Play.

di Snafu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Track n. 1. ~ You betcha. ***
Capitolo 2: *** Track n. 2. ~ Gone Dead Train. ***
Capitolo 3: *** Track n. 3. ~ Monkeys. ***
Capitolo 4: *** Track n. 4. ~ On Down The Road. ***
Capitolo 5: *** Track n. 5. ~ Sweet Caress. ***
Capitolo 6: *** Track n. 6. ~ Coke‘n. ***
Capitolo 7: *** Track n. 7. ~ Got some news. ***
Capitolo 8: *** Track n. 8. ~ Way to go. ***
Capitolo 9: *** Track n. 9. ~ Please go home. ***
Capitolo 10: *** Track n. 10. ~ Lot to learn. ***



Capitolo 1
*** Track n. 1. ~ You betcha. ***


Now Playing: Track n. 1. ~ You betcha.

Vanity aveva un’espressione orribile. Era sempre stata una bella ragazza, ma quel giorno, cavolo, no. Quel giorno lui proprio non riusciva a vederci niente di bello, e a dirla tutta neanche niente di brutto. Non ci vedeva proprio niente, era questo il punto. Aveva perso ogni interesse in lei, vedeva un oggetto vuoto muoversi per casa sua, nient’altro. E quell’oggetto iniziava a dargli parecchio fastidio, soprattutto quando voleva rimare da solo con i suoi demoni.
E dire che Nikki si era innamorato praticamente subito di quell’anima con la pelle del colore della mandorla e gli occhi del diavolo, e chissà che quest’ultimo particolare non fosse stato determinante. Non c’era che dire: i due avevano una buona dose di punti in comune, primo di tutti, probabilmente l’hobby del freebase.
Ma qualcosa quel giorno era andato storto.


Pack it up and chuck it in and carry it off.


Dopo l’ennesima lite per motivi ancora non ben definiti, probabilmente dovuta alla particolare irritabilità e al brusco cambio d’umore di Nikki nella fase di astinenza, il bassista aveva iniziato a prendere la roba della ragazza e scaraventarla fuori dalla casa, e con fuori dalla casa intendo da qualsiasi fessura disponibile: la porta, le finestre, il terrazzo. Se c’era una cosa che gli diede in quell’occasione particolare soddisfazione fu il liberarsi di quelle schifosissime creazioni che lei definiva arte.
‘Merda. Altroché.’ pensava lui.
E così l’aveva sbattuta fuori a calci e si era chiuso dentro, attivando il tanto super quanto insoddisfacente sistema di sicurezza della sua casa.


Lock up the door, I’m gonna tear them right off.


«Beviamoci su!» aveva strillato allora dal vialetto Vanity, che chiaramente non batteva molto pari in quel momento. Quando mai?!
Gli alcolici però non rientravano nelle preferenze di Sixx: certo, beveva, e non poco, ma se doveva sballarsi preferiva andarci giù pesante. O tutto o niente, e perché prendere niente quando poteva avere tutto?
Bere, inoltre, non gli sembrava una buona idea (per una volta). Aveva la sensazione che un goccio di Jack sarebbe potuto essere quella goccia che, versata nell’alambicco del chimico, avrebbe fatto diventare il contenuto di un colore del tutto innaturale, intendo tipo viola, con delle striature verdi ed azzurre, facendo così del suo sangue quel cocktail deviato e snaturato che gli avrebbe impedito di ragionare sotto ogni punto di vista. Nello sgabuzzino c’era sempre il buon vecchio fucile di suo nonno Tom, e non era un bene sentire l’impulso di imbracciarlo e mettersi a sparare alla ragazza dalla finestra come un soldato in trincea.


Don’t need no whiskey,
don’t need a booze...
If I had tequila
I would kill you for sure!


Vanity iniziò allora ad urlare, sbattendo i pugni per terra e stringendo l’erbetta del prato, strappandola e lanciandola tutto intorno, creando uno spettacolare gioco di coriandoli verdi. Forse era un goccio (sempre in tema di alcolici) fuori di sé. Le grida si facevano sempre più forti, tanto che alcuni vicini si affacciarono per controllare che cosa stesse succedendo. Ecco, era quello il punto: Vanity riusciva sempre a metterlo in imbarazzo, in qualche modo. Già lui si sentiva a disagio per conto suo, ci mancava solo lei ad aggravare una situazione piuttosto precaria di per sé. Era il momento di mettere un punto a quella storia. Non un punto interrogativo o esclamativo, di quelli ce n’erano già troppi. Un punto che segnasse la fine del periodo.


You tell your neighbors,
you tell your friends.
I tell you what:
you and me hit the end.


Doveva andarsene, anzi, dovevano andarsene.
Vanity di certo, per prima, era un peso morto e non era d’aiuto. Lui aveva bisogno di qualcosa che lo tirasse su, non che lo affondasse ancora di più. E dire che era convinto di averlo già toccato, il fondo. È proprio vero che al peggio non c’è mai fine.
Doveva andarsene anche lui. Doveva lasciare quella fottuta Villa, la Villa dell’Eroina, a Van Nuys.
Poi si sarebbe ripulito e finalmente sarebbe riuscito a risolvere i suoi problemi e a vivere un’esistenza in pace con se stesso. Perlomeno con se stesso.


You gotta move...
And I got to move!
Because I... had enough of you
and all the things you do!


Con il meraviglioso sorriso diabolico che si dipingeva sul suo volto una volta che un’idea geniale brillava nel suo cervello, salutò con la mano un’ultima volta Vanity, affacciato dalla finestra del secondo piano.
«E non chiamare!» strillò poi, incazzato.
Infine sbatté l’imposta e la chiuse.
Era finita. Ma, lui lo sapeva meglio di me, ogni fine è solo un nuovo inizio.


Bye, bye, you betcha, so long...
Bye, bye, you betcha, don’t call...
Bye, bye, bye... you’re gonna hit the wall!



Non sono sicura di quale sia il risultato di questo mio lavoro, visto che non mi ero mai cimentata in niente del genere. L’idea, oltre a quella particolare proposta da Dazed nel suo contest, è quella di rendere il rapporto di una coppia inghiottita dalla dipendenza (ultimamente sto lavorando parecchio sui Diari dell’Eroina), cosa che mi è completamente oscura. L’aiuto delle tracce di Stradlin, in particolare della sua fottuta chitarra *ç* è stato determinante in molti punti. Sempre per questo fattore alle volte psichedelico, si passa senza preavviso dai punti di vista di Nikki a quelli di Tommy, da descrizioni di luoghi a descrizioni di altri, dai primi capitoli che parlando di giorni distanti tra loro, ai capitoli finali in sequenza (5-6 e 7, 8, 9, 10) che parlano praticamente di una manciata di minuti a testa... il tutto raccontato attraverso uno svisceramento interiore. Insomma, ritengo che sia questa la ragione del disordine che potrebbe apparire o dei dubbi che potrebbero palesarsi in alcune situazioni.
Desclaimers: Niente di tutto questo è mai successo. I Mötley Crüe non mi appartengono, Izzy Stradlin neanche, il suo album ‘On down the road’ meno che mai.
Buona lettura :)
-Mayhem.

PS: quando nella home page vedete la sintesi delle caratteristiche di questa mi storia noterete che c'è scritto "Avvertimenti: No."... è di nuovo l'influsso di Izzy LOL

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Capitolo 2
*** Track n. 2. ~ Gone Dead Train. ***



Now Playing: Track n. 2. ~ Gone Dead Train.


My engine was pumping steam
and I was grinding at you hard and fast.
I was burning down the rails,
trying to heat the way
hauling ass and riding up the track.
…and laughing at the conductor,
who was telling me my coal
would never last!
But when the fire in my boiler
up and quit before I came
ain’t no empty cellar.
Like a gone dead... train!


Nikki entrò nella camera da letto e quello che vide non gli piacque per niente.
Doveva essere successo di nuovo.
‘Merda.’ pensò.
Detestava che succedesse.
Tommy dormiva profondamente, steso sul letto in una posizione assurda e piuttosto sguaiata, occupando tutte le due, tre, quattro piazze o quante che fossero con il suo metro e novanta di altezza. Tutti i boccoli neri si arricciavano intorno al suo viso, lasciando distinguibili solo alcuni tratti che Nikki comunque non aveva difficoltà a riconoscere... e ad apprezzare.
Perché doveva sempre succedere in quel modo, cazzo?
MTV, Jack, freebase e poi addio lucidità.
Finiva per scoparselo ogni fottuta volta e la cosa che odiava di più non era il fatto che erano a tutti gli effetti una coppia gay, ma che non si ricordava un fico secco. Il suo cervello collezionava immagini a scatti, fotografie sfocate, strappate, bruciate sui bordi.
Puntualmente dopo aver compiuto l’atto si trascinava in bagno e si iniettava un po’ di ero. Ripartiva il tour coi demoni e tutto il resto, poi si riprendeva, faceva il giro della casa, e trovava Tommy, naturalmente nudo (ma quella sarebbe stata comunque una consuetudine) addormentato da qualche parte: nel letto, nel divano, nella vasca da bagno. Una volta l’aveva trovato per terra nel corridoio. Ah, e naturalmente, ogni volta, se l’era fatta sotto.
«Cazzo! Cazzo! Cazzo!»
Sixx iniziò a inveire e a prendersela con la porta, tirando calci a destra e a sinistra. Inutile che minacciasse di dare una svolta ogni volta, se poi non era buono a niente. Istintivamente prese una borsa e ci rovesciò dentro dei vestiti a caso e altri oggetti a caso, senza preferenza di forma, peso o colore.
«Che diavolo stai facendo? Perché fai questo fracasso infernale maledetto stronzo?» borbottò Tommy, nascondendo la testa sotto il cuscino in un movimento piuttosto impacciato.
Nikki non era dell’umore adatto per discutere con lui, visto poi che era l’unica persona con cui non voleva discutere.
«Dormi.» intimò, senza neanche voltarsi a guardarlo.
Tommy gli lanciò l’altro cuscino, piuttosto arrabbiato, poi imprecò:
«Dormirei e starei dormendo se un qualche infame a caso che poi sei tu non si fosse messo a fare casino! Ehi, dove vai?» domandò infine, incuriosito dalla bramosia dell’amico di fare le valigie.
«Non lo so, me ne vado e basta.»
«Posso venire anch’io?»
«No.»
«Ma non puoi lasciarmi qui da solo! Mi annoio!»
«Sì, che posso. Non è colpa mia se sei un cretino: hai centinaia di amici. Trovati con loro!» disse, per poi chiudere la sacca, attraversare la porta, imboccare il corridoio e le scale.
Sixx avvertì un tonfo in lontananza: Tommy doveva aver cercato di alzarsi, ma il tentativo si doveva esser concretizzato in un volo giù dal letto. Al tonfo seguì un borbottio indecifrabile, probabilmente un misto di bestemmie e insulti, e poi altri rumori indistinti.
«Ma non è la stessa cosa!» strillò il batterista, seguendolo per le scale, mentre si rimetteva i pantaloni.
Nikki uscì di casa e Tommy lo seguì.
«Che fai, mi segui?»
«Voglio venire con te.»
«Ti ho detto di no.»
«Non m’importa! Sono grande e vaccinato: posso fare quello che voglio.»
«Vuoi smetterla di seguirmi?»
«No!»
Così Lee pedinò Sixx fino alla stazione, dove il moro si mise ad aspettare il primo treno, senza che gli potesse importare di meno di quale fosse la destinazione.


Waiting at the station
with a heavy loaded sack...
Saving up and holding just to spill.
Shooting my supply through my demon’s eye,
instead of holding my time,
I hope I will.


Senza porsi troppi problemi il batterista si sedette per terra, accanto a Sixx e domandò:
«Dove stiamo andando?»
«Non lo so, Tommy!» sbottò lui, nascondendo la testa tra le gambe con fare molto stanco.
«Bene, mi piace l’avventura, ma ho bisogno di qualcosa di forte... e a dire il vero non ho niente dietro. Neanche una maglietta.»
‘Quando mai...’ pensò il bassista. Tommy era davvero un ottimo amico e tutto il resto, ma alle volte parlava a macchinetta quando lui aveva bisogno di un po’ di silenzio... e magari rimaneva in silenzio quando lui aveva bisogno di sentire la sua voce.


There ain’t no easy day
when your daily run’s a downhill pull,
and there ain’t no easy way,
wishing for some jelly roll.
There ain’t no switch been made
To make your juicy lemon find
a spring to run a dry well full.


Grazie all'anima gentile che ha inserito questa storia tra le ricordate <3 che questo album sia con te :D

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Capitolo 3
*** Track n. 3. ~ Monkeys. ***



Now Playing: Track n. 3. ~ Monkeys.

Tommy e Nikki si addormentarono durante il viaggio in treno. Le rotaie sembravano cullare i loro animi inquieti. Ad un certo punto il treno si fermò e Tommy scorse il nome della stazione: gli piacque.
«Nikki!» lo strattonò «Nikki! Scendiamo qui? È carino! Diamo un’occhiata!»
«Fottiti. E fammi dormire!»
Lee, che era dotato della sua buona dose di persuasione, non si fece sbattere la porta in faccia un’altra volta e lo trascinò giù praticamente contro la sua volontà, causando quasi l’inizio di una rissa sul binario.
Quando i due ebbero finito di vergarsi, tirarsi i capelli, gli orecchini, i piercing e quant’altro... si ricomposero e, con il loro passo inconfondibile, marciarono fino all’uscita della stazione, che era deserta.
«Dove cazzo mi hai fatto scendere? In questo posto non c’è nessuno.» si lamentò Sixx, colpendo violentemente Lee dietro la nuca.
«Che diavolo vuoi? Se vuoi scappare dal mondo non c’è niente di meglio di un posto disabitato. Razza di coglione.»
«Chi ti ha detto che voglio scappare dal mondo?» domandò il bassista, irritato dal fatto che qualcuno potesse indovinare i suoi piani scellerati così su due piedi, come se si trattasse di una persona qualunque. Detestava l’idea di essere prevedibile.
«Da quando ti conosco, non c’è niente che desideri di più. Certo, trovi dei modi assurdi di farlo ogni volta, ma come si suol dire... il fine giustifica il mezzo.»
«Che intendi?»
«Intendo che ti sfasci... che ci sfasciamo, insomma.» Tommy non lasciò che gli sfuggisse l’occasione per dimostrare quanto appena detto: «Oh, guarda, una scimmia!»


This town is full on monkeys,
living in a zoo!
This town is full on monkeys,
money-grubbin, monkey fools!
Round and round and round they go...
watch them climbing the rope!
Round and round and round they go...
watch them fall off the pole!


Nikki si guardò intorno, ma non vide nessuna scimmia. Tommy, a dirla tutta, non aveva la sua espressione migliore. Non che Nikki la ricordasse, la sua espressione migliore, ma l’amico aveva proprio la faccia di uno che stava facendo un enorme viaggio mentale. Che avesse fatto qualcosa nel bagno del treno, mentre lui dormiva, e non avesse voluto condividere quel momento con lui?
Visto che il bassista non rispondeva, Tommy insistette, proseguendo con un’accurata descrizione di queste fantomatiche scimmie, che parevano inarrestabili, e si stavano divertendo evidentemente più di loro.
E allora anche Nikki le vide. Dai nani assassini alle scimmie: un bel salto di qualità.
E ora c’erano scimmie dappertutto.
Passeggiando con le mani in tasca e fare glam tra le scimmie che si dondolavano con le liane per le vie deserte della strada, talvolta scontrandosi con loro, scansandoli all’ultimo minuti, facendo loro gesti alle volte davvero poco carini, Tommy notò qualcos’altro di molto più reale, decisamente molto più utile, e a dirla tutta piuttosto grazioso: c’era una casetta in vendita sul lungomare, e gli sembrò perfetta per sé, Nikki... e tutte le scimmie, naturalmente.
«Oh, Nikki, guarda lì!»
«Cazzo, hai ragione! Quella scimmia indossa un accappatoio uguale a quello di Vince!»
Tommy cercò di scorgere la scimmia con l’accappatoio di Vince, domandandosi se avrebbero eventualmente dovuto avvisarlo del fatto che si era fatto derubare da un primate, ma il tentativo si rivelò un fallimento. Non vedeva nessuna scimmia con indosso un accappatoio, anche se ce n’erano un paio in costume da bagno.
E, comunque, la cosa importante, non era quella.
«Dico la casa.» precisò il batterista e allora Nikki cercò di concentrarsi per vedere oltre la coltre di scimmie. «Se la comprassimo?»
«Perché dovremmo comprare una casa in questo posto dimenticato anche da Dio, razza di coglione?» domandò arrabbiato Sixx. «Not sure how long we’ll be living here!»
«Già, ma da qualche parte dovremo pur dormire, no? E poi a me piace qui. Now I can see! I think living here is a good idea.»

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Capitolo 4
*** Track n. 4. ~ On Down The Road. ***


Now Playing: Track n. 4. ~ On Down The Road.

L’idea di Tommy non si era rivelata essere troppo malvagia. Anzi, si era rivelata un’ottima idea. Il venditore, quando li aveva visti, non era sembrato molto tranquillo all’idea lasciare la casa a due tipi che sembravano dei maniaci della distruzione (e dell’autodistruzione), ma il pagamento immediato lo aveva convinto in men che non si dica.
La porta che conduceva dalla cucina al retro della casa, sulla spiaggia, era la più attraversata. Nikki e Tommy passavano ore intere sdraiati sulla sabbia a guardare il cielo e il mare, presi dai loro viaggi mentali, con la sabbia appiccicata ai pantaloni di pelle bollenti, il viso con il trucco colato per il sudore e i capelli appiccicosi e disgustosi.


Cousin Stan’s in Houston
writes about Caroline.
Buddy’s on the back porch
drinking tea with lime.


In quei giorni Nikki aveva pensato parecchio alla sua famiglia: all’odio per sua madre, il niente, perché poi alla fine era niente, per suo padre, a suo nonno e sua nonna. Aveva pensato a come se la stavano passando tutti, e si stava chiedendo se qualcuno stesse pensando a lui, da qualche parte in quel fottuto mondo e se a qualcuno importava come se la stava passando lui, cioè male.


Me... I’m on the outside:
sometimes looking in.
I get cold when I’m all alone
and the heater can’t stop the wind.


Nikki aprì gli occhi, improvvisamente sospettoso sul dove potesse trovarsi. Si stava alzando il vento e aveva tutti i capelli impiastricciati di sabbia. Era scesa la sera sulla spiaggia, faceva freddo... e Tommy non c’era. Dall’interno della casa, nella cucina, si vedeva la luce e il brusio della televisione accesa.
L’ombra lunghissima del batterista si allungò dalla porta fino a lui.
«Nikki! Maledizione, è la quinta volta che ti chiamo, sei diventato sordo? Ho comprato un paio di hamburger vuoi venire a mangiare, cazzo, o devo spolverarmi tutto io?»
Si scambiarono un’occhiata, poi Sixx si alzò in piedi e arrancò, con gli anfibi nella sabbia, fino alla porta della cucina.
«No, no, no, cazzo, dove stai andando conciato in quel modo? Non vorrai sporcare tutta la casa! Non ho intenzione di pulire! Togliti quella roba sabbiosa di dosso e vai a darti una sciacquata con la sistola lì fuori. Oltretutto puzzi un casino.»
«Più di quella volta che mi rovesciarono nel cassonetto dopo l’overdose?»
«Hey, amico, quella volta eri insuperabile. Anzi, inavvicinabile.» rise di gusto Lee, tappandosi il naso al solo ricordo di quel terribile tanfo.
«Vaffanculo.» biascicò Sixx.
Mentre il bassista si sciacquava con la sistola, come aveva richiesto il batterista, quest’ultimo si era seduto sugli scalini della cucina e mangiava il suo hamburger. Il silenzio gli dava particolarmente fastidio, così, mentre sputava il callo nella svizzera in un angolo, domandò:
«Allora? Come procede il tuo ‘fuga dal mondo tour’?»
Nikki rifletté su quanto fosse bizzarro il fatto che avesse deciso di attuare la sua personale fuga dal mondo con un’altra persona. Non che ci fosse mai stato qualcosa di sensato in quello che faceva, ma quello gli parve particolarmente insensato. Nonostante tutto era felice: aveva una persona che gli faceva compagnia mentre si lavava con la sistola, che gli aveva comprato un hamburger e che gli diceva cosa doveva fare. Comandare sempre non è poi così divertente. E, per rispondere alla domanda di prima, evidentemente a qualcuno importava, di come se la stesse passando.
«Non lo so. Credo che per essere una buona fuga, non dovrei rimanere qui troppo a lungo. O no?»
«Dipende da cosa stai fuggendo, credo. Sai, è difficile fuggire dal mondo, se ci abiti.» constatò Tommy, grattandosi la testa con la mano libera.
«Le tue vacanze invece come stanno andando?»


Me... I’m undecided on where I’m gonna go:
I guess I should be happy
about all that I’ve been through.
[…]
I guess I can’t complain,
so good,
so far,
now... how about you?


Il batterista si meravigliò che il bassista gli avesse chiesto qualcosa riguardo sé stesso e non riguardo a lui. Sapeva essere molto egoista, alle volte.
«Cavolo! A me piace qui. Nessun cavolo di autografo firmato, nessuna foto. Il mare. Mi faccio dei trip fantastici. E sei molto più compagnia di quanto non credessi.»
«Dovremmo andare a far baldoria, stasera,» asserì il bassista «ma a dire la verità non mi va...»
«MTV, Jack e sballo?» propose Tommy, con aria allettante.
Tutto quello suonava davvero una meraviglia. Poi da sfatti avrebbero fatto l’amore e il circolo vizioso (o virtuoso, a seconda dei punti di vista) sarebbe andato avanti all’infinito. Meglio non pensarci. Invece avrebbe dovuto pensarci subito, perché sentiva che c’era qualcosa di malato nell’essere così felice ad essere solo con lui. Avrebbe dovuto ricercare nel passato: quando era stato felice, lo era stato con lui?
Sbuffò.
Perché diavolo pensare al passato? Il presente era fantastico, stava bene e non aveva voglia di preoccuparsi di nulla. Non avrebbe guardato indietro per cercare la sua felicità: non era detto che le ragioni che lo avevano reso felice allora fossero le stesse che potevano renderlo felice adesso. E se era amore... a quello ci avrebbe pensato in futuro.


On down the road, again,
on down the road.
On down the road, again,
on down the road.
On down the road, again,
on down the road.
And I’m not looking back, you know.
And I’m not looking back, no more.

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Capitolo 5
*** Track n. 5. ~ Sweet Caress. ***



Now Playing: Track n. 5. ~ Sweet Caress.


Looking at the ocean blue,
sitting, thinking here of you,
cast in light down from the moon.


Nikki era seduto sulla spiaggia con le gambe strette al petto. Fissava il mare e gli sembrò così simile a lui. Instabile, soggetto alle strampalate idee di un’entità superiore. L’eroina era come la luna, e lui e i suoi scatti come le maree. Infatti tutto intorno era buio, se non fosse stato per la luce del satellite pallido. La droga era davvero l’unica luce che riusciva a vedere?
Tommy, completamente nudo, corse dalle scale della cucina fino al mare, tuffandosi a bomba come un bambino di cinque anni e urlando come un dannato.
«Nikki, vieni! È calda!»
«Sì, arrivo, basta che la pianti di strillare!» minacciò il moro, lasciando cadere i vestiti sulla sabbia e immergendosi lentamente in acqua, mentre l’altro gli andava incontro schizzando e facendo baldoria, come gli risultava estremamente naturale.
«Eddai! Buttati!» strillava, attaccandolo su tutti i fronti.
«Non posso tuffarmi in mezzo centimetro d’acqua, razza di cerebroleso, non voglio mica spaccarmi il ghigno!»
Il batterista si voltò indispettito, sguazzando più avanti con una contentezza quasi inspiegabile. Poi si stese a pancia in su e si lasciò galleggiare sulle piccole increspature create dal vento, ondeggiando al ritmo della corrente. Nikki lo guardò e fu costretto a deglutire nervosamente, preoccupato dal fatto che fino a quel momento solo la bramosia della droga gli aveva creato una tale sensazione di attesa, un così virulento aumento della temperatura, una salivazione quasi bestiale.
Lo raggiunse e si lasciò cullare anche lui dal mare.


Sweet caress the ocean blue:
just a stolen moment through
coldest night, the fullest moon.


Quanto tempo passò, neanche lui lo sapeva. Sarebbero potuti restare così per sempre. Tommy teneva gli occhi chiusi, completamente immerso nei suoi pensieri, profondi quanto il blu del mare, oscuri come la notte che li nascondeva, malati come l’insano moto della luna che li illuminava. Nikki invece li teneva aperti, spalancati, intenzionato a vegliare su di lui fino alla fine, fino a che il sonno e la stanchezza non avessero avuto il sopravvento. D’un tratto, quando il bassista notò che si stavano tenendo per mano, quasi annaspò.
«Che diamine fai? Affoghi in un paio di metri d’acqua? Quando distribuivano le nozioni per la sopravvivenza tu eri sotto una tettoia, amico. Anzi, eri proprio sotto terra.»
‘Meglio allora che ora’ pensò Sixx. Due secondi dopo si era già rimangiato tutto.
«Il fatto è che non credo che sia normale» asserì, sollevando la sua mano e mostrando quella dell’altro che saliva insieme alla sua come fossero state due anelli di una catena.
«Stiamo qui a galleggiare con le fave all’aria, dubito che il fatto che ci teniamo per mano contribuisca in modo particolare a far sembrare la cosa non normale. E poi siamo solo io e te, a chi vuoi che importi?»


I can tell you why it happened:
something’s been pulling me to you.
No apologies have been requested
far beneath a yellow moon.


Nikki fece spallucce. Tommy sbuffò e lo mollò lì come un cretino per andare a nuotare un po’ più in là.
«Hey, qual’è il tuo problema, amico?» strillò il bassista, spalancando le braccia al cielo e avvicinandosi con aria quasi minacciosa.
«Io non ho nessun problema!» replicò immediatamente il batterista, che aveva proprio l’aria di uno che stava per vomitare una serie di confessioni piuttosto ingombranti, dal punto di vista dell’archiviazione nella coscienza «Sei tu che nei problemi ci affoghi.» sbottò il batterista «Perché mi guardi con quella faccia? Che c’è? Il mio culo assume una prospettiva allettante solo se visto con l’eroina nelle iridi più che nelle vene? Non sono una di quelle cazzo di checche che vanno in giro a farsi sbattere dai gay famosi e che devono tenere la bocca chiusa, ficcatelo in quella testa bruciata. Se non ti amo, ti voglio bene. Non puoi sempre sputare su coloro che cercano di aiutarti.»
«Ma... io...» blaterò il ragazzo, preso in contropiede.
«Io, ma, boh, forse. Fottiti Sixx.» e dettò questo uscì dall’acqua e se ne andò.


Feeling out the ocean blue,
felt you coming through and new...
kind of frozen dream of you.


Nikki aprì gli occhi: di nuovo quelle immagini saltuarie, sparse, sconnesse, sfocate. La pelle sudata di Tommy, i suoi tatuaggi, la sua lingua dappertutto, i muscoli contratti, i denti digrignati, la mascella serrata, gli occhi spremuti nello sforzo. La sua voce era roca, il suono gli arrivava debole, sembrava così lontano, ma la sua presenza era così vicina. Possibile che fosse l’unica cosa che riusciva davvero a mettere a fuoco?
Preso com’era, cercò allora di congelare quell’immagine nella sua mente: loro due, il sesso, l’ero. Un quadretto perfetto. Il bassista affondò di nuovo, seguendo un ritmo insensato, probabilmente alternandosi con i gemiti dell’altro nella loro canzone d’amore.


And I know it’s not the last time...
something’s been pullin me to you.
Tried to hold it back a long time
far beneath the silver moon.
I have seen a million faces,
something’s been pulling me to you.
Like an ocean pulling me in...


Nikki spalancò gli occhi. Ancora.
Tommy se la dormiva alla grande alla sua sinistra. Di tutti gli amanti che aveva avuto, lui era di certo quello più convincente, quello che riusciva meglio a vedere nel suo letto. Gli accarezzò la fronte. Sogghignò: avrebbe fatto meglio a dire ‘Fottimi Sixx’. Sarebbe stato più convincente.


Sweet caress the ocean blue.

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Capitolo 6
*** Track n. 6. ~ Coke‘n. ***



Now Playing: Track n. 6. ~ Coke‘n.


From desperation here
to motivated there.
I’ve got to get some sleep some time this week, man.


Tommy si sollevò dal pavimento del bagno con un’aria frastornata. Diciamo più frastornata del solito. C’era uno specchietto da barba spaccato accanto a lui, le schegge erano sparse sulle mattonelle e sembravano un muro invalicabile. Lui naturalmente era nudo e aveva un ago conficcato nel braccio.
«Merda...» biascicò, domandandosi come avrebbe superato il percorso ad ostacoli con tutte le schegge per portarsi fuori di lì.
Una volta in piedi riuscì a scorgere la sagoma di Nikki, collassato sul parquet della camera da letto. Lo scavalcò con l’agilità di un elefante e i riflessi di un bradipo, e si gettò sul letto, sfatto (o mai rifatto).
Aveva bisogno di una dormita.


That old cocaine she’s bad,
worst love I ever had.
[…]
You start to see funny, like snow coming down in a heat.


C’era neve, neve dappertutto. E le scimmie danzavano sui mobili, fregandosene allegramente dell’arredamento. Gli girava la testa, faceva un gran caldo, ma cos’altro poteva fare? Era già nudo.
Maledetta cocaina. Forse l’inferno di Nikki era peggiore del suo, ma questo non significava che lui non stesse male. Aveva voglia di strapparsi via la pelle con le unghie, con i denti, con qualsiasi cosa avesse a disposizione. Lo sapeva, avrebbe dovuto smettere, ma ne aveva davvero bisogno, per sballarsi.
E per farsi scopare da Nikki.
Si sarebbe fatto fottere da sobrio?
Ci pensò su, ma si distrasse quasi subito (Business, la scimmia che andava in giro con una ventiquattrore piena di noccioline, era appena stata sotterrata da una valanga di neve... sempre se si trattasse di neve), così non solo non ebbe la risposta che cercava, ma si dimenticò anche la domanda. Quindi tornarono le scimmie, la neve, il caldo, le domande scomode sparirono, ma con loro anche le risposte che avrebbero portato la luce in quel pozzo buio in cui era caduto.


My heart beats violent red,
I ain’t doing nothing bad.


Batteva forte, sempre più forte.
Da un lato era insopportabile, dall’altro fin troppo idilliaco. Per certi versi l’orgasmo superava di gran lunga il piacere della coca. Per altri gli pareva che comunque gli fosse subordinato.
In un modo o nell’altro, comunque, stava di merda.
Avrebbe voluto entrare nella testa di Nikki per vedere se lui lo vedeva come si vedeva lui, un ragazzino in cerca di qualcuno di più incasinato di lui, che gli desse sicurezza. Almeno in quello, non c’era niente di male.


Cocaine, please, go away.
Bye, bye, bye, give me a wave.


Allora capì che il punto fermo, il Sole, era proprio davanti a lui: non aveva bisogno di nient’altro.


I don’t see you any more that I can say.
I don’t need you any more, please go away.


La domanda a quel punto, non poteva svanire, non poteva essere dimenticata. Si imprimeva, da sola, a fuoco, e non sulla sua pelle, come i buchi delle siringhe, o nella sua mente, come i ricordi dei suoi viaggi mentali.
Ma nel cuore.
Nikki provava lo stesso?
Le domande allora si moltiplicarono a vista d’occhio.
Nikki vedeva in lui la salvezza?
Se non ce l’avesse vista, perché continuava a trascinarselo dietro? Non avrebbe avuto molto senso.
Ma allora cosa ancora lo spaventava?
Lo spaventavano i loro colleghi? Il mondo in cui vivevano? Cos’era che lo frenava?
Aveva forse paura di amare?



Questo capitolo era d’obbligo anche per ricordare ai miei lettori (?) che oggi il nostro Tommy compie ben 50 anni :)
Buon 3 ottobre a tutti :D
-Mayhem.

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Capitolo 7
*** Track n. 7. ~ Got some news. ***



Now Playing: Track n. 7. ~ Got some news.

Come ho già avuto occasione di dire nei capitoli precedenti, la porta che dava sul retro e sulla spiaggia era in assoluto la soglia più attraversata della casa.
Tommy se ne stava seduto sulla sabbia calda a guardare il sole che si immergeva nell’oceano. Erano così diversi, il sole e il mare. Il fuoco puro che si butta nell’acqua. Eppure era amore, uno non spegneva l’altro. Era una continua rinascita ogni giorno.
Non c’era neve.
Non c’erano scimmie.
C’erano solo il sole e il mare.
Infatti di lì a poco Nikki lo raggiunse.
Non aveva una bella cera, ma sembrava più lucido del solito. Era il momento adatto per sputare il rospo.


I’ve got some news for you baby.
I’ve got some news for you now.


Tommy non riusciva più a tenersi tutto dentro.
Ci aveva provato, davvero, a non esternare l’affetto, a sembrare un tipo tosto, ma lui era quello che era, un batterista cretino e tossicomane, e soprattutto era innamorato di Nikki, il bassista cretino e tossicomane.
Avevano la stessa smania di distruzione, provavano la stessa attrazione per le sfide impossibili, i limiti per loro erano cose che andavano superate, le leggi infrante.
Non c’era niente di male ad essere così simili. Il mondo è pieno di anime gemelle.


I’ve got some news for you lately.
So I think you better sit on down.


«Hey, siediti, devo dirti una cosa...»
«Vuoi che mi sieda? Amico, non farmi preoccupare.» esordì Sixx, lanciandosi sulla sabbia.
«Non è niente di che. No, anzi. Diciamo che non è niente di nuovo. È sempre stato nell’aria.» replicò Lee.
«Su, allora sputa il rospo e non tenermi sulle spine.»
«Prima cosa: dobbiamo disintossicarci.»
«Ma dai? Quanto sei intelligente! Io combatto con la vita tutti i giorni e con la morte tutte le notti. Cerco di disintossicarmi praticamente da prima di aver cominciato. Non è una passeggiata, ragazzino. Forse non l’hai capito.»
«Sì, ma hai mai pensato che noi possiamo fare quello che vogliamo? Tutto quello che vogliamo, cazzo. L’hai sempre detto anche tu: questo è il rock n’ roll. E se vogliamo smettere possiamo farlo. Perché questo è il rock n’ roll.» asserì Tommy, serafico, scaraventando però un pugno nella sabbia.
«Va bene. Allora ci disintossichiamo, se la cosa ti rende felice.»


It’s nothing new
you saw it coming.


Il batterista cercò di non focalizzarsi sul ‘se la cosa ti rende felice’, che gli aveva trasmesso una scossa di significati e messaggi subliminali su cui era meglio non mettersi a riflettere al momento, visto che avrebbero potuto creare false aspettative. Lo avrebbe fatto davvero solo perché la cosa rendeva felice il suo piccolo batterista ricciolo?
Prese un respiro profondo e andò avanti.
«Bene.» avrebbe davvero voluto dirlo guardandolo negli occhi, ma era piuttosto difficile. Gli occhi di Nikki incutevano un certo timore. «Seconda cosa: sono innamorato di te.»
«Che cosa?»


It’s nothing new
don’t act surprised.


«Non fare quella faccia, cazzo. Facciamo sesso di continuo, conviviamo, credo che sia normale che io ti voglia bene, ok? È inutile che io continui a fare finta di nulla. Ho aperto gli occhi, ho capito che tu per me sei molto più importante della coca, sei molto più importante di tutto il resto. Tu sei l’unica droga di cui voglio essere dipendente. E visto che tu sei ciò che mi ha fatto pensare che voglio smettere, e quindi sei ciò che mi sta salvando la vita, vorrei renderti il favore, vorrei salvarti la vita anch’io. Mi piacerebbe essere la tua ragione per cambiare.»


I’ve got some news for you baby
Yeah, I finally opened up my eyes.

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Capitolo 8
*** Track n. 8. ~ Way to go. ***



Now Playing: Track n. 8. ~ Way to go.

Nikki aveva lo sguardo perso nel vuoto. Guardava Tommy dritto negli occhi, ma la sua testa era persa ben oltre. Cercava di carpire il significato nascosto dalle parole del batterista, esplorandone ogni oscura sillaba e quello che ne derivava. Avrebbe voluto essere così in gamba da riuscire a vedere in un essere umano la salvezza. Gli sembrava impossibile. Era spaventato, sconfortato e stanco.


Where’d you go,
where’d you run?


Anche lui aveva visto quella luce nella presenza di Tommy al suo fianco, ma non poteva dirlo. Non poteva ammetterlo ad alta voce. Sarebbe stato troppo, sarebbe stato da deboli. A lui non importava se Tommy aveva le palle per dirlo e a lui mancavano. Nikki voleva trovare la forza per sbarazzarsi della droga da solo, non in qualcun altro. Era forse quello il punto? Era davvero così stupidamente orgoglioso? Oh, sì, naturalmente lo era. E non gli avrebbe mai detto che lo amava, anche se sapeva che era vero.


What did you know,
you don’t say.


Ma come cavolo aveva fatto Tommy a trovare la spiegazione che era sotto gli occhi di entrambi prima di lui? Era quasi un’inaspettata soluzione. Se ti manca la forza, cercala da qualche altra parte, cazzo, è vero! Non c’è niente di più ovvio, niente di più logico. Beh, a pensarci bene, ci sono romanzi gialli di centinaia di pagine in cui i detective si arrovellano il cervello per giungere a soluzioni che alla fine non solo sembrano logiche, ma persino scontate.
Il motore che muove il mondo è l’amore. La gente uccide per amore, dà la vita per amore, tutti coloro che sono al mondo, ci sono perché due persone si sono innamorate, anche se è stato solo per una notte, anche se è stato solo per dieci minuti. E Tommy era riuscito a capire tutto quello che un detective scopre in trecentocinquanta pagine, motivando un’ipotesi che non avrebbe ragione di esistere, con una semplice e sconcertante affermazione. Con qualcosa di troppo logico, che alla fine è troppo irrazionale perfino per essere logico: l’amore.


How’d you do, what you’ve done?


Gli andava bene amare un uomo, ma non perché Tommy l’avrebbe salvato dalla droga o stronzate simili.
Gli andava bene perché lui lo amava e basta. E non c’era niente di male.
Non c’era niente di male, cazzo, non c’era niente di male.


It’s all right... for now.
Now it’s all that I’ve found.

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Capitolo 9
*** Track n. 9. ~ Please go home. ***



Now Playing: Track n. 9. ~ Please go home.


Well, maybe I’m talking too fast
but I won’t be the first or the last
in the sea of the thousand you cast.


Tommy era perfettamente cosciente che c’era la fila alla porta di Nikki. Sapeva benissimo che lui avrebbe potuto scegliere qualcun’altra, se avesse voluto, ma sperava che il vincolo di amicizia (tossica o non tossica che fosse) che li legava, valesse pur a qualcosa. Non era lì per promettergli che sarebbe stato il compagno della sua vita, non poteva saperlo, ognuno di loro sarebbe potuto morire da una momento all’altro (tutti possono morire da un momento all’altro, ma sarete d’accordo con me nel giudicare che la loro situazione fosse più compromessa di quella di una qualsiasi altra persona) ed è sbagliato fare una promessa che non si può mantenere. Ma lui avrebbe voluto davvero esserci fino alla fine, era il migliore dei suoi propositi fino ad allora, per questo doveva disintossicarsi.


I don’t want to ask what you do
I just have to look to get you,
that means nothing to me to get through.


E lo stesso Tommy avrebbe potuto avere chiunque avesse voluto in quel mondo, e l’unico che voleva l’aveva già avuto. Possibile che tutto l’amore debba coagularsi in un unico momento speciale per poi squagliarsi al sole come la neve che vedeva con la cocaina?
A lui le cose andavano bene così come erano, fare le cose di nascosto non gli importava, sapere ogni singolo movimento di Sixx neanche.
Voleva solo lui, possibilmente sempre.
E avrebbe tirato fuori le unghie, se fosse stato necessario, per averlo, sebbene l’impresa si fosse rivelata piuttosto semplice, molto più del previsto, per la verità, visto che prima l’aveva avuto e poi si era accorto di volerlo.
Non gli ci era voluto nulla.


You were told of your devious ways that you thought you could get without pay.


«Credo che ci sia un prezzo da pagare per tutto. Ho avuto una vita da sballo, e sto pagando. Ho avuto la droga, e sto pagando. Dovrò pagare anche per te, Tommy?» riprese Nikki, dopo una pausa lunga un infinito.
«Sì. Naturalmente. Per avermi dovrai pagarmi. E io accetto solo pagamenti in natura.» rise il batterista.
«Così vuoi solo il mio corpo, non vuoi quello che sono io!» lo accusò scherzosamente Sixx.
«Beh, quello che sei tu, è racchiuso nel tuo corpo. E devo dire che il contenitore mi soddisfa tanto quanto il contenuto.» Tommy si drizzò in piedi e gli tese le mani. «Direi che è arrivato il momento di andare.»


Won’t you, please, please, go home?

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Capitolo 10
*** Track n. 10. ~ Lot to learn. ***



Now Playing: Track n. 10. ~ Lot to learn.

Le due figure camminavano per la strada deserta. All’apparenza non era cambiato molto da quando erano arrivati lì, qualche tempo prima. Sembravano sempre due matti che avevano messo le dita nella presa della corrente, vestiti da adulatori di satana.
Tommy, visto che era quello più alto, passò il braccio intorno alle spalle dell’amico, un po’ per trovare un sostegno nel suo insano andamento, un po’ semplicemente perché aveva voglia di abbracciarlo.
Nikki, che invece sembrava, al solito, preso in qualche profondo ragionamento, per una volta si degnò di rispondere al contatto, stringendo l’arto sinistro intorno alla vita del batterista.
Andarono avanti camminando così, barcollando, per un po’, fino a che Nikki non ricominciò a parlare.


You go paranoid.
Trying to take my coin.
Fucking up the deal.
Making it unreal.


«Ho sempre pensato che la mia vita fosse come un album musicale. Ora ne sono certo più che mai. Il problema è che è ferma in pausa. Mi domando se le ragioni siano dovute al mio dito che pigia in continuazione il tasto senza volerlo. Ho forse perso il controllo sul mio dito?»
«Vuoi che ti aiuti a premere il tasto play
«Credo di aver capito una cosa. Scappare dal mondo non mi servirà a niente, se l’unica cosa da cui voglio fuggire sono io.»
«Ti insegnerei volentieri, ma non posso farlo, visto che io più che sfuggirti ti sto inseguendo. Hai già preso di me quanto più ti spettasse.»


Yeah you’ve got lot to learn
but you never... gonna get it from me.
Yeah you’ve got ta lotta learn,
guess you bit off... more than your piece!


«Ma io non posso farlo da solo... non posso fuggire da me stesso da solo. È una cosa da pazzi!»
«Potremmo inventare un giochino. Tipo che tu cerchi di acciuffarmi e io scappo, ma ogni tanto mi faccio acciuffare.»
Tommy sorvolò sull’allusione pornografica che quell’immagine aveva suscitato alla sua mente, e si compiacque della brillante idea, piuttosto soddisfatto.
«Ben detto amico. Ho la sensazione che abbiamo ancora molto da imparare.»
«Lo faremo insieme.»
Le ombre delle due sagome si allungarono per la via.
Alla loro mente squinternata sembrava il tramonto, ma in realtà il sole stava sorgendo: quella era l’alba.








ndAut:
Siamo giunti al termine di questa avventura :)
Volevo ringraziare tutti quanti voi che state leggendo queste righe, perché significa che siete arrivati fino alla fine insieme a me :’D un ringraziamento va comunque anche a tutti coloro che mi hanno sostenuta, inserendo la storia tra le seguite/ricordate/preferite :D e in particolare una statua per Havoc che ha avuto anche il coraggio di recensirmi LOL
Detto questo, sentitevi comunque liberi di farmi sapere la vostra opinione nel modo che ritenete più opportuno :D
Take care and stay tuned,
-Snafu. (all’inizio di questa avventura «Mayhem»)

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