L'incubo di Rinoa

di Mired
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solitudine e Missione ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno ***
Capitolo 3: *** La perdita, dolore ***
Capitolo 4: *** Un nuovo dolore ***
Capitolo 5: *** Rinascere ***



Capitolo 1
*** Solitudine e Missione ***


Prologo

Era passato un anno dalla sconfitta di Artemisia ma alcune notti lei tornava nei miei incubi, quelle notti, mi svegliavo sudata e con le lacrime agli occhi, non riuscivo e non potevo dimenticare le sue parole, il suo odio profondo verso i SeeD, il suo tentativo di distruggerci tutti.
La paura di diventare come lei…il terrore di sapere che forse un giorno nel futuro sarei stata proprio io a cederle i miei poteri di Strega, proprio come Edea aveva fatto con me…in quei momenti mi chiedevo se Squall avesse fatto bene a salvarmi ad Esthar…ma poi pensavo a quando tutto era finito…a quanto bella fosse stata la mia vita da allora.
Quando tutto fu finito,durante la splendida festa al Garden, Squall e gli altri mi avevano chiesto di restare lì con loro e da allora la mia casa era il Garden di Balamb, mi trovavo bene lì, avevo tutti i miei amici vicini e poi il preside Cid era stato così gentile da assecondare il desiderio dei miei più cari amici facendomi rimanere anche se non ero un SeeD.



Capitolo 1
Solitudine e Missione



“NO!”
La fronte imperlata di sudore, il mio petto si alza e si abbassa velocemente, affaticato, apro e chiudo gli occhi più volte prima di rendermi conto che sono nella mia stanza nel Garden, che è tutto proprio come quando ho spento la luce. Mi alzo lentamente cercando di calmare i battiti del mio cuore e il mio respiro.

Non è possibile, ancora lei, ancora un incubo…finirà mai questo tormento? Perché deve essere tutto così difficile? Perché non mi è concesso vivere un’esistenza normale? Tranquilla?

Apro la finestra, uno spettacolo splendido, l’alba, si presenta ai miei occhi con i suoi tenui colori, con la sua luce delicata, mi toglie il respiro, la brezza muove leggermente i miei capelli e timidamente sorrido osservando il sole che fa capolino sull’orizzonte. Gli incubi che fino a pochi minuti prima mi tormentavano adesso sembrano un lontano ricordo. Forse era davvero possibile per me vivere felice, senza quegli incubi…
Mi volto per tornare a sdraiarmi dato che ancora manca un po’ di tempo alla sveglia, Angelo, il mio adorato compagno a quattro zampe, dorme calmo ai piedi del mio letto, sorrido di nuovo e avvicinandomi silenziosa lo accarezzo nella speranza di non disturbare il suo riposo. Il suo sonno è calmo, non come quello della sua padroncina, mentre lo guardo il ricordo di quando era cucciolo e lo trovai riaffiora, penso a tutte le volte che mi è stato accanto a quante volte mi ha protetta, a quanto mi ha consolata con un semplice sguardo carico d’affetto.
Mi stendo di nuovo sul letto ed osservo il soffitto della stanza, finalmente un attimo di pace dopo una nottata terribile, senza accorgermene scivolo di nuovo tra le braccia di Morfeo ed è un urlo pieno di allegria ed un po’ stridulo a svegliarmi
"TA-DAN!!"
Selphie entra di colpo nella mia stanza, svegliando me e il povero Angelo che subito si mette sulla difensiva, sorrido
“Calmo Angelo è solamente Selphie…a proposito che ci fai qui così presto? E poi…ti sembra il modo di entrare nelle stanze?”
Selphie mi guarda stranita come se avessi detto una cosa assurda
"Scusa Rinoa…”
Scoppio a ridere nel sentirla dire così
“No Selphie!! Ti ci metti pure tu? Ma che è una malattia contagiosa? Sembri Squall!”
Sorride anche lei ora di nuovo allegra
“Comunque che ci fai ancora in pigiama? E’ tardissimo, dobbiamo preparare un sacco di cose per il festival, te lo ricordi??”
“Selphie, secondo te cosa ci posso fare in pigiama in camera mia? Preparo un dolce? E poi sarà da poco passata l’alba…”
“Rinoa ma che dici? Guarda fuori, il sole è già alto!!”
Guardo fuori, diamine Selphie ha ragione, velocemente comincio a vestirmi, devo essermi addormentata quando mi sono distesa sul letto, all’improvviso la voce del preside Acid risuona nel Garden, chiara e forte grazie ai microfoni
«I SeeD Squall Leonhart, Selphie Tilmitt, Zell Dincht, Irvine Kinneas e Quistis Trepe sono convocati in presidenza»
La comunicazione termina, nel silenzio ritorna il silenzio, guardo Selphie, entrambe pensiamo la stessa cosa: cosa sarà successo? Sospiro e le sorrido di nuovo, gentile come sempre
“Meglio che tu vada, non vorrei fosse qualcosa di grave, se arrivi tardi poi Squall si arrabbia…Quando avrai finito potremo dedicarci al festival”
Selphie annuisce, poi mi saluta velocemente e corre verso la presidenza. Resto un po’ nella stanza da sola, rimuginando su cosa possa volere il preside. Non posso restare lì, devo andare anche io.
Con passo deciso mi avvio verso la presidenza, facendo attenzione a non essere scoperta, poi mi metto davanti alla porta e ascolto, Squall e gli altri sono già lì, sento le loro voci
“Ragazzi…- inizia il preside con la sua solita calma - ………missione…………SeeD……….fidarmi…”
Maledizione! Non riesco a sentire praticamente niente, solo qualche parola, accosto ancora di più il volto alla porta nella speranza di sentire qualcosa in più, sento Zell dire qualcosa, ma non capisco, dai rumori deduco che è una delle sue solite sciocchezze, il preside riprende a parlare
“…………Winhill………assediato da Galbadia………………non sappiamo…………”
Winhill? Attaccato? Sento la voce di Squall chiedere come hanno fatto ad avvertire i SeeD, poi una voce nuova che non ho mai sentito, sembra quella di un bimbo e di un adulto al tempo stesso…
So bene che ogni secondo in più che passo davanti a quella porta aumenta il rischio di essere scoperta, ma non mi importa, devo sapere…poi ecco la catastrofe, la voce di Edea
“Rinoa, puoi anche entrare, invece di restare incollata alla porta…”
Anche se la sua voce è calma e gentile, mi sento prendere fuoco dalla vergogna per essere stata scoperta, mi sento come una bambina che è stata scoperta con le mani nel barattolo di marmellata, non riesco ad alzare la testa e sento su di me lo sguardo degli altri…
“Ecco…io ero preoccupata e così ho pensato che magari, non so, potevo essere utile…”
Alzo un attimo lo sguardo sul preside e su sua moglie, mi guardano calmi, non sono arrabbiati, soprattutto Edea, sembra che lei capisca come mi sento
“Beh, cosa è successo adesso lo sapete – continua il preside – Squall, tu sarai a capo della squadra, composta da voi cinque, partirete per Winhill per scoprire cosa sta succedendo, agirete poi come meglio crederà il vostro comandante”
“Sissignore”
Squall risponde con calma, non lascia trasparire alcuna emozione, sempre serio, quasi imbronciato, ma io lo adoro anche per questo…
Il preside congeda i SeeD con poche parole che io nemmeno ascolto, ora al centro della mia attenzione c’è lui, quando i miei amici se ne vanno li seguo, per poi andare via con Selphie per preparare ciò che dobbiamo per il festival.
Il giorno trascorre lentamente, di Squall nessuna traccia, forse è di nuovo dal preside, in questi giorni mi manca così tanto, non riesco mai a stare un po’ con lui da sola. Durante i lavori per il festival Selphie mi fa notare di essere piuttosto distratta e devo ammettere che non ha torto, non so perché ma sento che c’è qualcosa che non va e non è solo la mancanza di Squall.
Verso le sette sospendiamo i lavori, saluto Selphie, ho bisogno di stare un po’ da sola a riflettere, vado nella zona segreta, di nuovo quella sensazione che dalla convocazione del preside mi attanaglia il cuore…qualcosa di brutto…
Mentre sono immersa nei miei pensieri due braccia mi cingono, torno alla realtà all’improvviso, poi una voce subito mi tranquillizza
“Come mai tutta sola?”
Squall, mi hai raggiunta qui…tu lo sapevi, mi conosci fin troppo bene…me lo hai detto molte e forse è vero, che sono come un libro aperto…
“Beh avevo voglia di stare un attimo tranquilla, a quest’ora c’è così confusione nel Garden…così…” Mi abbandono dolcemente a quel tenero abbraccio, appoggio la testa sul petto di Squall e chiudo gli occhi, di nuovo quella sensazione, quel presagio quel terribile dolore, ora più forte che mai..

…No…vi…prego….aiutatemi….NOOOOOOO

Urla, dolore e sangue…dapprima lontana poi sempre più vicina sento la voce di Squall, a fatica riapro gli occhi
“Rinoa, Rinoa che succede??”
E’ preoccupato, glielo leggo in faccia, probabilmente ho urlato, cerco di apparire calma
“Niente, tranquillo Squall…”
Le urla ancora risuonavano nella mia testa, se chiudevo gli occhi vedevo ancora il sangue…
“Rinoa, sei sicura? Hai urlato…”
“Squall, non è niente…è che ultimamente faccio molti incubi su Artemisia…ed evidentemente mi perseguitano anche da sveglia”
Mento spudoratamente, ma non voglio che si preoccupi troppo per me, lo vedo sospirare, poi mi abbraccia di nuovo
“Domattina partiamo per Winhill, dobbiamo scoprire cosa è successo e non so quando torneremo”
“Ma perché dici così? Tanto vengo anche io no?”
Squall mi scosta un po’ dal suo corpo, distoglie lo sguardo, so già cosa vuol dirmi, ma non voglio sentirlo“Rinoa, tu non vieni. Non voglio che tu sia in pericolo, qui al Garden sei al sicuro…”
Mi parla come si fa ad una bambina capricciosa, con un tono che non ammette repliche, vorrei protestare, non voglio che vada senza di me, soprattutto non voglio stare senza di lui…ma so anche che sarebbe totalmente inutile cercare di convincerlo.
Mi prende per mano, stavolta sono io a distogliere lo sguardo dal suo volto, un turbinio di emozioni mi lascia confusa, arrabbiata, delusa, triste e preoccupata terribilmente preoccupata, è proprio questa la sensazione che prevale su tutte le altre. Lentamente Squall mi accompagna fuori dalla zona segreta, non ho fame, quindi mi dirigo verso la mia stanza dopo averlo salutato con un lieve bacio sulle labbra. Nel silenzio della mia stanza mi stendo sul letto, Angelo è accanto a me e distrattamente accarezzo il suo morbido pelo, continuo a chiedermi cosa voglia dire quella visione mentre sento ancora forte quella sensazione di morte e dolore nel cuore. Cosa sta per accadere?
Mi addormento a notte inoltrata, ma non è un sonno tranquillo, ho di nuovo gli incubi

…Squall…perché mi guardi così? Il tuo sguardo…è pieno d’odio…perché? Perchè continui a puntarmi la tua gunblade contro? Sono io sono Rinoa…non mi riconosci? –
ma Squall non mi parla…non sembra riconoscermi… anzi, si lancia contro di me per uccidermi, lo so – No…Squall…non farlo!!...- ma lui non arriva a me…lentamente prende a svanire…e di nuovo il sangue…- NO Squall dove sei? Non sparire, non lasciarmi sola!!!!!!!

Ancora un volta mi sveglio madida di sudore e spaventata…ma questa volta è già mattino, mi faccio una doccia e poi mi vesto…mattina…finalmente è finita quella nottata di incubi, ma di certo non è un mattina piacevole, Squall e gli altri partiranno ed io sono di nuovo sola. So che lui mi aspetta alla zona segreta, il nostro luogo d’appuntamento, corro veloce da lui, quando arrivo è già lì che mi sorride.
“Rinoa, finalmente…”
Si avvicina a me prendendo qualcosa dalla tasca, lo guardo curiosa, mi sorride ancora, un sorriso dolce, come riesce a fare solo lui
“Sai…io non sono il tipo smielato che sta sempre appiccicato…però oggi sento che devo dirti una cosa…”
La sua voce è seria, sento il mio cuore prendere a battere forte, senza un particolare motivo…
“Vedi…io…vorrei che tu tenessi questo…”
Mentre parla solleva la mia mano sinistra, apre la mano e sopra vi è appoggiato uno splendido anello, semplice nell’aspetto, con una S e una R incise sopra, infila delicatamente l’anello al mio anulare, e solo allora trovo la forza di riprendermi e alzare lo sguardo perdendomi nei suoi meravigliosi occhi
“Rinoa…io ti amo con tutto me stesso…”
“…io non so cosa dire Squall…”
“Non c’è bisogno di dire altro…”
Le sue labbra si posano sulle mie, sigillando quel momento con un tenero bacio e un dolce abbraccio, facendomi sentire protetta e al sicuro, sono certa che se avessi potuto volare, sarei salita fino a toccare il cielo.
Ma tutti gli attimi da favola finiscono, infatti Squall mi guarda, so già cosa sta per succedere, sospiro e lo accompagno in silenzio nella hall, gli altri sono già lì che lo aspettano. Sento le lacrime salirmi agli occhi, mi sento stupida, so bene che Squall e gli altri sono i migliori, ma non riesco ad allontanare quella maledetta sensazione di pericolo. Squall ha fatto molte altre missioni, anche più pericolose di questa ed è sempre tornato indenne…cosa mi succede ora?
Riesco a nascondere la mia preoccupazione agli altri, ma non a lui…
“Stai tranquilla…tornerò presto…te lo prometto”
Mi abbraccia ancora una volta, saluto lui e gli altri, li guardo allontanarsi, uscire dal Garden per andare alla Lagunarock, resto lì imbambolata a lungo anche quando sono andati via, quella sensazione s i fa sempre più forte ed io mi chiedo cosa voglia dire…

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Capitolo 2
*** Il Ritorno ***


Capitolo 2
Il Ritorno

Due settimane…ancora nessuna notizia. Il preside ed Edea sembrano essere scomparsi, non riesco a trovarli da nessuna parte e questo mi rende ancora più agitata di quanto già non sia.
Osservo la mia stanza illuminata dalla calda luce del mattino in silenzio, sospiro

...Squall…dove sei? Senza tue notizie mi sembra di impazzire, vorrei fare qualcosa, vorrei riuscire a stare calma, ma non ci riesco…e non capisco perché...

Raccolgo le ginocchia al petto, poso la testa su di esse e chiudo gli occhi, so già cosa succederà, da quando sono partiti ormai è così ogni volta ed infatti sento di nuovo le urla, quella sensazione di morte e di dolore sempre più forte nel cuore. Sospiro ancora una volta e alzo la testa, mi metto in piedi lentamente, durante queste due settimane ho sentito la fatica e la stanchezza premere su di me come un macigno ed io non riesco a contrastarle. Mi avvicino allo specchio e mi osservo con attenzione, scosto i capelli neri dal volto il mio volto, è così sciupato, porta i segni delle notti colme di incubi che ormai mi tormentano, delle preoccupazioni, di quelle sensazioni che non riesco a capire…
Mi allontano dallo specchio, da quella che ormai sembra essere quasi un’ombra di quella che ero, il fatto che Squall e gli altri siano partiti non mi ha certo aiutata, con loro qui al Garden almeno potevo chiacchierare, fare qualcosa.
Seguita da Angelo mi dirigo verso la biblioteca, lì potrò leggere qualche storia e allontanare quella stanchezza e quei pensieri almeno per poco, forse potrò rilassarmi e lasciare tutte le mie sofferenze alle spalle, lo spero.
Arrivo in biblioteca, con passo sicuro mi dirigo verso un particolare scaffale, quello che contiene i miei libri preferiti, osservo le coste dei libri con poca attenzione, i colori delle copertine, i titoli scritti scorrono davanti ai miei occhi confusi, sono stanca. Prendo un libro praticamente a caso e mi siedo ad un tavolino, lo apro alle prime pagine e comincio a leggere cercando di prestare attenzione alle parole che leggo, è inutile, mi ritrovo a leggere la stessa frase per almeno cinque volte, le parole sono confuse, non riesco a dargli significato, non riesco a far diventare “reale” quello che leggo, sento che non è come le altre volte, sento che sono io a essere diversa, la mia mente ed il mio cuore sono pesanti, ma per quanto mi sforzi non riesco a liberarmi da questa sensazione.
“Hai sentito?”
“..No, che cosa?”
“Sono tornati!”
“Davvero? Ma sei sicura?”
“Si è successo circa un’ora fa, mentre venivo qui ho sentito gli altri dirlo……”
Stralci di conversazione tra due studentesse, parole che però riescono a destare la mia attenzione, mi faccio attenta, ascoltatrice indiscreta, spero che si riferiscano ai miei amici, ma ancora non ne sono sicura, continuo ad ascoltarle
“…Ho sentito che adesso sono hall, i SeeD…però…”
Non ascolto altro, le parole della ragazza diventano indistinte, ora nella mia testa c’è solo posto per Squall. Mi alzo velocemente dalla sedia che quasi faccio cadere a terra, senza chiudere il libro mi dirigo verso l’uscita dalla biblioteca, poi verso la hall, senza accorgermene quasi comincio a correre, mi sento più leggera, sono felice…Non vedo l’ora di rivederlo, di perdermi nei suoi occhi.
Nella hall c’è una piccola folla che ha accerchiato i miei amici, mi sollevo sulle punte cercando di distinguere tra tutti il mio Squall, ma non ci riesco non lo vedo. Di nuovo quella maledetta sensazione. Continuo a cercarlo, le facce dei presenti mi sembrano sempre più confuse, prive di definizione. Una ragazza viene verso di me, ora la riconosco è Selphie, mi guarda con estrema tristezza, corre fino a raggiungermi e mi si getta al collo scoppiando in lacrime
“Selphie, – ricambio l’abbraccio sorridendo, ma non è un sorriso naturale, non ci riesco qualcosa non va – che ti succede? Ti sono mancata così tanto?”
Cerco di scherzare, ma una sensazione spiacevole si insinua sempre di più nel mio cuore, una vocina perfida mi sussurra qualcosa che non voglio ascoltare
“Ri…Rinoa…”
La mia amica cerca di parlare tra i singhiozzi, non ci riesce
“Selphie, non mi sembra di vedere Squall…sai dove si trova?”
Al solo pronunciare il nome del comandante Selphie scoppia a piangere più forte, non capisco perché faccia così e lei certo non mi aiuta…poi la voce di Quistis, non mi sono accorta che si è avvicinata concentrata com’ero su Selphie in lacrime che ora si allontana di poco da me
“…E’ un aula magna…”
Non le permetto di dire altro, le sue parole per me sono già sufficienti, salgo veloce le scale e prendo l’ascensore, ogni istante che passa so che mi avvicina a lui…sono felice, non ascolto quella vocina che continua a sussurrare dentro di me. Arrivata al piano superiore mi dirigo con passo svelto verso l’aula magna, sento però che qualcosa nello sfondo stona, i corridoi sono pieni di studenti, ma c’è qualcosa di diverso, non mi soffermo troppo a pensare, a riflettere su cosa mi accade intorno, voglio solo riabbracciare Squall.
Ancora affaticata mi fermo sulla soglia dell’aula magna, le porte si aprono di fronte a me, il cuore che batte veloce per la corsa e per la gioia di questo incontro tanto atteso. Ma ciò che vedo non è ciò che avrei voluto vedere.
Al centro dell’aula, un letto coperto da fiori e candide piume, rimango ferma sulla soglia, impietrita, non riesco a muovermi, vorrei, ma non ci riesco. Su quel letto, disteso, un giovane…i suoi occhi sono chiusi, la mia mente continua a dire che non può essere lui…che i miei occhi si stanno sbagliando. Riesco infine a muovermi, riprendo in parte il controllo del mio corpo e mi avvicino, mi sembra che le mie gambe siano fatte di gelatina, qualcuno mi parla, lo sento, ma non capisco cosa mi dica. La vocina che prima sussurrava maligna ora urla, un urlo nella mia testa che sembra di gioia e di dolore assieme, non capisco, non riesco a capire, oppure semplicemente non voglio, non mi sento pronta, so che non potrei affrontare ciò che quella voce continua a ripetermi, preferisco far finta che questa non esista.
Continuo ad avvicinarmi, mi porto al capezzale di quel letto, allestito per l’occasione. Ora ne ho la certezza, il mio cuore e la mia mente però non vogliono accettare quello che gli occhi vedono con chiarezza: Squall Leonhart disteso su quel catafalco, il suo petto non si muove, i suoi occhi non mi guardano con dolcezza, non mi sorride come solo lui sa fare, non sento la sua voce pronunciare il mio nome. Ma ancora non capisco, mi rifiuto di capire cosa stia succedendo, mi sembra di essere dentro ad una semplice storia raccontata in un libro, non sono io quella lì, non è Squall che è disteso senza vita su questo letto.

…Adesso apri gli occhi, so che stai scherzando, ora apri gli occhi e mi sorridi, mi abbracci e mi dici che va tutto bene…lo so che lo fai, lo so…

Cerco di sovrastare quella voce con i miei pensieri, cerco di convincermi che sia vero quello che penso, non posso e non voglio credere che sia vero ciò che vedo, non può e non deve esserlo, lo so. Resto lì ad osservarlo un tempo che a me sembra infinito, respiro a fatica, sento che l’aria non riesce ad entrare nei polmoni, di nuovo perdo il controllo del mio corpo, posso solo sentire cosa accade, ma non riesco ad agire, lascio che gli eventi adesso facciano il loro corso, non mi interessa cosa sta per succedere, non mi interessa niente. Sento le gambe che si fanno molli, un forte ronzio inizia a rimbombare nella testa assieme a quella voce che mi sta dando il tormento da quando sono nella hall, la stanza comincia a girare vorticosamente, tutto diventa solo un turbinio di macchie di colori, poi il buio.

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Capitolo 3
*** La perdita, dolore ***


Capitolo 3
La perdita, dolore



Apro gli occhi, non capisco, non riesco a vedere niente è tutto ancora troppo confuso davanti ai miei occhi appena socchiusi, la luce mi infastidisce. Pian piano riesco a mettere a fuoco, riconosco il luogo dove mi trovo, la mia stanza.
Seduta sul letto, accanto a me c’è Selphie, la guardo alcuni istanti, ha l’aria stanca deve aver dormito poco, la testa mi fa male, non capisco ancora cosa accade attorno a me, poi vedo anche Quistis, come mai sono tutte e due nella mia stanza? Cosa è successo? Non riesco a ricordare bene…
Infine apro gli occhi, sento la voce di Selphie, più calma del solito, troppo calma
“Rinoa…finalmente ti sei svegliata…ci hai fatto preoccupare tanto…”
Muovo le labbra, inutilmente all’inizio, non riesco a parlare, poi finalmente la mia voce si decide ad uscire, ma non è altro che un sussurro
“Ora sto un po’ meglio…ma mi fa male la testa…devo aver fatto un incubo… - mi soffermo un attimo, cercando di ricordare meglio quell’incubo, di capire le sensazioni che provo, dolore, un vuoto…ma perché? – Ho sognato…che eravate tornati…Squall…in aula magna…”
Al solo pensiero sento le lacrime salire agli occhi, tutto diventa sfocato, cerco di mantenere la calma, era solo un incubo in fondo, no? Quando riesco, non senza fatica, a ricacciare le lacrime dentro, guardo Selphie e Quistis, alterno lo sguardo su entrambe, abbassano gli occhi, non mi guardano, una sensazione terribile di nuovo mi assale, si fa prepotente dentro di me, il vuoto che sentivo si allarga diventando un abisso, vorrei soltanto che una delle due si decidesse ad alzare gli occhi e sorridermi!
Ma non lo fanno, restano in silenzio per quella che a me sembra un’eternità, i ricordi improvvisamente si fanno nitidi, il dolore arriva forte e lacerante quando capisco che non è stato un incubo, quando ho la certezza che lui non sta per entrare nella mia stanza per sorridermi e abbracciarmi. Riesco a sentire chiaramente il mio cuore spezzarsi in mille frantumi, come un cristallo che cade su un pavimento di dura roccia.

…No…non è possibile…io…io non voglio…Selphie, Quistis, avanti…guardatemi e ditemi che non è vero…vi prego, ne ho bisogno

Non so come riesco a non crollare, abbasso lo sguardo, le mani stringono la coperta in modo convulso, guardo le mie nocche diventare bianche, ma non mollo la presa, so che se lascio quella stretta crollerò
“…Come è successo?”
Sento la mia voce come se stessi osservando la scena dall’esterno, come se tutto questo non stesse davvero succedendo a me; sento lo sguardo di Quistis su di me
“…Mi dispiace Rinoa…”
“…Voglio sapere come è successo…”
“…Ecco…- per la prima volta da quando la conosco sento la sua voce tremare - …eravamo arrivati nei pressi di Winhill da una settimana e mezzo…avevamo cercato di indagare su quello che stava avvenendo, siamo riusciti a catturare un soldato, non ha voluto parlare…forse non sapeva niente davvero, ma non abbiamo fatto in tempo a scoprirlo, si è tolto la vita – si ferma per riprendere fiato, per cercare di apparire calma, lo sento – Squall ha detto che essendo il nostro comandante doveva andare a scoprire qualcosa di più, doveva infiltrarsi tra le fila dei soldati per riuscire a scoprire cosa stava succedendo…noi tutti abbiamo cercato di convincerlo che era una mossa azzardata…credimi!”
“Va..avanti…”
“…Non siamo riusciti a dissuaderlo, così una volta presa la divisa del soldato si è diretto verso l’accampamento…ma loro…loro sapevano…non so come ma sapevano! Dopo quasi quattro giorni è tornato, da lontano sembrava molto preoccupato, probabilmente aveva scoperto qualcosa di importante,ma…non è riuscito ad arrivare a noi, i soldati lo inseguivano…è riuscito ad arrivare solo…non lontano da dove eravamo nascosti noi…erano troppi…abbiamo combattuto ma erano davvero troppi, Rinoa…noi…non siamo riusciti a difenderlo…siamo…siamo riusciti a stento a prenderlo e scappare…- sento che sta per crollare, ma non mi interessa adesso, io devo sapere, non la fermo, voglio che continui – lui, Squall, era ancora vivo quando siamo arrivati alla Lagunarock…delirava, era semi-incosciente, diceva parole sconnesse…chiamava il tuo nome, parlava del dottor Odine diceva frasi senza senso…Rinoa…mi…ci dispiace…non siamo arrivati in tempo…quando eravamo quasi al Garden…è diventato incosciente…e pochi istanti dopo……”
Non riesce a continuare, stringo ancora più forte le coperte, le mani mi fanno male, ma non importa, forse così posso alleviare il dolore che sembra mi stia spaccando il petto. Resto in silenzio, non voglio e non ce la faccio a parlare adesso, le due SeeD escono dalla mia stanza senza dire altro, sarebbe tutto troppo superfluo, solo quando sento la porta chiudersi e Angelo sul letto accanto a me mi lascio andare.
Urlo, urlo come non mai, urlo tutto il mio dolore, tutta la mia rabbia contro un destino crudele, urlo contro Squall che è andato a fare quella missione, ma so che non è sua la colpa, non è di nessuno, se non del destino, un destino perfido che più di una volta ha tentato di separarci, fallendo miseramente ogni volta. Chiudo gli occhi cercando di cancellare tutto, ma vedo il destino che mi sorride beffardo, pieno di sé per la vittoria che ha ottenuto separandomi da Squall. Continuo ad urlare finché non sento la gola bruciare, solo allora mi chiudo nel mio silenzio, ma dentro continuo ad urlare

…NON E’ GIUSTO! NON LUI…NON PUOI ABBANDONARMI COSI’ SQUALL! TU NON PUOI!...

Non so quanto resto nella mia stanza, mi rannicchio nel mio letto, con Angelo che mi osserva in silenzio, come ha sempre fatto, il suo sguardo però vale più di mille parole, soffre anche lui con e per me. Piango, lascio uscire tutto quel dolore che mi opprime il petto, forse le lacrime che sto versando riusciranno ad alleggerire questo peso. Come un fiume in piena che esce dai suoi argini le lacrime si riversano sul cuscino, ma mi sbaglio il dolore non si affievolisce, fra le lacrime continuo a vederlo, sento la sua voce, le sue promesse, sento il suo profumo, il calore dei suoi baci e dei suoi abbracci e questo rende tutto più doloroso, sento bruciare il petto.
Perdo la cognizione del tempo, sento bussare alla porta, non rispondo, voglio stare sola, con il mio dolore, non voglio che vi partecipi nessuno, la mia sofferenza deve restare solo mia, come se fosse l’ultima cosa che mi tiene legata a Squall.
Continuo a piangere finché non mi addormento, sfinita; mi sveglio più volte e ogni volta ricomincio a piangere, non sono in grado di fare altro, mi sento così sola, così vulnerabile.
Mi sveglio per l’ennesima volta, deve essere mattina, la luce mi infastidisce, mi bruciano gli occhi, sono stanca, a malapena riesco ad alzarmi dal letto. Angelo mi guarda, uno sguardo affettuoso e pieno di dolore. Vado alla porta ed esco, ho la gola e gli occhi asciutti, come se avessi camminato per giorni nel deserto, esco perché non ho più lacrime da versare, esco perché ho bisogno di vederlo ancora.
Cammino, mi trascino quasi, fino all’aula magna, nell’istante stesso in cui entro la folla che si era riunita per salutare Squall esce dalla stanza, non ho forza, ma li ringrazio dentro di me. Con lo sguardo fisso a terra mi porto accanto a quel letto di morte, mi inginocchio accanto al mio adorato cavaliere, mi costringo ad alzare la testa per guardarlo, ne ho bisogno.
Mi sbagliavo, non è vero che non ho più lacrime, infatti scoppio di nuovo a piangere in modo convulso, prendo le sue mani tra le mie e le stringo, sono gelide, la morte ha già portato via tutto il calore dal suo corpo, inizio a singhiozzare
“…Bugiardo…sei un bugiardo…mi hai mentito Squall! – quasi urlo, senza accorgermene – Avevi detto che saresti tornato! Avevi…avevi detto che…che saresti tornato presto da me…sano e salvo…e invece…”
Mi porto la sua mano al volto, vorrei sentirla che mi accarezza ancora una volta, ma so che non avverrà, il mio sguardo si posa sulla gunblade, quell’arma a cui lui teneva tanto, lascio la mano fredda e mi avvicino all’arma. La osservo, Griever, il ciondolo che vi è appeso, la sfioro è fredda…proprio come Squall, continuo ad accarezzarla, senza nemmeno accorgermene un pensiero si formula nella mia mente

…se…se lo facessi…saremmo di nuovo insieme sai Squall…io e te…

Poi un nuovo barlume di lucidità, le parole di Squall poco dopo la festa al Garden, dopo la sconfitta della Strega, quanto aveva sofferto quando mi credeva morta, quando temeva che non ci fosse più niente da fare, capisco che non posso, non posso tradire la sua memoria così, non lo merita.
Mi allontano dalla gunblade e torno accanto a lui, lo osservo a lungo, silenziosa, come in attesa di qualcosa che non accadrà, mi chino sul suo volto, chiudo gli occhi posando le mie labbra sulle sue fredde, non appena le labbra si toccano di nuovo le lacrime scendono lungo il mio volto, scivolano lente sulla mia pelle, calde, fino a cadere sul suo volto.
Mi scosto da lui, lo osservo ancora, con attenzione, non voglio perdermi un solo dettaglio di quella perfezione che tanto amo. Una mano che si appoggia sulla mia spalla. Sussulto, non mi sono accorta che qualcuno era entrato, qualcuno che ha violato quel dolore che voglio egoisticamente sia solo mio.
Mi volto di scatto, sento le gambe che stanno per cedere, ma mi faccio forza

…non…non è possibile…Squall…sei…sei davvero tu?

Tra le lacrime riesco però a identificare il ragazzo che mi sta di fronte…rimango delusa quando lo riconosco, la speranza si affievolisce lasciando posto all’immenso dolore
“…S…Seifer…”
Lui mi guarda in silenzio, non toglie la mano della mia spalla, negli occhi gli leggo un’infinita tristezza, capisco solamente allora che il dolore che provo non è solo mio, che non sono l’unica a soffrire per la perdita di Squall, un comandante, un amico, un fratello per alcuni.
Seifer mi guarda ancora a lungo, poi la sua mano scivola dalla mia spalla ricadendo lungo i suoi fianchi, distoglie lo sguardo dopo quella lunga conversazione silenziosa, ma io no continuo ad osservarlo. Si avvicina a Squall, come ha fatto con me gli parla in modo silenzioso, semplicemente con lo sguardo. Poi lo saluta come un soldato saluta il suo valido avversario, come un fratello ne saluta un altro; si volta mi guarda di nuovo, poi passa oltre a me uscendo dalla sua stanza, lasciandomi di nuovo sola, libera di sciogliermi in quel dolore che mi opprime.

…Hai…hai visto? Anche Seifer è venuto per te…e tu cattivo non rispondi ai saluti, non asciughi le lacrime di chi ti vuol bene. Squall…ti prego, ti prego…apri gli occhi ho bisogno di vederli brillare ancora una volta, ho bisogno di sentire le tue mani che mi accarezzano…vorrei averti fermato quando sei partito…io, io lo sentivo che stava…per succedere qualcosa…ma non capivo…sono solo una stupida…se solo ti avessi impedito di andare via…

Mi addosso colpe che non ho, ho bisogno di avere qualcosa o qualcuno su cui sfogarmi, mi incolpo continuamente per non averlo fermato, se solo avessi cercato di capire cosa significava quel sangue, quelle visioni. Invece no, ho finto che fosse tutto normale, adesso per colpa mia lui non c’è più.
Nell’aula c’è un gran via vai, ma io non me ne accorgo oppure fingo di non accorgermene, resto in silenzio seduta di fianco a quel catafalco, con le mani posate su quelle di Squall, è solo quando sento una voce che mi sforzo di alzare la testa, Edea Kramer è davanti a me e con lei i miei amici
“Rinoa, devi riposarti…devi mangiare qualcosa, è tutto il giorno che stai lì senza dire una parola, come se fossi morta anche tu con lui. Selphie e Quistis ti accompagneranno nella tua stanza”
So che ha ragione, in tutto quello che ha detto, io sono morta nell’istante stesso in cui il cuore di Squall ha smesso di battere; aiutata dalle mie amiche mi alzo, una parte di me non vuole andarsene, ma sono troppo debole per oppormi alla decisione della moglie del preside. In piedi davanti a Edea la osservo, mi trovo stranamente a pensare a quanto sia diversa da quando era a Deling City, quando mi aveva ipnotizzata, quando ho cercato da sola di fermarla.
Mi sorride in modo materno, io non riesco a ricambiare il suo sorriso, ma la osservo, cerco di farle capire come mi sento mentre le mie amiche mi aiutano ad arrivare nella mia stanza e mi fanno stendere sul mio letto
“Rinoa…il corpo di Squall è stato incantato per adesso…tra due giorni…dovremo…dovremo…portarlo via…”
Ascolto Quistis, mi limito ad annuirle, a malapena capisco quello che mi dice ma capisco dal tono della sua voce che ha paura ad ogni parola che pronuncia, ha paura di ferirmi, non sa che ormai ho toccato il fondo, ho raggiunto la fine di quell’abisso che ho nel cuore e lì, da sola, mi voglio rifugiare.
Davanti alla vetrata osservo il tramonto, sento i miei amici che bussano ancora chiedendomi di mangiare qualcosa, ma non ho fame, non mi importa di niente, come ho fatto altre volte ignoro le loro voci che quasi mi supplicano.
Si allontanano, anche per questa volta hanno rinunciato, ma so che hanno lasciato qualcosa da mangiare davanti alla mia porta, è da quando sono tornata in camera mia che cercano di farmi mangiare. Sospiro guardando fuori, osservo il ciclo continuo della giornata, le stelle, ricordo il nostro primo bacio; guardo le stelle svanire con le prime luci del mattino, la luna che tramonta lasciando spazio al sole che sta sorgendo e che risveglia la vita in tutto e tutti, tranne che nel mio amore. Il sole è ormai alto, ma io continuo a guardare fuori dalla finestra, colpi alla porta, più forti, decisi, rispetto a quelli che ho udito finora
“MALEDIZIONE RINOA! – Riconosco quella voce, ma cerco di ignorare anche Seifer – Apri questa porta altrimenti la sfondo!”
Un bambino, come sempre Seifer è infantile e cerca di imporsi, è sempre stato così…
“Guarda che è aperto…”
Gli rispondo senza nemmeno voltarmi verso la porta, lo sento entrare nella mia stanza, un passo veloce
“Rinoa devi mangiare!”
“No…”
Non lo guardo, quasi mi infastidisce il suo tono da fratello maggiore. Seifer sei tu stesso un bambino, non puoi trattare me come una bambina
“Smetti di fare la bambina capricciosa! Sappiamo benissimo quanto stai male…” “Sapete benissimo quanto sto male? – mi volto di scatto lo guardo arrabbiata – Cosa ne volete sapere voi di quanto io soffra? Come potete sapere quanto mi manchi Squall? – stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche, tutto il dolore, il veleno che ho dentro esce fuori, diretto ora verso Seifer – VOI non potete sapere quello che sto passando!” Seifer mi guarda, colpito dalle mie parole ed io sento le lacrime che ancora una volta scendono lungo il mio volto, si avvicina a me ora il suo sguardo è serio, comprensivo, so che lui, come gli altri soffrono molto per quella perdita. Mi abbraccia e mi accarezza i capelli, come faceva anche Squall, rimango sorpresa, non mi aspettavo una reazione simile da Seifer
“Hai ragione, Rinoa. Noi non possiamo sapere quanto stai male, ma credimi soffriamo tutti, per Squall e per te che sembri così ansiosa di lasciarti morire. Devi mangiare, Squall non vorrebbe che tu ti comportassi così sai?”
Lo guardo, mi asciuga le lacrime con la mano e poi si allontana da me, va a prendere un vassoio con del cibo sopra, mi siedo sul letto, Seifer accanto a me mi porge il vassoio. Compio uno sforzo incredibile, ma mi costringo a mangiare qualcosa pur avendo lo stomaco chiuso
“Quando avrai finito di mangiare andremo fuori…”
Sto per rispondere, ma non appena alzo lo sguardo e incontro quello di Seifer capisco che le sue parole non erano una proposta, ma un ordine. Una parte di me lo odia con tutte le sue forze, ma l’altra parte lo ringrazia, so che sta facendo tutto questo per aiutarmi.
Completo quel pasto forzato, poi mi sistemo velocemente, senza interesse, so di avere un aspetto orribile, ma non mi interessa. Esco dalla stanza camminando poco dietro Seifer, Angelo è accanto a me, come sempre, sento gli sguardi opprimenti degli studenti e dei SeeD del Garden, mi infastidiscono, Seifer se ne accorge e aumenta il passo diretto all’uscita del Garden.
Fuori l’aria fresca del mattino mi investe, chiudo gli occhi nella vana speranza che quel vento possa portare via il mio dolore, quando li riapro Seifer mi guarda, nel suo sguardo leggo una grande tristezza, poi prende a camminare in direzione di Balamb, solo dopo molti minuti di silenzio si decide a parlare
“Non ci crederai, ma manca anche a me…Squall era un rivale, è stato un nemico, ma anche un fratello…eravamo così simili…non riesco ancora a credere che non potrò più sfidarlo…”
Parla al passato di Squall, come già non fosse nulla più che un ricordo e questo mi ferisce
“Io, non ci riesco…”
“A fare cosa, Rinoa?”
“A vivere senza di lui…non sono abbastanza forte…ho paura…di restare da sola”
“Tu non sei sola…non devi nemmeno pensarlo, i tuoi amici ti sono accanto…e ci sono anche io…Squall vorrebbe che tu riuscissi ad andare avanti, credo che a farlo innamorare sia stata proprio la tua voglia di vivere…”
Lo guardo, voglio credergli, mi aggrappo alle sue parole come se fossi sull’orlo di un precipizio e le sue parole fossero l’unico appiglio che mi è rimasto
“Seifer, voglio tornare al Garden…ti prego…”
“Non c’è problema…hai già fatto un grande passo uscendo da lì…”
“Non mi hai lasciato molta scelta…”
Mi stupisco anche io di essere riuscita a scherzare con lui in quel momento, non credevo fosse possibile, per un attimo il pensiero che tutto possa tornare a posto mi sfiora.
Raggiungiamo assieme la hall del Garden, mi sento veramente più calma, anche se il dolore è sempre forte. Selphie arriva corsa verso di noi, pallida, spaventata, Seifer la blocca prendendola per le spalle
“Che c’è ragazzina?”
Selphie si divincola da Seifer, il suo sguardo è fisso su di me, aspetto in silenzio che parli, ma mi accorgo che sembra aver difficoltà a trovare le parole giuste…osservo il suo volto, ha pianto di nuovo, ha gli occhi gonfi e arrossati, le guance sono ancora bagnate, non è molto che ha pianto. Mi chiedo cosa sia successo per sconvolgerla così…
“Ri…Rinoa…Squall…non…non…c’è più…io…ti ho cercata stamani…ma…ma non c’eri da nessuna parte…”

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Capitolo 4
*** Un nuovo dolore ***


Capitolo 4
Un nuovo dolore


Guardo Selphie, mi ci vogliono alcuni secondi per riuscire a capire cosa ha detto, non ci credo, non è possibile. Il mio cuore si spezza di nuovo, non basta il dolore che già provo, l’illusione di riuscire a superare la sofferenza svanisco in un istante.
So che Seifer mi sta guardando, ricambio il suo sguardo per un attimo, sta per parlare, vedo le sue labbra schiudersi, tutto sembra muoversi lentamente attorno a me, come in un video guardato per fotogrammi, solo io riesco a muovermi normalmente.
Inizio a correre veloce, premo in modo quasi convulso i pulsanti dell’ascensore e quando questo si apre entro dentro, ancora una corsa, mi accascio un istante sul pavimento mentre mi porta verso il piano superiore. Mi alzo e mi precipito fuori, senza aspettare che le porte siano completamente aperte e vado da lui…
Vorrei che Selphie stesse scherzando, uno scherzo di pessimo gusto, ma pur sempre uno scherzo, nell’aula magna trovo il preside, Edea e gli altri amici. Mi coprono la visuale, non riesco a vedere se lui c’è…mi infilo tra una persona e l’altra, in malo modo, non mi interessa sembrare cortese, non adesso, solo Squall ha importanza…solo lui. Guardo il letto dove fino a poco fa giaceva, Selphie non ha mentito, i fiori e le bianche piume sono sparse in modo disordinato sul letto e terra e lì dove c’era Squall ora ci sono solo fiori distrutti e piume.
La gola mi brucia, di nuovo sento quella rabbia salirmi dal petto..
“DOV’E? DOVE AVETE PORTATO SQUALL?” Urlo piena di rabbia verso le persone che mi sono sempre state vicine
“Rinoa…calmati…” La mano di Quistis sulla mia spalla, la mia rabbia aumenta aiutata dal dolore che di nuovo mi lacera la scosto guardandola negli occhi
“Voglio sapere dove diavolo lo avete portato!” “Non siamo stati noi Rinoa…non abbiamo…idea di chi possa averlo fatto…né come…” Il preside mi parla calmo, nello stesso istante in cui Seifer e Selphie entrano scoppio a piangere…ancora una volta.
“Se scopro chi è stato io…GRRR giuro che…gliela faccio pagare…”
“Sta’ zitto gallinaccio…stai peggiorando le cose…”
Ed è Seifer che mi abbraccia ancora una volta, affondo la testa nel suo petto e stringo i lembi del suo cappotto singhiozzando. Mi lascio accompagnare fuori, andiamo sulla terrazza…continuo a piangere vicina a Seifer, lui mi lascia sfogare in silenzio.
Penso a Squall, intensamente, non riesco a capire cosa sia successo, il dolore di averlo perso di nuovo mi sembra che mi stia uccidendo, poi lentamente i singhiozzi si attenuano e solo allora Seifer mi parla con estrema gentilezza
“Rinoa…te lo giuro…io scoprirò chi è stato…”
Ancora una volta riconosco in lui il ragazzo che ho conosciuto a 16 anni, alzo la testa e lo guardo
“…Grazie…”
Restiamo ancora un po’ lì in silenzio, faccio un profondo respiro e mi volto verso di lui ancora una volta, mi sento pronta adesso ad affrontare quello che c’è dentro
“…Devo tornare dagli altri…”
Rientriamo e torniamo dagli altri, sento i loro sguardi indagatori su di me, li affronto con calma, so però che comprendono il mio comportamento, se mi conoscono almeno un po’, devono capirlo.
“Preside, Edea, amici…prima io…”
“Stai tranquilla Rinoa, è tutto a posto”
“Grazie Edea, adesso per favore, spiegatemi, ho bisogno di sapere”
“Rinoa – è il preside che ora prende la parola, serio – mi dispiace doverti dire che purtroppo ne sappiamo quanto te, questa mattina alcuni studenti sono venuti qui e questo è quello che hanno trovato, il corpo di Squall è stato trafugato, ma non abbiamo alcuna idea su chi possa essere stato, né come abbia fatto, e soprattutto per quale motivo…Supponiamo sia accaduto durante l’arco della nottata, ma non possiamo dire quando…nessuno ha visto o sentito niente”
“Capisco…”

…Dopo la tua vita, il tuo calore, si sono voluti portare via anche il tuo corpo…non era sufficiente averci separato nella vita…adesso non posso più nemmeno vedere il tuo volto, sebbene gelido…ed io? Dov’ero mentre tu venivi portato via? Ero nella mia stanza a crogiolarmi nel dolore, invece sarei dovuta essere qui, dicevi che mi avresti protetta a costo della vita…io avrei fatto lo stesso con te…

Quest’ultimo colpo è più forte del precedente, mi sento sola, estremamente sola. Mi tormento, non riesco a dormire, mi incolpo per quello che è successo, se io ci fossi stata forse non sarebbe accaduto. Seifer mi ripete più volte, seduto sul mio letto, che la vita non si fa con i se e con i forse, ma ugualmente io mi sento in colpa.
I giorni passano lenti, ieri è uguale ad oggi e so che sarà uguale a domani, osservo passivamente la vita intorno a me, sento di aver perso la voglia di reagire a tutto quello che mi accade.
Seifer e gli altri mi stanno vicini, cercano di non farmi pensare a quello che è successo, apprezzo i loro tentativi, ma Squall è il centro attorno a cui ruotava la mia vita, ora mi sento vuota, persa, come una bambina abbandonata dalla propria famiglia…la famiglia…in fondo, io sono stata lasciata sola, mia madre, è lei che torna improvvisamente nella mia testa, avevo quattro anni, solo quattro anni quando mi hai lasciata. Penso a come sono cresciuta, a come ero fino a prima che Squall se ne andasse, mi guardo allo specchio e riflessa vedo solo un’ombra di me stessa.
Almeno una volta alla settimana sono Quistis e Selphie che mi raccontano qualcosa sulle ricerche che il preside Cid ha commissionato ad alcuni SeeD scelti oltre a loro, le ascolto, all’inizio ansiosa, sperando che abbiano scoperto qualcosa, ma pian piano anche queste speranze si affievoliscono, come un fiore che ormai è giunto al termine della sua stagione. Niente. Non un indizio, non una traccia, nessuno sa qualcosa riguardo a quella misteriosa sparizione.
Le ricerche di Seifer purtroppo non procedono in modo migliore, neppure lui con le sue molte conoscenze riesce a scoprire niente.
Vado nella zona segreta, ho voglia di stare in quel posto da sola, so che ora è deserto, il coprifuoco non è ancora scattato, è presto e gli studenti vengono qui solo quando sarebbe proibito. Con attenzione attraverso il centro d’addestramento, conosco la strada a memoria, non ho fretta, i miei passi sono lenti, stanchi; i mostri sembrano quasi capire che qualcosa non va, non mi attaccano, nel centro d’addestramento regna una calma quasi irreale. Mi trovo a pensare che forse i mostri non sono poi così diversi dagli animali, dalle persone. Forse anche loro provano sentimenti e rispettano il dolore.
Da molto ormai non vado nella zona segreta, quel posto mi ricorda ancora troppo Squall, l’ultimo momento che abbiamo trascorso insieme, il momento in cui veramente non esisteva più nient’altro se non noi due, il momento in cui lui mi ha regalato quell’anello. Senza accorgermene inizio a giocare con l’anello, lo faccio girare attorno all’anulare. Ora sono lì, chiudo gli occhi solo per un istante, sento il suo profumo, il suo calore, sfilo l’anello, me lo passo tra le dita, lo faccio ruotare tenendolo tra il pollice e l’indice.

…Mi manchi…

Siamo di nuovo lì, io e lui… «Rinoa, finalmente…Io, ti amo con tutto me stesso…» rimetto l’anello al dito, aspetto il suo bacio, ma non accade niente, apro gli occhi, non c’è, Squall non è lì davanti a me, eppure era tutto così reale, come quella mattina. Poso due dita sulle labbra, come a voler sentire ancora quel calore che solo i suoi baci potevano infondere in me. Alcune parole escono dalle mie labbra, è la canzone di mia madre, Eyes on me, quella canzone mi lega a Squall, la sento nostra in parte, so che mia madre l’ha scritta per il suo amore perduto quell’amore che ha perso durante la guerra.

…Mamma…anche tu soffrivi come me? Come ti sentivi?...Vorrei tanto che tu fossi qui…forse potresti aiutarmi…

Mi allontano dalla zona segreta, ormai è ora di cena, non ho fame, ma so che se non mi presento neppure stasera dovrò sentire le ramanzine degli altri e non ne ho voglia. Percorro la strada al contrario, mi dirigo poi verso la mensa, la solita confusione, niente sembra essere cambiato, questo mi infastidisce, ma so che è un pensiero egoista, tutto il Garden sente l’assenza del comandante dei SeeD, ma tutti cercano di andare avanti, solo io, solo io non ci riesco.
Li vedo, sono tutti lì che mi aspettano, Selphie, Quistis, Irvine, Zell, Seifer, mi sorridono tutti, solo Seifer è più scuro in volto, li saluto con un cenno della mano, li raggiungo e mi siedo, cerco di apparire naturale
“Rinoa, vuoi che ti vada a prendere un altro panino?”
“No Quistis, va bene così…”
“Rinoa, vuoi qualcos’altro da bere?”
“…Irvine, grazie, ma no…”
Lo sento, sono a disagio, non sanno come comportarsi, Seifer continua a stare in silenzio, mentre le attenzioni continue dei miei amici iniziano ad infastidirmi, poi esplode
“ADESSO BASTA! Smettete di trattarla come una bambolina di cristallo! Ok, soffre, ma DEVE affrontare la situazione, così non l’aiutate di certo!”
“Seifer ha ragione…se continuiamo così Rinoa non tornerà più quella di prima…”
Guardo Selphie e Seifer, so che hanno ragione, sono loro grata, riprendo a mangiare in silenzio e tutto procede tranquillo fino alla fine della cena.
Dopo aver dato la buonanotte mi dirigo verso la mia stanza, ma sento qualcosa di diverso, di nuovo, una debole e piccola luce di speranza si accende di nuovo nel mio cuore, forse…non è tutto perduto…


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Chiedo scusa per il ritardo nell'aggiornamento e per il capitolo forse un po' breve, ma purtroppo ora sono cominciati gli esami all'università e quindi devo studiare...ma prometto che continuerò ad aggiornare la storia impegnandomi a non fare eccessivi ritardi^_^

Grazie mille, di cuore, a tutti quelli che hanno anche solo letto la mia storia

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Capitolo 5
*** Rinascere ***


Capitolo 5
Rinascere


Quel giorno al Luna-park, guardo tutte le foto che abbiamo fatto quel giorno, sorrido divertita, mi sembra di nuovo di essere là, quel pomeriggio spensierato, quel pomeriggio trascorso con gli amici senza alcuna preoccupazione.
Nella foto, Selphie ha rubato il prezioso cappello di Irvine per l’ennesima volta e lui ha il broncio; ricordo Zell che si ingozzava di dolcetti e quant’altro riuscisse a mettere in bocca, sbraitando a Quistis, tra un boccone e l’altro, che niente era buono come i panini della mensa, le,i poverina, era esasperata dal nostro famelico amico che continuava a chiedere cibo come un bimbo di pochi anni.
La foto è così buffa, ma è una delle mie preferite, Squall ha un sorriso splendido, anche lui quel giorno era riuscito a lasciarsi andare e a divertirsi. Com’era diverso da quando lo avevo conosciuto, com’era diverso dall’ultima volta che l’avevo visto.
Carezzo la foto, come se fosse il mio bene più prezioso.
La porta si spalanca, riportandomi alla realtà. Selphie entra come un tornado nella mia stanza
“Avanti, preparati!!”
La guardo perplessa
“Dove dobbiamo andare scusa?”
“Esthar!! Mi hanno detto che hanno aperto alcuni negozi nuovi, con delle cose stupende!! Dai Rinoaaaaa…ti pregoooooo…”
Sospiro. Non ho molta voglia di uscire, ma l’impegno che Selphie sta mettendo nel tentare di risollevarmi mi convince ad accompagnarla ad Esthar
“E va bene, andremo…contenta?”
Mi preparo piuttosto velocemente, Selphie continua ad urlarmi di muovermi. Usciamo quasi di corsa per salire sulla Lagunarock, mi siedo accanto alla mia amica. Non appena decolliamo inaspettatamente mi sento sollevata, mi sto allontanando per la prima volta da quel luogo che nell’ultimo periodo mi ha portato così tanta sofferenza: il Garden di Balamb.
Arriviamo ad Esthar piuttosto velocemente, Selphie quasi mi trascina verso il centro commerciale e inizia a costringermi a provare abiti, accessori, gioielli. Non sono molto partecipe, ma poi mi lascio contagiare dalla frenesia dell’amica e insieme ci divertiamo.
Dopo tanto tempo, io, riesco a sorridere anzi a ridere sinceramente, questo non mi sembrava possibile.
Ci accorgiamo che è l’ora di pranzare solo perché molti negozi stanno chiudendo per la pausa, mangiamo ad un bar, qualche panino e ridiamo al pensiero di Zell in fila alla mensa. Selphie poi si fa seria
“Rinoa, io, pensavo che…dato che eravamo qui a Esthar, magari a…Laguna avrebbe fatto piacere incontrarci”
Laguna, il ricordo di Squall di nuovo torna, non rispondo subito, poi alzo lo sguardo verso la mia amica e le sorrido annuendole. E’ trascorso molto tempo dall’ultima volta che ho incontrato Laguna e poi sono molte le cose che mi legano a lui…
Andiamo al palazzo presidenziale non appena finito il nostro pasto. Le guardie ci accolgono con gentilezza e subito ci accompagnano da lui, non c’è bisogno di molte presentazioni, ci conoscono.
Non appena entriamo, Laguna è voltato verso la vetrata, silenzioso osserva la città, poi si gira e ci guarda, un mesto sorriso sul suo volto, su cui si legge la stanchezza e il dolore. Laguna ci raggiunge al centro della stanza, facendo cenno alle guardie che possono allontanarsi; non appena esse ubbidiscono Laguna crolla. Come un bimbo inizia a piangere, non l’avevo mai visto così, mi sembra talmente indifeso, mi avvicino e gli metto una mano sulla spalla.
“Non…sono stato un buon padre…”
“Laguna…”
Non mi permette di continuare
“Shhh…non dire niente. Io non sono stato un buon padre, non c’ero quando è nato e quando Raine se n’è andata, non c’ero quando lo hanno portato all’orfanotrofio e non ci sono stato quando…”
Un crampo, lo sento cedere sotto alla mia mano, ancora posata sulla sua spalla, cerco di aiutarlo sorreggendolo, trattengo le lacrime che mi premono agli occhi, sono trascorsi quasi sei mesi ma soffro ancora, devo trattenere ciò che sento dentro ora, devo essere forte per Laguna.
Lascio che Laguna si sfoghi, so che è giusto così, ha perso suo figlio, poi lentamente si calma e mi guarda
“…Ma tu, Rinoa? Come, come stai?”
“Cerco di affrontare la cosa, ma soffro ancora molto, devo ringraziare Selphie, Seifer e tutti i miei amici, mi sono sempre stati vicino. Squall ha lasciato un grande vuoto, dentro me, ma anche dentro a tutti, gli volevano molto bene”
Sorrido lieve, voglio sembrare più forte di quanto io sia in realtà. Laguna si asciuga in fretta le lacrime, cambia argomento, ma so che soffre, lo leggo nel suo sguardo, un dolore che ci unisce più che mai. Quasi ci implora, poi, di rimanere a cena, come posso dire di no a Laguna?
Durante la cena ci guardiamo spesso, è come se riuscisse a leggermi dentro, entrambi però continuiamo a fingere di star meglio, un tentativo disperato di andare avanti, di riemergere da quell’abisso in cui siamo sprofondati.
Parliamo, soprattutto Selphie, che parla di qualunque cosa le venga in mente a partire dai nuovi negozi di Esthar arrivando ad un corso accelerato di guida della Lagunarock, distrattamente la ascolto e Laguna è nella mia stessa situazione, ma sappiamo il motivo per cui la mia cara amica si comporta così.
Senza che ce ne rendiamo conto arriva infine l’ora di partire, Laguna ci accompagna fino alla stazione aerea, passeggiamo lungo le vie di Esthar ora silenziose. Al momento di salire ci saluta con un sorriso, ci abbraccia
“Ragazze…grazie…tornate, tornate presto eh”
Abbozza un sorriso, lo ricambio
“Non temere Laguna, saremo sempre felici di venirti a trovare…”
Mi siedo al mio posto, Selphie è ai comandi, decolliamo, la nostra meta è il Garden di Balamb. Nel silenzio in cui mi trovo immersa i pensieri cominciano a turbinare nella mia testa simili ad un vortice al cui centro c’è Lui, come sempre

Amore mio…chissà se puoi sentirmi…Oggi ho visto tuo padre, soffre molto anche lui. Perché? Perché doveva succedere proprio a te? Sempre silenzioso, a volte freddo e scontroso…eri una presenza necessaria per la vita di molte persone, vedi? Mi manchi…mi manchi da impazzire

Senza rendermene conto scivolo tra le braccia di Morfeo, un sonno privo di sogni. E’ Seifer a svegliarmi, siamo già al Garden, sono stanca…a malapena apro gli occhi, Seifer mi solleva, appoggio la testa al suo petto riaddormentandomi in pochi istanti.
Mi sveglio di nuovo, ma non sono gli incubi a svegliarmi questa volta, bensì la calda luce del sole che mi illumina la stanza, Squall è stato nei miei sogni anche questa notte, ma erano sogni non incubi, era come se lui stesse cercando di aiutarmi a riprendermi, come se volesse che io ritorni quella di una volta, oppure questi pensieri sono semplicemente frutto del desiderio nascosto nel mio cuore: riuscire a vivere ancora.
Angelo sale sul letto non appena apro gli occhi ed inizia a leccarmi la faccia scodinzolando, gli accarezzo la testa e lo abbraccio
“Angelo…ne abbiamo passate tante insieme vero?”
La luce del sole questa mattina mi sembra diversa, più calda. Angelo mi accompagna fino alla finestra, la apro e mi affaccio lasciando che il sole illumini e scaldi il mio volto. Chiudo gli occhi e di nuovo vedo Squall, ma questa volta è diverso, non sento sofferenza, non lo vedo pieno di sangue, ma è sorridente, come durante le nostre passeggiate, come quando si è dichiarato. Vedo lo Squall di cui sono perdutamente innamorata. Questo mi fa sentire meglio, apro gli occhi e il piccolo pezzo di mondo che vedo fuori mi sembra all’improvviso diverso. Le cose attorno a me non sono più sfumature di grigio, pian piano tornano i colori, colori caldi rilassanti.
Forse però non è il mondo ad essere cambiato, forse sono io a vederle diversamente, quel desiderio, piccolo e nascosto nel mio cuore sembra ora farsi sentire più forte, ed è proprio il pensiero di Squall a rafforzarlo e a dargli energia sufficiente ad emergere tra il dolore che ho provato finora.
Passo una mano sul folto pelo che ricopre il mio amico a quattro zampe, mi abbasso, gli prendo la testa fra le mani e sorrido guardandolo
“Angelo, oggi è una giornata particolare sai? Ho sognato Squall, credo proprio che questo sia il primo giorno della mia nuova vita. Squall non si sarebbe mai innamorato della Rinoa che sono stata finora, ricordi che mi ha detto che gli piaceva la mia gioia di vivere? L’unico modo che ho per renderlo ancora felice, ovunque sia, è proprio di tornare ad essere quella che lui amava, per lui, per me, per tutti quelli che mi vogliono bene…Non so cosa sia successo questa notte, forse una magia, chissà, ma ho capito molte cose ora, voglio tornare a vivere…”
Mi cambio velocemente ed esco dalla mia stanza, ansiosa di cominciare quella giornata, dopo tante giornate trascorse a desiderare che finissero al più presto.


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Ancora di nuovo perdono per questo IMMENSO ritardo di aggiormento ç_ç spero di riuscire ad essere più puntuale...
Ancora grazie a quelli che mi hanno letta ^_^

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