In un solo pomeriggio passato insieme... di Me91 (/viewuser.php?uid=25338)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il disastro ***
Capitolo 2: *** Che fantasia! ***
Capitolo 3: *** Per un vaccino ***
Capitolo 4: *** Impossibile... ***
Capitolo 1 *** Il disastro ***
IN UN SOLO POMERIGGIO
PASSATO INSIEME...
Il
disastro
“Dai, perché no?”
“La
mamma non vuole! E’ meglio non disobbedirle...”
“Ma
Trunks! Questa è la nostra occasione! Non
c’è nessuno!”
Il
piccolo Trunks dovette ammettere che Goten aveva ragione. In giro non
c’era anima viva. Allora Trunks lanciò
un’occhiata alla porta del laboratorio di sua madre in fondo
al corridoio: una porta blindata che si apriva solo mediante un
apposito codice di cui lui, guarda caso, era venuto a conoscenza.
“E
va bene.” acconsentì Trunks e fece segno ad un
felicissimo Goten di seguirlo. Silenziosi si portarono davanti la porta
blindata e si diedero un ultimo sguardo alle spalle: il corridoio era
deserto. Allora Trunks digitò il codice sul pannello vicino
la porta che si aprì automaticamente. Entrambi eccitati
entrarono.
“Wow!”
esclamò Goten guardandosi intorno. La porta si richiuse.
“Già...”
commentò Trunks fieramente, gonfiando il petto pieno
d’orgoglio. Modestamente la sua mamma era la migliore di
tutte. Ovunque si trovavano strani marchingegni e robot e navicelle
incompiute e computer di alta tecnologia. Però non era tutto
quello ad interessare principalmente i due bambini, uno di otto e
l’altro di sette anni.
“Vieni
Goten. E’ di qua.” Trunks condusse
l’amico verso un angolo nascosto di quell’immenso
laboratorio e si trovarono così davanti ad un enorme telo
bianco che copriva un ulteriore enorme oggetto misterioso. Goten, al
massimo dell’eccitazione, allungò la mano verso il
telo per toglierlo, ma l’altro lo bloccò
afferrandogli forte il braccio.
“Attento!
Non toccare!” lo ammonì Trunks e Goten
ritirò la mano “E’ delicato e
pericoloso! Faccio io...” Trunks afferrò con
entrambe le mani il telo e lo tirò via con un colpo deciso.
A Goten si illuminarono gli occhi.
“E’
semplicemente fantastico!” affermò stupito.
“E
si...” fece Trunks con l’aria da saputello che
sfoderava tutte le volte che sapeva qualcosa di cui Goten era allo
scuro.
“Alta
tecnologia.” proseguì sicuro Trunks
“Finissime rifiniture. Altissima precisione... e tantissime
altre qualità che non ho il tempo, né la voglia
di elencare.” poi si voltò anche lui ad ammirare
quel grandissimo robot che sua madre stava costruendo da un mese circa.
Era un robot alto almeno nove metri, dotato di armi e una cabina di
pilotaggio... un progetto per l’esercito imperiale.
“Troppo
forte!” esclamò Goten e si voltò verso
l’amico “Ti prego Trunks, posso toccarlo?”
“Va
bene... però non fare danni!”
acconsentì Trunks sbuffando. Con un sorriso Goten
appoggiò la mano sul freddo metallo del robot, felice come
un pasqua.
“Adesso
basta.” gli disse Trunks e Goten obbedì e fece un
passo indietro inciampando su un secchio di chiodi, rovesciandolo e
cadendoci sopra. Con un urlo iniziò a zampettare e
saltellare dal dolore, mentre Trunks, agitato, cercava di farlo calmare.
“Goten!
Fai silenzio! Papà sta dormendo proprio al piano qui
sopra!”
“Si...
scusa...” mormorò Goten con le lacrime agli occhi,
fermandosi dolorante e togliendosi l’ultimo chiodo infilzato
nel fondoschiena, gemendo leggermente. Trunks trasse un sospiro di
sollievo non udendo nessun urlo o rumore provenire dal piano di sopra.
“Stai
più attento la prossima volta.” si
raccomandò con Goten che annuì, poi Trunks
tornò a sfoggiare il suo fiero sorriso.
“Insomma
Goten, cosa ne pensi di questo gioiellino?” indicò
il robot alle sue spalle.
“E’
veramente bellissimo! Tua madre ha fatto proprio un bel
lavoro!”
“Modestamente”
si vantò Trunks “anche io ne sarei capace. Questo
robot, comunque, è solo un giocattolino. Un piccolo
prototipo del vero robot, che mia madre costruirà a giorni.
Questo, quindi, non farebbe del male ad una mosca!” si
appoggiò con una mano sul robot senza guardare,
però. Infatti, per sbaglio, appoggiò la mano sul
temporaneo pulsante di accensione che Bulma aveva posizionato sul
davanti del robot che, con uno strano cigolio, si accese. Trunks
balzò subito vicino a Goten e, tutti e due spaventati,
fecero un passo indietro, ma il robot non si mosse. Trunks allora
sorrise.
“Non
temere, Goten. Come vedi nemmeno funziona.”
“Ah...”
fece Goten e mosse un paio di passi verso il robot. Quando fu a meno di
mezzo metro da questo, il robot si mosse all’improvviso
facendo un passo in avanti, per poi rifermarsi. Goten, impaurito,
saltò indietro tornando vicino Trunks.
“A
me invece sembra che funzioni! E bene anche!”
“Calmati,
Goten!” lo rassicurò Trunks, anche se poco
convinto “In questo caso basterà spegnerlo
premendo di nuovo quel pulsante!” e indicò il
pulsante rosso che prima, per sbaglio, aveva premuto. Goten
annuì e Trunks, sorridendo, disse:
“Sarà
un gioco da ragazzi. Lascia fare a me.” si
avvicinò con calma al robot e, tranquillamente,
allungò il braccio verso il pulsante...
“Trunks!”
gridò Goten quando il robot, con un agile movimento, poco
prima che potesse essere spento, scaraventò Trunks contro la
parete di fronte, dandogli un forte pugno. Goten si voltò
dietro e, a molti metri di distanza, vide Trunks dolorante rialzarsi a
fatica, proprio di fronte al muro dove era andato a sbattere
violentemente lasciandoci così diverse crepe. Trunks poi,
alzando la testa, sgranò gli occhi e urlò:
“Goten!
Dietro di te!”
Goten
si voltò e riuscì a schivare di un pelo, con un
salto, un nuovo pugno del robot, che colpì invece il
pavimento facendoci un buco. Goten partì
all’attacco verso il robot, cercando di raggiungere il
pulsante di spegnimento, dandogli calci e pugni, costringendolo ad
arretrare, ma senza riuscire a premere il pulsante. Si
allontanò quindi un po’ cercando di riprendere
fiato, mentre il robot scattava all’attacco. Goten, saltando
e parando, riuscì a non farsi colpire, ma il robot era
veramente forte e veloce. Infatti, alla fine, riuscì a
prenderlo in pieno volto, facendolo volare addosso a Trunks. Entrambi i
bambini caddero contro un tavolo, rovesciandolo e facendo cadere
fragorosamente tutti gli strumenti e il computer posti su di esso. Poi
il robot, camminando pesantemente, si avvicinò alla parete
alla sua destra e, con un calcio, si aprì un varco,
facendola crollare con un forte rumore. Uscì così
all’esterno, nel giardino.
Goten
rotolò di fianco, in modo che Trunks, che si trovava sotto
di lui, potesse riemergere da sotto i pezzi di vetro e dei macchinari
che lo ricoprivano. Tutti e due si misero seduti; Goten asciugandosi
con una manica il rivolino di sangue che gli colava dal naso e Trunks,
invece, a disperarsi osservando le catastrofiche conseguenze derivate
dalla sua sbadataggine.
“Mio
padre mi ucciderà...” mormorò Trunks
udendo dell’agitazione al piano di sopra.
“No”
lo corresse Goten “tuo padre ucciderà
entrambi!”
In
quel momento si udì proprio la voce di Vegeta, sopra i due:
“TRUNKS!”
Il
bambino perse un battito del cuore. Si alzò in piedi
immediatamente e Goten lo imitò.
“Accidenti...”
Trunks alzò gli occhi al soffitto sentendo i furiosi passi
di Vegeta che usciva dalla sua stanza. Sia lui che Goten corsero
davanti al grosso buco nella parete del laboratorio e videro
così il robot, impazzito, che distruggeva alberi e piante,
sparava colpi dal suo mitra nel braccio contro i poveri animaletti
ospiti del giardino, che scappavano via terrorizzati, calpestava i
bellissimi gigli piantati dalla signora Brief e le magnifiche rose
rosse che Bulma amava così tanto.
“E
poi non oso pensare cosa mi farà mia madre!”
esclamò Trunks mettendosi le mani tra i capelli
“Se papà mi ucciderà lei mi
farà resuscitare con le Sfere del Drago per uccidermi di
nuovo!”
“Coraggio
Trunks!” gli disse Goten rimboccandosi le maniche
“Dobbiamo fermare quel robot!”
“Si,
hai ragione!” concordò Trunks allargando le gambe,
piegandosi leggermente sui ginocchi, portando poi le braccia lungo i
fianchi e stringendo forte i pugni. Goten si mise nella stessa identica
posizione e tutti e due nello stesso istante, con un urlo, si
trasformarono in Super Sayan!
“All’attacco!”
gridarono all’unisono e partirono veloci volando raso terra,
contro il robot che, sentendoli avvicinare, si voltò subito
e si mise in posizione. Trunks e Goten colpirono contemporaneamente,
con un forte calcio, il robot nel ventre, facendolo volare verso un
albero. Poi ripartirono subito rapidissimi, colpendolo ripetutamente
con calci, pugni e sfere energetiche, costringendolo ad arretrare e
mettendolo così alle strette. O almeno questo era quanto
credevano. Infatti, in un momento di pausa per riprendere fiato, il
robot ne approfittò e colpì Goten con un pugno,
scaraventandolo contro un albero.
“Goten...!”
Trunks nemmeno riuscì a finire la frase. Con un movimento
fulmineo il robot lo colpì con un calcio al fianco e il
piccolo rovinò a terra, strisciando poi sul terreno di
qualche metro, e finendo, ironia della sorte, a pancia in su proprio
davanti ad un furioso Vegeta, che si trovava di fronte al grosso buco
della parete del laboratorio. Goten e Trunks, nello stesso momento,
stanchi, tornarono normali. Trunks, timoroso, alzò gli occhi
verso Vegeta, cercando, con poco successo, di sostenere quello sguardo
irato del padre. Vegeta aveva le braccia incrociate e
un’espressione arrabbiata in volto, che a Trunks non piacque
affatto.
“Trunks!”
ringhiò Vegeta afferrando il figlio per la maglia con una
mano e portando così il suo viso davanti a lui
“Che diavolo stai combinando?”
“Papà...
io non...” Trunks era più che spaventato e,
inoltre, si vergognava ad essersi fatto sconfiggere da quel robot
proprio davanti a suo padre. Vegeta strinse di più la maglia
del figlio e gli gridò:
“Non
ci sono scuse! Non solo mi hai svegliato, in più hai anche
combinato un disastro!” con il capo accennò il
robot che avanzava lentamente verso Vegeta e Trunks.
Quest’ultimo abbassò lo sguardo e si morse un
labbro e Vegeta, scocciato, lo lasciò cadere a terra. Poi si
allontanò da lui e si portò davanti al robot.
Rimasero entrambi immobili. Trunks, ora seduto a terra, non osava
rialzarsi; guardava semplicemente il padre che, con coraggio, si
apprestava a sconfiggere il robot. Goten, invece, si era alzato in
piedi e, tenendosi alla larga il più possibile da Vegeta,
facendo il meno rumore possibile si avvicinò a Trunks.
“Guarda
che ti ho visto!” lo seccò Vegeta con voce dura,
senza però staccare gli occhi dal robot. Goten si
pietrificò.
“Poi
faccio i conti anche con te, figlio di Kakaroth!”
proseguì Vegeta e si mise in posizione da combattimento
“E tu, stupido robot, ora dovrai vedertela con me!”
“Bisogna...
bisogna spegnerlo...” si fece coraggio Trunks
“premendo quel pulsante rosso e...”
“Zitto
tu!” esclamò Vegeta e Trunks si
ammutolì all’istante. Il robot partì
all’attacco e Vegeta iniziò a schivare con
facilità i suoi colpi. Vegeta non attaccava, per ora: voleva
solo divertirsi un po’. Per questo lasciava fare al robot
che, accortosi che così non sarebbe mai riuscito a colpire
Vegeta, si fermò e con una voce metallica disse:
“Programma
6. Impostare modalità iperpotenza!” poi ci furono
una serie di bip bip e bot bot e il robot fu pronto a ripartire alla
carica.
“Ma
cosa...” iniziò Vegeta, ma il robot lo
colpì in piena pancia veloce come il fulmine, togliendogli
il respiro. Vegeta, tenendosi le mani sulla pancia arretrò
lentamente, mormorando a denti stretti e senza fiato:
“Sia
maledetta Bulma e le sue diavolerie...”
“Dicevi
qualcosa, tesoro?”
Trunks
e Goten si voltarono e alle loro spalle, dal buco del laboratorio,
videro Bulma affacciarsi sul giardino, con in mano un telecomando.
Anche Vegeta si voltò e le disse:
“Ma
che diamine è questo coso...” udì dei
passi pesanti, si rivoltò e vide il robot corrergli incontro
caricando un pugno... Vegeta non era pronto... aveva incassato molto
male il colpo precedente e non ce l’avrebbe mai fatta a
schivare o parare quel pugno... A pochi centimetri dal suo volto la
mano chiusa a pugno del robot si fermò. Il robot era come
congelato: immobile. Vegeta si rizzò lentamente e si
girò verso Bulma che giocherellava con lo speciale
telecomando.
“Ho
premuto il tasto di spegnimento ausiliario.”
spiegò la ragazza con una strana espressione e uno strano
tono: sembrava un misto tra arrabbiata e divertita... forse divertita
perché Vegeta era stato battuto da un suo robot! Comunque,
era più arrabbiata che divertita...
“Tze...”
fece Vegeta incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo
“Avrei potuto cavarmela da solo.”
“Si,
si.” disse sbrigativa Bulma e abbassò gli occhi
per guardare Trunks, che si era fatto piccolo piccolo.
“In
quanto a te...” iniziò, ma si corresse subito
guardando ora anche Goten che aveva un’espressione ingenua e
imbarazzata dipinta in volto “Anzi, in quanto a voi... adesso
facciamo i conti!”
“E
dai Trunks! Poteva andarci molto peggio!” esclamò
Goten piantando un bel giglio, un po’ calpestato, sul morbido
terreno “In fondo dobbiamo solo ripiantare tutti i fiori e
pulire il laboratorio dalle macerie! Inoltre la mia mamma non si
è poi arrabbiata così tanto... perlomeno, spero
che non mi faccia una sfuriata una volta tornato a casa!”
“Parla
per te Goten!” ribatté Trunks scavando una piccola
buca per piantare un altro giglio “Anzi, Chichi è
stata fin troppo buona con te! Invece la mia mamma... come hai visto la
sfuriata me l’ha fatta già! E inoltre
papà non mi parlerà più!”
“Perché,
prima ti parlava?” chiese ingenuamente Goten, con una faccia
stupita. Trunks mise il broncio.
“Sei
un insensibile, Goten!” ç_ç
Spero sia
piaciuta! Pensavo di aggiungere anche un altro capitolo per,
così, collezionare due one-shot sulla mitica coppia
Goten&Trunks... beh, vi farò sapere (non garantisco
niente, comunque!)!
Baci, by Me91
|
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Capitolo 2 *** Che fantasia! ***
Che
fantasia!
Il pavimento prese a tremare violentemente. La casa rimbombava di
strani suoni inquietanti. Delle urla e dei gridolini risuonarono al
piano di sopra... Però Bulma non ci fece molto caso.
Continuò tranquillamente a sorseggiare il suo te, sorridendo
amorevolmente all’anziana vicina di casa seduta al tavolo con
lei, che aveva invitato per mangiare dei biscotti insieme e
spettegolare un po’. Invece la vecchietta si
spaventò molto. Si portò una mano al petto e
alzò gli occhi al soffitto impaurita da
quell’agitazione, quelle grida e, soprattutto, quei tonfi
spaventosi che provenivano dal primo piano.
“Oh
cielo, Bulma!” esclamò con ansia “Che
cosa succede?!”
Bulma,
con calma, guardò l’ora sul suo orologio: le nove
precise del mattino. Allora sorrise alla vecchietta e le disse:
“Oh,
niente. E’ solo Trunks. Oggi si va alle terme con Chichi,
Gohan, Videl... ma soprattutto Goten.”
La
vecchina sgranò gli occhi.
“Sono
in una casa di matti!” pensò terrorizzata udendo
ora chiaramente la voce di Trunks che, saltando, urlava:
“Si
parte! Si parte!”
“Fratellooooneeee!!!”
“Umpf...”
“FRATELLOOOONEEEE!!!!!!”
A
questo ennesimo richiamo Gohan non poté fare a meno di
aprire assonnato gli occhi e dare una sbirciata alla sveglia...
“Accidenti!
Sono già le nove!” esclamò balzando
seduto sul letto. Dal piano di sotto si udì ancora Goten
gridare:
“Fratellone!
Sono le nove! E’ ora! E’ ora!”
Gohan
saltò giù dal letto e corse in bagno veloce come
un’anguilla. Lì sulla porta del bagno
trovò sua madre che stava giusto uscendo.
“Gohan!
Ma... è tardissimo!” lo rimproverò
questa vedendolo ancora in pigiama.
“Lo
so mamma! Faccio prestissimo, promesso!” gli rispose Gohan e
si chiuse in bagno. Chichi scosse il capo e scese le scale,
raggiungendo un eccitato Goten in cucina. Il bimbo aveva un sorriso che
gli andava da un orecchio all’altro e non accennava a
fermarsi un momento. Quando vide sua madre smise di saltellare intorno
il tavolo della cucina e raggiunse il divano, dove iniziò a
balzare e fare piroette.
“Goten!
Calmati!” gli disse Chichi sbuffando.
“Andiamo
alle terme con Trunks! Andiamo alle terme con Trunks!”
cantilenava Goten tutto felice. Chichi non poté fare a meno
di guardarlo divertita, poi però urlò a Gohan,
che ancora non era sceso:
“Gohan!
Si può sapere cosa stai facendo?”
“Arrivo
mamma!” gli rispose lui infilandosi i pantaloni in piedi,
saltellando da una gamba all’altra.
Dopo
qualche minuto, finalmente, erano tutti pronti a partire. I programmi
prevedevano di raggiungere la casa di Bulma e partire lì
tutti insieme. Così Gohan chiamò la Nuvola Spedey
dove fece salire Chichi, poi lui e Goten, seguiti dalla Nuvola,
partirono in volo diretti alla Città dell’Ovest.
Bulma
salutò l’anziana vicina sulla porta di casa e
quest’ultima, tutta felice di andarsene, fece altrettanto.
Quindi si incamminò un po’ gobba per la stradina
del giardino e raggiunse il cancello di casa dove si scontrò
con Vegeta che era appena entrato, dopo essere andato a fare una lunga
passeggiata mattutina. La signora sorrise.
“Gentile
giovanotto, mi apriresti il cancelletto? La maniglia è un
po’ arrugginita e faccio sempre un po’ fatica ad
aprire...”
“Apritelo
da sola, vecchia.” rispose seccamente e imperativo lui e la
superò senza nemmeno degnarla di uno sguardo e, anzi,
urtandole la spalla e facendola vacillare. La signora gli
lanciò uno sguardo terrorizzato, si sbrigò ad
aprire il cancelletto e a scappare via più veloce che poteva
diretta alla sua sicura casa.
“Ciao
tesoro. Sei pronto?” salutò Bulma Vegeta che era
appena entrato in casa. Vegeta le diresse uno sguardo interrogativo e
scocciato.
“Pronto
per cosa?” brontolò.
“Per
andare alle terme, naturalmente.” rispose incurante Bulma
allacciandosi il cappotto nuovo. Vegeta aggrottò la fronte.
“Io
non vengo da nessuna parte!”
“Oh,
si invece.” lo contraddisse Bulma “Lo hai promesso
a Trunks che ci saresti stato.”
“Io
non ho...” iniziò Vegeta, ma fu subito interrotto
da Trunks che, lanciandosi da cima le scale, si aggrappò
saldamente alla gamba del padre gridando:
“Grazie
papà per questo regalo!” poi il piccolo,
conoscendo bene il carattere scontroso del padre, si
allontanò subito da lui, però continuando a
trotterellare tutto felice per la sala e la cucina. Vegeta si
ricordò subito di come suo figlio era riuscito ad
estorcergli la promessa di venire anche lui alle terme. Ripensandoci,
rifletté imbarazzato Vegeta, quello era un vero e proprio
ricatto!
“Dai
tesoro, preparati!” gli disse Bulma lanciandogli il cappotto
che Vegeta prese al volo. Vegeta grugnì
un’incomprensibile risposta e si infilò la giacca.
“A
proposito Vegeta...” Bulma si voltò verso di lui
“Come ha fatto Trunks a convincerti a venire?”
Vegeta
si sentì arrossire violentemente e non rispose. Bulma
alzò un sopracciò e lo squadrò con
quella espressione che riusciva sempre a mettere il marito in imbarazzo.
“Tu
non me la racconti giusta...” fece Bulma con tono
interrogatorio.
“Piantala,
donna!” sbottò Vegeta tutto rosso e
uscì di casa, per aspettare gli altri in giardino. Trunks e
Bulma lo raggiunsero subito dopo, entrambi sorridenti... ognuno per il
suo motivo. Già, Bulma era alquanto divertita per la
reazione che aveva avuto Vegeta. Si ripromise di interrogare poi Trunks.
“Chi
stiamo aspettando di preciso?” chiese annoiato Vegeta.
“Chichi
e la sua famiglia naturalmente. E... ecco, è arrivata anche
Videl!” rispose Bulma e raggiunse il cancelletto dove si
trovava Videl appena giunta, mentre Vegeta le gridava dietro:
“Che
cosa? La famiglia di Kakaroth?!” ma Bulma non gli rispose.
“Ciao
Bulma.” salutò Videl “Gohan e la sua
famiglia sono già qui?”
“Oh,
no, Videl. Non ancora.”
“Beh,
scommetto che Gohan ha fatto tardi.” Videl era molto
scocciata a questo pensiero. Gohan era incorreggibile.
Proprio
in quel momento Goten e Gohan atterrarono nel giardino e la Nuvola
Spedey si fermò un istante dopo sopra di loro. Chichi,
aiutata da Gohan, scese dalla Nuvola e abbracciò Bulma,
mentre Goten correva da Trunks. Vegeta rimase in disparte, ma Videl si
avvicinò con decisione a Gohan, fermandosi corrucciata
davanti a lui.
“Oh
Videl... sei già qui?” farfugliò Gohan
con un’espressione stupita e imbarazzata allo stesso tempo,
molto simile a quella del suo defunto padre. Videl sbuffò.
“Si,
esattamente.” guardò l’ora
“Avevi detto che mi saresti venuto a prendere prima delle
nove. Però, visto che non arrivavi, ho pensato di volare da
sola fin qui.”
“Si...
scusami tanto! Mi sono dimenticato di impostare la sveglia... eh,
eh!” provò a sdrammatizzare Gohan,
però, osservando l’espressione contrariata di
Videl, capì di non aver sortito l’effetto
desiderato.
“Bene!”
esclamò Bulma “Ora si parte!”
Le
terme erano grandissime. Un enorme edificio immerso nel verde, con
piscine esterne e interne, saune, centro massaggi, palestra... e tanto
altro ancora. A Bulma e Chichi brillavano gli occhi dalla gioia.
“E’
stupendo!” esclamarono all’unisono le due donne.
“Pfu!”
sbuffò Vegeta osservando il listino prezzi decorato da
numeri seguiti da... troppi zeri per i suoi gusti.
“Ma
alla fine cosa me ne importa...” pensò ironico
guardando Bulma che leggeva un depliant “Non sono io che
pago!”
Trunks
e Goten avevano le facce e le mani appiccicate alla grossa vetrata,
situata lì nel salone principale dove si trovavano con gli
altri, e osservavano la grande piscina sottostante.
“Troppo
forte...!” si meravigliò Trunks.
“Si...
non vedo l’ora!” concordò Goten.
Prima
che tutti si dividessero per andare dove volevano Bulma e Chichi si
raccomandarono ognuna con il proprio figlio.
“Ricordati
Trunks che l’acqua della piscina riscaldata, che si trova al
lato est dell’edificio, supera i 35 gradi. Non rimaneteci
troppo a lungo, se no rischiate di scottarvi o sentirvi
male.” disse Bulma a suo figlio.
“Non
temere, mamma!” esclamò Trunks
“Andrà tutto bene. Farò il
bravo!”
“Goten,
non passare mai subito dalla sauna alla piscina fredda; ti fa
male!” lo mise in guardia Chichi. Goten annuì.
“Certo,
mamma, non temere! Andrà tutto bene. Farò il
bravo!”
“E
bravo il mio bambino!” dissero compiaciute nello stesso
momento Chichi e Bulma, poi si allontanarono veloci, dirette alla sala
massaggi. Goten e Trunks si lanciarono dei sorrisini maligni e,
scatenati più che mai, corsero urlando agli spogliatoi, dove
incontrarono sulla porta Gohan con un asciugamano intorno la vita.
“Ciao
Gohan!” salutò Trunks entrando.
“Ciao
fratellone!” fece Goten seguendo l’amico.
“Uhm...
quei due non mi convincono.” commentò Gohan
preoccupato.
“Come
non ti convinco?!” sbottò scettica Videl alle
spalle di Gohan che si voltò di scatto.
“No
Videl! Io non dicevo di...” Gohan si bloccò di
colpo osservando stupito il bel costumino nero della ragazza che faceva
risaltare il suo bel corpo “...te...” concluse
Gohan a mezza voce.
“Che
cosa ti prende, Gohan?” lo rimproverò Videl e si
girò diretta alla piscina “Muovi, se no non
facciamo in tempo per il pranzo a fare molte cose!”
“Oh,
si, si! Vengo!” e Gohan la seguì.
“Che
noia qui dentro...” sbuffò imbronciato Trunks.
“Si,
sono d’accordo.” disse Goten incrociando le
braccia. Si trovavano in costume dentro una piccola sauna, una delle
dieci presenti. Erano lì da quasi mezz’ora e non
ne potevano più di rimanere là dentro, dove
facevano quasi 50 gradi, ad annoiarsi. Così decisero di
raggiungere la grande piscina che avevano visto dalla vetrata. La
piscina era piena di gente. C’era anche un trampolino per i
tuffi.
“Dai
Goten! Che cosa stiamo aspettando?!” esclamò
Trunks correndo verso il trampolino. Goten toccò con un dito
l’acqua e constatò che doveva essere almeno 30
gradi in meno della temperatura della sauna. Si ricordò
così gli avvertimenti di sua madre, ma, osservando Trunks
fare un bellissimo tuffo a capriola per poi essere applaudito da
qualche presente che lo aveva visto, decise di raggiungere
l’amico.
“Arrivo
Trunks!” gridò Goten esibendosi nello stesso
identico tuffo e venendo anche lui applaudito da qualcuno. Rimasero
diverso tempo lì a giocare e a fare tuffi, poi, verso le
undici e mezzo, uscirono per andare nella piscina riscaldata.
Lì c’erano poche persone e la piscina era
veramente grande. Forse ancora di più di quella che avevano
appena lasciato.
“Evviva!”
urlò Trunks prendo la rincorsa e tuffandosi.
“Huppy!”
gli fece eco Goten tuffandosi a sua volta.
“Aaaaahhh....”
sospirò Trunks mettendosi a pancia in su sulla superficie
dell’acqua “Si sta proprio bene qui...”
“E’
bellissimo...” mormorò Goten con tutto il corpo
immerso e solo la testa fuori e gli occhi chiusi. Rimasero a
galleggiare chiacchierando un po’, intanto era arrivato
mezzogiorno e i bagnanti se ne andavano a pranzo. Invece i
due amici, senza che se ne accorgessero, si addormentarono stanchi,
galleggiando entrambi a pancia in su a pelo d’acqua. Il
soffitto della sala della piscina riscaldata era tutto una grande
vetrata da cui filtrava il sole e, specialmente a mezzogiorno,
lì dentro faceva veramente caldo...
“Ho
una fame!” affermò Gohan leggendo il
menù al ristorante “Qui sembra tutto buonissimo!
Grazie Bulma di esserti offerta di pagarci questa vacanza!”
“Figurati.”
rispose con calma e con voce sognante Bulma; infatti era appena uscita
dalla sala dove si teneva il rilassante corso di Yoga.
Vegeta,
invece, si corrucciò e guardò di sottecchi Gohan
che sbavava davanti al ricco piatto ordinato che gli aveva appena
portato un cameriere.
“Proprio
identico a Kakaroth.” pensò riluttante il Principe
dei Sayan “Un incivile.”
Però
quando un altro cameriere portò a Vegeta il suo piatto,
quest’ultimo, famelico, vi si lanciò in mezzo
secondo armato di forchetta, spaventando il cameriere.
“Vegeta,
calmati.” gli disse tranquillamente Bulma “La
lentezza raffina il nostro spirito...”
“Taci
donna!” la seccò Vegeta a bocca piena, senza
alzare gli occhi dal suo piatto.
Chichi
si guardò intorno preoccupata per l’ennesima volta.
“Chichi,
va tutto bene?” le chiese Videl, dopo aver distolto lo
sguardo disgustato dall’immagine di Gohan che spazzolava il
suo piatto in pochi secondi per poi esclamare: “Il bis, per
favore!”
Chichi
si riscosse e voltò verso Videl, poi scosse il capo.
“Niente...
è solo che non so dove siano i bambini.”
“Non
ti preoccupare Chichi.” le disse calma Bulma
“Probabilmente stanno giocando da qualche parte. Vedrai,
stanno bene. Comunque, bravi come sono, non sarebbero mai usciti da
questo edificio. Tanto meno avrebbero combinato guai.”
Chichi
sorrise e concordò:
“Si,
penso che tu abbia ragione, Bulma. Sono dei bambini responsabili, in
fondo... beh, molto in fondo.”
Goten
fu risvegliato da un fatto strano. Era ancora a pancia in su
sull’acqua e poco più il là si trovava
Trunks nella stessa identica posizione, che ancora stava russando della
grossa. Allora... come era possibile? L’acqua si increspava
formando piccole onde ad intervalli regolari; però nella
piscina, oltre a loro due immobili, non c’era nessun altro.
Goten si rizzò e nuotò verso Trunks, mentre le
onde si facevano sempre più grandi. Il cielo intanto, si
notava dalla vetrata sul soffitto, si faceva sempre più
scuro e i tuoni rombavano in lontananza.
“Trunks...
Trunks, svegliati!” lo incitò Goten scuotendolo.
Trunks rinvenne e, assonnato, chiese:
“Goten...
che c’è?”
“L’acqua
si muove! Senza un motivo!”
“Come?”
ora Trunks era completamente sveglio. Si guardò intorno e
notò appunto di essere mosso da delle onde. Allora
nuotò ai lati della piscina seguito da Goten e
controllò se fossero aperte le bocchette per far partire il
l’idromassaggio, ma niente. Allora controllò
quelle per cambiare l’acqua della piscina, ma anche quelle
erano chiuse.
“Strano...”
commendò così alla fine portandosi un dito al
mento, pensoso.
“Si,
molto strano.” concordò Goten annuendo. In quel
momento l’acqua si fermò e tornò
immediatamente piatta e calma.
“Cosa
succede?” si chiese Trunks guardandosi intorno, ma non
vedendo nessuno. Goten osservò di nuovo la piscina, ma non
c’era nemmeno una persona in acqua.
“Trunks,
non trovi anche tu che... Ah!” Goten fu improvvisamente
trascinato sott’acqua.
“Goten!”
gridò Trunks e s’immerse. Vide l’amico
verso il fondo di quella piscina di tre metri che cercava di liberarsi
la gamba dalla salda presa di...
“Che
avolo è cquel oso?” disse Trunks
sott’acqua alzando diverse bolle.
“Trunphs!”
gridò Goten dal fondo della piscina all’amico
Trunks “Trunphs! Autami!”
Goten
era trattenuto da uno strano essere color argento, di forma simile a
Freezer all’ultimo stadio, che però non aveva la
coda. Era un essere brillante e lucente e sembrava proprio fatto
d’acqua. I suoi occhi rossi brillavano di una luce maligna.
Trunks si lanciò contro il mostro, ma in acqua non si
muoveva molto agilmente, e cercò di colpirlo.
Però il mostro era sfuggente e rapido in confronto a lui,
così che Trunks non riuscì a prenderlo una sola
volta. Stanco e senza fiato nuotò veloce verso la
superficie, mentre Goten tirava calci e pugni al mostro, cercando di
liberarsi.
“Ma
che cos’è?!” esclamò Trunks
prendendo fiato. Vide ancora Goten lottare per fuggire, ma senza
risultato.
“Ora
ci penso io!” disse risoluto Trunks e tornò sotto.
“Gotven!”
gridò Trunks in acqua a Goten “Atvento!
Arripva!” poi Trunks si mise in posizione e
preparò la sua Onda Energetica.
“Ondpa...
E... ner... ge... tvi....... caaaaa!!!”
Goten,
vedendo sopraggiungere l’Onda, si scansò
immediatamente, lasciando il mostro allo scoperto che non fece in tempo
ad evitare l’Onda che lo scaraventò verso il bordo
piscina, costringendolo a lasciare Goten. Trunks e Goten nuotarono
veloci in superficie e presero avidamente una bella boccata
d’aria.
“Svelto
Goten!” gli gridò Trunks “Usciamo
dall’acqua!”
“Si,
arrivo!” nuotarono al bordo opposto dove era stato sbattuto
il mostro e uscirono dall’acqua. Arretrarono quindi fino la
parete di legno della sala e si appiattirono di schiena contro il muro,
ansimanti.
“Trunks...”
fece Goten a mezza voce senza fiato, senza staccare gli occhi
dall’acqua tornata immobile “Sai per caso dirmi che
cos’era quel coso?”
“No.”
rispose Trunks anche lui con gli occhi fissi all’acqua.
“Ah...
bene.” mormorò Goten. I due rimasero qualche
istante in silenzio, poi Trunks, sicuro, annunciò
all’amico:
“Qualunque
cosa fosse, ora è sistemato. Non penso possa uscire
dall’acqua. E però, allo stesso modo, non credo di
averlo sconfitto tanto facilmente. Meglio chiamare mio padre.”
“E
il mio fratellone.” aggiunse Goten con un sorriso. Tranquilli
i due amici si avvicinarono alla porta della sala per uscire, quando
sentirono uno strano rumore, come il suono fluente di un ruscello, alle
loro spalle. Si pietrificarono sul posto.
“Goten...”
“Si?”
“Senti
anche tu quello che sto sentendo io?”
“Se
intendi questo suono si acqua che scorre... beh, si.”
“Non
mi sembra un buon segno, allora.”
“Già.
Nemmeno a me.”
Si
voltarono insieme di scatto e trovavano quel mostro d’acqua a
pochi passi da loro, con gli occhi fiammanti.
“Aaaaaaaahhhh!”
urlando entrambi come matti e corsero via da lì verso il
bordo a sinistra della piscina, con il mostro alle spalle. Ogni passo
di quell’essere ricordava appunto il suono delle acque di un
ruscello.
“Ma
non doveva rimanere in acqua?” gridò Goten a
Trunks, continuando a correre.
“Si,
ma guarda!” Trunks indicò il mostro alle loro
spalle che scompariva e ricompariva, uscendo ed entrando ad ogni pozza
d’acqua che i due bambini fradici lasciavano.
“Quel
mostro sta ancora in acqua!” spiegò Trunks
“Noi siamo ricoperti d’acqua!”
Il
mostro scattò improvvisamente in avanti e con un forte pugno
colpì Trunks in faccia che scivolò per diversi
metri sul pavimento in legno. Poi il mostro si voltò subito
verso Goten e gli assestò un calcio al fianco, facendolo
finire di nuovo in acqua.
“Goten!
Esci da lì!” gridò Trunks rialzandosi
vedendo il mostro tuffarsi. Goten, tornando a galla e prendendo fiato,
si alzò in volo e rimase sospeso qualche metro sopra
l’acqua. Poi Goten si guardò intorno cercando di
individuare il mostro, ma senza risultato.
“Va
via da lì!” lo ammonì Trunks, ma il
mostro fu più veloce. Allungò un braccio da sotto
l’acqua, proprio come Junior, che raggiunse Goten che lo
schivò di un pelo. La mano del mostro cercò
più volte di afferrare Goten, che lo evitava con destrezza.
Però alla fine il mostro riuscì ad afferrare il
sayan che, con un urlo, fu di nuovo trascinato sott’acqua.
“No!
Goten!” Trunks corse verso il bordo della piscina, pronto a
tuffarsi, ma l’acqua fu illuminata d’oro
improvvisamente. Trunks arretrò di qualche passo e Goten
uscì rapido dall’acqua, tornando in volo,
circondato dall’aurea oro di Super Sayan. Goten poi
atterrò vicino Trunks e gli disse:
“L’ho
solo stordito. Tornerà presto.”
“Si.
Mi trasformo anch’io!” in un attimo anche Trunks
era Super Sayan. I due bambini si guardarono complici.
“Che
ne dici Goten, prepariamo uno scherzetto al quel mostro?”
“Oh,
si Trunks!”
Si
misero vicini e posizionarono le mani. Intanto il mostro
iniziò a ricrearsi da una piccola pozza d’acqua
poco lontana da i due Sayan, che lo individuarono immediatamente e
iniziarono insieme a pronunciare:
“Onda...
E... ner... ge... ti...” ora il mostro era completamente
riformato e pronto all’attacco e i due gridarono:
“...caaaaaaaaaaa!!!!”
l’Onda partì rapida e raggiunse in un attimo il
mostro, colpendolo in pieno e facendolo esplodere in tante gocce
d’acqua.
“Coraggio
Goten, non è finita!” esclamò Trunks e
i due si alzarono in volo diretti al punto in cui era scomparso il
mostro, che ora stava riapparendo. Insieme i due amici lo attaccarono
e, entrambi con un calcio, lo fecero finire in acqua. Udirono dei
rumori alle loro spalle. Si voltarono e videro lì il mostro.
“Sei
finito!” gridò Goten e gli lanciò una
sfera energetica, ma il mostro scomparve e la sfera fece un buco sul
bel pavimento. Il mostro d’acqua comparve poco più
avanti e Trunks gli lanciò anch’egli una sfera
energetica, ma il mostro via di nuovo. Andarono avanti così
a lungo Goten e Trunks, ma il mostro era sempre troppo veloce.
“Adesso
basta!” fece Trunks e volò veloce verso il suo
avversario cercando di colpirlo in tutti modi, ma questo era alquanto
sfuggente. Goten, allora, corse in suo aiuto, ma il mostro era troppo
veloce. Lo rincorsero per tutta la stanza, lanciando onde energetiche,
sfere d’energia, calci e pugni, distruggendo anche la sala e
la vetrata. Sfiniti atterrarono e tornarono normali. Caddero entrambi
seduti a terra, uno vicino l’altro, senza fiato. Iniziarono a
vedere anche tutto appannato e sfuocato. Videro forse la porta della
sala aprirsi, ma forse era un’allucinazione...
però poi il mostro era lì a pochi passi da loro e
si guardava intorno... stupito?
I
due amici misero bene a fuoco riuscirono a vedere che davanti a loro
non c’era il loro avversario, ma Gohan.
“Che
cos’è accaduto?” chiese incredulo Gohan.
“Fratellone
è pericoloso stare qui! Il mostro potrebbe...”
“Ma
quale mostro Goten? Qui, a parte voi, non c’è
assolutamente nessuno.”
“Si
invece!” ribatté stanco Trunks “Abbiamo
lottato con lui fino adesso.”
“Ah,
certo.” Gohan posò entrambe le mani sulle fronti
dei bambini.
“Siete
bollenti!” esclamò “Non state affatto
bene!”
I
due amici svennero contemporaneamente.
“Un
mostro, eh?” fece arrabbiata Bulma vicino al letto di Trunks.
I due bambini erano stati subito portati all’ospedale vicino.
“Si
mamma!” esclamò Trunks “Era terribile!
Era nella sala con noi! Davvero!”
“Beh,
i proprietari del Centro Benessere mi hanno fatto vedere la cassetta di
sorveglianza. Ti posso dire che oltre te e Goten che distruggevate
tutto, in quella stanza non c’era nessun altro!”
“Eppure
c’era...” provò a dire Goten al letto
vicino, ma Gohan scosse la testa.
“No,
Goten. E’ stata la febbre alta a farvi immaginare tutto. Era
tutta una vostra fantasia.”
Trunks
e Goten non seppero cosa rispondere. Vegeta, appoggiato sullo stipite
della porta, sbuffò un:
“Mocciosi.”
“Goten,
non devi disobbedirmi mai più, ci siamo capiti?!”
lo rimproverò Chichi “La povera Bulma ha dovuto
pagare i vostri danni!”
“Non
ti preoccupare per quello Chichi.” la rassicurò
Bulma “Più che altro è la figura che ho
fatto...”
“Beh
Gohan, potresti educare meglio tuo fratello, non trovi?”
sussurrò scocciata Videl a Gohan “Per colpa sua e
di Trunks ho dovuto abbandonare il massaggio che mi stavano
facendo...”
“Ehm...
si, certo Videl.” l’assecondò
imbarazzato Gohan.
“Comunque,
meglio che quel mostro non esiste.” aggiunse Trunks
“Era troppo forte per chiunque. Persino per Gohan.”
“Umpf!”
fece Vegeta fieramente “Io l’avrei
sconfitto.”
“E
no, Vegeta.” lo contraddisse Goten “Se nemmeno
Gohan sarebbe riuscito a batterlo, questo sottintende che nemmeno tu ce
l’avresti fatta.”
“Come
osi...!” Vegeta era furente.
“Ti
ricordo che tu non hai battuto Cell al torneo.”
continuò Goten “Guarda caso l’ha fatto
qualcun altro.”
“Si,
mio padre.” solo Videl, soddisfatta, espresse così
la sua opinione. Bulma infatti sorrise divertita e Gohan
arrossì. Vegeta invece aggrottò la fronte.
“Moccioso
insolente!” pensò irato, ma poi scocciato:
“Mi sento incompreso!”
Ringrazio per le
recenzioni! Siete stati troppo carini!!! Spero solo che questa seconda
one-shot (forse un po' lunga...) sia all'altezza della prima... chissà poi... ne
verrà una terza? Comuque non aspettatevi niente! Spero anche
che vi abbia fatto almeno sorridere... dico solo che l'idea mi
è venuta durante una lezione di grammatica e questo
già dice tutto (odio grammatica!). Ci sentiamo!!! Ciao ciao!
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Capitolo 3 *** Per un vaccino ***
Per
un vaccino
“Goten!
Svegliati tesoro, se no ci si fa tardi!”
Goten
rispose al dolce richiamo della madre con un verso assonnato e si
rigirò nel letto.
“Trunks,
è ora di alzarsi!” chiamò invece Bulma
suo figlio, uscendo dal laboratorio della Capsule Corporation.
“Ancora
no...” mormorò Trunks affondando la testa sotto il
cuscino.
“Goten,
coraggio!” riprovò Chichi dalla cucina dove stava
preparando la colazione “Sai che giorno è oggi,
vero?”
“Piccolo
forza, non vorrai tardare spero!” insistette Bulma iniziando
a salire le scale, diretta al primo piano “Trunks, insomma!
Oggi è il giorno...”
“Del
VACCINO!!!” urlarono contemporaneamente Goten e Trunks,
ognuno nella propria casa, saltando di scatto seduti sul letto.
Il
telefono squillò a casa Son pochi secondi dopo. Chichi,
intenta a sfornare i biscotti, chiamò:
“Gohan!
Puoi rispondere tu? E puoi fare alzare tuo fratello?”
“Eccomi
mamma!” rispose prontamente Gohan scendendo le scale e
alzando la cornetta:
“Pronto?
Oh, ciao Trunks! Come? Goten? Oh si, si, te lo passo!” con il
telefono in mano Gohan si diresse alla camera di Goten e vi
entrò.
“Goten
è Trun... che stai facendo?!” si interruppe Gohan
vedendo il fratello nascosto sotto le sue tre coperte, a formare
così un gomitolo umano. Gohan si avvicinò al
letto e cercò di scansare quella montagna di coperte e
cinque cuscini, ma Goten lottò con tutto se stesso per non
farsi strappare di dosso la sua protezione.
“Fratellone,
lasciami!”
“Goten
calmati! C’è Trunks al telefono!”
“Trunks?!
Passamelo! Subito!” Gohan obbedì e, preoccupato
per il comportamento del fratello, decise di andarsene subito ad
avvertire sua madre.
Goten,
sotto la sua muraglia di cuscini e coperte, si accostò il
telefono all’orecchio:
“Pronto,
Trunks?”
“Si
Goten, sono io!” rispose trafelato Trunks.
“Oh
Trunks! Sai che giorno è oggi?”
“E
come non saperlo!” fece ironico Trunks.
“Si!
Questo è tutto un complotto, Trunks!”
“Hai
ragione! Un complotto contro di noi!” Trunks aveva il fiato
corto e parlava agitato. Goten se ne accorse e gli chiese:
“Che
cosa succede?”
“A
chi? A me? Oh beh...” disse Trunks sempre appiattito di
schiena con forza contro la porta della sua camera per cercare di non
fare entrare Bulma che spingeva con tutte le sue forze e gridava al
figlio di aprire.
“Beh,
diciamo che...” continuò Trunks ancora bloccando
la porta “Diciamo che è sorto un
problemino...!”
“Un
problemino?!” esclamò Goten udendo i passi di
Chichi che saliva le scale “Qui si tratta di più
che di un semplice piccolo problema!”
“Goten,
io ho un piano e...” Trunks si interruppe udendo sua madre
sbraitare:
“Trunks!
Se non mi apri subito questa porta... se non mi lasci entrare... giuro
che chiamo tuo padre!”
“Oh
accidenti...” mormorò Trunks sudando sudore freddo.
“Trunks!
Questo è l’ultimo avvertimento!” Bulma
stava davvero perdendo la pazienza.
“Goten!”
chiamò Trunks al telefono.
“Si,
si! Ti ascolto!”
“Vediamoci
in quel punto del bosco vicino casa tua... capito, no? Il nostro posto
segreto dove andiamo sempre a giocare!”
“Si,
chiaro!”
“Ci
vediamo tra mezz’ora!” poi Trunks spense il
telefono e si allontanò dalla porta. Aprì la
finestra e si infilò solo gli stivaletti; infatti la sera
prima, sfinito, era andato a letto vestito. Dopo di che si
arrampicò sulla finestra e inspirò profondamente.
“Trunks,
ti avverto! Ora provo ad entrare!” disse Bulma appoggiando la
mano sulla maniglia. Trunks si girò verso la porta e disse:
“Va
bene mamma. Apri pure.” poi volò fuori, diretto al
laboratorio di sua madre. Bulma, sorridente, aprì la porta
dicendo:
“Bravo
Trunks. Vedo che ci siamo intesi.” ma la stanza era vuota. Lo
sguardo di Bulma raggiunse subito la finestra aperta e lei ebbe un
tuffo al cuore.
“Trunks!”
esclamò portandosi una mano alla bocca. Il suo bambino era
scappato di casa. Per un vaccino.
“Goten?
Qualcosa non va piccolo?” chiese Chichi aprendo la porta.
Nella penombra della stanza Chichi riuscì a distinguere una
specie di bunker di cuscini e coperte sopra il letto del sayan. Le
venne quasi da ridere, ma si trattenne. Gohan la raggiunse alle spalle,
mentre lei si avvicinava al letto dicendo:
“Coraggio
Goten, vieni fuori!” iniziò a scansare le coperte,
a gettare a terra i cuscini... ma dov’era Goten?
“Goten?
Goten! Dove sei?!” strillò Chichi guardando anche
sotto il letto.
“E’
sparito?” si stupì Gohan e si diresse
all’armadio. Lo aprì e vi affondò la
testa esclamando:
“Ma
era qui fino a poco fa!”
Intanto
Goten, da dietro la porta della camera e dopo aver azzerato la sua
aura, sgattaiolò in punta di piedi fuori dalla stanza,
mentre sua madre ancora guardava sotto il letto e Gohan rovistava
nell’armadio. Goten scese di corsa le scale facendo il meno
rumore possibile e uscì di casa. Prima era riuscito a
vestirsi in pochi secondi prima che entrasse sua madre... per fortuna!
Fuori faceva proprio freddo. In fondo erano a Novembre e la loro casa
si trovava nei pressi dei Monti Paoz!
Goten
quindi corse al luogo prefissato e si sedette a terra, tra gli alberi,
ad aspettare Trunks che non si fece attendere molto.
“Trunks!
Sei arrivato!” esclamò Goten saltando in piedi.
Trunks atterrò senza fiato e appoggiò le mani sui
ginocchi, ansimando. Goten gli si avvicinò.
“Trunks,
allora? Qual è il piano?”
“Do...
dobbiamo usare... questo!” ansimò Trunks e
mostrò all’amico una capsula della Capsule
Corporation.
“E...
sarebbe?” chiese Goten confuso.
“La
nostra salvezza.” rispose l’amico e aprì
la capsula. Ne uscì fuori uno strano aggeggio... a Goten
sembrò solamente un cubo di latta non molto grande, con una
porticina.
“Dobbiamo
entrarci.” spiegò Trunks.
“Entrare
in quel cubo?”
“Non
è un cubo, Goten! E’ un passatempo.”
“Un
passa... che?
“Un
passatempo.”
insistette pazientemente Trunks “Entriamo lì
dentro e impostiamo quanto tempo vogliamo che passi, poi il tempo passa
subito e noi usciamo.”
Goten
fece una faccia stupita.
“Wow!”
esclamò sorpreso.
“Già,
un piccolo gioiellino di mia madre... uno dei tanti.” Trunks
godeva tutte le volte a mostrarsi superiore in qualche cosa
all’amico. Goten annuì e, guardando lo strano
cubo, innocentemente pronunciò:
“Ah...
però ancora non ho capito cosa sia questo cubo...”
“Non
è un cubo!” si alterò Trunks,
diventando viola in faccia “Possibile che tu non abbia capito
ancora?” Goten lo guardò con la sua solita
espressione ingenua e Trunks, esasperato, si passò una mano
sul volto cercando di calmarsi.
“E
va bene.” si arrese Trunks “Te lo
spiegherò meglio. Insomma, questo è un
passatempo. Noi entriamo lì dentro e digitiamo sul monitor
di voler saltare... che ne so? Due ore? No... facciamo cinque! Bene,
impostiamo di voler saltare cinque ore e premiamo il tasto di
accensione. In questo modo la macchina si mette in funzione e queste
cinque ore per noi passano in un secondo. Mi sono spiegato? Quando le
cinque ore sono passate usciamo e così avremo saltato
definitivamente il vaccino! Perciò dovremo farlo
l’anno prossimo... ma per quella data ci inventeremo
qualcosa! Che ne pensi?”
“Ora
ho capito!” esclamò felice Goten “E mi
sembra eccezionale!”
“Lo
so.” commentò fieramente Trunks “Ci ho
pensato io.”
Trunks
si avvicinò allo strano cubo e aprì la porta.
Dentro, poté constatare Goten, c’era appena posto
per tutti e due.
“Beh,
mia madre lo ha progettato per una sola persona... ma noi dovremo
comunque entrarci.” spiegò Trunks ed
entrò. Goten lo seguì. La porta si richiuse
automaticamente.
“Vedi
Goten? E’ semplice.” Trunks indicò il
pannello di fianco a lui. C’era una tastiera con dei numeri;
di lato quattro grossi bottoni rossi con scritto in uno Ore, in un altro Giorni, poi Mesi e
l’ultimo Anni;
infine, a destra, un pulsante tondo e verde con scritto Via!.
“Ora
scriverò le ore da passare...” continuò
Trunks e premette sulla tastiera il numero 5 che comparve
grosso sul monitor sopra la tastiera.
“Aspetta!
Voglio vedere!” esclamò Goten, scansando via
l’amico e portandosi vicino la tastiera.
“Goten!
Non ci entro!” si lamentò Trunks venendo
schiacciato contro la parete del passatempo.
“Neanche
io ci entro!” ribatté Goten, ma Trunks lo spinse
indietro contro la tastiera per farsi posto. Per sbaglio Goten
appoggiò la mano sullo 0
che venne così digitato per ben due volte.
“Goten!
Sto soffocando!” si lamentò Trunks cercando di
drizzarsi. Per reggersi appoggiò il braccio sul tasto rosso Anni, poi
finalmente riuscì a mettersi bene in piedi, rimanendo
però appiccicato a Goten che disse:
“Speriamo
che queste cinque ore passino subito!”
“Si,
non ti preoccupare. Ora fammi subito controllare cosa bisogna ancora
digitare...”
“Perché,
Trunks? Non basta premere questo pulsante?” Goten
allungò la mano verso il pulsante Via!, mentre
Trunks, finalmente, riusciva a leggere ciò che
c’era scritto sul monitor...
“No
Goten! Non lo fare!” gridò Trunks... troppo tardi.
Goten aveva premuto il pulsante. Si udì un forte rombo e il
cubo di latta iniziò a tremare sballottando i due amici
contro di loro e le pareti del macchinario. Dopo però circa
10 secondi il passatempo tornò immobile e una voce dolce
annunciò:
“500 Anni trascorsi. Si prega di
scendere.”
Eppure
Trunks rimase immobile, pietrificato. Goten, invece, si
voltò verso la porta e premette il bottone per aprirla. La
porta si aprì subito e lui disse tutto felice:
“Finalmente
sono passate quelle ore! Possiamo uscire, dai!” stava per
mettere un piede fuori, ma Trunks lo afferrò dietro per la
maglia e lo tirò dentro, poi richiuse la porta.
“Sei
impazzito per caso?!” esclamò Trunks al culmine
della disperazione “Ti rendi conto di cosa è
successo?”
“Si,
certo.” rispose confuso Goten, sorpreso da quella reazione
dell’amico “Abbiamo saltato il vaccino.”
“Ma
ti si è fuso il cervello?!” strillò
Trunks e indicò il monitor “Siamo 500 Anni avanti!
Abbiamo saltato 500 vaccini!”
Goten
sorrise.
“Beh,
meglio così!” disse allegramente.
“Ummmm....
quanto sei cocciuto!” ora la voce di Trunks mostrava una
finta calma. Doveva tranquillizzarsi. Doveva pensare a qualcosa.
“Allora...”
ragionò pensoso “Siamo 500 anni avanti... cosa
fare? Uhm... Ah! Ci sono! Potrei invertire il processo!”
“Scusa,
ma non ti seguo...”
“Non
sarebbe la prima volta...” commentò Trunks
(più o meno con questa faccia: -_-
).
“Comunque!”
continuò risoluto Trunks “All’esterno
del passatempo
dovrebbe trovarsi il pannello di controllo. Lì potrei
impostare la leva da vai
avanti con il tempo a torna
indietro con il tempo! Così potremo tornare a
casa!”
“Si,
ora è chiaro!” approvò Goten e Trunks
annuì compiaciuto.
“Bene,
Goten. Ora cerchiamo di fare attenzione... non sappiamo cosa ci aspetta
là fuori...”
“Giusto.
Andiamo insieme.”
“Ve
bene.”
Aprirono
la porta e, tutti e due insieme, portarono con cautela la testa fuori.
Era il primo pomeriggio. Lo si capiva perché ancora il sole
era abbastanza alto in cielo e faceva anche abbastanza caldo,
nonostante fossero in Novembre. La foresta, inoltre, sembrava quella di
sempre... forse un po’ più selvaggia. I due
inspirarono profondamente e, constatato che non ci fosse alcun
pericolo, si portarono sulla porta per uscire contemporaneamente, ma...
“Siamo
rimasti incastrati!” esclamarono all’unisono. Si
erano infatti bloccati sulla porta, troppo stretta per passarci insieme.
“Forza,
Trunks! Ce la fai ad uscire?”
“Si...
forse, forse ci sono...” Trunks si spinse forte in avanti e
alla fine ci riuscì. Cadde bocconi a terra e Goten gli
finì sopra.
“Goten
spostati!”
“Ehi,
aspetta!”
Quando
si furono entrambi rialzati, Trunks, senza aspettare ancora, si diresse
dietro il passatempo
(ora molto arrugginito e sporco) e aprì lo
sportellino del pannello di controllo. Goten, invece, si
alzò in volo. Era deciso a dare un’occhiata a quel
futuro. Si portò sopra le cime degli alberi molto
più alti di come li aveva lasciati e si affacciò
oltre le chiome... ciò che vide gli mozzò il
fiato. Non c’erano più case, ne strade, ne
macchine di nessun genere. Solo verde. Anche i Monti Paoz erano
completamente ricoperti d’alberi e piante varie. Sembrava
proprio che i terrestri si fossero estinti e che la natura avesse preso
il sopravvento. Ma come era potuto accadere? Questo Goten non lo
avrebbe mai scoperto. Trunks lo chiamò:
“Goten!
E’ tutto a posto! Andiamo, su!”
“E...
eccomi...” balbettò Goten e atterrò. La
porta del passatempo
si aprì e Trunks entrò subito. Goten si
avvicinò lentamente a quello strano cubo con mille pensieri
in testa... per questo non si accorse del grosso drago,
anch’esso verde, che dagli alberi gli corse incontro con le
fauci aperte, per mangiarselo.
“Goten
attento!” gridò Trunks e Goten si voltò
alla sua sinistra e vide il drago venirgli addosso di corsa.
“Accidenti!”
esclamò Goten volando subito in alto, schivando i grossi
denti del drago che non si arrese e gli assestò una forte
codata che lo sbatté a terra. Il drago ruggì e
allungò il collo verso Goten, ma Trunks fu pronto ad
intervenire e gli diede un forte calcio sul muso, facendolo
così rotolare a terra, verso gli alberi.
“Goten,
stai bene?” chiese Trunks aiutando l’amico a
rialzarsi.
“Oh...
beh... si...” Goten barcollava e gli girava la testa.
“Dai,
andiamo vi... cos’è, insisti?!” Trunks
si bloccò vedendo il drago ringhiare e alzarsi in volo,
pronto ad attaccare di nuovo. Anche Trunks allora si alzò in
volo e scattò verso il drago. Per Trunks era facile schivare
gli attacchi del drago e attaccare lui stesso... beh, finché
era uno. Improvvisamente, dalle chiome degli alberi, al primo drago se
ne aggiunsero altri quattro che, ruggendo, si scagliarono contro Trunks.
“E
questi?!” si stupì Trunks schivando una coda e
parando un colpo d’artigli. Trunks decise allora di
atterrare, per cercare di tornare al passatempo. Si
portò vicino a Goten, che ora si era ripreso del tutto, e
disse:
“Dobbiamo
andare!”
“Si,
sono d’accordo.” però in quel istante i
cinque draghi atterrarono e si scagliarono contro i due amici che
evitavano i loro artigli con capriole, salti e scatti.
“Mi
avete proprio stufato!” si arrabbiò Goten e si
gettò contro il drago che gli era più vicino e,
con un forte pugno in un occhio, lo fece volare via.
“Fuori
uno!” esclamò felice e, ruotando su se stesso,
assestò un calcio ad un altro drago vicino, che
finì addosso al primo fatto fuori.
“E
con questo siamo a due!”
“Ehi,
cos’è? Una sfida?” fece Trunks con un
mezzo sorriso e si lanciò contro un drago e, con un calcio e
una sfera di energia, riuscì a sbatterlo contro un albero.
Poi si girò dietro e con un pugno colpì forte un
altro drago al muso, che volò tra la vegetazione. Trunks e
Goten si portarono vicini e si guardarono facendosi un cenno d'intesa. L’ultimo drago
rimasto volò veloce verso di loro e loro si prepararono.
“Onda...
E... ner... ge... ti... caaaaa!” scagliarono l’Onda
contro il drago che, per il colpo, raggiunse i pressi dei Monti Paoz.
“Evviva!
Evviva! Abbiamo vinto!” festeggiarono i due, ma i
festeggiamenti non durarono a lungo. Ruggendo una ventina di draghi
sbucò dagli alberi, con aria minacciosa. I due si
immobilizzarono.
“Che...
che ne dici Goten di andarcene?” farfugliò Trunks.
“Trovo
che sia una buona idea...” concordò Goten e,
insieme a Trunks, corse rapidissimo verso il passatempo, con i
draghi inferociti alle calcagna. Trunks fu il primo a gettarsi dentro
il cubo, seguito subito da Goten. La porta si richiuse e Trunks
iniziò a premere sulla tastiera, mentre un drago afferrava
il cubo agitandolo come un barattolo di panna montata.
“Aaaaaahhhh!!!”
strillò Goten.
“Portaci
a casa! Portaci a casa!” gridava Trunks al pannello.
Finalmente tutto fu impostato e Trunks gridò premendo il
pulsante verde:
“Via!”
Il
passatempo
non fu più agitato ma prese a vibrare per almeno 10 secondi,
quando si fermò. I due, ansimanti, uscirono fuori e
constatarono che era notte.
“Perché
è notte Trunks?”
“Penso
che siamo tornati alla notte prima che io venissi da te a portarti il
passatempo.”
“Questo
vuol dire che ci aspetta il vaccino!” piagnucolò
Goten. Trunks ridusse il passatempo
in capsula e affermò:
“Sai
Goten? Tra uno spaventoso viaggio come questo e il vaccino...
preferisco di gran lunga il vaccino. In fondo, quanto mai
sarà terribile, no?”
“Boh,
forse hai ragione...”
“Certo
che ho ragione! Coraggio, su! Ci vediamo più tardi, quando
sarà giorno, dal dottore!”
“Goten! Svegliati tesoro, se no ci si fa tardi!”
Goten
rispose al dolce richiamo della madre con un verso assonnato e si
rigirò nel letto.
“Trunks,
è ora di alzarsi!” chiamò invece Bulma
suo figlio, uscendo dal laboratorio della Capsule Corporation.
“Ancora
no...” mormorò Trunks affondando la testa sotto il
cuscino.
“Goten,
coraggio!” riprovò Chichi dalla cucina dove stava
preparando la colazione “Sai che giorno è oggi,
vero?”
“Piccolo
forza, non vorrai tardare spero!” insistette Bulma iniziando
a salire le scale, diretta al primo piano “Trunks, insomma!
Oggi è il giorno...”
“Il
vaccino” spiegò il dottore ai tanti bambini
presenti quel giorno in ambulatorio, compresi Goten e Trunks
“è molto importante. Vedrete, vi
rafforzerà! E non sentirete nulla, promesso! Forza, chi
è il primo?”
Dopo
di che il dottore entrò nella sua stanza con il primo
bambino coraggioso e si chiuse la porta alle spalle. Bulma e Chichi si
sorrisero.
“Sono
felice che Trunks non abbia fatto storie per venire.”
commentò Bulma.
“Oh,
già! Io più che altro sono sorpresa per
Goten!” affermò Chichi ridendo.
“Fidati
di me, Goten!” disse sicuro Trunks
“Andrà tutto per il meglio!”
“Si!”
concordò Goten “Hai sentito? Ci
rafforzerà! E in più sono sicuro che non
sentiremo niente!”
Proprio
in quel momento le urla e il pianto disperato del bambino, che per
primo era entrato per il vaccino, raggiunsero i due amici che si
pietrificarono. Tremanti si guardarono e, nello stesso momento,
mormorarono spaventati:
“Aiuto!”
E così
si conclude l'ennesima avventura mozzafiato di Trunks e Goten! Mi
auguro che sia stata di vostro gradimento come le altre! Ora penso di
continuare ad aggiornare quando mi verrà una nuova
ispirazione! Alla prossima, ciao!!! P.S. Un piccolo appunto! Anche se il titolo è "In un solo pomeriggio passato insieme..." questa storia è ambientata di mattina! Spero perdoniate questa piccola variazione! Ciao ancora!
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Capitolo 4 *** Impossibile... ***
E
se una goccia, anche piccola, facesse traboccare il vaso? E se
l’ira si impadronisse del nostro corpo, ci facesse impazzire,
ci dominasse, ci facesse fare cose orribili contro la nostra
volontà? Eccomi con una one-shot un po’ diversa
dalle altre raccolte qui, ma comunque sempre rispondente ai Generi che
ho indicato. Beh, buona lettura!
Impossibile...
Ore
18 circa
Trunks
pensò che il cuore gli si sarebbe fermato da un momento
all’altro. No... era... era impossibile... Si, impossibile.
Non c’erano altre parole per descrivere quella scena.
Goten
cadde lentamente in ginocchio tenendosi una mano sul ventre, da cui
usciva copiosamente sangue. Tantissimo sangue. Le pupille di Goten si
dilatarono e lui prese ad ansimare silenziosamente. Poi, di colpo,
tossì e sputò così altro sangue.
Appoggiò l’altra mano a terra, senza fiato, sempre
più senza fiato...
Trunks
pensò veramente di morire. Quella scena, a qualche metro da
lui, si svolgeva con un’infinita lentezza... una lentezza
soprannaturale, forse quasi magica. Trunks non riusciva a muoversi.
Percepì ancora dolore in diversi punti del corpo, ma non ci
fece caso. Era come ipnotizzato dalla figura di Goten che lentamente,
con dei leggeri spasmi, si accasciava a terra. Forse Trunks
riuscì a balbettare un rauco: “Go...
Goten...” o forse se l’era immaginato.
Già a Trunks tutto quello sembrava assurdo e non riusciva a
farsene una ragione. Goten... il suo amico... lì, a terra...
morto.
L’altro
si avvicinò con calma al corpo esamine di Goten e lo
guardò gelido, senza far trasparire alcuna espressione sul
volto impassibile, se no forse l’ira che gli induriva in modo
spaventoso il volto. Trunks, risvegliandosi improvvisamente da quella
specie di tranche in cui era caduto, riuscì a chiudere forte
i pugni e a digrignare i denti dalla rabbia, mentre delle calde lacrime
gli scendevano a fiotti dagli occhi lucidi... lacrime piene di dolore.
“Come
hai potuto...” mormorò Trunks stringendo ancor di
più i pugni. La rabbia si impossessò di lui e
immediatamente, senza muoversi o dire una parola, si
trasformò in Super Sayan.
“Come
hai potuto?” ripeté a voce più alta
mentre la sua aurea aumentava sempre più. L’altro,
vicino Goten, si voltò verso Trunks, rivolgendogli un
impassibile sguardo. Questo fece andare su tutte le furie Trunks che,
fuori di se, urlò:
“Non
dovevi farlo!” e si gettò rapido in volo contro il
suo avversario alzando nuvoli di polvere. Gohan, di fianco il corpo del
fratello, aumentò la sua aurea dorata e si mise in posizione
d’attacco, mentre Trunks gli gridava:
“Non
dovevi uccidere Goten!”
Cosa
significa tutto questo? Per capirlo bisognerebbe tornare indietro di
qualche ora............
Ore 8
Trunks
aprì lentamente un occhio e sbirciò
l’ora dalla sveglia vicina al suo letto. Erano appena le 8. I
raggi del sole filtravano dalle tendine blu e gli accarezzavano il
volto dolcemente. Domenica. Sembrava quasi un sogno. Trunks si mise
seduto sul letto e si stiracchiò per bene, sbadigliando
sonoramente. Sbiascicando assonnato barcollò fino la porta
della camera e l’aprì. Si trovò davanti
un Vegeta altrettanto assonnato che gli lanciò un brevissimo
sguardo inespressivo per poi allontanarsi verso le scale. Quando Trunks
finì il suo lungo sbadiglio riuscì a mormorare un:
“Buongiorno
papà...” per poi sentirsi rispondere da Vegeta un
secco e pastoso:
“Um...”
infine Trunks si strascinò fino il bagno.
Era
infinitamente stanco. La domenica gli faceva sempre questo effetto;
forse perché il sabato andava a dormire più tardi
e sua madre che si alzava presto o il sole che spuntava nella stanza
alle prime ore del giorno oppure suo padre che iniziava a russare, come
sempre, un po’ dopo l’alba... beh, fatto sta che si
svegliava sempre presto.
Riuscì
ad uscire dal bagno dopo una buona mezzora di lavaggi di faccia con
acqua fresca per riuscire a tornare lucido e così si diresse
in cucina. Bulma stava preparando altre frittelle, mentre Vegeta,
seduto al tavolo con le gambe appoggiate lì sopra, leggeva
tranquillamente il giornale.
“
’Giorno, mamma.” fece Trunks sedendosi e addentando
una ciambella.
“Ciao
piccolo.” Bulma posò le frittelle sul tavolo e gli
scompigliò i folti capelli lilla “Cosa pensi di
fare oggi?”
“Penso
di andare da Goten fra poco.” rispose allegramente Trunks,
poi sorseggiando... ops, intendevo: trangugiando il latte tutto
d’un fiato.
“Andare
dal figlio di Kakaroth?” sbottò Vegeta senza
staccare gli occhi dal giornale “Prima o poi ti rimbecillirai
come lui.”
“Vegeta
smettila.” lo rimproverò Bulma e gli spinse le
gambe giù dal tavolo “E togli questi piedi puzzoni
dalla tovaglia!”
“Ehi
donna, io faccio come voglio!” ringhiò Vegeta
scattando in piedi. Però Bulma riuscì
tranquillamente a sostenere il suo sguardo. Trunks rimase immobile ad
aspettare quale sarebbe stata la prossima mossa di sua madre, che non
tardò a mostragliela. Infatti Bulma con calma ma con
determinazione disse al marito:
“Vegeta,
ti vorrei ricordare un paio di cosette... del tipo, mi spieghi chi
è che tira avanti la famiglia qui? Oppure, chi è
che ti lascia vivere qui lasciandoti ai tuoi comodi? O
anche...”
“Va
bene, va bene! Piantala, però!”
brontolò Vegeta e, imbronciato, si allontanò
dalla cucina. Quando Bulma iniziava con le sue ramanzine era davvero
insopportabile! L’orgoglioso Principe riusciva a capire
quando uno scontro era perso e per questo, ragionevolmente, aveva il
buon senso di abbandonare il campo di battaglia. E con Bulma la solfa
era sempre questa.
Trunks
sogghignò sotto i baffi. Sua madre era troppo forte persino
per suo padre. Anzi, soprattutto
per suo padre. Bulma, soddisfatta, sorrise al figlio e tornò
ai fornelli.
Il
vento gli scompigliò leggermente i capelli dorati e gli
smosse la tuta blu notte. Però Gohan non ci fece caso. Era
concentrato al massimo. Stava perfettamente in equilibrio su un sottile
paletto di legno, tenendosi in piedi con una gamba e con
l’altra tesa di lato, le braccia incrociate e gli occhi
chiusi. Era immobile da diverso tempo ormai. Aveva raggiunto la massima
concentrazione. Nulla avrebbe potuto distoglierlo dai suoi esercizi...
nulla? O meglio, nessuno?
“FRATELLOOONEEE!!!!”
Gohan
si riscosse subito, perse l’equilibrio e cadde seduto a terra
imprecando:
“Acci...”
Intanto
Goten correva verso di lui saltellando felice e gridando:
“Fratellone!
Fratellone, posso stare con te? Mi sto annoiando!!!”
“Certo
Goten...!” Gohan riuscì a rimettersi in piedi e
Goten gli si aggrappò ad una gamba.
“Oh
Gohan! Cosa facciamo insieme?”
“Oh,
beh... non lo so! Eh, eh!” Gohan, imbarazzato, si
grattò la nuca, affondando le dita nei folti capelli dorati
di Super Sayan. Infatti aveva deciso di rimanere Super Sayan per un
periodo, per i suoi allenamenti.
“Decidi
tu Goten.” gli suggerì Gohan.
“Si,
va bene! Dunque...” Goten si mise a pensare, poi si
illuminò:
“Combattiamo
un po’ insieme, ti va?”
“Si!
Coraggio, cominciamo!” si gettarono l’uno contro
l’altro, anche Goten trasformato in Super Sayan, e
combatterono a lungo, divertendosi un mondo, come sempre.
“Forza
Goten, mettici più impegno!” lo spronò
Gohan.
“Te
ne pentirai!” scherzò Goten e partì
ancora alla carica, muovendosi molto agilmente... per Gohan era una
vera sfida schivare gli attacchi del fratello. Però
c’è da dire che Gohan non si impegnava poi
così tanto... Goten capì dopo un po’
che il fratello non stava dando il meglio di se, perciò,
imbronciato si fermò e incrociò le braccia,
offeso.
“Non
è giusto Gohan! Perché non combatti al massimo
delle tue possibilità?”
“Ecco...
io...” Gohan era sorpreso da quella domanda e, non sapendo
cosa rispondere, disse la prima cosa che gli era venuta in mente: la
verità.
“Ecco
Goten... io... io non voglio farti male...!”
“Non
vuoi farmi male?” ripeté Goten con gli occhi
lucidi “Non è giusto! Perché mi
sottovaluti?!” poi scoppiò a piangere sonoramente.
“Goten!”
Gohan, imbarazzato e impreparato a questa reazione, tornò
allo stadio normale e si avvicinò di corsa al fratello che
strillava disperato. Gohan si inginocchiò davanti a lui e
gli disse:
“Va
bene Goten! Ti prometto che domani combatteremo ancora e io
aumenterò al massimo la mia aurea! Solo un po’,
però! E... non è per non farti male,
perché so che sei molto bravo, ma è
perché... beh, perché devo imparare bene a
controllare la mia forza! Va bene?”
Goten
smise immediatamente di piangere e cambiò subito
espressione, esibendo un enorme sorriso.
“Si,
grazie fratellone!”
Gohan
notò che Goten non aveva nemmeno più gli occhi
lucidi.
“Mi
ha fregato per l’ennesima volta...”
pensò Gohan sconsolato, mentre Goten esclamava:
“Allora
domani mi mostri la tua forza al massimo! Evviva! Così
anch’io potrò mostrarti al massimo la
mia!”
“Che
cosa?! Non stai combattendo al massimo delle
possibilità?!” gridò sbalordito Gohan
rimanendo a bocca aperta. Goten, divertito, incrociò le mani
dietro la testa e, sorridente, esclamò:
“Certo
che no! Tu non mi mostravi la tua vera forza e io non ti mostravo la
mia!”
“Questo
bambino non finirà mai di stupirmi...”
pensò incredulo Gohan ricordandosi di come suo fratello lo
aveva stupito, qualche settimana prima, trasformandosi in Super Sayan
ad una così tenera età!
Ore
9.30
Trunks
volava spedito verso casa Son, fantasticando su cosa avrebbe potuto
fare quella mattina con Goten.
“Uhm...
direi che la cosa più sensata sarebbe di allenarci un
po’. In fondo il Torneo di Arti Marziali è vicino,
manca meno di una settimana, e se vogliamo, uno di noi (o meglio: io),
vincere bisogna che ci alleniamo!” ragionò Trunks
avvistando in lontananza la casa di Goten. Guardò
l’ora all’orologio e lesse le 9.30, poi non
poté fare a meno di sorridere pensando che faccia avrebbe
fatto Goten quando gli avrebbe parlato di quel orologio.
“Oh
si, mamma ha fatto proprio una cosa eccezionale! Che fortuna riuscire a
trovarlo incustodito sul tavolo del laboratorio! Devo proprio mostrarlo
a Goten!”
“Come?
Ah, Goten! Beh, penso si stia allenando con Gohan nel bosco!”
rispose allegramente Chichi, già pregustando i soldi della
vincita. Era sicurissima che il suo Gohan o magari il suo amato Goku
sarebbe riuscito a vincere il primo premio. E se uno dei due arrivava
primo e l’altro secondo... oh, non riusciva nemmeno ad
immaginare una tale somma di denaro!
“Nel
bosco? Va bene, li raggiungo lì!” disse felice
Trunks e corse verso gli alberi, mentre Chichi, sognante, gli gridava
dietro:
“Mi
raccomando, però! Non disturbare Gohan nei suoi preziosi
allenamenti!”
“Certo
signora, non si preoccupi!” rispose Trunks e si
alzò in volo.
“Eh...”
sospirò Chichi guardando il cielo “... 15
milioni...”
“Ehi!
Goteeenn!!!”
Goten
si voltò e vide così Trunks volargli incontro
salutandolo.
“Trunks!
Ciao!” esclamò Goten entusiasta.
“Eh?
Trunks?” fece Gohan alzando la testa e vedendo Trunks
raggiungerli “Cosa ci fa qui?”
“Goten!
Ti va di allenarti un po’ con me?” chiese Trunks
atterrando.
“Si
certo! Però...” Goten si voltò verso
Gohan “Non lo so... tu fratellone volevi che mi allenavo
ancora un po’ con te?”
“No,
no, Goten! Vai pure a giocare con Trunks! Ci vediamo dopo! Io mi alleno
un po’ per conto mio...”
“Allora
va bene!” Goten e Trunks si allontanarono insieme ridendo e
scherzando, veloci. Gohan trasse un sospiro di sollievo.
“Fiù....
per un attimo avevo creduto che ci fosse anche Vegeta con Trunks... no,
decisamente questo non è proprio il momento di incontrare
Vegeta! Pensa che malumore che avrà! Mancano pochi giorni
all’inizio del torneo... sono sicuro che mi vorrà
battere a tutti costi... a me e a papà! Anche a costo di
allenarsi giorno e notte!”
*
In
quel momento, alla Capsule Corporation....
“Vegeta!
Ti sembra questo il momento di ronfare? E in che modo poi!”
strillò Bulma trovandolo straiato a terra sotto un albero
del giardino, a torso nudo e con un paio di calzoncini addosso. Vegeta
grugnì e brontolò:
“Taci
donna! Mi hai svegliato!”
“Ti
ho svegliato? Ma come! Non hai detto tu che dovevi sconfiggere Kakaroth
e suo figlio a tutti costi?! Anche a costo di non dormirci
su!?!”
“Non
è certo colpa mia, donna!” sbottò
Vegeta “O almeno non tutta! Ricordi questa notte insonne...?
Sbaglio o sei stata tu...”
“Piantala
Vegeta!” lo interruppe Bulma tutta rossa ricordandosi del suo
completino nero letteralmente mangiato dal sayan quella notte... nel
letto...
Vegeta
sogghignò e si appisolò di nuovo.
*
“Uff...
sono proprio sfinito!” Trunks si gettò a terra a
pancia in su, con le braccia e le gambe larghe.
“A
chi lo dici...” Goten crollò seduto, con le mani
appoggiate indietro, e alzò la testa verso il cielo.
“Eh
già... ci alleniamo da tanto tempo...”
commentò Trunks asciugandosi con il torso della mano la
fronte imperlata di sudore. In quel momento notò
l’orologio e si ricordò.
“Goten!
Ti devo mostrare questo!” si mise seduto e gattonò
fino a Goten che si avvicinò all’amico, pieno di
curiosità. Trunks, allora, gli mostrò
l’orologio. Goten alzò un sopracciglio.
“E’
un orologio.” affermò ingenuamente.
“Non
è un semplice orologio, Goten!” lo corresse Trunks
sorridente “Questo è un prototipo modificato del passatempo! Penso
che ti ricorderai del passatempo...
vero?” (nota:
vedi capitolo 3 “Per un vaccino”)
“Oh
si!” esclamò Goten “Il cubo di
latta!”
“Non
è...” Trunks decise di lasciar perdere e
continuò la sua spiegazione:
“Si,
quello lì. Beh, devi sapere che ha ricevuto delle modifiche!
Ora basta tener premuto questo pulsante, impostare di quanto si vuole
tornare indietro o avanti con il tempo e premere quest’altro
bottone! Poi il gioco è fatto!”
“Ah,
ora è così semplice?”
“Oh
si! Adesso è molto più comodo, non
trovi?”
“Già!
E’ semplicemente fantastico!”
“Ma
le novità non sono solo queste! Mamma ha trasformato questo passatempo in una
vera e propria macchina
del tempo! Basta solamente impostare la
modalità macchina
del tempo con questa rotellina qui e torni letteralmente
indietro del tempo e ti ritrovi esattamente nel punto in cui ti trovavi
nell’ora, nel giorno o dell’anno in cui vuoi
tornare!”
“E
cioè?”
“Ok,
ok! Ti faccio un esempio...” disse Trunks e si
alzò. Goten fece altrettanto.
“Vieni.”
gli ordinò Trunks e insieme fecero dieci passi avanti
precisi e si misero seduti a terra di nuovo.
“Allora”
disse Trunks manipolando l’orologio “sono passati
esattamente due minuti dall’istante in cui ti ho mostrato il passatempo
modificato. Perciò ora imposto la modalità macchina del tempo
e dico di voler tornare indietro di due minuti. Bene. Ora attaccati a
me Goten.” Goten afferrò eccitato il braccio di
Trunks che premette un pulsante...
Trunks
si ritrovò immediatamente qualche metro indietro, supino, a
gambe larghe e con il dorso della mano appoggiato sulla fronte. Era
precisamente il momento in cui aveva notato l’orologio e si
era ricordato di mostrarlo a Goten che, invece, si ritrovò
seduto, con le mani appoggiate dietro, con la testa
all’insù a guardare il cielo. Goten si
rizzò immediatamente e scattò in piedi.
“Che
forza!” esclamò “Siamo tornati alle
posizioni di prima!”
“Esatto.”
Trunks si mise in piedi “Però, se tu non avessi
afferrato il mio braccio, solo io sarei tornato consapevolmente
indietro nel tempo. In poche parole io mi sarei reso conto, come noi
ora, di essere tornato indietro nel tempo, ma tu ne saresti stato
all’oscuro. Mi sono spiegato?”
“Insomma,
io avrei creduto che non fosse accaduto nulla?”
“Infatti
per te non sarebbe accaduto nulla, chiaro?”
“Beh...
meglio lasciar perdere...” rinunciò Goten con
l’idee confuse.
“Beh,
lo penso anch’io...” approvò Trunks.
“Ehi,
ragazzi!” Gohan sopraggiunse in quel momento.
“Ciao
fratellone! Vuoi giocare un po’ con noi?” lo
invitò Goten.
“Si
Gohan! Sarà divertente!” concordò
Trunks.
“Ehm,
vi ringrazio ma magari dopo... la mamma dice che il pranzo è
pronto! E... ah, Trunks! Se vuoi puoi rimanere a pranzo!”
“Oh
si, sarebbe fantastico!”
“Perfetto.
Da casa potrai chiamare tua madre per avvertirla.” gli disse
Gohan.
“Evviva!
Trunks rimane a pranzo!” Goten saltava dalla gioia. Tutti e
tre insieme tornarono a casa, dove trovarono la tavola imbandita di
ogni tipo di pietanza e Chichi, sfinita, crollata su una sedia.
“Mamma,
non ti senti bene?” si preoccupò Gohan.
“Uff...”
sbuffò stanca Chichi “Ehi, preparare un pranzo per
tre sayan affamati è proprio un’impresa,
sai?”
“Oh
si, quanto hai ragione!” commentò Trunks sedendosi
leccandosi i baffi.
“Buon
appetito!” esclamò Goten e lui, Trunks e Gohan si
affondarono nei loro piatti, mentre Chichi, che ormai non si
sorprendeva più di tanta voracità, mangiava
lentamente e con eleganza la sua porzione di riso.
Il
pranzo si consumò abbastanza in fretta. Ad un certo punto
Gohan dovette litigare con il fratello per impossessarsi
dell’ultima palla di riso, poco dopo Trunks quasi si metteva
a piangere perché non era riuscito a prendere
l’ultima fetta di torta, fregata da Gohan per darla a Chichi
che, poverina, aveva mangiato ben poco. Infine Goten e Trunks si
esibirono in una gara a chi faceva il rutto più grosso,
rumoroso e puzzolente. Vinsero entrambi, sotto lo sguardo di
disapprovazione di Chichi.
“Aaaahhh....”
sospirò Goten scoccando le labbra “Che
mangiata!”
“Era
tutto buonissimo!” fece i complimenti a Chichi Trunks e la
donna lo ringraziò con un sorriso, forse un po’
forzato. Infatti non era affatto piacevole guardare quella tavola piena
di piatti, vassoi, bicchieri e pentole da lavare!
Ore: quasi le 18
“Tanto
non mi acchiappi!” gridò Goten saltando da una
roccia all’altra del fiume con
un’agilità sorprendente. Trunks, alle sue spalle,
non lo perdeva però un attimo di vista.
“Questo
è quello che dici tu!” Trunks spiccò il
volo e si gettò contro Goten. Riuscì
così ad afferrarlo e, entrambi, ruzzolarono
sull’erba, ridendo come pazzi. Dopo aver lottato un
po’ sul prato si fermarono mettendosi seduti, tutti e due
senza fiato.
“E’
stato bellissimo oggi!” esclamò Goten con un
enorme sorriso.
“Si!
Mi sono divertito tanto!” concordò Trunks ridendo.
“Anch’io!”
Rimasero
qualche altro minuto lì a scherzare, poi Trunks
guardò l’ora e gridò:
“Accidenti!
E’ proprio tardi! Avevo detto alla mamma che sarei tornato
alle 17!”
“Ti
conviene andare, allora...” Goten era dispiaciuto. E anche
Trunks.
“Mi
spiace di non potere rimanere altro tempo qui a giocare con
te.” mormorò sconsolato Trunks alzandosi in piedi.
“Beh,
non importa!” gli tirò su il morale Goten, allegro
come sempre “Ci vediamo domani, no? Vengo io da te!”
“Va
bene! Ci vediamo, Goten!” Trunks si alzò in volo e
si diresse verso la Città dell’Ovest.
“Ciao
Trunks!” gli gridò dietro Goten agitando entrambe
le mani. Trunks si fermò in volo, lo salutò, poi
filò via veloce. Quando Trunks fu scomparso alla vista,
nascosto da delle nuvole passeggere, Goten afflosciò le
braccia lungo i fianchi e, con tono ingenuo, si chiese:
“E
ora? Che faccio?”
Gohan
inspirò profondamente. Si mise di scatto in posizione, si
chinò leggermente e prese ancora un lungo respiro. Poi,
sempre con lentezza, iniziò a pronunciare:
“Onda...”
l’obbiettivo era una enorme roccia davanti a lui, a diversi
metri di distanza “E......” non poteva sbagliare
“ner......” era concentrato il più
possibile “ge.....” doveva disintegrare quella
roccia in un solo colpo “ti....” ce
l’avrebbe fatta... doveva farcela!
“caaaaaaaaaaaa!!!!!”
lasciò l’Onda che partì velocissima
verso la roccia. L’avrebbe distrutta. Ne era assolutamente
sicuro.
“Che
cosa?!” gridò Gohan colto di sorpresa.
“Fratellone!”
Goten era comparso improvvisamente proprio davanti alla roccia che
Gohan doveva colpire.
“Goten!”
Gohan diresse immediatamente le mani in alto, cercando con tutto se
stesso di deviare l’Onda.... Per un pelo. L’Onda,
poco prima di arrivare a Goten, si diresse subito verso
l’alto, fino a sparire. Gohan era senza fiato. Ansimando
appoggiò le mani sui ginocchi e alzò la testa per
guardare il fratello. Quello che vide lo sorprese ancor di
più. Goten era tranquillamente immobile in piedi davanti
alla roccia e guardava Gohan con l’espressione più
ingenua e tranquilla che poteva tirare fuori.
“GOTEN
SEI IMPAZZITO?!” urlò Gohan ansimante. Goten
inclinò leggermente la testa di lato dicendo:
“Ma
fratellone...”
“Avrei
potuto ucciderti!” continuò Gohan. Goten fece
spallucce.
“Io
volevo solo chiederti se volevi allenarti con me... se volevi mostrarmi
la tua forza...” cercò di dire Goten, ma Gohan,
stringendo forte i pugni e ancora senza fiato, gli disse duramente:
“Ah,
volevi che io combattessi al massimo delle possibilità, non
è vero?”
“Si,
si! Esatto!” fece entusiasta Goten. Sul volto di Gohan si
dipinse una dura espressione.
“Bene.
Sarai accontentato.”
Forse
era la stanchezza. Forse era il caldo di quel giorno. Forse era stato
lo spavento che aveva preso... in fondo stava per colpire suo fratello.
Forse era perché non sprigionava tutta la sua rabbia da
tanto tempo... forse.
La
terra prese a tremare. Gohan allargò le gambe e chiuse gli
occhi. Fu subito Super Sayan e la sua aurea prese ad aumentare
lentamente, ma sempre più...
Forse
era la consapevolezza di dover affrontare avversari temibili al Torneo.
Forse era l’impazienza di rivedere suo padre. O forse si era
stufato di Goten che continuava a disturbarlo in continuazione....
Il
cielo si oscurò. Sul terreno si formarono diverse crepe che
partivano dai piedi Gohan e si diradavano tutt’intorno.
L’aura dorata del Super Sayan aumentava in modo vertiginoso.
Sembrava non volersi fermare. Goten se ne accorse e, per un breve
istante, quasi gli fece paura. Quell’aurea era molto
più forte della sua... e sapeva di odio. Odio profondo,
pronto a scagliarsi contro il suo avversario... no, Goten
pensò subito di sbagliarsi. Gohan era suo fratello. Gli
voleva bene...
Forse
era stata la fretta per far aumentare immediatamente la sua aurea.
Forse non si ricordava di quanto fosse rischioso mostrare completamente
al massimo la sua potenza... forse... forse era per questi motivi,
forse... fatto sta che accadde.
La
terra non tremò più di colpo. Il cielo
tornò subito limpido e tutto si fermò. Lentamente
Gohan si rizzò e aprì gli occhi. Goten quasi
sussultò a guardare quegli occhi del fratello... erano
freddi e... pieni di rabbia...
Era
accaduto. Era accaduto ciò che Gohan da sempre aveva temuto.
Aveva perso il controllo. Non come quando combatteva contro Cell... no,
lì aveva perso il controllo, aumentato la sua aurea e
raggiunto lo stadio di Super Sayan 2... ma ora, ora era diverso. Contro
Cell, infatti, era ancora lucido e consapevole delle sue azioni. Era
pieno di rabbia, ma la rabbia non gli impediva di agire in modo
giusto: combatteva con il cuore puro e sereno. Combatteva come un
vero Super Sayan. Invece adesso... Adesso l’ira si era
impadronita completamente del suo corpo senza un vero motivo. Gohan era
esploso. Non riusciva più a trattenere quell’ira
che gli faceva perdere il controllo. Non era più riuscito a
frenare quell’ira allo stato puro che avvelenava il suo cuore
facendolo agire inconsapevolmente in modo sbagliato... in modo orrendo.
“Fra...
Fratellone... tutto bene?” chiese Goten titubante. Gohan non
rispose. Con una calma surreale iniziò a camminare verso il
fratello, mentre l’aurea dorata splendeva intorno a lui.
Goten fece un passo indietro.
“Ah...
ho capito! Vuoi combattere? Va bene, mi metto in posizione!”
Goten si trasformò in Super Sayan e si mise in posizione,
pronto a combattere. Però per ora Gohan non fece proprio
nulla se non che continuare ad avanzare con lentezza. Goten si sorprese
e decise:
“D’accordo.
Se tu non vuoi fare la prima mossa... penso proprio che la
farò io!” si scagliò contro i fratello
al massimo delle forze, urlando:
“All’attacco!”
Quando
fu poco distante da Gohan allungò un pugno, pronto a
colpirlo...
“Aaaaahhh!”
gridò Goten finendo schiantato contro una roccia. Gohan lo
aveva sbattuto lì di lato con un solo colpo di mano. Un
movimento fulmineo.
“Oh
caspita...” Goten, barcollando, riuscì a
rimettersi in piedi “Sei veramente forte...”
Gohan
si voltò a guardarlo con quello sguardo gelido e
inespressivo che a Goten metteva così tanta paura. Goten
provò a sorridere.
“Bene,
fratellone! Ora però tocca a m....” le parole gli
morirono in gola. Non aveva più fiato.
“Come...
come ha fatto...?” pensò Goten strabuzzando gli
occhi da dolore.
Gohan
era lì davanti a lui e gli aveva dato un fortissimo pugno
allo stomaco. Gohan era stato così rapido che Goten non lo
aveva nemmeno visto. Ora erano entrambi immobili: Gohan aveva ancora il
pugno affondato nella pancia di Goten.
“Sei
patetico.” sbottò impassibile Gohan e
assestò al fratello un altro fulmineo e forte pugno alla
faccia con l’altra mano, scaraventandolo a diversi metri a
terra.
Goten,
dolorante, rimase a terra tossendo. Gohan sbuffò piano.
“Ma
cosa sta succedendo?” pensò Goten tirando su con
il naso il sangue che gli usciva da lì. Gohan non era
più lo stesso.
Trunks
si fermò immediatamente in volo e si voltò
indietro. Non c’erano dubbi: quell’aurea era
sicuramente di Gohan.
“Ma
è veramente fortissima!” esclamò
colpito da tanta potenza. Percepì anche l’aurea di
Goten.
“Ehi,
anche Goten da il massimo!... Cosa succede ora?” si
domandò subito sentendo che l’aurea di Goten stava
scendendo rapidamente.
“Uhm...
forse stanno combattendo! Probabilmente Gohan è troppo forte
per Goten che sta perdendo... dovrei aiutarlo!” decise infine
e si diresse velocissimo verso casa Son.
“Beh
mamma scusami ma ho una cosa importante da fare!” disse a
voce alta immaginando già il divertente incontro che avrebbe
fatto con Goten contro un Gohan alla massima potenza....... divertente?
Gohan
continuava a colpire senza sosta il fratello, velocissimo, senza dargli
un attimo di tregua. Infine si girò su se stesso e diede a
Goten un forte calcio, facendolo così volare contro la
parete di una montagna. Con un gemito Goten ricadde a terra e, sfinito,
tornò normale. Gohan fece una smorfia annoiata e di
disappunto.
“Ma
come? Già finito il gioco?” domandò
ironico e arrabbiato allo stesso tempo. Poi, con calma,
iniziò ad avanzare verso Goten. Tremante Goten
riuscì a mettersi in ginocchio, appoggiando le mani a terra.
Non aveva più fiato. Vedeva tutto appannato e riusciva a
stento a tenere gli occhi aperti. Aveva dolore ovunque e sentiva di non
avere più forze. Alzò lo sguardo al fratello, ma
nei suoi occhi non riuscì a trovare quell’allegro
e simpatico Gohan di sempre. Vide solo una macchina assetata di sangue
e crudele divertimento.
“Gohan...
io...” Goten non riuscì a finire la frase.
Crollò infatti a terra sfinito. A mala pena riusciva ancora
a tenere gli occhi aperti, giusto così per vedere Gohan
avvicinarsi sempre più con un malvagio ghigno dipinto in
volto. Gohan, a qualche passo, si fermò e allungò
un braccio in avanti, con la mano aperta. Preparò una sfera
energetica, compiaciuto di quanto stava per fare. Ma in quel momento
una sfera energetica, però non molto potente, lo
colpì alla schiena facendolo barcollare leggermente in
avanti.
“Gohan,
cosa stai facendo?”
Gohan,
furioso, si voltò e vide così Trunks in alto, con
le mani sui fianchi.
“Cosa
ti è preso? Sei impazzito, per caso?” chiese
ancora Trunks non credendo ai suoi occhi. Cosa aveva fatto a Goten?
Gohan
sghignazzò e diresse rapido la mano aperta contro Trunks,
lasciando la sfera energetica che Trunks schivò di un pelo.
Però Gohan non si diede per vinto. Lanciò altre
sfere e Trunks le schivò tutte, generando così
molte esplosioni in cielo, intorno Trunks che così distratto
non poté vedere Gohan che gli sopraggiunse alle spalle e,
con le mani unite insieme a pugno, gli diede un forte colpo sulla
schiena sbattendolo violentemente a terra. Trunks si tirò su
lentamente da terra dolorante, mentre Gohan volava in picchiata verso
di lui. Lo raggiunse e gli diede un calcio al fianco. Urlando Trunks
finì contro un albero. Gohan ripartì
all’attacco e iniziò a colpirlo più
volte. Trunks non aveva nemmeno il tempo di contrattaccare. Gohan gli
diede un ulteriore pugno e lui cadde a terra, rotolando, qualche metro
più in là. Gohan preparò una sfera
energetica da lanciare, quando Goten, alle sue spalle,
riuscì a mettersi in piedi con le ultime energie rimaste e
gridare:
“Prenditela
con me! Lascialo stare!”
“Goten...”
mormorò Trunks tenendosi il fianco. Gohan sorrise. Un
sorriso freddo. Un sorriso orribile. Si voltò verso Goten e
lanciò la sua sfera energetica.
“Noooo!!!!”
gridò Trunks con tutto il fiato che aveva in corpo. La sfera
energetica raggiunse in soffio Goten... fu solo un attimo...
Trunks
pensò che il cuore gli si sarebbe fermato da un momento
all’altro. No... era... era impossibile... Si, impossibile.
Non c’erano altre parole per descrivere quella scena.
Goten
cadde lentamente in ginocchio tenendosi una mano sul ventre, da cui
usciva copiosamente sangue. Tantissimo sangue. Le pupille di Goten si
dilatarono e lui prese ad ansimare silenziosamente. Poi, di colpo,
tossì e sputò così altro sangue.
Appoggiò l’altra mano a terra, senza fiato, sempre
più senza fiato...
Trunks
pensò veramente di morire. Quella scena, a qualche metro da
lui, si svolgeva con un’infinita lentezza... una lentezza
soprannaturale, forse quasi magica. Trunks non riusciva a muoversi.
Percepì ancora dolore in diversi punti del corpo, ma non ci
fece caso. Era come ipnotizzato dalla figura di Goten che lentamente,
con dei leggeri spasmi, si accasciava a terra. Forse Trunks
riuscì a balbettare un rauco: “Go...
Goten...” o forse se l’era immaginato.
Già a Trunks tutto quello sembrava assurdo e non riusciva a
farsene una ragione. Goten... il suo amico... lì, a terra...
morto.
L’altro
si avvicinò con calma al corpo esamine di Goten e lo
guardò gelido, senza far trasparire alcuna espressione sul
volto impassibile, se no forse l’ira che gli induriva in modo
spaventoso il volto. Trunks, risvegliandosi improvvisamente da quella
specie di tranche in cui era caduto, riuscì a chiudere forte
i pugni e a digrignare i denti dalla rabbia, mentre delle calde lacrime
gli scendevano a fiotti dagli occhi lucidi... lacrime piene di dolore.
“Come
hai potuto...” mormorò Trunks stringendo ancor di
più i pugni. La rabbia si impossessò di lui e
immediatamente, senza muoversi o dire una parola, si
trasformò in Super Sayan.
“Come
hai potuto?” ripeté a voce più alta
mentre la sua aurea aumentava sempre più. L’altro,
vicino Goten, si voltò verso Trunks, rivolgendogli un
impassibile sguardo. Questo fece andare su tutte le furie Trunks che,
fuori di se, urlò:
“Non
dovevi farlo!” e si gettò rapido in volo contro il
suo avversario alzando nuvoli di polvere. Gohan, di fianco il corpo del
fratello, aumentò la sua aurea dorata e si mise in posizione
d’attacco, mentre Trunks gli gridava:
“Non
dovevi uccidere Goten!”
Si
scagliò contro Gohan con tutta la forza possibile,
scatenando al massimo la sua rabbia. Ma per cosa? Gohan era
così veloce e forte... non serviva proprio a nulla. Trunks
fu colpito allo stomaco e scaraventato lontano a terra. Gohan si
alzò in volo e preparò la sua Onda Energetica.
“Ora
la faremo finita con questa storia!” gridò Gohan.
Però Trunks non lo ascoltava più. Stava
piangendo. Un pianto silenzioso, ma forte. Piangeva guardando Goten non
molto distante da lui. Si ricordò di quello che gli diceva
sempre suo padre. Gli diceva che non bisogna mai piangere. Un vero
Sayan non piange mai. Ma che motivo aveva ormai Trunks di non piangere?
Cosa gli importava di essere un vero Sayan se aveva perduto il suo
unico amico? Piangere era l’unica cosa rimasta da fare.
L’Onda
Energetica era pronta. Gohan la scagliò con rabbia contro
Trunks, alla sua massima potenza...
“Goten...”
Trunks continuava a piangere e singhiozzare senza sosta.
L’Onda era sempre più vicina... Goten giaceva
immobile in una pozza di sangue... Gohan era ormai completamente fuori
di se; avrebbe distrutto la Terra con quell’Onda ma non gli
importava... poi... l’illuminazione.
“Si,
è l’unico modo...” pensò
Trunks tra le lacrime e chiuse gli occhi...
“Tanto
non mi acchiappi!” gridò Goten saltando da una
roccia all’altra del fiume con
un’agilità sorprendente. Trunks, invece, si
fermò di colpo. Scivolò così su una
roccia e cadde in acqua. Rimanendo seduto, senza fiato e completamente
disorientato lanciò uno sguardo all’orologio. Non
erano nemmeno le 18.
“Trunks?
Ti sei fatto male?” la faccia di Goten sbucò da
dietro una roccia. Trunks alzò lentamente lo sguardo
dall’orologio a Goten e il suo volto si illuminò.
“Goten!
Ha funzionato! Ha funzionato! Ho fatto in tempo!”
gridò pieno di gioia abbracciando forte l’amico
che era più confuso del solito.
“Cosa
ha funzionato?” domandò sorpreso Goten.
“Oh,
niente!” come avrebbe potuto Trunks spiegare a Goten tutto
quello che era accaduto? Come spiegargli che Gohan era impazzito, lo
aveva ucciso e lui, Trunks, appena in tempo era riuscito a tornare
indietro con il passatempo
in modalità macchina
del tempo? Come avrebbe potuto capire Goten?
“Ok...”
fece Goten non riuscendo a capire l’espressione felice
dipinta sul volto di Trunks. Perciò decise di aggiungere:
“Ehi
Trunks, che ne dici di allenarci un po’ con Gohan?”
“No!”
la risposta secca e quasi spaventata di Trunks sorprese Goten.
“Cioè!
Volevo dire... penso... penso che Gohan voglia allenarsi da solo, non
credi?!” si sbrigò ad aggiungere Trunks in
imbarazzo.
“Oh,
si... penso che tu abbia ragione...” concordò
Goten un po’ deluso. Trunks non poté fare a meno
di trarre un sospiro di sollievo.
“Grazie
di tutto Chichi.”
“Di
nulla Trunks.” rispose così Chichi, ma in
realtà quasi le veniva da piangere: aveva ancora da lavare
venti scodelle, due pentole, cinque bicchieri e un numero indefinito di
posate.
“Ci
vediamo domani, allora?” chiese Goten speranzoso.
“Certo!”
rispose Trunks sorridente “Vieni pure a casa mia! Giochiamo
un po’ lì, ti va?”
“Evviva!
Evviva!”
“Così
magari ti invito io a pranzo...” propose Trunks.
“Oh,
si, sarebbe davvero una buona idea!” approvò
subito Chichi, già pregustando il giorno dopo dove avrebbe
dovuto lavare solo i piatti e le posate di Gohan... a parte che anche
lì c’era poco da scherzare!
“Mamma
sono tornato!” salutò Gohan atterrando
lì vicino. Trunks gli lanciò uno sguardo
spaventato e arretrò di un passo, ma Gohan si
limitò solamente a ridere quando Goten gli si
fiondò addosso. Vedendo così che non
c’era alcun pericolo, Trunks poté ricominciare a
respirare.
“Ciao
Trunks! Te ne vai?” chiese Gohan avvicinandosi.
“Chi?
Io? E... si! Si, si! Me ne vado!” rispose ancora agitato
Trunks con una risata nervosa. Gohan gli diresse uno sguardo confuso.
“Stai
bene Trunks?”
“Ecco...
certo! Cioè... ti posso parlare?” Trunks
afferrò la mano di Gohan e lo portò distante da
Chichi e Goten che si lanciarono degli sguardi interrogativi.
“Cosa
succede?” domandò Gohan, senza capire.
“Ecco...
non so come spiegarlo! Beh... diciamo solamente che... non devi
più perdere il controllo Gohan!”
“Cosa?”
“Si,
dico sul serio! Se perdi il controllo, se aumenti al massimo la tua
aurea... beh, ti assicuro che ci saranno guai seri!”
Gohan,
sorpreso da quel comportamento, disse:
“Non
credo... ci ho provato una mezz’oretta fa...”
“Che
cosa?! Hai aumentato al massimo la tua forza?!”
“Si,
proprio così. E ti assicuro che sono riuscito a controllarla
come sempre.”
“Ah...”
Trunks rimase a bocca aperta a fissare Gohan qualche altro secondo,
poi, imbarazzato, si portò una mano dietro la nuca e disse:
“Allora
niente! Fai finta che non ti ho detto niente, va bene? Ciao Gohan! Alla
prossima!” Trunks si alzò in volo,
salutò con una mano Goten che contraccambiò e si
diresse veloce verso la Città dell’Ovest.
Mentre
era in volo ripensò a quanto gli aveva detto Gohan.
“Uhm...
probabilmente ero talmente preso a riabbracciare Goten che non me ne
sono accorto.” rifletté Trunks “Si...
non ci sono altre spiegazioni. Gohan questa volta non è
andato fuori di se probabilmente perché da solo era riuscito
a concentrarsi di più... chissà!
L’importante che ora sia tutto finito! Huppy!”
Trunks si mise a fare spirali e piroette in cielo dalla gioia, talmente
contento di aver rivisto sano e salvo il suo migliore amico.
Gohan
si avvicinò a Goten e gli chiese:
“Cosa
è accaduto a Trunks?”
“Non
lo so! Era tanto strano prima...”
“Infatti...
chissà, magari Vegeta lo fa allenare troppo... forse lo
mette sotto stress.”
“Non
lo so... non me le dice mai queste cose...”
“Beh,
però penso sia così.” Gohan
alzò gli occhi al cielo “Scommetto che anche in
questo momento Vegeta si stia allenando per prepararsi a sconfiggere me
e papà... si, penso proprio sia così...”
*
In
quel momento, alla Capsule Corporation...
“Bulma!
Ho fame!” si lamentò Vegeta sbucando in cucina,
dove Bulma stava preparando la cena.
“Oh,
vedo che il mio nome qualche volta te lo ricordi...”
commentò Bulma indifferente continuando a mescolare nel
pentolone.
“Zitta
e dammi qualcosa da mangiare.” la seccò Vegeta.
Bulma allora si alterò. Abbandonò il mestolo, si
voltò verso il sayan e si portò le mani ai
fianchi, con un’espressione che a Vegeta ricordava solo
sfuriate in arrivo.
“Ora
mi hai veramente stufato!” ringhiò Bulma
“Io non mi faccio dare ordini! Tanto meno da te! La cena non
è ancora pronta! Ora fila a lavarti le mani, a metterti le
pantofole perché sai che non voglio che giri a piedi nudi e
vattene dove ti pare! Basta che non mi dai impiccio qui in cucina!
Quando sarà pronto ti chiamerò io e tu verrai qui
in silenzio, ti siederai al tavolo e, sempre in religioso silenzio,
inizierai a mangiare! Mi sono spiegata?!” Bulma
guardò Vegeta qualche altro secondo, poi tornò
alla sua pentola, senza aspettare risposta. Vegeta, a denti stretti, si
preparò a dire qualcosa, ma rinunciò subito.
Battaglia persa... di nuovo, colpito e affondato. Si voltò
furioso e uscì dalla cucina borbottando:
“Io,
il Principe dei Sayan... farmi mettere i piedi in testa da
un’insulsa donnetta!”
“Guarda
che ti sentito!” gli gridò dietro Bulma e il sayan
decise allora di non rispondere. Bulma era troppo forte persino per il
Principe dei Sayan... Anzi, soprattutto
per il Principe dei Sayan!
*
Cosa ne pensate?
Nonostante qualche momento triste, spero davvero vi abbia fatto anche
ridere! Alla prossima! Ciao!
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