buio, il colpo non ti arriva attutito come quello di prima! – s’innervosì Blumiere.
- Eh? Oh no, no, non intendevo quello. Volevo dire come fai a volare di giorno. Ero rimasto che gli Obscuri del Buio potessero volare solo di notte. – spiegò Kozì.
- Infatti è così. Non so e non posso mica volare di giorno, io. Perché me ne accusi? – domandò incuriosito l’altro.
- Perché te ne accuso? Blumiere, lo hai appena fatto! – si sbalordì il viola.
Blumiere sgranò gli occhi – COSA?! –

Quelle due interminabili ore trascorsero tanto lunghe e noiose quanto quell’ultima  mezz’ora che Farfalà spese con Prixass che le dava qualche informazione su come prepararsi agli esercizi che avrebbe dovuto affrontare per apprendere il controllo del Tempo.
- Bene. Anche questa mezz’ora è passata, vero? – chiese impaziente la ragazza.
- Già. Direi che possiamo cominciare. Allora, passo primo: rimanere fermi immobili sul posto, seduti a gambe incrociate. – spiegò Prixass.
Farfalà si mise al centro esatto di quella specie di arena naturale dove si trovava e si posizionò come le aveva detto il Pixl.
- OK, ora incrocia le braccia sopra la tua testa, poi piegati in avanti appoggiando la fronte a terra e portando le mani dietro la schiena, sempre tenendole incrociate. – continuò.
Farfalà eseguì ciò che le fu detto, aggiungendoci qualche gemito di dolore. “Questi mi sembrano più allungamenti che passi per apprendere il Tempo…Ahia.”
- Ora resta in questa posizione per tre minuti. – disse Prixass, iniziando a sbattere le sue ali-lancette rumorosamente per scandire il Tempo.
- Ma che utilità ha fare tutta questa fatica?! – si sforzò di dire tra il dolore la giovane.
- E’ una posizione che serve a richiamare i ricordi del passato, anche quelli apparentemente dimenticati. Se sei davvero sicura e motivata ad imparare il Tempo, dovrebbero tornarti in fretta. – le spiegò il Pixl.
Infatti, dopo circa un minuto, a Farfalà cominciarono a tornare alla mente alcuni episodi della sua più tenera infanzia. Scene ridicole, scherzi, i suoi primi giochi con l’Aria e l’Acqua. Le piaceva stare lì, avrebbe voluto ripercorrere tutta la sua vita.
- D’accordo, ora basta, altrimenti rischi di collassare. Non sei abbastanza potente per poter riuscire a contenere tutto il passato nella mente. – disse il Pixl, trillando come una sveglia.
Farfalà si distese a terra, sudando freddo per lo sforzo mentale – A sei mesi sono caduta dalla culla? Non me l’avevano mai detto… -
Prixass la lasciò riposare qualche istante, poi passò al esercizio seguente.
- Ora prova a mettere la mano attraverso a quel masso laggiù. - le disse accennando ad una grande pietra poco distante da loro.
- Attraversare la pietra? Stai scherzando, vero? - abbozzò Farfalà.
Prixass fece segno di diniego - No. Il Tempo non ha confini. Oltrepassa anche ciò che sembra impenetrabile, persino la roccia della Collina. Quindi non ti resta che provare. -
Farfalà deglutì, poi si fece coraggio e provò a toccare la pietra, ma la mano rimase aderente alla superficie lucida.
La ragazza la sottrasse, demoralizzata - Nulla, non ci riesco. -
Prixass le si avvicinò - E' normale, è stato il tuo primo tentativo. Vedrai che per stasera riuscirai anche a superare la collina e vi salirai in cima. Credici, Farfalà, e ci riuscirai. -
- E se nel caso riuscissi ad oltrepassare la parete rocciosa... poi che farei? Insomma, vagherei per la collina, ma cosa ne ricaverei? - domandò la giovane sedendosi a terra.
- Ti svelo un segreto - disse il Pixl dopo un paio di minuti di silenzio - In un punto, un unica bassa e piccola zona su tutto il versante della collina, la pietra è solo superficiale. -
Farfalà inarcò un sopracciglio - Cioè? -
- L'interno della collina è una fitta rete di gallerie, ma spetterà a te trovare quella che ti porterà al grande albero sul pianoro. - rivelò più esplicitamente la creaturina svolazzante.
- Non mi stai prendendo in giro, vero? - chiese incredulà l'Antiqua.
- E perché mai dovrei? Lo giuro sulle mie lancette! - fece una pausa, poi continuò - Avanti, torniamo ai nostri esercizi. -

- Ma io mi sono teletrasportato, qui! Non ho volato! - insisté Blumiere.
- Che tu ci creda o no, Blu, io ti ho visto con i miei stessi occhi. TU-HAI-VOLATO-GIU'-DALLA-TORRE! Anche se logicamente non avresti potuto farlo... Andiamo da Brack. - continuò ad urlargli contro Kozì, afferrandolo per il polso.
Blumiere strattonò il braccio - No, non ce n'è motivo! Avanti, Kozì... -
- Non fare i capricci, capito? Ora andiamo. - disse più pacato l'Obscurio del Fulmine, poi disintegrò entrambi.
Si riformarono nella biblioteca del custode. L'uomo stava giusto passando per di lì, che li vide.
- Oh, Kozìkozì e... B-Blumiere? - domandò il custode, temendo che il giovane ventunenne fosse stato scoperto, ma mentre l'amico non lo guardava, Blumiere scosse il capo per riferirgli che non si trovavano lì per questo. Al vederlo Brack si rilassò. - Che ci fate qui, comunque? - continuò.
- Per una sciocchezza, credimi, noi volevamo solo... - ma il ragazzo dai capelli blu fu subito interotto da Kozìkozì.
- Blumiere vola. - disse diretto.
Il custode rimase un po' stupito - Be'... è un Obscurio del Buio, mi sembra ovvio che sappia volare, la notte. -
- No, intendo dire che lui vola di giorno! - si spiegò Kozì.
A quelle parole, Brack s'incupì - Kozìkozì Occangitram, mi auguro che questo non sia uno scherzo, altrimenti potresti essere messo alle sbarre per contraddizione sull'autorità del controllo di un Obscurio. -
- Te lo giuro, Brack. Sono serissimo. - continuò il ragazzo, con l'aria di una persona sincera e determinata.
- Uffa... Lui se lo è fissato, immaginato! Al chiostro io ci sono arrivato teletrasportandomi, non ho volato. - cercò di scusarsi Blumiere, con la stessa identica espressione dell'amico, e questo mise in serio dubbio la sicurezza del custode.
- Voi dite entrambi la verità, ma uno di voi crede di farlo. - disse il custode abbassando il capo.
- Lui! - fu la risposta contemporanea dei giovani che si indicarono a vicenda.
Lì iniziarono una discussione, molto breve, ma che rivelava ogni cosa.
- Tu menti, Kozì! - gridò Blumiere.
- No, quello sei tu, Blu! - ribatté Kozìkozì.
- Invece no! E per un semplicissimo motivo: io non posso volare di giorno! -
- Invece... - il viola si interruppe di colpo, mettendo fine al piccolo litigio e posò lo sguardo sul pavimento, per poi rivolgersi al custode alla sua sinistra - Brack, l-lo vedi? M-Mi credi ora? - non era da lui balbettare, tanto meno per sorpresa dato che Kozì non era tipo da stupire facilmente, e Brack gli faceva compagnia guardando Blumiere a bocca aperta.
Questa volta, il blu si pose la domanda che magari Kozì non stava inventando tutto - Cosa... cosa c'è? -
Brack prese la parola - Tu stai volando, Blumiere Iligriv. -
Il giovane sussultò e per la prima volta in quei minuti decise di guardare in basso: stava volteggiando a mezz'aria, le gambe piegate all'indietro. Si era alzato in volo e non se ne era accorto, era come se non fosse accaduto. Lentamente, rimise i piedi per terra. - Ma... com'è possibile?! Non mi era mai successo prima! - si giustificò il giovane.
Lo sguardo del custode divenne ancora più tetro - Vi voglio entrambi nel mio studio, è una faccenda della massima urgenza. - si limitò a dire, avviandosi poi verso una delle sale interne della biblioteca, seguito a ruota da un Kozìkozì piuttosto confuso e un Blumiere a dir poco spaventato di se stesso "Credevo di conoscermi abbastanza, e invece... invece a quanto pare non mi conosco affatto"
Arrivarono in una piccola stanzina buia illuminata soltanto dalla fioca luce di quelle due banalissime candele quasi terminate, mentre la cera liquida gocciolava ritmica.
- Sedetevi sul tavolo, Lord Blumiere - di solito faceva storie e anche Kozì faceva qualche risatina di sottofondo, ma ora nessuno dei due fiatò e l'Obscurio del Buio e Fulmine si limitò ad ubbidire. Brack si spostò dalla parte opposta del ragazzo che ora gli dava la schiena. - Potreste togliervi la maglia, se non vi dispiace? - domandò poi.
Blumiere si voltò - Perché? -
Brack tossicchiò - Devo controllare una cosa... E' importante. - proseguì serio.
- D'accordo, se proprio devo... - gli rispose il giovane sfilandosi la maglietta, rimandendo a petto nudo.
Brack tremò - Questo non è un buon segno... Kozì, vieni qui, siediti accanto a Blumiere e tirati via la maglia pure tu. -
Il ragazzo tentennò, ma poi decise di fare come gli fu chiesto.
- No... Così non va per niente bene! - disse il custode, spaventato.
- Che succede? - domandarono i ragazzi in coro, con tono insicuro.
- E' difficile da spiegare... Avete entrambi il controllo del Fulmine, no? - chiese Brack.
I giovani annuirono, guardandosi.
- Allora vi mando un immagine mentale. Aspettate solo un secondo. - annunciò Brack sospirando.
I due Obscuri chiusero gli occhi in attesa di ricevere il punto di vista del custode. Poi un immagine non molto nitida ma comprensibile si disegnò nelle menti di Blumiere e Kozì. Rappresentava una piccola sorta di stella a sei punte di un blu molto scuro al centro della schiena di uno dei due sottoposti agli sguardi di Brack.
- Va bene. Allora, questo è il tatuaggio sulla schiena di Kozìkozì; come vedete ha la forma standard corrispondente al controllo del Fulmine, si è solo in po' ingrandito, ma per via della crescita. Quello di Blumiere invece... -
- Che cos'ha il mio di diverso? - domandò allarmato il ragazzo coinvolto, aprendo gli occhi e facendo scomparire l'immagine del tatuaggio di Kozì.
Brack lo riprese - Chiudi gli occhi e lo vedrai. -
Quando videro l'immagine, entrambi gli Obscuri sussultarono: la spirale che rappresentava il controllo del Buio di Blumiere, o almeno quel che una volta era, si diramava in piccoli vortici lungo tutta la schiena e aveva un colore tendente al viola scuro, molto diverso dal blu chiaro che doveva essere, mentre la stella del Fulmine invece di essere come quella di Kozì aveva i bordi seghettati e un andamento irregolare e la coloritura ricordava quella grigio-blu scuro delle notti tempestose che il Castello vedeva continuamente.
Blumiere saltò giù dal tavolo e di fretta si rimise la maglia - Ti giuro, Brack, l'avevo guardato la settimana scorsa, non era così! Era identico a quello di Kozì, forse solo un po' più grande! -
Kozì lo imitò, anche se con gesti meno frettolosi e spaventati - Cosa significa? - si limitò a chiedere.
- Teoricamente nulla... Ha solo subito un grosso danno alla fonte del controllo del Fulmine, data la troppa potenza di quello del Buio. Per questo ti sei quasi bruciato le mani, prima. - s'interruppe indicando con un gesto del capo i palmi di Blumiere - Dovreste fare più esercizio, magari assieme, così potreste supportarvi. E' un danno che si può riparare, ma ci vorrà del tempo. -
- Tutto qui?! Allora perché tutta quella scena? - domandò il blu con un che di sollievo ma anche sospetto.
- Tutto qui. Era solo che non mi aspettavo che un eccellente dominatore di entrambi gli Elementi come voi potesse in qualche modo aver perso in parte il controllo del Buio, andando a danneggiare quello del Fulmine. Infatti è per una sorta di confusione mentale che riuscite a volare anche di giorno, perché il vostro dominio del Fulmine cerca di ritrovare il suo equilibrio, ma viene respinto da quello del Buio che porta al massimo in modo involontario le sue capacità, comprendendo quella del volo. Tutto qui. - fu la risposta sicura di Brack.
- Be', allora andiamo! - esclamò Kozì che non voleva rimanere un secondo di più in quel buco di studio, infatti detto ciò si catapultò fuori dalla biblioteca. Blumiere invece si fermò sulla soglia.
- Brack... E' ancora valido l'appuntamento di stanotte con i Libri Proibiti? - domandò.
- Certo. Vi aspetto dopo l'orario di chiusura. Ah, cercate di non volare, nemmeno la notte, peggiorerebbe la vostra situazione. - confermò il custode.
Blumiere annuì, poi si disintegrò dalla soglia e si riformò appena fuori, dove l'amico lo stava aspettando.
Brack si affacciò alla porta dello studio "Mi dispiace di avervi mentito, Lord Blumiere, il vostro tatuaggio non indica solamente un vacillamento tra i vostri due domini, ma ho bisogno della totale certezza di ciò che potreste essere in realtà: il più temibile pericolo di tutto il creato..."


Ok, eccomi qui^^ Allora, come chi ha il gioco di sicuro ha notato, il Primo Ricordo ancora non c'è, mi dispiace, ma prima mi era venuta l'ispirazione per tutto questo e quindi l'ho ritardato di un capitolo (spero). Temo sia saltato fuori un po' confuso, dato il poco tempo che ho avuto per buttarlo giù e rileggerlo, ma mi auguro sia abbastanza comprensibile^^
Aspetto le vostre recensioni!
  Bacioni,
    Emmy_Nerisse

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III - Sotto Le Fronde Dell'Albero Sulla Collina ***


Capitolo III - Sotto Le Fronde Dell'Albero Sulla Collina

- Basta, ti preeegoo!!! - Farfalà non ce la faceva più. Prixass l'aveva costretta a fare forza sulle braccia facendola restare appesa ad un ramo di un albero lì vicino.
- Dài, resisti ancora qualche istante. Si sviluppa la mente insistendo a fare anche esercizi che non piacciono, perché poi si impara a visualizzarli da un altro punto di vista. Magari positivo. - le spiegò il Pixl, tranquillamente disteso a terra che la guardava dal basso.
- Senti, io non ho chiesto di diventare una superdonna, intesi? Vorrei solo arrivare su quella stramaledetta collina inscalabile e vedere come sono gli Obscuri e dove abitano, in che terra vivono... E capire cos'è quel "Castello" a cui hai accennato ieri notte. - disse mollando la presa dal legno e riatterrando a terra, molleggiando sulle gambe.
Prixass s'irrigidì - Il "Castello" è semplicemente il modo in cui gli Obscuri chiamano quello che voi Antiquos definite "Villaggio". Basta. -
- Tu l'hai mai visto? - gli domando Farfalà.
- Una volta. - fu la risposta secca del Pixl - E non ne voglio parlare, se non ti dispiace. Quel posto non mi porta dei bei ricordi... - sospirò poi.
Farfalà taque. Ma la curiosità era tanta, così decise di insistere - Cosa è successo là? -
Prixass si voltò a gardare la ragazza che ora stava seduta accanto a lui - Sento che ci tieni molto a saperlo... Be', allora è meglio che ti racconti tutto. -
Si rialzò in volo ed iniziò - Saranno passati cento anni, ormai, ma quei ricordi li porto ancora con me, integri e nitidi... Avevo solo cinquant'anni, che equivalgono a circa cinque anni Antiqui e Obscuri, non farti idee bizzarre. Vivevo con la mia famiglia, i miei genitori, i miei tre fratelli e cinque sorelle,  nascosto tra le mura del Castello. Quando scendeva la notte e gli Obscuri sprofondavano nel sonno, andavamo a trovare le famiglie malate e gli anziani, le persone sole, per compiere opere buone, cercare di alleviare la sofferenza. E' un popolo molto povero quello che abita il Castello, sai? Andavamo avanti così da lungo tempo ormai, senza mai essere stati scoperti. I Pixl sono proibiti nelle terre degli Obscuri, provano per noi creature magiche un profondo odio che non riescono a vincere... Fattosta che una notte una bambina, una piccola bimba che cercavo di medicare da quella tremenda malattia già da parecchio tempo fino a farla guarire, mi vide. Io scappai prima che anche i suoi genitori, destati dal sonno, potessero trovarmi. Ma la bambina raccontò la voce in giro, era ancora molto piccola, non poteva saperlo. Iniziarono a darci la caccia, ci stanarono uno a uno e ci uccisero tutti, o quasi. Eravamo sopravvissuti solamente io e una delle mie sorelle e decidemmo di scappare oltre la collina rocciosa. Al tempo era insuperabile, e mia sorella decise di sfruttare al massimo i suoi poteri del Tempo per creare quei tunnel di cui ti ho parlato. Quando riuscimmo finalmente ad arrivare da questa parte, lei era esausta e allo stremo. Non ce la fece a proseguire... Da quel giorno rimasi solo. L'unico Pixl del Tempo ancora in vita in milleni trascorsi, e questo per colpa degli Obscuri. E' per questo che li odio, ma non posso fermare i desideri di un'Antiqua come te solo a causa del mio passato. E' per questo che nonostante tutto continuo ad esercitarti, Farfalà. - terminò voltandole le spalle.
Farfalà si sentì terribilmente in colpa per averglielo domandato - Mi dispiace, non credevo che fosse poi una cosa tanto brutta. Non dovevi rispondere, se non volevi. - disse avvicinandosi al Pixl.
- No, tu avevi il diritto di conoscere la crudeltà degli Obscuri anche se passivamente. E poi avevo bisogno di svuotarmi... E' circa un secolo che non apro bocca con alcuno, così mi sono sfogato un po' ora che ho incontrato te. - confessò Prixass.
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto da Farfalà dopo qualche istante - E' quasi il tramonto - gli fece notare per cambiare argomento -  Quanto mi devo esercitare ancora? -
Prixass si voltò a guardare il sole che calava - Un paio d'ore e dovresti essere pronta. Ora puoi riposarti una mezz'oretta se ti va. -
L'Antiqua annuì.

Si erano spostati in un'ampio campo fuori dalle mura del Castello e avevano iniziato ad allenarsi insieme, con a disposizione delle belle caraffe colme d'acqua per prevenire eventuali incidenti.
- Pronto? - gli domandò Kozìkozì, mettendosi in posizione d'attacco.
- Quando vuoi. - fu la risposta sicura di Blumiere, pronto sulla difensiva.
A Kozì bastò battere le mani che una scintilla bianca si creò tra esse e la scaraventò sull'amico che, prontamente, evocò una banalissima barriera elettrica per contrastare il fulmine in arrivo, che rimbalzò indietro, ricadendo addosso al suo creatore, che la prese al volo giocchichiandoci un po' e facendola scomparire tra le dita un istante dopo.
Blumiere non aspettò un secondo di più: serrò le mani in due pugni stretti che si illuminarono subito di una luce azzurrognola e a scatti lanciava piccole scintille bianche. Li puntò contro Kozì, poi fece il gesto di sbatterli a terra, aprendoli di scatto. Un'onda d'urto si diffuse fino a raggiungere il "rivale" a cui bastò imitare il gesto fatto precedentemente da Blumiere per ribaltare la direzione dell'onda che si riversò addosso al giovane coi capelli blu, colpendolo in pieno e facendolo rovinare a terra, dolorante.
- Ahia... - si lamentò sollevando il capo.
- Era un po' deboluccia come Onda Fulminea per uno del tuo livello, Blu. - disse Kozì, riformatosi accanto a lui, mentre gli porgeva la mano che fu prontamente afferrata dall'Obscurio.
- Tu non hai problemi perché possiedi un solo dominio. Vorrei ben vederti contro di me al controllo del Buio che neanche possiedi. - ribatté Blumiere.
- Avanti, scherzavo! Forza, riproviamo... Ma cerca di fare un po' meglio, tipo un attacco che ti risulta migliore. Come.... oh, non so... - non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò abrustolito per la seconda vola in quella giornata.
- Come la Scintilla Elettrica? Ah ah! - ridacchiò Blumiere.
- Sì, come la Scintilla Elettrica... - sbuffò il viola - Però cerca di fare quella a Massima Espansione, altrimenti non riuscirai mai a stendermi con una di Minima Estensione - concluse facendogli la linguaccia. Poi si voltò per tornare al punto dove si trovava prima. Errore.
- Allora è guerra! - ghignò Blumiere, rimettendosi in posizione d'attacco e colpendolo a tradimento alle spalle con un'altra Onda Fulminea, più precisa e potente della precedente, e questa volta prese in pieno Kozì facendolo ritrovare cinque metri più in là.
Con uno scatto l'altro si rimise in piedi e, anche se era notevolmente indebolito da parte dell'attacco inaspettato di Blumiere, spiccò un salto verso l'alto, si appallottolò come una pallina e aspettò di essere a pochi centimetri da terra per "schiudersi" lanciando una pioggia di fitti fulmini contro il suo avversario. Il giovane non aveva mai visto quell'attacco, ritrovandosi privo della soluzione per contrastarlo. Nonostante ciò tentò una Scintilla Elettrica di Massima Espansione che riuscì a raggiungere Kozì e a farlo sbalzare indietro, ma le accuminatissime schegge di fulmine non si erano arrestate e puntavano dritto verso di lui. Poi scomparvero quando si trovarono a pochi centimetri dalla sua testa.
- Solo perché sono buono, altrimenti saresti già tre metri sotto terra. - disse svogliato Kozì.
Blumiere lo guardò con gli occhi sgranati - Che cavolo di attacco era, quello, e quando accidenti lo hai imparato?! -
Kozìkozì fece un sorrisetto maligno - Lampoblitz*. Forte, vero? Mentre tu te ne stai sulla torre tutto il tempo a guardare quella stupidissima collina, io faccio ben altro. E per tua sfortuna non c'è modo per fermarlo, almeno non da parte di chi non conosce la tecnica e cioè tu. - terminò indicandolo.
- Questa me la paghi, mi hai quasi ammazzato! - lo minacciò Blumiere.
- Ma va' là, non avrei mai potuto ucciderti, no no... Ti vanno a fuoco i capelli. - gli fece notare Kozì, per sviare l'argomento.
L'Obscurio del Buio e Fulmine volò diretto accanto alle caraffe e se ne rovesciò una in testa, mettendo fine al piccolo principio d'incendio.
- Non dovesti volare, non ti fa bene. - puntualizzò il viola.
- Scusami, non è colpa mia se quando questo capita di giorno io non riesco ad accorgermene. E' come se io volessi disintegro-riformarmi, però invece volo e non me ne rendo conto. Contento? - disse con aria scocciata il ragazzo. Poi riprese - Sarà meglio che rientri a casa, altrimenti mio padre mi fa una testa per là, come d'abitudine, ormai. Non ci sono solo vantaggi ad essere figlio del Conte del Castello. -
- Per esempio? A parte essere ripreso ad ogni ritardo, ovviamente. - domandò divertito Kozì, prendendo ciò che aveva detto per una battuta.
Ma Blumiere rimase serio - Per colpa dello spregevole comportamento e l'avarizia di mio padre, tutti gli altri Obscuri mi evitano. Tu, Brack e Komeva siete le uniche persone che hanno coraggio di parlarmi. -
Kozì non ci aveva mai dato troppo peso, ma ora che ci pensava gli tornarono alla mente dei flash sulla loro infanzia, soprattutto un ricordo scolastico: l'insegnante aveva fatto una domanda e Blumiere era l'unico che, probabilmente, aveva la risposta su venticinque alunni e se ne stava seduto sul banco con il braccio alzato in attesa di essere interpellato, ma l'insegnante lo ignorava del tutto e continuava a domandare se qualcuno sapeva rispondere. Solo alla fine dell'ora si era degnato di dargli la parola. Non era stato molto bello...
- Scusa... - disse il giovane dagli occhi dorati in imbarazzo.
Blumiere gli voltò le spalle e si disintegrò.

- Dài che ci riesco, dài che ci riesco, dài che ci riesco! - era da cinque minuti che Farfalà continuava a ripeterlo, riuscendo ad entrare sempre di più in quel masso.
- Manca poco. Una volta che avrai oltrepassato il muro di roccia della collina, però, rimarrà il segno del tuo passaggio e sarà meglio nasconderlo da sguardi indiscreti. - le consigliò il Pixl.
D'improvviso la mano della giovane Antiqua s'illuminò di una luce giallo-biancastra e attraversò di colpo tutta la pietra, a una velocità tale che Farfalà si sbilanciò e cadde in avanti, oltrepassandola senza farsi nemmeno un graffio. Rimase un attimo intontita, mentre Prixass continuava a sorriderle sereno.
- Ce l'ho fatta!! - gridò la ragazza al settimo cielo, poi corse subito ad abbracciare il Pixl - Grazie Prixass. Senza di te non ce l'avrei mai potuta fare. -
- Di niente. Ora però devi cercare l'apertura, ma ti dico solo che è qui vicino e che è molto stretta. Nulla di più. - l'avvertì con un sorrisino divertito.
- Grazie mille... - scherzò Farfalà facendogli la linguaccia. Poi però tornò serena - Addio Prixass. -
Prixass iniziò a scomparire - So che ci rincontreremo, in un altro luogo e in un altro tempo, ma lo faremo. Però voglio che ricordi una cosa importante - disse rabbuiandosi - Gli Obscuri sono in grado di voler distruggere tutti i Mondi per una persona. Ricordalo, Farfalà, è molto importante... - tornò a sorridere, un sorriso triste e malinconico, poi scomparve.
Sì, lui sapeva ciò che sarebbe accaduto, lo aveva sempre saputo. Ma sapeva anche di non poter modificare il destino di nessuno per evitare una tragedia. E loro avrebbero dovuto soffrire molto...
Farfalà rimase sorpresa da quell'ultima raccomandazione di Prixass e rimase ferma qualche istante, in dubbio. Poi cominciò a tastare la roccia tutt'attorno. Aveva capito come richiamare il potere del Tempo e quando lo evocava sembrava che tutto attorno a lei rallentasse: il vento tra le foglie, il volo degli uccelli, lo scorrere dell'acqua. La roccia della collina, però, sembrava inespugnabile; era trascorsa già mezz'ora, ma ancora nulla. Quando raggiunse una piccola crepa dove la mano sprofondò un po', spinse ancora di più e la roccia scomparve tra i bagliori giallo-bianco. Aveva aperto un passaggio, e doveva ammettere che Prixass aveva ragione: era davvero strettissimo.
- Per fortuna sono un'Antiqua dell'Acqua e Aria, e i due controlli assieme sono davvero molto utili. - disse.
Chiuse gli occhi e si rilassò, lentamente cominciò ad essere avvolta da una luce azzurrina e man mano che l'intensità cresceva, Farfalà diventava trasparente, fino a trasformarsi in acqua. Poi un vento evocato da lei durante la trasformazione spinse quella piccola pozza che era diventata dentro allo stretto e lungo cunicolo. Arrivò alla fine del passaggiò e in altrettanti bagliori azzurrini tornò umana, con le gambe coperte da un sottile strato di polvere che spaccottò via in un paio di colpetti.
"Bene, fin qui ci sono." pensò. Si voltò verso l'interno della collina e si ritrovò in un ampia area che si diramava in almeno venti direzioni tramite dei cunicoli. Farfalà si demoralizzò - Come cercare un ago in un pagliaio... -
Tuttavia li percorse tutti, con pazienza, ma ritrovandosi sempre nello stesso punto, il centro esatto della collina.
- Uffa! Da dove cavolo si arriva al di sopra della collina?! - si domandò stanca la giovane, continuando a guardarsi intorno. E notò un piccolo particolare a cui prima non aveva fatto caso: su una parete c'erano delle sporgenze di terreno consumate dal tempo che salivano verso l'alto. Farfalà le seguì con lo sguardo e si ritrovò a guardare verso l'alto dove poté vedere un passaggio che dava verso l'esterno, dove il cielo ormai buio era punterellato di luci argentee. "Trovato!" pensò avvicinandosi alle sporgenze, gioiosa. Ma come cercò di arrampicarsi sulla prima questa si disintegrò sotto il suo peso.
- Uhm... No, così non va. - si disse, poi ipotizzò la distanza che ci potrebbe essere stata tra lei e il foro e battè diciotto volte le mani, uno per ogni metro di distacco. Chiuse gli occhi e con un ampio gesto delle braccia iniziò a roteare velocemente ed ebbe l'Effetto Tornado, una corrente d'aria molto simile ad una tromba d'aria, che la risucchiò verso l'alto.
Quando riatterrò a terra, sfiorò un manto erboso di un verde smeraldo che non aveva mai visto, talmente luminoso da brillare alla luce della luna. La luna. Era un astro di cui conosceva l'esistenza, ma dal Villaggio era impossibile vederla, a causa della collina che ne copriva la visuale. Ma eccola lì, poteva vederla in tutto il suo splendore e la sua luce illuminava tutto il pianoro. Si avvicinò all'enorme albero che anche visto alla pari restava una stupenda un'immagine imponente, con le foglie di tutti i colori e tonalità sfumate di verde che potessero esistere. Farfalà si sedette sulla grande roccia ai suoi piedi e guardò in direzione della luna, rimanendone incantata ancora una volta. Abbassò lo sguardo, scorgendo all'orizzonte una lunga fila di torri nere come la notte; aguzzò lo sguardo e poté scorgere delle mura, anch'esse nere. Quel posto era tutto un intrico di spiazzi aperti e torri altissime, di cui una riccamente decorata e più grande rispetto alle altre. Quell'imponente struttura doveva essere il Castello dove vivevano gli Obscuri.
"Ce l'ho fatta... Sono sulla collina... Ho visto il Castello... Già, ci sono riuscita...Grazie... Grazie, Prixass" riuscì a pensare prima di sprofondare in un sonno sereno, cullata dalla dolce melodia del vento tra i rami.

- Brack - l'Obscurio del Buio e Fulmine era arrivato puntuale, cinque minuti dopo l'orario di chiusura, come stabilito.
- Lord Blumiere - fu la risposta del custode.
Con un cenno d'intesa si avvicinarono ad una scrivania impolverata nello studio-buco di Brack, con più candele del normale per poter illuminare meglio la zona e una pila di libri nell'angolo. I Libri Proibiti.
- Forza - disse Brack secco - Prendine uno. Quello che t'interessa di più. -
Blumiere si avvicinò al mucchio di tomi e, dopo quanche istante, decise di prendere quello sche parlava della Collina Rocciosa. Le mani gli tremavano, ma cercò di non darlo a vedere e mise il pesantissimo libro sulla scrivania. Rimase ancora un po' a guardare il titolo inciso sulla copertina, con colori ancora accesi nonostante i probabili secoli che possedeva.
Sollevò piano la copertina, aspettandosi di trovare già dall'inizio pagine fitte di frasi su come arrivare dall'altra parte. Invece sgranò gli occhi dallo stupore: pagina bianca. Continuò a sfogliarlo, a rigirarlo e guardarlo da diverse angolazioni, spostando le candele per cambiare la direzione della luce. Nulla. Vuoto. Più di almeno quindicimila pagine ingiallite dal tempo, piene del niente.
- Ma... Ma non è possibile! Se sono completamente vuoti perché dovrebbero essere proibiti?! - esclamò tra lo stupore e lo sconforto.
Brack gli mise una mano sulla spalla  - Nessuno lo sa, Blumiere. Furono proibiti secoli orsono e da allora nessuno li ha più aperti. Magari l'inchiostro si è consumato. - ipotizzò altrettanto stupito.
Blumiere fece segno di diniego, fissando concentrato la pagina su cui si era fermato, nella speranza di poter vedere qualcosa - No. Avrebbe dovuto lasciare almeno un segno, un rilievo... Invece è completamente...! - si era bloccato di colpo, lasciando la frase a metà, ma continuando a guardare il foglio, più assortito di prima.
Brack lo guardò - Lord Blumiere, va tutto bene? -
Nessuna risposta, il giovane non aveva mosso un muscolo.
- Blumiere... Blumiere! - insisté il custode, iniziando a scuoterlo per le spalle. Nulla. Il ragazzo era come ipnotizzato davanti al foglio, immobile.
Brack si spostò, allibito. "No... Non può essere..."
Non ebbe il tempo di formulare un pensiero completo che in uno scoppio Blumiere fu scaravendato contro la parete dietrostante da una sorta d'onda lanciata dal libro. Il custode gli corse incontro, aiutandolo a rialzarsi.
- Blumiere, va tutto bene? - domandò preoccupato.
Il ragazzo si massaggiò il capo - Credo... credo di sì. E' stato strano... d'un tratto le lettere hanno cominciato a comparire sul foglio, nitide, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo... Poi non sono riuscito a capire, è come se il libro mi avesse respinto. - formulò mezzo intontito.
Brack sussultò. Ora aveva la certezza di ciò che sperava Blumiere non fosse... - Quando vi sarete ripreso, vi devo mostrare una cosa che potrebbe esservi utile - gli disse. Tanto valeva darglielo, bastava non dirgli il vero scopo di quell'oggetto. Se avesse continuato a cercare di leggere il libro normalmente rimanendo paralizzato ogni volta ne avrebbe messo a rischio la salute, mentale soprattutto. Eppure sapeva bene che Blumiere avrebbe insistito, quindi per il suo bene doveva consegnarglielo.
Lo fece accomodare su una sedia, lontano dalla scrivania in modo che il Libro Proibito non fosse nel suo campo visivo. Si allontanò per un po', per poi tornare da lui con un cofanetto tra le mani.
- Tieni - gli disse porgendoglielo.
Blumiere lo prese delicatamente - Cos'è? - domandò, cercando l'apertura del contenitore. Non ricevendo risposta dal custode, dopo aver trovato il piccolo meccanismo a finto-lucchetto lo aprì. Dentro c'era un piccolo pezzo di vetro circolare di un colore tendente ad un azzurrino trasparente, incorniciato da una striscia di chissà quale materiale dorato e una cordicina aranciognola. - Un... monocolo? E a che mi servirebbe? - continuò a domandare, appoggiandolo sull'occhio sinistro senza cambiare però nulla nella visuale, nemmeno il colore, come se non ci fosse, a parte il peso che ne testimoniava la presenza. - Credevo servissero a ingrandire le cose. - disse togliendolo.
- Quello è un monocolo speciale: serve a leggere i Libri Proibiti. - confessò Brack.
Blumiere volle fulminarlo, ma si trattenne - E perchè non me l'hai dato prima? - domandò guardandolo storto.
Per il custode fu come uno sgambetto durante una corsa, anche se era da un bel pezzo che non faceva sport, confermato da quei chiletti di troppo che aveva messo su in quei mesi - Oh, be'... E' molto fragile e prezioso, ero incerto se sul dartelo o meno. - mentì.
L'Obscurio coi capelli blu non gli credeva appieno, ma lasciò perdere - Vabbe'... - si limitò a rispondere.
Si tornò ad avvicinare al libro, guardandolo prima senza, poi indossando il monocolo. Le parole spuntavano come funghi sulla pagina.
- Forte... Ora si che si ragiona! - esclamò, sedendosi sulla sedia.
Brack lo osservò, serio, domandandosi se fosse in torto. Quel ragazzo sarebbe stato un grave pericolo per tutti gli Obscuri " Purtroppo è lui... Ho parecchi fattori che lo testimoniano, fattori che vorrei fossero solo banali coincidenze... Blumiere è lui..." pensò triste.
- Io vado a riordinare gli scaffali della biblioteca. Tu non muoverti da qui, intesi? - disse avviandosi alla porta.
- E perché dovrei? Qui c'è un mondo intero! - rispose sfogliando una pagina del libro. Poi si voltò a guardare Brack.
- S-sì, certo. Arrivederci... - salutò il custode, chiudendo la porta. Per un attimo si era sentito mancare. Era identico a lui.
Scacciò via quei pensieri e cominciò a riordinare la biblioteca.
Intanto Blumiere leggeva assorto il libro; erano passate almeno cinque ore da quando Brack lo aveva lasciato solo. Quando finì il capitolo che parlava dei materiali e minerali rocciosi con cui la collina era costituita, cominciò a sfogliare più pagine insieme. Si soffermò su una in particolare, "I Tunnel Segreti della Collina". Si armò di carta, penna e calamaio e cominciò a copiare certi paragrafi e istruzioni, comprese le coordinate per accedervi. Aveva finalmente trovato ciò che cercava, ciò che voleva sapere da tempo, anni ormai. Copiò a schema tutto ciò che gli serviva, poi chiuse il libro e si alzò, troppo in fretta. Il monocolo rischiò pericolosamente di frantumarsi al suolo. Nella foga della lettura si era dimenticato di assicurare il laccetto arancione da qualche parte. L'Obscurio riuscì ad afferrarlo al volo, prima che toccasse terra, e tirò un sospiro di sollievo. "Sarà meglio che ora lo metta via, non mi serve più" pensò. Dopo aver riposto il prezioso oggetto nel cofanetto uscì dallo studio.
- Brack! Io vado! Ciao! - avvertì il custode e senza aspettare risposta si disintegrò.
Si riformò fuori dalle mura del Castello ed iniziò a correre verso le radici della collina, tenendo il foglietto con le istruzioni necessarie stretto in mano.
Era quasi l'alba. Se voleva fare tutto in segreto doveva sbrigarsi.

Si svegliò tra i dolci raggi del sole che nasceva. I capelli rossi erano mossi dalla comune brezza mattutina. Farfalà si stropicciò gli occhi e all'inizio non trovò quel luogo familiare, poi si ricordò. Il gigantesco albero alla luce del giorno era ancora più meraviglioso e colorato. Ora sarebbe stato meglio scendere, era mancata praticamente un giorno intero dal Villaggio e avrebbero potuto preoccuparsi se non l'avessero vista, soprattutto Luvbì. E anche i suoi genitori, magari rientrati quella notte. Si concesse un ultimo sguardo alla terra degli Obscuri, scoprendo che gli edifici del Castello non erano di colore nero, bensì di diverse tonalità grige, in certi punti tendenti al blu o al viola. In un certo senso anche quel luogo aveva un certo fascino, unito al mistero e a una sorta di paura.
Poi si voltò a guardare il Villaggio, così diverso e più acceso, sereno e sicuro. Con tutte quelle casette semplici dal tetto di paglia circondate da fiori appena schiusi grazie alla candida luce del disco solare era una meraviglia.
- Ora però sarà meglio che vada davvero - si disse e raggiunse il foro nel terreno. Saltò giù e atterrò leggera sul terreno fresco e riparato. Cercò l'apertura dalla quale era passata la notte prima e si abbassò per vedere oltre. Ci passava solo un sottile raggio di luce. "Sono ancora troppo addormentata per trasformarmi in acqua... Però ho trovato un altro modo per scendere..." pensò con un sorrisino. Tornò sotto il foro, fece di nuovo l'Effetto Tornato per risalire in superficie e si avvicinò al grande albero. Staccò una delle sue foglie enormi, la più vicina che trovò e la posizionò a mezz'aria, facendola galleggiare grazie al controllo dell'Aria. Ci saltò sopra, in modo da riuscire a rimanerci in equilibrio. Appena si sentì pronta, lanciò una folata di vento alle sue spalle che le fece prendere quota, iniziando a surfare in cielo tra le correnti. Si stava divertendo tantissimo, salendo su in cielo e poi lasciandosi ricadere in picchiata, sterzando a destra e facendo un inversione a "u" degna di un campione. E fu durante questo volo che gli salvò la vita.
Forse è meglio se torniamo un po' indietro. Bene, qui dovremmo esserci. Allora...
Appena Farfalà aveva spiccato il volo con la sua foglia-surf, qualcun'altro era entrato nella cupola sotto la collina.
- Quindi, ora ci dovrebbe essere una specie di foro sul soffitto di questa grotta. Vediamo un po'... Ah, eccolo! - Blumiere era riuscito ad entrare facilmente perché, diversamente dal versante della collina esposto al territorio degli Antiquos, il lato verso gli Obscuri era una vera e propria porta rocciosa mimetizzata tra la pietra.
Ora era lì che guardava verso l'alto, dove si trovava il foro e un'accecante luce che traspirava tra le foglie del gigantesco albero. Era giorno. Ma a lui non importava, doveva cercare di raggiungere quel luogo in volo, anche se questo comprometteva di un poco il suo controllo del Fulmine. Si sforzò di pensare a volare e facendo un piccolo saltino si ritrovò sospeso in aria. Volò verso la superficie e non con poche difficoltà: non riusciva a controllare il volo durante il giorno come alle volte non si accorgeva di farlo, ma comunque riuscì ad arrivare all'aria aperta. Si ritrovò davanti un sole pulito per la prima volta. Solitamente al Castello c'era sempre un cielo rannuvolato che impediva di vedere l'astro, ma ora, dalla cima di quella stupenda collina, poteva finalmente vederlo. E anche il luogo dove vivevano gli Antiquos, completamente diverso da come se l'era immaginato. Ma non ebbe il tempo di rimirare quel paesaggio troppo a lungo. Una forte, dolorosissima fitta alla schiena, lo trafisse, facendogli perdere l'equilibrio e sbilanciandolo in avanti. Troppo avanti. Ancora un passo e sarebbe finito di sotto. Cadde a terra un metro prima di precipitare. Sapeva che quella fitta era stato il tatuaggio, probabilmente si era ingrandito di più dopo che aveva volato volontariamente di giorno. Ma non aveva mai provato dolore. Appena quella tremenda sensazione si attenuò cercò di rimettersi in piedi. C'era quasi, ma tornando a guardare l'orizzonte venne preso dalle vertigini, che lo disorientarono.
"E'... strano... Non ho mai sofferto di vertigini... ma perché... ora..." non riuscì a terminare il pensiero che mise un piede in fallo, nel vuoto. Scivolò giù nel precipizio e, riacquistando improvvisamente lucidità, cercò di mantenersi il più aderente possibile alla parete, frenandosi con le mani e i piedi e graffiandosi tutte le braccia. Riuscì ad afferrarsi ad uno spuntone di roccia un paio di metri più in basso, ma ancora a circa dieci metri da terra. Cercò di issarsi su con entrambe le mani, ma una pietra si staccò dal bordo del precipizio, un masso abbastanza grande da...
- No! - gridò Blumiere, cercando di scansarsi ma senza mancare la pietra che lo colpì alla testa. Il colpo fu talmente forte da fargli perdere i sensi e fargli mollare la presa sullo spuntone. Ora era in caduta libera. Senza controllo. Riusciva solamente a percepire l'aria frustrante e ad immaginarsi il tremendo impatto contro il suolo, nel briciolo d'inconscio che restò attivo. Però c'era qualcosa che non andava... riusciva a percepire una consistenza, come se fosse appoggiato su una superficie morbida, ma allora perché continuava a sentire l'aria che si agitava attorno a lui, perché non aveva provato nulla nello schianto? Sempre che si fosse schiantato, poi.
All'improvviso tutto cessò, tutto era fermo. Ora era finita. E lui era completamente incosciente.
Farfalà atterrò piano, tra i cespugli ai piedi della collina e scese dalla grande foglia. Poi si voltò e continuò a far scendere con delicatezza la foglia d'emergenza che era riuscita a staccare a distanza. Quell'individuo diverso da lei che vi era caduto sopra, svenuto, almeno stava bene, era in salvo. Poi Farfalà se ne rese conto, aveva reagito istintivamente prima di pensare, e si avvicinò piano alla persona assopita.
- Ma questo... è un Obscurio! - esclamò spaventata, ma allo stesso tempo stupita. Ora, oltre ad averne appena visto uno come desiderava da tempo, gli aveva addirittura salvato la vita. Aveva salvato un nemico. Ora, non sapeva cosa doveva fare...

*Asterischi*
* Lampobliz : uno dei tanti Oggetti di Super Paper Mario. Sinceramente non l'ho mai usato, quindi l'attacco che ha fatto Kozì potrebbe non essere uguale, ma comunque non c'entrerebbe niente! xD


Eccomi qui, col nuovo chappy^^ Spero vi sia piaciuto, nonostante sia un po' lunghetto xD
Alla prossima, e ringrazio tutti i recensori!^^
   Emmy_Nerisse

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV - Nuove Conoscenze ***


Capitolo IV - Nuove Conoscenze

Dopo parecchi minuti di riflessione, aveva deciso di teletrasportare a casa sua entrambi. Con il controllo dell'Aria aveva adagiato quello strano ragazzo sul suo letto e aveva iniziato a medicargli le ferite, seppur tentennando all'inizio. "Oh, insomma, Farfalà! Tu hai sempre pensato che gli Obscuri in realtà non fossero malvagi, perché ora hai paura?!" si domandò sorpresa di se stessa.
Per fortuna a casa non c'era nessuno, i suoi genitori non erano rientrati dal viaggio, e quindi lei poteva stare tranquilla almeno per un po'. Nel frattempo il sole si era alzato nel cielo, erano quasi le dieci del mattino e l'aria era tiepida e confortevole.
Farfalà rimaneva concentrata a fissare l'Obscurio, che ancora non si era svegliato e forse per lei questo era un bene. C'erano due ferite che la preoccupavano molto: una piuttosto profonda al braccio che si stava infiammando, e l'altra era il brutto colpo ricevuto alla testa dalla pietra e stava ancora sanguinando. Cercava di tamponarlo in tutti i modi possibili, con delle bende inumidite strette intorno al capo che si stavano lentamente colorando di rosso nella zona interessata. Nel frattempo era intenta a disinfettare dominando l'Acqua la grave ferita al braccio e ripuliva le altre meno evidenti. Quando le sembrò in condizioni più idonee, lasciò il taglio aperto a riposare e con delle piccole ondate d'aria lo manteneva fresco. Dopo un paio di minuti si concesse una pausetta, lasciandosi cadere sulla sedia accanto al letto e rimase ad osservare la snella figura del giovane Obscurio. In fondo non erano poi molto diversi, le più grandi differenze erano solo il colore dei capelli, blu nel caso di quel ragazzo che ad occhio e croce doveva avere all'incirca la sua età, forse un po' più grande, che tra gli Antiquos non esisteva, e quelle strane e buffe orecchie a punta leggermente sporgenti alle estremità. Non erano molto lunghe, ma avevano quell'aria surreale e non comune che lasciava correre una risatina. Tutto qui? Erano questi i "mostruosi" Obscuri di cui si aveva tanta paura? Delle persone normali con solo i capelli di un colore diverso e le orecchie allungate? Se era davvero così, la Tribù degli Antichi era lontana mille miglia dalla semplice realtà. Farfalà sapeva di non dover temere quel membro della Tribù dell'Oscurità. O almeno non mentre era incoscente...
"Però è carino..." pensò arrossendo. Poi si alzò e si avviò fuori nel giardino portandosi dietro la caraffa per cambiare l'acqua dalla fontana.

La folla si era accalcata alle porte della biblioteca, aspettando di poter entrare nel grande edificio. Ma con loro grande sorpresa, scritto in grandi caratteri, al maniglione dell'entrata stava appeso un cartello con su scritto "Torno Subito...". Non lo vedevano molto spesso, quell'avviso, e quelle poche volte che accadeva i clienti erano molto pazienti. Eppure quel "torno subito" si stava trasformando in un'eternità.
Brack quel giorno aveva una cosa di cui discutere con una certa persona di una certa importanza e non poteva proprio rimandare.
- Conte Arishot Iligriv, potrei parlarle? - chiese affacciandosi alla porta della sala reale.
- Che vuoi, Brack? - domandò secco l'Obscurio di spalle.
- Si tratta di vostro figlio, Conte. - spiegò Brack.
Il Conte, o meglio, il padre di Blumiere, si voltò. - Ebbene? Cos'ha combinato stavolta? -
Brack tentennò un attimo, poi si fece coraggio e parlò - Ho un brutto presentimento... Temo che Lord Blumiere sia, ehm... lui. L'unico Obscurio che sia in grado di... - il Conte lo zittì con un gesto della mano.
- E questo dove te lo sei inventato? E' impossibile! - gridò contro il custode.
Allora, capendo che in quel modo non aveva modo di farlo ragionare, Brack cambiò strategia - Conte, sapete per quale motivo quando si scoprono i controlli degli Obscuri si disegna un tatuaggio al centro della loro schiena? -
Al Conte spuntò un sorrisino - Ovvio. Serve a classificarli in base al loro controllo. Se possiedono il controllo del Buio si disegna una spirale, se invece controllano il Fulmine si rappresenta una stella a sei punte. Invece se li possiedono entrambi una spirale sovrapposta alla stella. E con questo? - rispose seccato il Conte.
Brack scosse il capo in segno di diniego - Mi dispiace dovervi contraddire, signor Conte, ma il vero e antico scopo dei tatuaggi è quello di identificarlo. Se il disegno subisce una mutazione significativa nell'arco di qualche giorno vuol dire che lui è tornato. -
Gli occhi di Arishot rischiavano di incendiarsi a pochi istanti - E cosa vorresti insinuare? Che mio figlio Blumiere sia la reincarnazione Obscuria di quell'Antiquo?! Pazzo! Dove le avresti trovate le prove? -
- Sono tanti i segni: Lord Blumiere vola di giorno senza rendersene conto e il suo tatuaggio è quasi irriconoscibile. E come se non bastasse è in grado di leggere i Libri Proibiti. - disse il custode.
Arishot si mise all'erta - Cosa?! I Libri Proibiti?! E quando li avrebbe letti? -
Brack si trovò spiazzato - L'ho visto che ci curiosava di nascosto. - mentì - Ora che ha scoperto di poterli leggere, gli ho dovuto consegnare il monocolo, altrimenti avrebbe rischiato di comprometterne la salute. -
- E dimmi, Brack... Cosa vede attraverso il monocolo? -
- Dice che è come se non cambiasse nulla all'esterno, solo che le parole sui Libri compaiono come su un qualsiasi altro tomo. Invece la gente comune vede tutto ciò che la circonda di un colore tendente all'azzurro e anche se guardasse quei testi non riuscirebbe a vedere nulla. - spiegò il custode.
Il Conte Arishot si accomodò sullo scranno, guardando verso il basso. Quando si decise a sollevare lo sguardo verso Brack aveva dipinto sulle labbra un ghigno di sfida - Idiozie. Non corriamo nessun pericolo. -
- Ma... -
- Mio figlio è un Obscurio come tutti gli altri, semplicemente di sangue reale. Non c'è motivo di farsi scrupoli. -
Brack però insisteva - Conte Arishot, ascoltatemi. Per sicurezza è meglio spostare il nascondiglio di quel Libro. Se non ci fosse quel sigillo ad impedirne la distruzione sarebbe già stato eliminato da secoli, e allora sì, tutto questo si potrebbe definire un'idiozia. Ma non è così, e voi lo sapete! -
Il Conte però rimase impassibile - Quel tomo maledetto resterà al suo posto, così come il suo terribile contenuto rimarrà oscurato ancora per il resto dell'eternità. Perché Blumiere non è in grado di leggerlo. Nessuno sarà mai in grado di leggerlo. La Profezia della Distruzione marcirà nel tempo così come il suo artefice sarà sepolto per mai tornare. - si fermò, prima di annunciare le sue ultime parole - Tutte queste sono solo sciocche e inutili coincidenze. Sono solo coincidenze. -
Brack si rabbuiò "Lo vorrei tanto anch'io..."

Riusciva a sentire qualcosa, molto distante da lui. Era come un'ombra lontana... ma luminosa. Lontana e luminosa. Luce. Così tanta che non si poteva paragonare a quella delle candele del Castello. Era molto più intensa e calda. Gli ricordava quella del Sole, sulla collina... prima di morire. Ma se era morto, come faceva a ricordare? Come faceva a sentire? E a proposito di sentire, gli sembrava di avvertire un rumore, sempre più vicino, ma sempre più distante. Era uno stato di confusione totale. Ad un certo punto iniziò percepire una cosa, un liquido umido bagnargli il braccio e un qualcosa di stretto in testa. Un attimo... quindi non era morto. Era vivo!
La luce diventava sempre più scura... Udì uno scricchiolio molto vicino, poi un altro più leggero. Silenzio. Cercò di rimanere in contatto con quel mondo a cui ancora intuiva di appartenere. Cercò un contatto e con la mano sfiorò qualcosa che identificò come una coperta. Si sforzò di aprire gli occhi, almeno leggermente. Riuscì ad aprire una piccola fessura, ma subito dopo richiuse le palpebre. Era troppo forte, non era abituato a così tanta luminosità. S'impose comunque di farrcela. All'inizio non riusciva a distinguere nulla, era tutto offuscato. Poi iniziò a distinguere dei mobili, una sorta di scrivania e un armadio. Un vaso riccamente riempito di fiori freschi spiccava colorato in mezzo alla stanza bianca. Ora ne era certo: non era nel Castello.
- Ti sei svegliato, finalmente. - alla fine Farfalà si era decisa a farsi scoprire.
Blumiere sussultò. Non si aspettava certo di sentire la voce di qualcuno, o qualcuna, in questo caso. Scrutò meglio la figura della ragazza sulla soglia della porta, che lo guardava: pelle chiara, capelli lunghi, lisci e rossicci con un fiocchetto colorato a forma di farfalla che le teneva legato una ciocca verso destra, occhi verde brillante, orecchie piccole e arrotondate. Quella strana tipa non era un'Obscuria. Poteva essere solo...
- Ehi, c'è qualcuno? Oppure ti sei mangiato la lingua nella caduta? - domandò la giovane, ironizzando un po' la situazione, non avendo ricevuto risposta in precedenza. Si avvicinò di qualche passo al letto dove il ragazzo con gli occhi vermigli e le pupille come quelle dei gatti, altra differenza che aveva potuto notare solo dopo che si era svegliato, si era messo a sedere, ricevendo un arretramento da parte sua.
Tuttavia, Blumiere si sforzò di parlare - Dove... dove sono? Questa è una... casa umana? - chiese guardandosi un po' in giro, ma senza abbassare la guardia dalla sconosciuta.
Farfalà si avvicinò un po' di più e di nuovo come risposta ottenne che quel ragazzo strano andò ancora più indietro. Nello sforzò dovuto alla forza impiegata sulle braccia, quello ferito gli cedette, procurandogli un forte dolore. Se lo guardò e solo in quel momento si accorse di essere fasciato. Farfalà ne approfittò per avvicinarsi ancora, almeno quanto bastasse per potersi sedere sulla sedia. Si sporse verso di lui.
- Stai calmo, non agitarti. Sono riuscita a salvarti in tempo mentre precipitavi giù dalla collina. E' stato proprio un bel volo. E ti sei anche ferito sulla parete di roccia... Fammi vedere come va il taglio che hai sul braccio, non ha una cera migliore di prima. - constatò dando un occhiata alle bende, ora arrossate.
Blumiere di scatto ritirò il braccio verso di sé - No, grazie. Va benissimo così, sto già meglio. Ahia... -
- Invece non è vero. Dài, fammi guardare... - disse la ragazza afferrando il polso destro dell'Obscurio, delicatamente ma con decisione. Slegò piano la fascia e scoprì la ferita sanguinante, riaperta per l'ennesima volta. - Mhmm... Aspetta, ora te la rimedico. - non sapeva da dove arrivasse tutta quella sicurezza nei movimenti e nelle parole, ma sentiva di non correre pericoli, anche se si trovava con un nemico.
Aveva dimenticato la caraffa piena vicino alla porta, così fu costretta ad utilizzare il controllo dell'Acqua per richiamare vicino una piccola quantità del liquido che tenne sollevato a mezz'aria, facendogli assumere la forma di una goccia, sotto gli occhi stupiti dell'Obscurio.
- Forse questo ora che sei sveglio brucerà un po'... - disse l'Antiqua, prima di bagnare la ferità e avvolgere la zona interessata con l'acqua. Poi la congelò. Blumiere si stava iniziando a preoccupare sul serio, ma si rilassò un poco quando vide che la ragazza aveva riportato il ghiaccio alla forma liquida. Poi Farfalà strinse la mano che stava esercitando il dominio, fino a poco prima aperta, in un pugno ben chiuso e tirò a se l'acqua con uno strattone che provocò un dolore acutissimo e istantaneo al giovane.
- Perdonami... Questa è l'unica tecnica di disinfezione che conosco... - si scusò la ragazza, prendendo delle garze pulite e riavvolgendogli il braccio. Quando ebbe finito, il giovane ritrasse subito il braccio.
Dopo un silenzio imbarazzante per entrambi, Blumiere si decise a romperlo - Tu... sei un'Antiqua, vero? Una della Tribù degli Antichi? - chiese, ma più per interrompere quella calma insopportabile che per altro.
- Sì. Sono la figlia del Saggio, colui che governa la Tribù, ma per gli altri sono una semplice ragazza. Ti trovi al Villaggio, per rispondere alla tua prima domanda. - disse Farfalà, abbassando lo sguardo ma senza riuscire a capire il perché.
- Be'... credo tu abbia capito che appartengo alla Tribù dell'Oscurità. Ma perché, insomma... Noi siamo diversi, io sono diverso, quindi perché non ti ripugno? - continuò Blumiere piuttosto stupito dal comportamento confidenziale e naturale che la ragazza che lo aveva salvato stava usando nei suoi confronti.
Farfalà sussultò - Saremmo anche diversi, sì, ma questo non cambia il fatto che tu stavi per sfracellarti a terra. In quel momento così come ora non importa a che razza apparteniamo, sarebbe stato da villani e senza cuore non salvare una persona e aiutarla. Anche se tutti continuano a dire che le nostre Tribù si siano sempre odiate e state nemiche, sono sicura che un tempo collaboravano e vivevano insieme tranquillamente, prima della creazione di quella collina. - disse guardandolo negli occhi.
Blumiere era senza parole. Non avrebbe mai immaginato che esistesse qualcuno che la pensasse come lui, tanto meno un'Antiqua.
Saranno rimasti a fissarsi negli occhi per un minuto buono, sempre in silenzio totale. Fu Farfalà la prima a distogliere lo sguardo e Blumiere riuscì ad intravedere un certo rossore sulle guance della ragazza.
"Che buffa..." si ritrovò a pensare, sorridendo.
Farfalà volle cercare un altro argomento su cui aggrapparsi - Io mi chiamo Farfalà Ydal. Tu invece? -
Blumiere si ritrovò spiazzato. Anche se stava prendendo in simpatia quella ragazza così diversa da lui non sapeva se fidarsi del tutto - Ehm... Forse te lo dirò quando me ne andrò da qui. - disse per prendere tempo.
- Come vuoi tu. - rispose la giovane sorridendo.
Una porta che si apriva di scatto ruppe tutta l'atmosfera tranquilla che si era creata.
- Farfalà! Sei qui? - domandò la voce squillante di una ragazza.
"No. Ora non Luvbì!" pensò allarmata Farfalà.
- Chi è? - domandò Blumiere, all'erta.
- Nessuno. E' una mia amica, non preoccuparti. Solo non muoverti da qui. - si raccomandò Farfalà alzandosi maldestramente dalla sedia e facendola cadere all'indietro, riaffrettandosi però a rimetterla a posto.
Blumiere si raddrizzò di scatto, sbattendo la testa sulla mensola sopra il letto di cui non si era accorto - CHE COSA?! Ora ho capito. Tu hai visto che c'era un nemico e hai chiamato i rinforzi, è così? Tutta quella di prima era una messa in scena! - gridò contro la ragazza.
- No! Non è come credi, io... -
- Farfalà! So che ci sei, ti ho sentito. - Luvbì era appena entrata in casa.
Farfalà si morse il labbro - Ti prego, non farti vedere. - disse a Blumiere prima di chiudere la porta.
Il ragazzo stava ancora seduto sul letto, nervoso. "Dannazione! Quella ora lo dice all'intera Tribù che c'è un nemico in... in 'sto posto dove vivono gli Antiquos. Devo trovare un modo per andarmene..." rifletté nella mente cercando con lo sguardo una via di fuga, trovando la grande finestra illuminata dai raggi del sole che dava proprio sulla collina. Però lasciò subito perdere "Anche se riuscissi a scappare dalla casa non potrei comunque tornare al Castello, non so da dove si entra nella collina. Non posso farlo... e non voglio farlo..." si sorprese tremendamente ad aver pensato quelle ultime parole.

- Luvbì! - salutò calorosamente Farfalà.
- Oh, era ora! Ma dov'eri ieri? Ti ho aspettata tutto il pomeriggio, ma non arrivavi mai! E infatti poi non sei proprio arrivata... - sospirò Luvbì.
- Scusami Luv, è che... -
- Fammi indovinare: ti sei vista con un ragazzo! - la buttò lì Luvbì, raggiante.
- Uffa! No, Luv. Nessun ragazzo... più o meno... - rispose seccata la giovane Antiqua dell'Aria e Acqua, sussurrando in modo incomprensibile le ultime parole.
- Perché hai in mano delle garze? - le fece notare la bionda.
Solo in quell'istante Farfalà si accorse di averle avute in mano - Oh, be'... mi sono fatta male ieri, così sono andata dal medico che mi ha detto di restare a casa a riposare e medicarmi la ferita alla gamba, cosa che stavo giusto facendo quando sei entrata in casa mia senza permesso. - si scusò, sperando di essere stata convincente.
- E dove sarebbe questa ferita? - insisté Luvbì, non credendo alla scusa dell'amica.
- Ehm... - Farfalà era in trappola, per così dire. Per fortuna il rumore di una sedia caduta a terra la salvò, o almeno momentaneamente.
- Cos'è stato? - domandò infatti allarmata Luvbì.
- Boh. Sarà stato il vento... -
La bionda la guardò storto - Il vento non cade per terra, dovresti saperlo meglio di me. -
Farfalà deglutì - Cioè, volevo dire che sarà stato il vento a far cadere qualcosa in camera mia e... Luvbì, dove vai? -
L'Antiqua degli Alberi non le rispose, diretta a passo di marcia verso la camera dell'amica.
- Luvbì, torna qui! - le gridò Farfalà, correndole dietro per cercare di fermarla.
Quando la raggiunse, però, vide la bionda che entrava dalla porta della camera.
"No!" pensò l'Antiqua, immaginandosi già la reazione che avrebbe avuto Luvbì, ma quella si limitò ad uscire e voltarsi verso di lei.
- D'accordo, avevi ragione. Il vento ha fatto cadere la sedia. Tutto qui. - le annunciò.
Farfalà sgranò gli occhi - Davvero? - Luvbì la guardò interrogativa - Oh, ehm... Sì, certo, che ti dicevo? Ho sempre ragione io quando si tratta del mio elemento. - ridacchiò e dicendo ciò si avvicinò alla porta per controllare di persona. In effetti era davvero... vero. La sedia era per terra, la finestra spalancata, il letto... vuoto!
Quando le ragazze tornarono in soggiorno, una presenza nascosta dietro alla porta della camera di Farfalà si lasciò scivolare per terra, sospirando di sollievo "Per un pelo..."
Farfalà accompagnò Luvbì alla porta - Perché? Cosa pensavi che avesse fatto rumore? - domandò ridacchiando.
Luvbì fece spallucce, come sua abitudine quando non riusciva a dare una risposta ben precisa - E che ne so, io? - poi, con sguardo crudele si voltò verso Farfalà - Forse un Obscurio che era entrato in camera tua di nascosto per ucciderti! -
Farfalà sussultò, e Luvbì scoppiò a ridere - Maddài! Non dirmi che mi hai creduto? Ah ah ah! -
- Ah. Ah. Ah. No, ovvio! Stavo al gioco. - disse la rossa, con un finto sorriso sulle labbra - Ciao Luv! -
- Ciao Far! - la salutò di risposta.
Appena chiuse la porta ed ebbe la sicurezza che l'amica si fosse allontanata abbastanza, Farfalà corse in camera sua, preoccupata e si affacciò subito alla finestra, temendo che il ragazzo che fino a cinque minuti prima era disteso nel letto fosse potuto scappare.
- Sono qui, non serve che ribalti l'intera stanza per cercarmi. - ridacchiò Blumiere chiudendo la porta della stanza dietro la quale si era nascosto.
Farfalà tirò un sospiro di sollievo - Meno male, Luvbì non ti ha visto. Sai, temevo che ti avesse scoperto. -
- Figurati. Anzi, scusa tu, non avrei dovuto accusarti prima. E' che, sai... Sono in territorio nemico. - disse l'Obscurio grattandosi il capo.
Farfalà arrossì un po' - Non importa, tranquillo. Ti posso capire. -
- Capelli gialli? Da quando esistono? E potrei dire lo stesso per i tuoi capelli rossi, gli occhi azzurri e quelli verdi. - domandò Blumiere divertito.
- Si dice "biondi", non "gialli". E comunque potrei fare a te la stessa domanda: occhi rossi con le pupille a gatto e capelli blu? - gli fece dietro Farfalà, correggendolo.
Stettero un attimo in silenzio, poi scoppiarono a ridere.
- Sarà meglio che torni al Castello, ora, altrimenti mio padre mi cercherà ovunque e quando non mi troverà... sarò un futuro Conte morto. - ridacchiò Blumiere.
- Sarai un futuro Conte? - chiese Farfalà.
- Già. Da noi ad amministrare il Castello c'è un Conte e io sono suo figlio. - spiegò l'Obscurio.
Farfalà si avvicinò alla finestra - Sarà meglio se ti accompagno, non sai per dove bisogna entrare nella collina. -
Blumiere la guardò sbigottito - Ma quindi anche tu sei salita lassù! -
- Sì. E quando ti ho preso al volo stavo giusto scendendo. Dài, andiamo! - disse afferrando il ragazzo per il braccio sano e teletrasportando entrambi ai piedi della collina.
L'Obscurio si guardò intorno - Che tecnica era quella che hai usato per portarci qui? -
- Il Teletrasporto. Voi invece cosa usate? Avete anche voi dei controlli, immagino. - domandò l'Antiqua.
- Sì... Noi di solito usiamo la tecnica della Disintegro-riformazione, ma è un pochino diversa. -
Farfalà si abbassò verso la fessura - Io devo passare per di qui, ma non posso trasformare anche te in acqua. Ce la fai a fare... qualunque cosa voi Obscuri dobbiate fare, per entrare lì dentro? -
Blumiere sbiancò - C-Cosa? Tu ti trasformi in acqua per entrare nella collina?! - l'Antiqua annuì - Ok, d'accordo... Comunque penso di sì, dovrei riuscire a disintegro-riformarmi, dato che conosco l'interno della collina e come arrivarci. Be'... quindi ci dobbiamo salutare. -
Farfalà abbassò lo sguardo - Già... Be', ciao. E tieniti controllate le ferite, d'accordo? -
- Va bene, comunque credo vadano già meglio, il braccio non mi fa più male. Ciao anche a te, allora. - stava per disintegrarsi via, quando si ricordò di una cosa - Ah, aspetta un secondo... -
L'Antiqua alzò lo sguardo - Sì? -
- Grazie ancora... Mi chiamo Blumiere Iligriv. - disse, poi scomparve dentro la collina.
Da fuori, Farfalà guardò la cima della collina. "Sento che ci incontreremo ancora, Blumiere"
Dall'altra parte, all'uscita della collina, Blumiere guardò verso l'albero enorme sulla cima "Farfalà, questo non sarà il nostro unico incontro. Lo so"

Quel giorno i loro destini si incrociarono. Quel giorno... Ebbe inizio la loro tragedia...


Ta-daaaa!! =D Eccomi qui^^ Un po' in ritardo ma alla fine ci sono riuscita. Questo è stato un capitolo piuttosto impegnativo, con finalmente il Primo Ricordo, e non sono sicura che sia uscito proprio benissimo... Forse verso la fine ho corso troppo... Magari mi dite che cerco di rallentarlo un pochino aggiungendo qualche descrizione o stupidaggine in più^^
Be', quindi alla prossima!  xD
     Emmy_Nerisse

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V - Una Giornata Come Tutte Le Altre, Con Nuove Ipotesi... ***


Capitolo V - Una Giornata Come Tutte Le Altre, Con Nuove Ipotesi...

- Ma si può sapere dove diamine sei stato?! E' tutta la mattina che ti cerco! -
Blumiere non aveva neanche avuto il tempo di entrare nell'enorme edificio che era stato letteralmente assalito da Kozìkozì.
- Kozì, calmati. Ero qui in biblioteca... - cercò di scusarsi.
- Bugiardo! E per due motivi che ora ti elenco per bene: uno, sei appena arrivato in biblioteca, quindi non potevi esserci già dentro... - iniziò Kozì.
Blumiere lo interruppe - Magari se mi saltavi addosso un po' prima non avrei avuto nemmeno il tempo di fare quello. Eheh... -
- Zitto, lasciami finire! E due: ho appena parlato con Brack e ha detto che sei venuto qui alle sei del mattino e poi sei uscito prima dell'orario di apertura, circa tre ore fa quindi! Dove sei stato? - terminò guardando storto l'amico.
Blumiere sospirò. "Poi sarei io il bugiardo, eh, Brack? Sono arrivato qui alle nove di sera e sono venuto via alle cinque di stamattina, ma comunque ti perdono, anche perché qualche bugia non fa mai male. In questo caso, poi!"
Poi gli rispose - E va bene, mi hai beccato. Sono dovuto... tornare a casa. Sì, sai, mia madre non sta molto bene, si è presa quella brutta e rara malattia di cui non mi ricordo il nome... infatti è praticamente impronunciabile. Poi sono andato al campo fuori dalle mura e mi sono esercitato un po' da solo e credo che tu questo lo abbia capito, così sono di nuovo andato a casa per medicarmi - mentì accennando alle bende di cui era "adornato", quelle che in realtà Farfalà aveva usato per fasciargli le ferite provocate dalla caduta dalla collina - E infine stavo giusto tornando qui per finire di leggere un libro. Ecco tutto. - concluse sicuro.
Kozì fece spallucce - Vabbe'... Chiudiamola qui, va', non voglio diventare un investigatore. - si voltò e si avviò verso gli scaffali colmi di libri.
Blumiere ne approfittò per cambiare argomento - Sai, invece ti ci vedo proprio. Non sei mai contento di nulla, ti fissi irremovibilmente su qualcosa e vuoi sempre andare fino al sodo. Ne hai pienamente la stoffa! - disse con espressione angelica in faccia all'amico.
Kozì lo guardò in cagnesco - Questo pomeriggio, fuori dalle mura, giuro che ti disfo! -

Farfalà si era concentrata a pulire la sua camera, eliminando eventuali "tracce" che avrebbero potuto far risalire alla presenza di Blumiere di circa un'ora prima. E più ci pensava, più frequentemente l'immagine dell'Obscurio le compariva nella mente.
"Certo che è strano... Avrei scommesso che appena mi avesse visto non avrebbe esitato ad attaccarmi, invece sembrava alquanto spaventato dalla mia presenza. Forse perché non era in piena forma, ma comunque non quadra. Eppure erano stati loro, gli Obscuri, ad attaccarci senza pietà. Ma allora perché questa paura? A meno che..." quel pensiero le volò accanto come una frustata di vento gelido "A meno che queste siano state tutte bugie! Che ci fosse stata una guerra sì, d'accordo, ma se l'avessimo scatenata noi Antiquos anziché loro? Oppure... che ci sia stato un qualcosa, qualcuno, che ha messo una Tribù contro l'altra? Questo è un mistero, intricato e pieno di interrogativi. Dovrò risolverlo... Dovremo risolverlo. Questa è una faccenda di massima importanza che coinvolge entrambe le nostre popolazioni e per trovare una soluzione comune dobbiamo collaborare. Assolutamente." gettò il panno umido con cui stava pulendo i vetri delle finestre sul tavolo e uscì di casa.
Svoltato l'angolo del quartiere, diede una rapida occhiata alla meridiana affissa alla parete. Segnava mezzogiorno e mezzo.
- Dannazione, sono in ritardo! Mi ero completamente dimenticata degli allenamenti. Oh, questa volta le sento! - esclamò preoccupata iniziando a correre per i viali del Villaggio, non badando alle persone contro cui andava a sbattere, ricevendo rimproveri come - Ehi, attenta a dove vai! - oppure - Non si corre per la strada, puoi farti male -, ma non ci faceva neanche caso, rispondeva dei distratti - Mi scusi - e - Sono mortificata -. Ora doveva raggiungere il prima possibile la palestra.
Arrivata al portone d'ingresso, si ricordò di una piccola cosa "Ma dimmi te! Perché non mi sono teletrasportata? Avrei fatto decisamente prima... Ma che ci posso fare, poi? L'abitudine di usare le gambe resta."
Comunque pensò di non aver ritardato molto, il controllore non era ancora arrivato. Ma ritirò tutto ciò che aveva formulato in testa quando si ritrovò davanti un armadio a due ante, o meglio l'omone che gestiva le entrate e gli ingressi fuori orario all'edificio.
- Giustificazione, prego. - disse serio, allungando la mano verso la ragazza, che aveva dovuto frenare di piombo la corsa.
Farfalà arrossì - Ehm... Non ce l'ho... -
Il guardiano ritirò la mano - Dinne una convincente ora, signorina Ydal. -
- Ho... Uhm... Ho perso lo scorrere del tempo...? - abozzò poco convinta.
Stranamente l'"armadio" si spostò, lasciandola passare - Che sia l'ultima volta, però. -
Farfalà entrò, camminando veloce - Va bene... Arrivederci, Mejoritus*. -
Arrivata a metà corridoio, si lasciò sfuggire una risatina "Dice sempre così, ma questa sarà la ventesima volta che arrivo tardi e non mi ha mai fatto o detto niente! Peccato che ora abbia esaurito le scuse a disposizione..."
Scese la rampa di scale, saltando frettolosamente alcuni gradini. Quando raggiunse la porta con scritto "ESERCITAZIONI, 6° ANNO - Antiquos dell'Acqua" entrò, senza badare a bussare. Non ebbe il tempo di richiudere la porta dietro di sé che venne travolta da un getto d'acqua, ritrovandosi inzuppata fino all'osso. Da dietro le colonne sparse per la stanza che sorreggevano il soffitto giunsero delle risatine divertite da parte di tutti gli altri Antiquos. Erano circa una decina i giovani con il controllo dell'Acqua, decisamente pochi in confronto alle generazioni passate.
- Ahahahahah! Scusa Farfalà, credevamo fosse il prof. Lo scherzo era diretto a lui! Ahahahahah! - le spiegò Saffron**, tenendosi la pancia.
L'Antiqua dapprima guardò tutti con una nota di stupore, poi scoppiò a ridere anche lei e con un rapido gesto della mano si levò tutta l'acqua di dosso raggruppandola in una sfera che lasciava galleggiare sul palmo. Li guardò uno a uno, ma fermò lo sguardo dritto verso Saffron.
Questa sgranò gli occhi - Oh-oh... -
- Siete dei vandali! - gridò ridendo la rossa prima di lanciare la sfera dritta sulla compagna, riducendole fradici i capelli castani corti, così come i vestiti.
Iniziò una lotta acquatica tra scherzi e risate e in un quarto d'ora la sala fu praticamente ridotta a una piscina.
Gli studenti decisero di asciugare l'acqua prima dell'arrivo del prof. per evitare varie punizioni, di sicuro più gravose di quelle che lo scherzo arrivato a Farfalà avrebbe potuto provocare. Quando questi arrivò, qualche istante dopo aver rimesso tutto in ordine, la lezione cominciò, noiosa e lenta al seguire di quei minuti di divertimento trascorsi troppo in fretta.
Finalmente, finite quelle due ore dove la maggior parte degli Antiquos dell'Acqua si era schiacciata un bel sonnellino, i ragazzi uscirono nel Parco dello Scambio, dove sostavano dopo la lezione e poi se ne tornavano a casa oppure arrivavano quelli del corso dopo. O almeno questo valeva per chi controllava solo un Elemento. Gli altri, come Farfalà, dovevano cambiare la sezione e dirigersi verso quella corrispondente all'altro controllo. Lei e Saffron erano le uniche tra coloro che dominavano l'Acqua ad averne due. Per di più, Saffron era una di quegli Antiquos che si definivano Nulli: quando in pratica si possiedono due controlli opposti tra loro, nel suo caso l'Acqua e il Fuoco. Ma il fatto che fossero comunemente definiti in questo modo non significava che fossero deboli, anzi, tutt'altro. Erano tra i più potenti Antiquos del Villaggio.
- Scusa ancora, Farfalà, davvero. - le disse Saffron, avvicinandosi all'angolo dove la giovane si rintanava sempre.
Farfalà fece spallucce - Tranquilla, non importa. Me ne combinano anche di peggiori... -
- Tipo? - domandò l'altra, incuriosita.
- Mah, nulla di che. Semplicemente i due gemelli, Thud e Ley***, mi hanno tormentata per un pomeriggio intero facendomi volare sopra una nuvoletta che non la smetteva di farmi piovere in testa. Lo scherzo che hai architettato tu oggi non è stato nulla in confronto - ridacchiò ripensando a quell'episodio.
Anche Saffron scoppiò a ridere - So che tu sei una tipa che perdona, ma immagino che almeno a questo ti sia vendicata! -
- Non proprio vendicata, la vendetta non è una bella cosa nemmeno per gioco. Comunque gliel'ho fatta pagare molto cara... - disse con espressione furbetta.
- Oh cielo, che hai fatto? Dài, non tenermi sulle spine! - chiese Saffron senza riuscire a trattenersi.
Farfalà le si avvicinò all'orecchio - A Thud ho rivoltato il getto dello sciacquone della tazza dei servizi pubblici mentre ci era seduto sopra! -
Saffron cercò di evitare di scoppiare a ridere incontrollatamente, ma la sua resistenza durò poco, per poi esplodere in una fragorosa risata - No! Farfalà, non ci credo! Quella non eri tu, eri posseduta da qualche spiritello dispettoso. Ahahahahahah! Oddio, non vorrei essere stata al suo posto. - le vennero addirittura le lacrime agli occhi.
- Invece ero io, e fortuna che non mi ha scoperto, altrimenti mio padre mi avrebbe fatto una ramanzina di quelle. Comunque questo è accaduto circa... cinque o sei anni fa, quel periodo in cui non facevo altro che combinare monellate a destra e a manca. Oh, e non ti ho ancora detto cos'ho fatto a Ley! - spiegò ridendo la rossa, aggiustandosi il fiocchetto colorato e dandogli la solita forma a farfalla.
Saffron, rossa in volto per le risate, le fece gesto con la mano di aspettare - Ti prego... Aspetta un attimo... Altrimenti mi fai venire un infarto... Ok... Ok, dimmi. - le disse calmandosi un po'.
- Dato che comunque l'ideatore dello scherzo è stato Thud, Ley ho deciso di risparmiarlo un po'. Gli ho solo fatto esplodere l'idrante del Terzo Quartiere mentre passava per la strada. Ahahah! Dovevi vedere che volo ha fatto! Peccato che abbia investito anche due allegre vecchiette che passeggiavano e... -
- ... E anche me. - disse Luvbì spuntando accanto a loro. - Una povera ragazza innocente! -
- Ahahahahahah! Se è per questo lo erano anche le nonnine! Spero non si siano fatte troppo male. - esclamò Saffron, rischiando di farsi venire l'ennesimo infarto.
- Ahah! No, quando ho visto che stavo esagerando un po' troppo ho smesso, la botta è arrivata tutta a Ley. Mi sono accorta solo dopo di aver preso anche te, Luv. - si scusò arrossendo Farfalà.
Luvbì le puntò contro l'indice della mano destra - Sì, te ne sei accorta solo dopo che sono venuta a farti una bella lezioncina appendendoti a testa in giù per l'albero del parco pubblico per due ore! -
Farfalà si pietrificò, al ricordo di quell'orribile esperienza - Già... Eheh... -

Circa alle tre del pomeriggio, Blumiere e Kozì tornarono ad allenarsi, continuando poi fino alle sei di quella sera, con miglioramenti nel controllo del Fulmine da parte del ragazzo coi capelli blu, tanto che per due volte di seguito rischiò di ustionare l'amico per davvero.
- Per oggi credo possa bastare. Che ne dici? - propose il viola.
Blumiere gli diede le spalle - Non avevi detto che dovevi disfarmi? -
Kozì ghignò - Infatti, non me n'ero mica dimenticato. -
- Sì, come no, Ko... - si voltò verso l'Obscurio, ma non lo vide - ... zì? -
Sentì un tuono alle sue spalle e venne travolto all'improvviso da un Onda Fulminea che lo fece letteralmente finire almeno dieci metri più in là.
Kozì gli si riformò davanti e gli fece la linguaccia.
Blumiere, mezzo ammaccato a causa del colpo, lo guardò con odio fasullo - Ti detesto! -
Con uno scatto si rimise in piedi e rispose con una Scintilla Elettrica di Minima Espansione, abrustolendo per l'ennesima volta il ragazzo - Ora possiamo anche andare. -
- Idiota... - sussurrò Kozì.
- Ti ho sentito! - rispose Blumiere, ridacchiando.
Quella notte, Blumiere rientrò alla Torre Conteica per la cena, sedendosi di malavoglia alla tavola della sala da pranzo. Odiava cenare solo con suo padre. Non era in ottimi rapporti con lui e  in un modo o nell'altro finivano sempre con una discussione poco gradevole, riguardante semplicemente le sue birichinate infantili nei casi meno gravi.
Arishot entrò nella sala, trovando già Blumiere che aveva appena iniziato a mangiare e il pasto servito. Dalla sua faccia, il giovane capì subito come anche quella serata si sarebbe conclusa.
Dopo i primi minuti di silenzio, Arishot attaccò con il discorso - Allora, oggi cos'hai combinato? -
Blumiere non sollevò gli occhi dal piatto e rispose cambiando argomento - Come sta la mamma? -
Arishot si innervosì a quella deviazione - Sta abbastanza meglio - si limitò a dire - Che hai combinato? -
- Vi interessa proprio saperlo? - chiese il blu con fare svogliato, dando del voi al padre più per automaticismo che per rispetto, appoggiando la testa al palmo della mano.
- Blumiere, rispondimi. - insisté il Conte.
Il giovane Obscurio roteò gli occhi - Ho vissuto, forse? -
L'uomo questa volta decise d'ignorarlo. Doveva arrivare al sodo. - Cosa mi dici riguardo ai Libri Proibiti, piuttosto? -
Blumiere si bloccò, la forchetta a mezz'aria.
Silenzio.
Poi ancora silenzio.
Un silenzio incessante...
- Blumiere! Si deve sempre rispondere quando qualcuno, specialmente se questi è tuo padre e per di più il Conte del Castello, fa una domanda! Ormai ho addirittura perso il conto di quante volte te l'ho ripetuto! - gridò il Conte fuori di sé. "Smettila di dirlo, così poi non soffri di amnesia..." pensò il ragazzo sbuffando. - Quindi ora parla: perché hai cercato di leggere i Libri Proibiti? - gli ordinò Arishot, alzandosi rumorosamente dalla sedia. Quel gesto che squarciava il silenzio più assoluto in un istante avrebbe potuto far sobbalzare chiunque, ma Blumiere ormai ne aveva fatto l'abitudine.
- Io li ho letti. - rispose correggendo il padre.
Gli occhi di Arishot erano sul punto di incendiarsi. - Rispondi alla mia domanda. - formulò calcando e scandendo bene le parole.
Blumiere si alzò in piedi, più silenziosamente, però. Rimase con lo sguardo puntato a terra - Voglio sapere di più sugli Antiquos, sulla Collina Rocciosa e su quella stramaledettissima guerra! Tutte cose di cui non mi avete mai parlato, né voi né gli altri Obscuri! - gridò di rimando, poi si avviò alla grande porta che dava sul corridoio interno.
- E ora dove hai intenzione di andare? - disse freddo e acido il Conte.
Blumiere lo guardò con rabbia - Dalla mamma. Vado a vedere di persona come sta. Sono certo che voi non siate nemmeno passati a trovarla, perché a voi non importa nulla di lei, padre. Nulla! - gridò, poi corse fuori, sbattendo il pesante portone.
Arishot si riaccomodò a tavola e riprese a mangiare, di malumore, come del resto ormai accadeva sempre.
Blumiere batté i pugni su una colonna "Ogni volta così. Ogni sera! Non ne posso più! A questo punto ho la totale certezza che gli Antiquos non siano così egoisti... E la prova è Farfalà... Se loro fossero davvero come tutti gli Obscuri dicono, a quest'ora io non esisterei più. Ho bisogno di parlare con lei, sono sicuro che ora più che mai nessun Libro Proibito potrebbe mai raccontarmi la verità su di loro. Lei è la risposta concreta alle mie domande..."

Intanto una figura nascosta nell'ombra lo osservava: da tempo lo pedinava di nascosto, seguiva le sue mosse e studiava le sue reazioni. Lui era senza dubbio lui, in tutto e per tutto. Lo aveva sempre saputo. Per questo appena saputa la nascita del principino aveva cominciato ad intrufolarsi di nascosto nel Castello per tenerlo d'occhio. Nonostante quel suo bizzarro abbigliamento, non era ancora stato notato da nessuno. Eppure una maschera veneziana non passa inosservata... Ma a lui non interessava, era meglio così. Doveva solo attendere il momento più adatto per agire, un momento che sarebbe arrivato a breve...


*** Asterischi ***

* ) Mejoritus  -  il nome Spagnolo di quello strambo di un Elargisto... Chi ha il gioco credo sia riuscito a capire che è tutt'altro che uguale xD
**) Saffron  -  il nome inglese della cuoca di Dolci Sorrisi a Svoltadilà, Cipollina. Nemmeno lei c'entra qualcosa... Però la sua reazione a rischio infarto è la stessa che mi provocano le storie del Fantasma xD
***) Thud e Ley  -  nome scomposto di "Thudley", versione inglese del Pixl Kilo. Comunque non c'entra nada u.ù


Eccomi qua!^^ Dopo un sacco di tempo che non posto manco una parola, sono riuscita a mettere il capitolo xD
Questo è un capitolo un po' strano... Anzi, molto strano... Forse noiosetto... Sinceramente non so nemmeno cosa sia, è un capitolo un po' così, non so.
"Sììì??" nd Kozì
"Non parlavo con te -.-" nd Me
"Ma hai..." nd Kozì
"Ho detto 'così', non 'Kozì' -.-" nd Me
"Ah... Ok... ç_ç" nd Kozì
Comunque spero vi sia piaciuto, come gli altri, del resto. Anche se ammetto non sia una meraviglia... E' un capitolo d'intermezzo, più che altro xD
Ora vi lascio^^ Alla prossima!
    Emmy_Nerisse

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI - Guardando La Festa Del Villaggio [Parte I] ***


Capitolo VI - Guardando La Festa Del Villaggio [Parte I]

Il mattino seguente, Farfalà si alzò di buon'ora. Il sole era ancora a dormire nel suo letto a est, ma il cielo tendeva già a un azzurrino chiaro.
La ragazza approfittò della luce non ancora accecante e della temperatura mite e benevola per uscire a fare colazione sotto la sua amata quercia, quella che dava sul versante della collina dove abitualmente si recava per riflettere.
"Spero di rincontrarlo presto. Ho tante cose che vorrei domandargli. Sugli Obscuri, sul Castello, sui loro controlli, perché certamente anche loro ne possederanno; poi sulle loro abitudini, su di lui..." arrossì a quel pensiero, mentre addentava una fetta di pane ai cereali e marmellata di fragole sfornata direttamente dalla madre di Luvbì, Cannella*, una donna dolce e amorevole nonché ottima cuoca "Devo ricordarmi di farle i complimenti la prossima volta che vado a comprare qualcosa al suo negozio." disse distrattamente tra sé e sé.
Tornò a osservare la collina, dato che prima si era concentrata a guardare l'erba del prato, soffermando lo sguardo sul gigantesco albero al centro. Decise che quella sera sarebbe tornata lì sopra per studiarla meglio e per sperare di incontrare Blumiere.
Il cinguettio dei merli di primo mattino venne sovrastato da un rumore di passetti incerti e leggeri provenienti da dietro le sue spalle.
Farfalà, non volendo farsi scoprire lì, a quell'ora, da una qualsiasi persona, si acquattò contro il tronco dell'albero.
I passi si fecero sempre più vicini, finché non si fermarono poco più indietro della quercia. La persona sospirò, lasciandosi cadere a terra, o almeno così constatò Farfalà dal per lei percipibilissimo spostamento d'aria.
- Vorrei tanto capire cosa Far ci trovi di tanto attraente in quella collina. A me sembra misteriosa, anche troppo... e il mistero mi spaventa. Se si parla di Obscuri, poi. -
Farfalà ci mise un po' a riconoscere Luvbì. Quel tono non le si addiceva, era completamente diverso dal suo usuale modo squillante, allegro e sicuro. Ora, però, le sembrava intimorita.
La bionda sospirò ancora - Non vorrei che a furia di pensarci riuscisse a trovare il modo per arrivare in cima alla collina... Potrebbe essere pericoloso, per lei e forse in futuro per tutti noi. Se incontrasse un Obscurio o un'Obscuria non so cosa potrebbe accaderle. Tu mi capisci, vero, Tippi? -
Quelle parole furono pronunciate in un triste sussurro.
"Un momento... Tippi?!" pensò Farfalà, sorpresa.
La bimbetta di tre anni si agitò tra le braccia della sorella - Celto che tì, solellona! - e anche se non pronunciava correttamente tutte le parole, per una della sua età era decisamente la campionessa di chiacchiere.
Al confronto di quello di Luvbì, il tono di Tippi era felice e spensierato. Stava prendendo quelle frasi come una specie di racconto, ma del resto era ancora troppo piccola per comprendere il significato profondo di esse.
Farfalà sorrise - Non pensare che io non lo faccia, Luv. - disse facendo sussultare l'amica che, istintivamente, strinse più forte a sé la sorellina. Poi si rilassò appena vide il sorriso sincero, i capelli rossi al vento con un ciuffo legato nel solito fiocchetto a farfalla e gli occhi verde acceso della sua migliore amica.
- Quindi... - iniziò Luvbì, ma Farfalà la precedette.
- Sì, ho sentito tutto. Per ora puoi stare tranquilla, non ho trovato nessuna soluzione né per arrivare in cima alla parete di roccia, né per raggiungere la terra degli Obscuri. Sai, in fondo anch'io spero di non riuscirci mai, del resto chi non avrebbe paura di loro se se ne ritrovasse uno davanti? - mentì pesantemente, sapendo meglio di chiunque altro che, oltre ad aver dormito una notte intera sotto le fronde di quell'albero enorme sull'altura, aveva addirittura salvato la vita a un Obscurio!
Luvbì si lasciò scappare un risolino - Allora non sei una matta svitata completa come pensavo! - e come risposta Farfalà non trattenne una linguaccia. Era tornata la spiritosona di sempre.
Dopo aver riconosciuto la sua amica, la bionda aveva lasciato che la sorellina girovagasse un po' in giro e quando la vide tornare da lei tutta sporca di fango ed erba sulla soglia delle lacrime, il suo morale si abbatté - Oh, no! Tippi, e ora chi ti lava?! Che mi hai combinato? -
- Sono caduta e oa sono tutta spocca! - gridò mentre dei grandi lacrimoni cominciavano a rigarle le guance.
Farfalà si mise a ridere - Oh cielo, ora ti toccherà fare un bel bagnetto! -
La piccola si morse il labbro inferiore - No! Il bannetto no! -
- Dài, starò poco. Dimmi solo se vuoi l'acqua fresca o caldina. - disse sorridendole per incoraggiarla.
Tippi mise il broncio - Voio l'acqua assiutta! -
Luvbì e Farfalà la guardarono esaurite.
- Tu pretendi troppo! Se l'acqua è bangata di suo non può mica essere anche asciutta! - esclamo Luvbì.
- C'è il vapoe. - disse la piccola con fare furbetto.
Farfalà si trattenne dal lasciarsi cadere a terra - Ehm... Il vapore bagna lo stesso, sai? -
- Allola niente bannetto! - s'impuntò la bimba battendo i pugni per terra.
- Quindi meglio cambiare tattica. Dimmi, Tippi, a te piacciono le fontane? - chiese l'Antiqua dell'Acqua chinandosi all'altezza della bambina.
Gli occhi di Tippi si accesero di gioia - Tì! La fontana è bellittima! Tì, tì, tì! Viva li spluzzi! - gridò iniziando a saltellare.
Farfalà si girò e fece l'occhiolino all'altra Antiqua - Ecco la soluzione. -

Se Farfalà a quell'ora era ben sveglia e impegnata con Tippi, da parte sua Blumiere se la stava dormendo pesante, con la testa appoggiata su una pagina di un Libro Proibito e il monocolo scivolato sulla scrivania.
La sera prima, quando era andato a trovare sua madre, aveva fatto una scoperta terrificante.
[ Dopo aver bussato alla porta, Blumiere era entrato nella stanza dove la donna gravemente malata giaceva distesa su un letto.
- Madre, come state? - domandò spostando una sedia adagiata al muro vicino al letto.
La Contessa Noreii lentamente aprì gli occhi e si voltò a guardare il figlio - Blumiere... Oh, un po' meglio... grazie. - disse affaticata.
Blumiere sorrise tristemente.
- So che in questi ultimi giorni hai fatto molte scoperte... - continuò la donna.
Il ragazzo la guardò interrogativo - Come... come lo sapete? -
Noreii gli sorrise - Io e Brack parliamo spesso volentieri, mi racconta sempre tutto su di te... -
L'espressione di Blumiere divenne tetra, ma la madre si affrettò ad aggiungere - Stai tranquillo, non direi mai tutto ciò a tuo padre, saprei benissimo la sua reazione e non aspetterebbe un secondo prima di cacciarti dal Castello... - ma venne inerrotta dal figlio. - No, tanto lo sa già e per mia fortuna non crede che sia in grado di leggerli. E' Brack... Se viene a dirvi ogni cosa che faccio non so se posso fidarmi davvero di lui. - disse serio. La donna lo guardò negli occhi - Brack è una brava persona. Semplicemente ci tiene molto a te e si preoccupa. Comunque anche se lui non glielo avesse detto ad Arishot, lo stesso non avrei potuto farlo io. Tuo padre non viene mai da me, ormai non sono più nulla per lui da quando... - ma si bloccò. Errore. L'attenzione di Blumiere salì al massimo.
- Da quando...? - chiese incuriosito.
La Contessa fece un leggero segno di diniego con il capo - Nulla, Blumiere caro, non farci caso... -
L'Obscurio le si avvicinò - Madre, per favore... Voi conoscete tutto ciò che scopro man mano, anche se è Brack e rivelarvelo. Perché io non potrei conoscere il motivo di quel "da quando"? - insistè.
La donna sospirò - Blumiere... Sai perché, nonostante sia già passato un anno da quando mi sono ammalata, non sono ancora riuscita a guarire? - il ragazzo scosse la testa e Noreii continuò - Perché questa malattia non si può curare con nessun rimedio Obscurio... - sussurrò con aria triste.
Blumiere sgranò gli occhi. Non poteva...
- Infatti questo è un malanno di origine Antiquo. - rivelò poi la Contessa.
L'Obscurio si alzò dalla sedia, rischiando di farla rovesciare all'indietro - Cosa?! -
La donna chiuse gli occhi - E solo gli Antiquos possono ammalarsi di questo virus... -
- Quindi t-tu... io... Ma c-come? - balbettò Blumiere, più per sospresa che per spavento.
- Al tempo, quando la collina non esisteva, gli Obscuri e gli Antiquos vivevano in totale armonia tra loro e non esisteva una distinzione tra le due razze e molti erano i matrimoni misti. Io discendo dall'ultimo di questi trasferitosi poi nel Castello. Col passare degli anni e con le unioni tra soli Obscuri, il gene Antiquo che i miei antenati possedevano è andato sempre più sminuendosi. Per tutto questo tempo, però, riuscirono a nascondere il segreto. Quando divenni inferma e mi sottoposero agli esami del sangue per scoprire in che malattia mi imbattei, scoprirono che possedevo un uno-per-cento di sangue Antiquo. Il profondo odio che tuo padre Arishot nutre per gli Antiquos si riversò quindi anche su di me e ora non mi calcola più, sono diventata un nulla per lui. - confessò Noreii.
Blumiere era letteralmente pietrificato contro la parete - E... i-io... -
- Con me è stata conclusa la circolazione di quel gene. Figlio mio, tu sei il primo Obscurio completamente puro discendete dalla mia famiglia. - disse poi la donna.
Il ragazzo un po' si rilassò, ma non del tutto. Quello che aveva appena appreso era troppo - Quindi... se continuiamo così non avrai speranza di guarire! -
La Contessa si rigirò nel letto, guardando fuori dalla finestra.
Dopo un minuto incessante di silenzio, Blumiere parlò - Forse ho la soluzione. -
Noreii non reagì, ma l'Obscurio continuò - I Libri Proibiti parlano degli Antiquos e del loro Villaggio, tradizioni e quant'altro, scritti molto tempo fa da loro stessi. Probabilmente parleranno anche delle malattie... -
La donna si voltò di nuovo e tentò di alzare il capo dal cuscino, senza riuscirci - Blumiere, ti prego, è pericoloso! -
Il ragazzò non l'ascoltò - Devo cercare... Devo trovare la cura. - si avvicinò alla porta - Non temete per me, madre. Non corro rischi... Piuttosto è giunta l'ora per me di fare qualcosa. Ma voi mi raccomando, cercate di stare il meglio possibile, non angosciatevi, va bene? - così dicendo, uscì dalla stanza.
Noreii tornò a chiudere gli occhi
"Sapevo di non doverglielo dire... Ora corre un rischio ancora più grande. Come lui è il primo Obscurio puro, lui fu l'ultimo Antiquo al cento-per-cento che portò il cognome "Iligriv"... Il fratello dell'ultimo Saggio che sposò un'Obscuria prima della guerra..." ]
Così, dalla sera precedente si era messo alla ricerca, senza trovare nulla, però.
- Blumiere... Svegliati, sono le sette del mattino. Se il Conte non ti trova alla Torre Conteica non credo te la farebbe passare liscia. - gli annunciò Brack, dandogli delle pacche sulla spalla.
Il giovane si stropicciò gli occhi - Che ore hai detto che sono? - domandò con la voce impastata dal sonno.
- Sono le sette. - ripetè il custode.
Blumiere saltò dalla sedia - Oh, dannazione nera! - esclamò rischiando di far cadere il monocolo a terra per la seconda volta.
Corse fuori dalla stanza a una velocità pazzesca - Se non mi trova in Sala alle sette e cinque sono un principe morto! CIAO BRACK CI SENTIAMO DOPO!! - gridò tutto d'un fiato prima di disintegrarsi via.
Brack uscì dalla biblioteca a prendere una boccata d'aria e guardò la meridiana affissa alla parete - Oh perbacco, ho sbagliato a leggere l'ora. Sono le otto. Ehh... La fretta è cattiva consigliera... - sospirò, immaginandosi lo sguardo incendiato di Arishot davanti al povero, ritardatario Blumiere.
Infatti...
- BLUMIERE! QUANDO IMPARERAI A SVEGLIARTI IN ORARIO!! - gli sbraitò contro, una volta averselo trovato davanti, di fronte alla Sala da Pranzo - Sei in ritardo di un'ora! Lo sai cosa significa?! Che se non ti metti in riga entro domani mattina ti faccio fuori! Bisogna essere PUNTUALI! - continuò, sempre gridandogli, indicando la meridiana accanto alla terrazza della torre.
Infatti segnava le otto.
"Brack..." pensò il giovane rivolgendogli uno sguardo d'odio a distanza.

Farfalà prese in braccio la piccola Normale, appena asciugata con una ventata d'aria tiepida, e l'affidò tra le braccia dell'amica.
- Ecco qua, la birbantella di nuovo pulita e splendente. - esclamò con un aperto sorriso la rossa.
La biondina accolse la sorellina, stringendola a sé - Grazie mille, Far. Senza di te ora sarebbe ancora sporca come un porcellino. - disse ridacchiando.
- Che belli li spluzzi! Fanno il solletico! Ancoa, ancoa! - gridò Tippi battendo le mani.
- Santo cielo, quanto parli! E pensare che hai solo tre anni. Chissà allora in futuro, mi farai esasperare... - sbuffò Luvbì.
Farfalà prese una manina alla piccola Tippi - Eh, già. Diventerà proprio una gran chiacchierona! -
Ad un tratto, una voce proveniente dal Villaggio attirò la loro attenzione - LUVBI'! TIPPI! DOVE SIETE? -
- ARRIVIAMO, MAMMA! - fu la risposta della maggiore.
- Vengo anch'io - disse Farfalà - Così approfitto di fare i complimenti a Cannella per le sue splendide marmellate. Sono una delizia! -
Quando arrivarono, Tippi si gettò ai piedi della mamma.
- Tippi! Come sei pulita! - esclamò sorpresa prendendo in braccio la piccola.
- Falfalà mi ha fontanato! E' stato bellittimo! - rispose la Normale.
Cannella si voltò a guardare Farfalà - Fontanato? - domandò incuriosita.
- Ahahah! Già, proprio così. - e le raccontò tutta la faccenda nei minimi dettagli, aggiungendo alla fine le sue congratulazioni per le ottime marmellate.
- Be', ti faccio i miei complimenti. Non è da tutti riuscire a lavare mia figlia. E grazie anche te, sono felice che le mie marmellate ti piacciano. - disse la donna sorridendo. - Ah, dimenticavo. E' passato il postino, aveva una lettera per te, ma dato che non ti ha trovata in casa l'ha lasciata in negozio... Ecco, tieni - spiegò porgendo alla ragazza una busta.
Luvbì si sporse a sbirciare - Magari è da parte di un tuo ammiratore segreto... - la stuzzicò.
- Ma quale ammiratore! E' dei miei genitori, anzi... Per la precisione me l'ha spedita la mamma. - ridacchiò.
Luvbì roteò gli occhi - E ti pareva... -
Farfalà ridacchiò, poi lesse a mente la lettera:
<< Cara la mia Farfalà,
Spero che tu abbia passato bene questa settimana, nonostante la nostra assenza.
Noi stiamo bene, tuo padre è riuscito a risolvere quel piccolo problema che girava
giù in Città, così ora possiamo tornare da voi al Villaggio.
A proposito, mi auguro che tu non ti sia scordata che oggi è il giorno in cui si
festeggia la creazione del Villaggio. Non è così? Quindi, tesoro, dato che tuo padre,
tra i tanti impegni, se n'è dimenticato, potresti provvedere tu ad organizzarla?
Mi raccomando, cerca di fare tutto in fretta, noi torniamo questa sera alle otto.
Fai del tuo meglio!

A dopo, cara
    La tua mamma Sapphie.

P.S. : Se hai bisogno di una mano chiedi pure a Cannella, sono certa che ti potrà aiutare
con tutti i preparativi. >>

Dopo aver ripiegato la lettera, la ragazza alzò gli occhi al cielo - Un po' di preavviso no, eh? -
- Che c'era scritto? - chiese Luvbì curiosa.
- Oggi i miei genitori ritornano ed è anche l'anniversario della fondazione del Villaggio, quindi la mamma vuole che organizzi io la festa. - spiegò.
"E io da brava dimenticona me ne ero completamente dimenticata. Eheh... Ho preso tutto da papà" pensò poi.
Cannella mise a terra la bimba - Non preoccuparti, Farfalà, lascia fare a me. Io sono un'esperta di feste che comprendono tutta la nostra comunità. Quindi tu vai pure a divertirti e alle lezioni sui domini, magari solo stasera potresti aiutarmi con gli addobbi. -
- Grazie mille, Cannella. Ti sono debitrice. - disse la ragazza.
- Oh, ma quale debito! - esclamò la donna, stupita - Al massimo come ricompensa potresti comprare un altro po' di barattoli di marmellata. -
Scoppiarono a ridere.
- A proposito di lezioni - interruppe Luvbì - Mi sembra di averne una proprio tra mezz'ora. Oh, è vero! Oggi c'è anche quel ragazzo tanto carino! - disse con aria sognante.
- Chi? Nuhm? - cercò di indovinare Farfalà.
Luvbì scosse il capo - No, Nuhm ormai è nel dimenticatoio. Ora ce n'è un'altro che occupa il mio cuore! -
- Ah be', del resto è di te che stiamo parlando, no? - ricordò Farfalà, con espressione sconvolta ma perfettamente mascherata.
Dopo essere arrivate alla palestra, sul cancello incontrarono il solito Mejoritus che, se non avesse avuto la targhetta di lavoro con scritto nome, cognome e ruolo, si avrebbe davvero potuto rischiare di confonderlo per un accessorio di mobilia.
Dopo essersi allontanate abbastanza per impedire che le sentisse, Luvbì sussurrò - A me quel tizio più che incutere timore fa morir dal ridere... -
Farfalà trattenne una risatina.
- Ciao ragazze! - gridò Saffron, comparendo dal nulla davanti a loro e facendole sobbalzare, tanto da riuscire a far cadere all'indietro la povera Luvbì.
- Avanti, mica sono un mostro! - esclamò ridendo per la scena esilarante che le era stata presentata.
Mentre aiutava Luvbì a tirarsi in piedi, Farfalà domandò - Che ci fai qui, Saf? -
- Devo essere a lezione di controllo del Fuoco tra due minuti e sarebbe meglio che mi sbrighi. Quindi, ciao ciao! - disse correndo via.
Le due Antique rimaste sbatterono le palpebre - Quella è una tipa mooolto strana... - constatò la bionda.
- Compare e scompare più in fretta di un fantasma... - fu l'osservazione di rimando dell'altra.

Era la trentesima volta che tirava pallonate di Bolle Oscure a quell'albero e il povero arbusto sembrava stesse per piegarsi dalla forza d'urto che era costretto a sopportare.
- Cos'è, sorellona? Hai intenzione di radere al suolo l'intera vallata? - domandò Kozìkozì comparendole alle spalle.
- Come se non fosse già abbastanza spoglia? Esatto! - altra pallonata.
Kozì sbuffo - Papà ci chiama per pranzo. -
Ennesimo calcio andato a segno.
Kozì si disintegrò e le ricomparve davanti - Ma di un po', mi ascolti!?! -
Si abbassò prima che una Bolla potesse travolgerlo in pieno.
- Levati dai piedi! - gli gridò la sorella.
- Komeva, ma che hai?! - ribatté l'Obscurio senza scansarsi di un millimetro.
La ventisettenne creò un altra Bolla Oscura e cominciò a farla palleggiare sul piede in attesa di lanciarla. - Quel tuo amichetto... Iligriv, là. E' pericoloso... -
- Blumiere? E perché mai? Va be' che è cocciuto, sempre fissato con quella collina laggiù e che non fa altro che fulminarmi, ma a me sembra un tipo innocuo. Insomma, ci conosciamo da quando avevamo tre anni! Non farebbe del male a una mosca, te l'assicuro. -  esclamò stupito il fratello minore.
- Non è lui in sé che mi preoccupa... - altra pallonata, stavolta schivata a filo - Sono le sue amicizie che mi insospettiscono... -
Kozì la guardò interrogativo e la sorella si affrettò a correggersi - Non intendo tu, che comunque non è che sia la migliore persona che si possa ritrovarsi come migliore amico e tantomeno come fratello. -
- Anch'io ti voglio bene, Kome. - commentò il ragazzo sarcasticamente.
Komeva continuò come se Kozìkozì non avesse detto nulla. - Un Pixl... -
All'Obscurio venne da ridere, ma guardando la faccia tenebrosa della sorella divenne serio - Un Pixl... al Castello? E quando? -
- Ieri sera tardi. Ero uscita con il mio ragazzo, e rientrando a casa nel pieno della notte sono passata accanto alla Torre Conteica, inevitabile tappa del tragitto. E lì l'ho visto, una creaturina luminosa a forma di spirale dorata con due lancette, affacciato ad una delle finestre. Poi ha iniziato a girare intorno a tutta la struttura. Ha guardato attraverso ogni vetrata, una per una, e sono più che sicura che stesse cercando Blumiere. Infine è scomparso. - terminò calciando un altra Bolla.
Kozì la guardava ad occhi aperti - E solo per aver visto un Pixl che si aggirava attorno alla 'Conteica hai pensato che quel cosino potesse essere amico di Blu. Komeva... è assurdo! Sarà semplicemente passato di lì perché si era perso, che ne puoi sapere? -
La sorella con uno scatto lo afferrò per la maglia e lo sollevò da terra - Tu non sai cosa vuol dire. - sibilò - Supponendo che quel Pixl fosse anche solo stato di passaggio non cambia nulla. Quei cosi non dovrebbero esistere al Castello da centinaia d'anni! Si sono tutti trasferiti dove vivono gli Antiquos, oltre la collina. E su entrambi i lati esclusa la vallata sovrastante l'altura c'è una barriera invisibile che impedisce di entrare o uscire dall'alto mentre si vola. Noi come loro siamo in una gabbia, Kozìkozì! - s'interruppe, sperando che il fratello riuscisse ad arrivarci. - Ma allora come faceva quel Pixl ad essere qui? - marcò per assicurarsi che il ragionamento gli entrasse appieno.
Mollò la presa e l'Obscurio cadde a terra come un sacco di patate, ma non ne fece caso. Era diventato bianco come un cencio dal timore di quello che poteva esserci inconsapevolmente stato per tutto quel tempo - V-vuoi dire che... -
Komeva lo guardò truce - Sì. Nella collina c'è un passaggio che collega la Tribù dell'Oscurità alla Tribù degli Antichi e temo che Iligriv lo abbia scoperto. -
- Davvero pensi che Blumiere...? - balbettò Kozì tirandosi in piedi.
La ragazza creò un altra Bolla - Secondo te perché se ne sta chiuso ore in biblioteca da Brack, rimanendo in uno sgabuzzino e leggendo i Libri Proibiti? Anzi, scommetto che è ancora là... -
- CHE COSA?! - quella dei Libri Proibiti lui non la sapeva.
- E' così, Kozì. L'ho visto un giorno che se li portava a braccio furtivamente. - dopo aver centrato di nuovo l'albero massacrato e ora caduto a terra, Komeva si avvicinò al fratello - Devi tenerlo d'occhio. Sei l'unico che lo può fare senza destare sospetti. Ma mi raccomando, non dirgli nulla, va bene? -
L'Obscurio annuì stravolto.
Dopo avergli dato un paio di pacche sulla spalla, Komeva si allontanò sorridendo - E ora andiamo a mangiare, prima che tutto si raffreddi! -
- Mi è passato l'appetito... - confessò l'altro.


*** Asterischi ***
* Cannella - La cuoca del Bistrot "Ghigno malefico" di Svoltadiqua. Non c'entra nulla di nulla, assolutamente nulla u.ù



Eccomi qui, dopo un secolo che non posto xD
Come capitolo mi sono accorta che verrà lunghissimo e ho deciso di dividerlo in due parti, infatti il titolo è rivolto per lo più al prossimo^^. Inoltre è pieno di novità (ve ne sarete accorti, immagino xD) e il mistero s'infittisce (o almeno spero...)
Spero che comunque vi sia piaciuto e che scorra bene^^ Fatemi presto sapere come la pensate ;D
Aspetto le vostre recensioni^^
   Emmy_Nerisse

P.S. : E questa doveva essere una One-shot?!? o.O Certe volte ho problemi a visualizzare il futuro... (Stupido libraccio, non ne azzecchi una >.< ... Eheheh... voi non avete letto niente di quello scritto tra parentesi, verooo?? ^_^'') xD

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VII - Guardando La Festa Del Villaggio [Parte II] ***


 

Capitolo VII - Guardando La Festa Del Villaggio [Parte II]

Cautamente si avvicinò alla finestra socchiusa che dava sul terrazzo. Scostò leggermente le pesanti tende grigie e diede un'occhiata al cielo. Grosse nubi plumbee annunciavano l'arrivo imminente di un potente temporale. Il solito clima noioso che arrivava puntuale per la terza volta in quella settimana.

Si voltò verso il tavolo al centro della sala, dove il professore di matematica teorica si era addormentato pesantemente. L'occasione giusta per svignarsela da quella lezione, talmente uguale che persino chi la insegna, appunto, rischia di sprofondare nel sonno.
"Potrà anche essere utile, ma non so che farmene della matematica... Leggere è decisamente più divertente, infatti cos'altro potrei andare a fare in una giornata come questa se non mettermi un monocolo speciale e sbirciare in tomi che non dovrei neanche sfiorare? Nulla." pensò Blumiere con un sorrisino furbo stampato in viso, richiudendo silenziosamente i vetri dietro di sé.
Si sporse a guardare oltre il parapetto: dieci metri non gli avrebbero di certo impedito di toccare terra. Sarebbe stato un po' più complicato, data la brillante idea di Arishot di far costruire un meccanismo che impedisse a tutti gli Obscuri di utilizzare i propri controlli all'interno della Torre Conteica; quindi, avrebbe dovuto scendere senza ricorrervi.
Ispezionò ogni probabile appiglio nella parete liscia e regolare della grande struttura circolare, trovando alcuni scuretti di finestre spalancate che gli avrebbero permesso di raggiungere il portico all'entrata. Calcolò velocemente una probabile distanza "Adesso basta contare, sto scappando da matematica!" si richiamò mentalmente, sbuffando.
Indietreggiò prendendo la rincorsa e saltò sulla ringhiera scura, lanciandosi di sotto. Esattamente come previsto si aggrappò ad uno dei lampioni a muro poco più in basso per rallentare la velocità, poi si mollò e atterrò perfettamente in equilibrio sullo scuretto aperto due metri sotto di lui. Da lì saltò più pericolosamente sul successivo, praticamente parallelo a quello dove si trovava prima, e rischiando di scivolare. Successivamente terminò la sua scalata saltando sul portico e calandosi dalla grondaia arrivò a terra.
- Fatto! - esclamò, mettendosi tranquillo a camminare, spaccottandosi le mani.
- Ehi voi! - lo richiamò una voce da più in alto - Tornate subito qui! Non avevo finito di spiegarvi! -
Blumiere roteò gli occhi vermigli e si voltò verso il professore adirato, affacciato alla terrazza della sala - Chissà perché credevo il contrario! - gridò di risposta, poi cominciò a correre verso la biblioteca.
Al vederlo arrivare, Brack lo salutò cordialmente - Buon pomeriggio, Blumiere. Allora, com'è andat... -
- Non ti chiederò mai più l'ora, Brack. - disse secco il ragazzo dai capelli blu prima di entrare nell'edificio.
Il custode lo guardò entrare - Suppongo male. - constatò.
Blumiere entrò nel solito stanzino, illuminato dalla luce fioca delle candele, con tutti i Libri Proibiti... O meglio, quasi tutti. Ne mancavano tre. E mancava anche il monocolo! Gli venne un colpo.
- Brack... Brack! - gridò correndo dal custode, con sguardo trafelato, spiegandogli poi la situazione.
Il bibliotecario, dopo aver fatto mente locale, si prese il mento tra le dita - Mhmm... Non saprei dove possano essere, io oggi non sono entrato là dentro. -
- Allora li ha presi qualcun'altro. Dunque, vediamo un po'... Chi è che conosce il mio segreto? - farfugliò il giovane ragionando a voce alta e camminando ritmicamente a destra e a sinistra, tre passi di qua e tre di là - Be', tu, ma hai detto che non li hai toccati; poi ci sarebbe mio padre, ma conoscendolo non è tipo da portarsi così in basso, perché a lui interessa solo il rispetto, l'ordine, la disciplina e altre stupidaggini varie; mamma non mettiamola neanche in mezzo, povera... Non me ne vengono in mente altri. -
Brack sollevò lo sguardo dall'Obscurio, che iniziava a fargli venire il capogiro con quel suo movimento ripetitivo, e fissò stupito in fondo al corridoio.
- Kozìkozì... - mormorò.
Blumiere si fermò a guardarlo stupito - No, Kozì non sa che li leggo, non gliel'ho voluto dire perché... -
- Per quale motivo, sentiamo. - disse ad un tratto la persona nascosta nella penombra al limitare del corridoio.
Per un attimo il blu non credette all'udito fino delle sue orecchie a punta, ma quando anche gli occhi gli diedero conferma non trovò più nulla da dire.
Il ragazzo nascosto fece un paio di passi avanti, tenendo sottobraccio tre tomi bianchi dagli inserti dorati mentre nell'altra mano faceva rimbalzare il sottile dischetto di vetro celeste.
- Avanti. Perché non me l'hai detto? - gli domandò ancora l'Obscurio "ladro", guardandolo dritto negli occhi con un espressione che non ammetteva bugie.
- K-Kozì...? - balbettò sorpreso Blumiere.
- Rispondimi, Blu. - insisté l'altro, con sguardo sempre più severo.
Ma il giovane chinò lo sguardo e non disse nulla.
Tutta la rabbia che prima covava Kozì si trasformò in tristezza e delusione - Come temevo: non ti fidi di me, vero? -
- No, ti sbagli. - ribatté Blumiere, deciso.
Il ragazzo dai capelli viola si avvicinò, riconsegnandogli i libri - Ma non importa. Ciascuno di noi ha il diritto di avere dei segreti. Quindi, se è così che stanno le cose, va bene. Per me non ci sono problemi. - terminò la frase e superò il custode e Blumiere, avviandosi verso l'uscita.
- Perché è una faccenda pericolosa. - disse alla fine l'Obscurio del Buio e Fulmine. Il viola si fermò davanti all'uscio, e Blumiere continuò - Non volevo metterti in mezzo perché per colpa di questi libri potresti rischiare la vita... - si voltò sincero a guardare l'amico, che ancora gli dava le spalle.
Kozìkozì, da lontano, ridacchiò - Non capisco che bisogno ci sia di fare tanto il misterioso con dei libri completamente vuoti... E non ci vedo nulla di pericoloso in quelle pagine vecchie e ingiallite - sorrise, guardando con i suoi occhi dorati quelli vermigli di Blumiere, il suo migliore e unico amico che conosceva da una vita - Ma questo puoi saperlo solo tu. - concluse facendogli l'occhiolino e riavvicinandosi ai due.
- Scusami, se non ti ho detto tutto subito... - sospirò Blumiere porgendogli la mano, prontamente afferrata da Kozì.
- Sei uguale - ridacchiò il viola, mollando la stretta.
Il blu inarcò un sopraccioglio - A chi? -
Kozì rise ancora - A te quando eri bambino! E' incredibile che tu ci caschi ancora! -
Blumiere lo guardò di sbiecò e un po' innervosito - Vuoi dire che... Questa era tutta una messinscena?!? -
A quel punto Kozì non si trattenne più - Ahahahah! Batti il cinque Brack! Siamo stati grandi! -
- Devo ammettere che avevo sottovalutato le tue capacità di attore. Sembrava stessi facendo sul serio. - commentò il custode.
Blumiere guardava entrambi sbalordito - Brack, anche tu?! Non... Non ci credo... AH, CHE CAROGNE CHE SIETE! - gridò girando i tacchi e dirigendosi allo stanzino, fingendosi offeso. Ma in realtà dentro di sé era felice che il suo migliore amico non lo avesse abbandonato.
- Comunque è la verità, Blu. E ti perdono, a patto che tu ora mi spieghi tutto. - disse Kozì, seguendo l'amico.
Il blu si fermò - Fammi valutare la proposta... Mhmm... - si girò e ritrovandosi Kozì abrustolito dietro, rise a sua volta - Va bene, ti perdono anch'io per questa scenata. Vieni, che ti racconto -
Kozì lo guardò scocciato allontanarsi - D'accordo, questa volta me lo sono meritato. - ammise - Spero solo di non finire alla griglia prima della fine del mondo... -
Blumiere si bloccò di colpo - Fine... del... Mondo... -
Un flash gli attraverso la mente. Fu breve e improvviso, ma l'immagine fu nitida: un grande vortice oscuro dalle tinture violastre che sovrastava tutto il cielo.
- Va tutto bene, Blu? - domandò Kozì, appoggiandogli una mano sulla spalla.
A quel punto l'Obscurio si scosse - S-sì, tutto a posto... Andiamo? - così si rimisero in marcia.
Brack osservò divertito i due amici d'infanzia entrare nello stanzino. Le ultime parole che udì furono soltanto "Dopo me lo presti quel monocolo? Per favooooreeeee!" e "Scordatelo.", poi Blumiere chiuse la porta e non riuscì sentire più nulla.
Ridacchiò. "Magari, quando quello che deve accadere accadrà, Kozìkozì potrebbe riuscire a farlo ragionare e noi saremo salvi. Anche se sembrerebbe quasi impossibile... Blumiere è il prescelto, in un modo o nell'altro il destino lo porterà a compiere il suo dovere."
Invece, nascosto sulla cima di uno degli alti scaffali, un misterioso individuo osservava tutta la scena, sorridendo minaccioso dietro alla maschera che portava in viso.
"E la prima visione è andata a segno. Era ora che iniziassi a lavorare, almeno un pochino. Volendo potrei far evolvere la situazione molto più in fretta, ma voglio vederlo soffrire. Ah ah ah! Già, perché solo il rancore lo renderà ancora più potente. Ora sarà meglio che vada altrove, però. Devo tenere sotto controllo anche lei... Ah ah ah ah ah ah!" penso crudele riducendo gli occhi a due fessure. Poi scomparve, lasciandosi alle spalle un vuoto d'aria.

- Kite, mi passi quel festone, per favore? - chiese Luvbì, intenta a fare un nodo abbastanza stretto da impedire alla ghirlanda con cui era indaffarata di slacciarsi dal ramo dell'albero.
Il fratello la raccolse da terra e gliela porse - Eccotelo qui, sorellona cara. - disse mieloso e con un sorriso angelico in viso.
L'Antiqua lo prese alla cieca - Quando parli così vuol dire che hai combinato qualcosa che vorresti nascondere senza riuscirci, essendo una cosa troppo evidente per non essere notata. - sospirò la sorella facendo crescere di un altro po' l'arbusto su cui stava in equilibrio. - Avanti, cos'è 'sta volta? -
- E-ecco... - il fratellino di nove anni, colto sul vivo e arrossito fino al lobo delle orecchie, a quel punto non poté fare a meno di confessare il piccolo pasticcio di cui era causa - Ho bruciato le torte della mamma... -
Luvbì si voltò a guardarlo - Ma era compito di Hart tenerle d'occhio. -
- Lo so, è che Hart mi ha detto che doveva andare in un posto e mi ha chiesto se potevo sostituirlo nel sorvegliare i dolci e quindi... - cercò di scusarsi l'Antiquo del Fuoco.
- E com'è che le hai fatte bruciare? - domandò ancora la sorella.
Il bambino si fece piccolo piccolo - Uno... Uno starnuto... -
Luvbì fece rientrare nel terreno la pianta che aveva fatto crescere poco prima, la fece seccare e raccolse il seme, mettendoselo in tasca. Guardò il fratellino. Non riusciva ancora a capire come mai il suo controllo non si fosse ancora stabilizzato: di solito tutti gli Antiquos arrivavano al pieno controllo dei loro Elementi circa all'età di sette od otto anni. Ma Kite no. Ogni piccola distrazione e movimento brusco che azzardava ogni tanto involontariamente scatenava un danno e tenendo conto che quello del Fuoco era un controllo non da poco, nei casi peggiori rischiava di incendiare la casa solo per un colpo di tosse.
- E Mirko? - chiese la bionda entrando in casa per vedere dell'accaduto.
- Il fratellone è andato al parco giochi con Tippi, altrimenti la marmocchia non la smetteva di piagnucolare che voleva la mamma. - spiegò Kite imitando la sorellina più piccola.
Arrivati in cucina, a Luvbì venne un mancamento - Kite! Altro che torte! HAI INCENDIATO L'INTERO FORNO!- gridò indicando con un dito prima il bimbo e poi il povero focolare mezzo collassato su se stesso.
- Sc-scusa... - farfugliò l'altro.
Ma Luvbì non ci fece caso - Ora Hart mi sente! Era compito suo badare alle torte! - e infuriata si diresse a passo di marcia verso la piazza.
Poco distante dalla fontana, la ragazza incrociò Farfalà e Alixah, una compagna di corso della rossa, che chiacchieravano, discutendo la lezione appena trascorsa sul dominio dell'Aria, di cui l'Antiqua degli Alberi non ci capiva nulla.
- Ciao Luv! Ma... perché quella faccia? - domandò Farfalà dopo averla salutata.
- Sto andando a cercare quel buono a nulla di mio fratello Hart, ha di nuovo lasciato Kite a badare ai dolciumi di mia madre. E indovinate un po'! Il forno non esiste più. - spiegò a grandi linee la biondina.
Alixah scosse un po' i boccoli castano chiaro - Ok, mi sono fatta una vaga idea di cosa sia successo... Comunque ora devo andare. Ci si vede alla festa! - disse, e si teletrasportò via.
Dopo alcuni attimi di silenzio, Farfalà si diede un'occhiata in giro. C'erano addobbi appesi ovunque e ogni via brulicava di bancarelle già attrezzate per il mercatino serale. I chioschi dove i negozianti più conosciuti del Villaggio avrebbero venduto i loro prodotti erano stati montati e anche quelli che mancavano sarebbero stati ultimati a breve.
- Certo che Cannella non scherza. Quando dice che se ne occupa lei fa sul serio! - constatò.
- Eheh! Mia mamma è un mito! - esclamò orgogliosa Luvbì.
Degli schiamazzi dietro di loro riportarono la biondina al suo dovere di sorella maggiore. Quando vide Hart che, tranquillo e senza sospettare la sua ancora furiosa presenza, si avviava verso casa, le bastò aprire il palmo della mano e alzarlo verso l'alto per sollevare una radice e farlo inciampare.
- Ma che...! Oh-oh... Ehm... Ciao Luv. - disse il ragazzo squadrando la sagoma offuscata della sorella che incombeva minacciosa su di lui.
- Ciao, Hart. Allora, come sono le torte? - domandò per richiamarlo all'ordine.
- Ehhhh... Ok, ma ti prego, possiamo saltare l'interrogatorio, per favore? - rispose sarcastico il dodicenne.

Dopo aver accompagnato l'amica a casa lasciandola alle prese con i fratelli, Farfalà si avviò verso la via che conduceva ai cancelli delle mura, per uscire e riordinare un po' quella zona del Villaggio, di solito dimenticata. Infatti era pieno di erbacce invadenti. Non stette molto a riordinare: qualche vortice d'aria e fatto.
Diede un'occhiata alla meridiana di una casa lì accanto. Mancava poco più di mezz'ora all'arrivo dei suoi genitori. Ormai era tutto pronto e non rimaneva più nulla da fare.
Poteva approfittare di quella situazione.
Senza pensarci due volte si teletrasportò ai piedi della collina.
Nessuno si era accorto della presenza misteriosa che volteggiava parecchi metri sopra al Villaggio. "Quindi questa è lei..." pensò lo stesso individuo che non meno di due ore prima stava spiando l'Obscurio, mentre i sottili refoli di vento scuotevano il suo bizzarro abbigliamento da giullare, facendo tintinnare i campanelli che adornavano l'ancor più strambo copricapo. "Ci sarà da diverirsi, se tutto andrà come previsto. Ma che dico?! E' ovvio che succederà ogni singolo fatto narrato! Quando il tomo più pericoloso e proibito di tutti venne riattivato! Ah ah ah ah ah ah!" e meno di due istanti dopo, scomparve.
La giovane Antiqua volò fin sopra al cratere della collina e atterrò dolcemente sul suolo morbido ricoperto d'erba verde smeraldo. Per un attimo rimase in piedi a guardare il sole che tramontava, tingendo il cielo di un'incredibile varietà di rossi e arancioni. Era un panorama meraviglioso che prima di riuscire ad arrivare sulla cima di quel rialzamento di terra che seguiva tutto il diametro del pianeta le era completamente sconosciuto.
Poi si voltò verso il grande albero e il suo battito cardiaco accelerò.
Si avvicinò piano alla secolare pianta.
- Ciao... - disse arrossendo leggermente, anche se il motivo di quella reazione restava incompreso.
Gli occhi verde limpido di Farfalà incontrarono quelli rosso acceso di Blumiere.
- Ciao. - la salutò lui di risposta sorridendole.
Di nuovo entrambi ebbero quella sensazione, rendersi conto di poter guardare dritto in viso un nemico della propria Tribù, e ancora una volta si chiesero dove mai fosse quella differenza così disastrosa tra Antiquos e Obscuri.
Si guardarono in silenzio per un minuto buono, lei in piedi non molto distante dall'albero, lui seduto tra le radici sporgenti della pianta.
Lei osservava i capelli blu del giovane Obscurio, un colore così inusuale da vedere con occhi Antiquos, passando poi alle orecchie a punta leggermente sporgenti alle estremità. Doveva ammetterlo, erano un tantino buffe, ma forse solo perché non era abituata a vederle ogni giorno. Poi tornò agli occhi, le pupille nero pece non troppo accuminate circondate dalle iridi rosso fuoco.
Lui invece concentrò lo sguardo prima sulle orecchie, così piccole in confronto alle loro e con quella graziosa forma arrotondata; passò poi ai capelli. Di solito il rosso era molto diffuso come colore degli occhi, tra gli Obscuri, se ne vedevano molti, lui compreso. Ma come cromatura dei capelli erano inesistenti. Anche gli occhi verdi. Ecco, uno dei colori praticamente sconosciuti. Sì, c'era un giallo tendente al verde chiaro, anche se molto raro. Eppure occhi verdissimi come quelli di Farfalà, non avrebbe mai immaginato di trovarseli davanti.
- E' davvero... un bel tramonto, non è vero? - chiese l'Antiqua, per rompere quell'atmosfera che man mano si era creata. Ma più che per interrompere quel silenzio, aveva voluto dire qualcosa perché guardare quel giovane dritto negli occhi la faceva sentire strana. Così si era trovata una scusa per guardare da un altra parte.
- Sì. Una delle tante meraviglie che noi Obscuri non abbiamo mai visto... - rispose Blumiere calmo, voltandosi a guardare il sole che tramontava all'orizzonte.
Farfalà sgranò gli occhi - Vuoi dire che non avete mai visto il sole? -
L'Obscurio annuì - Siamo in una posizione completamente buia. Ci arriva solamente la luce, piuttosto scarsa per essere precisi, ma l'astro non l'abbiamo mai visto, nemmeno quando si trova al suo apice. - poi le indicò con una mano il Castello - Puoi vederlo anche da te. Ora sono illumiate soltanto le torri più elevate, il resto è già tutto immerso nel buio. -
Farfalà si avvicinò al precipizio opposto a quello Antiquo - Non dev'essere il massimo vivere praticamente solo a lume di candela... -
- In effetti. Voi siete fortunati ad avere luce tutto il giorno, non ne avete di questi problemi. - commentò Blumiere.
Farfalà tornò a guardare il sole e si decise a sedersi su una roccia non molto distante dal tronco.
Tornò quel silenzio.
Poi Blumiere si voltò nuovamente verso l'Antiqua - Sai... Sentivo che un giorno ci saremmo rivisti, Farfalà. -
La ragazza abbassò lo sguardo, concentrandosi su una margherita lì a terra - Anch'io ne ero sicura, Blumiere. -
Il ragazzo si alzò per poi risedersi su un altra radice, più vicina alla roccia su cui stava seduta la giovane.
- Grazie ancora. Se tu non mi avessi salvato, l'altro giorno, ora non esisterei più... E non avrei potuto conoscerti. - disse sinceramente Bumiere.
- Ho fatto... solo quello che ritenevo giusto, tutto qui... - rispose la rossa, arrossendo "Perché continuo ad arrossire? Non mi è mai successo"
Poi prese un po' di coraggio - Voi Obscuri... siete diversi da come tutti vi immaginano... Dicono che siete creature spietate e senza cuore. Da come vi realizzano gli Antiquos in generale, intendo. -
Blumiere sorrise - Per noi vale praticamente lo stesso... Girano voci che parlano degli Antiquos come dei mostri dalle tendenze aggressive e un altro mucchio di sciocchezze simili... - disse.
"E sono completamente fuori strada. Farfalà è davvero carina, invece. Aspetta... Cosa?!" si stupì lui stesso di aver pensato quella cosa. Di solito non badava a certi commenti, nemmeno nel pensiero...

Scosse il capo, e cambiò di nuovo argomento - Tu controlli l'Acqua? - domandò a bruciapelo - Ti chiedo perché mi ricordo che la muovevi facendo dei movimenti con le mani mentre mi curavi. -
La ragazza si girò verso di lui - Sì. Controllo l'Acqua, l'Aria e il Tempo. Tu cosa controlli? -
- Be', ho il dominio del Buio e del Fulmine. Entrambi i nostri controlli, quindi. - spiegò il blu.
- Noi ne abbiamo tanti, invece, non solo quelli che sfrutto io. - rispose la giovane.
Blumiere si incuriosì - Tipo? -
- Per esempio c'è il controllo degli Alberi, quello del Fuoco, della Roccia, della Terra, della Luce, del Suono, della Sabbia... Però ce ne sono molti altri che nemmeno io conosco. Poi sono molti gli Antiquos che convivono con un Pixl, tutti diversi dagli altri. Credimi, non ne ho mai visti due uguali. Infine ci sono anche i Normali. - raccontò l'Antiqua.
Blumiere aggrottò le sopracciglia - Normali? -
Farfalà annuì - Sì. Antiquos nati senza domini. -
- Da noi quelli che chiamate "Normali" vengono cacciati dal Castello o uccisi... Il che è una cosa davvero ingiusta, secondo me. Anche i Pixl, non ho mai capito perché non sono tollerati. - si rattristò il giovane.
- E' terribile. E' da persone senza cuore togliere la vita a... Oh, non intendo che tu lo sia, insomma... - Farfalà si ritrovò a rimangiarsi la frase.
- Tranquilla, è mio padre la persona senza cuore. E' lui che ha deciso così. Quando prenderò il suo posto come Conte questa sara una delle prime cose che abolirò. Invece la questione dei Pixl... - Blumiere si prese il mento tra le dita.
Farfalà scese dalla roccia - Quello potrebbe risalire all'antica guerra che si dice sia scoppiata millecinquecento anni orsono. Se non ricordo male i Pixl hanno preso parte all'esercito degli Antiquos e quindi, dopo, gli Obscuri non li hanno più perdonati. -
- Probabile. Come ipotesi non è di certo da scartare... Ma per sapere la vera risposta potrei dare un'occhiata ai Libri Proibiti. - risolse l'Obscurio.
- Libri... Proibiti? - domandò Farfalà.
- Sì. Sono dei Libri che risalgono ai tempi precedenti la guerra, scritti da un Antiquo, probabilmente un mio avo, un certo Conte C. Iligriv, anche se ad essere sincero non l'ho mai sentito nominare... Tornando ai libri, parlano di fatti riguardanti la collina e molte altre informazioni su voi Antiquos che non ho ancora avuto tempo di leggere. Prima erano in biblioteca, in bella mostra. Ora alcuni appassionati frequentatori dell'edificio si domandano che fine abbiano fatto. Risposta: li ho presi tutti io. E il colmo è che sono l'unico Obscurio in grado di leggerli! Cosa di cui non mi sono ancora ben capacitato... - concluse ridacchiando un po'.
- Appassionato lettore, deduco. - rispose sorridendo la giovane.
- Eh, colpito e affondato. Ma non era poi così tanto difficile da capire. - ammise Blumiere
Il sole era ormai calato del tutto e sulla linea dell'orizzonte si potevano scorgere alcune piccole luci dirigersi verso il Villaggio.
- I miei genitori sono di ritorno dalla Città. Sarà meglio che vada, oppure rischio di fare una figuraccia. Ti immagini: la figlia del Saggio che arriva in ritardo alla festa del Villaggio! Me la tirerebbero avanti a vita! Ah ah! - rise Farfalà.
Il ragazzo la guardò un po' stranito, poi tornò alla realtà - Quindi devi andare? -
- Sì. Ti va... se ci incontriamo anche domani? - propose la rossa.
Blumiere sorrise - Volentieri. Al pomeriggio tardi ti va bene? -
- Perfetto! Così magari posso raccontarti qualcosa su noi Antiquos con un po' più calma. - accettò Farfalà, arrossendo di nuovo e senza ancora capirne il perché.
- D'accordo. E io magari potrei portare i Libri, che forse poi nemmeno leggerò, ma non è detto. - rispose il blu.
- Va bene. Ciao! - lo salutò con un gesto della mano e corse al cratere, i capelli rossi al vento.
- Ciao! A domani! - fu la sua, ovvia, risposta.

La ragazza riuscì ad arrivare ai cancelli appena in tempo, quando i suoi genitori varcarono la soglia.- Ciao mamma, ciao papà! - li accolse.
- Ciao cara! Allora, va tutto bene? - la salutò il padre, abbracciandola.
- Bene... Argh... Pa'... Così mi stritoli... - disse quasi soffocando nella stretta amorevole del Saggio, che la liberò subito permettendole di non agonizzare.
- Farfalà, sei riuscita ad allestire proprio tutto! - disse Sapphie, la Saggia, ammirando sbalordita il Villaggio decorato da cima a fondo.
- Veramente ha fatto tutto Cannella, io ho solo riordinato un paio di festoni e ripulito le aiuole dei cancelli. - si affrettò a spiegare prima di cadere in malintesi.
- Va be', bando alle ciance. Che la festa abbia iniziò! - esclamò ad alta voce il Saggio, alzando le mani per dare il via.
La celebrazione andò avanti fino a notte fonda, tra danze, spettacoli e dimostrazioni, arrivando persino ai fuochi pirotecnici dalle forme più stravaganti, senza immaginarsi di aver avuto uno spettatore solitario che osservava i festeggiamenti in silenzio dal pianoro della collina.
"Così questa è quella cosa chiamata "festa". Capito. Se avessi detto a Farfalà che non avevo idea di cosa fosse poi mi avrebbe preso per un ignorante. Ma non è colpa mia se nessun Obscurio ha mai sentito la parola "festa"..." pensò tra sé Blumiere continuando a guardare il Villaggio.

CE L'HO FATTAAAA!!! *collassa sulla tastiera*
Aiuto, che faticaccia... Sono anche in ritardo di tre giorni sulla tabella di marcia -.-
Va be', l'importante è aver postato il capitolo xD
E spero sinceramente che vi piaccia! A me sembra uno schifo e lo trovo il capitolo più noioso che abbia scritto, soprattutto nell'ultima parte. Ma siete voi i critici, quindi a voi il giudizio...
E perdonate qualche stupidissimo errore probabilmente comparso nel chappy. E' la stanchezza. -.- Ma se li notate ditemeliiii!! Per favore! *in ginocchio*
"Lasciatela perdere... -.-" nd Blumiere
" *lo afferro per l'orecchio* Senti, carino, torna a guardare la festicciola, vai vai... Ignorante! u.ù" nd Me
Mi sembra ora di ringraziare tutte le persone che recensiscono la mia storia (e mi sopportano anche in altri luoghi (e che mi vogliono uccidere gettandomi dentro a una storia comica ^^)).
Allora, iniziamo!
Ringrazio  Il MITICO ladro Fantasma , christhebest , Amy Dickinson e koopafreak, e tutti gli altri lettori che non recensiscono perché non sono iscritti ad EFP (per esempio una mia carissima amica su MSN ;D) oppure perché gli piace soltanto leggere ^^
Manca ancora qualcosa, lo so... Ah sì! Avrete di sicuro notato quel misterioso personaggio che spia i nostri due protagonisti, comparso anche nel capitolo 5 (chi conosce la sua identità perché lo ha capito, e perché conosce proprio il personaggio, è pregato di stare zitto^^), be', spero di essere riuscita a rendere ancor più l'idea di mistero... Vi saluto, prima che mi venga un esaurimento da computer xD
Ciao ciao! =D
 Emmy_Nerisse

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VIII - Scoperte Sui Pixl E Ancora Incontri ***


Capitolo VIII - Scoperte Sui Pixl E Ancora Incontri

- Questo no... Questo neppure... Meglio non vedere cosa ci sia qui dentro... Faccio volentieri a meno delle regole basiche della politica...-

Nonostante frugasse tra tutti i libri della biblioteca da ore, il giovane Lord non era ancora riuscito a trovare ciò che cercava. Anche se ormai quell'immenso salone non potesse più essere definito tale a causa di tutti i libri che Blumiere lanciava intorno a sé per cercare nei reparti più coperti delle mensole, l'Obscurio si spostava avanti e indietro trascinandosi dietro la scala a pioli da un corridoio all'altro.
- Brack! Dovresti correggere i cartelli delle indicazioni! Dicono "Politica" dove c'è geografia e "Geografia" dove ci sono libri di... scienze di vivisezione e altre robe voltastomaco... - disse lanciando un libro all'indietro, che colpì in testa proprio il povero custode.
Questo si massaggò il capo, dolorante - Va be', vedrò di cambiarli... Non vorrei che i miei clienti si prendano un colpo ritrovandosi davanti qualunque cosa possa provocare reazioni disgustate al posto dell'ascesa a Conte di tuo padre. - confermò Brack.
- Spero tanto che quella si trasformi in una discesa... - farfugliò l'altro scartando l'ennesimo libro.
La campanella della porta tintinnò. Qualcuno era entrato. Chi fosse lo scoprirono subito, senza dover per forza sporgersi a curiosare oltre la montagna di libri che aveva inondato la biblioteca.
- Ma che...? Che diamine è successo qu...IIIIHH! - e il poveretto finì giù per terra, inciampato in un libro. Come di conseguenza, altrettanti libri gli rovinarono addosso, seppellendolo. Fortunatamente riemerse quasi subito.
- Oh. Buongiorno, Kozìkozì. - lo salutò il custode, mentre Blumiere non si era quasi nemmeno accorto del suo arrivo.
- Ciao... Ahio, che botta... Che state combinando voi due? - chiese il giovane Obscurio del Fulmine, cercando di rialzarsi, ma scivolando e ricadendo un secondo dopo.
- Blumiere sta solo cercando un libro. - spiegò in poche parole Brack.
L'altro diede un'occhiata più ampia alla situazione. "Se questo pandemonio si può definire "cercare"..."
Finalmente riuscì a trovare una via libera per passare - Un Libro Proibit...EHI! - gridò poi contro l'amico, dopo che un libro volante lo colpì in testa.
- SCUSA! - fu la risposta gridata di Blumiere.
- Che maniere... - bisbigliò Kozìkozì quasi impercettibilmente.
Il custode riprese la conversazione - No no, quelli li ha tutti sotto costante osservazione dopo lo scherzo che gli hai fatto. - un sorrisino divertito comparve sulle labbra del giovane coi capelli viola - Sta solo cercando una copia di un testo scolastico che ha perso. - concluse.
- VERAMENTE L'HO FULMINATO DALLA RABBIA! - lo corresse Blumiere, sempre gridando a causa dell'altezza.
Kozì si prese la testa tra le mani - Non dirmi che era proprio... -
- ESATTO! - il ragazzo scese di un paio di pioli per guardare in uno scaffale un po' più in basso, così anche che non servisse più gridare per farsi sentire - Il libro dove dovevamo studiare per l'esame orale sul controllo del Fulmine. -
- Non dirmi che per leggere i tuoi libricini non hai studiato! - esclamò stupito l'amico.
- Già. E comunque quelli non sono "libricini", contengono informazioni importantissime e sono enormi! -
- Non ci credo... Blu, ti stai abbassando ai miei livelli?! -
- Bah... E' probabile. -
Brack interruppe quel breve scambio di opinioni tra i due - Ma... Kozìkozì, per caso devi studiare pure tu? -
Il giovane fece l'occhiolino - Ovvio. Se lo avessi già fatto, la mia fama di Opposto-Studente-Modello andrebbe in frantumi! E dato che il mio testo ha salutato il mondo almeno tre anni fa speravo che Blu mi prestasse il suo, ma a quanto vedo... - lasciò intendere il resto indicando con un cenno del capo l'amico che continuava a scartare libri a destra e a manca. - Comunque sono contento di non essere l'unico a dover sorbirsi le sue...! - un istante dopo si ritrovò abrustolito - ...fulminate. -
- E' incredibile quanto voi due siate forti nella pratica, mentre nella teoria siate un disastro. - constatò il bibliotecario.
- Per una ragione sola: la teoria dei controlli è inutile! Una volta che sai dominare il Fulmine o il Buio che t'importa del resto?! Nulla! - disse Kozì avvicinandosi alla mensola.
Tanto valeva dare una mano. Diede una rapida occhiata agli scaffali più bassi, dopo essersi chinato per riuscire a scorgere i titoli, e con un ghignetto si rivolse a Blumiere - Da quanto tempo è che cerchi, lassù? -
- Un due orette buone... Perché? -
- Guarda un po'! - ridacchiò mostrandogli proprio il testo che cercava il Lord - Eccolo qui! -
- COSA?! - esclamò sbalordito.
Talmente preso alla sprovvista, Blumiere si era sporto troppo all'indietro dalla scala, tanto da farla scivolare sul pavimento liscio, così si ritrovò a terra cadendo sulla collinetta di tomi che lui stesso aveva creato.
Brack lo aiutò ad alzarsi, mentre Kozìkozì non smetteva di sventolargli il libro scolastico sotto il naso.
Blumiere gli rispose con una linguaccia - Prima che fulmini anche questo è meglio mettersi a studiare... - formulò seccato strappando il testo dalle mani dell'amico, mentre quello intanto se la rideva di gusto.
- Eh-eh, Blu! Aspetta un secondino. - ridacchiò il viola costringendo il Lord a girarsi anche se con fare non curante. - Il libro l'ho trovato io! -
- E...? - continuò il blu, sapendo bene che la frase non sarebbe terminata lì.
Con un sorrisino furbo, Kozì gli fece capire ciò che voleva come ricompensa.
Sbuffando, Blumiere si tolse il monocolo, che ultimamente indossava sempre, appena arrivava in biblioteca, e lo pose delicatamente tra le mani di Kozì - Basta solo che non me lo rompi. -
Il giovane Obscurio del Fulmine cominciò a saltellare sul posto, felicissimo per quello che aveva ottenuto anche se temporaneamente.
Blumiere si sedette su una pila di libri a terra - Sembri un bambino a cui hanno appena regalato un pallone da calcio. - sospirò sorridendo.
Kozì, dopo diversi tentativi riuscì finalmente a indossare il monocolo, vedendo solo un vetro azzurrino - Perché? A soli vent'anni ti sembro vecchio?! Comunque ti sei incastrato da solo, se così fosse quello più anziano tra noi due saresti tu. E di Brack neanche ne parliamo, sarebbe un cadavere ambulante! - il custode passò di lì proprio in quel momento - Senz'offesa Brack, ti trovo forma smagliante! Eheh... - cercò di correggersi un istante dopo il giovane.
Brack intanto si stava dirigendo allo scaffale più in là, per vedere di riordinare i cartellini come prima gli aveva consigliato Blumiere - Lo prendo per un complimento. Ah, e avvertimi quando ti servirà un bastone per camminare, mi raccomando! -
Kozì lo guardò storto.
Blumiere lo guardò sorridendo - Sei tu quello che si diverte a ricevere insulti, Kozì. -
- E tu sei quello a cui piace beccarsi occhiatacce altrui! - gli rispose in tema l'amico, facendogliene appunto una.
Blumiere voltò pagina - Comunque potrò essere nato un po' prima di te, ma è solo questione di pochi mesi. E più che un bastone per camminare avresti bisogno del ciuccio, caro il mio bebè. - lo stuzzicò.
Kozì mise il broncio - E tu allora hai bisogno della balia! -
- L'hai messo storto... -
Kozì lo guardò interrogativo.
- Il monocolo. Il laccetto va verso l'esterno... -
- Ops... Oh, ma che importa?! Piuttosto, parlando di argomenti più interessanti, mi spiegheresti che ci vai a fare sulla collina? -
Blumiere se l'aspettava quella domanda. Il giorno prima, quando aveva raccontato a Kozìkozì tutta la verità, aveva tralasciato alcuni "minimi particolari", ovvero Farfalà. Nonostante l'amico avesse insistito per saperne di più su cosa combinasse dopo essere salito sull'altura, lui era stato irremovibile. Era naturale che avrebbe insistito, nota la sua testardaggine.
Il giovane fece un piccolo ghigno, ma Kozì non se ne accorse - Te lo dirò solamente se tu mi dirai cos'è una festa. -
L'altro sgranò gli occhi - Una... Una CHE?!? -
- Una festa. -
- Fe... -
- Festa! -
- Fetsa?! -
- F-E-S-T-A! -
- Festa... -
- Oh, finalmente! Tanto difficile da dire? - Blumiere tornò a leggere quelle noiose righe sull'origine del controllo del Fulmine, ma non lo fece a lungo. Si voltò a guardare la faccia a dir poco bizzarra che stava facendo Kozì - Perché mi guardi in quel modo? - chiese.
- ... Che roba è una... festa? - domandò di risposta l'altro.
Blumiere sorrise divertito, ma non accennò a rivelargli la soluzione.
Rimasero per un minuto buono in silenzio... Un lungo silenzio.
- Mi arrendooooo!!! Dimmi cos'èèèèèèèè!!! - implorò alla fine Kozì, lasciandosi scivolare a terra.

- Avanti! Mettimi giù! Per favore!! -
- Te lo scordi. -
- Fammi scendere!! -
- No. -
- TI PREGO!! -
- Mamma mia, quanto sei noioso... -
Il significato della parola "castigo": appendere il colpevole a testa in giù sul ramo un albero. O almeno questo valeva per Luvbì.
- Avanti, Luv. Mi pare che Hart abbia già scontato abbastanza a lungo la sua pena. - cercò di farla ragionare Farfalà.
- Ma scherzi?! E' già fortunato a rimanere legato solamente tutta la mattina invece di un giorno intero. E sono anche buona, perché per poter ripagare un forno dovrebbe mettere fiato e corpo per costruire nuovi mattoni. Guarda il lato positivo, gli sto risparmiando un sacco di fatica. -
- Guarda che sta arrivando tuo fratello. - le sussurrò l'amica.
La biondina roteò gli occhi - Sì, certo, mio fratello. Quale dei due che rimangono? -
- Fallo scendere. - disse una voce alle spalle della ragazza.
L'Antiqua s'immobilizzò di colpo - Oh-oh... -
- Luvbì...? - insisté quello.
- Sì, va bene Mirko, faccio subito! - obbedì come nulla, in quel momento nel ruolo di sorella minore. Fece rientrare nella terra il rampicante che teneva legato il fratellino, e questo finì a terra con un tonfo.
- Ahio... - gemette Hart, dolorante, subito raggiunto da Mirko.
- Tutto bene? - chiese con fare preoccupato il fratello maggiore.
- Sì sì, tutto bene. Solo la testa un po' calda, ma la vecchia befana non è stata così cattiva, stranamente. - spiegò Hart.
Alla sorella venne voglia di picchiarlo - Vecchia befana a chi?! -
- Luvbì. - la richiamò Mirko.
- Scusa. - disse quella e se ne andò, seguita da Farfalà.
Raggiunsero la piazza, la parte di Villaggio che era stata loro assegnata da pulire.
- Ma... Per caso hai paura di Mirko? - domandò la rossa incuriosita.
- Chi, io? No, ovvio che no! - ribatté l'altra cominciando a raccogliere quel po' di cianfrusaglie lasciate a terra la sera prima.
Farfalà iniziò subito ad aiutarla - Allora perché reagisci così? -
- Solamente perché gli ho promesso che avrei imparato a trattenermi, e mi ha giurato che se avessi sgarrato mi avrebbe incendiato istantaneamente i vestiti. - spiegò tranquilla e un po' innervosita.
Farfalà la guardò con un misto tra la sorpresa e il disappunto. Poi si mise a ridacchiare e Luvbì la guardò con odio.
- Cos'hai da ridere?! E' una cosa tremendamente seria! - le gridò poi.
La rossa cercò di trattenersi il più possibile, soffocando gli ultimi risolini - D'accordo, d'accordo. -
Rimasero in silenzio qualche minuto, poi Farfalà guardò la meridiana. Erano quasi le quattro. Tra poco lo avrebbe incontrato di nuovo.
Tornò a raccogliere l'immondizia, tenendo lo sguardo basso e sentendo solo l'eco lontano della voce di Luvbì che aveva ricominciato a parlare di chissà cosa, ma non faceva caso a ciò che diceva, mentre invece restava immersa nei suoi pensieri.
"Blumiere... Non so perché mi faccia uno strano effetto. Forse solamente non sono abituata a ritrovarmi davanti una persona con capelli blu, occhi rosso acceso e orecchie a punta, per di più un "nemico", ma sono sicura che non sia tutto. Ogni volta che lo vedo mi prende una strana paura, ma non la paura "di venir attaccata" o una paura "da spavento". E'... un timore diverso... Tipo una timidezza che sorge dal profondo di me, ma... Perché? Perché solo con lui? Io non sono solita arrossire mentre parlo con qualcuno e tanto meno non riuscire a guardarlo dritto negli occhi, però quando sono con Blumiere succede... Oh, ma che penso?! Sto diventando una paranoica! Basta, Farfalà, smettila!"
- Villaggio chiama Farfalà Ydal. Mi stai ascoltando? - la richiamò alla realtà l'amica, facendole scorrere la mano davanti agli occhi.
- Uh? Stavi... dicendo qualcosa? - chiese l'altra leggermente spaesata.
Luvbì la guardò seccata - E' da mezz'ora che ti parlo, ma a quanto pare nessuno mi ascolta. E perché sei arrossita? -
- Scusami, avevo la testa altrov... EH? C-come sono arrossita?! Dici sul serio? - esclamò Farfalà stupita. Temeva di conoscere il motivo di quel rossore: fino a due secondi prima pensava a lui. "Ma com'è possibile? Insomma, ora ci stavo solo pensando, mica ce l'avevo davanti!"
- Ovvio che sono seria. Hai le gote più rosse dei tuoi capelli, quasi. Ma perché? - chiese la biondina.
"Me lo sto domandando anch'io" si ripeté in testa la rossa.
Stava per dire la prima cavolata che le era saltata in mente, ma l'Antiqua degli Alberi non le diede il tempo di aprir bocca che prese parola al posto suo - Aspetta! Analizziamo i fatti: io ti parlo, ma tu hai la testa completamente altrove e non ti arriva al cervello nemmeno una parola di ciò che ho detto; arrossisci senza motivo e senza neppure accorgertene. Mhmm... Gli elementi ci sono tutti. Ma certo, ho capito! - esclamò battendo il pugno sulla mano aperta.
- Co-cos'è? - domandò Farfalà, leggermente spaventata da una reazione tanto accesa dell'amica d'infanzia.
Luvbì le puntò contro l'indice della mano destra - Tu... Ti sei innamorata! -
Silenzio.
- Oh, Farfalà, finalmente! Lo sapevo che in questi giorni eri strana, ma non pensavo che mi stessi nascondendo qualcosa di così grande! Avanti, di chi??? - l'assalì di colpo Luvbì.
- D-di nessuno! D-davvero, io non mi sono i-innamorata di nessuno! - esclamò la rossa arretrando di un paio di passi.
- Su, coraggio, confessa. - insisté la bionda.
- Te l'ho detto! - ribatté Farfalà. "Possibile che... Sia davvero così?"
- Allora perché sei ancora più rossa? - ridacchiò Luvbì.
- M-ma che ne so, avrò la febbre! Anzi, sarà meglio che vada subito a casa a controllare. Ciao! - troncò la conversazione teletrasportandosi istantaneamente.
L'Antiqua degli Alberi rimase immobile, poi le sue labbra si schiusero in un ampio sorriso.
- Sì, lo sapevo! Far è cotta, Far è cotta! Ma di chi? Questo lo scoprirò da me. Avanti, Luvbì, è ora di investigare! - si incitò da sola, saltellando di qua e di là.
- Luvbì! - gridò Mirko alle sue spalle, facendola sobbalzare.
- Sì sì, ora ricomincio a mettere a posto, eheh! Trallallero trallallà! - si rimise all'opera fischiettando.

Farfalà si richiuse la porta d'ingresso alle spalle, si tolse le scarpe e corse in camera sua.
"No, non è possibile... Neanche lo conosco, quasi! E' impossibile che mi sia presa una cotta per lui così su due punti, assolutamente... Oh, ma che cavolo mi prende?! Non mi riconosco neanche più!"
Guardò fuori dalla finestra.
- Devo trovare qualcosa con cui distrarmi... - farfugliò tra sé.
Cinque minuti dopo era ancora lì, a camminare per la stanza.
- Qualcosa che mi distragga, qualsiasi cosa! - si ripeté.
Passò un quarto d'ora.
- Che cosa posso fare? -
Raggiunse la quota dei venti minuti.
- Accidenti, accidenti, accidenti! -
Si decise a sporgersi fuori dalla finestra, per guardare la meridiana affissa alla parete.
- CHEEEE?!? Le quattro e dieci?! Ora sono in ritardo, devo muovermi! -
Così tornò a teletrasportarsi, questa volta ai piedi della collina.
Rimase un'attimo ferma a riprendere fiato. Eh sì, anche il Teletrasporto dell'Aria richiede fatica, soprattutto se non si è riusciti a rilassare abbastanza la mente nell'intervallo tra l'uno e l'altro.
Ripeté la solita procedura per entrare nel cuore della collina e uscì dal cratere sovrastante.
Come temeva, lui era già arrivato. Era seduto ai piedi dell'albero e stava sfogliando un libro.
Era talmente assorto nella lettura che non si era accorto del suo arrivo e nemmeno dei suoi passi che si facevano sempre più vicini.
Quando gli fu praticamente accanto, anche se sempre a quei pochi passi di distanza, lui sembrava non averla ancora notata.
La ragazza deglutì, poi si decise a parlare - Che leggi? - chiese timidamente.
L'Obscurio si voltò di scatto chiudendo automaticamente il libro dallo spavento. Si rilassò solamente quando distinse la figura della giovane Antiqua.
- Oh, sei tu. Scusami, non mi ero proprio accorto che eri arrivata. - disse impacciatamente e arrossendo un poco.
La ragazza sorrise serena - Me ne ero accorta. Ma tranquillo, non fa niente. Piuttosto scusami tu, sono arrivata terribilmente in ritardo, mi dispiace. -
- Figurati, anzi, troppa puntualità spesso fa male. Anche se in certi casi potrebbe salvarti da una ramanzina sempre uguale... - concluse ripensando a tutte le volte che il padre gli aveva sbraitato contro per qualche secondo di troppa attesa. - Perché senza scarpe? -
L'Antiqua avvampò. Nella fretta di teletrasportarsi per cercare di limitare il ritardo si era dimenticata di rimetterle. - Ehm.... Temo di averle dimenticate a casa... - si scusò.
Poi Blumiere si ricordò della domanda che gli aveva fatto la giovane - Comunque, ho trovato il Libro Proibito che parla dei Pixl. Eccolo qui. - disse porgendoglielo, per cambiare argomento.
La ragazza prese tra le mani il pesante tomo - Quanto è grande! - esclamò colpita - Speriamo solo di riuscire a leggerlo... Da quel che ho capito sei in grado di farlo solamente tu, giusto? -
L'Obscurio ci ragionò un po' su - Beh... teoricamente questo vale quando si parla di membri della Tribù dell'Oscurità, ma per te che sei un'Antiqua non dovrebbero esserci problemi. - spiegò.
La giovane gli diede una conferma positiva appena sfogliò le prime pagine - Qui dentro c'è un patrimonio! -
- Già. Tutte cose che agli Obscuri interessano meno del meno. - sospirò Blumiere appoggiandosi al tronco del gigantesco albero.
Farfalà si sedette a gambe incrociate - Beh... A tutti tranne che a te... - si sentì in dovere di sottolineare, arrossendo un istante dopo."Cavolo, mi ero ripromessa di non farlo, tantomeno proprio di fronte a lui!" pensò e approfittò del libro appena aperto che si ritrovava tra le mani per coprire il viso, nella speranza di nascondere il rossore che lentamente andava aumentando.
Blumiere però non si era fatto sfuggire quel particolare, dato che da quando si era accorto del suo arrivo non aveva smesso di guardarla. Pensò poi che se Farfalà aveva tentato di nasconderglielo, farglielo notare l'avrebbe messa ancora di più in imbarazzo. Quindi rimase zitto. "Chissà perché fa così" si chiese"Non c'è nulla di male nell'arrossire, specialmente se da un certo lato rende più carine le persone..." sorrise. La prima volta che aveva incontrato Farfalà aveva provato da subito una particolare simpatia nei suoi confronti e un lieve tepore gli aveva scaldato il cuore, e più tempo passava con lei, più questa piacevole sensazione aumentava d'intensità. Non ne era del tutto sicuro, ma credeva che quell'amicizia nata tra loro in realtà si trattasse di ben altro. O almeno così la vedeva lui.
Farfalà alzò lo sguardo - Buffo quel monocolo! - commentò sorridendo.
Blumiere rise a sua volta, togliendoselo - Sì, eh? E' ciò che mi permette di leggere i Libri Proibiti. Però devo ammettere che sto iniziando ad affezionarmici. Ce l'ho praticamente sempre su, lo tolgo soltanto quando torno alla Torre Conteica, dove abito. Mio padre non deve assolutamente sapere che sono in possesso di un oggetto tanto prezioso, altrimenti prima rompe questo, poi ammazza me. -
La giovane girò pagina - Non è tra i padri più esemplari, immagino. -
- Esattamente. Anzi, più che un padre è una tortura! - precisò poi.
- Avanti, non dire così. Sono sicura che in fondo ti vuole bene. Del resto sei pur sempre suo figlio! - disse l'Antiqua.
L'Obscurio fece un segno di diniego col capo - Tzh! Si vede che non lo conosci, ma del resto è meglio così. -
- Allora vorrà dire che un giorno me lo presenterai. - la buttò lì, ingenuamente, Farfalà.
- Ovvio che no! - gridò Blumiere mentre un brivido gli corse lungo la schiena - Andresti incontro a morte certa. Mio padre odia tutti gli Antiquos, anche solo udirne il nome lo fa uscire di senno. -
Farfalà tornò a leggere il libro - Scusa, non credevo fosse davvero... così. -
L'Obscurio tornò a rilassarsi - Tanto non lo potevi sapere. Comunque è meglio per entrambi che nessuna delle nostre Tribù sappia di questi nostri incontri in segreto, va bene? -
La ragazza dagli occhi verdi annuì. - E meno male che non hai ereditato il suo carattere! - si pentì subito dopo di averlo detto, arrossendo come un pomodoro e andando di nuovo a rifugiarsi tra le pagine del libro. Anche ora Blumiere l'aveva vista, ma come prima fece come se nulla fosse.
- Sarebbe una tragedia! - disse soffocando un risolino.

Alle quasi sette di sera, a giudicare dall'altezza del sole all'orizzonte, Blumiere chiuse il Libro Proibito che nell'arco di quelle tre ore era passato gradualmente da una mano all'altra.
- Questa questione della Ribellione dei Pixl è una cosa che proprio non conoscevo... - commentò il ragazzo dai capelli blu.
- Nemmeno io. - concordò l'Antiqua accanto a lui, guardando il panorama elevato che ritraeva il suo Villaggio, con sguardo vagante.
Entrambi ripensarono agli argomenti più importanti che avevano letto in quelle pagine, pochi istanti prima.

"3000 anni orsono, un potente mago appartenente alla Tribù degli Antichi creò i primi dodici Pixl dell'intera storia del nostro Mondo.
Compì questo creando uno speciale recipiente appositamente per codesto scopo, riempiendolo di tante anime quanti erano i Pixl da far nascere.
Teoricamente, si dice che questi spiriti appartengano a persone che ormai hanno terminato il loro viaggio in questa Dimensione.
Quando il mago morì, i suoi apprendisti continuarono ciò che rimase incompleto, basandosi sui Pixl originali per crearne di nuovi.
Tra gli Antiquos furono noti come "strumenti pensanti" e divennero dipendenti dai loro aiuti e capacità speciali, sfruttandoli per qualsiasi tipo di occupazione.
Assieme a loro, la Tribù degli Antichi divenne prospera come mai non lo fu.
Un giorno, però, accadde una catastrofe. 1000 anni dopo la loro creazione, una Pixl che mai aveva messo piede nel Villaggio arrivò, e si autonominò 'Regina dei Pixl'.
La maggior parte dei Pixl erano composti da anime buone, ma essa parve contenere uno spirito demoniaco e girava la voce fosse appartenuto non a un semplice Antiquo, bensì
alla figlia del mago che li inventò. L'esatta motivazione del perché reagì in quel modo non si sa, ma è detto che fosse inorridita da come gli altri Pixl venissero usati dalla Tribù
e utilizzò i suoi poteri per comandare una rivolta.
Devastati dalla perdita di aiutanti così preziosi dai quali erano ormai diventati totalmente dipendenti, gli Antiquos si ritrovarono incapaci di contrastare la Regina dei Pixl, così furono presto sottomessi e schiavizzati.
Dalle Antiche Rovine situate in un luogo segreto, gli apprendisti del mago ed eredi dei dodici Pixl originali apparvero, sconfissero orda dopo orda l'esercito dei Pixl ribelli e li sconfissero, liberando la Tribù degli Antichi. Utilizzarono delle carte magiche da loro chiamate Carte-Cattura per imprigionare i Pixl sotto il controllo della Regina e li curarono, riportandoli alla sanità mentale. Erano caduti uno dopo l'altro, ma avevano perseverato. L'ultimo sopravvissuto riuscì a irrompere nel castello della Regina, la quale aveva però utilizzato i suoi poteri illusionistici per sopprimerlo di immagini brutali e orripilanti. Fortunatamente un Pixl a fianco dell'apprendista era in grado di schiarire la mente e far vedere le cose come realmente stavano e insieme combatterono e sconfissero la Regina dei Pixl, comportando però il costo della vita del Pixl che aveva aiutato quel portatore di pace nella sua impresa.
Soltanto molti anni a seguire si scoprì la verità: la Regina dei Pixl fu il primo Pixl in assoluto, pochi anni prima della comparsa dei dodici. Era stata creata da un altro potente mago che sfruttò la magia nera racchiusa in un tomo proibito chiamato Profeticus Tenebræ. La Tribù dell'Oscurità, al tempo amica degli Antiquos, rubò il libro per impedire che altre catastrofi potessero accadere. La Tribù degli Antichi, però, essendone uscita vittoriosa, pretendeva di conservare da sé il tomo: così scoppiò un'altra sanguinosa guerra, ancor più brutale della precedente, tra i due popoli. I Pixl presero la parte degli Antiquos, ritenendo che gli Obscuri fossero stati degli egoisti a non aiutare l'altra Tribù quando questa li necessitava più che mai. Tuttavia un gruppo di Pixl del Tempo prese le difese degli Obscuri, sapendo bene che la fitta rete dei sotterranei del Castello dove questi abitavano sarebbe stata il nascondiglio ideale per quel tomo che avrebbe dovuto assolutamente sparire, ma che non poteva essere distrutto a causa di un sigillo oscuro impressovi dall'ultimo mago che lo utilizzò.
La guerra venne vinta dagli Obscuri, che quindi tennero il libro e lo nascosero, segnando in questo modo l'eterna rivalità con la Tribù degli Antichi. Per non avere a che fare l'una con l'altra, i rappresentanti delle due Tribù issarono un'altura invaricabile e da quel giorno non si rividero più. Nonostante i Pixl del Tempo fossero rimasti loro alleati, gli Obscuri li cacciarono dal Castello senza un motivo ben preciso, anche se fosse probabile che ricordassero troppo le loro passate collaborazioni con gli Antiquos."

Blumiere si prese il mento tra le mani - Profeticus Tenebræ... Strano, dice che è un Libro Proibito, ma io non l'ho mai trovato. Probabilmente l'avranno nascosto così bene che nei secoli non è più stato ritrovato. Comunque se in quel tomo sono narrati fatti davvero così catastrofici è meglio non mettersi a cercarlo. Ma c'è un'altra cosa che non mi convince... -
- Cosa? - gli chiese Farfalà.
- Lo stile di narrazione. Conosco molto bene i Libri Proibiti, ormai li ho letti praticamente tutti, e non seguono questa modalità. - si rigirò il libro tra le mani e lo sguardo gli cadde sull'incisione laterale. - Come temevo. - affermò - Questo libro sui Pixl e gli altri non appartengono allo stesso autore. E ora che lo guardo bene, le pagine di questo tomo sono meno rovinate di quelle degli altri. E' stato scritto molto tempo dopo e da un'altra persona. Il mistero a quanto pare si fa ancora più fitto... -
- Prixass... - sospirò Farfalà.
Blumiere si voltò verso di lei. - Chi è? -
- Un Pixl del Tempo... Io lo conosco, è stato lui ad insegnarmi il controllo per arrivare fin qui sulla collina. Ora capisco perché per anni lui e la sua famiglia hanno continuato a visitare il Castello. Semplicemente erano fedeli agli Obscuri nonostante fossero stati cacciati. -
Rimasero in silenzio, poi Blumiere si alzò.
- Si è fatto tardi, sarà meglio che torni alla Torre. - disse.
- Sì, anch'io devo andare. Ho un paio di faccende da sbrigare... - dichiarò la giovane un secondo a seguire.
Si avviarono verso il cratere e saltarono all'interno della collina.
Blumiere stava per andarsene, quando Farfalà lo chiamò - Blumiere, aspetta! -
L'Obscurio si voltò - Sì? -
Le gote della ragazza si tinsero nuovamente di un colorito porpureo - Ehm... Ecco... - avrebbe voluto chiedergli di incontrarsi anche il giorno dopo, ma non le uscivano le parole.
Blumiere però sembrò precederla - Ti va se ci vediamo anche domani? - domandò.
L'Antiqua annuì - Volentieri. Alla stessa ora? -
- Certo. Ciao! - confermò, e si avviò per il corridoio che lo avrebbe riportato dall'altra parte.
- Ciao! - salutò Farfalà, e anche lei uscì.

Da quel giorno continuarono a vedersi sulla collina, nessun dì escluso, mentre qualcosa cresceva a poco a poco nei loro cuori. Il sentimento più puro di tutti chiamato amore...

"- Ehi, Blu! Sparisci di nuovo? -
- Mi dispiace Kozì, devo andare. Ci vediamo domani! -"
Erano ormai settimane che andava avanti così, giorno dopo giorno, e Kozìkozì cominciava a sentirsi escluso. Temeva che l'amicizia salda e sicura che aveva fondato con Blumiere si stesse affievolendo. Insomma, la mattina se ne stava sempre rinchiuso in quel suo stanzino a leggersi quei suoi libricini, il pomeriggio lo vedeva sì e no di sfuggita alle lezioni, ma sempre più spesso non si presentava. Non si allenavano più come pochi mesi prima, non si sfidavano in lotte alle ultime forze coi loro controlli. Non scherzavano quasi più. Il tardo pomeriggio scompariva nel nulla e tornava la sera tardi. Sapeva dove andava, d'accordo, ma fino ad un certo punto: la vedi una, due e forse tre volte, ma dopo basta! Stava cominciando a dargli sui nervi con quella stupida invenzione dello "studiare la collina". Ormai sospettava da parecchio tempo che ci fosse anche dell'altro, ma attendeva paziente l'occasione giusta per seguirlo di nascosto e scoprire dov'era. Aveva già provato una volta, ma non aveva idea di come arrivare lassù in cima, quindi la missione era fallita. Ma non avrebbe commesso lo stesso errore una seconda volta, non era tanto stupido. Forse lo avrebbe potuto sembrare, con quel suo atteggiamento un po' imbranato e sempre con la battuta pronta anche quando dovrebbe rimanere serio, ma era anche lui in grado di pensare e sapeva di non avere un cervello inutile. In realtà era molto astuto, più di quanto non sembrasse. Ma il suo nome del resto non l'avrebbe mai aiutato a farsi vedere da subito per quello che realmente era, come non lo aveva mai fatto.
"'Kozìkozì'... Non può esistere un nome più stupido e ridicolo di questo!" pensò battendo i pugni sul tavolo. "I miei genitori avevano una fantasia davvero smisurata! Per mia sorella andava bene 'Komeva', almeno lei è sempre stata libera di rispondere se stava bene o male. Io invece... Tutti danno per scontato che io sia un tipo sempre 'cosìcosì', uno povero idiota buono a nulla che non fa altro che portare sfortuna agli altri! Ma ho capito il perché di questo nome: io non avrei mai dovuto nascere!" stringeva talmente forte i pugni che le unghie avrebbero rischiato di ferirgli i palmi delle mani. Poi un ricordo gli attraversò la mente e un tenue sorriso gli comparve sulle labbra, malinconico.
[Il primo giorno di scuola. Aveva sei anni. Prima non c'era mai stato nulla di sbagliato nel suo nome, per lui era uno qualunque.
Quando l'insegnante aveva fatto l'appello e nominato il nome "Kozìkozì", stava per gridare presente, quando un mormorio si era sollevato nell'aula, tra gli studenti.
- Ma chi è che ha un nome così ridicolo?! -
- Di sicuro è un babbeo! -
- Non gli darò mai retta. Puah! -
Aveva avuto paura. Paura del suo stesso nome.
- Kozìkozì? - richiamò l'insegnante.
Quello che al tempo era solo un bambino alzò timidamente la mano. - Sono... sono io... -
Il risultato: fragorose risate provenienti da ogni angolo della classe si sollevarono contro di lui.
- AHAHAHAH! C'avrei giurato che fossi tu! AHAHAH! -
- Già! AHAHAH! Si vede subito che non sei un tipo normale! -
Tutti ridevano e si vedeva chiaramente che l'insegnante si stava trattenendo a forza.
In quel momento iniziò ad odiare il suo nome.
Talmente preso dallo sconforto e assordato dagli schiamazzi generali, non si era accorto di un bimbo seduto in un banco non molto distante dal suo che lo guardava, in silenzio.
Tre giorni trascorsero allo stesso modo, subendo dispetti e burle da tutti.
Arrivò il quarto giorno. Le lezioni erano appena terminate e gli altri bambini erano già corsi fuori incontro ai loro genitori. Solamente il bimbo dai capelli viola legati in un codino dietro la testa se ne stava ancora seduto sul banco, la testa premuta tra le braccia e gli occhi dorati velati dal pianto.
- Ciao! - lo salutò qualcuno.
Si asciugò in fretta le lacrime e sollevò piano lo sguardo, fino a incontrare degli occhietti vispi color rosso fiamma di un bambino dai capelli blu. Questo lo guardava sorridendo.
Kozì tirò su col naso - Sei... Sei solo l'ennesimo che mi vuole prendere in giro, non è vero? -
Il bimbo che gli stava di fronte gli porse la mano - Non ci trovo nulla di sbagliato nel tuo nome. E' esattamente uno come tutti gli altri. -
Kozìkozì gliela strinse timidamente. Era la prima persona dall'inizio della scuola che non gli aveva riso in faccia.
- Io mi chiamo Blumiere. - si presentò il piccolo Obscurio. - E sai che ti dico? Fino all'anno scorso ridevano dietro pure a me, ma ho provato ad ignorarli e poco dopo si erano già stancati di prendermi in giro. - gli rivelò spostando una sedia e accomodandosi accanto a Kozìkozì, nella speranza di risollevargli un po' il morale.
L'altro si voltò verso di lui - Davvero? E... Perché lo facevano? - chiese innocente.
Il bimbo fece spallucce - Semplicemente perché mi chiamo Blumiere. - cercò di ironizzare, ma vedendo che quei grandi occhietti dorati che lo guardavano sorpresi non riuscivano a capire, cercò di spiegarsi meglio - Non è buffo pensare che io sia un membro della Tribù dell'Oscurità e mi chiami "Luce"? -
Kozì abbozzò un sorriso divertito, il primo che fece da quando il suo stesso nome gli si era rivoltato contro. - In effetti forse... - ma poi si bloccò, temendo che Blumiere si fosse potuto offendere.
Ma lui si limitò a ridacchiare - Tranquillo, ormai ci ho fatto l'abitudine. - disse sorridendo radioso.
Risero assieme, poi Kozìkozì si fermò - Ma ora... Noi due siamo diventati amici? -
- Certo che lo siamo, Kozzi! - annuì sicuro e sincero Blumiere. - Non ti dispiace se ti soprannomino"Kozzi", vero? Ho pensato che magari chiamarti in questo modo potrebbe togliere il significato del tuo nome. Comunque io non ti vedo per niente un tipo "cosìcosì", anzi, ti trovo molto simpatico. -
Il viola fece finta di pensarci su, per poi scuotere il capo rigorosamente in assenso - E' bello! Più di "Kozìkozì"! - esclamò felice.
Poi col tempo "Kozzi" si era trasformato in "Kozì", ma ormai a lui non importava più. Sapeva che aveva incontrato un amico. Una amico vero.]
Quanto tempo aveva trascorso assieme a Blumiere, per lui era diventato come un fratello. A quella memoria ne riaffiorarono altre.
Blumiere lo aveva sempre difeso, quando arrivavano nuovi compagni pronti a prenderlo in giro. Una volta Kozì si era imbattuto in una gang di bulletti strafottenti, ma lui si era messo in mezzo e le aveva prese di santa ragione pur di impedire che fosse Kozì a subire quei colpi.
Da bambino, inoltre, era molto insicuro e questa sua timidezza gli aveva impedito di focalizzare il suo dominio. Blumi, così lo aveva soprannominato all'inizio e man mano che crebbero era mutato in "Blu", gli era sempre stato accanto e lo aveva motivato a farsi coraggio. Un po' alla volta era riuscito a scoprire i suoi poteri e a utilizzarli al meglio.
Era solo grazie a Blumiere se ora era tra i più potenti Obscuri del Fulmine dell'intera Tribù.
Era solo grazie a lui se ora non era ancora seduto su quel banco scolastico, a piangnucolare ferito nell'orgoglio.
Solo grazie a lui.
Il sorriso si ampliò e Kozìkozì si alzò e si diresse verso la finestra, guardando la collina. "Qualunque cosa tu stia combinando ti perdonerò... Blumi. E' il minimo che possa fare, e sono sicuro che la nostra amicizia non si spegnerà mai"
Poi corse fuori per raggiungere la biblioteca e s'imbatté nella sorella. Si fermò e si rivolse a lei - Sai, Kome? Puoi dire quello che vuoi su Blumiere, ma io continuerò a stargli accanto. Almeno sarà un modo per ripagare tutto quello che ha fatto per me. - disse sorridendole, poi ricominciò a correre senza aspettare una sua risposta.
Komeva era rimasta alquanto spiazzata, ma si riprese quasi subito da ciò che Kozìkozì le aveva dichiarato. Sorrise, entrando in casa. "Bravo il mio fratellino. Finalmente sta trovando la sua strada."

Con enorme sorpresa di Arishot, Blumiere era addirittura arrivato in anticipo e lo stava aspettando addossato ad una colonna di fronte alla porta della Sala Riunioni.
- Non è da te. - disse secco ma sorpreso il padre del giovane.
- Scusa se finalmente sto iniziando a capire che quello che dici è importante, per il mio bene e per il mio futuro - gli canzonò dietro il figlio con tono mieloso, roteando gli occhi.
Il Conte sbuffò - Avanti, entra. Abbiamo una riunione molto importante da sostenere. -
Così entrarono e l'Obscurio più giovane presente fu costretto a sorbirsi un'ora di parole sparpagliate e sovrapposte, tanto che cominciava a mancargli l'aria e lo stava prendendo un forte mal di testa. In realtà la ragione per cui era arrivato in anticipo era una sola: sperare di poter raggiungere prima Farfalà. Quel giorno erano stati costretti a rimandare l'incontro alla sera, a causa di quella stupida riunione che il Lord non poteva assolutamente evitare, per quanto in realtà lo volesse. Ormai erano mesi che continuavano ad incontrarsi ripetutamente, ma nessuno di loro era stanco di ciò. Anzi, Blumiere si sentiva bene con lei più che con chiunque altro, quel calore confortante che aumentava sempre di più nel suo petto non era mai venuto a mancare mentre le era vicino. Il cuore gli batteva all'impazzata quando involontariamente le loro mani si sfioravano, tanto che temeva prima o poi sarebbe esploso. I suoi sinceri occhi verde smeraldo, i suoi lisci e lunghi capelli rossi mossi dal vento, i suoi dolci sorrisi. Ormai Farfalà era una presenza costante nei suoi pensieri. Sentiva che erano entrambi mossi da una forza misteriosa e in un certo senso magica, come una calamita che li attraeva l'uno all'altro. I due poli opposti, come opposti erano i loro popoli. Ormai lui era sicuro di ciò che provava per lei, non aveva più dubbi.
All'improvviso le parole di uno dei presenti lo riportarono alla realtà - Ma perché non sentiamo anche il parere del nostro giovane Lord e futuro Conte Blumiere? -
Quella fu come una frustata violenta che lo aveva svegliato in malo modo dal suo Mondo. Non aveva ascoltato niente dell'intera conversazione che si era tenuta, non aveva alba di cosa stessero parlando. Così provò ad abbozzare sperando dicessero qualcosa che lo avrebbe almeno indirizzato verso l'argomento - Ehm... Ecco... Non saprei... - farfugliò.
Fortunatamente per lui, un tipetto basso sedutogli di fronte dall'altro capo del grande tavolo, che probabilmente si era accorto che il giovane aveva la testa altrove, ripropose la domanda entrando nel vago, ma a Blumiere ciò che scoprì non fece altro che far ribollire il sangue nelle vene - Avanti, credo che quella di abbattere la collina per poter invadere la Tribù degli Antichi sia un'idea geniale. -
Al giovane sembrò di pietrificarsi all'istante - NO! - gridò con sorpresa di tutti, e si alzò di scatto facendo ribaltare la sedia all'indietro. - ASSOLUTAMENTE NO! LA COLLINA NON SI TOCCA E NEMMENO GLI ANTIQUOS!! -
Il padre lo guardò tra l'irato e la sorpresa - Ma che... che ti prende? -
- Che mi prende?! Mi prende TUTTO! Quell'altura non va sfiorata con un dito e la Tribù degli Antichi ha diritto di essere libera quanto lo siamo noi! - urlò, poi uscì in picchiata dalla sala, sbattendo il forte portone.
All'interno di essa tutti erano muti e Arishot era divenuto paonazzo dalla rabbia - La riunione è sospesa. - annunciò, e seguì il figlio.
Lo vide a metà del corridoio, fermo immobile a pugni serrati - Blumiere! Perché hai detto così? Abbiamo parlato per più di un'ora di questo, eravamo arrivati ad una conclusione e tu hai avuto questo inspiegabile attacco d'ira e hai rovinato tutto quanto! -
Il giovane non si voltò - Io non ho rovinato un bel niente! Siete voi quello che non vede l'ora di scatenare una guerra! Ora viviamo tutti in pace, noi di qua e loro di là, nessuno disturba nessuno. Perché volete farlo? - domandò serio e innervosito.
Il padre gli si avvicinò - Per il bene di tutti noi. Se gli Antiquos cesseranno di esistere, la pace regnerebbe eterna su questo mondo. Un mondo di soli Obscuri! - disse prendendogli le spalle da dietro.
Blumiere si sottrasse alla presa del Conte e si voltò per guardarlo dritto negli occhi, rossi come i suoi - No. Mai e poi mai vi permetterò di fare una cosa simile. Potete scordarvelo! -
Entrambi sostenevano lo sguardo dell'altro con cattiveria, ma Arishot notò un bagliore negli occhi del figlio, un luccichio che aveva lasciato intendere troppo. Blumiere se ne accorse troppo tardi, quando le iridi del padre si accesero di crudeltà e amarezza. Il giovane cominciò a vacillare e la sua espressione lasciò trasparire tutta la verità, preso dalla paura per ciò che temeva Arishot fosse riuscito a scoprire. Indietreggiò.
Il Conte gli fece contro - La collina... BLUMIERE! - stava per lanciargli una Bolla Oscura, ma il figlio riuscì a spostarsi in tempo per evitarla, finendo però a terra. Si rialzò in fretta e cominciò a correre per raggiungere i cancelli del Castello il più in fretta possibile.
Arishot divenne ancora più infuriato. Raggiunse la finestra più vicina e si affacciò - ATTIVATE LA BARRIERA E SERRATE I CANCELLI! IMMEDIATAMENTE! - ordinò.
Un consigliere che stava passando di lì lo guardò - Ma, signor Conte... La Barriera la possiamo attivare solo per le emergenze e... - tentennò.
- Questa è un emergenza! Dovete impedire assolutamente che mio figlio esca dal Castello! Quindi muoviti ad andare ad attivarla! ORA! -
Il consigliere tremava come una foglia - S-s-sìssignore, s-subito! - balbettò correndo verso la centralina della Torre, per andare ad attivare lo speciale strumento.
Blumiere continuava a correre più veloce che poteva. Aveva sentito le grida del padre e quindi cercava di andare ancora più in fretta "Barriera? Che roba sarebbe?" si domandò. Ma la risposta la ricevette quando cercò di disintegrarsi via, senza riuscirci. Ci provò una, due e ancora tre volte, ma vano. Un dubbio lo investì e provò a lanciare un fulmine contro una parete, ma le sue mani non vennero avvolte dal classico bagliore azzurrino. - Una Barriera anti-controllo distesa su tutto il Castello. Ecco cos'è! - esclamò pompando le gambe al massimo. Avrebbero fatto di tutto per bloccargli la fuga e lui non poteva né disintegro-riformarsi all'esterno, né rendersi invisibile e neppure volare per superare i portoni del cancello. "Devo muovermi!".
Era sceso fino al terzo piano della torre in tempo record, in circa due minuti aveva percorso dodici piani. Notò una finestra aperta. Se avesse continuato a correre fino ad uscire, poi avrebbe dovuto fare il giro dell'isolato per poter immettere i cancelli nel campo visivo, perdendo tempo; invece se fosse saltato fuori da quell'apertura li avrebbe avuti dritti in fronte a sé.
Non ci ragionò due volte e saltò giù in corsa, sfruttando un lampione per rallentare l'impatto col suolo. Poi riprese a correre. Quella era una mossa che le guardie del cancello non erano riuscite a prevedere, e i portoni erano ancora semiaperti. Fece l'ultimo sforzo evitando ogni tipo d'intralcio, si scostò dall'attacco di due guardie e fu fuori. Non riusciva a credere neppure lui di esserci riuscito.
Era troppo debole per potersi disintegrare, ma poteva ancora rendersi invisibile e volare via. Anche se sapeva che era un alto rischio: entrambi quei poteri appartenevano al controllo del Buio e il tatuaggio cresceva ogni giorno di più nonostante non li utilizzasse. Questo non riusciva a capirlo, ma sapeva che era meglio far finta di non avere quel dominio. Ora però non aveva tempo per ragionare e agì d'istinto: un attimo dopo era scomparso alla vista di tutti gli altri Obscuri.
Arishot batté i pugni sul davanzale - Maledizione! Questo non me lo doveva fare! - gridò più a sé stesso che a tutto il resto. "Quel... quel dannato di mio figlio ha conosciuto un'Antiquo, glielo si leggeva in faccia! Come ha fatto?! E soprattutto dov'è che ho sbagliato, io?"

Solo quando arrivò alla base dell'altura, Blumiere si concesse di respirare. Aveva il fiato grosso e gli facevano male le gambe. Tutto quel tragitto era dovuto correre, non aveva abbastanza forze per volare, a malapena riusciva a mantenersi invisibile. Come se non bastasse, le scosse alla schiena aumentavano passo dopo passo. Fu costretto a tornare normale, altrimenti avrebbe rischiato di svenire dal dolore. Si riposò per un minuto o due, poi entrò nel cuore della collina e raggiunse a fatica il pianoro sopra di essa.
Farfalà lo raggiunse, preoccupata.
- Blumiere, va tutto bene? - chiese avvicinandosi a lui.
Lui annuì cercando di non far trasparire la fatica. - Tranquilla, sto bene. - la rassicurò.
Si avviarono verso l'albero, dove Blumiere si sedette esausto, appoggiandosi al tronco.
- Come mai questo ritardo? E' successo qualcosa? - domandò ancora Farfalà.
Blumiere sospirò - Beh, potremmo dire che mio padre mi ha scoperto, ora sa che vengo sulla collina. E' stato per un'attacco d'ira, temo di aver lasciato intendere qualcosa. Non è stato per niente facile uscire dal Castello, ha cercato in tutti i modi di impedirmelo. Ma per fortuna ci sono riuscito. -
Farfalà sorrise comprensiva - Ecco perché hai l'aria così stanca. -
- Mi dispiace, avrei dovuto fare più attenzione con mio padre. Se magari non avessi ribattuto ora potrebbe esserne ancora all'oscuro. - disse l'Obscurio, con una nota di tristezza nella voce.
L'Antiqua scosse il capo - Non importa, ormai quel che è fatto è fatto, non possiamo più tornare indietro. E' inutile strasene a rimuginarci sopra. -
Blumiere rise malinconicamente - Sì, hai ragione. -
Ci fu un istante di pausa.
- Sai... Temevo non riuscissi a venire. Stavo cominciando ad essere in pensiero... - confessò Farfalà abbassando lo sguardo.
L'Obscurio sorrise - Tu sei proprio una ragazza strana. - disse.
L'Antiqua sollevò il capo, guardandolo interrogativa.
Lui spiegò meglio ciò che intendeva dire - Insomma, io teoricamente dovrei essere un nemico. Volendo potrei anche comportarmi così gentilmente per finta e in realtà essere esattamente come mio padre. Sarei in grado di coglierti di sorpresa ed eliminarti in un attimo. Tu che ne potresti sapere? Però ti fidi ciecamente di me e non sembri spaventata, nonostante tu sappia benissimo cosa sono. -
Farfalà lo scosse la testa in segno di diniego - A me non importa cosa tu sia in realtà. Anche quando ti ho salvato avevo la consapevolzza di ciò che stavo facendo: tu eri un nemico, gli Obscuri erano nemici, ma non avrei potuto abbandonare una vita in pericolo. Non me lo sarei mai perdonato. Poi però ci siamo conosciuti a vicenda e ho capito che in tua compagnia non avrei rischiato di correre alcuna minaccia. Ormai siamo diventati amici, e gli amici si fidano gli uni degli altri, non è così? Quando sono con te io parlo con Blumiere, non con un Obscurio appartenente alla Tribù dell'Oscurità. E anche ritrovarci in questi continui incontri non è altro che la nostra occasione per conoscerci meglio ogni giorno. E'... sbagliato, forse? - parlò sinceramente, guardandolo dritto negli occhi.
Blumiere ricambiò lo sguardo - No, certo che non è sbagliato. Anch'io sono d'accordo con te e vederti ogni giorno non mi dispiace per nulla. Volevo solo cercare di capire come la vedevi tu. -
Rimasero in silenzio, fissandosi intensamente. Gli occhi verde smeraldo di lei dentro quelli rosso fiamma di lui e viceversa. Ancora quel calore beneficò e sconosciuto invase i loro cuori.
Poi la giovane si rese conto di essere rimasta in piedi per tutto quel tempo.
- Posso... posso sedermi accanto a te, Blumi? - chiese arrossendo, distogliendo lo sguardo.
L'altro toccò la terra accanto a lui con la mano, per dirle di sedersi - Prego, Far. Anzi, non riesco a capire perché tu me l'abbia chiesto dopo tutto questo discorso. - disse pacato.
Farfalà divenne ancora più rossa - Ehm... Neanch'io, in effetti... Ma grazie, comunque. - farfugliò imbarazzata accovacciandosi accanto a lui, portandosi le gambe al petto e nascondendovi il viso.
Blumiere sorrise divertito da quella sua timidezza, che la rendeva paricolarmente dolce. "Anch'io quando mi rivolgo a te parlo con Farfalà e non con un'Antiqua. L'ho sempre fatto."
Distolse lo sguardo, accorgendosi di avere le gote leggermente calde - Allora, continuiamo con la conversazione di ieri. Mi stavi raccontando della tua famiglia, giusto? -
La giovane annuì e ripresero a parlare.

Quella notte, stanco com'era, Blumiere non riuscì a tornare al Castello e si addormentò ai piedi dell'albero. Farfalà non se la sentiva di lasciarlo solo e decise di restare a fargli compagnia nonostante si fosse già addormentato profondamente, finché anche lei si lasciò prendere dal sonno.
Inconsciamente, le loro mani si cercarono fin quando le loro dita non s'intrecciarono, e i loro corpi assopiti vennero attraversati da un brivido a quel tocco caldo, tanto inconsapevole quanto, in realtà, voluto.


Ce l'ho fattaaaaaa!!!
Finalmente! xDxDxD
Eccomi qua con chappy numero 8 nonché Secondo Ricordo e capitolo più lungo che abbia scritto! (diciotto pagine contro le otto di tutti gli altri xD) Bene bene bene... Da dove parto?
Ah sì!
Allora, la Ribellione dei Pixl.
Se pensate che mi sia inventata tutto io vi sbagliate di grosso, è marchio Nintendo, quello u.ù A parte la guerra tra Antiquos e Obscuri e la loro "antica amicizia", le uniche cosette che ho modificato per far quadrare il tutto ^^
... Poi... Le parole che ho scritto in grossetto e corsivo sono una voce fuori campo, ma non stanno ad indicare per forza il Ricordo. Mi spiego meglio: mentre nel quarto capitolo "Nuove Conoscenze" quella voce fuori campo è presente anche nel videogioco, in questo qui me le sono puramente inventate... Spero di non avervi fatto troppa confusione^^'' Comunque, per chi non conosce la storia originale, il Ricordo è l'ultima parte del chappy.
Altra cosuccia: nei ricordi di Kozì, quando Blumiere si presenta e dice che è strano "appartenere alla Tribù dell'Oscurità e chiamarsi 'Luce'", ho fatto riferimento al nome originale giapponese di Blumiere, ovvero Rumiēru, "Lumière" giapponesizzato, che significa appunto Luce.
... Che altro ho da dirvi?... Nulla^^
Spero che vi sia piaciuto, che non ci siano troppi errori (se mai ci fossero avvisatemi!) e che il capitolo sia stato scorrevole^^ Sinceramente mi sento abbastanza soddisfatta, ma non so, decidetelo voi^^
Beh, fatemi sapere!
Ringrazio di cuore tutti i miei recensori: Il GRANDE Ladro Fantasma (vedi che ora mi sono ricordata dell'attributo? ;P), christhebest, koopafreak, Amy Dickinson (anche se non hai recensito il capitolo scorso, ma da quello che mi avevi detto credo che tu sia ancora in vacanza, giusto?) e Ana-Chan (metto il nick di Ana, ma tanto sai che intendo te, onee-san^^).

Ciao ciao e alla prossima!^^
Emmy_Nerisse

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo IX - La Biblioteca Sotterranea E Il Profeticus Tenebræ ***


Capitolo IX - La Biblioteca Sotterranea E Il Profeticus Tenebræ

Il sole fece lentamente capolino da dietro gli alberi frondosi alle spalle del Villaggio, illuminando la collina e i due giovani che stavano pacatamente dormendo ai piedi del grande albero.

Blumiere strizzò gli occhi ancora chiusi nel sonno. Non era abituato a tanta luce, specialmente al mattino. Al Castello una luminosità simile neanche riuscivano ad immaginarla, sempre oscurato dalle pesanti nubi che coprivano il cielo.
Lentamente sollevò le palpebre. Quella fu la prima alba che vide in tutta la sua vita. Rimase per un attimo incantato a osservarla: Farfalà una volta aveva provato a descrivergliela, ma non era riuscito a comprendere quale spettacolo stupefacente fosse in realtà e finalmente poteva ammirarla in tutto il suo splendore con i suoi stessi occhi.
Dopo alcuni istanti, quando i suoi sensi ancora intorpiditi si acutizzarono, si accorse che nella mano destra stringeva delicatamente qualcosa. Girò cautamente il capo in direzione del Castello e rimase sorpreso quando si ritrovò a meno di un palmo di distanza dal viso delicato e ancora assopito di Farfalà. Era accovacciata accanto a lui, le gambe al petto e un braccio che le cingeva. Dalla sua posizione ipotizzò che quella notte avesse avuto freddo."Credevo fosse rientrata al Villaggio" pensò"Invece... è qui. Nonostante questa notte non sia stata proprio tanto mite."
Si riprese da quel fatto un po' inaspettato e si stupì non poco quando vide la sua mano intrecciata a quella della giovane. Riportò lo sguardo al suo viso, poi lo spostò nuovamente alle loro mani. Dapprima provò a sottrarsi alle dita della ragazza, ma presto capì che non ci sarebbe riuscito dato che lei sembrava stringerla leggermente ad ogni suo movimento. Si tirò su seduto contro il tronco dell'albero, facendo attenzione a non svegliarla ma continuando a tenere gli occhi su di lei. Sorrise teneramente e gli venne istintivo carezzarle piano la mano.
Passò una mezz'ora buona prima che Farfalà si svegliasse. La prima cosa che provò fu un piacevole tepore alla mano e quando capì che era stretta attorno a quella di Blumiere sgranò gli occhi, meravigliata. Sollevò lo sguardo fino ad incontrare gli occhi dell'Obscurio che le sorrideva. Con le gote imporporate tornò a guardare le loro mani.
- Perché... Perché mi stai tenendo la mano? - domandò timida.
Lui si limitò a sorriderle ancora - Sei tu che non me la vuoi mollare. - le rispose, facendola arrossire ancora di più.
Farfalà lasciò subito la presa e si mise anche lei seduta con la schiena addossata al tronco. - S-scusa... - balbettò.
- E di cosa? Ci siamo avvicinati e stretti reciprocamente la mano mentre dormivamo. Non è colpa di nessuno. - disse Blumiere, spostando di nuovo lo sguardo l'alba - Anche se in realtà... Io l'avrei voluto da tempo... - sussurrò quasi impercettibilmente.
Farfalà rimase un momento in silenzio. Era sicura che avesse pronunciato qualcosa dopo essersi voltato, ma non era riuscita a capire. Si avvicinò un po' per cercare di guardarlo in viso e notò che sorrideva. Capì subito cosa significasse quell'espressione e appoggiò sicura una mano sulla sua. Lui la guardò piacevolmente sorpreso e Farfalà si accorse che, per la prima volta, non era arrossita incontrando i suoi occhi. Bensì il contrario.
- Sei diventato rosso. - gli fece notare.
Blumiere inarcò un sopracciglio - Ma che dici? E' solo il riflesso del sole. - s'inventò sul momento, mentre lentamente le sue guance tornavano al loro colorito naturale.
La giovane Antiqua rise serenamente e presto anche l'Obscurio venne contagiato, lasciandosi andare e ricambiando quel gesto intrecciando le proprie dita con le sue.
Avrebbero segretamente voluto rimanere mano nella mano ancora un po', pur sapendo di aver trascorso così tutta la notte.
- E' meglio se ora ritorni al Villaggio, Far. Potrebbero essere preoccupati. - le ricordò Blumiere.
Lei fece un cenno di assenso - Già. In più alle dieci devo andare ad un allenamento sul controllo dell'Aria e sarà meglio che mi sbrighi.
- fece per alzarsi, poi però si voltò verso di lui - Ma... tu che farai? - gli domandò.

Blumiere sorrise - Mi metterò a cercare un modo per ritornare al Castello senza farmi vedere, altrimenti scoppia il finimondo là dentro. - scherzò, alzandosi e venendo imitato dalla ragazza.
Presero a camminare verso il cratere.
- Comunque, ti va bene se rimandiamo l'incontro di questo pomeriggio a domani? Perché oggi preferirei trascorrere una... come dire... giornata tranquilla. Per non attirare troppo l'attenzione, sai. - propose lei sperando che Blumiere fosse d'accordo, anche se dentro di sé avrebbe voluto anticiparlo anziché ritardarlo. Poi saltò dentro al buco nella collina.
Il ragazzo la seguì e, in fondo in fondo un po' dispiaciuto, annuì - Va bene. -
Farfalà sorrise - D'accordo, allora. A domani! -
Stava per entrare nella breve galleria che portava al passaggio verso il Villaggio quando Blumiere le afferrò il braccio.
- Aspetta. - le sussurrò.
Lei si voltò e lo guardò senza capire. Si fissarono intensamente, lui negli occhi verde smeraldo di lei e lei nei rosso fiamma di lui.
- Perché stanotte non sei tornata a casa ma sei rimasta con me? - le domandò, serio.
Farfalà venne scossa da un brivido che non fu in grado di descrivere e avvampò istantaneamente - E-ecco, io... - deglutì - Mi sentivo in dovere di farti compagnia... -
L'Obscurio sospirò dentro di sé, poi la lasciò andare - Sì sì. Era solo... una curiosità. - farfugliò sperando che la sua voce non risentisse di quella tenue delusione che l'aveva attraversato da cima a fondo. - Ciao! - la salutò sorridendo lo stesso.
Lei si diresse verso il passaggio, ma prima di addentrarsi si girò verso il giovane. - In realtà sono rimasta con te perché... - mormorò, lo sguardo chino. Doveva dire la verità, perché quella di prima non era altro che un'immensa bugia - In realtà... - ripeté come per evidenziarlo più a se stessa che all'Obscurio di fronte a lei, poi si costrinse a vincere quel nodo alla gola che l'aveva assalita e lo fissò dritto negli occhi - Lo volevo, Blumiere. Più di qualsiasi altra cosa. - confessò.
A ognuno sembrò che il battito del proprio cuore fosse al culmine. Tremavano, Farfalà per ciò che era riuscita a dire proprio a lui e Blumiere per ciò che aveva appena sentito proprio da lei. Qualcosa che per entrambi significava molto. Davvero molto.
Farfalà non riuscì più a sostenere gli occhi penetranti di Blumiere, nei quali vedeva riflesso uno stupore al limite della gioia. Si voltò e corse nella breve galleria. - C-ciao... - sussurrò, poi mutò in acqua e scomparve dentro la fessura sulla parete della collina.
Una volta fuori, si appoggiò alla parete di roccia e si lasciò scivolare a terra"Luvbì aveva ragione..." pensò riportando alla mente le parole dell'amica"Io provo per Blumiere qualcosa che va oltre ad una forte amicizia... Ora ne sono sicura." si disse certa, tirando un sospiro.
Blumiere rimase un attimo fermo, a guardare il punto dove Farfalà era uscita. Scattò verso l'alto sfruttando per quel minimo secondo il controllo del Buio per volare, fortunatamente un tempo troppo breve e in quegli ultimi mesi abituale per creare conseguenze, e tornò sul pianoro della collina. Camminò verso l'albero e vi appoggiò la fronte"L-lei è restata per sua volontà... Ti prego, dimmi che era vero quello che ti si poteva leggere negli occhi, Farfalà." si scongiurò in testa, ripensando a quelle ultime parole che aveva udito e allo sguardo sincero che le aveva accompagnate.
Sorrise in fondo al suo cuore, poi si concentrò sulle mura del Castello, squadrandole da cima a fondo"Ora è meglio se studio una soluzione per rincasare senza essere visto, ci sono troppe cose importanti dentro la biblioteca che devo assolutamente recuperare. Allora, non posso né volare né rendermi invisibile perché di sicuro mio padre non ha tolto la Barriera. Figurarsi se lo facesse! E poi non riuscirei nemmeno a resistere per un tempo sufficientemente lungo, tutto per questa stupidissima alterazione dei controlli. Comunque a piedi non se ne parla, verrei subito assalito. Aspetta, forse potrei..." bloccò lo scorrere dei suoi pensieri e puntò lo sguardo sul ceppo di un albero abbattuto tempo addietro, non troppo lontano dalla collina e neppure troppo prossimo alla città composta da torri."Speriamo funzioni ancora..." si augurò saltando nel cratere.
Quando arrivò vicino alle radici ancora ben affondate nel terreno tirò un sospiro di sollievo: il penultimo anello del tronco sporgeva leggermente verso l'esterno.

- Ehi Brack, per caso sai che fine ha fatto Blu? - domandò il ragazzo dai capelli viola al custode della biblioteca, sistemandosi il codino dietro il capo.
Il bibliotecario scosse il capo - No, mi dispiace, ma ho l'impressione che sia andato a rifugiarsi sulla collina. Spero solo che non gli sia accaduto nulla. Hai sentito anche tu le grida del Conte Arishot ieri sera, no? -
Kozì annuì - Chissà che ha combinato da farlo inferocire tanto da alzare addirittura questa "Barriera". - provò a scagliare un fulmine contro uno scaffale, senza alcun risultato - Mi sento diviso senza il mio dominio - mugugnò sedendosi su una sedia e appoggiando la testa sui pugni delle mani. Poi guardò il custode - Comunque tu hai una vaga idea sul perché Blu continui a filarsela su quell'altura? - chiese sperando di ricavare qualche informazione utile per smascherare il suo segreto.
- A riguardo ne so quanto ne sai tu - si limitò a rispondere l'altro.
L'Obscurio del Fulmine sospirò - Sta cominciando a diventare noioso. -
Brack si voltò verso il giovane - Stai attento con quella sedia. E' un pochino difettosa. - lo avvisò.
Kozì inarcò un sopracciglio - Difettosa? - chiese sospettoso. Si distese di peso sullo schienale, ma questo cedette sotto la pressione della schiena e si ruppe, facendolo ruzzolare all'indietro.
Il custode trattenne un risolino - Io ti avevo avvertito. - gli ricordò.
Un ciuffo ribelle scivolò sugli occhi del ragazzo che lo scostò con uno sbuffo - Molto... divertente... - scandì dolorante, rimettendosi in piedi - Stavi meno a dire "alzati che la sedia è rotta".-
- In effetti avrei anche potuto farlo, già. - disse facendo finta di pensarci su e guardandolo furbo.
Kozìkozì lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi - Brack! Ti sembrano scherzi da fare?! Tu l'avevi preparato apposta! - gli gridò contro.
Il bibliotecario fece spallucce - E' la mia vendetta su di te per avermi dato del cadavere ambulante. - si giustificò.
- Quella era solo una battuta innocente. Questo è un pessimo scherzo. - puntualizzò il viola.
- D'accordo... bebè. -
- BRACK! -
- Era solo una battuta innocente. -
Dei rumori strani provenienti da sotto uno scaffale interruppero il sereno scambio di chiacchiere tra i due. Sembrava un suono sordo di colpi buttati a casaccio. Brack spostò piano uno scaffale fortunatamente non troppo pesante e sotto di esso si rivelò esserci una specie di incisione circolare nel pavimento. A intervalli irregolari, questo si sollevava di pochi millimetri per poi riscendere.
- Che sia un ratto? - ipotizzò vagamente Brack.
- Un topo di biblioteca, piuttosto. - gli fece eco Kozì, specificando il termine.
Un colpo ben assestato sollevò la parte di pavimento circolare che si spostò, lasciando far capolino a dei capelli blu notte e degli occhi rosso fiamma che li guardavano scocciati.
- La prossima volta che mi darete del topo vi fulmino. Tutti e due. - li minacciò. - Sperando che 'sta Barriera se ne vada. - aggiunse poi.
Brack e Kozì sbatterono le palpebre - Blu, c-che ci fai in un buco nel pavimento...? - gli domandò l'amico, confuso.
Blumiere si issò fuori dall'apertura - Ma come, Kozì? Non dirmi che ti sei già dimenticato delle gallerie segrete! -
Kozì sgranò gli occhi - Le gallerie?! Proprio quelle che usavamo per sgattaiolare fuori dalle mura quando eravamo bambini? - domandò felicemente sorpreso.
- Proprio quelle. - confermò l'Obscurio del Buio e Fulmine.
- Non credevo ce ne fosse una anche per arrivare in biblioteca! - esclamò. - Questa sì che è una notiziona! -
Brack, però, sembrava sospettoso - Aspettate un attimo. Di quali gallerie state parlando? -
- Sono dei cunicoli nascosti sotto terra che percorrono ogni metro di tutto il Castello. Quando avevamo circa sette anni li usavamo per andare ad allenarci fuori dalle mura senza essere visti. Sappiamo che ci sono molte uscite, tipo una nelle caldaie della Torre Conteica, un'altra ancora poco distante casa di Kozì e una fuori dalle mura mimetizzata dentro il ceppo di un albero abbattuto. E ora ho scoperto anche questa. - spiegò preciso Blumiere.
Brack perse un battito "Non... No, non è possibile... Quelli sono i Sotterranei del Castello! Io e Arishot avevamo cercato in ogni modo di far scomparire tutte le vie per accedervi una volta nato Blumiere, in modo che rimanessero segreti. Invece loro le hanno trovate comunque e per di più quando erano soltanto dei ragazzini! Blumiere più di tutti non avrebbe mai dovuto scoprirli: in una stanza, là sotto, c'è la nostra fine. No, non doveva assolutamente!"
- Brack? Stai bene? - gli domandò il giovane dai capelli blu.
- Hai una faccia stravolta! - evidenziò Kozì.
Il custode scosse il capo - Sto... bene, grazie. E' solo che non mi aspettavo voi conosceste così tanto a fondo il Castello... - improvvisò.
- Se lo dici tu... Ehi, Kozì, qui sotto c'è una stanza enorme, sembra proprio una biblioteca. Vieni a curiosare un po' con me? - gli chiese Blumiere, eccitato.
Il ragazzo scosse il capo in segno di assenso - Volentieri! -
Accettò più per approfittare di ritagliarsi un po' di tempo con l'amico che per interesse verso i sotterranei.
Brack si paralizzò"Una stanza simile a una... Oh no!"
- Aspettate! - li richiamò, prima che potessero scendere di nuovo nella galleria. I due lo guardarono - Non potet... Vengo con voi. - disse per sviare i sospetti.
- Uffi! Così rovini tutta l'avventura! Ah, sei proprio un guastafeste! - protestò Kozìkozì, saltando dentro all'apertura senza però contestare oltre.
Blumiere lo seguì e Brack entrò per ultimo. Proseguirono per un breve tratto lungo uno stretto cunicolo finché non s'imbatterono in un'apertura nella parete, dove fino a poco prima doveva esserci stata una porta di legno ammuffito dal tempo che Blumiere aveva sfondato con un calcio senza pensarci due volte. Oltre non videro che il buio.
Blumiere strinse la mano in un pugno, si concentrò un attimo e l'aprì: nel palmo galleggiò una piccola sfera azzurrina che ogni tanto lasciava udire dei piccoli schiocchi lampanti.
- Ma come...? - gli chiese Kozì, stupito.
Blumiere fece l'occhiolino e lanciò la piccola sfera verso l'alto, che rischiarì buona parte della grande sala sotterranea - In questa stanza i domini non sono annullati, per fortuna, altrimenti sarebbe impossibile procedere. Almeno così possiamo farci un po' di luce. Solo mi domando perché qui la Barriera non agisca... -
"Perché questa stanza risente della sua influenza." realizzò Brack nella sua testa, imitando Blumiere creando un globo luminoso e lanciandolo verso il soffitto, accanto all'altro.
Kozì fece lo stesso poco dopo. - Che forza! Finalmente ho di nuovo il mio dominio! - esclamò eccitato seguendo con lo sguardo il suo Lumino Fulmineo.
- Non vuol dire che tu debba disintegrare questa stanza a suon di fulminate - lo avvisò il blu.
Il viola si trattenne dal folgorarlo sul posto - Ma va', non lo sapevo! - concluse facendo seguire una pernacchia.
Blumiere sorrise - Comunque, questo luogo è davvero il regno dei libri! Non è fantastico? - domandò retorico. Prese il primo libro che gli capitò sotto mano e gli diede una rapida sfogliata, rivelando comuni pagine bianche "Proibiti, a quanto sembra."
- Torno un momento di sopra, vado a prendere il monocolo. Aspettatemi qui, non muovetevi. - li avvertì correndo verso l'uscita.
- Ehi Blu, ti ricordi di quando a sentire nominare la parola "biblioteca" ti veniva il voltastomaco? - lo canzonò Kozì.
L'Obscurio dai capelli blu ridacchiò - Ah! Non avevo idea di quale universo vi fosse nascosto all'interno! - poi inforcò il cunicolo per tornare al piano superiore. Appena risalì, quella sensazione che gli incuteva disagio ma allo stesso tempo sembrava terribilmente ammaliante che provava all'interno di quella biblioteca nascosta scomparve nel nulla. Non rimase tanto ad indagarvi e si diresse allo stanzino.
Intanto, più in basso, Kozì gironzolò tra le varie librerie, stracolme di Libri Proibiti"Però non è giusto che solamente Blu li possa leggere! Uffa..."
Il custode intanto ne prendeva alcuni tra le mani e li sfogliava assente riordinandoli subito. Il suo vero obbiettivo lì sotto era ben diverso: doveva tenere sotto controllo quei due e assicurarsi che non trovassero il...
- E questo? - sentì dire in lontananza da Kozì.
Brack lo raggiunse di corsa e rischiò di svenire. Proprio davanti a loro c'era la teca che racchiudeva quel libro da centenni, mai più violata dopo la sua sigillatura.
Il ragazzo si abbassò per cercare di leggere la scritta incisa e rovinata su una targhetta dorata. - Ma che cavolo c'è scritto?! Questi sono solo disegnini, non si capisce niente! -
"Gli ideogrammi che stanno a significare 'Kurai Yogen-sha' in Antiquo Antico. Per noi ora quel tomo lì... è... il Profeticus Tenebræ" pensò Brack, paralizzato dalla paura.
- Kozìkozì, non toccare quella teca. - disse tremante - Allontanati immediatamente! - gli intimò subito dopo.
Il ragazzo, spaventato da quella reazione del custode, obbedì. L'uomo lo trascinò per il braccio, lontano da lì, vicino all'entrata.
- Brack, ma... Perché? - gli domandò scombussolato.
- Lui. Non deve assolutamente vedere quel libro o le conseguenze saranno catastrofiche. - tagliò corto, senza schiarire troppo le idee al ragazzo che continuava a guardarlo stravolto.
Stava per chiedergli di chi stesse parlando, quando dall'entrata fece capolino Blumiere con il monocolo indosso.
- Eccomi qui. Allora, scoperto qualcosa? - domandò ignaro di tutto l'accaduto, ma venendo nuovamente avvolto da quella misteriosa percezione più marcata di prima, tanto da sembrargli quasi inebriante.
Kozì non sapeva cosa rispondere, ma con la coda dell'occhio vide Brack lanciargli uno sguardo supplichevole. - Mah... Nulla di che. Solo e soltanto Libri Proibiti. - mentì.
- D'accordo. Be', vorrà dire che ci darò una letta. - disse tranquillo il blu prendendo un libro a caso."'Pixl della Tribù dell'Oscurità'..." pensò sedendosi a terra, incrociando le gambe.
Quando Blumiere fu immerso nella lettura, Brack appoggiò una mano alla spalla del viola. - Grazie. - gli sussurrò. Il giovane però continuava a non capirci nulla e si limitò a far spallucce.
Dopo un paio di minuti di continue ricerche di un libro comunemente leggibile, Kozì si arrese e si avvicinò all'amico, completamente preso dallo scritto.
- Che leggi? - lo interruppe.
L'altro non staccò gli occhi dal foglio - Curiosità su un certo Pixl che secondo quanto c'è scritto abbiamo creato noi Obscuri su insegnamento degli Antiquos. - tagliò breve, sperando di tornare a leggere senza altre interruzioni.
- Vuoi dire che un tempo le nostre popolazioni erano... amiche?! - gli chiese stupito il giovane accanto a lui.
Blumiere si voltò a guardarlo abbandonando l'idea di una lettura tranquilla - Certo. Anzi, all'epoca erano molto legate l'una all'altra. - gli fece un breve resoconto di tutto quello che era riuscito a capire riguardo al passato misterioso delle due Tribù e dell'origine dei Pixl mentre Kozì ascoltava attento.
- Tutto questo è così strano da sentire... Però è davvero interessante. Allora, mi leggi anche questo pezzettino sui Pixl Oscuri, già che ci sei? - gli chiese l'Obscurio del Fulmine notevolemente incuriosito riguardo all'argomento.- E va bene. Dunque... - cominciò a raccontargli il giovane Lord tenendo sotto agli occhi un foglio apparentemente vuoto ma in realtà ricco di schizzi e descrizioni.

"Prima della Ribellione dei Pixl e quindi della comparsa della Regina dei Pixl, circa 2500 anni orsono, quando le due Tribù erano ancora alleate, alcuni Antiquos che avevano rubato il segreto della creazione di quelle creature magiche lo insegnarono a un paio di Obscuri per via di sotterfugi, dando vita come dimostrazione ad un Pixl simile agli originali dodici in quanto la formula utilizzata non era perfetta. Era in grado di assumere le sembianze e i poteri di chiunque incontrasse e lo adoperarono come modello. Quei membri della Tribù dell'Oscurità, però, rubarono il Pixl nascondendolo all'interno del Castello e lo nominarono Ombroso. Dopo aver imparato come crearli, gli Obscuri ne inventarono tra i più svariati tipi dalle più inimmaginabili capacità e li sfruttarono per esercitare e rafforzare al massimo i controlli e la resistenza dei dominatori più abili ed efficaci del Castello, tutto ciò in gran privato.
Come tutti gli altri, anche Ombroso venne assoggettato dalla Regina dei Pixl, rivelando a entrambe le popolazioni la sua ignorata esistenza, e si unì contro la sua volontà alla rivolta verso la Tribù degli Antichi. A ribellione terminata venne esiliato per decisione del Saggio degli Antiquos, che lo ritenne un falso assieme a tutti i Pixl definiti 'Oscuri', in un luogo chiamato 'Labirinto dei 100 Livelli' celato tra le Dimensioni di cui col tempo rimase l'unico superstite ereditando di conseguenza tutte le capacità degli altri. Quegli Antiquos e gli Obscuri venuti a conoscenza del segreto della creazione dei Pixl vennero condannati a morte per "Violazione delle Norme sull'Origine dei Pixl" stabilite da entrambe le Tribù, ma alcuni di loro riuscirono a fuggire e si rifugiarono in una città in un altro Mondo. Ora non si è in grado di dire se Ombroso sia ancora vivo o sia scomparso per sempre."

Kozì si grattò il capo - Be'... Un fitto intreccio di conseguenze, insomma. -
- Questo Pixl Oscuro chiamato Ombroso imprigionato in un Labirinto misterioso situato in un luogo sconosciuto... Degli Antiquos e degli Obscuri scappati in gruppo in una città in un altro Mondo... Non so spiegarmi il perché, ma qualcosa mi dice che questi due posti siano collegati l'uno all'altro. Inoltre parla di molti Mondi e Dimensioni differenti da questo, quindi ci dev'essere un modo per raggiungerli, ma quale? E' tutto così... complicato! - esclamò il blu chiudendo il libro, sollevando una nuvoletta di polvere.
- Però devi ammettere che Ombroso era proprio un gran tipo. Certo, solo un Pixl per di più non perfetto, ma fortissimo! Ti immagini se ci fosse ancora? Saremmo tutti molto più potenti! - commentò Kozì, ridendo.
Blumiere ripose il tomo nello scaffale e si avviò verso la fine del corridoio per cercare altri libri - Potrà anche essere vero, ma se così fosse ora saremmo tutti perseguitati. - gli ricordò.
L'altro lo guardò di sbieco - Sempre a cercare il lato negativo, tu. - borbottò.
Il giovane dai capelli blu ridacchiò - E' solo una questione di prudenza, per il resto... - s'interruppe preso da un forte capogiro e per rimanere in piedi fu costretto ad appoggiarsi allo scaffale.
- Blu... va tutto bene? - gli domandò l'Obscurio del Fulmine, preoccupato da quel mancamento.
Blumiere si portò una mano alla fronte. La sensazione indescrivibile era aumentata a dismisura in quell'arco di tempo ed era diventata insopportabile. Nella sua testa albergava una confusione quasi totale, lo confondeva, faceva difficoltà a muovere anche semplicemente le dita delle mani. Era come se non riuscisse più a percepire il suo corpo. Come se pian piano lo stesse perdendo. Esitava non poco a sopportare quel rimbombo di rumori sempre più profondi e penetranti, non ce la faceva più ad ignorarli. Gli sembrava che secondo dopo secondo tutti quei ronzii stessero mutando in suoni, vocaboli indistinti, attorcigliati l'uno all'altro e questo lo disorientava maggiormente. Avrebbe voluto rispondere alla domanda dell'amico, ma si sentiva come paralizzato, non riusciva a fare nulla.
Il colpo fatale, quello che lo stordì appieno, indebolendolo completamente e permettendo a qualcosa, qualcuno, di prendere possesso delle sue azioni, fu un'improvvisa e fortissima fitta al capo. Sentì cedere le gambe sotto di lui e fu costretto ad accucciarsi per non cadere a terra. Stava cercando di opporsi con tutte le sue forze a quell'entità estranea, ma ormai era allo stremo. Chiuse gli occhi, respirando con affanno. Poi tutto tornò normale, troppo normale. Si alzò lento e guardò fisso davanti a sé. Il monocolo all'occhio sinistro si illuminò di una luce biancastra. Questo significava solamente una cosa: quello che ora controllava il suo corpo non era lui.
Kozì si era lentamente avvicinato da dietro al giovane, un po' spaventato e allo stesso tempo con le idee a dir poco confuse. Fece per parlargli, ma l'altro cominciò a camminare spedito lungo la libreria, come se sapesse ciò che cercava, ma senza fermarsi a curiosare in nessun ripiano.
- Blu? - provò a chiamarlo, senza ottenere risposta - Blumiere...? -
Alla reazione nulla dell'amico, decise di raggiungerlo e lo afferrò per una spalla, fermandolo - Ehi, che ti prende? - gli domandò.
Ancora nessuna risposta. Poi Blumiere riprese a camminare come se nulla fosse. A quel punto il ragazzo dai capelli viola perse la pazienza e gli si piazzò davanti, bloccandolo con le braccia. - Rispondimi, cavolo! Che cosa diamine ti succede? - gli domandò contro gridando e guardandolo negli occhi. Improvvisamente la sua espressione di impazienza si tramutò in una spaventata. Perché era esattamente questo ciò che provò quando incrociò lo sguardo dell'amico: paura.
- B-Brack! - chiamò tremando e spostandosi dalla traiettoria di Blumiere, che ricominciò la sua strada.
Il custode lo raggiunse subito e non ebbe bisogno di essere informato su quanto stava accadendo. Gli bastò addocchiare le iridi rosse del ragazzo dai capelli blu: vuote. Il monocolo avvolto di luce propria risplendeva di un pallido bianco latteo, a cadenza regolare più e meno intensamente. Era come ipnotizzato, la bocca socchiusa, senza rendersi minimamente conto di quanto accadeva attorno a lui. Non era in sé.
- Dobbiamo seguirlo - sussurrò l'uomo all'orecchio di Kozì, lo sguardo terribilmente serio - E intervenire se necessario - aggiunse dopo aver capito verso dove Blumiere si stava dirigendo. La teca.
Ormai l'Obscurio era a pochi passi dal grande contenitore fatto di un materiale sconosciuto e indistruttibile. Procedeva lento, senza né diminuire né aumentare quell'andatura ripetitiva.
Brack si era fermato dietro le ultime scaffalature, mentre l'altro aveva continuato a stare accanto all'amico e osservava attento ogni suo movimento.
Blumiere si bloccò appena giunto in prossimità della teca. La guardava con occhi spenti mentre la luce creata dal monocolo era sempre più luminosa. Allungò meccanicamente una mano verso la superficie piatta che racchiudeva il Profeticus Tenebræ e questo sembrò rilucere di una sinistra luminescenza azzurrina che accresceva a poco a poco. Le sue dita stavano per sfiorare il contenitore e sembrava stessero iniziando a ricoprirsi di una sorta di pellicola, come se un guanto candido si stesse lentamente creando dal nulla addosso a lui.
Kozìkozì lo guardò in viso: quell'espressione persa e nulla stava pian piano tramutando, la bocca tirata in un ghigno sempre più malvagio.
Non ce la faceva più a vederlo in quello stato, privo del controllo su se stesso. - Dannazione, riprenditi!! - gridò spingendolo con forza lontano dalla teca, pochi decimi di secondo prima che ne toccasse il coperchio. Il tomo tornò buio e quel tessuto apparso sulla mano dell'Obscurio si dissolse, così come una strana pietra rossa trasparente che si stava formando all'altezza del petto.
Blumiere cadde a terra, picchiando forte la testa contro il pavimento, in viso l'espressione nuovamente vuota con il monocolo spento e di nuovo trasparente. Kozìkozì e Brack gli si avvicinarono.
Non avrebbero mai potuto avere idea di quale caos si era creato nella sua mente in quegli istanti: voci sovrapposte, urla, gemiti di sofferenza, toni suadenti, allegri, seri, disperati, rabbiosi. Non ce la faceva più. Tutto quel baccano lo aveva fatto cadere in una sorta di trance mentale, come se lo avesse rinchiuso in una gabbia dentro se stesso che lo aveva isolato da tutto il resto, senza più nemmeno riuscire a percepire lontanamente il suo corpo. Poco a poco quei lamenti si erano fatti sempre più nitidi, fino a quando non era arrivato a distinguere due parole precise, ma con un significato a lui totalmente sconosciuto. Appena sentì quella mente estranea alla propria abbandonarlo, riuscì a tornare.
Sbatté le palpebre un paio di volte e riprese il controllo di sé, ritrovandosi disteso al suolo. Era intorpidito, ma era di nuovo presente. Tutte le voci e i ronzii magicamente scomparsi nel nulla.
- Ehi Blu! Blu, mi senti? - gli chiese Kozì, appena notò che il nulla nelle sue iridi era scomparso, lasciando rivedere la pupilla accuminata.
Il ragazzo si sollevò faticosamente, tenendosi la testa con una mano e venendo sorretto da Brack. - Come stai? - gli domandò il custode.
Blumiere però non rispose. Nella sua testa risuonavano ancora quelle misteriose parole - Ha...Hak... S... - farfugliò.
Il bibliotecario lo guardò - Cosa...? -
Il giovane deglutì, non riusciva a capire perché quella frase tanto semplice gli costasse così tanta fatica pronunciarla - Hakai... Suru... - riuscì finalmente a dire con uno sforzo immane.
Fu un'istante: dalla schiena, all'altezza del tatuaggio, partirono scosse violentissime che lo percossero da cima a fondo, provocandogli un dolore atroce, costringendolo gridare. Svenne quasi subito accasciandosi contro il braccio del custode che non aveva smesso di sorreggerlo.
- Che è successo? - domandò Kozì al bibliotecario, notevolmente preoccupato.
Questi scosse il capo - Non ne ho idea. - rispose. - Portiamolo di sopra, qui non è il miglior luogo per fermarsi. -
Coricò in spalla il ragazzo e si avviò verso l'uscita. Il giovane dai capelli viola si fermò ancora un attimo a osservare la teca, poi lo seguì. I due Limini Fulminei, quello di Blumiere già spento quando era svenuto, scomparvero, riavvolgendo la sala in un buio denso e fitto.

Dopo qualche minuto di silenzio, appena i due furono ormai lontani, nella sala riecheggiò il tonfo sordo di un pugno tirato contro il legno di un mobile, accompagnato da un agitato tintinnio di campanelli.
- Dannazione! Ce l'avevo quasi fatta, ero così vicino alla vittoria! Quel pappamolle si era lasciato prendere con grandissima facilità, ero a un passo dal mettere le mani sul Profeticus Tenebræ e ci si mette quell'altro babbeo a rovinarmi i piani! - tirò un altro paio di cazzotti contro lo scaffale, poi scoppiò in una risata malvagia - Ah ah ah ah ah! Ma tanto non cambierà nulla! Niente di niente! Prima o poi tornerà di sua volontà da quel tomo e in quel momento il mio piano di scorta avrà inizio! - fu costretto a tenersi la pancia dal tanto ridere - Già! Caro il mio principino, non avrai scampo, il tuo destino è segnato! E se anche in futuro sarai così scarso, un povero idiota che si lascia possedere come bere un bicchier d'acqua, allora sì, per me il trionfo è assicurato! Ah ah ah ah ah! - tornò improvvisamente serio, ma mantenne quel ghigno beffardo sulla maschera, gli occhi ridotti a due fessure, l'unica fonte luminosa in tutta quell'oscurità - E per far sì che tutto questo si avveri sono costretto a donarti i Frammenti del Codice, che non sono mica cosa da regalare alla prima persona che capita, sai? Devi ritenerti privilegiato, Lord Blumiere, molto privilegiato. Ma ti manca ancora molto prima di ottenerli tutti, e tu dovrai soffrire. Questo immenso e implacabile dolore presente e futuro diventerà parte irrimediabile della tua vita, e tu dovrai soffrire. E io riderò alle tue spalle in eterno mentre tu soffrirai! - esclamò crudelmente, un'espressione pervertita in volto.
Si avvicinò alla teca contenente il Profeticus Tenebrae, facendovi scorrere sopra la mano e illuminando di un colorito scarlatto l'oculo al centro del libro - Oh, io adoro veder star male le altre persone, soprattutto la reincarnazione Obscuria di quell'Antiquo, quel maledettissimo che mi ha rubato l'opera. - ghignò - Probabilmente ti starai chiedendo a chi mi riferisco, non è forse così? Ebbene, sto parlando di te, caro il mio Blumiere. O forse dovrei chiamarti come chi in realtà sei,Cenere? Ah ah ah ah! -
Levitò in aria, le gambe incrociate, senza distogliere lo sguardo dal tomo. - Tu lo volevi usare e tu lo hai spacciato alla storia come una tua creazione, per questo io non posso nemmeno sfiorarlo. Nessuno ha una memoria abbastanza duratura da rammentare tutto il tempo che il sottoscritto, un povero Antiquo Normale stanco persino della propria esistenza, ha trascorso seduto su una scrivania con la penna in mano a tracciare ogni ideogrammo presente in ciascuna pagina il Profeticus Tenebræ... Il tuo "Kurai Yogen-sha". Per fortuna che dopo la tua morte sono almeno riuscito a restituirgli il nome originale scelto da me.Tzh! Stai procurando solamente una sacco di guai alla tua reincarnazione, non sei poi tanto intelligente, dovresti sapere perfettamente che il ciclo si ripete sempre. Però ci ho pensato io a fermarti, allora, non eri la persona adatta, non c'era un motivo valido nelle tue azioni, mentre questa volta si compirà fino all'ultima sillaba. Mi hai costretto a imparare la Magia Nera, quella che mi ha permesso di rimanere in vita per tutti questi anni e grazie a cui potrò procurare infine la mia vendetta, povero sciocco. Pensa, sono persino stato in grado di rifarmi la faccia, letteralmente. - sorrise maligno, prendendo a buffetti la maschera.
Tornò a ridere come un pazzo, ribaltandosi addirittura a testa in giù - AH AH AH AH AH! Mi divertirò come non ho mai fatto in tutta la mia millenaria esistenza vedendo la tua vita sfracellarsi pezzo dopo pezzo sotto i tuoi stessi occhi! E non sai quanto mi dispiacerà! Sarà un semplice quanto fantastico intrattenimento prima di dare vita al più GRANDE, ECCEZIONALE E DIMENSIONALE SPETTACOLO DI TUTTI I TEMPI!! -
Schioccò le dita e scomparve in un vuoto d'aria, mentre le sue ultime risa maligne aleggiavano ancora nella biblioteca sotterranea accompagnate dal tintinnio continuo e snervante dei sonagli sul copricapo del giullare.

Il campanello alla porta del negozio trillò.
- C'è nessuno...? - domandò la giovane dai capelli rossi guardandosi intorno - Cannella? - chiamò.
- Arrivo, arrivo - disse canticchiando allegra una signora facendo capolino dal ripostiglio con un pacco di farina tra le braccia - Oh, ciao, Farfalà cara. - la salutò.
La giovane sorrise - Salve. Per caso sai dov'è Luvbì? - chiese.
Cannella annuì - Dev'essere a casa con Tippi, oppure è andata al parchetto. Comunque da qualche parte la trovi - la informò con un sorriso radioso in volto.
Farfalà, dopo aver ringraziato l'abilissima pasticcera, si teletrasportò a casa dell'amica e la trovò seduta a terra a giocare serena con la sorellina più piccola. Quando la vide, Tippi le saltò addosso rischiando di farla ribaltare all'indietro.
- Fafalà! Taooo! - ridacchiò circondandole le gambe.
Luvbì prese in braccio la piccola, che riluttante mollò la presa, poi diresse un'occhiata tra il sollevato e l'arrabbiato all'altra Antiqua. - Si può sapere che fine hai fatto ieri notte? Ero venuta a cercarti e non ti ho trovata, mi hai fatto prendere un colpo! -
Farfalà arrossì - Scusa... Ma ti prego, mi devi aiutare! -
La biondina inarcò un sopracciglio - Cioè? -
- Ecco, come hai visto, ieri non ho passato la sera a casa e non vorrei attirare i sospetti dei miei genitori. Puoi coprirmi, per favore? - la implorò.
L'altra sospirò - Far, abbiamo diciannove anni. Cosa vuoi che interessi ai nostri genitori di una notte fuori casa? -
- Gli importa, invece, soprattutto a mio padre! Sarebbe in grado di interrogare l'intero Villaggio per scoprire dove mi ero ficcata. Ti prego, Luv! - insité la rossa.
Luvbì ci pensò su, poi annuì - E va bene... Dirò a tuo padre che ti sei fermata a dormire da me. -
Farfalà stava per riempirla di ringraziamenti quando l'Antiqua degli Alberi la fermò con un gesto della mano - Però... - alzò allusivamente le sopracciglia - Tu mi racconti tutto! -
L'Antiqua dell'Acqua e Aria sbatté la mano sulla fronte - Ecco, lo sapevo. - si ripeté.
L'altra ridacchiò - Dài, se non proprio tutto almeno metà. - le abbuonò.
La rossa ci pensò a lungo, facendo vari ragionamenti nella sua testa per non rischiare di rivelare qualcosa di troppo, poi sorrise - D'accordo, hai vinto. Allora, da dove comincio? -
Mezz'ora dopo Farfalà finì di mettere al corrente l'amica sulle sue scappatoie sulla collina e Luvbì continuò a guardarla con la stessa espressione indecifrabile che aveva assunto sin dall'inizio del racconto.
- Aspetta, aspetta, fammi capire bene... - la fermò - Tu hai incontrato un Pixl che ti ha insegnato come arrivare sulla collina, hai continuato a visitarla puntualmente tutti i giorni per tre mesi, e fin qui ci sono. Temo solo di essermi persa per strada il motivo di tutte queste tue "fughe" pomeridiane. - ricapitolò la biondina.
La rossa fece spallucce - Non l'ho mai detto. -
Luvbì inarcò un sopracciglio - E perché, quindi? -
L'altra scosse il capo - Mi dispiace, ma questo proprio non posso rivelartelo, veramente. -
- Sicura? -
- Sì -
- Sicura sicura?
- Sì sì -
- Sicura sicura sicura?
- La smetti? -
- Va bene. -
Un attimo di misterioso silenzio scese nella stanza. Perfino Tippi, rimasta per tutto quel tempo tra le braccia della sorella, se ne stava zitta. Poi Luvbì lo ruppe con una semplice, banalissima domanda. Una domanda sufficiente ad incastrare qualcuno non troppo attento.
- L'hai promesso? -
- Be', sì... - si tappò la bocca solo dopo essersi accorta di aver compiuto un errore madornale e la conferma fu il sorrisino furbo sul viso dell'amica.
- Sai che questa risposta sta a significare che non ci sei solamente tu, là sopra, ma anche qualcun'altro? - le canzonò.
Farfalà arrossì violentemente - No no no! Non pensare cose strane! -
- La tua faccia mi dice l'esatto contrario. -
La giovane non ce la faceva più"Non vorrei mentirti Luv, ma sono obbligata" pensò, ma scosse subito il capo.
- Luvbì, lassù ci posso andare solamente io, non c'è nessun'altro. Te l'assicuro! - insité.
La biondina distese le labbra in un sorriso calmo - Se incontri in segreto una "persona misteriosa" sono affari tuoi e non c'è nulla di male. Io non ho nessun motivo di intromettermi. -
Per un momento Farfalà credette di trovarsi di fronte a un clone dell'amica d'infanzia. Una frase simile non era da una curiosona come lei - Stai... dicendo sul serio? - domandò sospettosa.
L'altra rise - Ma certo! Se non vuoi dirmelo ne hai tutto il diritto, davvero - le disse serena.
La rossa rimase per un momento spiazzata, poi si riscosse - Comunque io ora vado, altrimenti rischio di arrivare tardi a lezione. Ciao
Luv! - la salutò e si avviò verso la porta - Posso fidarmi di te, non è vero? Cioè, non lo dirai a nessuno? - chiese senza voltarsi.

Luvbì annuì sicura - Naturale, Far, il tuo segreto è al sicuro con me. -
L'Antiqua dell'Acqua e Aria uscì dalla porta, leggermente dubbiosa - Ci si vede in giro! -
Appena Farfalà uscì dal campo visivo degli occhi azzurri della biondina, questa rise divertita e anche un po' sinistramente. - Ah ah ah! Certo, tu non me lo dirai. Ma io lo scoprirò da sola! Ah... EHI! - la sorellina più piccola le aveva afferrato una ciocca di capelli.
- Non ti tpia le atre pertone! Non fare la torella cattiva! - protestò Tippi.
- Ora la cattiva sei tu! Mollami i capelli, razza di...! AHIA! Mi stai facendo male, Tippi! Lasciami andare! - ribatté Luvbì, ma la sorellina non demordeva.
Hart entrò nella stanza e quando vide la scena scoppiò a ridere fragorosamente - Non ci credo! Luv, te le fai dare da una nanerottola come Tippi! Impossibile! AH AH AH! -
Se la diciannov'enne avesse posseduto il controllo del Fuoco di sicuro avrebbe già incenerito il fratello, ma per fortuna del ragazzino non era così.
- Sto un secondo a prepararti un cappio, sai? - lo ammutolì.

Trascorse quelle tre ore di noia passate ad ascoltare la lezione sul controllo dell'Aria, Farfalà uscì dalla stanza e si stiracchiò.
Alixah, una sua compagna di corso, la accostò - Questo allenamento mi ha fatto davvero venire il latte alle ginocchia... Tu che ne pensi? - chiese all'amica.
- Che mi sono fatta una bella dormita. - disse sbadigliando.
L'altra ridacchiò - Ti ho vista, il prof. spiegava e tu ti schiacciavi un bel pisolino sul banco. Che scena! -
- Non so che cosa tu ci trovi di tanto divertente, avevo sonno. - si scusò Farfalà.
- Ma sì, Far, sai che scherzo. E' solo che non è da te addormentarsi durante una lezione, di solito sei sempre attenta. A che pensavi? - le domandò.
La rossa guardò a terra - A nulla... -
In realtà le era risuonata in mente per tutto il tempo la domanda che Blumiere le aveva posto la sera prima.
[- Far... Per caso sai se esiste un libro sulle malattie Antique? -
- Non lo so, mi dispiace. Comunque posso provare ad informarmi se esiste qualcosa di simile. Perché ti serve, se posso chiedere? -
- Per mia madre... -
Le aveva raccontato tutta la storia del DNA e della infermità della Contessa Noreii, aggiungendo le notti insonne vane trascorse a frugare tra i Libri Proibiti e tutto questo, assieme all'ingiustizia di Arishot nei confronti della donna, l'aveva colpita molto.
- Farò il possibile per poterla aiutare, Blu, te lo prometto. Da domani comincerò a cercare una cura per un malanno simile al suo. -
- Grazie. -]
Si voltò verso Alixah - Sai se per caso nel Villaggio c'è una libreria? -
La ricciolina ci pensò su - Forse, ma non è proprio una libreria... E' piuttosto un negozietto verso le Mura Est. Non so che articoli venda, di preciso, ma credo che qualche libro possa avercelo. -
Un sorriso speranzoso si dipinse sulle labbra dell'Antiqua dell'Acqua e Aria - Oh, grazie Lix! Mi potresti dire come ci si arriva? Sai, non frequento molto le Mura Est e quindi non conosco la strada. -
La compagna le diede chiare indicazioni e Farfalà si mise subito per strada.
Sbirciava agli angoli del quartiere ogni cartello col nome delle vie cercando quella che le serviva, addentrandosi nelle Mura Est.
"Dov'è Viale del Mulino? Dov'è, dov'è?" aguzzò la vista in cerca della segnaletica. Scorse in lontananza un cartello molto rovinato che citava la carreggiata."Certo che avrebbero potuto anche metterlo a posto..." cercò di raddrizzarlo come poté, poi si diresse verso il negozio in bella vista piazzato proprio al limite del quartiere, chiamato Di Koin.
Entrò titubante, imbattendosi in scaffali stracolmi di carabattole di ogni genere, da foglie particolari a strani vezzi appesi qua e là.
- Buongiorno - la salutò qualcuno, facendola sussultare. Era un uomo piuttosto alto e mingherlino seduto su uno sgabello dietro al bancone della cassa - Posso aiutarvi? - chiese cordiale.
Farfalà si avvicinò - Ehm... Sì, grazie. Lei per caso possiede libri in vendita? -
L'altro ci pensò su - Mhmm... Sì, dovrebbero essercene un paio nel quindicesimo mobile nell'angolo in fondo, quinto ripiano, sezione venticinque, reparto tre, scatola centomilaquarantanove, mucchio quattrocentomiliardesimo. -
Vedendo che la ragazza lo guardava con la faccia di chi pensa "Ma che cavolo ha detto?", si alzò dalla sua comoda postura, nascondendo rapido nel cassetto una strana scatolina rosso metallico con un adesivo incollato sul coperchio.
- Meglio se ti accompagno - le disse.
La guidò alla zona indicata - Non sei di queste parti, vero? L'ho capito dalla tua espressione di poco fa, non avevi alba di cosa stessi parlando, non è così? - le chiese a bruciapelo.
- In effetti vengo dalle Mura Sud-Ovest e... - cercò di spiegare, ma venne nuovamente interrotta.
- Allora molto piacere, io sono Koin, anche se molti mi chiamano Shīfukoin ma non capisco bene il perché... - si presentò il tipo, stringendole la mano. - Ma non m'importa chi sei tu, tanto dimenticherei subito il tuo nome, non ha senso che tu me lo dica, è già tanto se ricordo il mio. Libri, dicevi? - formulò tutto d'un fiato.
- S-sì... - confermò la rossa, guardandolo in modo sempre più strano.
- Allora, vediamo un po'... - cominciò a cercare tra le mensole - Tartafoglie, Funghi Shake, Fantafunghi, ciotole di Brodo Nero, Funghi Secchi a valanga, Gelatine, Fiori Velocità, Lentezza, Felicità, Blocchi POW, Malfatti che non so che tengo a fare, Carte-Cattura, Carte-Cattura SP, Rossopica, Dolcina... Oh, ecco qua! Libri, tanti libri! Prego, cerca quello che t'interessa di più. - annunciò lasciando cadere a terra una bella pila di una ventina di volumi spessi spessi - Solo non posso assicurarti il loro contenuto, né il loro valore. Sai, alcuni me li portano, altri li trovo camminando in giro, tra i campi fuori dalle mura oppure nei boschi. Hanno una larga fascia di provenienza, insomma. E a dir la verità non li sfoglio nemmeno, non mi piace leggere, li raccolgo soprattutto per i miei clienti. -
- Ah... Be', grazie... - disse Farfalà, sorridendo.
Quando Shīfukoin si fu allontanato, la ragazza cominciò a rovistare tra i titoli"Se la provenienza è così varia, non oso immaginare il prezzo... Aiuto..."
Prima, mentre il venditore stava spostando i vari articoli per trovare ciò che le serviva, l'Antiqua aveva sbirciato quanto circa costavano. Era a dir poco rimasta schockata quando aveva visto il valore della Dolcina: 48 Monete per un sacco di farina?! E 180 per un Rossopica, una semplicissima salsa piccante! Per non parlare delle 15 Monete che si andrebbero a spendere per un Malfatto, quei pastrocci disgustosi saltati fuori da chissà dove. Se quello era il costo per degli articoli comuni, figurarsi per dei libri.
"Ora ho capito perché 'Shīfukoin'... E' uno scrocca soldi come non ne ho mai visti!" pensò sospirando.
Passò sopra e cominciò a dare una sbirciata ai titoli dei libri"'Il Mondodigiù e la Regina Infernia', 'Il Mondodisu e il Re Granbì', 'I Segreti delle Svolta-Città Gemelle'... Ecco, 'Le Malattie Antique: Sintomi e Cure'!"
- Eureka! - gridò felice saltando in piedi e sollevando il libro in aria, urtando per sbaglio un sacco di Dolcina che le si rovesciò addosso, ricoprendola di farina. Tossicchiò sommersa da quel polverone bianco, ma il sorriso non le scomparve dal volto."Ce l'ho fatta! E chissene importa del prezzo, io lo compro qualunque esso sia!"
Stava per correre alla cassa per compiere il suo acquisto quando un altro tomo a terra, anch'esso nascosto sotto uno spesso strato di farina, attirò la sua attenzione. Prese anche quello.
Quando si affacciò al bancone le parve che Koin non si fosse nemmeno accorto di lei.
- Ehm... Mi scusi? - gli disse, facendolo sussultare e chiudere di scatto lo schermo della piccola scatolina rosso metallico, dove fino a un secondo prima la ragazza riusciva a intravedere uno strano omino che saltava qua e là ammazzando degli strani mostriciattoli e raccogliendo piccole monetine. Nascose in fretta lo strano aggeggino da cui era uscita una buffa musichetta di quelle che danno sui nervi, con sul coperchio un bell'adesivo sfavillante che diceva Nintendo 3DS, e la guardò.
- Ha... trovato ciò che cercava, signorina? - le chiese.
Farfalà appoggiò sul bancone ciò che desiderava. Lui esaminò in fretta i due libri di fronte a lui.
- In totale... 50 Monete. - disse infine.
La ragazza sgranò gli occhi. Tutto quel sapere che costava meno della metà di un Rossopica, l'ultimo di valore materiale decisamente inferiore. Quel tipo era strano, si capiva perfettamente che non sopportava i libri se li vendeva per così poco pur di levarseli di torno.
Sorpresa, pagò il conto e uscì - Grazie mille. - disse chiudendosi la porta alle spalle.
Appena sparì alla vista del negoziante, quello tornò a tirare fuori la scatolina scarlatta bofonchiando nervoso - Maledizione, quella ragazza mi ha fatto finire al Game Over! Ero lì e lì per vincere e poter salvare alla Torre e quella mi distrae. Ora devo ricominciare il Mondo 6 tutto daccapo! - mugugnò rimettendosi subito all'opera maneggiando svelto tra i tastini.

Farfalà si teletrasportò a casa e appoggiò i libri sulla scrivania. Prese tra le mani il secondo tomo che aveva trovato, con una grande stella in rilievo al centro. Percorse coi polpastrelli gli ideogrammi incisi a lato - Hikari Yogen-sha... Profeticus Lucis... E' un nome così simile a quello citato in quel Libro Proibito sui Pixl, ma completamente opposto. Chissà cosa starà a significare... -
Guardò fuori dalla finestra. Stava iniziando a pentirsi di aver rimandato il loro incontro, voleva assolutamente vedere Blumiere e non solo per dargli il libro sulle malattie per la Contessa Noreii. Poi ripensò a ciò che aveva gli confessato quella mattina. No, aveva paura di quello che avrebbe potuto dirle, dopo aver parlato se ne era andata di corsa e non aveva visto come aveva reagito. Almeno fino al giorno seguente avrebbe avuto il tempo per calmarsi.
"Blumi... Probabilmente questa è solo un'utopia ma ti prego, dimmi che tu provi lo stesso per me..." pensò guardando il grande albero frondoso che si stagliava rigoglioso sul pianoro della collina, le foglie agitate da una leggera brezza.

Kozì camminava su e giù per lo stanzino, lanciando occhiate preoccupate all'amico che dall'episodio di quella mattina non aveva ancora ripreso conoscenza. Quando gli capitava addocchiava con la coda dell'occhio il monocolo appoggiato su un mobile ben distante da loro imprecava a bassa voce contro di esso.
Il custode entrò a guardare, cogliendo un attimo in cui non c'erano clienti in biblioteca - Ci sono novità? - domandò al viola.
Lui scosse il capo, abbattuto - No, nessuna purtroppo. Non ha accennato a muoversi, sembra in coma. - sospirò.
Brack si avvicinò al tavolo su cui era disteso Blumiere, la testa poggiata sopra un cuscino. Respirava regolarmente, come stesse semplicemente dormendo. Il bibliotecario gli tastò la fronte per controllare che non avesse febbre, poi lo sguardo gli cadde sul collo, dietro la nuca. Si poteva scorgere uno strano colorito scuro. Era sicuro che quella mattina in quel luogo sotterraneo non ci fosse. Gli girò cautamente il capo per poter osservare meglio quella strana chiazza e ciò che vide lo lasciò sconcertato.
Kozì intanto continuava a parlare - Insomma, prima è come posseduto da chissà cosa, forse dal monocolo stesso. Hai visto come luccicava, no? Si avvicina al libro nella teca e s'illumina pure quello. Poi, tu eri lontanto e non so se te ne sei accorto, ma c'era come una pellicola che si formava attorno alla sua mano e una sorta di pietra rossiccia piuttosto grande qui, al centro dello sterno. E appena Blu si riprende dice due parole totalmente senza senso e poi mi sviene a causa del tatuaggio! Io non ci capisco più niente! -
Il custode però non aveva ascoltato una sola parola - Kozìkozì, aiutami a tirargli via la maglia. - gli disse serio.
- C-che?! T-togliergli la m-maglia? - balbettò incerto su quanto il custode gli avesse chiesto.
L'altro lo guardò severo - Senti, lo devi solo tenere sollevato. Ora aiutami. - gli intimò."Ma perché tutti i giovani al giorno d'oggi devono sempre associare certe banalissime e alcune quotidiane azioni ad altre? Non li riesco proprio a capire..." pensò infastidito.
Il viola annuì e si avvicinò all'Obscurio assopito, tenendolo sollevato per le spalle mentre Brack gli sfilava la maglia. Kozì lo ridistese sul tavolo e arretrò di un paio di passi.
Il custode alzò una spalla a Blumiere mettendolo di fianco per riuscire finalmente a ispezionargli il tatuaggio, o almeno quello che ne rimaneva: era diventato irriconoscibile, aveva perso totalmente i contorni e si era esteso e diramato lungo tutta la schiena, la zona attorno al fulcro praticamente uniforme, di un blu cobalto molto scuro. Una propaggine di una delle spirali si era spinta fino alla nuca, colorando la pelle di quel colore intenso. Brack osservava allibito ogni millimetro di quell'espansione così fuori controllo nonostante il giovane ricorresse ormai di rado al dominio del Buio.
Kozì si avvicinò e rimase totalmente privo di parole di fronte a quel fatto. Blumiere aveva la schiena completamente... blu. I tratti violacei che evidenziavano il controllo del Fulmine erano stati come integrati, scurendo quella coloritura.
- Brack... Cosa sta succedendo? Cosa vuol dire tutto questo? -
- Questo, Kozìkozì Occangitram... Non è altro che l'inizio. L'inizio della fine. -
Non era un semplice disequilibrio dei controlli, non era mai accaduto nulla di simile. C'entrava qualcos'altro, c'entrava il monocolo, c'entrava il Profeticus Tenebræ, c'entrava lui, Lord Blumiere Iligriv. Ma soprattutto c'entrava il vero lui: Cenere.




Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeccoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! *finisce a sbattere contro la sedia*
Ahi, che botta... Ehehe... ^^'
Comunque, finalmente (e anche direi miracolosamente) ce l'ho fatta! Dopo un centinaio d'anni posto il chappy 9!! xD Contenti?^^
"No..." nd Blumiere
"Tu sei ancora in coma, fila nel letto" nd Me
"Ma perché mi tratti sempre così male?!" nd Blumiere
"Perché la mia situazione da rottame è passata, quindi sono tornata perfettamente in forma! Ergo: un paio di libri in testa per pranzo, Blu-kun?^^" nd Me
"... Vabbe', ho capito, me ne torno a dormire... -.-" nd Blumiere
"Ecco, bravo il mio Cen... ehm... Blu^^" nd Me

Eheheh... Allora, dopo questa breve interruzione torno da voi^^
Dunque, spero di non aver corso troppo con questo capitolo. Cioè, sto iniziando ad aggiungere sempre più elementi del videogioco originale e per chi non ce l'ha non vorrei avervi sommerso di informazioni troppo incomprensibili. Ho esagerto? Ditemi, per favore^^
Lallallà, cos'altro dovevo dirvi? Ahhhhh sì!^^
Punto primo - "Kurai Yogen-sha" e "Hikari Yogen-sha": in ordine altro non sono che i nomi originali giapponesi (probabili) del Profeticus Tenebrae e del Profeticus Lucis. Eheheh, non pensate che ora mi metta pure ad inventare l'Antiquo Antico, eh! xD
Punto secondo - le parole che ha detto Blumiere, "Hakai suru", è sempre giapponese (ma va'), ma non vi dico il significato^^ E se casomai lo sappiate *addocchia un'altra fanatica del giapponese*... ZITTI!
Punto terzo - Shīfukoin (che appunto vuol dire, sempre in giapponese, "scrocca soldi" xD) è ispirato ad un certo barista chiacchierone che ti chiede 5 Monete per raccontarti una bella storiellina di una riga^^''. Vabbeh, continuando, e tutti gli articoli che ho elencato (appartenenti a Super Paper Mario) sono esattamente tutti quelli che ho trovato girando nell'ultimo livello a cui ho giocato xD E gli ho persino dato il 3DS, ma sono pazza? o.O Eheheh, fortuna che non è il mio (che è blu xD)
... Bon, mi sono svuotata^^
Credo di aver detto tutto... Bene^^
Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto, che non sia una pappardella da tanto fumo e poco arrosto e che sia scritta bene (Amy e Rori, tenetemi controllata che in questi giorni sto sclerando con la grammatica)
Ah, e ringrazio tantissimo  Il GRANDE Ladro Fantasma , il MITICO christhebest, Koopafreak (che ringrazio, ora che ne ho l'occasione, anche perché segue I Diademi di Cristallo^^), Barbie-neesan e Amy Dickinson (finalmente tornata^^)
Oh, ora tolgo il disturbo^^
Recensite, mi raccomando, eh!
Ciao ciao, a tra non-so-quanti-miliardi-di-milioni-di-secoli! xD

Emmy_Nerisse

P.S. Si prega cortesemente in ginocchio e con tutta l'anima chi sa di non fare assolutamente e per nessun motivo spoiler riguardo a quel nome che inizia con la C sbucato fuori dal nulla e nemmeno sullo strano tizio pazzoide che prende a cazzotti il mobile, ok? Grazie^^

P.P.S. Forse non ci sarebbe bisogno che lo dica, dato che di sicuro i ragazzi lo hanno capito, ma l'inizio di questo chappy è una parte dedicata più che altro alle ragazze, eheh^^ Già! E ho solo deciso di risparmiarvi per questo capitolo, dal prossimo dovrete iniziare a fare una cura per il diabete! :P:P:P Scheeeeerzoooooo! xD

P.P.P.S. Rompo con 'sti Post Scriptum, eh? Pazienza, leggere questo spero ne varrà la pena^^ Prima di recensire, o dopo aver lasciato la recensione o quando vi pare, andate a curiosare una piccola sorpresina nel Capitolo 1^^ xD Poi andate a leggere nel commento in fondo ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo X - Pedinati ***


Capitolo X - Pedinati

Otto giorni. Otto giorni senza avere sue notizie. Otto giorni passati ad andare su e giù dalla collina nella speranza di trovarlo, inutilmente.
Se ne stava lì, affacciata alla finestra della sua stanza a guardare l'altura, lo sguardo perso a osservare l'enorme albero.
- Farfalà cara, che cosa c'è che ti turba? -
Era talmente assorta che non si era accorta dell'arrivo della madre nella sua stanza.
- Nulla, non preoccuparti mamma, sto bene. -
- Non direi proprio. Sono almeno cinque giorni che non parli e a malapena mangi. -
- E' tutto a posto, fidati. - sussurrò la ragazza.
Sapphie, con aria da madre comprensiva, la lasciò sola. Sentiva cosa non andava, conosceva troppo bene la figlia, e in situazioni come queste la presenza di altre persone poteva essere d'aiuto, ma se veniva categoricamente rifiutata non valeva la pena insistere.
Farfalà sospirò "Blumi, dove sei?"
Dal momento in cui aveva capito di essersi veramente innamorata si era resa conto di quante volte, tutte quelle che lui non le era stato accanto, fin dai tempi dei loro primissimi incontri, nel suo cuore ne sentisse la mancanza.
Si voltò verso lo scaffale sopra il letto, dove aveva lasciato il libro sulle malattie Antique. Tutto il tempo che si recata sulla collina in quegli ultimi giorni quel libro era stato testimone della mancata presenza di Blumiere.
Tornò a volgersi verso la finestra. Dopo pochi istanti si accorse che l'erba era schiacciata in alcune zone regolari al fine di formare le lettere di una piccola frase che diceva 'CHE COS'HAI?'. Appena la rossa finì di leggere, gli steli verdi e giovani tornarono a issarsi su come se non fosse successo nulla.
Sospirò ancora - Non serve che scrivi messaggi nell'erba, Luv, puoi benissimo venire di persona. -
La biondina chiamata in causa saltò giù dal tetto di legno della casa - Era per non disturbarti - disse.
- Non mi disturbi, tranquilla. Nessuno mi disturba. - rispose Farfalà abbozzando un sorriso.
- Dal muso che hai non ci scommetterei. Avanti, che succede? - insisté Luvbì.
La rossa scosse il capo.
- C'entra la collina, non è vero? E c'entra anche quella "persona misteriosa" che incontri lassù ma di cui non mi vuoi svelare l'identità, giusto? - azzardò l'Antiqua degli Alberi.
L'altra la guardò con aria colpevole - Colpita e affondata. - farfugliò mentre un colore rosato le imporporva leggermente le gote.
Luvbì sorrise empaticamente - Crisi d'amore, dunque. Be', il solo modo per vincerla è affrontarla, quindi perché non ci parli? -
Farfalà la guardò amareggiata. Ormai la biondina aveva capito che quell'individuo era un "lui", non c'era nulla da fare, era la campionessa nello smascherare certi argomenti - Perché non lo trovo. - si limitò a rispondere con tono abbattuto.
Luvbì inarcò un sopracciglio - Mica esiste solo la collina. Potresti sempre cercarlo nel Villaggio, no? -
La rossa distolse lo sguardo, perplessa. Cosa le avrebbe detto, ora? Forse solo la verità, si conoscevano da quando avevano pochi anni, si poteva fidare. Ma c'era una brutta pecca di Luvbì che avrebbe potuto mettere a rischio la loro amicizia: un forte e crudo disgusto verso gli Obscuri, un razzismo nato dalle troppe dicerie sentite un po' al negozio della madre e un po' in giro, dalle storie di paura in cui i nemici erano sempre stati i membri della Tribù dell'Oscurità e da tutte le prediche apprese in età infantile e mai più dimenticate che ripetevano sempre la stessa frase: stare alla larga da loro, sono dei mostri e uccidono senza pietà chiunque li intralci, si ammazzano persino tra concittadini.
Tutte bugie, stupide falsità.
- Ehi? Mi rispondi, Far? - la richiamò la bionda, le braccia incrociate appoggiate sul davanzale esterno della finestra.
Farfalà diede di nuovo un cenno negativo della testa, sospirando e guardando a terra.
L'altra stava per parlare, ma uno strano tomo bianco sulla scrivania dell'amica attirò la sua attenzione - Che libro è quello? - le domandò.
La rossa si girò verso il punto indicato. - Be', è un libro. -
La bionda la guardò storto - Grazie dell'informazione, molto utile. -
Facendo crescere sotto i suoi piedi uno spesso ramo, Luvbì riuscì a passare dalla finestra e andò a guardare di persona di cosa si trattasse.
- 'Profeticus Lucis'? Ehilà Far, da quando calcoli le profezie? - esclamò ridacchiando.
La giovane la raggiunse - L'ho trovato da Koin e a prima vista mi è sembrato interessante. - spiegò.
La ragazza dagli occhi azzurri diede una rapida sfogliata al libro - Ma se è scritto tutto in Antiquo Antico! - corse di un paio di pagine e si fermo su una a caso - Cioè: 'Inosensu no Hāto no hachi-ko no furagumento ni bunkai Kodai no shison. Korera no sakuhin wa, " Junsuina Hāto" to yoba rete ita-kō no yottsu dake Hakari no Eiyū wa yami to subete no Sekainoowari no shinkō o tomeru tame ni, subete o atsumeru koto ga dekiru yō ni narimasu.' Mi dici cosa cavolo vuol dire?! - esclamò dopo aver letto ad alta voce un piccolo paragrafo.Farfalà si schiarì la voce - 'I discendenti degli Antiquos scomposero in otto frammenti il Cuore dell'Innocenza. Questi pezzi presero il nome di "Cuori Puri" e solo i quattro Eroi della Luce saranno in grado di collezionarli tutti per fermare l'avanzare delle tenebre e la Fine di tutti i Mondi.' - tradusse.
Luvbì si mise a ridacchiare - Ahahah! Appunto, non si capisce nien...! - corrucciò lo sguardo. - A-aspetta... Tu comprendi quello che c'è scritto?! -
L'altra annuì sorridendo - Sì. E' mio dovere conoscerlo, come futura Saggia del Villaggio. Eheh... -
La biondina era senza parole - D'accordo, come non detto. -
- E comunque più che una profezia a me sembra un racconto. Insomma, parla di Cuori Puri, Eroi della Luce, discendenti degli Antiquos, non ha nulla a che fare con la realtà. - disse Farfalà.
Luvbì si scurì improvvisamente in volto - I disecndenti degli Antiquos esistono, però. -
Farfalà inarcò un sopracciglio - Sul serio? -
- Sì. - la voce dell'Antiqua degli Alberi era ferma e seria - Hai presente quel periodo buio risalente a 3000 anni fa? Quell'arco di tempo di cui non abbiamo la minima informazione su quanto accaduto al Villaggio e alla Tribù degli Antichi di cui però c'è la certezza c'entrino i Pixl? -
La ragazza dagli occhi verdi sussultò "Il periodo buio è... in realtà è la Ribellione dei Pixl, quando gli Antiquos sono stati schiavizzati dalla Regina della loro stessa creazione!" pensò. Poi si limitò ad annuire all'amica per permetterle di proseguire.
- Ecco. Subito dopo le informazioni riapparsero come per magia e indovina qual è il primo reperto scritto risalente all'epoca. La condanna a morte per "Violazione delle Norme sull'Origine dei Pixl" da parte di dodici Obscuri e quindici Antiquos alleati con loro. Un gesto assolutamente imperdonabile. E la cosa peggiore è che la metà di queste persone di entrambe le Tribù sono riuscite a farla franca scappando chissà dove attraverso un portale che li condusse in un altra dimensione. Gli otto Antiquos sopravvissuti sono i discendenti! Quella storia nel tuo libro è vera e un giorno o l'altro si realizzerà o addirittura è già all'opera in quell'altro mondo, chi lo sa? E chissà che origini avrà quel tomo, da Shīfukoin non si sa mai che si compra né da dove venga tutta quella roba. - raccontò con rabbia pensando al tradimento di quegli otto membri della Tribù degli Antichi.
Farfalà era letteralmente senza parole.
- Quegli stupidi! Si sono lasciati trarre in inganno da quei dannatissimi mostri! E guarda dove li hanno portati, dritti dritti sulla forca! - tirò un pugno al tavolo - Gli Obscuri sono crudeli, malvagi, meschini, spietati e chi più ne ha più ne metta! Li odio con tutta me stessa per ciò che ci hanno costretti a passare anche dopo quel fatto là, e sto parlando della guerra che hanno causato prima del sorgere della collina! Sono solamente dei luridissimi e infami str...! - gridò.
Farfalà le si avvicinò in fretta - Ora cerca di calmarti però, oppure rischi di ribaltare la casa. - la fermò.
L'altra fece dei profondi respiri per riprendere il controllo - Scusami, non avrei dovuto comportarmi così in una casa altrui anche se qui ci abiti tu. E' solo che mi fa così innervosire! -
Far sorrise - Non importa. -
- Comunque se mai mi capitasse di trovarmi faccia a faccia con un Obscurio, chiunque esso sia e qualunque intenzione abbia, non esiterei un solo istante a strozzarlo con i miei stessi rami, è una promessa. -
Tutto quello che aveva ascoltato in quel momento era la conferma di ciò che Farfalà aveva temuto in precedenza. Per il bene suo e di Blumiere non avrebbe mai potuto rivelarle il suo segreto più grande.
Luvbì si riavvicinò alla finestra - Ora sarà meglio che vada, però. Devo aiutare mia mamma in negozio. Ci sentiamo questo pomeriggio dopo le lezioni! -
- Va bene. Ciao! - la salutò in risposta con la mano.
Quando l'amica se ne fu andata, la rossa si avvicinò al Profeticus Lucis. "'Subete no Sekainoowari'... 'La Fine di tutti i Mondi'... Se i discendenti degli Antiquos esistono, forse anche questo è reale..." pensò, cupa in volto. Tornò a voltarsi verso la collina "Devo assolutamente parlare con Blumiere."

Percepiva solo silenzio. Troppo. Con una fatica immensa riuscì ad aprire gli occhi, scoprendo di essere nella stanzina in biblioteca. Almeno così era certo che suo padre non era ancora riuscito a trovarlo. Ma da quanto tempo domiva?
Si tirò su seduto facendo leva sulle braccia, poi portò una mano al capo. Alcuni ricordi gli riapparvero nella mente: uno strano libro, la biblioteca sotterranea, quella frase. Già, quella frase... Che cosa significava "hakai suru"? E che cosa gli era successo in realtà? Non riusciva a ricordare null'altro se non quelle immagini sfuocate.
Lo scricchiolio della porta che si apriva lo fece sussultare, ma scoprendo chi fece vi capolino non poté essere che sollevato.
- Blu! Finalmente, era ora! - esclamò Kozì, radioso nel vedere finalmente l'amico sveglio.
- Ehi, Kozì! - gli fece eco Blumiere.
- Come stai? - gli domandò - Erano otto giorni che te ne stavi lì immobile senza dare il minimo cenno di risvegliarti. Mi stavo iniziando a preoccupare sul serio, sai? -
Blumiere ridacchiò - Sto bene, tranquillo, e... Aspetta, COME?! O-otto giorni?!? -
- Proprio così - annuì il viola.
Il blu era attonito - Che ore sono? - domandò
- Circa le tre del pomeriggio. Aspetta, vado ad avvisare Brack. Tu non muoverti da lì, va bene? -
- Invece io mi muovo eccome, devo andare! - negò Blumiere, saltando troppo rapidamente giù dalla scrivania causando un nuovo giramento di testa che gli fece perdere l'equilibrio e cadere addosso a una sedia.
Kozìkozì lo raggiunse e lo aiutò a rialzarsi - Non fare lo scemo, dov'è che devi scappare di così importante? -
L'altro si riportò la mano alla fronte - Sulla... sulla collina. -
Kozì scosse il capo, mentre dei brutti pensieri gli si raccoglievano nella testa - No, no, no, te lo scordi. Ora tu stai qui, Brack ti deve parlare di una cosa importante e tu devi bere e mangiare qualcosa, intesi? -
- Ma è importante anche questo. - Blumiere si sottrasse al sostegno dell'amico cercando di rimanere in piedi da solo, ma fu costretto ad appoggiarsi alla scrivania per evitare di finire a terra un'altra volta.
Il viola sorrise - Non riusciresti comunque a correre da nessuna parte, sei troppo debole. Forse più tardi, ma per ora niente da fare. -
Il blu, rammaricato, sbuffò - E va bene... Anche perché in effetti un po' di fame ce l'avrei. - confessò.
- Torno subito - disse poi Kozì uscendo dalla stanza e richiudendosi la porta alle spalle.
Nuovamente calò il silenzio.
Blumiere si sedette sulla scrivania, lo sguardo chino."Far... Sono passati otto giorni, chissà cosa starai pensando di questa mia scomparsa..." si chiese rabbuiandosi. Si ricordava benissimo che un paio di giornate prima avevano deciso di incontrarsi sulla collina, ma lui non si era presentato. Di sicuro non si era offesa, non era nella sua personalità. Temeva piuttosto che potesse essersi preoccupata troppo, fin da tentare l'azzardo di entrare nel Castello per cercarlo. Doveva assolutamente andare sull'altura e sperare che lei ci fosse per farle capire che stava bene. Sospirò"Inoltre devo dirti anche qualcos'altro, Far. Qualcosa di veramente molto importante. Non posso più tenermi dentro un simile sentimento facendo finta di nulla, soprattutto ora che è diventato così forte. E soprattutto ora che so che per te non sono solo un amico..."
Si riscosse dal suo pensare quando Brack e Kozì entrarono nella stanza.
- Eccolo qui, il bell'addormentato. - scherzò il custode.
- Ah ah ah, spiritoso. - rispose in finto tono divertito - Non hai la minima idea di quello che ho passato. E in realtà nemmeno io. - concluse abbozzando un sorrisino.
- Scherzi a parte, stai meglio? - gli domandò incupendo lo sguardo.
L'altro annuì.
- Bene - riprese Brack, poi si voltò verso Kozì - Tu va' a procurargli qualcosa da mangiare. - gli disse.
Il viola sgranò gli occhi - Cosa-come-che?! Ma... Perché io?! - ribatté tutto d'un fiato.
Il bibliotecario gli lanciò un'occhiata severa - Perché gli devo parlare di una certa questione. -
Kozì lo guardò storto - E perché non posso star qui? -
- Perché è il tuo turno di sorveglianza. - gli ricordò.
L'Obscurio del Fulmine si batté una mano sul capo - Cavolo, è vero! -
- E dato che per uscire da qui devi passare per il magazzino, prendi qualcosa. - aggiunse l'uomo.
- Ehm... Sorveglianza? - s'intromise il blu, perplesso - Che sta succedendo? -
Kozì aggrottò le sopracciglia - Tuo padre sta disseminando guardie in tutto il Castello, ti danno la caccia ogni ora di ogni giorno. Fanno irruzione nelle case, rivoltano sottosopra le intere piazze per trovarti. - gli spiegò - Mentre eri svenuto io e Brack abbiamo sempre tenuto sotto controllo la biblioteca, dandoci il cambio tra un turno di vigilanza delle sentinelle e l'altro. Alle volte quei tizi entrano per controllare e non è per nulla facile tenerli alla larga da questa stanza. -
Blumiere ascoltava attento. Non poteva credere che Arishot stesse combinando tutto questo, e per di più era colpa sua: aveva fatto trasparire quel qualcosa che il Conte era riuscito a decifrare come una paura nei confronti di qualcuno a cui teneva. Farfalà.
Strinse i pugni - Un motivo di più per andarmene da qui il prima possibile. - concluse serio.
- Invece è l'esatto contrario. La Barriera è ancora attiva, non avresti modo di scappare! - lo disdisse l'amico.
- Invece sì! - ribatté Blumiere.
- Ti catturerebbero ancora prima che tu riesca ad arrivare ai cancelli! -
- Ti sei già scordato delle gallerie? Sono quella la nostra via di fuga! -
- Io dopo quello che ti è successo non torno più là sotto. -
- Nessuno ti obbliga a farlo. -
Brack addocchiò il ragazzo dai capelli viola - Tu non dovevi andare a far la guardia, Kozìkozì? - gli chiese retorico interrompendo la discussione dei due.
Kozì mise il broncio - Non sono un cane, non serve che mi ripeti gli "ordini", ci stavo andando. - mugungnò. Poi si voltò verso l'amico - E questa è l'ultima volta che ti faccio da cameriere, Blu, stanne certo. -
Questo ghignò - Ci puoi scommettere. - disse.
L'Obscurio del Fulmine uscì dalla stanza e, controllando che la via fosse libera, percorse in fretta il corridoio che conduceva al magazzino e vi entrò. Prese lo scatolone contenente un po' di provviste di cibo e agguantò tre arance. Più in là cercò le borracce che il custode teneva da parte, scoprendole tutte vuote.
- Mi toccherà uscire, maledizione... - sussurrò.
Dopo aver lasciato i frutti sulla soglia del ripostiglio, afferrò una delle fiasche e, sempre con molta cautela, raggiunse la porta che dava sul retro della torre.
"Bene, nessuno scocciatore in vista" constatò. Corse veloce verso un albero che dava sulla strada, poi si avviò versò il pozzo guardandosi intorno.
Riempito il contenitore, stava per tornare alla biblioteca quando intravide una truppa di guardie passare. Si accucciò dietro al pozzo "Miseriaccia, proprio ora?! Se potessi disintegro-riformarmi avrei già risolto tutto."
Una volta che il drappello lo oltrepassò, fortunatamente senza scoprirlo, il ragazzo scattò verso la porta, rientrando finalmente al sicuro. Recuperò le arance e si diresse allo stanzino.
- COSA SIGNIFICA?!?! - gridò Blumiere contro il bibliotecario, facendo sobbalzare Kozì che sul momento non capì la motivazione di quel gesto, solo dopo lo collegò alla mancanza di una maglia addosso all'amico e quindi di ciò che il Brack gli aveva mostrato.
Il custode approfittò del ritorno del viola per cercare di cambiare argomento - Oh, temevo non tornassi più, Kozìkozì. Hai fatto il tuo dovere, vedo. -
Il giovane non ebbe il tempo di rispondere che l'Obscurio del Buio e Fulmine tornò a infierire contro Brack, avvicinandoglisi rapidamente. Be', almeno era riuscito a rimettersi in piedi.
- Senza fare troppi giri di parole, mi spiegheresti perché diamine ho la schiena completamente blu?! - domandò.
L'uomo si schiarì la voce - A essere sincero non lo so con precisione, però... -
- Però...? - gli fece eco Blumiere col tono di chi vuole arrivare direttamente al punto.
- Ehm... - cercò d'intromettersi il viola, venendo bellamente ignorato - Dunque... Io lascio qui tutto e vado a controllare la situazione... Ciao! - li avvertì lo stesso appoggiando le tre arance e la borraccia sulla scrivania e uscendo.
Brack continuò - E' molto probabile che c'entri con ciò che è accaduto in quello strano posto là sotto. - spiegò indicando il pavimento.
Il blu roteò gli occhi - Fin qui c'ero, solo che purtroppo non mi ricordo nulla di quanto successo. Solo qualche spezzone, tipo un libro. - espresse vago.
Il custode si allarmò - Un libro? -
- Sì... Mi sembra fosse dentro un contenitore di un materiale simile a vetro, con sulla copertina una sorta di oculo celeste e luminoso. Non era un tomo ordinario, per nulla. - specificò in maniera più dettagliata.
Il custode si rabbuiò senza darlo a vedere "Proprio l'ultima cosa di cui speravo avesse memoria", poi continuò - E a parte quello? -
- La frase in lingua sconosciuta. Ce l'ho stampata nella mente in maniera irremovibile, me la sento tutt'ora ronzare. - confessò.
Brack si prese il mento tra le dita - In effetti è qualcosa di molto strano. - poi guardò il ragazzo negli occhi, colmi di serietà - Saresti in grado... di ripeterla? - gli domandò. Doveva verificare una cosa, così sarebbe riuscito a dare una conferma più sicura anche al Lord.
Lui lo guardò con sospetto - Per quale motivo? -
- Fallo e basta - insisté con voce dura.
"Mi ricorda mio padre quando fa così..." pensò l'Obscurio più giovane - Se proprio insisti - borbottò. Poi, dopo essere rimasto zitto qualche istante guardando il pavimento e facendo cadere la stanza in un silenzio assordante, sollevò lo sguardo - Hakai suru. -
Nulla. Sul momento non accadde niente.
Poi il giovane gridò improvvisamente, stringendosi all'altezza del petto e accucciandosi a terra. Come accaduto nella biblioteca sotterranea, forti scosse lo pervarsero in tutto il corpo a partire dalla schiena e si sorprese di riuscire a rimanere cosciente nonostante quella tortura.
- E'...i-il tatuaggio... - farfugliò Blumiere, gemendo dal dolore.
Il bibliotecario lo raggiunse e gli osservò la schiena, dato che il ragazzo era ancora senza maglia. Quello che accadde sotto i suoi occhi era incredibile: a partire dal fulcro del tatuaggio altre diramazioni si dilungavano andando a ricoprire le altre già stabili e colorando la pelle del giovane di una cromatura blu fin sopra le spalle.
- N-non ce la faccio... più... B-basta! BASTA! - urlò al limite della sofferenza.
Quando il tatuaggio si ristabilizzò nella sua nuova conformazione, le scosse cessarono di colpo permettendogli lentamente di riprendersi, respirando affannosamente.
Brack lo aiutò a rialzarsi - Si è ingrandito ancora. - gli riferì.
L'altro lo guardò con rabbia - Bene. Se è questo l'effetto che mi causano quelle due parole, allora stai certo che non te le ripeterò mai più. -
- E io non ti chiederò più di farlo. Ora so che oltre al controllo del Buio è anche questa misteriosa espressione a metterti in questo stato e qualunque sconosciuto significato abbia c'entra con tutto questo. - disse l'uomo. Uno strano bagliore gli comparve negli occhi.
Blumiere lo guardò con accusazione - Tu lo sai! -
L'altro lo guardò, senza cambiare atteggiamento, rimanendo muto.
- Brack! -
- E va bene, è vero: so benissimo cosa intende "hakai suru". Ma non te lo rivelerò. - ammise l'uomo.
- Sono io quello in ballo, devo almeno avere una vaga idea di ciò che dico! - protestò.
Stettero in silenzio.
Il custode incrociò le braccia - Posso solo avvisarti che ha un significato molto oscuro. Cosa vuol dire lo scoprirai da solo. -
Blumiere abbassò lo sguardo, capendo che sarebbe stato inutile insistere. Andò alla scrivania e si rimise la maglia.
- Io vado a controllare cosa combina il tuo amico. Tu vedi di mangiare un po'. - gli disse il bibliotecario, poi uscì."Lord Blumiere Iligriv... La tua vera identità, ciò che eri un tempo, tornerà a breve... Lo sento." pensò cupo.
L'Obscurio del Buio e Fulmine sospirò, prese una delle arance che Kozì gli aveva portato e cominciò a sbucciarla.
"Com'è possibile che una frase possa influire sui tatuaggi degli Obscuri? E' una cosa a dir poco... irreale!" ragionò. "Ripeterla causa un'evidentissima estensione del disegno e per di più provoca dolore. Esattamente come se utilizzassi il dominio del Buio per farlo. Però... Perché solo io? Brack l'ha pronunciata un momento fa ma a lui non è successo nulla. Forse perché controlla solo il Fulmine o forse perché è una cosa che riguarda me soltanto in tutta la Tribù dell'Oscurità. Scommetto che neanche a Kozì accadrebbe qualcosa se lo dicesse. E' un po' come la questione del monocolo..."
Sussultò. Dov'era quell'affare? Non l'aveva visto da quando si era svegliato, ne era sicuro. Era importante, non poteva permettersi di perderlo per nessun motivo. Trangugiò la terza arancia in un boccone e si mise a rovistare in ogni mobile del piccolo studio, dentro ai cassetti, persino sotto alla libreria a muro. Niente, del monocolo nessuna traccia.
Blumiere batté un pugno sul tavolo - Dannazione! -
Poi guardò la porta "Anche se perderlo sul serio sarebbe una catastrofe, ora ho un'altra cosa ancora più fondamentale da fare: andare sulla collina e assicurarmi che Farfalà stia bene. La mia Farfalà..."
Non stette troppo a rifletterci. Prese la borraccia piena d'acqua col programma di berla lungo il tragitto nei sotterranei e corse fuori. Quando arrivò alla fine del corridoio sbirciò attento oltre allo stipite della porta, scoprendo non poco affollata la grande sala della biblioteca.
"Cunicolo segreto momentaneamente sospeso per la certissima possibilità di essere beccato, riprovare la prossima volta, grazie e arrivederci... Quindi, si cambia."
Tornò a infilarsi nella corsia, svoltò alla curva e socchiuse lentamente la porta sul retro. Nessuno in vista.
"Passaggio numero due libero."

Kozì era sulla soglia dell'entrata della biblioteca, addossato alla colonna centrale, un espressione triste in volto.
Infilò una mano in tasca e ne estrasse un piccolo e sottile disco di vetro azzurrino con un cordino arancione legato in parte.
"Scusa Blu. Non volevo lasciartelo a portata di mano, ho paura per te." pensò rigirandoselo tra le mani.
- Ehilà! - lo chiamò una voce, facendolo rabbrividire.
"Cosa vuole ora?" si chiese, riponendo subito il monocolo al sicuro.
- Coraggio, non fare l'amico su cui si può sempre contare. Dimmi dov'è nascosto Blumiere, so che lo sai. - gli disse la misteriosa persona.
Kozì la guardò, mantenendo uno sguardo più freddo possibile - E anche se lo sapessi, perché mai dovrei venire a dirlo proprio a te? - domandò.
La figura lo guardò seria - Perché di me ti puoi fidare. -
- Sì, certo, come no! Sparisci. - rispose semplicemente.
- Hai fatto come ti avevo chiesto? Lo hai seguito? Hai scoperto dove si trova l'entrata della collina? - insité l'altro.
Il viola strinse i pugni - Vattene via! Sono otto giorni che continui a torturarmi, sono stanco! -
Quel qualcuno di fronte a lui alzò le mani in segno di scusa - D'accordo, d'accordo. Solo ti consiglio di dirgli di andarsene dalla biblioteca. Prima ho origliato un gruppo di guardie e indovina un po' cos'hanno in mente: vogliono far saltare in aria questa torre se Blumiere non si farà vivo entro ventiquattro ore - gli rivelò con voce neutra.
Kozì sgranò gli occhi - No, non è vero. E poi come fai a essere così sicura che sia qui? -
- Se il tuo amico si trovasse altrove, tu e Brack non stareste facendo la ronda da una settimana. E ti consiglio di andare ad avvisarlo, forse lo potresti salvare dall'esplosione. - suggerì con finto tono amichevole.
Il giovane si trattenne dall'impeto di correre subito dentro alla biblioteca - Prima dimmi che ti hanno fatto. Tu non eri così, sei cambiata, non ti riconosco più! Sei diventata crudele... -
La figura indurì lo sguardo - Sono solo assurdità. Sei tu quello che si è ridotto a una mammoletta frequentando quel tizio, io sono la stessa di sempre. -
- Maledetta! - le gridò contro l'Obscurio, poi corse dentro la biblioteca.
La persona ridacchiò - O forse è giusto, Kozìkozì? Bah, probabile che lo sia, cambiata, ma semplicemente perché ho deciso di schierarmi con chi ha ragione. Però nemmeno io sono in torto: se tu fossi un tantino più sveglio, avresti capito di essere caduto in una trappola. Nessuna esplosione, caro mio, ma dopo che gli avrai rivelato questo fatto errato lui non avrà altro posto dove andare se non sulla collina e sarai tu a condurmi dritta dritta al passaggio segreto, ingenuo che non sei altro. - detto ciò si allontanò facendo finta di nulla. Quando giunse in fondo al viale si bloccò, voltandosi indietro con gli occhi velati da un sottilissimo strato di rimorso "Anche se in realtà non vorrei metterti in pericolo e nemmeno trattarti in questo modo, sei pur sempre..." scosse il capo "No, tanto ti ci sei ficcato dentro da solo in questa faccenda e queste sono solo le conseguenze che devi pagare per essere amico di quel... Lord... Io non c'entro, non ho motivo di sentirmi in colpa."

- Blumiere! - lo chiamò Kozì, entrando in fretta e furia nello stanzino. Non c'era.
"Se n'è andato sulla collina, non lo si può lasciare solo un attimo che scappa. E' peggio di un bambino... Però il cunicolo della biblioteca è inaccessibile, non credo proverebbe a fare una mossa tanto azzardata. Ma allora... Ha usato quello vicino a casa mia!" rifletté.
Corse immediatamente fuori e raggiunse l'abitazione che condivideva con la sorella e il padre, fortunatamente a solo un paio di isolati dalla biblioteca. Si avvicinò a un mucchio di assi nascoste dietro la piccola torre, trovandole smosse e addossate in punti differenti.
- D'accordo, è la pista giusta. - si disse. Le spostò tutte fino a scoprire una sorta di botola molto piccola. Ci entrò e, dopo aver ricoperto il buco come poté, si addentrò nella galleria.
Proseguì a tastoni lungo le pareti, finché non scorse in lontananza una lucina azzurrina.
Fece una prova: strinse una mano in un pugno e l'aprì, facendo galleggiare sopra il palmo un piccolo Lumino Fulmineo che spense subito. Era uscito dalle mura e aveva finalmente raggiunto l'amico.
Lo seguì facendo attenzione a non far rumore, non voleva farsi scoprire.
"Dato che sta andando alla collina questa è la mia occasione per scoprire il passaggio..." pensò.
Dopo che Blumiere risalì in superficie, il viola aspettò che si allontanò prima di uscire anche lui attraverso il vecchio ceppo. Dopo un mezzo minuto che sembrava infinito, fece capolino all'esterno. Tutto tranquillo, escluso il fatto di non avere nascondigli attorno nel caso il blu decidesse di voltarsi di scatto. Per fortuna quest'ultimo procedeva correndo e abbastanza spedito verso la propria destinazione, così Kozì non ebbe troppi problemi a stargli dietro.
Ai piedi della collina c'era un fitto intrico di cespugli frondosi, almeno lì avrebbe potuto ripararsi. Osservò con attezione l'amico tastare la parete di roccia in cerca di una zona vuota dall'altra parte. A quel punto spinse con sicurezza la parte individuata verso l'interno, rivelando una piccola e sottile apertura laterale. Dopo che il blu passò, quella bizzarra "porta" si richiuse da sola.
Il viola sorrise vincente "Bingo!"

- Sono in ritardooooooo!! - esclamò Farfalà guardando la meridiana esterna alla casa.
Infilò in fretta le scarpe e uscì di corsa. Solo dopo aver svoltato al primo quartiere si ricordò di potersi teletrasportare, così non esitò un istante a trasferirsi direttamente davanti all'ingresso della palestra, incontrando puntualmente Mejoritus.
- Scusa scusa scusa scusa! Lo so sono in ritardo ma ora non ho proprio tempo per fermarmi, ciao! - gli disse tutto d'un fiato gettandosi dritta verso l'aula per gli Antiquos dell'Acqua.
Spalancò la porta e scese troppo in fretta gli scalini, mancandone l'ultimo e ruzzolando a terra. Dalla classe si sollevarono risate generali, mentre la ragazza si rialzava massaggiandosi il collo dolorante ma sorridendo conscia della figura che aveva appena fatto.
L'insegnante si trattenne - Signorina Ydal, le sembra l'ora di arrivare? - le domandò cercando di mantenere un'espressione professionale.
- No e mi dispiace tanto, me n'ero completamente dimenticata. - si scusò, chinando lo sguardo.
Il professore sospirò - E va bene, non ti infliggerò punizioni, però sai cosa ti aspetta dopo le lezioni qui, non è vero? -
Farfalà si diresse al suo banco, vicino a Saffron - Rimanere a pulire i corridoi perennemente sporchi di terra e foglie di fronte alla classe degli Antiquos degli Alberi? - rispose retorica.
La conferma fu il sorrisino dipinto sul viso del professore.
Dopo quella piccola interruzione, la lezione proseguì liscia.
- In ritardo pure oggi, Far? - le chiese sottovoce Saffron.
Farfalà ridacchiò - Già... Leggere fa letteralmente volare il tempo, soprattutto se la storia appassiona. - rispose ridacchiando.
- E che leggevi di bello? - continuò incuriosita l'Antiqua dai capelli castani.
La rossa fece spallucce - Mah... un libro chiamato "Profeticus Lucis"... Narra di questi discendenti degli Antiquos che, dopo essere giunti in un'altra dimensione, scrissero questo tomo per contrastarne un altro, il suo completo opposto, cioè il "Profeticus Tenebræ", raccondando nei minimi passaggi tutte le tappe e gli ostacoli che in un futuro i quattro Eroi della Luce dovranno oltrepassare per radunare nuovamente i Cuori Puri e ricostruire il Cuore dell'Innocenza per fermare la distruzione scaturita dal Cuore Oscuro. - le spiegò, mantenendo un tono di voce bassissimo.
Saffron distese le labbra in un sorriso raggiante - Che forza! Sembra davvero emozionante. Quando lo finisci me lo dovrai assolutamente prestare, sai? -
- Credimi, lo farei senz'altro, però... c'è un piccolo problema... - le disse.
L'altra inarcò un sopracciglio - Ovvero? -
- E' scritto tutto in Antiquo Antico... - le rivelò Farfalà con un'espressione innocente in viso.
La brunetta lasciò scivolare le braccia sul tavolo, appoggiandoci sopra la testa - Come non detto... Peccato però, mi sarebbe piaciuto. - disse abbattuta.
Tre ore finirono in fretta e Farfalà, dopo aver salutato l'amica e essersi nuovamente scusata con il professore, si avviò verso le aule degli Antiquos degli Alberi.
Luvbì, che usciva in quel momento dalla sua classe, la salutò.
- Ehi, Far! Come mai da queste parti? - le chiese.
La rossa sorrise - Sono arrivata tardi anche questa lezione. -
L'amica le appoggiò una mano sulla spalla - Oggi devi avermi contagiata. - le disse ridacchiando.
Farfalà la guardò sorpresa - Cosa?! Miss Anticipo che arriva dopo l'inizio delle lezioni? Oh cielo, domani nevica! - la prese in giro.
- E' una pura casualità, comunque. Però almeno posso farti compagnia, anch'io devo dare una ripulita qua in giro. - le disse.
- Be', speriamo di finire prima. - augurò la rossa, incorciando le dita.
Si misero all'opera, Farfalà allagando il pavimento per scrostare zolle di terriccio più vecchie e mal ripulite, prosciugando poi il tutto, e Luvbì creando dal nulla dei rametti legati insieme carichi di foglie fresche che utilizzò per spolverare le zone non troppo sporche.
In circa un'ora il corridoio era come nuovo.
- E' più brillante di uno specchio! - commentò la bionda.
Farfalà invece si limitò a osservare il loro operato - Possiamo dire con certezza che abbiamo scontato la nostra pena. -
Uscirono dalla palestra, avviandosi verso la piazza.
- Sono le quattro. Mi tocca tornare in negozio, che barba! - sbuffò Luvbì.
La rossa sospirò - Invece io proverò a tornare sulla collina. Mi ero ripromessa di lasciar perdere, di non pensarci più fino a domani, ma non ci riesco. -
L'amica la guardò comprensiva - Non preoccuparti, sono sicura che un giorno o l'altro vi rincontrerete. E magari anche ti dichiari, eheh! - concluse in tono malizioso facendo avvampare Farfalà.
- Be'... In realtà non lo so se anch'io piaccio a lui... - confessò.
- Oh, avanti, non far tanto la complicata! Per me sì. Ormai da quel che ho capito vi conoscete da ben cinque mesi, se tu non gli piacessi avreste già smesso di incontrarvi! Tra te e chiunque sia l'altro c'è una sorta di catena che non s'infrangerà facilmente, vedrai. E anche se in questi otto giorni non c'era, sono sicura che non fosse per te. Magari avrà solo avuto da fare. - le disse per sollevarle il morale.
- E' questo il problema. Lui non ha buonissimi rapporti con suo padre e non vorrei che gli fosse capitato qualcosa... - sospirò triste.
Luvbì la spintonò - Mamma mia quanto sei pessimista! Un po' di grinta, su! Ora tu vai là e aspetti fin quando non arriva. E' un ordine! - le intimò amichevolmente.
La rossa le sorrise grata - Grazie, Luv. Sei proprio un'amica. -
Detto ciò cominciò a correre verso le mura.
Quando Farfalà fu abbastanza lontana da non sentirla, Luvbì rise - Ahahah! Ma dai, pensi davvero che ti lasci andare via così? Questa è la mia opportunità per scoprire di chi si tratta quel misterioso ragazzo di cui sei cotta da cima a fondo, sperando ovviamente che ci sia, e non posso assolutamente sprecarla! - si disse, mettendosi subito a seguire l'amica con passo tranquillo per sembrare il più inosservata possibile.
Quando la rossa arrivò alla quercia, quella sotto cui da tanto tempo non andava a pensare, si fermò un attimo a riprendere aria.
"Ti prego Blumi, dimmi che ci sei..." desiderò con tutta se stessa prima di riavviarsi a passo più lento verso la base dell'altura.
Due minuti più tardi Luvbì si trovava nel suo stesso punto. Non aveva bisogno di starle addosso per capire dove si trovava l'entrata della collina, le sarebbe bastato mettersi in contatto con gli steli d'erba calpestati per individuare la direzione presa dall'Antiqua dell'Acqua e Aria.
Come suo solito, una volta giunta in prossimità della piccola fessura, Farfalà si tramutò in acqua per passarvi attraverso senza riscontrarvi problemi. Fu qui che la bionda perse parte del suo tempo a riflettere su una soluzione per oltrepassarla.

Una volta raggiunto il centro della collina, la diciannovenne volò fuori senza sospettare che qualcuno l'avesse osservata da uno dei cunicoli laterali.
Kozì arretrò di un paio di passi "Quella ragazza aveva i capelli rossi... No, i capelli rossi non esistono, o almeno non tra gli Obscuri. Ciò significa che quella poteva essere una... un'Antiqua?" rifletté stentandoci perfino a credere.
Dopo essere entrato anche lui nella collina aveva perso le tracce di Blumiere e non aveva nemmeno considerato che l'amico fosse passato attraverso quel buco sul soffitto, decidendo così di esplorare un po' quei corridoi laterali che l'avevano condotto sempre al punto di partenza. Aveva deciso di riprovare la prossima volta che gli sarebbe capitato mentre percorreva l'ultimo tunnel, ma poi aveva sentito qualcuno arrivare e si era bloccato. Ora aveva capito come fare a uscire sopra alla collina.

Farfalà atterrò piano sull'erba, guardando verso il basso. Aveva paura, temeva di non trovarlo dirigendo lo sguardo in fronte a sé. Però doveva farlo. Deglutì e si decise.
I suoi occhi verdi si colmarono di gioia quando lo vide seduto ai piedi del grande albero.
- Blumiere... Blumiere! - lo chiamò con tutto il fiato che aveva in corpo, cominciando subito a corrergli incontro.
Il giovane Obscurio si voltò, incrociando il suo sguardo, senza riuscire a descrivere la felicità che lo travolse. Si alzò veloce e prese a camminare verso di lei. Non riuscì a prevedere, però, che la ragazza si sarebbe gettata tra le sue braccia, stringendolo forte e rischiando di fargli perdere l'equilibrio. Un gesto d'affetto che l'aveva lasciato a dir poco sorpreso.
Farfalà allentò la presa - Mi dispiace, non sono riuscita a trattenermi... Io... - cominciò a farfugliare temendo di aver sbagliato agendo in quel modo impulsivo.
Stava per staccarsi da lui, ma Blumiere non esitò oltre e ricambiò la stretta. Non voleva lasciarla andare, non ora che erano così vicini.
La rossa chiuse gli occhi, la testa appoggiata al petto del giovane - E-ero in pensiero per te... - disse, mentre le guance assumevano un leggero colorito.
Lui le sorrise - Non era necessario. -
Lei sollevò il capo per poterlo guardare dritto nei suolle sue iridi rosse e buone - Lo so, però... mi sei mancato, Blu. Non puoi immaginare quanto. - confessò.
Probabilmente, alle orecchie di qualcun altro, dire così solo perché non si è vista una persona per una settimana sarebbe sembrato sciocco, ma per entrambi era valsa un'eternità.
Anche se l'Obscurio era rimasto inconscio, aveva vagamente percepito i giorni andare avanti e quel misterioso vuoto nel cuore gli si apriva ogni volta di più: in quel momento la consapevolezza di sapere quanto tempo era realmente trascorso gli pesava come se lo avesse passato sveglio.
- Anche tu, Far. Tantissimo. - le disse piano.
Il battito dei loro cuori così vicini era al culmine.
Non sapevano di preciso il perché, ma sentivano che pian piano i loro visi si stavano avvicinando reciprocamente, sempre di più.
Erano molto vicini, quando un frastuono proveniente dal cratere sul pianoro li fece sobbalzare e furono costretti a rompere bruscamente quell'abbraccio.
Farfalà guardò nella direzione da cui era provenuto lo scoppio - Cos'è stato? - domandò.
Blumiere scosse il capo - Non ne ho idea, ma credo sia meglio andare a controllare. -
- Dannazione, mi volevi strozzare per caso?! -
- Probabilmente sì, che ne dici? Ti stavo puntando un ramo al collo, forse l'intenzione era quella! -
Un'altro rampicante partì, ma venne prontamente evitato.
- Beh, allora non mi lasci altra scelta, Antiqua! -
Una scarica di lampi partì contro la ragazza, che venne colpita di striscio da uno mentre riuscì a schivare tutti gli altri. Si tenne il braccio saguinante con una mano.
- Maledetto Obscurio! -
Dopo avergli scagliato una miriade di liane affilate, fece crescere a terra una radice che si attorcigliò attorno alla caviglia del giovane, allungandosi poi verso l'alto e facendolo ciondolare a testa in giù.
- Ehi! Non è valido, questo! - protestò cercando di mollare la presa, ma concentrandosi poi a caricare un fulmine.
L'Antiqua ghignò - E chi l'ha stabilito? Di certo non voi spregevoli esseri della Tribù dell'Oscurità! -
L'Obscurio indurì lo sguardo, indirizzandole la saetta e preparandone subito un altra - Bada a come parli, ragazzina! Casomai sono i membri della Tribù degli Antichi a capovolgere tutto! -
- Parla quello appeso come un salame! Sei scarsino, sai? - lo provocò la giovane dopo aver scansato la seconda carica elettrica, stringendo ancora di più la radice che lo teneva appeso e creando una gigantesca rete di rami che lentamente si dilungavano verso l'alto al fine di stritolarlo.
- Ripetilo, se hai coraggio. Ma fallo e sei morta! - le rispose ferreo il ragazzo stringendo i pugni pronto a colpirla con una Scintilla Elettrica di Massima Espansione.
Entrambi gli attacchi stavano per compiersi quando un possente getto d'acqua investì i due rivali e un altro lampo distrusse le radici che tenevano a penzoloni il giovane che finì a terra.
- Ma si può sapere che...? F-far?! - esclamò incredula la ragazza, spiazzata da quell'onda, ritrovandosi l'amica davanti con uno sguardo serio in volto.
- Perché sei qui, Luvbì? - le domandò fredda.
La biondina era senza parole - Io... - farfugliò per cercare una scusa, decidendo poi di dire la verità - ti ho seguita e... Eh?! Ma perché c'è un altro Obscurio?! -
Il blu ignorò l'Antiqua degli Alberi e puntò lo sguardo sul viola - Ora tu mi dai una valida motivazione sul perché mi sei venuto dietro e sei salito quassù, Kozì. -
- Volevo capire perché ci tenevi tanto a venire su questa collina. E comunque perché c'è anche un'....Antiqua? Oltre a quest'altra rompiscatole comparsa dal nulla. - aggiunse alludendo alla biondina che lo guardò indignata.
Solo in quell'istante Luvbì e Kozì si accorsero che Farfalà e Blumiere erano schiena contro schiena e si domandarono perché non si fossero ancora separati. Dato che dopo una buona manciata di secondi ancora non accennavano a volersi spostare, un presentimento attraversò le menti dei due.
- Farfalà, è... Cioè... - provò a formulare senza risultato, pietrificata da quell'atroce sospetto.
Il sorriso sul viso dell'amica le diede la tremenda conferma - Non sono come crediamo noi, non serve combatterli - le disse per cercare di rassicurarla - Non sono malvagi. -
Kozì, che aveva ascoltato le parole di quell'Antiqua dai capelli rossicci, guardò l'amico interrogativo - Blumiere, quindi il motivo per cui vieni sempre qui e per cui sei sempre così preoccupato non è altro che questa... - s'interruppe, individuando già lo sguardo affermativo del blu.
Un silenzio di tomba calò sull'altura.
- Non so cosa significhi tutto questo, ma credo valga la pena di capirci qualcosa di più. Dunque, vuota il sacco! O meglio, vuotate. - modificò la persona addocchiando l'Obscurio dietro a Farfalà.
Il viola annuì - Non avrei mai scommesso di dirlo, ma sono d'accordo con la tizia coi capelli gialli. -
- Biondi - si affrettò a correggerlo Luvbì.
- E va be', quello che è, tanto si capisce. - borbottò Kozì incorciando le braccia.
Il blu e la rossa si guardarono. Avrebbero dovuto raccontare tutto ai loro migliori amici, ma nessuno dei due avrebbe mai potuto conoscerne le conseguenze.

Dopo una ventina di minuti di spiegazioni nei minimi dettagli, escludendo la narrazione dei loro sentimenti che però era ben leggibile sui loro volti, Blumiere e Farfalà si alzarono.
- Spero che... abbiate capito, insomma. - si augurò l'Antiqua dell'Acqua e Aria.
- Abbastanza... - boffonchiò il viola.
Luvbì aggrottò lo sguardo, non troppo convinta.
Ai nuovi arrivati sembrava ancora strano di parlare con un membro della Tribù opposta e di ascoltarne la voce. I due si guardarono indifferenti, poi si diedero le spalle.
- Comunque è stata lei ad attaccare. - si giustificò il viola, alzando le mani.
La bionda sbuffò - Infatti sono stata io, perché avrei dovuto negarlo? -
- E che ne so, voi ragazze... O peggio, voi Antique... -
L'altra lo guardò furente - Oh, bene! E che dovrei dire su voi Obscuri, eh? Non siete altro che degli stupidi tizi con le orecchie a punta, i capelli colorati e gli occhi da gatto! -
- Allora gli Antiquos sono degli idioti con le orecchiette piccole, i capelli gialli e le pupille a palla! - ribatté Kozì più per ricambiare il commento che per voglia di attacar briga.
Una radice sbucò improvvisamente dal terreno e gli strinse la caviglia.
- Se allora la mettiamo così... - iniziò Luvbì pronta a rigettare il ragazzo a testa in giù, ma un altro gavettone d'acqua gelida la costrinse a ritirare il rampicante, bagnandola fradicia per la seconda volta.
Lanciò uno sguardo d'odio verso Farfalà, che le fece segno di stare calma. Se tra gli abitanti del Villaggio lei era una dal ramo facile, figurarsi con un Obscurio.
Il blu tossicchiò per attirare l'attanzione - Be', dato che ora ci avete "scoperti"... vale la pena diventare amici, no? - propose.
L'Antiqua degli Alberi e l'Obscurio del Fulmine si guardarono.
- A-amico loro? - ripeté il viola alludendo alle due ragazze, preso in contropiede da una simile richiesta.
- Amica loro?! - gli fece eco la biondina altrettanto sorpresa, intendendo i due giovani.
Gli altri annuirono.
Trascorsi parecchi istanti di un silenzio che si faceva sempre più pesante, il viola sospirò. - E va bene... In fondo non mi costa nulla. -
La ragazza dagli occhi azzurri, invece, fece un finto sorriso - Ma certo, ovvio che NO! - disse evidenziando l'ultima frase indurendo lo sguardo.
- Luv... - s'intromise la rossa, messa immediatamente a tacere dall'altra che si alzò di scatto.
- No, Farfalà, io non ci sto! Come pretendi che possa anche solo riflettere su una possibile risposta a una domanda posta da un'Obscurio? -
- Io non ti obbligo a fare nulla - riprese l'Antiqua dell'Acqua e Aria, interrotta di nuovo.
- IO NON LI SOPPORTO! - gridò contro l'amica, poi, infastidita dagli sguardi sbigottiti che due ragazzi le stavano rivolgendo, l'afferrò per un braccio e la trascinanò distante dall'albero sotto cui si erano piazzati in modo che i due Obscuri non potessero sentirle.
- Come te lo devo dire che li odio? Non ti è bastato tutto il discorso di stamattina, eh?! - insisté la bionda.
- Senti, io rispetto il tuo parere nei confronti della Tribù dell'Oscurità, però non c'è motivo per detestare delle persone in particolare. Loro pensano la stessa cosa di noi della Tribù degli Antichi, ma sappiamo perfettamente di non essere così. Uguale per gli Obscuri. -
- Fingono e basta. Sono dei luridi imbroglioni. Li difendi troppo, Far. -
- No, Blumiere non è così! - ribatté la rossa.
- Come fai a dirlo con così tanta certezza. Non sai se ti puoi veramente fidare di lui! -
A quel punto Farfalà non ce la faceva più a sentir parlare in quel modo l'amica - Perché lo so, perché lo conosco! Diversamente da te, Luvbì. Una tua bruttissima abitudine è quella di giudicare le persone a prima vista senza nemmeno fare il minimo sforzo per cercare di capirle davvero per quello che sono! Dai troppo peso sulle voci del Villaggio, perdipiù storielle nate secoli fa. Ora è un altro tempo, ora è un tempo diverso dal passato! -
Le parole dell'amica avevano ammutolito l'Antiqua degli Alberi, che chinò lo sguardo.
- Io non voglio entrare in sciocchi litigi, Luv, sto solo cercando di farti capire come stanno le cose. Non vogliono farci del male. - la rassicurò la rossa.
Luvbì si riprese sull'ultima frase - Ah sì? - le mostrò il braccio che aveva fasciato con una foglia - Questo si chiama non fare del male? -
L'altra sospirò, sapendo che la solfa sarebbe ricominciata - Era per autodifesa. Insomma, tu lo stavi per strangolare, aveva i suoi motivi per farlo. -
- E ancora stai dalla loro parte. Va bene, posso ammettere che se fosse stato quel tuo più-che-amico a colpirmi magari avrei anche potuto lasciar passare dato che sei così sicura sul suo conto da bravo giovanotto, ma dato che è stato l'altro ad agire non hai nessuna scusa in ballo. Dimmi, lo conosci quel tipo? -
- No... -
- Sai se non è un mezzo pazzo criminale assassino? -
- No... -
- E allora perché confidi così tanto pure in quello?! -
- Perché conosco Blumiere, conosco il suo modo di pensare, di agire, di fare. E so di per certo che essendo uno perfettamente a posto con la testa non potrebbe mai essere amico di uno svitato! -
La bionda scosse il capo - Ti basi su semplici supposizioni, ma con gli Obscuri quelle sono belle che inutili. Qui servono i fatti! -
- Non è questione di prendere sottogamba la cosa, ma ti posso assicurare che non è così. Ti prego, Luvbì, devi fidarti! -
L'Antiqua degli Alberi sospirò - Se avessi saputo che ti eri innamorata di un... Obscurio, non ti avrei dato tutti quei consigli. E poi perché non me l'hai voluto dire? -
- Di quello ne riparleremo più tardi e comunque non c'entra niente. Se non vuoi riporre fiducia in loro, almeno credi in me. -
L'ennesimo silenzio cadde su di loro.
Farfalà guardò ancora l'amica negli occhi - Io non posso né voglio obbligarti a diventare loro amica, ma io non cambierò la mia decisione. -
Stava per riavviarsi verso l'albero, quando Luvbì la prese per la spalla - Hai ragione... -
La rossa si voltò e la biondina continuò a parlare - E' vero, sono precipitosa e testarda, con questo non ci posso fare nulla, però mi sono lasciata troppo condizionare dalle dicerie tanto da non ascoltare ciò che la mia migliore amica cerca di dirmi. - le disse, poi arretrò di un passò, alzando le braccia - Ehi ehi, non fraintendermi! Io continuerò sempre e per un continuo e lungo periodo a tenere la guardia ben alzata nei confronti degli Obscuri e non mi fiderò mai appieno di loro, però... diciamo che cercherò di ignorare il fatto che non siano come noi e tratterrò le mie radici bien impiantate nel suolo. Cercherò... -

Nel frattempo, Kozì guardò in lontananza le due ragazze.
- Peperina quella che controlla le piante, eh? - commentò.
- Perde le staffe facilmente, già. - concordò l'altro.
Poi il viola volse lo sguardo verso il blu.
- Quindi sei caduto come un imbranato dalla collina, eh? - lo canzonò.
Blumiere gli diresse una linguaccia - Era colpa del tatuaggio, comunque. -
- Seh, bella scusa. - ridacchiò il viola.
- E' vero! -
- Se lo dici tu. - fece spallucce, continuando a mantenere un ghigno furbo stampato in faccia. - Comunque, che facevi prima? -
Il blu lo guardò sospettoso - Prima quando? -
- Ho visto un pezzo di scena, sai? Allora, perché stavi abbracciando così teneramente l'Antiqua? - gli chiese malizioso facendo arrossire l'amico fino alla punta delle orecchie.
- S-si chiama Farfalà, comunque... - balbettò imbarazzato senza rispondere.
Il viola roteò gli occhi dorati - Quando la smetti di giocare all'innamorato torna al Castello e finiscila, va bene? -
Il blu lo guardò interrogativo - Giocare? -
- Certo. Perché, non starai mica facendo sul serio, vero? -
- Ovvio che faccio sul serio! - rispose Blumiere sincero - Io la amo veramente. -
Kozì lo guardò incredulo - Ma Blu... E' un'Antiqua! -
- Chi se ne importa! Se non ci fosse stata lei io ora sarei morto, Kozì! -
- E questo sarebbe un buon motivo per prendersi una cotta della propria salvatrice? -
- All'inizio non era mia intenzione, fosse per me l'avrei anche finita lì, ma poi abbiamo iniziato a vederci, a parlare. Ho scoperto un sacco di cose sulla Tribù degli Antichi che non avrei mai immaginato e a poco a poco... Ho iniziato a provare qualcosa per lei. -
Attorno ai due scese il silenzio, di nuovo.
- Sento che ti caccerai in un sacco di guai. - gli disse il viola, alzandosi.
Blumiere scosse il capo - Anche se dovessi, sappi che la proteggerei a qualsiasi costo. Arriverei persino a volere la distruzione di tutto ciò che ci vuole dividere pur di poter stare con lei. -
Kozì lo guardò. Non lo aveva mai sentito parlare in quel modo.
- Be', fa' un po' come ti pare, ma io ora voglio dire la mia. - gli si avvicinò e battè un leggero pugno sulla spalla - Faccio il tifo per voi. - gli disse sorridendo.
Le due Antique li raggiunsero e Luvbì andò piano verso il viola, porgendogli titubante la mano.
Il ragazzo tentennò un attimo, ma poi accettò la stretta di mano che non avvenne, dato che la bionda la ritirò istantaneamente.
- Non ho intenzione di stringere legami, sappiate solo che ho deciso di essere una vostra quasi-non-più-o-meno-troppo-amica... O almeno una complice, ecco. Fate solo che non me ne debba pentire, intesi? - disse la giovane con espressione ancora dubbiosa. - Comunque, sono Luvbì Ibmin. - concluse stringendo la mano all'Obscurio davanti a sé.
- Kozìkozì Occangitram - si presentò anche l'altro, con un filo di voce - E per me vale lo stesso... - aggiunse squadrando le due ragazze.
Farfalà si appoggiò al tronco dell'albero, accanto a Blumiere.
- Dici che abbiamo fatto bene? - gli chiese.
- Be', per lo meno non si ammazzeranno a vicenda. - commentò il giovane.
- Speriamo - si augurò la rossa, ridacchiando.
L'Obscurio del Fulmine raggiunse l'amico - Sarà meglio se torniamo al Castello, Blu. Se Brack non ci trova siamo fulminati. -
Il giovane sospirò - Va be', andiamo. Anche se in realtà il vecchio Brack non potrebbe nuocerci, con la Barriera attiva. -
- Però dimentichi che la biblioteca è piena di libri e non ci terrei a beccarmeli in testa. - gli rammentò il viola.
Blumiere rise. - Allora sarà meglio rientrare. -
- Sì, anche noi. Se mia madre vede che non sono ancora rientrata dall'allenamento potrebbe preoccuparsi, e non voglio - disse la rossa, mentre l'altra annuì di seguito.
Così tutti si riavviarono verso il cratere, Kozì e Luvbì davanti che evitavano minuziosamente di entrare in contatto tra loro. Dopo essere saltato nel cratere in seguito alla ragazza, il viola non resistette.
- Senti... La prossima volta, ti andrebbe di finire il duello di prima? - le propose - Senza usare attacchi letali, comunque. -
Luvbì gli diresse uno sguardo freddo e duro che però si trasformò in un ghigno di sfida. - Se ci sarà, una prossima volta. Ma penso di sì, ci godo a vederti appeso come un salame dalle orecchie a punta. -
L'altro la guardò con una smorfia, seccato, poi uscì dal passaggio. Lei invece fece crescere una radice e la fece scorrere fino all'esterno della parete, poi si trasferì al suo interno e uscì per il passaggio. Decisero di aspettare i loro rispettivi amici lì fuori, attendendo pazienti.

Di sopra, il giovane dagli occhi rossi stava per scendere nel cratere, ma Farfalà lo fermò.
- Ah, Blu... - farfugliò.
- Sì? -
La ragazza cominciò ad arrossire - Ecco... Per quello che stava per succedere prima... Intendo, prima che arrivassero Luv e Kozì... E-ecco, noi... -
Lui le sorrise, rialzandosi e andandole vicino.
- S-sì, insomma... - continuò la rossa abbassando lo sguardo.
Dopo aver contemplato ancora per qualche istante il viso ovale della ragazza contornato da quella chioma di capelli rossi che tanto s'intonava con l'acceso verde smeraldo dei suoi occhi, Blumiere le sollevò il mento con una mano e annullò la distanza tra loro, trasformandola in un lungo, tenero e dolcissimo bacio. Un bacio di grande valore che si era lasciato attendere per molto tempo: il primo tra un'Antiqua e un Obscurio in oltre cento anni. E soprattutto ricco di un amore sincero e vero.
Rimasero così per un tempo che a loro parve infinito, abbracciati delicatamente l'uno all'altra, gli occhi chiusi, mettendo da parte quella timida incertezza che si era ridotta a un sottilissimo velo giorno dopo giorno e che finalmente era scomparsa. I loro cuori all'unisono erano tutto ciò che potevano udire mentre le loro labbra erano unite in quella prova inconfutabile.
- Farfalà... Ti amo, con tutto me stesso. -
- Anch'io, Blumiere, dal profondo del mio cuore. -

Una donna percorreva a passo sicuro i corridoi della Torre Conteica, entrando in una grande sala. Una volta al cospetto del Conte Arishot, la persona s'inchinò.
- Ho delle buone notizie, Conte. - disse.
- Ebbene? - le chiese con il tono di chi vuole arrivare al punto.
- La nostra cavia ha fatto il suo lavoro: oltre che rivelarci il nascondiglio di vostro figlio Lord Blumiere Iligriv, mi ha portata dritta al passaggio sulla colina. Si trova a nord-ovest, in linea diretta con le Mura Terziarie. - spiegò sorridendo maligna.
Arishot ghignò crudelmente - Bene. Ottimo lavoro... Occangitram Komeva. -




Che mito! Sono riuscita a postare prima di novembre rientrando nella mia pubblicazione mensile!! E indovinate che ore sono? Le 23.45 !! xDxDxD
... Anche se comunque sono in ritardo, eheh...^^''
Oh, mi sono presa un colpo quand'ho visto che il sito era in manutenzione!
"Nel senso che ha fatto di tutto per finire di scrivere il chappy durante il pomeriggio per postarlo entro oggi, poi EFP le ha fatto la beffa sotto il naso^^" nd Blu
Uno scherzo di Halloween inaspettato e d'effetto, diciamo u.ù
Ma finalmente ho postato il capitolo ed è tutto risolto! :D

Comunque spero che vi sia piaciuto, se ci sono errorini ortografici è per via della fretta ('che poi dovevo andare a una "festicciola-più-o-meno-alla-dolcetto-o-scherzetto") che correggerò eventualmente nei prossimi giorni, ma spero non ce ne siano di più gravi^^''
E mi auguro che i ragazzi non si siano spaccati la testa per l'ultimo pezzettino tra Blu e Far, non copro con l'assicurazione ^^ xD Ma dai, ho anche cercato di risparmiarvi un po' di "tortura" senza stare lì a descrivere tutto quanto nei particolari, che se no veniva male anche a me (e poi non avrei comunque potuto farlo, dato che mi manca l'esperienza personale... ^^'') xD
Va be', a parte questo passo ai ringraziamenti^^
Dunque, grazie mille a il GRANDE Ladro Fantasma , christhebest (che se non recensisce questo capitolo chiedo al Fantome di cacciarlo alla prossima riunione...) , MaxBarbie , Amy Dickinson , koopafreak e Ele_99 (uffi, ieri avrei voluto che ci fermassimo di più da Giugià... Ma con mio papà non si discute -.-). Inoltre ringrazio anche Giugià , appunto^^, che legge la mia storia anche se non tramite il sito!

Beh, direi che ho finito^^ Ribadisco, spero che vi sia piaciuto e che non sia stato una gran palla e per il seguito, eheh, ci si vede tra un'eternità! ;P
Ciao!^^

Emmy_Nerisse

P.S. Eheh, sono proprio fissata con l'"Antiquo Antico" alias Giapponese <3 Si nota, no? xD

P.P.S Ok, sperando che l'ultimo pezzo sia venuto fuori un tantino più decente rispetto a prima dopo aver dato quelle aggiustatine qua e là, aspetto un ultimo vostro parerino per MP oppure chi può su MSN^^ (Ele, naturalmente, a scuola xD)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1039157