New life

di _Rossyj_
(/viewuser.php?uid=238573)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una nuova vita ***
Capitolo 2: *** Ragazzi... ***
Capitolo 3: *** Giornata tipica alla Dalton Academy ***
Capitolo 4: *** La neve e il freddo di dicembre ***
Capitolo 5: *** Un amore di Natale ***



Capitolo 1
*** L'inizio di una nuova vita ***


"Ross! Svegliati!" ecco com'era iniziata la mia giornata. Feci per alzarmi dal letto e mi ritrovai un viso famigliare e anche molto dolce davanti. "Rossy, Rossy! Oggi partiamo! Partiamo! Ti rendi conto?!". Questa era Caty, la mia migliore amica, eravamo inseparabili e infatti saremmo partite assieme per l'America proprio quel giorno con le nostre famiglie, ed ora stava saltando per tutta la camera e io non potei fare nient'altro che aggregarmi!
Parlavamo, o meglio squittivamo, come due bambine di 6 anni, che in effetti eravamo, ancora in pigiama, quando la porta si aprì e mia madre Elise disse, con quel sorriso che faceva ogni volta che ci vedeva insieme "Bambine sarebbe meglio cominciare a prepararsi, no?".
Noi ci scambiammo una sguardo e scomparimmo entrambe in cucina.
La colazione procedette come sempre: io e Caty fantasticavamo mangiando i nostri soliti cereali, mi sbrodolavo un pochino con il latte cercando di rimetterlo a posto sulla credenza alta e poi andavamo a lavarci i denti con sottofondo qualche canzone da cantare con la schiuma bianca del dentifricio che ci faceva sbagliare qualche parola.
Eravamo nella mia camera, io con dei leggings rossi coperti da dei pantaloncini corti di jeans, una maglietta a maniche corte bianca con il disegno di un cagnolino e i capelli ricci rossicci indomabili tenuti da un nastro rosa, e Caty con una gonnellina rosa a puà, una magliettina simile alla mia, panna con un coniglietto e i capelli castani e lisci tenuti in due lunghi codini con dei nastri rosa, a cantare e ballare.
Nel frattempo in salotto erano tornati mio papà Tony insieme a Johnny e Anne, i genitori di Caty, che erano andati a caricare le due macchine con le valigie.
Tutto era pronto, la mamma ci venne a chiamare e ri-scomparì in cucina a controllare le ultime cose con gli altri adulti.
Io e la mia amica ci guardammo sorridendo e dissi "Stiamo per partire..." e Caty, a voce alta "... nuova avventura...stiamo arrivando!" finimmo insieme urlando e abbracciandoci.
Demmo un ultima occhiata a quel posto e uscimmo dalla porta con le mani intrecciate.
Con la mano libera salutai quella casa che mi aveva ospitato per i primi sei anni della mia vita, le dissi l'ultimo "ciao" proprio mentre papà stava chiudendo a chiave la porta.
Anne allora si abbassò per incontrare lo sguardo della sua bambina e della sua inseparabile amica, ci prese le manine libere e ci disse "Pronte?!" le sorridemmo per poi urlare "sì" all'unisono. Ci strinse in un abbraccio e poi ci dirigemmo verso le macchine, io tenendo la mano alla mia mamma e a Caty e lei a me e a Anne. Johnny e papà stavano davanti portando le ultime borse.
Ci trovammo davanti a due macchinone, quella di papà Tony nera, e quella di Johnny grigia. Né io né la bambina che avevo di fianco volevamo disintrecciare le nostre manine per separarci durante il viaggio quindi fissammo le due donne con aria supplichevole per farlo capire anche a loro.
Riuscimmo nel nostro intento perché un istante dopo le due ci sorrisero e mamma disse "Allora, avete tre opzioni: A andate tutte e due con Anne e Johnny, B venite tutte e due con me e Tony o C vi dividete e venite una con noi e l'altra con loro.".
A quell'opzione entrambe spalancammo gli occhi e scuotemmo la testa energicamente così da provocare le risatine delle donne.
Ci voltammo l'una verso l'altra per decidere. Avevamo sui visini delle smorfie di dubbio. Anne si avvicinò a Elise e le sussurrò "Poverine, adesso avranno un bel problema da risolvere" l'altra rispose "Già! Ma guarda che belle espressioni pensanti che hanno!". Pochi secondi di bisbigli tra noi poi esclamai "Dopo un'attenta...ehm..." "analisi", mi suggerì Caty, "ecco, sì, analisi...abbiamo deciso che...rullo di tamburi..." e l'altra cominciò a battersi le manine sulle cosce "andremo con Anne e Johnny!" urlai.
Gli interpellati fecero un ballettino di gioia mentre gli altri si finsero offesi così mi affrettai a spiegare con gli occhioni da cucciolo "No, no, vi prego, non fate così! Abbiamo scelto di andare con loro perché stanotte abbiamo dormito da noi ma io vi voglio bene!" e presi una mano della mamma e una del papà.
Loro si guardarono con un finto sguardo triste poi mi rivolsero un sorriso e mi abbracciarono.
I miei genitori, protettivi come sempre, mi ricordarono di fare la brava, di ascoltare Johnny e Anne ecc. prima di partire.
Dovevamo andare da Cosenza, città dove vivevamo, a Malpensa, da lì avremmo preso l’aereo per arrivare a New York e poi saremmo andati a vivere in una casa che Johnny e papà avevano preso in affitto per cinque anni da un loro amico, in modo che potessimo traslocare da qualche altra parte quando io e Caty saremmo dovute andare alle scuole medie.
Appena eravamo salite in macchina accendendo la radio abbiamo sentito We are young dei Fun, una delle canzoni che più adoravo, e non abbiamo potuto non cominciare a cantarla.
Passammo tutto il viaggio ad ascoltare e cantare tutte le canzoni che trasmettevano alla radio.
Era quasi ora di pranzo e incominciavo ad avere fame, avevo la pancia che brontolava, e pensai che anche Caty dovesse averne perché sentivo che anche la sua faceva gli stessi rumori.
Allora la presi per un braccio e mi avvicinai a lei, per quanto la cintura di sicurezza me lo permettesse, e le sussurrai “Psss, Caty! Io avrei un languorino…” e lei “Anche io! Aspetta…” e la vidi sganciarsi la cintura silenziosamente e abbassarsi a cercare qualcosa nella sua borsetta fucsia.
Si riallacciò la cintura di sicurezza e mi porse un pacchettino di m&m’s. Io le sorrisi, adoravo quelle arachidi ricoperte di cioccolato e zucchero colorate! Cominciammo a mangiare quindi smettemmo di cantare e per questo Anne si insospettì e noi fummo costrette a riempirci la bocca di m&m’s prima di essere colte in fragrante.
Quando ci vide cercare di dire una specie di “sìì?!?” con la bocca piena, gli occhi spalancati e il viso leggermente rosso per la preoccupazione pensò che fossimo buffissime e si mise a ridere.
Noi nel frattempo ingoiammo e mettemmo a posto il pacchetto nel mio zainetto arancione fosforescente facendo finta di niente.
Quando Anne si fu ripresa esclamò “Johnny forse è meglio che ci fermiamo a mangiare qualcosa prima che queste due pesti muoiano di fame! Adesso chiamo anche Ellie e Tony e li dico che ci fermiamo al primo Autogrill che troviamo.”
Così fece e poco dopo ci trovammo ad un tavolo a mangiare dei panini, sorseggiare della Coca Cola e, per finire in bellezza, gustare una brioches al cioccolato con una spolveratina di cacao sopra. Amavo il cioccolato e a Caty non dispiacque mangiarla, anche se lei non ne era tanto dipendente quanto me.
Ci rimettemmo in viaggio e tra canzoni, risate e giochi il tempo passò veloce, anche perché ad un certo punto io e la mia amica ci addormentammo.
Arrivammo all’aeroporto, dove ri-incontrammo i miei genitori.
Era la prima volta che salivo su un aereo ed ero emozionata.
Facemmo velocemente il check-in per poi salire su un aereo enorme.
Non riuscivo a staccare la mia mano da quella di Caty.
Ci sedemmo tutti e sei in posti vicini, in modo che i quattro adulti potessero controllare noi piccole e che io e la mia coetanea potessimo stare vicine.
Partimmo poco dopo e, avendo il posto dalla parte del finestrino, potei vedere il distacco dell’aereo da terra; era spettacolare vedere tutto da così in alto.
Il viaggio fu tranquillo, io e Caty mangiucchiammo qualcosina quando avemmo un po’ di fame, giocammo con i nostri DS, ascoltammo la musica per tutto il tempo e ci addormentammo anche sulle note di GoodBye lullaby di Avril Lavigne.
Fui svegliata nello stesso modo di quella mattina: Caty che mi urlava in un orecchio di svegliarmi perché eravamo arrivate.
Scendemmo dall’aereo e ci ritrovammo nella caotica New York. Riuscì a dire soltanto “wow” da quanto sembrassi insignificante davanti a quella città favolosamente immensa!
Andammo verso la casa che sarebbe dovuta essere nostra per i prossimi cinque anni .
Era molto spaziosa ma dopotutto dovevamo starci tutti e sei: era all’ultimo piano del palazzo, appena entrati c’era il salotto con televisione, divano e un balcone, a destra c’era la cucina e sempre sulla destra si trovavano le scale che portavano al piano superiore, lì c’era un corridoio dove, a sinistra, si trovavano un bagno, la nostra camera e una camera matrimoniale, e, a destra, un’altra camera matrimoniale e una altro bagno.
Io e Caty corremmo subito al piano di sopra nella nostra camera, la condividevamo, e ci spartimmo i letti, gli armadi e il resto.
Era ancora presto, allora io e la mia amica ci mettemmo un po’ a riordinare le nostre cose nella stanza.
Ad un certo punto Anne entrò in camera trovandoci stese a terra addormentate una sopra l’altra con la bocca semi-aperta e la radio ancora accesa.
Era stata una giornata fantastica: l’inizio di una nuova vita.
I giorni procedettero bene, dopo una settimana la casa era perfettamente sistemata e avevamo potuto già fare un giro di New York.
Amavo andare a Central Park, c’era così tanto verde e potevo svagarmi con Caty quanto volevo.
Arrivò anche l’ora di iniziare scuola, ci ritrovammo in classe assieme e facemmo subito amicizia con la maggior parte dei bambini.
I cinque anni passarono tranquillamente, io e Caty avevamo dieci anni, avevamo finito la scuola elementare, eravamo pronte ad andare alle scuole medie e, anche se ci dispiaceva lasciare New York e gli amici che ci eravamo fatti lì, dovevamo andarcene.
I nostri genitori avevano già preso una casa, e quella volta era nostra e non in affitto, in Ohio a Westerville.
La casa, o meglio villa, era immensa, aveva un giardino ed era composta dal piano inferiore, dove c’era il salotto, la cucina e un bagno, il piano superiore, con due camere matrimoniali e altre due singole e la soffitta. Io e Caty adoravamo andarci era sempre così tranquilla e ne avevamo fatto il nostro rifugio.
Avemmo una settimana per ambientarci per poi cominciare la scuola privata della città..
Sempre nella stessa classe, io e Caty avevamo fatto amicizia con Lara, Veronica e Camilla, tre ragazze simpatiche che praticamente consideravo come una seconda famiglia.
E altri tre anni passarono tra scherzi, risa, avventure e pigiama party con le amiche che avrei voluto per sempre al mio fianco; mai un litigio.
Dovetti cominciare il Liceo privato, sempre lì a Westerville, con le mie amiche: alla Crofford Country Day.
Il primo giorno fu tranquillo: molte lezioni, professori gentili, ragazze non troppo antipatiche e la mia seconda famiglia sempre con me; creammo il nostro Glee club: le Blue Roses. Dovevamo attenerci alle regole della nostra scuola gemella, la Dalton Academy, ovvero avere una solista, io, e il sistema del gruppo doveva essere democratico, come in un tribunale, o almeno così ci aveva detto il “capo” degli Wearblers: Blaine Anderson, bel ragazzo, un po’ basso, simpatico, sorriso smagliante, occhi favolosi, voce sublime, capelli ingellati e gay.
Per ora avevamo conosciuto solo lui che, come capitano del Glee club maschile, era venuto a darci il benvenuto.
Un giorno ha anche assistito alle nostre prove e gli abbiamo cantato una nostra versione di California Gurls di Katy Perry che gli è piaciuta molto, per questo ci ha invitate ad andare da loro qualche volta che avremmo potuto combinare qualcosa assieme.
Eravamo solo all’inizio del Liceo e mi ritrovavo con le amiche migliori che avrei potuto avere, capitano del Glee e forse avevo anche la possibilità di cantare con uno dei Glee club più talentuosi dell’Ohio: ero euforica e non vedevo l’ora di scoprire che cosa mi avrebbero riservato quei quattro anni di scuola.
 

Nota della sclerata che scrive sta roba:
questa è la mia prima ff, siate clementi! ç_ç
So che per ora non è un granchè, si parla di un personaggio nuovo e il vero e proprio Glee non è ancora stato introdotto quindi non è molto interessante...*si accuccia in un angolino buio deprimendosi con le canzoni della 4x04*...ma abbiate fiducia, fra poco arriveranno anche i personaggi interessanti! ;D
Non so più che dire, un grazie speciale a FinnERachel, che mi ha aiutato molto durante il corso di questo obrobrio e che lo ha sistemato in alcune parti! Ringrazio anche la mia sore e _Jatto_, vi voglio tantissimo bene ragazze, che mi sono sempre vicine e su cui potrò sempre contare! <3
...smetto di scrivere, per vostra fortuna...e svanisco nel nulla! *si disintegra e di lei rimene solo questa storia*
Baci baci Klaine 4ever!

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ragazzi... ***


Giunse il giorno per noi Blue Roses di incontrare i famosi Warblers. 

Blaine ci aveva detto di ritrovarci in un magazzino, non troppo lontano dalla scuola.

Ero proprio davanti al portone che lo osservavo come se fosse l'entrata per il Paradiso, tutte le altre erano ancora indietro: pensavo a dove ero arrivata, pensavo che ero la leader e che dovevo essere io a rappresentare il gruppo, pensavo che dietro a quello strato di ferro ci fossero circa una ventina di ragazzi...ragazzi...ecco la parola chiave che più mi faceva tremare le ginocchia.

Frequentando solo scuole femminili non ero abituata a stare troppo tempo con persone del sesso opposto al mio. Non che mi dispiacesse, con le poche conoscenze maschili che avevo andavo d'accordo, il mio carattere era forte e se dovevo rispondere a tono lo facevo, ma questo anche con le femmine, soprattutto con le femmine.

Fu sempre Caty a risvegliarmi dai miei pensieri facendomi prendere un colpo. Mi girai e la ritrovai dietro di me che rideva. Alzai gli occhi al cielo e assieme aspettammo che le altre arrivassero. Quando arrivarono ci disponemmo a cerchio, come al solito, e cominciammo a confabulare; io come un genitore premuroso che raccomandava alle proprie bambine di fare le brave, di non sbavare dietro ai ragazzi e soprattutto di evitare alcune delle loro tipiche battutine e loro che mi ascoltavano attentissime.

Finii il mio discorsetto e bussai leggermente al portone per poi dirigermi verso il centro del magazzino seguita dalle ragazze. 

Ci disponemmo come i quattordicenni che avevamo davanti, ovvero in fila orizzontale con me in centro un passo più avanti delle altre.

Blaine aspettò un minuto, nel quale noi Blue Roses squadrammo ogni Warblers dalla testa ai piedi e viceversa, per cominciare a parlare, presentando i suoi coetanei e spiegando che cosa avrebbero cantato ecc. solo che io mi accorsi di non star ascoltando nemmeno una parola di quello che stava dicendo. Mi ero incantata a fissare un ragazzo: non era molto alto ma di sicuro più di Blaine, indossava la stessa divisa che portavano gli altri, mi soffermai sugli occhi che erano nascosti da un paio di occhialoni blu notte ma di un bell’azzurro con molte striature di verde che non si poteva non notare, più di un verde acqua direi, il sorriso era candido e radioso, aveva qualche lentiggine e i capelli erano di un biondo scuro ma non troppo. Nell’insieme non era uno di quei super-fighi tipici della TV, ma c’era qualcosa che quasi mi costringeva a fissarlo. 

Lo vidi sorridermi e per poco non svenni. Ricambia guardandolo come ebete ma subito vidi che distolse lo sguardo per girarsi verso Blaine.

Sentì quasi nostalgia di quel sorriso ma subito mi dovetti riprendere perché Blaine mi stava guardando con un sorriso, come se stesse aspettando una risposta da me.

Un po’ rossa in viso, con gli occhi spalancati, deglutii rimanendo in silenzio. 

Ci fu un attimo di silenzio in cui la mia mente stava provando a rielaborare le informazioni appena ricevute ma non riuscivo a trovare niente, come quando cerchi qualcosa su Google e ti dice “forse stavi cercando…” perché non lo trova.

Finalmente qualcuno parlò e fu proprio la ragazza alla mia destra, ovvero Lara che disse “Bhè…allora credo possiate incominciare!”.

A quel punto gli Warblers cominciarono a intonare le prime note di Animal e io mi girai verso la mia salvatrice e con le labbra mimai un “grazie” che la fece sorridere. 

Finalmente riuscì a concentrarmi sul duetto di Blaine e di un altro ragazzo.

Noi ragazze tenevamo il tempo con i piedi e quando alcuni Warblers iniziarono a venire verso di noi alcune cominciarono a squittire.

Blaine e l’altro Warblers ci inondarono di schiuma, con la quale cominciammo a giocare come se fosse neve tirandocela addosso.

In particolare io ero stata presa di mira dal ragazzo di prima e quando mi lanciò la prima ‘palla di schiuma’ non me lo feci ripetere due volte e cominciammo una battaglia tra noi due finché lui non scivolo e quando feci per avvicinarmi mi ritrovai la faccia piena di schiuma così mi ripulì in fretta così da poter continuare la lotta solo che l’altro ‘combattente’ non riusciva più a rialzarsi così mi avvicinai facendo il segno di pace e provai ad aiutarlo.

Nel tentativo caddi anche io, proprio sopra di lui.

Sbattei più volte le palpebre e mi misi a ridere chiedendogli scusa. Lui, come me, si mise a ridere –la risata più bella che avessi mai sentito, pensai- per poi ritentare ad alzarsi. Con un po’ di fatica ci riuscì, quindi mi porse una mano che accettai. 

Eravamo in piedi, faccia a faccia, che ci sorridevamo, con le mani ancora intrecciate: ero persa in quelle iridi mozzafiato. 

La sua voce mi riportò nel mondo dei comuni mortali -ora che ci pensavo non sapevo ancora il suo nome e quella era la prima volta che mi rivolgeva la parola- “Mi chiamo Alex”.

Il mio cervello era andato in pappa a quelle tre parole e riuscii a mormorare solo il mio nome. 

Rimanemmo così, a contemplarci a vicenda per un po’, finché qualcuno, che identificai come Blaine Anderson, non mise una mano sulla mia spalla –mi appuntai mentalmente di dargli un ceffone appena ne avrei avuto l’occasione- dicendo “Come vi è sembrata l’esibizione?”

Alex –che bel nome, lo avrei potuto ripetere all’infinito: Alex Alex Alex Alex Alex…basta!- mi lasciò la mano all’istante come se avesse preso la scossa e ancora io sentii quella nostalgia che provai prima.

Mi voltai verso quello che ormai avevo imparato a considerare come un fratello e notai che dietro di lui c’era il ragazzo con cui aveva duettato poco prima, che gli cingeva la vita da dietro dicendogli che era stato come al solito, per poi lasciargli un piccolo bacio sul collo. 

Sorrisi guardandoli e soprattutto studiando quella specie di angelo appiccicato come una cozza a Blaine: era carino, alto, occhi azzurri, capelli biondicci perfettamente sistemati e pelle candida –mi ricordava le bambole di porcellana che avevo da piccola, se ne avessi avuta una maschio sarebbe stata identica- .

Persi una parte del discorso scrutando i movimenti dell’angelo di porcellana –sì, ero molto disattenta quel giorno- “Piacere, Kurt Hummel” disse alla fine porgendomi una mano e io mi presentai a mia volta.

Cominciammo a parlare e alla fine io, le mie quattro inseparabili amiche, Blaine, Kurt, Alex e altri due Warblers, Nick e Jeff, ci ci radunammo e andammo a mangiare tutti assieme in un ristorante non troppo lontano da lì, il Bel Grissino, per conoscerci meglio.

Arrivati lì parlammo tutta la sera, raccontandoci le nostre avventure e scherzando tutto il tempo.

Jeff ci raccontò dei vari pasticci che combinava insieme a Nick, che a volte arrossiva a qualche commento del biondo o delle ragazze, Caty e Lara che scherzavano continuamente con loro, Alex che ascoltava interessato ma che, come me, se ne stava a guardarli e ridere delle loro battute, Kurt e Blaine si tennero per mano tutto il tempo e Vero e Camy non furono da meno –sì, erano felicemente fidanzate, e anche da un po’ di tempo-.

Sentì il bisogno di un po’ d’aria fresca e così mi misi il cappotto e uscii e mi appoggiai al muretto chiudendo gli occhi e respirando l’aria fredda d’autunno.

Poco distante da me c’era una coppietta che si sbaciucchiava.

Quando aprii gli occhi vidi un cappello rosso trasportato dal vento e la ragazza precedentemente intenta a baciarsi con il suo presunto fidanzato, corrergli dietro.

Da brava ragazza qual’ero –sì, l’importante è crederci- cominciai a correre finché non riuscì a fermarlo.

La ragazza arrivò a me con il fiatone e mi posò la mano sulla spalla dicendomi “Grazie, veramente grazie, grazie! È uno dei miei cappelli preferiti e poi con quale altro cappello potrei abbinare questo grazioso cappotto rosso?” mi rivolse un sorriso e io le porsi l’oggetto che tenevo in mano per poi soffermarmi un attimo a guardarla: era un po’ bassina, con un cappotto rosso che arrivava alle ginocchia, delle lunghe calze bianche abbinate ad una borsettina e a dalle scarpe col tacco nere e bianche, i capelli erano lunghi, lisci e scuri e il volto era sorridente.

Mi porse la mano e si presentò “Io sono Rachel Berry, piacere” –quante conoscenze ho fatto quel giorno, ho stretto tante di quelle mani!- gliela strinsi e mi presentai a mia volta poi lei disse che doveva ritornare da Finn, il suo fidanzato dalle dimensioni di un armadio –avevo indovinato!- e prima di andarsene mi ringraziò un ultima volta.

Rimasi fuori abbastanza per vederli andare via mano nella mano, non prima di essersi scambiati un ultimo dolce bacio. “Che pucciosi che sono!” pensai e poi me ne ritornai dentro chiedendomi se ‘pucciosi’ era effettivamente una parola...mi risposi che no, non lo era e che quindi dovevo essere impazzita o quant’altro.

I miei pensieri sulla mia prematura pazzia imminente furono bloccati quanto, ritornata al tavolo, notai che non c’erano più né Kurt e Blaine né Vero e Camy.

Mi sedetti e con un sorriso divertito chiesi dov’erano, fu Jeff a rispondermi “E dai Rossy! –“Perché mi chiama ROSSY?! Non gli ho dato il permesso!” pensai, ma lascia correre per una volta- Pensaci: secondo te dove saranno mai andati i Klaine e le Vemy?!” e si sporse verso di me con aria che lasciava intendere i suoi pensieri.

Sentì le mie due amiche rimaste e Nick mettersi a ridere e Alex che sollevava gli occhi al cielo sorridendo e scuotendo la testa mentre io guardavo il biondo in modo interrogativo, ma sorridendo “Vemy?! Klaine?!” 

Lì Nick rispose “Klaine, Kurt più Blaine e Vemy…” e finì Jeff mettendogli un braccio attorno alle spalle “Vero più Camy!” e mi guardandomi entrambi con una faccia buffissima come se li avessi chiesto una cosa più che ovvia.

Ci mettemmo tutti e sei a ridere e continuammo a parlare per un po’ poi decidemmo di ritornare a scuola.

I ragazzi –Nick e Jeff- ci pregarono –letteralmente, si inginocchiarono ai nostri piedi facendo i puppy eyes- di stare con loro che ci avrebbero fatto fare un giro della Dalton.

Accettammo e subito si rialzarono e presero, uno Lara e l’altro Caty, a braccetto cominciando a parlare a mecchinetta e il bello era che loro riuscivano a starli dietro e rispondere…wow…

Io me ne rimasi dietro di loro con le mani affondate nelle tasche del giubbotto ad ascoltare le loro conversazione senza capo né coda con Alex, che camminava di fianco a me, anche lui con le mani in tasca, sorridendo in silenzio.

A volte ci sorridevamo imbarazzati da quel silenzio –sul serio, io, Ross, che stavo in silenzio?! Strano…- ma era come se mi sentissi a mio agio al suo fianco, anche senza parlare, mi bastava la sua presenza, le occhiate furtive che ci lanciavamo e il suo sorrisino che mi scaldava il cuoricino.

Finimmo il nostro giro turistico e le nostre guide –i due ragazzi più matti che abbia mai conosciuto- e Alex ci salutarono promettendoci che ci saremmo ri-incontrati presto –detta così sembra una minaccia, anche se un po’ lo era per me…sarei potuta morire in un modo, la parlantina asfissiante di Nick e Jeff, o in un altro, il sorriso di Alex…almeno sarei morta felice però!-.

Stavamo per attraversare la strada quando sentì qualcuno prendermi per un braccio, mi voltai di scatto e trovai Alex che mi porgeva un biglietto.

Lo presi, lo guardai e rivolsi uno sguardo interrogativo al suo proprietario che mi lasciò il e cominciò a torturarsi la manica del giubbotto, mordendosi un labbro e farfugliando “Il mio numero” io sorrisi, gli dissi grazie e, stavo per andarmene, quando mi rigirai e gli lasciai un bacio sulla guancia per poi correre verso la scuola salutandolo.

Arrivai dall’altra parte della strada e mi voltai; era ancora lì, immobile, con la mano sulla guancia destra, con la bocca semi-aperta e un sorriso spesato –“Se un solo misero bacio sulla guancia gli fa quest’effetto figuriamoci altro! Ma guardalo com’è carino! Sembra un cucciolo!” pensai-. Gli sorrisi e lo salutai con la mano e lui ricambiò.

Corsi verso l’interno della scuola per cercare le mie amiche che mi avevano preceduta ma che, di sicuro, si erano appiccicate alla finestra per vedere meglio la scena.

E infatti appena mi videro mi corsero in contro facendomi mille domande che io non ascoltai, riuscivo solo a pensare a lui e a sorridere come un’ebete.

Arrivammo nella nostra stanza –la condividevamo- dove mi ripresi e dissi che ero stanca e volevo andare a letto ma che avrei raccontato tutto il giorno dopo.

Ci preparammo per andare a letto e verso mezzanotte e qualcosa spegnemmo definitivamente le luci –tanto era venerdì la mattina seguente avremmo potuto dormire-.

Mi addormentai dopo poco -ero sfinita- con il biglietto di Alex sul comodino di fianco al mio cellulare e agli occhialoni da vista rossi –sì, portavo gli occhiali, solo che quel giorno decisi di mettermi le lenti a contatto, o meglio, Veronica, decise di farmi mettere e lenti a contatto- segnando mentalmente che come prima cosa la mattina dovevo memorizzare il numero sul cellulare e mandargli il mio.

La mia speranza era quella di dormire tutta la notte tranquillamente e di svegliarmi bella riposata anche verso le 11:30 am, come era mio solito fare il sabato, dato che il venerdì sera era ormai abitudine o uscire a festeggiare o fare un bel pigiama-party tutte assieme –una volta avevamo invitato anche Blaine ad un nostro pigiama-party…diceva che avrebbe preferito rimuovere quel ricordo dalla sua mente e che mai nessuno al di fuori di noi sei doveva sapere qualcosa di quello che era accaduto durante lo svolgimento della serata-, ma probabilmente il fato non era dalla mia parte.

Sentii come se qualcuno mi stesse sputando in faccia, meno male –si fa per dire- che era solo Caty che mi spruzzava un po’ d’acqua in faccia per farmi svegliare. Era riuscita nel suo intento, infatti mi tirai su con uno sguardo tra l’arrabbiato e l’assonnato e dissi “Ma che ca…” ma lei mi zittì indicando il letto di Lara che stava ancora dormendo –“Fortunata lei!” pensai-. Buttai un occhio verso la sveglia mentre prendevo i miei occhiali e vidi che erano le 4:15 am…Caty doveva avere qualcosa di grave per svegliarmi a quell’ora e di sabato mattina soprattutto.

Lei si diresse verso il bagno e aspettò che la precedessi per poi chiudere la porta. A quel punto, sbadigliando le chiesi “Allora, che hai? Sai che non mi devi svegliare così presto, di sabato poi…dopo sono acida e scontrosa quindi parla…”. La vidi deglutire un paio di volte allora mi avvicinai, le presi le mani e la guardai da sopra i miei occhialoni rossi.

Prese un sospiro e cominciò “Sai gli Warblers?”, sentendo quel nome mi sedetti per terra con la schiena appoggiata alla vasca, mi tolsi gli occhiali e mi stropicciai la faccia sbadigliando e annuendo, lei si sedette accanto a me e continuò “Ecco…c’è uno, Alan, che è davvero carino, assomiglia a suo fratello, sempre un Warblers solo che ha detto che lui è più simpatico!” e ridacchiò “Ci siamo parlati e all’inizio lo avevo classificato come uno di quei ragazzi che puntano solo alle cheerleades ma invece sembra simpatico e dolce…praticamente ha quel lato tenero ma è comunque molto virile e…bhè…” la vidi in difficoltà quindi intervenni io “E tutto questo è successo quando io…?”chiesi spostandomi verso di lei “Stavi amoreggiando con Alex, scema” e mi diede una gomitata “Hey,non ci sono ancora arrivata ad ‘amoreggiare’!!” e la spinsi ci mettemmo a ridere e io le dissi “Perché non hai visto la coppietta che era fuori dal ristorante, erano così puccio…” mi bloccai perché Lara era entrata con il broncio e brontolò “Ragazze se dovete fare queste riunioni tra ragazze o cambiate orario o abbassate la voce, c’è gente che vorrebbe dormire?!” “Lo dici a me! Mi ha trascinata lei qua!” e alzai le mani in segno di resa e per quella frase mi meritai una seconda gomitata da parte di Caty.

Rimanemmo lì per circa mezz’ora e Caty ci raccontò di questo Alan: alto, occhi verdi, capelli castani…e mooolto carino –come aveva detto lei!- e che non riusciva a dormire perché continuava a pensare a lui. 

La tranquillizzammo, mangiando un pacchetto di patatine, dicendole che lo avrebbe rivisto e che, se lui si fosse fatto avanti, di provare a continuare questa ‘cosa’ sennò di lasciar perdere, soprattutto perché non sapevamo una cosa importante di questo tizio: era fidanzato? 

Ci rimettemmo tutte a letto e finalmente riuscimmo a dormire tutte e tre tranquille.

L’ultimo mio pensiero fu: “Le caratteristiche più importanti che deve avere un ragazzo per entrare negli Warblers: uno, devi avere una voce da Dio, due, devi essere completamente pazzo, e tre, devi essere un figo da paura!” 




Nota della sclerata che scrive sta roba: 
ho dovuto modificare questo capitolo...esteticamente parlando sia chiaro...ieri sera ero di fretta ed era venuto una schifezza...
comunque le note sono sempre quelle: scusate per il ritardo, scusate non ho riletto bene il capitolo e i ringraziamenti! =D
grazie ai miei tre angioletti custodi, FinnERachel, sore e gemellina vi voglio bene! <3
e grazissimo a Marta_Gleek e JustAWarbler che ha avuto il coraggio di mettere "sta roba" nei preferiti!!! ti adooooorrrooo!!!! *-*
ok, mi volatilizzo ora! 
Baci Klaine 4ever! =3
PS: ricordo che le recensioni non fanno mai male...certo, quando ne leggo una ho la faccia di un'ebete ma vi assicuro che è normalissimo...per me!!! 
ho finito veramente baciotti! =*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Giornata tipica alla Dalton Academy ***


Hallo people! Volevo solo informare che ho cambiato il raiting della storia per questo capitolo -di cui vi parlerò meglio dopo-.
In questo capitolo leggeremo i pensieri di Alex <3 e vedremo una giornata tipica alla nostra tanto amata Dalton!
Ci leggiamo là sotto -se ci arrivate!- ;-)


Mi svegliai e feci per aprire gli occhi ma la luce accecante che proveniva dalla finestra non me lo permise, così mi nascosi mugolando sotto il mio piumone.
Sbuffando mi misi a sedere e presi i miei occhialoni blu; mi guardai attorno: il letto alla mia destra, quello di Thad, era vuoto -strano, di solito dorme anche più di me...ma aspetta, ieri pomeriggio non c'era all'esibizione con le Blue Roses e in più ieri sera non era tornato in stanza!- e quello di sinistra non era da meno ma ormai sapevo che al sabato mattina Alan andava a correre, quindi ero solo.
Andai a farmi una bella doccia pensando che non avevo assolutamente niente da fare e quando uscii dalla doccia sentii il mio cellulare vibrare sul comodino.
Con solo un asciugamano addosso, mi rimisi gli occhiali e vidi che c'era un messaggio da Blaine che diceva "Ti devo parlare -B". Sospirando lo chiamai e appena rispose ridacchiando un "Pronto?" gli intimai di dirmi subito ciò che doveva.
Si sentì un brusio –era con Kurt, di sicuro- si schiarì la voce e disse "Non posso ora, ci vediamo al Lima Bean tra una mezz'oretta?!". Accettai e prima di chiudere la chiamata sentì Kurt che urlava -probabilmente da bagno- "Blainyyyy! Dai che l'acqua è caldaaaa!" e l'altro rispose frettolosamente un "Arrivo Kurtyyy!" e chiuse la chiamata senza neanche salutarmi.
Sospirai di nuovo pensando che quei due erano pazzi l'uno dell'altro, mi vestii e uscii dalla stanza.
Appena chiusa la porta Thad mi prese per una manica e mi riportò dentro facendomi sedere sul suo letto dicendomi "Ti devo parlare." -oh, che bello, un altro amico che mi 'deve parlare'!-.
Per prima cosa gli chiesi dov'era stato e perché non si era presentato al magazzino.
Mi rispose, coprendosi il viso con le mani, "Non è stata colpa mia! E' colpa di Smythe! Non so come, ieri ero in ritardo, appunto, per le prove con gli Warblers e quindi mi sono messo a correre, per sbaglio gli sono andato addosso facendoli cadere il caffè e poi...bho! Un attimo prima eravamo in mezzo al corridoio a litigare e quello dopo...bhè...mi ritrovai schiacciato contro al muro con le labbra appoggiate sulle sue in un bacio dolce e casto...poi il bacio è diventato più profondo, le mani hanno iniziato a vagare e con un soffio sono riuscito a dirgli che forse era meglio andare in camera. Mi son ritrovato sotto di lui, sul suo letto, però poi ho ribaltato la situazione stando io sopra e..." "NO!" urlai alzando le mani in aria e spalancando gli occhi "Non voglio sapere tutti i dettagli, grazie!". Lui abbassò la testa e cominciò a torturarsi il labbro con le dita, segno che era moooolto in imbarazzo ma che aveva un dubbio e qualcos'altro da raccontarmi. Presi un bel respiro -già, con quella storia mi aveva sbalordito- e gli chiesi cos'altro avesse. Allora cominciò a raccontare: "Però la cosa più strana è successa stamattina: mi sono svegliato tranquillamente e quando aprii gli occhi trovai Sebastian Smythe abbracciato a me, con il viso rilassato appoggiato sul mio petto, era così dolce, poi mi accorsi che una sua mano era sul mio...bhè…là sotto ed eravamo entrambi completamente nudi...io lo tenevo stretto a me e la mia mano era sul suo fondoschiena e inconsciamente iniziai ad accarezzarlo. Probabilmente sentendo la mia mano muoversi si svegliò e...facendo un verso molto simile alle fusa di un gatto, si avvicinò alla mia bocca lasciandomi un dolce bacio sulla bocca sussurrandomi "Buongiorno!" e si strusciò contro il mio petto lasciandoci degli umidi baci. Io allora gli presi i polsi e gli chiesi cosa stavamo facendo e perché. Lui inizialmente fece una faccia dispiaciuta poi si riscosse e, con la stessa delicatezza e lo stesso comportamento di sempre si liberò dalla mia presa e si alzò per andare in bagno dicendomi "Sesso, Harwood, solo sesso!" e sbatté la porta...non so perché ma quella reazione mi ha fatto star male, in più da Sebastian non mi sarei mai aspettato una cosa del genere!”
Rimasi in silenzio per un po’ per poi cominciare a esporre la serie di pensieri che avevo dopo quella discussione “Thad, sai io non sono molto esperto sul cosa fare quando due ragazzi vanno a letto…soprattutto se parliamo di Sebastian…ma penso che la domanda più importante che debba porti sia: cosa provi veramente nei suoi confronti?”.
Lo vidi boccheggiare con gli occhi spalancati per un paio di secondi poi comincio a parlare a macchinetta –“bene, me lo sono giocato”…pensai- “Non lo so…forse…no, non può piacermi Smythe! Stiamo parlando di Sebastian Smythe, quello stronzo egocentrico che si è portato a letto praticamente mezza Dalton, se non di più!...ma tutto sommato che è anche un gran figo, per non parlare di com’è senza vestiti…e in più è stato così bello stare con lui…era così tenero, soprattutto accoccolato sul mio petto con quell’espressione sognante…chissà se a lui piaccio…di sicuro no, sono solo uno dei tanti…ma no! Non mi piace e non provo nessun sentimento per lui!...o forse sì?!...”
Gli dovetti dare un ceffone per farlo smettere di parlare –era troppo per una sola mattinata!- e con tono autoritario mi alzai dirigendomi verso la porta e gli dissi “Ascolta, adesso tu rimani qui o se vuoi vai al parco o da qualche altra parte, basta che stia lontano da Sebastian, e ti chiarisci le idee, ci pensi, e, se avrai un riscontro positivo, correrai da lui e gli confesserai tutto, ok?!”. “E se lui non mi volesse?” mi chiese con gli occhi lucidi –no, non dovevo farlo piangere- “Dal suo comportamento insolito penso che ci sia qualcosa sotto! Se vuoi posso anche sentire se ne ha parlato con Alan…sono fratelli si confideranno qualche volta, no?!”.
A quel punto gli diedi le spalle ed ero pronto a fare la mia uscita di scena quando sentii Thad chiamarmi, mi girai scocciato chiedendoli che voleva e sbuffando sonoramente “Grazie…” e si accasciò sul letto. Sorrisi e finalmente riuscii ad uscire –stavo per improvvisare una cover di We are the champions da quanto ero contento-.
Mi incamminai verso il Lima Bean, dove Blaine, probabilmente, mi stava aspettando da dieci minuti circa.
Passai davanti alla stanza di Jeff, Nick e Trent, che era tornato a casa per il weekend, da cui provenivano urla del tipo “Jeff, ammazza quegli zombie!!!” o “Ci sto provando! Sei tu che dovresti aiutarmi e lanciare quella bomba!!” –wow, erano seri quando dicevano che avrebbero giocato tutta la notte...-.
Intanto che passavo per i vari corridoi ne approfittai per sentire se Sebastian stava bene così mi appiccicai alla porta: uno scroscio d’acqua, ecco l’unico rumore proveniente da lì, stava ancora facendo la doccia.
Raggiunsi l’uscita e mentre scendevo le scale, in lontananza, Alan mi salutò e, per l’ennesima volta, mi chiese se volevo correre un po’ con lui. “No, grazie e comunque ora devo andare al Lima Bean!” e lui cominciò a salire i gradini per il portone della Dalton e io, che stavo andando invece verso il cancello, mi girai di colpo e gli urlai “Hey, Sebastian sta bene? Mi sembra strano, ci parlato per caso?” lui teneva molto a suo fratello, quando sua madre e suo padre hanno cominciato a considerarlo la pecora nera della famiglia per la sua sessualità, lui si è schierato dalla sua parte, lo ha difeso e consolato, per questo mi guardò stranito e corse dentro all’istante ringraziandomi urlando.
Lo stavo guardando, pensando di averlo fatto preoccupare troppo, camminando all’indietro quando andai a sbattere contro qualcosa…o qualcuno per meglio dire.
Quando mi girai ritrovai per terra Ross seduta sulle ginocchia, con le braccia conserte e sul viso un sorriso ammagliante –mentalmente mi diedi del deficiente. Cioè, nessuno mi ha mai spiegato che non bisogna camminare all’indietro ma si presuppone che sia abbastanza intelligente da capirlo…si presuppone infatti…-.
Rimasi fermo, incantato a guardarla, con quella sua gonnellina che le copriva le ginocchia di quell’assurdo arancione, coperta per un quarto da una giacca rossa, quei capelli color tramonto, quegli occhi nocciola e…quel sorriso, inconfondibile!
Mi risveglia e le porsi la mano continuando a scusarmi. Lei la prese e, tirando, mi fece cadere pochi centimetri distante dalla sua gonna e, con un sorrisetto beffardo, -avrei tanto voluto cancellarglielo…e avevo anche in mente come!- si tirò su togliendosi la polvere dagli indumenti.
La guardai fintamente offeso per ciò che fece, allora lei si abbassò e fece una faccia da cucciolo bastonato facendo tremare leggermente il labbrino e…aspetta, aveva anche gli occhi lucidi –“wow, devo imparare a farlo anche io!” pensai- e mi chiese scusa.
Guardandola mi si stava scaldando il cuore, sembrava davvero una bimba sul punto di piangere e quindi non potei non perdonarla, così presi la mano che mi stava porgendo e, con una spinta, ci tirammo su mettendoci a ridere.
Una volta tranquillizzati le chiesi che ci faceva lì e lei diventò rossa ma, senza perdere il contatto visivo, disse “Bhè…allora ieri sera sono andata a letto tutta tranquilla e avevo poggiato il biglietto con  il tuo numero sul comodino, poi stanotte Caty mi ha svegliata e, prendendo gli occhiali sarà caduto, solo che stamattina mentre ancora dormivo Lara ha passato la scopa e probabilmente lo ha buttato e io come una matta ho messo praticamente a soqquadro tutta la stanza e quando capii che cosa era successo mi son sentita una scema, quindi puoi immaginare come mi senta adesso che sto parlando a vanvera ma solo perché sono agitata e quando mi succede comincio a parlare e parlare e ora mi sento davvero stupida, infatti tu penserai che sono matta…che se ci penso è vero ma sono pucciosa e innocua…finchè non mi fai arrabbiare ma…” Mi spiegò tutto d’un fiato e stava iniziando a parlare davvero a vanvera…avevo una soluzione in mente per farla stare zitta –la stessa che avrei voluto utilizzare per toglierle il sorrisino che aveva prima- ma mi bloccai a pensare che era così adorabile mentre parlava a vanvera.
Poco dopo finì di parlare dicendo “E ora sono qua perché non sapevo come contattarti per dirtelo…” e porgendomi il suo cellulare sorridendomi.
Ci scambiammo i numeri e dopo averle ridato il suo cellulare mi chiese se volevo andare a bere qualcosa con lei dato che aveva passato tutta la mattina a cercare il mio numero e non aveva nemmeno fatto colazione. Così la portai con me all’appuntamento con Blaine –oops ero leggermente in ritardo…-.
Per strada parlammo del più e del meno, sembrava diversa: più espansiva, chiacchierona e scherzosa.
Quando entrammo le tenni aperta la porta e lei mi ringraziò con un inchino e una risatina.
Eravamo appena entrati e già Blaine, che ci aveva visti subito, si era messo in mezzo a noi a salutare e chiedere a Ross se poteva andare a prendere dei caffè che io e lui avremmo cercato un tavolo nel frattempo.
Lei subito disse “Ok, allora: un cappuccino medio per Blainy, un cappuccino decaffeinato con tanto cacao per me e un decaffeinato con tanto latte per Alex!” tenendo il conto sulle dita, poi fece l’occhiolino e, se ne stava per andare quando io la fermai e le chiesi come faceva a sapere che caffè prendevo –si ricordava persino il ‘tanto latte’…mi leggeva nel pensiero? Perché se era così ero fottuto!-. Con ovvietà mi rispose “Ieri sera al ristorante hai preso quel tipo e hai anche urlato a dietro alla cameriera di metterci tanto latte!” e se ne andò verso la cassa ridendo, lasciandomi sbalordito -…wow…almeno ero salvo-.
Fu Blaine a riscuotermi dal mio stato di trance, prendendomi per le spalle e portandomi al tavolo che aveva già scelto da solo.
Mi accomodai sulla sedia e lui mi chiese, con un sorrisino beffardo, “Ti piace?”. Di sicuro diventai bordoux e lo guardai malissimo negando ciò che mi aveva appena chiesto, solo che lui continuava a guardarmi in quel modo; non potevo nascondergli niente! In più Ross era la sua sorellina, la sua protetta! Allora mi arresi, abbassai il capo e annuii piano. Sentii che mi mise una mano sulla spalla e mi disse “Alex, tu sei simpatico, dolce e intelligente, staresti bene con lei, e, anche se è…come dire…un po’ sclerata le voglio bene come se fosse una sorella quiiiiindi, da bravo fratellone, devo dirti di stare attento a come la tratti!” –avevo voglia di sbattere la testa sul tavolo. Ma chi era quello? Che ne aveva fatto del solito Blaine-super-coccoloso-Anderson???-.
Proprio in quel momento arrivò Ross con le nostre ordinazioni.
Rimanemmo lì a parlare per un po’ poi, quando io e Ross cominciammo a prendere in giro Blaine chiedendogli le “attività” che svolgeva con Kurt, lui se ne andò e noi rimanemmo lì a ridere, a parlare come se ci conoscessimo da una vita. Mi raccontò anche di quando ha conobbe Blaine e che subito capì che era gay perché gli si intravedevano i Rayban fucsia nel taschino e che alcune ragazze si stavano già preparando a scagliarsi su di lui; se non fosse stato per lei, lui a quest’ora sarebbe rinchiuso nello sgabuzzino della scuola, dato che c’era una certa Tanya che voleva fargli fare quella fine.
Per sbaglio mentre ridevo per colpa del racconto del primo pigiama party femminile delle Blue Roses a cui avevano come invitato speciale sempre Blaine, –poverino, gliene hanno fatte passare di brutte quella notte…solo che Ross mi ha detto che il quasi quindicenne era rimasto così traumatizzato che non ne voleva parlare con nessuno!- mi son fatto scappare che era diversa dal giorno prima, era più divertente così mi ha chiesto spiegazioni e le ho risposto “Bhè ieri eri più tranquilla, silenziosa e sembravi così timida…se non contiamo il momento di pazzia che abbiamo avuto con la schiuma!”.
Lei sorseggiando il suo cappuccino –ce l’aveva ancora lì! Non era freddo?- mi disse solo che mi stava studiando, io la guardai stranito così continuò “Io le persone quando le conosco prima le studio, mi faccio un’idea su di loro e poi decido quanto concederli della ‘vera Ross’!” “La ‘vera Ross’?!?” le feci eco io “Sì, come hai visto ieri ero più fredda e me ne stavo in disparte e quello è il primo stato di Ross, quello che mostro con le persone antipatiche o molto rigide, invece quella che hai avuto l’onore di conoscere oggi e ieri con la schiuma era la Ross normale e pazza!”e si mise a ridere.
“E ci sono altre Ross?” chiesi “Bhè, c’è quella dolce e tenera e quella perversa e sexy! Quella dolce la conoscono in pochi mentre l’altra se ne sta quatta quatta e nessuno l’ha mai conosciuta!” e mi fece l’occhiolino –avevo bisogno di andare in bagno-.
Tentennante chiesi “Io avrò mai la possibilità di conoscerle?” “Prima o poi ci sarà qualcuno che le conoscerà tutte…chi lo sa…potresti essere tu.” mi disse avvicinandosi, leccandosi le labbra e lasciandomi un bacio sulla guancia per poi dirigersi verso la porta ridendo e salutandomi –avevo urgentemente bisogno di andare in bagno-.
Rimasi seduto a metabolizzare ciò che era appena successo –non poteva aver detto davvero quello che avevo capito!-.
Finalmente riuscii ad alzarmi e pian piano mi diressi verso la Dalton, dovevo sdraiarmi e rilassarmi, probabilmente mi sarei anche fatto una doccia.
Arrivai fino alla camera e mi buttai letteralmente su uno dei tre letti che c’erano –non ero interessato particolarmente a quale-.
Improvvisamente qualcuno mi spinse giù facendomi cadere. Alzai la visuale dal pavimento e vidi Alan che mi disse “Vai sul tuo di letto Alex, dista sì e no trenta centimetri dal mio!” e si sedette comodamente sul suo letto ad usare il PC –in quei momenti la fratellanza con l’altro Smythe si vedeva molto-.
Sbuffando mi sdraiai sul mio letto e, con la faccia sul cuscino, gli chiesi di Seb. “Sta bene, Thad ti ha già raccontato tutto?” mi chiese senza distogliere gli occhi dallo schermo del PC. Mi tirai a sedere e gli raccontai a grandi linee ciò che sapevo e quello che avevo detto a Thad, l’unica sua risposta fu un “Mmh…”. “Hey, a proposito di Thad lo hai visto uscire o che?” “No, Seb mi ha solo detto che quando è uscito dal bagno quel coglione non c’era più e che probabilmente era a piagnucolare con qualcuno di quanto si sentisse scemo ad essere andato a letto con lui, testuali parole.” mi raccontò Alan. Mi dispiaceva in fondo per Seb, era strano il suo comportamento e Thad non era uno da una botta e via solitamente, quindi non si sarebbe lasciato abbindolare così se non ci fosse qualcosa sotto.
Ero certo che avrebbero risolto. Nel frattempo io avevo altro a cui pensare: Ross…con chi ne dovevo parlare? Blaine la conosceva bene ma proprio per questo non potevo e Thad era in crisi già da sé…Alan era l’ultimo che mi veniva in mente così lo chiamai e gli spiegai la mia situazione. Finalmente si staccò da quel computer e mi guardò in faccia.
“Parlane con lei, dille tutto e vedi come la prende, semplice!” disse come se fosse così ovvio “Certo, semplice! Peccato che la conosco solo da circa due giorni e se le dicessi subito tutto mi prenderebbe per pazzo!” “Da quello che mi hai raccontato anche lei non è da meno! La sua migliore amica si chiama Caty, vero?” mi chiese poi all’improvviso “Sì, ma che…” “Ma l’hai vista lei quanto è sexy?! Assomiglia ad una fata! Ieri abbiamo parlato e mi ha dato l’aria di una ragazza intelligente…sai non è del tipo ‘capo cheerleades che si è fatta tutta la squadra di football’, sembra…normale!”. Mentre mi raccontava di Caty aveva una scintilla strana negli occhi, non gliel’avevo mai vista, eppure ne aveva avute tante di fidanzate, solo negli ultimi mesi erano state almeno una decina, anche fino a poco prima stava puntando a una ragazza che faceva ginnastica artistica e quindi era molto snodata nei movimenti secondo lui –notare che il gene Smythe scorreva anche in lui…-.
Continuammo a parlare tutto il pomeriggio di ragazze e co. anche se alla fine non riuscimmo a concludere niente.
Di Thad nemmeno l’ombra, si fece vivo solo nel tardo pomeriggio dicendo di essere stato al lago, di averci pensato, che aveva bisogno di una doccia e di dormire e che l’indomani avrebbe deciso meglio cosa fare, poi sparì in bagno per circa un’ora e quando uscì era già in pigiama così anche io e Alan ce lo mettemmo, ordinammo delle pizze e verso le nove e mezza eravamo già crollati tutti e tre.
Giornata dura: io avevo avuto quella conversazione destabilizzante con Ross, Alan che aveva dovuto calmare suo fratello che da arrabbiato era intrattabile e Thad…bhè la sua giornata era iniziata nel letto dell’ultima persona con la quale avrebbe mai immaginato di avere un rapporto simile!
Ma dopotutto eravamo alla Dalton Academy, e lì non esisteva la tranquillità!
“Siamo messi bene…speriamo che il sonno porti consiglio!” fu il mio ultimo pensiero quella sera.


Angolo della sclerata che scrive sta roba:
rieccomi, per vostra sfortuna sono ancora qua! =P
Wow, non ci posso credere di aver scritto...bhè quello che ho scritto! E quindi tra Thad e Seb c'è qualcosa...ma non si sa bene cosa!  
Cosa pensate di Alan? Vi piace come fratello Smythe?! 
Mi dispiace se non ho ancora scritto niente in particolare sui Niff ma erano impegnati! *li va ad aiutare a sconfiggere gli zomie*
Come sempre ringrazio chi segue, preferisce (?) -sempre JustAWarbler- e chi recensisce! Vi LOVVO!!! <3 
Ora scappo che sennò mio padre mi toglie la connessione! D=
Baci Klaine 4ever! =3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La neve e il freddo di dicembre ***


"O mamma! Chi era quella?! Cosa è successo alla Ross dolciosa?!" continuai a chiedermi mentre uscivo dal Lima Bean e correvo verso la scuola, avevo bisogno di mangiare qualche schifezza: pop corn immersi nella cioccolata e patatine pucciati nel gelato al cioccolato -sì, anche se ormai era inverno io mangiavo il gelato!-.

Però, proprio mentre correvo, sbattei contro qualcosa -o meglio dire 'qualcuno'- e caddi a terra facendomi male al fondoschiena. Mi tirai su massaggiandomi la parte dolorante e, con una smorfia, vidi una ragazza che cominciò a parlare a più non posso.

La guardai meglio e la riconobbi come la ragazza che vidi quella sera al Bel Grissino, così esclamai "Rachel...giusto?!" e le sorrisi.

Lei sembrò riconoscermi perché disse "Sì, Rachel Berry in persona! Aspetta, tu sei la ragazza che ha salvato il mio cappello! Ross, vero?! Dio, visto quanto sono sbadata! Tu mi salvi il cappello e questo è il ringraziamento! Mi dispiace, non stavo guardando dove andavo e ti son venuta addosso."

Io le dissi che non mi ero fatta niente e, non so come, ci ritrovammo in un negozio di spartiti a parlare del più e del meno.
Stavo cominciando a raccontarle di Alex -wow...neanche la conoscessi da una vita!- quando le squillò il telefono. Disse che doveva rispondere perché era Finn, il suo fidanzato dalle dimensioni di un armadio/il nostro argomento della precedente mezz'ora.

Rimasi lì a studiare i vari spartiti ma il mio cellulare trillò. Lo presi e c'era un messaggio da Caty: "Ho incontrato Alan stamattina...mi ha chiesto di uscire...domani...a cena...COSA FACCIO?!?"

Le risposi velocemente di accettare e vedere cosa sarebbe successo e aspettai che Rachel tornò.

Continuammo a parlare della scuola, di ragazzi, di musica, di ragazzi, del futuro da star che Rachel avrebbe voluto avere, di ragazzi -era uno degli argomenti che abbiamo trattato di più-.

Dopo due orette circa dovetti ritornare a scuola -Rach mi aveva anche lasciato il suo numero se avessi voluto parlare con qualcuno-.

Quando arrivai in stanza non ci trovai nessuno così provai ad andare in quella di Vero e Camy dove trovai solo la prima.
Le raccontai tutto, e quando dico tutto intendo TUTTO, anche le impressioni, i pensieri e i desideri. Di lei mi potevo fidare, la consideravo come una sorellona, in più lei aveva trovato il suo vero amore quindi mi sembrava la persona più adatta con cui parlarne.

Mi consolò e mi disse che quella 'strana Ross' era solo un passaggio ma che la dovevo controllare –i suoi consigli e le sue parole sagge le ricorderò sempre!-.

Rimasi ancora lì fino a quando arrivarono anche Camy e Lara, così chiamai anche Caty che ci raccontò della sua di 'fissazione'.

Passammo il resto della giornata così e dormimmo anche in camera loro.

I giorni passarono e ormai eravamo arrivati a inizio dicembre, la neve cominciò a scendere, io e Alex continuammo a vederci per prendere qualche caffè e ormai era diventata un'abitudine per me quella di passare davanti alla Dalton e aspettarlo per poi dirigerci assieme verso il Lima Bean prima delle lezioni.

Anche a Caty le cose con Alan stavano andando bene. Ha detto che le ha fatto conoscere suo fratello gemello -sono due fighi, porca miseria! Dopotutto fanno parte degli Warblers e mai dimenticare una delle regole più importanti per essere ammessi in quel gruppo: esse dei super-fighi!- e che, se non fosse stato per qualche piccolo particolare, non li avrebbe distinti!

Praticamente eravamo tutti felici e contenti, con nuovi amici e…con qualcuno di speciale a cui pensare.
Era una mattina come le altre, la neve che cadeva dal cielo era tanta e il terreno era ricoperto di bianco, ero davanti alla scuola maschile che aspettavo Alex quando una palla di neve mi colpi la schiena. Mi voltai di scatto e una guerra di palle di neve tra me e colui che mi aveva fatto aspettare fuori al freddo e al gelo per più di dieci minuti cominciò proprio nel giardino immenso della Dalton.

Ad un certo punto eravamo stravolti -io stavo facendo finta, era una tattica! Infatti nascondevo una palla di neve nella mano destra che tenevo nascosta dietro alla schiena- e Alex si avvicinò a me sventolando un fazzoletto bianco.

Mi avvicinai anche io e gli dissi "Sai, ho un deja vu...la neve bianca, una battaglia, noi che giochiamo come due bambini di cinque anni...la prima volta che si incontra una persona speciale non si dimentica!" e gli feci l'occhiolino.

Si mise a ridacchiare e mi chiese se quindi lui era una persona speciale per me facendomi arrossire violentemente -la palla di neve che avevo dietro alla schiena mi cadde persino di mano-.

Lo guardai più volte senza rispondere. Gli diedi le spalle e iniziai a camminare –correre, scappare…l’importante era che dovevo allontanarmi da lui sennò avrei cominciato a parlare a vanvera e gli avrei sicuramente detto tutto…TUTTO!! E non dovevo farmi sfuggire niente!-. 

Solo che per l’ennesima volta inciampai in non so cosa e, probabilmente mi sarei schiantata a terra, se non fosse stato per Alex che mi prese per le spalle e mi tirò su fino a essere faccia a faccia, con i nostri nasi che si sfioravano, i respiri che si mischiavano l’uno con l’altro e gli occhi incatenati fra loro.

Lo vidi sorridermi in quel modo che mi faceva venire i capogiri ogni volta che lo faceva e avvicinarsi ancora di più fino ad avere la sua bocca proprio qualche millimetro distante dalla mia. Aspettò qualche secondo, in cui io trattenni la voglia di appiccicarmi a lui e di non lasciarlo più, e mi sussurrò accarezzandomi una guancia “Attenta , si scivola”.

Poi semplicemente si distanziò lasciandomi con un groppo in gola.

Mi ripresi –più o a meno-, feci un respiro profondo e, stavo per andarmene, quando lui mi prese per i fianchi, facendomi voltare verso di sé e cominciando a girare su se stesso con me in braccio, facendomi ridere tantissimo. Ad un certo punto si buttò nella neve e rimanemmo lì, io sul suo petto e lui sotto di me che con una mano mi accarezzava la schiena e l’altra invece era intrecciata alla mia, a fissarci e sorriderci.

Improvvisamente mi chiese, mentre io gli passavo il dorso della mano sulla guancia, “Perché hai reagito così prima?”

“Ti ho visto così vicino e…ho pensato volessi baciarmi…” dissi tutto d’un fiato.

“E ti ha dato fastidio che non l’abbia fatto?”

“Sì…ma il problema principale è un altro…i-io…non ho mai baciato nessuno veramente…e avrei tanto voluto che quello fosse il primo…” abbassai la testa nel dirlo ma subito lui me la fece rialzare prendendomi delicatamente il mento e accarezzandomi –mamma mia, ogni volta che mi accarezzava mi faceva sciogliere!-.

“Che importa? Nemmeno io ho mai avuto una vera ragazza o mai dato un vero bacio, eppure vivo bene: ho tanti amici, frequento una scuola di pazzi, canto in uno dei migliori Glee club che ci siano e…sai, da un po’ di tempo c’è anche una ragazza, molto carina, dolce e anche lei un po’ matta, che mi piace tantissimo! Sarà circa un mesetto che la conosco e ogni giorno mi stupisco sempre di più di scoprire che bella persona lei sia. C’è solo un problema: non so se a lei piaccio e questo mi fa impazzire perché vorrei poterla stringere tra le mie braccia, baciare o semplicemente accarezzare ogni volta che voglio…e invece mi devo trattenere!” e dicendo tutto ciò i strinse ancora di più a lui.

Io a poco non mi misi a piangere dalla commozione –“no, sono una ragazza che non piange, io!” mi rimproverai mentalmente-.
“Ah, dimenticavo, il suo nome è Ross, ha dei capelli rossicci e ricci davvero morbidi, mi piacerebbe così tanto scostarglieli dal viso, e, se non porta la divisa della Crofford Country Day, la scuola che frequenta, le piace vestirsi colorata perché così può portare felicità a chiunque, ovunque vada, anche a se stessa. E per me è così: ogni volta che la vedo, sento la sua voce o il suo profumo alla vaniglia e cioccolato, o leggo un suo messaggio con scritto “Come va?” o anche solo quando qualcuno parla di lei, un sorriso automatico mi compare in viso e il mio cuore fa qualche capriola nel petto!”

“Sì!” esclamai, con un sorriso ebete, appena ebbe finito “Sì, le piaci anche tu! Non riesce a pensare ad altro tutto il giorno!”.

Ci abbracciammo e ci rotolammo su un fianco.

Dopo un po’ di tempo passato fra le sue braccia –non mi sarei mai stancata di sentire la sua stretta attorno a me- mi scostai leggermente per vederlo in faccia. Gli lasciai un bacio leggero sulle labbra, come uno sfioramento, niente di più, e gli dissi “E’ vero che il mio cuore ora sta ballando la Hola assieme ai miei pochi neuroni rimasti ma mi spiace informarti che il mio stomaco chiede pietà…non ho mangiato niente stamattina, tutto questo..”e indicai noi due sdraiati sulla neve “…non era previsto, io avevo il mio solito programma!” e risi, perché ero felice come non lo ero mai stata: ero tra le braccia del ragazzo dal quale ero ‘ossessionata’ –sì, perché la mia per Alex era un’ossessione!- che mi aveva detto di provare lo stesso nei miei confronti, in più lo aveva fatto in modo dolcissimo!

Si alzò ridacchiando e, dopo essersi tolto un po’ di neve dal giubbotto, aiutò me a fare lo stesso.

Ci dirigemmo verso il Lima Bean, come tutti gli altri giorni, ma per mano, senza smancerie diabetiche da fidanzatini come quella avuta poco prima, ma semplicemente parlando di cose normali con un piccolo dettaglio in più: le nostre mani intrecciate.

Arrivammo e prendemmo la stessa ordinazione di sempre.

Stavamo per sederci ad un tavolo –il nostro tavolo ormai- quando dalla porta entrarono Nick e Jeff, tutti pieni di neve, con i nasi e le guancie rossi ma che ridevano come due cretini.

Si avvicinarono salutandoci e vidi subito Jeff che fissava con un sorriso strano la mia mano e quella di Alex strette fra loro –…per poco ebbi paura di quel sorrisetto inquietante…-.

Guardai il viso di Nick che passò tre fasi: il dubbio, la sorpresa e la realizzazione, in quest’ultima si mise a sorridere anche lui come il biondino.

Io e Alex posammo prima lo sguardo su quei due, poi sulle nostre mani per poi fissarci, prendere un respiro profondo e contare “Uno, Due e…”

“Si sono fidanzati, finalmente!” urlarono in coro i due Warblers prendendosi le mani, ancora coperte dai guanti, e cominciando a saltellarci attorno. Praticamente i due continuarono a saltellare, squittire –quelli non potevano essere versi umani!- e farci domande del tipo “Te lo ha chiesto lui o lo hai fatto tu?” o “Come ha reagito?” finché una ragazza che lavorava lì non venne a chiederli se stessero bene e se potevano smettere di fare tutto quel rumore.

Io e il ragazzo che mi teneva la mano tentammo di non metterci a ridere davanti a quella scena: i Niff –così soprannominati- sembravano dei bambini sgridati dalla mamma dopo aver combinato qualche marachella.

Quando la ragazza se ne andò io e Alex scoppiammo a ridere e ci dirigemmo verso l’uscita –e le nostre mani non si erano ancora staccate…wow- ma i due bamb…ehm, Nick e Jeff ci bloccarono e ci guardarono con delle facce che dovevano sembrare minacciose ma che erano solo ridicole ai nostri occhi. Per fortuna continuarono a parlare sennò ci saremmo messi a ridere così tanto che la signorina sarebbe dovuta ritornare ma per zittire noi.

“Ora voi due rispondete a tutte le nostre domande…” cominciò Jeff “Non ci siamo mica presi quella ramanzina per niente!” finì l’altro.

Sbuffai sonoramente alzando gli occhi al cielo e dissi “Ascoltate bambini, la mamma adesso deve mangiare sennò sviene dalla troppa fame! Quindi, voi ora vi prendete una tazza di cioccolata per scaldarvi, dopodiché tornate a scuola, vi cambiate e vi fate una doccia calda, nel frattempo io e lui ci incamminiamo verso la MIA scuola…poi potremmo anche rispondere a tutte le vostre domande, TUTTE!” e a quelle parole si illuminarono gli occhi a entrambi.

“Ma prima dovete fare i bravi e svolgere queste piccole istruzioni, va bene?” finì Alex per me.

“Certo!” esclamarono i due e corsero verso la cassa per mano per ordinare, con Jeff che continuava a tirare Nick dicendogli “Hai sentito?! Finalmente risponderanno a tutte le nostre domande! TUTTEEE!!!! Dobbiamo sbrigarci!” e l’altro che annuiva e squittiva come una ragazzina.

I Niff erano davvero teneri…ma allo stesso tempo fuori di testa!

Io e il ragazzo che mi affiancava li guardammo come i genitori osservano i propri figli mentre giocano al parco giochi –“Sembriamo un po’ degli stalker così però…” pensai preoccupata- e quello mi disse “Allora, mamma, andiamo alla Crofford?” e mi aprì la porta.

“Sì, dobbiamo prepararci psicologicamente alle domande di quei due invasati…gli voglio bene ma non oso pensare a che cosa ci chiederanno!” un brivido mi percorse la schiena.

Lui si mise a ridacchiare e mi diede ragione, così proseguimmo la nostra passeggiata bevendo caffè e mangiando i biscottini che tenevo nel mio zainetto, senza mai lasciarci le mani.

Quando fummo davanti al cancello della scuola mi chiese “Ma io posso entrare? Cioè, è una scuola femminile e io sono un maschio!”.

“Certo” dissi trascinandolo dentro “Al massimo dico che fai parte del Glee club maschile con cui noi collaboriamo e che avevi bisogno di qualche spartito. Sono una delle allieve più buone qui dentro, i professori mi crederanno!” e con quello lo feci entrare nel grande atrio dell’edificio.

Percorremmo qualche corridoio finché non arrivammo nella mia camera –“tua, di Lara e di Caty, quindi non fare cose di cui potresti pentirti!” Mi appuntai mentalmente-, dove gli diedi il benvenuto.

Le mie coinquiline non c’erano: una era a fare shopping e l’altra era probabilmente a pomiciare con Alan –come ho già detto, le cose tra quei due stavano procedendo per il meglio!-.

Si sedette sul mio letto –wow, al primo colpo ha indovinato qual’era il mio!- e si guardò in giro.

“Lì c’è il bagno.” e indicai una porta bianca con qualche disegno dipinto dalle mie amiche “C’è anche una doccia se ne avessi bisogno. Fai come se fossi a casa tua!” e mi accomodai –lanciai, praticamente- di fianco a lui, sdraiata.

Mi imitò e poco dopo mi cinse i fianchi e mi fece sedere sulle sue gambe. “I Niff…cosa facciamo ora?” mi chiese.

“Non lo so! Presi singolarmente sembrano due persone del tutto diverse: Nick la maggior parte delle volte potrebbe anche prendere il comando al posto di Blaine da quanto è responsabile, mentre Jeff sarebbe nel suo mondo, tranquillo e parlerebbe solo se interpellato. Assieme invece è come se si completassero, è vero che sono fantastici e unici nel loro genere, ma sono imprevedibili.” e finito il mio discorso mi accasciai sul suo petto.

Riflettemmo finché mi scostai leggermente e gli chiesi “Secondo te potrebbero mai stare assieme? Sai, a me Nick continua a parlare di quanto Jeff gli piaccia ma che non può far niente perché è etero…solo che allo stesso tempo Jeff certe volte tira fuori frasi come…”

““Ma lo sai come stavano bene quei jeans a Nick?!” o “Come farei senza Nick?!” e tante altre del genere, vero?! Anche con me fanno sempre così.” mi sorprese Alex.

Mi accasciai di nuovo sul suo petto e riflettemmo ancora.

“Dobbiamo trovare un modo per spingere Nick a dichiararsi ma nello stesso tempo dobbiamo anche lavorarci Jeff in modo che capisca i suoi sentimenti…” sussurrai beandomi del profumo della sua colonia.

Sentivo il suo mento appoggiato sulla mia testa e il suo respiro infrangersi contro i miei capelli. Le sue braccia invece mi tenevano stretta a lui. Cominciò a giocare con alcune mie ciocche e non riuscì a non sorridere sotto al suo tocco.

“Tu parli con Jeff e io con Nick o il contrario?” mi chiese dopo un po’.

“Jeff, posso riuscire a convincerlo!” mormorai in risposta e lo guardai negli occhi con sguardo convinto. Passò le mani dai capelli alle guancie e mi lasciò un bacio sulla fronte.

Proprio in quell’istante sentimmo qualcosa picchiettare sulla finestra, guardammo e riuscì a scorgere un ciuffo biondo platino. “No, non saranno mica…” dicemmo io e Alex contemporaneamente con gli occhi spalancati ma le nostre parole furono bloccate da un tonfo e il ciuffettino biondo scomparse.

Ci affacciammo alla finestra e vedemmo Jeff sopra Nick che diceva “Nicky! Dovevi tenermi!” e che intanto si massaggiava la schiena.

“Lo so Jeffy ma mi sono spaventato, Caty mi ha fatto un agguato!”  rispose l’altro indicando Caty, Alan e un altro ragazzo che era la sua copia spiaccicata –“il gemello figo del ragazzo figo della mia migliore amica!” pensai- che ridevano a crepa pelle e, con una smorfia di dolore, cercò di alzarsi tenendosi al muro.

Io e Alex tentammo di trattenerci dal ridere ma non ce la facemmo e il biondino e il suo amichetto s’imbronciarono e si avviarono verso l’interno della scuola seguiti dagli altri tre.

Quando arrivarono in camera io e Alex ci eravamo riseduti come prima e stavamo ancora ridendo.
Nick e Jeff, appena entrarono, si sdraiarono assieme sul letto di Lara.

Caty mi guardò come per dire “Dopo ne parliamo” e Alan sembrò guardare Alex nello stesso modo.

A rompere quel silenzio creatosi nella stanza fu la copia di Alan che mi si avvicinò, mi accarezzò il viso e mi disse “Bonjour Mademoiselle, Sebastian Smythe.”e mi baciò un mano –“Che cucciolo gentiluomo abbiamo qua!” pensai-.

Sentì Alex irrigidirsi all’azione di Sebastian –per poco non si alzò e lo menò!-.

Sfilai la mano dalla presa del damerino, tolsi la sua dal mio viso, gli picchiettai la guancia e dissi “Primo: le manine le tieni a posto. Secondo: non mi sono mai piaciuti i lecchini. Terzo: Ross Curlen, piacere. E quarto: tranquillo, so che sei gay, ti informo che così però partiamo col piede sbagliato!”.

Mi guardò malissimo per poi esclamare “Bel tipetto, mi piace! Caratterino acceso da quello che vedo e sa farsi rispettare. Ha saputo tener testa a me! Ma stai attenta, non ci si mette MAI contro Sebastian Smythe.”.

Mi alzai e risposi a tono “Ti piace ripetere il tuo nome per intero a quanto pare: sono solo pochi secondi che sei qua dentro e l’hai già fatto due volte!” e incrociai le braccia con un sorrisetto.

Lui cominciò a fissarmi con aria di sfida finché il fratello non mi venne vicino dicendo “Wow, veramente brava! Hai zittito Seb solo dopo pochi minuti di conoscenza.” e ci scambiammo un abbraccio come nostro solito quando ci vedevamo.

“No, dai! E’ simpatico. Se farà sempre così mi divertirò un casino a zittirlo con le mie frecciatine!”.

“Continua a sperare ricciolina, Sebas…ehm…io non mi faccio zittire da una ragazzina che sembra sia appena uscita da un colorificio” e guardò disgustato i miei abiti colorati.

“Ecco, mi piaci sempre di più fighettino!” e gli porsi una mano che lui accettò con una smorfia divertita.

“Alex, è ok. Facci quello che vuoi, ha i requisiti giusti…” mi fece fare un giro su me stessa “…e non solo per quanto riguarda il carattere.”

“La tua approvazione era di vitale importanza Bas!” s’intromise Caty facendo finta di essergli grata.

Alex mi cinse i fianchi, mi baciò una guancia e disse sarcastico “Veramente Seb, grazie per averci degnati della tua critica positiva.”.

“Di niente caro. Senza di me e la mia perfezione sareste proprio persi!” si vantò quello.

“Certo, come no!” esclamò Nick e Jeff gli tirò dietro un cuscino.

Cominciammo a parlare un po’ delle nostre cose e via dicendo quando Jeff urlò all’improvviso“ROSSEX!!” facendoci spaventare tutti –compreso Sebastian che si abbracciò ad Alan, suscitando la gelosia di Caty-.

Il paz…Jeff, emozionato, scosse Nick ripetendo il nome di prima e, contemporaneamente, si voltarono verso me e Alex che li guardavamo straniti, ci presero le mani e Nick disse “Abbiamo trovato il nome per la vostra coppia!” e Jeff ripeté Rossex spiegando che avevano unito Ross e Alex.

Tutti felici cominciarono a fangirlizzare con Caty che si era unita a loro sul letto con le gambe incrociate, mentre noi altri li guardavamo cercando di capirci qualcosa…ma niente, era come se parlassero una lingua sconosciuta; così intervenne Alan “Ragazzi…e ragazze, vi va di andare a mangiare qualcosa? E’ quasi ora di pranzo e ho paura che qualche professore possa venire a romperci le scatole…come loro solito!”.

Caty gli agguantò subito una mano e ci dirigemmo verso un ristorante.

Lì ebbi occasione di conoscere per bene Seb e Alan, del quale non sapevo molto perché non lo vedevo quasi mai –Caty se lo teneva tutto per sé!-.

I due erano gemelli e si assomigliavano non solo nell’aspetto, ma talvolta anche nei modi di fare.

Mi hanno raccontato la loro storia: due fratellini legati fin dalla nascita, i capolavori di mamma e papà…o almeno così si pensava finché non scoprirono che uno dei due era ‘venuto male’ e, solo perché Seb era gay, lo hanno mandato a questa scuola maschile molto prestigiosa per toglierselo dai piedi.

L’ultima volta che si sono visti o parlati –o ‘urlati contro frasi di disgusto reciproco ‘ come dice Sebastian- fu quando lo informarono del suo trasferimento alla Dalton. Certo, gli pagavano gli studi e tutto il resto ma solo perché era ancora minorenne ed era sotto la loro responsabilità.

Comunque, quando hanno cacciato Seb, Alan non sapeva cosa fare; lui, al contrario dei genitori, voleva bene a suo fratello per quello che era e per nulla al mondo avrebbe permesso che lo trattassero così. Quindi si schierò dalla sua parte e andò contro i suoi creatori.

Anche lui fu spedito alla Dalton con lo stesso trattamento del gemello ma almeno erano assieme.

Lì conobbero gli Warblers, Seb stabilì il record di scopate in quella scuola e anche Alan non se la cavava male sotto quell’aspetto –con ragazze, contrariamente al fratello!-.

Dopo aver pranzato passeggiammo un po’ per le vie di Lima –giocammo con la neve più che altro.-, dopodiché ce ne tornammo tutti per le nostre strade.

Il pomeriggio lo passai fra i libri –al contrario delle mie amiche che decisero di uscire- e, con mia sorpresa, mi chiamò Rachel chiedendomi se ci potessimo incontrare il giorno dopo al negozio di spartiti.

Ricevetti una visita da Blaine e Kurt, che mi aiutarono a finire qualche compito scritto.

Verso le 19:30 andammo a casa di Kurt, dove cenammo.

Avevamo un programma: cambiarci e metterci i pigiami, preparare qualche snack e bevanda, commentare l’ultimo numero di Vogue, guardare la nuova puntata di Project Runway e di American’s Next Top Model e alla fine pettegolezzi vari prima di prepararsi per andare a letto –la nostra ‘serata della moda’!-.

Burt rincasò tardi dal lavoro –stava per finire Project Runway.- e ci trovò nelle seguenti posizioni: io seduta a testa in giù sul divano che borbottavo “Non me la può mica eliminare così! Guarda che abito stupendo ha confezionato!” con Blaine seduto sul tappeto che mi spazzolava i capelli distrattamente, Kurt invece era seduto anche lui sul divano a limarmi le unghie, tutti e tre però eravamo con gli occhi sbarrati puntati alla TV.

All’inizio nessuno si accorse del suo rientro e lui rimase a fissarci divertito finché non tossicchiò e fece un salto Blaine strappandomi una ciocca di capelli, Kurt emise un urlettino che mi fracassò i timpani lanciando chissà dove la limetta e io feci una capriola in avanti cadendo dal divano.

Ci voltammo in sincrono verso la fonte del nostro spavento che si era messa a ridere della nostra grande figura di impavidi ragazzi maturi.

Sospirai e mi misi a ridere anche io salutando cortesemente il signor Hummel che ormai aveva imparato a conoscermi.

Ci ricomponemmo e Burt chiese a Kurt se potesse parlargli un attimo in privato così –dopo alcune lamentele del tipo “Ma papà, stanno per dire chi elimineranno!”- il ragazzo dalla pelle di porcellana si alzò e lo seguì in cucina.

Kurt tornò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e prima di darci il tempo di chiedergli il motivo, lui disse che ce ne avrebbe parlato prima di andare a letto.

Quando finì anche il programma condotto da quello schianto di donna che era Tyra Banks –nessuno provi a contraddirmi! Tyra è una forza della natura!- ci fiondammo in camera per i pettegolezzi.

Eravamo sul letto, io a pancia in giù e i due piccioncini seduti abbracciati l’uno all’altro.

Blaine disse che si stava preparando per il duetto con il suo fidanzato da cantare alle provinciali –“E’ vero, le provinciali!
Me ne stavo dimenticando!” pensai-, stava progettando tutto assieme ai compagni, quell’anno dovevamo esibirci anche noi Blue Roses con loro, quindi bisognava pensare anche a noi, in più saremmo stati contro un Glee club chiamato New Direction di cui si parlava molto bene –lo avevo già sentito da qualche parte ma non ricordavo dove-.

Fu il mio turno per parlare e aggiornai i miei due amici della…relazione -chiamiamola così per ora- con Alex e del nostro piano per far mettere assieme i Niff…definitivamente come fidanzati e non solo come migliori amici, perché erano tutto tranne che ‘normali migliori amici’ –già normali era una parola grossa per quei due-.

Alla fine parlò Kurt che ci disse il motivo della sua felicità di prima dopo il discorso con suo padre.

“Venerdì sera ha un appuntamento…con una donna!! Si chiama Carole e mi ha fatto vedere una sua foto: è stupenda! Ha detto che ha perso il marito in guerra e che ha un figlio della mia età…magari è anche carino!” e Blaine con una faccia tra l’offeso e l’arrabbiato gli tirò una gomitata nelle costole provocando una mia risatina.

“Dai amore, lo sai che scherzo! Nessuno è più carino di te.” E gli lasciò un bacio a fior di labbra continuando a raccontarci di questa nuova donna entrata nella vita di Burt –la prima che gli piacesse veramente dopo la morte di Elisabeth-.

Ci addormentammo nel lettone di Kurt, i fidanzatini abbracciati fra loro e io sola come un cane nel mio angolino –ma mi sono vendicata rubandogli le coperte!-.

Sarà stata l’ 1:45 quando il mio cellulare trillò e quando risposi la voce di mia madre mi annunciò che erano appena arrivati in Italia, che presto sarebbero arrivati dai nonni e mi chiese come stavo.

“Mamma, qua in America sono quasi le 2:00…stavo dormendo! Oggi c’era la ‘serata della moda’ e quindi sono nel bagno di Kurt a parlare sotto voce per non svegliare nessuno quindi mi potresti richiamare più tardi?”

“Oddio tesoro, è vero! Il fuso orario! Scusaci, ti richiamiamo più tardi allora, saluta tutti! Baci piccola, ti vogliamo bene!”

“Ciao mamma, anche io ve ne voglio.” e riattaccai tornandomene sotto alle coperte dove Blaine mi prese la mano dicendomi “Anche quest’anno niente feste in famiglia?”.

“Già, Anderson…anche quest’anno niente.” e mi rannicchiai vicino al suo petto pensando che il Natale stava arrivando…e io lo avrei passato da sola.





Angolo della sclerata che scrive sta roba:
lo so, lo so...adesso sevo cominciare a scappare...sono in ritardissimo e mi dispiace così tanto! ç_ç
prima di uccidermi -tranquilli però, presto potrei farlo anche da sola; ieri ho rischiato di soffocarmi con un fiocco di neve...quindi!- fatemi parlare di questo capitolo!
allora...la Thadastian per oggi nonc'è però c'è una parte importantissimissima della ROSSEX! che ne dite? troppo smielosa? o troppo poco? bha, sono i miei cuccioli e io li amo così! v.v
i Niff...alcune loro trovate mi fanno paura! ma i nostri *miei* begnamini hanno deciso di farli mettere assieme! ce la faranno mai?! lo scopriremo solo vivendo...se i Maya ce lo permetteranno... -quindi non potete ANCORA farmi fuori!-.
Ross ha conosciuto Seb e ri-incontrato Rach e ora sappiamo la storia dei gemelli Smythe! <3
vi è piaciuta la "Serata Della Moda"?! speravo di poterla scrivere e ora eccola qua!! ^_^
presto introdurrò anche le coppie del McKinley! ;)
ma il prossimo capitolo (si spera in settimana, weekend probabilmente) sarà sul NATALE!!! ( ")>
come avete sentito i genitori di Ross sono in Italia e lei passerà le feste da sola! D=
dovrei aver finito...spero che questa ff sia di vostro gradimento e di star continuando bene...-"Continua a sperare" mi dice il cervello (?)-
bacioni a tutti quelli che leggono in silenzio, una doppia porzione a chi è tra i seguiti (?), baci e abbracci tra i preferiti e doopia di baci e abbracci a chi recensisce! =*
Klaine 4ever! =3                                                                    ^
PS: vi ricordo che potete recensire qua sotto | e non là sopra |   (cit. Daniele doesn't Matter perchè è fissata!) 
                                                                   
  v





 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Un amore di Natale ***


Mi ero sentita con i miei genitori che mi avevano detto di essere arrivati sani -bhè, papà aveva un po' di raffreddore ma comunque se la cavava- e salvi in Italia, mi avevano anche passato la nonna, la quale era molto dispiaciuta di non vedermi anche quell'anno per Natale ma che mi voleva bene lo stesso, ero sempre la sua nipotina!

Era la mattina del 23 e io, invece di preparare tutto il necessario per la vigilia, per il Natale stesso o più semplicemente dormire dato che era domenica, ero sdraiata sul tetto della Crofford, con gli occhi chiusi a sentire i piccoli fiocchi di neve che si adagiavano sul mio viso e l'aria fresca che mi scompigliava i capelli che uscivano per sbaglio dal mio cappello da Babbo Natale –erano quattro giorni che lo tenevo…lo toglievo solo per dormire. Sebastian mi prendeva in giro per questo!-.

Sentii qualcuno fischiare dal basso così mi alzai e mi affacciai.

Era Alex -il mio dolce, tenero e bellissimo Alex!-, lo salutai, gli feci segno di venire e mi ri-sdraiai.

Lo sentii arrivare e imitare la mia posizione.

"Quando vieni qua sei triste, arrabbiata o così felice che vorresti urlare....quale delle tre?" mi chiese dopo pochi minuti di silenzio.

"Annoiata.".

Lui si tirò su leggermente ma io rimasi nella mia posizione "Sei un elfo di Babbo Natale e sei 'annoiata' due giorni prima della festa che adori di più?!".

Mugugnai a quella domanda ma subito dopo un paio di labbra calde si posarono sulle mie lasciando un dolce bacio al sapore di fragola.

Alex si staccò e, quando riaprii gli occhi, lo vidi seduto sul bordo del tetto che mi faceva segno di sedermi accanto a lui e così feci; lo raggiunsi e mi impossessai del suo braccio sinistro posando la testa sulla sua spalla.

"I miei quest'anno sono partiti per l'Italia per andare a trovare i miei nonni, sai che mia mamma ha origini italiane, e non torneranno fino a gennaio quindi le feste le passerò sola. Non è la prima volta, sarà la terza, ma comunque mi mancano i biscotti della mamma, lo shopping natalizio, la giornata dedicata alla trasformazione in stile natalizio della casa o i vari film che guardavo assieme a mio papà. Piccole cose ma che messe tutte assieme formavano il mio Natale...mi sento un po' Cindy Lou nel paese dei Nonsochi a cui avevano rubato il Natale in questo momento...."

"Ma perché non sei andata con loro? Cattivi rapporti con i nonni?"

"NO! Scherzi?! Voglio un bene dell'anima ai miei nonni, soprattutto a mia nonna...ma non so...io durante le feste voglio starmene qua, a casa tranquilla, non in Italia!".

“E le tue amiche?” chiese un po’ pensieroso.

“Caty starà con Alan, Lara tornerà a casa con la sua famiglia, Veronica e Camilla staranno assieme, Rach con Finn e Blaine con Kurt…e io da sola!” g
li risposi tenendo il conto con le mani dei miei amici.

"So io cosa fare! Domani tu e io andiamo assieme alla festa organizzata da Nick e Jeff e a Natale vieni...da me..." la fine sembrava più una domanda che un’affermazione e ci mancò poco che non persi l'equilibrio e caddi dal tetto -ma Alex mi prese per fortuna!-.

Mi alzai in piedi e cominciai a camminare avanti e indietro finché Alex non mi prese per le spalle fermandomi.

"D-Da te? Ma io non conosco i tuoi genitori!" balbettai.

"Infatti, è l'occasione giusta per incontrarli, no?!".

Un sorriso mi apparve sul volto e mi lanciai su di lui facendoci cadere a terra.

"Grazie, sei il mio angelo." gli sussurrai sulle labbra, dopodiché azzerai la distanza tra di noi e lo baciai.
 

Quel pomeriggio lo passai assieme a Rachel e Kurt -li avevo fatti conoscere e, all'inizio li ho visti un po' titubanti ma poi abbiamo cominciato ad uscire e sono diventati grandi amici- a scegliere dei vestiti da mettere e quando finimmo ci rifugiammo a casa di Rach a chiacchierare.

Lei, con Finn, doveva partire per un bel viaggio in un piccolo paesello in montagna –dalla pronuncia strana- dove i suoi genitori avevano una casetta.

"Che romantico!" aveva commentato Kurt "Io e Blaine invece rimarremo a casa sua dato che i suoi non ci sono e mio padre esce con Carole!" continuò con aria sognante lasciando il suo biscotto a metà tragitto dal piatto alla sua bocca -che io gli rubai-.

"Tu Ross, che farai?" mi aveva chiesto Rach.

"Bhè...io andrò a casa di Alex e conoscerò la sua famiglia." e, con nonchalances, addentai il biscotto al cioccolato che avevo rubato al mio amico -wow, quanto adoravo la cucina dei padri di Rachel!-.

"Come?!" esclamarono i due all'unisono.

Raccontai a quei due tutto e continuammo a parlare fino al pomeriggio.

 
La sera dopo ero davanti al mio specchio, con il mio bellissimo out-fit a perfezionare gli ultimi dettagli quando qualcuno mi cinse i fianchi.

"Babbo Natale, sei venuto a prendermi!" esclamai ed io e il mio ragazzo -perché dopo un mese che uscivamo, ci coccolavamo, ci baciavamo e ci comportavamo da fidanzatini lo potevo chiamare così!- ci mettemmo a ridere e ci salutammo con un dolce bacio.

Mi fece fare un giro su me stessa e mi disse che ero una schianto.

Presi la giacca e uscimmo.

Arrivammo davanti a una specie di ristorantino di cui non lessi neanche il nome e quando entrai mi guardai un po’ intorno: c’eravamo tutti; Caty e Alan erano su un divanetto a baciarsi con Jeff vestito da elfo che teneva un rametto di vischio sopra le loro teste, Nick e Lara, anche loro vestiti da elfi, davano a tutti il benvenuto e facevano gli auguri donando caramelle, Veronica e Camilla erano sedute davanti al caminetto che si coccolavano e che si rubavano qualche tenero bacio, Blaine e Kurt erano davanti alla finestra abbracciati. Tutti si divertivano e stavano assieme tranne Sebastian che se ne stava in un angolo a bere –si comportava da Grinch e quando gliel’ho detto Alan si è messo a ridere dandomi ragione!- , sembrava uno straccio ma non mi ci soffermai più di quel tanto, qualcosa attirò la mia attenzione: l’albero enorme che alloggiava su un lato della stanza, tutto colorato e decorato.

Mi avvicinai, mi sedetti sotto all’albero come una bimba e vidi che ogni decorazione rappresentava qualcosa per ognuno di noi, tipo: c’era un martelletto tutto colorato con il disegno di un alberello e sotto ad esso c’era scritto Wes Montgomery,c’erano due rennine davvero carine sotto le quali c’erano i nomi di Vero e Camy, una rappresentava il Grinch e sotto c’era scritto il nome di Seb –sarà stato Alan a mettercela!- e tante altre con scritti i nomi dei miei amici.

Qualcuno mi mise le mani sugli occhi e io esclamai “Un aiutante di Babbo Natale!” e mi girai trovandomi davanti Blaine che mi sorrideva.

Mi salutò abbracciandomi e facendomi gli auguri e gli dissi “Bhè dai, la statura è quella di un elfo! Auguri caro!”.

Mi fece la linguaccia e poi arrivò Alex che mi abbracciò da dietro baciandomi la testa e prendendomi un attimo in disparte.

“Ti piace l’albero?” mi chiese.

“Certo, hai visto le decorazioni?! Io però non ho portato niente…”.

“Guarda.” disse lui invece indicando un ramo dell’albero troppo in alto per me così mi sollevò.

Vidi una palla di quelle che hanno la neve e dentro vidi due statuettine che si abbracciavano nella neve e sotto c’erano il mio nome e quello di Alex con una frase:
-La prima volta con una persona speciale non si dimentica!-

In quell’attimo, ricordando il momento rappresentato nella pallina e sentendolo accarezzarmi il fianco sussurrandomi “Buon Natale, mio angelo.”, pensai che era lui, quello giusto, quello che mi avrebbe sempre capita, quello che mi sarebbe rimasto vicino, quello che avrei amato ogni singolo istante della mia vita.

Mi rimise giù, mi aggrappai a lui come se fosse la mia ancora e glielo dissi, gli dissi quel Ti Amo che tenevo dentro da almeno un mese.

Lo vidi un po’ perso poi mi sorrise e mi baciò, un bacio dolce ma intenso che diceva tutto. Si staccò leggermente e sulle labbra mi sussurrò “Aspettavo che me lo dicessi da un mese…ti amo, ti amo, ti amo! Non smetterò mai di dirtelo finché tu vorrai!”.

Mi fece fare un giro e ricominciò a baciarmi.
 

La mattina dopo non mi svegliai nel mio letto, la mattina dopo non mi svegliai con le mie compagne che dormivano nei letti accanto al mio, la mattina dopo non mi svegliai nella mia camera, la mattina dopo non mi svegliai alla Crofford…la mattina dopo mi svegliai nel letto di Alex, da sola, nella sua camera, nella sua casa.

Mi tirai a sedere per riordinare i ricordi della sera prima.

“Allora Ross, ieri sera siete andati alla festa di Natale dei Niff, vi siete detti ti amo…ci siamo detti ti amooo!” battei le mani e mi rimisi a pensare “…vi siete divertiti, avete parlato un po’ con tutti, avete cenato poi tu i sei avvicinata a Sebastian dopo aver parlato con Caty…lui ti ha offerto da bere mentre parlavate di Thad ma tu hai rifiutato…anche se alla fine hai bevuto un pochino, ma poco, poco, poco! Sei tornata da Alex e, mentre eravate davanti al caminetto, è arrivato l’elfo Jeff che vi ha tenuto il vischio sulle teste…quiiindi, vi siete baciati. Avete deciso di tornare a casa e Alex ti ha portata qui…a casa sua perché i suoi erano fuori a mangiare con degli amici.

Siete arrivati in camera sua ma non avete fatto NIENTE! Solo abbracci, coccole e tanti, tanti baci…prima però tu gli hai detto che dovevi prepararti e metterti un pigiama…per questo adesso ti ritrovi con un paio di boxer e una maglietta gigante con lo stemma della Dalton…i SUOI boxer e la SUA maglietta gigante della Dalton!

Vi siete addormentati abbracciati nel suo letto ma ora non c’è più…eppure questa è la sua camera quindi deve tornare!”

Conclusi soddisfatta i miei pensieri e aspettai il mio Alex, nel frattempo chiamai Caty e le spiegai tutto dato che la sera prima non ne avevo avuto il tempo.

Poco dopo aver chiuso la chiamata arrivò il ragazzo che stavo aspettando con un vassoio pieno di roba da mangiare.

“Buon giorno Bella Addormentata e…” mi si avvicinò baciandomi la guancia e porgendomi il vassoio “…Buon Natale!”.

Era Natale, me ne ero dimenticata! Eppure Caty non mi aveva fatto gli auguri né niente…si sarà dimenticata anche lei.

Alex si mise sotto le coperte con me e cominciammo a mangiare.

Quando finimmo gli dissi che avrei portato io il tutto in cucina e che avrei lavato anche le tazze ecc. ma lui mi fermò dicendomi che c’erano i suoi genitori in cucina.

“E’ tutto ok, posso andare lo stesso…se vuoi.”

“Sicura? Non vorrei che ti dessero fastidio o al…” lo zittii posando le mie labbra sulle sue e assicurandogli che sarebbe andato tutto bene e che nel frattempo si sarebbe potuto vestire.

Stavo per chiudere la porta quando mi disse un “Ti amo” veloce, come se non volesse che io lo sentissi o avesse paura che io non lo ricambiassi. Mi voltai, gli sorrisi e gli risposi lo stesso poi scesi dalle scale che portavano al piano inferiore.

Arrivai fino alla porta della cucina, dove mi bloccai; al tavolo c’era un uomo non troppo robusto, con i capelli di un marrone sbiadito leggermente grigi, indossava una camicia e dei jeans, probabilmente stava mangiando prima che arrivassi io e ora era lì che mi guardava stranito.

Davanti al microonde c’era invece una donna, poco alta, magra e di un colorito olivastro, portava un vestito rosso sbarazzino e i capelli color cioccolato al latte le scendevano sulle spalle in boccoli. Lei mi guardava come sorpresa –non so se per il modo in cui ero vestita, avevo comunque i vestiti di suo figlio, (e che vestiti) o proprio perché ero lì-.

Presi un respiro profondo, mi avviai verso il lavandino, dove lasciai il vassoio che avrei lavato più tardi, e, dopo essermi pulita le mani, feci uno dei miei più bei sorrisi –che paragonati a quelli di Alex non erano niente…ma lasciai perdere- e mi presentai “Buongiorno, io sono Ross…la ragazza di Alex!”.

La madre ricambiò il mio sorriso e disse “Piacere Ross, io sono Alicia e lui è mio marito Patrick!”.

Mi voltai verso il padre di Alex e gli tesi la mano; lui si alzò –era più alto di me e per poco pensai che volesse buttarmi fuori a calci- e mi abbracciò…ero scioccata.

Mi guardò in viso e, sorridendomi, mi diede il benvenuto nella famiglia Parks.

Dopo poco scese Alex. Io stavo aiutando Alicia a lavare le tazze usate per la colazione e nel frattempo parlavo con Patrick –mi avevano già chiesto entrambi di darli del “tu” e non del “lei”-.

“E con mia mamma facevo sempre delle figure che…” mi fermai, Alex mi stava cingendo i fianchi…e a pochi metri di distanza se ne stavano i suoi a guardarci.

Le mie mani erano immobili nell’acqua finché lui mi bisbigliò un “Continua” e cominciò ad aiutarci.

La mattinata di Natale la trascorsi così, tra aneddoti e risate, non potevo sperare in meglio.

Il pomeriggio aiutai Alicia con il cenone e tutto il resto mentre i due uomini se ne stavano a guardare la TV.

Verso l’ora di cena mi misi il vestito buono –quello rosso con i merletti bianchi della mamma. Me lo aveva prestato per le buone occasioni, io adoravo il rosso e con il colore dei miei capelli andava sempre bene- e poco dopo arrivarono dei parenti di Alex: il fratello di Alicia con la sua famiglia, i nonni e la sorella di Patrick.

Passammo una serata memorabile e quello che di più mi faceva felice era che potevo stare con il mio amore.

Decidemmo di metterci a dormire tardissimo ma prima di stendermi a letto –sempre quello di Alex- il ragazzo biondiccio dagli occhi color…era tardi e non riuscivo nemmeno a trovare un aggettivo che andasse bene per descrivere la loro magnificenza…comunque Alex, mi porse una scatolina.

La aprii e ci ritrovai un braccialetto con alcuni charms: una palla di neve, una nota musicale, un cuoricino e un albero di natale.

“Ognuno ha un significato diverso: la palla di neve rappresenta il nostro primo bacio, la nota musicale è la ragione per cui ci siamo incontrati, i nostri Glee club, e anche la tua più grande passione, la musica, l’albero di Natale è per non farti dimenticare di questo nostro primo Natale insieme, il primo di molti spero, e il cuore…bhè il cuore non poteva mancare, è il simbolo dell’amore e io ti amo tantissimo! Come vedi potrai metterne altri, quando succederà qualcosa di importante che non vorrai mai dimenticare.”.

Mi lacrimavano gli occhi, era fantastico. Mi sporsi verso di lui e lo baciai poi mi staccai e corsi al piano di sotto –sempre con lo stesso ‘pigiama’ di quella mattina- dove avevo dimenticato la mia borsa che non ricordavo nemmeno perché fosse là.

Il fato o qualche fantasma che proprio mi odiava, tentò di farmi cadere dalle scale e sbattei la testa contro al tavolo quando mi abbassai per cercare il mio regalo per Alex.

Tornai su senza nemmeno sentire il dolore alla testa e porsi al mio amorindo –non so per quale strana ragione ma da quel giorno cominciai a chiamarlo così- un piccolo pacchettino.

Lo aprì e ci trovò un portachiavi con incisa la data del nostro primo bacio e sotto una frase, la stessa che c’era scritta sulla pallina con la neve:
-La prima volta con una persona speciale non si dimentica. Ti amo, la tua Ross.-

Quella ormai era diventata la NOSTRA frase e io non volevo se la dimenticasse mai.

Mi strinse forte a sé e rimanemmo così per un po’ poi decidemmo di metterci a dormire dato che era già passata la mezzanotte.

Prima di addormentarmi fra le sue braccia pensai che quello fu il Natale migliore della mia vita!

 
     *                            *                            *                    *                   *                         *                           *                                                          
          *                  *                *                        *               *                        *                             *           


Appena finii di parlare con Ross sentii il mio adorabile fidanzato chiamarmi a gran voce dalla cucina probabilmente “Catyyyy, amore mio, devo venire io a prenderti o scendi da sola?”

“Vieni tuuuuuuuu!!!” gli risposi io.

Si sentirono dei passi e poco dopo apparse Alan sulla porta che non aspettò molto prima di prendermi per i fianchi e portarmi in cucina come se fossi un sacco di patate.

Mi mise giù e, non riuscii nemmeno a formulare una frase che mi trovai la sua bocca sulla mia. Si staccò e mi augurò buon Natale –me ne ero del tutto dimenticataaaaaa!!!!- poi mi fece girare e rimasi sbalordita dalla quantità di buon cibo che c’era sul tavolo della cucina.

“Ho fatto tutto io, non mi sono nemmeno fatto aiutare dai domestici…tantomeno da Seb dato che non ho idea di dove sia!” mi disse subito lui.

“Come non sai dov’è?!”
“No, ieri sera era ubriaco e non l’ho nemmeno visto uscire…però ora che ci penso non si trovava più neanche Thad…ho un brutto presentimento, non vorrei che si fosse cacciato nei guai come quella volta! L’argomento ‘Thad Harwood’ è molto delicato per lui.

Lo devo chiama…”

“NO! Tu ora rimani qui con me, mangiamo e passiamo la giornata di Natale assieme, ho una sorpresa!” e lo baciai sul naso tirandolo verso il tavolo pieno di roba da mangiare.

Ci sedemmo e mangiammo tanta di quella roba che pensai di non poter mangiare per il resto della giornata.

Uscimmo e andammo in un posto speciale, il laghetto vicino al bosco dove nessuno andava mai.

Quello era il NOSTRO posto: ci eravamo fidanzati lì, ci eravamo scambiati il nostro primo bacio lì, ci eravamo detti Ti Amo per la prima volta lì…e volevo passare un giorno speciale con lui lì!

In quel periodo il lago era ghiacciato così avevo portato i pattini per tutti e due; nell’esatto momento in cui li tirai fuori dal bagagliaio Alan spalancò gli occhi e assunse un’espressione terrorizzata.

“Caty, non penserai mica pattinare?!” mi chiese sconvolto.

“No tesoro, io non penso di pattinare…io lo farò!” e mi misi i miei pattini ai piedi seduta nella neve “Allora, hai intenzione di rimanere lì o vieni con me? Dai, ti aiuto io!” e lo costrinsi a mettersi i pattini.

Mi diressi verso il lago ghiacciato e cominciai a volteggiare su me stessa poi mi voltai verso il mio ragazzo e lo incitai a unirsi a me.

Lo presi per le mani e cominciammo a pattinare piano; io che andavo all’indietro per mantenere il contatto visivo e lui che cominciava a capire come fare, peccato che appena feci per lasciarlo cademmo rovinosamente a terra ma ci mettemmo a ridere entrambi e continuammo così per tutta la mattinata.

“Sei proprio un caso disperato!” gli dissi ridendo mentre ci toglievamo i pattini e ci sedevamo per terra accoccolati uno di fianco all’altra.

“Amore, io ti avevo avvertita.” mi rispose baciandomi.

Continuammo a fissare il lago tranquilli finché io non mi alzai e mi diressi verso la macchina mentre lui rimaneva seduto.

“Mi vuoi lasciare qui da solo fino a quando non imparerò a pattinare?” mi urlò prima che scomparissi.

Tornai e lo informai che avevo una sorpresa per lui e che doveva chiudere gli occhi un momento.

Lui mi obbedì e lo vidi sobbalzare quando la mia ‘sorpresa’ gli leccò il naso.

“Questa è la tua sorpresa?!” mi chiese appena vide il cucciolo di Cavalier King che tenevo in braccio.

Me lo rubò subito e cominciò a spupazzarselo. Era bianca e beige e molto piccola, la cagnolina di una mia amica aveva fatto i cuccioli e lei era una di quelli.

“Ho pensato: cosa potrei mai regalare a quel pazzo del mio fidanzato che di roba elettronica e di oggetti inutili ne ha già anche troppi, che adora gli animali, soprattutto i cani, ma che non se ne prende uno perché se andasse in un canile si ritroverebbe la casa invasa dai cani? Così quando ho saputo che la cagnolina di Serena era rimasta in cinta mi sono subito messa in coda per avere questa adorabile palla di pelo!”

“Te l’ho già detto che ti amo?”

“Certo, ma non mi stancherò mai di sentirtelo dire.” risposi avvicinandomi.

“In realtà…dicevo al cane…!”.

Mi allontanai di scatto e lo guardai indignata “Ah, è così allora?! Basta un’altra femmina per fartio andare fuori di senno!”

”Ma secondo te?! Sei tu la femmina che mi ha rubato il cuore e lo sai.”

Ci baciammo e pensammo al nome da dare al cane –“Sassy?”

“Sassy?! Sul serio Alan?!”

“Non lo so, siamo qua da un’ora a cercare un nome che vada bene!” “Vabbè…Sunny?”

“Nah…mmmh…Chilly!”

“Sé, nel mio intimo c’è Chilly, Alan?!”

“Scusa…Sally?!”

“Mmh…vada per Sally, mi piace!”-.

Tornammo alla dimora dei gemelli Smythe e cenammo –non mangiavo così tanto da quella volta che io e Ross decidemmo di metterci a cucinare tutte le ricette di torte che trovavamo in casa di sua nonna per poi mangiarle tutte…e a lei piaceva molto fare la pasticcera…-.

Dopo cena ci mettemmo a lavare i piatti assieme e come sempre finimmo a farci la battaglia con acqua, schiuma, sapone e avanzi sotto gli occhi di Sally che ogni tanto ci abbaiava, ci facemmo una doccia –non assieme…per mia sfortuna non eravamo ancora a quei livelli…- e ci mettemmo a guardare –sì, guardare…- uno di quei tanti film di Natale che davano alla TV con la piccola cagnolina nella sua nuova cuccia che già ronfava.

Finito il film Alan si alzò mentre io mi ero addormentata facendo attenzione a non svegliarmi.

Quando tornò si ri-sedette affianco a me mi sussurrrò “Amoreee, sveglia, ho una sorpresa.” giocando con il lobo del mio orecchio.
“Mi sono addormentata?” chiesi stiracchiandomi mentre lui mi baciava il collo.

“No, sei solo svenuta sul divano quando è apparso il fantasma del Natale futuro.” –A Christmas Carol-.

“Mmmh…”.

“Buon Natale” e si staccò dal mio collo per darmi una scatolina; la aprii e ci trovai dentro un braccialetto con un cinturino di cuoio nero e una targa in oro bianco con scritto il mio nome…era…wow…

Mi slanciai contro di lui cominciando a baciarlo.

Quella sera ci addormentammo sul divano con la TV ancora accesa, dopo tante coccole e tante parole dolci sussurrate, l’unico rumore in tutta la villa…dopo il russare di Sally!
                 
               
 
*              *                            *                           *                         *                           *                                 *
         *                        *                       *                            *                           *                         *                         *



Non avrei mai pensato di ri-finire a letto con Thad Harwood…eppure, il giorno di Natale, mi ritrovavo proprio nel suo letto.

Però era strano che fossi perfettamente vestito.

Mi guardai in giro e…sì, quella era proprio camera di Thad –a meno che fossi finito nella camera di uno che lo stava stalkerando dato che era pieno di sue foto e sue cose-.

La testa faceva un po’ male ma il sapore di vomito che di solito padroneggiava nella mia bocca dopo una sbronza non c’era, al suo posto sentivo il gusto di…frutta?! E, quando controllai gli abiti che indossavo, mi accorsi che non erano i miei, quelli eleganti e costosi che mettevo sempre e che sporcai la sera prima con i vari alcolici, ma avevo una maglietta blu con il simbolo di Superman e dei pantaloni da tuta da ginnastica –non miei, Sebastian Smythe non metterebbe mai dei vestiti del genere, tantomeno per dormire…io dormivo senza nulla addosso!-.

E poi il mio sguardo si posò su quel sexy ragazzo dai tratti ispanici che dormiva di fianco a me con la bocca semi-aperta e il viso rilassato.

La mia mente mi riportò a quella mattina in cui lo avevo nel mio letto nella stessa posizione ma senza vestiti e io potevo accarezzarlo poi quel ricordò svanì e al suo posto comparve quello di lui che mi diceva che gli piacevo e io, che come al solito dovevo rovinare le cose perché non potevo dirgli che per me era strano, che forse anche io provavo qualcosa per lui, no, io dovevo fare il cazzone e sbattergli la porta in faccia urlandogli tutto il contrario per poi rifugiarmi sotto la doccia e chiamare mio fratello perché, per quanto forte io sia, non ce l’avrei fatta senza di lui in molte occasioni…anche troppe…
I miei pensieri furono interrotti da un movimento alla mia sinistra: Thad si era praticamente appiccicato a me e aveva monopolizzato il mio braccio –non che mi dispiacesse, affatto, ma…era strano…-.

Rimasi a guardarlo con una faccia inebetita per dici minuti minimo chiedendomi cosa dovessi fare; alla fine decisi che forse era meglio smettere di fare il maniaco e andarsene prima di combinare qualche casino così tentai di divincolarmi dalla sua presa senza farlo svegliare ma ogni volta che mi muovevo lui si stringeva sempre di più a me.

Con le buone maniere non andava proprio quindi decisi di provare con le cattive: un bello strattone avrebbe potuto far mollare la presa a quella piovra umana…………evidentemente qualcosa andò storto nel mio piano perché finimmo entrambi a terra, io sotto e lui sopra –con il mio braccio ancora stretto a sé...-.

Finalmente si staccò e fissò il suo sguardo nel mio. Dopo aver passato qualche secondo così lo vidi arrossire e scattare in piedi.

“Ehm…p-perché eravamo in q-quella posizione…?!” mi chiese con gli occhi sgranati e rosso fino alla punta delle orecchie indicando me che nel frattempo mi ero tirato su con i gomiti.

Lo guardai malizioso con quel mio bel sorrisetto furbo sapendo che lo avrei fatto sciogliere e…BINGO! Quello sguardo perso che cercavo di ottenere era apparso sul suo bel volto.

“Niente tesoro, stavi dormendo e ti sei attaccato al mio braccio e io nel tentativo di staccarti ho fatto cadere entrambi sul pavimento.”

Lo vidi riscuotersi e stringere il suo braccio destro come per rimproverarsi “Ehm…scusa…non avrei dovuto…”

“Tranquillo, non posso dire che mi abbia dato troppo fastidio! Dopotutto stavi dormendo, non avevi idea di quello che stavi facendo, vero?!”

“N-no…” ma mentiva, glielo leggevo in faccia! Magari lo ha fatto apposta…bha!

“Senti Harwood, com’è che mi sono svegliato…così…” e indicai il mio abbigliamento “…qui per giunta?”

“Bhè, ieri sera eri ubriaco fradicio e…”

“Sì sì, quello me lo ricordo, ho bevuto tanto!”

“Ecco e mi hai detto il perché…” abbassò lo sguardo imbarazzato e io sgranai gli occhi. Possibile che gli abbia detto…tutto?!

“Che ti ho detto?”

Alzò la testa e nel suo sguardo vidi come se avessi infranto una sua grande speranza “Niente, non mi hai detto niente. Solo che ti annoiavi a morte dato che non avevi niente da fare…o meglio nessuno da farti.” e riabbassò il capo ma questa volta come se fosse deluso.

Mi avvicinai ma lui si scostò così lasciai perdere. Stava per andarsene quando si voltò di scatto e mi disse semplicemente “Buon Natale, Sebastian.”.

Sarà stato il modo in cui l’ha detto, la dolcezza che ha sempre dimostrato nei miei confronti o forse la sbronza della sera precedente che mi hanno fatto andare verso di lui e baciarlo, un bacio dolce che però lui non accettò infatti si tirò in dietro.

“Sei proprio un deficiente, persino il giorno di Natale non riesci a pensare ad altro!” mi urlò in faccia “Vuoi sempre fare la parte del duro, di quello da una scopata e via, quello che non prova sentimenti ma io so, so che non sei così! Io ti ho sentito l’altro giorno che piangevi, mentre tuo fratello ti consolava, perché non hai nessuno, c’ero ieri quando mi hai pregato di rimanerti vicino perché non sapevi dove andare, c’ero mentre vomitavi l’anima nel bagno di casa mia, c’ero per aiutarti a cambiarti per dormire e c’ero quando a letto, ieri sera, mi hai detto che ero speciale, che ero diverso, mentre ti tenevo stretto a me! C’ero Sebastian!” mi soffiò quelle ultime parole proprio in faccia; nei suoi occhi potevo leggere delusione.

Sostenni il suo sguardo per qualche minuto infinito poi tentai di andarmene da quella casa.

“Non puoi sempre scappare dai problemi Sebastian! Parlami, dimmi quello che vuoi ma non scappare, non da me. Sai che non puoi.”

Mi voltai di scatto come se mi avesse rivolto chissà quale accusa

“Io non scappo dai problemi perché tanto so che mi ritroverebbero sempre. Qualsiasi cosa succeda riesco a creare problemi sia a me che alle persone che mi stanno vicine. Tu perché pensi che non ci abbia mai provato seriamente con te, eh?! Ho paura, Thad!” gli ho confessato tutto e non me ne resi neanche conto.

Mi guardò come sbalordito poi mi prese per le mani “Di cosa hai paura?”.

“Di rovinare tutto, so che finirà male quindi perché provarci se sappiamo già che succederà?”.

Mi sorrise “Ti fidi di me?”

“Direi di sì dopo che ti ho detto tutte queste cose…”

“E allora non aver paura, con me non dovrai mai averne”

Si avvicinò e mi baciò. Rimanemmo seduti sul suo letto a farci le…coccole –la prima volta che rimasi su un letto con un ragazzo senza fare sesso con esso-.

Quella sera finì proprio nello stesso posto di dove era iniziata: nel letto di Thad.

Ci addormentammo assieme –nudi, come mamma ci aveva fatto-, lui abbracciato a me e io che lo stringevo.

Prima di lasciarsi completamente cadere tra le braccia di Morfeo mi sussurrò “Buon Natale Seb”. Il miglior Natale di sempre!


 
*                   *                    *                   *                         *                            *                             *                 *                                           
          *                    *                    *                        *                         *                            *                          *

 

Mi svegliai nel letto della mia dolce fidanzata pensando di ritrovarla proprio al mio fianco ma per mia sfortuna non fu così.

Mi alzai lentamente, ancora assonnata dato che il giorno prima avevo fatto le ore piccole grazie alla festa di Natale…Natale, era Natale!

Ma Camilla non c’era, eppure la sera prima eravamo andate a letto assieme!

Mi stiracchiai e raggiunsi la cucina; vuota, ecco com’era la casa senza la mia dolce metà.

Accesi la radio e mi diressi verso l’armadietto dove c’erano di solito le tazze per la colazione ma mi bloccai quando lo trovai vuoto. C’era solo un foglietto al suo interno e sopra c’era scritto:
-
Vestiti pigrona, oggi colazione fuori! Ti amo Koala mia.

Camilla-
 

Allora non era scappata!

Corsi in camera e aprii l’armadio, mi misi la prima cosa che trovai e uscii per mangiare.

“Ok, sul biglietto c’era scritto di mangiare fuori…dove vado però?” dissi ad alta voce mentre camminavo per le strade di Westerville.

Per sbaglio non mi accorsi di due ragazze a cui andai addosso; una era bionda, dagli occhi chiari, molto bella e dall’aria innocente, l’altra mora, dagli occhi scuri, pelle color caramello, tratti ispanici e anche lei davvero bella.

Le due si tenevano per…i mignoli –i mignoli?!- e la ragazza dalla pelle caramello mi disse con disprezzo “Stai attenta!!” mentre l’altra mi chiese subito se andasse tutto bene –tutte e due belle ma i caratteri proprio contrastanti!-.

“Sì certo, grazie e scusate ero sovrappensiero.”

La bionda mi tese la mano libera e si presentò “Piacere, io sono Brittany e lei è la mia ragazza, Santana.”

Santana rivolse uno sguardo dolce a Brittany che si strinse di più a lei poi portò lo sguardo su di me e mi fece un cenno di saluto.

“Io sono Veronica e ora dovrei andare, devo incontrare la mia fidanzata!” sorrisi al solo pensiero.

Brittany mi guardò contenta ed esclamò “Ma allora sei un unicorno anche tu?! Che bello San, hai sentito, un altro unicorno!”.

La guardai stranita mentre Santana mi spiegò “Unicorno è come dire che sei lesbica…”

“Sei speciale! Proprio come me e lei.” concluse Brittany allegra.

“Bello! Allora sì, penso di essere anche io un unicorno. Ora però veramente devo scappare, è stato un piacere conoscervi.
Ciao!”

Salutai le due ragazze e corsi verso la caffetteria più vicina -che era anche la più popolare-: il Lima Bean.

Arrivai fino alla caffetteria ma la trovai chiusa –era il giorno di Natale, che mi aspettavo?!-.

Però, proprio quando stavo per andarmene qualcuno mi chiamò.

“Hey, tu sei Veronica?” mi chiese una ragazza, l’avevo già vista…era una cameriera del Lima Bean!

“Hem…sì, chi lo vuole sapere?”

“Non ti interessa sapere il mio nome, magari mi hai anche già vista qui a lavorare, una ragazza mi ha chiesto di darti questo quando saresti arrivata.” mi spiegò porgendomi una scatolina.

La ringraziai e mi allontanai aprendo la scatolina. Dentro ci trovai un piccolo ciondolo da dividere con due koala e un altro biglietto con scritto:

-Tesoro, è Natale e il Lima Bean è chiuso! Questo è un anticipo, spero ti piaccia. E ora…torna a casa, mangia qualcosa e fatti bella! Tutto entro le 18:30 mi raccomando. 

Camilla-

Tornai a casa, mi preparai un bel pranzetto –dato che ormai era già mezzogiorno e mezzo- e passai mezz’ora nell’armadio a cercare qualcosa da mettermi di carino ma non trovai niente, feci per andare in bagno e mi trovai davanti l’out-fit perfetto –come lo chiamava Kurt- con di fianco un biglietto:
-Koala mia, ti conosco troppo bene!

                                  Camilla-

Mi feci una doccia veloce, mi sistemai i capelli, mi vestii con quei meravigliosi vestiti e come collana misi la mia metà del ciondolo a koala.

Ero pronta, bella pulita e profumata ed erano le 18:15 ma…dove dovevo andare?

Mi sedetti alla poltrona a leggere e rileggere tutti i bigliettini ma nessuno diceva niente su dove sarei dovuta andare.

Verso le 18:30 sentii della musica fuori così mi affaccia alla porta per vedere da dove provenisse e vidi Camilla che cominciò a cantare ‘Perfect’.

Era fantastica e aveva una voce stupenda.

Alla fine della canzone le andai incontro e l’abbracciai. “Grazie, grazie, grazie! Ti amo tantissimo!” le dissi baciandola.

“Anche io ti amo tanto koala mia! Ti sono piaciuti i regali?”

“Certo che sì, come sto?” le chiesi indicando i vestiti regalati da lei.

“Sei fantastica come sempre amore, ma ora andiamo o facciamo tardi!” mi dice lei prendendomi per mano e trascinandomi in auto.

“Facciamo tardi? Per cosa?” chiedo allacciandomi la cintura.

“Vedrai!”

E cominciò a guidare e guidare e io più volte le chiesi –tra una canzone e l’altra- il luogo in cui mi stava portando ma lei niente, muta come un pesce! Così persi le speranze e mi misi a cantare con lei le varie canzoni natalizie trasmesse alla radio.

Ad un certo punto Camilla fermò l’auto davanti ad una casetta su una collinetta; era davvero bella, con il giardino e il tetto tutti bianchi e dal camino si vedevano uscire della nuvolette.

Rimasi incantata a fissare il paesaggio finché Camilla mi chiese se mi piacesse.

“E’ fantastica amore! Ma perché siamo qui?”

“Vieni.” Mi disse solamente con un sorriso armonioso in viso facendomi scendere dall’auto e portandomi all’interno della casa.

“Vedi, questa è la casetta in collina di mia nonna e, dato che lei è a festeggiare con i miei, ho deciso di portarti qui e passare un Natale assieme tranquillo e…” mi spiegò portandomi verso il salotto “…romantico!” esclamò abbracciandomi da dietro.

Il camino era acceso ed emanava calore, l’albero addobbato su un lato della stanza, il divano era pronto per ospitare due bella fanciulle come noi, c’erano delle candele qua e là e dalla cucina proveniva un buon odore.

“Hai fatto tutto questo…per me?” chiesi voltandomi tra le sue braccia per allacciare i nostri sguardi.

“Per noi.” rispose semplicemente e quella risposta portò all’inizio della serata in quella bellissima casa: qualche bacio poi ci dirigemmo in cucina a mangiare un abbondante pasto fatto da Camilla e sua madre. Alla fine ritornammo in salotto dove ci sedemmo sul divano a mangiare il dolce –cioccolato, panna e fragole non potevano mancare conoscendo la mia Camy, sarà andata a cercare chissà dove le fragole fuori stagione- e a guardare un film –e a scambiarci un po’ di coccole-. Finito il dolce ci accoccolammo di fianco al camino con una coperta di lana –faceva freddo nonostante il caminetto acceso- ma continuammo a guardare la TV –e a farci tante coccole, di quelle non ne avevamo mai abbastanza!-.

Ad un certo punto ci sentimmo davvero stanche così andammo in camera da letto dove ci svestimmo e ci lasciammo cadere assieme tra le lenzuola, abbracciate.

“Ti amo tanto Veronica.” disse Camilla mentre mi lasciava degli umidi baci sul collo.

“Anche io tesoro mio, grazie per…tutto!”

“Grazie a te, anche solo per esserci sempre, per stare con me…buon Natale amore.”.

E quella serata si concluse lì –forse ci furono anche un po’ più di ‘coccole’…ma la serata tranquilla e romantica finì lì- con quelle ultime parole dolci e un augurio sussurrato pelle contro pelle.

Una serata indimenticabile…un Natale indimenticabile!









Angolo della sclerata che scrive sta roba:
lo soooo...sono una persona orribile, probabilmente a chi interessava anche quel poco di questa ff ora starà cercandomi per darmi fuoco...sono in ritardissimo (ancora a Natale e a poco è la fine del mese di gennaio...bha!)!!! >.<
però per riscattare il mio nome vi ho fatto una capitolo di Natale lunghissimo, pieno di coccole e ammore!!! <3 (non posso fare altro, mi dispiace!! ç.ç)
ok, adesso che ho finito di autocommiserarmi posso cominciare a parlare un po' di questo capitolo...allooora: prima di tutto voglio dire che mi sono impegnata tanto per scrivere il tutto e che mi sembra sia venuto bene, ringrazio sempre le mie sostenitrici e tutte le persone che commentano e che leggono anche solo per pietà/noia!
Ora ricapitoliamo la situazione...i Rossex si sono detti Ti Amo *fangirlizza*, gli...Alaty?! -anche se non mi piace molto- sono cucciolosi...e ora esiste anche Sally nelle loro vite (CUCCIOLAAAA!!!), sono riuscita ad inserire la Brittana (non era programmata ma...spero vi vada bene), tra Seb e Thad sembra andare tutto bene...sembra, prossimamente ho molto sorprese muhahahahaha...e ho messo anche la Vemy, sia perchè una mia amica mi ha minacciato/suppliacata più volte di metterla e anche perchè mi piacciono quei due personaggi (e anche perchè mi serviva mettere loro!).
Questa potrebbe essere Sally: 
https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQKyrcFlw5qW1S5ahkoHXwod_vPbcUl7mCvk0Az-O5rNwptAhkr9Q
E questo è il ciondolo che Camilla ha regalato a Veronica: http://www.fabietto-jewels.com/koala_cuore_diviso_0000.jpg
Sembra che tutti abbiano passato delle belle feste quindi...e voi? Miei cari lettori spero che siano andate bene le feste e che siate riusciti a ritrovare il vostro ritmo quotidiano con scuola, lavoro ecc...
Dovrei aver finito quindi BUON NATALE E BUON 2013 A TUTTI (in ritardo ma questi sono solo dettagli! v.v)!!!!
Baciottoni Klaine 4ever!! =3

PS: ribadisco che chi vuole può anche lasciare dei commentini veloci per farmi sapere cosa pensa! ;)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1375844