Fratelli per caso

di Lady Cheshire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Passato parte 1:Festa ***
Capitolo 3: *** Passato parte 2:Amore ***
Capitolo 4: *** Passato parte 3: Partenza ***
Capitolo 5: *** Passato parte 4: Gemelli ***
Capitolo 6: *** Padre, Madre, Zia e Cugino ***
Capitolo 7: *** Insieme a casa Hinamori. ***
Capitolo 8: *** Allenamenti di basket - Una nuova generazione! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Quello sembrava un giorno normalissimo, alle Seyo Academy. Chiaki, il protagonista della nostra storia, é un affascinante ragazzetto di 10 anni dai capelli biondi e dagli occhi color miele, chiunque lo conosce ha detto che la somiglianza con sua madre era indiscutibile. Come stavo dicendo, era una normalissima giornata di Febbraio, e per Chiaki era appena iniziato il nuovo trimaestre. Era seduto al suo banco, con la tranquillità che lo caratterizzava, a sopportare le solite ochette che accerchiavano il suo banco, quando era entrata la sua insegnante di lettere. Era una donna giovane, sempre col sorriso sulle labbra, un sorriso che a volte era quasi inquietante. 
«Buongiorno, cari ragazzi. Oggi vi do una buona notizia, soprattutto per voi fauna maschile.»
«Sarebbe a dire prof?» aveva chiesto ad un ragazzo in fondo all'aula. A Chiaki non interessava quale fosse quella notizia tanto esaltante, voleva solo finire la giornata e tornare a casa. Ancora non sapeva come quella notizia della prof avrebbe cambiato la sua vita sotto tutti i punti di vista.
«Sarebbe che da oggi avete una nuova compagna di classe. Ha sempre vissuto in Europa, ma conosce alla perfezione il giapponese anche se è un po' arrugginito. Trattata bene  mi raccomando! Su vieni dentro...»
Dietro alle sue parole era entrata in classe una bellissima ragazza, dalle linee morbide per essere ancora una bambina, capelli color notte lisci e lucenti lunghi fin sotto il fondoschiena e con dei bellissimi occhi color ametista profondi e magnetici. Era entrata con un' ovazione dei ragazzi, tranne il nostro beneamato protagonista, che la osservava rapito, aveva la strana sensazione di conoscerla, eppure non poteva essere così. A lui primo: non piaceva fare amicizia con le persone, specie se ragazze secondo: lui aveva un ottima memoria, specie se delle cose lo colpivano e degli occhi così belli non avrebbe certo potuto dimenticarli.
«Lei é Aoi Tsukiyomi» aveva detto la prof scrivendo il nome della ragazza alla lavagna.
-Aoi...che bel nome. Aspetta Tsukiyomi? Il famosissimo produttore discografico e celeberrimo violinista?- ecco cosa pensava Chiaki mentre osservava la ragazza correggere l'ennesima gaffe della nostra prof svampita che aveva sbagliato a scrivere il suo cognome. 
«Bene cara, puoi andarti a sedere vicino a Himamori»
«Prof, per l'ennesima volta, io mi chiamo Hinamori. Vabbè che è una tirocinante ma sono due anni che sbaglia il mio cognome. Due, e non giorni ma anni.» aveva risposto Chiaki indispettito
« Si si, scusami Himamori. Vai pure a sederti accanto a lui» rispose lei facendo venire un' enorme gocciolone sulla testa di tutti gli studenti creando un pensiero generale, anche nella nuova arrivata -Ma ha capito anche una sola parola di quello che le aveva detto?- 
Per non rubare altro tempo alla lezione, Aoi era andata a sedersi accanto a Chiaki
«Ciao...Hinamori se non ho capito male»
«...esatto Chiaki Hinamori, piacere. Senti forse sarò indiscreto ma tu sei figlia di Ikuto Tsukiyomi?»
«Wow, sei diretto. Si é mio padre»
«Grazie, io ammiro molto tuo padre, é un grande uomo che da un semplice violinista é diventato un colosso nel mondo della musica...vorrei essere come lui»
«Figurati, nessuno mi ha mai parlato così semplicemente senza mirare a lui...mi stai molto simpatico» disse lei con un luminoso sorriso «Solo una cosa, io e te ci siamo già visti per caso? Ho come l' impressione di conoscerti»
«Anche io ho avuto la stessa impressione...»
Loro non si erano accorti, della forte somiglianza con la persona che gli stava davanti, motivo per cui, durante la lezione, tutti gli lanciavano occhiate sfuggevoli. Lo stesso ovale del viso, lo stesso taglio degli occhi...erano identici!  Soprattutto il viso. Avete già capito chi sono vero? Ma vi chiederete, come mai hanno due cognomi diversi? Per rispondere a questa domanda bisogna tornare indietro, ad una notte di 10 anni fa, quando Amu e Ikuto erano ancora insieme, quando lei aveva 19 anni e lui 22 ed erano usciti per festeggiare, tutti insieme, l'ammissione di Tadase, Rima, Amu e Nagihiko all'università.

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Capitolo 2
*** Passato parte 1:Festa ***


Passato parte 1: Festa

Era sera, la sera del giorno in cui erano usciti al bando i risultati di ammissione all'università. Amu era stata ammessa a pieni voti, come tutti i suoi amici. Tra poco sarebbe uscita con loro a festeggiare i risultati, con loro ci sarebbero stati anche Kukai, Utau reduce da un tour nazionale e quindi doppio festeggiamento, Yaya, Kairi e Ikuto...già Ikuto, che avrebbe iniziato a frequentare un' istituto all'estero...le sarebbe mancato da morire, ne era certa, ma in fondo mancavano ancora due settimane alla sua partenza per Londra, dove avrebbe frequentato la scuola d'ora in poi. Aveva appena finito di sistemarsi i capelli, arricciando il fondo dei capelli, raccolti in una coda alta, che il campanelli aveva iniziato a suonare insistentemente, doveva essere Utau. Messi i sandali abbinati al vestito, aveva preso la borsetta ed era schizzata fuori dall'amica, che la aspettava in macchina, visto che la sua era stata presa in ostaggio dai suoi genitori dato che la loro era dal meccanico. 
Amu pov
Utau era bellissima come al solito, ma non ne avevo dubbio, lei é sempre bella. Era vestita in maniera appariscente come al solito. Una aderente vestito color oro tutto luccicante lungo fino a metà coscia, scarpe tacco 12 dorate e coperte di brillantini come il vestito e le sue solite code legate con dei fermagli...dorati!
«Caspita Utau sei...»
«Appariscente?»
«Stavo per dire luminosa, ma anche appariscente può andare»                                                                        «Trovi? Era esattamente a ciò che miravo...»
«Vuoi fare colpo su Kukai vero?»
«Esatto, é appena tornato da un camping di allenamento all'estero, non me lo farò rubare da una biondina di passaggio»
«Utau, te lo dico a rischio della mia salute ma...anche tu sei bionda»
«LO SO!»
«Ok...scendo a chiamare Yaya eh...»
Detto questo sono scesa dalla macchina a chiamare Yaya, in attesa che Utau sbollisse la rabbia. Yaya era scesa quasi subito, sprizzava energia da tutti i pori, come al solito. Aveva un vestito rosa pallido, senza spalline stretto fino sui fianchi che poi si apriva in una gonna a campana lunga fino alle ginocchia e un paio di ballerine rosa con un fiocchetto bianco come i nastrini che legavano i sue due soliti codini e il fiocco sulla borsetta.
«Yaya, sei molto graziosa sai?»
«Grazie Amu-chii. Anche tu sei molto bella e provocante. Avrai gli occhi di tutti puntati addosso» aveva detto lei con una punta di malizia nella voce, quel poco che bastava per farmi diventare rosso acceso.
«N-non é vero! E comunque é stata Utau a sceglierlo»
«Anche per me e Rima li ha scelti lei, ma solo tu sei davvero sexy»
«YAYA!!»
«Oh...guarda Utau ci sta chiamando, dobbiamo andare a prendere Rima... Comunque non prendertela con me se Ikuto picchia tutti i ragazzi che ti si avvicinano più di 5 metri.»
«Yaya ha ragione, mio fratello non é violento, ma é un po' geloso e possessivo...auguri!» si é avviata verso la casa di Rima. Dopo poco sono andata a chiamare Rima, graziosa come sempre. Un morbido abito lilla di chiffon con due ali argentate disegnate sulla schiena, e un paio di decolleté scamosciate lilla. I capelli erano raccolti in un elegante crocchia con dei ciuffi che scendevano da un nastro argentato...perché solo io sembravo provocante? Ma lasciamo perdere...ecco, siamo davanti alla discoteca scelta da Utau. I ragazzi erano già li, Kukai, Kairi, Nagihiko e Ikuto tutti vestiti in maniera consona. Mancava solo Tadase che stava scendendo dalla macchina con la sua biondissima, bellissima, perfettissima fidanzata.
Ikuto pov
Quando é arrivata la macchina ci siamo stupiti tutti, le ragazze non erano in ritardo, incredibile! Quando sono scese ci siamo rimasti secchi, erano bellissime! Amu poi era meravigliosa. Quell'abitino rosso le stava veramente bene, era molto provocante. Forse un po' cortino quindi mi toccherà mettere le cose in chiaro non appena entrati nel locale.
«Caspita ragazze, siete favolose»
«Grazie Kukai, molto gentile...entriamo!» Utau aveva ottenuto ciò che voleva e ora voleva scatenarsi. Una volta entrati nel locale tutti gli sguardi maschili erano puntati su Amu e mia sorella...fastidioso. Ci siamo seduti al nostro tavolo, e subito avevo messo un braccio attorno alle spalle di Amu, tanto per mettere le cose in chiaro. Era davvero buffa con le guancie intonate al vestito. 
«I-Ikuto che fai?»
«Metto in chiaro alla mandria di parassiti che tu sei di mia proprietà» adoravo farla arrabbiare ma oggi aveva reagito in maniera diversa. Era arrossita come suo solito, però non si era arrabbiata, ma aveva abbassato lo sguardo e aveva fatto un sorriso timido. Come mai era così docile stasera?
«Hai già bevuto?»
«Ma cosa...?»
«No é che di solito sei più...aggressiva quando ti faccio arrabbiare»
«B-bhe...oggi si festeggia e non ho voglia di arrabbiarmi»
«Già, si é già arrabbiata con me quando ho commentato il suo vestito e mi sono messa a fare ipotesi con Utau su quante scuse potresti trovare per saltarle addosso»
«YAYA!!»
«Ah, é così allora...non mi servono molte scusa per portarla in bagno sai?» detto questo mi sono preso una bella gomitata nel costato piuttosto dolorosa.
«Taci ebete...Ehi ragazzi dov'è Utau?»
«In pista con Kukai, li fissano tutti sono ottimi ballerini, sopratutto Kukai...»disse Rima guardando Nagihiko di sottecchi.
«É un guanto di sfida per caso?» aveva risposto lui.
«Chissà...forse...» e così erano andati anche loro a ballare, seguiti da Yaya e Kairi, il principino e la sua bella Kisa...cavoli era bella davvero, bionda e occhi azzurri, vestita di bianco...sembrava un angelo, ma io preferisco la mia piccola vestita di rosso. Solo ora realizzo che io e Amu ci siamo ritrovati soli...e ora che faccio?
«Arrivo subito, vado in bagno» meglio staccarsi un attimo da quel silenzio imbarazzante.
Amu pov
Era andato in bagno? Oh mamma, sono bloccata in una discoteca con un cortissimo abitino rosso e lo sguardo di un sacco di ragazzi puntato addosso...ora che faccio. Ne arrivano uno dopo l'altro, stavo iniziando a preoccuparmi e se arrivava un maniaco?
«Signorina...» mi aveva chiesto un ragazzo, oddio un' altro, che faccio? «Questa l'ha ordinato la sua amica bionda...ma é davvero Utau Hoshina?»
«Si, in carne, ossa e brillantini» avevo detto io bevendo dal bicchiere, avevo visto Utau salutarmi da bancone quindi potevo fidarmi.
«Ahah, sei carina sai? E simpatica...ce l'hai il ragazzo?»
«Si ce l'ha...quindi smamma» aveva detto Ikuto, circondandomi le spalle con il braccio, fulminandolo con lo sguardo. Visto che Ikuto era di una buona spanna più alto, il cameriere era scappato a gambe levate.
«Fortuna che sei arrivato...» -Meglio non dirgli di tutti quelli che ci hanno provato con me-
«Perché? Ti sono mancato?» disse lui malizioso come sempre
«Certo che no...»
«La mia solita Amu...ma ti sei bevuta un bicchiere del genere? Che c'era dentro?»
«Non lo so, ma era buono!» sapevo perfettamente di aver bevuto un bicchiere di Brandy, ma ero felice di aver cambiato discorso. Anche se iniziavo ad avere caldo, ero perfettamente lucida, non era la prima volta che bevevo, solo che Ikuto non lo sapeva...mi piaceva vederlo preoccupato per me.
«Ma sei matta? Tu bevi qualcosa che non conosci? E se reggi male l' alcool e ti trovi sola come prima?»
«Stai calmo Ikuto, sto bene non ti preoccupare»
«Come faccio a non preoccuparmi? Hai le guancie rosse e gli occhi lucidi, sei ubriaca! Ti accompagno a casa, vieni» aveva detto per poi prendermi il polso e trascinarmi fuori.

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Capitolo 3
*** Passato parte 2:Amore ***


Passato parte 2:Amore

Amu pov

«I-Ikuto...calmati...sto bene...» poi si era fermato di colpo non appena usciti dal locale
«Ikuto cosa c'è?»
«Sei proprio ottusa...non lo capisci che mi serviva una scusa per portarti via?!» a quelle parole ero diventata ancora più rossa di quanto ero prima.
«Ok, bastava dirmelo e ce ne andavamo prima...non serviva certo fare così»
«Forse hai ragione...vieni, ti accompagno lo stesso, Utau non verrà via tanto presto»
«Già hai proprio ragione. Sei in moto?»
«Ovvio, tieni il casco»
«Potevi venire in macchina» avevo detto io mettendomi il casco
«Lo so, ma a te piace andare in moto, e anche a me» 
«Come vuoi...» e siamo partiti a tutta velocità. A entrambi piaceva andare in moto, ci piaceva assaporare la velocità, infatti allungavamo sempre la strada il più possibile.
«Sono appena le 11 vuoi entrare?»
«No grazie, tuo padre mi ammazzerebbe. Io ci tengo alla pelle»
«Tranquillo i miei sono in seconda luna di miele, e mia sorella dorme da un'amica» 
«Allora accetto» e siamo entrati in casa, solo ora realizzo quanto sia imbarazzante la cosa...sono sola a casa con lui!
Ikuto pov
Forse bere quel bicchiere di alcool le era servito a qualcosa in fondo, era diventata inaspettatamente…audace non che la cosa mi dispiaccia, sia chiaro! E’ solo che non ci sono abituato, tutto qua. Era sempre stata piuttosto remissiva nel restare sola con me.
«A cosa devo questa audacia da parte tua?»
«Bhe, visto che tra due settimane parti, pensavo di passare un po' di tempo con te, tutto qua»
«...Mi mancherai»
«Come? Non ho capito»
«Ho detto che mancherai, mocciosa»
«Ma ti sembra il modo per dire le cose alla tua ragazza?»
«Appunto perché sei la mia ragazza ho il diritto esclusivo di prenderti in giro»
«Certo che sei strano...ma anche tu mi mancherai tanto»
«Bhe, sarai presa dagli studi vedrai che passerà in fretta, per entrambi»
«Si, in fondo sono solo due anni...e poi tornerai per l'estate, ammesso che tu non abbia esami in programma» aveva le lacrime agli occhi, mi faceva tenerezza quando era così, quando metteva da parte il suo orgoglio e la sua forza, e mostrava il suo volto fragile che faceva vedere solo a me. Con il pollice avevo asciugato le lacrime che aveva sulla coda degli occhi.
«Non piangere Amu...non ne vale la pena...»
«Si invece...io ci tengo a questa relazione e non voglio che la lontananza la distrugga» aveva detto stretta alla mia camicia...non aveva mai voluto che io la vedessi piangere, lo aveva detto il giorno in cui ci siamo messi insieme. Non voleva farsi vedere debole da me come da nessun altro.
«Amu...la nostra storia non si romperà  solo perché siamo lontani. Io sarò sempre accanto a te...quindi non piangere. Lo sai che quando fai così mi metti in difficoltà»
«Come se non avessi mai visto una ragazza piangere»
«Di ragazze piangere ne ho viste parecchie...ma ho visto piangere te una sola volta»
«Ikuto...perché in difficoltà?»
«Perché i miei freni inibitori vanno a farsi benedire» amo quando si arrabbia per la mia malizia, mi diverto troppo. Però, anche questa volta, aveva reagito in maniera diversa dal solito.
«Ah si? E allora se faccio così?» e poi aveva poggiato le sue labbra sulle mie, ma avevo preferito non rispondere dato che probabilmente era l' alcool a farla parlare e agire, anche se era davvero dura. Una volta finito l'ossigeno si era staccata
«Amu, smettila ti prego. Non sei lucida e ho paura di finire per fare qualcosa che in realtà tu non voglia» avevo già la voce roca, cavoli questa ragazza ha un effetto assurdo su di me. Lo aveva anche prima, ma adesso che é una donna nel fiore degli anni...bhe é normale che io reagisca do conseguenza no?
«É vero ho bevuto, ma sono perfettamente lucida, capace di intendere e volere. E anche di capire se voglio il mio ragazzo o meno» e si era alzata a baciarmi di nuovo. La lucidità dei suoi occhi mi ha fatto capire che regge l'alcool...mi avrebbe dato delle spiegazioni, ma adesso avevamo altro a cui pensare. Sono un uomo e se la mia ragazza mi stuzzica...bhe io reagisco. Continuando a rispondere al bacio l'avevo spinta verso il divano, bloccandola con le braccia.
«I-Ikuto ma cosa...»
«Hai svegliato il can che dorme, ora ne prendi le conseguenze» adesso ero stato io a prendere l'iniziativa, ma non si era affatto fatta intimorire. 
3 pov
Lei aveva passato le mani dietro la testa di Ikuto, accarezzargli i capelli. Quei capelli color notte che le piacevano tanto. Lui nel mentre le carezzava i fianchi, e l'attirava verso di se...di conseguenza alzandole il vestito.
«No...Ikuto aspetta»
«Che c'è?"»
«Non sul divano. I miei domattina tornano, non possiamo distruggere il soggiorno. E poi preferirei il letto, almeno ci stiamo entrambi»
«Si é vero il tuo letto é grande, me lo ricordo bene...e poi rischierei la pelle se tuo padre vedesse il soggiorno quando avremo finito»
«No, tu a mio padre stai simpatico...gli tieni testa e lo sfidi. Mio padre ha sempre voluto per me un uomo capace di affrontarlo. Mia madre invece pensa già alla camera per i nipotini, dice che vuole essere nonna giovane»
«Bhe, in fondo basta chiedere...» gli aveva sussurrato all'orecchio, facendola arrossire. Ma alla fine aveva ceduto, e tra baci e carezze, la passione aveva preso il sopravvento.

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Capitolo 4
*** Passato parte 3: Partenza ***


Passato parte 3:Partenza
Amu pov

Erano passate le due settimane dalla notte passata con Ikuto, e ogni volta che ci ripensavo provavo un misto di soddisfazione e imbarazzo. Quando mi sono svegliata quella mattina, lui dormiva ancora con la testa appoggiata sul mio grembo, un po' dolorante. Così sono scesa a preparare la colazione, e dopo poco é arrivato Ikuto tutto allarmato.

Flashback
«Amu! Ahh sei qui...»
«Si Ikuto, sono solo scesa a preparare la colazione»
«Avevo paura di averti fatto male e che tu fossi scappata...»
«Che tenero che sei...ma stai tranquillo, io non scapperò mai da te, come non l'ho mai fatto in passato, mio gatto nero portasfortuna» così mi aveva abbracciato da dietro, iniziando a sbottonare la sua camicia, che avevo indossato visto che é la prima cosa che ho trovato.
«I-Ikuto dai smettila. Ho capito che a mio padre piaci, ma non sfidare la sorte»
«Ok ok, ho capito...però potevi anche mettere un paio di pantaloni, così non mi aiuti se indossi solo la mia camicia»
«Ma smettila, a proposito oggi non dovevi completare i fogli per gli studi all'estero?»
«Si adesso vado...mi ridai la camicia?»
«Subito...»
Fine flashback

E adesso siamo qua, all'aeroporto per salutare Ikuto. Dopo aver completato i fogli per il trasferimento, Ikuto non si era separato da me neanche per un secondo. Avevamo passato insieme ogni momento disponibile, anche se ad essere sincera begli ultimi giorni non mi sentivo molto bene, forse stavo covando il raffreddore... Eravamo insieme a salutarlo, io, Tadase e un' Utau in lacrime.
«Fratellone, non andare via...»
«Stai tranquilla Utau tornerò presto»
«Ci mancherai Ikuto...»
«Ehi piccolo re...occupati di Amu mentre non ci sono ok?»
«Non c'è nemmeno da chiedere...»
«Non ho bisogno del babysitter»
«Lo so, lo faccio per stare tranquillo, non perché non mi fido di te»
«Come vuoi...mi mancherai» avevo detto abbracciandolo, sarebbero stati due anni lunghissimi poco ma sicuro. Lui mi aveva stretto a se, mi sarebbe mancato tutto, la sua voce, il suo calore, anche la sua malizia...la sua presenza insomma.
«Ora devo andare...» aveva detto lasciandomi un bacio a fior di labbra «A presto piccola, ti chiamo appena riesco a connettere i fusi»
Mi veniva da piangere, era una tristezza immensa. É vero che se ne era già andato una volta ma era tornato due mesi dopo...adesso invece saremo divisi per due anni. Avevo la vista offuscata, forse erano lacrime ma la voce preoccupata di Tadase e l' urlo di Utau mi avevano fatto ricredere, poi tutto era diventato buio.
Quando mi ero svegliata ero in ospedale, affianco a me una dottoressa.
«Buongiorno, ti sei svegliata...»
«Sono svenuta?»
«Si, e il tuo amico ha chiamato subito l'ambulanza. Posso farti una domanda?»
«Certo»
«Hai già avuto il ciclo questo mese?»
«Veramente doveva arrivarmi quattro giorni fa»
«Bene allora gli esami erano corretti...congratulazioni signorina, aspetta un bambino»
«CHEEE?»
«La prego non si agiti»
«No no no, non può essere...»
«C'é qualche problema?»
«Si che il padre é partito per Londra»
«Intende il ragazzo moro che ha chiamato l'ambulanza?»
«Non é partito...»
«No che non sono partito, dopo che ho sentito Utau urlare sono tornato indietro. Dottoressa che cosa ha?»
«É incinta»
«CHEE?»
«Ma é un vizio? Va bhe, vi lascio un po' parlare da soli a discuterne, ah la sua amica ha chiamato i suoi genitori saranno qui a momenti»
«Mamma ne sarà di sicuro felice»
«Già...hai davvero intenzione di tenere il bambino?»
«Non devi nemmeno chiedermelo...quando prendi l'aereo?»
«Come?»
«L'aereo. Questo l'hai perso quindi devi prenderne un' altro no?»
«E tu pretendi che io parta lasciandoti incinta?»
«Esatto»
«Ma sei tutta matta? Quello che porti in grembo é mio figlio, non ti lascio sola!»
«Non voglio che per colpa di un errore tu perda la libertà che hai tanto desiderato»
«Errore? Io non voglio che ti definisca errore il nostro amore e il frutto che ne é nato, anche se in senso metaforico»
«Ikuto, io non voglio rovinare i tuoi piani...»
«Non li hai rovinati...li hai resi più belli. Pensi che una volta tornato da Londra avrei aspettato molto a metterti incinta?»
«Probabilmente no... Ti amo»
«Anche io, ora devo affrontare i tuoi?»
«Si...auguri»
«AMUU!!»  aveva urlato mia madre buttandomi le braccia al collo, mi stava quasi soffocando.
«Mamma...»
«Tesoro sarò nonna! Lo aspetto da così tanto tempo, sarà maschio o femmina? Come lo chiamerete? Dobbiamo iniziare a pre...»
«MAMMA!!! Fermati, mi hanno appena fatto gli esami. Non sappiamo niente di tutto ciò»
«Ah...ok...scusami, hai ragione»
«Possiamo parlare?»
«Certo...e tu non agitarti»
«Si, si. Non ti preoccupare»
«E invece mi preoccupo eccome conoscendoti...»
Ikuto pov
In pochissimo tempo mi ero ritrovato a non partire per Londra e ad essere un futuro padre...una mattinata produttiva!
«Ora che ci troviamo a quattrocchi possiamo parlare senza che Amu si agiti. Come hai osato metterla incinta?»
«Ho osato e non me ne pento. Amu é la persona più importante della mia vita, e quando nascerà il bambino mi prenderò cura di entrambi» ero fermamente convinto di quello che dicevo, non mi pento di nulla, anzi adesso non dovrò nemmeno più andarmene.
«Sei sincero quindi...va bene. Non sai quanto mi costa dirlo. Congratulazioni, ma sappi che essere padre non é una passeggiata»
«Lo so, o almeno lo posso dedurre, ma imparerò, farò di tutto per crescere bene questo bambino»
«Sei un ragazzo forte ma se abbandoni mia figlia ti ammazzo...»
«Non si preoccupi signore, non ne ho la benché minima intenzione»
«Bene allora...»
«BENVENUTO IN FAMIGLIA!!»
«Signora..."»
«Scusala, aspettava di dirlo da quando ci siamo messi insieme»
«Sicura di poterti già alzare?»
«Stai tranquillo, era solo uno svenimento»
«Mmmhh...tua madre e Utau andranno molto d'accordo»
«UTAU?! E CHI SAREBBE?»
«Papà, Utau é la sorella minore di Ikuto»
«Ah...» mi ci sarebbe voluto un po' per avere un buon rapporto con lui, ma in fondo di tempo ne avevamo.
4 mesi dopo
Amu pov
Fino ad ora la gravidanza non mi aveva arrecato nessun tipo di problema, a parte i malesseri generali ovvio...Ikuto era sempre al mio fianco, si comportava già da bravo papà, anche se ero fermamente convinta che fosse mosso dal senso del dovere, e niente mi avrebbe fatto cambiare idea. Oggi eravamo in ostetricia per un' esame ecografico per vedere se andava tutto bene.
«Sei nervosa?»
«Un po', ma sono felice di diventare mamma» avevo detto passando la mano sul mio ventre gonfio, forse un po' più del normale per essere solo al 4 mese. Ikuto aveva posato la sua mano sulla mia, sempre a toccare il rigonfiamento.
«Anche io sono felice...e un po' sorpreso»
«Perché?»
«Non pensavo di riuscire a metterti incinta alla prima botta, ma ne vado stranamente fiero»
«Idiota...»
«Hai detto qualcosa?» aveva detto lui con un filo di ironia.
«Chi? Io? Niente!»
«Mmhh, a me sembrava avessi detto qualcosa di spiacevole nei miei confronti...»
«Ma va, devi avere le allucinazioni»
«Sai che sono vendicativo vero?»
«Non vorrai fare del male al tuo bambino vero?» avevo detto io con falsa innocenza, il bambino era una buona scusa quando si arrabbiava. Non voleva assolutamente che il bambino avesse alcun tipo di problema.
«Lo sai vero che tra 5 mesi quel bambino nascerà e non potrai più giocare questa carta?»
«E lo sai che, conoscendoti, so perfettamente che rimarrò di nuovo incinta molto presto?»
«Anche questo é vero...vorrà dire che mi tratterò fino a che non mi sarò vendicato»
«Ma che carini! Sono sempre belle le giovani coppie...vieni cara, il tuo esame inizierà subito. Io sono la tua ostetrica, mi chiamo Saika Kirisaki» era una ragazza sulla trentina, con un sorriso solare e gentile sulle labbra. Mi trasmetteva tranquillità.
«Ok, arrivo dottoressa»
«Oh, via. Chiamami per nome, lei é il futuro papà?»
«Si, sono io»
«Ok, inanzitutto congratulazioni. Seguitemi nel mio studio» e così siamo entrati nello studio dove mi la dottoressa mi ha fatto stendere su un lettino vicino alla macchina per le ecografie. Finito l'esame mi hanno fatto alzare.
«Bene, é tutto a posto, non c'è alcun tipo di problema...volete sapere il sesso?»
«Ehmm...no, non voglio saperlo»
«Oh...ok, lei signore?»
«No, sarà una sorpresa»
«Come volete, ci vediamo al prossimo esame. Byebye» anche se sapevo che ora andava tutto bene non mi sentivo tranquilla e questo Ikuto l'aveva capito subito.
«Qualcosa non va? Hanno detto che é tutto a posto no?»
«Non é questo...é che mi sento in colpa»
«In colpa?»
«Si in colpa, se quella sera non mi fossi lasciata andare adesso tu saresti a Londra, e io sarei qui a vivere la mia vita. Non ti avrei tolto la libertà per la quale hai tanto combattuto»
«Ma cosa stai dicendo scema? É vero che non sono potuto partire per Londra ma darmi una famiglia é il dono più bello che tu potessi farmi»
«Grazie Ikuto...» anche se mi aveva detto così non ero affatto convinta, io era fermamente convinta che fosse spinto dal senso del dovere, ma presto gli avrei reso la sua libertà anche a costo di soffrire io per prima...non si sarebbe mai più sentito in catene.

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Capitolo 5
*** Passato parte 4: Gemelli ***


Passato parte 4:Gemelli

Amu pov

La gravidanza era proseguita fino alla fine senza problemi, e presto sarebbe arrivato il momento del parto e avevo paura. Ma paura, non tanto del dolore e dell'esperienza del mettere al mondo un bambino, quanto dalla consapevolezza che una volta nato avrei mentito a Ikuto, inducendolo ad andare via. Avrei sofferto, avrei pianto già lo sapevo ma era l'unico modo perché potesse essere ancora libero. Passavo nervosamente la mano sul mio ventre, spesso mi venivano delle fitte segno che a giorni sarebbe nato, devo ammettere però che questo bambino mi aveva resa felice, mi aveva fatto provare emozioni nuove, una gioia immensa e, presto, un dolore acuto...ero sul divano a guardare la televisione con mia sorella, che più che altro si divertiva a passare le mani sul pancione, che era diventato smisuratamente grosso ma medici non hanno riscontrato problemi quindi va bene, e ascoltare i calci del piccolo.
«Sorellina, sarà un maschietto?»
«Non lo so»
«Una femminuccia?»
«Non lo so»
«Come si chiamerà?»
«Non so nemmeno questo»
«Ma uffa! Tu vuoi farmi innervosire vero? Perché non vuoi dirmelo?»
«Perché io e Ikuto non abbiamo voluto sapere se é maschio o femmina...però posso dirti come vorrei chiamare una bimba»
«Come? Dai dimmi!»
«Mi piacerebbe chiamarla Aoi»
«É carino, ma il mio nome é più bello»
«Viva la modestia eh nanetta?»
«Non sono una nanetta!»
«Ahah come vuoi...AHIO!»
«Che succede? Sorellona!»
«Ami...vai a chiamare la mamma» ed era corsa subito in cucina, mia mamma vedendo Ami agitata era corsa in salotto.
«Amu...tesoro chiama l'ambulanza si sono rotte le acque»
«Cosa?! La porto subito all'ospedale, Midori tu chiama Ikuto» e cosi mio padre mi aveva portato in macchina, io dolore era forte, quasi pungente. Mio padre era in preda al panico, ma guidava sicuro, in poco tempo eravamo all'ospedale. Mi avevano portato subito in stanza per mettermi il camice. Dopo pochissimo tempo era arrivato Ikuto.
«Che cosa é successo?!»
«Si sono rotte le acque, ti abbiamo chiamato subito»
«Amu, come ti senti?»
«Stavo meglio prima...Ahhh! Perché hai i capelli bagnati?»
«Ero sotto la doccia quando tua mamma ha chiamato a casa...Utau é già in fibrillazzione»
«Immagino...AHHH!!»
«Che é successo?»
«Manca solo un centimetro di dilatazione, la portiamo in sala parto. Ci segua, vorrà stare accanto a sua moglie»
«Già...»

Ikuto pov

«Già...» volevo starle accanto, ma mi sentivo estremamente inutile. Lei stava soffrendo e io non potevo far altro che starle accanto e stringerle la mano, dirle che va tutto bene senza comprendere la sua sofferenza. Per istinto avevo toccato la scatoletta vellutata che avevo in tasca, volevo darglielo prima della nascita del bambino ma avrei aspettato. Non l'avevo mai vista ridotta così. Spettinata, sudata e in preda alle convulsioni. Le sue urla squarciano l'aria e le contrazioni la fanno contorcere sempre più spesso.
«Ore 18:45 nascita» erano state queste le parole del dottore. Ero così immerso nei miei pensieri che quasi non mi ero accorto della nascita del bambino, un bellissimo maschietto che piangeva tra le braccia dell'ostetrica. Gli occhi erano quelli di Amu, anche i capelli biondi erano come quelli del piccola Ami. Passava il tempo, i dottori non dicevano nulla. Io ero stato preso in ostaggio per il primo bagno al piccolo, ma quando ero tornato Amu era ancora in sala parto.
«Dottoressa, che succede?»
«Oh...si, beh...»
«Ora 21:05 nascita. Bene tiriamo fuori il secondo»
«CHEE?! ANCORA?!» Amu era visibilmente scioccata, aspetta un altro?!
«Come il secondo?»
«Siete voi ad aver detto di non voler sapere nulla»
«Si ma sapere se erano uno o due potevate dircelo comunque, non era un dramma»
«AHHHH!» e così era nato anche il secondo, mi ero perso la nascita del secondo bambino mentre litigavo con l'ostetrica. Era una bambina, era bellissima. Mi assomigliava tantissimo, era agli antipodi di suo fratello, capello color notte e occhi ametista come i miei. Finalmente Amu poteva riposare tranquilla.

Amu pov

Finita, era finalmente finita. I bambini erano nati, ma ero troppo stanca e mi ero addormentata subito, non appena ma avevano appoggiato la bimba sul petto avevo pronunciato quel nome che mi piaceva tanto e che sembrava così adatto.
«Aoi...» poi mi ero addormentata come la piccola, finalmente calma.
Quando mi ero svegliata era come se non avessi riposato affatto, ero indolenzita ovunque ma riuscivo ad alzarmi...infatti mi ero fiondata in bagno, ma penso sia normale. Dopo poco ero tornata a letto ed era entrata l'infermiera con i bambini in braccio e mi aveva insegnato ad allattare, facevano il solletico.
"Che cognome devo scrivere sulla culla?"
"Tsukiyomi...i nomi sono ancora da scegliere"
«Perfetto, ora glieli lascio un po' signorina...entri pure»
«Permesso?»
«Ikuto...ciao...»                                                                                                                                                               
«Come stai?»
«Stanca...tanto stanca»
«É normale amore» aveva detto lui baciandomi i capelli. Era il momento.
«Senti Ikuto...»
«Dimmi, cosa c'è?»
«Voglio che tu parta per Londra»
«Cosa?!»
«Hai capito bene, voglio che tu parta»
«Scusa se mi ripeto ma: cosa? Amu io non ho intenzione di lasciarti, hai dato alla luce i miei due bambini, due bellissimi bambini. Il frutto del nostro amore e non li lascerei per nulla al mondo»
«Ma sono io che ti chiedo di lasciarli, te lo chiedo perché mi sono accorta che non ti amo più.»
«É una bugia...Amu sei stanca, riposa ne riparliamo domani ok?»
«No Ikuto, ti chiedo di non tornare più, parti e non tornare» dopo ero crollata. Finiti i giorni dei controlli Ikuto non si era più presentato ma al posto della mia bambina, nella culla c'erano una scatoletta una lettera. In essa vi era scritto il suo modo per dirmi addio:
Me ne vado come tu mi hai chiesto, ma continuo a chiedermi dove é stato il mio errore. Forse avevi ragione tu e quella sera non dovevamo lasciarci andare ma non mi pento di averlo fatto. Ti lascio col male nel cuore, credimi, ma prendo con me la bambina. Volevo che qualcosa di noi restasse anche a me, anche se soffro nel trattare mia figlia come un oggetto. Mi prenderai per un egoista, ma non ti biasimo, puoi stare tranquilla la piccola crescerà serena, non temere per lei l'amerò con tutto me stesso. E lo stesso vale per te, ti amo ora che me ne vado e ti amerò per sempre... Addio amore mio.
Piangevo con il mio piccolo, separato dalla sua gemella, la mia piccola Aoi, non l’avrei mai più rivista. Mi restava solo lui, il mio bimbo, la mia speranza, il mio Chiaki...la mia forza.

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Capitolo 6
*** Padre, Madre, Zia e Cugino ***



La lezione era passata in fretta, nonostante avessi parecchie difficoltà a riabituarbi al giapponese. Mio padre mi ha sempre portato in giro per il mondo per il suo lavoro, ho conosciuto alcuni dei cantanti più famosi del mondo e ora vedo casa mia, il paese dove sono nata, il Giappone per la prima volta. Finite le lezioni, mi ero messa a preparare la borsa.
   «Come ti é andato il primo giorno?»
«Bene professoressa, grazie»
   «Mi fa piacere, se hai bisogno chiedi pure a me va bene?» ok, come prof era un po' svampita ma era tanto gentile.
  «A chi vuoi darla a bere?» mi aveva chiesto Chiaki sbucando alle mie spalle
«Che intendi dire?»
  «Che le altre ragazze ti hanno emarginato, l'ho visto che credi?»
«Ma va, ho sempre preferito la compagnia maschile, tutti mi dicono che sono un maschio mancato! Poi l'hanno fatto perché tu e io abbiamo parlato tutto il tempo e sono gelose. E poi non amo fare amicizia» intanto avevamo inziato ad avviarci verso il cancello della scuola
  «Certo...e comunque neanche a me piace fare amicizia»
«Benvenuto nel club...»
  «Veramente io ci sono da prima di te...»
«Tu dici? Io non credo! Quando sei nato?»
   «Aoi, come é andato il primo giorno?» Aveva chiesto mio padre, che era appoggiato al cancello ad aspettarmi.
«Ah, ciao papà...si, é andata bene»
  «Si, certo, come no» aveva ironizzato il mio fastidioso accompagnatore
«Ma vuoi stare un po' zitto Chiaki?»
   «Tò guarda! Aoi hai socializzato? Che cosa...»
«Insolita? Hai ragione. Papà lui é Chiaki Himamori»
  «Ma lo fai apposta?! Basta io vado a casa ci vediamo domani Aoi, signore, arrivederci» e se ne era andato via.
   «...Non devo fare domande giusto?»
«Esatto, bravo papà! Dai torniamo a casa che dobbiamo ancora sistemare degli scatoloni»
   «Veramente ho finito io stamattina»
«Anche la mia stanza?!»
   «Si, anche quella»
«Ah, grazie papà! Andiamo, torniamo a casa» anche se casa era forse un termine generico. Viviamo in un attico, nel salotto c'é una grande vetrata, amo la nostra nuova casa e papà ha detto che resteremo qui per sempre, speriamo.
«Papà resteremo sempre qui a Tokyo da adesso in poi?»
   «Si, Aoi. E oggi pomeriggio ti voglio presentare il mio nuovo lavoro»
«Mhh? Perché?»                                                                                                                                                                  
   «Perché ci tengo a fartela conoscere"
«Quindi é una donna? É la tua nuova ragazza?»
   «MA CHE?! Aoi, che stai dicendo? Ora basta, cambiamo discorso. E comunque...»
«Lo so per te ci sarà sempre e solo la mamma...anche se un giorno mi piacerebbe incontrarla»
   «Non credo che voglia rivedermi... Chissà magari un giorno potresti rintracciarla»
«E come faccio se non mi hai mai detto nulla di lei?» ed ecco che ancora una volta non mi rispondeva, ogni volta che chiedevo della mamma lui si rabbuiava.
«Lasciamo stare, ho capito! A che ora usciamo?»
   «Alle tre e mezza»
«Va bene»
Dopo aver mangiato sono stata a fare i compiti in camera mia, stupenda tra parentesi, anche nella mia camera c'è una grande vetrata, e poi siamo usciti. Mi ha portato in un ufficio, dove una donna sulla quarantina ci ha salutato calorosamente.
     «Ah, Ikuto che bello rivederti, come stai? La vado a chiamare subito» e poi era sparita...che donna strana. Dopo poco é tornata con una ragazza molto bella, e le teneva le mano sugli occhi.
    «Signora Sanjo mi vuole dire qual'é questa sorpresa?!»
     «C'é una persona che vuole vederti...» aveva detto scoprendo gli occhi alla ragazza, alla quale erano venuti gli occhi lucidi.
    «Sei proprio tu? Sei tornato davvero?»
   «Si Utau, sono torna...» ed era saltata al collo di mio padre, senza farlo finire. Io le avevo tirato la lunghissima coda bionda.
«E tu saresti?» non mi piace che si attacchi così a mio padre, che mi aveva preso in braccio.
    «Potrei farti la stessa domanda nana! E scendi da li» io in tutta risposta aveva abbracciato il collo di papà, non la darò vinta a questa bionda.
   «Calmatevi voi due» aveva detto papà mettendomi giù «Aoi, ti presento Utau Tsukiyomi, tua zia»
    «Questa é la mia nipotina? Ma che carina!! Ha il mio...»
   «Stesso attaccamento morboso a me?» aveva chiesto mio papà ironico
«PAPÀ!! IKUTO!!» avevamo urlato in coro io, e quella che era mia zia.
«E quindi tu sei mia zia...»
    «Si...»
«Ma tu sei la famosa Utau Hoshina! Come avrei mai potuto immaginare una cosa del genere? Anche se adesso capisco perché papà ha dei tuoi CD»
    «Wow... Fratellone sei un mio fan?»
   «Si, e per dimostrarti la mia devozione sono il tuo nuovo produttore!»
    «D-davvero?! Che bello, é sempre stato il mio sogno cantare le tue canzoni... Vorrei parlarti in privato, posso?»
   «Certo Utau, anche se ho idea di cosa tu voglia dirmi. Signora Sanjo?»
     «Si, ci penso io...vieni piccola, ti faccio fare un giro»
«Ma...» e la donna strana mi ha portato fuori poi si era seduta fuori, nel giardino davanti all'edificio, dopo poco si era appisolata.
«Viva lo stress delle donne in carriera» ed ero sgattaiolata per tornare nell'ufficio di prima, ma non sono entrata, le parole della zia mi hanno fermata.
    «Certo che ne hai di coraggio! Pensa se vi incontrate? Ha appena ricominciato a rialzarsi»
   «Utau, anche io ho voglia di tornare a casa! Il Giappone é casa mia, nostra! Aoi é nata qui, non posso tenerla lontana dalle sue origini, sono già tornato una volta e sono tornato anche la seconda»
    «Ma qui non si parla di te, Amu...non reggerà se la farai soffrire di nuovo. E non credi che sia più corretto nei confronti di Aoi parlargli di lei»
   «Per dirgli cosa? Che me ne sono andato con lei quando era appena nata perché sua madre non mi amava più e io ero troppo debole per restarle accanto?»
    «Ikuto... Fai come vuoi, vivi la tua vita ma non farla soffrire ancora...non lo merita. E comunque io vivo nella certezza che quel giorno, in ospedale lei mentiva»
   «Senti Utau...lei si é rifatta una vita vero?»
    «E perché avrebbe dovuto farlo? Lei ha suo figlio...non ha bisogno di nessun' altro»
Tutto questo mi stava mandando in confusione, chi era questa Amu? Perché zia non voleva che papà la incontrasse? 
«Papà che significa?»
   «Che cosa hai sentito?»
«Abbastanza da potermi porre diverse domande...chi é Amu?»
   «...Amu é il nome di tua madre Aoi»
«La mamma...dove abita? Dove posso trovarla? Come posso contattarla? Ti prego dimmelo papà! Papà? Perché piangi?» era la prima volta che vedevo mio padre con gli occhi lucidi, non si era mai mostrato debole.
   «Mi dispiace piccola, ho solo cercato di proteggerti ma non ci sono riuscito» aveva detto abbracciandomi, non aveva mai voluto farsi vedere debole, come non volevo farlo io. Poi avevo guardato la zia.
«Zia, tu cosa sai della mamma?»
    «Tua madre é una mia cara amica, se vuoi un giorno te la presento ma tu non devi assolutamente dirle che sei sua figlia, va bene?»
«Ma perché?! Proprio ora che l'ho ritrovata non posso averla accanto? Ma perché?»
    «Perché tua mamma ha sofferto tantissimo quando tu e il tuo papà siete andati via! Adesso lei ha appena ricominciato a sorridere, cerca di capirla tesoro...»
«Va bene zia... Quando potrò conoscerla? Almeno questo me lo dovete!»
   «Certamente piccola, ma io non ci sarò. Fa lo stesso?»
«É strano, perché non vuoi vederla? Tu mi hai sempre detto che…»
   «Perché tua mamma ha voluto così il giorno in cui sei nata»
«Ma se sono nata io significa che...»
   «No, Aoi, con Amu é finita dieci anni fa... Non torneremo indietro...purtroppo»  non avevo mai visto papà così demoralizzato. Era sempre stato un uomo forte e sicuro di se ma quando entrava mia madre nel discorso lui  abbandonava la sua maschera forte e diventava triste, anche se continuava a non mostrare i sentimenti sul suo volto.
«Va bene papà...zia quando puoi portarmi da lei?»
    «Anche oggi se vuoi, ma ci serve una scusa...Aoi ti va di conoscere mio figlio?»
«Tuo figlio?!» avevamo domandato, scioccati, in coro io e mio padre.
    «Si...il mio bambino ha 9 anni...si non ho aspettato molto se é questo che tu stai pensando Ikuto»
   «In effetti pensavo a questo...a questo e al fatto che non ti avrei mai vista madre»
    «Nemmeno io ti avrei visto padre eppure eccoti qui con du... Una splendida bambina»
«Cosa stavi dicendo zia?»
    «Che mio figlio ha un anno in meno di te, frequenta anche lui le Seyo. Sono sicura che andrete d'accordo» dopo poco era entrato un ragazzo dai capello color ebano e gli occhi verdi e luminosi, con un sorriso smagliante.
     «Ciao mamma, sono venuto a trovarti!»
    «Capiti a fagiolo caro, ti va di andare a trovare la zia?»
     «Si, mi piace la zia...ciao, tu chi sei?»
«Mi chiamo Aoi, piacere di conoscerti»
     «Piacere mio, mi chiamo Yosuke. Sei carina sai?» e a quell' osservazione ero arrossita fino alla punta dei capelli.
«G-Grazie...andiamo?» 
Questo tipo é carino e simpatico, ma anche un po' strano.
    «Allora noi andiamo Ikuto...»
   «Si, ci vediamo a casa Aoi»
«Si papà...» ed eravamo usciti e saliti sulla macchina della zia, lei davanti alla guida mentre io e Yosuke dietro.
«Dov'è il trucco zia?»
    «In che senso?»
«Che questo tipo non ti assomiglia minimamente» avevo detto indicando il mio vicino.
    «Ahah, perspicace eh? Va bene, lui non é mio figlio, é il fratello del mio ragazzo ma é come se lo fosse»
     «Ci credo, mi avete cresciuto tu e Kukai quindi é come se foste la mia mamma e il mio papà»
«E i tuoi veri genitori?»
     «In giro per lavoro, come sempre, e mamma ha deciso che io dovevo crescere in una famiglia vera, quindi anziché vivere con i miei altro fratelli mi ha dato in affidamento a Utau e Kukai...e poi tu hai detto che forse non potrai avere bambini, giusto?»
    «Già ma non smetto di sperare...tu non dire niente a Ikuto, era uno scherzo e voglio divertirmi ancora un po’» aveva detto ridendo, ma aveva un'espressione molto triste, si vedeva che stava male nel non poter avere bambini. Dopo un po' di viaggio, in cui ho fatto amicizia con Yosuke e ho conosciuto meglio quella matta di mia zia, siamo arrivati davanti ad una villetta bianca con una grande finestra che collegava il salotto e il giardino. Nel salone c'erano una donna e un ragazzino. Lei era alta e bella, con dei lunghi capelli color confetto che le arrivavano al fondoschiena, ma ad attirare la mia attenzione era il ragazzino biondo e con gli occhi color oro
    «Quella é la tua mamma Aoi, come ti sembra?»
«Bellissima...»
    «Come ti ho già detto lei non sa e non deve sapere...ma che hai, cosa c'è?»
«Chi é quel ragazzo?»
    «Beh ecco...lui...é...»

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Capitolo 7
*** Insieme a casa Hinamori. ***


Non ci credo, davanti a me era passato Ikuto Tsukiyomi in persona e io mi ero fatto prendere dalla rabbia ed ero corso via, quella ragazza mi...ah non lo so nemmeno io! Mi fa passare da provare un affetto istintivo per lei a un istinto omicida mai provato. 
«Ahhh che nervi!!» avevo urlato dando un calcio ad un albero del parco. Mamma oggi tornava tardi dal lavoro, aveva delle pratiche per il prossimo processo da controllare, e quindi mi ero fermato un po' al parco. Li mi rilassavo, mi piaceva stare qui, e soprattutto mi piaceva stare sul palco delle rose bianche. Mamma mi ha detto che su questo palco papà ha suonato per lei con il suo violino. Chissà perché mamma non mi ha mai detto niente di papà...diventa sempre triste quando ne parliamo. Mi dice che lei non ha voluto tenerlo legato a se e gli ha permesso di essere libero, e spesso piangeva per questo volevo crescere, diventare forte e proteggerla. Non permetterò a nessuno di farla star male di nuovo come ha fatto mio padre, non che io lo odi ma, ancora mi chiedo come ha potuto lasciare una donna dolce come mia madre. 
  «Ehi soldo di cacio, che ci fai qui tutto solo?»
«Coach Soma... Potrei farle la stessa domanda»
  «Yosuke é corso subito da Utau...Amu é ancora al lavoro?»
«Pratiche...vado a mangiare, vuole qualcosa?»
  «Offro io allora...vieni» e siamo andati in un bar, abbiamo preso un panino e abbiamo pranzato.
«Come stanno Yosuke e la zia?»
  «Alla grande... Anche se Utau ultimamente ha sempre qualche concerto o ripresa...e tu che mi dici?»
«Ieri ho mandato via l'ennesimo pretendente a tempo di record»
  «Ah si?»
«Si, spillo sul campanello di casa e pioggia di biglie di vetro dalla finestra...tutto prima che mamma tornasse a casa»
  «Se ti impegnassi così anche nello studio saresti un genio»
«Io mi impegno solo in quello che desta il mio interesse latente»
  «E lettere é nella categoria a pieni voti immagino»
«Esattamente, mi piace parlare forbito...così imbarazzo i pretendenti davanti mamma dato che non sanno che dico»
  «Sei un mostro di sadismo...»
«Già e ne vado più che fiero. Sono quasi le tre, io vado a casa»
  «Va bene, e cerca di essere puntuale almeno oggi. Anche il capitano deve allenarsi»
«Ma se mi fai solo correre? Posso anche ritardare un po' no?»
  «Ma anche no... A dopo soldo di cacio»
E così mi ero incamminato verso casa, il coach Soma é il padre del mio migliore amico, Yosuke, e fidanzato di quella che mia mamma dice essere mia zia. É il coach della squadra locale di basket e calcio. Io gioco a basket e, chissà come, sono diventato il capitano della squadra. Strano mia madre é sempre stata negata per lo sport, a detta del coach...deve essere merito di papà come l'agilità e la velocità. Invece sono patetico in disegno, non riesco a fare nemmeno uno stick-man con righello e compasso. Mi piacerebbe migliorare in disegno, anche perché l'architettura mi affascina... Mamma era sdraiata sul divano quando sono entrato in casa.
   «Chiaki, bentornato!»
«Ciao mamma, finito di lavorare?»
   «Finalmente si, mi spiace farti pranzare solo»
«Tranquilla, ha offerto il coach»
   «Kukai...quel ragazzo non cambierà mai, troppo gentile»
«Si vede che vuoi bene ai tuoi amici...»
   «Certo, loro sono come una seconda famiglia per me»
«Lo so... Non portare altri pretendenti a casa...»
   «Cosa? Ne é arrivato un' altro?»
«Non lo sapevi?»
   «No, io non voglio sposarmi, mi basti tu tesoro... Vengono da soli per i fatti loro, sono solo un fastidio per me»
«Meglio così non voglio che mi rubino la parte dell'uomo di casa»
   «Uomo? Dove? Io vedo solo un ragazzino che smania dalla voglia di crescere, goditi i dieci anni tappo» aveva detto scompigliandomi i capelli.
«Tzk, aspetta un paio d'anni e vedrai. Ti arrivo già al seno ora che ho 10 anni, aspetta i 17 e ne riparliamo»
   «Per adesso sei ancora basso, quindi gira largo. Potrai anche diventare più alto di me ma resterai sempre il mio bambino»
«Sarò sempre l'uomo di casa, nessuno entra senza il mio permesso!» e così mamma aveva riso, mi piaceva farla ridere visto che spesso la vedevo piangere la sera...
  «Non fai entrare nemmeno noi uomo di casa?» aveva detto una voce dalla vetrata, con un tono da spaccone che ben conoscevo. Yosuke era fuori dalla finestra con la zia, che sembrava tratta in salvo da una questione pungente, e…Aoi?!                                                                                                                                       «Ciao Yosuke... Che ci fai qua?»
  «Mamma voleva venire a trovare la zia»
   «Ciao Utau, come stai?»
    «Bene, e tu?»
   «Reduce dalle solite pratiche, come mai questa improvvisata?»
    «Volevamo presentarti l'amica di penna di Yosuke...su cara, presentati»
     «...S-Si piacere signora, il mio nome é Aoi...Kitajima»
   «Aoi...hai proprio un bel nome sai?» mamma aveva un sorriso tirato ed era impallidita
«Mamma...?» ero un po' preoccupato, sinceramente
     «Chiaki?! Sei tu?!»
«Aoi? Aspetta ma non avevi un altro cogn...» ma la zia mi aveva tappato la bocca con la mano
    «Bambini perché non andate di sopra a giocare? Amu io credo di doverti parlare»
   «Oh...certo dimmi. Andate di sopra, forza» e abbiamo obbedito, mentre loro si chiudevano in cucina. Una volta di sopra siamo andati in camera mia, ma non ci andava di fare nulla, stavamo seduti sul pavimento.
«Spiegazioni?»
 «Temo di esserne a corto...Aoi?» aveva risposto Yosuke con noncuranza
     «Zi-Utau mi ha detto di non dire il mio cognome a tua madre...anche se non so il perché» i conti non tornano…
«Ahh pagherei sapere cosa stanno dicendo quelle due»
 «Facile, basta origliare»
     «Yosuke é maleducazione»
 «Suvvia Aoi non farti tanti problemi, sei troppo gentile signorinella» e poi l'aveva presa per mano e trascinata di sotto e io li avevo seguiti, e ci eravamo appostati accanto alla porta della cucina, leggermente socchiusa.
   «Utau, c'è qualcosa che non va?»
    «È che non so se dirtelo o meno...»
   «Utau, sai che puoi dirmi tutto» la zia sembrava seriamente preoccupata, non prevedo nulla di buono…
    «Beh...ecco...vedi...é tornato»
   «Come? Chi é tornato? Spiegati meglio»
    «Ohh andiamo! Se ti dico che Lui é tornato dovresti capire al volo!»
   «C-Come é tornato? Non doveva restare all'estero?»
    «Così doveva essere ma, a quanto pare, non é stato così»
   «Quindi anche la piccola...»
    «Si, anche la piccola é con lui. L'ho incontrato oggi ma gli ho detto che non ti avrei detto nulla, ma non mi sembrava giusto tenerti all’oscuro»
   «H-Hai fatto bene Utau... Mamma mia, é un duro colpo eppure sono passati dieci anni»
    «Appunto, dieci anni ed é rimasto un sentimento immutato...non pensi che sia ora di ripensarci?»
   «Utau, lo sai perché l'ho fatto»
    «Si, e so altrettanto bene che te ne sei pentita abbondantemente»
   «Ho già deciso e così continuerà ad essere, nonostante non sarà facile cercherò di andare avanti come posso...non cederò più alla sofferenza»
    «Amu... Vuoi incontrarla?»
   «...No. Non so come reagirei, e poi Chiaki non sa nulla di lei» E io che centravo? Cosa non sapevo? O forse non dovevo venire a sapere…
    «Come vuoi...hanno deciso di restare, farò da mediatore se vorrai incontrarla ok?»
   «Grazie Utau...oh mamma, é tardi. Chiaki! Devi andare agli allenamenti!» oddio, me ne ero dimenticato, e ora se apre la porta ci becca tutti qui, quindi siamo corsi tutti sulle scale, e abbiamo fatto finta di scendere.
«Prendo la borsa e arrivo mamma»
  «Va bene, Yosuke vuoi un passaggio?»
 «Si, grazie zia... Aoi perché non partecipi agli allenamenti?»
     «Ehmm... Non saprei Yosuke»
    «Ma si, perché no. Assisti al loro allenamento e poi ti accompagno a casa»
     «Grazie Utau!»
   «Allora accompagno tutti e tre in palestra, andiamo? Yosuke dove hai la divisa?»
 «L'ha portata papà zia, non preoccuparti»
   «Comodo essere il figlio del coach eh?»
 «Dipende, a volte mi allena anche a casa. Vero mamma?»
    «Si e se rompete di nuovo la finestra io rompo voi due» la zia sa essere veramente sadica. Preso il borsone siamo andati in macchina, e dopo poco siamo arrivati in palestra. In macchina c'era un'atmosfera strana, Aoi lanciava sguardi alla mamma mentre Yosuke ne lanciava ad Aoi, scatenando in me uno strano fastidio.
   «Bene bambini siamo arrivati, ci vediamo alla fine degli allenamenti ok?»
«Ok, ciao mamma»
 «A dopo zia»
     «Arrivederci... Signora»
   «Non essere cosi formale... Vieni a trovarci quando vuoi ok? A dopo»
     «Si...Amu»
   «Brava io vado» ed era andata via, dopo poco é arrivato il coach e ci siamo andati a cambiare, per la primissima volta eravamo i primi ad arrivare, mentre Aoi si era andata a sedere vicino alla postazione del coach. Nel frattempo io e Yosuke ci siamo messi a chiacchierare.

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Capitolo 8
*** Allenamenti di basket - Una nuova generazione! ***


Io e Yosuke eravamo negli spogliatoi, quando lui aveva tirato in ballo Aoi.
 «Senti Chiaki com'é che conosci Aoi?»
«É la mia nuova vicina di banco, perché?»
 «Perché volevo sapere se ti interessa, é carina e  vorrei...»
«No tassativo!»
 «Eh? Perché scusa?»
«Non lo so, ma non voglio mi da fastidio che tu gli stia troppo attaccato»
«Allora ti interessa»
 «No non mi interessa nel senso che intendi tu. É una cosa...diversa»
   «Cosa é diverso?»
«Masaro...niente di importante»
   «Allora se avete finito andiamo» e ci siamo riuniti in palestra, dove le ragazze erano accerchiate attorno ad Aoi.
Aoi pov
Ero piuttosto confusa, davanti a me c'erano dei ragazzi di diversa età. Due gemelline, una mora e una bionda con gli occhi color grano, un ragazzo dai capelli castani e gli occhi verde scuro che era arrivato insieme a Chiaki e Yosuke e  una ragazza biondissima con gli occhi cremisi «Ma non era una squadra maschile?»
        «Tecnicamente non siamo nemmeno una squadra, sono i figli dei miei amici e, visto che andavano tutti d'accordo, ho radunato queste piccole pesti sotto uno sport comune che hanno scelto loro a votazione"
 «Perché non provi anche tu, sarà divertente» aveva detto Yosuke, con fare ammiccante. Questo ci prova con me o é una mia impressione?
        «Già non é una brutta idea, ma prima presentatevi" aveva detto il padre di Yosuke 
    «Noi siamo le più piccole, Rika e Ruka Fujisaki frequentiamo la terza, piacere» ed erano le gemelle
   «Io mi chiamo Masaro Sanjo e faccio la quarta» ehi é il nome della signora strana di oggi pomeriggio. Era il ragazzo castano con gli occhi verdi scuro, da lontano sembravano neri.
     «Sono Kyoko Hotori, piacere, sono nella classe accanto alla tua e frequento la quinta» la ragazza con gli occhi cremisi...a cui oggi la prof era andata addosso!
        «Dovresti avere più o meno la taglia di Kyoko... Ci pensi tu?» 
     «Si coach! Vieni Aoi» e mi aveva dato una divisa come la loro, blu e bianca con il numero 11 sulla schiena 
     «Perfetta! Andiamo si corre!» e avevamo iniziato ad allenarci, era davvero divertente giocare a basket, e i ragazzi erano davvero simpatici e le tre ragazze non erano le solite spocchiose. Le due ore di allenamento erano volate in un attimo.
         «Allora? Ti sei divertita?"
  «Si! Un sacco!» mi piaceva fare sport, ma si vedeva lontano un miglio che non ero un talento naturale...mai stata portata per lo sport. Ma nemmeno Kyoko era portata, o così diceva lei, quindi eravamo in due.
    «Perché non entri...»
    «...In squadra?» avevano detto le gemelle, completandosi la frase, come facevano spesso.
     «Sarebbe bello averti con noi!» 
  «Vero, e poi ci mancava una giocatrice...» aveva completato Masaro
  «Dovrei chiedere a mio padre... Non lo so, va bene se vi faccio sapere domani?»
     «Sarebbe perfetto, lo dici domani al primo che incontri, tanto siamo tutti alle Seyo» aveva detto Kyoko
   «Ti diamo un...»
   «Passaggio Kyoko?»
     «No, viene a prendermi mamma...ah é laggiù con la mamma di Chiaki»
«Allora io vado a casa...ci vediamo domani» e Chiaki era corso via da sua mamma, che sembrava conoscere bene al madre di Kyoko e delle gemelle. Piano piano tutti erano stati portati a casa dai genitori, compresi io e Yosuke.
    «Aoi perché sei sudata?»
 «Mi sono allenata anche io e mi sono divertita un mondo!»
     «Chiedi a Ikuto il permesso ed entrare in squadra, tanto ti abbiamo dato la divisa no?»
 «Sicuro, grazie coach! Ecco, abitiamo qui, ciao Yosuke a domani»
  «A domani» e mi aveva dato un bacio sulla guancia, e io ero diventata subito rossissima.
     «Vacci piano, piccolo Casanova» aveva detto Kukai con fare scherzoso mentre io schizzavo nel palazzo, biascicando un frettoloso e imbarazzato saluto. Appena arrivata all' attico ho suonato e papà mi ha aperto la porta.
     «Bentornata...»
 «Ciao papà, oggi ho giocato a basket con dei miei compagni sai? Mi sono divertita moltissimo, mi hanno anche chiesto di entrare in squadra posso?»
      «Certo...»
 «Ah papà, ho incontrato la mamma...»
      «Oh...e come ti é sembrata? Stava bene?»
 «É una donna bellissima, era in gran forma... Però in casa con lui viveva un ragazzo che la chiamava mamma...significa che ho un fratello?»
      «N-Non saprei... Forse hai capito male» sembrava teso, meglio lasciar perdere per il momento
 «Già, forse hai ragione tu...io ho fame»
      «Ti aspettavo per cenare, vieni» dopo cena mi sono subito fiondata a letto anche se non riuscivo a prendere sonno.
-Eppure mi era sembrato chiaramente che Chiaki l'avesse chiamata mamma...e se Chiaki fosse mio fratello? O forse fratellastro? No, zia ha detto che non si é rifatta una vita... Forse dovrei parlarne con Chiaki. No, meglio di no potrebbe prenderla male o fraintendere... Ah e adesso che faccio?!- presa da questi pensieri mi ero finalmente addormentata. Il giorno dopo ho incontrato Kyoko mentre andavo a scuola.
     «Ciao Aoi, fai anche tu questa strada?»
 «Si...sto vedendo quale strada mi conviene di più...mi piace dormire al mattino»
     «Ahah, allora ti consiglio questa, abiti il quel condominio?»
 «Si, in cima»
     «Abiti all'attico? Wow che lusso»
 «In effetti, é molto bella... Tu invece?»
     «In una casa tradizionale giapponese... Era dei miei nonni ma loro hanno traslocato dopo che sono nata. É immensa, ancora mi perdo»
 «Ma dai! Ti perdi a casa tua?»
     «Aoi, io mi perdo ovunque»
 «... Nemmeno io mi oriento bene, ma in casa mia ci giro»
     «Già dovrei fare una cartina...ahah! Guarda siamo già arrivate a scuola»
 «Vero, é più veloce»
     «Potremmo fare la strada insieme la mattina, ti va?»
 «Si! Va bene...ma se non scendo vai pure, a volte mio padre non riesce a svegliarmi»
   «Buongiorno ragazze»
     «Yosuke, ciao»
 «Ciao, come stai?»
   «Alla grande, allora sei dei nostri?» aveva chiesto lui, ignorando il saluto di Kyoko, che ci era rimasta un po' male.
     «Giusto, non ti ho chiesto se entri in squadra»
 «Si, mi hanno dato il permesso»
   «Ottimo, ci alleniamo in palestra due ore il martedì e il giovedì»
 «Ok lo terrò a mente... Chiaki e le gemelle» non mi fidavo a stare troppo da sola con lui. Così ci siamo uniti agli altri.
    «Ciao...»
    «A tutti!»
     «Ciao... Come mai assieme?»
 «Stessa strada...andiamo che ora suona la campanella» e ci siamo divisi nelle varie classi, durante la lezione avevo passato un bigliettino a Chiaki, ero ferma a parlarne con lui, dovevo sapere!
Chiaki, l'amica di Utau é davvero tua madre?
Lui aveva risposto subito, dopo avermi lasciato uno sguardo confuso.
Si é mia madre. Perché?
C'é una questione di cui ti devo parlare...dopo le lezioni andiamo dietro la scuola ok?
?? Va bene... Non vorrai farmi la dichiarazione vero?
Per l'amor del cielo... Mi fai passare la voglia ma é una questione troppo importante.
Alla fine delle lezioni ci siamo ritrovati dietro la scuola, e Chiaki sembrava molto confuso.

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