Love is a losing game.

di WildTeenSpirit_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** He takes the day but I'm grown. ***
Capitolo 2: *** Wake up Alone. ***
Capitolo 3: *** Best Friend ***
Capitolo 4: *** Blake. ***



Capitolo 1
*** He takes the day but I'm grown. ***


 Capitolo 1

Era il tramonto. Era il tramonto di un altro giorno, passato tra il mare e la musica. Le sfumature arancioni all'orizzonte impensierivano Anna, che trovava finalmente un attimo di pace. 

E poi, è chiaro, trovava la pace anche ascoltando musica. Proprio in quel momento aveva l'iPod alle orecchie, perchè non era un vero tramonto senza un vero sottofondo. Ogni canzone rappresentava qualcosa per lei, in genere tutte si basavano sulla sua rinascita. La rinascita di quella ragazza un po' insicura e molto ribelle, che andava in giro con i capelli tagliati corti, una bandana rossa al posto di quei cerchietti inutili che andavano tanto di moda tra le ragazzine della sue età. Se la incontravi per strada l'occhio non sapeva dove saltare: sugli strambi capelli o sui jeans a vita alta slavati e strappati? Sulle camicie con quei lunghi colletti o sugli anfibi neri come le ombre? Su quegli occhi d'un azzurro simile al cielo, contornati da delle folte ciglia a stecchino, perplessi e sgranati sul mondo, o sulla bocca senza forma sempre tinta di rosso? Già la piccola Anna aveva solo 14 anni, ma già camminava fiera e a testa alta per le strade vestita così; per sua madre, ormai, lo stile della figlia, così contrastante in sè, era una battaglia persa. Allora Anna aveva promesso di impegnarsi a scuola, e così era stato: non aveva più un' insufficienza dai tempi della terza elementare, e molti la etichettavano come 'secchiona', forse anche per via di quei massicci occhiali neri che portava. Ma Anna non si scoraggiava, sguardo interrogativo, rispondeva "Io troverò lavoro per i miei sforzi, e quando sarò al massimo magari ti rivedrò sul bordo di una strada.". Era particolare, o la odiavi o la amavi. Ma un giorno, era sicura, sarebbe riuscita ad arrivare a quel 'massimo' di cui sempre parlava. Non sapeva come, non sapeva perchè. Se lo sentiva semplicemente scritto dentro, come una forza più grande di lei. Ed eccola lì, Anna, su uno scoglio con le cuffie nelle orecchie, a lanciare sassi nel mare. Si sedeva sul medesimo scoglio tutti gli anni, con qualsiasi tempo: non le interessava, in quel luogo nessuno aveva il potere di giudicarla, e lì lei non si sentiva la forza di rispondere. 


"Arancione scuro tendente al rosso, arancione, giallo ocra, giallo, giallino, sole" ripassava le sfumature del suo duecentotrentasettesimo tramonto. Era completamente assorta nei suoi pensieri, anzi, era trasportata in un mondo parallelo, ed Amy, quella voce piena di sfumature che ce l'accompagnava era come se parlasse con lei. "The sky above a blaze that only lovely lovers can see" diceva. Anna non capiva. Era stata veramente innamorata una volta, ma lui non ricambiava. Si sa, i ragazzi si innamorano di quelle facili, e lei non lo era. Lei era la sua migliore amica, aveva represso i suoi sentimenti in tutti i modi, ma quando scoppiarono lui smise di chiamarla, di guardarla, di rivolgersi a lei in caso di aiuto, e lei fece lo stesso. Ormai se si incrociavano alla ricreazione si mandavano solo sguardi sprezzanti: lui la squadrava dall'alto al basso, facendo una smorfia di disgusto; lei contorceva il suo viso angelico in una smorfia rabbiosa, gli occhi pieni di risentimento. E il cuore piangeva. E mentre pensava a tutte quelle cose, il telefono cominciò a vibrare. Erano le sei, doveva tornare a casa. Si alzò dallo scoglio, sorrise al mare, rivolse gli occhi verso il tramonto e risalì la scogliera; camminò per un po', ascoltando Amy che le diceva d'esser tornata in lutto, mentre lei, Anna Cooper, rivolgeva sguardi curiosi e perplessi ovunque. 
Poco dopo arrivò a casa. La sua, l'unica nel quartiere senza un giardino, nemmeno un appezzamento di terreno, nemmeno qualche filo d'erba. Solo asfalto. Cercò le chiavi, fino a trovarle attorcigliate intorno ai fili delle cuffie. Aprì la porta ed entro nella sua vecchia casa, che l'aveva vista crescere e diventare quel che era diventata. Salutò distrattamente il fratello e la madre, entrò nella sua camera chiudendo la porta, si distese sul letto e la sua mente si svuotò. Dalla parete il poster di Amy la fissava. Era libera. Aprì il suo diario segreto. Era pieno di sofferenze, racconti strazianti sulle sue disavventure con Max (si, ironicamente si chiamava così il ragazzo che le aveva spezzato il cuore trasformandosi dal suo migliore amico in uno dei tanti), lacrime seccate e parole tremanti, a causa delle sue mani. Anna non aveva ancora il coraggio di riaprirlo.


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Capitolo 2
*** Wake up Alone. ***


Capitolo 2: Wake up Alone

Dopo aver studiato l'esterno del suo diario, Anna ne aprì una pagina. Aveva paura di ricordare: erano passati 2 anni, e il suo cuore si stava lentamente ricomponendo. Lesse una pagina a caso:

"Caro Diario,
Oggi Max mi ha invitata a casa sua. Non stavo più nella pelle, ero felicissima. Certo, lui voleva solo fare i compiti, ma una volta finiti potevamo anche stare un po' insieme e parlare, come facevamo ai vecchi tempi.
Ero carichissima, saremmo andati a casa sua dalla scuola a piedi, ma quando sono scesa fino alla piazza sotto la scuola lui stava parlando con Sharon. Lei gli prendeva le mani, rideva, era bellissima.
Ma non importa, mi son detta, dopotutto lui ha invitato me, non lei. Bè l'ho pensato fino a quando non l'ha baciata. Così, di punto in bianco, davanti a tutti, mentre lei, con i suoi occhi verdi come il veleno, mi guardava con aria di vittoria.
OK, non importa. Me lo son detta una seconda volta, dopotutto lei ora se ne sarebbe andata. Allora lui mi ha visto, mi ha sorriso ed è venuto verso di me. Con Sharon che lo seguiva a ruota. Prima che arrivasse lei, Max fece per parlare.
Ha detto 'Ei, ciao!' io gli ho sorriso e ho ricambiato il saluto. Ma lui non si è fermato 'Ehm, senti, per oggi ho qualche problema... vedi è che...' il mondo mi stava crollando addosso, finchè non è arrivata Sharon e ha terminato il suo discorso
'Senti tesoro, oggi ho la lezione aperta di danza, e Max viene a vedermi. Bè, voi potete studiare insieme un'altra volta. Max andiamo?' ecco il mondo che mi schiaccia 'Si, un attimo. Avviati, ti ragguingo.. Senti Anna, sai com'è fatta.. è un po' prepotente, ma infondo ha ragione... è da molto che mi chiede di venire a questa maledetta lezione, ok?'. A quel punto non so che m'è preso. Non mi andava che una stronzetta e il mio (ormai ex) migliore amico mi trattassero così, sono Anna, non mi faccio mettere i piedi in testa da Miss Universo e il suo stupido ragazzo! 'No, non è ok. Allora "senti" come dice la tua stupenda ragazza, prima ci dicevamo tutto, senza vergogna, ora perchè hai smesso? Io non sono cambiata, tu si. Perchè quando ti chiamo tu hai il telefono staccato, quando ti vedo a ricreazione tu vai dai tuoi amci, quando siamo in classe sei più attento alla lezione che a ciò che ti dico io, e questo non è normale; tu, hai smesso d'essere Max'. Ormai non ce la facevo più. Lui non se l'aspettava, rimase spiazzato e per qualche secondo silenzioso, poi disse: 'Sai cos'è cambiato veramente tra noi? Che tu m'ami, e io no'. Ormai non mi interessava più che l'avesse detto esplicitamente e che ogni speranza fosse andata in frantumi sotto i suoi piedi, chissenefrega! 'Sei arrogante, ecco cosa sei. Volevi cambiare il mondo, ma t'hanno cambiato loro. E sai cosa? Io posso anche averti amato, e tu non sai come. Con l'amore più sincero che esista, perchè eri come un fratello per me. Mi consolavi. Mi aiutavi e mi facevi ridere; la nostra era la migliore amicizia della storia. E così, pensi che sia stata io a rovinare tutto innamorandomi d'un coglione, o tu a scappare dalle situazione e ad abbandonare un'amica per seguire quelli che credi veri amici, ma che quando Sharon ti lascerà ti abbandoneranno anche loro? Io la mia risposta ce l'ho già, tu pensaci un po' se ti rimane qualcosa nella testa, sai, non si può sapere se ci rimane qualcosa. Intanto vaffanculo. Ciao'. E me ne sono andata, senza aggiungere altro, senza aspettare una risposta, perchè non ne avevo bisogno. Lui rimase lì, fermo dove l'avevo lasciato per qualche secondo, poi si voltò, pallido, e seguì Sharon in una pizzeria. E oggi, 8 Gennaio 2012, si segna la fine dell'amicizia, della fratellanza, e dell'amore mai esistito e mai ricambiato tra me e Max"

Anna lesse tutto d'un fiato, ricordando ogni singola scena di quel giorno infernale. Ricordò che sua madre non era a casa, e che passò tutta la sua giornata in riva al mare, sulla scogliera a lanciare sassi, sabbia, e tutto ciò che le capitava tra le mani. Aveva il viso rosso e rigato di lacrime, il ginocchio con un ampio taglio ancora sanguinante (era la sua prima volta sulla scogliera ed era caduta al primo ostacolo), e una ferita ancora più ampia e ancora più sanguinante sul cuore. Anna ricordò che tornò a casa, dicendo alla mamma che c'era stata a casa di Max, che s'era divertita molto. Cosa poteva fare, andare dalla madre dicendo "Ei, ma', veramente oggi non sono andata da Max. Vedi, lui ha preferito passare la giornata con la sua ragazza, per poi andarla a vedere piroettare come una bambolina, e quando l'ho saputo ho cominciato ad urlargli in faccia. Quindi, vedi, non ci sarà possibilità di tornare da lui". Già, aveva mentito alla madre, quel giorno. Lo segnava sul calendiario, l'8 gennaio, come il giorno più brutto e più bello della sua vita. Bello perchè sulla spiaggia, vicino alla scogliera, qualcuno aveva abbandonato un vecchio CD, rotto e consumato, che sulla copertina ritraeva una bellissima ragazza, e Anna le rivolse lo sguardo più curioso che avesse mai rivolto a qualsiasi cosa. Era una ragazza giovane, sulla ventina, con un grande cesto di capelli neri, rialzati sulla testa e sciolti sulle spalle; aveva un ciuffo biondo che spiccava tra quei capelli neri così belli, pensava Anna. Gli occhi della ragazza erano abbassati, ed era in mostra il suo trucco nero, con una lunghissima coda di rondine. Aveva le braccia tatuate con delle pin-up, e su una spalla aveva un ferro di cavallo con su scritto "Daddy's girl". Anna ricordò d'aver letto il titolo dell'album: "Amy Winehouse Lioness: Hidden Treasures" e di esserselo portato a casa nascosto nello zaino. Dopotutto se era lì era perchè non lo voleva nessuno, e nessuno voleva Anna. Quindi lo portò a casa, lo ascoltò tutto, travolta da quella voce calda piena di sfumature, sofferente come lei. Ascoltò anche l'album prima, e quello prima ancora. Si sentiva come legata a quella ragazza, sentiva che Max non le serviva. Così, con le lacrime ormai asciutte sul viso, andò a cercare sul suo sito il prossimo concerto, ma non c'era. Amy era morta l'estate stessa. A quanto pare di alcol, era sempre stata una grande amante dell'alcol, e per un periodo anche della droga. Ma non era morta di droga, quel circolo vizioso l'aveva già superato. Anna versò un'altra lacrima. Voleva con tutto il cuore incontrarla, ma poi pensò che le parlava ogni volta che cantava, così continuò a documentarsi sulla vita della cantante. Poi uscì, andò al negozio di dischi e comprò tutti i suoi album, sia in versione CD che in versione vinile, e tutti i suoi concerti in DVD. Poi, si ricordò Anna, vedette anche un altro DVD, che parlava della sua morte. Con la mano un po' tremante lo prese, voleva sapere. E comprò tutto. Anna pensò che era morta una grandissima amicizia, ma ne era nata un'altra ancora più potente, perchè Amy non l'avrebbe mai abbandonata per un ragazzo. 

I pensieri di Anna furono interrotti dalle grida di sua madre, che la chiamava per cenare. E partirono le domande.
'Anna, tesoro, come è andata oggi a scuola?' solite domande retoriche.
'Bene'. Anna era stanca di rispondere e la madre di domandare.
'Ho parlato con la madre di Max, oggi. Vedi tesoro, ha bisogno di ripetizioni di letteratura, è una materia per lui impossibile, dice la madre'. Il boccone di carne di Anna le andò di traverso. Come era possibile?
'No. No e no'. Anna era sicura, non avrebbe aiutato la gente quando non c'era stata per lei. Max doveva sguazzare nelle insufficienze, e bocciare. Anna gli avrebbe riso in faccia!
'Anna, senti, ti pagherebbe anche. Ha bisogno di te'. Anna rise, prima di rispondere.
'Ah, e così siamo arrivati anche alla corruzione? No. Tu non avrai il coraggio di chiedere dei soldi a sua madre, e impedirai a me di essere 'così maleducata' da chiederli a Max. Mamma, sai che i miei rapporti con lui si sono allentati, anzi, distrutti per motivi di cui ora non ho voglia di parlarti, fatto sta che alla fine non ci faremo pagare. Sua madre è così tirchia che lo chiede a me per non pagare qualcun altro'. Anna era incorruttibile.
'ANNA! Basta, tu gli farai ripetizioni. L'ha chiesto lui, non mi interessa quello che pensi, ma tu l'8 gennaio, giorno prima della verifica di lettere, andrai a casa sua e lo aiuterai. Discorso chiuso'. Anna si alzò da tavola e se ne andò in camera sua a guardare uno dei concerti di Amy. Voleva fare ripetizioni l'8 gennaio, ma che ironia! A distanza di due anni precisi dalla loro rottura. Anna svuotò la mente, aiutata dalla calda morsa al cuore della voce di Amy. E si addormentò.


Si svegliò di soprassalto. Era sudata, le tremavano le mani. Aveva sognato il giorno in cui avrebbe dovuto dare quelle famose ripetizioni a Max. Dopo essere andata via dalla sua casa era andata alla scogliera ad ascoltare un po' di musica e a tirare sassi, quando arrivava Max si sedeva accanto a lei. Le diceva 'Scusa per quello che è successo. Ti amo'. Anna, nel sogno, era cosciente, ma non comandava lei, perchè la Anna del sogno si avvicinava a Max, il Max del sogno si avvicinava alla Anna del sogno e la baciava; poi le sorrideva, lei le dava la mano ma lui la spingeva giù dalla scogliera. Lei cadeva nel mare, fino al fondo. Poi Max cominciava a tirare sassi, tanti sassi, fino a sotterrarla e farla morire. Anna si ripeteva 'è solo un sogno!' ma continuava a tremare. Non riusciva a riaddormentarsi, così andò sul balcone, a prendere un po' d'aria fresca anche se era il 23 dicembre. Prese l'iPod, ascoltò Amy. Poi si voltò verso il poster, disse 'Amy, grazie. Ti voglio bene'. 'Anch'io', disse qualcuno alle sue spalle. Anna raggelò. Una ventata d'aria calda la investì. 'Girati' disse la voce alle sue spalle. 'Sei tu?' disse Anna, con quel coraggio con cui aveva parlato a Max due anni fa. 'Girati, sono io' disse la voce. Anna riconosceva quella voce. Quella voce aveva parlato in tutti i concerti che aveva ascoltato, in tutte le interviste che aveva seguito. Quella voce apparteneva alla ragazza che l'aveva aiutata, alla sua migliore amica. A quella ragazza che, quando cantava, le faceva dimenticare i problemi e le aveva fatto ritrovare la forza che aveva perso. Anna si voltò. 'Ciao, Amy'. Era lei.

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Capitolo 3
*** Best Friend ***


Amy era lì, seduta sul letto ormai disfatto di Anna, scalza, con dei pantaloncini e una canottiera. Come poteva, Amy, essere lì seduta? Amy era morta, pensò Anna, come poteva adesso essere seduta sul letto della sua camera, alle due di notte? Come poteva sembrare così reale? Sembrava umana. Ma Anna lo sapeva, non lo era. Anna si girò, il sudore freddo che scendeva dalla schiena, la mano tremante. In quel frammento di secondo durante il quale Anna aveva alzato la mano, e, senza emettere suono, aveva sfiorato una ciocca dei capelli di Amy (che erano sciolti, non come quando cantava. Le ricadevano crespi sulla schiena, e non c'era neanche il ciuffetto biondo che di solito accompagnava la sua famosissima cofana), Anna si accorse di dettagli a cui non aveva mai fatto caso, dettagli del viso di Amy che non risaltavano neanche dal mega poster attaccato con cura alla parete della sua camera. Amy aveva gli occhi verdastri, tendenti al marrone, di un colore strano; sembravano un po' lucidi. Le sue labbra per poco non si confondevano con il resto del viso, e i suoi capelli erano di un nero profondo; il piercing era scomparso, e anche il suo segno. Quando la mano raggiunse la ciocca riccia dei capelli di Amy, ella vacillò. Come se per un istante si fosse dissolsa, e poi fosse di nuovo comparsa, con una luce un po' più debole della precedente.
'Sei tu, davvero.. tu?' aveva chiesto Anna con voce incerta.
'Sì. Sono io, sono scesa qui per te.' rispose Amy. La sua voce era un po' fioca, come se avesse cantato per tutta la notte, ma era ancora quella di cui Anna si era innamorata. Anna sorrise, come alleviata da ogni problema. Che importava se tra qualche settimana avrebbe dovuto dare ripetizioni a Max? Amy era lì. Una lacrima cominciò a scendere dal viso di Anna, ma Amy non alzò la mano per asciugarla, perchè questa lo fece da sola.
'Le lacrime si asciugano da sole' sussurrò Amy con un mezzo sorriso.
'Siediti qui, davanti a me. Ci sono delle cose che devo raccontarti'. Anna si sedette proprio davanti ad Amy, a gambe incorciate, impaziente di ascoltare di nuovo la sua voce parlare.
'Anna, ho paura'. Quelle tre parole la lasciarono del tutto sconcertata. Amy Winehouse, cantante di fama internzionale, 6 Grammys, 1 Ivor Novello e moltissimi altri premi aveva paura?
'Di cosa? Insomma, io ci sono, lo sai. Non so se le mie parole ti sono mai arrivate' disse Anna spalancando gli enormi occhi azzurri.
'Già, grazie. Tu si che mi pensi. Sai, di questi tempi ci sono tante persone che dimenticano. Dimenticano come si fa ad ascoltare, come si fa ad amare. Hanno dimenticato come guardarsi neglio occhi, come baciare con amore, come provare emozioni. Ora le gente si dimentica pure di ascoltare musica, di mangiare, di sorridere. E, a mio malincuore, si stanno dimenticando cosa significa amare. Amare non significa apprezzare l'aspetto di un ragazzo, portarselo a letto e, tra un bacio e l'altro, mentre lui ti dice che è per sempre, rispondergli che si ama. No. E' qualcosa di più, è perdonare gli errori, affidarsi a qualcun altro, voler sacrificare la propria incolumità, donare qualcosa di vitale per noi. Si stanno dimenticando che ascoltare musica non vuol dire sentire le orecchie che rimbombano dal frastuono, vuol dire donare qualcosa a qualcuno che non vedi, ma di cui ti fidi. Per favore, Anna, non lo dimenticare' disse Amy, interrompendo i pensieri da qualche sospiro.
'Non devi aver paura' disse Anna sorridendo.
'Ci sono qui io, e finchè io ti ascolterò, finchè ti darò qualcosa di me ogni volta che t'ascolto, io sarò in te e tu sarai in me. E tu non sarai mai dimenticata, sarai immortale. Amy, io devo aver paura' disse Anna. Durante l'ultima frase il suo sorriso si spense, i suoi occhioni azzurri smisero di luccicare, la mano ricominciò a tremare.
'No Anna. Sai, io ho provato cosa vuol dire dare tutto ad un uomo, desiderare il suo bene piuttosto che il tuo. Sai, tu non devi aver paura. Tu devi entrare dalla sua porta di casa, spiegargli quel che gli devi spiegare, e senza troppi complimenti andartene. Devi entrare a testa alta, uscire sincera e dire quello che pensi se ti farà qualche domanda scomoda. Io ti aiuterò, pensami se sarai in difficoltà. Pensami, lo sai fare benissimo'. Anna sorrise alle parole di Amy, la voleva abbracciare forte, ma poi Amy ricominciò a parlare. 'Sei forte, donna! Non lasciare che Max ti intimorisca. Ama, ama finchè puoi, ma non lasciarti sfruttare'. Anna aveva una domanda che le girava per la testa da molto tempo ormai. La chiese tutta d'un fiato.
'Ti va di cantare con me? Io suono, tu canti'. Anna non ci poteva credere. Amy aveva annuito sorridente, e i suoi occhi persero quella lucidità che avevano all'inizio. Anna prese la sua chitarra. Non aveva paura di svegliare qualcuno, ma aveva paura che Amy svanisse, così la prese per mano e la portò al balcone.
'Mi raccomando' sorrise Amy 'Nessuna canzone che faccia troppo male. Sai quali sono'. Bene, pensò Anna, niente Back to Black o Some Unholy War. Non le voleva neanche ricordare la droga o l'alcol, così scartò sia Addicted che Rehab. Nella sua mente stava cercando furiosamente una canzone che le mettesse in pace l'anima, ma ce n'erano troppe. Così cominciò. Best Friends, canzone poco conosciuta, ma per Anna aveva un valore immenso.
'Ottima scelta' sorrise Amy sulle prime note. Poi scese il silenzio, nessun treno che passava, macchina che suonava il clacson, motocicletta che accellerava, teppisti che urlavano, cani che abbaiavano o animali che facevano rumore. Silenzio.
'I can't wait to get away from you.. and surplisengly you hate me too! We only comunicate when we need to fight, but we are Best Friends, right?' durante tutta la canzone Anna provava brividi dappertutto, la voce di Amy era indefinibile dal vivo. Come se ogni problema si ripiegasse su se stesso e, con il suono della sua voce, svanisse. A canzone finita, una lacrima rifece capolino dall'occhio di Anna, che non resisteva più, così abbracciò molto forte Amy, che ricambiò con tutte le forze che aveva l'abbraccio.
'Le lacrime non si asciugano da sole' sussurrò Anna 'Perchè tu hai asciugato le mie, e io asciugherò le tue, non importa come, non importa che tu presto svanirai, io lo farò. Per te'. Amy strinse più forte; ora anche lei piangeva -di felicità, s'intende-. 
'Fly me to the moon...' attaccò Amy. Anna proseguì, sapeva che quella era la sua canzone preferita. La sua voce non era delle migliori, ma per lei cantò. La voce di Amy era più debole e spezzata, ma comunque d'una forza impareggiabile. Mentre cantavano Amy s'arrestò e sussurrò 'A presto, amica mia!'  ad Anna, che ancora cantava, pure lei con voce spezzata. Anna continuò a cantare, mentre sentiva mancare quella stretta calda dalle braccia. Cadde sulla sdraio, aprì gli occhi e si diresse verso il suo letto, stanchissima, per dedicarsi almeno un'ora di sonno prima di svegliarsi per partire in montagna: le vacanze natalizie erano iniziate, ed Anna sarebbe partita con sua madre e suo fratello. Suo padre era morto quando lei aveva appena 5 anni.

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Capitolo 4
*** Blake. ***


   'ANNA! SCENDI SUBITO!'. Anna fece un balzo sul letto. Spalancò gli occhi e cadde dal letto. Si ritrovò a stringere in mano un cuscino mezzo di sudore, come lei d'altronde.
Si guardò di sfuggita allo specchio, scoprendo che aveva il naso rosso a causa della nottata passata sul balcone. Anna cercò di fare mente locale.
'Ieri sera ho sognato che incontravo Amy nella mia camera, anche se era terribilmente reale..' ripetè nella mente; un pensiero l'assalì. No, non era un sogno.
Se fosse stato un sogno non sarebbe in ritardo, il suo naso non sarebbe rosso come quello di una renna, le sue occhiaie non sarebbero viola e livide. Allora Anna aveva
davvero incontrato il fantasma di Amy? Tutti questi pensieri che affollavano la sua mente sparirono alla vista della scrivania. Infatti, sulla scrivania di Anna, il block notes era
aperto e qualcuno ci aveva scarabocchiato sopra. No, non era uno scrabocchio. Anna si avvicinò tremante al blocchetto, e lesse senza aria nei polmoni..
 
                                             'Grazie Anna per avermi regalato ogni emozione, per avermi reso tutt'oggi immortale. Amy.'

Ok, non era un sogno. La notte precedente Anna aveva realmente incontrato il suo fantasma, ci aveva realmente cantato insieme. Tutte queste sue emozioni sfociarono
in un larghissimo sorriso, che si stava lentamente trasformando in lacrime di gioia.
'Anna!' qualcuno spalancò la porta di camera sua. Sua madre, già pronta e vestita, era arrabbiatissima proprio lì, sulla soglia della porta. Anna chiuse di scatto il libretto,
e d'un tratto ricordò. Sarebbe dovuta partire tra poco per la montagna! Fece segno alla madre di aspettarla, si vestì meglio che poteva, si lavò i denti e si truccò. Prese una
borsa qualsiasi a tracolla, ci fiondò dentro il cellulare, una penna, il block notes e l'iPod; prese al volo una merendina e partì.

Il tragitto per arrivare alla montagna fu un quanto di più lungo si potesse aspettare Anna. Ma alla fine arrivò al loft, mise i piedi sulla neve e il suo viso, già rosso per il
raffreddore che s'era beccata dopo la nottata con Amy, divenne ancora più rosso al contatto con l'aria gelida. Stava assaporando ogni istante di quei momenti, ricordando
quando andava in quel loft con suo padre, quando era piccola. Era lui che l'aveva istruita alla musica. Proprio in quel momento, Anna ripensò alle sue parole.
'Anna, il mondo sarà sempre pronto a voltarti le spalle'. Anna non capiva. Chiedeva il perchè, diceva che aveva tanti amici e le volevano tutti molto bene. Aveva solo cinque
anni, come era ingenua! 'Tesoro, ora non lo capisci. Ma quando crescerai non ti puoi lasciar abbattere dai fatti, anche se sono terribili. Devi combattere, ok? E se avrai
bisogno di conforto e io non sarò lì a dartelo, ascolta un po' di musica e vedrai che passa tutto'. Sarebbe dovuto esserci lì adesso, ma il cancro se l'era portato via 
quando aveva appena nove anni. E ancora non capiva. Se ne andò il suo migliore amico, l'unico che la capisse. Fu così che cominciò ad ascoltare musica.
Occupata da questi pensieri, inciampò nelle scale. Era abituata a fare brutte figue, ma quella volta nella caduta aveva trascinato con sè un ragazzo sconosciuto che,
casualmente, le camminava accanto, e per tentare di non cadere si era aggrappata alla sua maglietta, ma così facendo aveva trascinato giù anche lui.
Anna, sdraiata a faccia in giù sulle scale, si ribaltò.
'Ah.. scusa, ti ho fatto male?' il suo naso sanguinava ed era più rossa d'una mela. 
'No, non ti preoccupare. Vieni, t'aiuto a medicare il naso' disse il ragazzo rialzandosi. Per un attimo si incantò sugli occhi azzurri di Anna. Poi le porse la mano.
'Oh, ehm.. piacere, Blake'. Anna stava per scoppiare a ridergli in faccia. Blake, Blake, Blake!? Quel nome portava solo dipendenze, Amy lo sapeva. Anna sorrise, si mise
a sedere su uno scalino e tirò fuori un fazzoletto per asciugare il sangue. 
'Non ti preoccupare, non è niente. Mi chiamo Anna' disse sorridendo. Per un attimo fu lei a rimanere incantata negli occhi del ragazzo. Erano così neri che quasi si 
confondevano con la pupilla. I capelli castani corti gli incorniciavano il viso; sembrava molto alto, ma non molto magro. Anna sorrise di nuovo, senza sapere cosa dire.
'Fatti avanti.. Non svegliarti sola' disse una voce dentro di lei. Anna ci avrebbe messo la mano sul fuoco, quella era la voce di Amy! Ebbe un tremito e impallidì un po'.
'Tutto bene?' chiese Blake. Lei fece cenno di sì e sorrise.
'Senti mia madre è in camera sua con mio fratello, rimani qui con me?' non sapeva con che coraggio aveva detto quella frase, ma Blake parve illuminarsi.
'Certo, tanto io non ho nulla da fare. E tuo padre?' chiese Blake senza sapere.
'Vedi, lui non c'è. E' morto cinque anni fa.. il cancro dovrebbe essere soltanto un segno zodiacale' disse con un mezzo sorriso per smorzare l'atmosfera.
Blake si fece serio, molto imbarazzato. 'Mi dispiace, vedi, anche mio padre morì in un incidente stradale 6 anni fa ma... parlami di te, non pensiamo ai momenti tristi'
disse speranzoso. Anna sorrise, e giurò d'aver visto anche Amy sorridere, nella sua mente. No, lei rideva, sembrava così felice! Anna sentiva che Blake,
anche se il nome non era dei migliori, sarebbe stato un nuovo inizio.

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