I've drowned and dreamed this moment;

di Apoikia
(/viewuser.php?uid=163616)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Andra Cynthia Deirdre Obscuroak ***
Capitolo 2: *** Brentwood ***



Capitolo 1
*** Andra Cynthia Deirdre Obscuroak ***


Louis aveva visto quella donna una sola volta, un giorno di pioggia, anni prima.

Era solo un bambino: non capiva come la sua presenza potesse mettere talmente a disagio i suoi genitori, certo, era stravagante ma in un modo che lo affascinava.

Quando il giorno dopo chiese ai suoi: "Quando torna la Signora?" loro rimasero a fissarlo sconvolti.

Il giorno dopo ancora si era completamente dimenticato della suddetta, non ricordava i suoi capelli rossi, i suoi occhi furbi e vitali nonostante le rughe pronunciate, non ricordava i suoi vestiti, i suoi medaglioni e il regalo che gli aveva lasciato prima di andarsene, nascosto precipitosamente da sua madre.

Una strana nebbia aveva avvolto il tutto senza che lui se ne accorgesse.

Quella nebbia divenne improvvisamente sottile con l'arrivo della posta, anni dopo.

La linea pronunciata tra le sopracciglia di sua madre, il ticchettio nervoso delle unghie di suo padre sul tavolo e quella strana tensione nell'aria non promettevano niente di buono.

Leggendo un foglio, che doveva aver stropicciato in precedenza per il nervoso, sua madre gli spiegò brevemente che Andra Cynthia Deirdre Obscuroak (deceduta alcuni giorni prima) gli lasciava tutti i suoi averi, tra cui un'abitazione, a un patto: doveva prendersi cura dell'animale domestico (di cui non era riportato il nome) e garantirgli un'esistenza agiata.

Quando Louis lo raccontò ai suoi amici loro pensarono fosse uno dei soliti scherzi del ragazzo a cui non mancava certamente l'inventiva.

Poi , venendo a conoscenza di maggiori dettagli, si resero conto che era tutto troppo ben congegnato anche per un tipo come lui.

Lui rimase piacevolmente stupito da tutte le loro domande.

Una settimana (circa) dopo l'interesse non era diminuito, anzi.

 

***

"Un brindisi per Louis e per la morte di Adrawa Cxinhkdhta Dede Obshkddhjroak!E per il maledetto gatto!"

Uno Stan decisamente ubriaco stava decisamente mettendo in imbarazzo Louis.

Era una novità per il ragazzo: di solito era lui che metteva in queste situazione le persone.

"Goooo Louis!Gooooo!Sei riccoooooooooooo!"

Se Stan non fosse stata l'unica persona di cui si fosse fidato sul serio Louis non avrebbe cercato di trattenere i suoi istinti omicidi.

Tutti in quella squallida discoteca di quella merda di città lo stavano fissando e per la prima volta in vita sua odiò essere al centro dell'attenzione.

Tappò malamente la bocca al suo migliore amico e lo portò di forza fuori per fargli andare un po' di ossigeno nel cervello.

Spostò la mano dalla bocca dell'altro solo quando questi cominciò a vomitare l'anima.

Un flash lo distrasse da quello schifo: un paparazzo stava palesemente cercando di avere una prima pagina interessante.

Louis non capiva come mai la gente si interessasse tanto a lui e alla sua storia: aveva ereditato un sacco di soldi?La donna deceduta lo conosceva a malapena?Avrebbe passato la sua esistenza a prendersi cura di un gatto?...e allora?Cosa c'era di così interessante?Perché cazzo continuavano a importunarlo?

Per fortuna di lì a poco si sarebbe trasferito: Doncaster cominciava a stargli stretta.

Certo che Stan gli sarebbe mancato un sacco, come le sue sorelle;

Sua madre non gli sarebbe mancata per niente: da quando lei e Mark avevano divorziato era diventata intrattabile, più del solito.

***

Louis stava impacchettando le sue cose quando sua madre fece irruzione nella sua camera, con un sorriso nervoso.

Il ragazzo si era preparato psicologicamente per quel momento.

Sapeva che sua madre non voleva lasciarlo andare, era una cosa palese, e di conseguenza si era preparato un discorso convincente per far durare le sue lamentele il minimo necessario.

Solo che fu inutile dato che la madre non gli parlò nemmeno mentre, con una strana consapevolezza negli occhi, appoggiò sul suo letto un medaglione, per poi uscire.

Louis fissò a lungo il vuoto, con la mente piena di perché, per poi concentrarsi sul medaglione che riconobbe immediatamente.

Era il regalo che gli aveva lasciato la donna defunta.

Louis lo prese in mano con timore e notò che aveva un'apertura.

Lo lasciò cadere per terra vedendo cosa c'era al suo interno: il ritratto di un ragazzo.

E Louis si spaventò perché quel ragazzo, mai visto prima nella realtà, era stato la sua ossessione erotica per anni.

Si accorse successivamente che all'interno di quello strano regalo doveva esserci anche una ciocca di capelli corti,color cioccolata,ormai sparsa sul tappeto.

Cercò di salvare il salvabile e indossò il medaglione nascondendolo sotto la maglia perché, davvero, non si addiceva al suo stile.

Infilò il suo computer portatile nella valigia e la guardò soddisfatto: era riuscito a farci stare tutti i suoi vestiti e le sue scarpe.

Un miracolo.

***
 

"No, mamma, non ho bisogno di te!Ho il navigatore satellitare!"

Louis scimmiottò la propria voce mentre cercava di guidare nonostante la pioggia che a malapena gli faceva distinguere la strada dal fosso che si trovava alla sua destra.

Per non parlare di quel pluridannato naviga-coso.

Per ben due volte aveva rischiato di finire in un campo fangoso ed aveva girato in tondo per quanto?Mezz'ora?

Louis tirò un pugno sul volante prendendo paura al rumore del clacson e si lasciò sfuggire una risata isterica,stava per parcheggiare e dormire in macchina quando il navigatore sentenziò un: "Arrivo!".

Louis si guardò intorno spaesato e la vide.

Quella era la sua nuova casa: ce ne avrebbe messo di tempo per abituarsi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Brentwood ***


Zalve a tutti!

Ci tengo a dire che sconsiglio vivamente questa fanfiction agli omofobi, alle persone con problemi di cuore, a chi non ama la nutella, a chi è facilmente impressionabile e...a chi non ha pazienza.Perchè io...ecco...diciamo che aggiorno a sentimento(?)
Diciamo che sconsiglio a tutti voi la lettura di questa fanfiction.
E non solo per la sua  trama assurda (che nemmeno io ho compreso appieno xD)

Questo è un capitolo di passaggio, i prossimi saranno più avvincenti (e più secsi), o almeno, lo spero. :')


 

-Elly

 

 

 

 

Louis si svegliò di soprassalto, cercando di trattenere nei minimi dettagli il sogno appena fatto.

Lo descrisse a Stan, mandandogli un messaggio, sapendo che l'altro avrebbe apprezzato.

Dopotutto non capita tutti i giorni di sognare di creare dei mostri mettendo delle gelatine nel Microonde.

Louis per primo non aveva capito la trama del sogno ma ne era rimasto profondamente divertito.

Ricevette poi una risposta abbastanza scontata: "ma ti sei drogato?".

Passando a questioni meno urgenti, il ragazzo si rese conto di non aver del cibo, di non conoscere la città in cui era

andato a vivere e di essere completamente solo.

Riordinando le informazioni, che aveva precedentemente spiluccato su Wikipedia, della città si ricordò che: si chiamava

Brentwood, era una cittadina dell'Essex, faceva parte dell'area metropolitana di Londra ed aveva 44.800 abitanti.

Sempre meglio di Doncaster, pensò.

Cominciò a ispezionare la varie stanze dato che la sera prima era stato troppo stanco per farlo.

In conclusione la casa era grande, elegante ed anche se era un po' inquietante con quelle statue, quei quadri e...a lui

piaceva molto.

Aveva pure un giardino immenso!

Certo avrebbe al più presto gettato nell'immondizia quelle tende, quelle lampade e altre cose che dovevano esser state

scelte da una persona con un gusto meno raffinato del suo ma per ora poteva conviverci, ecco tutto.

 

Nel caso Louis avesse dovuto fare una lista delle cose che odia, annoiarsi sarebbe stato al primo posto.

Forse è per questo che per la prima volta in vita sua fa le pulizie.

Certo le fa a modo suo, con la musica nel suo I-phone nuovo messa a massimo volume, sculettando a ritmo, ma lo fa.

Perse la cognizione del tempo, ricordandosi dell'orario solo con il brontolio della sua pancia.

Si mise i suoi vestiti preferiti, perché voleva dare una buona prima-impressione ai suoi nuovi concittadini.

Entrò in macchina senza una meta precisa e, vedendo un Irish Pub, si appuntò mentalmente di andare a
farci una visita nel 
prossimo futuro.

E, finalmente, trovò un posto carino nel quale mangiare.

Mentre addentava un panino, con l'aspetto di gran lunga migliore del suo sapore, sentì di aver qualcosa in sospeso, che

non riusciva a ricordare.

Ha già finito il panino, non senza aver fatto delle smorfie schifate, quando si ricorda del gatto.

Si dette mentalmente dell'idiota, andò a pagare alla cassa, e superò i limiti della velocità consentiti.

Tutto questo per un dannatissimo micetto.

Il fatto è che non se ne sarebbe preoccupato tanto se l'avesse visto.

Infatti, nonostante la sua esplorazione, del gatto non aveva trovato nulla, tanto da dimenticarsene.

Nemmeno una bavosa palla di pelo.

Non appena varca il cancello del suo giardino lo nota: è accanto alla porta e lo sta osservando.

Anche da quella distanza Louis riuscì a notare il suo sguardo, certo i felini hanno per definizione

uno sguardo enigmatico 
ma quello...quello li batteva tutti.

Forse perché lo stava fissando dritto negli occhi, forse perché a Louis quel panino aveva fatto male, sta di fatto che

quello sguardo gli fece venire i
brividi.

Mentre parcheggiava con le mani tremanti, sentì il medaglione scottare contro la sua pelle, all'altezza del cuore.

Si dimenticò quasi immediatamente di quelle sensazioni e prendendo la busta dei croccantini,

comprata in un negozio per 
animali nel tragitto, si avvicinò al micio con un sorriso.

Lui cercò davvero di farsi piacere a quest'ultimo ma vari graffi e tentativi vani dopo, rinunciò.

Si limitò a lasciargli un po' d'acqua e dei croccantini dentro a delle ciotole.

Il resto del pomeriggio lo passò a fare shopping, il suo Hobby preferito, anche se farlo da solo non era poi così bello.

Tornando a casa si riappuntò di andare poi a fare una visitina all'Irish Pub e a un negozio di vestiti che aveva

inspiegabilmente saltato.

Mentre cercava di portare i suoi nuovi acquisti dentro casa la solitudine lo colpì con la forza di un pugno ben assestato.

Nonostante questo non si pentì di esser andato a vivere lì, sapeva che non avrebbe avuto dei problemi a farsi dei nuovi

amici.

Si distrasse da questi pensieri vedendo il gatto che si dileguò al suo passaggio.

Rendendosi conto di non sapere il nome di questo, si addormentò cercando di trovargliene uno.

Quella notte non sognò di mostri e di gelatine: sognò il ragazzo che da anni lo “perseguitava” nel sonno.

Sognò dei suoi capelli ricci, delle sue labbra rosse e dei suoi occhi verdi.

Solo al mattino si rese conto di quanto quegli occhi fossero simili a quelli del felino.

Un attimo dopo si dette dello stupido, si stiracchiò, e ricominciò a pensare a un nome non troppo patetico per il gatto.

 

Per la seconda volta fece un'ispezione della casa, cercando qualcosa di interessante.

Notò che non c'erano televisori o computer ma almeno la corrente elettrica c'era.

Si soffermò a lungo nel bagno notando l'enorme vasca, guardandola doveva avere gli occhi a cuore.

Continuando il suo girovagare, dato che si stava annoiando, si mise ad elencare tutti i nomi adatti a un gatto in ordine

alfabetico.

"Aaron, Amber, Angel..."

Notò il gatto in fondo al corridoio e cercò di vedere se reagiva a uno di questi.

"Baby, Batman, Bear..."

Il gatto continuava a a fissarlo indifferentemente...

"Cowboy, Cream, Cuppycake!"

Proprio mentre pronunciava l'ultimo gli occhi verdi del gatto ebbero un guizzo.

"E che Cuppycake sia!"

 

Nonostante si rendesse conto di non aver speso così tanti soldi nella sua vita, Louis tornò a fare shopping.

Il fatto è che ne aveva ereditati davvero molti e lui non era molto bravo a controllarsi.

Andò in un negozio che doveva aver saltato dove c'erano dei pantaloni meravigliosi, per i suoi gusti.

La commessa era davvero gentile e gli dette dei buoni consigli, gli dette anche il suo numero, tra l'altro.

Louis, che non era molto interessato a lei, lo salvò comunque, dato che si sentiva un po' patetico a non conoscere

nessuno.

Quindi aggiunse il nome, che dovette richiedere alla ragazza, "Eleanor" nella sua rubrica.

Decise che nel fine settimana le avrebbe chiesto di uscire.

 

Ancora soddisfatto dai recenti acquisti, si premiò con una visitina all'Irish Pub.

Non appena entrò sentì un cambio repentino dell'atmosfera.

Lì dentro erano tutti allegri e...sbronzi.

Notò immediatamente il barista, un ragazzo che doveva avere all'incirca la sua età, con i capelli biondo-finto, e la

pronuncia tipicamente Irlandese.

Louis si trovò subito a suo agio con lui anche aiutato dai litri di birra che l'altro gli aveva fatto ingurgitare gratuitamente

perché gli stava simpatico.

Così aggiunse anche il nome “Niall” nella sua rubrica con la promessa dell'altro di fargli fare una giro “turistico” della

città.

L'Irlandese gli raccontò anche di strane leggende che continuavano a circolare sul passato della città.

Gli disse che il nome “Brentwood” deriva da “Burnt Wood": foresta bruciata.

Gli disse che c'erano varie leggende sull'origine di questo nome e che nessuna era particolarmente piacevole.

Forse gliene raccontò qualcuna ma Louis il giorno dopo aveva una mal di testa talmente forte da impedirgli di pensare,

di 
sicuro non lo aiutava a ricordare delle stupide storielle raccontate per spaventare i bambini...

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1361597