Quello che gli occhi non vedono di Pter (/viewuser.php?uid=169555)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Neve e scimmie urlatrici ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Ventitrè sconosciuti ***
Capitolo 1 *** Prologo - Neve e scimmie urlatrici ***
Il
rumore di un cassetto che viene chiuso con violenza mi raggiunse nel
mondo dei sogni in cui mi ero rintanata, facendomi socchiudere
l'occhio destro.
- mmmhhhh
Mugolai con forza, sperando di far
sentire in colpa quei due in cucina per avermi svegliata, o almeno
incitarli a fare silenzio.
Il cane cominciò a ringhiare,
provocando una risata, che continuò senza ritegno per trenta
secondi
buoni, mentre il suddetto quadrupede dava la dimostrazione pratica
della potenza delle proprie corde vocali intonando una scala di
ringhi intervallati da qualche guaito.
Ma certo, manca solo che
parta una fanfara e quei due possono dire di essersi impegnati al
massimo per svegliarmi.
Mi girai pigramente verso il muro –
mugolando di nuovo, per sicurezza – e mi chiusi la testa nel
cuscino piegato in due.
Stavo per sprofondare di nuovo nel mio
sogno popolato da sosia di Francisco Lachowski a petto nudo quando il
cane riprese a dare sfogo alla propria esasperazione. Il sorriso
provocato dal carosello di pettorali da cui ero stata tirata fuori a
forza mi si spense sulle labbra.
Mi sollevai con uno scatto seduta
sul letto e vidi attraverso la porta aperta l'inutile amico di Ethan
seduto sul divano con un panino grondante di nutella – il mio
panino
– in mano, mentre con l'altra teneva l'indice in avanti,
stuzzicando ripetutamente quella pallina di ciccia, pelo ed
esasperazione che è Coffee, ridendo sguaiatamente.
Da
come mi guardò il ragazzo, vista la velocità con
cui lasciando il
dito a mezz'aria fece finta di niente e strappò in un morso
mezzo
panino, intuì di avere come minimo il fumo che mi usciva
dalle
orecchie.
Soddisfatta, mi risdraiai con calcolata lentezza,
ritrovandomi purtroppo irrimediabilmente sveglia a fissare il
soffitto rosso mentre le braccia incrociate sopra al cuscino mi
reggevano la testa.
Sospirando, allungai la mano e con movimenti
pigri cercai il telefono sul ripiano dietro al letto.
Il nome che
lessi sul display mi fece innervosire.
«
Ti prego, rispondi all'ultimo messaggio, ci sto male »
Inarcai
un sopracciglio.
Ma
certo, lui
ci
sta male, poverino. Dura avere una coscienza, Nat?
Mi
alzai con rabbia, per poi risedermi, notando un secondo messaggio.
«
Aggiornamenti dall'idiota? »
Mihael.
Sorrisi, mentre le mie
dita, sveglie già prima di me, componevano freneticamente
una
risposta.
« Si, finalmente inizia a sentirsi in colpa. Fa bene.
Ti chiamo dopo. »
Sollevai pigramente lo sguardo verso
l'orologio, soffocando uno sbadiglio, chiedendomi a che ora mi
avessero tirato giù dal letto quelle scimmie che
campeggiavano a
casa mia.
-
Mi
avete svegliata alle sette e mezza!? -
strillai da camera mia, irrompendo in cucina con rabbia. Ethan e il
suo inutile amico mi guardarono, il primo con aria di sfida e annesso
sorrisino strafottente, il secondo esitante, ponendosi chiaramente
qualche domanda sulla salute mentale della sorella del suo migliore
amico.
- Tu! - Esclamo
indicandolo – Non basta il fatto che tu ti sia praticamente
trasferito a casa nostra, devi anche svegliarmi a quest'ora?
- Ma
tu il sabato non vai a scuola? - Chiese spostando lo sguardo su
Ethan, come per chiedere una conferma che non arrivò
– Non credevo
che fossi in casa, scusa.
Aprii la bocca pronta a ribattere, ma la
richiusi. Aveva ragione.
- Oggi entriamo alla terza ora, manca una
prof – borbottai tornando sui miei passi in camera mia,
strascicando i piedi con aria sconfitta.
Mi stiracchiai sollevando
un braccio e tirandolo con l'altro, guardandomi allo specchio.
Il
fatto che il mio primo giorno mancasse già un prof mi faceva
seriamente dubitare sull'organizzazione della nuova scuola. E' anche
vero erano i primi di Dicembre e non Settembre, ma tralasciamo i
dettagli insignificanti.
Il mio sguardo, che vagava perso fuori
dalla finestra, notò un movimento sospetto.
Sbuffai.
-
Ethan!
Una voce seccata mi rispose dalla cucina.
- Che vuoi
ancora?
- Da quanto nevica?
- Sta nevicando?
- No, il cielo
bluffa per infastidirmi - Borbottai a mezza voce, più rivolta a me
stessa che a lui. Tornai a guardare fuori con aria esageratamente
malinconica.
Quei fiocchi di neve molliccia che cadevano
implacabili mi stavano guardando con aria sarcastica, sono
sicura.
Perfetto, quella adorabile poltiglia nevosa che si sarebbe
inevitabilmente formata è certamente la sostanza in cui
preferisco
affondare con le scarpe fino alle caviglie.
Bello schifo.
Mentre
facevo questi pensieri mi infilai un paio di jeans e una canottiera
con annessa giacca gigante. La me stessa dello specchio mi
dedicò un
sorrido di incoraggiamento.
Guardai di nuovo l'ora, le otto meno
venti. Sbuffai.
Tornai in cucina, dove inizia a sgranocchiare un
pan di stelle con aria metidabonda mentre componevo il numero di
Mihael sul cellulare.
- Pronto?
- Ehi, quintessenza
dell'inutilità umana!
- June? Ma lo sai che ore sono? - Mi chiese
il mio migliore amico, con la voce impastata dal sonno.
Ops.
-
Non perderti in inutili dettagli, ascolta piuttosto l'ultima trovata
del deficiente!
E con un biscotto ancora in bocca, tenendo il
cellulare in bilico tra l'orecchio e la spalla, trafficai con le
chiavi uscendo sul pianerottolo, annunciando a gran voce alle scimmie
rintanate da qualche parte in casa mia:
- EHCO, FE DOETE USHIRE
'NDETE LE CHIAVI
Che senza biscotto incollato ai molari dovrebbe
voler dire qualcosa del tipo “esco, se dovete uscire prendete
le
chiavi”.
Schiacciai il tasto dell'ascensore con la fronte, senza
smettere di parlare, e mi diressi fuori da casa, senza sapere con
precisione dove andare.
Sarebbe stata una giornata come tutte le
altre.
~
Writer's corner
Ciao
gente :3
Prima di tutto ringrazio chiunque abbia letto il prologo,
forse vi sembrerà noioso, è perchè
volevo semplicemente presentare
la protagonista senza troppe pretese, la trama effettiva comincia nel
prossimo capitolo!
Vi dico fin da subito che le recensioni
negative non mi offendono, se avete qualcosa da dirmelo scrivetelo,
sul serio! Mi aiutereste a migliorare :)
Vorrei dire taaante cose,
ma mi limito a suggerirvi di leggere la storia di Francisco,
che è una personcina adorabile che ha dovuto farsi implorare
per
postarla.
Spero che riuscirò ad aggiornare presto, sto già
lavorando al primo capitolo.
Okay mi sto chiedendo come cavolo
dovrei concludere, quindi opto per un finale a sorpres
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 - Ventitrè sconosciuti ***
Mi
piacerebbe dire che feci un ingresso trionfale a scuola il mio primo
giorno, spostando i capelli in modo terribilmente sexy mentre entravo
indifferente
parlando con il mio migliore amico; ma le mie gambe che in quel
momento avevano la consistenza della gelatina mi portarono al
parchetto.
Dopo
una specie di ritmata filastrocca isterica in cui urlavo a Mihael
tutti i miei problemi mentre lui tentava invano di calmarmi mi
decisi ad avviarmi verso la scuola.
A
ogni passo la poca fiducia in me stessa che mi aveva trasmesso Mihael
poco prima sbiadiva sempre di più, e quando mi ritrovai a
un'isolato
nella scuola un ruggito di panico risuonò nel mio cervello.
Come
potevo sperare di inserirmi in classe, dopo che i gruppetti si erano
già formati?
Non
avrei avuto amici.
Avrei
passato tutti i pomeriggi a rotolarmi nell'autocommiserazione.
Sarei
stata sola in un angolino in tutti gli intervalli.
Sarei
sempre stata quella che rimane fuori quando la classe si divide in
coppie.
Avrei
affogato i miei dispiaceri nella nutella.
Procurandomi
l'acne.
E
il diabete.
Avrei
avuto dei problemi cardiovascolare dovuti a tutto questo.
La
mia salute sarebbe peggiorata fino a un ricovero in ospedale.
Senza
voglia di vivere non sarei riuscita a guarire.
...
Voglio
delle rose bianche sulla mia tomba, grazie.
Mentre
i miei pensieri degeneravano, ero arrivata davanti al portone senza
rendermene conto, senza che la sinfonia numero 5 di Beethoven
crescesse in modo scenografico nella mia scatola cranica e senza una
preparazione psicologica.
Quando
imboccai incerta il portone, nella mia immaginazione avevo scritto in
fronte il testamento e la sinfonia numero 5 si decideva finalmente a
fare il suo lavoro.
Guardando
con interesse i miei piedi che si superavano a vicenda uno di fronte
all'altro mi diressi verso i tabelloni.
Come
si aspettano che faccia a sapere dov'è l'aula 327b?
Sul
serio, chi è il deficiente che ha scritto le schede?
Come
dovrei raggiungerla?
Con
la disinvolta tranquillità di un tacchino a natale guardavo
a destra
e sinistra in cerca di qualcuno che potesse aiutarmi, ma vedevo
ovunque solo alunni che chiacchieravano tranquilli, ognuno
consapevole della propria destinazione.
Un
camice blu e bianco fece fare capolino da un angolo facendo
sobbalzare la mia speranza.
Appare
un'esemplare selvatico di bidella!
Mi
avvicinai ringraziando tutti i santi.
-
Scusi? - Tentai, invocando un sorriso incerto - Sa per caso dove sia
la 327b?
-
Tu devi essere una ragazza nuova! Non mi sbaglio, vero gioia?
Ma
va?
Un
sorriso sdentato si fece strada su una faccia ossuta, montata su un
viso non troppo giovane circondato da dei capelli tinti di rosso con
qualcosa di scadente preso al supermercato. Se non fossi stata
disperata, la luce di follia che le si era accesa negli occhi mi
avrebbe messo in allerta. O fatta scappare a gambe levate.
-
Si, esatto. Sa dove sia?
Mentre
sfoderavo il sorriso più falso del mio repertorio esponendo
ai
passanti le gengive mi spiegò come fosse ovvio che le aule
sul 300
fossero al terzo piano, calpestando (non troppo metaforicamente) la
mia autostima. Una prof mi afferrò per un braccio
liberandomi dalla
bidella, scusandosi per non avermi accompagnato in classe, e
chiedendomi perchè non mi fossi stata presentata in
segreteria come
era stato stabilito.
Oh.
Perchè
non mi ero presentata in segreteria?
Mentre
sulla mia faccia un gigantesco punto di domanda prendeva il posto del
mio naso venni trascinata a forza al terzo piano, dove prima che
potessi rendermene conto fui catapultata davanti a ventitrè
facce
che mi osservavano con aria vagamente divertita.
~
Nel
panico?
Io?
Cosa
te lo fa pensare?
-
Ciao? - Azzardai, rivolta a quelle facce sconosciute
-
Se non lo sai te!
Qualcuno
rise.
Lancia
un'occhiata ferita al ragazzo in terza fila, che sorridendo
alzò le
mani in segno di innocenza.
-
Lei è la vostra nuova compagna di classe, Juniper Marlow. -
Disse la
prof che, una volta corsa alla cattedra, appariva come una creatura
irraggiungibile nascosta dietro al registro dal quale non aveva
neanche alzato gli occhi.
- Siediti dove ti pare.
Azzardai
un'occhiata furtiva verso le faccie incuriosite che avevo davanti.
Sorridevano
perchè mi stavano già sfottendo?
-
I fiori bianchi sulla mia tomba devono essere rose! -
Strillò
l'ultimo frammento di speranza che mi era rimasto per poi tuffarsi da
qualche parte.
Mi
diressi verso l'unico banco libero, vicino a due ragazze che avevano
un'aura snob captabile con tutta probabilità anche dalle
aule
vicine.
Mi
abbandonai sulla sedia, cercando di mimetizzarmi nella giacca.
Tentativo
fallito. Tutti mi stavano
fissando. E quando dico tutti, intendo dire che anche le persone
davanti a me erano girate intente nel farmi una radiografia.
Echecazzo,
un minimo di contegno!
Avrò
qualcosa sulla faccia?
Magari
sono sporca di caffè?
Aspetta,
non ho bevuto caffè stamattina.
Calmati
June, stai esagerando.
E
mentre i due occhi color nocciola della ragazza alla mia sinistra mi
esaminavano, mi resi conto che nessuna di queste persone sapeva nulla
di me.
La consapevolezza di essere una persona nuova con una
personalità ancora indefinita mi colpì come un
fulmine.
Mentre
la voce monotona della prof scorreva in sottofondo, pensai che
nessuno di quegli occhi mi aveva visto essere maltrattata nella
vecchia scuola, solo perchè cercavo di salvare qualche
ragazzino di
prima dalla noia del bulletto di turno.
Nessuna di quelle labbra
aveva forzato una risata mentre venivo spinta nei corridoi.
Nessuna
di quelle orecchie aveva registrato gli insulti con cui mi
apostrofavano.
Mentre pensavo gli occhi mi si spalancavano
inconsapevolmente sempre di più.
Non avevo sempre pensato che il
successo di una persona dipende dall'idea che la gente si fa di lui,
più che dai suoi veri meriti?
Avrei anche potuto essere una
sirena, per quei pochi occhi che ancora non si erano stancati di
esaminarmi. Nessuno mi conosceva.
Fu in quel momento, che presi
una decisione.
♣ Writer's corner
Si,
lo so che non ho aggiornato per tipo un mese, ma tanto nessuno l'ha
messa nelle seguite, ergo nessuno ha sofferto :3
E non ci crderete, ma anche se non li ho pubblicati, mentre mettevo il
prologo già avevo pronto questo capitolo, il prossimo e
delle scene a caso da mettere più avanti! Come l'ultima
volta, vi ripeto che se avete qualche critica da fare fatela,
è solo un piacere che qualcuno mi aiuti a migliorare!
Spero che qualcuno si caghi almeno un pochino le vicende della mia
amata June!
Alla prossima, cowboys! :3
|
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