Hold On

di Sylvia Ruth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo n. 2 ***
Capitolo 2: *** Capitolo n. 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo n. 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo n. 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo n. 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo n. 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo n. 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo n. 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo n. 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo n. 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo n. 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo n. 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo n. 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo n. 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo n. 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo n. 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo n. 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo n. 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo n. 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo n. 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo n. 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo n. 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo n. 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo n. 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo n. 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo n. 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo n. 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo n. 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo n. 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo n. 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo n. 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo n. 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo n. 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo n. 34 ***



Capitolo 1
*** Capitolo n. 2 ***




Sette giorni sono trascorsi. Jonathan attende vicino al cancello aperto in compagnia di una giovane donna dal lunghi capelli castani.

"La ringrazio ancora una volta. Sembra che averla vicina gli renda la situazione più sopportabile."
"Signor Kessler, le ripeto che non deve ringraziarmi. Sapesse come mi sono sentita in colpa quando ho saputo. Non avevo idea che fosse ridotto così male."

Un taxi si è fermato davanti a loro. Un uomo paga e scende. "Come sta?"
"Male, che ti credi? Non è una passeggiata. Signora Sklias, lui è..."
"Martin. Dave mi ha partato tanto di te." Risponde lei tendendogli una mano che viene ignorata.
"Tu... Sei la stronza di New York?" Sbotta Martin fissandola duramente.

Jenny arrossisce e Jonathan lo guarda scandalizzato dalla sua scortesia. "Non dire cavolate. Ringraziala, piuttosto. E' l'unica che riesce a calmarlo quando urla. Non è stato facile per lei lasciare suo figlio e mollare tutto per venire qui."
"Hai un bambino?" La guarda sorpreso.
"Sì. Ha quasi cinque anni. Mia madre ha accettato di occuparsene, ma..." Gesticola con una mano. "Non è nè il momento nè il posto adatto per parlare dei miei problemi. Hai trovato Theresa?"
"Sì. Fatta e strafatta. Mi ha urlato qualche insulto e ho preferito lasciarla cuocere nel suo brodo. Non ho mai picchiato una donna in vita mia, ma..." Stringe i pugni.
"Non giudicarla male. E' la droga che la fa agire, parlare e pensare in quel modo." Jen gli posa una mano sul braccio e Martin avverte come una vibrazione che gli fa lentamente sbollire la rabbia. "E' la prima volta che lo vedi?" Lui annuisce. "Preparati. Non è un bello spettacolo."
"Come fai a sopportarlo?"
"Ci sono passata, però per me è stato diverso. Più facile." Risponde rivolgendogli un sorriso. "Molto più facile." Mormora.

Martin, Jonathan e Jennifer si ritrovano davanti ad una vetrata. Dall'altra parte Dave è legato ad un lettino, seminudo.
"Legato?" Squittisce Martin, terreo in viso.
"Hanno dovuto. Si graffiava o si mordeva a sangue." Risponde Jonathan.

Nel frattempo un giovane, con i capelli legati in un codino e baffi e un curato pizzetto, è entrato e si è avvicinato al letto. "Ciao David."
"Ciao... Kit..." La risposta è uscita a stento, tanto i denti dell'altro sono serrati.
"Fra poco ti sentirai un po' meglio." Si infila un paio di guanti in lattice e versa una sostanza su una garza che inizia passargli con delicatezza sulla pelle. Dave emette un sospiro di sollievo e chiude gli occhi. "Hai visite."
"Jenny?" Chiede alzando la testa per girarsi dalla loro parte.
"Non solo." Dice continuando con il suo lavoro.
"Ah!" Dave si lascia cadere all'indietro. La notizia non gli ha fatto piacere.

"Non vuole incontrarmi." Martin retrocede, con occhi feriti.
"Non sa chi c'è. Non può vederci. Dall'altra parte questo vetro è uno specchio." Bisbiglia Jennifer.
Lui annuisce. "Cosa gli...?"
"Dave prova un fortissimo prurito su tutto il corpo e per questo si feriva. Kit ha trovato un antico rimedio naturale che sembra funzionare. Lavanda macerata in olio d'oliva. Disinfetta i graffi e le ferite e mantiene la pelle morbita. Gli da sollievo." Spiega pazientemente Jonathan. "Dovrai infilarti dei guanti. Urla se qualcuno lo tocca. Solo con lei non lo fa." Aggiunge.

"Ripasso dopo. Cosa ti porto di buono per cena?" Kit si è alzato e si sfila i guanti.
"Non ho fame." Replica Dave voltando la testa.
"Come l'altro ieri e ieri. Ma io ti faccio mangiare lo stesso. Oggi ho deciso: cucina italiana. Lasagne. Ne vado matto." Ride il giovane chiudendosi la porta alle spalle. "Signor Kessler, Signora Sklias..." Li saluta fissando apertamente Martin con curiosità.
"Martin Lee Gore. Lui è Christoper Marlowe, detto Kit. Il volontario che si occupa di Dave."
"Piacere." I due si stringono la mano. Kit, sorride rivolgendogli uno sguardo malizioso.
Martin lo studia senza farzi scorgere. Kit ha quasi la sua età ma i suoi occhi gli ricordano quelli di un vecchio incontrato a Praga. Sembrano aver visto la cattiveria e il male del mondo.

"Tesoro." Jenny è al capezzale di Dave. Gli sfiora la fronte con una carezza e un bacio. "Ti ho portato i cioccolatini che ti piacciono." Ne infila uno tra le sue labbra.
"Grazie." Mormora con la bocca piena.
"Non sono qui da sola. Mi ha accompagnata un tuo vecchio amico. Posso farlo entrare?"
"NO!!" Il suo è un urlo di spavento.
"Stt... Sa che deve indossare i guanti e toccarti il meno possibile. Calmati." Gli sfiora i capelli e Dave si rilassa.
"Chi è? Anton?"
"Martin."
Dalle labbra contratte di Dave esce un verso di scherno. "Sobrio o, come al solito, sbronzo? Che vieni a fare? A divertirti? Non sei allo zoo!" Urla verso lo specchio. "Tornatene a casa. Hai delle nuove canzoni e ti serve ancora la mia voce?Quella non c'è più. Mi hai capito, Martin? Cantale tu le tue stronzate. Io sono finito! FINITO!! Non potrai più continuare a nasconderti dietro di me... Ad usarmi come scusa..."
Jenny, pallida in viso cerca inutilmente di trattenerlo. Ma Dave continua ad urlare, strattonando le cinghie che gli bloccano polsi e caviglie.
Kit arriva di corsa, trafelato. "David, non devi gridare e cercare di slegarti. Se no si arrabbiano e sai cosa sono costretto a farti."
Il corpo di Dave si affloscia, esausto. "Sì. Scusami."

"Hai spaventato la tua Jenny e sconvolto quel bel biondino di fuori. Sai se è libero una di queste sere?" Ammicca.
"Sposato e con prole... E, cosa più importante, etero." Risponde con un ampio sorriso.
"Tutti sono etero, fino a che non provano... Sai come si dice: finchè vita c'è speranza... Ed io non ho pregiudizi. Di nessun genere." Aggiunge schiacciandogli l'occhio. "Bruni con occhi marroni, biondi con occhi verdi o azzurri... Mi vanno bene anche quelli di pelo rosso..." Aggiunge e si allontana seguito dalla risata di Dave.

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Capitolo 2
*** Capitolo n. 1 ***



HOLD ON


La storia si svolge nel periodo dopo SOFAD e prima di ULTRA.

Naturalmente questa è un'opera di fantasia e non intende danneggiare o diffamare i personaggi reali di cui si parla, ecc. ecc.


"Dannazione! Lo stiamo perdendo!!"
"Forza bello... Reagisci..."
Quelle due voci gli giungono ovattate. ** Chi? Di chi state parlando? Perchè non mi lasciate dormire? Ho sonno...**
"Figlio..." Un sospiro leggero come un soffio di aria fresca. Un tenue profumo... "Figlio mio... Sei arrivato finalmente..."
**CHI SEI? IO NON HO PADRI!!**
"Capirai... Presto arriverò e avrai tutte le spiegazioni che ti serviranno. Pazienza figliolo. Pazienza e coraggio!"
Davanti a lui il viso di un vecchio. ** Sto morendo? Sei venuto a prendermi?**
"No, figlio. Mi dispiace." Mormora con voce addolorata. Due lacrime scivolano dai suoi occhi. "Io sono il messaggero che ti anuncia che non morirai... Per molto, molto tempo ancora. Sarò tuo padre e maestro nella tua nuova vita... Aspettami..."
Una luce violenta gli ferisce gli occhi. "Bentornato Gatto. Te la sei cavata anche questa volta... Cos'è che ha bofonchiato?"
"Mi è sembrato... Do you mean this horny creep... Che cazzo vuol dire?"
"E tu dai retta ai vaneggiamenti di un drogato? Ma guarda come si è ridotto..."
"Dave... David... Ci senti?"
"Dove... Dove mi trovo?" Mormora in un rantolo.
"In ospedale, grosso coglione." Un uomo con folti baffi lo sovrasta. "Questa volta GIURO che ti disintossichi... per davvero. A costo di trascinarti e legarti. Hai capito?" Grida infuriato.
"Jon... Jonathan? Che mi è..."
"Overdose. SEI MORTO... PER TRE MINUTI!!" Lo guarda minaccioso.
"Oh. Potevate lasciarmi andare... Tanto..."
Due mani lo sollevano e lo scrollano violentemente. "PIANTALA!! PER UNA VOLTA... Pensa a tua madre e a Jack, a Jenny e ai tuoi amici."
"Un fastidio di meno..." Borbotta assonnato.
"STAI SVEGLIO... DAVE!!"
"Lasciami dormire... Lasciatemi morire in pace..." Mormora cadendo nell'oscurità.

Un' oscurita popolata di volti... Volti sconosciuti ma sorridenti, amichevoli... Mani che si tendono come per sfiorarlo, per accarezzarlo... per toccarlo. Perchè ne ha paura? Di solito è lui a cercarle, a stringerle... A desiderare di stringere quelle mani tese verso di lui...
"NO. NON E' ANCORA GIUNTO IL MOMENTO." Tuona una voce e lui apre gli occhi.

"Come ti senti?" Jonathan è ancora al suo fianco.
"Da schifo." Brontola.
"Sono venuto a prenderti. Qui non possono fare altro per i casi come il tuo." Lo aiuta ad indossare un paio di jeans e una camicia a quadri.
"Che razza... Questi abiti fanno schifo..."
"TU fai schifo!" E' la secca risposta dell'altro."Ho passato dei giorni infernali per colpa tua."
Dave non alza nemmeno la testa, indifferente. "Hai una sigaretta?"
"Tieni. Fuma. Fuma pure. Tanto DA ME non avrai altro." Gli getta in grembo un pacchetto e un accendino da quattro soldi. "Ho telefonato a Martin e Andrew. Ti salutano. Tua madre voleva prendere il primo volo disponibile, ma le ho consigliato di non farlo."
Dave annuisce, la sigaretta che trema fra le sue labbra. "Meglio. Adesso dove mi porti?"
"A fare un giro... Tieni quel maledetto becco chiuso e non rispondere alle domande dei giornalisti."
Finalmente riescono ad allontanarsi. "Siamo fuori. Portami a casa."
"No, bello mio. Tu a casa non ci torni."
Attraversano in silenzio parte della citta. Le mani di Dave sono scosse da un tremito sempre più violento. "Jonathan... Ne ho BISOGNO!!"
"Bevi questo." Dalla tasca estrae un flaconcino. "Metadone."
"NON E' DI QUESTA MERDA CHE HO BISOGNO!! STO... MALE!!" Urla buttandolo fuori dal finestrino.
Pazientemente l'altro ne cerca un'altro. "Dave, un consiglio da amico sincero... Buttalo giu... O te lo caccio in gola... Vetro compreso." Lui ubbidisce e il tremito si attenua. "Siamo arrivati."
"Dove?" Il posto non gli è familiare. Un alto muro grigio e un cancello nero che si apre automaticamente.
"Dove vivrai finchè non la farai finita con quel veleno... Volente o no."
"Jonathan..." Il suo tentativo di ribellarsi è bloccato da due robusti infermieri.
"Ci vediamo domani, Dave." Lo saluta, rimmettendo in moto.
"JONATHAN!!! BASTARDO!! NON PUOI LASCIARMI QUI!!!" Urla. L'auto si allontana e il cancello si richiude.
Jonathan Kessler accosta al marciapiede, spegne il motore e scoppia in lacrime. "E' per il tuo bene. Mi dispiace, ma qualcuno DOVEVA farlo..."

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Capitolo 3
*** Capitolo n. 3 ***



3 capitolo

"Potete entrare. Adesso è troppo stanco per avere reazioni violente." La maschera sorridente svanisce dal suo viso. "Jenny, ti offro un caffè. Zuccherato. Ne ha i bisogno." Le circonda la vita con un braccio, sostenendola.
"Grazie, Kit." Mormora lei.
Martin non riesce o non vuole muoversi. Non lo sa nemmeno lui. Guarda attraverso il vetro Dave che muove incessantemente le dita delle mani. "Fa spesso così?"
"Adesso molto di meno. Dovevi esserci i primi giorni. Per fortuna Jennifer mi ha telefonato. E' una donna straordinaria, Martin. Non dimostra la sua paura. Gli è vicina, lo incoraggia, lo sa blandire e lui... Te l'ho detto. E' l'unica da cui si lascia toccare."
"Jonathan, io... Io...Non ce la faccio. Dammi pure del vigliacco, dell'insensibile... ma non CI RIESCO!" Fa fatica a distogliere gli occhi da quella figura esile. "Mi sforzerò... se mi cercherà. Solo quando farà espressamente il mio nome." Appoggia una mano sul vetro. "Sono sicuro che ne uscirà più forte. Lui non è come me. Debole e incerto. Non lo è mai stato. Fragile, questo sì, ma... mai spaventato."
Jonathan lo fissa scuotendo la testa. "Non lo farà. Lo so io e lo sai tu."
Martin annuisce e retrocede a testa bassa. Vicino al cancello nota Kit che scherza con una giovane infermiera e poi la saluta con una lungo bacio.
"Chris ha fatto un'altra vittima. Non se ne fa scappare una." Ridacchia il portiere.
"Ma non è gay?" Gli sfugge dalle labbra.
"Chris Gay?? Che razza di idea balorda! E' qui da meno di una settimana e si è già ripassato la maggior parte di quelle carine. Sembra un vasetto di miele e loro tante mosche."


Una porta che si affaccia sul giardino si apre e ne esce Dave. Cammina lento, un passo dopo l'altro, con cautela. Si ripara gli occhi dalla luce. Cerca una panchina e si lascia cadere con un sospiro, massaggiandosi i polpacci. Il prurito è quasi sparito ma ogni tanto si fa ancora sentire. Un fruscio gli fa voltare la testa. Guarda affascinato Kit, che in una radura tra alcuni cespugli, compie alcuni lenti, precisi, ieratici movimenti. Poi lo vede scivolare a terra con le gambe incrociate e le mani appoggiare sulle ginocchia.
"Ciao, David." Dice senza aprire gli occhi.
"Come fai a sapere che sono qui?"
"Ti sento." Risponde con un sorriso calmo.
"Ma se non mi sono mosso e i cespugli..."
"Ti sento con il cuore, con la mente. Non con le orecchie o... il naso." Lo arriccia. "Da quanto non ti lavi per bene?" Apre un occhio.
"Non lo so. Per me ogni minuto è uguale all'altro." A Dave la conversazione sembra assurda. Kit è a torso nudo e lui solo ora nota alcune vistose cicatrici." Cosa ti è successo?"

"Ricordi di un mio lontano passato." Si solleva sulle mani, sempre tenendo le gambe incrociate e si volta nella sua direzione. "Perché non provi a meditare? Ti aiuterebbe."
"A cosa? A non provare più la voglia di bucarmi?" Mormora con una smorfia amareggiata.

"No. A metterti in comunicazione con quella parte di te che è ancora nascosta alla tua percezione. A non averne paura... Siediti sull'erba, chiudi gli occhi e svuota la tua mente. Ascolta quello che ti dirà il vento." Bisbiglia con voce cantilenante.

Dave non sa bene nè come nè perchè ma ubbidisce. Avverte come se l'aria lo sfiorasse leggera in una calda carezza. **Dave... David... Sei il benvenuto...** Voci sottili, lontane e poi una più vigorosa, come se la persona fosse vicina a lui.
** Ben trovato, figlio. Sono contento nel vedere che ti stai riprendendo.**
** Io ti conosco! Riconosco la voce del mio sogno. Chi sei?**
** Il tuo nuovo padre... Un padre putativo. Una guida. Il tuo maetro per aiutarti nella tua nuova vita.**
** Nuova vita? Quale? Quello di un tossico??** Avverte una risata divertita che gli sembra di aver già sentito.

**Tu non sai mai più un tossico. MAI PIU'. Percepisco la tua curiosità. Come tutti i nuovi nati. Vuoi conoscermi? Vuoi sapere chi sono e come sono? Apri gli occhi. Sono davanti a te.**
Lui li spalanca. "Kit??"

"Salve figliolo." La sua voce è cambiata. Più matura, più seria, più vecchia. Uguale a quella che lui ha udito, non solo il giorno in cui non è morto, ma anche nelle notti in cui la voglia di droga era più forte. Quella voce che credeva frutto di allucinazioni o del delirio.
"Chi sei?"
"Lo sai. Christoper "Kit" Marlowe." Sorride ironico.

"Cioè il volontario inglese, più giovane di me di due anni?" Sbatte le palpebre. E' strano. sembra che il suo aspetto fisico cambi ad ogni suo battito di ciglia. E' come se fosse... incorporeo. Eppure lo ha toccato, pulito, calmato, abbracciato, imboccato.

"Infatti sono nato dell'anno del Signore '64. Ma non del tuo secolo." Dave lo fissa trasecolato. "Sono venuto al mondo vicino a Canterbury, Inghilterra. Nel 1564. Non so dirti nè il giorno nè il mese precisi. I miei si ricordavano che era faceva freddo e basta."

"Ok. Questa è una visione. Non so come ma sono fatto e strafatto. Tu... avresti più di quattrocento anni??"
"Già. Li porto bene, vero?" Ride l'altro. Gli porge la mano e Dave retrocede. "Non aver paura. Afferrala." I suoi occhi sono pieni di un calore sconosciuto e lui allunga, esitante, il braccio.

"Non brucia. Sento solo un pizzicorino... Come con Jennifer." Mormora sbalordito. Ha ben presente il dolore intenso che prova ad ogni tocco.
"La tua donna." Annuisce Kit.
"Come... La mia donna..."
"Lei ti ama. Per davvero. Questo annulla gli effetti del tuo cambiamento."
"Che cambiamento? Io non sono cambiato."
"Tu non sei più David Gahan, vissuto a Basildon. Cioè. Lo sei e non lo sei. Ora tu sei uno del mio popolo. Sei uno dei pochi immortali, o quasi."

Dave scoppia in una risata isterica. "Adesso tirerai fuori un' antico spadone e mi taglierai la testa?"
"Guardi troppi film. Niente di così... ridicolo. Nessuno di noi si uccide l'uno con l'altro. Niente effetti speciali. Solo..." Il suo viso si fa triste. "Sei solo un bambino. Avrai tanto, tanto tempo per capire che maledizione ci portiano addosso. Bando alle ciance. E' tempo di iniziare il tuo addestramento. Devi essere pronto a tornare tra i fortunati. I mortali."

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Capitolo 4
*** Capitolo n. 4 ***



Capitolo n. 4

Due giorni dopo Jonathan si trova di fronte un David cambiato. Pulito,  i capelli più corti e uno sguardo meno incerto e spaurito dei giorni precedenti.
"Ti vedo meglio. E' vero che hai mandato via Jennifer?"

"L'ho restituita a suo figlio. Jonathan, mi devi trovare un appartamento a New York... Vicino ad un parco o lungo il fiume." La voce con gli parla è fievole, ma determinata. "Devo andarmene da Los Angeles, dalla California... per ricominciare da capo. Voglio anche che cerchi Theresa e che ottenga il mio... divorzio. Fai tu. Io non posso e non me la sento di incontrarla." Chiude con forza i pugni e alcune lacrime scivolano fuori dai suoi occhi. "Quella parte della mia vita è morta; come me, in quei tre minuti." Jonathan lo fissa imbambolato. L'uomo davanti a lui ricorda appena il Dave Gahan che ha conosciuto. "Scusami per tutto quello che ti ho fatto penare. " Per un breve attimo è tornato il solito sorriso su quel viso adesso impassibile.

" E... E... Cosa dico a Martin...e agli altri... Ad Alan?" Chiede sottovoce.
"Che li chiamerò... quando mi sentirò... pronto." Risponde voltandogli le spalle. "Non parlare con mia madre o con Jo. L'ho fatto io e...e... per favore, mandami Kit."
"Ok. Se sei sicuro..."
"No, non lo sono. MA DEVO. Per me e... per tutti voi." Risponde con voce soffocata.

Prima di andarsene Jonathan si volta e con stupore vede Kit toccare Dave sulla spalla ed abbracciarlo, con l'aria di un padre rassicurante.


"Ma guaardaa che oonooree. Osci c'è pure il Barrone Kesssler..."
"Theresa." Jonathan la saluta con un breve cenno del capo. "Sei pronta a firmare i documenti?"
"Tutto quello che vvvuuuoi, ammore belllo!!" Risponde con aria trasognata.

Lui guarda la terza persona nella stanza che annuisce con un pesante sospiro.
"Theresa, hai capito BENE le clausole del divorzio?" Le chiede per sicurezza.
"Dov'è Dave? Perchè non è quui? Con chi se la sta spassando?"

"Si è trasferito. Non vive più in California." Scuote la testa chiedendosi quanto sia lucida. "Ascoltami: Dave è stato generoso e previdente. Ti ha garantito una cifra tutti i mesi e un congruo lascito in una banca..."
"Ma che bravo bambino..." Borbotta.

"Però lei ne disporrà solo quando e se si sarà disintossicata completamente." Tiene a precisare l'avvocato.

"Cosa? Io... smettere?? E perché dovrei?" Si alza e traballando si china sulla sua scrivania.
"Peggio per te. Ti dovrai accontentare di una parte dell'assegno. Il doppio dell'indennità di disoccupazione." Le spiattella in viso Jonathan. "La pacchia è finita. Sarai TU a cercare la roba in giro, per strada. Niente spacciatori pronti alla tua chiamata."

"Questa non è opera di Dave. Colpa TUA! SOLO TUA!! Tu mi odi." Urla. "Tutti voi, piccoli borghesucci di merda, mi odiate."

"Pretendi troppo. Mi fai solo pena. Se fosse stato per me... non avresti avuto niente,  NIENTE! Hai capito, stupida cagna? E' stato LUI a volerti dare ancora una possibilità. Se sei furba la cogli al volo, se no... Buongiorno avvocato, l'affido alle sue cure. E tu... ricordati bene: se ti avvicini ancora a Dave ti spezzo le gambe. Dovevo farlo la prima volta che ti ho trovato nella sua camera." Esce sbattendo la porta.

"Tu non hai mai capito un cazzo. Io l'ho amato. Sì, Jonathan, io amo Dave." Scoppia in lacrime. "Non mi sarà facile, ma un giorno riuscirò a dimenticarlo e, spero tanto, che lui mi possa perdonare."


"Forza, pigrone, muovi quelle gambe." Kit incita Dave, correndo al suo fianco. "Vedrai che belle chiappa sode ti ritrovi."
"Basta, non ce la faccio più. Negriero." Ansima, buttandosi sull'erba. "Mi spieghi una faccenda? Tu, da che parte pendi?"

"Cioè?" Chiede continuando a correre sul posto.
"Ti ho visto flirtare con ogni genere di donna... Bionde, brune, rosse... e poi mi fai di queste uscite?" Si asciuga il sudore con l'avambraccio.

"Mio caro figliolo, in oltre trecento anni di vita ho imparato che non si dice mai di no ad un bel paio di gambe, a due tette sode o... a un bel culetto. Cogli l'attimo. Meglio pentirsi per qualcosa che si E' FATTO che rimpiangere qualcosa che NON SI E' FATTO."
"Vuoi dire che... tu...?"
L'altro annuisce. "Per tua informazione... Hai un gran bel culo." Ammicca.

"OH!" Dave si rialza. "Da oggi chiuderò la mia porta. A doppia mandata."
"Prima di disprezzare il piatto che hai davanti, prova ad assaggiarlo. Magari ti piace. Non te l'ha insegnato la mamma?" Gli allunga una pacca amichevole e corre via.


Kit sprizza una tale vitalità in ogni gesto, in ogni ogni attività che Dave lo invidia profondamente. Lui si sente esausto dopo poche ore in sua compagnia.

La sua nuova vita, o meglio, la vecchia di cui sta, piano piano e con fatica, ricomponendo i pezzi lo coinvolge ogni giorno di più. Ha riallacciato i rapporti con sua madre. Risentirne la voce, riuscire a farla ridere, gli procura una gioia intensa, mitigata solo dal non aver ancora persuaso Jo del suo autentico cambiamento.
Può solo scambiare qualche frase con Jack e poi lei interviene e con poche parole fredde lo congeda. Ha molte colpe e non le ha mai negate, ma con un esame approfondito e a mente fredda della loro situazione ha capito che, prima o poi, sarebbe successo comunque.
Il loro divorzio era inevitabile e questo lei fatica ancora ad ammetterlo.

In Jenny ha scoperto una donna decisa e determinata, ma capace di slanci teneri e affettuosi. Grazie alla sua vicinanaza e a Jimmy, suo figlio, si è accorto di quanto è bello uscire per guardare un film tutti insieme e poi discuterne tornando verso casa, mangiando un gelato dopo aver divorato una quantità industriale di pop corn. Cose semplici, che però non faceva da tanto tempo. Come riaccompagnarli a casa e salutarla con un bacio.
Il vecchio Dave prendeva, questo vuole dare.

Grazie agli insegnamenti di Kit ora riesce a sopportare il contatto con gli estranei. Non avverte più quel bruciore tremendo ad ogni sfioramento, ad ogni più piccolo tocco.
Si sente pronto per incontrare i vecchi amici... o sarebbe meglio chiamarli solo colleghi?

Ma il suo maestro esita ancora, ha dei dubbi. C'è qualcosa che non gli ha ancora detto, lui lo sente. Qualcosa che gli mette ansia, timore. Però ha una fiducia sconfinata in lui e aspetta con pazienza. Anche se questa non è una delle sue maggiori virtù.

Ha provato a cantare, in privato, e ascoltare il risultato lo ha demoralizzato. E se non fosse più in grado di farlo? I Depeche Mode finiranno per colpa sua? Spera di no. Non per il denaro, ne hanno a sufficienza per una vita più che discreta. Alan lo ha capito per primo e ha preferito crearsi una famiglia, lontano dalle luci dei rilettori, che autodistruggersi.

Ognuno di loro ha trovato una maniera per sopravvivere in quella giungla. Lui la droga, Martin l'alcol. Quell'alcol che lo aiutava a salire sul palco e a nascondere le sue paure. Fletch... Prova rimorso. Nessuno ha capito la sua sofferenza, troppo impegnati a compiacersi e a compatirsi.

Per lui Andrew Fletcher è sempre stato il simbolo della stabilità. Lui e Martin. La loro eterna e ferrea amicizia. La loro storia. I due che ha invidiato dall'inizio del loro sodalizio. Loro e le loro famiglie perfette.
Ha dovuto arrivare alla sua età per capire che non esistono famiglie perfette. Ci sono famiglie che resistono ad ogni scossa, ad ogni assestamento ed altre che alla prima incrinatura cadono a pezzi. Punto e basta.
Alan... Questa serà lo sentirà e, come al solito, eviterà accuratamente di nominare gli altri. Perché riaprire ferite appena rimarginate?


Deve guardare avanti come gli ripete sempre Kit. "Guarda dove metti i piedi. Ed i nostri piedi il buon Dio li ha puntati DAVANTI. Dietro c'è la strada che hai percorso. Giusta o sbagliata, non ha più importanza. Ricordala, ma continua a camminare." Una volta ha aggiunto a bassa voce. "Non possiamo fare altro."

Scoprire che ogni tanto passa la notte con un uomo non gli fa più effetto. Kit non è gay. Ne ha avuti tanti fra gli amici ed i conoscenti di gioventù. Gente allegra e divertente, con cui bere, scherzare e poter finalmente parlare di altro. Non solo di calcio e dell'ultima conquista facile. Li cercava apposta. A Basildon rivelare che ti interessi di moda, vestiti o addirittura di arte significa fare a botte o essere preso in giro. Per questo adora le grandi città. Nessuno ti nota, nessun bada a quello che fai, come ti vesti, a chi incontri. Saluti i vicini, ma non sai e non vuoi sapere niente di loro. Ti basta che non disturbino la tua quiete.

"Ciao, dove trascini il tuo bel culetto?" Una voce divertita lo distoglie dai suoi pensieri.
"Ciao Kit. Bella moto." Lo guarda sollevare la visiera del suo casco.

"Adoro le due ruote. Mi ricordano i vecchi tempi. Quando ero giovane. Che ci fai qui? Credevo saresti uscito con la tua bella."
"Questa sera no. Mi ha chiesto del tempo. Per riflettere." Giocherella con il cerchietto che porta al lobo.
"Oh!Oh! Le hai fatto la fatidica domanda?" Scende dalla moto con un agile balzo e lo affianca.
"Le ho chiesto di venire a vivere con me. Credevo che..." Dicendo questo si infila le mani nelle tasche.
"Ti avrebbe buttato le braccia al collo, tutta giuliva e gridando: "Sì, sì"? Non la tua Jennifer." Lo consola con una pacca amichevole.
"Ha paura, vero? Ha paura di me."
"E chi le può dar torto? Come ha scritto il tuo amico Martin, che devi sempre presentarmi... Cammina nelle sue scarpe. Tu lo faresti?" Si ferma,in attesa della sua risposta.
"No." Dice sincero.
"Visto?" Gli mette una mano sulla spalla. "Sai che ti ama dal tuo primo... vagito. Ora sta a te darle la sicurezza, la certezza che il vostro futuro è insieme."
"Come?"
"Stabilità. Jenny cerca la stabilità. Come te." Il suo sguardo si fissa su un punto lontano. "Come tutti."
"Anche tu?" Dave è curioso, per quegli accenni misteriosi che lui lascia cadere di tanto in tanto.
"Non più. Quattrocento anni sono troppi per la stabilità. Ad un certo punto capisci che non è per te. Mi accontento di quello che ho." Si scuote e gli sorride. "E adesso ho una moto nuova di zecca e un discepolo. Ti va di fare un giro?"
"Ok... Hamburger?"
"Oggi follie. Hot Dog!" Sale a cavalcioni del suo mezzo e Dave lo segue. "Tieniti stretto, bello. Si vola!" Ride sfrecciando via.

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Capitolo 5
*** Capitolo n. 5 ***



Dave non riesce a stare fermo. Cammina in su e giù, raddrizza un quadro, sposta di pochi centimetri una foto incorniciata. Il suono del citofono lo fa sobbalzare.
"Ciao Jonathan." Dice spalancando la porta d'ingresso.

L'altro gli porge la mano e lui lo abbraccia. "Ti vedo bene."
"Dai, Johnny! Ci vuole poco. Hai novità?" Chiede emozionato.
"Dave, sono appena arrivato! Prima voglio vedere come stai. Come passi il tempo..." Lo scruta serio. "Jo mi ha chiesto di verificare."

"Verifica. Verifica pure." Si sfila la maglietta. "Niente segni. Nienti buchi."
"Quei lividi?" li indica con il dito.
"Kit. Abbiamo fatto a pugni." Ghigna vendo la sia faccia sbalordita. "In palestra, Jonathan. In palestra. C'erano due coglioni di irlandesi che ci sfottevano per il nostro accento..."
"Dave!!" Esclama allarmato.

"Come si dice... Abbiamo incrociato i guantoni. Per la prima e ultima volta. Poi siamo usciti e abbiamo fatto pace grazie ad una bevuta." Vedendo la sua espressione si affretta ad aggiungere: "Per me e Kit acqua tonica e per loro due birre." Spiega.

Jonathan tira un sospiro di sollievo e l'altro non nasconde il fatto che si sta divertendo.
"Sei... Diverso..." Mormora.
I nervi di Dave si mettono sul chi va là. "Diverso?" Ripete. "Cosa intendi?"

"I tuoi occhi sono limpidi..."
"Non mi faccio più." Dice alzando le spalle.
"Può essere, ma..." Scrolla la testa. "Sei... diverso." Non riesce a trovale le parole adatte. "Ti trovo cambiato."
"Spero in meglio." Mormora Dave.

"E' vero che convivi con Kit?"
"Con Kit e altri amici. Anche loro nella mia situazione." Conferma. "Ci aiutiamo a vicenda quando... Quando rispunta la voglia."
"E Jenny che ne dice?"
"E' stata lei a suggerirmelo."
"Per cui vi vedete ancora..." Conclude sollevato.
"Siamo fidanzati." Sorride Dave.

"Con l'anello e tutto il resto?" Si sorprende. Non è certo il suo comportamento abituale.
"Niente anello per ora  e se con il resto intendi fare amicizia con suo figlio ed incontrare i suoi parenti più stretti... Ebbene sì. Voglio essere accettato da chi è importante per lei." Confessa. "Hai finito con l'interrogatorio?"
"Non ancora. So che telefoni spesso a tua madre, spessissimo a Jack..."Dave annuisce e non nasconde la sua commozione. "... E ad Alan..." Lo guarda e aspetta.

"Vero. Con Martin e Andrew... Non me la sento ancora. Voglio incontrarli di persona. Fargli le mie scuse per il casino che ho combinato..." Si lascia cadere in una poltrona. "Ho rischiato di distruggere completamente me e loro. Ho quasi sfasciato il gruppo..."
"Dave... Erano e sono adulti... Ed il gruppo esiste ancora..."
"Senza Alan e con me in queste condizioni? Kit mi assicura che non ci ricascherò più e che la mia voce tornerà... Ma se questo non dovesse avvenire?" Dave si abbandona ad un gesto di sconforto. Solleva gli occhi e Jonathan non vi legge paura, come temeva, ma pena, tanta pena.

"Tornerete insieme per molti e molti anni ancora." Lo conforta. "Le tue parole me ne hanno dato la conferma. Telefonerò a Jo e le dirò che, secondo me, può affidarti Jake."
"Per un intero giorno? Potrò restare con lui anche di notte?" Chiede con un filo di voce, afferrandogli le mani.
"Esatto. Per un giorno e una notte... Per iniziare..." Lo guarda con un sorriso quasi paterno.
"Grazie!"

"Prima le belle notizie, adesso passiamo alle brutte."
Dave prende un profondo sospiro. "Sono pronto."

"Martin vorrebbe terminare le registrazioni per Ultra... Sempre se te la senti."
"In verità ho una voce che... Per meglio dire... Non ho più la mia voce. Quella di prima." Dice sincero.
"Lo sa. Kit gli ha fatto avere una tua registrazione... Non ne sembri molto sorpreso."

"Con Chris ho imparato a non meravigliarmi più di niente." Si alza per versarsi un bicchiere d'acqua. "Il responso?"
"Dice che ha scritto una canzone e che vorrebbe che provassi a cantarla."
Dave ride sarcastico. "Tentar non nuoce. Come si intitola?"

"Barrel of a Gun. E'..." Esita a dirgli di cosa parla. "E' particolare. Quasi tutte le sue ultime lo sono. Hanno qualcosa di diverso."
"Come me?" Tenta di scherzare. "Ci penserò. Kit mi consiglia sempre *Prima di prendere una decisione, dormici sopra."
"A proposito... Sei solo?" Si guarda attorno. La casa ha un aspetto vissuto, ma è pulita ed in ordine.

"E' sabato e sapevano che saresti passato. Sono usciti e rientreranno domenica sera." Prima che l'altro lo interrompa continua. "Jenny e Jimmy sono a una riunione familiare e Kit è in Francia."
"In Francia? E che ci è andato a fare? Si sorprende.

"Lo hanno chiamato a periziare alcuni antichi manoscritti. E' il suo lavoro."
"Ha un lavoro??" Esclama.

"Certo che ha un lavoro!" Sbotta Dave. "Uno parecchio impegnativo e pieno di responsabilità. Possiede una casa a Londra e una a Parigi. Ma ti credevi  lo mantenessi io??"
"Veramente sì." Ammette.
Jonathan lo vede scoppiare in una risata fragorosa.

"Kit ha più soldi di me e Martin messi assieme. Possiede un palazzo a Kensington, come uno stabile a Montmartre." Gli rivela. "Eredità di famiglia. Non ti preoccupare. Tornerà questa sera."
"Ne sembri felice."
"Lo sono. Mi è mancato... E' come se fossimo... fratelli siamesi... Una parte di me..." Distoglie lo sguardo. Come può fargli comprendere il legame che si creato tra loro due? Un legame fatto di tante piccole cose... Indispensabili, si accorge in quel momento.

Dave si sveglia all'improvviso, i sensi all'erta. Non capisce il perchè, ma un impulso irrefrenabile lo spinge a scostare le coperte e a scendere dal letto.
Nell'aria aleggia un profumo leggero. Quel profumo che ha sentito il giorno della sua morte. Della sua seconda nascita. Limone e qualcos' altro di indefinito.
Il Lemon Curd che preparava sua madre ogni volta che stava male o le rare volte che avevano un motivo per festeggiare. Da quando tempo non l'assaggia! Quello che si trova in commercio è buono, ma per lui quello era unico, speciale.

E' il profumo ad attirarlo come una calamita. Come il canto delle sirene di cui gli hanno parlato Kit e Jennifer.
Apre la porta della camero e lo vede. Sta guardando fuori dalla finestra, la fronte appoggiata contro il vetro, le mani aperte ai lati. Percepisce e condivide la sua profonda sofferenza.

"David?" Chris lo ha sentito e si è voltato. Alcune gocce brillano ancora sulle sue guance. "Sei ancora sveglio?"
Dave apre la bocca, ma è incapace di emettere un solo suono. Il sangue gli scorre veloce nelle vene. Si avvicina e gli sfiora le labbra, poi la guancia umida e la mascella.

"Non... farlo... Torna a dormire."
"No. Non voglio." **Non posso.**
Kit alza le mani e le posa sulle sue spalle. "Non capisci nemmeno perchè sei qui."

"E' vero, ma so che ho provato una scossa quando ti ho baciato. La stessa che ho sentito solo con Teresa."
Kit sorride. "Sono un uomo o lo hai dimenticato?"
"Non m'importa." Dice ed è sincero.

Kit alza una mano, gli tocca leggermente la guancia e poi sposta le dita verso il basso. Nei suoi occhi Dave vede divampare la stessa fame. La stessa incapacita di resistere.
"Ti prego." Si sporge verso di lui e le loro labbra si toccano. Poi di nuovo.

Kit rimane immobile per un momento e poi si impadronisce della sua bocca, possedendola, invadendola mentre Dave si preme forte contro di lui. Quando si staccano sono entrambi senza fiato, i cuori che martellano forsennati nei loro petti.
"Voltati ed esci. Prima che sia troppo tardi."
"No."
"Domani potresti pentirtene."
"No." Gli afferra il polso e lo attira più vicino. "Voglio te."

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Capitolo 6
*** Capitolo n. 6 ***



"A che stai pensando?" Gli sussurra, accarezzandogli le spalle. Sono sdraiati nel suo letto, abbracciati come due innamorati.
"Che è stato bello."
"Bene, sono contento. La prima volta dovrebbe sempre esserlo." Dice con un sorriso triste.
"Kit?"
"Dimmi."
"Perchè piangevi?" Chiede assonnato.
"Mi dispiace. Ero stanco e non mi sono trattenuto. Adesso dormi, ti spiegherò ogni cosa... Domani."
**Trattenuto? ** Dave non capisce di cosa stia parlando, ma ripone in lui la massima fiducia e si addormenta come un bambino, cullato dal calore del corpo stretto al suo e con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
"Oh Dave... Quante cose tremende ancora devi scoprire." Mormora Kit, addolorato. "Devo renderti più forte..."


Dave si volta su un fianco e sbatte le palpebre, ammiccando contro la luce del sole che filtra nella camera. Si sente bene, stranamente in pace con se stesso.
Alla sua entrata nella stanza comune viene accolto da una serie di ululati e fischi.
"Che vi prende, razza di cazzoni?"
"Ti sei guardato allo specchio?"
"Sicuro che la tua Jenny sia greca e non rumena?"
"Non rumena. Della Transilvania." Ridono emettendo un lungo ululato.
"Ok. Avete voglia di prendermi per il culo."
Victor gli porge una pentola. "Vediamo se riesci a specchiarti... Ehi, è diventato tutto rosso!!" Lo prende bonariamente in giro. "Quello è un succhiotto bello grande."
Dave si sfiora un punto sul collo dove compare una macchia violacea.
"Ti devi essere dato parecchio da fare ieri sera. Quando i gatti non ci sono..."
Dave si volta e va a chiudersi in camera.
"Dite che questa volta abbiamo esagerato?" Gli altri gli rispondono sollevando le spalle.

"Non è possibile! Eppure..." Controlla di nuovo nello specchio. Quello sul collo non è l'unico segno.
"Pentito?" Kit è spuntato dietro di lui.
"E' successo veramente? Non ho sognato? Tu ed io..." Scrolla la testa, incredulo.
"Siamo stati a letto insieme." Annuisce.
"Perchè? Come è possibile? Non ho mai..."
"Desiderato un uomo?" Si siede in fondo al letto.
"Nemmeno  pensato lontanamente..."
"Mai dire mai." Sorride brevemente, tornando subito serio. "Noi due dobbiamo parlare e prima lo facciamo, meglio è."
Dave gli si siede accanto, evitando accuratamente un contatto.
"Ti sei mai domandato come ti ho trovato?"
"No, cioè... Sì."
Kit sospira. "Noi, i cosiddetti Immortali, siamo come le cellule, gli atomi, di un unico organismo. Ognuno di noi è in contatto con gli altri."
Dave lo fissa scettico. "In contatto... Come?"
"Legati da un filo invisibile... Condividiamo le emozioni, le sensazioni. Non ci conosciamo, ma..."
"Ma?"
"Abbiamo un segno particolare di riconoscimento. Avvertiamo un odore... Un profumo che per noi è irresistibile. Ci condiziona e ci impedisce di far del male ai nuovi nati..."
"Come me..."
"O a chi deve ancora trasformarsi." Prosegue Kit. "Con il tempo abbiamo imparato a... trattenerci... A schermare le emozioni. Ieri io ho lasciato cadere le mie barriere e... Hai visto cosa è successo."
"Sono venuto a letto con te e... Mi è piaciuto!" Mormora sbalordito.
"Lieto che tu abbia apprezzato i miei sforzi." Solleva un angolo della bocca, ma i suoi occhi restano seri, quasi cupi.
"Vediamo se ho capito... Ognuno di noi è collegato agli altri. Il profumo che ho sentito è il segnale che sono vicino ad uno del nostro popolo.Questo profumo mi impedisce di far male ad un mio simile... Perchè mai dovrei far male ad uno di noi?"
Kit si alza e infila le mani nelle tasche. Deve trovare la maniera giusta... "David, forse non hai riflettuto BENE su cosa comporta essere un Immortale..."
"Non morirò."
"Per molto, moltissimo tempo... Ma se il tuo corpo viene smembrato o distrutto... non potrai rigenerarti..."
"Rigenerarmi?" Dave è sempre più perplesso.
"Il prurito. Il tuo corpo stava ricostruendo, riparando il tuo organismo."
"Ok... Cosa mi nascondi?"
"Voglio che ci arrivi da solo... Per essere preparato quando succederà."
"COSA??"
"TU... PUOI VIVERE OLTRE QUATTROCENTO ANNI." Scandisce.
Dave spalanca gli occhi e si fa terreo. "La mia famiglia, i miei amici...NO!" Kit annuisce lentamente. "Perderò TUTTE le persone che amo!!" Grida, scoppiando in lacrime.
Kit lo accoglie tra le braccia. "Sì." Risponde accarezzandogli i capelli. "Questa è la maledizione che ci ha colpito."

Kit vorrebbe trovare un modo per consolarlo, ma sa che non ce ne sono e quindi continua a stringerlo e a passare le dita nei suoi capelli. "Non sai quanto mi dispiace." Mormora. Sta per ritirare la mano, quando lui l'afferra per il polso, trattenendolo.
Dave non dice nulla, si limita a guardarlo negli occhi per un lungo istante. "Perchè hai aspettato a dirmelo? Perchè non me l'hai detto subito?"
"Eri troppo debole. Lo sei ancora."
"Bella scusa! Debole o... una facile preda?" Lo accusa.
"Coraggio. Sfogati pure." Kit rimane impassibile. "Ma ricordati che o fatto quello che TU mi hai chiesto. La prima mossa è venuta da TE!"
"IO NON SONO..." Obietta con forza.
L'altro ride amaro. "Nemmeno io. David, rifletti... Se ti avessi detto dal primo giorno la verità, come avresti reagito?"
"Come avrei reagito?" Gli fa eco.
"Saresti scappato e corso in Inghilterra. Per cercare di proteggere Jack e tua madre da ogni minimo pericolo. E' quello che vorresti fare adesso, no?"
"Sì."
"Li puoi proteggere dalle malattie? Puoi evitare che vengano travolti da un'auto, o che rimangano vittime di uno delle centinaia, migliaia di piccoli o grandi incidenti quotidiani?" Scuote la testa. "Gli impediresti solo di vivere pienamente la loro vita. La tua unica possibilità è condividere il tempo che gli è stato assegnato. Goditeli fin che puoi, poi conservane il ricordo nel tuo cuore e prosegui il tuo non facile cammino."
Dave si siede sconsolato. "Quante volte ti è capitato?"
"Meno di quanto creda e più di quanto avrei voluto." Risponde sibillino. "Ti è stata fornita una seconda, splendida opportunità per cercare di rendere felice chi tiene a te,  per chi ti vuole bene. Non la buttare via."
"E... tra di noi?" Mormora sempre più confuso.
"La notte scorsa non cambia niente. Quando avrai bisogno di me, io ci sarò. Sempre e comunque." Risponde con un sorriso incoraggiante.
"Kit, perchè proprio io?"
"Siamo nati con questo peso, ma io sono stato più fortunato. Quando ho scoperto cosa ero mi è stato più facile ricominciare."
"Famiglia? Amici?" Lo interroga.
"Amici? Oh sì, decine affermavano di esserlo. Come quello che mi ha invitato per una bevuta e invece mi aspettava, insieme ad altri due, per pugnalarmi a morte e buttarmi nel Tamigi." Ricorda amareggiato.
Dave sogghigna. "Conosco il tipo. I miei si sono volatilizzati quando mi hanno visto con le manette. Beh, ne avrai avuti anche di veri..."
"Sì, Will... Avrebbe avvertito la mia mancanza, ma il suo destino era già scritto, anche senza di me. E poi... per tutti ero morto." Kit piega le labbra in una smorfia sarcastica. "Sparire a volte è la soluzione migliore."
"Se non mi avessero rianimato..." Solleva la testa di scatto in una muta domanda.
"Saresti stato seppellito... o avrei dovuto cercare il cadavere di uno sconosciuto per sostituire il tuo corpo. La prima volta rinascere è sempre più difficile e doloroso."
"Ma io credevo... pensavo che..."
"David, scordati i film o i libri. Tu invecchierai normalmente, magari lentamente, ma ti spunteranno i capelli bianchi e le rughe. Ti indebolirai e, un giorno, sembrerai morto. Quella vita è finita. Qualche giorno dopo un nuovo David Gahan trentaquattrenne apparirà in un altro luogo... Magari sotto un altro nome e tutto avrà inizio di nuovo. Come su una giostra che gira e non si ferma mai."
"Fino a quando?"
"Il più vecchio di noi che ho incontrato aveva mille anni." Gli rivela.
"MILLE... anni??"
"Ha dovuto attendere così tanto. Non ha mai perso la speranza e alla fine ha trovato la sua pace." Lo sguardo di Dave gli rivela la sua incapacità a seguirlo. "La nostra pace vuol dire addormentarsi definitivamente." Gli spiega. "Sapendo che non ci sarà più un nuovo inizio. Mai più."
"Ma se uno è stanco gli basta..."
"Darsi fuoco? Farsi esplodere? Scrivere che si vuole ssere cremati?" Elenca. "Forza. prendi un foglio e scrivi le tue ultime volontà. Il tuo testamento..."
Dave alza le spalle come a dire che ci vuole? Dopo le prime righe la sua mano inizia a vibrare e quello che ottiene sono solo degli scarabocchi.
"Non puoi. Nessuno di noi può decidere in anticipo come e quando. Comunque lui era un caso eccezionale. Voi, uomini moderni, avete escogitato mille sistemi per morire." Dave scrolla la testa. "Ai miei tempi non c'erano auto, moto, aerei, missili, bombe... Ci si spocava le mani e l'anima. Per ucciderci avevamo pugnali, spade, veleno... Difficilmente si distruggeva il corpo dell'avversario. Oggi è molto, molto facile da ottenere..."
"Splendido! Devo augurarmi di morire in un'incidente aereo o a causa di una guerra!!"
Kit annuisce. "Ma moriresti in pace, sapendo che decine, centinaia, migliaia di uomini, donne, bambini innocenti moriranno insieme a te?"
Dave scuote lentamente la testa. "Vorrei che questo fosse un sogno da cui, un bel momento, mi sveglierò. Guarderò Jenny e riderò con lei per l'assurdità partorita dalla mia mente malata. MA COME CAZZO PARLO?? QUESTO è un sogno! Un brutto, orribile incubo! Tu non esisti!!" Ride e ride e ride. Una lunga risata stridula e dolorosa per chi l'ascolta.
Kit lo schiaffeggia. " Mi dispiace, ma questa è la realtà. Ora esci, svagati. Hai la fortuna di aver trovato una donna con cui stai bene, capace di farti sorridere. Una donna che crede in te e che vuoi vedere felice. Avanti, vai da lei e..." Sospira."... falla felice."
"Quante belle parole!! Ma quando IO sarò di nuovo, non dico felice, ma sereno?" Esclama con un grido soffocato, pieno di disperazione.
"Pensi e ti comporti come il bambino egoista che sei. Non temere, Avrai molte occasioni per esserlo. Sta a te saperle cogliere. Lo capirai vedendo la felicità nei loro occhi. La loro felicità sarà la tua." Risponde lento, pacato, rassicurante.
Dave cerca la sua mano. "Chris... Ho paura. Tanta paura."

"Lo, so, piccolo, lo so." L'atmosfera tra loro cambia di colpo, cricandosi di una sensualità calda e avvolgente. "David?"
"Ho voglia di baciarti." Bisbiglia. "Anche se solo per un breve momento voglio dimenticare cosa sono diventato. Voglio sentirmi in pace, accettato per come sono. Come ieri sera..."
"Non dovremmo...Ti scordi della tua Jennifer. E' con lei il tuo futuro."
"Può darsi. In questo preciso momento, però..." Gli incornicia il viso tra le mani. "... so solo che ti voglio ancora. Se tu non hai nulla in contrario..."

"David... Devo allontanarmi da te."
Lui lo guarda come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco. "Mi abbandoni?"
"Mai. Ma arriva un giorno nella vita di un padre in cui capisce che il suo bambino ha imparato a camminare con le proprie gambe. Se ti restassi vicino, quel giorno non arriverà mai. Per questo prenderò il primo volo per Londra."
"Kit, lo fai perchè noi abbiamo..." Mormora incerto. Cosa hanno fatto? Non prova rimorso e non si sente in colpa.
"Sesso, David. Sesso stupendo, fantastico e basta. Ascoltami. Gli Immortali vivono tenendosi il più lontano possibile dagli altri della nostra specie e lo fanno per un motivo preciso. Per difenderci. Dalla nostra essenza e dal resto del mondo." Dave lo ascolta, assorbendo la sua profonda sincerità e la sua infinita tristezza. "Da noi stessi, perchè l' episodio si ripeterebbe e non solo per il sesso..."
"Non facciamo del male a nessuno."Ribatte.

"Nella mia epoca chi veniva sorpreso a letto con un altro uomo rischiava di essere bollito vivo. Le cose, nell'epoca attuale, sono cambiate di poco. Perderesti Jack e per cosa? Per un breve attimo di piacere effimero?" Dave si mette seduto, in allarme. "Non ci avevi pensato, vero? Questo sarebbe il male minore. Basta evitare di sbandierarlo e questo mondo ipocrita lo accetta. Ma la questione è molto più complessa. Siamo quello che siamo e non possiamo cambiare. Se qualcuno scoprisse che per qualche misterioso motivo esistono esseri umani che non muoiono... Che si risvegliano, infinite volte... Cosa pensi che ci farebbero? Pensa a tutte le leggende sui vampiri, zombie, licantropi... Mostri, insomma. I mortali hanno paura di quello che non riescono a capire, a spiegarsi... E la paura è una spinta potente per commettere e giustificare atrocità spaventose. Preferisci vivere libero, mentendo, o essere rinchiuso in qualche laboratorio? Studiato, esaminato, torturato come una cavia? Preferisci che chi vive al tuo fianco, che i tuoi figli corrano dei pericoli a causa tua? La risposta è una sola. NO! Perciò ci separiamo. Tu a New York, io a Londra o Parigi. Il legame ci avvertirà quando e se uno dei due avrà bisogno dell'altro. Io correrò e tu?"
Sul viso di Dave appare una smorfia. "Me lo devi chiedere?"
Kit si scosta e gli sfiora le labbra. "Allora... Arrivederci, David."

"Chris... Aspetta... E la mia istruzione?"
"Ne sai abbastanza per evitare di commettere grossolani errori e se avrai dei dubbi... mi puoi telefonare, no? O, ancora meglio, ripensa agli errori del passato e troverai la risposta che ti serve." Gli risponde con una mano sullo stipite e lo saluta con un'ultima occhiata colma di affetto.

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Capitolo 7
*** Capitolo n. 7 ***


Lo stomaco gli trema quando imbocca la stradina in cui abitano Jo e Jack. Avrebbe dovuto avvertirli che stava arrivando. Visto che non ha risposto ai suoi messaggi, Jo ha senz'altro dato per scontato che non si sarebbe fatto vedere. Meglio tornare indietro. Non può presentarsi senza preavviso. Irritato con se stesso per la sua insicurezza, Dave parcheggia e spegne il motore. Suona il campanello e subito si sentono dei passi veloci. Poi Jack apre la porta e si mette a saltare e a urlare.
"Papà! PAPA' !!" Grida, alzandosi sulla punta dei piedi per cercare di togliere la catena di sicurezza. Attraverso la fessura, Dave scorge un'uniforme da boyscout.
"Quanto sei cresciuto. Ora sei un vero ometto!" Dice.
"Aspetta, tesoro." La voce di Jo proviene dal corridoio. "Sai che devi aspettare, prima di aprire la porta."
"Ma è papà!!" Esclama il ragazzino.
Dave la vede cambiare espressione e legge la sorpresa nel constatare che si tratta proprio di lui.
"David." Bisbiglia, poi sfila la catena e scuote la testa. "Pensavo che non saresti venuto."
"Scusami." Replica. "Volevo chiamarti ma non ho trovato il tempo."
"A me non importa. Jack è felice che tu sia qui." Lo studia. "Ti trovo bene. Sei ingrassato e hai un aspetto..." Non trova la definizione.
"Sereno? Adesso sì."
"Lo rivoglio a casa per domani mattina. Non più tardi delle otto. Non voglio che perda un solo giorno di scuola." Resta in attesa di una reazione che non avviene.
"Va bene. Tutto quello che vuoi. Mi basta averlo con me, per qualche ora." Dice conciliante.
"Accomodati." Lo invita ad entrare di malavoglia. "Jack deve cambiarsi. Dove..."
"Ho preso una suite. Avrà la sua camera."
"Suite..." Sibila tra i denti.
"La mia casa ora è New York..."
"TUO FIGLIO vive qui!" Esclama stizzita.
"Jo... per amore di Jack possiamo evitare di ricadere nelle solite, noiose, vecchie discussioni? Non voglio portartelo via o allontanarlo da te. Vorrei solo tornare a far parte della sua vita."
"Fino a quando?"
"Fino a quando lui mi vorrà." Afferma, pacato ma deciso.
"Arrivo!!" Lo sentono capitombolare giù per le scale.
"Piano!" Dave lo prende al volo. "Ci aspetta una lunga giornata. Saluta la mamma." Jack è troppo eccitato e le rivolge un Ciao distratto. "Domani mattina, prima delle otto." La rassicura Dave.
"Quella... è la tua auto?" Chiede, visibilmente deluso.
"Presa a nolo per tutta la durata della mia permanenza. E' comoda e facile da guidare." Spiega, allacciandogli la cintura di sicurezza.
"Ma è LENTA!" Protesta.
"Non ho premura." Risponde con un sorriso.
"Papà, cosa facciamo?"
"Dipende da te. Tu cosa vorresti fare?" Replica Dave.
"Con mamma, zia Grainne e Megan dovevamo vedere un film." Lo guarda esitante da sotto le palpebre.
"Ok. Per me va bene. Coca e pop corn?"
"Il contenitore gigante?" Chiede entusiasta.
"Naturale! Quello è il bello di andare al cinema."

"Ti sei divertito?" Gli domanda rimboccandogli le coperte.
"Tanto. Anche tu, vero papà?"
"Moltissimo." Dice sincero. "Lo sai che io conoscevo solo la versione in cartoni animati della "Carica dei 101"?
"Non ci hai portato il tuo nuovo bambino?
Il viso di Dave si fa di pietra. Nelle sue vene scorre il gelo. "Tu sei il MIO unico bambino."
"Mamma ha detto che non saresti più tornato perchè adesso hai una nuova donna e un nuovo bambino a farti compagnia." Nella sua voce Dave percepisce tutta la sua paura e questo lo riempie di una rabbia fusiosa. Cerca di soffocarla e si sforza di mantenere un tono calmo.
"Jack... In parte, ma solo in parte, mamma ha ragione. Ho trovato un posto dove mi sento a casa e ho una fidanzata. Si chiama Jennifer ed è la madre di un bambino... James, detto da tutti Jimmy... Voglio bene ad entrambi, ma io ho un solo figlio e questo sei tu. TU SEI IL MIO BAMBINO e lo sarai sempre. Niente e nessuno può cambiare quello che provo per te."
"Cosa provi per me?"
"Ti voglio un mondo di bene... e se qualcuno ti dice il contrario, rispondigli che un grandissimo bugiardo."
"Nonna aveva ragione." Mormora con uno sbadiglio. Il sonno ha la meglio su di lui.
"Jo? David..." Parla a bassa voce, sia per non disturbare il sonno di Jack, sia per non farsi ascoltare in caso di un suo risveglio improvviso. "I miei più vivi complimenti. Non ti facevo così subdola, così meschina..."
"Di che diavolo parli?" Farfuglia. Dave sospira. Neanche lei è cambiata.
"Hai cercato di farmi apparire come un grandissimo stronzo agli occhi di MIO figlio. Puoi negarlo?"
"Gli ho detto la semplice verità." Contrattacca Jo.
"La TUA verità. Non continuare a mentirgli. Non ci sei riuscita oggi e non ci riuscirai un'altra volta. Stai attenta. Non sono mai stato uno stinco di santo e non sono cambiato poi molto. Commetti un errore... Fai uno sbaglio, uno qualunque e ti trascino in tribunale."
"Non provare a minacciarmi."
"Non ti sto minacciando. Ti do un avviso. Vuoi rifarti una vita? Fallo. Ma trascura MIO figlio... Fatti trovare con uno zio provvisorio, uno di passaggio nel  letto... Torna una volta a casa completamente sbronza, come sei adesso... E io ti faccio causa." Riattacca con furia. **Kit, spero di agire per il meglio.**
**Continua così, che vai bene.**
Lui ride. **Adesso capisco. A noi non serve il telefono... Dove ti trovi?**
**Parigi. Mi sto godendo una stupenda mousse au chocolat...**
"Con chi? Avverto una certa elettricità...**
**Si dice il peccato, non il peccatore.**
**Il o La?** Domanda divertito.
**Fatti i fatti tuoi, ficcanaso!**
Un gemito sommesso lo fa accorrere. Jack si è svegliato. "Ho tanto male allo stomaco." Si lamenta, piegandosi in avanti.
"Hai nausea?" Domanda il padre, preoccupato per quanto è pallido. Gli sfiora la fronte. E' coperta da un velo di sudore freddo.
"Un pochino."
"Penso sia tutta colpa della porzione gigante di fish and chips. Abbiamo esagerato con le schifezze. Aspetta..." Torna mescolando il contenuto di un bicchiere. "Bevi a piccoli sorsi."
"E' cattivo?" Annusa diffidente.
"No. Parola." Gli assicura. "Ne ho bevuti litri interi. A volte fingevo di star male solo per averne un bicchiere." Gli confida con un sorriso e sedendosi sul bordo del letto.
"Nonna ci cascava?"
"Forse. I genitori si accogono di molte più cose di quanto ci immaginiamo." Come lui in quel momento. "Sei curioso di vedere come sono Jennifer e suo figlio?" Lui annuisce freneticamente. Dave cerca il suo portafoglio.
"Aprilo."
"Questo... Sono io!" Si stupisce. "Anche in questa. Come ero piccolo!"
Dave controlla con un ampio sorriso. "In braccio a me. A Pasadena. Ti stavo mostrando lo stadio dove avrei cantato quella sera. Ecco... Quelli sono la mia Jenny e il suo Jimmy."
"E' più piccolo di me." Si stupisce. "Il suo papà dov'è? Cosa fa?"
"E' in cielo." Risponde Dave tornando serio. Dirgli come e perchè servirebbe solo riportare a galla vecchi ricordi.
"OH!" Gli riconsegna il portafoglio.
"Quando verrai a vedere casa mia, se ti va, li potrai incontrare." Gli propone.
"Vivono con te?"
Dave scuote la testa. "Ancora no. Per ora divido un appartamento con un gruppetto di amici. Balordi come me. Mi aiutano a non pensare."
"Ma io avevo sentito..."
"Jack, non dar retta alle voci. Se sei curioso, se mi devi chiedere di me, della mia vita... Telefonami. Quando sei nato mi ero ripromesso di non dirti bugie, invece l'ho fatto pensando che eri troppo piccolo per capire." Jack assorbe ogni sillaba con avidità. "Mi sbagliavo e ora ne pago le conseguenze. Mi dispiace."
"Ogni volta?!"
"Tutte le volte che vuoi. In qualsiasi momento, ad ogni ora. Adesso, se ti senti meglio, prova ad addormentarti. Io sono nella stanza accanto." Dice sfiorandogli la guancia.
"Non esci?" Chiede, appoggiandosi ai cuscini.
"E dove dovrei andare?" Quando lo vede appisolato, si allontana, bevendo il residuo del medicinale. "Me lo ricordavo più buono. Torniamo a studiare..." Riapre il libro che aveva iniziato a leggere in aereo. **Vorrei sapere a che mi serve un testo di scuola...**
**A tre cose: tenere occupato quel cervellino che ti ritrovi, colmare le tue grosse lacune... Non sapevi nemmeno chi io fossi...E preparanti alle tue vite future. Non si finisce mai d'imparare... Sfrutta le doti che ti sono state donate."
** Sì papà, e tu... ricordati che hai sempre quattrocento e più anni.** Nella mente e nelle orecchie di Dave risuona a lungo la risata di Kit.

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Capitolo 8
*** Capitolo n. 8 ***



Dave si strofina i palmi umidi sui pantaloni. E' inutile, nonostante tutto, si sente ansioso, carico di adrenalina. E' giunto il momento. Pensa che se entrerà non gli sarà più possibile tornare indietro. Il suo arrivo segnalerà la sua intenzione di continuare ad essere il frontman del gruppo. Quella è la sua ultima opportunità di cambiare idea.

"Dave!" Troppo tardi! Daniel Miller gli si fa incontro. "Ragazzo mio, come ti senti?"
"Emozionato. Spaventato." Ammette con una smorfia.
L'altro lo guarda comprensivo. "Siete tutti nel medesimo casino. Lo sai tu, lo sanno loro e lo so pure io. Prendi un bel respito e... buttati... Come ai primi tempi."
Dave inspira profondamente e fa un paio di passi in avanti.

"David." Fletch gli si avvicina con la mano tesa. Lui la stringe e poi si abbracciano. Un contatto di pochi secondi e Dave è colpito da una valanga di emozioni: gioia, ansia, smarrimento, paura e... rimorso. L'animo di Andy è squassato, quanto e più del suo.
"Andrew, quanto mi sei mancato." Mormora commosso.
"Anche tu." Bisbiglia l'altro. "David..."L'emozione gli impedisce di continuare.
"Non aggiungere altro. Siamo entrambi qui. Questo è l'importante." I due si capiscono con uno sguardo.

Ora si voltano verso Martin. L'ostacolo più grande. Dave sa bene che deve essere lui a compiere il primo passo. "Mart..."
"Ti vedo bene." Tre parole bofonchiate ed infila i pollici nelle tasche posteriori.
"Mi sento quasi bene. Grazie per la tua visita. Non me l'aspettavo. Mi scuso per quello che ti ho urlato... Non ero del tutto lucido..."
Martin agita una mano in aria. Dave cerca di afferrare le sue emozioni ma quello che ne ricava è, per lui, un marasma incomprensibile, sprazzi confusi e indecifrabili. Il Martin che ha davanti rimane un enigma. La solita sfinge.

"Che ne dite di una prova?" Suggerisce per alleggerire l'atmosfera, carica di tensione.
Andy si consulta silenziosamente con l'amico e poi fa un cenno di conferma.

Un ora dopo riceve il responso da Daniel Miller. "Devi rimetterti, ma sei sulla buona strada. Pensavo peggio."
"Sicuro?" Tira un sospiro di sollievo. "Le lezioni con Evelyn sono servite a qualcosa. E' una maestra di canto, amica di Jenny."
"Abbastanza. Ora tutto dipende da voi. Conservate la testa ben salda sul collo, se ci riuscite." Si raccomanda.

"Dave, hai finito?" Un uomo grande e robusto è apparso.
"Sì, Geoff, possiamo andare." Gli risponde. "Vi presento Geoff, la voce della mia coscienza, il mio angelo custode... Lui è Daniel Miller, il nostro produttore e loro sono Martin e Andrew. Ti ho parlato di loro."
"Geoff... Ma credevo che..." Daniel è perplesso.
"Geoff mi è stato affiancato, per vigilare su di me. Se ho un dubbio, un'esitazione... lui interviene. Kit ha il suo lavoro e lo trascurato per mesi. E poi lo avevo sfruttato anche troppo... Ora tocca a me dimostrarmi degno di fiducia." Spiega pacato. "Se mi cercate sapete dove trovarmi."

"Non vieni a festeggiare?" Chiede stupito Andy.
"Non posso. Ho smesso anche con l'alcol. Mi concedo un bicchiere di vino in occasioni eccezionali. Di solito quando esco con Jenny a cena." Replica.

"Stai ancora con lei?" Martin gli ha finalmente posto una domanda diretta.
"Ci vediamo regolarmente. Spero di convincerla a dividere la sua vita con me." La sua emozione è tangibile. "Sì, Andy, non vive ancora con me." Ribatte così alla luce di incredulità apparsa negli occhi dell'altro. "Nella nostra situazione ci conviene procedere con piedi di piombo... Con estrema cautela."
"Sei diverso." Sbotta Martin.

"Sono cambiato... Conosco la tiritera. Possibile che nessuno pensi semplicemente che quello che mi è successo mi abbia reso più maturo?"
**Calma, piccolo! Non strafare...**

"Una di queste sere che ne dite di cenare insieme? Una rimpatriata per imparare ad interagire di nuovo..." Propone.
"Per me va bene anche domani, che ne dici Martin?" Andy resta in attesa.
Martin borbotta un sì svogliato.
"Allora vi aspetto nell'appartamento di Kit. Sono suo ospite ma ho campo libero, visto che è all'estero."

"Kit sarebbe quel Marlowe della clinica?" Dave si concede mentalmente una risata di soddisfazione. Martin sta cominciando ad aprirsi.
"Esatto. Siamo diventati amici... Più che amici..." Si interrompe di colpo. Il suo cuore batte furiosamente.

**David! Mi servi immediatamente. Corri!!" La stessa agitazione anche nella sua voce.
"Scusatemi. Devo andare. Geoff, un taxi... Alla svelta..." Si precipita fuori di corsa, seguito dal suo assistente. **Cosa devo fare?**
**Casa mia. Usa la mia moto, la più potente. Ti guiderò io.**

"Ma che diavolo gli è preso??" Si chiedono i tre.

Vedono rientrare Geoff. "Si è appena ricordato di aver promesso a Mr. Marlowe di essere presente all'arrivo di un suo parente importante."
"Ma lei si fida a lasciarlo solo?" Martin lo interroga, preoccupato.
Lui annuisce. "Ho perquisito quella casa da cima a fondo. Non ci sono tentazioni pericolose per Dave. Di nessun genere... E se esistessero, ho la parola di Mr. Marlowe che sarebbero fuori della sua portata."


Nel frattempo Dave è giunto a destinazione. Si cambia rapidamente ed indossa un completo di pelle da motociclista, afferra un casco integrale nero e, salito a cavalcioni del potente mezzo, mette in moto. In breve sfreccia a tutta velocità ed in modo spericolato per le strade di Londra. Non sa dove si sta dirigendo, ma ignora sensi unici, semafori rossi ed evita solo all'ultimo secondo gli ostacoli che gli si parano davanti. Non prova il minimo timore, ma lo divora un'ansia febbrile. La stessa frenesia che gli trasmette Kit.
**Sei arrivato.**

"Sono davanti ad un cimitero!" Sbotta meravigliato.
**Scavalca il muro e apri la mente come ti ho insegnato i primi giorni.**
Una voce fievole lo guida. **Uno di noi?**
**Sì... Maledetta donna! Mai una volta che sia precisa e puntuale!!**

Si ferma davanti ad un loculo senza lastra, senza nome, senza un fiore. **E' murata.**
**Da poco. Il cemento sarà ancora fresco. Concentrati. Raccogli le tue forze. Pensa che al di là ci sia Jack, in pericolo... Ti sta chiedendo aiuto... Colpisci!** Gli ordina e Dave sferra un poderoso pugno. I mattoni crollano. **Estrai la bara. Lei ti aiuterà dall'interno** Infatti il coperchio si solleva ed appare una donna anziana, che conserva sul viso le tracce di un'antica bellezza.

"Oh, che bello! Una faccia nuova."
**David, lei è Margareth.** Kit li presenta in modo conciso. **Maggie... Non avevi previsto la tua dipartita tra un mese o due?** Sembra rimproverarla.
"Metti insieme medici incompetenti e parenti avidi..." Ribatte la donna ironica. "David, caro... Mi serve un lunghissimo, caldo bagno... Per iniziare..." Cerca di accarezzargli viso, ma allontana la mano di scatto. "MI HAI MANDATO UN NOVELLINO??" Protesta inviperita. "Lo sai che..."

**Non posso essere disponibile.** Si avverte la sua profonda tristezza. **Fidati! Ha degli amici molto, molto interessanti.**
"Deperibili?" La donna sorride, inarcando le sopracciglia.
**Vedrai che li troverai adatti alle tue esigenze. Soprattutto uno, da quello che ho potuto intravedere.**
"Mia caro amico, posso sempre contare su di te. In un modo o l'altro."
**Ti conosco fin troppo bene... Abbiamo molto in comune, ricordi?**
"Sarà. Ma io sono sempre la più giovane, tra noi due... Fratellino."

Un Dave trasognato e leggermente instupidito, le consegna un secondo casco e l'aiuta a salire sulla moto, dietro di lui. Le braccia di Margareth si allacciano strettamente alla sua vita e lui rifà la stessa strada, questa volta con più calma. Trasale quando sente una mano scivolare ad accarezzare il suo inguine.
"Una vera distetta. Sei un'occasione da non sprecare. Sarà per il nostro prossimo incontro, mon petit."

**Maggie!! Lascia stare il bambino!** Il tono di rimprovero di Kit non la scompone.
"Beh, che vuoi? HO FAME!!" Ribadisce a voce alta.
**Pazienta. Lui è il mio discepolo.**
"Oooohhh. Beato te." Guarda Dave quasi con riverenza.
**Ma chi vuoi che ti creda? Hai ancora troppa voglia di divertirti... o dovrei dire... di vendicarti? David, sarò di ritorno domani o il giorno dopo. Bada che questa pazza non esageri, com'è suo solito.**

Sono arrivati. Dave guarda con orrore la donna che è con lui. La sua pelle si sta sgretolando e grosse ciocche di capelli bianchi cadono dal casco. "Il bagno, prima di tutto."

Margaret si chiude dentro, dopo essersi fatta spiegare le funzioni dell'idromassaggio, del phon e di alcuni prodotti di bellezza allineati su una mensola. Evidentemente Kit era proparato al suo arrivo.
"Mon petit, puoi prepararmi qualcosa di commestibile, nel frattempo?"
"Un' omelette e del the?" Le propone. Sono le preparazioni che gli riescono meglio.
"Come spuntino può andare. Niente funghi, niente cipolle e niente aglio, per favore. Interferiscono con la caccia."

**KIt... Ma chi diavolo é?**
**Chiamala Margareth, all'inglese. Ma il suo nome di nascita era Margaretha Geertruide. Poi ti spiegherò. Ora ho da fare.**
"Poi, poi, poi. Sempre misteri con lui." Brontola.

"Adesso sì che mi sento in forma..."
Dave deglutisce e spalanca gli occhi. Davanti a lui ha una splendida bruna. Lunghi capelli le cadono oltre le spalle e due occhi neri lo fissano pieni di ironia. La sua pelle gli ricorda il colore del gelato alla nocciola che Jack adora. Un corto accappatoio la copre a malapena... Ma, stranamente, la sua seminudità non gli provoca nessun brivido, nessun fremito.
La guarda divorare famelica quanto ha preparato e trangugiare in poche sorsate la seconda tazza di the. "Che fate la sera, voi gente del 1997, per spassarvela?" Chiede incrociando le braccia sul seno.

"Io devo stare attento a come lo faccio." L'avverte Dave.
"Eroina o cocaina?" Sembra aggiornata più di quanto credesse.
"Un misto. Insieme ad alcool e... donne." Confessa.
"Tze... Tutto come quando ero giovane. Gli antichi pontificavano: Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere... Ma ci sono modi peggiori per crepare." Smorza l'asprezza delle parole con uno splendido sorriso.

"Tu... Come sei..." Le domanda incuriosito.
"Fucilata all'alba. Da un gruppo di pivelli francesi che le hanno tentate tutte per mancarmi. Sarei stata sezionata, ma per fortuna è intervenuto Kit. Si è finto il medico incaricato dell'autopsia e mi ha portato via. Mi ha nascosto per alcuni mesi qui... Senti Dave... Posso chiamarti così? Sei un gran bel ragazzo,ma tra noi non può succedere niente di niente. Io sono una donna e ho... FAME...Di maschi. Belli, robusti. Ho voglia di un uomo, anche più di uno, in verità. Sono quasi vent'anni che non mi sento più... donna... Conosci qualcuno? Che non si faccia troppi scupoli, che non stia a pensarci due volte..." Domanda schietta.
"Ho sentito il consiglio di Kit. Gli amici di cui parlava sono sposati, con dei figli e..." Si interrompe, imbarazzato.

"Dave! Una scopata come si deve. Sesso e nessun coinvolgimento... Ti è venuto in mente un biondino. Io adoro gli uomini biondi. Anche se mi infilo in casini pazzeschi ogni volta che perdo la testa per uno di loro, specie se sono russi o tedeschi."
"Non ti prometto niente." Consulta l'orologio. "Potrebbero già essere del tutto sbronzi o quasi."
"Ancora meglio! Vado ad equipaggiarmi come si deve e arrivo." Sale le scale di corsa, lanciandogli un bacio al volo.


"Sei... una vera meraviglia" Esclama, ammirato. Pensare a come era poche ore prima... Margareth ha indossato una guaina aderente di seta rossa, generosamente scollata. Fa una piroetta e la gonna si allarga lasciando intravedere il brodo di pizzo di un paio di autoreggenti.
"Che ne dici? Kit ha sempre buongusto."
"Sei una bomba... In tutti i sensi." Conoscendo Andy e Martin li vede già sbavarle addosso, ma per lui è solo una bella immagine patinata.
"Me lo allacci?" Gli mostra un filo di perle.
"Certo." Nel farlo sbircia nella scollatura. Solo pelle profumata, non indossa reggiseno.
"Non preoccuparti. E' normale. La prossima volta, se ci incontreremo, passeremo dei bei momenti... Come farei con Kit, se fosse qui. A te gustano in particolare le brune..." Gli bisbiglia in tono malizioso, ma comprensivo.

"Come lo sai?"
Lei picchietta con la lunga unghia pitturata di rosso, sul suo labbro inferiore. "Stavi pensando ad una donna con i capelli neri. Devi averti fatto soffrire..."
"Theresa." Mormora.
"L'ami ancora? E poi ho visto un'altra donna. Ti piace tantissimo e la tua situazione attuale ti riempie di dubbi."
"Jennifer."

"Amore, vivi il presente con quello che ti offre... E...Se sei pronto... Andiamo a mietere vittime. Uomini, tremate! Circe è tornata!!"
"Circe?"
"Sai chi era?" Dave accenna ad un sorrisetto incerto. "Una grande maga. Il suo divertimento preferito era trasformare i maschi in animale... Specialmente in maiali. L'aspetto che la maggior parte di voi si merita ampiamente." Mormora con una certa amarezza. Scuote la massa lucida dei capelli e assume un atteggiamento spavaldo e sensuale. "Spero che tu abbia un auto. Non vorrei rovinarmi il trucco." Ride.
"Sarò il suo autista, madame...??"
"Vediamo come mi potresti presentare." Si fa pensierosa. " Sono nata come Zelle; sono stata la signora Mac Leod. Dopo il mio risveglio la signora Smith poi, di nuovo, la vedova Mac Leod... Vediamo cosa mi ha preparato. So dove nasconde i documenti." Si comporta come se fosse a casa sua. Apre un cassetto della scrivania usata da Kit e trova uno scompartimento segreto. "Ecco qui. Un passaporto olandese. Ancora Zelle? Puah. Quell'uomo sta perdendo colpi. Tu hai già deciso come ti farai chiamare?!

"Veramente... Non ci avevo ancora pensato." Risponde colpito dall'idea che non potrà certo essere David Gahan.
**Lui? Marlowe, naturalmente.**
"Perchè... Naturalmente?" Si stupisce Dave.
"Ma per poter essere il suo erede!" Risponde lei. "Di questa casa, dell'edificio di Parigi e dei tesori conservati nei sotterranei e nelle sue banche svizzere."
"Dave la fissa sbalordito. "IO?? Perchè??"
"Perchè... Perchè... Fai troppe domande. Allora, mio bel inglesino, dove mi accompagni?"
"Nel pub preferito di Andrew. Dove trovi lui, poco distante ci vedi Martin. Maggie..." L'afferra per un braccio.
"Calma, bimbo. Non farò niente che loro non abbiano già fatto ad altre donne."
"E' questo che mi preoccupa." Mormora lui, cupo.


"Mio carissimo David!!"
"Oh mio Dio! Questa sera mancava giusto avere tra i piedi Anton!" Si lascia sfuggire Dave, mettendo piede nel locale.

"Chi è quello spilungone che agita le mani?" Chiede Maggie. La sua apparizione ha come effetto quello di smorzare il vociare degli avventori.
"Anton Corbjin." Mugugna. "Un tuo compatriota. Completamente svitato." Dice scortandola verso l'angolo dove si trovano due facce conosciute.

"Andrew, Anton. Vi presento la cugina di Kit, arrivata oggi... Margareth Zelle."
"Signori." Li saluta chinando la testa.
La bocca di Andy si spalanca un un largo sorriso e si affretta a spostarsi sulla panca per farle posto.

Lo sguardo di Anton è fisso sul suo seno. "Zelle? Un tipico cognome olandese... Parente?"
"Molto alla lontana."
"Parente di chi?" Domanda Dave.
"Ma come, Dave?!? Margaretha Zelle! Il vero nome di Mata Hari... Ne avrai pur sentito parlare... Lo sa che lei le assomiglia? In meglio, aggiungerei." Risponde senza sollevare gli occhi dalla scollatura di lei.
"Vagamente." Mormora sbigottito, fissandola.
**Povero il mio piccolo amore. Cucciolo lui.** E' il suo commento divertito.

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Capitolo 9
*** Capitolo n. 9 ***



"Ciao David." La voce di Martin, stranamente fredda, risuona alle loro spalle.
"Tu devi essere Martin." Margareth gli lancia una lunga occhiata di apprezzamento e poi si passa lentamente la punta della lingua sulle labbra. **Lo voglio. La sua dotazione è la migliore dei tre.**

Dave le sorride. "Esatto. Mart... Lei è una lontana parente di Kit. In casa si annoiava e ho subito pensato a voi due. Non sapevo della presenza di Anton." Lo guarda con palese sospetto.

"Ho ascoltato Berrel Of A Gun e ho subito una visione di te." Mormora con voce roca, distratto dal dondolio della gamba accavallata di Margaret.
Dave commenta questa sua uscita con un gemito. "Conciato come?"
"Ti vedo passeggiare... Con un cappotto addosso."

Dave torna a gemere. "Magari in pieno agosto... Maggie, posso parlarti un attimo? Voi ci scusate, vero? Io non posso fermarmi. Aspetto delle telefonate. Importanti."
"Figurati." E' la risposta di Martin, che si lascia cadere al fianco di Anton.

Si appartano in un angolo. "Che ti serve, piccolo?"
"Un piacere... Vorrei prendermi una piccola vendetta per tutti i brutti scherzi che mi ha combinato Anton."
"Per esempio?"
"Portarci in barca e farmi remare per ore solo per scattare una foto. Mi ha piazzato in primo piano. Peccato che però quando è stata pubblicata il mio viso era sfuocato e nemmeno mia madre mi ha riconosciuto." Lei ridacchia. "O il migliore... Non so sa hai mai sentito una canzone... Enjoy..."
"The Silence? Sì, in radio. Carina."
"Scritta da Martin."

Margareth si volta per guardarlo meglio. " Ma davvero?"
"Appena quel matto l'ha ascoltata ci ha detto Vedo... vedo... Un re che passeggia. Tu. Mi ha obbligato ad indossare un ridicolo mantello di velluto rosso con il bavero di finta pelliccia, mi ha calzato in testa un stupida corona di latta e ha trascinato in giro per mezza Europa, portandomi dietro il trabiccolo di una vecchia sedia a sdraio... Pretendeva pure di farmi camminare tra la neve alta fino alla coscia. Lì l'ho mandato al diavolo." Si sfoga.

Margareth scoppia a ridere. "Capito. Ci penso io. Adoro le vendette." Lo bacia sulla guancia e tornano al tavolo. "David è preoccupato perchè non so guidare. Uno di voi signori sarà tanto gentile d' accompagnarmi? Potete darmi un passaggio?"
"Ma certo!!" Andy annuisce con entusiasmo. "Vai pure Dave. A lei ci pensiamo noi."

Dave si finge esitante. "Ci conto. **Buon divertimento, Mata Hari** Vi ricordo ancora la nostra cena. Domani."
"Ci sarai anche tu, Margareth?" Anton parte all'attacco.
"Mi volete?" Sussurra maliziosa.
Le tre povere vittime si guardano in cagnesco per poi annuire all'unisono.

Anton riparte all'attacco. "Cosa possa offrire a una mia affascinante compatriota?"
"Dipende... Gradirei qualcosa di..." Posa una mano sulla sua. "... stuzzicante... Che dia alla testa..." Il suo piede nudo struscia lungo il polpaccio di Andy, che trangugia metà della sua birra in un sol colpo."... Ma non mi metta in ginocchio..." Lancia una lunga occhiata, attraverso le folte ciglia, verso Martin, che la ricambia passandosi una mano nei capelli. **Stupendo! Finalmente un'avversario alla mia altezza!** Gioisce dentro di sè. "Che mi proponi?"

Anton balza in piedi, scavalca con un passo le gambe di Martin e si reca dal barista. Ritorna con una pinta di birra e un largo e profondo calice. "Margarita per una splendida Margareth."
Lei lo accetta con un sorriso e accosta il bicchiere. Vi immerge la punta della lingua, leccandolo. Andy ed Anton sospirano. Martin non smette di tenerle gli occhi puntati e si inumidisce le labbra.
"Buono." Lo vuota in un sorso. "Posso averne un altro?"
Anton richiama con un cenno una delle cameriere e si lascia cadere sul sedile, rischiando di ritrovarsi sulle ginocchia di Martin, che si sposta appena in tempo.

"David mi ha acccennato che loro due sono musicisti... Tu cosa fai nella vita?"
"Sono fotografo e anche regista... Vuoi diventare una delle mie modelle?" Le propone con uno sguardo lubrico e voce roca.
"Io... Una modella?" Ride divertita. "Ti sembro una che si nutre di insalata?"
"Hai una buona struttura ossea." Ribatte lui.

"No grazie." Replica lei. "Voglio godermi quanto di bello e gustoso offre la vita... E questo comprende cibo..." Beve un sorso abbassando lo sguardo sui tre. "Buone bibite..."
"Brava!" Commenta Andy
"E che altro ti piace?" Domanda Martin.
"Vivere." Dice muovendo appena le spalle. "Con tutto quello che comprende di bello... e piacevole." Sorride loro, radiosa. Le sembra di scorgere un lampo di condivisione negli occhi verdi che ha davanti.

Anton si passa un dito nello scollo del maglione, come se all'improvviso avesse caldo. "Ti fermerai molto a Londra?"
"Fino a quando Christopher mi sopporta. Di solito pochi giorni." Piega le labbra. **Vero, fratellino?** Kit non le risponde. La sua fronte si corruga. **Kit? KIT??**
"Un telefono, per favore..." Le indicano quello sul bancone. Lei scuote la testa guardandosi attorno. "Troppa confusione."
"Vieni, ti accompagno." Andy anticipa gli altri.

"Grazie. Molto gentile." Intando che si alza ne approfitta per lanciare l'amo a Martin. Spostandosi nello spazio ristretto del separé si struscia contro il suo inguine. **Niente male. Davvero niente male.**
"Mi aspetti?" Bisbiglia all'orecchio di Andy. Lui diventa rosso in viso, gli occhiali si appannano e si limita ad annuire.

"David? Scusa se... Avete notizie recenti di Kit?" Chiede in tono pressante.
"Le stesse che hai tu... Niente altro. Margareth che..."
"Oh... Pensieri improvvisi." Taglia corto. **Spero che...** Mormora con voce strozzata.

"Brutte nuove? Mi sembri preoccupata..." Una voce la scuote.
"No." Incrocia le braccia sul petto e Andy punta gli occhi sulla scollatura che si è aperta dopo il suo gesto.
Tossicchia e si schiarisce la voce. "Sicura?" Chiede, improvvisamente afono.
"Sì." Mormora tesa.

Andy non resiste più. La prende tra le braccia e la bacia. La sente sciogliersi e lui stesso è scosso da un tremito.
"Perché?" Domanda Maggie, senza provare a liberarsi.
"Trovo difficile toglierti le mani di dosso."
"Oh! Allora perche fermarti?"

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Capitolo 10
*** Capitolo n. 10 ***



Cosa diavolo ha quella donna da fargli schizzare la temperatura al massimo e annebbiargli completamente il cervello? Si concentra sulla sua bocca, rossa, gonfia,
lussuriosa ed è colto dall'impulso di assaggiarla ancora, e ancora, e ancora.
Si scosta per sussurrarle: "Andiamo?"

"Dove?"
"In un posto più... appartato." La prende per mano e praticamente la trascina nel cortile sul retro, protetto da una vetrata e deserto.

                                                               * * * * * * * * * * *

"Diavolo!" Borbotta. "Non mi sento più le gambe."

"Io invece mi sento meglio... Grazie alle tue attenzioni." Sogghigna lei sistemandosi con pochi gesti l'abito e le calze.

"Margareth... Non so che mi è preso..." Andy tiene gli occhi bassi. "Di solito non mi comporto come... come..."
"Come un uomo? Ah, già. Sei sposato. Tranquillo, bimbo! Terrò la cosa per me." Andy sospira, sollevato. "Ma in cambio ti chiedo un aiutino..."

"Per cosa?"
"Per togliermi quell'impiastro di olandese dai piedi."
"Anton??"
"Proprio lui. Sopporto a stento i miei connazionali..."
"Molto, molto volentieri." Ride lui.

Passando vicino al bancone ordina un grosso boccale di birra scura e un altro cocktail per lei. "Un Brandy Alexander. Ha il tuo profumo..." Le bisbiglia. "E tutto il tuo gusto...
Dolce e speziato."
"Ma grazie, tesoro!"

"Fatto?" Chiede Martin.
"Al momento sì. Per il resto dovrò aspettare il mio ritorno a casa." Risponde lei, lanciandogli un'occhiata palese di invito. Martin batte due volte le palpebre in segno di
assenso.

Nel frattempo Andy inciampa cadendo e rovesciando la birra addosso allo sfortunato Anton.
"Andy!" Protesta furioso.

Margareth ride silenziosamente. **Il signore è servito.**

"Quanto mi dispiace!!"  Fletch simula un profondo rammarico. "Sei zuppo. Dovrai cambiarti. Aspetta... Ti chiamo un taxi. Serve anche a me. Sono stanco e devo aver bevuto
troppo." Prima di allontanarsi schiaccia l'occhio a Martin. "Comportati da perfetto gentiluomo, mi raccomando."

"E' bello avere degli amici sinceri." Commenta Margareth.
"E' d'aiuto." Replica lui. "Sei tu che gli hai chiesto di allontanare Anton?"
"Vedo che nonostante tutta la birra ingurgitata il tuo cervello funziona." Il duello ha inizio.

"Questa sera mi sono trattenuto. Avevo più di un motivo. Da quanto conosci David?" L'interroga.
"Dal mio arrivo. Poche ore fa. Simpatico ragazzo." Risponde calma.

"E' già passato tra le tue gambe?" Sibila.
Lei è colta di sorpresa da questa domanda, ma non lascia trapelare la sua meraviglia. "Ti interessa?"
"Sì. Ha già passato abbastanza guai."

**Fingi di essere freddo e distaccato, ma non lo sei. Perchè?** "Me ne ha parlato. David non è quello che cerco e poi è troppo impegnato a dimostrare di essere adulto e responsabile..."
"A chi?"

"Alla banda delle Tre J... Jack, Jennifer e Jonathan... Anzi. Quattro. Dimenticavo Jimmy. Simon dice che passa la maggior parte del tempo attaccato ad un telefono."
"Chi è... Simon?" La tensione in lui sta svanendo.

"Il custode della casa di Kit, che è spesso in viaggio e ha bisogno di chi gli ritiri la posta e sbrighi altre incombenze." Minimizza con un gesto della mano. "Se hai finito con la tua indagine... Passiamo oltre?"

"E, per te, cosa sarebbe oltre?" Martin appoggia le spalle al sedile ed incrocia le gambe.
"Finire a letto insieme e vedere chi dei due si stanca prima." Ribatte, pacata e sicura di sè. "Andrew è stato un gustoso antipasto... un gradevole spuntino, ma ho bisogno di
qualcosa di più sostanzioso..."
"Credi che faccia al caso tuo?" Replica con un ampio sorriso.

Lei annuisce. "Ti sento simile a me. Ti piace il sesso senza impegni o rimorsi successivi e... trasgressivo. Però ti avviso: non mi faccio legare o rovinare la pelle. Per il resto
d'accordo su tutto."

Lo sguardo di Martin si accende. Si alza senza aggiungere altro. L'aiuta e paga il conto.
"Dove?" Le chiede chiamando con un gesto il Taxi. Lei sale e scandisce l'indirizzo.

Dentro l'auto l'atmosfera si fa carica di elettricità. Maggie freme nell'attesa. Ha voglia di sentire le sue mani e la sua bocca addosso. Sbircia Martin che la fissa con il viso teso.
"Vieni qui." Le intima.

"No." Se l'avesse toccata gli sarebbe saltata in braccio, strappandogli i vestiti e spaventando l'autista.
"Allora vengo io da te."

"Perchè?"
"Per dirti tutte le cose che intendo farti, senza ascoltatori curiosi."
Maggie scuote la testa. Il magnetismo che li attira è sempre più forte. "Penso di riuscire ad immaginarlo."

A Martin brillano gli occhi. "Non credo tu possa immaginare i progetti che ho per quelle perle."
Le viene la pelle d'oca. "Sapessi i miei." Incapace di resistere, scivola sul sedile finchè le loro cosce aderiscono dall'anca al ginocchio.

Martin le mette un braccio sulle spalle, le prende la mano e si china verso il suo orecchio, spiegandole in modo dettagliato le sue intenzioni. Nell'oscurità del'auto le sue parole,
colme di promesse sensuali e la sensazione del suo pollice che le sfrega la mano la fanno vibrare.

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Capitolo 11
*** Capitolo n. 11 ***



Non vede l'ora di accoglierlo dentro di sè per spegnere la sua fame.

Le dita di Margareth tremano mentre cerca di infilare la chiave. Martin appoggia la sua e un secondo dopo sono dentro.

"Piano. Rischiamo di svegliare David." Bisbiglia.
**Ah. Ah... Stavo studiando.**
**Kit?**
**Zero. Non mi ha contattato.**
**Lo fa apposta...Vai a dormire... E non ascoltarci!**
**Conosco Mart... Buona serata.**

"Che camera?" Nel buio intravede solo alcuni gradini.
"Di qui." Gli prende la mano e insieme salgono le scale.
"Non vedo l'ora di toglierti quello stupido vestito."
"Quale vestito?"

Martin deglutisce. Alla luce della luna vede davanti a se il corpo nudo di Margareth. Il vestito è scivolato a terra.

Lei si accarezza il collo con lenti movimenti sensuali, poi solleva i capelli e li tiene raccolti qualche istante, prima di togliere le mani e lasciarli cadere sulle spalle. Ancheggia verso di lui, le mani sui fianchi. "Ti piaccio?"
"Non sai quanto." Dice con voce roca.

"Ora sei nelle mie mani." Con un fluido movimento gli sfila la maglia. "Molto bene." Mormora, facendo scorrere le mani sul suo torace. Affonda le dita nei riccioli, attirandolo verso di sè e gli sfiora la bocca con le labbra.
"E questo cosa sarebbe? Un bacio?"
"Il fiammifero per accenderti." Sorride.
"Non serve. Sto già bruciando."



Martin dorme. Anzi, russa anche leggermente, si rende conto Margareth con un sorriso ironico. Si districa dal suo abbraccio scomposto con circospezione per non svegliarlo e si alza. Indossa una vestaglia e scende in cucina.
**Viva! Sono VIVA!!**

"The? I miei più vivi complimenti." Dave le porge una tazza fumante con sguardo rabbioso. "Credo che noi due dobbiamo parlare seriamente. A quattr'occhi."


"Ci hai sentito?" Margareth si sistema all'altra estremità del tavolo.
"Sarebbe stato impossibile non farlo. Nemmeno per un sordo." Non ricambia il suo sorriso. "Parlo di Kit. Che gli è successo? Non mi sono mai sentito tanto scombussolato... E non dirmi che non sei preoccupata! Ho visto Martin all'opera e molto difficilmente la sua compagna conserva la lucidità per inventarsi un crampo... Come hai fatto tu." Accusa.

"D'accordo. ERO preoccupata." Ammette cambiando espressione.
Dave spinge verso di lei un vassoio con la metà di una torta di mele. "Panna o gelato?"
"Panna."

Dave si alza e cerca nel frigorifero. "ERI?"
"Esatto... Ero..." Margareth inizia a mangiare. "Dai. Serviti... Restare sveglio e nutrirti poco non è d'aiuto. Ti spiego. Uno di NOI si è addormentato per l'ultima volta e... abbiamo avvertito il momento... Il suo addio. KIT STA BENE e presto tornerà."
"Sei sicura??" Se lei ha ragione allora perchè si sente come un corpo inerte, un contenitore vuoto?

"Sicurissima, cucciolo." Gli accarezza il viso. "Sono ottant'anni che lo conosco ma ho imparato presto che questa casa gli serve solo come recapito." Lo guarda con uno sguardo si potrebbe dire materno. "Da quanto sei il suo discepolo?"

Di nuovo quella parola... "Da qualche mese. L'ho incontrato nella clinica dove mi stavo disintossicando." Giocherella con il ripieno; non ha fame ma si costringe ad infilare la forchetta in bocca. "Maggie... Kit non mi ha spiegato molto degli... Di quello che siamo e..."

"Ne vuoi sapere di più. Come tutti, la prima volta... Però ci sono segreti che sono di competenza sua e che non intendo svelarti... Tocca a lui farlo, al momento opportuno... Ma, per il resto, conta pure sul mio aiuto." Lo rassicura. "Il tuo amico Andy crederà di avermi sognato. Abbiamo il potere di cancellare determinati ricordi..."

Dave, rinfrancato, accenna al soffitto. "Per quanto credi dormirà?"
"Ore." Alza la mano. "Parola di Mata Hari... La torta era buona, che altro c'è?" Si frega le mani.

"Formaggi di quattro nazioni diverse, salumi di due, dolci e biscotti di..." Legge le varie etichette. "...direi dieci."
"Del formaggio e tanti, tantissimi dolci." Batte le mani entusiasta.
"Pour vous, Madame." Dave si inchina con la compitezza di un perfetto cameriere.
"Merci, monsieur Gahan... Prepara anche del caffè."

"Sei davvero sopravvissuta ad un colpo sparato in testa?"
"Oui." Si china in avanti, a mostrargli una cicatrice. "La pallottola è ancora dentro. Non chiedermi come perchè non lo so." Rabbrividisce. "Non m'interessano questi particolari."
"Quante volte... Quante volte ti sei..." Non sa come porre la domanda in maniera delicata.

"Risvegliata? Con questa sono a quota tre. Le altre volte c'era Chris ad aiutarmi." Si sporge per baciarlo. "Merci beaucoup."
"Pas de quoi. Faccio pena, vero?" Domanda con un sorriso imbarazzato.
Maggie ride. "Te la cavi. Riconosco il suo tocco."

"A che diavolo mi serve imparare il francese, il tedesco, lo spagnolo o l'italiano?" Chiede esasperato. "Non ho mai passato tanto tempo sui libri di scuola... Storia, geografia, letteratura e non so che altro..."
"Devi renderti conto che quando..."
"Mi crederanno morto." Continua lui, fingendosi indifferente.
"Oui... Non potrai continuare a vivere dove chi ti ha conosciuto potrebbe imbattersi in te... Ringiovanito... Sarebbe imbarazzante, non credi?" Dave annuisce. Ci pensa ogni sera prima di addormentarsi. "Per evitarlo si cambia nazione. Tu sei inglese? Basta che ti trasferisci in Francia, in Italia.... oppure in Polinesia, se preferisci... Con un altro nome... Un'altra identità..."
"Se conosco la lingua del posto..."
"La storia, la letteratura... Ti puoi mescolare al resto della popolazione..."

Dave si prende la testa fra le mani. "Come cavolo faccio con i tatuaggi?"
"Sei tatuato? Fammi vedere!"
Dave si sbottona la camicia. "Ne ho altri. Sulla schiena e sulle braccia."
"Mmm... Sei famoso anche per quelli?" Segue il disegno dell'OHM con l'unghia.
"Purtroppo li ho messi in mostra."

"Tutto dipende da quando succederà. Puoi essere un imitatore o un ammiratore. Evita solo di cantare la prossima volta." Lo mette in guardia.
"Tranquilla. Ho intenzione di dedicarmi al campo della moda. Mi ci vedi come un affermato stilista?"

"Per niente. I tuoi gusti sono... discutibili."

"KIT!!" Corrono ad abbracciarlo.
"Margareth... David... Tutto bene?"
"In questo momento sì." Esclamano.

"Ogni volta ti fai più bello, mijn vriend."

Dave guarda stupito chi ha di fronte. Dov'è finito il Kit trasandato, con i capelli lunghi e l'aria scanzonata? Davanti a lui c'è un uomo serio, perfettamente rasato, i capelli corti divisa da una scriminatura e che indossa un elegante completo scuro.

"Sono davvero io. In abiti da lavoro. Consiglio ad a tutt'e due una bella dormita, per essere pronti ad affrontare quello che ci aspetta domani... Dovrete aiutarmi a tirar fuori dai guai uno di noi."
Margareth si concentra. "Ah no! Ancora lui ?!? Non imparerà MAI??"

"Di chi parlate?" Lo sguardo perplesso di Dave passa da uno all'altro.
"Apri la mente..." La mano di Kit si posa sulla sua fronte.

Dave chiude gli occhi. "Vedo... Vedo un... ragazzotto..."
"Ragazzotto! Ha più di duecento anni!!" Bofochia lei.
"E' sbronzo... Gioca e... perde." Sbatte gli occhi. La visione è stata molto chiara.

"Com'è suo solito. Poi tocca ad altri poveracci come noi aiutarlo... Vado a vedere se Martin si è ripreso."

"No." Kit le stringe il polso. "Una volta basta e avanza. Fila in camera tua... DA SOLA." Il tono non ammette repliche.
"Ja Mr. Marlowe. Stai diventando un vecchio brontolone." Lo rimprovera bonariamente.

"Madame Zelle... Sono stanco." Dice piegando le spalle.
"Scherzavo... Chi?" Con la mano gli stringe piano la spalla.
"Jules."
"Dave ha avvertito il momento." Gli bisbiglia all'orecchio in olandese.

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Capitolo 12
*** Capitolo n. 12 ***



Lui china la testa e sospira. Maggie sparisce nel buio.
"E' tardi e domani ti aspetta una giornata intensa..." Con un gesto lo invita a seguirla.
Lui esita. "E tu?"

"Ho un mucchio di corrispondenza da sbrigare, documenti da preparare e... compagni da contattare." Gli allunga una sculacciata. "Vai... Per favore."
Il corpo di Dave ha un fremito. "Permettimi di aiutarti. Se sono il tuo discepolo ci sarà un motivo."

Kit si passa una mano sul viso. Non ha la forza di discutere. "Accomodati nello studio."
Dave lo precede, in lui un miscuglio di emozioni.

"Hai continuato a studiare... Bravo." Il suo elogio lo rende orgoglioso. "I tuoi amici?"
"Il lavoro procede... Ansiosi..."

"Andrà bene, ne sono sicuro. Cominciamo da queste." Estrae una cartella da un cassetto. "Tu leggi e io decido come regolarmi."
"Ok. Ma prima ti porto qualcosa da mettere sotto i denti e del caffè." Lo zittisce prima che apra bocca. "Ne hai bisogno." Kit si limita ad annuire.
Tra un boccone e l'altro il lavoro procede spedito e le domande in Dave aumentano.

"Apri la cassaforte, dietro il mio ritratto. La combinazione sai qual è."
"La data del tuo omicidio." Risponde senza pensare. Come diavolo fa a saperla? Deve averla ricevuta da Kit... Ma quando?
"La nostra prima volta." Gli rivela in un soffio. "Quando ho scoperto che tu sei il mio discepolo. Una parte di me è sollevata ma l'altra... avrebbe preferito non fossi tu." Sospira, esausto. "Parliamone..."

Da un tavolino prende una scatole di legno e dalla credenza due bicchieri panciuti. "Nei discorsi tra uomini non possono mancare sigari e Cognac."
"Chris..."
"Un bicchiere non ti farà male e fumare mi rilassa. Assaporali lentamente, con calma." Gli mostra come. "Allora?"
"E' meglio di una sigaretta."
"Il mio mentore preferiva la pipa." Bisbiglia Kit, stringendo gli occhi.

Discepolo, mentore. Parole quasi incomprensibili per Dave.
"Significa che noi siamo legati da un vincolo più stretto, più intenso, di quello che esiste tra gli Immortali. Mi avevi domandato perchè il legame non ci impediva..."

"Margareth è una donna molto sexy. Ho visto l'effetto che ha avuto su Anton, Andrew e Martin. Non riuscivano a toglierle gli occhi..."
"E le mani di dosso..." Ride Kit.

"Però per me..." Alza le spalle. " E' come un bel quadro. Ti limiti ad ammirarlo."
"Questo perchè sei..." Sorride con ironia. "... un neonato. Un neonato con una forza particolare. Se fossi stato qui mi avrebbe tenuto inchiodato in quel letto per due giorni. Come minimo. Ringrazia Martin..."

Finalmente anche Dave ride. "Potrai farlo personalmente. Li ho invitati a cena, domani... Cioè..."Alza la testa sulla pendola."... Questa sera. Invece sono..." Abbassa gli occhi. Gli sembra ancora incredibile.
"SIAMO stati attratti l'uno dall'altro. No, non sono andato a letto con il mio mentore. Eravamo come padre e figlio. Mi ha insegnato tutto quello che sapeva. Come farò con te."
"Perchè?"
"Perchè sei destinato a prendere il mio posto."
Dave resta a bocca aperta. "IO??"
"E' scolpito nel nostro destino. Sarai il mio successore... Come io lo sono stato di Giuliano De Medici." Gli comunica con calma. La sua mano stringe convulso il calice.

"Posso capire tu... Con la tua istruzione... Con le tue capacità... Ma... Ma io non ho studiato... Non so fare altro che... cantare."
"David, se un pastore nomade mongolo ANALFABETA di nome Temugin è riuscito a diventare padrone della Cina e a dominare mezzo mondo..."
"Gengis Khan... Era uno di NOI??" Sconvolto lancia un'occhiata verso la libreria poi butta giu il Cognac in un unico sorso e se ne versa un altro.

"Scoprire di essere rifiutati anche dalla morte ha degli strani effetti sulla mente dei... bambini. Puoi considerarti fortunato di essere stato trovato da me in tempo."
"FORTUNATO??" Dave inizia a smaniare. "Da quando ti conosco non faccio altro che mentire... Alla mia famiglia, a mio figlio, ai miei amici..."La sua voce rieccheggia nel locale.
"TU HAI ANCORA UNA FAMIGLIA, UN FIGLIO... IO NO! ! !" Grida Kit in lacrime sbattendo le mani sulla scrivania.

Un'ondata di dolore intenso, di profonda disperazione travolge Dave che barcolla. La sua mano si aggrappa al braccio di Chris.
Gli occhi di Kit si offuscano. Le pupille di Dave si dilatano.
La bocca di Dave si impadronisce con violenza di quella di Kit. "Fai l'amore con me." Dice strappandosi la camicia. "Adesso. Qui."
I due non si sono accorti di essere spiati da un'ombra che, udendo quelle parole, retrocede. Gli occhi chiari sbarrati, una mano a soffocare il grido che minaccia di tradirlo.


"Ciao tesoro. Che stai facendo di bello?" Dave è spaparanzato in poltrona, i piedi appoggiati sul tavolino poco distante. "Mmm... Vorrei essere lì. Cosa indossi?"
"Con chi è al telefono?" Bisbiglia Martin ad Andy.
"Jennifer." Risponde lui, continuando a leggere il giornale. Un muscolo sulla guancia di Martin inizia a contrarsi.

"Adoro la seta rossa e sotto? Niente?" Ride di gola. "Spiritosona! So bene che non è vero. Porti il pigiama di flanella con i coniglietti. Sì, proprio quello che ti ho regalato e che ti ha fatto tanto ridere. Comunque adesso so cosa comprarti. Una vestaglia di seta rossa. E pretendo di vedertela addosso la prima sera... Mmm. Mmm. Ti scioglierò i capelli sulle spalle, poserò le mie labbra nell'incavo del tuo collo e poi..." Abbassa la voce in un rauco mormorio."

"E' bello risentirlo scherzare. Lasciamolo solo." Propone Andy. "Sono discorsi privati... intimi..."
"David, alza le chiappe. Non ho tempo da perdere con le tue buffonate." Grida Martin.
I due lo fissano esterefatti. "Ma che diavolo gli è preso?"
"Boh!"

Per tutto il giorno Martin rimane immunosito o risponde in modo sgarbato.

"Non so che cazzo ti è preso." Andy lo blocca in un angolo. "Non voglio saperlo... Dave ci tiene a questa cena. Pure io. Perciò fai uno sforzo e comportati bene."
"Non vengo."
"INVECE CI VIENI!"Gli dice a muso duro. "Dai, non fare il bambino... Ha bisogno del nostro appoggio. Non gli volterò le spalle un'altra volta."
L'altro bofonchia qualcosa di incomprensibile, ma alla fine cede di mala voglia.


Daniel Miller, Anton, Martin e Andy scendono dal taxi e si fermano ad ammirare l'edificio prima di suonare.
"Signori..." Simon apre la porta al primo squillo. "Mr. Gahan scende subito. Da questa parte..." Li fa accomodare nello studio. "Posso offrirvi uno sherry?"
"Grazie signor...?" Daniel Miller risponde a nome di tutti.
"Per gli ospiti solo Simon. Con il vostro permesso..."

"Accipicchia!!"Esclama Anton. La sua attenzione è subito attirata dai dipinti appesi nel locale. "Non ci credo." Mormora.
Andy e Martin aspettano in silenzio.

"Bonsoir."
"Maggie, posso presentarti Daniel Miller, nostro produttore e non solo... lei è Margareth Zelle, cugina del proprietario di questa casa." Andy fa le presentazioni.
I due si stringono la mano. Margareth indossa un comodo paio di pantaloni e un maglione e non ha un filo di trucco.

"Mangi con noi?" Anton lascia perdere istantaneamente l'esame dei quadri.
Lei scuote i lunghi capelli. "La vostra è più una rimpatriata tra vecchi amici che una cena. Preferisco aspettare Chris."

"Come mai non è qui?" Martin allontana il bicchiere che Simon gli porge. Andy lo guarda stupito.
"Mr. Marlowe ha dovuto correre al Museo... Per lui il prezioso manoscritto elisabettiano che intendevano acquistare è solo un falso grossolano."
Mentre i quattro digeriscono l'informazione, dei passi lenti lungo le scale annunciano l'arrivo di Dave.

"Tutto bene con Jack?" Gli chiede Maggie, prendendolo sottobraccio.
"E' preoccupato per una gara tra boyscout. Andrew, come te la cavi con i nodi?"
"Mai imparato a farne uno decente." Si schernisce.
"Non guardare noi." Rispondono con un sorriso Daniel e Anton. Martin gli volta le spalle.

Due coltetti di tosse attirano la loro attenzione. "Se il signor mi concede... Potrei insegnargli molto volentieri... Sono decenni che in questa casa non entrano bambini. Dai tempi di Madame Francine e del piccolo Peter..." Furtivamente si asciuga una lacrima.

Margareth stringe il braccio a Dave che chiede: "Chi sono... Madame Francine e Peter?"
"Madame Francine Delatour Marlowe era la moglie del capitano Donald e Peter il loro figlio... E' da lei che il signor Christopher ha ereditato questa proprietà. Non capisco perchè nasconde le loro foto e quelle di famiglia." Mormora allontanandosi.
"Io sì." Bisbiglia Margareth.

Dave batte un colpetto sulle sue dita. "Credo di averlo capito pure io. **Mi stai stritolando.**  Chiederò a Kit se non ha nulla in contrario."
"Come se avesse importanza!" Commenta a voce appena udibile Martin.

Dave è sempre più perplesso del suo comportamento. Perchè oggi è così astioso, particolarmente verso di lui?
"Questa è casa sua ed io sono solo un ospite... Un amico..."
"Il tuo concetto dell'amicizia deve essere cambiato parecchio negli ultimi tempi." Replica l'altro con pesante ironia, tornando a mostrargli le spalle. Andy è strabiliato per la sua uscita e si affretta a calmare Dave che è rimasto immobile, i pugni serrati, lo sguardo ferito.

"Ma che gli prende oggi?" Sussurra Anton a Daniel. "Non l'ho mai visto così... così..."
"Vorrei saperlo. E' tutto il giorno che si comporta in questa maniera... Dave si trattiene a stento..."Gli risponde con un basso mormorio.


Una violenta scampanellata e del rumore all'esterno li distrae. Dave va ad aprire ed è spinto all'interno.
"Simon, vecchio... Sei diventato sordo??" Grida il nuovo arrivato.
"Non è Simon, stupido imbecille." Un secondo visitatore lo segue e inclina la testa in un gesto di saluto.
"Mr. Godlove, Mr. Pinsel... Siete in anticipo." Il tono poco entusiasta non li smonta, ma sorprende Dave e i suoi invitati.

"Wolly, Michael..." Li apostrofa Margareth. "State disturbando. Tornate più tardi."
"Piove ed io detesto bagnarmi i capelli." Il primo salta sul divano. "Piacere di rivederti Margareth."
"Non posso dire altrettanto." Accenna con il mento verso l'altro. "Che ci fai a Londra, con lui?"

"Mi ha trascinato qui con la forza." Si siede all'altra estremità. Il contrasto tra i due è stridente. Il più giovane, quello che Margareth ha chiamato Wolly e Simon Mr. Godlove, è vestito all'ultima moda, con abiti dai colori accesi e continua a muoversi. L'altro, Michael, è sulla quarantina, capelli arruffati e una folta barba, indossa vecchi jeans, una t-shirt bianca coperta da un pesante maglione infeltrito. I suoi gesti sono calmi e posati. "Non mi aspettavo di trovare tutta questa gente. Chi sono?"

"Ospiti e visitatori. Lui è Dave Gahan e loro sono suoi amici."
Wolly dice qualcosa in italiano, Michael accenna ad un sorriso e Margareth li fulmina con lo sguardo.

"Hai capito cos'ha detto?" Chiede Daniel ad Anton.
"Poco. Qualcosa sul cambiamento di gusti del padrone di casa."

Martin vuota in un sorso il bicchiere che ha accanto.
"Ehi!!" Protesta Andy.

"Madame, devo aggiungere due coperti?"
"Preferisci lasciarli da soli?" L'unica risposta che ottiene è una smorfia. "Speriamo che si sbrighi."

**Maggie... E' Wolly quello che ho visto nella visione?**
**Sì, è lui. Tienili d'occhio e... nervi saldi.**
**Ma guarda! C'è n'è uno nuovo. Bene bene.**

"Siamo due maleducati. Io sono Michael Pinsel e non fate caso alle stranezze di Wolly Godlove." Ne segue una serie di strette di mano.

La cena, che Dave sperava fosse l'occasione per rinsaldare un'amicizia, si sta trasformando in un autentico tormento. Wolly continua a parlare a ruota libera. Andy e Daniel si limitano a svuotare i piatti. Lui riesce a malapena a capire qualche frase, mentre Anton e Martin seguono gran parte della comversazione. Dalle loro espressioni è evidente che gradiscono poco gli argomenti. Margareth osserva la scena con un sorriso enigmatico. Persino Michael non nasconde il suo disagio.


"WOLLY!!" Tuona Kit, apparendo. Con una sola occhiata lo riduce al silenzio. "Nel mio studio. IMMEDIATAMENTE." Gli ordina in tedesco. "Anche tu, Michael." Prosegue in italiano. "Ma prima porgete le vostre scuse a David e ai suoi ospiti." Wolly mormora qualche parola. "Senza commenti sgradevoli di cui potresti pentirti nel tuo prossimo futuro." La sua figura emana una tale autorità che intimidisce tutti i presenti. I suoi occhi sembrano due cristalli scuri, splendenti di una rabbia gelida. "Mi meraviglio di te, Margareth. Potevi intervenire."

"Sarebbe servito a poco. Sai come è fatto." Ribatte con calma. **Una cosetta Wolly... Dave non è il protegée di Kit. E' il suo discepolo.** Gli rivolge un sorriso diabolico.
Il viso paonazzo dell'altro diventa di colpo terreo. "Perchè non me l'hai detto subito?"
"Primo... Non me ne hai dato il tempo. Secondo... Per gongolare alla tua faccia." Lo rimbecca ironica. "Sono anni che aspetto questo momento."

La pace scende nella stanza.
"Signorina..."
"Margareth, per piacere. Dave lo fa dal mio arrivo e gli altri li conosco da ieri sera, vero tesorucci?"
Andy e Anton confermano con un cenno, Martin è immerso nei suoi pensieri e sembra non aver ascoltato una sola sillaba.

"Quei due... sono parenti di Mr. Marlowe?"
"Chris non ha parenti stretti,  solo lontani cugini sparsi nel mondo, come me, Wolly o Michael... Vado a controllare che non esageri."
"Hai bisogno del mio aiuto?" Si offre Dave alzandosi.
"Corri, corri..."
Le vene sul collo e sulla fronte di Dave prendono a pulsare.
"Martin!" Andy rotea gli occhi, esasperato. "Andiamo a casa." Lo strattona verso la porta.
"Veniamo anche noi... A domani." Anton e Daniel li seguono scuotendo la testa.

"Che bella serata!" Si lascia sfuggire Dave con un profondo sospiro.
"Wolly fa questo effetto, ogni volta." Cerca di rinfrancarlo lei.
"Martin gli ha dato una mano." Replica immusonito.
"Avete litigato?"
Dave ride. "Non si litiga, non si discute con Martin. E' impossibile. Lui non ti dice MAI come la pensa. E' Andy che fa da intermediario, da interprete..."
"Sai che ti dico? Per me la sua è gelosia."
Dave rimane letteralmente a bocca aperta. "E di chi?" Domanda attonito.

"Di te. Tu sei cambiato. Hai una vita nuova, nuovi amori, nuovi amici. Questo lo riempie di paura. Paura che questo ti allontani. Da lui, da Andy, dal gruppo."
"Impossibile. Non avverrà mai."
"Gliel'hai detto? Da quando voi tre non fate una bella e lunga chiacchierata insieme?"
"Anni. Una vita intera." Mormora pensieroso.
Margareth si augura che la pulce che ha messo nel suo orecchio dia presto i suoi frutti. "Occupiamoci di quei due e dei problemi che Wolly crea."


Kit è seduto dietro la scrivania ed è calmo, estremamente calmo. Una calma minacciosa che carica l'atmosfera di elettricità.
"David, non volevo... Non sapevo..." E' possibile che quello che si vede nei suoi occhi sia... rispetto?
"Tu non vuoi, tu non sai... Ogni volta."

Kit li interrompe con un gesto. "Michael, mi spieghi che ci fai a Londra? Trent'anni fa hai dichiarato Manco morto ci rimetto piede. Troppi svitati. Dov'è che ti eri andato a cacciare? Shetland?"
"Scozia." Mugugna l'altro. "Vedo che hai apprezzato il mio regalo. Colpa sua e dei suoi fottuti guai... Sentiamo la tua genialata. A che ti servivo?"

"Pensavo ad un quadretto... o due..." Borbotta Wolly facendosi piccolo piccolo.
"Firmati come?" Chiede Maggie appollaiandosi su un bracciolo.
"Con uno dei suoi nomi passati."
Michael si lascia andare ad un sonoro verso di scherno. "Te lo sogni."
"Quando te l'ha chiesto Kit, però..."
"Ah sì. Ma solo per fregare quel tuo compatriota dai ridicoli baffetti."

"BASTA!!" Il grido di Dave zittisce i due e fa scoppiare in una risata Kit e Maggie. "Posso sapere chi cazzo sono questi due rompiballe?? Ho passato giorni interi interi assieme a Simon per organizzare tutto al meglio e, non bastava Martin con la luna storta, ci volevano anche loro tra i piedi!!"

Maggie lo abbraccia. "Questa cena era importante per lui. Tutti noi abbiamo contribuito a rovinarla. Chi per un motivo, chi per un altro. Le mie più sincere scuse."

"Brava. David accetta anche le mie. Non ho calcolato bene i tempi." Fa seguito Kit. "Voi dovevate arrivare molto più tardi e non causare guai. Avrei dovuto sapere che era pretendere l'impossibile... David Gahan ti presento... Wolfgang Amadeus Mozart e..."

Dave cade di schianto in una poltrona. "Mozart... Quel Mozart? Santo cielo!"
"L'unico. Il grande." Si vanta l'altro.

"Lui invece è Michelangelo Merisi, detto..."
"Caravaggio." Esala. "Tu sei... il Caravaggio?? Oh, mio Dio!" Comincia ad ansimare.

"Sta iperventilando." Si allarma Margareth.
"Testa in basso, tra le ginocchia e respira piano, con calma." Interviene il cosiddetto Michael. "Dimentica i nostri nomi. Adesso ci chiamiamo Walter Godlove e Michael Pinsel..."
"Ho stretto la mano a... MOZART e al CARAVAGGIO!!" Esclama Dave, incredulo e sbalordito per la rivelazione.

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Capitolo 13
*** Capitolo n. 13 ***



"Una volta... Vite passate. Coraggio figliolo." Gli sorride affabile e gli allunga un colpetto alla spalla. "Riprenditi. A Kit serve il tuo appoggio."

Dave annuisce, sconvolto. Per lui è ancora assurdo pensare di dialogare alla pari con Kit e Maggie, cioè Christopher Marlowe e Mata Hari e ora... Gli resta inconcepibile aver stretto la mano e... urlato contro Mozart e Caravaggio. "Svegliatemi. Vi prego!" Implora.

Kit gli porge un bicchiere, la fronte corrugata e lo sguardo preoccupato. "Bevi. Stai tremando."
"Tu, Margareth... Adesso Mozart e Caravaggio..."
**Le sorprese non sono ancora finite, piccolo.**

Kit cerca di confortarlo, passandogli un braccio attorno alle spalle.  "Ognuno di noi si è comportato come te quando ha conosciuto qualcuno che riteneva un grande. Ti accorgerai presto che non sono come li dipingono gli storici... Ma ci sono le eccezioni..." Mozart assume un'espressione colpevole. "Hai provato sulla tua pelle come si sentono i vostri fan quando vi incontrano..."
"Ma dai!! Loro... Loro..."

"Siamo semplicemente due uomini che vogliono vivere in pace. Almeno io." Michael gli si siede vicino. "Caravaggio è morto e sepolto secoli fa. L'uomo che sono oggi, questo che hai davanti, ha ben poco in comune con lui. Quel nome mi ha dato la fama imperitura che sognavo." Scuote la testa come se la trovasse una cosa ridicola. "Da immortale preferisco vivere in un piccolo centro, lontano dalla folla, dalla confusione. Tra gente che mi ha solo sentito nominare e che non ha mai visto un mio quadro."

"Dipingi ancora?" Chiede Dave, attonito.
"Ogni tanto, come passatempo, per aiutare un amico. Per un motivo serio, importante, non per..." Si rivolge a Mozart con aria severa.
"Per pagargli i debiti di gioco."
"Già. Capito Amadeus?" L'altro sbuffa.

"Se ti sei ripreso, te la senti di darmi una mano a buttarli fuori?" Kit gli tende la mano. Dave annuisce un paio di volte prima di afferrarla. "Michael puoi tornare in Scozia. Penso io a lui." Quella di Kit è più una minaccia che una promessa.

"Piacere di averti conosciuto, David. Se passi da Skye fai un salto al mio campeggio."
"Tu... hai un CAMPEGGIO??" Esclama Mozart con una risatina.
"In meno di tre mesi mi dà quanto mi serve per vivere... e il resto dell'anno faccio quello che mi pare e piace." Risponde placido, congedandosi.

"A noi due... Mio caro Mozart..." Maggie scivola sui cuscini, rannicchiando le gambe sotto di sè, preparandosi a gustare il seguito. "Sei piombato qui, con Michael, quando ti avevo espressamente vietato di farlo..."
"Ma..."
"Non interrompermi. Mi sono rotto a ripeterti gli stessi avvertimenti ogni volta che ti cacci in uno dei tuoi casini. Tiratene fuoti con le tue forze, non coinvolgere chi non c'entra."
"Ma Kit..."
"Wolfgang stai peggiorando, te ne rendi conto? In una serata hai perso i tuoi risparmi e firmato cambiali per centocinquantaMILA sterline!!"

"Santo cielo!" Esala Maggie.
L'altro abbassa la testa.

"Ho l'indirizzo di un centro per aiutare i giocatori compulsivi... che tu frequenterai." Gli comunica incrociando le braccia sul petto. "Ho saltato il debito ed ho chiesto... ed ottenuto... di far circolare la voce che sei un giocatore insolvibile..."
"Ma così non potrò più..." Si ribella Wolly.
"Non potrai mettere piede nei Casino e nelle bische di mezzo globo." Kit prosegue imperterrito. "Adesso fai le tue scuse a David e fila a dormire."

"E domani?"
"Farai quello che facciamo TUTTI. Ti procurerai un lavoro e fingerai... di essere quello che non sei." Mozarti si inchina e si allontana.

"Non ha digerito la tua tua decisione." Dave ha ascoltato in silenzio. "Ti obbedirà?"
"Gli conviene." Risponde Maggie. "Buonanotte a tutti e due." Passando sfiora i volti di entrambi.

"Che intendeva dire?"
"Siediti Dave." L'espressione di Kit si è fatta grave. "Questa sera hai avuto un assaggio di cosa ti attende quando prenderai il mio posto."
"Non capisco bene cosa sei. Una specie di giudice? Un capo?"

Kit si siede sul bordo della scrivania ed unisce i palmi. "Tra noi non ci sono capi e nessuno ci giudica." La sua voce si abbassa ancora di più. "Perchè farlo? Stiamo già scontando la nostra pena. Giorno dopo giorno. Ogni nuovo inizio ci ricorda la nostra condanna." Stringe i pugni e si morde le labbra per impedirne il tremito.

Dave gli si avvicina lentamente e gli accarezza la mascella. "Piangi, amico mio. Non nascondere il tuo dolore... lasciati andare."

Kit gli si aggrappa e scoppia in un pianto a dirotto. Lui gli passa una mano nei capelli con la tenerezza di un padre, di un fratello. E' questo che sono e che saranno. Il desiderio che li ha spinti uno nelle braccia dell'altro è svanito ed al suo posto è nato un sincero e profondo affetto. "Tu sai tutto di me... Parlami di te... Perchè continui a vivere in questa casa se tutto ti ricorda tua moglie e tuo figlio?"

"Oh, David... E' semplicemente un guscio! L'ho creata io... per avere un punto fermo. Un posto dove rifugiarmi." Si asciuga gli occhi.
"Un nascondiglio per quelli come noi."
"Lo è diventata nel corso degli anni... dei secoli. Vorrei che la considerassi anche tua."

"A proposito... Perchè diventerò il tuo erede? Cosa vuol dire essere il tuo discepolo? Io pensavo fosse solo un nome, ma non è così. vero? Wolly... Oh Dio!" Dave si butta all'indietro una ciocca. "Mi sembra del tutto impensabile..."
Kit si è ripreso e adesso ride. "Dillo a me! Sono quasi svenuto quando ho conosciuto William... ossia Guglielmo il Conquistatore... e stavo per fare a pugni con... Riccardo III. Non era come lo aveva descritto il mio amico Will..."
"Tu lo chiami Will ma lui era SHAKESPEARE!" Esclama.

"Un semplice campagnolo dotato di un certo talento per la tragedia." Kit fa spallucce.
Dave lo colpisce piano con un pugno. "Ha parlato il cittadino!... Cosa implica essere il tuo discepolo?" Torna alla carica con testardaggine.

Kit sospira. Non può più svicolare. "Aiutarmi fino a quando non subentrerai al mio posto."
"Aiutarti a far cosa? Come posso se sono appena... E perchè dovrei prendere il tuo posto?" Si prende la testa tra le mani. Nella sua mente ronzano immagini, domande ed emozioni talmente diverse da risultare inafferrabili. Si sente agitato, nervoso, ma stranamente non spaventato. E' animato da un'energia nuova. Da quando lo ha conosciuto la sua percezione della vita è cambiata.

"Sei tu che sei diverso." Kit risponde senza che lui abbia parlato. "Hai acquistato una maturità che Mozart non ha nemmeno cercato."
"Non mi sento per niente... maturo..."
"Hai imparato molto dai tuoi errori. Ad alcuni di noi ci sono volute più di una vita per arrivare al tuo punto. Sbaglierai ancora e ancora. Come tutti."

Dave si studia le mani. Ha una domanda che gli brucia sulle labbra. "Quanti altri farò soffrire?"
"Dipende da te. Sforzati di migliorare... Di smussare gli spigoli del tuo carattere. Tieni sempre a mente che il vecchio Dave Gahan è nascosto dentro il nuovo...Oppure... Costruisciti la fama di essere scorbutivo, insofferente, viziato... Esaspera i tuoi difetti e svela il tuo vero volto ad una ristretta cerchia... I tuoi familiari, gli amici... Prendi esempio da Michael..."
"Caravaggio..." Mormora Dave con aria estatica.
"Si è trovato un angolo tranquillo, dove viene considerato un simpatico stravagante con la passione dell'arte."

"Kit, è inutile che scappi... La parola discepolo che significato ha per gli immortali?"
Lui esita ma non ha via di scampo. E' tempo che anche Dave sappia. "David... Tra noi immortali sono conosciuto con il titolo di ANGELO DELLA MORTE... Come lo era Giuliano De Medici e il suo mentore prima di lui."

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Capitolo 14
*** Capitolo n. 14 ***



Dave sente un brivido percorrergli la schiena. "Angelo... della... MORTE??" Ripete con voce stridula. "Dimmi che non intendi quello che penso... DIMMELO!!" Non vuole sentire nulla. E' inutile, Kit non gli ha mai mentito.

 Si precipita fuori, in preda alla confusione più totale. Corre, non sa in che direzione nè dove, fino a quando il cuore sembra scoppiargli nel petto. Si ferma con le mani sulle ginocchia, boccheggiante. Ha lo stomaco contratto in una morsa. Cade e vomita la cena.

"DAVID??" Due mani robuste lo rialzano. "Che ti succede?" Davanti a lui il viso preoccupato di Andy. La nausea gli impedisce di rispondergli. "Hai bisogno di qualcosa di forte." Lo sostiene e lo accompagna all'interno del Pub.

Martin è sprofondato dietro un tavolo d'angolo, con la testa tra le mani ed una bottiglia vuota davanti, palesemente sbronzo.
"Povero David." Biascica. "Lo hai già stancato e ti ha buttato in strada?"
"Non dargli retta. E' tutta la sera che straparla." Andy lo fa sedere e gli mette davanti la sua vodka.
Dave l'allontana. "No."
"Bevila. Una che male vuoi ti faccia?"
"Non mi fermerai alla prima. Ma a chi cazzo importa se esagero? Una bottiglia del miglior whisky per me e i miei amici." Ordina alzando la mano.

"Ecco il vecchio Dave. Hai deciso di affogare nell'alcol le tue pene d'amore?" Singhiozza Martin alzando gli occhi offuscati su di lui.
Dave vi legge rabbia e qualcosa di indecifrabile... Dolore, delusione...e che altro?
"Hai litigato con la tua Jennifer?" Andy copre il suo bicchiere e scuote la testa. Uno di loro è meglio che resti sobrio o quasi.

"Jennifer? Poveraccia! Si merita un uomo migliore di un... Cosa sei diventato, David?" Sbotta Martin. "UN BUGIARDO! E io, stupido, che ti avevo preso a modello... Nascondi dietro una bella facciata il marcio che hai dentro... Sei solo un idolo dai piedi d'argilla! Mi fai ribrezzo!!" Traballando si alza in piedi e gli butta il liquore in faccia.
Dave cerca di balzargli addosso. Quella è l'ultima goccia della sua pazienza. Due mani sulle sue spalle lo spingono giù.

"Ti abbiamo trovato finalmente."
"Ci hai fatto preoccupare."

"Margareth... Moz... Wolly??" Si sorprendono.
"Io penso al biondino. Me ne intendo di sbronze... Tu occupati del piccolo."
Margaret annuisce e, con fermezza, trascina Dave ad un altro tavolo.

Mozart si siede al fianco di Martin. "Andrew... Ci serve caffè e qualcosa da mettere sotto i denti."
"Perchè non ti fai i cazzi tuoi?" Borbotta Martin.
"In un certo senso sono fatti miei, bello. Cos'è che ti brucia? Hai un tarlo che rosicchia... rosicchia e non ti da pace. Bere serve solo ad aumentare la sua fame."
Andy depone tre piatti sul tavolo. "Toad in the hole bello caldo per noi due. Fish and chips per lui. Non mangia carne." Spiega.

"Ho sete. Datemi un'altra birra." Chiede Martin in tono lamentoso.
"Spiacente. Finite. In cambio ti propongo questo schifo... Perchè diavolo voi inglesi non riuscite a farlo... diciamo... bevibile?" Commenta con una smorfia dopo il primo sorso di caffè.


"Che volete? Lasciatemi in pace." Grugnisce Dave, mentre si accende una sigaretta.
"Dopo un'ottima cena, con un'affiatata compagnia... Ci mancava essere buttata giù dal letto e spedita alla ricerca di un bambinetto capriccioso ed isterico." Lo gela con un'occhiata.
"Non sono..." Prova ad obiettare.
"Sei scappato senza dargli il tempo di spiegarti."

Dave si copre le orecchie. "Non voglio mai più sentir parlare di Kit Marlowe e di nessuno  di voi."
"NOI, David. Tu ormai ne fai parte." Gli ricorda.
"NON VOGLIO!!" Alcuni avventori si girano verso di loro.

"Parla piano. Stammi a sentire bene, piccolo coglione." Sibila infuriata. "NESSUNO DI NOI  LO HA VOLUTO! Ci siamo trovati con questo peso sulle spalle e ci dobbiamo adattare."
"Quindi devo accettare l'idea che un giorno diventerò ucciderò ?" Bisbiglia con aria orripilata, ma lei percepisce anche tutto il suo profondo dolore.

"Kit non è un assassino." Insorge Maggie. "Sei preoccupato per il tuo futuro o ti ha sconvolto scoprire che ti sei rotolato in un letto con quello che, adesso, credi un mostro?" Pronuncia la domanda in tono duro e severo.

"Tu... Tu... sai di me e di Kit?" Mormora.
"Certo ed ero felice per lui. Aveva finalmente qualcuno al suo fianco dopo tanti anni." Si guarda attorno. "Senti, questo è il posto meno adatto per nostro genere di conversazione. Che ne dici di continuare in privato?" Lo prende per mano e lo trascina fuori prima che possa  rifiutare. "A Martin pensa Amadeus. E' un tale ficcanaso che scoprirà perchè ti tratta male. La tua giacca." L'aiuta ad indossarla e la sistema con un paio di colpetti. "Sei immortale, non immune dai raffreddori."

Dave si ritrova a sorriderle. "Sì mamma."
"Se fossi tua madre ti avrei già fatto bruciare per bene quel tuo delizioso culetto." Dice seria. Per i passanti i due non sono diversi da una qualsiasi coppietta. "Ti stava preparando gradualmente al tuo incarico. Peccato per quello che è capitato questa sera..."
"Sono confuso e spaventato. Spaventato è dir poco. Terrorizzato."
"Se aveste avuto più tempo... Kit ha scoperto la verità su Giuliano dopo dieci anni passati insieme..."
Dave rabbrividisce. "Però ha preso il suo posto."
"Lo farai anche tu... Quanto avrai ben chiaro cosa significa."

"Non ci vuole un genio per capirlo. Lui ammazza..." Si blocca di colpo. La prima cosa di cui gli ha parlato è stata la faccenda del legame, del vincolo che impedisce loro di farsi del male.
"Ci sei arrivato, alla fine!" Gli lascia la mano.
"Maggie... cosa fa un... Angelo della Morte?"

"Ci porta la pace.  Sono troppo giovane... Suona ridicolo, ti sembra?... Per saperlo di preciso. Se vuoi più particolari, dovrai chiederlo a lui."
Dave allontana i capelli che gli spiovono sul viso. "Avevi promesso di..."

"Gli immortali... Che parolona. Chissà per quale malefica combinazione i nostri corpi si riparano spontaneamente quando vengono danneggiati. Il cuore rallenta talmente che ci credono morti. Noi stessi crediamo... speriamo... di esserlo, ma poche ore, pochi giorni dopo ci svegliamo e scopriamo con orrore che..." Si scuote con un brivido. "... non lo siamo. E l'orrore aumenta ogni volta che ci risvegliamo." Conclude con un bisbiglio.

"Orrore? Io sono stato felice di non essere morto." Se ne rende conto per la prima volta.
La bocca di Margareth si piega in un sorriso amaro. "Perchè tu hai da chi tornare, per cui vale la pena vivere. Io, Kit, Michael e, sì pure Ama..." Muove la testa in segno di diniego. "Lo sai che io l'ho SCONGIURATO di uccidermi o di aiutarmi a suicidarmi? E lui ha rifiutato con tutte le sue forze..."

Dave rammenta quello che ha letto su Mata Hari. "Nel '19... Quando tua figlia..."
"La mia piccola Nan. Avevo escogitato una scusa perfetta per restarle vicino... Ho potuto assistere alla sua morte." Copiose lacrime escono dai suoi occhi.

"Oh Maggie, mi spiace tantissimo!" Si sente colpevole e la stringe tra le braccia per confortarla. "Peter non era l'unico figlio di Kit." Mormora. Se fosse stato più attento, più sveglio. Se fosse più intelligente... "Sono un vero cretino."
"Sei un bambino. La vita è stata generosa con te."
"Purtroppo l'ho buttata via."

"Ti lamenti per la tua fortuna? Per il resto del mondo sei morto per tre minuti. Ai miei tempi non esistevano le apparecchiature che ti hanno rianimato e poi... avevi Kit pronto ad..." Si copre la bocca con la mano. "Non voleva che lo sapessi!"
"Si trovava a Los Angeles PER ME??" La scrolla con forza.

"Sei inglese. Uno dei medici del pronto soccorso in cui sei stato ricoverato quando ti sei tagliato i polsi si è messo in contatto con lui. Pensava che avresti accettato più volentieri un compatriota..."
Dave scrolla la testa. Le sorprese non sono finite. "Li conoscevo tutti, almeno di nome. Chi?"
"Baker."
"Il primario?"
"La dottoressa N. J. Baker per l'esattezza."
Perchè ora sfoggia un sorriso sarcastico?

"Jenny ha ragione ancora una volta a rimproverarmi. Dentro sono un maschilista." Si gratta la testa. "Quando mi ha sottoposto a quel test non sono riuscito a risolverlo."
"Quello del bambino ferito in un incidente, insieme al padre e del chirurgo che si rifiuta di operarlo? E' un classico ormai."
"Sara un classico, ma non c'ero arrivato che potesse essere la madre."Borbotta.

"Vedo. Ti ho fornito un indizio importante e tu non l'hai colto." Scherza lei."Secondo te... Chi era, PRIMA, la dottoressa Norma J. Baker?"
"Marilyn Monroe... Ma la dottoressa è..."
"Bruna, con gli occhiali e... piuttosto scialba?" Gli accarezza la guancia. "Devi guardare chi incontri con più attenzione."
"Forse hai ragione." Conviene Dave.

"Forse??" Maggie si ferma con le mani sui fianchi. "Un consiglio... Apri gli occhi e le orecchie. Ascolta e rifletti prima di aprire bocca."
"Me lo suggerisce sempre Jonathan prima di un'intervista, ma..." Apre le braccia. "... non ci riesco mai. E' più forte di me. Vado a ruota libera... per nascondere la paura." Confessa, sbirciandola.
"D'ora in avanti puoi contare sull'aiuto di due maestri tremendamente severi. Ti insegneremo come recitare il tuo ruolo."

Dave non riesce a trattenere una smorfia. "Altre bugie... Martin ha ragione, faccio schifo." Sputa per eliminare l'amaro che sente in bocca.
Lei gli accarezza il braccio. "Recitare non equivale a mentire e il Martin che ho visto questa sera ha poco in comune con quello che ho incontrato ieri."

"Essertelo portato a letto è diverso che lavorarci insieme. Te lo assicuro." Ricorda con sgomento il periodo di SOFAD, quando non riuscivamo nemmeno a condividere lo stesso albergo. "Margareth, mi permetti una domanda... delicata? Davvero non sei... scandalizzata... di me e... di Kit?"

Maggie sorride indulgente. "Davvero. Trovare un compagno con cui potersi confidare è il più bel regalo per uno di noi. Anche se sarà per poco, avere accanto un amico sincero con cui condividere gioia... dolore... e che ti può capire... Vali tanto oro quanto pesi. Credi che, nella nostra situazione, diamo importanza... che facciamo differenze tra uomo e donna? Fare sesso per gli immortali è come... respirare... o mangiare. Se hai fame non ti fai scrupoli e..."
"Mangi." Conclude Dave in tono piatto. Lui l'ha aiutata infischiandosene dell'amicizia. PERCHE'?

"David... Questo vale per noi... Abbiamo imparato a pensare così nel corso degli anni, ma questo non vale per i..."
"Mortali. Me ne rendo perfettamente conto. Kit è stato il primo e..."
"Mai dire mai. Lui cita spesso una frase di Giuliano " La morte è l'inizio". In molti, molti sensi..."
Dave alza lo sguardo. Sono arrivati di fronte a casa. "Lo avrò deluso."
"Credi? Allora perchè ci ha svegliato abbaiando ordini?" Maschera uno sbadiglio. "Non scappare un'altra volta perchè sarei costretta a mettervi in castigo tutti e due."

Kit è seduto alla sua scrivania e contempla un pesante e voluminoso album fotografico che richiude quando li sente.
"Il figliol prodigo è tornato." Si annuncia Dave.
Lo vede sorridere. "Devo ammettere che come serata è stata... insolita. Sarai stanco."

"Anche se fosse non riuscirei a prendere sonno." Si siede davanti a lui. "Avevi iniziato un certo discorso."
"Un'altra volta. Un' altra sera." Kit si congeda. "Lo riprenderemo quando avrai digerito le novità."
"Kit... Aspetta..." Lo trattiene. "Tra noi..."
"La nostra storia è finita... così come è cominciata. Sempre amici?"
"Amici sempre." Sorride rinfrancato

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Capitolo 15
*** Capitolo n. 15 ***



Davanti agli studi della Mute Dave passeggia in su e in giù, fumando a brevi boccate uno stretto sigaro.
Amadeus è ritornato alle prime luci dell'alba e lui non ha voluto disturbarlo. Scrolla la testa e ride piano, tra sè e sè.

"Buttare giù dal letto Mozart. E chi ne ha il coraggio? Avanti David... Entra nell'arena e affronta di petto il leone." Butta la cicca in una pozzanghera e suona.

Martin è affondato tra i voluminosi cuscini dell'immancabile divano, la testa abbassata tra le mani e ascolta quanto gli mormora a bassa voce Andy replicando con versi o monosillabi. Smettono come lo vedono arrivare.

"Sono in anticipo?"
"No. Giusto in tempo... E tu... finisci il tuo caffè."
"Mi sta per uscire dalle orecchie." Mugugna Martin.
"Se servisse a risvegliarti il cervello! Vuota quella tazza!!" Gli ordina.

"Andrew..."
"Martin, bevi il caffè e finiamola con questa storia." Si passa una mano sugli occhi, stanco. "Te l'ho detto e ripetuto fino allo sfinimento... Se intendi far sul serio, per una volta... Liberissimo. E' la tua vita, però pensa anche alle conseguenze che dovrai affrontare. Adesso hai una moglie e due figlie... A cui vuoi bene. Perchè TU vuoi bene alle tue figlie e ci tieni a loro, VERO??"
Martin annuisce un paio di volte.
"Allora deciditi a mettere la testa a posto, prima che sia tardi. E, soprattutto scordati questa pazzia che ti trascini dietro da troppo tempo."
"Ma io ne sono..." Grida lui.

Andy resta fermo sulle sue posizioni. "Forza. Dai, continua. Ammettilo davanti a tutti, se ne hai il coraggio..."
Martin lancia la tazza a terra, frantumandola. "Sono il solito vigliacco di sempre... E' questo che intendi?"
"So che adesso sei confuso e frastornato. Rischi di fare una colossale cazzata."

Dave ascolta in silenzio, sconcertato per la discussione tra i due. "Che sta succedendo?"
"Martin dice di essersi innamorato." Con gli occhi non abbandona i due.
"Andy!!" Urla Martin esasperato.

"Lo ha già detto a Susy?" La domanda di Dave fa imbestialire l'altro, che si precipita fuori, con un gesto espressivo.

"Andrew, se si tratta di Margareth puoi metterti l'animo in pace..."
"Sarebbe meglio. Sappiamo ambedue come finirebbe. Parlo di una storia vecchia e stravecchia. Credevo che gli fosse passata." Mormora spettinandosi. " Che si fosse rassegnato.."
"Ha incocciato una che non accetta le sue avances?" Dave si chiede se fa bene a curiosare nella vita privata di un amico, ma si tratta di una ghiotta occasione per capirne qualcosa di più sul mistero Martin Lee Gore.

"La fai semplice. Non sarebbe da lui. Per mille e più ragioni è... deve... restare fuori dalla sua portata. Ieri ha ricominciato a parlarne e straparlarne... A torturarsi su come comportarsi... Vorrebbe farsi avanti, ma ha paura delle reazioni che scatenerebbe. Tragiche, secondo me." Andy parla guardando per terra e tracciando cerchi con la punta della scarpa. "Senti... Io dovrei andare. Mi hanno incaricato di preparare il necessario per la nostra partenza. Anton dice di aver trovato l'ambiente giusto per il primo video... In Marocco."

"Vai... Io ripasserò quella benedetta canzone che non riesco a farmi entrare in testa." L'altro sparisce in un ascensore e lui ne approfitta per cercare Martin. "Ciao. Posso parlarti?"

"Di cosa?" Risponde lui ingrugnito e volgendogli le spalle.
"Mart..." Dave prova un certo imbarazzo, lui dare consigli... "Volevo metterti in guardia."
"Senti chi parla!" Replica allontanandosi di un passo.

"Lo dico per esperienza..." Gli tende il pacchetto delle sigarette e poi le accende.
"David... Perchè è fallito il tuo matrimonio?" Che c'entra adesso? Vorrebbe sapere che idee gli passano per la mente, ma i grandi occhiali scuri che indossa gli coprono gli occhi e mascherano le sue espressioni.

"Suppongo che tu intenda quello con Jo... Non c'era più dialogo. Ci parlavamo solo per lamentarci o litigare. Davamo la colpa alla lontananza per i miei viaggi, alla stanchezza del dopo parto, di dover crescere Jack quasi da sola... La verità, lo abbiamo dovuto alla fine ammettere, era che l'amore era finito... da un pezzo..." Continua a voce bassissima. "Martin, rifletti BENE prima di decidere di buttare ogni cosa all'aria... Di sconvolgere la vita, il futuro, di chi ti sta vicino... Per qualcuno che, magari, non ti merita..."

Avverte il peso del suo sguardo fisso sul proprio viso, ma Martin sembra reagire con fredda indifferenza. Prova a concentrarsi e cercare di leggere le sue emozioni; percepisce tensione, battiti accelerati e, sì, una tenue speranza.

"Chi si merita uno come me?" Domanda, teso.
"Per me sei una persona splendida, nonostante il tuo strambo carattere." Lo vede accennare l'ombra di un sorriso. "Hai un cuore grande come una casa, peccato sia... incostante. Quando decidi di fidarti lasci vedere come sei in realtà. Dolce, affettuoso, sensibile. Se riuscissi ad essere più... più... aperto... ricettivo... intuitivo... saresti stupendo."
"Dici la verità?" Mormora con un ampio sorriso.
"Assolutamente sì. In tutta sincerità ci sono aspetti di te che, a volte, mi fanno venire voglia di mollarti un pugno. Ma ho imparato sulla mia pelle che la perfezione non esiste."

Martin si posiziona di fronte a lui, le mani in tasca, scosso da un leggero tremito. "Che mi consigli?"
"Sei innamorato davvero?"
"Sì. Credo proprio di sì. Quello che provo, da anni, è... è diverso. E' un sentimento calmo, ma che non mi passa." Borbotta, con un aria imbarazzata che diverte ed emoziona Dave. "Ho tentato di eliminarne anche solo il pensiero, ma..."
"E lei... Cosa prova per te?" Avverte una contrazione sgradevole allo stomaco e non ne comprende il motivo.

"Saperlo. Mi sono sempre e solo confidato con Andrew."
Dave annuisce. Con chi, se non con lui? "Allora, per prima cosa, ti suggerisco di dirglielo. Deve sapere cosa provi."
"Ha un altro." Obietta debolmente.

"Qualcuno qui è sposato e se la spassa in largo e in lungo." Lo rimprovera. "Potrebbe non essersene mai accorta. E' un impegno serio e duraturo quello che vuoi?"
"E tu, con Jennifer, che intenzioni hai?" Gli domanda pressante.
"Tra noi non esiste ancora un impegno serio. Ci muoviamo con cautela. Ci siamo sbagliati una volta di troppo e adesso abbiamo paura. Paure diverse che ci fanno esitare. Spero, con tutto il cuore, che un giorno..." Confidarsi con lui gli viene facile, vedendo con che intensità, con che attenzione lo ascolta.
"TU... hai paura?"
"Ogni giorno. Da quando abbiamo iniziato, anni fa. Ho paura prima di salire sul palco. Ho paura quando mi intervistano. Anche adesso." Lo guarda con un leggero ghigno. "La nascondo bene?"

"Più che bene. Ti vedevo agitato ma... ma non credevo..."
"Mart... senti..." Prende un lungo respiro. "So di aver fatto un sacco di cazzate negli ultimi anni, però... se ce l'hai con me, per un qualsiasi morivo... Se non sei contento di come canto o se c'è dell'altro... Gridamelo in faccia... Se... se vuoi chiudere qui, adesso, con me o con il gruppo, capirei..."

"No! NO!!" Martin gli stringe il braccio, scosso da un violento tremito. "Vuoi andartene??"
"Se l'atmosfera rimane quella di ieri... Che futuro ci aspetta?"

"Futuro? Futuro?" Martin ora sta gridando. "TU vuoi avere un futuro...CON ME?"
"Sicuro. Con te. Con Andy. Siamo o no i Depeche?"

"Andrew. ANDREW." Martin sparisce all'interno, lasciandolo impalato e a bocca aperta. "Le mie canzoni!! Dove hai cacciato quelle scartate??"
"Possibile che Maggie avesse ragione? Potrebbe essere geloso??" Si chiede Dave seguendolo.

"Prova queste." Gli allunga dei fogli cincischiati. "E dammi il tuo parere spassionato."
Dave legge i titoli: Useless e Insight e poi scorre il testo.

"Belle. Perchè le avevi scartate?"
Martin fa spallucce. "Motivi personali." Andy sospira.
"Ti piacciono davvero?" Chiede ansioso.
"Le tue canzoni mi piacciono sempre. Ne possono esistere forse un paio che non riesco a cantare, ma questo dipende dal mio cervello bacato o dal fatto che... tu le interpreti cento volte meglio. Sono tue e lo saranno sempre. Che ne dici di provare come escono?"
La disponibilità di Dave rassicura i due.

Daniel, da dietro il bancone, annuisce soddisfatto. "Bene bene. Tutti d'accordo ad inserirle a pieno titolo nell'album?"
I tre si guardano, si sorridono e si danno il cinque.


"Ehi, baldi giovani... Pronti per il Marocco?" La testa di Anton fa capolino. "Dave... Proviamo il trucco e i costumi."
"Povero David!" Ride Fletch."Ti tocca sottostare di nuovo ai suoi ordini."
"La vedo dura." Commenta lui, con un cenno di saluto.

"Stai fermo." Anton è intento a truccargli le palpebre, seduto a cavalcioni dei suoi ginocchi.
"Sono fermo. Anton, pesi... E, oltretutto, non sei il mio tipo." Scherza scostandolo.

"Posso chiederti un favore?"
"Gattonerò, mi infilerò i pantaloni di pelle e anche quello stupidissimo cappotto con le lucine. Che altro vuoi?" Sospira, rimirandosi allo specchio.

"Metteresti una parola buona, per me, con Margareth?" Aspetta nervoso.
"Margareth?" Gongola dentro di sè. "Da quando hai bisogno di un mezzano?" Lo blocca per concludere. "Ti servirei a poco. Maggie è capace di scegliere da sola."

**Giusto, piccolo.**
**Sparisci, impicciona.**

"Cos'ho che non va? Capisco Martin... ma... Ma ha scelto Andy! ANDY!?!"
"Vedi Anton... Hai un grave difetto..."

"Ho capito... I capelli!" Mormora guardando la sua immagine nello specchio.

"Sbagliato. Sei olandese." Replica Dave, che nel frattempo si è struccato e rivestito. "Sostiene che gli uomini olandesi sono pedanti e noiosi. Tanto noiosi."
"Ah sì? Noioso, IO?? Assurdo. Le dimostrerò che si sbaglia. A noi due mejuffrouw Zelle."

**Sii gentile con lui, in fondo è un amico.**
**Vedremo...**

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Capitolo 16
*** Capitolo n. 16 ***



"Ti consiglio di passare dal retro. Siamo in stato di assedio... Benedetta donna!"La voce divertita di Kit proviene dal telefono.

"Anton?" Ridacchia lui, facendo voltare Martin ed Andy con espressione vivamente interessata.

"Dopo un decina di mazzi di fiori, alcune scatole di cioccolatini o di canditi e una magnum di Champagne... regolarmente respinti al mittente... Si è accampato davanti al portone, brandendo come una clava un mazzo enorme di rose rosse a gambo extra lungo e con un contenitore quadrato sotto il braccio..."

"Devo vederlo con i miei occhi. Non posso perdermi questa scena... anzi...Non possiamo!" Con un cenno invita i due che lo stanno ascoltanto con un largo sorriso sul viso a seguirlo.


I tre guardano, allibiti e divertiti, l'allampanato regista passeggiare davanti alla porta chiusa con gli occhi puntati sulla finestra della camera di Margareth.

"E quello sarebbe l'uomo che si vanta di svegliarsi ogni mattina con una donna diversa nel letto?" Sghignazza Martin.
"Potrebbe essersi innamorato davvero." Mormora Andy comprensivo.
"L'amore vero a prima vista esiste solo nei romanzetti rosa." Borbotta Dave.

"Tu credi?" Martin gli lancia uno sguardo sibillino.
"Ne sono convinto. Il vero amore nasce giorno per giorno... frequentandosi, conoscendosi... Litigando e soffrendo per come ti sei comportato... Per le parole stupide che hai detto... O per quelle che hai avuto paura di dire. A prima vista è attrazione, desiderio... Passato il momento ti accorgi che..." Apre le mani a mostrare che sono vuote. "...stringi il nulla."

"Un istante può essere più che abbastanza. Non puoi sapere quando accadrà, nè scegliere la persona. La vedi e all'improvviso realizzi che è l'uomo o la donna della tua vita." Martin gli rivolge un mezzo sorriso. "A volte rimpiangi che sia accaduto, ma ormai è troppo tardi."
"Davvero? E perché?"

"Per molti motivi. Pensi che non sia il momento. Provi emozioni tanto intense da non riuscire più a pensare lucidamente. Ma non puoi tornare indietro." Alza le spalle. "E da quel giorno capisci che, se esiste un dio dell'amore, la tua opinione non gli interessa. Si limita ad impartirti degli ordini... E' come essere travolti da una valanga, da un alluvione... Da una parte vorresti abbandonarti alla corrente e dall'altra pensi: Non adesso. Non ancora..." Andy lo ascolta in silenzio senza mascherare la sua ansia.

"Se per te è così... Se stai parlando di chi sei innamorato... Perchè hai aspettanto e non ti sei fatto avanti?"

"Indecisione, paura..." Dave sembra non capire. "Avrei sofferto troppo se mi avesse respinto... odiato o, peggio, disprezzato... Parlare poteva significare farla fuggire... lontano da me... E' per questo che ho sempre cercato di controllare i miei sentimenti. Per non... allarmarla." Confessa Martin con gli bassi e parlando a bassa voce.
"E allora ti sfogavi nelle tue canzoni..." Bisbiglia Dave, commosso e sorpreso.
"O con me." Andy stringe l'amico in un forte abbraccio. "Tenendomi sveglio per nottate intere."


"Non l'avrei mai sospettato." Mormora Dave, sovrappensiero. "Ci conosciamo da quasi una via e sto scoprendo aspetti di te che ignoravo completamente."
**Come è successo a me.** Pensa Martin. "Abbiamo più cose in comune di quanto immaginavamo. Come avere due padri di cui sappiamo ben poco."

Dave annuisce, colpito. L'idea non l'aveva nemmeno sfiorato prima. Sente in lui lo stesso suo dolore. "La stessa paura..."Sussurra talmente piano che Martin intuisce le sue parole.


"Che facciamo? Interveniamo?" Andy ha continuato ad osservare la scena davanti a loro. "Su... Diamogli una mano." Li esorta, ignorando il loro stato d'animo.
"Possiamo fare ben poco... Kit ha maggiore influenza..."
"Come con te." Sbotta Martin.

"Ha più esperienza... Lui, per me, è... come Andrew per te." Dice. La sua sorpresa si riflette sui loro volti. "Mi ascolta, mi consiglia, mi dà il suo appoggio e non mi ha mai..."
"Giudicato male." Conclude Andy, allungando una gomitata all'amico, che sembra indugiare.


"Mr Gahan, il signor Chris gradirebbe avere la sua opinione..." Gli comunica Simon, raccogliendo le loro giacche.

"Venite anche voi." Li invita Dave.


Kit è piantato a gambe larghe e i pugni sui fianchi davanti ad Amedeus. "Spiegami perchè diavolo non vuoi tornare a suonare."
"Perchè ODIO la musica!" Mugola lui.

"Tu... COSA??" L'esclamazione allibita di Dave lo fa sobbalzare.
"Non voglio farlo." Si lamenta.
"Oh Dio! Se non lo avessi ascoltato con le mie orecchie... E poi sarei io il moccioso petulante." Kit sorride. Andy e Martin lo guardano meravigliati. "Ma tu sei..."

"Un ex bambino prodigio." Lo minaccia Mozart con uno sguardo gelido. "Sfruttato dalla sua famiglia e che ha esaurito la sua vena. E la pazienza."

"Perchè non fai il produttore?" Si intromette Andy.
"Cos'è... un produttore?" Chiedono ad una voce Kit e Amadeus.

"Uno specialista. Sistema il lavoro di altri musicisti. Consiglia, modifica, arrangia, decide cosa è meglio... A volte serve un parere neutrale... Trova giovani promesse e li aiuta a muovere i primi passi." Spiega Martin. "Possiamo presentarti a Daniel Miller... E' sempre alla ricerca di nuovi talenti."

"Che ti costa provare? Potresti aver trovato la tua strada..." Ironizza Kit. "O almeno una professione... Pensaci mentre vai a pagare i tuoi affitti arretrati."
"Per poi vivere dove? Sotto un ponte? Non ho il becco di un quattrino..."

"Qui, naturalmente." Risponde Marlowe. "Io sono di partenza... Dave pure... Tu e Maggie potete restare quanto volete. Simon farà buona guardia."
"Dove vai?" Se la domanda diretta di Martin lo ha sorpreso non lo dimostra.

"Francia. Un vecchio amico se n'è andato. Sono il suo esecutore testamentario ed inoltre devo spargere le sue ceneri nella Marna." Risponde con tono addolorato.
"Jules." Bisbigliano Dave e Amadeus allo stesso tempo.

"Per cui... Niente litigi, niente risse, niente sbronze... Niente di niente." Conclude.
"Kit... Prima che... Anton..."

"Ho consigliato a Margareth di uscire con lui a cena, questa sera. Preferibilmente in un ristorante cinese, o tailandese... Il migliore che trova... Lei..."
"Adora l'oriente. Avrei dovuto pensarci. Ti ringrazio. Fai buon viaggio." Gli augura Dave con un abbraccio.
"Anche voi... Saluta Jenny da parte mia. Taxi e valige..."
"L'auto è davanti al portone e ho caricato i bagagli." Simon si inchina leggermente.

"Wolly... Attento a non combinare pasticci. Non vorrei che fossi il primo a cui Dave dovrà provvedere." Sibila al suo orecchio. L'altro deglutisce e annuisce.

"Mr. Gahan... Ha ordini speciali per questa sera?" Simon gli si affianca, in attesa.
"Non sarebbe meglio chiederlo a... Mr. Godlove o a Mademoiselle Zelle?" Si sorprende.

"Simon non accetta di prendere ordini da noi due." Margareth scende, tutta in ghingheri, la scala.
"No di certo." Risponde, sensa degnarla della sua attenzione. "Siete due combinaguai con poco cervello... I signori restano per cena?"
"No... Mr. Gore e Mr. Fletcher sono attesi dalle loro famiglie." Risponde trasognato.

"Bene signore. Preparerò per due."

"Ma quanto siamo diventati importanti." Nemmeno la battuta di Martin lo fa reagire.

"Margareth..." La sua faccia esprime tutto il suo stupore, tutta la sua perplessità per quella situazione che ritiene assurda.

"Simon si considera il guardiano, il protettore di questa casa. E' peggio di un mastino... Vive qui da quando Donald Marlowe e sua moglie Francine lo hanno estratto da una casa bombardata... Era solo un bambino... Anche Kit, a volte, ha difficoltà a farsi obbedire." Spiega con un sorriso. "Purtroppo spesso ha ragione. Wolly è... Wolly... Cioè si comporta come un perfetto imbecille."


"Pfui... Ha parlato Santa Teresa..."
"Io faccio entrare... Tu cerchi di portar fuori." Ribatte lei con stizza. "Adesso ho un impegno..."
"Anton?" La voce di Andy suona più alta del necessario.

"Una semplice cena... poi... Dipende da lui. Se saprà sorprendermi..." Saluta tutti con un bacio sulla guancia. ** Attento a Martin... Wolly ti deve parlare...**
"Ti seguiamo." Dice Andy. "Grainne si starà chiedendo dove sono finito..."

"Come preferite." Martin sembra esitare, apre la bocca ma segue l'amico. "Siamo soli, Amadeus..."
"Ho scoperto cosa ha sul gozzo il biondino... Se lo è lasciato sfuggire quando lo spilungone non c'era..."
"Si chiamano Martin e Andrew..."

"Sembra che abbia beccato il suo amore tra le braccia di un altro... Gli da fastidio che sua moglie gli metta le corna?" Chiede malizioso. "Non avrei detto che è il tipo."
"Non si tratta della moglie ma... Della sua musa..."

"Mmmh... Musicista, innamorato di una e sposato con un' altra... Mi ricorda me... Tanto, tanto tempo fa. Non è che potresti prestarmi.." Lo guarda speranzoso.
"Nemmeno un soldo... E  ti proibisco di uscire. " Ribatte Dave a muso duro.

**Bravo! Mostragli i denti. E' l'unica arma che funziona.**
**Rompiscatole!** Mozart retrocede, lasciando Dave da solo, immerso in profondi pensieri.

Per quanto rimane così non saprebbe dirlo. Viene ridestato dal suo torpore da un colpetto di tosse. Simon è apparso sulla porta.
"Mr. Gore ha chiesto di lei."
"Lo faccia passare, Simon." Ora cosa vorrà?

Martin entra con passo lento, ma deciso. "Ho bisogno... Devo parlarti."
"Accomodati pure."

Lui si guarda attorno ed è attraversato da un brivido. Dave è seduto nella poltrona accanto alla grande scrivania usata da Kit. Chiude gli occhi e scuote la testa. "Non qui... Per favore..." Dannazione! Due parole che non intendeva usare e gli sono pure uscite come un pigolio. *Per una volta... abbi un po' di coraggio e vai avanti.* "Vuoi uscire con me?"

Dave lo fissa sopreso. "Mart... Non posso e non voglio più bere." Lo avverte, gli occhi resi cupi dalla preoccupazione.
"Ieri sera..."

"Un errore... Ero... stravolto..." Prova la tentazione fortissima di confidarsi... Confessargli che gli è accaduto e chi è diventato. *Ma non posso... deve restare un segreto...*

"Cos'era successo? Jack? Tua madre? Stai male?" Domanda Martin, avvicinandosi ansioso.
"Niente di grave... E' difficile... Riguarda le mie paure." Meglio ammettere le proprie debolezze. "Più il tempo passa e... più aumentano..." Riceve uno sguardo comprensivo. "Senti... Ti va una passeggiata? Ho preso l'abitudine a New York. Cammino, penso e, spesso, ci vedo chiaro nei miei problemi..."

"Piove..." Tentenna Martin. "Perchè no?" Basta allontanarsi da quella stanza.
"Avviso Simon e cerco un ombrello." Si ferma sulla porta. "Ma... Susy e le bambine?"
"Mi hanno lasciato solo. A lei comincia ad andare stretta l'Inghilterra ed io non vado a genio ai suoi parenti."
"Mi dispiace." Che altro può dirgli?

"Lo fai spesso? Uscire e... camminare?"
"Il più delle volte corro. Ho iniziato al mio arrivo... Per stancarmi... Scaricare i nervi..." Dave parla piano e stringe con forza eccessiva il manico dell'ombrello.
"Quando... Quando..." Sembra balbettare, imbarazzato.

"Quando rispunta la voglia." Dave si volta, calmo. "Sì. So bene che una parte di me ne sentirà sempre la mancanza, ma devo essere forte. Ho troppo da perdere." Non so come si ritrovano davanti alla statua di Peter Pan. "Per fortuna si cresce e si diventa adulti."

"Io vorrei tornare indietro, da bambino... Eri tu a dire le bugie, non... Le situazioni ti sembravano più facili." Si rende conto di cosa ha appena detto. "Scusami. Per te non è stato così."
"Lui..." Dave indica la statua. "... rappresenta l'incoscienza... Senza responsabilità. Senza preoccupazioni. La vita reale è molto diversa." Si scuote. "Perchè sei tornato? Hai cambiato idea?"

Si fissano, ma è come se tra loro si ergesse un muro altissimo.
"Sui Depeche? No e non cambierò MAI idea. Tu sei... insostituibile..." Gli sembra di udire un forte scricchiolio.
"L'unico indispensabile sei tu... Potreste cercare un altro cantante. Meno problematico di me..."

"Io voglio te. Solo te." La voce di Martin suona alta e sicura. "A meno che tu... non abbia altri progetti..." Cerca di non far trapelare la sua ansia.
"Progetti?" Dave sogghigna. "Vivo alla giornata. Fare progetti è un lusso che non mi posso ancora concedere." Martin prova una stretta al petto nel vedere la sofferenza nei suoi occhi.

Dave si pianta davanti a lui e alza una mano. "Ho un figlio che vedo a stento ogni due settimane." Abbassa il mignolo. "Una madre che non voglio più sentire ne vedere piangere." Tocca all'anulare. "Mi sono creato una pessima reputazione e me la sentirò rinfacciare per decenni." Piega il medio. "Voglio un bene dell'anima ad una donna che si rifiuta di entrare in quello che chiama il mio mondo. Bello, vero?" Si scombina i capelli. "Sono troppo incasinato per pensare al domani." Alza gli occhi al cielo e si accorge che la pioggia è cessata.

Martin non può sopportare oltre il suo dolore e si costringe a pronunciare una frase che non vorrebbe mai dire. "Kit... non può aiutarti?"
Lui scuote la testa. "Ha già fatto abbastanza. Anche troppo. Devo uscirne da solo. Usando le mie forze. Per dimostrare a me stesso che ce la posso fare... Ti dispiace se... parliamo di te? Se sei tornato indietro..."

Martin sbatte le palpebre. Anche lui può farcela. "Volevo... Volevo scusarmi per le parole... per gli insulti di ieri sera."Balbetta. Spera che sia solo l'inizio.
"Am... Wolly mi ha confidato cosa ti sei lasciato sfuggire... La conosco?" Gli chiede, comprensivo.

"Chi?" Si meraviglia Martin.
"La donna di cui sei tanto innamorato... Quella che hai visto abbracciare un'altro... Forse... Forse era solo uno scambio amichevole... Un segno d'affetto..."

Martin scoppia in una lunga risata. Ride fino alle lacrime.
Lacrime di rabbia, di dolore. Dave lo intuisce di colpo. "Sfogati. Non sono Andrew,ma..."

"Non si tratta di una donna... Piango perchè SEI TU QUELLO CHE AMO!"
La rivelazione fa retrocedere di un passo Dave."IO??"

"SEI TU che ho visto. SEI TU che ho sentito... Hai baciato Kit e... e... gli hai chiesto di... di..." Boccheggia come se gli mancasse all'improvviso l'aria.
"Fare l'amore... Nello studio..." Mormora Dave ricordando quella notte interminabile.

"Forza! Coraggio!! Prendimi in giro... Chiamami pure..." Grida.
Dave lo zittisce, sfiorandogli le labbra. "Perchè me lo hai taciuto per tanto tempo?" Si risponde da solo. "Perchè avevi il timore che non ti avrei capito. Vieni... Andiamo dove non ci sono scocciatori... Dobbiamo parlare."


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Capitolo 17
*** Capitolo n. 17 ***



"No..." Come può opporsi se gli basta il contatto della sua mano per perdere la poca lucidità che gli resta?
"Preferisci casa tua?"

Martin nega. "E' fredda... e vuota." Vuoto come lui. "Va bene, andiamo da te." Lo segue, come un cane fedele va dietro al padrone. Dave continua a tenerlo per mano e ne avverte il tremito leggero. Cerca di leggere il suo stato d'animo, ma gli occhi di Dave non guardano mai verso i suoi.

"Simon... Il salottino azzurro ha il caminetto acceso?" Chiede appena mette piede in casa.
"Naturalmente, come sempre in questa stagione."
"Le dispiacerebbe prepararci del the e, dopo, portarci due Cognac? Quello speciale?" Apre una porta. "Entra e scaldati. Sei intirizzito. Nessuno si azzarderà a disturbarci. E' zona off limit per gli altri."

Martin si guarda attorno, meravigliato. Il poco della casa che ha potuto ammirare porta un'impronta tipicamente maschile, mentre qui... Una vera bomboniera. Un vasetto di fiori freschi sotto un ritratto di una giovane donna con un neonato in braccio attira la sua attenzione.
"Chi sono?"
"La moglie e il figlio di Kit. Era la sua stanza preferita." Dave guarda quel volto dolce chino sul bimbo.
"E'... sposato?"
"Lo era. Ha perso entrambi... anni fa..." Si porta un dito alle labbra. "Grazie Simon... Non vorremmo essere disturbati. E' importante..." L'uomo china la testa e si ritira, senza aggiungere altro.

"David..."
"Mart...." Dicono insieme. Dave finalmente sorride e Martin lo imita. "Da quando ti sei accorto di cosa provavi... Che mi amavi?"
"Non sei... Non sei?"

"Sono sorpreso, ma non pensare nemmeno per un istante che ti disprezzi e che ti possa odiare." Rimane in silenzio alcuni minuti a testa bassa. "Come potrei? Mi sento... Mi sento..." Solleva il viso e Martin si sente di colpo leggero. "... felice. Sono... felice!"Esclama. "E... orgoglioso..."

"Orgoglioso?" Ripete lui.

"Non capisci?" Dave prende a gesticolare. "Mi sento... Come sul palco... Mi sento al massimo. Maledizione a me! Come posso farti capire? Euforico, appagato... Nella mia porca vita ho... ispirato qualcosa di bello... Qualcosa che resterà... Le tue canzoni. Canzoni d'amore... PER ME??" Gli chiede incredulo, passandosi una mano nei capelli.

"Una buona parte."
"Oh, santo cielo!" Piroetta su se stesso."Mi hai tolto un macigno dal petto... Un peso enorme dalla coscienza."

Martin prova lo stesso e ride. "Sono sollevato pure io... Andrew aveva paura che..."
Dave ridiventa serio. "E' stato un bene aver aspettato."

"Bene?" E' stufo di essere l'eco che ripete, ma non può evitarlo.
"Ricordi come eravamo immaturi quando ci siamo incontrati?"
"Avevamo diciassette anni..."

"Stupidi bambocci pieni di stupidi sogni. Volevamo divertirci, diventare famosi e guadagnare un sacco di quattrini..."
"Lo abbiamo creduto possibile e guarda come ci siamo ridotti."

I loro occhi si puntano su uno specchio rotondo appeso ad una parete.
"Dove sono finiti i nostri sogni?" Chiede Dave al suo riflesso.

Martin gli appoggia una mano sul cuore e prende la sua per portarla sul proprio. "Sono ancora qui. Li senti?"
Dave gli copre la mano con l'altra. **Devo dirglielo.**

**Non farlo.** Quello di Kit è un ordine.
**Pensaci bene.** L'implora Maggie.

"Cosa c'è? Ti senti a disagio ad avermi vicino?" Domanda Martin accigliandosi.
"No... Sono confuso." Risponde con espressione tormentata. "Ignorare i tuoi sentimenti rendeva tutto più facile. Mi sto interrogando sui miei."
"Oh!"

"Quella notte, sei scappato subito dopo la mia richiesta, giusto? Non hai..."
"Non ho avuto la forza di di restare." Dentro di sè gli resta una minima speranza.

"Kit mi ha portato qui." Si osserva attorno, gli occhi pieni di lacrime. "E' Simon a tenerla in ordine, a mettere i fiori sotto il loro ritratto. Mi ha narrato della sua famiglia, di quando ha incontrato sua moglie, delle sue speranze... Non... Non abbiamo fatto altro."

"Ma tra di voi..."
"Sì,Martin, sono andato a letto con Kit." Ammette pacato Dave. "Non rimpiango NIENTE di quello che è successo. Io volevo lui e... " Smette di torturarlo. "Si trattava solo di desiderio. No. E' sbagliato sminuire i fatti. Era un modo per sentirlo vicino, uniti da... Ancora più vicini e uniti di quanto siamo adesso. Sono e resterò legato a Kit. Per più di un motivo. Quella sera abbiamo iniziato a chiarire..."
"La vostra relazione..."

"La situazione che ci unirà ancora per molto tempo. Mi ha forzato a fare un serio ed approfondito esame. Cosa mi lega a Jennifer? Cosa provo in realtà per lei?"
Martin si siede, privo di forza. "L'ami?" Chiede con un filo di voce.

"Poniti la stessa domanda... Cosa provi per Susy?" Replica lui. "Mi ha chiesto se la mia insistenza, il mio incaponirmi non fosse in realtà una reazione davanti all'ennesima sfida che la vita mi metteva davanti... Ero più importante io o lei? Alla fine ho deciso."
"Lei." Ne ha la conferma quando Dave china brevemente la testa.

"Voglio una famiglia VERA... Theresa è stata una passione sconvolgente. Fin troppo travolgente. Jo è stato il tentativo di rendere reali i miei sogni di bambino..." Agita la mano. "Castelli in aria."
"Ed io?"

"Bella domanda. Ho appena ritrovato l'amico... Quando avevo paura che ti fossi trasformato in un... collega. A cui potevo non piacere più. Ora... La tua confessione mi ha... spiazzato. Ti voglio bene, Martin. Come ad Andrew e ad Alan... Concedimi un po' di tempo per... riflettere..."

Martin si arruffa i capelli. Non è la risposta che ha tante volte sognato, me neppure quella che temeva. "David... io... io... Non pretendo niente. Se quella notte fossi sgattaiolato fuori..."

Dave gli posa una mano sulla spalla. "Non si può tornare indietro... Sapessi quante volte me lo ripeto... Non rimangiarti le tue parole... Grazie a loro mi sono sentito felice...Ti chiedo un favore... Rifletti BENE anche tu... Ripensa con calma ai tuoi sentimenti, non solo verso di me... Ne riparleremo in un tempo migliore. Te lo giuro."

Martin si alza rinfrancato. Dave è sincero. Lo capisce dalla sua voce, dai suoi occhi, dal suo viso. "Lo farò. Mi hai concesso una speranza quando pensavo di non averne."
"Mart... Tu hai una speranza, ma io intendo restare con i piedi per terra. Questo ci potrebbe creare un mare di problemi... Te ne rendi conto?"

"Mi sembri Andrew. Per questa notte lasciami sognare." Risponde con un sorriso. "Siamo appena usciti da una voragine. Niente può essere peggio di quello che abbiamo superato."
*Spero che tu abbia ragione.*

Martin si avvia alla porta seguito da Dave. "Dove vai, adesso?" Gli chiede, preoccupato.
"A casa. Questa sera non mi serve aiuto per sognare."

Dave lo agguanta per il gomito. "Mart... Si sogna anche senza aiuti esterni."
"Ma è più facile... e non hai brutte sorprese. Per lo meno non te le ricordi." Obietta lui, scendendo i gradini.
"Niente è facile." Mormora Dave. "Un giorno te ne renderai conto anche tu."

Aspetta il ritorno di Margareth con impazienza. Il bisogno di confidarsi è così impellente che gli chiude la gola e la bocca dello stomaco.
"Perchè mi avete impedito di..."

"Buonasera pure te." Lei resta perfettamente controllata. "Perchè stavi per fare la più grande c... corbelleria del mondo." Dichiara appena restano soli.
"Lui è un amico e mi..." Tenta di protestare, inviperito.

"Ti ama. Ho sentito." Ribatte. "Cacciati in zucca che sei quasi immortale... Hai saputo o credi di aver superato i tuoi problemi... Martin è un mortale ed è nei guai fino agli occhi." Elenca sulle dita. "E' sposato e padre di due figlie ma DICE di amare TE, un uomo. E' un alcolizzato cronico e non ha NESSUNA intenzione di smettere... Anche se questo gli ha procurato delle crisi epilettiche... Ha un anno più di te però è..."

"Immaturo? E' questo che mi vuoi far capire?" La interrompe con furia.

"E' UN IRRESPONSABILE!Lui... Martin è come il Peter Pan di Kit... Un ragazzino che NON VUOLE accettare che il tempo passa. Che NON VUOLE crescere e affrontare le difficoltà. Ha scritto Mettetevi nei miei panni ma LUI è incapace di farlo..." Gli snocciola a pochi centimetri dal suo viso.

"MARTIN NON E' COME LO STAI DESCRIVENDO!!"Urla coprendosi le orecchie.
"Come lo sai? Come puoi crederlo?? Un esempio... UNO SOLO!!... che mi dimostri il contrario..."

"La smettete di urlare? Vorrei dormire." Amadeus è sceso, coperto da un camicione da cui spuntano due gambe pelose.
Maggie gli punta un dito contro. "Martin è il suo ritratto sputato."

"Vorrebbe essere un insulto?" Chiede con un sonoro sbadiglio. "Mi piace il tuo amico Martin. Mi ricorda come ero io, Mozart... La musica veniva prima di tutto... Famiglia, amici, me stesso." Scuote la testa con aria di compatimento. "Stupido, veramente stupido. Dovevo morire per accorgermi di quanto era vuota ed inutile la mia esistenza... Beh, che ho detto?" Esclama, vedendo Dave correre via.

Maggie gli posa un bacio sulla guancia. "Questo perchè?" Si sorprende.
"Senza volere lo hai appena convinto a mantenere il becco chiuso... A serbare il segreto."

"Mmmhh... Di solito ci capita quando incontriamo chi ci fa battere forte il cuore, sentire le farfalle nello stomaco o il cinguettio degli uccellini." Mormora stiracchiandosi. "A me è successo una sola volta e a te?"
"Due... e quando meno me lo aspettavo." Rabbrividisce. "Vieni... Tienimi compagnia. Non voglio svegliarmi in un letto vuoto... Domani mi toccherà dargli la prima lezione."
"Ingrato compito... meglio a te che a me." Le allunga una sculacciata. "Vediamo di rinfrescarci la memoria..."

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Capitolo 18
*** Capitolo n. 18 ***



Il giorno seguente Dave si reca sul set.
 Un Anton pimpante lo saluta. "Ehii!" Lo rimira per bene. "Splendide occhiaie. Sembrano vere. La truccatrice ha superato se stessa. Anche gli occhi iniettati di sangue... Proprio come li volevo."

Dave sorride appena. " Apri i tuoi... Ho dormito male questa notte. Per niente, in realtà."

"Tornare a girare i video ti mette ansia? Te la caverai bene, come le altre volte..." Lo incoraggia. "Piuttosto... Quei due, in ritardo come al solito... Gireremo le sue scene." Annuncia ai tecnici.
"Che diavolo è... QUELLA??" Dave punta il dito in un angolo.

"Una vasca da bagno... Giocherai con una paperella gialla di plastica... Mmmm. Troppo normale..." Gli brillano gli occhi. "Le bolle! Tante bolle di sapone!" Decide all'improvviso.
Dave alza lo sguardo e scuote la testa. Vorrebbe sapere cosa c' entrano le bolle di sapone con la canzone ma ormai sa che è inutile chiederlo.

"Spogliati!" Gli ordina.
"Calmino Anton!! Stai girando un video, non un porno!!" Protesta.
"A torno nudo. Metti in mostra i tuoi tatuaggi. Se no perchè accidenti te li sei fatti?" Replica il regista con calma apparente. "LO SAI che a Margareth PIACCIONO parecchio?"

"Ma se ha appena visto di sfuggita l'Ohm." Replica Dave, trattenendo un sorriso ironico. "Geloso, Mr Corbijn?"
Anton si allontana con uno sbuffo, ma rilassa le spalle.
Dave muove le sue, indolenzite. La prima lezione di Maggie è stata faticosa, lunga e... insolita.

"Portategli un costume da bagno." Anton sta urlando ai presenti. "Trovatemi degli occhiali. Strani. Speciali. Stravaganti e VOGLIO uno di quei... cosi... che si usano per fare le bolle di sapone..."
Il costume che gli portano è lungo e largo. Dave deve stringerlo con un doppio nodo o lo perderebbe da bagnato e gli... Quelli sarebbero... occhiali?
"Rendiamoci ridicoli un'altra volta." Mugugna entrando nella vasca. Trattiene il respiro. "Cazzo!! E' gelata. Maledizione ai registi olandesi del piffero!!"

"Si scioglierebbe la schiuma. Pronti a girare??" Ordina Anton del tutto indifferente alle sue lamentele. "Sarà un video memorabile... Attirerà l'attenzione."
"Dei matti come te." Mormora Dave battendo i denti.

Gli sempre che il tempo non passi mai prima del "Buona questa. " Nonostante il doppio nodo deve sorreggere il costume che minaccia di scivolare oltre il consentito.

Un battimani fa girare Anton, quasi inviperito. "Chi è che si permette di... MARGARETH!! Cinque minuti di pausa." Ha abbandonato l'aria efficente per inalberare quella che sembra uno stupido sorriso. "Mia cara, sei venuta."

"Te lo avevo promesso e io cerco di mantenerle quando è possibile." Risponde lei schiacciando l'occhio a Dave. "Ero curiosa. Non ho mai visto girere un... video?... Ma che razza di canzone ha composto Martin? Vasche da bagno... Bolle di sapone..."

"Tutti sono capaci di girarne uno basandosi sul testo... IO... mi faccio ispirare dalla musica... seguo le emozioni che mi nascono dentro."

"Povero me... allora questa deve fare proprio schifo!"
"Ciao Maggie. Ciao Anton. Scusaci per il ritardo."

Martin e Andy sono appena arrivati. Mentre Andy non distoglie gli occhi dalla figura femminile, quelli di Martin notano subito Dave. "Sei livido dal freddo."

"Tra poco passa." Balbetta lui. "Una bella tazza di caffè bollente mi riscarderà subito. Mart... Andy... Vorrei parlare con entrambi di quello che è successo ieri sera..." Un rapido scambio di sguardi e Martin impallidisce.

"Ieri sera? Che è successo ieri sera?" Chiede Andy stupito.
"Ecco... Io... Io gli ho..." Non serve a Martin aggiungere altro.

"IMBECILLE! SEI UN VERO CRETINO!!" Urla Andy, facendo girare tutti nella loro direzione.

"Calmati... Vieni. Venite di là." Dave lo prende per un braccio, trascinandoselo dietro, seguito da un Martin ancora più pallido.

"Agitarsi è inutile. Non sono incazzato con lui o con te. Gli hai dato il consiglio più adatto all'epoca. Le cose però sono cambiate. E' cambiata la mia percezione della vita." Si siede e accetta con un rapido sorriso la tazza che gli viene messa tra le mani. Si stringe nell'accappatoio e ne beve un sorso.
"Non sei... Non sei..."
"Perchè credete che lo avrei guardato diversamente? Mio fratello è gay e ho decine di amici tra..." Alza una mano. "So che Martin non lo è. Se non ci fosse stato quell' imprevisto..."

"Che... imprevisto?" Gli occhi spalancati di Andy fanno la spola tra i due.
"Mi ero dimenticato che si era addormentato nel letto di..."

Martin si giustifica. "Margareth mi aveva spompato."
"Oh Dio... Sei il solito... il solito..."

"Se me lo fossi ricordato avrei chiuso la porta e tu non avresti assistito a qualla scena." Dave prosegue imperterrito. Martin crolla contro la parete.

"Che scena? CHE SCENA??"
"Di me che baciavo Kit."
"KIT? Chris?"
"Sono stati..." Martin si fa forza. Gli è ancora difficile accettarlo. "... amanti..."

Tocca ad Andy sostenersi. "A... amanti? Dave e..."
"La fai apparire una cosa sordida. Dice la verita. Siamo stati insieme una sola volta e non me ne pento. Nè adesso nè mai. Ci ha unito ancora di più. Come amici. Come fratelli... Ma non intendevo parlarTI solo di quello. Sì, con te, Martin. Però è giusto che lo sappia anche lui. Mi piacerebbe poter ricambiare il tuo amore, ma non posso permettermelo. Causerei la NOSTRA rovina definitiva." Gli altri tentano di obiettare, ma lui prosegue. "Sono un debole e HO BISOGNO di appoggiarmi a qualcuno di forte... e tu sei debole quanto me. Io mascheravo la mia insicurezza con gli atteggiamenti spavaldi, con l'alcol e poi la droga... da sempre. Ho trangugiato le prime pillole a DODICI ANNI! Mia madre era troppo impegnata a guadagnarsi il pane e i miei fratelli troppo piccoli, per accorgersene. Andrew si è rifugiato nei tranquillanti, negli psicofarmaci... Ci siamo scavati con le nostre mani un buco nero in cui siamo sprofondati..."

Andy china la testa. La verità di quelle parole schiette gli fa male.

"Possiamo ricascarci ad ogni ora. In ogni istante. Ce ne rendiamo conto e ne abbiamo terrore. SEMPRE. Tu invece non hai modificato di una virgola il tuo comportamento. Ieri sera hai detto che eravamo usciti da una voragine. NOI DUE... Io e lui... Tu sei ancora nel tuo burrone personale e non fai NIENTE per uscirne. Sai perchè? Perchè ci stai bene... Ci sguazzi allegramente. Hai tutte le femmine che vuoi, tutto l'alcol di questo mondo a portata di mano e vicino una donna che se ne sbatte dei tuoi difetti o degli errori che commetti... Lussi che noi due non possiamo concederci."

"Ed il tuo... appoggio... sarebbe Kit?" Contrattacca Martin, ferito.

Dave scuote la testa. "Non mi hai ascoltato... Kit è un amico. La mia forza è Jennifer. Ci aiutiamo a vicenda. Ci sosteniamo l'un l'altro. Desidero... Voglio restarle accanto." Conclude. "Adesso decidi... decidete... Potete sopportare di sapere tutto questo e continuare a camminare insieme, sulla stessa strada, nonostante i fatti, o preferite chiuderla qui e separarci?"
"C'è altro che dovrei ascoltare?" Martin gli volta le spalle, ma Dave SA che ha le lacrime agli occhi.
"Sì, molto di più...Però prima decidiamo il punto fondamentale... Esistono ancora i Depeche Mode? Esiste ancora un NOSTRO futuro? A voi due la parola definitiva."

Martin china la testa e si stringe nelle spalle, come se avesse freddo. Spetta ad Andy interpretare il suo silenzio e pronunciarsi.

"Certo! Noi continueremo insieme. Amici più di prima. Martin, quello che ci cerca di dirci, di farci capire è che siamo un gruppo." Gli mostra il pugno chiuso. "Ognuno di noi è un dito." Lo apre. "Separati ma uniti e che, stretti insieme diventano più potenti." Dave si concede l'ombra di un sorriso. Andy ha colto il nocciolo del discorso. "Mi... Ti... ha voluto anche dire che ogni dito può compiere determinate azioni senza gli altri. Ma la vera forza è constituita dall'unione."

Martin si volta esitante, con sguardo incerto. "Vuoi dire che... ho una speranza?"

"Di più." Dave appoggia le mani ai lati della sua testa, contro il muro. "Ti voglio bene, ma per me sei un pericolo. Non pretendo che cambi le tue abitudini. Ti devo accettare per quello che sei... Per come sei... Ma devi capire che io non sono più un ragazzino. Se ti sei innamorato dell'immagine che davo... beh... io non sono e non sarò così. Ho sbagliato molte volte e... Sono un essere umano... Sbaglierò altre cento volte ancora... Puoi accettarlo? Puoi accettare i miei cambiamenti? Nessuno escluso? Sei disposto ad accettare un mio eventuale matrimonio con Jennifer, la continuazione della mia amicizia con Kit o con altri che verranno?"

"Mi vuoi bene?" A Martin sembra premere solo quello. "Come Andrew... o Alan? O  Kit?"
"Non esattamente."

La risposta sincera di Dave lo fa scoppiare in lacrime.
Andy si allontana dopo aver allungato una pacca sulla spalla di entrambi.

"Molto, molto di più." Sussurra Dave.
"Molto?" Martin solleva il viso umido. "Tanto... quanto?"

"Devo ancora scoprirlo. Dopo che te ne sei andato... Ho pensato e ripensato a noi due... Mi sono rifatte le stesse domande... Quelle usate da Kit...mettendo TE al posto di Jenny e sono giunto ad..." Martin trattiene il fiato. "... alle identiche conclusioni... Se non potessi più vederti, parlarti... sentirei un gran vuoto qui." Si porta la mano sul cuore. "Sono pieno di dubbi. Dubbi, incertezze e scrupoli. Mart, non voglio più ferire nessuno... Però, se fossi costretto a scegliere..."

"Jennifer mi sta bene... E'...è... stato... vederti baciare LUI e... ascoltare la tua richiesta... Fare l'amore con te..." Singhiozza Martin.

Dave lo abbraccia. "L'amore è strano, vero? Sei passato sopra ai miei matrimoni, al mio tentativo di autodistruggermi e sei scoppiato assistendo ad un semplice bacio."

Martin appoggia la testa sulla sua spalla, aspirando il suo buon odore. Quanto volte ha immaginato potesse accadere tra loro due, soli. "Tu eri ancora con me e mi bastava. Quella notte ho avuto paura. Paura di perderti, di non rivederti più, di non ascoltare la tua voce un'altra volta. Mi sono sentito... spezzato... svuotato. E' stato come se... di colpo mi fosse mancata la terra sotto i piedi. Come... come quando... Jonathan..."

Dave gli massaggia piano la schiena. Ascoltarlo aprirsi è per lui una novità. Una splendidà novita ed una gioia. "Ti ha telefonato che..."
"Eri morto... Mi sono ritrovato su un aereo e non so ancora come ci ero arrivato. Volevo dirti addio... da solo... Ed invece..."
"Mi hai visto legato e poi ho cominciato a gridare contro di te." Gli allontana i capelli spioventi sugli occhi.
"Se avessi avuto coraggio, la forza... per... sarei entrato, ma sono un debole..." Mormora strofinandosi al suo collo.

"Se, se, se... Basta. I se non servono che a farci sentire incerti. Domani saremo in Marocco, promettimi... giurami che..."
"Parleremo ancora di... noi due."
"Per la prima volta... seriamente... Tu ed io."
"La prima volta. Ne sarò capace?" Si chiede dubbioso.

"Mi inventerò qualche stratagemma per convincerti." Gli promette, sfiorando con il pollice le labbra.
I volti si avvicinano, i nasi si sfiorano...

"Dave?? Tocca a te! Dove ti sei cacciato??"
"Maledetto Anton." Bofonchiano.
"Arrivo." Grida Dave. "In Marocco."
"In Marocco." Sussurra Martin.

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Capitolo 19
*** Capitolo n. 19 ***



La sarta consegna a Dave un paio di pantaloni di pelle nera che lui si affretta ad indossare. Poi si rimira allo specchio. "Controlliamo se Mata Hari ha ragione. Passi lenti ma sicuri. Un sorriso accennato. Guarda chi hai di fronte negli occhi, come se t' interessasse... Per me sono tutte balle."

L'improvviso silenzio al suo rientro lo disorienta. "Anton, che faccio?"
"Sali sul letto e muoviti, rotolati... Come se stentassi ad addormentarti... Fingi di avere caldo o di cercare la posizione giusta... Dai l'impressione di essere un anima in pena..." Risponde senza distogliere lo sguardo da Margareth.

"Anima in pena? Facile con te che mi dai il tormento. Ma che razza di ambiente!?! Nemmeno nelle mie peggiori visioni..." Borbotta eseguendo i suoi ordini. **Come vado?**
**Alla perfezione, piccolo. Lancia quando preferisci l'occhiata che ti ho suggerito... Sexy, sensuale...**

**Nessuno si è mai lamentato di come mi muovevo in passato...**
**Da frutto acerbo ti trasformerò in uno maturo e succoso. Dimostrerai che ti sei trasformato in un uomo che sa quello che vuole e come ottenerlo. Fascino, piccolo. Fascino.**

"Martin, chiudi la bocca. Stai sbavando." Gli consiglia Andy, bisbigliandogli all'orecchio.
"Piantala!! Non sono l'unico."

Andy deve convenirne, notando le lunghe occhiate eloquenti lanciate al corpo di Dave, che sta abbottonandosi la camicia.

"Buona la prima!"Urla Anton. "Imballate le attrezzature. Aggiungete gli occhiali e il coso per le bolle."
"Ancora?" Brontola Dave stizzito. "E facciamo ridere il mondo!!"

"Segui i miei insegnamenti e nessuno riderà di te." Margareth gli è apparsa silenziosamente alle spalle. "Per quanti video ridicoli tu faccia. Aspetta di sentire le sue idee sul prossimo!"
Dave alza gli occhi al cielo."Non potresti intervenire?"

Maggie ride. "Nutro un gran rispetto per ogni forma d'arte. Torniamo a casa?"
Lui annuisce, sollevato. "ARTE??" Esclama, aprendole la portiera della sua auto. "Quella di Michael o di Wolly è arte. Questo... questo è..."

"Ammetti pure tu che Anton è bravo." Replica, prendendo posto al suo fianco. "Ti piacerà il Marocco."
"Ci sei stata?" Si volta, incuriosito.
"Molti anni fa... Una vita fa... E' lì che ho conosciuto il secondo uomo che ho sposato. Si era in guerra e noi lavoravamo dietro le linee nemiche."
"Spie, insomma."
"Raccoglievamo informazioni. In amore e in guerra tutto è lecito." Dice stringendosi nelle spalle.
"Tuo marito?"
"Morto in Normandia. Nel '47. Travolto da un'auto." Gli stringe il ginocchio con forza.

Dave rallentanta. "Com'è... perdere chi ami... per uno di noi?"
"Come per ogni altro essere umano." Maggie guarda fisso davanti a sè. "Un colpo al cuore... ogni volta. Non ci si si abitua. Li ricordi. Li sogni... sogni di averli accanto e poi... ti svegli." Le sue mani tremano, mentre cerca di accendersi una sigaretta. "La vita è andata avanti e sono... passati gli anni."

"Ho un consiglio da chiederti." Sono arrivati e ha posteggiato. "Non so che pesci prendere. Ho passato tutta la notte ad interrogarmi, a tormentarmi... Posso essere innamorato di DUE PERSONE allo stesso tempo?"

Legge nei suoi occhi una grande comprensione. "A me non è mai successo finora. Perchè non chiedi a Kit?"
Dave scuote con vigore la testa. "Ho visto come ha reagito parlandomi di Francine."

"Dovevo esserci io al tuo posto. Provvedere a Jules gli ha fatto rivivere quei momenti."
"Jules era..."

"Gliela aveva presentata lui. L'aveva trovata rannicchiata dietro una catasta di legna, nella sua cantina. Tremante, infreddolita e terrorizzata. Ha subito capito chi e, soprattutto, cos'era. L'ha accompagnata da Kit pensando che sarebbe stata più al sicuro in sua compagnia che con i nazisti alle costole."
"Era ebrea?"

"Di famiglia. I suoi non avevano mai messo piede in una sinagoga. Kit l'ha protetta e portata qui, dopo innumerevoli traversie. Durante il viaggio si sono innamorati..." Resta in silenzio alcuni minuti, muovendo le labbra in una silenziosa preghiera. "Vediamo se indovino... Una è Jennifer e l'altra?"
"L'altro... Martin." Maggie non cambia espressione.

"Formate una bella coppia."
"Non so cosa fare!!" Il suo è un grido di aiuto.

"Amali entrambi. Per il tempo che ti è concesso." Risponde lei, con sicurezza. "Amali, litiga e fai pace e litiga di nuovo, se è il caso. Ma non perdere un'occasione per essere e renderli felici. Lo rimpiangeresti per tutto il tuo futuro."
"Ma come? Ma io..."

"Butta alle ortiche i vecchi preconcetti, gli scrupoli, i dubbi, le paure... David, domani potresti averli persi. PER SEMPRE." Lo esorta. Dave spalanca gli occhi, sgomento. "Hai mai pensato per un momento che potresti finire sotto un'auto e che per LORO saresti morto?? Dovrai accontentarti di spiarli da lontano. Ti piacerà vederli accanto a qualcuno che non sei tu??" Scappa verso casa, in lacrime.
Dave la segue, a passo lento, immerso in cupi pensieri.

Due ore più tardi sale sull'aereo che li porterà a destinazione. Pochi minuti dopo l'atterraggio cade in un sonno profondo.

"Non riesco a credere che finalmente hai trovato il coraggio di confessargli i tuoi sentimenti." Bisbiglia Andy, sporgendosi verso Martin che annuisce con un sorrisino. "E... come l'ha presa?"
"L'hai visto." Si volta all'indietro. "Pallido, occhiaie scure, occhi rossi... Non ha dormito perchè si sente in colpa. Come se si credesse indegno del mio amore."
"Ma non di quello di Jennifer." Gli ricorda.

"Jenny è... la donna giusta per lui. Per davvero. Avessi visto con che tenerezza lo accudiva. Non ha battuto ciglio alla sua sfuriata, ma appena fuori dalla sua vista è crollata. Lei è veramente interessata a David. A questo David." Andy lo ascolta concentrato. "Mi ricorda tua moglie. "Continua Martin. "Per lei sei rimasto il ragazzo che ha incontrato anni fa. Quando sei entrato in crisi ti è rimasta accanto. Combattendo con e per te." Andy ne conviene con un cenno. "Sono più che sicuro che Jenny avrebbe fatto lo stesso. Passando sopra a tutto il resto. Sbagli... Errori..."

"Parli come se ne fossi invidioso." Ancora una volta interpreta la voce della sua coscienza.

"Lei... Lei non ha chiuso gli occhi davanti alla realtà, ma si è battuta per tirarlo fuori. Anche contro la volontà di David. Noi, tu ed io... abbiamo preferito sprofondare nel nostro piccolo mondo ovattato e... abbandonarlo." Torna a voltarsi per controllare il sonno di Dave. "Ricordi quante volte spiavo il suo sonno o fingevo di prenderlo in giro per la sua stanchezza? Vorrei andargli vicino, appoggiare la sua testa alla mia spalla e sussurragli che, d'ora in poi, andrà tutto bene."

Andy apre la bocca, come per consigliargli prudenza, ma la richiude subito. Martin ha dato voce ad un suo desiderio.
"Mi ha promesso e fatto giurare che ne riparleremo... però... ecco io..." Lo guarda in attesa di un consiglio, di un suggerimento, della sua approvazione.

Andy resta a lungo in silenzio. "Dopo aver passato anni a rimproverarti, a dirti che stavi sbagliando... cosa vuoi che ti risponda? Se sei sicuro di amarlo veramente e se lui ti ricambia... andate avanti e buona fortuna. Mi auguro solo di non vedervi farvi del male a vicenda... o farne ad altri."
"Anch'io, Andrew, anch'io..." Sussurra Martin.

"Ma... Ma... e il sole?" Andy solleva la testa a guardare il cielo plumbeo che minaccia pioggia.

"A che serve?" Anton si frega le mani con aria soddisfatta. "Voglio un'atmosfera grigia, deprimente, clautrofobica... soffocante."
"Il cielo inglese non lo era abbastanza?" Brontola l'altro. "Tanti chilometri e non posso nemmeno abbronzarmi."

"Consolati con un goccetto, tu che puoi..." Dave si sistema con un colpo di spalle l'ampio cappotto che indossa. "Ne avrei bisogno pure io. Come ti sembro?"

Andy tossicchia imbarazzato.
"Ottima risposta."
"Cosa ti hanno messo sugli occhi?"

Lui abbassa le palpebre dipinte. "E non sai la parte più bella... Devo muovermi ad occhi chiusi... Ho due addetti... Uno davanti e uno dietro la cinepresa... Che m' imbeccano sulla direzione da prendere."
"Mmmhh... Facile capire cosa vuole mostrare..." Si dirigono verso il resto della troupe.
"E' evidente... Un po' meno la parte in cui mi fa scendere la scala a quattro zampe."

Andy lo ha ascoltato appena. "Ascolta Dave... Non vorrei impicciarmi in cose che, in fondo, mi riguardano appena..."

L'altro lo guarda dritto negli occhi. "Sei allarmato per Martin ed il suo futuro?"
"Anche per te, adesso che ne hai uno." Ammette sincero.

"Andy... se ti aspetti una risposta... non ne ho."
"Beh... ci sei già passato." Vede la confusione sul suo viso. "Con Kit non..."

Dave si concede un breve sorriso. "Con Kit ho seguito un impulso... Ho sentito una spinta fortissima e... mi sono lasciato travolgere; ma non mi pento di quello che è successo." Afferma convinto. "Andrew, per me è ancora difficile accettare quello che sono. Spero che..."

Andy lo rassicura. "Non intendo giudicarti... è solo che... è stata una sorpresa. Un'autentica ed enorme sorpresa."
*Sapessi il resto... altro che sorpresa.* Pensa Dave.

L'ambiente scelto da Anton sono una serie di angusti vicole e stretti corridoi che si intersecano e conducono ad un vasto spiazzo incolto.

Dave chiude gli occhi e segue le istruzioni che gli giungono. Da quando hanno iniziato a riprenderlo prova una strana sensazione. Quella di essere spiato. Girando dietro l'ennesimo angolo alza la testa di scatto. Ha avvertito un profumo intenso nell'aria. Il profumo. Ma se con Kit e Maggie è tenue e leggero, piacevole, qui è denso, intenso, quasi nausante.

"Dave!! Occhi chiusi! Guardati alle spalle, non per aria." Lo rimprovera Anton. "Rifacciamola. TRUCCO!!"

Dave si sottopone docilmente alle cure della truccatrice, ma dentro di sè é inquieto. "Stai bene? Sei pallido..."
"Sì. Ho semplicemente caldo."
"Vedo. Sei tutto sudato." La ragazza gli passa un velo di cipria sul volto e si allontana.

Dave non trattiene un brivido. Percepisce di nuovo quell'odore. Lo avvolge come una nube soffocante.
Per fortuna Anton decide che la luce non è di suo gradimento e le riprese hanno termine e lui corre a rifugiarsi in albergo.

*Rintanarmi, sarebbe la parola giusta.* Pensa camminando in su e giù per la stanza. Ha la tentazione di consultarsi con Kit o Maggie, ma scaccia l'idea con una scrollata di spalle. "Tutta colpa del video di Anton. Sto diventanto paranoico. L'odore poteva provenira dalle case attorno e avere mille cause diverse. Corri Dave. Una bella corsa ti schiarirà le idee."

Mezz'ora dopo esce, facendo un cenno di diniego a Geoff. Preferisce restare solo, senza nessuna guardia del corpo a distrarlo con delle chiacchiere. In pochi secondi acquista un passo ritmico e regolare. La strada scorre sotto i suoi piedi e nella sua mente si susseguono i volti. Jenny, Martin, Jack...

Non si accorge di un' auto che lo segue e che all'improvviso gli taglia la strada.
"Sali." Ordina una voce tagliente dietro di lui.

Dave si rimprovera per la sua imprudenza e conserva la calma. "Perchè dovrei? Non ho denaro con me."
"Per evitare un buco in pancia, per esempio. Soldi? Puah!" L'autista gli punta una pistola contro. "Il Capo ti vuole parlare."
"Avete sbagliato persona." Un tempo sarebbe stato terrorizzato, ma in quel momento prova solo... curiosità.

"Dave Gahan?"
"Sì."
"Allora il Capo vuole proprio te." Gli rispondono.

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Capitolo 20
*** Capitolo n. 20 ***



"Il vostro capo ha un nome?" Chiede Dave salendo nell'auto, senza provare alcuna paura. *Incosciente!" Si rimprovera.

"Mr. Morris, per voi inglesi. Ma ne usa molti altri."
Dave annuisce. *Lo immaginavo.*

L'auto si immette nel traffico caotico con abilità spericolata. Girano per circa mezz'ora e si fermano davanti ad un'imponenete villa. Con un telecomando l'autista spalanca le porte di uno spazioso parcheggio sotterraneo.
"L'ascensore." Gli indicano.

"A mai più rivederci." Dave li saluta portandosi due dita alla fronte.
"Ha del fegato." Commenta uno.
"O forse è solo un altro pazzo." Ribatte l'altro. "Lo scopriremo presto."
Dave ha sentito le loro parole e mentalmente se lo chiede pure lui.

L'ascensore, o per meglio dire, il vecchio montacarichi sale cigolando e man mano alle sue narici giunge sempre più forte il tanfo dolciastro dell'aroma di limone. Lo stesso che aveva avvertito nei vicoli.

"Benvenuto nella mia modesta dimora." Dice una voce.

L'ambiente che ha di fronte è quanto di più lussuoso Dave abbia mai visto. Estremamente sfarzoso, ma del tutto privo di gusto... L'immagine patinata di una casa da nababbo orientale.

"Mi è stato impossibile ignorare il suo cortese invito." Risponde a chi gli ha parlato. Un uomo sfatto, dall'età indefinita, con l'aspetto di un vecchio hippie, seduto a gambe conserte su numerosi cuscini posati su un enorme tappeto persiano.

"Mr. Morris, suppongo. Avrei degli impegni di lavoro. Cosa vuole da me?"

Il vecchio si alza e cerca di accarezzargli il volto. Dave sposta la testa di lato, evitando il contatto.

"Dicono che sei morto per tre minuti..." Gli indica una poltrona.

"Esatto, ma avevo accando dei medici competenti." Dave non vede l'ora di andarsene da lì. Il suo corpo è scosso da un brivido e il sudore gli cola lungo la schiena.

"Se ti dicessi che... LORO non hanno nessun merito?" Il misterioso Mr. Morris lo studia, attraverso le palpebre socchiuse. Dave lo trova ributtante e non ne sa il motivo.

"Come TI ho spiegato... Ho da fare. Taglia corto. Sei un immortale?"
"Sai di noi. Meglio. Fiato risparmiato. Unisciti a me."

"Perchè dovrei?" La domanda gli è uscitata di bocca, prima ancora di averla pensata.
"Per godere, insieme, di quanto esiste di meglio in questo stupido mondo." Gli indica il lusso che lo circonda. "Possiamo avere TUTTO, ogni cosa, a portata di mano. Basta prendersela." Dice suadente.

"Ho già quello che mi serve."
"Tutto, e intendo proprio TUTTO..." Ripete. "Potere, denaro..."

Dave alza le spalle, indifferente. "Il potere non mi hai interessato e il denaro... Con il mio lavoro ne ho guadagnato più che a sufficienza."

"Droga? Dispongo di merce purissima. La migliore su piazza. Donne? Uno schiocco delle dita e avrai le più belle a tua disposizione. Bionde, brune, rosse..." Dave non batte ciglio. "O le più giovani... Se mi capisci... carne freschissima, tenera..." Lo vede fare un balzo. "Forse le tue preferenze indugiano da altre parti... Preferisci i ragazzini?"

La rabbia che finora ha cercato di trattenere esplode in Dave con violenza. "Sentimi bene, schifoso bastardo." Lo agguanta per il collo. "Ho un figlio di dieci anni e una donna che amo con tutto il cuore... Ficcati in culo le tue merdose proposte." Lo allontana, disgustato. "Resta fuori dalla mia vita... attuale e futura." Lo minaccia, prima di uscire a grandi passi.

"Se credi che sia finita qui... ti sbagli di grosso, novellino. Hai ancora parecchio da imparare." Sibila il misterioso uomo. Preme un bottone. "Seguitelo e agite a più presto."


"David?? Ti stavamo cercando. Sei furioso, che ti è successo?"
Perchè deve essere Martin il primo ad accorgersi di lui e a corrergli incontro?

"Hanno tentato di rapinarmi." Ansima. Deve mostrarsi scosso, ma nascondergli come si sente in realtà.
"Oh, Dio!! Ti hanno fatto del male?" Lo interroga agitato. "Andrew... Anton... Geoff..." Richiama l'attenzione del gruppo e intanto lo tasta per accertarsi delle sue condizioni.

"Sono stato più veloce e li ho seminati... ma mi sono perso... " Cerca di ridere. "Il colmo per uno che abita a New York, non trovate?"
Chi lo attornia gli allunga una pacca sulle spalle o un sorriso sollevato o uno divertito per la sua battuta. Solo Martin rimane in silenzio, le mani sprofondate nelle tasche e la testa incassata tra le spalle.

"Una bella, calda e lunga doccia, mi rimetterà in sesto."
"Vai vai. Non vorrai deludere le ammiratrici." Scherza Andy.
"Ammiratrici? Qui?" Dave si blocca con il piede sul secondo gradino.

"Un gruppetto ha stanziato qui davanti per metà del giorno. Si sono accontentate di noi. Un paio gli hanno anche tastato il sedere." Risacchia indicando il sempre taciturno Martin.
"Ti è ancora andata bene. Di solito a me cercano di toccare altro."
"Preferisco essere io a palpare." Brontola lui aggrottanto la fronte.

"Non avevo dubbi." Dave sale di corsa, per evitare quegli occhi che sembrano perforarlo. **KIT... MAGGIE... Ho bisogno del vostro aiuto.**
**Sono qui, piccolo.** Maggie!
**Spiegati.** Kit!!

Cerca di trasmettere loro le emozioni provate, di descrivere come meglio può l'uomo e l'ambiente, la nausea che gli stringe di nuovo la gola.
**Arriviamo al più presto. Sìì prudente... Margareth, è tornato.**
**Come avevi previsto.**
Il contatto si interrompe bruscamente. Due colpi discreti alla porta. Si avvolge un telo bianco attorno ai fianchi.

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Capitolo 21
*** Capitolo n. 21 ***


"Martin." Lo invita ad entrare.
"Sapevi chi ero ancora prima di aprire."
"Aspettavo la tua visita. Eri il più preoccupato." Risponde con un sorriso tirato. La doccia ha cancellato la nausea, ma non la rabbia.

"Non sei stato rapinato, vero?"
"Avrei preferito. Mart, credo... Ho l'impressione di aver incontrato il Diavolo." Il suo corpo è scosso da un violento brivido.
"Il... Diavolo??"

Dave cade sul letto, la testa stretta nelle mani. "Il diavolo, il maligno, il male... Chiamalo come vuoi. Un essere malvagio e le sue disgustose proposte. Standogli vicino ho provato un tale senso di... rifiuto... di nausea... come mai in tutta la mia vita." Rabbrividisce di nuovo.
"Chi? E perchè a te?"
"Mi ha... cercato per... per...Oh, basta!!" Si alza in piedi, gli occhi tempestosi. "Basta parlarne, basta pensarci. Veniamo a noi."

"Sei nello stato d'animo adatto?" Chiede dubbioso.
"Dipende da te." I battiti di Martin accellerano. "Pronto a confidarti con me e non con Andy?" Fa un passo in avanti.

"Non... lo so." Si costringe a non retrocedere. La sua idea era parlare seduti in un angolo appartato, intimo, con un paio di birre davanti, non in una camera da letto e con Dave praticamente nudo davanti. "Potresti... potresti... coprirti?" Praticamente lo supplica.

A Dave scappa un sorriso da monello. "Mmmh... Sicuro che è quello che vuoi?" Continua ad avanzare lentamente verso di lui.
"Sì!... No!!... Oh, ma fa' come ti pare!!!" Sbotta.
"Mr. Gore... spaventato?" Soffia, quasi incollato al suo corpo.

"Non sei divertente." Risponde mettendo il broncio.
Dave lo trova assolutamente delizioso. "Qualcuno non è d'accordo con te."

Martin lo sa benissimo. Gli appoggia una mano sul torace ed emette un basso gemito. "E' troppo... veloce..." Riesce a bisbigliare.
"La tua è la voce della ragione." Dave si scosta e scompare nel bagno. Quando riappare è vestito. Solo i piedi sono ancora nudi.
*Peccato.* Pensa Martin per un secondo.

"Accomodati dove ti senti a tuo agio."
"Ti devo sembrare un vero cretino." Mormora sedendosi ai piedi del letto.

"Sii te stesso." Gli porge una birra. "Ho chiesto di lasciarne una sola nel frigo-bar."
"Per me?" Stringe la bottiglia con entrambe le mani.
"E per mettermi alla prova." Dave preferisce l'estremità vicina alla testata.
"Lo fai da sempre?"

Dave si limita ad annuire. "Sono diverso da come appaio, ma anche tu sei stato una novità."
"Deluso?" Gli lancia un occhiata.

"Piacevolmente sorpreso." Dave si chiede perchè non si è mai accorto di quel velo di tristezza nel suo sguardo. *Perchè ero distratto dai suoi e dai miei eccessi.*
"Non so cosa dirti." Martin si fissa la punta dei piedi.
"Puoi iniziare dalla prima volta che ti sei accorto di... che ti piacevo." Si appoggia alla testata, posando le mani sulle ginocchia aperte.

"Giusto. Al secondo Album. Per intero mio. Avevo una gran paura che fosse un solenne fiasco. Tu ti sei sporto per offrirmi del caffè e mi hai detto..."
"L'esordio è duro per tutti. Vedrai. I Depeche dureranno per anni e anni..." Ricorda bene quell'episodio.
"Le nostre mani si sono sfiorate e le tue mi sono sembrate più calde della tazza che mi porgevi. Il loro calore ha allontanato freddo e... paura. Lì ho capito che non potevo fare a meno di te."

"Mi è bastato gettarti uno sguardo per capire ciò che stavi passando... Perchè io mi sentivò così fin da bambino. Inadeguato, non all'altezza. Avendo il timore costante di deludere..." Pronuncia a voce bassa, senza riuscire a restare immobile.
"Deludente... TU??"

"Non ti sei mai accorto di quanto ci ho messo ad essere spontaneo? Ero quello che si aggregava agli altri... Cercavo il brivido, ma quando ero in compagnia." Dave è inginocchiato di fronte a lui.

"No... Non... Non ci ho fatto caso. Ti invidiavo. Mi sembravi a tuo agio in ogni occasione, il contrario di me." Martin corruga la fronte, confuso.
"Fingevo già allora." Bisbiglia,, posandogli le mani sulle spalle. "Quel giorno ti sono piaciuto come persona, come amico... Quando hai scoperto che eri... attratto da me?"

Martin gli accarezza il dorso e le lunghe dita, come per attengervi forza. "Una sera, a Berlino, mi hai messo a letto... Mi hai spogliato e... e io...Ho provato una scossa. Mi ero... Mi ero... eccitato..."

Dave gli fa scorrere un dito lungo la mascella. I suoi occhi si addolciscono, vedendo il suo imbarazzo. "Poteva trattarsi di un riflesso involontario. Capita, a volte."
"L'ho pensato pure io. Il mattino dopo ho chiesto ad Andrew di... toccarmi... di palparmi..."

Dave scoppia in una risata. "Ha accettato?"
"Ha brontolato, sbuffato e gridato per una buona mezz'ora e poi mi ha accontentato. Niente di niente." Prende un profondo respiro e continua. "La seconda volta stavamo giocando a calcio. Una partitina amichevole. Sai come ci si comporta quando uno segna. Gli altri lo abbracciano, lo baciano... Quanto lo hai fatto tu...OP! Su!!" Si sfrega il viso. "Ti ho evitato per settimane, mesi... bevendo, saltando da un letto ad un altro. Cambiando donna ogni sera. Volevo convincermi che erano stati... incidenti... Tu ti comportavi come sempre... Vivevi con Jo eppure..."
Dave gli avvicina la birra alle labbra. "Le groupie..."

"Una mattina mi avete svegliato. Jo era incinta e tu... Tu brillavi di felicità, d'orgoglio... E' stato come ricevere una mazzata. ERO GELOSO!!" Si passa le dita con furia le dita nei capelli, paonazzo in viso.
"Non poteva trattarsi di invidia?" Dave avverte il desiderio di passare le dita in quella nuvola bionda.

"Avevo superato quella fase da un pezzo. Ho rivissuto il nostro passato. Mi piacevi come persona e ho dovuto ammettere che mi attraevi e... c'era altro... Ti sognavo. Sognavo noi due insieme e mi svegliavo... eccitato e... bagnato..."
"Neppure questo è insolito."

"Era insolito PER ME!!"Replica con veemenza. "Di solito avevo compagnia. Avevo accanto una donna pronta a... che mi...E SOGNAVO TE??"
"Ok, ok..." Cerca di calmarlo. "Voglio solo provare a capire e... vedermi con i tuoi occhi."
"OH!" Martin sorride rinfrancato.

"Mart... Che facciamo adesso?" L'interrogativo di Dave lo rende serio e nervoso.
"Lo chiedi a me? Non sono mai riuscito ad immaginarmi a questo punto. Nemmeno nei miei sogni più sfrenati."

Dave sorride. "Cioè trovarti seduto sul mio letto? E' capitato decine di volte." Si avvicina gattonando lentamente. "Ed io ero più vicino, molto più vicino. Vicinissimo." Bisbiglia a pochi centimetri dalle sue labbra. "Proviamo?"

"Pro... Proviamo." Cede sporgendosi verso di lui. Le labbra si incontrano e Martin le trova mobide e la bocca calda, umida e con un leggero retrogusto di fumo.
"Allora..." Chiede Dave staccandosi appena. "Come ti è sembrato?"

"Baci molto meglio di Andrew." Martin sorride vedendo la sue espressione esterefatta. "Ti ho detto che... abbiamo... sperimentato."
"Avevi parlato di... toccatine. Non di baci." Protesta.

"Voleva convincermi che avevo le pigne in testa e così... L'ho baciato quando aveva la guardia abbassata." Sfarfalleggia le ciglia, con espressione innocente.

Dave ride a denti stretti. "Avrei voluto esserci."
"Ha fatto un balzo all'indietro degno di un campione olimpionico e mi ha tenuto il muso per  il resto della giornata." Risponde Martin, unendosi alla sua risata.

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Capitolo 22
*** Capitolo n. 22 ***




Dave torna all'attacco. "Quanti di questi...esperimenti... hai condotto?" Chiede con gli occhi ridotti a due fessure.
"Solo un altro e..." Il suo viso si contrae in una smorfia. "Non voglio nemmeno pensarci."

"Perchè?" Dave se lo stringe addosso. "Non ti è piaciuto o, peggio, lui non è stato... gentile?"
"Un po' di uno e un po' dell'altro." Ammette a malincuore. "Voglio continuare a fingere che non sia mai successo... Altre domande?"

Dave abbozza un sorriso semitriste. "Tu hai sopportato ben altro. Se e quando ti sentirai pronto a sfogarti... sono qui."
"Posso... posso permettermi un'altra domanda?" Lo guarda incerto. "Come... Come è andata con Kit?" Butta fuori tutto d'un fiato.

"E' complicato da spiegare... Ho sentito una spinta fortissima a... baciarlo." Dave ha lo sguardo perso, lontano, nel passato. Martin ascolta con i pugni serrati. "In un primo momento mi ha respinto. Non voleva accettare quello che era evidente. Sono stato io a insistere e così mi ha ricambiato..." Apre le braccia in un gesto che dice tutto. "E' stato bello!"
Martin chiude con forza le palpebre e digrigna i denti. Dave lo accarezza dolcemente.

"Ho avuto la fortuna di incontrare un compagno migliore. Sapevo che per Kit provare attrazione o desiderio per un altro uomo è del tutto indifferente."
"E' bisex..." Si picchia una mano in fronte. "Dovevo capirlo dalla priva volta che l'ho incontrato... In quella clinica..."
"Per l'appunto." Dave lo fissa serio. "E noi... cosa siamo? Come possiamo... definirci?"

"Non lo so... Quello che provo per te è del tutto straordinario. Unico." Borbotta Martin, al massimo della confusione.
"Se non avessi incrociato Chris... E sa il cielo quando vorrei che non fosse mai accaduto..." Picchia il pugno con forza su un ginocchio. Martin lo fissa sbalordito. "D'altra parte però non avrei scoperto quello che provo per te. Ti voglio bene Martin. Con tutto il cuore."
Dopo questa sua dichiarazione a Martin sembra di essere incorporeo e di galleggiare per la stanza.

"Ma... Esistono dei ma, dei però, pesanti come macigni." Dave è come stordito. Il dolore che prova si riflette nei suoi occhi, si legge sul suo viso.
"Jenny?" Il nome esce soffocato dalla bocca di Martin che si è buttato contro il petto di lui.

"Jenny è importante, ma non quanto Jack... E per te Ava e Viva..."Lui sembra restare indifferente. "Avresti il coraggio di uscire allo scoperto? Di annunciare al mondo "Amo Dave Gahan e lui mi ricambia?"
Martin si scosta bruscamente.

"A quel che vedo no. Kit ha ragione. Il mondo, a parole, non ci condannerebbe. Pagherebberò degli innocenti. Per cui ti chiedo di nuovo... Che facciamo?"
"Oh, dio... Saperlo..." Dave continua a guardarlo con occhi comprensivi... scuri... luminosi... e Martin si perde in essi.
Con un coraggio insospettato gli prende il viso tra le mani e lo attira per un lungo bacio profondo; dimenticando tutto il resto del mondo. Dave non può fare altro che gemere e pronunciare il suo nome. Il cuore gli batte all'impazzata e le sue mano lo stanno già spogliando.

"Martin, aspetta..." E' senza fiato, come se avesse corso una maratona. "Aspetta." Lo supplica. Gli stringe i fianchi e, con gran fatica, lo allontana. "Cosa vuoi da me?"

"Solo te... Per piacere..." Gli sussurra. "Oh... per favore." Martin ha le guance in fiamme e lo sguardo pieno di desiderio. Si morde le labbra e Dave non riesce a dire nulla.
Come se avesse la forza di resistere alla sua preghiera!
Lo afferra e gli preme le labbra sulla bocca. "Ti desidero da impazzire ma andrò avanti solo se lo vuoi anche tu."
"Per favore." Ripete sommessamente. "Ti voglio David." Dice con voce bassa ma ferma, gli occhi lucidi.

"Va tutto bene?" Chiede Dave, scombinandogli i capelli.
"David... E' che... E' che... Non l'ho... Non so cosa fare!" Esala in un sospiro, il corpo scosso da violenti brividi.

"Rilassati, tesoro... e lascia che sia io a dimostrartelo." Sussurra spingendolo sull'ampio letto. Scoprire di essere il primo lo riempie di una profonda tenerezza e si costringe a raddolcire i suoi gesti, a dominare l'impulso di agire con l'irruenza che il desiderio gli detta... A dedicarsi a lui con tutto l'amore che sente e merita.


Più tardi Martin si ritrova a sbattere le palpebre e a fissare il soffitto. Ha appena avuto la più incredibile esperienza della sua vita ed è stato bello quanto aveva sognato. Si sente rilassato, languido, quasi indolente. Ha gli occhi spalancati e giace supino, ancora coperto dal corpo caldo di Dave. Si sente divinamente bene. Tra di loro esiste una nuova intimità e... complicità profonda. Ora Dave respira con regolarità; il suo respiro è calmo, diverso da pochi minuti prima. Incapace di resistere, gli accarezza la schiena e lui si stiracchia per godere maggiormente delle sue carezze con un sospiro godurioso.

"Soddisfatto della tua prima volta?" Gli chiede scoccandogli un bacio sulla punta del naso.
"Non ho parole." Improvvisamente scoppia a ridere. "Mi sento tanto una tremebonda e tenera verginella." Lo fissa con aria fintamente impaurita. "Chissà che razza di opinione ti sarai fatto adesso di me!"

"Che sei stupendo." I suoi occhi ammiccano, provocanti, scrutando ogni centimetro del corpo nudo di lui. "Vorrei avere il tempo e la forza per ricominciare da capo."
"Sei in vena di complimenti?" Le mani di Martin sembrano calamitate dalla sua pelle calda.
"Dico sul serio. Mart... svegliati. Primo: siamo qui per lavoro e ci verranno a cercare. Secondo: mi hai prosciugato..."Lo solletica. "Verginella..."
Ridono insieme, abbracciandosi e facendosi reciprocamente il solletico.

"Dobbiamo proprio scendere?" Si lamenta Martin.
"Ci conviene. Non voglio trovarmi davanti Andrew Fletcher nelle vesti di genitore furioso." Scherza Dave.
"Andrew!" Martin si mette seduto. "Dovremo dirglielo!!"
"Dobbiamo?" Lo guarda ironico. "Lo scoprirà appena ti vede."
"Sono così trasparente?" Mugugna colpito.

Lui lo studia con attenzione affettuosa. "Sprizzi gioia ed i tuoi occhi sono... sereni... luminosi... splendenti." La sua voce si fa bassa, roca, sensuale. "Ti... mangerei."
"Di baci, spero. Con quei canini." Sospira.

Dave li tocca con l'indice. "Perchè?"
"Sembrano cresciuti... appuntiti. Ti donano un aria... inquietante, ma tremendamente sexy."
La sonora risata di Dave lo riempie di gioia. Da quanto non la risentiva.

"Doccia, Mr. Gore." Si inchina. "Agli ospiti la precedenza. Il dovere ci chiama."
"Uffa. Uffa. Uffa!!" Brontola l'altro. "Dovere. Lavoro. Che noia, che barba. Che barba, che noia!!"

Mentre si insapona l'acqua continua a scendergli lungo il corpo. Martin sospira e inclina ancora di più la testa per riceverla sul viso, ad occhi chiusi. Dave ha ragione, ma in questo momento vuole solo godere di quegli attimi felici e non pensare al mare di problemi che li aspettano.

"Speravo mi raggiungessi." Dice rivolto a Dave seduto a gambe incrociate e con gli occhi rivolti al soffitto. La paura si impossessa di lui. "E' la maniera per farmi capire che è... finita... o che è stato... un errore?"

Si sente avvolgere da un abbraccio possessivo. "Penso che ci apparteniamo e che dobbiamo stare insieme, finchè durerà." Dave gli sorride e si abbassa per baciarlo, lentamente e con tenerezza. Lui contraccambia senza esitazioni, intensificando il bacio, fino a quando entrambi rimangono senza fiato. "Vestiti. Ci aspettano."

"Difficile. Con te nudo davanti..." Protesta.
"Mi chiudo dentro, a scanso di ulteriori tentazioni." Dice sulla porta del bagno.
Per disgrazia di Martin mantiene la promessa.


Andy distoglie lo sguardo dallo schermo del televisore e segue i suoi movimenti. "Capelli umidi ma stessi indumenti... Per il motivo che sospetto?"
Martin piega le labbra in una smorfia sardonica. "David ha ragione. Per te sono come di vetro."
"Sei felice?"

"Al settimo cielo, ma... ci sono molte nuvole nelle vicinanze." Risponde lasciandosi cadere al suo fianco e appoggiando la testa sulla sua spalla. "So che è difficile, però... sforzati di capirmi."
"Lo faccio da più di vent'anni... E aiuterò anche l'altro pezzo di somaro." Dice con un sonoro sospiro.

"Nessuna curiosità? Niente interrogatorio?"
"Prima o poi saprò anche quello che non ci tengo a sapere." Gli arruffa i capelli. "Vi conosco meglio di quanto crediate e so che Dave, in questo preciso istante, sta rimuginando sul domani e tu, invece, sei immerso nel presente."

"Lo fai sembrare... sbagliato." Mormora pensieroso.
"Ho detto questo?" Ribatte lui con calma. "Siete, per alcuni punti, molto simili e per altri, completamente diversi. Tienilo presente, se vuoi andare avanti." Martin lo ascolta in silenzio. "David sarà sempre tormentato dal suo passato. Sa di aver commesso degli errori e se ne assume l'intera colpa..."
"Mentre io vivo alla giornata e mi è sempre andata bene, tanto da non provare a cambiare." Lo dice in tono fintamente scherzoso.

"Noi abbiamo avuto un figura maschile a guidarci. Anche se ci dava fastidio." Spiega pazientemente Andy. "A lui è mancata troppo presto e chissà quante volte si è sentito rinfacciare "Sei il fratello maggiore, dovresti essere d'esempio..."" Fa una pausa. "Balle che ci hanno condizionato, anche se meno. Questo lavoro ci ha tirato fuori dalla marea di obblighi, dalle responsabilità familiari. Tu metti piedi in banca solo per prelevare..." Martin si allunga con aria soddisfatta. "Io evito persino di aggirarmi nella strada dove lavoravo." Scherza Andy.

"Ma Dave no. Dave sale sul palco e deve... DEVE ESSERE DAVE GAHAN dei Depeche Mode... Muoversi, agitarsi, cantare, trascinare il pubblico... E' quello che si aspettano, che pretendono gli spettatori. Hanno pagato e vogliono divertirsi... E se una sera avesse mal di denti... un raffreddore... mal di pancia... Credi che verrebbe a dirci: Sto male. Salta tutto.?"
Martin scuote la testa. "Non lo ha mai fatto..."

"Canta e poi crolla. Lo abbiamo visto fin troppe volte. Basta ambulanze chiamate d'urgenza." E' evidente che sta pensando ad un'altra persona. "Detesto le sirene!!" Esclama con la gola stretta dall'angoscia. "Finiamo l'album e concediamoci... una pausa. Niente Tour. Niente viaggi." Si guarda le mani. "Non ce la faccio. Voglio vedere crescere i miei figli... Ripulirmi la faccia dalla pappa sputacchiata e... non dal rossetto di una sconosciuta che per un quarto d'ora mi ha impedito di pensare." Alcune lacrime brillano dietro le lenti. "Ho già perso abbastanza della vita della mia famiglia." Conclude sottovoce.

"Capisco quello che provi e so bene che non possiamo tornare ai ritmi di una volta." Gli batte affettuosamente una mano sulla spalla. "David ha dei progetti di cui evita di parlarci. L'ho capito dal suo atteggiamento." Andy solleva lo sguardo ed è colpito dalla sua pacatezza. "Non sarò d'ostacolo alla vostra pace. Mai. Ho corso il rischio di perderlo per sempre e... dopo oggi... Non sopravvivrei alla sua mancanza." Soffoca la sua esclamazione con un gesto. "Calma. Fisicamente andrei avanti... Per Ava, per Viva e, sì, anche per Susy... ma... Chiuderei la mia carriera di musicista. Comporrei quando e se ne ho voglia. O se qualche amico si ricorderà delle mia capacità. Non sarebbe più lo stesso... senza David."

Andy lo fissa con viva sorpresa. "Tu... Senza musica? Senza una chitarra in mano? Impossibile! Ci dormi persino insieme!"
Martin fa spallucce. "Esiste quella degli altri. Ho già cantato delle cover. Brani legati a ricordi personali. Miei e solo miei. Potrei farlo ancora. Oppure... boh? Trasformarmi in DJ..." Risponde con indifferenza, ma nei suoi occhi è apparsa quella luce determinata che l'altro ha imparato a conoscere. Sta dicendo la verità.


"Annoiato?"
Con grande sorpresa Dave si ritrova quasi stritotato dalle braccia di Andy. "Grazie! Grazie!!"
"Per cosa?" Riesce a bofonchiare.
"Di esistere." Fletch si allontana fischiettando.

Dave fissa Martin con un sopracciglio inarcato. "Che gli hai detto?"
"La semplice verità. Su di me. Si di noi."
"O...ok..." Lo scruta dubbioso.

"Goditi il suo buon umore... Finchè dura." Lo prende sottobraccio. "Hai telefonato a Jennifer?"
"Come tutti i giorni. Parlare con lei mi riporta con i piedi per terra." Gli confida.

"Andrew me lo ripete da anni." Commenta. "Ma se i miei piedi sono incollati al terreno, i miei pensieri..." Agita una mano come se fosse un ala. "Volano beatamente e... in questo momento... svolazzano su di te. Su di te e su... una bella aragosta." Conclude con una risatina. "Sono affamato e, ancora di più, assetato."
Dave si blocca e lo afferra per le spalle. "Promettimi che berrai poco. Tre o quattro birre al massimo."
"Ma perchè??"
"Perchè preferisco fare l'amore con chi si rende conto di quello che gli sto facendo."
"Fare... Stasera?" Chiede con aria biricchina.

Dave sorride. "Sempre se ti va... Se non hai trovato di meglio..."
"Tienimi." Risponde serio. "Tienimi alla larga." Quasi gli ordina. Gli occhi di Dave si spalancano. "Rischi che ti salti addosso, strappandoti i vestiti, davanti a tutti."

Dave ride divertito. "Ho già assistito ad una scena simile. Ma quello nudo ed appeso ad una schiena era un certo biondino malefico di mia conoscenza... O che credevo di conoscere." Martin diventa di tutti i colori e arretra. "Ma devo ammettere che... preferisco quello che ho davanti."

"Finalmente vi rivedo ridere e scherzare." Anton muove le lughe gambe come una cicogna. "David, amico mio." Lo alza quasi di peso. "Sai dove è finita Margareth? Sono ore che le telefono e mi risponde quel vecchio gufo "Madame Zelle è assente. Non so quando farà ritorno." Sembra una stupida macchinetta che ripete la stessa frase." Si lamenta.

"Anton..." Lancia un'occhiata ammonitrice a Martin, che cerca in qualche modo di soffocare una risata. "Maggie non è a Londra. E' partita." Le labbra di Anton si piegano all'ingiù. "Per venire qui..."
"QUI??" Lo interrompe, preso dalla frenesia. "Fiori. Tantissimi fiori. La sua stanza ne deve essere piena. Cioccolatini... Chissà se qui si trovano i suoi cioccolatini belgi preferiti..." Si chiede, parlando da solo. "Mi ha consigliato di assaggiare dei dolcetti locali che le erano piaciuti... Una pasticceria..." Alza la voce. "L'indirizzo della migliore pasticceria della città! Che significa "E' tardi ed è chiusa?" Fatela riaprire!!"

"Se Maggie non si sbriga a dargliela impazzisce del tutto." E' il commento di Martin, allibito per il comportamento del regista.
"Mmmh... Penso che intenda sbizzarrirsi con lui ancora per un bel pezzo." Ribatte lui. **Vero, Mata Hari?**

**Verissimo, piccolo. Detesto interrompere i giochi quando mi divertono.**

Martin lo spinge in un angolo appartato. "Da quanto sei così... intimo... con lei??" Sibila.
Dave si guarda attorno, prima di stringerlo tra le braccia. "Sei un vero Otello!"
"RISPONDIMI!!" Gli intima minaccioso.

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Capitolo 23
*** Capitolo n. 23 ***



Lui rafforza la stretta. "Ascoltami BENE: Maggie è amica di Kit e per me questo è l'essenziale. Tra noi non c'è stato NIENTE DI NIENTE! Ma ho imparato come ragiona. Se avessi saputo, la sera del suo arrivo, della presenza di Anton, non l'avrei accompagnata a quel Pub."


"TU... COSA... COME???" Martin sbatte le palpebre. Intendeva dire quello che ha capito?
"Margareth aveva... voleva compagnia... Insomma... Diciamola tutta. Voleva farsi una bella scopata. Con dei soggetti in gamba...e... beh... Siete stati all'altezza delle sue aspettative. Anton è... E' come la tazza di cioccolata della buonanotte."
Martin resta a bocca spalancata. "Tu... Tu...TU!!!"
"Sapevo che nessuno dei due si sarebbe tirato indietro."

Andy è tornato indietro e si avvicina. "Forza, che la cena ci aspetta." Si strofina l'addome. "Ho un certo languorino. Per uno della mia stazza non bastano sospiri e paroline dolci... Come per qualcun'altro."
La sua battuta alleggerisce la tensione e la cena si svolge normalmente.
Martin si limita, seppure con difficolta, ad ordinare un paio di birre e Dave gli sfiora la coscia in segno di apprezzamento e come futura promessa prima di alzarsi.

"Corro a telefonare prima che per Jack si faccia ora di dormire."
Andy lo guarda allontanarsi. "Com'è la sua Jennifer? Tu la conosci o mi sbaglio?"
Martin rimane pensieroso alcuni istanti. "Bruna, carina. Può sembrare fredda e scontante, ma... l'ho vista al suo capezzale." Appollottola il tovagliolo nel pugno. "E' stata dolce, tenera, affettuosa e... credo che Dave sia fortunato ad averla accanto."

Solo Fletch capisce quanto gli costa ammetterlo, specie ricordando le parole sprezzanti che usava in passato. "Ricordati la battuta di quel vecchio film che faceva lacrimare tua madre e strappava a noi delle risate. Non dobbiamo pretendere la luna... abbiamo già le stelle. Sarà stupida, ma in un certo senso è vero."

Martin lo ricambia con un pallido sorriso. "Non mi sono mai saputo accontentare. Dovrò imparare a farlo."
"E allora corri da David. Sfrutta al meglio il tempo a vostra disposizione." Parole inaspettate persino per lui, dall'espressione sconcertata apparsa sul suo viso.

Martin vorrebbe seguire il suo suggerimento, ma si concede e concede soprattutto a Dave del tempo. Tempo che impiega a riflettere. Deve imparare ad essere cauto, ancora di più del solito.
Susanne si è dimostrata comprensiva nei confronti delle sue scappatelle. Forse seguendo l'esempio di Grainne o forse è solo questione di un misto d'intelligenza e indifferenza. E' disposta a tollerare che lui vada a letto con altre, ma... "Solo sesso, Martin. Sempre solo sesso." E' quello che si ripete ogni volta e quello che dice sempre anche a lei.
Però David non è solo sesso, è un sentimento vero e profondo. Gli è ancora più chiaro dopo... Dopo essere stato suo nella maniera più completa. Prova un vuoto allo stomaco al pensiero di perdere sia lei che le bambine o Dave.

E' stato ben chiaro nel parlargli di Jenny. E' la sua speranza di un futuro migliore, di rifarsi una famiglia, accanto ad una donna forte, responsabile ed intelligente.
Sorride al pensiero dei piccoli cambiamenti che solo lui ha notato. Nel modo di parlare, di atteggiarsi, di accostarsi ai libri. Libri che tiene quasi nascosti o di cui sembra vergognarsi. Quando mai Dave ha letto poeti elisabbettiani o storia della musica? Ricorda ancora con stupore la copertina che spuntava dalla sua tasca, sull'aereo. Vita ai tempi di Mozart. Quella sera,quella in cui gli ha rivelato cosa provava per lui stava sfogliando... No, leggendo un tomo dell'Enciclopedia Britannica. Incredibile!

Si riscuote. Il salotto è quasi deserto. Controlla l'orologio. E' trascorsa più di un'ora. Finge di salire al suo piano, ma va a bussare ad una porta.
Una mano lo attira brutalmente dentro. "Dove diavolo eri finito?" Due occhi furenti lo fissano.
"Volevo darti il tempo di farti bello per me."
"Stupido imbecille." Soffia baciandolo con rabbia. A quel contatto appassionato ogni singolo pensiero svanisce dalla mente di Martin.


Si sveglia con un brivido, senza il corpo caldo che lo ha protetto. Il letto è vuoto e dal bagno...
"David!" Grida correndo allarmato. Lo vede a terra. Si stringe lo stomaco e una chiazza giallastra, dall'acre odore macchia il pavimento accanto a lui. "Ti riporto a letto e..."

"No. Ho il fuoco nello stomaco e non... mi reggo... in piedi." Riesce a balbettare. "Chiedi l'aiuto di Andy... Mart.... Mart..." Sussurra prima di perdere conoscenza.

Martin, non sa come, gli obbedisce e corre a bussare alla porta del'amico. "DAVID STA MALE!!" Urla terrorizzato. "E' svenuto ed io...io non so..." Comincia a tremare violentemente.
Andy gli allunga un ceffone. "Calma!! Resta qui. Chiamo il portiere. Saprà dove trovare un medico. Cerca di mantenere i nervi saldi." Dice infilandosi i pantaloni.


Un'ora dopo stanno aspettando il responso del medico. Martin è stravolto e Andy non sa più come calmarlo. Due colpi alla porta li fanno accorrere.
"KIT??" Si sorprendono. Quando è arrivato?

"Dave si riprenderà." Annuncia lui, dando la precedenza ad un distinto e compassato signore arabo, di una certa età. "Il Dottor Jafar... Amico mio e della mia famiglia." I due sembrano accordarsi silenziosamente.
"Non è il medico che ha chiamato il portiere." Obietta Martin.

"Il giovane collega ha accettavo volentieri il mio aiuto. Vi assicuro che Mr. Gahan si riprenderà nel giro di pochi giorni. Un semplice attacco di salmonella, particolarmente virulento nel suo caso. Lo trasporteremo appena possibile in Inghilterra..."
"Ci pensi tu ai permessi?" Gli chiede Kit.
"Fai conto di averli già in tasca. Vado a controllare se Kamal ha portato quanto mi occorre. Buonasera." Augura prima di congedarsi.

"Posso... Posso vedere David?" Supplica Martin.
"Ma certo. Venite." E' Kit che fa loro strada verso un'altra camera. E' Kit che bussa con alcuni colpi ritmati alla porta.
Martin e Andy sbarrano gli occhi.

E' Wolly ad aprirgli. Un Wolly teso e dallo sguardo freddo e acuto. Mentre è Maggie a controllare la flebo collegata al braccio di Dave.
"David..." Martin corre verso di lui. Lei sembra allungare una mano, come per impedirglielo, ma la sposta ad un cenno di diniego di Kit.

"Mart..." Un sospiro leggero. Muove le dita e Martin vi appoggia la sua.
"Sei pallido come un..." Si morde le labbra.
"Sto bene, amore..." Bisbiglia.
"Sta delirando." Interviene precipitosamente Fletch.
"Andrew... Non serve...." Continua, flebile, Dave. "Sono amici... Sinceri... Veri amici..."

"Qui siamo tutti sordi e muti. Niente trapelerà." Lo rassicura Wolly. "Maggie ed io resteremo in Marocco. Salirete voi due sull'aereo di Kit. Non ci sono posti sufficienti." Gli immortali si lanciano uno sguardo complice.
Gli altri sono troppo scossi per replicare. Come in trance Andy e Martin si affrettano a prepararsi per il volo che li aspetta.

Sono Kit, Wolly ed Andy ad aiutare Dave a sdraiarsi. Martin gli si sistema a fianco. Andy dall'altro lato, vicino al silenzioso Jafar.
Wolly scende e bisbiglia a Kit. "Vaya con Dios. Baderemo a non lasciargli via di fuga."

L'altro annuisce e si sistema nella cabina di pilotaggio. "Tra cinque minuti saremo in volo. Allacciatevi le cinture."
"Piloti tu?" Esclama Fletch.
"Degno erede di T.E. " Si lascia sfuggire il suo vicino. "L'uomo più spericolato che abbia mai conosciuto."
"Altri tempi, Jafar. Erano anni burrascosi e tu eri solo un bambino che si esaltava per dei racconti."

"Che non dimenticherò... Ho fatto la mia parte, come molti altri." Replica chiudendo gli occhi. "Mi fido ciecamente di Kit, ma la paura è più forte." Bisbiglia,
Andy resta in silenzio, sbirciando ogni tanto Dave che sembra appisolato, così come Martin. Le sue palpebre si abbassano... una, due volte... Si fanno pesanti... pesanti...

Jafar ne alza una e poi controlla anche Martin. "Dormiranno per delle ore. Come ti senti?" Sussurra a Dave che ha aperto i suoi.
"Come dopo aver assunto una dose massiccia." Risponde con voce soffocata. "Ma ho passato di peggio." Si muove con cautela, appoggiandosi alla sua spalla.

"Tutto bene?" Chiede Kit innestando il pilota automatico.
"Meglio. Mi spiegate che mi è successo di preciso?" Domanda Dave stiracchiandosi.
"Sei quasi morto per la seconda volta." Risponde calmo Jafar. "Ma nessuno lo scoprirà mai. Per il pubblico ti sei beccato la salmonella. Capita spesso ai turisti del mio paese. Uno in più non desterà che una blanda curiosità. Per fortuna dormivi in compagnia ed hai rimesso buona parte del veleno."
"Martin mi ha salvato!"
"Direi proprio di sì. Il veleno era nei sigari. Quanti ne hai fumati?" Si intromette Kit.
"Uno mentre telefonavo a Jack." Dave è visibilmente scosso. " Un altro aspettando Martin... Lo faccio ogni sera, bevendo un dito di Cognac... E' diventata un'abitudine che ho preso da te." Si appoggia alla paratia. L' aereo si è inclinato. "Stiamo tornando indietro?"

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Capitolo 24
*** Capitolo n. 24 ***


Kit riprende i comandi. "Il tuo Mr. Morris ha commesso un errore... Un grosso sbaglio. Deve avere ben chiaro che non è più gradito." La sua voce non è minacciosa ma mette i brividi. "Deve chiederti scusa, prima di andarsene."

"Non ci tengo in modo particolare a rivederlo."
"Ma come... Jim Morrison non era uno dei tuoi idoli giovanili?"
Dave traballa, incerto sulle gambe. "Quel... Quel mostro era Jim Morrison??"
"Hai detto bene. ERA!"
Jafar interviene. "Torna al tuo posto. Hai smaltito il veleno, ma i postumi ci sono ancora."
Lui obbedisce. La testa gli pulsa e si preme i polsi contro le tempie.

"Vuoi coinvolgerlo?" Jafar scivola accanto a Kit.
"Lo è già fin sopra ai capelli. Come futuro Angelo della Morte deve scoprire ciò che comporta esserlo."
"E se..." Con la mano lo costringe a guardarlo negli occhi. "E se scoprire il resto lo convincesse che non è adatto?"
"Dave no. E' diverso da Jim. Più forte, più determinato, più coraggioso. Mi ricorda tuo Padre..."
"Che era coraggioso ma anche saggio. Lui..." Accenna con la testa. "...lo e?"
"E' amato ed ama." Risponde Kit con un sorriso malinconico. "E sa di essere ricambiato."
"Capito. La sua donna è bionda e dall'aria fragile?" Chiede con una strana luce negli occhi.
"Bruna, occhi scuri e determinata."
"Anche Francine lo era." Gli ricorda.
"Ma sembrava che un soffio di vento potesse portarmela via. Jennifer potrebbe raffigurare... Andromaca."
"La moglie di Ettore... Mi sono spesso chiesto, quando la sera mi raccontavi i miti greci, se l'avesse mai amato..."
"Dimentichi che erano racconti di uomini per altri uomini... Lo ama, più di quanto lasci intravedere... Così come Martin... Lo hai potuto verificare con i tuoi occhi."
"Uomo fortunato." Mormora.
"Spero che se ne renda conto." Ribatte Kit preparandosi all'atterraggio.


Scendono su una pista preparata in mezzo al deserto. Un paio di uomini vestiti con lunghi mantelli blu li aiutano a nascondere l'aereo sotto una rete mimetica e distendono delicatamente i corpi addormentati di Andy e Martin su due brandine.
Jafar fa strada a Dave e Kit fino ad un' ampia tenda. Alcune figure scure si nascondono nell'ombra al loro passaggio.

Jim, ormai lo chiama per nome, li aspetta all'interno. "Adesso capisco. Due Angeli si sono scomodati... Per me?? Che onore!" Esclama con ironia.
"Tre." Replica secco Jafar.
Lui sbarra gli occhi. " Quel novellino... Un nuovo nato... Già Angelo della Morte??"
"E' il mio discepolo." Conferma Kit.
"Sei qui per proteggere il tuo prezioso cucciolo? Quello che aspettavi come una manna??" Sibila fuori di sè. L'odio serpeggia nei suoi occhi liquidi e appannati.

"BASTA JIM! Sei TU che hai preferito scappare e nasconderti. Ti avevo messo in guardia...Il Villaggio non fa per i tipi come noi. Per nessuno dei presenti. E' per i vigliacchi... COME TE!" Gli sputa in faccia con disprezzo. "Hai rivelato la tua vera natura anche a quelle amebe? Ti hanno buttato fuori a calci in culo, come meritavi?"

"Me ne sono andato di MIA SPONTANEA volontà. Soffocavo." La strafottenza sparisce e Dave lo vede piagnucolare. "TU mi hai scacciato..."
"Non tollero chi ha le mani macchiate di sangue innocente. E tu eri e sei colpevole!"
"Non ho ucciso nessuno." Cerca inutilmente di alzarsi in piedi.

"Hai ragione. Tu non fai niente, vero? Corrompi corpi, menti, governi, polizie... Solo per avere denaro... Soldi che sprechi. Potevi salvare la TUA donna. Ti ho cercato, chiamato, implorato, supplicato di tornare... Ma tu hai preferito rifugiarti tra la nebbia. Sia quella fisica che quella del tuo cervello. Dave si è disintossicato mentre il suo corpo si rigenerava. Hai presente i dolori per cui gridavi? Per lui è stato cento volte peggio. Legato ad un letto, urlando, bestemmiando, mordendosi a sangue... Però ne è uscito ed è qui...  Tu continui ad abusare di quella maledetta roba. Ne sei schiavo come quanto ti ho incontrato."
Dave ascolta in silenzio lo sfogo violento di Kit, trattenuto dal braccio dell'impassibile Jafar.
"Quanti sono morti per le schifezze che vendi? Quante bambine e ragazzini hai procurato a quegli schifosi offerenti? I tuoi migliori clienti. Quelli che non badano a spese. E hai pure il coraggio di dire di avere le mani pulite? Le tue grondano sangue!!" Urla. Continua a voce più bassa. "Adesso hai finito di fare del male... NOI, CHRISTOPHER MARLOWE, JAFAR EL KADER e DAVID GAHAN TI CONDANNIAMO ALL' ESILIO. Vivrai con i Tuareg fino alla tua prossima morte. Nessun Angelo ti si avvicinerà in futuro." Spinge avanti Dave. "Solo lui potrà liberarti dalla maledizione della vita eterna."
Jafar alza una mano e il corpo inerte di Jim Morrison viene trascinato via.

Kit barcolla, cade in ginocchio e scoppia in un pianto a dirotto.
"Lasciamolo solo." Jafar spinge fuori il riluttante Dave. "Ci hai capito poco o niente."
"Già." Dave continua a sbirciare verso la tenda, ansioso.

"Si riprenderà. Concedigli un attimo di pace. Intanto ti metterò al corrente di alcune cosette." Si sdraia su un tappeto appoggiato sulla sabbia, vicino ad un fuoco scoppiettante. Dave lo imita, esistante. "Kit lo ha incontrato a Parigi. Ci voleva poco per capire come sarebbe finita. Lo ha aiutato a superare la prima settimana... e gli si è affezionato. Gli ha confidato troppo e troppo presto..."
"Errore che non ha commesso con me." Brontola Dave.
Jafar sembra non badargli. "Jim non ha sopportato la mancanza della droga, dell'alcool, delle donne ed è fuggito. Di notte e con l'ingente somma di denaro che Kit si era portato dietro..."
"Verso quel Villaggio che hanno nominato?" Accetta il bicchiere che uno dei Tuareg mascherati gli porge.

"Il Villaggio." Sospira. "Creato decine di secoli fa da un gruppo di noi. Illusi. Doveva essere un rifugio, lontano dai mortali, in cui far crescere i propri figli. Figli che non sono mai nati. Non ne nascono dai rapporti fra due Immortali." Dave ascolta con la massima concentrazione. "E' protetto da una cortina che lo rende impenetrabile e invisibile ai mortali."
"Perchè Kit dice che è abitato da delle amebe? Che è un posto per i vigliacchi?" La sete lo divora e beve avidamente il the alla menta caldo.

"Io direi per i... rinunciatari. Il Villaggio è immobile nel tempo. Nessuno nasce, nessuno muore. Si rifiutano di sapere che accade nel resto del mondo. Sono indifferenti ai problemi del resto dell'umanità. La maggior parte di noi preferisce vivere al fianco dei mortali. Spartendo le conoscenze e acquisendone di nuove. Non abbiamo la facoltà di impedire guerre o malattie o catastrofi, ma possiamo almeno cercare di limitare i danni."
"In che modo?"
"Beneficenza, fondando ospedali, istituti di ricerca... Dipende dalle circostanze, dai tempi..."
"Come trasformarsi in spie durante una guerra?"
"Sapevamo di correre minori rischi... O formando una nuova classe dirigente, sperando che sia meglio della precedente. Basta educare le o la persona giusta. A volte un uomo può trasformare un Paese e fare la differenza." Jafar lo studia con interesse. "Hai mille domande che si agitano nella tua mente e che ti bruciano la lingua. Perchè esiti?"
"Aspetto Kit." Risponde d'istinto.

"Sei davvero il suo discepolo." Esclama orgoglioso. "Sai rispettare i suoi tempi e comprendi il dolore che gli comporta parlarti di cosa ha provato sulla propria pelle." Continua pacato la sua spiegazione. "Ognuno di noi Angeli ha imparato dall'esempio del suo Maestro. Uomini che rispettavamo ma di cui spesso discutevamo gli ordini. Non sono sempre stato d'accordo con mio padre. Ora lo capisco di più. Molte volte è stato costretto a decisioni, per me troppo drastiche, però si sono rivelate alla fine giuste. Spero che Kit non debba pentirsi della sua magnanimità."
"Che avresti fatto al suo posto?"

"Lo avrei ucciso." Gli rivela senza cambiare espressione. "Non personalmente. Mi è impedito dal legame. Mi sarebbe bastata una parola, un gesto e quegli uomini lo avrebbero fatto volentieri a pezzi. Molti dei bambini che ha venduto erano loro... Orfani o figli che..."
"Bastardi." Sussurra Dave.

"Figli senza padri. Vivere nel deserto non è facile. Ci insegna ad essere duri. Se uno commette un crimine verso la tribù o uno dei suoi componenti, viene allontanato o scacciato... E con lui il resto della famiglia. Io ho avuto la fortuna di incontrare un uomo buono. Ha soccorso me e mia madre. Stavamo morendo di fame e sete. Ci ha preso sotto la sua protezione. Mi ha rivelato chi era e cosa ero dopo la morte di mia madre. Ero cresciuto, avevo studiato medicina e piangevo per non averla saputa salvare." Ricorda con occhi lucidi, ma asciutti. "In quell'attimo l'ho odiato con tutto me stesso. Lui mi ha sorriso e mi messo tra le mani il suo pugnale: "Uccidimi e fammi a pezzi, se questo ti può far sentire meglio... Oppure ascoltami..." Abbiamo parlato per un giorno intero e due notti..."
"Eri il suo discepolo..."
Jafar annuisce lentamente e si mette in piedi. "Chris sta arrivando. Ascoltalo." Gli sfiora la punta delle orecchie con le dita. "Non con queste." Gli appoggia il palmo sul cuore. "Usa questo."

"C'è rimasto del the?"
Dave lo serve, premuroso. "Ti ringrazio."
Kit smette di fissare le fiamme. "Per cosa?"
"Per le cure che mi hai e continui a dedicarmi. Per gli insegnamenti che mi hai impartito, senza che me ne accorgessi."
"Sei un gran bravo ragazzo." Sorride triste. "Non potevo sperare di meglio, anche se avrei preferito non fossi tu che..."

"Prenderò il tuo posto. Questo significa che sarò io a dover porre fine ai tuoi risvegli."
"Sei il solo che mi può donare la pace che aspetto e cerco da tanto, tanto tempo. Ogni angelo aspetta con gioa e timore il suo successore. Gioia per sè, dolore e timore per gli sarà caro come un figlio." Mormora con le lacrime agli occhi.
"Kit... Ho paura di quello che accadrà, ma se è quello che vuoi da me... Lo farò." Dice deciso, anche se la voce gli manca.

"Ho ancora molto da insegnarti, prima che tu sia pronto. Devi imparare, crescere e maturare... Ma continueremo questo discorso in Inghilterra. Dobbiamo riportare a casa Andrew e il tuo Martin."
"Una cosa ancora... Quando volevo rivelarmi a Martin tu e Maggie mi avete bloccato. Però poi ho sentito lei e Ama dire che anche loro hanno provato lo stesso desiderio..."

Kit abbassa il viso, scrutando il complicato disegno del tappeto sotto i loro piedi. "Francine sapeva chi e cosa ero. Sta a te decidere a chi svelarti... Se è forte abbastanza da sopportare quel peso e le sue conseguenze... o se..."
"Se...??"
"Se hai vicino e caro una persona debole... che potrebbe avere reazioni sbagliate o... eccessive nel caso tu..."
"Non mi sei d'aiuto. Hai descritto sia Jennifer che Martin."
Parlando sono tornati all'aereo. Jafar e i tuareg hanno sistemato i corpi addormentati.
Kit si volta per dirgli: "Pensaci molto bene. Rifletti a lungo. Non sempre che ti sembra forte lo è... e a volte il debole si rivela una forza inaspettata..."

Dave si siede e appoggia la testa reclinata di Martin sulla sua spalla, accarezzandone i capelli. *Dio ha davvero un maligno senso dell'umorismo. Spero che smetta di ridere e mi dia una mano.*
Jafar gli porge una fialetta. "Ti sentirai privo di forze e nauseato come se davvero fossi reduce dalla malattia. L'effetto svanirà dopo poche ore."
Lui lo ringrazia con un cenno prima di trangugiarne il contenuto.


Andy sbatte le palpebre e cerca di sgranchire le giunture indolenzite.
Jafar si porta l'indice alle labbra in segno di fare silenzio e gli indica Martin che accarezza lentamente i capelli di Dave, la testa appoggiata alla sua spalla e che dorme profondamente.

"Gradisce del caffè?" Gli mostra un termos alloggiato in un apposito spazio. "O preferisce attendere l'atterraggio e godersi un the all'inglese?"
"Quanto manca?" Cerca di mascherare uno sbadiglio.

"Mezz'ora. Più o meno." Kit, dopo aver prelevato uno dei bicchieri di carta e preme il rubinetto del temos, riempiendolo di caffè fumante. "Ci troveremo degli scocciatori?"
"Giornalisti?" Si preoccupa Andy, accennando verso Dave.

Kit scuote la testa. "Per lui." Si rivolge a Jafar. "Quando il medico personale del Re del Marocco arriva a Londra mette in subbuglio mezza ambasciata."
Andy è colto da un attacco di tosse. "Re... del... Marocco???"
"Ho questo onore." Si schermisce l'altro. "Non penso. Sono settimane che vado avanti e indietro per controllare le condizioni di uno dei miei piccoli."

Dave continua a dormire, nonostante l'atterraggio non sia stato uno dei più morbidi. Con dispiacere Martin è costretto a scuoterlo. "Siamo arrivati."
Lui apre a fatica gli occhi e poi lo riconosce. "Giorno, verginella... Mi hai proprio spompato..."
Martin tira un sospiro di sollievo, nonostante l'estremo pallore, la voglia di lanciargli battutine scherzose è tornata.

"Mr. Gahan, le dispiace se l'accompagno in clinica? Ho dei pazienti che aspettano il mio arrivo."
"Se mi chiama Dave o David, Signor El Kader."Gli porge la mano.
"Allora niente Signor...Jafar basta." Dice stringendola.

"Jennifer e Jimmy staranno ancora dormendo. Li vedrai nel pomeriggio." L'informa Kit.
Dave lo guarda con stupore e poi lancia un'occhiata di sbieco a Martin che si limita ad un piccolo cenno del capo.
"Jonathan l'ha convinta."

"Sei stato gentile a pensare a lei." Ringrazia Andy, che gli indica Martin.
"Ha fatto tutto lui... Compresa la telefonata per rassicurarla alle prime buone notizie."
 "Lui ha...??" Ripete incredulo.
"Ha stupito pure me."

Due auto li stanno aspettanto. Sulla più comoda salgono Jafar e Dave. Kit invita gli altri ad accomodarsi nella seconda. "Vi accompagno a casa. Sarete stanchi morti. Quell'aereo è maneggevole, ma i sedili dei passeggeri non sono il massino della comodità."

"Tu lo sarai di più. Pilotare non deve essere uno scherzo." Replica Martin, guardandolo con gratitudine. "Pochi avrebbero fatto questa faticaccia."
"Dave è più di un amico per me." Martin batte rapidamente le ciglia, ogni accenno ai loro rapporti è una puntura dolorosa. "Mi è caro come se fosse... un fratello." Poi continua in un fluente tedesco. "La storia tra noi due è stato un episodio passeggero e marginale. Che non si ripeterà." Gli garantisce.
Martin accoglie le sue parole con un sorriso sghembo e farfugliando un semplice "Grazie!"
Il viaggio continua in silenzio; ogni occupante immerso nei propri pensieri.


Dave si volta verso Jafar e in uno stentato francese gli chiede. "Avranno dei sospetti?"
"Kit ha progettato con cura il rientro. Ha scelto l'aereo adatto. Piccolo, maneggevole e molto più veloce di quanto sembri. Il proprietario non ne avrà più bisogno e ha lui servirà."
"Jim." Ha capito il sottinteso.
"Quanto ci dovrò restare?"
"Un paio di giorni almeno. E' il minimo per la diagnosi ufficiale. Brutti ricordi?"
Le labbra di Dave si piegano. "Avrò tempo per pensare a cosa mi aspetta... fuori."
"Il pubblico che ti ama e che ti ammira e... nuovi amici. Non fare differenze tra quelli del passato e i futuri." Lo consiglia.

"E come... Angelo?" Il pensiero di quel futuro non smette di tormentarlo.
"L'idea di dover mettere fine ad un tuo simile ti pare orribile. Non è così. Pensa a chi si è risvegliato decine di volte. Ha visto invecchiare e morire mogli, figli, nipoti, amici. Molti di loro li ha tenuti nelle braccia nei loro ultimi istanti o era loro accanto... In incognito; sotto un altro nome e mascherando il suo aspetto... E' stanco, tremendamente stanco, di tutto questo dolore e cerca la pace. La desidera, la brama e ti chiamerà... Ti raccontera le sue vite... I suoi momenti piacevoli e quelli disperati... I suoi errori e i gesti generosi... Tu lo ascolterai e raccoglierai i suoi ultimi desideri e dopo la sua partenza li realizzerai come meglio potrai."

"Come?" Chiede pressante.
"Prendi Jules. Ha lasciato la maggior parte dei suoi beni in beneficienza. Con quel denaro verranno costruite una scuola, un ospedale e dei ricoveri per chi non ha più una casa... Anziani, handicappati, donne maltrattate... E le sue ceneri si sono riunite alle ossa di amici e commilitoni, lasciati insepolti e non ancora recuperati..."
*Lungo la Marna..." Pensa Dave, ricordando quanto ha letto nei libri di storia.

"Le mie saranno sparse sul deserto dove ho visto la luce e dove vivono gli eredi della mia tribù. Sarà come tornare a casa... tra la mia gente..." Mormora con nostalgia.
"Quanti anni hai?" Chiede Dave incuriosito. Lui gliene darebbe una cinquantina, ma...

"Saperlo..." Piega le labbra. "Ho incontrato il mio mentore l'anno in cui Napoleone invase l'Egitto. Adesso aspetto uno come te." Con lo sguarso sembra già vederlo. "Da istruire, addestrare e aiutare... A cui lasciare la mia eredità." Japar ha parlato con voce bassa e controllata, ma i suoi occhi dicono molto di più.
Dave vorrebbe trovare la maniera di consolarlo. " Non intendi nè l'incarico nè denaro o proprietà."

"Parlo di conoscenze acquisite, di esperienze vissute... Che lo rendano più saggio, più giusto... Migliore di quanto sono stato io."
"Ti auguro di trovarlo presto." Mentre dice questo si chiede se lui sarà all'altezza delle aspettative di Kit.

"Domanda stupida. Kit non si aspetta niente. Gli hai già dato spontaneamente il tuo affetto, la tua stima. Vi conoscete da pochi mesi, ma vi comprendete e interagite come se fossero anni." Sorride alla sua incredulità. "Avete mai litigato?"
"Perchè dovremmo farlo?"

Jafar lo scruta. "Hai l'aria di uno che non andava d'accordo con i suoi insegnanti. Di uno che voleva fare di testa sua."
"Ogni giorno." Ammette ridendo Dave. "Quando ero un ragazzino scatenato. So molto bene di non essere istruito. Martin parla correttamente francese e tedesco, legge libri che io, un tempo, avrei evitato come la peste. Kit mi ha incoraggiato a farlo. Kit e Jenny mi hanno aiutato." Socchiude gli occhi e si rilassa contro il sedile. "Vederla seduta, con un libro tra le mani... mi fa sentire... bene. A casa. In una vera famiglia... Le ho chiesto di leggermi una pagina a voce alta. Se c'era qualcosa che non capivo, le indicavo la frase, la parola, il concetto e lei... usando parole semplici o un esempio me lo chiariva. Se l'argomento mi prendeva continuavo per conto mio." Confessa leggermente imbarazzato.

"Il mio maestro usava la stessa tecnica. Lasciava cadere un accenno o iniziava a leggere un racconto avventuroso... Poi si fingeva impegnato in altro. Non lo terminava. La prima volta che ho osato introdurmi nella sua tenda per prendere un libro mi aspettato un rimprovero o una frustata. Erano oggetti costosi, preziosi. Custoditi con estrema cura. Invece ha riso, mi ha accarezzato e si è complimentato." Ne sembra ancora orgoglioso. "Il primo che ricevevo da un adulto." Ricorda. "Siamo arrivati. Torniamo a comportarci come semplici conoscenti."

"Va bene." Dave se ne dispiace. La presenza al suo fianco di Jafar lo rende... Non sa bene nemmeno lui... Meno incerto, più sicuro di sè.

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Capitolo 25
*** Capitolo n. 25 ***



Sbrigate le poche formalità Dave viene accompagnato da un inserviente in quella che sarà la sua camera nei prossimi giorni, mentre Jafar sparisce dietro una porta.
Si lascia cadere sul letto con un sospiro. La stanchezza che prova è reale, come è reale il malessere generale e alcuni doloretti vari. Ma quello che lo fa sentire peggio sono i pensieri che gli affollano la mente. Pensieri cupi che tiene, sforzandosi al massimo, per sè. Questa volta non ci saranno interferenze o ingerenze all'ultimo minuto. Ha preso una decisione e intende portarla a termine.

"Dave, Dave!" Lui apre le braccia e Jimmy gli si tuffa addosso.
"Amore, non stancarlo." Jennifer gli sorride e Dave la ricambia, sollevando tra le braccia il bambino. "Visto che sta bene? Adesso usciamo. Tu giocherai in giardino con il signor Simon, dopo aver ringraziato quel gentile dottore che ti ha permesso di salire a salutarlo."
"Sì mamma. Ciao Dave." Lo saluta agitanto la mano.
"Torno subito."
"Ti aspetto." In pochi minuti si prepara. Osserva come ha sistemato la stanza. Perfetta per quello che ha progettato.

Quando Jennifer rientra le veneziane sono abbassate e la stanza sembra vuota. "David?"
"Sono qui, tesoro." Dave appare sulla porta del bagno, con indosso i pantaloni di un pigiama e niente altro. "Finalmente..." Sussurra con voce calda e sensuale, avvicinandosi a passi lenti perprenderle il viso tra le mani e baciarla con trasporto.
"David..." Jennifer gli appoggia i palmi aperti sul pette e lo sente rabbrividire. L'intensità del bacio aumenta. La pressione delle labbra di lui scendono lungo il collo, mentre con una mano le toglie il fermaglio.
"Te lo avevo promesso. Peccato per la vestaglia di seta rossa. E' rimasta con il resto del bagaglio. Ma non serve, vero tesoro?"
Il calore di quelle mani sulla propria pelle nuda. Jenny aveva dimenticato quento fosse eccitante sentirle. La bocca di Dave ora scende lungo la gola e il suo corpo la spinge verso il letto.

"David, siamo in un ospedale!" Gli ricorda con voce roca.
"E allora? Quello è sempre un letto." Dice, mentre con le dita sta già trafficando per slacciarle il reggiseno. "Ti voglio adesso e ti avrò adesso."
Lei lo scosta, allibita per il tono che ha usato. "Tu cosa?"
"Ti voglio. Non è evidente?
"Ricorda dove ci troviamo. Quella porta potrebbe aprirsi da un momento all'altro."
"Tutto qui? Basta chiuderla." Ribatte lui alzandosi, nudo. "Quante inutili storie!!"
Jennifer, a quel commento sprezzante, scende alla svelta, sistemandosi gli abiti in disordine.
"Lasciami uscire. Subito."
"Non ci penso proprio!" Replica Dave, incrociando le braccia. "Sono settimane che non tocco una donna. Non metterti a fare la santarellina pudica. Ne avrai voglia anche tu."
"Uno scherzo è bello quando dura poco..." Obietta indietreggiando.
Dave pare non dar peso al suo nervosismo. "Non ti è mancato questo?" Sfirla con la mano la sua erezione. "Lascia perdere il moccioso e spassiamocela." La spinge sul letto salendo a cavalcioni sopra di lei.
"David, ho detto NO! Non ti voglio. Non così. Non qui." Si ribella.
"Ma io sì... Quindi apri le gambe e... chiudi il becco." Sibila lui, compiendo il gesto di spostarle le ginocchia.
Jennifer lo respinge con violenza.
"PIANTALA!" Le ordina, alzando una mano in gesto di minaccia. "Togliti questi stracci!"
"Prova solo a toccarmi con un dito e giuro che ti becchi una ginocchiata sui coglioni." Si divincola con tutte le sue forze e scende dal letto. "Dovevo immaginarlo. Scema a credere alle tue promesse. Erano solo parole a vuoto. Qualche settimana insieme a quei debosciati dei tuoi amici e ti sono rispontate le velleità da grande star a cui tutto è permesso e lecito. LASCIACI IN PACE!"Gli grida. "Non farti più vedere nè da me nè, soprattutto, da mio figlio." Sbatte la porta e Dave cade di schianto sul letto, con il viso nascosto tra le mani.
"Fase uno: completata con successo." Mormora, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.

Jenny corre per i corridoi, la vista offuscata dalle lacrime. *Jennifer sei una cretina! Alla tua età non conosci ancora gli uomini? Sei solo una povera illusa.* Vede in lontananza il figlio che ride e si nasconde in un angolo. Prende dei lunghi respiri per calmare il tremito e si tampona le lacrime. "Amore, vieni. Si è fatto tardi e Mr. Simon ha del lavoro che lo aspetta." La sua voce ha un'incrinatura e basta questo per far corrugare la fronte dell'anziano.
"Vuoi sederti davanti, al mio fianco?"
"Posso? Davvero, mamma?" Chiede salterellando.
"Solo per questa volta." Rivolge uno sguardo pieno di riconoscenza a Simon, gli occhi di nuovo lucidi. "David... Ti ha spiegato che i posti più sicuri per i bambini sono i sedili posteriori."
"Uffa." Brontola piano il piccolo, distraendosi subito con i congegni del cruscotto. Jenny sospira e non si accorge di essere sorvegliata discretamente attraverso lo specchietto.

"Se la signora permette posso accompagnare James in una parte della casa che non ha ancora esplorato? La nursery." Si rivolge direttamente al piccolo. "Per te sarà piena di vecchi giocattoli, ma sono sicuro che ti divertirai a sfogliare i libri illustrati e ci devono essere anche degli album da colorare."
Jimmy la guarda, speranzoso e Jenny acconsente con un cenno. "Gioca pure... Senza rompere niente." L'ammonisce. "Di' grazie a Mr Simon." Li segue con lo sguardo e quando non li vede più scoppia in un pianto a dirotto.

Quando l'uomo ridiscende si ferma. Nonostante la porta chiusa si sentono i suoi singhiozzi. Con un gesto deciso raddrizza le spalle ed entra nella stanza dove Kit dorme e lo sveglia. "Scusi, signor Chris. Mi sono preso la libertà di una piccola indiscrezione... Un'intromissione in faccende che non mi riguardano..."
Kit solleva appena la testa dal cuscino. "Insolito... Parla."

Pochi minuti dopo esce, inseguito da Simon, finendo di vestirsi lungo le scale e borbottando insulti e una sfilza di parolacce. **Dave... David... Cosa devo fare con te??**

Si precipita alla clinica e dopo lunghe trattative con la strega in portineria riesce a salire. La camera è deserta. L'infermiera a cui chiede sue informazioni gli proibisce di scendere nei laboratori delle analisi dove "dovrebbe" essersi recato.
Kit divora a grandi falcate lo spazio tra la porta e la finestra e viceversa, sempe più impaziente.

Dave entra seduto su una sedia a rotelle, spinta da un inserviente. "Ok. Qui ci siamo. Posso adoperare le mie gambe?" Chiede immusonito.
"Sì, ma con cautela." Gli suggerisce andandosene.
"Dove cazzo eri finito?" Lo investe Kit.
"A divertirmi, guarda un po!" Ribatte con asprezza Dave. "Bell'idea la vostra!! Siamo in un ospedale? E allora esami... esami... esami. Ho appena scoperto un fatto interessante su di me. Mi sono bucato mille volte, con ogni genere di schifezze e stavo per svenire quando ho visto la siringa piena del MIO sangue. Non ti fa ridere?"
"NO!" Agita le mani in aria. "Resti SOLO per poche ore e che mi... DAVID!" Lo sostiene vedendolo traballare e incespicare.

Dave si avvinghia alle sue spalle. "Non lasciarmi." Mormora.
"Tranquillo... Sono qui."
Un grido soffocato gli fa voltare la testa.

Martin li sta fissando con occhi sbarrati. Una mano sulla bocca a smorzare un secondo grido. "MI avevate GIURATO che la storia tra voi due era finita..." Con un balzo salta addosso ad un sorpreso Kit, colpendolo con furia. "STORIA FINITA un paio di balle!!"
Kit è talmente sbalordito per quella scena assurda che non reagisce e non si difende.
E' Dave a farlo, con rabbia. "Che cazzo vuoi ancora? Ti ho scopato due volte... Una di troppo per i miei gusti. Con le donne sarai considerato un fenomeno... Ma per me sei UNA VERA FRANA!"
Martin indietreggia, sconvolto. "Mi sono innamorato di un vero bastardo... Sei un INFAME BUGIARDO! UN MOSTRO!!" Grida prima di correre via.

Non può così vedere che Dave è caduto di schianto sul letto.
"COMPLIMENTI! Quando ti ci metti sei un autentico coglione." Kit lo guarda con pietà. Si accende un sigaro e gliene porge un altro. "Prima di mettere su questa sceneggiata potevi discuterne con me. Hai scelto la strada peggiore in assoluto."
"Me lo avresti impedito." Replica Dave con un filo di voce, esausto.
"Naturale. Deludere Jennifer. Ferire Martin... Cosa ha partorito la tua mente bacata per TUO FIGLIO E TUA MADRE?" Lo scuote con forza.

"Niente. Mi allontanerò gradualmente da Jack. Diventerò un'ombra lontana. Mia madre? Non posso. E' l'unica che mi perdonerà per ogni altra stronzata che combinerò." Alza con fatica la testa. "Tu e Maggie mi aiuterete. Dave Gahan ha cancellato i suoi buoni propositi. E' tornato alla sua vita piena di eccessi. Dave Gahan è un cantante capriccioso, viziato, egoista e... senza freni." Sbriciola il sigaro tra le dita. "La rovina dei Depeche Mode. Colui che ne ha interrotto la carriera."
"Scordatelo. Sarebbe una pazzia." Protesta Kit.
"Me lo devi, mio maestro." Gli occhi determinati di Dave si piantano in quelli di Kit che li abbassa con un sospiro addolorato.
"Stai commettendo un errore che rimpiangerai per il resto della tua esistenza." Lo ammonisce.
"Può darsi, ma preferisco perderli di mano mia. Auguro a Jennifer di trovare un uomo che la sappia rendere felice come merita e che sia un buon padre per suo figlio. A Martin..." Stringe i pugni. "... ho fatto un favore. Si prenderà la prima di innumerevoli sbronze, scoperà con ogni donna che gli andrà a genio e la smetterà di tormentarsi... con sogni impossibili." Si asciuga la goccia che gli percorre la guancia.
"E tu?"
Scrolla le spalle. "Sono un immortale ed un Angelo della Morte." Si infila sotto le coperte, fingendo indifferenza. "Dolore e pena sono miei compagni fedeli. Uno in più..." Chiude gli occhi. Il discorso per lui è chiuso.

Kit scuote la testa e si richiude piano la porta alle spalle. *Maestro... e padre... Grandissimo deficiente. Speri che ti lasci gettare via una delle poche occasioni che avrai di essere felice?* **MAGGIE! WOLLY! Mi serve il vostro aiuto. IMMEDIATATAMENTE!**

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Capitolo 26
*** Capitolo n. 26 ***



Fletch ascolta incredulo e addolorato il sommesso e accorato sfogo di Martin. Davanti a loro una bottiglia con poche dita di liquore. Gli uffici della Mute intorno a loro sono silenziosi e deserti.
Un rumore di passi, un cigolio e una serie di tonfi destano la sua attenzione. Martin continua a fissare il bicchiere e a far ruotare il rimasuglio sul fondo.

Mozart avanza spingendo un carrello. "Ehi, salve! Credevo di essere l'ultimo rimasto."
"Wolly... Lavora qui?" Si stupisce.
"Ho seguito il vostro consiglio. Sono un apprendista. Il signor Miller mi trova un soggetto particolarmente promettente. Che gli è successo?" Indica con il mento l'altro soggetto nella stanza. "Dave è peggiorato?"

Martin se ne esce con un versaccio. "Anche tu?"
"Anch'io cosa? Sono curioso. Margareth mi aveva prospettato una bella vacanza completamenta pagata da un certo Anton. Un fesso di olandese che spera di portarsela a letto. Ed invece..."
"Ed invece l'amichetto di Kit ha scombinato i vostri piani. Spiacente per te." Ridacchia stridulo Martin.

"Il TUO Dave? Amichetto di Kit? Ma va! Non ci credo."
Andy lo guarda inquieto. Se sta recitando è un ottimo attore.
La testa di Martin fa su e giù. "Li ho visti con i miei occhi."
"Li hai beccati a letto insieme? E quando... Quando?" Chiede con l'aria del pettegolo interessato.
"Oggi. In ospedale." Risponde Fletch, che comincia a capire dove vuole andare a parare.

"Un posto più romantico no? Corbezzoli! Pensavo che Kit fosse più discreto."
"Non erano a letto insieme, pezzo di... Si abbracciavano!!" Singhiozza Martin.
"Solo abbacciati? E che sarà mai... Tu non l'hai mai fatto? Ah no. Voi siete inglesi." Commenta con una smorfia ironica.
"Che cazzo vuoi insinuare?" Martin si alza traballando per puntargli l'indice sotto il naso.

"Non insinuo un bel niente. Dico solo che quando vado a trovare un amico in ospedale lo abbraccio. Sarà perchè a me mettono paura. Gente che geme, che si lamenta... Odori sgradevoli. Quella puzza di di disinfettante, di... medicine... Pappette immangiabili... Sirighe, aghi..." Rabbrividisce disgustato.
Martin si appoggia alle sue spalle. Wolly sposta la testa alla zaffata di alcol che gli arriva.

"Quella clinica non è male."
"Se lo dici tu. Personalmente ho solo ricordi sgradevoli dei miei ricoveri. Uno peggio dell'altro." Wolly lo sostiene.
"Anche Dave." Bisbiglia Martin. "Era legato... Urlava..." Inizia a tremare. "Non ho avuto il coraggio di entrare... Di andargli vicino..." Si riprende con furia. "Perchè mi ha detto quelle cose? PERCHE'??"
"Mio caro, che vuoi che ne sappia? Dave l'ho incontrato poche volte, ai pasti principali. Non lo conosco per niente."
"Ma conosci Kit. Anche tu sei andato a letto con lui?" Lo incalza Martin.

"CALMA BELLO!! Quello che faccio in privato sono cazzi miei. Ma visto in che condizioni ti sei ridotto, ti rispondo. NO. Kit è l'amico di un vecchio amico. Mi tira fuori dai guai, visto che lui non c'è più. Ogni tanto mi ospita. Di solito per pochi giorni e poi me ne vado in un posto più adatto. Non mi piace abitare in quella specie di museo. Nemmeno a lui, per questo. Ci resta qualche settimana poi lo riprende la smania di viaggiare. Vuoi la verita, tutta la verità? Chiedila direttamente a loro. Comportati da uomo e affrontali. Affogare i problemi nell'alcol non serve."
"Devo comportarmi da uomo? D'accordo. Andiamo!" Martin alza la testa e si dirige verso l'uscita, seguito dai due.
"Wolly, se Martin soffrirà ancora... Giuro che ti spezzo l'osso del collo." Lo minaccia Andy.
"Ti credo. Fai pure... ma adesso fermiamolo, prima che finisca sotto una macchina o un bus."
Pericolo che, in effetti, Martin sta correndo in quel preciso momento. Si affrettano a bloccarlo.

"Taxi!!" **Uno pronto all'arrivo**


Jenny sente un leggero picchiettio e si affretta a nascondere la valigia che sta riempiendo.
"Ciao, ho trovato questo giovanotto che girovagava alla ricerca della sua mamma." Una donna bruna le sorride cordiale, tenendo Jimmy per mano. "Sono Margareth Zelle, la quasi cugina di Chris. Se lui è Jimmy tu devi essere Jennifer. Piacere. Ho sentito talmente tante volte fare i vostri nomi che vi sembra già di conoscervi."
Si china verso il bambino. "Ti piacciono i muffins?" Lui la fissa a bocca aperta. "Simon ne ha appena sfornato di eccezionali. Una ricetta che piaceva tanto ad un bambino... Banane, burro di arachidi e gocce di cioccolato." Il piccolo si allontana di corsa.
"Lasciane un paio per la mamma... Scusa se mi impiccio... Hai la faccia di una che ha bisogno di un bel the caldo e di una spalla su cui sfogarsi. Se vuoi sono qui. Se preferisci possiamo scendere nello studio di Kit. E' calmo e tranquillo e non ha niente che possa attirare l'attenzione di un bambino."
"Ma, veramente io..."
"Sei americana! Ci metto due minuti a prepararti un caffè. Uso il solubile..."Alza di un tono la voce. "...perchè QUI non sono capaci di farne uno decente..." Dalla cucina proviene il rumore di uno sportello sbattuto.
"Solubile va bene." Jennifer abbozza un sorriso. Le schermaglie tra i due devono essere una consuetudine.

"Ecco. Così. Un po' di più..." La incoraggia. "Come si sente Dave? Meglio?"
Jenny annuisce e cerca di frenare le lacrime.
"Ehi, ehi!" Le picchietta su un ginocchio. "Ha avuto solo un mal di pancia! Domani o dopodomani potrai coccolarlo quanto e come vuoi."
"Io... Noi non ci saremo." Risponde alzando il mento. "Ho... prenotato due posti sul primo volo disponibile."
"Tu... cosa??" La guarda allibita e poi con uno sguardo scrutatore. "Non mi sembri una donna che scappa per una sciocchezza... Che ha combinato?"

A quella domanda precisa Jenny si lascia andare e le confida cosa è successo in ospedale. Maggie l'ascolta, senza interromperla, continuando ad accarezzarle la mano.
"Trovo il suo comportamento veramente inqualificabile... Ma del tutto incoerente con il modo di fare del Dave che ho conosciuto qui." Guarda Jenny e continua. "Non siamo più ragazzine inesperte. Nessuna delle due. Parliamoci chiaro... Ci sono uomini che si eccitano con la violenza. Ti ha mai maltrattato?" Jenny scuote la testa.
"Ti ha mai... costretto a subirlo o ad assumere posizioni... strane, particolari?"
"Mai. Irruento, questo sì, ma..." Con sua grande disdetta arrossisce.
"Vivete in case separate, a quanto so. Quando è che... Che lo fate?"
"Dipende. Se ci incontriamo da me... Quando siamo ben sicuri che Jimmy dorme e... quando lui ha la casa libera..." Mormora.
"Tagliamo corto. Ho uno scopo per farti queste domande indiscrete... So che tu piaci a Dave e lui... E' palese. Nessuna donna versa tante lacrime per uno stronzo di cui non le importa. Perchè non vivete insieme?"

La schiettezza di Margareth, piano piano, fa breccia nella ritrosia di Jennifer.
"Per i nostri trascorsi. Drogata io, drogato lui. E poi... David è ricco, a milioni... famoso... bello... Mentre io... Una madre nubile... Guardami. Il mio aspetto è... quello che è. Tu saresti più adatta di me come sua compagna... Al suo fianco... Sei..." Cerca le parole per spiegarsi, ma si limita ad un gesto.
"Appariscente e... leggermente zoccola?" Scherza lei. "Sarà... però Dave, dopo la prima occhiata, mi ignora come donna. Mi considera un amica. O addirittura mi vede come una semplice appendice di Kit."
"E allora perchè ti trovavi in Marocco?"

Meggie smorza il suo attacco di gelosia frugando in un cassetto. "Avevo questi già pronti." Le mostra due biglietti aerei. "Volevo fare una sorpresa ad Anton."
"Anton... Intendi Anton Corbijn, il regista?"
"Mi corteggia da quando ci siamo incontrati ed io mi diverto a tenerlo in sospeso... sulla corda. Ancora qualche appuntamento ed è cotto al punto giusto." Dice con una risata. "Ascoltami... Ho maggiore esperienza di te... Conosco bene come sono i maschi. Se gli segnali che hanno via libera lo fanno anche in piedi, dove capita. Ma, tranne poche, pochissime eccezioni, TUTTI cercano... vogliono... un angolo intimo, privato, dove non essere disturbati. Dave non fa eccezioni... Se voleva sfogare la sua libido gli bastava cercarne una a pagamento."
"Lo ha fatto di proposito!! Per... scacciarmi... allontanarmi... Perchè??" Le afferra le mani con forza. "Ha un'altra? No, me lo avrebbe confessato. Ha riallacciato i rapporti con la sua... Con Jo?"
"Che io sappia no. L'ho solo sentito discutere, quasi litigarci... e il motivo era uno..."
"Jack?"
"Esatto. Puoi rispondermi di farmi i cavoli miei... ma perchè non interroghi Kit o i suoi amici? Loro gli sono vicini... e se esiste un motivo..." La vede esitare, combattuta. "Lui sai come è fatto e gli altri... Non sono male, se presi a piccole dosi."
"Dici?"
"Per male che vada ne saprai di più su com'è con loro... e se, dopo, pretenderai i chiarimenti che ti deve... Io sarò al tuo fianco. Conta pure sul mio aiuto."

Jenny si strofina il viso umido e si alza. Una luce è apparsa nei suoi occhi. "Forse hai ragione. Accantonerò l'orgoglio, la rabbia e la delusione. Mi incontrerò con Martin e Andrew e parlerò con Kit. Lo ha sempre anticipato. Sembra che legga cosa gli passa per la testa."
*Non sai quanta verità c'è.* "Brava. Così ti voglio. Bella decisa." **Due... Pronta.**



Martin preme il pulsante del campanello e ancora... ancora... ancora.
Simon apre con aria inviperita. "NON SONO SORDO!!"
"Dov'è si è nascosto? Dov'è Kit??" Grida, spingendolo dentro.
"Mr. Gore!?!"
"Kit... Chris... MARLOWE!!" Comincia a spalancare ogni porta che si trova davanti.

Simon si piazza davanti al salottino azzurro a braccia spalancate. "Se solo osa avvicinarsi la butto fuori a calci." Dice con l'atteggiamento di chi è pronto a sostenere una dura battaglia.
Fletch cerca inutilmente di frenare l'amico e di farlo ragionare.

"Mr. Godlove... Dovevo immaginarlo che c'era il suo zampino dietro a questa baraonda."
"Questa volta no, Simon." Risponde Amadeus imperturbabile.

"Wolly, Simon? Che state combinando?" La testa di Maggie spunta dallo studio. "Rischiate di svegliare il bambino." Li ammonisce, severa.
"Bambino?"
"Martin, Andrew... Proprio voi. Arrivate al momento giusto. Dentro!" Ordina con un gesto imperioso. "Wolly, questo non doveva essere il tuo primo giorno come impiegato?"
"Mr. Miller non avrà nulla da obiettare, vedrai." Con tutta calma si accomoda sul divano ed incrocia le gambe.

"Dov'è Kit?" L'interroga secco Martin.
"E' quello che vorremmo sapere anche NOI."
"Noi?"
"Jennifer ed io come amica e sostegno morale... Ditemi... Il VOSTRO amico David è completamente pazzo o solo estremamente STRONZO??" Chiede con le mani sui fianchi e l'aria bellicosa.

"Jenni... fer...?" Andy la fissa come se non credesse alle sue orecchie.
"David non è pazzo." Salta su Martin.
"Allora è più stronzo della maggioranza di VOI uomini." Lo zittisce. "Non ha neppure le palle per dirle chiaramente in faccia che tra loro è finita."
Andy e Martin rimangono immobili, congelati, con le bocche aperte, incapaci persino di respirare.

Simon tossisce per attirare l'attenzione. "Mi sono preso la libertà di svegliare il signor Chris dopo aver notato le condizioni dela signora Sklias. Ho ritenuto mio dovere informarlo."
"Ha rotto... con... Jen??" Ripete Martin.
"La signora stava piangendo." Spiega Simon. "Il signor Kit ha indossato in fretta i primi indumenti che ha trovato ed è uscito di corsa. Quattro ore fa e non è ancora rientrato." Comunica prima di dirigersi verso la porta, dove qualcuno sta cercando di infilare la chiave nella toppa. "Signor Chris... Che le è successo??" Lo sentono esclamare.

"Niente Simon. Un qui pro quo. Il dottor Jafar ha telefonato?" Chiede in tono urgente.
"Nessuna telefonata, signore. Ha ospiti in studio."

Quando Kit appare sulla porta è evidente per tutti il vistoso livido che ha sul viso. Martin geme, coprendosi il viso. Andy non sa da che parte guardare. Wolly ridacchia e Maggie gli corre incontro.
"Chi è stato a farti un occhio nero?"
"Mi ha beccato di sorpresa." Indica Martin.

"Che vi prende a tutti quanti? SIETE IMPAZZITI??" Il rimprovero di Maggie cade in un silenzio teso e innaturale. Gli occhi degli altri sono rivolti alle sue spalle, alla porta su cui si staglia la figura di Jennifer.
"Jimmy finalmente dorme." Si accorge della stanza affollata e fa un passo all'indietro.

"Vieni." Maggie la prende per mano. "Ti presento Wolly Godlove... che è di passaggio." Gli scandisce in faccia. "...e Andrew Fletcher... Lei è..."
"Jennifer Sklias." L'anticipa Martin, a cui sembra che la sbronza sia passata all'improvviso. "Ci siamo sentiti per telefono. Sono Martin Gore."
"Ti riconoscerei dovunque. Dal nostro primo incontro, mesi fa." Guarda dubbiosa verso chi ha davanti. "Kit? Sei davvero tu?"

"Mi sono dato una ripulita. Chi mi assume si aspetta di trovarsi davanti Christopher Marlowe, serio e conosciuto esperto d'arte, non un mezzo barbone." Il suo sorriso è talmente pieno di calore che sia lei che Martin si sentono rinfrancati.
"Hai visto David?" Gli chiede, avanzando verso di lui, ansiosa.
"Per pochi secondi... Poi siano stati interrotti. Bel destro." Commenta ammiccando a Martin.
"Scusa... Non so che mi è preso." Borbotta impacciato e confuso. "Cosa è successo... dopo la mia fuga?"
"Ho cercato, inutilmente, di rintracciare Jafar ma è irreperibile. Sia nel suo solito albergo, sia in ambasciata. Lo credevano in Patria... E in ospedale porte sbarrate e bocche cucite."
"Chi è Jafar?" La domanda di Jenny scatena una cacofonia indistinguibile di risposte.

"Un amico di Kit. Un valente medico marocchino. E' lui che si è preso cura di Dave e ad accelerare le pratiche per il suo rientro." Maggie scrolla la testa. "Parlare uno per volta... Wolly? Fuori... Bitte."
"Per perdermi...?" Si alza di scatto notanto lo sguardo minaccioso di Kit. "Se mi cercate... sono in cucina..."

"Mr. Godlove. Grazie per la sua offerta, ma ho sbrigato ogni faccenda... Se si annoia può sempre pelare qualche patata..." Simon è arrivato silenziosamente alle sue spalle e sogghigna vedendolo sobbalzare. "Caffè, the e qualche dolcetto..." Depone il vassoio sulla scrivania.
"La ricetta di Peter??" Kit li guarda con occhi fiammeggianti. "SIMON!!"
"Ordini di Madame Zelle. Il piccolo Jimmy ne è stato conquistato. Li ha divorati e mi ha detto che sono superfantabuonissimi."

Kit ne sfiora uno, prima di assaggiarlo. *Proprio come quelli di allora.* "Facciamo da soli, Simon. La sua famiglia la sta aspettando."
"Buonasera... signore, signori... In ogni caso, se..."
"Vada. Siamo adulti; ce la caveremo." Lo congeda Kit, con una pacca cordiale. "Wolly..." Amadeus si affretta ad allontanarsi.

"Jenny, prego... David trova questa poltrona particolarmente confortevole..."
"E' quella che preferisce. Siede sempre lì." Sfugge a Martin.
Andy gli mette una tazza tra le mani. "Bevi." Gli ingiunge, infilandogli un dolcetto in bocca. "E tieni quel forno ben chiuso." Gli sussurra.

"Kit... Ho avuto tempo per pensarci e ripensarci... Quella di David è stata una recita... crudele... MA PERCHE' arrivare a tanto? E tu cerchi il tuo amico dottore... STA MALE? Male... veramente??" Si sporge, ansiosa, in cerca di una parola che smentisca le sue elucubrazioni.

"Se riesco a mettergli le mani addosso stai tranquilla che gli sarà difficile muovere anche solo un dito..." Kit usa un tono scherzoso, ma si intuisce che sta dicendo sul serio. "Sta bene. Meglio di te senz'altro." La rassicura. Martin si rilascia all'indietro, meno teso."Jafar ha avuto un'infanzia per alcuni versi simile a quella di Dave. Può aiutarmi a chiarirmi che gli passa nella zucca. Io... Io non ci riesco. Cioè... Fino ad un certo punto, poi..." Si gratta la testa. "Ha mai fatte tante cazzate una dietro l'altra?" Interroga Andy che, prima di rispondergli, posa con decisione il tacco su un piede di Martin, che si risiede, lamentandosi debolmente.

"In un giorno solo, anzi... in poche ore? No."
"Avete notato qualche stranezza nel suo atteggiamento, nel suo solito modo di comportarsi? Vi conoscete da quasi vent'anni..."

Fletch è il primo a parlare. "Per quello che può valere... Lo trovo stranamente... controllato. Ha sempre esibito un atteggiamento sicuro, straffottente... Ora è quasi umile... Accetta le idee di Martin senza protestare, senza contestarle... Dovete capire che..." Spiega. "...nel nostro gruppo non è mai esistito un capo... Si discute... Si discuteva su ogni brano... Modificando, riarrangiando... A volte per giorni... Fino ad ottenere un risultato che accontentasse tutti... Lo fa ancora, ma... sembra importargli fino ad un certo punto... E' come se, ogni tanto, la sua mente vagasse... da tutt'altra parte. Però... ci si lavora bene insieme... meglio dell'ultimo album..."

"Ci vuole poco... Durante SOFAD... era già difficile incontrarci per incidere... Lasciamo stare il passato. Ormai è una storia famosa..." Aggiunge Martin, a capo chino. "Io... lo vedo... più interessato... alle persone, meno egocentrico..." Si alza all'improvviso. "Scusate... devo..."
Andy lo segue. "Aveva fatto il pieno... Adesso deve smaltire le conseguenze... ed io con lui."

Martin si sciacqua il viso con l'acqua fredda. Fletch gli porge l'asciugamano.
"Senti... Tieni la bocca chiusa, su... Su voi due... Jenny ha i nervi tesi allo spasimo..."
"Mezzo sbronzo, senza forse... Scemo no. Dopo la cena, quando io... Dave mi ha detto che le vuole un bene dell'anima..." Lo afferra per il bavero. "Perchè si è comportato così? Prima lei... poi ha usato Kit... Il suo grande amico... Per farmi... esplodere. Andrew..." Gli artiglia un braccio. "E se...se avesse...  se fosse..."

"ZITTO! Non ci voglio pensare... Non voglio e... BASTA!!" Scatta, spaventato, coprendosi le orecchie.
"Torniamo di là... Restiamo vicino a Jennifer." Lo spinge appoggiandogli il palmo sulla schiena. "Terrò duro, te lo prometto... Non fasciamoci la testa..."

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Capitolo 27
*** Capitolo n. 27 ***


Piccola e doverosa premessa: Non so come si procede ad una donazione di midollo osseo e quindi se ho scritto qualcosa di sbagliato perdonate la mia poca voglia di cercare su Wiki o altrove...
D'altra parte sia Dave che Martin sono coinvolti nella beneficienza per i bambini ammalati di cancro. Dave e Jenny contribuiscono ogni anno con un lauto assegno e Martin tiene, a dicembre di solito, una serata come DJ...


Capitolo n. 27

Kit gli porge una tazza di the. "Con limone. Ti pulisce la bocca." Pure lui lo mette in guardia. Martin china impercettibilmente la testa, confermando.
"Vi ho aspettato per mettervi al corrente di cosa mi ero accorto... Prima che arrivassi a... distrarmi. Quando sostenevo Dave, che sembrava incapace di reggersi in piedi... Era debole sul serio..."
"Per quale motivo? Mi avevate detto che si era ripreso... Cosa gli hanno fatto??" Jenny si è alzata, le mani strette attorno al seno e Martin inizia a far scorrere lungo il dito l'anello che indossa.

"Nel suo braccio... Quello che toccavo... E' stato inserito un ago fisso."
Maggie si porta una mano alla bocca, Andy diventa terreo, mentre Jenny sembra inebetita.
"Ago fisso? Che cos'è?" Martin è l'unico a non aver capito.

"E' un ago con un tubicino... Quando devi subire numerosi prelievi o hai bisogno di flebo... lo infilano in una vena... e vi rimane per giorni... Evitano di stressare le altre e di martoriarti le braccia." Gli spiega Kit. "Inoltre si è lamentato di esami... esami... esami. E' strano. Quelli di routine li fanno all'arrivo." Posa con decisioni le mani sulla scrivania. "Devo mettermi in contatto con Jafar,  è stato l'ultimo a parlare con Dave. Voglio sapere cosa si sono detti." Picchia le mani sul ripiano.
Maggie gli si avvicina. "Non è colpa tua. Hai fatto del tuo meglio."
Lui scuote la testa. "Non è così. Sto invecchiando. Mi sto indebolendo e lui riesce a mascherarmi i pensieri."
La loro conversazione passa inosservata davanti agli occhi pieni di timore degli altri.

"Domattina... Appena mi lasceranno entrare... metterò sottosopra l'ospedale... A costo di far intervenire la polizia. Pretendo di sapere."
"Parlare con David?" Suggerisce Andy, prudente.
"Credi che aprirebbe bocca?" Lo redarguisce Martin. "Ha allontanto Jennifer... e posso assicurarti che quando stava male... là, in America, gli bastava vederla per sorridere. Verremo anche noi...e Daniel... Lo costringeremo a dirci cosa gli passa per il cervello... E se sta male... se il suo malore in Marocco è..." Si inginocchia per prendere le mani di Jenny fra le sue. "... un sintomo di qualcosa di grave... Gli resteremo vicini. Jennifer, David ti ama... Con tutto il cuore. Pensa solo a questo." Lei lo ringrazia, con gli occhi umidi e lui la stringe tra le braccia. "Non andartene. Rimani con lui." Mormora con uno sforzo. Si rialza a fatica, sentendosi osservato. Negli occhi di Andy legge pietà e... compassione.

Maggie e Kit, vicini, le spalle che si sfiorano, stranamente compatti, lo guardano compiaciuti e persino... orgogliosi e Martin, per un breve momento, si sente avvolto in un caldo abbraccio... rassicurante.

"Che facciamo?" Qualcosa lo spinge a rivolgersi a loro per vedere di conservare la pur minima speranza di un futuro insieme a Dave. Amico, collega, non importa. Gli basta continuare a vederlo, sentirlo...
Si ritrova Kit accanto. "Il TUO Dave tornerà. Te lo prometto." Gli dice in tedesco.

Martin sbatte le palpebre. Il quadro davanti a lui riprende vita. Maggie sta consolando Jennifer. Andy... Dove diavolo è finito Andrew?
"L'ho mandato a casa." Continua Kit. "Gli ho suggerito che era meglio ti lasciasse rimanere qui e gli ho promesso di sistemare, in qualche maniera, la tua situazione... Martin, sii sincero. Sei disposto a correre il rischio di perdere Dave... Per sempre? Di lasciarlo a Jennifer..."
"Mi odierà? Mi disprezzerà?"
"No. Questo mai."

Ha fiducia, una fiducia estrema, in lui. "Sì... Tutto, purchè sia felice. Se lo sarà lui... Lo sarò anche io. O almeno... sereno. David dice spesso che ha imparato che la perfezione non esiste... Che non fa per noi... Mi basterà ritrovare l'amico di un tempo." Pronunciare ogni parola gli pesa come una condanna, ma dopo averle dette si sente l'animo più leggero.
Kit china vigorosamente la testa e scanbia uno sguardo indecifrabile con Maggie che ricambia il gesto. "Domani potrai avere la risposta certa."

"E Jenny? Sai quanto è importante per lui... Per quel futuro che sogna? Io...Io..." La voce gli si affievolisce. "Sono confuso e... spaventato. Ho sempre cercato di... agire con cautela con i... sentimenti. Prendendo quello che mi si offriva. Lasciandomi scivolare addosso... guai, problemi, complicazioni... E invece adesso..." Ma perchè gli è sempre così difficile esprimere a parole i suoi stati d'animo?
"Martin, vuoi bene a Dave?" Kit lo guarda indulgente e con occhi quasi paterni.
"Più di me stesso." Risponde di getto.
"Allora ricordati di queste parole. Sia quando lo rivedrai che in futuro." Gli consiglia prima di lasciarlo per avvicinarsi a Jennifer e mormorarle qualche frase che lui non coglie.
Nelle sue orecchie un rombo pulsante e ritimico. Il battito del suo cuore.

Come ha trascorso il resto della serata e la notte, resterà un mistero. La prima immagine che riconosce è l'edificio in cui ha sede la clinica e poi una serie di lunghi corridoi. Se deserti o affollati non saprebbe dirlo. La mano di Andy lo guida e dirige.
"COME?? COSA INTENDE CON MR. GAHAN NON E' PIU' QUI??" La voce alterata di Kit lo riporta in sè.

L'infermiera li guarda con l'aria di chi sta per perdere la pazienza. "Ha firmato una precisa richiesta di dimissioni anticipate. La clinica non poteva certo trattenerlo contro la sua volontà."
"Dov'è allora?" La mano di Jennifer cerca la sua e la stringe, tremando.

"Christopher! Alla buon ora! Quanto ci hai messo?" Jafar si fa loro incontro, vestito di una tuta azzurra. "E' quasi tutto pronto..." Si blocca, scorgendo le loro espressioni perplesse.
"Ma che razza di... MI HA MENTITO!"
Kit lo afferra per le braccia. "DAVE! Che cazzo ha combinato ancora??"

Lo attorniano preoccupati e ansiosi.
"David è un..."Si morde le labbra. "Un... uomo veramente generoso e coraggioso. Però penso che sia anche un grandissimo... no. Un colossale somaro... Venite, vi faccio strada..." Nota un viso sconosciuto. "Posso chiederti chi è la signora?"
"Mi chiamo Jennifer Sklias."

"La mamma di Jimmy?" Un breve sorriso gli illumina il viso. "Qualcuno sarò contento di conoscerla. Dave gli ha parlato talmente tanto di lui e di Jack... Spiacente, ma dovrete indossare delle protezioni...e preparatevi..." Li avverte.
Prepararsi a cosa? E' la domanda che assilla Martin.
Preme un pulsante. "Da qui potrete seguire ogni fase dell'intervento."

La parola intervento li spinge a stringersi compatti. "David..." Mormora Jennifer.
Martin ha perso completamente la capacità di emettere suoni.
Jafar controlla un orologio appeso al muro. "Il tempo stringe... Safija..."

Solo allora si accorgono della presenza di una donna vestita modestamente e con i capelli nascosti sotto un foulard. Lei si è alzata al loro arrivo e ora ascolta Jafar che le bisbiglia alcune rapide parole in arabo.
Corre verso Jennifer e ne bacia le mani con trasporto. "Merci. Merci." Mormora tra le lacrime.

Una scena irreale fino a quando un grido di Andy li riporta al presente. Sotto di loro una sala operatoria. Con due lettini quasi affiancati e l'equipe pronta. Due infermieri spingono una lettiga e con pochi gesti depongono bocconi il corpo di un uomo addormentato, la schiena decorata da un vistoso tatuaggio. Martin si morde la lingua per impedirsi di urlare.
L'anestesista controlla le sue condizioni e la strumentazione.

Kit ha notato un autoparlante e lo accende. "Donatore pronto... Condizioni stabili."
Negli occhi dei suoi vicini Martin nota la stessa incredulità, lo stesso sgomento.

In quel momento Jafar entra, portando un bambino dai grandi occhi scuri cerchiati. Safija lancia un piccolo grido e accarezza il vetro. "JALAL..."
"Vedi, Jalal? David ha mantenuto la sua promessa... ora tocca a te..."
Il piccolo porge il braccino all'infermiera con un tremulo sorriso. "Guarirò... e andrò a scuola. Tutti i giorni." Bisbiglia con un filo di voce.

"Bravo." Lo depone sul lettino a fianco di quello di Dave e continua ad accarezzarlo fino a quando anche su di lui l'anestesia fa effetto. "E' tutto suo... Greg." Si allontana di pochi passi.

Martin volta le spalle di scatto e cerca di coprire la visuale ad Andy, che sta tremando, terrorizzato. "Non guardare."
Nella sua mente ha solo le immagini dell'ultima notte passata con Dave. Talmente vivida da avvertire il calore del suo corpo, il tocco delle sue carezza, dei suoi baci...
"Perchè tacere? Perchè ci ha mentito?"
"Non lo so." Gli bisbiglia in un mormorio. "Di questo ne parleremo in seguito."


Jenny ha congiunto le mani e mormora incessantemente. "Amore mio... Tesoro mio... Sei l'uomo più meraviglioso che abbia conosciuto..."
"Che sta succedendo?" La domanda di Martin sembra rimbombare nel silenzio attonito della saletta.
"Sta salvando la vita del bambino..." Risponde Jennifer, indifferente alle lacrime silenzione che le bagnano il viso.

Kit osserva, immobile, accanto alla donna araba, i pugni appoggiati al vetro. **JAFAR!** Sembra accusarlo.
**Kit... credevo davvero che ti avesse messo al corrente...* Si difende. **Mi dovrà un'esauriente spiegazione...**
*Mettiti in fila...**
Jafar solleva appena la testa verso di loro.

"Come potete restare... fermi a guardare... Correte a fermarli!!" Grida Andy, fuori di sè. "QUELLO E'... DAVID!! Oh Dio, che gli stanno facendo??"
La prima a rispondergli è Jennifer. "E' anestetizzato, Andrew. Non prova dolore. Gli stanno prelevando una certa quantità di midollo osseo... Per poi immmetterlo nell'organismo di quel povero bambino." La sua voce risuona calma e controllata. Solo le sue lacrime rivelano cosa sta passando. "Non sapevo che anche lui fosse un donatore."
"Anche... lui?" Martin chiede con voce stridula, continuando a bloccare Andy.

"Avrei voluto entrare in lista, subito dopo la nascita di mio figlio... Ho dovuto aspettare di essere pulita..."
"Martin, tu sai il francese... Parla con quella donna..." Lo implora terrorizzato.

"Andiamo..." Lo spinge all'esterno. "E cosa le chiedo?" Dice infuriato. "Quel bambino... SUO figlio... STA MORENDO!... Se David... Se il suo dono lo può salvare... Nè tu, nè io, nè nessun altro... FERMERA' L'INTERVENTO."
"Scusami." Mormora l'altro, scivolando contro il muro. "Sono un codardo..." Si lamenta.
"Non lo sei. Io provo il tuo stesso desiderio... Ma rispetto la sua decisione e... Andrew, mi sento un tale egoista..." Si colpevolizza. "Quanto mi deve credere debole... fragile... per essere stato costretto a quell'assurda recita?"
Fletch lo ha ascoltato e si riprende di colpo. "Ti conosci poco. Se ti fossi visto e ascoltato... Con Jennny... Non ti definireti così." Lo avvolge con un braccio. "Mi sono ripreso. Vieni... Con gli altri... Per David..."
"Per Jalal..."

Ormai è rimasto ben poco da guardare, l'equipe medica ha praticamente finito. Vedono il chirurgo battere una mano sulla schiena di Jafar e lui sollevare gli occhi al cielo. Dave è condotto fuori insieme al bambino.
Safija si slancia fuori, ma prima si volta per mormorare qualcosa.
Kit la incoraggia con un cenno. "Ci ha ringraziato ancora."

"Ma quante cazzo di lingue parli?" Scoppia Andy.
"Troppe." E' la rabbiosa risposta che ottiene. La tensione è svanita, lasciando il posto ad emozioni contrastanti.
"Jafar!" Quello di Kit è un ordine, non un saluto.

"Dove si è cacciato il Kit compassato e che non tradisce le emozioni? Frequentare Dave ti ha trasformato..." Commenta divertito. Si lascia cadere su una sedia. "Sta bene. Staranno bene entrambi." Mormora sfilandosi la cuffia che gli copre i capelli.
"Sei stato TU a mettergli in mente questa follia?"
"Follia?" Jafar lo guarda ironico. "TU hai REGALATO decine di volte il tuo midollo... e sei donatore di sangue da... anni. Dave è un adulto. ESATTAMENTE COME SEI TU." Ribatte aspro. "Trattalo come merita."
Kit si volta, alzando le mani, in un gesto esasperato. "Sapessi quanti casini ha combinato in poche ore."

"Io so solo quello che ho visto. Ha donato il suo sangue, VOLONTARIAMENTE... Jalal ha avuto una crisi, era allo stremo e gli serviva SUBITO una trasfusione. E' stato LUI a chiedermi di fare gli accertamenti del caso... Per vedere di fare di più. Lo era. "Perchè aspettare? Facciamolo." Mi ha detto... Come potevo rispondergli di no?" Si alza in piedi e li affronta. "Sono MESI che quel bambino aspettava un trapianto... Che avrete fatto al mio posto?"
"Quello che era più giusto." Risponde per primo Martin. Gli sembra impossibile che escano dalla sua bocca le frasi che scandisce. "Io non so neppure a che gruppo sanguigno appartengo... A chi mi devo rivolgere per...?"
"Vengo pure io." Jafar li guarda in silenzio. "Ho due figli, in perfetta salute. E' ora che impari a pensare ai meno fortunati."
"Sicuri? E' una scelta... ben precisa..."
Martin e Andrew si limita a chinare la testa. "Il dato è tratto. Ma... Non vorrei che... trapelasse tutta la faccenda." Martin lo guarda dritto negli occhi. "E' una questione... personale... Riservata..."
"Sarete iscritti in un registo... A chi riceve la donazione, non interessa il nome di chi lo fa..." Spiega commossa e sorpresa Jennifer. "Almeno... a New York funziona così."
"In quasi tutto il mondo civile." Jafar le sorride. "Dovrebbe svegliarsi tra poco... Lo troverà... intontito, ma..."
"Perchè... intontito?" Martin si arresta di colpo.
"Abbiamo dovuto sedarlo, prima dell'anestesia... Era agitato... Anche in sala mugolava Jen... Mart..."

*Mi chiamava... Mi cercava...* Pensa e ripensa Martin, talmente felice che non accorge di che gli succede intorno. Solo una puntura e un leggero bruciole lo fa trasalire. Osserva meravigliato la sacca trasparente che si sta lentamente riempiendo di un liquido scuro.

*Ma guarda! Sembra vino rosso invecchiato!* "Il mio sangue?" Mormora.
"Non mi svenga anche lei."  Lo redarguisce una giovane infermiera. "Come il suo amico... Più grandi e grossi sono..."
Lui volta piano la testa e vede Andy, che si sta sventolando, giallastro in viso. "Pensa che si tratti di un buon vino, invecchiato a punto giusto." Scherza.
"Da oggi solo vino bianco..." Ribatte lui, stringendo i denti.

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Capitolo 28
*** Capitolo n. 28 ***



Capitolo n. 28



Una risata alternata a lunghi sibili fa girare loro la testa. Un ragazzino esile, la testa coperta da quelli che potrebbero essere capelli rossi, ma che si capisce appena, tanto sono corti e sottili, lo guarda divertito.
"Ciao. Se tu il mezzo gigante che è quasi caduto per terra?"
Ottiene un borbottio indistinto.
"Credo proprio di sì. Io sono Martin e tu?" Chiede porgendogli la mano libera.
"Piacere. Andrew John Porter." La stringe con la serietà di un adulto.

"Andrew... John?? Ti chiami come me!" Esclama Fletch.
"Ah, sì? Due nomi stupidi, non trovi? In onore di un tizio che piace a quella fessa della mia vecchia. Un imbecille con gli occhiali che suona nel suo gruppo preferito. Un mucchio di sfigati, sballati e fusi di testa. Chi ha mai sentito nominare i... Depeche mode?" Dice infervortato. "Vuoi mettere i Backstreet Boy? Quelli sì che spaccano!!"
Martin ride all'espressione apparsa sul viso dell'amico. "Io... Noi due... li conosciamo."
Riceve un'occhiata di compatimento. "Prima volta, eh? Non vi ho mai visto... e qui conosco tutti."

Alle sue parole sentono un brivido lungo la schiena. "Vieni qui... spesso?" Chiede Andy. Gli pare indelicato e inopportuno approfondire.
Lui addenta una mela." Due volte la settimana." Risponde con una calma che li sgomenta. "Una noia aspettare il mio turno. Speravo di giocare con Jalal, ma oggi non me lo lasciano vedere..."
"Due volte... la settimana?" Andy quasi si strozza.
"Dialisi." Spiega il giovane Andrew con indifferenza. "Sono in lista per un trapianto. Il rene di mia madre non è adatto."

I due adulti si guardano, ammuttoliti. "E... tuo padre?"
"Mai conosciuto. Mia madre dice che lo stronzo l'ha mollata, ma secondo me non si ricorda nemmeno il suo nome. Saranno stati sbronzi o troppo fatti per pensare al dopo." Commenta stringendosi nelle spalle. "Magari è proprio quel musicista... Ho sentito dire che avevano sempre un gruppo di troiette a portata di mano e mamma è carina."
"Andy? Forza che tocca a te!" Un infermiere lo trascina via e il ragazzino li saluta con la mano.
"Oh, Dio Santo..."

"Respira piano e a lungo. " Martin preme il pulsante che pende dal muro. Accorre la stessa giovane infermiera. "Mi scusi, poco fa è entrato un ragazzino... Magro, capeli rossi, corti..."
"Andrew." Sorride. "Sempre a gironzolare dove non dovrebbe. Ormai è come se fosse casa sua." Con pochi gesti stacca gli aghi, li medica e ripone le sacche piene su un carrello.
"E' da molto che è ammalato?"
"Praticamente da quando aveva pochi mesi. Prima ha perso la funzione del destro... Ora è toccato al sinisto. Poverino... Sente la lontananza dalla sua famiglia..."
"Ne ha una?" Si sorprendono.
"Sua madre lo adora, ma non è facile per lei... Da sola..." Scuote la testa. "Il padre non ha avuto la forza di affrontare la malattia e... Se l'è svignata... Lo stiamo cercando, con ogni mezzo. Potrebbe essere una delle poche speranze che gli restano..."
"Ha... un padre?" Andy chiude i pugni e stride i denti.
"Come tutti... Scusate, ma... siamo in pochi e..." Si allontana a passo rapido, lasciandoli immersi in cupi pensieri.

"Salve." La testa grigia di Jafar fa capolino. "Tutto bene?"
"Per niente."
"Jafar... Quandi bambini ospita questo reparto?" Chiede Martin, distratto.

"Decine." Sospira. "Quasi tutti in gravi condizioni o... inguaribili... Leucemie, tumori, cancro..." Si siede al suo capezzale. "Avete cambiato idea? Non saresti i primi a fuggire da questo girone infernale..."
"Tornare indietro? Non ci penso nemmeno per un secondo." Risponde deciso Andy. "A costo di risvegliarmi ogni volta sul pavimento."

Il medico sorride. "Degni amici di Dave." Il suo elogio li riempie d'orgoglio.
"Poco fa c'era un piccolo paziente... Parlava di... turni..."
"Deve trattarsi di uno di quelli in dialisi. I letti sono sempre pochi e campano sperando che non passi troppo tempo tra una seduta e l'altra..."
"Quanto costa un letto?" Domanda Andy.
"O due..." Aggiunge Martin.
"Migliaia di sterline. Non è semplice." Allarga le mani. "Dipende dallo spazio disponibile, dalle attrezzature, dal personale specializzato..."

I due si scambiano una silenziosa promessa. "Come sta David?"
"Dorme ancora. Lo abbiamo sistemato accanto al bambino... Vegliato dalla signora Sklias e da Safija."
"Possiamo vederlo?"
"Dopo esservi rifocillati con una tazza di the zuccherato e con un paio di biscotti. I vampiri che comandano vi vogliono in forze... Per la prossima bevuta." Dice allontanandosi.

"Telefono a Jonathan... Saprà a chi rivolgersi... Senza sbandierarlo ai quattro venti." Mormora scendendo piano. La testa gli gira e le gambe tremano.
"Martin... Sarà solo una goccia... nel mare..." Geme Andy.
"E' un inizio. Abbiamo un mucchio di conoscenze... Basterà... passare parola. Anche un piccolissimo gesto può fare la differenza." Mormora. Ha espresso il concetto anni addietro e solo ora ne ha capito la validità.


I due osservano Dave che riposa, la mano stretta tra quelle di Jennifer. Safija passa delicatamente le dita tra i capelli del figlio.
Martin prova un desiderio fortissino di correre a svegliarlo per vedere la sorpresa illuminare quel viso pallido, ma retrocede. Che diritti può vantare?

Jenny li ha notati ed li raggiunge. "Come vi sentite?"
"Leggermente... strani... Puoi telefonarci, quando si sveglierà?" Risponde per entrambi Fletch.
"Non restate?"
"Hai la precedenza." Martin si sforza di sorridere e parlare normalmente. "Sarà... contento... di trovarti, anche se tenterà di non dimostrarlo."

"Andrew, mi permetti di scambiare due parole con Martin, in privato?"
"Ti aspetto giù."
Martin continua a fissarla, inerte.
"Rimani... Ti prego. Ti chiamava..."
"Sei... sicura?" Bisbiglia.
"Sì." Lo prende per mano e lo avvicina al letto. "Più che sicura."

Proprio in quel momento Dave apre gli occhi. "Il bambino... Il bambino..." Mormora.
"Dorme, caro. Si salverà."
Li mette a fuoco. "Jen?... Mart?..."

"Ciao, cretinetti." Martin si esibisce in uno dei suoi ampi sorrisi. "Basta scherzi! Adesso ti lascio nelle mani di questa poveretta." Si volta nella sua direzione. "Trattameno bene." Le chiede, facendo due passi all'indietro. "Riparleremo di quella... questione privata... quando sarai fuori."
Avverte il peso dei loro occhi sulle sue spalle e allunga il passo.

Trova Andy che gli apre le braccia. "Portami via... Via..." Geme contro il suo petto.
E' stato messo davanti alla cruda realtà. Per gli altri, per il mondo lui non ha il diritto di tenergli la mano. Per conservare il ruolo di amico, di amico sincero e affezionato, deve sedersi in disparte... Nell'angolo che gli spetta.

Andy cammina al suo fianco, in silenzio. "Dove...?"
"A... casa... Devo... devo pensare..."

"Gradite un passaggio?" Kit li stava apettando.
*No...No...* Pensa. *Basta bugie pietose... Per favore...* Ma il calore di quegli occhi, la comprensione sul suo viso gli impediscono un rifiuto.
"Dave sarà di ritorno domani." Li informa. "Smaltiti gli effetti dell'anestesia e dopo un ultimo controllo."
"Che sollievo!" Esclama Andy. Martin annuisce, muto.
Kit guida con perizia, silenzioso e concentrato, nel traffico congestionato. "Mr. Fletcher..."
Andy si accorge di essere già arrivati al suo portone. "Gra... Grazie..." Lancia un'occhiata preoccupata verso la figura rannicchiata in fondo al sedile che fissa il finestrino con occhi persi.

"Ci penso io..." Lo rassicura, rimettendo in moto. "Martin? Martin?" Lo chiama. Lui si riscuote dal suo torpore. "Ho mentito al tuo amico. Potrai riabbracciarlo, sempre se ti va, questa sera... Sul tardi."
"Perchè... perchè a me??" Kit non sa se la domanda è rivolta lui o a se stesso.
"Lo capirai... Lo capirete..." Risponde sibillino. "Ti chiedo di obbedire, senza discutere, agli ordini  che che riceverai... Per il TUO bene e per quello di Dave... E' ora di terminare questa commedia..." Brontola.

"Commedia? Con il classico lieto fine?" Trova la forza di replicare con ironia.
"Lieto fine?" Kit alza gli occhi dalla strada e Martin nota li nota nello specchietto. Ha di nuovo lo sguardo del primo incontro... Vecchio... stanco... "E' la vita che decide... Non noi."
D'un tratto Martin si sente sommergere da una nuvola di dolore e confusione che lo avvolge e lo rende debole e svuotato. Scuote la testa, per allontanarla. "Chi sei?" Domanda.
Kit stira le labbra in un ghigno sardonico. "Devi pazientare fino a questa sera per saperlo."

Ferma l'auto e lo invita a seguirlo. Si guarda attorno. Dove lo ha portato? Niente di familiare lo circonda.
"Vieni..." Lo esorta.
Scendono per una scaletta e, dall'umidità che trasudano i muri, intuisce che devono essere vicini al fiume.
"Dove andiamo?"
"Nel cuore di casa mia. Nella parte più antica e segreta." Lo sorregge per un braccio. "Promettimi che eviterai il minimo rumore. Muoviti il meno possibile. Simon non sa della sua esistenza..."
"Tu sì e lui no?" Si chiede che altre sorprese lo aspetteranno.
"Uno dei tanti segreti dei Marlowe che l'hanno abitata... La parte costruita dal primo e da alcuni... amici fidati." Per un attimo vede brillare il bianco dei suoi denti.
"E... Lo riveli a... ME? Un estraneo?"
"La notte è ancora lontana." Riprende a camminare con sicurezza, mentre lui procede a tentoni.

Arrivano in un vasto locale senza finestre ed illuminato dalla fievole luce di una lampadina.
"Ti dovrai accontentare. Lì troverai un bagno rudimentale." Su un tavolo sbilenco alcune bottiglie di acqua minerale ed alcuni pacchetti. "Brava Maggie, previdente come sempre. Ha pensato ai viveri..."
Doveva immaginarselo che fosse implicata pure lei.
"Ama... Wolly ti verrà a prendere quando sarà il momento."

Martin si volta per replicare, ma è solo. La stanza è deserta.
*Nervi saldi. Non hai più dodici anni e non stai guardando uno sceneggiato della BBC.* Prova il vecchio divano. "L'immaginavo... Duro come il marmo. Cosa usavano per imbottirli? Sassi?... Dunque... Jonathan dice, e ha controllato, che Kit è ricco a palate... Quindi questo non è un rapimento, nè un tentativo di estorsione... Aspettiamo e vediamo in che guaio ti sei... Non ti...Ci...Oh, David!"

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Capitolo 29
*** Capitolo n. 29 ***


Capitolo n. 29

"Parli da solo?" Wolly è sbucato dal nulla.
"Vedi altro che potrei fare?"
"Kit, Kit..." Lo rimprovera bonario. "A lui basta avere una matita ed un notes ed è a posto per giorni interi...Ti va la mia compagnia?" Estrae dalla tasca un mazzo di carte.
"Perchè no?" Accetterebbe qualsiasi proposta, purchè gli levi il pensiero costante di Dave.
"Zecchinetta?" Ride all'espressione della sua faccia. "Mi dimentico che sei troppo giovane."
*Ha parlato il vecchio!*
"Conosci il Black Jack?"
"Questo sì."
Wolly si sfrega le mani. "Quando a mano?"
"Niente soldi. Punti o..." Ha scorto alcune scatole sul tavolo. "...fiammiferi. Non ho il vizio del gioco." Amadeus grugnisce di disdetta. "Averlo saputo... Mi sarei infilato in tasca il mio GameBoy..."
"Game... Boy?" Chiede incuriosito.
Martin mima con le mani le dimensioni. "Un congegno elettronico con una marea di giochi diversi... E' comodo. Va a pile, lo tieni dove ti pare e... mi permette di mantenere agili le dita."
"Chitarra o piano?" Comincia a distribuire le carte.
"Entrambi, anche se preferisco da sempre la chitarra."

Martin non sa quante mani si susseguono, ma il suo avversario sì. D'un tratto raccoglie le carte e si alza.
"Tornerò più tardi. Ti conviene cercare di dormire qualche ora." Estrae da un baule un piumino imbottito ed una pesante coperta. "Con questi quel rudere è più comodo."
Segue il suo consiglio e poco dopo cade in un dormiveglia agirato. Una mano posata sulla sua bocca gli fa aprire gli occhi. *Wolly.*

"E' ora." Martin con un gesto scosta la coperta. "Prendi quel corridoio alla tua destra, in fondo vedrai una luce. Potrai vedere ed ascoltare ogni parola, ma... GIURAMI..di mantenere il più assoluto silenzio. Non un rumore, non un fiato...meno che mai un grido. Evita più che puoi di muoverti... Rischi di mandare tutto il nostro lavoro a puttane." Lo avvisa. "Dave non deve accorgersi della tua presenza. Hai capito bene?"

Martin annuisce. Con i nervi tesi inizia ad avanzare in punta di piedi. *Per fortuna ho la mania delle scarpe con la suola di gomma.* Che ore saranno? Alza il polso. Il suo orologio d'oro è sparito!
Un chiarore lo dirige. Si ritrova a spiare nello studio deserto di Kit. *Il quadro della donna velata è una spioncino truccato.*


La porta si apre ed entrano Kit e Jafar.
"Ti ringrazio per l'aiuto."
"Tutta esperienza per quando arriverà il mio." Cominciano a sistemare poltrone e sedie. Quattro dietro la scrivania e una davanti.

*Come per un esame o...*

"Che devo fare con lui? Ho cercato, inutilmente a quanto sembra, di fargli capire che splendida occasione sta buttando via..." Kit si prende la testa tra le mani, sconfortato. "Io davo retta a Giuliano."
Jafar ride. "Certo, come no! Lo hai rapinato al primo incontro tentando di ammazzarlo. Pure io sono stato una bella gatta da pelare per mio padre.  Eravamo due teste calde e c'è voluta tutta la loro pazienza per raddrizzarci... Vuoi la mia opinione? Quando abbiamo incontrati i nostri maestri la differenza di età era ben visibile. Tu... eri giovane come oggi e Giuliano era quasi un vecchio... Poi il contrario. Se vi è mai capitato di sembrare due coetanei avevate già passato più di una vita in comune..."

Martin scuote la testa. Non riesce a credere alle sue orecchie. Stanno parlando di... reincarnazione? Che idea assurda!

"Mentre tra me e Dave... Me ne sono accorto solo quando non mi sono potuto opporre alla sua volontà."
"Sicuro di non sbagliare tacendogli i nostri interi poteri? Ho meno anzianità di te ma..."
"Deve ancora accettarsi ed è già abbastanza confuso. Lo metterò al corrente piano piano, quando gli serviranno..."

Silenziosamente sono entrati Mata Hari e Mozart. "Jafar..."
"Mia cara..."Le sfiora la mano con un bacio.
"Amico caro... Serio sembri un altro."
"Passiamo al concreto?" Maggie lo interrompe. "Ho voglia di sfogarmi."
"Povero Dave." Mormorano i due.
"Qui l'unico che può sfogarsi sono io, se fosse il caso. David è il MIO discepolo ed è MIO dovere fargli entrare del sale in quella zucca." Le indica di sedersi e lei obbedisce, imbronciata.
"Amadeus... Portalo giù."

Pochi minuti dopo Dave appare. "Che bella combriccola!" Ironizza. "Quattro immortali schierati... Finirò pure io in mezzo ai beduini?"
"SIEDITI!" Gli impone Kit. "Ne avrei una gran voglia, ma per il MONDO Dave Gahan non può sparire di colpo... Così." Schiocca le dita. "Quindi..."

Il tono in cui ha scandito la parola fa rabbrividire Martin. Dave invece sembra sfidarlo.

"Spiegaci perchè hai distrutto la vita di due persone che DICI di amare..."
"Non ho distrutto la vita di Jennifer e di Martin." Protesta.
"Nemmeno quella di TUO FIGLIO?" Contrattacca duro Kit. "Sai cosa si prova a non avere un padre e hai intenzione di lasciarlo..."
"Gradualmente... Mi ricorderà come una figura vaga..." E' evidente che per lui pensare questo sia un tormento. "Che altro POSSO FARE?"
"Continuare a vivere come stai facendo." Risponde Wolly.
"MENTENDO A TUTTI?" Grida disperato.

Martin si porta una mano alla bocca e vi affonda i denti, per non urlare e controllare se non sta sognando. Tutto gli risulta incredibile ed inaudito. Tutto, tranne il dolore di Dave.

Jafar interviene a calmare gli animi. "Dave, Kit. Ognuno di noi si è posto gli stessi interrogativi. Ripensate alla vostra prima rinascita... Maggie, ricorda quella mattina... Il plotone schierato, la benda... Il dolore quanto i proiettili ti hanno colpito... Kit... L'agguato, le pugnalate di cui hai le cicatrici, il tuffo nell'acqua gelida e puzzolente... Wolly, la malattia, la febbre che ti divorava... Avete creduto che la vostra vita fosse finita ed invece..."

Martin ascolta e dubita della sua sanità mentale.

I tre si guardano e rivivono quegli ultimi attimi.
"Dategli il tempo di abituarsi, di accettarsi. Si è scoperto un immortale e, in aggiunta, poco dopo, addirittura Angelo della Morte... Scoperta che mi ha fatto tremare i polsi e, scommetto, pure per te non è stata una passeggiata." Kit annuisce. "Se per noi l'idea di perdere chi amiamo ci sconvolge, per lui è intollerabile." Gli posa una mano sulla spalla. "E' un bambino impaurito... Deve imparare. Passo dopo passo." Con due dita lo costringe a guardarlo. "Dave... sai che hai davanti a te una strada... lunga, lunghissima. Questo lo hai capito. Sta a te trasformarne una parte nella VOSTRA. Cammina con chi ti sta a cuore. Fianco a fianco... Anche se solo per un breve tratto..."
Dave lancia uno sguardo ferito intorno. "Li ho colpiti in quelli che sapevo essere i loro talloni di Achille... Per disgustarli... Per renderli furiosi nei miei confronti..." Dice con uno sforzo.
"Nessuno dei due è furioso, piccolo."
*Perchè Maggie sogghigna?*
"Delusi, feriti... ma assolutamente non furiosi. Te lo assicuro." Wolly, per un secondo, guarda dritto verso il nascondiglio.
"Hanno assistito commossi al tuo intervento e..."
"Si sono iscritti come donatori..." Aggiunge Jafar. "E questo..." Si picchietta l'indice al naso. "... mi dice che il reparto riceverà molto presto una generosa donazione, oltre la tua."
"Anche Andrew? Dopo sua sorella..."
"E' crollato addosso ad un'infermiera, ma non ha tentennato." Gli conferma. "Ora decidi... Se avessi il potere di riportarti indietro... Confesseresti il tuo cambiamento?"

Martin prega che lui acconsenta. Vuole... Deve sapere di che diavolo stanno parlando.

"Avevo intenzione di farlo con... mia madre..." Si scruta le mani, scosse da un violento tremito. "In Marocco ho capito che vivere al mio fianco significa correre dei pericoli." La paura, la nausea gli chiudono la gola. "Se con me ci fossero stati Jenny o... Jack... Jim avrebbe potuto avvelenare loro..."

*Veleno? Jim?*

"Dimenticalo." Kit agita la mano, per scacciarne il ricordo. "E' dei rari che si è rivelato una cimice, una piattola... Ne capitano uno o due per secolo. Abbiamo imparato a nostre spese che i nuovi nati vanno guidati, anche loro malgrado." Si china verso di lui, le mani sui braccioli. "Ti prego... Quando trovi qualcuno che ami e che ti ama... non pensare a cosa sei... o che li perderai... VIVILO! Con intensità, con passione. L'amore, quello vero, quello sincero è raro da trovare. Ci si confonde, ci si sbaglia... Lo hai già imparato a tue spese... Quanto sentirai il cuore battere forte, all'improvviso; quando il sangue scorrerà caldo nelle vene... Per un viso, per una voce... Segui il tuo cuore che ti ordina VAI!... Buttati. Non esitare. Fosse per una settimana, un mese... ne varrebbe sempre la pena. La gioia, il dolore per noi... per tutti... sono indivisibili." Cade all'indietro, esausto.
Gli altri annuiscono con vigorosi cenni.
Dave è tentato, ma esita, esita ancora. "Per ritrovarmi a piangere la morte di un figlio trent'anni dopo la sua morte?" Si pente all'istante. "Scusami... Scusatemi..."

Maggie si avvicina e gli molla un violento ceffone. Martin, nel suo nascondiglio, scatta come se lo avesse ricevuto lui.

"Nessun genitore vorrebbe essere costretto a piangere un figlio, ma succede ogni giorno. Mi avevi quasi convinto... QUASI! Sei un EGOISTA!!"
Dave si strofina la guancia dolorante e cerca di aprire bocca.
"Pensi solo a te. Non te ne frega NIENTE delle sofferenze di Jenny, di Martin... Di Andrew, che dovrà cercare di rimettere insieme i cocci... E Jenny? Le auguro di trovare un uomo migliore." Gli fa il verso. "E se, dopo la tua bella pensata, si fosse messa in testa che  non è abbastanza donna e che si deve accontentare..." Dave è costretto ad indietreggiare dalla sua furia. "... dei rifiuti, dei rottami, delle fregature... Dalle braccia del padre di James alle tue... Bel guadagno! Almeno questa volta non si ritroverà con un ricordino in pancia."
Dave nega con forza. "Lei non è come la stai descrivendo. E' forte. Non si piega alle avversità... Combatte..."
"Povero illuso! Diteglielo anche voi." Gli volta le spalle.

"Avete entrambi ragione. Anche la quercia più robusta si può spezzare sotto una violenta burrasca. Jenny è riuscita a mascherare il suo stato d'animo a Jimmy, ma non agli occhi di Simon. Perchè credi sia piombato in clinica? Mi ha svegliato e mi ha detto..." La voce gli si spezza. "... che gli ricordava il comportamento di Francine. Quando partivo per una missione pericolosa... Si fingeva calma, sorrideva davanti a me... Poi correva nel suo salottino e... si sfogava. Lei aveva deciso di... E' stato Martin a... farla restare e a non scappare a... New York."
"Ma... Martin?" Sospira lui incredulo.
"Si è inginocchiato, le ha stretto le mani e le ha assicurato che tu l'ami, chiedendole di non partire." Gli conferma Wolly. "Non ha esitato un secondo."
Dave ora è circondato.
"Se avessi qui Martin... Se Jenny apparisse, sveglia... Avresti la forza, il coraggio... di confidarti?"
"Ho il vostro permesso?" Chiede, con un groppo in gola. "Posso veramente rivelare i nostri segreti?"
"Non pensare a noi... Dai retta a quello che ti suggerisce il tuo cuore."
Dave abbassa la testa, confuso, combattuto, dilaniato.

*Di di sì... Rispondi di sì...*

"SI'!"

Ha sentito bene o lo ha solo immaginato?

Maggie si è spostata dalla porta, lasciata socchiusa e prende per mano una figura...
"Jennifer?" Esclamano allo stesso tempo.
Kit gli appare davanti, con un ampio sorriso e lo attira dentro.
"Mart... Martin??"
"DAVID !!" Gridano tutti vedendolo scivolare a terra, privo di sensi.

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Capitolo 30
*** Capitolo n. 30 ***



Dave riapre gli occhi. "Jafar..."
L'uomo piega le labbra nell'imitazione di un sorriso. "Come ti senti?"
"Stanco..." Cerca inutilmente di sollevarsi. "E' già l'ora della partenza?" Si copre la fronte con il braccio.
"Partenza?" Il medico sbatte le palpebre. "Per dove?"
"Per Londra." Gli afferra una mano. "Andrew? Martin??" Chiede ansioso.

"David SEI a Londra." Kit si fa avanti.
"Allora... Il mio... Non è stato un sogno... Un incubo...?"
"Tutto vero." Gli ribadiscono.
"Oh, Dio..." Si copre il viso con le mani. "Cosa ho fatto... Cosa ho fatto!"
"Niente a cui non puoi porre rimedio." I due si spostano lasciandogli vedere chi coprivano.

"Jennifer! Martin!" Tende le braccia e li sfiora. "Perdonatemi. Perdonatemi."
I due gli impediscono di continuare. "Calmati, calmati." Lo accarezzano, lo stringono, lo abbracciano e lui ricambia come può.
"Che mi è successo?"
"Sei svenuto alla loro vista. Hai avuto giornate intense e l'ultima emozione... E' stato troppo per i tuoi nervi."
"E per il tuo organismo. Ne ha passate tante... Dovevo pensarci." Si scusa Kit. "Ma..."
"Quindi sanno." Scruta i volti vicini al suo.
"Sanno quello che hanno ascoltato. Ci devono aver capito veramente poco. Sta a te, a NOI fornigli una spiegazione esauriente. Vi prego, aiutatelo e sedetevi."

Jennifer e Martin gli danno retta e si mettono ai lati di Dave, sorreggendogli le spalle.
"Ha ragione... Quello che ho sentito è...E' assurdo!!" Esclama Martin.
"Sei finito in qualche astrusa setta?" Si preoccupa Jenny.
Dave cerca di ridere. "Lo volesse il cielo... Sono morto a Los Angeles."

"Per tre minuti. Ti hanno rianimato." Lo toccano per convincersene.

"No, Martin. Avevo... rinunciato. E' la morte che non mi ha voluto. Mi ha... risputato indietro." Si china in avanti, gli avambracci posati sulle ginocchia. "Quando Jonathan mi ha rinchiuso... Là, in quella specie di prigione... Il mio corpo ha iniziato a... bruciare al minimo contatto." Cerca di fargli capire cosa ha passato. "Era come se un esercito di formiche carnivore mi divorasse dall'interno... Sopportavo solo il tocco delle tue mani." Bacia il palmo della destra di Jennifer. "E la presenza di Kit mi calmava. Durante le crisi, di notte... Pensavo di avere le allucinazioni, per la mancanza di droga... Sentivo una voce che mi diceva Tieni duro. La sua." Indica Chris." Quando avevo sperato che il peggio fosse passato sono caduto dalla padella alla brace... Scusatemi per il paragone."
"Lascia stare. Ti sei espresso bene."

"Kit mi ha rivelato cosa ero diventato... Uno come lui... Un cosiddetto Immortale."
Martin e Jenny si scambiano un'occhiata espressiva e si girano di scatto verso gli altri.

"Sta dicendo la verità e vi fornirò le prove."
"Ha iniziato insegnandomi a schermare la mente..."
"Schermare... la mente??"
"Se chiudo gli occhi... Se mi concentro... Avverto gli altri. E' come avere un ronzio nelle orecchie, sentire una leggera scossa elettrica... Sempre presente... Costante..."
"Condividiamo le sensazioni... Il dolore. Sarebbe impazzito... o creduto pazzo..." Spiega Jafar.

"Ma questo... E' folle!!" Esclama Martin.
"Una prova? Maggie... Qualcosa che solo tu e Martin sapete."
Chiudono gli occhi. "Anton le ha offerto un Margarita e Andy un Brandy Alexander. Tu l'hai riaccompagnata in taxi e... avete sperimentato l'uso alternativo di una collana di perle." Dice Dave senza nascondere un sorrisetto ironico per il suo improvviso rossore.

"Jennifer, vuoi...?
Lei scuote la testa. "E' assurdo... Ma ci credo..."

"Mi ha convinto a... cambiare casa e che tu sei la donna che fa per me... Che il tuo amore è sincero." Continua guardandola negli occhi.
"Avevi dei dubbi?"
"Un miliardo sul resto della mia vita. Si è occupato di me... Dieta, attività fisica, sport e molto altro... E poi, dato che sono un cretino patentato, mi ha fatto capire cosa comporta essere un Immortale... Io posso vivere oltre quattrocento anni..."
"QUATTRO... CENTO anni??" Esclamano con voci acute e stridule.

"Già. Come lui. Christopher Marlowe, detto Kit. Nato nel..."

"Febbraio 1564. Amico di William Shakespeare. Poeta illustre, spia, avventuriero." Mormora Jennifer, sbalordita.
"Vieni a vivere con me e sii il mio amore: E proveremo tutti i piaceri che valli, boschetti, colline e campi, selve o monti scoscesi concedono." (Come live with me and by my love, And we will all the pleasuresm prove That valleys, groves, hills, and fields, Woods, or steepy mountain yields.) Declama Martin. "Opera tua??"

"Tra l'altro. Visto che non abbiamo piu segreti..."
"Margareth Zelle, più conosciuta come... Mata Hari."
Martin strabuzza gli occhi.

"Wolfgang Theofilo detto anche Amadeus... Mozart." Si presenta con un sorriso.
"MOZART??"

Il grido di Martin lo fa ridere. "Sono o no più vecchio io?"
"Leggete nel... pensiero?" Niente più lo stupirà. Mai.
"Jafar. No. Le emozioni intense. I turbamenti. E solo da molto vicino."

"Tu... allora... sapevi di...ME..." Geme Martin.
"Sei rimasto un enigma, fino a... quella passeggiata sotto la pioggia." Gli stringe la mano. "Non avrei aspettato o forse... me ne sarei... andato... Non avrei MAI voluto... farvi del male, o rivelarvi... QUESTO!" Due grosse lacrime scivolano tra le ciglia.

"Ognuno di loro." Mormora Martin, colpito e addolorato. "Cosa... Cosa ne sarà di Dave... tra dieci, vent'anni?"
"Continuerà ad esistere... Se saprà diventare prudente." Quello di Kit è un ammonimento scherzoso.
"Prudente?"

"Se continui ad andare in moto come quella sera campi poco." Lo punzecchia Maggie.
"Sera??"

"Ti ricordi il pomeriggio della riunione? Quanto sono andato via in fretta e furia?" Martin fa segno di sì. "Kit mi ha lanciato un appello... Pressante... Non avevo chiaro ancora il perchè... Sapevo, sentivo di... dover far presto. Sono corso a tirare lei fuori dalla tomba..." Ricorderà in eterno quella notte.

"Quegli avidi dei miei nipoti." Salta su Margareth. "Se avessero aspettato una settimana, un mese, sarei morta tranquillamente. Oh, l'hanno pagata cara la loro premura. Vorrei esserci quando leggeranno il testamento... Nonna si è mangiata tutto." Canticchia. " E ho nascosto i gioielli dove solo io potrò recuperarli."

"Sei terribile." Ride Mozart.
"Invece TU... Con Costanze..." Lo riprende.
"Le ho lasciato quello che le premeva. Il mio cognome. Era fin troppo per quella sanguisuga. Poveraccio quello che le caduto sotto le grinfie dopo." Sibila.

"Non sei morto in miseria?"
Lui alza le spalle. "Dipende da quel che per te è... miseria. Diciamo che gli oggetti più pregevoli sono rimasti nelle mie tasche e non finite tra le rapaci mani dei miei creditori."

"Fanno sempre così?" Sorride Jenny. * E pensare chi sono...*
"Quasi sempre." Conferma Kit.
"Anche quel Michael è dei vostri?"

"Michael..." Mormora Dave con aria estatica. "E' Caravaggio... Ti rendi conto? HO STRETTO LA MANO AL CARAVAGGIO... IO!!"
"Embeh? Ho giocato e sconfitto a carte Mozart." Si vanta Martin. "E'... è... Pazzesco!"

"A chi lo dici... Sono più di cento anni che mi affanno quando si caccia nei guai e lei..." Kit alza gli occhi al cielo.
Martin diventa serio di colpo. "Tirare... fuori... dalla... tomba?"

"Ho abbattuto i mattoni che la chiudevano...Con un pugno??" Si guarda le nocche, meravigliato.
"In casi estremi... estremi rimedi."

"Erano solo appoggiati... Hanno risparmiato pure su quelli." Bofonchia stizzita.
"Mi ha dato una mano a mascherare l'esumazione e poi..." Alza le spalle.
"Dave... Non è per sfiducia, ma..." * Potrebbe essere una truffa... Una serie di trucchi.*

"E' vero. Tutto vero Martin. L'avessi vista..." Dave rabbrividisce. "Altro che film dell'orrore. Nessun effetto speciale può ricreare quello... quello che ho visto accadere sotto i miei occhi... Succederà... pure a me?"
"Probabile. Pronti per il resto?" Kit lo incoraggia con un cenno del mento.

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Capitolo 31
*** Capitolo n. 31 ***




"A New York ho gettato i semi di una nuova vita, però... una notte." Come continuare? Quale potrà essere la reazione di Jennifer? "Qualcosa di più forte di me mi ha svegliato... Kit era tornato da un viaggio e..." Gli chiede aiuto con lo sguardo.
"Mi ero occupato degli ultimi giorni di uno di noi. Ogni volta ti resta l'amaro in bocca. Ti svuota. Credevo di essere solo e ho... lasciato cadere le barriere... Me lo sono visto davanti..."
"Siete finiti... a letto... insieme?"
"Jenny, Martin... Nessuno dei due lo aveva previsto o preventivato. E' un richiamo più forte di ogni scrupolo o imbarazzo...E Dave è più forte di ogni nuovo nato che abbia mai incontrato. Il legame che ci unisce si è rivelato in quella maniera."

Kit inizia a camminare avanti e indietro. "Noi... Gli Immortali viviamo separati il più possibile. Lontani gli uno dagli altri. Per difenderci ci nascondiano tra la folla delle metropoli o in località remote..."

Martin lo interrompe. "Difendervi da cosa?"

"Ci definiamo immortali ma non lo siamo. Se i nostri corpi vengono distrutti o smembrati è la morte definitiva. Quella da cui non si ritorna." Spiega con voce pacata. "Nella notte dei tempi questo ha creato delle leggende, delle sciocche superstizioni... Morti viventi, fantasmi, zombie, creature malvagie e crudeli che si aggirano nella notte... C'è stato chi ha pagato a caro prezzo il primo risveglio. Quello rapido, come Dave. Man mano che il tempo passa ci impieghiamo più tempo. Soldati che si sono alzati dal campo di battaglia e tornati alle loro schiere o viandanti creduti morti, tornati a casa... Tra i vivi che li piangevano e... Sono stati perseguitati, braccati come animali feroci, come esseri spaventosi... Ne ricordo uno." Smette di raccontare per sospirare. "Si è svegliato con i postumi di una solenne sbronza, in una bara collocata nella chiesa del suo villaggio. Ha pensato ad uno scherzo macabro... Sua moglie, vedendolo entrare dalla porta, lo ha preso per un fantasma... Lo ha chiamato diavolo, anima malvagia. Lui non capiva il perchè. Ha provato ad abbracciarla per convincerla, per calmarla... Terrorizzata si è uccisa davanti ai suoi occhi."

Jennifer si copre la bocca. "Oh Dio... Poveretti!"

"Oggi è più facile accorrere. Ci sono i mezzi per percorrere velocemente lunghe distanze. Abbiamo imparato a riconoscerci... Il naso ci aiuta."

"Il profumo di limone."

"Per te. Il mio è quello di pane caldo, per Wolly l'aroma di mandorle, per Maggie di violetta e Jafar?"

"Il deserto... Casa." Mormora.

"Oltre a ciò... Siamo uniti in una fratellanza che ci lega e ci spinge ad aiutarci l'un l'altro e che ci impedisce di colpirci, di ferirci... di ucciderci. Anche ne abbiamo voglia."

"Ho sentito pronunciare la parola... veleno..." Ricorda Jennifer.

"Il mio malore è stato provocato da una sostanza introdotta nei miei sigari." Accoglie con un sospiro le loro esclamazioni spaventate. "Ho avuta la disgrazia di imbattermi in Jim. Perchè ha dato quell'ordine?"

"Jim è un debole. Lo era e, probabilmente, lo sarà sempre. E' stato allontanato, scacciato e gli pesava la solitudine. Solitudine che noi sopportiamo aiutando i mortali. Mescolandoci tra loro senza farci troppo notare. Ti ha sentito e non ha accettato il tuo rifiuto. L'ennesimo che riceveva. Per lui eri un novellino. Se fossi morto per la seconda volta... Se Dave Gahan fosse stato trovato cadavere nella sua stanza d'albergo... Avresti accettato il suo aiuto. Non rientrava nei suoi piani colpire chi avevi vicino." Gli spiega.

Dave tira un sospiro di sollievo. "Sia ringraziato il cielo... almeno per questo." Stringe le mani di Jenny e di Martin. "Era un assillo. Giorno e notte."

"Quanti come... Quanti siete?" Jenny la copre con la propria.

"In questo momento a Londra ne abitano una decina. Un centinaio nell'intera Gran Bretagna."

"Pochi."

"Siamo scherzi della natura. Ibridi... Frutti con pochi semi." Mozart si appoggia all'indietro. "Per fortuna non trasmettiamo questa maledizione ai nostri discendenti. Consolante, non è vero?"

Mata Hari lo conforta con un bacio sulla guancia. "Dave è già abbastanza sotto pressione."

L'altro abbozza un sorriso tirato. "Comportamento indegno del buffone Wolly. Accogli con gioia i tuoi futuri figli. Crescili con il cuore. Trattali come esseri umani, non come una tua proprietà."

"Te lo giuro. Se io e..." Si interrompe. "Jen, c'è dell'altro che devi accettare." Lei trattiene il respiro.

"David non..." Martin interviene per zittirlo.

"Non voglio più nascondermi." Replica deciso. "Devi sapere TUTTO di me. Jennifer, sei la donna con cui sogno di formarmi una vera famiglia. Però nel mio cuore è entrata un'altra persona e so di essere ricambiato... Quando mi sono sentito male era con me. Se sono qui è perchè ha dato l'allarme appena si è accorta del mio malessere."

Jenny si volta di scatto verso Maggie.

"Non lei. Si tratta di... un uomo..."

Martin si fa avanti. "Parla di me. Ero IO che mi trovavo con lui. Nel suo letto."
Restano in attesa della sua reazione.

Jenny li guarda con occhi spenti, il viso pallido, immobile per lunghi secondi. "Quando... Quando...?" Dice a fatica.

"Lo amo in silenzio da lunghi, per me, anni. Non riuscivo; non volevo crederci, che fossi attratto da Dave... Solo da Dave. Dirglielo? Non sapevo come... Come lui... Ho preferito tacere e fingere, fingere, fingere. Poi, una sera..." Si porta una mano alla fronte. "Non... Non... E' successo tutto in UNA SETTIMANA??"

"Una lunghissima settimana." Se ne è reso conto anche lui con sorpresa.

"Mi ha presentato Maggie e... SONO STATO..." La fissa incredulo.

"Sedotto? Ammaliato?" Gli suggerisce lei. "Sì."

"... da... MATA HARI!"

"Ho sempre avuto un debole per i biondi... Specie se sanno sussurrare frasi appassionate in tedesco o in russo." Ammette con un sorriso.

"Io non ti faccio quell' effetto." Brontola Mozart, incrociando le braccia.

Lei lo squadra dalla testa ai piedi. "Tu sei... TU. "

Nel frattempo Kit ha distribuito alcuni bicchieri. "Ho bisogno di un goccetto. Voi pure. Continua..."

"Mi sono svegliato nel cuore della notte. Solo. In una stanza che non era la mia. Scendendo le scale ho notato una luce provenire da questa parte e ho sentito Dave gridare. Mi sono incuriosito. Urlava con Kit. Faccia a faccia... L'ho visto... baciarlo e poi... chiedergli di fare... l'amore... CON LUI. QUI." Beve un sorso.

Jenny vuota il bicchiere e lo porge a Maggie.

"Stavo male. Durante il lavoro l'ho osservato. Come poteva telefonarti, ridere, scherzare e nello stesso tempo...? ERO FURIOSO! Non sopportavo l'idea che avesse ricominciato a..."

"Tenere il piede in due scarpe." Si volta verso Dave.

"Non intendevo farlo... Credevo di aver chiuso con lui. Ma ho visto i suoi occhi... Era ferito nell'animo, come a New York e..."

"Ero appena tornato da Parigi. Dopo il funerale di un vecchio amico, Jules. Non è stata una bella idea, ma Mozart si era cacciato nell'ennesimo guaio e chiedeva il mio aiuto." Prosegue Kit. "Gli avevo fissato un appuntamento per la notte dopo..."

"Se ti avessi obbedito... Mi dispiace, Dave. Davvero." Si scusa ancora. "Io e Michael siamo piombati qui mentre Dave e i suoi amici cenavano. Mi sono comportato in maniera..." Distorce la bocca. "Kit gli ha rivelato chi erano i due scocciatori che l'avevano mandata all'aria..."

"Avevo risolto un problema e se ne è presentato subito un altro. Pesante." Sospira e torna a versarsi del liquore. "Dave mi ha messo alle strette. Ha preteso di sapere cosa significa essere un discepolo ed io ero... stanco. Troppo stanco..." Posa il bicchiere.

Dave lo raggiunge e lo stringe in un abbraccio. "Adesso hai me come aiutante, come allievo." Mormora. "Non sarai solo. Mai più."

Una scena che li commuove, anche se Martin e Jenny non ne capiscono il motivo.

Jafar sospira. "Sono quasi invidioso. Saprai essere un degno erede per Kit."

"Me lo auguro." Risponde accorato. "Quella notte ho scoperto che Kit è un Angelo della Morte."

"Angelo della Morte?" Mormora Martin.

"Lo sei anche tu!" Esclama Jenny, guardandoli spaventata.

"Prenderò il suo posto." Ammette. "Adesso so cosa implica esserlo. Se gli avessi dato tempo di spiegarsi... Sono fuggito senza vedere dove correvo... Ero sconvolto. Ti immaginavo un altro Mengele."

Kit lo colpisce con uno scappellotto. "Come osi paragonarmi ad un simile mostro??"

Jennifer apre la bocca, la richiude scrollando le spalle.

"Andy ti ha raccolto davanti al Pub dove mi stavo sbronzando. Ho sognato o ti ho gettato il whisky in faccia?"

"Lo hai fatto."Amadeus gli arruffa i capelli. " Non solo. Hai quasi vomitato sulla mia unica giacca di Armani." Martin si scosta bruscamente. "E' solo una giacca." Lo tranquillizza.

Dave prosegue con il racconto. "Ho trascorso una notte insonne e ho deciso di affrontarti. Non me la sentivo di lavorare in un'atmosfera piena di tensioni. Mi vanno bene le discussioni, gli scatti dovuto alla noia, alla stanchezza. Non il resto."

"So cosa intendi. Fletch la pensa come te. Sono finiti i tempi di SOFAD." Martin annuisce con vigore.


"Ho iniziato a capire quali sono i miei futuri compiti. Fare da arbitro; tenere in riga i membri turbolenti..."

"Diciamo pure così." Jafar sorride.

"Stavo cominciando ad abituarmi all'idea, quando ti sei presentato alla mia porta."

"Le tue parole, in quel cortile, così piene di... comprensione, di compassione... avevano fatto nascere in me una tenue speranza che mi ha portato qui." Martin spera che lei sappia interpretare cosa intende dire.

Jenny tiene gli occhi bassi e tormenta con un unghia il bracciolo. "Lui... come ha accolto le tue... confidenze?"

"Stavo per rinunciare." Si volta verso di lei. Gli interessa convincere solo lei. "Tra noi del gruppo c'è amicizia, ma non cameratismo ed io sono un tipo chiuso, che si tiene tutto dentro. Dave, sotto certi aspetti, mi assomiglia. Ha bisogno del suo spazio. Quella sera mi ha svelato i suoi guai. Jack, sua madre, il passato, la tua esitazione nell'accettarlo... Li ha elencati e accantonati, preoccupato per me e per la mia ossessione per una donna misteriosa..."

"Quando mi ha confessato che si trattava di me..."Dave si sfrega il viso. "Mi ha costretto a riconsiderare i miei sentimenti. Come aveva fatto lui. " Accenna a Kit. "Mi sono interrogato tutta la notte. Amavo Jenny. Ne avevo la certezza assoluta. Cosa provavo per Martin? Amicizia? Non solo. Si trattava di qualcosa di più serio. Di più coinvolgente. Per un attimo stavo per confessargli il mio segreto..."

"A lui sì e a me no?" Gli occhi si velano di lacrime.

"L'avevo convinto ad aspettare." Le risponde Kit. "Per quando foste diventati una coppia."

"Un ordine di Kit e il consiglio di Maggie mi hanno fatto desistere..."

"PERCHE?" Martin si è alzato di scatto.

"Per come ti comportavi. Per la fama che ti accompagna." Margareth incrocia le gambe e lo sfida. "Vuoi che continui?"

Lui si risiede. "Non serve."

"Il nostro segreto dura da millenni. Lo riveliano solo a rarissime persone." Dichiara Jafar.

"Questa sera avete fatto un eccezione."

"Dave se lo è guadagnato. Voi lo meritate."

Martin resta a testa bassa. "Cosa vi ha fatto cambiare idea? Per quale motivo avete messo in piedi questa commedia?"

"Per le sue cazzate." Kit rimprovera con sguardo truce Dave, che afferra un cuscino e lo alza come uno scudo.

A quella vista Jenny sbotta in una risata inaspettata. "Siete due buffoni."

Anche Martin si lascia sfuggire un sorriso alle loro smorfie, subite sostituite da uno sguardo pieno d'affetto.

"Tu sei il secondo motivo." Kit gli appoggia una mano sulla spalla. "La tua dolcezza verso Jennifer. Le tue attenzioni."

"Compreso il pugno che ti ho dato?"

"Anche quello." Si china e gli bisbiglia all'orecchio. "Quel vecchio rifugio abbandonato... Piccola vendetta personale."

"Kit... Marlowe." Jenny richiama la sua attenzione. "Angelo della Morte è... un titolo... che mette i brividi..."

"Siete stati VOI mortali a trasformarlo in un epiteto." Ribatte pacato. "Io, Jafar e altri esaudiamo gli ultimi desideri di compagni di sventura. Carichi di un peso spaventoso. Sfiancati da un attesa che non ha fine."

"Come... Cosa dovrai...?" Martin interroga Dave.

"Non conosco l'aspetto... tecnico. Suppongo che dovrò ordinarne la cremazione." Cerca la conferma. Kit e Jafar annuiscono. "Prima... li ascolterò..."

"E prenderai nota..." Gli mostra un pesante volume rilegato che assomiglia ad un'antica Bibbia. "...delle loro numerose vite. Trascriverai gioie e dolori, amori e successi, tradimenti e delusioni."

"A loro eterna memoria. Per chi verrà dopo di noi." Il tono di Jafar sembra riconfermare un giuramento.

"Siete i custodi del passato." Jennifer li guarda con deferenza. "La storia conosciuta tramanda solo il ricordo di..."

"Battaglie, guerre, generali, dittatori, tiranni, uomini di stato. Ma non di chi quelle battaglie e guerre le ha combattute e perse. Delle numerose vittime che si sono lasciati dietro. Solo numeri." Kit guarda un punto lontano.

"Alla storia non interessa la vita di un semplice contadino o di un umile scalpellino." Prosegue Jafar. "Ci sono immortali che si sono limitati a sopravvivere... Vita dopo vita... In condizioni estreme, acquisendo capacità che hanno permesso ad altri di erigere piramidi, templi, monumenti, cattedrali. Hanno lasciato tracce evidenti del loro passaggio su questa terra, non della loro memoria. Non meritano di essere dimenticati. Questo è il compito più importante per un Angelo della Morte."

"E' un compito tremendamente gravoso. Come posso...?" Posa una mano su quella di Dave, imitato d'istinto da Jennifer. "Come possiamo aiutarlo?"

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Capitolo 32
*** Capitolo n. 32 ***



"Avete già iniziato." Jafar si alza, imitato da Mata Hari e da Mozart. "Vi lasciamo soli."

"Ci salutiamo qui." Maggie abbraccia Jenny.

"Piacere di aver fatto la conoscenza di un collega." Mozart stringe la mano di Martin. "Non vivere solo per la musica. E' una musa esigente. Non permetterle di dominarti." Gli consiglia.

"Dove andrete?" Chiede Dave. Gli mancheranno.

"Jafar dice che il Marocco è cambiato da quando io mi fingevo una danzatrice. Vado a controllare con i miei occhi." Mata Hari infila la mano sotto il braccio del medico.

"Ho avuto un offerta da una casa discografica. Mi piace il suo nome: Virgin. Mi trasferisco in California..."

"Niente Las Vegas." Gli impongono, guardandolo severi, Kit e Dave, allo stesso tempo.

"Cos'ho fatto di male nelle mie vite?" Geme. "DUE. Adesso ne ho due tra i piedi."

Maggie lo trascina via e richiude la porta.

"Credete che la California abbia qualche speranza di sopravvivere al passaggio di Mozart?" Domanda Martin.

"Tra qualche mese si saranno calmati. Ha scelto bene. La California è un bel posto per viverci. Ci sono angoli stupendi e pieni di pace. Se ne hai occasione visita le colline intorno a Santa Barbara." Gli raccomanda Kit. "E' cambiata poco da quando l'ho scoperta."


"Santa Barbara? Il nome mi piace... E'... musicale." Si volta verso Dave. "A che stai pensando? Hai una faccia!!"

"Anton... Margareth non mi ha detto come mi vuol combinare nel prossimo video. Sei lei non c'è..." Si gratta la testa.

"Anton è rimasto in Marocco." Gli ricorda. *Vanitoso!*

"Mi ha lasciato una videocassetta e ti raccomanda di seguire i suoi insegnamenti." Jennifer gliela mostra.

"La mia povera schiena." Si lamenta. "Mi tocca, giusto?" Interroga Kit.

"E' duro essere un Angelo. Ginnastica, cibi sani e vita regolata... Sei in ballo e devi ballare."

"Vita regolare... Come la tua, papà?" Dave appoggia la testa sulla sua spalla e lo sguarda sbattendo le ciglia.

"Gli occhi da cucciolo triste funzioneranno con loro, non con me." Lo colpisce alla nuca. "Torniamo alle cose concrete." Li invita ad accomodarsi. "Anche tu Dave. Ci sono aspetti che ancora non sai. Martin ha posto una domanda fondamentale... Come potete aiutarlo..."

"Esatto. Tu chiedi e noi lo faremo."

"Dovrete diluire i vostri impegni professionali. Deve essere libero di muoversi il più possibile, per la maggior parte del tempo." Aspetta la risposta dell'altro.

"Non è un problema. Andrew mi ha chiesto di rallentare. Vuole occuparsi della sua famiglia. Ed io... Ho dimenticato spesso che ho moglie e due figlie. Dave mi ha chiesto di esaminare il mio rapporto con Susy. Non sono il marito ideale ma mi sforzerò di tenere in piedi il mio matrimonio." Risponde con franchezza.

"Conta su di me." Si limita a dire Jenny.

"Dave dovrai modificare il tuo abbigliamento, taglio di capelli eccetera. Ti insegnerò dei trucchi. Con poco riuscirai a passare quasi inosservato. Basterà tenere coperti i tatuaggi."

"Posso?" Jenny alza la mano. "Tutti sanno che li hai. Mettili in bella mostra sul palco. Esibiscili..."

"Ehhh?" Dave si gira sbigottito. "Cosaaa??"

"Spogliati. Canta a torso nudo. Nel Devotional lo facevi."

"Ero drogato marcio." Si giustifica.

"Il pubblico impazziva e tu... Ci godi."Gli accarezza la guancia. "Torna ad essere il Dave Gahan che sorride, con occhi che brillano di felicità quando agitano le mani nel...come si chiama? Campo di grano?"

"Volevo cancellarlo. Per te."

Lei scuote i lunghi capelli. "Io sono innamorata di David Gahan, con cui voglio dividere parte del cammino. Dave Gahan, cantante dei Depeche Mode, lo lascio al suo pubblico e a... Martin."

"A... me?" Martin cerca di calmare il batticuore. "Jennifer io... io non so che dire..."

"E' più semplice di quanto sembri. Vedi... il cantante dei Depeche Mode, che manda in visibilio migliaia di spettatori, non l'ho mai visto e non so chi sia. Io conosco David... Dilaniato dai rimorsi... Che riesce a sorridere dopo una telefonata a suo figlio o a sua madre... Che è capace di fare a gara a chi fa più smorfie con mio figlio..." Lo bacia leggera sulla guancia. "...o di regalarmi un ridicolo pigiama di flanella con buffi coniglietti rossi e blu perchè, una volta, gli ho confidato di essere freddolosa e di dormire con i calzini. Mi sono innamorata di quel David. L'altro lo cedo a te... Non mi guardate a bocca aperta!"

"Io... io... avevo deciso... di rinunciare..." Balbetta Martin.

"Ehi!! Nessuno dei due si chiede quello che voglio io??" Dave è balzato in piedi.

"NO!! SEDUTO!!" Gli gridano.

La risata di Kit riempie la stanza. "Che bella quest'atmosfera piena d'amore!"

"Ma cosa sono? Una torta... una fetta a me... una a te...?" Brontola.

"Ti consiglio di rassegnarti. Quei due hanno deciso e tu... Sei un semplice Immortale." Si asciuga una lacrima. "Erano anni che non ridevo così di cuore. La parte fondamentale ve l'ho spiegata... ora l'ultima fase." Si avvicina alla cassaforte. Quando si volta ha in mano due fiale. "La decisione adesso spetta a Jennifer e a Martin." Alza la prima, piena di un liquido trasparente. "Bevendo questa vi sarà impossibile svelare il nostro segreto. A chiunque." Mostra la seconda. Il liquido è ambrato. "Questa vi cancellerà dalla memoria quello che è successo questa sera. Ne conserverete una vaga traccia, un ombra che vi aiuterà a superare il dolore se Dave dovesse..."

"Sparire dalla vostra vita." Continua Dave a bassa voce. "Un incidente è sempre possibile. Per quanta prudenza possa usare."

"Scelgo la prima." Martin si fa avanti. "Mi spiace solo per Fletch."

"Anche a me."

"Il vostro amico è uscito da una brutta depressione. Studiatelo con cautela, con attenzione e, se e quando lo riterrete opportuno, avete il mio permesso. Credo che sceglierà la seconda." Prevede. "Jen?"

"La prima." Dice senza esitare.

Kit la versa in due bicchierini. "Alla vita. Al futuro. *Un piccolo sotterfugio che vi impedirà di farvi e fargli domande a cui non sa o non può rispondere. Un altro mio regalo a tutti voi. Non vi starò sempre tra i piedi a calmare le acque.*

"Alla vita. Al futuro." Ripetono.

"Però! Brucia..."
Jenny tossisce due volte.

Dave nota che le loro idiri, per un breve istante,  cambiano colore. "State bene?" Domanda preoccupato.

"Mai sentito meglio." Risponde Martin.

"Leggermente... euforica."

"Le sorprese, per questa sera, sono finite. Suggerisco a me stesso una lunga dormita. Se volete... le camere non mancano. Buonanotte." Augura loro prima di ritirarsi.

I tre si guardano a lungo, in un pesante silenzio rotto, alla fine, da Martin. "Esco a cercare un taxi... Domani... Ci vediamo domani."

Jenny lo ferma. "Se vuoi restare..."

Lui scuote la testa. "Ci sei tu. Hai già fatto talmente tanto per me... Torno ad essere l'amico, il collega... Prima però... Posso?"

"Vi lascio soli. Vado a controllare Jimmy..."

Martin si avvicina a Dave. "Immortale, eh?"

"Semi... Arrabbiato?" Gli sistema un ricciolo ribelle.

"Stranamente no. Ho pure pareggiato il conto con Kit." Lui scosta la testa. "Mi ha nascosto per questo là dentro. Per farmi scontare quel pugno."

"Il pugno!" Si picchia la mano sulla fronte. "Mi toccherà imparare a memoria un altro lunghissimo capitolo di un noiosissimo libro." Geme.

"Ecco cosa stavi facendo quella sera... Studiavi!" Cerca, senza riuscirci, di trattenere una risatina. Pensare che Dave possa...

"Approfondivo." Ammette l'altro di malavoglia. "Ci sono concetti... complicati da afferrare alla prima lettura. Almeno per uno come me."

"Ci riuscirai... Se ti serve una mano..." Gli fa scivolare il palmo lungo il braccio. Ha frenato troppo a lungo la necessità di toccarlo.

"Beh... Ci sarebbe il tedesco... Mi confondo sempre con le particelle... Gli aggettivi... Dativo, accusativo..." Segue il contorno delle sue labbra con l'indice.

"Mmm... Pignoli i tedeschi." Martin le chiude intorno alla punta, succhiandola. "Ho l'idea precisa sul come aiutarti... Ad ogni risposta azzeccata, una giusta e degna ricompensa..."

"Non vedo l'ora di incominciare." Gli sussurra, coprendo la sua bocca con la propria.

Martin mugola, appena le lingue si incontrano. Una vampata di calore gli cancella ogni forma di pensiero razionale dalla mente. Inpreca tra sè, ma riesce a governare il desiderio che si è impossessato di lui. Si ritrae e riapre gli occhi. "E' stata una pessima idea."

Dave si allontana con riluttanza. "Il momento è sbagliato."

"Accompagnami alla porta e vai da Jennifer." Dirgli questo lo fa sentire meno vuoto, meno triste. Non vuole andarsene, ma nemmeno restare. Sono arrivati alla porta. La apre deciso. "Domani..." Gli concede un sorriso. "Domani... è un altro giorno."

"Francamente... Mi importa. Ci conto." Lo vede alzare il braccio per richiamare il taxi che sta passando, salire e voltarsi per lanciargli un altro sorriso di commiato.

"In che razza di imbroglio vi ho cacciato?" Sale a fatica i gradini. Trova Jennifer che lo aspetta seduta sull' ultimo.

"Lo hai lasciato andare via?"

"Difficile smuovere Martin quando prende una decisione... Jen, sei stata molto comprensiva..."

"La parola giusta è... scioccata. Avevo l'impressione che mi nascondessi qualcosa, ma mai..." Lo colpisce con i pugni. ".. che tu..." Dave, d'istinto, le blocca i polsi. "Ho mandato giù che tu ti sia... accoppiato... con il tuo maestro. Non è dipeso da voi, l'istinto e bla bla bla...Ma come hai potuto tradirmi CON MARTIN?? CON MARTIN!"

"Ecco io..." Comincia Dave, dubbioso come risponderle senza ferirla ulteriormente o rinnegare quello che c'è tra lui e Martin. "E' complicato..."

"Tze!" Si divincola.

"Per favore, non discutiamone qui." Si affretta ad aggiungere. "Rischi di svegliare Jimmy. Entra." Vederla esitare gli provoca una fitta al cuore. E' naturale. Come può fidarsi ancora? "Solo per parlare." Tiene la porta spalancata. "Ti prego."

Sul volto di Jenny appare una strana espressione, che scompare subito e che lui non riesce ad interpretare.
"Tu pretendi delle risposte. Risposte che, purtroppo, non ho.  Solo adesso mi rendo conto  di quanto sono cambiato in così poco tempo... Penso, faccio cose impensabili fino al giorno prima. Azioni, pensieri di cui una volta mi sarei vergognato o colpevolizzato. Come posso spiegarti quello che è incomprensibile anche per me?"

"Ami Martin?" Chiede appoggiandosi al bordo del letto.

"Lo amo. In modo diverso da te, ma lo amo. Con la stessa intensità, con la medesima passione." Si scompiglia i capelli. Che gli prende? Come è possibile che l'unica cosa che gli riempie la mente sia il bisogno di toccarla? Non riesce a pensare ad altro che al desiderio di prenderle il viso tra le mani e di sfiorarle la bocca con le labbra in un bacio lento e dolce che si trasformerebbe presto in uno profondo ed esigente. Si rende conto della direzione presa dai propri pensieri e si scuote.

"Vorrei poterti assicurare che si è trattato di un episodio che non ripeterà, di una follia momentanea, ma ti mentirei. Quando sono vicino a Martin lo desidero, come in questo momento vorrei..."

"Vorresti cosa?" Domanda con circospezione.

"Baciarti... Toccarti... Fare l'amore con te e addormentarmi... tenendoti stretta." Infila le mani nelle tasche dei pantaloni per evitarlo.

Un improvviso rossore colora le guance di Jennifer. "Noi non abbiamo mai... dormito... insieme."

"L'ho sognato molte volte. Non ne abbiamo avuto il tempo." Le sfiora la guancia con le dita. "Resterà un bel sogno." Conclude con amarezza. "Ti ringrazio di aver accettato di aiutarmi, di esserti impegnata a mantenere il segreto... Non posso pretendere di più." La vede muovere le labbra ma nessun suono giunge alle sue orecchie.

La stanchezza cade su di lui come una cappa pesante. Barcolla. Deve sedersi... sdraiarsi... tenere gli occhi aperti gli costa fatica. Una fatica immane. Si arrende.

"Non mi lasciare... Amore, non mi lasciare..." Mormora prima si cadere in un sonno profondo, privo di sogni.

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Capitolo 33
*** Capitolo n. 33 ***



Dave sbatte le palpebre, insonnolito. Che ore sono? Per quanto ha dormito? Meno di quanto gli serve, evidentemente, pensa mentre si solleva a fatica. E' indolenzito e la sua testa... La sua povera testa...La luce livida e grigia che illumina appena la stanza si accorda alla perfezione con il suo umore. Chi è stato a spogliarlo e a coprirlo? Jenny o è stato lui e non lo ricorda? Si butta sotto la doccia, ma nemmeno l'acqua fredda gli schiarisce la mente. Indossa un maglione e un paio di jeans.

"The o caffè, signore?"
Deve essere mattina. Un vassoio con i resti di una colazione è appoggiato sul tavolo della cucina. "Quello che c'è di caldo. Bollente." Lo aiuterà a togliersi il freddo che non se ne vuole andare. "Potrebbe chiamarmi per nome?" Essere servito da un uomo anziano lo mette a disagio.

"Non mi permetterei mai signore."

"Perchè? Sono un ospite... di passaggio." Alla stregua di Maggie o di Amadeus. Una permanenza che durarà chissà quando visto che ormai...

"E' diverso, signore... Nella mia veste di custode ho notato come si composta il Signor Christopher. Quando gli telefonano o riceve una loro lettera corruga la fronte e diventa, non dico sgarbato, ma quasi. Invece con lei sorride e... fischietta. "Abbassa la voce. "Mi ricorda il Capitano Donald quando tornava da una missione e riabbracciava Madame Francine."

"Com'era?" Vuole sapere che cosa le può aver dato la forza, il coraggio, di vivere con Kit.

Simon si siede. "Dolce, ma ferma. Quando diceva di sì, era sì. Se diceva no, era no. Concedeva la sua amicizia a pochi, ma non ha mai cambiato idea od opinione. Se le riportavano dei pettegolezzi, delle malignità, sapeva spegnerli con un' occhiata." Si versa una tazza di the e tiene a lungo la tazza tra le mani. "Adorava il capitano. Era il suo eroe, però lui non lo ha mai saputo." Beve un sorso. Il pensiero rivolto al passato. "Quando partiva restava sulla porta; una mano appoggiata allo stipite, immobile. Fino a quando lui poteva vederla, poi si richiudeva nel salottino... Piangeva, pregava... Quando ne usciva era sorridente. "Tornerà, Simon. Tornerà." Me lo ha ripetuto per tutta la durata della guerra, anche se passavamo mesi senza ricevere sue notizie."

"Com'è morto il Capitano Donald?" Cosa può aver impedito a Kit di tornare da lei, da suo figlio?

"E' troppo giovane per ricordarlo. Forse lo ha visto in televisione o ha letto qualcosa. Io c'ero e lo ricordo bene. Negli anni '50 la costa a NordEst è stata investita da una serie di violente mareggiate con frane ed alluvioni. Ci sono stati centinaia di morti e milioni di danni. Il capitano si occupava dei soccorsi." Con l'indice traccia un ghirigoro usando una macchia. "Hanno ritrovato quello che restava della sua auto in fondo ad una scogliera. Il mare che amava tanto se lo era portato via." Si alza e mette le tazze vuole nel lavandino, voltandogli le spalle. "Quando sono venute a riferirlo alla signora... lei ha sorriso. Non ha versato una sola lacrima. Mi ha ordinato di badare alla casa... Come se lo aspettasse ancora. Non ha spostato niente, nemmeno una matita. Ha solo donato alcuni abiti." Simon emette un verso a metà tra una risatina ed un singhiozzo. "Quelli che detestava... Vuole sapere un fatto strano?" Dave annuisce. "C'erano delle mattine, quando arrivavo e aprivo le imposte dello studio... Mi sembrava di avvertire... odore di fumo... Come quando era vivo e passava la sera a scrivere... Eppure nè io nè madame abbiamo mai fumato..."

"Signor Simon, Signor Simon... Ho sete. Mi da un bicchiere di quell'acqua che sa di liquirizia?"Jimmy è arrivato di corsa e affannato. "DAVE!! Sei sveglio." Saltella come un grillo. "Mamma! MAMMA!! Zio Kit. ZIO KIT!!" Lo prende per mano, cercando di trascinarlo con lui.
Dave lo segue, instupidito... Ma loro... Ma allora...

"Ben svegliato." Jennifer spunta dal salottino.

"Non sei partita?" Biascica. Che stia sognando?

"Non ancora."

Ha paura di chiedere perchè. "Jennifer, non tenermi in sospeso. Preferisco sapere subito cosa hai deciso."

"Ho deciso che... non può funzionare." Ecco, l'ha detto.

"Posso sapere per quale motivo?" Chiede con calma.

"Siamo troppo diversi. Non ce la faremo mai."

Dave soffoca un'imprecazione. "Cosa è cambiato da ieri notte?"

"Due notti e due giorni fa." Si inumidisce le labbra riarse. La sua emozione è tangibile. "Hai dormito per due giorni interi."

"DUE... giorni??" Ripete incredulo. "Non importa... Ho creduto alle tue parole. CI HO MESSO IL CUORE SOPRA. Hai promesso di aiutarmi. Hai bevuto quel... quell'intruglio..."

"Intendo rispettare le mie promesse, ma come..."

La interrompe con furia. "Non dire amici! Tra noi c'è un legame molto più forte, lo sai benissimo."

"Mi spiace, David. Mi spiace tanto." La voce le esce incrinata e lo fissa, disperata. *Non capisci quanto è difficile per me??*

"Tesoro, so che hai paura. Chi non ne avrebbe? Sono spaventato anche io..."

"David..." Esordisce. Non riesce ad andare oltre.

Lui la ferma, con l'indice sulle labbra. "E' vero, veniamo da due mondi diversi. Ma nessuna delle mie ragazze è mai stata come te, neanche lontanamente. Tu sei l'unica che mi ha spronato a cambiare. Nessuna mi ha guardato con sospetto e chiuso fuori di casa. Nessuna mi ha ricattato per costringermi a curarmi. Stabilito questo..." Le passa una mano sui capelli, con una lenta carezza. "Nessuna è dolce, eccitante e allo stesso tempo priva di malizia." Le sorride. "Nessuna mi ha mai tenuto sulla corda e colpito al cuore come hai fatti tu." Conclude con voce sensuale. Lei lo fissa, ancora incerta. "Capisco bene che per te Martin costituisca un problema grave..."

"Lo è e non lo è." Lo sorprende. "Abbiamo parlato molto, aspettando, io, lui e Kit... Mi è ancora difficile pensare a voi come una coppia, ma siete cosi belli insieme... che mi sembra un peccato tenervi separati... David, una cosa sola pretendo da te: la sincerità."

"Amore, credo con tutto il cuore a quello che ho detto. Parola per parola... Ripensaci..." Lei rimane in silenzio. "Hai paura che t'inganni come il padre di Jimmy?" Il suo sforzo per controllarsi è evidente.

Jennifer scuote la testa. "So molto bene che non sei come lui."

"Davvero? Non si vede affatto." Replica, gelido. " Se non ti spaventa la mia nuova condizione... Se non ti sconvolge pensarmi con Martin... Se non ti ha spaventato il mio passato... Allora qual è il problema?" Le chiede, quasi con rabbia.

"IO. Sono io il problema. Tu hai bisogno di..."

"TE. SOLO DI TE! Come te lo devo dire che tu sei la mia forza, il mio coraggio?"

**Un gesto vale più di mille parole.**

Dave l'attira a sè. Il suo è un bacio focoso, urgente e Jenny si abbandona contro il suo petto con un piccolo gemito. "Ci credi? Ci credi che ti amo?" Bisbiglia, accorato.

Lei ha un piccolo sussulto. Con il cuore che batte come impazzito nel petto, fa un lento cenno d'assenso.

"Beh, è già qualcosa." Le mordicchia un lobo. "Non ho fretta. Tutta la pazienza che possiedo la riservo a te." Poi aggiunge con voce tenera. "Che ne dici di provare e vedere come va?"Le propone. "Affronteremo gli ostacoli uno alla volta, quando e se si presenteranno."

"Vediamo come va." Bisbiglia Jennifer.

"SI'!!" Urla Dave, alzando le braccia in segno di vittoria.
Lei lo guarda con occhi lucidi di commozione e pronuncia le parole che lui aspetta da tempo. "Ti amo."

"Ed io amo te. Non devi dubitarne mai. Sei la mia speciale, unica Jennifer. Torniamo a New York e proviamo a diventare una famiglia."

"E il tuo lavoro?" Obietta timidamente.

"Il bello del mio mestiere è che puoi incidere, registrare in ogni parte del mondo. Vorrà dire che invece di spostarmi io, si muoverà baracca e burattini... E per il mio incarico mi trasformerò in pendolare..."

"Ci puoi giurare, moccioso." Kit arriva con un fascio di lettere tra le mani. "Se avete intenzione di continuare a pomiciare come due ragazzini..." Indica con il pollice la porta alle sue spalle. "... Fuori dai piedi."

"La tua è solo invidia." Ride Dave continuando ad abbracciare Jennifer.

"David!" Lo rimprovera lei, scusandosi con uno sguardo.

"Dalla bocca dei bambini spesso esce la verita." Replica Kit comprensivo. "Fuori!" **Comportati da mio degno erede.**

**Ci metterò tutto il mio impegno.**

"Smettila." Jenny lo colpisce piano.

"Di far cosa?"

"Di comunicare con Kit."

"Come lo hai capito?" Si meraviglia.

"L'ho letto nei tuoi occhi." Risponde arrossendo.

"Mmmhh... Ah, sì? A cosa sto pensando adesso?" Chiede, sforzandosi di assumere un'espressione neutra.

"A qualcosa che... dovrai rimandare."

Le labbra di Dave iniziano a tremare. "Per... Perchè??" Finge di singhiozzare.

"Buffone! Primo: Jimmy scorrazza avanti e indietro. Secondo: tu hai dormito per due giorni. Io no... e terzo: Martin sta aspettando. Non vuoi fargli sentire la tua voce e dirgli di persona che sei uscito dal letargo?"

"Martin..." Mormora corrugando la fronte e sbirciandola.

"Ci siamo dati il cambio al tuo capezzale e abbiamo parlato..."

"Di cosa?"

"Di te. Di lui. Mi fa pena e rabbia allo stesso tempo." Gli confida. "Promettimi che non gli farai del male."

"Io... far del male... a Martin??" *Non è possibile.*

Jennifer cerca di spiegarsi. "Mi ricorda uno di quegli adulti che hanno aspettato per gran parte della loro infanzia un regalo speciale che non è mai arrivato. Da grandi si sono arricchiti e sfogano la loro... fame... collezionando o comprando l'oggetto dei loro sogni. Se sognavano il modellino di una Ferrari ne hanno minimo un paio nel loro garage. Ci salgono sopra per fare un giretto e tornano a rimetterla al sicuro..."

"O gli basta sedersi al volante e fingersi un pilota." Dice colpito. Quanti ne ha conosciuti di tipi simili nella sua vecchia vita! "Martin non è la mia Ferrari ed io non solo la sua."

"Voglio sperare che sia così. Soffrireste entrambi davanti alla realtà." Dave non controbatte, immerso nei suoi pensieri. "Tra poco sarà qui. Riflettete bene."

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Capitolo 34
*** Capitolo n. 34 ***



Infatti alcuni minuti dopo suonano alla porta. Dave apre e appena vede Martin sbotta. "Io non sono la tua Ferrari."

"E' la marca di un auto, giusto? Ma se non ho mai guidato in vita mia!" Lo guarda allibito e preoccupato.

"Tanto per mettere bene in chiaro le cose da subito." Grugnisce. Lo guarda meglio. "Perchè ti sei tagliato i capelli? Mi piaceva tuffare le mani nei tuoi riccioli." Brontola.

"Ricresceranno. Dov'è Jennifer?" La cerca con gli occhi.

"Ad occuparsi di Jimmy." Continua a squadrarlo da cima a fondo. "Perchè indossi quella giacca?"

"BASTA!" Grida Martin. "Si può sapere che cazzo di prende? Se dormire a lungo ti fa questo effetto..."

"A proposito... Ho dormito per DUE giorni e e voi non avete provato a svegliarmi?" Chiede con aria scandalizzata.

Martin, calmo, lo fa sedere. "Adesso stai qui e spalanchi quei due ventagli che chiami orecchie... Sei crollato addosso a Jennifer, spaventandola a morte. Ti abbiamo preso a schiaffi, urlato a due centimetri dal naso, spruzzato, no, inondato, d'acqua fredda e tu hai continuato a russare..."

"Io non russo." Protesta.

"Allora ti stavi esibendo in una splendida imitazione di una vaporiera." Risponde. "Kit ci ha consigliato di lasciarti dormire e noi lo abbiamo ascoltato." Incrocia le braccia sul petto. "Se ti ho schiarito le idee... ricambi il favore? Mi spieghi che c'entra una Ferrari con ME?? A me le auto non hanno mai interessato."

"Jennifer..." Inizia.

"Non è il tipo da simili pretese." Obietta con sicurezza.

"MI LASCI PARLARE? Dice che le ricordi uno di quegli svitati che sfogano la loro voglia di giocattoli collezionandoli da adulti."

"Giocattoli?" Ripete Martin allibito. "Aspetta... Aspetta... Chi sarebbe il giocattolo?"

"IO." Si punta il dito al petto.

Martin scoppia in una fragorosa risata. "Ti brucia! Se qui c'è uno che andava pazzo per auto o moto veloci quello sei tu, quindi il trastullo sarei io e... l'idea mi piace parecchio." Si avvicina a passi lenti. "A cosa vuoi giocare?" Propone suadente. "Seriamente David... Toglitelo dalla testa. Ho capito cosa intendeva e non rientriamo nella categoria. Quello che sognavo da bambino e che colleziono sono le chitarre... e tu non sei una Gibson o una Fender."

"Sicuro?" Chiede dubbioso.

"Su di me del tutto. E tu?"

"So cosa provo quando mi sei vicino o ti penso..." Ha voglia di toccarlo, di sentirlo tremare sotto le sue mani.

"Mi sogni?" Martin si avvicina ancora di più, una luce maliziosa nello sguardo.

"Da quando sono a Londra non li ricordo, ma gli scenziati dicono che lo facciano ogni notte..." Gli accarezza i capelli. "Ricresceranno?"

"Torneranno ad arricciarsi in un paio di settimane... se glielo permetterò."

"SE glielo permetterai??" Ripete.

Martin annuisce. "Mentre qualcuno ronfava beatamente, borbottando e sbuffando come un bollitore, due poveri diavoli lo stavano a guardare e hanno iniziato a conoscersi. Sei riuscito a convincerla a non mollarti?"

"Sì." Risponde Dave, sempre più stupito della piega che sta prendendo la conversazione.

"Ne sono contento. Io ci ho provato, ma i miei argomenti erano più deboli dei tuoi... Le stavo per proporre un accordo che..."

"Che genere di... accordo?

"Per delle validissime ragioni, nessuno di noi vuole sbandierare la nostra... Come possiamo chiamarla? Storia d'amore, relazione, liaison? Susy mi lascerebbe all'istante, portandosi via le bambine e cercando di strapparmi pure le mutande." Martin ha ben chiare le difficoltà sul cammino. E' evidente che ci deve avere rimuginato a lungo. "Tu te ne sei reso conto prima di me. Non sei messo meglio con Jo. Sarebbe un'arma affilata nelle sue mani. Perciò avevo pensato di stipulare un patto."

Dave lo scruta sospettoso. In passato hanno subito tutti i risultati di alcune sue iniziative. "Cioè?"

"Tu intendi continuare a vivere a New York. Avrai bisogno di una casa adatta alle tue nuove esigenze... Un posto dove poter ospitare Jack e altri familiari..."

"Ne ho già adocchiato una. Jonathan se ne sta occupando." Conviene lui.

"Quello sarà il regno di Jennifer. Lì resto Martin...l'amico, il collega... Quando sei a Londra, o durante i Tour tocca a me." Conclude compiaciuto.

"Insomma... proprio come spartirsi una torta... E la torta sarei io." Borbotta Dave, per niente soddisfatto.

"A me sembra un modo brillante per accontentare tutti e non rimetterci. Jennifer vuole far parte della tua vita privata... Casa, famiglia, divertimenti semplici... Ama i bambini e ci tiene che crescano in un ambiente sereno, per quanto possibile."

Dave ascolta concentrato. Deve convenire che Martin ha ragione. "Le stesse cose che Jo diceva di volere..."

"A parole. Sei un uomo diverso. Siamo diversi. Siamo cresciuti. Per questo motivo mi sono tagliato i capelli e ho indossato una giacca classica. Il cespuglio arruffato diventerà un ricordo. Accantonato con la gonna di pelle, le collane, gli attrezzi sadomaso, gli eccessi..."

"Le sbronze?"

"Farò un tentativo." Gli promette. "Sai che bevo per sconfiggere il terrore da palco e per scaricare la dose in eccesso di adrenalina del dopo spettacolo."

"Un piccolo sforzo in più?" Gli ha promesso di accettarlo com'è, ma deve provarci...

"Mi sforzerò, ma conosci i miei limiti... Pensa che potrai vedere Jack ogni volta che vorrai... Potrai allenarti e viaggiare con Kit...e... potrai trascorrere del tempo in mia compagnia." Elenca suadente.

"Ne hai già parlato con Jenny?"

"Me ne sono guardato bene..." Qualcosa non va. Lo vede da come serra e apre i pugni.

"Questa pensata è per intero farina del tuo sacco?"

"Ne ho accennato con Marlowe e mi è sembrato non rifiutarla a priori." Per un'istante gli occhi di Martin sembrano brillare. "E' solo una stupida trovata... tanto per passare il tempo. Guardare uno che dorme è... noioso." Aveva dimenticato che odia essere messo con le spalle al muro.

"Povero Martin." Dave torna a sorridere. I suoi occhi tornano a sorridergli. "Detesti proprio annoiarti. Niente chitarra? Niente giochini elettronici?"

"Niente di niente. Però mi sono passati per la mente diverse idee per alcuni... giochetti." Mormora con voce arrocchita.

"Giochetti? Che genere di..." Si schiarisce la voce. "... giochetti?"

"Giochetti a due." Agina una mano in aria. "Ho passato ore a guardarti... Ad immaginarti sotto di me..." Sussurra flautato. "Nudo... Interamente nelle mie mani... Una visione stimolante." Fa un passo indietro e Dave rilascia il fiato che stava trattenendo. "Sai che differenza esiste tra fare l'amore con una donna e farlo con un uomo?"

"Non ci ho mai pensato."

"Che con una donna non sei mai sicuro di cosa le può... piacere... Ti stimola ad inventare nuovi preliminari..." Gli fa scorrere una mano sul torace.

"Invece con me?"

"Vai sul sicuro. La reazione è visibile. Specie se è... dotato." Sfiora con un dito la sua erezione.

"Questo vale anche per te." Appoggia il palmo sulla cerniera dei suoi pantaloni, che sembra sul punto di cedere.

"Perchè ti sei svegliato?" Geme Martin sbattendo le palpebre.

"Ti lamenti?"

"Momento sbagliato... Posto inadatto." Prima che lui possa replicare lo bacia con trasporto. "Accontentiamoci di questo... Per ora... Vado a dire ad Andrew che ti sei ripreso."

**Povero David! Ti hanno mandato tutti e due in bianco!!**

Dave si concentra e gli trasmette una immagine precisa.

Una risata inconfondibile gli preannuncia l'arrivo di Kit. "Non si fanno i gestacci al tuo maestro, discolo. Dovrei punirti, ma... Rispondi ad una domanda... Sei felice?"

Dave si analizza a lungo. "Sì, lo sono."

Chris accoglia la notiza con un cenno. "David o... l'immortale?"

Lo vede spalancare gli occhi. "L' avevo scordato. Me ne sono dimenticato!!"

"Goditi questa sensazione meravigliosa per lungo tempo." Gli augura soddisfatto. "Comincia da qui la tua nuova vita."

"Zio Kit, zio Kit. Sono pronto, andiamo?" Jimmy si lascia cadere dal corrimano, lungo cui è scivolato, tra le sue braccia. Un gioco che deve essere diventato consueto per i due.

"Prima saluta David e la mamma."

Il bambino cerca di arrampicarsi lungo la gamba di Dave, che lo solleva. "Bacio qui." Gli indica la guancia.
"Dove lo porti?"

"Un po' qui, un po' là. Torneremo stanchi morti." Alza la testa verso la persona che sta scendendo. "Mi concedi la gioia di fargli il bagno e metterlo a letto?"

Jenny si limita ad un preve cenno di consenso, troppo commossa per parlare. Seguono affiancati le due figure che si allontanano.

**Grazie... papà.**

**Simon si è preso la giornata libera. La casa è tutta vostra.**

"Che ti sta dicendo?"

"Che abbiamo campo libero."

"Campo libero per cosa?" Chiede con un' aria innocente che non convince nessuno.

"Se vieni con me te lo faccio vedere." Le porge la mano che lei afferra.

"E... mi divertirò?"

"Oh sì..." La trascina su per le scale. "Te lo prometto."



FINE

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