Love doesn't choose

di RONNIEeMIA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cos’è l’amore? Domanda difficilissima a cui rispondere, giuro che anche io non saprei cosa dire ora. Sono ancora bloccata tra due amori quello di quando avevo ancora tre anni e quello vero forse, quello che le persone normali chiamano Amore della Vita. Forse l’amore per me è la musica, o meglio il pianoforte, la passione trasmessa da mio padre che pratico più facilmente di tutte, soffrendo ma comunque amando quel bellissimo hobby in cui mi sono immersa da quando ero alta meno di una sedia. Molti non capiscono questo mio punto di vista dell’amore verso un oggetto ma giuro che il pianoforte per me era sacro.
Su una cosa sono certa l’amore non è solo baciarsi o abbracciarsi quelle sono conseguenze dell’amore perché se fosse così i miei genitori ora sarebbero stati ancora uniti e avrebbero avuto ancora bambini forse. Già, i miei genitori sono separati da quando avevo sei anni, quell’odioso di mio padre aveva trovato lavoro fuori in una band dove suona professionalmente il pianoforte, così abbandonò me e mia madre e la mia sorellina, che aveva solo 9 mesi. Mia madre da allora diventò la sua “migliore amica” dandogli consigli su tutto, ma nella sua voce si sentiva sempre l’amarezza di quell’abbandono. Una cosa è certa lui ama il suo pianoforte più di quanto amasse me mia madre e mia sorelle messe insieme. Mi chiamava pochissimo e quelle poche volte sapevo che non era di certo perché volesse farlo ma perché mia madre era preoccupata per me, ma non capiva che a me di lui ormai non importava niente. Quello tra lui e la musica è vero amore e lo dico perché lo penso, perché se non fosse così non ci avrebbe abbandonate.
Io amo la mia mamma ma alcune volte è davvero insopportabile, ecco un altro tipo di amore l’amore familiare, di una persone che per me c’è sempre stata, proprio come la mia migliore amica Stefani, che sogna disperatamente di fare la cantante, lei ha la famiglia perfetta tutti l’amavano perché si insomma lei è davvero la perfezione in persona. E’ bella, solare e ottimista e odiavo chi la facesse stare male. Io la conosco da quando eravamo piccolissime avevamo solo 2 anni quando nel parco ci scontrammo e iniziammo a giocare insieme, sì successe così. Era amore quello nostro amore che non sarebbe mai dissolto per nulla al mondo, perché io non l’avrei mai tradita, solo su una cosa forse quello che prima ho definito Amore Vero. Il suo nome è John lo amavo dal giorno del parco, era il fratello gemello di Stefani, anche se caratterialmente erano diversissimi. Dovevo tenere il segreto perché se no avrei rovinato tutto l’amicizia lunghissima tra me e Stefani e la “fratellanza” che univa me e John . Ecco ora darò la risposta alla domanda COS’E’ L’AMORE PER ME ORA? E’ SEMPLICEMENTE UN SENTIMENTO E BASTA

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


Capitolo 1
 
(1 Mese dopo)
 
 «Come? Io da papà per tre mesi? No! Sei pazza io non ci vado? E poi dovrei portarmi quella lagna di sorella che mi ritrovo, non ci pensare neanche per una frazione di secondo!» le dissi in un tono che neanche il diavolo avrebbe potuto sopportare.
 «Non fare storie Brittany! Ho già parlato con tuo padre! Tre mesi passeranno in fretta te lo giuro. Io e Steve dobbiamo sistemare i preparativi per il matrimonio! Non puoi per una volta obbedire? Tuo padre ama la musica proprio come te, secondo me passando un po’ di tempo insieme vi unirete e andrete d’accordo! Te lo giuro bambina mia!» disse abbracciandomi, ma io non mi facevo convincere da un abbraccio!
Lei non sapeva che sarei stata male lì con una persona che non vedevo da forse, ecco sì 1 anno quasi, una persona che si era dimenticata di chiamarmi per gli auguri del mio sedicesimo compleanno.
Non riuscivo a stare con lui un’ora immagina novantuno giorni a sentir parlare solo di musica e di pianoforte, sì io amavo la musica, ma avevo altri argomenti su cui creare conversazione, tipo il fatto che avrei abbandonato la mia migliore amica e il mio ragazzo, sì io e John ci eravamo messi insieme dicendo tutta la verità a Stefani e nonostante tutte le bugie raccontate, lei ci ha perdonato dopo solo 3 giorni, che sorella fantastica che aveva il mio John, mentre a me toccava quella lagna di Jenny che aveva solo dieci anni e che era dispettosa come una bambina di tre.
Raccontava tutto a mia madre, scordava sempre il mio pianoforte e rovistava nelle mie cose, io non la sopporto lo giuro!
 
Mia madre mi disse che con me sarebbero potuti venire sia John che Stefani e mi lasciai convincere, pensando  che sarebbe stata la mia più grande estate, insieme al ragazzo che amavo da una vita e a sua sorella che era la sua migliore amica bè si i tre moschettieri insomma,poi ci ho riflettuto più lentamente e mi ero dimenticata dei piccoli ma grandi dettagli, mio padre e mia sorella! NOOOOOO non ce l’ avrei fatta ma mi dissi che ce l’avrei messa tutta e in men che non si dica preparai la valigia e non dimenticai di certo il mio quaderno delle canzoni dove scrivo i miei arrangiamenti e i testi da far cantare a Stefani, siamo come pezzi del puzzle ci completiamo a vicenda.
Scesi la mia valigia, e fui costretta a scendere anche quella di Jenny e aspettai che arrivassero John e Stefani.
Passò una mezzoretta, caricammo la macchina e partimmo.
Scherzammo, ridemmo, e cantammo come dei pazzi e fu lì che mi accorsi di essere la ragazza più felice al mondo. Poco dopo non mi sentii più così felice, quando scesi da quella macchina vedendo mio padre, invecchiato tantissimo (non me lo aspettavo per niente così) fui presa da una stranissima sensazione di odio e di rabbia, ripensano a quello che aveva fatto in passato.
Mi abbracciò e io decisi di fingere che mi facesse piacere quel gesto di “affetto” dato da mio padre, che in realtà mi dava veramente fastidio, subito dopo John mi diede un bacio e mi calmai entrando di nuovo nel mio mondo di pace.
 
«Non ci sono abbastanza letti, mi dispiace ce ne sono solo due in casa ma più giù c’è una casetta dove ho un letto matrimoniale, forse Brit e Jenny potrebbero dormire lì»disse dispiaciuto.
  «Se desideri tolgo il disturbo, se sono di intralcio, non so perché sono qui sinceramente! Vorrei tanto non essere venuta!» dissi mentre John mi strinse il braccio dicendomi di smetterla, era l’uomo giusto per me, io lo amavo era bello quel sentimento forte che provavo per lui, era semplicemente unico era l’uomo della mia vita.
  «No, che non sei di intralcio tesoro, è che non sapevo che sarebbero venuti anche i tuoi amici, ma non ti preoccupare troveremo un modo piccola!» disse sorridendo, aveva un sorriso inquietante, stranamente molto inquietante.
  «Non sono più piccola! Sono cresciuta da sola. Non sono più una bambina dall’età di sei anni. E comunque no io non ci dormo con Jenny lì, è stato già faticoso portarla qui, ed è stato già faticoso essere venuta qui, senti papà non capisci che io qui non c’entro niente se non fosse per Stefani e per John che per tua informazione è il mio ragazzo, non sarei qui ora!» dissi arrabbiata, fu lì che capii che avevo esagerato, quando gli occhi lucidi azzurri di mio padre erano l’unica cosa che mi fissavano.
  «Va bene Stefani, BASTA!» disse Jenny «non capisci che è difficile anche per lui? E’ il nostro papà e io lo voglio bene e tu non hai il diritto di trattarlo così! Io dormo con Stefani, non voglio dormire con un’egoista come te! E ora se non vuoi stare con noi puoi girarti ed andartene io starò benissimo con papà!» lì capii di aver super-esagerato, una bambina di 10 anni mi aveva risposto con tono e in modo serio, cosa che Jenny non avrebbe mai fatto. Subito dopo abbracciò il mio papà e John mi fece segno di scusarmi e io come una bambina lo feci.
  «Scusami papà, non avrei dovuto dirti tutte quelle cose, ma sono ancora piena di rimpianti e non credo di riuscirgli a mandare giù ma ti prometto che ci proverò, a te va bene se dormo con Stefani e John? Così non darò fastidio né a te né alla mocciosa!» dissi sentendomi davvero una merda ad aver detto tutte quelle cose brutte.
  «Piccola, oh no scusami cioè Brit tu non mi dai fastidio ma se per te è meglio così potremmo portare un letto nella casetta così potrete dormire, ma non voi due insieme!» mandò un’occhiata fulminante a John che annuì sorridendo con la testa. Sentivo che ci stavamo riappacificando che finalmente avremmo potuto recuperare tutti quegli anni persi e fu lì che l’amaro mi ritornò in gola ripensando al brutto gesto che ci aveva fatto ma tutto ciò fu spazzato via da un abbraccio dolce di John seguito da un suo bacio.
  «Smettetela con le smancerie!» disse Stefani «diamoci da fare abbiamo un letto da spostare e le valigie da svuotare, così poi potremmo uscire e io potrei iniziare a dare un’ occhiatina in giro. Ehm no scusami John intendevo un’occhiatina alle vetrine dei negozi dai lo sai che ti voglio bene! Ok ora sto zitta però andiamo! Ho voglia di esplorare!» disse ridendo.
Iniziammo a ridere tutti e tre e subito dopo ci rimboccammo le maniche e iniziammo a “lavorare”.
  «Papà!!!!! Il letto non passa dalla porta! Mi sto rompendo le mani! E lo sai che mi servono per suonare!» dissi affaticata, mentre reggevo il peso di quel letto con John.
  «Arrivo tesoro, arrivo subito un attimo che mi metto le scarpe e sono subito da te» disse iniziando a correre, io e John ci guardammo negli occhi e iniziammo a ridere come degli squilibrati mentre Stefani era imbambolata sul rumore delle onde, era come un uomo all’ascolto del canto delle sirene.
  «OK, sono qui, tutta colpa mia non vi avevo detto che c’era un’entrata di riserva la chiave è la seconda quella rossa!»
  «Si corro» Stefani era troppo ferma e incantata aveva gli occhi lucidi e le orecchie aperte ma io dovevo distoglierla da quel bellissimo sguardo così la feci spaventare e mi seguii correndo sulla porta del retro.
  «Ecco fatto! È entrato alla perfezione come vi sembra? Si vabbè è un po’ arrugginita per modo di dire ma potreste decorarla c’è un negozietto qui vicino se volete potreste farci un salto, io rimango con Jenny o se desiderate potreste anche portarvela!» arrugginita? A dir poco il soffitto tra poco sarebbe potuto caderci in testa, pareti di legno e tavoli che quasi rotti, tutto molto OUT come diceva Heidi Klum in Project Runway va bene io non potevo giudicare perché mi vesto in modo OUT ma quella casa era davvero orrenda.
Poco dopo andammo in quel negozietto e comprammo il necessario per risistemare la casa.
La serata passò velocemente.
Andammo in centro e dopo pochissimo, potevano essere passati cinque minuti, perdemmo Stefani, girammo per negozi, e sinceramente non pensavo che quella sera la mia vita si sarebbe complicata più di quanto non lo fosse.
Io e John camminavamo all’indietro e per uno strano caso della vita mi scontrai con un ragazzo.
  «Ahia! Aiuto il piede mi fa malissimo, non sai guardare dove metti i piedi?» dissi non pensando al fatto che quella che camminava male fossi stata io.
  «Scusami davvero, ma quella che camminava nel senso sbagliato eri tu, scusami veramente» disse con una voce preoccupata pensando a cosa mi ero fatta male.
Intanto John era andato fuori a chiamare mio padre e se non l’avessi fermato in tempo avrebbe chiamato l’ambulanza per una semplice caduta e la polizia per far arrestare colui che mi avesse fatto male, ciò mi faceva capire che era un ragazzo perfetto, il ragazzo che mi amava, IL MIO RAGAZZO!
Mi alzai lentamente con l’aiuto di questo sconosciuto e quando lo guardai dritta nei suoi occhi celesti mi accorsi di provare qualcosa, non so cosa, ma lo provavo, ero davvero stupefatta dalla sua bellezza che non mi resi conto che gli stavo tenendo la mano, l’unica cosa che mi fece distogliere dal suo sguardo fu la voce imponente di John.
  «Ehi amore stai meglio?» disse venendomi incontro
  «Si molto, grazie non so chi tu sia» vorrei saperlo, cavolo ma io ero FIDANZATA! Dovevo togliermelo dalla testa! Dovevo e volevo farlo!
  «Il mio nome è Logan scusami ma ora devo scappare. Mi dispiace, scusami ancora ciao. Ci si vede in giro.» non gli avevo detto il mio nome, non avevo fatto in tempo, e forse era meglio così in men che non si dica tornai a sognare quando John mi diede un bacio anzi due.. o forse tre… o quattro…

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2
 
 
Ero davvero concentrata su quello che successe qualche ora prima, non so perché era stato solo un caso l’incontro con questo Logan che sembrava un ragazzo davvero gentile, ma io come faccio a saperlo? No, non lo sapevo, in mente pensavo Britt non giudicare un libro dalla copertina e no non avrei dovuto farlo ma mi sembrava davvero strano il modo in cui i suoi occhi color MONDO mi avevano fissato così intensamente da farmi trasportare sì, in un mondo di vera e propria FANTASIA. Non potevo confidarmi con nessuno, avrei tanto voluto avere la mamma in quel momento accanto a me ma NO! Tutto era contro di me! Non avrei mica potuto confidarmi con John mi avrebbe lasciata in quello stesso momento e neanche con Stefani che sì mi fidavo di lei ma so che con lei che parla sempre avrebbe potuto far sfuggire il mio segreto con John, con Jenny? Ma cosa sto dicendo? È solo una bambina! E con papà? Lui mi avrebbe detto piccola sfogati suonando, anche se forse un’idea ce l’ho avuta! UN DIARIO SEGRETO! Sì avrei potuto comprarlo, dissi mentre mi alzavo dal letto e iniziando a correre verso casa di papà.
  «Papà? Sei qui?» sentii il suono del pianoforte, un suono che sentivo spesso, ma che questa volta era diverso perché era il mio papà a farlo, andai verso il salotto, lui non mi aveva sentita entrare, era lì sul punto di creare uno dei suoi capolavori che magari un giorno darebbe potuto diventare famoso, risii in mente, quella di papà era roba all’antica ma che per noi musicisti significava tanto, era la nostra seconda vita, era lì seduto mentre scriveva (pasticciava) il foglio pur di trovare una nota che stesse bene con tutte le altre, era davvero difficile creare un pezzo perfetto e giuro che i miei pezzi non lo erano affatto, avrei sognato un futuro alla Julliard, ma ci dubito seriamente. Mentre camminavo non mi accorsi che c’era una sedia avanti a me e come un sacco di patate caddi.
  «Ahio!!»gridai in modo furioso, se avrei continuato così la gamba si sarebbe davvero rotta, due cadute in un giorno non ci volevano.
  «Britt! Ti sei fatta male? Scusami non ti ho sentita entrare aspetta un secondo e sono da te.»
Disse sistemando i suoi fogli nel cassetto, mi nascondeva qualcosa?
  «Tutto bene piccola? Dove sono i tuoi amici? Cioè il tuo fidanzato e la tua migliore amica?»
  «Al parco con Jenny. Io ora vado in cartolibreria, devo acquistare un nuovo pentagramma e qualche matita, per una musicista sono indispensabili!» dissi sorridendo mentre papà mi aiutava lentamente a alzarmi, il dolore alla gamba era passato.
  «Piccola, se vuoi te li do io! Ne ho minimo una centinaia. Ma se preferisci puoi andare.»
  «Papà voglio prendere anche una boccata d’aria quindi se non ti dispiace vado.» gli dissi sorridendo e lui fece lo stesso, mi abbracciò.
  «Certo che non mi dispiace, ecco a te 20 dollari, tieni il resto, prendilo come un regalo.» mi diede un bacio sulla fronte e mi accompagnò alla porta.
  «Ciao papà, ti voglio bene.» non so perché lo dissi, mi uscì dalla bocca senza che volessi farlo, però fu una bellissima sensazione ero tornata ad avere un padre, un padre che adoravo  e che giorno per giorno lo stavo conoscendo per recuperare i dieci anni persi.
 
«Sì va benissimo anche un’agenda normale, non si preoccupi, serve solo per prendere gli appunti.» dissi mentre la commessa anziana mi mostrava i vari modelli di agende, non finiva più di parlare, ce ne erano di tutti i tipi: piccole, grandi, medie, piccolissime, verdi, gialle, nere di tutti i tipi!
«Va benissimo questa, grazie quant’è? Anzi già che c’è mi dia anche un pentagramma e due matite HB 2» dovevo prenderle per farle vedere a papà perché, curioso com’era mi avrebbe sicuramente chiesto di mostrarglieli, era prevedibile il mio papino.
  «Lei è la figlia di Mike giusto? Io sono una sua grande amica ci conosciamo da tempo, assomigli tantissimo a lui, scommetto che lui ti ha mandata qui a prendere il pentagramma, non gli bastano mai» mi disse sorridendo.
  «Sì, io sono sua figlia, ma il pentagramma è per me, anche io suono, mi ha trasmesso la sua passione, ah mi scusi io sono Brittany ma tutti mi chiamano Britt.» mi porse la busta e notai che la mano le tremava, mi fece un po’ pena, alla sua età non avrebbe dovuto lavorare!
  «Io mi chiamo Kate. Ecco a te lo scontrino sono 15 dollari, ma per te sono 10.»mi sorrise, era davvero una signora dolce, l’avrei voluta aiutare in qualsiasi modo.
  «Grazie mille signora Kate, ma qui non c’è nessun impiegato che la aiuta?» chiesi incuriosita pensando a tutti quei ragazzi che non facevano niente anzi erano sempre attaccato a una Tv giocano a Pes o a qualsiasi altro gioco esistente, mi venne una rabbia addosso, avrei voluto schiaffeggiarli tutti, pensai anche alle ragazze che erano sempre allo specchio provandosi quindici milioni di volte lo stesso abito o si chiudevano in bagno per farsi i capelli, e magari in casa c’era solo un bagno! Che egoiste!
  «No, sono qui quasi da 15 anni e nessuno è mai venuto seriamente, mi piacerebbe avere qualcuno ma i ragazzi sono occupati a studiare, che poi neanche lo fanno, è solo una brutta scusa.» disse scoraggiata, non aspettai un secondo e intervenni subito «se vuole la aiuto io, posso venire qui la mattina così lei può riposarsi.» le dissi porgendole la mano.
  «Grazie Britt, se per te va bene mi piacerebbe molto avere una ragazza come te qui dentro, sei davvero un tesoro.» mi fidavo della signora Kate, avrei potuto trattarla come una nonna, visto che non ne avevo una, ci mettemmo d’accordo e decidemmo i miei orari e la mia paga che ammontava sui 300 dollari al mese, che per tre mesi mi sarebbero bastati eccome, la salutai e mi lasciò le chiavi del locale, segno che si fidava di me.
 Uscendo vidi Logan che parlava con Stefani, con la mia Stefani! Come ha potuto? Va bene, lei non sapeva che mi stava succedendo, che poi, in realtà non mi stava succedendo proprio un bel niente! Io amavo John e lo avrei amato per tutta la mia vita, finché morte non ci separerà e anche oltre e quando un giorno ci saremmo fatti definitivamente la promessa, avremmo vissuto in una casetta con i nostri figli al calduccio come una vera e propria famigliola felice.
Mi avvicinai a Stefani e gli dissi «Ehi cantante, dove siete stati? Ehi io ti conosco aspetta non me lo dire tu sei Lo.. Lo… Logan!» feci finta di non riconoscerlo.
  «Ehi Britt, ma voi vi conoscete? Logan si è iscritto alla Julliard lo sai? Lo anno accettato!» cazzo, quella notizia mi aveva scombussolata, lui suonava come me eravamo molto simili.
  «Veramente? È il mio sogno a quando ero piccola così!» feci segno all’altezza del mio ginocchio
  «Sì, suono il pianoforte da quando avevo tre anni, non ho mai smesso e non lo farei mai, è una parte della mia vita.» disse ridendo ma comunque avendo l’aria seria e soddisfatta i quello che mi stava raccontando. «Anche io suono il pianoforte, e anche io l’anno prossimo farò domanda alla Julliard, vedremo se verrò presa, ma le speranze non le perderò mai!» dissi con gli occhi lucidi, da dietro mi strinse John le sue mani calde, mi facevano sentire protetta e amata, e io adoravo quella sensazione, io adoravo lui!
  «Bene, io ora devo andare ci vediamo Stefani» gli diede un bacio sulla guancia, e gli porse un bigliettino bisbigliandole qualcosa all’orecchio, scommisi con John cinquanta dollari che le aveva dato il bigliettino con il suo numero di cellulare.
  «Ehm ciao anche a te Britt! Un giorno mi farai ascoltare le tue melodie!» mi disse sorridendomi io gli ricambiai il sorriso e appena girò l’angolo baciai John.
  «MI ha dato il suo numero!» gridò Stefani «Bene bocconcino, mi devi cinquanta dollari!» fece una faccia a cane bastonato e gli diedi un bacio, subito dopo ci incamminammo verso casa.
Mentre camminavo mano nella mano con John pensavo a Logan e a Stefani.
Forse provavo qualcosa per lui, forse no.
Se prima per me l’amore era un sentimento e basta, ora si stava iniziando a spiegare.

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