Monster

di MusicInTheAir
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 Una brezza leggera e fredda faceva cadere le gocce di pioggia dai lampioni. Il cielo oscuro si stava schiarendo, mostrando la luna piena e luminosa, che avrebbe permesso all’ uomo di poter vedere meglio senza dover usare troppo il suo udito.

Un’ ombra saettò in un vicolo, emettendo uno strano grugnito misto ad un ringhio.

L’ uomo camminò tranquillamente, svoltando nel medesimo punto. Il mantello elegante si mosse con lui, senza emettere alcun suono.

Quando arrivò alla fine della strada, quella strana bestia che stava inseguendo da giorni, grattava con i suoi affilati e neri artigli sulla parete. Il suo respiro affannoso ricordava il suono che emettono i cani quando starnutiscono.

-Sei in trappola.-

Gli disse, nonostante sapesse che non poteva capirlo.

Quella creatura rivoltante si voltò nella sua direzione, lentamente, poggiando le zampe anteriori sul pavimento sassoso ed umido.

Dal labbro inferiore sbucavano due zanne consumate e non più appuntite come una volta, mentre quella che una volta doveva essere una inquietante criniera, ora era solo un matassa spelacchiata dove si riusciva ad intravedere la muscolatura sotto la pelle.

-Non ci credo che una merda come te sia riuscita a sfuggirgli.-

Sussurrò, estraendo dalla cintura una pistola argentata e puntandola verso di lui.

La bestia emise un urlo disumano, come se avesse trattenuto la sua voce per troppi anni. Era come ascoltare uno stereo rotto.

Il cacciatore socchiuse per un attimo gli occhi, ringraziando il cielo del fatto che nessun altro potesse sentirlo, altrimenti la polizia sarebbe già accorsa e lo avrebbero scoperto.

 Attese con sadica pazienza l’ attacco di quella vecchia creatura, che tardò leggermente di arrivare.

Ogni volta la stessa storia.

Le stesse sensazioni.

Il brivido di pura adrenalina che gli ripercuoteva l’ umanità, quello schizzo di pazzia di un secondo che gli rendeva lumino quell’ occhio luminoso e glaciale.

Eccolo.

Il mostro era saltato verso di lui.

La mano che teneva saldamente la pistola era ferma, puntata su quell’ orrida bestia, seguendo ogni minima azione come un saggio e spietato cecchino.

E quando si trovavano a qualche battito d’ ala di distanza, il dito sul grilletto si mosse.

Il colpo partì, e l’ essere, contorcendosi nel nulla, prese fuoco ed in un attimo divenne cenere rossa, che cadde a terra.

L’ uomo sbatté un po’ le palpebre, guardando un piccolo rivolo di luce ai suoi piedi.

-E’ l’ alba.-

Lo avvertì una voce profonda e familiare dietro di lui.

Si girò lentamente, incontrando i suoi occhi ed il suo solito ed inimitabile sorriso.

-Non dovresti essere qui.-

Lo ammonì, incamminandosi verso di lui.

-Si, me lo dici da sette anni.-

Rise, sollevando appena il mento, in modo da indicare le poche ceneri rimaste a sporcare il pavimento.

-Hai aspettato parecchio, prima di farlo fuori.-

Sussurrò, staccandosi dalla parete sudicia a cui era appoggiato con una spalla per seguirlo fuori da quel vicolo buio ed angusto.

-Mi piace aspettare fino all’ ultimo.-

-Sei sadico, puoi morire così.-

-Ci sei sempre tu che mi riporti in vita, no?-

Chiese, atono, come sempre.

Appena fu sotto la luce dell’ alba, iniziò a guardarsi intorno, e non riconobbe una singola foglia di quel posto.

Un tram molto piccolo passò davanti a lui, stridendo sulle rotaie incastonate sulla strada ripida e bagnata.

Guardò alla sua destra, intravedendo la città sottostante, dove alcune luci si stavano già accendendo tra le finestre di legno.

L’ atmosfera che creava quel panorama era rilassante e romantico, e lui lo odiava. Gli dava l’ impressione che tutte quelle case di legni, quegli alberi allineati lungo il marciapiede con precisione, le strade perfettamente asfaltate, fossero costruiti su una falsa tranquillità, su qualcosa che non esisteva, una grande bugia che lui contribuiva a sostenere, eliminando quelle creature invisibile al comune occhio umano, nascosto dalle tenebre nei suoi vestiti scuri.

-Dove siamo?-

-San Francisco.-

-E’ piuttosto lontano.-

Il ragazzo dai capelli biondi lo affiancò, intrecciando le mani dietro la schiena.

-Quel demone è scappato fin qui, dopo aver ucciso tuo padre.-

Il cacciatore annuì, serio e composto, come sempre.

Mai un’ emozione avrebbe mai oltrepassato il suo volto ed i suoi occhi, proprio come suo padre.

Era un lato che odiava di lui, ma non poteva farci nulla, era stato cresciuto così.

Qualcosa di soffice e tiepido gli accarezzò una guancia, posandosi lentamente sulla sua spalla.

Abbassò lo sguardo, vedendo la piuma candida e lucente spegnersi poco a poco.

-Ti piace?-

Gi chiese, sorridendogli.

-Andiamo, Daesung.-

Disse, incamminandosi verso una meta imprecisa.

In fondo, era sempre la stessa storia, non importava dove andasse, lui l’ avrebbe sempre portato sulla strada di casa.

O su quella di un demone, a seconda delle circostanze.

Un uomo gli passò accanto, vestito di nero e con in mano una valigetta.

Il cacciatore abbassò la testa, lasciando che il cappello dalla visiera larga gli coprisse quegli occhi tanto particolare.

Daesung gli sorrise, nonostante non potesse vederlo, e si scostò per farlo passare, ritirando completamente dietro la schiena le sue ali.

L’ uomo con la valigetta continuò il suo tragitto, salendo poi su uno di quei piccoli treni.

-Sarebbe bello vivere qui. Questo panorama non ti sembra romantico?-

-No, è stupido.-

-Lo dici solo perché sei un asociale apatico, dovresti cercare di socializzare di più.-

-Se lo facessi, diventerei debole. Tutti i sentimenti rendono deboli.-

Daesung fece una smorfia poco convinta, tuttavia non disse nulla.

Gli era accanto da quando era nato, in quanto suo angelo custode, e lo conosceva meglio di quanto lui non si conoscesse, e sapeva che non credeva davvero alle sue parole.

E glielo confermava quella strana aura chiara che gli aleggiava intorno, ma che solo un angelo poteva vedere.

La sua anima era bellissima, di un color dorato, come il sole al tramonto, ma piuttosto opaca, di chi rinnega tutto ciò che prova.

Il suolo asfaltato fu sostituito da qualcosa di più secco e morbido.

Il cacciatore si guardò alle spalle.

San Francisco era sparita.

La sua aria umida ed ancora dormiente era stata sostituita da una più pacata e solitaria.

Davanti a lui il pigro paesaggio che caratterizzava il luogo che Daesung chiamava “casa”.

Lui non ci riusciva, aveva sempre pensato che una casa fosse un posto in cui ti aspetta la persona che ami, ma quel posto era vuoto, al suo interno c’ erano solo due, per mangiare e dormire, a volte, o per curare le ferite troppo gravi.

L’ angelo corse verso la porta di quel vecchio castello abbandonato ed in rovina e la aprì facendo una piccola pressione. Sulla soglia, si girò e sorrise al cacciatore che, naturalmente, non ricambiò.

Volse lo sguardo alla sua destra, verso il bosco, e si fermò a contemplarlo.

Non lo ricordava così oscuro.

-Seunghyun, non entri?-

Lo chiamò, vedendolo fermo  tra quell’ erba secca ed ingiallita.

L’ uomo lo guardò per un attimo, e subito dopo avvertì lo scricchiolio inconfondibile di zoccoli si un rametto secco in lontananza.

-Non ti muovere, questa volta devi rimanere qui.-

-Perché?-

-Fa come ti ho detto.-

Daesung annuì, con un sorriso rassegnato e chiuse la porta, osservandolo dalla finestra avventurarsi in quel boschetto lontano dalla loro abitazione. Aveva una brutta sensazione, ma non gli diede eccessivo peso.

Se gli fosse accaduto qualcosa, lo avrebbe percepito  immediatamente.

Non correva pericoli.

O, almeno, era quello che sperava.

 

***

 

Attorno a lui sembrava essere calata la notte.

I rami degli alti alberi si intrecciavano sopra la sua testa, impedendo anche al più sottile filo di luce di penetrare in quella barriera che di rassicurante aveva ben poco.

Camminava a passi lenti e misurati, con la testa bassa, in modo che la visiera del cappello gli coprisse quel tanto da non far intravedere la luce fioca che emetteva il suo occhio e di poter controllare la situazione.

Un fruscio, appena percettibile, soffiò alle sue spalle, ed il cacciatore si girò di scatto, impugnando la pistola e puntandola nella direzione dove aveva sentito quel rumore, eppure non c’ era nessuno.

Ridusse gli occhi a due fessure, mentre rendeva il respiro controllato e pesante, perché l’ aria stava iniziando stranamente a mancargli.

Abbassò il braccio, la cui mano stringeva l’ arma, e fece un passo avanti oramai certo che non ci fosse nessuno.

Non appena alzò anche l’ altro piede, qualcosa alle sue spalle ringhiò e gli saltò sulla schiena, mordendolo ad una spalla e facendogli care la pistola.

Seunghyun afferrò la testa dell’ essere informe e se lo strappò di dosso, ricavandone vari graffi ai fianchi ed alla schiena, dato che lo teneva stretto con i suoi artigli, e lo lanciò contro un tronco, facendogli emettere un verso acuto e talmente stridulo che, per una attimo, la testa gli aveva girato, costringendolo a muovere qualche passo indietro e, di conseguenza, farlo allontanare dalla sua fidata arma.

Il demone si rimise in piedi, fissandolo con quelle fessure vuote che dovevano essere i suo occhi e piegando la testa di lato, come se non sapesse chi fosse.

Eppure, tutti quei mostri lo temevano e fuggivano da lui.

-Che cazzo ti guardi?-

Ringhiò, alzando la testa e guardandolo.

Il suo occhio azzurro brillava dolcemente, come quando si vede la luce del sole penetrare nel mare.

L’ essere piegò il collo all’ indietro e spalancò le fauci come poteva, dato che le sue labbra sembravano essersi sciolte, e la sua bocca era il risultato della pelle strappata con ferocia nella vana ricerca d’ ossigeno.

Dai sui fianchi uscirono fuori un altro paio di braccia.

-Che schifo.-

Commentò, trattenendo un conato di vomito.

Non aveva mai visto una cosa del genere, era la prima volta che un demone gli mostrasse appieno la sua forma.

-Cacciatore...-

Sibilò, stupendolo, perché, da quando era entrato in quell’ ambiente, nessuno di loro aveva mai parlato, anzi, sembravano non capire il linguaggio umano.

-...Tu non eri nei piani, ma farò un eccezione per levarti dai piedi.-

Seunghyun lo fissò.

Non era da lui temporeggiare in quel modo, ma c’ era qualcosa che gli impediva di attaccare liberamente.

Un’ ombra, dietro all’ albero alle spalle del demone, ed aveva fattezza umane.

Si morse il labbro inferiore.

Non avrebbe mai voluto far del male ad un innocente.

Mosse impercettibilmente il piede sinistro in avanti, ed attese.

I minuti non erano mai stati più lenti.

Il demone si abbassò, camminando sulle sei zampe e strisciando velocemente verso di lui come una serpe.

Seunghyun saltò verso di lui, schiacciandogli la schiena e correndo verso la pistola, che brillava tristemente sul suolo coperto di foglie secche e terra bagnata.

Non fece in tempo a girarsi, che l’ essere gli morse il polso con ferocia, affondando le zanne anche nelle ossa, sentendo la cartilagine aprirsi sotto i denti.

Il cacciatore mugugnò di dolore e, girando su se stesso, lo fece sbattere contro il tronco di un albero, immobilizzandolo. Con l’ altra mano corse ad afferrare l’ arma e gliela puntò alla testa, ma il demone strappò improvvisamente le fauci dalla sua carne ed emise quell’ urlo acuto che gli si infilò nella testa.

Barcollò all’ indietro, premendosi i palmi sulle orecchie.

All’ improvviso tutto gli sembrava confuso.

-Muori, cacciatore.-

Lo sentì sibilare, mentre sbatteva la schiena su uno dei tronchi.

Lo vide saltare verso di lui con un artiglio alzato, e quando stava per colpirlo, l’ ombra dalle sembianze umane gli si parò davanti.

Il sangue scuro bagnò il punto in cui si accasciò.

Seunghyun guardò per qualche istante il corpo morto, notando una acuminata protuberanza sulla testa poi, ringraziandolo dal profondo del cuore con un sussurro, impugnò la pistola e la puntò verso il demone, che guardava il cadavere.

Il proiettile attraversò la canna dell’ arma e volò come un razzo fino alla testa del mostro, che inarcò il collo e prese fuoco.

Il silenzio più assoluto calò nel bosco.

Riusciva ad udire solo il suo respiro ed il suo battito cardiaco accelerato più del dovuto.

Ripresosi dalla sorpresa, infilò la pistola nella cintura e si chinò sull’ ombra.

Respirava molto debolmente, e sarebbe sicuramente morto.

Ma gli doveva la vita, e se Daesung faceva miracoli con lui, che non era del tutto umano, figuriamoci con un essere umano.

Lo prese in braccio e camminò verso l’ uscita a passo svelto.

Con tutte le volte che era scappato in quel boschetto, quando era bambino, lo conosceva a memoria.

Anche se era tutto merito del suo angelo custode, che lo aveva sempre guidato.

Quando una lieve brezza fresca gli accarezzo i capelli, si accorse di aver perso il cappello.

Maledì quel demone parlante, perché gli aveva rovinato il vestiario, e continuò a camminare.

Arrivò dopo poco all’ uscita, e quando poté guardare in viso quell’ ombra, sussultò impercettibilmente e serrò i pugni.

Era un ragazzo dal viso angelico e dalla folta chioma rossa, vestito di scuro, ma quello che lo colpì di più era la protuberanza che aveva notato prima.

Era un corno, come quelli che si disegnano per rappresentare il diavolo.

Seunghyun lo fissò a lungo, concentrandosi sul profondo tagli che andava dalla spalla destra al fianco sinistro, e dal quale sgorgava un fiume di sangue scarlatto ed acceso, come un fiume di lava.

Ed in effetti, mentre quel sangue gli colava sulle mani, gli sembrava scottasse.

Sospirò, indeciso sul da farsi.

Non sapeva se Daesung fosse in grado di guarire i demoni.

Non sapeva se quel demone, una volta svegliato, avrebbe tentato di ucciderlo.

Ma di una cosa era certo: lui non voleva avere debiti con nessuno.

Fece saettare lo sguardo sulla sua testa.

Prima c’ era anche l’ altro corno, ma era stato staccato via.

Riprese a camminare vero la sua dimora, mentre il demone, con un braccio e le gambe penzoloni e la testa piegata all’ indietro, respirava sempre più piano.

Se si concentrava, riusciva a sentire il suo battito debole e stanco, di chi non si arrende alla morte.

Lo conosceva, quel tipo di battito, era uguale al suo, quella notte.

Quando aveva trovato sua madre.

Non ora, Seunghyun...Non ci devi pensare, ora...

Pensò, stringendo il demone con un braccio e prendendo a pugni la porta, pregando che Daesung concedesse aiuto ad una creatura nata per le sue opposte ragioni.

-Arrivo! Cosa è succes...-

Si interruppe, non appena aprì la porta e notò quell’ essere quasi cadavere.

-Ho bisogno del tuo aiuto.-

 

 

+Manicomio+

Ehm...Salve! Questa è la mia prima long su i Big Bang ^-^ ho già scritto su di loro, e sono cose anche abbastanza depresse *ride* comunque spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito ^^ Ok, detto questo, vo lascio, fatemi sapere cosa ne pensate, ALLA PROSSIMAAA!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

Seunghyun sfiorò con la punta delle dita il cappello che credeva d’ aver perso, constatando con piacere che era in ottime condizioni.

Non sapeva esattamente come facesse Daesung, ma ogni volta che perdeva qualcosa, la ritrovava in una stanza in ottime condizioni, come se l’ avesse semplicemente dimenticata lì.

Spostò con attenzione lo sguardo sulle candide e bellissime ali del suo angelo custode, cedendole alzarsi ed abbassarsi con fatiche assieme alle spalle.

Era raro vederlo in quelle condizioni, solitamente si affaticava solo quando un demone gli arrecava una ferita talmente profonda da lasciarci frammenti della sua anima maligna.

Non voleva immaginare quanto stesse faticando in quel momento, quindi lo affiancò e controllò il corpo del ragazzo.

La ferita era quasi scomparsa, ed aveva iniziato a respirare ad un rimo regolare. Anche il suo battito cardiaco, da quel che poteva sentire, si era stabilizzato.

-Ho quasi fatto.-

Sussurrò, sorridendo.

Aveva la fronte imperlata di sudore e sembrava stesse trattenendo l’ affanno.

-Cosa credi che farà una volta svegliato?-

Aggiunse mentre quella cicatrice biancastra che era rimasta si unificava alla pelle ed iniziava a scurirsi quel poco che bastava.

-Non lo so, ma se attaccasse lo ucciderò senza esitazioni. Non ti preoccupare.-

-Potevi lasciarlo morire, allora.-

-No, non potevo. Mi ha salvato la vita.-

La luce calda e rassicurante attorno alla mano dell’ angelo si spense, e si lasciò cedere sulla poltrona situata accanto al letto, dove riposava il demone.

Spiegò come poteva le ali, e cacciò dalle labbra un lungo sospiro.

-Ti ha salvato la vita?-

-Si. C’ era un demone nel bosco.-

Daesung sgranò gli occhi e strinse i pugni sui braccioli.

-Un demone? Ma com’ è possibile? Loro non possono entrare qui.-

-Lo so, e non è tutto. Parlava.-

-E cosa ti ha detto?-

-Da quel che ho capito, non ero io il suo obbiettivo.-

Rispose, indicando con un cenno del capo il ragazzo dormiente sul letto, incrociando le braccia sul petto nudo e scolpito. Le ferite sul corpo erano scomparse, come se non ci fossero mai state.

-Credo che volesse questo ragazzino, ma mi chiedo perché. Non ha l’ aria di essere pericoloso.-

-Inoltre la sua aura è davvero molto debole, non è in grado di combattere. Ucciderlo o lasciarlo in vita, non sarebbe cambiato nulla.-

Seunghyun assottigliò gli occhi.

-Quindi, non è nemmeno abbastanza forte per mangiare i suoi simili ed accumulare energia.-

Disse, più a se stesso che all’ altro, che annuì ugualmente.

-Mi sembra strano che, da lassù, non mi sia arrivato alcun avvertimento della presenza di demoni. Soprattutto quando riescono ad entrare qui, anche se è la prima volta.-

-E spero l’ ultima.-

-Forse è il casa che vada a parlare con loro.-

Rise, alzandosi, e posandogli una mano sul braccio, per poi uscire dalla stanza a passo incerto.

Il cacciatore aspettò che la porta principale si chiudesse, per poi girarsi verso la finestra ed ammirare Daesung aprire completamente le sue maestose ali e spiccare il volo verso il cielo.

Aveva ragione, la situazione era grave.

Da quando aveva deciso, otto anni prima, di seguire le orme di suo padre, il suo angelo custode aveva creato una sorta di universo parallelo, raggiungibile solo da loro, sospeso nella, in un tempo e luogo inesistenti.

Il giorno e la notte non c’ erano, il cielo era costantemente plumbeo, coperto da una spessa coltre di nuvole grigie e cariche di pioggia, nonostante non avesse mai piovuto, e la stessa cosa valeva per il susseguirsi dei giorni.

Lì non c’ era nulla, quel posto non esisteva.

Era solo un qualcosa creato da Daesung basandosi su ciò che lo metteva più a suo agio e gli trasmettesse tranquillità, ovvero l’ erba secca ed il cielo nuvoloso.

Il bosco lontano dall’ abitazione era stato creato per capire il suo morale.

Quando era sereno, una luce sconosciuta penetrava al suo interno, e delle volte si poteva udire il flebile cinguettare degli uccellini, al contrario, quando era di cattivo umore, o si dedicava al suo lavoro, i rami si intersecavano tra di loro e la tenebra più totale e spaventosa calava tra quelle vecchie querce.

Lo odiava quel posto.

Era sotto una quercia che aveva trovato il cadavere di sua madre, alla luce del sole primaverile, accanto alla sua casa.

Aveva nove anni, ricordava che stava giocando assieme a lei con la palla, e lui le aveva dato un calcio talmente forte che era andata a finire lontano, rotolando per la piccola discesa della collina su cui vivevano.

Ricordava che le aveva chiesto scusa, e lei, comprensiva come sempre, gli aveva sorriso ed era corsa a prenderla.

Ricordava che il cielo era bello e luminoso, senza una sola nuvola. Un’ incantevole distesa azzurra.

Ricordava che era tiepido, il clima, nonostante fosse settembre.

Ricordava d’ aver aspettato ore, di averla chiamata a squarciagola, di aver pianto tantissimo e di aver avuto paura quando era calata la notte.

Ricordava di essersi addormentato sul terreno freddo e di essersi svegliato tra le coperte del suo letto.

E voleva dimenticare quando, affacciandosi dalla finestra della sua camera come era solito fare al mattino, aveva visto sua madre sdraiata sotto la quercia con gli occhi chiusi, una mano sul petto ed il vestito che si alzava leggermente per la brezza fresca che tirava.

Era subito corso da lei, seguito subito da suo padre, e quando la raggiunsero ed il bambino provò a svegliarla, la mano cadde al suolo, rivelando un grande buco rosso.

Ricordava che dal dolore aveva vomitato e non aveva versato una lacrima.

Ricordo la tua mano fredda...Ricordo il tuo petto immobile...Ricordo la solitudine e la rabbia...

Un cigolio sinistro lo riportò alla realtà.

Alzò lo sguardo e vide che il demone lo stava guardando stupefatto e confuso.

Appena allungò una mano verso di lui, con uno scatto afferrò la pistola infilata nella cintura dei pantaloni e gliela puntò contro.

-Se provi ad attaccare ti ammazzo.-

Lo avvertì, mettendosi in una posizione più comoda per sparare e non sbagliare mira.

Il ragazzo si umettò le labbra, studiando il suo corpo.

-Sta...Stai bene?-

Sussurrò, e qualsiasi essere umano non lo avrebbe sentito, ma lui non poteva essere classificato come tale.

Non sapeva nemmeno cosa fosse realmente.

Alzò un sopracciglio, squadrandolo dalla testa ai piedi.

-Si.-

-Co...Cosa è successo? Perché sono ancora vivo?-

-Ti ha salvato un angelo.-

Credette si sarebbe arrabbiato, perché, per un demone, farsi anche solo aiutare da un angelo, era una gravissima ferita al proprio orgoglio, tanto da portare al suicidio.

Eppure non accadde nulla.

Rimase immobile a fissarsi la mani.

-Chi sei?-

Gli chiese Seunghyun, abbassando leggermente la guardia.

Gli occhi del ragazzo parvero illuminarsi.

-Mi chiamo Jiyong. Tu?-

-Seunghyun.-

-Puoi mettere via quella...Cosa, io non ti farò nulla.-

-Sei un demone.-

-Ma senza più poteri. Da quel che ho visto, potresti battermi in pochi minuti.-

Contrariamente a quello che avrebbe dovuto fare, gli diede ascolto, riponendo la pistola da dove l’ aveva presa.

La verità è che aveva ragione. Anche se avesse attaccato era innocuo, e poi gli aveva salvato la vita lasciandosi per poco sfuggire la sua, non aveva motivi di temerlo.

-Allora...Piacere, Seunghyun. Da dove vengo io, si parla spesso di te.-

-Come hai fatto a trovare questo posto?-

Jiyong sussultò, in evidente difficoltà.

-Non lo so, ci sono capitato.-

-Come?-

-Non lo ricordo.-

-Bugiardo.-

-E’ così!-

Urlò, come se avesse improvvisamente perso il controllo.

Ma, non appena vide che il cacciatore aveva portato la mano a toccare l’ arma, tornò in sé e si alzò dal letto a testa china, camminando lentamente verso di lui.

Gli anfibi sul pavimento emettevano un suono che aveva un ché di simpatico.

-Non lo ricordo, è la verità.-

-Allora spiegami chi era quel demone, e cosa voleva.-

-Voleva uccidermi.-

-Perché? L’ hai detto tu stesso di essere debole, cosa ne avrebbe guadagnato?-

-Non sono un demone come gli altri, io.-

Seunghyun fece una smorfia appena percettibile con le labbra.

-Dimmi un’ altra cosa: da quando sono diventato un cacciatore, non ho mai sentito un demone parlare, ed adesso ne incontro due, di cui uno con le sembianze di un essere umano.-

-Non lo so.-

-Non sei utile come pensavo.-

Constatò, allontanandosi da lui senza perderlo di vista.

-Mi dispiace, ma non ricordo nulla.-

-Ti ricordi perché mi hai salvato?-

-Perché lui voleva uccidere me, e non mi sembrava giusto che ci andassi di mezzo tu.-

Un battito d’ ali li riportò alla realtà, e la testolina bionda di Daesung fece capolino dalla soglia della porta, sorridente come sempre.

-Bensvegliato Jiyong.-

Salutò, entrando nella stanza, per poi spostare lo sguardo sul suo protetto, ignorando la confusione che si poteva leggere negli occhi del demone.

-Ti devo parlare, in privato.-

Asserì poi, secco, facendogli cenno di uscire dalla stanza.

Seunghyun lanciò un’ ultima occhiataccia a Jiyong, prima di uscire e seguire l’ angelo in un’ altra stanza, munita solo di due sgabelli bianchi, con le pareti dipinte di nero.

Si chiese come facesse a cambiare aspetto ad ogni stanza ogni qual volta volesse, e provava una certa invidia per quel suo particolare potere. Ma lui era un angelo, poteva creare qualsiasi cose volesse.

-Cosa ti hanno detto?-

Chiese, mettendosi seduto.

-Che è pericoloso.-

-A me non sembra.-

-Da quel che ho capito, lui e quel demone sono finiti qui perché qualcuno ce li ha fatti arrivare.-

-Credevo che nessuno sapesse di questo luogo.-

-Infatti, solo coloro che sono lassù, i miei superiori. E stiamo iniziando a credere che ci sia un traditore.-

Annuì.

-Con chi hai parlato.-

-Con l’ unico con cui parlo.-

Rise.

-Taeyang crede che sia stato mandato per essere ucciso da te nel caso in cui l’ altro demone avesse fallito.-

-Ma non avevi detto che...-

-Era debole? Si, ma probabilmente si è spezzato il corno oltrepassando quel qualcosa che lo ha fatto venire qui. Una porta, forse.-

-Se è così, vuol dire che i demoni non avrebbero problemi a venire qui in massa.-

-Esatto, eppure sbagliato. Ho creato questo posto in modo da non essere percepito da nessun demone.-

-E qui ci ricolleghiamo al discorso del traditore.-

-Esatto.-

Il cacciatore sospirò pesantemente, distogliendo lo sguardo e lasciando che si perdesse nel nulla.

Se c’ era un traditore tra gli angeli, voleva dire che anche Daesung sarebbe stato sospettato, in quanto avesse creato lui stesso quello spazio inesistente.

Inoltre, se c’ era davvero un traditore, ed il suo obbiettivo era proprio quel demone da quattro soldi, avrebbe mandato altri ad ucciderlo.

Si passò una mano tra i capelli, dicendo già addio alla sua tranquillità e rassegnandosi all’ idea che avrebbe dormito molto male, nei giorni a seguire.

-Puoi anche abbandonarlo per strada, non siamo costretti a tenerlo con noi.-

Propose, poggiandogli una mano sulla spalla.

Valutò attentamente la proposta.

In fondo, a lui non sarebbe cambiato nulla, avrebbe continuato  a sterminare demoni dimenticandosi presto di quel ragazzino.

-No, non posso. Potrebbe esserci utile per scoprire chi lo ha mandato qui, no?-

L’ angelo sorrise, raggiante.

 

***

 

Le grandi porte nere e pesanti si spalancarono, sbattendo con un tonfo sordo.

Il lungo cappotto a scacchi triangolari sventolava, nonostante laggiù non tirasse vento.

I passi svelti riecheggiavano per la stanza chiara e glaciale, impazienti ed irati.

I suoi occhi viola fissavano lui, e se avesse potuto lo avrebbe incenerito seduta stante, ma gli serviva.

Doveva dirgli dove lo aveva buttato.

-Dov’ è?!-

Gli urlò, afferrandolo per la spalla e costringendolo a guardarlo negli occhi.

-Non so di chi parli.-

Miagolò, allontanandolo ed aggiustandosi i lunghi capelli rossi.

Non ci credeva che aveva assunto sembianze da donna, il bastardo.

-Lo sai benissimo! Mio fratello, dove lo hai buttato?-

-Nostro fratello.-

Lo corresse, camminando verso il vetro della finestra e specchiandosi.

Si passò le mani sulle curve dei fianchi, ammirandosi.

-Non mi trovi bellissima? Sono molto meglio così che nella mia forma originale.-

-Dimmi cosa ne hai fatto di Jiyong.-

-L’ ho mandato a fare una passeggiata, con un mio amico. Ma, poverino, deve essersi perso se non è ancora tornato.-

Seungrì strinse i pugni, ingoiando rumorosamente.

-Dove?-

Bom si girò a guardarlo, mostrando un sorriso spaventoso.

-Nel giardinetto del cacciatore.-

-Bastardo!-

Urlò, correndo verso di lui con l’ intenzione di dargli un pugno, ma quando fu vicinissimo al suo volto, scomparve sotto i suoi occhi, facendolo barcollare in avanti ad occhi sgranati ed atterrare con un ginocchio a terra.

-Calmati, fratellino, non faccio altro che attenermi allo spirito della competizione.-

-Uccidere non rientra nella competizione.-

Sibilò, fulminandolo con lo sguardo.

L’ altro demone alzò un sopracciglio, guardandolo scettico.

-Non ti preoccupare Seungrì, se ti manca posso comprarti un altro cane.-

Disse, dandogli le spalle ed incamminandosi verso l’ uscita.

-Intanto...-

Aggiunse, insinuando una mano nella tasca dei pantaloni di pelle.

-...Puoi giocare con questo.-

Terminò, lasciandogli qualcosa di rosso ed appuntito.

Seungrì lo riconobbe all’ istante.

Era il corno di Jiyong.

 

 

+Manicomio+

Ed ecco il secondo capitolo xD Lo so, ho impiegato un' eternità, ma la voglia discrivere, con questo caldo scerseggia, quindi spero possiate perdonarmi e comprendermi!! ^^" comunque, il prossimo capitolo arriverà prima ^^ ALLA PROSSIMAAA!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

Seunghyun fissò le ceneri del suo vestito e del suo armadio, ancora fumanti, truce e confuso nello stesso tempo.

Daesung sorrideva come sempre, accarezzando i capelli rossi del demone che singhiozzava con le mani a  coprirgli il viso.

-Mi dispiace, non l’ ho fatto apposta.-

-Lo sappiamo, non ti preoccupare.-

-E’...E’ che...Quando starnutisco...Esce fuori il fuoco...E non so controllarmi.-

Piagnucolò, circondando la vita dell’ angelo e stringendolo forte, con grande sorpresa da parte sua.

-Avanti, smettila di piangere, posso crearne un’ altro.-

Disse, una volta ripresosi dall’ iniziale sorpresa.

Jiyong annuì, allontanandosi da lui ed asciugandosi le gote arrossate con le dita esili, per poi far saettare lo sguardo sul cacciatore, che si aggirava davanti a lui con le spalle ben dritte.

-Vedi di fare in fretta, allora. Gli incarichi potrebbero arrivare da un momento e...-

-Ma guarda, ne è appena arrivato uno.-

Gli sorrise, guardandolo con quegli occhi vispi e gentili.

-Oh, perfetto. Dove?-

-Madrid. Portami un souvenir.-

-Cosa? Prenditelo da solo, no?-

-Non posso, io rimango qui a mettere a posto tutto.-

-Non puoi farlo dopo?-

-Spazzare via tutta questa cenere richiede tempo.-

-E che verrà con me? Non hai sempre detto che ci vuole qualcuno pronto a prevenire ogni evenienza?-

Il sorriso che gli rivolse l’ angelo non faceva sottintendere nulla.

Sapeva a cosa stava pensando, e non gli piaceva affatto l’ idea.

-Scordatelo, io non mi porterò mai dietro quel ragazzino, mi sarà solo d’ impiccio.-

-Seunghyun, è per il tuo bene.-

-No. E non ammetto repliche.-

***

Effettivamente, nessuno aveva replicato.

Anzi, erano rimasti tutti in silenzio, e sarebbe finalmente riuscito a varcare il portale da solo, se quel dannato non gli fosse saltato addosso catapultandolo in quello specchio molle che lo avrebbe portato dall’ altra parte del mondo.

Sentiva l’ eco dei suoi passi, e non perché fossero in un luogo chiuso e silenzioso, ma perché qualcuno, che stava iniziando ad irritarlo, seguiva le sue orme profonde che lasciava sul terreno umidiccio a causa della sera appiccicosa che era piombata su Madrid.

Era la secondo volta che andava lì, ma la prima che la vedeva dal punto di vista della notte.

Non sapeva spiegarsi il perché, ma tutti i posti che aveva visto erano inquietanti, quando fioriva dal cielo la luna.

Una leggera brezza tiepida penetrò nella giacca e fece svolazzare il mantello, facendo ridere Jiyong, che iniziò a cercare di prenderlo, inciampando in qualcosa e cadendo col viso sull’ erba  morbida e bagnata.

Seunghyun si girò a guardarlo, glaciale.

-Fa attenzione a dove cammini, e ricorda che i miei vestiti non servono per giocare.-

Lo rimproverò, voltandosi nuovamente e riprendendo a camminare più velocemente.

Sapeva che non era giusto trattarlo in quel modo, perché non aveva fatto nulla di male. Ma chi poteva assicurargli che, in passato, non avesse fatto qualcosa di orribile, come uccidere esseri umani, genitori, bambini. In fondo, se quell’ ipotetico traditore lo voleva morto, un motivo c’ era.

Per alcuni minuti non sentì nulla, solo la sua voce parlare sommessamente. I suoi passi affrettati lo raggiunsero solo una volta arrivato all’ imponente entrata della costruzione.

-Cos’ è?-

Chiese timidamente.

-Il palazzo dei cristalli.-

-E’...Davvero bellissimo.-

Il cacciatore annuì senza prestargli attenzione ed entrò.

-Tu aspetta qui fuori, e nasconditi.-

-Ma non devo difenderti?-

-E come? Sei talmente debole che ti ucciderebbero al primo colpo.-

Disse, spingendo la porta stranamente leggera.

Il demone abbassò lo sguardo, mentre sul viso si dipingeva una dolcissima espressione dispiaciuta, e sospirò, andandosi ad accucciare dietro un cespuglio ben curato.

L’ aria sapeva di umido, e, per non far prendere freddo a quell’ esserino dal folto pelo bianco su cui era inciampato poco prima, lo strinse al suo petto caldo, guardando le spalle dell’ uomo sparire tra il buio delle vetrate.

Aveva una brutta sensazione, e non sapeva da cosa dipendesse.

 

Seunghyun mosse qualche passo incerto nella tenebra fioca, rotta dalla luce della luna che sfiorava le vetrate perfette e lisce.

Si fermò davanti ad una scalinata bianca e pulita.

In cima ad essa, una donna bellissima, dal lungo vestito nero e scollato. Mentre scendeva le scale con passo sensuale, i seni prosperosi si muovevano leggermente ed i lunghi capelli ondulati ricadevano sulle sue spalle, accarezzandole i fianchi.

Non riusciva a vederle il volto, e si chiese se fosse lei, chi doveva uccidere.

Con profondo rammarico, lei era la sola in quel posto, a quell’ ora, con un vestito fatto di un velo finissimo che svolazzava mostrando le lunghe gambe snelle nonostante il vento non spirasse nemmeno all’ esterno.

-Ti stavo aspettando.-

Disse, con la sua voce provocante.

I piedi nudi cozzarono contro il pavimento freddo e, avvicinandosi verso di lui, si accorse che aveva uno strano cappellino dal quale partiva un velo che le copriva il volto.

Seunghyun fece un mezzo sorriso, alzando solo un angolo della bocca, mentre la fissava avvicinarsi e posargli una mano sul petto.

-Spero che l’ attesa sia valsa la pena.-

-Oh, molto più di quanto pensi. Sul tuo conto girano davvero brutte voci, cacciatore, ma non credere che la tua bellezza ultraterrena non sia stata notata. Ma non ti rendono giustizia.-

-Ti ringrazio, non credevo esistessero demoni dalla presenza così gradita. E che sappiano parlare.-

Sussurrò, continuando a fissarla mentre gli girava attorno.

Probabilmente lo stava studiando, ma doveva ammettere che la cosa non gli dispiaceva.

-La cosa non mi sorprende, abbiamo sempre mandato demoni di seconda classe.-

Assottigliò gli occhi, sospettoso.

-Di cosa parli?-

-Quelli che hai sempre ucciso, sono i nostri piccoli schiavi. Loro mangiano tanti altri piccoli demoni, accumulando energia, e poi noi mangiamo loro.-

La donna gli tornò davanti, schiacciandosi contro il suo corpo, e, nonostante sapesse del pericolo, sentì l’ eccitazione crescere tra le sue gambe.

-Furbo, e cosa vi porta fuori dalle vostre accoglienti casette di marzapane?-

La demone sorrise maliziosamente.

-Tu, bellissimo cacciatore. Ci stai rovinando la vita, non riusciamo più ad accumulare energie, se tu li uccidi tutti. E possiamo dire addio al nostro mondo.-

-Ho un’ idea migliore, perché non prendete il buon esempio dagli angeli e vi risparmiate di rompermi il cazzo ogni volta che avete appetito?-

-Se non sapessi come Daesung e tua madre ti hanno istruito, ti considererei un bruto.-

La spintonò, improvvisamente, afferrando la pistola e puntandola contro di lei.

-Chi ti ha detto di mia madre?-

-All’ inferno lui sa tutto di te,  sei il suo preferito.-

-Chi è lui?-

La demone allungò le mani dietro al suo collo, ed abbassò la testa. Il nodo si sciolse, e prendendo i lembi di tessuto,si abbassò piano il vestito, mettendo in vista i seni sodi. Ma non erano esattamente loro ad attirare l’ attenzione del cacciatore.

Sulla pancia piatta, c’ era un buco enorme, i cui contorni sembravano avvizziti ed in putrefazione, dal quale uscivano dei tentacoli viscidi che, fuoriuscendo, le passavano sul corpo.

-Mi ecciti, cacciatore.-

-E’ un peccato non poter dire lo stesso di te, ora.-

Sorrise, maligno, facendo partire il primo colpo.

La donna lo evitò agilmente, contorcendo la schiena, e mettendosi col petto che toccava il suolo marmoreo, saltò su di lui, che saltò all’ indietro e sparò altri colpi, tutti a vuoto.

La demone sgattaiolò in un angolo buio, e calò il silenzio.

Seunghyun, alzandosi lentamente dalla posizione inginocchiata in cui era, si guardò attorno. Entrambi i suoi occhi si illuminarono impercettibilmente, ed aguzzò l’ udito. Sentiva il battito cardiaco di Jiyong, fuori al palazzo, qualcuno aveva il respiro leggermente affannato, proprio sopra di lui, ma subito qualcos’ altro attirò la sua attenzione.

Un altro battito cardiaco, poco lontano dal piccolo demone.

Strinse le dita attorno alla sua arma, pensando seriamente di abbandonare quella missione per correre a vedere se stesse bene ed uccidere chiunque gli si fosse avvicinato.

Scosse la testa.

Ma che diavolo sto dicendo? Per i miei gusti può anche morire, non mi importa...

Aveva abbassato la guardia senza rendersene conto.

La donna staccò gli artigli dalla trave metallica e si buttò sulle sue spalle.

I tentacoli che uscirono dal suo stomaco si serrarono attorno al collo del cacciatore, mozzandogli il fiato.

-Non resistere, mio caro, lasciati divorare per bene, così sarò la più forte e regnerò anche sui figli!-

Esclamò, avvicinandosi con la pancia alla testa dell’ altro.

Poi qualcuno lo chiamò.

La sua voce.

Impossibile non riconoscerla.

-Ragazzino! Va via!-

Urlò Seunghyun, vedendo quella testolina rossa sbucare dall’ entrata lontana.

Jiyong strinse al petto qualcosa, guardando la scena immobile e spaventato.

La demone alzò di scatto la testa, ritraendo immediatamente i tentacoli e correndo a grandi falcate verso di lui, aiutandosi con le braccia, come se fosse un cane. Il velo che le copriva il volto si staccò dal cappello e volò via, mostrando la pelle completamente vuota.

Non vi erano occhi, naso e bocca.

Un frammento di pelle rancida e puzzolente, dal quale penzolavano pezzi di carne putrefatta che stavano per cadere. Da quei buchi colava una strana sostanza nera come il sangue, ma della stessa consistenza del miele, che si incrostava non appena sgorgava.

Era sempre più vicina, sentiva le gambe tremare ed il cuore martellargli del petto.

Seunghyun cercava di prendere la mira, ma con quell’ essere si sposava prima a destra e poi a sinistra, rischiava di colpire anche il ragazzo.

Iniziò a sudare freddo, mentre, non vedendo altre vie d’ uscita, iniziava a corrergli dietro.

Una codina bianca e pelosa si alzò ed andò a solleticargli il naso.

Jiyong non riuscì a trattenersi, iniziando a ridere, e poi starnutì.

Dalla sua bocca uscì una fiammata di fuoco blu, che colpì in pieno la donne e bruciò la coda della giacca del cacciatore, che si era spostò appena in tempo.

La demone iniziò ad urlare dalla bocca nella pancia, cercando di spegnere le fiamme che la circondavano e consumavano pian piano.

La pelle si stava sgretolando, diventando cenere rovente.

I tentacoli si muovevano come impazziti, agitandosi e fendendo l’ aria. Allungandosi fino allo spasmo, tanto che uno di quelli andò a schiaffeggiare il ragazzo, graffiandolo sulla guancia.

Seunghyun la fissava col fiato corto e lo sguardo vuoto.

Impugnò la pistola e le sparò in più punti, ripetutamente, finché al suo interno non rimasero più proiettili.

Fissò con disgusto il corpo sinuoso e deplorevole divenire cenere, sgretolarsi come un sassolino tra le mani troppo forti di un essere preda dell’ ira.

Rimase a fissare quelle particolari ceneri, perso nei suoi pensieri.

Gli aveva parlato di sua madre, di Daesung. Nessun demone era a conoscenza del suo angelo custode, tantomeno della sua vita privata e precedente.

Che fosse per colpa del traditore? Era l’ unica spiegazione.

Qualcosa di ruvido e bagnato passò sulla sua guancia, facendolo ridestare.

Guardò prima Jiyong, e poi quel buffo essere dal pelo bianco, che si sedette non appena incrociò i suoi occhi.

-Cosa sarebbe?-

Chiese, indicandolo.

-Non lo so. Ci sono inciampato, e mi sembrava carino.-

-Ok, rimettilo dove lo hai preso.-

-Ma...Perché? E’ tutto solo, poverino, e qualche demone potrebbe mangiarselo! Ti prego, portiamolo con noi!-

Esclamò, afferrandogli debolmente un braccio.

Il cacciatore lo guardò negli occhi.

Non ci aveva mai fatto caso, erano marroni, caldi. Come quelli di un essere umano.

Anche gli occhi di Daesung sembravano quelli di un essere umano.

Solo lui era diverso.

Sospirò, annuendo.

-Ma tienitelo stretto, non lo voglio ritrovarmelo tra i piedi.-

Il demone sorrise, per poi buttargli le braccia al collo e stringerlo forte.

-Grazie Seunghyun.-

-Sta zitto, e dagli un nome. Se fa qualcosa, dovrò pur urlare il suo nome, prima di ucciderlo.-

Il piccolo esserino tremò, e saltò goffamente sulle gambe del demone.

-Chachacha?-

-Si, è un nome che si adatta perfettamente alle tue capacità celebrali.-

Borbottò, alzandosi e sistemandosi i vestiti.

-Ogni volta che cerco di salvarti mi rovino i vestiti.-

-La prossima volta farò attenzione.-

Rise, correndogli dietro una volta aver sistemato Chachacha sulla sua testa, ovvero quando si era avvinghiato attorno al suo corno.

-Ti conviene, ragazzino.-

Disse, incurante del fatto che qualcuno li stesse guardando.

L’ angelo era seduto sulla cupola più alta del palazzo, e fissava il demone attentamente.

Tutto di lui corrispondeva alla descrizione lasciatagli da Seungrì la notte precedente, i capelli, la voce, il portamento.

Non c’ erano dubbi, era suo fratello, quello a cui Bom aveva spezzato il corno per levargli quasi tutto, dai ricordi ai poteri.

Spiegò completamente le sue ali maestose, alzandosi in piedi.

Il portale si aprì, ed il cacciatore col demone ne varcarono la soglia.

Assottigliò gli occhi.

Jiyong era ancora vivo, e Seunghyun non l’ aveva ancora ucciso (per fortuna). Eppure, da come gli aveva raccontato Daesung, lui non esitava sulle sue vittime, le uccideva senza troppe cerimonie chiunque fosse.

Si portò l’ indice alle labbra, confuso e pensieroso.

-Taeyang, dobbiamo andare, ho aggiustato tutto.-

Sussurrò una voce alle sue spalle.

-Si, ti ringrazio Chaerin.-

-Hai scoperto nulla di interessante?-

-Ho trovato il fratello di Seungrì.-

Chaerin sorrise, piegando la testa di lato.

-Dobbiamo dare la bella notizia.-

-Si, ma tu restane fuori.-

La ragazza lo guardò preoccupata.

-Tae...-

-No, tu non ne resterai coinvolta. Ora andiamo, passata la notte porteremo Seungrì da suo fratello.-

 

 

+Manicomio+

Allora, quell' adorabile esserino lì sopra è Chachacha XD suppongo vi chiederete il perchè di questo nome (so che non ve ne rega nulla, ma ve lo dico lo stesso XD) senza troppi rigiri di parole, è opera della cugina della mia piccola Robby *^* (Swaggie per i fortunati che la seguono come autrice tra i Super Junior) siccome già adoravo lei, poi mi ha detto che a sua cugina piacciono le mie storie e le usa per giocare...Insomma, glielo dovevo!! xD Insomma Robby, questo piccolo Chachacha è dedicato tutto a te ed a tua cugina ^^ spero possiate perdonare tutto il tempo che ci metto a scrivere ^^ ALLA PROSSIMAAAAAAAA!!!

P.S: ditelo, vi ho fatto rimanere di merda nel finale XD 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Daesung aprì improvvisamente gli occhi, sentendo una strana sensazione calargli sul corpo come un velo invisibile e pesante.

Le ali completamente spiegate erano gettate scompostamente sul divano e sul pavimento.

Si alzò, mettendosi seduto ed avvertendo quella energia elettrica sempre più vicina.

Era un demone, ma di certo non si trattava di Jiyong.

Era infinitamente più potente e sgradevole, e si avvicinava velocemente.

Tuttavia, non si mosse, ed attese, finché non si fermò davanti alla porta.

Si alzò lentamente e si scostò prima che quell’ enorme pezzo di legno rettangolare lo prendesse in pieno, poggiandosi al tavolino di vetro comparso dal nulla in quell’ attimo.

Nel salone fece la sua comparsa chi non avrebbe mai creduto, e lo guardò confuso.

-Che ci fai qui?-

-Visita di cortesia.-

-Con un demone?-

Taeyang rise,  scuotendo la testa.

-La visita non è da parte mia.-

Disse, alla fine, sedendosi sul divano e poggiando i piedi sulla porta distrutta, per poi indicare alle spalle dell’ angelo, che non fece in tempo a girarsi.

Qualcuno gli diede un calcio, forse una ginocchiata sullo zigomo talmente forte da farlo cadere rovinosamente a terra. Evitò per un soffio un ulteriore calcio alla tempia e si alzò con un salto.

Prima di correre all’ attacco, studiò per qualche istante l’ avversario.

Aveva la sensazione di averlo già visto, nella sua mente c’ era anche uno scenario, ma era tutto confuso e non riusciva a mettere a fuoco nulla.

Il demone, approfittando della sua distrazione, saltò verso di lui con l’ intenzione di dargli un pugno, ma l’ altro lo schivò agilmente, inarcando la schiena all’ indietro ed alzando la gamba in modo da sbattere lo stinco contro le sue costole.

Era la seconda volta che combatteva, e gli era tutto troppo familiare.

Seungrì gli afferrò la caviglia e lo alzò, disegnando un arco in aria col suo corpo e facendolo sbattere dalla parte opposta del pavimento, frantumandolo. Tenendolo la presa ben stretta, lo lanciò contro la parete, creando una crepa.

Daesung non aveva altra scelta.

Avrebbe dovuto usarla, era l’ unico modo per batterlo.

Si alzò barcollante in piedi, sentendo il sangue colare da una ferita sulla testa e portò una mano sulla sua ala sinistra.

Attese che il demone si avviasse verso di lui, credendolo finito, e si staccò lentamente la piuma, serrando poi l’ estremità nel suo pugno, e puntandola contro il demone, che si fermò e lo guardò serio.

-Dovrei avere paura di una piuma? Sei messo davvero male.-

Daesung sorrise, sprezzante, mentre un’ ombra scura gli attraversava gli occhi.

Taeyang alzò il mento. Quel ragazzo era sempre stato calmo e non aveva mai combattuto, se non quella singola volta in passato per Seunghyun, ed era stato terrificante.

La sua forza era paragonabile a quella di un demone, come la malignità e la brutalità con cui aveva ucciso quell’ intruso. Era stato venticinque anni fa, prima ancora che il cacciatore nascesse. Pur di non intralciare il parto della donna, si era staccato quella piuma ed aveva combattuto riducendo quel demone in poltiglia.

La stessa piuma che impugnava in quel momento.

La stessa piuma che si stava deformando, divenendo affilata, dura e pesante.

-Ottedenebnas.-

Sibilò, impugnando con foga l’ impugnatura della spada, per poi scagliarsi contro il demone, lanciando fendenti che andavano tutti a segno, a che non andavano a colpire punti vitali.

Seungrì cercò di rispondere agli attacchi, allungando velocemente una mano verso la sua spalla, ma il braccio volò via, tagliato da quella lama anomala.

Per un attimo nessuno si mosse.

-Questa è un’ offesa alle mie capacità di combattente, sai?-

Sibilò, mentre uno strano liquido nero colava dalla spalla e prendeva le sembianze del braccio mutilato.

Portò la mano all’ altezza del suo sguardo, stirando le dita e poi chiudendo la mano in un pugno, accertandosi che le sue capacità motorie fossero tornate come quelle di prima.

I suoi occhi viola saettarono verso l’ angelo, che lo guardava confuso.

Oltre a parlare, adesso si rigeneravano anche.

Se il demone che stava combattendo Seunghyun era di quel livello, allora era messo davvero male.

Non si accorse di quanto l’ altro si fosse avvicinato, e sussultò scattando all’ indietro quando lo vide far sputare dalle sue mani, come fumo, una catena che lanciò verso di lui, e si avvolse attorno al polso che sorreggeva la spada.

Lo attirò verso di lui solo per dargli un calcio sul petto ed atterrarlo, stringendo tra quel ferro anche l’ altro polso.

-Dov’ è mio fratello?-

Ringhiò, inginocchiandosi sul suo stomaco.

-Non so di chi parli.-

Gemette dolorosamente Daesung, mentre la catena iniziava a bruciargli la pelle.

-Si che lo sai, mi ha detto che tu sei il guardiano del cacciatore. Dov’ è Jiyong?!-

Urlò, facendo infiammare la sua arma e serrare la mascella dal dolore.

I suoi polsi fumavano, letteralmente, e sapeva che gli sarebbe rimasto un segno indelebile. Perché quando un demone decideva di marchiarti, non potevi fare nulla, solo contorcerti dal dolore.

-Dimmi dove cazzo è Jiyong!-

Uno strano scricchiolio sopra la sua testa lo fece immobilizzare.

-Perché non lo chiedi a chi devi? Hai paura?-

Chiese una voce profonda proprio davanti a lui.

Alzò piano lo sguardo ed incrociò i suoi particolari occhi, orgogliosi come suoi, e poi fece caso alla pistola che gli puntava contro la fronte.

-Alzati dal mio angelo.-

Sussurrò, alzando un angolo della bocca in un sorriso sghembo e provocatore.

Seungrì fece come gli aveva detto, e la catena sfumò tra le sue mani improvvisamente come era comparsa.

Seunghyun si concesse un piccola distrazione, e, con la coda dell’ occhio, guardò Daesung.

Era ferito profondamente da una tempia, dove gocciolava sangue, così come dal naso e da una piccola spaccatura sulle labbra, ma quelle ferite erano nulla in confronto alle profonde bruciatura sui suoi polsi, che sembravano comporre una parola.

-Perché mio fratello è con te?-

Lo riscosse la voce del demone, e subito gli rivolse contro uno sguardo spento e privo di significato.

-Chi è tuo fratello?-

-Jiyong, quel ragazzo alle tue spalle.-

-L’ ho trovato qui.-

-Deve tornare con me, altrimenti appena si verrà a sapere della sua scomparsa, cadrà il caos all’ Inferno.-

Il cacciatore lo guardò storto, piegando leggermente la testa di lato.

-Ragazzino, lo conosci?-

Chiese, rivolgendosi a Jiyong, che scosse convulsamente il capo, rischiando di far cadere Chachacha, ancorato con zampine anteriori al suo corno.

Seungrì sgranò gli occhi, ferito. Senza più dare peso a quell’ arma puntata verso di lui, camminò verso il fratello maggiore e lo afferrò per le spalle.

-Jiyong, sono io. Sono Seungrì, tuo fratello. Non ricordi?-

Il demone scosse ancora la testa, impaurito.

-Come no?-

Fece, deluso e con gli occhi lucidi.

Non era possibile, Bom era riuscito a fare anche questo.

Quel vile bastardo gli aveva anche risucchiati i ricordi, assieme ai suoi poteri.

Sussultò, guardandolo.

Poi infilò una mano nella tasca interna del suo cappotto e ne estrasse una mezzaluna rossa.

-Questo è tuo, te lo ha spezzato Bom.-

Sussurrò, prendendogli delicatamente il polso e guidandolo sulla sua testa, facendogli sentire con le dita la scorza che gli era rimasta.

Jiyong fissò prima il corno che aveva l’ altro nella mano e poi quegli occhi viola che avevano qualcosa di caldo e familiare.

La sua mente si affollò di immagini, dove le figure non erano altro che ombre nere, sempre più spaventose. Non riusciva a sopportarle.

Lo spinse lontano da lui, e crollò lungo la parete liscia.

Stavolta la canna gelida della pistola spinse sul suo collo in un chiaro invito ad andarsene.

-Vattene da dove sei venuto, chiunque tu sia.-

Seungrì si girò a guardarlo, truce.

-Io non sono chiunque. Il mio nome è Lee Seungrì, terzo figlio dell’ Inferno ed in gara per il trono. E tu, cacciatore, sappi che non sarà l’ ultima volta che ci vediamo, perché Jiyong è mio fratello, e deve tornare a casa. Con me.-

Detto questo, gli diede le spalle e varcò il portale che si era aperto appena un secondo prima che sbattesse contro la parete.

Daesung si alzò, poggiandosi ad una sedia ed asciugandosi il sangue, oramai incrostato, dal labbro fece saettare lo sguardo su Taeyang.

-Quindi…Sei tu il traditore.-

-No, far entrare qui un demone innocuo come Seungrì non è considerato tradimento.-

-Non mi è sembrato così innocuo.-

-Bisogna capirlo, ha trovato suo fratello da poco.-

-Perché lo hai portato qui?-

-Perché ha chiesto il mio aiuto.-

-Adesso verrà qui a tentare d farci fuori ogni volta che vorrà.-

-E’ suo legittimo diritto. Avete preso suo fratello.-

-Lo abbiamo trovato qui, e lo abbiamo protetto fino ad ora.-

L’ altro angelo fece spallucce.

-E’ iniziata la lotta per l’ erede al trono, laggiù, cosa ci assicura che quel demone non stia solo giocando con voi.-

Sorrise, per poi scomparire in un battito d’ ali.

Seunghyun prese in braccio Jiyong, ancora scosso, e lo portò in camera da letto, facendolo stendere.

Chachacha scese dalla sua testa e si accoccolò accanto alla sua spalla, emettendo un suono simile ad uno “yup” acuto.

-Io non lo conosco.-

Esalò il demone, mentre le prime lacrime di terrore gli scorrevano sulle guancie.

-Lo so.-

-E non vi tradirei mai, perché mi avete salvato.-

Il cacciatore annuì, dispiaciuto.

Non sapeva che i demoni fossero in grado di piangere, di provare affetto, rabbia o sentimenti simili. Eppure quel ragazzino gli stava dimostrando che tutto quello a cui aveva creduto fino a quel momento erano solo congetture sbagliate e mai provate.

-Seunghyun, voglio rimanere con voi. Lui mi ha fatto paura.-

-D’ accordo. Rimani qui.-

 

***

 

La sera era calata portando nella stanza una soffice luce azzurrina.

Daesung si portò una mano a tastarsi il labbro inferiore, ricoprendolo liscio e senza l’ accenno di ferite.

-Come stai?-

Gli chiese Seunghyun, affiancandolo e poggiandosi alla parete con una spalla.

-Tutto bene, ti ringrazio.-

Rispose, poggiando la testa sulla sua spalla, ma un gridolino fin troppo stridulo gli si conficcò nelle orecchie.

Si scansò d’ improvviso, facendo saettare lo sguardo verso il batuffolo bianco che si stava massaggiando la cosa con le zampine, seduto comodamente sulla spalla del cacciatore.

-Un nuovo amico?-

-Lo ha trovato Jiyong, e lo ha chiamato Chachacha.-

-Carino.-

Sorrise, accarezzandogli la testolina morbida e pelosa.

-Daesung, lo hai capito anche tu, vero?-

-Di cosa parli?-

-Se quel Seungrì è davvero il fratello di Jiyong, vuol dire che anche lui è in gara per accaparrarsi il primo posto all’ Inferno.-

L’ angelo sospirò, poggiando la schiena alla parete ed incrociando le braccia al petto.

-Si, ma a quanto pare, con il corno, ha perso anche la memoria.-

-Ne siamo certi? Cosa ci trattiene dal pensare che, in realtà, non stia solo fingendo?-

-Non ne avrebbe motivo. Ha avuto la possibilità di riprendersi tutti i poteri ed ucciderci, eppure non lo ha fatto. Teniamolo sotto controllo per un altro po’, in seguito decideremo sul da farsi. E poi, oramai non avresti il coraggio di fargli nulla.-

-Che vorresti dire?-

-Che ti ha salvato la vita due volte, e che non hai potuto fare a meno di affezionarti a lui.-

Seunghyun sbuffò, scocciato dalle congetture veritiere del suo guardiano, ma la sua espressione cambiò un secondo dopo.

Lo afferrò per i polsi e tirò su le manche della camicia, rivelando la bruciatura ancora fresca lasciatagli da quel demone. I caratteri riusciva a distinguerli bene, e le parole incise erano inquietanti.

-Lipton Vegas.-

Lesse, per poi inchiodare gli occhi nei suoi.

-Meglio conosciuto come Carestia, il terzo Cavaliere dell’ Apocalisse. Perché ha inciso queste parole su di te?-

Daesung sospirò.

-E’ una storia lunga.-

-D’ accordo, allora parlami della tua spada, Ottedenebnas, ovvero l’ ultimo Cavaliere, detto anche Morte.-

I suoi pugni si erano serrati sui suoi polsi, come a voler cancellare quelle parole con la sola forza bruta.

-Seunghyun, quella spada mi venne data dalla Morte in persona, quando riuscimmo a fermare l’ apocalisse, implorandomi di prendere il suo posto.-

-E tu cosa hai fatto?-

Esitò, abbassando lo sguardo.-

-Ho accettato.-

 

 

+Manicomio+

*attraversa a nuoto l' oceano e le raggiunge* si, son fradicia, ma viva!!! e son tornata con questo capitolo che...bhè...lascia un pò a desiderare xD nulla...non mi va molto di parlare, sinceramente, quindi termino qui dicendo solo che Daesung ha lo stesso sorriso degli angeli, ne sono certa ^^ ALLA PROSSIMAAAAAAA!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Attorno a lui regnava la luce, calda, avvolgente, familiare, e si concentrava soprattutto sulla sua mano.

Era circondato da alti alberi ed era seduto su dell’ erba morbida e tiepida.

Gli sembrava familiare quel posto.

D’ un tratto un rumore lo fece sussultare, e qualcosa di tondeggiante rotolò al suo fianco. Era colorato e sporco.

-Mamma! E’ lì dietro, dai sbrigati a prenderla!-

Urlò la voce di un bambino, e poco dopo sentì il rumore di cespugli che si spostavano. Davanti a lui apparve la figura di una donna bellissima, che lo guardò e sussultò.

-Tu…-

Sussurrò, poggiando una mano davanti alla bocca ed indicandolo.

-...Sei un demone.-

Terminò, indietreggiando spaventata, e lui non riuscì più a controllarsi.

Sentì il terrore scorrergli nelle vene, se quella donna avesse corso a chiedere aiuto e per lui sarebbe stata la fine. E lui voleva tornare a casa, da suo fratello.

Si alzò di scatto e fece un passo verso di lei, che sgranò gli occhi ed aprì la bocca per urlare.

Ma la sua voce svanì nel vento, mentre una strana fiamma blu la oltrepassava.

Il buco sul suo petto le impediva di fare qualsiasi cosa volesse.

Cadde in ginocchio, raccogliendo con due dita il sangue che colava copioso dalla ferita ed alzò lo sguardo verso il demone.

-Se…Seung…Hyu…-

Non terminò la frase. Si accasciò al suolo e smise di respirare.

In lontananza poteva udire la voce di quel bambino chiamarla, quasi disperato.

Iniziò a respirare pesantemente, fissando il cadavere ai suoi piedi.

Non lo aveva fatto davvero.

-Seungrì…Aiutami…-

Singhiozzò, portando i palmi a coprirsi il viso.

 

-Seungrì…Aiutami…-

Sussurrò, aprendo piano gli occhi e tendendo una mano verso il soffitto.

Sentiva qualcosa di umido percorrergli le gote, e, sbattendo confuso le palpebre, volse lo sguardo sull’ altra mano, da dove quel calore del sogno non era ancora sfumato. Anzi, era più vivido che mai.

La prima cosa che vide fu il volto rilassato e sereno di Seunghyun, disteso su un fianco accanto a lui e subito dopo le loro dita intrecciate, coi palmi che aderivano perfettamente. Sorrise, e non seppe dire esattamente perché, ma era certo che quella strana sensazione di leggerezza all’ altezza del petto era quella che gli essere umani chiamavano felicità.

Sentì un tenero rantolio accanto all’ orecchio e, subito dopo, una linguetta umida e morbida accarezzargli la guancia.

-Ciao, Chachacha.-

Salutò, scoccando un bacio sulla testolina pelosa e bianca dell’ esserino .

-Ti sei svegliato da poco anche tu?-

Scosse vivamente la testa, in contemporanea alla coda, e si mise seduto sulla sua spalla, guardandolo con quei suoi enormi e dolcissimi occhi marroni. Il sorriso che gli rivolse tremò sulle sue labbra, fino a scomparire del tutto.

-Ho fatto un brutto sogno, sai? Ero in un posto strano, ed ho ucciso una persona.-

-Tutti i demoni uccidono le persone.-

Intervenne il cacciatore, con la voce impastata dal sonno. Passandosi una mano tra i capelli, chiuse gli occhi e sospirò profondamente.

-Io no, non uccido. E’ brutto uccidere.-

-Si, come no.-

Disse, sarcastico, volgendo lo sguardo verso di lui.

-Mi dispiace.-

-Di cosa?-

-Di averti svegliato.-

Scosse la testa.

-No, mi sarei svegliato comunque, tranquillo.-

Rispose, mettendosi seduto e guardato un punto indefinito davanti a se. La verità era che, si, era stato proprio Jiyong a svegliarlo, lui e quell’ irritante essere, che probabilmente non era nemmeno un animale, che si era voluto portare dietro.

Portò una mano a massaggiarsi l’ attaccatura del naso.

-Daesung!-

Chiamò, e, poco dopo, l’ angelo apparve davanti a loro col solito battere d’ ali che annunciava il suo arrivo.

-Cosa vuoi?-

Chiese, sforzandosi di sorridere.

Seunghyun si alzò dal letto e camminò verso di lui, afferrandolo per un polso e trascinandolo nella stanza che fungeva da cucina, per poi accostare la porta ed attirarlo a sé, circondandogli il collo con le braccia.

-Seung?-

Esalò Daesung, stupito dalla forza e dalla dolcezza di quell’ abbraccio, unica sua dimostrazione d’ affetto da quando gli aveva concesso di vederlo.

-Taeyang è un fottuto bastardo. Quel Seungrì è un pezzo di merda. E giuro sul mio onore che ti porterò le loro teste come riscatto per tutto il dolore che ti stanno causando.-

Sussurrò, stringendolo maggiormente e serrando gli occhi.

Sapeva di non essere in grado di competere contro un arcangelo ed uno dei figli dell’ Inferno, ma quel ragazzo che aveva usato i suoi poteri da Angelo della Morte per proteggere lui e sua madre, rinunciadovi poi per stargli accanto come angelo custode, meritava ogni cosa gli appartenesse, anche la vita.

-Non c’ è bisogno di questo, Seunghyun, non ti preoccupare. E poi io sto bene.-

Rise, accarezzandogli la schiena placidamente, mentre l’ altro braccio gli stringeva la vita.

-Credi forse che, con tutto il tempo che abbiamo passato assieme, non abbia imparato a leggerti negli occhi? Di cosa hai paura?-

Gli chiese, allontanandolo da lui per fissarlo negli occhi. Il suo tono era leggermente irritato e spazientito, a tratti nervoso, e la ragione non era difficile da intuire.

-Lo sai di cosa ho paura. Ma non è questo il momento di parlarne, ho un incarico per te e Jiyong.-

-Hai intenzione di non partecipare più?-

-Per ora no. Comunque, cosa ne pensi di Londra?-

-Considerando le circostanze in cui ci sono andato, direi che non è molto tranquilla.-

-Bene, perché ci farai una bella passeggiata!-

Esclamò, sorridendo sotto lo sguardo confuso dell’ altro.

-Stai scherzando, vero?-

-Avanti, questi giorni sono stati faticosi, per te. Una bella passeggiata lì non vi farà che bene, e poi aiuterà Jiyong ad abituarsi agli umani.-

-Non ci penso nemmeno.-

-Avanti, Seung, è questione di qualche ora.-

-No.-

-Vengo anche io.-

Sospirò, rassegnato.

-D’ accordo, come vuoi.-

***

-Quante belle luci!-

Esclamò Jiyong, guardandosi attorno con occhi spalancati e trasognanti. Completamente incantato da quell’ atmosfera tipica del Natale londinese, e nonostante nevicasse a fiocchi lenti e soffici, il solo stringere la mano di Seunghyun gli trasmetteva un calore che impediva al suo corpo di sentire freddo.

-Non è adorabile?-

Sussurrò Daesung, camminando accanto a loro.

-Affatto. E poi si può sapere perché gli hai messo quell’ assurdo cappello?-

-Per non far vedere il suo corno. Se è vero che anche lui è uno dei figli dell’ Inferno, allora tutti sono in grado di vederlo.-

-Questo non lo sapevo.-

-Ti sei mai chiesto come facevano gli artisti, in passato, a rappresentare i demoni?-

-Erano…-

-Esatto.-

Il cacciatore si sentì d’ improvviso tirare il braccio, e vide il piccolo demone sciogliere la stretta tra le loro dita e correre tra la folla.

-Jiyong!-

Chiamò, cercando di stargli dietro, ma lo perse di vista poco dopo, quando la sua esile figura venne inghiottita da tutte quelle persone che camminavano per la strada. Imprecò nei confronti di se stesso, ed iniziò a guardarsi attorno, nella vana speranza di scorgerlo, ma non lo vide, ed iniziò a preoccuparsi seriamente.

-Daesung, aiutami a cercarlo.-

-Agli ordini.-

Sorrise l’ angelo, per poi saltare, spiegare le ali e spiccare il volo verso la direzione in cui era corso Jiyong.

Seunghyun sospirò, passandosi una mano tra i capelli, camminando a passo svelto verso quello che sembrava un bar, ed entrò. Ignorò completamente gli sguardi ammirati delle ragazze ed il loro vociare eccitato e si diresse verso il bancone.

-Cosa ti porto?-

Gli chiese una ragazzo con un sorriso allegro stampato sul viso, volteggiando a mezz’ aria.

Lui la guardò per un attimo, decidendo poi di ignorarla completamente, chiamando il cameriere con un gesto elegante della mano.

-Mi incarta quella, cortesemente?-

-Certo, al cioccolato o alla crema?-

-Alla crema.-

Decise, aspettando pazientemente.

Quando prese la bustina ed uscì dal bar, la ragazza lo seguì, volteggiando in aria tra una capriola e l’ altra.

-Come ti chiami?-

La ignorò nuovamente, sentendo due aure familiari poco distanti da lui, ed una poco più debole del solito.

-Ehy! Non ignorarmi, lo so che puoi vedermi! Prima stavi parlando con un angelo, è impossibile che tu non riesca a vedermi!-

Pigolò, mettendo su un adorabile broncio.

-Ascoltami, mocciosa, ho già sulle spalle un ragazzino che starnutisce fuoco e che porta a casa mia degli animaletti pulciosi ed un angelo custode che sorride sempre e mi costringe a trattarlo come se fosse la mia fidanzatina, non ho bisogno anche di un fantasma che mi svolazza attorno.-

Bisbigliò, abbassando il capo in modo che gli altri non potessero vedere che stava parlando da solo.

Nonostante questo, la ragazza sorrise e continuò a stargli accanto, questa volta poggiando i piedi a mezz’ aria (dato che il cacciatore era molto più alto di lei) e fingendo di camminare stando alla sua altezza.

-Mi chiamo Dara. E tu?-

-Non ti riguarda.-

-Bene, signor Non Mi Riguarda, dove stai andando?-

-Dì un po’, non hai una casa da infestare o ragazzine da spaventare?-

-Veramente la mia adorata casetta è stata demolita qualche anno fa, e non mi piace spaventare i bambini. Sono troppo carina per farlo.-

-Allora va a spaventare i personaggi dei fumetti.-

Disse, sarcastico, oltrepassando l’ entrata di un parco, la cui viottola in pietra era illuminata da piccoli lampioni. Sentiva la sua aura sempre più vicina, e, non seppe spiegarsi il motivo, una strana leggerezza lo invase quando una luce soffusa gli fece capire che Daesung lo aveva trovato ed era assieme a lui.

Aumentò la velocità del passo e li raggiunse poco dopo, in compagnia di quell’ adorabile fantasmina.

Jiyong era steso sull’ erba umida a pancia in sotto, e l’ angelo stava richiudendo proprio in quel momento una ferita sulla schiena che sembrava essere inizialmente profonda.

Dara si mise una mano davanti alla bocca, colpita, e Seunghyun si inginocchiò al suo fianco, fissandolo.

-La ferita era molto più profonda, quando l’ ho trovato.-

-Come è successo?-

-Non lo so, ma credo che centri quella donna.-

-Non è una donna.-

Ringhiò una voce ostile alle loro spalle, e quando il cacciatore si girò non faticò a riconoscere quel demone che diceva di chiamarsi Seungrì. Era poggiato con una spalla al tronco di un albero e gli dava le spalle.

Il cacciatore si alzò di scatto, raggiungendolo a grandi falcate ed afferrandolo per una spalla in modo da costringerlo a voltarsi, mentre con un gesto veloce dell’ altra mano estraeva dalla cintura dei jeans la sua pistola, puntandogliela alla testa.

Avrebbe voluto ammazzarlo seduta stante, ma, da quel che diceva, aveva delle informazioni riguardo alla creatura che voleva far fuori Jiyong.

-Che cosa sai?-

-Tutto, ma di certo non vado a dirlo ad un verme buono a nulla come te.-

-Ti conviene collaborare, occhioni viola, altrimenti giuro che ti faccio esplodere la testa.-

-Perché non ci provi? Magari così ti renderai conto che non vali un cazzo.-

Alcune persone di passaggio li guardavano spaventati, e correvano subito lontani, quindi il parco si svuotò poco dopo.

-Jiyong si è svegliato.-

Annunciò Daesung, aiutandolo a mettersi seduto.

I due si guardarono in cagnesco un’ ultima volta, per poi dirigersi entrambi vero il ragazzo, che fece saettare lo sguardo prima da uno e poi dall’ altro, posandosi poi sul fantasma che lo fissava ad occhi sgranati. Durante l’ attacco, il piccolo cilindro che gli copriva il corno si era slacciato, e metteva in mostra la sua natura.

Dara alzò appena la mano, muovendola in segno di saluto, e Jiyong fece lo stesso.

-Cosa ti è successo?-

Gli chiese, volando davanti a lui.

-Non lo so…Ricordo solo una donna con i miei stessi capelli.-

Seungrì si avvicinò a Daesung, prendendogli delicatamente una mano. I loro sguardi si incrociarono.

-Devo parlarti. A te, ed al cacciatore.-

Sussurrò, costringendolo ad alzarsi con quei suoi occhi tanto magnetici quanto particolari. Se lo si guardava sotto il punto di vista estetico, il demone era davvero bello, e quando non doveva combattere riusciva ad essere delicato, come in quel momento.

Perché dobbiamo essere nemici naturali?

Si chiese l’ angelo, lasciandosi guidare sotto lo sguardo attento ed indagatore di Seunghyun.

-So di chi parla Jiyong.-

Proruppe all’ improvviso, lasciandolo e girandosi a guardarlo.

-E’ un demone.-

-Si, ma non uno qualsiasi. Si tratta di Bom, nostro fratello.-

-Bom…Colui a cui è stata affidata la capacità di mutare il suo aspetto in chiunque voglia.-

-Esatto. Lui è il più vecchio di noi, ed il più maligno, pur di accaparrarsi il trono è in grado di uccidere uno dei suoi fratelli.-

L’ angelo abbassò lo sguardo, portandosi una mano alle labbra.

-Perché non tenta di uccidere anche te? Sei pur sempre uno dei pretendenti al trono.-

Seungrì distolse lo sguardo da quella figura rassicurante, sentendosi ancora ferito nell’ orgoglio per quello che aveva fatto in passato. Non era pentito dell’ amplesso avvenuto, ma per aver ucciso la persona di cui si era innamorato per rientrare nelle grazie di suo padre.

-No, ti sbagli. Non lo sono più da duecento anni.-

Daesung sgranò gli occhi, sorpreso.

-Posso chiederti il motivo?-

-Tempo fa mi innamorai di un angelo. Era bellissimo, più di ogni altra creatura che avessi visto. Col tempo anche lui si accorse di provare lo stesso ed il nostro amore divenne una passione segreta…Che venne scoperta da Bom. Mio padre si infuriò, e disse che, se non gli avessi portato il cadavere di quell’ angelo, mi avrebbe ripudiato.-

-E lo hai ucciso, ma te ne pentisti subito dopo e decidesti di rinunciare al trono. Si, me ne aveva parlato.-

Seungrì lo fissava confuso.

-Come fai a saperlo?-

-A quel tempo era ancora l’ Angelo della Morte, prelevai io la luce di quell’ angelo. E’ stato proprio lui a farmi capire quale fosse il mio vero posto, ovvero accanto a Seunghyun. Inoltre, Leeteuk era il mio migliore amico.-

Sussurrò, ringhiando appena l’ ultima parte a denti stretti. Leeteuk gli aveva parlato di un demone di cui si era innamorato, ma non gli aveva specificato che fosse proprio lui, ed ora tutte le belle sensazioni che gli aveva trasmesso con lo sguardo ed il contatto della mano stavano svanendo, lasciando il posto ad una rabbia lacerante e bollente come lava.

Daesung fece scattare la mano verso la sua ala, per far rinascere la sua spada, ma qualcuno gli afferrò il polso.

-Non ora, ci serve.-

Bisbigliò al suo orecchio Seunghyun, lanciando poi uno sguardo sprezzante al demone, che ricambiò nel medesimo modo.

-Allora, Seungrì, suppongo che dovremmo rivederci.-

Aggiunse poi, a gran voce.

-Jiyong è mio fratello, è mio dovere riportarlo a casa. Con me.-

-Avresti potuto salvarlo prima, allora.-

-Se lo avessi saputo credi forse che non lo avrei fatto?-

Fece spallucce.

-Sei pur sempre un demone.-

Disse, voltandogli poi le spalle e dirigendosi verso il piccolo demone che era ancora intento a parlare con quello spiffero fastidioso di nome Dara.

-Ragazzino, datti una mossa, ce ne andiamo.-

Jiyong si voltò verso di lui, e quando incrociò il suo sguardo sorrise raggiante e gli corse incontro, buttandogli le braccia attorno alla vita ed abbracciandolo.

-Mi sei mancato Seunghyun.-

Esclamò, tremando di freddo e di felicità.

Il cacciatore rimase per qualche attimo immobile, senza riuscire a muoversi a causa dell’ imbarazzo (che aveva anche fatto colorare le sue guancie di un dolcissimo rossore) allontanandolo poi da lui e premendogli una mano caldo sulla guancia. Accertatosi che avesse realmente freddo, si slaccio la giacca di pelle e la sfilò, poggiandola poi sulle spalle del ragazzo.

-Andiamo a casa.-

Sorrise, porgendogli una bustina di carta bianca e rossa.

-Si!-

 

 

+Manicomio+

Si, lo so. Sono una grandissima idiota che posta quando cavolo gli pare…Ovvero dopo troppo tempo XD vi sarete anche dimenticate di me XD comunque, il motivo è che in questi giorni ho parecchio da fare ed un grande motivo per deprimermi: l’ inizio della scuola. Detto questo, vi lascio, ALLA PROSSIMAAAA!!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

-Seung, c’ è un incarico!-

Trillò Daesung, entrando nella stanza e, non appena varcò la soglia, il piccolo demone gli corse incontro e lo abbracciò, facendolo sorridere intenerito.

-Daedae, c’ è un altro angelo.-

Sorrise, guardandolo ed indicando il salotto.

-Dara, chi è?-

La ragazza sbucò fuori da un muro, era più traslucida del solito, ed aveva negli occhi una luce diversa. Era più stanca ed oscura.

-Non so chi sia...Ha lunghi capelli biondi, e degli occhi che sorridono...Ha un aspetto familiare, ma non conosco il suo nome e non capisco le sue parole.-

L’ angelo custode assottigliò gli occhi, spingendo Jiyong verso il muro e camminando a passo svelto verso la stanza. Se un angelo che non fosse Taeyang scendeva per parlare con loro era davvero un pessimo segno, e l’ unica volta in cui aveva visto lei, perché era certo fosse lei, era per dare inizio alla guerra contro i demoni.

Varcò la sogli della stanza segna degnare di uno sguardo il cacciatore, e ghiacciò la ragazza con un’ occhiataccia nascosta da un falso sorriso.

-Chaerin, è bello poterti rivedere.-

Disse, trattenendo tutto l’ odio.

Chaerin ricambiò dolcemente il sorriso, senguendolo con lo sguardo finchè non affiancò il suo protetto poggiando una mano sulla sua spalla.

-Perché è qui?-

Gli chiese.

-Ha un incarico.-

Daesung spostò ancora lo sguardo su di lei.

-Non hai il bisogno di venire qui, per informarci. E poi già lo sapevo.-

-Non avevo mai visto casa vostra, ero curiosa.-

-Ora lo hai fatto, vattene.-

La ragazza abbassò lo sguardo, dispiaciuta.

-Non ho colpe, Daesung.-

-Questo è quello che pensi tu.-

Seunghyun fece saettare lo sguardo sul piccolo batuffolo bianco che stava lentamente sgattaiolando lontano dal suo piede. Inarcò un sopracciglio, facendo scivolare lo sguardo fino all’ entrata, dove Jiyong gli faceva cenno di avvicinarsi. Sorrise, stranamente, e si alzò senza dire nulla, afferrando Chachacha per la coda per poi dirigersi verso il demone.

-Andiamo, ragazzino, qui parlano di cose noiose.-

Rise, tendendogli la mano, che fu immediatamente presa.

I due angeli fissarono i due finchè non sentirono i loro passi abbastanza lontani, poi Chaerin si alzò, andando incontro all’ altro.

-Taeyang è molto arrabbiato.-

-Io invece sprizzo gioia da tutti i pori dopo essere stato marchiato da un figlio dell’ inferno.-

Ringhiò, guardandola sprezzante.

-E’ per questo...-

Sospirò lei, prendendogli un polso ed alzando il tessuto della maglia per contemplare la profonda cicatrice che raffigurava solo metà di quella parola.

-...Abbiamo paura che possa portarti con lui.-

-Di cosa parli?-

-Chi viene marchiato è destinato a bruciare tra le loro fiamme.-

Daesung socchiuse gli occhi, spostando lo sguardo su una cornice alle sue spalle. Lì c’ era raffigurata tutta la famiglia, Seunghyun in braccio alla madre, che dava un bacio sulla guancia a suo padre.

Jungjae...

Pensò, mentre i ricordi ricorrevano al giorno della sua morte, e si rifiutava di credere ancora che fosse accaduto nell’ esatto modo in cui era morta sua moglie. Con quell’ orrido buco nel petto. E la colpa era tutta di quella ragazza davanti a lui che una volta era il suo angelo custode.

Ricordava fin troppo nitidamente quando Taeyang gli aveva detto di andare, mentre al piccolo ci avrebbe pensato lui, e malediceva se stesso per aver voluto vedere quel viso quasi perfetto che piano diventava sempre meno consistente. Serrò gli occhi, cercando di scacciare quelle orribili immagini.

-Abbiamo una missione.-

-Se ti dovesse accadere qualcosa...-

-Lo sceglierà il destino.-

***

-Come mai abbiamo l’ onore di avere anche te?-

Fece, sarcastico, Seunghyun, guardando l’ angelo camminare accanto a sé.

Gli faceva piacere averlo di nuovo accanto durante una missione, però una strana inquietudine gli faceva contorcere le viscere fin quasi a fargli male la pancia.

Daesung sorrise al piccolo demone che giocherellava col bordo del cappello del cacciatore, comodamente seduto sulle sue spalle, e rimase in silenzio. Per un po’ si udì solo il tenero verso di Chachacha che correva da una spalla all’ altra, saltando o correndo senza mai darsi pace, poi un grugnito misto ad un ringhio li raggiunse, subito seguito dall’ urlo disumano di una voce conosciuta.

L’ angelo custode sobbalzò, e senza pensarci iniziò a correre verso la voce.

-Daesung aspetta!-

Gli urlò dietro il cacciatore, inciampando e correndo dietro di lui. Corsero in una piazza enorme, svoltando poi in un piccolo stretto tra due case troppo vicine, e sbucarono sulla strada divisa in due da un’ enorme distesa d’ acqua.

Ma non fu quello che li sorprese di più, in fondo si trovavano pur sempre a Venezia. Piuttosto, l’ ala imbrattata di sangue che galleggiava pigramente sul mantello nero che rispecchiava il cielo sopra di loro.

Jiyong scese dalle spalle del cacciatore e si avvicinò lentamente, ma fu interrotto dal corpo martoriato dell’ arcangelo che cadde davanti a lui. L’ altra ala era riuscita a rimanere attaccata, ma solo metà, il busto era ricoperto da morsi da cui sgorgavano ciottoli di sangue, e le gambe erano ricoperte di tagli. Il viso era stranamente intatto, come se lo avesse lasciato apposta per farlo riconoscere.

-Ragazzino...Torna qui.-

Lo chiamò Seunghyun, ma prima che  potesse anche solo girarsi a guardarlo, vomitò tutto quello che aveva nello stomaco, anche l’ anima se ne avesse avuta una.

-Oh, povero piccolo, ti sei spaventato fratellino?-

Miagolò una voce alla loro sinistra.

Daesung si parò davanti ad entrambi ed aprì le sue maestose ali, nascondendoli dietro di esse. Guardò truce Bom, già pronto a sfoderare la sua spada, a differenza di Chaerin lui avrebbe protetto il suo bambino, non si sarebbe lasciato proteggere.

-E così tu sei l’ angelo marchiato da mio fratello.-

Sorrise, affabile, girandosi verso l’ enorme massa informe e viscida che aveva infestato il Ponte dei Sospiri.

-Bel lavoro Seungrì, lui è proprio quello che ci serve per portarlo da noi.-

Il demone dagli occhi viola strinse i pugni, cercando di liberarsi le gambe dal cristallo in cui erano intrappolate.

-Cosa vuoi Bom?-

-Mio fratello. Te. Ed il cacciatore. Voglio strapparvi il cuore con le mie mani e dichiarare finalmente guerra a quei pennuti che si credono superiori a noi.-

I lunghi capelli rosso fuoco, così simili a quelli del piccolo demone, iniziarono a volteggiare come mille tentacoli, tramutandosi improvvisamente in filo spinato e legando il corpo dell’ angelo custode talmente stretto che i piccoli pezzetti di ferro che sporgevano si conficcarono nella sue carne, facendolo mugolare di dolore.

Un’ ombra scura scattò al loro fianco, e subito si sentirono degli spari che colpirono la schiena del demone, che spalancò le fauci urlando di dolore. Il filo spinato si ritrasse, e si voltò furioso verso il cacciatore, correndogli incontro evitando i proiettili.

Non appena fu abbastanza vicino, fece spuntare gli artigli dalle sue unghie e provò a conficcarle nella gola del cacciatore, che però si ritrasse procurandosi solo tre miseri graffietti sulla guancia destra. Si sbilanciò verso di lui e girò su se stesso, assestando un potente calcio nella mascella di Bom, che ne approfittò e gli afferrò la caviglia, catapultandolo dall’ altra parte del ponte, direttamente nella bocca della disgustosa creatura sul ponte.

In un attimo fu ingoiato tutto intero.

Seungrì spalancò gli occhi, terrorizzato e spaventato. Strinse i denti cercò di liberarsi da quel cristallo verdognolo che era la saliva di quel mostro che aveva richiamato quello che si rifiutava di credere fosse suo fratello. Faceva saettare lo sguardo dall’ arcangelo che lo aveva aiutato a nascondere Jiyong, al mostro che si agitava in malo modo.

Bom girò attorno all’ angelo, passando le dita sulle sue piume candide, fino a poggiare una mano sul suo petto e sorride glaciale.

-E’ un vero peccato che tu sia dalla loro parte.-

-Io non sto dalla parte di nessuno, il mio posto è accanto al mio protetto.-

-Ti stai rifiutando di venire con me? Non puoi, sei marchiato.-

-Poso combat...-

Ma prima che potesse finire la frase, ci fu un’ esplosione, e volarono gelatina verde e sangue nero.

Il mostro distrusse il ponte e cadde in acqua, tramutandosi in mille bollicine che sfumarono verso il cielo stellato.

Seunghyun avanzò zoppicando verso di loro, sporco e con entrambi i suoi occhi di un azzurro brillante ed opaco. L’ aura brillante che lo ricopriva solitamente era scomparsa, invisibile agli occhi del suo angelo, e guardava davanti a sé come se loro due non ci fossero.

Si fermò a qualche passo di distanza, alzò piano la pistola argentata e la puntò verso la testa di Bom, sparando e facendole fare la stessa fine di quella massa che aveva fatto esplodere.

Daesung poggiò una mano sulla sua spalla, e gli occhi del cacciatore tornarono subito normali, e tornarono a guardare Jiyong inginocchiato a terra con le mani sugli occhi. Singhiozzava accanto al corpo immobile di Taeyang in silenzio.

Fece un profondo sospiro ed avanzò verso di lui.

Daesung lo lasciò fare e corse da Seungrì, liberandolo e regalandogli uno dei suoi sorrisi luminosi.

-Non è finita.-

Sussurrò il demone, reggendosi a lui.

E fu un attimo.

L’ attimo in cui fecero il grande errore di credere che fosse tutto finito.

Perché è in quell’ istante che il nemico attacca.

Il terreno sotto i loro piedi tremò, ed un palazzo si aprì in due. Da quella crepa uscì un’ enorme porta di ferro legata da catene nere, che si allentarono e la fecero schiudere lentamente. Da quella piccola spaccatura rossa, fuoriuscì Bom.

-Il bello di essere me sono le vivide illusioni ottiche.-

Sorrise, avanzando verso di loro. Passò con lo sguardo in rassegna di tutti, poi alzò una mano che se dicesse ad un’ orchestra di iniziare a suonare, ed un fascio di fiamme si materializzò col vento e schiaffeggiò lontano Seungrì, facendolo sbattere contro un muro in modo talmente forte che le macerie gli crollarono sopra. Jiyong tentò di alzarsi, ma la medesima fiamma gli tagliò un braccio e lo pugnalò al cuore, mentre avvolgeva lentamente l’ angelo in modo da impedirgli ogni movimento.

Seunghyun non riusciva a muoversi, era come paralizzato. Non fece altro che sgranare gli occhi quando, lentamente, il demone gli si avvicinava.

-Mi dispiace, cacciatore, ma con te non è nulla di personale.-

Sibilò, conficcandogli la mano nel petto, per poi girarla ed estrarre una luce bianca. La guardò con un sorriso sadico, spostando poi lo sguardo su Daesung, gli occhi già lucidi.

-Non puoi farmi una cosa del genere.-

Sussurrò a voce rotta. La conosceva quella luce, era il suo cuore.

Funzionava così, quando un angelo sceglieva di proteggere una persona, il suo cuore sotto forma di luce passava a quella persona. Era una specie di patto di sangue, dandogli il loro cuore nulla avrebbe potuto dividerli, erano un tutt’ uno.

Poi, se l’ angelo decideva di farsi vedere, il rapporto diveniva ancora più profondo. L’ uno percepiva le emozioni dell’ altro, a volte anche i pensieri.

Spezzare quel legame, era qualcosa di oltremodo crudele, era privare entrambi di un qualcosa senza la quale si può vivere, come strappargli l’ anima dal petto.

Bom diede le spalle al cacciatore, lasciandolo crollare in ginocchio, e si diresse ancora verso la porta che portava all’ Inferno.

Un suo ciuffo di capelli si tramutò nuovamente in filo spinato ed afferrò Daesung per la caviglia, e lo trascinò oltre la porta, che si chiuse e scomparve.

Seunghyun portò le mani alla gola.

Voleva urlare, ma non ne aveva la forza.

Guardò Taeyang e Jiyong in un lago di sangue, poi Seungrì sommerso dalle macerie.

E Daesung non era lì con lui.

Non c’ era lui e la luce calda delle sue ali, il suo sorriso in grado di dargli la forza, la sua voce disturbante che gli ripeteva di essere gentile.

Non c’  era ed era colpa sua.

Perché era debole e stupido.

La stoffa della giacca del piccolo demone si mosse, e Chachacha uscì dal colletto, sporco di sangue sul musetto e sul pancino peloso. Annusò l’ aria verso di lui, per poi volgere i suoi occhietti castani sul cacciatore, che guardava il vuoto sulle sue gambe.

Saltò, poggiando le zampette posteriori a terra, e correndo verso  di lui.

Grattò le unghiette sulle sue mani, cercando di fargli accorgere della sua presenza.

-Chachacha...-

Sussurrò, chinando la testa e serrando gli occhi.

-Bom si è presa Daesung ed ha ucciso di nuovo Jiyong...Taeyang è a pezzi, e Seungrì non si muove.-

Sentì le lacrime scorrergli sulle guance, fino al mento, cadendo sul pavimento sassoso, dove l’ alba aveva già poggiato i suoi candidi raggi.

Un figlio poco lontano si alzò, portato da una leggera brezza, e lì a mezz’ aria si fermò.

La luce smise di avanzare e l’ acqua non si mosse più.

-Non piangere Seunghyun.-

-Non sto piangendo.-

Singhiozzò, mettendosi le mani tra i capelli, poi si rese conto che qualcuno gli aveva rivolto la parola, ed alzò lo sguardo.

Davanti a lui c’ era un ragazzo dal volto angelico, che non aveva mai visto prima.

-Ciao.-

-Chi sei?-

-Io.-

Rimasero in silenzio.

-Sicuro? Ti avevo scambiato per il palo.-

Il ragazzo rise.

-Il mio padrone mi ha messo nome Chachacha, ma in realtà il mio nome è Jongjin, e sono qui per proteggervi in nome della mia Signora e creatrice.-

-Chiudi quel cesso di bocca e portami a casa.-

-Non posso.-

-E perché?-

-Non sono un angelo, ma una creatura, e mi è impossibile aprire i portali. In compenso posso fermare il tempo finchè non arriveremo alla residenza della mia signora.-

Il cacciatore trasse un profondo respira, e si alzò con tutta la poca volontà che gli era rimasta.

Si avvicinò ai due corpi morti trattenendo a stento un conato di vomito, e prese in braccio il piccolo demone. Lasciò che il sangue che colava dalla spalla amputata gli imbrattasse la giacca, e si concentrò sul suo volto, contemplandolo. Si girò per un attimo a guardare cosa facesse quel Jongjin, chino a levare le macerie da Seungrì, e si chinò sulle sue labbra, poggiandoci le sue.

Avevano il sapore ferroso del sangue, ed erano fredde e morbide.

Si allontanò subito, sentendo il rumore di passi avvicinarsi.

-Taeyang ed il braccio del padroncino li prendo io.-

Sorrise, facendo poi subito come aveva detto.

Seunghyun annuì, stringendo il corpicino martoriato a se e seguendo quella creatura che di Chachacha aveva ben poco.

Sembrava un angelo, tale era la sua bellezza.

-Dove stiamo andando?-

-Dalla mia signora e creatrice.-

-E chi sarebbe?-

-Lei l’ ha già incontrata. E’ Madonna Dara.-

-Dara? E’ impossibile, lei è un fantasma, è morta.-

-E’ quello che le ha fatto credere. Madonna Dara è in grado di creare proiezioni astrali, e tutto che ci circonda è una sua creazione.-

Il cacciatore, arrestò i suoi passi.

-Ma sta femmina è Madre Natura?-

-Esattamente.-

Alzò un sopracciglio, scuotendo la testa e riprendendo a camminare. Non importava dove, o da chi, andassero, se sarebbe servito a far tornare Jiyong in vita, avrebbe camminato fino in capo al mondo.

 

 

+Manicomio+

Salve a tutte, come va la passate? Spero bene, so che è tantissimo che non aggiorno, e questo capitolo probabilmente farà anche schifo (non sono sicura perché non l’ ho riletto) Comunque sia, posterò un po’ così, sto avendo dei problemi, quindi spero possiate capirmi ^^ 

 

<--- questo è Jongjin

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