Dangerous Feelings di Nicolessa (/viewuser.php?uid=105468)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciao, Gamba di Legno! ***
Capitolo 2: *** No, Miles non è un nuovo tipo di cocktail. ***
Capitolo 3: *** Torce e mostri verdi. ***
Capitolo 4: *** La furia delle Harvelle. ***
Capitolo 5: *** Questa è la mia faccia. ***
Capitolo 6: *** Familiari emicranie. ***
Capitolo 7: *** L'Impala in mani sbagliate. ***
Capitolo 8: *** La fortuna a volte gira nel senso giusto. ***
Capitolo 9: *** Blocchi improvvisi. ***
Capitolo 10: *** Piacere, sono la Dottoressa Harvelle. ***
Capitolo 11: *** Lepisma Saccharina. ***
Capitolo 12: *** Come grandi ed egocentrici Dei ***
Capitolo 13: *** Ogni "arrivederci" suona come un addio. ***
Capitolo 1 *** Ciao, Gamba di Legno! ***
1
Capitolo 1 - Ciao, Gamba di Legno!
Dopo
l'ultima caccia Sam pensò fosse stato meglio rimandare il
prossimo incontro con Ellen - lo trovava saggio - ma Dean era piuttosto
deciso ad andare a bere una birra al Roadhouse anche se sapeva che la
sua visita gli avrebbe soltanto portato una lunga e immancabile
ramanzina da parte della "donna di casa", come lui la definiva.
La
gamba era guarita in fretta, ormai la cicatrice non gli pulsava
più, né gli recava fastidio e contento per questo prese
il posto che gli spettava nella sua auto mentre Sam lo affiancò
sul lato opposto.
«Credi
che Ellen sappia qualcosa?» domandò Sam alludendo al loro nuovo
caso, un caso che preoccupava Dean più di quanto non dimostrasse.
«Non lo so.» rispose schietto, girando la chiave nel quadrante per poi mettere in moto il motore rombante dell'Impala.
Sam
era totalmente all'oscuro di quello che John aveva detto al figlio
maggiore prima di morire e Dean stava facendo il più possibile
per ritardare il momento in cui l'avrebbe scoperto. Il problema era
però che doveva scoprire che tipo di progetti "Occhi gialli"
aveva in mente per Sam perché lui sapeva soltanto ciò che
gli era stato riferito: "Tieni d'occhio tuo fratello, Dean. Devi
salvarlo e se non ci riuscirai, allora dovrai ucciderlo."
«Tutti
questi ragazzi. Sono come me, Dean.» irruppe improvvisamente Sam.
Dean
si voltò a guardarlo, alternando lo sguardo tra il parabrezza
inondato da moscerini schiacciati contro il vetro, e il fratello minore
che gli sedeva accanto.
«Come te?»
«Sì,
come me. Non ti insospettisce? Non credi ci sia qualcosa sotto?»
domandò retorico con un velo di nervosismo nella voce.
Dean scosse la testa ma sta volta non lo guardò.
«No.» fece mostrandosi convinto e determinato, anche se in realtà si sentiva esattamente l'opposto.
«Davvero?
Non ti spaventano le mie visioni?» chiese di nuovo Sam inarcando un
sopracciglio mentre scrutava il profilo del fratello maggiore,
pensieroso.
«No.» ripeté quest'ultimo tenendo gli occhi fissi sulla strada deserta.
Per
tutto il resto del breve viaggio restarono in silenzio; Sam continuava
a chiedersi cosa lo accomunava con tutti quei ragazzi che avevano
poteri soprannaturali - oltre a questo fatto -; Dean invece continuava
a tormentarsi il cervello pensando a cosa intendesse dire il padre con
quelle parole.
Quando
arrivarono davanti al Roadhouse entrambi esitarono prima di entrare,
come se quella che avrebbe dovuto varcare fosse l'entrata dell'inferno
e come se lì al posto dell'insegna lampeggiante ci fosse la
scritta "lasciate ogni speranza o voi che entrate". Non appena furono
dentro si guardarono attorno come facevano sempre prima di accomodarsi
sugli sgabelli.
Il locale aveva sempre la stessa cera trasandata ma
era abbastanza accogliente come al solito. Qualche cacciatore sparso
qua e là raccontava la sua ultima avventura al proprio compagno
di bevute, ed altri uomini giocavano a carte imprecando contro il
proprio avversario.
Dean spostò lo sguardo dietro al bancone e
poi la vide.
Jo era impegnata a lavare i piatti con noncuranza e una
certa aria innervosita.
Un sorriso sul viso del ragazzo si aprì
all'improvviso e si avvicinò al bancone, silenzioso, lasciandosi
il fratello alle spalle in cerca di Ash.
Era
da giorni che Jo non rompeva nemmeno un bicchiere -tranne che per un
piccolo episodio di rissa tra colleghi ubriachi- e questo tenne a bada
la lingua di sua madre per un po'.
Non aveva di che lamentarsi
ultimamente: Jo sembrava essere diventata la ragazza responsabile che
aveva sempre voluto avere come figlia, senza nessuna testardaggine o
caratteraccio ribelle.
Tutta
strategia ovviamente.
Fingeva che le acque si fossero calmate per poi
sgattaiolare di nuovo via dalle grinfie della "mamma cattiva". Certo
che era una situazione infantile.
Se
ne stava lì, a consumarsi i polpastrelli con spugna e detersivo
da giorni, tanto da farle credere che, se avesse continuato
così, le impronte digitali non sarebbero più state un
problema per lei.
In
più non parlava molto, né con Ellen né con i
cacciatori, nemmeno quelli più... diciamo "stretti" o di
famiglia.
Tutti
si erano accorti del poco carattere di Jo, del suo essersi sbiadita
all'improvviso, ma infondo a nessuno importava poi tanto: avevano altro
a cui pensare... a salvare vite altrui per esempio.. e a tenersi
stretta la loro, come aveva le aveva consigliato sua madre tempo fa.
Loro
facevano le loro ordinazioni e lei li accontentava: fine della
conversazione. Non si avvicinava nemmeno più al suo gioco
preferito, quello di cui aveva tutti i record in bella vista sotto la
schermata luminosa.
«Andiamo,
una partitina sola. Se vinco mi offri la birra» aveva tentato di
corromperla un tizio anziano che più che un cacciatore sembrava
un vecchio ubriacone sofferente di solitudine.
«E'
così che mi ridurrò?» pensò automaticamente
alzando gli occhi su di lui con una certa pena negli occhi e
stappandogli una bottiglia sotto il naso, lasciandogliela vinta in quel
modo così poco divertente «meglio
non rovinargli la vecchiaia.. non deve avere molto di cui andare fiero,
quindi offrigli la birra e poni fine alla sua sofferenza!» si disse
nemmeno dovesse ucciderlo o abbatterlo come un vecchio cane malato.
Contento
del suo premio del tutto non meritato, il vecchio si unì al
gruppo dei giocatori d'azzardo, perdendo così ogni minimo
interesse per quello che ci fosse al di fuori del perimetro del tavolo
di gioco.
Jo
li guardava, studiava le loro mosse, le memorizzava e prendeva
mentalmente appunti per poterli spennare fino all'ultimo dollaro non
appena ne avesse avuta l'occasione.. o la voglia.
«Ash,
ti vogliono!» sentì urlare sua madre sulla rampa delle scale,
ricevendo in risposta un urlo più simile ad un lamento che ad
una affermazione.
Non
si era minimamente accorta che fosse entrato qualcun altro nella
RoadHouse. O meglio, aveva sentito il cigolio della porta ma non
immaginava che ad aver varcato la soglia fossero stati quegli
incoscienti dei Winchester.
«Vai sul pesante o vuoi rimanere sobrio?» domandò
senza alzare la testa a quella sagoma che le era balzata di fronte.
Non
appena il suo sguardo notò di sfuggita un sorrisetto familiare
si asciugò le mani e gli porse una birra fredda sotto il naso,
accennando un sorrisetto così raro in quei giorni.
«Ci si rivede eh? Come va la gamba?» chiese familiarmente non avendo avuto modo di fare caso alla sua ferita appena aveva messo piede lì dentro.
Non
appena Jo si voltò a guardarlo, il sorriso di Dean divenne
più ampio come a volerla salutare senza parlare.
Sapeva
già cosa doveva fare; la vide prendere una bottiglia di birra
ghiacciata, stapparla e avvicinarla al cacciatore come per dire "ecco
il solito".
Dean annuì ad ogni sua mossa fatta in modo meccanico
e abitudinario, prese la bottiglia con la mano destra e se la
portò alle labbra carnose per berne il contenuto in piccoli
sorsi.
«Per
ora non dovranno sostituirmela con una di legno.» rispose ironico,
alzando gli occhi verdi verso quelli di Jo, castani e così
appariscenti sul biondo dei suoi lunghi capelli biondi.
Per
un bel po' di tempo rimase in silenzio a guardarla, sostenendo sempre
quel suo mezzo sorriso perennemente stampato sulla faccia - quello
della classica espressione da sfotto'- poi tornò a bere il
contenuto fresco e appena frizzante della bottiglia.
Sam
passò accanto a Dean e superò il bancone senza nemmeno
degnare di un saluto la ragazza.
Lei sembrò restarci male, ma
Dean le avrebbe dato subito spiegazioni senza che lei iniziasse a farsi
i suoi soliti film mentali meritevoli di premio Oscar.
«Scusalo.
E' che...» pensò prima a cosa dire, guardando il liquido
giallastro della birra dietro il vetro marrone della bottiglia. «...è
un po' nervoso sta mattina.» concluse incerto.
Era
improbabile che Sam fosse nervoso, lui era sempre tranquillo e cauto,
ed era sempre lui che manteneva la calma anche in situazioni del
genere. Il fatto era che era così interessato a scoprire la
verità che aveva ignorato quei piccoli gesti che lo
caratterizzavano, per esempio uno dei suoi dolci sorrisi in cenno di
saluto verso Jo.
Sam
si sedette appartato ad un tavolo con Ash e iniziò a spiegargli
la situazione; dei ragazzi con i suoi stessi poteri e degli incidenti
avvenuti recentemente che lui aveva previsto ma ovviamente non gli
rivelò come.
Dean si voltò a guardare la scena, poi
tornò rivolto a Jo e alla sua birra che ormai era quasi finita.
Quindi era nervoso? Sam, il ragazzo geneticamente tranquillo e
apprensivo, era nervoso? Quella sì che era una novità.
Lo sguardo di Jo lo
seguiva non lo sguardo lungo i tavoli della RoadHouse affiancato da Ash
e i suoi capelli che tanto lo caratterizzavano e distinguevano dagli
altri cacciatori così facilmente considerabili "noiosi".
Anche
Ellen aveva provato ad integrarsi nei loro discorsi ma con scarso
successo.. e di certo non era perchè Sam non volesse
parlargliene ma piuttosto perchè quella mattina il locale era
movimentato e i cacciatori assetati manco fossero tornati da un lungo
viaggi attraverso il deserto del Sahara.
Arresasi
al suo mestiere quindi tornò al bancone, pronta a servire i
clienti con le birre che Jo le aveva preparato ancora prima che le
ordinazioni arrivassero al suo orecchio.
Ma oltre questo nessuna parola in più, niente raccomandazioni tanto per dare aria alla bocca: tanto meglio.
«Deve trattarsi di un caso davvero importante se è riuscito a far innervosire Sam.» costatò
con tono placato ma non preoccupato nonostante la sua curiosità
le pungesse infondo allo stomaco e sulla lingua in modo così
insistente tanto da costringerla a bere un bicchiere d'acqua per
placarlo.
«Non
riuscirai a moltiplicare la birra come fece Gesù con pani e
pesci, sai? Le tue mansioni si fermano giusto qualche gradino
più in giù.» gli
disse a sfottò togliendogli dalle mani la sua bottiglia
praticamente vuota ma che Dean continuava a rigirarsi sotto gli occhi
come se per magia avesse potuto riempirla nuovamente con la sola forza
della mente da un momento all'altro.
«E' un semplice "tocca e fuggi" o avete un caso qui? Perchè non mi pare di aver sentito nulla di strano...» domandò
riprendendo il discordo senza rendersi conto del fatto che quel
bicchiere d'acqua non avesse fatto nessun miracolo riguardo la sua
indole da impicciona (come tanto la definivano gli atri cacciatori
-specialmente Dean-).
«Che
poi, pensandoci, è sempre un tocca e fuggi» si corresse
mentalmente aprendosi in uno di quei sorrisetti all'apparenza
così enigmatici, uno di quelli che ti faceva chiedere
istintivamente a cosa stesse pensando.
Intanto
Ellen si era unita al comizio più strano del mondo, esprimendo
il suo parere e la sua preoccupazione attraverso palesi espressioni
facciali che Jo riuscì a cogliere con fugaci occhiate nella sua
direzione.
«Come mai non partecipi anche tu? Non ti ritengono all'altezza?»
Dean
si perse tra i suoi pensieri e iniziò a fissare la bottiglia -
era così distratto che non si era accorto di averla vuotata -
con un'espressione concentrata.
Stava pensando a Sam e al suo piccolo
problema segreto.
Perché John gli aveva detto di non staccare
gli occhi di dosso a suo fratello? Sapeva che lo avrebbe sempre
protetto da qualsiasi cosa, non aveva motivo di avvisarlo. Forse era in
pericolo, stava per succedere qualcosa...
Era quello che gli aveva
fatto capire il padre: "Se non riesci a salvarlo, allora dovrai
ucciderlo".
Quella frase risuonava ancora nella sua mente oppressa e
assalita da tutte quelle domande. Aveva capito da sé che "occhi
gialli" c'entrava qualcosa in tutta quella storia e che quei ragazzi
fossero collegati al fratello in qualche modo. Ma perché?
Fu
Jo a riportarlo alla realtà, facendogli notare che teneva in
mano una bottiglia di birra vuota.
Scosse appena la testa, come per
scacciare via quei pensieri ossessivi e poi alzò lo sguardo
verso la ragazza abbozzando un sorrisetto.
«Stai
facendo un po' troppe domande.» fece Dean quando si accorse del
questionario della giovane cacciatrice che cercava in tutti i modi di
scoprire a cosa i due fratelli, quella volta, si erano interessati. Non
lo disse però con cattiveria, infatti sorrise subito dopo.
«Dammene un'altra.»
Gettò
un'occhiata alle sue spalle e notò che Ellen si era unita alla
cerchia.
Chissà cosa avrebbe pensato su tutte quelle ricerche
improvvise, chissà cosa avrebbe detto poi in seguito con Ash.
Non si fidava molto di lei, ma Dean - a pensarci bene - non si fidava
quasi di nessuno.
Erano poche le persone delle quali poteva stare
tranquillo. Non che Ellen non fosse apposto, ma quel locale era
frequentato da molti cacciatori e se la notizia del loro nuovo,
stranissimo caso si fosse diffusa troppo anche loro sarebbero potuti
diventare curiosi, come Jo.
Quello che sapeva Dean non doveva saperlo
nessun'altro.
«Sammy
mi farà una sintesi dopo.» rispose alla sua ultima domanda,
prendendo poi la birra che Jo gli aveva ceduto per la seconda volta.
La
ringraziò con un altro sorriso e poi se la portò alle
labbra sorseggiandone il contenuto.
Accontentatolo
facilmente con un'altra birra, Jo annuì semplicemente con un
cenno della testa, gettando la bottiglia vuota in un cestino ad un
metro da lei.
Doveva
davvero essere una novità clamorosa: Ash aveva sfoderato il suo
vecchio computer polveroso che a primo impatto sembrava totalmente
inutilizzabile, Sam spiaccicava il suo naso sullo schermo brillante a
intermittenza e sua madre ora girava senza meta per i tavoli con il
chiaro scopo di distrarre gli altri cacciatori o peggio ancora
annunciando la straordinaria chiusura della RoadHouse per almeno un
paio d'ore.
Ora la curiosità la inghiottiva interamente.
Cosa
poteva costringere Ellen ad allontanare tutti gli altri cacciatori? Era
pur vero che non lavoravano mai in gruppo (se non in casi davvero
particolari come per esempio un'armata di zombie) ma allora
perchè quella precauzione? Per avere l'esclusiva su un caso che
comunque non avrebbe fatto seguire nemmeno a sua figlia? Molto sospetto.
«Credo
che il tuo Sammy farà una sintesi un po' a tutti dopo che questo
posto sarà totalmente spoglio del suo arredamento vivente.» lo
informò ironica passando le mani sotto il getto del rubinetto e
asciugandosele poi con un panno pulito, non staccando gli occhi dalla
porta che iniziava a cigolare.
«Ma
non preoccuparti, starò ben attenta a non assimilare alcuna
informazione. Sono diventata più o meno brava anche in questo!» disse non abbandonando quell'ironia che iniziava a sbiadirsi tra una parola e l'altra.
«E tu che credevi fosse impossibile non avermi tra i piedi!» lo
provocò inarcando un biondo sopracciglio in un'espressione
più da presa in giro che da vero e proprio rimprovero.
Prima
che Dean potesse chiederle come mai o roba del genere -anche se
dubitava fortemente che potesse farlo- sviò il discorso
proponendogli la scusa più idiota del mondo per uscire di
lì.
«Credo
che passerà un po' di tempo prima che tutti i cacciatori siano
andati via e che il computer di Ash abbia trovato quello che la
versione nervosa di Sam gli ha chiesto di cercare. Mi aiuti a caricare
le casse di birra, gamba di legno?» propose
sorridente afferrando un mazzo di chiavi dallo spoglio quadretto
assicurato al muro da un triste ed instabile chiodo arrugginito.
Jo
farfugliava qualcosa sulla sua capacità sempre migliorante del
fatto di passare inosservata da tutti. Dean non aveva ben capito cosa
intendesse dire ma la verità era che nemmeno le stava dando
ascolto.
Era distratto e il motivo era sempre lo stesso, non aveva
intenzione di pensare a qualcos'altro che non fosse "Sam e il caso
particolare".
Quella era una questione troppo personale - sottolineando
TROPPO, perché era di Sam che si trattava - e Dean poteva
mentire a suo fratello, ma non riusciva a mentire a se stesso.
Ellen
si mosse. Sembrava scossa e preoccupata e per non dare nell'occhio, o
almeno così sembrò che stesse facendo, iniziò a
raccogliere le ultime cose dai tavoli indicando a quei pochi clienti
l'uscita. Scortese da parte sua, ma era ovvio che lo stava facendo per
un motivo ben valido.
Probabilmente Ash e Sam avevano trovato qualcosa.
Dean sospirò e spostò lo sguardo dalla "donna di casa"
agli altri due impegnati sullo schermo di quello strano aggeggio che
Ash definiva un computer: era ricoperto di fili elettrici esterni e la
custodia trasparente lasciava intravedere tutti i meccanismi che
c'erano dietro quell'affare, lo schermo sembrava una vecchia lampadina
fulminata e la tastiera era irriconoscibilmente impolverata.
«Così sembra.» mormorò, notando anche lui che il locale sembrava essersi svuotato in un battibaleno.
Tornò
a guardare Jo e continuò a bere dalla bottiglia di vetro,
finendo la sua birra in poco tempo, e questa volta era cosciente.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Sono tornata più agguerrita di prima! Muahahah, questo è essere sadici.
Comunque, non siamo qui per dare aria alla bocca quindi vado a scrivere l'altro capitolo, arrivederci!
E leggete! u.u Se volete lasciare anche una recensione piccola piccola
potete farlo, ho ottenuto il permesso da Obama in persona! :D
Ok, è tardi e sto vaneggiando. Hasta la vista!
|
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Capitolo 2 *** No, Miles non è un nuovo tipo di cocktail. ***
2
Capitolo 2 - No, Miles non è un nuovo tipo di cocktail.
Senza
farselo chiedere una seconda volta Dean annuì alla richiesta di
Jo, si alzò dallo sgabello e si liberò del giaccone in
pelle posandolo sul bancone, sapendo che nessuno si sarebbe permesso
anche solo di guardarlo.
«Allora...»
incominciò una volta che si trovarono in mezzo alle scale che
portavano in una specie di scantinato - nel quale Dean non era mai
stato - e scendevano tranquillamente dandosi da fare «...sei in
punizione?» chiese poi con una certa aria divertita.
Il
fatto che Jo fosse abbastanza grande e ricevesse ancora punizione da
sua madre lo faceva sorridere.
Dean non era mai stato in punizione, o
meglio quelle che John gli dava non erano esattamente punizioni per
lui. Le considerava più che altro "momenti spiacevoli".
Gradini,
gradini e ancora gradini. Poi finalmente quella specie di rifugio
ideale per cacciatori con seri problemi di alcolismo. Da là
sotto riuscivano perfettamente a distinguere il rumore di sedie
strisciare sul pavimento e i passi pesanti interrompersi al di
là dell'uscita.
A quanto pareva le minacce di Ellen erano passate
ad uno stadio più elevato e pericoloso.
Intanto
senza farsi notare Jo lanciava fugaci sguardi alla gamba di Dean,
proprio sulla sua destra, costatando con sollievo che quanto aveva
garantito il ragazzo con la sua perfetta espressione da schiaffi era
vero: stava bene. Meglio. Meglio di come l'aveva lasciato certamente.
«Io non la chiamerei punizione.. mi tiene semplicemente d'occhio.»
«Quindi
sei in punizione.» ribadì nuovamente Dean allargando il suo
sorrisetto che spiccava particolarmente nella cantina ombrosa.
Sembrava
davvero soddisfatto delle sue parole ma Jo non poteva non fulminarlo
con gli occhi, così come il suo carattere ormai le comandava di
fare. Non era uno sguardo cattivo, forse era semplicemente un
rimprovero forzato.
Insomma, sarebbe stato strano se Jo avesse riso e
scherzato sulla sua stessa.. punizione, quindi cos'altro avrebbe potuto
fare?
«Se fossi davvero in punizione non sarei qui a rifornire il cervello di vecchi cacciatori di alcool e depressione.» ironizzò indicandogli con un cenno della testa una cassa di birre pronte per essere refrigerate e servite.
«Diventano tutti dei grandi chiacchieroni romantici quando vogliono qualcosa in cambio.» commentò
sarcastica incurvando le schiena per poter far carico del peso
direttamente sulle braccia apparentemente troppo esili per un lavoro
come quello. Per non parlare della caccia poi.
«Allora...» gli fece il verso con una smorfia sulle labbra come a voler imitare il suo tono incuriosito «...a te hanno per caso fatto fuori il gatto? Perchè sai, hai una
faccia davvero inquietante. Se non fossi sicura della tua natura ti
sparerei in testa come farei ad uno zombie.» confessò con spavalderia nonostante il suo sorrisetto la contraddisse con imbarazzante platealità.
Non
aveva nessun interesse nell'immischiarsi nelle questioni private di
Dean (specialmente sapendo quanto per lui fosse difficile aprire una
qualsiasi conversazione a riguardo) ma vederlo conciato in quel modo
non la rassicurava. E non era per la gamba.
Si
domandava se fosse così per via del caso che stavano seguendo ma
non credeva che Dean potesse tenere al suo lavoro tanto da rovinare il
suo "bel faccino irresistibile".
Una
volta laggiù Dean si guardò attorno con poco interesse o
curiosità.
Si era sempre domandato che cosa Ellen tenesse in
cantina - immaginava cadaveri putrefatti o strani oggetti misteriosi
per magia nera - e adesso che l'aveva scoperto non gli importava
più.
Fece su e giù per la piccola stanza e osservò
ogni cosa che lo circondava, tanto per fare qualcosa in quel momento
così noioso.
«Sto bene.» rispose alla sua domanda mista a sarcasmo.
Sapeva che in qualche modo Jo era preoccupata per lui anche se non lo
dava a vedere. Quando gli rivolgeva troppe domande o sfoderava quei
sorrisetti significava sempre qualcosa; che fosse nervosa, preoccupata,
divertita ecc... . In questo caso la seconda.
Si voltò a guardarla e poi le si avvicinò per aiutarla con la cassa di birre.
«Sono solo molto stanco. Sai com'è, il viaggio, il lavoro...»
Si schiarì la voce e poi le tolse la cassa che reggeva con evidenti sforzi tra le braccia, ci avrebbe pensato lui.
«Non dovresti fare tu questi lavori.» mormorò poi, suggerendole
con un cenno della testa di appoggiare un'altra cassa di birre su
quella che già reggeva tra le braccia il cacciatore. Lei
alzò le spalle come a dire "Che importanza ha?", ma Dean non
aggiunse nient'altro. Si limitò ad abbozzare un mezzo sorriso,
apprezzando la forza di Jo.
Un'altra ragazza non avrebbe mai accettato di fare su e giù da
una rampa di scale, sudando e caricando enormi, pesanti casse di birre
e altro.
Quando finirono il loro lavoro - o meglio quello di Jo - tornarono su a
malincuore.
Dean avrebbe preferito restare in cantina con la ragazza,
piuttosto che scoprire qualcosa su quel maledetto caso, che era poi un
caso personale.
«Dean...» Sam gli fece cenno di avvicinarsi. Il ragazzo gettò
un'occhiata a Jo e poi si allontanò da lei in direzione di Ash,
Sam ed Ellen.
«Sì!?»
«Abbiamo trovato qualcosa.» intervenne Ash, con la sua strana capigliatura e quello sguardo da fattone frastornato.
Dean si inumidì le labbra e annuì senza dire nulla, in attesa che uno dei due gli avesse illustrato la situazione.
«I loro genitori...» ci fu una breve pausa. «...tutti morti.» concluse
il fratello minore con una terribile espressione vuota e spaventata
dipinta sul volto. «In un incendio nella notte dei loro sei mesi di
vita, Dean.» aggiunse poi prima che lui potesse ribattere con
rassicurazioni del tipo: "Stronzate!" oppure "Sono coincidenze."
«Non capisco...» mormorò Ellen spostando lo sguardo da Sam a
Dean. Anche lei era preoccupata «Che sta succedendo ragazzi?» Ma nessuno dei due rispose, erano impegnati a fissarsi negli occhi.
Mormorii
generali, occhiate spaesate e tanta indecisione. Idee discordanti
riecheggiavano nella stanza fino ad arrivare all'orecchio di Jo solo in
forma di indecifrabile rumore.
Occupata com'era a posizionare le birre
nel frigo, non avrebbe colto nemmeno l'argomento di tanta agitazione.
Ma avrebbe voluto, ovvio che l'avrebbe voluto.
Finito
quel lavoro si guardò intorno: il lavandino era vuoto, la
credenza era colma di bicchieri e stoviglie luccicanti e tutto sembrava
brillare alla luce debole che si faceva faticosamente strada nella
RoadHouse.
Non c'era nulla da fare né qualcuno da servire.
Era
la prima volta che non aveva nulla da fare. Solitamente mollava tutto e
andava a caccia di qualcosa ancor prima di aver sceso le sedie dal
tavoli all'orario di apertura.
«Vi serve un...» provò
a dire Jo prima che il cigolio della porta la interrompesse, evitando
di donare il proprio inutile aiuto alle uniche anime vive rimaste in
quel locale «...Miles.»
«Che
diamine è un Miles? Un nuovo cocktail che non ho ancora
provato?» alzò la testa dal suo amato pc per controllare che
nessun alcolico fosse sfuggito alle sue grinfie da ottimo giocatore di
biliardo ubriaco. Poi semplicemente si ammutolì guardando la
figura del ragazzo che entrava nella RoadHouse e cedette la sua
attenzione a quella caccia che sembrava avere un grosso problema
personale, quasi di famiglia.
Miles
fece appena in tempo a simulare un cenno forse di qualche origine
militare prima che Ash tornasse al suo quasi lavoro e successivamente
si avvicinò alla ragazza, l'unica che lo stesse degnando di uno
sguardo di benvenuto.
«E'
tutto così..» provò a dire essendo però
puntualmente interrotto da Jo che aveva appena assunto una voce bassa e
quasi sospettosa quanto quella della madre a metri da lei.
«Vuoto? Si, mia madre ha cacciato tutti fuori. Ti do una birra prima che si accorga della tua presenza.» lo
avvertì ricevendo solo un cenno della testa come risposta e una
testa abbassata come a voler passare inosservato.
Bevve la sua birra in
silenzio, alzando gli occhi solo qualche volta sulla ragazza, come se
sapesse che guardare verso il tavolo dei "tre moschettieri" era
vietato.
Una cosa non riusciva a cogliere però: non doveva
guardare la giacca di Dean.
Non
per caso appena Jo notò il suo interesse nell'indumento
battè un colpo sul bancone, attirando l'attenzione non solo di
Miles.
«Guarda qualcos'altro.» bisbigliò a denti stretti fingendo un sorriso.
«Ciao
Miles, grazie per essere venuto, torna da noi quando vuoi.» disse
elegantemente Ellen facendo ben capire al nuovo arrivato quando quel
momento non fosse catalogabile in quel "quando vuoi" a fine frase.
«Beccato!» disse la biondina scoppiando in una risatina leggera seguita dal ragazzo «mi ci voleva una distrazione o sarei stata costretta ad impicciarmi in un caso che non mi compete.» canzonò a bassa voce con il suo solito tono scocciato e un tantino infantile.
«Oh no, non sia mai!» la spalleggiò Miles aggrottando la fronte.
Ecco
il primo punto che lo distingueva da Dean.
Se fosse stato per Miles
l'avrebbe portata a caccia ogni giorno. No, non voleva farla ammazzare
ma voleva darle quell'esperienza che gli altri non le permettevano di
acquisire.
Che fosse un punto in suo favore?
Ash
iniziò a farfugliare qualcosa sulle probabilità che tutti
questi tizi c'entrassero con il demone che uccise la madre di Sam.
Entrambi i Winchester sapevano esattamente che era così, il
demone che aveva ucciso Mary era lo stesso che aveva ucciso John e i
genitori di tutti i quei ragazzi con abilità paranormali.
Dean
si appoggiò con un braccio sul tavolo - quello dove Ash stava
architettando piani e sotterfugi per poter arrivare al figlio di
puttana in questione - e l'altro sulla spalliera della sedia occupata
dal fratello minore, il quale continuava a guardarlo con un'espressione
confusa, terrorizzata e spaventata.
Dean non poteva dargli torto, anche
lui aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere.
«...perciò,
sì. Penso che Sam potrebbe avere ragione.» concluse Ash «Con
gli appunti e le coordinate di vostro padre abbiamo qualche
possibilità di riuscire a trovarlo.» rassicurò gettando
uno sguardo a Sam che in segno di riconoscimento annuì per poi
rivolgere uno sguardo a Dean.
«D'accordo
Ash. Mi raccomando affidiamo a te le ricerche, non deluderci.» fece
Dean abbozzando un sorrisetto mentre la porta di ingresso alle sue
spalle si era aperta.
«Ehi!
Hai una vaga idea di chi sono io?» chiese retorico il ragazzo capelluto. Dean e
Sam ridacchiarono e scambiando altre chiacchiere su come il dispositivo
del suo portatile sarebbe riuscito a trovarlo, l'attenzione del
cacciatore fu attirata da un ragazzo che seduto sullo sgabello gli dava
le spalle.
Ellen parlava con lui come se si stesse rivolgendo ad uno di
famiglia - proprio come si esponeva con Dean o Sam - e non solo... Jo
sembrava molto felice della presenza di quel tizio misterioso.
Dean
aggrottò la fronte ed osservò la scena.
Jo rideva, rideva
divertita e improvvisamente un vuoto nel suo stomaco si fece spazio. Si
sentì contorcere le budella e un formicolio salire lungo la
schiena, quello del mostro verde che era appena nato dalle sue
emozioni.
Subito dopo notò che aveva posato gli occhi sul suo
giaccone di pelle e la rabbia aumentò improvvisa.
Dean si voltò verso Ash e glielo indicò con un cenno della testa.
«Chi è quel tipo?»
«Oh, quello è Miles. Un cacciatore che viene qui ogni tanto.» rispose vagamente, tornando con gli occhi sullo schermo.
Per
la prima volta non le sembrava un'impresa impossibile non intrufolarsi
segretamente in un caso. Era semplicemente sollevata dal dover compiere
il suo dovere da barista, una volta tanto.
Dopo
qualche silenzioso ricordo su cacce non brillantemente andate a buon
fine Jo rubò la bottiglia dalle mani di Miles, bevendone -senza
farsi molti scrupoli- gli ultimi due sorsi intrappolati sul fondo.
«Sei
davvero una ragazza?» chiese retorico il ragazzo stupito dal gesto di
lei, ora occupata a gettare la bottiglia vuota nel cestino alle sue
spalle.
«Perchè dovrei crearmi dei problemi?»
«Niente,
è solo che una ragazza che si rispetti non berrebbe mai dalla
bottiglia di un ragazzo. Stronzate tipo germi e batteri, ne sai
qualcosa?» rispose facendo spallucce e sorridendo alla ragazza
finalmente di fronte a sé.
«I
germi occupano uno degli ultimi posti nella mia lista delle minacce,
credimi. Se fossi così timida non servirei cacciatori dalla
mattina alla sera.» motivò
la sua risposta meditando poi se davvero fosse vero.
Davvero non si
sarebbe fatta problemi a bere dalla stessa bottiglia di qualcuno?
Chiunque esso fosse stato? Ecco che la risposta non era per niente
certa. Metterla in dubbio era quello che a Dean riusciva meglio, anche
non sapendolo.
«Me
ne daresti un'altra?» chiese gentile Miles mettendosi più comodo
sullo sgabello e posando i gomiti sul bancone, quasi coricandocisi
sopra.
«Cosa c'è, hai faticose nottate da dimenticare?» scherzò Jo non vietandogli però il piacere di una seconda birra fresca lungo la trachea.
«Mi
hanno rubato la macchina, Jo. Anzi, in realtà io.. glie l'ho
semplicemente data.» borbottò confuso, come se non riuscisse a
realizzare ciò che fosse successo.
«Cosa? Perchè l'hai fatto?»
«Non
lo so.. è come se il mio cervello si fosse disconnesso. Caput.
In standby.» ammise alzando le spalle e bevendo subito dopo un lungo
sorso di birra.
Ok, quello sì che era strano. Forse fin troppo.
Tanto strano da non essere possibile; da essere paranormale.
«Eri come posseduto?» iniziò
ad indagare ricevendo in risposta solo un sorrisetto che stava a
significare "non ficcarti nei guai anche quando non ci sono".
«Ehi voi, club del libro, sapete qualcosa a proposito di una possessione.. parziale?» domandò la ragazza alla calca creatasi attorno al computer rumoroso di Ash.
«Dov'è successo?» chiese Sam quasi a voler uscire da quel suo incubo ad occhi aperti.
«A Duluth.» rispose Miles voltandosi verso quel gruppo ed introducendo così la sua figura.
«Non
è la prima volta che sento eventi del genere da quelle parti.»
esclamò Sam mandando un'occhiata di intesa al fratello che Jo
non avrebbe mai potuto capire.
«Fantastico!» esclamò a sua volta Jo.. solo che la sua contentezza era per il caso che si era appena aggiudicata.
Quando
Jo attirò l'attenzione di tutti - Dean la stava già
osservando da un bel po'- si voltarono a guardarla con un'espressione
incuriosita, in attesa di sapere le novità che sembravano
essersi presentate insieme all'improvvisa presenza del ragazzo appena
entrato, il quale dalla sua entrata in scena si era già scolato
due birre.
«In
realtà è successo anche in altri posti. Strane azioni
fatte da persone che erano consapevoli di farle, ma non ne avevano
alcuna intenzione.» fece Sam ragionevole, alzando ogni tanto gli occhi
verso il fratello maggiore, in piedi accanto a lui. Dean inarcò
un sopracciglio e poi scosse la testa, intervenne nella conversazione.
«Non
esiste una possessione parziale. E' impossibile!» lo disse un po' in
tono nervoso, come se qualcuno lo avesse appena attaccato. «In tutta la
mia lunga carriera da cacciatore non ne ho mai sentito parlare.
Sam
lo guardò stranito, come se si fosse accorto che qualcosa in lui
non andasse. Aggrottò la fronte e poi fece una smorfia come per
dire "che ti prende?", ma non disse nulla.
«Dean
ha ragione.» convenne Ellen gettandogli uno sguardo «Le possessioni
demoniache non sono stupidaggini, la gente spesso muore per questo. Una
possessione a metà è improbabile.»
«No, è impossibile.» ripeté Dean.
A
meno che quel tizio non fosse Clark Kent - perché se era stato
davvero posseduto aveva sopportato una delle più grandi e
sofferenti torture - la situazione stava come diceva Dean.
«E
poi è una stronzata!» aggiunse Ash improvvisamente, senza
staccare gli occhi dallo schermo del computer.
Tutti si voltarono a
guardarlo; sembrava disperso nel suo mondo tecnologico, invece
ascoltava e sapeva perfettamente di quello che stavano parlando. «I
demoni non possiedono la gente per rubare una macchina.»
Sam accennò un sorriso, Dean invece restò impassibile.
«Credete
che sia...» fece Ellen rivolgendosi ai due fratelli. Sam alzò le
spalle dubbioso, Dean si schiarì la voce.
«Nah. Credo si tratti di gente un po' pazza.» risolse Dean con ironia. Evidente frecciatina verso il nuovo arrivato.
«Quindi questo non sarebbe un vero e proprio caso, giusto?» domandò innocentemente la ragazza appoggiandosi a sua volta al bancone, soddisfatta di sé stessa.
Non
lo consideravano un caso da seguire... quindi non era un pericolo...
quindi poteva tranquillamente dargli un'occhiata senza ricevere molte
lamentele a proposito.
Quello
era il momento ideale per sfoderare la scusa del "non sono uscita di
qui per settimane, me la merito un po' d'aria fresca" meditata
pazientemente in quelle quattro mura.
«E poi la prima riabilitazione per la gente pazza è aprirgli gli occhi alla realtà.» rispose posando il suo sguardo come di sfida su Dean.
Bella
mossa Winchester: questo pensava mentre una parte del suo cervello
elaborava un motivo valido per il quale Dean avesse dovuto dire quelle
parole con.. fastidio.
«Magari
è la volta buona che vi lascia lavorare in pace, no?» incalzò
Miles tentando di corrompere Ellen con la sua espressione con un misto
di dolcezza e carisma.
Che volesse puntare sulla sua
affidabilità accuratamente conquistata con le sue visite alla
RoadHouse?
Jo
non ci mise poi molto ad interpretare il silenzio della madre come ad
una risposta positiva anzi, probabilmente quel silenzio era
semplicemente il momento in cui Ellen pensava a come fermare la figlia
ma non riuscì a riflettere abbastanza velocemente.
«Non
possiamo lasciare un cacciatore senza macchina! Come avete detto voi
non c'è pericolo e io.. beh, sono abituata a trattare con i
fuori di testa. Niente di paranormale quindi.» continuò
a spiegare con non-chalance slegandosi cautamente il grembiule sotto la
vista di Miles che tornava a sorriderle, forse contento dell'idea di
riavere presto la sua macchina.. forse.
«Vado a prendere il borsone!» annunciò ricevendo dalla madre uno sguardo truce «In caso di emergenza!»
«Sta'
attenta comunque, porta il cellulare con te e soprattutto rispondi alle
mie chiamate.» comandò la madre rivolgendosi poi a Miles,
minacciandolo come al suo solito.
«Se
le succede qualcosa, qualsiasi cosa, ritieniti abbastanza morto da non
rivedere mai più la luce del Sole.» concluse tornando a guardare
lo schermo del pc e bisbigliando qualcosa ad Ash.
«Ash,
giacchè che stai attivando il GPS del mio cellulare per sapere
dove sarò e seguire tutti i miei movimenti sotto il comando di
mia madre, potresti mettere qualche spicciolo sul conto Miller? Sempre
per precauzione!» smascherò
smagliante il piano di sua madre, salendo poi le scale e lasciandosi
alle spalle la risatina di Miles, divertito dal carattere così
solare di Jo.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Io *adoro* la versione gelosa (se così si può chiamare) o infastidita di Dean.
Anche solo ad immaginarlo arrabbiato.. beh, fa la sua porca figura, dai!
E la cucciolosità di Sam, tutto preoccupato? :3
Ok, è sempre più tardi io perdo sempre di più la stabilità mentale. Male.
Peace Out, bitches! <3 Parola di Charlie! :D
Spoiler alla grande. Chiedo scusa :x
|
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Capitolo 3 *** Torce e mostri verdi. ***
3
Capitolo 3 - Torce e mostri verdi.
Dean
osservò la scena con molto e improvviso interesse.
Non aveva
idea di chi fosse quel tizio - anche se Ash gli aveva riassunto
brevemente la sua identità - ma già avrebbe voluto
cacciarlo via con svariati calci nel di dietro.
Alla risposta di Jo,
Dean non si scompose ma ricevette più o meno lo sguardo di tutti
i presenti in quel locale. Ellen gettò un'occhiata ai due
pensando che ci fosse qualcosa sotto, Sam accennò un sorriso
sapendo che la ragazza aveva sempre una risposta pronta a qualsiasi
tipo di provocazione, Ash restava impassibile ad ogni loro parola ma
continuava ad ascoltare e il nuovo arrivato guardava la cacciatrice
ammirato, come se stesse guardando Afrodite in persona.
Dean
assottigliò gli occhi scrutandolo con sospetto, tentando di
trovare un qualsiasi difetto ma visto che non ne aveva all'apparenza se
li inventò sul momento.
Alla scenetta divertente - quella in cui Jo smascherava il piano della
madre - Sam e Miles ridacchiarono, mentre Dean si morse il labbro
inferiore guardandola salire su per le scale.
Era nervoso, molto
nervoso e nemmeno sapeva il motivo. Non era per il caso, ne era certo.
Sentiva le viscere contorcersi e uno strano nodo alla gola che gli
bloccava il respiro. Per non parlare del battito cardiaco accelerato e
la sua rabbia che ribolliva feroce come un mostro imbattibile.
«Voi dovete essere i Winchester!» fece improvvisamente Miles, attirando
l'attenzione di Sam e quella di Dean, che si fingeva indifferente al
fatto che lui sapesse chi aveva di fronte.
«Sì!» rispose Sam alzandosi dalla sedia per presentarsi come si
deve. Si avvicinò al ragazzo e gli porse la manona, la quale
venne stretta subito dopo «Sam.»
«Miles, è un piacere!»
«Lo è per me.» ribatté Sam accennando un sorriso cordiale.
Dean stava odiando suo fratello in quel momento.
«Sei di qui? Non ti ho mai visto da queste parti...» disse Sam.
E si aprì un lungo discorso sulla loro lunga e infelice vita da
cacciatori.
Dean guardava la scena con uno sguardo fulmineo e sentiva
che quel maledetto mostro verde sulla sua schiena cresceva ancora di
più.
«Dean.» la dolcezza di Ellen lo fece voltare
«tutto bene, tesoro?»
«Oh...ahm...» Dean deglutì e si schiarì la voce annuendo.
«...mai stato meglio.» sorrise brevemente.
«Sei così silenzioso...» osservò la donna posandogli una mano sulla spalla.
«Vieni, ti offro una birra!»
E Dean seguì volentieri Ellen che andò dietro al bancone ed offrì da bere al cacciatore.
La
velocità della luce invidiava l'agilità di Jo, già
pronta sulla rampa delle scale con il borsone in mano stracolmo di
armi.
Ecco come per lei quello fosse una normalissima borsa per uscire,
con la differenza che le ragazze comuni dentro ci ficcassero cosmetici,
salviette per il trucco e a volte anche spazzolini. Non invidiava
quelle "tacchettine" -soprattutto quando aveva un caso tra le mani-
ecco perchè spesso e volentieri le sfotteva come solo lei sapeva
fare.
«Pronta!» cinguettò
come una bambina contenta mentre posava il borsone sul bancone, accanto
a Dean che sovrappensiero beveva un'altra birra.
«Ash?» disse
soltanto ricevendo in risposta un cenno di OK con le dita da parte di
quel ragazzo così svampito eppure così familiare: aveva
fatto ciò che gli era stato detto.
Sì,
nonostante Ash fosse la prima causa dell' essere sgamata dalla madre
per via della sua poca -se non assente- maestria nel mentire, Jo gli
voleva bene.
«Grazie!» ringraziò premurosa guardandosi attorno solo dopo.
Sam
e Miles chiacchieravano nonostante il secondo mandasse occhiate alla
ragazza sorridente, la madre aveva preso posizione dietro il bancone e
Dean si era riappropriato della sua giacca per metterla accanto al suo
nuovo posto a sedere, ben lontano dal nuovo arrivato.
E'
solo un caso pensò scuotendo la testa e avvicinandosi a Dean per
rivolgergli un sorrisetto.
Così, perchè le andava.
«Che
brutta cera che hai, Musolungo. Sicuro di star bene? Sai, le duemila
volte in cui me l'hai detto e ridetto non mi sono bastate.» esclamò sarcastica non abbandonando quel sorriso che di certo non era nato sulle sue labbra per via del nuovo caso.
In
risposta un'occhiata sbieca le fece sbattere le ciglia, inclinando la
testa come a volerlo analizzare. E lei che ancora ci provava a capirlo!
«Vi do 24 ore, non di più.» sentenziò la madre concedendosi anche lei una birra leggera e rinfrescante.
«Mamma, Duluth è relativamente lontana. Facciamo 48?» tentò di patteggiare Jo mentre ricontrollava nuovamente il contenuto del suo borsone.
«Farà
la brava Ellen, ti prometto che non la lascerò troppo in
libertà.» la spalleggiò inevitabilmente Miles sfoderando
l'ennesimo sorriso affidabile.
Poi
un borbottio che suonava quasi ironico colpì a malapena
l'orecchio di Jo, facendole fare una smorfia confusa. Come se fosse
stato un "Oh, non c'è pericolo" oppure un "Ho un thè
ridicolo".. e Dean non era tipo da thè.
Per
questo scherzò dell'udito Jo scoppiò in una risatina
silenziosa e tornò a guardare la madre, ancora immobile dietro
il bancone.
«E va bene, te lo prometto anch'io.» si
arrese alzando gli occhi al cielo e riprendendo il borsone tra le mani,
costatandone il peso facendolo "saltellare" e creando un rumore
metallico poco rassicurante.
«Allora... vuoi dirmi cosa ti preoccupa?» domandò Ellen con un dolce sorriso del quale non venne ricambiata.
Il
fatto che la donna desse così tanta fiducia ad un cacciatore di
passaggio tanto da affidargli sua figlia gli dava allo stomaco e lo
innervosiva di più.
Più volte aveva vietato ad entrambi i
Winchester di portare Jo con loro proprio per paura che potesse
succederle qualcosa. Non capiva perché si fidava molto
più di un estraneo che di loro, che erano quasi di famiglia.
Dean
alzò lo sguardo verso di lei mentre nella mano stringeva la
bottiglia di birra appena stappata, ma non rispose.
Se la portò
fino alle labbra carnose e ne sorseggiò il contenuto, poi il
monologo della "donna di casa" fu spezzato dall'improvviso tonfo che
fece il borsone appena atterrato sul bancone.
Jo era affianco a lui e
si era posizionata in tale modo da poterlo scrutare con attenzione,
visto che aveva capito che qualcosa non quadrava in quella sua
espressione visibilmente nervosa.
Nonostante questo però non le
vietò un sorriso, anzi. Si girò sullo sgabello e gliene
rivolse uno dei più smaglianti.
«Cosa posso fare per attutire tutti i tuoi dubbi?» Ogni
riferimento a cose/persone/momenti passati era puramente casuale.
Ovviamente si riferiva alla bella scenetta romantica che c'era stata
tra di loro qualche giorno prima. Quella sarebbe potuta essere una
manifestazione di perfetta salute fisica ed emotiva. Ancora una volta
però Dean venne interrotto, da Ellen questa volta, che
iniziò a sancire le sue solite raccomandazioni e minacce.
Dean
roteò gli occhi e scosse appena la testa.
«Oh
non c'è pericolo.» borbottò tra sé quando Miles
assicurò ad Ellen che l'avrebbe riportata a casa sana e salva.
Quella
situazione gli dava davvero sui nervi.
Non riusciva a concepire che un
tizio spuntato dal nulla avesse così tanta fiducia da parte
della ragazza e la madre, mentre lui veniva scrutato dalla testa ai
piedi come se fosse un pericoloso criminale. Certo non era il quadro
della persona sana di mente, anche lui era abbastanza fuori di testa e
aveva un bel po' di problemi alle spalle. Ma questo faceva parte di un
altro discorso.
Accusò
il colpo non potendo rispondere pubblicamente ad una
domanda/frecciatina come quella.
Non con sua madre presente almeno.
Di
nuovo posto e momento sbagliato, nessuna novità.
La
conversazione tra Sam e Miles rimase sospesa a mezz'aria quando il
nuovo arrivato dagli occhi scuri rigirò la sua attenzione su uno
scambio di battute in cui lui non aveva alcun ruolo. Forse anche questo
lo innervosì.
Sam -con la sua acutezza spiccata- capì
giusto in tempo la situazione e fece di tutto pur di attaccare bottone
con Ellen, improvvisamente tramutatasi nell'investigatore di turno.
Ash
invece si alzò dal suo posto per tornare in camera sua ed
accendere la musica ad un volume decisamente alto, tutto dopo aver
arbitrariamente deciso di riaprire il locale ai cacciatori rigirando il
cartellino con la scritta "aperto" rivolta verso il vetro appena
appannato dalla polvere che rendeva accogliente e riservato quel posto.
Brutta situazione per Jo.
Sapeva
di avere gli occhi addosso -come lo sapeva Dean-, sapeva di dover
varcare la porta alla ricerca di qualcosa che riteneva paranormale e
sapeva che quella situazione, l'intero ambaradan in cui si stava
cacciando, era una follia.
«Allora,
andiamo?» la incitò il ragazzo questa volta con meno dolcezza
del solito, alzandosi dal suo sgabello per lasciare la mancia sul
bancone
«E'
stato un piacere conoscerti Sam!» esclamò in saluto dandogli una
pacca sulla spalla e ricevendo in cambio un socievole "anche per me"
dal gigante buono ancora seduto al suo posto.
«Dean.» disse poi senza ripetere nuovamente la frase.. o almeno, Jo credeva fosse per quello.
Non aveva mai visto Miles così sotto pressione o così sospettoso.
Solo le volte in cui usciva il discorso "Dean" aggrottava la fronte come se gli stessero parlando di licantropi minacciosi.
[
«Wow,
la tua mira è nettamente migliorata. Me l'hai fatta questa volta,
Jo!» si complimentò Miles dopo una partita a freccette che aveva
come vincitrice la ragazza bionda, contenta della sua immaginaria
corona brillante.
«Ammetto che mi hanno dato una mano ma... grazie!» rivelò la ragazza a cuor leggero.
«E
chi è stato quel pazzo a prendere un caso perso come te sotto la
sua ala da maestro?» domandò, sicuro che la risposta
comprendesse un vecchio barbuto piuttosto che un ragazzo tutt'altro che
vecchio e barbuto.
Il
nome di Dean le usci dalla bocca ancora prima che potesse farci caso,
forse anche il tono non era dei più stabili ma credeva che
quello l'avesse percepito solo la sua coscienza mentre nuotava
allegramente nei ricordi.]
«Ho dimenticato la torcia.» disse dal bello al buono nonostante avesse richiuso il borsone con la torcia incriminata al suo interno
«Torno subito.. tu puoi iniziare ad andare, sai quel'è la mia macchina.» disse
a Miles lanciandogli le chiavi dell'unico mezzo di trasporto su cui
potesse contare prima di risalire le scale inizialmente con passo lento
per poi accelerare una volta lontana dalla porta del locale.
Che diavolo pensava di fare?
La
presenza di Miles alle sue spalle aveva costretto il piccolo mostro
verde a salirgli fino in cima all'orecchio.
«Quello lì gli ha
messo gli occhi addosso!» gli sussurrò la creatura neonata ma
Dean scosse la testa come per scacciare via quel pensiero, o il
mostriciattolo che continuava a fargli pressione.
Non gli importava di
quello che sarebbe successo tra Jo e Miles, non gli importava nulla.
Nemmeno del fatto che stessero andando a caccia insieme...
«Ci dovrei
essere io al suo posto!» pensò improvvisamente bloccando tutte
quelle convinzioni che scorrevano lentamente nella sua mente.
Il
ragazzo lo salutò con poco entusiasmo e Dean fece altrettanto;
mosse appena il capo in un cenno forzato, niente di più.
Sottofondo si sentivano i mormorii di Ellen e Sam che continuavano a chiacchierare del più e del meno.
«Io
e Dean stiamo cercando un altro motel economico...» sentì Dean
distrattamente nel silenzio, ma non percepiva sul serio quel discorso
la sua mente era impegnata a pensare ad altro.
Poi Jo improvvisamente
rivelò di aver dimenticato la torcia e affidò le chiavi
dell'auto a Miles, che un po' dubbioso sul da farsi - forse era
indeciso se aspettarla lì o uscire e farsi già strada -
aggrottò la fronte spostando lo sguardo da lei a Dean.
Il
cacciatore indifferente continuava a bere la sua birra e ogni tanto
gettava un'occhiata al fratello minore, anche se sapeva perfettamente
che qualcuno alle sue spalle gli avesse messo gli occhi addosso.
«D'accordo!
Ti aspetto fuori.» fece Miles e si voltò per avviarsi verso la
porta, dalla quale poi uscì con in mano le chiavi dell'auto di
Jo.
Ora,
ignaro che quella di Jo fosse una scusa, Dean non le rivolse nemmeno
uno sguardo pensando che presto si sarebbe messa a cercare la sua
torcia e poi sarebbe fuggita via insieme al suo principe azzurro.
Arrivò
di fronte alla sua stanza ma continuò a camminare avanti e
indietro per scaricare via quella tensione fastidiosa accumulatasi
sulle spalle. Mentre pensava a tutto e a niente, continuando
imperterrita la sua camminata ansiosa e senza senso, spalancò
gli occhi inchiodandosi sul posto.
Dal piano di sotto non si faceva
tanta fatica a sentire i rumori del piano superiore e quei suoi
movimenti, se presi seriamente in considerazione, potevano essere
davvero sospetti.
«Che diamine, sto cercando una torcia, devo pur muovermi!» rifletté scuotendo la testa per darsi mentalmente dell'idiota.
Aprì
la porta della sua stanza e si mise seduta sul letto con le gambe
incrociate, soffermandosi sul caos che la circondava e sulla porta
malridotta a causa di tutte le botte prese e di tutti i coltelli che
aveva accolto non proprio a braccia aperte sulla facciata interna.
«Ma che diavolo..» mormorò
strofinandosi la faccia con un che di stanco che fino a quel momento
era rimasto nascosto dal sorriso splendente che indossava come una
maglia.
Ecco, adesso c'era troppo silenzio.
Sì, stava diventando paranoica.
Si
alzò quindi dal letto ed iniziò ad aprire cassetti alla
rinfusa, a richiuderli sonoramente ed a camminare per la stanza senza
una meta precisa visto che torcia era già nel suo borsone.
Sperava solo che nessun'altro se ne accorgesse, in particolar modo
Miles, che avrebbe potuto analizzare quella sua falsa dimenticanza
come.. come qualcosa di sbagliato che l'avrebbe fatto arrabbiare.. e Jo
riusciva a malapena a sopportarne uno di Musolungo.
Quando
ritenne abbastanza credibile il tempo impiegato per la ricerca fantasma
si affacciò dalla finestra, notando Miles occupare la fiancata
destra della sua macchina.
Solo
Dio sapeva quanto si sentisse in colpa. Per cosa? Oh beh, non riusciva
a decifrarlo bene, il cervello non le dava tutte queste informazioni e
forse non lo faceva perchè non era di sua competenza, non era a
lui che Jo doveva rivolgersi per chiarire i suoi dubbi... a proposito
di dubbi.
Quando
scese le scale con che di sconfitto in faccia e la madre le fece notare
di non aver niente tra le mani -anche dopo la sua ricerca caotica che
evidentemente aveva percepito- la ragazza bionda rispose semplicemente
con una scrollata di spalle riprendendo per l'ennesima volta il borsone
fortunatamente sigillato tra le mani.
«Ne compreremo una lungo la strada. Ho 48 ore, non posso sprecarle.» decise di mentire poi, salutando la madre con un sorrisetto, non notando minimamente il suo sguardo indagatore.
«Salutatemi Ash quando o se uscirà mai da lì dentro.» temporeggiò indicando la porta con un cenno della testa.
Era
strano.
Solitamente spettava a Dean il compito di salutare, di dire il
solito "ci vediamo presto" anche quando il "presto" era variabile da
settimane a mesi. Forse per questo le sembrava tutto strano.
Questa volta era lei ad andare via e a non rimanere, così come aveva accennato in una vecchia conversazione.
«Ci.. vediamo presto. Spero che riusciate a trovare una soluzione a quel caso.» disse sincera appena fuori dalla porta, sentendo i passi di Miles venirle in contro per darle una mano con il borsone.
«Sì,
ed è così che siamo arrivati fin qui...» concluse Sam
dopo una lunga conversazione con Ellen che sembrava piuttosto
interessata al racconto del ragazzo.
Dean li ascoltava in modo
distratto, mentre guardava il fondo della bottiglia da sopra il foro
tondo di essa.
«Potrei
ospitarvi per qualche giorno.» propose Ellen accennando un mezzo
sorriso verso il minore dei Winchester, che ragionevole prima di
prendere una decisione si rivolse al fratello.
«Non lo so. Tu cosa ne pensi, Dean?»
Quest'ultimo con uno sguardo decisamente confuso si voltò a guardarli.
«Cosa?»
«Dean,
tutto bene?» domandò Sam aggrottando la fronte.
Chissà
perché ma aveva un'aria vagamente preoccupata.
Prima che il
ragazzo potesse rispondere alla domanda si udirono dei rumori dal piano
di sopra - oltre all'assordante musica hard rock a tutto volume,
proveniente dalla stanza di Ash - che attirarono l'attenzione di tutti
e tre i presenti. Per qualche secondo stettero in silenzio con gli
occhi fissi sul soffitto, quando i rumori (molto simili a passi
militari) cessarono tornarono a guardarsi.
«Dean...»
«Sto bene, Sammy.» lo interruppe subito prima che potesse rifargli la domanda.
«Sono solo un po' stanco.»
«Una
ragione in più per restare, no?» Ellen sorrise ad entrambi,
diede le spalle ai due ragazzi e iniziò a dedicarsi alle pulizie
dietro al bancone.
Sam
scalò di qualche sgabello fino ad arrivare a sedersi accanto a
Dean, per un po' restò in silenzio ad osservarlo anche se lui
evitava di incrociare gli occhi verde scuro di lui.
«Dean?»
«Sam.» sospirò Dean.
«Per l'ennesima volta, sto bene.»
«D'accordo...»
ribatté l'altro poco convinto.
«D'accordo.» Ci fu una pausa di
silenzio.
«Che ne pensi dell'offerta di Ellen?»
«Non
mi sembra affatto una buona idea.» osservò il maggiore dei
Winchester.
«Sarà meglio cercare un motel, così non
dovremo ringraziare nessuno.» mormorò.
Non
ne era sicuro, ma aveva come l'impressione che la donna stesse
origliando.
Poi entrò in scena Jo, a mani vuote.
Istintivamente
posò lo sguardo sul suo borsone, che subito dopo fu ritratto
dalle braccia esili della ragazza. Dean la seguì con lo sguardo
fino all'uscita e come saluto accennò un lieve sorriso forzato,
tornando poi a bere la sua birra.
«Allora?
Avete deciso?» domandò Ellen come se non sapesse già la
risposta alla sua proposta mentre puliva un bicchiere di vetro con
uno straccio umido.
«Ahm... sì, senza offesa Ellen, ma... cercheremo altrove.»
«Ma...» la donna boccheggiò «...qui siete i benvenuti.»
«Credo
che un po' tutti qui siano "benvenuti", anche gli estrani sui quali si
conta molto di più rispetto alla propria famiglia.» rispose Dean
ironico abbozzando un mezzo sorriso da stronzo.
Prese nervosamente il
portafogli dalla tasca del giaccone ed estrasse la mancia per
l'ordinazione.
Ellen esterrefatta dal suo comportamento - proprio come Sam che lo fissava a bocca aperta - scosse la testa.
«Offre
la casa...» mormorò in tono offeso rifiutandosi di prendere i
soldi del ragazzo.
Lui la guardò per qualche secondo poi
lasciò il tutto sul bancone e si affrettò ad uscire da
quel locale.
Sam frettolosamente lo inseguì ancora con
quell'espressione scioccata sul viso.
«Si può sapere cosa ti è preso?!»
«Sali in macchina!» abbaiò il maggiore che si era già messo alla guida dell'Impala.
«Dove andiamo?»
«A Duluth.»
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Se devo essere sincera mi è dispiaciuto un po' per Ellen, poverina.
Dean è stato uno pseudo-stronzo a risponderle così ma teoricamente aveva ragione.
Nonostante l'avesse anche Ellen. Wow, è tutto un bordello qui! O__O
Ok, va bene. Almeno in questo capitolo abbiamo una meta!
Ci vediamo a Duluth, cari! :D
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Capitolo 4 *** La furia delle Harvelle. ***
4
Capitolo 4 - La furia delle Harvelle.
Se lo immaginava un po' più divertente il viaggio.. Miles.
Guidava
la macchina di Jo come se fosse sua, aveva regolato il sedile alla
lontananza giusta per le sue gambe più lunghe rispetto a quelle
di lei, aveva acceso la radio ed abbassato il finestrino per prendere
aria. Si aspettava un fiume di parole, un'interminabile lista delle
cose che avrebbero dovuto fare e di quelle che non avrebbe dovuto
nemmeno pensare: tutte cose da Jo insomma.. ma niente.
Lei
se ne stava con la testa appoggiata al sedile e con gli occhi chiusi,
come se stesse riposando da una grande lotta non fisica.
Tutte
le volte che le chiedeva se stesse bene o se ci fosse qualcosa che non
andava lei scrollava le spalle o si lasciava scappare miseri
monosillabi sempre meno confortanti.
Quindi il viaggio fu abbastanza silenzioso.
Sarebbe
stata un'ottima occasione per conoscerlo meglio, per imparare qualcosa
dal suo modo di cacciare, avrebbe insomma potuto sfruttare quel momento
ma Jo non ne aveva proprio voglia.
«Arrivati sul luogo del furto.» la avvertì Miles scrollandola dolcemente dal suo pseudo-sonno.
«Oh.. bene.» mormorò stropicciandosi gli occhi e rimettendosi bene con la schiena dritta contro il sedile «Suggerisco
di trovare un posto dove lasciare le nostre cose e di proseguire con la
ricerca. Magari passare dalla polizia per chiedere se hanno trovato
auto in giro. Hai denunciato il furto?» chiese riprendendo a ragionare da cacciatrice, ovvero quello che era andata a fare, non certo per vacanza.
«Ho
avuto problemi con la legge Jo, anch'io sono ricercato, Dean non
è l'unico ad esser stato accusato di gravi reati.» ringhiò
quasi volendo nascondere il tono aggressivo con flebile e poca
credibile ironia mentre stringeva il volante tra le mani.
«Cosa centra Dean, adesso?» chiese
altrettanto aggressiva con le braccia incrociate ma placata dalla
momentanea confusione riguardo alla natura dell'argomento.
«Niente..
cerchiamo un motel.» concluse poi prendendo una strada
secondaria, attirato da una via luminosa piena di insegne.
«Come vuoi.»
Aria
gelida anche con 30 gradi fuori dall'auto? Sì, tutto era
possibile con Joanna Beth Harvelle: la regina dei ghiacci... nonostante
quella volta non fosse stata esattamente colpa sua.
«Mi.. Mi dispiace per prima, io non...»
«Eccone uno, parcheggia qui. Io vado ad ordinare la camera.» lo liquidò frettolosamente scendendo dall'auto ferma in quel parcheggio isolato.
Dean
teneva il piede premuto contro l'acceleratore, gli occhi fissi sul
parabrezza polveroso e una delle due mani stringeva il volante come se
fosse la testa di un demone. Ogni tanto passava la mano destra sulle
marce, cambiandole a seconda della velocità usata.
«Mi vuoi dire cosa sta succedendo?»
Dean
tacque, in compenso però gli gettò un'occhiata che stava
per "sta zitto!".
Allungò la mano destra verso la radio e
lasciò partire le note rock degli AC/DC che echeggiavano a basso
volume per tutto il perimetro dell'auto.
Sam sospirò esasperato
e portò gli occhi fuori dal finestrino senza aggiungere altro
per il momento.
«Vuoi
almeno rallentare?!» disse bruscamente dopo una pausa di silenzio ma a
Dean sembrava non importare della sua richiesta e spinse ancora
più a fondo il piede contro il pedale.
Sam lo guardò esterrefatto, con la stessa espressione che aveva assunto qualche ora prima di partire.
«Che c'è?»
«Che ti prende?» domandò ancora, forse per la milionesima volta.
«Sto bene!»
«No, non è vero. Perché ti sei rivolto in quel modo ad Ellen?»
Ancora
silenzio.
Sam scosse la testa per la seconda volta e poi si
accomodò meglio sul sedile. Sapeva che prima o poi avrebbe
parlato perciò era meglio non mettergli pressione.
Il
viaggio fu molto silenzioso, più di quanto Dean avesse
immaginato perché dopo le molte domande del piccolo Winchester
l'aria diventò gelida, tanto gelida che era quasi palpabile.
Arrivati a Duluth si fermò a pochi metri dall'auto di Jo, - che
non aveva mai perso d'occhio durante il tragitto - osservò la
scena dei due che si affrettavano a parcheggiarla, poi si voltò
a guardare Sam che aveva preso sonno accanto a lui. Gli diede una
leggera gomitata e lui sussultò svegliandosi, rizzandosi sulla
schiena.
«Siamo arrivati?»
Dean annuì.
«Ora... mi dici perché stiamo seguendo Miles e Jo?»
«Ho
una strana sensazione. Non mi fido di lui.» riassunse brevemente Dean
guardando Jo sparire dietro la porta del motel.
Sam lo guardò
indagatore e per un momento il fratello maggiore pensò che
avesse capito.
«Che c'è ancora?»
«Niente...» rispose. «Ci fermiamo anche noi.» disse subito dopo parcheggiandosi nel primo spazio vuoto trovato.
Stanza
più vicina all'uscita di sicurezza: quello era il marchio di
più o meno tutti i cacciatori. Stanza numero 15 nel loro caso.
Alle
spalle della ragazza Miles portava i loro borsoni con una felice
espressione sul viso, cosa strana visto che fino a secondi prima era la
riproduzione esatta della scontrosità.
«Fatto
tutto, tesoro?» disse a Jo avvicinandola a sé per stamparle un
bacio sulla fronte sotto la bella vista della piccola vecchietta
addetta alle registrazioni delle camere.
Sorpresa
dal gesto di Miles, Jo ci mise un po' a sciogliere i suoi muscoli in
un'espressione credibile così tossì improvvisamente e si
staccò dal ragazzo, fingendo di essere troppo stanca per essere
affettuosa.
«Si.. sarà meglio andare, sono esausta.» lo spronò dirigendosi verso la sua camera che aveva ovviamente pagato con la carta della signora Miller.
Una
volta chiusa la porta e lasciate le armi al loro destino (ovvero quello
di giacere sul pavimento), si abbandonarono ognuno sul rispettivo
letto.
Jo guardava il soffitto distrattamente mentre Miles -come se non
fosse ovvio- la guardava con un'aria.. abbattuta? Forse.
«Cosa?» domandò Jo accortasi di avere gli occhi addosso da ore ormai.
«Ripensavo al piano.» rispose il ragazzo alzando le spalle.
«Te
l'ho detto, ora ti riposi -visto che hai guidato per tutto quel tempo
per non accettare che guidasse una donna in tua presenza- e poi andiamo
dalla polizia per capire se hanno ritrovato la tua macchina. Se non
sarà così andremo in giro a racimolare informazioni su
questo tipo per costringerlo a restituirti l'auto. Sempre che non sia
lui a costringere di nuovo noi a dargli la nostra. La mia.» catalogò la ragazza chiudendo gli occhi.
«Hai
visto come ci guardava quella vecchia? Era inquietante! Come se volesse
spiarci tutto il giorno!» scherzò poi per riprendere in mano le
redini della situazione con Jo.
«Attento,
potrebbe piombare fuori dal frigo da un momento all'altro! Magari ha
costruito degli strategici passaggi segreti dentro i muri appositamente
per spiare i clienti!» lo
spalleggiò sorridendo e ripensando allo sguardo innamorato della
donna.
Chissà quali scene aveva rivisto nella sua vecchia mente
intrisa di ricordi.
«Ho
fame. Vado a prendere del cibo, sempre che la vecchia mi lasci libero
dopo avermi visto! Tu vuoi qualcosa?» chiese alzandosi e aprendo la
porta.
«No, rimango qui a sistemare la mia roba e mi rilasso un po', grazie comunque.»
Dopo
un forzato "va bene" Miles si allontanò dalla camera lasciando
una Jo pensierosa stesa sul lettino non della qualità migliore.
Dean
e Sam entrarono nel piccolo atrio del motel, carichi di borsoni: uno di
loro portava quello con le armi, (cioè il maggiore dei due - se
avessero avuto problemi con la sicurezza appena entrati, almeno Sam
avrebbe avuto la possibilità di uscirne illeso, o anche solo
come complice) l'altro invece reggeva i due stracolmi dei loro vestiti.
Dean si avvicinò alla vecchietta dietro al suo piccolo studio e
questa gli sorrise come se avesse appena visto un angelo dalla bellezza
e dalla purezza mozzafiato.
«Oh,
due arrivi in una sola notte. Non capita spesso!» osservò la
donna dal viso rugoso, gettando uno sguardo anche a Sam che era alle
spalle di Dean - non le parve da meno, sembrava si fosse presa una
cotta per entrambi.
Dean sorrise ampiamente deciso a far colpo - era
sempre un bene fare amicizia con chi aveva a che fare con il registro
dei clienti - e con il portafogli in mano, sfilò da una delle
piccole tasche una delle sue carte di credito falsificate.
«Letto
matrimoniale?» chiese la donna speranzosa in una risposta negativa.
Dean e Sam erano così abituati ad essere scambiati per una
coppia gay che nemmeno ci facevano più caso.
«Due,
due letti.» rispose Dean sorridendo nervoso mentre Sam ridacchiava -
era l'unico a vederci dello spirito in quella faccenda.
«Oh.. mi dispiace, io non...»
«Non
si preoccupi!» la interruppe Dean tirando un sospiro.
Era stanco, in
quel momento voleva soltanto rotolarsi tra le lenzuola di quei
maledetti e scomodi letti, più simili a massi di roccia.
«Allan e Robert Standing.» sorrise la vecchia. «L'unica rimasta libera è la diciassette.»
«E' perfetta.» replicò Dean ricambiando il suo sorriso, al quale la donna rispose con un'espressione infatuata quasi.
Porse
a Dean le chiavi e lui le augurò una buona nottata, mentre Sam
si limitò a sorriderle cordialmente e in modo dolce.
Non appena
si voltarono videro Miles che scendeva gli ultimi gradini.
Un po'
sorpreso dalla loro presenza li guardò come per dire "che
diavolo ci fai qui?".
Singolare, perché era la presenza di Dean
che gli dava evidentemente fastidio.
«Oh,
ciao!» si rivolse al più piccolo dei Winchester, il quale
accennò un sorriso un po' imbarazzato per la situazione.
Si avvicinò ai due e li guardò con un'espressione indagatrice.
«Che succede?»
«Oh beh... vedi noi...» cominciò a spiegare Sam, ma fu interrotto dal fratello «Abbiamo
pensato che vi servisse una mano, così eccoci qui. Nessun
problema, no? Bene, perfetto!» fece Dean esultante dandogli una pacca
sulla spalla, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere.
Quest'ultimo
tossì e quando Dean lo superò per salire la lunga
scalinata, spostò lo sguardo a Sam che sembrava piuttosto
dispiaciuto per il tentativo di rubargli il caso.
Miles
tornò in stanza a mani vuote ma con lo stomaco pieno,
accompagnato dall'espressione più complessa che Jo avesse mai
visto sulla sua faccia. Proprio per questo le venne spontaneo
chiedergli cosa avesse fatto nascere quella smorfia di fastidio che
avrebbe facilmente fulminato chiunque.
«I Winchester sono a Duluth.» disse rapido afferrando il
borsone con le armi dal suo letto. Probabilmente se non ci fosse stata
Jo lì con lui non li avrebbe nemmeno considerati.. che la
ragazza avesse dovuto interpretare quella reazione come gelosia? Beh,
gelosia o no Jo ora era troppo incazzata per pensarci.
«Come hai detto?» urlò balzando giù dal letto
facendo svolazzare i suoi morbidi capelli biondi sulle spalle.
«In questo motel.» precisò come se ci provasse gusto nel vederla arrabbiata con loro.
Gli occhi di Jo erano due fessure in fiamme.
Senza proferire parola uscì dalla stanza lasciando anche aperta la porta come per dimenticanza.
«Stanza 17!» la avvisò Miles spingendola nelle
braccia di un Dean e di un Sam che considerava praticamente spacciati.
Ecco cosa aveva in comune Jo con sua madre Ellen: la furia.
La targhetta che segnava il numero della stanza era particolarmente
antipatica per Jo, tanto da prenderla a pugni in un bussare poco
amorevole e pacifico.
Aperta la porta ecco la sorpresa.
L'unico che non avrebbe voluto vedere sotto gli occhi: Sam.
Non riusciva ad essere furiosa con lui, un po' per la sue espressione
innocente che lasciava trasparire un "non è stata colpa mia,
calmati" e un po' perchè era abbastanza sicura già da
sé che la colpa ricadesse in pieno sul maggiore dei fratelli.
«Ascolta Jo, noi..»
«Sta zitto Sam, dov'è tuo
fratello? Dov'è quel tuo insopportabile, egocentrico, stupido
fratello?» ribadì infastidita entrando nella stanza e
scorgendolo poi nelle vicinanze del frigo. «Mi spieghi che
diavolo hai nel cervello o le mie parole ti rimbombano nella testa come
un eco?» gli si avvicinò come un treno senza la minima
intenzione di fermarsi «Sbaglio o avevate detto che questo non
era un vero caso, che Miles era un pazzo senza rotelle e che
-soprattutto- avevate altro a cui pensare? O anch'io sono pazza e mi
sono immaginata tutto?» continuò ad urlare arrivatagli di
fronte.
Trovava molto più soddisfacente "prendersela" con Dean..
anche se la stava a guardare con una faccia indecifrabile nello stato
d'animo infuriato in cui era immersa in quel momento.
«Cosa, vi ha mandati mia madre? Da quando in qua fate le guardie
del corpo come mestiere?» proseguì puntando le mani sui
fianchi, pronta ad una risposta che le andasse a genio.
Dean
e Sam presero posto nella stanza diciassette, quella che era stata loro
assegnata. Non era esattamente un bel vedere, ma aveva qualcosa di
diverso delle stanze nelle quali fin'ora i due fratelli avevano passato
la loro vita; era abbastanza grande, la mobilia era in perfetta pulizia
pur non essendo nuova di zecca e si respirava uno strano odore di
lavanda - che per inciso Dean odiava con tutto il cuore.
«Hai
visto Miles?» chiese Sam all'improvviso che aveva già
cominciato a spogliarsi e prepararsi per una bella dormita.
«Sembrava nervoso.»
Dean
non rispose.
Era fermo di fronte alla TV via cavo - lo era in
realtà da quando avevano messo piede in quella stanza - e faceva
zapping piuttosto annoiato.
«Mi sento un po' in colpa per aver rubato il caso a Jo.» aggiunse dopo una pausa di silenzio.
«Noi non rubiamo niente, Sammy. Stiamo solo...» ma non riuscì a finire la frase.
Qualcuno
bussava alla loro porta, e dal modo in cui lo faceva - decisamente
violento e poco educato - Dean pensò che non si trattasse della
cameriera.
Sam preparò la pistola in una mano ma Dean gli fece
cenno di lasciarla al suo posto. Sapeva chi c'era dietro quella porta e
non ci sarebbe stato bisogno di difese personali... o almeno
così credeva lui.
Jo
entrò nella camera non appena il minore dei Winchester
aprì la porta, e come una furia, si scaraventò verso Dean
con un'espressione che incuteva terrore stampata sul viso.
«Oh, anche per me è un piacere rivederti!» disse ironico Dean spegnendo la televisione.
Gettò
il telecomando sul suo letto e poi si alzò in piedi, diventando
improvvisamente molto più alto della ragazza, che era piccola ed
esile.
Dean sorrise sghembo.
«A
quanto pare il tuo amichetto non ha perso tempo.» osservò
guardandola con la sua classica espressione da stronzo.
A
quelle parole Sam aggrottò la fronte come stranito, iniziando a
pensare che forse Dean provasse gelosia per Miles, ma era qualcosa da
escludere a prescindere.
Non ne aveva motivo per esserlo.
«Ok,
hai ragione.» Dean gettò un'occhiata a Sam, poi si
inumidì le labbra e tornò a guardare Jo che sembrava
ancora più furente di prima.
Non
aveva idea di cosa inventarsi sta volta. Dean le aveva praticamente
detto che aveva già abbastanza problemi per la testa e che
quello che lei aveva segnalato non era un vero caso.
Aggrottò la fronte e la osservò in quei pochi secondi di silenzio.
Poi
come una saetta, velocemente gli venne una grandiosa idea che non
avrebbe destato nessun sospetto per la piccola cacciatrice.
«Pensiamo
che il nostro caso sia collegato a questi furti d'auto, ecco
perché siamo qui a Duluth.» mentì spudoratamente,
mentre Sam arricciò il naso ancora più stranito di prima.
Dean
annuì e quando Jo si voltò verso il minore dei Winchester
per chiedergli una conferma, lui strinse le labbra e lo guardò
minaccioso come ad incitarlo in un appoggio morale.
«Ahm...
sì. Sì...e... stiamo cercando di... di venirne a
capo.» Sam si schiarì la voce e Jo tornò a guardare
torva Dean.
«Ma
davvero? Che coincidenza!» canzonò per niente convinta
della sua spiegazione ma lasciando che le sue braccia ricadessero
nuovamente sui fianchi. «Non sforzarti troppo Sam, fai schifo a
mentire quasi quanto Ash!» continuò in tono acido
guardando il minore dei fratelli solo con la coda dell'occhio.
La
situazione non si metteva bene per nessuno.
Certo Jo non poteva
prenderli di peso e obbligarli a tornare nella loro auto per poi
sparire da quella città: era un'ipotesi fisicamente impossibile.
Quindi doveva dargliela vinta? Così facilmente poi? Non era
esattamente nel carattere di Jo.
«Bene,
avete vinto. Rimanete pure a ficcare il naso nel mio caso, lavoriamo
insieme.» sospirò vedendo le facce di Sam e Dean mutarsi
all'improvviso: che la considerassero una possessione demoniaca?
Non
avevano tutti i torti infondo. Jo non si arrendeva per così
poco.
Solo gli occhi di Dean riuscivano a lasciar intendere un "che
diavolo avrà in mente?", sguardo che caricava Jo di una
soddisfazione enorme.
«Vorrà
dire che io investigherò con Sam e tu con Miles».
Gettò quelle parole fuori dalla bocca quasi come se fossero
dotate di scarica elettrica che fecero spalancare gli occhi al ragazzo
confuso di fronte a lei e poi si mise a sedere sul letto di Dean,
accanto alla sua giacca di pelle.
«Non ci penso nemmeno.» ribatté inutilmente Dean prima di essere brutalmente interrotto.
«Al
momento faccio molta fatica a sopportare le vostre facce e il vostro
essere scorbutici.. quindi io vado con Sam.» esclamò
voltandosi verso il ragazzone praticamente rimasto senza parole per
sorridergli «Puoi tenerti l'Impala se può farti sentire
meglio.» proseguì con quel ragionamento come se in
realtà fosse una madre esasperata dai propri figli e che, per
accontentarli, decideva di raggiungere un accordo.. che avrebbero
dovuto accettare per forza.
«Non
faccio salire degli estranei sulla mia auto, al contrario di qualcun
altro.» lanciò così la sua frecciatina Dean
iniziando a perdere il controllo del tono della voce.
«Bene,
prenderai la mia allora.»
«Non lascio la mia macchina nelle
vostre mani.»
«Non ti fidi di tuo fratello o è di me
che non ti fidi?».
Adorabili
battibecchi che costituivano la maggior parte delle loro chiacchierate.
«E' deciso allora! Vedrai, tu e Miles andrete d'amore e
d'accordo. Tanto non avete motivo per odiarvi, giusto?»
Ecco cosa
aveva permesso a Jo di pronunciare le parole "avete vinto": la
vendetta. Aveva incastrato Dean in un angolo, qualsiasi fosse stata la
risposta che avrebbe dato, Jo l'avrebbe ammutolito. Una dote che non
avevano in molti.
Era
proprio per la parlantina che Jo aveva scritta nel DNA che Dean avrebbe
voluto ucciderla con le sue stesse mani per poi riportarla in vita in
qualche modo e ucciderla ancora una volta.. e tutto con molta
soddisfazione.
Sfoggiato
il suo solito sorrisetto da "allora siamo d'accordo, anche se non avete
il permesso di replicare" si alzò dal letto di Dean per
schiarirsi la voce di cui aveva fatto un uso poco pacifico e
tornò sulla soglia della porta.
«Ci
vediamo domani mattina, alle sei precise, nel parcheggio. Sono sicura
che non farete i bambini.» disse prima di chiudere la porta.
Perchè
fosse così sicura che non avrebbero provato ad andarsene per
conto loro l'indomani, sbattendosene altamente delle sue direttive?
Semplice: perchè aveva appena rubato le chiavi dell'Impala dalla
tasca della giacca di Dean.
Era sempre meglio avere una garanzia.
Ok,
la situazione peggiorava sempre di più.
Jo era stata molto
furba, e non a capire che Sam e Dean stavano mentendo - quello era
evidente; erano più credibili le menzogne di Pinocchio
ché quelle di Sam - ma per aver messo alle strette entrambi.
Dean si sentiva come se fosse stato appena spinto nell'angolo
più remoto della stanza per essere riempito di pugni nello
stomaco dolorosi.
Che diavolo le era saltato in mente? Dean e Miles
insieme, in un auto che non era nemmeno la sua Impala?
No. Non era
possibile. Non era normale, non per il cacciatore almeno. Non avrebbe
sopportato il carattere esuberante di quel belloccio ventiquattro ore
su ventiquattro, e per quanto Sam gli avesse già fatto notare
che Dean e Miles avessero gli stessi atteggiamenti, lui avrebbe
continuato a credere di essere migliore.
Quando
Jo uscì dalla stanza lasciando i due fratelli a bocca aperta,
Dean spostò lo sguardo su Sam, che non appena chiuse la porta
cominciò a ridacchiare.
«Sembra
Ellen in miniatura.» osservò dopo aver assistito alla
scena più divertente di tutta la sua vita - ovviamente,
divertente lo era per lui.
Dean scosse la testa e si portò le mani sulla faccia, emettendo un profondo respiro di esasperazione.
«Te l'ho detto di lasciar perdere...»
«Sam
ti prego, non mettertici anche tu.» gli puntò contro
l'indice in modo minaccioso, poi rise in modo piuttosto nervoso.
«Non è possibile che quella stronzetta ce l'ha fatta anche
sta volta!»
«"Te".»
Dean
si voltò a guardarlo, il suo risolino era sparito e al suo posto
aveva preso un'espressione non esattamente rassicurante.
«Come scusa?»
«"Te l'ha fatta", non "ce".» lo corresse in modo tranquillo, come se la sua osservazione avesse migliorato le cose.
Dean aggrottò la fronte un po' incerto su quello che il fratello aveva appena detto.
«Grazie Sam. Sei di grande aiuto!» fece ironico, lasciandosi poi cadere sul letto.
«Guarda il lato positivo...»
«Non ci sono lati positivi!» borbottò gettandogli un'occhiataccia.
«Beh...
Jo almeno non passerà tutta la giornata insieme a lui.»
mormorò Sam, sperando nel suo profondo che Dean non l'avesse
sentito, ma ovviamente non fu così.
Il
fratello maggiore si rizzò improvvisamente sulla schiena e lo
guardò torvo, come se l'ultima frase di Sam fosse stata una
minaccia di morte.
«Che cosa stai insinuando?»
«Ahm, niente. Sarà meglio dormire, adesso.»
Dean
non ribatté, gli gettò un'altra occhiata e poi si
rigirò su un lato col tentativo di riuscire a dormire.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Questo capitolo mi piace alla follia.
Dean e Jo che litigano sono un qualcosa di totalmente adorabile! *___*
E il rubare le chiavi dell'Impala?? Il dialogo tra i fratelli, il tono accusatorio di Miles...
Si vede che eravamo proprio ispirate in quel periodo xD
Ah, grazie per le rensioni <3
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Capitolo 5 *** Questa è la mia faccia. ***
5
Capitolo 5 - Questa è la mia faccia.
L'indomani
il cacciatore iniziò a perlustrare tutta la stanza in cerca
delle chiavi dell'auto e il fatto che non le avesse ancora trovate gli
metteva ansia e terrore.
Poi gli venne in mente che la sera prima Jo
era seduta sul suo letto, proprio accanto al giaccone nel quale c'erano
"conservate" le chiavi. Lui era sicuro di averle messe in quella tasca,
perciò dovevano essere ancora lì, eppure non c'erano.
Iniziò a pensare che Jo le avesse prese in prestito come
precauzione.
«Le ha prese lei.» lo disse con una nota di odio nella voce.
Sam
ridacchiò quando vide il fratello correre come un missile verso
la porta, intenzionato ovviamente a riprendersi ciò che gli
apparteneva.
Passi
di un militare arrabbiato riecheggiavano nel corridoio, bombardamenti
si udivano in direzione della porta e profondi respiri che avrebbero
dovuto calmare un animo irrequieto si distinguevano da quello pacato di
Jo: era decisamente Dean.
Nonostante
la ragazza avesse detto ai Winchester di farsi trovare al parcheggio
alle sei, lei si era svegliata molto prima.. diciamo pure che non aveva
dormito affatto.
Mentre
Miles sonnecchiava tranquillo nel suo duro e scomodo letto singolo nel
rassicurante silenzio della notte, l'apprendista biondina ricontrollava
i pochi dati che aveva e chiamava alla polizia in cerca di altre
informazioni utili.
Adesso però il ragazzo era fuori a fare benzina con la macchina di Jo mentre lei era pronta allo scontro mattutino.
Si
alzò dal tavolo in legno dall'aspetto poco trascurato e si
posizionò davanti alla porta, accogliendo Dean con il miglior
sorriso che avesse.
«Buongiorno Principessa!» commentò come da copione.
Lo
sguardo spazientito di Dean era tutto un programma ma non si fece
intimorire quindi proseguì «Sono.. le cinque e
mezza.» controllò l'orologio da buona attrice, nascondendo
il suo sguardo soddisfatto dietro ad uno maledettamente studiato per
farlo impazzire. «Volevi andare da qualche parte senza di
noi?» lo stuzzicò non lasciandogli la possibilità
di rispondere o di minacciarla in qualsiasi modo.
«Lo
so, è sbagliato, questo si chiama furto..» iniziò
ad elencare ruotando gli occhi al soffitto, come se fosse lei quella
scocciata della faccenda «Non permetterti mai più a
prendere le mie chiavi eccetera eccetera, sbaglio?»
domandò retorica accostandosi su di un lato, come a dargli il
permesso di entrare.
«Miles
è a fare benzin..» e a queste parole gli occhi di Dean si
tramutarono in vere e proprie fiamme intimidatorie. «Alla mia
macchina. Sta' calmo, non avrei mai..» ecco che la interruppe per
la prima volta con le parole.
«Sta'
calmo?! Sta' calmo??! Hai la minima..»
«Idea di quello che
ho fatto?» completò la sua frase per poi riprendere
«Si, lo so. Fammi indovinare, se non ti avessi preso le chiavi tu
saresti già lontano, fregandotene altamente del mio piano che ho
architettato per il mio caso?» disse enfatizzando gli aggettivi
possessivi con fermezza: era sicura di ciò che diceva.
«Si può sapere che ti prende? Fai anche finta di essere geloso adesso? E da quando poi?»
Domande,
domande. Sempre domande.
Sentiva quasi il diritto di avere delle
risposte pulsargli nelle vene perchè, sinceramente, non capiva
molto il comportamento di tutti e tre. Sì, Miles compreso.
Dean
era fuori di sé.
Non solo l'aveva umiliato in quel modo barbaro
davanti al fratello minore, adesso si era pure permessa di prendere in
prestito le chiavi della sua auto, della sua bimba, la sua seconda
ragione di vita? Nemmeno a Sam permetteva di anche solo gettare uno
sguardo a quelle chiavi e lei senza la sua autorizzazione l'aveva
fatto? No, non poteva passarci sopra. Non voleva farlo.
Bussò
più volta alla porta in legno e in modo nervoso, senza
però superare il limite che Jo aveva varcato la sera prima.
Quando la porta venne aperta Dean restò sulla soglia a guardare
la ragazza con un'espressione infastidita mista ad un desiderio di
afferrarla per il collo per stringere la presa. Ovviamente non
l'avrebbe mai fatto...
«Io ti ammazzo.» disse semplicemente dopo essere entrato all'interno della stanza.
In
quei brevi istanti ispezionò con cura tutto il perimetro con i
suoi occhi grandi e verdi, in cerca delle sue chiavi.
Ma quale idiota
le avrebbe lasciate in bella vista?
«Ci
mancava soltanto questo, che lui se ne andasse in giro con la mia
auto.» borbottò tra sé girando più volte su
se stesso senza accorgersene, mentre gli occhi continuavano a vagare
tutt'intorno.
Poi
lei accennò una domanda sulla gelosia e non poté far a
meno di scoppiare in una risatina. Non nervosa, più che altro
era una bella scenetta che aveva montato in poco tempo, doveva essere
credibile.
«Stai scherzando, vero? Io geloso...» inarcò un sopracciglio. «...di quel tipo?»
Jo
non parve sorpresa dalla reazione del cacciatore, ma nemmeno lui. Aveva
già inscenato una cosa del genere, nella sua mente. Si era
preparato la parte da recitare nel caso in cui Jo avesse capito
qualcosa.
«Dolcezza,
se siamo qui è perché non mi fido di quel tipo e
perché non ho alcuna intenzione di lasciarti nelle sue mani, o
peggio ancora nelle tue.» quello fu piuttosto convincente.
Restò per un po' silenzio proprio come lei e poi sospirò
inumidendosi le labbra.
«Adesso se non ti dispiace vorrei riavere
le mie chiavi.»
«Ti
ho chiesto perchè fai finta di essere geloso, non perchè
tu dovresti esserlo per davvero.» lo spiazzò scuotendo la
testa e seguendo ogni suo movimento con lo sguardo nonostante Dean non
stesse nemmeno un momento fermo, tanto impegnato a cercare le sue
chiavi che non avrebbe mai trovato da solo.
Rimasti
a fissarsi in un silenzio fin troppo lungo ed inquietante, Jo
spostò lo sguardo dai suoi occhi e sospirò, arresa
all'idea di dover rimanere senza risposte per il resto della vita.
Eppure
doveva essersi fatto il callo di quelle situazioni così sospese
in bilico nel nulla, posizione abbastanza scomoda a dire il vero.
Non
appena Dean, con un volume di voce molto più basso rispetto a
quello iniziale, reclamò il suo mazzo di chiavi stendendo il
palmo della mano verso l'alto, in attesa.
Cosa
rimaneva da fare a Jo? Continuare la sua crociata? E per cosa? Infondo
aveva venuta a sapere il motivo per cui i Winchester fossero realmente
lì. Per proteggerla: come sempre. Che fosse stata lei ad
intrufolarsi in un loro caso o che fosse stato il contrario.
«Le
chiavi le darò a Sam, visto che è lui quello che
dovrà guidare l'Impala.» cercò di spiegare ancor
prima di poter intravedere la mandibola di Dean marcarsi sempre di
più a causa dei denti stretti in una morsa probabilmente mortale
«..a meno che tu non voglia passare l'intero viaggio in mia
presenza mentre ti fulmino con lo sguardo e ti scruto come se fossi il
peggior rompiscatole del pianeta».
E così gli aveva dato
un ultimatum.
Beh,
nessuna delle due opzioni era di suo gradimento: salire nella macchina
di Jo in presenza di Miles (magari dopo aver sparso sangue per decidere
chi fosse colui che avrebbe dovuto appropriarsi del volante) o passare
l'intero viaggio sotto l'estenuante pressione delle costanti
lamentele/domande/borbottii
di Jo anche se pur sempre nella sua amata Impala.
Certo, avrebbe
lasciato da solo suo fratello con "qualcuno di cui non si fidava" ma la
scelta andava sempre a lui.
Spettava a lui decidere quale dei due mali
scegliere.
«Anzi,
sai cosa?» sospirò rumorosamente cambiando improvvisamente
idea su tutto «Fai quello che ti pare. Tanto saresti bravo a fare
l'enigmatico in ogni caso.» si lasciò sfuggire dalla gola
quelle parole con un mix di nervosismo e sconfitta nella voce bassa.
Detto
ciò gli lanciò le chiavi che aveva riposto in tasca per
sicurezza, vedendole ora nella sua mano destra. «Ci vediamo in
giro, tanto sono sicura che succederà presto.» chiuse
quella sua piccola guerra in un cassetto volendo dimenticarsi il posto
in cui aveva nascosto le chiavi mentre si sedeva sul letto per poter
afferrare il borsone delle armi nascosto lì sotto.
Praticamente
per tutto quel tempo Jo parlò da sola, mentre Dean fingeva
un'improbabile indifferenza.
In realtà la stava ascoltando e
molto chiaramente, e aveva recepito bene i suoi messaggi.
Qual'era la
migliore alternativa? Lasciare Sam nelle mani di Miles o abbandonarsi
all'ignobile destino di dividere un'auto che non era la sua con lo
stesso essere?
Afferrò le chiavi dell'Impala con un gesto veloce della mano e le gettò un'ultima occhiata.
«Ti
aspetto fuori tra dieci minuti.» disse improvvisamente dandole le
spalle, allontanandosi verso la porta. «E vedi di non farmi
aspettare!» puntualizzò, cercando di farle capire il
concetto di ritardo che lo rendeva ancora più nervoso di quanto
già non lo fosse.
Nel
corridoio incontrò di nuovo il belloccio, il quale lo
salutò con un cenno della testa - abbastanza forzato - e si
affrettò ad andare verso la porta della sua stanza, chiedendosi
probabilmente cosa diavolo ci faceva Dean lì vicino. Il
cacciatore ridacchiò e con aria soddisfatta tornò da suo
fratello, rivolgendogli un sorriso rilassato e smagliante.
Sam
inarcò le sopracciglia e pensò subito che aveva
l'espressione di chi aveva ottenuto ciò che desiderava.
«Le hai trovate?»
«Sì!» rispose Dean. «Ah, ehm... tu sei con Biles, ok?»
«Si
chiama Miles!» lo corresse Sam scuotendo la testa. «Ecco
perché sei così allegro.» mormorò tra
sé, ma Dean fece finta di non sentire.
Prese
le sue cose - il borsone con le armi e i suoi effetti personali - e si
diresse verso l'uscita del motel.
Nell'atrio incontrò la dolce
vecchietta che la sera prima sembrava così interessata ai due
fratelli, soprattutto a Dean.
«Oh, buongiorno!» lo salutò lei entusiasta di vederlo, sempre nella sua ottima forma.
«Buongiorno a lei.» rispose Dean gentilmente.
Alle
sue spalle apparì Sam impegnato a trascinare con sé i
vari borsoni pesanti che si portava sempre a presso, specie il suo
zaino verdastro. Subito dopo al margine delle scale apparve Miles
dall'aria particolarmente nervosa e ferita.
«Andata già via?» chiese la donna quasi addolorata e speranzosa in una risposta negativa.
«Oh, certo che no! Stiamo soltanto andando a fare...»
«Un'ispezione!» lo interruppe Miles, che accanto ai due fratelli sembrava perdere importanza.
Tra l'altezza di Sam e il fascino mozzafiato di Dean non aveva valore.
«Non
le consiglio nessuno dei due Signora Tambree!» disse Jo entrando
in scena con in mano il suo borsone e tutta la sua ironia da ragazza
snob. «Sono peggio dei bambini! Fare un'ispezione con loro
sarà davvero un'impresa!»
«Oh, non essere
così dura con loro, Leah. Sono sicura che sanno il fatto
loro.» ribatté la vecchietta con un sorrisetto quasi dolce
sul rugoso viso.
Si
sentiva quasi in colpa a mentire alla Signora Tambree sul suo conto e
sulla sua identità, soprattutto dopo aver passato la notte
grazie al caffè che le aveva gentilmente preparato.
Era scappata qualche parolina di troppo in realtà... ma quello sarebbe rimasto un loro piccolo ed innocente segreto.
«Mi
piacerebbe davvero rimanere qui a discutere su chi dei due sia il
più infantile ma..»
«Sicura di non saperlo
già?» si intromise Miles con quelle battutine che non lo
caratterizzavano di certo.
«So solo che ve la giocate quasi alla
pari.» concluse lei, sbuffando subito dopo.
Abbandonato
il motel tra le risatine indecifrabili della vecchietta, Jo si diresse
verso l'Impala mentre con la coda dell'occhio controllava i movimenti
di Miles e l'espressione di Sam: non si sarebbe sorpresa a vederli a
disagio.
«Tutto questo è ridicolo!» esclamò chiudendo rumorosamente la portiera anteriore dell'auto.
Dean la stava solo a guardare di tanto in tanto, infilando le chiavi nel quadro e soprattutto tutto in religioso silenzio.
Ovviamente Jo con quell'affermazione non si riferiva certo alla conversazione con la vecchia Tambree.
In
stanza, al ritorno di Miles, si scatenò l'inferno. Una specie di
inferno di ghiaccio, tanto da rischiare l'assideramento.
Lui non
parlava, lei cercava di cavargli qualche parola (anche se poco carina)
dalla bocca e lui emetteva solo dei respiri profondi che lasciavano
intendere una delusione colossale da tradimento.
E Jo si sentiva in colpa.
«E
poi sarei io la bambina.» continuò a commentare nell'auto
sotto l'orecchio teso di Dean che iniziava a ruotare gli occhi.
«E non farmi quella faccia!»
«Che
faccia?»
«Quella da "cosa mi tocca
sopportare"»
«Non ho nessuna faccia, questa è la mia
faccia» precisò il ragazzo già in strada, proprio
di fronte al motel.
«Dove
stai andando?»
«Dalla polizia» rispose esasperato
dopo nemmeno cinque minuti di strada.
«Ho già chiamato la
polizia, nessuna macchina trovata. Ho chiamato anche tutti i meccanici
in zona e tutto tace, non c'è traccia dell'auto di Miles..
così ho fatto controllare le telecamere di sicurezza di tutti i
negozi della città da Ash. Andiamo da Psico-Lupen»
suggerì aprendo una cartina stradale presa dal cruscotto
dell'Impala «...qui» concluse indicando un punto preciso
sulla mappa.
Lo
sguardo di Dean era palese: "quando diavolo hai fatto queste
scoperte?".
«Non ho dormito, va bene?» tagliò corto
lasciando che lo sguardo vagasse fuori dal finestrino.
L'unico
a trovare molto divertente la conversazione tra la vecchietta e Jo era
Sam, che ridacchiava spostando lo sguardo da Miles a Dean, e da Dean a
Miles.
I due erano palesemente scocciati, così tanto che
evitavano di guardarsi o anche solo di rivolgersi un sorriso ironico.
Non si sopportavano, eppure non si conoscevano.
«Mh...»
Dean abbozzò un mezzo sorriso evidentemente forzato
«Divertente.» commentò. «Molto, molto
divertente.»
Sam
scosse la testa e rise, salutando poi la vecchietta con un cenno del
capo prima di uscire fuori dal motel.
Il fratello lo seguì
subito dopo, trascinava con sé il sacco con le armi e
un'insolita aria rivoltata.
Aprì il portabagagli e mise il tutto
insieme alle altre armi, già ben sistemate sul fondo del cofano,
poi si mise seduto sul sedile e tentò di evitare ogni commento
sgradevole di Jo, la quale aveva preso posto accanto a lui, sul sedile
destro.
«Tu
sei matta.» osservò dopo avergli rivelato che praticamente
aveva passato la notte in bianco per un furto d'auto, che per altro non
sapevano nemmeno se fosse davvero un caso di loro competenza.
«Quindi, ricapitolando...» cominciò Dean che teneva
gli occhi verdi fissi sulla strada, senza contare che ogni tanto
gettava uno sguardo sullo specchietto retrovisore, dove riflessa c'era
l'auto di Jo con a bordo Sam e Miles. «Un idiota ha rubato l'auto
di Giles...»
«Miles!» lo riprese Jo, gettandogli un'occhiataccia.
«E'
uguale!» disse un po' innervosito per il fatto che lo avesse
interrotto soltanto per correggere il nome suo nome.
«Allora...» riprese. «Quest'idiota ha chiesto la
macchina a Miles e lui glie l'ha data.» Trattenne un piccolo
sorriso. «Io non ci vedo nulla di sovrannaturale!»
«Miles non glie l'ha data di sua spontanea volontà.»
«Ma
era cosciente, ricorda tutto! Non può essere che sia anche lui
un idiota?» azzardò una soluzione molto più
semplice, convinto di essere stato un genio per quel ragionamento
così complesso. Secondo lui il caso era chiuso, non avevano
bisogno di continuare a guidare.
Jo inarcò un sopracciglio, poi roteò gli occhi e rivolse lo sguardo fuori dal finestrino.
«Stavo solo scherzando.»
«Hai finito?»
«Oh dolcezza, ho appena cominciato!»
«Se
non credi che questo sia un vero caso, allora gira i tacchi e va
via!» lo rimproverò Jo, che era di nuovo tornata a
guardarlo in modo grave.
«Certo,
contaci!» borbottò Dean stando attento alla strada, mentre
tra le mani stringeva il volante dell'auto.
«Portiamo
a termine questo caso adesso, ok? Così potremo tornare alle
nostre vite, lontani gli uni dagli altri, il prima possibile!».
Ecco l'ultima frase che riempì quel viaggio in auto.
Jo
sapeva perfettamente di essere arrabbiata, che quelle parole non erano
altro che una vana speranza di convincere sé stessa a lasciar
perdere quel qualsiasi cosa che stesse crescendo nel suo stomaco,
arrampicandosi fino al petto.
Erano
quelle rare visite che rendevano la presenza di Dean così
importante oppure era la presenza di Dean a rendere quei momenti rari
importanti?
Se lo domandava spesso e il risultato era sempre lo stesso:
una porta devastata da una cascata di freccette.
Proprio per questo motivo quelle sue parole non avevano nessun significato reale.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Riuscirà mai Dean ad indovinare a prima botta il nome di quel povero disgraziato??
Ahahaha xD
Non potete immaginare quanto miabbia fatto ridere scrivere questo pezzo!
Ovviamente ringrazio sempre la mia bellissima, coccolatissima e pucciosissima Moonlight93 per tutto questo.
Senza di lei non avrei fatto un ceppo! xD
Alla prossima amici recensori! ;)
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Capitolo 6 *** Familiari emicranie. ***
6
Capitolo 6 - Familiari emicranie.
«Fermati
qui» lo avvertì a tono basso come se quel tizio macabro e
dai capelli scuri potesse ascoltarli anche a dieci metri di distanza.
«Ok,
adesso che si fa?» domandò il ragazzo che, come in un
gesto involontario e condizionato da Jo, abbassò il tono della
sua voce ad un mormorio.
«Non
lo so. Da quello che sono riuscita a capire riesce a convincere la
gente a fare ciò che dice... e si da il caso che anche noi siamo
"gente".» rifletté la ragazza mettendo meglio a fuoco
l'immagine del ragazzo mentre parlava ad una donna infuriata con lui
per chissà quale motivo.
Poi improvvisamente si calmò. La sua espressione era rilassata, tranquilla, quasi come se l'avessero sedata.
Come per focalizzare l'attenzione di Dean su quel tizio, Jo gli diede una gomitata, indicandolo con un cenno del capo.
«Ti
sembra normale questo, Dexter?» lo prese in giro non riuscendo a
reprimere un suo sorrisetto, uno come quelli che sfoggiò tutto
il giorno nell'ultima caccia insieme a Dean.
Poi
il controllo della mente ritornò nelle sue mani quando la donna
abbandonò la scena salendo su un autobus diretto all'aeroporto.
«Strano...»
bisbigliò Jo aggrottando la fronte e non nascondendo il suo
sospetto «.. una donna non parte senza almeno, e dico almeno, due
valigie. Specialmente se veste Prada e ci tiene tanto alla moda.»
espose la sua teoria sfoggiando quella sua poca ma fruttuosa lezione di
stile appresa da qualche giornale-spazzatura e gossip.
«Dico sul serio!» rispose alla faccia a punto interrogativo che Dean aveva cicatrizzata addosso.
«E' quello lo stronzo!» disse improvvisamente una voce grave all'orecchio destro di Jo: Miles.
Ed
ecco accanto a lui Sam e con lui la sua aria rassicurante. Se Jo avesse
potuto santificarlo l'avrebbe fatto, anche dopo tutte quelle volte che
aveva interrotto dei momenti... ambigui ed irripetibili si poteva dire.
«Ok,
adesso calmati e abbassa la voce.» lo esortò Jo alternando
lo sguardo sui tre cacciatori e il loro caso/non caso.
Troppo tardi.
Certo,
non fu a causa di Miles o della sua affermazione che il tipo si accorse
della loro presenza ma in ogni caso uno sguardo fulmineo li
colpì tutti, in particolare Jo.
«Merda!» esclamò infatti a denti stretti, evitando di farsi capire attraverso il labiale.
Ok,
la situazione era quello che era.
Il tizio che Jo e Dean stavano
spiando aveva un aspetto strano: capelli scompigliati, collane nere che
pendevano da sul collo, un lungo giubbotto di pelle nero e delle enormi
scarpe sporche di fango. Dean aggrottò la fronte ed
osservò la scena con attenzione; il ragazzo - probabilmente
aveva la stessa età di Sam - parlava con una donna, o meglio
litigava con una donna. Quest'ultima, che era davvero di bell'aspetto,
gli urlava contro e sbraitava.
Per un attimo Dean pensò che gli
avesse sferrato un pugno, poi improvvisamente si calmò quando il
tizio cominciò a parlarle. Sia Jo che Dean ne rimasero quasi
sorpresi nel vedere quell'improvvisa calma (non c'era nemmeno
più l'ombra di un'espressione nervosa sul suo volto.)
«Accidenti.»
commentò Dean esterrefatto, tenendo il tono di voce basso.
«Hai idea di come si chiami questo stupido tizio?»
Ma
proprio quando Jo stava per rispondere, la loro copertura - quella che
fino a poco fa funzionava alla grande - andò a farsi fottere.
Miles aveva appena urlato, quasi, attirando così l'attenzione
del sospettato.
«Ssssh.» fece Sam posandogli una mano sulla spalla comprensivo. «Sta calmo, ok? Credo ci abbia sentiti.»
«Fantastico!»
disse Dean ironico, rivolgendo un mezzo finto sorriso a Miles, il quale
lo fulminò con lo sguardo.
«Dean,
piantala!» lo riprese il fratello minore e poi si rivolse a Jo,
che per lui era l'unica che avesse un briciolo di buon senso in quella
gabbia di matti infantili. «Fate i vaghi, NON guardatelo
direttamente.» mormorò sottolineando la penultima parola
con un tono leggermente più alto di voce.
Per
un momento tutti tacquero e seguirono il consiglio di Sam.
Dean
pensò a quanto sarebbero potuti sembrare degli idioti agli occhi
dei passanti.
«Si sta muovendo...» sussurrò Miles e fece per seguirlo, ma Sam lo tirò per il lembo della giacca.
«Non è ancora il momento!» lo rimproverò.
Poi
tutti si voltarono a guardarlo allontanarsi e quando sparì
dietro l'angolo della prima stradina sospirarono quasi all'unisono.
«Dovremmo fare delle ricerche...» osservò Dean gettando un'occhiata a Jo.
«A
parte che è in grado di far fare alla gente cose a suo
piacimento, non sappiamo niente su di lui!» disse Miles in tono
nervoso.
«E'
uscito da quel locale, no?» chiese Dean retorico, sempre rivolto
a Jo, indicando un vecchio bar al di là della strada.
Lei
annuì e disse: «Sarà meglio incominciare da
lì!» e subito si avviò verso il marciapiede.
«Voi aspettate qui!» Dean gettò un'occhiata a Sam e a Miles, poi seguì Jo a ruota.
I
passi di Dean preoccupavano un po' la ragazza bionda, ora in carica
verso la porta di quel locale.
Non era la presenza di Dean a renderla
nervosa, era la mancanza di Miles ad annodarle i muscoli... e tutto
perchè sapeva che quest'ultimo non avrebbe mai lasciato fare
tutto il lavoro al maggiore dei Winchester.
Mossa prevedibile dopotutto.
«Sono
sicura che è Sam a trattenerlo.» pensò poco prima di
aprire la porta con una familiarità che in realtà non
aveva e che aveva cercato dentro di sè.
Anche
lei poteva essere convinta senza problemi a compiere azioni che non
avrebbe mai osato nemmeno pensare, magari non era nemmeno l'unico a
saperlo fare. Magari era una nuova creatura uscita dalla gabbia di
matti che c'era all'inferno, chi poteva dirlo? Il che non portava a
nulla di buono. Dovevano investigare e mantenere la calma. Miles
avrebbe potuto svolgere questo compito con una facilità estrema
se da solo o con Jo.. ma con Dean sicuramente no.
«La
barista è una donna quindi ci parli tu.» comandò
senza volergli dare una possibilità di replica. «Tanto non
avrebbe avuto niente da ridire.» ripensò ruotando gli occhi
al cielo e spingendo Dean verso il bancone mentre lei cercava con lo
sguardo un tavolo -o almeno quella specie di largo ceppo in legno con
sopra una specie di tovaglietta sopra- libero.
«Ti aspetto qui, Casanova.» bisbigliò poi mettendosi a sedere con una risatina intrappolata nella gola.
Si
aspettava decisamente spogliarelliste o cose del genere, magari qualche
disegno compromettente sui tovaglioli di carta, e invece niente.
Tutto
era tranquillo e nella norma.
Un locale che assomigliava più al
posto ideale per la riunione degli scout amanti della natura non poteva
essere così misterioso come quel tipo che ne era appena uscito.
Sorrisetti,
mugolii da civetta, adulazioni, numeri di cellulare svolazzanti ed
occhiolino ammiccante: aveva visto tutto, la miglior tattica di Dean.
Lo
vide tornare con aria talmente soddisfatta e felice che per un momento
immaginò una coda scodinzolante alle sue spalle muoversi
contenta.
Jo
non riusciva a capire se era più un qualcosa per cui ridere o un
qualcosa per cui rimare schifata a vita.. in special modo per una
ragazza così "nobile" -se così poteva definirsi-.
«Sono
tutte così facili o sei davvero tanto bravo?»
domandò ironica nascondendo la sua espressione contrariata
dietro le pagine consumate del menù. «Allora,
dimmi cos' hai scoperto, prima che possa vomitare su queste adorabili
tovagliette con dei simpaticissimi scoiattoli blu disegnati
sopra!» ironizzò sbattendo le ciglia e sorridendogli in
modo poco naturale, tanto da sembrare sufficentemente "da presa per il
culo".
«Oh
certo, la barista è una donna... e quindi?» pensò Dean
guardando Jo stranito. Per un momento si lasciò andare nella
convinzione che la ragazza fosse un po' gelosa del fatto che Dean fosse
così desiderato tra le donne, quando però vide quel
sorrisetto divertito che sembrava incitarlo a fare del suo meglio,
quella convinzione si sciolse all'istante come neve al sole.
Assurdo
che lui provasse un tale sentimento - che per altro non aveva mai
provato per nessuno - e che lei non lo ricambiasse. Ciò
nonostante, ignorando quegli stupidi pensieri inopportuni, si
avvicinò al bancone sul quale vi posò i gomiti e dietro
il quale c'era la barista che Dean guardava con finto interesse e si
mise all'opera. La sua classica tattica non funzionò in quanto
la ragazza sembrava avesse una cotta per il tizio inquietante,
avvistato appena prima di entrare.
«Da quanto tempo conosce Andrew?» chiese Dean adesso sul serio interessato.
«Beh, un bel po' in effetti.» la ragazza sorrise e
abbassò lo sguardo come intimidita. «Siamo stati insieme
per qualche anno, io e lui.»
«Oh...» Dean ne parve sorpreso, chiedendosi cosa diavolo
avesse visto in lui una ragazza così carina come lei.
«Capisco. Ahm... ha mai notato qualcosa di strano in lui?»
«Di strano?»
«Sì, sa... problemi con la legge, o...» ma Dean non finì la frase, la ragazza lo interruppe di colpo.
«Oh, no no! Andrew è un ragazzo per bene. Non ha mai avuto
a ché fare con niente del genere. L'unico problema che ha avuto
è stato lo sfratto, ma non so come ha riavuto indietro la
casa.»
«Bingo» pensò facendo una smorfia d'approvazione e annuendo come
ammirato.
Sospirò e poi sorrise ampiamente verso la ragazza,
mettendo fuori una specie di biglietto da visita fatto a casa.
«Questo è il mio numero. Se lo rivede sa cosa fare.»
disse passandole il pezzo di carta sul ripiano in legno del bancone.
La donna sembrò come spaventata, aggrottò la fronte e prese il bigliettino incerta.
«Ma... non capisco, è successo qualcosa?»
«Oh, no no. Andrew è apposto, davvero. Sono solo...
controlli di routine.» le assicurò cercando di sembrare
molto convincente.
La ragazza annuì e accennò un sorriso,
ancora più incerta di prima.
«Le auguro una buona
giornata.»
«Oh, buona giornata a lei agente.»
Dean tornò da Jo; aveva assunto un'aria vagamente ironica, come
se qualcosa le avesse dato particolarmente fastidio in quella stanza.
Forse era lo scoiattolo del quale stava borbottando qualcosa, ma Dean
ne dubitava altamente.
Il cacciatore abbozzò un sorrisetto e si
sedette nel posto di fronte a lei.
«Se ha funzionato con te, credo sia merito della mia bravura.» rispose a tono Dean.
Quello voleva assomigliare ad una specie di complimento: ''non sei come
le altre, sei una brava ragazza." ma non glielo fece capire, non voleva
farle montare la testa.
Cambiò argomento.
«Allora... il nostro amico si chiama Andrew Gallager e secondo la
barista lì è una specie di santo, il ragazzo perfetto da
sposare.» cominciò Dean incrociando le braccia sul tavolo.
«Non ha precedenti, ma...» alzò un indice in aria,
come per dirle ''adesso viene il bello''. «...è riuscito
miracolosamente ad impossessarsi di una casa della quale era stato
sfrattato. Figo no?» finì ironicamente, abbozzando un
mezzo sorriso.
«Andiamo
a parlare con il proprietario della casa mentre Andrew non c'è e
poi controlliamo personalmente se si serve di qualche demone o
stregonerie simili.» disse tranquilla come se avesse già
risolto il caso e fosse pronta a tornarsene a casa con tanto di
sorrisetto soddisfatto nonostante lo stress che le avevano provocato
Miles e Dean, sempre che così si potesse definire.
Così
concludendo si alzò dal suo posto e gettò un'altra
occhiata inorridita su quella tovaglietta così infantile,
meditando se dare un consiglio alla ragazza dietro il bancone o meno.
Con
un gesto della testa convinse Dean a seguirla nuovamente all'uscita del
locale, passando appunto accanto alla ragazza che li puntava con occhio
insospettito: non c'era da sorprendersi dopotutto.
«Un
consiglio..» mormorò Jo all'improvviso, aprendosi in un
sorrisetto amichevole che sciolse ogni dubbio della ragazza
«...butta via quelle.. decorazioni»
«Ma...»
provò a chiedere una spiegazione prima di essere nuovamente
interrotta dalla bionda cacciatrice.
«Anche mia madre ha una
locanda del genere, ne capisco qualcosa. Mettici qualche slot machine
nell'angolo laggiù. Non avrai un attimo di respiro e le mance
aumenteranno vertiginosamente.» spiegò raggiante uscendo
poi dal locale manco avesse salvato un'altra vita con quel semplice
consiglio da "esperta".
«Niente
commenti tipo "da quando sei una designer" o ti strappo la lingua con
delle pinze di ferro.» avvertì ironica Dean che, sorridente
come al solito, aveva attirato l'attenzione di Jo.
Sam
e Miles si erano avvicinati quasi furtivamente all'edificio, tanto da
poter sentire ogni singola parola uscire dalla bocca di Jo.
L'espressione
di Sam sembrava voler dire "è andato tutto bene" o comunque
"abbiamo delle informazioni in più". Una cosa positiva quindi.
Quella di Miles invece era più simile ad un "ho perso un membro
del gruppo perchè sbranato da un cerbero". Niente di allegro...
tanto da riuscire a convertire il sorriso di Jo in una testa bassa e
priva di espressione.
«Allora?» domandò Miles un secondo dopo gettando pigramente lo sguardo alla porta del locale.
«Ci
divideremo in due gruppi. Uno controllerà la casa di Andrew
mentre l'altro indagherà sulla misteriosa grazia da
"anti-sfratto" intervistando il proprietario.» riassunse Jo
nonostante sapesse che lì con loro, in quel locale, Sam e Miles
non c'erano affatto stati e quindi non sapendo nemmeno il nome del
"mago-convinci-persone".
Fortunatamente
quello a passare alle spiegazioni più dettagliate fu Dean, anche
se controvoglia, come se lo scocciasse ripetere due volte una stessa
spiegazione.
«In
due gruppi..» bisbigliò come tra sé e sé
Miles scuotendo la testa sotto la vista attenta di Jo. Non c'era da
sorprendersi nemmeno per questo.
«E'
ridicolo.. ridicolo!!» pensava intanto a ruota Jo incrociando le
braccia al petto e appoggiandosi alla sua auto come in cerca di un
sostegno fisico e morale.
«Avete idee migliori?» provò a proporre Jo alzando lo sguardo sul più responsabile di tutti: Sam.
Uscirono
da quello che sembrava una specie di bar e si avvicinarono a Sam e
Miles che, con aria furtiva, cercavano di decifrare le loro
espressioni.
Da quella del fratello, Sam ne ricavò che avevano
una pista e che finalmente poteva indagare e gettarsi a braccia aperte
in quello che sembrava un vero e proprio caso. Miles invece sembrava
fosse appena tornato da un funerale; era più cupo e grigio del
solito.
«Buone notizie!» annunciò allegramente il più grande dei Winchester.
Sam
sorrise quasi rilassato e ascoltò con entusiasmo il breve
riassunto di Dean.
Quando quest'ultimo finì di parlare ci furono
proteste silenziose, ovviamente da parte del belloccio tenebroso.
Dean
non se ne accollò, anzi fece finta di nulla.
«Dobbiamo per forza dividerci?» chiese in tono nervoso Miles guardando Jo con un'occhiata decisamente antipatica.
«Se ci dividiamo diamo meno nell'occhio.» intervenne Dean, tranquillo.
Miles
si voltò verso di lui; per un momento Dean pensò volesse
strangolarlo ma poi serrò soltanto le mascelle e a denti
stretti disse: «Nessuno ha chiesto il tuo parere, sai?»
Dean
inarcò un sopracciglio e non fece nemmeno in tempo ad aprire la
bocca, che Jo si mise tra i due e iniziò a borbottare qualcosa
del tipo "volete piantarla?", ma il cacciatore non la ascoltò...
era troppo impegnato ad osservare Sam che sembrava stesse lottando con
uno dei suoi brutti mal di testa.
«Sammy!»
Sam
si massaggiava la fronte e stringeva gli occhi stancamente, senza
badare ai loro battibecchi. In quel momento aveva problemi assai
più gravi di quelli tra Miles e Dean.
«Sto
bene.» lo rassicurò annuendo debolmente. Riaprì gli
occhi e tirò un sospiro inumidendosi le labbra. «E'
pass...» ma d'un tratto si bloccò.
Sam
prese la sua stessa testa tra le mani, si accasciò sulle
ginocchia e iniziò a gemere di dolore curvandosi sulla larga
schiena.
«SAM!»
Dean
si precipitò verso il fratello, si mise in ginocchio di fronte a
lui e lo prese per le spalle e lo costrinse ad alzare il viso verso di
lui; aveva un'espressione sofferente stampata sulla faccia.
«Mi
scoppia la testa...» mormorò con voce roca e balbettando,
appoggiando la larga fronte sulla spalla sinistra del fratello.
Nella
sua mente scorrevano immagini: un ragazzo parlava con un uomo di
colore, una chiacchierata tranquilla; si salutano, l'uomo -
probabilmente sulla cinquantina d'anni - va nella direzione opposta
dell'altro, entra in un negozio d'armi, compra un fucile e con un
sorriso dolce e rassicurante ammazza tutti i clienti, compreso il
proprietario e infine se stesso... poi il buio.
Sam
aprì gli occhi.
Il cuore sembrava gli stesse per scoppiare nel
petto, il respiro affannoso e gli occhi ridotti a due fessure.
Rimasta
a fissarli con la preoccupazione stampata in faccia, Jo curvò la
schiena su Sam, ormai ripresosi faticosamente da quel semplice mal di
testa che di semplice avevo poco e niente.. solo che lei non lo sapeva.
In
quel momento la sua mente collegò dei borbottii confusi tra sua
madre e i Winchester.. ma sicuramente quello non era il caso di
parlarne. Sopratutto con Miles nei paraggi.
«Sam
puoi tornare in albergo se non...»
«Non preoccuparti Jo, sto
bene.» rispose il minore rialzandosi in piedi e lanciando
un'occhiata di intesa a Dean. Questo colse al volo il messaggio e, con
una scusa così poco architettata, si allontanò da Jo e
Miles con il fratello accanto.
«Non riesco a capire tutto questo mistero.» esclamò scocciato Miles muovendosi verso l'auto di Jo.
Lei,
per quanto potesse essere curiosa o -in un certo qual modo- ferita da
quel loro segreto, seguì Miles, ora seduto al posto del
guidatore.
«Non
hai un fratello, per questo non lo capisci.» rivelò una
volta seduta accanto a lui, aspettando che i Winchester decidessero la
prossima mossa.
Non sapeva perchè nè come ma Jo sentiva che il mal di testa di Sam non era una novità per loro.
«Quindi
neanche tu ci riesci.»
«Si, infatti.» concluse rapida
come a dargli un contentino e non polemizzare o litigare.
«Dovevamo
essere solo noi due, questo era il programma.» polemizzò
comunque riuscendo a far sospirare per l'ennesima volta Jo.
Non
ricordava di aver mai sospirato tanto in vita sua.
«Se
volevi passare del tempo solo con me..beh, non mi conosci.»
rispose scendendo dall'auto e prendendo il cellulare dalla tasca
posteriore dei jeans.
Sul display il numero della madre lampeggiava quasi furiosamente, in linea con lo stato d'animo dell'interlocutore?? Forse.
«Ora puoi tornare a casa.» le ordinò la donna.
«Non
sono passate le ore stabilite. Avevamo un accordo. In più ho la
scorta più sicura del mondo ora che ci sono anche i
Winchester.»
«Sam e Dean sono con te?»
«Con
noi. Sì, io Miles e i Winchester siamo
insieme.»
«Bene, torna a casa immediatamente allora.»
Bel casino.
A casa la aspettava sua madre ancora più furiosa del solito.. specialmente dopo averle chiuso il cellulare in faccia.
Non osava nemmeno immaginare quante sedie sarebbero volate quella volta.
«Possiamo
andare? Sapete, mia madre non è esattamente entusiasta di questa
piccola combriccola quindi sarebbe bello poter finire il caso prima che
venga fin qui a piedi e armata di asce e coltelli.» urlò
per farsi sentire anche dai fratelli poco lontani da lei, mentre ancora
conversavano su chissà cosa.
«Ha
cambiato idea?» chiese Miles ricordando perfettamente la
"benedizione" di Hellen nel lasciar andare la figlia con lui.
«No,
è semplicemente pazza.» si lasciò sfuggire dalle
labbra quelle parole come uno sfogo o una sana esasperazione.
Sam
trascinò Dean un po' più lontano dal "pubblico", gli si
avvicinò e assunse la sua classica espressione preoccupata.
Dean
aveva già capito che quella non era stata soltanto un'emicrania;
aveva avuto una visione.
«Dean ho avuto una visione.»
Il fratello maggiore inarcò le sopracciglia e storse le labbra, come per dire "non me n'ero accorto".
«E riguardava quel ragazzo.» aggiunse subito dopo.
«Che
cosa è successo? L'hai visto uccidere?» chiese subito Dean
che voleva arrivare al nocciolo della questione.
Sam sospirò.
«Ahm...
no, no. Stava parlando con un uomo, ehm... un uomo di colore.»
rispose il fratello aggrottando la fronte, evidentemente si stava
sforzando di ricordare ogni minimo dettaglio della sua visione.
«Cos'è
accaduto?» Dean assottigliò gli occhi e guardò
quelli di Sam, come se avesse potuto leggerci dentro il resto.
«Si
sono salutati, poi l'uomo è entrato in un negozio d'armi, ha
comprato un fucile da caccia e ha ucciso tutti, lui compreso.»
disse in fretta Sam annuendo.
«Ah...» Dean lo guardò stranito per un momento. «Quindi il ragazzo non ha fatto niente.»
«Che
cosa? Certo che sì! Potrei scommetterci qualsiasi cosa, è
stato lui ad ordinarglielo!» affermò Sam in tono
determinante.
«Non
sappiamo niente di questo tizio! E quel po' che sappiamo non è
qualcosa di negativo.» ribatté Dean convinto.
«Finché non ne saremo certi non faremo nulla!»
Sam tacque e poi roteò gli occhi in un'espressione scocciata.
«D'accordo.»
«Adesso troviamo Danzel Washington e fermiamo il massacro!»
Jo
attirò improvvisamente l'attenzione di entrambi e prima di
avvicinarsi al resto della combriccola, Dean e Sam si scambiarono
un'occhiata.
«Allora, sarà meglio dividerci di nuovo.» suggerì Dean tirando un sospiro.
«Cosa?»
Miles sorrise ironico e poi spostò lo sguardo su Jo.
«Scommetto che tu andrai con Jo, eh?»
«No!»
rispose Dean tenendo lo sguardo minaccioso su Miles. «No, pezzo
di idiota. Andrò con mio fratello.» sorrise. «Tu e
Jo trovate il nostro amichetto metallaro e tenetelo d'occhio.»
«Voi che farete?» domandò subito Jo guardando Dean sospettosa.
«Fidati
di noi.» Sam annuì verso di lei e poi si inumidì le
labbra. «Ok? Ti chiameremo non appena avremo trovato
qualcosa.»
Non
le rimaneva molto da fare o tanto meno da ridire: si fidava di loro -al
contrario di quanto faceva apparentemente Hellen- quindi rimane in
silenzio annuendo con un cenno della testa.
Tornata
sulla sua vettura, chiaramente non al posto di guida, vide i Winchester
allontanarsi per prendere la strada opposta alla loro.
«Chissà
che diavolo staranno facendo.» pensò immediatamente
accorgendosi solo dopo della faccia beatificata di Miles.
A quanto pareva il funerale era finito.
«Se
ci facciamo vedere da Andrew ci riconoscerà
sicuramente...»
«Già, indovina di chi è la
colpa!» lo rimproverò ferma, ruotando gli occhi al
tettuccio dell'auto in movimento.
«Ok,
ho sbagliato. Non facciamone una questione di Stato. Era proprio per
questo che non volevo lavorare in gruppo.» si giustificò a
sua volta accelerando bruscamente.
«Non siamo in una gara di Formula 1, tanto meno abbiamo una massa di mostri alle calcagna quindi rallenta.»
E così fece.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Salve a tutte mie anime buone *_*
Fuori c'è la pioggia e questo non fa che alimentare la mia vena di scrittrice in erba quale sono.
Purtroppo, con l'inizio della scuola, adesso il mio tempo sarà
limitato :/ ma questo non vuol dire che vi lascerò in balia
degli eventi, questo giammai! u.u
Infatti questa momentanea lontananza dal pc non farà che
stimolare la mia mano a scorrere su pile e pile di fogli di carta,
macchiando le mie mani di nero manco mi fossero scoppiate una decina di
penne in mano.
Inoltre sto anche progettando un'altra fanfiction che, ahimè,
non si incentrerà più sulla coppia Jo/Dean (anche se in
realtà io e Moonlight93 stiamo già lavorando al seguito
di Dangerous Feelings xD), ma solo su Dean e i suoi stramaledettissimi
sensi di colpa (anche per la morte di Jo, se proprio vogliamo infilarla
*______*).
Ora, dopo avervi detto tutte queste parole, vi lascio alle recensioni per farmi sapere i vostri pareri.
Ciao splendori! :D
|
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Capitolo 7 *** L'Impala in mani sbagliate. ***
7
Capitolo 7 - L'Impala in mani sbagliate.
Arrivarono di fronte alla casa del "tizio dallo charme ineguagliabile" dopo quindici o venti minuti.
Parcheggiarono a qualche metro dall'entrata e si chiusero le portiere alle spalle.
«Questo tizio si tratta bene.. per essere senza il becco di un quattrino.»
Sicuramente se Dean l'avesse sentita avrebbe iniziato a deriderla per via di quell'espressione così.. poco da Jo.
«Arriva.»
annunciò il ragazzo muovendosi verso di lui in modo così
poco sospettoso da costringere Jo ad affiancarlo.
«Calmati
tigre, ti ricordo che non possiamo permetterci il lusso di farci
scoprire.» sentenziò ragionevole. L'ultima cosa che voleva era
essere controllata da un ragazzo metallaro nel bel mezzo di un caso
paranormale.
Inizialmente
tutto sembrava normale: salutava i vicini, accarezzava un cane
accucciato di fronte alla sua porta.. nulla di malefico sembrava
incombere sulla sua testa.
«Tutto nella norma, no?» disse Jo vedendoci stranamente un lato positivo in Andrew.
Ed
ecco che, come non detto, un uomo così cupo e incazzato come una
bestia gli si avvicinò tentando di colpirlo con un destro da
pugile professionista.
«Certo, è tutto normalissimo!» scherzò Miles prima di avvicinarsi al gruppo con disinvoltura.
«Ehi ehi, qualcosa non va?»
Jo avrebbe voluto tanto picchiarlo.
Prima
gli raccomandava di non farsi vedere per evitare ipotetici controlli
mentali e lui cosa faceva?? Si presentava come"salvatore tra la rissa"?
Era proprio un incosciente.
Ma anche lei era sulla sua stessa barca quindi non le rimase che affiancarlo e sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi.
Dean
gettò un'occhiata all'auto di Jo - con dentro la ragazza e Miles
- prima di andare via.
Roteò gli occhi rassegnato e poi si mise
alla guida dell'Impala.
«Allora...
dov'è questo tizio?» chiese Dean impaziente, non vedeva
l'ora di tornare alla postazione e non ne capiva il motivo.
«Era
qui il posto.» rispose Sam e Dean frenò tutto ad un
tratto, rischiando di far sbattere al fratello la testa contro il
parabrezza.
«Ma sei matto?»
«Che
c'è?» fece Dean stranito, come se non fosse successo
niente. Sam scosse la testa e mise la schiena contro il sedile, andando
poi a controllare l'orario sul suo orologio da polsino.
«E'
ancora presto.» mormorò tra sé.
«Succederà a mezzogiorno, proprio qui.» e
indicò la strada alla sinistra di Dean.
Entrambi
la osservarono come se lì si nascondesse qualcosa di oscuro e
tenebroso, poi il fratello maggiore si voltò a guardare il
minore.
«Quindi è qui che avverrà l'incontro. Scusa, ma come fai a sapere che succederà a mezzogiorno?»
«L'orologio di Gallager segnava quell'ora.»
Dean annuì come colpito e abbozzò un sorrisetto divertito.
«Ricordi qualcos'altro della visione?»
«Credo
di aver sentito Andrew chiamare quell'uomo 'dottore'. Forse è un
dottore.» disse a voce bassa, parlando più con se stesso
che con il fratello ma Dean pensò ce l'avesse con lui.
«Ah,
perfetto. Manca ancora un'ora tra l'incontro del dottore e il tizio
metallaro. Cosa hai intenzione di fare?» domandò Dean
intelligentemente. Non potevano sprecare un'ora ad aspettare, sarebbe
stata meglio usarla per scoprire il nome dell'uomo di colore nella
visione. E infatti i due fratelli pensavano alla stessa cosa.
Dean
schiacciò il piede sull'acceleratore e poi prese il telefono per
comporre il numero di Jo. Avrebbe dovuto fargli uno schema completo su
ciò che i suoi occhi furtivi stavano vedendo. Si portò il
telefono all'orecchio e poi gettò uno sguardo a Sam.
«Jo? Dean.» disse subito il ragazzo. «Dove'è?»
«Ce l'ho di fronte.»
«Perfetto.»
commentò. «Tra circa un'ora dovrebbe allontanarsi da casa
sua. Non appena andrà via fammelo sapere. Ah e... non c'è
bisogno che lo inseguiate. Andate subito al nostro luogo di incontro,
vi raggiungeremo il più presto possibile. D'accordo?»
La
chiamata di Dean non capitava affatto nel momento più opportuno.
Già dicendogli che l'aveva di fronte, Jo rischiava chissà
cosa.
Di essere manipolata da uno psicopatico magari.
Fortunatamente Andrew sembrava più occupato a discutere con Miles che a badare alle mosse di lei... o alle parole.
I
due sembravano andare d'accordo, specialmente dopo che Miles l'aveva
salvato da quel misterioso uomo sentitosi per un momento Mike Tyson.
Che
fine aveva fatto il mangiatore di orecchi? Beh, sotto "l'attenta
raccomandazione" di Andrew, abbandonò la scena chiedendo
addirittura scusa.
Non ci voleva un genio per capire che i suoi poteri erano reali che si trovavano quindi nei guai.
Lo sguardo di Andrew ora era su Jo e lei era totalmente immobilizzata dalla paura di poter diventare una sua marionetta.
«Mi
allontano un attimo.. sai com'è fatto mio cugino! Se non mi
controlla ogni cinque minuti si sente male!» improvvisò
sorridendo e allontanandosi di alcuni metri dai due.
Miles che parlottava con il nemico.. doveva davvero avere qualche rotella fuori posto.
«Abbiamo
un problema. Miles ha iniziato a.. conversare con Andrew. Il nostro
metallaro era stato aggredito da un uomo sulla quarantina e Miles lo ha
aiutato. Da quanto mi è sembrato di capire vuole gettarsi a
braccia aperte sulla tattica "tieni i nemici più vicini degli
amici".» riassunse al telefono stando attenta al tono di voce
utilizzato.
Mentre Dean si lamentava senza freni all'orecchio di Jo, Miles conversava con Andrew.
«Quindi
ti voleva morto per una partita di poker andata male? Non è un
grande sportivo!» scherzò il cacciatore.
«Ti
ringrazio per l'aiuto ma.. come mai mi state seguendo?»
domandò Andrew assottigliando gli occhi «La verità,
grazie.»
Ecco che era andato tutto a puttane.
Una volta che Jo si stancò di ascoltare le lamentele di Dean al telefono, gettò uno sguardo ai due ragazzi.
Leggere il labiale dopotutto era un requisito obbligatorio per un cacciatore.
«Siamo
dei cacciatori. Avevamo notizie su di te e sui tuoi poteri, per questo
ti stavamo seguendo.»
«Quanti siete?»
«In tutto
siamo quattro. Proprio ora Jo sta contattando altri due
cacciatori.»
Furono proprio queste parole che fecero sbarrare gli occhi di Jo.
«Siamo
un po' nella merda, Dean.» disse poco finemente iniziando poi a
correre verso l'auto fortunatamente ancora aperta.
«Se
ora si mette a gridarmi qualcosa, a comandarmi qualcosa sono morta
quindi parlami! Non lo devo ascoltare!» ordinò a Dean
chiudendosi nell'auto con le sicure e cercando quei due maledetti cavi
da unire per avviare il motore.
Ora che Miles era diventato "lo zombie" di Andrew, la situazione era nettamente peggiorata.
«CHE COSA?!»
Dean
frenò ancora una volta all'improvviso e, questa volta, Sam
andò per finire spiaccicato contro il vetro del parabrezza; ci
rimise un po' per rizzarsi sulla schiena a guardare - come sempre
faceva - torvo Dean.
«Non
avrei dovuto lasciarvi da soli. Lo sapevo che quello era un
idiota!» borbottò al telefono, dimenticando completamente
che era in linea con Jo.
«Dean che cosa sta succedendo?» chiese Sam preoccupato, guardando ora accigliato il fratello.
«Jo
vi avevo detto di spiarlo, non di prendervi un caffè
insieme!» urlò con rimprovero. Sentiva i nervi ribollirli
sotto la pelle. La cosa che ancora di più gli creava nervosismo
erano le continue domande di Sam, giustamente curioso di sapere.
«Dean,
è lui! E' quell'uomo!» Sam indicò un uomo di colore
che attraversava la strada e parlava al telefono.
Il
fratello maggiore lo seguì con lo sguardo e poi fece cenno di
seguirlo al ragazzo accanto a lui.
Sam scese frettolosamente dall'auto
e Dean disse a Jo: «D'accordo, nasconditi. Va' di fronte a quello
strano bar con gli scoiattoli sto venendo a prenderti!» e
riattaccò.
Dean
accelerò a tutto gas e si fece spazio tra il traffico, nemmeno
lui seppe come aveva fatto. La rabbia gli arrivava fin sopra le ultime
punte dei capelli e sentiva - nel più profondo del suo cuore -
che odiava ancora di più quell'idiota di Miles.
Per quanto il
suo nervosismo fosse palpabile aveva anche smesso di ascoltare i Deep
Purple, davvero incredibile!
«Oh
andiamo! Ci passano due camion da lì!!» gridò
contro un auto che si era fermata improvvisamente tra una macchiane
l'altra.
Dean
sbuffò e suonò più volte il clacson.
Ora stava
odiando il guidatore davanti a lui. Finalmente passò - dopo una
manciata di lunghi ed interminabili secondi - e lui fece lo stesso e in
modo veloce e superfluo.
Nonostante amasse la sua auto, non aveva tempo
in quel momento di preoccuparsi per la sua incolumità.
Arrivato
al luogo prestabilito non vi trovò Jo, ma soltanto Andrew
Gallager davanti al bar dove Dean le aveva detto di andare.
Aggrottò la fronte e proprio mentre stava per andare via, il
ragazzo lo fermò con un gesto del braccio. Con un gran bel
sorriso gli si avvicinò e si appoggiò con le braccia sul
tettuccio dell'auto.
«Oh mio Dio! Ma questa è un'Impala. E' del 67!» commentò guardando l'auto del cacciatore compiaciuto.
«Già, già!» rispose Dean nervosamente. «E' proprio un vero gioiellino.»
«Me la fai provare?»
«Certamente!»
disse Dean come se gli avesse appena chiesto di comunicargli
gentilmente l'orario. Aprì lo sportello, scese dall'auto e
gliela cedette ridacchiando.
Andrew salì a bordo e se la
filò a bordo della sua amata Impala. Ora si sentiva davvero
idiota proprio quanto Miles.
«Porca puttana.» commentò tra sé.
A
quel punto era più che ovvio il fatto che Jo non fosse riuscita
nel suo vitale intento. Non era riuscita a non ascoltarlo, il suo
cervello aveva afferrato -anche se di striscio- quel maledettissimo
comando che le entrò nel cervello come una rapida freccia
avvelenata.
«Scendi
dall'auto immediatamente e lascia le armi al suo interno.» Questo
era stato il comando che l'aveva fottuta su tutta la linea.
Non
potendo fare altrimenti, Jo si spogliò di tutto ciò che
poteva essere usato come arma (compreso l'amato coltello del padre) e
scese dalla sua macchina con le pupille dilatate, simili a quando
qualcuno faceva uso di stupefacenti.
Neri quasi quanto un demone se non fosse stato per la sclera bianca.
«E
adesso dimmi cosa ti sei detta con tuo.. cugino.» ironizzò
il ragazzo aprendosi in un sorrisetto soddisfatto.
Ancora sotto l'effetto dei poteri di Andrew, Jo iniziò a mugugnare qualcosa, fermando la mente dal volerlo scuoiare vivo.
«Brava
bambina.» canticchiò vittorioso con una vocina da playboy
fallito mentre cerava di entrare con la forza nelle grazie della
cacciatrice.
«Me la pagherai, fosse l'ultima cosa che faccio.» promise la bionda a denti stretti.
Sapeva che fosse una pessima mossa provocarlo ma infondo, cos'altro poteva fare?
«Sai,
non dovremmo litigare, io e te.» introdusse alzando il mento di Jo
con una mano che prontamente si ritrovò ad accarezzare l'aria
per via del passo che la ragazza fece all'indietro.
Se poteva incastrarla con la voce, chissà cos'altro poteva fare con il contatto fisico.
«Bene. Questo vuol dire che devo usare la forza.» la minacciò Andrew con la fronte aggrottata.
«Non
sai fare altro dopotutto. Tutte quelle ragazze con cui ti hanno visto
in giro.. erano tutte delle povere disgraziate costrette a stare con
te.»
«Sta' zi..»
«Saresti solo come un cane se
non avessi i tuoi poteri.»
Forse si era spinta un po' troppo. O forse si era lasciata prendere dalla rabbia.. o dal panico.
Era
da sola con uno psicopatico che aveva il potere di privarla dell'unica
cosa che la contraddistingueva dalla maggior parte delle ragazze
"normali": la sua forte volontà e testardaggine.
Su cosa avrebbe potuto puntare ora?
Miles
era chissà dove a fare chissà cosa sotto il comando di
Andrew, i fratelli Winchester erano almeno a dieci minuti da lì
e di tempo ce n'era poco.
«Sei
carina e stupida. Se non vuoi stare con me, non starai con nessun
altro. Ora levati di torno, non voglio più vederti.» decise
fermo con il suo tono autoritario che ormai aveva imparato ad usare
grazie alla costante pratica. «Non ricorderai più niente
né di me né dei tuoi amichetti... almeno così
sarò sicuro che non mi darai più la caccia, signorinella
impertinente.»
Le
ultime parole e Jo si ritrovò nel ben mezzo del nulla senza una
spiegazione della sua presenza in quel luogo e senza la presenza di
Andrew, già lontano per raggiungere Dean al luogo stabilito.
Sam
aveva seguito per tutto il tempo l'uomo della sua visione.
Lo stava
ancora osservando e non era successo nulla di quello che lui aveva
predetto; nessun incontro con Andrew e nessunissima strage nel negozio
d'armi. Strano, molto strano. Questo fatto però parve come
sollevarlo; forse Dean aveva risolto la situazione in qualche modo,
magari scontrandosi con Gallager. O forse era andato tutto a rotoli e
Dean non era arrivato abbastanza in tempo per salvare Jo e Miles.
Per
un momento restò a fissare l'uomo che aveva appena ricevuto una
chiamata al telefono, poi venne distratto dal rombare di un auto molto
familiare. Sam si voltò: Andrew Gallager guidava tranquillamente
un'Impala e parlava al telefono come se non fosse successo niente. Di
Impala, per quanto ne sapeva lui, non ce n'erano molte e pur avendo
girato per tutta l'America non ne aveva mai vista una identica a quella
del fratello. Cosa cavolo ci faceva nell'auto di Dean?
Allarmato
affondò la mano nella tasca dei pantaloni, tirò fuori il
telefono e chiamò il cosiddetto reale proprietario.
«Sam!»
E il ragazzo avvertì subito del nervosismo nel tono della sua voce.
«Dean, che diavolo sta succedendo? Ho appena visto quel tizio a bordo dell'Impala!»
«Lo
so! Me l'ha rubata!» urlò dall'altro capo del telefono.
«Cioè... non proprio rubata. Mi ha chiesto se poteva fare
un giro.»
«E tu glie l'hai data?» fece Sam retorico e sbalordito, non pensava potesse arrivare a questo.
«Non
ho potuto fare altrimenti!» si giustificò Dean. «Ha
fatto come Obi Wan Kenobi! Controllava la mia mente!!»
«Dov'è Jo?» domandò l'altro subito dopo.
«Non lo so. Dovevamo incontrarci, ma al suo posto è venuto quel tipo!»
«Ahm,
d'accordo. Allora...» ma non fece nemmeno in tempo a finire la
frase che vide l'uomo della sua visione gettarsi sotto un tir in corsa.
Sam sgranò gli occhi e subito si avvicinò alla scena,
correndo. «Oh mio Dio!»
«Che
cosa è successo?» Dean alzò ancora di più la
voce. «Sam che cosa è successo?!»
«E'
morto.» rispose dopo un attimo di pausa. Sam si passò una
mano sulla faccia e sospirò assumendo un'espressione del tutto
colpevole.
Pochi
minuti più tardi Dean riuscì a raggiungere il fratello a
piedi - fu molto bravo a tenere le imprecazione per sé sulla
strada - e finalmente si trovarono di nuovo faccia a faccia.
«Avrei
dovuto...» Sam sospirò e scosse la testa. «Pensavo
fosse finita.» mormorò colpevolizzandosi come se fosse
stato lui a spingerlo sotto il tir.
«Sam! Non potevi saperlo.»
Dean era seduto accanto a lui e gli dava una pacca sulla spalla ogni tanto, come per tirarlo su.
«Hai chiamato Jo?» Sam cambiò discorso.
«No, ma di sicuro sarà con l'idiota.»
«E se le avesse fatto del male?»
«Nah! Non credo.» rispose Dean.
«Hai visto cos'ha fatto al dottore!»
«Non sappiamo se è stato lui!» ribatté il fratello maggiore con decisione.
«E' stato lui, Dean! Non si sono incontrati, ma quando ho visto Gallager con la tua auto parlava al telefono!»
«E allora?»
«Anche
il dottore parlava al telefono!» osservò.
Sam era sempre
stato molto attento nei dettagli. Dean lo guardò e poi scosse la
testa.
«Perché no?»
«Perché non penso sia un assassino, Sammy.»
Improvvisamente,
mentre Dean si guardava attorno, notò la sua Impala parcheggiata
a pochi metri di distanza.
Subito si rizzò in piedi e corse
verso la sua amata auto. La accarezzò dolcemente come se fosse
un'umana e la ispezionò per bene con lo sguardo.
«Oh,
piccola. Giuro che non ti lascerò mai più da sola.»
disse gettando un'occhiata al suo interno; le chiavi erano inserite nel
quadrante. «Questo è un colpo di fortuna!» fece
aprendo la portiera.
«E' proprio un buon samaritano.» commentò Sam ironicamente.
Entrambi
entrarono in auto e si accomodarono sui sedili; Sam ragionava su tutto
quello che era successo, Dean invece guardava il volante dell'auto e
sorrideva, felice di aver ritrovato la sua "piccola". D'un tratto
però accanto al finestrino del minore dei Winchester apparve
Andrew.
«Perché mi state seguendo? E dite la verità.»
«Siamo esattori delle tasse e...» Sam fu interrotto da Dean.
«Siamo
cacciatori di demoni, demoni e spettri. Catturarli non è affatto
facile. Mio fratello pensa che tu sia un assassino e che in qualche
modo anche tu sia collegato ad Occhi gialli.»
Sam sbalordito lo guardò ad occhi sgranati. «Dean!»
«Controlla
la mia mente.» si giustificò Dean, poi continuò.
«Io spero tanto che si sbagli, ma temo abbia ragione.»
«Statemi lontano!» ordinò ad entrambi per poi dare le spalle all'auto ed allontanarsi.
«Ok!» fece Dean stampandosi le mani sulla faccia, mentre si pentiva di aver rivelato tutto ciò che pensava.
Sam gli gettò un'occhiata, poi scese dall'auto e seguì Gallager.
«Non mi hai sentito? HO DETTO DI STARMI LONTANO!»
«Con
me non funziona, Andrew!» Sam si fermò davanti al ragazzo,
lo guardò negli occhi con disprezzo e odio.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Sta facendo più danno 'sto Andrew di non so chi xD
E' stato un colpo per Dean perdere l'Impala. Non so come abbia fatto il suo cuore a sopravvivere.
Già troppe volte gli è stata sottratta la sua auto in un giorno solo, molto male! xD
Ok, la smetto di commentare e lascio la parola a voi :D
Aloha! <3
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Capitolo 8 *** La fortuna a volte gira nel senso giusto. ***
8
Capitolo 8 - La fortuna a volte gira nel senso giusto.
Mentre
Miles si stampava le mani in faccia, accortosi finalmente del suo piano
miseramente andato in fumo, Jo continuava a guardarsi intorno spaesata.
Case e polvere. Tanta polvere.
Tracce di pioggia lungo la strada terrosa.
La sua macchina parcheggiata proprio nel ben mezzo della via.
Perchè si trovava lì?
Prese un profondo respiro a pieni polmoni e con la mano destra andò alla ricerca del suo pugnale.
Non
ricordava nemmeno di averlo lasciato in macchina sotto l'ordine di
Andrew.. forse perchè proprio lui glie lo aveva ordinato nemmeno
cinque minuti prima.
«Jo!»
urlò una voce nella sua direzione, lasciandola senza parole ed
interrompendo la ricerca dle suo fedele compagno di cui aveva un chiaro
ricordo.
«Chi
diamine è questo?» pensò immediatamente la ragazza
voltandosi verso il ragazzo che correva verso di lei.
«Sembra
preoccupato per me, ha una faccia stravolta!» continuò a
pensare aggrottando la fronte e stringendo gli occhi in due fessure per
poter vedere meglio oltre la luce del Sole.
Jo sapeva bene che se un ipotetico qualcuno sapeva il suo nome reale e lei non conosceva il suo era un cattivo segno.
Era disarmata: completamente.
Una
delle sue prime regole era proprio quella di non uscire mai di casa
senza un qualcosa di affilato. Le sembrava così strano e
dannatamente pericoloso che indietreggiò di colpo per risalire
nuovamente nella sua auto e chiudercisi dentro.
Dall'altra
parte del finestrino le labbra di Miles mimavano un "no, no, non
lasciarmi qui" ma lei non gli diede nemmeno il tempo di gettare qualche
pugno sulla portiera.
Se
ne andò lasciando dietro di sé solo un enorme nube di
polvere e un ragazzo di cui non conosceva nemmeno il nome.
Certo, le sembrava una mossa perfida ma preferiva di gran lunga vivere che avere sul comodino il premio per la gentilezza.
Guidava
solo per schiacciare il piede sull'acceleratore, non aveva una meta e
-da quando diceva il suo cruscotto vuoto- non aveva nemmeno un caso.
Il
cellulare segnava circa una ventina di chiamate perse da parte della
madre ma chiamarla dicendo che non sapeva dove si trovasse o tanto meno
il perchè non sarebbe stata una mossa intelligente a priori.
Scartò quindi l'idea.
Sotto il nome di Hellen la scritta "Dean" le balzò all'occhio.
Quella fu la prima volta che dubitò seriamente della sua memoria.
Jo non memorizzava i numeri di chiunque... e che al momento non ricordasse chi fosse quel Dean non era un buon segno.
Inoltratasi in città respinse anche l'idea di spulciare nella memoria del suo cellulare.
Anche schiantarsi contro un palo non era nei suoi piani.
Investire qualcuno solo per una sua distrazione altrettanto.
«Devo chiedere a qualcuno la strada.» meditò «Maledette strade secondarie!».
Un locale dove bere qualcosa e chiedere indicazioni era l'ideale.
«Ma
guarda un po' quei due, litigare nel ben mezzo della strada!»
disse tra sé e sé notando un ragazzo alto gesticolare ad
un altro dall'aspetto familiare e che alla sola vista le provocava un
nervosismo cosmico.
Il campanello del locale tintinnò e la cameriera la accolse con un ampio sorriso, seguito da un "ben tornata".
Jo
abbozzò un ringraziamento e si mise seduta ad un tavolo,
armandosi di giornale per avere delle tracce sulla "teoria della
caccia". Non poteva che esser lì per quel motivo dopotutto: Jo
non era una grande viaggiatrice.
«Scoiattoli?
Per l'amor del cielo!» esclamò ruotando gli occhi al
soffitto e affondando il suo viso tra le pagine stropicciate del
quotidiano.
«Com'è possibile?» balbettò il ragazzo incredulo.
«Perché
io sono come te.» rispose Sam inarcando le sopracciglia in
un'espressione comprensiva. «Io ho delle premonizioni.»
Andrew lo guardò un po' sbalordito per un momento e scosse la testa ridacchiando divertito. «E' impossibile!»
«Fammi
indovinare!» lo interruppe Sam prima ancora che lui finisse di
parlare. «E' cominciato tutto un anno fa con forti
emicranie.»
«Come fai a saperlo?» l'espressione di Andrew mutò da divertita a sorpresa.
«Tua madre è morta in un incendio ventitre anni fa!» continuò Winchester alzando la voce.
Andrew
indietreggiò spaventato, come se Sam lo avesse appena minacciato
di morte.
«Come fai a sapere tutte queste cose?!»
«Perché
sono successe anche a me!» fece l'altro avanzando per recuperare
la distanza che il ragazzo aveva lasciato.
«Dove
sono i nostri amici?!» intervenne Dean che era appena spuntato
alle spalle del fratello minore, ma più alto di lui.
Andrew
tacque, non rispose. Spostò lo sguardo da Sam a Dean e da Dean a
Sam. Quest'ultimo, d'un tratto, si portò una mano sulla fronte e
iniziò a strofinare il palmo contro di essa... stava cominciando
un'altra visione.
«Perché
hai...» strinse gli occhi per l'improvviso dolore forte e conciso
al centro della testa. «...perché hai ucciso il dottor...
AH!» e cadde sulle proprie ginocchia.
«Sammy!»
Dean lo resse per le spalle e, prima che Andrew potesse darsela a gambe
gli puntò un dito minaccioso contro. «Non muoverti!»
Il ragazzo guardò la scena immobile e fissava Sam come se fosse un alieno.
«Sammy!
Ehi, Sam!» Dean lo scrollava e tentava di fargli aprire gli
occhi, ma il dolore era così insopportabile da non riuscire
nemmeno ad usare la vista. Gemeva e visibilmente soffriva, poi di nuovo
il buio. Sam sospirò e lentamente riaprì gli occhi verdi
e gonfi di lacrime.
Guardò un Dean dall'aria preoccupata negli
occhi e sussurrò: «Accadrà di nuovo.»
Dean
che cominciava seriamente a dubitare di Andrew gli gettò
un'occhiata furtiva, come per dirgli "ti tengo d'occhio", e poi
tornò a guardare Sam.
«Una
donna si darà fuoco al serbatoio di benzina a due isolati da
qui.» spiegò Sam tentando di alzarsi in piedi.
«Anche lei parlava al telefono prima di uccidersi.» e anche
lui fulminò Andrew con lo sguardo. «Tu vai! Lo tengo
d'occhio io.»
Dean annuì e si mise a bordo dell'Impala.
«Non ucciderai più nessuno.» disse Sam con decisione.
«Che cosa? Io non ho ucc...»
«Lo vedremo.»
Nulla scritto in quel quotidiano poteva aiutare Jo.
La
cosa più insolita riguardava una vecchia anziana che pur di
rientrare in casa, le aveva dato fuoco per far sfondare la porta dai
pompieri, visto che aveva dimenticato le chiavi sul tavolino. Anzi,
più che stranezza era pazzia quella. Proprio per questo
l'articolo finiva con l'indirizzo del centro di recupero destinato alla
signora piromane.
Richiuse il giornale un po' delusa e ordinò un caffè che le arrivò praticamente subito dopo.
«Giornata
libera o particolarmente impegnativa?» le domandò la
ragazza che al suo arrivo le diede il "bentornata". Cosa che non
riusciva ancora a spiegarsi se non con uno scambio di persone della
cameriera.
«Come
scusi?» disse in tono confuso abbassando la tazza di caffè
che aveva portato alle labbra. Niente birra per chiarire una confusione
mentale.
«Lei
e l'agente Standing state ancora facendo quei controlli di
routine?» domandò timorosa di aver chiesto troppo e di
essere quindi invadente in mansioni così importanti come la
sicurezza cittadina.
Inutile sottolineare la totale sensazione di sconforto in Jo che non capiva una sola parola di ciò che diceva la donna.
Proprio mentre stava per risponderle che probabilmente la stava confondendo con qualcun altro, questa proseguì.
«Mi
scusi per l'invadenza agente, tolgo solo questi sottopiatti da questo
tavolo e tolgo il disturbo. Proprio come mi ha consigliato lei. Spero
di essere fortunata come lo è sua madre nel suo locale.»
Questo
spazzava via tutti i dubbi di Jo: lei ci aveva parlato con quella
donna. Non poteva sapere che Hellen aveva un locale o che odiasse
quelle decorazioni fino a volergli dare fuoco.
Troppe coincidenze.
Pensò
che probabilmente stava lavorando ad un caso quando qualche mostro le
ha fatto qualcosa, tipo ripulirle il cervello.. eppure era sempre la
solita Jo.
La
donna si allontanò dal tavolo di Jo con in mano l'amato
scoiattolo blu e lasciando Jo nella sua più completa confusione.
Bevve il suo caffè a piccoli sorsi, guardando fuori dalla finestra la città: doveva pur ricordare qualcosa.
Niente.
Irritata
dalla sua stessa mente pigra o assopita, lasciò il conto sul
tavolo ormai spogli e uscì in strada dove quei due tizi erano
ancora intenti a discutere di chissà cosa.
Era quasi arrivata allo sportello della sua auto quando un'altra voce pronunciò il suo nome.
Questa volta non era preoccupata, anzi. Sembrava quasi sollevata dal fatto di vederla.
Jo
insospettita si voltò verso la voce e con sorpresa vide che a
chiamarla era proprio il ragazzo alto che forse litigava con un altro
molto più basso di lui.
Un altro estraneo che conosceva il suo nome.
Si chiedeva che fine avesse fatto quel ragazzo che aveva abbandonato nel bel mezzo del nulla.. ora si sentiva un po' in colpa.
«Allora
stai bene! Dov'è Miles?» le chiese avvicinandosi a lei ma
non schiodando l'attenzione dal suo semi-prigioniero.
Nel suo volto vi erano ancora tracce di dolore e gli occhi erano arrossati.
Nonostante quel volto le infondesse fiducia non riuscì a non aggrottare la fronte, scuotendo la testa.
«Scusami,
non so a chi ti riferisci.» ammise a disagio «Forse in giro
c'è una ragazza che mi somiglia e che si chiama come me
perchè.. non fanno altro che salutarmi tutti oggi»
proseguì scrollando le spalle e gettando un'occhiata al ragazzo
più basso alle spalle del colosso.
Era impaurito, come se nascondesse qualcosa.
A
prima vista non fu difficile per Jo constatare che tra i due
probabilmente quello ad avere torto nella conversazione fosse proprio
lui, pur non sapendo l'oggetto della loro discussione.
Troppo
tardi.
Quando Dean arrivò nel posto del quale Sam aveva avuto la
visione, la donna era già morta.
Ambulanze, pompieri, polizia e
fotografi che immortalavano quella brutale scena gli coprivano la
visuale, ma era abbastanza evidente e palese che fosse troppo tardi per
intervenire. L'ambulanza mise a disposizione una barella per la vittima
che venne coperta da un enorme sacco nero e poi portata via da alcuni
paramedici.
Dean sospirò e scosse la testa passandosi una mano
tra i capelli corti. Poi prese il telefono e subito contattò il
fratello per riferirgli quanto era successo.
«Sam, sono io.» E fece una breve pausa. «E' morta! Arsa viva come avevi detto.»
Sam dall'altro capo del telefono tacque.
«Che
sta succedendo alle tue visioni? Non siamo arrivati in tempo!»
osservò poi Dean, che non appena si era parcheggiato la zona era
già invasa da ambulanze e vari soccorsi.
«Dean, non è lui!»
«Che cosa?»
«L'ho
tenuto d'occhio per tutto il tempo e non ha mai neanche toccato il
telefono.» disse a malincuore, come dispiaciuto per non aver avuto
ragione.
«Detesto dirtelo, ma te l'avevo detto.» rispose Dean con compiacenza.
«Non è vero, tu adori dirlo!» ribatté il fratello.
A Dean sembrò di vedere la sua espressione infastidita mentre parlava al telefono con lui, sorrise.
«D'accordo, dove siete ora?»
«Dove ci hai lasciati. E sbrigati, abbiamo un bel problema qui.»
«Problema? Che problema?» ma Sam aveva già riattaccato. «Sammy? Pronto?»
Guardò
il display del telefono - annunciava che la chiamata era terminata da
almeno un paio di secondi - e poi sospirò, iniziando ad
imprecare sotto voce.
Si affrettò a raggiungere il bar dove
aveva lasciato il fratellino e Obi One Kenobi, e non appena
arrivò a destinazione pensò di aver già
individuato il 'problema', o la 'grazia' secondo il suo punto di vista;
pensava che il problema fosse che Miles fosse andato disperso. Non
avrebbe mai potuto immaginare che invece Jo aveva perduto la memoria
grazie al simpaticone.
«Stai scherzando?»
Sam assottigliò gli occhi, minaccioso.
«Non
stai scherzando.» osservò Dean gettando un'occhiata a Jo,
mentre lui e il fratello restavano appartati a qualche metro di
distanza da Andrew e lei.
«E' stato lui. Sarà stato un gioco da ragazzi farle perdere la memoria.»
«Giusto, voleva toglierci dai piedi.» disse Dean annuendo, riflessivo.
Entrambi tornarono di fronte ai due ragazzi e fu Andrew stesso a confessare il suo gesto ingegnoso.
«D'accordo, adesso che sappiamo che non sei tu ad ammazzare la gente, riporta indietro i suoi ricordi.»
Sam
guardò Dean e lui inarcò un sopracciglio sospettoso. Lo
guardava come se avesse tralasciato un piccolo particolare.
«Che c'è?»
«Non dimentichi niente?»
Dean si sforzò di ricordare, ma gli sembrava fosse tutto nella norma a parte i ricordi sballati di Jo.
«Miles?»
«Oh,
certo. Miles!» abbozzò un sorriso ironico e poi si
voltò verso Andrew. «E fai tornare il nostro caro amico
idiota.»
Jo
guardava la scena come dispersa e con aria innocente, non sembrava
nemmeno la vera Jo Harvelle. Dean le gettò un'occhiata e poi le
rivolse un sorriso, tornando poi al loro "problema".
«Va bene.»
Andrew si avvicinò alla cacciatrice, le sussurrò qualcosa all'orecchio e sembrò tornare come nuova.
Come si accorsero che Jo era tornata in sé?
Semplice, si stava letteralmente scaraventando su Andrew per mollargli un bel pugno dritto sul naso.
«Brutto stronzo!» urlò mentre le braccia di Sam la fermarono dall'intento di farlo a pezzi.
E ci sarebbe riuscita se non fosse stato per l'imponente presenza del Winchester dalle visioni/premonizioni paranormali.
Fin
da quando si presentarono alla RoadHouse avvolti in quel velo di
mistero sul loro caso, Jo aveva pensato a qualche problema di Sam,
nettamente diverso dal suo solito essere simpatico e rilassato.
Ora aveva svelato il mistero senza che nessuno le avesse dato aiuti o per lo meno ci era arrivata, non era mica stupida.
«Calma Jo, non è lui l'assassino!»
«Me
ne frego se è candidato al premio Nobel per la pace, Sam! Mi ha
fatto il lavaggio del cervello! Questo stronzo stava per farmi
dimenticare..» e poi il suo cervello si rianimò
totalmente, ripercorrendo con la mente tutto ciò che avrebbe
potuto perdere, o meglio quello che per un breve lasso di tempo aveva
realmente perso.
Andrew
stava per farle dimenticare gran parte della sua famiglia, a persone a
cui voleva davvero bene, persone per le quali avrebbe rischiato la vita
molto "volentieri".
Alla rassicurante responsabilità di Sam.
Alla familiare testardaggine di Miles.
A Dean.
Stava per abbandonare tutto.
Forse
era proprio per questo motivo che sfondare la faccia a quel ragazzo
dalla parlantina facile le veniva fuori dal cervello come un desiderio
proibito.
Poi
un altro fulmine a ciel sereno: aveva mollato Miles su quella strada a
masticare la polvere che aveva alzato la sua auto sfrecciando via.
«.. Miles».
Così
come suonava tutta la frase per intero poteva sembrare un' unica
proposizione, come se le importasse recuperare solo i ricordi con
Miles. Ma lei sapeva che non era così e in quel momento si
sentiva troppo in colpa per averlo lasciato lì.
Diciamo
che il senso di colpa che si rivoltava nel suo stomaco quando non aveva
idea di chi fosse adesso era moltiplicato per dieci.
«Devo tornare a prenderlo!»
«Sempre
che sia rimasto lì.» disse ragionevole Sam mentre allentava
la presa da Jo, ora visibilmente più calma.
Lui sapeva che Jo avrebbe voluto picchiarlo ma al momento era preoccupata per Miles.
«Vi
raggiungo appena lo trovo, chiamatemi se vi spostate o scoprite
qualcosa!» disse la biondina prima di salire in macchina e
lasciare i ragazzi lì dove casualmente li aveva ritrovati (anche
se inconsapevolmente).
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Per grazia divina Jo è tornata come prima. Non avrei sopportato una dimenticanza di memoria da parte sua, proprio no!
Adesso non rimane che trovare Miles, bella sfida. Poverino.
Le parole non sono il mio forte oggi, sarà che la scuola, al solo secondo giorno, mi sta facendo impazzire. Uff.
Alla prossima, gente! :D
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Capitolo 9 *** Blocchi improvvisi. ***
9
Capitolo 9 - Blocchi improvvisi.
Pochi
minuti dopo, arrivata sul posto che accoglieva ancora le impronte delle
ruote di Jo impresse per terra, scese dall'auto e iniziò ad
urlare il nome di Miles, senza ricevere risposta.
Provò a chiamarlo al cellulare (dopo essersi maledetta per non averci pensato prima) e ancora niente.
Era nel panico più totale.
«Dannazione Miles, rispondi!»
La
situazione sembrava sotto controllo dopo le brevi parole che Andrew
aveva sussurrato all'orecchio di Jo. A parte il fatto che lei stesse
per ucciderlo con le sue stesse mani - era tornata in sé -
sembrava filare tutto liscio, finché poi...
«Dov'è Miles?» chiese Sam rovinando praticamente quel momento così magico.
Jo sembrò smontare la sua improvvisa ira contro il ragazzo dagli
straordinari poteri, perse ogni intenzione negativa nei suoi confronti.
Lo spavento e la voglia di ritrovare il suo amico sembrarono assalirla.
Dean la guardò; quello della ragazza era un vero e proprio
interesse. Cominciò a pensare che ci fosse intesa tra i due, e
che Jo provasse qualcosa per Miles. Era ovvio poi che la cosa era
reciproca. Quando scappò alla ricerca del ragazzo Dean la
guardò allontanarsi.
«Dobbiamo fare qualcosa.» Disse Sam rivolgendosi a Dean.
Il cacciatore gli gettò uno sguardo, ma non disse nulla. Scosse la testa e sospirò.
«Mi sento leggermente in colpa per quello che ho fatto.»
mormorò poi Andrew inarcando le sopracciglia in un'espressione
da cucciolo abbandonato e bastonato, simile a quella che Sam assumeva
involontariamente quando aveva bisogno di qualcosa.
«Ahm... non è colpa tua.» borbottò Sam cercando di tirare su il ragazzo.
«Troveremo una soluzione, Andy.» lo consolò Dean poco convinto.
Calò il silenzio, ma durò troppo poco... Sam si
ritrovò di nuovo piegato sulle ginocchia, con la testa in
fiamme, le mani tra i capelli e gemiti di dolore che uscivano dalla sua
bocca.
«Sta succedendo ancora...» balbettò Andrew guardando il ragazzo inorridito.
Dean, proprio come prima, era messo in ginocchio davanti al fratello e tentava di richiamare la sua attenzione.
«SAM!» urlò davanti al suo viso.
La gente che passava casualmente di lì li guardava spaventata,
perciò Dean pensò di appartarsi nell'angolo insieme ai
due.
«Mi s...scoppia la testa.» sussurrò il fratello minore accasciandosi sulla spalla destra di Dean.
«Sam, ti prego.»
Poi il buio. Sam tornò nuovo come prima... o quasi. I suoi occhi
rossi fissavano l'asfalto e la sua bocca produceva sospiri profondi.
«Sam?» Andrew fece un passo verso lui, camminando con molta cautela come se quello fosse un leone affamato.
«E' Miles...» alzò lo sguardo verso Andre e poi verso Dean. «E' lui il prossimo.»
Qualche secondo dopo tutti e tre si misero a bordo dell'Impala, diretti
nel posto in cui si trovava il ragazzo del quale Sam aveva avuto la
visione.
«Che cos'hai visto?!» Dean teneva il piede premuto contro
l'acceleratore, non si degnava delle auto che avrebbe potuto colpire
durante il tragitto.
Andrew nei sedili posteriori pregava Dio di tornare a casa sano e salvo.
«Parlava con qualcuno! Poi ha preso la pistola e si è sparato un colpo in testa.»
«Chi era il tizio?!» chiese Andrew.
«Non lo so. Non l'ho visto in faccia... ma aveva dei capelli chiari.»
Dean cominciò ad imprecare contro il traffico che gli
bloccò il passaggio. Poi decise di fare una cosa piuttosto
illegale, ma da quando lui aveva fatto qualcosa che non andasse contro
la legge? Sorpassò le macchine sulla sinistra e finì
nella strada controsenso.
«CHE COSA FAI?!? VUOI FARCI UCCIDERE TUTTI?!?!?»
urlò Andrew scioccato che si reggeva ai bordi dei sedili di Sam
e Dean.
Quest'ultimo gettò un'occhiata al primo e ridacchiò divertito.
«Un assassino, eh?»
Mentre
i due cacciatori erano in viaggio, accompagnati a malavoglia dal
ragazzo dal carisma impossibile, Jo si rigirava su sé stessa in
cerca della figura di Miles.
Il cellulare era ancora incollato al suo orecchio e un fastidioso presentimento spingeva la sua mente a pensare il peggio.
"Forse
gli è successo qualcosa", "forse è morto", "forse si
è perso", "forse ha chiesto un passaggio per tornare a casa",
"magari sta anche bene", "perchè penso subito alla morte, che
diamine!".
Era
proprio in questo ordine che le ipotesi balzavano in testa alla
cacciatrice, lasciandola a fissare inutilmente il vuoto di quel posto
ad occhi socchiusi per via della polvere volante.
Pensò
anche per un istante di seguire delle orme (orme qualsiasi, pregando la
fortuna che fossero proprio quelle di Miles) ma poi, agendo da perfetta
realista qual'era, abbandonò l'idea.
A
distogliere la sua attenzione da quella sparizione ci pensò la
madre che, grazie a chissà quale potere, riusciva ad incutere
terrore anche attraverso una suoneria dei REO Speedwagon.
«E'
meglio che iniziate a partire, altrimenti non arriverete in tempo per
le ore stabilite.» consigliò prima cauta, aspettando di
alzare la voce alla replica di sua figlia.
«Partiremo appena troverò Miles.»
«Perchè, lui dov'è?»
«La
parola "trovare" implica una perdita mamma, quindi vuol dire che non so
dove diavolo sia.» spiegò stranamente calma, calciando via
la polvere da sotto i suoi passi.
«Hai
perso anche Sam e Dean?» ironizzò la donna, forse troppo
insospettita dal silenzio al di là della cornetta.
«No,
so perfettamente dove sono.» disse in tono sicuro Jo, captando con
la coda dell'occhio un movimento alla sua destra.
«Allora fatti portare a casa da loro.»
«Mamma...»
«Non
costringermi a venire fin lì a prenderti Joanna Beth, sai che lo
farei.» Ed era proprio vero, l'avrebbe fatto eccome.
Evitando
discussioni Jo annuì con la testa e salutò la madre,
avvicinandosi istintivamente alle ombre che poco prima avevano attirato
la sua attenzione.
Non poteva crederci. La dea della fortuna l'aveva davvero graziata: era Miles... che parlava con un ragazzo.
«Starà
negoziando, di solito non è così propenso al dialogo con
gli sconosciuti» pensò continuando a camminare nella sua
direzione.
Proprio mentre stava per urlare il suo nome, le urla le morirono in gola come se fossero state soffocate.
Il viso di Miles si rabbuiò di scatto nel vederla, facendola quindi trasalire.
Quella non era l'espressione di Miles.
Ok,
magari l'aveva lasciato lì, da solo e senza auto ma.. non poteva
avercela così tanto con lei, infondo non era stata mica colpa
sua.
Poi
improvvisamente il ragazzo con cui stava parlando si allontanò
con uno strano ed inquietante sorrisetto sulle labbra, lasciando che
Miles si allontanasse a sua volta.
«Ti
chiedo scusa, quello stronzo mi aveva tolto la memoria.»
iniziò Jo ruotando infastidita gli occhi al solo ricordo.
«Lo
sai che non do molta confidenza a chi conosce il mio vero nome in una
città in cui non sono mai stata, potevi essere un demone o Dio
solo sa cos'altro!» proseguì pacificamente ma senza
ottenere alcuna attenzione. Miles continuava a camminare (e Jo non
sapeva nemmeno verso dove) e non la guardava nemmeno di striscio.
Insolito da parte sua.
La
ragazza, innervosita dal suo comportamento, gli afferrò un
braccio per girarlo verso di sé e farsi finalmente ascoltare ma
Miles, nella suo poca finezza, strattonò con forza l'arto,
lasciandola senza parole.
«Che diavolo ti pren...» ecco che di nuovo le parole le morirono in bocca.
Miles si trovava proprio in mezzo alla strada e nella mano destra stringeva una pistola calibro 22.
Il
rumore di una brusca frenata d' auto si fissò nella mente di Jo,
consapevole del fatto che il bolide fosse riuscito a fermarsi prima di
prendere Miles in pieno.
Sollevata
da questo e nello stesso tempo allarmata dai gesti di Miles, riprese
questa volta a correre ma non riuscì a raggiungerlo in tempo.
Il suono assordante di uno sparo le fa spalancare gli occhi, riempiendole il viso di piccole macchie calde.
«Muoviti
Dean o non arriveremo in tempo!» urlò Sam con un tono
arrabbiato, come se la colpa fosse del fratello maggiore.
Il
traffico impediva loro un passaggio tranquillo in mezzo alla strada,
più che superare col rischio di schiantarsi, non poteva fare di
più.
«Sto facendo il possibile! Non è mica la bat volante!» ribatté Dean nervosamente.
«Per fortuna.» aggiunse Andre in un mormorio che attirò l'attenzione di entrambi i Winchester.
Dean
gli gettò un'occhiata, Sam invece roteò gli occhi
stizzito. Dean lo sapeva, sapeva cosa stesse provando in quel momento
il fratellino. Pensava che anche questa volta sarebbe andata male:
avevano perso il dottore, la donna arsa viva e adesso... beh, non
potevano perdere anche Miles. Il cacciatore gli rivolse uno sguardo
comprensivo.
«Ehi.» disse «Andrà bene.»
Sam si voltò a guardarlo e annuì con poca convinzione.
«D'accordo?»
«Sì.»
Pochi
minuti dopo si trovarono sulla strada della visione. Sam si
rizzò sulla schiena e tentò in tutti i modi di
intravedere da lontano la figura del ragazzo bruno. Dean che teneva il
piede schiacciato sul pedale dell'acceleratore, teneva gli occhi
puntati sul parabrezza. Poi d'un tratto fu lì, uscì
all'improvviso da chissà quale angolo.
«FRENA!» urlò Andrew appena in tempo.
Dean
frenò all'improvviso, Sam finì per schiantarsi contro il
vetro ed Andrew contro il sedile. Scese velocemente dall'auto e quando
vide che Miles aveva levato la pistola per spararsi, si
precipitò per strappargliela di mano. Ci fu uno sparo, qualche
secondo di pausa.
Dean guardò Miles negli occhi. Stava bene,
stava perfettamente bene, poi sentì una strana sensazione, un
dolore lancinante alla spalla sinistra.
Abbassò lo sguardo su di
essa e la scoprì dalla giacca di pelle. C'era sangue a macchiare
la sua maglia.
Aggrottò la fronte e ci posò sopra la
mano, premendo contro la nuova ferita.
«Dean...» mormorò Miles stordito.
«Sto bene.» tagliò corto il ragazzo gettandogli un'occhiata.
Andrew e Sam scesero dall'auto e gli si avvicinarono. Sam già preoccupato si precipitò su di lui.
«Va tutto bene!» gli assicurò prima che potesse dire qualcosa.
Jo
non sapeva esattamente per quale motivo si immobilizzò a qualche
metro da lei. Non si era mai arresa in vita sua mentre in quel preciso
momento, vedendo Miles con la pistola puntata sulla testa, aveva
chiaramente distinto una voce nella sua testa che le diceva, quasi la
esortava a lasciare perdere, che ormai c'era poco o niente da fare.
Poi il sangue sulla faccia era praticamente il tocco finale.
Il tempismo dei Winchester la salvava, ogni dannata volta. Quella sì che era una benedizione da parte della Fortuna.
Lo
sguardo di Miles era tornato alla normalità e Jo era più
che contenta per questo. Molto meno per Dean invece che si teneva una
spalla praticamente in una mano, rassicurando Sam sulla sua condizione
fisica. Storia che con Jo ovviamente non attaccava.
Sam
rimbambiva Miles di domande, Andrew era rimasto in macchina
probabilmente con il cuore in gola e Dean ascoltava l'interrogatorio
come se si fosse squarciato semplicemente un dito con un foglio di
carta.
«Mi ha avvicinato e io credevo che...»
«Come
si chiamava?» domandò ragionevole Sam, rimandando il suo
sguardo sulla spalla di Dean, un Dean che ruotava gli occhi ad ogni
dimostrazione di preoccupazione da parte del fratello.
Jo era ancora imbambolata e ciondolava le braccia come se fossero state insensibili.
Si sentiva oltre che in colpa anche inutile, era perfetto come quadretto.
«Dean.» lo chiamò per attirare la sua attenzione con voce giusto un po' sotto tono.
Immediatamente Dean si voltò nella sua direzione, capendo che qualcosa nella ragazza non andasse.
Se
fosse stato tutto apposto avrebbe già fatto una sfuriata a Miles
e a tutto quello che coinvolgeva quel maledetto caso che l'aveva
minacciata di perdere ogni cosa a cui teneva.
Ovviamente tutto senza sentimentalismi così plateali.
«Troviamo qualcosa per curarti.»
Inutile sottolineare la pronta risposta di Dean nel ribellarsi a tale proposta/obbligo.
«Va
bene, stai bene. Ok. Ma hai anche un pallottola nel braccio. Ti prego,
non farmelo dire due volte.» disse a sua volta con una rara e
strana gentilezza che arrivò dritta al destinatario. O almeno,
così credeva visto che l'espressione di Dean cambiò il
suo volto.
Jo non aveva minimamente idea di dove avrebbe operato su Dean ma l'unica cosa che sapeva era che l'avrebbe fatto. Ad ogni costo.
Solo in quel modo si sarebbe sentita utile.
Presa
dalla sua macchina il kit di pronto soccorso che teneva sotto il sedile
come sicurezza, invitò con un gesto della testa Dean ad entrare
in macchina.
Sala operatoria: i sedili posteriori della sua auto.
Sangue sui sedili? Certamente lei non era come Dean, sarebbe sopravvissuta ad una vista del genere.
«Mi dispiace ma non ho l'alcool da farti bere.» introdusse armeggiando i primi strumenti.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Non so perchè ma quella striscia blu, ultimo rigo, proprio non si toglie O__O Bah!
Comunque sia questo capitolo è un pochino movimentato xD
Che sofferenza vedere Dean ferito (anche solo grazie all'immaginazione).
Miles è vivo, tranquille Miles-fan xD Al prossimo capitolo bellezze! :D
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Capitolo 10 *** Piacere, sono la Dottoressa Harvelle. ***
10
Capitolo 10 - Piacere, sono la Dottoressa Harvelle.
Ecco
cosa succedeva quando un tizio gli stava sulle scatole: gli salvava la
vita e si beccava una pallottola al posto suo.
Molto professionale!
Nah!
Diciamo che Miles non era esattamente una delle persone elencate
nella sua lista dei simpaticoni, ma avrebbe rischiato la vita pur di
salvare la sua.
Per Jo era importante, no? Era la sua prima cotta,
perciò se per lei aveva valore, allora l'aveva anche per Dean...
più o meno. E poi era il suo lavoro, ma anche quello di Miles.
Si
aspettava che Sam cominciasse a fargli il questionario prima che
potesse farlo il fratello maggiore, e lo lasciò fare.
In quel
momento non aveva nemmeno la forza di aprire bocca per respirare.
«Cavolo,
amico! E' stato un gesto eroico.» commentò Andrew
ammirato, guardando la ferita del ragazzo con un'espressione
affascinata, come se non avesse mai visto niente di più figo.
«Cose che capitano.» rispose Dean abbozzando un sorriso.
«Stai scherzando? Non capita tutti i giorni di prendersi una pallottola in una spalla.»
«Non
tutti i giorni. Facciamo un giorno sì e gli altri pure.»
ribatté scherzoso, notando una certa impressione negli occhi del
ragazzo.
«Stai bene?» domandò Sam che si voltò verso di lui con uno sguardo preoccupato.
Dean lo guardò prima di rispondere.
«Sì. Sì, sto bene.»
Poi si voltò non appena Jo richiamò la sua attenzione.
Sapeva
già cosa la ragazza avesse in mente di fare e anche Sam; lo
incitò ad andare verso di lei e farsi curare con
un'occhiataccia.
Dean che continuava a mantenersi la spalla con la mano
del braccio opposto le si fermò d'avanti. Non ebbe nemmeno il
tempo di replicare che lei lo zittì con una strana dolcezza nel
suo tono di voce. Quello sì che non si vedeva tutti i giorni.
Restò in silenzio ad osservarla e poi annuì debolmente.
Il suo viso era diventato pallido, quasi giallastro, e i suoi occhi
erano visibilmente stanchi, trattenevano dolore.
Si accomodò nei
sedili posteriori dell'auto di Jo e si sfilò lentamente la
maglia.
«Oh, questa non ci voleva!» borbottò.
Lei alzò lo sguardo verso il suo.
«Mi
riferisco all'assenza di alcol.» precisò per non lasciarle
pensare che si era pentito dell'azione appena compiuta.
Sospirò
e si mise ben comodo con la schiena nuda contro la spalliera. La
collana che gli aveva regalato Sam ricadeva sul suo petto sudato. Ogni
tanto gettava un'occhiata alla spalla che continuava a perdere sangue.
Nessuno dei due parlava, entrambi rimasero in silenzio: Jo impegnata ad
operare la ferita per estrarre la pallottola, Dean invece a trattenere
gemiti di dolore. Di tanto in tanto stringeva i denti e irrigidiva le
mascelle stringendo la mano in un pugno solidissimo.
Il fatto che ogni santa volta Dean capitasse sotto le mani di Jo quando lavoravano ad un caso insieme era quasi sconcertante.
Per
un momento Jo pensò che fosse proprio lei a portargli sfortuna
ma, grazie al cielo, la ragione le venne incontro ricordandole il
lavoro del ragazzo: tutti i cacciatori si procurano ferite, ogni
giorno. L'unica differenza stava nel fatto che a curarlo fosse lei,
assicurandosi quindi che non avrebbe alzato il di dietro dalla sedia o
qualsiasi altro posto allestito a guarirlo prima che non fosse
pienamente sicura di aver fatto un buon lavoro.
Certo
lei non era Dio, quindi il dolore l'avrebbe sentito anche dopo il suo
bendaggio ma pazienza. Ora era il mentre a preoccuparla.
Dean
saggiamente immobilizzava la spalla su cui Jo lavorava ma il pugno
riusciva a catturare la sua attenzione e questo non era un bene visto
che quel movimento non faceva che causare tutto quel sangue che colava
dal suo corpo, fino ad arrivare sulle ginocchia di Jo.
Chiedere
di sopportare meglio il dolore sarebbe stato davvero il colmo, era
l'ultima cosa da chiedere ad un cacciatore ferito e soprattutto senza
sano alcol ad accompagnarlo.
Con
un sospiro l'improvvisata infermiera Jo, a volte anche più
competente di una vera, preparò la pinza nella mano destra,
pronta finalmente ad estrarre la pallottola.
Avvicinò
le estremità alla pelle del cacciatore ma il sangue non cessava.
Era tutto nella norma, nulla di preoccupante ma la Harvelle avrebbe di
gran lunga preferito vederne di meno.
Rilassò
le spalle che fin dall'inizio dell'operazione erano tese e rigide e con
la mano sinistra aprì il pugno di Dean, facendo attenzione a non
fissare la smorfia di Dean, qualsiasi tipo essa fosse stata.
«Se
ora stringi il pugno, mi farai male.» osservò semplicemente
trattenendo la mano sotto la sua, come un invito a non chiudere il
pugno un'altra volta, lasciando strada libera al sangue ora nettamente
in diminuzione.
«Se
continui a contrarre i muscoli non andremo da nessuna parte.. e come se
non bastasse mi muovi anche la pallottola. Quindi non farlo.» lo
esortò come a voler spiegare il motivo del suo gesto.
In
una mossa rapida estrasse la pallottola e gettò tutto sul
sedile, in modo da avere la mano libera per poter tamponare e subito
dopo fasciare.
Ora le serviva l'altra mano però.
La
fece scivolare via da sotto quella di Dean e iniziò a srotolare
le bende, contenta del fatto che fosse riuscito a non stringere
nuovamente la mano in un pugno.
«Ora va bene.» concluse, fiera del suo lavoro e concedendosi un sorrisetto soddisfatto.
Il
dolore era insopportabile. Era strano come tutto sembrasse molto
leggero e meno sanguinoso con l'alcol. Ne beveva un po' e già si
sentiva meglio anche durante l'operazione.
Dean e Sam lo usavano anche
per disinfettare la ferita dopo averla cucita. Ne gettavano un po' sul
taglio, trattenevano un gemito di dolore, poi la fasciavano e andavano
avanti e incontro ad altre e nuove prossime cicatrici. Era questo il
loro lavoro in sintesi, si facevano sempre e comunque male.
L'importante era che ne uscissero sani e salvi.
Non
sapeva di peggiorare la situazione stringendo un pugno, non ne aveva
idea. Insomma stava cercando soltanto di sopportare l'operazione e se
non poteva fare nemmeno quello, allora doveva urlare. Poi gli venne in
mente... aveva sopportato cose di gran lunga peggiori di una pallottola
nella spalla, come per esempio il coma.
Jo
posò la mano sotto il palmo sudato di quella di Dean e lui la
guardò come sorpreso.
Ah, ecco perché. Voleva soltanto
che controllasse meglio il dolore, niente di ciò che aveva
cominciato a pensare.
Quando
estrasse la pallottola poi imprecò e appoggiò la testa
sulla spalliera del sedile respirando a fatica con il cuore a mille.
Non
era la prima volta che Jo gli estraeva una pallottola, ma il più
delle volte era successo in un luogo accogliente e in una situazione
comoda con tanto di alcol ad alleggerire il tutto. Quella fu davvero
una cosa improvvisata. Adesso restava soltanto una bella rattoppata e
poi avrebbe finito del tutto il lavoro. Quello riusciva a sopportarlo,
forse per la forza dell'abitudine.
«Grazie.» mormorò appena guardandola prendere ago e cotone.
Si voltò a guardarlo quasi sorpresa.
«Dico sul serio! Se non l'avessi fatto tu sarebbe stato Sam, e lui non ha la tua delicatezza.» aggiunse ironico.
«Ma è Sam!» disse lei come se quella di Dean fosse una frase impossibile.
«Non farti ingannare dai suoi occhioni. E' un cacciatore anche lui.» rispose Dean abbozzando un sorrisetto.
Calò
il silenzio e i due stettero a guardarsi per qualche secondo, poi Dean
annuì, si inumidì le labbra e spostò lo sguardo
fuori dal finestrino.
«Beh,
almeno questa volta non mi hai dato della macellaia!»
scherzò per uscire da quella situazione per niente familiare
anche se ricorrente negli ultimi tempi.
Ultimò
il suo bel ricamino sulla pelle di Dean e spezzò il filo,
concludendo quel loro rito con un sonoro sospiro di sollievo.
«Ora andiamo!» lo spronò aprendo poi lo sportello.
Quella
macchina era uno schifo, avrebbe dovuto lavarla al più presto ma
rimanere lì dentro, immersa in quell'odore metallico e intenso..
beh, non ne poteva più.
Scese dall'auto e si riempì i polmoni di sana e pulita aria, carica di ossigeno, come una benedizione.
«Ehi
Sam, lo sapevi che sei un ragazzo senza delicatezza?» lo prese un
po' in giro mentre si avvicinava a l gruppo, trattenendo una risata nel
vedere la sua espressione tra l'offeso e il profondamente confuso.
Grazie
al cielo Sam riuscì perfettamente a capire che a
quell'affermazione non occorreva rispondere in alcun modo: aveva ben
altro a cui pensare.
«La
nostra prossima mossa?» domandò posando le mani sui
fianchi e passando lo sguardo da Sam a Miles e da Miles a Sam,
dimenticandosi totalmente di Andrew che assisteva a tutto il dibattito,
a volte prendendone anche parte.
«Miles
dice che è andato nord.» annunciò Sam voltando
meccanicamente la testa verso la direzione indicata da cacciatore
miracolato.
«Perchè
voleva farti fuori, Miles?» fece capolino Dean dietro le spalle
della ragazza, ritrovandosi ora coinvolto nella discussione.
Il
tuo tono era curioso ed investigatore: salvargli la vita non aveva
certo cambiato le cose. Per lui aveva sempre qualcosa che non andava,
che non lo convinceva.
Di
rimando, come a voler ascoltare la risposta con interesse, Jo se ne
stava lì a fissarlo, inclinando la testa da un lato.
«Non
lo so.» disse facendo spallucce «Mi si è avvicinato
chiedendomi che ora fosse e poi mi ha comandato di piantarmi una
pallottola in testa.»
«Quindi
siamo punto e a capo?» disse Jo quasi in tono innervosito.
Nervosismo che pareva portarsi dietro anche Dean e il suo simpatico
buco piantato nella spalla.
«Ora sappiamo che faccia abbia.» cercò la calma Sam.
«Davvero
consolatorio!» esclamarono i due quasi all'unisono. Cosa che
catturò l'attenzione anche di Andrew che scoppiò in una
risatina divertita.
«E
abbiamo una direzione. Non è andato via da molto, possiamo
ancora prenderlo!» continuò Miles dietro le orme pacifiche
di Sam.
«Visto
che vuole farti fuori, non credo che sia saggio che tu venga con
noi.» disse Jo lasciando il cacciatore di sasso.
«Senza
di me non lo riconoscereste mai.» si rifugiò dietro questa
frase, sapendo di aver vinto una battaglia contro Jo.
«Va bene, diamoci una mossa allora.» si arrese la biondina alzando gli occhi al cielo.
Tutti
sembravano voler acchiappare il vero responsabile di quelle uccisioni,
ma nessuno si chiedeva perché questo tizio agisse in questo
modo? Era strano, davvero molto strano, soprattutto da parte di Sam che
sembrava molto più preso dall'azione che dal pensarci su.
Dean
osservò la scena con calma e restò in silenzio per tutta
la piccola discussione, cercando di infilarsi quella stramaledetta
maglietta macchiata di sangue senza farsi male alla spalla.
«Aspettate,
aspettate!» intervenne subito prima che tutti sparissero nelle
loro auto. «C'è qualcosa che non va.»
«Sul serio?» chiese Miles ironico.
Dean
si trattenne dallo sparargli; non l'aveva nemmeno ringraziato per
avergli salvato la vita.
Gli gettò un'occhiataccia e poi
spostò lo sguardo sul fratello minore, sapendo che lui fosse
l'unico ragionevole in quel gruppetto.
«Che vuoi dire, Dean?» chiese quest'ultimo.
«Prima
il dottore, poi quella donna e ora Miles.» guardò un po'
tutti e poi continuò. «Perché sta agendo in questo
modo?»
Calò improvvisamente il silenzio; i due fratelli si fissarono negli occhi.
«Credi ci sia un collegamento.» fece Sam.
Non era una domanda, era più un'affermazione approvata dal suo acuto intuito.
«Deve
esserci per forza, no? Insomma.. che senso avrebbe?» rispose Dean
gettando poi uno sguardo su Andrew. «Tu conoscevi il dottore,
vero?»
«I-io...
sì! Era un amico di famiglia, dei miei genitori più che
altro. E' stato lui ad occuparsi dell'adozione e tutto il resto.»
rispose il ragazzo timidamente.
«Quale adozione?» domandò subito Sam, aggrottando la fronte.
«La mia.»
«Sei
stato adottato?!?» Dean inarcò le sopracciglia e
gettò uno sguardo al fratellino che contemporaneamente fece la
stessa cosa.
Andrew annuì.
«Perché non ce l'hai detto?!?»
«Perché avrei dovuto farlo? Insomma... non li ho mai conosciuti e non conoscevo voi.»
«Quindi
è tua madre adottiva che è morta in un incendio...»
ragionò Sam mantenendo il suo tono vocale sempre tranquillo.
Jo e Miles osservavano la scena come affascinati.
«Sì.» rispose Andrew.
Adesso Sam si rivolse a Dean.
«Quindi il dottore aveva a che fare con Andrew. Credi che quella donna potesse...»
«...essere la madre naturale? Sì, credo di sì.» proseguì Dean.
«Ma io che c'entro allora?» si intromise Miles che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Tutti si voltarono a guardarlo.
«Forse anche l'assassino ha capito quanto sei idiota.» disse Dean abbozzando un sorrisetto soddisfatto.
Sam trattenne una piccola risata abbassando gli occhi e Miles lo guardò torvo.
«Lo scopriremo.» gli assicurò il fratello minore dei Winchester. «Sta tranquillo.»
«Va
bene, adesso basta.» tentò di calmare gli animi Jo che
intanto -come suo solito- tentava di ragionare e di strutturare un
piano perfetto. Lei era una stacanovista, c'era ben poco da dire.
«Dovremo separarci. Andrew, Sam e Miles seguiranno la pista verso nord.»
«E
voi cosa farete?» domandò Sam impaziente, anticipando le
parole che Miles avrebbe fatto uscire dalla sua bocca in modo
certamente più provocatorio e cupo.
«Municipio.
Ospedali. Tutto quello che serve per avere un quadro più chiaro
sulla madre visto che è l'unico punto in comune che
abbiamo.» spiegò la ragazza incrociando le braccia sotto il
seno con la sua aria autoritaria che aveva fatto riprendere colore al
suo viso stanco.
«E
come mai...» cercò di chiedere Miles come una frecciatina
prima di essere interrotto brutalmente dall'organizzazione perfetta di
Jo.
«Andrew
ha i suoi stessi poteri, combattono alla pari. Sam è immune a
questo potere e tu conosci la sua faccia.. anche se sei l'anello debole
tra i tre. E' l'unico modo ragionevole che riesco a vedere per ottenere
qualcosa di utile. Tu ne hai altri?» suggerì sapendo di
aver vinto un'altra piccola battaglia contro il Cacciatore Geloso.
Il
silenzio dell'intera squadra le sembrò un via libera così
scrollò le spalle e sorrise, raggiante come giorni prima, non
appena ebbe il permesso di sua madre per controllare la situazione.
Già, sua madre.
Aveva
quasi dimenticato di averle sbattuto il telefono in faccia. Forse era
già in viaggio, la stava cercando per tutta la città con
un bel fucile tra le accomodanti braccia. E non l'avrebbe certo puntato
contro la figlia.
Tutti
erano ancora al loro posto, riuniti quasi in cerchio e in silenzio,
aspettando che qualcuno iniziasse a muoversi. Andrew probabilmente
rifletteva ancora sulle parole "combattere alla pari" che Jo aveva
rivolto a lui. Si vedeva palesemente che l'ultima cosa che volesse fare
era quella di combattere, mentalmente e fisicamente.
«Volete un motivo reale per darvi una mossa?» introdusse Jo per spronarli «Mia madre ci sta già cercando».
A quelle parole più occhi si spalancarono, lasciando per un secondo sulla loro faccia un'espressione di terrore.
«Allora,
proseguiamo?» disse infine lanciando le chiavi della sua macchina
a Sam e sorridendogli nuovamente, convinta di aver messo fretta ai
cacciatori. Addirittura anche Andrew riuscì a capire che la
madre di Jo era pericolosa.
Tutti
sembrarono ammirati e sorpresi dal ragionamento di Dean, come se non se
l'aspettassero da parte sua. Perfino Andrew che lo conosceva da circa
mezz'ora sembrava colpito.
Dean poteva anche non essere di
un'intelligenza superiore alla media, ma aveva intuito e - anche se non
sembrava - ragionava sui casi che avevano tra le mani, a volte
più di Sam.
Li
guardò un po' stranito per la loro espressione, poi Jo decise di
mettere un punto alla discussione, prima che Miles potesse scagliarsi
contro il cacciatore per avergli dato dell'idiota.
Fu altrettanto
sorpreso quando Jo mise in chiaro il piano da lei attuato; era
l'occasione perfetta per poter passare del tempo con il suo amato,
perché aveva invece scelto Dean al posto di Miles?
Le
gettò un'occhiata e poi guardò Miles.
Non l'aveva presa
bene come al solito.
«D'accordo, mettiamoci a lavoro!» disse Sam incoraggiando ognuno di loro.
Andrew
annuì come eccitato di far parte temporaneamente di un gruppo,
mentre Miles gettò un'occhiataccia a Dean prima di dar loro le
spalle e seguire il minore dei Winchester verso l'auto di Jo.
Dean si
voltò verso Jo, che sorrideva radiosa come se avesse appena
vinto un gratta e vinci, e inarcò un sopracciglio in
un'espressione confusa.
«Hai intenzione di restare lì a guardarmi?» chiese lei con una certa acidità.
«Oh,
siamo tornati alle origini, eh!» ironizzò Dean abbozzando
un sorrisetto, ovviamente riferendosi alla sua improvvisa dolcezza
usata in auto mentre si improvvisava dottore.
Lei non rispose e Dean capì di aver vinto quella volta.
Di solito era sempre lei che riusciva a zittirlo.
«Forza, andiamo!» disse poi il ragazzo ridacchiando divertito.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Il mio cuore non può reggere una cosa del genere.
Se solo mi mettessi di proposito ad immaginare la scena entrerei in apnea e morirei per mancanza di ossigeno.
Sarebbe un bel modo di morire dai.. forse un po' doloroso.. anche se non me ne accorgerei nemmeno, visto
e considerato il fatto che mi perderei nel labirinto della mia immaginazione. *___*
Ok, vado a fare corsi di apnea.
Alla prossima! :D
P.s: Grazie a tutti per aver letto fino al decimo capitolo o anche solo
per aver aperto questa pagina per caso o sotto inganno xD
P.s.s: se lasciate una piccola piccola recensione mi farete felice. Più regali per voi a Natale, mie anime buone! <3
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Capitolo 11 *** Lepisma Saccharina. ***
11
Capitolo 11 - Lepisma Saccharina.
Si misero entrambi a bordo dell'Impala; come al solito Dean accese la radio e alzò di poco il volume.
«Oh, guarda guarda! Sono i REO.»
Jo
gli gettò un'occhiata che tradotta in parole, secondo l'acuta
osservazione di Dean, avrebbe dovuto significare "dì un'altra
parola e ti uccido".
«Can't fight this feeling anymore.» annunciò il ragazzo con un certo torno di soddisfazione.
Jo gli diede una gomitata.
«La vuoi piantare?!»
Scoppiò
in una risatina divertita e poi, alzando il volume, cominciò a
cantare.
Accese il motore della sua amata Impala e accelerò.
Direzione: municipio.
Le sembrò di aver ruotato gli occhi al cielo una decina di volte in una manciata di minuti.
No, non era arrabbiata, nè innervosita: nulla di tutto questo.
Doveva
semplicemente recitare la parte della dura che non si scompone mai,
nemmeno per ridere di troppe evidenti frecciatine da parte di Dean.
Dargli quella soddisfazione era troppo anche per lei.
«Credo
che Kevin Cronin si stia rigirando insonne nel suo letto.»
rincarò ironicamente la dose lei, non riuscendo però a
trattenere un sorrisetto stretto tra le labbra ancora leggermente
sporche del sangue di Dean.
Un
modo come un altro di provocarlo, visto che con il canto non se la
cavava affatto male, in realtà. E da come cantava a
squarciagola, anche lui era dello stesso parere non espresso di Jo.
«Ma
sbaglio o questa canzone non rientrava esattamente nelle tue
grazie?» domandò la ragazza accigliata, volendo quasi
strappare dalla bocca di Dean una specie di confessione. «Mi
era sembrato di capire che in questa macchina si ascoltasse solo rock,
quello puro, quello che ti sfonda le orecchie dopo nemmeno cinque
secondi e qualche giro di Do ripetuto all'infinito.» concluse
continuando a fissargli il profilo.
Era
visibilmente colto nel segno nonostante stesse fissando la strada, che
stesse pensando ad una risposta pronto a salvarlo? Forse.
Proprio mentre stava per aprire bocca, Jo lo interruppe, come da sua pessima abitudine.
«Non
sforzarti, si vede lontano un miglio che questa canzone ti piace,
adesso.» rispose infine senza aspettarsi nessuna spiegazione dal
cacciatore, sorridendo come una ragazzina soddisfatta dopo aver
sottolineato l'ultima parola con enfasi.
Erano tornati alla pari.
«Va
bene allora, se proprio vuoi il rock...» disse Dean avvicinando la
mano alla radio e facendo risuonare quelle parole come una minaccia,
per Jo.
«Te
lo scordi, non ti azzardare! Mi piace questa canzone!»
controbatté lei dandogli uno schiaffetto sul dorso della mano
pericolosamente vicino alla manovella.
Un altro sorrisetto si formò sulle labbra di Dean così come su quelle di Jo.
Ecco un'altra volta quella sensazione.
Perchè diavolo stava così bene quando era con quel dannato Dean Winchester?
«Allora
American Idol, qual'è il piano?» spezzò con la sua
voce l'atmosfera da karaoke, iniziando a giocherellare con il suo
fidato coltello di famiglia.
L'ultima
volta che Dean aveva sentito quella canzone fu alla Roadhouse e quando
tornò in sella alla sua auto non riusciva più a
togliersela dalla mente. Continuava a canticchiarla spensierato mentre
guidava, tanto che fu Sam a zittirlo con uno dei suoi stizziti "la vuoi
piantare?".
Sì, in effetti stava cercando disperatamente una
risposta che pronta e perfetta che potesse aiutarlo a vincere anche
quella breve ma trionfante battaglia, ma ovviamente Jo rovinò
tutto. Doveva ammettere che quella canzone gli piaceva? Assolutamente
no, anche perché glielo si poteva leggere chiaramente in faccia
che era così. Quel suo sorrisetto sempre costante sulla faccia e
un via vai di sguardi lo facevano ben intendere.
La guardò
sorridendo quando calò il silenzio poi si schiarì la
voce e tornò a tenere gli occhi puntati sulla strada,
fortunatamente poco trafficata.
Sentì di nuovo le viscere
contorcersi in quel momento. Ma che diavolo gli prendeva? Gli sembrava
di essere tornato adolescente, il periodo in cui si prese una cotta per
Susy Collins. Lei era la capo cheerleaders.
«Abbiamo un piano?» disse retorico e ovviamente ironico.
Lo
sguardo di Jo si immobilizzò come terrorizzato a quella domanda,
ma quando capì che stava scherzando tornò la schizzinosa
di prima, roteò gli occhi al cielo.
«Dunque,
vediamo...» cominciò lui senza distogliere lo sguardo
dalla strada. «... abbiamo un pazzo omicida che obbliga la gente
ad uccidersi con la forza del pensiero. Andrew ha i suoi stessi poteri,
ha ucciso dottor House, la sua probabile madre si è data fuoco e
stava per uccidere il tuo amichetto.» fece un breve riassunto di
quella giornata così movimentata. «Non si è mai
presentato un caso simile fin'ora. Andiamo al municipio. Se questa
donna era davvero la madre naturale di Andrew lo scopriremo lì,
no?»
La
canzone terminò.
Dean che non aveva nessuna intenzione di
scoprire che cosa venisse dopo, infilò la cassetta dei Blue
Oyster Cult nella radio.
Il tempo di due canzoni e l'Impala era di fronte al municipio.
Quel
posto era stato appena ristrutturato, si vedeva dal bianco scintillante
delle pareti e dalle finestre dal design moderno. Tanto meglio.
Dopo
svariati tentativi di Dean di mandare da sola Jo a fare ricerche (cosa
che lui non sopportava affatto), scesero dall'auto chiudendo le
portiere quasi contemporaneamente.
Gli sbuffi di Dean tenevano di buon umore Jo e anche molto.
«Faremo presto, va bene»? gli promise apprensiva.
Non
che a lei desse fastidio fare ricerche, anzi! Praticamente lo adorava.
Respirare polvere, ridurre i suoi polpastrelli in orme nere, bere
caffè su caffè per allontanare il sonno, scrivere appunti
su ogni foglio o foto.. non c'era niente da fare: Jo era una
cacciatrice a tutti gli effetti.
Entrarono in questo monumentale edificio senza neanche spingere la porta: porte a vetro automatiche.
«Accidenti,
molto sofisticato per una cittadina così anonima!» pensò
istintivamente perdendo gli occhi sul soffitto altissimo.
Altro sbuffo di Dean.
La ragazza si voltò a guardarlo/fulminarlo, inarcando un sopracciglio.
«Non
costringermi a sgridarti di fronte alla gente, Dean.» lo
rimproverò a bassa voce, ascoltando poi la sua
risposta/frecciatina.
Ah, quanto adorava quel caso!
«E
dopo vuoi anche sculacciarmi, mamma?» mormorò il ragazzo
con la sua solita faccia da schiaffi che Jo avrebbe tanto voluto
baciare di nuovo per poi mollargli un bel ceffone.
Che ragazza insolita.
«Non
sarebbe una brutta idea!» gli resse il gioco lei, avvicinandosi
poi ad una donna anziana imprigionata dietro un bancone.
«Salve!» la salutò ricevendo in risposta un bel paio di occhi poco vispi.
«Potremmo
controllare i registri degli ultimi.. mmmhh..» si interruppe un
istante per gustarsi la prossima smorfia di Dean
«Trent'anni?»
La
donna, in tutta risposta, alzò la penna che aveva nella mano per
risolvere il suo rebus verso una porta in legno, senza però
proferire parola.
«Molte grazie!» rispose educatamente la ragazza facendo un cenno con la testa a Dean, per incitarlo a muoversi.
Odiava
dover passare ore dimenticate su dei fottutissimi documenti di persone
che non aveva nemmeno mai visto.
Odiava dover tenere il di dietro
attaccato ad una sedia per ore ed ore, con l'unico sollievo che poteva
offrirgli uno stupido macchinario; il caffè.
Odiava dover
sbadigliare ogni trenta secondi mentre sfogliava stupide pagine
ingiallite che spesso non gli semplificavano nemmeno la vita.
Odiava
con tutto il cuore dover fare ricerche. Era qualcosa che davvero non
sopportava, infatti era sempre Sam ad occuparsi di questo. Se la vedeva
con libri antichi, biblioteche e computer... ah i computer! Se c'era il
computer che gli ridiceva il lavoro in un'ora circa, allora era
più che contento che fare ricerche.
Purtroppo però quel
municipio di tecnologico aveva soltanto le porte d'entrata.
«Sarà
una grandissima seccatura.» annunciò con falso entusiasmo,
mentre sulla sua faccia si disegnava un'altra delle sue smorfie di
disapprovazione.
«Oh
andiamo! Guarda il lato positivo, siamo in due.» lo
incoraggiò Jo, ma ricevette soltanto uno sguardo severo che se
avesse potuto avere una forma verbale sarebbe stato ''mi prendi per il
culo?''.
«Perché
non hai chiesto a Miles di farti accompagnare qui, mh?» chiese
improvvisamente il cacciatore. «Scommetto che sarebbe stato
più che felice di fare questa cosa in due!» "E anche
qualcos'altro" pensò subito dopo, aprendo un cassetto d'acciaio
per frugare tra le vecchie cartelle cliniche risalenti all'anno 1983,
la data di nascita di Sam ed Andrew.
«Cordelia Rainolds...» mormorò tra sé.
Quello
era il nome della possibile madre di Andrew. Se era davvero lei, allora
avrebbe trovato il suo fascicolo in uno di quei cassetti, magari tra
qualche altra ora, ma l'avrebbe trovato prima o poi.
Non
appena Dean trovò il cassetto nel quale avrebbero dovuto
rovistare per bene da lì fino a chissà quando -secondo la
mente pigra di Dean, ovviamente-, Jo gli si avvicinò, dividendo
quella ingombrante e soprattutto pesante pila di fogli in due.
Posò
il suo gruppo sul primo tavolo libero che le capitò a tiro e si
mise seduta su una sedia, adocchiando con la coda dell'occhio la
macchinetta del caffè.
«Miles
conosce il killer in questione, serve più a loro che a
noi.» disse poi in tono professionale, ispezionando i primi fogli
che occupavano la cima.
Nessuna Cordelia Rainolds, per ora.
Continuò
a scorrere i fogli, alzando nell'aria un innumerevole quantità
di polvere e, con sorpresa, notando scorrazzare da un foglio all'altro
un insetto della carta o più scientificamente parlando un..
«Lepisma
saccharina.» disse Jo infastidita attirando l'attenzione di Dean
che, dalla sua smorfia che aveva stampata in faccia, le aveva fatto
intendere di non aver capito una mazza di ciò che aveva detto. «Ecco una cosa che detesto delle ricerche.» continuò a lamentarsi ruotando gli occhi al soffitto.
No, Jo non era la solita ragazza schizzinosa con paure di così poca importanza.
Ragni, insetti, serpenti.. che diamine, lei cacciava demoni!
In quel frangente, l'unica cosa che le dava fastidio era che quell'insetto se fosse salito su una mano.
La
scrollò come se niente fosse e, nemmeno due minuti dopo, Dean se
ne uscì con una esclamazione tipo "che diamine è questo
coso?".
Esclamazione/domanda alla quale Jo rispose divertita con un
"lepisma saccharina".
Passarono i minuti e i cacciatori iniziavano a spazientirsi.. o meglio, Dean iniziava a spazientirsi.
«Non ne posso più.» si lamentò con uno sbadiglio.
«Hai la soglia di attenzione davvero bassa!» gli fece notare la ragazza, alzando poi un foglio in aria. «In
realtà l'ho trovato dieci minuti fa...» confessò con
un sorrisetto innocente «...ma mi divertivo troppo a sentirti
lamentare come un bambino!» concluse passandogli il foglio che
Dean afferrò tra l'arrabbiato e l'offeso.
Oh
sì, sì. Miles era davvero molto importante per il gruppo.
Ma per piacere! Se non fosse stato per Dean, Miles nemmeno sarebbe
servito visto che stava per spappolarsi il cervello. Quell'idiota che
glielo aveva ordinato con la forza del pensiero non aveva considerato
la possibilità che quell'idiota avrebbe potuto salvarsi.
Ovviamente non aveva torto, al suo posto chiunque avrebbe avuto quella
convinzione.
«Ah, certo!» disse con ironia, trasportando una pila di cartelle sul tavolo opposto a quello di Jo.
Prese
posto sulla sedia girevole e passò i primi cinque minuti a fare
su e giù sulle rotelle e a girare su se stesso, forse in attesa
che la voglia di lavorare l'avesse pervaso all'improvviso.
Dean era un
bambino a volte e questo Jo lo sapeva, per questo nel guardarlo le si
disegnò un'espressione agghiacciata sulla faccia.
Quando
capì che era il tempo di tornare seri, si piegò sulla
schiena, cominciò a mordicchiare il tappo di una penna e
iniziò a sfogliare le varie cartelline con l'intento di trovare
quella di Cordelia Rainolds, la donna morta arsa.
Ci
furono varie distrazioni come quella del leposma saricciana... o come
diavolo si chiamava! Meglio dire lo scarafaggio.
Una o tre volte Dean
lasciò cadere a terra la penna volontariamente, tanto per fare
qualcosa di diverso.
Dette uno sguardo all'orologio... erano passati
soltanto venti minuti. L'idea di continuare a stare lì per ore
lo inquietava.
La situazione si alleggerì quando Jo gli dette la
buona notizia.
Avrebbe voluto ucciderla, ma si limitò a fare
l'offeso visto che avevano cose molto più importanti a cui
pensare.
«Ebbe due gemelli?» fece sorpreso Dean osservando il fascicolo della donna defunta da poche ore.
«Già, indovina un po' chi è il figlioletto?»
«Lo sapevo!» disse soddisfatto quando lesse uno dei nomi dei figli. «Andrew!»
«Centrato!» Jo si sedette sulla scrivania di Dean e osservò la scena.
«Temo che l'assassino sia il gemello di Andrew.»
«Larry
Williams. Quindi Cordelia diede entrambi i suoi figli in
adozione.» osservò Dean inarcando un sopracciglio.
«Sì.
Larry fu adottato dai Williams, una famiglia che vive in un quartiere
lontano da qui. Andrew invece fu adottato dai Gallager e il dottore si
occupò della sua adozione.»
«Sta uccidendo tutte le persone vicine ad Andrew.» riflesse Dean in un mormorio.
«Sì, ma cosa c'entra Miles?» domandò Jo.
Era davvero un'ottima domanda quella.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Questa sera credo di essere in modalità "parla/
scrivi-finchè-non-ti-cade/cadranno-la/le-lingua/dita".. e
sinceramente preferirei evitare.
Quindi vi dico semplicemente GRAZIE GENTE ! :D
Posso garantirvi che gli spazi macroscopici non erano voluti, chiedo perdono! O.o
|
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Capitolo 12 *** Come grandi ed egocentrici Dei ***
12
Capitolo 12 - Come grandi ed egocentrici Dei.
«Forse
pensava che Miles avesse cattive intenzioni con Andrew...»
azzardò il cacciatore, alzando lo sguardo verso la ragazza.
«Riusciamo ad avere una foto di questo Larry? Così almeno
Miles metterebbe di essere importante per il gruppo, conosceremo tutti
lo svitato assassino.» Dean sorrise ironico e Jo ricambiò
con una smorfia.
«Oh
certamente. Se vuoi passare altri venti minuti a cercare il suo
fascicolo.. fa pure!» lo prese in giro allargando le braccia come
ad indicarsi intorno, tra una serie di scaffali che pareva
interminabile.
«Dai
muoviti, dobbiamo chiamare Sam.» lo avvertì prima di
rimettersi in piedi e stiracchiare le braccia al cielo, sgranchendosi
le ossa ormai ferme da un po'.
«Se
Larry vede in giro Miles ancora vivo.. penso che avremo molti
più problemi di una pallottola nella spalla.» meditò
saggiamente incamminandosi verso l'uscita seguita da Dean, senza
preoccuparsi tanto di rimettere tutte le cartelline al loro posto.
Certo, la vecchietta li avrebbe detestati ma pazienza!
«Ah, e per la cronaca...» disse poi voltandosi verso Dean e rischiando quasi di sbattergli contro.
Come
in un lampo le venne in mente la sera dell'ultima caccia insieme,
quella dove Dean stava per rimetterci la pelle a causa di una strega
del cazzo che Jo aveva odiato con tutte le fibre del suo corpo.
Intanto
il cacciatore era rimasto di fronte a lei con una faccia dubbiosa,
pronto ad ascoltare le parole della biondina persa momentaneamente nel
labirinto della sua mente.
Le sue budella non collaboravano affatto, così come la vicinanza.
Faceva una grande fatica, immane.
Tutta
quella tensione -anche se piacevole- tra di loro non era rimasta chiusa
in macchina, o in motel, o alla RoadHouse, lo sapevano.
Sapevano anche quanto fosse sbagliato.
Diciamo pure che Jo era la reginetta degli errori. E Dean ancora peggio.
Si alzò sulle punte dei piedi e con una mano lo avvicinò a lei tirandolo per la nuca.
Il
contatto visivo tra i due si interruppe e le labbra di Jo si
appoggiarono su quelle di lui, molto più calde rispetto alle sue.
Era un bacio impulsivo e allo stesso tempo rilassato. Un bacio incoerente, un po' come lo erano loro.
«Grazie.» mormorò scendendo con i talloni su pavimento e spingendo la porta per raggiungere l'entrata.
Era
sempre così che capitava no? Preferivano nascondersi dietro una
scusa piuttosto che darsi una risposta a quello che.. provavano? Forse.
Miles
non l'aveva ringraziato. Forse perchè non ne aveva avuto
l'occasione.. o la voglia. Ma in ogni caso avrebbe dovuto essergli
grato.
Una buona scusa per Jo di liberarsi di un demone che iniziava a morderle lo stomaco.
«Sai
che ti dico? Lasciamo pure che Miles trionfi nella sua unica
utilità.» disse non appena gli comunicò che per
vedere una foto dell'assassino sarebbe servito il fascicolo privato
del soggetto in questione.
Aveva passato venti minuti di inferno e noia, chi mai avrebbe voluto passarne altri venti nello stesso modo? Lui non di certo.
Si
alzò dalla sedia e prese il fascicolo di Cordelia Rainolds
nascondendolo sotto un lembo del giaccone di pelle. Jo lo guardò
come sconcertata: inarcò un sopracciglio e socchiuse la bocca in
un'espressione lontanamente severa. Sembrava volesse dirgli "ma
è illegale!". Come se fosse la prima volta che Dean faceva
qualcosa del genere.
«Che
c'è?» fece Dean stranito aggrottando la fronte.
«Sarà sicuramente l'unica cosa che ha di sua madre.
Vorrà averlo.» pensò ad alta voce.
Lui
non aveva nulla di Mary, soltanto tre o quattro foto. Se avesse trovato
qualcosa del genere avrebbe voluto averla per sé, insomma si
mise nei panni di Andrew.
A quel punto l'espressione della ragazza
sembrò mutare in un sorriso. Strane le ragazze! Bastava fare un
gesto altruista e si scioglievano come ghiaccio al sole.
«Forza, andiamo!» la incitò Dean prima che lei prendesse a citare di nuovo Miles.
«Non penso che a Larry importi qualcosa del tuo amichetto.» confessò in tutta sincerità.
Chissà
per quale strano e arcano motivo quel Larry gli aveva detto di
ammazzarsi. Probabilmente perché Miles aveva - evidentemente -
cattive intenzioni con Andrew. Insomma, se qualcuno progettasse di fare
del male a Sam anche Dean darebbe di matto e comincerebbe a sparare. O
forse gli stava antipatico e aveva deciso di eliminare quella brutta
faccia dal pianeta terra.
A
quel pensiero Dean ridacchiò tra sé mentra uscivano da
quella stanza.
Poi improvvisamente Jo si bloccò e si
voltò verso di lui. Dean fece appena in tempo per fermarsi, non
mancava molto che si schiantasse contro il corpo esile della ragazza.
"Per la cronaca..."
Dean
aggrottò la fronte e annuì come ad incitarla a finire di
parlare.
Pendeva dalle sue labbra e non aveva idea su che cavolo
volesse cominciare a battibeccare. Poi i pensieri si spensero come
lampadine fulminate non appena le loro bocche si incrociarono.
Sentì di nuovo una stretta morsa allo stomaco e la mente
sembrò essersi dissolta.
"Grazie..."
e di cosa? Restò a guardarla imbambolato mentre si allontanava e
inarcò le sopracciglia stordito. Ma che gli prendeva?
«Non
c'è di ché...» mormorò non appena lei fu
fuori dall'ufficio, anche se non aveva la ben che minima idea del
motivo per cui l'aveva ringraziato in quel modo così insolito.
Un
cenno di saluto alla disponibilissima vecchietta amante dei rebus e
subito in macchina, pronti a comunicare a Sam le nuove notizie sul caso
e, soprattutto, pronti a prendere questo killer sadico e un tantino
piromane.
Non era il momento di essere sentimentali.
«Larry
Williams. Sì Sam, è lui che li ha uccisi.»
iniziò a spiegare Dean mentre premeva il piede sull'acceleratore
e stringeva la mano sul volante.
La
risposta di Sam era muta all'orecchio di Jo ma lei immaginava le sue
parole: 'Perchè lo fa?' o meglio 'Chi diamine è Larry
Williams?'.
«Da'
qua!» disse Jo ruotando gli occhi e strappando dalla mano di Dean
il cellulare per parlare con il fratellino confuso.
«Larry
è il fratello di Andrew. O meglio dire gemello. Sono stati
divisi alla nascita quindi dubito che sappiano di essere imparentati in
qualche modo.» chiarì la ragazza lanciando una rapida
occhiata al conducente, ironicamente infastidito dal gesto autoritario
di Jo.
Ridotta una risatina in un tenue sorrisetto, ritornò ad ascoltare Sam.
La
voce di Andrew in sottofondo riusciva appena ad arrivare alla cornetta
come un mugolio confuso e ciò faceva aggrottare la fronte della
ragazza.
«Quindi
non siete riusciti a trovarlo?» domandò per sicurezza lei
prima di essere ripagata con la stessa moneta da Dean che prontamente
le rubò il cellulare dalle mani.
Schioccò la lingua al palato e scosse la testa come forma di disappunto.
Oh, quanto avrebbe voluto ridere.
«Dove siete adesso?» chiese poi Dean visibilmente più tranquillo.
Era ovvio che fosse preoccupato per il fratello.
Dopotutto
un pazzo dotato di poteri sovrannaturali che riesce a convincere la
gente a fare ciò che lui vuole era una preoccupazione abbastanza
grande da sopportare, pur sapendo che Sam ne fosse immune.
Un suono incomprensibile risuonò nell'abitacolo in risposta.
«Ok,
arriviamo.» concluse Dean abbandonando il cellulare sul cruscotto
e improvvisando un' inversione a U che fece spalancare gli occhi alla
ragazza accanto a lui.
Inutile puntualizzare il fatto che lei lo stesse guardando malissimo, tipo con uno sguardo da 'Sei un pazzo omicida?'.
«Sempre se non moriamo prima schiantati contro qualcosa.» ironizzò Jo come a volerlo rimproverare.
Per
ora tutto proseguiva liscio per i cacciatori, escludendo il quasi
suicidio di Miles, e questo non poteva che fagli tirare un sentito
sospiro di sollievo.
«Lo sai che il limite su questa strada è 90, vero Dean?» disse retorica Jo incrociando le braccia al petto.
Peccato che quel loro futuro battibeccare fu interrotto dal cellulare di Dean.
«E' Sam.» tirò ad indovinare il ragazzo investito da una specie di telepatia fraterna.
«Oh
no, non lo è.» lo contraddisse Jo che di telepatia ne aveva
un'altra e pari a quella dei Winchester in quanto a potenza.
«Non
è Sam, non è Bobby, chi diavolo.. Ellen?» si
illuminò Dean che sembrava ora nervoso, convinto di aver
indovinato.
Jo si limitò ad annuire infastidita.
«Quindi non scherzavi quando dicevi che stava venendo qui.»
«Non
scherzo mai quando si parla di Ellen Harvelle.» ruotò gli
occhi la figlia lasciando che il cellulare squillasse.
«Che fai, non rispondi?»
«Primo:
il cellulare non è mio, non spetta a me rispondere. Secondo: non
ci direbbe niente che non sappiamo già o che servirebbe al caso.
Terzo: ha smesso di squillare.» catalogò lei rilassando i
muscoli. «E
poi, sapendo che sono con te, perderebbe il senno.»
continuò a lamentarsi, non riuscendo a spiegarsi perchè
la madre fosse così diffidente con i Winchester.
D'accordo,
la situazione era abbastanza grave e seria, specie se dietro le quinte
c'era un' Ellen incazzata nera e al centro della questione un pazzo
omicida con poteri sovrannaturali che controllava la mente della gente.
Il fatto che ci fossero molte persone come Sam - con poteri psichici -
non sollevava il ribelle animo del cacciatore. Tutt'altro. Aveva
praticamente dimenticato il piccolo problema Winchester, quello per il
quale Sam e Dean si erano spinti fino alla Roadhouse qualche giorno
prima. Il demone con gli occhi gialli c'entrava qualcosa; Sam lo
sospettava, Dean lo sapeva per certo. Sospirò mentre teneva gli
occhi fissi sulla strada e la mente altrove.
«Tutto
bene?» chiese Jo inarcando un sopracciglio. «Sai, mia madre
è una donna agguerrita, ma non arriverà ad ucciderti.
Credo...» disse scherzando.
Dean accennò un sorrisetto e scosse la testa, gettandole un'occhiata.
«Sto bene.» le assicurò.
Dopo qualche secondo il telefono riprese a squillare.
«Ok, questo è Sam!» fece Jo rispondendo al telefono.
Ah!
Quando si trattava di sua madre trovava la scusa del "non è il
mio telefono quindi non rispondo", se l'interlocutore era chiunque
all'infuori di Ellen allora faceva anche pubbliche relazioni.
Dean roteò gli occhi e poi sorrise.
«Vuole parlare con te.» disse lei passandogli il telefono.
Dean lo prese con una mano e cominciò a parlare con il fratello.
In
breve, Sam e Andrew avevano scoperto l'identità del gemello, lo
conosceva, ma non sapeva fosse un suo parente. Si faceva chiamare Ned e
lavorava nel bar con la ragazza dei tovaglioli con gli scoiattoli.
«Hai avuto una visione su di lei?»
«Sì! Quel pazzo le dirà di saltare giù da un dirupo, Dean. Dobbiamo fare qualcosa!»
«Arriviamo!»
Dean schiacciò il piede sull'acceleratore e passò il telefono a Jo.
«Fatti raccontare meglio la visione!» fece Dean a Jo.
Stava
tornando l'azione. E non era solo la schiena che aderiva perfettamente
al sedile per via della velocità a farglielo capire.
«Ok
Sam, devi riuscire a dirmi dove si svolgeva precisamente. Cerca di
ricordare dei dettagli, qualsiasi cosa.» disse gentile Jo non
sapendo come queste visioni avrebbero potuto aiutarli o quanto
potessero fare male a Sam.
«Un
parco, ok... con degli alti e strani recinti in legno che lo dividono
dal dirupo, perfetto!» ripeté a voce alta per farsi
ascoltare anche da Dean.
I
cacciatori non erano minimamente di quelle parti -o tanto meno ci erano
mai stati per vacanza- quindi di posti ne conoscevano davvero pochi, se
non due o tre.
La descrizione di Sam non li aiutava molto.
«So
dove si trovano!» riuscì a distinguere le parole di Andrew
con sollievo e un minimo di speranza le si accese nella testa.
«Ok, veniamo a prendervi.» li avvertì Jo prima di essere interrotta dalla voce di Sam.
«Non
c'è tempo!» disse il fratello minore quasi nel panico,
lasciando che la sua voce fosse sostituita da quella di Andrew subito
dopo.
«Dove vi trovate?» domandò lui mentre questa volta, in sottofondo, era Sam ad essere calmato da Miles.
Stava bene. Un altro sospiro di sollievo.
«Vicino il municipio, abbiamo preso la strada sulla destra, poi abbiamo fatto inversione e siamo tornati indietro.»
«Quindi
siete sulla strada, perfetto! Siete più vicini di noi.» la
avvertì alzando la voce come a farsi ascoltare meglio.
«Ascoltami
bene, proseguite dritti e quando vedete un cartello enorme in legno con
sopra una scritta illeggibile, prendete il vialetto sulla sinistra,
chiaro?».
Wow, sapeva anche dirigere. Allora non era proprio un pappa-molle come lei pensava.
«Andrew,
inizi a starmi simpatico.» gli disse con un sorrisetto nonostante
avesse omesso un "anche se stavi per farmi perdere la memoria e volevo
ucciderti".
«Vi
raggiungeremo al più presto.» disse Sam riprendendo
possesso del suo cellulare per poi chiudere la conversazione.
«Cosa
ha detto?» domandò Dean distogliendo gli occhi dalla
strada nonostante stesse andando decisamente veloce.
«Gira
qui! Qui, sulla sinistra!» rispose improvvisamente Jo,
ipotizzando che quello fosse il cartello descritto da Andrew.
«Sono qui, dobbiamo fermarlo.» disse conclusiva Jo, preparando qualche arma sotto la giacca.
Tutta
quella situazione era troppo stressante, se non l'avessero conclusa
prima di quella notte sarebbe stato Dean a spararsi un colpo in testa,
ma senza che nessuno glielo ordinasse.
Cacciare era bello, distoglieva
la mente dai problemi giornalieri - anche se il cacciare stesso era una
specie di problema - ma alla fine dopo poco diventava decisamente
irritante. L'unica cosa che Dean desiderava era concludere quel caso il
più presto possibile e tornarsene al motel per una lunga e
consolante dormita.
«Che cosa ha detto?»
«Gira qui! Qui, sulla sinistra!»
Dean
voltò a sinistra girando improvvisamente il volante. L'Impala
sgommò con le gomme sull'asfalto e li portò su una nuova
strada molto più stretta di quella sulla quale si trovavano.
Finalmente arrivarono al parcheggio, dove Sam, Andrew e Miles li
aspettavano con ansia: anche loro erano appena arrivati.. Dean scese dall'auto e andò diretto
dietro al cofano dell'Impala, cominciò a preparare i fucili e le
altre armi e poi scattò come un soldato, andando verso il parco.
«Ehi, dove vai?!» Sam lo bloccò da una spalla e lo spinse indietro. «Tu, Jo e Miles restate qui. Io ed Andrew siamo immuni, andremo a fermarlo direttamente.» disse spiccio.
«Che cosa?!» urlò Dean irritato.
Aveva
fatto fast&furios per niente? Avevano rischiato di ammazzarsi sulla
strada e adesso gli diceva che non potevano dare una mano?
«Voi vi nasconderete tra i cespugli e aprirete il fuoco nel caso in cui si mettesse male!» aggiunse poco dopo.
Anche se non adorava "la parte" che gli era stata assegnata, si accontentò.
«Miles tu dietro quell'albero. Jo tu più a nord, io mi sistemo dietro quei cespugli.»
E
tutti andarono a nascondersi nei posti assegnati. Sam ed Andrew
andarono a fermare quell'idiota del gemello cattivo. Ne rimase sorpreso
quando vide che era immune ai suoi poteri. La ragazza però era
comunque in piedi sulla diga, tentennante.
«Perché lo stai facendo?» domandò Andrew.
Sam era svenuto dopo aver ricevuto un colpo in testa dalla ragazza, ovviamente per comando del gemello.
«Lei
è una distrazione, fratello. Io e te siamo destinati a fare
grandi cose, lei non può essere nei piani, Andy!»
«E nostra madre? Il dottore?» urlò il ragazzo infuriato.
«Sono stati loro a separarci!» rispose l'altro con lo stesso tono.
«E Miles?»
«Voleva farti del male...» disse il gemello che stava perfino per piangere.
Dean
che osservava la scena dall'alto si era preparato a sparare, ma d'un
tratto si blocca. Il cervello gli si chiude e una voce nella sua testa
gli dice di puntarsi la pistola sotto il mento, ma senza sparare. La
stessa cosa succede con Jo e Miles.
«Se non vieni con me, i tuoi amici moriranno...» fece il gemello con un tono nervoso.
«Come ci riesci? Come fai a non usare il comando vocale?»
«Serve soltanto un po' di esercizio, fratellino. Lui ci guiderà, ha grandi progetti per noi.»
«Lui?» domandò Andrew incerto.
«L'uomo con gli occhi gialli...»
La faccenda iniziava ad essere fin troppo critica e difficile da gestire, anche per dei cacciatori esperti come loro.
In poche righe: Jo aveva capito che Sam aveva questi poteri solo che non sapeva come, da quando e sopratutto non sapeva
il perchè.
Nonostante avesse una pistola puntata alla testa (come anche Miles e
Dean del resto), la ragazza ascoltò con chiarezza la storia che
i due fratelli si raccontavano, anche se la funzione di narratore
spettava principalmente -se non unicamente- al più fuori di
testa dei due... sadicamente parlando.
«Quindi voleva Miles morto solo perchè lo considerava una
minaccia per Andrew.» riflettè Jo tentanto di deviare la
sua attenzione su qualcos'altro che non fosse la probabile morte a
causa di un arma da fuoco che la sua stessa mano puntava sulle sue
tempie.
Non era esattamente l'ideale.
"L'uomo con gli occhi gialli".
Ne aveva già sentito parlare. E dall'espressione cupa che
sfoggiava Dean, Jo riuscì a collegare svariati episodi collegati
a quell'uomo.
Tutto ciò che conosceva su quel demone era legato alla famiglia
Winchester e di certo quelle poche informazioni che aveva derivavano da
un' attenta, approfondita ed illegale origliata alla RoadHouse.
Centrava la madre di Sam e Dean, l'incendio che trasformò la
loro casa in un buco nero e consumato, con la scelta di John di
diventare cacciatore.
Scelta che lo spinse ad incontrare William Antony Harvelle.
Le budella le si ritorsero nuovamente nello stomaco della biondina,
questa volta in modo doloroso. Niente a che vedere con l'episodio del
municipio.
«Lui tiene molto a noi.» disse Larry al fratello con una
strana luce negli occhi, costringendo Jo a spezzare la linea dei suoi
pensieri che iniziava a condurla verso un posto non molto piacevole.
«Siamo destinati a diventare dei grandi, Andrew! Come degli
Dei!» urlò aprendo le braccia e non curandosi di Sam che
alle sue spalle iniziava a tirarsi nuovamente in piedi.
Era orgoglioso di sé stesso, forse al limite
dell'auto-adorazione, ma in ogni caso affezionato alla sua famiglia, al
suo fratello con cui aveva avuto davvero poco a che fare.
«Tu sei pazzo.» lo accusò di rimando Andrew, temendo ogni sua parola pronunciata.
Non voleva certo dei morti sulla coscienza.
«Guideremo il suo esercito. Solo noi possiamo farlo.» continuò Mr "posso-farti-fare-ciò-che-voglio-anche-solo-con-il-pensiero" mentre proseguiva nel suo intento di persuadere il fratello dotato di ragione.
I tre cacciatori non potevano far altro che restare a guardare la
scena, sperando in bene, nelle capacità di Sam e, perchè
no, anche in quelle di Andrew, dimostratosi molto più coraggioso
e saggio del previsto.
Dean
aveva ascoltato tutto il monologo di Larry e ad ogni sua parola aveva
rabbrividito.
Era come John gli aveva sussurrato all'orecchio: il
demone aveva dei progetti per Sam e per quelli come lui. Che tipo di
progetti? Di quale esercito st
ava
parlando?
La sua mente no smise un solo nanosecondo di formulare
domande alle quali non poteva darsi una risposta.
Che cosa voleva quel
figlio di puttana da suo fratello? E il sangue di demone che l'aveva
costretto a bere da neonato? Perché l'aveva fatto? E
soprattutto, perché aveva ucciso Mary se quello che voleva era
che Sam bevesse soltanto il suo sangue?
Deglutì premendo la
bocca della pistola sotto il mento. Non poteva muoversi, ma anche
volendo in quel momento si sentiva come bloccato, immobile e incapace
di fare qualcosa di avventato. Se solo ci avesse provato, comunque, la
sua testa sarebbe saltata in aria ancor prima di fare un passo.
Quando vide Sam alzarsi tirò un sospiro di sollievo, ma
chissà come Larry se ne accorse.
Che gli avesse letto nel
pensiero? Probabile. Ormai c'era da aspettarsi di tutto da quello
stronzo.
Sam e Larry cominciarono a combattere, nel frattempo Andrew
corse verso la sua ragazza che stava per fare un bel tuffo ad angelo
nel vuoto.
La mise al sicuro la rassicurò al meglio, facendola
entrare in auto per rasserenarla.
«E' un peccato Sam.» fece improvvisamente Larry, puntando
la pistola contro il fratellino Winchester, la stessa pistola che Sam
teneva segretamente nascosta nel retro dei suoi stessi jeans.
«Avremmo potuto regnare insieme. Io, tu ed Andrew.» tolse
la sicura. «Troppo tardi.»
Si udì uno sparo.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Prima di tutto chiedo umilmente scusa per il mio "essere sparita dalla circolazione".
Purtroppo il tempo libero scarseggia e, dovendo scrivere il seguito di
questa fanfic (perchè sì, ci sarà u.u), non
trovavo un momento libero per pubblicare questi ultimi capitoli di
Dangerous Feelings.
Probabilmente ci saranno anche degli errori madornali da 3 in Italiano
in questo capitolo ma cercate di perdonarmi, vi supplico! T_T
Spero di recuparare punti dicendovi che la terza parte della storia
ovvero Dangerous Secrets potrebbe essere.. diciamo di un rating non
verde. Ma per ora taccio :X
È stato un vero piacere tornare qui e sopratutto sfogarmi in questo spazio che io adoro.
Ci sentiamo per l'ultimo capitolo di Dangerous Feelings, non perdetevelo! ;)
|
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Capitolo 13 *** Ogni "arrivederci" suona come un addio. ***
13
Capitolo 13 - Ogni "arrivederci" suona come un addio.
«SAM!!!!» urlò Dean nascosto dietro i cespugli.
Ma
Sam era ancora in piedi.
Il ragazzo aggrottò la fronte quando
Larry cadde per terra senza vita, scoprendo alle sue spalle Andrew con
tra le mani una pistola fumante.
Dean sospirò sollevato e la
pistola che aveva puntata contro se stesso gli cadde dalla mano,
così come successe a Miles e a Jo. Corse verso di loro e
andò dritto da suo fratello, prendendolo per le spalle. Era
ferito alla testa, ma per fortuna non era nulla di grave.
«Sammy! Sammy stai bene?»
«Sto
bene, Dean. Non preoccuparti.» lo rassicurò Sam, spostando
poi lo sguardo su Andrew, che sembrava scosso e spaventato per
ciò che aveva fatto.
Probabilmente
non aveva mai sparato a nessuno nella sua vita, ma l'aveva appena fatto
contro suo fratello. Sarebbe terribile per chiunque.
Per
quanto uno sparo potesse essere un brutto segno, per la maggior parte
delle volte, per un cacciatore quel suono aveva un che di miracoloso e
rasserenante.
Il vedere Sam vivo era rasserenante.
Il fatto che tutti quanti fossero vivi dopo
quella tremenda
ed interminabile caccia... oh sì , anche quello era
rasserenante! Fatta eccezione per Larry ovviamente che, in un certo
senso, se l'era cercata, eccome.
Era tutto finito insomma.
Un sospiro profondo si liberò dalle gole di Jo e Miles facendoli
tranquillizzare e subito dopo uscirono dal loro nascondiglio per unirsi
agli altri cacciatori e ad Andrew.
Quest'ultimo aveva tutti i muscoli paralizzati dalla paura -paura di
sè stesso, immaginava Jo- ma nonostante questo il suo sguardo
andava di tanto in tanto alla ragazza, come per assicurarsi che stesse
bene.
A quel suo gesto così affettuoso da parte di Andrew, Jo non riuscì a reprimere un sorrisetto quasi.. fiero.
Cosa si doveva dire ad un ragazzo che aveva appena posto fine ad una
vita umana? Indipendentemente dal fatto che fosse stato suo fratello?
"Bravo?", "ottimo tempismo?" che cosa poteva dire per distogliere la
sua attenzione dal corpo esanime di Larry, nonché suo fratello
"segreto"?
Diamine, non era per niente brava con le parole.
«Hai fatto la cosa giusta, Andrew.» disse infine la ragazza,
dandogli una calorosa pacca sulle spalle, come a volergli dimostrare
che poteva immaginare quali fossero le sue emozioni che confusamente
gli ribollivano dentro, disorientandolo.
Anche lei ricordava il suo primo.. caso. Anche se in teoria di trattava
di possessione demoniaca e non ti un semplice umano con manie di
protagonismo.
«Sto bene, Dean. Non preoccuparti.»
Ah, quindi il Winchester apprensivo e in ansia per il fratellino minore era tornato!
Anche quello le fece tirare un sospiro di sollievo.
Miles se ne stava semplicemente di fronte al cadavere, scuotendo la testa.
«Chissà a che diamine pensa.» si chiese Jo
distogliendo il suo sguardo dal cacciatore miracolato, accortosi della
radiografia solo pochi secondi dopo.
«Credo che
dovremmo andarcene di qui.» propose Miles guardando poi Andrew e
scuotendolo delicatamente per una spalla.
«Ci pensi tu a far dimenticare tutto alla ragazza, vero?»
domandò retorico, aprendosi in un sorrisetto fuori luogo.
«Bene, allora abbiamo finito qui.»
«Pff, certo. Abbiamo.» sottolineò con enfasi Jo, non riuscendo a rinunciare alla sua detestabile ironia.
Inutile sottolineare quanto Dean fosse d'accordo e stranamente colpito da quella specie di "attacco" da parte di Jo verso Miles.
«Come, scusa?» chiese di rimando Miles, ricevendo in
risposta nient'altro che un misero "niente" da parte della ragazza.
«Beh,
tutto è bene quel che finisce bene.» commentò Dean
in un mormorio, così che solo Jo e Sam potessero sentirlo.
I
due si voltarono a guardarlo straniti, poi si gettarono un sorriso
divertito tra di loro.
Dean si avvicinò a Miles e come
un fratello maggiore, gli dà una pacca sulla spalla destra facendo un cenno di approvazione con la testa.
«Hai fatto la cosa giusta, Andy. Non sentirti in colpa.» gli assicurò, annuendo. Il ragazzo, un po' incerto, annuì a sua volta ad ogni sua parola. «Te la caverai?»
«Lo spero. Ma non credo che lei voglia avere più niente a
ché fare con me.» rispose Andrew riferendosi ovviamente
alla sua ex ragazza che nemmeno lo guardava negli occhi.
Era spaventata e l'unica cosa che voleva era tornarsene a casa e mai più rivedere i volti di ognuno di loro. «Non avevo mai usato i miei poteri su di lei.»
Fece spallucce e sospirò abbassando lo sguardo.
Quando arrivò la polizia Andrew seppe cavarsela a meraviglia.
Convinse tutti gli agenti di aver visto la scena con i propri occhi:
Larry si era suicidato.
«L'avete visto con i vostri occhi, non è vero?»
Gli uomini annuirono all'unisono e si guardarono cominciando a
commentare una scena del crimine che in realtà non avevano mai
visto in vita loro, era soltanto pura immaginazione forzata. Andrew si
voltò verso Miles, Jo, Sam e Dean e li salutò con un
sorriso, un sorriso che stava anche per "grazie". Dean alzò una
mano abbozzando un sorrisetto e poi si incamminarono ognuno verso le
proprie auto.
«Te l'avevo detto.» disse improvvisamente Sam rivolto a Dean.
«Che cosa? Oh, non cominciare!»
«Andy è un assassino. L'ha fatto per salvarci la vita, ma ha pur sempre ucciso una persona, Dean.»
Dean sospirò e scosse appena la testa.
«A volte è necessario.» osservò il maggiore alzando le spalle.
Sam inarcò le sopracciglia e spostò lo sguardo altrove,
incrociando le figure di Miles e Jo che si allontanavano verso l'auto
della ragazza.
Dean seguì la direzione dei suoi occhi e
incrociò lo sguardo della giovane cacciatrice. Diede a Sam le
chiavi dell'Impala e poi le si avvicinò mentre lei gli andava
incontro.
Miles e Sam cominciarono a parlare e a dirsi addio, o
arrivederci chi lo sa...
«Allora...» Dean si schiarì la voce e guardò
i due ragazzi per qualche secondo poi spostò gli occhi su
quelli castani di Jo. «Caccia interessante, no?»
Ed eccoci al momento dell' "arrivederci e alla prossima!".
Un normale passaggio di routine ormai.. sempre che cacciare insieme ogni tot settimane fosse stato possibile chiamarla routine.
«Diciamo che per oggi ne ho avuto abbastanza.» lo spal
leggiò lei alzando gli occhi al cielo, spalleggiata da un immancabile sorriso.
Per sicurezza ogni tanto lanciava occhiata prima a Andrew e poi agli
altri due cacciatori, sinceramente presi dai loro commenti e/o
lamentele post-caccia.
«Più che interessante la definirei... rivelatrice.»
aggiunse rapida iniziando un enigmatico gioco di sguardi con Dean.
Che anche lui avesse colto il doppio senso in quella sue frase?
Beh, teoricamente quella frase aveva più di qualche significato
ma la stanchezza era troppa per poterle spiegare tutte e la voglia era
praticamente inesistente.
Dopotutto avevano appena visto morire diverse persone: fiamme, rumori
di spari, un quasi "lancio ad angelo" da un dirupo.. per non parlare
del peso psicologico del mancato suicidio forzato.
No, non era decisamente il momento delle spiegazioni.
Insomma, le rivelazioni erano state molte: Sam e Dean avevano scoperto
di più sul demone dagli occhi gialli, Andrew aveva scoperto di
avere un fratello, di poter uccidere una persone e di poter potenziare
i suoi poteri, Miles aveva capito di non avere "l'esclusiva" su Jo e
Jo.. beh, lei capiva sempre un sacco di cose.
«Ah sì? E che tipo di rivelazioni avresti notato?» domandò giustamente Dean accigliandosi.
Quindi aveva capito il doppio senso.
«Maledetta perspicacia dei Winchester!» pensò
divertita lasciando però sul viso un espressione volutamente
vaga.
«Che hai un ottimo tempismo, per esempio.» disse continuando
quella sua tortura personale, riferendosi all'episodio del salvataggio
di Miles.
Che cosa si aspettava che gli dicesse? Era pur sempre Jo! La testarda, orgogliosa e schizzata Jo.
«O che sei un vero e proprio pericolo della strada...»
continuò a prenderlo in giro scoppiando questa volta in una
risata quasi smorzata all'istante «...o che anche tu detesti i Lepisma Saccharina...»
proseguì avvicinandosi sempre di più alla sua di
rivelazione.
Una specie di rivelazione destinata a rimanere irrivelata.
«...che hai la soglia di attenzione molto bassa, che ascolti "Can't
fight this feeling" dei Reo Speedwagon... devo continuare?» chiese
poi innocentemente scrollando le spalle e gettando un altro rapido
sguardo a Miles, ora più interessato al loro discorso piuttosto
che al suo con Sam.
Aveva
praticamente dimenticato di essere turbato.
Quando stava con Jo si
dimenticava ogni cosa che lo faceva stare in ansia.
La loro
conversazione fu divertente, anche un po' vaga. Dicevano cose per
ometterne altre e questo era un bene, secondo
Dean. Erano consapevoli di alcuni loro segreti - non poi così
segreti - ma restavano in silenzio, li tenevano per sé.
Dean rise alle sue continue osservazioni ironiche e provocatrici poi
gettò una veloce occhiata verso Sam e Miles, notando
quest'ultimo guardarli con estrama curiosità e interesse.
La
risata gli si spense in due secondi. Sospirò e affondò le
mani nelle tasche del giaccone di pelle.
«Ahm... mi dispiace averti macchiato di sangue la macchina.»
Macchiato? Il termine giusto sarebbe stato ''allagato'', anche se
esagerato.
Lei rise e abbassò lo sguardo.
Cos'era? Imbarazzo? Si
era creato di nuovo dell'imbarazzo tra di loro? Lui si inumidì
le labbra e mordicchiò quello inferiore subito dopo, alzando gli
occhi al cielo.
Poi tornarono a guardarsi, difficilmente riuscendo a
rimanere seri per un momento.
Dean le sorrise, questa volta in modo
amaro.
«E' ora di andare, credo...» mormorò appena.
Piombò il silenzio sovrano fra di loro. Questa volta anche Sam
sembrava essersi aggiunto al pubblico di solo una persona: i ragazzi
guardavano la scena; Miles riluttato e Sam con un mezzo sorriso
stampato sulla faccia. Il fratellino non era mica scemo, aveva capito
che tra i due c'era qualcosa che cercavano di nascondere anche a se
stessi.
Dean deglutì, spostò lo sguardo altrove e poi si
avvicinò a lei lasciandole un bacio sulla fronte leggermente
prolungato di qualche secondo.
«Ciao Jo.» mormorò poi prima di darle le spalle per
raggiungere Sam, davanti all'Impala che adesso sembrava deluso.
«Andiamo?»
Sam annuì e alzò una mano in segno di saluto verso la
bionda cacciatrice. Dean gettò un sorrisetto forzato verso Miles
e lui alzò appena la testa, restando impassibile alla sua
cortesia.
«Tutto bene?» chiese Sam una volta entrati in auto.
Dean però evitò di guardarlo.
«Sì.»
Mise la chiave nel quadrante e poi il motore dell'auto si accese.
«Andiamocene da questo posto, o giuro che sta volta mi uccido di mia spontanea volontà!»
Sam sorrise, si accomodò meglio sul sedile e accese la radio.
Stavano di nuovo trasmettendo quella canzone ''Can't fight this
feeling''.
Senza rendersene conto, Dean cominciò di nuovo a
canticchiare. Spostò gli occhi sullo specchietto del retrovisore
e guardò Jo diventare sempre più lontana, rimpicciolirsi
sempre di più mentre il motore dell'Impala rombava e trasportava
i fratelli verso una nuova caccia.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
E così - in questo modo così dannatamente poetico (grazie Alessia, ti amo xD) - si conclude Dangerous Feelings.
Non disperate (se, come no xD), c'è il seguito u.u
Che dite, ne vale la pena farli incontrare un'altra volta??
Beh, che lo vogliate o no, noi la continuazione l'abbiamo già scritta quindi amen u.u
A presto bellezze ;D
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