nobody like you

di Hi_imHarreh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** tutta colpa di un ritardo ***
Capitolo 2: *** quell'animo dolce ***



Capitolo 1
*** tutta colpa di un ritardo ***


Tutta colpa di quel ritardo

capitolo 1

Quella fu proprio una giornata di merda. Sì, di merda. Insomma, scusate il parolone, ma non si poteva definire con nessun’altra parola !

Non ero già abbastanza sfigata di mio, essendo una ragazza italiana che si era voluta trasferire in Inghilterra per l'università ( che come sappiamo è già difficile nel paese natale, figuriamoci in uno nel quale parlano addirittura una lingua completamente diversa dalla tua), e che viveva in un appartamento con due ragazzi gay che se la spassavano tutto il tempo ( ah, ed erano entrambi tedeschi, e le ''urla di piacere'' di un tedesco ti lasciano al quanto.... bhe, si intuisce) questo appartamento si trovava a due ore e mezza di treno dal college, e che ti costringeva quindi a svegliarti alle 5:30 di mattina tutti i giorni per poter arrivare in orario alle lezioni. No, questa mia sfiga naturale non bastava, quel giorno, nel quale avevo un importante esame, nonché il primo esame di università, si era messa pure la mia sveglia, nuova naturalmente, che per farmi un divertentissimo scherzetto aveva deciso di non suonare, lasciandomi dormire poco più del solito ( dato che ormai mi svegliavo abbastanza presto per l'abitudine) ma quel minimo che mi bastava per accorgermi dell' ora, disperarmi e urlare parolacce persino in coreano, e farmi uscire, facendomi dimenticare la borsa in casa, cosa della quale, ovviamente, mi accorsi solo quando dovevo pagare il tassista con i soldi che avevo nel portafoglio in borsa. Quest'altro simpatico inconveniente mi costò altri venti minuti e il triplo dei soldi che avrei dovuto spendere. Come potete ben immaginare, quando arrivai dentro la stazione il mio treno era ormai già più che partito, e il prossimo passava solo dopo un' altra mezzora.

Enormemente incazzata, decisi di aspettare facendo colazione, dato che in quella inutile fretta avevo dimenticato di mangiare, ma anche qui la mia carissima amica ‘’S’’ era dietro l'angolo, visto che erano in molti in ritardo quel giorno, e tutti e tre i bar della stazione erano più che pieni. Andai quindi in un cafè,  lì vicino.  Fortunatamente , stavolta, questo era,  letteralmente, vuoto, quindi mi sedetti al bancone pronta per la mia ordinazione, quando sentì il campanello della porta suonare. Mi girai, incuriosita, per vedere chi altro era stato costretto a venire in questo posticino sconosciuto dal mondo. A quel punto vidi che, purtroppo, quella dannatissima sfortuna non era finita, perché vidi lui, Harry Styles, uno dei  cantanti più in voga nella mia generazione. A quel punto dio solo può sapere quanto la mia mente ha peccato in quel momento. Non fraintendete, non pensieri positivi, bensì bestemmie e robe varie. Quel ragazzo, infatti, mi aveva reso l’adolescenza impossibile!! Era un cantante, il tipico figo che vince il programma più famoso della tele (XFactor ovviamente) e diventa l’idolo di tutte le ragazzine. Io non ero tra quelle, dato che ascoltavo musica del tutto diversa, ma al contrario tutte le mie compagne di scuola  lo erano, e siccome divenne famoso proprio l’anno in cui iniziai il liceo mi costrinse a passare questi cinque anni ascoltando le mie amiche parlare di come fosse fantastico e di quanto fosse perfetto e bla bla bla. Bene, ora, io, proprio io, me lo ritrovai davanti. Egli fece due passi e si sedette poco distante da me.  Che sia chiaro, non potevo dire che lo odiavo, manco lo conoscevo, ma in tutti i momenti peggiori , anche se non direttamente, lui c’era. Possiamo dire che era il mio ‘’portasfiga’’.

A quel punto la cameriera, che era poco più giovane di me, si avventò su di lui, senza considerarmi e senza prendermi quindi l’ordinazione. Ora sì che capivo perché quel posto era vuoto, se mettete come cameriera una cafona con l’ombelico di fuori che manco ti caga ci credo che non avete clienti.
Ormai era troppo, e senza badare alla gentilezza urlai alla tipa se poteva gentilmente servire me, ma quella, indovinate un po’, ebbe pure il coraggio di rispondermi dicendo che dovevo aspettare perché doveva finire di parlare con la sua amata star. Fortunatamente, dato che sarei stata capace di strapparle i capelli uno per uno,  a quel punto intervenne la ‘’star’’, che disse che non aveva fretta e che potevano parlare benissimo dopo. Allora mi girai e lo ringraziai con un sorriso e ordinai un cappuccino. Finalmente fui servita, bevvi tranquilla la mia colazione tanto aspettata, presi il portafoglio, feci per metterlo sul bancone per pagare quando mi cadde l’occhio sull’orologio che portava al polso Harry. Lanciai un urlo, e con un balzo da felino mi avventai sul suo povero braccio, facendo la figura della psicopatica, e controllai meglio. Purtroppo avevo visto bene la prima volta, ero nuovamente in ritardo. Senza più dire una parola presi la borsa e corsi via il più veloce possibile, riuscendo fortunatamente a prendere il treno. Fortunatamente si fa per dire, ovviamente, visto che avevo nuovamente dimenticato nella fretta il portafoglio al bar ed ero pure arrivata in ritardo per l’esame. Fui costretta quindi a rimanere seduta per cinque ore su una sedia fuori dall’ aula a fissare una poesia appesa sul muro di fronte a me e che, sebbene scritta in inglese, sapevo recitarla ormai a memora, persino al contrario!

E sì, se non ve ne siete resi conto tutti quegli immensi casini che mi erano successi quel dannatissimo giorno erano stati pure completamente invani, dato che l’esame lo avrei dovuto tenere il giorno seguente a causa del mio ritardo, quel fottutissimo ritardo di merda!

distruttta come non mai presi il treno e.....
 

*spazio autrice*
spero tanto che vi piaccia è la mia prima ff!!
lo so che forse farà schifo ma io ci ho provato :)
se volete lasciate una recensione! GRAZIE MILLE <3 <3

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Capitolo 2
*** quell'animo dolce ***


Distrutta come non mai, ripresi il treno, feci nuovamente quel lunghissimo viaggio, depressa, passando le due ore pensando a quei tremendi fatti che erano accaduti. Scesa dal treno, mi ricordai dal portafoglio          ( cosa miracolosa dato il livello di stanchezza che avevo addosso) , e ritornai quindi al cafè nel quale ero stata quella mattina, ma, grandiosa novità, non c’era, e insieme a lui era scomparsa pure quella buzzurra della cameriera! Ecco, come non detto, quella sottospecie di essere umano non solo aveva contribuito a rendermi la vita impossibile, ma mi aveva pure fregato il portafoglio! Ora basta, non me ne fregava più niente, volevo solo prendere il taxi e tornare a casa, ma il punto era, con che soldi lo pagavo se mi avevano rubato tutto?! Mi toccò pure andare a casa a piedi, cosa che non contribuì per niente a rallegrare il mio morale. Comunque ormai era tutto finito, ero a casa, con  il pigiama ben rimboccato nelle calze, i due coinquilini erano andati in un pub fuori quindi forse sarei riuscita a chiudere occhio finalmente, quando ecco che sentì girare le chiavi nella serratura. Era Shmitd, uno dei due tedeschi, che aveva dimenticato il cellulare. Fortunatamente se ne andò subito, ma prima di uscire mi avvertì che c’era un tipo, giù in strada, che gli aveva chiesto di me.  Poi chiuse la porta, senza salutare, il maleducato. Ero certa al cento per cento che si trattasse di uno scherzo, ma siccome non avevo nulla da fare  e non riuscivo a chiudere occhio , nonostante le enormi quantità di sonnifero che avevo appena preso, scesi in strada. Il tedesco questa volta non mi aveva giocato uno scherzo, c’era veramente una persona: era di spalle, alto, con i capelli un po’ lunghi. Subito chiesi allora ‘’ excuse me?’’ ( adoravo dirlo, era una delle frasi dell’ inglese che preferivo) e questa misteriosa persona si girò e vidi finalmente il suo viso. E indovinate un po’ chi era? Harry. Sì, di nuovo lui, Harry Styles! Senza sapere bene il motivo, forse per disperazione, appena vedi la sua faccia perfetta scoppiai un risata isterica, che mi rese ai suoi occhi definitivamente fuori di testa. Il poverino aspettò che finissi questa esplosione di pazzia, e poi, con un sorriso , che mostrò quelle fossette tanto fastidiose ( non che non ami le fossette, ma le mie amiche mi avevano tempestato le mattine con la descrizione di quelle dannatissime fossette, e ormai non le sopportavo più) , mi porse il mio portafoglio. Di colpo smisi di fare la cretina e il mio viso tornò serio. Presi l’oggetto, feci per ringraziare ma prima mi accorsi dell’enorme figura che avevo appena  fatto: ero in mezzo alla strada con i capelli legati da una mollettona della barbie, il mio pigiama a pois blu rimboccato nei pantaloni che a loro volta erano rimboccati nei calzettoni di lana, bucati sul pollice, ovviamente, e fino a qualche secondo prima ridevo come una isterica. Come se con un riflesso interiore, afferrai il povero ragazzo per la maglia e lo buttai con forza dentro la porta. Mi guardò con due occhi sbarrati, un tantino terrorizzato, ma subito lo tranquillizzai con un’altra risata, più normale della precedente, però. Senza aggiungere parole lo invitai ad entrare in casa. Entrammo, e subito notò le riviste scandalose dei miei coinquilini posate sul tavolo, e con una battuta mi spinse a metterle via ( ormai non mi preoccupavo più, con le numerose figure di merda che avevo fatto quel giorno, quella era la meno tremenda). Gli offrii una tazza di caffè, e finalmente lo ringraziai per avermi riportato il portafoglio. Iniziammo a parlare, principalmente sulla mia ‘’meravigliosa’’ giornata. Lui mi disse che era riuscito a scoprire dove abitavo perché avevo lasciato i documenti nel portafoglio e aggiunse che si sorprese molto quando scoprì che non ero italiana, leggendo il mio nome sulla carta di identità, dato che parlavo un inglese perfetto, e io  gli spiegai che i miei non erano seri problemi mentali, ma solo seri problemi di sfortuna. Scoppiammo a ridere insieme per una battuta che aveva fatto sulle mie calze, che ancora speravo non avesse notato. Mi alzai per mettere via le tazze, ma scivolai di colpo, ma subito Harry mi afferò. Alzai lo sguardo per ringraziarlo,e i nostri occhi si incrociarono: vidi quanto erano belli i suoi enormi occhioni verdi. Sorrise di nuovo, e notai di nuovo le due odiose fossette, che però questa volta erano meno fastidiose, anzi, iniziai a capire perché le mie compagne ne erano tanto appassionate. Ci riguardammo negli occhi, sorrisi anche io, e…. bum, crollai. Sì avete capito bene, nessun bacio. Quella perfetta scena romantica da film fu interrotta da quei cazzo di sonniferi dei quali mi ero imbottita prima. Merda, non mi sono mai fidata delle medicine, e quella era la prova che confermava la mia teoria! 
Ora la scena era questa: io, con un pigiama orribile e i capelli da schifo che dormivo , naturalmente con la bocca aperta che emetteva dei versi degni dei russi di Shrek, addosso a un cantante ultra famoso  e ultra carino che mi aveva reso per qualche minuto la giornata meno merdosa di quel che era! Mi prese allora in braccio e mi portò a letto in camera mia ( per fortuna aveva capito che la mia non era quella dei due gay, che era tappezzata di uomini in slip o peggio ancora senza manco quelli. La mia mente era abbastanza deviata, sarebbe stato un trauma troppo grosso svegliarmi lì dentro), e, per qualche strano motivo, rimase lì in camera con me ( la mia camera era ovviamente un casino, mutande e reggiseni dappertutto, scatole di assorbenti sulla scrivania e una pila di vestiti da lavare poco dopo l’entrata. Dopotutto, intelligentemente,  non avendo etero in casa, non vedevo che motivi avevo per tenere le cose in ordine dato che nessuno sarebbe mai dovuto entrare in quella stanza), seduto su una scomodissima sedia. Rimase li a fissarmi per tutta la notte, anche se tutta la notte è esagerato, dato che dopo poco si addormentò pure lui.
Mi svegliai qualche ora dopo, fortunatamente questa volta la sveglia si era decisa a suonare. Naturalmente non ricordavo nulla della sera prima, o almeno, se ricordavo qualcosa ero sicura di averlo sognato, ma quando mi alzai per stirarmi lo vidi: era li, seduto ricurvo, con le braccia incrociate, il collo a novanta gradi e la bocca aperta ( scoprì con piacere che non ero l’unica a russare). Gridai subito un fortissimo ‘’ Oh    Mamma ’’  che lo svegliò di scatto, spaventandolo. A quel punto mi accorsi dell’ ora e iniziai a vestirmi lì davanti mentre lui si stiracchiava e si svegliava del tutto. Non mi vergognavo molto, dopo tutto era una star, non ero di certo la prima donna che si mette un reggiseno che vedeva, quindi , con un tempo da record, mi vestii e corsi in bagno a lavarmi i denti e a darmi una truccata. Purtroppo anche questa giornata cominciò male, visto che Nietich, l’altro coinquilino, aveva litigato con Shmidt e ora era chiuso in bagno a piangere. Non era la prima volta che succedeva, quindi sapevo già che prima della loro pace sarebbe passato un bel po’ di tempo. Non mi disperai più di tanto, però, visto che la sera prima avevo preparato la sveglia per suonare un po’ prima, e tornai quindi in camera, dove trovai harry intento a leggere le scatole di lines che ricoprivano la scrivania. Gli chiesi il motivo per cui era rimasto a dormire da me, e lui rispose che era perché non voleva ritornare a casa la sera perché i paparazzi neavrebbero fatto una storia tremenda. In quel momento ero felice di non essere famosa, mi ero sempre chiesta come una star potesse sopportare il livello di stolkeraggio dei giornalisti! Sentì poi la porta del bagno aprirsi e mi precipitai quindi a terminare di prepararmi. Una volta pronta, Harry si  offrì di portarmi alla stazione con la sua auto. Ovviamente accettai, avevo speso troppo il giorno prima in taxi. Una volta arrivati mi fece un imbocca al lupo, e io salii sul treno fissandolo dal finestrino sol sorriso stampato in faccia.



*IMPORTANTE LEGGETE*
lo so che a prima vista pare un mattone da leggere ma il prossimo
sarà piu corto e anche piu facile alla lettura.


*spazio autrice*
spero tanti vi sia piaciuto e se volete che continui lasciate una recensione
Grazie mille *W* <3

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