Ti spiegherò tutto con una canzone.

di Grapes_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo anno, uguale a tutti gli altri...? ***
Capitolo 2: *** Quello nuovo. ***
Capitolo 3: *** Finte ripetizioni. ***



Capitolo 1
*** Un nuovo anno, uguale a tutti gli altri...? ***


1.






























 



‘Più difficile sarà il cammino e più soddisfacente sarà l’arrivo’
 
10 settembre. 
 “Emily alzati o farai tardi il primo giorno di scuola!”
La voce di mia madre, proveniente dal piano di sotto mi sveglia da un sonno agitato. Questa notte gli incubi si sono fatti spazio tra i miei pensieri, e non mi hanno lasciata sola nemmeno per un istante.
Pensando a quanto possa iniziare male una giornata, dopo una notte insonne come questa, mi alzo contro voglia e abbandono il bozzolo caldo che si era formato tra il materasso, me e il mio piumone. Una relazione a tre che non voglio che finisca mai.
Infilo i piedi nelle pantofole marroni e mi trascino verso il bagno, pensando intanto a cosa fare oggi.
Primo giorno di scuola, allora, inanzitutto doccia, mi vesto e scendo per fare colazione, torno ovviamente su per lavarmi i denti, fermata dell’autobus, autobus, scuola. Dovrei ignorare i soliti idioti che ho in classe, e tenere duro perché manca solo un anno e poi me ne vado da questa scuola. Stay strong, Emily. Sospiro e inizio a fare le cose sopra citate, come da copione.
 
“Ragazzi bentornati a scuola, quest’anno non siete più piccoli! La quinta superiore è tosta, studiate duro che c’è la maturità quest’anno, inoltre siete i più grandi dell’istituto, dovrete dare l’esempio ai nuovi arrivati! Be’, come state? Passato belle vancanze? Ma prima di questo, avete fatto i compiti, durante le vancanze? Ah, e prima che mi dimentichi, vi annuncio che da domani avrete un nuovo compagno!”  Annuncia in modo frettoloso la professoressa Valdinoci di Scienze e Matematica, dopo essere entrata in classe e essersi seduta alla cattedra, sistemando la borsa, il registro e tutte le sue cose.
La ignoro, e continuo a scarabocchiare sul mio blocco da disegno. Lo porto sempre a scuola.
Sto disegnando qualcosa che potrei trovare su un fondale marino. Bozze di pesci, coralli, scogli, stelle marine e… “Una femmina o un  massschio?” non c’è nemmeno bisogno che alzo gli occhi dal blocco, tanto so già chi è, Flavia Montalti. E sappiamo tutti, che se la risposta sarà la seconda, chi sa cosa gli farà a quel povero cristo del nuovo compagno.  Seguono le risatine dei miei compagni di classe.
“Bentornata anche a lei, Montalti. E comunque è un ragazzo. Ha la vostra stessa età e nel suo paese studiava francese e spagnolo, come voi. Ho saputo che non è qui da molto, quindi forse avrà difficoltà con la lingua, vedremo vedremo… “ chiude la frase con le solite due parole, e inizia a spiegare la lezione, che probabilmente solo i soliti due o tre ascolteranno e seguiranno.
Ma mi devo sforzare di ascoltare qualcosa anch’io, guai a deludere mamma o papà.
Faccio comunque molta fatica a seguire, nonostante abbia una buona media, perché ho sempre odiato, odio e odierò per tutta la vita Matematica. Fortunatamente al linguistico ci sono solo due alla settimana.
“Quindi chi sa come si risolve una potenza con esponente frazionario?”
Alzo la mano istintivamente, perché, io lo so, lo ha appena spiegato e l’ho capito.
“La Lloyd lo sa, ovviamente, le dia la parola Prof!”
Abbasso subito la mano. L’irritante, fastidiosa, roca e presuntuosa voce di Styles. Uno di quelli belli. Belli forte. Belli e basta. Un cervello esistente ma inutilizzato, una personalità da schifo, un’esistenza passata a giudicare, insultare e rovinare persone. Gente, questo è Harry Styles!
“Harry lo ha appena spiegato, se facevi un minimo di attenzione ci arrivavi anche tu!” tento di ribattere, appoggiando i gomiti sul banco e aprendo le mani come a spronarlo a capire il mio ragionamento, io so le risposte perché ascolto. E comunque mi da fastidio, ogni giorno quando fanno una domanda puntualmente lui  si gira per vedere se rispondo. E io non rispondo per non darli soddisfazione, così mi nego un più sul registro. Ogni volta che la prof. ci consegna una verifica corretta, lui si alza, viene verso di me, o si sporge semplicemente, per vedere il ’10’ o il ‘9’ che sono riuscita a guadagnare, studiando. Al contrario di lui, che si accontenta della media del ‘6’ senza aprire libro.  E quando vede ciò che voleva, inizia a prendermi in giro. E nei suoi discorsi, ‘secchiona’, ‘sfigata’,  non mancano mai. E anche se sto zitta fa male.
“Oh, andiamo, lo sappiamo tutti qua dentro che qui sei l’unica sfigata che ascolta questa noiosissima lezione!”
Abbasso lo sguardo e riporto le braccia sotto al banco. Mi sistemo una ciocca dietro l’orecchio. Harry, hai vinto. Non so più che dire, contento?
“Harry smettila, non iniziamo un altro anno in questo modo! lascia in pace Emily e presta invece attenzione, queste cose ti serviranno all’esame!”  dice la professoressa rivolta al ragazzo, che si gira incrociando le braccia al petto, e scivolando sotto la sedia , ma continuando a guardare con la testa girata, dalla sua prima fila laterale, me che sono al centro della seconda.
“E tu, Emily, sai la risposta?” mi domanda poi più dolcemente.
Si, prof, la risposta la so, ma cacci fuori Harry che ne ho abbastanza di lui.
Alzo lo sguardo verso di lui. Mi fissa sorridendo beffardo.
Ma non gliela darò vinta.
“No, prof.”
Annuisce e va avanti con la lezione, Harry sorride e si rigira.
Stronzo.
 
Suona la campanella che divide le prime due ore dalle altre tre della giornata, così gli studenti hanno una breve pausa di 10 minuti. Finisco di scrivere i compiti e mi appunto sul diario di portarmi avanti con i compiti scritti dei prossimi giorni perché domani sera c’è Justin Bieber su MTV e io non posso perdermelo.
“Non dimenticare nemmeno un dettaglio, eh” alzo lo sguardo. Harry appostato davanti al mio banco a sorridere sghembo. Lo fulmino con lo sguardo cercando di essere il più crudele possibile ma provoco solo una sua risatina, poi, seguito da Zayn che ridacchia, va a parlare con Flavia e altre ragazze facili della classe.
Finito col diario prendo dal mio zaino blu il piccolo panino che avevo fatto stamattina avendo dieci minuti in più, e inizio a scartarlo e mangiarlo.
“Oh, ragazzi, guardate la secchiona che si rimpinza. Studiare fa faticare, hai bisogno di energie, vero Lloyd? Attenta però a non ingrassare troppo: sei già un passo avanti così come sei” e indovinate chi è.
Il gruppetto di Harry, lui compreso scoppiano a ridere e io sto per sputarli in faccia.
Senza dire niente vado verso il bidone, butto il resto del mio panino e corro in bagno uscendo dall’aula.
Mi chiudo dentro una cabina e faccio sforzo per far ritornare fuori quel fottuto panino, che mi ha fatto venire presa in giro, nel modo più semplice e veloce: da dove è entrato.
Finito tutto mi tiro su e con le lacrime agli occhi, respiro profondamente e vado a sciacquarmi ai lavandini.
 
Sbatto la porta di casa e cammino a passi pesanti verso le scale con lo zaino a penzoloni.
“Passato una bella giornata?” sento mia madre dire dalla cucina.
“Troppo.” Mugugno. Ormai sono sulle scale.
“Qualche voto da dirmi?”
Mi appunto mentalmente di mandarla a fanculo e sbatto la porta della mia stanza chiudendomi dentro.
Mi butto sul letto e inizio a fare silenzio, e a contare i battiti del mio cuore.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Il mio ritmo è regolare ma veloce. Come se stesse per piangere.
… nove. Dieci. Undici. Interrompe il mio conteggio lo stomaco che brontola. Ho fame.
“Si può?” dice mia mamma aprendo la porta e nonostante io non le abbia detto ‘sì puoi entrare’ lei lo fa lo stesso e si siede persino sul mio letto. Mi siedo anch’io vicino a lei.
“Non vieni per pranzo?” mi domanda e rimango un po’ stupita, credevo mi chiedesse che è successo.
Scuoto la testa.
“Un brutto voto? Dimmi che non è meno di sette, perché lo sai quanti sacrifici io e tuo padre facciamo per la tua istruzione, non puoi deluderci con un misero sette e poi… “ o no eccola che attacca con la solita predica.
“No mamma, oggi a inglese ho persino preso un bel voto..” sospiro.
“Tipo?” domanda eccitata.
“Tra il nove e il dieci” rispondo senza entusiasmo.
“Ah” dice anche lei senza troppa euforia “Be’ la prossima volta fai di meglio, giusto?” cerca di spronarmi. Ma a me piace il mio nove/dieci, è stato il più alto della classe. Nonostanteciò, non è abbastanza per lei.
Sospiro. “Giusto”
“Brava la mia bambina!” mi accarezza la testa.
Fa per alzarsi e andarsene, ma la fermo io. Forse dovrei parlarle di Harry. Non ho un’amica, forse mia mamma può capirmi. Ha già avuto la mia età.
“Mamma…” si volta. “ci sarebbe un ragazzo…” torna a sedersi.
“Un ragazzo che ti piace?”
“Veramente no, un ragazzo che mi prende in giro.” Dico schietta.
Distoglie lo sguardo come annoiata.
“Che devo fare mamma?” le domando.
“Lo fa perché gli piaci”
Certo, mamma.
“Non credo..” no mamma, non credo che quello che mi dica Harry sia perché gli piaccio. Non la prendo nemmeno in considerazione, lui va a troie e lo sa che da me non ottiene niente.
Si alza e mi fissa, “Ho avuto anche io la tua età, se ti prende in giro è solo per attirare l’attenzione perché li piaci, ok? Non pensarci, pensa a studiare e prendere bei voti”  No, nessuno sta avendo diciotto anni come li sto avendo io. Sospiro, “Grazie mamma” dico flebilmente.
Lei sorride e se ne va soddisfatta chiudendosi la porta alle spalle.
Sento dei passi appena fuori la mia stanza, è papà.
“Allora, che è successo?” sento mio padre domandarle, in corridoio.
“Ma niente, ha preso tra il nove e il dieci.” Gli risponde.
“Poteva impegnarsi di più, lo sa quanto costa ciò che facciamo per lei? E ci ripaga così?”
“Glielo ho detto!”
 
11 settembre.
Entra in classe la prof di Italiano, ma nessuno le dà importanza , tutti continuano a parlare, scherzare e comportarsi come se nessuno fosse entrato. Tutti tranne me, che non ho nemmeno un’amica, nessuno che mi capisce o mi apprezza, e sono seduta al mio banco ad aspettare. Ad aspettare che la prof entri, passi la sua ora, poi la prossima, la prossima ancora e così via e tornare a casa. Che poi, siamo sicuri che a casa sia tanto meglio che a scuola?
“Allora ragazzi, come vi ha detto la Professoressa Valdinoci ieri, oggi deve inserirsi un nuovo compagno. Lo faccio entrare…” solo adesso mi ricordo del nuovo compagno. Ieri hanno detto che non è italiano.
Per qualche secondi mi fermo a pensarci. Non abbiamo mai avuto molte entrate negli anni passati. Giusto alcune, come l’anno scorso quelle due gemelle, e quello prima ancora, quel ragazzino Siciliano.
Però questo non è italiano.
Mi fa un po’ pena come Flavia stia esplodendo nei jeans dietro di me, eccitata al massimo all’idea di un nuovo giocattolino in classe. Non lo hai mai visto, la sua eccitazione è inutile, potrebbe essere basso, magrolino, con la pelle scura i denti storti e il qi un po’ basso. Sarà il solito tunisino, albanese o rumeno.  Quindi non perdo nemmeno tempo a fantasticare su di lui, anche perché si rivelerà uno come tutti gli altri, all’interno. Superficiale, testardo, stronzo. E ne ho abbastanza di star male per un maschio.
A sentire le parole dell prof, tutti si zittiscono improvvisamente, e ognuno si ferma, immobile come una statua.
Poi lentamente una figura sfila dalla porta ed entra in classe. Un ragazzo.
Menomale che doveva essere basso, magro e con i denti storti….
 


Ciao ragazze :)
Eccomi, questo è il capitolo 1 di una nuova, fan fiction, questa volta su Niall.
Ho da un po’ quest’idea e quindi ho deciso di scrivere subito qualcosa, anche se ho ‘I am a fighter’ in progresso. Spero solo che non succeda come con Exception… no dai hahaha
Se me la cagate continuo, se no, no.
È solo l’inizio, come potete vedere, un po’ triste per alcuni versi, la situazione familiare di Emily – ammazza oh sti genitori che pesantezza – e quella a scuola – Harry, vaffanculo .
Ma le cose potrebbero, cambiare? Con l’arrivo di un nuovo compagno? - chi è secondo voi?
La storia è ambientata in ITALIA. Più precisamente a Cesena, città romagnola ma voi potete pensarla come volete, comunque dovete ricordarvi che la città, i nomi, i personaggi e tutte le cose, sono italiane. Solo i one direction fanno eccezione, loro sono made in UK, UK, UK, UK e IRELAND.
Le cose vi saranno mooolto più chiare nel prossimo capitolo! Che arriverà solo con un po’ di recensioni e di commenti, perché ripeto, se non vi piace, non la continuo, sarebbe inutile. Quindi lasciatemi il vostro parere!
Fatemi sapere!
Se vi va passate anche qui,dall'altra mia long in corso: si chiama I am a fighter. potrebbe piacervi!
 
Ciao, belle :)

ps. Zayn è gasatissimo hahha :')


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Capitolo 2
*** Quello nuovo. ***


2.


















A sentire le parole dell prof, tutti si zittiscono improvvisamente, e ognuno si ferma, immobile come una statua.
Poi lentamente una figura sfila dalla porta ed entra in classe. Un ragazzo.
Menomale che doveva essere basso, magro e con i denti storti…
Fa la sua entrata questo tipo alto, con un buon portamento, magro, pelle chiara, pallida, capelli castano – biondo, più biondi sul ciuffo che sulla nuca. E’ un finto biondo. Ma con degli occhi talmente blu che li riconosco io dal mio posto in terza fila. Non è proprio quello che immaginavo.  Sorride timidamente e il suo sorriso è una cosa che vorresti assolutamente rivedere, e rivedere e rivedere e rivedere.
“Questo è Niall Horan, si è trasferito due mesi fa, conosce l’italiano ma ha ancora qualche piccola difficoltà. Starà in questa classe se tutto procede bene. Bisogna farlo sentire a proprio agio, non escludetelo. È inglese” lo presenta la prof, con una mano dietro la schiena di lui e un sorriso di plastica dipinto in volto.
“Irlandese” la corregge il tipo,e alcuni si mettono a ridere. Lei alza gli occhi al cielo e lui si va a sedere, chissà perché, l’unico posto vuoto che si è appena liberato è vicino a Flavia Montalti, in ultima fila. Una sua amica è sfrecciata via per lasciare il posto al nuovo arrivato.
Lui si va a sedere lì, non trovando alternative.
“H E L L O” scandisce lei, come se dovesse parlare con un alfabeta che non capisce niente. “DU-IU-SPIK-INGLISH?” sillaba. Sorrido, è ridicola come sempre.
“Guarda che lo so l’italiano, dolcezza” le sorride lui. Lei sorride di rimando un po’ irritata. Dolcezza? Ma chi si crede di essere, Dio a chiamare la gente ‘dolcezza’? Già lo odio.
Adesso diventeranno amici. Lei gli farà i servizi, lui poi diventerà membro del gruppo di quelli della mia classe, tipo Harry, Zayn, e gli altri montati, e scoprirò che dietro quel bel faccino da angioletto c’è il solito stronzo. Elementare Watson.
“Nonononononononono!” esclama la prof avvicinandosi ai due correndo goffamente, mantenendosi i capelli raccolti in uno chignon basso. “Vicino alla Montalti, no. Non impari l’italiano così!” tutti scoppiano a ridere, e la prof intanto fa alzare Niall che la guarda un po’ stranito, e ridacchio anch’io, rigirandomi e costringendomi a ignorarli. Chissene importa, dopo tutto. È solo il solito montato.
“Più che altro, mettiti vicino a Emily. Lei ti farà da traduttrice, dato che è metà Inglese”
Cosa?! Ho sentito bene? Cala il silenzio in classe. Mi giro lentamente.
“Prof, ma perché proprio io? Cioè, è indispensabile? Non credo di essere adatta, Flavia è perfetta” la indico con la penna con nonchalance e lei si attorciglia una ciocca ramata.
Alcune ragazze si sussurrano cose all’orecchio.
Sospetto che siano cattiverie sul mio conto, molto probabile, non ho molti amici, oppure non capiscono perché io non voglia stare vicino a lui. La loro mente sta elaborando pensieri del tipo ‘è figo, perché non ci vuole andare vicino?’
“Sì ma se lui non sa qualche parola puoi insegnargliela, essendo della sua stessa lingua” ribatte la prof.
“Ma Prof c’è differenza tra l’Inglese e l’Irlandese” cerco di convincerla, e poi non voglio fare questa cosa. Non voglio proprio avere a che fare con lui, è sicuramente antipatico e stupido. Quelli belli, il più delle volte, non sono con i piedi per terra, l’ho imparato a mie spese. Riferimenti puramente casuali a Harry, Zayn, e i loro amici Liam, Louis.  Non voglio proprio averci a che fare con questo
 “Solo l’accento e poco altro, comunque non discutere, Lloyd, ora tu e Horan vi sedete in quei due banchi laggiù e li insegni qualcosa della nostra grammatica, qualcosa che non sa” ribatte indicando due banchi piccoli nell’angolo della classe, usati per le punizioni, e mi arrendo, impotente. Sbuffo e prendo il mio libro e il mio astuccio e vado in uno dei due banchi in fondo. Si alza anche lui e mi segue.
“Ciao, bella” mi dice sorridendo bellamente. Roteo gli occhi, bella? L’ho già detto che si crede Dio a chiamare le ragazze così? Due mesi in Italia, ma ha già capito tutto della vita.
“Allora dimmi, che cosa non sai dell’italiano?” gli domando fissando il mio libro. Voglio tagliarla corta, prima finisce l’ora prima torno al mio posto.
Non mi risponde, allora alzo lo sguardo, incrocio i suoi occhi blu splendente che mi fissano in combutta con il sorriso, e lo fisso intensamente, “So tell me what you don’t know or don’t understand about Italian Language and I traslate you” traduco in Inglese, che magari capisce. Il mio cognome ‘Lloyd’ che è tipicamente inglese, deriva dal fatto che, ho origini inglesi. Ma sono nata e cresciuta in Italia, conosco l’inglese perché quando vado dai miei nonni paterni in Inghilterra lo parliamo, ma sono Italiana. La prof ancora non l’ha capito. Mi fissa ancora. “Oh ci fai o ci sei?” mi inizio ad alterare.
“Sei inglese anche tu?” mi domanda, in italiano. No amore non ci siamo capiti, non voglio parlare di me, ma del tuo italiano.
“No” rispondo solo.
“Ma il tuo nome dice l’incontrario
 “Si dice contrario. Ci, o, enne, ti, erre, a, erre, i, o. contrario, scrivitelo”
“Allora?” insiste ignorando quello che ho risposto, ma io non voglio parlare. Non sta scrivendo niente, adesso mi arrabbio.
“Mio padre ha radici inglesi e deriva da lui il cognome, contento? Ora per favore studiamo, non ho voglia di far amicizia” spiego velocemente muovendo una mano davanti al viso, “Ad esempio li sai i verbi irregolari?” li domando, i verbi stanno alla base della lingua italiana. Gli irregolari, poi.
Lo osservo con uno sguardo interrogativo. “Oh?” muovo una mano davanti ai suoi occhi, ma perché mi fissa?
“Perché mi fissi?”
“Sei bella” non sono bella..
“Risposta sbagliata, la penitenza è: studiamo i verbi irregolari!” replico con entusiasmo.
Ride un po’, e la sua risata, mi piace.
“Ma perché non vuoi parlare? Non credo che ti piacce davvero studiare, so l’italiano, parliamo di qualcosaltro!” dice con un sorriso, per niente scocciato. Io fossi in lui già mi odierei, anche da questa piccola conversazione che stiamo avendo.
“Ha detto di farti esercitare, sto facendo ciò che devo…” la taglio corta.
“Fammi esercitare parlare un po’, ho bisogno di imparare la pronuncia!” ammica lui in risposta.
Sorrido un pochino “Va bene”, dico.
“Sei nata in Inghilterra?” mi domanda.
“No, sono nata in Italia. Ma le mie radici vengono da lì, quindi ho preso il cognome dai miei nonni, che vivono a Londra. Tu sei nato in Irlanda?”
“Sono di un paesino piccolo dell’Irlanda, nato e cresciuta lì da due mesi e qualcosa ma per trovare lavoro fuori, genitori sono trasferiti in Italia” sorride.
“Perché proprio Cesena?” L’italiano lo sa. Con un po’ di errori, ma lo sa.
“Come si dice my relatives?” dice, e spinge sull’ultima parola un fortissimo accento irlandese.
“Parenti”.
“Ho pochi parenti in Cesena” ammicca.
Accenno un sorriso. Forse non è antipatico, anzi. Ma anche Harry sembrava simpatico, all’inizio… e guarda adesso.
Apre la bocca per farmi un’altra domanda, suppongo, ma il suono della campanella lo interrompe, così semplicemente sorride, e io mi alzo frettolosamente per tornare al mio posto, e non dico parola. È intervallo.
Mentre torno alla mia terza fila Harry, - seguito da Zayn, che però non mi calcola, - mi passa di fianco e sbatte di proposito la sua spalla contro la mia, sorridendo sotto i baffi. Sbuffo scocciata.
Questo gesto non mi fa più salire i brividi lungo la schiena.
Mi giro per vedere Harry e Zayn si avvicinano a Niall e prima fanno un sorriso, poi iniziano a parlare. Lo ingloberanno nel loro gruppo, lo sento.
Ora con Niall siamo sette inglesi a scuola: Io, - che poi non lo sono realmente, ma dettagli -, Harry, Zayn, Liam Payne, Louis Tomlinson che sono nell’altra quinta, e sono tutti amici. Tutti trasferiti qui.
Comunque sono un po’ tutto come Harry. No dai, come Harry è esagerato. Come Zayn, ovvero, ci evitiamo e non parliamo. Tutti antipatici.
Appoggio l’astuccio sul banco, molto lentamente.
Non vedo l’ora che l’intervallo finisca. Non ho nessuno con cui passarlo.
Non vedo l’ora che riprenda la lezione. Prima inizia prima finisce.
Prima finisce prima inizia la successiva, e così via, fino a che non torno a casa.
Stasera c’è Justin su MTV, la mia vita, l’unico che riesce a farmi sorridere quando nessuno ce la fa… qualcosa di indispensabile. Ma nessuno riesce a capire questo, nessuno. Sei una ragazza, ascolti Justin Bieber? Bimba minchia. Sei un ragazzo, ascolti Justin Bieber? Frocio. Eh, la società Italiana.
 
Esco da scuola, il sole risplende come a voler dare l’idea che oggi è una bella giornata, e un chiacchiericcio di studenti si leva all’uscita da scuola, in mezzo alle scale e subito sotto, e io torno a casa.
Scendo le scale e subito sotto trovo Harry, Zayn, Liam, Louis e Niall che parlano. Niall mi riconosce e mi saluta raggiante con una mano, mentre Harry mi sorride, un sorriso prepotente, più spinto sulla destra.
“Adesso nemmeno si saluta Lloyd?” mi dice sarcastico, lo fulmino con lo sguardo e lo ignoro.
 
“Ma li hai fatti i compiti?” e sono tre.
“Sì mamma” sbuffo esasperata portando gli occhi al cielo, e mi butto sul divano bianco opaco del nostro salotto, prendendo il telecomando in mano.
“Sicura sicura? Interrogazioni, compiti scritti, proprio tutto tutto?” e sono quattro.
“Tutto tutto”
“Guarda che se poi prendi un brutto voto…”
“Mamma ho fatto tutto! Alla perfezione, ok? Faccio sempre i compiti e lo sai, me lo ricordi ogni minuto” replico. La mia voglia di studiare è sempre pari a zero, ma mamma mi esaspera talmente tanto che la trovo, da qualche parte.
“Non scaldarti! Tengo molto al tuo rendimento…  non come quei genitori che se ne fregano della vita dei figli.. Volevo solo accertarmi che li avessi fatti… perché li hai fatti?” cinque!
La ignoro e metto su MTV.
C’è tipo uno speciale su Justin, un’intervista, la aspettavo da giorni, Yeah.
È in Tour in America e adesso a L.A sta facendo un’intervista.
Mi connetto su twitter e commento l’intervista. Ma quanto può essere spettacolare il suo sorriso?! Fjdjsl.
@itsEmily: ‘vedere Justin sorridere fa automaticamente sorridere me, anche quando non trovo la forza. #JustinonMTV’ tweet.
Ho subito qualche rt e qualche nei preferiti di alcune ragazze, che provano un po’ quello che provo io.
… “I want to say thank you so much to all beliebers in the world. You’re my smile, nothing is possible without you. Thank you, I love you” dice Justin e inizio a sentire gli occhi lucidi. La dolcezza.
“Ma che fai? Piangi?” mia mamma irrompe in salotto e rovina tutto, mi asciugo le lacrime di felicità, gioia, orgoglio… non so bene di cosa, lacrime per il mio idolo forse, comunque le asciugo in tempo, mi fissa. Poi guarda la TV. Vede Justin.
“Oddio, ancora stai fissata con quello?”
“Mamma, è importante per me, è il mio idolo”
“È il fenomeno del momento, piace a tutte per ora. Tra qualche anno nemmeno se ne parlerà” bene, ma io sono convinta che non lo lascerò mai, è una promessa.
“Io ci sarò per sempre”
“Tu non sai cosa stai dicendo” e se ne ritorna da dove è venuta, in cucina.
E tu non mi capisci.
 
12 settembre.
Aspetto il mio autobus alla fermata, il numero 11 che mi deve portare a scuola.
Adesso è quel periodo che la mattina fa un freddo cane e all’uscita da scuola è tempo di mettersi in costume.
Affondo il mento nella sciarpa che ho al collo.
“….Emily?” voce incerta, accento straniero.
Volto la testa.
Biondo, occhi azzurri, alto, sorriso smaliante. Niall?
“Niall?” rispondo allo stesso modo, con tono interrogativo.
“Buongiorno!” e allegria!
Sorrido in risposta e continuo ad aspettare silenziosamente il mio autobus.
“Anche tu l’11?” intelligentone, dobbiamo raggiungere lo stesso edificio.
Annuisco. Freeeeddo.
“Ma abiti qui vicino?” è uno spara domande questo ragazzo.
“Sì, poco più in là del supermercato, tu?” li indico la coop davanti a noi dall’altro lato della strada con un dito congelato che poi ritraggo subito e metto in tasca. La stazione bus è proprio lì di fronte, cioè qui.
“Verso il parco…” risponde, e ho già capito di quale parla, perché qui nel nostro quartiere ce n’è solo uno di grande che si nota, lo chiamano tutti parco ‘Bacino’ perché ha la forma di un grosso bacino, oppure di un’enorme buca, Parco La Buca.
Annuisco, ancora.
Non so più che dire e credo nemmeno lui così ce ne stiamo in silenzio, uno di fianco all’altro, ad aspettare.
Poco dopo l’11 arriva, Niall lo chiama allungando una mano e saliamo insieme, poi però lui si blocca e fa salire prima me, che accenno un sorriso.
“Che hai fatto ieri sera?” mi domanda, appena dentro. Un ragazzo loquace.
Gli dico che ho guardato tutto il tempo l’intervista di Justin Bieber? Che ascolto Justin Bieber? Che è la mia vita? Naa “Niente… tu?”
“Niente…” Be’, se io sto nascondendo qualcosa, anche lui lo sta facendo.
Sorrido un po’ in imbarazzo e arriviamo alla fermata della scuola, ma l’autista frenatroppo bruscamente e io con l’equilibrio di un elefante sulla wi fit, mi sbilancio e cado addosso al mio compagno…. 

Alohaaa
si vede che sto cercando di mettere un po' di suspance alla fine dei capitoli? no eh? vabbè io ci sto provando HAHAH
Conto di far uscire un po' le personalità dei protagonisti, nei prossimi capitoli... quella di Niall già un po' la vediamo: è allegro e spensierato, sorridente, sociale... insomma, Niall. 
Emily non vuole fare amicizia con lui e sembra lo eviti un po'. Ma le cose saranno più nitide al prossimo capitolo.
Nel prossimo ci metto gli altri 2/5 dei one direction cioè Liam e Louis che non sono ancora entrati in scena, ma comunque non avranno molte importanza nella storia, credo.
Be' ho finito ci sentiamo spero presto, la scuola mi tiene mooooolto occupata.
Seguitemi su twitter - @xgrapesforbreak ricambio se me lo chiedete.

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Capitolo 3
*** Finte ripetizioni. ***


2.



























 

Mi ritrovo completamente su di lui, con le mani sul suo petto e il viso vicino al suo. Lui sorride imbarazzato e io mi sento andare come a fuoco.
Mi rialzo senza dire una parola e mi rimetto in piedi, poi mi sistemo un po’ e lancio un’occhiata dal finestrino dell’autobus, dalla parte della scuola. Sono tutti lì in riga a guardarci, tutti mi hanno visto cadere su di lui. Il mio scombussolato nuovo compagno di classe si rialza e si ricompone, poi guarda me e vede che sto fissando fuori dal finestrino.
Molti ridono, altri ci fissano un po’ seccati – ragazze soprattutto-, alcuni si sussurrano qualcosa, altri sono indifferenti, e poi c’è Harry che tra i suoi amici ci fissa con le braccia incrociate al petto e sorride con un sorriso più marcato verso destra.
Sono caduta addosso a un ragazzo sull’autobus.
Non dovrebbe essere una cosa romantica?
Non dovrebbe essere l’inizio di un nuovo amore o di qualche stupidità simile?
Una cosa molto da film, insomma.
Succede sempre che le belle fanciulle, graziose e delicate cadano adagiandosi sopra al bellissimo ragazzo-principe-azzurro che gli piace, entrambi si sorridono, e sboccia un tenero amore.
Una cosa molto sdolcinata.
Peccato però che io non sono una fanciulla, nemmeno bella , la grazia non sta di casa e non mi sono proprio adagiata su Niall. Che non è un principe azzurro.
E invece di un amore che inizia, qui ci sono solo coglioni che ridono di me!
Abbandono il biondo – finto tra l’altro – e me ne scappo dall’autobus, attraverso tutta quella gente “Quanta fretta eh Lloyd, è qui solo da due giorni e già ci vai” mi volto. Harry Edward Styles.
“Stai zitto Enrico” cerco di tirare fuori un po’ di carattere. Ah, già, io ho l’abitudine di tradurre i nomi stranieri in italiano, mi diverte.
“Non chiamarmi con quello schifo di nome!”
“Ok, Enrico Edoardo Stili”
“Ok, troia, che ci prova con tutti”
Per un secondo sentendo quelle parole mi blocco.
So che non è vero. Non sono una puttana, non ha il diritto di dire una cosa del genere, non ha nemmeno senso perché non ho fatto niente per meritare un nome del genere.
Ora tutti ci fissano perché abbiamo alzato un po’ la voce.
Lì per lì vado nel panico, non so che fare o come rispondere, quindi assorbo quello che ha detto, come sempre, e me ne vado correndo, trattenendo le lacrime.
 
Mi tappo la bocca con una mano e mi asciugo gli occhi con la manica, cercando di non rovinare quel poco di trucco che ho messo la mattina.
…troia.
“Troia, che ci prova con tutti”
Fa malissimo, sembra un insulto da niente ma riceverlo ti fa male davvero.
Sono in bagno, seduta qui e ogni tanto piango un po’.
Perché devo stare così male?
Ma soprattutto, perché a me?
Cosa ho fatto di male? Per meritare tutto questo.
Ormai si fa la seconda ora, quindi è il caso che mi alzo.
Sto ancora un po’ lì per aspettare che il rossore agli occhi sparisca. Quando piango, o sto per piangere, si nota subito perché gli occhi mi si fanno lucidi e diventano rossi, facendo risaltare l’iride, così faccio capire a tutti che ho pianto o lo sto per fare.
Esco dalla cabina e mi guardo allo specchio.
Che brutta.
Il trucco non è rovinato anzi, è stranamente a posto, ho gli occhi rossi e tutti si accorgerebbero che ho pianto.
Per il resto, sono un mostro. Mi basta vedermi allo specchio per rispondere alla domanda ‘cosa ho fatto di male?’
Sorrido  falsamente alla mia immagine, solo per vedere come è. Brutto anche questo, quando sorrido, mi si formano quelle orribili pieghette sotto agli occhi e non mi piacciono per niente, anzi.
Vorrei avere un aspetto diverso, vorrei essere bella.
Mi brontola lo stomaco per il fatto che non ho fatto colazione e ieri sera la mia cena è salita subito dopo essere ingerita, ed inizio a sentir fame.
Ma non devo mangiare quindi lascio perdere e torno in classe.
 
“Che hai fatto fino ad adesso , Emily?” mi canzona Harry quando entro alla seconda ora in classe, dopo essermi seduta al mio banco ed aver mostrato il permesso falsificato alla prof.
“Non ti riguarda Styles” rispondo fredda.
“Hai pianto, eh?”
“Harry smettila dai” sussurra Niall di fianco a lui, Harry lo ignora e si gira in avanti. Il biondo mi guarda un po’ con occhi dolciastri, ma  cerco di ignorarlo quindi distolgo lo sguardo ricacciando indietro altre lacrime, perché mi prenderebbe solo in giro, come Harry e tutti i suoi amici. E io dovrei smetterla di risolvere i miei problemi piangendo.
Entra la Biribanti di Matematica e Scienze. Matematica, in questo caso.
Distolgo lo sguardo e lo punto fuori dalla finestra scollegando il cervello perché non ho proprio voglia di sentirla parlare, per ora.
“Bene, bando alle ciancie e iniziamo la lezione. Oggi facciamo un  po’ di espressioni per allenarci, la verifica arriverà a poco. Horan, alla lavagna” mi risveglio sentendola pronunciare questa frase e osservo Niall alzarsi piano piano ed andare insicuro alla lavagna, poi impugna il gessetto e aspetta.
La prof. detta una lunga espressione e poi gli dice di risolverla, e a noi di fare da soli senza guardarlo.
È facilissima e non ci vuole veramente niente, così mi metto e la faccio in due, tre minuti.
Mentre Niall, lui è ancora alla lavagna a fare scena muta, fissando i segni bianchi in contrasto con la lavagna nera senza avere un’idea di da dove partire.
“Niall? Qualche problema?” gli domanda. Lui la guarda, e accenna un falso sorriso.
“EEEEEh…” balbetta come di uno che dà l’impressione che ci stia pensando, ma in realtà non sa proprio farla!
“Non sai risolverla?”
“No” ammette.
“A posto”
Lascia il gessetto e torna a fianco a Harry. “Bene” dice lei e fa un segnetto che non riesco a vedere sul registro.
“Non lo hai fatto in Inghilterra?”
“Irlanda” precisa.
“Quello che è. Quindi?”
“No”
“Bene.” Scrive ancora qualcosa sul registro e poi scruta attentamente la classe, e io inizio a disegnare sul mio quaderno forme indistinte. Ad esempio un cuoricino, una stellina, altre stelline. “TU!” la sento strillare. Alzo lo sguardo, per vedere con chi se l’è presa questa volta e, sorpresa delle sorprese,  mi sta fissando.
Guardo a destra e a sinistra “io?” mi indico. “Sì Lloyd. Tu sei brava, darai ripetizioni a Niall”
“Cosa?” ero incredula. “Tu e Niall vi incontrerete nel dopo scuola, quando vorrete, ma devi prepararlo bene in matematica perché come vedi, siamo indietro – gli lancia un’occhiata gelida -  e anche molto. Quindi datti da fare. Ovviamente questo ti farà guadagnare crediti” Oh, perfetto. Ora anche a casa, non era già sufficiente vederlo a scuola?
Guardo Niall e lui mi sorride innocente.
 
“Ehi!” mi sento urlare da dietro.
Mi fermo ma non mi volto verso l’entrata della scuola, sono appena uscita definitivamente per oggi e non intendo entrarci.
Se è Harry gli dico qualcosa.
Qualunque cosa, ma qualcosa devo dirgli.
“Emily!” mi giro piano.
È Niall Horan che corre verso di me.
Come si traduce Niall Horan?
“ciao”  rispondo piano, e mi rigiro per continuare a camminare.
si avvicina e cessa di correre, facendo piccoli passi al mio fianco, “cosa ti ha detto Harry stamattina? Ho visto che te ne andavi ma non ho capito cosa vi siete detti…” mi domanda.
Ma conta qualcosa il fatto che io cerco di ignorarlo? Dovrebbe capirlo.
I ragazzi sono tutti allo stesso modo, così antipatici e stronzi come Harry-Enrico, così privi di personalità come Zayn-nonsotradurreilnome, così immaturi come Louis-Luigi, così stupidi come Liam-Elmo, punto. L’ho imparato a mie spese, basta fidarsi.
“no, niente” glielo dico con poca convinzione.
“no?”
Mi fermo e mi giro verso di lui fissandolo, “no”
“o sì?”
“no”
“e invece sì”
“ma no, non è importante, lascia perdere”
“non credo”
 “smettila” faccio per girarmi e andare alla fermata quando mi tira per la manica della felpa.
“cosa ti ha detto stamattina, quindi?” insiste.
“Ma cosa ti interessa? Lascia perdere” mi scrollo.
“invece mi interessa perché non è bello vedere qualcuno che sta male”
“non ho voglia di parlarne! E poi io sto benissimo!” bugia.
“ti ha preso in giro?”
“no”
“ti ha chiesto qualcosa di inportuno?” sarebbe inopportuno, ma vabbè, sta ancora imparando, dopo tutto..
“no”
“e allora?”
“niente davvero lascia perdere!” mi giro e inzio a camminare verso la fermata degli autobus.
“ti ha insultato?”
Mi fermo. Mi rigiro. Di scatto. Colpita e affondata.
“ti ho detto di lasciare perdere!”
Si avvicina ancora e mi blocca con due mani sulle spalle, costringendomi a guardarlo.
“non ti conosco da tanto ma se bisogni io sono qua, ok? Ti ascolto”
 
“Sono a casa!” strillo sistemando giacca a vento e sciarpa nell’entrata.
“Come è andata a scuola?” sento dalla cucina.
“Non ho avuto voti mamma!”
Non una risposta. Bene, le interessava molto sapere della mai giornata, certo.
Torno in camera dove sto per il resto del pomeriggio, facendo compiti contro voglia. Quanto vorrei fare un po’ come voglio io, quindi non eseguirli e stare tutto il giorno a non fare niente. Però non è possibile.
Verso sera scendo per cenare, i miei mi chiedono dei voti e basta, e non parliamo di molto altro. Appena finito di mangiare tutto ciò che avevo nel piatto, quel cibo mi diventa pesante dentro, mi sento in colpa per averlo mangiato, mi sento grassa, mi sento che tutto quello che è entrato dalla bocca si è depositato direttamente sulle cosce o sui fianchi, sento che voglio tornare indietro, a quando ancora non avevo mangiato niente e avevo fame. saluto e corro al bagno di sopra per vomitare.
 
13 settembre.
Passata una noiosissima giornata a scuola, rimango d’accordo con Niall, (Ah! Ho trovato la traduzione perfetta. Niall significa Nello e il cognome Horan diventa Hocorso. Ho – ran. Ran è corso, o correvo, o corsi ecc.) che andavo io oggi da lui verso le due e mezzo di pomeriggio, per dargli ripetizioni.
Così pranzo, con due forchettate di pasta esco e mi porto dietro il borsone di pallavolo, dato che dopo andrò direttamente lì.
Suono il campanello e aspetto, poi tiro fuori dalla giacca a vento blu il biglietto su cui Niall mi aveva scritto l’indirizzo e ricontrollo che sia quello giusto, lo è.
La porta si apre e mi si presenta davanti questo ragazzo biondo, alto, con una maglietta a mezze maniche bianca e dei pantaloni rossi della tuta, sorridente e allegro.
Sorrido anch’io, “Ehi!” esclama, “ehi” rispondo e accartoccio il foglietto rimettendolo in tasca senza guardarlo, mantenendo lo sguardo su di lui.
“Vieni entra” mi invita e poi si mette perpendicolare alla porta così da farmi entrare.
“I miei sono in cucina, ma noi possiamo andare in camera mia” spiega, mentre chiude la porta, e annuisco, poi sale le scale e lo seguo.
La sua camera non è piccola: le pareti sono bianche, le coperte del letto a una piazza e mezzo che si trova sulla destra, sono blu scuro, c’è una scrivania a fianco alla finestra con una sedia nera, un armadio grande beige, a sinistra, che prende tutta la parete, un tappeto blu, mensole e altre cose.
“Scusa il disordine” dice, anche se è tutto abbastanza ordinato. “Non fa niente” rispondo e appoggio il borsone a un angolo.
“Una borsa  così grande solo per un libro e un quaderno di matematica?” mi domanda.
“Nono, è per dopo, uscita da qui devo andare in palestra”
“fai  sport?”
“Pallavolo”
“davvero?” sembra stupito piacevolmente, infatti sorride sornione. Ma non c’è un lato divertente nella cosa.
“eh gia” mi alzo con i libri in mano.
Prende una sedia e ci sediamo alla scrivania.
“Cosa ti spiego?”
“Le espressioni sono forse l’unica cosa che non capisco”
“Ok ti do una simile a quella di oggi in classe” così apro il libro e gliela detto.
“Tu prova a farla, e non preoccuparti, poi ti spiego dove hai sbagliato”
Annuisce e impugna la matita, poi inizia a pensare e scrivere.
Il suo corpo piegato sul foglio di quaderno, la matita impugnata nella mano portata alla bocca, che la copre, le sopraciglia corrucciate, in visibile sforzo mentale.
Lo osservo pensare ed eseguire l’espressione. Quando ha finito alza il viso, rilassa il volto e mi sorride passandomi gentilmente il quaderno.
Controllo.
Nemmeno un errore, il risultato corrisponde a                 quello sul libro e i passaggi sono giusti, tutti.
“L’unica cosa che non capisci? Allora come è possibile che l’hai fatta perfetta? In classe non hai scritto nemmeno un passaggio”
Alza le spalle, “semplice fortuna” dice sorridendo e facendo un’espressione buffa. Ma non mi convinceva: come è possibile che sia solo fortuna? Mah.
“Fanne altre”
Gliene detto un’altra e la esegue, e con mia grande sorpresa quando ricontrollo il quaderno noto che è risolta alla perfezione, proprio come quella precedente.
“Un’altra” sentenzio.
Sospira “Odio la matematica, dopo quest’altra abbiamo finito?”
“Ma abbiamo appena iniziato, se poi a scuola vai male ci vado di mezzo anche io”
“Ma se capisco tutto, che senso ha rimanere qui a fare matematica?”
“Non ho chiesto io di darti ripetizioni, se poi non ne hai nemmeno bisogno, dato che le fai tutte bene”
Sbuffa e gli detto l’esercizio successivo, esegue anche quella, e poi appoggia la matita “fatto” afferma.
Prendo il quaderno e controllo, è giusta.
“Fatta bene” proclamo, e sorride soddisfatto.
“Ma perché hai fatto scena muta, se le cose le sai fare?”
Alza le spalle.
“Dai puoi dirmelo!” insisto.
“Era scontato che ti avrebbero chiesto di darmi ripetizioni, sei brava solo tu in classe….” confessa.
Tre secondi per ragionarci e adesso capisco tutto. Lo ha fatto apposta.
“Ah..”
“sei arrabbiata?”
“no, no” rispondo sinceramente. “Però se sai già fare tutto non ha senso che io rimango qui, domani diremo che ti ho dato ripetizioni e hai capito tutto” faccio per alzarmi.
“No dai, resta con me!” mi dice tirandomi per un braccio.
“perché?” domando.
“perché mi va” risponde e accompagna la frase con il solito sorriso.
 
Stiamo camminando per il quartiere, dato che di ripetizioni non ha bisogno. Mi sento in imbarazzo anche solo per il fatto che ha fatto finta di fare schifo in una materia per vedermi al pomeriggio, con la scusante delle ripetizioni. Quindi non so che dirgli.
“Sediamoci là” mi indica una panchina del parco così dopo averla raggiunta ci sediamo. Inizio a disegnare con il dito i motivi del legno della panchina, come se fosse la cosa più interessante del pianeta.
“Ti posso chiedere una cosa…?” mi domanda Niall.
Alzo lo sguardo trovando i suoi occhi blu, “Sì” rispondo e attendo che mi chieda ciò che vuole sapere.

CAUSE YOU WERE MINEEEEEEEEEEEEE FOR THE SUMMEEEEEERRRR NOW WE KNOW IT'S NEARLY OVEEEERRRR FEEELL LIKEEEE SNOWWWW IN SEPTEMBERRRRR BUT I ALWAYYYSS WILLL REMEMBERRRRRRRRRRRRRRRRR!
quella canzone è meravigliosa, io sto in fissa e li amo tanto fjsk.
Ok  stop, lo so lo so, aggiorno una volta al mese, ma credetemi, tra scuola, sport e altre cose sono sempre impegnata, non trovo il tempo di stare al computer nemmeno un secondo.

Menomale che si avvicinano le vacanze, vi posso promettere che nel periodo natalizio aggiornerò con costanza e sopratutto scriverò, cosa che adesso faccio raramente. e sapete che senza capitoli non si può aggiornare nessuna storia lol

Alloooooora, parlando della storia, vi piace? Lo sapete benissimo che i primi capitoli servono per introdurre un po' le cose, che si faranno interessanti quando ci sarà un po' di stabilità, per ora Emily e Niall si stanno conoscendo.
Comunque abbiamo pochissime recensioni, cioè una volta ne avevamo di più, anche per le altre storie! Se non vi piace quello che scrivo ditemelo, che non ha senso continuare a scrivere per nessuno!

Comunque secondo me Nialluccio è fjdsksk no cioè è dolcissimo, vi piacerà un sacco, per tutto quello che farà nel corso della ff fhdsjs. Piccolo spoiler: nel prossimo capitolo si capirà perchè Harry è così stronzo.

Emily rappresenta me. Emily rappresenta anche te. Tu sei Emily ricordatelo, se ti trovi anche nel suo più piccolo comportamento o nella più piccola cosa che le accade, ricordati che tu sei Emily. Questa l'ho scritta per tutte quelle ragazze che sono vittime di bullismo, come ne ho viste tantissime su twitter. non mi stancherò mai di dirlo, questa fanfiction vi portrà aiutare a uscire da quei problemi. Vi lascierà un messaggio ve lo posso assicurare c:

ps come avrete notato ho cambiato il titolo, l'altro (I am the girl on fire) ci stava molto, ma questo si abbina ancora di più alla storia e lo scoprirete, ricordatevi che Niall canta e suona la chitarra fjsjs

quindi bo, me ne vado perchè ormai scrivo spazi autrice più lunghi del capitolo stesso HAHAHAH! 
votate tantissimo qui, 
http://favoritebreakoutartist.com/index.php (e anche qui http://www.peopleschoice.com/pca/votenow.jsp ) dobbiamo assolutamente battere i The Wanted e smerdarli in stile Zayn lol

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