Girl on Fire

di strawberryfield_A
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***



Capitolo 1
*** I ***


Derek è preoccupato. Non mi piace vederlo così, perché se lui è in ansia io dovrei morire di paura. Non vuole ammetterlo, ma glielo leggo in faccia. È sempre stato bravo a nascondere i suoi sentimenti, ma dopo quattordici anni che ci vivo insieme i miei sensi si sono abituati a captare ogni sorta di sensazione che prova. E capisco che è preoccupato per Laura, sua sorella, mia cugina. Secondo ma Laura saprebbe cavarsela benissimo da sola, è brava, forte e intelligiente. Ma se Derek ha paura che le sia successo qualcosa, chi sono io per contraddirlo?
Beacon Hills è un paese carino e apparentemente tranquillo, ma io e i miei cugini lo odiamo. Perché è qui che è successo, è qui che la nostra famiglia è stata bruciata viva.
-Sei silenziosa. Tutto bene?- mi chiede Derek. In effetti è strano che sia rimasta per tutto il viaggio in silenzio. Il fatto è che mi piace viaggiare in auto di sera, mi aiuta a pensare.
-Sì, BB.- È l’abbreviazione di Big Brother, lo chiamo così da sempre perché gli voglio bene come a un fratello. -Sono solo ansiosa di ricominciare la scuola in un paese completamente sconosciuto.
Il mio sarcasmo lo fa sorridere.
Siamo sulla strada vicino alla nostra vecchia casa, quando in lontananza vediamo delle luci. Sembrano torce e lampeggianti della polizia.
-Che succede?
Derek non mi risponde, ha l’espressione terrorizzata tanto quanto la mia.
-Aspetta qui.- Fa per scendere, ma lo fermo.
-No, voglio venire anch’io!
-Ti ho detto “aspetta qui”!- Odio quando usa il suo tono da lupo arrabbiato con me.
Si chiude la porta della macchina alle spalle e si addentra nel bosco. Aspetto che sparisca nell’oscurità prima di seguirlo a ruota.
Senza perderlo di vista continuo a camminare tra quegli alberi, finché non vedo in lontananza le macerie di una casa, che un tempo doveva essere stata bellissima. Il fuoco ne ha risparmiato solo metà, ma vederla mi fa venire i brividi. Chissà come deve sentirsi Derek… Lui c’era, quand’è successo. Lui ha visto la casa in fiamme, il fumo, i corpi ustionati di tutti i nostri familiari. Forse è un bene che fossi troppo piccola per ricordare.
BB è andato a parlare con i poliziotti e riesco a sentire ogni parola.
-Cos’è successo?- chiede brusco come al solito.
-Mi dispiace, signore, non possiamo fornirle alcuna informazione…
-Mi dica cos’è successo!
Se non fosse stato per un altro agente, Derek l’avrebbe senza dubbio picchiato a sangue.
Era sconvolto, e forse capivo perché, ma senza volerlo ammettere a me stessa. Provavamo entrambi quella stessa terribile sensazione…
E poi quel rumore. Un ringhio basso, leggero, come se non volesse farsi sentire. In un primo momento penso sia Derek, ma lui sta tenendo la bocca chiusa e rimane appoggiato al cofano di una macchina della polizia in attesa che qualcuno lo consideri. No, non è lui. Ma allora…
Mi volto quasi di scatto, in preda al panico, e lo vedo. Un enorme lupo nero, con gli occhi rossi iniettati di sangue e zanne affilate. Sto ansimando e il mio cuore batte più forte del previsto, finché non mi ricordo quello che mi ha sempre insegnato il Derek: un lupo mannaro non ha mai paura, di niente e di nessuno.
Riprendo il controllo di me stessa e inizio a respirare più regolarmente. In fondo, se avesse voluto, avrebbe già potuto attaccarmi e uccidermi, invece se ne rimane lì davanti, ringhiando. Ci impiego un attimo per concentrarmi e subito sento i denti e gli artigli crescermi e una rabbia folle impossessarsi di me. Rispondo al ringhio, mantenendo però un tono basso per non attirare l’attenzione della polizia, e lui si zittisce. Mi continua a fissare con i suoi occhi infernali, ma poi sparisce tra gli alberi, in fretta e silenziosamente com’era arrivato.
Quando qualcuno mi afferra per il braccio, quasi urlo dallo spavento.
-Che diavolo ci fai qui?- Derek mi trascina verso la macchina.
In quel momento mi dimentico del lupo. –Cos’è successo?
-Non sai proprio capire il significato di “aspettare”, vero?
-Derek!- Con uno strattone mi sono liberata dalla sua presa e lo guardo fisso negli occhi. Nessuno l’avrebbe notato, nessuno se ne sarebbe accorto dal suo sguardo, tranne me. Sento le lacrime bagnarmi gli occhi, senza però avere il coraggio di sgorgare fuori, sul mio viso.
Lui prende un respiro profondo. –Laura è morta.
Voglio solo un suo abbraccio, desidero solamente che Derek mi abbracci. E senza che gli chieda nulla, lui lo fa. È in questo istante che comincio a piangere, anche se vista da mio cugino è un po’ imbarazzante. Ma non mi importa.
-Come?- riesco a chiedere nonostante i singhiozzi. Lui esita. –Derek, per l’amor del cielo, ho sedici anni! Smettila di tenermi all’oscuro di tutto! Com’è morta?
-Fatta a pezzi.- risponde tutto d’un fiato.
Una parte di me ancora non riesce a crederci. Laura, mia cugina, mia mamma, per qualche verso…
-Uno di noi?- chiedo. E se quel lupo…?
-Molto probabilmente sì.
Mi libero dal suo abbraccio. –L’ho visto.
-Cosa?
-Quando ti ho seguito… Era davanti a me, ma non mi ha attaccato.- Non riesco a capire il comportamento di quell’altro licantropo, ma se non è stato lui a uccidere Laura, allora chi?
Derek ha ancora quell’aria spaventata, e non mi piace vederlo così.
 
La mattina dopo inizio la scuola, ma non essendo una tipa molto socievole non credo che riuscirò a farmi degli amici, quindi tanto vale non provarci nemmeno.
Derek non può accompagnarmi in auto, dice che deve fare una cosa importante, anche se non mi vuole dire cosa. Non sono abituata a vederlo così sospettoso, si è sempre fidato di me, mi ha sempre detto tutto. Ma a quanto pare non c’è modo di dissuaderlo e sono costretta ad andare a piedi. Non mi dispiace molto, in effetti, mi piace camminare; posso ascoltare la musica e non fa neanche tanto freddo.
Durante la passeggiata mi ritornano in mente i momenti passati con Laura, e devo trattenermi per non piangere. Non dimenticherò mai il suo dolcissimo viso, i suoi occhi neri e profondi, che le conferivano un’aria da forte donna indipendente e sicura di sé, i capelli scuri che le scivolavano delicatamente sulle spalle. Io sono l’unica della famiglia con i capelli castano chiaro e gli occhi verdi, tutti gli altri sono (o meglio, erano) mori. Era mia madre l’eccezione, non solo perché era un umana ma anche per l’aspetto: lei era bionda e aveva gli occhi azzurri, o almeno così mi hanno sempre raccontato i miei cugini. Era lei la causa della mia mezza natura. Sì, sono un lupo mannaro, il che vuol dire che quando voglio mi crescono zanne e artigli, mi si illuminano gli occhi, ho una forza da far paura e i miei sensi (udito, olfatto…) sono mille volte più raffinati di quelli di un qualsiasi essere umano. Ma a differenza di un licantropo normale, non mi trasformo con la luna piena e ho un autocontrollo che perfino Derek invidia.
La prima ora ho una lezione sulla metamorfosi di Kafka, ma mentre il professore parla io non ascolto, perché è un’altra la cosa che attira la mia attenzione: un odore familiare, che potrei riconoscere ovunque. C’è un altro lupo mannaro in quest’aula. Mi guardo attorno. C’è una ragazza che si trucca, due che si passano i bigliettini… Ma proprio non riesco a capire chi sia. E se fosse lui quel lupo che ha ucciso Laura?
Non riesco a finire i miei ragionamenti che il ragazzo in parte a me sobbalza, come se avesse sentito qualcosa di improvviso. Ma non è successo proprio nulla. Seguo il suo sguardo con la coda dell’occhio, e si posa sulla finestra. Da qui posso vedere una ragazza che fruga nella borsa mentre parla al telefono, ma non so come questo possa averlo sconvolto. A meno che non abbia sentito…! In questo caso, però, non può essere lo stesso licantropo che ha ucciso Laura, perché quello era anziano ed esperto, questo invece è un novellino, deve essere appena stato morso, forse proprio dallo stesso lupo nella foresta.
Mi concentro su cosa dice la ragazza in cortile, e sento “Non mi dire che ho dimenticato la penna!” Niente di interessante, quindi ritorno a fissare il novellino. È un bel ragazzo, col viso tenero, dai capelli e occhi scuri; sembra il classico sfigatello che i bulli si divertono a prendere in giro. Bè, spero che scopra al più presto come utilizzare il suo dono, così da dargli una lezione.
Qualche secondo dopo ecco la ragazza della penna entrare in classe, con un insegnante che la presenta come una nuova arrivata. A me nessuno mi ha presentato. Non che la cosa mi dispiaccia, comunque.
Allison, la nuova, si siede dietro il novellino, e questo subito le porge una penna.
Sorrido sotto i baffi, e solo dopo mi accorgo del suo cognome. Come l’ha chiamata il professore? Allison… Allison… Argent!
Kate!
Sento che devo dire tutto subito a Derek, ma sono appena le 10 e fino alle 15 non posso uscire da scuola. Sarà un’agonia! Intanto però posso tenere d’occhio il nuovo licantropo della zona. Ho sentito che gioca a Lacrosse, e che proprio adesso ci sarà l’allentamento. Forse metterà in mostra qualche sua mossa speciale.
Ma non è solo per lui. Quella Argent… Forse però non è la stessa Argent di Kate, forse la sua famiglia non è un club di cacciatori e assassini di lupi mannari. Forse.
Come avevo previsto il novellino fa fuoco e fiamme in campo. Scott McCall, così si chiama. Forte.
 
Quando dico che Derek mi ha sempre detto tutto, intendo proprio tutto. Anche della sua storia con Kate Argent all’età di sedici anni. In realtà è stata Laura a raccontarmela…
Kate era la classica cheerleader con A in tutte le materie. BB si era innamorato di lei, cosa abbastanza ovvia; e lei si era innamorata di lui, cose meno che ovvia. Derek non aveva amici al liceo, stava sempre da solo, e io ho preso da lui. Finché un giorno Kate non si è avvicinata, ha iniziato a uscirci insieme e a portarlo a letto una sera sì e una no. Sembrava proprio una bellissima storia d’amore: la fighetta della scuola che si fidanza col ragazzo solitario. Se non fosse stato che lei era una stronza. Lei non lo amava, semplicemente sapeva della sua natura e di quella di tutta la nostra famiglia, e il modo per avvicinarsi a noi era proprio usando Derek. Venendo da una famiglia di cacciatori di lupi mannari, non c’era da aspettarsi molto.
Ma Derek non voleva, non poteva lasciarla, nonostante tutti i parenti fossero contro la loro relazione. Lui la amava troppo.
Forse è questo che la reso così burbero, silenzioso e distaccato da tutto e tutti: il fatto che la persona che amava di più fosse la causa della morte di tutta la sua famiglia.
-Ne sei sicura?
-Certo che ne sono sicura! È entrato presentando “Allison Argent, la nostra nuova compagna”.
BB era appoggiato alla porta della nostra vecchia casa e guardava per terra, pensieroso.
-È una sua parente?- Non ne ho mai parlato apertamente con lui, è per questo che mi trema la voce.
-Non ci sono molti Argent in giro.- mi risponde, alzando lo sguardo e puntandolo verso di me.
Vorrei dirgli che mi dispiace, che lui non poteva sapere qual era la vera natura di quella donna… Ma ho paura di come potrebbe reagire. Penso sia meglio inghiottire in silenzio.
-E… Sean?
-Scott.- lo correggo. –Non credo che sappia. Mi è sembrato molto impacciato. Glielo dic...
-Shh!- esclama di improvviso, bloccandomi a metà frase. Ha sentito qualcosa, allora mi concentro anch’io.
“Auuu! Ehi sei tu quello che ha sentito ululare!” ride qualcuno. “Potrei avere qualcosa di veramente serio.” Questo lo riconosco, è Scott. “Lo so, sei un lupo mannaro! Grr!” Quindi suppongo che l’altro sia il suo amico Stiles.
-È lui.- Derek capisce, senza che dica altro, ed entra nel bosco.
Non mi ha detto di aspettare o stare ferma qui, quindi lo seguo. Naturalmente mi tengo a distanza, a BB non piace che mi intrometta quando fa il duro.
Sì, sono proprio quei due.
-Che ci fate qui?- chiede Derek. –Questa è proprietà privata.
-Stavamo solo cercando una cosa, ma… non fa niente.- risponde Scott. Mi piace quel ragazzo.
Derek gli lancia qualcosa, e solo un po’ più tardi mi accorgo che è un inalatore per l’asma. Poi mio cugino sparisce tra gli alberi, e io corro verso casa.
-Cosa diavolo ci faceva l’inalatore di Scott nella tua tasca?- gli urlo quando ricompare.
-L’ho trovato stamattina.- risponde calmo.
-Facendo cosa?
Mi fissa dritto negli occhi senza rispondermi. Da piccola era così che affrontava le discussioni: fissandomi, finché io non abbassavo lo sguardo e lasciavo perdere. Ma adesso sono abbastanza grande.
Sorride dopo qualche secondo. –Stai imparando bene.
Non riesco a trattenermi dal sorridere anch’io.
-Ma quando attacchi non devi essere così rigida.- continua.
-Ti riferisci a ieri notte?- Annuisce. -Mi hai vista?
-Ti ho sentita. Saresti morta, se quel lupo non avesse avuto pietà.- sghignazza.
-No, mi sarei difesa.- protesto offesa.
-Non sai combattere.- osserva.
-Conosco le basi.
-Le basi non ti salvano la vita.
Sbuffo. –Dove vuoi andare a parare?
-Ti insegnerò io.- Sale le scale e apre la porta di quella casa mezza distrutta. –Cominciamo domani.
 
Il giorno seguente vado a scuola mentre una pattuglia di polizia interroga Derek sulla metà del corpo ritrovato. Se sapessero che era mia zia avrebbero fatto domande anche a me, ma non hanno ancora scoperto l’identità del corpo e chiaramente Derek non vuole dirgliela.
La mattina tutto bene, è il pomeriggio che va peggio. Appena tornata alla nostra vecchia casa, Derek mi obbliga ad allenarmi con lui. Non avevo mai preso sul serio il combattimento, ma dopo quello che è successo a Laura (nonostante fosse una lottatrice coi fiocchi!) BB mi vuole preparata.
Iniziamo con 12 minuti di corsa, e io sono già KO dopo 2.
-Ora posso fermarmi?- lo imploro ansimando.
-Stai scherzando, vero? Coraggio! Non parlare, corri!
Non sono una grande atleta, a dir la verità non sono un’atleta e basta. Credo sia un miracolo se raggiungo la sufficienza in educazione fisica.
-Adesso?
-Martha, vuoi sapere come difenderti?
-Sì, ma…
-Vuoi essere come me?
-Ma…
-Rispondimi!
-Sì! Voglio saper combattere come te!- Tutto quel correre mi ha fatto perdere la voglio di discutere.
-Allora muoviti! Mancano 7 minuti.- È scontroso, ma so che non è arrabbiato, anzi gli piace trattarmi così.
Ricomincio a correre, e questa volta non mi fermo più.
-Stop!
Finalmente mi fermo e mi butto a terra.
Sento Derek ridere e venirmi incontro. –Complimenti.
-Posso andare a farmi una doccia adesso?
Ride più forte. –Ti devo insegnare come correre, o come combattere?
-Che cosa? Non mi reggo più in piedi!- protesto con quel poco fiato che mi è rimasto.
-Avanti.- Mi aiuta ad alzarmi. –Attaccami.
È di fronte a me, troppo vulnerabile. –Io…
-Attaccami.- ripete.
Chiudo gli occhi e inspiro profondamente per trasformarmi.
-Primo errore!- esclama senza che mi sia neanche trasformata.
-Ma… non ho fatto niente!
-Hai chiuso gli occhi. Ti avrei già uccisa.
Sbuffo contrariata. –Devo concentrarmi!
-Concentrati più in fretta e con gli occhi aperti.
Allora tengo lo sguardo fisso nel suo e mi trasformo. D’improvviso mi sento più cattiva e aggressiva. E lo attacco.
Subito mi blocca e mi butta a terra. –Prevedibile.- commenta.
Questo non fa altro che imbestialirmi di più. Mi rialzo con un agile balzo e lo colpisco in pancia. Lui risponde con un calcio, e io cado di nuovo. -Non stai dando il meglio di te.- mi riprende.
È ora che inizio a dare davvero il meglio. Con un pugno e un gioco di gambe riesco a stenderlo.
Ma lui non si arrende. Si alza e passa al contrattacco. Un pugno, un calcio… Combattiamo come due veri lupi mannari.
 
Questa sera c’è una festa e credo proprio che ci andrò: è la notte di luna piena, e se Scott non conosce quel che deve conoscere è probabile che ci andrà. E allora saranno guai.
Derek si ostina a voler venire, vuole tenerlo d’occhio anche lui. Non posso dirgli di no, anche perché senza di lui non avrei un passaggio.
La festa è in una grande casa di uno dei giocatori di Lacrosse. Qui BB sparisce, e non posso fare altro che rassegnarmi e andare a cercare Scott da sola. Esco in cortile dove l’atmosfera è meno opprimente.
-Ehi, bellissima, vuoi ballare?- mi chiede un ragazzo mezzo ubriaco e barcollante.
-Levati dai piedi!- sbotto, perché ho appena visto Scott. Sta barcollando anche lui, ma non ha bevuto. Sta succedendo.
Voglio seguirlo, ma qualcuno mi afferra da dietro.
-Balla con me.- Senza che possa protestare, lo sconosciuto mi stringe a sè e cominciamo a danzare. Non è il ragazzo ubriaco di prima. È più bello, e più lucido.
-Di solito le persone normali si presentano prima di ballare insieme.- gli faccio notare, non del tutto dispiaciuta comunque.
Sorride. –Mi chiamo John, e tu sei Martha.- Mi sorprende che conosca il mio nome, visto che non l’ho mai visto prima. –Ma nessuno di noi due è una persona normale, giusto?
Perché ho la sensazione che sappia di me? Del mio segreto, del mio dono.
-Il battito del tuo cuore è aumentato notevolmente.- nota corrugando la fronte. –Hai paura di me?
È un licantropo.
Mi stacco di colpo, ma lui mi riafferra. –Ferma, non puoi aiutarlo!
-Lasciami!- Mi libero dalla sua presa e esco dalla casa della festa. L’auto di Derek non c’è più.
-Ha portato a casa Allison.- John mi è apparso alle spalle.
E in quel momento scoppio. –Senti, non so chi tu sia, né come tu faccia a sapere di me, di Scott, né come ho fatto a non riconoscerti, o come…
-Riprendi fiato.- osserva ridendo. La cosa lo diverte.
Sbuffo e mi guardo intorno, come se aspettassi qualcosa.
-Vuoi che ti riaccompagni a casa?- mi chiede innocentemente.
-Sì, grazie.
-Ma tu mi prometti una cosa?
Mi faccio cupa. –Cosa vuoi?
-Che tu sorrida.
Istintivamente sorrido, presa in contro piede da quella strana richiesta.
-Così va meglio.- Mi fa salire in auto e partiamo.
La radio è spenta e il riscaldamento non fa il minimo rumore. Il silenzio tombale è imbarazzante.
-Chi sei?- chiedo allora per rompere il ghiaccio.
-John Mays.
-Sei come me?
-No, sono come tuo cugino.
-Io sono come mio cugino.- Possibile che sappia anche che non sono un vero e proprio licantropo?
-No, tu sei diversa.- Sì, possibile.
-Come fai a saperlo?
Sorride, senza però darmi una risposta. Capisco che non vuole e, anche se mi costa, lascio perdere.
-Ok, mi spieghi come ho fatto a non sentire il tuo odore?
-Ho vissuto a contatto con gli umani più di te.
Il suo sorriso non vuole proprio andarsene. Mi da sui nervi.
Siamo sulla strada per andare a casa, ma d’improvviso John spegne la macchina.
-Non siamo arrivati.- gli faccio notare, ma lui mi fa segno di star zitta.
-Cacciatori.
Annuso l’aria ma non sento proprio niente e neanche l’udito mi è d’aiuto. Almeno finché non sento una voce familiare.
“Ti ho dato qualcosa per cui la gente ucciderebbe. Il morso è un dono.” Derek. “Io non lo voglio.” Questo è Scott! Allora non ha perso del tutto il controllo. “Lo vorrai.” risponde Derek.
-No, non è stato Derek a mordere Scott!- esclamo rivolta a John. –Era un altro! Io l’ho visto!
-Lo so.- dice John. –Infatti non hai sentito il suo cuore battere leggermente più forte? Ha mentito.
Lo fisso meravigliata. –Ma che diavolo di lupo mannaro sei?- sbotto d’un tratto ridendo.
Anche lui ride. –Ho solo più esperienza di te.
Ci guardiamo ancora per qualche istante, poi penso sia meglio andare e scendo dall’auto.
-Grazie!- mi urla quando sono ormai nel bosco.
-Per cosa?
-Per non avermi chiesto se sono stato io a mordere Scott.

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Capitolo 2
*** II ***


John è gay. L’unico ragazzo carino che mi avesse mai parlato, è gay. Sento un tuffo al cuore quando lo vedo baciarsi con un altro all’entrata della scuola. Non che io abbia qualcosa contro gli omosessuali, ma mi piaceva quel tipo ed è demoralizzante vederlo già occupato, con un maschio per giunta!
Vorrà dire che me ne farò una ragione.
Entro facendo finta di niente e vado al mio armadietto; prendo i libri per la lezione e lo chiudo, pronta per andare in classe.
Ma eccolo che arriva! Devo salutarlo? Cosa gli dico? Cosa faccio?
-Ehi, Martha!- esclama John quando mi vede.
Io mi apro in un sorriso. –Ehi! È il tuo ragazzo?- ammicco al tipo che ha appena finito di sbaciucchiare.
-Già.- Sorride. –E… tu sei single?
-Sì, credo proprio che mi farò suora.- Alzo le spalle, sorridendo malinconica.
Scoppia a ridere, mentre mi da un piccolo spintone. –Figurati, una bella ragazza come te!
-Non sono una tipa molto socievole… E poi, chi si avvicinerebbe mai alla cugina del temibile Derek Hale?
Nonostante volessi scherzare, lui ci è rimasto male. –Capisco… Mi dispiace.
-Oh, non ti preoccupare! Sono abituata e mi piace stare da sola.- La mia spensieratezza lo convince, e d’altronde può anche accorgersi se mento dal battito del mio cuore.
-Hai sempre me, almeno.
-Devo esserne orgogliosa?- lo prendo in giro.
-Che brutta…!- Probabilmente non trova un aggettivo abbastanza cattivo per descrivermi, ma non smette di ridere.
Subito dopo la campanella segnala l’inizio delle lezioni e lui mi saluta con un bacio sulla guancia.
-È gay, Martha, è gay…- continuo a ripetermi scoraggiata.
 
-Sei una cosa impossibile!- mi lamento con Derek.
-Non l’hai visto in campo, era pericoloso. Ha quasi ucciso il suo migliore amico!- risponde altrettanto seccato.
-Scott…- Per quanto ci pensi non riesco a trovare una motivazione per giustificarlo.
-Dovevo fare qualcosa.- continua BB.
-Sì, minacciarlo è stato proprio una bellissima idea!- esclamo sarcastica.
-Se sabato gioca, finirà per non controllare più la sua rabbia! Ucciderà qualcuno e sfoggerà al mondo intero l’esistenza dei lupi mannari, è questo che vuoi?
Sospiro e aspetto che si calmi un po’. –Dico solo che gli avessi spiegato la situazione, avrebbe certamente capito.
Sbuffa ridendo.
-Non è divertente!- ribatto.
-Cerchi sempre una soluzione diplomatica, tu.- Scuote la testa sorridendo. –Sicura di non essere stata adottata?
Scoppiamo a ridere, nonostante questo argomento della famiglia ci renda sempre nervosi.
 
Il giorno dopo Scott McCall mi rivolge la parola per la prima volta. Sono seduta in mensa, sempre con il mio I-pod nelle orecchie, quando d’improvviso lui e Stiles si siedono di fronte a me. Tolgo le cuffie, guardandoli diffidente ma ridendo sotto i baffi.
-Martha Hale?- mi chiedono nervosi.
-Sì.- rispondo senza smettere di domandarmi cosa vogliono da me.
-Tuo cugino…- comincia Scott, ma lo interrompo.
-Lo so, e mi dispiace che ti abbia minacciato in quel modo! È stato davvero maleducato da parte sua, ma capiscilo: potresti metterci tutti nei casini se qualcosa va storto sabato!
Entrambi sembrano spiazzati. È Stiles a parlare. –Te l’ha detto?
-Lui mi dice tutto.- rispondo scrollando le spalle.
-Ok, ma non è di questo che volevo parlarti.- continua Scott.
-Martha!- John mi raggiunge con il fiatone. –Presto, devi venire con me!- esclama affannato.
Senza cercare spiegazioni mi alzo e lo seguo, rivolgendo uno sguardo mortificato agli altri due.
Il ragazzo mi porta in corridoio, proprio mente ci passa davanti una pattuglia di poliziotti.
-Stanno imponendo il coprifuoco a tutti!- mi spiega John. –Per quello che è successo a tua cugina…
-Cosa cercano, di preciso?- chiedo, senza però riuscire a non far tremare la voce.
-Un animale.
-Bene.
-Bene?!- L’ho sconvolto.
-Non sospettano di Derek- rispondo innocentemente.
Si calma all’istante. –Giusto.
 
-DEREK!- sento urlare da fuori. Riconosco la voce di Scott, ma non l’ho mai sentito così… cattivo.
BB mi blocca con lo sguardo ed esce dalla stanza dove stavo studiando. Sempre che potessi chiamare quelle macerie una stanza…
Mi affaccio alla finestra e vedo mio cugino avvicinarsi a Scott.
-Stalle lontano!- continua il ragazzo. –Lei non sa niente!
-Ah sì?- risponde l’altro. –E se sapesse?
“Lascialo stare, Derek!” penso sperando che sappia leggermi nel pensiero. All’inizio sembra ricordarsi del mio consiglio: parlargli con calma.
Ma poi distrugge l’aggeggio da lacrosse di Scott, e capisco che non ho speranze.
-Finirà tutto in pezzi.- dice alla fine. Distrae Scott lanciandogli lo strumento di lacrosse, e poi scompare.
-Sempre a sbirciare tu.- Derek mi fa sobbalzare.
-Non sei stato affatto carino!- lo rimprovero.
Lui alza gli occhi al cielo, ma so che ci tiene al mio giudizio, sa che sono più saggia di lui.
La sera mi porta fuori a cena, per farsi perdonare, suppongo. E probabilmente anche per dimenticare la faccenda di Laura. Mangiamo una pizza, il mio piatto preferito, ma non parliamo. Di solito a cena inizio sempre una delle mie strane argomentazioni, tipo per quale strana ragione gli induisti si disegnano un pallino rosso sulla fronte. Ma oggi sto zitta, perché l’unica cosa di cui vorrei parlare riguarda un argomento che a lui non piace per niente: Laura.
-So cosa hai fatto.- scoppio in auto sulla strada del ritorno, non riuscendo più a trattenermi. –L’hai seppellita vicino a casa. Ho sentito il suo odore.
Derek non risponde.
-Sai che succede se la polizia la trova?
-Martha…
-Crederanno che sei stato tu e ti arresteranno!- Ho alzato la voce, ma non mi preoccupo di abbassarla: sono troppo arrabbiata. –Cosa farò io se ti arrestano? Finirò in una comunità o…
-Martha!- la sua voce sovrasta la mia. –Non lo permetterò.- continua più tranquillo. –Non ci divideranno.
Mi stringe la mano, e non posso fare altro che rimanere in silenzio, guardare fuori dal finestrino e sperare.
La mattina dopo una pattuglia di polizia arresta Derek.
-No, aspettate, non potete! Non è stato lui!- urlo agli agenti mentre lo trascinano via. Ma non mi ascolta nessuno.
-Ehi, tranquilla!- mi dice BB. –Occupati di quell’idiota.- mi sussurra ammiccando a Scott. Dopodiché lo caricano in auto.
Io vado incontro al ragazzo. –Farti i fatti tuoi sarebbe una bella idea, sai?- gli sbotto in faccia. –Si può sapere cosa ti abbiamo fatto? Cercavamo solo di aiutarti!
-Ha ucciso quella ragazza.- risponde ostinato.
Devo trattenermi per non prenderlo a sberle. -Non è stato lui!- rispondo senza riuscire ancora a mantenere un tono di voce calmo e moderato. Ma non posso parlargli di Laura, né dell’altro lupo. Non ancora…
-Scott, non devi giocare sabato!- continuo, lasciando perdere la questione Derek.
Il ragazzo sbuffa. –Io devo giocare! Se non vado perdo la prima squadra e Allison! Non posso permettermelo.
Sto per ribattere, ma qualcosa mi ferma. Ed è in quel momento che capisco che non sarò io ne nessun altro a fargli cambiare idea: lui ha già deciso. Sa a cosa va incontro, e lo farà lo stesso.
Annuisco, arrendendomi. –Ma sta attento!- gli raccomando, proprio mentre Stiles si avvicina e l’auto dello sceriffo con Derek a bordo sparisce tra gli alberi. So che ha sentito tutto e che si aspettava riuscissi a persuaderlo a lasciar perdere il lacrosse, ma non ce l’ho fatta. –Scusa.- mormoro, sicura che mi abbia sentito.
La sera della partita non posso mancare, se qualcosa va storto sono l’unica che possa aiutare Scott. Anche John può essere d’aiuto. Così, mentre Derek è alla stazione di polizia, chiamo il mio amico per elemosinare un passaggio.
-Perché non vieni anche a cena?- mi propone entusiasta.
In effetti odio stare a casa da sola, senza contare che questa non è neanche una vera casa. –Sarebbe fantastico, grazie!
-Perfetto! Siamo da te tra cinque minuti.
In attesa del suo arrivo, mi siedo sui gradini che danno sul portico. Quando all’improvviso uno scricchiolio attira la mia attenzione. D’istinto mi alzo in piedi e mi guardo in giro. Non può essere già John, penso, non sono passati neanche due minuti dalla sua chiamata.
Il rumore si ripete, e questa volta capisco che proviene dal bosco, proprio davanti a me. Non è troppo buio, ma non riesco neanche a vedere tanto bene, eppure avrei potuto notare quegli occhi rossi anche con il sole di mezzogiorno. Il lupo nero cammina nella mia direzione, ma a differenza dell’ultima volta non sta ringhiando.
Subito mi ricordo dell’addestramento di Derek, e piego le gambe e allargo le braccia, pronta a scattare; non mi rendo neanche conta di essermi trasformata. Ma lui non attacca.
Eppure uccidermi non dovrebbe essere un problema per lui, l’ha già fatto con Laura. O almeno così credo io, Derek pensa siano stati i cacciatori. No, sono sicura che è stato il licantropo che ho davanti. Forse è proprio pensando all’immagine di mia cugina fatta a pezzi che prendo il coraggio di ringhiargli addosso, come non ho mai ringhiato a nessuno.
Quello non sembra scoraggiarsi, e continua a camminare verso di me. Quando si trova ad almeno due metri di distanza dalla casa, si ferma. Io, intanto, non ho ancora abbandonato la mia posizione. Poi emette una specie di brontolio, ben lontano dall’assomigliare a un ringhio. È questo che mi stupisce a tal punto da rilassarmi e tornare umana. Come può uno spietato assassino sembrare così docile?
-Chi sei?- gli chiedo, senza però riuscire a nascondere del tutto il terrore nella voce. In fondo sappiamo entrambi che se volesse attaccarmi, sarei morta.
Non saprò mai se ha avuto davvero intenzione di mostrarmi la sua vera identità, perché in quell’istante sentiamo il rumore di una macchina in lontananza, e dopo avermi lanciato un’ultima occhiata, il lupo sparisce nell’oscurità del bosco.
A casa di John non riesco a pensare ad altro. Perché non mi ha attaccato? Vorrei parlarne con il mio amico, ma i suoi genitori sono sempre a portata d’orecchio.
Poco dopo la cena partiamo per andare a vedere la partita di lacrosse. Non ho bisogno di spiegare nulla a John, naturalmente, sa che Scott potrebbe scoppiare, e in questo caso noi saremo pronti. Sulle tribune riconosco diversi visi, tra cui quello di Allison e Lydia… Un momento…
-John, quello in parte a Allison è suo padre?- chiedo senza riuscire a togliere gli occhi di dosso da quell’uomo.
-Il cacciatore.- annuisce il ragazzo.
Il signor Argent mi fa paura, sotto sotto, ma non lo ammetterò mai. Saprei difendermi da lui, certo, ma ha quell’aria da… cacciatore. Comunque non è autorizzato dal loro “codice” a farmi del male, perché sono solo mezzo licantropo, quindi sono abbastanza tranquilla, per ora.
Il gioco comincia. Scott non sta andando molto bene, finché non vede il cartellone che sventolano Lydia e Allison: “Ti amiamo, Jackson!” Subito si imbestialisce e segna. Senza riuscire a contenerci, io e John ci alziamo in piedi esultando. Derek mi ucciderà, ne sono certa.
Più tardi il ragazzo sembra perdere il controllo, ma poi segna una seconda volta, e una terza! E vinciamo!
Ma capisco che c’è qualcosa che non va: Scott sta male, si sta trasformando. Afferro il mio compagno per un braccio e lo trascino giù dalla tribuna, dirigendomi verso Scott. Questo, intanto, sta entrando negli spogliatoi.
-Martha! Che piacere vederti!- Il falso sorriso del signor Argent mi prende in contro piede.
-Salve.- rispondo secca, non per maleducazione, solo perché sono di fretta. Infatti cerco di ripartire, e vedo Allison seguire Scott.
-Dov’è Derek?- mi blocca di nuovo il cacciatore.
-Come se non lo sapesse…- mormoro.
Di nuovo provo ad andarmene, ma mi ferma ancora una volta. –Se farete del male a un altro innocente…- Non riesce a finire la sua minaccia, perché subito lo interrompo. –Lei non sa niente.- Avrei voluto urlarglielo in faccia, ma sibilare tra i denti deve aver fatto più effetto, perché non aggiunge altro e finalmente posso correre da Scott.
Quando raggiungo gli spogliatoi insieme a John trovo Stiles, appoggiato agli armadietti. Ci ferma con lo sguardo, facendo un piccolo cenno alla sua destra. Scott si sta baciando con Allison.
In un primo momento sono molto felice per loro, che carini! Ma poi mi ricordo chi è lei, o almeno chi è suo padre e cosa ha fatto la sua famiglia, e non posso fare a meno di desiderare di strapparle tutti i capelli.
Una volta salutato il suo ragazzo, Allison esce dagli spogliatoi, leggermente sorpresa dalla nostra presenza. Scott è entusiasta, ed è per questo che non riesco a odiare quella ragazza.
-L’ho baciata.- dice con un sorriso da trentadue denti.
-Ho visto.- risponde Stiles.
-Lei ha baciato me.- continua l’amico.
-Ho visto anche questo.- ribatte l’altro.
Non riesco a non essere contenta. Scott non ha ucciso nessuno, abbiamo vinto la partita e lui e Allison si sono baciati.
Ma Stiles sembra preoccupato.
-Parleremo dopo!- esclama, dopo avermi lanciato un’occhiata.
-Che succede?- lo blocca Scott, prima che possa andarsene.
-Martha forse dovremo andare…- si intromette John.
-No, Stiles deve dirmi qualcosa.- gli dico. Ed è vero, perché il cuore del ragazzo aumenta di battito.
-No, non devo.- scrolla le spalle.
-Sento il tuo battito, ricordi? Non puoi mentirmi.- lo riprendo.
-Hanno rilasciato Derek.- risponde tutto d’un fiato, impacciato.
Io sorrido. –Sì, ovvio, come avrebbero potuto incolparlo, scusa? Le ferite sono state causate da un animale.
-Sappiamo che Derek è…- ma si blocca, accorgendosi di John.
-Tranquillo, sono un lupo mannaro anch’io.- lo rassicura il mio amico. Stiles è sconvolto. –Qu… quanti ce ne sono?!
-Bè, Derek è un animale!- continua Scott.
Sto per andare in escandescenza. –Non avrebbe mai ucciso nessuno, figuriamoci sua sorella!
I due rimangono stupefatti. –Quella ragazza…
-Era mia cugina, sì, la sorella di Derek.- ammetto, nonostante forse non sia stata una buona idea parlargli di Laura. Ma ormai il danno è fatto. –Siamo tornati a Beacon Hills perché Derek aveva paura per sua sorella, ma appena arrivati abbiamo trovato la polizia che indagava sul cadavere!- Non credo sia il caso di informarli anche sul grosso lupo nero nella foresta.
Dopo qualche attimo di silenzio, Stiles si riprende dalla notizia. –Ha comunque trasformato Scott, vero amico?
-Non è stato Derek.- riprendo un po’ più calma.
-Allora chi?- mi chiede Scott.
-Non lo sappiamo.- rispondo. Devo ringraziare il cielo che Scott è troppo inesperto, sennò avrebbe già intuito che mento, anche se solo per metà. Di sicuro John se ne è accorto, ma a lui potrò spiegare tutto dopo.
-È meglio se andiamo adesso.- mi fa notare il mio amico. Io annuisco e insieme agli altri usciamo dagli spogliatoi. Il campo di lacrosse è deserto, tranne per una figura scura in mezzo al campo. Derek. Gli corro incontro e lo abbraccio forte, anche se sono del tutto sicura che in questo momento lui sta squadrando da capo a piedi il povero Scott e l’amico Stiles, senza affatto badare a me. È questo che mi fa sorridere.

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Capitolo 3
*** III ***


She’s just a girl, and she’s on fire.
 
Avevo due anni quando è bruciata la casa, quando mia madre mi spinse tra le fessure di una finestrella della cantina per salvarmi da quell’inferno.
 
But she gon’ let it burn, baby, burn, baby.
 
Ho solo un vago ricordo di lei: una figura scura circondata da alte fiamme. Poi col tempo, e grazie alle descrizioni dei miei cugini, sono riuscita a figurarmela meglio: i capelli biondi e infuocati, mentre mi implorava di scappare, con quegli occhi azzurri e fradici di lacrime. L’ho sognata spesso.
 
This girl is on fire. She’s walking on fire.
 
Subito dopo l’incendio io e Derek ci siamo trasferiti a Boston, mentre Laura viaggiò in continuazione. Ci veniva a trovare, di tanto in tanto, e quando se ne andava facevo sempre scenate del tipo “Portami con te!” Avevo sempre desiderato vedere il mondo, ma Derek non ne voleva sapere. Quando poi mi riabituavo a vivere con BB, non sentivo la mancanza di Laura, mentre invece ero sicura che lui mi sarebbe mancato da morire. Ero felice di vivere con mio cugino, e anche lui. C’è forse stato un solo momento in quattordici anni che ha davvero rimpianto di non avermi lasciato andare con Laura: il giorno in cui mi è arrivato il ciclo per la prima volta. Avevo tredici anni, Derek mi ha spiegato i grandi misteri della vita e… credo che non vorrà mai più ripetere un’esperienza del genere.
Adesso che eravamo a Beacon Hills le cose non erano molto cambiate tra noi, forse lui era più spaventato del solito, a causa di quel lupo misterioso, ma naturalmente erano dettagli che potevo cogliere solo e soltanto io.
 
A scuola è un tumulto. Gli studenti confabulano e si guardano attorno continuamente in ansia. Non ne capisco il motivo, finché non vedo fuori dalla finestra un autobus mezzo sfasciato, e con finestrini e sedili insanguinati. Cos’è successo?, penso in preda al panico, perché se una parte di me continua a negarlo, l’altra sospetta sia stato Scott. È quasi ovvio, d’altronde: è un giovane licantropo che scoppia per un nonnulla, che non ha alcun autocontrollo e che si può trasformare da un momento all’altro.
In aula ho il compito di fisica, quindi devo sbrigarmi. Entro in classe e dopo aver salutato John con un sorriso, mi siedo al mio posto. Poco dopo il professore consegna i compiti e io lascio perdere un attimo il mio mondo soprannaturale, per concentrarmi sulla verifica.
1)       Come avviene la reazione chimica di una combustione?
2)      Quali sono i combustibili più comuni?
3)      Quando i fumi si dicono anidri?
Fisso le domande, senza riuscire a scacciare quelle immagini di mia madre che muore bruciata. Strizzo gli occhi: devo concentrarmi. La combustione… Altro flash: questa volta vedo molte persone ustionate, che cercano una via di fuga in mezzo alle fiamme. Il battito cardiaco mi è aumentato spaventosamente ed è talmente forte che John mi guarda sconvolto. Il suo sguardo mi chiede spiegazioni, ma non posso dargliele, non ora. Ritento, ma anche questo volta mi sembra di sentire le urla…
Mi alzo rumorosamente e consegno all’insegnante il compito in bianco.
-Sei sicura?- mi chiede. Io annuisco, e lui corregge il compito in silenzio. Dopo avermi scritto in bella grafia una grande F, me lo ridà. –Signorina Hale…- Non riesce a finire la frase, che io sono già in corridoio.
La lezione dopo è chimica. Abbiamo appena iniziato a prendere appunti, quando una ragazza del primo banco lancia un urlo. –Hanno trovato qualcosa!
Subito ci precipitiamo tutti alla finestra e vediamo un paio di agenti della polizia trasportare un uomo in barella, quando tutt’a un tratto questo si alza di scatto, facendoci sobbalzare. Vedo Scott indietreggiare e Stiles stargli dietro. Dimmi che la mia è stata soltanto una sensazione…
-Sono stato io.- sento dire da McCall.
Lo guardo, dispiaciuta che il mio presentimento fosse vero, e quando lui si accorge di me mi viene incontro.
-Non è come pensi…- si affretta a dirmi.
-Cos’è successo?- ammicco all’autubus, senza riuscire a nascondere la mia preoccupazione.
-Vieni.
Mentre ci avviamo verso la mensa, il ragazzo mi racconta che questa notte ha sognato di uccidere Allison in un pullmino della scuola.
-So che è successo qualcosa stanotte, ma non so cosa…- aggiunge mortificato.
Ci rifletto un attimo. –Non puoi essere certo che sia stato tu…
-Neanche tu!- protesta. -Pensavo che tu avresti potuto aiutarmi.- continua.
-Io?- rido. –È Derek che si occupa di questo genere cose.
-Sì, bè, Derek non era nella nostra lista.- interviene Stiles, che stranamente è stato zitto fino a adesso.
Il mio sorriso si allarga, mentre ci sediamo ad un tavolo della mensa con i vassoi pieni. –Se volete delle risposte lui è il tipo adatto.
In quel momento si siede in parte a me John, che mi saluta con un bacio sulla guancia. Poi ecco arrivare Danni, Jackson, Lydia e Allison. Subito iniziano a parlare dell’attacco di stanotte, ma ormai io sono immersa nei miei pensieri: Scott non può aver fatto una cosa del genere, o forse sono io che non voglio ammetterlo… Ma no, non ci credo, non ci voglio credere!
 
-Una F?!- esclama Derek su tutte le furie. –Non hai mai preso una F!
Io non rispondo e continuo a fissare il pavimento.
-Fammi vedere il compito.- mi dice. È arrabbiato e deluso, e mi dispiace vederlo così per colpa mia.
Tiro fuori la verifica dalla cartella e gliela porgo. Lui l’afferra brusco e inizia a leggere le domande. Il suo sguardo si addolcisce, o meglio si rilassa, perché Derek non dimostra mai di essere dolce, nonostante molto volte lo sia, anche inconsapevolmente. Mi fissa, come per chiedermi scusa, come per farmi intendere che mi capisce. Io non rispondo al suo sguardo: ho ancora impresse nella mente quelle immagini e le urla mi rimbombano in testa.
Non mi era mai successa una cosa del genere. Sì, magari qualche volta avevo sognato mia madre, ma mai così spesso, e mai l’avevo vista così chiaramente nei miei sogni. Tutto è cominciato da quando siamo arrivati in questo paese di merda!
BB firma il compito e io lo riprendo. Faccio per andarmene, ma poi ci ripenso e mi butto.
-Come hai fatto a dimenticare?- gli chiedo, nonostante però i miei non siano proprio ricordi.
Il suo sguardo profondo non abbandona i miei occhi. –Non ho dimenticato. Sono solo andato avanti.
In quel momento sentiamo un’auto avvicinarsi e sbirciamo chi è dalla finestra. Una macchina della polizia si è fermata proprio qui davanti e un agente è sceso e si sta avvicinando alla casa.
Il cane in auto inizia ad abbaiare, è fuori di sé. Solo qualche secondo dopo mi accorgo che è opera di Derek. Comincio a ridere, vedendo il poliziotto terrorizzato, che poco dopo rinuncia a entrare in casa e se ne va.
-È stato fortissimo!- esclamo ridendo, e adesso mi sembra quasi impossibile di essere stata triste fino a qualche minuto fa. Anche Derek sorride, più che altro perché gli piace vedermi ridere, dice che sembro una scimmia.
Ma all’improvviso viene distratto da qualcos’altro: Scott. Il ragazzo è comparso dalla foresta, e ora ci sta chiedendo aiuto. Sono felice che abbia ascoltato il mio consiglio, sono certa che BB lo può aiutare.
Io e mio cugino lo raggiungiamo fuori, sul portico.
-Ciao Scott!- lo saluto.
-Ehi!- fa, senza però distogliere lo sguardo da Derek. Nonostante tutto lo teme ancora.
Il ragazzo racconta del sogno, e BB lo interrompe. –Hai aggredito il conducente?
-Tu hai visto che cosa ho fatto?
-No.- risponde mio cugino, anche se non mi stupirei del contrario.
-Almeno puoi dirmi la verità?- continua Scott. –Io posso fare del male?
-Sì.
-Potrei uccidere?
-Sì.
-Quindi ucciderò qualcuno?
-È probabile.
Il povero Scott non sa più cosa fare. BB gli consiglia di ritornare sull’autubus e cercare di ricordare, ma sotto pagamento. Questo sconvolge sia me che il ragazzo, ma Derek non vuole dirci di che si tratta.
La sera non riesco a fare i compiti, sono troppo ossessionata dalla storia di Scott. E in parte anche da quella di mia madre.
-Devo andare fare una cosa, mi accompagni?- mi domanda Derek con in mano le chiavi dell’auto.
-Sei la mia salvezza!- esclamo esausta e abbandonando i libri.
Prima di tutto ci fermiamo a una stazione di servizio.
-Posso fare io la benzina?- gli chiedo.
–Se ci tieni…- risponde Derek, chiedendosi che diavolo ci trovo di divertente nel fare benzina.
Scendiamo dall’auto, prendo la pompa e la faccio cadere. BB sbuffa e la raccoglie.
-Ci riprovo!
-No!- mi interrompe, con un ombra di sorriso. –Faccio io.
Proprio in quel momento ecco due macchine arrivare: una viene da davanti alla nostra, e da questa scende il signor Argent, mentre l’altra da dietro, e qua ci sono altri due cacciatori.
-Auto magnifica.- commenta Chris avvicinandosi. E direi! L’auto di Derek è fantastica! –Bel colore, davvero. Difficile da tenere pulito. Suggerirei un po’ più di manutenzione. Se hai una cosa così bella devi averne cura, giusto?- A questo punto inizia a lavare il vetro anteriore della nostra macchina. –Personalmente io mi prendo cura delle cose che amo. L’ho imparato dalla mia famiglia.- So che si sta riferendo a Laura, che sta accusando Derek di averla uccisa. –Non se ne vedono molte di questo oggigiorno. Non è vero?
Derek sta trattenendo a stento la rabbia, lo vedo stringere il pugno. Gli tocco dolcemente il braccio, come per fermarlo e suggerirgli di stare calmo, di non cadere nel suo tranello. Riesce a cogliere il mio messaggio e si tranquillizza.
Il signor Argent se ne sta andando, quando Derek gli dice: -Non mi hai controllato l’olio.
Mi scappa una risata, che però riesco a trattenere giusto in tempo. Lo adoro quando fa così l’arrogante, con le persone adatte con cui ha il diritto di farlo, naturalmente.
Ma appena vedo Chris sogghignare capisco che forse non c’è niente di divertente. –Controlliamo l’olio.
Un altro cacciatore si avvicina alla nostra auto e rompe il finestrino del passeggero con una sprangata.
-No, cazzo!- esclamo senza riuscire a trattenermi. –Adesso dovrò sedermi dietro!- mi lamento.
Questa volta è Derek a trattenere la risata. Ci divertiamo a prendere in giro i cacciatori, ma non credo sia una soluzione molto intelligente.
Una volta andati via quelli, Derek mi fissa e alza una mano. Sorridendo raggiante, gli batto il cinque.
Risaliamo in auto e andiamo all’ospedale.
-Che ci facciamo qui?- gli chiedo. Lui non risponde e scende, e io lo seguo.
Derek va spedito nella stanza 37, dove si trova il vecchio conducente aggredito. Lui lo sveglia, anche se non mi sembra una buona idea. Il vecchio ci guarda e pronuncia una sola parola: -Hale.
Io e BB ci guardiamo, stupiti. –Come conosci il nostro nome?- gli chiede.
-Mi dispiace.- risponde l’altro e subito dopo il suo cuore smette di battere.
-Cosa voleva dire? Perché siamo venuti qui?- chiedo a mio cugino in macchina, sulla strada del ritorno. –Cosa ti aspettavi di sentire? E come faceva quello a conoscerci?
-Non lo so.- Derek è pensieroso, e questo non mi va giù.
-Se magari mi dicessi qualcosa e mi informassi sui tuoi piani, potrei esserti d’aiuto!- esclamo.
-Non è stato Scott a uccidere il conducente, ok?- mi risponde nervoso. –È stato l’Alpha, quel lupo che hai incontrato nella foresta.
La risposta mi lascia senza parole. –Come fai a saperlo?
-Lui vuole far diventare Scott parte del suo branco, e per questo deve fargli uccidere qualcuno. È l’unica spiegazione che riporta Scott su quell’autobus.
-Quindi sei sicuro che Scott non abbia ucciso nessuno, che non sia lui il responsabile?- La cosa mi fa stare molto meglio.
-Esatto. Se fosse stato semplicemente un attacco di rabbia nel sonno, si sarebbe trasformato, ok, ma non sarebbe andato ad uccidere un conducente di autobus dall’altra parte della città. Avrebbe ucciso prima sua madre, poi i suoi vicini.
Sono contenta che Scott sia innocente, ma non posso essere del tutto tranquilla con un assassino in circolazione.
Arriviamo a casa e non passa molto che lo stesso Scott ci raggiunge. Ma non è molto amichevole. Inizia ad accusare Derek di aver ucciso Laura e il conducente. Io ho l’istinto di andare a calmarlo, ma BB mi ferma.
-Stai qui.- mi dice. –E non muoverti per nessun motivo.
Lui prende Scott dal dietro e lo butta giù dalla rampa di scale. Alzo gli occhi al cielo. –Niente trattative…- sospiro.
I due cominciano a lottare seriamente, ma non riesco a vedere tutti i particolari, perché si continuano a spostare. Vorrei fermarli, ma quell’antipatico di mio cugino mi ha obbligata a non intervenire.
Quando finalmente la smettono di pestarsi, Derek si è deciso a dirgli le cose come stanno.
-Non l’ho ucciso io. E neanche tu. La colpa non è né mia né tua.
-Questa è colpa tua!- ricomincia il ragazzo. –Mi hai rovinato la vita!
-No, invece.
-Sei stato tu a mordermi!
-No, non l’ho fatto.
Scott esita, sorpreso. –Che cosa?
-Non sono stato io a morderti.
Dopo qualche secondo di silenzio, Scott si riprende. –Ce ne è un altro?
-Lui è Alpha. È il più pericoloso. Tu ed io siamo Beta. È più potente, più cattivo. Mia sorella era venuto a cercarlo, e ora lo sto cercando io.
A questo punto sono già scesa e mi sono avvicinata. –Perché non me l’hai detto?- intervengo, adirata che mi abbia nascosto una cosa del genere.
-Non lo so.- risponde, ma sento il suo cuore, e sta mentendo. –Il punto è che mi serve il tuo aiuto per trovarlo, Scott.- torna a rivolgersi a lui. –Fai parte del suo branco. È te che vuole.
Il ragazzo è ancora sconvolto, quando mi mette a fuoco e chiede: -Anche lei?
-No.- risponde Derek. -Lei non può far veramente parte di un branco, perché è solo metà licantropo.
Odio quando mi ricorda la mia vera natura: non mi piace per niente essere definita una specie di ibride!
Una volta che il ragazzo se ne è andato, Derek non può più ignorarmi. Non gli tolgo gli occhi di dosso, finché non mi dice tutto.
-Ascolta, non ho deciso io di non parlartene, ok? È stata Laura. Diceva che siccome tu non eri un vero e proprio lupo mannaro non dovevi sapere troppe cose sui branchi o sugli Alpha… Non voleva proprio che ne parlassi con te.- È dispiaciuto.
Anni fa, quando Derek mi insegnava qualcosa sulla licantropia, Laura si intrometteva sempre e cambiava discorso, ma ho sempre creduto lo facesse perché ero troppo piccola. Invece lei voleva proprio escludermi dal suo mondo, dal mio mondo. Rimango delusa dalla poca considerazione che mia cugina aveva per me.
-Io sono un lupo mannaro.- dico, di punto in bianco, fissandolo negli occhi.
-Lo so.- Sorride, anche se sa che non è del tutto vero, ma sa anche che io voglio definirmi tale, e non sarà Laura né nessun altro che mi cambierà. Mi viene incontro e mi abbraccia. –Siamo uguali.

Note dell'autore: Le frasi iniziali in corsico sono della canzone di Alicia Keys "Girl on Fire", e penso si addicano alla perfezione con il personaggio di Martha :) Spero vi sia piaciuto! Alla prossima!
*M

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Capitolo 4
*** IV ***


Sono forse le cinque del mattino, quando mi sveglio per colpa dell’ennesimo incubo. Cerco di riaddormentarmi, ma non ho molto successo. Non voglio restare qui sdraiata per le prossime due ore! Trovato! Vado a fare una passeggiata. Ma quando sono vestita e sto per uscire, mi viene in mente John, e gli mando un messaggio.
Ti prego dimmi che sei sveglio! Raggiungimi…
All’inizio non mi aspetto una risposta, perché comunque è ancora molto presto, ma il cellulare squilla.
Arrivo, bellissima :)
Mi avvio in strada, e poco dopo arriva il mio migliore amico, sveglio come non mai.
-Non riuscivi a dormire?- mi chiede, mentre lo guido nel folto degli alberi.
-Già. Sai com’è, quella casa non mi mette molta allegria.- Cerco di sorridere, per sdrammatizzare.
Lui annuisce semplicemente. –Da quant’è che va avanti? Questa storia degli incubi…
Ne avevo parlato ogni tanto, ma non mi sembrava di essermene mai lamentata.
-Da quando sono arrivata.- rispondo.
C’è un attimo di silenzio. Io assaporo la fredda aria mattutina e prendo a calci i legnetti.
-Se vivessi da qualche altra parte, credi che migliorerebbe?- mi chiede dopo un po’.
Io sorrido, sempre per rendere l’atmosfera meno schiacciante. –Probabile.
Lui si apre in un sorriso. –Perfetto! Puoi venire a stare da me!
La proposta mi lascia del tutto allibita, tanto da fermarmi e guardarlo sospettosa.
-Parli sul serio?
-Certo!- risponde, eccitato. –Io sono gay, quindi i miei genitori o Derek non possono pensar male.
Ci rifletto un attimo. –I tuoi mi lascerebbero?
-Se gli spiegherò la situazione capiranno…
-Aspetta, aspetta!- lo interrompo. –Sanno che sei un lupo mannaro?
-Ovvio! Sono i miei genitori.- risponde tranquillamente. –Come avrei potuto nasconderglielo?
In effetti non è così scontato come credevo.
-Non lo so…- continuo. –Vorrebbe dire nuove abitudini, nuova compagnia, nuove regole…
John non risponde, semplicemente mi fissa, desideroso di un mio sì.
-Saresti davvero disposto?- gli domando ancora.
-Martha, per te farei questo e altro, ok?- Il suo sorriso non ha proprio alcuna intenzione di sparire.
-D’accordo!- esclamo ridendo, e gli butto le braccia al collo.
Torniamo verso casa, discutendo di tutte le cose che potremmo fare quando vivremo insieme.
-Dov’è Derek?- mi chiede, quando entrando in casa nota che non c’è nessuno.
-Va spesso in giro di notte.- Faccio spallucce, perché ormai sono abituata alle sue sparizioni.
Faccio la borsa e preparo le mie cose. Non riesco ancora a crederci che vivrò con John! Ma cosa dirà Derek? Sono certa che non vorrà venire, ma allora io come farò senza di lui? Ho sempre vissuto con lui, come sarà senza? Ma d’altronde non può mica pretendere che stia in questa rovina per il resto della mia vita!
Prendo un foglio di carta e gli lascio un biglietto, dove gli spiego per filo e per segno la mia decisione e specialmente ciò che mi ha spinto a prenderla. Giusto in caso torni a casa prima che io lo veda.
-Parlerò con i miei dopo la scuola.- mi informa John.
-Ok.- dico solamente, ricominciando a sentire i sintomi del sonno.
Lui lo nota. -Andiamo a fare colazione, che ne dici?- mi fa. –Quattro tazze di caffè bastano?
Scoppio a ridere, e intanto prendo il portafoglio e scendo le scale. –Non credo, no.
Ride anche lui e varchiamo l’uscio. Appena fuori sentiamo un ululato, troppo vicino per i nostri gusti.
-Sta indietro.- sussurra John, mentre scende le scale del portico, si guarda in giro e fiuta l’aria. A un certo punto si rilassa e mi guarda, sorpreso. –Se ne è andato.
Il suo fiuto è di sicuro più raffinato del mio, quindi posso fidarmi. Lo raggiungo e insieme ci incamminiamo verso il bar più vicino.
 
Dopo una lenta e tranquilla colazione, andiamo a scuola. Ci siamo quasi dimenticati dell’ululato e continuiamo a camminare e a ridere senza preoccupazione. Ormai io e John siamo inseparabili anche a lezione, ma quando arriva la quarta ora, cioè la mia lezione di chimica, scopro che non segue i miei stessi corsi e che lui deve andare in palestra per l’allenamento di lacrosse.
-Ti vengo a prendere a pranzo!- mi saluta.
Entro nella classe di chimica e mi accorgo che è rimasto un solo posto libero, in fondo all’aula, vicino alla finestra. Lo raggiungo, mi siedo e tiro fuori i libri, poi mi concentro sul mio compagno. Non lo conosco, naturalmente, ma l’ho già visto in giro. È molto bello: ha i capelli riccioluti, castani, più chiari sulle punte, e gli occhi azzurro ghiaccio, che fanno venire i brividi solo a guardarli. Non sembra un tipo molto loquace, ma non lo biasimo.
-Bene ragazzi!- salta su il professore, appena ci vede tutti pronti. –Oggi lavorerete in coppia, perché questo esercizio può essere abbastanza complicato. A pagina 273 del libro troverete tutte le informazione che vi serve sapere. Via!
Non sono mai stata molto brava in chimica e spero con tutto il cuore che il mio vicino lo sia, altrimenti credo davvero che mi rovinerò la media.
Apro il libro e inizio a leggere, giusto per vedere se ci capisco qualcosa. Niente da fare: non ho la più pallida idea di cosa ci sia scritto.
-Dimmi che sai che vuol dire.- supplico il ragazzo in parte in me, che a quanto vedo ha già letto e capito tutto.
Abbozza un sorriso. –Conosci Harry Potter?- mi chiede.
-Sì, certo.- rispondo, anche se non so ancora bene perché mi abbia fatto questa domanda.
-Fai finta che questa sia una lezione di pozioni: un ingrediente…- Detto questo riempie una fialetta di acqua. –e un altro.- Ora fa cadere un po’ di polvere viola.
Io sto sorridendo raggiante, perché Harry Potter è il mio libro preferito ed è spettacolare vedere quel ragazzo che gioca con le fiale come farebbe Piton!
La soluzione acquosa è diventata di un rosso accesso, dopo che lui l’ha mescolata e riscaldata a sufficienza. Finiamo – o meglio, finisce – prima degli altri, e l’insegnate è meravigliato dal nostro – suo! – prodigio.
-Sei stato grandioso!- mi complimento, appena il prof si è girato.
Lui ride, poi mi guarda fisso negli occhi. –Mi chiamo Isaac. Isaac Lahey.
-Martha Hale.- mi presento, non senza avvampare.
La campanella suona poco dopo e io vado in mensa con John, ma nonostante tutto non riesco a togliermi l’immagine dei quegli occhi dalla mente.
 
A fine scuola esco in fretta, sperando che Derek mi sia venuto a prendere per dargli la notizia del trasloco. Ma il posto dove mi aspetta di solito è vuoto, e non so se arrabbiarmi o preoccuparmene.
John è nel parcheggio che parla con suo padre, probabilmente di me, ed io vado verso di lui. Ma ad un certo punto qualcuno suona il clacson, facendomi sobbalzare, e poi qualcun altro lo imita, e dopo un altro ancora e ancora… All’improvviso stanno tutti guardando verso una jeep azzurra ferma in mezzo alla strada: Stiles! Mi viene quasi da ridere. Ma poi vedo chi c’è davanti all’auto e corro verso di loro.
-Derek!- urlo, angosciata. È per terra, pallido, con gli occhi fuori dalle orbite e il sudore che gli cola sui vestiti. –Cos’è successo?
-Un proiettile.- risponde con un filo di voce.
-E perché non guarisci?- chiede Scott, spaventato anche lui.
-Era un proiettile diverso.- continua Derek.
-Certo! Era d’argento, giusto?- s’intromette Stiles.
-No, idiota…- Il tono tagliente di mio cugino potrebbe quasi essere comico.
-Ok, Derek, devi alzarti.- gli dico, quando mi ricordo del casino che stiamo combinando. –Vieni.
Lo trascino sulla jeep.
-48 ore…- balbetta Scott.
Tutti e tre lo guardiamo senza capire.
-È quello che ha detto lei, quella che ti ha sparato.
Da preoccupata sto iniziando a terrorizzarmi.
-Trova l’antidoto.- dice Derek a Scott. –Lei è una Argent.- Chiaramente si riferisce a Allison, e anche Scott lo capisce.
Mio cugino entra nella jeep, mentre io supplico il ragazzo. –Per favore, aiutaci!- Detto questo salgo in macchina.
So che a Scott e a Stiles Derek non è mai piaciuto, abbastanza da mandarlo in prigione, ok, ma non pensavo così tanto da volerlo morto!
In auto nessuno dice niente per un po’, quando Stiles mi chiede di mandare un messaggio a Scott.
L’hai trovato?, gli scrivo.
-Dice che gli serve più tempo.- li informo. Poi mi rivolgo a Derek. –Che succede se non trova l’antidoto?
-Mi resterebbe un’unica cosa da fare…- mi risponde, debole come non l’ho mai visto.
-E cioè?- chiede Stiles. –Ehi! Smetti di sanguinare sui sedili! Siamo quasi arrivati.
-Dove?- chiede l’altro.
-A casa tua.
-No, non puoi portarmi lì. Sarei troppo vulnerabile
-E dove allora?- mi intrometto.
A questo punto Stiles ferma la macchina. –Ok, adesso credo sia proprio giunto il momento in cui spieghi il piano, perché non ne posso più di tutto questo mistero!
Devo dire che questo ragazzo è sorprendente e imprevedibile: non sono in molti che avrebbero il coraggio di parlare così a Derek.
Lui, ovviamente, non risponde. –Metti in moto, ora.- dice soltanto.
-Sai non credo che dovresti abbaiare ordini nelle tue condizioni!- continua il ragazzo. Io mi appoggio al sedile, perché so già come andrà a finire la discussione. –Anzi, se volessi potrei trascinare le tue chiappe mannare sulla strada e lasciarti qui!
Derek si volta e lo fissa, con quegli occhi che mi hanno sempre fatto perdere la voglia di litigare. –Metti in moto, o ti apro in due la gola.- Devo trattenere una risata. –Con i denti.- A questo punto sorrido proprio, anche se a pensarci bene non c’è niente di divertente nella situazione.
Stiles inizialmente ricambia lo sguardo, ma poi cede e riparte.
 
Viaggiamo ancora per un bel po’, e si sta facendo buio, quando John mi chiama.
-Ehi, che è successo?- mi chiede tutto preoccupato. –Ti ho visto con Derek e…
-Te lo spiegherò un’altra volta…- rispondo, cercando di sviare il discorso.
-Lo sai che potrei essere utile.
-Lo so, grazie, ma… Ci sentiamo stasera, ok? Ti chiamo io.
Lui non sembra convinto. –D’accordo. Ti voglio bene.
-Anch’io.- Dal mio tono non si direbbe, ma sa che è vero.
Mi sporgo in avanti e afferro la mano di Derek, quella sana. Anche a lui come a John, non so cosa dire. Vorrei consolarlo, dirgli che andrà tutto bene, ma il punto è che molto probabilmente non è così, che andrà tutto male, invece.
E io cosa farò senza di lui? Stamattina quando ho deciso di trasferirmi non mi sembrava così tragico allontanarmi da lui, ma ora sto rimpiangendo tutti quei momenti persi, tutte le cose non dette, che comunque non riuscirei a dire o fare neanche adesso, perché la speranza che tutto si aggiusti è troppo grande… No, non ce la farei, non riuscirei ad andare avanti senza di lui.
-Cosa diavolo è successo, si può sapere?- gli chiedo, con tutta l’intenzione di far uscire un briciolo di rimprovero dalla mia voce.
-Stavo inseguendo l’Alpha…
-L’hai trovato?- lo interrompo, forse con un po’ troppa foga.
Lui annuisce. –Sì, prima che quel cacciatore mi sparasse.- aggiunge in tono tagliente.
-Scott ha detto che era una lei.- gli faccio notare.
A questo punto lui sembra davvero perplesso. –Non ci sono cacciatrici qui. Le uniche donne sono la figlia e la moglie di Chris.- Si è girato verso di me, e gli leggo il terrore negli occhi. Credo di capire e involontariamente gli stringo la mano: in parte per dargli forza, e in parte per calmare la rabbia e la frustrazione che lo stanno tormentando in questo momento.
Poco dopo ci fermiamo di nuovo per chiamare Scott, perché non possiamo continuare a girare a vuoto: dobbiamo trovare un posto dove stare. Avevo pensato a John, ma sarebbe troppo per lui e non me la sento di chiedergli più niente.
Stiles parla con Scott, e poi passa il telefono a Derek, mentre rimette in moto.
Dalla conversazione tra mio cugino e il ragazzo capisco che Scott non è tanto in vena di salvargli la vita e questo mi fa andare su tutte le furie.
-L’Alpha ucciderà e ti farà uccidere, se vuoi fermarlo ti serve il mio aiuto.- lo convince Derek, e detto questo riattacca, senza aspettare una risposta.
Intanto siamo arrivati alla clinica veterinaria.
-Bene, la porta è chiusa a chiave e tu non mi sembri in buone condizioni da sfondarne una.- esclama Stiles, rivolto a Derek.
-Ma io sì.- dico, lo faccio da parte e butto giù la porta. “Buttarla giù” forse è esagerato: diciamo che la apro. I cani nell’altra stanza iniziano ad abbaiare, quando sentono il nostro odore, ma ne nessuno ci bada. Raggiungiamo la “sala operatoria” e Derek comincia a frugare nei cassetti.
-Se Scott non arriva in tempo, che cosa succederà?- chiede ancora Stiles.
-L’infezione raggiungerà il cuore… e mi ucciderà.- Derek non smette di aprire credenze e armadietti.
Io non voglio crederci. –Quale sarebbe la tua ultima risorsa?- Sto seriamente iniziando ad andare nel panico.
Proprio in questo momento tira fuori da un cassetto una motosega. –Dovrete amputarmi il braccio.
Mi sento mancare e non trovo neanche la forza di ribattere. Non può dire sul serio. Scuoto convulsamente la testa, tremando al solo immaginare una scena simile.
-Oh, no! Stai scherzando!- Anche Stiles non sembra entusiasta all’idea.
-Coraggio!- gli mette in mano la motosega e poi si allaccia un laccio emostatico intorno al braccio ferito. Il muscolo straborda, e parrebbe anche sexy, se non fosse per tutto quel sangue.
-Io non lo faccio!- balbetta Stiles scandalizzato.
Derek si fa aggressivo. –Facciamo così… Se tu non mi tagli il braccio, io ti taglio la gola.
Il ragazzo è troppo spaventato per rifiutarsi. Tutto questa faccenda lo sta facendo impazzire, povero umano! Bè, non è che io me la spassi.
-Perché non può farlo lei?- si lamenta, storcendo il naso.
-Martha fuori di qui.- mi dice Derek quando si accorge di me.
-Ci dev’essere un altro modo!- tento. Non ho alcuna intenzione di permetterglielo!
-Fuori!- ringhia.
Io ho le lacrime agli occhi. -Io non ti lascio!
-Non ti farei mai assistere a una cosa del genere!- riprende, meno violento.
Stiles è pronto a premere il grilletto, quando una voce lo chiama. È Scott! Ringrazio ripetutamente tutte le divinità conosciute e non!
-Ce l’ho!- esclama il ragazzo.
Dopo essersi ripreso dalla shock della scena, da il proiettile a Derek. Questo ce l’ha in mano ed è pronto a fare qualunque cosa debba fare con quell’oggettino infernale, quando cade a terra svenuto.
-Derek!- urlo istintivamente. –Oddio no!- Gli vado incontro e le lacrime cominciano a sgorgare, mentre lo scuoto per farlo riprendere.
Stiles è agitato e mi aiuta anche lui a cercare di rimettere in sesto mio cugino.
-Scott che facciamo?- esclama terrorizzato.
-Ci sono quasi…- balbetta l’altro, mentre cerca di riprendere il proiettile, che intanto era caduto in un condotto per l’acqua.
-Derek no, cazzo, svegliati!- Lo sto prendendo a sberle, ma non sembra funzionare.
-Fai fare a me!- mi dice Stiles. –Non uccidermi per questo…- si rivolge poi a mio cugino e gli molla un pugno.
-Merda!- Il ragazzo si deve essere spaccato la mano, perché la testa di un licantropo è dura, ma Derek si è rimesso.
Senza dire una parola si alza, ancora debole e zoppicante, prende e apre in due il proiettile che Scott gli sta porgendo. Da quello esce una polverina, a cui subito da fuoco. Una volta cenere la prende in mano e se la preme contro la ferita. Comincia ad urlare, tanto da farmi scoppiare a piangere, di nuovo. Sembra posseduto, non smette di contorcersi a terra e io mi sento terribilmente inutile!
Quando finalmente finisce, lo abbraccio forte, bagnandolo di lacrime.
-Ok, ti abbiamo salvato la vita, ora tu ci lasciaci in pace!- In un’altra situazione mi sarei infuriata con Scott, ma sono troppo felice che Derek sia sopravvissuto per esserlo. –E se non lo farai racconterò tutto al padre di Allison!
La mia espressione sconvolta lo blocca un momento: può anche odiare mio cugino, ma non me.
-Ti fidi di loro?- gli chiede Derek, tornato quasi completamente in sé.
-Bè, sono molto più simpatici di te!- protesta il ragazzo.
-Ti faccio vedere io quanto sono simpatici.- ribatte mio cugino. Adesso è Scott ad essere frustato.
 
Derek e Laura mi avevano già raccontato di Peter, nostro zio, che era sopravvissuto all’incendio; sapevo che era ancora vivo, cioè più in stato vegetale che umano, ma vivo. Sapevo anche che era ricoverato proprio qui, a Beacon Hills, ma visto il fatto che non ero mai stata qui prima d’ora non ho mai avuto l’occasione di andarlo a trovare. E mi parte mi dispiaceva. Ma comunque non lo conoscevo, quindi perché avrei dovuto andare a visitarlo? Neanche si accorgesse di me…
È proprio all’ospedale che mio cugino porta Scott, vuole mostrargli come “sono simpatici” i suoi amici Argent!
Mio zio si trova nella stanza numero 13 e quando noi entriamo lo vediamo seduto immobile.
-Peter Hale, nostro zio.- inizia Derek. –Quattordici anni fa, mentre io e mia sorella eravamo a scuola, casa nostra è andata a fuoco. Sono rimaste intrappolate undici persone. Lui e Martha sono stati gli unici a sopravvivere.
Scott mi guarda, dispiaciuto, ma io non riesco a togliere gli occhi di dosso da mio zio. Mi avvicino e giro la sedia a rotelle su cui è seduto, e faccio un salto: metà del viso è completamente ustionata.
-Dicono che uccidono solo adulti e con prove certe,- continua Derek. -ma in quell’incendio c’erano anche persone normalissime: sua madre e tutta la sua famiglia, per esempio!- Mi sta indicando e il suo tono si è alzato. –È questo quello che fanno. E anche Allison è come loro.
Io ho quasi perso il filo del discorso, sono troppo concentrata su Peter.
-Riesce a sentirci?- chiedo, mentre mi siedo su una sedia lì in parte, per entrare nel suo campo visivo.
-Sì.- risponde Derek, dopo un attimo di esitazione. –Sente e vede, ma non può comunicare.
Lo fisso ancora, senza riuscire ad avere il coraggio di abbandonarlo.
-Credo che preferirei morire, piuttosto che…- ammicco a lui, senza riuscire a trovare le parole giuste per esprimere il mio sconforto e il mio dispiacere.
In questo momento arriva l’infermiera che ci manda via. Riesco appena in tempo a sfiorare la mano a mio zio, per rassicurarlo, come se gli dicessi che lo guarirò, anche se non ho la più pallida idea di come questo sia possibile. Ed è calda.
 
Prima di tutto riportiamo Scott a casa e poi finalmente siamo soli. È da tutto il giorno che sto aspettando questo momento.
-Derek…- comincio. –Hai presente il mio amico, John?
Lui annuisce, consapevole che sto per dirgli qualcosa di importante.
-Bè, mi ha chiesto se posso trasferirmi a casa sua.- butto lì.
Sembra sorpreso. –Ho fatto qualcosa…?
-No, no!- mi affretto a fermarlo, ridendo. –Non è colpa tua. Sono io. Ho solo bisogno di non stare più in quella casa.- La mia voce è tornata ad essere seria.
Derek annuisce. –Ti porto subito da lui?
La domanda mi prende di sorpresa, perché non pensavo che fosse così facile, mi aspettavo di urlare e discutere su tutto e di più per convincerlo, invece… Mi apro in un sorriso.
-Sì, grazie!
Il viaggio continua in silenzio, nonostante sia felice che tutto sia andato bene. Davanti casa di John, proprio mentre sto per aprire la portiera, Derek mi prende per un braccio.
-Non voglio mai più vederti piangere per me.- mi dice, piatto.
So che mi sta chiedendo l’impossibile, ma annuisco e gli stampo un bacio sulla guancia.
 
 
 
Note dell’autore: So che nel film dice che l’incendio è scoppiato sei anni fa, ma ho dovuto modificare un po’. Non avrei potuto creare la storia se Martha fosse stata così grande. Spero che vi piaccia anche questo capitolo, e non vedo l'altro di scrivere il prossimo! Alla prossima! :)
*M

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Capitolo 5
*** V ***


Non facevo una così abbondante colazione da quando Laura era venuta a trovarci per il suo compleanno, a giugno. Le ciambelle al cioccolato sono di sicuro la cosa migliore che si trova in tavola, poi ci sono pancake con lo sciroppo d’acero, uova fritte, wurstel, bacon, cioccolata e tè caldi, caffè, dolcetti di tutti i tipi…
-Prego, tesoro, serviti pure.- Il sorriso della signora Mays è un invitante buongiorno, a cui non posso non cedere.
Mi siedo al tavolo e comincio ad abbuffarmi: la mattina ho sempre una fame da lupi!
John arriva poco dopo e rimane sbalordito anche lui alla vista di questa meraviglia.
-Non ti ci abituare…- mi mormora quando si siede.
-Non ti dispiacerà, vero, se accendiamo la tv?- mi chiede il signor Mays.
-No, per niente.- lo rassicuro. E d’altronde è casa loro.
Mentre i genitori di John sono intenti a guardare il telegiornale, io e lui non smettiamo un attimo di mangiare, neanche per chiacchierare. Eppure ieri sera abbiamo fatto una cena abbastanza sostanziosa…
È solo quando sento “leone di montagna” che mi risveglio dal mio stato mezzo addormentato. Ascolto la notizia con interesse: un animale feroce ha attacco il commesso della videoteca di Beacon Hills, ma i testimoni sono troppo spaventati per parlarne. E a questo punto compaiono le immagini di Jackson e Lydia.
-Non avete proprio idea di chi sia?- ci domanda la signora Mays, preoccupata.
Io scuoto la testa, sapendo che si riferisce all’Alpha, ma John la ignora del tutto.
Torniamo al piano di sopra per prendere la borsa di scuola.
-Odio quando si intromettono in queste cose.- sbotta il ragazzo, una volta fuori dalla portata di orecchie dei suoi genitori. –Non sanno niente…
-Hanno solo paura.- cerco di giustificarli. Lui non risponde.
A scuola tutto sembra tranquillo e le lezioni vanno avanti come se non fosse successo niente. Solo Jackson è strano, senza più quel suo comportamento da bulletto. Bè, ci credo, un incontro ravvicinato con un mostro nero e peloso, non ti lascia indifferente.
Uscendo da scuola noto la sua macchina nera brillare in mezzo alle altre. Derek è appoggiato al cofano e mi sta aspettando. Io gli corro incontro sorridendo raggiante, perché è la prima volta che mi viene a prendere.
-A cosa devo questo piacere?- gli chiedo.
-Oggi è il 23.
Ci rifletto un attimo, poi ricordo. –Giornata McDonald!- esclamo ridendo. –Non ci posso credere, ti sei ricordato!
-Ovvio!- esclama lui, contento della mia reazione. –Forza!- Fa per salire in macchina, ma lo fermo.
-Non possiamo lasciare qui John, dopo quello che ha fatto per me…
Tengo le dita incrociate, mentre BB sospira. –Va a chiamarlo.
Ora per capire il senso di questa scena, dovete sapere che io e Derek avevamo fatto un accordo: il 23 di ogni mese si va a mangiare kebab oppure dal McDonald. Lui preferisce il kebab, io il Mc, ma a tutti e due va bene qualsiasi cosa, purché sia cibo.
Il pranzo di oggi è stato magnifico, ma la madre di John è venuta a prenderlo poco dopo, perché doveva andare dal dentista. Di conseguenza io sono stata obbligata a tornare nella nostra vecchia casa, perché dai Mays non c’era nessuno.
Sono nella stanza più distrutta del piano terra, ma andrà bene per fare i compiti. Mi siedo sul pavimento impolverato e comincio. Dall’altra parte Derek si sta allenando, ma non riesco a capire come diavolo faccia ad avere sempre così tanta energia: io mi stanco solo a guardarlo.
Scrivo la prima espressione di matematica, ma non arrivo neanche a metà perché mi scivola la biro dalla mano. Questa rotola, fino a un sasso annerito. La afferro, ma così facendo ho sfiorato il sasso, dal quale è caduto un po’ di sporco e così mi accorgo che brilla. Prendo quello strano sasso e lo ripulisco. È una specie di uovo dorato, con qualche pietra preziosa incastonata sulla superficie. Mentre lo guardo meglio, scopro che si può aprire e all’interno trovo un medaglione, che apro a sua volta. Contiene una piccola foto: due sposini, entrambi giovani e bellissimi. Mi accorgo qualche secondo dopo che l’uomo è mio zio Peter. La donna è bionda e con un viso molto dolce.
Mi piange il cuore a vederli: lei morta bruciata e lui paralizzato e mezzo ustionato, ricoverato in un ospedale, che vivrà ogni secondo della sua vita pensando a lei, alla vita che non hanno mai auto insieme e forse rimpiangendo anche di non essere morto con lei.
-Derek!- lo chiamo, perché voglio fargliela vedere anche a lui. Compare subito, tenendosi un dito sulla bocca per farmi stare zitta. Con un gesto mi intima di raggiungerlo. In fretta mi avvicino e lui mi fa sedere, con la schiena contro la parete.
-Sta ferma qui, e non muoverti per nessun motivo!- Detto questo si nasconde nell’altra stanza e io aspetto, in silenzio, con nessun altro rumore al di fuori del mio cuore che batte all’impazzata.
Quasi subito sento qualcuno entrare in casa. Sono cacciatori, riconoscerei l’odore ovunque.
-È qui.- sento dire dalla sua voce.
Kate Argent è accompagnata da altri due. Uno di questi fa una stupida battutina sui cani, ma non riesco a sentirla, perché pensavo a cosa diavolo può volere quella puttana in questa casa!
-Se vuoi farlo arrabbiare…- continua, riferendosi a Derek. -… digli qualcosa del tipo: è un peccato che tua sorella sia morta, che abbia urlato come una bastarda quando l’abbiamo squarciata!
Il ruggito di mio cugino esprime a pieno i miei sentimenti, ma so che così facendo si è consegnato nelle mani del nemico. Io non sono riuscita a trattenere le lacrime, ricordando Laura ridotta in quel modo, eppure mi ha sorpresa: pensavo fosse stato l’Alpha a ucciderla, invece Derek aveva ragione.
Intanto credo che abbia cercato di attaccare Kate, ma senza successo, perché lo sento gemere.
-Come sei cresciuto bene…- commenta la ragazza, con quella voce da stronza che prenderei volentieri a pugni.
So che Derek mi ha chiesto di non piangere per lui, ma non ce la faccio: lo sento cercare di lottare, ma senza esito, lo sento strisciare incapace di rialzarsi in piedi.
-900 mila volt.- dice Kate. –Non te ne intendi molto di elettricità, vero? Né di fuoco.- Questo mi fa andare in bestia e sto per alzarmi e andare da lui, ma se ne accorge e lo sento mormorare un “no”.
-Chris mi ha detto che hai una cugina…- osserva. –Dov’è? Voglio proprio conoscerla.
Derek ha riprovato ad attaccare, ma ancora una volta lei l’ha messo KO, con un suo qualche aggeggio infernale.
Mi mordo le labbra, ma continuo a trattenermi dal singhiozzare: non voglio che lui mi senta.
-Ho intenzione di rivelarti un piccolo segreto.- continua. –Sì, tua sorella è stata fatta a pezzi e usata per catturarti. Ma qui arriva il bello…- e la sento ridere. –Non l’abbiamo uccisa noi.
Di nuovo rimango allibita, così come Derek, perché Kate riprende. –Credi che menta?
-Non sarebbe la prima volta.- ribatte lui.
-Allora senti il battito del mio cuore. Non siamo stati noi a uccidere tua sorella.- L’ultima frase l’ha pronunciata molto lentamente. –Hai sentito? Niente sbalzi o accelerazioni.
La sento alzarsi in piedi. –Sai, potremmo aiutarci a vicenda: tu mi dici come trovare l’Alpha e noi lo sistemiamo, problema risolto.- Vedendo l’esitazione di Derek, capisce. –A meno che non lo sappia neanche tu…- A questo punto ride. –Bè, indovina chi è appena diventato inutile?- Quasi non finisce la frase, che inizia a sparare con colpi a raffica.
Derek! Mi trattengo a sento da urlare e mi devo mordere la mano a sangue, ma per fortuna qualche secondo dopo la voce di mio cugino mi giunge lontana. –Martha, sta ferma lì, nascosta!
-Grazie…- mormoro, più all’aria che a lui.
Resto seduta immobile per forse mezz’ora, quando mi decido di alzarmi: devono essersene già andati, penso. Sbircio fuori dal mio nascondiglio, ma non c’è nessuno. Tranquilla, corro verso la porta ed esco: voglio trovare Derek. Sono appena fuori, in cortile, o almeno a quello che una volta era un cortile, ma non raggiungo il boschetto, perché qualcuno mi spara alla gamba.
Cado a terra, senza riuscire a trattenere un urlo di dolore. La ferita brucia e non oso pensare allora al dolore di Derek, quando il proiettile che l’aveva colpito era di aconito.
La sua risata è l’unico rumore.
-Così sei tu Martha…- commenta Kate, mentre si avvicina. Era nascosta dietro la casa, come ho fatto a non accorgermene? –La Hale che è sopravvissuta. Mi sa tanto di Harry Potter, a te no?- Ride.
Non le rispondo, non voglio neanche parlarle, mi accontento di fulminarla con lo sguardo.
-Sai come ti ha definito mio fratello?- continua e vedendo che io non ho intenzione di aprire bocca, va avanti. –“Il punto debole di Derek”. È davvero cosi?
-Ci vuole molto più di una ragazzina per indebolire un lupo mannaro come lui- ribatto, con tono tagliente. –Non ti pare?- aggiungo, come se volessi provocarla, e a conti fatti è proprio ciò che voglio.
Si inginocchia, per essere al mio livello, visto che non riesco ad alzarmi. –Tutti abbiamo un punto debole.- osserva, sorridendo maligna.
Io ricambio il sorriso. –Non lui.- Dopo una pausa aggiungo: -Tu non lo conosci.
A questo punto si apre in un sorriso divertito. –Io non lo conosco? Tesoro, io sono forse la persona che meglio lo conosce a questo mondo!
Dimenticavo chi era lei… Non so cosa dire, quindi mi limito a squadrarla.
Adesso sono arrivati anche gli altri due cacciatori, che Derek aveva steso prima.
-Lei no.- dice uno. –È solo mezzo licantropo, Chris ha dato ordine…
-Lo so.- lo interrompe Kate, senza togliermi gli occhi di dosso. Poi torna a rivolgersi a me: -Com’è? Essere un ibrido, intendo.
D’istinto mi alzo e a sedere, pronta a colpirla, ma lei mi ha preceduto e con la mano mi preme la ferita, con ancora dentro il proiettile. E non riesco a trattenermi dal gridare.
Poco dopo smette e si alza. –Andiamo.- fa agli altri due, con un tono da soddisfatto.
Senza staccarle gli occhi di dosso, io sono rimasta a terra, ansante dal dolore lancinante.
I tre si stanno dirigendo verso il bosco, quando lei si ferma. –E questo cos’è?- mormora incuriosita.
Solo in questo momento mi accorgo di non avere più in mano il medaglione. Mi metto a sedere, nonostante la ferita, e vedo che ha proprio raccolto quello.
-Sono i tuoi genitori?- mi chiede. Almeno si è tolta quell’irritabile sorrisino dalla faccia.
Io scuoto la testa. Vorrei urlarle che lei li ha uccisi, li ha uccisi tutti, che lei ha rovinato vite e futuri, che lei dovrebbe vivere logorata dal senso di colpa…! Ma non riesco a dire niente.
Butta il ciondolo verso di me e, senza dire altro, si inoltra tra gli alberi con gli altri due dietro.
 
Non mi sono mai piaciuti gli ospedali: quelle pareti dai colori smorti, tutti vestiti di bianco come fantasmi, l’odore di qualcosa nell’aria che non so cosa sia, ma di sicuro qualcosa di stomachevole… Grazie al cielo sono un lupo mannaro e guarisco senza problemi, perché non sarei mai riuscita a resistere rinchiusa qua dentro.
È per questo che, quando entro nella saletta di mio zio, apro la finestra. Ora è anche tutto più luminoso.
Derek non sa che sono qui. A dire il vero non sa neanche cosa è successo a casa dopo che lui è scappato; non che io abbia intenzione di dirglielo, naturalmente.
Peter è seduto sulla solita sedia, rivolto verso la tv che gli hanno messo in stanza per non annoiarlo. È impostata su un canale di ballo latino-americano.
-Questo è crudeltà…- borbotto e cambio canale, ma non c’è niente di interessante, quindi spengo. –Se c’era qualcosa che ti piaceva, scusa.- gli dico, anche se so che lui non può rispondermi.
Mi sono seduta sul letto e giro la sua sedia, in modo da parlargli in faccia. Mi sfilo dal collo il medaglione e lo apro davanti ai suoi occhi.
-Questo credo sia tuo. Lei era tua moglie, vero?- Riguardo la foto, nonostante ormai ce l’abbia impressa in mente. –Era davvero bella.- Poi torno a fissare lui, in attesa di una sua reazione, ma niente. –Sono venuta a restituirtelo, tutto qui.- Detto questo lo chiudo e glielo infilo al collo. –Così lei rimarrà sempre con te.
Sto seduta su quel materasso duro ancora per qualche minuto. Non gli tolgo gli occhi di dosso, ne osservo tutti i particolari: le mani, le unghie, il naso, la guancia e l’occhio rovinati dalle scottature, la parte di viso sana, i capelli arruffati…
So che anche lui mi sta guardando, anche se contro la sua volontà, e non smetto di chiedermi a cosa starà pensando. A me? A sua moglie? A Derek? A Kate che ha ucciso sua moglie e tutte la nostra famiglia?
Mentre mi faccio questi complessi mentali, sento il telefono squillare: è John.
-Ehi!- rispondo.
-Dove sei?
-In giro.- cerco di stare sul vago.
-Siamo passati a casa tua, ma non c’eri. Comunque sono a casa, quindi se vuoi tornare, iniziamo a studiare.
-D’accordo, arrivo.
-A dopo!
Ricaccio il cellulare in tasca e poi torno a parlare con Peter. –Ora devo andare. Ci vediamo, ok?- Senza aspettare una sua risposta mi alzo. A un certo punto credo che le sue pupille si siano mosse e mi abbiano seguito con lo sguardo, ma probabilmente è stata solo una mia impressione. –Ciao!- lo saluto uscendo, pensando a quanto sarebbe fantastico se potesse davvero tornare a muoversi.

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Capitolo 6
*** VI ***


Ho impiegato una mattina intera per disegnarmi alla perfezione questo simbolo sul braccio: sono le tre spirali che Derek ha tatuate sulla schiena. Simboleggiano Alpha, Beta e Omega e servono a ricordare che un Alpha può sempre diventare un Beta, o un Omega, e così via. Non so cosa possa significare questo sulla schiena di un licantropo che non è un Omega, ma che non fa neanche del tutto parte di un branco. Ma lasciamo perdere, perché non ho alcuna intenzione di spremermi le meningi a tentare di capire Derek.
Quando spiego a John cosa significano le spirali, diventa silenzioso.
-Qualcosa non va?- gli chiedo.
-Io sono un Omega?
La domanda mi lascia perplessa, perché anche lui come me e Derek non ha un branco.
-Non credo ti si possa definire come tale.- rispondo.
-Ho letto da qualche parte che un lupo è più forte col branco. Vuol dire che siccome io sono solo, se i cacciatori mi prendono, sono… sono fregato.
Il suo tono malinconico quasi mi commuove. –Tu hai me e Derek. Anche se non siamo un branco ci aiutiamo a vicenda…
-Non è la stessa cosa…
-Lo so.- aggiungo in fretta. –Se vuoi puoi iniziare a mordere un paio di persone in città e crearti il tuo branco.
-Sei impazzita?- La mia doveva essere una battuta per sdrammatizzare, ma lui l’ha presa troppo seriamente e io non ne capisco il motivo.
-Che c’è?
-Non augurerei mai a nessuno la mia maledizione, figuriamoci mordere qualcuno!- Ha alzato il tono di voce, ma per fortuna in mensa c’è abbastanza casino.
Io vengo presa in contro piede. –Una maledizione? Dovremmo considerarci fortunati! È una cosa grandiosa questa, perché nessuno se ne rende conto?- Anche io sto alzando la voce, ma non ne posso fare a meno.
John sembra calmarsi. –È Derek che te l’ha detto, vero?
-Il morso è un dono.- ripeto le parole che gli avevo sentito dire a Scott.
Il mio amico alza gli occhi al cielo e sbuffa. –Tu non sai niente di cosa succede le notti di luna piena.- Il suo tono tagliente mi lascia di sasso, tanto che per un po’ sto zitta. –Non hai la più pallida idea del dolore, della fame, del desiderio di uccidere che ti assale ogni mese!- Esita, aspettando una mia reazione, ma io non so proprio cosa dire o fare, così continua: -Sì, io ho imparato a controllarmi, ma i primi anni è stata la cosa più terribile che mi fosse mai capitata! I miei genitori mi dovevano legare in cantina, ed ero io a pregarli di farlo! Perché sapevo che sarei diventato un mostro, che avrei ucciso chiunque, senza pensarci due volte!
A questo punto faccio per prendergli la mano, ma lui si ritrae.
-Non è un dono.- aggiunge più duro che mai.
Non l’ho mai visto così e in parte mi spaventa.
Si alza ed esce dalla mensa, senza dire altro.
Io non riesco a muovermi. Ho passato tutti questi anni a credere che essere un lupo mannaro fosse la più grande delle fortune, che io, anzi, ero sfortunata perché ero solo mezzo licantropo. Non ho mai pensato a come dovesse sentirsi qualcuno che è appena stato morso, anche perché Derek e Laura erano entrambi così dalla nascita.
Quando finalmente ritrovo la forza, non torno in classe, ma vado da Derek. Non so bene perché, ma è l’unica persona da cui andrei in questo momento, dopo una conversazione del genere con il mio migliore amico, il quale probabilmente è arrabbiato con me, o almeno non vorrà vedermi per un po’ di tempo.
Derek deve avermi sentita arrivare, perché lo vedo venire verso di me prima ancora che io abbia raggiunto la casa.
-Successo qualcosa?- mi domanda brusco.
Sospiro e vado subito al dunque. –Ti piace essere così? Un lupo mannaro?
Lui rimane sorpreso. –Perché me lo chiedi?
-Rispondimi.- insisto.
-Sì.- mi risponde allora. –Sì, mi piace.
Io ci rifletto un attimo. –Anche a me.
Lui sembra davvero confuso. –E allora qual è il problema?
-John e Scott pensano sia una maledizione.- Il mio tono è neutro, perché mentre parlo penso anche a cosa può essere successo al mio migliore amico, a come è stato morso, alla sua paura, a quella dei suoi genitori…
-Impareranno ad apprezzare il loro dono.- Fa spallucce, come se la cosa fosse di poco conto. –Sto già aiutando Scott, però, quindi non chiedermi di farlo anche con il tuo amico gay.
La notizia mi lascia talmente meravigliata che all’inizio non mi accorgo del suo tono sprezzante che ha usato mentre pronunciava la frase “il tuo amico gay”.
-Davvero?- Sorrido, contenta. –Cos’hai contro i gay?- continuo poi, corrugando la fronte a mo’ di rimprovero.
Derek ride al mio sbalzo d’umore e non risponde alla mia domanda. –Ora che ci penso non abbiamo più continuato il tuo allenamento…
Non ho sentito neanche per un momento la mancanza di quel quarto d’ora di corsa ininterrotta, e non ho neanche più avuto bisogno di difendermi, avendo sempre a mia disposizione Derek o John. Ma ora che me lo fa notare, capisco che forse sarebbe una buona idea riprenderlo.
-Non sei impegnato con Scott?- chiedo, con ancora un briciolo di speranza.
-No.- rispose sogghignando.
Sospiro e vado incontro all’inevitabile.
 
Non è tanto la fatica del combattimento con Derek che mi fa mancare il fiato, quanto il vedere le 19 chiamate perse di John!
-Che fai?- mi urla mio cugino quando mi vede con il cellulare all’orecchio. -Metti giù il telefono!
Io scuoto la testa, implorandolo con lo sguardo, e proprio in quel momento il mio amico risponde.
-John!- esclamo sollevata.
-Ehi!- Sembra essergli passata…
-Ho visto le tue chiamate… Scusami, mi stavo allenando.
-Tranquilla.- mi interrompe. –Dovrei essere io a chiederti scusa, dopo quello che ti ho detto.
-Non hai niente di che scusarti.- lo consolo. –Io non posso capire, mi dispiace.- Intanto mi sono addentrata nel bosco, dopo che un Derek seccato mi ha rimproverato con gesti e occhiatacce.
-Ti ho trattata male.- continua, deciso. –Sono io che ho torto!
Sospiro. –Io non sono innocente, comunque.- ribatto.
-D’accordo, mi arrendo, abbiamo torto tutti e due, ok?
-Ok.- rido.
Andiamo avanti a parlare per un bel pezzo, quando mi accorgo che Derek mi starà aspettando, e probabilmente mi ucciderà.
-Ora devo andare, ma tra poco torno a casa.
-Va bene, ti preparo la cena?
-No, grazie, ho già cenato.- È una bugia, ma non voglio che si dia tutti questi pensieri per me.
-A dopo!
-Ciao!
Tornata a casa, noto che Derek è sparito. Lo odio quando fa così! Poteva avvertirmi! Lasciarmi un messaggio, qualsiasi cosa!
Sono sulla strada per andare a casa di John, quando mi squilla il cellulare. È Scott.
-Pronto?
-Martha! Tuo cugino è impazzito! Non farmi domande, troviamoci nel parcheggio della scuola tra cinque minuti. Ciao!
Non ho potuto neanche aprire bocca, che già ha riattaccato. Cosa può aver fatto Derek ancora?! E perché a scuola? Mi sto ancora facendo queste domande, quando capisco che è inutile e mi dirigo verso il luogo indicato.
Devo aspettare qualche minuto, prima che qualcuno si faccia vivo. È la jeep azzurra di Stiles, quella che sta arrivando e subito dopo ecco la macchina di Derek.
-Cos’ha fatto?- chiedo ai due ragazzi, quando scendono dalla jeep.
-Crede che il mio capo sia l’Alpha.- mi risponde Scott, squadrandolo.
-Il tuo capo?
-Il veterinario.
A questo punto guardo Derek, ma lui si limita a sostenere il mio sguardo senza proferire una parola. Abbiamo uno strano rapporto, sì.
-E lui?- continua Scott.
-Sta dietro.- Mio cugino ammicca al sedile posteriore e riesco a intravedere una sagoma bianca. –Ora mi spiegate cosa credete di fare?
Anche io sono curiosa, quindi lascio da parte l’argomento “Derek sei un pazzo, dopo ti faccio la predica”, per concentrarmi sul ragazzo.
-Sono collegato all’Alpha.- dice semplicemente Scott. –Vediamo se hai ragione.- Detto questo entra nell’edificio insieme a Stiles, lasciando me e Derek ansiosamente in attesa.
-Perché pensi sia lui?- gli chiedo, riferendomi al veterinario, naturalmente.
-Guarda questa foto.- Mi porge un foglio, sul quale è stampata la foto di un cervo, marchiato da una spirale. Capisco al volo cosa significa: vendetta.
-Ma questo cosa c’entra con il capo di Scott?- continuo senza capire.
-Gli ho chiesto se ne sapeva qualcosa. Ha detto di no, ma mentiva.
Annuisco, poi mi volto a guardare l’uomo seduto sul sedile posteriore dell’auto di mio cugino. Non sembra per niente cattivo, né tantomeno un serial killer!
Dopo qualche minuto di silenzio, sentiamo un lungo e stridulo ululato dagli altoparlanti della scuola. Senza riuscire a trattenermi, scoppio a ridere. Non posso credere che Scott sia davvero così stupido da pensare di chiamare l’Alpha con un… un… miagolio del genere! Sì, miagolio, perché il suo non potrebbe neanche definirsi un ululato.
Anche Derek sembra essersi divertito, ma non abbastanza da fargli dimenticare in che casini ci stanno mettendo quei due.
Poco dopo è un altro il rumore che si amplifica per tutta la scuola, se non per tutta la città: un forte e rauco ruggito.
Appena Scott e Stiles escono, vado loro incontro. –Che vi è saltato in mente?- Non mi rispondo, aspettano di parlare davanti a Derek, quindi torniamo tutti e tre verso le auto.
-Ora ammazzo tutti e due!- urla loro addosso mio cugino.
-Volevate portare tutta la nazione qui a scuola?- continuo.
-Non sapevo fosse così forte.- si giustifica Scott, ma si interrompe, fissando sconvolto la portiera aperta della macchina di Derek: il veterinario non c’è più. –Che gli hai fatto?
Anche lui non se lo aspettava. –Non è colpa mia.
Stiles fa per dire qualcosa, ma Derek lo interrompe con un gesto. Ha sentito qualcosa. Drizzo anch’io le orecchie, ma non sento niente, almeno finché una sagoma scura gli piomba da dietro e lo infilza con i suoi artigli.
Il ruggito dell’Alpha riecheggia nel parcheggio. Io non ho potuto fare a meno di urlare vedendo mio cugino ricoperto di sangue e volare dall’altra parte del cortile, scaraventato da quel mostro.
Istintivamente tutti e tre corriamo verso l’edificio scolastico e ci chiudiamo dentro, credendola l’unica via di salvezza.

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Capitolo 7
*** VII ***


Quando Derek mi regalò l’anello di Laura, inizialmente lo rifiutai. Era di mia cugina, prezioso quanto il suo ricordo, non avrei mai potuto sottrarglielo. Ma lui insistette e non potei dirgli di no. Me l’ha dato il giorno dopo il nostro arrivo a Beacon Hills, il giorno dopo aver avuto la notizia della sua morte. È un piccolo diamante, che farebbe invidia a tutti i gioielli di Lydia Martin. Non è solo molto pregiato,c’è anche il valore affettivo: questo piccolo oggettino apparteneva a Laura, la mia quasi seconda madre, e adesso che è mio lo terrò sempre con me.
È per questo che, quando lo vedo sui gradini del portico della scuola, nonostante sia consapevole che fuori mi aspetta l’Alpha, esco di corsa a prenderlo.
Scott cerca di fermarmi, ma io sono già fuori.
Il mostro esce dal suo nascondiglio e mi vede. Raccolgo l’anello e ritorno dentro la scuola, proprio mentre lui mi sta correndo incontro.
-Sei impazzita?- mi sbraita addosso Scott.
Io fisso l’anello e me lo infilo al dito. –Non potevo lasciarlo lì.- Parlo come se fosse una cosa viva, come se si trattasse di Laura in persona.
Ci allontaniamo dalla porta, tenuta chiusa da un aggeggio di Stiles. Con il cuore in gola, raggiungiamo un’aula e ci chiudiamo dentro.
-Le finestre non si aprono.- osserva Stiles, mentre Scott fa comunque un tentativo.
-Troviamo un modo per romperle.- dice il ragazzo.
-E poi?- mi intrometto, notando che ci sono un bel paio di metri che ci distanziano dalle auto.
-Corriamo.- continua Scott, con un tono meno convinto. –Ehi!- fa all’improvviso. –Che cos’ha il cofano della jeep?
Tutti e tre fissiamo in quella direzione e in effetti il cofano non sembra essere messo tanto bene. Prima che qualcuno parli, qualcosa spacca una finestra e cade poco distante da noi. È la batteria della macchina.
-Vuole intrappolarci.- dico, con un groppo alla gola. Gli altri due sembrano condividere la mia tesi, ma non hanno il coraggio di pronunciare un’altra parola. –Dobbiamo andarcene da qui.- proseguo, facendo per andare, ma Scott mi blocca.
-E se è lì fuori?
-Lui è lì fuori!- ribatte Stiles.
-Fatemi dare un’occhiata.- Detto questo sbircia fuori dalla finestra, ma a quanto pare non vede niente, perché possiamo continuare.
In corridoio l’atmosfera non fa che peggiorare.
-Dobbiamo andare in un posto con poche finestre.- riprende Stiles.
-Gli spogliatoi.- ipotizzo. Quelli annuiscono.
Il silenzio tombale non rende le cose più piacevoli, quindi inizio il discorso. –È il tuo capo.- mi rivolgo a Scott. –L’Alpha è il veterinario!
-No, non è possibile.- ribatte lui.
-Come lo spieghi il fatto che è sparito proprio prima della comparsa di quel mostro?!- continuo.
Il ragazzo non sa cosa rispondere, quindi scuote la testa.
-Ammettilo, Scott.- si aggiunge Stiles. –È lui. Lui ha ucciso Derek e tutte quelle persone.
-Derek non è morto!- lo interrompo.
-Martha, lo so che la cosa ti ha sconvolto, ma…
-Derek non è morto!- Questa volta urlo e scoppio in lacrime, ricordandomi della scena di mio cugino quando il lupo l’ha sorpreso dal dietro.
Entrambi si guardano attorno preoccupati, perché probabilmente con il mio urlo ho appena richiamato l’attenzione dell’Alpha.
Subito ci mettiamo a correre e raggiungiamo gli spogliatoi.
-Chiama tuo padre, Stiles!- dice Scott, che sta iniziando ad andare seriamente nel panico. –Digli che c’è stato una fuga di gas, qualcosa! Se quello vede le macchine della polizia magari se ne andrà.
-E se non lo facesse? E se uccidesse tutti i poliziotti, compreso mio padre?
Né io né Scott avevamo pensato a questo. Forse Stiles ha ragione: potrebbe ucciderli tutti.
Allora mi viene in mente che potrei chiamare John, ma appena metto la mano sulla tasca mi accorgo di non avere il cellulare. Come posso aver fatto a perderlo?
Poi mi viene in mente cos’è successo nella foresta, il giorno in cui sono arrivata a Beacon Hills, e quella volta quando i genitori di John dovevano venire a prendermi per andare a vedere la partita di lacrosse: l’Alpha non mi aveva attaccata. Ma io non sapevo neanche che esistesse un veterinario in questa città, quindi lui perché mi avrebbe risparmiata? Forse Scott ha ragione: non è il suo capo.
Proprio mentre rifletto su queste cose, sentiamo un rumore provenire dal corridoio e qualcuno fa irruzione improvvisamente. Tirando un sospiro di sollievo, ci accorgiamo che è il bidello. Subito ci spinge fuori, senza volere sentire spiegazioni. Ma non appena usciamo, lui viene tirato all’indietro da una forza invisibile e la porta si chiude. Sentiamo le sue grida e lo vediamo sbattere contro la porta chiedendo aiuto.
È solo grazie a Stiles che io e Scott riusciamo a correre via. Tutti e due avremmo cercato di aiutarlo, anche essendo consapevoli che fosse una pazzia.
-Ma che diavolo vuole?- sbotta Stiles, mentre proseguiamo.
-Scott.- rispondo, ancora scossa.
-Io qui non ci muoio!- riprende il ragazzo.
Mi fermo di colpo, perché mi sembra di vedere una sagoma sul tetto. Anche Scott la nota. –Correte!- urla.
Non abbiamo percorso neanche cinque passi, che il mostro si scaglia contro una finestra e inizia rincorrerci.
Riusciamo a seminarlo, o comunque lo perdiamo di vista, e ci ritroviamo nei sotteranei della scuola. Ma sentiamo il suo ringhio troppo vicino. Poco dopo si allontana e noi riusciamo a rinchiuderlo in una stanzetta. Purtroppo però stiamo parlando di un lupo mannaro, anche abbastanza esperto, e in men che non si dica sfonda il soffitto e torna in libertà.
-Andiamocene!- propongo e subito ci allontaniamo di fretta da quel posto.
Stiamo ancora girando senza meta, quando Scott sente qualcosa.
-Che c’è?- gli chiede l’amico
-Un telefono ha squillato. È quello di Allison, riconosco la suoneria.
-Cosa ci fa qui Allison?- chiedo, ma lui non sa cosa rispondere, semplicemente sfila dalla tasca di Stiles il suo cellulare e compone il numero.
-Allison, dove sei?- chiede. –Vai verso l’entrata!
-Se non volevi spaventarla, hai fallito in pieno.- gli dico.
Ricominciamo a camminare svelti e poco dopo incontriamo la ragazza. Ci spiega che ha ricevuto un messaggio da Scott con scritto di raggiungerlo qui a scuola, ma lui aveva lasciato il cellulare sulla jeep di Stiles.
Facendoci prendere un colpo al cuore, anche Jackson e Lydia ci raggiungono.
-Anche voi?- esclama Stiles.
-Che succede? Chi ha mandato il messaggio?- riprende Allison, ma io la zittisco con un “shh!” Qualcosa si sta muovendo sopra di noi.
-Via!- urlo.
Appena in tempo, perché l’Alpha distrugge il soffitto e comincia a rincorrerci nuovamente. Nessuno si guarda indietro, tranne me. È lo stesso della foresta, gli stessi occhi rossi.
Velocemente riusciamo a rinchiuderci dentro la mensa, ma ci accorgiamo solo dopo aver trascinato tavoli e sedie contro la porta che c’è un’intera parete di finestre dalle quali potrebbe entrare.
I ragazzi sembrano tutti decisi a voler sapere cosa diavolo sta succedendo, e come dargli torto?
-Qualcuno ha ucciso il bidello.- si è finalmente deciso Stiles di dire, dopo che Scott non è riuscito a pronunciare una parola.
-No, il leone di montagna…- comincia Lydia, ma Jackson la interrompe. –Non era un leone di montagna! Chi era?
A questo punto nessuno di noi tre sa più cosa dire.
-Derek… Derek Hale.- dice Scott, sconvolgendomi.
-Che cosa?!- esclamo. Stiles cerca di fermarmi con lo sguardo, ma non posso permettergli una cosa del genere. –Non è vero! Derek non farebbe mai… No!
-Sì, l’ho visto io.- ribatte Scott. Non posso rispondergli e quindi mi limito a scuotere la testa. So che lo fa perché crede che Derek sia morto e che comunque non procurerebbe problemi. Ma Derek non è morto, non può esserlo. Purtroppo però tutto questo mi sta facendo seriamente venire dei dubbi, e se è morto davvero? Cosa potrò fare? Prima Laura, poi lui…!
Intanto Lydia ha provato a chiamare la polizia, ma le hanno riattaccato: erano stati avvertiti che ci sarebbero stati degli scherzi notturni di ragazzi che fingevano di essere a scuola.
-È Derek che ha mandato il messaggio e che ha avvisato la polizia?- continua Allison. Scott annuisce e io non posso fare altro che stare in silenzio e sperare con tutto il cuore che lui sia ancora vivo.
Uno schianto contro la porta ci fa sobbalzare. Non sappiamo più cosa fare, sembra la fine, e sinceramente dopo tutto quello che è successo non mi dispiacerebbe neanche, ma Stiles è pronto a risolvere la situazione. –Le scale!
-Ma salgono soltanto.- ribatto.
-Sempre meglio che qui.
Riusciamo a raggiungere le scale e l’aula di chimica, sempre però sentendo il suo fiato sul collo.
Che notte da incubo.
Rinchiusi in questa stanzetta vediamo la sua sagoma passare davanti alla porta e andare avanti.
-E adesso?- fa Jackson. Ci guardiamo intorno: le finestre sono da escludere, ma c’è un’altra porta che conduce alle scale antincendio.
-Serve la chiave.- osserva Stiles. –E ce l’ha il bidello.
-Vado io a prenderla.- si offre Scott. –Posso fiutare il suo sangue.
-No, non pensarci nemmeno.- lo interrompo. –È te che vuole.- aggiungo poi a bassa voce. –Andrò io.
-Martha non…
-Fidati.- gli dico.
Il ragazzo non sembra rassegnarsi del tutto. -Ma io vengo con te.
Gli leggo la determinazione negli occhi e annuisco.
-No, non potete andare! Vi ucciderà!- si aggiunge Allison. –Non avete neanche un’arma!
-Possiamo creargliene una.- si intromette Lydia, ammiccando all’armadietto con strane sostanze e liquidi all’interno. –Una bomba. Una…- e a questo punto dice il nome di non so quale stregoneria chimica. Detto fatto, Lydia comincia a creare la sua pozioncina e con un sorriso mi viene in mente Isaac, il mio compagno di chimica che finge di essere Harry Potter.
La ragazza non ci mette molto a preparare la sua “bomba”, ma è un altro l’ostacolo: Allison. Cerca di convincere Scott a rimanere e io provo anche a stare dalla sua parte, ma lei comunque non vuol far uscire neanche me. Così Scott è costretto a darle un bacio rapido e uscire dopo di me dal nostro rifugio mica tanto sicuro.
Il ragazzo non ci impiega tanto per captare l’odore del sangue del bidello e seguiamo la scia.
-Perché sei voluta venire? È pericoloso.- mi dice a un tratto.
-L’ho già incontrato faccia a faccia e non mi ha fatto niente.- rispondo.
-E come fai a sapere che anche questa volta avrà pietà?
-Non lo so.
Il ragazzo è agitato quanto me.
In poco tempo, che però sembra un’eternità, raggiungiamo la palestra e Scott mi indica gli spalti. –È lì.- dice, e cominciamo a cercare il cadavere nel retro delle tribune.
Lo troviamo in fretta, appeso a pancia in giù, con il sangue che gli cola lungo il viso e per terra. La visione è raccapricciante, ma dobbiamo farci forza. Scott si arrampica e è sul punto di prendere le chiavi, quando gli spalti cominciano a chiudersi. Per fortuna il ragazzo prende rapido il mazzo e riusciamo a uscire da lì sotto prima dell’inevitabile. Ma ciò che ci aspetta fuori è forse peggiore.
L’Alpha è proprio davanti a noi e ci viene incontro velocemente. Scott gli lancia la bomba di Lydia, ma non succede niente.
-Merda…- borbotto.
Quello ricomincia a correre, ma non sembra neanche accorgersi di me: la sua attenzione è puntata sul ragazzo. Lo prende e lo scaraventa dall’altra parte della palestra, cerco di andargli incontro ma il lupo mi ringhia addosso e non arrischio a fare un altro passo. D’altronde Scott fa parte del suo branco, non vorrà fargli del male, almeno spero.
L’Alpha si avvia verso il ragazzo, sdraiato per terra, e lancia un ringhio spaventoso.
Dopo di che torna verso di me, che intanto mi sono schiacciata contro la parete, senza avere il coraggio di abbandonare il mio amico. È a qualche passo da me, quando sento Scott urlare e lo vedo contorcersi sul pavimento.
-Cosa gli hai fatto?- urlo, riscossa dalla rabbia.
Il mostro sembra sogghignare, ma non ne sarei sicura. Poi parla, con una voce roca e profonda: -Non devi avere paura di me, Martha.
Io sgrano gli occhi, allibita. Come conosce il mio nome? E perché cerca di rassicurarmi?
-Non dovrei?- riprendo. –Sei un assassino, io credo proprio che ho tutto il diritto di aver paura di te!- Nonostante sia spaventata a morte, sono contenta che la voce non mi tremi.
-Non ti farò del male.- continua quello, mentre dietro di lui Scott si rialza, trasformato, ed esce dalla palestra. Ho un bruttissimo presentimento.
-Cosa gli hai fatto?- richiedo, ma lui non risponde. Mi guarda con quegli occhi terribili. –Perché fai così? Perché non mi uccidi come hai fatto con mia cugina?- sbotto all’improvviso, senza riuscire più a trattenere tutta quella tensione.
Questa mia frase sembra infastidirlo. –Non ti farò del male.- ripete. Detto questo si allontana e se ne va.
Solo dopo Scott mi racconta della sua trasformazione, della sua voglia di uccidere Allison, Jackson, Lydia e Stiles, della sua perdita di controllo. Solo dopo la polizia mi trova in palestra, con gli occhi persi nel vuoto. Solo dopo i genitori di John e il mio amico in persona mi vengo a prendere per riportarmi a casa. Solo dopo vedo che l’auto di Derek non c’è più e solo dopo sono felice che sia ancora vivo e mi domando come diavolo ho fatto a dubitarne.
Ma per ora sono ancora qui, in palestra, da sola, pensando a Laura e giocherellando con il suo anello.

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Capitolo 8
*** VIII ***


Note dell’autrice: Ok, adesso che la storia inizia a scorrere, perché non mi fate sapere cosa ne pensate? ;) Eddaaaai! Una recensione piccola piccola c: Giusto per sapere le vostre opinioni, sono curiosa!
 
La luna piena si sta avvicinando, e questo mi ha sempre fatto un certo effetto. Immagino come dovrà sentirsi Scott… Da quando io e John abbiamo discusso riguardo questa storia di essere lupi mannari, ho imparato a vedere le cose da un altro punto di vista. Ma non sono ancora del tutto sicura che questa sia una maledizione.
Sono passati un paio di giorno dall’episodio dell’Alpha a scuola, ma per la maggior parte dei studenti questo non significa niente. Per John, invece, significa riempirmi di domande e non lasciarmi respirare. Naturalmente non gli ho ancora detto niente a proposito della mia chiacchierata con quell’enorme lupo, e non ho alcuna intenzione di farlo. Così come non ho intenzione di parlarne con Derek, qualora si facesse vivo. Non l’ho ancora visto, da quella sera, e la cosa mi sta facendo sorgere dubbi terrificanti… Forse però il fatto che sono arrabbiata con lui vuol dire che non è morto, e questo accresce la mia frustrazione.
-Dovresti smettere di pensare male!- mi rimprovera John, quando andiamo a recuperare i libri dagli armadietti. –Scott e Stiles l’hanno fatto diventare il ricercato numero uno, cosa ti aspettavi? Che ti venisse a trovare non appena i miei fossero usciti di casa?
Io gli lancio un’occhiata fulminante. –Perché cerchi di difenderlo?
-Non lo sto difendendo, sto solo guardando le cose da un punto di vista esterno e neutrale.
-Hai A nei temi, vero?- chiedo, osservando il suo uso di paroloni. Lui rimane un attimo interdetto, prima di balbettare un sì. –Non cambiare discorso!- continua seccato.
Io alzo gli occhi al cielo e chiudo l’armadietto con uno schianto. Faccio per andarmene, ma lui mi blocca. –Che ti prende?- sbotta.
-Niente!- rispondo altrettanto isterica.
Poi entrambi torniamo lucidi e capiamo tutto. –Luna piena…- mormoriamo, quasi insieme. Adesso sembra tutto più chiaro.
Ci incamminiamo verso la nostra aula, quando vedo Isaac Lahey uscire dalla mensa e venire dalla nostra parte.
-John, alla tua sinistra, ragazzo bello, alto, magro; capelli ricci e castani, occhi meravigliosamente azzurri…
-Visto.
-Dimmi tutto quello che sai di lui!- esclamo, avida di informazioni.
Il mio amico sogghigna e intanto entriamo in classe. –Ho frequentato un paio di corsi con lui, ma non è un tipo molto aperto. È piuttosto riservato, ma bravissimo in tutte le materie.- Si è seduto al suo posto ed io, davanti a lui, mi sono girata per seguire il discorso. –Dicono che suo padre sia un pazzo, che lo picchi se non prende almeno B.- A questo punto sgrano gli occhi, terribilmente dispiaciuta. John si affretta a tranquillizzarmi: -Sono solo voci, lui non ha mai detto niente del genere.
-Che dovrebbe dire, scusa?
-Potrebbe denunciarlo!- risponde John, chiaramente sorpreso che io non capisca.
-Nessuno farebbe mai una cosa del genere!- ribatto. –Perché la persona che ti molesta è quasi sempre qualcuno che ami…
-Oh ma dai!- riprende lui. –Se Derek ti picchiasse non lo denunceresti? Resteresti a prenderle ogni volta perché gli vuoi troppo bene e non vorresti che finisse in prigione?- Dal suo tono capisco che non si aspetterebbe una cosa del genere da parte mia.
-Sì.- rispondo. –Le prenderei.
A questo punto suona la campanella e io mi volto verso la cattedra, lasciando John con uno sguardo sbalordito.
 
La mattina vola come non mai, una lezione dopo l’altra.
Appena usciamo, però, desidero che tutto rallenti. Dopo aver detto a John che sarei tornata a casa tra poco, mi avvio verso il cimitero. Non sono ancora andata “a trovare” la mia famiglia, questa è la prima volta da quando sono arrivata a Beacon Hills.
La loro tomba si trova in fondo al cimitero ed è una grande lapide. Sopra 11 foto con 11 nomi. Cerco una donna bionda e ne trovo ben cinque; una la riconosco, è la moglie di Peter.
Non so chi sia mia madre tra queste, perché ho sempre pregato Derek e Laura di non dirmi il nome dei miei genitori; il motivo credo sia dovuto al fatto che mi piace avere quella strana e piacevole sensazione di mistero, quando si parla di loro. Ma adesso rimpiango di non aver mai indagato.
Ora che ci penso, però, mi accorgo di non aver mai pensato a un padre. In effetti non ho mai avuto bisogno di una figura maschile, essendo cresciuta con Derek. Ma Laura la vedevo solo a Natale, Pasqua, ai compleanni e alla fine e all’inizio della scuola. Una madre mi è sempre mancata.
“Chi sei?” continuo a chiedermi, mentre fisso quelle donne dai capelli dorati. Voglio chiamare Derek fino alla morte per chiedergli come si chiamava, ma so che non risponderà, come non ha fatto negli ultimi quattro giorni.
-Ehi tu!- urla qualcuno. Lo ignoro, sperando che non si rivolga a me. –Stai calpestando i fiori!- continua quello, infastidito. A questo punto mi sorge il dubbio che si stia riferendo proprio a me, quindi abbasso lo sguardo, per controllare se sono io l’assassina dei fiori. Con mia grande sorpresa scopro invece che sono proprio io.
-Ehi!- Il tizio si è avvicinato e allora mi sono girata. Lahey rimane sorpreso nel vedermi.
-Sì, scusa, non li avevo visti…- mormoro, cercando di giustificarmi per i fiori.
-No, non fa niente.- si affretta a dire il ragazzo, per rassicurarmi. Si abbassa e sistema i fiori che avevo fatto cadere e calpestato.
Quando si alza non può fare a meno di vedere i nomi incisi sulla lapide e poi mi lancia una rapida occhiata, mortificato.
-Mi dispiace.- dice, ammiccando alla tomba.
-Oh… già…- balbetto imbarazzata. Non so cos’altro aggiungere e mi sento una stupida. Già non sono molto socievole, se poi quello tocca tasti dolenti diventa proprio impossibile per me comunicare.
-Isaac!- È suo padre che mi salva la reputazione e, da lontano, fa segno al figlio di andare da lui.
-Ci vediamo a scuola.- mi saluta, sbrigativo e impacciato.
-Ciao.- rispondo, non meno a disagio.
Sulla via del ritorno non riesco a non pensare alla figuraccia che ho appena fatto: perché non ho risposto normalmente? Perché mi sono agitata in quel modo? Certo, non è la prima volta, ma è stata di sicuro la peggiore!
Pian piano cerco di non pensarci e mi concentro su un altro argomento, non più eccitante, comunque: mia madre. Vorrei che Derek tornasse e mi dicesse il suo nome, voglio saperlo, ora come ora voglio scoprirlo! Ma poi mi viene in mente un’altra persona che, oltre a Derek, conosceva mia madre. E con il cuore a mille giro i tacchi e prendo la strada che porta all’ospedale.
 
Peter ha sempre la solita espressione, non che mi aspettassi il contrario, ma almeno l’hanno spostato. Adesso è rivolto verso la finestra che da sulla strada, quindi magari mi ha anche vista arrivare.
Prendo una sedia e mi metto di fronte a lui. Noto che ha ancora al collo il medaglione e questo mi fa sorridere.
-Ti volevo chiedere una cosa.- comincio, senza neanche un saluto. –Conoscevi mia madre?- chiedo. -Come si chiamava?- So che non può rispondermi, ma io continuo a sperare lo stesso. –Ti prego! Devo saperlo!- lo imploro. Ma niente. –Fammi un gesto, un qualcosa, solo per dirmi che la conoscevi!
-Cosa ci fai qui?- L’infermiera mi coglie del tutto di sorpresa. –L’orario delle visite è finito.- mi rimprovera.
-S-scusi… Adesso me ne vado.- Dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Peter, esco da quella stanzetta, con ancora i dubbi e l’ansia di prima.
 
Si sta facendo buio e forse è meglio che torni a casa. Mi ficco le cuffie nelle orecchie e mi incammino. La casa di John ha questo particolare vantaggio di essere vicina alla scuola e all’ospedale, i due luoghi dove passo la maggior parte del mio tempo, a eccezione della casa, s’intende.
Cammino a passo di musica, senza rinunciare a qualche smorfia e a qualche strano passo hiphop. Mi è sempre piaciuto ballare, e cantare, e scrivere. Ma non ho mai chiesto a Derek di iscrivermi a un corso di danza o di canto, ma forse è meglio così; so che lui non sarebbe d’accordo e comunque me la cavo anche senza lezioni. Ho imparato tutto su internet e adesso… bè, diciamo che mi so muovere. Per il canto non ho problemi: lo facevo sempre a casa. Adesso un po’ di meno, perché magari i signori Mays potrebbero non apprezzare, quindi mi astengo dal cantare a squarciagola sotto la doccia o quando mi annoio. Scrivevo e scrivo sempre, invece: a scuola, a casa, mentre aspettavo Laura dal parrucchiere… Ho sempre sognato di diventare una scrittrice, ma non ho mai pensato seriamente al mio futuro.
E questo non è comunque il momento adatto per iniziare, perché una grande macchina scura si è appena parcheggiata davanti a me. Non ho paura che siano dei delinquenti assassini, perché potrei tranquillamente difendermi. Ma quando Chris scende dall’auto, rimpiango killer maniaci con maschere e motoseghe.
-Dov’è Derek?- mi chiede.
-Cosa?- urlo, facendo finta di avere il volume dell’Ipod al massimo. In realtà è abbastanza basso.
Lui non risponde e in quel momento lo raggiunge la sua cara sorellina. Mi tolgo una cuffia e ripeto la domanda più a bassa voce.
-Dov’è Derek?
-Non ne ho idea.- rispondo scuotendo la testa e muovendo involontariamente il piede, per via della musica.
Kate ridacchia. –Sì, come no. Sei sua cugina, devi sapere dove si trova.
Le blocco con un gesto della mano, perché in questo istante è cominciato la parte più bella di Va Va Voom di Nicki Minaj. Chiudo gli occhi e sorrido raggiante, senza riuscire a trattenermi dal muovermi un po’.
Quando finisce, ripongo tutta la mia attenzione sui cacciatori, con ancora un sorrisino stampato in faccia. Chris ha alzato gli occhi al cielo mentre Kate mi guarda a bocca aperta, come per dire “Stai scherzando, vero?”
-No, comunque, non so dove sia.- continuo. -Ma non preoccupatevi, quando lo troverò lo ucciderò prima che possa dire: “Martha, pensa a quello che fai, metti giù quel coltello!”
I due cacciatori, a cui poi se ne sono aggiunti altri, non si aspettavano una cosa del genere, quindi esitano un attimo.
-Sei sicuro che è lei la cugina di Derek Hale?- domanda poi Kate a Chris. Lui annuisce.
-Sembra strano, no?- m’intrometto. Non so bene cosa mi sia preso, mi sto lasciando andare. –In effetti, io sono bellissima, mentre Derek… chissà da chi ha preso!- esclamo.
-Vaffanculo.- risponde lui all’improvviso, calmo, perché sa che mi piace pendermi gioco di lui. Per un attimo credo sia comparso dal nulla, ma i cacciatori non hanno cambiato espressione, il che significa che è lontano a osservare la scena.
Mi scappa un sorriso compiaciuto, che ovviamente confonde ancora di più gli Argent.
-Ora devo proprio andare.- dico a Chris. –La cena è quasi pronta e io ho una fame da lupi.- Ho parlato come se niente fosse, ma solo dopo mi accorgo del doppio senso e scoppio a ridere.
-Terribile.- commenta Derek. Nessun altro apprezza la mia battuta e io riprendo il mio cammino verso casa.
 
So che mi sta seguendo, ma io non gli rivolgo la parola finché non raggiungo il portico.
-Ti sei finalmente deciso di farti vivo.- gli dico, quando appare accanto a me. Fa spallucce e mi sorride.
-Solo perché oggi c’è la luna piene e devo tenere d’occhio Scott, non sa ancora controllarsi.- La cosa non mi sorprende per niente. –Ti ho vista uscire dall’ospedale.- continua. –Che ci facevi lì?
Inizialmente voglio mentirgli, ma che senso avrebbe? Lo capirebbe…
-Volevo sapere il nome di mia madre.- rispondo. –Tu non c’eri e l’unico che poteva saperlo era Peter.
Annuisce, domandandosi come diavolo mi potevo aspettare una risposta da un uomo parlalizzato. Poi ritorna sul discorso principale: –Tua madre si chiamava…
-No!- lo interrompo. Lui sembra confuso. –Non voglio… più saperlo.- riprendo. Non so perché ma non ho più alcun desiderio di scoprirlo. Tutto è tornato come prima.
-Ok, allora, buonanotte.- mi dice Derek.
Io lo abbraccio. –Non ce la farò.- mormoro.
-Sì, invece, ce la farai. Coraggio!
Perché nonostante non mi trasformi a ogni luna piena, non vuol dire che questa mi lasci del tutto immune. Dormo malissimo: niente incubi o insonnia, semplicemente dormo male, come scombussolata su una nave in un mare in tempesta. Prima io e Derek dormivamo insieme ogni notte di plenilunio e questo portava a dei risultati positivi, ma quando sono cresciuta la cosa iniziava a farsi imbarazzante e non sono mai più riuscita a dormire bene, neanche con tutte le tisane di Laura.
Mio cugino scompare nell’oscurità, mentre io suono il campanello, fiduciosa che questa notte andrà meglio.
Ma non è così.

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Capitolo 9
*** IX ***


-Ci sono addosso, Scott!- esclamo. Non sono mai stata inseguita, se non nelle partite di nascondino, e la cosa è eccitante, nonostante sappia che se ci prendono siamo morti.
La macchina dietro di noi non ha i lampeggianti, quindi probabilmente è un cacciatore.
Stiles è riuscito a rubare una radiolina da suo padre e adesso siamo in contatto con tutta il corpo di polizia di Beacon Hills. Anche questo è eccitante.
Grazie alla radiolina scopriamo dov’è Derek e partiamo verso la sua direzione. In poco tempo lo raggiungiamo ed è un miracolo se un cacciatore non lo colpisce, mentre sale in auto.
-Non riesci proprio a stare fuori dai guai, vero?- gli urla dietro Scott.
-Oh, vi prego, ditemi che rifaremo una cosa del genere!- quasi urlo. Come faccia la cosa a divertirmi tanto è un mistero anche per me.
Derek sorride, col fiatone, poi torna serio. –Ce l’avevo in pugno! Era lì, davanti a me!
-L’Alpha?- chiede il ragazzo.
-Come hai fatto a trovarlo?- si intromette Stiles.
Mio cugino mi lancia una rapida occhiata. –Prima di partire mia sorella mi aveva detto che aveva trovato due cose: un certo Harris…
-Il nostro professore di chimica?- domando stupita.
-…e un simbolo.- Detto questo tira fuori dalla tasca un foglietto, dove è disegnato a matita un cerchio con all’interno un lupo e quelle che potrebbero sembrare una stella e una luna. No, Laura non è mai stata brava a disegnare…
-Io l’ho già visto.- sbotta Scott, alla vista di quel disegno. Tutti e tre lo guardiamo interrogativi. –Sul medaglione di Allison.
 
A scuola spiego a John cos’è successo e degli indizi che Laura aveva lasciato a Derek.
-E uno di questi indizi è il ciondolo di Allison?- mi chiede, abbastanza confuso.
-A quanto pare…
-Ma cosa c’entra il signor Harris?- continua.
-John, me l’hai già chiesto, non ne ho la più pallida idea!- rispondo seccata.
-Ok, allora, come facciamo a prendere il ciondolo?
-Scott è la persona più vicina a lei, se ne occuperà lui.
-Allora noi parleremo con Harris.
-Non possiamo.- rispondo, chiudendo l’armadietto e dirigendomi verso la mia classe. –Ora ho chimica, ci vediamo più tardi.- Faccio per dargli un bacio, ma lui mi blocca.
-Anche io faccio chimica.- Sorride. –I miei mi hanno quasi obbligato a starti appiccicato: ci tengono a te.
La cosa mi sorprende un momento, ma mi rende anche felice. I signori Mays sono davvero fantastici.
Così entriamo nell’aula insieme, solo quando sto per sedermi accanto a lui mi guarda confuso.
-Pensavo ti piacesse Lahey.- Con un cenno della testa indica il mio vecchio posto in fondo all’aula. Il mio ex compagno di banco non è ancora arrivato.
Io scuoto la testa. –Non lo conosco neanche…- borbotto mentre prendo il mio posto accanto a John.
-Bè, potresti conoscerlo. È così che fanno le persone normali: parlano, ridono, poi iniziano a uscire e magari alla fine si mettono insieme.- Fa spallucce sorridendo e sono sicura che in questo momento stia pensando al suo ragazzo.
-Non avrebbe comunque funzionato tra noi.- osservo. In realtà credo sia dovuto tutto alla mia riservatezza, alla mia voglia di stare sempre per conto mio, almeno con gli umani. Naturalmente con John, che è un lupo mannaro come me, è tutto molto semplice. Ma Lahey non è un licantropo.
Il mio amico rinuncia a farmi cambiare idea e tira fuori il libro di testo.
Il viso di Isaac quando entra e mi vede non tradisce alcuna emozione, so solo che non mi risponde al mio sorriso imbarazzato e si siede al suo posto, da solo.
 
Sono le tre e mezza quando Stiles mi chiama. Mi spiega che Derek è a casa sua e che stanno cercando un modo per rintracciare un cellulare, per essere specifici, quello che ha inviato il messaggio a Allison, la sera che eravamo intrappolati a scuola. E per trovarlo hanno bisogno di Danny.
-John!- lo chiamo dalle scale. –Chiama il tuo moroso!
Nonostante all’inizio lo odiassi perché mi ero presa una cotta per John, ho scoperto che invece Danny è un bravo ragazzo, intelligente, simpatico e sempre disponibile, anche adesso che gli abbiamo chiesto di infrangere la legge.
Quando finalmente trova l’account da cui è stato spedito il messaggio, nessuno di noi quattro riesce a credere ai proprio occhi: secondo quello che c’è scritto, sarebbe stata la madre di Scott.
Naturalmente è una cosa impensabile e, subito dopo che John ha riportato a casa Danny, vogliamo andare ad accertarcene.
-Tu dove credi di andare?- mi domanda Derek quando indosso il giubbino. Non mi lascia neanche il tempo di rispondere: -Stai qui. Ce ne occupiamo noi.- dice, ammiccando a lui e a Stiles.
In quell’istante il telefono del ragazzo squilla. Il ragazzo risponde.
-Scott dice che non c’è proprio niente sul ciondolo. È una cosa piatta.- ci informa.
Mio cugino sembra deluso.
Questo mi sembra un ottimo momento per coglierlo di sorpresa e protestare, ma Derek è troppo esperto per farsi fregare. Senza che riesca a dire niente ha già sceso le scale, trascinandosi dietro Stiles per un braccio.
-Derek!- gli urlo. Cerco di rincorrerlo, ma lui è uscito e è appena partito in auto. Scuota la testa, furibonda. Perché mi deve sempre tenere fuori da tutto?
Poco dopo arriva John e mi porta a scuola. Stasera infatti ci sarà la partita di lacrosse e lui è stato ammesso da poco nella squadra: non può perdere la sua prima partita. Cerco di consolarmi, pensando al fatto che non vado con Derek per stare con il mio amico.
Il gioco inizia e io mi dimentico in fretta dell’Alpha: mi piacciono queste partite, soprattutto mi piace John. Lo chiamerebbero il novellino perché è appena entrato, ma è di sicuro il più bravo di tutti, o almeno uno dei più bravi. È incredibilmente agile – chissà per quale motivo… - e riesce a fare parecchi goal.
Alla fine siamo i vincitori. Stiamo tutti esultando, quando parte la musica. È un karaoke, allestito proprio per il momento. John mi lancia uno sguardo incoraggiante, so già cosa intende, ma io non voglio cantare, non davanti a tutta questa gente.
Così si avvicina. –Andiamo! Sei bravissima, e tu lo sai!- mi dice, tutto eccitato.
In parte mi piacerebbe tantissimo, ma qualcosa mi frena. È il sorriso di John che, però, mi sblocca.
Non ho mai cantato davanti a qualcuno che non fosse Derek o Laura, questa è la prima volta. Sono nervosa e quasi sicura che mi uscirà una pessima voce. Ma quando parte la musica la sento scorrermi dentro ed è quasi naturale iniziare. La canzone è Something's got a hold on me di Christina Aguilera, e quando parto con il “Ohoh!” iniziale attiro tutta l’attenzione su di me. Mi sento avvampare improvvisamente e comincio a pensare che non sia stata una buona idea. È solo la faccia sconvolta di Kate Argent che mi fa andare avanti.
Sento John poco distante chiamare Derek e lui al telefono che risponde seccato.
-Ascolta!- esclama il mio amico, avvicinando più che può il cellulare a me.
Non so cosa ribatte mio cugino o come si chiude la loro conversazione, non so se lui è fiero di me o semplicemente non gliene importa. Ora non so pensare a niente, riesco solo a seguire la musica e farmi trascinare, come faccio tutti i giorni a casa; ma questa volta è molto più emozionante, perché un intero pubblico ha gli occhi fissi su di me. Persino Isaac Lahey…
 
Note dell’autrice: Non so perché, ma questo capitolo mi è uscito più corto... Cmq... io, personalmente, non ho affatto una bella voce, ma mi ha sempre entusiasmato cantare; mi piaceva dare questa caratteristica al personaggio di Martha :) Voi cosa ne pensate? La rende fantastica, no? c:

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Capitolo 10
*** X ***


Quando finisce la canzone, tutti i presenti applaudono e fischiano entusiasti! John è il primo che mi urla dietro, ma poco dopo viene interrotto dal coach che manda tutti a cambiarsi. Il ragazzo mi abbraccia forte, prima di sparire tra la folla di giocatori che si dirige agli spogliatoi.
Aspetto Scott e John sulle tribune, insieme ad alcuni dei genitori dei ragazzi, tra cui i signori Mays. Altri se ne erano già andati, o aspettavano i figli in auto. Il karaoke, dopo che si è esibito qualch’un altro, sta iniziando a smontarsi.
Il mio migliore amico non tarda molto, lui e Danny ci raggiungono mano nella mano: devono essere proprio innamorati. Credo che i loro genitori abbiano preso bene la cosa, perché chiacchierano sempre amichevolmente e non appena arrivano i due cominciano a riempirli di complimenti per la partita. Anche io mi aggiungo a loro.
-Qua la migliore sei stata tu!- esclama John indicandomi con un sorriso raggiante.
-Hai davvero una fantastica voce, Martha!- continua Danny.
Io sono arrossita di botto e cerco di sviare l’argomento, mentre ci dirigiamo verso il parcheggio. All’improvviso però mi ricordo di Scott: non è ancora tornato. –Vado a chiamarlo.- avviso i miei amici. –Voi andate, vi raggiungo.- Detto questo giro i tacchi e mi incammino.
Quando entro negli spogliatoi la luce è spenta e c’è uno strano odore, che ho già sentito da qualche parte ma non mi ricordo dove. Schiaccio l’interruttore, ma niente da fare: dev’essere saltata la corrente.
-Scott?- La voce mi trema e comincio a preoccuparmi. Poi sento un rumore debole e soffocato, come uno strisciare per terra, e capisco che viene dalle docce.
Qui lo trovo, disteso a terra, con gli occhi spalancati, ma spenti. No, non è morto: respira, ma si muove a scatti, come se ogni tanto qualcuno lo pungesse con un grosso spillo.
È solo un millesimo di secondo dopo che mi accorgo chi gli sta accanto: Peter. E Derek è poco più in là.
-Tu…?- balbetto, senza poter credere che l’Alpha sia davvero lui. Lo intuisco dalla situazione in generale, ma spero comunque di sbagliarmi. Quell’uomo non era mica paralizzato?
-Martha!- esclama lui, evidentemente contento. –Che brava nipote! L’unica che mi sia mai venuta a trovare solo per vedere come stavo…- aggiunge in tono giocoso rivolgendosi a mio cugino. Questo non risponde. Poi torna a guardarmi. –Sai, sei bravissima a cantare!- esclama realmente compiaciuto.
Come diavolo…? Ah, già: Derek.
Poi la mia attenzione viene ricatturata dal ragazzo a terra. –Che cosa gli hai fatto?
-Starà bene.- risponde, senza perdere la sua vivacità. –Gli sto solo raccontando la mia storia, in modo che capisca.
-Capire cosa?- sbotto. –Perché hai ucciso tutte quelle persone?- A questo punto comincio a sentire gli occhi bagnarsi di lacrime. –Perché hai ucciso Laura?
-È stato un incidente.- si intromette Derek venendomi incontro.
Io indietreggio di qualche passo, non perché ho paura, semplicemente perché in questo momento lo odio e voglio stargli lontano. –Tu stai dalla sua parte?- gli urlo. Adesso sto proprio piangendo, ma più che altro per la rabbia.
-Se ci dessi la possibilità di spiegare…- comincia Derek, ma Peter lo interrompe. Mi fissa serio e un po’ mi spaventa. Poi si avvicina.
-Sai chi erano quelle persone che ho ucciso?- mi dice. Parla tranquillamente, come se non stesse affermando lui stesso che è un assassino, o magari lo sa e ne va fiero.
Io scuoto la testa, così lui continua: -Quelli che hanno bruciato casa nostra, tesoro.- Mi tira i capelli dietro l’orecchio e io rimango un attimo interdetta. -Quelli cha hanno bruciato vivi i tuoi genitori.- A questo punto il suo tono diventa cattivo e aggressivo, molto simile a quello che ho sentito nella palestra della scuola, quel giorno. –Io ho solo portato giustizia.
-Non c’è stata alcuna giustizia.- ribatto. –Tu hai ucciso: sei esattamente come loro.
Segue qualche secondo di silenzio, ma le mie parole non sembrano turbarlo.
-Vieni con noi.- continua poi. –Entra nel nostro branco.
-Anche se potessi, non lo farei.- rispondo secca e faccio per andarmene, ma Derek mi prende un braccio. –Lasciami!- gli grido addosso. –Sei un mostro! Siete entrambi dei mostri!- E corro via, scoppiando in singhiozzi.
 
Nonostante John cerchi di farmi parlare, non posso dire niente. O meglio, non voglio.
Mi chiudo in camera mia, pregandolo di lasciar perdere e dicendo che va tutto bene. Naturalmente non può crederci, ma non ha altra scelta: glielo sto chiedendo per favore.
Una volta sola e senza distrazioni non posso fare a meno di pensare a quanto è successo: Peter è l’Alpha e ha ucciso tutte quelle persone per vendetta, Derek è dalla sua parte, Scott non è ancora del tutto entrato nel suo branco, quindi potrebbe essere un valido alleato… Io e Scott contro Derek e Peter? Oh, abbiamo molte possibilità, sicuro!, penso sarcastica.
Ora che la rabbia si è sbollita, però, inizio a vedere le cose da un altro punto di vista, dal suo punto di vista. Insomma, potrei anche cercare di capirlo: tutte le persone che amava, tutta la sua famiglia è morta per colpa di… quei pazzi! Forse un po’ se lo meritavano…
Ma che sto dicendo?! Non posso pensarla in questo modo! Nessuno merita la morte, neanche il più crudele serial killer! Devo accettare il fatto che mio zio, quel pover’uomo che andavo a trovare in ospedale e mi faceva così pena, è un assassino e… e che Derek gli dà ragione. È questo che mi fa più male.
Ho tirato fuori il libro di storia e lo fisso mentre faccio tutti questi miei ragionamenti, così se magari entra improvvisamente qualcuno non mi vede gironzolare come un’idiota per la stanza.
-Bellissima.- Il cuore parte a mille dallo spavento e mi sono alzata in piedi, facendo cadere la sedia. Peter è vicino alla finestra aperta, con le braccia incrociate.
-Come?- mormoro, dopo che mi sono ripresa dalla shock.
-Tua madre era bellissima e tu le assomigli più di quanto possa immaginare.- continua. –Eri venuta a chiedermi il suo nome, no? Ma Derek mi ha detto che non lo vuoi più sapere…
Scuoto la testa. –No, non voglio.
Spero con tutto il mio cuore che non mi chieda il perché e, grazie al cielo, non lo fa.
-Sono stata al cimitero,- riprendo. –ma tra tutte le donne bionde che ho visto nessuna mi assomiglia.
Ridacchia. –Questo lo credi tu.- Si siede sul letto e si guarda intorno. Mi fa segno di sedermi accanto a lui e non posso dire di no. Tira fuori dalla tasca il medaglione che gli avevo portato e lo apre. –Si chiamava Emily.- Vorrei guardare da un’altra parte, vorrei distogliere lo sguardo da quella foto, da quelle due persone così felici… Ma non ce la faccio. –Avevo anche una figlia, sai. È morta anche lei.- Chiude con uno scatto il ciondolo e lo mette via. –Non voglio che tu mi veda come il cattivo, Martha.
A questo punto mi è quasi impossibile vederlo in quel modo: davanti a me vedo solo un uomo distrutto, senza più niente al mondo, pieno di tristezza e risentimento. E per la prima volta da quattordici anni, voglio sapere cos’è successo quel giorno, il giorno dell’incendio.
-Fammi vedere.- dico. –Quello che hai fatto vedere a Scott, lo voglio vedere anch’io.
Lui accenna a un sorriso. –Non ti ricordi quello che ti ho detto a scuola? Non ti farò del male.- Adesso sì che mi sembra la persona più dolce e buona del mondo. Non so se è solo una mia impressione, o se è davvero così, ma è solo una parte di lui che però viene sopraffatta dal lupo il più delle volte.
-Non mi importa: voglio saperlo. Si tratta anche della mia famiglia.- Sono abbastanza determinata, ma naturalmente ho anche una certa paura…
Lui mi fissa dritto negli occhi. –Ne sei sicura?
Io annuisco.
Allora sposta la mano davanti al mio viso e vedo gli artigli crescergli a una rapidità allucinante. Poi si sposta sul mio collo e scivola sotto i capelli. Posiziona e le unghie e schiaccia in profondità nella carne.
Il dolore lancinante dura solo qualche secondo, mi sento cadere, ma non sul letto o sul pavimento della mia stanza, bensì su un terreno umido e pieno di foglie. È una mattina fredda e la villa che ho davanti agli occhi non assomiglia neanche lontanamente alla casa bruciata e mezza distrutta dove ho vissuto fino a un po’ di tempo fa. Mi avvicino lentamente, non ancora del tutto consapevole che quello sia soltanto un ricordo: tutto pare così vivo e reale.
Sono sulle scale quando la porta si apre di colpo, facendomi sobbalzare. Due ragazzi di forse sedici diciassette anni escono di malavoglia, seguiti da un uomo alto e robusto, simile a Peter. Sto per sparare mille scuse per giustificare la mia presenza lì a quell’ora, ma loro non mi guardano nemmeno. Sono invisibile ai loro occhi.
L’uomo si rivolge alla ragazza: -Se trovo un solo graffio, una sola ammaccatura, ti giuro che…
-Papà, andiamo!- sbotta lei. Prende le chiavi di un auto dalle mani del padre e sale in una macchina. Il fratello fa per starle dietro, ma l’uomo lo ferma: -Derek!- Lui lo guarda senza dare una risposta. –Niente più risse, ragazzo.
Quello annuisce e sale in auto.
È così strano vedere Derek e Laura così giovani e ignari di quello che sta per accadere qui.
Entro in casa e la vedo per la prima volta nel suo aspetto naturale: è maestosa e luminosa, c’è gente che viene e gente che và. È tutto così sereno e tranquillo… Ma a questo punto le immagini iniziano a traballare e a sfuocarsi; i suoni sono lontani e indefiniti, come il pianto di un bambino o discorsi di qualcuno…
Quando il ricordo riprende forma, è tutto cambiato. La casa è diventata più buia, tranne che per un’unica fonte di luce: il fuoco che divampa le pareti, il soffitto, i mobili, le scale…
Sento delle urla e corro verso di quelle, e per un momento mi sembra tutto reale, mi sembra come se sia davvero lì e possa salvarli tutti.
Le persone sono intrappolate in una zona della casa, anche se non capisco quale, perché questo fuoco e questo fumo mi stanno confondendo. Vedo però Peter, che cerca di oltrepassare una parete di macerie infiammate.
-Emily! Emily!- sta urlando.
-Peter!- gli risponde quella. –Vattene Peter! Va via!- La sua voce è roca e terrorizzata.
-Vengo a prenderti!- urla lui.
-No! Vattene!- Il solo sentirla gridare in quel modo mi spezza il cuore e non riesco a trattenere le lacrime.
Peter però non è intenzionato ad andarsene senza di lei: sposta qualche trave infuocata, urlando dal dolore a ogni ustione. Non ci mette molto ad aprire un piccolo varco. Al di là c’è una donna spaventata a morte, che piange disperata.
-Peter va via!- esclama ancora lei.
Lui scuote la testa e prova ad ingrandire il buco. Lei gli ferma le mani. –Ti amo.- Questa volta la voce è molto più bassa e dolce.
-Ti amo anch’io.- risponde Peter, piangendo anche lui.
La donna lo afferra per la maglietta e lo tira verso di lei, ma solo per poi spingerlo lontano. Proprio in quel momento un pezzo di soffitto cade tra i due, mentre Peter si rialza dalla caduta.
-Emily… Emily!- Ma questa volta non riceve risposta.
 
Non so come spiegarlo, ma non riesco più a vedere Peter come il cattivo, come l’Alpha assassino. O meglio, sì, riconosco cosa ha fatto, ma non riesco a non trovargli una giustificazione. Insomma, so che sbaglia uccidendo tutte quelle persone, ma in parte lo capisco.
Non so come comportarmi con lui: lo fermo? Cerco di farlo ragionare? Lascio che uccida tutti quelli che secondo lui sono i responsabili? No, quest’ultima cosa è fuori discussione; anche fermarlo mi sembra impossibile. Forse l’idea migliore è provare a farlo riflettere... ma come?
Fortunatamente non ci devo pensare adesso, perché non più qui, nella mia stanza. È sparito.
All’inizio, quando mi sveglio sdraiata sul letto, credo sia stato tutto un sogno. Ma poi mi passo una mano sul collo e tasto tre grosse ferite di artigli. Bruciano, ma non troppo. La cosa strana è che non ho sanguinato.
Questo mi fa ricordare a ciò che mi ha detto a scuola, “Non ti farò del male”, e alla sua esitazione quando gli ho chiesto di farmi vedere: non voleva davvero farmi male.
Con mia grande sorpresa mi accorgo che ci tiene davvero a me e che io mi fido di lui. Mi addolcisco, pensando che in fondo mi vuole bene, in fondo è mio zio. In fondo c’è del buono in lui: chi è in grado di provare certi affetti, non può essere del tutto malvagio.
Sospiro, sorridendo appena, e cerco di non pensarci per un momento; decido di andare a dormire, sempre sperando di non fare brutti sogni. Mi cambio e sto per mettermi sotto le coperte, quando vedo la finestra chiusa, ma non fissata. Inizialmente voglio andare a bloccarla, ma poi ci ripenso e spengo la luce, perché non ho niente di cui aver paura: c’è un Alpha che veglia su di me.
 
 
Note dell’autrice: Quando ho visto Peter per la prima volta, lo odiavo quanto si può odiare un cattivo super figo; ma poi ho scoperto tutta la sua storia e mi ha fatto pensare che in fondo non è così cattivo, solo… vendicativo xD Per questo mi sono molto fissata su di lui e continuerò a parlarne anche nei capitoli successivi ;) Come sempre vi chiedo di lasciarmi qualche recensionuccia per sapere le vostre opinioni c: Alla prossima!
*M

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Capitolo 11
*** XI ***


Derek è scomparso, ancora: non risponde alle mie chiamate. Dove diavolo si può essere cacciato? Adesso non avrebbe più senso nascondersi, e meno ancora non rispondermi al cellulare. Sì, gli risposto malissimo negli spogliatoi, l’altro giorno, ma non ci sarebbe bisogno di prendersela così tanto! E poi ne avevo tutto il diritto!
Fatto sta che non lo trovo più. John mi dice di non preoccuparmi, che starà bene, ed è proprio vedendolo così gentile con me che mi vengono i sensi di colpa: e voglio spiegargli tutto quello che è successo.
Quando gli racconto ogni cosa, lui rimane a dir poco sconvolto.
-Tuo zio?- Annuisco. –Quello paralizzato?
-Sì, John, quello!- esclamo esasperata.
-Dici che verrà anche da me? Mi chiederà di entrare nel suo branco?- continua.
-Non lo so, perché me lo chiedi?
Esita un attimo. –Mi piacerebbe, fare parte di un branco, ma non con un pazzo assassino. Scusa…- aggiunge, ricordandosi di chi sta parlando.
-No, hai ragione.- mormoro.
Peter può anche aver una parte buona nascosta dentro di sé, ma non per questo posso continuare a giustificarlo!
-Oggi vado a comprare il vestito per il ballo, mi accompagni?- gli domando, dimenticando la conversazione precedente.
Lui annuisce felice. –E con chi andrai? Ne hai scelto uno tra i mille che te l’hanno chiesto?
È vero che ho ricevuto molti inviti, ma non ne ho accettato neanche uno. Sono tutti così antipatici e sbruffoni, e anche quelli carini non mi dicono niente. Dev’essere stata la mia performance ad avermi fatta conoscere al mondo.
-No, non mi piacciono.- rispondo storcendo il naso.
Lui sospira. –Da quando non esci la sera? Non vai in un bar, o in una discoteca?
-Non sono mai andata in discoteca.
John sgrana gli occhi. –Come? Che razza di sedicenne sei?
Rido, ma lui sembra prendere la cosa seriamente. –Vuoi morire vergine?- continua.
-John!- lo rimprovero, scherzosamente.
-No, sul serio, dovresti uscire di più.
-Sì, capo.- annuisco, lasciandolo perdere.
-Non dirlo solo perché te l’ho detto io!
-Allora, no, capo.
-Piantala.
Sorrido ancora, sfidandolo con lo sguardo.
 
Anche Danny viene al centro commerciale e la cosa non mi dispiace per niente, ormai siamo diventati amici.
Iniziamo a gironzolare per il negozio, in cerca del vestito migliore. Ci sono abiti bellissimi e di tutti i tipi, ma io ne ho un modello preciso in mente e voglio solo quello. I ragazzi non sono molto d’aiuto: ogni pezzo di stoffa che trovano mi chiedono di provarlo, ma uno è troppo corto, l’altro troppo lungo, quello non mi piace il colore, di questo odio il fiocco giallo… Non pensavo sarebbe stato così problematico.
Sto frugando qualche appendino, quando John mi picchietta la spalla. Senza parlare mi indica Allison, poco lontano, e un uomo che le consiglia il vestito adatto.
D’istinto, mollo un appendino a John e vado loro incontro.
-Zio!- lo chiamo. Ora sono abbastanza vicina da prendergli un braccio. –Avanti, devi aiutare me con il vestito, non le sconosciute!- Lo trascino via, fingendomi tranquilla e sorridente, per non destare sospetti a Allison, e in parte per convincere Peter a seguirmi. Bè, che potrebbe fare sennò? Mollarmi un pugno in un luogo pubblico con telecamere in ogni dove?
-Allison non ha fatto niente!- gli dico, una volta lontani.
-No, infatti io non volevo farle niente.- mi risponde tranquillo. –Era solo un mio piano per far entrare Scott nel mio branco e tu l’hai mandato molto carinamente in fumo.- Sorride appena.
-Non credo che avrebbe funzionato.- commento.
-Anche se sei mia nipote non vuol dire che ti debba intromettere nei miei affari.
-I tuoi affari?- sbotto isterica. Come può definire uccidere gente un affare?
La sua espressione perplessa mi fa esitare: ha fiutato o sentito qualcosa.
-Ce n’è un altro, non è vero?- continua. –Un altro licantropo.
-No.- Mi ricordo solo un attimo dopo che lui può capire se mento.
-È un tuo amico? Perché non me lo presenti?
A questo punto John mi raggiunge. Guarda Peter fisso negli occhi, prima di presentarsi.
Mio zio è ammirato da quel ragazzo, glielo leggo in faccia. –Ti sai controllare alla luna piena…- osserva, anche se non ho la più pallida idea di come abbia fatto a scoprirlo. -Quando è successo?
-Avevo dieci anni.
-E in soli sei anni sei riuscito ad acquisire un autocontrollo così notevole… complimenti.
John non sa cosa rispondere, ma mantiene il contatto visivo con l’Alpha. La cosa sorprende anche me.
Poi Peter si gira e fa per andarsene.
-Non mi chiedi di entrare nel tuo branco?- lo blocca il ragazzo.
-Perché? È quello che vuoi?- chiede mio zio. E qualcosa mi fa pensare che aveva già calcolato tutto.
-Non lo so.- risponde quello, sincero.
-Bè, quando avrai le idee più chiare fammelo sapere.- E se ne va.
Danny ci raggiunge poco dopo, sospettoso. –Chi era quel tipo?
-Mio zio.- rispondo, facendo spallucce.
Continuiamo la ricerca del vestito, e alla fine troviamo quello adatto a me: verde e lungo fino a poco più sopra delle ginocchia; con un grande fiocco alla vita e maniche lunghe e larghe.
 
Al ballo ci vado da single, è deciso, e la cosa è abbastanza triste, ma non mi importa. All’inizio non ci volevo neanche venire, volevo solo andare a cercare Derek. Ma John, e Danny con lui, si sono fissati che devo avere una vita sociale e mi hanno quasi trascinata dentro la palestra con la forza.
Dopo un po’ però devo ammettere che non è così male. I due fidanzatini mi hanno presentato subito un sacco di gente. A nessuno più interessa chi sia mia cugino, tutti si ricordano di me come la mascotte della squadra. Quando chiedo il perché di questo grande onore, mi rispondono che ho portato fortuna con la mia canzone, il giorno dell’ultima partita.
Molti ragazzi mi chiedono di ballare e, sotto lo sguardo opprimente di John, dico di sì. Ballo fino allo sfinimento con chiunque mi capiti a tiro; non mi ero mai divertita tanto.
È quasi mezzanotte, quando John mi “ruba” a un giocatore di lacrosse che credo si chiami Jeremy.
-I cacciatori. Sono qui.- mi sussurra all’orecchio.
Per me non ci sarebbero problemi, ma John e Scott...
Comincio a guardarmi in giro e a cercare il ragazzo tra la folla.
-Dev’essere uscito. Lo andiamo a cercare?
-Certo!- esclamo. –Se lo prendono…- Non riesco neanche a finire la frase, che sono già al tavolo dove ho lasciato la borsa e il giubbino.
Non sento quale scusa trova John per il suo ragazzo, ma riesce a disfarsene presto e insieme usciamo. Il mio amico può fiutare l’odore di Scott e seguiamo la scia sul retro della scuola, dove stanno gli scuolabus. Qui due macchine hanno appena tentato di mettere sotto il ragazzo, ma fortunatamente è riuscito a trasformarsi e a evitare l’impatto. Forse non proprio fortunatamente: mi accorgo solo dopo che Allison è dentro uno degli autobus e ha visto tutto.
Io e John cerchiamo di non farci vedere. Almeno Scott è salvo ed è riuscito a scappare.
-Dobbiamo seguirlo.- dico al mio amico, correndo verso la sua auto.
-Ehi, no, ferma!- Si mette davanti alla portiera, in modo che io non la possa aprire. –Non credi che vorrà stare da solo? Insomma… hai visto Allison…
-Bè, mi dispiace per quello che è successo, ma io devo trovare Derek!- rispondo seccata.
Fa per rispondermi, ma viene interrotto da un roco e lontano ruggito. Riconosco Scott: è lo stesso di quando siamo rimasti intrappolati a scuola. Poco dopo risponde un ululato.
-Derek!- esclamo.
-Come fai a sapere…?- Ma poi vede la mia espressione e sospira. –D’accordo, sali.
Note dell'autore: Come sempre vi invito a recensire :) Grazie :*

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Capitolo 12
*** XII ***


Non mi importa se ha punito i responsabili dell’incendio, non mi importa se è mio zio, non mi importa se Martha non è d’accordo: ha ucciso Laura per diventare l’Alpha, e merita di morire!
Era tua nipote!, vorrei urlargli, Hai ucciso tua nipote!
Eppure avevamo sempre avuto un buon rapporto con lui, sia io che Laura. E anche con Emily. Eravamo una famiglia, cazzo! Come ha potuto?
Ma non dico niente, perché non voglio che Martha lo sappia. Non deve sapere cos’è successo: voglio che almeno lei non creda che suo “zio” sia un pazzo assassino! Lo terrò per me.
Bè, se è per questo, dovevo tenermi per me anche la storia di Kate, che era stata lei ad architettare l’incendio, ma non so come diavolo ha fatto Martha a scoprirlo. Sapeva già, come Laura, che la mia ex ragazza del liceo era una cacciatrice, ma addirittura scoprire che mi aveva usato per arrivare alla mia famiglia e bruciarli tutti…
Cerco di allontanare questi pensieri, perché i sensi di colpa mi stanno torturando. Martha ha sempre detto che non ho colpe, ma io non posso far finta che tutto sia accaduto per caso.
Non mi dispiace che Kate sia morta. Ok, se ripenso a quando stavamo insieme… forse un po’ mi dispiace… No! Non è vero! Io la odio! E grazie al cielo è morta! Peter ha fatto bene! Peter…
È qui, davanti a me, mezzo morto, ma con ancora qualche minuto di vita. È crudele da parte mia non ucciderlo subito e rallentargli questa agonia, ma se la merita, dopo aver ucciso Laura.
Sento qualcuno da dietro avvicinarsi, e riconosco il passo indeciso ma felpato di mia cugina.
-Derek…- La sua voce sta tremando e lo so che non vorrebbe che lo uccidessi, che mi implorerà come ha implorato Peter poco fa di non uccidere Kate. Perché l’ha fatto poi? Quella stronza doveva morire per quello che ha fatto. È questo che fa risvegliare un briciolo di gratitudine per mio zio e sto quasi per colpirlo, quando Scott mi ferma.
Vuole ucciderlo lui e tornare normale per stare con la sua Argent. Ma non posso permetterglielo: devo vendicare mia sorella e, male non fa, diventare io l’Alpha. Quanto può essere fantastico, essere più potente, sentirsi più forte e invincibile?
Io ho già deciso, e anche Peter lo sa, riesce a percepirlo. I suoi occhi si accendono di rosso, come per provocarmi e mettermi alla prova. La rabbia è ormai al culmine e con tutta la forza che ho, gli taglio la gola.
Martha soffoca un “No!”, ma adesso mi pare così lontana… All’improvviso è come se fossi morto anch’io, ma subito dopo sono di nuovo in vita, come rinato. Rinato Alpha.
 
Non posso crederci che l’abbia fatto davvero. Ha le mani insanguinate e gli occhi rossi, ma non posso crederci davvero. Scuoto convulsamente la testa, con le lacrime agli occhi.
Derek si alza dal corpo bruciato e sgozzato di Peter e mi viene incontro. È sollevato e vuole abbracciarmi, come per dirmi che è tutto finito. Ma non per me.
Con uno strattone lo allontano. Prendo John per un braccio e lo obbligo a entrare in auto. Il ragazzo capisce senza che io dica niente e mette in moto, sotto lo sguardo indecifrabile di Derek.
Chiedo al mio amico di portarmi al cimitero e lui ubbidisce. Mi tiene stretta una mano, mentre guida.
-Era mio zio.- dico dal nulla. –In fondo era mio zio. E Derek è un assassino.
John fa per dire qualcosa, ma poi ci ripensa e mi stringe più forte la mano per confortarmi.
-Che c’è?
Lui scuote la testa.
-Dimmelo.- insisto.
Sospira e mi guarda dritto negli occhi, nonostante stia guidando. –Voleva solo proteggerti da uno psicopatico.
-Peter non era psicopatico!- sbotto.
John non risponde e riprende a guardare la strada.
-Non lo conosci…- mormoro, sprofondando nel sedile, senza sapere bene neanch’io perché ho usato il presente…
Arriviamo al cimitero e l’auto si ferma proprio davanti al grande cancello.
-Arrivo subito.- lo avviso, scendendo dalla macchina.
Con passo tremante mi dirigo verso la tomba della mia famiglia. I fiori sono stati cambiati, chissà da chi… Non abbiamo altri parenti o amici…
Davanti a tutte quelle foto, sfioro quella di Emily Hale. –Scusami…- sussurro, perché non sono riuscita a salvare suo marito. Soprattutto nel senso di non essere riuscita a fargli capire che sbagliava, a farlo ragionare.
Poi tiro fuori gli artigli e incido con l’unghia il nome “Peter” sulla pietra, proprio in parte a lei.
 
 
Note dell’autrice: Ok, questo mi è uscito moooolto corto… Come avrete sicuramente notato, all’inizio è Derek che racconta e che spiega il suo punto di vista. Mi piace immedesimarmi in personaggi diversi :) Non mi sono soffermata troppo su cos’è successo, perché se state leggendo questa storia significa che avete visto Teen Wolf e sapete tutto.
Bè, che ve ne pare? Rinnovo il mio invito a recensire c: Ah, dimenticavo, questo sarà l’ultimo capito di questa FF, poi ne comincerò un’altra che sarà il seguito: la seconda serie, in pratica, solo sempre vista da Martha. E poi scoppierà un nuovo amore, ma non voglio rovinare nulla ^^ Per ora spero che questa FF sia piaciuta, poi vedremo come andrà l’altra. A presto! <3
*M

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