Con la paura nel cuore

di SeraUsa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Senza te... ***
Capitolo 3: *** Disperata gelosia ***
Capitolo 4: *** Dichiarazione d'amore ***
Capitolo 5: *** Lontanaza e... sparizioni ***
Capitolo 6: *** Non odiarmi. ***
Capitolo 7: *** Non ti odio. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 Prologo

 

Abbi fede Bunny,  non piangere, tutto passerà… c’è un valido motivo  per l’allontanamento di Marzio.

 

Fu un leggero sospirare quella frase, un lento e pungente mormorio femminile che si diffuse in quella camera da letto, echeggiando delicatamente contro le quattro mura.

 

Ancora frastornata, Bunny alzò il capo dal cuscino e asciugandosi con il dorso della mano le ennesime lacrime versate, si guardò intorno alla ricerca di una donna dalla soave voce.

 

La tenda della finestra si agitava al lento incedere del vento creando delle ombre sottili sul pavimento, Luna era distesa ai piedi del letto e dormiva tranquilla, Chibiusa, girata su un lato, sonnecchiava con un dolce sorriso dipinto sulle labbra.

 

Sembrava tutto in ordine eppure…

 

Ma no, quella frase doveva esser stata solo pura immaginazione dovuta alla stanchezza accumulata in quei mesi o alle sue incertezze, che vagavano nella solitudine della notte, alla ricerca di una qualsiasi spiegazione del mutamento improvviso di Marzio.

 

 

- Non ti amo più, lo capisci? – le urlò contro, appiattito contro un angolo del muro del suo appartamento, il viso basso, le mani nelle tasche, che sicuramente contraeva con forza in due pugni grandi.

 

- Non può essere…?? piagnucolò Bunny al colmo della disperazione. - Sono sicura che si possa trovare rimedio a qualsiasi cosa abbia detto o fatto di sbagliato. Noi due siamo destinati a stare insieme! – urlò nella penombra del corridoio.

 

- Destinati a stare insieme… è vero… ma sulla Luna, non sulla Terra. Mettiti l’animo in pace Bunny, perchè questa è la mia decisione. E ora vai via, e non tornare mai più da me… non voglio più vederti. – disse spingendola verso l’esterno dell’abitazione e chiudendo immediatamente la porta.

 

Bunny rimase pietrificata da quel tono crudele che mai aveva osato rivolgerle  e dinanzi a quello sguardo di ghiaccio che era solito usare contro i nemici, così privo di  alcuna emozione. Abbandonata dalle sue ginocchia tremanti,  lasciò che la schiena scivolasse  lungo l’uscio ostile  e tirando su con il naso, si raggomitolò  in posizione fetale dando  libero sfogo a calde lacrime proprio nell’istante in cui  una rosa rossa al di là della porta  perdeva inerme tutti i suoi petali.

 

 

Ancora una volta quella sensazione di malessere le bloccò il respiro. Si portò una mano sul petto e lentamente, cercando di non fare alcun rumore, scivolò dal letto come una leggera piuma e si diresse verso la portafinestra che oltrepassò uscendo sul balcone.

 

Chiuse gli occhi mentre il tiepido vento di Maggio le scivolò tra i lunghissimi capelli biondi, accarezzandole la pelle e portandole via quel lieve timore avvertito poco prima. Chinò il viso e una, due, tre e tante altre lacrime bagnarono picchiettando il corrimano in ferro del terrazzino.

 

Che cosa doveva fare?

 

Marzio non l’amava più e questo era troppo atroce da superare. Erano passati 2 mesi da quella maledetta sera, ma il tempo non era riuscito ad affievolire nemmeno in minima parte il dolore lancinante che le martellava nel cuore. Al contrario, aumentava ogni giorno di più, e l’assenza del suo amato nella propria vita diventava sempre più insopportabile.

 

Ormai aveva perso il sonno e trascorreva le sue giornate a piangere nella sua solitudine.

 

Ma era cosciente di dover reagire, così non poteva più continuare. Questa sua continua disperazione non serviva di certo a far rinascere quell’amore che Marzio dava per finito.

 

Doveva cercare di essere più forte e forse ciò l’avrebbe riportato da lei, altrimenti avrebbe dovuto continuare la sua vita senza il suo amato principe Endymion.

 

Vederlo per strada e non sentire un forte pugno allo stomaco dinanzi la sua permanente indifferenza  era una cosa irrealizzabile da superare, avrebbe dovuto cominciare ad evitarlo per un po’, seppur convinta nel loro destino di un amore incommensurabile che presto li avrebbe riuniti per sempre.

 

In poco tempo avrebbe sicuramente avuto le idee ben più chiare e saputo come agire nei suoi confronti, ma per il momento per il suo benessere emotivo e fisico doveva tenersi lontana da lui!

 

Appoggiò le mani sul corrimano e alzò il viso verso la luna, la sua vera casa, alla ricerca forse di un   consiglio e di un disperato sostegno.

 

Sperò che quella fosse la cosa giusta da fare.

 

 

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Le dolci note di un tango argentino si diffusero con moderazione all’interno della stanza buia accompagnate dal ritmico e regolare ticchettio di un orologio a quarzo affisso al muro.

 

Un aitante giovane dalle possenti braccia incrociate al petto rimirava la città avvolta in un tessuto pregiato di seta scura e lampeggiante di mille stelle cadenti sulle cui potenti luci erano racchiusi  mille e più desideri nascosti.

 

Quella soffice musica era quasi una lenta e melodiosa litania nella quale cullarsi pensando a quell’amore sottrattogli da un triste incubo, venuto a distoglierlo da quel mondo fatato nel quale ormai da parecchi anni si crogiolava.

 

Un vero ed autentico sentimento le cui cause di distruzione erano dettate dal rancore di una mano ancora ignota i cui fini arrivisti si stendevano nell’aria per impedire un amore giusto e divino con la sua Bunny, la sua amata testolina buffa, la guerriera Sailor Moon, la regina Serenity.

 

Un triste sorriso si dipinse sulle sue labbra: mille e più ricordi si rincorrevano nella sua mente, sogni spensierati e felici distrutti da un fulmine a ciel sereno che con la sua potenza aveva infranto il cuor suo e quello della sua amata.

 

Marzio aprì gli occhi, così la perderai per sempre, non pretendere di poter affrontare da solo questa situazione di estremo dolore.

 

Istantanee e perlacee gocce di sudore bagnarono la sua fronte leggermente alta, dai ciuffi scuri e  ribelli ora incollatisi per lo shock.

 

Si girò con un movimento fulmineo ad osservare l’ampia stanza, nel tentativo di capire se quella frase pronunciata da voce maschile fosse stata frutto della sua fantasia oppure il contrario: apparentemente non c’era nessuno, nel suo appartamento regnavano solo desolazione e tristezza.

 

Si guardò ancora intorno pensando di vaneggiare, mentre il suo cuore ritornava gradualmente al suo naturale incedere quando all’improvviso gli parve che perse qualche battito.

 

A piccoli e lenti passi si avvicinò al mobile dirimpettaio e afferrò una fotografia racchiusa in una cornice decorata da mille coniglietti rosa: la sua Bunny sorrideva felicemente stretta a lui, mentre con l’indice ed il medio della mano destra raffigurava il segno della vittoria.

 

Un flashback, sempre lo stesso, gli colpì ancora il cuore: lui e la sua principessa in abiti cerimoniali venivano separati nell’attimo in cui un sacerdote li aveva uniti in matrimonio. Orrore, disperazione, lacrime e la sua Bunny che si allontanava da lui.

 

Sbarrò gli occhi quando il leggero vetro della cornice si frantumò in 4 pezzi appuntiti e taglienti.

 

Tremando avvicinò la foto al petto e la cullò dolcemente, purtroppo sempre più deciso ad allontanare quella meravigliosa creatura dai buffi codini biondi dalla sua vita.

 

Le mancava come l’aria, ma per il suo bene doveva necessariamente, secondo il suo punto di vista, mandarla via e adesso solo in casa, lontano dal mondo esterno, poteva gettare le sembianze da duro ed abbandonarsi ad un lungo, silente ed abituale pianto liberatorio.

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Capitolo 2
*** Senza te... ***


Capitolo 1: senza te…

Capitolo 1: senza te

 

 

L’alto campanile della scuola aveva da poco rintoccato le quattro p.m., una folla di studenti con un incedere veloce, oltrepassava i cancelli che delimitavano il liceo, potendo finalmente sorridere e tirare sospiri di sollievo: le lezioni erano finite, almeno per quel giorno e mancavano due settimane alla fine dell’intero anno scolastico.

 

Bunny camminava lentamente invece, col capo chino, guardava assente la cartella che stringeva fra le mani, a farle compagnia in quella tiepida giornata primaverile solo i tacchi bassi delle sue scarpe.

 

Dietro di lei le sue amiche Amy, Morea e Marta, la guardavano con occhi tristi attraversare l’atrio della scuola. Neanche loro erano state capaci di trovare una spiegazione al mutamento improvviso di Marzio e non riuscivano in nessun modo a rallegrare un po’ la loro principessa.

 

La bionda guerriera di Venere, guardò le altre ragazze negli occhi e con un breve cenno di intesa volò verso Bunny, subito seguita da loro.

 

- Bunnyyyyyyyy!!! – esordì picchiettandole una spalla con una manata che non voleva essere brusca, ma che in realtà lo era stata in quanto era inciampata in un sassolino e involontariamente le era finita addosso con il risultato che si erano ritrovate entrambe sedute sull’asfalto.

 

- Ahi!!! – si lamentò la ragazza dai buffi codini. - Marta, potresti cercare di essere più delicata nei tuoi movimenti!!! – le disse nervosa, massaggiandosi il fondoschiena.

 

- Scusami Bunny sono inciampata… - mormorò spostandosi una ciocca di capelli dal viso, sconcertata dal tono iroso usato dall’amica che ricordava sempre sorridente e pacificatrice.

 

- Ragazze, tutto bene? – domandò Morea sopraggiunta alle loro spalle, aiutando Marta ad alzarsi, mentre Amy faceva altrettanto con Bunny.

 

- Sì… - rispose mestamente… - Scusami, Marta non volevo essere brusca con te… ma è che… - tentò di giustificarsi, ma Marta non le diede il tempo che la strinse in un forte abbraccio.

 

Alcune lacrime fin troppo trattenute quella giornata, uscirono dagli occhi di Bunny proprio nell’istante in cui Morea ed Amy si unirono al loro abbraccio.

 

- Dai adesso andiamo. – disse la guerriera di Mercurio. - Abbiamo appuntamento con Rea al bar di Moran, ricordate? – terminò con un sorriso dolce.

 

La principessa della luna scosse il capo in segno di diniego, vedendo giungere alle loro spalle uno dei tre ragazzi più ammirati della scuola.

 

- Testolina buffa! Sei pronta? – domandò Seiya.

 

Le tre guerriero si voltarono in direzione di quella voce che più volte avevano sentito cantare nei cd, rimanendo entrambe a bocca aperta.

 

- Se… Seiya ed io andiamo a…a  pre… prenderci un gelato al centro… - farfugliò lievemente imbarazzata dinnanzi la loro espressione sbalordita.

 

- Già! – confermò il cantante. - Ci si vede!!! – disse prendendola per mano e trascinandosela praticamente via.

                                                                                         

Ancora una volta le tre amiche rimasero a bocca aperta guardare sparire i due oltre il cancello della scuola.

 

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Si era svegliato di buon ora quella mattina, il suo sonno non era stato ristoratore, come aveva sperato, si sentiva ancora molto stanco. Era uscito di casa subito, l’aria fresca del mattino gli era sempre piaciuta, aveva pensato che forse una passeggiata gli avrebbe fatto bene.

 

Era pomeriggio inoltrato ormai, aveva camminato per molte ore,  ma ciò non era servito a rilassarlo, tanto meno a tranquillizzarlo. Era solo più stanco e distrutto.

 

Si guardò in giro quando d’improvviso si rese conto dove i suoi piedi l’avevano condotto.

 

O forse era stato il suo cuore?

 

A casa sua, a casa della sua dolce Bunny.

 

Era davanti al suo cancello e non sapeva che fare.

 

Altre volte avrebbe bussato per farle una sorpresa…

 

Ora invece, sentiva che avrebbe voluto buttare giù quel maledetto cancello, forzare la porta, salire di corsa le scale, spalancare la porta della sua cameretta, e… e… le avrebbe urlato a squarciagola tutto il suo amore.

 

Invece no…  nonostante l’amasse con tutto il cuore, non potevano stare insieme?

 

Voltò le spalle a quella casa, con un gesto di rabbia, continuando tuttavia a tenere sempre stretta nervosamente una mano sulle inferriate del cancello. Come se quello fosse stato l’unico contatto che aveva con lei.

 

Poco a poco, lasciò la presa, ma la strinse di nuovo immediatamente non appena udì la sua meravigliosa voce, così dolce e sincera.

 

Il suo cuore mancò un battito o forse due, era così bello poterla sentire ancora. Negli ultimi mesi l’aveva visto solo le sue lacrime, aveva ascoltato mille e più volte i suoi singhiozzi, e i suoi sospiri.

 

- Bunny… amore mio… perdonami. Cosa darei per dirti quanto ti amo! - sussurrò quasi a se stesso. Il suo legame con Bunny si stava a poco a poco sciogliendo, tutto ed esclusivamente per colpa di quei suoi dannati sogni.

 

O forse era colpa sua?

 

Improvvisamente i suoi pensieri vennero interrotti da una squillante quanto fastidiosa voce maschile.

 

Istintivamente si nascose dietro l’angolo della casa. Vide rientrare la sua Bunny in compagnia di un ragazzo anzi, di un ragazzino, uno stupido ragazzino con uno stupido codino. Almeno era questo quello che vedeva.

 

Lei sorrideva, sembrava felice, sembrava quasi avesse dimenticato il suo dolore.

 

E lui… Oh Santissimo Cielo!!! La stava abbracciando… ok non esageriamo, per il momento si limitava a tenerle una mano sulla spalla… ma si sa, da lì al resto, ci vuole poco….

 

Seguì tutta la scena.

 

Quel ragazzo le aveva aperto il cancello e prima di richiuderselo alle spalle le aveva tirato un buffo codino in un gesto talmente confidenziale che gli parve crollare il mondo addosso e poi se ne era andato salutandola con la mano.

 

No no, non poteva essere…

 

Possibile che l’avesse dimenticato così in fretta?

 

Possibile che le sue lacrime avessero ceduto il posto così in fretta al sorriso?

 

In quel preciso istante cominciò a pentirsi di averla allontanata da se…

 

“ Marzio… ascolta il tuo cuore, non permettere che le tue paure siano più forti del tuo amore… prima che sia troppo tardi…”

 

Di nuovo quella voce, la sentiva chiara nella sua testa...eppure era così familiare… Battè forte un pugno sul muro… perché non riusciva a capire? Prima gli incubi, e adesso questa voce… perché tutto doveva essere sempre così complicato? In fondo non chiedeva niente di più, se non di amare ed essere amato… eppure, per qualche strana ragione, a lui non era concesso…

 

Fattosi prendere ormai dalla rassegnazione, tornò sui suoi passi. Non osò alzare lo sguardo, dovendo ripassare davanti al suo cancello, preferì prestare attenzione al poco interessante gioco di luci che le sue scarpe lucide facevano incontrando i raggi del sole… ma… ecco un altro paio di scarpette sulla sua traiettoria… erano così simili a quelle di…

 

- Bunny… - riuscì solo a sussurrare, sorpreso.

 

- Ciao… Marzio - rispose alquanto imbarazzata.

 

Marzio non seppe reagire in alcun modo, i suoi meravigliosi occhi avevano lo strano potere di irretire i suoi sensi… così, come un perfetto stupido, tornò ad ammirarsi le scarpe, e la superò con un debole “ciao”.

 

Bunny dal canto suo aveva catturato quella luce nel suo sguardo, la luce di chi si perde nelle emozioni, la luce di chi ama…

 

Era davvero confusa ora… che significavano quegli occhi? E perché se n’era andato così? E… aspetta… che ci faceva Marzio nel suo quartiere? Era così distante da casa sua…

 

“ Non perdere mai la speranza…piccolo coniglietto…”

 

Ancora quella voce sentita la notte scorsa…

 

- Coniglietto? – si chiese Bunny non capendo il significato di quella frase.

 

- E tu come lo sai? - Chibiusa era spuntata alle sue spalle senza che lei se ne accorgesse. La stava guardando con un’espressione sorpresa.

 

- So cosa? - chiese Bunny, ancora più sorpresa di lei.

 

- Come sai che il mio soprannome è “coniglietto”? Solo la mia mamma mi chiama in questo modo…- disse appositamente indispettita voltando rapidamente la testa dal lato opposto… eppure non lo era, no, non era infastidita dal fatto che qualcun altro l’avesse chiamata così. Tornò lentamente a guardare quella strana ragazza… così, con la luce del sole alle spalle, sembrava quasi… la sua mamma. - Beh… se ti fa piacere… puoi chiamarmi così - disse con una vocina tenera,  tenera, poi si volto di scatto verso la porta di casa e poco prima di oltrepassarla, si voltò ancora una volta e fece mostra della linguaccia più dispettosa che Bunny avesse mai visto. - Ma guai a te se lo dici a qualcuno.

 

- …Ok… - rispose Bunny alla porta ormai chiusa.

 

Quella ragazzina era davvero una peste… eppure, inspiegabilmente, le voleva bene…

 

 

 

 

 

Ringrazio dinny e miki90 per le recensioni.

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Capitolo 3
*** Disperata gelosia ***


Capitolo 2:

Capitolo 2.

 

La facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Tokyo era stracolma di studenti che camminavano freneticamente per i corridoi dell’ateneo, schiamazzando e confondendosi fra di loro mentre si spostavano di aula in aula.

 

Marzio era uno di loro.

 

Stringeva sotto braccio due grossi tomi scientifici mentre entrava nell’aula di fisiopatologia per una lezione.

 

La sala era piena all’inverosimile, ma ciò nonostante, Marzio occupò il posto che sperava di trovare: l’ultimo banco in fondo alla stanza, proprio accanto all’uscita d’emergenza.

 

Quello era uno dei posti dove in quei giorni preferiva sedersi, si seguiva la lezione indisturbati senza correr il rischio di essere eventualmente interrogati da qualche domanda improvvisa del professore alle quali preferiva non rispondere e non perché non era preparato, ma solo ed esclusivamente perché non si sentiva in vena di interagire con nessuno.

 

Si svestì della giacca, aprì il libro su una pagina a caso mentre si infilava la matita in bocca e poi, in attesa che la lezione iniziasse, si girò verso le finestre sorreggendosi il mento con una mano e perdendosi a guardare le rose che cominciavano a sbocciare nel giardino curato dell’università.

 

Le rose, che belle le rose… il suo simbolo…. Il simbolo di Milord, il fiore che gli aveva permesso di conoscere la sua Bunny.

 

Per distinguere bene quelle meravigliose rose, finalmente si decise a togliersi gli occhiali da sole che coprivano due profonde occhiaie nere a rovinargli il bel viso, ornato da due incredibili occhi blu, ora privi di alcuna luce, quasi scuri e spenti come un cielo della notte povero di stelle luminose.

 

Ebbene sì, anche la notte precedente non aveva chiuso occhio… non dopo aver visto quella scena che mille e più volte si era ripetuta nella sua mente, come un labirinto oscuro senza via d’uscita, accompagnandolo nella solitudine di un’altra delle sue tristi giornate.

 

La sua Bunny e quel giovincello dal codino lungo che la sera stessa aveva visto in un video musicale su MTv.

 

Ma cosa aveva spinto la sua Bunny ad uscire con un tipo come lui?

 

Aveva cercato di darsi una spiegazione plausibile, senza però riuscirci.

 

Il fascino dello spettacolo? Della fama? Della ricchezza?

 

Ma no! Che andava pensando?

 

La sua Bunny non aveva mai pensato a queste cose e poi questo era davvero l’ultimo dei suoi pensieri.

 

Quello che gli urgeva di più sapere era: con quali forze Bunny, che solo pochi giorni prima aveva bussato implorante alla sua porta, poteva esserle apparsa così forte e sorridente quel giorno?

 

Come aveva potuto dimenticare tutto da un momento all’altro?

 

Doveva saperne di più…

 

“Il segreto del coniglietto è nelle vostre mani, solo i vostri cuori potranno suggerirvi la strada giusta per colorare l’arcobaleno della vostra felicità”

 

- Cosa? – si domandò Marzio sentendo quella frase e guardandosi in giro alla ricerca di quella voce che da qualche giorno lo stava tormentando con frasi apparentemente senza senso.

 

 

 

 

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- Bunny…ehi Bunny ci sei? - la voce dolce di Amy riuscì finalmente a catturare l’attenzione della sua amica, raggomitolata sulla sedia dell’aula di matematica. Guardava fisso fuori dalla finestra, non credeva che così tante persone passassero davanti alla scuola a quell’ora. - Posso fare qualcosa per te? E’ da questa mattina che sei in questo stato…-

 

- No Amy… ma grazie… e poi lo sai che a me la matematica non piace! - disse mostrando il sorriso più finto e tirato che potesse esistere. Scattò in piedi e oltrepassò velocemente l’amica bisbigliando un “scusami, ma devo andare in bagno”.

 

- Sei riuscita a capirci qualcosa? - chiese Morea, che aveva seguito la breve conversazione in disparte, mente si avvicinava lentamente.

 

- Non ho avuto il tempo di chiederglielo, è scappata via come un fulmine… forse più tardi- sospirò Amy sconfortata.

 

- O forse potremmo chiedere direttamente a lui… - ribattè Morea che cominciava davvero ad arrabbiarsi. - Ma chi si crede di essere quel ragazzino… pensa di arrivare in questa scuola ed avere ai suoi piedi tutte le ragazze??? - continuò spiando con la coda dell’occhio il ragazzo con il codino seduto poco più avanti di loro.

 

- Calmati Morea, io sono perfettamente d’accordo con te, ma cerchiamo di non essere così superficiali… andiamo, credi davvero che Bunny si lascerebbe trascinare in questo modo? -

 

Morea si riscosse dal suo stato di rabbia e fissò l’amica alzando un sopracciglio, non del tutto convinta. Poi sospirò e si volse completamente in direzione del già nominato ragazzo, accorgendosi che non era più in aula.

 

- Bunny, Bunny aspetta un momento. - Seiya era corso fuori, vedendola uscire, accorgendosi di una lacrimuccia che, ostinata, proprio non voleva abbandonare i suoi occhi meravigliosi. - Ehi… che ti prende… già non pensi più a quello che ti ho detto ieri? Devi essere forte, vedrai che andrà tutto bene, lui tornerà. -

 

- Si.. hai ragione Seiya, ma... - le parole le si bloccarono sotto la lingua, proprio non riusciva ad andare avanti - … oh Seiya… è solo che io non capisco perché? - proseguì tra un singhiozzo e un sospiro.

 

- Credimi… mi dispiace che tutto questo stia succedendo proprio a te… vorrei poter fare di più… - le sussurrò nell’orecchio accarezzandole i capelli.

 

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Nel silenzio dell’ora del pranzo, l’unico suono che fu possibile udire fu la suoneria di un telefono.

 

La proprietaria, imbarazzatissima, si scusò più volte con le sue compagne di classe prima di allontanarsi e rispondere, finalmente, all’insistente persona che evidentemente proprio non poteva fare a meno di parlare con lei…

 

- Pronto…? - rispose sottovoce con uno sguardo quasi minaccioso che l’interlocutore per fortuna non poteva vedere.

 

- Oh… ciao… - continuò sorpresa.

 

- No, non mi disturbi, stavo solo pranzando… è solo che non mi aspettavo davvero una tua telefonata, tutto qui…

 

Dopo un lungo momento di silenzio, in cui l’espressione di Rea era cambiata dal sorpreso, all’arrabbiato, all’imbarazzato, si sentì solo un lunghissimo e disperato sospiro provenire dal telefono stesso, al quale la ragazza non era sicura di riuscire a dire di no…

 

- Oh… bè… non lo so… ma… oh via d’accordo, ci vediamo più tardi… ciao Marzio -

 

Rea tornò a pranzare, pensando tuttavia a come avrebbero reagito le sue amiche se l’avessero saputo… soprattutto… cosa avrebbe pensato Bunny… non voleva passare dalla parte di Marzio, ma d’altra parte questa poteva essere un’occasione per capire il motivo del suo allontanamento… forse l’unica…

 

 

 

 

 

Ecco terminato anche questo capitolo.

Spero davvero che vi sia piaciuto, e spero anche che la povera Bunny non se la prenda se farò uscire Marzio con Rea…

In più in questo capitolo c’è una frase un po’ particolare, che non so in quanti hanno capito… no non ve la spiego, altrimenti non c’è gusto, ma volevo mettervi la pulce nell’orecchio… Chi la trova????

Ringrazio tutti quelli che leggono questa storia, spero che continuerete ancora più numerosi, i commenti sono importanti… molto importanti.

 

In particolare ringrazio

 

miki90: so che forse Seiya non piace a molte, ma attenzione stai commettendo lo stesso errore di Morea e Marzio… le apparenze ingannano, lo fa capire anche Seiya in fondo mentre consola Bunny…

 

dinny : tu volevi spingere Marzio tra le braccia di Bunny???? e perché io no????

Speriamo che si svegli presto

 

angelik: ti ringrazio tanto per i complimenti e spero di trovarti ancora tra queste pagine (quelle dei commenti… hi hi hi)

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Capitolo 4
*** Dichiarazione d'amore ***


Capitolo 3:

Capitolo 3: Dichiarazione d’amore.

 

Non mancava molto alle 16, ma Rea ancora non aveva avvertito le sue amiche che quel pomeriggio non sarebbe uscita con loro. Si, è vero, si erano promesse di portare Bunny in giro per negozi, ma ormai aveva preso un impegno, e doveva mantenerlo assolutamente.

 

- Pazienza… ormai è tardi per passare a casa di una delle ragazze, non mi resta altro da fare che chiamare Amy e avvertire lei, sicuramente è quella che farà meno domande - disse tra sé e sé, frugando nella borsa alla ricerca del telefono.

 

- Andiamo Amy rispondi… - bisbigliò fissando il marciapiede della strada - … ehm, pronto?! Ciao Amy… scusami ma oggi non potrò venire con voi, ho un impegno importantissimo di cui mi ero proprio dimenticata… - disse tutto d’un fiato, ridendo nervosamente.

 

- Mi dispiace davvero tanto, dillo anche alle altre, e soprattutto scusati con Bunny da parte mia… adesso ti saluto, magari ti chiamo in serata… ciao Amy. - Tirò un grosso sospiro di sollievo, come previsto la saggia amica non aveva chiesto spiegazioni. - Anche questa è fatta. – pensò riponendo il cellulare nella borsetta.

 

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Marzio era lì già da un po’, era sempre stato un ragazzo puntualissimo, e molte volte si era seduto su quella panchina dov’era ora, mentre aspettava la sua testolina buffa sempre in ritardo. Poteva sentirla ancora nella sua testa mentre, correndo, gli chiedeva infinite volte di perdonarla per aver tardato e che quella sarebbe stata l’ultima… ma ogni volta, si presentava con un ritardo stratosferico… almeno in quello era puntuale.

 

Rea lo trovò così, perso nei suoi ricordi, i gomiti sulle gambe a sorreggersi la fronte. Sorrideva fra sè e sè quasi come un idiota, ma era carino però, se solo non avesse avuto quelle brutte occhiaie a rovinargli il bel viso.

 

- Ciao Marzio, scusami per il ritardo. - Nel sentirsi chiedere scusa da una persona che non era la sua Bunny, immediatamente perse il sorriso, e s’incupì tornando triste. Si alzò e le porse la mano per salutarla.

 

- Ciao Rea… e grazie per essere venuta. - disse stringendole la mano cordialmente.

 

- Allora… - Rea prese posto e lui fece altrettanto. - Di cos’è che volevi parlarmi con così tanta fretta? - chiese apparentemente distratta, guardando il laghetto dirimpettaio.

 

- Ecco… oh Rea, tu devi aiutarmi, lei ha un altro? Dimmelo… lei ha un altro? - Il tono della voce di Marzio saliva sempre di più, spinto un po’ dalla disperazione, e un po’ dalla paura di aver perso tutto.

 

Rea, spaventata dall’espressione indecifrabile del ragazzo si alzò di scatto, ma arrabbiata per l’assurda domanda si voltò verso di lui, e gli sputò contro tutto il risentimento che provava nei suoi confronti, e che sicuramente Bunny condivideva.

 

- Prima cosa: io non credo che tu abbia il diritto di farmi una domanda del genere! – esclamò Rea aiutandosi con le dita della mano per elencare quello che per lei erano le cose necessarie da dire. - Seconda cosa: tu ti rendi conto di quello che sta passando Bunny da due mesi a questa parte? Eh?! Ce l’hai una minima idea di quanto sta piangendo questa ragazza?! Pensaci Marzio, tu l’hai letteralmente abbandonata, senza uno straccio di spiegazione, da un giorno all’altro! Non hai notato quanto è dimagrita? Quant’è che non la vedi? Eh?! E poi… - la rabbia di Rea si placò appena vide lo sguardo del ragazzo.

 

Aveva gli occhi sbarrati, lucidi di lacrime che scendevano silenziose e continue a bagnargli le gote rese purpuree dalla disperazione e dal risentimento di Rea che accettava senza fiatare, pur non riuscendo a fermare quel pianto che traboccava dai suoi occhi come un fiume alla deriva.

 

Rea lo guardò sconcertato tremare come una foglia sospinta dal vento gelido dell’autunno. Gli si avvicinò ritornando a sedersi accanto a lui.

 

- Che succede Marzio… che cos’è che non mi hai detto? - gli chiese impietosita appoggiandogli una mano sulla spalla scossa dai temiti.

 

- L’ho vista Rea, io l’ho vista con un altro! – mormorò fissando un punto in lontananza con sguardo vacuo. - E lei sorrideva, sembrava felice in sua compagnia. - continuò tirando su con il naso, mentre ancora una volta quella scena si ripeteva nella sua mente. -  Non so che pensare… - Marzio trattenne il fiato nell’attesa che Rea rispondesse finalmente alla sua domanda. E se gli avesse detto che era vero? Che avrebbe fatto? Non l’avrebbe persa ugualmente? E allora che senso aveva continuare ad allontanarla? Che senso aveva tutta questa sofferenza provocata da lui e dalla sua stupida decisione, perché solo adesso che sentiva di poterla perdere per sempre si rendeva conto di quanto era stata assurda quella decisone presa da solo.

 

Rea ci pensò un attimo prima di rispondere. Voleva aiutarlo ma non sapeva davvero cosa dire per rianimare quell’uomo sofferente che per un attimo aveva calato il suo scudo difensivo per svelare quel suo lato taciturno e bisognoso di aiuto.

 

- Ecco Marzio, io credo di non poterti aiutare, perché non ero presente quando è successo, so solo che un ragazzo della sua scuola l’ha accompagnata a casa ieri. – gli disse malinconica. - Ma una cosa di sicuro la so: Bunny ti ama, non ha mai smesso di amarti neanche per un attimo, ha occhi solo per te, occhi che purtroppo non fanno altro che versare lacrime. Marzio io non so perché tu l’abbia lasciata, e se non me lo vuoi dire non importa, in fondo non è a me che devi dare spiegazioni, ma lei ti ama, e se è uscita con quel tipo avrà avuto un buon motivo… in fondo non è mica detto che sia successo chissà che cosa. - Rea cercava di consolare Marzio, non sapeva molto su questa cosa, solo quello che aveva detto anche a lui, niente di più, ma era sicura dell’amore che Bunny provava per Marzio, non aveva alcun dubbio, e anche lei si era chiesta perché mai fosse uscita con quest’altro ragazzo.

 

- Rea io devo parlare con lei, io ho commesso l’errore più grande della mia vita, un errore imperdonabile, ma se l’ho lasciata, l’ho fatto solo per il suo bene. Non ho spiegato a nessuno il motivo, non ho ritenuto necessario trascinare in questo baratro senza fondo qualcuno che non fossi io, posso solo dirti che è stato un errore, e me ne rendo conto solo ora, ora che temo di vedermela strappare via da un ragazzino qualsiasi… Nessuno la amerà mai più di me - Marzio era convinto di ciò che aveva detto, finalmente sapeva cosa doveva fare, non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via, e se non lo permetteva a un ragazzino, figuriamoci ad un sogno. - Rea, che cosa le devo dire per far tornare le cose come erano. Come devo farle capire che lei è la mia vita?

 

- Bè, ecco, io non lo so… - rispose imbarazzata. Non l’aveva mai visto così disperato, doveva essere qualcosa di spaventosamente serio per averlo ridotto così - Beh, fai finta che io sia Bunny… se adesso davanti ai tuoi occhi ci fossero i suoi… che cose le direbbe il tuo cuore? – le domandò con un sorriso che sperava essere rincuorante, carezzandogli una mano.

 

 

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- Andiamo ragazze, sbrigatevi! - Marta era stranamente euforica quel pomeriggio… no, non stranamente… era tutto perfettamente normale, lei era sempre euforica se si trattava di ragazzi, ed era sicura che l’appuntamento irrimandabile di Rea fosse proprio con un ragazzo.

 

- Marta cerca di stare calma, e non correre… oh neanche ai bambini bisogna stare così dietro! - Morea stava quasi per perdere la pazienza dinanzi a tutto quell’entusiasmo.

 

- Andiamo ragazze chi vi dice che abbia un appuntamento proprio con un ragazzo? A me ha detto solo che aveva un impegno importante, e poi non sappiamo neanche dove sarebbe andata. - aggiunse Amy con la suo solita calma.

 

- Oh! Su, vi volete sbrigare? - Marta continuava a saltellare da un lato all’altro della strada senza mai fermarsi neanche per un minuto.

 

- E’ inutile Amy, non ti ascolta… non c’è niente da fare! - Morea poggiò una mano sulla spalla di una Amy affranta per la poca considerazione ricevuta.

 

- Io… credo di sapere dove potrebbe essere andata… - lieve come un sussurrò, la vocina di Bunny si fece sentire.

 

Marta si fermò immediatamente, Amy e Morea si voltarono nella sua direzione, sorprese.

 

- Bè… che c’è da guardare in quel modo? Lo sanno tutti che le coppiette di innamorati si danno sempre appuntamento al parco. - Bunny alzò le spalle con la sua tipica ingenuità, come se avesse detto la cosa più naturale del mondo.

 

- Wow!!! Magnifico!!! Che cosa aspettiamo allora, andiamo a controllare no??? - l’euforia di Marta era davvero salita alle stelle, e notando un piccolo sorriso fare capolino sul visino triste di Bunny, anche le altre ragazze furono invogliate ad intraprendere questa “missione di spionaggio”.

 

 

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-… ho sbagliato, ti prego perdonami… Sei il mio mondo, sei tutto ciò che conta per me. Perdonami, ho commesso l’errore più grande della mia vita lasciandoti, io ti amo… - sussurrò Marzio con un tono di voce talmente dolce che non ricordava di avere mai usato.

 

- Beh … - piccoli singhiozzi riscossero Marzio, che tuttavia anche da quella piccola parola riconobbe la sua voce, si girò di scatto verso quel debole suono. - Io non capisco… Marzio… Rea… che significa? - mormorò Bunny con gli occhi spalancati, era talmente scossa da non riuscire ad andare oltre.

 

- Bunny… - sospirò Marzio, con la sua stessa espressione. - Non è come sembra - aggiunse immediatamente scattando in piedi e prendendola per le spalle… Dio com’era piccola, i suoi occhi tristi ed ormai pieni di lacrime erano come lame taglienti per il suo cuore, poteva sentirla tremare, forse per la rabbia, forse per la disperazione. – io… lei… stavamo solo…

 

- Adesso basta! - lieve ma decisa come non lo era mai stata, la voce di Bunny zittì Marzio - Se le tue intenzioni erano queste… potevi essere sincero fin dall’inizio… non avevi nessun diritto di prenderti gioco di me! - i polmoni le si svuotarono fino a farla gridare di dolore. Quella scena, quelle parole che aveva sempre sperato udire, l’avevano letteralmente disintegrata.

 

- Bunny ti prego lasciami spiegare… - la supplicò Marzio con le lacrime agli occhi.

 

- No… avresti dovuto darmele due mesi fa le tue maledette spiegazioni… quando ti pregavo disperatamente. - un singhiozzo accompagnò un gran sospiro. - Se è questo che vuoi, allora io non ho più niente da dire a riguardo. – strattonò via le mani di Marzio dalle sue spalle, e nel voltarsi per andarsene rivolse a Rea lo sguardo più duro che le riuscì, lo sguardo di chi si rende conto della fine di un’amicizia, di chi si sente tradita inaspettatamente. Scappò via rincorsa dalla voce di Marzio che gridava il suo nome, ma non si sarebbe voltata, non questa volta.

 

Le ragazze erano confuse e deluse, così era davvero questo l’impegno tanto importante di Rea, per una volta Marta aveva avuto ragione, ma chissà perché lei non ne era tanto entusiasta.

 

- Rea… Marzio… davvero le cose stanno così? - chiese Amy, che sebbene volesse mantenere un certo controllo, tradiva una visibile tristezza.

 

- No Amy… - Rea sospirò pesantemente. - Avete frainteso tutte… Marzio mi ha chiesto di aiutarlo a rimettere le cose a posto, e io non me la sono sentita di rifiutarmi. So che è stato poco corretto da parte mia non essere stata sincera con voi, ma non avrei potuto fare altrimenti, non ero sicura che avreste capito. Mi dispiace solo che ora Bunny pensi tutt’altro.

 

- E quella dichiarazione d’amore in grande stile a cui abbiamo assistito? - ribattè Marta incrociando le braccia al petto con aria di sfida, convinta di aver trovato un appiglio per le sue accuse.

 

- Non era per lei… era per Bunny… - questa volta rispose Marzio quasi con un sussurro, senza mai staccare gli occhi dall’angolo dietro il quale era sparita la sua testolina buffa.

 

- Bè che aspetti? Corrile dietro, è lenta e pigra… vedrai che si sarà fermata qui dietro a riprendere fiato! - Rea cercò di spronarlo prendendo in giro la sua cara amica e facendo così sorridere Marzio. - Credo tu abbia fatto prove sufficienti. - aggiunse gentile e comprensiva.

 

Marzio non se lo fece ripetere due volte e corse in direzione di quello stesso angolo, che ormai si era consumato a furia di fissarlo.

 

- Prove? Di che cosa? - chiese Morea rimasta muta fino a quel momento e che, forse, cominciava a capire il senso di quella spiacevole scena.

 

- Pensateci un attimo: quando mai avete sentito Marzio fare una dichiarazione d’amore? - Chiese Rea con l’espressione di chi sa più cose degli altri. - Non ci posso credere che dopo tanti anni di amicizia non vi fidate di me!!!

 

Le ragazze rimasero a guardarsi le une con le altre per un po’, gli unici suoni che erano in grado di produrre erano dei piccoli “ehm” “oh” “ecco”. Rea sorrise vittoriosa.

 

- Ragazze… Marzio è un normalissimo ragazzo timido e riservato. Aveva semplicemente paura di fare un grosso fiasco nel fare la sua dichiarazione… ed ecco il perché delle prove… - improvvisamente lo sguardo di Rea si fece triste e cominciò a fissare un punto qualsiasi sul suolo.- - spero solo che Marzio riesca a spiegare la situazione a Bunny, senza farsi prendere dal panico…

 

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- Oh Bunny, dove sei andata? - Marzio correva per le strade della città senza una meta precisa, quando istintivamente si diresse verso casa di Bunny. Non era sicuro che si fosse allontanata così tanto, tuttavia era perfettamente consapevole della sua rabbia, e non era affatto sicuro di poter trovare argomenti sufficientemente efficaci che la convincessero del suo amore e della sua innocenza.

 

Guardava attentamente in ogni via accanto alla quale passava, e proprio in una che conosceva benissimo vide un ragazzino… l’aveva già visto da qualche parte… lo conosceva, forse di vista. In una frazione di secondo realizzò chi fosse quel ragazzo… lo conosceva? Cavolo se lo conosceva! Soprattutto il suo odiato codino… Oddio… era il cancello della casa di Bunny quello... che cavolo ci faceva lui lì!

 

- Ehi tu.. ragazzino. - Marzio sfoderò il tono più duro e autorevole di cui era capace.

 

Seiya si voltò spaventato, sgranò gli occhi e riconobbe il ragazzo davanti a lui, che ora lo guardava minaccioso… avrebbe potuto incendiarlo con quegli occhi… ma Seiya era un ragazzo alquanto spavaldo, ostinato e testardo… Nessuno poteva permettersi di chiamarlo “ragazzino”.

 

- Oh… così tu saresti il famoso Marzio… ti ho visto in foto. - disse con indifferenza. - Beh scusami ma non ho tempo da perdere a parlare con te. - proseguì avvicinando la mano al campanello. - … ho un appuntamento. – disse con un sorrisino di sfida.

 

No. Questo era troppo davvero. Si permetteva di fare lo sbruffone con lui… con la sua ragazza. No. Basta! Marzio afferrò prontamente la mano di Seiya giusto un secondo prima che toccasse il campanello. La rabbia era a livelli indescrivibili, e stringeva il suo polso talmente forte che avrebbe potuto romperlo da un momento all’altro.

 

- Toglimi subito le mani di dosso! - Seiya lo guardò sprezzante. - Chi credi di essere per comportarti in questo modo? - La sua voce era calma, e sebbene stesse provando un forte dolore, non lo diede a vedere. No, non gliel’avrebbe data vinta. Poi fece un grosso errore: troppo sicuro di sé, e certo del risultato positivo che avrebbe ottenuto continuò il suo discorso sfidando la sorte… - Bunny non è più la tua ragazza…

 

Silenzio.

 

Qualcosa esplose rumorosamente nella testa di Marzio. Se fino ad ora aveva cercato di trattenersi, adesso non ne aveva più alcun motivo… né alcuna voglia. Partì un destro a pugno chiuso e finì dritto dritto sulla mandibola di Seiya… non era un comportamento che gli si addiceva, ma le emozioni di quei giorni e l’impossibilità di trovare una soluzione, lo avevano portato all’esasperazione, e di conseguenza alla mancanza totale di autocontrollo.

 

Seiya tuttavia non si fece spaventare. Era abituato ad attraversare folle e folle di ammiratrici, non sarebbe stato difficile affrontare una sola persona… certo, se non fosse stato un folle, furioso e arrabbiato, magari sarebbe stato più facile… e meno pericoloso. No, ormai era lì, e poi non era da lui prendersi un pugno e restare fermo… vuole la guerra????

 

- E guerra sia!!!! - Seiya rispose a tono, ripagandolo con la stessa moneta, colpendo diritto a quella bocca che aveva osato chiamarlo “ragazzino”.

 

Marzio barcollò e si ritrovò ad assaggiare il sapore del suo stesso sangue acre e pungente e a premersi forte una mano sul labbro… Faceva proprio male.

 

Come due animali… perché esseri umani non lo erano davvero… si avventarono uno sull’altro, rabbiosi, ringhiando davvero, strappandosi i vestiti e… perché no… anche qualche ciuffo di capelli.

 

- E’ mai possibile che i cani debbano venire sempre a litigare davanti a casa mia??? - si chiese Bunny spalancando la porta d’ingresso.

 

 

La voce di Bunny, un po’ stanca e un po’ ancora singhiozzante fu una perfetta distrazione dal punto di vista di Seiya, che ne approfittò, senza pensarci due volte, per colpire allo stomaco il povero Marzio che finì riverso sulle sue ginocchia.

 

Dal suono gutturale che produsse la bocca di Marzio, Bunny suppose che dovesse essere molto doloroso, ma contrariamente alle aspettative, lei non era affatto dispiaciuta.

 

Il povero ragazzo al contrario, si sentiva mortificato e ferito nell’orgoglio, oltre che nel corpo… colpire a tradimento una persona non era certo il massimo dell’ educazione, anche se di educazione non si poteva parlare nemmeno in quel frangente,… beh ma a pensarci bene, Marzio avrebbe approfittato anche lui di un suo momento di distrazione… Cavolo, picchiava duro il moccioso.

 

Oltre alla voce di Bunny, le orecchie di Marzio furono raggiunte dalla vocina dolce di una bimba.

 

- Marzio… chi è questo? - domandò la piccola Chibiusa aprendo il cancello, spaventata nel vedere tanta violenza e arrabbiata con Seiya, sebbene non lo conoscesse affatto.

 

- Va tutto bene piccolina, torna in casa. - respirando a fatica, e ancora reggendosi lo stomaco, Marzio cercò di tranquillizzare la bimba, non voleva che lo vedesse in quello stato.

 

- No, Marzio. Non va affatto bene. E poi, che ci fai tu qui? E come ti permetti di aggredire un mio amico davanti a casa mia? - gridò Bunny davvero al limite della sopportazione.

 

- Amico? Bunny… sei sicura di quello che dici? Se fosse stato un tuo amico non mi avrebbe preso a pugni. - ribattè Marzio, sicuro di aver colpito molto più forte di Seiya sta volta.

 

- Ehi, bellimbusto! Guarda che sei stato tu a cominciare, io me ne stavo per i fatti miei, quando… -

 

- Basta! - se non avesse fermato quella tortura, sarebbe esplosa in mille insulti, forse non proprio educati. - Tu, rientra immediatamente in casa. - si rivolse con autorità a Chibiusa ancora spaventata, la quale tuttavia rimase lì immobile a fissare Marzio. - E tu, bugiardo che non sei altro, sparisci dalla mia vita una volta per tutte… io ti odio, non ti voglio più vedere! - mentre pronunciava queste ultime parole lo guardò sprezzante, come se si stesse rivolgendo al peggior criminale.

 

Il cuore di Marzio si fece piccolo e mancò di qualche battito. Non potè far altro che guardarla trascinare in casa la piccola Chibiusa e Seiya. Strinse i pugni tanto forte quasi da non far passare più il sangue. Avrebbe voluto piangere, gridare il suo nome, implorarla di perdonarlo… ma dalla sua bocca usci solamente un singhiozzo sommesso e infine un lungo respiro. Si rialzò a fatica, e tenendosi con una mano lo stomaco e con l’altra il labbro premuto, si riavviò verso casa… sconfitto.

 

Eccomi di nuovo qui

 

Capitolo piuttosto doloroso… in tutti i sensi… hi hi hi hi.

Spero di non essere stata troppo cattiva, ma in fondo Marzio se l’è proprio cercata…

Purtroppo di questi fraintendimenti ne succedono tutti i giorni, la maggior parte delle volte perché manca dialogo nella coppia… infatti come avrete notato il nostro caro Marzio ha preso tutte le decisioni da solo. Credo che lo abbia imparato sulla sua pelle… a suon di pugni.

La frase misteriosa a cui mi riferivo nello scorso capitolo è proprio quella che riguarda il “coniglietto”. Forse qualcuno ha già capito il senso della frase…

Detto questo, ringrazio tutti i lettori di questa storia.

Un ringraziamento particolare va a:

 

semplicementeme: prima di tutto va benissimo se commenti qui. Poi, credo tu abbia individuato la frase “critica”, non era così difficile, ma mettendola sotto il naso, la gente pensa che sia scontata… e invece… hi hi hi… ma quanto sono brava???? Ok mi riprendo subito! Si, Marzio si comporta da persona impulsiva, e come abbiamo visto in questo capitolo anche un po’ animalesca, ce lo fanno sempre vedere calmo, rilassato, pieno di self control, ma in fondo è un pur sempre un essere umano,e si sa, toccategli la SUA Bunny e… beh l’hai visto no? Per quanto riguarda Seiya… beh, i secondi fini secondo me ci sono, ma Bunny è una ragazza ingenua e priva di malizia… e che ci vuoi fare, è fatta così.

 

miki90: e invece la frase è proprio quella che meno ti aspettavi… a volte quello che cerchi ce l’hai proprio sotto al naso… hi hi hi. Ma chissà cosa significa…

 

lyn81: la pulce nell’orecchio riguarda un certo coniglietto… tuttavia il suo significato è ancora avvolto nel più fitto dei misteri… credo… o forse qualcuno ha già capito, ma scommetto che nel prossimo capitolo si sveleranno molti misteri.

 

dinny: eccoti la soluzione dell’enigma, e in questo capitolo “movimentato” il “coniglietto” era davvero molto spaventato… chissà che cosa pensa in quella testolina…

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Capitolo 5
*** Lontanaza e... sparizioni ***


Capitolo 4: Lontananza e… sparizioni.

 

Li stava letteralmente trascinando in salotto, con una tale furia che avrebbe fatto invida a qualsiasi animale da traino…

 

- Bunny… ti vuoi calmare? - Seiya cercava di liberarsi dalla stretta quasi malefica della ragazza, mentre cercava di tenere il passo.

 

- No! Non mi voglio calmare! - rispose secca.

 

- Mi stai facendo male… - piagnucolò la piccola Chibiusa, senza tutta via opporre alcuna resistenza. Nella sua testa c’erano ancora le violente immagini di poco prima… vedere Marzio venire picchiato, da uno sconosciuto per giunta… perché mai Bunny aveva trascinato anche lui in casa??? Le aveva procurato una sensazione orribile, che probabilmente non riusciva a spiegarsi, ma c’era, e faceva male al cuore.

 

- Bunny! Adesso basta! - gridò Seiya, strattonando via il suo braccio. - Calmati e ascoltami…

 

Bunny sospirò sonoramente, perfettamente consapevole del fatto che tutte le sue ultime azioni erano state dettate dalla rabbia.

 

- Scusatemi… tutti e due… sono solo arrabbiata con me stessa… - Bunny si lasciò cadere distrattamente sul divano del salotto e prese a fissarsi le pieghe del suo bel vestitino azzurro… glielo aveva regalato il suo Marzio… suo… non più…

 

- Tu chi sei? - la piccola Chibiusa, nella sua innocente curiosità, domandò al giovane moro la propria identità, senza tuttavia nascondere un tono un poco infastidito.

 

Seiya era alquanto imbarazzato, non sapeva neanche lui perché, ma quella bambina… insomma sembrava in procinto di fargli il terzo grado, e doveva stare molto attento alla risposta che avrebbe fornito, neanche fosse il suo fidanzato in una scenata di gelosia… già, di quel tipo per oggi ne aveva avuto abbastanza, aveva quasi… paura… ma no, in fondo lui e Bunny erano solo amici… amici.

 

- Lui è Seiya, un mio compagno di classe. - Bunny lo aveva tolto dai guai sì, ma lo aveva presentato addirittura come un semplice compagno di classe, che avesse paura che Marzio fraintendesse le cose? Beh se lo sarebbe meritato quel… quel…

 

- Seiya che hai? Hai un’espressione così… arrabbiata. - Bunny aveva notato il suo volto incupirsi sempre di più, fino a disegnare una smorfia di rabbia… beh, per fortuna che l’aveva fermato in tempo, chissà quale aggettivo stava per associare al nome di Marzio. Seiya respirò a fondo e mentì, dicendo che non era arrabbiato, ma erano le ferite che gli bruciavano.

 

Bunny, come cadendo dalle nuvole, si ricordò che non solo Marzio era ferito, ma anche il povero Seiya…

 

Bunny lo fece accomodare al suo posto mentre lei corse in bagno a cercare un disinfettante e un po’ d’ovatta, lasciando il malcapitato solo… con Chibiusa.

 

Seiya aveva una stranissima attrazione per tutti i mobili, le finestre, i pavimenti, e tutti gli strani e inutili oggettini presenti in quella stanza… tutto pur di evitare lo sguardo acuto di quella piccola ragazzina antipatica, che tuttavia lo seguiva in tutti i suoi movimenti, e dopo non molto porse un’altra domanda… di nuovo quel cipiglio infastidito.

 

- Perché hai fatto del male a Marzio? – domandò guardandolo fisso negli occhi.

 

Seiya rimase di stucco. Non era stato lui a “fare del male” a Marzio, era stato quel cretino a mollargli un pugno in pieno volto. Lui si era solo difeso.

 

- Ecco, vedi piccolina… - cominciò timoroso. – È stato lui a far male a me per primo.

 

- Non è vero, non ti credo, e poi io ti ho visto… gli hai dato un pugno sulla pancia…- Chibiusa iniziava a cedere, tutta la rabbia che aveva trattenuto trovò uno sfogo più semplice e immediato…

 

Se pure cercava di trattenerle, una dopo l’altra, piccole lacrimucce scivolarono giù per il suo visino, ora basso basso, fino a cadere sul bel tappeto che arredava il salone.

 

- Perché hai fatto del male a Marzio? - gridò furiosa arricciando le sopracciglia nell’espressione più arrabbiata e cattiva che le riuscì… Dio mio, gli sembrò di rivedere lo stesso sguardo di Marzio… arrabbiato e disperato insieme…

 

La piccola non attese la risposta, scappò via di corsa, e uscendo di casa si curò di sbattere violentemente la porta, in modo che tutto il mondo sapesse della sua rabbia.

 

Bunny ritornò giusto in tempo per assistere a quell’ultima sfuriata, triste come non mai si limitò a sedersi sul tavolino di cristallo di fronte al divano e a trascinare Seiya, ancora basito, di nuovo a sedere.

 

- Lei gli vuole molto bene… - mormorò prendendo la boccetta del disinfettante, ne versò attentamente su un batuffolo d’ovatta e cominciò a pulire tutte le sue ferite… ma lei non era lì, con il cuore lei stava medicando le ferite di un'altra persona, e chiudendo gli occhi lasciò libero arbitrio ai suoi pensieri.

 

- Bunny… - Seiya non potè proseguire la frase, lei aveva alzato la mano, chiedendo tacitamente di non dire altro, lui gliela strinse più che poteva, cercando di infonderle un poco di benessere. - Bunny, vedrai che andrà tutto bene, credi che avrebbe reagito così se non tenesse a te? - Quanto gli era costato pronunciare questa frase…

 

- Si lo so che Chibiusa in fondo mi vuole bene, ma…

 

- Non mi stavo riferendo a lei…

 

-…

 

Bunny continuò silenziosamente a pulire le sue ferite, non dissero altro, nessuno dei due.

 

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Era supino sul divano, le lunghe gambe incrociate sul tavolino dirimpettaio, confusionario di fazzolettini sporchi, avanzi di cibo e kit di medicamento. Una mano appoggiata sulla spalliera a reggersi la nuca mentre l’altra premeva sulle abrasioni del viso un sacchetto ricolmo di ghiaccio in cubetti.

 

Si trovava in quella posizione da quando era rientrato a casa quel pomeriggio, si era alzato solo un paio di volte per sue necessità fisiologiche e per prendere altro ghiaccio. La casa era disordinata, c’era aria viziata ed era tutto buio e caotico.

 

Era disperato. Sentiva ancora addosso lo sguardo di disprezzo che Bunny le aveva lanciato addosso quando era scesa a soccorrere Seiya dolorante sotto casa sua.

 

Aveva rovinato tutto ancora una volta, non ci voleva che sentisse il discorso che stava preparando con Rea al parco. Aveva frainteso tutto ed era corsa via senza che riuscisse a dargli le sue spiegazioni.

 

Però… aveva trovato quel moccioso sotto casa sua e forse le sue insinuazioni sul rapporto che aveva con Bunny non erano del tutto infondate.

 

Non sapeva che fare. Se solo non avesse agito così impulsivamente, se solo non l’avesse lasciata ma avesse cercato di capirci qualcosa su quei sogni che lo tormentavano insieme alla sua Bunny, non si ritroverebbe lì solo, sofferente e ridotto in quel modo.

 

Chiuse gli occhi, scostandosi il ghiaccio dal viso, tentò di cambiare posizione, ma il suo corpo era tutto un dolore. Si sentiva a pezzi. Gli dolevano gli addominali in special modo, tanto da non riuscire neanche a piegarsi per afferrare la bottiglina d’acqua sul tavolino.

 

Ci provò ma niente e il dolore lancinante di quella fitta lo fece ritornare all’indietro contro lo  schienale del divano.

 

Din don, din don, din don, din don, din don…

 

Una scampanellata piuttosto insistente lo indusse a scendere lentamente da quel divano e con non poche difficoltà si trascinò verso l’ingresso portandosi dietro un cuscino e il sacchetto del ghiaccio.

 

Non guardò attraverso lo spioncino ma aprì di scatto quella porta, pronto ad uccidere chiunque avesse osato disturbarlo.

 

- Chi è che suona a questo modo! – disse spalancando la porta con occhi furenti.

 

Non vide nessuno di fronte a lui ma poi abbassò lo sguardo molto più in basso al saluto di una vocina da bambina. 

 

- Ciao, Marzio… - disse Chibiusa agitando una scatola di biscotti a mezz’aria. Aveva un dolce sorriso dipinto sul viso e oltre ai biscotti, stringeva sottobraccio quella che poteva essere la sua cartellina dei disegni.

 

- Ciao piccola, entra! – la invitò con un sorriso tirato dalle abrasioni.

 

La piccola non se lo fece ripetere due volte che correndo entrò nell’appartamento, ma poi si fermò quasi intimorita. Quel luogo non era mai stato così scuro e disordinato.

 

- Marzio… ma… - mormorò Chibiusa voltandosi verso di lui con occhi malinconici.

 

- Non fare caso al disordine piccolina, ma… - il ragazzo stava talmente male da non riuscire neanche ad inventare una scusa.

 

Chibiusa non smetteva di guardarlo. Era conciato davvero male dopo il litigio avuto ieri con Seiya.

- Deve soffrire molto. – pensò guardando il suo volto stanco e gonfio. Le vennero le lacrime agli occhi e improvvisamente si sentì debole.

 

- Marziooooo- urlò piangendo, lasciando cadere scatola e disegni per terra e correndo verso di lui.

 

Il ragazzo si piegò sofferente per accoglierla fra le sue braccia ma la tirò su nonostante il dolore, facendole appoggiare la testa sulla sua spalla.

 

Si sentiva stranamente inquieto in quel frangente, la depositò sul divano e prese posto accanto a lei e proprio nell’attimo in cui le porgeva un fazzoletto per asciugarle le lacrime, Chibiusa scomparì per un attimo lasciando al suo posto una sfilza di farfalle rosa.

 

- Chibiusa! – urlò abbracciandola nell’attimo in cui ricomparì.

 

- Oh, Marzio… mi sento così debole. – disse la piccina piegando il capo all’indietro e scomparendo ancora una volta per una frazione di secondo. - E’ da qualche settimana che sto male, ma da ieri sera tutto è peggiorato. Ho paura, Marzio. – terminò ricominciando a piangere e tremare fra le sue braccia.

 

Il ragazzo la guardò e passandole una mano sul viso si accorse che la bambina era bollente. Doveva avere la febbre, ma aveva paura che questo non fosse il vero motivo di questa sua improvvisa dissolvenza.

 

Si rialzò con lei in braccio, improvvisamente aveva dimenticato tutti i suoi dolori, o forse non ci faceva più caso tanto dalla preoccupazione per Chibiusa, e la portò sul suo letto coprendola con cura. La lasciò un solo attimo per poi ritornare con un asciugamano ghiacciata.

 

Forse era il caso di avvertire Bunny….

 

Con il cuore che gli batteva a tremila prese il cordless dal ricevitore e compose quel numero di cellulare che mille e più volte aveva già fatto.

 

Tuuuuuuuuuuu

 

Primo squillo

 

Tuuuuuuuuuuu

 

Secondo squillo

 

Tuuuuuuuuuuu

 

- Pronto? – rispose con una voce malinconica e nasale, evidentemente rotta dal pianto.

 

A Marzio vennero le lacrime agli occhi pensando al modo in cui stava soffrendo la sua testolina buffa e ancor più sapendo che era lui la causa di tutto.

 

- Bunny…. so che non vuoi nè vedermi, nè sentirmi... ma… - non fece in tempo a finire la frase che la ragazza riagganciò.

 

Tu tu tu tu tu tu tu tu tu

 

Marzio rimase a sentire quel fastidioso suono per un po’.

 

Aveva riagganciato, a Bunny dava fastidio anche sentire la sua voce.

 

Che cosa aveva combinato?

 

Spense con un tasto il cordless e trascinò una sedia accanto al letto dove giaceva la bambina.

 

Le prese una mano, era gelida e tremava. Le passò una mano sulla fronte che nonostante avesse il ghiaccio era caldissima. Respirava affannosamente ed era sudata.

 

Lui era quasi un dottore, avrebbe dovuto conoscere queste cose, ma stranamente non riusciva a districarsi in questa faccenda.

 

Tirò un sospiro, sempre più convinto che doveva riprovare a chiamare Bunny.

 

Si alzò di scatto e afferrò di nuovo il telefono, ricompose il numero e lo appoggiò all’orecchio.

 

Risponde la segreteria telefonica di Bunny, in questo momento non posso rispondervi, magari sto dormendo o sono con il Marziuccio adorato, quindi se vi va lasciate un messaggio dopo il bip.

 

Aveva inserito la sua segreteria.

 

Non aveva cambiato il messaggio e la sua voce era dolce ed allegra.

 

Quanto avrebbe voluto sentirla usare ancora questo tono così con lui.

 

Biiiiiiiiiiiiiiiip

 

- Bunny sono sempre io… credo dovremmo mettere da parte le nostre ostilità in questo momento: Chibiusa è qui da me, ma sta male... e succedono cose strane. Io non credo che sia una bambina...  normale, voglio dire… gli esseri umani non svaniscono nel nulla. Io credo che tu debba venire qui appena ascolterai il messaggio, fai presto ti prego. – disse tutto d’un fiato, sperando che Bunny lo ascoltasse quanto prima.  

 

Ma più le ore passavano più Bunny non lo raggiungeva…

 

D’improvviso, dopo un po’ di tempo, quando Marzio aveva quasi perso ogni speranza, suonò il campanello e lui si precipitò attraverso il piccolo corridoio che divideva la sua stanza dal resto della casa ad aprire la porta.

 

- Eccoci! – esclamò Amy con voce affannata dalla corsa, entrando in casa insieme a Morea.

 

- Marta è andata a convincere Bunny e Rea è andata a comprare delle erbe curative, in un negozio fuori città. Dice che sono miracolose. – lo informò Morea richiudendosi la porta alle spalle.

 

- Bene! Chibiusa è in camera da letto! – disse Marzio, indicando loro la stanza.

 

Almeno loro erano venute. Marzio le aveva chiamate avendo un disperato bisogno di un appoggio emotivo e fisico.

 

- E’ sparita ancora dopo averci telefonato? – domandò Amy controllandole il polso.

 

- No, ma si è lamentata nel sonno mormorando frasi incomprensibili. – rispose avvicinandosi al letto

 

- Il polso è accelerato! – disse Amy con voce allarmata tenendo d’occhio il suo orologio.

 

- Sì, lo so… l’ho controllato poco prima e la fronte è bollente! – aggiunse Marzio. - Non si tratta di una banale influenza, è molto di più! Non si può di certo guarire con la medicina o con le erbe! Amy controlla sul tuo sailor-computer qualsiasi informazione su queste sparizioni. Ci deve essere una spiegazione.

 

- Bene! – esclamò Amy facendo comparire sulla sua mano il piccolo computer azzurro e cominciando a lavorare immediatamente.

 

 

 

Eccomi qui con il 4 capitolo di questa storia, prima di tutto vorrei fare una bella ramanzina a tutti quelli che leggono… ma non lasciano nessun commento… Sigh sigh, ragazzi andiamo, tutti voi sapete quanto sono importanti le recensioni, quanto aiutino ad andare avanti ed eventualmente a correggere i propri errori, vi renderete conto perciò del mio dispiacere nel constatare con amarezza che lo scorso capitolo non ha ricevuto neanche un piccolo commentino minuscolo… perciò io non vi chiedo altro che 5 minuti del vostro preziosissimo tempo da dedicare ad una storia in cui ci sono tanti sentimenti sinceri, e che forse porta un messaggio importante per ognuno di noi… si può imparare anche da piccole cose come una storia di SeraUsa

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Capitolo 6
*** Non odiarmi. ***


Capitolo 5: Non odiarmi.

 

- Bunny sono sempre io… credo dovremmo mettere da parte le nostre ostilità in questo momento: Chibiusa è qui da me, ma sta male... e succedono cose strane. Io non credo che sia una bambina...  normale, voglio dire… gli esseri umani non svaniscono nel nulla. Io credo che tu debba venire qui appena ascolterai il messaggio, fai presto ti prego.

 

Era distesa sul suo letto, un braccio a coprire gli occhi, il cellulare incollato all’orecchio.

 

Forse era la centesima volta che ascoltava quel messaggio nella sua segreteria, o forse l’aveva ascoltato ancora di più, fatto sta che non sapeva che fare. Sentire la sua voce le procurava un grande dolore al cuore, le batteva talmente forte che quasi le faceva male ogni suo veloce palpito.

 

Dopo quello che era successo al parco, si sentiva tradita da lui al quale aveva donato tutta la sua fiducia, al quale aveva confessato ogni sua minima paura e ogni sua piccola preoccupazione. Come una bambina indifesa, si era sempre cullata tra le sue braccia alla ricerca di riparo e protezione da qualsiasi sua difficoltà.

 

Ed ora, per la prima volta dopo tanto tempo, era sola a prendere quella difficile decisione mentre mille dubbi continuavano ad affacciarsi come incubi nella sua mente.

 

E se fosse stato solo un pretesto? Solo una scusa per parlare con lei? Una… “trappola”?

 

Come aveva potuto farle una cosa del genere e soprattutto proprio con Rea, una delle sue migliori amiche, che forse arrivata a quel punto non sapeva neanche se poteva definirla più tale…

 

Forse un giorno l’avrebbe perdonata, sì ma un giorno molto remoto, forse in vecchiaia con molta maturità avrebbe anche potuto farlo… o Santo Cielo ma che andava pensando? Non le avrebbe mai dato il suo perdono finché avrebbe avuto vita sulla Terra.

 

E le altre ragazze?

 

A giudicare dal loro sguardo forse non sapevano niente, anzi sicuramente era così. Credevano di aiutarla, invece… bè forse a modo loro l’avevano fatto, perché se non fosse stato per loro Bunny sarebbe ancora in un labirinto di incertezze riempito di mille pensieri, che il suo cervello si ostinava a fare, cercando di capire il motivo per il quale il suo unico amore l’aveva abbandonata così improvvisamente.

 

E anche se non ci poteva ancora credere, finalmente però aveva capito la motivazione: l’aveva lasciata per Rea.

 

Era duro ammettere la verità… ancora di più se risultava così evidente.

 

Sì, ma allora perché Marzio aveva avuto quella rissa con Seiya poco fa? Quale ragione l’aveva spinto a pestare così forte quel povero ragazzo?

 

Tanti pensieri continuavano a strisciare veloci come serpenti nella sua mente ormai annientata da qualsiasi sollievo.

 

Riaprì gli occhi improvvisamente. Le pareva di aver sentito un rumore… possibile che avessero suonato il campanello e lei non se ne fosse accorta? Spostò il braccio dal viso, e per un attimo rimase accecata dalla luce del neon affisso al soffitto, e ancora sbattendo le palpebre per cercare di mettere a fuoco le scale, si diresse verso la porta d’ingresso.

 

Chi diavolo poteva essere ancora a disturbarla proprio in quel momento?

 

I suoi genitori non c’erano, avevano portato Sam fuori città per una gara di karaté e sarebbero ritornati solo entro due giorni.

 

- Chi è? - priva di alcuna intonazione, la sua voce arrivò debole all’orecchio di Marta, che addirittura si ritrovò a pensare che la sua amica si fosse addormentata.

 

- Ehm… tesoro sono io… posso entrare?

 

Bunny tirò un grosso sospiro di sollievo. Marta era senza dubbio l’amica che la capiva meglio… per carità, non voleva togliere nulla alle altre, ma loro due erano davvero molto simili caratterialmente e forse anche un po’ fisicamente.

 

Il sorriso, stanco ma pur sempre sincero, con il quale accolse l’amica, svanì di fronte alla sua espressione seria e preoccupata.

 

- Marta che succede? - In quel momento le passò per la testa ogni tipo di pensiero. Marta non accennava a parlare, si limitava a guardarla con amorevole comprensione, tuttavia sembrava quasi stesse cercando le parole più adatte per affrontare un discorso fin troppo difficile… lo si capiva dal suo continuo farfugliare.

 

- Che succede- rispose bisbigliando, quasi tra sé e sé, le esatte parole dell’amica. - Bunny… lo sai che la piccola Chibiusa sta male? Che scema… certo che lo sai, lui te l’ha detto… ecco Bunny…, io credo che tu debba andare. Lui ha bisogno di te… lei ha bisogno di te!!!

 

- Basta Marta! Credevo che almeno tu fossi dalla mia parte, e invece… - fece per chiudere la porta, ma Marta, tenendola saldamente, proseguì il suo tanto pensato discorso.

 

- Bunny… ecco… oh basta, è inutile che ci provo, i discorsi preparati non sono il mio forte, lo sai. Bunny…, io non sono nessuno per dirti cosa devi o non devi fare, ma guardo i tuoi occhi e vedo la sua stessa espressione: amore e tristezza. Bunny, io non so perché Marzio ti abbia lasciata, ma credo sia per un motivo che non sei tu. Ma non è questo il punto, non sono venuta qui per prendere le sue parti. Bunny, Chibiusa sta davvero male… lei… ecco, lei… sta svanendo.

 

Le cadde il mondo addosso.

 

Come aveva potuto dubitare delle parole di Marzio fino a quel punto? Come aveva potuto pensare che lui avesse usato una così banale scusa per poterla incontrare? Avrebbe dovuto saperlo che quando si trattava di Chibiusa lui era sempre sincero… e onesto, e poi lui non era tipo da scherzare ed approfittare di una situazione per ottenere i propri vantaggi. Eppure, ultimamente non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, era cambiato talmente tanto… o forse era lei che lo guardava con occhi diversi.

 

- Bunny… ci sei? Hai ascoltato cosa ti ho detto? - Marta sventolò più volte una mano davanti allo sguardo incantato dell’amica.

 

Bunny non fiatò nemmeno. Voltò lo sguardo verso Marta, la quale catturò immediatamente la piccola sfumatura di paura, per troppo rimasta nascosta, che stava per trasformarsi in panico allo stato puro se non l’avesse tranquillizzata sulla salute della piccola… Eppure non c’era niente di cui stare tranquilli.

 

- Bunny vedrai che andrà tutto bene, ma adesso andiamo. - le disse cercando di essere più convincente possibile, anche con se stessa.

 

Bunny non credeva che le sue gambe potessero correre così velocemente e sopportare un tale sforzo, ma corse, corse disperatamente fino a che i polmoni le fecero male a causa dei respiri troppo corti e violenti, corse ancora fino a che non riuscì ad intravedere il grande portone del condominio di Marzio.

 

Aveva la vista appannata, tanta era la rabbia che le bruciava per essere stata così sciocca da aver messo davanti il suo dannato egoismo alla salute di una bimba così piccola… Eppure in un secondo, la paura e l’ansia di vederlo ancora una volta, ora che sapeva, le bloccarono le gambe ad un passo dai tre gradini che l’avrebbero condotta fino al citofono.

 

- Bunny che ti prende? Andiamo! - avrebbe preferito che lo facesse lei, ma Marta non potè aspettare un minuto di più. Bunny si limitò ad ascoltare passivamente il breve dialogo tra Marzio, che evidentemente si aspettava di sentire la voce della sua testolina buffa, e Marta. Si sentì letteralmente trascinare dentro, fino davanti alle porte dell’ascensore…

 

Era preoccupatissima per Chibiusa ma non se la sentiva di affrontare Marzio.

 

Altri problemi, la sua vita era fatta solo di problemi e di guai da risolvere. Non ne poteva più, voleva una vacanza dalla sua vita. Voleva staccare la spina del cervello e riuscire anche solo per un attimo a non pensare più. Che bello sarebbe stato poterlo realmente fare. In quel solo attimo avrebbe finalmente potuto tirare un sospiro di sollievo senza la preoccupazione di doversi occupare d’altro.

 

Dio non stava succedendo a lei, no non a lei… ormai era arrivata, era lì davanti, c’era solo la porta a dividerli…

 

Con un gesto meccanico afferrò le chiavi dalla tasca avvicinandole alla porta ma poi restò con la mano sospesa a mezz’aria… ma che stava facendo?

 

Dopo tutto quello che era successo, non poteva di certo entrare in casa di Marzio senza bussare come era sua abitudine fare prima che si lasciassero, così senza pensarci su due volte suonò quel dannato campanello.

 

Un tocco lieve ma deciso fece sobbalzare il padrone di casa seduto a guardare la piccola su di una poltrona. Sollevò i gomiti dalle ginocchia e si avviò verso la porta pregando chiunque ci fosse in cielo di trovare Bunny al di là.

 

Le sue preghiere furono ascoltate.

 

Bunny era ferma dietro l’amica, aveva le mani nella tasca del giubbotto, il capo chino, non osava guardarlo in viso.

 

Marzio non riusciva a muoversi, era come immobilizzato, non riusciva a compiere alcun gesto eppure desiderava tanto stringerla a sé.

 

- Dov’è? – chiese Marta guardandosi di sottecchi l’amica alle spalle.

 

- In camera da letto. – le rispose dopo un attimo di esitazione, non staccando gli occhi dalla sua amata.

 

Marta annuì e guardò la guerriera della luna alle sue spalle, ma non entrò nella stanza bensì raggiunse le amiche nella cucina, voleva lasciarli un po’ soli.

 

Marzio vide Bunny passargli dinanzi, il profumo dei suoi capelli mischiato a quello della sua soave pelle, quel profumo così familiare e quotidiano, gli giunse alle narici quasi a stordirlo tanto che per un attimo scordò quasi di averla lasciata.

 

Ma non era così e Bunny non l’aveva neanche salutato.

 

La bionda entrò in camera e sfilandosi velocemente il giubbotto si avvicinò al letto dove giaceva la bambina e subito le toccò la fronte, era ancora bollente. Povera piccola.

 

Abbassando gli occhi affranta, Bunny si allontanò di un passo portandosi le mani al petto proprio nell’attimo in cui Marzio le si avvicinò appoggiandole una mano sulla spalla in un gesto naturale.

 

- Ha la febbre molto alta, l’ho controllata poco fa. – affermò preoccupato guardando la piccola giacere inerme in quel lettone così tanto più grande di lei.

 

La ragazza alzò il capo di scatto, molto infastidita dal suo tocco. Aveva dovuto compiere un enorme gesto per andare a casa sua ed era meglio mantenere le distanze per non rischiare di dimenticare tutto il male che le aveva fatto.

 

- Toglimi immediatamente le mani di dosso! - scandì con tono glaciale, allontanandolo bruscamente. Era arrabbiatissima.

 

- Bunny… - mormorò non riuscendo a credere alle sue orecchie. Non l’aveva mai sentita usare un inflessione del genere soprattutto nei suoi confronti.

 

- Non toccarmi mai più, non stiamo più insieme quindi non sei più autorizzato a farlo! – continuò con la stessa intonazione puntando le sue iridi gelide nelle sue perplesse.

 

- Ma amore… - quella parola gli era scivolata via dalla bocca spontaneamente, non era riuscito a trattenerla. Era stato il suo cuore a suggerirgliela che mai, neanche per un solo attimo, l’aveva dimenticata.

 

Era davvero troppo.

 

Nel sentire quella parola così intima, quella parola che al solo udirla prima le avrebbe riscaldato il cuore, ora le fece crescere una rabbia dentro mai avuta prima.

 

Il suo cuore non riuscì a reggere oltre. Esplose.

 

- E non chiamarmi amore, non sono più il tuo amore! – gli urlò contro, stringendo le mani in due pugni.

 

- Oh, Bunny… non piangere, i miei sentimenti per… - ma lei lo interruppe in malo modo mentre le altre 4 ragazze, spaventate dalle grida dell’amica, li avevano raggiunti nella stanza.

 

- Taci! Non sprecare il fiato e le parole per me… risparmiatele per Rea! A proposito, congratulazioni… - disse guardando l’amica che negava scuotendo la testa. - Avrei gradito saperlo in un altro modo… però evidentemente non siete stati abbastanza maturi da poterlo fare. –  Bunny sembrava una furia, un fiume in piena. Inveiva contro di loro come se fossero state la persone più ignobili sulla faccia della Terra.

 

- Rea ed io non stiamo insieme! – sbraitò Marzio spazientito, non ne poteva più di quella situazione desiderava chiarire quanto prima. - Rea, diglielo anche tu! – le si rivolse chiedendole aiuto.

 

- Sì, è vero Bunny. Fra me e Marzio non c’è mai stato niente! – esclamò disperata con gli occhi stracolmi di lacrime.

 

- Bè, quello che ho visto e sentito mi fa pensare tutt’altro! Avanti, siete stati scoperti, non siete più costretti a nascondervi! – disse con un sorriso beffardo e canzonatorio dipinto sulle labbra.

 

- È così, devi crederci!… - tentò di giustificarsi il ragazzo, ma Bunny fermò sul nascere qualsiasi sua spiegazione.

 

- Basta… Falla finita! – urlò ancora una volta, tappandosi le orecchie e chiudendo gli occhi ormai pieni di lacrime. Non voleva né vedere né sentire più niente.

 

La rabbia era al limite, tremava visibilmente e non riusciva neanche più a riflettere su quello che le stava capitando.

 

Due sole parole le vennero in mente, ed erano le uniche che avessero senso per lei in quel momento.

 

Alzò gli occhi verso Marzio, li puntò dritti nei suoi e gridò quelle due dannate parole, tanto piccole quanto amare, cariche di tutta la rabbia, il risentimento, e il disprezzo di cui ancora era pieno il suo cuore.

 

- Ti odio! -

 

No, non poteva credere che stesse succedendo davvero. Ciò che Marzio aveva a lungo temuto era accaduto veramente. Bè… aveva raggiunto il suo stupido scopo ora… si, ma a quale prezzo?

 

Due lacrime, più eloquenti di mille parole, si intravidero negli angoli dei suoi occhi blu.

 

Proprio in quell’attimo una luce abbagliante illuminò l’intera stanza accecando tutti. Bunny giurò di aver sentito una vocina chiamare la sua mamma. Il resto, solo silenzio. Troppo.

 

Com’era venuta, la luce se ne andò, lasciando un vuoto purtroppo incolmabile.

 

- Oh, mio Dio… – Bunny tentò di gridare, ma la voce le si spense nella gola - Chibiusa è… -

 

Chibiusa era svanita, come per opera di un incantesimo.

 

Inspiegabilmente Marzio e Bunny furono colti da un lancinante dolore al cuore che per un attimo impedì loro di respirare.

Caddero sulle ginocchia stringendo forte una mano al petto. Dio mio, perché doveva essere così dannatamente doloroso…

Si guardarono negli occhi ansimando, ed entrambi vi lessero disperazione, rimpianto e un gran senso di solitudine…

 

 

Cari amici, eccomi di nuovo tra queste pagine!

Innanzi tutto chiedo scusa per il ritardo, ma per le novità di questo capitolo, credo che non me ne vorrete più di tanto. E’ un capitolo ricco di emozioni, a volte contrastanti, ma che fanno parte della vita di tutti, e che meritano di essere messe al primo posto.

Tutti mi avete chiesto la stessa cosa: non far sparire Chibiusa! Eppure, a quanto pare, è necessario. A volte le persone per aprire gli occhi davvero, anche se è brutto ammetterlo, hanno bisogno di rendersi davvero conto a ciò che le loro azioni sbagliate posso portare. Marzio e Bunny hanno sbagliato entrambi, lui non è stato sincero, ha agito di testa sua, senza tenere conto del fatto che non è solo ad affrontare la vita

Questa storia ci insegna che a volte le cose non sono come sembrano. Dovremmo cercare di fidarci un po’ di più delle persone, e dare loro modo di spiegare… potrebbe essere tutto frutto della nostra fantasia, un fraintendimento. La vita ne è piena. Certo nella nostra vita non ci saranno dolci bimbe che spariscono (HI HI HI) ma si sa, questa è una favola, ed è attraverso le favole che io cercherò di aiutarvi a guardare oltre…

 

Ringrazio:

 

Stella: eccoti il seguito, purtroppo Chibiusa non l’hanno affatto rimessa a posto, anzi è svanita nel nulla… ma io sono sicura che presto i nostri due amanti troveranno il coraggio di affrontare la realtà con sincerità e amore, e chissà che la piccola non torni…

 

Ferula_91: so che sono in un ritardo pazzesco, ma spero che il capitolo ti sia piaciuto tanto da fartene dimenticare. Ti ringrazio tanto per i complimenti.

 

princessangel: Ecco! Purtroppo è successo! Chibiusa è sparita… e loro sono disperati… “Se solo…”(HIHIHI…)

 

dinny: quello che molte di voi temevano è successo veramente, che sia una cosa permanente?

 

mel_nutella: Purtroppo Chibi è sparita! Speriamo che serva da lezione ai nostri amanti…Ti ringrazio per aver letto tutta la storia d’un fiato. Evidentemente non è risultata pesante.

 

miki-usagi90: stai tranquilla, anche io amo l’happy ending (il lieto fine) perché spero sempre che alla fine le persone imparino dai propri errori e agiscano per il meglio.

 

 

Bene. Per ora è tutto, spero che continuiate a seguire la storia, e spero anche che abbiate la pazienza necessaria perché la mia testolina buffa elabori il prossimo capitolo.

Un grosso bacio, la vostra SERAUSA.

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Capitolo 7
*** Non ti odio. ***


Capitolo 6: Non ti odio.

 

La disperazione era diventata sovrana dei 7 animi che avevano assistito alla scena della scomparsa di Chibiusa; erano già passati 20 minuti ormai e della bambina non si era avuto più alcuna traccia.

 

La piccola aveva lasciato un vuoto incolmabile fra di loro.

 

Amy non si era lasciata sopraffare dalla disperazione e al contrario degli altri presenti rimasti ammutoliti e fermi a fissare il letto, aveva preso subito a lavorare al suo piccolo computer blu per capire cosa fosse successo.

 

Nessuno si era avvicinato al letto per constatare da vicino, ma la piccola impronta del suo corpicino dimostrava però ancora la sua presenza all’interno della stanza anche se non tangibile, e a giudicare da come Marzio la guardava, non era stata l’unica ad avvedersene.  

 

Il giovane uomo, ancora piegato sul pavimento, cercò un contatto con la sua amata al quale lei non si sottrasse, né si sorprese, continuò a piangere, e come lui, a stringersi una mano sul petto. Marzio la sollevò da terra ed approfittò di quell’attimo per stringerla contro il suo torace, chiedendo in una muta preghiera che non lo rifiutasse, ora che era così necessaria per lui, ora che il dolore era inaspettato e sconosciuto. Dolore. Sembrava proprio che per loro non potesse esserci altro che dolore. Suo malgrado dovette scostarsi da lei, rendendosi conto che le sue gambe la stavano abbandonando. La fece accomodare lentamente sul bordo del letto, che ancora portava i segni della presenza di Chibiusa.

 

“Leggero come un soffio di vento aleggia il suo dolore tra di voi. L’incertezza, l’ingenuità e l’imbroglio spegneranno per sempre la luce dei suoi occhi.

 

Sette paia di occhi cominciarono a guardarsi intorno alla ricerca della bocca femminile che aveva pronunciato quella frase, perfino Amy aveva alzato gli occhi dal display del computer increspando le labbra incredula: stavano succedendo troppe cose strane.

 

Marzio, inginocchiato ai piedi di Bunny che continuava a tremare, sospirò perché forse aveva capito quello che stava succedendo, quello che di sicuro il computer di Amy non avrebbe mai potuto scoprire.

 

Il motivo di quelle sparizioni era più semplice di quanto pensassero, ma non osò ancora rivelare la sua intuizione.

 

Raccolse le mani della ragazza tra le sue e vi appoggiò le labbra lasciando un bacio sulla sua pelle. Lei lo fissò con le lacrime agli occhi, e così rimasero, incantati l’uno nello sguardo dell’altra, ascoltando i silenziosi messaggi che i loro cuori sussurravano.

 

In quel magico momento, in cui sembrava che tutto potesse sistemarsi, avvenne il miracolo. La bambina ricomparve accompagnata da una luce tenue. Sebbene fosse cosciente era incorporea, priva di alcuna consistenza. Sembrava quasi l’immagine di un’anima vagante.

 

Un mormorio gioioso echeggiò in quella stanza.

 

Bunny, suo malgrado, spezzò quel legame, si voltò ed annullò rapidamente ed ansiosamente la distanza che la separava dalla bambina. Le si distese vicino e l’abbracciò forte, cercando di infonderle un po’ di calore umano.

 

E così resto per un bel po’, accanto a lei, senza mai staccarsi un attimo.

 

Le ragazze avevano lasciato la stanza.

 

Marta si era accasciata sul divano mentre Rea, Amy e Morea discutevano sul terribile accaduto nella speranza di unire le loro menti e trovare una soluzione per stabilizzare la povera Chibiusa.

 

Marzio invece non riuscì più a resistere alla tentazione di distendersi accanto a Bunny, la quale si era appena assopita al fianco della bambina. Delicatamente, ma con passione, l’abbraccio e stringendole la vita, fece aderire il proprio petto alla sua schiena, appoggiando un braccio a circondarle i capelli sul cuscino per godere così di quella vicinanza quasi intima che per molto… troppo tempo aveva negato a se stesso. Il profumo dei suoi capelli e della sua pelle nivea invase le sue narici, cercò di opporsi con tutto se stesso al sonno che stava prendendo il sopravvento su quel suo corpo stanco e intontito dai pugni ricevuti poco prima da Seiya, facendo prevalere la voglia di restare sveglio per godere quanto più poteva della vicinanza della sua amata.

 

Restò fermo in quella posizione a vegliare sul sonno delle giovani creature distese al suo fianco fino a quando intravide la luce del giorno filtrare tra le imposte della camera da letto.

 

Si girò ancora a guardare il suo profilo e quando le spostò una ciocca dal viso con un lieve tocco, Bunny parve quasi accorgersene tanto che si girò leggermente verso lui.

 

Il ragazzo fissò le sue labbra appena umide e socchiuse mormorare qualcosa di incomprensibile e non seppe resistere al desiderio di lambirle dolcemente e di sentire quel sapore che gli era tanto mancato.

 

Bunny dischiuse leggermente le sue labbra avvertendo quel bacio tanto dolce e si ritrovò con i suoi occhi in quelli di Marzio, che si allontanò leggermente prendendo a disegnare con lo sguardo ogni minima curva di quel meraviglioso viso aggraziato.

 

Chi avrebbe mai detto che il corpicino di una bimba così piccola potesse sprigionare una luce così accecante… eppure i due ragazzi dovettero proteggere i propri occhi completamente investiti da quel forte fascio di luce.

 

Una volta che la luce divenne più fioca, entrambi si girarono verso la bambina e notarono che Chibiusa stava riacquistando velocemente il suo roseo colorito naturale. Era forse guarita? Si, ma come?

 

Immediatamente, non ancora del tutto cosciente e in uno stato di delirio, la piccola chiamò a gran voce sua madre allungando a tentoni la manina nel tentativo di raggiungerla, non sapendo purtroppo che si trattasse solo di un sogno e che non avrebbe potuto stringerla.

 

Bunny, senza rendersene conto, afferrò la manina che la piccola tendeva nel vuoto andando a sostituire quella figura tanto importante che Chibiusa cercava disperatamente, accarezzandole i capelli morbidi nel tentativo di tranquillizzarla.

 

- Sono qui coniglietto -

 

- Bunny! – esclamò Amy accorsa insieme alle altre. - Non avresti dovuto sostituirti a sua madre. – la rimproverò. - Così la confonderai più di quando già non lo sia.

 

- Non credo sia così importante ora – rispose per lei Marzio, continuando a fissare gli occhietti della bimba che pian piano cominciavano ad aprirsi. - Dovremmo cercare di capire chi è realmente questa bambina e perché è svanita e ora riapparsa, di chi era quella voce femminile, e… - Avrebbe tanto voluto aggiungere i suoi maledetti incubi alla lista, ma non ne ebbe il coraggio.

 

Bunny si sentiva bene. Non si sentiva così tranquilla e fiduciosa da… da troppo tempo ormai. Le sarebbe potuto cadere anche il mondo addosso, lei avrebbe sopportato il suo peso. Ma da dove le veniva tutta questa forza? Possibile da Marzio? Ma lui non l’amava più. E allora perché l’aveva baciata? O era stato solo uno scherzo della sua testa?

 

Marzio interruppe i suoi pensieri prima che arrivassero chissà dove.

 

Era ora della verità.

 

- Bunny, io vorrei dirti… - iniziò Marzio, ma Bunny lo zittì ancor prima di ascoltare cosa avrebbe voluto dirle. Si alzò dal letto e lasciò lentamente la manina della bimba, nonostante lei continuasse a tendergliela.

 

- Mi dispiace, io non ce la faccio… non ora ti prego - Non era arrabbiata. Non era triste. Era solo confusa. Non capiva la ragione di troppe cose.

 

Rimasero tutti in silenzio ed ascoltarono i suoi passi frettolosi raggiungere la porta d’ingresso, fino al rumore secco della chiusura di quest’ultima.

 

Marzio non sapeva che fare.

 

Da una parte avrebbe voluto chiarire immediatamente la situazione, doveva spiegarle molte cose. Ora che aveva trovato il coraggio necessario, ora che aveva trovato una ragione importante per sistemare le cose…

 

Dall’altra aveva paura di sentirsi gridare in faccia di nuovo di essere odiato. Non avrebbe potuto sopportarlo ancora.

 

E allora?

 

- Marzio io credo che sia cambiato qualcosa - Rea aveva saputo leggere nel suo sguardo, così come in quello dell’amica - Bunny non ti odia, i suoi occhi erano solo spaventati e confusi. Cercala e dille che l’ami.

 

Marzio non se lo fece ripetere un’altra volta, scattò in piedi e corse fuori di casa.

 

Le ragazze sentirono per parecchi altri secondi i rumorosi passi di chi scende di corsa le scale.

 

- Ma non c’è l’ascensore? - Marta, ormai sicura che le cose sarebbero tornate al loro posto, sdrammatizzò la tensione con una delle sue solite uscite… o forse era una domanda reale…

 

- Se tu avessi fretta aspetteresti l’ascensore? - le chiese Morea divertita dall’espressione incredula di Rea.

 

La biondina rise, facendo segno di no con la testa.

 

- L’unica cosa che non mi spiego è perché Bunny abbia cambiato comportamento in quel modo.

 

Un momento prima è arrabbiata e disperata, e quello dopo…

 

- Ma voi non l’avete visto? - disse una vocina.

 

Le ragazze si spaventarono. Non si erano accorte che la bimba fosse sveglia.

 

- Cosa non abbiamo visto? - le chiese gentilmente Amy approfittando per controllare la sua salute.

 

- Lui l’ha baciata - disse la bimba sognante - lei si è svegliata con il bacio del principe, come nella favola che mi racconta sempre la mia mamma -

 

Sebbene rimasero stupite tutte, quello era senz’altro un buon segno, no?

 

- Dov’è andata la mia mamma? - chiese la bimba

 

Le ragazze si guardarono con aria triste. Chissà dov’era la sua mamma per davvero.

 

- Lei non era qui, piccola - le rispose Rea accarezzandole i capelli.

 

- Si che c’era, io l’ho sentita, mi ha chiamato “coniglietto”… mi ha tenuto la mano - Sottolineò le sue idee tirandosi a sedere sul letto per fronteggiare meglio Rea. La contentezza di aver potuto toccare la sua mamma lasciò posto ben presto alla delusione e alla tristezza.

 

- No piccola, era Bunny che ti teneva la mano - Rea dovette deluderla con gran dispiacere.

 

- Sembrava davvero la mia mamma - la bimba si lasciò cadere di nuovo sul grande cuscino. C’era davvero un buon odore.

 

 

 

Evviva!!! Ce l’ho fatta.

Dopo aver attraversato mille oceani (a nuoto) e scalato altre mille montagne (a mani nude… ovviamente) sono riuscita a scrivere questo sesto capitolo.

Il coniglietto è tornato! Grazie a…

Bè prima o poi qualcuno ce lo dirà no???

Grazie a tutti quelli che stanno leggendo in questo preciso momento, a tutti quelli che hanno pazientato per leggere il seguito, a tutti quelli che hanno sempre lasciato un commentino carino carino

 

In particolare a:

 

Serenity 88

Romanticgirl

Mel_nutella

Dinny

Princessangel.

 

Grazie a tutti per il sostegno. Tenete duro ormai manca poco.

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