Incredibilmente bella. Bugiardo.

di SaraBondi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. Il ragazzo misterioso ha un nome ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. il concerto ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. Il vicolo ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. La biblioteca ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. Il "non posto" ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. Il travestimento ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. L'isola felice ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. Lezioni di chitarra ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. Shopping (Night) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. Nomi e secondi nomi ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11. Telegiornale ***
Capitolo 13: *** Lo ami? Si. ***
Capitolo 14: *** Capitolob 13- Capitolo ultimo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO.




* You’re insecure
Don’t know what for
You’re turning heads
When you walk through the do-o-or*
 
-Oh no! Ancora loro, non li sopporto più!-
-Alice con chi parli?- Mia sorella mi stava urlando dalla camera accanto.
-Niente, niente. Sono solo incazzata con la monotonia delle radio- Risposi io scocciata.
-Ce l’hai ancora con gli One Direction?- Ecco, perfetto! Mi aveva sentito anche Susi, mia sorella minore nonché fan sfegatata di quei cinque ragazzi. Che avevo fatto di male per meritarla?
-Non ce l’ho più neanche con loro, sono le stazioni radio a infastidirmi: non fanno che passare le loro canzoni-
-Sei tu che non sai apprezzarli, loro sono bravissimi, dolcissimi, bellissimi ..- Susi era decisamente troppo fissata.
-Si certo! E tu puoi dire questo perché li conosci benissimo. Ma fammi il piacere- Per evitare la sfuriata da fan di mia sorella presi la borsa e uscii prima che potesse cominciare ad inveire contro di me.
Tuttavia le strade della città erano piene delle loro facce, stavano per tornare dall’America o chi sa da dove e avrebbero fatto un tour in Inghilterra. Wow! Ma che fortuna.
 
 
-Ei Jess, che stai ascoltando?-
-Ciao! Emm, non credo tu lo voglia sapere-
Jess, o meglio, Jessica Marie Stevens. Mia migliore amica da sempre, ci conosciamo più o meno dai tempi dell’asilo; lei è diversa da me in quasi tutto ma forse siamo così amiche proprio grazie a questo. Lei mi completa.
-No, ti prego non dirmi che sono loro! Anche tu risucchiata dalla One Direction Infection?- Dissi con un tono tra il disperato e il disgustato.
-Non è colpa mia, lasciami spiegare. Ho vinto tre biglietti per il concerto che faranno qua vicino con i cereali e ho cominciato ad ascoltarli. Così per vedere se valeva la pena di usare i biglietti-
-Non ci credo! Jess, la mia Jess è stata contagiata- Finii la frase e simulai un’aria afflitta poggiandomi una mano sul cuore.
-Non sono così male, ascoltali- Mi porse una cuffia.
-Li ascolto ogni dannato giorno non appena accendo quella dannata radio-
-Ti sbagli! Alle radio passano solo i loro singoli, hanno un’intero album che tu non conosci e che secondo me potrebbe piacerti. Da’ loro una possibilità almeno-
Presi la cuffia e cominciai ad ascoltare le loro canzoni seduta su una panchina insieme a Jess che nonostante li conoscesse da un paio di giorni sapeva già mezzi testi a memoria.
-Come si chiama questa?- Chiesi fingendo indifferenza.
-Moments- Rispose prontamente Jess.
-Oh mio Dio! Sono le sette meno venti!? Mi o padre torna fra dieci minuti e io sono ancora qua, scusami ma devo assolutamente scappare. Ci sentiamo dopo, ok?-
Avevo dieci forse venti minuti per vestirmi, sistemarmi e uscire con mio padre.
Non lo vedevo mai e quella era una di quelle sere in cui “passava un po’ di tempo con la sua primogenita”, come adorava dire lui. Era un importante menager e la carriera lo teneva lontano da me, le mie sorelle e mia madre. Soprattutto da lei. Anche se di poco ero la più grande quindi mia mamma mi aveva fatto fare da “seconda madre” alle mie sorelle e di conseguenza sono cresciuta in fretta. Quelle serate servivano a farmi tornare piccola, forse per mio padre era il modo di ridarmi l’infanzia.
-Dove sei stata?- Mi chiese mia madre mentre salivo le scale di corsa.
-Ero con Jess e non mi sono resa conto di quanto fosse tardi- Risposi mentre cercavo di togliermi la maglietta e prendere il mio beauty in camera.
Non so come riuscii a sistemarmi entro le sette e cinque. In tempo per uscire con mio padre.
-Alice- Mi sorrise, il suo sorriso era stanco ma i suoi occhi brillavano come sempre.
-Papà- Finii di scendere le scale e gli porsi il pugno, era il nostro saluto.
Questa volta era stato via una settimana, il mese precedente ero riuscita a vederlo si e no tre volte. Una volta gli avevo detto che odiavo il suo lavoro e che lo allontanava da noi ma lui mi aveva risposto che era grazie a quel lavoro se mangiavamo.
-Dove la porto signorina?- Mi prese sotto braccio e uscimmo.
-Che ne dici di un cinema?- Gli strizzai l’occhio.
-Per me va bene, ci sono polizieschi in programma?- Mi chiese conoscendo i miei gusti.
-Ovvio, non avrei proposto il cinema se no!-
Guardammo il film commentando ogni scena poi, appena dopo l’intervallo ricevette una telefonata e se ne andò dicendo che era di lavoro e che, come sempre, non poteva rifiutare.
 
 
-E’ libero qui?- Mi chiese un ragazzo tutto incappucciato indicando il posto di mio padre.
-Si, è libero- Risposi a testa bassa.
Dopo circa dieci minti che quel ragazzo insisteva a fissarmi, gli chiesi cose volesse e lui se ne uscì con una domanda che al momento mi sembrò assurda.
-Conosci gli One direction?-
Io stralunata risposi:
-Ho ascoltato un paio di canzoni questo pomeriggio, perché?-
-Oh, no niente. Solo curiosità-
A quel punto il ragazzo incappucciato si levò la felpa che aveva addosso e scoprì il viso. Nonostante la poca luce prodotta dal grande schermo riuscii ad intravedere i suoi lineamenti. Aveva gli occhi azzurri, o quantomeno chiari, orecchie piccole e capelli disordinati. Spostai lo sguardo e cercai di capire come era vestito. Aveva pantaloni della tuta del solito colore della felpa, una maglietta a righe e ai piedi portava un paio di toms scure.
Quando le luci si accesero lui si rimise frettolosamente la felpa e cercò di coprirsi il volto il più possibile. Uscì dalla stanza alla velocità della luce.



Eilà bellezze!
qualcuno avrà notato che questa storia era stata postata ieri ma per una serie di casini che ancora faccio fatica a capire ho dovuto ripostarla daccapo ><
Per chi l'avesse scoperta oggi, 
Grazie mille di avermi letta, spero di non averti annoiato e spero che continuerai a leggermi :3
Immediatamente arrivano i prossimi due capitoli ^-^ ♥
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. Il ragazzo misterioso ha un nome ***


CAPITOLO 1. 





Seguii quel ragazzo fuori dal cinema, entrò in un vicolo e cercò di nascondersi dietro un cassonetto.
-Sei un ladro per caso?- Gli urlai io che quasi l’avevo raggiunto.
Lui fece per ricominciare a correre ma io lo fermai afferrandogli un braccio.
-Ma quale ladro! E’ solo che non posso farmi vedere o succederebbe un casino-
-Io ti ho visto e non è successo niente- Dissi indicandomi.
-Non puoi capire, tu sei evidentemente diversa dalla maggior parte delle ragazze là fuori- Continuava a mandare occhiate qua e là nonostante fossimo in un vicolo deserto.
-Fammi indovinare, sei un rubacuori che ha spezzato i sogni di mezzo paese?- Chiesi io beffarda.
-No, veramente, lasciami andare prima che mi vedano-
Si liberò dalla mia presa e cominciò a correre.
-Scusami!- Disse correndo come un matto.
Che ragazzo strano pensai.
 
-Alice, svegliati. E’ arrivata Jess-
-Ancora cinque minuti mamma- Mi rigirai nel letto.
-Non si preoccupi signora, ci penso io-
Quella frase ebbe il potere di farmi scattare sul letto in una frazione di secondo, conoscevo Jess e sapevo che sarebbe stata capace di tirarmi un secchio d’acqua pur di svegliarmi.
-Ok, ok, sono sveglia! Non farmi del male- Mi misi immediatamente a sedere sul mio letto.
-Ecco, brava. Com’è andata ieri sera con tuo padre?- Si mise a sedere anche lei.
-Come va da un po’ di tempo a questa parte. E’ sempre stato impegnato con il suo lavoro ma ultimamente non ha più una vita- Mi alzai e andai verso il bagno.
-Mi dispiace, davvero- Jess mi seguì in bagno.
-Non preoccuparti, c’ho fatto il callo. Il problema è Susi, è da quando è nata lei che la situazione è insostenibile. Credo l’abbia visto si è no venti volte. Non hanno mai fatto una vacanza insieme capisci? E lei ormai ha già dieci anni-
Jess mi abbracciò e mi sussurrò che si sarebbe sistemato tutto. Io non ci credevo più.
-Senti per quando sono quei biglietti?- Chiesi facendo l’indifferente mentre mi bevevo il mio bicchierone di caffè.
-Sono per martedì prossimo. Il concerto è qua in città perché uno di loro è nato qui, a Doncaster. Casa sua è nella strada dietro casa di tua zia Dolly-
-Ma come siamo informate- Dissi sorridendo.
-Lo saprebbe chiunque, è sempre pieno di ragazzine e lettere davanti a quella casa ogni volta che tornano in Inghilterra. Comunque, allora vieni con me?- Mi chiese con occhi imploranti Jess.
-Va bene, ma solo perché voglio portare Susi con noi. Eccola qua! Parli del diavolo spuntano le corna- Dissi tirando un buffetto sulla spalla di mia sorella.
-Cosa dicevate di me?- Mi chiese Susi con la sua voce acuta.
-Ti va di venire al concerto di martedì con me e Jess?-
-Avete i biglietti? Come avete fatto, sono esauriti praticamente subito- Gli occhi le uscivano quasi dalle orbite.
-Li ho vinti con i cereali, ho anche letto che con questi puoi entrare nel back stage prima e dopo il concerto-
Non appena ebbe finito di dire la frase mia sorella saltò letteralmente addosso alla mia migliore amica.
 
 
-Susi non importa che andiamo alle cinque del mattino, abbiamo i pass per il backstage. Ci faranno entrare comunque- Convincere mia sorella era la cosa più difficile del mondo ma il giorno prima del “grande concerto” come amava chiamarlo lei, era ancora più difficile.
-Cosa ne sapete ? Chi vi ha detto che non ci sono mille persone che hanno vinto il concorso dei cereali?!-
-Susi te lo dico per l’ultima volta c’è SOLO UN VINCITORE del concorso, quindi solo tre pass per il backstage-
-Ok, mi avete quasi convinta. Quindi a che ora andiamo?-
-Sulla lettera c’era scritto di presentarsi al parco alle sette, ci sarà il palco allestito e noi dobbiamo andare dietro, a quel punto dovremmo trovare una porta con su scritto “Backstage Fan Entrance”, lì ci sarà l’uomo che ci accompagnerà dentro- Jess aveva una faccia come spaventata, forse a causa dell’agitazione di mia sorella.
 
 
 
-Eccolo!- Esclamò Susi indicando l’uomo vicino alla porta che il giorno prima aveva descritto Jess. Cominciavo a pentirmi di averla portata con noi, avevo paura che aggredisse quei poveri ragazzi.
L’uomo sulla porta si presentò, credo si chiamasse Paul o Bob, un nome simile comunque.
-Siete le ragazze del concorso? Avete i pass? Senza non posso farvi entrare-
-Si, ce li abbiamo. Eccoli qui- Susi glieli sventolò sotto il naso senza nascondere la sua impazienza.
-Ok, allora seguitemi- Aprì la porta e ci fece accedere nel dietro del palco.
Da fuori sembra piccolo lo spazio che c’è dietro ai palchi dei concerti ma vi assicuro che dall’interno non è così. C’erano come due stanze create con pannelli di cartongesso che fungevano da camerini e un piccolo bagno, l’agitazione là dietro si poteva tagliare con un coltello.
C’erano ragazze che sistemavano giacche e pantaloni su cinque sedie messe in fila appena dietro il palco, su ognuna di esse c’era un nome. Zayn, Liam, Harry, Niall e Louis. Poi c’erano alcuni ragazzi che correvano di qua e di là con microfoni e auricolari colorati in mano.
-Sono arrivate- Disse l’uomo della porta bussando ad una delle pareti di cartongesso.
-Falle entrare- Rispose una voce stranamente familiare.
Mia sorella non esitò e spalancò la porta, là dentro trovammo cinque ragazzi con lacce e bigodini in mano. Erano così comici! Prima ancora che si presentassero riconobbi il ragazzo del cinema, dalle presentazioni appurai che si trattava di Louis. Forse era il trucco, forse era la luce ma in quel momento mi apparve molto più bello di quel ragazzo incappucciato che la sera prima avevo scambiato per un ladro. Anche lui mi riconobbe e mi sorrise.




Eiiiiiiiiiiiii :)
Eccomi, come promesso :3
Maledetti cereali, li voglio pure io u.u
Anyway .. 
A te che hai proseguito la mia storia ti mando un'enorme abbraccio virtuale e un grazie. siete importanti ♥
Ecco che arriva aqnche il secondo capitolo! (:

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. il concerto ***


Capitolo 2.



Ci presentammo e Susi cominciò subito ad agitarsi, volle subito foto e autografi.
Nel mentre che mia sorella faceva le foto con gli altri quattro Louis mi si avvicinò.
-Quindi tu non conosci gli One Direction ma vai ai loro concerti. Mi sembri una ragazza coerente- Il suo tono non mi piaceva, chi credeva di essere?
-Ho vinto i biglietti e sono qui solo per mia sorella- Risposi acida.
-Louis fa la foto con me, ti prego!- Susi lo strattonò per attirare la sua attenzione.
-Certo bellezza, tutto per te- La prese in braccio e si fece fare la foto da un altro componente della band.
Facemmo anche una foto tutti insieme, Louis si mise accanto a me e mi sussurrò poco prima che scattassero la foto:
-Anche alla luce devo dire che sei proprio bella-
Io non ebbi il tempo di rispondere perché i ragazzi furono chiamati sul palco e noi fummo invitate ad andare a sedere nei nostri posti riservati.
Guardammo il concerto e mi divertii molto, le loro canzoni cominciavano anche a piacermi e poi erano piuttosto bravi anche dal vivo, non i soliti cantanti che sono bravi solo in studio ma dal vivo sembrano delle galline con un microfono.
 Non so dire quante persone ci fossero esattamente ma erano decisamente tante, c’era più o meno tutta Doncaster e non finiva lì. Non avevo mai visto così tanta gente in un solo posto.
Finito il concerto noi tornammo nel backstage e l’uomo della porta ci disse che potevamo fare tutte le domande che volevamo ai ragazzi.
Susi e Jess fecero più o meno ottomila domande ma non ne sentii neppure una, ero troppo impegnata a studiare i lineamenti del viso di quel Louis. Durante il concerto mi aveva lasciata a bocca aperta, la sua voce era così dolce e delicata.
-Ok, adesso però dovete andare. I ragazzi hanno una vita- L’uomo della porta ci invitò ad uscire e noi ci alzammo, ci salutammo e vidi che Louis mi aveva messo qualcosa nella borsa, lì per lì comunque feci finta di niente.
 
-E’ stato bellissimo!- Guardando Jess e Susi non capivo quale delle due fosse la mia sorellina e quale la mia migliore amica, era impressionate.
-Jess, mia sorella ti ha contagiata. Parecchio- Le dissi prendendole la mano.
-Come fai a non essere euforica hai visto come sono simpatici e carini?- Aveva gli occhi lucidi e un sorriso a millecinquecento denti.
-Si, sono simpatici dai- Dissi assecondandola.
-Ora però andiamo a riposarci, è tardi-
-Credo sia la cosa migliore, andiamo Susi. Casa nostra è di là- Presi per mano mia sorella e andammo finalmente a casa.
Mia mamma e mia sorella Katy ci sommersero di domande alle quali, grazie al cielo, rispose Susi.
-Io vado a dormire, scusatemi- Mi alzai e andai in camera.
Chiusi la porta a chiave e cercai quello che Louis aveva messo nella mia borsa, trovai un foglietto ripiegato velocemente con su scritto un numero e la parola “cercami”.
Composi il numero e inviai un messaggio.
*ti sto cercando, contento?*
La risposta arrivò subito.
*Prima mi fissavi dolcezza, ti piaccio eh. Ammettilo*
Ma cosa? Come poteva essere così maleducato?
Subito dopo arrivò un altro messaggio.
*Scusa, non ero io ma Harry*
*Come no, cerchi di rimediare adesso?*
*No, veramente, scusami era Harry*
*Ok, ti credo*
Stavo messaggiando con una celebrità, a quanto avevo visto al concerto tutta Doncaster avrebbe voluto essere al mio posto e io non sentivo niente. Mi sembrava quasi ingiusto per i milioni di “directioners” lì fuori.
*Voglio vederti, puoi uscire?*
Nonostante fossi stanca morta l’idea di un appuntamento segreto mi eccitava  così decisi di accettare.
Decidemmo di incontrarci nel vicolo vicino al cinema dove ci eravamo visti la sera prima, io ci misi un po’ ad arrivare anche perché dovetti fare molta attenzione a non far sentire a mia madre che stavo uscendo di casa. Quando arrivai lui era là, incappucciato come la sera prima.
-Perché volevi vedermi?-
-Non lo so-
-Ottima risposta- Sfoderai il tono più sarcastico che riuscissi a fare.
-Perché sei qui?-
-Non lo so- Riposi.
-Ottima risposta- Mi imitò.
-Voglio solo conoscerti, prima nel backstage non hai aperto bocca- Si avvicinò.
-Non avevo niente da dire, non vi conosco e a me sembrate solo dei palloni gonfiati-
Notai una vena di irritazione nel suo volto.
-Hai detto tu stessa che non ci conosci, come puoi dire questo di persone che non conosci?- si avvicinò ancora.
-Non vi conosco, è vero, ma ho imparato a non fidarmi delle facciate e voi sembrate troppo gentili per essere sinceri- Mi allontanai di un passo.
-Oh, ma che donna vissuta! Quanti anni hai? Sessantacinque?- Questa volta non fece nessun passo.
-Ho cresciuto le mie sorelle e a dieci anni pulivo il vomito di mia madre,  sono cresciuta in fretta e a diciannove anni posso dire di conoscere le persone- Ancora non so perché dissi quella frase, ancora non so perché raccontai a quello sconosciuto quello che non avevo mai detto neppure a Jess.
Rimase a bocca aperta e l’unica cosa che riuscì a sussurrare fu –Mi dispiace-
-Non preoccuparti, non mi serve la tua compassione- Feci per andarmene ma lui afferrò il mio braccio.
-Aspetta, voglio veramente conoscerti-
-Io invece non voglio conoscerti, sono una tazza rotta che tiene i pezzi con lo scotch. Non ho bisogno di perdere nessun’altro- Mi liberai dalla sua presa.
-Come puoi sapere che mi perderai se neppure vuoi trovarmi?- A quel punto mi girai e alzando la voce gli dissi:
-Come faccio a saperlo? Sei Louis dei One Direction! Per quanto starai a Doncaster? Una settimana? Dieci giorni? Se per disgrazia mi affezionassi a te subito spariresti per andare a fare il tuo tour a giro per l’Inghilterra dove potrai abbindolare altre mille ragazze. Ecco perché non voglio conoscerti-
-Starò a Doncaster per un mese, tutti i concerti fissati sono vicini e quindi il manager mi lascia stare a casa mia, non possiamo provare a conoscerci neppure un po’?- Mi prese la mano ma io mi liberai subito dalla stretta.
-E come? Vedendoci nei vicoli? Guarda, lasciami andare. Non so neanche perché sono venuta- Mi avviai verso casa.





WE CICCETTE!
Ecco il secondo capitolo, che ve ne pare ?
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, è importante ♥
Non voglio annoiarvi altro quindi a presto, domani arriva il capitolo nuovo :33 ♥

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. Il vicolo ***


CAPITOLO 3.





Lui non mi fermò e io tornai a casa mia. Entrai dalla finestra del soggiorno che era rimasta aperta per non far rumore con la porta poi, passando vicino alla cucina sentii i miei che si urlavano contro.
-Non sei degno di essere definito padre! Hai tre figlie, non c’è solo Alice. Non posso sopportare il fatto che tu consideri solo lei e che alle altre e non presti mai attenzione. Katy è la prima della classe,sai? E Susi fa il compleanno fra due settimane. Ma al grande manager cosa importa? Per lui c’è Alice, solo e soltanto lei-
Le parole di mia madre mi ferirono, mi ferirono come coltelli roventi sulla carne.
-Sto più tempo con Alice che con le altre solo perché mi sento in colpa verso di lei e dovresti esserlo pure tu! Le abbiamo rubato l’infanzia, sto più tempo con lei perché voglio darle adesso ciò che non ho potuto darle quando era piccola. E poi cosa pensi, che io non sappia che Susi non è mia figlia? Come puoi pretendere che la tratti come le altre se ogni volta che la vedo è come se mi sbattessero in faccia che mi tradisci?- Il mondo mi crollò addosso, sapevo che mia madre non era perfetta, aveva un passato da alcolizzata e spesso finiva per bere troppo anche adesso nonostante si considerasse “disintossicata” ma mai avrei pensato che fosse anche un’adultera. Mai avrei pensato che Susi non fosse veramente mia sorella.
-Tu, tu non puoi dirlo! Non hai le prove- Sentivo dalla sua voce che mia madre stava piangendo.
-Ha gli occhi e i capelli chiari ed è altissima, anche un cieco vedrebbe che non è veramente figlia mia. Tuttavia ho le prove, il test della paternità è negativo-
-Quando lo hai fatto? Da quanto dubiti di me?-
Sentii un colpo sordo, come uno schiaffo ma non sapevo chi avesse colpito chi.
-Da quando nostra figlia puliva il tuo vomito e buttava via le bottiglie di vodka che tu scolavi fino all’ultima goccia, ho sempre lasciato correre ma sapevo benissimo cosa combinavi mentre io ero in viaggio-
Non riuscii più ad ascoltarli e uscii di nuovo, tornai al vicolo ma ovviamente era vuoto.
-Ma chi speravi di trovare?- Pensai ad alta voce.
Mi misi seduta con le spalle al muro e composi il numero con il telefono.
Venti minuti dopo ecco arrivare Louis con i pantaloni del pigiama e la solita felpa di poco prima, mi vide e si avvicinò.
-C’hai ripensato?- Mi chiese sedendosi accanto a me.
-No, avevo bisogno di qualcuno con cui parlare e mi sei venuto in mente te. Tu non sai niente di me ma sai comunque più degli altri-
-Ok, ti ascolto-
Le parole uscirono dalla mia bocca come un fiume in piena, raccontai del litigio dei miei e di come mi ero sentita, di come il mondo mi era caduto addosso in un attimo. Non so bene come ma ad un certo punto cominciai a piangere.
Lui mi cinse le spalle con un braccio e io istintivamente nascosi la faccia nel suo petto, piansi tutte le mie lacrime e lui non fiatò finche non smisi di piangere.
-Mi dispiace- Mi sussurrò all’orecchio.
-No, dispiace a me di averti chiamato nel cuore della notte. Che ore saranno? Le tre? Le quattro? Comunque non farne parola con nessuno, hai capito?- Feci per alzarmi ma lui afferrò il mio braccio.
-Io non lo dirò a nessuno ma tu devi promettermi che lo farai se le botte continueranno ad esserci- mi guardò negli occhi con quelle sue iridi blu così intensamente da farmi dimenticare di respirare.
-Lo farò, grazie per avermi ascoltato-
Girai i tacchi e me ne andai, lui disse qualcosa del tipo “chiama quando vuoi” ma io lo ignorai, avevo deciso che da quel momento non gli avrei più rivolto la parola, mi sarei vergognata troppo. Tanto quante volte ancora avrei potuto vederlo? Sicuramente sarebbe stato troppo impegnato con il suo super acclamato gruppo musicale per pensare ad una stupida diciannovenne che aveva pianto fra le sue braccia in una notte di metà giugno.



Eilà! 
Rieccomi come promesso :33
So che il capitolo è corto stavolta ma vedrò di farmiperdonare con i prossimi ^^ 
Anyway non dimenticate di farmi sapere cosa ne pensate ♥
Ci vediamo presto con il prossimo!
Grazie per essere passata\o :3 ♥

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. La biblioteca ***


CAPITOLO 4.





-Dove andiamo oggi?- Mi chiese Jess entrando in casa nel bel mezzo della mia colazione.
-Io vado in biblioteca a leggere un po’. Vieni pure tu?- Le chiesi conoscendo già la risposta, nella sua vita aveva letto si e no tre libri.
-Mi sa che per stavolta passo. Pranziamo insieme?-
-Per me è ok, ci vediamo fuori dalla biblioteca all’una?- Le chiesi passandole una tazza di caffè che afferrò prontamente.
-Perfetto, ci vediamo dopo allora. Adesso vado a vedere se riesco a beccare Louis o qualche altro cantante super famoso a giro per la città- E se ne uscì con la mia tazza rossa in mano.
-Sei irrecuperabile!- Le urlai mentre usciva.
-Credo che andrò con lei- Disse Susi seguendola.
Io la guardai, non riuscivo a vederla come una sorellastra. Per me era mia sorella e basta, lei era la ragazzina di dieci anni più fastidiosa e fantastica del mondo. Era mia sorella e nessun test avrebbe potuto dire il contrario.
Mi vestii, presi i miei libri preferiti e mi avviai verso la biblioteca. Amavo quel luogo, con il suo odore di pagine ingiallite e inchiostro fresco che si spalmava sui fogli degli universitari che preparavano gli esami come la marmellata si spalma sul pane. Mi avviai verso il mio solito posto: una poltrona rossa sistemata in un angolo sotto la grande finestra che dava sul giardino, la bibliotecaria sapeva che mi mettevo sempre lì e quindi faceva in modo di non farci sedere mai nessuno quando fingendo di pulirla quando dicendo semplicemente “Mi scusi, è occupata”.
Mi sedetti e aprii la mia copia di Orgoglio e Pregiudizio, la copertina era praticamente distrutta e la maggior parte delle pagine era stata riattaccata con lo scotch. Credo fosse appartenuto a mia nonna, forse a mia zia. Aveva comunque i suoi anni e li dimostrava tutti ma io volevo quasi bene a quel libro che era con me il primo giorno di superiori e al funerale dei miei nonni, era sempre con me e anche se ormai sapevo a memoria quella storia che non mi piaceva neanche così tanto. Lo rileggevo ogni volta che mi accadeva qualcosa, ogni volta che la mia vita non filava dritta.
Cominciai a leggere una pagina a caso presa più o meno nel mezzo del libro, avevo letto si e no una trentina di pagine quando qualcuno cercò di attirare la mia attenzione posando una mano sulle pagine del libro aperto sulle mie gambe.
-Scusi, può consigliarmi qualche libro interessante?-
Riconobbi subito la voce. Era Louis, alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi sotto il cappuccio della sua solita felpa rossa, erano così azzurri e il suo sorriso era così dolce. Era bello, bello da morire, bello come il sole che le mattine di agosto ti sveglia illuminandoti il cuscino, bello come la neve il giorno di Natale e come il giorno del tuo compleanno quando tutti ti fermano e ti fanno gli auguri.
-No, non conosco nessun libro- Risposi fredda cercando inutilmente di distogliere lo sguardo dalle sue iridi blu.
-Come stai?- Il suo viso era diventato serio.
-Sto bene grazie, lasciami sola adesso- Abbassai lo sguardo e feci per riniziare a leggere.
-Eh no! Adesso non scappi così, hai capito?- Mi chiuse il libro obbligandomi ad alzare il volto.
-Sono una tazza che sta insieme con lo scotch, ricordi? Non ho intenzione di affezionarmi a qualcuno che poi se ne andrà. Lasciami in pace adesso- Quanto avrei voluto che Louis fosse stato solo Louis e non “Louis degli One Direcion”, sarebbe stato tutto più semplice.
-Ti prego, dammi una possibilità. Usciamo insieme, una volta soltanto, ma usciamo. Per favore-
-E come? Tu devi nasconderti ovunque tu vada o orde di fan ti assalgono- Cercavo ogni scusa per convincere me stessa a rifiutare.
-Ti prego- Spalancò i suoi occhi blu e sfoderò il sorriso più bello che avessi mai visto, nonostante avessi provato con tutte le mie forze ad erigere un muro tra di noi con quel sorriso lo fece crollare miseramente. Dalla mia bocca non uscì nessun suono, riuscii solo a muovere la testa dall’alto verso il basso in segno di resa.


Buonasera popolo! ♥
Come va la vita? 
anyway, come sempre lasciate traccia del vostro passaggio e GRAZIE per essere qui, grazie davvero.
Vi voglio bene :33
A presto! :D ♥

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. Il "non posto" ***


CAPITOLO 5.





-Finalmente! Che ne dici di un pranzo?- Si sedette sul bracciolo della mia adorata poltrona rossa.
-Come vuoi incappucciato ma facciamo in fretta prima che ci ripensi- Rimisi alla rinfusa le mie cose nella borsa e ci alzammo.
Mandai un messaggio a Jess per scusarmi di aver cancellato il nostro pranzo insieme promettendole che le avrei dedicata un giorno intero di shopping per farmi perdonare.
-Dove mi stai portando?- Chiesi non riconoscendo le strade che stavamo percorrendo ormai da un quarto d’ora.
-E’ un ristorante speciale, è di un mio amico, là posso stare tranquillo. C’è una stanzetta dove entra soltanto un tavolo, là posso tornare il Louis di due anni fa che nessuno conosceva-
-Perfetto! Così non dovrò parlare con un ragazzo di cui vedo appena la bocca- Dissi sorridendo, finalmente.
-Eccolo là, spero che Geoff non abbia già assegnato il tavolo-
Entrammo e ci sedemmo nel tavolino isolato di cui parlava Louis, il ristorante era molto carino, c’erano fiori un po’ ovunque e le pareti erano dipinte con un bellissimo giallo ocra che riprendeva i quadri alle pareti nei quali c’erano fiori dello stesso colore. Notai anche un quadro dove c’erano Louis, gli altri membri della band e un altro ragazzo.
Chiesi chi fosse e Louis rispose che era il proprietario, mi disse che aveva fatto quella foto subito dopo X-Factor per potersi vantare di aver avuto gli One Direction a pranzo nel suo ristorante.
-Adesso puoi toglierti la felpa, ci siamo solo noi qua- Dissi indicando l’ingombrate felpa rossa che aveva addosso.
-Scusa, è l’abitudine- La tolse e si scosse i capelli, aveva addosso una maglia a righe bianche e blu. Era forse il ragazzo più bello che avessi mai visto e questo complicava decisamente le cose.
-Finalmente! Mi sono tolto la maschera- Disse sistemando la felpa dietro la spalliera della sedia.
-Non lamentarti della tua vita, milioni di ragazzi ucciderebbero per essere te- Dissi infastidita dal suo poco rispetto verso ciò che aveva.
-Non mi lamento affatto della mia vita, anzi, mi fa apprezzare di più momenti come questo in cui torno ad essere il ragazzo normale che dentro di me ancora sono-
-Come no. E tu vorresti farmi credere che non ti sei montato la testa neanche un po’?-
-Questo sta a te deciderlo, conoscimi e ti risponderai da sola-
Ci fu un minuto di silenzio nel quale ci guardammo negli occhi senza spiccicare parola finche un vecchio non venne a chiedere cosa volessimo ordinare.
Io presi solo del Fish & Chips mentreLouis ordinò un’enorme quantità di cibo assortito; forse prese tutto ciò che il menù offriva quel giorno.
-Ti piace mangiare leggero vedo- Dissi ancora esterrefatta dalla quantità di piatti che aveva nominato.
-E’ colpa di Niall, prima di X-Factor non mangiavo così tanto ma a forza di stare nella band a stretto contatto con lui sono diventato come quell’irlandese- E sfoderò uno di quei suoi sorrisi a trentadue denti che illuminavano il Sole, era consapevole del potere di quei sorrisi ?
-Niall è quello biondo, giusto?- La mia voce tradì il mio imbarazzo.
-Si, se mi darai l’onore di uscire ancora con te ti porterò dai ragazzi- Sorrise di nuovo.
Arrivò ciò che avevamo ordinato e cominciammo a mangiare nel mentre io lo sommersi di domande, ancora non so spiegarmi il motivo di tanta sfacciataggine. Non ero mai stata una chiacchierona ma con lui le parole mi uscivano dalla bocca prima di passare per il cervello, con lui mi sentivo talmente a mio agio da avere la sensazione di esserci cresciuta insieme.
Scoprii che per un anno avevamo frequentato la stessa scuola, che aveva quattro sorelle minori e che il suo compleanno era il 24 dicembre, la vigilia di Natale, mi disse che non portava mai i calzini e che suo nonno e sua nonna gli mancavano molto.
Cercò di dirmi più cose possibili su di se, voleva dimostrarmi di non essere un ragazzo montato e accecato dal successo. Ci riuscì.
-No, hai ragione, non sei uno di quei ragazzi che se la tirano e credono di essere i migliori del mondo solo perché hanno venduto un paio di dischi- Arrossii.
-Nessuno di noi lo è, siamo ragazzi semplici. Quelli con cui vai a scuola e che trovi ad aspettare il tram alla stazione. Penso che ti piacerebbero anche loro-
-Chi ti ha detto che tu mi piaci?- 
-Adesso sorridi, parli e non sussurri più, hai anche smesso di tenere sempre il broncio e la testa bassa. Pensavo lo facessi perché ti sentivi a tuo agio con me- Era decisamente un osservatore migliore di quanto credessi.
-Uscirai ancora con me?- Questa volta neanche lui era sicuro di se, vidi che si era pentito di ciò che aveva detto nel secondo esatto in cui finì di pronunciare la frase.
-Si- Risposi secca, concisa. Forse anche troppo velocemente.
Lui sorrise con quel suo sorriso ampio e dolce, quando sorrideva non era solo la bocca ad illuminasi ma tutto il suo viso. La luce saliva fino ad arrivare agli occhi, quegli occhi blu come il mare nelle mattine di inverno quando ancora i bambini non l’hanno riempito di ciambelle colorate, le signore non hanno ancora cominciato a fare acquagym e nessuno gioca a pallavolo schizzando chi cerca di bagnarsi solo le gambe. Era bello, bello da togliere il fiato.
-Andiamo, voglio farti vedere una cosa-
Si alzò, prese la felpa e nascose di nuovo il suo volto sotto l’ampio cappuccio rosso.
Andammo  al parco, superammo le panchine dove la maggior parte dei ragazzi del vicinato aveva dato il suo primo bacio, superammo le vasche mezze vuote dove forse un tempo avevano nuotato piccoli pesci rossi e i campetti da gioco fino ad arrivare in una zona del parco dove non andava mai nessuno. Neppure il giardiniere comunale a giudicare dall’altezza dell’erba.
-Perché mi hai portata qua?- Ero confusa dalla scelta di quel luogo.
-Abbiamo ancora un’oretta e volevo fartela passare nel posto che preferisco in assoluto in tutta Doncaster, forse in tutto il mondo. Questo è un po’ un “non posto” è come se nessuno sapesse della sua esistenza, non viene mai nessuno a cercarti qui. È uno di quei posti in cui sono solo Louis- finì la frase e si sdraiò in terra mettendosi un filo d’erba in bocca, imitando un personaggio dei cartoni animati di cui non ricordo il nome.
-Ti pesa così tanto la fama?- Chiesi realmente incuriosita dal tono con cui aveva detto SOLO Louis.
-No, amo le nostre fan, ma a volte mi chiedo come sarebbe se non ci fossero gli One Direction e questi luoghi sono la mia risposta. Sarebbe una vita felice forse, ma non avrei quattro dei miei migliori amici e non avrei la vita più fantastica che si possa immaginare-
Era fiero del suo lavoro, si vedeva dalla luce nei suoi occhi. Sapevo poco di lui ma mi sembrava un ragazzo con dei valori, se non fosse stato una pop star internazionale forse avrei finito per prendermi una cotta per lui.
Rimanemmo sdraiati nell’erba alta per un po’, non parlammo molto.
Rimanemmo lì a scambiarci sguardi e sorrisi immaginando le conversazioni che forse avremmo potuto avere in futuro, rimanemmo lì ad osservare l’anima l’una dell’altro attraverso i nostri occhi illuminati dal tiepido sole inglese di metà giugno.
 
 
-Forse è arrivato il momento che ti accompagni a casa, devo partire fra poco e raggiungere i ragazzi- Si alzò da terra e mi porse la mano per aiutarmi.
-Perché non sei con loro?- Chiesi mentre mi alzavo.
-Finche rimaniamo vicini a Doncaster preferisco stare un po’ con la mia famiglia, ci passo troppo poco tempo-
Merda! Quel ragazzo mi stava piacendo sempre di più, non era una buona cosa. Per niente.
-Wow! La famiglia è importante per te,  vero? Hai fatto un sorriso immenso non appena ho pronunciato quella parola-
-Si, la famiglia è il mio desiderio più grande-
 Forse la mia espressione, il mio tono o chi sa cosa lo fece rabbuiare.
-Dov’è casa tua?- La secondo strada a destra, numero quattordici.
Mi accompagnò fino a casa poi, sulla porta, mi salutò promettendomi che mi avrebbe invitata ad uscire di nuovo. A quel punto io ci speravo.


Eilà bella gente!
Ieri non ho aggiornato per via di Take Me Home. #Perdonatemi
anyway, ecco che per la prima volta questi due hanno un'uscita a modo u.u
come sempre fatevi sentire e a presto :33
Vado a vedere Breaking Dawn, sciiiiiiiiiao ♥

Grazie di essere qui :3

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. Il travestimento ***


 

CAPITOLO 6.


Louis



Chiedere ad una persona se la poltrona del cinema accanto a lei è occupata o no di solito è un’azione senza nessuno ritorsione. C’è sempre una prima volta.
Spesso lo è anche informarsi sui gusti musicali di quella persona, ma come ho detto c’è sempre una prima volta.
Quella sera ero andato al cinema per uscire dalla mia vita per un po’ ma ero arrivato tardi e il ragazzo che distribuiva i biglietti non mi face entrare finche non mi decisi a fargli un autografo su un barattolo di popcorn da tre sterline. Mi misi a sedere vicino alla porta aspettando che qualcuno se ne andasse in anticipo così che potessi occupare il suo posto, a circa metà film un uomo uscì quasi correndo con il telefono in mano e l’umore sotto i piedi. Mi misi a cercare il suo posto e quando trovai una poltrona vuota mi ci avvicinai chiedendo alla ragazza seduta un posto più in là se avevo il permesso di occuparla. Non alzò neppure gli occhi e si limitò a rispondere con un semplice “Si, è libero”.
Faceva caldo là dentro e la felpa che di solito portavo per non farmi riconoscere cominciava ad infastidirmi così decisi di fare ciò che Paul ci ripeteva di continuo di non fare. Aprire bocca.
-Conosci gli One Direction?-
La ragazza si girò verso di me mostrandomi la faccia più confusa che avessi mai visto, a lei evidentemente la domanda sembrava insensata.
-Ho ascoltato un paio di canzoni questo pomeriggio, perché?-
Perfetto, non aveva la più pallida idea di chi fossi quindi mi tolsi la felpa e lasciai che vedesse il mio viso.
Un paio di giorni dopo ero seduto nel posto che consideravo il più bello del mondo con un filo d’erba in bocca a guardare quella ragazza che non ci conosceva ma che avevo incontrato ad un nostro concerto.
Era bella, aveva i capelli lunghi, ricci e castani. Gli occhi erano prevalentemente castani ma ogni giorno cambiavano colore, a volte erano addirittura castano-dorati, come quelli che hanno alcuni vampiri del cinema. Era piccolissima, magra e alta addirittura meno di me, la sua pelle era bianchissima e il suo sorriso illuminava il mondo.
La conoscevo da pochissimo e non sapevo quasi nulla di lei, ma che la sua famiglia non era come quella della pubblicità dei succhi di frutta lo sapevo. Si era sfogata con me in un vicolo e mi aveva detto che i suoi si picchiavano e che non era mai stata bambina. Io volevo che tornasse ad esserlo con me.
Mentre la riportavo a casa pensai a come tenerla occupata e lontana dai suoi problemi dei quali un giorno forse mi avrebbe raccontato di più. Cercai di trovare un modo per riuscire a sostituire lo scotch con cui teneva insieme i pezzi di se stessa con qualcosa di più solido e duraturo.
Mi vennero subito moltissime idee per farla divertire come si diverte un bambino di cinque anni quando i nonni gli regalano un nuovo Power Ranger per Natale, ma tutte prevedevano che io fossi solo Louis, di nuovo.
Soltanto durante il concerto mi venne l’idea giusta, alcune ragazze nel pubblico mi ispirarono. Erano cinque e ognuna di loro era vestita come uno di noi. Diventare qualcun altro, questa era la chiave.
Appena finito di cantare “I Want” , ultima canzone in scaletta, presi Harry per mano e lo portai con me dalla nostra costumista, gli dissi di aspettarmi seduto per qualche momento poi andai in camerino con Sharon.
-Voglio diventare qualcun altro- Dissi serio.
-Ok, come vuoi essere?- Era stranita ma era il suo lavoro quindi non fece domande sui miei perché.
-Opposto- Risposi ancora più serio di prima.
Provai due travestimenti differenti e chiesi ad Harry nel quale vedeva meno Louis e entrambi decidemmo per il secondo.
Sharon mi aveva messo una parrucca bionda con il taglio di Liam, un paio di jeans stretti, un paio di quelle scarpe che porta sempre Niall: bianche e alte fino alla caviglia, una maglietta con stampe colorate e un cardigan bianco. Guardandomi allo specchio mi vedevo ridicolo ma non vedevo nessun Louis quindi lo scopo era stato raggiunto.
A quel punto ero come Hannah Montana che di giorno è Miley e di notte è una famosa pop star,poco mascolino ma il paragone era perfetto.
Presi la macchina e sfrecciai subito verso Doncaster e verso quella ragazza che a poco a poco aveva deciso di provare a conoscermi, verso quella ragazza con i capelli castani, la pelle chiara e il più bel sorriso del mondo, verso quella ragazza per cui ero pronto a diventare qualcun altro. Verso quella ragazza per cui avrei fatto di tutto pur di renderle un po’ di quell’infanzia che non era riuscita ad avere.



Hola (?) genteeeee !
Eccomi qui con il primo capitolo interamente dal punto di vista di Louis,
che ne pensate?
Ah, scusate per il ritardo >.<
E' stata una settimana piena ..
Anyway, divertitevi e grazie per essere ancora qui con me :3 ♥

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. L'isola felice ***


CAPITOLO 7.





4:07 a.m. Il campanello stava suonando da un pezzo,pensai che fosse una cosa importante se no se ne sarebbero andati quindi aprii.
-Chi sei? E soprattutto cosa ci fai a quest’ora davanti alla mia porta con i piedi sopra il mio “Welcome”. A proposito, non sei il benvenuto a quest’ora- La mia acidità a volte impressionava pure me.
Lui non prestò la minima attenzione alle mie parole e mi porse la mano.
-Ciao, sono Luigi e nessuno mi conosce. Vuoi conoscermi tu?-
Uscii, chiusi la porta dietro di me e mi avvicinai allo sconosciuto, passai una mano fra i suoi capelli e questi mi rimasero in mano. Io cominciai a ridere rumorosamente ma lui mi mise una mano sulla bocca.
-Se fai così sveli la mia identità-
Presi la sua mano e la spostai dalla mia faccia, il contatto con la sua pelle mi piaceva.
-Mi scusi Luigi, non volevo- E rimisi la parrucca sulla sua testa con la mano libera.
-So che è un orario un po’ strano ma non ho resistito, volevo farti vedere la mia grande idea- Sorrise indicandosi e di conseguenza sorrisi anche io.
-Non preoccuparti, mi fa piacere se a svegliarmi sei tu- Ancora non so come ne perché quella frase uscì dalla mia bocca, ma sapevo che era maledettamente vero. Avrei accettato qualsiasi cosa se avesse riguardato lui. Qualsiasi cosa.
-Attenta, potrei farlo spesso-
-E’ una promessa o una minaccia?- Risposi io abbassando lo sguardo.
Si avvicinò e con la mano che non era intrecciata alla mia mi spostò i capelli arruffati dalla faccia.
-Sei incredibilmente bella quando arrossisci-
-Sei incredibilmente bugiardo-
-Non lo sono mai stato- Si avvicinò ancora.
-Uno che va a giro fingendo di essere un altro è un bugiardo, non credi?-
-Dipende dalle motivazioni che ha, non credi?- Si avvicinò ancora.
-Forse hai ragione- A quel punto i nostri respiri si fondevano insieme quanto eravamo vicini, i nostri bacini quasi si toccavano e i nostri occhi non si staccavano gli uni dagli altri.
-Incredibilmente bella-
-Bugiardo-
La parola quasi si spezzò nella mia gola non avendo il tempo di uscire completamente, Louis prese l’iniziativa e appoggiò le sue labbra morbide e calde sulle mie timide e emozionate. Fu un attimo o forse cent’anni.  Chiusi gli occhi e lui intrecciò la sua mano nei miei capelli quasi ad evitare ogni mio movimento, quasi a volermi tenere stretta a lui finche non avesse deciso che avremmo potuto sciogliere quell’incantesimo che ci stava rendendo una persona unica.
Staccammo le nostre bocche di pochi centimetri e ancora una volta:
-Incredibilmente bella-
-Bugiardo-
La sua mano era ancora intrecciata ai miei capelli e i nostri corpi erano ancora vicini, sentivo il suo respiro accarezzare le mie guance e vedevo i suoi occhi che cercavano i miei, sentivo il suo cuore che batteva opposto al mio e sapevo che lui sentiva il mio. Chiunque l’avrebbe sentito, i suoi battiti erano così forti che pensavo che mi sarebbe uscito dal petto da un momento all’altro.
-Allora? Ci provi a conoscermi adesso?-
-Si, hai vinto-
Quella notte non vinse solo lui, quella notte vincemmo entrambi, quella notte ognuno di noi vinse l’altro.
-Vieni con me-
Mi liberai dalla sua presa ed entrammo in casa, mi sembrava un posto migliore del piccolo portico fuori casa mia.
-E così tu vivi qua dentro .. e’ così carino-
-Grazie mille, ha arredato tutto mia madre, ma fai piano-
Salimmo fino a camera mia e andammo nella stanza dei giochi, era la stanza che da piccole usavamo per giocare io e Katy. Era insonorizzata e chiusa da tempo, ci entravo solo io perché avevo tenuto una copia della chiave in camera mia.
-Questa è la mia isola felice, spero ti piaccia- Chiusi la porta e mostrai la stanza con un teatrale gesto delle braccia.
-Ma ci sono solamente libri e cuscini-
-Appunto, la mia isola felice! Comunque ti sbagli qua da qualche parte c’è anche il mio I-Pod e una vecchia chitarra-
-Sai suonarla?- Gli si illuminarono gli occhi.
-Pochissimo, giusto qualche accordo. Ho imparato a scuola-
-Ho sempre voluto saperla suonare-
-Non è esattamente quello che mi sarei aspettata da una pop star internazionale- Dissi in tutta franchezza.
-Lo so, è strano. Solo Niall è capace di suonarla, io suono un po’ il piano ma non è esattamente la mia specialità-
-Se avrai tempo ti insegnerò io- E mi lasciai cadere su un ammasso di cuscini in un angolo.





Hi guysssssss!
Eccomi qua, che ve ne pare dell'iniziativa di Luigi?
a me pare che trovarmi Louis\Luigi davanti alla porta alle 4:07 di notte sia una buona cosa v.v
Come sempre lasciate traccia di voi e grazie per essere qui :3 ♥



 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. Lezioni di chitarra ***


CAPITOLO 8.





-No, quello è il Do. Te l’ho detto mille volte! Louis, applicati- Io non ero certo la migliore insegnante di questo mondo ma lui era decisamente duro di comprendonio.
-Mi scusi maestra, ma sono tre ore che stiamo qua e io comincio ad essere stanco- Non finì neanche la frase che mise la chitarra al sicuro e si stese sulla piccola isoletta di cuscini che avevamo costruito nel centro della stanza.
Io mi sdraiai di fianco a lui e appoggiai la testa sul suo petto, vicino al suo cuore in modo che potessi sentirlo mentre batteva. Lui cominciò ad accarezzarmi i capelli con una mano e intrecciò l’altra alla mia.
Le sue dita erano la mia isola felice, non quella stanza. Non più.
Avrei voluto congelare il tempo e prolungare quel momento all’infinito, avrei voluto rimanere una diciannovenne piena di complessi stretta fra le braccia di un quasi ventunenne che fingeva di essere qualcun altro solo per me.
-Ma dov’è?-
Sentii la voce di mia sorella e subito mi ricordai di avere una famiglia che non sapeva che io ero nella loro stessa casa e che poteva benissimo credere che io fossi stata rapita dagli alieni o che fossi scappata.
-Aspetta, torno subito. Vuoi del caffè?- Chiesi alzandomi in fretta e furia.
-Si grazie, con la panna- Disse sorridendo con l’aria da Peter Pan.
Gli feci la linguaccia e scesi giù in cucina rassicurando tutte sulle mie condizioni di salute e dicendo loro dove realmente ero. Mi feci promettere che non sarebbero mai entrate in quella stanza poi presi due tazze di caffè e tornai da Louis, o Luigi.
-Ecco qua, mi dispiace ma il servizio non comprende la panna- Gli porsi la tazza.
-Ci accontenteremo-
Mentre bevevo cominciai a cercare il mio telefono, dovevo in qualche modo considerare Jess; le avevo dato anche buca senza tante cerimonie. Lei mi conosceva e sapeva che ogni tanto mi capitava di sparire ma mi sentivo comunque in dovere di farmi viva.
*Ei Jess, scusa se sono sparita ma ho per le mani una cosa grossa. Se va tutto bene ti racconto. Non preoccuparti, è una cosa buona, buonissima. Scusami. Ti voglio bene*
-Cosa ha in programma Louis per oggi?- Chiesi rimettendomi vicina a lui.
-Louis Tomlinson stasera ha una festa privata a Londra-
-E Luigi cos’ha in programma?- Chiesi sperando che la risposta fosse “Luigi rimarrà qua ad accarezzarti i capelli e a baciarti per sempre”.
-Luigi ha intenzione di stare con Alice il più possibile-
Mi girai e avvicinandomi a lui appoggiai la mia fronte alla sua in modo che le nostre bocche e i nostri nasi si sfiorassero senza però toccarsi e sussurrai:
-Ecco perché hai vinto tu- E appoggiai le mie labbra sulle sue per un secondo, mi alzai subito e feci per scappare ma lui mi prese per un braccio e mi fece ricadere su di lui di nuovo. Cominciai a ridere e Louis cominciò a cantare, cambiando la sua voce, una di quelle canzoni che ti fanno imparare a memoria all’asilo. Una di quelle canzoni che hanno sempre i versi in rima e le parole sembrano sempre le stesse. Tazza, pazza, puzza ..
Poi cominciò a correre per la stanza imitando gli animali e io risi, risi tantissimo. In tutta la mia vita non avevo mai riso così tanto che ad un certo punto mi resi conto di non aver mai sentito il suono della mia risata felice e spensierata come in quel momento. Quel ragazzo milionario, con un esercito di ammiratori e concerti fissati in tutto il mondo che stava correndo imitando tutti gli animali della fattoria in pochissimo tempo aveva trovato il tempo di sciogliere la mia corazza e di tenere insieme i pezzi di quella tazza rotta e pericolante che ero solo pochi giorni prima. Quel vent’enne senza problemi e senza pensieri era pronto a farsi carico dei miei senza che io avessi mai chiesto niente, era un ragazzo speciale e nonostante non capissi cosa avesse visto in me speravo con tutta me stessa che non se ne andasse mai.
-Non lasciarmi sola. Adesso non puoi più farlo, capisci?-
Lui si fermò immediatamente e venne vicino a me, mi alzò il volto in modo che lo guardassi dritto negli occhi e mi disse che non era arrivato a quel punto per poi lasciarmi andare, mi disse che sarebbe rimasto per sempre. Mi disse che non mi avrebbe abbandonata mai.
-Sei incredibilmente bella-
-Bugiardo-
E la scena sotto il portico di casa mia si ripete, solita sensazione, cuore che batte come un matto e adrenalina a mille. Solito copione si, ma avrei vissuto quel deja-vu altre ottomila volte senza stancarmi mai.
-Vieni con me stasera-
-Dove?- Ero confusa.
-Alla festa. Voglio presentarti ai ragazzi- Rispose fiero della sua idea, o forse di me.
-Ma è un evento a cui partecipa Louis Tomlinson, non hai paura che ti vedano con me?-
-Non ci vedrà nessuno, è una festa privata-
-Non ho niente da mettermi-
-Partiamo subito e prendiamo qualcosa a Londra, dov’è la mia parrucca?-
-Ma io non posso, non so niente del tuo mondo-
-E’ come il tuo, stasera è una festa privata. Non c’è niente di strano, tranquilla- Si rimise la parrucca e fece per uscire.
-Aspetta, se non vuoi problemi lascia andare avanti me-
Uscii e chiusi subito la porta dietro di me. Andai in camera, mi sistemai un po’ e presi la mia borsa, poi scesi da mia mamma.
-Stasera non torno, esco e vado a Londra con un amico. Non preoccuparti non ci sono pericoli e poi io sono una in gamba. Quindi buonanotte e buon giorno visto che domani mattina quando ti sveglierai probabilmente non ci sarò o dormirò. Ti voglio bene mamma saluta Katy e Susi-
Cercai di sgattaiolare via ma non fui abbastanza veloce.
-Chi è questo amico?- Chiese con lo sguardo furbo delle mamme che sanno sempre qualcosa in più.
-Non lo conosci, se va tutto bene te lo presento. Ok? Adesso fai finta di non vederlo uscire da casa nostra-
-Stai attenta Alice, trattalo bene il tuo cuoricino- Mi abbracciò. Non mi sarei mai aspettata tanto affetto dalla donna che aveva gridato a mio padre di stare meno tempo con me e di non considerarmi la sua preferita, ma forse anche lei mi amava a modo suo.
Tornai a prendere Louis che in tanto si era immedesimato di nuovo in Luigi.
-Pronta? Passiamo un attimo da casa mia così prendo i miei vestiti e la macchina, poi andiamo a Londra-
-Non sono ancora convinta ma con te andrei in capo al mondo quindi penso che non mi resti che accettare-
Arrivammo a casa sua ma non passammo dalla porta principale, là c’era una ventina di ragazze che facevano tipo campeggio nel suo giardino. Passammo da una porta secondaria dove ancora non erano arrivate le fan.
-Loro stanno sempre qua?- Chiesi esterrefatta.
-No, solo quando sanno che sonno a casa- Rispose lui come se nulla fosse.
Entrammo in casa.
-Ragazze venite in cucina devo presentarvi una persona. Mamma portami il vestito per stasera poi!-
Tempo due secondi in cucina arrivarono quattro ragazze, di cui due più che altro bambine.
-Lei è Alice e loro sono le mie sorelle. Lottie,Frizzie, Daisy e Phoebe- Disse indicando prima me poi quelle che dovevano essere le sue sorelle.
Mi strinsero tutte la mano e sorrisero amichevolmente ma non credevo di rimaner loro molto simpatica.
Poi nella stanza entrò una delle donne più belle che avessi mai visto.
-E finalmente ecco anche mia mamma!-
-Piacere, Jay-
Le strinsi la mano.
-Com’è che non ci siamo mai viste qui a Doncaster?- Chiesi forse troppo sfacciata.
-Noi usciamo poco e la città non è piccolissima- Sorrise indicando il giardino.
Louis salutò tutte promettendo che sarebbe tornato il giorno dopo e che Luigi avrebbe portato le bambine al Luna Park.


HOLA PEOPLE!!!
Ok, ignoratemi >.<
Anyway, cosa ne pensate del capitolo?
Io penso che io ed Alice abbiamo un'isola felice molto simile, sìsì u.u
Come sempre non voglio annoiare nessuno, voglio solo ringraziare tutti :3 ♥
A presto ^-^

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. Shopping (Night) ***


CAPITOLO 9.




Il viaggio in macchina fu bellissimo, Louis cantò tutto il tempo le loro canzoni e quando il repertorio degli One Direction terminò cominciò a cantare tutte le canzoni che passavano alla radio da Hey Jude a Hot n Cold. La sua voce era fantastica, dolce e avvolgente come un maglione di lana fatto ai ferri dalla propria nonna e poi mentre cantava aveva sempre in faccia il sorriso di chi è felice e non desidera altro dalla vita. Il sorriso più bello che avessi mai visto. Il sorriso che cominciavo a sentire mio.
-Ci siamo, che tipo di vestito vuoi? Così decido dove andare a parcheggiare- Spense la musica.
-Non ho idea del tipo di festa, fai tu-
-Non so bene come si vestono le ragazze, noi ci vestiamo sempre nel solito modo .. Aspetta, mi è venuta un’idea: prendi il telefono nella mia tasca e chiedi a Danielle cosa si mette. Cercheremo un vestito del solito stile-
-Ok, faccio del mio meglio-
Danielle, chiunque fosse, disse che si sarebbe messa un vestito corto e semplice con un paio di scarpe più particolari. Io ero ancora più confusa di prima.
-Senti, andiamo da Harrods. Là mi verrà l’ispirazione, sono bravo con lo shopping- Disse fiero del suo “talento” mentre parcheggiava la macchina.
-Molto maschile come affermazione Luigi-
Louis, Luigi, mi fece il verso e ci avviammo verso il negozio.
Salimmo tre o quattro piani e andammo nella sezione del centro commerciale dedicata ai negozi di lusso dove io ero andata solamente una volta o due in vita mia.
-Non avrai intenzione di comprare qua il vestito per me!- Dissi quasi indignata.
-Cosa c’è che non va?- Louis era confuso.
-Qui i vestiti costano un occhio! Non mi sono portata i risparmi di una vita dietro-
-Non preoccuparti, pago io. Consideralo un regalo per il tuo compleanno-
-Ma il mio compleanno è fra tre mesi-
-Tre mesi d’anticipo, che sarà mai?-
Mi rassegnai ed entrammo in un negozio con la guardia alla porta e le commesse vestite come se dovessero andare ad una sfilata.
-Vorremmo un vestito corto, abbastanza semplice ma elegante da abbinare ad un paio di scarpe particolari che non rendano il look piatto-
Io scoppiai a ridere per il modo in cui Louis si era rivolto alla commessa, sembrava un personal shopper della TV.
-Scusami, non rido più. Promesso- Mi tappai la bocca.
La commessa si mise a rovistare nei pochi espositori del negozio per qualche minuto poi tornò verso di noi.
-Eccoli qua, vuoi provarli?-
Io risposi di si e mi feci accompagnare ai camerini.
Mi provai un paio di vestiti poi ne scelsi uno bianco con le rifiniture rosse.
-Per questo ho la scarpa perfetta! Seguimi-
La commessa non mi dette neppure il tempo di togliermi il vestito e mi portò al reparto scarpe.
Erano tutti trampoli, Louis me l’avrebbe pagata.
Provai anche qui un paio di modelli poi la commessa ne scelse un paio rosse, altissime  e con la suola del solito colore. Trovai anche una pochette con le stesse decorazioni e finalmente mi andai a rimettere i miei vestiti.
-Me la pagherai- Sussurrai uscendo dal negozio.
-Ti stanno benissimo- Disse prendendomi per mano.
-Cadrò, il vestito si sporcherà e perderò la pochette. Sono sicura!- Misi il finto broncio.
-Non essere così preoccupata. E’ una festa come le altre- Sorrise e io dimenticai di respirare. Di nuovo.
-Speriamo .. Adesso?- Chiesi sperando di non dover provare altre scarpe con tacchi allucinanti.
-Andiamo dai ragazzi in hotel e ci prepariamo. Ti truccherà Lou-
Non avevo idea di chi fosse ma ero eccitata all’idea di rivedere i ragazzi, al concerto non ero abbastanza in me per poter ricordarmi di loro.
Appena entrati in albergo Luigi si tolse la parrucca e tornò Louis, prese la chiave alla reception e si avviò all’ascensore. Io lo seguii.
-Sanno che sono qua?-
-No, solo Harry e Danielle perché le abbiamo chiesto consigli per i vestiti-
L’ascensore si aprì e ci ritrovammo dentro la suite.
-Vi trattate bene- Dissi ammirando la bellezza di quella camera.
-Ragazzi il vostro leader è tornato- Disse Louis quasi urlando.
Quattro ragazzi apparsero da parti diverse della stanza, il primo ad abbracciare Louis fu Harry che, tirandogli un buffetto sulla spalla, disse che doveva smetterla di considerarsi il loro leader.
Ad uno ad uno lo salutarono tutti e quattro e due ragazze, una con i ricci e un sorriso immenso e l’altra bionda con pennelli e ombretti in mano. Immaginai fosse Lou.
-Lei è Alice, era al concerto e stasera viene con noi-
Io mi avvicinai per presentarmi e fui sommersa da abbracci e un sacco di “Mi ricordo di te!” che non mi sarei mai aspettata, cominciavo a capire che mi ero fatta un’opinione completamente sbagliata di quei ragazzi.
Anche le ragazze si presentarono e scoprii che la riccia con il sorriso che finiva nei suoi occhi color cioccolato era Danielle e che stava con Liam.
-Vieni a vestirti, voglio vedere a cosa sono serviti i miei consigli!- Mi prese per mano e mi portò in un’altra stanza.
Mi prese le borse dalle mani e leggendo il nome del negozio disse che le piaceva molto e che anche il suo l’aveva preso là. Si complimentò con me per l’ottimo gusto e io le dissi che non c’entravo nulla.
Puoi cambiarti qui se vuoi, io torno in bagno a farmi finire il trucco da Lou.
Mi sistemai in poco tempo e andai nella direzione in cui avevo visto andare Danielle.
-Eccoti! Stai benissimo, so già come truccarti. Siediti-
-Grazie- Dissi a bassa voce mentre cercavo di trovare l’equilibrio su quelle scarpe. Mi sentivo come una bambina che deve imparare ad andare in bicicletta senza le rotelle di lato.
-Possiamo farti una domanda?- Danielle mi sorrise.
-Certo, ditemi pure-
-Ci chiedevamo come hai conosciuto Louis, non avevamo mai sentito parlare di te- Questa volta fu Lou a parlare.
-Ci siamo incontrati al cinema, aveva il posto accanto al mio e dopo essersi assicurato che io non avessi idea di chi fosse abbiamo cominciato a parlare- Evitai di parlare del vicolo.
-Questo non dovremo dirlo a Paul se scopre che se ne va a giro per Doncaster a parlare con le ragazze non lo farà più stare a casa-
-Ecco fatto, siete bellissime! Andate, il mio lavoro per stasera è finito. Posso tornare da Lux-
Giù dall’albergo c’erano gruppetti di fans quindi noi passammo da un’uscita secondaria dove due auto ci stavano aspettando.
-Incredibilmente bella- Louis mi sussurrò all’orecchio prima di salire in macchina.
-Bugiardo- 


Eiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! ♥
Allora, punto 1. 
Il personaggio di Danielle. Potrebbe sembrare fastidioso e inutile,
capisco.
Scusate se vi chiedo di aspettare la fine (vicina, fra l'altro) della storia per capirne l'utilità ..
Comunque, tornando a noi perdonate quel (night) nel titolo ma non ho resisto.
Il rosa schiapparelli e il fa-vo-lo-so mi hanno conquistata :)
Come sempre grazie di essere ancora qui con me, sei importante :33 ♥
A presto, stavolta davvero uu

Piesse, il prossimo è il mio capitolo preferito.
Non vedo l'ora di farvelo leggere ♥.♥

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. Nomi e secondi nomi ***


CAPITOLO 10.


Salimmo in macchina, la festa era appena fuori Londra quindi ci mettemmo pochissimo ad arrivare. Durante il viaggio Zayn non fece altro che sistemarsi i capelli e Harry chiacchierò un po’ con me.
Anche lui mi chiese dove e come ci fossimo conosciuti, anche se avevo la sensazione che lo sapesse già, mi disse che gli piaceva il vestito e che Louis aveva le figurine dei Power Rangers in valigia.
-Questo non dovevi dirlo- Disse Louis con finto sguardo minaccioso.
-Deve conoscere tutto di te- Disse Harry in sua difesa.
-Concordo! Raccontami, continua- Dissi rivolta verso Harry.
-Siamo arrivati!- Disse l’uomo che stava guidando l’auto.
-Finalmente!- Louis sembrava veramente sollevato. Quante cose imbarazzanti su di lui poteva rivelarmi quel ragazzino riccio con gli occhioni verdi?
Uscimmo e Louis mi dette la mano.
-Sicuro?- Chiesi titubante.
-Non ci fotograferà nessuno, stai tranquilla-
Una volta dentro vidi che il locale non era molto affollato e che la gente al suo interno era sì felice di vedere i ragazzi ma si capiva anche che non si trattava di fan o che comunque li considerava qualcosa in più di cinque simpatici ragazzi.
-Sono i concorrenti di X-Factor della stagione dove abbiamo partecipato noi e della successiva- Mi spiegò Louis all’orecchio.
-Mia mamma adora X-Factor!- Conclusi io con un gran sorriso.
 
 
La serata passò velocemente e alla fine ero anche abbastanza a mio agio vestita in quel modo, conobbi gran parte dei presenti con cui i ragazzi si fermavano a parlare e mi sembrarono simpatici. Soprattutto una ragazza che pensai avesse la mia età, si chiamava Cher e parlare con lei era divertente e rilassante.
Tutt’altra impressione invece quando mi trovai davanti Simon, il giudice di X-Factor, non che famoso discografico che aveva lanciato la boy band del momento. Gli One Direction.
Non era arrogante, anzi, parlava rilassato e scherzava anche ma la sua persona o forse la sua importanza metteva in soggezione.
Ci furono molte foto di gruppo e alcune anche scattate così per immortalare qualcuno che si scambiava un bacio in un angolo o un abbraccio fra due amici che non si vedono da molto, anche io e Louis ci prestammo a qualche foto.
-Non hai mangiato nulla- Mi disse Louis guardando il mio piatto effettivamente vuoto.
-Ho paura di far scoppiare il vestito- Risposi io scherzando.
-Non dire sciocchezze sciocca ragazza scocciatrice- Mentre diceva la frase più stupida che avessi mai sentito, con la voce più acuta che riuscisse a fare tra l’altro, mi lanciò nel piatto alcuni crostini e mini sandwich.
-A volte mi chiedo quanti anni hai ragazzo Power-Ranger!-
Eravamo in fila a prendere il cibo al buffet ma scoppiammo comunque a ridere rumorosamente come due ragazzini al parco fregandocene dei presenti e di chi dietro di noi aspettava di prendere le pietanze al buffet finche qualcuno non ci chiese di spostarci con falsa gentilezza. Allora ci andammo a sedere ad uno dei tavolini dove erano seduti anche Danielle e Liam.
Appena ci fummo seduti Louis fece il verso alla signora che ci aveva chiesto di spostarci e io ricominciai a ridere spensierata come prima, poi lui e Liam cominciarono a fare una specie di gara a chi riusciva a fare la faccia più buffa e io continuai a ridere, risi anche quando cominciarono le battute stupide e risi anche quando a Liam si rovesciò il bicchiere sui pantaloni. Risi, risi e risi ancora come mai avevo riso prima d’allora. La Alice di quella sera era una Alice vissuta in una famiglia dove va sempre tutto bene e si litiga solo su quale vestito bisogna mettersi la domenica e quale invece va bene per tutta la settimana, dove tutte le estati si parte per una vacanza di famiglia dove in macchina il papà guida e la mamma sta sul sedile a fianco a dare insistenti, e spesso errate, indicazioni stradali mentre i figli dietro fanno progetti su cosa potranno fare durante la vacanza e su quale sarà il primo costume che indosseranno.
-Ultima foto di gruppo della serata!- La voce del giudice simpatico di cui non riuscivo a ricordare il nome attirò l’attenzione di tutti i presenti che si apprestarono a raggiungerlo in mezzo alla stanza.
-Tre, due, uno .. X-Factor!- E il cameriere scattò l’ultima foto della serata.
Noi sette uscimmo quasi per ultimi perché Zayn si era fermato a parlare con una concorrente della stagione successiva e non aveva nessuna voglia di andarsene senza averle chiesto il numero e promesso che l’avrebbe richiamata presto.
Salimmo di nuovo nelle lussuose macchinone nere con cui eravamo arrivati.
-E così abbiamo fatto conquiste!- Louis tirò una gomitata a Zayn.
-Non sono stato l’unico- E a sua volta tirò un colpetto sulla testa di Harry che era seduto nel sedile davanti.
I due cominciarono a raccontarsi a vicenda le proprie serate, entrambi avevano il numero e si vantano di quanto fossero belle le due povere ragazze.
-Spero che tu non sia come loro perché potrei usare le mie scarpe nuove su dite e rovinare il tuo bel faccino da poster- Dissi guardando Louis e indicando le mie scarpe/trampoli nuove.
-Non preoccuparti, con Louis non corri rischi- Disse Harry guardando l’amico quasi con ammirazione.
-Ti ho detto che non me ne sarei andato, che sarei stato il tuo scotch. Ricordi?- Si avvicinò a me mi dette un bacio, semplice e veloce ma così pieno d’amore da farmi credere veramente che sarebbe rimasto con me finche i nostri capelli non sarebbero diventati bianchi e le nostre mani non sarebbero state troppo vecchie e irrigidite dall’artrosi da non riuscire più a stringersi l’una nell’atra.
-Per sempre. Ok?-
-Per sempre- Un altro bacio al profumo di vecchio portico in campagna con i nipoti che corrono in guardino gridando.
-Incredibilmente bella-
-Bugiardo-
-Dovrai smettere di darmi del bugiardo primo o poi sai?-
-Già, vi ho visti insieme per pochissimo e ho già sentito questo scambio di battute un paio di volte. Alice arrenditi, il mio migliore amico non è un bugiardo e tu sei veramente carina-
-Concordo con Harry-  disse Zayn con un gesto d’assenso.
-Apprezzo l’aiuto ma azzardatevi a provarci con la mia ragazza e vi faccio a pezzi- Lo sguardo di Louis aveva veramente qualcosa di minaccioso mischiato al solito sorriso.
-Chi ti ha detto che sono la tua ragazza?-
E da lì cominciarono scambi di battute e frecciatine fra quei tre ragazzi che credevo essere solo  maschere create per vendere più dischi e oggetti con la loro faccia stampata sopra ma che in realtà si volevano un bene dell’anima.
-Eccoci a destinazione, spero che il viaggio sia stato di vostro gradimento. Mi auguro che i vostri manager si rivolgano nuovamente allo nostra agenzia. Buonanotte- L’autista ci salutò con la freddezza di un disco registrato e ci aprì le porte perché potessimo scendere.
Feci per andare verso l’albergo ma Louis mi afferrò per un braccio.
-Aspetta-
Mi girai.
-Hai detto che non sei la mia ragazza, hai ragione non te l’ho mai chiesto-
Mi prese entrambe le mani e le strinse nelle sue.
-Alice vuoi essere la mia ragazza?- Mi guardò con quei suoi occhi blu e io per un attimo non ricordai come faceva il cuore a battere e come si dovevano muovere i polmoni per respirare.
-Solo se usi il mio nome completo- Sorrisi cercando di rendere quel momento meno difficile e allentare un po’ l’emozione che vedevo riflessa nei suoi occhi.
-Mary Alice Eleanor Tatcher- Dissi subito dopo.
-Ok, Mary Alice Eleanor Tatcher vuoi essere la mia ragazza?-
-Con molto piacere signor Louis ..-
-William Tomlinson- Sorrise.
-Ok, signor Louis William Tomlinson, alias Luigi. Voglio essere la tua ragazza- Conclusi con una piccola riverenza. E finii inevitabilmente per scoppiare a ridere, Louis mi imitò.
-Credo che nel 1800 fossero meno cerimoniosi-
-Penso anche io-
E come quella volta fuori da casa mia le nostre labbra si fusero insieme in uno di quei baci fuori dal tempo e dallo spazio.





EILAAAAAAAAAA (?) ♥
Salve bella gente *voce all io gabibbo*
Eccoci già al decimo capitolo, ne mancano tre e ho finito anche la seconda FF ..
Mi mancate già! :3
Questo e il prossimo sono i miei capitoli preferiti #sappiatelo
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate .
Grazie mille per essere qui ^-^
Vi voglio bene *abbraccia tutti*

A presto :)


Pisse, ho provato a mettere i colori.
Ci sono riuscita? #lol

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11. Telegiornale ***


CAPITOLO 11.




Louis

Eravamo sotto uno dei più belli hotel di Londra, davanti alla lussuosa porta girevole con il nome del fondatore scritto sulla maniglia e un vecchio portiere stretto nella sua uniforme che ci osservava senza muovere un muscolo ma io mi sentivo come se fossi in quel punto del parco di Doncaster dove non arrivano gli sguardi delle fan (che probabilmente in quel momento  stavano dormendo nelle loro camere piene di poster con i nostri occhi che le fissano) o gli obbiettivi dei fotografi. Dove non erano arrivati gli One Direction e dove non esisteva nessun Louis degli One Direction solo Louis Tomlinson il ragazzo che canta nella sua camera e che si fa bocciare in quarta superiore perché le feste sono più importanti dello studio.
Non ricordo nemmeno chi dei due interruppe il bacio, ci guardammo negli occhi e affondammo l’uno nelle iridi dell’altra nuotando nei sogni e nelle parole che ancora non eravamo pronti per dirci ad alta voce, vidi la felicità che le illuminava ogni centimetro della sua pelle bianca e morbida e mi promisi che l’avrei protetta da quel mondo pronto a darti addosso per il minimo errore dove io ero finito.
Lasciammo le nostre mani intrecciate e ci incamminammo verso l’albergo, il portiere ci sorrise e fece girare la porta sussurrando un quasi impercettibile “Bravi ragazzi”. Passammo dalla reception, prendemmo la mia chiave e salimmo in camera.
I ragazzi erano tutti lì che ci aspettavano, non si sprecarono neanche a fingere di non aver guardato la scena dalle finestre e subito Niall sorridendo ci disse che la scena era stata decisamente dolce anche se non erano riusciti a sentire neanche una parola. Alice arrossì.
-Adesso è la tua ragazza?- Chiese Zayn senza farsi tanti problemi.
-Si, adesso può vantarsene con voi quanto vuole- Rispose lei sorridendogli.
-E bravo Louis, te la sei scelta proprio bene. Piace a tutti!- Danielle si alzò e si avvicinò a Alice strizzandole l’occhio.
Ci sedemmo un po’ sui divani all’entrata e parlammo della serata e degli amici che avevamo ritrovato, alcuni di loro avevano completamente cambiato vita dopo il programma altri avevano continuato con la musica come noi.
-Io direi che è arrivata l’ora della nanna- Niall si stropicciò gli occhi.
-Direi proprio di si, buonanotte ragazzi- Liam si alzò.
-E io dove vado?- Disse Alice come se si fosse resa conto solo in quel momento di non essere nella sua stanza a Doncaster.
-Credo che nella mia stanza possiamo entrarci entrambi- Le sorrisi e lei ricambiò il sorriso con una punta di imbarazzo.
-Non preoccuparti, non voglio accelerare le cose- Mi alzai e la accompagnai nella mia camera.
-Dovrò farmi una doccia, in questa villa di camera c’è un bagno?-
Scrutava la stanza con sguardo scettico, sembrava quasi che il lusso la infastidisse.
-Ovviamente, volendo abbiamo anche una pista da bowling sotto il pavimento- Scherzai un po’ con lei poi le mostrai il bagno e dove erano tutti gli asciugamani.
Cominciò a farsi la doccia e io ascoltai lo scrosciare dell’acqua che accarezzava il suo corpo, le bagnava i capelli lunghi e morbidi, le sfiorava il volto e scendeva bagnandole la pelle candida del collo, delle braccia fino alle gambe e alla punta dei piedi.
Uscì, era avvolta in uno di quei grandi asciugamani con sopra ricamato il nome dell’albergo e aveva i capelli bagnati su una spalla. Era bellissima, io rimasi a bocca aperta come un’idiota non sapendo cosa dire.
-Fai veloce così mi aiuti ad asciugarmi i capelli. Ok?-
-Farò del mio meglio-
Entrai in doccia e lasciai che quell’acqua che aveva appena accarezzato la pelle di Alice mi rilassasse poi misi il mio solito pigiama e tornai da lei.
La aiutai con i capelli e le cantai la mia versione di “Look after you”, la mia canzone preferita.
Decidemmo che la mattina dopo verso le dieci l’avrei riportata a casa sua e che poi ci saremmo rivisti direttamente il giorno dopo.
Andammo a dormire quasi alle cinque del mattino, lei si addormentò subito accanto a me. La sua testa era appoggiata al mio petto e con un braccio toccava la mia spalla, io le accarezzai la guancia e continuai a cantare sottovoce il più possibile finche anche io non mi addormentai.
Poche ore dopo, quando qualcuno bussò alla porta, eravamo ancora abbracciati l’uno all’altra come quando ci eravamo addormentati.
-C’è la colazione- Ci avvertì Niall da dietro la porta.
-Buongiorno principessa- Sussurrai nell’orecchio di Alice.
-Già sentita, mettici più impegno Luigi-
-Mi allenerò- Le sorrisi e le strappai un bacio.
Mangiammo un po’ della colazione dell’albergo e Alice prese tutte le sue cose.
-Buon viaggio ragazzi-
-Torno entro un paio d’ore, lo dici tu a Paul?-
-Si, non preoccuparti. Abbiamo tempo-
-Grazie Niall-
Scendemmo, c’erano già alcune fan fuori dall’albergo così dissi a Alice di passare dal retro mentre io facevo qualche foto con loro, a volte era difficile vivere sapendo che ci sono migliaia di ragazze che osservano i tuoi movimenti ma era grazie a loro se stavo vivendo la vita più fantastica che si potesse immaginare. A loro devo tutto.
Andai sul retro e trovai Alice in auto che si era addormentata, era così bella mentre dormiva.
Mi misi la parrucca, una felpa di Niall e partii, arrivai a Doncaster e ancora lei non si era svegliata quindi dovetti farlo io.
-Alice? Alice mi senti? Siamo a Doncaster, svegliati- Le dissi cominciando realmente a preoccuparmi.
-Altri cinque minuti!- Soffocai una risata e lei finalmente aprì gli occhi.
-Finalmente! Hai veramente un sonno pensante, mi hai fatto credere di aver portato con me un manichino inanimato. Comunque siamo arrivati, io devo andare. Ci sentiamo dopo, ok? Domani vedrò di stare con te-
-Ok, ci sentiamo dopo amore- Mi dette un bacio.
Amore. Mi aveva chiamato amore e solo con quelle poche lettere aveva illuminato la mia giornata.
Ripartii e neanche a metà strada ricevetti un messaggio furibondo di Paul.



Alice

Louis mi riportò a casa e io dormii per tutto il viaggio. Non appena entrata in casa vidi mia madre in cucina che mi aspettava.
-Sei tornata!- Si alzò in piedi.
-Si, avevo detto che stavo via per la notte-
-Chi è? Ha una bella macchina- Mi fissò negli occhi.
-Si, è una bella macchina- Feci per andarmene ma mi afferrò per un lembo della maglietta.
-Chi è? Alice ho finto di non vederlo ieri ma adesso devi dirmi con chi hai passato la notte, avrai anche diciannove anni ma io sono tua mamma e voglio sapere cosa combini o sto in pensiero-
-Ti preoccupi per me? So badare a me stessa, stai tranquilla- Risposi acida.
-Certo che mi preoccupo per te! Sei comunque mia figlia e anche se ho sbagliato tutto con te non vuol dire che non ti voglia bene e adesso per favore dimmi cosa hai fatto nelle scorse 24 ore-
Mi arresi e mi sedetti, lei fece lo stesso.
-Ero con un ragazzo-
-Lo conosco?- Mi interruppe.
-No ma è di qui, abita vicino a zia Dolly-
-Continua, non ti interrompo più- Fece il gesto di cucirsi la bocca e io sorrisi.
-Lo conosco da poco ma con lui mi sento meglio, ieri mi ha portata ad una festa a Londra ..- Non riuscii a finire la frase perché Susi mi chiamò dall’altra stanza.
-Alice! Corri, c’è una alla TV che ti assomiglia tantissimo! Vieni, veloce-
Andai di là e la vidi che indicava la TV, c’era uno di quei notiziari che passano solo notizie di gossip.
La presentatrice stava parlano di un amore tenuto nascosto di un’importante pop star e sullo sfondo c’era l’esterno di uno dei più belli alberghi di Londra con un portiere stretto nella sua uniforme e due ragazzi che si tenevano per mano, poi la foto cambiò e i due si dettero un bacio.
Lei aveva un vestito bianco e rosso, con scarpe e borsa del solito colore lui invece maglia a righe bretelle e pantaloni classici.
Eravamo io e Luigi, eravamo io e Louis Tomlinson eravamo io e Louis degli One Direction.
Dissi a Susi di spostarsi e di farmi sentire quello che diceva la presentatrice.


SALVE GENTE :)
Cominciamo u.u
Primo: le pettina i capelli cantando *-* E' il mio sogno, #sappiatelo
Secondo: dadadadadadan li hanno visti :|
Questo non ci voleva ..
o forse sarà utile?
Boh, seguitemi e lo sapere presto ^-^
A massive thank you per essere qui, vi voglio bene ♥

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Capitolo 13
*** Lo ami? Si. ***


CAPITOLO 12.





*La notte insonne di qualche fotografo appostato sotto l’hotel degli One Direction ha fruttato parecchio quando questa mattina è stata venduta una foto che vede Louis, il più grande dei cinque, con una misteriosa ragazza in rapporti intimi. Fra poco lo avremo in collegamento telefonico ..*
-Alice è questo il ragazzo che non conosco che abita vicino zia Dolly? Una pop star internazionale?- La voce di mia madre era fra il nervoso, l’infastidito e l’allarmato.
-Ci sarei arrivata, non ne ho avuto il tempo- Mi giustificai.
-Menomale che odiavi quella band! E brava la mia sorellona- Katy mi abbracciò.
Nel mentre sentii la porta aprirsi e la voce di Jess che si avvicinava.
-Mary Alice Eleanor Tatcher, tu devi spiegarmi qualche dettaglio-
-Chiudete la porta a chiave e le finestre poi vi racconterò tutto- Urlai immaginando le fan di Doncaster preparare bersagli per le freccette con la mia faccia stampata sopra.
-Ma che ..-
-Fatelo!- Ordiani.
Sentii le porte chiudersi e le tende tirarsi e mi sedetti.
-Fra poco parlerà lui per telefono, vi spiegherà lui cosa ci faccio in TV. Aspettate- Cercai di calmare me e la mia famiglia.
La presentatrice con la bocca rifatta e i capelli di un’innaturale biondo Barbie interruppe la notizia corrente dicendo che il famoso cantante era in collegamento telefonico e che voleva chiarire.
*Eccolo! Louis ci senti? Ci senti?*
Il mio cuore cominciò a battere impaziente di sentire di nuovo la sua voce, ancora inconsapevole di ciò che avrebbe detto.
*Salve ragazzi, sono Louis e volevo dire che sì, sono io quello delle foto ma non so chi sia la ragazza che è con me. Mi ha fermato quando sono sceso dalla macchina e mi ha implorato di firmarle un autografo, ha fatto per prendere la penna mi si è appiccicata. Senza il mio consenso, ripeto non so chi sia e fra noi non c’è assolutamente niente. Quindi riprendete pure il programma e preparatevi perché fra poco comincia il nostro spettacolare concerto.*
Frasi come “non so chi sia” oppure “Mi si è appiccicata. Senza il mio consenso.” Mi stavano attraversando dentro, mi stavano tagliando la carne come lame affilate e roventi. Le sue parole mi erano crollate addosso come una montagna, in quel momento mi sono sentita tradita come mai prima di allora. In quel momento mi sono sentita sola, più di quando mio papà se ne andava e mia mamma beveva, più di quando ero andata in quel vicolo e l’avevo trovato vuoto. Quello, quello doveva essere il mio ultimo ricordo di Louis non lui che mi pettina i capelli e che mi bacia sotto il portico di casa mia, non lui che dorme con me e che mi accarezza i capelli. Avevo sbagliato a fidarmi di lui e adesso quella tazza che prima si teneva insieme con lo scotch si stava sgretolando e i suoi pezzi erano ormai sparsi sul pavimento.
-Alice perché l’hai fatto?- Jess mi si avvicnò.
-Se hai l’autografo dammelo, ti prego!- Susi stava saltellando vicino a me.
-Alice stai bene?- Mia madre mi cinse con un braccio, forse era l’unica ad aver veramente capito la situazione.
-Avevo bevuto, ero là per prendere un autografo per la libraia che me lo aveva chiesto il giorno del concerto. Non so cosa mi è preso, non ricordo neppure bene la successione dei fatti-
-Ti sei cacciata in bel casino! Sei stata anche in TV- Jess cercava di sdrammatizzare.
-Secondo me è paralizzata- La voce di Katy mi ricordò che non mi ero ancora mossa.
-No, st-sto bene. Davvero- Balbettai.
-Vado un attimo in bagno, sapete i postumi dell’alcool ..- Mi toccai la pancia e mi diressi in bagno cercando di trattenere le lacrime.
Il mio telefono squillò, avevo già tre chiamate perse e alcuni messaggi. Erano di Louis e li ignorai. Lui aveva deciso di fingere che io non esistessi senza dirmi niente e così avrei fatto anche io. La notte prima mi era sembrato sincero come mi era sembrato nei giorni prima a casa mia, al ristorante e al parco. Che avesse finto tutto?
-Ei Alice, sono la mamma. Posso entrare?- Chiese mia madre bussando.
-No- Dissi senza nascondere i singhiozzi.
-Ho la chiave, lo farò lo stesso- Disse lei dall’altra parte della porta.
Rassegnata andai ad aprire.
-Cosa vuoi?- Altre lacrime piene di quei “Mi è saltata addosso” mi rigarono il volto.
-Non ti ha ancora cercata?- Chiese premurosa.
-Si l’ha fatto ma io l’ho ignorato. Ci stavamo fidanzando, mi ha chiesto di essere ufficialmente la sua ragazza è per quello che ci baciamo in quella foto, capisci? E lui ha .. – Le parole, partite come un fiume in piena si spezzarono nella mia gola.
-Alice calmati, ragiona. Io non credo che ..-
-Mi ha usata, solo per divertirsi qualche giorno. Grazie a Dio non ci sono andata, almeno non gli ho dato anche questa soddisfazione-
-Come fai a saperlo se non ci parli?-
-Era troppo perfetto, avrei dovuto capirlo prima. Sono stata stupida- Mi alzai e tirai un pugno al muro facendo sussultare mia madre.
-No, ti sei innamorata- Sentii dalla sua voce che sorrideva.
-Appunto! Sono stata una stupida- Tirai un altro colpo al muro, lei mi prese i polsi e mi fece girare verso di lei.
-Smettila di rimproverarti e chiamalo, ci sarà sicuramente una spiegazione. Ascoltalo- Il mio telefono cominciò a vibrare e io leggendo chi stava chiamando rifiutai la chiamata. Ancora.
-Non voglio sentirlo, forse cambierò idea ma per adesso voglio stare sola- Mia madre si spostò facendomi passare e io andai nel mio rifugio segreto.
Entrai credendo di uscire dal mondo e dalla mia vita ma appena entrata in quella stanza piena di cuscini e di tazze di caffè non ancora riportate in cucina mi accorsi che Louis era lì, non fisicamente ma era sui fondi delle tazze e in ogni fibra dei cuscini, la sua risata era stampata sul muro e la brillantezza dei suoi occhi illuminava la stanza.
Rimasi lì in piedi ferma, immobile. Lasciavo che quei pochi momenti mi sfiorassero la pelle come il vento freddo di metà gennaio e non mi accorsi del suono del campanello ne che mia sorella, chi sa quale, mi stava chiamando finche non sentii che qualcuno stava tirando il bordo della mia maglietta portandomi nell’ingresso.
-Alice ..- Era Jay, la mamma di Louis ad aver suonato.
-Ha anche il coraggio di mandare sua madre- Dissi riluttante.
-Alice aspetta, tu non gli rispondevi e ha mandato me. Lui ..- Non le lascai finire la frase.
-Senti sono sicura che tu e le tue bellissime figlie siate delle persone stupende ma io non voglio sapere più niente di lui. Grazie per la visita- Le richiusi la porta in faccia e mi sedetti in terra con le spalle alla porta ignorando il campanello che continuava a suonare.
Rimasi lì allungo e nessuno mi disse niente, Jess si sedette lì accanto a me e rimase finche riuscì a resitere al sonno.
-Lo ami?- Chiese preoccupata.
-Si- Risposi, sincera.
-Se me lo chiederai  lo ucciderò-
-Non importa, povere directioners- Abbozzai un sorriso.
-Comunque io ci sarò, sempre- Promise.
-Ti voglio bene- Le giurai.
Quando Jess se ne andò mi alzai per aprile la porta e la accompagnai fino alla fine del vialetto, la guardai girare l’angolo e appena non fu più visibile vidi avvicinarsi un’altra sagoma.
Capelli biondi con il taglio di Justin Bieber, maglietta a righe, jeans e un paio di Supra bianche messe in pochi secondi senza attenzione.
 Luigi.
-“Ci sarò sempre” , “Sarò il tuo scotch” Eccoli lì, il ragazzo dalle belle parole! Non avvicinarti, non voglio vederti- Gli urlai sperando di non svegliare mezza Doncaster.
-Alice .. – si avvicinò e mi prese il braccio.
-Non vorrai che ti salti addosso di nuovo?!- Quasi ringhiai.
-Alice, sul serio, credi veramente che ti avrei sbattuta in prima pagina? Che ti avrei data in pasto a quei leoni?- Disse spostando la presa dal mio braccio alla mia mano.
-Cosa?-
-Ti facevo più furba! Secondo te perché mi metto questa ridicola parrucca? Per proteggerti, ed è per questo che ho detto quelle cose. Solo per questo- Strinse la presa sulla mia mano.
-Ma tu .. eri così .. Sembravi sincero, ho pensato che tu non mi volessi. Che mi avessi usata come accompagnatrice e basta-
-Non lo farei mai-
-Andiamo, qua fuori fa troppo freddo-

Mi prese per il fianco e mi riaccompagnò per il vialetto.



*TATARATAAAAAAAN*
Hanno fatto poco casino mi dicevano, no?
Anyway, scusate tantissimo per la lunga attesa ma ho avuto una serie di problemi,
poi le vacanze ecc..
Per il prossimo capitolo vedrò di farmi perdonare ^^
Ma intanto, che ne dite di questo?
Mi raccomando, come sempre, di farmelo sapere :)
Vi adoro tutti #sappiatelo.
A presto


 

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Capitolo 14
*** Capitolob 13- Capitolo ultimo. ***


CAPITOLO 13





Dovrò chiedere scusa a tua madre- bofonchiai .
-Le ho sbattuto la porta in faccia dicendole che suo figlio era uno stronzo in poche parole- Mi affrettai a dire cercando di togliermi il peso che gravava sul mio petto dal momento in cui si era risolto tutto.
-Deve essere proprio un figlio cattivo se ti ha fatto dire una cosa del genere!-
-Già, non so come potrei frequentarlo e non capisco come quelle sue quattro meravigliose sorelline riescono a sopportarlo. Proprio non lo capisco!-
-Mmm .. non ha proprio niente di buono questo ragazzo?-
Eravamo stesi uno di fianco all’altro sul pavimento del mio rifugia immersi nel profumo di vecchi bicchieri di caffè e cioccolato, rotolò su un fianco e avvicinò il suo volto al mio finche i nostri nasi non si toccarono.
-Beh..-
Avvicinò la sua bocca alla mia in modo che potessi sentire il suo respiro caldo accarezzarmi le labbra.
-Forse qualcosa di buono ..-
La frase finì sulle sue labbra sfociando in uno di quei baci che solo lui sapeva dare, uno di quei baci che facevano dissolvere tutto ciò che avevamo intorno, uno di quei baci che sarebbe potuto durare ore ma sarebbe sempre stato troppo corto. Uno di quei baci che poi finiscono per attaccarsi sul cuore e rimanere lì per sempre.
-Vorrei poter rimanere qui per sempre a riempirti di baci e a parlare con te- Disse senza allontanarsi da me.
-Lo vorrei anche io, non sai quanto-
Aprii gli occhi ancora chiusi dopo il bacio e incontrai i suoi occhi blu che sembravano aver ingoiato il cielo, l’oceano e tutto ciò che di bello c’era al mondo.
I suoi occhi.
 Ci vorrebbero mille pagine solo per descriverne il colore, là dentro vedevo il mio futuro e la mia ancora, là dentro vedevo una ragazza con i capelli lunghi, la pelle chiara e gli occhi sereni, senza tutte quelle inquietudini e quelle ombre che l’avevano caratterizzata per toppo tempo.
Avrei voluto fermare il tempo e rimanere lì a fissarlo finche non fosse caduto il cielo e gli oceani avessero ricoperto la Terra ma, come sempre, la voce di una delle mie sorelle mi riportò bruscamente alla realtà.
-ALICE! DOVRAI SCENDERE PRIMA O POI-
Mi alzai di scatto e Louis fece le stesso, uscii dal mio rifugio e andai alla porta.
-Aspetta un secondo prima di entrare in cucina, tu in questa casa sei ancora il cantante famoso che mi ha presa in giro e che ha detto di non conoscermi in TV- Abbassai lo sguardo e arrossii ancora imbarazza per aver dubitato di lui a tal punto da sbattere la porta in faccia sua madre. Non me lo sarei mai perdonato.
Entrai in cucina dove tutte le mie sorelle, Jess, mia madre e (a sorpresa) mio padre mi stavano aspettando.
-Buong..-
Non potei neanche finire la frase che fui sommersa da un milione di frasi del tipo “come stai?” “mamma ci ha spiegato tutto” o “gliela faremo pagare, stai tranquilla”.
-CALMI!- strillai.
-Dobbiamo parlare appunto di questo. Ieri sera dopo averti accompagnata- Indicai Jess – Ho trovato Louis che tornava dal concerto-
-Ha anche il coraggio di farsi vedere qui?- Disse stizzita Katy.
Sperando che da dietro la porta il protagonista dei nostri discorsi non sentisse niente continuai.
-Quello era inevitabile Katy, abita qui. Comunque abbiamo parlato e alla fine mi ha spiegato che ha detto tutto quello solo per non portare troppa attenzione su di me, per tenermi lontana dai riflettori in poche parole. Non prendetevela ..-
-Io lo sapevo- Disse fiera mia madre con gli occhi lucidi e il sorriso che le illuminava la faccia, sembrava così lontana dalla donna, dalla madre, che era stata.
-Lo sapevamo tutti infondo. Alice sa scegliere le persone di cui innamorarsi. La mia migliore amica non si sbaglia mai con le persone- Jess si alzò e venne ad abbracciarmi.
-Scusatemi-
Era Louis, che da dietro la porta stava entrando lentamente in cucina.
-Ero qua e non ho potuto non sentire quello che dicevate e mi sembra giusto dirvi che non farei mai del male ad Alice e quello che ho fatto l’ho fatto soprattutto per proteggerla. Non mi sognerei mai di farle del male e se l’ho fatto sappiate che me ne pento e che non me lo perdonerò mai-
Dopo l’ ammutolimento generale riuscii a muovere i muscoli e a far cenno a quello che speravo sarebbe diventato un giorno il nonno dei miei nipoti di sedersi vicino a me, si sedette e io andai a prendere due tazze di caffè.
A poco a poco tutti ricominciarono a parlare, notai mia sorella Katy che mimava un “Mammamia quanto è bello!” con le labbra e vidi Jess scherzare con la mia sorellina, la scena era resa ancora più comica dagli sguardi furtivi che ognuno lanciava a Louis ogni dieci secondi. Credevano forse di non essere visti?
-Quasi dimenticavo. Papà perché sei qui?-
-Ricordi che due anni fa avevi voluto che facessi la richiesta per farti avere anche il mio cognome oltre a quello della mamma?-
Per cause legali alla mia nascita mi era stato dato il cognome di mia madre e io mi ero battuta con tutta me stessa per anni a finche potessi avere anche quello di mio padre, mi ero completamente dimenticata da tempo di aver cominciato le varie pratiche necessarie all’aggiunta di quel cognome alla mia, già considerevolmente lunga, firma.
-Ecco, la richiesta è stata accettata. Mary Alice Eleanor Tatcher Calder.  Suona bene, vero?-
Sorrisi e ripetei il mio nuovo nome ad alta voce per ricordarmelo, da bambina credevo che i nomi lunghi fossero solo per coloro che facevano qualcosa di importante nella vita come i re e le regine.
-Potrei farmi chiamare solo Eleanor Calder, per un po’ magari .. Almeno finche tutte le directioners di Doncaster non si saranno scordate di “Alice-L’assalitrice di idoli”-
Fra le risate generali pensai che quel nuovo nome avrebbe segnato una volta per tutte il cambiamento che ormai si era fatto spazio nella mia vita.
Ovviamente tutto il mio passato è inciso nella mia anima insieme alle immagini tristi di lacrime e bottiglie vuote ma da quel momento, da quando si era alzata una sonora risata nella cucina di una casa di Doncaster, potevo finalmente decretarmi Felice.
E, proprio con questa risata si chiude la mia storia.
 

Con affetto,
Eleanor,una ragazza felice.



 

E, ancora una volta, con Sweet Home Alabama nelle orecchie
ho spuntato il quadratino accanto alla voce "completa?".
Prima di tutto volevo dirvi perchè ho scelto di scrivere proprio su Eleanor.
Non perchè io abbia una particolare simpatia per lei o voglia andare contro le "Larry Shipper", assolutamente no.
Tra l'altro, questa storia è stata scritta molto prima della "Tempesta Larry".
Anyway, tornando a noi, ho voluto scrivere su di lei perchè sulla nascita di Eleanour non si sa quasi nulla
e così ho voluto inventare una mia versione dei fatti, tutto qui :)

Questo è l'ultimo capitolo e so già per certo che correggere vecchie bozze e aggiungere nuove parti a quei
fogli di Word mi mancherà da morire come mi mancheranno tutti coloro che mi hanno letta.
Mi mancherà chi ha letto solo i primi due capitoli, 
mi mancherà chi ha letto tutta la storia,
chi l'ha recensita e chi ha letto solo il titolo.
Grazie mille a tutti voi,
a presto ♥

 

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