Niemand hort mich

di AlephBlack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sometimes it hurts instead. ***
Capitolo 2: *** Fred POV ***
Capitolo 3: *** Miserable at best. ***
Capitolo 4: *** Little Things ***
Capitolo 5: *** Blue Jeans ***
Capitolo 6: *** The bird and the worm ***
Capitolo 7: *** Welcome Home-I must tell you the truth ***
Capitolo 8: *** A cold day in Hell ***
Capitolo 9: *** My Love ***



Capitolo 1
*** Sometimes it hurts instead. ***


Ehm..salve a tutti. Io sono Aleph e questa è la prima fan fic che scrivo. La prima che pubblico online, ben inteso. Tutte le altre le ho sempre tenute al sicuro nei miei quaderni *-*
Ad ogni modo, questa è una Fremione. Ho deciso di cimentarmi con questa per prima cosa perchè voglio aspettare prima di scrivere qualcosa su Draco-Hermione, senza scadere nel banale. 
Spero vi piaccia. E mi raccomando recensite. Fa sempre piacere sapere ciò che le persone pensano riguardo il proprio lavoro, no? E ogni critica, costruttiva o meno, è sempre ben accetta (:

Aleph. 

Capitolo 1. Sometimes it hurts instead.

Hermione non ne poteva veramente più. Ogni Natale alla Tana era sempre peggio. Ron si era appena sposato con una deliziosa Babbana dagli occhi castani, George era diventato padre da poco e quasi come un trofeo esibiva il figlio di pochi mesi e Angelina, sua moglie, lo voleva quasi strozzare. E Harry? Harry..beh..al solo pensiero, la ragazza si sentiva veramente male. Harry avrebbe chiesto a Ginny di sposarlo quella sera stessa. O lo aveva già fatto? Ogni volta che incrociava per sbaglio quegli occhi verde smeraldo, sentiva una stilettata al cuore. Pensava sempre a qualche tempo prima, quando era lei al posto della rossa. Era lei che divideva il letto con lui, era lei che gli stava sempre vicino. Era lei  che avrebbe dovuto mostrare quell’enorme diamante al dito.
“Dannazione, perché?” si chiese lei affranta. Si era seduta sul divano stringendo con forza il calice di cristallo, colmo di vino frizzante.
“Spaccherai quel bicchiere, Herm” le disse una voce che la fece scuotere dai suoi pensieri. Fred. C’era anche lui. L’altro cuore infranto costretto a sorbirsi la stessa scena ogni Natale, quando in realtà dentro di lui c’era una gran desolazione.
“Ciao Freddie. Come stai?” Altra domanda di rito. Anche lui da due anni a quella parte si sentiva così: spettatore nella propria famiglia.
“Come vuoi che stia. Sono ottimista però. Presto tutto andrà per il meglio, ne sono certo.” “Certo, come no” rispose Hermione truce.
“Ad ogni modo, Buon Natale sorella.” E le porse una piccola scatolina. La ragazza l’aprì e scoprì che dentro era contenuta una piccola collana in oro bianco, con un piccolo punto luce. Un diamante.
“Fred..io..davvero, non so cosa dire..è..è un regalo bellissimo, il tuo..Io però non ho nulla” Hermione in quel momento si sentiva una merda.
“Oh, non ti preoccupare. Sono dell’idea che è già un bellissimo regalo il fatto che tu sia qui stasera, con me, a sopportare tutto questo quest’ eccesso di felicità. “
E sorrise. Non era un sorriso triste a cui l’aveva ormai abituata. Quel sorriso arrivò agli occhi e li riaccese. Hermione si scoprì a fissarlo intensamente. Distolse lo sguardo dopo essere arrossita leggermente. Riprese a bere qualche sorso di vino. Non le piaceva un granché, ma era sempre meglio di nulla. Doveva fare qualcosa.
E intanto i flash back si affollavano nella sua testa, quasi a voler prevalere l’uno sull’altro, nella gara a farla stare peggio.
Rivide se stessa abbracciata ad Harry, mentre erano a letto a parlare. Hermione nemmeno si era resa conto della crisi che stava per far affondare il suo rapporto. Non aveva visto, o forse non aveva voluto vedere, la freddezza negli occhi del ragazzo ogni volta che li incontrava. Non aveva voluto vedere che Harry le stava vicino il meno possibile. Eppure lei credeva che tutto stesse andando nel migliore dei modi possibili. Con il senno del poi, Hermione riconobbe che spesso la causa delle liti era lei. Lavorava troppo, si assentava troppo spesso. Lo aveva lasciato troppo spesso da solo, a combattere contro i fantasmi di una guerra che aveva fatto troppe vittime. Egoisticamente aveva pensato di essere più o meno l’unica a dover smaltire un trauma di tale portata. Ebbene, sapeva che si stava sbagliando della grossa ma la pensava veramente così. Ne era convinta.
Rivide se stessa che piangeva davanti a Harry che impietoso le diceva di farsi un’altra vita. Senza di lui. Durante le sue numerose assenze a causa di un lavoro che ogni giorno le prosciugava ogni forza, lui aveva iniziato a sentirsi sempre più libero di uscire con chi più gli piaceva. Finché un giorno non aveva rivisto Ginny. La più piccola di casa Weasley era diventata più bella di quanto ricordasse, le aveva raccontato Harry. E così iniziò ad uscire con lei, finché non si rese conto di quanto in realtà ne fosse innamorato.
Hermione si riscosse da quei pensieri. Guardò l’orologio e quasi con gioia si rese conto che entro qualche ora sarebbe potuta tornare a casa. Già, la sua casa. Quel piccolo appartamento nella periferia di Londra. Lo aveva comprato con i suoi soldi dopo essere scappata per sempre dalla Londra magica. Era scappata da chiunque potesse ritenere un legame con il passato.  Il passato che l’aveva quasi portata all’orlo della pazzia. Inconsapevolmente si sfiorò il braccio dove spuntava una cicatrice. “Mezzosangue”  diceva. Bellatrix Lestrange non c’era andata leggera.
Ora era sola. I suoi genitori erano ancora in Australia, totalmente inconsapevoli di avere una figlia. Avevano aperto uno studio dentistico, erano felici. Hermione sapeva che era meglio lasciare ogni cosa al proprio posto.
Una mano gentile ma ferma la stava scossando. Hermione se ne rese conto solo in quel momento.
“Fred, scusa..io..stavo pensando.” Hermione sapeva di non dovergli dare troppe spiegazioni. Lui avrebbe capito.
“Vieni, la cena è pronta. Dopo ti prometto che ti porterò a casa.” Fred le porse la mano e lei quasi gli si aggrappò. Era calda e asciutta.
“Grazie Fred..ti ringrazio.”
Molly aveva messo Hermione al centro della lunga tavolata. Di fianco a lei avevano il posto Fred e Lupin. La giovane strega cercò con lo sguardo la signora Weasley, ma non appena incontrò due gemme del colore dello smeraldo abbassò lo sguardo. Iniziò a provare un insano interesse nei confronti dell’orlo della tovaglia, finché una voce la ingiunse a voltarsi.
“Hermione, sei bellissima” Tonks le era arrivata di fianco, radiosa e sorridente, con il piccolo Teddy in braccio. Entrambi sfoggiavano una capigliatura rosso fuoco e verde muschio.
“Tonks cara. Mi spiace non averti salutata prima.” Hermione era davvero dispiaciuta. Si era avvicinata molto a Tonks, dopo la guerra.
“Non dire sciocchezze, si vede lontano un miglio che hai la testa a mille chilometri di distanza da qui. Non sei affatto da biasimare se..” Ma la donna fu interrotta dall’arrivo di Lupin, il miglior insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure di cui Hermione avesse ricordo.
La cena ebbe inizio ed Hermione fece fatica a rimanere seria, stando in mezzo a Lupin e a Fred, che si contendevano la sua attenzione. Il primo raccontandole aneddoti di quando era studente ad Hogwarts, il secondo con aneddoti riguardanti la vita nel suo negozio. Poco ci mancava che rotolasse per terra come un involtino, inguaiata com’era in quello strettissimo tubino che aveva comprato pochi giorni prima.
Molly iniziò a sparecchiare e il momento fu propizio per lei, si alzò, prese la borsa, la stola di lana che aveva con sé e stava per Smaterializzarsi quando una voce la distrasse.
“Dove credi di andare, Granger?”
“Scusa Fred, sono molto stanca. Però se vuoi puoi venire lo stesso a fare una passeggiata con me. Vorrei solo cambiarmi di abito.” Rispose lei contrita.
Fred capì che stava dicendo la verità e andò verso di lei. Le strinse la mano e si Materializzarono nel piccolo appartamento della ragazza.
“Fred, accomodati pure. Io mi tolgo questi aggeggi infernali e arrivo subito. Dopo potremo uscire” Hermione sorrise. Era felice che Fred fosse venuto lo stesso. Aveva bisogno di compagnia. Chi non aveva bisogno di compagnia la sera di Natale?



****Ok, mi stagliuzzo un piccolo spazietto qui in fondo. 
Bene, sapete già che è la prima fan fic che pubblico e blabla simili. 
Intanto vorrei ringraziare subito pulce_9, che alla fine è la mia compagna di classe Chiara. Grazie a lei non avrei mai scoperto questo bellissimo sito e non avrei mai letto tutte queste bellissime storie. Inoltre è stata lei a suggerirmi il nome del capitolo, che è poi il verso di una canzone di Adele, "Someone like you".  Quindi grazie a lei, ma grazie anche a voi che avete allietato le mie serate più brutte e solitarie. Grazie per tutti i pomeriggi che mi avete regalato, passati a leggere tante fantastiche storie. 
Ah, un'altra cosa. 
Per quanto riguarda l'aggiornamento, non so se sarò più o meno costante. La scuola è uno stress perenne(molte/i di voi lo sanno) e in più ho un altro milione e mezzo di cose da fare (il flauto non si suona da solo, per quanto mi piacerebbe xD). Ho le scalette già pronte per diversi capitoli, e finchè riesco aggiornerò spesso approfittando di momenti morti, tipo questi giorni. 

Quindi, ringrazio di nuovo tutti quanti!

Aleph

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Capitolo 2
*** Fred POV ***


 

Capitolo 2.  Fred POV




L’aveva rivista. Aveva rivisto Hermione, l’unica donna mai in grado di mandarlo fuori di testa. L’unica donna in grado di perforargli l’anima con solo uno sguardo. Uno sguardo di ambra liquida.
L’aveva vista sola, a sedere sopra un divano troppo grande, che la faceva sembrare troppo piccola. In mano aveva un bicchiere di cristallo, e lo stringeva. Lo stringeva in modo spasmodico, quasi fosse l’indegno sostituto del collo di qualcuno. Fred sapeva di chi. Di Potter. In quel preciso istante lo odiò con tutto se stesso. Non aveva avuto alcun diritto di trattare Hermione in quel modo. Non quando lei aveva dovuto rinunciare a molte cose, all’amore dei propri genitori, per prima cosa. Spesso Harry si era giustificato dicendo che lui era orfano. Ma i genitori lui non li aveva mai conosciuto. Spesso Fred aveva cercato di far capire ad Harry che il suo punto di vista poteva essere leggermente sbagliato. Ma Harry non lo aveva mai ascoltato.
Ora si stava per sposare con sua sorella. Aveva lasciato la donna perfetta per sua sorella. Non che Ginny non fosse abbastanza bella o di carattere. Ma Hermione..Hermione era lei. Non esisteva una strega di uguale bellezza. Perché lei era bella. Non nel senso letterale del termine. Ma aveva quella forza d’animo che le veniva da dentro che le conferiva una bellezza da guerriera, degna di una Valchiria. Fred sorrise. Aveva per caso visto un’illustrazione di una Valchiria una sera, quando andò da lei a bere una tazza di tè caldo. Le aveva fatto notare la somiglianza, ma lei si schermì, dicendo che lei somigliava ad una Valchiria quanto un gatto somigliava ad un fenicottero.
Hermione era cambiata tanto, Fred lo sapeva.
L’ammasso di capelli che aveva era stato sostituito da una bellissima cascata di morbidi ricci castani, il corpo si era trasformato in quello di una donna. Tutto in lei era cambiato. Tutto tranne gli occhi. Quelli erano ancora accesi dalla luce dell’orgoglio, della fierezza e della lealtà verso i propri ideali e le proprie decisioni. Era una vera Grifona. La regina.
Aveva pregato la madre di farlo sedere accanto a lei. Magari all’altro lato avrebbe potuto mettere qualcuno degno di stare di fianco a lei, così brillante e loquace quando si infervorava per una discussione.
E all’altro lato Molly aveva messo Remus, il buon vecchio Remus. Fred ringraziò mentalmente la madre. Ora quel Natale non sembrava poi così tanto disastroso come lo aveva pensato.
La serata passò in allegria. Loro tre si erano totalmente estraniati dai discorsi generali. Erano troppo presi a ridere per rendersi conto di qualcosa.
Poi l’incantesimo si spezzò. Hermione guardò l’orologio e si alzò. Fred la guardò prendere i propri effetti personali e non sopportò più stare in silenzio mentre la guardava andare via da lui in quel modo.
Prese la palla al balzo e si Smaterializzò con lei.
Era a casa sua, in quel delizioso appartamento, nella Londra babbana.
Era caldo, accogliente e femminile. Proprio come lei.  
Fred si accomodò sul divano e si guardò intorno. Era leggermente diverso da come l’aveva visto l’ultima volta che le aveva fatto visita. Molti libri erano stati aggiunti alla libreria già stracolma, alcuni quadri erano stati appesi, delle foto erano sparse qua e là e una grande lampada a stelo illuminava dolcemente l’angolo dove si trovava la scrivania. Lì sopra Hermione aveva cercato di appoggiare qualsiasi cosa le passasse sotto mano.
“Tipico suo”, pensò Fred con un sorriso.
Poi la vide arrivare.
E il sorriso si fece ancora più dolce. 






****Secondo capitolo! Ok, a costo di sembrare ripetitiva, è la prima volta che scrivo online, quindi se ho fatto qualche errore o sono andata fuori tema ne POV, vi prego, ditemelo ç.ç 

Vi aspetto al prossimo capitolo! 

Aleph

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Capitolo 3
*** Miserable at best. ***


Capitolo 3.  Miserable at best






Hermione sorrise a Fred. Era pronta per andare a fare una passeggiata.
 
Camminando in silenzio, i due ragazzi erano arrivati ad un piccolo parco, circondato da alberi spogli e da qualche abete. Si sedettero su una panchina ed entrambi, quasi simultaneamente, alzarono lo sguardo alle stelle, entrambi rivolgendo una muta richiesta di aiuto.
“Hermione, ho bisogno di sapere. Sapere cosa è realmente successo dalla fine della guerra ad oggi.” La voce di Fred era tranquilla, ma determinata.
Hermione capì al volo quello che implicitamente gli chiedeva l’amico.
Perché lei ed Harry si erano lasciati?
La ragazza sospirò a fondo. Dopotutto sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirlo a qualcuno. Altrimenti sarebbe scoppiata, questo era certo.
“Durante la ricerca degli Horcrux, Harry ed io ci siamo baciati. E fu quel bacio che mi fece capire che ero innamorata persa di lui. Non di tuo fratello ma di lui.” Hermione guardò Fred in volto. Aveva gli occhi colmi di lacrime trattenute fieramente.
“Al termine della guerra abbiamo iniziato a frequentarci. A frequentarci come avrebbero potuto farlo due sopravvissuti ad una guerra tremenda. A momenti non ci riconoscevamo più. Forse fu proprio quello il primo errore. Andammo avanti con la nostra storia. Andammo a vivere insieme. E quasi contemporaneamente entrambi fummo richiamati al Ministero, con incarichi diversi, naturalmente.”
Hermione sospirò. Sentiva le barriere cedere lentamente. Come quelle di una diga che, sotto la spinta senza sosta dell’acqua, inizia a creparsi.
“Andai a lavorare come ricercatrice di testi antichi, per conto del Ministero. Iniziai a viaggiare tanto. Forse troppo. Harry entrò con tutti gli onori a far parte degli Auror. Il lavoro che aveva sempre desiderato, no?
“All’inizio nessuno aveva fatto caso alle mie troppe assenze o alle troppe ora che trascorrevo sopra quei dannatissimi manoscritti. Dopo qualche mese Harry iniziò a sentirsi solo, abbandonato. Aveva il lavoro, certo, a tenergli occupata la testa durante il giorno. Ma quando tornava a casa era solo, in una casa vuota. Allora iniziò a diventare sempre più nervoso ed irritabile.”
Hermione sentì le prime scie calde delle lacrime diventare fredde. Non aveva alcuna intenzione di asciugarle.
“Ero seriamente tentata di lasciare il lavoro per lui. Per farlo stare bene.”
Hermione si nascose il viso tra le mani. Ma ancora non riusciva a cedere al pianto. Forse perché l’aveva represso troppe volte.
“Ma egoista com’ero e come sono tutt’ora, mi ributtai nel lavoro a capofitto. Volevo disperatamente soffocare le paure che mi tormentavano da mesi. “
Le lacrime in quel momento scendevano copiose, ma Hermione non badava minimamente a loro.
Fissava un punto davanti a sé. Non voleva guardare in faccia Fred.
Aveva paura. Paura di sembrare troppo vulnerabile, paura di essere derisa. Perché la gente veniva lasciata ogni giorno e lei non era di certo un’eccezione alla regola. Anzi.
“Harry una sera mi aspettò di ritorno dal lavoro. Aveva il baule accanto a sé, pronto che già levitava. Avevo capito tutto senza nemmeno il bisogno di una parola. Mi stava lasciando, capisci? Mi stava lasciando per Ginny, la splendida Ginny che amo come una sorella.”
In quel momento dagli occhi di Hermione scendevano fiumi di lacrime. Lacrime amare. Era la prima volta che ne parlava con qualcuno. Stranamente si sentì sollevata. Si permise un triste sorriso. Si sentiva quasi sollevata per essersi aperta con qualcuno che non fosse uno specchio o un oggetto inanimato.
Fred la stava guardando intensamente.
“Hermione, tutto al mondo, e ripeto tutto, può essere perdonato. Ma mai un tradimento. Sono sempre stato dell’idea che un tradimento è la cosa più infima che una persona possa fare ad un’altra.”
“Lo so bene Fred. Ma non riesco ad odiarli. Nessuno dei due. Sono più che sicura che Ginny sia la donna adatta ad Harry. Lei lo ha sempre adorato e sono altrettanto sicura che lui stesso è innamorato di lei.”
Hermione si rannicchiò su stessa, per sentire meno freddo. Per sentire meno la solitudine.
“Dopo che io ed Harry ci siamo lasciati sono scappata dalla Londra magica. Ancora oggi non uso la magia, uso solo la Smaterializzazione. Mi licenziai dal Ministero. Mi dispiaceva davvero tanto per Kingsley perché da quando è diventato Ministro, abbiamo legato molto. Ma sapevo che era la cosa migliore da fare. Non ce la facevo a svegliarmi al mattino e andare al lavoro con la consapevolezza che avrei potuto vederlo in giro. Così sono scappata via, da vera codarda.”
Fred scoppiò a ridere e scosse la testa.
“Hermione Jean Granger! Da te non me l’aspettavo proprio, sai?”
Hermione gli sorrise mestamente.
Fred tornò serio.
“Poi? Continua, ti prego…” Pendeva letteralmente dalle sue labbra.
Hermione si asciugò in fretta le lacrime e sospirò.
“Poi mi sono comprata una casa. Un cottage per l’esattezza, che era quello che avevo sempre desiderato. Mi sono comprata una macchina e ho trovato un lavoro che adoro. E ho riposto la bacchetta. Questa volta per sempre. Sono tornata nel mio ambiente, ed è qui che rimarrò.”
Hermione sorrise di nuovo. Stava trovando di nuovo la determinazione.
“E ora sei felice?” le chiese Fred.
Lei sembrò rifletterci un attimo.
“Ci sto lavorando. Ormai me ne sono fatta una ragione.”
Il silenzio pervase di nuovo quella strana coppia.
Entrambi ripreso a guardare il cielo, più serenamente.
“Il negozio?” Hermione fu la prima a rompere il silenzio.
“Oh, il negozio va più che bene. Georgie spesso non c’è a causa del mio caro nipotino, ma quando c’è facciamo scintille come un tempo. Abbiamo nuove invenzioni, ma aspettiamo l’anno nuovo per mettere in commercio tutto quello che ci è passato per la testa in questi ultimi tempi. Sai, nonostante siano passati tre anni dalla guerra, la gente ha ancora bisogno di dimenticare. E quale modo migliore se non ridendo?” Fred le stava sorridendo calorosamente, come sempre del resto, quando si trattava di parlare del suo negozio.
“Fred, ho freddo…torniamo a casa?”
Il ragazzo annuì, la prese per mano e insieme si Smaterializzarono nel salotto del piccolo cottage.
 
Fred rimase per qualche altra ora, poi vedendo che Hermione si era addormentata sulla poltrona su cui si era messa a sedere, le appoggiò una coperta sulle spalle e le diede un bacio sulla fronte. Con quell’immagine si Smaterializzò.
 
Sì, si stava innamorando di lei. Perdutamente.





*************************Spazio dell'autrice *ç*
Buonasera a tutti! *-*
Finalmente sono riuscita a ritagliarmi uno spazietto di tempo per aggiornare la mia storiellina :3
Inizio subito dicendo che se non è il massimo è perchè non sono IO al massimo della forma. Fisicamente (a causa dell'influenza che sta prendendo il sopravvento sul mio sistema immunitario, degno di un criceto .__.) e soprattutto psicologicamente. La scuola, non mi stancherò mai di ripeterlo, è e sarà uno stress perenne. Ma anche perchè in questo capitolo ho messo molto di me e di quello che mi successe tempo fa. Se c'è una cosa che odio è proprio rivangare il passato xD
Ad ogni modo, qusta volta ho fatto attenzione, ho controllato e ri controllato un milione di volte la punteggiatura, i tempi verbali (ora ho la certezza scientifica che un passato remoto può essere usato insieme ad un imperfetto :D) e i vari riporti a capo. Spero di avere fatto un buon lavoro altrimenti potrei disperarmi *inizia a correre intorno strappandosi i capelli*
Ad ogni modo, torno a studiare chimica, che domani Mr. "I torni non contano" interroga.

A.

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Capitolo 4
*** Little Things ***


Capitolo 4      -Little things
 
 
Le feste erano passate senza nemmeno troppi danni. Hermione dopo il giorno di Natale si era chiusa in casa. Riceveva visite quasi ogni giorno da Fred, che passava da lei solo per portare i saluti di chiunque potessero conoscere. Fosse stato anche l’ultimo degli gnomi da giardino dei Weasley.
Fred invece fu trasportato nel vortice delle feste scatenate da suo fratello George, che per una volta aveva lasciato il figlioletto appena nato alla moglie. Gli aveva anche trovato un’accompagnatrice per la festa dell’ultimo giorno dell’anno. Allo scoccare della mezzanotte gli si era avvinghiata come una pulce.
 
Quando andava a trovare Hermione, Fred la trovava sempre a sedere al tavolo su cui studiava. Era sempre circondata da libri di spessore superiore ai cinque centimetri, più o meno nuovi, rilegati in pelle di drago o semplice cartone. Di ogni lingua o fattezza, sembrava che la strega ne sapesse il contenuto a memoria.
Quel giorno Fred la trovò come al solito sommersa dai libri e dalle pergamene colme di appunti. Ma stava dormendo profondamente.
Aveva il volto appoggiato alla pergamena su cui stava scrivendo, con il risultato che si era immancabilmente imbrattata la guancia. I capelli erano più crespi del solito e profonde occhiaie le segnavano il volto già scavato dalle fatiche di quegli ultimi tempi.
Fred sapeva che era sulle tracce di un preziosissimo manoscritto risalente al Medioevo magico che l’avrebbe aiutata a scoprire qualcosa…Fred non lo ricordava. Si era sempre mostrato abbastanza allergico a tutto ciò che riguardava i libri e più in generale la cultura dei libri.
La sollevò delicatamente dalla sedia e si sorprese a sentire di quanto fosse leggera. La portò nella sua piccola camera da letto, la mise sotto le coperte e spense la luce. Ora doveva solo riposare.
 
Qualche ora dopo, Hermione si svegliò di soprassalto. Dove dannazione era finita?
Si guardò intorno e capì di trovarsi nella sua stanza da letto. Non ricordava affatto di essere arrivata lì, a meno che magicamente non fosse diventata una sonnambula. Scosse la testa, si alzò e si diresse in bagno. Quando vide lo stato deplorevole in cui si trovava, avrebbe voluto sbattere la testa contro il muro. Era orrenda. E se Fred l’avesse vista in quelle condizioni? Un attimo, da quando si preoccupava dello stato in cui era, se pensava a Fred?
Sentì qualcuno muoversi in cucina. Cercò freneticamente la bacchetta nella tasca dei pantaloni e si maledisse mentalmente per averla lasciata sul tavolo dove studiava.
Cautamente si avvicinò alla cucina e cercando di prendere di sorpresa l’intruso urlò “Fermo dove sei, chiunque tu sia!” Poi si bloccò di colpo. Capelli rossi, occhi azzurri come il cielo d’inverno. Fred.
Hermione sorrise e gli disse “Beh, ottimo effetto sorpresa il tuo, Weasley”.
“Granger, sei in condizioni pessime. E in questo caso la parola pessime è solo un eufemismo”. Fred di certo non mentiva quando si trattava di prenderla in giro. La strega sentì il suo orgoglio scalfirsi leggermente.
“Weasley, ti ho visto in condizioni peggiori, mi spiace” replicò Hermione beffarda.
“Ad ogni modo, ti ho preparato da mangiare. Sembra che non vedi cibo da almeno due settimane, sai?”
“Quanto ho dormito?!” Hermione aveva sinceramente paura della risposta.
“Hai dormito per quasi sei ore…”
Hermione si disperò. sei ore! Aveva sprecato la bellezza di sei ore a dormire, quando era a pochissimo dal ritrovamento di quel dannato manoscritto!
“Granger, so già cosa stai pensando. E sai una cosa? Per oggi dirai addio ai libri. Ti porto in giro. E so già dove…” Il tono di Fred non ammetteva di certo repliche.
Hermione si mise a sedere con la testa abbassata e aspettò che Fred le mettesse il piatto colmo di cibo davanti. Improvvisamente scoprì di averne avuto abbastanza di zuppe pronte e cibi surgelati. Aveva bisogno di cibo vero e a giudicare dal profumo che emanava quello che aveva davanti, Fred era davvero un ottimo cuoco.
 
Dopo che Hermione ebbe finito di mangiare con gusto, Fred attese che si facesse una doccia e si  vestisse. Voleva portarla a fare un giro, per svagarla. Se lo meritava.
Hermione tornò in cucina completamente trasformata. Era riuscita a domare i folti ricci in una treccia ordinata, aveva indossato un corto abito invernale grigio, che le arrivava al ginocchio, con la gonna un po’ ampia. Le gambe erano coperte da pesanti calze nere e ai piedi portava un paio di scarpe nere con il tacco. Era splendida. In mano aveva un cappotto e una borsa. Ma fu un unico dettaglio a catturare l’attenzione di Fred.
Il diamante che portava al collo. Gliel’aveva regalato lui.
 
Erano fuori già da un po’. Fred aveva deciso di portare la ragazza nella Londra Babbana. Sapeva che lei avrebbe apprezzato il gesto. E infatti così fu…
“Fred, grazie! Grazie per avermi portata qui…è tutto così..bello. E tu sei la persona più dolce del mondo” Gli indirizzò il sorriso più dolce che Fred avesse mai visto ed era fermamente sicuro che quel sorriso l’aveva custodito solo per lui, in attesa di quel momento. Sapeva che era il momento perfetto per baciarla, sapeva che quel momento non sarebbe mai più capitato.
 
Ma non lo fece.
 
 
I giorni passavano. Fred ed Hermione avevano iniziato una loro routine, fatta di saluti fatti velocemente, di cene davanti alla tv e di discussioni.
Fred cucinava spesso per lei. Aveva sempre qualche novità dal mondo magico. Finchè una sera non si ricordò di una cosa.
“Herm, ti ricordi quel giorno in cui ti ho trovata addormentata sopra ai libri?”
“Sì, certo…” Hermione smise improvvisamente di mangiare.
“Perché stavi studiando libri magici? D’accordo che non sono un fan della storia magica o di tutta quella roba ma so leggere. Cosa stai cercando? E soprattutto, perché? Non avevi chiuso con il Ministero?” Fred era sospettoso.
Hermione deglutì.
“Mi hanno contattata per una consulenza. Quelli del Ministero, intendo. Mi hanno solo chiesto un aiuto. Credo che continuerò così. Continuerò a stare nel mio mondo ma accetterò di lavorare per il Ministero quando verrà richiesto il mio aiuto. Dopotutto sono la migliore in quel campo, no?” La ragazza sorrise, per niente modesta. Sapeva di essere la migliore e voleva sfruttare questa sua passione per vivere.
“Cosa ne pensi, Fred?”
“Penso che tu stia sbagliando a fare così. A chi va il merito di tutto il tuo lavoro? A chi spetta il compenso? Hermione, ti prego, non mi dire che stai facendo tutto questo gratis perché potrei andare al Ministero e tirare giù Kingsley dalla sedia di Ministro…” Fred si stava accalorando. Hermione quando si trattava di lavoro era sempre troppo ingenua.
Hermione ridacchiò.
“Freddie caro, siamo entrambi d’accordo se dico che sono ingenua ma non sono stupida, sai?”
 
 
I giorni passavano ed Hermione non aveva sfiorato con il pensiero Harry.
Non da quando c’era Fred con lei.






*****************Spazio dell'autrice *ç*

Cccciao dolcezze!
Ho aggiornato oggi(lunedì) e non domani(martedì) poichè sarò a studiare come una pazzoide matematica, con la mia piccola francobollina in crisi. 
Beh dunque, passiamo al capitolo nuovo. Non c'è molto da dire. Ah, sì invece. Bene, ho deciso di dare come titolo di ogni capitolo o un titolo(scusate per la ripetizione xD) o un verso di una canzone. Quella del capitolo precedente è "Miserable at best" dei Mayday Parade. Consiglio un po' a tutti di ascoltarla, è molto bella a mio parere xD 
Quella di questo capitolo è..udite udite..una canzone dei One Direction, che mi ha fatto sentire Pulce_9 (Anche stavolta avrò sbagliato il nick, ne sono sicura xD). Ad ogni modo. Non ho ancora avuto modo di leggere attentamente il testo di questa canzone, ma solo il titolo mi ha dato lo spunto per la trama di questo capitolo. 
E da qui passo alle dediche. Questo capitolo lo dedico al mio bellissimo ragazzo. Perchè è grazie alle "Piccole cose" che mi sono innamorata di lui perdutamente. Glielo dedico anche perchè è il mio fan numero uno e ogni giorno mi fa il terzo grado circa quello che ho intenzione di scrivere. Quindi, grazie Carat. Non ti amerò mai abbastanza, credo <3
E last but not least, vorrei ringraziare tutte quante voi che passate di qua per leggere o per recensire. Non avete nemmeno una vaga idea di quanto mi faccia piacere leggere quello che pensate della mia piccola storiellina.
Quindi grazie mille a tutti quanti *-*

A.

Ps. Ho già in cantiere due nuove storie.
E ricordate. Quando state discutendo, sappiate che l'incazzatura è come l'anti neutrino. Quando se ne va, tutto si stabilizza. [Scusate, citazione obbligatoria del mio prof di chimica. Tutta per te, C. :3 ]

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Capitolo 5
*** Blue Jeans ***


Capitolo 5. Blue Jeans
 
Hermione stava sbrigando le faccende domestiche. E stava riflettendo.
Pensava a come fosse cambiato il rapporto tra lei e Fred. Insomma, cosa diamine le stava succedendo?
“Forza Hermione, riprenditi. Non è di certo da te lasciarti prendere in questo modo da Fred, insomma!”. Si bloccò. Miseriaccia, stava parlando da sola, ancora una volta.
Appoggiò il panno per raccogliere la polvere sulla televisione e si diresse verso lo stereo. Non controllò nemmeno cosa aveva messo su qualche giorno prima. Accese e mise al massimo.
Subito si diffuse nella casa la voce di un ragazzo, pulita e decisamente bella.
E subito si scatenò.
Usava la scopa come microfono, saltava, ballava…
 
Let’s go crazy,crazy crazy till we see the sun
I know we only met but let’s pretend it’s love
We’ll never ever stop not for anyone
Tonight let’s get some and live while we’re young
oh oh oh oh oh oh oh
and live while we’re young
oh oh oh oh oh
tonight let’s get some..

 
Cantava così a squarciagola che non si era nemmeno resa conto di qualcuno che stava bussando alla porta.
“HERMIONE JEAN GRANGER! Apri questa maledetta porta!”
Un attimo, quella voce la conosceva.
 
Spense lo stereo e corse ad aprire la porta.
 
Non sarebbe potuta rimanere più impietrita di quel momento, nemmeno se le avessero scagliato contro un Pietrificus Totalus.
 
“G… G… Ginny? Che ci fai qui?”
“Hermione, vorrei parlarti. Vengo in pace.” La rossa alzò le mani in segno di resa. Per una guerra che non era mai iniziata.
“Ginny, non siamo mai state in guerra, lo sai. Vieni dentro, ti prego. Fuori deve fare un gran freddo.” La strega si spostò per far entrare la rossa.
“Allora Ginny, qual buon vento ti porta qua?” iniziò Hermione per rompere il ghiaccio.
“Volevo… chiederti scusa. Per tutto quello che è successo. A quest’ora sarei dovuta esserci io al tuo posto, e tu dovresti essere al mio. A vivere tutto quanto.”
Hermione la bloccò con un gesto della mano.
“Ginny, non nasconderò il fatto che abbia sofferto tanto e che stia soffrendo ancora. Ma sono arrivata alla conclusione che forse è meglio così. Tu sei innamorata di Harry e Harry stravede per te e per questo penso che sia meglio così. Presto vi sposerete e sarete la coppia più bella che Londra abbia mai visto” e sorrise. Quel sorriso le venne naturale, dopotutto lo pensava davvero: Harry e Ginny si meritavano la felicità e se questo comportava un suo piccolo sacrificio, era tanto felice di farlo. Ginny era la sua migliore amica, la sorella che non aveva mai avuto, nonostante tutto e le voleva davvero troppo bene per andare a pensare che le aveva rubato Harry. Ed era colpa sua, non era da escludere questo fatto.
 
Ginny aveva le lacrime agli occhi. Si alzò e abbracciò stretta la sua Hermione, l’unica che potesse veramente capirla. Hermione ricambiò l’abbraccio e la strinse forte. Le era mancata tanto in quegli ultimi tempi. Le mancavano le serate con lei, passate a bere tè, a fumare sigarette e a spettegolare.
Sciolto l’abbraccio, Hermione si diresse in cucina. “Scommetto che vuoi un tè, Ginny. E una sigaretta. E che stai morendo dalla voglia di raccontarmi qualcosa.” Le urlò dalla cucina.
Sentì una risata allegra e la rossa la raggiunse in cucina.
“Non sai quanto hai ragione, sai? Ieri stavo girando per Diagon Alley e mi sono scontrata con niente di meno che Lavanda! Ti ricordi Lavanda? Beh, ora sembra un piccolo muffin alla glassa alla fragola. Non ci crederai, ma ha trovato qualcuno che la ingravidasse. Quella vacca! E stava comprando il vestito da sposa più brutto che avessi mai visto!” Ginny aveva iniziato a parlare e nulla l’avrebbe fermata. Nemmeno Lord Voldemort in persona, se fosse risorto.
Poi bloccò di colpo.
 
“Ti va di fare shopping?”
 
Ed Hermione rispose. 


***Spazietto dell'autrice***
Ciao dolcezze mie! Chiedo immediatamente scusa per la quasi settimana di ritardo. Questa è stata una settimana davvero pesantissima, passata a studiare, studiare e ancora a studiare. Matematica e latino. Latino e matematica. 
Passiamo al capitolo! Questa è la volta di Lana Del Rey con la sua "Blue Jeans". Non mi piace un granchè, la trovo abbastanza monotona ma stavo aspettando l'autobus e la stavo ascoltando. E ho avuto un flash-quando devo scrivere, l'ispirazione mi arriva così, che volete farci- 
Ad ogni modo, so che non è il massimo come capitolo e che dovrei seguire la mia filosofia del "Se devo scrivere stronzate, tanto vale che non scriva proprio". Ma spero vi piaccia comunque. Ah, posso capire chi dice che la reazione di Hermione alle scuse di Ginny è un po' debole. Ma ho plasmato il carattere di Hermione sul mio, quindi questa è più o meno la reazione che avrei io. Lo so lo so, è sbagliato. Ma forse per la stanchezza o per altro, non me la sentivo di caricare troppo la situazione. 
Spero vi possa piacere! 

A.

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Capitolo 6
*** The bird and the worm ***


Capitolo 6 –The bird and the worm-

 
Hermione stava camminando con Ginny, la sua migliore amica, in un’affolata via piena di negozi nella Londra babbana. Hermione aveva insistito per la parte non magica della città.
Ed era fermamente sicura che alla sua rossa amica sarebbe piaciuta tantissimo quella via. E infatti non appena Ginny vide le vetrine scintillanti, si mise a saltellare come una bambina davanti ad una moltitudine di regali.
 
“Allora Herm, raccontami. Cosa stai facendo in questo periodo?”
Hermione trasalì. Doveva dirle di suo fratello? Sì, dentro di lei c’era più confusione di quel che credeva. Doveva confidarsi con qualcuno, altrimenti sarebbe impazzita.
 
“Beh, ultimamente mi sono buttata sul lavoro. Ho trovato un lavoro in una libreria qui a Londra, vivo come vivevo prima di scoprire la magia e non mi pento della mia scelta…” Forse era stata un po’ aggressiva perché vide Ginny ritrarsi leggermente sulla sedia del bar in cui erano.
“Scusa Ginny… Non volevo spaventarti. Ogni volta che qualcuno tira fuori questo discorso divento un po’ suscettibile. Mi sembra che tutti quanti voi vogliate il mio ritorno.” Hermione scosse la testa e prese un sorso dalla sua tazza di tè. Tè grigio, il suo preferito.
“Sai Hermione, all’inizio era quello che volevo chiederti. Di tornare indietro. Certo, non sono la persona più indicata per dirtelo, dopo tutto il dolore che ti abbiamo provocato. Ma noi, io soprattutto, vogliamo vederti felice. E ora, qui, in questo bar nel tuo mondo babbano ti vedo felice.
“Volevo che tu tornassi indietro per poterti mostrare che il mondo non è formato solo da Harry… E che tu, essendo la strega più brillante dell’ultimo secolo, potessi finalmente riprendere a vivere come hai fatto da anni a questa parte.” Ginny era sincera, di questo Hermione era convinta.
Fred.
Forse lui sarebbe stato felice di vederla tornare nel mondo della Magia.
No, le sarebbe mancata quell’atmosfera di complicità e di familiarità che si era andata a creare tra loro due.
Anche solo il semplice corrugare della fronte di Fred mentre armeggiava con il fornello della sua cucina le sarebbe mancato.
No, non avrebbe mai rinunciato alle sue origini.
“Hermione… Volevo chiedertelo già da un po’… Esiste già una persona nella tua vita?” Ginny le pose quella domanda delicatamente. Aveva paura di ferirla.
La strega dai capelli castani si voltò a guardarla. Aveva gli occhi sbarrati dallo stupore.
Ginny sorrise. Sì, aveva fatto centro.
“Beh, sai Ginny… C’è effettivamente qualcuno. Qualcuno che è entrato nella mia vita silenziosamente e di soppiatto e che ora che non c’è mi manca terribilmente. Mi piace tutto di lui…”
Hermione si bloccò.
Cosa??
Aveva appena parlato di Fred. Maledizione, non lo aveva mai detto ad alta voce. Non a qualcuno, per lo meno.
Si rese conto della tangibilità dei suoi sentimenti per Fred non appena chiuse la bocca che aveva lasciato spalancata.
“Hermione? Ti prego, raccontami tutto.” Ginny le stava sorridendo allegra, come faceva sempre del resto quando si stava avvicinando il momento di succulenti pettegolezzi.
“Ginny… Sai, è strano… Fino a questo momento nemmeno mi rendevo conto di quello che provavo. Mi manca quando non c’è perché mi fa ridere come non ho mai fatto in vita mia, mi ha fatto trovare la serenità quando ormai avevo rinunciato alla mia vita, scambiandola con il lavoro. Quando non c’è mi sembra che manchi un pezzo di cielo, sempre meno cangiante dei suoi occhi, mi sembra che manchi un po’ di luce perché tutta quella di cui ho bisogno viene dal suo sorriso…”
Hermione tacque di colpo.
Non poteva parlare di Fred con Ginny, sua sorella.
 
Fortunatamente il cellulare della rossa iniziò a trillare allegramente.
“Hermione, scusami… Harry ha bisogno di me a casa… Credo c’entrino dei coltelli e il forno elettrico di mio padre…”
Hermione accompagnò l’amica nel viottolo accanto al bar in cui erano appena state, perfetto per permetterle di Smaterializzarsi in tutta tranquillità e sicurezza.
 
“Sai Hermione, questo è stato un pomeriggio bellissimo. Grazie per quello che mi hai confidato. Dovresti dirlo anche a questo misterioso uomo dagli occhi azzurri, sai? Sono convinta che sarà molto felice di sentirselo dire da te…” La rossa l’abbracciò e fece una giravolta sul posto. Un secondo dopo era scomparsa dalla sua vista.
 
Hermione tornò a casa a piedi, decisa di godersi il freddo della fine di febbraio. Le tornarono in mente i giorni di Hogwarts, quando passava ore e ore nella Sala Comune dei Grifondoro a leggere o a studiare. Le immagini di Harry e Ron le si imposero prepotentemente nella memoria. La strega pensò con nostalgia a quei tempi, inizialmente spensierati poi sempre più oscuri e difficili, passati sempre in compagnia delle uniche persone che la sapevano capire con un solo sguardo. Il Trio non esisteva più, era finito. Loro erano cambiati, erano cresciuti, si erano sistemati. Harry e Ron erano felici mentre lei… Hermione era sempre stata un’inguaribile romantica. Aveva sempre sognato, e si vergognava tantissimo ad ammetterlo, che un principe azzurro un giorno l’avrebbe salvata e portata via da quella vita triste e crudele.
Che ingenua.
Hermione rise, mentre risaliva in corto viale del cottage che abitava. Stava spegnendo l’iPod che aveva sempre con sé quando la vicina di casa la salutò. Hermione ricambiò il saluto sorridendo calorosamente.
Aprì la porta.
 
Sei a casa, finalmente.
 
Il cuore di Hermione perse un colpo. Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra un milione. 


***Spazietto dell'autrice***
Ccciao dolcezze! Vi chiedo scusa in ginocchio, nonostante i miei acciacchi, per non aver aggiornato prima. 
Mi mancava l'ispirazione, non sapevo come far parlare la mia Hermione, non sapevo come strutturare l'intero capitolo. Avevo, e ho tutt'ora, troppo per la testa. Non riuscivo a concentrarmi minimamente sulle mie storielle. 
Poi un paio di ore fa ho ascoltato casualmente "The Bird and the worm" dei The Used (vi consiglio di ascoltarla eh!) e magicamente le mie dita hanno iniziato a volare sulla tastiera. 
Naturalmente ringrazio quei furboni dei centri sociali della mia città che hanno deciso di occupare il mio liceo. Ragazzi, se questo capitolo ha preso consistenza è principalmente stato grazie a voi che mi avete dato questi giorni di "vacanza". 
Ad ogni modo, ringrazio tutte quante voi che passate a leggere, che mettete la storia tre le seguite, che lasciate una recensione... Vorrei ringraziare DrogataDiApiFrizzole, EmmaDiggory e Snitch per le loro assidue recensioni. Grazie, se miglioro nella scrittura è grazie a voi!
E last but not least, vorrei ringraziare anche Pulce9_ che è sempre di fianco a me, a sostenermi e a farmi ghignare come una scimmia. 
Grazie, in te ho trovato un'amica preziosissima. Ti voglio bene Chiara. 
Beeeeh, sto scrivendo davvero troppo MA prima di chiudere questa ramanzina, vorrei fare pubblicità alla mia seconda storia "Get out of my mind", FF sugli One Direction. Andate, leggete e fatemi sapere cosa ne pensate!

A.

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Capitolo 7
*** Welcome Home-I must tell you the truth ***


Capitolo 7   Welcome Home- I must tell you the truth.
 
 
Sei a casa, finalmente.”
 
Hermione avrebbe riconosciuto ovunque quella voce.
 
Fred.
 
Sul volto di Hermione si aprì un sorriso radioso. Era lui che la stava salutando, che l’aveva aspettata e che la stava accogliendo. Come se quello fosse sempre stato il suo posto.
In quel momento in lei prese forma l’idea di confessare. Confessare tutto a Fred. Del suo amore che stava sbocciando, della familiarità che stava acquistando questo sentimento. Un discorso, parola per parola, si stava formando nella mente della strega.
Ma il tarlo dell’insicurezza prese a parlarle, mentre la rodeva sempre più a fondo.
E se non fosse lo stesso per lui? E se tu fossi solo una specie di “sorella” acquisita? E se tu non fossi degna di lui? Guardalo, è bellissimo. E tu? Tu sei solo piccola, brutta e oscura…
Hermione scosse la testa mentre preparava il the per entrambi.
No, si sarebbe dovuta buttare, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto in vita sua.
Doveva dirglielo.
 
Andò in salotto e trovò Fred seduto sul divano con uno dei suoi libri in mano.
Letteratura Babbana.
Jane Eyre.
Capitolo ventiquattro.
 
Il cuore della strega perse un battito.
Il capitolo in cui Rochester si dichiara alla piccola, brutta ed oscura Jane.
Un segno?
 
“Oh, non ti ho sentita arrivare, scusa. Stavo rovistando tra la tua roba…Mi spiace. Ma ho trovato questo bellissimo libro. Sai, non credevo che i vostri romanzi fossero così belli. Cioè, ho letto poco meno di un capitolo, ma quella che ho trovato è forse la più bella dichiarazione d’amore che abbia mai letto…” Fred era imbarazzato. Aveva trovato finalmente uno spunto da cui partire per parlare ad Hermione.
Dopotutto era andato lì con quello scopo, no?
Aveva trovato il coraggio, finalmente, di descriverle la portata del suo amore.
 
 
“Vieni Fred, sediamoci. Ti devo parlare…”
Fred rimase interdetto. Ed una vocina sottile e cattiva prese a stuzzicarlo.
E se volesse chiudere? Magari ha trovato qualcuno più bello ed intelligente di te. Sei così stupido e troppo preso dal tuo lavoro, per renderti conto che in questi ultimi tempi l’hai un po’ trascurata…
Fred mise a tacere quella vocetta stridula. Dannata coscienza, sempre ad impicciarsi.
“Fred, senti…”
“No, Hermione, prima ascoltami tu. Mi spiace per essere entrato in casa tua senza nemmeno chiederti il permesso. Magari avevi compagnia, o stavi per rientrare a casa accompagnata da qualcuno. E io non dovevo, quindi ti chiedo davvero scusa…”
Fred stava straparlando, decisamente.
“Frederick Weasley, taci per l’amore delle mutande di Merlino!”
Il ragazzo ammutolì. Non l’aveva mai sentita usare simili espressioni.
 
“Fred, io… lo so, sbaglio a dirti certe cose. Ma non riesco più a tenermele dentro. Sono mesi che provo queste cose, mesi che vivo nell’incertezza, mesi che faccio finta di nulla ma in realtà queste cose esistono davvero. Io mi sto innamorando di te. Sei diventato il mio sostegno, il mio sorriso, il mio benessere. Sei ciò di cui ho bisogno per vivere, sei il mio ossigeno. Quando entri da quella porta tutto diventa più caldo, più accogliente solo perché lo scaldi con unicamente la tua presenza. Sei tutto ciò di cui ho bisogno e…”
La ragazza si interruppe e abbassò ulteriormente lo sguardo. Non voleva di certo guardarlo in viso e leggere tutto il disgusto che provava.
“…e anche se sono brutta, piccola ed oscura tu per me sei un sorso d’acqua necessario per vivere, il pezzo di pane che molto probabilmente mi verrà strappato dalla bocca…”
Si accorse di usare le parole di Jane Eyre. In quel momento non si era mai così sentita solidale nei confronti di un personaggio di uno dei suoi romanzi.
 
La ragazza tacque. Fred taceva. Tutto nella casa taceva.
 
 
Fred fece per aprire la bocca e il cuore della ragazza perse un battito. 


****Spazio dell'autrice****
Lo so lo so, sono in ritardo di almeno due settimane. La scuola mi ha tenuta lontana dalle mie storie e non sono nemmeno riuscita ad allontanarmi dai miei libri per un'ora. Di buono c'è da dire che ho fatto numerose scalette per i prossimi capitoli e per le altre storie (che vi invito sempre a leggere. Una, "Promise me" appartiene al fandom di Twilight, incentrata sul pairing di Jacob e una ragazza di mia invenzione. La seconda è "Get out of my mind", appartenente al fandom degli One Direction. Andate a leggere i primi capitoli e fatemi sapere come sono!). 
Ad ogni modo, la track list di questo capitolo è formata da due canzoni, che non c'entrano un bel nulla nè con la storia, nè l'una con l'altra.
Una è "Welcome Home, Son" dei Radical Face. La seconda è "Truth, be told" degli Architects. Come potete vedere la libreria del mio iPod è sempre vasta e so già che ci saranno sorprese!
Per ora basta scrivere, devo aggiornare anche le altre storie! 
Come sempre ringrazio tutte le fantastiche lettrici che mi seguono, che lasciano una recensione e che leggono in silenzio.
Un ringraziamento particolare va a Pulce9_ che mi sta sempre vicina :3

Auguro a tutti una buona serata! 

A.

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Capitolo 8
*** A cold day in Hell ***


Capitolo 9  A cold day in Hell

 
 
Tutto tacque nella casa della giovane ragazza.
 
“Non posso Hermione. Non posso.”
 
La ragazza guardò il giovane uomo dai capelli rossi che le sedeva accanto, si torse le mani raccolte in grembo e tacque anche lei.
Percepì vagamente il ragazzo alzarsi dal divano per poi udire l’eco del leggero ‘pop’ della Smaterializzazione.
 
Come se stesse osservando il suo corpo da una prospettiva esterna, si vide alzarsi, dirigersi lentamente alla stanza da letto e buttarsi sul letto. Non aveva nemmeno una lacrima da versare, era completamente shockata, totalmente persa.
Non si rese conto nemmeno di essere caduta in un sonno leggero e tormentato da incubi. Incubi riguardanti la Grande Guerra e che non si ripresentavano da mesi.
Dopo quelle che le parvero ore, si alzò da quel letto che le sembrava cosparsi di carboni ardenti e aguzze punte di ferro e andò direttamente in cucina, senza nemmeno alzare lo sguardo da terra. Si sedette al piccolo tavolo di legno e appoggiò la testa sulle braccia incrociate, dandosi mentalmente della stupida ragazzina impulsiva.
Era ovvio che Fred l’avrebbe rifiutata. Anzi, quello sarebbe diventato un assioma che si sarebbe premurata di far aggiungere ai libri scolastici in dotazione ad Hogwarts. ‘Hermione Granger sta a Fred Weasley come no stava a negazione.’ Perfetto, l’enunciato era perfetto e descriveva appieno l’assurda situazione che si era andata a creare, o per lo meno, che lei  aveva creato, nemmeno a farlo apposta.
Alzò stancamente la testa per controllare distrattamente l’orologio. Le due del mattino. Perfetto, ancora meglio, avrebbe avuto tempo per finire quella maledetta ricerca che quelli del Ministero le avevano quasi imposto di scrivere. E la pagavano pure una miseria, miseriaccia. Si trascinò fino alla scrivania, raccolse qualche libro, qualche pezzo di pergamena, una penna e dell’inchiostro e tornò ciabattando sconsolata alla sua postazione di lavoro, illuminata solo da una fioca luce.
 
Si mise a leggere e a prendere appunti per un’intera notte.
 
Solo quando alzò la seconda volta lo sguardo verso l’orologio, si rese conto che presto sarebbe dovuta recarsi al lavoro.
Perfetto, una fredda giornata all’inferno, scandita solo dai turisti che entravano nella sua piccola libreria, attirati dalla curiosa esposizione di libri antichi in vetrina.
La strega nemmeno fece caso a quello che indossava: poteva essere tranquillamente quello striminzito costume da coniglio che Ginny le aveva fatto comprare quando erano ancora amiche intime e che naturalmente non aveva mai messo, che non ci avrebbe fatto assolutamente caso.
Il rimbombo delle parole del ragazzo di cui era innamorata era ancora troppo forte nelle sue orecchie, per permetterle di occuparsi di inezie come i vestiti o il cibo.
 
Frastornata uscì di casa, entrò nella piccola utilitaria parcheggiata davanti al suo cottage e si diresse verso il centro del paese.
Non fece caso a due occhi azzurri che la osservavano, nemmeno troppo nascostamente, da sopra ad un giornale babbano.
 
La libreria era ufficialmente aperta da pochi minuti e il campanello tintinnò dolcemente, segnale che la porta era stata prima aperta e poi richiusa.
“Salve, benvenuto al Magic Book! Come posso esserle di a….”
 
Hermione rimase a bocca aperta per lo stupore. 

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Capitolo 9
*** My Love ***


 Era letteralmente rimasta a bocca aperta. La richiuse in fretta, scuotendo la testa. La sensazione che il cuore le fosse finito in fondo allo stomaco rimaneva, ma più osservava l'azzurro degli occhi della persona che le stava davanti, più quella sensazione svaniva. Quell'azzurro non era abbastanza cangiante, vivo... azzurro.
"George! Cosa diamine ci fai qua?"
"Solo perché mio fratello è un immenso idiota, non significa che non possa venire a trovare, no?"
Hermione lo stava guardando con un'aria talmente stralunata che iniziò a ridere.
"Beh, non è mai stato in grado di tenermi segreto qualcosa. Ed ecco il motivo per cui sono qua questa mattina. Non mollare proprio adesso. Fred è... ecco, un coglione. Ha solo una paura dannata di rimanerci male, di nuovo. Non si è ancora ripreso completamente da quando quella vacca lo ha mollato praticamente a qualche settimana dal matrimonio..."  
"No, George... Cosa stai dicendo? Non sapevo nulla!" era completamente sconvolta da ciò che aveva appena scoperto. Fred, il suo Fred, era stato lasciato praticamente davanti all'altare. E lei non sapeva nulla.
"Perché nessuno mi ha mai detto nulla?"
"Hermione, tesoro, sei letteralmente scappata dopo la Grande Guerra. Penso che Fred non sia da biasimare se ha fatto giurare a tutta la famiglia di non toccare mai l'argomento. Sai perfettamente quanto sia orgoglioso e testardo quando si impunta, non fargliene una colpa se non ha voluto raccontarti questo, se ha preferito accogliere dentro di sè il tuo dolore, se ha preferito stare a guardarti negli occhi piuttosto che baciarti... Non fargliene una colpa se ha preferito scappare, ti prego."
Hermione lo guardava frastornata, e probabilmente con un'espressione talmente stupida stampata in faccia che George si mise a ridere.
"Beh, Herm cara, ti auguro una buona giornata!"
E com'era apparso, se ne andò.
Il resto della mattina fu per Hermione un'altalena di emozioni. Era combattuta su cosa fare, sul passo successivo. Andare da lui? Stare al suo posto ed aspettare una sua mossa? Si rese conto che era bloccata in un'estenuante partita a scacchi.
Quando arrivò il momento di chiudere il negozio, Hermione si scoprì esausta. Salendo sulla piccola automobile desiderò essere a casa all'istante ma si trattenne a stento dal schioccare le dita e Smaterializzarsi. No, aveva scelto lei di utilizzare la magia solo lo stretto necessario. Durante il breve viaggio rimuginò sulle parole di George e su ciò che avrebbe dovuto fare. Dopotutto non pretendeva che Fred tornasse indietro sui suoi passi. Certo era che gli mancava, da morire per giunta. Aveva bisogno della sua presenza, aveva bisogno della loro stupida routine per star bene e per alzarsi al mattino... Chissà come si sarebbe sentita a svegliarsi ogni mattina accanto a Fred.
Si riscosse da quell'innocente pensiero e con un sorrisino si apprestò ad entrare in casa. Ma si bloccò sull'uscio. No, doveva andare, doveva combattere. Non avrebbe commesso lo stesso errore due volte. Dannazione, lei era Hermione Granger. Aveva preso a calci nel sedere Lord Voldemort e Bellatrix Lestrange, come poteva una cosa così semplice bloccarla?
Corse al camino del piccolo cottage, rovistò nella cesta che aveva appoggiato accanto e riesumò trionfante un piccolo vaso di terracotta. Metropolvere.
Entro nel camino, ne prese una bella manciata e a pieni polmoni urlò "La Tana!"
 

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