Life on the MCR's Tour Bus

di Martunza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Monday ***
Capitolo 2: *** Who Are My Chemical Romance?! ***
Capitolo 3: *** Coffee ***
Capitolo 4: *** New York by Night ***
Capitolo 5: *** Before Let Go... ***
Capitolo 6: *** On The Road... ***
Capitolo 7: *** Everything Burn ***
Capitolo 8: *** A Bittersweet Revenge ***
Capitolo 9: *** I Want Explain, Or Say I'm Sorry ***
Capitolo 10: *** Stellar ***
Capitolo 11: *** Leave It All Behind ***
Capitolo 12: *** Being Real ***
Capitolo 13: *** Chinese's Food ***
Capitolo 14: *** Goodbye ***
Capitolo 15: *** Writer ***



Capitolo 1
*** Monday ***


Il suono squillante della sveglia penetrò nelle orecchie di Susie facendola sobbalzare.
Raccolse tutte le sue forze e rotolò giù dal letto. Odiava il lunedì. Con tutto l’odio che una persona può avere in corpo, lei l’odiava.
Si fece velocemente una doccia tentando di non svegliare Carl, che si era fermato a dormire a casa sua, nonostante lei gli avesse espressamente detto che non era il caso.
Pertanto, non si fece troppi problemi ad entrare di nuovo in camera e vestirsi, non aveva tempo di pensare a lui, andava di fretta. Optò per un semplicissimo golfino blu e una gonna non troppo aderente nera, scarpe con tre centimetri di tacco, molto sobria, pensò guardandosi allo specchio.
Ma alla fine questo era quello che era Susie, una ragazza se pur giovane, molto precisa e ordinata.
Non aveva ancora finito gli studi di giornalismo all’università, era appena ventitreenne, eppure era già riuscita a trovare un lavoretto in una rivista relativamente famosa, di musica.
Il suo lavoro era abbastanza facile, doveva solo recensire i nuovi gruppi in uscita che potevano far si che i teen-agers comprassero la rivista.
Buttò un occhio all’orologio, era un orologio molto bello, il collarino fine e con un piccolo quadrante rotondo, era stato un regalo di Carl, proprio per festeggiare l’assunzione alla rivista.
Susie si riscosse dai suoi pensieri e si rese conto che era veramente in ritardassimo, doveva correre.
La ragazza fu costretta a dover accettare l’idea di non poter fare colazione con calma con i suoi soliti cereali e bere il caffè in tutta calma, si sarebbe dovuta accontentare di una merendina piena di grassi e di un caffè che sapeva di acqua marcia alle macchinette,quando sarebbe arrivata al lavoro.
S’infilò velocemente la giacca e uscì.

New York era una città grande e strana, non era affatto facile vivere in quella realtà cosi veloce secondo Susie.
Lei era cresciuta in un piccolo paesino lontano dalle grandi città, e aveva vissuto li per quasi tutta la vita, aveva deciso di trasferirsi e cercare un monolocale a New York solo per frequentare più comodamente l’università, e le era andata abbastanza bene, fin ora.
Una casa piccola ma graziosa a un tasso di vita sostenibile, un lavoro che le consentiva di pagare le bollette ma che non lasciava spazio a molto altro, però non era male come inizio, e per finire un fidanzato che la riempiva di attenzioni… forse anche troppe.
La cosa che più colpiva secondo lei di una città come New York era quanto tutto fosse così gigantesco, colossale, imponente.
Susie ricordava molto bene i primi tempi in cui si era trasferita nella grande mela, passava la maggior parte del tempo a gironzolare per il suo quartiere e dintorni, ad ogni vetrina si fermava affascinata da tutte le meraviglie che solo una città come New York poteva contenere. Un'altra cosa che l’aveva molto colpita all’inizio era la totale indisposizione delle persone verso il prossimo. Nei bar i camerieri erano frettolosi e sgarbati, non avevi tempo di decidere con calma cosa prendere per fare colazione o ti sbrigavi o perdevi il giro, e così anche in tutto il resto delle cose.
La gente camminava veloce per strada, e la cosa buffa è che nessuno in realtà si rendeva conto che stesse letteralmente correndo, se glielo facevi notare ti rispondevano che no, stavano camminando a passo sostenuto.
Per non parlare poi dell’incubo di chiedere informazioni, in quelle maledette strade senza nomi. Susie davvero non capiva come facesse la gente a orientarsi. I primi tempi in cui si era trasferita a New York si era limitata solo a fare piccoli giri per il quartiere, prendere coscienza di quello, e poi sarebbe venuto il resto. Sorrise ricordandosi di come si allenava a ripetere i nomi delle strade in cui doveva andare o era già stata, le imparava come aveva imparato alle elementari a recitare le tabelline.
Dio, sembrava passato un secolo.
Finalmente arrivò sotto il grande palazzo dove al 25° piano si trovava il suo ufficio, con la sua bella scrivania stracarica di tutte le carte che aveva felicemente abbandonato li il venerdì sera.
Salutò frettolosamente Jack, il suo capo; e Grace, la sua assistente non che la ragazza che correggeva tutte le bozze preparate da lei, era diciamo come una specie di “baby-sitter” per Susie, lei aveva il compito di rifare tutto ciò che faceva Grace, la quale però fortunatamente si era dimostrata da subito molto disponibile ad ascoltarla e ad appoggiare le sue idee.

Susie ricordava perfettamente anche come fossero stati stressanti per lei i primi tempi in ufficio, era eccitatissima all’idea di avere un vero lavoro in un ufficio,e per di più a New York!
Ma d’altra parte non si sentiva affatto pronta a sostenere quel tipo di responsabilità…
I primi tempi in particolare, il lavoro era durissimo, non si trattava più del giornaletto scolastico dove bastava recensire un paio di CD e ti dedicavano la pagina, lì si faceva sul serio, ed erano tutti disposti ad aiutarla, ma anche lei doveva fare la sua parte.
Susie ricordava fin troppo bene le notti passate inchiodata alla scrivania mangiando un panino e fumando come una turca con Grace,cercando di decidere cosa pubblicare e cosa no…
Fino ad allora non si era minimamente resa conto di quanto lavoro ci fosse dietro a una vera rivista, altro che pomeriggi a litigare sulla copertina di uno stupido giornalino di dieci pagine, li si trattava di decidere cose che avrebbero letto centinaia e centinaia di persone!
Tutto, dalla più insignificante virgola al titolo di copertina, veniva discusso e ridiscusso fino a che non si era trovata la soluzione migliore, fatto ciò veniva comunicato a Susie, che doveva rimediare…
La ragazza in teoria doveva solo revisionare le bozze, correggere gli errori e passare il tutto a Jack, che poi si occupava del resto, negli ultimi tempi però, dato che Susie non riusciva proprio a non mettere troppo di suo nel correggere le bozze, Jack aveva deciso di lasciarle un piccolo spazio, dove la ragazza potesse recensire qualcosa, o fare un articolo su un gruppo emergente…
E così era diventata a tutti gli effetti una giornalista.
Il suo lavoro la prendeva sempre di più e non era più solo un semplice hobby che serviva anche per arrotondare lo stipendio, mano a mano che andava avanti Susie sentiva crescere la passione e la voglia di sapere dentro di se… Dopo tanto tempo, sentiva la voglia di conoscere, di cercare, s’interessava davvero… Non era più solo un lavoro oramai…
Ovviamente questa era la parte bella del suo lavoro, poi veniva l’altra…
Le notti in bianco a finire il lavoro, l’incredibile stress, il sempre maggior tempo che questo lavoro toglieva all’università… Scosse la testa, non era più il momento di pensare a certe cose, era andata com’era andata,non serviva a niente guardarsi indietro.

Susie si accasciò sulla sedia, guardando demoralizzata la pila di fogli che aveva lasciato Grace sulla scrivania, strizzandole l’occhio e sussurrando: "Si sente che è lunedì, eh?" e Susie aveva risposto solo con un sorriso poco convinto.
Sospirando, si mise a leggere tutto ciò che aveva lasciato in sospeso lunedì.
Dopo aver letto e riletto degli appunti presi per recensire l’uscita di un nuovo album di una band a lei sconosciuta, dopo aver revisionato e corretto un pezzo da passare poi a Grace per ulteriori modifiche e dopo aver discusso con Jack di come lei voleva presentare un articolo e di come invece lui no chiuse la conversazione frettolosamente giustificando il suo atteggiamento con un bisogno inimmaginabile di caffeina. Fece un bel respiro, e si rituffò in mezzo a tutte le sue scartoffie.
Con un grande sforzo e buona volontà, Susie riuscì ad arrivare miracolosamente alla pausa pranzo, con l’aiuto di una decina di caffè bevuti in fretta e furia senza essere vista da Jack, che ogni volta le raccomandava di non berne così tanto, che le avrebbe fatto male eccetera.

Era quasi ora di chiudere, così Susie decise che si sarebbe potuta concedere un attimo di riposo.
Stava controllando la posta elettronica quando Jack, decisamente allegro, si scaraventò letteralmente sulla sua scrivania, e si mise a urlare con una faccia da invasato: "SUSIEEE, SUSIEEE, SUSIEEE!!!"
La ragazza fece un salto all’indietro,terrorizzata dall’ inquietante scena che le si era appena presentata, quando arrivò trafelata Grace che senza neanche degnarla di uno sguardo si mise a parlare con Jack dicendo che aveva appena finito di parlare con un tale, e che l’appuntamento era fissato per il giorno dopo alle 15.00 precise.
Susie sempre più interdetta, e ormai quasi sull’orlo di una crisi di nervi, chiese esasperata se qualcuno fosse stato così gentile da informarla in meno di 300 parole di cosa accidenti stesse succedendo li dentro.
Si offrì di farlo Jack: "E’ molto semplice cara Susie-esordì-io e te domani dobbiamo essere alle 15.00 precise nell’ufficio di un mio superiore, che tu non conosci, per parlare di una cosa importante, che se va in porto sarà un vero scoop e un enorme passo in avanti per la società intera". Sorrise. Susie era sempre più spiazzata, ma si limitò ad annuire con la testa. Si avvicinava sempre di più la fine della giornata, e ora come ora l’unica cosa che voleva era un letto dove poter sprofondare e non rialzarsi mai più.
L’indomani sarebbe dovuta andare col suo capo nell’ufficio di un suo superiore, e allora?
Sia Jack che Grace sembravano abbastanza eccitati all’idea che la cosa "andasse in porto", segno che non doveva essere poi qualcosa di cosi brutto. Decise che non se ne sarebbe preoccupata fino al giorno dopo, era veramente a pezzi.

Tornata a casa vide che Carl le aveva lasciato un bigliettino chiedendo com’era andata la giornata e di chiamarlo appena tornata a casa, Susie optò per un messaggio nel quale si limitava a ringraziare per il bel pensiero e assicurare che stava bene, ma troppo stanca per parlare, l’avrebbe chiamato il girono dopo.
In teoria per quella sera si era ripromessa di finire un libro per l’univeristà, che in realtà doveva essere già finito e assimilato perfettamente da circa due settimane, ma Susie era veramente esausta dal lavoro per potersi concentrare anche su quello.
Si chiese se quel maledetto lavoro al giornale fosse veramente la cosa migliore per lei.
Certo le piaceva, le piaceva la gente con cui lavorava e anche un po’ quello che faceva, anche se sperava di non continuare così per sempre. Solo che il lavoro le portava via parecchio tempo che invece avrebbe dovuto dedicare allo studio,se voleva veramente laurearsi entro i 26 anni d’età.
All’inzio era partito solo come un ingaggio per assicurarsi di mantenere la casa e di colmare la restante parte della rata per l’università che non veniva coperta dalla borsa di studio, ma ultimamente si era lasciata prendere sempre di più, e stava accantonando un po’ lo studio… e Carl faceva il resto.
Rassegnata all’idea che anche quella sera non avrebbe toccato libro, si preparò un insalata che consumò guardando distrattamente il telegiornale, dopo di che lavò velocemente i piatti sporchi, si mise il pigiama, si lavò i denti e finalmente, finalmente, andò a dormire.

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Capitolo 2
*** Who Are My Chemical Romance?! ***


Il giorno dopo Susie si svegliò presto,aveva dormito poco e male,evidentemente era più nervosa del previsto per l’incontro del pomeriggio.
Decise di prendersela con comodo,Jack le aveva detto che poteva arrivare occasionalmente un po’ in ritardo,pur che fosse in ordine e pronta a lavorare.
La ragazza si mise davanti allo specchio,cercando di assumere le sembianze di una che poteva definirsi in ordine. Non riuscì a trattenere una risata:era in pigiama,senza trucco,con i capelli che se si voleva definirli "disordinati" lo si faceva solo per compassione… Con ancora un sorriso sulla faccia,fece quei cinque metri che separavano la camera da letto dalla cucina. Fece colazione e si lavò.
La scelta dell’abbigliamento quella mattina fu un operazione abbastanza delicata. Jack aveva tralasciato ogni tipo d’indicazione sui vestiti,confidando nel buon gusto della ragazza.
Alla fine Susie si decise per dei pantaloni neri e una camicia rossa abbinata con gli orecchini e con la borsa. Decise di lasciare i capelli sciolti che le davano un aria forse meno professionale,ma se non altro sarebbero stati in grado di nasconderle il viso se si fosse trovata a averne bisogno… Di certo non si poteva dire che non fosse una che prendeva in considerazione ogni eventualità.

Tutto sommato arrivò in ufficio non troppo dopo il suo solito orario d’arrivo.
Si diresse come sempre verso il suo ufficio dove trovò ad accoglierla Grace,che la indirizzò verso il piccolo soggiorno adibito a "camera caffè" ossia dove i dipendenti potevano andare a prendersi una bibita e a fare una pausa,dove,a quanto pareva,Jack la stava aspettando.
Susie si diresse verso la piccola stanza,e affacciandosi si trovo davanti una scena ai confini della realtà: il suo capo accucciato sullo scomodo divanetto della camera,che guardava con occhi adoranti il suo piccolo bicchiere contenente l’acqua tinta che qualcuno aveva ancora la faccia tosta di chiamare caffè e una merendina,allettante come i pasti che da bambina serviva al suo cane.
La ragazza vedendo Jack buttato li cosi,e che per di più dopo aver posato il bicchiere sul piccolo tavolino di fronte a lui,si stava anche appisolando,non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere in una sincera risata.
Jack aprì gli occhi di scatto facendo un balzo giù dal divano,rendendosi conto che era solo la sua dipendente però,si tranquillizzò e si unì alle sue risa. "Mi hai fatto prendere un colpo Susie!!Vedi di non farlo più,o sarò costretto a diminuirti lo stipendio!!" Questo servì solo a far ridere di più la ragazza,che si accomodò sul divanetto,seguita dal capo.
Questa era sicuramente la cosa che più la ragazza amava di Jack,il fatto che sapesse essere una persona molto responsabile e seriosa,ma anche pronta a farsi due risate tra colleghi se se ne presentava l’occasione… Ed era grazie a questo atteggiamento che Susie era riuscita a inserirsi bene nella società.

Dopo aver riacquistato lucidità e calma,si girò verso il capo aspettando che le fornisse più informazioni su quel che sarebbe successo di li a poche ore. Le piaceva sapere le cose il prima possibile,cosi da poter avere il tempo di organizzarsi nel migliore dei modi e con la massima calma,così da aver il tempo di far bene tutto. Era una cosa fondamentale per lei.
Aspettò che anche Jack si fosse ricomposto,e si mise in ascolto.

Il ragazzo le porse un foglietto stropicciato che aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni,c’erano scritte sopra tre parole,più che scritte scarabocchiate:"My Chemical Romance",lesse Susie,un po’ perplessa. Alzò lo sguardo verso Jack,che invece sfoggiava un sorriso smagliante.
"Terzo album in uscita,anticipato dal singolo "Welcome To The Black Parade",i My Chemical Romance hanno raggiunto il top delle classifiche grazie al precedente CD,che dopo è stato rimesso sul mercato con due DVD con interviste alla band e video. Tra appena un paio di settimane i MyChem dovrebbero partire per un mini tour nel nord America,per la promozione del nuovo album,la durata del tour e le tappe non sono ancora tutte e la maggior parte di esse sono provvisorie,ma si stima un quantitativo di tempo non superiore ai tre mesi,se le serate hanno successo,come si prevede che sia". Jack finì il suo caffè aspettando che Susie dicesse qualcosa. Quest’ ultima invece non poteva che guardare il foglietto che teneva in mano e poi il capo,e viceversa,cercando di capire che centrasse lei in tutto questo.
Vedendo al ragazza così smarrita,Jack decise di darle una mano:"Susie-disse-è con loro che abbiamo un appuntamento questo pomeriggio,voglio che tu faccia un intervista al cantante principalmente ma se puoi raccogli anche qualche risposta dagli altri componenti del gruppo e,se ne esce qualcosa di valido,hai la terza pagina… Capisci? E’ un bel passo avanti dai quarti di pagina che ti lasciavamo fino a qualche mese fa! Non sei contenta?".
Più che contenta la ragazza non poteva credere alle sue orecchie:a parte il fatto che non aveva mai neanche sentito nominare quella band,non riusciva a capacitarsi del fatto che Jack e tutti gli altri avessero voluto affidare a lei quel compito non da poco… Ma ciò non poteva che onorarla. Si riscosse dal su stato di trance,fece un sorrisone a Jack e rispose con tono deciso che avrebbe fatto del suo meglio per ottenere una bella intervista. Il capo,soddisfatto della convinzione della ragazza,la congedò.

Se da una parte Suise era eccitata all’idea della possibilità di fare un salto di qualità nel campo lavorativo,era assolutamente terrorizzata dal fatto che lei questi benedetti My Chemical Romance,non li aveva mai sentiti nominare.
Appena tornata in ufficio si scaraventò sulla scrivania,collegandosi a Internet e benedicendo chiunque avesse inventato Google.
Iniziò cosi la sua ricerca,sperando di ottenere più materiale possibile,o almeno tentare di memorizzare i nomi dei componenti della band,e cercare delle foto per essere in grado di identificarli.Dopo ore di ricerche nei siti più bizzarri Susie venne a sapere molte cose sulla band ma decise di sintetizzare il tutto e memorizzare solo le cose che le erano indispensabili per un primo incontro con la band,dando l’illusione di conoscerli da sempre. Si sforzò di tenere a mente che:
-I My Chemical Romance[abbreviati con il nome di MyChem] si erano formati poco dopo il 2000,grazie all’attuale cantante Gerard Way e l’ex batterista Matt Pelissier.
-C’erano state delle modifiche tra i componenti della band,era stato sostituito il batterista,rimpiazzato dall’attuale Bob Bryar e l’aggiunta del secondo chitarrista Frank Iero e del bassista,nonché fratello minore del cantante,Mikey Way.
-Fra le collaborazioni più significative con le altre band,spiccava quella con i The Used,che erano andati in tour con la band,e in seguito il menager dei MyChem era diventato anche il loro.
-In seguito alle buone vendite del secondo album,la band aveva continuato a promuovere anche i singoli che li avevano resi famosi,si ricordano titoli come "Thank You For The Venom","Helena" e "I’m Not Okay".
E poi,una vera chicca…
-Tra i generi con cui venivano etichettati,i più ricorrenti erano Punk,Emo,Rock,Pop,Metal.

"Praticamente tutti,esclusi rap,hip-hop,r’n’b,regge,jazz e la musica classica", dedusse Susie,generi a cui la rivista non lasciava molto spazio,ma era fondamentale per la ragazza fornire il nome di un genere di musica in cui poter ritrovare quella maledetta band,più leggeva meno capiva.
Venivano citati troppi generi,come si faceva a classificarli? La ragazza maledì tra se e se sia chiunque si fosse inventato tutti quei gruppi e sotto gruppi assurdi,sia quella maledetta band che le stava rendendo la giornata impossibile. Un'altra volta l’assalirono i dubbi,iniziò a chiedersi subito se era il caso che venisse lasciata l’intervista a lei,era sicura che avrebbe combinato un guaio.
Si chiese perché ultimamente Jack provasse sempre più gusto ad affidarle recensioni su tutte band di cui lei ignorava l’esistenza,ma si rendeva anche conto che era un ottima scuola,le faceva imparare in fretta l’essenziale su vari gruppi,solo che di tutte quelle che Susie aveva conosciuto da quando era entrata a far parte del giornale,quella era decisamente quella che meno si adattava al suo genere.
La ragazza amava molto la musica e purtroppo era una delle tante passioni che stava accantonando per dedicarsi sempre maggiormente al lavoro.
Suonava il piano quando era alle superiori,e il tipo di musica che ascoltava era un pop non molto commerciale ma tranquillo,e un po’ di folk,suonando anche il piano era evidente poi che aveva una grande cultura in fatto di musica classica.
Che poteva avere da spartire con questo tipo di musica così aggressiva,rude,che era basata sui suoni esagerati di chitarre e più che cantare sembrava che quel povero cantante lo stessero strozzando…?
E poi tutto quel sangue,quel dark… No non le piaceva per niente… Perché Jack le aveva fatto questo colpo basso?
Beh,in ogni caso il lavoro era lavoro e lei non poteva certo tirarsi indietro ora che Jack le stava offrendo un cosi buon trampolino di lancio nel mondo del giornalismo… Forse ci stava ricamando troppo sopra,ma in fondo era stato lui a dire che se faceva un bel lavoro otteneva la terza pagina,no? Doveva solo dimostrare che poteva scrivere un buon pezzo anche su qualcosa di estremamente diverso da quello che era il suo genere,cosa che comunque un buon giornalista doveva saper fare,e una volta dimostrato quello,era andata.
Susie finì di stampare tutto ciò che le serviva per un ripasso generale all’ultimo minuto e,visto che era arrivata l’ora della pausa pranzo,uscì dall’ufficio con Jack e si diressero nell’altra sede del giornale,che non distava molto da li.

Si fermarono a prendere un hot dog e a consumarlo mentre camminavano verso la loro destinazione,chiacchierando del più e del meno,degli ultimi migliori articoli in campo di musica,dei bei gruppi emergenti usciti in quel periodo e discutendo anche di possibili gruppi su cui poter scrivere degli articoli,per i prossimi numeri.
Dopo un po’ si spostarono anche su un piano più privato,nonostante la ragazza non lavorasse al giornale da moltissimo,tra lei e Jack c’era sempre stato un rapporto sicuramente sincero e rispettoso l’uno per l’altra ma mano a mano Susie aveva anche cominciato a considerarlo come un amico,anche se al di fuori dell’orario di lavoro non si vedevano praticamente mai,a parte per qualche raro party al quale era invitata a presenziare anche lei.
Nonostante questo,la ragazza sapeva che Jack era da poco uscito da un matrimonio difficile,padre di due figli,ora poteva vederli veramente poco,erano affidati alla madre dati i suoi orari di lavoro assolutamente improponibili davanti a un tribunale che doveva decidere a chi affidare due bellissimi gemelli[Jack aveva una loro foto sulla scrivania,e ogni volta si soffermava a guardarla con occhi pieni d’amore]e purtroppo o per fortuna Jack preferiva concentrarsi sul lavoro in quel periodo,Grace giurava di non vederlo così attivo persino di lunedì mattina da secoli,hem a parte quella piccola svista della mattinata.
Secondo Grace era la moglie a esaurire il loro capo,aveva raccontato a Susie di averla conosciuta in una cena tra colleghi di lavoro per festeggiare l’uscita di un numero della rivista importante e che questa si era mostrata poco disponibile e scontrosa,una persona poco amichevole e molto stizzosa nei confronti degli altri.
In compenso Jack non era affatto così e il coraggio con cui stesse affrontando l’intera vicenda serviva solo ad aumentare la stima che avevano di lui Susie e Grace,come del resto tutti gli altri colleghi.
Anche lui però sapeva cose della ragazza che magari lei aveva solo accennato di sfuggita a Grace,del suo rapporto con Carl,di come delle volte sentisse una città come New York troppo grande per lei,e tutte cose di cui in genere la ragazza preferiva non parlare,avendo paura di non essere compresa,o di essere derisa.

Tra una battuta e una discussione più seria,i due erano finalmente arrivati davanti al palazzo dove dovevano incontrare prima il loro superiore,e poi anche la band. Davanti alle grandi porte a vetro che si aprivano automaticamente,Jack le chiese se si sentisse pronta. Susie lo guardò per qualche attimo prima di rispondere.
Si sentiva pronta?...No.
"Sì"mentì.
Lui sorrise."Che bugiarda che sei"le disse,continuando ad avere quel sorriso sulla faccia però.
Lei fece una risatina nervosa e gli diede un colpetto sulla spalla,per gioco.
Fecero un respiro profondo,e varcarono la soglia.

L’ufficio del superiore di Jack era decisamente assai più grande del suo.
La segretaria disse di aspettare cortesemente nella sala d’attesa,il signor Collins li avrebbe ricevuti appena si fosse liberato.
Dopo qualche minuto,sentirono la profonda voce del capo di Jack chiamare forte:"Vieni avanti,ragazzo!!" Jack si lasciò sfuggire una risatina sinceramente divertita e si apprestò ad entrare nell’ufficio.
Fece qualche passo e si rese conto di non essere seguito dalla ragazza,che era rimasta pietrificata sulla soglia,incapace di muovere un passo.
Jack allora tornò indietro,la prese delicatamente ma con fare deciso per il braccio portandola verso al porta e l’aprì. Fece un piccolo sorriso divertito e con un piccolo inchino disse:"Dopo di lei,madame".
Susie fece un respiro profondo.
Ed entrò.


P.S. Martunza:
Ciau a tutti!^^
Ringrazio tutte le persone che hanno letto e commentato la mia storia,sono contenta che vi sia piaciuta,e spero che possiate dire lo stesso anche di questo secondo capitoletto!
Vi assicuro che è l'ultimo capitolo "di stallo",dal prossimo faranno la loro apparizione i MyChem,e si prevedono scene tragi comiche,all'insegna di crisi isteriche di Susie e di risa da parte di Frankie...
Ma tutto questo nel prossimo capitolo!!^^
Crazi4frankiero,linking park,Frytty,Laura Joe:sono molto contenta che vi piaccia l'inizio della storia e, anche se non è un capitolo molto significativo,spero vi piaccia anche questo!^^
Bell_Lua:anche a me piace da morire il lavoro di Susie,speriamo un giorno di poter seguire il suo esempio...lasciando però le sue crisi d'isteria a lei però!=P
Elyrock:grazie per i complimenti,ho sperato veramente di riuscire a rendere New York in modo più veritiero possibile,io ci sono stata solo una volta per una settimana scarsa,ma ciò che ho fatto è stato esattamente quello che ho fatto fare a Susie!=)

Che dire,ancora grazie di cuore a tutti voi,continuate a seguirmi,ci vediamo!!^^

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Capitolo 3
*** Coffee ***


Dietro la scrivania c’era un uomo sulla sessantina,era vestito in giacca e cravatta e aveva dei grossi e grigi baffi,che lo facevano sembrare una specie di Babbo Natale senza regali però.
Babbo Natale(oramai Susie decise che l’avrebbe chiamato così)li fece accomodare nelle due sedie agli angoli della scrivania,e iniziò a parlare con Jack dei progetti per la rivista,per poi arrivare a come stessero William e Thomas,i figli.
Appena la ragazza capì che non sarebbe stata interpellata fino a che almeno i due non avessero finito di raccontarsi tutto quello che era successo dall’ultima volta che si erano visti,decise di guardarsi intorno e di studiare l’ufficio:
era un posto molto sobrio,con mobili in legno scuro levigati e lucidi,una grande libreria con grossi tomi,alcuni dei quali anche antichi,e delle piante dietro la scrivania,anch’essa in legno levigato,ovvio. Susie era passata ad analizzare i quadri alle pareti quando la scosse il suono del telefono.
Babbo Natale rispose,era la segretaria.
Mugugnò e disse:"Arriviamo".
Attaccò la cornetta e fece segno ai due di alzarsi. Li condusse verso una porta laterale e la varcò,seguito dagli altri. Spiegò a Susie che stavano andando verso la sala dove in genere avvenivano questi tipi d’incontri,un luogo appartato dove i giornalisti e gli artisti potessero lavorare in pace.
Si era passati a questo modo di lavorare dopo che gli hotel venivano totalmente presi d’assalto dai fan. Lei non capiva come tutto questo poteva esserle utile nella sua prima vera intervista,ma non le sembrava il caso di’interrompere babbo natale,che invece sembrava molto preso dal racconto.
Arrivarono finalmente davanti ad una porta semi aperta,dall’interno si sentivano delle voci.
Voci di uomini sicuramente,varie.

La scena che si presentò davanti agli occhi di Susie poteva a dir poco essere definita surreale.
Sei ragazzi,due dei quali stavano giocando a passarsi,per di più correndo per quanto il piccolo ambiente lo permettesse,un vaso che non ci voleva molto a definire antico.
Gli altri erano stravaccati sul divano,uno dei cinque sonnecchiava,sembrava più morto che vivo e forse questo,pensò Susie,gli aveva fatto credere di essere autorizzato a poggiare i piedi sul tavolinetto davanti al divano,altri due discutevano animatamente fra loro mentre l’ultimo tentava disperatamente di fermare i primi,che stavano continuando a giocare con quel maledetto vaso.
Quando i tre entrarono nella stanza,tutti si alzarono in piedi tentando di ricomporsi,mente uno dei due ragazzi riprendeva il vaso al volo,per poi rimetterlo al suo posto come se niente fosse successo.

Seguirono dei secondi di silenzio,spezzati poi dalla risata rumorosa e possente di Babbo Natale,il quale guardava divertito quei sei matti scatenati invece di riprenderli come si doveva fare con i bambini dell’asilo,lui rideva. "Proprio come farebbe un vero Babbo Natale" pensò la ragazza.
Rimasero tutti abbastanza spiazzati da quel suo modo di reagire,ma mano a mano si unirono tutti a quelle risate contagiose. Susie fu l’ultima ad unirsi al coro,e le sue erano palesemente risate d’imbarazzo e disagio,piuttosto che di vero divertimento.
Si accomodarono tutti,e cosi la ragazza ebbe più tempo per individuare bene i singoli componenti del gruppo. Il primo che notò fu il ragazzo che era seduto in modo scomposto e poco educato sul divano,era il vocalist,Gerard. I due che parlavano prima erano Ray e Bob,mentre il ragazzo che tentava di calmare gli altri due doveva essere Mikey.
Per finire,il ragazzo che aveva lanciato per ultimo il vaso era Frank,mentre l’altro non l’aveva mai visto,ma suppose fosse il manager,Brian.
Dopo aver fatto le presentazioni,Babbo Natale e Jack si dileguarono verso la porta,seguiti a ruota da Susie che si scaraventò sul capo,sibilando:"Dove accidenti vai!?!" e lui sorridendo le rispose:"Sono dillà con Mark,dobbiamo discutere di altre cose sempre sulla rivista,ma sono sicuro che te la caverai magnificamente da sola,sei perfettamente in grado."
Dopo di che fece un cenno di saluto agli altri presenti in sala,e uscendo chiuse la porta dietro di se.

Prima di girarsi un'altra volta,Susie fece un respiro profondo e si impose di mantenere la calma.
In fondo che poteva succedere di peggiore?
Fece un breve riepilogo di quello che stava succedendo:era chiusa in una stanza con sei artisti che formavano un gruppo che lei avrebbe dovuto intervistare,e non c’era niente di male in tutto questo,se non fosse che avevano decisamente iniziato col piede sbagliato,e che lei stava entrando nel pallone.
Calma. Un respiro profondo. Adesso girati. Ok,un altro respiro. Però adesso girati,davvero.
Si voltò e si riaccomodò sulla poltrona,davanti a questi sei ragazzi,e mai come allora si sentì sola.
Adesso li aveva li,li davanti,e se nelle foto che aveva visto le potevano essere sembrati appartenenti a un mondo totalmente diverso dal suo,solo ora se ne rendeva totalmente conto.
Ma non poteva cedere ora,si trattava solo di fare qualche domanda in fondo!
Tirò fuori il blocco degli appunti una penna e fu pronta per iniziare.

"Non dovresti avere anche un registratore con te?",chiese subito Frank,curioso e impiccione proprio come i bambini piccoli. Susie decise di mantenere la calma e con tono pacato rispose:"Mi ci trovo male,preferisco prendere appunti".
"Si ma indubbiamente con un registratore fai meno fatica e dopo puoi risentire tutto",ribattè Frank,con un gran sorriso sulla faccia.
Alla ragazza non sfuggì uno scambio veloce di sguardi tra Bob e Mikey,che forse cominciavano a preoccuparsi di come si stesse evolvendo la situazione.
"Possiamo andare avanti?",chiese la ragazza.
"Iniziamo pure" tagliò corto Brian,che iniziava a spazientirsi.
"Bene-incominciò la giornalista-è da poco uscito il vostro nuovo singolo,Welcome To The Black Parade,che sta avendo molto successo,prevedete che avverrà lo stesso anche per il resto dell’ album?".
Gerard si mise composto e rispose dicendo che erano molto contenti per il successo ottenuto dall’uscita del primo singolo e speravano che fosse stato altrettanto per tutte le altre canzoni dell’album.
Susie sorrise e appuntò la risposta.
Da li le cose in realtà andarono meglio di come all’inizio la ragazza .
Anzi,aveva quasi paura ad ammettere che le cose stavano procedendo bene.
Nonostante quel piccolo maledetto esserino chiamato Frank che invece di rispondere alle domande gliene faceva a sua volta delle altre e la mandava in crisi traendone,almeno secondo lei,un gusto particolare,gli altri membri della band si erano dimostrati molto cordiali e disponibili,ognuno a modo suo.
Gerard era indubbiamente il più professionale,rispondeva alle domande centrando il punto,dando una risposta semplice,chiara,e senza divulgarsi più del dovuto. Era così che Susie voleva lavorare:con efficienza e serietà.
Bob e Mikey invece erano più impacciati,il primo aveva provato a rispondere a un paio di domande ma dato che non era stato in grado di produrre niente di più che un paio di borbottii aveva lasciato perdere;mentre il secondo finiva a fare discorsi lunghissimi e delle volte scoordinati,impicciandosi e facendo sorridere gli altri.
Anche Brian parlò poco,più che altro introdusse brevemente le tappe del tour e niente più.
Tra un battuta e un momento di imbarazzato silenzio le cose procedevano,e Susie guardava adorante e speranzosa il numero di domande scritte sul blocco diminuire sempre più.
Mentre Mikey stava cercando di raccontare un aneddoto simpatico sul loro precedente tour,Gerard decise di uscire un attimo per andarsi a prendere un caffè.
Due secondi dopo,si affacciò la segretaria per dire alla ragazza che la voleva un attimo Jack,se poteva raggiungerlo il prima possibile.
Susie allora si scusò con i ragazzi e s’incamminò verso la porta e proprio mentre stava uscendo di corsa,andò a sbattere contro Gerard che le rovesciò tutto il caffè addosso.

Caldo. Tanto. No che tanto cazzo,tantissimo. Odore di caffè.
Merda. Era nuova. Era il mio acquisto migliore,almeno negli ultimi mesi. Merda.
Susie e Gerard si guardarono negli occhi,e quale delle due bocche sia arrivata per prima a terra dallo stupore non si potrà mai dire.
Dopo tutto si svolse rapidissimamente.
Evidentemente al ragazza senza accorgersene aveva cacciato un urlo per lo spavento e il calore improvviso,fatto sta che Jack e gli altri si precipitarono fuori e realizzato quel che era successo Susie venne portata nell’ufficio di Babbo Natale,mentre Frank aveva ricominciato a ridere come un matto e Gerard sembrava esser diventato totalmente in capace di dire cose che non fossero:"Io… Merda… Cioè… Io… Mi dispiace… Merda…",
comunque l’episodio finì presto,grazie all’efficienza della segretaria del capo,Susie si trovò con addosso una nuova camicetta,il più simile possibile all’originale che erano riusciti a trovare e,tranquillizzato Gerard e aver assestato un ceffone a Frank(Susie ringraziò mentalmente Bob,che si era incaricato con piacere di fare il lavoro sporco)decisero di concludere brevemente l’intervista,dato che la ragazza era riuscita a raccogliere abbastanza materiale da poter preparare l’articolo,e anche perché erano tutti stanti e si era fatta sera.

I saluti furono decisamente la parte pi imbarazzante,fra le tante,che avevano caratterizzato il bizzarro incontro.
Jack e Babbo Natale salutarono tutti in modo molto formale,mentre la ragazza scambiò baci sulla guancia seguiti da strette di mano con tutti e,arrivata a Frank,ebbe anche l’onore di sentirsi tirare i capelli e di ascoltare la voce del chitarrista sussurrarle nell’orecchio:"Ci si vede Susie,porta un microfono la prossima volta,che ti registro tutte le voci che so fare,dai che ci divertiamo!".
Lei lo scansò e lo guardò in faccia. Questa volta negli occhi del ragazzo non c’era nessuna voglia di scherzare,e la ragazza non sapeva dire se fosse meglio o peggio.
A venti cinque anni suonati,era il caso di dirlo,quel ragazzo era più immaturo di lei,che aveva due anni meno di lui.
Continuò a pensarci anche mentre rispondeva distrattamente alle domande dei superiori,che le chiesero un resoconto della giornata.
Quel ragazzo aveva tutto,aveva i soldi,degli amici e poteva fare quello che voleva per il semplice fatto che si chiamava Frank Iero. Quindi forse manteneva quel atteggiamento da bambino proprio cosciente di questo…
Ma che importanza aveva? Perché ci stava pensando? Non doveva mica prendersela a cuore,quella cosa.
Susie sapeva perfettamente qual era il suo problema:il suo problema era proprio questo prendersi a cuore tutti i problemi di chiunque gliene offrisse,anche s magari queste persone non glielo chiedevano.
Beh,non era un problema suo,fine della storia,doveva smettere di pensarci.
Salutò anche Babbo Natale e Jack,il quale si era cortesemente offerto di accompagnarla a casa,ma lei declinò l’offerta,aveva voglia di camminare.

Scese al portone e uscì dal grande edificio.
Si concesse un altro respiro profondo,ce l’aveva fatta. Cristo non riusciva a crederci,eppure era proprio così,ce l’aveva fatta.
Guardò tutti quei grandi palazzi attorno a lei,e una volta tanto non si senti così piccola in confronto.
Sorrise. Sentì però che quel sorriso non bastava per esprimere tutta la gioia che aveva in corpo e così si concesse una fragorosa risata.
Si,proprio li,in mezzo alla strada.
Davanti a tutti,ai passanti che la guardavano incuriosita,ai bambini,ai cani,a tutti.
Si fermò improvvisamente però,rendendosi conto che alla sua risata si era unita anche la risata di qualcun altro.
Si girò di scatto. Oddio. Gerard. Era li. Che ci faceva li? L’aveva vista? Perché stava ridendo? Rideva di lei?
Divenne rossa per l’imbarazzo,e l’uomo si avvicinò con timore di spaventarla,ma quando capì che la ragazza si era calmata ricomparve un sorriso sulla faccia del cantante che disse:"Tranquilla non sono armato,niente caffè come vedi".
Susie sorrise,e chiese al cantante cose facesse ancora li,e dove fossero gli altri.
Lui le spiegò che gli altri erano tornati in hotel con Brian,mentre lui era rimasto un po’ in giro,essendo un qualsiasi martedì sera non c’era molto pericolo che venisse riconosciuto e importunato da qualcuno.

Quattro ore dopo,la ragazza faceva girare la chiave nella toppa di casa,e si abbandonava esausta sul divano.
"Com’è possibile?-si chiese-com’è mai possibile che una giornalista che non sa niente di un gruppo si ritrovi a dover documentarsi frettolosissimamente su tutta la loro storia,li intervisti facendo non poche figure ridicole,si trovi in chiaro contrasto con uno se non più componenti del gruppo,e,tutto nell’arco della stessa giornata ovvio,si ritrovi un invito a cena dal vocalist del suddetto gruppo,che vuole sdebitarsi per aver rovinato definitivamente uno dei suoi indumenti preferiti e più costosi?".

Tutte queste domande non trovarono risposta però,perché Susie si addormentò profondamente sul divano appena finito di formularle.


P.S. Martunza:
Hey ragazzi!!^^
Tanto per cominciare chiedo scusa per l'enorme ritardo con cui ho postato questo attesissimo[spero!^^]terzo capitolo,sperando anche di non aver deluso le vostre aspettative sui MyChem,dato che finalmente si sono decisi ad apparire!!
Mmmh,ad essere sincera,non credo di aver scritto un bel capitolo,ma non ho tempo per lavorarci di più anche perchè devo andare avanti e fare altre cose,quindi spero che vi piaccia così com'è...
E non lo dico perchè voglio snobbare la storia o voi,è che veramente ho i minuti contati purtroppo,e credo che questo influisca anche sul mio modo di scrivere,e anche sulle pubblicazioni ovvio-.-''

Per quanto riguarda i MyChem,ecco ciò che dovete tenere presente:
-Tutto ciò che è scritto qui,è INTERAMENTE prodotto della mia fantasia.
-I personaggi di Susie,Jack,Mr Collins sono anch'essi prodotto dell'immaginazione e non hanno ne mai avranno nessun tipo di rapporto con i personaggi reali.
-I personaggi reali presenti nella storia appartengono soltanto a loro stessi.
Pertanto ragazze mie,mi dispiace ma niente di tutto ciò è mai successo e non credo succederà...Altrimenti non saremmo ancora tutte qui suppongo!=P

Per finire,purtroppo oggi non ho tempo per commentare e rispondere alle vostre recensioni,ma vi assicuro che le leggo tutte e svariate volte[hem shi...*arrossisce*]e vi ringrazio tutte infinitamente per il vostro appoggio,senza di voi la storia non sarebbe mai iniziata...=)
Ah,e perdonate anche se occasionalmente tratterò male qualche componente del gruppo,sta volta è toccata a Frankie[<3]ma non sarà sempre lui,scusate davvero,garantisco che li amo,ma sono esigenze di copione!ghgh...

Grazie mille a tutte voi,per la pazienza e il sostegno.

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Capitolo 4
*** New York by Night ***


Fu il telefono a svegliare Susie, quel maledetto telefono.
La ragazza si scosse e provò ad alzarsi dal divano per andare a rispondere,ma si rese conto che era stata una pessima idea. Aveva tutti i muscoli del corpo indolenziti, e si sentiva stanca senza che la giornata fosse ancora cominciata.
Chi accidenti era quel demente che poteva telefonarle alle 7 del mattino?!?
Alzo la cornetta e con tono decisamente seccato biascicò un: "Pronto…".
La voce dall’altra parte dell’apparecchio si mise a urlare come solo quel pazzo del suo capo saprebbe fare in un ora cosi assurda del mattino: "SUSIEEEEE!!SUSIEEEE!!SUSIEEE!!". Ora, bisogna precisare che Susie voleva veramente bene a Jack, ma certi atteggiamenti le davano profondamente fastidio, e soprattutto non aveva molta voglia di ridere in quel momento, e che il capo si mettesse a sbraitarle nell’orecchio alle 7 di mattina le piaceva assai poco, cosi si mise a urlare anche lei: "Jack!!Sono le 7 di mattina santo cielo!!!A meno che non sia morto qualcuno come il presidente degli Stati Uniti o il papa, e dubito fortemente che sia successo, come ti salta in mente di chiamarmi a quest’ora, e di urlare cosi poi???Cristo!!!".
Silenzio. "Scusa", disse lui.
Anche Susie si era un po’ calmata e chiese di nuovo, più gentilmente però, che fosse successo di cosi urgente.
"Ecco… -disse il capo- si tratta della band… Ti devo dire una cosa… Una cosa bella… Pare che tu abbia fatto veramente buona impressione a tutti, e forse, forse riesco a rimediarti qualcosa, ma devo sapere tutto di quello che è successo ieri sera… Perché mi sa che qui qualcuno ieri ha fatto nottata, vero?".
La ragazza arrossì anche se era al telefono. "Dopo ti racconto tutto -disse- arrivo in ufficio e parliamo, ok?".
Si salutarono,e Susie si rimise a pensare alla notte precedente,mentre faceva colazione e si preparava per un'altra giornata come tante.

L’unico modo nel quale la ragazza avrebbe potuto descrivere la serata era surreale.
Dopo aver chiacchierato sul marciapiede davanti all’ ufficio Susie e Gerard avevano deciso di fare quattro passi.
Avevano parlato di musica in generale, dopo di che Gee era passato a farle domande più personali, su come era finita a lavorare alla rivista e stranamente, non solo la ragazza non si sentì affatto infastidita dalle domande, anzi, si stupì rendendosi conto che parlando con quel ragazzo come avrebbe fatto con qualsiasi altro, non vedendolo come Gerard Way, cantante dei My Chemical Romance, si sentiva totalmente a suo agio, addirittura la voce così pacata di lui, quasi insicura le trasmetteva un forte senso di calore, al quale non era più abituata.

Dopo aver girato un po’ per le strade del quartiere, decisero di entrare in un caffè e di sedersi a prendere qualcosa da bere per riscaldarsi un po’.
Una volta accomodatisi nella piccola e calda saletta del bar scelto, Gerard iniziò a ticchettare nervosamente con le dita sul suo bicchiere pieno di caffè bollente, e introdusse un argomento che fece irrigidire Susie.
Con voce più che mai insicura,iniziò a balbettare: "Senti io… Vorrei veramente chiederti scusa per quello che è successo questo pomeriggio, sia della mia totale inettitudine con il caffè, ma anche e soprattutto per Frank, vedi lui… non lo fa con cattiveria, è un bambinone, spero solo che tu non te la sia presa,ecco tutto".
Anche se il ragazzo non la stava guardando, lei distolse lo sguardo e si concentrò sul suo tè,e lo stesso fece lui riscuotendosi e bevendo a grandi sorsi la bevanda, a costo di scottarsi la lingua pur di non parlare più.
La ragazza si perse nei suoi pensieri, iniziando a vedere Gerard sotto un ottica totalmente diversa, in quel momento gli sembrò una persona fortemente insicura e facile da ferire, e provò tenerezza, anche pensando al gesto che aveva fatto, si era preoccupato di farle nuovamente le scuse anche da parte di Frank che, c’avrebbe scommesso, non c’aveva pensato neanche per mezzo secondo.
Però sentiva anche come se ci fosse dell’altro, cose che lui non le aveva ancora detto, forse si aspettava che le scoprisse da sola. Si sentì invadere dalla curiosità, doveva ammettere che quel ragazzo l’affascinava.
Per quel poco che avevano parlato, Susie doveva ammettere che aveva trovato parecchie affinità con Gee, nonostante la diversità fra i due fosse palese, e molti più interessi e argomenti di discussione dei quali avrebbe mai potuto immaginare fino a qualche ora prima.
Anche se ora l’imbarazzo che si era venuto a creare fra i due era evidente,era più che decisa a ripristinare quel contatto che si era creato fino a poco prima, dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per cercare di aprirsi non era affatto disposta a far si che sfumasse cosi rapidamente.
Così, sorrise e ringraziò per le scuse ricevute, ma ben decisa a chiudere in fretta l’argomento. In effetti di Frank non si parlò più, il discorso si dirottò nuovamente su di lei, ma finito di parlare fu lei a voler sapere di più sul conto del cantante, che però rimase sulle sue: "In realtà non c’è molto da sapere su di me, la gente si fa tante idee basandosi unicamente su preconcetti nati nelle situazioni più assurde, magari leggendo cose non vere su Internet o semplicemente basandosi sul fatto che mi piace il nero e non mi faccio problemi a mettere una stessa maglietta per due giorni di fila… Poi invece ci sono quegli altri che pensano che basti essere ricco e famoso per avere una vita favolosa, personalmente, non la penso affatto così: sono uan persona normale, il mio è un lavoro come un altro, -si bloccò e guardò la ragazza,che sembrava ascolarlo, ma non come ascoltano i giornalisti, pronti con il loro blocco a scrivere e scrivere chissà cosa, semplicemente l’ascoltava come se stessero parlando come due buoni amici, sorrise, e continuò- in realtà noi siamo molto più simili di quanto tu possa credere, e una cosa che mi da fastidio di voi giornalisti è che avete le vostre idee su tutti coloro che saranno vostre vittime, e non c’è modo di farvi cambiare idea -rise- credo sai per questo che oggi Frank si comportava cosi… Era nervoso".
La ragazza si accgliò quando si sentì chiamata in causa, ma si rese conto che era proprio questo che Gee stava cercando di farle capire, che se voleva scrivere un buon articolo su di loro, ma anche su qualsiasi altra cosa che avrebbe voluto scrivere, doveva andare al di là delle apparenze, e cercare di cogliere tutto quello che quelle persone potevano dare.
Si sedette composta sulla sedia, ora più che mai determinata ad andare fino in fondo, e chiese a Gerard di continuare, ma di cercare di spiegare meglio quello che intendesse, lui sorrise e cominciò a farle degli esempi: "Mi capita delle volte di leggere delle interviste che fate non solo a noi ma anche a tanti altri gruppi e tutti, tutti, parlate do noi dando un immagine che è vera solo per metà: certo è vero che non lavoriamo chiusi in ufficio, è vero che giriamo gli stai a cantare e che in tour ci divertiamo come pazzi, ma perché nessuno scrive mai che un cantante è anche una persona che spesso passa l’intera notte a lavorare sulla scaletta di un concerto? O non tutti i giorni m quasi si sveglia alle 5 di mattina per farsi ore e ore di aereo per volare da uno stato all’altro, arrivare stanco morto e dover pure fare vari incontri con la stampa, tassativamente sorridere e risultare simpatico ma allo stesso tempo professionale, e per finire dopo un bel concerto, uscire a festeggiare con tutta gente che tanto dopo aver finito il tour con te si ricorderà a mala pena come ti chiami?".
Susie osservò Gerard innervosirsi mano a mano che procedeva col suo monologo, e sussultò quando il ragazzo sbattè con forza il bicchiere sul tavolo. Ora era visibilmente nervoso, e anche lei s’irrigidì. Non le piaceva più la piega che aveva preso la conversazione.
Gee le aveva fatto capire che doveva andare oltre, non fermarsi solo a quello che le faceva comodo vedere e credere, o per lo meno lei l’aveva interpretata così, e allora perché avvertiva come quasi un senso di paura nelle parole final del discorso del ragazzo? Intuì che doveva esserci qualcosa di più, ma anche che non era quello il momento per indagare.
Il ragazzo appariva chiaramente scosso, e lei non voleva peggiorare la situazione,finirono di bere velocemente e senza dire una parola, dopo di che uscirono dal bar e si rituffarono nella caotica versione notturna di NY.

Gerard le propose di accompagnarla fino alla stazione di taxi li vicino, e lei accettò di buon grado.
Lungo il tragitto il cantante cercò di recuperare la situazione: "Scusami per prima, certe volte prendo le cose troppo a cuore –Susie sorrise,e lui arrossì,ma si sentì più a suo agio, aveva veramente sperato che lei potesse capirlo e a quanto pare era così- cercavo solo di farti capire che vorrei che qualcuno le facesse notare quelle cose di cui ti ho parlato prima, forse farebbe riflettere tutte quelle persone che credono che siamo l’ennesimo prodotto di Mtv, senza neanche aver ascoltato una nostra canzone…".
Questa volta toccò a Susie arrossire, pensando che in effetti era proprio quello che aveva fatto lei.
Fece un respiro profondo decidendo che avrebbe ricominciato da capo con Gerard, Frank e tutti gli altri, completamente, e quella volta sapeva che entrambi erano pronti a far si che le cose fossero funzionate davvero.
Arrivati alla stazione di taxi i due si salutarono con due baci sulle guance, molto più spontanei dei precedenti, sapendo che si sarebbero rivisti di li a poco, per ragioni di lavoro.

Questo era quello che era successo quella sera, e questo fu quello che Susie riferì a Jack appena arrivata in ufficio, dove lui l’aveva praticamente assalita trascinandola nel salotto per scaraventarla sul divanetto e sedersi davanti a lei per ascoltarla con due orecchie da dumbo,e con gli occhi spalancati come un pazzo, in effetti, quando era molto eccitato per le cose, Jack poteva sembrare un po’ pericoloso…
Verso la fine, il racconto di Susie venne interrotto da Grace, che avvertì Jack che aveva una telefonata importante e lui sbuffando trascinò la ragazza con se in ufficio, pretendendo che continuasse il racconto.
Lei si accomodò su una delle sedie davanti alla scrivania, mentre rimaneva affascinata a osservare il colore della pelle del viso di jack cambiare da un rosa ad arancione a rosso, mentre aumentava anche il tono della voce di otto ottave mentre parlava al telefono…
Notizie stratosferiche a quanto sembrava capire Susie, che in realtà capiva poco e niente, dato che Jack parlava in maniera troppo veloce per essere capito…
La ragazza s’immaginò la faccia del povero interlocutore e le venne da sorridere.
Quando finalmente Jack attaccò il telefono, aveva uno sguardo da folle come poche volte l’aveva visto, per precauzione fece un passo indietro.
Non servì a niente, Jack la raggiunse in un batter d’occhio e, prendendola per una mano e poi afferrandola alla vita, la trascinò in una specie di danza mentre cantava: "SUSIEEEE SUSIEEEE CARAAAAAA!!".
Lei scoppiò a ridere ma sciolse il mezzo abbraccio,aspettando che l’uomo ritrovasse un pò di lucidità, per lo meno quella sufficiente per comunicarle cosa accidenti stesse succedendo.
Finalmente, dopo aver fatto vari sospironi e giri intorno alla stanza riuscì a guardare Susie in faccia e con gli occhi che emanavano scintille disse: "Era il manager dei My Chemical Romance, pare che il gruppo volgia che tu vada in tour con loro,devo richiamarlo il prima possibile… SUSIE TI RENDI CONTO?!?!?!Ce l’hai fatta piccola!!" ma non riuscì a concludere la frase senza scoppiare di nuovo a ridere.

…Jack ricominciò a ballare da solo per la stanza, mentre Susie cercava di ricordare come si faceva a respirare.

P.S. Martunza:
Hey gente!!^^
Ebbene si, con immenso ritardo publico il 4 capitolo, chiedo scusa a tutti coloro che l'aspettavano, [ma chi??XD], scusate tanto, ma le vacanze chiamavano!!^^
Ok, senza ulteriori indugi, passiamo alle vostre bellissime [*_*] recensioni:
-Bell_Lua: tranquilla, ho già spiegato che sono solo esigenze di copione, e poi in questo capitolo lo perdono dai, spero tu sia soddisfatta:)!! Grazie mille per i complimenti!!^^
-Laura Joe: oddio glassie*_*, sono contenta che ti abbia fatto ridere il Franko e tutti gli altri, è tipico di loro!!=P Comunque, il ruolo di Frank non è chiaro neanche a me ghgh, dovete sapere che ho un idea moooolto vaga su quello che succederà, so cosa voglio far succedere ma a grandi linee, scusate, ma non sono uan brava scrittrice e le cose mi vengono in testa mano a mano T_T grazie mille comunque anche a te per i complimenti!^^
-Linking park: grassie!!sono contenta che anche tu veda Frank proprio come un bambinone!!ghgh
-Power_within: grazie Ale, anche per avrmi segnalato l'errore, sei stato molto carino, non preoccuparti.
-miss_D: ma che bello pensare che non sono l'unica a vedere il franko cossssiiii*_* comunque grazie mille anche a te, Carl si scoprirà nel prossimo capitolo già in lavorazione,e il Way...hehe a essere sincera non lo so manco io, l'ho detto prima, è tutto un pò deciso sul momento!!^^'' Mi dispiace di non aver aggiornato presto, in compenso arriverà a breve brevissimo il 5 capitolo!!^^
-Elyrock:grazie, sono proprio contenta che il capitolo abbia avuto cosi successo*_* e ti ringrazio anche per aver segnalato l'errore [che è stato subito corretto XD], anzi sono io a chiedere scusa a voi, so perfettamente che il nome è Bob e non Ben, però immaginate me che a l'una di notte scrivo con la mia amica che mi rintrona di "quanto è figo Ben, quanto è simpatico Ben eccetera..."XDXD, comunque grazie di avermelo detto, continuate a segnalarmi gli errori se ne faccio, e vi chiedo ancora scusa!!T_T

Bene che dire, i ringraziamenti sono finiti, il solito grazie a chi legge solamente, continuate a seguirmi e ditemi che ne pensate di questa famosa cena fra Gee e Susie!!^^

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Capitolo 5
*** Before Let Go... ***


Susie sapeva che avrebbe dovuto affrontare quella situazione con enorme cautela, e per fortuna la prudenza era una dote che la caratterizzava.
Proprio per questo, quando sentì la voce di Carl decisamente alterata al telefono non si scompose, e rispose con tono fermo che ne avrebbero parlato quella sera a cena,a casa di lei.
Preparò tutto con la massima cura, anche il discorso che avrebbe fatto a Carl, doveva rendersi conto che era una grossa occasione per lei, che Jack le aveva detto che non sarebbe stata via troppo a lungo e controllando sul calendario universitario si era resa conto che avrebbe perso solo un esame, pertanto non c’era scusa che tenesse, sarebbe partita.

"Non capisco proprio perché tu debba farlo Sue, qui ci sono io, l’università, la rivista… Come puoi mollare tutto?!".
La ragazza sospirò,con tutta la buona volontà di questo mondo davvero non capiva come Carl potesse essere così dannatamente ottuso. Come faceva a non rendersi conto che era un’ occasione irripetibile?!
Voleva farlo, più ci pensava più se ne convinceva, si era resa conto che era una cosa importante per lei.
"E’ importante per me dimostrare che ce la farei, è importante per me mettermi alla prova, è importante per me sfidare tutti quanti, è importante per me dimostrate che posso andare oltre!!", ora stava urlando, e non avrebbe mai voluto farlo… Non era colpa di Carl quello che stava succedendo, ma non era neanche colpa sua, e non capiva veramente perché lui non potesse semplicemente essere contento per lei.
Certo era comprensibile che avrebbe sentito la sua mancanza e tutto quello che comportava essere vicini, ma anche prima che lei trovasse un appartamento a New York avevano deciso di continuare la relazione anche se a distanza, perché ora faceva cosi il difficile?
E poi, lei si era sforzata di avere una mentalità aperta e si era dimostrata comprensibile a capire le esigenze di Carl nel tempo, perchè lui ora non poteva fare altrettanto?
Lui non provava neanche a capire, era questo che faceva imbestialire Susie, aveva messo in conto da subito che lui non sarebbe stato entusiasta e che l’avrebbe dissuasa dal partire veramente, ma da quando era entrato in quella casa quella sera, non faceva altro che far notare alla ragazza tutte le sue imperfezioni e facendole notare che erano qualità fondamentali se si voleva iniziare un "progetto" come quello.
Era questo che aveva fatto alzare la voce della ragazza rivelando tutta la sua irritazione, la verità era che era profondamente delusa.
Aveva finalmente l’occasione di poter dimostrare quanto valeva, scrivendo il primo vero articolo di una rivista di musica…
Tentò nuovamente di spiegare le sue motivazioni, con tono più pacato, per quanto le risultasse possibile parlare con un ventisettenne che si comportava come se avesse vent’ anni di meno: dopo le prime tre parole già non l’ascoltava più, aveva incrociato le braccia sul petto e sul viso appariva una chiarissima smorfia di disapprovazione.
La ragazza smise di parlare, a quel punto ribollente di rabbia. Se lui non tentava nemmeno di capirla,perché lei si sarebbe dovuta sforzare di fare altrettanto? Si alzò da tavola e, sempre senza parlare, si mise a lavare i piatti, la serata si era conclusa nel peggiore dei modi, ma almeno lei c’aveva provato.
Carl raccolse le sue cose e se ne andò in fretta, ma prima d’imboccare la porta tornò in cucina ad informare Susie che l’avrebbe chiamata perché lei era "una ragazza molto intelligente e non puoi sprecare tutti gli sforzi fatti fino ad ora così".
Possibile che non capisse che l’unico modo in cui l’avrebbe sprecati sarebbe stato proprio rimanere lì?
Si sentì sola. La persona che più di tute avrebbe dovuto incoraggiarlo a partire e mostrarle del sostegno e amore si era dimostrato la più contrariata.
Sentì di nuovo la rabbia bruciarle il petto e la gola, mentre calde lacrime d’esasperazione le bagnavano il viso.
Perché doveva essere tutto così complicato? Perché Carl non poteva semplicemente essere contento per lei?
"E’ soltanto un egoista…" pensò la ragazza, aveva visto bene la faccia che aveva fatto quando lei gli aveva parlato della prospettiva del "viaggio" e, ora che ci pensava, si ricordò anche della brutta litigata che c’era stata tra i due quando Susie aveva fatto domanda d’assunzione alla rivista.
Allora non ci aveva fatto più che tanto caso, era innamorata di Carl e vedeva quelle sue "limitazioni" come delle troppe , ma comunque carine, attenzioni nei suoi confronti: le diceva che non voleva si stancasse e che si concentrasse solo sull’università e su di lui, ma ora che riusciva a guardare la cosa con maggiore oggettività, si rese conto che potenzialmente Carl non era altro che un debole, un parassita, che si attaccava a lei. Spesso e volentieri cenava da lei, a meno che non fosse in giro con i colleghi, e dopo troppo ubriaco per tornare a casa andava da lei ad ore assurde.
La ragazza non riusciva veramente a capire come aveva fatto a tollerare tutto questo per così tanto tempo. Ma poi lo capì. Capì che proprio perché lui era una persona così piccola e debole, aveva bisogno che lei credesse di esserlo ancora più di lui, convincendosi così ad essere lei ad aver bisogno di lui, ma non era così.
Ora che l’aveva finalmente capito, Susie si sentì molto meno angosciata.
Dopo pochi secondi però senti un nuovo tipo di rabbia, questa volta verso se stessa, perchè ricordava di essersi sentita in colpa anche varie settimane dopo aver chiarito di quella brutta litigata per la domanda d’assunzione e per tutte le volte che si era lasciata mettere i piedi in testa. Giurò a se stessa che non sarebbe successo mai più.
"Basta –si disse davanti allo specchio- adesso basta. Che Carl pensi quello che vuole, io tra una settimana sarò sul tour bus dei My Chemical Romance, che gli piaccia o meno".
Prese il telefono digitando con decisione i tasti che componevano il numero dell’unica persona che poteva aiutarla in quel momento, che stranamente, rispose dopo pochi squilli, senza dar segno di disapprovazione, nonostante l’ora tarda.
"Jack scusa per l’orario-esordì lei- volevo solo comunicarti che parto, è ufficiale".
Seguirono attimi di silenzio, dopo di che il capo si riscosse e disse che si sarebbe messo in contatto con Brian appena fosse stato raggiungibile, e che ovviamente le avrebbe fatto sapere il prima possibile.
Susie sentiva che Jack aveva un tono allegro,e che in altre condizioni probabilmente avrebbe fatto una battuta, ma il tono di lei gli aveva fatto capire che non era il caso, quindi si era limitato ad essere il più professionale possibile, e dopo poco riattaccarono.

La settimana che seguì fu caratterizzata dalla frenesia:dopo aver confermato lei stessa a Brian che sarebbe partita, per Susie cominciò un estenuante conto alla rovescia, scandito dai vari acquisti che doveva fare per assicurarsi di non trovarsi impreparata di fronte a nessuna situazione in tour, e dalle giornate al lavoro che le sembravano sempre meno impegnative mano a mano che si avvicinava il fatidico giorno.
Nell’arco della settimana, Carl le aveva lasciato due messaggi in segreteria, ma non chiedeva di essere richiamato e lei non lo fece.
Per quel che le riguardava, era finita.
Frequenti erano invece le chiamate di Jack, che si era da subito detto disposto a procurarle tutto quello che le serviva per la partenza, e Susie si meravigliò del rendersi conto di come una persona come il suo capo, con la quale non aveva alcun tipo di rapporto al di fuori di quello lavorativo, si preoccupasse cosi tanto per lei, e si assicurasse che sarebbe stata bene.
La ragazza cominciò a vederlo davvero come una specie di figura paterna, il che le dava una forza in più, sapeva di non essere sola ora.

La notte prima della partenza Susie riuscì a dormire si e no due ore,nonostante si fosse fatta consigliare dal farmacista i migliori sonniferi, che le erano costati non poco fra l’altro.
Verso le due di notte, quando si rassegnò all’idea che non avrebbe dormito, decise di passare in rassegna per l’ennesima volta tutto quello che c’era nella valigia, si era portata veramente di tutto, non aveva proprio idea di quello che l’aspettava, e la cosa l’eccitava e terrorizzava insieme.
Sapeva solo che per i prossimi quattro mesi [avevano finalmente stabilito le date del tour, che toccavano le città più importanti del nord America] avrebbe vissuto nel più totale sbando con cinque ragazzi che aveva visto si e no tre volte, dato che Jack aveva provveduto affinché ci fossero delle altre occasioni nelle quali Susie e la band si fossero potuti incontrare, sfortunatamente, sempre nelle feste o occasioni ufficiali, che non le avevano dato opportunità di parlare con i ragazzi come avrebbe voluto.
Ripensò a tutto quello a tutto quello che era successo in così poco tempo, non le sembrava veramente possibile che stesse succedendo a lei.
Si era anche chiesta perchè la scelta dei My Chem fosse ricaduta proprio su di lei, cioè, non le risultava che i giornalisti andassero in tour con i VIP, se non in rare occasioni, e si era ripromessa di chiederlo a Gerard, dato che era sicura che c’era il suo zampino dietro, appena fosse stato il momento giusto.
Provò a rimettersi a letto ma fu inutile, quindi si fece una bella doccia fredda e un abbondante colazione, dopo di che decise di provare a portarsi un po’ avanti con lo studio, inutile dire che in tutto quel girotondo senza fine che era diventato la sua vita in quelle ultime settimane, i libri non li aveva manco sfiorati per sbaglio.
Sospirando, decise di mettere pure quelli in valigia, chissà che non fosse riuscita a ritagliare un po’ di tempo per studiare.
Dopo un’ attesa infinita, sentì il citofono gracchiare, e disse a Jack, che sarebbe scesa subito, si era offerto di accompagnarla all’hotel della band, anche per assicurarsi che non fossero sorte complicazioni all’ultimo.
Fece un rapido giro per la casa per assicurarsi di non aver dimenticato nulla, una ricontrollata veloce davanti allo specchio,e con un sorriso tirato e facendo finta di non vedere le profonde occhiaie che la facevano sembrare una donna di mezza età in menopausa, afferrò la valigia e si precipitò in ascensore.

Il freddo pungente di quella mattina d’ottobre colpì la ragazza in pieno viso, e gli occhi iniziarono quasi subito a lacrimarle, mentre cercava di scoprire dove accidenti si fosse cacciato Jack con la macchina.
La ragazza tentò di asciugare le lacrime che cominciavano a cadere, e scoraggiata mosse qualche passo alla cieca e guardandosi intorno senza vedere nulla però.
L’uomo le spuntò alle spalle e sorridendole per incoraggiarla e prendendo la valigia, la guidò fino alla vettura, e quando arrivarono li lui le toccò una spalla solo per indicarle che la portiera era aperta e poteva entrare,ma la ragazza scattò, aveva i nervi come una corda di violino.
Lui allora depose la valigia per terra e l’abbracciò, un abbraccio forte che le infuse sicurezza, aveva paura di dirlo, ma la verità era che era terrorizzata.
Stava andando in contro a qualcosa di totalmente nuovo,e aveva una fottuta paura di non farcela, di deludere le aspettative di tutti, così da dare ragione a Carl, che l’avrebbe voluta a casa a condurre una vita mediocre e lontana da quel tipo di preoccupazioni.
Restituendo l’abbraccio a Jack e pensando quelle cose però, Susie si rese conto che lei non voleva essere cosi, e avrebbe dimostrato che ce la poteva fare, senza l’aiuto di nessuno per di più.
Incrociò lo sguardo di Jack e lo sostenne senza esitazione, non l’avrebbe deluso.
Sciolse l’abbraccio, e le sembrò che facesse meno freddo ora.

P.S. Martunza:
Salve a tutti!!^^
Allora, come promesso, mi sono sbrigata a far uscire questo capitolo 5 tutto sommato, no?
Che faccia schifo non è il caso di farlo notare, lo sò da me grazie^^''
Beh che dire, finalmente Susie si è decisa a lasciare Carl!!U.U
Ve l'aspettavate? [Io no U.U]
Ma non so se la scelta della fanciulla ricadrà in seguito su un componente della band o meno... Magari se mi gira potrei farla sposare alla Svegas vestita da Biancaneve con l'elettricista U.U è_é
Okok, la smetto di spaventarvi e dire strUnzate, e passiamo alle vostre [sempre bellissime <3]recensioni:
Bell_Lua:ahaha, beh credo che Jack sia contento di aver qualcuno che finalmente si unisce con giUoia ai suoi balli, Sue non è proprio il tipo!!XDXD grazie mille per i complimenti!!^^
-Laura Joe:hey!! Allora procediamo con calma... Come ho già detto sopra non ho idea se ci saranno coinvolgimenti sentimentli o no, sò solo che non vorrei che fosse l'ennesima fic dove lei-incontra-lui-loro-si-amano-e-fine. Però posso annunciare con giUoia a tutte voi che finalmente, finalmente, dal prossimo capitolo appariranno i MyChem insieme e non, ma sicuramente in tour!!*_*Non sò, si vedrà [stesso discorso per il Franko<3]tu comunque continua a seguirmi e lo scoprirai!!^^
-miss_D: che il Franko sia sempre più pazzo mi sembra scontato!!XDXD Però Susie lo rivaluterà *sisi* Grazie per l'indulgenza T_T
Elyrock: cariiiiiissssssima!!Bene bene allora che dire a te, i ringraziamenti te li ho già fatti su msn, indi qui ti dico solo che si prevedono scene di Frank bambinone a volontà perchè insomma basta lacrime eh è_é. Grazie comunque per aver capito la vera natura della storia, credo tu sia stata la prima *_*
Niamh15:tesssssssorra!! Ma tranquilla non devi giustificarti scemina!!^^ Mi fa piacere che ti sia piaciuto il disocrso di Gee, forse molte se l'aspettavano diverso eppure io me l'immagino proprio così e mi dispiace non ho intenzione di raffigurarlo in altro modo =P Credo che un buon termine per definirlo sia "malinconico" *guarda caso mi ci ritrovo parecchio anche io hemhem* E poi si sa che Gee si lamenta sempre e comunqueXDXD Comunque grazie per i complimenti, tivutitibi!!^^
-fteli: U.U se la fteli recensisce vuol dire che è proprio un Capitolone!!XDXD Muahahaha glassie per i complimenti caVissima, e no sta tranquilla, Susie ha troppo senso del dovere per mollare l'università così, e credo che un certo Mikey *koooooooooooskiiiitusssaiU.U* le darà una manoXDXD Comunque povero Jack, è semplicemente pazzo, in fondo, a noi se non sò pazzi non ci piacciono, giusto??XDXD *_*
Beh finito anche questa volta, Glassie Glassie a chi legge solamenteperchèglipesatroppoilculoacommentareoppurepensachelaficfaschifo coooooooomunque *sorrisone a 1234567890 denti [oddio O.O]*, alla prossima gente!!^^

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Capitolo 6
*** On The Road... ***


Susie fu svegliata da un suono dolce, una melodia. Si girò, lentamente, sbattendo le palpebre. Sul sedie davanti a lei c’era Ray, che stava strimpellando una malinconica melodia sulla chitarra. La ragazza sorrise, e passò avanti. Accanto a lui c’era Gerard che guardava fuori dal finestrino fumando una sigaretta, era pensieroso. Affianco il fratello chiacchierava con Frank, che quando vide che si era svegliata le fece la linguaccia, e lei si girò seccata a guardare fuori dal finestrino.
Davanti a loro solo terra e cielo, un paesaggio che mozzava il fiato per essere così pieno e vuoto contemporaneamente nei suoi spazi enormi, spesso nelle tante ore di viaggio per spostarsi da una località all’altra, Susie si perdeva a cercare di delineare i contorni di quelle figure, e ogni volta con un’ombra di sorriso amaro si trovava a dover rinunciare.
Non era sconcertata da questo però, i contorni morbidi che delineavano le colline le ricordavano quelle che vedeva dalla sua finestra quando era a casa dei suoi, prima di trasferirsi a New York, era stato come fare un salto nel tempo e tornare indietro, le sembrava così assurdo tutto quello che stava succedendo.
Il fatto che lei, proprio lei, si trovasse compressa tra uno scatolone e il finestrino del tour bus di una band come i My Chemical Romance, e che avesse il compito di osservare, conoscere, approfondire tutto quello che poteva venire a sapere sulla loro vita in tour, dei loro concerti ma anche di quello che succedeva nella vita di tutti i giorni, era semplicemente folle. Cosa avesse da spartire lei con quella gente, ancora non le era chiaro. Eppure evidentemente qualcuno aveva visto qualcosa in lei, e Susie non era affatto disposta a far si che quel qualcuno si potesse pentire di averla fatta essere li.

La più grande paura di Susie era proprio quella di non riuscire a stabilire un vero contatto con quelle persone, aveva il terrore che la vedessero come una specie di spia che cercava di entrare nelle loro vite senza neanche chiedere il permesso, semplicemente aveva forzato la porta e si era trovata lì.
Era capitato più volte che si ritrovassero in situazioni poco piacevoli, dove la ragazza non sapeva come comportarsi, non essendo neanche una loro fan, alcuni momenti erano stati abbastanza imbarazzanti, fortunatamente però l’abilità di Brian nello sbrogliare le situazioni “difficili” si era dimostrata più che mai utile, e alla fine tra una risata un po’ forzata e occhi che si aggrappavano ovunque pur di non incontrare quelli dell’interlocutore in questione, tutti si erano abituati ad avere Susie sempre in mezzo, tanto che una volta Gerard era scattato in piedi terrorizzato credendo che fosse rimasta alla stazione di servizio dove si erano fermati per una pausa, mentre lei era dietro di lui ed era scoppiata a ridere in una fragorosa risata. Così che mise da parte blocchetto e penna, e semplicemente si mise ad ascoltare e osservare tutto ciò che la circondava, facendo tesoro di ogni più piccola esperienza per pensare poi a come sarebbe potuto tornarle utile. Semplicemente viveva.
Viveva la vita di quelle persone insieme a loro, gioiva per i loro successi, e si rattristava quando qualcuno litigava con qualcun altro.
Nonostante non sapesse per l’esattezza dove fossero, sapeva che si trovavano a circa due ore di distanza dalla prossima località nella quale si sarebbe tenuto il secondo concerto dei My Chemical Romance.
Il primo di questi si era tenuto nella capitale, Washington D.C. dove il gruppo non era mai stato, e Susie aveva dovuto ammettere che era rimasta piacevolmente sorpresa dallo show dei ragazzi: aveva visto con quanta passione Gerard cantasse le loro canzoni, e con quanto ardore i ragazzi suonassero i loro strumenti. Appena c’era un problema si aiutavano l’un l’altro, si comportavano come fratelli, in effetti ognuno di loro aveva solo gli altri, per lo meno quando erano in tour. Si rese conto che questa cosa le era sempre mancata, aveva sempre avuto paura di legarsi fino a quel punto con una persona, qualsiasi essa fosse,e nonostante non sapesse niente di loro, era sempre più decisa ad andare fino in fondo.

Da quando erano partiti, Gerard non si era smentito e si era dimostrato il più aperto nei suoi confronti, nonostante fosse ben attento a non scivolare mai su discorsi troppo personali, e delle volte alla ragazza sembrava veramente che fosse una persona cosi sola perché volesse esserlo.
C’era qualcosa di più al fondo, forse una grande delusione o un grande dolore che l’avevano cambiato, fatto sta che mano a mano che lo conosceva, non pensava affatto che fosse una persona semplice, uno dei tanti cantanti abbagliati dal successo tanto da ricordarsi a mala pena da dove vengono. No.
Lui aveva mantenuto la testa sulle spalle, e sapeva che tutto quello che aveva se l’era dovuto guadagnare insieme ai suoi compagni, e lei sapeva che questo lo rendeva una persona molto orgogliosa e fiera, e attribuiva a questo suo modo di essere il fatto che nonostante le avesse dimostrato di avere stima di lei, non si era ancora mai fatto vedere veramente per quello che fosse.
Però Susie per lo meno ora sapeva perché aveva scelto proprio lei tra le tante per accompagnarli in tour. Perché aveva visto questa specie di solitudine che li rendeva fragili e determinati insieme, e sapeva che nella loro solitudine erano uniti. Era una sensazione strana, non aveva mai avvertito niente di simile, forse perché non aveva mai conosciuto nessuno come Gerard, che era cosi tanto diverso eppure cosi tanto simile insieme a quella che era lei, una ragazza capace di sentirsi sola anche in mezzo agli altri, sbagliata in qualsiasi situazione, e sempre e comunque inferiore.
Nonostante entrambi nella vita avessero raggiunto importanti traguardi, questo non era bastato a nessuno dei due per sentirsi abbastanza, e ora si trovavano davanti all’ennesima prova, chissà cosa sarebbe successo.

Ritrovava alcuni atteggiamenti di Gee anche nel fratello, il quale aveva mostrato da subito il suo sincero disagio davanti a situazioni e persone che non conosceva. Mentre Bob e Ray almeno all’inizio avevano cercato bene o male di evitare di rimanere soli con la ragazza temendo di ritrovarsi a dover affrontare situazioni difficili, erano abbondate le volte nelle quali Mikey aveva tentato di iniziare una conversazione con lei, dopo i primi tre secondi però vedeva che le parole cominciavano a vacillare, mano a mano lui diventava sempre più insicuro, e alla fine scappava via.
Alla ragazza dispiaceva molto di non essere ancora riuscita a scambiare quattro parole con lui, e all’inizio si era anche un po’ demoralizzata pensando che fosse colpa sua, poi Ray le aveva spiegato che non doveva prendersela o sentirsi in colpa, Mikey era soltanto terrorizzato di fare brutta figura avendo pochissima fiducia in se stesso, c’era voluto un sacco di tempo anche perché si staccasse da Gerard, il quale comunque si era mostrato disposto a fare quattro chiacchiere col fratello e tentare di fare da mediatore fra i due.
Ora le cose andavano un po’ meglio, se non altro Mikey le rivolgeva la parola, ma bastava che si parlasse di qualcosa che non fosse l’infantilismo di Frank o il tempo, che il ragazzo subito tornava nel pallone più totale, facendo innervosire anche la ragazza, che non sapeva come trattarlo.
Per non parlare di come scattasse non appena qualsiasi componente del gruppo lo toccasse, anche solo sfiorarlo per avvertirlo di qualcosa. Era chiaro che fosse una persona estremamente insicura, ma Susie lo capiva e ci si rispecchiava molto in questi atteggiamenti del ragazzo, quindi non appena ebbe la conferma che lui non aveva assolutamente niente contro di lei, era semplicemente un suo modo di fare, si rilassò e decise che non glia avrebbe messo fretta, lasciando decidere a lui il momento in cui avrebbero potuto avere una vera conversazione, quando sarebbe stato pronto lei sarebbe stata li.
Anche con Ray e Bob aveva parlato poco, ma per quel poco che avevano parlato, aveva avuto un’ ottima impressione di loro.
Si era resa conto di quanto fosse vero che alla fine quelli che lavorano di più per il risultato finale sono quelli che si vedono di meno: erano Ray e Bob che curavano tutti gli effetti sonori e discutevano con i tecnici delle luci, gli altri componenti della band semplicemente rimettevano la cosa a loro, non avendo la minima idea di cosa si dovesse fare, all’inizio Bob non faceva neanche parte della band ma si occupava di questo, come le spiegò lui stesso in seguito.
Nonostante all’apparenza potesse non sembrare così, entrambi dopo aver sciolto il ghiaccio erano molto socievoli, in particolare Ray, che dopo aver saputo che Susie sapeva suonare un po’ il piano, si era lanciato in un’entusiasmante conversazione sulla bellezza e sul fascino particolare della scale musicali, e a Susie bastarono tre parole per entrare nel pallone più totale, però le faceva tenerezza vedere come il ragazzo fosse cosi appassionato da una cosa che a chiunque altro potrebbe sembrare insignificante,mentre a lui aveva aperto un mondo. Quando vedeva che era proprio allo stremo della sopportazione si zittiva arrossendo un po’ e chiedendole scusa per la valanga di parole, e poi in genere interveniva Bob in difesa della “povera ragazza” e allora Ray, rassegnato ma divertito, si metteva volentieri a tormentare lui.

E poi c’era Frank.
Da quando erano partiti le aveva rivolto solo due o tre parole, per cose inutili. Era evidente che la stesse evitando, solo che Susie non riusciva a spiegarsi il perché. Forse Gerard gli aveva detto di aver parlato con lei e da allora lui si sentiva in imbarazzo, o forse era proprio come sospettava lei, e cioè che a persone come Frank Iero non è che gliene fregava più di tanto di stare simpatico alla gente.
Fatto sta che questa ostinazione di Frank ad esserle indifferente la stava facendo lentamente impazzire. Le era costato tanto adattarsi a quel tipo di vita e cercare di creare un rapporto con gli altri membri del gruppo, perché cavolo di motivo lui si ostinava a fare cosi il difficile?
Lei non pretendeva di stargli simpatica se cosi non fosse stato, sarebbe stata pronta ad accettarlo, ma che prima di avere una cosi pessima opinione di lei, che almeno la conoscesse!
Susie aveva cercato di mettere da subito in chiaro il fatto che potevano lasciarsi alle spalle l’episodio poco piacevole della prima intervista e ricominciare da capo, ma sembrava come se invece di migliorare la situazione lei la peggiorasse con la sua disponibilità e apertura mentale.
Lei amava definirsi matura. Frank l’ aveva definita infantile, parlando con Bob credendo che lei stesse ancora dormendo. Peccato che si fosse svegliata da qualche secondo e avesse sentito tutto.
Dopo quel ‘ avvenimento, successo una settimana prima circa, Susie aveva deciso che avrebbe lasciato perdere anche lui, quando lui si sarebbe deciso a smettere di fare il bambino lei sarebbe stata li pronta ad accettare le sue scuse, ma per il momento si rifiutava di scendere a compromessi con quel moccioso viziato. Aveva portato pazienza ripensando alle parole di Gee riguardo il chitarrista in quella sera nel pub dopo l’intervista, e si era dimostrata anche più paziente del previsto, ora però era stanca, lei doveva lavorare, e lui certo non gliel’avrebbe impedito con quei suoi atteggiamenti stupidi da bambino che pretendeva tutte le attenzioni per se in qualsiasi momento e continuando a farle domande stupide o tentando di metterla in imbarazzo in tutti i modi. Non le interessava. Era una persona determinata, Frank l’avrebbe capito presto.

Sfrecciavano ancora sull’autostrada attraversando occasionalmente piccoli paesini composti da quattro palazzi a schiera che si affacciavano direttamente sulla strada e qualche stazione di servizio.
Il caldo era a dir poco sopportabile, i ragazzi s’intrattenevano come potevano cercando di non pensare che mancavano ancora ore e ore di viaggio.
Gee si era messo a scribacchiare degli appunti, forse delle canzoni o pensieri, chi può dirlo. Mikey e Frank avevano smesso di parlare,e entrambi fissavano fuori dal finestrino, al di là delle colline sabbiose. Anche Ray aveva smesso di strimpellare la chitarra, e si guardava intorno stupito da quel improvviso silenzio misto di malinconia che sembrava essersi impossessato in pochi minuti del bus.
Fece un cenno a Brian che accese la radio, che si sintonizzò su una radio che passava un po’ di tutto, in quel momento le note graffianti e coinvolgenti di "Live Forever" degli Oasis si diffusero per il bus…
Tutti conoscevano la canzone, essendo fan accaniti degli Oasis, anche Susie, seppur conoscendo solo di fama il gruppo, aveva sentito tante di quelle volte la canzone che ormai la sapeva.

Fu Bob il primo. Chi l’avrebbe mai detto. Fu Bob che, prima con una voce fioca fioca, poi sempre più si cura di se si mise a cantare la canzone insieme al cantante. Al coro si unì Frank, che sorrise al batterista e gli diede una pacca sulla spalla, un gesto d’amicizia. A loro si unirono poco dopo anche Ray e Mikey, che sentendo le voci stonare si misero a ridere, ma continuarono a cantare.
Rimasero in silenzio solo Gerard e Susie, lei restia a fare certe cose anche con gli amici, figurarsi con loro, e Gee forse semplicemente non aveva voglia.
Lui si guardò intorno e quando incontrò lo sguardo di Frank, Susie notò il guizzo negli occhi del chitarrista, che lo stava incitando a cantare insieme a loro, a unirsi alla loro gioia di essere li, insieme.
Gerard guardò per un’ ultima volta Susie che, annuendo, si unì al coro di voci che avevano rallegrato quel piccolo tour bus.
Li guardò, li tutti insieme. Uniti in qualcosa in cui credevano. Ce l’avevano fatta anche quella volta, insieme. Vide la gioia e la spensieratezza negli occhi di Gerard, e sarà stato un momento di particolare Amore verso la vita, ma le sembrò un miracolo di Dio.
Si sporse fuori dal finestrino, sentiva il vento scompigliarle i capelli, schiaffeggiarle il volto fino quasi a farle male, ma era una sensazione piacevole, sentiva le note della canzone cantate dalle loro voci inondarle le orecchie, e davanti a lei si estendevano chilometri di cielo e rosso della terra.
Pensò che alla fine si riduceva tutto a quello: al azzurro del cielo, al rosso della terra e alle note di una canzone nelle orecchie. E, con una lacrima di Felicità che le scivolava lungo la guancia, si sentì vivere.


P.S. Martunza:
Sera, come va?
Chiedo scusa a tutti/e coloro che aspettavano l'uscita del 6 capitolo, ma dato che siamo in vacanza un pò tutti ho deciso di prendermela comoda pure io *coff-coff*...
Comunque, eccolo qui, che ne pensate?
Ho cercato di riportare la mia idea di "vita sulla strada" , ma come sempre non credo di esserci riuscita al meglio *T_T* beh, comunque spetta a voi giudicare, vi lascio la parola quindi!!XDXD
A proposito di parole [belle queste però *_*]:
Bell_Lua:ma grassie carissima, sei troppo carina!!<3
ogni volta che leggo le tue recensioni sto cosi*_* sono contenta che tu sia riuscita addirittura immedesimarti in Sue, cavolo!!°_°
Niamh15:'mmmora!!^^ Sisi s'è già capito che Carl non ci sta troppo simpatico, ma chissà che Susie non riesca comunque a trovare la felicità anche nel campo amoroso...?
Elyrock:elyyyy^^ hehe siii vabbene basta basta Carl concentriamoci sul futuro...[leggi quello che ho detto a Niamh MNB]per il resto qui c'è uno spezzone della vita in tour, spero che vi piaccia!!^^
miss_D:*_* quanto entusiasmo!! sono commossa *arroso* comunque hehe si non ci vuole molto a mettere sotto quel "provolone affumicato" di Carl, specie se hai la grinta di Susie, che mano a mano sta uscendo fuori, e che farà mettere la testa a posto a un certo IERO, qualcuno qui sa di chi sto parlando?XDXDXD
Bene bene, come al solito ringrazio tutti coloro che hanno letto e continueranno a farlo, le mie recensitrici fisse [VI AMO!!GRAZIE!!<3]e vi invito tutti a dire quello che pensate sulla fic, davvero accetto suggerimenti, critiche, senza problemi!!
Adoro le mie recensitrici abituali, ma vorrei conoscere anche altre opinioni, quindi forza, più vado avani più diventa importante che mi diciate quello che ne pensate, se vi piace o meno, se avreste cambiato qualcosa o fareste succedere qualcosa [accetto anche suggerimenti per continuare la fic, perchè no, sarebbe divertente!!^^]
Bene, ho davvero finito, grazie a tutti. =)

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Capitolo 7
*** Everything Burn ***


Brian sbattè forte il portellone del bus dopo che Susie fu scesa, finalmente erano arrivati.
Si trovavano nello spazioso parcheggio sul retro del hotel, quello riservato ai VIP, che parevano essere un habituè dell’albergo.
Avrebbero alloggiato li per i prossimi tre giorni, il giorno prima, lo stesso, e il giorno dopo il concerto li a Washington e tutti avevano visibilmente bisogno di riscoprire i piaceri di una bella doccia come si deve e di dormire su un vero materasso.
Brian, stanco come gli altri e un po’ amareggiato dovendo andare a parlare col proprietario dell’hotel, li liquidò in fretta, dopo aver stabilito che si sarebbero rivisti nella sala comune del loro piano verso le sette, il tempo di farsi una doccia e sistemare alla buona le valigie, dopo di che li aspettava un meet&greet che però si sarebbe concluso presto, aveva assicurato il manager vedendo le facce sconvolte e a quel punto anche arrabbiate dei ragazzi. Susie si godeva la scena in un angolo, appoggiata al furgone, con un sorriso furbetto stampato in faccia. Era felicissima del fatto che niente di tutto questo sarebbe toccato a lei, lei poteva tranquillamente rimanersene in camera sua a fare telefonate ai suoi e a Jack, che le aveva chiesto di farsi sentire appena poteva.
Poi però si concentrò sulle facce dei ragazzi, erano davvero esausti,e le facevano un po’ pena. Più andavano avanti in quella avventure, più le tornava in mente l’immagine di lei da bambina, con il suo pianoforte, che esercitandosi fantasticava di portare sempre con se in giro per il mondo a fare concerti, in realtà solo ora si rendeva conto di quello che significassero le parole di Gerard, quando aveva detto che fare il musicista era un vero e proprio lavoro.
Persino ora, che non si reggevano in piedi dalla stanchezza, seppur con un po’ d’amarezza stringevano i pugni e tenevano la testa bassa, perché se volevano continuare a fare ciò che davvero volevano fare, andare in giro per il mondo a portare la loro musica a tutti coloro che l’avrebbero ascoltata, dovevano anche accettare di faticare come muli e di andare a un fottuto meet&greet e sorridere a tutti, se Brian pensava che fosse stata una cosa che l’avrebbe potuti aiutare.
Fu per questo che nessuno ribattè alle sue parole autoritarie, e si preoccuparono di non perdere di vista i fattorini che nel frattempo avevano preso le loro valigie e le scortavano nelle rispettive camere, senza preoccuparsi di aspettare che anche i legittimi proprietari le seguissero.
Quando più o meno tutti si furono allontanati, Brin si girò verso di Susie, la quale sapeva che doveva aspettare il suo consenso per congedarsi. "Susie, tu con me".
Lei lo guardò perplessa: "Come, che centro io col meet&greet?!?", non capiva. Era stanca anche lei e non aveva nulla da fare li, perché cavolo di motivo non poteva andarsene in stanza insieme agli altri? Sembrò che Brian potesse leggerle la domanda negli occhi, perché sospirò: "Dobbiamo occuparci di un’altra questione ora, scusami, spero che non ci metteremo molto, e dopo hai tutto il tempo di riposarti, beata te".
In effetti lui non avrebbe avuto un attimo di pausa fino alla sera. Rassegnata, lo seguì.

Era talmente tanto stanca che non ricordava neppure il percorso che aveva fatto, si era limitata semplicemente a seguire Brian che l’anticipava, e ora si trovavano in una specie di salottino, un posto accogliente e sobrio.
Entrò trafelato un uomo sulla quarantina, di bell’ aspetto, strinse la mano a Brian e Susie, dopo di che l’invitò a sedersi nuovamente,e lui fece altrettanto. In breve spiegò che si sarebbero dovuti trovare in quella stessa sala per le sette e mezza, sarebbe stato li che si sarebbe svolto il meet&greet, erano circa quindici fan, i MyChem avrebbero solo dovuto essere gentili firmare autografi rispondere alle domande, ordinaria amministrazione insomma.
Le parole che catturarono l’attenzione di Susie furono: "Riguardo alla festa di domani… E’ tutto sistemato, ho parlato anche col manager dell’altra band, quindi è tutto a posto, grazie della vostra pazienza, ci vediamo domani sera se non ci sono problemi o altri imprevisti nel frattempo, altrimenti potete rivolgervi al personale dell’albergo, sempre a vostra disposizione".
Annuirono stancamente e ringraziarono, dopo di che si trascinarono fuori, seguii Brian che si era letteralmente catapultato sul divanetto vicino all’entrata dell’albergo.

"Festa?" domandò la ragazza.
Brian sospirò e annui, era nervoso: "Senti Sue… Devo dirti una cosa abbastanza delicata, si tratta di Gee, so che avete un bel rapporto, quindi confido che saprai essere discreta, in tutti i sensi, -forse era solo una sua impressione, ma la ragazza aveva avuto come la vaga sensazione che lui le stesse indirettamente chiedendo di non far saltare fuori la storia sul suo articolo, e lei avrebbe mantenuto il segreto, se era una cosa davvero personale e esterna al tour, non vedeva perché avrebbe dovuto inserirla, e poi Gerard era sempre stato carino con lei, un favore glielo doveva- ecco vedi… La festa di domani sarebbe una specie di aperitivo offerto dall’hotel come accoglienza, dopo il concerto, cosi anche per festeggiare, per una sfortunata coincidenza, alla festa saranno presenti anche i The Used, che risiederanno in questo stesso albergo per un paio di giorni credo, hanno in programma delle date anche loro… E beh… Il fatto è che i MyChem e i The Used erano band molto unite prima, forse saprai che il precedente tour l’abbiamo fatto insieme… Bene ecco… Il fatto è che…Oh insomma…".
Susie cominciava a spazientirsi, e Brian si rifiutava di arrivare al punto.
"Dillo e basta, cazzo!!" sbottò lei a un certo punto, era veramente esasperata.
Lui sembrò riprendere un po’ di vigore dopo quelle parole e sentenziò: "Si da il caso che tra Bert, il cantante dei The Used, e Gee ci sia stata una storia, finita nel peggiore dei modi, e che non ho la più pallida idea di come dire a Gee che domani ci saranno anche loro qui, dato che voi avete un bel rapporto e che lui si rifiuta di toccare l’argomento con un qualsiasi componente della band e con me, credo che possa fargli bene parlarne con qualcuno di esterno e che non conosceva la situazione, e dato che voi avete un buon rapporto… Ti andrebbe di dirglielo tu?".

Si lasciò cadere a corpo morto sul letto a due piazze della sua stanza che, ironia della sorte, era proprio attaccata a quella di Gerard.
Perché Lei voleva solo sapere perché. Perché accidente di motivo aveva detto di si alla proposta assurda di Brian.
Non voleva farlo, non voleva mettersi in mezzo a cose che non la riguardavano, e poi Gerard con lei non aveva mai affrontato l’argomento, rischiava pure di compromettere la loro "amicizia" quindi, senza contare che non essendo stupido, Gerard avrebbe intuito che qualcuno aveva fatto la spia e che c’era un preciso motivo se fosse toccato a lei l’ingrato compito di informarlo di quel benedetto aperitivo con quel famoso Bert…
Fra l’altro non sapeva quando fosse meglio affrontare la cosa dato che se l’avesse detto a Gee prima del concerto forse non sarebbe neanche riuscito a spiccare parola sul palco, farlo dopo pure non le conveniva, dato che probabilmente Gee avrebbe apprezzato che gli fosse come minimo dato un po’ di tempo per prepararsi…Dio che situazione di merda, era il caso di dirlo.
Susie notò che da quando era in tour con i ragazzi, cominciava a fare abbondante uso di parolacce, e la cosa la fece sorridere, il che fu un bene, perché guardandosi allo specchio si rese conto di che faccia da drogata avesse, ma si consolò pensando che per il momento i problemi sentimentali del cantante potevano aspettare, al contrario della vasca idromassaggio che sembrava invogliarla a tuffarcisi dentro e non uscire mai più.

Fece un respiro profondo, si era calmata. Ora sapeva quello che doveva fare per lo meno. Aveva parlato con Jack, il quale si era come sempre dimostrato disponibile ad ascolarla,e poi le aveva consigliato di parlare con Gerard subito dopo il meet&greet, avrebbero avuto tempo per parlare e lui per accettare l’idea.
Era stata dura, ma Susie era riuscita a convincere Jack a non far saltare nuovamente fuori la cosa sui giornali, anche se la tentazione era stata forte, la ragazza gli aveva fatto presente che non era ancora successo niente e niente di fatto sarebbe successo, almeno questi erano i piani, e poi era una sfera troppo personale e che non riguardava il tour, quindi lei non avrebbe citato i The Used sul pezzo, e lui alla fine acconsentì.
Si lisciò la camicetta sulla pancia per tentare di eliminare tutti i segni di ammaccatura e sballottolamento che i suoi poveri vestiti avevano dovuto subire a forza di girare da per tutto e di essere sbatacchiati a destra e a manca, e ora la ragazza apprendeva con rammarico di non avere un solo indumento che non fosse macchiato o visibilmente sgualcito.
"Ma chissene frega" pensò tra se e se richiudendosi la porta alle spalle e andando verso la saletta che aveva ospitato lei e Brian quale ora prima, è li che aveva appuntamento con i ragazzi per andarsene a fare un giro e a bere qualcosa.
Li trovò tutti li, buttati sui divanetti con delle facce ancora più stanche di prima, se possibile. Mikey stava biascicando qualcosa tipo: "Ragazzine isteriche… Adoro le fan, ma queste erano veramente intrattabili, hai visto quella che è zompata addosso a Frank e non lo voleva più lasciare?!?" fece un sorrisetto in direzione del chitarrista, che gli fece il verso con una risatina poco amichevole. Bob rise della scena e sentì che anche qualcun altro aveva riso con lui, si girò e si trovò Susie che gli fece un grosso sorriso che ricambiò volentieri, sedendosi accanto a lui.
Tutti la salutarono, tutti tranne Frank ovvio, e dopo pochi secondi arrivò anche Brian, che era rimasto indietro per assicurarsi che tutte le fan fossero andate via senza cercare di scoprire in quale stanza risiedessero i loro beniamini e quant’ altro.
Il manager salutò Susie e comunicò hai ragazzi che l’hotel poteva mettere a disposizione una machina con autista che li conducesse ovunque volessero andare. Tutti si guardarono, pensando la stessa cosa, ma nessuno si azzardò a fiatare. Ray guardò Brian e, parlando con tono giocoso ma serio, disse: "Non credo di aver bisogno di un automobile per andare in camera mia e dormire". Brian fece un sorrisetto divertito, ringraziando il cielo non sembrava affatto arrabbiato.
"Bene –disse- se è desiderio comune, d’accordo ragazzi, potete andare a dormire. Buona notte a tutti. Domani alle 10 vi voglio svegli e riposati, abbiamo le prove generali e il solito tran tran insomma lo sapete, sogni d’oro a tutti", concluse Brian che sotto sotto non aveva alcuna voglia di uscire, anche lui voleva solo buttarsi sul letto e entrare in coma.
"Grazie mamma" sghignazzò Frank che, seguito dagli altri, si stava incamminando verso l’ascensore.
"Gerard…" richiamò poi il manager con un fare un po’ incerto, mentre afferrava Susie per un braccio e l’avvicinava al cantante, il quale fece una faccia un po’ sorpresa, e, dopo aver guardato con fare interrogativo entrambi si decise a sbuffare: "Che c’è? Sono stanco, gli altri sono andati a letto, perché io no?" Brian fece un sorriso, dopo di che li spinse entrambi nella direzione opposta agli ascensori, verso il corridoio che collegava la sala con l’atrio principale.
"Andate a farvi una passeggiata disse…" Gerard non capiva e cominciava ad arrabbiarsi sul serio. Susie lo prese per il braccio, dissuadendolo ad avvicinarsi pericolosamente col pugno al naso di Brian, non voleva che la situazione degenerasse.
"Gerard –sussurrò- dobbiamo parlare di una cosa e… E’ meglio se ce ne andiamo da qui… Se non ti va di andare in giro, ce ne andiamo su in terrazza, potremo parlare con calma li…".
Lui acconsentì con un grugno.
Brian nel frattempo si era volatilizzato, e loro si incamminarono nuovamente verso gli ascensori. Schizzarono all’ultimo piano, fecero una rampa di scale e infine si lasciarono andare sulle sedie di vimini che erano posizionate intorno a un tavolino, sempre di vimini, dove Gerard, facendo un sospiro profondo le disse: "Qualsiasi cosa sia, dimmi che centra il fatto di poter andare a letto il prima possibile per favore…". Susie, anche se non era proprio il momento adatto, non potè trattenere una mezza risata, Gee non sapeva ovviamente, ma quella frase in quel contesto era particolarmente azzeccata.
Il cantante, a quel punto incuriosito dalla reazione di lei, le chiese di spiegare cosa diavolo stesse succedendo.
Lei fece un respiro profondo. E glielo disse.

Aiutò Gerard a tirarsi su, dopo che lei gli aveva vomitato in faccia tutto quello che le aveva detto Brian, compreso come era stato trattato Gerard e del fatto che i The Used avrebbero partecipato non solo all’aperitivo del giorno dopo, ma che sarebbero rimasti li per un altro paio di giorni, lui non aveva detto niente, semplicemente, aveva fatto un sorriso ebete a metà fra il rincoglionito e il sorpreso, dopo di che era svenuto.
Susie era scesa al bar, si era procurata un po’ d’acqua e un bel Jack Daniel’s da portare a Gee per conforto, dopo di che era tornata su, trovandolo sveglio ma troppo stordito per riuscire ad alzarsi da solo.
Gli tese la mano, lui l’afferrò. "Dammi da bere… VOGLIO BERE!!" urlò con una voce gracchiante, e Susie gli tese prontamente il drink che gli aveva preso poco prima. Gerard si accasciò sulla sedia, e si mise a sorseggiare il liquore.
Per un po’ rimasero in silenzio. Dopo essersi scolato una buona metà della bevanda Gerard, ora visibilmente alticcio, proclamò: "E insommaaaa… Il caro vecchio Bert Fucking McCraken non può fare a meno di rendermi la vita impossibile eh?? –disse, tra una risatina isterica e l’altra, era completamente partito ora, e Susie si pentì di averlo fatto bere, in effetti non era stata una grande idea- E allora domani finalmente la resa dei conti oh bene bene… Ma no, non so se ci voglio parlare no io non ci voglio parlare!!". Il tono della voce di Gee era molto altalenante, passava dall’acuto allo stridulo, sembrava la voce di un ragazzino nel pieno della fase puerile, nella quale la voce cambia repentinamente, e passa dall’acuto ad essere un vocione profondo. Solo che la sua sembrava solo acuta, sembrava davvero che da un momento all’altro potesse esplodere.
Era una scena tristissima, era una scena patetica.

E pensare che non era certo la prima volta che Gee si riduceva cosi, loro non ne avevano mai parlato, ma lei sapeva che il cantante aveva un passato caratterizzato dal rumore del cavatappi per aprire le birre come sveglia mattutina.
Aspettò che fosse Gerard a parlare di nuovo, qualsiasi cosa avesse avuto la capacità di dire già le sarebbe sembrata un miracolo. Sentì dei singhiozzi, e si girò di nuovo a guardare Gee, prima aveva distolto lo sguardo capendo che non ce l’avrebbe fatta a sostenere gli occhi su quella scena, vederlo soffrire così era una cosa che la faceva star malissimo, specie perché sapeva che era stata lei a risurlo così. Maledisse mentalmente Brian per essere stato cosi vigliacco, e lei cosi ingenua da accettare di fare il lavoro sporco.
Ora si trovava in una situazione di merda, con Gee che piangeva. Per colpa sua.
No beh, fantastico. Gli si avvicinò, poggiando delicatamente una mano sulla spalla.
Al tocco di lei, Gerard si scansò bruscamente, spostandosi con la sedia più vicino al tavolo, dove appoggiò le braccia e sopra la testa, abbandonandola li, troppo colma di pensieri e, forse, di vergogna, per pensare di tenerla dritta e di guardare in faccia Susie e la realtà.
La ragazza rimase immobile, forse scioccata dal gesto del cantante, il quale, qualche secondo dopo, sussurrò: "Vattene via… Voglio stare da solo… Vattene". La stava implorando, e a lei si strinse il cuore.
"Gerard, io…" voleva dirgli che era li vicino, per qualsiasi cosa di cui lui avesse avuto bisogno, lei c’era.
"Vattene… -ripete lui, alzando al voce e diventando più aggressivo- VATTENE!!! VA VIA, STA LONTANA DA ME!!!!".
Ora finalmente la guardava in volto, quello di lui esprimeva solo rabbia e frustrazione, quello di lei solo dolore.
Susie stava per girarsi e andarsene, ma Gerard ricominciò ad urlare, e lei si girò nuovamente a guardarlo: "TANTO ERA QUESTO CHE VUOI NO?? Tu!! Tutti voi giornalisti del cazzo!!! Non ve ne frega niente se uno sta male davvero, perché basta che voi abbiate il vostro fottuto articolo e siete contenti!! E’ questo che volevi no?? Scrivere il tuo bell’ articolo su quanto sia patetico Gerard Way, cosi da farvi fare un sacco di soldi e mettere nella merda me no?? E Certo!! Che te ne frega a te eh? CHE TE NE FREGA?? E allora basta però, smettila di fare l’ipocrita, credevo fossi diversa invece non lo sei, aveva ragione Frank, sin dall’inizio, vattene allora!! …TI HO DETTO VATTENE CAZZO!!!"
Susie era rimasta immobile, inerte, basita, svuotata.
Aveva ragione Gerard, doveva andarsene, non poteva più rimanere lì.
Eppure non riusciva a muoversi. Non riusciva a staccare gli occhi da quel piccolo, patetico uomo, che era fermamente convinto che tutto quello che la gente intorno a lui facesse era finalizzato a rendergli la vita un inferno, tutti esclusa la sua preziosissima band, ovvio. Non aveva capito niente. Niente di lei, niente del mondo, e forse neanche niente di se stesso. Credeva di avere il monopolio della verità ma l’unica verità che lui credeva tale, era quella più sbagliata. E le faceva pena, davvero.

Susie era rimasta rimasta immobile, inerte, basita, svuotata.
Calde lacrime le bagnavano il viso, a differenza di Gerard non faceva nulla per coprirle, coprire il suo dolore, ormai non importava più nulla, tutto era perso.

Tutto era perso.

P.S. Martunza:
Salve U.U
Tanto per cominciare, chiedo scusa per l'immenso ritardo, ma ero in vacanza quindi impossibilitata a postare^^''.
Veniamo a noi... Gerard.
Prima che tutte le fans di Gerard inizino ad attaccarmi con i peggiori insulti, vorrei spiegare perchè ho scelto di dare quest'immagine così negativa di lui.
Beh, tanto per cominciare, non è stato ne divertente, ne facile.
A chiunque desse fastidio leggere i contenuti della pagina, può chiuderla, non mi offendo^^, a chi decidesse di farlo però, consiglio di non leggere nemmeno i prossimi capitoli, che avranno tematiche "pesanti" come quelle di rapposti tra omosessuali e alcolismo, in effetti a chi decide di non leggere questi capitoli, consiglio di abbandonare proprio la storia, è inutile andare avanti perdendosene un pezzo, forse quello più importante.
Comunque, ho deciso di mostare questo lato di Gerard perchè, per quanto questa fic sia pura invenzione credo che esista anche questo Gerard Way, solo che nessuno ne parla troppo volentieri, specie nelle fic, e allora lo faccio io=).
Non m'interessava ritrarlo come un perdente o un fallito, tanto per cominciare perchè non penso che sia ne l'uno ne l'altro, semplicemente volevo mostare un lato di lui che non tutti siamo abituati a vedere, era una specie di esperimento insomma. Giudicatelo come volete, sentitevi liberi di dirmi che la pensate esattamente come me o che sono una pazza furiosa, o semplicemente non esprimetevi affatto, la scelta è sempre e solo volstra lo sapete^^.
Comunque, ringrazio in anticipo chi non solo commenterà e deciderà di continuare a leggere la storia, ma anche chi crede che io non sia del tutto pazza, a cercare di fare qualcosa di diverso, anche se significa mettermi contro centinaia di fan ._. aiutto.
Ma ora passiamo a voi, mie adorate*-*:
Bell_Lua: mi scuso ulteriormente per il ritardo e grazie per i complimenti, si confesso che anche a me piace quel pezzo, adoro [o meglio adoravo T.T] l'intimità fra Gee e Susie, che qui però viene decisamente mandata a quel paese^^'' spero che mi farai sapere che ne pensi, a presto!!=)
miss_D:chiedo scusa anche a te... E lo faccio per ben due volte, perchè avrai visto da sola che qui si fa un grande passo indietro. Però è proprio in quest'occasione che Frank si dimostrerà decisamente migliore di quello che crede Susie, lo vedrai se continuerai a leggereXD
Laura Joe:hemhem ok direi che possiamo scartare l'ipotesi che succeda qualcosa tra Gee e Susie, per lo meno nell'immediato futuro, ma credo che la nostra cara Susie non combinerà proprio niente con nessuno dei nostri adorati ragassuoli, sempre per il discorso di scrivere qualcosa di diverso^^. Riguardo a Frank... No comment!!
Niamh15: tesssora!!<3 adoro tutti i tuoi commenti lo sai, per il semplice motivo che sono i tuoi!!^^ baciuzzi!!
FrankieLou:grazie U.U leggo la tua fic, scrivi veramente bene, mi sento onorata, veramente. Spero di non deludere le tue aspettative, di non deludere quelle di nessuno anzi, cerco solo di fare bene, tutto qui.
Elyrock: amora me piange T_T come al solito le tue recensioni sono quelle che ci prendono di più, abbiamo quest'attenzione per i particolari che adoro^^. Si, m'interessa riportare l'opinione di tutti, anche di Brian Bon e Ray, che in genere vengono un pò scartati perchè non "fighi". Ma che stronzata. ._. Cercherò di inserirli sempre ;) per quanto riguarda Susie e Gee... Non ci resta che piangere T.T

Bene ,anche per questa volta è tutto, ringrazio tutti coloro che leggono e che commenano, che mi supportano e che continueranno a farlo, davvero, credo che non m'impegnerei cosi tanto per questa fic se non sapessi che c'è qualcuno che aspetta di vedere come va avanti, quindi grazie, mi stimolate a fare sempre meglio, e spero che sarà cosi sempre. Spero di non avervi deluso o di deludervi in futuro con i prossimi capitoli. Come ho detto prima, è solo un modo per esprimere quello che sento.
Grazie a tutti coloro che capiranno, e a quelli che proveranno a farlo.

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Capitolo 8
*** A Bittersweet Revenge ***


Susie non dormì quella notte. Passò la nottata a rigirarsi nelle coperte, cercando di prendere sonno, inutilmente.
Ripensava alle parole di Gerard, le rimbombavano in testa come un fastidiosissimo eco, del quale non riusciva a liberarsi. E il brutto è che più le sentiva pulsarle nelle orecchie, nel cervello più ne sentiva anche il peso, la consapevolezza di aver sbagliato tutto.
Ma sbagliato cosa poi? L’unico errore di cui poteva “incolparsi” era stato quello di fare un favore ad un amico, che poi quell’ idiota di Gerard avesse reagito così erano fatti suoi.
Eppure non riusciva a non sentirsi in colpa, adesso Gerard stava malissimo, per colpa sua, o quasi. C’era anche un altro dubbio che l’assaliva impedendole di dormire: nel suo discorso, o meglio sfuriata, Gerard aveva nominato anche Frank, aveva detto che aveva ragione lui, sin dall’inizio.
Cosa intendeva? Non poteva certo chiederglielo, era quasi sicura che Gee l’avrebbe ignorata per tutto il giorno, anche se era previsto il concerto e quindi avrebbero dovuto passare la giornata insieme.
Bene, avrebbe dovuto tenersi anche questo dubbio, sommato all’abbondante dose di stanchezza, malumore e frustrazione.
Ma a lei le cose semplici mai eh?
Sentì il suono insistente della sveglia, ottimo.
S’immaginava piena d’energie e sorridente, pronta ad affrontare una giornata di duro lavoro come quella che l’aspettava. Peccato che avesse dormito si e no 4 ore, svegliandosi con intervalli regolari di 20 minuti, sudata o in lacrime, risvegliandosi dopo ave sognato bambini urlanti che piangono ininterrottamente, la faccia di Brian che le sorrideva e le parlava, senza che lei riuscisse a sentire quello che lui diceva. A tutto questo si sovrapponeva la voce furiosa di Gerard, che puntualmente la svegliava, dopo aver rivisto per l’ennesima volta l’immagine di lui per terra, svenuto.

La giornata passò lenta, ma non fu cosi terribile come l’immaginò Susie.
Come aveva previsto, Gerard semplicemente la ignorava, come Frank del resto, che era stato così cafone da non portarle nemmeno il panino che lei gli aveva chiesto per pranzo, dato che si era offerto di andare a comprare il pranzo per tutti, giustificandosi di fronte alla sua faccia spiazzata con un banalissimo: “Non li avevano, quindi non sapevo che prenderti… Arrangiati”.
Lei non aveva obbiettato ed era andata a comprarsi il pranzo da sola, trovando il panino che voleva nel bar a due metri dal locale.
A parte questo spiacevole incidente, la giornata era proseguita, non bene ma era proseguita. Dopo l’episodio del panino però l’umore di lei era diventato ancora più intrattabile tanto che persino Ray aveva rinunciato a farla parlare, e quando Mikey, evidentemente ignaro degli eventi della sera precedente, aveva accennato un timido sorriso, lei gli aveva quasi ringhiato contro, facendolo sbiancare e sgattaiolare via.
I movimenti convulsi di Mikey erano stati la motivazione dell’unica risata della giornata.
E poi, nel primo pomeriggio, appena arrivati nello spiazzo che avrebbe ospitato il tourbus del gruppo durante la loro esibizione, avvenne quello che Susie ormai sarebbe stata pronta a catalogare come “visione causata dall’uso di sostanze stupefacenti”. Gerard. Non solo le aveva fatto un timido sorriso, avvicinandosi. L’aveva delicatamente presa per la manica del giacchetto e condotta insieme a lui dietro il tourbus. Susie lo seguì senza spiccare parola, ancora incredula e dubbiosa che tutto quello che stesse accadendo stesse succedendo davvero.
Gerard fece un lungo sospiro, dopo di che sembrò voler ricomporsi come davanti a qualcuno su cui si deve fare buona impressione, drizzò la schiena e assunse la posizione di uno che aveva cose importanti e interessanti da dire. Susie si sentiva quasi intimorita da questo nuovo aspetto di Gerard e pensò tra se e se che nel bene o nel male giorno dopo giorno lui le mostrava una nuova parte del suo carattere, un nuovo Gerard, e lei era felice di questo.
“Susie ascolta io… Noi dobbiamo parlare. O meglio, chiarire” iniziò lui.
“Io non ho proprio niente da dire” disse lei, se davvero era pentito e le voleva chiedere scusa lei era disposta a perdonarlo, ma un minimo le sue scuse doveva guadagnarsele, se non altro le doveva una notte di sonni tranquilli, come minimo.
“Ssi, lo so… -continuò Gee- io… Beh, volevo chiederti scusa. Ricordo solo a tratti la serata di ieri e non so se dispiacermene o essere contento. Fatto sta che so di averti detto cose orribili che ti giuro non pensavo e… Mi dispiace”.
No è a me che dispiace Gerard -pensò Susie- ma così è troppo facile: “Cosa ti ricordi del discorso, o per meglio dire, sfuriata che mi hai fatto?” aveva assunto un tono eccessivamente offeso, senza volerlo.
Gerard sembrava aver perso tutta la sicurezza di cui disponeva tre secondi prima: “Beh io… Non ricordo esattamente le parole che ho usato, ad essere sincero. Però so di averti offesa pesantemente, sia te in quanto persona e sia la te professionale. Spero tu possa perdonarmi, e se non ora almeno un giorno. Solo ti chiedo magari di sforzarti di non rendere le cose più difficili di come già non siano, per favore”.
Susie era dubbiosa: vedeva che Gerard era sinceramente pentito, e sapeva che si stava sforzando di farsi perdonare, che ci teneva davvero a recuperare il rapporto, o almeno a provarci. Eppure c’era qualcosa che la frenava. C’era una cosa che lui aveva detto che proprio non le andava giù. Gerard non solo l’aveva paragonata al primo giornalista che passa come se non gliene fosse mai fregato niente, e poi aveva anche detto di Frank, che lui aveva ragione sin dall’inizio sul suo conto… Che cosa intendeva?
Susie moriva dalla curiosità di saperlo. Si rendeva conto che era una cosa butta e sleale, ma forse poteva approfittare dei sensi di colpa di Gee per farsi svelare il motivo per cui Frank continuava a trattarla malissimo da quando erano partiti. Cercò di far scivolare la conversazione sul chitarrista, e appena Gerard intuì dove lei volesse andare a parare sbiancò: “Beh sai lui è… Sembra molto cordiale e giocherellone, e in effetti lo è, ma in realtà è anche molto settico e selettivo riguardo alle persone, sceglie con cura gli amici e non si fida di… Ecco diciamo che…”. Ci pensò Susie a concludere la frase per lui: “Non si fida dei giornalisti, o di chiunque possa ficcare troppo il naso nelle vostre faccende”.
Doveva ammettere che un po’ si sentiva offesa, ma dall’altra parte capiva le ansie e i dubbi di Frank.
Lei aveva capito già tre secondi dopo aver messo piede nel tour bus il primo giorno che non sarebbe mai riuscita a sostenere una vita del genere, aveva dei ritmi troppo frenetici, erano in tour si e no da un mese e mezzo, e lei era già stata assalita da un paio di crisi di nervi, il mal di testa che le veniva quasi giornalmente e cominciava a essere seriamente dipendente da alimenti come caffè, fish&chips e pizza, se si poteva definirli alimenti.
Fatto sta che continuava a non capire le ragioni di Frank, o meglio, ora le capiva ma in parte, erano in tour da abbastanza tempo per capire che lei non era una di quelle a cui importava solo il buon nome della rivista per cui lavorava, e poi lui l’aveva giudicata dopo… Quanto? Un’ oretta d’intervista forse. Assurdo. Che bambino.
Beh, comunque ora che aveva capito dove fosse il problema, si rese conto che in effetti la reazione di Gee, per quanto spropositata potesse essere, aveva una sua logica. Capiva che la notizia della partecipazione di Bert alla festa l’aveva sconvolto, ma doveva ammettere di essersi fatta trovare impreparata ad affrontarla..
Beh pazienza, oramai il danno era fatto, ma forse anche rimediato.
Sorrise a Gerard e lui fece altrettanto. Si abbracciarono, dopo una notte e una mattinata infernale, Susie si sentiva decisamente meglio, e sapeva che per Gerard era lo stesso. Che Frank pensasse ciò che voleva, a lei stare cosi andava benissimo.

Dopo essersi riappacificati, le cose andarono decisamente meglio.
Che la tensione nell’aria era decisamente diminuita era evidente a tutti, e dopo i primi secondi quasi d’imbarazzo che ci sono dopo che ci si è riappacificati e non si sa bene come comportarsi, andò tutto bene.
Quella sera Susie si posizionò dietro le quinte, contenta di potersi godere un altro bel concerto dei My Chemical Romance senza dover pensare a Gee e a quello che era successo l’altra sera, arrivata in fondo a quella serata sarebbe tutto finito, e lei se lo sarebbe potuto lasciare alle spalle.
Gerard e i ragazzi furono fantastici come sempre, e forse sarà stato l’eccessivo ottimismo di Susie, ma le sembrava proprio che quel concerto fosse stato il migliore, almeno di quelli che aveva visto lei da quando erano partiti.
Frank dava il meglio di se, saltava, urlava faceva casino per tutto il palco, facendo lo slalom tra quei poveretti di Mikey e Ray che a loro volta erano costretti a risfoderare tutto l’allenamento che avevano fatto al liceo ad educazione fisica, per cercare di stare a tempo con la musica e di non essere travolti da quella furia selvaggia. Bob picchiava furiosamente sulla batteria, tanto che nell’arco di 5 canzoni aveva dovuto cambiare già tre diverse paia di bacchette, per la troppa foga con cui le aveva usate.
Gerard dal canto suo non era da meno: lanciava più urli del solito, faceva smorfie nelle digitali dei fortunati in prima fila, e si abbandonava spesso e volentieri a rappresentazioni forse eccessivamente teatrali dei testi. Si stavano sfogando, sfogavano la tensione accumulata nella giornata, era evidente.
Susie cercò di vedere la scena e i ragazzi sul palco, ora più scatenati che mai, senza concentrarsi sulla musica, e dovette ammettere che per quanto faticoso poteva essere, era uno spettacolo davvero fantastico, vedere tutti quei corpi che si muovevano senza nessun sottofondo musicale, rise come una scema per qualche minuto.
Dopo essersi un po’ ripresa, e essendo tornata a guardare l’immagine nel suo insieme si rese conto di una cosa.
Gli voleva bene. A tutti. Ma si, anche a Frank in fondo.
Era strano come questo sentimento la cogliesse nei momenti più assurdi, chissà, magari era solo commozione, chi può dirlo.
Eppure in quel momento, mentre si trovava li dietro al palco a guardare quei cinque ragazzi manifestare semplicemente il loro essere musica, si sentì invadere da un ondata di puro affetto che non riusciva a contenere. Doveva ammettere che non se l’aspettava… Ma che era felice.

Il viaggio di ritorno sul bus fu piacevole, nonostante i ragazzi fossero visibilmente stanchi, e nonostante fossero tutti al corrente della presenza di Bert MecCraken alla festa di quella sera, affrontarono con risolutezza e decisione l’argomento, stabilendo di comune accordo che avrebbero usato la scusa dello show per fare presenza il tempo che bastava per stringere un po’ di mani e fare un po’ di sorrisi per poi filarsene a letto il prima possibile.
A Susie sembrò un buon piano. Il fatto di sapere come si sarebbero svolte le cose la rassicurava e le dava forza, l’organizzazione era fondamentale. Niente sarebbe andato storto, lei non gliel’avrebbe permesso.

La festa era organizzata bene, doveva ammetterlo.
Una tavolata piena di cose da mangiare, sia stuzzichini sia cose più nutrienti,e svariate bevande erano state disposte con meticoloso ordine sulle tovaglie bianche, in fondo alla sala.
Quando fecero il loro ingresso i MyChem, tutti gli occhi erano puntati su di loro, i quali, non aspettandosi una tale reazione, sorrisero imbarazzati. Fortunatamente, il direttore dell’albergo si precipitò verso di loro, correndo a stringere frettolosamente la mano a Brian e agli altri, dopodichè li invitò a servirsi, senza farsi problemi.
In effetti i ragazzi non se ne fecero manco mezzo, di problema, precipitandosi tutti dietro Frank che li aveva anticipati tutti buttandosi a capofitto sulle pizzette.
Susie e Brian rimasero indietro, per godersi la scena. Erano davvero dei bambini, disse a se stessa subito. Dei bambini molto simpatici però, pensò due secondi dopo, raggiungendoli al tavolo.
Si stava servendo da bere quando sentì la mano di Gerard stringerle forte il braccio all’altezza del gomito. Si girò e capì al volo quello che stava succedendo. Il volto di Gerard era più pallido del solito, e Susie avrebbe giurato che che due secondi prima non era cosi. Stava tremando, lo sguardo fisso su un punto.
O meglio, su una persona. Bert. Il quale si stava dirigendo proprio dove stavano loro.
Susie si domandò se ci provasse gusto, o cosa. Forse era davvero come diceva Gerard, forse davvero Bert era soltanto un sadico del cazzo. Fatto sta che lei non voleva averci niente a che fare, dopo aver chiarito con Gee l’ultima cosa di cui aveva bisogno erano ulteriori casini per colpa di quello stronzo che non poteva fare a meno di farsi odiare, invece di farsi i cazzi suoi, una volta tanto.
A smuoverla fu la voce dell’amico: “Io… Io non voglio parlarci Susie. Non voglio. Non sono ancora pronto. Scusami ma… devo andare via prima che lui arrivi qui, o non potrò più farlo. Scusa ancora”.
Si girò verso il cantante per dirgli che capiva benissimo e che non c’era problema, in qualche modo se la sarebbe cavata… E lo vide già lontanissimo, che cercava di farsi spazio tra due persone, per uscire dalla sala.
“Aaaah Gerard Gerard, è sempre stato un timidone in realtà, ma se lo conosci poi è simpatico, vero?”
Susie si girò di scatto, trovandosi il faccione di Bert a tre centimetri dal viso, che la scrutava sorridendo.
Fece un passo indietro, andando a sbattere contro la grande tavolata, e facendo fare una leggera oscillazione ai bicchieri, rigorosamente di vetro.
Bert sorrise, e Susie s’incupì maggiormente. Non solo stava parlando con l’ultima persona con la quale volesse parlare, ma per di più era anche riuscita a passare per stupida e imbranata nell’arco di dieci secondi. Nel frattempo, senza sapere neanche come, si era ritrovata lontana dal tavolo, in un angoletto della sala decisamente appartato, dove Bert le stava chiedendo come mai fosse in tour con i My Chemical Romance, se aveva rovesciato un intero caffè sulle parti basse del superiore o cosa.
Si credeva davvero simpatico? Peccato che non lo fosse affatto. Susie mossa ancora una volta dall’ultimo brandello di cortesia che si poteva avere per una persona così tentò un sorriso forzato, invano.
“Secondo me invece i My Chemical sono un ottimo gruppo, prima non li conoscevo affatto, neanche di nome, mentre ora posso veramente dire di apprezzare pienamente la loro musica, sono davvero in gamba, li ammiro”.
Bert sembrava perplesso, ma anche incuriosito. Propose a Susie di andare a parlare nella terrazza da cui si poteva accedere anche dalla sala, e lei accettò di buon grado.
“Fatto sta che non mi hai ancora detto perché sei in tour con quello sfigato di Gerard e invece a me non rifilano mai giornaliste cosi carine…” disse Bert, dopo di che si abbandonò alle sue risatine nervose.
Più tempo Susie passava con lui più si rendeva conto che c’era qualcosa che non andava al fondo.
Bert stava fumando decisamente troppo, con la cicca di una sigaretta accendeva l’altra, e poi troppo spesso faceva movimenti a scatti o alzava la voce, ma in un modo innaturale… Susie cominciava a pensare che potesse essersi fatto, e la prospettiva di rimanere a lungo li con lui non l’allettava per niente.
“Beh comunque suppongo che tu sappia di me e Gee… hihi, a giudicare da come mi stai guardando male in questo momento direi che quasi sai più di me!!” ora Bert appariva serio.
Susie lo guardò negli occhi. Spenti.
La ragazza fece un passo indietro, quasi a voler considerare la situazione da un punto di vista più ampio:
alla fine si, Bert MecCraken poteva anche essere uno stronzo, però lo era quanto Gerard.
In fondo, nessuno aveva chiesto la sua versione, lei si era semplicemente attenuta a quel poco che le aveva detto Gee, che sicuramente non bastava a dare un profilo di una persona, senza contare che lui, come Frank eccetera, erano dichiaratamente di parte, la sua ovvio. …Ma lei no.
O meglio, le dispiaceva per quello che era successo ovviamente, e che Gee ci fosse stato male, e che Bert ci stesse spudoratamente provando con lei in modo squallido nessuno lo metteva in dubbio, però… Lo guardò un’altra volta: adesso stava sorseggiando avidamente il suo drink, con una sigaretta accesa in mano ovvio.
Come la sera prima, vide anche Bert come un uomo molto piccolo, solo e debole. Ecco arrivare un’altra volta quel sentimento… La pietà.
Non poteva farci niente, provava pena. Per Gerard, per Bert, e per la situazione che avevano dovuto affrontare. Erano degli stupidi, entrambi erano convinti che l’altro l’avesse lasciato senza pietà, mentre in realtà tutti e due ci stavano di merda, e lei ovviamente si era ritrovata in mezzo. Che teste di cazzo.
E adesso? Bert aveva la faccia di uno che di li a poco si sarebbe messo a rigettare anche l’anima.
Evidentemente avevano pensato al stessa cosa, perché proprio in quel momento il cantante si girò e iniziò a rigettare nel secchione che c’era a pochi metri da li. Susie si sentì in dovere di aiutarlo, quindi andò a procurarsi un tovagliolo bagnato con un po’ d’acqua, un bel bicchierone di coca-cola, l’unica cosa che non fosse alcolica e tovagliolini.
Tornando in terrazza col bottino, trovò Bert accasciato vicino al secchione, era pallidissimo ma sembrava più lucido. Susie gli si avvicinò.

O la và o la spacca, pensò. “Bert –disse, e il cantante alzò lo sguardo verso di lei- dimmi che droga hai preso, credo sia meglio che ti veda un dottore, non hai un bell’aspetto. Comunque ho preso questi per te, pulisciti, ti serve una mano? Posso fare altro?”.
Bert scosse leggermente la testa, prese i fazzoletti e si diede una ripulita, mentre Susie gli passava sulla fronte e sulle guance il tovagliolo.
Dopo essersi un po’ ripreso, pensò bene di accendersi una sigaretta, dopo i primi tiri, guardò Susie che nel frattempo era rimasta in silenzio: “ Lascia perdere” disse, nient’altro.
La ragazza sembrò spiazzata: “ Lascia perdere? Cosa?”.
Lui sorrise amaramente: “ Tutto questo. Me, le mie droghe, Gerard e le sue. La nostra storia. E’ nostra. Sei una giornalista, eppure sento di potermi fidare di te e dirti le cose come stanno. Non so se la colpa sia mia o di Gee. So che io ci sono stato e ci sto ancora male, e trovo i modi più stupidi per sfogarmi. Credimi, Gerard è bravissimo a fare la vittima, ma ti assicuro che non è un santo, e io invece passo sempre per lo stronzo che l’ha fatto star male, poverino. Sembra che tutti amino passare il loro tempo a pensare a quanto sia stato un bastardo, cosa che effettivamente posso essere stato, ma per lo meno io l’ammetto, mentre lui… Lui se ne va in giro con i suoi amichetti a raccontare di quanto ci sia stato male e di quanto sia stato bravo ad uscire da questa storia, mentre in realtà c’è dentro fino al collo, credi a me”.
Mentre parlava Bert continuava a dare tiri alla sigaretta, e le sue parole giungevano ovattate all’orecchio di Susie che nel frattempo cercava di rimettere un minimo d’ordine nella sua vita.
Doveva ammettere che Bert non aveva tutti i torti, poteva averne una parte, ma non tutti, e lei si era dimostrata un’altra volta una persona superficiale a giudicare solo per il classico sentito dire.
Dubitava che Bert volesse proseguire il discorso, infatti due secondi dopo, vedendola pensosa, si affrettò a dire: “Beh si è fatto tardi, c’è poca gente in sala… Credo sia meglio che ce ne andiamo a dormire entrambi, non ti pare?” disse alzandosi. Susie dovette ammettere che le sembrava un’ottima idea.
Ora erano proprio davanti alla vetrata e Bert stava rientrando, ma si fermò di scatto.
Evidentemente aveva visto qualcuno, che però Susie non riuscì a vedere, poiché lui si rigirò subito verso di lei, sussurrandole mentre si avvicinava: “ Beh ma che maleducato… Me ne stavo andando senza nemmeno darti il bacio della buonanotte…” e la baciò.

La baciò. Lì, davanti a tutti. La baciò. Lì, davanti a lui. Susie si scansò, respingendolo, ma purtroppo non abbastanza in fretta perché Gerard li vedesse, quando Susie l’individuò, era già praticamente uscito dalla sala, correndo.
La ragazza si girò verso Bert, incredula e furiosa: “ Tu… Perché?! Perché l’hai fatto?!”.
Lui rise, e Susie sentì crescerle dentro una rabbia che non aveva mai provato prima, aveva davvero una gran voglia di spaccargli la faccia.
“Scusa Susie… Niente di personale, credimi, ma avevo promesso a Gee che mi sarei vendicato e così ho fatto. E poi te l’ho detto, trovo modi stupidi per sfogarmi. Scrivi anche questo sul tuo articolo se vuoi”.
“Non ci sarà nessun maledetto articolo, Cristo santo!!” urlò lei esasperata.
Doveva andare via, subito.
Si mise a correre verso gli ascensori, con la risata di Bert che ancora le risuonava nelle orecchie.
Agli ascensori incontrò Brian che l’aveva vista parlare con Bert e vedendo al sua faccia sconvolta e sull’orlo del pianto, provò ad abbracciarla: “Oh Susie…” ma lui non sapeva…
Voleva rimanere da sola. Doveva rimanere da sola.
Imboccò le scale e corse in camera sua. Si soffermò un attimo davanti alla camera di Gerard, che però sembrava silenziosa… Vuota. Susie preferì non immaginare dove avrebbe potuto essere a quell’ ora.
Entrò in camera sua e, sconvolta ed esausta, si buttò sul letto, rassegnata ad affrontare un’altra notte d’incubi, urla e pianti.


P.S. Martunza:
Heilà^^''
Altro capitolo altamente autodistruttivo, no?
Comincio davvero a chiedermi perchè scrivo ste cose T.T
In effetti questo capitolo non mi convince particolarmente, pure Bert bah... e poi Susie sempre in mezzo U.U
Vi informo da subito che per un pò la storia procederà a rilento perchè devo hem, diciamo così, prima fare un pò di ordine nella mia vita [credete davvero possibile che gli avvenimenti che ho vissuto di recente possano influenzare il mio modo di scrivere e sopratutto gli argomenti? U.U]e devo anche capire cosa far succedere e come, dato che ho sempre un idea molto vaga... chiedo scusa di essere cosi sola T.T
Ah, ringrazio come sempre tutte quelle che hanno letto e, ora più che mai, quelle che hanno commentato mostrandomi il loro sostegno e appoggio, non so che dire se non GRAZIE.
Ora però passiamo a voi che invece sole non lo siete per niente *.*:
Niamh15:accontentata!!XD soddisfatta del risultato dell'incontro?? Spero di si seppure non si sia svolto troppo bene T.T baciuzzi e grazie per tutto!!
Bell_Lua:hey^^ ma grazie per aver capito ESATTAMENTE il messaggio che volevo trasmettere!! E grazie del sostegno, troppo gentile, davvero mi sopravvaluti!! U.U e sta tranquilla che rimarrai piacevolmente sorpresa nel prossimo capitolo...
disenchanted_vale:tanto per cominciare: il tuo nik è più bello del mio [chepoifacagherindi...] e non va bene XD.E poi... *.* nuova lettrice?! primo commento anche se segui la storia da sempre?! in tutti i casi, grazie e spero che continueraia dirmi che ne pensi!!^^
miss_D:tataaaaaa<3 che carine chie siete io davvero vi adoro, e sopratutto tu che ci dici tanti paroloni grossi tipo "adoro" e me si sciuoglie T.T
SadSong:tataaaa che bello vedere una tua recensione!!^^ grazie per i complimenti, e anche io penso che tu scriva benissimo *.* però non stare male per una storia scema come la mia plis!!T.T
Elyrock:la mia amoraaaaaa<3 amora che posso dire, le tue recensioni mi fanno sempre cosi tanto piacere...<3.<3 *occhiacuoricino* grazie grazie grazie!! smkk!
Grazie ancora a tutte voi, davvero.

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Capitolo 9
*** I Want Explain, Or Say I'm Sorry ***


Che la situazione stesse precipitando, e pure molto in fretta, era evidente a tutti.
Si avvertiva negli sguardi irrequieti dei ragazzi, nel ticchettio nervoso delle dita di Brian sulle gambe, nei finti colpi di tosse di Mikey, nelle battutine di Frank, che però non facevano ridere più nemmeno lui.
Ma soprattutto si avvertiva nel costante e pesantissimo silenzio di Gerard.
Dopo la sera precedente, lui non gli aveva più rivolto la parola, e Susie non aveva ancora le forze per affrontare uno scontro diretto.
La scorsa serata, nell’illusione che potesse aiutare a calmarla, dopo essersi un attimo ripresa, un attimo che era durato due ore, si era diretta in camera di Brian, il quale aveva aperto subito la porta senza chiedere nemmeno chi fosse e Susie sapeva che il manager non desiderasse altro che vedere la faccia di Gerard che, seppur stravolta o furiosa, era la prova effettiva che non era andato ad ammazzarsi o cosa. Era dispiaciuta di dargli questa delusione, ma dato che prima le aveva offerto un abbraccio che lei aveva rifiutato, ora aveva bisogno di qualcuno che la stesse a sentire.
Brian la fece entrare e la fece sedere comoda sul letto versandole un drink, ma con l’unico risultato di farla afflosciare sul letto dopo pochi minuti, tanta era la stanchezza e l’esasperazione.
Si era risvegliata in camera sua a notte fonda, scossa da violenti brividi.
Nonostante stringesse forte gli occhi cercando di dormire, l’unica cosa che le tornava alla mente erano le parole di scusa di Gerard, e il suo sguardo mentre vedeva Bert avvicinarsi alla tavolata, per poi fuggire subito dopo scusandosi per lasciarla in quella situazione. Il cuore le martellava incredibilmente, e delle volte Susie aveva dovuto massaggiarsi il petto per svariati minuti per cercare di farlo rallentare un po’ e di far passare le tremende fitte.
Non ricordava di essere mai stata tanto male per nessuna situazione, nemmeno la più disperata.
Forse però influiva il fatto che era sola a chilometri e chilometri da casa, intorno a gente che se ancora non lo faceva a distanza di qualche ora l’avrebbe ripudiata, e senza la minima opportunità di poter tornare indietro.
Paradossalmente, anche i pensieri più cupi e le agitazioni più grandi trascinano dietro di loro grande stanchezza, e dopo quelle che a Susie sembrarono ore, potè finalmente dormire, anche se non fece sonni tranquilli, già il fatto di non sussultare più per qualsiasi rumore le sembrava un passo avanti.

Il risveglio non fu cosi traumatico, seppure la ragazza impiegò vari minuti a cercare di convincersi che ci dovevano essere delle buone e valide ragioni per le quali alzarsi dal letto… anche se lei non ne vedeva nemmeno una.
Fu Brian a venire alla porta e a bussare energicamente, dicendole di svegliarsi e scendere a colazione il prima possibile, dovevano rimettersi in viaggio.
Sebbene il gesto del manager fosse una cosa che per principio dava fastidio a Susie, si rendeva conto del perché l’avesse fatto: lui sapeva perfettamente che la ragazza era meticolosa con gli orari, aveva una sua sveglia personale che puntualmente suonava alle sette esatte di mattina, nonostante tutte le volte che era stata messa a dura prova dalle pareti delle varie stanze in cui stava, nonostante questo, non aveva mai mancato un giorno senza suonare.
Eppure Brian aveva comunque bussato alla porta immaginando che la ragazza avrebbe potuto avere un risveglio, diciamo cosi, difficile e aveva voluto ricordarle che nonostante tutte le complicazioni esterne al gruppo, loro avevano una tabella di marcia da rispettare, e nessuno come Susie capiva l’esigenza di Brian nel cercare di far rientrare le cose nella norma, per quanto fosse umanamente possibile, ovvio.
Con un enorme sforzo di volontà, la ragazza si trascinò fino al bagno, e da li inserì il pilota automatico: doccia, vestiti, sistemare le ultime cose, scendere con la valigia, lasciare la valigia nell’ingresso, andare a colazione, sorridere, non guardare assolutamente Gerard negli occhi (che era riapparso verso le quattro del mattino a sentire Mikey, che condivideva la camera col fratello), mangiare, caricare il tour bus, sedersi in un angolo in silenzio e, parte fondamentale per la riuscita con successo di tutte queste attività, non pensare minimamente alla serata precedente.

Dopo qualche ora di viaggio eccoli tutti li, per fatti loro, che guardavano fuori dal finestrino con aria assente. Chi l’avrebbe mai detto che appena qualche giorno fa erano tutti li insieme a cantare senza avere la minima idea che in breve tutte le loro certezze gli sarebbero cadute addosso?
Adesso sembravano tutti uomini soli, senza nient’latro che il loro buon nome a difenderli.
Forse è questo il prezzo da pagare, pensò Susie, è questo il prezzo da pagare per essere una persona famosa: accettare di essere una persona sola.
Oh si certo ogni cantante o musicista che fosse aveva il proprio gruppo su cui contare, e la ragazza aveva visto con i suoi occhi come i membri della band si aiutassero l’un l’altro quando c’era qualcosa che non va, ma evidentemente qui doveva esserci qualcosa di più…
Evidentemente Gerard non voleva essere aiutato… forse davvero era più facile rimanersene nel suo piccolo mondo scuro a soffrire ripensando a tutte le volte che perone che credeva amiche gli avevano voltato le spalle, deludendolo incredibilmente…
Susie s’impose di togliersi dalla testa quei pensieri, altrimenti sapeva che sarebbe finita rannicchiata sotto la poltrona raggomitolata in posizione fetale a piangere.
Non sapeva veramente più come comportarsi, non era neanche sicura che tutti sapessero tutto, sicuramente avevano intuito che c’era qualcosa che non andava ma dato che lei non aveva parlato con nessuno se non con Brian il quale si era fatto dire da Mikey come si era comportato Gee la sera prima tornato in camera, il ragazzo però aveva affermato di essere rimasto sveglio per tutto il tempo che aveva resistito, ma di essere crollato addormentato verso le due, per essersi poi risvegliato con il rumore della porta sbattuta da Gee, verso le quattro di notte appunto (aveva controllato l’ora nella grande sveglia a caratteri fosforescenti verdi, a prova di buio e soprattutto di muri), ma era talmente esausto che dopo qualche secondo, senza nemmeno il tempo di constatare come stesse il fratello, si era riaddormentato, per poi svegliarsi la mattina, trovando il letto di Gerard vuoto, ma ritrovando poi il cantante seduto al tavolo della colazione con gli occhi bassi.
Essendo seduta dietro a Mikey che era accanto a Brian, Susie aprendo bene le orecchie era riuscita a cogliere questo.
A sapere quindi erano, per lo meno in parte, Brian e Mikey… e Gerard ovviamente.
Tutto questo però non rendeva certo più rosee le prospettive che Susie si riservava per l’immediato futuro: anche se gli altri non sapevano niente e si fossero detti disposti ad ascoltare la sua versione della storia, dubitava fortemente che le avrebbero creduto.
Sprofondò nuovamente nell’ angoscia. E il colmo era che lei non aveva neppure fatto niente!
Era stato Bert a baciarla e lei l’aveva respinto, sapendo benissimo quello che Gee provato per lui, e che evidentemente provava ancora! Possibile che Gerard non capisse che lei non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere? La credeva davvero quel tipo di persona?
Susie non lo sapeva più, e forse a quel punto non era nemmeno poi così importante.
Ma cosa lo era ormai? Lei non lo sapeva più, non sapeva più nulla. Appoggiò sconsolata la testa sul finestrino. Il contatto con il vetro freddo l’aveva fatta sussultare, ma non sembrava che nessuno se ne fosse accorto.
Incredibilmente si sentì di nuovo riempire di rabbia: e se si fosse messa a gridare proprio in quel momento, li in mezzo? Ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe voltato la testa per chiederle che cosa stesse succedendo? O sarebbero rimasti tutti immobili, indifferenti, a guardare fuori?
Aveva una voglia matta di farlo, di smuovere quella situazione, di sbloccarla, di far succede qualcosa, qualsiasi cosa.
Che qualcuno parli, uno qualsiasi di voi. Implorò mentalmente. Invano. Tutti con gli occhi fissi su un punto indefinito fuori da quello sgangherato tour bus, a perdersi nei loro pensieri, a parlare con i loro fantasmi.
Iniziarono a pruderle le mani, non riusciva a controllare bene i movimenti del corpo che sembrava subire scosse improvvise, un po’ come la notte precedente, ma molto più forti.
Iniziò a respirare affannosamente, doveva mantenere la calma e riprendere il controllo del respiro, la sera prima l’aveva fatto e ora poteva rifarlo, no? Ora riusciva a controllare meglio il respiro, ma le mani le pulsavano in una maniera insopportabile, se le sarebbe staccate a morsi se avesse potuto.
Una forza distruttiva, ecco come si sentiva in quel momento. Avrebbe potuto iniziare a sbattere la testa contro un portellone del bus, riaprire gli occhi e trovarlo completamente distrutto, mentre la sua testa non avrebbe presentato nemmeno il più piccolo graffio.
Iniziò a mordersi le unghie accanendosi come mai prima, ma s’impose di fermarsi quando sentì distintamente il sapore del sangue in bocca.
Si sentiva bruciare, di nuovo il respiro irregolare, doveva muoversi, doveva uscire di li, sarebbe morta asfissiata se fosse rimasta li dentro un secondo di più.
Ebbe un vero colpo di fortuna perchè proprio in quel momento Brian stava dicendo che si sarebbero fermati per una pausa nell’autogrill, per fare benzina e sgranchirsi le gambe.
Senza nemmeno aspettare che le porte fossero del tutto aperte, Susie si catapultò fuori, senza pensare al povero Brian che rischiava di essere ucciso dalla sua foga. Ma non le importava. Era fuori.

Si allontanò velocemente dal bus, non le importava nemmeno quello che potevano pensare gli altri non vedendola, aveva bisogno di trovare un posto dove rimanere in pace sola. Ma era talmente nervosa anche per mettersi alla ricerca di un posto sicuro e tranquillo, cosi si accontentò di andare in un piccolo spiazzo adiacente a quello dove era parcheggiato il bus. Sentiva ancora il formicolio delle mani che però si era esteso anche alle gambe, e ora si ritrovava a camminare in cerchio sempre più velocemente, fin quasi a perdere i sensi. Stava cadendo, quando si sentì prendere da braccia forti e robuste, che la rimisero in piedi.
Si girò indietro: era stato Bob a prenderla. Ora si stava sedendo sul marciapiede e sembrava incitarla a fare lo stesso. Lei era troppo stanca per ribattere e si sedette, accettando anche la sigaretta che lui le porgeva.
Rimasero in silenzio per un po’, ovviamente Bob si aspettava che fosse lei a dire qualcosa.
Ma era stanca di dover dimostrare sempre qualcosa alla gente, come se fosse suo dovere essere sempre bella buona e brava, e di dover parlare per forza anche se non lo voleva. C’era un qualcosa di pretenzioso nel silenzio di Bob.
Oppure no? Volse lo sguardo verso di lui, cerando di non essere beccata in flagrante: Bob non la stava guardando affatto, anzi aveva gli occhi concentrati su qualcosa di lontano, ogni tanto dava qualche tiro distratto alla sigaretta. In effetti non aveva la faccia di uno che aveva troppa voglia di intavolare una discussione. In effetti Bob non intavolava mai discussioni.
Una volta Ray le aveva detto che era una persona talmente pacifica e cosi poco incline al litigio, che da quando si conoscevano non l’aveva mai visto arrabbiarsi, non seriamente almeno.
Susie avrebbe desiderato tanto essere come lui. Una persona che apparentemente non sembrava avere un carattere forte, proprio perché poco voglioso di imporsi sugli altri e creare disordini, ma invece in tutto questo la ragazza ci vedeva qualcosa di estremamente positivo: al contrario di personalità nettamente insicure come quella di Mikey, sornione come quelle di Frank e Ray , e autodistruttive come quella di Gerard, quella di Bob sarebbe potuta essere tranquillamente paragonata a quella delle onde del mare, calme quando volevano, ma anche pronte a scatenare l’inferno.
Cosa doveva fare? Poteva aprirsi con lui? Non è che avessero tutta questa intimità… e di questo, per l’ennesima volta, Susie non poteva che non incolpare se stessa della cosa: era esclusivamente lei che, visti i disagi con Frank e Mikey si era rifugiata nell’amicizia che le sembrava più facile, ossia quella con Gerard, senza calcolare minimamente ne lui ne Ray.
E ora che Bob si era mostrato disposto ad ascoltarla, almeno cosi sperava dato che ne aveva un disperato bisogno, non si sarebbe tirata indietro. Dovette ammettere a se stessa però che durante tutto il tour non aveva fatto che trovare tutti i modi più sbagliati per comportarsi: con Mikey, Gerard, Bob…
Si sentì terribilmente in colpa, come prima, ma con un po’ più di obbiettività: se quelle persone avevano davvero avuto cosi tanta difficoltà a relazionarsi con lei doveva esserci un motivo, e lei era fermamente decisa a cambiare le cose. Quella era la prima e quasi sicuramente ultima volta che sarebbe stata in tour con loro e aveva voglia di fare bene. Si ora ne era convinta. Avrebbe cominciato da subito, aprendosi con Bob.
Si girò verso di lui per iniziare a parlare, ma fu lui a precederla: "Stai meglio? Voglio dire, sul bus mi sembravi parecchio strana, ti ho osservata, ma non credo tu mi abbia visto… mmmh, credo tu abbia avuto un crollo nervoso, o forse solo una piccola crisi… Quando ti ho visto precipitarti fuori a quel modo, dato che non sembravi in splendida forma, ho pensato fosse il caso di accertarmi che stessi bene e… beh direi di si, che va meglio. E anche che non hai voglia di parlare con me, e magari ti sto anche dando fastidio, quindi sparisco". Sorrise, alzandosi.
Lei l’afferrò: "NO! PER FAVORE NON ANDARE!" Bob si risedette, un po’ perplesso della reazione cosi violenta della ragazza, che fino a qualche secondo prima non aveva spiccato parola.
"E’ solo che…-tentò di spiegare Susie- vorrei parlare con qualcuno, con te magari, se tu volessi cioè… Non mi dispiacerebbe affatto anzi mi farebbe piacere, cioè… Non abbiamo mai parlato tanto e magari questa è la buona volta di iniziare… cioè se tu vuoi ovvio, io… mh…" ci rinunciò.
Bob si sistemò in una posizione comoda accanto alla ragazza, sorridendo sinceramente divertito, ma facendo di tutto per non sbottare a ridere davanti alla ragazza e, porgendole un'altra sigaretta, disse: "Comincia dall’inizio, si?".

Così fece. All’inizio parlava piano, poi con parole sempre più concitate e pronunciate velocemente, tutto questo mentre passava dal mordersi le unghie, al graffiarsi convulsamente le braccia, e li Bob dovette intervenire per fermarla, al distruggere i capelli tirandoli o arricciandoli con le dita, creando degli orribili nodi che sapeva già non sarebbe stato uno scherzo levare.
Bob, l’ascoltò e anche lei dovette ammettere con se stessa di essersela cavata bene, non era nemmeno scoppiata a piangere… Fino a quando non si era messa a tentare di spiegare l’enorme casino con Bert e l’incomprensione con Gerard.
Bob si aspettava una reazione del genere, quindi fu pronto a sostenerla nuovamente quando gli si accasciò addosso continuando a piangere senza ritegno. Singhiozzava parole e frasi incomprensibili, mentre Bob la cullava leggermente cercando di calmarla. Il respirò dopo un po’ si fece più regolare e tranquillo. Si rilassò.
Riaprì gli occhi che le bruciavano da morire, in seguito all’ aver tanto pianto e con i raggi del sole che la colpivano direttamente sugli occhi chiari. Bob la stava delicatamente muovendo, avendola svegliata… svegliata? Come svegliata? Non poteva credere di esserglisi addormentata addosso… oddio che imbarazzo! Sentì le guance diventarle rosse, mentre tentava di biascicare delle scuse per Bob: "Bob io… volevo solo dire che… Oh…" Susie si zittì quando lui, dopo averla tirata su le sussurrò nell’orecchio: "Va tutto bene Susie, ti sei appisolata per qualche minuto al massimo, e non è stato un problema, come non è stato ne sarà ascoltarti ogni volta che vorrai. Il mio consiglio è quello di parlare con Gerard… quando la rabbia sarà sbollita, magari. Aspetta che si faccia avanti lui. Poi capirai…" E con questo sciolse l’abbraccio e s’incammino verso il bus, dovevano rimettersi in viaggio.
Nonostante fosse immensamente grata a Bob per la fiducia la comprensione e… beh per la spalla anche, non poteva non domandarsi cosa intendesse dire con quel aspetta lui… cosa voleva dire?
Si sentiva più libera, ma non certo con meno interrogativi, ma decise ancora una volta di seguire un giusto consiglio, affrontare un problema alla volta. E’ cosi che avrebbe fatto.
Per ora non c’era nulla che potesse fare a parere di Bob, se non aspettare una mossa da Gerard, e cosi decise che si sarebbe messa l’anima in pace e avrebbe visto cosa sarebbe successo.
Si risistemò i capelli e il trucco e s’incamminò verso il bus.
Quando Brian le aprì la portiera per farla salire, lei gli sorrise e chiese scusa per averlo travolto quando era uscita. Lui scosse la testa sorridendo.
Forse era vero che bastava fare una piccola mossa verso gli altri, per vedere gli altri fare altrettanto con te.

P.S. Martunza:
Hey, salve a tutti! Come va?
Allora piaciuto questo attesissimo nono capitolo, dopo la pessima fine dell'altro?
Beh direi che questo se non più allegro per lo meno è un pò meno pesante, anche se so che vi aspettavate magari un scazzo con Gerard, o una riappacificazione... Hehe, si vedrà nel prossimo capitolo ragazze mie, portate pazienza!XD
Comuqnue se non altro tutte le fan di Bob saranno in fibrillazione*.* [mi auguro almeno]ho cercato di ritrarre Bob come me l'immagino io, uno che non parla molto ma che quando hai bisogno di un aiuto è sempre li... che tato^^.
Comunque, credo si sottovaluti l'importanza di avere sempre una persona con cui poter parlare che non sia il classico "migliore amico/a" perchè io mi sono ritrovata in una situaziono "simile" a quella di Susie [fatta eccezione che nel mio caso non c'era nemmeno uno straccio di Uai o un Bertolo T.T] e vi assicuro che è pesante... però parlarne mi ha fatto bene, spero che il capitolo vi faccia riflettere [addirittura?! confido troppo nei significati nascosti che ci sono nelle mie storie, sbagliando tra l'altro U.U]e che sopratutto vi piaccia! Opinioni?
Passando alle vostre recensioni... OTTO ragassuole, OTTO! Ah e GUARDA CASO percepisco, mh... come posso dire... una specie di ostilità nei confronti di Bert, è cosi? Povero che v'ha fatto XD
Comunque otto recensioni...azz...
Mai successo T.T shono commossa sniff<3, grazie a tutte^^:
Elyrock:eh si hai ragione Ely, purtroppo quando si sta male veramente sembra che non si ragioni più... poi capirai, se sei Bert MecCraken che non ragioni mai, figurati sotto l'effetto di droghe ghgh... e Susie hihi ammetto di divertirmi a torturarla è_é ma nel prossimo capitolo si riscatterà [ggrrrrrr]. Grazie per i complimenti comunque, davvero grazie mille!*.* baciuz
Niamh15: hihi amora grazie di aver scritto la recensione metre leggevi, è veramente bellissima*.* e guarda che io sono con te, per me possiamo ammazzarli tutti sti scemi... MUAHAHAHA!XD
FrankieLou: mh... se devo essere sincera... non ho capito O_o comunque grazie^^''
Sad.Song: hehehe dai tata da questo capitolo le cose cominciano ad andare meglio, vedrai! e si chiareranno anche le cose col Franko prossimamente, vedrete.
Bell_Lua: che posso dire se non GRAZIE dal profondo del mio cuore? *sorrisone gigantesco* spero che anche questo capitolo sia stato all'altezza =)
missblack'92: altra nuova lettrice?*.* ben arrivata e... beh grazie di averci detto il tuo punto di vista!XD spero continuerai a farlo!^^
disenchanted_vale: Gee... eeeeeh Gee... sapeste che ha fatto quella notte... eeeeeh se solo lo sapeste... eeeeeh mamma mia si... ok la smetto di farvi rosicare XD comunque porta pazienza e vedrai che le cose si sistemeranno [anche perchè dopo tutti sti casini non vedo cosa possa succedere di ancora più tragico U.U]
miss_D: io Bert e tu Gee? io Gee e tu Bert? Io tutti e due e tu col nono capitolo?XD

Bene, anche questa volta è andata gente, aspetto le vostre recensioni!*.*

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Capitolo 10
*** Stellar ***


Bob aveva consigliato a Susie di aspettare, e lei l’aveva fatto.
Aveva aspettato, tanto. Erano passati vari giorni, senza che Gerard le rivolgesse la parola, anche se Susie dovette ammettere che c’era stato un miglioramento: ogni tanto si sentiva osservata, e quando si girava di scatto verso la direzione da cui le sembrava provenissero quegli sguardi, si rendeva conto che Gerard non le staccava gli occhi di dosso, nemmeno quando anche lei rimaneva a guardarlo, cercando di capire.
Eppure lo sguardo di Gerard rimaneva sempre sul vacuo, sembrava fissare oltre lei, verso un punto indefinito proprio un centimetro sopra le sue spalle. Susie aspettava, continuava ad aspettare.
Ma quando capiva che Gerard non si sarebbe avvicinato per parlarne ne tanto meno avrebbe smesso di fissare quel vuoto cosi pieno di tristezza, si girava di nuovo dall’altra parte, a guardare le gocce di pioggia battere sul finestrino del bus.

Era stato un pomeriggio umido, aveva da poco smesso di piovere e i ragazzi, che si stavano spostando da uno stato all’altro per continuare con le date dei concerti, sonnecchiavano nel tour bus, insieme all’autista e a Brian, il quale aveva appena concluso una telefonata particolarmente impegnativa per risolvere dei problemi tecnici che sembravano essere subentrati all’ultimo, proprio per la data del prossimo concerto.
Anche Susie aveva provato a dormire, con scarsi risultati, seppure si sentisse esausta.
Ultimamente avevano intensificato le ore di viaggio per spostarsi più velocemente, dato che quando Brian riusciva a trovare un qualcosa che potesse essere interessante per la promozione del gruppo, come meet&greet o simili, faceva muovere il gruppo verso la città dove si sarebbero dovuti tenere gli incontri e poi i concerti, costringendo però i ragazzi a viaggiare ad orari ancora più assurdi del previsto, e Susie ringraziò che il bus avesse anche una piccola zona letto dove si "accampavano" in caso si dovesse viaggiare di notte, tipo quella sera.
Non era ancora tardissimo, eppure erano bastate un paio di birre a testa per far cascare tutti dal sonno, strano, visti gli standard a cui erano abituati i ragazzi e, purtroppo si, ai quali avevano fatto abituare anche lei, piano piano. E proprio perché le brutte abitudini sono dure a morire, Susie, rassegnata all’idea che non avrebbe preso sonno molto presto, si infilò una felpa, rubò una birra dal piccolo frigo bar e si avventurò fuori dal tuor bus, andandosi a sistemare su un prato poco distante da li che affacciava su un lago, probabilmente artificiale.

Vivendo in città si era dimenticata di quanto fosse bello rimanere fuori la sera a guardare le stelle che brillavano nel cielo, riempiendo gli occhi di Susie di malinconia ma anche di amore: era in quei momenti che si sentiva veramente parte di qualcosa, parte della vita stessa.
Tutto ciò che era successo, tutto ciò che sarebbe ancora potuto succedere svaniva se lei poteva rimanere li in contemplazione di tanta bellezza, e la ragazza non poteva fare a meno di riconoscere che doveva per forza esserci un qualcosa di più lassù, che avesse creato tutta quella perfezione, dove lei poteva rifugiarsi, senza mai sentirsi troppo piccola in mezzo a quel cielo cosi grande.
Fece scivolare il corpo all’indietro delicatamente, in modo da potersi sdraiare per contemplare meglio il cielo stellato. Da quanto non lo faceva? Troppo…
Quante cose le erano mancate da quando era in tour, quante cose avrebbe voluto o dovuto fare e invece era rimasta li immobile, ancorata alle sue paure… Senza rendersi conto che quello che stava vivendo era un vero e proprio sogno e chiunque avrebbe pagato per essere al suo posto, mentre li era lei che veniva pagata, per farsi venire le crisi di nervi però.
Distese i lineamenti del viso respirando piano. Era tantissimo che non lo faceva, con tutta la frenesia di quelle settimane non aveva trovato mai un attimo per se. Era anche per quello che viaggiare per qualche ora sul bus le faceva piacere, perché le sembrava fosse l’unico momento della giornata che potesse passare dedicandolo solo a se stessa, e anche qualche occasionale volta nella quale la band si ritrovava a viaggiare in orari assurdi, e allora chiedevano a lei di cucinare, visto che li essendo tutti uomini ne capivano poco e niente di cucina.

Sorrise ricordando quell' esilarante episodio nel quale Susie aveva deciso di cimentarsi nella preparazione del sushi, ed era stata malamente scacciata dai fornelli da Frank, il quale per tutto il tempo che lei era stata ad armeggiare aveva detto: "Ma ti pare che si fa cosi? Ma và… Baby lascia che t’insegni come si sta al mondo…" Alla fine la ragazza, scoraggiata ma curiosa, decise che avrebbe lasciato tentare a Frank, il quale aveva confermato ad un affamatissimo Mikey che la cena sarebbe stata pronta dopo mezz’ora, se solo qualcuno prima di lui si fosse deciso a lasciargli i fornelli prima…
Due ore dopo Bob cercava di estrarre la scarpa di Frank, con annesso il legittimo proprietario, da sotto il piccolo tavolino che c’era nel semi-soggiorno del tour bus, dove Frank si era rifugiato dopo aver quasi fatto prendere fuoco al ciuffo del biondo, che si era chinato sui fornelli sotto richiesta del chitarrista, per controllare se il fuoco si accendesse.
Scuotendo la testa divertito dalla scena, Ray si avvicinò alla piccola cucina per constatare i danni: il riso mescolato al pesce erano in condizioni pietose, i fratellini Way erano l’uno sull’orlo del pianto isterico (Mikey) e l’altro cercava con tutte le forze di respingere l’allettante, a parer suo, prospettiva di soffocare Frank nel sonno col sushi.
Susie era seduta accanto a Gerard sui divanetti, lui le stava spiegando minuziosamente come intendeva proseguire al soffocamento del suo chitarrista, mentre lei cercava di rimanere il più seria possibile.
Ray finalmente si decise a prendere la situazione in mano e si avventurò alla ricerca del telefono perduto, che in realtà era seppellito sotto montagne di vestiti sporchi di tutti i ragazzi, che erano stati accumulati in un angolino del bus, e sotto di essi si trovava il telefono che Brian aveva fatto installare direttamente lì, in caso i cellulari non prendessero, per sicurezza.
Un po’ incerto compose il numero della mamma, la quale aveva un debole per le ricette a base di pesce.
Purtroppo Ray non vivendo con la madre da molto tempo, aveva rimosso che la donna andasse a dormire molto presto, e che a rispondere al telefono non fu affatto la cara donna che l’aveva cresciuto, anzi una vecchiaccia che gli chiese scontrosa come accidenti gli venisse in mente di telefonare a quell’ ora.
Il ragazzo aveva tentato di spiegare come stessero le cose ma la madre era talmente adirata che non aveva nemmeno finito di sentire le sue scuse che gli aveva attaccato in faccia, senza nemmeno chiedergli perché avesse chiamato, a quel punto nessuno riuscì più a resistere, Susie interruppe la conversazione con Gee, Bob rinunciò a torturare Frank (per quella volta…) e tutti si unirono alla risata di Ray, alla fine persino Mikey cedette. Che serata…una delle tante. Sospirò, lei e Gerard avevano continuato a ridere per ore.

Era talmente presa dalle stelle che non si rese conto del fatto che c’era qualcuno qualche metro a distanza da lei, che la guardava… "Sei bella quando sei assorta nei tuoi pensieri", disse l’uomo.
Susie si girò di scatto verso la voce, non credendo possibile che fosse stato proprio lui a parlare.
Eppure era proprio così. Gerard era in piedi, anche lui munito di felpa e birra, che le stava chiedendo con lo sguardo se potesse sedersi li con lei. Era impressionante vedere come gli occhi di Gerard, seppure erano fuori al buio ed era già sera inoltrata, rispendessero così luminosi, e seppure fosse una luminosità voluta dalle lacrime che premevano contro gli occhi, Susie dovette ammettere che era veramente bellissimo anche lui.
Rimasero a guardarsi per un po’, finalmente negli occhi. Fu Susie ad interrompere il contatto visivo, certa che ora Gerard era talmente vulnerabile da poter essere anche ragionevole.
Per il momento comunque decise di non dire niente: le piaceva il loro silenzio, era pieno di mille parole.
Si sdraiò sul prato ancora umido, il contatto con l’erba fresca le procurò un piacevole brivido lungo la schiena. Fu anche piacevolmente sorpresa di vedere che Gerard stava seguendo il suo esempio, e dopo esserlesi seduto accanto, si sdraiò anche lui. Rimasero a lungo in silenzio, a contemplare le stelle. Anche se nessuno parlava, si sentivano entrambi più vicini l’uno a l’altra di quanto non fossero mai stati.
Fu Susie a parlare per prima, dopo tutto, era lei che doveva scusarsi: "Gerard… -iniziò, sperando che lui l’interrompesse dicendole che non importava più… Lui rimase in silenzio, ovviamente. Si fece forza, e proseguì- Io… volevo chiederti scusa per… beh mi pare ovvio, per quello che hai visto. Voglio dire io… Ammetto di aver accettato di allontanarmi con lui, siamo andati in terrazza e lui mi ha fatto un paio di battutine poco simpatiche su di te e sul gruppo, ma si vedeva che era completamente fuori, infatti subito dopo si è messo a vomitare, ed era messo talmente male che non ho potuto non aiutarlo, un minimo almeno… Abbiamo parlato anche di te. Ha confessato di amarti ancora, e che le… -le veniva difficile pronunciare la parola, soprattutto sapendo che anche Gerard un tempo, forse nemmeno troppo lontano, aveva avuto a che fare con quella roba- droghe che prende sono solo un modo per sfogarsi, per provocare… come il bacio che mi ha dato davanti a te, è stato solo per ripicca io ti giuro che… io non potrei mai farti una cosa del genere… Mi dispiace tanto Gee…".
Non poteva farci niente, aveva ricominciato a piangere come una bambina e, per non farsi vedere da Gerard, si era girata su un fianco. Appena lui intuì che stava piangendo però, le si accostò all’orecchio, sussurrandole: "Oh, non piangere Susie… E’ una serata cosi bella, non ti pare? Non piangere per me, ne per Bert ne per nessun altro, nessun uomo merita le tue lacrime, credimi, è così".
Mentre diceva queste parole, Gerard cercava delicatamente di girarla verso di lui, di modo che potessero di nuovo guardarsi negli occhi.
Quando lo sguardo di lui e quello di lei s’incontrarono, entrambi stavano piangendo. Gerard la strinse più forte a se, e Susie lo lasciò fare. Quanto le erano mancati quegli abbracci… Ma non era ancora finita.
Lei aveva chiesto scusa ed era stata perdonata, ma ora toccava a lui confessare qualcosa…
Scostò delicatamente il suo corpo da quello di Gerard, tornando a guardarlo, ora entrambi avevano smesso di piangere, anche se avevano comunque gli occhi lucidi.
"Gee, -esordì lei- ti prego, mi parleresti di quello che è successo? Io… vorrei davvero sapere… Io ho bisogno di sapere se tu ancora… se tu… ti prego, ti prego dimmi che…" la frase le morì in gola, ma Gerard aveva capito a cosa si riferisse la ragazza.
Si rimise sdraiato sulla schiena, facendo appoggiare lei sul petto, di modo che potesse sentire il cuore di lui. Stava battendo forte, come il suo.
"E’… E’ successo relativamente poco tempo fa… nemmeno due anni credo noi… ci siamo conosciuti in tour, Brian era sia il nostro manager sia il loro e… è stato un tour davvero indimenticabile sotto tutti i punti di vista: era il primo che facevamo seriamente, girando anche l’Europa… Dovevi vedere la faccia di Mikey quando siamo andati a Parigi, e abbiamo visto dall’alto la Tour Eiffel era entusiasta…" anche se non lo vedeva, Susie avrebbe giurato che Gerard stava sorridendo.
"Comunque -riprese lui, risoluto- non era questo il punto… il punto è che… che è stata la prima volta che mi sono veramente innamorato di qualcuno. La prima e l’ultima in effetti. E chiunque dica che l’amore è una cosa bellissima, non ha nemmeno la più pallida idea di cosa sia".
La battuta improvvisata fece ridere entrambi, e dopo poco Gerard riprese, con tono serio: "Anche quando tornammo a casa, finito il tour ci ripromettemmo che ci saremmo rivisti… così fu. Anche quello fu un periodo stupendo, forse il più bello della mia vita… Si può dire che si, eravamo felici". Ebbe un esitazione, e Susie ne approfittò per chiedere che cosa fosse successo dopo.
Sentì il corpo di Gerard irrigidirsi sotto di lei: "Non l’ho mai saputo con esattezza… noi… è complicato vedi… già persone dello stesso sesso che stanno insieme non avranno vita facile, figurati due cantanti… Fatto sta che sono bastate quattro cinque mesi per renderci conto che era totalmente impossibile mantenere una relazione di quel tipo: quando lui tornava da un tour partivo io, o viceversa… e tra interviste, prove, e i mille impegni che avevamo entrambi, finimmo solo per logorarci a vicenda, tanto da…" di nuovo, non riuscì a continuare.
"La droga…" sussurrò Susie per lui, e questa volta fu il turno di lei di irrigidirsi.
Avvertendo la tensione di lei, Gerard cominciò ad accarezzarle i capelli, riprendendo a parlare: "Purtroppo la droga è un problema molto più grande di quello che la maggior parte delle persone pensi, soprattutto nel mondo dello spettacolo o della musica… Noi non eravamo certo gli unici ad usufruirne, e, al contrario di molti altri artisti, non la prendevamo prima di fare uno spettacolo, io in quei casi preferivo bere, la droga era troppo… Era una botta occasionale… cominciai a usufruirne pesantemente quando le cose cominciarono ad andare veramente male con Bert e… dopo ovviamente". Di nuovo silenzio, ma sembrava che questa volta Gerard avesse veramente finito, cosi fu Susie ad incoraggiarlo a continuare, anche se aveva sperato di non essere costretta a fare quella domanda, aveva troppa paura della risposta.
"Gee ma… adesso cioè… non la prendi più, vero?"
silenzio.
"… Gerard? Non la prendi, vero?"
ancora silenzio.
"GERARD?!" ora la ragazza aveva quasi urlato, e Gerard la fece di nuovo scivolare accanto a lui, mentre lui si sdraiava di fianco, appoggiando la testa sul palmo della mano. Lei ora era sotto di lui, vicinissima, e lo fissava con gli occhi sbarrati e vuoti.
"No Susie non mi drogo più, però ammetto che delle volte, volte tipo la sera del party quando ti ho vista baciarti con lui, avevo veramente voglia di farmi, ed è stato veramente difficile resistere…" sapendo come sarebbe finita la frase, Susie si raggomitolò di nuovo a feto, nascondendo la faccia con le mani, e graffiandosela con le unghie, mentre ricominciava a piangere.
Lui, con decisione, quasi aggressività, le tolse le mani da davanti il viso, costringendola a guardarlo.
Susie però non aveva nessuna intenzione di farlo, quindi si mise a scuotere energicamente la testa, facendo in modo che i capelli le coprissero gli occhi. Gerard spostò delicatamente con una mano i capelli, mentre con l’altra teneva entrambi i sottili polsi della ragazza, che comunque si era arresa al fatto di essere fisicamente più debole di lui.
Le lasciò andare le braccia, e con una mano le sollevò il mento tenendolo fermo, di modo che fosse costretta a guardarlo: "Susie, ascoltami. Se quella sera sono uscito a procurarmi di nuovo della roba è perché io sono debole, e tu non centri niente. So perfettamente che non sei stata tu a baciare Bert, è una reazione molto tipica di lui, quella di baciarti davanti a me solo per spingermi a tornare a farmi, dandola cosi vinta a lui, che diceva che non ne sarei mai uscito… Quindi si, quella sera ho preso di nuovo della droga dopo tantissimo che non lo facevo, ma ti assicuro che sarà l’ultima volta, te l’ho prometto".
Mentre pronunciava quelle parole, se bene la voce fosse ferma, vedendo gli occhi della ragazza riempirsi di nuovo di lacrime, sentì che anche lui non avrebbe resistito ancora per molto.
"Non è mai l’ultima volta Gee, fino al giorno in cui quella medra finirà per ucciderti!" sibilò lei, mentre cominciava a dargli piccoli colpetti sul petto, aumentando gradualmente la violenza.
"Lo capisci che ti ammazzerai? Lo capisci? LO CAPISCI SI O NO?!" ora lo stava veramente picchiando, cercando di allontanarlo da lei.
Quando credette di essere riuscita ad allontanarlo abbastanza, si alzò in piedi nel minor tempo possibile, e mosse qualche passo in direzione del bus. Non fece in tempo però, perché lui l’afferrò per il braccio ritirandola giù sul prato, e sta volta per bloccarla le si sdraiò mezzo sopra, per essere sicuro che non sarebbe più potuta scappare.
"No Susie io non morirò con quella merda, e adesso ti dico anche perché: perché io voglio vivere, voglio continuare a fare musica con quei quattro matti dei miei amici che stanno sul furgone a russare, voglio continuare a viaggiare, e voglio tutto ciò che di bello la mia vita può offrirmi, visto che fin ora sono riuscito a prendermi solo cose brutte a quanto pare… Capisci ora, Susie? Non mi drogherò più, perché ora so che c’è un' alternativa, che è migliore della via che avevo intrapreso prima, e ora voglio fare le cose per bene… Mi credi Susie? Ti prego, dimmi che mi credi e che hai fiducia in me".
Susie questo lo pensava davvero, e avrebbe voluto dirlo a Gee, se non fosse che era talmente tanto shockata e rincuorata da quello che aveva appena finito di dirle, che non potè fare niente di più che schiudere le labbra, ma senza farne uscire alcun suono.
"Gee io…" lei cosa? Che stava succedendo?... Eh?
Gerard rimase in silenzio, era vicinissimo ora.
"Susie…" sussurrò prima di appoggiare delicatamente le labbra sulle sue.
Per un attimo entrambi rimasero immobili, troppo storditi per rendersi conto di quello che era successo.
Gerard si ritrasse, non credendo possibile di aver fatto una cosa del genere, ma, vendendo che lei non opponeva nessuna resistenza, tentò con più convinzione.
Questa volta fu un vero bacio, e dopo i primi attimi, dove entrambi erano ancora un po’ imbarazzati, la timidezza svanì del tutto, e Gerard lasciò andare le braccia di Susie per circondarla e attirarla a se.
Lei gli si abbracciò spingendosi a sua volta verso di lui, e rimasero a baciarsi così per cinque minuti, o cinquanta, chi può dirlo con precisione, in fondo?
Fu Susie la prima a staccarsi: "Gerard, -disse- feriamoci un attimo a ragionare… che stiamo facendo? Mh?"
Lui fece finta di pensare: "Mmmmh io direi che ci stiamo… baciando?" disse, attirandola nuovamente a se, ma lei nuovamente lo fermò: "No Gerard, seriamente…" si trovò costretta a terminare la frase cosi però, perché Gerard era passato a darle dei dolci bacetti sul collo, mentre lei gli infilava le mani sotto la maglietta, accarezzandogli il torace.
Mentre Gerard ricominciava a baciarla lei socchiuse un attimo gli occhi, i quali subito vennero colpiti dal bagliore delle stelle, che la rassicurarono: sotto un cielo cosi, non sarebbe potuto succedere niente che non fosse perfetto.

P.S. Martunza:
weeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. .__. ok è svanito l'entusiasmo.
Ragazze purtroppo oggi non ho tempo di annoiarvi con le mie utilissime e interessantissime chiacchiere, mi dispiace per voi [sisi lo so è che brutto non piangete però...XD] quindi passiamo direttamente alle vostre recensioni<3:
Sad.Song: ssi, ammetto di divertirmi a torturare Susie U.U muahahaha spero tu possa perdonarmi, in questo capitolo in fondo non le va poi tanto male no?XD
disenchamted_vale: detto fatto, direi che Susie e Gee hanno firmato un armistizio...e che gli è andata pure bene ._.
linking park: anvedi chi si risente!*_* quanto tempo*_* beh mi fa piacere vederere che c'è qualcuno che appoggia il Bertolo, perchè anche io sotto sotto...<3
Glael: ma certu che leggo cara, ho anche già fatto danni con un commento!XDXD grazie mille per i complimenti, ci sono veramente rimasta .__.
missblack'92: e anche i tuoi dubbi sono stati chiariti, riguardo alla nottata di Gee... ma forse preferivi non sapere XD spero di non averti delusa!
Niamh15: oh mi fa piacere che ci sia una sostenitrice di Susie, visto come la tratto io ultimamente... U.U che tata sei^^
FrankieLou: comprì! comunque non ti preoccupare, scrivi da Dio, sei il mio modello *__* e sono contenta che la storia e i personaggi ti convincano, significa che sto facendo un buon lavoro, almeno spero!*ç*
Elyrock: non ho altro da dire se non... SPOSAMI QUI E ORA*__*
Bell_Lua: tata ma io non ti ringrazierò mai abbastanza, quando ho un attacco di bassa-autostima [molto spesso in effetti... doh!] leggere i tuoi commenti mi aiuta davvero!^^
Grazie mille a tutte voi ragazze, per il sostegno e i bellissimi commenti che mi lasciate ogni volta, ve ne sono veramete grata e spero di poter ricompensare come posso scrivendo questa storia, anche se mi rendo conto che non regge il confronto T.T
Beh che dire, grazie ancora a tutte, alla prossima, baciuz!^^

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Capitolo 11
*** Leave It All Behind ***


Dopo quella magica notte, le cose tra Gerard e Susie si erano definitivamente risolte.
La ragazza sapeva benissimo che l’episodio della sera precedente era un caso isolato, e che non si sarebbe ripetuto. Non che lei ci sperasse o lo volesse dopo tutto.
Un lieve sorriso spuntò sulle labbra della ragazza: sapeva che avrebbe sempre portato un ricordo stupendo nel cuore di quella serata, ma sapeva anche che tutto ciò che poteva nascere in tour era qualcosa di estremamente fragile, e lei non aveva affatto voglia di una storia complicata come quella che poteva essere una possibile relazione con Gerard, inoltre, sapeva che lui sotto sotto non aveva dimenticato Bert, quindi era giusto così. I baci e le carezze della sera prima lei li aveva interpretati come niente di più di una dimostrazione di sincero affetto da parte di un caro amico che era felice di non averla persa.
Sapeva che ne lei ne Gerard c’avevano messo niente di più, e a lei stava benissimo, non si pentiva di niente, infondo la sera prima erano stati bene, quindi decise che avrebbe archiviato l’argomento, smettendo di rimuginarci sopra.

Mentre fumava tranquillamente la sua sigaretta guardando fuori dalla finestra dell’hotel dov’ erano alloggiati, a Los Angeles, si rese conto che era stata contenta che le cose fossero andate come alla fine erano andate, dopo tutto.
Certo aveva passato momenti veramente orribili, non ricordava di essere mai stata tanto male, ma d’altra parte sapeva anche che erano stati necessari per andare avanti e , perché no?, anche per aiutarla a crescere.
Lei si sentiva più matura, rispetto a quando erano partiti.
Si rimise a pensare come si sentiva la sera prima della partenza, quando non sapeva che mettere in valigia, ed aveva finito per buttare tutto il contenuto dell’armadio nel troller, per essere sicura che non le potesse mancare niente. Come si era sentita insicura in quei momenti cosi sola, cosi vulnerabile.
E cosi si era sentita anche per tutta la prima settimana di viaggio, nella quale ancora doveva conoscere meglio Gerard e aveva si e no scambiato qualche parola con gli altri, ma già da allora Frank aveva iniziato a perseguitarla.
Sospirò. Prima o poi avrebbe dovuto chiarire anche con lui… Ma non sapeva come, o meglio, non sapeva per quale accidente di motivo lui fosse cosi adirato con lei, non ne aveva motivo, davvero.
Avrebbe voluto parlargli, chiedere cosa avesse detto o fatto di cosi sbagliato… Gerard si rifiutava tassativamente di affrontare l’argomento, insistendo perché fosse lei stessa a chiedere a Frank di spiegarle, e ora più che mai avrebbe dovuto farlo, visto che il tour stava volgendo al termine… già.
Un altro paio di date, se ricordava bene, e poi festa finita, tutti a casa.
Non sapeva se era davvero dispiaciuta che fosse finita. Sapeva che aveva passato dei momenti meravigliosi con quei ragazzi, e che tutto sommato nonostante tutti i problemi che c’erano stati (e che comunque si sarebbero presentati da quel momento in poi…) lei era stata bene.
E poi una parte di lei era veramente contenta di ritornare a casa, New York (da quant è che non ci pensava…), rivedere Jack (!), rivedere i colleghi… O mio Dio.
A Susie si gelò il sangue nelle vene. Se l’era scordato. Se l’era totalmente scordato. L’articolo.
Come si suol dire in questi casi, porca puttana. Susie si precipitò alla scrivania che c’era nella sua stanza, sapeva che da qualche parte aveva messo il block notes con la penna… ricordava di aver preso appunti comunque, un minimo aveva lavorato.
Oh, bene. Tutto ciò che aveva scritto in due mesi abbondanti di tour non era altro che una sotto specie di diario, nel quale si era limitata ad appuntare quello che succedeva durante i momenti di vita quotidiana, qualche particolare di un paio di concerti particolarmente riusciti e… nulla più.
Guardò inorridita, e ora decisamente frustrata, la pagina e mezza che aveva scritto in due mesi. Non poteva essere vero. No. No. No. NO cazzo no!
Jack era stato estremamente chiaro a proposito: si rendeva perfettamente conto che Susie ara una ragazza e con la prospettiva del tour aveva tutto il diritto di divertirsi e rilassarsi, ma non doveva scordare che era li per lavoro, e che al suo ritorno avrebbe dovuto aver qualcosa di fatto. Non un articolo pronto magari, ma nemmeno una paginetta scritta a mo’ di diario come una dodicenne.
Ma… come le era potuto succedere? Lei, una ragazza cosi precisa e meticolosa, come aveva potuto addirittura arrivare a dimenticare il fatto di dover scrivere qualcosa? Di certo non aveva dimenticato perché era arrivata fino a Los Angeles, ma non si era proprio dimenticata del fatto che Jack le avesse chiesto di tornare con qualcosa di più di banali appunti. E il bello era che non l’aveva fatto per ripicca o peggio ancora per poca volontà, semplicemente l’aveva scordato, rimosso. Brava idiota era stata.
Si scosse, doveva riprendere il controllo. Guardò l’ora, le 5:15 di pomeriggio, bene, si consolò pensando che quanto meno avrebbe potuto buttare giù come minimo la bozza di una bozza dell’ articolo, e poi rilavorarci più in là, un po’ di tempo le rimaneva dopo tutto, e magari se avesse parlato a Brian del suo problema lui le avrebbe detto che poteva anche non andare al concerto di quella sera,anche se in genere insisteva sempre perché andasse con loro.
Fece un respiro profondo, ora che aveva un piano si sentiva più sicura.
Raccolse blocco notes e penna, prendendo il cellulare e un altro paio di cose che avrebbero potuto essere utili. Si sarebbe andata a sedere nella terrazza dietro l’hotel, che affacciava sul mare, sperando che potesse fornirle un po’ d’ispirazione.

Alle 19:30 la ragazza si arrese all’evidenza. Non ci riusciva, era inutile. Aveva tentato come minimo cinque diversi inizi,uno più orribile dell’altro. Gli unici due con cui era riuscita ad andare avanti poi li aveva mollati cosi a metà, senza sapere più che scrivere, tanto più che nemmeno le cose scritte prima la convincevano più di tanto. Si accasciò sul tavolo, sopra gli appunti, cercando di trattenere le lacrime.
E lei voleva fare la giornalista? Lei? Che non riusciva nemmeno a mettere tre parole in fila?
Avrebbe deluso tutti, tutti. I suoi genitori, che avevano investito un sacco per farla studiare all’università di New York, e ora lei stava mollando anche quella. Avrebbe deluso Jack, il quale le aveva affidato quell’ incarico con estrema fiducia in lei, arrischiandosi addirittura litigare col capo, il quale avrebbe preferito mandare un giornalista che avesse già avuto esperienze di quel tipo. E avrebbe deluso anche se stessa, la sua incapacità era la prova finale che era un’ incompetente e una stupida, niente di più.
Ma soprattutto avrebbe deluso loro. No. Non sarebbe successo, non se lo saprebbe mai perdonato, già lo sapeva.
Si tirò su e cercò di rimettersi a scrivere… ma dopo poco la penna tracciava l’ennesimo ghirigoro sul foglio, mentre lei aveva gli occhi persi nel vuoto. Sentì dei passi dietro di lei, che la scossero.
Alle sue spalle c’era Mikey che cercava di sbirciare le parole scritte sui fogli da dietro al spalla di lei.
La ragazza si girò di scatto e disse con tono acido: "Che fai sbirci?" Mikey si ritirò con una faccia allarmata: "Scusa, -borbottò- non credevo fosse roba privata cioè io… Ma hai ragione non mi sarei dovuto permettere, scusa!", finito di biascicare quelle parole, si allontanò in fretta dal tavolino, per incamminarsi verso le scalette che facevano accedere direttamente alla spiaggia, della quale un pezzetto era di proprietà dell’hotel.
Susie sospirò, era inutile, non avrebbe imparato mai. Le relazioni sociali non erano il suo forte.
Si affrettò a raccogliere le sue cose, e si precipitò dietro Mikey.
Forse era troppo tardi per chiedere scusa e provare a ricominciare da capo, ma sentiva che comunque avrebbe dovuto provarci, come faceva a scrivere un articolo decente se nemmeno riusciva a parlare con uno dei protagonisti del suo lavoro? Era assurdo. E poi era da troppo che quella situazione andava avanti, e lei sentiva che se non fosse cambiato qualcosa, e in fretta, li avrebbe persi tutti. E lei non lo voleva.
Iniziò a correre più velocemente. Raggiunse Mikey che aveva il fiatone e dovette buttare le cose per terra e piegarsi in due per riprendere fiato.
Il ragazzo appena la vide fece qualche passo indietro e le si inginocchiò vicino. Quando sentì di poter parlare Susie si alzò e con lei Mikey. Ora si guardavano negli occhi, ed era la prima volta che nessuno dei due distoglieva lo sguardo. In contemporanea sorrisero. Da li la ragazza seppe che le cose sarebbero andate bene.

"Ahahaha no non ci posso credere… Dai non è possibile!" Susie era fermamente convinta che se avesse continuato di quel passo le sarebbe venuto un crampo alle mascelle, ma chissene frega.
"Ma te lo giuro! Frank era davvero uno sfigatello al liceo, per non parlare di mio fratello… e di me!" Mikey fece una pausa per riprendere fiato, aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro. "Io avevo dei grossi occhialini a fondo di bottiglia, sai proprio i classici secchioni, e mio fratello era molto più grasso di ora e Frank… Hehe Frank era talmente alternativo che tutti lo guardavano malissimo… Ed è cosi che ci siamo conosciuti. Io e Gerard già da allora eravamo molto uniti, e Frank c’ha messo poco ad entrare nel gruppo, seguito a ruota da Bob e Ray… e dopo un po’ abbiamo scoperto di avere tutti una passione per la musica e… voilà! My Chemical Romance. Certo, all’inizio eravamo veramente buffi, tutti che armeggiavamo con gli strumenti senza padroneggiarli particolarmente bene, senza sapere con l’esattezza scrivere un testo o la musica, e quindi siamo rimasti per parecchi anni in fase-garage, ma dopo le cose mano a mano sono andate meglio fino a che… Fino a che io non mi sono ritrovato su una spiaggia di Los Angeles con una giornalista che vuole scrivere un articolo su di me e la mia band! Ammetterai che è un notevole passo avanti!".
Mikey era entusiasta, letteralmente.
E Susie pure, non solo il ragazzo si era mostrato una persona gentilissima e con la quale condivideva un sacco d’interessi, ma aveva perfino accettato di darle una mano per scrivere una prima bozza per l’articolo!
La ragazza non poteva credere di avere tanta fortuna, non se la meritava. Con Mikey aveva scoperto di poter parlare di tutto, avevano cominciato scusandosi l’uno con l’altra per il proprio comportamento, e alla fine Susie aveva accettato volentieri la proposta di fare una passeggiata lungo la spiaggia.
Mentre camminavano, era saltato fuori che i due avevano davvero molto in comune, e che oltre alla passione per la musica, il bassista amava anche scrivere, sebbene non credeva di essere molto portato, e leggere, ecco perché aveva sbirciato sopra la spalla di lei prima, semplice curiosità.
Anche se con un po’ di riluttanza, Susie aveva accettato di far leggere il materiale al ragazzo il quale, dopo aver letto tutto, si era detto disposto a rilasciarle una sotto specie d’intervista, per facilitarne il lavoro.
Ora era trascorso del tempo, e Susie di sentiva pronta a fare la domanda che si era tenuta in serbo per tutto il pomeriggio: Gerard e Bert, Gerard e le droghe… Gerard e basta. Cos’era successo.
Mikey si prese del tempo prima di rispondere, guardò fisso l’oceano tanto a lungo che Susie credette che si fosse scordato della domanda.
Stava per ripeterla, quando finalmente lui si decise a parlare: "Non l’ho mai saputo di preciso, veramente. Lui… abbiamo sempre avuto un buon rapporto, tranne per un periodo al liceo che però durò poco, eppure in quel periodo Gerard era veramente chiuso in se stesso, si rifiutava di parlare con chiunque non fossimo io o Frank, e anche con noi non è che ci dicesse chissà cosa. Più che altro si sfogava dicendo cose senza senso, o ci chiedeva di andare noi per lui a comprare…cose".
Mikey fece una pausa, e Susie notò lo sforzo che gli costava dire quello che stava dicendo, notò in oltre che aveva accuratamente evitato di dire la parola "droghe".
Non sembrava comunque che Mikey avesse finito, e decise di non interromperlo.
Difatti, dopo poco il ragazzo riprese: "Tutto quello che ti ho detto però è successo… dopo. Prima era… oh… non credo di averlo mai visto cosi felice, giuro. Sempre sorridente, allegro, era davvero al settimo cielo. All’inizio decise di non dirci niente della sua relazione con Bert, ma quando tutti noi ci rendemmo conto che era qualcosa che sarebbe stato di più di una semplice storia che iniziava e finiva nel tour (è durante un tour che ci siamo conosciuti, non so se lo sapessi già…) decise di dircelo. Noi non approvavamo, Bert non è famoso per essere tutta questa bella persona, e lo sapeva anche Gee ma… era innamorato". Il ragazzo sospirò, stava facendo la cosa giusta a dirle tutte quelle cose? Certo il fratello si fidava di entrambi, e sapeva che prima o poi Susie avrebbe saputo quelle cose ma… decise che dopo gli avrebbe parlato, per ora doveva portare a termine ciò che aveva iniziato.
"Ma ovviamente tutto prima o poi deve finire -riprese- e cosi finì anche la loro storia… da allora Gee è diventato un mistero anche per me. Mi parla certo, ma è diverso da prima, io credo che… che lui sia convinto che io sia arrabbiato con lui o cose simili, perché dice di avermi deluso. Certo io non sono stato bene vedendolo stare male e senza poter fare niente per evitarlo però adesso non avrebbe senso mettermi a rinfacciargli quello che mi ha fatto passare, dopo tutto è stato male anche lui! Io… vorrei solo che lo sapesse…".
Mikey si girò per non incontrare lo sguardo di lei. Avevano entrambi gli occhi pieni di lacrime.
Fu una cosa discreta però, piansero piano, senza dare nell’occhio. Susie non era il tipo di persona che si lasciava andare cosi facilmente, e Mikey non amava troppo il contatto fisico.
Rimasero cosi dunque, ognuno con il proprio dolore, ma contenti di non trovarsi li da soli.
Andava bene cosi.
Quando si furono ripresi, s’incamminarono di nuovo verso l’hotel, trovando tutti già a tavola e un po’ attoniti di trovarli insieme. Eppure nessuno fece domande, vedendo i loro volti rilassati.
Quando Gerard li vide, sorrise a entrambi.

La sera, dopo il concerto, Susie si affacciò dalla finestra della sua stanza, e vide sotto di se i fratelli Way che parlavano tra di loro. Non ci volle molto ad intuire quello che si stavano dicendo e, anche se Susie non riusciva a captare le parole, vedeva che Mikey parlava in modo calmo (lo si capiva dal fatto che non stava gesticolando) e Gerard non si stava mettendo a fare giretti per la terrazza, ne si metteva le mani nei capelli, quindi presumeva che andasse tutto bene.
Rimase li a guardarli per un po’ e si rese conto che mentre osservava la scena dall’alto, sentiva che gli voleva bene, ad entrambi.
Guardò in alto, anche quella sera c’erano delle stelle bellissime.
Rimase un po’ a contemplare il cielo, dopo di che spostò di nuovo lo sguardo sui ragazzi.
Adesso avevano smesso di parlare, e si stringevano in un abbraccio.


P.S. Martunza:
Heeeeeey! Pubblico con tantissimo ritardo e tantissime scuse l'attesissimo capitolo 11, sperando di non essere linciata sia per il ritardo, sia per il continuo della storia O.o
Come avrete potuto capire, non ho alcuna intenzione di far mettere insieme Gee e Susie U.U per tante validissime ragioni, tra le quali il fatto che già s'è sbaciucchiata sia Bert e Gee, e già il fatto che sia andata in tour con i MyChem basta a farmi desistere dal farla inciuciare ancora con il mio [ssi] uomo U.U ecco.
Chiedo scusa a tutte voi, so che ci speravate, ma la vita è dura U.U [madonna che frasette del cazzo-.- oggi sono veramente insopportabile, ma non vi preoccupate che ho finito XD]
Bene, ora veniamo a voi, caVissime<3 10 recensioni*__* non ho parole per esprimere la mia gratitudine, mai come ora credo che le semplici parole "grazie mille" siano banali e riduttive.
Glael: ecco, non so veramente che dire cioè... mi sembra cosi strano che solo grazie a questa storia una persona possa avere curiosità di sentire ed addirittura appasionarsi a un gruppo. ovviamente sono onorata, dico davvero. sono io che ringrazio te.__.
linking park: grazie^^ mi spiace deluderti, sai già come vanno le cose tra Gee e Susie, e spero che la storia continuerà a piacerti anche se non staranno insieme!
disenchanted_vale: glassie carissima! sono contenta di essere riuscita a rendere bene l'idea!=)
Sad.Song: tataaaaaaaa! aaaaw sono contenta che il capitolo ti soddisfi, e spero che anche i prossimi lo facciano!^^ e scusa se non ho aggiornato presto, prometto che tenterò di velocizzarmi! ailoviu, darling!
missblack'92: Hey! sono contenta che la vicenda di Gee [anche se non allegrissima] ti abbia reso partecipe della stoia*__* che bello*__* e sta tranquilla, non sei certo la sola che rosica per la notte stellata, lo facciamo insieme! è_é
FrankieLou: che dire.__. sentirsi dire che si sta facendo un buon lavoro da una che scrive come te è veramente una delle cose più gratificanti che esistano credo, sopratutto per me che amo come scrivi. per quello che riguarda gli errori di battitura, ammetto di essere pigra e quelli che ci sono non mi va di anadarli a ricercare e correggere è_é quindi abbiate pazienza e chiudete un occhio, per favore!^^'' [pandistelle will rule the world, please remember!è_é è presente da ormai svariate settimane nel mio sotto nik di MSN U.U]
dark lady: una parola: grazie!XD
Bell_Lua: mamma mia come amo sta donna U.U e sta tranquilla, sei l'ultima che posso rimproverare per il ritardo nel recensire, visti i fantastici contenuti delle tue recensioni!<3 davvero grazie mille!*__*
miss_D: addirrittura commossa?! T.T oddio ma qui mi commuovo io T___T per quello che riguarda la serata al chiaro di luna, mia cara siamo in due...aaaaaaaaaw<3
Niamh15: grazie di aver apprezzato al storia di Frank e il sushi XDXDXDXD è che la mia mente malefica è veramente entrata in azione XDXD, per quel che riguarda Susie e la sua fortuna [io sapevo si dicesse in un altro modo, ma vabbè...] non posso che darti ragione mia cara U.U
Bene, anche per questa volta abbiamo finito, aspetto ansiosa di leggere i vostri pareri su questo nuovo capitolo!*___* spero vi piaccia, a me l'assenza di baci tra i protagonisti mi ha conferito un particolare senso di benessere U.U vendetta dolce vendetta<3 [non ci sto con la testa O.o]

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Capitolo 12
*** Being Real ***


Susie doveva proprio essere una stupida, ora ne aveva la prova definitiva.
Come le era potuto venire in mente anche per un solo istante che le cose potessero essersi sistemate per sempre?
Glielo fece notare Gerard, che appena ebbero un momento buono la prese per mano e la trascinò in un luogo appartato. Susie rimase a guardarlo perplessa, come per dire: e ora che è successo?
Gee rimase immobile, o meglio, non disse nulla per un po’, mentre continuava a dare tiri nervosi alla sigaretta che non voleva proprio saperne di rimanere accesa, nonostante lui continuasse a trafficare come uno scemo con l’accendino. Alla fine la ragazza, per spezzare il ghiaccio, gli chiese in tono scherzoso: "Ma vuoi che l’accenda io?" allo sguardo sprezzante di lui però decise che era meglio stare zitta.
Quando finalmente Gerard tornò a guardarla, aveva un espressione un po’… spersa, confusa.
La ragazza aggrottò lo sguardo, cosa stava succedendo? Lui si decise finalmente a dare spiegazioni.
"So che hai parlato con Mikey -disse- e so che avete parlato di Bert… perché l’hai fatto?" non c’era rabbia nella sua voce, voleva davvero solo capire. Susie si tranquillizzò, credeva di aver combinato l’ennesimo casino con Gerard a causa delle loro stupide incomprensioni e dell’eccessivo orgoglio, mentre si trattava semplicemente di una piccola svista.
Si rilassò: "Si è vero abbiamo parlato e ci siamo chiariti, chiedendoci scusa reciprocamente. E’ davvero un bravo ragazzo Gee… e soprattutto ti vuole bene, davvero. Mi ha raccontato di Bert, o meglio, io gliel’ho chiesto, perché si intuiva che c’era stato parecchio male e…" Susie s’interruppe vedendo il volto dell’ uomo rabbuiarsi, mentre lei pronunciava quelle parole.
"So di aver deluso tutti mettendomi con Bert, e soprattutto comportandomi cosi da idiota dopo ma…" disse lui, ma Susie l’interruppe: "No aspetta… nessuno pensa che tu sia un idiota, chiaro? Mikey mi ha semplicemente raccontato la storia dal suo punto di vista, e che ci fosse stato male come tutti gli altri lo sapevi, ma come potevi far star bene gli altri se la prima persona che non stava bene eri proprio tu? Avevi bisogno di tempo per ritrovare te stesso, le persone a cui tieni e le cose che ami, e ora l’hai fatto. Smettila di vivere nel passato… Smettiamo insieme, va bene?"
Gerard guardò la ragazza, la quale temeva la reazione di lui, conoscendolo un po’ si poteva anche tranquillamente aspettare che rimanesse qualche secondo in silenzio per poi sbottare all’improvviso e urlarle contro chissà cosa… ma per fortuna quella volta non lo fece, anzi, sorride e l’abbracciò. Forte.
"Grazie di capirmi sempre… -le sussurrò all’orecchio- ti voglio bene, Susie".
Lei per tutta risposta lo strinse più forte a se, ringraziandolo a sua volta.
"Mmmh, sai cosa?" disse Gee, con la faccia pensierosa. Lei sorrise scuotendo la testa.
"Mh, io credo che dovremmo festeggiare la nostra voglia di lasciarci tutto alle spalle in qualche modo, approfittando del fatto che dopo il bello show che abbiamo fatto ieri, tutto merito mio, nemmeno dirle ‘ste cose, potremmo andarcene da qualche parte, no?"
Il volto di Susie s’illuminò, aveva avuto una bella idea… "Io avrei pensato a qualcosa, ma è davvero un po’ estremo, non so se te la senti, che si può pretendere da un Way?"
Gerard puntò i piedi come un bambino, incrociando le braccia e gonfiando le guance facendole diventare rosse, era davvero uno spettacolo bellissimo, specie se dopo si metteva ad agitare i pugni, come ogni volta che, per scherzo ovviamente, si offendeva.
La ragazza moriva dalle risate ogni volta che lo vedeva, e anche quella volta non mancò.
Appena si furono entrambi ripresi, Gerard le circondò le spalle con un braccio e indirizzandola verso il bar all’interno dell’ hotel dove, come lei ben sapeva, avrebbe preso un bel caffè doppio, rispettando il motto con in quale si svegliava ogni mattina: ‘Nowhere without coffee!’

All’inizio Gerard aveva acconsentito, ma appena visti gli aghi, saltò letteralmente in braccio a Susie, pregandola di portarlo via da quel posto infernale. La ragazza aveva riso, ringraziando il cielo che non fossero entrati nel negozio, altrimenti non avrebbe saputo spiegare il comportamento dell’ amico.
La ragazza, per gioco, l’aveva portato davanti a un negozio di tatuaggi, e lui era sbiancato scuotendo energicamente la testa e balbettando: "Nonpuoifarmiquestononpuoinonpuoinonpuoi!" lei non aveva resistito e si era messo a ridere, trascinandolo via.
Rimasero comunque nella zona, gironzolando qua e là, senza una meta precisa, ogni volta che qualcuno notava qualcosa d’interessante lo faceva notare all’altro, e poi dopo un tot di tempo chi aveva fatto notare più cose all’altro aveva diritto di esprimere un desiderio su cosa fare.
In questo modo si erano girati già abbastanza strade nel centro di L.A., e Susie era contenta di essere riuscita finalmente a visitare, almeno un minimo, la città in cui avevano fatto un concerto, visto che sarebbero ripartiti il giorno dopo in mattinata.
Gerard fece notare alla ragazza una signora che passava proprio accanto a loro sul marciapiede: era una donna corpulenta, bassa e tarchiata, con un faccione imbronciato, crespi riccioli marroni (tinti rossi) le ricadevano sulle spalle, e la signora non sembrava affatto vergognarsi del fatto che girava con un vestitino decisamente un po’ troppo corto per quello che poteva permettersi, per di più, era di un colore fucsia sparato, con tanto di fantasia di fiorellini, era veramente strana, sembrava uscita da un quadro.
I due aspettarono che avesse svoltato all’angolo per sbottare a ridere, e Gerard gonfiò il petto pieno di orgoglio, visto che aveva diritto a decidere lui il prossimo posto dove andare: "Bene, -disse- ho pensato che, visto che siamo a Los Angeles, sia il caso di andare nel luogo che caratterizza davvero questa città, la spiaggia! Senza contare che ho una voglia matta di rivedere il mare, quant’è che non lo faccio…" la ragazza sembrò un po’ perplessa, ma non obbiettò.

Si tolsero le scarpe e non appena ebbero affondato i piedi nella sabbia, si guardarono con aria sognante: entrambi avevano dimenticato la bellezza di quella sensazione.
Corsero. Corsero davvero moltissimo. Era stata Susie a sfidare Gee, il quale si era dato per vinto non appena aveva visto che non aveva possibilità di vincita sulla ragazza, in effetti, non erano i polmoni di lei che andavano avanti a un pacchetto di sigarette al giorno.
Si lasciarono cadere sulla sabbia esausti ma felici.
Rimasero a contemplare la bellezza delle onde del mare in silenzio.
Fu Gerard a parlare per primo: "Susie io vorrei davvero ringraziarti… Una volta per tutte, e voglio farlo bene. Sai, abbiamo cominciato il tour che io a mala pena ti conoscevo, e lo stiamo concludendo che sei diventata una delle persone che più mi conosce".
La ragazza rimase in silenzio. Si accesero una sigaretta, da smezzare.
"Però, ora sta tutto per finire e tu sai tutto di me, senza contare che sai tutto sulla mia storia con Bert… mentre io non so un accidente di te. Che superficiale sono stato, in tutto questo tempo nel quale tu mi correvi dietro per assicurarti che io non facessi cazzate, ne io ne nessuno della band ti abbiamo mai chiesto come l’avessi vissuto tu tutto questo. Scusami…"
Susie lasciò la sigaretta a Gee, accendendosene una per sè.
Lui rise, accarezzandole la schiena con dolcezza: "Non è necessario parlarne se non ti và".
Lei scosse la testa: "Non è che abbia problemi a parlare o che, è solo che… Non credo ci sia molto da dire. Sai che c’è? Credo che avrebbe dovuto andare tutto diversamente, proprio dall’inizio. Con te, con Mikey, con Frank mi sembra di aver sbagliato tutto. Certo, conserverò dei ricordi meravigliosi ma… ammetto che non so se lo rifarei -si voltò un attimo verso il ragazzo, sapendo perfettamente che a un tipo come Gee poche parole non sarebbero mai bastate, si mordicchiò il labbro e riprese a parlare- sai… prima di partire per questo viaggio, ero molto diversa. Avevo molte certezze che credevo fossero incrollabili, ero sicura di tutto ciò che facevo e pensavo, perché nessuno l’aveva mai messo in dubbio. Facevo quello che dovevo fare, perché mi hanno insegnato che si fa cosi. E poi siamo partiti, ho conosciuto te per primo, e piano piano tutti gli altri, rendendomi conto che in questa vita, nella vostra più che mai, seguire un ordine preciso, uno schema predefinito, è praticamente impossibile, finisci pazzo e basta… E ci sono andata vicino varie volte".
Entrambi risero, e a Susie tornò in mente una cosa a cui non pensava da molto: "Hey Gee -disse- ti ricordi dopo la prima intervista che ti feci, che mi rovesciasti il caffè addosso, e dopo ti offristi di portarmi a cena fuori?" Gerard la guardò un po’ imbarazzato, ricordandosi della sua goffaggine, ed annuì.
"Beh, credo di aver capito solo ora quello che mi dicesti quella sera, sai, sul lavoro dei giornalisti e la figura del musicista che viene troppo spesso idealizzata… del fatto che si sottovaluta enormemente l’importanza di mantenere come una specie di ‘distacco’ tra la vita lavorativa e quella privata, che invece vengono spesso mescolate… e… è per questo che Frank ce l’ha con me vero?"
Solo dopo aver finito di parlare trovò il coraggio di guardare Gee in faccia. Proprio mentre lei si voltava verso di lui, lui distoglieva lo sguardo, guardando le onde che andavano a infrangersi sulla riva.
"Sono contento che tu abbia veramente colto ciò che intendevo dire, credevo di averti fatto confondere le idee e basta, e comunque ho sbagliato a parlare cosi e in quella circostanza soprattutto. Ma sono contento che tu non abbia frainteso le mie parole. Per quello che riguarda il tour, anche io conserverò ricordi molto belli e… altri un po’ meno… ma sono contento che sia andata cosi, sai? Questo tour è stato davvero molto importante e formativo per me, ho imparato davvero ad essere forte e a capire cosa è importante per me e cosa no… Ma soprattutto, -disse prendendole le mani- mi ha dato al possibilità di conoscere un’amica straordinaria… Tu Susie, ti devo davvero molto".
Tipico di Gee, pensò Susie, cambiare discorso quando si iniziavano ad affrontare tematiche spinose. Ma comunque la ragazza decise di non insistere, quel pomeriggio l’aveva passato bene con Gerard, Frank li in quel momento non c’era, ed era con lui che avrebbe chiarito prima o poi, Gee non poteva e non doveva entrarci.
La ragazza aveva gli occhi pieni di lacrime, ma questa volta erano lacrime di gioia, commozione e di ringraziamento. Non riuscì a dire una parola, e fortunatamente sembrò che Gee si accontentasse di abbracciarla e tenerla stretta per un po’. Un senso di pace l’avvolse, erra da troppo tempo che non si sentiva cosi bene tra le braccia di qualcuno.

"Gee?"
"Si?"
"Ho voglia di fare bene. Ho voglia di ricominciare da capo, e di farlo nel modo giusto questa volta. Ho voglia di lasciare tutto alle spalle".
"Io ho voglia di urlare".
"Sai, stavo pensando la stessa cosa…"
"Oh bene, prima tu allora…".

"GERAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARD"
"SUSIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE"

Era tardi quando tornarono in albergo. Erano rimasti in giro ancora per un bel po’, a cena fuori (Susie era riuscita a portare Gerard dal messicano, e lui, nonostante ammettesse che era buono, si lamentava ancora del dolore per la lingua tutta scottata da quelle ‘maledette salse e intrugli vari’) e quando fecero il loro ingresso all’hotel tutti gli saltarono addosso infuriati.
"Dove siete stati? Come accidenti vi viene in mente di uscire senza dire nulla? Potevate essere chissà dove! Ci avete fatto prendere un colpo, e il cuoco e il proprietario dell’albero si erano messi d’accordo per farci una sorpresa, avevano addobbato una sala apposta per noi con un menu speciale, in quanto nostro ultimo giorno qui!"
Brian era veramente arrabbiato, e i due ragazzi mortificati.
Mentre Gee cercava di gestire gli isterici Brian e Mikey, Susie veniva trascinata fuori da un furioso Frank, e, nonostante temesse un po’ l’ormai inevitabile scontro, doveva ammettere a se stessa che era anche curiosa di vedere cosa sarebbe successo, dopo tutto quel tempo nel quale lui non aveva fatto altro che disprezzarla, e lei ignorarlo.

Frank camminava a passo talmente svelto che Susie doveva correre per mantenere il ritmo, lui si muoveva a scatti e si guardava spesso in torno con aria sospettosa, ciò significava che aveva paura di essere sentito o visto, e ovviamente che era nervoso.
Stranamente, al contrario del ragazzo, lei rimaneva calmissima, aspettando che fosse lui a parlare, dopo tutto, era lui che l’aveva trascinata il quell’ angoletto, e ora si stava incamminando verso gli scalini che collegavano la spiaggia con la terrazza dove aveva incontrato Mikey l’altro giorno.
Il ragazzo si accese una sigaretta, ma non porse il pacchetto a Susie, chiedendole se ne voleva una, cosi lei prese il suo dalla tasta e se ne accese una.
Trascorsero vari minuti in silenzio. Frank sospirò, Susie attese.
Aveva la voce tagliente e dura, quando disse: "Senti ragazzina. Sarò chiaro e conciso. Mi rendo conto che per te è un’ esperienza fantastica, il fatto di andare in tour con un gruppo come il nostro, ma… non è un gioco questo. Noi siamo ragazzi e vogliamo divertirci, ma abbiamo anche delle responsabilità a casa… persone che ci aspettano… Insomma, abbiamo qualcosa da perdere. E Gee… ha indubbiamente fatto delle cazzate, ma è amico mio. E giuro che se lo sputtani davanti a tutti tu e la tua bella rivista per ragazzine finirete molto, molto, molto in basso, e ti assicuro che non sarà facile per te. Capito? Sta fuori dai nostri affari, che non ti riguarda! Voi giornalisti che pretendete di sapere, ma cosa? E’ per questo che ti sei fatta cosi tanto amico Gerard, no? Perché speravi di arrivare a tutti noi attraverso di lui no? O magari speravi solo di poter tornare a casa dicendo che eri riuscita a portarti a letto il cantante dei MyChem? Si vede lontano un miglio che non sei nemmeno una vera giornalista!"
Susie era allibita. Ma aveva un senso tutto quello che era successo fino a quel momento? O tutti i suoi sforzi per essere una persona reale, anche con loro, erano stati tutti vani?
Credeva di essere riuscita a far capire che lei non li vedeva solo come un ottimo ingaggio, ma, almeno nel caso di Gee, Bob, Ray, e ora anche Mikey, li vedeva come veri e propri amici.
Perché per Frank era cosi difficile da credere che lei potesse essere davvero animata da buoni sentimenti?
Non riusciva a capire davvero perché dovesse comportarsi cosi. Ma sapeva un’altra cosa.
Sapeva come e perché lei si comportasse cosi.
La chiacchierata con Gee quel pomeriggio era stata preziosa per Susie, non solo perché aveva finalmente chiarito le idee a entrambi, ma anche perché adesso sapeva, anche se lui non gliel’aveva confermato, la causa dell’atteggiamento strafottente di Frank il quale, potenzialmente, era mosso dalla paura e dal rancore.
Chissà, forse altre volte, altri giornalisti li avevano citati con poco entusiasmo o chissà cosa, forse davvero il chitarrista era convinto che Susie fosse un minacciosissimo nemico per lui o per la band, forse Frank aveva davvero qualcosa da nascondere.
Ma lei non lo sapeva, ne le importava saperlo. La ragazza sapeva altre cose in compenso, ben più utili e gratificanti di tutta la merda che Frank non aveva esitato a scagliarle addosso fino a quel momento.
Sapeva di essere ammirata ma soprattutto rispettata da tutti gli altri componenti della band che la ritenevano una persona competente nel suo lavoro e le volevano bene. Si era creata delle amicizie stupende, e non aveva la minima intenzione di farsi rovinare la bella giornata che aveva avuto da quell’idiota esaltato di un Iero.
Quel pomeriggio stesso si era ripromessa di essere paziente con Frank e cercare di fargli capire che le cose non stavano come credeva lui, ma ora aveva perso anche la più piccola briciola di pazienza e di buon senso. Era stufa, doveva smetterla, e basta.
Fece un bel respiro, pronta a rispondere per le rime: "Allora, tanto per cominciare, si da il caso che qui il ragazzino direi che sei tu. Poi, non azzardati mai più a parlarmi in questo modo, solo perché io e/o la mia professione non ti stiamo simpatici, non vuole affatto dire che tu sia meglio di me capito?! Quindi vedi di toglierti dalla faccia quel ghigno strafottente che assumi ogni volta che mi vedi, perché non è proprio il caso che ti metti a fare il cazzone facendo battutine idiote, capito? M’infastidisce, e infastidisce anche gli altri. Quindi vedi di smetterla" Susie distolse lo sguardo, e vide alle spalle del ragazzo che c’era Ray che si stava sbracciando facendole segno di rientrare.
Lanciò un’ultima occhiata sprezzante a Frank, il quale per tutta risposta sbuffò e si accese un’altra sigaretta.
Senza dire una parola, la ragazza si risistemò una ciocca ribelle dietro l’orecchio e, riacquistando uno sguardo tranquillo, tornò dentro lasciando il ragazzo lì, solo con la sua rabbia.


P.S. Martunza:
Saaaalve^^ allora come va? piaciuto sto capitolo? scusate tantissimo se c'ho messo veramente i secoli e millenni a pubblicare, nonostante il cap fosse pronto da un bel pezzo *hem-hem* ma ho avuto un pò di problemi tecnici e non, eqqquindi sono stata impossibilittata a postare, ma ora che c'è spero ve lo siate goduto, è anche bello lungo!XD
Uff, anche oggi di fretta, indi veniamo alle vostre recensions [*______*]:
linking park: attie caVa*-*
SadSong:beh direi che qui Susie si prende una bella rivincita, aaaw sono contenta che tutti amiate i "miei" fratellini Way, vi giuro che l'immagino tatissssimi!^^
missblack'92:grazie O.O mi avevano già detto che la mia fic si distingueva perchè cercavo di scrivere qualcosa di diverso dal solito, ma fa sempre piacere sentirselo ridire, sopratutto da diverse persone, significa che sto continuando bene*__* grazie!^^
FrankieLou: ghighi stiamo parlando proprio ora su msn, e li come qui vorrei davvero ringraziarti, non solo per i complimenti ma per la solidarietà che mi hai mostrato ultimamente... grassie grassie grassie!<3pandistelle XD
disenchanted_vale: assie cara! si susie che si dimentica del lavoro cioè O_O me l'hanno stravolta O_O XD
Bell_Lua: glassie glassie glassie, prima o poi ci sposeremo anche noi ve? hihi :**
Elyrock:cioè ma avete letto la recensione di MIA MOGLIEH? se non l'avete fatto, fatelo per favore. la amo T.T grazie tata, davvero :***
miss_D: uddiu anche io amo tantissimo i fratellini Uai nei loro momenti *sooo lovely^^* qundi è statu belliccimo scriverne*_*
Glael:aaaaaaw un'altra convertita al MyChem*__* si scusssi per sto capitolo, non uccidermi °_° ti mando un messaggio con il mio contatto msn^^

Bene ragassuole, ci aggorniamo, rendetemi fiera con le vostre belliccime recensioni, daidaidaidaidaidai*___*

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Capitolo 13
*** Chinese's Food ***


"Ricapitoliamo… Gee e Mikey voi rimanete qui e vedete se ci sono problemi, io giro un po’ per vedere dove accidenti sono finiti quei dementi di Bob e Ray e tu Frank… Mh… Fa una bella cosa, visto che conosciamo già le tue doti culinarie, che ne dici di andarci a comprare il pranzo?".
Se la vita di Susie e quella dei cinque ragazzi che accompagnava in tour ormai da due mesi e passa fosse mai stata rappresentata in un manga, in quel momento la faccia di Frank sarebbe apparsa con un’ enorme goccia all’ altezza della fronte, e con uno sguardo che era a metà tra l’ indignato e l’ incazzato.
In risposta, il viso di Brian si sarebbe tranquillamente potuto disegnare con due grandi occhioni gonfi di finte lacrime. Doveva ammettere che adorava queste piccole scenette cosi spontanee che ultimamente aveva imparato a cogliere sempre di più.
Non c’era una vera rabbia negli occhi del ragazzo, ne Brian reputava davvero un pessimo cuoco Frank (il che era strano…) e la ragazza sapeva che questi piccoli battibecchi erano dovuti al crescente nervosismo che si stava sviluppando tra i ragazzi.
In pochi giorni erano cambiate veramente tantissime cose, le ostilità tra Susie e Frank erano state riconosciute da tutti come un effettivo problema.
Ma non era quello che faceva suonare distorte e malinconiche le corde del basso di Mikey.
Non era per quel motivo che Bob ogni tanto esitava nel colpire con la solita energia la sua adorata batteria.
Non era per quel motivo che ogni tanto mentre cantava la voce di Gerard tremava.
Non era per quello se Ray ogni tanto mancava qualche nota, o sembrava più stanco di tutti.
Non era per quello che sempre più raramente Frank si abbandonava alle sue cosi particolari performances, almeno nelle prove.
Era la nostalgia. O meglio, la consapevolezza di attimi preziosi che se ne vanno, e che non torneranno mai più. L’amarezza di non aver vissuto situazioni che invece avrebbero dovute essere vissute a pieno.
Forse avrebbero potuto fare meglio, forse avrebbero potuto fare questo e non quell’altro.
Forse non aveva più molta importanza chiederselo, forse bisognava solo accettare il naturale scorrere del tempo, che non puoi fermare nemmeno se sei un componente di una delle più promettenti band degli ultimi anni. Forse non te lo puoi permettere nemmeno se sei Frank Iero.
Susie sapeva che quel tour nel bene o nel male avrebbe segnato la band, erano successe troppe cose, troppe urla, troppi pianti, troppe incazzature… ma anche troppe risate, momenti di allegria, troppe uscite la sera a festeggiare un altro concerto ben riuscito, una bella giornata, i tramonti e le albe, le ore passate nel tour bus mentre fuori pioveva a riscaldarsi l’uno con l’altro, cantando canzoncine idiote per il semplice gusto di fare gli scemi… Avevano passato dei bei momenti, tutti insieme.
Eh si Frank -si ritrovò a pensare la ragazza mentre lo guardava prendere la giacca e incamminarsi verso la porta sul retro calandosi per bene gli occhiali da sole sul naso- anche noi abbiamo vissuto dei bei momenti insieme, Frank. Scattò in piedi e liquidò i fratelli Way e Brian con un: "Sentite vado con lui, e vediamo se riusciamo a chiarire sta benedetta situazione una volta per tutte!", mentre Brian si alzava iniziava a ballare un balletto conosciuto solo da lui e Mikey rideva come un bambino quando vede un clown, Gerard le sorrise e le mostrò il pollice alto, in segno d’approvazione.
Susie gli sorrise a sua volta, afferrò la giacca e uscì, correndo dietro a Frank, il quale camminava stranamente piano, quasi se lo sentisse che di li a poco lei l’avrebbe raggiunto.
Una volta affiancatolo, i due ragazzi rimasero in silenzio per un po’.
Alla vista di un centro commerciale, il ragazzo fece segno a Susie di entrare. Lei scosse la testa: "Ma non è un po’ rischioso? Voglio dire, sarà pieno di ragazzine, e se ti riconoscono? Credo sia meglio cercare un ‘Take Away’ da qualche parte qui vicino, no?".
Lo scorbutico Frank non fece aspettare troppo la ragazza con una delle sue solite risposte taglienti: "Senti cocca. Io non ho voglia di perdere tempo ad andare in giro per posti che non conosco solo perché a te non va di optare per una soluzione semplice, immediata ed altrettanto efficace. Credo dipenda dal fatto che concepiamo la vita in modo molto diverso, e ti assicuro che ringrazio Dio ogni giorno di più per questo. Ma comunque, se tu vuoi andare in avanscoperta prego, io intanto vado a prendere da mangiare. Ciao ciao".
Frank rimase un attimo a guardare la ragazza, cercando di capire cosa avesse deciso. Lo suardo di Susie però era stato distratto da quattro ragazzine sui quattordici anni dentro al centro commerciale che li stavano guardando furtivamente da un po’.
Rivolse uno sguardo allegro a Frank, ignaro di tutto. Vuoi la guerra? -pensò- l’avrai.
Mosse un passo verso il centro commerciale, cosi da trovarsi proprio davanti alle porte scorrevoli, che si aprirono subito. Susie poi si girò di nuovo verso Frank e con un mezzo inchino e uno sorrisetto beffardo fece un piccolo inchino, affermando con tono altezzoso: "Visto che per oggi non rispondo a provocazioni, prego messere, dopo di lei".
Frank sbuffò ed entrò, seguito dalla ragazza, che già pregustava l’assalto delle piccole fan al chitarrista, oggi meno che mai incline a firmare autografi.

Nemmeno venti minuti dopo, una raggiante Susie si precipitava fuori dalle porte scorrevoli, seguita da un frustrato Frank che correva a gambe levate via da ‘questo buco infernale del cazzo!’ come aveva tenuto conto di precisare.
Appena voltato l’angolo Susie si accasciò addosso al muro, non riuscendo a stare dritta per il lancinante dolore alla pancia provocato dalle troppe risa. Poco dopo fu raggiunta da Frank il quale la prese tra le braccia urlando: "Ma no cioè io ti ammazzo! Ma io ti rovino! Hai finito di vivere, capito?!" lei si lasciò andare tra le braccia del ragazzo, il quale continuò a scuoterla e ad urlare, scherzando questa volta però.
Ci misero un po’ a realizzare cosa stava succedendo, poichè sembrava una scena cosi irreale che quando se ne accorsero si staccarono subito l’una dall’altro, e tornarono seri e tesi.
Dopo essersi ricomposti almeno un po’, tornarono sulla strada principale e si rimisero a camminare in silenzio.
Avevano fatto appena pochi passi quando un piccolo sorriso tornò sul volto di Susie, la quale, fingendo indifferenza, diede una piccola botta a Frank, il quale però pensò che l’avesse fatto senza accorgersene, cosi seguitò a camminare assorto nei suoi pensieri.
Cominciò a saltellare, e lui la guardò con sguardo interrogativo: "Ma proprio non ce la fai a camminare in modo normale?" lei rise, rispondendo canticchiando: "Ti ho già detto che non rispondo a provocazioni… Ammettilo, su su dai, ammettilo!"
Frank si accese una sigaretta e sospirò: "Ammettere cosa?" lei rimase a fissarlo: "Che sei stato bene fin’ora con me. Che non sono la reincarnazione di Satana. Che non sono un nemico. Che, se ci sforziamo, non dico che potremmo diventare amici, ma almeno accettare e tollerare l’esistenza l’uno dell’altro sullo stesso pianeta" lo guardò, aspettava una risposta.
Frank alzò lo sguardo, incontrando gli occhi sicuri e determinati di lei.
Fece il suo sorriso di scherno, sorriso che sapeva la faceva imbestialire come poche cose, e sogghignò: "Mai", dopo di che si voltò di nuovo verso la strada, riprendendo a camminare a passo svelto, non accorgendosi dell’espressione che aveva assunto Susie dopo quella sua risposta cosi fredda, non era certo l’espressione che assume qualcuno disposto a farsi mettere i piedi in testa.

Dopo quell’affermazione di Frank, i due rimasero in silenzio e dopo aver girato per vari posti però poco incoraggianti, decisero che un sano pasto a base di involtini primavera e riso alla cantonese non avrebbero fatto male a nessuno, seppur Frank fosse stato abbastanza scettico e avesse gentilmente chiesto al ragazzo che stava imbustando tutto se in mezzo ‘ci fossero anche cani o gatti, e se si, di quale razza, sa, non mi piacciono i bastardini’ dopo di che era stato trascinato fuori da Susie, che appena a qualche passo dal locale prese a colpirlo con le buste, riducendo il cibo in uno stato pietoso.
Decisamente innervosita vedendo il disastro che avevano fatto, disse: "E questo te lo mangi tu, cosi impari!" mentre Frank continuava a ridere come un matto.
Alla fine anche la ragazza si lasciò andare, arrendendosi al lato comico e surreale della vicenda, mentre Frank si era seduto su una panchina e esaminava i danni: "No cioè dai ti prego… guarda qui! E questo cosa sarebbe? Pollo alle mandorle? Lo dicevo io che ci mettono i gatti dentro!" Susie a quel punto non resistette più e, afferrando una manciata del gatto-alle-mandorle lo lanciò contro il ragazzo, il quale dopo esser rimasto per un paio di secondi allibito, ne prese un altro po’ e da li dettero inizio a una vera e proprio guerra… in mezzo alla strada.
La gente che passava rimaneva un attimo a fissare questi due ragazzi che si tiravano addosso non si sa bene cosa mentre ridevano come matti, rincorrendosi e cercando di sporcarsi l’un l’altro il più possibile.
Alla fine vedendo come si erano ridotti, e rendendosi conto che era tardissimo, ripresero al volo le cose e tornarono dagli altri, i quali li accolsero con urla affamate, e una volta visto cosa avevano portato i due per pranzo, e soprattutto come erano tornati, Brian decise che non era il caso che mangiassero quella roba, per la loro incolumità fisica, morale e psichica… lasciando che fossero proprio Susie e Frank a usufruire di quel bel pranzetto, mentre lui andava alla ricerca di una tavola calda.

Dopo essersi dati una ripulita e aver mangiato il mangiabile del ‘pranzo’ tornarono dal gruppo, il quale stava aspettando Frank per iniziare le ultime prove degli strumenti prima del concerto che si sarebbe tenuto in serata.
Susie si riaccomodò sulla sua poltroncina che aveva lasciato prima di uscire con Frank.
Risistemò le sue cianfrusaglie e decise che mentre i ragazzi provavano poteva dedicarsi un po’ all’articolo, visto che il tour era veramente agli sgoccioli e che Jack non era riuscito a nascondere un tono un po’ ansioso al telefono.
Lasciandosi guidare dalla musica che, seppur un po’ malinconica e incerta all’ inzio, mai come quella volta le servì a concentrarsi, Susie senti un formicolio alle mani, alle dita che scorrevano insieme alla penna veloci sul foglio, in preda a una specie di attacco di schizofrenia.
Doveva scrivere, doveva riportare tutto ciò che era in grado di cogliere in quel preciso istante, doveva raccontare tutto, non voleva che nulla venisse lasciato al caso, avrebbe curato quell’articolo come non aveva mai curato niente di tutto quello che aveva scritto fino a quel momento, doveva venire fuori una cosa fatta bene e col cuore, non era importante che fosse più o meno banale, lei voleva descrivere come si era sentita in quelle settimane vissute in quel mondo cosi pazzo, il loro mondo, che lei aveva imparato ad amare.
Perché era questa la verità, mentre li vedeva suonare con cosi tanta passione quelle canzoni, si rese conto di quanto anche lei, volente o nolente, ci fosse finita dentro.
Mentre ascoltava quelle canzoni, si rendeva conto di quanto in realtà anche lei si sentisse coinvolta, di quanto quando Gee urlava ‘ I’m not afraid to walk this world alone ’ anche a lei tornava in mente di tutte le volte che si era sentita vacillare la terra sotto i piedi, e di come poi invece era riuscita a ritirarsi su, bene o male.
Ancora prima che se ne rendesse veramente conto, sentì una mano sulla schiena e la voce calda di Brian che la tirava su: "Tutto ok Susie?" prima che se ne rendesse conto, la ragazza si era accasciata in uno stato di semi incoscienza, dopo aver finito di scrivere ben 5 pagine di fila senza fermarsi.
Si sentiva stanchissima e le faceva un male cane il braccio.
Guardò verso i ragazzi che fortunatamente essendo molto presi dalle prove non si erano resi conto di niente, e ora sembrava quasi che Frank l’invitasse a raggiungerla fuori per fumarsi una sigaretta.
Sentendo un gran bisogno di nicotina nel corpo, la ragazza non lo lasciò aspettare troppo quasi correndo fuori.
Li, Frank le rivolse un piccolo sorriso e le porse l’accendino. La ragazza lo prese e si accese una sigaretta, sorridendo a sua volta a Frank.
Calò un silenzio imbarazzato tra i due, interrotto da un piccolo colpo di tosse da parte di Frank, il quale stava palesemente chiedendo un po’ d’attenzione. La ragazza si girò a guardarlo, e lui ci mise un po’ a trovare le parole: "Senti Susie… Credo sia arrivato il momenti di darti delle scuse cioè io… Ammetto che fino a qualche giorno fa non mi piacevi per niente, non vedevo di buon grado il fatto che tu venissi in tour con noi visto che non era mai successo prima e… Io non ho un ottimo rapporto con i giornalisti cioè… mi da fastidio vedere come s’intromettono sempre, ma bene o male queste cose ero riuscito a tenermele per me, nonostante ti facessi comunque battutine stupide per innervosirti… e quando è successo quello che sai bene con Gee, sia di Bert che della vostra serata, ero a dir poco furioso. Il fatto è che lui c’è stato veramente male, e io vederlo ridursi cosi un'altra volta non ero ne sarò mai pronto a farlo, perché gli voglio troppo bene, è un fratello per me, lo è lui come lo sono quegli altri quattro pazzi che fingono di suonare bene come solo io so fare…" Susie sorrise.
Vedeva quanto rimorso, imbarazzo e speranza contenevano gli occhi di Frank, e capì che nemmeno se armata di tutta la cattiveria di quel mondo e del prossimo sarebbe mai riuscita a rimanere ancora per molto arrabbiata con Frank Iero.
Sorrise e l’abbracciò. Lui la strinse forte e le sussurrò: "Grazie di aver capito… Sei una lanciatrice di gatto-alle-mandorle fantastica!" sciolsero l’abbraccio e risero di gusto, finalmente insieme.

Quella sera, il concerto fu memorabile. I My Chemical Romance diedero spettacolo non solo offrendo una performance a dir poco esemplare, sia coinvolgendo il pubblico sia lasciandosi a degli assoli spettacolari delle chitarre di Frank e Ray, ma anche mostrando di quanto fossero capaci, e di quanto amassero ogni singola nota che suonavano, mettendoci tutta la passione e l’amore di cui erano capaci.
Finito il concerto, Susie fu sicura di vedere almeno cinque ragazze che si erano commosse quando Gerard aveva chiuso il glorioso concerto con ‘Welcome To The Black Parade’. Era stato davvero qualcosa di spettacolare, un’emozione intensissima che, Susie ne era certa, non avrebbe provato mai più.
Finito il concerto, sussurrò un "Grazie" rivolto ai ragazzi sul palco, che si stavano inchinando al pubblico che urlavano i loro nomi a gran voce. Li vide li, tutti schierati, con le loro divise, che raccoglievano rose e altri oggetti, la maggior parte peluches che i fan avevano lanciato sul palco durante lo spettacolo.
Rientrati nel backstage, si abbandonarono tutti a urletti entusiasti, decisamente eccitati per la buonissima riuscita del concerto, e una volta che si furono un minimo ripresi, come sempre, decisero di fare un brindisi. Si misero in cerchio e alzarono le bottiglie di birra cercando qualcosa a cui brindare.
Gli sguardi di Gee e Frank si incrociarono per un istante, e entrambi dissero all’unisono: "A Susie, la migliore compagna di tour che si possa desiderare!"


P.S. Martunza:
heilà! lo so che mi odierete a vita per questo immenso ritardo, credo di aver battuto il record! o/ inventare scuse non serve a nulla, dico chiaro e tondo che non avevo voglia di pubblicare visto che ho pochissimo tempo per tutto ciò che non sia scuola [cheffigo-.-] e che purtroppo ultimamente ho avuto anche poco tempo per scrivere... scusate, davvero.
Passiamo alle vostre [poche, picchè? ç_ç] recensioni*ç*:
FrankieLou: hehe accontentata! XD Frankie è cattivo è vero, ma vedrai che d'ora in poi le cose vanno meglio =D
disenchanted_vale: leggi sopra XD
Elyrock: mamma mia, io non so mai come rispondere ai tuoi bellissimi commenti, mi onori, dico davvero, GRAZIE. <3
Glael: Susie è totalmente cambiata, è vero hihi, sono contenta che almeno tu l'abbia notato^^ il contatto te l'ho mandato secoli fa, ma non mi sembra che tu mi abbia ancora aggiunta u.u
miss_D: beh, se non proprio prestissimo, alla fine aggiornai!^^'' no, le cose con Gee rimangono cosi come stanno =D sorri<3
crystie_2: tata *O* grazie di avermi commentato la fic, e di averla letta sopratutto!*O* e grazie anche moltissimo per i complimenti, apprezzo davvero^^ a presto <3
Molte grazie anche a chi ha solo letto, mi scuso anche con voi per il ritardo *coff-coff...

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Capitolo 14
*** Goodbye ***


Due settimane dopo, il tour dei My Chemical Romance era finito. Tutti a casa.
Gli ultimi spettacoli erano stati memorabili, e dopo aver definitivamente chiarito i suoi diverbi con tutti, Susie poteva dire di essere soddisfatta di se stessa, ma soprattutto del lavoro svolto dalla band, specie in quegli ultimi momenti passati tutti insieme.
Le dispiaceva solo che una volta tornati tutti alla vita di sempre non avrebbero più avuto occasione di vedersi tanto spesso, lei sarebbe stata nuovamente sommersa dal lavoro, per non parlare dall’università che, ora ne era sicura, aveva assolutamente intenzione di completare al meglio e al più presto.
Si diresse alla scrivania, dove erano rimasti abbandonati a se stessi alcuni oggetti che avrebbe messo in valigia per ultimi. Tra i vari libri, l’mp3, e (oddio eccolo!) un calzino spaiato, Susie ritrovò anche la bella copia del articolo che avrebbe consegnato a Jack, una volta riscritto bene e al computer.
Rilesse velocemente le prime righe, c’aveva buttato l’anima in quelle parole.
La sua anima. La loro. Ciò che ognuno di loro era stato per l’altro in quei mesi.
Le avevano insegnato cosi tanto, tutti loro. Lei aveva insistito perché nessuno, nemmeno Gee leggesse la bozza, voleva che fosse una sorpresa per tutti, voleva che potessero comprare la rivista e trovare quell’ articolo su di loro come un qualsiasi loro fan, voleva che si gustassero parola per parola, andando mano mano avanti nella lettura dell’articolo che, tanto lo sapevano, non avrebbe mai potuto parlar male di loro.
Seppure fosse fiera del lavoro svolto, non aveva troppa voglia di fossilizzarsi su quei pensieri ora, visto che era proprio l’ultima sera che avrebbero passato tutti insieme: avevano deciso che dovevano uscire e festeggiare degnamente questo tour che non sarebbero riusciti a dimenticare molto presto.
Sentì qualcuno bussare alla porta della camera, andò ad aprire e, vedendo Brian che le sorrideva chiedendole se poteva entrare un attimo, si fece da parte facendolo accomodare e buttando le magliette e tutte le altre cose con cui stava trafficando nella valigia, accomodandosi sulla poltrona e aspettando che Brian parlasse.
L’uomo al contrario non sembrava affatto tranquillo, continuava a passarsi la mano nei capelli ed a evitare lo sguardo della ragazza, la quale ricollegò immediatamente quei gesti e quell’atteggiamento alla serata in cui lui le chiese il famoso favorino con Gee e visto che non era assolutamente intenzionata a rimettersi contro mezza band proprio alla fine del tour, chiese gentilmente ma con tono deciso a Brian se potesse fare qualcosa per lui.
Lui sembrò indugiare un attimo, soppesando le parole di lei, come se avesse posto una domanda difficilissima.
Alla fine però parlò, e disse: "No in effetti credo tu abbia fatto già abbastanza per… per tutti noi. Ed è per questo che sono venuto, per ringraziarti. Di tutto quanto, dico davvero. Per Gerard, che non lo vedevo sorridere cosi da quando… non me lo ricordo nemmeno io da quando, pensa te. E per Mikey, che purtroppo ha ancora difficoltà a relazionarsi con le persone…c’è voluto molto tempo anche a me per diventare suo amico, eppure tu ci sei riuscita molto meglio e in molto meno tempo! Grazie per non aver fatto sentire Ray e Bob a disagio, nonostante non abbiate legato più di tanto. E… grazie per Frank. Non ho idea di quello che vi siate detti o sia successo, so solo che l’altra sera è venuto da me e mi ha strizzato l’occhio, dicendomi che alla fine sotto sotto non sei cosi male… -la ragazza rise, immaginando la faccia di Frank che fa l’occhiolino, alla risata di lei si unì anche quella di Brian, che però non aveva finito il discorso- e… Grazie anche per non aver mai giudicato questa band, e per tutto quello che hai fatto per loro. Gli hai dato una possibilità, cose che non era mai successa fino a questo punto con dei giornalisti. Sei voluta andare oltre, hai voluto conoscere la vera anima di questo gruppo, quindi sappi che per quanto mi riguarda puoi scrivere ciò che vuoi su quell’articolo. Qualsiasi cosa tu decida di fare o scrivere so che sarà la migliore".
Susie rimase un attimo interdetta, cercando di capire perché Brian le stesse facendo quel discorso. Aveva davvero paura che lei potesse scrivere un articolo ridicolizzandoli davanti a tutti e quindi stava tessendo le sue lodi in quella maniera assurda? Lo guardò nei profondi occhi azzurri, che non si staccarono dai suoi. Era sincero.
Senza dire una parola, si alzò ed andò ad abbracciarlo e una volta staccatasi dall’uomo sorrise dicendo: "Sono io che devo ringraziare te Brian. Siete voi, solo voi, che mi avete offerto una possibilità".

La serata passò abbastanza tranquilla, i ragazzi avevano stipulato un silenzioso accordo, secondo il quale quella sera era assolutamente vietato tenere il muso o lasciarsi andare alla malinconia… come si suol dire, affogarono i loro dolori nel alcool. Il che fu un male ovviamente… basti immaginarsi Gee che, in piedi al tavolo di un pub nel quale i ragazzi si erano fermati, si mise a ballare la tarantella. Ed erano solo le 12:45 di sera, eh.
Sebbene i momenti di totale rilassamento e divertimento con i ragazzi non fossero mancati mai nel tour, come le serate orrende e per questo indimenticabili, Susie non poteva fare a meno di pensare che era finita.
Aveva cercato d’ignorare la stretta morsa allo stomaco tutto il giorno, ma di certo vedere le risate cosi sincere e i volti cosi sereni dei ragazzi non le rendeva le cose facili. Sapeva che tutto quello le sarebbe mancato, tutto, sino ai più piccoli particolari.
Il modo imbarazzato con cui Mikey si rimetteva apposto gli occhiali, come se fosse colpa sua il fatto che gli calavano sul naso.
Il modo in cui Frank (si, proprio quel Frank) arrossiva cercando di trattenere una risata nei momenti inopportuni.
Il modo in cui Bob spintonava Ray per stuzzicarlo, e il modo in cui lui minacciava di mettersi a rincorrerlo lanciandogli dietro tutte ‘quelle sue fottute bacchette che impicciavano ovunque’… e il modo in cui finivano sempre queste semi-liti, ossia questi due ragazzoni buttati sui divanetti del tour busche facevano finta di azzuffarsi, in mezzo al chiasso fatto dai presenti intorno che si godevano la scena, e Brian e Frank che puntavano su chi secondo loro avrebbe vinto, mentre Gee osservava ogni volta attonito la scena, chiedendo sempre con aria sinceramente preoccupata: "Ma… e se si fanno male?" e ogni volta Ray e Bob dovevano fermarsi (repentino passaggio di soldi dalle mani di Frank a Brian, o viceversa) e rassicurare l’amico che era tutto ok.
E Gee… chissà che fine avrebbe fatto la loro amicizia. Chissà se li avrebbe rivisti, e quando. No. Non ce la faceva, non poteva fare finta che fosse tutto a posto, non poteva ignorare il fatto che quelli erano gli ultimi veri autentici istanti, che quelli erano loro e che non ci sarebbe mai stata nessun’altra Susie li con loro, e anche se ci fosse stata, non sarebbe stata lei, non sarebbe stata la stessa cosa.
Doveva ripeterselo ossessivamente, doveva ripetersi che nessun’altra avrebbe chiacchierato cosi con Gee o con Mikey, avrebbe scherzato cosi con Ray e Bob e che si sarebbe detta disposta a prendere ‘lezioni’ di chitarra (e di conseguenza quindi, anche a farsi insultare da un maestro furioso) da Frank.
Nessuna. Non l’avrebbe fatto nessuna.
…Ma nemmeno lei l’avrebbe fatto più.
Non seppe perché lo fece, non seppe perché successe proprio in quel momento, proprio allora.
Forse era stata la birra. Forse era nel suo ‘periodo-pre-rata-mensile-da-pagare-solo-femminile-ovvio’ nel quale diventava veramente ultra sensibile a qualsiasi cosa, pertanto intrattabile e molto incline al piano e alle crisi isteriche.
Forse era solo il fatto che sapeva le sarebbero mancati.
Fatto sta che Susie si alzò di scatto e si diresse velocemente fuori dal locale, nel freddo pungente della sera.
Un paio di squallide luci illuminavano l’entrata del locale, mentre appena a qualche metro lungo il marcia piede c’era il buio più totale. Fortunatamente era ancora troppo presto perché dei ragazzi ubriachi si accasciassero lungo la parete, cosi che potè farlo lei senza problemi, abbandonando tutto il corpo sul muro scomodo e spigoloso.
Fece due respiri profondi, l’aria fredda l’aiutava sempre a schiarirsi le idee e a farle recuperare un po’ di lucidità, si sentiva già meglio.
Poteva permettersi una sigaretta… che gli fu offerta da un cordiale Ray, che si presentava sempre al momento giusto e che, inaspettatamente, mostrava un sorriso sul volto, ma non un sorriso da ubriaco, un sorriso che sembrava proprio un invito a parlare, senza girare senza troppe parole intorno al problema.
Accettare la sigaretta e l’accendino per fumarla sembrò un buon inizio a entrambi, e, dopo aver reso l’accendino (di Gee) al ragazzo, Susie sembrò disposta a parlare.
"Allora… Che succede? E’ tutta la sera che ti vediamo strana, spero non sia successo niente in redazione… ci sono stati problemi? Hai avvertito di che ora arrivi all’aeroporto?" Ray parlava con tono cordiale e gentile.
Ma Susie non lo voleva ascoltare. Non voleva ascoltare nulla che non fosse il silenzio.
Girò leggermente la testa verso il viso di Ray, intenzionata a mandarlo via.
Seppure un po’ rattristato, Ray accettò di buon grado la richiesta di Susie, la quale però, vedendolo allontanarsi sempre più da lei lasciandola sola li fuori, lo richiamò. Forse potevano anche parlare un po’ dopo tutto.

"La rivista non centra nulla Ray, il fatto è che… semplicemente, mi mancherete. Ci l’avrebbe mai detto eh? Eppure so che mi mancherete tutti, dico davvero cioè…non so, credo di essere una di quelle narcisiste che apprezzano davvero le cose solo quando non ci sono più… abbiamo passato un sacco di tempo insieme, tutti quanti, eppure sento che avrei ancora cosi tante cose da dire, da fare… e mi sento una stupida, perché potevo uscirmene prima con tutte le mie stronzate, o meglio ancora tenermele per me, invece di rovinare la serata a tutti… -sospirò- beh, credo di aver fatto abbastanza danni per oggi, potresti cortesemente dire algi altri che me ne vado in albergo? Devo ancora finire la valigia…" senza nemmeno aspettare che Ray acconsentisse, Susie s’incamminò verso una direzione a casa, in realtà non aveva affatto voglia di tornarsene in albergo, voleva solo fare quattro passi.
Non fece in tempo ad allontanarsi di molto però, perché senti quasi subito alle sue spalle dei passi e voci concitate che la chiamavano schernendola quasi, qualcuno stava dicendo con una vocina stridula: "Hey Susieeeee ma nooooooh! Dove te ne scappi? Ma torna qui con noi scemaaaaah daaaiiiiiiiiiii!" si girò.
Gerard avanzava verso di lei, o meglio tentava di venirle incontro, (con scarsi risultati fra l’altro) per cercare di trattenerla, non era ubriaco, ma decisamente allegro.
Quell’immagine mise ancora più malinconia addosso a Susie, che sapeva che seppure questo lato di Gee non l’amava particolarmente, le sarebbe mancato persino quello.
Sentì qualcuno stringerle forte il polso, come per trattenerla… Mikey.
Si girò, incontrando i profondi occhi del ragazzo, che le sussurrò: "Susie, andiamo, per favore, resta. Non vedi che siamo tutti qui, per cercare di trattenerti? Non immagini nemmeno la fatica che è costato trascinare giù da quel tavolo Gee che voleva continuare ad esibirsi per il suo immaginario pubblico esultante…" il bassista venne interrotto da Frank, il quale s’intromise nella conversazione chiedendo poco cortesemente ai ragazzi di camminare, visto che si stava avvicinando un cameriere che sembrava poco propenso alle chiacchiere… A sentire lui, il piccolo show di Gerard (guarda caso) non era stato troppo gradito, anzi, alcuni clienti abituali del locale avevano protestato minacciando di non mettere più piede nel pub, cosi che il proprietario convenne con un poco lucido ma comunque in grado d’intendere e di volere Brian, che aveva scortato la ciurma fuori dal pub, e assistendo cosi alla bella sceneggiata che aveva intavolato Susie, che ora si sentiva più stupida che mai.
Come le era venuto in mente di rovinare anche gli ultimi bei momenti che potevano vivere tutti insieme?
Che era la ‘loro’ ultima serata era un dato di fatto che non potevano cambiare, ma di sicuro era in loro potere decidere come passare la serata, se bene o male. E Susie era davvero stufa di soffrire per motivi più o meno inutili.
Guardò Mikey con fare deciso, e decisero che si sarebbero diretti nel primo posto dove avrebbero potuto ‘accamparsi’ senza dare fastidio a nessuno, e senza che nessuno desse fastidio a loro.
Mikey disse che credeva di poter ritrovare la via di un piccolo ma tranquillo bar che avevano visto per la strada, e si offrì di andare in avan scoperta.

Nemmeno due ore dopo, i ragazzi vennero sbattuti in galera.
A quanto pareva, qualche simpatico cliente del locale, o forse qualche vecchietta stanca di sentire ‘voi ubriaconi che avete ancora una vita davanti…’ non aveva trovato nulla di meglio da fare se non avvisare la polizia che c’era un gruppo di ragazzi che stava disturbando la quiete pubblica.
La situazione non era migliorata quando, vedendo la volante sbucare praticamente dal nulla, Frank si era messo a urlargli contro tutto ciò che gli veniva in mente, insultandoli in tutti i modi possibili e immaginabili.
Seppur di poco, la situazione era migliorata quando Brian aveva tentato di calmare Frank e spiegare la situazione al poliziotto, il quale però infastidito dalle smorfie che gli faceva Gee e i versi di Frank che non ne voleva proprio sapere di stare buono, decise che comunque una bella nottata in questura non gli avrebbe fatto male, se non altro si sarebbero ricordati del fatto che era poco furbo mettersi a sfottere un pubblico ufficiale rispettabile e distinto come lui.
Cosi che la mattina i ragazzi furono dimessi tutti con un mal di schiena atroce, un dopo sbronza non indifferente come non era indifferente il momentaneo ma intenso odio per Frank e Gee, il quale decise di scusarsi con tutti offrendo una colazione al bar con i controfiocchi.
Una volta finito, i ragazzi si divisero in due taxi per essere nuovamente scortai all’albergo, dove Susie raccolse le sue ultime cose e si diresse nuovamente nella hall.
Al suo ingresso, vide tutti i ragazzi alzarsi e lasciarle libero il passo, per andare poi dietro di lei. Fece un piccolo sorriso. Avevano deciso che forse sarebbe stato meglio salutarsi li, visto che i ragazzi erano esausti e fargli fare un viaggio inutilmente fino all’aeroporto non era il caso… Eppure sembrava che i ragazzi avessero cambiato idea. Susie non disse una parola per tutto il tragitto dall’albergo al parcheggio della grande struttura. Non disse niente fino a che non arrivarono al chek in.
Ma una volta che la ragazza fu indirizzata a fare i controlli di sicurezza e fu detto a chiunque non avesse il biglietto di non farsi avanti, si girò verso i ragazzi.

Li guardò attentamente, uno per uno.
Avevano volti tesi, nessuno sapeva cosa dire e soprattutto come dirlo.
Che si sarebbero mancati.
Che avevano condiviso qualcosa che era molto di più che il posto su uno sgangherato pulmino pieno di lattine di birra vuote, riviste o giornali di ogni tipo e cd che ti cadevano addosso da ogni cavità non appena si faceva un inchiodata.

Li guardò attentamente, uno per uno.
Adesso quegli occhi non le sembravano affatto minacciosi come la prima volta che li aveva visti.
Adesso sapeva cosa c’era dietro.
Sapeva cos’era quella malinconia nei grandi occhi di Gerard.
Cos’era quell’insicurezza in quelli di Mikey.
La strafottenza, in quelli di Frank.
La gentilezza, nei gradi occhi blu di Bob.
E la determinazione in quelli di Ray.

Sapeva che molto probabilmente i ragazzi erano cosi fantastici ben da prima che si conoscessero, eppure sperava che un po’ di quel loro carattere fosse stato un po’ anche merito suo se fosse uscito.
Li guadò tutti insieme, tutti vicini, con le mani dietro la schiena e che guardavano dritto davanti a loro.
Senza quasi rendersene conto pronunciò quattro parole che credeva non avrebbe mai avuto il coraggio di dire in loro presenza, disse: "Sono fiera di voi". Lo disse forte e chiaro, dando una solennità al periodo.
Gee si fece avanti e l’abbracciò, seguito dagli altri ragazzi che, a turno, la strinsero forte promettendole che si sarebbero rivisti presto. E lei sapeva che non erano frasi di circostanza.
L’uomo che controllava i biglietti ammiccò un attimo nella sua direzione, doveva andare.
Salutò un' ultima volta tutti e s’incamminò.
Passati i controlli si girò un’ ultima volta e vide che i ragazzi erano ancora tutti li, non si erano mossi.
L’unica differenza era che avevano tutti, lei compresa, gli occhi lucidi.
Non riuscendo a sopportare più la pressione si voltò di nuovo.
Un urlo fece voltare tutti i presenti che assistettero alla scena abbastanza interdetti.
Un coro di persone aveva urlato: "Anche noi siamo fieri di te Susie!"
Quelle stesse persone che ora si stavano facendo scortare non troppo entusiasticamente fuori.
Susie non si girò di nuovo però.
Continuò per la sua strada, camminando a testa alta nonostante le lacrime le rigassero il viso e, nonostante avesse un mal di testa allucinante, formulò chiaramente queste parole nella sua mente: "Grazie ragazzi. Grazie mille".
E se le incise nell’anima.


P.S. Martunza:
hey! chiedo umilmente perdono per l'immenso ritardo di questa pubblicazione, ma ero convinta di aver già postato sto capitolo [ò.ò] vabbè sono un po' rincoglionita insomma<3
cooomunque, v'informo che questo è il penultimo capitolo, ciò significa che è finita ;___;
da una parte sono contenta, dall'altra se ci penso mi viene la malinconia [T__T è la mia prima storia seriaaaaaa, che tristezza ._.] beh comunque ne parliamo la prossima volta [che comunque sarà a breve, visto che il 15° capitolo è già pronto, devo solo risistemarlo un attimo o/]e anche perchè mi devo seriamente mettere a fare biologia, giuoia -.-'''
mi scuso ancora tantissimo anche perchè non ho tempo di rispondere alle recensioni, ma un grandissimo grazie a tutte coloro che hanno recensito e anche a chi ha solo letto^^ e, anche se con notevole ritardo, faccio tanti auguri a tutti, sia di Natale che di buon anno nuovo! *_*
A presto, ditemi che ne pensate di Gee che balla la tarantella! XD

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Capitolo 15
*** Writer ***


Erano le 19.03. Le 19.04, scusate.
Erano le 19.04, e Susie era dalle 12.46 che si sforzava di trovare un senso, un ordine.
Distolse lo sguardo dallo schermo piatto del computer, il quale produceva un costante ronzio che cominciava a irritarla seriamente.
Era finalmente tornata a casa, aveva rivisto la famiglia in una visita lampo, aveva incontrato Jack per un caffè, e lui le aveva raccontato di quanto era diventata più allegra Grace, ora che finalmente aveva trovato un compagno, e lei gli aveva parlato di quei mesi di vita così diversi da come se li era aspettati, ne aveva parlato con talmente tanta passione che si era accorta di star tremando solo quando Jack le aveva messo una mano sul polso per chiederle se si sentiva bene.
No, non si sentiva bene, affatto. Come poteva? Erano ore che stava davanti a quel fottuto schermo ridicolizzandosi, prendendosi in giro da sola e prendendo in giro anche gli altri, facendo sprecare a tutti il loro tempo prezioso. L’articolo doveva uscire necessariamente nel prossimo numero della rivista, niente cazzi, Jack e il resto dei superiori erano stati estremamente chiari su quel punto.
E Susie era terrorizzata. Aveva chiesto un giorno in più, per mettere a posto le bozze. Gliel’avevano dato, sotto pressione di Jack. Aveva chiesto di poter lavorare a casa, in un ambiente più intimo. Permesso accordato. “Adesso però zitta e mosca, lavora” si era detta, sedendosi e accendendo il computer quella mattina, con accanto il pranzo così da non doversi alzare, con tutte le foto scattate nel viaggio (sperando che l’illuminassero) e la bozza dell’articolo, quella che avrebbe dovuto consegnare a Jack, il quale però, dopo aver letto il lavoro, aveva detto senza troppi giri di parole a Susie che era tutto da rifare.
Ed ora eccola li. Che si sarebbe inventata per uscire dai guai, questa volta? Davvero non ne aveva idea.
Si mise a guardare di nuovo, e per la millesima volta, le foto che Gerard le aveva mandato la sera prima per e-mail, insieme a quelle che aveva scattato lei.
Frank che fa una smorfia. Bob sorride. Ray che guarda concentrato la chitarra provando “nuove cose cazzo, niente foto, sono concentrato come quando voi state al bagno, io vi lascio in pace no? E allora anche voi fatelo, cristo!” (Gerard aveva riso come un invasato a quelle parole). Mikey che si piastra i capelli. Gee con l’occhio rosso, non per il trucco, ma dopo essersi ficcato per sbaglio la matita nell’occhio (Frank aveva commentato: “ma questa donnina imparerà mai a truccarsi?!” provocando l’ira funesta dell’altro, il quale aveva suggerito al chitarrista di impartirgli ripetizioni, vista la sua bravura).
Le capitò sott’occhio una foto che le riportò alla mente un ricordo vivido. Guardò a lungo la foto, come fosse in trance.
Lo scatto era stato fatto da Brian, li ritraeva in una delle loro ultime giornate insieme. La foto non era in posa, nessuno sorrideva: Susie era seduta accanto a Mikey e guardava fuori dal finestrino con aria assorta, accanto al ragazzo c’era Gee, il quale guardava un po’ perplesso Ray che cercava di spiegare a uno svogliato Bob qualcosa, mentre Frank era di profilo, e osservava divertito la scena.
Chiuse gli occhi, rievocando alla mente quei momenti… eccoli li, ricordava quel pomeriggio.
E ricordava anche quello che aveva detto Brian scattando la foto: “Ed eccola qui, signori qui sopra c’è l’essenza, l’archè, e molto più di questo. Questa è l’essenza, quella vera, vedete? -disse mentre faceva passare la macchinetta tra i ragazzi- questi siete voi. Questa è l vita sul bus dei My Chemical Romance”.
Quando la digitare era arrivata tra le mani di Susie, la ragazza si era soffermata poco sulla foto, dicendosi che non era nulla di più che un ritratto di un normalissimo pomeriggio in quel normalissimo bus, come già ce n’erano stati centinaia così. Ma era quello il punto… una foto che non aveva grosse pretese, non voleva essere un capolavoro artistico, non voleva dipingerli ne come delle rockstar strafighe, ne ubriacone, ne nulla di più di quanto non fossero… loro, i MyChem.
Rivedendo la foto, si commosse. Sentì un formicolio alle mani, l’impulso di scrivere. Senza pensarci due volte, lasciò cadere la foto in mezzo alle altre e iniziò a picchiettare freneticamente le dita sulla tastiera.

Parole imprigionate tra le dita, ecco. Mi chiamo Susie, e vorrei cercare di scrivere un articolo bello, interessante e arguto, che possa rimanere impresso nelle vostre menti. Sarebbe cosa giusta e buona, in quanto la mia aspirazione è quella di diventare giornalista. Purtroppo, questo è uno di quei casi in cui vorreste usare cento venti parole di cui nessuno conosce il significato solo per darvi un tono, e invece finite per usare sempre ed immancabilmente le solite venti. Ora come ora, le parole non escono fuori, o meglio, non escono come vorrei io, cosi affiderò alle mie dita il compito di rievocare tutto ciò che è stato, tutta la fatica che sento ora, ma anche la gioia, che vale sicuramente tutti gli sforzi di questi mesi.
Sono stati mesi particolarissimi questi ultimi, dato che ho avuto la fortuna di condividerli con la ormai nota band del New Jersey che sta scalando le classifiche di tutto il mondo con il suo nuovo e terzo album, ‘Welcome To The Black Parade’. Che si può dire di questo album, se non che è la riconferma di una miscela di suoni, voci e strumenti perfettamente riuscita, in grado di emozionare e commuovere persino una fredda e disinteressata giornalista? Si, sto parlando di me.
Non riponevo alcuna fiducia in questo gruppo, all’inizio, quando siamo partiti. Ero fermamente convinta che fossero un gruppo come tanti, si bravini, ma nulla di più. Invece questi ragazzi mi hanno accolto tra di loro come se fossi un’amica da sempre, come se fossi una di loro, sul serio.
‘Essere un gruppo -dice Gerard Way, vocalist dei MCR- è molto simile all’avere una relazione con una donna particolarmente esigente. Cerchiamo di collaborare tutti tenendoci ognuno per se le sue crisi isteriche e dividendo invece le sigarette, tornati a casa possiamo pure riprendere la vita di sempre’.
Già, la vita di sempre… che voi ci crediate o no, ogni singolo componente del gruppo afferma che da quando è diventato famoso e la sua faccia ha cominciato ad apparire su MTV, non si è mai rifiutato di uscire e andarsi a comprare il giornale come ha sempre fatto per tutta la sua vita, poco importa vedere la propria faccia stampata sulle copertine delle riviste, quello è lavoro.
‘Non mi preoccupa più di tanto sapere che c’è qualcuno che potrebbe fotografarmi mentre bevo un caffè al bar o chissà cosa – dice Ray, chitarrista – preferisco di gran lunga che sia un paparazzo qualunque piuttosto che un serial killer che mi sta spiando pronto ad uccidermi!’ ride.
Chi invece non sopporta questo lato della fama è Bob, il quale afferma che è sempre stato troppo timido anche solo per fare la comparsa nelle recite scolastiche. Ci si chiede come faccia allora a stregare chiunque appena prende in mano due bacchette e si mette a suonare la sua amata batteria, e lui (arrossendo, si capisce) afferma che li è diverso, c’è la musica di mezzo, che gli fa dimenticare tutto. Altrettanto timido e Mikey, fratello di Gerard e bassista del gruppo, con il quale ho avuto seri problemi di dialogo durante tutto il tour, eccetto verso la fine, a causa della sua estrema timidezza, che non scompare nemmeno nei live, dove rimane sempre attonito guardando tutta la gente che esulta appena sfiora il basso ‘la cosa strana nel mondo della musica -afferma- è che si muove tutto talmente velocemente che non hai nemmeno il tempo di realizzare cosa effettivamente sta succedendo, entri in un turbine di schiamazzi e colori che è talmente eccitante ed inebriante che rischi davvero di perdere il controllo, qualche volta.’
Ed è proprio vero… sappiamo bene tutti come sia fugace ed effimera la felicità nel mondo dello spettacolo, dove basta un niente per essere primi in tutto, e poi in un secondo passare ad essere solo uno di quei tanto gruppi che si sono sciolti… Ne sa qualcosa Frank Iero, chitarra accompagnamento nel gruppo, il quale prima di entrare a far parte ufficialmente dei My Chem aveva un altro progetto musicale, i Pency Prep, un gruppo punk formato negli anni del liceo, che sfortunatamente si è eclissato dopo l’abbandono di Frank, in questo caso cantante, e dopo l’uscita di un solo album, il quale aveva riscosso un discreto successo. Riguardo al suo vecchio gruppo, Frank afferma: ‘ricordo con molto piacere e affetto gli anni in cui ho lavorato con i Pencey Prep, ma guardandomi indietro sono anche contento di aver fatto le scelte che ho fatto, e non è una questione di successo, o perché mi trovassi male con i componenti del mio ormai ex gruppo (con il quale, difatti, sono rimasto in contatto) ma per il semplice fatto che era un progetto iniziato troppi anni prima, gli anni dell’adolescenza sono quelli in cui si cambia di più e più spesso, ciò comporta che il carattere e i gusti delle persone cambino… sarebbe stato inutile continuare insieme se uno di noi voleva suonare punk, l’altro pop e un altro ancora voleva darsi al metal magari… cosi abbiamo deciso di scogliere il gruppo con un sorriso, e ora ognuno di noi ha altri progetti musicali, da solista o non, e tutti stiamo avendo più o meno successo, ed io auguro a tutti loro di avere tutta la stima e i riconoscimenti che meritano, perché credimi, se li meritano’.
Riguardo alla vita privata… rimarrà privata, scusatemi, ma non h ancora scritto abbastanza articoli per riuscire ad essere corrotta cosi, quindi per questa volta dovrete rinunciare.
Ma è davvero cosi importante poi? All’inizio io stessa credevo di si, che il vero compito del giornalista era quello di scoprire tutti i più reconditi segreti di questi ragazzi… e solo dopo un sacco di tempo ho capito che più cercavo di capire, nei modi sbagliati per altro, più loro si allontanavano da me, spaventati da quello che potevo vedere di loro. Una volta capito il mio errore ho smesso di preoccuparmi di queste cose, iniziando semplicemente a prenderli per come mi si offrivano, e mi sono resa conto che cosi facendo stavamo davvero instaurando un rapporto, qualcosa di vero.
Ve l’ho già detto, prima di partire ero una ragazza superficiale, ma che soprattutto dava tutto per scontato… e quando mi sono dovuta trovare a condividere tutto, ma proprio tutto (e qui preferirei non approfondire…), con questi ragazzi che invece non davano nulla per scontato, mi sono ricordata di quanto si cominci ad apprezzare di più ogni singola cosa, di quanto sia più gratificante arrivare a fine giornata con le mani che ti fanno male per quanto hanno suonato, ma sapendo anche che hai fatto un grande show. E’ questo l’insegnamento più prezioso che ho ricevuto da questi ragazzi, i quali meritano tutto il mio rispetto e sostegno… Ma, visto che comunque io sono sempre io, devo avere l’ultima parola.
Quindi li ringrazio di tutto cuore, per tutto quanto.
Non so se quello che ho scritto qui possa essere d’incoraggiamento per voi che state leggendo ad andare a comprare il loro CD, unico vero motivo per cui io avrei dovuto scrivere questo articolo, ma ovviamente ho divagato, ma spero comunque che lo facciate, indipendentemente da ciò che ho scritto o no, perché ho sentito questi ragazzi suonare dal vivo, ho parlato con loro, li ho ascoltati, e… posso assicurarvi che dopo aver ascoltato i loro dischi, non avrete più bisogno di ricorrere a nulla che sia chimico, per suscitare emozioni.


L’articolo riuscì ad uscire in tempo con i tempi di pubblicazione previsti, facendo si che Susie acquistasse di nuovo un po’ di autostima e permettendo a Jake di non perdere il lavoro. Il capo, come tutti i suoi superiori, si dimostrarono entusiasti del lavoro della ragazza, che venne promossa a giornalista effettiva.
Quando vide il display del cellulare illuminarsi, la ragazza fece segno a Jake che doveva rispondere, e lui annuì, interrompendo la conversazione.
Per avere un po’ di privacy, lasciò la stanza per andare nel suo studio dove, dopo aver fatto un respiro profondo, ciccò sul pulsante con disegnata la cornetta verde.
Era da quando erano tornati che non li aveva più sentiti e… ora sarebbe stato strano sentire di nuovo la sua voce dopo tutto ciò che era successo, ma era contenta. Avrebbe parlato ancora con Gee, le era mancato in quei giorni che erano stati difficili per lei.
Sentì dall’altra parte una voce di ragazzo… ma non la sua. Era Frank, il quale non perse tempo in formalità, e si lamentò subito del fatto che non l’aveva affatto trasparire come il chitarrista bello e maledetto come avevano precedentemente concordato. Susie scoppiò a ridere e si scusò per gioco, mentre le risate del chitarrista venivano sopraffatte dalla voce di Gerard, a dir poco alterato, che chiedeva al ragazzo perché accidenti non usasse il suo di cellulare, e dopo un piccolo battibecco tra i due, dove Frank sosteneva che se avesse chiamato lui Susie non avrebbe mai risposto, il cantante lo liquidò con uno “sparisci” e tornò a parlare nell’apparecchio.
“Come stai?” chiese alla ragazza, la quale iniziò a raccontare tutto nei minimi dettagli, da quando si erano salutati all’aeroporto fino a quel giorno… dopo di che fu il turno di Gerard, che le raccontò di come ogni volta fosse strano tornare alla vita di sempre, seppure fosse contento, e che… le mancava.
Nemmeno due ore dopo, eccoli di nuovo li. Seduti allo stesso tavolino dello stesso bar della scorsa volta, prima che tutto cominciasse, la sera dopo la prima intervista che Susie aveva fatto ai My Chemical Romance.
Sebbene fossero cambiate un sacco di cose da quel girono, i ragazzi si resero conto di quanto fosse bello tornare in un posto rimasto immutato, per i capire i modi con cui avevano cambiato loro stessi.


P.S. Martunza:
beh... eccolo. l'ultimo, corto, e nemmeno particolarmente bello, capitolo : P
soddisfatte dell'articolo? io personalmente no XD, però l'importante è che sia finita credo. sono contenta. è la prima fic seria che scrivo, sono contenta di essere riuscita a portarla a termine e sopratutto sono contenta, e colgo l'occasione per ringraziare per la milionesima volta, tutte coloro che hanno avuto tempo/voglia di leggere e commentare questa mia storia, è stato importante per me il vostro sostegno, proprio perchè è stata la prima cosa "semi-seria" che ho scritto^^ indi grazie di cuore a tutte voi. che dire, spero che il capitolo, e la storia complessivamente vi siano piaciute, e sappiate che ho già un paio di altre idee per nuoce fic ; ) una già in lavorazione sui Placebo, e un'altra, ancora nulla di fatto comunque, dove però devo decidere chi usare come protagonista, indi per cui non per forza i my chem, spero però che continuiate a seguirmi e sostenermi, non solo perchè parlo dei nostri idoli, ma per il modo in cui lo faccio : ) vabbè adesso inizio a gasarmi e non è il caso, concludo ringraziando in particolare coloro che non hanno mai [o quasi XD] saltato una renesione: Bell_Lua e miss_D, a loro va il mio ringraziamento più grande, a Elyrock per le sue recensioni a dir poco bellissime, a Stefy e Niamh perchè so che anche se non recensiscono mi vogliono bene e ancora grazie a tutte voi, davvero.
adesso non mi tocca altro che scrivere ancora sperando nel vostro sostengo, e ovviamente aspetto i seguiti di tutte le fic che seguo delle mie lettrici, dai che sono ansiosa >_< XD
un bacione a tutte, alla prossima.
Marta.

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