And I can't want to forgot how your voice sound.

di Fra_Zoe_1D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Ma senza far rumore. ***
Capitolo 3: *** fuck off ***
Capitolo 4: *** Anche i ricordi fanno ritorno. ***



Capitolo 1
*** prologo ***


                                                                                                                     03-04-05/03/2008
Stavo sistemando lo zaino per andare a scuola quando sopra la scrivania vedo il volantino della casa in cui sarei andata a vivere in Italia. Lo presi in mano,lo guardai un per un attimo e lo chiusi dentro il cassetto. Vivevo a Londra da praticamente quando sono nata ed adesso la dovevo lasciare. Frequentavo il primo anno di liceo e non avevo tanti amici,pochissimi.
Al dire il vero ne avevo solo uno: Harold Edward Styles,ma tutti lo chiamavamo Harry. Dicevano che Harold era troppo serio. Ero sicura che non mi avrebbe abbandonato mai, ma questa volta ero io ad doverlo abbandonare. Sentì il mio telefono squillare e mi catapultai per rispondere.
Io: Pronto?
Harry: Zoe sono sotto da cinque minuti, sei pronta?
Io: si si arrivo...
Harry: vabbè, dai sbrigati.
Scesi giù presi un toast al volo, misi la giacca e presi l'ombrello anche se non prometteva pioggia,e poi come si dice:Marzo pazzerello esce il sole e prendi l'ombrello! Incominciai a correre per le scale e sbattei contro la porta la fronte. Aprii con la mano davanti alla faccia. Ero tutta rossa,anche il naso. Fuori dal portone c'era Harry con le braccia conserte voltato dall'altra parte.
Io: eccomiii.-dissi abbracciandolo da dietro.
Harry: FINALMETE!-disse sospirando.
Io: allora andiamo?
Harry: si si andiamo.
Incominciammo a camminare verso la scuola, assaporavo ogni angolo con gli occhi. Non volevo dimenticare niente.
Harry: Allora domani è il tuo compleanno, che pensi di fare?
Io: sinceramente non lo so. Sinceramente niente..
Harry: Ma che dici? E' importante!Vediamo un film con una ciotola piena di pop corn a casa mia?Ti va?Allora?- continuava a domandare fastidiosamente stuzzicandomi con il gomito.
Io:Va beeene!- Mi feci seria. 
io:Senti, poi ti dovrei parlare, oggi ti siedi accanto a me?
Harry:certamente..Ma mi devo preoccupare?
Io: no,no...-dissi nascondendo il viso tra le mani.
Arrivammo a scuola e quando entrammo in classe dei ragazzi ci dissero che il proff di inglese non c'era. ''Perfetto'' pensai.
Harry: stasera dovrei uscire con Caterin, secondo te dove la dovrei portare?
Io: ma ieri non sei uscito con Amanda?
Harry: si, ma non è il mio tipo.- disse sorridendomi maliziosamente.
Io:si certo Harry..
Harry: E allora?Dove la dovrei portare?
Io: al cinema! Semplice ma efficace.
Harry: Mmmmmh. si puo' andare! Grazie Zoe. Ma che dovevi dirmi?-disse sorridendomi.
Non sapevo cosa dire,mi faceva così tenerezza,stavo cominciando a essere nervosa e le mie mani non stavano ferme.
Io: forse... E' meglio... se ne parliamo domani, si si è meglio se ne parliamo domani.
Harry: okay, però sto iniziando a preoccuparmi.
Io: no no stai tranquillo.
Harry: Ti voglio beeeene piccolo raggio di sole.- e mi abbraccio'
Io: anche io Harry.- lo tenevo stretto a me non lo volevo lasciare.- Dai domani sera cosa mi fai vedere di bello?
Harry: che ne dici di un bel film horror?
Io: per me va bene, tanto lo sai che non mi spavento.
Harry: no e che cazzo, così non ti posso abbracciare.- e mi diete un pizzicotto nel braccio.
Io: ahi! O ma come sei il solito donnaiolo.
Harry: ma se sono così sexy non ci posso fare niente.
Io: sexy? Tu?....Aahhahahaha!
Harry: ridi ridi, questa è tutta invidia.
Passammo quelle cinque ore e meno male che era venerdì e il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola e in più era il mio compleanno. Mi accompagno' Harry a casa. Non rifiutai per niente,volevo stare con lui piu' del dovuto.
In modo da mancarmi di meno quando sarei andata via. Dovevo pensare a come spiegargli tutto! Ma niente,bianco. Non volevo mica andare via,dovevo. Non avrei mai voluto lasciare Harry. E' stato l'unico che mi ha accettata. L'unico che mi ha difesa,che mi ha ascoltata e che mi ha tenuta compagnia durante i miei pianti e le mie risate. Mi sarebbe mancato,tantissimo. Allora continuavo a guardare il volantino come se potesse darmi le parole,il coraggio
Ad un certo punto suona il campanello. Restai un po' in attesa,sentivo che era per me. Rispose mia madre.
io:mamma? Chi era?
mamma:nessuno!
io:ma come?!
Appoggiai il volantino sul letto e andai verso la porta per aprirla. C'era Harry
Io:Harry!- gridai spaventata.
Harry: ssssii?!
io:ma che ci fai qui?- dissi voltandomi indietro.
Harry : allora? Non mi fai entrare?
io:forse è meglio di no
Si fece serio, e si levo' il ghigno dalla faccia. Non disse nulla e ando' via. Fece lentamente le scale guardando un po' ovunque come se non avesse mai visto casa mia. Andava piano,sperava in una mia parola che pero' non uscì. Sbattei forte la porta e mi buttai sul letto. Mi madre dopo un po' salì in camera. Mi trovo' in lacrime. Non lacrime disperate,lacrime di silenzio. Lacrime che se non le tocchi non le percepisci. Lacrime che butti perchè dentro non ci stanno piu'.
mamma:Harry è andato via senza dire niente. E' successo qualcosa?
io:no,mamma,vai via!
uscii la testa fuori dai cuscini per vedere se era andata via.Era ancora li,seduta accanto a me.
Io: MAMMA DEVI ANDARE VIA!- le gridai.
Si alzo' lenta,guardandomi negli occhi.
mamma:sei furiosa.
Si fermo' per un attimo si aggiusto' la maglietta e poi riprese
mamma:hai gli occhi rossi. Piangi se vuoi. Io sono sotto.
Quando faceva così non la sopportavo! Cercava sempre di essere gentile e la cosa mi faceva infuriare.
Perchè io cercavo solo uno scontro che lei non permetteva di darmi. Mi alzo "basta" gridai asciugandomi le lacrime. Andai in bagno per sciacquarmi la faccia. Continuavo a guardami allo specchio "non ce la faccio" continuavo a dire. E piangevo,stavolta forte,stavolta intenso. Come se buttavo l'anima e non acqua. Avevo il telefono in tasca e comincio' a vibrare.
"è Harry" pensai. Presi il telefono svelta e poi ci misi un po' per guardare lo schermo. "chiamata persa".."HARRY"
non richiamai. Scesi direttamente per le scale ed uscì gridando "VADO A RIPRENDERMI IL MIO MIGLIORE AMICO,CIAO MAMMA!" Per fortuna io e Harry abitavamo abbastanza vicini. Corsi. Arrivai davanti a casa sua,lenta mi avvicina alla porta.
Suonai. Rispose sua mamma. "Zoe,Harry è nella sua stanza" disse mettendomi una mano sulla spalla. Mi sorrise quasi forzata.
io:Grazie.- dissi sussurrando.
Salivo le scale lente,in punta di piedi per non farmi sentire. Harry non era nella sua stanza.. Forse era in bagno! Boh,entrai. Mi sedetti sulla sedia accanto la suo letto. Ad un certo punto entro',con le mani davanti alla faccia. Si strofina gli occhi.
io: scusa
Harry: CAZZO.- disse facendo un balzo indietro-
Mi misi a ridere tirandomi su. Andai verso di lui con le braccia aperte. Mi venne incontro abbracciandomi. Sorrideva,con gli occhi tristi. Con gli occhi rossi.
io:Harry,ti sei fatto una canna?
Harry:ho solo pianto.
io:mmmmmh..
Harry:che c'è?
io:no niente.
Si stacco',quasi per forza! Si stacco' solo perchè doveva finire.
io:perchè ti sei staccato?
Harry:devo parlarti!
Non feci in tempo a guardarlo negli occhi che si giro' dall'altra parte. Si assicuro' che la porta fosse chiusa.
Harry:allora.. voglio saperlo!
Lo guardavo con gli occhi sgranati dalla paura,dall'ansia..
io:di cosa?- dissi con un filo di voce
Harry:cosa dovevi dirmi? Voglio saperlo!
io:Harry.. vedi,non so come dirtelo!
Harry:devi. Oggi,domani.. dovrai comunque. Quindi,dimmelo ora.
io:non voglio. Non ho le parole..
Mi prese per le spalle,mi guardo' fissa negli occhi con sicurezza
Harry:dillo e basta..
io:e a bene...
misi le miei mani sopra quelle di Harry,chiusi gli occhi e tutto d'un fiato dissi "ti devo lasciare".
Si fece serio, poi si mise a ridere.
io:Ma che fai?
Harry:che sei divertente.
io:Harry,non capisci..
Harry:dai,smettila.
io:TI DEVO LASCIARE.- dissi scandendo le parole con forza. Senza pensare che potevo ferirlo. 
Non disse nulla, e si sedette sul letto. Braccia conserte,espressione dubbiosa e persa. Un po' furiosa. Salii sul letto anche io,abbracciandolo da dietro. 
Harry:tu ami farmi del male. 
io:che dici? Smettila,mi farai sentire in colpa!
Harry:devo. Devi sentirti in colpa.
io:mmmh..già lo sono. Smettila. 
Harry:potresti sempre restare.- Disse girandosi verso di me con occhi dolci. Occhi di chi spera.
io:scusa..
Harry:lo so.. non puoi.
Io: mi mancherai..
Harry: lo so.
Io: ma smettila.
Mi prese il viso e mi stampo' un bacio sulla guancia,così forte che mi stono' un orecchio.
Harry:mi mancherai tanto anche tu
Gli sorrisi senza dire niente. Poi mi prese le mani e sorrise. 
Harry:aaaaaaallora? Per domani?- Chiese come se non fosse successo niente. 
io:niente,rimaniamo così:casa tua,film e pop corn.
Harry:perfetto. Ma se tipo stiamo insieme anche oggi?
io:non ho niente da fare. Sono libera,voglio stare con te.
Harry:non dobbiamo perdere neanche un attimo.
io:esatto.
Harry:quando parti?
Io: dopo domani..-dissi piano, come se non volessi che lo sentisse
Harry: cosa? Cazzo Zoe me lo volevi dire mentre eri dentro l'aereo???!
io:Nono,è solo che aspettavo il momento giusto! 
Harry:certo,dentro l'aereo? O mi avresti telefonato dicendomi "sai, Harold,sono in Italia!"
io:non ti avrei mai chiamato 'Harold'.- Dissi cercando di sdrammatizzare.
Harry:non cercare di farmi ridere. Sono serio.
io:dai,non lo sei mai stato.
Harry:no capisci che questo è importante?- mi feci seria.
io:Harry,non pensavo potessi prendertela.
Harry:guardami ora.
io:ho avuto la conferma da poco. Mi serviva del tempo per accettarlo io e poi farlo accettare agli altri.- abbassai la testa.- e con 'altri' intendo te.
Harry:non so che dirti..
io:nemmeno io.
Harry:come faccio a stare sereno ora?
io:come ci sto provando io.
Harry:non riesco a divertirmi.
io:senti,parto dopo domani. Voglio due giorni indimenticabili.
Harry:te li meriti. Ce li meritiamo! Allora domani ti voglio tutto il giorno a casa mia, e stasera.... 
io:stasera soltanto? Perchè non cominciamo da ora?
Harry: perfetto, allora dove vuole andare stasera? 
io:mmmh..non lo so. Voglio stare per strada. Voglio guardare tutto e ricordare tutto. 
Harry: allora andremo in giro per tutto il paese!
io:andremo nel mio ristorante,quartiere,posto,negozio preferito.
Harry: ehy! Ehy! Anche io voglio andare nei miei posti preferiti!
io:ehy,sono io a non doverli vedere piu', non tu! 
Mise il broncio e incrociò le braccia al petto. A solito suo. Sapeva benissimo che così mi faceva tenerezza. E lo usava a suo vantaggio. Così gli misi la mano sulla spalla e dissi sorridendo "solo uno!" Levo' il bronci e mi sorrise.
Io: okay allora vado a casa a cambiarmi e poi alle sette ci vediamo a casa mia Harry annuì,si alzo' da letto e mi aprì la porta dicendo "prego" 
Io: ahahahah! Grazie a dopo.-dissi stampandogli un bacio sulla guancia che lui ricambio' 
Resto' davanti alla porta vedendomi scendere le scale. Mi girai due volte:la prima mi mando' un bacio con la mano.La seconda mi sorrise agitandola dolcemente. Salutai sua mamma e poi mi avviai per andare a casa. Appena aprì la porta un ondata di aria gelida mi invase. Mamma era seduta sul divano,in silenzio. La televisione spenta e lo sguardo fissa su di essa.
io:mamma,le tv e spenta.
mamma:lo so,pensavo.
io:a cosa?
mamma:com'è finita?
io:mamma,gli ho detto tutto. Abbiamo fatto pace. Adesso sto uscendo con lui.. per te va bene?
mamma:certo.
Mi aspettavo una scenata di quelle bestiali.Tanto che appena aprii la porte pensai "ecco a voi la terza guerra mondiale" e invece mi prese e mi abbraccio'.
io:mamma,mi dispiace tanto. Non avrei mai dovuto...
mamma:non dire niente.
io:ma mamma..
mamma:non ti devi preoccupare.
io:mamma,lasciami. Devo andare.
Mi lascio' ed io scappai sui per le scale.
Chiusi la porta della mia camera ma ritornai indietro.Aprii la porta,di nuovo e per la tromba delle scale mi misi a gridare:mamma,ti voglio bene! 
Mamma si affaccio' per le scale e mi mando' un bacio! Le sorrisi, esageratamente. Entrai di fretta nella stanza ripetevo ad alta voce "che mi metto?" non trovavo niente. Ero accaldata, ma fuori faceva freddo. Che dovevo fare?
io:MAMMA,CHE MI METTO?
mamma:quel vestitino tanto carino!-mi grido'.
io:mamma,ma sto uscendo con Harry,non è un appuntamento.
mamma:sei tanto carina con quel vestito.
io:ho paura di sembrare troppo elegante.
mamma:fai quello che vuoi
io.fanculo 'sta merda. Jeans,e maglietta!
mamma:sei così aggressiva.
"e ora? Mi trucco?" pensai.Ma si,dai. poco poco pero'. Volevo mi ricordasse com'ero e non con le labbra rosse,gli occhi neri e le guancia rosse. Ma con labbra rosa,gli occhi leggeri e grandi,e le guancia anche pallide. Non importava. Dove essere io. Così mi misi solo un po' di correttore ed il mascara. Era perfetto così: dovevo essere io. Mi arrivo' uno squillo,era Harry. E già,ero a casa a mezz'ora senza contare la strada. Non me n'ero accorta! Così lo chiamai mentre ero per strada. Correvo. Ma lui non rispondeva. Così smisi di chiamarlo e continuai a correre.  Mi stava chiamando presi in tempo il telefono prima che si staccasse di nuovo.
io:Harry,sto arrivando,sono per strada. Fatti trovare davanti alla porta!
Harry:okok. M a'sto fiatone?
io:Harry,sto correndo. Dai,arrivo.
Harry:Ahahahahah tu che corri? Daaai,voglio vedermi la scena.
io:ma smettila..
Harry:che tenera.
io:sto arrivando!
Harry:sto chiudendo,a dopo!
io:si,a dopo.
Ero quasi arrivata quando davanti mi vidi spuntare un gatto. Un piccolo ammasso di ciccia e pelo che stava dormendo in mezzo alla strada. Era piccolissimo. Nero lucido era il suo pelo.  Aveva solo un po' di bianco sul muso e gli occhi piccoli.Andai per accarezzarlo e si sveglio' di soprassalto.Spalanco' gli occhi color cielo. Così limpidi che parevano finti.
io:ssssh,non preoccuparti-gli sussurrai dolcemente mentre cercavo di prenderlo in braccio."a Harry piacerà." pensavo. Mi presentai davanti ad Harry con questo gatto davanti alla faccia.
Harry:O dio,che bello!
Io:vero? L'ho trovato per strada. E' stupendo.
Harry:dammelo,dammelo,dammelo,dammelo. ORA!
io:ma sei aggressivo,tieni.
Harry:E'MIO ORA.
Mi guardava con occhi sgranati. Non sapevo se ridere o spaventarmi. Perchè ero seriamente spaventata. 
Harry:La chiameremo.. mmmmh... MOLLY.- disse con tono di trionfo.  
Io:possiamo andare ora?
Harry:eh?
Io:TI SEI RINCOGLIONITO NEL GATTO.
Harry:non è vero.
Io:allora andiamo.
Per tutto il tempo Harry parlo' con il gatto. E quando parlava con me parlava del gatto con una vocina da deficiente.
Io:Harry! Devo ricordarti perchè sia qui? Devo riordarti perchè abbiamo deciso di stare insime?
Harry:perchè ti stai incazzando?
Io:Non lo capisci.
Harry:Certo che capisco! E che cerco di non pensarci.
Io: Se fai così ci penso di piu'.
Harry:Oh guarda lo zucchero filato! COMPRIAMOLO,COMPRIAMOLO,TI PREGO.
Mi chiese con occhi lucidi e grandi.
Io:mmmmmh,andiamo!
Non disse niente, mi fisso' per un attimo e mi abbraccio'.
Io:ora andiamo al parchetto?
Harry:sai che non mi piace.
Io:DISCORSO?
Harry:andiamoci raggio di sole.
Io:ahahahah..bravo.
Harry: ma prima lo zucchero filato.-disse indicado il vecchio carrellino
Io: e va bene andiamo.-dissi prendendolo per un braccio.
Prendemmo questo benedetto zucchero filato e incominciammo a passeggiare senza una meta.
Io: Allora? Ci andiamo vero?.-chiesi a Harry dandogli un pizzicotto per distrarlo da tutto lo zucchero filato.
Harry: si, certo! Ma per ora ZUCCHERO FILATO.-quando si trattava di gatti e zucchero filato ad Harry gli si illuminavano gli occhi.-Chi mi comprerà lo zucchero filato quando andrai via? Mi chiese mentre si strafogava con quello che rimaneva dopo solo trenta secondi.
Io: non ne mangi fino al mio ritorno o, ti fai dare i soldi!
Harry: mmmmh! La seconda! Non posso aspettare tutto questo tempo.- si fermo' per un attimo quasi per riprendere fiato o riordinare le idee.
Harry: non partire, ti prego.
A quel punto scoppiai a piangere. Harry mi abbraccio' stretta quasi a torgliermi il fiato. Faceva male, ma allo stesso tempo mi faceva vivere. Pensavo che si sarebbe staccato, avrei sentito più male. E quindi continuavo a piangere. Perche' quando piangi e qualcuno ti abbraccia e' ancora più difficile smettere. 
Harry: dai, adesso basta! Ti prego, mi fa stare male.
Io: scusa, scusa.- dissi tra i singhiozzi di un pianto che aspettavo da tempo.
Harry: vuoi andare a casa?-domando' con sguardo fermo e comprensivo.
Io: no, no. Andiamo al parchetto.
Harry sorrise preoccupato. Ricambiai forzata con il mascara colante e gli occhi lucidi.
Harry: so che non stai bene. Lo so perche' si vede, lo so perche' ti conosco. Lo so perche' ci sono dentro tanto quanto te!.
Non sapevo che dire, non capivo niente. Sentivo solo il rumore delle macchine, qualche uccello e l'ondata di vento che ogni tanto, leggera, mi faceva spostare i capelli da una spalla all'altra. Li ricacciavo infastidita. Odiavo il vento, quando non era a mio favore. Mi diressi per andare a sedere su una panchina senza dire niente ad Harry, senza consultarmi. Si accorse che cambiavo direzione così mi raggiunse. Mi venne da dietro e mi abbraccio' un attimo prima che potessi sedermi. Aveva il cuore come impazzito come il mio. Volevo piangere di nuovo! Pesavo che tutto questo si sarebbe perso una volta salita su quell'aereo. Che avrei dimenticato Harold, la sua gatta Molly, il mio posto preferito, i momenti belli o brutti, la mia casa... che tutto si sarebbe dimenticato di me. Ed io di tutto.
Harry: passerai due giorni speciali. Di cui ti ricorderai, sempre. Ogni volta che uscirai da sola, con le amiche. Ogni volta che guarderai il cielo o un gatto passare.
Harry continuava a parlare mentre Molly gli si arrotolava su e giù per il braccio.
Harry: il punto e' che tu dovrai ricordare tut... MOLLY!
Io: Harry!- gridai spaventata.
Harry: mi ha morso.
Io: dammela.
Harry: emh.. di chi e' Molly?-chiese con aria di sfida mettendosi una mano sul fianco.
Io: Harold.
Harry: no, non mi chiamare così.
Io: tu dammi Molly.
Harry: okay.- abbasso' gli occhi e quasi per forza allungo' il braccio per passarmi la gatta.
Stavo per prenderla quando la ritiro' velocemente verso di se.
Io: sei cattivo. E' tardissimo! Andiamo domani al parco? Vero?
Harry: cavolo! Vero. Si si ci andiamo domani. Dai andiamo che ti accompagno a casa
Durante la strada non facevo altro che distrarmi. Guardavo tutto attentamente, ogni singolo dettaglio. Come quando guardi tutto per la prima volta e rimani incantato. Arrivati davanti al mio cancello Harry mi abbraccio', di nuovo.
Io: Harry, non voglio dimenticare niente. Non voglio dimenticare te! Non voglio perderti.
Harry: nemmeno io. Ti voglio bene. Vai, e' tardi. Ci vediamo domani mattina. Ciao Zoe...
Io: ti voglio bene anche io. Ciao.
Aspettai un po' prima di entrare. Inizialmente guardavo Harry allontanarsi sempre di piu'. Poi mi perdevo nel cielo. Assaporavo l'aria, avevo paura non fosse stata la stessalì, in Italia. Basta decisi di entrare. Mamma non c'era. Bene, casa libera. Da un momento all'altro sarebbe arrivato il papa'. Ma non lo aspettai andai dirrettamente a letto con quel silenzio che raramete c'era a casa mia. 
La mattina seguente mi svegliai con l'aria fresca che entrava dalla finestra, avevo freddo ma ero troppo sfaticata per prendere le coperte.
Mi preparai velocemente. Era ancora presto ma uscii ugualmente di casa. Amavo l'aria del mattino. Fresca e pura. Mandai un messaggio a Harry ''sono già per strada'' mi rispose subito dopo ''vediamoci alla fermata degli autobus''
ASPETTA, NOI NON PRENDIAMO L'AUTOBUS. Vabbè , non volevo chiedere il perchè così andai direttamente.
Avete presente quei cartelloni pubblicitari? Ecco uno enorme con su scritto ''UGURI ZOE, TI VOGLIO BENE''
Harry: raggio di sole, ti piace?- mi sussurrò dietro l'orecchio.
Mi girai di scatto.
Io: cazzo, Harry, sei tu.
Harry: buongiorno piccola. Auguri.-disse dandomi un piccolo bacio sulla fronte.
Io: buongiorno.-lo presi e lo abbracciai.
Dopo alcune ore di strazio andai a mangiare a casa di Harry. La pace, la dolcezza! Amavo sua madre, amavo la cucina di sua madre! Era facile parlare li dentro. Le parole non diventavano urla ma se mai carezze. Ti guardavano con occhi dolci mentre a casa mia non ti guardavano proprio. Tutto diventava bello, speciale.
La televisione la tenevamo spenta, per ascoltarci anche nei vuoti di silenzio. Da me, la televisione, parlava piu' forte di noi. Tanto che mio padre, impigrito non alzava nemmeno il culo della sedia per prendere il telecomando ed abbassare il volume o addirittura spegnerla. Io non ci pensavo nemmeno. Almeno quando mia madre cercava di farsi i fatti miei dicevo di non aver capito, così, dopo il terzo '' ah? '' si stancava e gridava '' niente! ''
Dopo aver mangiato Harry mi diede il regalo. Non mi aspettavo un regalo, non chiedevo un regalo.
Una collana. Di quelle che si dividono a meta'. '' Best Friends ''
Io: e l'altra meta'?
Harry si avvicino' e fece segno sul collo.
Harry: qui.- disse accompagnandolo con un gesto.
Io: oh! Grazie Harry.
Harry: di niente.
Lo presi e lo abbracciai. Chiusi gli occhi per un momento, volevo ricordare anche quello ma a occhi chiusi.
Harry: saliamo.- disse prendendomi per mano.
Io: si, certo.- pronunciai piano, come se stavo parlando tra me e me.
Per le scale Harry parlava di una certa ragazza di cui non ho ancora capito il nome. Una bella ragazza, da quanto ho capito.
Harry: non era il mio tipo.
Io: ahahahah! Oooh, Harry! Nessuna è mai il tuo tipo.
Non rispose affatto. Si butto' sul letto.
Harry: viiiieni.- disse pronunciando spaventosamente la ''i''.
Io: arriiiivo.- dissi cercando di imitarlo.
Harry: cara, il mio è un dono.
Il film. mmmmh... mezz'ora per sceglierlo e poi? E poi nessuno se lo caga di striscio! Non ricordo nemmeno il titolo. Ero sdraiata accanto ad Harry, il suo braccio era posato sulla mia spalla. Ogni tanto si girava verso di me e subito dopo ricacciava lo sguardo verso la televisione. Mi giro verso di lui ed era gia' lì. Era dentro. Me lo sentivo dentro. Come se si fosse approppriato del mio battito, del mio respiro. Di ogni singolo movimento. Si stacco' lentamente, sospirando. Mi guardo' negli occhi e si fece serio.
Harry: scusa, scusa cazzo, non dovevo.-disse strofinandosi gli occhi e si alzo' dal letto.
Io: no, tranquillo. Non fa niente.
Harry: va tutto bene?
Io: si si. E' tutti... apposto.- dissi calando gli occhi.
Harry: bene!
Continuava a tenersi la testa e faceva avanti e indietro per la stanza. Andai verso di lui e lo presi per mano.
Io: ehy, stai calmo. Non è successo niente. L'importante e non aver provato nulla. Tu, non hai provato niente, vero?
Mi guardo' come per dire '' che cazzo stai dicendo? '' pero' aveva capito che intendevo.
Harry: no, Dio. Perchè? Non avrei mai dovuto farlo!
Io: smettiamo. Va a finire che litighiamo. 
Harry: voglio stare solo. 
Io: come hai detto. scusa?
Harry: hai sentito. Scusa, vattene.
Presi la borsa e me ne andai di fretta. Non lo guardai nemmeno in faccia, non avevo il coraggio. Non potevo nemmeno farlo, avrebbe visto le lacrime. Non andai a casa, non volevo. Non me la sentivo di affrontare mia madre e il silenzio di casa mia. Andai in un quartiere isolato. Le macchine passavano di rado da quelle parti ed era popolata maggiormente da persone anziane. Andavo lì a pensare, su una panchina, con l'ennesima stronzata '' PER SEMPRE ''. Guardavo tutto, sempre, con ochhi diversi. Tutto mi appariva d'avanti per la prima volta. Chissa' da quanto tempo quel '' PER SEMPRE'' era lì stampato. Forse lo aveva scritto il signore della palazzina lì di fronte che per ironia della sorte si era lasciato dopo qualche anno con la moglie. Mi sdraiai sulla panchina e guardavo il cielo. Cercavo di memorizzare ogni odore, suono, sfumatura. Chiusi gli occhi per un momento soltanto. Mi sentì una mano toccarmi il viso. Mi alzai di fretta, spaventata. Era la madre di Harry. Mi guardava sorpresa come perdirmi '' Non è il tuo posto '' Infatti non lo era!
Io: mi ha spaventata.
Anne: lo so, mi dispiace. Ma non dovresti essere con Harry?
La guardai per un attimo, seria. Dopo di che scoppiai a piangere. Mi buttai letteralmente tra le sue braccia. Continuava a darmi dei piccoli colpi sulla schiena e ripeteva '' Non è successo niente, calmati! '' volevo, volevo ascoltarela, volevo calmarmi ma stavo troppo male.
Pensavo che sarei partita senza rivederlo. Pensavo che sarei salita su quell'aereo con le lacrime. Ma all'ultimo momento, quella mattina Harry spunto' sudato, affannato e stanco.
Io: Harry!
Harry: Non potevo mancare... mi mancherai da morire.
Io: Hai detto la parola '' mancare '' per due volte!
Harry: lo so, era per precisare!
Io: ahahahahah! Certo! Devo andare.- dissi tutto di un fiato.
Harry: vai, troia, non tornare mai piu'.
Io: come scusa?- dissi scioccata con un accenno di sorriso.
Harry: niente, ti voglio bene.
Io: anche io, Harry.
Mi abbraccio' per l'ultima volta e mi diede un piccolo foglio nelle mani.
Harry: fai buon viaggio! Ciao, ti voglio bene.
Io: grazie, a presto!- dissi dandogli un piccolo bacio sulla guancia.
Lo vedevo allontanare mentre veniva chiamato il mio volo. Camminavo con quel fogliettino in mano cercando di capirne il senso. Arrivata in aereo lo aprii.
"Cara Zoe.
Sei stata speciale, davvero speciale per me. Comincio col dirlo perchè così tu ci possa credere. So che non ti ho mai detto una cosa del genere. Non ti ho mai detto che sei bella, bellissima quando, invece, avrei dovuto dirtelo! Tante e tante volte. Non l'ho mai fatto... No, non so il perchè. Avevi bisogno di queste parole ed io non sono stato capace di sputartele in faccia. Sei diventata importante. Spero di rivederti presto. Fai buon viaggio. Ti voglio bene, il tuo piu' caro amico Harry!''

Quello, tuttavia, non  era destinato a essere l'addio definitivo. La nostra storia  non era ancora conclusa.




                                                                       

 

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Capitolo 2
*** Ma senza far rumore. ***


Erano le 2 di notte ed io e Betta eravamo sull'autobus pronte per arrivare al' aereo porto, un autobus vecchio, di quelli pieni di scritte colorate. Date e ricordi e gomme appiccicate un po dappertutto. Era bellissimo vedere tutte quelle luci dal finestrino.
tanti piccoli punti luminosi, quasi stelle. Quasi tutto l'autobus era in silenzio e si sentiva la leggera radio che il conducente teneva accesa. Per tutto il viaggio non parlammo, eravamo troppo stanche. Stavo per chiudere gli occhi ma l'autobus freno' di colpo. E la professoressa cominciò a gridare "siamo arrivati, scendiamo, scendiamo o perderemo l'aereo."
Quella squillante voce si infilava nelle orecchie frantumandoti i timpani. Era così indaffarata, rossa in faccia e agitava rigorosamente le mani con un foglio.
Si accerto' che nessuno fosse rimasto sull'autobus. Eravamo tutti sul marciapiede quando saltò giù dall'autobus Salvatore, un ragazzo con un mondo tutto suo un po' grassottello con un gran faccione rosso.
Dietro di lui la professoressa che lo guardava dalla testa ai piedi. Tutti si misero a ridere
la professoressa era ancora più rossa e le pulsava una vena sul collo. Quello era il segno che era
davvero arrabbiata.
Camminammo per non so quanto, ma sapevo che i miei piedi gridavano vendetta. Arrivammo all'aeroporto appena in tempo e ogni ragazzo e ragazza della nostra classe prese la sua strada, separandoci. C'era una lunghissima fila davanti a noi, tanto che la nostra speranza di partine nel giro di due ore sembro' vana.
Ci mettemmo comodamente sedute sulle nostre valigie, guardando tutto quello che ci circondava. L'aereoporto era davvero grande, pieno di luci e persone indaffarate o semplicemente sedute che aspettavano qualcosa, forse qualcosa che non arriverà mai o qualcosa che arriverà tra cinque minuti. Nell'attesa discutevamo del piu' e del meno quando ad un certo punto una voce metallica ci annuncio' che il nostro volo sarebbe partito a minuti, perciò ci alzammo e con il biglietto in mano ci dirigemmo verso l'aereo. I posti a sedere erano a tre e noi avevamo la fila numero 12: io mi misi vicino al finestrino, Betta nel seggiolino centrale e vicino a lei un signore anziano che ancora prima di sedersi già dormiva.
L'aereo decollo', non mi girai mai a guardare Betta o altrove, avevo sempre gli occhi fissi sul finestrino e il pensiero fisso sempre sulla stessa cosa.
Betta:''che pensi di fare?'' furono le sue parole che mi portarono alla realta'.
Io:''come scusa?'' dissi spaesata non capendo dove voleva arrivare.
Betta:''sai benissimo che al conservatorio hanno organizzato un incontro con gli ''One direction'' che penserai di fare quando troverai i suoi occhi, quando risentirai la sua voce..''
Io:''non si ricorda minimamente di me, perchè dovrei essere io a prendere l'iniziativa.'' dissi fredda, distaccata,sempre con gli occhi fissi sul finestrino.
Betta:''e se si ricordasse di te? Se non avesse mai dimenticato la vostra amicizia.. il vostro bacio? E se..''
Io:''basta, per favore, non si ricorda di me, io faro' finta di non ricordarmi di lui. Non voglio star male,non se lo merita.'' la interruppi ancora prima che potesse finire di parlare, quelle parole erano così taglienti ma nella sua crudelta' erano vere. Ormai lui aveva dimenticato ogni singolo ricordo di tutto cio' che avevamo passato insieme, lo aveva fatto da quando aveva varcato la soglia per entrare a far parte del mondo delle celebrità.
Mi guardo' negli occhi e dopo un po' annuendo abbasso' la testa. Forse ero stata un po' troppo dura con lei, ma non avevo nessuna voglia di parlare di lui. Di parlare di Harold Edward Styles.
Ma a un tratto l'abbracciai teneramente e le dissi che gli volevo bene, che gliene volevo dal profondo della mia anima e che poteva sempre contare su di me.''Anche io, sappilo'' fu questa la sua risposta, semplice ma piena di emozioni, piena di sincerita'.Lei era tutto per me, veniva prima di ogni altra cosa.Nel passato ci eravamo fatte tante di quelle promesse, ma la cosa buffa era che ancora quelle promesse erano bel salde tra di loro. Come un puzzle, ogni piccolo riquadro era una nostra promessa e ancora quel puzzle era ben saldo.
Betta:''se ti puo' consolare, anche a me fa antipatia.'' disse sciogliendo l'abbraccio e facendo spuntare un piccolo sorriso sul suo visto.
Io:''ahahahahah! Ma se neanche lo conosci, non avresti un motivo.''
Betta:''ehi,ehi,ehi. Tu hai pianto per lui. E' logico che sia un emerito coglione deficiente che non sa cosa si è perso. Senza rancore, ma se l'ho incontro io lo castro.''
Io:''ahahahahah! Un giorno tu mi farai morire. Dio, stiamo facendo tutte queste ipotesi come se stessimo andando incontro alla morte..''
Forse era vero. Forse quelle domande a qualcosa servivano. Cosa avrei, o meglio ancora, cosa avrei provato quando lo avrei visto? E se le mie gambe incominciassero a tremare? E se crollassi e mi butterei al suo collo piangendo?
L'aria divento' pesante e per un momento pensai che non respiravo bene. Sentivo il calore della mano di Betta tenere stretta la mia. Un tornado si stava manifestando dentro il mio stomaco, cuore e cervello. Feci un respiro profondo e poi dopo aver dato un'ultima sbirciata fuori dal finestrino mi addormentai.
Erano le cinque del mattino quando arrivammo a Londra. Si sentiva gia' nell'aria la frescura dell'autunno. Quell'aria che fino a poco tempo fa d'estate c'era solo la mattina per poche ore. Quest'aria che ti fa riflettere e anche quando respiri profondamente ti arriva in fondo al cuore. L'autunno con i suoi mille colori ha dato via alle danze.
Appena scendemmo presimo subito un taxy. Dopo varie ricerche,forse, avevamo trovato la casa di Mary. Lei era la terza del gruppo, ed era sempre stata la piu' bella e la piu' tranquilla fra tutte e tre. Era partida da due anni per motivi di lavoro, l'ammiravo tanto.

Già a l'età di diciasette anni lavorava per pagare le cure per sua nonna. Sua mamma era morta quando lei aveva otto anni per colpa di un incidente stradario, e suo padre non si prese mai la responsabilità di crescere una figlia.
#Betta.
E' stato un po' difficile spiegare al tassista la strada da fare ma alla fine ci sono riuscita. Forse avevo sbagliato qualcosa ma per fortuna siamo arrivate da Mary in soli 20 minuti. Il tassista continuava a ripetere “we got give me the money” agitandosi tutto. Ma non capivamo bene anche perchè urlava. Avevo solo soldi italiani in tasca allora gli diedi quelli. Cominciò di nuovo a urlare ma sta volta oltre a non capire il significato non capivamo neanche le parole. Presimo le valigie e cominciammo a correre. Dopo un po' il tassista si rassegno' e mise in moto la macchina. Io e Zoe ci appoggiammo su un muro con il fiatone. “Sarà questo il portone?” mi chiese Zoe prendendo le valigie tra le mani. Guardammo il citofono ma non c'era scritto nulla. Allora abbiamo citofonato lo stesso. “Chi è?” rispose una voce profonda e maschile. Avevamo immaginato che Mary si fosse trovato un ragazzo anch'esso italiano capitato a Londra chissà per qual motivo.
Zoe:“Zoe è Betta, c'è Mary?”.
X: “Scusate ma qui non c'è nessuno. C'abito solo io. Mi dispiace”. Scoppiammo in una risata sonora che andava a morire poco per volta.
Io:"scusate scusate" dissi ridendo.
Decisi di chiamare Mary.
Io:"Pronto, Mary fatti trovare davanti al portone. Che via sei?" dicevo mentre continuavo a ridere.
Mary:" perchè ridi? comunque ti vedo. Sono sul balcone, sto scendendo. Continuate ad andare dritte.”
chiusa la chiamata vidimo spuntare dal buio Mary. Ci abbracciammo tutte e tre. Era da tanto tempo che non ci vedevamo al 'completo' come se c'era sempre una parte di noi stesse che quando ci guardavamo allo specchio era come sparita. Andavamo verso al portone sempre strette, abbracciate come se dovevamo recuperare tutti quei giorni in un solo istante.

Salite le scale, delle grandi e lunghe scale, entrammo nell'appartamento: era davvero grande, ma quella sera 'dormimmo' tutte assieme. Anche se c'erano quattro camere a disposizione volevamo stare vicine. Quella sera, notte, a dire la verità non dormimmo proprio, anzi, eravamo più sveglie che mai, Tutta colpa di quella maledetta taurina. Bere la Red Bull era il nostro rito, e quindi quella sera ne bevemmo molta, e questo portò a non dormire e parlare tutta la notte. Chi saltava sui letti, chi rideva mentre saltava : ma di certo quella fu la serata più bella. Zoe voleva prendere anche la vodka ma no. Dovevamo essere esaurite ma non ubriache e quindi la sua proposta fu bocciata.
Io:" Ma, cos'è successo mentre noi non c'eravamo?”
Mary:" non vi siete perse nulla."
Zoe:" ma dai, vivi a Londra qualcosa è successa, doveva succedere. Non ci credo. Non dirmi che ti sei ammazzata di lavoro."
Mary mi guardo un po' imbarazzata.
Io:" hai lavorato fino all'esaurimento! Lo vedo nei tuoi occhi.”
Ed era proprio così. Di certo quel bel appartamento vistoso non si pagava da solo. Ma doveva prendere una pausa, anche perchè eravamo arrivate io e Zoe e lo sanno tutti che sogniamo il futuro ma stiamo ferme nel presente a divertirci. Oddio, non eravamo delle scansafatiche ma c'eravamo molto vicine. Il fatto è che adoriamo divertirci e per noi lavorare è come essere in gabbia.
Mary:" non è vero! Voi pensate che io non mi so' divertire e che da quando sono cresciuta non faccio altro che buone azioni. Sono tutto il contrario. Non sono cambiata."
Io e Zoe ci guardiamo in faccia .
Mary:" si, forse un po' ma so ancora divertirmi."
Zoe:" un po'? Scommetto che da quando sei qui non fai altro che alzarti alle cinque di mattina, ammazzarti di lavoro per poi tornare tardi a casa.”
Io:" Prenditi una vacanza e resta con noi. Alla fine restiamo solo un' anno per poi non rivederci per mesi. Devi anche mettere in conto che noi siamo qui per studiare e non possiamo stare sempre insieme se poi ci metti il lavoro non ci vediamo piu'"
Mary:" vedo cosa posso fare."
Stranamente calo' un silenzio tra noi che non c'era mai stato. Non sapevo come stavano le altre ma dai loro occhi usciva una luce di malinconia ed entusiasmo mischiata.
Un vuoto di silenzio che tra noi era molto raro. Decisi di staccare la radio per addentrarmi meglio nel silenzio che c'era nella casa e anche dentro di me. Così mi misi sul pavimento, sdraiata. Guardavo, ma non sapevo cosa, ma guardavo. Qualcosa aspettavo. Qualcosa guardavo. Ancora silenzio. Mi stavo uccidendo e nessuno sentiva le miei urla.
Dovevo dire qualcosa o sarei morta soffocata. Ma non riuscivo a dire nulla. Potevo sperare che qualcuno parlasse ma dato che avevo azzittito anche la radio la casa era muta. Tanto baccano prima quanto silenzio ora. Mi sentivo completamente vuota dentro. Non sapevo come muovermi. Non sapevo se chiudere o aprire gli occhi se alzarmi o sedermi. Se andare a letto o rimanere li davanti a non fare nulla e fissarle. Non sapendo cosa fare lasciai fare tutto ai miei piedi. Ma andarono verso il letto. Le mie mani scivolarono sopra le coperte,tutto cio' accadde in estremo silenzio. Non si senti' una mosca. Anche loro avevano paura di parlare. Avevo così tanta voglia di gridare ma non avevo la voce per farlo.
Mary:"vai gia' a letto?" la prima a parlare. Forse si meritava una risposta.
Io:" Si, sono molto stanca". le dissi iniziando a giocare con i bottoncini del mio pigiama.
Sempre silenzio, un silenzio che mi bruciava,dall'interno. Qualcosa, una voragine mi si scavo' nel petto, un qualcosa di tremendo stava succedendo alle mie gambe. E allora non riuscendo a sorreggermi piu' in piedi mi lascia cadere sul letto.Con lo sguardo fermo al soffitto.
Zoe:" vado a dormire anche io."
Mary:" ma cosa vi è preso? da quando siete qui non fate altro che ridere e scherzare. Ora vi mettete quasi a piangere." disse grattandosi la testa perplessa. Poi aggiunse "non vi capisco. Avete così tanta voglia di vivere ma appena succede qualcosa, anche piccola vi scombussola tutta la giornata. Anche un gesto." non risposi, non avevo voglia.
Zoe si limito' ad uno sguardo.
Mary:" non volete nemmeno rispondermi."
Bene:" non ho nulla da dire io, se parlo finirei per parlare troppo. E sprecherei solo fiato per litigare. Mi sento così triste ma allo stesso tempo stanca"
poi calai gli occhi e aggiunsi " voglio solo dormire".
#Zoe
La mattina seguente mi svegliai verso le undici con il tintinnio della pioggia e una luce porpora entrava dalle fessure della mia finestra, mi alzai di controvoglia e da quelle piccolissime fessure notai che stava piovendo, ma il sole era ancora in grado di fare capolino. Appena scesi notai che la casa era stranamente in silenzio e tutta in ordine, andai in cucina notando un post-it giallo attaccato al frigo riportando ''buongiorno, mi dispiace non essere con voi stamattina, la vostra prima mattina, a fare colazione con voi. Mi dispiace tantissimo ma oggi dovevo consegnare un progetto. Vi prometto che mi faro' perdonare. Baci Mary'' strappai quel post-it, presi una tazza di cereali e mi andai a sedere di fronte a Betta che ancora era in uno stato di dormi-veglia.
Io:''buongiorno bella.'' dissi cercando di sorridere
Betta: ''buongiorno anche a te..''
Io:''il nostro discorso a quanto pare non è servito a niente.''
Betta: ''gia' quella ragazza vive solo per il lavoro.''
Io:''e va bè è fatta così, non la possiamo cambiare''
Betta: ''uh! Tesoro abbiamo dieci minuti per essere pronte e arrivare in tempo al conservatorio.''
Io:''cosa?'' dissi scattando dalla sedia
Betta:''corri cogliona che siamo in ritardo. Cosi' lo capisci?'' disse tirandomi con se per un braccio.
Nel giro di pochi minuti stavamo correndo per le vie di Londra in cerca del conservatorio. Dopo varie ricerche e domande a sconosciuti trovammo quell'ingresso.
Betta:''sbrighiamoci ad entrare.'' disse non appena trovammo l'aula per il nostro incontro
Era un aula grande, piena di sedie con davanti i leggii per gli spartiti. C'era troppo silenzio per essere un aula per fare musica, era un silenzio fastidioso quasi odiabile. Presi gli ultimi posti sistemando con cura gli spartiti davanti a me.
Io:''emozionata?'' dissi tenendo gli occhi fissi sul grande palco che c'era davanti a me con sopra un pianoforte.
Betta: ''per niente, o forse si. Sento solo un nodo che mi chiude lo stomaco e sento il latte di poco fa salire.'' disse con tutta tranquillità regalandomi un sorriso.
Io:''bene, pero' se devi dare di stomaco girati dall'altra parte, non voglio puzzare!''
Betta:''ahahahahahah! Tranquilla.'' una risata sonora e fatta con cuore. Un sorriso enorme per la tensione.
Quella risata fu rotta dal rumore della bacchetta dell'insegnante. Subito Betta si azzittì. Ma ogni tanto sorrideva e io con lei. Ogni tanto io e Betta ci guardavamo e scoppiavamo a ridere. Non c'era un motivo. Era solo per scacciare via tutta la tensione del primo giorno:Betta la eliminava con le risate,o ,a volte, aveva un espressione faticosa e spaventata in viso e non diceva una parola. Stavolta,però l'aveva presa bene,l'aveva presa a ridere. Ma l'aula era molto grande,la voce rimbombava. Ogni tanto l'insegnate ci richiamava. Al terzo richiamo fece spostare Betta almeno 3 file avanti.
Dopo tre ore pesanti io e Betta ci ritrovammo nell'androne. Perchè l'avevo persa di vista nel caos generale. E' stato bello ma è stato pesante. C'erano di mezzo un casino di cose:l'emozione,la lingua,la stanchezza.. e poi erano sempre ore scolastiche che io non sopportavo proprio. E poi non ero particolarmente attenta. Al solo pensiero che camminando per le strade di Londra avrei potuto incontrare Harry mi faceva star male. Sentivo un nodo alla gola e mi venivano i crampi allo stomaco. "HO FAME!" dissi a Betta tirandola per un braccio mentre la portavo fuori dal conservatorio.
Betta:''qui?'' disse indicandomi un bar
io:''no.''
Betta:''Per quanto dobbiamo camminare ancora?''
Il fatto è che non lo sapevo. Non mi andava bene nessun ristorante,bar o altro. Guardavo la gente che vi era dentro e non mi piacevano. Non c'era chi volevo ci fosse. Per questo continuavo a dire "no".Continuavo a camminare. Magari l'avrei trovato o gli avrei sbattuto contro,per sbaglio mentre mi guardavo le scarpe o il cielo. Un cane mi annuso' la scarpa,io ero totalmente presa dai miei pensieri che non riuscivo nemmeno a sentire il rumore della strada. Balzai di colpo sopra a Betta.
Betta:''tranquilla,è solo un cane!''
Io:''Ah..bene!''
Betta:''qui?''
Io:''come?''
Betta:''va bene qui?'' mi richiese indicandomi un ristorante.
Io:''va bene.. non c'è.''
Betta:''cosa non c'è?''
Io:''no,niente..''
Betta:''mmmh.. va bè. Entriamo!''
Betta non mi aveva creduto. Dopo tutto era una bugia sottile,di quelle trasparenti e leggere che si scoprono subito. La guardai e sorrisi. Mi prese per la mano e disse "cammina vah.."
Stavolta presi io le ordinazioni per evitare di nuovo il malinteso dell'altra sera con il tassista. Sentivo profumi che portavano nausea perchè troppo forti,ma li dentro c'era un'atmosfera stupenda.
Il rumore dei piatti,della piastra,dell'acqua,la voce dei clienti e le urla delle ordinazioni. Ogni tanto il tintinnio della porta e a volte scricchiolava pure. Betta guardava tutto. Ogni cosa passava davanti ai suoi occhi.
Betta:''guarda,guarda...'' mi disse con la voce da bambina piccola saltellando sulla sedia.
io:''che c'è?'' dissi portando la mia mano sulla sua testa per farla stare ferma.
Betta:''c'è il campanello! Come nei film.. che tu suoni 'sto campanello e arriva il cameriere e prende l'ordinazione.''
Io:''ti emozioni facilmente.''
Betta:''POSSO TOCCARLO?! POSSO? POSSO?''
Io:''se ti fa stare meglio..'' dissi quasi per forza perchè volevo continuare a pensare.
Appoggiai la testa sul bancone e Betta di colpo suono' il campanello. Ed io saltai.
Betta:''Ahahahahahah ma che fai?!''
Io:''stavo pensando.''
Betta:''ti fa male pensare. Non si dovrebbe pensare.''
Betta risuona il campanello e le risponde la cameriera. Una donna sulla quarantina, scura di carnagione e grossa. "STO ARRIVANDO!" grido' con gioia.
Betta:''l'hai sentita? Sta arrivando!''
Io:''ti emozioni anche per questo?''
Betta:''se è per questo mi sto emozionando anche a stare seduta su questa sedia.'' La guardai sconvolta.''si perchè.. non so mai chi c'è stato seduto prima. Chi mai a mangiato qui sopra? Uno spagnolo,un italiano,un albanese,un francese,un inglese, un americano.Che sai? Possibilmente anche gente famosa.''
Io:''quindi tu ti stai emozionando solo perchè il tuo culo si è poggiato a dove,prima,si è poggiato quello di altra gente? A bene.''
Betta:''forse.''
Cameriera:''eccomi, eccomi belle!'' continuava a correre per tutto il bancone con un blocchetto in mano ed una penna.
Betta le sorrise ed io cercavo di capire come aveva acconciati i capelli. Erano davvero strani
ma attiravano. Quasi quasi stavo per chiederglielo ma sentii la mia pancia brontolare.
Io:''allora... vorremmo..'' mi giro verso Betta e le chiedo "che cosa vorremmo?"
Betta:''ma come?! Prima chiedi l'ordinazione e poi non sai che prendere?''
io:''hai suonato tu il campanello.''
La cameriera ci guardava insospettita. Parlavamo in italiano e non penso capisse molto.
Betta:''ma-ma-ma-ma hai detto che potevo.''
Io:''dai,che prendiamo quindi?''
Betta:''questo!'' disse indicando nel menu' un hamburger (?)
Io:''ok.. emh.. due di questi.''
Cameriera:''arrivano subito.''
Dopo aver mangiato volevamo andare in giro. Ma sinceramente dopo una mattinata così stressante non me la sentivo. Betta,non so come faceva,era piena di energie. Io ,sinceramente, mi sarei andata a soffocare .Con non so cosa. Ero troppo stanca,stavo pensando troppo. Ed era vero "cioè che non ti uccide ti fotte mentalmente" ed io stavo soffrendo come una cane.
Betta:''andiamo a casa.''
Io:''si,forse è meglio.''
Quando arrivammo a casa ancora Mary non c'era
Io:''ancora a lavoro?''
Betta:''si,ha detto che torva vero le sette..ricordi?''
Io:''sinceramente no.''
Betta:''bene siamo messi.''
Io:''stamattina..'' Stavo per dirle tutto
Betta:''cosa?''
Io:''niente,ti è piaciuta la lezione?''
Betta:''si si. A te?''
Io:''abbastanza dai.'' dissi accennando un sorriso. Forzato.
Betta:''sinceramente non so che fare. Dovrei studiare ma mi secca.''
Io:''anche a me.''
Betta:''allora? La tv è il inglese ed è snervante.''
Io:''infatti.''
Betta:''Ma se andiamo a dormire?''
Io:''andiamo!''
Ci svegliammo tardi. Mary era già ritornata dal lavoro,forse un po' prima visto che erano solo le sei e mezza. La trovammo ai fornelli intenta a cucinare qualcosa, ma già dall'odore si capiva che stava venendo bene. Ci racconto' la sua giornata e noi pure. Dopo cena Mary ando' dritta a letto. E noi abbiamo parlato per un po'. Dopo circa un'oretta tornammo a dormire. Non so con quale faccia visto che avevamo dormito tutto il pomeriggio.
#Betta.
Mi ritrovai con la testa dalla parte dei piedi e i piedi dalla parte della testa. Non so come diamine sia successo ma è successo. Erano le sette. Dovevo svegliare Zoe o saremmo arrivate di nuovo in ritardo. Mmmmh... la butto dal letto? O no no,le lancio qualcosa addosso? O meglio dell'acqua?
Mentre io cercavo di fare dei piani diabolici seduta in cucina la vedo spuntare dalle scale
Io:''ma vaff.''
Zoe:''buongiorno anche a te!''
Io:''si si. Ok,donna maligna che rovina tutti i miei piani.''
Zoe:''ma che dici? Senti,mi sono appena svegliata.''
Io:''io no. Stavo cercando di..''
Zoe:''stavi cercando di?''
Io:''no, niente.'' dissi svelta alzandomi.
Io:''Mary dorme?''
Zoe:''si,dovremmo svegliarla?''
Io:''lasciala stare.''
Zoe:''va be'. Faccio colazione.''
io:''mi vado a lavare.''
Passate le ore di studio Zoe ando' dritta a casa. Mentre io volevo passare in qualche posto. Volevo stare un po' sola. Entrai in un bar e mi andai a sedere nello sgabello di fronte al bancone. C'era un forte odore di caffè da farmi girare quasi la testa.
Io:''un bicchiere d'acqua per favore..'' chiesi gentilmente al barista che mi diete subito.
Ero di fretta. Mi arrivo' un messaggio ''dove sei? Così incomincio a preparare''
Le stavo rispondendo. Avevo il bicchiere d'acqua in bocca, il cellulare in mano e i libri sotto l'ascella. Gridai ''arrivederci!'' agitando una mano. Stavo per uscire ma un ragazzo mi investì facendomi lanciare tutto in aria!
Io: Dio! Brutto coglione guarda dove metti quei maledetti piedi. Non vede dove va?! Guardi cos'ha combinato!''
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo,biondo,occhi azzurri profondi che se li guardi per un paio di secondi ci cadi dentro,anche di sfuggita. Restai senza parole.
X:''mi dispiace tanto. Lascia che ti aiuti..''
Io:''hai fatto già tanto. Va via.''
Ero nervosa,di fretta e ora anche arrabbiata. Mi stavo calando per prendere il libro di musica. Se si era rotto mi uccidevo,lo uccidevo. Mi ritrovai la sua mano sulla mia. Mi girai verso di lui e tutto era in silenzio. Tutto contava poco. Sentivo solo il mio respiro pesante e i battiti del mio cuore affollati. Levai di scatto la mano lasciando che sia lui a prendere il libro. Guardai per terra e subito dopo mi alzai.
Io:''bene...grazie!Devo andare.''
X:''aspetta.Come ti chiami?''
Io:''Betta.'''
X:''piacere...Niall.'' e mi tese la mano.
La guardai fissa come per dire ''no,cazzo. Non puoi farmi incazzare e poi farmi innamorare di te'' dai,diciamocela tutta..Era troppo bello. Era troppo dolce. Aveva un modo di fare forte che spuntava agli occhi di chi non conosce. Una personalità accesa e voglia di vivere. Magari mi sbagliavo,ma era tutto scritto nei suoi occhi. Gli sorrisi,ma non gli diedi la mano.
Mi guardava insospettito,fisso. Cercava qualcosa nei miei occhi. Un indizio,un segnale o qualcosa di speciale per ricordarsi di me. Andai via,mi voltai solo una volta per sorridergli e lui ricambio'.
Camminavo veloce in mezzo alla gente. Spingevo tutti mentre cercavo di rispondere a Zoe. L'acqua mi sarebbe finita addosso,sicuro. O come minimo l'avrei buttata addosso a qualcuno mentre cercavo di chiedere scusa e continuavo a correre inseguita dalla bestemmie. Ma non successe nulla. Nulla di tutto questo. Beh, si l'acqua cadde. Qualche goccia,piccola. Una di quelle che nemmeno le senti sulla mano o sulla maglietta .Zoe mi stava chiamando, ma io chiusi. Non so perche' non volevo parlare con nessuno. Avrei smesso di pensare e non mi andava. Allora le scrissi un messaggio. Di quelli brevi che dentro hanno mille scusa nascoste.
"scusa,non vengo a casa per ora. Non preparare per me. Voglio stare sola. Non preoccuparti,sto bene. A dopo,un bacio!"
Dopo spensi anche il cellulare talmente era la voglia di isolarmi. Ma in una città come Londra,si sà, non è facile. C'è gente ovunque. Continuavo a camminare con la cartina in mano. Provavo a leggerla da tutti e quattro i lati ma non ci capivo gran che'. Ogni tanto mi fermavo in un bar,lì la gente è più calma. Forse entravo ed uscivo ogni tanto da un bar perche' lo stavo cercando e speravo di sbatterci contro, un'altra volta. Da quando l'avevo guardato negli occhi non riuscivo a pensare ad altro. Tornai a casa,delusa e con una strana luce negli occhi. Avevo davvero sperato di incontrarlo. Di nuovo. Non appena chiusi la porta dell'appartamento non sentii piu' niente. Tutto era silenzioso. Era tardi. Ho avuto paura. Paura che Zoe si sia arrabbiata e fosse andata via senza dirmi nulla. Che pensiero infantile. Come quando,nella confusione,non trovi piu' la mamma e ti metti a piangere perchè credi che ti abbia abbandonato per poi ritrovare il suo sguardo pochi passi davanti a te. E successo questo.
La ritrovai pochi passi davanti a me con le braccia conserte. Non era arrabbiata ma nemmeno felice di vedermi. Non sapevo se parlare o no. Forse un sorriso avrebbe sdrammatizzato la cosa. Sorridi,Betta,sorridi forza.
No,non ci riuscivo. Mi sentivo scoperta con lei che mi guardava con quegli occhi. Terribilmente scoperta.
Io:''non guardarmi così.'' Le chiesi abbassando lo sguardo.
Zoe:''hai intenzione di saltare anche la cena?''
Io:''perchè non andiamo a mangiare fuori?''
Sapevo che non le piaceva essere risposta con un'altra domanda. Ma fu un impulso. Si limito' a guardarmi,ancora piu' scomodamente di prima. Sposto' il peso da un piede all'altro ed io restavo lì immobile.
Io:''ci sto stretta a casa,lo sai questo... Non puoi chiedermi di rimanere qui dentro.''
Zoe:''Mary c'è rimasta male. Potevi tornare almeno a pranzo e poi andartene.''
La usava come scudo. Forse c'era rimasta piu' male lei.
Io:''stavo male.''
La guardai e poi distolsi lo sguardo.
Io:''non volevo ritornare a casa. Volevo stare sola a pensare. Volevo vedere un po' della città. Da quando siamo qui abbiamo fatto tutto di fretta. Avevo bisogno di una pausa. Di camminare un po' a rallentatore e godermi lo spettacolo degli altri che vanno a tutta velocità.''
Non disse nulla. Andò via. Non sapevo nemmeno se Mary era a casa o no. Di solito era lei che faceva terminare tutti i litigi,le pazzie e le incomprensioni. Era molto responsabile quando si ci metteva.
Ma ogni tanto eravamo noi a calmare tutto.
Volevo uscire. Ma forse avrebbe peggiorato la cosa. Le cose erano due:o andavo di sopra,mi chiudevo nella stanza e mettevo la musica forte o uscivo. Quello che più volevo fare era uscire.Ma,come ho già detto,avrebbe solo peggiorato la situazione. Rimasi lì davanti alla porta a fissare le scale. Forse per non fare un torto a nessuno. Ma lì ero di troppo. Ed ora,tutto quel silenzio che cercavo qualche ora prima,era terribilmente insopportabile. E quindi?Che dovrei fare?Complicare la situazione?Ero in vera crisi con me stessa. Non che fosse la prima volta. Ma questa era davvero seria. Esco,di nuovo. Avrei spiegato a cena il perchè di quella scappatoia improvvisa. Perchè a cena dovevo esserci,obbligatoriamente. Altrimenti era la fine. Lo era davvero.
Esco dalla porta sbattendola. Tanto per sfogarmi,tanto per fargli sentire che ero andata via. Non so,forse per il nervosismo ma mi misi a piangere,disperatamente. Camminavo,con le lacrime.
In una grande città,sempre di fretta,a nessuno importa se una ragazza sta piangendo.
Ero sola. Volevo stare sola. Era perfetto:nessuno sembrava accorgersi di me. Non sapevo dove stavo andando. La cartina era a casa e gli occhi erano pieni di lacrime.
Lì vicino c'era un parco. Luogo perfetto per piangere no? Bambini che giocano,baby-sitter,mamme e papà. Gente che sta bene e si diverte. Puoi guardare loro e piangere. Piangere perchè non sei felice come loro. Piangere perchè non sei piu' piccolo. Perchè ormai non entri nello scivolo. C'era un panchina,vuota. Lontano da tutti sotto un piccolo albero. Ogni tanto si avvicinava un cane mi guardava piangere e scappava via. Piu' avanti c'era un ragazzo che giocava con due bambini. Sembrava uno di loro:si divertiva così tanto. Era felice,lo erano tutti e tre. Mi asciugai le lacrime e restai lì a guardarli. Quel ragazzo si accorse di me,mi sorrise. Gli sorrisi meccanicamente. E subito dopo diventai seria. Non lo conoscevo ma mi aveva sorriso. Gli avevo sorriso senza pensarci.
Quel ragazzo si avvicino' al bambino e si abbasso. Mi guardavano tutti e due. Correva e rideva verso di me. Il bambino mi prese la mano e mi fece alzare e mi porto' da quel ragazzo."ehi cosa c'è?" continuavo a chiedergli dolcemente. Mi diede la palla. Il ragazzo mi guardo e sorrise. Dopo un po' mi disse "ora devi giocare con noi"sembro' strano,quasi un ordine. Poi aggiunse "altrimenti piange"
Ero parecchio imbarazzata. Io e la palla non ci amavamo molto. Giocammo,per un po'.Poi scappai con la scusa "Devo scappare, sono in ritardo per un appuntamento." Mentre andavo via il ragazzo mi afferro' per il braccio e mi disse "non so nemmeno come ti chiami.." Lo guardai e mi girai verso di lui "Betta,mi chiamo Betta."
x:''piacere,Louis.''
Gli sorrisi ed andai avanti.
Lou:''ci rincontreremo?''
Io:''forse..''
Lou:''mi trovi qui.''
Non mi girai piu' e pensavo a quei bambini. Pensavo che ora che ero distante volevo ritornare.Ma sarebbe stato stupido. Come mi sarei ripresentata? "scusate,poco fa vi ho mentito. Poi sono arrivata infondo alla strada e ho scoperto che mi mancavate. Posso rimanere a giocare?" Oppure "Ho cancellato ogni impegno:posso rimanere a giocare con te...con voi." Mentre pensavo a tutto quello che avrei potuto dire mi ero allontana già troppo. Era tardi per tornare indietro. Cercavo il telefono nella borsa. Volevo chiamare Zoe e raccontarle tutto. Raccontarle di quel ragazzo.Ma riposai il telefono. Non avrebbe risposto. O se l'avrebbe fatto,dopo tutto quello che era successo, non sarebbe stata felice per me. E avrebbe risposto fredda e avremmo litigato di nuovo.
No no,meglio di no. Avrei pianto di nuovo,ancora. Cercavo ancora quel ragazzo,Niall. Lo cercavo tra le strade affollate. Ma nessun risultato. Entrai in un bar. Quel giorno li stavo girando praticamente tutti. Lo cercavo anche lì. Niente. Magari dovevo solo smetterla di cercarlo,sarebbe spuntato da se.
Come quando cerchi qualcosa dannatamente e non la trovi. Smetti di cercarla e ti si presenta davanti.
"Che posso darti signorina?" mi chiese gentilmente il barista.
Io:''volevo un caffè.''
Barista:''un attimo solo''
Io:''grazie''
Mi girai dall'altra parte,verso la strada. Stavo pensando seriamente di ritornare da Louis. Ma scacciai via quel pensiero. Quando lo vidi passare,da solo. Senza tutti quei bambini intorno. Guardava per terra come se aveva perso qualcosa.Corsi verso la porta,non so perchè ma ero tanto emozionata di vederlo.
Io:''Loooouiiiss!''
Si giro' verso di me e sorrise.
Lou:''ciao,tutto bene?''
Io:''si si,grazie. Vuoi venire con me?''
Aspetta,perchè gli avevo chiesto di venire con me? Se avrebbe rifiutato ci sarei rimasta malissimo.
Lo guardavo con occhi grandi e sgranati. Che chiedevano solo lui. Lo guardavo e non dicevo nulla ma negli occhi avevo scritto tutto. Se mi avrebbe guardata negli occhi almeno una volta senza sfuggirmi avrebbe visto che chiedevo dannatamente un "oggi sto con te." e non un possibile "scusa,ho da fare...Magari la prossima volta!" No! Io avevo voglia di te ora,adesso. Finalmente mi guardo' e sorrise.
Lou:''certamente!''
Gli sorrisi ma mi voltai subito per non fargli vedere quant'ero felice.
Io: ''allora..dove andiamo?''
Lou:''mmmmh... non sei di qui,vero?''
Io:''da dove l'hai capito?''
Lou:''cammini senza meta. Dove ti portano i piedi tu vai.''
Io:''si nota così tanto?''
Lou:''solo se ti concentri. Ma qui la gente non guarda le cose piu' di un minuto. Sono tutti di fretta.''
Io:''e tu?''
Lou:''io cosa?''
Io:''ti fermi mai?''
Lou:''è la cosa che preferisco.''
Mi sorrise mettendosi le mani in tasca. Continuo' a camminare.
Io:''e quindi? Non ho visto quasi nulla.''
Lou:''sei mai salita su una ruota panoramica?''
Non si volto' verso di me. Alzò le spalle e poi le riabbasso'. Continuava a guardare avanti mentre io non riuscivo a smettere di guardare lui. Quegli occhi.. Dove li avevo già visti? La voce era molto famigliare. Non so perchè ma è come se lo conoscessi da una vita. Non ero imbarazzata o cose simili:io lo conoscevo.
Lou:''non guardarmi così.''
Io: così come?
Lou:''come se io fossi il tuo mondo.''
Io:''pensavo.''
Lou:''a cosa?''
Io:''ti ho già visto...da qualche parte.''
Lou:''puo' darsi.''
Io:''si...puo' darsi.''
Silenzio. Solo il rumore dei passi della gente e le macchine.
Lou:''signorina,siamo arrivati.''
Io:''è bellissimo.''
Lou:''sali?''
Io:''sola?''
Lou:''perchè no?''
Io:''e se si blocca?''
Lou:''rimani lì sopra.''
Io:''..vieni con me?''
Non disse nulla. 'Mi prese solo la mano e mi trascino' in avanti.
Io:''che fai?''
Lou:''salgo con te.''
Gli sorrisi. Lì sopra sembravo una bambina. Ero spaventata terribilmente ma non smettevo di guardare dal finestrino. Tutte quelle nuvole. Niente era piu' spettacolare. Mi facevano venir voglia di zucchero filato. Louis guardava insieme a me. Piu' che altro guardava me. Non mi dispiaceva,per niente. Ero felice di stare con lui. Si mise a canticchiare una canzone. Continuavo a guardare il cielo,Londra. Non prestavo attenzione,poi lui disse ''la conosci?''.Mi girai verso di lui e dissi ''si..They don't know about us?'' sorrise. Mi guardava in un modo strano,bello. Come se fosse in gradi di leggermi dentro. Ma forse ne sapeva di meno di me.
Io:''perche' mi guardi così?''
Lou:''mi piace guardarti. Ogni tuo gesto è così bello e imprevedibile..''
Era tutto così familiare. Sembrava gia' successo. Forse l'avevo visto in un film. Non lo so. Gli sorrisi e mi girai verso il panorama.
Lou:''raccontami qualcosa..Qualcosa di te.''
Io:''che vuoi sapere?''
Lou:''qualcosa di importante!''
Io:''quand'ero piccola desideravo essere un uccello.''
Lou:''ti piacerebbe volare?''
Io:''si, molto. Amo il cielo.''
Non l'avevo mai detto a nessuno. Per vergogna. Credevo fosse stupido desiderare qualcosa d'impossibile. La verita' è che lo desideravo ancora ora. L'avevo sempre tenuto nascosto. Come un tesoro:tutto per me. Lo guardai
Io:''dimmi qualcosa su di te.''
Lou:''forse sai già chi sono..''
Io:''forse. Non mi è chiaro.''
Lou:''vuoi arrivarci sola?''
Io:''no,per niente.''
Lou:''il cantante degli One Direction.''
Io:''cazzo, lo sapevo!''
Lou:''questo non cambia nulla,vero?''
Io:''perche' dovrebbe cambiare qualcosa?''
Lou:''essere famosi è dura.''
Io:''hai tutto.Non mi sembra così drammatico.''
Lou:''si, ho amici falsi.''
Io:''non chiamarli amici.''
Lou:''il giro è finito?''
Io:''cosa?''
Lou:''si e' fermata.''
Io:ma no..che dici? Qui siamo a mezz'aria. Stupida macchina!Che cazzo ti fermi? No,riparti. Riparti! Ho detto riparti diamine.''
Lou:''stai bene?''
Io:''non credo.''
Lou:''ora riparte,succede sempre tranquilla.''
Si avvicina lentamente a me.
Io:''voglio scendere.''
Lou:''vorresti buttarti?''
Io:''se aiuta.''
Si mise a ridere.
Lou:''hai davvero così tanta paura?''
Non dissi nulla. Mi allontanai dal finestrino e mi misi a faccia a muro in un angolo. Pregavo. Che scema! Il panico mi stava divorando. Arrivo' da dietro,abbracciandomi.
Lou:''non ne avere. 'Andra' tutto bene. Dai,sorridimi.''
Mi giari verso di lui,ero incastrata. Si avvicino' per baciarmi. Cazzo. No,non potevo!
Io:''Lou..''
Lou:''scusa.''
Si stacco' e si allontano' mettendosi le mani in tasca. Io rimasi lì a guardarlo.
Perche' l'avevo rifiutato? Che paura avevo? Forse non l'avrei nemmeno piu' rivisto ed io volevo tanto baciarlo,almeno una volta.Ci conoscevamo da pochissimo. Stavamo facendo tutto di fretta ma ci piacevamo tanto. Davvero tanto. Avevo voglia di prenderlo e sbatterlo nel muro e dirgli che mi piaceva. Ma sarebbe stato azzardato. Era ancora presto per saperlo. Ed io ero tanto confusa. Non smetteva di guardare sotto. C'era rimasto male. Forse,quel bacio lo desiderava quanto me. Solo che io avevo paura. Basta avevo deciso:l'avrei baciato.
Mi stavo per avvicinare ma la ruota ripartì.
Lou:''dopo puoi anche scendere e andare via.''
Continuava a guardare fuori mentre io guardavo dentro,dentro di lui.
Io:''perche' pensi questo?''
Lou:''niente.''
Non avevo il coraggio di parlare. E lui non ne aveva voglia. Guardava fuori,ancora.
Guardavo dentro, ancora.
I minuti sembravano ore. Quando arriviamo?,continuavo a domandarmi. Come quando,da piccolo,sei in viaggio e puntualmente ogni cinque minuti chiedi ai tuoi genitori ''siamo arrivati?Quando arriviamo?oh.''
Non si girava piu' a guardarmi. Ed io non smettevo di farlo. Piu' vicini eravamo piu' distante lo sentivo. Con lui dovevo stare per strada,in un parco,in un bar. Ma mai in un posto stretto.
Nei posti stretti si è costretti a parlare piano e guardarsi negli occhi. Io con lui non ci riuscivo. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo e volevo gridare. Nei posti stretti non c'è spazio per le bugie e noi ce ne dovevamo dire ancora tante.
Io:''Louis, smettila. Io volevo baciarti. Io voglio baciarti. L'ho sempre voluto fare dal primo momento che mi hai sorriso. Mi piace quando lo fai. E ogni volta avrei sempre voluto saltarti addosso. Ma mi frenavo. Mi dicevo che era troppo presto. Ho avuto paura, tutto il tempo. Tu no. Tu lo stavi per fare ma io,oltre che frenare me,sono riuscita a frenare anche te. Louis,baciami. Ti prego.''
Mi sorrise e si avvicino' a me. Prese le mie mani e le appoggio' al suo collo. Mi maneggiava come voleva. Le sue mani sui miei fianchi. Il resto del mondo in silenzio.Louis si stacco' per un attimo.
Lou:''se il tuo cuore non smette di pulsare così forte morirai d'infarto. Voglio la coscienza pulita io,Betta.''
Mi misi a ridere,forte. Ero davvero felice. Dovevamo scendere, il giro era finito. Mi prese per mano e mi sorrise come per dire ''ora sei mia''.
Io:''non corriamo. Conosciamoci.''
Lou:''io voglio proprio farlo.''
Avevo dimenticato del tutto Zoe e Mary. Dovevo tornare a casa.
Io:''devo tornare a casa.''
Lou:''avevi detto che saresti rimasta.''
Io:''devo risolvere una cosa.''
Lou:''e' piu' forte di te scappare via,non e' vero?''
Io:''non posso farci nulla. E' importante.''
Lou:''vai.''
Io:''vieni con me.''
Che cavolata!Zoe si sarebbe arrabbiata. Non so perchè mi ero fatta scappare quell'invito dalla bocca ma non volevo lasciarlo.
Lou:''non do fastidio? Non sono in piu'?''
Ci pensai un attimo...
Io:''no no,tranquillo..dai vieni.''
Non avrei detto nulla. Sarei entrata dalla porta e avrei urlato "sono a casa" scappando su per le scale. Si,poteva funzionare! Gli presi la mano e cominciai a correre già da lì.
Loui:''Betta!'' Si fermo',di botto. 
Io:''dai,che c'è?''
Lou:''perchè corriamo?''
Io:''non lo so. E' divertente.''
Divertente?! Non avevo mai corso in tutta la mia vita. Era una cosa che odiavo fare e per una volta che lo facevo di mia spontanea volontà venivo fermata. Louis si mise a ridere.
Lou:''è davvero così tardi?''
Io:''troppo!''
Mi prese per mano e comincio' a correre. l'avrei presentato a Zoe e a Mary. Forse piu' avanti. Sicuramente piu' avanti. Quella non era serata. Se l'avrebbero visto non potevo fare finta di niete.
Lou:''casa tua è lontana?''
Io:''se corri no.''
Lou:''ah,bene.''
Si stava per mettere a piovere. Ogni tanto gridavo a Louis di sbrigarsi. Non avevo la minima intenzione di bagnarmi. Louis sembrava un po' che volesse perdere un po' di tempo. Non lo sopportavo questo stare fermi. Dovevamo correre. Era tardi. Stava piovendo.
Io:''Louis,ti lascio fuori. Corri.''
Mi raggiunse e mi prese per mano.
Io:''Louis,ma che fai? Sta piovendo.''
Lou:''non importa.''
Io:''ma come. Dai continua a correre.''
Mi voltai e comincia a camminare. Mi riprese per una mano e si mise davanti a me. Mi guardava ed io tremavo. Dovevamo tornare a casa! Non dovevamo stare lì.A casa,al caldo.
Lou:''stai ferma. Stai tremando.''
Io:''non è colpa mia.''
Mi guardava negli occhi,non faceva altro. Non sopportavo quella situazione. Per niente. Odiavo resistere allo sguardo degli altri. Non sapevo guardare nessuno dritto negli occhi.
Io:''Lou,che c'è?''
Lou:''niente.''
Io:''possiamo andare?''
Lou:''si si. Andiamo.''
Per fortuna casa era dietro l'angolo.
Io:''entra.''
Zoe era in cucina. Appena aprii la porta si accorse di noi. Volto' la testa verso il portone. Mi guardo' con lo sguardo di chi non prova nulla in quel momento. Poi entro' Louis e scatto in piedi.
io:sono tornata.
Affermazione ovvia, ma non sapevo piu' che dire. Non sapevo come prenderla. Non capivo che aveva.
Zoe:''ciao..''
Io:''questo è Louis..''
Zoe:''piacere.'' Si avvicino' a lui e gli prese la mano.Poi continuo'.''Io sono Zoe.''
Io:''Mary?''
Zoe:''a lavorare,ancora... Non so se torna per cena.''
A Louis suono' il telefono. Si allontanò per parlare.
Io:''Zoe,noi saliamo sopra...i camera. Vieni?''
Zoe:''non lo so... Devo fare un paio di cose prima che..''
La interruppi dicendole "ok,tu sali."La presi per il braccio e la portai sopra le scale.Louis aveva finito di parlare al telefono.
Io:''tutto bene?''
Lou:''si si.''
Io:''saliamo,dai.''
Mi cambiai ma per Louis non c'erano vestiti. Ma non poteva rimanere così. Si mise i miei vestiti,quelli piu' grandi che avevo. Gli stavano precisi. Non era molto piu' alto di me. Zoe mise i suoi vestiti ad asciugare. Presto sarebbe venuto un suo amico per venirlo a prenderlo. Così ci aveva detto.
Eravamo soli in camera. Cerco' di baciarmi ma suono' il citofono.
Io:''scusa...''
Louis si allontano' da me ed io mi alzai.
Io:''zoe,vado io!''
Aprii la porta.
x:''salve. Sono qui per prendere Louis... Piacere Harry.''
Io:''ma...tu sei Harry Styles?''
Harry:''si,vuoi un autografo?''
Io:''ahahahah no. Vado a chiamare Louis.''
Rimase lì,davanti alla porta. Salgo per le scale ed apro la porta. Si stava cambiando,aveva già finito.
io:''c'è Harry.''
Lou:''sto scendo. I tuoi vestiti sono sopra il letto. Grazie.''
Io:''di niente.''
Lo baciai su una guancia. E lo mandai sotto. C'era Harry e Zoe era sola lì sotto.Non ci voleva. Scesi sotto con Louis.Zoe era seduta nel tavolo e Harry ancora davanti alla porta,in silenzio. Si guardavano negli occhi,complici di cio' che stava accadendo. Ma senza far rumore.

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Capitolo 3
*** fuck off ***


Louis interruppe nella stanza gridando “Harry!”. Si limito' solo a girare la testa verso le scale con lo sguardo perso di chi non gli importa più niente e non vuole fare la minima fatica di aprire la bocca e parlare. Ero dietro di lui e fissavo Zoe seduta ancora sulla sedia con lo sguardo puntato sul pavimento. Spostai verso il basso Louis per passare. Gli sussurrai di andarsene il prima possibile e di portarsi dietro Harry. Non potevano stare nella stessa stanza,tutti e due. Sarebbero volate sedie,o anche peggio.
Lo presi per mano. Gli dovevo dire ancora tante cose. Dovevo dirgli di noi:stavamo correndo troppo.
<<Louis...vieni di là con me un attimo? Devo parlarti...>> gli dissi quasi sussurrando
<<Si,certo...arrivo.>>
Andai verso il salotto Louis si fermo' con Harry sulla porta. Gli disse qualcosa...non so cosa.
Si avvicino' a me sorridendo mi prese per il fianco e mi strinse a se “dimmi.”
Non avevo il coraggio. Forse non dovevo dirgli nulla e allontanarmi lentamente da lui. Ma non del tutto! Volevo stare con lui ma ci conoscevamo da poco.
<<no..niente. Ti volevo parlare di Zoe e Harry.>>
<<Si,Harry mi aveva accennato qualcosa...>>
<<qualcosa, cosa?>> dissi incitandolo di andare avanti con il discorso
<<Harry l'amava,veramente.>>
Non risposi...mi passai una mano sulla fronte. Non lo guardavo. Non avevo il coraggio. Se l'avessi guardato mi avrebbe baciata ed io non avevo il coraggio nemmeno per quello. Ogni volta che mi baciava,abbracciava,toccava tremavo. Un tremolio buono. Non era per paura forse erano solo le emozioni. Non l'avevo mai provato con nessuno,solo con Louis. Lo guardai. Mi faceva stare bene. Volevo solo che mi baciasse.
<<Louis...>> dissi guardandolo con gli di chi vuole essere capita a primo impatto
<<Posso darti un bacio?>> chiese dolcemente.
<<Non chiederlo...fallo.>> risposi non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi. Occhi in cui mi ci perdevo spesso.
Si avvino' a me lentamente.
<<Zoe e Harry!>> gli ricordai di scatto mentre lo spingevo lontano.
<<cosa?>>chiese.
<<sono di là,soli. Andiamo.>> gli presi la mano.
<<Prima dammi un bacio.>> disse con tono di ricatto,tirandomi verso di lui.
<<Ma...>> lo guardavo.
Mi prese per le guance <<mi piace baciarti>>

Mi prese le mani e le adorno' al suo collo,al solito suo. Ero piccola e mi maneggiava come più voleva. Non opporrevo resistenza, con lui non ci riuscivo.

<<vaffanculo!>> dissi tra i denti.
Mi allontanai da Louis e la guardavo venire verso di noi. Louis mi guardo' ed andò nella sala da pranzo,da Harry. Andai verso Zoe che stava piangendo. Dall'altra parte sentivo le grida di Louis <<Che cosa le hai fatto?>>
<<Lo odio! Lo odio!>> disse piangendo. Si metteva le mani davanti agli occhi per nascondersi. Faceva un giro su se stessa con le mani in testa e poi ripeteva <o odio! Lo odio!>>
<<Che cos'è successo?>> chiesi tranquilla. Non serviva a nulla alzare la voce:l'avrei agitata ancora di più.
<<Lo odio. Non lo sopporto!>> si asciugava le lacrime.
Aveva i capelli raccolti in un semi chignon,gli occhi lucidi e rossi. Le mani che tremavano.
<<Perché piangi?>> chiesi accarezzandole i capelli.
<<Non trattarmi così.>> mi fulmino' con gli occhi.
<<Così come?>> chiesi togliendo la mano.
<<Come se stessi per distruggermi. Non voglio sembrare fragile. E tu evidenzi il mio difetto.>> abbasso' gli occhi.
<<Non è mica un difetto...>> guardai verso la sala da pranzo.
<<Mi ha sorriso... Non si ricorda di me. Era un sorriso da estraneo.>>cambio' discorso.
<<Magari ti ha sorriso per quello...>>mentivo.
<<Mi sarebbe saltato addosso. Ma si è limitato ad un sorriso. No,non si ricorda!>> affermava.
Gli occhi le tornavano lucidi. Si ritraeva spesso. Cercava di trattenerle...quelle che poteva.
<<Vuoi restare qui...a piangere?>> chiesi.
<<Che dovrei fare?>> comincio' a piangere. Non rispondeva.
<<rispondi.>> dissi fredda.
<<l'ho fatto!>> si voltò.
<<Non è rispondere quello. E' cercare una via d'uscita. Non si risponde ad una domanda facendone un'altra.>> mi misi le mani sui capelli.
<<Non posso fare altro.>> affermo' con voce tremolante.
<<Ti ha vista piangere?>> chiesi dolcemente.
<<No. Sono andata via prima.>>
Non risposi. Andai nella sala da pranzo. Harry e Louis stavano parlando. Non so di cosa:i pensieri erano troppo forti. Avevo in mente tutto quello che avrei detto ad Harry. Non riuscivo a sentire nulla. Solo la mia voce nella mia testa.
<<E quindi?>> chiesi forte ad Harry spingendolo verso la porta.
<<Scusa?>> si aggrappo' per non cadere.
Louis mi prese e mi spostò indietro. Avrei scatenato l'inferno. Mi sarebbero scappate cose che lui non doveva sapere. Ma cose che doveva capire.
Si volto' verso di me e mi disse di stare calma. Mi bacio' sulla fronte e andò via portandosi Harry dietro. Chiuse la porta ma non si voltò e restai lì a guardare.
Andai da Zoe:aveva smesso di piangere.

#Zoe

Non aveva detto niente e faceva male lo stesso. Era bastato un sorriso per farmi piangere. Quel sorriso che per tanto tempo mi aveva resa felice.
Volevo tornare indietro...ma non potevo farlo. Faceva male solo pensarci,immagina ritornarci col corpo.
Pensavo e non riuscivo a sentire la sua voce. Quella voce che mi aveva accompagnata per tutti quegli anni.
Avevo dimenticato il suo viso,il colore dei capelli e il colore degli occhi. Avevo dimenticato il modo in cui deformava le sue labbra per sorridermi. Non smetteva mai di farlo eppure l'ho dimenticato.
Quel sorriso faceva più male che mai. Era una fitta allo stomaco. Mi si scavava una voragine nel petto. Un vuoto immenso che non si poteva colmare.
Betta mi guardava e non capiva cosa mi passasse per la testa. Non lo capivo nemmeno io. Volevo chiudere gli occhi e cancellare tutto. Credevo fosse la soluzione migliore.

<<Di cosa hai paura?>> chiese Betta seria.
Alzai lo sguardo verso di lei e la guardai in cerca di spiegazioni. <<Come hai detto?>>
<<Di cosa hai paura?Qualsiasi cosa sia ti sta divorando.>> disse accompagnando le parole con dei strani gesti delle mani.

<<Può darsi. Non so cosa sia.>> Ero confusa.

Faceva male,di quello ero certa. Non so se riusciva a capirlo,quindi ho evitato di sprecare fiato. Certe cose non si possono spiegare,e certe cose non hai proprio voglia di spiegarle.
Mi asciugai,ancora una volta,il volto. Era nero.
<<Vai a lavarti la faccia...>>
La guardai e abbassai subito gli occhi. <<Vado...>>
Betta si alzo' dal divano e andò nella sala da pranzo,in silenzio. A momenti sarebbe rientrata Mary. Non volevo che mi vedesse anche lei così. C'erano stati anche troppi spettatori. Uscii dal bagno con gli occhi gonfi e stanchi.

Mary era seduta sul tavolo e le penzolavano i piedi. Non aveva nemmeno posato al borsa e parlava con Betta.

<<Ehi,Mary!>> dissi stampandomi un sorriso in faccia e abbracciandola
<<Zoe,ciao. Come stai?>> chiese sorridente.

Non so se Betta le aveva detto qualcosa. Era tranquilla,e quello mi bastava.

#Mary.
Zoe non rispondeva. Stava pensando. Non so a cosa...ma doveva essere importante. Aveva gli occhi gonfi. Non sapevo il perché. Ero appena arrivata. Guardai Betta,in silenzio. Come per chiederle "ma che problema ha?"

<<Vado a letto. Chiamatemi quando è pronto.>> disse tutto di un tratto Zoe.

<<non ci aiuti?>>

<<sto poco bene...scusate.>>

Zoe salì in fretta le scale e chiuse la porta lentamente. Non era arrabbiata. Altrimenti avrebbe sbattuto la porta.

<<Betta,tu..come stai>> chiesi, sperando almeno in un sua risposta.

<<io bene.>> alzo' le spalle. <<Tu,tutto apposto?>>

<<si,abbastanza.>> dissi mettendo la tovaglia.

Volevo chiedere a Betta cosa fosse successo,ma non sembrava proprio il caso. Era così chiara la disperazione che avevano dipinta in faccia. Era successo qualcosa...avrei chiesto domani. Non sapevo che fare,che dire...avevo paura di peggiorare le cose.

<<Zoe! Scendi è pronto!>> gridai per farmi sentire.

<<si si...sto scendendo.>>

Non ne aveva voglia. Non aveva voglia di mangiare,non aveva voglia di parlare. Non aveva voglia di niente!
Si sedette di mala voglia. Sembrava avesse le spine nel culo. Non smetteva di agitarsi su quella sedia maledetta che non smetteva di cigolare. Ogni tanto si spostava i capelli da una parte all'altra e ad un certo punto si alzo' per attaccarli:non sopportava nemmeno loro. Si passava in continuazione le mani dagli occhi. Sospirava.
Pasticciava sul piatto tutto quello che non aveva ancora mangiato. Li divideva per colore,per grandezza. Ma a suo piacimento.
Betta era abbastanza silenziosa e fissava il piatto. Non avevamo nemmeno acceso il televisore.
Cercavo un argomento... ma non ne trovavo. Cercavo di dire qualche parola...la qualsiasi. Ma non mi usciva nulla dalla bocca.
<<Così si raffredda...>> dissi rompendo il silenzio che si era creato indicando il piatto intatto.
<<Che si raffreddi pure...non ho voglia di mangiare.>>
Lasciò cadere la forchetta sul piatto e si pulì la bocca con un tovagliolo. Si mise a bere.
Non dissi nulla,voltai la testa avanti e continuai a mangiare.
<<Scuola?>> ci riprovai.
Zoe fece una smorfia calando gli occhi,ma non rispose.
<<Tutto bene,grazie...>>
Betta cercava di riparare. Ma quella risposta non servì a nulla.
#Betta
Era presto ma c'era già luce. La luce forte che filtrava dalla tapparelle della nostra stanza.
Zoe non c'era. Il suo letto era anche fatto. Sembrava se ne fosse andata. La sua parte di stanza era completamente vuota. Forse perché,finalmente,l'aveva messa in ordine.
“Vaffanculo” dissi sotto voce. Era già mattina e non volevo uscire di casa.

“Altri cinque minuti” dissi. Come se lì dentro ci fosse qualcuno. Ma ero sola.
Decisi di andare sotto a mangiare qualcosa. C'era silenzio. Zoe stava facendo colazione,ed era già vestita. La guardai mentre scendevo dalle scale...in silenzio.
<<Buongiorno...se non ti dispiace oggi vado via un po' prima,da sola.>> disse mettendo il latte in frigo.
<> le dissi neutra. Non ero arrabbiata...forse le avrebbe fatto bene. Ero solo preoccupata.

Mi andai a lavare ma prima di entrare nella doccia mi chiamò Louis.
 

Louis:”Buongiorno.”
Aveva la voce roca del mattino.
Io:”Buongiorno Louis. Come stai?”-risposi fredda. Come ogni mattina.
Lou:”Bene,grazie. Tu?”
Io:”Bene...”
Lou:”Hai lezione stamattina?”
Io:”Come sempre.”

Lou:”E se ti vengo a prendere io?”
Io:”adesso?”
Lou:”tra un paio di minuti...”
Sorrisi.
Io:”Va bene...Vado a prepararmi. Appena sono pronta ti faccio lo squillo.”
Lou:”Va bene. A dopo Betta.”
Io:”A dopo...”

 

Chiusi la chiamata ed entrai nella doccia.

Appena uscita sentii il portone chiudersi. Possibilmente era Zoe.
Mi stavo ancora vestendo quando chiamai Louis. Era tardi. Dovevo ancora truccarmi.
 

Io:"Senti... passa a prendermi adesso che è già tardi."
Lou:"Sto venendo."

 

Chiusi la chiamata con Louis e mi truccai di fretta. Quando citofono' io stavo scendendo dalle scale.

Aprii con forza la porta sospirando. Come chi ha appena finito una maratona. Lo abbracciai direttamente. Senza aspettare. Senza parlare.
<<è tardi,Betta. E' tardi.>>
<<Muovi il culo!>> Lo spinsi verso la macchina.

<<Non c'è tempo. Devi sbrigarti.>> dissi guardando fuori dal finestrino.

Dopo un paio di minuti arrivammo lì davanti. Zoe era lì davanti,seduta su un muretto. Salutai Louis con un bacio in guancia e gli sussurrai "grazie".

<<ti vengo a prendere?>> Mi allontanai e lo guardai.
<<Sicuro?>> dissi con la paura di dare fastidio.
<<Ci vediamo dopo!>>

Mi allontanai e andai verso Zoe. <<Entriamo?>> le chiesi fredda. Non rispose e andò avanti...la seguii. Dopo la lezione Louis era lì,come promesso. Non era solo...

Accanto a lui c'era il ragazzo dagli occhi azzurri. Quel ragazzo in cui mi ero persa un paio di giorni fa. Non l'avevo più rivisto. Mi diede uno strano effetto rivederlo. Non scappava da me come l'ultima volta. Era lì, davanti. Con le mani in tasca, i piedi paralleli e lo sguardo perso nella porta. Rimasi un attimo immobile con i libri in mano. Lo fissavo...e lui fissava me. Avevo l'agitazione tatuata in faccia, ma lui...lui era tranquillo. Louis ci guardava e attendeva in silenzio. Non so cosa stesse pensando. Era stupido restare davanti alla porta. Scesi e mi accorsi che Zoe era accanto a Louis ed entrambi mi stavano fissando. Uno con il volto più critico dell'altro <<che c'è?>> chiesi puntando le mani al cielo.
#Zoe
Stavo aspettando in silenzio che Betta scendesse del tutto le scale. Continuava a camminare a testa bassa...forse era imbarazzata. Mi sorrise all'ultimo scalino con la mano sui capelli.
Mi voltai con le mani in tasca e me lo ritrovai davanti. Sorrideva ma non guardava me...a dire la verità non guardava nulla. Ma sorrideva.
Feci una smorfia,lo spinsi seria e andai avanti. <<Vaffanculo>> sussurrai.
Andai verso la macchina e mi si appoggia sopra fissando Betta che rideva con Louis. Mi sentivo estranea a quella felicità. Sinceramente avrei preferito andare a piedi,come sta mattina.
<<Betta,vado...>> dissi quasi implorando.
<<No,aspetta!>> rispose venendo verso di me con le mani tese.
<<No,veramente...>> Harry si voltò verso di me <<non ce la faccio...>>. Scappai.
Stavo iniziando a piangere quando sentii una mano afferrarmi il braccio.
<<Ti prego...>> mi voltai,era Harry.
Mi voltai verso di lui con gli occhi lucidi,sgranati,rossi.
<<Lasciami stare!>> mi liberai e ricominciai a camminare asciugandomi le lacrime. Stavolta non disse nulla e restò lì.
Camminavo sola per strada. Piangendo...Avrei voluto che fosse spuntato da un momento all'altro. Ma non successe. Mi sentivo sola,inutile. Non volevo tornare a casa,per niente.
Ci sarebbero state domande:non avevo voglia. Non avevo voglia di parlare, né tanto meno rispondere a delle domande.
 

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Capitolo 4
*** Anche i ricordi fanno ritorno. ***


Pov Mary

Era un fresco pomeriggio di Settembre, l'autunno era alle porte, gli alberi perdevano le foglie ormai ingiallite, e un’ allegra coppia mi chiese di organizzare il proprio matrimonio il mese successivo, nel cuore dell'autunno, una stagione piena di colori ed emozioni, la mia stagione preferita. Certo era un po' presto ma ero sicura che grazie alla mia grinta avrei potuto farcela.
Il mio turno finì, così non persi tempo e mi misi alla guida, dovevo arrivare puntuale a casa, non accettavo i fuori programma. Ma nel bel mezzo della strada la mia auto si fermò. Un fumo nero mi appannò la visuale.
Restai seduta nel sedile anteriore, chiusi gli occhi per un istante sperando che appena gli riaprissi sarei stata alla guida della mia auto. Ma non fu così.
Scesi dalla macchina, pensando a come sarei potuta ritornare a casa. Cercai di chiamare Zoe o Betta nella speranza di un possibile aiuto ma in quella zona i cellulari non prendevano, e mi ritrovai a fare l'autostop.
Si stava facendo tardi, il vento settembrino soffiava, il sole a poco a poco tramontava e solo un raggio trafiggeva i miei occhi facendoli diventare due piccole fessure. Stavo cominciando a preoccuparmi, nessuno si fermava.
Decisi di cavarmela da sola. Ma neanche il tempo era dalla mia parte: iniziò a piovere. Da quelle parti era una cosa normale, così presi l’ombrello che tenevo dentro la borsa e mi incamminai. Quel giorno era tutto a mio svantaggio, a dimostrarmelo fu la pioggia che da una semplice pioggerellina lieve divenne un pauroso temporale.
Avevo paura che stavolta il mio ombrello non avrebbe resistito a tutta quell’acqua. Velocizzai il passo affinché arrivassi in un negozio per comprarne uno nuovo. ‘Le cose sono fatte male, si rovinano, si rompono.’ Pensai.
Poi mi fermai un attimo, arrivai in una piccola stradina vicino al Tamigi, rimasi ad ascoltare il dolce suono che emetteva la pioggia picchiettando su di esso, mia madre diceva sempre che questa fu la cosa più emozionante e rilassante che fece prima che io nascessi.
La magia finì quando un ragazzo venne a sbattermi contro.
<<Capisco che sta piovendo e ormai sta facendo buio, ma non credo che io abbia acquistato il mantello dell’invisibilità da Harry Potter!>>
<<Scusami.>> si limitò a dire sorpassandomi.

Andava di fretta e mi ricordò che ero i ritardo per il saggio che Zoe e Betta avrebbero avuto quella sera.
Anche se quel ragazzo aveva interrotta il momento più bello della giornata era riuscito a riportarmi nella realtà. Non sapevo se ringraziarlo o mandarlo a quel paese a quel punto.
‘Ok, Basta Mary con i tuoi stupidi pensieri e corri’ continuavo a ripetermi in quel momento.
Era inutile acquistare un ombrello dato che ero già bagnata, ma non feci a meno di quell’ombrellino rosso che vidi in un vetrina di un mini-market. Vi entrai e chiesi al commesso il costo dell’ombrello, ma lui mi fermò dicendomi che già il ragazzo che era proprio dietro di me lo aveva acquistato.
<<Mi dispiace è l’ultimo ombrello che avevamo, vede signorina qui a Londra piove spesso,ci sono molti turisti e..>> disse compiaciuto-
<<Non si preoccupi, arrivederci.>> dissi cercando di essere più ottimista possibile.
<<Arrivederci.>>
Feci per andarmene quando sentii quel respiro affannoso sempre più vicino.
<<Scusi per prima, ecco lo tenga lei, vedo che ne ha più bisogno di me in questo momento.>> Disse il ragazzo squadrandomi dalla testa ai piedi, con quegli occhi color miele e porgendomi l’ombrello.
Aveva una sciarpa che nascondeva le labbra.
<<Non c’è di bisogno, ma grazie lo stesso.>> mi limitai a dire.
<<Insisto.>> Disse ancora con il braccio teso verso di me.
<<Va bene, grazie mille …?>>
<<Jaweed, il mio nome è Jaweed!>>
<<D’accordo allora io vado.>> Dissi per andare.
<<Aspetti, come si chiama?>>
<<Ci si vede Jaweed.>> risposi

 

Pov Betta

Ero nella mia stanza,stavo preparando tutto per il saggio .Un saggio organizzato dalle scuole per un progetto di scambi.
Non m'è mai piaciuto arrivare impreparata a solo una mezz'oretta di distanza. Mi aiuta a riordinare le idee,oltre che gli spartiti.
Sentii il portone,era arrivata Mary. Subito dopo le urla di Zoe che dicevano “Mary, Mary!”
Lasciai perdere tutto sul letto e scesi le scale per salutarla. Era stanca, sfinita.
Sorrise,forzata. Come se volesse dire "è stata una brutta giornata,ma adesso che sono tornata a casa,e niente è andato a fuoco, sto meglio." Era una mia abitudine fantasticare sui pensieri della gente. Ogni incrocio per strada sarebbe stato capace di cambiarmi la mia giornata. Perché non si sa mai cosa si può nascondere dietro un sorriso,ed io,tendevo sempre ad andare oltre.

Mary mi diede un bacio e si sedette lasciando cadere tutto sul tavolo. Fogli sparsi ovunque,la borsa piena,gli occhi stanchi e le mani la lasciò abbandonate sul tavolo.
Mi guardò e disse sorridente:

<<Stasera? Tu e Zoe che vi metterete?>>
Le sorrisi per un attimo,lasciando lo sguardo sulle sue mani,che lei nascose non un attimo dopo. <<Un vestitino bianco.>> risposi.

Mi scrutò attentamente la faccia,come se volesse trovare qualcosa. Fece una smorfia e poi sbuffo' dicendo:

<<Che carine. Io ancora non so che mettere!>>

Alzandomi le dissi:

<<Ti aiuto io a trovare qualcosa!>> le presi la mano e la feci alzare.
Salimmo e lei si buttò sul letto. Cominciai ad uscire ogni abito,mio,suo o di Zoe. Alla fine,Mary,indossò un vestitino color pesca con un cinturino intrecciato alla vita. Quant'era bella quella sera!

Al saggio,come ospiti d'onore,ci sarebbero stati gli One Direction. E questo non allentava di certo la tensione,ansi.

 

 

Pov Harry

Ero fuori da una buona mezz'oretta. Sapevo che lei sarebbe stata lì quella sera. Arrivò insieme ad altre due ragazze, e prima che potesse entrare la bloccai per un braccio.

<<Finalmente sei arrivata, pensavo non venissi.>> dissi restando fermo a fissarla dritta dentro gli occhi.

La ragazza sostenne il mio sguardo. Quegli occhi mi trapanavano con una tale furia che mi ci vollero un paio di minuti prima di accorgermi che era la creatura più bella che sperassi di vedere nella mia vita.

<<Mi ci hanno trascinata in questo incubo. Non posso scappare.>> rispose con un tono coerente al suo sguardo.

Pensai che poteva avere la mia età o un anno in meno. La sua pelle era pallida come il vestito che indossava.

<<Senti l'altro giorno quando sei andata via ho trovato a terra questa collanina...>> la tirai fuori dalla tasca e gliela porsi.
Era una di quelle collanine a mezzo cuore che si scambiano i fidanzati o magari gli amici.

La ragazza sostenne ancora il mio sguardo qualche istante prima di prenderla. Quando lo fece, notai che la sua mano era bianca come la neve e che sfoggiava un anello blu all'anulare.

<<Era già graffiata quando l'ho presa. Si sarà graffiata quando è caduta...>>

<< E' graffiata da cinque anni.>> mormorò senza guardarmi.

Quando li rialzò fu per esaminarmi dall'alto in basso, come se stesse valutando un pezzo di mobile antico senza valore. Probabilmente mi stava classificando nella categoria dei cretini o degli idioti.

Di certo la mia espressione da illuminato non aiutava granché.

<<Potresti dirmi dove l'hai presa?>> domandai curioso della sua risposta.

La ragazza inarcò un sopracciglio e mi sorrise enigmatica.

<< E tu chi saresti per farmi queste domande?>>

<<Colui che ti ha riportato la tua collana e che dovresti ringraziare.>> improvvisai.

<< Un regalo che mi fecero cinque anni fa. Adesso scusa ma voglio scappare da questo incubo, fra un po' mi devo esibire. Arrivederci.>> rispose fredda, senza tradire il suo tono.

Conservò la collana nella piccola borsa, che per tutto il tempo tenne nella mano sinistra, e se ne andò lasciandomi solo con tutte le domande che avrei voluto farle.

Quando capì che non sarebbe più tornata indietro mi avviai verso l'interno della sala.

 

Pov Zayn
Eravamo lì da un bel po' e adesso dovevano esibirsi due ragazze al violino. Una di loro, Betta l'avevo vista qualche volta con Louis era un tipo molto solare, mi chiese di posare la sua borsetta nel loro tavolo indicandomelo. Non ho mai capito il motivo di quelle borsette così piccole che dentro puoi mettere solo un pacchetto di fazzolettini. Non potevo dirle di no così mi avviai al tavolo vedendo che Harry da quando era rientrato stava esagerando un po' con l'alcol.
Lì vi era seduta una ragazza. Pelle chiara, mano sui capelli e lo sguardo perso nel vuoto. Una di quelle così belle che non importa quanto tempo le guardi,non ti stancherai mai.
Posai la borsetta senza perdermela nemmeno un attimo. Giocava con la gonna del vestito e sorrideva. Chissà in quali pensieri stava sprofondando.
Si sa:le persone tranquille hanno le menti più rumorose.
Non si accorse neanche che mi ero appena seduto accanto lei. Meglio, mi diede il tempo di fare mente locale. Mi diede il tempo di capire che lei era la ragazza di quella sera. Era lei, si, ne ero sicuro!
<<Ci si rivede.>> dissi sorridendo.
Sobbalzò, sbarrando gli occhi.
<<Come scusa?>> disse con tono confuso.
<< Non ricordi sono il ragazzo di prima...>>
Mi guardò stranita, forse nei miei occhi cercava quel ragazzo che prima si nascondeva con una sciarpa e un cappello.
<<Sono Zayn Malik.>>.
<<C’è una ragazza che sta sbavando dietro di te.>>.- disse con tono fermo.
Mi girai, non so perché ma per un attimo pensai che dietro di me ci fosse Amy, la mia Amy, ma non c’era nessuno. Così mi rigirai verso la mora, ed ella non era più nella sua sedia.
<<Dove vai?>>.- dissi alzandomi di scatto per raggiungerla.
Ero stanco delle ragazze che scappavano da me.
Non disse nulla, fece un cenno con la testa indicando la pista da ballo.
<<Scommetto che vorresti ballare anche tu.>>
<<No, io non ballo.>>
<<E stasera lo farai, non mi hai ancora detto come ti chiami.>>.
Questa era la volta buona che mi dimenticassi di Amy, lei era la ragazza giusta. Non le assomigliava per niente. Lei era misteriosa. Quando credi di averla conquistata ti scappa sotto gli occhi.
Sembrava un tipo tranquillo. Amy non lo era.
La mora aveva una non so che negli occhi che Amy non aveva.
<<Io veramente dovrei andare>>.- disse abbassando lo sguardo.
<<Vuoi abbandonare le tue amiche nel loro momento?>>
In quell’istante alzò gli occhi verso le ragazze e disse: <<Lo faccio per voi.>>

La presi per mano come un gentiluomo. Il suo tocco era delicato come un fiocco di neve quando si posa sulla pelle nuda. Era una di quelle donne che avevano il mondo negli occhi. Una di quelle donne che spera di essere tutto ma ancora non ci è riuscita.

<<Sai che musica è questa?>> mi chiese d'improvviso.

<<Penso sia un canone inverso.>> risposi sicuro guardandola.

<<Questo vuol dire che si suona in retrosi...>>

<<Ti porta indietro nel tempo, fino ad arrivare alla tua infanzia.>> lo avevamo detto in contemporaneamente.

Alzò gli occhi che per tutto il tempo li aveva tenuti abbassati sui nostri piedi.

Il suo sguardo mi penetrò peggio di cento lame.

<<La musica è finita...devo...devo andare>> disse lasciandomi nel centro della pista raggiungendo il suo tavolo.

 

Pov Zoe

<<Noi dobbiamo parlare.>> una voce familiare mi sussurrò all'orecchio per poi prendermi per un braccio trascinandomi fuori.
L'odore di alcol era così forte che arrivò subito alle mie narici.

<<Harry ma che fai? Qui fuori si congela..>> dissi cercando di rientrare

<<No, no un attimo...io devo sapere..>> disse trattenendomi con un braccio

<<Che vuoi sapere? E lasciami mi fai male, lasciami!>> cercai di divincolarmi e lui allentò la presa, ma mi bloccò il passaggio

<<Devo sapere se sei la Zoe della mia infanzia...>> lo aveva detto davvero? Era tutto vero? <<Harry, noi due siamo degli sconosciuti con un passato in comune.>>. Non disse nulla, si limitò a guardarmi negli occhi. Era ubriaco.

Lo si capiva dal vuoto che c'era nei suoi occhi e dallo strato di sudore che gli ricopriva la fronte. Gli scostai i capelli che vi erano appoggiati e lui per una frazione di secondi chiuse gli occhi.

<<Sei ubriaco...>> sussurrai.

Mi strinse la mano, e mi ritrovai fra le sue braccia mentre lui affondava la testa della cavità del mio collo.

<<Scusami, scusami..>> Continuava a ripetermi tenendomi stretta. Ma poi, scusami per cosa? Bah!

<<Senti Harry, non sei in grado di tornare in mezzo alla folla e tanto meno di guidare in questo stato. Vieni con me ti porto a casa mia per stanotte.>> gli dissi cercando di farlo ragionare.

Lo scortai fino al taxy che c'era lì di fronte reggendolo per non farlo cadere. Inviai un messaggio a Mary avvisandole dell'accaduto.

Per tutto il viaggio posai gli occhi un po' sulla strada e un po' su di lui guardandolo mentre si addormentava o mentre mi chiedeva se ero Dio.

<<No Harry, io sono un errore...>>

Dopo la mia risposta fra noi ci fu solo il silenzio, solo il sottofondo della radio riempiva l'auto.

Appena arrivammo a casa lo feci stendere nel mio letto, non lo potevo lasciare su uno scomodo divano.

<<Sai cosa vorrei?>> mi chiese Harry con le mani davanti agli occhi stropicciandoli.

<<No, non lo so...cosa vorresti?>> Rispondo io levandogli le scarpe.

Silenzio, non parla. L'alcol gli sarà arrivato fino all'ultimo neurone del cervello.

<<Vorrei che tu fossi la mia Zoe. Lei era bellissima, gliel'ho detto in una lettera prima che partisse e mi lasciasse solo... per il suo compleanno gli regalai una collanina dell'amicizia io l'ho ancore lei l'avrà sicuramente persa, o magari buttata...mh... resta con me.>> mi strinse un polso e mi attirò a se stringendomi dalla vita.

Era ubriaco, non sapeva cosa stesse dicendo o cosa stesse facendo. Ma in me c'era una strana sensazione, mi piaceva averlo vicino, mi piaceva che mi stesse parlando come una volta, mi piaceva anche se non avrebbe ricordato nemmeno di avermi chiesto se ero Dio.

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