The ship Bloody Rose

di Lady Cheshire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** LA CIURMA DELLA BLOODY ROSE- La ragazza capitano? ***
Capitolo 3: *** ALLENAMENTI DI SCHERMA- Da dove nasce la tua tristezza? ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


The ship Bloody Rose

Oltre le onde increspate di bianco…
 
Su un veliero dalle vele color del sangue…
 
Un ragazzo parte alla ricerca del padre.
 
In un epoca in cui i pirati devastavano i mari e le donne non valevano niente…
 
Sarà proprio una ragazza a dettare le leggi…
 
Le 10 regole della Bloody Rose!

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Capitolo 2
*** LA CIURMA DELLA BLOODY ROSE- La ragazza capitano? ***


LA CIURMA DELLA BLOODY ROSE- La ragazza capitano?


Non era ancora l’alba quando qualcuno aveva bussato alla pesante porta di ebano scuro.
 «Ikuto, svegliati, hanno attraccato qui di fronte! Sbrigati»
«Si, grazie signora, grazie di tutto»
 «Ma figurati caro, è stato un piacere. Fai solo attenzione, sono pirati, non abbassare mai la guardia»
«Si…» Questo ragazzo dai capelli scuri e gli occhi color ametista è Ikuto Tsukiyomi, ha 19 anni e sta per salire sul famigerato veliero Bloody Rose, la nave dalle vele color sangue. Si affacciò alla finestra di quella piccola stanza che è stata sua in quei giorni mentre aspettava uno dei rarissimi attracchi della nave. La locanda dava direttamente sul porto, e tutto era avvolto dalla leggera bruma mattutina, di quelle destinate a lasciare spazio alla piacevole brezza marina. L’odore della salsedine gli irrorava le narici, infastidendo il suo olfatto parecchio sensibile.
-Mi ci devo abituare a questo odore- pensò il ragazzo prendendo la sacca con la sua roba e scendendo dalle scale. Una volta uscito dalla locanda, non gli era stato difficile individuare la meta. Un imponente vascello in mogano si stagliava nella nebbia, le sue vele vermiglie risaltavano in tutto quel grigiore…grigio il cielo, il mare, le nuvole. Nessuno aveva mai visto la ciurma della Bloody Rose, a parte qualche mercante che vendeva loro i rifornimenti e le armi, ma tutti dipingevano il Capitano come una figura spietata, per cui provare timore e reverenza. A quel pensiero il ragazzo deglutì rumorosamente mentre era arrivato davanti alla passerella della nave, dove stava seduto un ragazzo, più o meno della sua stessa età, dai capelli castano chiaro e gli occhi verde smeraldo che sembravano risplendere nella foschia. Aveva una fascia rossa intorno alla fronte e un orecchino all’orecchio destro, una camicia bianca e dei pantaloni scuri infilati negli stivali di cuoio.
   «Tu sei quello che si voleva unire a noi giusto?» gli chiese mentre si avvicinava alla nave, con un sorriso spavaldo.
«Si, sono io, mi chiamo Ikuto»
   «Piacere Ikuto, sono Kukai, il vice-capitano! Quanti anni hai?»
«19» aveva risposto lui sintetico
   «Hai la mia stessa età… Come mai ti vuoi unire a dei pirati, se posso chiedertelo?»
«Perché…»
    «Kukai quando smetterai di ficcanasare i giro? Piuttosto, vieni qui e dacci una mano!» aveva urlato una voce alle sue spalle. Sembrava una voce…femminile
   «Si, si. Arrivo Rima» aveva detto lui con tono scocciato, agitando la mano con noncuranza e avviandosi verso di lei.
«Rima? Ma non portava sfortuna avere una donna a bordo?»
   «Se la pensi così sei messo male amico» aveva detto lui prendendo le varie buste della ragazza
    «Già, siamo ben tre ragazze in tutto» aveva detto lei. Una ragazza piuttosto bassa, con dei lunghi capelli biondi raccolti con un nastro rosso e gli occhi color del tramonto, un oro splendente e vivo. Indossava un abito verde corto fino alle ginocchia e delle scarpette verdi.
    «Io sono Rima, ho 18 anni. Sei il nuovo arrivato?»
«Si sono io, piacere» -Tre donne…che ciurma singolare- aveva pensato lui mentre altri tre ragazzi scendevano dalla nave per dare una mano. Uno aveva dei lunghi capelli neri e gli occhi color legno, con una camicia bianca, pantaloni neri e una cintura rossa. L’altro era una ragazzo dai capelli scuri, gli occhi verde intenso coperti da un paio di occhiali, portava una camicia rossa senza maniche e pantaloni marroni infilati negli stivali. Poi era entrata in scena la seconda ragazza del gruppo, una ragazzina dai capelli castani, legati con due fiocchi rossi, una specie di casacca rosa e dei pantaloni bianchi… doveva essere la più giovane di tutti.
    «Ehi invece di stare li a poltrire dacci una mano!» aveva detto Rima, indicandogli una delle casse li vicino…dovevano essere i rifornimenti. Una volta portati nella stiva tutti i vari oggetti, buste e casse si erano presentati gli altri.
Il ragazzo con gli occhiali si chiamava Kairi, e aveva 18 anni. La ragazza coi codini si chiamava Yaya, aveva 18 anni ed era la sua ragazza. Il ragazzo coi capelli lunghi si chiamava Nagihiko e ne aveva 19 come noi.
  «Bene!» esordì Kukai dopo aver finito l’inventario della stiva «Siamo a posto, manca solo il capitano»
«Scusa una domanda, avevate detto che c’erano tre ragazze a bordo, ma qui ce ne sono due…» tutti lo guardarono confusi, poi iniziarono a sogghignare, cosa aveva detto di così strano. Capì tutto quando senti dei pasi leggeri alle sue spalle, e voltandosi si era ritrovato faccia a faccia con una ragazza dai capelli color confetto e degli stupendi occhi color del miele, parzialmente coperti dal cappello nero, da dove partiva una lunga piuma vermiglia. La camicia bianca, che le stava grande e le faceva da casacca, era fasciata da un bustino di velluto rosso fuoco, i pantaloni color mogano fasciavano perfettamente le gambe snelle per finire in un paio di stivaletti marrone chiaro. Sul decolté, non proprio inesistente, svettava un medaglione con una rosa di corallo rosso sangue.
    «E tu saresti?» Aveva chiesto la ragazza, guardando Ikuto con uno sguardo di ghiaccio
«Sono Ikuto, volevo iniziare a viaggiare con voi»
    «Mhhh… Vediamo un po’ che sai fare» aveva risposto lei mettendosi in posizione di combattimento
«Stai scherzando vero?»
    «Ho la faccia di una che scherza?» disse mostrando uno sguardo non glaciale, di più
«Non esattamente… Ma tu sei una ragazza, non combatto con le don-» non aveva fatto in tempo a finire la frase che si era ritrovato a terra, con i torso bloccato tra le ginocchia della ragazza e le mani bloccate sopra la testa dalla mano sinistra del capitano, mentre con la destra lei gli sollevava il mento.
    «No, no. Non si fa così, devi portare più rispetto per il tuo capitano» aveva detto lei, con un tono dolce e un sorriso inquietante, per poi rialzarsi e aiutarlo.
    «Sulla mia nave ci sono delle regole, che sei tenuto a rispettare, chi non le rispetta…» disse assottigliando gli occhi «…lo azzanno alla gola! Prima regola della Bloody Rose: Mai, e dico mai, sottovalutare il nemico, o in questo il tuo capitano, nemmeno se è una ragazza…E’ tutto! Kukai, mostragli la stanza, Rima al timone, Kairi, Nagi l’ancora, si riparte! Yaya, portami l’inventario della stiva»
   «Agli ordini Capitano!» risposero tutti in coro, per poi prendere le postazioni assegnategli. Kukai lo aveva condotto in una stanza normalissima, con un grande letto matrimoniale dalle lenzuola bianche.
   «Fiuuu, avevo paura che ti facesse fuori» disse Kukai sospirando
«Chi?»
   «Come chi? Il Capitano, Amu odia chi la sottovaluta solo perché è una donna… fossi in te eviterei, l’ultimo che l’ha fatto non è finito bene» disse lui voltando il viso per non incrociare lo sguardo del ragazzo
«E-e come sarebbe finito?»
   «E chi lo sa? Fidati, quella è una donna con cui è meglio non scherzare»
«Ah… » -Chissà perché sento come un brivido su per la schiena- «Come hai detto che si chiama?»
   «Amu, Amu Hinamori. Ma non ti conviene chiamarla per nome»
«E perché?»
   «Solo io posso chiamarla per nome, e solo in determinate occasioni… Ikuto, posso darti un consiglio da amico?»
«Spara»
   «Lei è come una fiamma… se ti avvicini troppo a lei, rischi di bruciarti! Poi fa come vuoi, ma io ti ho avvertito, meno hai a che fare con noi e con lei, meno rischierai di farti del male» e detto questo se ne era andato, lasciando Ikuto confuso e, a dirla tutta, anche un po’ spaventato. Come poteva quella ragazzina dai capelli rosa essere tanto terribile? Una volta sistemate le sue cose era risalito sul ponte principale e si accorse che molta gente si era radunata al porto, soprattutto agenti della marina. Il suo sguardo corse ad Amu, Che se ne stava appesa ad una delle corde per ammainare le vele ed agitava il cappello con la piuma rossa e intanto urlava:
     «Arrivederci marina, ve l’abbiamo fatta per l’ennesima volta! Non ci prenderete mai, noi siamo gli inafferrabili della Bloody Rose, non ci avrete mai! Ne vivi, ne morti!»
-E’ pazza… Sfotte la marina, è pazza!-Pensò il ragazzo, guardando con gli occhi strabuzzati la ragazza che sorrideva giuliva mentre sventolava il cappello e guardava i colpi di fucile dei soldati andare a vuoto, perché ormai eravamo troppo lontani. Mentre gli uomini gli imprecavano contro, le donne che si erano radunate la incoraggiavano, le dicevano di continuare così… non riusciva a capire come delle donne di un paese, tutte  casa e chiesa, potessero incoraggiare un pirata. A rispondere alle sue domande interiori ci aveva pensato Kairi.
      «La incoraggiano perché lei si è ribellata, non è diventata la classica ragazza che a 18 anni si sposa e comincia a mettere su una famiglia. Le altre donne la ammirano, perché lei a mandato tutto a quel paese, soldi, fortuna, famiglia…tutto! Sono stato esauriente?» Chiese infine sistemandosi gli occhiali e sorridendo.
«Molto… Ma perché l’ha fatto?» doveva ammettere di essere curioso, quella ragazza aveva in se qualcosa di…accattivante. Non si erano accorti che il soggetto della loro discussione era sceso dall'albero maestro e si era avvicinato a loro, intervenendo con acidità.
   «Primo, non sono affari tuoi quello che faccio della mia vita, passata o futura che sia. Secondo, ti sembro una che appena raggiunta l’età si mette a sbavare dietro a uno e a sfornar figli? Ma per favore! Bene, appena raggiunta la rotta cominceremo gli allenamenti»
«A-Allenamenti?»
   «Ovvio, devi imparare a tirare di scherma, pensi davvero che la marina sia sempre così docile? A proposito, cosa sai fare con la spada?»
« Definisci docile…Ma li hai visti? Erano armati, un metro in meno di distanza e affondavamo!»
   «Pensi che la mia Bloody Rose si scalfisca per così poco? Ma per piacere! Allora? Rispondi alla mia domanda, che sai fare con la spada?»
«Conosco le basi, ma non mi è mai servito più di tanto» aveva risposto lui sincero, mentre lei si portava le mani alle tempie con fare esasperato.
   «Ma perché mi doveva capitare proprio un incompetente del settore? Cosa ho fatto di male?»
    «Maltrattato gente, torturato agenti della marina, assalito navi, rubato, spiato, ferito…devo continuare?» aveva chiesto ironico Kukai, mentre lei gli rispondeva un acidissimo “No, grazie” facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata… Per Ikuto si prospettavano giorni divertenti, questo era sicuro! Ma era anche vero che aveva notato una cosa, quella ragazza non aveva riso davvero con gli altri, il sorriso che aveva increspato le sue labbra non aveva raggiunto gli occhi, che avevano il colore del miele caldo, ma erano freddi come schegge di ghiaccio, velati di una tristezza nascosta… Ma per questo c’era ancora tempo, in fondo erano solo all’inizio!

Ho fatto le dovute correzzioni, e a proposito colgo l'occasione per ringraziarvi, ed esortarvi a segnalarmi ancora nuovi errori, grazie! Al prossimo capitolo gente^^                                                    -Minori_san-

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Capitolo 3
*** ALLENAMENTI DI SCHERMA- Da dove nasce la tua tristezza? ***


ALLENAMENTI DI SCHERMA- Da dove nasce la tua tristezza?


Tutti erano in posizione sul ponte principale, uno di fronte all’altro. Nagi davanti a Kairi, Rima davanti a Yaya, Kukai era al timone e il Capitano era davanti ad Ikuto. Tutti si stavano già cimentando negli esercizi di combattimento, mentre Ikuto non stava di certo passando un bel momento, dato che Amu aveva considerato del tutto errate le sue basi con la spada aveva deciso di partire da zero. Ora si trovava in un’incerta posizione di attacco con i muscoli doloranti, con la spada in mano, gli occhi fissi su una Amu immobile davanti a lui, con le braccia incrociate al petto, un bastone di legno in mano e una faccia del tutto insoddisfatta che si stava, lentamente, tramutando in un ghigno malefico e gli occhi parzialmente coperti dal cappello le conferivano ancora più inquietudine. Nelle ultime due ore Ikuto aveva imparato a riconoscere quel ghigno, ed a esserne terrorizzato, perché significava solo una cosa… Ed eccole che arrivavano!

«Spalle indietro, non stare gobbo!» Bastonata sulla schiena!
«Piega le ginocchia!» Bastonata sulle rotule!
«Tendi del tutto il braccio!» Bastonata sull’avambraccio!
«Non abbassare mai lo sguardo, mai perdere di vista il nemico!» Bastonata sulla testa!
  «Ahi, la vuoi smettere?!» Disse abbandonando la posizione…errore fatale!
«Non replicare!» Altra bastonata sulla testa… E poi un’altra, più forte!
  «E questa per che cosa era?» Chiese massaggiandosi la testa.
«Hai abbandonato la posizione senza il mio permesso! Già sei pessimo, se poi ti prendi delle libertà siamo rovinati… Sappi che se ci attaccano, o se attacchiamo, anche tu dovrai combattere e non ho intenzione di mollare tutto per salvarti la pelle» Disse lei dura, puntandogli un indice al petto.
  «Ho i miei dubbi che dovrai farlo!» aveva risposto lui orgoglioso, afferrandole il polso ed allontanando la mano.
«Sarà meglio per te, perché se non ti ammazzano loro, lo faccio io! Non mi piaci, se mi fai arrabbiare ti butto fuori bordo! Per ora è tutto, dopo continuiamo, e vedi di farti passare in fretta quei lividi… non mi piacciono…» detto questo era andata a seguire gli esercizi degli altri.
-Ma perché a loro il bastone lo appoggia appena e con me lo usa come arma? Quella donna mi fa saltare i nervi! Certo che le ragazze però sono eleganti anche quando usano la spada… strano non dovrebbe essere indifferente per maschi e femmine? Qui per lo meno…-
«Dalla tua faccia sembra che muori dalla voglia di fare una domanda» aveva detto Amu affiancandosi a lui.
  «In effetti si, perché alle ragazze hai insegnato il combattimento tipico delle donne, non sembri esattamente il tipo che bada all’estetica»
«In effetti è vero però l’ho fatto per loro. Non resteranno su questa nave per sempre»
  «Perché dici così?»
«Che ficcanaso… Semplice, so che loro non sono come me! Un giorno scenderanno da questa nave e prenderanno la loro strada e non voglio che siano condizionate dalla vita che fanno adesso » aveva detto lei, guardando le due ragazze che si stavano impegnando negli esercizi. Il suo sguardo aveva qualcosa di estremamente malinconico, come se stesse parlando si qualcosa di molto triste. Ikuto era come ipnotizzato da quelle iridi melanconiche.
«Beh? Perché mi fissi ora?» chiese lei stizzita
  «No, niente, è che sembri molto dispiaciuta nel dirlo»
«Sono come sorelle minori per me, è ovvio che questa consapevolezza mi faccia male. Siamo molto legati, tutti, sebbene sia un triste legame… E ora smettila di ficcare il naso nella mia vita, sono il tuo Capitano ed è l’unica cosa che devi tenere a mente» aveva detto dando un colpetto sulla fronte del ragazzo per poi allontanarsi e raggiungere Kukai al timone, dopo poco eravamo andato a mangiare. Era Nagihiko ad occuparsi della cucina, insieme a Rima, e si erano dimostrati più che valenti… Era stato un pranzo delizioso, alla faccia di quelle schifose gallette che ti propinano di solito. Il pomeriggio era trascorso come la mattinata, cosa che permise ad Ikuto di prendersi un’altra dose di legnate dal sadico Capitano, e di scoprire che alcuni membri della ciurma avevano uno stile tutto loro, oltre alla scherma. Nagi combatteva a distanza con una pistola, Yaya dei lecci con delle palle di piombo da usare per bloccare i nemici in fuga, Kairi e Kukai si cimentavano nel corpo a corpo, mentre Rima lanciava candelotti di dinamite, cosa che rendeva Ikuto leggermente inquieto.
  «Spero solo che non sia accesa…»
«Concentrati su di me, non su Rima, è una professionista! E poi è ovvio che non è accesa…ci credi così folli?»
  «Devo rispondere? Stamane hai sfottuto la marina!» disse lui, sedendosi a terra.
«Se non li stuzzichi un po’ poi smette di essere divertente! Ora smettila di cincischiare, anche io devo allenarmi sai?»
  «Ah si? In che combattimento ti cimenti?»
«Stai facendo un po’ troppe domande sai novellino?» aveva detto lei, alzando il mento del ragazzo con il bastone, che aveva sempre sotto mano per eventuali “correzioni” come le definiva lei, e avvicinando i loro volti. Lui rimase molto stupito di quel gesto, nessun’altra ragazza avrebbe mai fatto una cosa del genere, solitamente le donne erano intimidite da lui e dai suoi occhi freddi. Ma quella che gli stava davanti non era di certo una ragazza qualunque.
«Combatto con dei veleni, mentre sono impegnata in un corpo a corpo, inietto un veleno, spesso istantaneo…non sono così cattiva»
   «Infatti sei peggio, sei sadica!» aveva detto Kukai, intromettendosi nella discussione
«Chi ti ha dato il permesso di staccare, sentiamo un po’!»
   «Ma Capitano, ormai è quasi buio»
«Vero… Bene, per oggi basta. Ragazzi si cena!!»
Dopo cena ognuno si era ritirato nella propria stanza, chi per rilassarsi dopo la giornata, chi direttamente per dormire o chi, come un certo ragazzo, per interrogarsi sulle esperienze di quella prima giornata su quella nave singolare. Ripensava alla strana ciurma di cui era entrato a far parte, agli allenamenti massacranti e a lei. A quegli occhi color miele caldo coperti da una lastra di ghiaccio impenetrabile. Mentre se ne stava li a rimuginare sulla strana ragazza , gli era parso di sentire della musica, triste note trasportate dal vento… A Ikuto piaceva la musica, da sempre, così si mise una camicia e salì sul ponte principale dove vide una cosa che non si sarebbe mai aspettato di vedere. Amu stava seduta sulla prua della nave, con indosso una camicia da notte bianca con dei ricami rossi, i capelli leggermente smossi dalla brezza, e suonava un flauto di pan ad occhi chiusi. Suonava una canzone simile ad una triste ninna-nanna. Una volta finita la melodia era calato il silenzio che Ikuto decise di rompere.
  « Non dirmi Capitano?»
«Ancora tu? Mamma mia che rompiscatole! Non ho sonno, contento? Nemmeno tu a quanto ho il “piacere” di notare»
  «Che gentilezza…»
«Chiuditi quella camicia! Te l’ho già detto, non mi piacciono i lividi»
  «Se ne andrà via in fretta, ma aiuterebbe non essere preso a bastonate sai? Non è che ti da fastidio vedere un ragazzo senza camicia?» aveva chiesto lui un po’ strafottente.
«Vivo con tre ragazzi da tutta la vita, li ho visti anche in mutande se è per questo. Per lasciarmi di stucco ci vuole altro… E’ che i lividi mi ricordano brutti momenti del mio passato» e dalla faccia fatta dalla ragazza, Ikuto decise che era meglio cambiare discorso.
  «Era una canzone molto triste»
«L’ho scritta quando è morta mia sorella minore» aveva risposto senza troppi giri di parole.
  «E’…Morta? Mi spiace, non volevo…»
«Non ti preoccupare, ormai me ne sono fatta una ragione… Senti un po’, come mi hai deciso di unirti a dei pirati? Non sei esattamente il tipo di ragazzo che farebbe fatica a mettere su famiglia»
  «Sono venuto qui per cercare mio padre… Lui l’ha lasciata morire la mia famiglia. Tu invece? Come mai sei qui?»
«In che senso? La nave è mia!»
  «Intendo, sei una bella ragazza non penso che faresti molta fatica a trovare un ragazzo disposto a spostarti» Il ragazzo aveva detto quel commento con nonchalance, senza pensarci. Senza riflettere che la ragazza aveva passato la vita ad essere additata come la figlia di una prostituta da bambina, da sciagurata una volta cresciuta e che ora si ritrovava ad affrontare il primo complimento fattole da un ragazzo. Come di istinto aveva deciso di voltare il viso in modo da non incontrare lo sguardo del ragazzo, esaminando il fastidioso calore che sentiva le guance. Il suo intento però fallì visto che il suo gesto non era sfuggito agli occhi attenti del ragazzo.
  «E ora perché non mi guardi più in faccia? Sei arros-» Non aveva fatto in tempo a finire di parlare che si era ritrovato a terra, a faccia in giù con Amu che gli bloccava la schiena con il ginocchio e le braccia per i polsi.
«Non dire scempiaggini! Ti sembro il tipo? Idiota!» in realtà era vero, era arrossita seppur leggermente, ma non voleva mostrare al ragazzo il suo viso arrossato, non voleva mostrarsi debole… Non avrebbe commesso lo stesso errore una seconda volta.
  «Scusa, scusa! Come sei suscettibile! Cambiamo discorso che è meglio. Se non sono indiscreto, come… come è finita, si insomma tua sorella…»
«E’ morta con mia madre e i genitori dei ragazzi quando un’altra nave di pirati ci ha attaccati, noi eravamo tutti sotto coperta e quindi non ci hanno trovati… Quando siamo risaliti c’era solo un lago di sangue, mia sorella era preoccupata per nostra madre e hanno ucciso pure lei, aveva solo tre anni, se solo mi avesse ascoltato…» Prima di proseguire prese un lungo respiro «E così io e Kukai, appena undicenni, abbiamo tenuto insieme la ciurma.»
  «E’ per questo che le vele sono rosse?»
«Sai che non ti facevo così perspicace? Comunque si, è per quello»
  «Tu non hai un padre?»
«E’ vivo, ma per me è come se fosse morto molti anni fa»
  «Vedo che le figure paterne lasciano a desiderare un po’ ovunque…»
«Cosa ha combinato?»
  «Ne possiamo parlare in un altro momento, non sono molto comodo sai?» disse lui ricordando alla ragazza che lo stava ancora bloccando a terra con il ginocchio. Lei si era rialzata subito, sussurrando uno “scusami” che il ragazzo percepì appena, ma lasciò correre la cosa, non voleva rovinare il momento che si era venuto a creare.
  «Mio padre se ne è andato quando ero molto piccolo, lasciandomi solo con una sorella più piccola e mia madre gravemente malata… E morta l’anno scorso! Quel maledetto l’ha lasciata sola pur sapendo che fosse malata. Eppure lei l’ha sempre aspettato»
«Mi spiace, so cosa significa… Tua sorella?»
  «L’ha presa male! Adesso lavora in una locanda in una città, non è lontanissima da qui»
«Capisco…» disse lei semplicemente, posando lo sguardo sulla luna, alla quale mancava colo uno spicchio sottile per essere piena del tutto.
  «Credo che sia ora di andare a dormire, che ne dici Capitano?»
«Si, credo sia la cosa migliore… Ah, comunque…»
  «Si?»
«Comunque, grazie per avermi fatto un complimento, ma non serve mentire. E la seconda delle mie regole. Seconda regola della Bloody Rose: Mai mentire a nessun membro della ciurma.»
Lui, che era andato avanti di qualche passo verso il ponte inferiore, era giù sulla porta che conduceva alle scale e, nel sentire quelle parole si era voltato e le aveva rivolto un sorriso a metà tra il divertito e il malizioso e le aveva semplicemente detto:
  «Ho semplicemente detto la verità! Nulla di più» ed era sparito sotto coperta, lasciando Amu sul ponte principale, ad arrossire di nuovo alle sue parole per poi dirigersi in camera sua a grandi falcate, recuperando il suo contegno. Per la seconda volta in vita sua aveva mostrato il suo cuore ad un ragazzo, ora la domanda era: Quanto ci sarebbe voluto prima di rimanere scottati?

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