Dangerous Feelings

di Nicolessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciao, Gamba di Legno! ***
Capitolo 2: *** No, Miles non è un nuovo tipo di cocktail. ***
Capitolo 3: *** Torce e mostri verdi. ***
Capitolo 4: *** La furia delle Harvelle. ***
Capitolo 5: *** Questa è la mia faccia. ***
Capitolo 6: *** Familiari emicranie. ***
Capitolo 7: *** L'Impala in mani sbagliate. ***
Capitolo 8: *** La fortuna a volte gira nel senso giusto. ***
Capitolo 9: *** Blocchi improvvisi. ***
Capitolo 10: *** Piacere, sono la Dottoressa Harvelle. ***
Capitolo 11: *** Lepisma Saccharina. ***
Capitolo 12: *** Come grandi ed egocentrici Dei ***
Capitolo 13: *** Ogni "arrivederci" suona come un addio. ***



Capitolo 1
*** Ciao, Gamba di Legno! ***


1 Capitolo 1 - Ciao, Gamba di Legno!



Dopo l'ultima caccia Sam pensò fosse stato meglio rimandare il prossimo incontro con Ellen - lo trovava saggio - ma Dean era piuttosto deciso ad andare a bere una birra al Roadhouse anche se sapeva che la sua visita gli avrebbe soltanto portato una lunga e immancabile ramanzina da parte della "donna di casa", come lui la definiva.
La gamba era guarita in fretta, ormai la cicatrice non gli pulsava più, né gli recava fastidio e contento per questo prese il posto che gli spettava nella sua auto mentre Sam lo affiancò sul lato opposto. 

«Credi che Ellen sappia qualcosa?» domandò Sam alludendo al loro nuovo caso, un caso che preoccupava Dean più di quanto non dimostrasse. 
«Non lo so.» rispose schietto, girando la chiave nel quadrante per poi mettere in moto il motore rombante dell'Impala. 
Sam era totalmente all'oscuro di quello che John aveva detto al figlio maggiore prima di morire e Dean stava facendo il più possibile per ritardare il momento in cui l'avrebbe scoperto. Il problema era però che doveva scoprire che tipo di progetti "Occhi gialli" aveva in mente per Sam perché lui sapeva soltanto ciò che gli era stato riferito: "Tieni d'occhio tuo fratello, Dean. Devi salvarlo e se non ci riuscirai, allora dovrai ucciderlo."
«Tutti questi ragazzi. Sono come me, Dean.» irruppe improvvisamente Sam.
Dean si voltò a guardarlo, alternando lo sguardo tra il parabrezza inondato da moscerini schiacciati contro il vetro, e il fratello minore che gli sedeva accanto. 

«Come te?» 
«Sì, come me. Non ti insospettisce? Non credi ci sia qualcosa sotto?» domandò retorico con un velo di nervosismo nella voce. 
Dean scosse la testa ma sta volta non lo guardò. 
«No.» fece mostrandosi convinto e determinato, anche se in realtà si sentiva esattamente l'opposto. 
«Davvero? Non ti spaventano le mie visioni?» chiese di nuovo Sam inarcando un sopracciglio mentre scrutava il profilo del fratello maggiore, pensieroso.
«No.» ripeté quest'ultimo tenendo gli occhi fissi sulla strada deserta. 
Per tutto il resto del breve viaggio restarono in silenzio; Sam continuava a chiedersi cosa lo accomunava con tutti quei ragazzi che avevano poteri soprannaturali - oltre a questo fatto -; Dean invece continuava a tormentarsi il cervello pensando a cosa intendesse dire il padre con quelle parole. 
Quando arrivarono davanti al Roadhouse entrambi esitarono prima di entrare, come se quella che avrebbe dovuto varcare fosse l'entrata dell'inferno e come se lì al posto dell'insegna lampeggiante ci fosse la scritta "lasciate ogni speranza o voi che entrate". Non appena furono dentro si guardarono attorno come facevano sempre prima di accomodarsi sugli sgabelli.
Il locale aveva sempre la stessa cera trasandata ma era abbastanza accogliente come al solito. Qualche cacciatore sparso qua e là raccontava la sua ultima avventura al proprio compagno di bevute, ed altri uomini giocavano a carte imprecando contro il proprio avversario.
Dean spostò lo sguardo dietro al bancone e poi la vide.
Jo era impegnata a lavare i piatti con noncuranza e una certa aria innervosita.
Un sorriso sul viso del ragazzo si aprì all'improvviso e si avvicinò al bancone, silenzioso, lasciandosi il fratello alle spalle in cerca di Ash.

Era da giorni che Jo non rompeva nemmeno un bicchiere -tranne che per un piccolo episodio di rissa tra colleghi ubriachi- e questo tenne a bada la lingua di sua madre per un po'.
Non aveva di che lamentarsi ultimamente: Jo sembrava essere diventata la ragazza responsabile che aveva sempre voluto avere come figlia, senza nessuna testardaggine o caratteraccio ribelle. 

Tutta strategia ovviamente.
Fingeva che le acque si fossero calmate per poi sgattaiolare di nuovo via dalle grinfie della "mamma cattiva". Certo che era una situazione infantile.

Se ne stava lì, a consumarsi i polpastrelli con spugna e detersivo da giorni, tanto da farle credere che, se avesse continuato così, le impronte digitali non sarebbero più state un problema per lei.
In più non parlava molto, né con Ellen né con i cacciatori, nemmeno quelli più... diciamo "stretti" o di famiglia. 
Tutti si erano accorti del poco carattere di Jo, del suo essersi sbiadita all'improvviso, ma infondo a nessuno importava poi tanto: avevano altro a cui pensare... a salvare vite altrui per esempio.. e a tenersi stretta la loro, come aveva le aveva consigliato sua madre tempo fa.
Loro facevano le loro ordinazioni e lei li accontentava: fine della conversazione. Non si avvicinava nemmeno più al suo gioco preferito, quello di cui aveva tutti i record in bella vista sotto la schermata luminosa.
«Andiamo, una partitina sola. Se vinco mi offri la birra» aveva tentato di corromperla un tizio anziano che più che un cacciatore sembrava un vecchio ubriacone sofferente di solitudine.
«E' così che mi ridurrò?» pensò automaticamente alzando gli occhi su di lui con una certa pena negli occhi e stappandogli una bottiglia sotto il naso, lasciandogliela vinta in quel modo così poco divertente «meglio non rovinargli la vecchiaia.. non deve avere molto di cui andare fiero, quindi offrigli la birra e poni fine alla sua sofferenza!» si disse nemmeno dovesse ucciderlo o abbatterlo come un vecchio cane malato.
Contento del suo premio del tutto non meritato, il vecchio si unì al gruppo dei giocatori d'azzardo, perdendo così ogni minimo interesse per quello che ci fosse al di fuori del perimetro del tavolo di gioco.
Jo li guardava, studiava le loro mosse, le memorizzava e prendeva mentalmente appunti per poterli spennare fino all'ultimo dollaro non appena ne avesse avuta l'occasione.. o la voglia.
«Ash, ti vogliono!» sentì urlare sua madre sulla rampa delle scale, ricevendo in risposta un urlo più simile ad un lamento che ad una affermazione.
Non si era minimamente accorta che fosse entrato qualcun altro nella RoadHouse. O meglio, aveva sentito il cigolio della porta ma non immaginava che ad aver varcato la soglia fossero stati quegli incoscienti dei Winchester.
«Vai sul pesante o vuoi rimanere sobrio?» domandò senza alzare la testa a quella sagoma che le era balzata di fronte.
Non appena il suo sguardo notò di sfuggita un sorrisetto familiare si asciugò le mani e gli porse una birra fredda sotto il naso, accennando un sorrisetto così raro in quei giorni.

«Ci si rivede eh? Come va la gamba?» chiese familiarmente non avendo avuto modo di fare caso alla sua ferita appena aveva messo piede lì dentro.

Non appena Jo si voltò a guardarlo, il sorriso di Dean divenne più ampio come a volerla salutare senza parlare.
Sapeva già cosa doveva fare; la vide prendere una bottiglia di birra ghiacciata, stapparla e avvicinarla al cacciatore come per dire "ecco il solito".
Dean annuì ad ogni sua mossa fatta in modo meccanico e abitudinario, prese la bottiglia con la mano destra e se la portò alle labbra carnose per berne il contenuto in piccoli sorsi. 

«Per ora non dovranno sostituirmela con una di legno.» rispose ironico, alzando gli occhi verdi verso quelli di Jo, castani e così appariscenti sul biondo dei suoi lunghi capelli biondi. 
Per un bel po' di tempo rimase in silenzio a guardarla, sostenendo sempre quel suo mezzo sorriso perennemente stampato sulla faccia - quello della classica espressione da sfotto'- poi tornò a bere il contenuto fresco e appena frizzante della bottiglia. 
Sam passò accanto a Dean e superò il bancone senza nemmeno degnare di un saluto la ragazza.
Lei sembrò restarci male, ma Dean le avrebbe dato subito spiegazioni senza che lei iniziasse a farsi i suoi soliti film mentali meritevoli di premio Oscar. 

«Scusalo. E' che...» pensò prima a cosa dire, guardando il liquido giallastro della birra dietro il vetro marrone della bottiglia. «...è un po' nervoso sta mattina.» concluse incerto.
Era improbabile che Sam fosse nervoso, lui era sempre tranquillo e cauto, ed era sempre lui che manteneva la calma anche in situazioni del genere. Il fatto era che era così interessato a scoprire la verità che aveva ignorato quei piccoli gesti che lo caratterizzavano, per esempio uno dei suoi dolci sorrisi in cenno di saluto verso Jo. 
Sam si sedette appartato ad un tavolo con Ash e iniziò a spiegargli la situazione; dei ragazzi con i suoi stessi poteri e degli incidenti avvenuti recentemente che lui aveva previsto ma ovviamente non gli rivelò come.
Dean si voltò a guardare la scena, poi tornò rivolto a Jo e alla sua birra che ormai era quasi finita.

Quindi era nervoso? Sam, il ragazzo geneticamente tranquillo e apprensivo, era nervoso? Quella sì che era una novità.

Lo sguardo di Jo lo seguiva non lo sguardo lungo i tavoli della RoadHouse affiancato da Ash e i suoi capelli che tanto lo caratterizzavano e distinguevano dagli altri cacciatori così facilmente considerabili "noiosi". 
Anche Ellen aveva provato ad integrarsi nei loro discorsi ma con scarso successo.. e di certo non era perchè Sam non volesse parlargliene ma piuttosto perchè quella mattina il locale era movimentato e i cacciatori assetati manco fossero tornati da un lungo viaggi attraverso il deserto del Sahara. 
Arresasi al suo mestiere quindi tornò al bancone, pronta a servire i clienti con le birre che Jo le aveva preparato ancora prima che le ordinazioni arrivassero al suo orecchio.
Ma oltre questo nessuna parola in più, niente raccomandazioni tanto per dare aria alla bocca: tanto meglio.
«Deve trattarsi di un caso davvero importante se è riuscito a far innervosire Sam.» costatò con tono placato ma non preoccupato nonostante la sua curiosità le pungesse infondo allo stomaco e sulla lingua in modo così insistente tanto da costringerla a bere un bicchiere d'acqua per placarlo.
«Non riuscirai a moltiplicare la birra come fece Gesù con pani e pesci, sai? Le tue mansioni si fermano giusto qualche gradino più in giù.» gli disse a sfottò togliendogli dalle mani la sua bottiglia praticamente vuota ma che Dean continuava a rigirarsi sotto gli occhi come se per magia avesse potuto riempirla nuovamente con la sola forza della mente da un momento all'altro.
«E' un semplice "tocca e fuggi" o avete un caso qui? Perchè non mi pare di aver sentito nulla di strano...» domandò riprendendo il discordo senza rendersi conto del fatto che quel bicchiere d'acqua non avesse fatto nessun miracolo riguardo la sua indole da impicciona (come tanto la definivano gli atri cacciatori -specialmente Dean-).
«Che poi, pensandoci, è sempre un tocca e fuggi» si corresse mentalmente aprendosi in uno di quei sorrisetti all'apparenza così enigmatici, uno di quelli che ti faceva chiedere istintivamente a cosa stesse pensando.
Intanto Ellen si era unita al comizio più strano del mondo, esprimendo il suo parere e la sua preoccupazione attraverso palesi espressioni facciali che Jo riuscì a cogliere con fugaci occhiate nella sua direzione.
«Come mai non partecipi anche tu? Non ti ritengono all'altezza?»

Dean si perse tra i suoi pensieri e iniziò a fissare la bottiglia - era così distratto che non si era accorto di averla vuotata - con un'espressione concentrata.
Stava pensando a Sam e al suo piccolo problema segreto.
Perché John gli aveva detto di non staccare gli occhi di dosso a suo fratello? Sapeva che lo avrebbe sempre protetto da qualsiasi cosa, non aveva motivo di avvisarlo. Forse era in pericolo, stava per succedere qualcosa...
Era quello che gli aveva fatto capire il padre: "Se non riesci a salvarlo, allora dovrai ucciderlo".
Quella frase risuonava ancora nella sua mente oppressa e assalita da tutte quelle domande. Aveva capito da sé che "occhi gialli" c'entrava qualcosa in tutta quella storia e che quei ragazzi fossero collegati al fratello in qualche modo. Ma perché? 

Fu Jo a riportarlo alla realtà, facendogli notare che teneva in mano una bottiglia di birra vuota.
Scosse appena la testa, come per scacciare via quei pensieri ossessivi e poi alzò lo sguardo verso la ragazza abbozzando un sorrisetto. 

«Stai facendo un po' troppe domande.» fece Dean quando si accorse del questionario della giovane cacciatrice che cercava in tutti i modi di scoprire a cosa i due fratelli, quella volta, si erano interessati. Non lo disse però con cattiveria, infatti sorrise subito dopo. 
«Dammene un'altra.» 
Gettò un'occhiata alle sue spalle e notò che Ellen si era unita alla cerchia.
Chissà cosa avrebbe pensato su tutte quelle ricerche improvvise, chissà cosa avrebbe detto poi in seguito con Ash.
Non si fidava molto di lei, ma Dean - a pensarci bene - non si fidava quasi di nessuno.
Erano poche le persone delle quali poteva stare tranquillo. Non che Ellen non fosse apposto, ma quel locale era frequentato da molti cacciatori e se la notizia del loro nuovo, stranissimo caso si fosse diffusa troppo anche loro sarebbero potuti diventare curiosi, come Jo.
Quello che sapeva Dean non doveva saperlo nessun'altro. 

«Sammy mi farà una sintesi dopo.» rispose alla sua ultima domanda, prendendo poi la birra che Jo gli aveva ceduto per la seconda volta.
La ringraziò con un altro sorriso e poi se la portò alle labbra sorseggiandone il contenuto.

Accontentatolo facilmente con un'altra birra, Jo annuì semplicemente con un cenno della testa, gettando la bottiglia vuota in un cestino ad un metro da lei.

Doveva davvero essere una novità clamorosa: Ash aveva sfoderato il suo vecchio computer polveroso che a primo impatto sembrava totalmente inutilizzabile, Sam spiaccicava il suo naso sullo schermo brillante a intermittenza e sua madre ora girava senza meta per i tavoli con il chiaro scopo di distrarre gli altri cacciatori o peggio ancora annunciando la straordinaria chiusura della RoadHouse per almeno un paio d'ore.
Ora la curiosità la inghiottiva interamente.
Cosa poteva costringere Ellen ad allontanare tutti gli altri cacciatori? Era pur vero che non lavoravano mai in gruppo (se non in casi davvero particolari come per esempio un'armata di zombie) ma allora perchè quella precauzione? Per avere l'esclusiva su un caso che comunque non avrebbe fatto seguire nemmeno a sua figlia? Molto sospetto.
«Credo che il tuo Sammy farà una sintesi un po' a tutti dopo che questo posto sarà totalmente spoglio del suo arredamento vivente.» lo informò ironica passando le mani sotto il getto del rubinetto e asciugandosele poi con un panno pulito, non staccando gli occhi dalla porta che iniziava a cigolare.
«Ma non preoccuparti, starò ben attenta a non assimilare alcuna informazione. Sono diventata più o meno brava anche in questo!» disse non abbandonando quell'ironia che iniziava a sbiadirsi tra una parola e l'altra.
«E tu che credevi fosse impossibile non avermi tra i piedi!» lo provocò inarcando un biondo sopracciglio in un'espressione più da presa in giro che da vero e proprio rimprovero.
Prima che Dean potesse chiederle come mai o roba del genere -anche se dubitava fortemente che potesse farlo- sviò il discorso proponendogli la scusa più idiota del mondo per uscire di lì.
«Credo che passerà un po' di tempo prima che tutti i cacciatori siano andati via e che il computer di Ash abbia trovato quello che la versione nervosa di Sam gli ha chiesto di cercare. Mi aiuti a caricare le casse di birra, gamba di legno?» propose sorridente afferrando un mazzo di chiavi dallo spoglio quadretto assicurato al muro da un triste ed instabile chiodo arrugginito.

Jo farfugliava qualcosa sulla sua capacità sempre migliorante del fatto di passare inosservata da tutti. Dean non aveva ben capito cosa intendesse dire ma la verità era che nemmeno le stava dando ascolto.
Era distratto e il motivo era sempre lo stesso, non aveva intenzione di pensare a qualcos'altro che non fosse "Sam e il caso particolare".
Quella era una questione troppo personale - sottolineando TROPPO, perché era di Sam che si trattava - e Dean poteva mentire a suo fratello, ma non riusciva a mentire a se stesso. 

Ellen si mosse. Sembrava scossa e preoccupata e per non dare nell'occhio, o almeno così sembrò che stesse facendo, iniziò a raccogliere le ultime cose dai tavoli indicando a quei pochi clienti l'uscita. Scortese da parte sua, ma era ovvio che lo stava facendo per un motivo ben valido.
Probabilmente Ash e Sam avevano trovato qualcosa. Dean sospirò e spostò lo sguardo dalla "donna di casa" agli altri due impegnati sullo schermo di quello strano aggeggio che Ash definiva un computer: era ricoperto di fili elettrici esterni e la custodia trasparente lasciava intravedere tutti i meccanismi che c'erano dietro quell'affare, lo schermo sembrava una vecchia lampadina fulminata e la tastiera era irriconoscibilmente impolverata. 

«Così sembra.» mormorò, notando anche lui che il locale sembrava essersi svuotato in un battibaleno. 
Tornò a guardare Jo e continuò a bere dalla bottiglia di vetro, finendo la sua birra in poco tempo, e questa volta era cosciente. 


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Sono tornata più agguerrita di prima! Muahahah, questo è essere sadici.
Comunque, non siamo qui per dare aria alla bocca quindi vado a scrivere l'altro capitolo, arrivederci!
E leggete! u.u Se volete lasciare anche una recensione piccola piccola potete farlo, ho ottenuto il permesso da Obama in persona! :D
Ok, è tardi e sto vaneggiando. Hasta la vista!

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Capitolo 2
*** No, Miles non è un nuovo tipo di cocktail. ***


2 Capitolo 2 - No, Miles non è un nuovo tipo di cocktail.



Senza farselo chiedere una seconda volta Dean annuì alla richiesta di Jo, si alzò dallo sgabello e si liberò del giaccone in pelle posandolo sul bancone, sapendo che nessuno si sarebbe permesso anche solo di guardarlo. 

«Allora...» incominciò una volta che si trovarono in mezzo alle scale che portavano in una specie di scantinato - nel quale Dean non era mai stato - e scendevano tranquillamente dandosi da fare «...sei in punizione?» chiese poi con una certa aria divertita. 
Il fatto che Jo fosse abbastanza grande e ricevesse ancora punizione da sua madre lo faceva sorridere.
Dean non era mai stato in punizione, o meglio quelle che John gli dava non erano esattamente punizioni per lui. Le considerava più che altro "momenti spiacevoli".

Gradini, gradini e ancora gradini. Poi finalmente quella specie di rifugio ideale per cacciatori con seri problemi di alcolismo. Da là sotto riuscivano perfettamente a distinguere il rumore di sedie strisciare sul pavimento e i passi pesanti interrompersi al di là dell'uscita.
A quanto pareva le minacce di Ellen erano passate ad uno stadio più elevato e pericoloso. 

Intanto senza farsi notare Jo lanciava fugaci sguardi alla gamba di Dean, proprio sulla sua destra, costatando con sollievo che quanto aveva garantito il ragazzo con la sua perfetta espressione da schiaffi era vero: stava bene. Meglio. Meglio di come l'aveva lasciato certamente.
«Io non la chiamerei punizione.. mi tiene semplicemente d'occhio.»
«Quindi sei in punizione ribadì nuovamente Dean allargando il suo sorrisetto che spiccava particolarmente nella cantina ombrosa. 
Sembrava davvero soddisfatto delle sue parole ma Jo non poteva non fulminarlo con gli occhi, così come il suo carattere ormai le comandava di fare. Non era uno sguardo cattivo, forse era semplicemente un rimprovero forzato.
Insomma, sarebbe stato strano se Jo avesse riso e scherzato sulla sua stessa.. punizione, quindi cos'altro avrebbe potuto fare?

«Se fossi davvero in punizione non sarei qui a rifornire il cervello di vecchi cacciatori di alcool e depressione.» ironizzò indicandogli con un cenno della testa una cassa di birre pronte per essere refrigerate e servite.
«Diventano tutti dei grandi chiacchieroni romantici quando vogliono qualcosa in cambio.» commentò sarcastica incurvando le schiena per poter far carico del peso direttamente sulle braccia apparentemente troppo esili per un lavoro come quello. Per non parlare della caccia poi.
«Allora...» gli fece il verso con una smorfia sulle labbra come a voler imitare il suo tono incuriosito «...a te hanno per caso fatto fuori il gatto? Perchè sai, hai una faccia davvero inquietante. Se non fossi sicura della tua natura ti sparerei in testa come farei ad uno zombie.» confessò con spavalderia nonostante il suo sorrisetto la contraddisse con imbarazzante platealità.
Non aveva nessun interesse nell'immischiarsi nelle questioni private di Dean (specialmente sapendo quanto per lui fosse difficile aprire una qualsiasi conversazione a riguardo) ma vederlo conciato in quel modo non la rassicurava. E non era per la gamba.
Si domandava se fosse così per via del caso che stavano seguendo ma non credeva che Dean potesse tenere al suo lavoro tanto da rovinare il suo "bel faccino irresistibile".

 
Una volta laggiù Dean si guardò attorno con poco interesse o curiosità.
Si era sempre domandato che cosa Ellen tenesse in cantina - immaginava cadaveri putrefatti o strani oggetti misteriosi per magia nera - e adesso che l'aveva scoperto non gli importava più.
Fece su e giù per la piccola stanza e osservò ogni cosa che lo circondava, tanto per fare qualcosa in quel momento così noioso.
«Sto bene.» rispose alla sua domanda mista a sarcasmo. 
Sapeva che in qualche modo Jo era preoccupata per lui anche se non lo dava a vedere. Quando gli rivolgeva troppe domande o sfoderava quei sorrisetti significava sempre qualcosa; che fosse nervosa, preoccupata, divertita ecc... . In questo caso la seconda. 
Si voltò a guardarla e poi le si avvicinò per aiutarla con la cassa di birre. 
«Sono solo molto stanco. Sai com'è, il viaggio, il lavoro...» 
Si schiarì la voce e poi le tolse la cassa che reggeva con evidenti sforzi tra le braccia, ci avrebbe pensato lui.
«Non dovresti fare tu questi lavori.» mormorò poi, suggerendole con un cenno della testa di appoggiare un'altra cassa di birre su quella che già reggeva tra le braccia il cacciatore. Lei alzò le spalle come a dire "Che importanza ha?", ma Dean non aggiunse nient'altro. Si limitò ad abbozzare un mezzo sorriso, apprezzando la forza di Jo. 
Un'altra ragazza non avrebbe mai accettato di fare su e giù da una rampa di scale, sudando e caricando enormi, pesanti casse di birre e altro. 
Quando finirono il loro lavoro - o meglio quello di Jo - tornarono su a malincuore.
Dean avrebbe preferito restare in cantina con la ragazza, piuttosto che scoprire qualcosa su quel maledetto caso, che era poi un caso personale. 
«Dean...» Sam gli fece cenno di avvicinarsi. Il ragazzo gettò un'occhiata a Jo e poi si allontanò da lei in direzione di Ash, Sam ed Ellen. 
«Sì!
«Abbiamo trovato qualcosa.» intervenne Ash, con la sua strana capigliatura e quello sguardo da fattone frastornato. 
Dean si inumidì le labbra e annuì senza dire nulla, in attesa che uno dei due gli avesse illustrato la situazione. 
«I loro genitori...» ci fu una breve pausa. «...tutti morti.» concluse il fratello minore con una terribile espressione vuota e spaventata dipinta sul volto. «In un incendio nella notte dei loro sei mesi di vita, Dean.» aggiunse poi prima che lui potesse ribattere con rassicurazioni del tipo: "Stronzate!" oppure "Sono coincidenze." 
«Non capisco...» mormorò Ellen spostando lo sguardo da Sam a Dean. Anche lei era preoccupata «Che sta succedendo ragazzi?» Ma nessuno dei due rispose, erano impegnati a fissarsi negli occhi.

Mormorii generali, occhiate spaesate e tanta indecisione. Idee discordanti riecheggiavano nella stanza fino ad arrivare all'orecchio di Jo solo in forma di indecifrabile rumore.
Occupata com'era a posizionare le birre nel frigo, non avrebbe colto nemmeno l'argomento di tanta agitazione. Ma avrebbe voluto, ovvio che l'avrebbe voluto.

Finito quel lavoro si guardò intorno: il lavandino era vuoto, la credenza era colma di bicchieri e stoviglie luccicanti e tutto sembrava brillare alla luce debole che si faceva faticosamente strada nella RoadHouse.
Non c'era nulla da fare né qualcuno da servire.
Era la prima volta che non aveva nulla da fare. Solitamente mollava tutto e andava a caccia di qualcosa ancor prima di aver sceso le sedie dal tavoli all'orario di apertura.

«Vi serve un...» provò a dire Jo prima che il cigolio della porta la interrompesse, evitando di donare il proprio inutile aiuto alle uniche anime vive rimaste in quel locale «...Miles.»
«Che diamine è un Miles? Un nuovo cocktail che non ho ancora provato?» alzò la testa dal suo amato pc per controllare che nessun alcolico fosse sfuggito alle sue grinfie da ottimo giocatore di biliardo ubriaco. Poi semplicemente si ammutolì guardando la figura del ragazzo che entrava nella RoadHouse e cedette la sua attenzione a quella caccia che sembrava avere un grosso problema personale, quasi di famiglia.
Miles fece appena in tempo a simulare un cenno forse di qualche origine militare prima che Ash tornasse al suo quasi lavoro e successivamente si avvicinò alla ragazza, l'unica che lo stesse degnando di uno sguardo di benvenuto.
«E' tutto così..» provò a dire essendo però puntualmente interrotto da Jo che aveva appena assunto una voce bassa e quasi sospettosa quanto quella della madre a metri da lei.
«Vuoto? Si, mia madre ha cacciato tutti fuori. Ti do una birra prima che si accorga della tua presenza.» lo avvertì ricevendo solo un cenno della testa come risposta e una testa abbassata come a voler passare inosservato.
Bevve la sua birra in silenzio, alzando gli occhi solo qualche volta sulla ragazza, come se sapesse che guardare verso il tavolo dei "tre moschettieri" era vietato.
Una cosa non riusciva a cogliere però: non doveva guardare la giacca di Dean.

Non per caso appena Jo notò il suo interesse nell'indumento battè un colpo sul bancone, attirando l'attenzione non solo di Miles.
«Guarda qualcos'altro.» bisbigliò a denti stretti fingendo un sorriso.
«Ciao Miles, grazie per essere venuto, torna da noi quando vuoi.» disse elegantemente Ellen facendo ben capire al nuovo arrivato quando quel momento non fosse catalogabile in quel "quando vuoi" a fine frase.
«Beccato!» disse la biondina scoppiando in una risatina leggera seguita dal ragazzo «mi ci voleva una distrazione o sarei stata costretta ad impicciarmi in un caso che non mi compete.» canzonò a bassa voce con il suo solito tono scocciato e un tantino infantile.
«Oh no, non sia mai!» la spalleggiò Miles aggrottando la fronte.
Ecco il primo punto che lo distingueva da Dean.
Se fosse stato per Miles l'avrebbe portata a caccia ogni giorno. No, non voleva farla ammazzare ma voleva darle quell'esperienza che gli altri non le permettevano di acquisire.
Che fosse un punto in suo favore?

Ash iniziò a farfugliare qualcosa sulle probabilità che tutti questi tizi c'entrassero con il demone che uccise la madre di Sam.
Entrambi i Winchester sapevano esattamente che era così, il demone che aveva ucciso Mary era lo stesso che aveva ucciso John e i genitori di tutti i quei ragazzi con abilità paranormali. 

Dean si appoggiò con un braccio sul tavolo - quello dove Ash stava architettando piani e sotterfugi per poter arrivare al figlio di puttana in questione - e l'altro sulla spalliera della sedia occupata dal fratello minore, il quale continuava a guardarlo con un'espressione confusa, terrorizzata e spaventata.
Dean non poteva dargli torto, anche lui aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere. 

«...perciò, sì. Penso che Sam potrebbe avere ragione.» concluse Ash «Con gli appunti e le coordinate di vostro padre abbiamo qualche possibilità di riuscire a trovarlo.» rassicurò gettando uno sguardo a Sam che in segno di riconoscimento annuì per poi rivolgere uno sguardo a Dean. 
«D'accordo Ash. Mi raccomando affidiamo a te le ricerche, non deluderci.» fece Dean abbozzando un sorrisetto mentre la porta di ingresso alle sue spalle si era aperta. 
«Ehi! Hai una vaga idea di chi sono io?» chiese retorico il ragazzo capelluto. Dean e Sam ridacchiarono e scambiando altre chiacchiere su come il dispositivo del suo portatile sarebbe riuscito a trovarlo, l'attenzione del cacciatore fu attirata da un ragazzo che seduto sullo sgabello gli dava le spalle.
Ellen parlava con lui come se si stesse rivolgendo ad uno di famiglia - proprio come si esponeva con Dean o Sam - e non solo... Jo sembrava molto felice della presenza di quel tizio misterioso.
Dean aggrottò la fronte ed osservò la scena.
Jo rideva, rideva divertita e improvvisamente un vuoto nel suo stomaco si fece spazio. Si sentì contorcere le budella e un formicolio salire lungo la schiena, quello del mostro verde che era appena nato dalle sue emozioni.
Subito dopo notò che aveva posato gli occhi sul suo giaccone di pelle e la rabbia aumentò improvvisa. 

Dean si voltò verso Ash e glielo indicò con un cenno della testa. 
«Chi è quel tipo?»
«Oh, quello è Miles. Un cacciatore che viene qui ogni tanto.» rispose vagamente, tornando con gli occhi sullo schermo.

Per la prima volta non le sembrava un'impresa impossibile non intrufolarsi segretamente in un caso. Era semplicemente sollevata dal dover compiere il suo dovere da barista, una volta tanto.

Dopo qualche silenzioso ricordo su cacce non brillantemente andate a buon fine Jo rubò la bottiglia dalle mani di Miles, bevendone -senza farsi molti scrupoli- gli ultimi due sorsi intrappolati sul fondo.
«Sei davvero una ragazza?» chiese retorico il ragazzo stupito dal gesto di lei, ora occupata a gettare la bottiglia vuota nel cestino alle sue spalle.
«Perchè dovrei crearmi dei problemi?»
«Niente, è solo che una ragazza che si rispetti non berrebbe mai dalla bottiglia di un ragazzo. Stronzate tipo germi e batteri, ne sai qualcosa?» rispose facendo spallucce e sorridendo alla ragazza finalmente di fronte a sé.
«I germi occupano uno degli ultimi posti nella mia lista delle minacce, credimi. Se fossi così timida non servirei cacciatori dalla mattina alla sera.» motivò la sua risposta meditando poi se davvero fosse vero.
Davvero non si sarebbe fatta problemi a bere dalla stessa bottiglia di qualcuno? Chiunque esso fosse stato? Ecco che la risposta non era per niente certa. Metterla in dubbio era quello che a Dean riusciva meglio, anche non sapendolo.

«Me ne daresti un'altra?» chiese gentile Miles mettendosi più comodo sullo sgabello e posando i gomiti sul bancone, quasi coricandocisi sopra.
«Cosa c'è, hai faticose nottate da dimenticare?» scherzò Jo non vietandogli però il piacere di una seconda birra fresca lungo la trachea.
«Mi hanno rubato la macchina, Jo. Anzi, in realtà io.. glie l'ho semplicemente data.» borbottò confuso, come se non riuscisse a realizzare ciò che fosse successo.
«Cosa? Perchè l'hai fatto?»
«Non lo so.. è come se il mio cervello si fosse disconnesso. Caput. In standby.» ammise alzando le spalle e bevendo subito dopo un lungo sorso di birra.
Ok, quello sì che era strano. Forse fin troppo.
Tanto strano da non essere possibile; da essere paranormale.
«Eri come posseduto?» iniziò ad indagare ricevendo in risposta solo un sorrisetto che stava a significare "non ficcarti nei guai anche quando non ci sono".
«Ehi voi, club del libro, sapete qualcosa a proposito di una possessione.. parziale?» domandò la ragazza alla calca creatasi attorno al computer rumoroso di Ash.
«Dov'è successo?» chiese Sam quasi a voler uscire da quel suo incubo ad occhi aperti.
«A Duluth.» rispose Miles voltandosi verso quel gruppo ed introducendo così la sua figura.
«Non è la prima volta che sento eventi del genere da quelle parti.» esclamò Sam mandando un'occhiata di intesa al fratello che Jo non avrebbe mai potuto capire.
«Fantastico!» esclamò a sua volta Jo.. solo che la sua contentezza era per il caso che si era appena aggiudicata.

Quando Jo attirò l'attenzione di tutti - Dean la stava già osservando da un bel po'- si voltarono a guardarla con un'espressione incuriosita, in attesa di sapere le novità che sembravano essersi presentate insieme all'improvvisa presenza del ragazzo appena entrato, il quale dalla sua entrata in scena si era già scolato due birre. 

«In realtà è successo anche in altri posti. Strane azioni fatte da persone che erano consapevoli di farle, ma non ne avevano alcuna intenzione.» fece Sam ragionevole, alzando ogni tanto gli occhi verso il fratello maggiore, in piedi accanto a lui. Dean inarcò un sopracciglio e poi scosse la testa, intervenne nella conversazione. 
«Non esiste una possessione parziale. E' impossibile!» lo disse un po' in tono nervoso, come se qualcuno lo avesse appena attaccato. «In tutta la mia lunga carriera da cacciatore non ne ho mai sentito parlare. 
Sam lo guardò stranito, come se si fosse accorto che qualcosa in lui non andasse. Aggrottò la fronte e poi fece una smorfia come per dire "che ti prende?", ma non disse nulla. 
«Dean ha ragione.» convenne Ellen gettandogli uno sguardo «Le possessioni demoniache non sono stupidaggini, la gente spesso muore per questo. Una possessione a metà è improbabile.» 
«No, è impossibile.» ripeté Dean. 
A meno che quel tizio non fosse Clark Kent - perché se era stato davvero posseduto aveva sopportato una delle più grandi e sofferenti torture - la situazione stava come diceva Dean. 
«E poi è una stronzata!» aggiunse Ash improvvisamente, senza staccare gli occhi dallo schermo del computer.
Tutti si voltarono a guardarlo; sembrava disperso nel suo mondo tecnologico, invece ascoltava e sapeva perfettamente di quello che stavano parlando. 
«I demoni non possiedono la gente per rubare una macchina.» 
Sam accennò un sorriso, Dean invece restò impassibile. 
«Credete che sia...» fece Ellen rivolgendosi ai due fratelli. Sam alzò le spalle dubbioso, Dean si schiarì la voce. 
«Nah. Credo si tratti di gente un po' pazza.» risolse Dean con ironia. Evidente frecciatina verso il nuovo arrivato.

«Quindi questo non sarebbe un vero e proprio caso, giusto?» domandò innocentemente la ragazza appoggiandosi a sua volta al bancone, soddisfatta di sé stessa. 
Non lo consideravano un caso da seguire... quindi non era un pericolo... quindi poteva tranquillamente dargli un'occhiata senza ricevere molte lamentele a proposito. 
Quello era il momento ideale per sfoderare la scusa del "non sono uscita di qui per settimane, me la merito un po' d'aria fresca" meditata pazientemente in quelle quattro mura.
«E poi la prima riabilitazione per la gente pazza è aprirgli gli occhi alla realtà.» rispose posando il suo sguardo come di sfida su Dean. 
Bella mossa Winchester: questo pensava mentre una parte del suo cervello elaborava un motivo valido per il quale Dean avesse dovuto dire quelle parole con.. fastidio.
«Magari è la volta buona che vi lascia lavorare in pace, no?» incalzò Miles tentando di corrompere Ellen con la sua espressione con un misto di dolcezza e carisma.
Che volesse puntare sulla sua affidabilità accuratamente conquistata con le sue visite alla RoadHouse? 

Jo non ci mise poi molto ad interpretare il silenzio della madre come ad una risposta positiva anzi, probabilmente quel silenzio era semplicemente il momento in cui Ellen pensava a come fermare la figlia ma non riuscì a riflettere abbastanza velocemente.
«Non possiamo lasciare un cacciatore senza macchina! Come avete detto voi non c'è pericolo e io.. beh, sono abituata a trattare con i fuori di testa. Niente di paranormale quindi.» continuò a spiegare con non-chalance slegandosi cautamente il grembiule sotto la vista di Miles che tornava a sorriderle, forse contento dell'idea di riavere presto la sua macchina.. forse.
«Vado a prendere il borsone!» annunciò ricevendo dalla madre uno sguardo truce «In caso di emergenza!»
«Sta' attenta comunque, porta il cellulare con te e soprattutto rispondi alle mie chiamate comandò la madre rivolgendosi poi a Miles, minacciandolo come al suo solito.
«Se le succede qualcosa, qualsiasi cosa, ritieniti abbastanza morto da non rivedere mai più la luce del Sole.» concluse tornando a guardare lo schermo del pc e bisbigliando qualcosa ad Ash.
«Ash, giacchè che stai attivando il GPS del mio cellulare per sapere dove sarò e seguire tutti i miei movimenti sotto il comando di mia madre, potresti mettere qualche spicciolo sul conto Miller? Sempre per precauzione!» smascherò smagliante il piano di sua madre, salendo poi le scale e lasciandosi alle spalle la risatina di Miles, divertito dal carattere così solare di Jo.


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Io *adoro* la versione gelosa (se così si può chiamare) o infastidita di Dean.
Anche solo ad immaginarlo arrabbiato.. beh, fa la sua porca figura, dai!
E la cucciolosità di Sam, tutto preoccupato? :3
Ok, è sempre più tardi io perdo sempre di più la stabilità mentale. Male.
Peace Out, bitches! <3 Parola di Charlie! :D
Spoiler alla grande. Chiedo scusa :x

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Capitolo 3
*** Torce e mostri verdi. ***


3 Capitolo 3 - Torce e mostri verdi.



Dean osservò la scena con molto e improvviso interesse.
Non aveva idea di chi fosse quel tizio - anche se Ash gli aveva riassunto brevemente la sua identità - ma già avrebbe voluto cacciarlo via con svariati calci nel di dietro.
Alla risposta di Jo, Dean non si scompose ma ricevette più o meno lo sguardo di tutti i presenti in quel locale. Ellen gettò un'occhiata ai due pensando che ci fosse qualcosa sotto, Sam accennò un sorriso sapendo che la ragazza aveva sempre una risposta pronta a qualsiasi tipo di provocazione, Ash restava impassibile ad ogni loro parola ma continuava ad ascoltare e il nuovo arrivato guardava la cacciatrice ammirato, come se stesse guardando Afrodite in persona.
Dean assottigliò gli occhi scrutandolo con sospetto, tentando di trovare un qualsiasi difetto ma visto che non ne aveva all'apparenza se li inventò sul momento. 
Alla scenetta divertente - quella in cui Jo smascherava il piano della madre - Sam e Miles ridacchiarono, mentre Dean si morse il labbro inferiore guardandola salire su per le scale.
Era nervoso, molto nervoso e nemmeno sapeva il motivo. Non era per il caso, ne era certo. Sentiva le viscere contorcersi e uno strano nodo alla gola che gli bloccava il respiro. Per non parlare del battito cardiaco accelerato e la sua rabbia che ribolliva feroce come un mostro imbattibile. 
«Voi dovete essere i Winchester!» fece improvvisamente Miles, attirando l'attenzione di Sam e quella di Dean, che si fingeva indifferente al fatto che lui sapesse chi aveva di fronte. 
«Sì!» rispose Sam alzandosi dalla sedia per presentarsi come si deve. Si avvicinò al ragazzo e gli porse la manona, la quale venne stretta subito dopo «Sam.»
«Miles, è un piacere!»
«Lo è per me.» ribatté Sam accennando un sorriso cordiale.
Dean stava odiando suo fratello in quel momento.
«Sei di qui? Non ti ho mai visto da queste parti...» disse Sam.
E si aprì un lungo discorso sulla loro lunga e infelice vita da cacciatori.
Dean guardava la scena con uno sguardo fulmineo e sentiva che quel maledetto mostro verde sulla sua schiena cresceva ancora di più. 
«Dean.» la dolcezza di Ellen lo fece voltare «tutto bene, tesoro?»
«Oh...ahm...» Dean deglutì e si schiarì la voce annuendo.  «...mai stato meglio.» sorrise brevemente. 
«Sei così silenzioso...» osservò la donna posandogli una mano sulla spalla.  «Vieni, ti offro una birra!» 
E Dean seguì volentieri Ellen che andò dietro al bancone ed offrì da bere al cacciatore.

La velocità della luce invidiava l'agilità di Jo, già pronta sulla rampa delle scale con il borsone in mano stracolmo di armi.
Ecco come per lei quello fosse una normalissima borsa per uscire, con la differenza che le ragazze comuni dentro ci ficcassero cosmetici, salviette per il trucco e a volte anche spazzolini. Non invidiava quelle "tacchettine" -soprattutto quando aveva un caso tra le mani- ecco perchè spesso e volentieri le sfotteva come solo lei sapeva fare.

«Pronta cinguettò come una bambina contenta mentre posava il borsone sul bancone, accanto a Dean che sovrappensiero beveva un'altra birra.
«Ash?» disse soltanto ricevendo in risposta un cenno di OK con le dita da parte di quel ragazzo così svampito eppure così familiare: aveva fatto ciò che gli era stato detto.
Sì, nonostante Ash fosse la prima causa dell' essere sgamata dalla madre per via della sua poca -se non assente- maestria nel mentire, Jo gli voleva bene.
«Grazie!» ringraziò premurosa guardandosi attorno solo dopo.
Sam e Miles chiacchieravano nonostante il secondo mandasse occhiate alla ragazza sorridente, la madre aveva preso posizione dietro il bancone e Dean si era riappropriato della sua giacca per metterla accanto al suo nuovo posto a sedere, ben lontano dal nuovo arrivato.
E' solo un caso pensò scuotendo la testa e avvicinandosi a Dean per rivolgergli un sorrisetto.
Così, perchè le andava.

«Che brutta cera che hai, Musolungo. Sicuro di star bene? Sai, le duemila volte in cui me l'hai detto e ridetto non mi sono bastate.» esclamò sarcastica non abbandonando quel sorriso che di certo non era nato sulle sue labbra per via del nuovo caso.
In risposta un'occhiata sbieca le fece sbattere le ciglia, inclinando la testa come a volerlo analizzare. E lei che ancora ci provava a capirlo!
«Vi do 24 ore, non di più sentenziò la madre concedendosi anche lei una birra leggera e rinfrescante.
«Mamma, Duluth è relativamente lontana. Facciamo 48?» tentò di patteggiare Jo mentre ricontrollava nuovamente il contenuto del suo borsone.
«Farà la brava Ellen, ti prometto che non la lascerò troppo in libertà.» la spalleggiò inevitabilmente Miles sfoderando l'ennesimo sorriso affidabile.
Poi un borbottio che suonava quasi ironico colpì a malapena l'orecchio di Jo, facendole fare una smorfia confusa. Come se fosse stato un "Oh, non c'è pericolo" oppure un "Ho un thè ridicolo".. e Dean non era tipo da thè. 
Per questo scherzò dell'udito Jo scoppiò in una risatina silenziosa e tornò a guardare la madre, ancora immobile dietro il bancone.
«E va bene, te lo prometto anch'io.» si arrese alzando gli occhi al cielo e riprendendo il borsone tra le mani, costatandone il peso facendolo "saltellare" e creando un rumore metallico poco rassicurante.

«Allora... vuoi dirmi cosa ti preoccupa?» domandò Ellen con un dolce sorriso del quale non venne ricambiata. 
Il fatto che la donna desse così tanta fiducia ad un cacciatore di passaggio tanto da affidargli sua figlia gli dava allo stomaco e lo innervosiva di più.
Più volte aveva vietato ad entrambi i Winchester di portare Jo con loro proprio per paura che potesse succederle qualcosa. Non capiva perché si fidava molto più di un estraneo che di loro, che erano quasi di famiglia. 

Dean alzò lo sguardo verso di lei mentre nella mano stringeva la bottiglia di birra appena stappata, ma non rispose.
Se la portò fino alle labbra carnose e ne sorseggiò il contenuto, poi il monologo della "donna di casa" fu spezzato dall'improvviso tonfo che fece il borsone appena atterrato sul bancone.
Jo era affianco a lui e si era posizionata in tale modo da poterlo scrutare con attenzione, visto che aveva capito che qualcosa non quadrava in quella sua espressione visibilmente nervosa.
Nonostante questo però non le vietò un sorriso, anzi. Si girò sullo sgabello e gliene rivolse uno dei più smaglianti. 

«Cosa posso fare per attutire tutti i tuoi dubbi?» Ogni riferimento a cose/persone/momenti passati era puramente casuale.
Ovviamente si riferiva alla bella scenetta romantica che c'era stata tra di loro qualche giorno prima. Quella sarebbe potuta essere una manifestazione di perfetta salute fisica ed emotiva. Ancora una volta però Dean venne interrotto, da Ellen questa volta, che iniziò a sancire le sue solite raccomandazioni e minacce.
Dean roteò gli occhi e scosse appena la testa. 

«Oh non c'è pericolo.» borbottò tra sé quando Miles assicurò ad Ellen che l'avrebbe riportata a casa sana e salva. 
Quella situazione gli dava davvero sui nervi.
Non riusciva a concepire che un tizio spuntato dal nulla avesse così tanta fiducia da parte della ragazza e la madre, mentre lui veniva scrutato dalla testa ai piedi come se fosse un pericoloso criminale. Certo non era il quadro della persona sana di mente, anche lui era abbastanza fuori di testa e aveva un bel po' di problemi alle spalle. Ma questo faceva parte di un altro discorso.

Accusò il colpo non potendo rispondere pubblicamente ad una domanda/frecciatina come quella.
Non con sua madre presente almeno.
Di nuovo posto e momento sbagliato, nessuna novità.

La conversazione tra Sam e Miles rimase sospesa a mezz'aria quando il nuovo arrivato dagli occhi scuri rigirò la sua attenzione su uno scambio di battute in cui lui non aveva alcun ruolo. Forse anche questo lo innervosì.
Sam -con la sua acutezza spiccata- capì giusto in tempo la situazione e fece di tutto pur di attaccare bottone con Ellen, improvvisamente tramutatasi nell'investigatore di turno.

Ash invece si alzò dal suo posto per tornare in camera sua ed accendere la musica ad un volume decisamente alto, tutto dopo aver arbitrariamente deciso di riaprire il locale ai cacciatori rigirando il cartellino con la scritta "aperto" rivolta verso il vetro appena appannato dalla polvere che rendeva accogliente e riservato quel posto.
Brutta situazione per Jo. 
Sapeva di avere gli occhi addosso -come lo sapeva Dean-, sapeva di dover varcare la porta alla ricerca di qualcosa che riteneva paranormale e sapeva che quella situazione, l'intero ambaradan in cui si stava cacciando, era una follia.
«Allora, andiamo?» la incitò il ragazzo questa volta con meno dolcezza del solito, alzandosi dal suo sgabello per lasciare la mancia sul bancone «E' stato un piacere conoscerti Sam!» esclamò in saluto dandogli una pacca sulla spalla e ricevendo in cambio un socievole "anche per me" dal gigante buono ancora seduto al suo posto.
«Dean disse poi senza ripetere nuovamente la frase.. o almeno, Jo credeva fosse per quello. 
Non aveva mai visto Miles così sotto pressione o così sospettoso. 
Solo le volte in cui usciva il discorso "Dean" aggrottava la fronte come se gli stessero parlando di licantropi minacciosi.

[ «Wow, la tua mira è nettamente migliorata. Me l'hai fatta questa volta, Jo!» si complimentò Miles dopo una partita a freccette che aveva come vincitrice la ragazza bionda, contenta della sua immaginaria corona brillante.
«Ammetto che mi hanno dato una mano ma... grazie!» rivelò la ragazza a cuor leggero.
«E chi è stato quel pazzo a prendere un caso perso come te sotto la sua ala da maestro?» domandò, sicuro che la risposta comprendesse un vecchio barbuto piuttosto che un ragazzo tutt'altro che vecchio e barbuto.
Il nome di Dean le usci dalla bocca ancora prima che potesse farci caso, forse anche il tono non era dei più stabili ma credeva che quello l'avesse percepito solo la sua coscienza mentre nuotava allegramente nei ricordi.]

«Ho dimenticato la torcia.» disse dal bello al buono nonostante avesse richiuso il borsone con la torcia incriminata al suo interno «Torno subito.. tu puoi iniziare ad andare, sai quel'è la mia macchina.» disse a Miles lanciandogli le chiavi dell'unico mezzo di trasporto su cui potesse contare prima di risalire le scale inizialmente con passo lento per poi accelerare una volta lontana dalla porta del locale.
Che diavolo pensava di fare?

La presenza di Miles alle sue spalle aveva costretto il piccolo mostro verde a salirgli fino in cima all'orecchio.
«Quello lì gli ha messo gli occhi addosso!» gli sussurrò la creatura neonata ma Dean scosse la testa come per scacciare via quel pensiero, o il mostriciattolo che continuava a fargli pressione.
Non gli importava di quello che sarebbe successo tra Jo e Miles, non gli importava nulla. Nemmeno del fatto che stessero andando a caccia insieme...
«Ci dovrei essere io al suo posto!» pensò improvvisamente bloccando tutte quelle convinzioni che scorrevano lentamente nella sua mente. 
Il ragazzo lo salutò con poco entusiasmo e Dean fece altrettanto; mosse appena il capo in un cenno forzato, niente di più. 
Sottofondo si sentivano i mormorii di Ellen e Sam che continuavano a chiacchierare del più e del meno. 
«Io e Dean stiamo cercando un altro motel economico...» sentì Dean distrattamente nel silenzio, ma non percepiva sul serio quel discorso la sua mente era impegnata a pensare ad altro.
Poi Jo improvvisamente rivelò di aver dimenticato la torcia e affidò le chiavi dell'auto a Miles, che un po' dubbioso sul da farsi - forse era indeciso se aspettarla lì o uscire e farsi già strada - aggrottò la fronte spostando lo sguardo da lei a Dean.
Il cacciatore indifferente continuava a bere la sua birra e ogni tanto gettava un'occhiata al fratello minore, anche se sapeva perfettamente che qualcuno alle sue spalle gli avesse messo gli occhi addosso. 

«D'accordo! Ti aspetto fuori.» fece Miles e si voltò per avviarsi verso la porta, dalla quale poi uscì con in mano le chiavi dell'auto di Jo. 
Ora, ignaro che quella di Jo fosse una scusa, Dean non le rivolse nemmeno uno sguardo pensando che presto si sarebbe messa a cercare la sua torcia e poi sarebbe fuggita via insieme al suo principe azzurro.

Arrivò di fronte alla sua stanza ma continuò a camminare avanti e indietro per scaricare via quella tensione fastidiosa accumulatasi sulle spalle. Mentre pensava a tutto e a niente, continuando imperterrita la sua camminata ansiosa e senza senso, spalancò gli occhi inchiodandosi sul posto.
Dal piano di sotto non si faceva tanta fatica a sentire i rumori del piano superiore e quei suoi movimenti, se presi seriamente in considerazione, potevano essere davvero sospetti.

«Che diamine, sto cercando una torcia, devo pur muovermi!» rifletté scuotendo la testa per darsi mentalmente dell'idiota.
Aprì la porta della sua stanza e si mise seduta sul letto con le gambe incrociate, soffermandosi sul caos che la circondava e sulla porta malridotta a causa di tutte le botte prese e di tutti i coltelli che aveva accolto non proprio a braccia aperte sulla facciata interna.
«Ma che diavolo..» mormorò strofinandosi la faccia con un che di stanco che fino a quel momento era rimasto nascosto dal sorriso splendente che indossava come una maglia.
Ecco, adesso c'era troppo silenzio. 
Sì, stava diventando paranoica.
Si alzò quindi dal letto ed iniziò ad aprire cassetti alla rinfusa, a richiuderli sonoramente ed a camminare per la stanza senza una meta precisa visto che torcia era già nel suo borsone.
Sperava solo che nessun'altro se ne accorgesse, in particolar modo Miles, che avrebbe potuto analizzare quella sua falsa dimenticanza come.. come qualcosa di sbagliato che l'avrebbe fatto arrabbiare.. e Jo riusciva a malapena a sopportarne uno di Musolungo.

Quando ritenne abbastanza credibile il tempo impiegato per la ricerca fantasma si affacciò dalla finestra, notando Miles occupare la fiancata destra della sua macchina. 
Solo Dio sapeva quanto si sentisse in colpa. Per cosa? Oh beh, non riusciva a decifrarlo bene, il cervello non le dava tutte queste informazioni e forse non lo faceva perchè non era di sua competenza, non era a lui che Jo doveva rivolgersi per chiarire i suoi dubbi... a proposito di dubbi.
Quando scese le scale con che di sconfitto in faccia e la madre le fece notare di non aver niente tra le mani -anche dopo la sua ricerca caotica che evidentemente aveva percepito- la ragazza bionda rispose semplicemente con una scrollata di spalle riprendendo per l'ennesima volta il borsone fortunatamente sigillato tra le mani.
«Ne compreremo una lungo la strada. Ho 48 ore, non posso sprecarle.» decise di mentire poi, salutando la madre con un sorrisetto, non notando minimamente il suo sguardo indagatore. «Salutatemi Ash quando o se uscirà mai da lì dentro.» temporeggiò indicando la porta con un cenno della testa.
Era strano.
Solitamente spettava a Dean il compito di salutare, di dire il solito "ci vediamo presto" anche quando il "presto" era variabile da settimane a mesi. Forse per questo le sembrava tutto strano. 

Questa volta era lei ad andare via e a non rimanere, così come aveva accennato in una vecchia conversazione.
«Ci.. vediamo presto. Spero che riusciate a trovare una soluzione a quel caso.» disse sincera appena fuori dalla porta, sentendo i passi di Miles venirle in contro per darle una mano con il borsone.

«Sì, ed è così che siamo arrivati fin qui...» concluse Sam dopo una lunga conversazione con Ellen che sembrava piuttosto interessata al racconto del ragazzo.
Dean li ascoltava in modo distratto, mentre guardava il fondo della bottiglia da sopra il foro tondo di essa.

«Potrei ospitarvi per qualche giorno.» propose Ellen accennando un mezzo sorriso verso il minore dei Winchester, che ragionevole prima di prendere una decisione si rivolse al fratello. 
«Non lo so. Tu cosa ne pensi, Dean?»
Quest'ultimo con uno sguardo decisamente confuso si voltò a guardarli. 
«Cosa?»
«Dean, tutto bene?» domandò Sam aggrottando la fronte.
Chissà perché ma aveva un'aria vagamente preoccupata.
Prima che il ragazzo potesse rispondere alla domanda si udirono dei rumori dal piano di sopra - oltre all'assordante musica hard rock a tutto volume, proveniente dalla stanza di Ash - che attirarono l'attenzione di tutti e tre i presenti. Per qualche secondo stettero in silenzio con gli occhi fissi sul soffitto, quando i rumori (molto simili a passi militari) cessarono tornarono a guardarsi. 

«Dean...»
«Sto bene, Sammy.» lo interruppe subito prima che potesse rifargli la domanda.  «Sono solo un po' stanco.»
«Una ragione in più per restare, no?» Ellen sorrise ad entrambi, diede le spalle ai due ragazzi e iniziò a dedicarsi alle pulizie dietro al bancone. 
Sam scalò di qualche sgabello fino ad arrivare a sedersi accanto a Dean, per un po' restò in silenzio ad osservarlo anche se lui evitava di incrociare gli occhi verde scuro di lui. 
«Dean?»
«Sam.» sospirò Dean.  «Per l'ennesima volta, sto bene.» 
«D'accordo.. ribatté l'altro poco convinto.  «D'accordo.» Ci fu una pausa di silenzio.  «Che ne pensi dell'offerta di Ellen?»
«Non mi sembra affatto una buona idea.» osservò il maggiore dei Winchester.  «Sarà meglio cercare un motel, così non dovremo ringraziare nessuno.» mormorò. 
Non ne era sicuro, ma aveva come l'impressione che la donna stesse origliando.
Poi entrò in scena Jo, a mani vuote.
Istintivamente posò lo sguardo sul suo borsone, che subito dopo fu ritratto dalle braccia esili della ragazza. Dean la seguì con lo sguardo fino all'uscita e come saluto accennò un lieve sorriso forzato, tornando poi a bere la sua birra. 

«Allora? Avete deciso?» domandò Ellen come se non sapesse già la risposta alla sua proposta mentre puliva un bicchiere di vetro con uno straccio umido. 
«Ahm... sì, senza offesa Ellen, ma... cercheremo altrove.»
«Ma...» la donna boccheggiò «...qui siete i benvenuti.»
«Credo che un po' tutti qui siano "benvenuti", anche gli estrani sui quali si conta molto di più rispetto alla propria famiglia.» rispose Dean ironico abbozzando un mezzo sorriso da stronzo.
Prese nervosamente il portafogli dalla tasca del giaccone ed estrasse la mancia per l'ordinazione. 

Ellen esterrefatta dal suo comportamento - proprio come Sam che lo fissava a bocca aperta - scosse la testa. 
«Offre la casa...» mormorò in tono offeso rifiutandosi di prendere i soldi del ragazzo.
Lui la guardò per qualche secondo poi lasciò il tutto sul bancone e si affrettò ad uscire da quel locale.
Sam frettolosamente lo inseguì ancora con quell'espressione scioccata sul viso. 

«Si può sapere cosa ti è preso?!»
«Sali in macchina!» abbaiò il maggiore che si era già messo alla guida dell'Impala. 
«Dove andiamo?»
«A Duluth.»


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Se devo essere sincera mi è dispiaciuto un po' per Ellen, poverina.
Dean è stato uno pseudo-stronzo a risponderle così ma teoricamente aveva ragione.
Nonostante l'avesse anche Ellen. Wow, è tutto un bordello qui! O__O
Ok, va bene. Almeno in questo capitolo abbiamo una meta!
Ci vediamo a Duluth, cari! :D

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Capitolo 4
*** La furia delle Harvelle. ***


4 Capitolo 4 - La furia delle Harvelle.



Se lo immaginava un po' più divertente il viaggio.. Miles. 

Guidava la macchina di Jo come se fosse sua, aveva regolato il sedile alla lontananza giusta per le sue gambe più lunghe rispetto a quelle di lei, aveva acceso la radio ed abbassato il finestrino per prendere aria. Si aspettava un fiume di parole, un'interminabile lista delle cose che avrebbero dovuto fare e di quelle che non avrebbe dovuto nemmeno pensare: tutte cose da Jo insomma.. ma niente.
Lei se ne stava con la testa appoggiata al sedile e con gli occhi chiusi, come se stesse riposando da una grande lotta non fisica.
Tutte le volte che le chiedeva se stesse bene o se ci fosse qualcosa che non andava lei scrollava le spalle o si lasciava scappare miseri monosillabi sempre meno confortanti.
Quindi il viaggio fu abbastanza silenzioso. 
Sarebbe stata un'ottima occasione per conoscerlo meglio, per imparare qualcosa dal suo modo di cacciare, avrebbe insomma potuto sfruttare quel momento ma Jo non ne aveva proprio voglia.
«Arrivati sul luogo del furto.» la avvertì Miles scrollandola dolcemente dal suo pseudo-sonno.
«Oh.. bene.» mormorò stropicciandosi gli occhi e rimettendosi bene con la schiena dritta contro il sedile «Suggerisco di trovare un posto dove lasciare le nostre cose e di proseguire con la ricerca. Magari passare dalla polizia per chiedere se hanno trovato auto in giro. Hai denunciato il furto?» chiese riprendendo a ragionare da cacciatrice, ovvero quello che era andata a fare, non certo per vacanza.
«Ho avuto problemi con la legge Jo, anch'io sono ricercato, Dean non è l'unico ad esser stato accusato di gravi reati.» ringhiò quasi volendo nascondere il tono aggressivo con flebile e poca credibile ironia mentre stringeva il volante tra le mani.
«Cosa centra Dean, adesso?» chiese altrettanto aggressiva con le braccia incrociate ma placata dalla momentanea confusione riguardo alla natura dell'argomento.
«Niente.. cerchiamo un motel.» concluse poi prendendo una strada secondaria, attirato da una via luminosa piena di insegne.
«Come vuoi.»
Aria gelida anche con 30 gradi fuori dall'auto? Sì, tutto era possibile con Joanna Beth Harvelle: la regina dei ghiacci... nonostante quella volta non fosse stata esattamente colpa sua.
«Mi.. Mi dispiace per prima, io non...»
«Eccone uno, parcheggia qui. Io vado ad ordinare la camera.» lo liquidò frettolosamente scendendo dall'auto ferma in quel parcheggio isolato.

Dean teneva il piede premuto contro l'acceleratore, gli occhi fissi sul parabrezza polveroso e una delle due mani stringeva il volante come se fosse la testa di un demone. Ogni tanto passava la mano destra sulle marce, cambiandole a seconda della velocità usata. 

«Mi vuoi dire cosa sta succedendo?» 
Dean tacque, in compenso però gli gettò un'occhiata che stava per "sta zitto!".
Allungò la mano destra verso la radio e lasciò partire le note rock degli AC/DC che echeggiavano a basso volume per tutto il perimetro dell'auto.
Sam sospirò esasperato e portò gli occhi fuori dal finestrino senza aggiungere altro per il momento. 

«Vuoi almeno rallentare?!» disse bruscamente dopo una pausa di silenzio ma a Dean sembrava non importare della sua richiesta e spinse ancora più a fondo il piede contro il pedale. 
Sam lo guardò esterrefatto, con la stessa espressione che aveva assunto qualche ora prima di partire. 
«Che c'è?»
«Che ti prende?» domandò ancora, forse per la milionesima volta. 
«Sto bene!» 
«No, non è vero. Perché ti sei rivolto in quel modo ad Ellen?» 
Ancora silenzio.
Sam scosse la testa per la seconda volta e poi si accomodò meglio sul sedile. Sapeva che prima o poi avrebbe parlato perciò era meglio non mettergli pressione. 

Il viaggio fu molto silenzioso, più di quanto Dean avesse immaginato perché dopo le molte domande del piccolo Winchester l'aria diventò gelida, tanto gelida che era quasi palpabile.
Arrivati a Duluth si fermò a pochi metri dall'auto di Jo, - che non aveva mai perso d'occhio durante il tragitto - osservò la scena dei due che si affrettavano a parcheggiarla, poi si voltò a guardare Sam che aveva preso sonno accanto a lui. Gli diede una leggera gomitata e lui sussultò svegliandosi, rizzandosi sulla schiena. 

«Siamo arrivati?»
Dean annuì. 
«Ora... mi dici perché stiamo seguendo Miles e Jo?» 
«Ho una strana sensazione. Non mi fido di lui.» riassunse brevemente Dean guardando Jo sparire dietro la porta del motel.
Sam lo guardò indagatore e per un momento il fratello maggiore pensò che avesse capito. 

«Che c'è ancora?»
«Niente...» rispose. «Ci fermiamo anche noi.» disse subito dopo parcheggiandosi nel primo spazio vuoto trovato.

Stanza più vicina all'uscita di sicurezza: quello era il marchio di più o meno tutti i cacciatori. Stanza numero 15 nel loro caso.

Alle spalle della ragazza Miles portava i loro borsoni con una felice espressione sul viso, cosa strana visto che fino a secondi prima era la riproduzione esatta della scontrosità.
«Fatto tutto, tesoro?» disse a Jo avvicinandola a sé per stamparle un bacio sulla fronte sotto la bella vista della piccola vecchietta addetta alle registrazioni delle camere.
Sorpresa dal gesto di Miles, Jo ci mise un po' a sciogliere i suoi muscoli in un'espressione credibile così tossì improvvisamente e si staccò dal ragazzo, fingendo di essere troppo stanca per essere affettuosa.
«Si.. sarà meglio andare, sono esausta.» lo spronò dirigendosi verso la sua camera che aveva ovviamente pagato con la carta della signora Miller.
Una volta chiusa la porta e lasciate le armi al loro destino (ovvero quello di giacere sul pavimento), si abbandonarono ognuno sul rispettivo letto.
Jo guardava il soffitto distrattamente mentre Miles -come se non fosse ovvio- la guardava con un'aria.. abbattuta? Forse.

«Cosa?» domandò Jo accortasi di avere gli occhi addosso da ore ormai.
«Ripensavo al piano.» rispose il ragazzo alzando le spalle.
«Te l'ho detto, ora ti riposi -visto che hai guidato per tutto quel tempo per non accettare che guidasse una donna in tua presenza- e poi andiamo dalla polizia per capire se hanno ritrovato la tua macchina. Se non sarà così andremo in giro a racimolare informazioni su questo tipo per costringerlo a restituirti l'auto. Sempre che non sia lui a costringere di nuovo noi a dargli la nostra. La mia.» catalogò la ragazza chiudendo gli occhi.
«Hai visto come ci guardava quella vecchia? Era inquietante! Come se volesse spiarci tutto il giorno!» scherzò poi per riprendere in mano le redini della situazione con Jo.
«Attento, potrebbe piombare fuori dal frigo da un momento all'altro! Magari ha costruito degli strategici passaggi segreti dentro i muri appositamente per spiare i clienti!» lo spalleggiò sorridendo e ripensando allo sguardo innamorato della donna.
Chissà quali scene aveva rivisto nella sua vecchia mente intrisa di ricordi.

«Ho fame. Vado a prendere del cibo, sempre che la vecchia mi lasci libero dopo avermi visto! Tu vuoi qualcosa?» chiese alzandosi e aprendo la porta.
«No, rimango qui a sistemare la mia roba e mi rilasso un po', grazie comunque.»
Dopo un forzato "va bene" Miles si allontanò dalla camera lasciando una Jo pensierosa stesa sul lettino non della qualità migliore.

Dean e Sam entrarono nel piccolo atrio del motel, carichi di borsoni: uno di loro portava quello con le armi, (cioè il maggiore dei due - se avessero avuto problemi con la sicurezza appena entrati, almeno Sam avrebbe avuto la possibilità di uscirne illeso, o anche solo come complice) l'altro invece reggeva i due stracolmi dei loro vestiti.
Dean si avvicinò alla vecchietta dietro al suo piccolo studio e questa gli sorrise come se avesse appena visto un angelo dalla bellezza e dalla purezza mozzafiato.

«Oh, due arrivi in una sola notte. Non capita spesso!» osservò la donna dal viso rugoso, gettando uno sguardo anche a Sam che era alle spalle di Dean - non le parve da meno, sembrava si fosse presa una cotta per entrambi.
Dean sorrise ampiamente deciso a far colpo - era sempre un bene fare amicizia con chi aveva a che fare con il registro dei clienti - e con il portafogli in mano, sfilò da una delle piccole tasche una delle sue carte di credito falsificate. 

«Letto matrimoniale?» chiese la donna speranzosa in una risposta negativa.
Dean e Sam erano così abituati ad essere scambiati per una coppia gay che nemmeno ci facevano più caso. 

«Due, due letti.» rispose Dean sorridendo nervoso mentre Sam ridacchiava - era l'unico a vederci dello spirito in quella faccenda.
«Oh.. mi dispiace, io non...»
«Non si preoccupi!» la interruppe Dean tirando un sospiro.
Era stanco, in quel momento voleva soltanto rotolarsi tra le lenzuola di quei maledetti e scomodi letti, più simili a massi di roccia.

«Allan e Robert Standing.» sorrise la vecchia. «L'unica rimasta libera è la diciassette.»
«E' perfetta.» replicò Dean ricambiando il suo sorriso, al quale la donna rispose con un'espressione infatuata quasi.
Porse a Dean le chiavi e lui le augurò una buona nottata, mentre Sam si limitò a sorriderle cordialmente e in modo dolce.
Non appena si voltarono videro Miles che scendeva gli ultimi gradini.
Un po' sorpreso dalla loro presenza li guardò come per dire "che diavolo ci fai qui?".
Singolare, perché era la presenza di Dean che gli dava evidentemente fastidio. 

«Oh, ciao!» si rivolse al più piccolo dei Winchester, il quale accennò un sorriso un po' imbarazzato per la situazione. 
Si avvicinò ai due e li guardò con un'espressione indagatrice.
«Che succede?»
«Oh beh... vedi noi...» cominciò a spiegare Sam, ma fu interrotto dal fratello «Abbiamo pensato che vi servisse una mano, così eccoci qui. Nessun problema, no? Bene, perfetto!» fece Dean esultante dandogli una pacca sulla spalla, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere.
Quest'ultimo tossì e quando Dean lo superò per salire la lunga scalinata, spostò lo sguardo a Sam che sembrava piuttosto dispiaciuto per il tentativo di rubargli il caso.

 
Miles tornò in stanza a mani vuote ma con lo stomaco pieno, accompagnato dall'espressione più complessa che Jo avesse mai visto sulla sua faccia. Proprio per questo le venne spontaneo chiedergli cosa avesse fatto nascere quella smorfia di fastidio che avrebbe facilmente fulminato chiunque.
«I Winchester sono a Duluth.» disse rapido afferrando il borsone con le armi dal suo letto. Probabilmente se non ci fosse stata Jo lì con lui non li avrebbe nemmeno considerati.. che la ragazza avesse dovuto interpretare quella reazione come gelosia? Beh, gelosia o no Jo ora era troppo incazzata per pensarci.
«Come hai detto?» urlò balzando giù dal letto facendo svolazzare i suoi morbidi capelli biondi sulle spalle.
«In questo motel.» precisò come se ci provasse gusto nel vederla arrabbiata con loro. 
Gli occhi di Jo erano due fessure in fiamme.
Senza proferire parola uscì dalla stanza lasciando anche aperta la porta come per dimenticanza.
«Stanza 17!» la avvisò Miles spingendola nelle braccia di un Dean e di un Sam che considerava praticamente spacciati.
Ecco cosa aveva in comune Jo con sua madre Ellen: la furia.
La targhetta che segnava il numero della stanza era particolarmente antipatica per Jo, tanto da prenderla a pugni in un bussare poco amorevole e pacifico.
Aperta la porta ecco la sorpresa. 
L'unico che non avrebbe voluto vedere sotto gli occhi: Sam. 
Non riusciva ad essere furiosa con lui, un po' per la sue espressione innocente che lasciava trasparire un "non è stata colpa mia, calmati" e un po' perchè era abbastanza sicura già da sé che la colpa ricadesse in pieno sul maggiore dei fratelli.
«Ascolta Jo, noi..»
«Sta zitto Sam, dov'è tuo fratello? Dov'è quel tuo insopportabile, egocentrico, stupido fratello?» ribadì infastidita entrando nella stanza e scorgendolo poi nelle vicinanze del frigo. «Mi spieghi che diavolo hai nel cervello o le mie parole ti rimbombano nella testa come un eco?» gli si avvicinò come un treno senza la minima intenzione di fermarsi «Sbaglio o avevate detto che questo non era un vero caso, che Miles era un pazzo senza rotelle e che -soprattutto- avevate altro a cui pensare? O anch'io sono pazza e mi sono immaginata tutto?» continuò ad urlare arrivatagli di fronte.
Trovava molto più soddisfacente "prendersela" con Dean.. anche se la stava a guardare con una faccia indecifrabile nello stato d'animo infuriato in cui era immersa in quel momento.
«Cosa, vi ha mandati mia madre? Da quando in qua fate le guardie del corpo come mestiere?» proseguì puntando le mani sui fianchi, pronta ad una risposta che le andasse a genio.

Dean e Sam presero posto nella stanza diciassette, quella che era stata loro assegnata. Non era esattamente un bel vedere, ma aveva qualcosa di diverso delle stanze nelle quali fin'ora i due fratelli avevano passato la loro vita; era abbastanza grande, la mobilia era in perfetta pulizia pur non essendo nuova di zecca e si respirava uno strano odore di lavanda - che per inciso Dean odiava con tutto il cuore. 
«Hai visto Miles?» chiese Sam all'improvviso che aveva già cominciato a spogliarsi e prepararsi per una bella dormita. «Sembrava nervoso.»
Dean non rispose.
Era fermo di fronte alla TV via cavo - lo era in realtà da quando avevano messo piede in quella stanza - e faceva zapping piuttosto annoiato. 

«Mi sento un po' in colpa per aver rubato il caso a Jo.» aggiunse dopo una pausa di silenzio. 
«Noi non rubiamo niente, Sammy. Stiamo solo...» ma non riuscì a finire la frase. 
Qualcuno bussava alla loro porta, e dal modo in cui lo faceva - decisamente violento e poco educato - Dean pensò che non si trattasse della cameriera.
Sam preparò la pistola in una mano ma Dean gli fece cenno di lasciarla al suo posto. Sapeva chi c'era dietro quella porta e non ci sarebbe stato bisogno di difese personali... o almeno così credeva lui. 

Jo entrò nella camera non appena il minore dei Winchester aprì la porta, e come una furia, si scaraventò verso Dean con un'espressione che incuteva terrore stampata sul viso. 
«Oh, anche per me è un piacere rivederti!» disse ironico Dean spegnendo la televisione.
Gettò il telecomando sul suo letto e poi si alzò in piedi, diventando improvvisamente molto più alto della ragazza, che era piccola ed esile.
Dean sorrise sghembo. 

«A quanto pare il tuo amichetto non ha perso tempo.» osservò guardandola con la sua classica espressione da stronzo. 
A quelle parole Sam aggrottò la fronte come stranito, iniziando a pensare che forse Dean provasse gelosia per Miles, ma era qualcosa da escludere a prescindere.
Non ne aveva motivo per esserlo. 

«Ok, hai ragione.» Dean gettò un'occhiata a Sam, poi si inumidì le labbra e tornò a guardare Jo che sembrava ancora più furente di prima. 
Non aveva idea di cosa inventarsi sta volta. Dean le aveva praticamente detto che aveva già abbastanza problemi per la testa e che quello che lei aveva segnalato non era un vero caso. 
Aggrottò la fronte e la osservò in quei pochi secondi di silenzio. 
Poi come una saetta, velocemente gli venne una grandiosa idea che non avrebbe destato nessun sospetto per la piccola cacciatrice. 
«Pensiamo che il nostro caso sia collegato a questi furti d'auto, ecco perché siamo qui a Duluth.» mentì spudoratamente, mentre Sam arricciò il naso ancora più stranito di prima. 
Dean annuì e quando Jo si voltò verso il minore dei Winchester per chiedergli una conferma, lui strinse le labbra e lo guardò minaccioso come ad incitarlo in un appoggio morale. 
«Ahm... sì. Sì...e... stiamo cercando di... di venirne a capo.» Sam si schiarì la voce e Jo tornò a guardare torva Dean.

«Ma davvero? Che coincidenza!» canzonò per niente convinta della sua spiegazione ma lasciando che le sue braccia ricadessero nuovamente sui fianchi. «Non sforzarti troppo Sam, fai schifo a mentire quasi quanto Ash!» continuò in tono acido guardando il minore dei fratelli solo con la coda dell'occhio.

La situazione non si metteva bene per nessuno.
Certo Jo non poteva prenderli di peso e obbligarli a tornare nella loro auto per poi sparire da quella città: era un'ipotesi fisicamente impossibile. Quindi doveva dargliela vinta? Così facilmente poi? Non era esattamente nel carattere di Jo.

«Bene, avete vinto. Rimanete pure a ficcare il naso nel mio caso, lavoriamo insieme.» sospirò vedendo le facce di Sam e Dean mutarsi all'improvviso: che la considerassero una possessione demoniaca?
Non avevano tutti i torti infondo. Jo non si arrendeva per così poco.
Solo gli occhi di Dean riuscivano a lasciar intendere un "che diavolo avrà in mente?", sguardo che caricava Jo di una soddisfazione enorme.

«Vorrà dire che io investigherò con Sam e tu con Miles». Gettò quelle parole fuori dalla bocca quasi come se fossero dotate di scarica elettrica che fecero spalancare gli occhi al ragazzo confuso di fronte a lei e poi si mise a sedere sul letto di Dean, accanto alla sua giacca di pelle.
«Non ci penso nemmeno.» ribatté inutilmente Dean prima di essere brutalmente interrotto.
«Al momento faccio molta fatica a sopportare le vostre facce e il vostro essere scorbutici.. quindi io vado con Sam.» esclamò voltandosi verso il ragazzone praticamente rimasto senza parole per sorridergli «Puoi tenerti l'Impala se può farti sentire meglio.» proseguì con quel ragionamento come se in realtà fosse una madre esasperata dai propri figli e che, per accontentarli, decideva di raggiungere un accordo.. che avrebbero dovuto accettare per forza.
«Non faccio salire degli estranei sulla mia auto, al contrario di qualcun altro.» lanciò così la sua frecciatina Dean iniziando a perdere il controllo del tono della voce.
«Bene, prenderai la mia allora.»
«Non lascio la mia macchina nelle vostre mani.»
«Non ti fidi di tuo fratello o è di me che non ti fidi?».

Adorabili battibecchi che costituivano la maggior parte delle loro chiacchierate.
«E' deciso allora! Vedrai, tu e Miles andrete d'amore e d'accordo. Tanto non avete motivo per odiarvi, giusto?»
Ecco cosa aveva permesso a Jo di pronunciare le parole "avete vinto": la vendetta. Aveva incastrato Dean in un angolo, qualsiasi fosse stata la risposta che avrebbe dato, Jo l'avrebbe ammutolito. Una dote che non avevano in molti.

Era proprio per la parlantina che Jo aveva scritta nel DNA che Dean avrebbe voluto ucciderla con le sue stesse mani per poi riportarla in vita in qualche modo e ucciderla ancora una volta.. e tutto con molta soddisfazione.
Sfoggiato il suo solito sorrisetto da "allora siamo d'accordo, anche se non avete il permesso di replicare" si alzò dal letto di Dean per schiarirsi la voce di cui aveva fatto un uso poco pacifico e tornò sulla soglia della porta.
«Ci vediamo domani mattina, alle sei precise, nel parcheggio. Sono sicura che non farete i bambini.» disse prima di chiudere la porta.
Perchè fosse così sicura che non avrebbero provato ad andarsene per conto loro l'indomani, sbattendosene altamente delle sue direttive?
Semplice: perchè aveva appena rubato le chiavi dell'Impala dalla tasca della giacca di Dean.
Era sempre meglio avere una garanzia.

Ok, la situazione peggiorava sempre di più.
Jo era stata molto furba, e non a capire che Sam e Dean stavano mentendo - quello era evidente; erano più credibili le menzogne di Pinocchio ché quelle di Sam - ma per aver messo alle strette entrambi.
Dean si sentiva come se fosse stato appena spinto nell'angolo più remoto della stanza per essere riempito di pugni nello stomaco dolorosi.
Che diavolo le era saltato in mente? Dean e Miles insieme, in un auto che non era nemmeno la sua Impala?
No. Non era possibile. Non era normale, non per il cacciatore almeno. Non avrebbe sopportato il carattere esuberante di quel belloccio ventiquattro ore su ventiquattro, e per quanto Sam gli avesse già fatto notare che Dean e Miles avessero gli stessi atteggiamenti, lui avrebbe continuato a credere di essere migliore.

Quando Jo uscì dalla stanza lasciando i due fratelli a bocca aperta, Dean spostò lo sguardo su Sam, che non appena chiuse la porta cominciò a ridacchiare. 
«Sembra Ellen in miniatura.» osservò dopo aver assistito alla scena più divertente di tutta la sua vita - ovviamente, divertente lo era per lui. 
Dean scosse la testa e si portò le mani sulla faccia, emettendo un profondo respiro di esasperazione. 
«Te l'ho detto di lasciar perdere...»
«Sam ti prego, non mettertici anche tu.» gli puntò contro l'indice in modo minaccioso, poi rise in modo piuttosto nervoso. «Non è possibile che quella stronzetta ce l'ha fatta anche sta volta!»
«"Te".»
Dean si voltò a guardarlo, il suo risolino era sparito e al suo posto aveva preso un'espressione non esattamente rassicurante. 
«Come scusa?»
«"Te l'ha fatta", non "ce".» lo corresse in modo tranquillo, come se la sua osservazione avesse migliorato le cose. 
Dean aggrottò la fronte un po' incerto su quello che il fratello aveva appena detto. 
«Grazie Sam. Sei di grande aiuto!» fece ironico, lasciandosi poi cadere sul letto. 
«Guarda il lato positivo...»
«Non ci sono lati positivi!» borbottò gettandogli un'occhiataccia. 
«Beh... Jo almeno non passerà tutta la giornata insieme a lui.» mormorò Sam, sperando nel suo profondo che Dean non l'avesse sentito, ma ovviamente non fu così. 
Il fratello maggiore si rizzò improvvisamente sulla schiena e lo guardò torvo, come se l'ultima frase di Sam fosse stata una minaccia di morte. 
«Che cosa stai insinuando?»
«Ahm, niente. Sarà meglio dormire, adesso.»
Dean non ribatté, gli gettò un'altra occhiata e poi si rigirò su un lato col tentativo di riuscire a dormire. 



------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Questo capitolo mi piace alla follia.
Dean e Jo che litigano sono un qualcosa di totalmente adorabile! *___*
E il rubare le chiavi dell'Impala?? Il dialogo tra i fratelli, il tono accusatorio di Miles...
Si vede che eravamo proprio ispirate in quel periodo xD
Ah, grazie per le rensioni <3

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Capitolo 5
*** Questa è la mia faccia. ***


5 Capitolo 5 -  Questa è la mia faccia.



L'indomani il cacciatore iniziò a perlustrare tutta la stanza in cerca delle chiavi dell'auto e il fatto che non le avesse ancora trovate gli metteva ansia e terrore.
Poi gli venne in mente che la sera prima Jo era seduta sul suo letto, proprio accanto al giaccone nel quale c'erano "conservate" le chiavi. Lui era sicuro di averle messe in quella tasca, perciò dovevano essere ancora lì, eppure non c'erano.
Iniziò a pensare che Jo le avesse prese in prestito come precauzione. 

«Le ha prese lei.» lo disse con una nota di odio nella voce. 
Sam ridacchiò quando vide il fratello correre come un missile verso la porta, intenzionato ovviamente a riprendersi ciò che gli apparteneva.

Passi di un militare arrabbiato riecheggiavano nel corridoio, bombardamenti si udivano in direzione della porta e profondi respiri che avrebbero dovuto calmare un animo irrequieto si distinguevano da quello pacato di Jo: era decisamente Dean. 

Nonostante la ragazza avesse detto ai Winchester di farsi trovare al parcheggio alle sei, lei si era svegliata molto prima.. diciamo pure che non aveva dormito affatto.
Mentre Miles sonnecchiava tranquillo nel suo duro e scomodo letto singolo nel rassicurante silenzio della notte, l'apprendista biondina ricontrollava i pochi dati che aveva e chiamava alla polizia in cerca di altre informazioni utili.
Adesso però il ragazzo era fuori a fare benzina con la macchina di Jo mentre lei era pronta allo scontro mattutino.
Si alzò dal tavolo in legno dall'aspetto poco trascurato e si posizionò davanti alla porta, accogliendo Dean con il miglior sorriso che avesse.
«Buongiorno Principessa!» commentò come da copione. 
Lo sguardo spazientito di Dean era tutto un programma ma non si fece intimorire quindi proseguì «Sono.. le cinque e mezza.» controllò l'orologio da buona attrice, nascondendo il suo sguardo soddisfatto dietro ad uno maledettamente studiato per farlo impazzire. «Volevi andare da qualche parte senza di noi?» lo stuzzicò non lasciandogli la possibilità di rispondere o di minacciarla in qualsiasi modo. 
«Lo so, è sbagliato, questo si chiama furto..» iniziò ad elencare ruotando gli occhi al soffitto, come se fosse lei quella scocciata della faccenda «Non permetterti mai più a prendere le mie chiavi eccetera eccetera, sbaglio?» domandò retorica accostandosi su di un lato, come a dargli il permesso di entrare. 
«Miles è a fare benzin..» e a queste parole gli occhi di Dean si tramutarono in vere e proprie fiamme intimidatorie. «Alla mia macchina. Sta' calmo, non avrei mai..» ecco che la interruppe per la prima volta con le parole.
«Sta' calmo?! Sta' calmo??! Hai la minima..»
«Idea di quello che ho fatto?» completò la sua frase per poi riprendere «Si, lo so. Fammi indovinare, se non ti avessi preso le chiavi tu saresti già lontano, fregandotene altamente del mio piano che ho architettato per il mio caso?» disse enfatizzando gli aggettivi possessivi con fermezza: era sicura di ciò che diceva.

«Si può sapere che ti prende? Fai anche finta di essere geloso adesso? E da quando poi?»
Domande, domande. Sempre domande.
Sentiva quasi il diritto di avere delle risposte pulsargli nelle vene perchè, sinceramente, non capiva molto il comportamento di tutti e tre. Sì, Miles compreso.

Dean era fuori di sé.
Non solo l'aveva umiliato in quel modo barbaro davanti al fratello minore, adesso si era pure permessa di prendere in prestito le chiavi della sua auto, della sua bimba, la sua seconda ragione di vita? Nemmeno a Sam permetteva di anche solo gettare uno sguardo a quelle chiavi e lei senza la sua autorizzazione l'aveva fatto? No, non poteva passarci sopra. Non voleva farlo. 

Bussò più volta alla porta in legno e in modo nervoso, senza però superare il limite che Jo aveva varcato la sera prima.
Quando la porta venne aperta Dean restò sulla soglia a guardare la ragazza con un'espressione infastidita mista ad un desiderio di afferrarla per il collo per stringere la presa. Ovviamente non l'avrebbe mai fatto... 

«Io ti ammazzo.» disse semplicemente dopo essere entrato all'interno della stanza. 
In quei brevi istanti ispezionò con cura tutto il perimetro con i suoi occhi grandi e verdi, in cerca delle sue chiavi.
Ma quale idiota le avrebbe lasciate in bella vista?

«Ci mancava soltanto questo, che lui se ne andasse in giro con la mia auto.» borbottò tra sé girando più volte su se stesso senza accorgersene, mentre gli occhi continuavano a vagare tutt'intorno. 
Poi lei accennò una domanda sulla gelosia e non poté far a meno di scoppiare in una risatina. Non nervosa, più che altro era una bella scenetta che aveva montato in poco tempo, doveva essere credibile.
«Stai scherzando, vero? Io geloso...» inarcò un sopracciglio. «...di quel tipo?» 
Jo non parve sorpresa dalla reazione del cacciatore, ma nemmeno lui. Aveva già inscenato una cosa del genere, nella sua mente. Si era preparato la parte da recitare nel caso in cui Jo avesse capito qualcosa. 
«Dolcezza, se siamo qui è perché non mi fido di quel tipo e perché non ho alcuna intenzione di lasciarti nelle sue mani, o peggio ancora nelle tue.» quello fu piuttosto convincente.
Restò per un po' silenzio proprio come lei e poi sospirò inumidendosi le labbra.
«Adesso se non ti dispiace vorrei riavere le mie chiavi.»

«Ti ho chiesto perchè fai finta di essere geloso, non perchè tu dovresti esserlo per davvero.» lo spiazzò scuotendo la testa e seguendo ogni suo movimento con lo sguardo nonostante Dean non stesse nemmeno un momento fermo, tanto impegnato a cercare le sue chiavi che non avrebbe mai trovato da solo.

Rimasti a fissarsi in un silenzio fin troppo lungo ed inquietante, Jo spostò lo sguardo dai suoi occhi e sospirò, arresa all'idea di dover rimanere senza risposte per il resto della vita. 
Eppure doveva essersi fatto il callo di quelle situazioni così sospese in bilico nel nulla, posizione abbastanza scomoda a dire il vero.
Non appena Dean, con un volume di voce molto più basso rispetto a quello iniziale, reclamò il suo mazzo di chiavi stendendo il palmo della mano verso l'alto, in attesa.
Cosa rimaneva da fare a Jo? Continuare la sua crociata? E per cosa? Infondo aveva venuta a sapere il motivo per cui i Winchester fossero realmente lì. Per proteggerla: come sempre. Che fosse stata lei ad intrufolarsi in un loro caso o che fosse stato il contrario.
«Le chiavi le darò a Sam, visto che è lui quello che dovrà guidare l'Impala.» cercò di spiegare ancor prima di poter intravedere la mandibola di Dean marcarsi sempre di più a causa dei denti stretti in una morsa probabilmente mortale «..a meno che tu non voglia passare l'intero viaggio in mia presenza mentre ti fulmino con lo sguardo e ti scruto come se fossi il peggior rompiscatole del pianeta».
E così gli aveva dato un ultimatum. 

Beh, nessuna delle due opzioni era di suo gradimento: salire nella macchina di Jo in presenza di Miles (magari dopo aver sparso sangue per decidere chi fosse colui che avrebbe dovuto appropriarsi del volante) o passare l'intero viaggio sotto l'estenuante pressione delle costanti lamentele/domande/borbottii di Jo anche se pur sempre nella sua amata Impala.
Certo, avrebbe lasciato da solo suo fratello con "qualcuno di cui non si fidava" ma la scelta andava sempre a lui.
Spettava a lui decidere quale dei due mali scegliere.

«Anzi, sai cosa?» sospirò rumorosamente cambiando improvvisamente idea su tutto «Fai quello che ti pare. Tanto saresti bravo a fare l'enigmatico in ogni caso.» si lasciò sfuggire dalla gola quelle parole con un mix di nervosismo e sconfitta nella voce bassa.
Detto ciò gli lanciò le chiavi che aveva riposto in tasca per sicurezza, vedendole ora nella sua mano destra. «Ci vediamo in giro, tanto sono sicura che succederà presto.» chiuse quella sua piccola guerra in un cassetto volendo dimenticarsi il posto in cui aveva nascosto le chiavi mentre si sedeva sul letto per poter afferrare il borsone delle armi nascosto lì sotto.

Praticamente per tutto quel tempo Jo parlò da sola, mentre Dean fingeva un'improbabile indifferenza.
In realtà la stava ascoltando e molto chiaramente, e aveva recepito bene i suoi messaggi.
Qual'era la migliore alternativa? Lasciare Sam nelle mani di Miles o abbandonarsi all'ignobile destino di dividere un'auto che non era la sua con lo stesso essere? 

Afferrò le chiavi dell'Impala con un gesto veloce della mano e le gettò un'ultima occhiata. 
«Ti aspetto fuori tra dieci minuti.» disse improvvisamente dandole le spalle, allontanandosi verso la porta. «E vedi di non farmi aspettare!» puntualizzò, cercando di farle capire il concetto di ritardo che lo rendeva ancora più nervoso di quanto già non lo fosse. 
Nel corridoio incontrò di nuovo il belloccio, il quale lo salutò con un cenno della testa - abbastanza forzato - e si affrettò ad andare verso la porta della sua stanza, chiedendosi probabilmente cosa diavolo ci faceva Dean lì vicino. Il cacciatore ridacchiò e con aria soddisfatta tornò da suo fratello, rivolgendogli un sorriso rilassato e smagliante.
Sam inarcò le sopracciglia e pensò subito che aveva l'espressione di chi aveva ottenuto ciò che desiderava. 

«Le hai trovate?»
«Sì!» rispose Dean. «Ah, ehm... tu sei con Biles, ok?»
«Si chiama Miles!» lo corresse Sam scuotendo la testa. «Ecco perché sei così allegro.» mormorò tra sé, ma Dean fece finta di non sentire. 
Prese le sue cose - il borsone con le armi e i suoi effetti personali - e si diresse verso l'uscita del motel.
Nell'atrio incontrò la dolce vecchietta che la sera prima sembrava così interessata ai due fratelli, soprattutto a Dean. 

«Oh, buongiorno!» lo salutò lei entusiasta di vederlo, sempre nella sua ottima forma.
«Buongiorno a lei.» rispose Dean gentilmente. 
Alle sue spalle apparì Sam impegnato a trascinare con sé i vari borsoni pesanti che si portava sempre a presso, specie il suo zaino verdastro. Subito dopo al margine delle scale apparve Miles dall'aria particolarmente nervosa e ferita. 
«Andata già via?» chiese la donna quasi addolorata e speranzosa in una risposta negativa. 
«Oh, certo che no! Stiamo soltanto andando a fare...» 
«Un'ispezione!» lo interruppe Miles, che accanto ai due fratelli sembrava perdere importanza. 
Tra l'altezza di Sam e il fascino mozzafiato di Dean non aveva valore.

«Non le consiglio nessuno dei due Signora Tambree!» disse Jo entrando in scena con in mano il suo borsone e tutta la sua ironia da ragazza snob. «Sono peggio dei bambini! Fare un'ispezione con loro sarà davvero un'impresa!»
«Oh, non essere così dura con loro, Leah. Sono sicura che sanno il fatto loro.» ribatté la vecchietta con un sorrisetto quasi dolce sul rugoso viso. 

Si sentiva quasi in colpa a mentire alla Signora Tambree sul suo conto e sulla sua identità, soprattutto dopo aver passato la notte grazie al caffè che le aveva gentilmente preparato. 
Era scappata qualche parolina di troppo in realtà... ma quello sarebbe rimasto un loro piccolo ed innocente segreto.
«Mi piacerebbe davvero rimanere qui a discutere su chi dei due sia il più infantile ma..»
«Sicura di non saperlo già?» si intromise Miles con quelle battutine che non lo caratterizzavano di certo.
«So solo che ve la giocate quasi alla pari.» concluse lei, sbuffando subito dopo.

Abbandonato il motel tra le risatine indecifrabili della vecchietta, Jo si diresse verso l'Impala mentre con la coda dell'occhio controllava i movimenti di Miles e l'espressione di Sam: non si sarebbe sorpresa a vederli a disagio.
«Tutto questo è ridicolo!» esclamò chiudendo rumorosamente la portiera anteriore dell'auto. 
Dean la stava solo a guardare di tanto in tanto, infilando le chiavi nel quadro e soprattutto tutto in religioso silenzio. 
Ovviamente Jo con quell'affermazione non si riferiva certo alla conversazione con la vecchia Tambree.
In stanza, al ritorno di Miles, si scatenò l'inferno. Una specie di inferno di ghiaccio, tanto da rischiare l'assideramento.
Lui non parlava, lei cercava di cavargli qualche parola (anche se poco carina) dalla bocca e lui emetteva solo dei respiri profondi che lasciavano intendere una delusione colossale da tradimento.

E Jo si sentiva in colpa.
«E poi sarei io la bambina.» continuò a commentare nell'auto sotto l'orecchio teso di Dean che iniziava a ruotare gli occhi. «E non farmi quella faccia!»
«Che faccia?»
«Quella da "cosa mi tocca sopportare"»
«Non ho nessuna faccia, questa è la mia faccia» precisò il ragazzo già in strada, proprio di fronte al motel.

«Dove stai andando?»
«Dalla polizia» rispose esasperato dopo nemmeno cinque minuti di strada.
«Ho già chiamato la polizia, nessuna macchina trovata. Ho chiamato anche tutti i meccanici in zona e tutto tace, non c'è traccia dell'auto di Miles.. così ho fatto controllare le telecamere di sicurezza di tutti i negozi della città da Ash. Andiamo da Psico-Lupen» suggerì aprendo una cartina stradale presa dal cruscotto dell'Impala «...qui» concluse indicando un punto preciso sulla mappa.

Lo sguardo di Dean era palese: "quando diavolo hai fatto queste scoperte?".
«Non ho dormito, va bene?» tagliò corto lasciando che lo sguardo vagasse fuori dal finestrino.

L'unico a trovare molto divertente la conversazione tra la vecchietta e Jo era Sam, che ridacchiava spostando lo sguardo da Miles a Dean, e da Dean a Miles.
I due erano palesemente scocciati, così tanto che evitavano di guardarsi o anche solo di rivolgersi un sorriso ironico.
Non si sopportavano, eppure non si conoscevano. 

«Mh...» Dean abbozzò un mezzo sorriso evidentemente forzato «Divertente.» commentò. «Molto, molto divertente.» 
Sam scosse la testa e rise, salutando poi la vecchietta con un cenno del capo prima di uscire fuori dal motel.
Il fratello lo seguì subito dopo, trascinava con sé il sacco con le armi e un'insolita aria rivoltata.
Aprì il portabagagli e mise il tutto insieme alle altre armi, già ben sistemate sul fondo del cofano, poi si mise seduto sul sedile e tentò di evitare ogni commento sgradevole di Jo, la quale aveva preso posto accanto a lui, sul sedile destro. 

«Tu sei matta.» osservò dopo avergli rivelato che praticamente aveva passato la notte in bianco per un furto d'auto, che per altro non sapevano nemmeno se fosse davvero un caso di loro competenza. «Quindi, ricapitolando...» cominciò Dean che teneva gli occhi verdi fissi sulla strada, senza contare che ogni tanto gettava uno sguardo sullo specchietto retrovisore, dove riflessa c'era l'auto di Jo con a bordo Sam e Miles. «Un idiota ha rubato l'auto di Giles...» 
«Miles!» lo riprese Jo, gettandogli un'occhiataccia. 
«E' uguale!» disse un po' innervosito per il fatto che lo avesse interrotto soltanto per correggere il nome suo nome. «Allora...» riprese. «Quest'idiota ha chiesto la macchina a Miles e lui glie l'ha data.» Trattenne un piccolo sorriso. «Io non ci vedo nulla di sovrannaturale!» 
«Miles non glie l'ha data di sua spontanea volontà.» 
«Ma era cosciente, ricorda tutto! Non può essere che sia anche lui un idiota?» azzardò una soluzione molto più semplice, convinto di essere stato un genio per quel ragionamento così complesso. Secondo lui il caso era chiuso, non avevano bisogno di continuare a guidare. 
Jo inarcò un sopracciglio, poi roteò gli occhi e rivolse lo sguardo fuori dal finestrino. 
«Stavo solo scherzando.» 
«Hai finito?»
«Oh dolcezza, ho appena cominciato!» 
«Se non credi che questo sia un vero caso, allora gira i tacchi e va via!» lo rimproverò Jo, che era di nuovo tornata a guardarlo in modo grave. 
«Certo, contaci!» borbottò Dean stando attento alla strada, mentre tra le mani stringeva il volante dell'auto.

«Portiamo a termine questo caso adesso, ok? Così potremo tornare alle nostre vite, lontani gli uni dagli altri, il prima possibile!».
Ecco l'ultima frase che riempì quel viaggio in auto.

Jo sapeva perfettamente di essere arrabbiata, che quelle parole non erano altro che una vana speranza di convincere sé stessa a lasciar perdere quel qualsiasi cosa che stesse crescendo nel suo stomaco, arrampicandosi fino al petto. 
Erano quelle rare visite che rendevano la presenza di Dean così importante oppure era la presenza di Dean a rendere quei momenti rari importanti?
Se lo domandava spesso e il risultato era sempre lo stesso: una porta devastata da una cascata di freccette.

Proprio per questo motivo quelle sue parole non avevano nessun significato reale.



------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Riuscirà mai Dean ad indovinare a prima botta il nome di quel povero disgraziato??
Ahahaha xD
Non potete immaginare quanto miabbia fatto ridere scrivere questo pezzo!
Ovviamente ringrazio sempre la mia bellissima, coccolatissima e pucciosissima Moonlight93 per tutto questo.
Senza di lei non avrei fatto un ceppo! xD
Alla prossima amici recensori! ;)

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Capitolo 6
*** Familiari emicranie. ***


6 Capitolo 6 - Familiari emicranie.



«Fermati qui» lo avvertì a tono basso come se quel tizio macabro e dai capelli scuri potesse ascoltarli anche a dieci metri di distanza.

«Ok, adesso che si fa?» domandò il ragazzo che, come in un gesto involontario e condizionato da Jo, abbassò il tono della sua voce ad un mormorio. 
«Non lo so. Da quello che sono riuscita a capire riesce a convincere la gente a fare ciò che dice... e si da il caso che anche noi siamo "gente".» rifletté la ragazza mettendo meglio a fuoco l'immagine del ragazzo mentre parlava ad una donna infuriata con lui per chissà quale motivo.
Poi improvvisamente si calmò. La sua espressione era rilassata, tranquilla, quasi come se l'avessero sedata.
Come per focalizzare l'attenzione di Dean su quel tizio, Jo gli diede una gomitata, indicandolo con un cenno del capo.
«Ti sembra normale questo, Dexter?» lo prese in giro non riuscendo a reprimere un suo sorrisetto, uno come quelli che sfoggiò tutto il giorno nell'ultima caccia insieme a Dean.
Poi il controllo della mente ritornò nelle sue mani quando la donna abbandonò la scena salendo su un autobus diretto all'aeroporto.
«Strano...» bisbigliò Jo aggrottando la fronte e non nascondendo il suo sospetto «.. una donna non parte senza almeno, e dico almeno, due valigie. Specialmente se veste Prada e ci tiene tanto alla moda.» espose la sua teoria sfoggiando quella sua poca ma fruttuosa lezione di stile appresa da qualche giornale-spazzatura e gossip.
«Dico sul serio!» rispose alla faccia a punto interrogativo che Dean aveva cicatrizzata addosso.
«E' quello lo stronzo!» disse improvvisamente una voce grave all'orecchio destro di Jo: Miles.
Ed ecco accanto a lui Sam e con lui la sua aria rassicurante. Se Jo avesse potuto santificarlo l'avrebbe fatto, anche dopo tutte quelle volte che aveva interrotto dei momenti... ambigui ed irripetibili si poteva dire.
«Ok, adesso calmati e abbassa la voce.» lo esortò Jo alternando lo sguardo sui tre cacciatori e il loro caso/non caso.
Troppo tardi. 
Certo, non fu a causa di Miles o della sua affermazione che il tipo si accorse della loro presenza ma in ogni caso uno sguardo fulmineo li colpì tutti, in particolare Jo.
«Merda!» esclamò infatti a denti stretti, evitando di farsi capire attraverso il labiale.

Ok, la situazione era quello che era.
Il tizio che Jo e Dean stavano spiando aveva un aspetto strano: capelli scompigliati, collane nere che pendevano da sul collo, un lungo giubbotto di pelle nero e delle enormi scarpe sporche di fango. Dean aggrottò la fronte ed osservò la scena con attenzione; il ragazzo - probabilmente aveva la stessa età di Sam - parlava con una donna, o meglio litigava con una donna. Quest'ultima, che era davvero di bell'aspetto, gli urlava contro e sbraitava.
Per un attimo Dean pensò che gli avesse sferrato un pugno, poi improvvisamente si calmò quando il tizio cominciò a parlarle. Sia Jo che Dean ne rimasero quasi sorpresi nel vedere quell'improvvisa calma (non c'era nemmeno più l'ombra di un'espressione nervosa sul suo volto.)

«Accidenti.» commentò Dean esterrefatto, tenendo il tono di voce basso. «Hai idea di come si chiami questo stupido tizio?» 
Ma proprio quando Jo stava per rispondere, la loro copertura - quella che fino a poco fa funzionava alla grande - andò a farsi fottere.
Miles aveva appena urlato, quasi, attirando così l'attenzione del sospettato. 

«Ssssh.» fece Sam posandogli una mano sulla spalla comprensivo. «Sta calmo, ok? Credo ci abbia sentiti.»
«Fantastico!» disse Dean ironico, rivolgendo un mezzo finto sorriso a Miles, il quale lo fulminò con lo sguardo. 
«Dean, piantala!» lo riprese il fratello minore e poi si rivolse a Jo, che per lui era l'unica che avesse un briciolo di buon senso in quella gabbia di matti infantili. «Fate i vaghi, NON guardatelo direttamente.» mormorò sottolineando la penultima parola con un tono leggermente più alto di voce. 
Per un momento tutti tacquero e seguirono il consiglio di Sam.
Dean pensò a quanto sarebbero potuti sembrare degli idioti agli occhi dei passanti. 

«Si sta muovendo...» sussurrò Miles e fece per seguirlo, ma Sam lo tirò per il lembo della giacca. 
«Non è ancora il momento!» lo rimproverò. 
Poi tutti si voltarono a guardarlo allontanarsi e quando sparì dietro l'angolo della prima stradina sospirarono quasi all'unisono. 
«Dovremmo fare delle ricerche...» osservò Dean gettando un'occhiata a Jo. 
«A parte che è in grado di far fare alla gente cose a suo piacimento, non sappiamo niente su di lui!» disse Miles in tono nervoso. 
«E' uscito da quel locale, no?» chiese Dean retorico, sempre rivolto a Jo, indicando un vecchio bar al di là della strada. 
Lei annuì e disse: «Sarà meglio incominciare da lì!» e subito si avviò verso il marciapiede. 
«Voi aspettate qui!» Dean gettò un'occhiata a Sam e a Miles, poi seguì Jo a ruota.

I passi di Dean preoccupavano un po' la ragazza bionda, ora in carica verso la porta di quel locale.
Non era la presenza di Dean a renderla nervosa, era la mancanza di Miles ad annodarle i muscoli... e tutto perchè sapeva che quest'ultimo non avrebbe mai lasciato fare tutto il lavoro al maggiore dei Winchester. 

Mossa prevedibile dopotutto.
«Sono sicura che è Sam a trattenerlo.» pensò poco prima di aprire la porta con una familiarità che in realtà non aveva e che aveva cercato dentro di sè. 
Anche lei poteva essere convinta senza problemi a compiere azioni che non avrebbe mai osato nemmeno pensare, magari non era nemmeno l'unico a saperlo fare. Magari era una nuova creatura uscita dalla gabbia di matti che c'era all'inferno, chi poteva dirlo? Il che non portava a nulla di buono. Dovevano investigare e mantenere la calma. Miles avrebbe potuto svolgere questo compito con una facilità estrema se da solo o con Jo.. ma con Dean sicuramente no. 
«La barista è una donna quindi ci parli tu.» comandò senza volergli dare una possibilità di replica. «Tanto non avrebbe avuto niente da ridire.» ripensò ruotando gli occhi al cielo e spingendo Dean verso il bancone mentre lei cercava con lo sguardo un tavolo -o almeno quella specie di largo ceppo in legno con sopra una specie di tovaglietta sopra- libero.
«Ti aspetto qui, Casanova.» bisbigliò poi mettendosi a sedere con una risatina intrappolata nella gola.
Si aspettava decisamente spogliarelliste o cose del genere, magari qualche disegno compromettente sui tovaglioli di carta, e invece niente.
Tutto era tranquillo e nella norma.
Un locale che assomigliava più al posto ideale per la riunione degli scout amanti della natura non poteva essere così misterioso come quel tipo che ne era appena uscito.

Sorrisetti, mugolii da civetta, adulazioni, numeri di cellulare svolazzanti ed occhiolino ammiccante: aveva visto tutto, la miglior tattica di Dean. 
Lo vide tornare con aria talmente soddisfatta e felice che per un momento immaginò una coda scodinzolante alle sue spalle muoversi contenta. 
Jo non riusciva a capire se era più un qualcosa per cui ridere o un qualcosa per cui rimare schifata a vita.. in special modo per una ragazza così "nobile" -se così poteva definirsi-.
«Sono tutte così facili o sei davvero tanto bravo?» domandò ironica nascondendo la sua espressione contrariata dietro le pagine consumate del menù. «Allora, dimmi cos' hai scoperto, prima che possa vomitare su queste adorabili tovagliette con dei simpaticissimi scoiattoli blu disegnati sopra!» ironizzò sbattendo le ciglia e sorridendogli in modo poco naturale, tanto da sembrare sufficentemente "da presa per il culo".

 
«Oh certo, la barista è una donna... e quindi?» pensò Dean guardando Jo stranito. Per un momento si lasciò andare nella convinzione che la ragazza fosse un po' gelosa del fatto che Dean fosse così desiderato tra le donne, quando però vide quel sorrisetto divertito che sembrava incitarlo a fare del suo meglio, quella convinzione si sciolse all'istante come neve al sole.
Assurdo che lui provasse un tale sentimento - che per altro non aveva mai provato per nessuno - e che lei non lo ricambiasse. Ciò nonostante, ignorando quegli stupidi pensieri inopportuni, si avvicinò al bancone sul quale vi posò i gomiti e dietro il quale c'era la barista che Dean guardava con finto interesse e si mise all'opera. La sua classica tattica non funzionò in quanto la ragazza sembrava avesse una cotta per il tizio inquietante, avvistato appena prima di entrare. 
«Da quanto tempo conosce Andrew?» chiese Dean adesso sul serio interessato. 
«Beh, un bel po' in effetti.» la ragazza sorrise e abbassò lo sguardo come intimidita. «Siamo stati insieme per qualche anno, io e lui.» 
«Oh...» Dean ne parve sorpreso, chiedendosi cosa diavolo avesse visto in lui una ragazza così carina come lei. «Capisco. Ahm... ha mai notato qualcosa di strano in lui?» 
«Di strano?» 
«Sì, sa... problemi con la legge, o...» ma Dean non finì la frase, la ragazza lo interruppe di colpo. 
«Oh, no no! Andrew è un ragazzo per bene. Non ha mai avuto a ché fare con niente del genere. L'unico problema che ha avuto è stato lo sfratto, ma non so come ha riavuto indietro la casa.» 
«Bingo» pensò facendo una smorfia d'approvazione e annuendo come ammirato.
Sospirò e poi sorrise ampiamente verso la ragazza, mettendo fuori una specie di biglietto da visita fatto a casa. 
«Questo è il mio numero. Se lo rivede sa cosa fare.» disse passandole il pezzo di carta sul ripiano in legno del bancone. 
La donna sembrò come spaventata, aggrottò la fronte e prese il bigliettino incerta. 
«Ma... non capisco, è successo qualcosa?» 
«Oh, no no. Andrew è apposto, davvero. Sono solo... controlli di routine.» le assicurò cercando di sembrare molto convincente.
La ragazza annuì e accennò un sorriso, ancora più incerta di prima.
«Le auguro una buona giornata.» 
«Oh, buona giornata a lei agente.» 
Dean tornò da Jo; aveva assunto un'aria vagamente ironica, come se qualcosa le avesse dato particolarmente fastidio in quella stanza. Forse era lo scoiattolo del quale stava borbottando qualcosa, ma Dean ne dubitava altamente.
Il cacciatore abbozzò un sorrisetto e si sedette nel posto di fronte a lei. 
«Se ha funzionato con te, credo sia merito della mia bravura.» rispose a tono Dean. 
Quello voleva assomigliare ad una specie di complimento: ''non sei come le altre, sei una brava ragazza." ma non glielo fece capire, non voleva farle montare la testa. 
Cambiò argomento. 
«Allora... il nostro amico si chiama Andrew Gallager e secondo la barista lì è una specie di santo, il ragazzo perfetto da sposare.» cominciò Dean incrociando le braccia sul tavolo. «Non ha precedenti, ma...» alzò un indice in aria, come per dirle ''adesso viene il bello''. «...è riuscito miracolosamente ad impossessarsi di una casa della quale era stato sfrattato. Figo no?» finì ironicamente, abbozzando un mezzo sorriso.

«Andiamo a parlare con il proprietario della casa mentre Andrew non c'è e poi controlliamo personalmente se si serve di qualche demone o stregonerie simili.» disse tranquilla come se avesse già risolto il caso e fosse pronta a tornarsene a casa con tanto di sorrisetto soddisfatto nonostante lo stress che le avevano provocato Miles e Dean, sempre che così si potesse definire.
Così concludendo si alzò dal suo posto e gettò un'altra occhiata inorridita su quella tovaglietta così infantile, meditando se dare un consiglio alla ragazza dietro il bancone o meno.
Con un gesto della testa convinse Dean a seguirla nuovamente all'uscita del locale, passando appunto accanto alla ragazza che li puntava con occhio insospettito: non c'era da sorprendersi dopotutto.
«Un consiglio..» mormorò Jo all'improvviso, aprendosi in un sorrisetto amichevole che sciolse ogni dubbio della ragazza «...butta via quelle.. decorazioni»
«Ma...» provò a chiedere una spiegazione prima di essere nuovamente interrotta dalla bionda cacciatrice.
«Anche mia madre ha una locanda del genere, ne capisco qualcosa. Mettici qualche slot machine nell'angolo laggiù. Non avrai un attimo di respiro e le mance aumenteranno vertiginosamente.» spiegò raggiante uscendo poi dal locale manco avesse salvato un'altra vita con quel semplice consiglio da "esperta".

«Niente commenti tipo "da quando sei una designer" o ti strappo la lingua con delle pinze di ferro.» avvertì ironica Dean che, sorridente come al solito, aveva attirato l'attenzione di Jo.
Sam e Miles si erano avvicinati quasi furtivamente all'edificio, tanto da poter sentire ogni singola parola uscire dalla bocca di Jo.
L'espressione di Sam sembrava voler dire "è andato tutto bene" o comunque "abbiamo delle informazioni in più". Una cosa positiva quindi. Quella di Miles invece era più simile ad un "ho perso un membro del gruppo perchè sbranato da un cerbero". Niente di allegro... tanto da riuscire a convertire il sorriso di Jo in una testa bassa e priva di espressione.
«Allora?» domandò Miles un secondo dopo gettando pigramente lo sguardo alla porta del locale.
«Ci divideremo in due gruppi. Uno controllerà la casa di Andrew mentre l'altro indagherà sulla misteriosa grazia da "anti-sfratto" intervistando il proprietario.» riassunse Jo nonostante sapesse che lì con loro, in quel locale, Sam e Miles non c'erano affatto stati e quindi non sapendo nemmeno il nome del "mago-convinci-persone".
Fortunatamente quello a passare alle spiegazioni più dettagliate fu Dean, anche se controvoglia, come se lo scocciasse ripetere due volte una stessa spiegazione.
«In due gruppi..» bisbigliò come tra sé e sé Miles scuotendo la testa sotto la vista attenta di Jo. Non c'era da sorprendersi nemmeno per questo.
«E' ridicolo.. ridicolo!!» pensava intanto a ruota Jo incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla sua auto come in cerca di un sostegno fisico e morale.
«Avete idee migliori?» provò a proporre Jo alzando lo sguardo sul più responsabile di tutti: Sam.

Uscirono da quello che sembrava una specie di bar e si avvicinarono a Sam e Miles che, con aria furtiva, cercavano di decifrare le loro espressioni.
Da quella del fratello, Sam ne ricavò che avevano una pista e che finalmente poteva indagare e gettarsi a braccia aperte in quello che sembrava un vero e proprio caso. Miles invece sembrava fosse appena tornato da un funerale; era più cupo e grigio del solito. 

«Buone notizie!» annunciò allegramente il più grande dei Winchester. 
Sam sorrise quasi rilassato e ascoltò con entusiasmo il breve riassunto di Dean.
Quando quest'ultimo finì di parlare ci furono proteste silenziose, ovviamente da parte del belloccio tenebroso.
Dean non se ne accollò, anzi fece finta di nulla. 

«Dobbiamo per forza dividerci?» chiese in tono nervoso Miles guardando Jo con un'occhiata decisamente antipatica. 
«Se ci dividiamo diamo meno nell'occhio.» intervenne Dean, tranquillo. 
Miles si voltò verso di lui; per un momento Dean pensò volesse strangolarlo ma poi serrò soltanto le mascelle e a denti stretti disse: «Nessuno ha chiesto il tuo parere, sai?»
Dean inarcò un sopracciglio e non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca, che Jo si mise tra i due e iniziò a borbottare qualcosa del tipo "volete piantarla?", ma il cacciatore non la ascoltò... era troppo impegnato ad osservare Sam che sembrava stesse lottando con uno dei suoi brutti mal di testa. 
«Sammy!» 
Sam si massaggiava la fronte e stringeva gli occhi stancamente, senza badare ai loro battibecchi. In quel momento aveva problemi assai più gravi di quelli tra Miles e Dean. 
«Sto bene.» lo rassicurò annuendo debolmente. Riaprì gli occhi e tirò un sospiro inumidendosi le labbra. «E' pass...» ma d'un tratto si bloccò. 
Sam prese la sua stessa testa tra le mani, si accasciò sulle ginocchia e iniziò a gemere di dolore curvandosi sulla larga schiena. 
«SAM!» 
Dean si precipitò verso il fratello, si mise in ginocchio di fronte a lui e lo prese per le spalle e lo costrinse ad alzare il viso verso di lui; aveva un'espressione sofferente stampata sulla faccia. 
«Mi scoppia la testa...» mormorò con voce roca e balbettando, appoggiando la larga fronte sulla spalla sinistra del fratello. 
Nella sua mente scorrevano immagini: un ragazzo parlava con un uomo di colore, una chiacchierata tranquilla; si salutano, l'uomo - probabilmente sulla cinquantina d'anni - va nella direzione opposta dell'altro, entra in un negozio d'armi, compra un fucile e con un sorriso dolce e rassicurante ammazza tutti i clienti, compreso il proprietario e infine se stesso... poi il buio. 
Sam aprì gli occhi.
Il cuore sembrava gli stesse per scoppiare nel petto, il respiro affannoso e gli occhi ridotti a due fessure.

Rimasta a fissarli con la preoccupazione stampata in faccia, Jo curvò la schiena su Sam, ormai ripresosi faticosamente da quel semplice mal di testa che di semplice avevo poco e niente.. solo che lei non lo sapeva.

In quel momento la sua mente collegò dei borbottii confusi tra sua madre e i Winchester.. ma sicuramente quello non era il caso di parlarne. Sopratutto con Miles nei paraggi.
«Sam puoi tornare in albergo se non...»
«Non preoccuparti Jo, sto bene.» rispose il minore rialzandosi in piedi e lanciando un'occhiata di intesa a Dean. Questo colse al volo il messaggio e, con una scusa così poco architettata, si allontanò da Jo e Miles con il fratello accanto.

«Non riesco a capire tutto questo mistero.» esclamò scocciato Miles muovendosi verso l'auto di Jo.
Lei, per quanto potesse essere curiosa o -in un certo qual modo- ferita da quel loro segreto, seguì Miles, ora seduto al posto del guidatore.
«Non hai un fratello, per questo non lo capisci.» rivelò una volta seduta accanto a lui, aspettando che i Winchester decidessero la prossima mossa. 
Non sapeva perchè nè come ma Jo sentiva che il mal di testa di Sam non era una novità per loro.
«Quindi neanche tu ci riesci.»
«Si, infatti.» concluse rapida come a dargli un contentino e non polemizzare o litigare.

«Dovevamo essere solo noi due, questo era il programma.» polemizzò comunque riuscendo a far sospirare per l'ennesima volta Jo.
Non ricordava di aver mai sospirato tanto in vita sua.

«Se volevi passare del tempo solo con me..beh, non mi conosci.» rispose scendendo dall'auto e prendendo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.
Sul display il numero della madre lampeggiava quasi furiosamente, in linea con lo stato d'animo dell'interlocutore?? Forse.
«Ora puoi tornare a casa.» le ordinò la donna.
«Non sono passate le ore stabilite. Avevamo un accordo. In più ho la scorta più sicura del mondo ora che ci sono anche i Winchester.»
«Sam e Dean sono con te?»
«Con noi. Sì, io Miles e i Winchester siamo insieme.»
«Bene, torna a casa immediatamente allora.»

Bel casino. 
A casa la aspettava sua madre ancora più furiosa del solito.. specialmente dopo averle chiuso il cellulare in faccia.
Non osava nemmeno immaginare quante sedie sarebbero volate quella volta.
«Possiamo andare? Sapete, mia madre non è esattamente entusiasta di questa piccola combriccola quindi sarebbe bello poter finire il caso prima che venga fin qui a piedi e armata di asce e coltelli.» urlò per farsi sentire anche dai fratelli poco lontani da lei, mentre ancora conversavano su chissà cosa.
«Ha cambiato idea?» chiese Miles ricordando perfettamente la "benedizione" di Hellen nel lasciar andare la figlia con lui.
«No, è semplicemente pazza.» si lasciò sfuggire dalle labbra quelle parole come uno sfogo o una sana esasperazione.

Sam trascinò Dean un po' più lontano dal "pubblico", gli si avvicinò e assunse la sua classica espressione preoccupata.
Dean aveva già capito che quella non era stata soltanto un'emicrania; aveva avuto una visione. 

«Dean ho avuto una visione.» 
Il fratello maggiore inarcò le sopracciglia e storse le labbra, come per dire "non me n'ero accorto". 
«E riguardava quel ragazzo.» aggiunse subito dopo. 
«Che cosa è successo? L'hai visto uccidere?» chiese subito Dean che voleva arrivare al nocciolo della questione. 
Sam sospirò. 
«Ahm... no, no. Stava parlando con un uomo, ehm... un uomo di colore.» rispose il fratello aggrottando la fronte, evidentemente si stava sforzando di ricordare ogni minimo dettaglio della sua visione. 
«Cos'è accaduto?» Dean assottigliò gli occhi e guardò quelli di Sam, come se avesse potuto leggerci dentro il resto. 
«Si sono salutati, poi l'uomo è entrato in un negozio d'armi, ha comprato un fucile da caccia e ha ucciso tutti, lui compreso.» disse in fretta Sam annuendo. 
«Ah...» Dean lo guardò stranito per un momento. «Quindi il ragazzo non ha fatto niente.» 
«Che cosa? Certo che sì! Potrei scommetterci qualsiasi cosa, è stato lui ad ordinarglielo!» affermò Sam in tono determinante. 
«Non sappiamo niente di questo tizio! E quel po' che sappiamo non è qualcosa di negativo.» ribatté Dean convinto. «Finché non ne saremo certi non faremo nulla!» 
Sam tacque e poi roteò gli occhi in un'espressione scocciata. 
«D'accordo.»
«Adesso troviamo Danzel Washington e fermiamo il massacro!» 
Jo attirò improvvisamente l'attenzione di entrambi e prima di avvicinarsi al resto della combriccola, Dean e Sam si scambiarono un'occhiata. 
«Allora, sarà meglio dividerci di nuovo.» suggerì Dean tirando un sospiro. 
«Cosa?» Miles sorrise ironico e poi spostò lo sguardo su Jo. «Scommetto che tu andrai con Jo, eh?» 
«No!» rispose Dean tenendo lo sguardo minaccioso su Miles. «No, pezzo di idiota. Andrò con mio fratello.» sorrise. «Tu e Jo trovate il nostro amichetto metallaro e tenetelo d'occhio.» 
«Voi che farete?» domandò subito Jo guardando Dean sospettosa. 
«Fidati di noi.» Sam annuì verso di lei e poi si inumidì le labbra. «Ok? Ti chiameremo non appena avremo trovato qualcosa.»

Non le rimaneva molto da fare o tanto meno da ridire: si fidava di loro -al contrario di quanto faceva apparentemente Hellen- quindi rimane in silenzio annuendo con un cenno della testa.

Tornata sulla sua vettura, chiaramente non al posto di guida, vide i Winchester allontanarsi per prendere la strada opposta alla loro.
«Chissà che diavolo staranno facendo.» pensò immediatamente accorgendosi solo dopo della faccia beatificata di Miles. 
A quanto pareva il funerale era finito.
«Se ci facciamo vedere da Andrew ci riconoscerà sicuramente...»
«Già, indovina di chi è la colpa!» lo rimproverò ferma, ruotando gli occhi al tettuccio dell'auto in movimento.

«Ok, ho sbagliato. Non facciamone una questione di Stato. Era proprio per questo che non volevo lavorare in gruppo.» si giustificò a sua volta accelerando bruscamente.
«Non siamo in una gara di Formula 1, tanto meno abbiamo una massa di mostri alle calcagna quindi rallenta.» 
E così fece.


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Salve a tutte mie anime buone *_*
Fuori c'è la pioggia e questo non fa che alimentare la mia vena di scrittrice in erba quale sono.
Purtroppo, con l'inizio della scuola, adesso il mio tempo sarà limitato :/ ma questo non vuol dire che vi lascerò in balia degli eventi, questo giammai! u.u
Infatti questa momentanea lontananza dal pc non farà che stimolare la mia mano a scorrere su pile e pile di fogli di carta, macchiando le mie mani di nero manco mi fossero scoppiate una decina di penne in mano.
Inoltre sto anche progettando un'altra fanfiction che, ahimè, non si incentrerà più sulla coppia Jo/Dean (anche se in realtà io e Moonlight93 stiamo già lavorando al seguito di Dangerous Feelings xD), ma solo su Dean e i suoi stramaledettissimi sensi di colpa (anche per la morte di Jo, se proprio vogliamo infilarla *______*).
Ora, dopo avervi detto tutte queste parole, vi lascio alle recensioni per farmi sapere i vostri pareri.
Ciao splendori! :D

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Capitolo 7
*** L'Impala in mani sbagliate. ***


7 Capitolo 7 - L'Impala in mani sbagliate.



Arrivarono di fronte alla casa del "tizio dallo charme ineguagliabile" dopo quindici o venti minuti. 

Parcheggiarono a qualche metro dall'entrata e si chiusero le portiere alle spalle.
«Questo tizio si tratta bene.. per essere senza il becco di un quattrino.»
Sicuramente se Dean l'avesse sentita avrebbe iniziato a deriderla per via di quell'espressione così.. poco da Jo.
«Arriva.» annunciò il ragazzo muovendosi verso di lui in modo così poco sospettoso da costringere Jo ad affiancarlo.
«Calmati tigre, ti ricordo che non possiamo permetterci il lusso di farci scoprire sentenziò ragionevole. L'ultima cosa che voleva era essere controllata da un ragazzo metallaro nel bel mezzo di un caso paranormale.
Inizialmente tutto sembrava normale: salutava i vicini, accarezzava un cane accucciato di fronte alla sua porta.. nulla di malefico sembrava incombere sulla sua testa. 
«Tutto nella norma, no?» disse Jo vedendoci stranamente un lato positivo in Andrew.
Ed ecco che, come non detto, un uomo così cupo e incazzato come una bestia gli si avvicinò tentando di colpirlo con un destro da pugile professionista. 
«Certo, è tutto normalissimo!» scherzò Miles prima di avvicinarsi al gruppo con disinvoltura. 
«Ehi ehi, qualcosa non va?»
Jo avrebbe voluto tanto picchiarlo. 
Prima gli raccomandava di non farsi vedere per evitare ipotetici controlli mentali e lui cosa faceva?? Si presentava come"salvatore tra la rissa"?
Era proprio un incosciente. 
Ma anche lei era sulla sua stessa barca quindi non le rimase che affiancarlo e sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi.

Dean gettò un'occhiata all'auto di Jo - con dentro la ragazza e Miles - prima di andare via.
Roteò gli occhi rassegnato e poi si mise alla guida dell'Impala. 

«Allora... dov'è questo tizio?» chiese Dean impaziente, non vedeva l'ora di tornare alla postazione e non ne capiva il motivo. 
«Era qui il posto.» rispose Sam e Dean frenò tutto ad un tratto, rischiando di far sbattere al fratello la testa contro il parabrezza. 
«Ma sei matto?» 
«Che c'è?» fece Dean stranito, come se non fosse successo niente. Sam scosse la testa e mise la schiena contro il sedile, andando poi a controllare l'orario sul suo orologio da polsino. 
«E' ancora presto.» mormorò tra sé. «Succederà a mezzogiorno, proprio qui.» e indicò la strada alla sinistra di Dean. 
Entrambi la osservarono come se lì si nascondesse qualcosa di oscuro e tenebroso, poi il fratello maggiore si voltò a guardare il minore. 
«Quindi è qui che avverrà l'incontro. Scusa, ma come fai a sapere che succederà a mezzogiorno?»
«L'orologio di Gallager segnava quell'ora.» 
Dean annuì come colpito e abbozzò un sorrisetto divertito. 
«Ricordi qualcos'altro della visione?»
«Credo di aver sentito Andrew chiamare quell'uomo 'dottore'. Forse è un dottore.» disse a voce bassa, parlando più con se stesso che con il fratello ma Dean pensò ce l'avesse con lui. 
«Ah, perfetto. Manca ancora un'ora tra l'incontro del dottore e il tizio metallaro. Cosa hai intenzione di fare?» domandò Dean intelligentemente. Non potevano sprecare un'ora ad aspettare, sarebbe stata meglio usarla per scoprire il nome dell'uomo di colore nella visione. E infatti i due fratelli pensavano alla stessa cosa. 
Dean schiacciò il piede sull'acceleratore e poi prese il telefono per comporre il numero di Jo. Avrebbe dovuto fargli uno schema completo su ciò che i suoi occhi furtivi stavano vedendo. Si portò il telefono all'orecchio e poi gettò uno sguardo a Sam. 
«Jo? Dean.» disse subito il ragazzo. «Dove'è?»
«Ce l'ho di fronte.» 
«Perfetto.» commentò. «Tra circa un'ora dovrebbe allontanarsi da casa sua. Non appena andrà via fammelo sapere. Ah e... non c'è bisogno che lo inseguiate. Andate subito al nostro luogo di incontro, vi raggiungeremo il più presto possibile. D'accordo?»

La chiamata di Dean non capitava affatto nel momento più opportuno. Già dicendogli che l'aveva di fronte, Jo rischiava chissà cosa. 

Di essere manipolata da uno psicopatico magari. 
Fortunatamente Andrew sembrava più occupato a discutere con Miles che a badare alle mosse di lei... o alle parole.
I due sembravano andare d'accordo, specialmente dopo che Miles l'aveva salvato da quel misterioso uomo sentitosi per un momento Mike Tyson.
Che fine aveva fatto il mangiatore di orecchi? Beh, sotto "l'attenta raccomandazione" di Andrew, abbandonò la scena chiedendo addirittura scusa.
Non ci voleva un genio per capire che i suoi poteri erano reali che si trovavano quindi nei guai.

Lo sguardo di Andrew ora era su Jo e lei era totalmente immobilizzata dalla paura di poter diventare una sua marionetta.
«Mi allontano un attimo.. sai com'è fatto mio cugino! Se non mi controlla ogni cinque minuti si sente male!» improvvisò sorridendo e allontanandosi di alcuni metri dai due.
Miles che parlottava con il nemico.. doveva davvero avere qualche rotella fuori posto.
«Abbiamo un problema. Miles ha iniziato a.. conversare con Andrew. Il nostro metallaro era stato aggredito da un uomo sulla quarantina e Miles lo ha aiutato. Da quanto mi è sembrato di capire vuole gettarsi a braccia aperte sulla tattica "tieni i nemici più vicini degli amici".» riassunse al telefono stando attenta al tono di voce utilizzato.

Mentre Dean si lamentava senza freni all'orecchio di Jo, Miles conversava con Andrew.
«Quindi ti voleva morto per una partita di poker andata male? Non è un grande sportivo!» scherzò il cacciatore.
«Ti ringrazio per l'aiuto ma.. come mai mi state seguendo?» domandò Andrew assottigliando gli occhi «La verità, grazie.» 

Ecco che era andato tutto a puttane. 
Una volta che Jo si stancò di ascoltare le lamentele di Dean al telefono, gettò uno sguardo ai due ragazzi.
Leggere il labiale dopotutto era un requisito obbligatorio per un cacciatore.

«Siamo dei cacciatori. Avevamo notizie su di te e sui tuoi poteri, per questo ti stavamo seguendo.»
«Quanti siete?»
«In tutto siamo quattro. Proprio ora Jo sta contattando altri due cacciatori.»


Furono proprio queste parole che fecero sbarrare gli occhi di Jo.
«Siamo un po' nella merda, Dean.» disse poco finemente iniziando poi a correre verso l'auto fortunatamente ancora aperta.
«Se ora si mette a gridarmi qualcosa, a comandarmi qualcosa sono morta quindi parlami! Non lo devo ascoltare!» ordinò a Dean chiudendosi nell'auto con le sicure e cercando quei due maledetti cavi da unire per avviare il motore.

Ora che Miles era diventato "lo zombie" di Andrew, la situazione era nettamente peggiorata.

«CHE COSA?!»

Dean frenò ancora una volta all'improvviso e, questa volta, Sam andò per finire spiaccicato contro il vetro del parabrezza; ci rimise un po' per rizzarsi sulla schiena a guardare - come sempre faceva - torvo Dean. 
«Non avrei dovuto lasciarvi da soli. Lo sapevo che quello era un idiota!» borbottò al telefono, dimenticando completamente che era in linea con Jo. 
«Dean che cosa sta succedendo?» chiese Sam preoccupato, guardando ora accigliato il fratello. 
«Jo vi avevo detto di spiarlo, non di prendervi un caffè insieme!» urlò con rimprovero. Sentiva i nervi ribollirli sotto la pelle. La cosa che ancora di più gli creava nervosismo erano le continue domande di Sam, giustamente curioso di sapere. 
«Dean, è lui! E' quell'uomo!» Sam indicò un uomo di colore che attraversava la strada e parlava al telefono. 
Il fratello maggiore lo seguì con lo sguardo e poi fece cenno di seguirlo al ragazzo accanto a lui.
Sam scese frettolosamente dall'auto e Dean disse a Jo: «D'accordo, nasconditi. Va' di fronte a quello strano bar con gli scoiattoli sto venendo a prenderti!» e riattaccò. 

Dean accelerò a tutto gas e si fece spazio tra il traffico, nemmeno lui seppe come aveva fatto. La rabbia gli arrivava fin sopra le ultime punte dei capelli e sentiva - nel più profondo del suo cuore - che odiava ancora di più quell'idiota di Miles.
Per quanto il suo nervosismo fosse palpabile aveva anche smesso di ascoltare i Deep Purple, davvero incredibile! 

«Oh andiamo! Ci passano due camion da lì!!» gridò contro un auto che si era fermata improvvisamente tra una macchiane l'altra. 
Dean sbuffò e suonò più volte il clacson.
Ora stava odiando il guidatore davanti a lui. Finalmente passò - dopo una manciata di lunghi ed interminabili secondi - e lui fece lo stesso e in modo veloce e superfluo.
Nonostante amasse la sua auto, non aveva tempo in quel momento di preoccuparsi per la sua incolumità.
Arrivato al luogo prestabilito non vi trovò Jo, ma soltanto Andrew Gallager davanti al bar dove Dean le aveva detto di andare. Aggrottò la fronte e proprio mentre stava per andare via, il ragazzo lo fermò con un gesto del braccio. Con un gran bel sorriso gli si avvicinò e si appoggiò con le braccia sul tettuccio dell'auto. 

«Oh mio Dio! Ma questa è un'Impala. E' del 67!» commentò guardando l'auto del cacciatore compiaciuto. 
«Già, già!» rispose Dean nervosamente. «E' proprio un vero gioiellino.»
«Me la fai provare?»
«Certamente!» disse Dean come se gli avesse appena chiesto di comunicargli gentilmente l'orario. Aprì lo sportello, scese dall'auto e gliela cedette ridacchiando.
Andrew salì a bordo e se la filò a bordo della sua amata Impala. Ora si sentiva davvero idiota proprio quanto Miles. 

«Porca puttana.» commentò tra sé.

A quel punto era più che ovvio il fatto che Jo non fosse riuscita nel suo vitale intento. Non era riuscita a non ascoltarlo, il suo cervello aveva afferrato -anche se di striscio- quel maledettissimo comando che le entrò nel cervello come una rapida freccia avvelenata.

«Scendi dall'auto immediatamente e lascia le armi al suo interno.» Questo era stato il comando che l'aveva fottuta su tutta la linea.
Non potendo fare altrimenti, Jo si spogliò di tutto ciò che poteva essere usato come arma (compreso l'amato coltello del padre) e scese dalla sua macchina con le pupille dilatate, simili a quando qualcuno faceva uso di stupefacenti. 
Neri quasi quanto un demone se non fosse stato per la sclera bianca.
«E adesso dimmi cosa ti sei detta con tuo.. cugino.» ironizzò il ragazzo aprendosi in un sorrisetto soddisfatto.
Ancora sotto l'effetto dei poteri di Andrew, Jo iniziò a mugugnare qualcosa, fermando la mente dal volerlo scuoiare vivo. 
«Brava bambina.» canticchiò vittorioso con una vocina da playboy fallito mentre cerava di entrare con la forza nelle grazie della cacciatrice.
«Me la pagherai, fosse l'ultima cosa che faccio.» promise la bionda a denti stretti. 
Sapeva che fosse una pessima mossa provocarlo ma infondo, cos'altro poteva fare?
«Sai, non dovremmo litigare, io e te.» introdusse alzando il mento di Jo con una mano che prontamente si ritrovò ad accarezzare l'aria per via del passo che la ragazza fece all'indietro. 
Se poteva incastrarla con la voce, chissà cos'altro poteva fare con il contatto fisico.
«Bene. Questo vuol dire che devo usare la forza.» la minacciò Andrew con la fronte aggrottata. 
«Non sai fare altro dopotutto. Tutte quelle ragazze con cui ti hanno visto in giro.. erano tutte delle povere disgraziate costrette a stare con te.»
«Sta' zi..»
«Saresti solo come un cane se non avessi i tuoi poteri.»

Forse si era spinta un po' troppo. O forse si era lasciata prendere dalla rabbia.. o dal panico. 
Era da sola con uno psicopatico che aveva il potere di privarla dell'unica cosa che la contraddistingueva dalla maggior parte delle ragazze "normali": la sua forte volontà e testardaggine. 
Su cosa avrebbe potuto puntare ora?
Miles era chissà dove a fare chissà cosa sotto il comando di Andrew, i fratelli Winchester erano almeno a dieci minuti da lì e di tempo ce n'era poco.
«Sei carina e stupida. Se non vuoi stare con me, non starai con nessun altro. Ora levati di torno, non voglio più vederti.» decise fermo con il suo tono autoritario che ormai aveva imparato ad usare grazie alla costante pratica. «Non ricorderai più niente né di me né dei tuoi amichetti... almeno così sarò sicuro che non mi darai più la caccia, signorinella impertinente.»
Le ultime parole e Jo si ritrovò nel ben mezzo del nulla senza una spiegazione della sua presenza in quel luogo e senza la presenza di Andrew, già lontano per raggiungere Dean al luogo stabilito.

Sam aveva seguito per tutto il tempo l'uomo della sua visione.
Lo stava ancora osservando e non era successo nulla di quello che lui aveva predetto; nessun incontro con Andrew e nessunissima strage nel negozio d'armi. Strano, molto strano. Questo fatto però parve come sollevarlo; forse Dean aveva risolto la situazione in qualche modo, magari scontrandosi con Gallager. O forse era andato tutto a rotoli e Dean non era arrivato abbastanza in tempo per salvare Jo e Miles.
Per un momento restò a fissare l'uomo che aveva appena ricevuto una chiamata al telefono, poi venne distratto dal rombare di un auto molto familiare. Sam si voltò: Andrew Gallager guidava tranquillamente un'Impala e parlava al telefono come se non fosse successo niente. Di Impala, per quanto ne sapeva lui, non ce n'erano molte e pur avendo girato per tutta l'America non ne aveva mai vista una identica a quella del fratello. Cosa cavolo ci faceva nell'auto di Dean? 

Allarmato affondò la mano nella tasca dei pantaloni, tirò fuori il telefono e chiamò il cosiddetto reale proprietario. 
«Sam!» 
E il ragazzo avvertì subito del nervosismo nel tono della sua voce. 
«Dean, che diavolo sta succedendo? Ho appena visto quel tizio a bordo dell'Impala!»
«Lo so! Me l'ha rubata!» urlò dall'altro capo del telefono. «Cioè... non proprio rubata. Mi ha chiesto se poteva fare un giro.»
«E tu glie l'hai data?» fece Sam retorico e sbalordito, non pensava potesse arrivare a questo. 
«Non ho potuto fare altrimenti!» si giustificò Dean. «Ha fatto come Obi Wan Kenobi! Controllava la mia mente!!» 
«Dov'è Jo?» domandò l'altro subito dopo. 
«Non lo so. Dovevamo incontrarci, ma al suo posto è venuto quel tipo!» 
«Ahm, d'accordo. Allora...» ma non fece nemmeno in tempo a finire la frase che vide l'uomo della sua visione gettarsi sotto un tir in corsa. Sam sgranò gli occhi e subito si avvicinò alla scena, correndo. «Oh mio Dio!» 
«Che cosa è successo?» Dean alzò ancora di più la voce. «Sam che cosa è successo?!» 
«E' morto.» rispose dopo un attimo di pausa. Sam si passò una mano sulla faccia e sospirò assumendo un'espressione del tutto colpevole. 
Pochi minuti più tardi Dean riuscì a raggiungere il fratello a piedi - fu molto bravo a tenere le imprecazione per sé sulla strada - e finalmente si trovarono di nuovo faccia a faccia. 
«Avrei dovuto...» Sam sospirò e scosse la testa. «Pensavo fosse finita.» mormorò colpevolizzandosi come se fosse stato lui a spingerlo sotto il tir. 
«Sam! Non potevi saperlo.» 
Dean era seduto accanto a lui e gli dava una pacca sulla spalla ogni tanto, come per tirarlo su. 
«Hai chiamato Jo?» Sam cambiò discorso. 
«No, ma di sicuro sarà con l'idiota.» 
«E se le avesse fatto del male?»
«Nah! Non credo.» rispose Dean. 
«Hai visto cos'ha fatto al dottore!» 
«Non sappiamo se è stato lui!» ribatté il fratello maggiore con decisione.
«E' stato lui, Dean! Non si sono incontrati, ma quando ho visto Gallager con la tua auto parlava al telefono!» 
«E allora?» 
«Anche il dottore parlava al telefono!» osservò.
Sam era sempre stato molto attento nei dettagli. Dean lo guardò e poi scosse la testa.

«Perché no?»
«Perché non penso sia un assassino, Sammy.» 
Improvvisamente, mentre Dean si guardava attorno, notò la sua Impala parcheggiata a pochi metri di distanza.
Subito si rizzò in piedi e corse verso la sua amata auto. La accarezzò dolcemente come se fosse un'umana e la ispezionò per bene con lo sguardo. 

«Oh, piccola. Giuro che non ti lascerò mai più da sola.» disse gettando un'occhiata al suo interno; le chiavi erano inserite nel quadrante. «Questo è un colpo di fortuna!» fece aprendo la portiera.
«E' proprio un buon samaritano.» commentò Sam ironicamente. 
Entrambi entrarono in auto e si accomodarono sui sedili; Sam ragionava su tutto quello che era successo, Dean invece guardava il volante dell'auto e sorrideva, felice di aver ritrovato la sua "piccola". D'un tratto però accanto al finestrino del minore dei Winchester apparve Andrew. 
«Perché mi state seguendo? E dite la verità.»
«Siamo esattori delle tasse e...» Sam fu interrotto da Dean. 
«Siamo cacciatori di demoni, demoni e spettri. Catturarli non è affatto facile. Mio fratello pensa che tu sia un assassino e che in qualche modo anche tu sia collegato ad Occhi gialli.»
Sam sbalordito lo guardò ad occhi sgranati. «Dean!»
«Controlla la mia mente.» si giustificò Dean, poi continuò. «Io spero tanto che si sbagli, ma temo abbia ragione.» 
«Statemi lontano!» ordinò ad entrambi per poi dare le spalle all'auto ed allontanarsi. 
«Ok!» fece Dean stampandosi le mani sulla faccia, mentre si pentiva di aver rivelato tutto ciò che pensava. 
Sam gli gettò un'occhiata, poi scese dall'auto e seguì Gallager. 
«Non mi hai sentito? HO DETTO DI STARMI LONTANO!»
«Con me non funziona, Andrew!» Sam si fermò davanti al ragazzo, lo guardò negli occhi con disprezzo e odio.


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Sta facendo più danno 'sto Andrew di non so chi xD
E' stato un colpo per Dean perdere l'Impala. Non so come abbia fatto il suo cuore a sopravvivere.
Già troppe volte gli è stata sottratta la sua auto in un giorno solo, molto male! xD
Ok, la smetto di commentare e lascio la parola a voi :D
Aloha! <3

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Capitolo 8
*** La fortuna a volte gira nel senso giusto. ***


8 Capitolo 8 - La fortuna a volte gira nel senso giusto.



Mentre Miles si stampava le mani in faccia, accortosi finalmente del suo piano miseramente andato in fumo, Jo continuava a guardarsi intorno spaesata. 

Case e polvere. Tanta polvere.
Tracce di pioggia lungo la strada terrosa.
La sua macchina parcheggiata proprio nel ben mezzo della via. 
Perchè si trovava lì?
Prese un profondo respiro a pieni polmoni e con la mano destra andò alla ricerca del suo pugnale.
Non ricordava nemmeno di averlo lasciato in macchina sotto l'ordine di Andrew.. forse perchè proprio lui glie lo aveva ordinato nemmeno cinque minuti prima.
«Jo!» urlò una voce nella sua direzione, lasciandola senza parole ed interrompendo la ricerca dle suo fedele compagno di cui aveva un chiaro ricordo.
«Chi diamine è questo?» pensò immediatamente la ragazza voltandosi verso il ragazzo che correva verso di lei.
«Sembra preoccupato per me, ha una faccia stravolta!» continuò a pensare aggrottando la fronte e stringendo gli occhi in due fessure per poter vedere meglio oltre la luce del Sole.
Jo sapeva bene che se un ipotetico qualcuno sapeva il suo nome reale e lei non conosceva il suo era un cattivo segno.
Era disarmata: completamente.
Una delle sue prime regole era proprio quella di non uscire mai di casa senza un qualcosa di affilato. Le sembrava così strano e dannatamente pericoloso che indietreggiò di colpo per risalire nuovamente nella sua auto e chiudercisi dentro.
Dall'altra parte del finestrino le labbra di Miles mimavano un "no, no, non lasciarmi qui" ma lei non gli diede nemmeno il tempo di gettare qualche pugno sulla portiera.
Se ne andò lasciando dietro di sé solo un enorme nube di polvere e un ragazzo di cui non conosceva nemmeno il nome.
Certo, le sembrava una mossa perfida ma preferiva di gran lunga vivere che avere sul comodino il premio per la gentilezza.
Guidava solo per schiacciare il piede sull'acceleratore, non aveva una meta e -da quando diceva il suo cruscotto vuoto- non aveva nemmeno un caso.
Il cellulare segnava circa una ventina di chiamate perse da parte della madre ma chiamarla dicendo che non sapeva dove si trovasse o tanto meno il perchè non sarebbe stata una mossa intelligente a priori.
Scartò quindi l'idea.
Sotto il nome di Hellen la scritta "Dean" le balzò all'occhio.
Quella fu la prima volta che dubitò seriamente della sua memoria.
Jo non memorizzava i numeri di chiunque... e che al momento non ricordasse chi fosse quel Dean non era un buon segno.
Inoltratasi in città respinse anche l'idea di spulciare nella memoria del suo cellulare.
Anche schiantarsi contro un palo non era nei suoi piani.
Investire qualcuno solo per una sua distrazione altrettanto.
«Devo chiedere a qualcuno la strada.» meditò «Maledette strade secondarie!».
Un locale dove bere qualcosa e chiedere indicazioni era l'ideale.
«Ma guarda un po' quei due, litigare nel ben mezzo della strada!» disse tra sé e sé notando un ragazzo alto gesticolare ad un altro dall'aspetto familiare e che alla sola vista le provocava un nervosismo cosmico.
Il campanello del locale tintinnò e la cameriera la accolse con un ampio sorriso, seguito da un "ben tornata".
Jo abbozzò un ringraziamento e si mise seduta ad un tavolo, armandosi di giornale per avere delle tracce sulla "teoria della caccia". Non poteva che esser lì per quel motivo dopotutto: Jo non era una grande viaggiatrice.
«Scoiattoli? Per l'amor del cielo!» esclamò ruotando gli occhi al soffitto e affondando il suo viso tra le pagine stropicciate del quotidiano.

«Com'è possibile?» balbettò il ragazzo incredulo. 

«Perché io sono come te.» rispose Sam inarcando le sopracciglia in un'espressione comprensiva. «Io ho delle premonizioni.»
Andrew lo guardò un po' sbalordito per un momento e scosse la testa ridacchiando divertito. «E' impossibile!»
«Fammi indovinare!» lo interruppe Sam prima ancora che lui finisse di parlare. «E' cominciato tutto un anno fa con forti emicranie.»
«Come fai a saperlo?» l'espressione di Andrew mutò da divertita a sorpresa. 
«Tua madre è morta in un incendio ventitre anni fa!» continuò Winchester alzando la voce. 
Andrew indietreggiò spaventato, come se Sam lo avesse appena minacciato di morte.
«Come fai a sapere tutte queste cose?!» 

«Perché sono successe anche a me!» fece l'altro avanzando per recuperare la distanza che il ragazzo aveva lasciato. 
«Dove sono i nostri amici?!» intervenne Dean che era appena spuntato alle spalle del fratello minore, ma più alto di lui. 
Andrew tacque, non rispose. Spostò lo sguardo da Sam a Dean e da Dean a Sam. Quest'ultimo, d'un tratto, si portò una mano sulla fronte e iniziò a strofinare il palmo contro di essa... stava cominciando un'altra visione. 
«Perché hai...» strinse gli occhi per l'improvviso dolore forte e conciso al centro della testa. «...perché hai ucciso il dottor... AH!» e cadde sulle proprie ginocchia. 
«Sammy!» Dean lo resse per le spalle e, prima che Andrew potesse darsela a gambe gli puntò un dito minaccioso contro. «Non muoverti!» 
Il ragazzo guardò la scena immobile e fissava Sam come se fosse un alieno. 
«Sammy! Ehi, Sam!» Dean lo scrollava e tentava di fargli aprire gli occhi, ma il dolore era così insopportabile da non riuscire nemmeno ad usare la vista. Gemeva e visibilmente soffriva, poi di nuovo il buio. Sam sospirò e lentamente riaprì gli occhi verdi e gonfi di lacrime.
Guardò un Dean dall'aria preoccupata negli occhi e sussurrò: «Accadrà di nuovo.» 

Dean che cominciava seriamente a dubitare di Andrew gli gettò un'occhiata furtiva, come per dirgli "ti tengo d'occhio", e poi tornò a guardare Sam. 
«Una donna si darà fuoco al serbatoio di benzina a due isolati da qui.» spiegò Sam tentando di alzarsi in piedi. «Anche lei parlava al telefono prima di uccidersi.» e anche lui fulminò Andrew con lo sguardo. «Tu vai! Lo tengo d'occhio io.» 
Dean annuì e si mise a bordo dell'Impala. 
«Non ucciderai più nessuno.» disse Sam con decisione. 
«Che cosa? Io non ho ucc...»
«Lo vedremo.»

Nulla scritto in quel quotidiano poteva aiutare Jo. 

La cosa più insolita riguardava una vecchia anziana che pur di rientrare in casa, le aveva dato fuoco per far sfondare la porta dai pompieri, visto che aveva dimenticato le chiavi sul tavolino. Anzi, più che stranezza era pazzia quella. Proprio per questo l'articolo finiva con l'indirizzo del centro di recupero destinato alla signora piromane.
Richiuse il giornale un po' delusa e ordinò un caffè che le arrivò praticamente subito dopo.
«Giornata libera o particolarmente impegnativa?» le domandò la ragazza che al suo arrivo le diede il "bentornata". Cosa che non riusciva ancora a spiegarsi se non con uno scambio di persone della cameriera.
«Come scusi?» disse in tono confuso abbassando la tazza di caffè che aveva portato alle labbra. Niente birra per chiarire una confusione mentale.
«Lei e l'agente Standing state ancora facendo quei controlli di routine?» domandò timorosa di aver chiesto troppo e di essere quindi invadente in mansioni così importanti come la sicurezza cittadina.
Inutile sottolineare la totale sensazione di sconforto in Jo che non capiva una sola parola di ciò che diceva la donna.
Proprio mentre stava per risponderle che probabilmente la stava confondendo con qualcun altro, questa proseguì. 
«Mi scusi per l'invadenza agente, tolgo solo questi sottopiatti da questo tavolo e tolgo il disturbo. Proprio come mi ha consigliato lei. Spero di essere fortunata come lo è sua madre nel suo locale.»
Questo spazzava via tutti i dubbi di Jo: lei ci aveva parlato con quella donna. Non poteva sapere che Hellen aveva un locale o che odiasse quelle decorazioni fino a volergli dare fuoco. 
Troppe coincidenze.
Pensò che probabilmente stava lavorando ad un caso quando qualche mostro le ha fatto qualcosa, tipo ripulirle il cervello.. eppure era sempre la solita Jo.
La donna si allontanò dal tavolo di Jo con in mano l'amato scoiattolo blu e lasciando Jo nella sua più completa confusione. 
Bevve il suo caffè a piccoli sorsi, guardando fuori dalla finestra la città: doveva pur ricordare qualcosa.
Niente.
Irritata dalla sua stessa mente pigra o assopita, lasciò il conto sul tavolo ormai spogli e uscì in strada dove quei due tizi erano ancora intenti a discutere di chissà cosa. 
Era quasi arrivata allo sportello della sua auto quando un'altra voce pronunciò il suo nome. 
Questa volta non era preoccupata, anzi. Sembrava quasi sollevata dal fatto di vederla.
Jo insospettita si voltò verso la voce e con sorpresa vide che a chiamarla era proprio il ragazzo alto che forse litigava con un altro molto più basso di lui.
Un altro estraneo che conosceva il suo nome.
Si chiedeva che fine avesse fatto quel ragazzo che aveva abbandonato nel bel mezzo del nulla.. ora si sentiva un po' in colpa.
«Allora stai bene! Dov'è Miles?» le chiese avvicinandosi a lei ma non schiodando l'attenzione dal suo semi-prigioniero. 
Nel suo volto vi erano ancora tracce di dolore e gli occhi erano arrossati.
Nonostante quel volto le infondesse fiducia non riuscì a non aggrottare la fronte, scuotendo la testa.
«Scusami, non so a chi ti riferisci.» ammise a disagio «Forse in giro c'è una ragazza che mi somiglia e che si chiama come me perchè.. non fanno altro che salutarmi tutti oggi» proseguì scrollando le spalle e gettando un'occhiata al ragazzo più basso alle spalle del colosso. 
Era impaurito, come se nascondesse qualcosa. 
A prima vista non fu difficile per Jo constatare che tra i due probabilmente quello ad avere torto nella conversazione fosse proprio lui, pur non sapendo l'oggetto della loro discussione.

Troppo tardi.
Quando Dean arrivò nel posto del quale Sam aveva avuto la visione, la donna era già morta.
Ambulanze, pompieri, polizia e fotografi che immortalavano quella brutale scena gli coprivano la visuale, ma era abbastanza evidente e palese che fosse troppo tardi per intervenire. L'ambulanza mise a disposizione una barella per la vittima che venne coperta da un enorme sacco nero e poi portata via da alcuni paramedici.
Dean sospirò e scosse la testa passandosi una mano tra i capelli corti. Poi prese il telefono e subito contattò il fratello per riferirgli quanto era successo. 

«Sam, sono io.» E fece una breve pausa. «E' morta! Arsa viva come avevi detto.»
Sam dall'altro capo del telefono tacque. 
«Che sta succedendo alle tue visioni? Non siamo arrivati in tempo!» osservò poi Dean, che non appena si era parcheggiato la zona era già invasa da ambulanze e vari soccorsi. 
«Dean, non è lui!» 
«Che cosa?» 
«L'ho tenuto d'occhio per tutto il tempo e non ha mai neanche toccato il telefono.» disse a malincuore, come dispiaciuto per non aver avuto ragione. 
«Detesto dirtelo, ma te l'avevo detto.» rispose Dean con compiacenza. 
«Non è vero, tu adori dirlo!» ribatté il fratello. 
A Dean sembrò di vedere la sua espressione infastidita mentre parlava al telefono con lui, sorrise. 
«D'accordo, dove siete ora?» 
«Dove ci hai lasciati. E sbrigati, abbiamo un bel problema qui.» 
«Problema? Che problema?» ma Sam aveva già riattaccato. «Sammy? Pronto?» 
Guardò il display del telefono - annunciava che la chiamata era terminata da almeno un paio di secondi - e poi sospirò, iniziando ad imprecare sotto voce.
Si affrettò a raggiungere il bar dove aveva lasciato il fratellino e Obi One Kenobi, e non appena arrivò a destinazione pensò di aver già individuato il 'problema', o la 'grazia' secondo il suo punto di vista; pensava che il problema fosse che Miles fosse andato disperso. Non avrebbe mai potuto immaginare che invece Jo aveva perduto la memoria grazie al simpaticone. 

«Stai scherzando?» 
Sam assottigliò gli occhi, minaccioso. 
«Non stai scherzando.» osservò Dean gettando un'occhiata a Jo, mentre lui e il fratello restavano appartati a qualche metro di distanza da Andrew e lei. 
«E' stato lui. Sarà stato un gioco da ragazzi farle perdere la memoria.» 
«Giusto, voleva toglierci dai piedi.» disse Dean annuendo, riflessivo. 
Entrambi tornarono di fronte ai due ragazzi e fu Andrew stesso a confessare il suo gesto ingegnoso. 
«D'accordo, adesso che sappiamo che non sei tu ad ammazzare la gente, riporta indietro i suoi ricordi.» 
Sam guardò Dean e lui inarcò un sopracciglio sospettoso. Lo guardava come se avesse tralasciato un piccolo particolare. 
«Che c'è?» 
«Non dimentichi niente?» 
Dean si sforzò di ricordare, ma gli sembrava fosse tutto nella norma a parte i ricordi sballati di Jo. 
«Miles?» 
«Oh, certo. Miles!» abbozzò un sorriso ironico e poi si voltò verso Andrew. «E fai tornare il nostro caro amico idiota.» 
Jo guardava la scena come dispersa e con aria innocente, non sembrava nemmeno la vera Jo Harvelle. Dean le gettò un'occhiata e poi le rivolse un sorriso, tornando poi al loro "problema". 
«Va bene.» 
Andrew si avvicinò alla cacciatrice, le sussurrò qualcosa all'orecchio e sembrò tornare come nuova.

Come si accorsero che Jo era tornata in sé? 

Semplice, si stava letteralmente scaraventando su Andrew per mollargli un bel pugno dritto sul naso.
«Brutto stronzo!» urlò mentre le braccia di Sam la fermarono dall'intento di farlo a pezzi. 
E ci sarebbe riuscita se non fosse stato per l'imponente presenza del Winchester dalle visioni/premonizioni paranormali.
Fin da quando si presentarono alla RoadHouse avvolti in quel velo di mistero sul loro caso, Jo aveva pensato a qualche problema di Sam, nettamente diverso dal suo solito essere simpatico e rilassato.
Ora aveva svelato il mistero senza che nessuno le avesse dato aiuti o per lo meno ci era arrivata, non era mica stupida.
«Calma Jo, non è lui l'assassino!»
«Me ne frego se è candidato al premio Nobel per la pace, Sam! Mi ha fatto il lavaggio del cervello! Questo stronzo stava per farmi dimenticare..» e poi il suo cervello si rianimò totalmente, ripercorrendo con la mente tutto ciò che avrebbe potuto perdere, o meglio quello che per un breve lasso di tempo aveva realmente perso.
Andrew stava per farle dimenticare gran parte della sua famiglia, a persone a cui voleva davvero bene, persone per le quali avrebbe rischiato la vita molto "volentieri".
Alla rassicurante responsabilità di Sam.
Alla familiare testardaggine di Miles. 
A Dean.
Stava per abbandonare tutto.
Forse era proprio per questo motivo che sfondare la faccia a quel ragazzo dalla parlantina facile le veniva fuori dal cervello come un desiderio proibito.
Poi un altro fulmine a ciel sereno: aveva mollato Miles su quella strada a masticare la polvere che aveva alzato la sua auto sfrecciando via.
«.. Miles». 
Così come suonava tutta la frase per intero poteva sembrare un' unica proposizione, come se le importasse recuperare solo i ricordi con Miles. Ma lei sapeva che non era così e in quel momento si sentiva troppo in colpa per averlo lasciato lì. 
Diciamo che il senso di colpa che si rivoltava nel suo stomaco quando non aveva idea di chi fosse adesso era moltiplicato per dieci.
«Devo tornare a prenderlo!»
«Sempre che sia rimasto lì.» disse ragionevole Sam mentre allentava la presa da Jo, ora visibilmente più calma. 
Lui sapeva che Jo avrebbe voluto picchiarlo ma al momento era preoccupata per Miles.
«Vi raggiungo appena lo trovo, chiamatemi se vi spostate o scoprite qualcosa!» disse la biondina prima di salire in macchina e lasciare i ragazzi lì dove casualmente li aveva ritrovati (anche se inconsapevolmente).


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------


Per grazia divina Jo è tornata come prima. Non avrei sopportato una dimenticanza di memoria da parte sua, proprio no!
Adesso non rimane che trovare Miles, bella sfida. Poverino.
Le parole non sono il mio forte oggi, sarà che la scuola, al solo secondo giorno, mi sta facendo impazzire. Uff.
Alla prossima, gente! :D

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Capitolo 9
*** Blocchi improvvisi. ***


9 Capitolo 9 - Blocchi improvvisi.



Pochi minuti dopo, arrivata sul posto che accoglieva ancora le impronte delle ruote di Jo impresse per terra, scese dall'auto e iniziò ad urlare il nome di Miles, senza ricevere risposta.

Provò a chiamarlo al cellulare (dopo essersi maledetta per non averci pensato prima) e ancora niente. 
Era nel panico più totale.
«Dannazione Miles, rispondi!»

 
La situazione sembrava sotto controllo dopo le brevi parole che Andrew aveva sussurrato all'orecchio di Jo. A parte il fatto che lei stesse per ucciderlo con le sue stesse mani - era tornata in sé - sembrava filare tutto liscio, finché poi... 
«Dov'è Miles?» chiese Sam rovinando praticamente quel momento così magico. 
Jo sembrò smontare la sua improvvisa ira contro il ragazzo dagli straordinari poteri, perse ogni intenzione negativa nei suoi confronti. Lo spavento e la voglia di ritrovare il suo amico sembrarono assalirla. Dean la guardò; quello della ragazza era un vero e proprio interesse. Cominciò a pensare che ci fosse intesa tra i due, e che Jo provasse qualcosa per Miles. Era ovvio poi che la cosa era reciproca. Quando scappò alla ricerca del ragazzo Dean la guardò allontanarsi. 
«Dobbiamo fare qualcosa.» Disse Sam rivolgendosi a Dean. 
Il cacciatore gli gettò uno sguardo, ma non disse nulla. Scosse la testa e sospirò. 
«Mi sento leggermente in colpa per quello che ho fatto.» mormorò poi Andrew inarcando le sopracciglia in un'espressione da cucciolo abbandonato e bastonato, simile a quella che Sam assumeva involontariamente quando aveva bisogno di qualcosa. 
«Ahm... non è colpa tua.» borbottò Sam cercando di tirare su il ragazzo. 
«Troveremo una soluzione, Andy.» lo consolò Dean poco convinto. 
Calò il silenzio, ma durò troppo poco... Sam si ritrovò di nuovo piegato sulle ginocchia, con la testa in fiamme, le mani tra i capelli e gemiti di dolore che uscivano dalla sua bocca. 
«Sta succedendo ancora...» balbettò Andrew guardando il ragazzo inorridito. 
Dean, proprio come prima, era messo in ginocchio davanti al fratello e tentava di richiamare la sua attenzione.
«SAM!» urlò davanti al suo viso. 
La gente che passava casualmente di lì li guardava spaventata, perciò Dean pensò di appartarsi nell'angolo insieme ai due. 
«Mi s...scoppia la testa.» sussurrò il fratello minore accasciandosi sulla spalla destra di Dean. 
«Sam, ti prego.» 
Poi il buio. Sam tornò nuovo come prima... o quasi. I suoi occhi rossi fissavano l'asfalto e la sua bocca produceva sospiri profondi. 
«Sam?» Andrew fece un passo verso lui, camminando con molta cautela come se quello fosse un leone affamato. 
«E' Miles...» alzò lo sguardo verso Andre e poi verso Dean. «E' lui il prossimo.» 
Qualche secondo dopo tutti e tre si misero a bordo dell'Impala, diretti nel posto in cui si trovava il ragazzo del quale Sam aveva avuto la visione. 
«Che cos'hai visto?!» Dean teneva il piede premuto contro l'acceleratore, non si degnava delle auto che avrebbe potuto colpire durante il tragitto. 
Andrew nei sedili posteriori pregava Dio di tornare a casa sano e salvo. 
«Parlava con qualcuno! Poi ha preso la pistola e si è sparato un colpo in testa.»
«Chi era il tizio?!» chiese Andrew. 
«Non lo so. Non l'ho visto in faccia... ma aveva dei capelli chiari.» 
Dean cominciò ad imprecare contro il traffico che gli bloccò il passaggio. Poi decise di fare una cosa piuttosto illegale, ma da quando lui aveva fatto qualcosa che non andasse contro la legge? Sorpassò le macchine sulla sinistra e finì nella strada controsenso. 
«CHE COSA FAI?!? VUOI FARCI UCCIDERE TUTTI?!?!?» urlò Andrew scioccato che si reggeva ai bordi dei sedili di Sam e Dean. 
Quest'ultimo gettò un'occhiata al primo e ridacchiò divertito. 
«Un assassino, eh?»

Mentre i due cacciatori erano in viaggio, accompagnati a malavoglia dal ragazzo dal carisma impossibile, Jo si rigirava su sé stessa in cerca della figura di Miles.
Il cellulare era ancora incollato al suo orecchio e un fastidioso presentimento spingeva la sua mente a pensare il peggio.
"Forse gli è successo qualcosa", "forse è morto", "forse si è perso", "forse ha chiesto un passaggio per tornare a casa", "magari sta anche bene", "perchè penso subito alla morte, che diamine!".
Era proprio in questo ordine che le ipotesi balzavano in testa alla cacciatrice, lasciandola a fissare inutilmente il vuoto di quel posto ad occhi socchiusi per via della polvere volante.
Pensò anche per un istante di seguire delle orme (orme qualsiasi, pregando la fortuna che fossero proprio quelle di Miles) ma poi, agendo da perfetta realista qual'era, abbandonò l'idea.
A distogliere la sua attenzione da quella sparizione ci pensò la madre che, grazie a chissà quale potere, riusciva ad incutere terrore anche attraverso una suoneria dei REO Speedwagon.
«E' meglio che iniziate a partire, altrimenti non arriverete in tempo per le ore stabilite.» consigliò prima cauta, aspettando di alzare la voce alla replica di sua figlia.
«Partiremo appena troverò Miles.»
«Perchè, lui dov'è?»
«La parola "trovare" implica una perdita mamma, quindi vuol dire che non so dove diavolo sia.» spiegò stranamente calma, calciando via la polvere da sotto i suoi passi.
«Hai perso anche Sam e Dean?» ironizzò la donna, forse troppo insospettita dal silenzio al di là della cornetta.
«No, so perfettamente dove sono.» disse in tono sicuro Jo, captando con la coda dell'occhio un movimento alla sua destra.
«Allora fatti portare a casa da loro.»
«Mamma...»
«Non costringermi a venire fin lì a prenderti Joanna Beth, sai che lo farei.» Ed era proprio vero, l'avrebbe fatto eccome.
Evitando discussioni Jo annuì con la testa e salutò la madre, avvicinandosi istintivamente alle ombre che poco prima avevano attirato la sua attenzione.
Non poteva crederci. La dea della fortuna l'aveva davvero graziata: era Miles... che parlava con un ragazzo.
«Starà negoziando, di solito non è così propenso al dialogo con gli sconosciuti» pensò continuando a camminare nella sua direzione.
Proprio mentre stava per urlare il suo nome, le urla le morirono in gola come se fossero state soffocate.
Il viso di Miles si rabbuiò di scatto nel vederla, facendola quindi trasalire.
Quella non era l'espressione di Miles.
Ok, magari l'aveva lasciato lì, da solo e senza auto ma.. non poteva avercela così tanto con lei, infondo non era stata mica colpa sua.
Poi improvvisamente il ragazzo con cui stava parlando si allontanò con uno strano ed inquietante sorrisetto sulle labbra, lasciando che Miles si allontanasse a sua volta.
«Ti chiedo scusa, quello stronzo mi aveva tolto la memoria.» iniziò Jo ruotando infastidita gli occhi al solo ricordo.
«Lo sai che non do molta confidenza a chi conosce il mio vero nome in una città in cui non sono mai stata, potevi essere un demone o Dio solo sa cos'altro!» proseguì pacificamente ma senza ottenere alcuna attenzione. Miles continuava a camminare (e Jo non sapeva nemmeno verso dove) e non la guardava nemmeno di striscio. Insolito da parte sua.
La ragazza, innervosita dal suo comportamento, gli afferrò un braccio per girarlo verso di sé e farsi finalmente ascoltare ma Miles, nella suo poca finezza, strattonò con forza l'arto, lasciandola senza parole.
«Che diavolo ti pren...» ecco che di nuovo le parole le morirono in bocca.
Miles si trovava proprio in mezzo alla strada e nella mano destra stringeva una pistola calibro 22.
Il rumore di una brusca frenata d' auto si fissò nella mente di Jo, consapevole del fatto che il bolide fosse riuscito a fermarsi prima di prendere Miles in pieno.
Sollevata da questo e nello stesso tempo allarmata dai gesti di Miles, riprese questa volta a correre ma non riuscì a raggiungerlo in tempo.
Il suono assordante di uno sparo le fa spalancare gli occhi, riempiendole il viso di piccole macchie calde.

«Muoviti Dean o non arriveremo in tempo!» urlò Sam con un tono arrabbiato, come se la colpa fosse del fratello maggiore.

Il traffico impediva loro un passaggio tranquillo in mezzo alla strada, più che superare col rischio di schiantarsi, non poteva fare di più.
«Sto facendo il possibile! Non è mica la bat volante!» ribatté Dean nervosamente. 
«Per fortuna.» aggiunse Andre in un mormorio che attirò l'attenzione di entrambi i Winchester. 
Dean gli gettò un'occhiata, Sam invece roteò gli occhi stizzito. Dean lo sapeva, sapeva cosa stesse provando in quel momento il fratellino. Pensava che anche questa volta sarebbe andata male: avevano perso il dottore, la donna arsa viva e adesso... beh, non potevano perdere anche Miles. Il cacciatore gli rivolse uno sguardo comprensivo. 
«Ehi.» disse «Andrà bene.» 
Sam si voltò a guardarlo e annuì con poca convinzione. 
«D'accordo?» 
«Sì.» 
Pochi minuti dopo si trovarono sulla strada della visione. Sam si rizzò sulla schiena e tentò in tutti i modi di intravedere da lontano la figura del ragazzo bruno. Dean che teneva il piede schiacciato sul pedale dell'acceleratore, teneva gli occhi puntati sul parabrezza. Poi d'un tratto fu lì, uscì all'improvviso da chissà quale angolo. 
«FRENA!» urlò Andrew appena in tempo. 
Dean frenò all'improvviso, Sam finì per schiantarsi contro il vetro ed Andrew contro il sedile. Scese velocemente dall'auto e quando vide che Miles aveva levato la pistola per spararsi, si precipitò per strappargliela di mano. Ci fu uno sparo, qualche secondo di pausa.
Dean guardò Miles negli occhi. Stava bene, stava perfettamente bene, poi sentì una strana sensazione, un dolore lancinante alla spalla sinistra.
Abbassò lo sguardo su di essa e la scoprì dalla giacca di pelle. C'era sangue a macchiare la sua maglia.
Aggrottò la fronte e ci posò sopra la mano, premendo contro la nuova ferita. 

«Dean...» mormorò Miles stordito. 
«Sto bene.» tagliò corto il ragazzo gettandogli un'occhiata. 
Andrew e Sam scesero dall'auto e gli si avvicinarono. Sam già preoccupato si precipitò su di lui. 
«Va tutto bene!» gli assicurò prima che potesse dire qualcosa.

Jo non sapeva esattamente per quale motivo si immobilizzò a qualche metro da lei. Non si era mai arresa in vita sua mentre in quel preciso momento, vedendo Miles con la pistola puntata sulla testa, aveva chiaramente distinto una voce nella sua testa che le diceva, quasi la esortava a lasciare perdere, che ormai c'era poco o niente da fare.

Poi il sangue sulla faccia era praticamente il tocco finale. 
Il tempismo dei Winchester la salvava, ogni dannata volta. Quella sì che era una benedizione da parte della Fortuna.
Lo sguardo di Miles era tornato alla normalità e Jo era più che contenta per questo. Molto meno per Dean invece che si teneva una spalla praticamente in una mano, rassicurando Sam sulla sua condizione fisica. Storia che con Jo ovviamente non attaccava.
Sam rimbambiva Miles di domande, Andrew era rimasto in macchina probabilmente con il cuore in gola e Dean ascoltava l'interrogatorio come se si fosse squarciato semplicemente un dito con un foglio di carta.
«Mi ha avvicinato e io credevo che...»
«Come si chiamava?» domandò ragionevole Sam, rimandando il suo sguardo sulla spalla di Dean, un Dean che ruotava gli occhi ad ogni dimostrazione di preoccupazione da parte del fratello.
Jo era ancora imbambolata e ciondolava le braccia come se fossero state insensibili.
Si sentiva oltre che in colpa anche inutile, era perfetto come quadretto.
«Dean.» lo chiamò per attirare la sua attenzione con voce giusto un po' sotto tono.
Immediatamente Dean si voltò nella sua direzione, capendo che qualcosa nella ragazza non andasse.
Se fosse stato tutto apposto avrebbe già fatto una sfuriata a Miles e a tutto quello che coinvolgeva quel maledetto caso che l'aveva minacciata di perdere ogni cosa a cui teneva.
Ovviamente tutto senza sentimentalismi così plateali.
«Troviamo qualcosa per curarti.»
Inutile sottolineare la pronta risposta di Dean nel ribellarsi a tale proposta/obbligo.
«Va bene, stai bene. Ok. Ma hai anche un pallottola nel braccio. Ti prego, non farmelo dire due volte.» disse a sua volta con una rara e strana gentilezza che arrivò dritta al destinatario. O almeno, così credeva visto che l'espressione di Dean cambiò il suo volto.
Jo non aveva minimamente idea di dove avrebbe operato su Dean ma l'unica cosa che sapeva era che l'avrebbe fatto. Ad ogni costo. 
Solo in quel modo si sarebbe sentita utile.
Presa dalla sua macchina il kit di pronto soccorso che teneva sotto il sedile come sicurezza, invitò con un gesto della testa Dean ad entrare in macchina.
Sala operatoria: i sedili posteriori della sua auto.
Sangue sui sedili? Certamente lei non era come Dean, sarebbe sopravvissuta ad una vista del genere.
«Mi dispiace ma non ho l'alcool da farti bere.» introdusse armeggiando i primi strumenti.


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Non so perchè ma quella striscia blu, ultimo rigo, proprio non si toglie O__O Bah!
Comunque sia questo capitolo è un pochino movimentato xD
Che sofferenza vedere Dean ferito (anche solo grazie all'immaginazione).
Miles è vivo, tranquille Miles-fan xD Al prossimo capitolo bellezze! :D



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Capitolo 10
*** Piacere, sono la Dottoressa Harvelle. ***


10 Capitolo 10 - Piacere, sono la Dottoressa Harvelle.




Ecco cosa succedeva quando un tizio gli stava sulle scatole: gli salvava la vita e si beccava una pallottola al posto suo.
Molto professionale! Nah!
Diciamo che Miles non era esattamente una delle persone elencate nella sua lista dei simpaticoni, ma avrebbe rischiato la vita pur di salvare la sua.
Per Jo era importante, no? Era la sua prima cotta, perciò se per lei aveva valore, allora l'aveva anche per Dean... più o meno. E poi era il suo lavoro, ma anche quello di Miles. 

Si aspettava che Sam cominciasse a fargli il questionario prima che potesse farlo il fratello maggiore, e lo lasciò fare.
In quel momento non aveva nemmeno la forza di aprire bocca per respirare. 

«Cavolo, amico! E' stato un gesto eroico.» commentò Andrew ammirato, guardando la ferita del ragazzo con un'espressione affascinata, come se non avesse mai visto niente di più figo.
«Cose che capitano.» rispose Dean abbozzando un sorriso.
«Stai scherzando? Non capita tutti i giorni di prendersi una pallottola in una spalla.» 
«Non tutti i giorni. Facciamo un giorno sì e gli altri pure.» ribatté scherzoso, notando una certa impressione negli occhi del ragazzo. 
«Stai bene?» domandò Sam che si voltò verso di lui con uno sguardo preoccupato. 
Dean lo guardò prima di rispondere.
«Sì. Sì, sto bene.» 
Poi si voltò non appena Jo richiamò la sua attenzione. 
Sapeva già cosa la ragazza avesse in mente di fare e anche Sam; lo incitò ad andare verso di lei e farsi curare con un'occhiataccia.
Dean che continuava a mantenersi la spalla con la mano del braccio opposto le si fermò d'avanti. Non ebbe nemmeno il tempo di replicare che lei lo zittì con una strana dolcezza nel suo tono di voce. Quello sì che non si vedeva tutti i giorni.
Restò in silenzio ad osservarla e poi annuì debolmente.
Il suo viso era diventato pallido, quasi giallastro, e i suoi occhi erano visibilmente stanchi, trattenevano dolore.
Si accomodò nei sedili posteriori dell'auto di Jo e si sfilò lentamente la maglia. 

«Oh, questa non ci voleva!» borbottò. 
Lei alzò lo sguardo verso il suo. 
«Mi riferisco all'assenza di alcol.» precisò per non lasciarle pensare che si era pentito dell'azione appena compiuta. 
Sospirò e si mise ben comodo con la schiena nuda contro la spalliera. La collana che gli aveva regalato Sam ricadeva sul suo petto sudato. Ogni tanto gettava un'occhiata alla spalla che continuava a perdere sangue. Nessuno dei due parlava, entrambi rimasero in silenzio: Jo impegnata ad operare la ferita per estrarre la pallottola, Dean invece a trattenere gemiti di dolore. Di tanto in tanto stringeva i denti e irrigidiva le mascelle stringendo la mano in un pugno solidissimo.

Il fatto che ogni santa volta Dean capitasse sotto le mani di Jo quando lavoravano ad un caso insieme era quasi sconcertante. 

Per un momento Jo pensò che fosse proprio lei a portargli sfortuna ma, grazie al cielo, la ragione le venne incontro ricordandole il lavoro del ragazzo: tutti i cacciatori si procurano ferite, ogni giorno. L'unica differenza stava nel fatto che a curarlo fosse lei, assicurandosi quindi che non avrebbe alzato il di dietro dalla sedia o qualsiasi altro posto allestito a guarirlo prima che non fosse pienamente sicura di aver fatto un buon lavoro.
Certo lei non era Dio, quindi il dolore l'avrebbe sentito anche dopo il suo bendaggio ma pazienza. Ora era il mentre a preoccuparla.
Dean saggiamente immobilizzava la spalla su cui Jo lavorava ma il pugno riusciva a catturare la sua attenzione e questo non era un bene visto che quel movimento non faceva che causare tutto quel sangue che colava dal suo corpo, fino ad arrivare sulle ginocchia di Jo.
Chiedere di sopportare meglio il dolore sarebbe stato davvero il colmo, era l'ultima cosa da chiedere ad un cacciatore ferito e soprattutto senza sano alcol ad accompagnarlo.
Con un sospiro l'improvvisata infermiera Jo, a volte anche più competente di una vera, preparò la pinza nella mano destra, pronta finalmente ad estrarre la pallottola.
Avvicinò le estremità alla pelle del cacciatore ma il sangue non cessava. Era tutto nella norma, nulla di preoccupante ma la Harvelle avrebbe di gran lunga preferito vederne di meno. 
Rilassò le spalle che fin dall'inizio dell'operazione erano tese e rigide e con la mano sinistra aprì il pugno di Dean, facendo attenzione a non fissare la smorfia di Dean, qualsiasi tipo essa fosse stata.
«Se ora stringi il pugno, mi farai male.» osservò semplicemente trattenendo la mano sotto la sua, come un invito a non chiudere il pugno un'altra volta, lasciando strada libera al sangue ora nettamente in diminuzione.
«Se continui a contrarre i muscoli non andremo da nessuna parte.. e come se non bastasse mi muovi anche la pallottola. Quindi non farlo.» lo esortò come a voler spiegare il motivo del suo gesto.
In una mossa rapida estrasse la pallottola e gettò tutto sul sedile, in modo da avere la mano libera per poter tamponare e subito dopo fasciare.
Ora le serviva l'altra mano però.
La fece scivolare via da sotto quella di Dean e iniziò a srotolare le bende, contenta del fatto che fosse riuscito a non stringere nuovamente la mano in un pugno.
«Ora va bene.» concluse, fiera del suo lavoro e concedendosi un sorrisetto soddisfatto.

Il dolore era insopportabile. Era strano come tutto sembrasse molto leggero e meno sanguinoso con l'alcol. Ne beveva un po' e già si sentiva meglio anche durante l'operazione.
Dean e Sam lo usavano anche per disinfettare la ferita dopo averla cucita. Ne gettavano un po' sul taglio, trattenevano un gemito di dolore, poi la fasciavano e andavano avanti e incontro ad altre e nuove prossime cicatrici. Era questo il loro lavoro in sintesi, si facevano sempre e comunque male. L'importante era che ne uscissero sani e salvi. 

Non sapeva di peggiorare la situazione stringendo un pugno, non ne aveva idea. Insomma stava cercando soltanto di sopportare l'operazione e se non poteva fare nemmeno quello, allora doveva urlare. Poi gli venne in mente... aveva sopportato cose di gran lunga peggiori di una pallottola nella spalla, come per esempio il coma. 
Jo posò la mano sotto il palmo sudato di quella di Dean e lui la guardò come sorpreso.
Ah, ecco perché. Voleva soltanto che controllasse meglio il dolore, niente di ciò che aveva cominciato a pensare.

Quando estrasse la pallottola poi imprecò e appoggiò la testa sulla spalliera del sedile respirando a fatica con il cuore a mille. 
Non era la prima volta che Jo gli estraeva una pallottola, ma il più delle volte era successo in un luogo accogliente e in una situazione comoda con tanto di alcol ad alleggerire il tutto. Quella fu davvero una cosa improvvisata. Adesso restava soltanto una bella rattoppata e poi avrebbe finito del tutto il lavoro. Quello riusciva a sopportarlo, forse per la forza dell'abitudine.
«Grazie.» mormorò appena guardandola prendere ago e cotone. 
Si voltò a guardarlo quasi sorpresa. 
«Dico sul serio! Se non l'avessi fatto tu sarebbe stato Sam, e lui non ha la tua delicatezza.» aggiunse ironico. 
«Ma è Sam!» disse lei come se quella di Dean fosse una frase impossibile. 
«Non farti ingannare dai suoi occhioni. E' un cacciatore anche lui.» rispose Dean abbozzando un sorrisetto. 
Calò il silenzio e i due stettero a guardarsi per qualche secondo, poi Dean annuì, si inumidì le labbra e spostò lo sguardo fuori dal finestrino.

«Beh, almeno questa volta non mi hai dato della macellaia!» scherzò per uscire da quella situazione per niente familiare anche se ricorrente negli ultimi tempi.

Ultimò il suo bel ricamino sulla pelle di Dean e spezzò il filo, concludendo quel loro rito con un sonoro sospiro di sollievo.
«Ora andiamo!» lo spronò aprendo poi lo sportello.
Quella macchina era uno schifo, avrebbe dovuto lavarla al più presto ma rimanere lì dentro, immersa in quell'odore metallico e intenso.. beh, non ne poteva più.
Scese dall'auto e si riempì i polmoni di sana e pulita aria, carica di ossigeno, come una benedizione.
«Ehi Sam, lo sapevi che sei un ragazzo senza delicatezza?» lo prese un po' in giro mentre si avvicinava a l gruppo, trattenendo una risata nel vedere la sua espressione tra l'offeso e il profondamente confuso. 
Grazie al cielo Sam riuscì perfettamente a capire che a quell'affermazione non occorreva rispondere in alcun modo: aveva ben altro a cui pensare.
«La nostra prossima mossa?» domandò posando le mani sui fianchi e passando lo sguardo da Sam a Miles e da Miles a Sam, dimenticandosi totalmente di Andrew che assisteva a tutto il dibattito, a volte prendendone anche parte.
«Miles dice che è andato nord.» annunciò Sam voltando meccanicamente la testa verso la direzione indicata da cacciatore miracolato.
«Perchè voleva farti fuori, Miles?» fece capolino Dean dietro le spalle della ragazza, ritrovandosi ora coinvolto nella discussione.
Il tuo tono era curioso ed investigatore: salvargli la vita non aveva certo cambiato le cose. Per lui aveva sempre qualcosa che non andava, che non lo convinceva.
Di rimando, come a voler ascoltare la risposta con interesse, Jo se ne stava lì a fissarlo, inclinando la testa da un lato.
«Non lo so.» disse facendo spallucce «Mi si è avvicinato chiedendomi che ora fosse e poi mi ha comandato di piantarmi una pallottola in testa.»
«Quindi siamo punto e a capo?» disse Jo quasi in tono innervosito. Nervosismo che pareva portarsi dietro anche Dean e il suo simpatico buco piantato nella spalla.
«Ora sappiamo che faccia abbia.» cercò la calma Sam.
«Davvero consolatorio!» esclamarono i due quasi all'unisono. Cosa che catturò l'attenzione anche di Andrew che scoppiò in una risatina divertita.
«E abbiamo una direzione. Non è andato via da molto, possiamo ancora prenderlo!» continuò Miles dietro le orme pacifiche di Sam.
«Visto che vuole farti fuori, non credo che sia saggio che tu venga con noi.» disse Jo lasciando il cacciatore di sasso.
«Senza di me non lo riconoscereste mai.» si rifugiò dietro questa frase, sapendo di aver vinto una battaglia contro Jo.
«Va bene, diamoci una mossa allora.» si arrese la biondina alzando gli occhi al cielo.

Tutti sembravano voler acchiappare il vero responsabile di quelle uccisioni, ma nessuno si chiedeva perché questo tizio agisse in questo modo? Era strano, davvero molto strano, soprattutto da parte di Sam che sembrava molto più preso dall'azione che dal pensarci su.
Dean osservò la scena con calma e restò in silenzio per tutta la piccola discussione, cercando di infilarsi quella stramaledetta maglietta macchiata di sangue senza farsi male alla spalla. 

«Aspettate, aspettate!» intervenne subito prima che tutti sparissero nelle loro auto. «C'è qualcosa che non va.» 
«Sul serio?» chiese Miles ironico. 
Dean si trattenne dallo sparargli; non l'aveva nemmeno ringraziato per avergli salvato la vita.
Gli gettò un'occhiataccia e poi spostò lo sguardo sul fratello minore, sapendo che lui fosse l'unico ragionevole in quel gruppetto. 

«Che vuoi dire, Dean?» chiese quest'ultimo. 
«Prima il dottore, poi quella donna e ora Miles.» guardò un po' tutti e poi continuò. «Perché sta agendo in questo modo?» 
Calò improvvisamente il silenzio; i due fratelli si fissarono negli occhi. 
«Credi ci sia un collegamento.» fece Sam. 
Non era una domanda, era più un'affermazione approvata dal suo acuto intuito. 
«Deve esserci per forza, no? Insomma.. che senso avrebbe?» rispose Dean gettando poi uno sguardo su Andrew. «Tu conoscevi il dottore, vero?» 
«I-io... sì! Era un amico di famiglia, dei miei genitori più che altro. E' stato lui ad occuparsi dell'adozione e tutto il resto.» rispose il ragazzo timidamente. 
«Quale adozione?» domandò subito Sam, aggrottando la fronte. 
«La mia.»
«Sei stato adottato?!?» Dean inarcò le sopracciglia e gettò uno sguardo al fratellino che contemporaneamente fece la stessa cosa. 
Andrew annuì. 
«Perché non ce l'hai detto?!?» 
«Perché avrei dovuto farlo? Insomma... non li ho mai conosciuti e non conoscevo voi.» 
«Quindi è tua madre adottiva che è morta in un incendio...» ragionò Sam mantenendo il suo tono vocale sempre tranquillo. 
Jo e Miles osservavano la scena come affascinati. 
«Sì.» rispose Andrew. 
Adesso Sam si rivolse a Dean. 
«Quindi il dottore aveva a che fare con Andrew. Credi che quella donna potesse...»
«...essere la madre naturale? Sì, credo di sì.» proseguì Dean. 
«Ma io che c'entro allora?» si intromise Miles che fino a quel momento era rimasto in silenzio. 
Tutti si voltarono a guardarlo. 
«Forse anche l'assassino ha capito quanto sei idiota.» disse Dean abbozzando un sorrisetto soddisfatto. 
Sam trattenne una piccola risata abbassando gli occhi e Miles lo guardò torvo. 
«Lo scopriremo.» gli assicurò il fratello minore dei Winchester. «Sta tranquillo.»

«Va bene, adesso basta.» tentò di calmare gli animi Jo che intanto -come suo solito- tentava di ragionare e di strutturare un piano perfetto. Lei era una stacanovista, c'era ben poco da dire.

«Dovremo separarci. Andrew, Sam e Miles seguiranno la pista verso nord.»
«E voi cosa farete?» domandò Sam impaziente, anticipando le parole che Miles avrebbe fatto uscire dalla sua bocca in modo certamente più provocatorio e cupo.
«Municipio. Ospedali. Tutto quello che serve per avere un quadro più chiaro sulla madre visto che è l'unico punto in comune che abbiamo.» spiegò la ragazza incrociando le braccia sotto il seno con la sua aria autoritaria che aveva fatto riprendere colore al suo viso stanco.
«E come mai...» cercò di chiedere Miles come una frecciatina prima di essere interrotto brutalmente dall'organizzazione perfetta di Jo.
«Andrew ha i suoi stessi poteri, combattono alla pari. Sam è immune a questo potere e tu conosci la sua faccia.. anche se sei l'anello debole tra i tre. E' l'unico modo ragionevole che riesco a vedere per ottenere qualcosa di utile. Tu ne hai altri?» suggerì sapendo di aver vinto un'altra piccola battaglia contro il Cacciatore Geloso.
Il silenzio dell'intera squadra le sembrò un via libera così scrollò le spalle e sorrise, raggiante come giorni prima, non appena ebbe il permesso di sua madre per controllare la situazione.
Già, sua madre.
Aveva quasi dimenticato di averle sbattuto il telefono in faccia. Forse era già in viaggio, la stava cercando per tutta la città con un bel fucile tra le accomodanti braccia. E non l'avrebbe certo puntato contro la figlia.
Tutti erano ancora al loro posto, riuniti quasi in cerchio e in silenzio, aspettando che qualcuno iniziasse a muoversi. Andrew probabilmente rifletteva ancora sulle parole "combattere alla pari" che Jo aveva rivolto a lui. Si vedeva palesemente che l'ultima cosa che volesse fare era quella di combattere, mentalmente e fisicamente.
«Volete un motivo reale per darvi una mossa?» introdusse Jo per spronarli «Mia madre ci sta già cercando».
A quelle parole più occhi si spalancarono, lasciando per un secondo sulla loro faccia un'espressione di terrore.
«Allora, proseguiamo?» disse infine lanciando le chiavi della sua macchina a Sam e sorridendogli nuovamente, convinta di aver messo fretta ai cacciatori. Addirittura anche Andrew riuscì a capire che la madre di Jo era pericolosa.

Tutti sembrarono ammirati e sorpresi dal ragionamento di Dean, come se non se l'aspettassero da parte sua. Perfino Andrew che lo conosceva da circa mezz'ora sembrava colpito.
Dean poteva anche non essere di un'intelligenza superiore alla media, ma aveva intuito e - anche se non sembrava - ragionava sui casi che avevano tra le mani, a volte più di Sam. 

Li guardò un po' stranito per la loro espressione, poi Jo decise di mettere un punto alla discussione, prima che Miles potesse scagliarsi contro il cacciatore per avergli dato dell'idiota.
Fu altrettanto sorpreso quando Jo mise in chiaro il piano da lei attuato; era l'occasione perfetta per poter passare del tempo con il suo amato, perché aveva invece scelto Dean al posto di Miles?
Le gettò un'occhiata e poi guardò Miles.
Non l'aveva presa bene come al solito. 

«D'accordo, mettiamoci a lavoro!» disse Sam incoraggiando ognuno di loro. 
Andrew annuì come eccitato di far parte temporaneamente di un gruppo, mentre Miles gettò un'occhiataccia a Dean prima di dar loro le spalle e seguire il minore dei Winchester verso l'auto di Jo.
Dean si voltò verso Jo, che sorrideva radiosa come se avesse appena vinto un gratta e vinci, e inarcò un sopracciglio in un'espressione confusa.

«Hai intenzione di restare lì a guardarmi?» chiese lei con una certa acidità. 
«Oh, siamo tornati alle origini, eh!» ironizzò Dean abbozzando un sorrisetto, ovviamente riferendosi alla sua improvvisa dolcezza usata in auto mentre si improvvisava dottore. 
Lei non rispose e Dean capì di aver vinto quella volta.
Di solito era sempre lei che riusciva a zittirlo. 

«Forza, andiamo!» disse poi il ragazzo ridacchiando divertito.


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Il mio cuore non può reggere una cosa del genere.
Se solo mi mettessi di proposito ad immaginare la scena entrerei in apnea e morirei per mancanza di ossigeno.
Sarebbe un bel modo di morire dai.. forse un po' doloroso.. anche se non me ne accorgerei nemmeno, visto
e considerato il fatto che mi perderei nel labirinto della mia immaginazione. *___*
Ok, vado a fare corsi di apnea. 
Alla prossima! :D

P.s: Grazie a tutti per aver letto fino al decimo capitolo o anche solo per aver aperto questa pagina per caso o sotto inganno xD

P.s.s: se lasciate una piccola piccola recensione mi farete felice. Più regali per voi a Natale, mie anime buone! <3

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Capitolo 11
*** Lepisma Saccharina. ***


11 Capitolo 11 - Lepisma Saccharina.




Si misero entrambi a bordo dell'Impala; come al solito Dean accese la radio e alzò di poco il volume. 

«Oh, guarda guarda! Sono i REO.» 
Jo gli gettò un'occhiata che tradotta in parole, secondo l'acuta osservazione di Dean, avrebbe dovuto significare "dì un'altra parola e ti uccido". 
«Can't fight this feeling anymore.» annunciò il ragazzo con un certo torno di soddisfazione. 
Jo gli diede una gomitata. 
«La vuoi piantare?!» 
Scoppiò in una risatina divertita e poi, alzando il volume, cominciò a cantare.
Accese il motore della sua amata Impala e accelerò.
Direzione: municipio.

Le sembrò di aver ruotato gli occhi al cielo una decina di volte in una manciata di minuti. 

No, non era arrabbiata, nè innervosita: nulla di tutto questo. 
Doveva semplicemente recitare la parte della dura che non si scompone mai, nemmeno per ridere di troppe evidenti frecciatine da parte di Dean. Dargli quella soddisfazione era troppo anche per lei.
«Credo che Kevin Cronin si stia rigirando insonne nel suo letto.» rincarò ironicamente la dose lei, non riuscendo però a trattenere un sorrisetto stretto tra le labbra ancora leggermente sporche del sangue di Dean.
Un modo come un altro di provocarlo, visto che con il canto non se la cavava affatto male, in realtà. E da come cantava a squarciagola, anche lui era dello stesso parere non espresso di Jo.
«Ma sbaglio o questa canzone non rientrava esattamente nelle tue grazie?» domandò la ragazza accigliata, volendo quasi strappare dalla bocca di Dean una specie di confessione. «Mi era sembrato di capire che in questa macchina si ascoltasse solo rock, quello puro, quello che ti sfonda le orecchie dopo nemmeno cinque secondi e qualche giro di Do ripetuto all'infinito.» concluse continuando a fissargli il profilo.
Era visibilmente colto nel segno nonostante stesse fissando la strada, che stesse pensando ad una risposta pronto a salvarlo? Forse.
Proprio mentre stava per aprire bocca, Jo lo interruppe, come da sua pessima abitudine.
«Non sforzarti, si vede lontano un miglio che questa canzone ti piace, adesso.» rispose infine senza aspettarsi nessuna spiegazione dal cacciatore, sorridendo come una ragazzina soddisfatta dopo aver sottolineato l'ultima parola con enfasi.
Erano tornati alla pari.
«Va bene allora, se proprio vuoi il rock...» disse Dean avvicinando la mano alla radio e facendo risuonare quelle parole come una minaccia, per Jo.
«Te lo scordi, non ti azzardare! Mi piace questa canzone!» controbatté lei dandogli uno schiaffetto sul dorso della mano pericolosamente vicino alla manovella.
Un altro sorrisetto si formò sulle labbra di Dean così come su quelle di Jo. 
Ecco un'altra volta quella sensazione.
Perchè diavolo stava così bene quando era con quel dannato Dean Winchester?
«Allora American Idol, qual'è il piano?» spezzò con la sua voce l'atmosfera da karaoke, iniziando a giocherellare con il suo fidato coltello di famiglia.

L'ultima volta che Dean aveva sentito quella canzone fu alla Roadhouse e quando tornò in sella alla sua auto non riusciva più a togliersela dalla mente. Continuava a canticchiarla spensierato mentre guidava, tanto che fu Sam a zittirlo con uno dei suoi stizziti "la vuoi piantare?".
Sì, in effetti stava cercando disperatamente una risposta che pronta e perfetta che potesse aiutarlo a vincere anche quella breve ma trionfante battaglia, ma ovviamente Jo rovinò tutto. Doveva ammettere che quella canzone gli piaceva? Assolutamente no, anche perché glielo si poteva leggere chiaramente in faccia che era così. Quel suo sorrisetto sempre costante sulla faccia e un via vai di sguardi lo facevano ben intendere.
La guardò sorridendo quando calò il silenzio poi si schiarì la voce e tornò a tenere gli occhi puntati sulla strada, fortunatamente poco trafficata.
Sentì di nuovo le viscere contorcersi in quel momento. Ma che diavolo gli prendeva? Gli sembrava di essere tornato adolescente, il periodo in cui si prese una cotta per Susy Collins. Lei era la capo cheerleaders. 

«Abbiamo un piano?» disse retorico e ovviamente ironico. 
Lo sguardo di Jo si immobilizzò come terrorizzato a quella domanda, ma quando capì che stava scherzando tornò la schizzinosa di prima, roteò gli occhi al cielo. 
«Dunque, vediamo...» cominciò lui senza distogliere lo sguardo dalla strada. «... abbiamo un pazzo omicida che obbliga la gente ad uccidersi con la forza del pensiero. Andrew ha i suoi stessi poteri, ha ucciso dottor House, la sua probabile madre si è data fuoco e stava per uccidere il tuo amichetto.» fece un breve riassunto di quella giornata così movimentata. «Non si è mai presentato un caso simile fin'ora. Andiamo al municipio. Se questa donna era davvero la madre naturale di Andrew lo scopriremo lì, no?» 
La canzone terminò.
Dean che non aveva nessuna intenzione di scoprire che cosa venisse dopo, infilò la cassetta dei Blue Oyster Cult nella radio.

Il tempo di due canzoni e l'Impala era di fronte al municipio. 

Quel posto era stato appena ristrutturato, si vedeva dal bianco scintillante delle pareti e dalle finestre dal design moderno. Tanto meglio.
Dopo svariati tentativi di Dean di mandare da sola Jo a fare ricerche (cosa che lui non sopportava affatto), scesero dall'auto chiudendo le portiere quasi contemporaneamente.
Gli sbuffi di Dean tenevano di buon umore Jo e anche molto.
«Faremo presto, va bene»? gli promise apprensiva.
Non che a lei desse fastidio fare ricerche, anzi! Praticamente lo adorava. Respirare polvere, ridurre i suoi polpastrelli in orme nere, bere caffè su caffè per allontanare il sonno, scrivere appunti su ogni foglio o foto.. non c'era niente da fare: Jo era una cacciatrice a tutti gli effetti.
Entrarono in questo monumentale edificio senza neanche spingere la porta: porte a vetro automatiche.
«Accidenti, molto sofisticato per una cittadina così anonima!» pensò istintivamente perdendo gli occhi sul soffitto altissimo.
Altro sbuffo di Dean.
La ragazza si voltò a guardarlo/fulminarlo, inarcando un sopracciglio.
«Non costringermi a sgridarti di fronte alla gente, Dean.» lo rimproverò a bassa voce, ascoltando poi la sua risposta/frecciatina.
Ah, quanto adorava quel caso!
«E dopo vuoi anche sculacciarmi, mamma?» mormorò il ragazzo con la sua solita faccia da schiaffi che Jo avrebbe tanto voluto baciare di nuovo per poi mollargli un bel ceffone.
Che ragazza insolita.
«Non sarebbe una brutta idea!» gli resse il gioco lei, avvicinandosi poi ad una donna anziana imprigionata dietro un bancone.
«Salve!» la salutò ricevendo in risposta un bel paio di occhi poco vispi.
«Potremmo controllare i registri degli ultimi.. mmmhh..» si interruppe un istante per gustarsi la prossima smorfia di Dean 
«Trent'anni?»
La donna, in tutta risposta, alzò la penna che aveva nella mano per risolvere il suo rebus verso una porta in legno, senza però proferire parola.
«Molte grazie!» rispose educatamente la ragazza facendo un cenno con la testa a Dean, per incitarlo a muoversi.

Odiava dover passare ore dimenticate su dei fottutissimi documenti di persone che non aveva nemmeno mai visto.
Odiava dover tenere il di dietro attaccato ad una sedia per ore ed ore, con l'unico sollievo che poteva offrirgli uno stupido macchinario; il caffè.
Odiava dover sbadigliare ogni trenta secondi mentre sfogliava stupide pagine ingiallite che spesso non gli semplificavano nemmeno la vita.
Odiava con tutto il cuore dover fare ricerche. Era qualcosa che davvero non sopportava, infatti era sempre Sam ad occuparsi di questo. Se la vedeva con libri antichi, biblioteche e computer... ah i computer! Se c'era il computer che gli ridiceva il lavoro in un'ora circa, allora era più che contento che fare ricerche.
Purtroppo però quel municipio di tecnologico aveva soltanto le porte d'entrata. 

«Sarà una grandissima seccatura.» annunciò con falso entusiasmo, mentre sulla sua faccia si disegnava un'altra delle sue smorfie di disapprovazione. 
«Oh andiamo! Guarda il lato positivo, siamo in due.» lo incoraggiò Jo, ma ricevette soltanto uno sguardo severo che se avesse potuto avere una forma verbale sarebbe stato ''mi prendi per il culo?''. 
«Perché non hai chiesto a Miles di farti accompagnare qui, mh?» chiese improvvisamente il cacciatore. «Scommetto che sarebbe stato più che felice di fare questa cosa in due!» "E anche qualcos'altro" pensò subito dopo, aprendo un cassetto d'acciaio per frugare tra le vecchie cartelle cliniche risalenti all'anno 1983, la data di nascita di Sam ed Andrew. 
«Cordelia Rainolds...» mormorò tra sé. 
Quello era il nome della possibile madre di Andrew. Se era davvero lei, allora avrebbe trovato il suo fascicolo in uno di quei cassetti, magari tra qualche altra ora, ma l'avrebbe trovato prima o poi.

Non appena Dean trovò il cassetto nel quale avrebbero dovuto rovistare per bene da lì fino a chissà quando -secondo la mente pigra di Dean, ovviamente-, Jo gli si avvicinò, dividendo quella ingombrante e soprattutto pesante pila di fogli in due.

Posò il suo gruppo sul primo tavolo libero che le capitò a tiro e si mise seduta su una sedia, adocchiando con la coda dell'occhio la macchinetta del caffè.
«Miles conosce il killer in questione, serve più a loro che a noi.» disse poi in tono professionale, ispezionando i primi fogli che occupavano la cima.
Nessuna Cordelia Rainolds, per ora.
Continuò a scorrere i fogli, alzando nell'aria un innumerevole quantità di polvere e, con sorpresa, notando scorrazzare da un foglio all'altro un insetto della carta o più scientificamente parlando un..
«Lepisma saccharina.» disse Jo infastidita attirando l'attenzione di Dean che, dalla sua smorfia che aveva stampata in faccia, le aveva fatto intendere di non aver capito una mazza di ciò che aveva detto. «Ecco una cosa che detesto delle ricerche.» continuò a lamentarsi ruotando gli occhi al soffitto.
No, Jo non era la solita ragazza schizzinosa con paure di così poca importanza. 
Ragni, insetti, serpenti.. che diamine, lei cacciava demoni!
In quel frangente, l'unica cosa che le dava fastidio era che quell'insetto se fosse salito su una mano.
La scrollò come se niente fosse e, nemmeno due minuti dopo, Dean se ne uscì con una esclamazione tipo "che diamine è questo coso?".
Esclamazione/domanda alla quale Jo rispose divertita con un "lepisma saccharina".

Passarono i minuti e i cacciatori iniziavano a spazientirsi.. o meglio, Dean iniziava a spazientirsi.
«Non ne posso più.» si lamentò con uno sbadiglio.
«Hai la soglia di attenzione davvero bassa!» gli fece notare la ragazza, alzando poi un foglio in aria. «In realtà l'ho trovato dieci minuti fa...» confessò con un sorrisetto innocente «...ma mi divertivo troppo a sentirti lamentare come un bambino!» concluse passandogli il foglio che Dean afferrò tra l'arrabbiato e l'offeso.

Oh sì, sì. Miles era davvero molto importante per il gruppo. Ma per piacere! Se non fosse stato per Dean, Miles nemmeno sarebbe servito visto che stava per spappolarsi il cervello. Quell'idiota che glielo aveva ordinato con la forza del pensiero non aveva considerato la possibilità che quell'idiota avrebbe potuto salvarsi. Ovviamente non aveva torto, al suo posto chiunque avrebbe avuto quella convinzione. 

«Ah, certo!» disse con ironia, trasportando una pila di cartelle sul tavolo opposto a quello di Jo. 
Prese posto sulla sedia girevole e passò i primi cinque minuti a fare su e giù sulle rotelle e a girare su se stesso, forse in attesa che la voglia di lavorare l'avesse pervaso all'improvviso.
Dean era un bambino a volte e questo Jo lo sapeva, per questo nel guardarlo le si disegnò un'espressione agghiacciata sulla faccia.
Quando capì che era il tempo di tornare seri, si piegò sulla schiena, cominciò a mordicchiare il tappo di una penna e iniziò a sfogliare le varie cartelline con l'intento di trovare quella di Cordelia Rainolds, la donna morta arsa. 

Ci furono varie distrazioni come quella del leposma saricciana... o come diavolo si chiamava! Meglio dire lo scarafaggio.
Una o tre volte Dean lasciò cadere a terra la penna volontariamente, tanto per fare qualcosa di diverso.
Dette uno sguardo all'orologio... erano passati soltanto venti minuti. L'idea di continuare a stare lì per ore lo inquietava.
La situazione si alleggerì quando Jo gli dette la buona notizia.
Avrebbe voluto ucciderla, ma si limitò a fare l'offeso visto che avevano cose molto più importanti a cui pensare. 

«Ebbe due gemelli?» fece sorpreso Dean osservando il fascicolo della donna defunta da poche ore. 
«Già, indovina un po' chi è il figlioletto?» 
«Lo sapevo!» disse soddisfatto quando lesse uno dei nomi dei figli. «Andrew!» 
«Centrato!» Jo si sedette sulla scrivania di Dean e osservò la scena. 
«Temo che l'assassino sia il gemello di Andrew.» 
«Larry Williams. Quindi Cordelia diede entrambi i suoi figli in adozione.» osservò Dean inarcando un sopracciglio. 
«Sì. Larry fu adottato dai Williams, una famiglia che vive in un quartiere lontano da qui. Andrew invece fu adottato dai Gallager e il dottore si occupò della sua adozione.» 
«Sta uccidendo tutte le persone vicine ad Andrew.» riflesse Dean in un mormorio. 
«Sì, ma cosa c'entra Miles?» domandò Jo. 
Era davvero un'ottima domanda quella. 


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Questa sera credo di essere in modalità "parla/ scrivi-finchè-non-ti-cade/cadranno-la/le-lingua/dita".. e sinceramente preferirei evitare.
Quindi vi dico semplicemente GRAZIE GENTE ! :D Posso garantirvi che gli spazi macroscopici non erano voluti, chiedo perdono! O.o


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Capitolo 12
*** Come grandi ed egocentrici Dei ***


12 Capitolo 12 - Come grandi ed egocentrici Dei.





«Forse pensava che Miles avesse cattive intenzioni con Andrew...» azzardò il cacciatore, alzando lo sguardo verso la ragazza. «Riusciamo ad avere una foto di questo Larry? Così almeno Miles metterebbe di essere importante per il gruppo, conosceremo tutti lo svitato assassino.» Dean sorrise ironico e Jo ricambiò con una smorfia.

«Oh certamente. Se vuoi passare altri venti minuti a cercare il suo fascicolo.. fa pure!» lo prese in giro allargando le braccia come ad indicarsi intorno, tra una serie di scaffali che pareva interminabile.

«Dai muoviti, dobbiamo chiamare Sam.» lo avvertì prima di rimettersi in piedi e stiracchiare le braccia al cielo, sgranchendosi le ossa ormai ferme da un po'.
«Se Larry vede in giro Miles ancora vivo.. penso che avremo molti più problemi di una pallottola nella spalla.» meditò saggiamente incamminandosi verso l'uscita seguita da Dean, senza preoccuparsi tanto di rimettere tutte le cartelline al loro posto.
Certo, la vecchietta li avrebbe detestati ma pazienza!
«Ah, e per la cronaca...» disse poi voltandosi verso Dean e rischiando quasi di sbattergli contro.
Come in un lampo le venne in mente la sera dell'ultima caccia insieme, quella dove Dean stava per rimetterci la pelle a causa di una strega del cazzo che Jo aveva odiato con tutte le fibre del suo corpo.
Intanto il cacciatore era rimasto di fronte a lei con una faccia dubbiosa, pronto ad ascoltare le parole della biondina persa momentaneamente nel labirinto della sua mente.
Le sue budella non collaboravano affatto, così come la vicinanza.
Faceva una grande fatica, immane. 
Tutta quella tensione -anche se piacevole- tra di loro non era rimasta chiusa in macchina, o in motel, o alla RoadHouse, lo sapevano.
Sapevano anche quanto fosse sbagliato.
Diciamo pure che Jo era la reginetta degli errori. E Dean ancora peggio.
Si alzò sulle punte dei piedi e con una mano lo avvicinò a lei tirandolo per la nuca.
Il contatto visivo tra i due si interruppe e le labbra di Jo si appoggiarono su quelle di lui, molto più calde rispetto alle sue.
Era un bacio impulsivo e allo stesso tempo rilassato. Un bacio incoerente, un po' come lo erano loro.
«Grazie.» mormorò scendendo con i talloni su pavimento e spingendo la porta per raggiungere l'entrata.
Era sempre così che capitava no? Preferivano nascondersi dietro una scusa piuttosto che darsi una risposta a quello che.. provavano? Forse.
Miles non l'aveva ringraziato. Forse perchè non ne aveva avuto l'occasione.. o la voglia. Ma in ogni caso avrebbe dovuto essergli grato.
Una buona scusa per Jo di liberarsi di un demone che iniziava a morderle lo stomaco.

«Sai che ti dico? Lasciamo pure che Miles trionfi nella sua unica utilità.» disse non appena gli comunicò che per vedere una foto dell'assassino sarebbe servito il fascicolo privato del soggetto in questione. 

Aveva passato venti minuti di inferno e noia, chi mai avrebbe voluto passarne altri venti nello stesso modo? Lui non di certo. 
Si alzò dalla sedia e prese il fascicolo di Cordelia Rainolds nascondendolo sotto un lembo del giaccone di pelle. Jo lo guardò come sconcertata: inarcò un sopracciglio e socchiuse la bocca in un'espressione lontanamente severa. Sembrava volesse dirgli "ma è illegale!". Come se fosse la prima volta che Dean faceva qualcosa del genere. 
«Che c'è?» fece Dean stranito aggrottando la fronte. «Sarà sicuramente l'unica cosa che ha di sua madre. Vorrà averlo.» pensò ad alta voce. 
Lui non aveva nulla di Mary, soltanto tre o quattro foto. Se avesse trovato qualcosa del genere avrebbe voluto averla per sé, insomma si mise nei panni di Andrew.
A quel punto l'espressione della ragazza sembrò mutare in un sorriso. Strane le ragazze! Bastava fare un gesto altruista e si scioglievano come ghiaccio al sole.

«Forza, andiamo!» la incitò Dean prima che lei prendesse a citare di nuovo Miles. 
«Non penso che a Larry importi qualcosa del tuo amichetto.» confessò in tutta sincerità. 
Chissà per quale strano e arcano motivo quel Larry gli aveva detto di ammazzarsi. Probabilmente perché Miles aveva - evidentemente - cattive intenzioni con Andrew. Insomma, se qualcuno progettasse di fare del male a Sam anche Dean darebbe di matto e comincerebbe a sparare. O forse gli stava antipatico e aveva deciso di eliminare quella brutta faccia dal pianeta terra. 
A quel pensiero Dean ridacchiò tra sé mentra uscivano da quella stanza.
Poi improvvisamente Jo si bloccò e si voltò verso di lui. Dean fece appena in tempo per fermarsi, non mancava molto che si schiantasse contro il corpo esile della ragazza. "Per la cronaca..."

Dean aggrottò la fronte e annuì come ad incitarla a finire di parlare.
Pendeva dalle sue labbra e non aveva idea su che cavolo volesse cominciare a battibeccare. Poi i pensieri si spensero come lampadine fulminate non appena le loro bocche si incrociarono.
Sentì di nuovo una stretta morsa allo stomaco e la mente sembrò essersi dissolta. 

"Grazie..." e di cosa? Restò a guardarla imbambolato mentre si allontanava e inarcò le sopracciglia stordito. Ma che gli prendeva? 
«Non c'è di ché...» mormorò non appena lei fu fuori dall'ufficio, anche se non aveva la ben che minima idea del motivo per cui l'aveva ringraziato in quel modo così insolito.

Un cenno di saluto alla disponibilissima vecchietta amante dei rebus e subito in macchina, pronti a comunicare a Sam le nuove notizie sul caso e, soprattutto, pronti a prendere questo killer sadico e un tantino piromane.

Non era il momento di essere sentimentali.
«Larry Williams. Sì Sam, è lui che li ha uccisi.» iniziò a spiegare Dean mentre premeva il piede sull'acceleratore e stringeva la mano sul volante.
La risposta di Sam era muta all'orecchio di Jo ma lei immaginava le sue parole: 'Perchè lo fa?' o meglio 'Chi diamine è Larry Williams?'.
«Da' qua!» disse Jo ruotando gli occhi e strappando dalla mano di Dean il cellulare per parlare con il fratellino confuso.
«Larry è il fratello di Andrew. O meglio dire gemello. Sono stati divisi alla nascita quindi dubito che sappiano di essere imparentati in qualche modo.» chiarì la ragazza lanciando una rapida occhiata al conducente, ironicamente infastidito dal gesto autoritario di Jo.
Ridotta una risatina in un tenue sorrisetto, ritornò ad ascoltare Sam.
La voce di Andrew in sottofondo riusciva appena ad arrivare alla cornetta come un mugolio confuso e ciò faceva aggrottare la fronte della ragazza.
«Quindi non siete riusciti a trovarlo?» domandò per sicurezza lei prima di essere ripagata con la stessa moneta da Dean che prontamente le rubò il cellulare dalle mani.
Schioccò la lingua al palato e scosse la testa come forma di disappunto.
Oh, quanto avrebbe voluto ridere.
«Dove siete adesso?» chiese poi Dean visibilmente più tranquillo.
Era ovvio che fosse preoccupato per il fratello. 
Dopotutto un pazzo dotato di poteri sovrannaturali che riesce a convincere la gente a fare ciò che lui vuole era una preoccupazione abbastanza grande da sopportare, pur sapendo che Sam ne fosse immune.
Un suono incomprensibile risuonò nell'abitacolo in risposta.
«Ok, arriviamo.» concluse Dean abbandonando il cellulare sul cruscotto e improvvisando un' inversione a U che fece spalancare gli occhi alla ragazza accanto a lui.
Inutile puntualizzare il fatto che lei lo stesse guardando malissimo, tipo con uno sguardo da 'Sei un pazzo omicida?'.
«Sempre se non moriamo prima schiantati contro qualcosa.» ironizzò Jo come a volerlo rimproverare.
Per ora tutto proseguiva liscio per i cacciatori, escludendo il quasi suicidio di Miles, e questo non poteva che fagli tirare un sentito sospiro di sollievo.
«Lo sai che il limite su questa strada è 90, vero Dean?» disse retorica Jo incrociando le braccia al petto.
Peccato che quel loro futuro battibeccare fu interrotto dal cellulare di Dean.
«E' Sam.» tirò ad indovinare il ragazzo investito da una specie di telepatia fraterna.
«Oh no, non lo è.» lo contraddisse Jo che di telepatia ne aveva un'altra e pari a quella dei Winchester in quanto a potenza.
«Non è Sam, non è Bobby, chi diavolo.. Ellen?» si illuminò Dean che sembrava ora nervoso, convinto di aver indovinato.
Jo si limitò ad annuire infastidita.
«Quindi non scherzavi quando dicevi che stava venendo qui.»
«Non scherzo mai quando si parla di Ellen Harvelle.» ruotò gli occhi la figlia lasciando che il cellulare squillasse.
«Che fai, non rispondi?»
«Primo: il cellulare non è mio, non spetta a me rispondere. Secondo: non ci direbbe niente che non sappiamo già o che servirebbe al caso. Terzo: ha smesso di squillare.» catalogò lei rilassando i muscoli. «E poi, sapendo che sono con te, perderebbe il senno.» continuò a lamentarsi, non riuscendo a spiegarsi perchè la madre fosse così diffidente con i Winchester.

D'accordo, la situazione era abbastanza grave e seria, specie se dietro le quinte c'era un' Ellen incazzata nera e al centro della questione un pazzo omicida con poteri sovrannaturali che controllava la mente della gente. Il fatto che ci fossero molte persone come Sam - con poteri psichici - non sollevava il ribelle animo del cacciatore. Tutt'altro. Aveva praticamente dimenticato il piccolo problema Winchester, quello per il quale Sam e Dean si erano spinti fino alla Roadhouse qualche giorno prima. Il demone con gli occhi gialli c'entrava qualcosa; Sam lo sospettava, Dean lo sapeva per certo. Sospirò mentre teneva gli occhi fissi sulla strada e la mente altrove. 

«Tutto bene?» chiese Jo inarcando un sopracciglio. «Sai, mia madre è una donna agguerrita, ma non arriverà ad ucciderti. Credo...» disse scherzando. 
Dean accennò un sorrisetto e scosse la testa, gettandole un'occhiata. 
«Sto bene.» le assicurò. 
Dopo qualche secondo il telefono riprese a squillare. 
«Ok, questo è Sam!» fece Jo rispondendo al telefono. 
Ah! Quando si trattava di sua madre trovava la scusa del "non è il mio telefono quindi non rispondo", se l'interlocutore era chiunque all'infuori di Ellen allora faceva anche pubbliche relazioni. 
Dean roteò gli occhi e poi sorrise. 
«Vuole parlare con te.» disse lei passandogli il telefono. 
Dean lo prese con una mano e cominciò a parlare con il fratello. 
In breve, Sam e Andrew avevano scoperto l'identità del gemello, lo conosceva, ma non sapeva fosse un suo parente. Si faceva chiamare Ned e lavorava nel bar con la ragazza dei tovaglioli con gli scoiattoli. 
«Hai avuto una visione su di lei?» 
«Sì! Quel pazzo le dirà di saltare giù da un dirupo, Dean. Dobbiamo fare qualcosa!» 
«Arriviamo!» 
Dean schiacciò il piede sull'acceleratore e passò il telefono a Jo. 
«Fatti raccontare meglio la visione!» fece Dean a Jo.

Stava tornando l'azione. E non era solo la schiena che aderiva perfettamente al sedile per via della velocità a farglielo capire.

«Ok Sam, devi riuscire a dirmi dove si svolgeva precisamente. Cerca di ricordare dei dettagli, qualsiasi cosa.» disse gentile Jo non sapendo come queste visioni avrebbero potuto aiutarli o quanto potessero fare male a Sam.
«Un parco, ok... con degli alti e strani recinti in legno che lo dividono dal dirupo, perfetto!» ripeté a voce alta per farsi ascoltare anche da Dean.
I cacciatori non erano minimamente di quelle parti -o tanto meno ci erano mai stati per vacanza- quindi di posti ne conoscevano davvero pochi, se non due o tre.
La descrizione di Sam non li aiutava molto.
«So dove si trovano!» riuscì a distinguere le parole di Andrew con sollievo e un minimo di speranza le si accese nella testa.
«Ok, veniamo a prendervi.» li avvertì Jo prima di essere interrotta dalla voce di Sam.
«Non c'è tempo!» disse il fratello minore quasi nel panico, lasciando che la sua voce fosse sostituita da quella di Andrew subito dopo.
«Dove vi trovate?» domandò lui mentre questa volta, in sottofondo, era Sam ad essere calmato da Miles.
Stava bene. Un altro sospiro di sollievo.
«Vicino il municipio, abbiamo preso la strada sulla destra, poi abbiamo fatto inversione e siamo tornati indietro.»
«Quindi siete sulla strada, perfetto! Siete più vicini di noi.» la avvertì alzando la voce come a farsi ascoltare meglio.
«Ascoltami bene, proseguite dritti e quando vedete un cartello enorme in legno con sopra una scritta illeggibile, prendete il vialetto sulla sinistra, chiaro?».
Wow, sapeva anche dirigere. Allora non era proprio un pappa-molle come lei pensava.
«Andrew, inizi a starmi simpatico.» gli disse con un sorrisetto nonostante avesse omesso un "anche se stavi per farmi perdere la memoria e volevo ucciderti".
«Vi raggiungeremo al più presto.» disse Sam riprendendo possesso del suo cellulare per poi chiudere la conversazione.
«Cosa ha detto?» domandò Dean distogliendo gli occhi dalla strada nonostante stesse andando decisamente veloce.
«Gira qui! Qui, sulla sinistra!» rispose improvvisamente Jo, ipotizzando che quello fosse il cartello descritto da Andrew.
«Sono qui, dobbiamo fermarlo.» disse conclusiva Jo, preparando qualche arma sotto la giacca.

Tutta quella situazione era troppo stressante, se non l'avessero conclusa prima di quella notte sarebbe stato Dean a spararsi un colpo in testa, ma senza che nessuno glielo ordinasse.
Cacciare era bello, distoglieva la mente dai problemi giornalieri - anche se il cacciare stesso era una specie di problema - ma alla fine dopo poco diventava decisamente irritante. L'unica cosa che Dean desiderava era concludere quel caso il più presto possibile e tornarsene al motel per una lunga e consolante dormita. 

«Che cosa ha detto?»
«Gira qui! Qui, sulla sinistra!» 
Dean voltò a sinistra girando improvvisamente il volante. L'Impala sgommò con le gomme sull'asfalto e li portò su una nuova strada molto più stretta di quella sulla quale si trovavano.
Finalmente arrivarono al parcheggio, dove Sam, Andrew e Miles li aspettavano con ansia: anche loro erano appena arrivati.. Dean scese dall'auto e andò diretto dietro al cofano dell'Impala, cominciò a preparare i fucili e le altre armi e poi scattò come un soldato, andando verso il parco. 

«Ehi, dove vai?!» Sam lo bloccò da una spalla e lo spinse indietro. «Tu, Jo e Miles restate qui. Io ed Andrew siamo immuni, andremo a fermarlo direttamente.» disse spiccio. 
«Che cosa?!» urlò Dean irritato. 
Aveva fatto fast&furios per niente? Avevano rischiato di ammazzarsi sulla strada e adesso gli diceva che non potevano dare una mano?
«Voi vi nasconderete tra i cespugli e aprirete il fuoco nel caso in cui si mettesse male!» aggiunse poco dopo. 
Anche se non adorava "la parte" che gli era stata assegnata, si accontentò. 
«Miles tu dietro quell'albero. Jo tu più a nord, io mi sistemo dietro quei cespugli.»
E tutti andarono a nascondersi nei posti assegnati. Sam ed Andrew andarono a fermare quell'idiota del gemello cattivo. Ne rimase sorpreso quando vide che era immune ai suoi poteri. La ragazza però era comunque in piedi sulla diga, tentennante. 
«Perché lo stai facendo?» domandò Andrew. 
Sam era svenuto dopo aver ricevuto un colpo in testa dalla ragazza, ovviamente per comando del gemello. 
«Lei è una distrazione, fratello. Io e te siamo destinati a fare grandi cose, lei non può essere nei piani, Andy!»
«E nostra madre? Il dottore?» urlò il ragazzo infuriato. 
«Sono stati loro a separarci!» rispose l'altro con lo stesso tono.
«E Miles?»
«Voleva farti del male...» disse il gemello che stava perfino per piangere. 
Dean che osservava la scena dall'alto si era preparato a sparare, ma d'un tratto si blocca. Il cervello gli si chiude e una voce nella sua testa gli dice di puntarsi la pistola sotto il mento, ma senza sparare. La stessa cosa succede con Jo e Miles. 
«Se non vieni con me, i tuoi amici moriranno...» fece il gemello con un tono nervoso. 
«Come ci riesci? Come fai a non usare il comando vocale?» 
«Serve soltanto un po' di esercizio, fratellino. Lui ci guiderà, ha grandi progetti per noi.» 
«Lui?» domandò Andrew incerto. 
«L'uomo con gli occhi gialli...»

La faccenda iniziava ad essere fin troppo critica e difficile da gestire, anche per dei cacciatori esperti come loro. 

In poche righe: Jo aveva capito che Sam aveva questi poteri solo che non sapeva come, da quando e sopratutto non sapeva
il perchè.
Nonostante avesse una pistola puntata alla testa (come anche Miles e Dean del resto), la ragazza ascoltò con chiarezza la storia che i due fratelli si raccontavano, anche se la funzione di narratore spettava principalmente -se non unicamente- al più fuori di testa dei due... sadicamente parlando.
«Quindi voleva Miles morto solo perchè lo considerava una minaccia per Andrew.» riflettè Jo tentanto di deviare la sua attenzione su qualcos'altro che non fosse la probabile morte a causa di un arma da fuoco che la sua stessa mano puntava sulle sue tempie.
Non era esattamente l'ideale.
"L'uomo con gli occhi gialli". 
Ne aveva già sentito parlare. E dall'espressione cupa che sfoggiava Dean, Jo riuscì a collegare svariati episodi collegati a quell'uomo.
Tutto ciò che conosceva su quel demone era legato alla famiglia Winchester e di certo quelle poche informazioni che aveva derivavano da un' attenta, approfondita ed illegale origliata alla RoadHouse.
Centrava la madre di Sam e Dean, l'incendio che trasformò la loro casa in un buco nero e consumato, con la scelta di John di diventare cacciatore. 
Scelta che lo spinse ad incontrare William Antony Harvelle.
Le budella le si ritorsero nuovamente nello stomaco della biondina, questa volta in modo doloroso. Niente a che vedere con l'episodio del municipio.
«Lui tiene molto a noi.» disse Larry al fratello con una strana luce negli occhi, costringendo Jo a spezzare la linea dei suoi pensieri che iniziava a condurla verso un posto non molto piacevole. 
«Siamo destinati a diventare dei grandi, Andrew! Come degli Dei!» urlò aprendo le braccia e non curandosi di Sam che alle sue spalle iniziava a tirarsi nuovamente in piedi. 
Era orgoglioso di sé stesso, forse al limite dell'auto-adorazione, ma in ogni caso affezionato alla sua famiglia, al suo fratello con cui aveva avuto davvero poco a che fare.
«Tu sei pazzo.» lo accusò di rimando Andrew, temendo ogni sua parola pronunciata. 
Non voleva certo dei morti sulla coscienza.
«Guideremo il suo esercito. Solo noi possiamo farlo.» continuò Mr "posso-farti-fare-ciò-che-voglio-anche-solo-con-il-pensiero" mentre proseguiva nel suo intento di persuadere il fratello dotato di ragione.
I tre cacciatori non potevano far altro che restare a guardare la scena, sperando in bene, nelle capacità di Sam e, perchè no, anche in quelle di Andrew, dimostratosi molto più coraggioso e saggio del previsto.

Dean aveva ascoltato tutto il monologo di Larry e ad ogni sua parola aveva rabbrividito.
Era come John gli aveva sussurrato all'orecchio: il demone aveva dei progetti per Sam e per quelli come lui. Che tipo di progetti? Di quale esercito st
ava parlando?
La sua mente no smise un solo nanosecondo di formulare domande alle quali non poteva darsi una risposta.
Che cosa voleva quel figlio di puttana da suo fratello? E il sangue di demone che l'aveva costretto a bere da neonato? Perché l'aveva fatto? E soprattutto, perché aveva ucciso Mary se quello che voleva era che Sam bevesse soltanto il suo sangue?
Deglutì premendo la bocca della pistola sotto il mento. Non poteva muoversi, ma anche volendo in quel momento si sentiva come bloccato, immobile e incapace di fare qualcosa di avventato. Se solo ci avesse provato, comunque, la sua testa sarebbe saltata in aria ancor prima di fare un passo. 
Quando vide Sam alzarsi tirò un sospiro di sollievo, ma chissà come Larry se ne accorse.
Che gli avesse letto nel pensiero? Probabile. Ormai c'era da aspettarsi di tutto da quello stronzo.
Sam e Larry cominciarono a combattere, nel frattempo Andrew corse verso la sua ragazza che stava per fare un bel tuffo ad angelo nel vuoto.
La mise al sicuro la rassicurò al meglio, facendola entrare in auto per rasserenarla. 
«E' un peccato Sam.» fece improvvisamente Larry, puntando la pistola contro il fratellino Winchester, la stessa pistola che Sam teneva segretamente nascosta nel retro dei suoi stessi jeans. «Avremmo potuto regnare insieme. Io, tu ed Andrew.» tolse la sicura. «Troppo tardi.»
Si udì uno sparo. 


 
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Prima di tutto chiedo umilmente scusa per il mio "essere sparita dalla circolazione".
Purtroppo il tempo libero scarseggia e, dovendo scrivere il seguito di questa fanfic (perchè sì, ci sarà u.u), non trovavo un momento libero per pubblicare questi ultimi capitoli di Dangerous Feelings.
Probabilmente ci saranno anche degli errori madornali da 3 in Italiano in questo capitolo ma cercate di perdonarmi, vi supplico! T_T
Spero di recuparare punti dicendovi che la terza parte della storia ovvero Dangerous Secrets potrebbe essere.. diciamo di un rating non verde. Ma per ora taccio :X
È stato un vero piacere tornare qui e sopratutto sfogarmi in questo spazio che io adoro.
Ci sentiamo per l'ultimo capitolo di Dangerous Feelings, non perdetevelo! ;)

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Capitolo 13
*** Ogni "arrivederci" suona come un addio. ***


13 Capitolo 13 - Ogni "arrivederci" suona come un addio.



«SAM!!!!» urlò Dean nascosto dietro i cespugli. 

Ma Sam era ancora in piedi.
Il ragazzo aggrottò la fronte quando Larry cadde per terra senza vita, scoprendo alle sue spalle Andrew con tra le mani una pistola fumante.
Dean sospirò sollevato e la pistola che aveva puntata contro se stesso gli cadde dalla mano, così come successe a Miles e a Jo. Corse verso di loro e andò dritto da suo fratello, prendendolo per le spalle. Era ferito alla testa, ma per fortuna non era nulla di grave. 

«Sammy! Sammy stai bene?»
«Sto bene, Dean. Non preoccuparti.» lo rassicurò Sam, spostando poi lo sguardo su Andrew, che sembrava scosso e spaventato per ciò che aveva fatto. 
Probabilmente non aveva mai sparato a nessuno nella sua vita, ma l'aveva appena fatto contro suo fratello. Sarebbe terribile per chiunque.

 

Per quanto uno sparo potesse essere un brutto segno, per la maggior parte delle volte, per un cacciatore quel suono aveva un che di miracoloso e rasserenante.

Il vedere Sam vivo era rasserenante.
Il fatto che tutti quanti fossero vivi dopo 
quella tremenda ed interminabile caccia... oh sì , anche quello era rasserenante! Fatta eccezione per Larry ovviamente che, in un certo senso, se l'era cercata, eccome.
Era tutto finito insomma.
Un sospiro profondo si liberò dalle gole di Jo e Miles facendoli tranquillizzare e subito dopo uscirono dal loro nascondiglio per unirsi agli altri cacciatori e ad Andrew.
Quest'ultimo aveva tutti i muscoli paralizzati dalla paura -paura di sè stesso, immaginava Jo- ma nonostante questo il suo sguardo andava di tanto in tanto alla ragazza, come per assicurarsi che stesse bene.
A quel suo gesto così affettuoso da parte di Andrew, Jo non riuscì a reprimere un sorrisetto quasi.. fiero.
Cosa si doveva dire ad un ragazzo che aveva appena posto fine ad una vita umana? Indipendentemente dal fatto che fosse stato suo fratello? "Bravo?", "ottimo tempismo?" che cosa poteva dire per distogliere la sua attenzione dal corpo esanime di Larry, nonché suo fratello "segreto"? 
Diamine, non era per niente brava con le parole. 
«Hai fatto la cosa giusta, Andrew.» disse infine la ragazza, dandogli una calorosa pacca sulle spalle, come a volergli dimostrare che poteva immaginare quali fossero le sue emozioni che confusamente gli ribollivano dentro, disorientandolo.
Anche lei ricordava il suo primo.. caso. Anche se in teoria di trattava di possessione demoniaca e non ti un semplice umano con manie di protagonismo.
«Sto bene, Dean. Non preoccuparti.»
Ah, quindi il Winchester apprensivo e in ansia per il fratellino minore era tornato!
Anche quello le fece tirare un sospiro di sollievo.
Miles se ne stava semplicemente di fronte al cadavere, scuotendo la testa.
«Chissà a che diamine pensa.» si chiese Jo distogliendo il suo sguardo dal cacciatore miracolato, accortosi della radiografia solo pochi secondi dopo.
«Credo che dovremmo andarcene di qui.» propose Miles guardando poi Andrew e scuotendolo delicatamente per una spalla.
«Ci pensi tu a far dimenticare tutto alla ragazza, vero?» domandò retorico, aprendosi in un sorrisetto fuori luogo.
«Bene, allora abbiamo finito qui.»
«Pff, certo. Abbiamo.» sottolineò con enfasi Jo, non riuscendo a rinunciare alla sua detestabile ironia.
Inutile sottolineare quanto Dean fosse d'accordo e stranamente colpito da quella specie di "attacco" da parte di Jo verso Miles.
«Come, scusa?» chiese di rimando Miles, ricevendo in risposta nient'altro che un misero "niente" da parte della ragazza.

«Beh, tutto è bene quel che finisce bene.» commentò Dean in un mormorio, così che solo Jo e Sam potessero sentirlo. 
I due si voltarono a guardarlo straniti, poi si gettarono un sorriso divertito tra di loro.
Dean si avvicinò a Miles e come
 un fratello maggiore, gli dà una pacca sulla spalla destra facendo un cenno di approvazione con la testa. 
«Hai fatto la cosa giusta, Andy. Non sentirti in colpa.» gli assicurò, annuendo. Il ragazzo, un po' incerto, annuì a sua volta ad ogni sua parola. «Te la caverai?» 
«Lo spero. Ma non credo che lei voglia avere più niente a ché fare con me.» rispose Andrew riferendosi ovviamente alla sua ex ragazza che nemmeno lo guardava negli occhi. 
Era spaventata e l'unica cosa che voleva era tornarsene a casa e mai più rivedere i volti di ognuno di loro. «Non avevo mai usato i miei poteri su di lei.» 
Fece spallucce e sospirò abbassando lo sguardo. 
Quando arrivò la polizia Andrew seppe cavarsela a meraviglia.
Convinse tutti gli agenti di aver visto la scena con i propri occhi: Larry si era suicidato.
 
«L'avete visto con i vostri occhi, non è vero?» 
Gli uomini annuirono all'unisono e si guardarono cominciando a commentare una scena del crimine che in realtà non avevano mai visto in vita loro, era soltanto pura immaginazione forzata. Andrew si voltò verso Miles, Jo, Sam e Dean e li salutò con un sorriso, un sorriso che stava anche per "grazie". Dean alzò una mano abbozzando un sorrisetto e poi si incamminarono ognuno verso le proprie auto. 
«Te l'avevo detto.» disse improvvisamente Sam rivolto a Dean. 
«Che cosa? Oh, non cominciare!» 
«Andy è un assassino. L'ha fatto per salvarci la vita, ma ha pur sempre ucciso una persona, Dean.» 
Dean sospirò e scosse appena la testa. 
«A volte è necessario.» osservò il maggiore alzando le spalle. 
Sam inarcò le sopracciglia e spostò lo sguardo altrove, incrociando le figure di Miles e Jo che si allontanavano verso l'auto della ragazza.
Dean seguì la direzione dei suoi occhi e incrociò lo sguardo della giovane cacciatrice. Diede a Sam le chiavi dell'Impala e poi le si avvicinò mentre lei gli andava incontro.
Miles e Sam cominciarono a parlare e a dirsi addio, o arrivederci chi lo sa...
 
«Allora...» Dean si schiarì la voce e guardò i due ragazzi per qualche secondo poi spostò gli occhi su quelli castani di Jo. «Caccia interessante, no?»

Ed eccoci al momento dell' "arrivederci e alla prossima!".
Un normale passaggio di routine ormai.. sempre che cacciare insieme ogni tot settimane fosse stato possibile chiamarla routine.
«Diciamo che per oggi ne ho avuto abbastanza.» lo spal
leggiò lei alzando gli occhi al cielo, spalleggiata da un immancabile sorriso.
Per sicurezza ogni tanto lanciava occhiata prima a Andrew e poi agli altri due cacciatori, sinceramente presi dai loro commenti e/o lamentele post-caccia.
«Più che interessante la definirei... rivelatrice.» aggiunse rapida iniziando un enigmatico gioco di sguardi con Dean. 
Che anche lui avesse colto il doppio senso in quella sue frase? 
Beh, teoricamente quella frase aveva più di qualche significato ma la stanchezza era troppa per poterle spiegare tutte e la voglia era praticamente inesistente.
Dopotutto avevano appena visto morire diverse persone: fiamme, rumori di spari, un quasi "lancio ad angelo" da un dirupo.. per non parlare del peso psicologico del mancato suicidio forzato.
No, non era decisamente il momento delle spiegazioni.
Insomma, le rivelazioni erano state molte: Sam e Dean avevano scoperto di più sul demone dagli occhi gialli, Andrew aveva scoperto di avere un fratello, di poter uccidere una persone e di poter potenziare i suoi poteri, Miles aveva capito di non avere "l'esclusiva" su Jo e Jo.. beh, lei capiva sempre un sacco di cose.
«Ah sì? E che tipo di rivelazioni avresti notato?» domandò giustamente Dean accigliandosi. 
Quindi aveva capito il doppio senso.
«Maledetta perspicacia dei Winchester!» pensò divertita lasciando però sul viso un espressione volutamente vaga.
«Che hai un ottimo tempismo, per esempio.» disse continuando quella sua tortura personale, riferendosi all'episodio del salvataggio di Miles. 
Che cosa si aspettava che gli dicesse? Era pur sempre Jo! La testarda, orgogliosa e schizzata Jo.
«O che sei un vero e proprio pericolo della strada...» continuò a prenderlo in giro scoppiando questa volta in una risata quasi smorzata all'istante «...o che anche tu detesti i Lepisma Saccharina...» proseguì avvicinandosi sempre di più alla sua di rivelazione.
Una specie di rivelazione destinata a rimanere irrivelata.
«...che hai la soglia di attenzione molto bassa, che ascolti "Can't fight this feeling" dei Reo Speedwagon... devo continuare?» chiese poi innocentemente scrollando le spalle e gettando un altro rapido sguardo a Miles, ora più interessato al loro discorso piuttosto che al suo con Sam.

Aveva praticamente dimenticato di essere turbato.
Quando stava con Jo si dimenticava ogni cosa che lo faceva stare in ansia.
La loro conversazione fu divertente, anche un po' vaga. Dicevano cose per ometterne altre e questo era un bene, sec
ondo Dean. Erano consapevoli di alcuni loro segreti - non poi così segreti - ma restavano in silenzio, li tenevano per sé. 
Dean rise alle sue continue osservazioni ironiche e provocatrici poi gettò una veloce occhiata verso Sam e Miles, notando quest'ultimo guardarli con estrama curiosità e interesse.
La risata gli si spense in due secondi. Sospirò e affondò le mani nelle tasche del giaccone di pelle.
 
«Ahm... mi dispiace averti macchiato di sangue la macchina.»
Macchiato? Il termine giusto sarebbe stato ''allagato'', anche se esagerato.
Lei rise e abbassò lo sguardo.
Cos'era? Imbarazzo? Si era creato di nuovo dell'imbarazzo tra di loro? Lui si inumidì le labbra e mordicchiò quello inferiore subito dopo, alzando gli occhi al cielo.
Poi tornarono a guardarsi, difficilmente riuscendo a rimanere seri per un momento.
Dean le sorrise, questa volta in modo amaro.
 
«E' ora di andare, credo...» mormorò appena. 
Piombò il silenzio sovrano fra di loro. Questa volta anche Sam sembrava essersi aggiunto al pubblico di solo una persona: i ragazzi guardavano la scena; Miles riluttato e Sam con un mezzo sorriso stampato sulla faccia. Il fratellino non era mica scemo, aveva capito che tra i due c'era qualcosa che cercavano di nascondere anche a se stessi. 
Dean deglutì, spostò lo sguardo altrove e poi si avvicinò a lei lasciandole un bacio sulla fronte leggermente prolungato di qualche secondo. 
«Ciao Jo.» mormorò poi prima di darle le spalle per raggiungere Sam, davanti all'Impala che adesso sembrava deluso. 
«Andiamo?» 
Sam annuì e alzò una mano in segno di saluto verso la bionda cacciatrice. Dean gettò un sorrisetto forzato verso Miles e lui alzò appena la testa, restando impassibile alla sua cortesia. 
«Tutto bene?» chiese Sam una volta entrati in auto. 
Dean però evitò di guardarlo. 
«Sì.» 
Mise la chiave nel quadrante e poi il motore dell'auto si accese. 
«Andiamocene da questo posto, o giuro che sta volta mi uccido di mia spontanea volontà!» 
Sam sorrise, si accomodò meglio sul sedile e accese la radio.
Stavano di nuovo trasmettendo quella canzone ''Can't fight this feeling''.
Senza rendersene conto, Dean cominciò di nuovo a canticchiare. Spostò gli occhi sullo specchietto del retrovisore e guardò Jo diventare sempre più lontana, rimpicciolirsi sempre di più mentre il motore dell'Impala rombava e trasportava i fratelli verso una nuova caccia.



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E così - in questo modo così dannatamente poetico (grazie Alessia, ti amo xD) - si conclude Dangerous Feelings.
Non disperate (se, come no xD), c'è il seguito u.u
Che dite, ne vale la pena farli incontrare un'altra volta??
Beh, che lo vogliate o no, noi la continuazione l'abbiamo già scritta quindi amen u.u
A presto bellezze ;D

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