Lake of Fire

di Greta_Unicorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nirvana ***
Capitolo 2: *** Amore e chitarre. ***
Capitolo 3: *** Morire o Rinascere? ***
Capitolo 4: *** Take your time, hurry up The choice is yours, don't be late. ***



Capitolo 1
*** Nirvana ***


Era di fronte a me e più si avvicinava, più sembrava strano.
Strano buono.
Indossava dei jeans stracciati, dei maglioni larghi e delle scarpe basse e consumate. Portava i capelli, di un biondo scuro, lunghi quasi fino alle spalle e una barba ispida .Aveva degli enormi occhi azzurri…di un azzurro diverso, mai visto, cristallino.
Mi passò di fianco un giorno ,ad Aberdeen ,dopo la scuola. Avevamo frequentato lo stesso Liceo ,lo avevo visto altre volte negli anni passati ma lui dopo poco si era ritirato. Quella volta sentii una strana sensazione, qualcosa in particolare di lui mi attraeva ,mi affascinava.
Tutti dicevano che fosse un cattivo ragazzo, sembrava fosse stato in carcere, ma io non mi sono mai fidata di quello che dicevano le voci in città, così decisi di fermarlo, di chiedergli qualcosa…Insomma, ogni tanto ci scambiavamo due parole o un saluto, ma non avevamo mai avuto una vera e propria conversazione.
E’ stato solo in quel momento che ho notato la chitarra che portava. Era la scusa perfetta :io avrei tanto voluto suonare, ma i miei genitori non erano d’accordo. Pensavano che la musica mi allontanasse da loro e dai loro ideali di perfezione aristocratica che già da tempo avevo imparato a non condividere.
Mentre ero assorta nei miei pensieri ,di come approcciare insomma, lui si è accorto che lo stavo fissando, così, con un sorriso mezzo imbarazzato ,mi ha saluto e mi ha chiesto se andasse tutto bene.
“Oh, ciao! Certo, va tutto bene, è solo che pensavo a…a quanto…a quanto sei fortunato a poter suonare la chitarra. Io sono un’appassionata, ma i miei sono contrari, quindi non ne possiedo una…mi piacerebbe così tanto!”
Effettivamente era una scusa davvero idiota, ma ormai era fatta.
“Bhè, perché non ci prendiamo un caffè e non facciamo due chiacchiere?”
Così siamo andati in un bar vicino casa sua e abbiamo cominciato a parlare. Abbiamo parlato di noi, della nostra vita, della società, della Musica ,del lavoro, della scuola ,dell’amore…siamo rimasti seduti uno di fronte all’altro per più di tre ore, senza stancarci nemmeno per un attimo di condividere le nostre idee.
Era davvero diverso dagli altri ragazzi qui ad Aberdeen. Era così giovane, ma aveva già capito l’andamento di tutto il nostro sistema.
“Mi piace infiltrarmi nell'ingranaggio di un sistema fingendo di farne parte e poi lentamente far marcire tutto l'impero da dentro. Per questo sto cercando un lavoro. E poi qualche guadagno mi farebbe comodo, finalmente potrei comprare la Fender che ho visto giù in paese. E’ grandiosa, Greta. La band avrebbe tutto un altro stampo se riuscissi a comprare quella dannata chitarra.” Gli brillavano gli occhi nel parlarne.
“Ah, quindi hai una band?!?” Quest’informazione mi pareva nuova, ma era meraviglioso.
“Sì, siamo agli inizi, per ora cerchiamo solo di migliorarci, così da far capire a tutti loro” fece un cenno circolare con la testa, come per indicare tutto ciò che ci circondava, “la vera potenza della Musica.”
Era grandioso. Non avevo mai incontrato qualcuno che la pensasse come me per praticamente a proposito di qualsiasi cosa. Mi piaceva.
Mi portò a casa sua, era evidente che anche lui la pensasse come me. Lì c’erano altri due ragazzi.
C’era una strana quiete, la poca luce entrava per sbaglio dalle tapparelle rotte delle finestre.
Uno abbastanza alto ,capelli tagliati a caschetto, con la frangia davanti agli occhi, era seduto su un vecchio divano con una fantasia ancora più antica. Non si è alzato, mi ha solo fatto cenno di avvicinarmi con l’indice. Gli sono andata vicino e mi ha detto “Ciao, mi piaci ,sei carina. Io sono Krist Novoselic. Birra? Erba?” Ma io non ho fatto in tempo a rispondere, perché l’altro mi ha preso per il braccio e mi ha girata verso di lui. Poi mi ha chiusa in un abbraccio. Portava i capelli scuri lunghi fino alle spalle. “Io sono Chad. Chad Channing .Piacere. Ma permetti una domanda? Che cosa ci fai qui?”
Ah, bella domanda quella. Bhò, che ci facevo lì?? A casa non ci dovevo tornare di certo: da quando mia madre era morta ,mio padre non faceva altro che portare nuove donne da noi e io gli davo contro. Come può un uomo essere sposato per anni e poi, quando la compagna di una vita viene a mancare dopo una lunga malattia, vivere come se non fosse mai successo nulla?!? Per lui se io non fossi esistita sarebbe stato meglio, avrebbe potuto davvero ricominciare tutto d’accapo. Ciò ,mi aveva portato a non aver paura di nulla, a vivere la vita così come mi si presentava…
Allora quando vedevo qualcosa che mi ispirava o che mi diceva qualcosa, io ero portata a seguirlo ,senza pensarci su troppo. Per questo mi trovavo lì. Quei ragazzi mi davano una calma familiare, già mi sentivo parte di loro. Era da tempo che non succedeva.

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Capitolo 2
*** Amore e chitarre. ***


“…Don't expect me to cry
for all the reasons you had to die.
Don't ever ask your love of me.
Don't expect me to cry.
Don't expect me to lie.
Don't expect me to die.
Don't expect me to cry
Don't expect me to lie.
Don't expect me to die for thee…”
L’ ultima volta che io e Kurt ci siamo visti sono tornata a casa sua e naturalmente c’era tutta la band.
Mi sento di poter dire che mi apprezzano anche loro…siamo rimasti delle ore a parlare tutti quanti e infine mi hanno dato una loro cassetta incisa da poco. Kurt era forse un po’ imbarazzato all’inizio, ma ci teneva a sapere cosa ne pensassi. La ascoltai per la prima volta da quando e la diedero lavando le finestre di un ufficio al sesto piano. Da quando iniziai a parlare con loro, non mi interessai più alla scuola e allo studio, l’unica cosa a cui volevo arrivare era una chitarra. Per questo mi aveva assunta un’azienda di pulizie, lavoravo in nero, ma mi pagavano in contanti. A me andava bene, era una buona sistemazione…mi pagavano poco meno di 4$per pulire le finestre, svuotare i cestini, lavare i bagni, passare la cera in corridoio o cose così…chiaramente avrei dovuto continuare a frequentare la scuola e a studiare, ma non riuscivo a rimanere concentrata sui libri: volvevo solo suonare, fare parte del gruppo, di quel giro di fantastici musicisti ispirati e illuminati…
Dopo qualche mese di duro lavoro, incontrai Kurt e gli chiesi di accompagnarmi, insieme alla band, in un buon negozio dove avrei potuto comprare la chitarra migliore.
Anche Christ e Chad lavoravano in un’impresa di pulizie ,così decidemmo di andare a prenderli alla fine del turno. Aspettammo molto fuori dagli uffici, ma non si fecero vedere ,così andammo alla casa che condividevano e trovammo Chris a fumare erba steso sul tavolo e una ragazza bionda sul divano. Ci avvicinammo per controllare che andasse tutto bene, quando sentimmo la voce di Chad provenire dalla sua camera da letto. Decidemmo di lasciarli in pace, uscimmo dall’appartamento e ci avviammo verso la strada che conduceva al piccolo centro di Aberdeen. Decisi di seguire ogni suo consiglio perché infondo io non avevo così tanta esperienza e mi feci guidare completamente nell’acquisto di quella Fender. Era abbastanza semplice ed essenziale, ma a suo parere adatta a me.
“Sei già abbastanza particolare nel tuo modo di fare, lascia che la tua chitarra faccia parte di questo…ormai tutti cercano la cosa più appariscente in commercio!”
Aprii la zip del mio marsupio e tirai fuori la busta gialla contenente tutti i miei rispiarmi.
Alla fine di tutti di conti venne a costare più del previsto e anche più di tutto ciò che possedevo…
Per Kurt non sembrò un problema: infilò la mano nella tasca sinistra dei suo jeans scoloriti e prese un portafogli di pelle marrone, scolorito e consunto a sua volta. Sorrise semplicemente e aggiunse i soldi mancanti, poi prese la chitarra e mi invitò a uscire dal negozio, salutando gentilmente il personale.
Non fu un sorriso qualsiasi, quello che mi fece quando appoggiò i soldi sul bancone per aiutarmi nel pagamento. Le sue sottili labbra si assottigliarono e tirò su solo l’angolo sinistro della bocca. Fu così magico che quasi mi dimenticai di ringraziarlo dell’aiuto. Ma era un momento troppo surreale e speciale per ringraziarlo e basta, mi sembrava quasi…quasi poco. Non volevo che tutto quello si spegnesse poco dopo…l’incontro, la richiesta di accompagnarmi, la ricerca di Chris e Chad, la decisione di andare da soli in centro, la scelta di quella Fender, quelle frasi dolci e gentili, il sorriso e i soldi…
Sulla strada del ritorno si mise a dire che sarei DOVUTA andare alle prove della band con la mia nuova chitarra in modo che loro avessero un pubblico e che poi mi potessero insegnare qualcosa.
Tra una cosa e l’altra arrivammo a casa sua e mi invitò a salire per controllare la situazione dei ragazzi.
Non c’erano più. Chris e Chad se n’erano andati lasciando un caos infernale e una gran puzza di erba e alcool. Decisi di rimanere con Kurt per aiutarlo a sistemare l’appartamento, infondo più tempo fossi rimasta fuori di casa, meglio sarebbe stato…
Finito di raccogliere i vetri di un paio di bottiglie di birra rotte probabilmente contro il tavolo della cucina, notai che era molto tardi e mi ricordai che la mattina dopo avrei avuto un turno di pulizie molto presto, così Kurt si offrì di accompagnarmi a casa.
Non parlammo più di tanto, non avevamo più molto da dirci dopo aver passato un pomeriggio e una sera da soli insieme, in più eravamo stanchi a causa della pulizia dell’appartamento…
Quando arrivammo da me lo invitai a salire. All’inizio era titubante, ma lo convinsi con la promessa di una birra e qualche stupido canale via cavo che amavamo.
Mio padre era via con una delle sue donne che sembrava essere “quella giusta”, quindi sapevo di avere la casa libera. Così rimanemmo a lungo a guardare  MTV stesi sul divano in salotto con qualche bottiglia di birra ormai vuota in giro.
A notte fonda lui si alzò, si stiracchiò e mi disse “Forse è il caso che ora io vada, visto che domani attacchi presto…” Rimasi qualche istante inebetita: non mi aspettavo che se ne volesse andare, ma lo accompagnai comunque alla porta.
“Buonanotte, ci vediamo presto, eh! E mi raccomando, vai a dormire che è tardi e devi lavorare!”
“…hei, senti, non c’è bisogno che te ne vai subito…insomma, se vuoi puoi rimanere ancora…”
“Greta, sul serio, non voglio disturbarti…ci possiamo vedere domani mattina, magari vengo a prenderti in ufficio, ok?”
Cavolo, non pensavo di essere così poco esplicita!! A questo punto avrebbe dovuto capire, così mi decisi a fare una mossa piuttosto audace.
Gli presi il braccio e lo accompagnai allo stipite della porta, poi mi avvicinai a lui e lo baciai profondamente.
Lui aveva la schiena appoggiata alla porta e io avevo le braccia intorno al suo collo, mentre lui mi stringeva i fianchi.
Tutto era romantico in modo così surreale!!
Durante il bacio non riuscivo a non pensare a come sarebbe stato il nostro futuro, cosa ne avrebbe pensato la band e se sarei stata la sua fonte d’ispirazione, se lui sarebbe riuscito a lasciare l’appartamento e a trasferirsi da me o se sarei riuscita ad andare da loro…
Poi lentamente ci staccammo l’una dall’altro.
Tornai in salotto, mi sedetti sul divano e Kurt mi seguì ,ma quando mi girai e lo vidi seduto all’altro capo del divano, con lo sguardo torvo e la testa china, gli chiesi cosa non andasse.
“Greta, non fraintendermi ,tu mi piaci. Parecchio. Ma io…bhè, io ora ti dico tutta la verità perché bisogna sempre mettere le proprie carte in tavola e tra di noi è sempre stato così da quando ci siamo parlati per la prima volta in quel bar.”
Mi faceva realmente paura, cosa poteva turbarlo in quel modo?? Ci eravamo baciati appassionatamente ,a lungo e mi aveva detto che gli piacevo…era tutto perfetto, quale poteva essere il problema?
“Non preoccuparti, dimmi tutto. Quello che turba te, fa stare male anche me.” Sorrisi.
Ci fu una lunga pausa di silenzio tra la mia frase e la sua risposta, l’ansia stava crescendo in me.
Si alzò, si avvicino alla porta e disse :“Io ho la ragazza.”
La rabbia mi accecò, mi alzai e cominciai a urlargli contro, spingendolo verso la porta.
Come si era permesso di entrare nella mia vita e prendermi in giro in quel modo?!?!
Non era giusto!! Stavamo sempre insieme da mesi ormai, e lui non si era degnato nemmeno di accennarmelo!! Parlavamo di tutto, TUTTO!! Dai risultati sportivi alle chitarre, dalla pizza alle festività, dalle scarpe al golf e non gli era passato per la mente di dirmi che aveva la ragazza?!?!
Non potevo realmente crederci, era davvero troppo.
“…E SE PROVI ANCHE SOLO A FARTI RIVEDERE, IO TI IMPICCO CON LE CORDE DI QUELLA CAZZO DI CHITARRA, HAI CAPITO?!” Ero letteralmente fuori di me.
Mentre scendeva le scale, sempre guardandomi mentre gli urlavo contro, tentava di dirmi qualcosa ,strascicava qualche parola di scusa, ma io ero totalmente accecata dall’odio per non accorgermi che prima aveva detto che gli piacevo.
 

 
[Questo secondo capitolo è un po’ strano perché scritto durante le mie vacanze natalizie dai parenti, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate!! Spero vi piaccia anche se c’è un po’ di suspance, ma aggiornerò prestissimo!! Perdonatemi i possibili errori, vi prego, anche il io cervello è in vacanza. G.<3]

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Capitolo 3
*** Morire o Rinascere? ***


Mi trascinavo letteralmente da qualche mese dopo la litigata con Kurt.
Avevo ripreso la suola, per così dire, e mio padre era tornato a casa. Avevo riallacciato i rapporti con lui, lo avevo accettato.
Accettare.
Questo termine era stato usato milioni volte quando chiunque parlava con o di me…
“Vedo che hai accettato la situazione, qui a casa…”, diceva mio padre;
“Finalmente hai accettato la scuola e lo studio”, mi dicevano gli insegnanti;
“Dobbiamo accettare che tu non puoi cambiare il Mondo da sola, puoi solo fartene una ragione”, mi dicevano tutti gli atri.
Accettare.
Accettare era un termine totalmente sbagliato per quella situazione, io non avevo minimamente accettato tutto quello che mi era accaduto e che mi circondava.
Avevo solo smesso di interessarmene.
Tutte le volte che avevo tentato di cambiare le cose, di migliorarle, era stato inutile e addirittura dannoso.
Allora avevo deciso di lasciarmi andare, di lasciare che tutto mi passasse addosso e non mi scalfisse. Pensavo fosse la cosa migliore da fare, non volevo più impegnarmi per cambiare le cose.
Mi alzavo, mettevo due cose qualsiasi addosso, prendevo un libro o due e m’incamminavo. Uscivo la mattina presto, così presto che era ancora buio. Eppure arrivavo tardi alle lezioni o non ci andavo affatto.
Spesso me ne stavo solo fuori, camminando verso chissà dove e dovendo poi tornare sui miei passi, altre volte cercavo i posti peggiori della città, quelli meno conosciuti e più nascosti, dove altre persone si trascinavano in cerca di soldi e roba con cui sentirsi di nuovo a posto. Contrariamente a quanto si dicesse però, non avevo cominciato a drogarmi in quel periodo, me ne stavo in quei luoghi al di fuori della società per sentirmi capita, anche apprezzata.
Nessuno riusciva a capire cosa provassi…forse per colpa mia che non lasciavo intuire nulla, forse perché tutti quelli che credevo amici, erano solo ipocriti, approfittatori, falsi, perbenisti. Non era importante cosa fossero, ma il fatto che si fossero allontanati tutti quanti dopo e durante il mio cambiamento. Anziché essere più presenti per cercare di farmi tornare quella di una volta e tirarmi su di morale, se ne andarono tutti.
Forse odiavo me stessa, forse non m’interessavo più nemmeno di me…
Ormai mangiavo pochissimo, quasi nulla, e non mi curavo più nemmeno del mio aspetto. Non che io fossi una fanatica della bellezza esteriore, ma prima mi piaceva apparire in un certo modo…Ora si poteva intuire facilmente il mio stato d’animo…avendo smesso anche di tingermi i capelli che, ringraziando la crescita molto veloce, erano divisi a metà: dal cranio in su erano del mio bruno chiaro naturale e poi si vedeva una linea molto distinta dove iniziava il rosso ormai sbiadito e tendente all’arancione che un tempo era stato il mio orgoglio.
Tornavo a casa e a volte mangiavo altre no. Poi andavo in camera mia, spegnevo la luce, chiudevo le finestre e le tende e mi sdraiavo sul letto. Rimanevo lì alcune ore, senza fare nulla, stavo solo lì, a occhi aperti nell’oscurità. Poi uscivo nuovamente e tornavo nel giro più lontano possibile da casa e dalla mia “vita” quotidiana. Vita non si poteva chiamare, ma da quando Kurt ed io avevamo litigato, non riuscivo a fare nulla. Tutto mi sembrava inutile…perché mi sarei dovuta curare di me stessa se tanto a nessuno sarebbe interessato?
Nessuno si accorgeva più di me.
Io bruciavo dall’interno e nessuno se ne accorgeva.
Cominciai a marcire anche esteriormente e le persone si allontanarono per la paura.
Mio padre un giorno mi prese da parte e mi disse “Lo sai dove si arriva, smettila. Per favore, non farti questo…non te lo meriti.”.
Lo apprezzai davvero, fu l’unica persona che pensò a me, che rivoleva la vecchia me. Forse fu l’unico che si accorse di me, l’unica volta.
Fatto sta che la mia esistenza procedette così per alcuni mesi, diventando sempre più inutile e insignificante giorno dopo giorno.
Avevo già avuto momenti bui, ma le altre volte in fondo rimaneva la speranza che tutto si sarebbe aggiustato.
Quella volta no, forse perché non sapevo da che cosa derivasse la mia depressione, perché a quel punto si poteva parlare di depressione.
Ero una donna forte, era per me impensabile poter cadere tanto in fondo per un ragazzo.
Ma in lui avevo visto più di un amico. Più di un ragazzo. Più di un essere umano. Lui era superiore, non era paragonabile a nessuno che io avessi mai conosciuto, e mi aveva presa in giro. L’avevo perso…Durante quella riflessione ero sdraiata per terra, ascoltando al massimo volume la cassetta che mesi prima i Nirvana mi avevano regalato chiedendomi che ne pensassi. Mio padre uscì per andare al lavoro ma la porta rimase aperta troppo tempo.
Una figura si mosse di fianco a me. Sentii qualcuno sdraiarsi alla mia sinistra.
“Si sta bene qui, fa solo un po’ freddo, ma l’oscurità totale mi piace. Entrando in questa camera sembra di trovarsi in qualcosa di denso e oscuro, come se tutti i pensieri e tutte le emozioni provate qui si addensassero nell’aria e riempissero la stanza.” L’ultima frase fu pronunciata in tono più profondo, come per rafforzare le parole dette. Non avrei saputo sbagliarmi. Lui era lì di fianco a me.
“Più o meno è così…è una sorta di stanza/pensatoio dove torno per rivivere le emozioni che ho lasciato in sospeso e che se ne stanno a mezz’aria.” Ho risposto.
“…riesco a sentirle tutte.” Ha detto lui, per poi proseguire dopo una lunga pausa: “ma non ti sentire imbarazzata sapendo che so cosa pensi e cosa provi. Questa è una stanza magica, anche tu senti le mie emozioni.”
Che cosa significava?! Piombava a casa mia mentre ero depressa a causa sua e mi diceva di non sentirmi imbarazzata se sapeva cosa provavo.
Io ero imbarazzata anche di fronte a me stessa, come potevo non esserlo con lui?! Così non risposi, prolungando il silenzio che già si dilungava da diversi minuti…in fondo però aver sentito qualcuno parlare in quella camera era bello come dividere quel silenzio opprimente e quell’oscurità pesante in due.
Rimanemmo in quella situazione a lungo, finché lui non mi sfiorò il fianco sinistro con la mano. L’aria si era caricata di tristezza sovrannaturale e sentivo quel suono umido che accompagna un pianto silenzioso. Mi resi conto che in tre o quattro mesi di depressione non avevo pianto nemmeno una volta. Non ci riuscivo, ma in quel momento mi sentii totalmente a mio agio che non mi sorpresi quando le lacrime mi bagnarono le guance, formando due rivoletti che confluivano negli angoli della mia bocca.
Aprii la finestra, la spalancai il più possibile, quasi la ruppi. Kurt strappò le tende e ne fece due pezzi che ci legammo in testa e usammo come mantella, poi prese i barattoli di vernice dal seminterrato e cominciammo a ridipingere la stanza di bianco. Non la mia stanza di prima, ma quella che una volta era dei miei genitori e che mio padre aveva lasciato libera dopo la morte di mia madre. Avevo deciso di lasciare la stanza in cui ero stata così male così com’era stata durante la depressione, in modo da poterci tornare e sentire di nuovo i miei pensieri di quel momento. Tutta la vernice colò sui vecchi mobili da pochi soldi che ne sarebbero usciti solo migliorati. Kurt prese la vernice gialla e dietro il letto disegnò un cerchio, due crocette, una linea irregolare.
Una faccina sorridente con la lingua di fuori e gli occhi a crocetta.
“Questa è l’anteprima del logo dei NIRVANA!” e scrisse in alto il nome della band. “Chiamo i ragazzi per vedere che ne pensano!”
Trenta minuti dopo anche Chad e Krist erano nella mia nuova stanza, seduti per terra insieme a noi due. Non c’era un letto e nemmeno una sedia o un tavolo, quindi avevo steso un vecchio materasso con un piumino sopra.
Stavo bene, davvero bene.
Anche loro apprezzarono il logo dei Nirvana e decisero di rimanere a cena e pensarono di dimostrarci la loro bravura in cucina.
Verso le 11:40 eravamo seduti sul tappeto di camera mia, nell’attesa di assaggiare le delizie preparate dai nostri cuochi…c’era davvero di tutto, diversi primi e secondi, contorni e dolci prelibati e l’immancabile liquore di mio padre alla fine.
Mangiai tutto in meno di venti minuti…divorai la mia parte e mi avventai sugli avanzi degli altri, non ero mai stata così sazia e appagata.
Finalmente ero tornata, anzi ero rinata.
[Ciao Faaaans!! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento,non ne sono sicurissima...grazie ancora a quei pochi che mi seguono e mi raccomando ancora:recensite,recensite,RECENSITE!! Amo sentire le vostre idee!! :3
A presto,
G. <3]

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Capitolo 4
*** Take your time, hurry up The choice is yours, don't be late. ***


Ero finalmente felice.

Finalmente.

Erano mesi che non mi sentivo così bene.

Avevo una ragione per alzarmi la mattina e camminare a testa alta.

Era davvero tanto tempo che non vedevo la luce del sole,che i miei occhi non venivano accecati dalla luce e che il mio viso non veniva bagnato dalla pioggia sottile.

Sorridevo,ma me ne accorsi dopo un po'.

Ero così presa dai miei pensieri che non sapevo nemmeno dove mi stessi dirigendo,camminavo e basta,non importava la destinazione,volevo solo godermi me stessa.

Sì,insomma,compiacermi di essere riuscita a superare un periodo così brutto.

<>

Questa frase l'avevo sentita centinaia di volte,ma non avevo mai capito cosa significasse davvero.

Finalmente,con il sole negli occhi e quella sottile pioggia destinata a sparire in poche ore,riuscivo a capire.

Capivo non solo quella frase,ma ero consapevole di aver capito anche molte cose su di me.

Ero una ragazza forte,non c'era dubbio.

Ne ero uscita,e ne ero uscita migliorata.

Sì,ne ero uscita nel migliore dei modi,e da sola.

Guarda dentro te stessa Greta,finalmente potrai farlo senza esserne imbarazzata. Sii felice di te stessa e vivi la vita come meglio puoi,perché ora che l'hai vissuto,sai come può essere perdersi nell'oblio.”

Parlavo a me stessa e sentirmi così libera raddoppiava la mia felicità.

Improvvisamente sentii una sensazione che mi accompagnava da molto tempo,abbassai la testa e mi trovai davanti a un vecchio pub vuoto.

Il MIO vecchio pub.

Era quello a cui ero sempre andata da quando avevo 14 anni e cominciavo ad assaporare i primi spicchi di libertà.

Era alla periferia di Aberdeen e così mi resi conto che da casa mia,avevo fatto inconsciamente un giro in tondo per tutta la città,fino a ritrovarmi al vecchio pub.

Ma di certo non ero arrivata lì per il vecchio pub,lì abitavano Kurt e i ragazzi.

Erano un paio di giorni che non li vedevo,cominciavo a sentirne il bisogno.

Così finsi di rimanere calma anche avendo una meta e mi diressi verso il loro palazzo.

Suonai e poi salii.

Li trovai,come al solito,nel caos più totale.

Kurt era seduto in cucina e appoggiava i gomiti sul vecchio tavolo.

Mi avvicinai e gli chiesi se andasse tutto bene,lui con la mano indicò qualcosa alle mie spalle.

Mi girai verso il divano e vidi Krist,ma non Chad,c'era un altro ragazzo su quel divano. Nel posto preferito di Chad. Era un oltraggio.

Allora mi avvicinai al ragazzo e gli tesi la mano per presentarmi e chiedere spiegazioni.

Krist mi guardò malissimo e scosse la testa,quasi impercettibilmente.

Coss..che cosa succede?” chiesi io,disorientata.

Il ragazzo si alzò,mostrando tutta la sua stranezza e accennò a un sorriso

Bhè,sì,tanto piacere...tu devi essere la famosa Greta,immagino,sì? No? Eh?!”

Io lo squadrai dal basso all'alto,già non mi piaceva.

Era un po' più alto di me,ma non quanto Krist,portava i capelli unti molto lunghi,ma la cosa che mi colpì maggiormente fu la sua bocca.

Aveva le labbra grandi,ma la mascella in sé sporgeva molto,aveva i denti parecchio in fuori.

Insomma,sembrava un cavallo. Io lo guardai dritto negli occhi e gli dissi

Amico,io non ti conosco,ma fatti crescere i baffi,te ne prego.”

Sorrise,poi prese più sul serio la mia acida critica e smise.

Già,buona idea...credo...in ogni caso,io sono Dave Grohl,ma non credo che ti interessi...”

Io lo guardai di nuovo e dissi “Bhè,effettivamente non mi interesserebbe più di tanto se tu non fossi seduto al posto di Chad. Che è successo,perché glielo permettete?!”

Chiesi,girandomi verso gli altri.

AHHHH,LASCIA PERDERE,NON HA PIU' IMPORTANZA,ormai...”

Dall'altra stanza senti le urla di Chad,che si trasformarono sulla fine della frase in un sussurro lamentoso.

Mi meravigliai,non era venuto a salutarmi ma aveva assistito alla conversazione dall'altra stanza.

Cosa stava succedendo in quelle due stanze?!

Allora andai da Chad,che era seduto sul letto con le mani tra i capelli e gli misi una mano sulla spalla,chiedendogli cosa non andasse.

Mi rimpiazzano. Vogliono rimpiazzarmi con quel...con quel Grohllo.”

Io gli sorrisi dolcemente e gli dissi

Naaaaahh...non penso sia da Nirvana. Però non ti preoccupare,quando avrà i baffi e magari anche il pizzetto starà meglio.” Chad sorrise e continuò

Non è definitivo,ma sono tornato prima dal lavoro e ho trovato quest'altro alla batteria,qui a casa. Alla MIA batteria,capisci? Stavano facendo un provino a quello,in casa mia e con la mia batteria!!”

Cambiai totalmente d'animo.

Certo,qualcosa avevo intuito,ma non mi aspettavo una cosa così terribile. Il sorrisetto che avevo si cancellò totalmente dalla mia faccia e rimasi totalmente priva di espressione per qualche minuto prima di riprendermi e capire che quello che sentivo era rabbia. Mi alzai con la calma di chi sa reprimere la rabbia per sfogarla al meglio nel momento giusto e tornai in sala.

Kurt mi guardò poi,capendo quanto fossi arrabbiata,tornò con il viso tra le mani.

Io gli spinsi i gomiti giù dal tavolo e feci in modo che mi guardasse.

Prima cosa:me la prendo con te perché sei il leader del gruppo e non dire che siete tutti pari perché stavolta non me la bevo.

Secondo:ma come ti viene in mente di rimpiazzare Chad?! Sì,posso capire i problemi legati alla distanza,ma addirittura fare i provini al Grohllo in casa vostra? Voi dividete la casa da ormai quanto tempo? Bhè,troppo per fargli questo...voi eravate così legati! Cazzo,dormivate nello stesso letto! Insomma,non tutti i giorni,ma quando facevate tardi,quindi l'80% delle volte che vi vedevate,lui rimaneva qui e il divano è inagibile,essendo lungo 70 centimetri!!”

Lui provò a replicare,poi si arrese e mi diede ragione. Era consapevole del disastro che aveva creato.

Io uscii scossa e mi fermai sotto il palazzo qualche minuto,pensando come si potesse fare una cosa come quella e a come rimediare.

Poi ricominciai a camminare,ma dopo pochi passi qualcuno mi afferrò il braccio da dietro e io mi girai.

Heeeii Greta,rallenta. Che fretta c'è,che hai da fare? Rimani un po' con me.”

Grohl mi aveva seguita e ora mi stava facendo proposte oscene con quella sua voce melliflua. Ne ero abbastanza scossa,ma trovai subito il modo di replicare.

Senti,io di fretta ne ho:devo allontanarmi dalle persone come te,quindi lasciami!”

Lui mi riprese il braccio destro che forse non aveva mai lasciato e strinse la presa,guardandomi e squadrandomi dal basso all'alto.

Dai piccola,rimani con me,su,ci divertiremo! Sei così bella,sarebbe davvero un peccato se io ti lasciassi andare...insomma,sono così eccitanti le donne arrabbiate,anche se tu sei proprio giovane...quanti anni hai,diciotto? O nemmeno?”

Non riuscivo a reagire,non riuscivo a comprendere cosa mi stesse capitando.

Allora lui mi strattonò e mi spinse contro il muro di una bassa abitazione che dava su una stradina vuota e mi tenne ferma con entrambe le mani. Si avvicinava sempre di più,il suo corpo era molto vicino al mio e io avevo perso tutte le possibilità di scappare da quella situazione.

Tentò di baciarmi più volte,poi mi tirò un pugno sotto la mascella e,immobilizzandomi ci riuscì.

Mi minacciò ancora e allora io smisi di ribellarmi.

Mi tolse la maglietta,baciandomi il collo.

Poi si fermò e si mise al muro,spostandomi davanti a lui.

Prese le mie mani e le mise sulla sua cintura,ordinandomi di slacciarla.

Io mi fermai a causa delle urla che sentii alle mie spalle.

TROIA!! NON SEI ALTRO CHE UNA STUPIDA TROIA!! HAI FATTO TANTE SCENATE SUL FATTO CHE IO AVESSI UNA RAGAZZA QUANDO CI SIAMO BACIATI E SU DAVE,POI TE LO SCOPI SOTTO CASA MIA!! PENSAVO DI AVER TROVATO QUALCUNO CHE MI CAPISSE,NON UN' ALTRA ZOCCOLA IN CERCA DI ATTENZIONI PRONTA A FOTTERMI E ANDARSENE A LAVORO ULTIMATO!!”

Devo proprio averla fatta grossa al mondo per meritarmi tutto questo”,pensai.

Dave ovviamente si defilò da davanti a me e corse verso Kurt

Hei amico,spero capirai. La tua donna,insomma,è molto bella e quando mi si è fiondata addosso non ho potuto fare niente...insomma,era così su di giri,mi ha buttato al muro e io...io non ho potuto fare nulla!”

Guardai Kurt e vidi i suoi occhi trasformarsi in fessure,le sue sopracciglia aggrottarsi e le sue mani serrarsi in pugni. Ebbi davvero paura della sua reazione.

Mi guardò rabbioso e sussurrò tra i denti stretti,rivolgendosi a me più che a Dave

Quella non è la mia donna,facci quello che ti pare,tanto credo sia abituata!”

A quel punto scoppiai.

Kurt,non capisci!” Urlai tra i singhiozzi

Quando sono uscita lui mi ha seguita e poi...poi mi ha buttata contro il muro e mi ha...lui mi ha bloccata,io non potevo muovermi...mi ha dato,mi ha dato un pugno,lo vedi?! Come puoi pensare che io volessi...che io lo avessi...insomma,io non volevo proprio niente da lui!!”

Kurt mi guardò,poi cominciando a parlare girò la testa vero Dave

Amico,continuerai a provare con noi,poi prenderemo una decisione.

Non darti peso per quella,non mi importa di lei.” E sull'ultima frase tornò a guardarmi con aria di sfida.

Ormai senza voce,tra i singhiozzi,lo supplicai di credermi,era tutta colpa di Dave, io non avevo fatto nulla...

Lui si voltò e tornò a passo veloce e sicuro verso casa.

Non poteva essere successo di nuovo,non potevamo lasciarci di nuovo,i risultati li avevamo visti...

Cazzo Kurt non lasciarmi,io ti amo!!” Urlai per la disperazione,più perché lui mi sentisse,poi scivolai con la schiena contro il muro e mi piegai sulle ginocchia,tenendomi le gambe con le braccia.

Ad un tratto,qualche secondo dopo,il sole che batteva sopra di me si oscurò e Kurt disse

Davvero? Cioè,davvero mi ami...insomma,io non so nemmeno cosa voglia dire,non l'ho mai detto a nessuna e nessuna l'ha mai detto a me”.Aveva un sorrisetto storto e fece una pausa,poi riprese dicendo “Dai,mi sento così idiota,stiamo parlando di cose così astratte che è inutile parlarne. Basta,scusa...c'è,no,fai...fai finta che io non abbia detto nulla. E ricorda:cel'ho con te,sei una troia.”

Non mi trattenni e gli risi in faccia,tra le lacrime.

Vedi,ci tieni a me e non pensi che io sia una zoccola...bhé,forse un po' in fondo,ma adesso torniamo alla questione centrale:sì,io ti amo. O almeno credo,insomma. Nemmeno io so che cosa significhi,però posso dirti che provo qualcosa per te...sì,forse era un po' scontato e forse è per quello che ti ho detto che ti amo...in effetti hai ragione,non so cosa significhi. Forse è più di un semplice <>..oddio,perché mi incasini in questo modo?!”

Ci guardammo e ridemmo insieme,poi decidemmo di tornare alle cose serie e gli ripetei che io non avevo fatto nulla e che Dave mi aveva immobilizzata.

Lui mi guardò la mandibola e mi disse di tornare a casa sua,per metterci un po' di ghiaccio.

Salimmo,in casa c'erano ancora Krist e Chad,uno sul divano e l'altro sul letto. Entrando,vedemmo subito Krist bere sdraiato con le gambe fuori dal divano.

Quando ci sentì ci fece un cenno di saluto e se ne andò in camera,dove Chad stava dormendo.

Io mi sedetti vicino al tavolo e Kurt si sdraiò sul divano,ma la distanza che ci separava non era solo quel metro e mezzo,c'era anche tutto il disagio che si era creato tra di noi.

Dopo qualche minuto,mi alzai e presi quel ghiaccio per il quale ero lì.

Quando uscii dal cucinotto,Kurt mi prese il ghiaccio dalle mani e me lo appoggiò sotto la mascella,poi le mie mani se le mise attorno al collo.

Eravamo molto vicini,così vicini che ci stavamo per baciare,poi Kurt mi passò una mano sulla guancia e mi accarezzò diversi secondi.

Cazzo,sei bella anche con la mandibola e la guancia gonfia!”

Pensi che possiamo riprovarci?”

Perché,abbiamo mai smesso di stare insieme?”

Tu che ne pensi?”

 

Il ghiaccio cadde,le sue mani fredde scivolarono sotto la mia maglietta e le mie si annidarono tra i suoi capelli.

Il vecchio copri divano a fiori scuri e consumati cadde,la mia mente si liberò.

Finalmente.

[Heeeei Anime!! Chiedo scusa per l'attesa dell'aggiornamento,non ho scuse D:

Questo capitolo è un po' strano,ne sono consapevole,ma spero apprezziate comunque :3 Grazie ancora di seguirmi e ricordate:recensioni e messaggi sono sempre graditi!

A presto,spero.]

 

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Ah,ultima nota:

Volevo scrivere qualcosa su questa giornata,il 5aprile,ma non penso ce ne sia bisogno,insomma,non riesco nemmeno a parlare oggi,non trovo parole adatte al contesto e non trovo parole che descrivano quello che sento,quindi dico solo una cosa,poi scompaio in una bolla di dolore,tristezza,empatia,pace e amore:

Ricordatevi che è sempre che noi.

E' stupido da dire?

Forse...

G. <3

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