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Abbi fede Bunny,non piangere, tutto passerà… c’è un valido motivoper l’allontanamento di Marzio.
Fu
un leggero sospirare quella frase, un lento e pungente mormorio femminile che
si diffuse in quella camera da letto, echeggiando delicatamente contro le
quattro mura.
Ancora
frastornata, Bunny alzò il capo dal cuscino e
asciugandosi con il dorso della mano le ennesime lacrime versate, si guardò
intorno alla ricerca di una donna dalla soave voce.
La
tenda della finestra si agitava al lento incedere del vento creando delle ombre
sottili sul pavimento, Luna era distesa ai piedi del letto e dormiva
tranquilla, Chibiusa, girata su un lato, sonnecchiava
con un dolce sorriso dipinto sulle labbra.
Sembrava
tutto in ordine eppure…
Ma
no, quella frase doveva esser stata solo pura immaginazione dovuta alla
stanchezza accumulata in quei mesi o alle sue incertezze, che vagavano nella
solitudine della notte, alla ricerca di una qualsiasi spiegazione del mutamento
improvviso di Marzio.
- Non ti amo più, lo
capisci? – le urlò contro, appiattito contro un angolo del muro del suo
appartamento, il viso basso, le mani nelle tasche, che sicuramente contraeva
con forza in due pugni grandi.
- Non può essere…??piagnucolòBunny
al colmo della disperazione. - Sono sicura che si possa trovare rimedio a
qualsiasi cosa abbia detto o fatto di sbagliato. Noi due siamo destinati a
stare insieme! – urlò nella penombra del corridoio.
- Destinati a stare
insieme… è vero… ma sulla Luna, non sulla Terra. Mettiti l’animo in pace Bunny, perchè questa è la mia decisione. E ora vai via, e
non tornare mai più da me… non voglio più vederti. – disse spingendola verso
l’esterno dell’abitazione e chiudendo immediatamente la porta.
Bunny rimase pietrificata da quel tono crudele che mai aveva
osato rivolgerlee
dinanzi a quello sguardo di ghiaccio che era solito usare contro i nemici, così
privo dialcuna emozione. Abbandonata
dalle sue ginocchia tremanti,lasciò che la schiena scivolasselungo l’uscio ostilee tirando su
con il naso, si raggomitolòin posizione
fetale dandolibero sfogo a calde
lacrime proprio nell’istante in cuiuna
rosa rossa al di là della portaperdeva
inerme tutti i suoi petali.
Ancora
una volta quella sensazione di malessere le bloccò il respiro. Si portò una
mano sul petto e lentamente, cercando di non fare alcun rumore, scivolò dal
letto come una leggera piuma e si diresse verso la portafinestra che oltrepassò
uscendo sul balcone.
Chiuse
gli occhi mentre il tiepido vento di Maggio le scivolò
tra i lunghissimi capelli biondi, accarezzandole la pelle e portandole via quel
lieve timore avvertito poco prima. Chinò il viso e una, due,
tre e tante altre lacrime bagnarono picchiettando il corrimano in ferro del
terrazzino.
Che
cosa doveva fare?
Marzio
non l’amava più e questo era troppo atroce da superare. Erano passati 2 mesi da
quella maledetta sera, ma il tempo non era riuscito ad affievolire nemmeno in
minima parte il dolore lancinante che le martellava nel cuore. Al contrario,
aumentava ogni giorno di più, e l’assenza del suo amato nella propria vita
diventava sempre più insopportabile.
Ormai
aveva perso il sonno e trascorreva le sue giornate a piangere nella sua
solitudine.
Ma
era cosciente di dover reagire, così non poteva più continuare. Questa sua
continua disperazione non serviva di certo a far rinascere quell’amore che
Marzio dava per finito.
Doveva
cercare di essere più forte e forse ciò l’avrebbe riportato da lei, altrimenti
avrebbe dovuto continuare la sua vita senza il suo amato principe Endymion.
Vederlo
per strada e non sentire un forte pugno allo stomaco dinanzi la sua permanente
indifferenzaera
una cosa irrealizzabile da superare, avrebbe dovuto cominciare ad evitarlo per
un po’, seppur convinta nel loro destino di un amore incommensurabile che
presto li avrebbe riuniti per sempre.
In
poco tempo avrebbe sicuramente avuto le idee ben più chiare e saputo come agire
nei suoi confronti, ma per il momento per il suo benessere emotivo e fisico
doveva tenersi lontana da lui!
Appoggiò
le mani sul corrimano e alzò il viso verso la luna, la sua vera casa, alla
ricerca forse di unconsiglio
e di un disperato sostegno.
Le
dolci note di un tango argentino si diffusero con moderazione all’interno della
stanza buia accompagnate dal ritmico e regolare ticchettio di un orologio a
quarzo affisso al muro.
Un
aitante giovane dalle possenti braccia incrociate al petto rimirava la città
avvolta in un tessuto pregiato di seta scura e lampeggiante di mille stelle
cadenti sulle cui potenti luci erano racchiusimille e più desideri nascosti.
Quella
soffice musica era quasi una lenta e melodiosa litania nella quale cullarsi
pensando a quell’amore sottrattogli da un triste incubo, venuto a distoglierlo
da quel mondo fatato nel quale ormai da parecchi anni si crogiolava.
Un
vero ed autentico sentimento le cui cause di distruzione erano dettate dal
rancore di una mano ancora ignota i cui fini arrivisti si stendevano nell’aria
per impedire un amore giusto e divino con la sua Bunny,
la sua amata testolina buffa, la guerriera Sailor Moon, la regina Serenity.
Un
triste sorriso si dipinse sulle sue labbra: mille e più ricordi si rincorrevano
nella sua mente, sogni spensierati e felici distrutti da un fulmine a ciel sereno che con la sua potenza aveva infranto il cuor
suo e quello della sua amata.
Marzio aprì gli occhi,
così la perderai per sempre, non pretendere di poter affrontare da solo questa
situazione di estremo dolore.
Istantanee
e perlacee gocce di sudore bagnarono la sua fronte leggermente alta, dai ciuffi
scuri eribelli
ora incollatisi per lo shock.
Si
girò con un movimento fulmineo ad osservare l’ampia stanza, nel tentativo di
capire se quella frase pronunciata da voce maschile fosse stata frutto della
sua fantasia oppure il contrario: apparentemente non c’era nessuno, nel suo
appartamento regnavano solo desolazione e tristezza.
Si
guardò ancora intorno pensando di vaneggiare, mentre il suo cuore ritornava
gradualmente al suo naturale incedere quando
all’improvviso gli parve che perse qualche battito.
A
piccoli e lenti passi si avvicinò al mobile dirimpettaio e afferrò una
fotografia racchiusa in una cornice decorata da mille coniglietti rosa: la sua Bunny sorrideva felicemente stretta a lui, mentre con
l’indice ed il medio della mano destra raffigurava il segno della vittoria.
Un
flashback, sempre lo stesso, gli colpì ancora il cuore: lui e la sua
principessa in abiti cerimoniali venivano separati
nell’attimo in cui un sacerdote li aveva uniti in matrimonio. Orrore,
disperazione, lacrime e la sua Bunny che si
allontanava da lui.
Sbarrò
gli occhi quando il leggero vetro della cornice si
frantumò in 4 pezzi appuntiti e taglienti.
Tremando
avvicinò la foto al petto e la cullò dolcemente, purtroppo sempre più deciso ad
allontanare quella meravigliosa creatura dai buffi codini biondi dalla sua
vita.
Le
mancava come l’aria, ma per il suo bene doveva necessariamente, secondo il suo
punto di vista, mandarla via e adesso solo in casa, lontano dal mondo esterno,
poteva gettare le sembianze da duro ed abbandonarsi ad un lungo, silente ed
abituale pianto liberatorio.
L’alto campanile della scuola aveva da poco rintoccato le
quattro p.m., una folla di studenti con un incedere
veloce, oltrepassava i cancelli che delimitavano il liceo, potendo finalmente
sorridere e tirare sospiri di sollievo: le lezioni erano finite, almeno per
quel giorno e mancavano due settimane alla fine dell’intero anno scolastico.
Bunny camminava lentamente invece, col capo chino, guardava assente la cartella che stringeva fra le mani, a farle
compagnia in quella tiepida giornata primaverile solo i tacchi bassi delle sue
scarpe.
Dietro di lei le sue amiche Amy, Morea e Marta, la
guardavano con occhi tristi attraversare l’atrio della scuola. Neanche loro erano
state capaci di trovare una spiegazione al mutamento improvviso di Marzio e non
riuscivano in nessun modo a rallegrare un po’ la loro principessa.
La bionda guerriera di Venere, guardò le altre ragazze negli
occhi e con un breve cenno di intesa volò verso Bunny,
subito seguita da loro.
- Bunnyyyyyyyy!!!
– esordì picchiettandole una spalla con una manata che non voleva essere
brusca, ma che in realtà lo era stata in quanto era inciampata in un sassolino
e involontariamente le era finita addosso con il risultato che si erano
ritrovate entrambe sedute sull’asfalto.
- Ahi!!! – si lamentò la ragazza
dai buffi codini. - Marta, potresti cercare di essere più
delicata nei tuoi movimenti!!! – le disse nervosa, massaggiandosi il
fondoschiena.
- Scusami Bunny sono inciampata… -mormorò spostandosi una ciocca di
capelli dal viso, sconcertata dal tono iroso usato dall’amica che ricordava
sempre sorridente e pacificatrice.
- Ragazze, tutto bene? – domandò Morea sopraggiunta alle
loro spalle, aiutando Marta ad alzarsi, mentre Amy faceva altrettanto con
Bunny.
- Sì… - rispose mestamente… - Scusami, Marta non volevo essere brusca con te… ma è che… - tentò di giustificarsi, ma Marta non le
diede il tempo che la strinse in un forte abbraccio.
Alcune lacrime fin troppo
trattenute quella giornata, uscirono dagli occhi di Bunny proprio nell’istante
in cui Morea ed Amy si unirono al loro abbraccio.
- Dai adesso andiamo. – disse la guerriera di Mercurio. -
Abbiamo appuntamento con Rea al bar di Moran, ricordate? – terminò con un
sorriso dolce.
La principessa della luna scosse il capo in segno di
diniego, vedendo giungere alle loro spalle uno dei tre ragazzi più ammirati
della scuola.
- Testolina buffa! Sei pronta? – domandò Seiya.
Le tre guerriero si voltarono in
direzione di quella voce che più volte avevano sentito cantare nei cd,
rimanendo entrambe a bocca aperta.
- Se… Seiya ed io andiamo a…apre… prenderci un gelato al centro… - farfugliò lievemente imbarazzata dinnanzi
la loro espressione sbalordita.
- Già! – confermò il cantante. - Ci si vede!!! – disse prendendola per mano e trascinandosela
praticamente via.
Ancora una volta le tre amiche rimasero a bocca aperta
guardare sparire i due oltre il cancello della scuola.
Si era svegliato di buon ora quella
mattina, il suo sonno non era stato ristoratore, come aveva sperato, si sentiva
ancora molto stanco. Era uscito di casa subito, l’aria
fresca del mattino gli era sempre piaciuta, aveva pensato che forse una
passeggiata gli avrebbe fatto bene.
Era pomeriggio inoltrato ormai, aveva camminato per molte
ore,ma ciò non
era servito a rilassarlo, tanto meno a tranquillizzarlo. Era solo più stanco e
distrutto.
Si guardò in giro quando
d’improvviso si rese conto dove i suoi piedi l’avevano condotto.
O forse era stato il suo cuore?
A casa sua, a casa della sua dolce
Bunny.
Era davanti al suo cancello e non sapeva che fare.
Altre volte avrebbe bussato per farle una sorpresa…
Ora invece, sentiva che avrebbe voluto buttare giù quel
maledetto cancello, forzare la porta, salire di corsa le scale, spalancare la
porta della sua cameretta, e… e… le avrebbe urlato a
squarciagola tutto il suo amore.
Invece no…nonostante l’amasse con tutto il cuore, non potevano stare
insieme?
Voltò le spalle a quella casa, con un gesto di rabbia,
continuando tuttavia a tenere sempre stretta nervosamente una mano sulle
inferriate del cancello. Come se quello fosse stato l’unico
contatto che aveva con lei.
Poco a poco, lasciò la presa, ma la strinse di nuovo
immediatamente non appena udì la sua meravigliosa voce, così dolce e sincera.
Il suo cuore mancò un battito o forse due, era così bello
poterla sentire ancora. Negli ultimi mesi l’aveva visto solo
le sue lacrime, aveva ascoltato mille e più volte i suoi singhiozzi, e i
suoi sospiri.
- Bunny… amore mio… perdonami. Cosa
darei per dirti quanto ti amo! - sussurrò quasi a se stesso. Il suo legame con Bunny si stava
a poco a poco sciogliendo, tutto ed esclusivamente per colpa di quei suoi
dannati sogni.
O forse era colpa sua?
Improvvisamente i suoi pensieri vennero
interrotti da una squillante quanto fastidiosa voce maschile.
Istintivamente si nascose dietro l’angolo della casa. Vide
rientrare la sua Bunny in compagnia di un ragazzo anzi, di un ragazzino, uno
stupido ragazzino con uno stupido codino. Almeno era
questo quello che vedeva.
Lei sorrideva, sembrava felice, sembrava quasi avesse dimenticato il suo dolore.
E lui… Oh Santissimo Cielo!!! La
stava abbracciando… ok non esageriamo, per il momento si limitava a tenerle una
mano sulla spalla… ma si sa, da lì al resto, ci vuole poco….
Seguì tutta la scena.
Quel ragazzo le aveva aperto il cancello e prima di
richiuderselo alle spalle le aveva tirato un buffo codino in un gesto talmente
confidenziale che gli parve crollare il mondo addosso
e poi se ne era andato salutandola con la mano.
No no, non poteva essere…
Possibile che l’avesse dimenticato così in fretta?
Possibile che le sue lacrime avessero ceduto il posto così
in fretta al sorriso?
In quel preciso istante cominciò a pentirsi di averla allontanata da se…
“ Marzio… ascolta il
tuo cuore, non permettere che le tue paure siano più
forti del tuo amore… prima che sia troppo tardi…”
Di nuovo quella voce, la sentiva
chiara nella sua testa...eppure era così familiare… Battè
forte un pugno sul muro… perché non riusciva a capire? Prima gli incubi, e
adesso questa voce… perché tutto doveva essere sempre così complicato? In fondo
non chiedeva niente di più, se non di amare ed essere
amato… eppure, per qualche strana ragione, a lui non era concesso…
Fattosi prendere ormai dalla rassegnazione, tornò sui suoi
passi. Non osò alzare lo sguardo, dovendo ripassare davanti al suo cancello,
preferì prestare attenzione al poco interessante gioco di luci che le sue
scarpe lucide facevano incontrando i raggi del sole… ma…
ecco un altro paio di scarpette sulla sua traiettoria… erano così simili a
quelle di…
- Bunny… - riuscì
solo a sussurrare, sorpreso.
- Ciao… Marzio -
rispose alquanto imbarazzata.
Marzio non seppe reagire in alcun modo, i
suoi meravigliosi occhi avevano lo strano potere di irretire i suoi
sensi… così, come un perfetto stupido, tornò ad ammirarsi le scarpe, e la
superò con un debole “ciao”.
Bunny dal canto suo aveva catturato quella luce nel suo sguardo, la luce di chi si perde nelle emozioni, la luce
di chi ama…
Era davvero confusa ora… che significavano quegli occhi? E perché se n’era andato così? E… aspetta… che ci faceva Marzio nel suo quartiere? Era così distante da casa
sua…
“ Non perdere mai la
speranza…piccolo coniglietto…”
Ancora quella voce sentita la notte scorsa…
- Coniglietto? – si chiese Bunny non capendo il significato
di quella frase.
- E tu come lo sai? -Chibiusa era
spuntata alle sue spalle senza che lei se ne accorgesse.
La stava guardando con un’espressione sorpresa.
- So cosa? -
chiese Bunny, ancora più sorpresa di lei.
- Come sai che il mio soprannome è “coniglietto”? Solo la
mia mamma mi chiama in questo modo…-
disse appositamente indispettita voltando rapidamente la testa dal lato
opposto… eppure non lo era, no, non era infastidita
dal fatto che qualcun altro l’avesse chiamata così. Tornò
lentamente a guardare quella strana ragazza… così, con la luce del sole alle
spalle, sembrava quasi… la sua mamma. - Beh… se ti fa piacere… puoi
chiamarmi così - disse con una vocina
tenera,tenera,
poi si volto di scatto verso la porta di casa e poco prima di oltrepassarla, si
voltò ancora una volta e fece mostra della linguaccia più dispettosa che Bunny
avesse mai visto. - Ma guai a te se lo dici a
qualcuno.
- …Ok… - rispose
Bunny alla porta ormai chiusa.
Quella ragazzina era davvero una peste… eppure,
inspiegabilmente, le voleva bene…
La facoltà di medicina e
chirurgia dell’università di Tokyo era stracolma di studenti che camminavano
freneticamente per i corridoi dell’ateneo, schiamazzando e confondendosi fra di loro mentre si spostavano di aula in aula.
Marzio era uno di loro.
Stringeva sotto braccio due
grossi tomi scientifici mentre entrava nell’aula di fisiopatologia per una lezione.
La sala era piena all’inverosimile, ma ciò nonostante, Marzio occupò il
posto che sperava di trovare: l’ultimo banco in fondo alla stanza, proprio
accanto all’uscita d’emergenza.
Quello era uno dei posti dove in quei giorni preferiva sedersi, si seguiva
la lezione indisturbati senza correr il rischio di
essere eventualmente interrogati da qualche domanda improvvisa del professore
alle quali preferiva non rispondere e non perché non era preparato, ma solo ed
esclusivamente perché non si sentiva in vena di interagire con nessuno.
Si svestì della giacca, aprì il libro su una pagina a caso
mentre si infilava la matita in bocca e poi, in attesa che la lezione
iniziasse, si girò verso le finestre sorreggendosi il mento con una mano e
perdendosi a guardare le rose che cominciavano a sbocciare nel giardino curato
dell’università.
Le rose, che belle le rose… il suo simbolo…. Il simbolo di Milord, il
fiore che gli aveva permesso di conoscere la sua Bunny.
Per distinguere bene quelle meravigliose rose, finalmente si decise a
togliersi gli occhiali da sole che coprivano due profonde occhiaie nere a
rovinargli il bel viso, ornato da due incredibili occhi blu, ora privi di
alcuna luce, quasi scuri e spenti come un cielo della notte povero di stelle
luminose.
Ebbene sì, anche la notte precedente non aveva chiuso occhio… non dopo
aver visto quella scena che mille e più volte si era ripetuta nella sua mente,
come un labirinto oscuro senza via d’uscita, accompagnandolo nella solitudine
di un’altra delle sue tristi giornate.
La sua Bunny e quel giovincello
dal codino lungo che la sera stessa aveva visto in un video musicale su MTv.
Ma cosa
aveva spinto la sua Bunny ad uscire con un tipo come lui?
Aveva cercato di darsi una
spiegazione plausibile, senza però riuscirci.
Il fascino dello spettacolo?
Della fama? Della ricchezza?
Ma no! Che
andava pensando?
La sua Bunny non aveva mai
pensato a queste cose e poi questo era davvero l’ultimo dei suoi pensieri.
Quello che gli urgeva di più
sapere era: con quali forze Bunny, che solo pochi giorni prima aveva bussato
implorante alla sua porta, poteva esserle apparsa così forte e sorridente quel
giorno?
Come aveva potuto dimenticare
tutto da un momento all’altro?
Doveva saperne di più…
“Il segreto del coniglietto è nelle
vostre mani, solo i vostri cuori potranno suggerirvi la strada giusta per
colorare l’arcobaleno della vostra felicità”
- Cosa? – si domandò Marzio
sentendo quella frase e guardandosi in giro alla ricerca di quella voce che da
qualche giorno lo stava tormentando con frasi apparentemente senza senso.
- Bunny…ehi Bunny ci sei? - la voce dolce di Amy riuscì finalmente a catturare
l’attenzione della sua amica, raggomitolata sulla sedia dell’aula di
matematica. Guardava fisso fuori dalla finestra, non
credeva che così tante persone passassero davanti alla scuola a quell’ora. - Posso
fare qualcosa per te? E’ da questa mattina che sei in questo stato…-
- No Amy… ma grazie… e poi lo sai
che a me la matematica non piace! -
disse mostrando il sorriso più finto e tirato che potesse
esistere. Scattò in piedi e oltrepassò velocemente l’amica bisbigliando un
“scusami, ma devo andare in bagno”.
- Sei riuscita
a capirci qualcosa? - chiese Morea, che aveva seguito
la breve conversazione in disparte, mente si avvicinava lentamente.
- Non ho avuto il tempo di
chiederglielo, è scappata via come un fulmine… forse più
tardi… - sospirò Amy sconfortata.
- O forse potremmo chiedere
direttamente a lui… - ribattè Morea che
cominciava davvero ad arrabbiarsi. - Ma chi si crede
di essere quel ragazzino… pensa di arrivare in questa
scuola ed avere ai suoi piedi tutte le ragazze??? - continuò spiando con la
coda dell’occhio il ragazzo con il codino seduto poco più avanti di loro.
- Calmati Morea, io sono
perfettamente d’accordo con te, ma cerchiamo di non essere così superficiali…
andiamo, credi davvero che Bunny si lascerebbe trascinare in questo modo? -
Morea si riscosse dal suo stato
di rabbia e fissò l’amica alzando un sopracciglio, non del tutto convinta. Poi
sospirò e si volse completamente in direzione del già nominato ragazzo, accorgendosi
che non era più in aula.
- Bunny, Bunny aspetta un momento.
- Seiya era corso fuori, vedendola
uscire, accorgendosi di una lacrimuccia che, ostinata, proprio non voleva
abbandonare i suoi occhi meravigliosi. - Ehi… che ti prende… già non pensi più
a quello che ti ho detto ieri? Devi essere forte, vedrai che andrà tutto bene,
lui tornerà. -
- Si..
hai ragione Seiya, ma... - le parole le
si bloccarono sotto la lingua, proprio non riusciva ad andare avanti - … oh
Seiya… è solo che io non capisco perché? -
proseguì tra un singhiozzo e un sospiro.
- Credimi… mi dispiace che tutto questo stia succedendo proprio a te… vorrei poter fare
di più… - le sussurrò nell’orecchio
accarezzandole i capelli.
Nel silenzio dell’ora del pranzo,
l’unico suono che fu possibile udire fu la suoneria di un telefono.
La proprietaria,
imbarazzatissima, si scusò più volte con le sue compagne di classe prima di
allontanarsi e rispondere, finalmente, all’insistente persona che evidentemente
proprio non poteva fare a meno di parlare con lei…
- Pronto…? - rispose sottovoce con uno sguardo quasi
minaccioso che l’interlocutore per fortuna non poteva vedere.
- Oh… ciao… - continuò sorpresa.
- No, non mi disturbi, stavo solo
pranzando… è solo che non mi aspettavo davvero una tua telefonata, tutto qui…
Dopo un lungo momento di
silenzio, in cui l’espressione di Rea era cambiata dal sorpreso,
all’arrabbiato, all’imbarazzato, si sentì solo un lunghissimo e disperato
sospiro provenire dal telefono stesso, al quale la ragazza non era sicura di
riuscire a dire di no…
- Oh… bè… non lo so… ma… oh via d’accordo, ci vediamo più tardi… ciao Marzio
-
Rea tornò a pranzare, pensando
tuttavia a come avrebbero reagito le sue amiche se l’avessero
saputo… soprattutto… cosa avrebbe pensato Bunny… non voleva passare
dalla parte di Marzio, ma d’altra parte questa poteva essere un’occasione per
capire il motivo del suo allontanamento… forse l’unica…
Ecco terminato anche questo capitolo.
Spero davvero che vi sia piaciuto, e spero anche che la povera
Bunny non se la prenda se farò uscire Marzio con Rea…
In più in questo capitolo c’è una frase un po’ particolare, che
non so in quanti hanno capito… no non ve la spiego, altrimenti non c’è gusto,
ma volevo mettervi la pulce nell’orecchio… Chi la
trova????
Ringrazio tutti quelli che leggono questa storia, spero che continuerete ancora più numerosi, i commenti sono
importanti… molto importanti.
In particolare ringrazio
miki90: so che forse Seiya non
piace a molte, ma attenzione stai commettendo lo stesso errore di Morea e
Marzio… le apparenze ingannano, lo fa capire anche Seiya in fondo mentre
consola Bunny…
dinny : tu volevi spingere
Marzio tra le braccia di Bunny???? e perché io no????
Speriamo che si svegli presto
angelik: ti ringrazio tanto per
i complimenti e spero di trovarti ancora tra queste pagine (quelle dei
commenti… hi hihi)
Non mancava molto alle 16, ma Rea ancora non aveva avvertito le sue amiche che quel
pomeriggio non sarebbe uscita con loro. Si, è vero, si erano promesse di
portare Bunny in giro per negozi, ma ormai aveva preso un impegno, e doveva
mantenerlo assolutamente.
- Pazienza… ormai è tardi per
passare a casa di una delle ragazze, non mi resta altro da fare che chiamare
Amy e avvertire lei, sicuramente è quella che farà meno domande - disse tra sé e sé, frugando nella borsa
alla ricerca del telefono.
- Andiamo Amy rispondi… - bisbigliò fissando il marciapiede della
strada - … ehm, pronto?! Ciao Amy… scusami ma oggi non
potrò venire con voi, ho un impegno importantissimo di cui mi ero proprio
dimenticata… - disse tutto d’un fiato,
ridendo nervosamente.
- Mi dispiace davvero tanto,
dillo anche alle altre, e soprattutto scusati con Bunny da parte mia… adesso ti
saluto, magari ti chiamo in serata… ciao Amy. - Tirò un grosso sospiro di sollievo, come
previsto la saggia amica non aveva chiesto spiegazioni. - Anche questa è fatta. – pensò riponendo il cellulare nella
borsetta.
Marzio era lì già da un po’, era
sempre stato un ragazzo puntualissimo, e molte volte si era seduto su quella
panchina dov’era ora, mentre aspettava la sua testolina buffa sempre in ritardo.
Poteva sentirla ancora nella sua testa mentre,
correndo, gli chiedeva infinite volte di perdonarla per aver tardato e che
quella sarebbe stata l’ultima… ma ogni volta, si presentava con un ritardo
stratosferico… almeno in quello era puntuale.
Rea lo trovò così, perso nei suoi
ricordi, i gomiti sulle gambe a sorreggersi la fronte. Sorrideva fra sè e sè quasi
come un idiota, ma era carino però, se solo non avesse avuto
quelle brutte occhiaie a rovinargli il bel viso.
- Ciao Marzio, scusami per il
ritardo. - Nel sentirsi chiedere scusa
da una persona che non era la sua Bunny, immediatamente perse il sorriso, e
s’incupì tornando triste. Si alzò e le porse la mano per salutarla.
- Ciao Rea… e grazie per essere
venuta. - disse stringendole la mano
cordialmente.
- Allora… - Rea prese posto e lui fece altrettanto. - Di cos’è che volevi parlarmi
con così tanta fretta? - chiese
apparentemente distratta, guardando il laghetto dirimpettaio.
- Ecco… oh Rea, tu devi aiutarmi,
lei ha un altro? Dimmelo… lei ha un altro? -
Il tono della voce di Marzio saliva sempre di più, spinto un po’ dalla
disperazione, e un po’ dalla paura di aver perso tutto.
Rea, spaventata dall’espressione
indecifrabile del ragazzo si alzò di scatto, ma
arrabbiata per l’assurda domanda si voltò verso di lui, e gli sputò contro
tutto il risentimento che provava nei suoi confronti, e che sicuramente Bunny
condivideva.
- Prima cosa: io non credo che tu
abbia il diritto di farmi una domanda del genere! – esclamò Rea aiutandosi con
le dita della mano per elencare quello che per lei erano le cose necessarie da
dire. - Seconda cosa: tu ti rendi conto di quello che sta passando Bunny da due
mesi a questa parte? Eh?! Ce l’hai una minima idea di
quanto sta piangendo questa ragazza?! Pensaci Marzio, tu l’hai letteralmente
abbandonata, senza uno straccio di spiegazione, da un giorno all’altro! Non hai
notato quanto è dimagrita? Quant’è che non la vedi? Eh?! E poi… - la rabbia di Rea si placò appena vide lo
sguardo del ragazzo.
Aveva gli occhi sbarrati, lucidi
di lacrime che scendevano silenziose e continue a bagnargli le gote rese
purpuree dalla disperazione e dal risentimento di Rea che accettava senza
fiatare, pur non riuscendo a fermare quel pianto che traboccava dai suoi occhi
come un fiume alla deriva.
Rea lo guardò sconcertato tremare
come una foglia sospinta dal vento gelido dell’autunno. Gli si avvicinò
ritornando a sedersi accanto a lui.
- Che succede Marzio… che cos’è
che non mi hai detto? - gli chiese impietosita
appoggiandogli una mano sulla spalla scossa dai temiti.
- L’ho vista Rea, io l’ho vista
con un altro! – mormorò fissando un punto in lontananza con sguardo vacuo. - E
lei sorrideva, sembrava felice in sua compagnia.
- continuò tirando su con il naso, mentre ancora una volta quella scena
si ripeteva nella sua mente. -Non so che pensare… - Marzio trattenne il fiato nell’attesa che
Rea rispondesse finalmente alla sua domanda. E se gli avesse detto che era
vero? Che avrebbe fatto? Non l’avrebbe persa ugualmente? E allora che senso
aveva continuare ad allontanarla? Che senso aveva tutta questa sofferenza
provocata da lui e dalla sua stupida decisione, perché solo adesso che sentiva
di poterla perdere per sempre si rendeva conto di quanto era stata assurda
quella decisone presa da solo.
Rea ci pensò un
attimo prima di rispondere. Voleva aiutarlo ma
non sapeva davvero cosa dire per rianimare quell’uomo sofferente che per un
attimo aveva calato il suo scudo difensivo per svelare quel suo lato taciturno
e bisognoso di aiuto.
- Ecco Marzio, io credo di non
poterti aiutare, perché non ero presente quando è
successo, so solo che un ragazzo della sua scuola l’ha accompagnata a casa ieri.
– gli disse malinconica. - Ma una cosa di sicuro la so: Bunny ti ama, non ha
mai smesso di amarti neanche per un attimo, ha occhi solo per te, occhi che
purtroppo non fanno altro che versare lacrime. Marzio io non so perché tu
l’abbia lasciata, e se non me lo vuoi dire non importa, in fondo non è a me che
devi dare spiegazioni, ma lei ti ama, e se è uscita con quel tipo avrà avuto un
buon motivo… in fondo non è mica detto che sia successo chissà che cosa. - Rea cercava di consolare Marzio, non sapeva
molto su questa cosa, solo quello che aveva detto anche a lui, niente di più,
ma era sicura dell’amore che Bunny provava per Marzio, non aveva alcun dubbio, e
anche lei si era chiesta perché mai fosse uscita con quest’altro ragazzo.
- Rea io devo parlare con lei, io
ho commesso l’errore più grande della mia vita, un errore imperdonabile, ma se
l’ho lasciata, l’ho fatto solo per il suo bene. Non ho spiegato a nessuno il
motivo, non ho ritenuto necessario trascinare in questo baratro senza fondo
qualcuno che non fossi io, posso solo dirti che è stato un errore, e me ne
rendo conto solo ora, ora che temo di vedermela strappare via da un ragazzino
qualsiasi… Nessuno la amerà mai più di me -
Marzio era convinto di ciò che aveva detto, finalmente sapeva cosa doveva fare,
non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via, e se non lo permetteva a un
ragazzino, figuriamoci ad un sogno. - Rea, che cosa le devo dire per far
tornare le cose come erano. Come devo farle capire che lei è la mia vita?
- Bè, ecco, io non lo so… - rispose imbarazzata. Non l’aveva mai visto
così disperato, doveva essere qualcosa di spaventosamente serio per averlo
ridotto così - Beh, fai finta che io sia Bunny… se adesso davanti ai tuoi occhi
ci fossero i suoi… che cose le direbbe il tuo cuore? – le domandò con un
sorriso che sperava essere rincuorante, carezzandogli una mano.
- Andiamo ragazze, sbrigatevi! - Marta era stranamente euforica
quel pomeriggio… no, non stranamente… era tutto perfettamente normale,
lei era sempre euforica se si trattava di ragazzi, ed era sicura che
l’appuntamento irrimandabile di Rea fosse proprio con un ragazzo.
- Marta cerca di stare calma, e
non correre… oh neanche ai bambini bisogna stare così dietro! - Morea stava quasi per perdere la pazienza
dinanzi a tutto quell’entusiasmo.
- Andiamo ragazze chi vi dice che
abbia un appuntamento proprio con un ragazzo? A me ha detto solo che aveva un
impegno importante, e poi non sappiamo neanche dove sarebbe andata. - aggiunse
Amy con la suo solita calma.
- Oh! Su, vi
volete sbrigare? - Marta continuava a saltellare
da un lato all’altro della strada senza mai fermarsi neanche per un minuto.
- E’ inutile Amy, non ti ascolta…
non c’è niente da fare! - Morea poggiò
una mano sulla spalla di una Amy affranta per la poca
considerazione ricevuta.
- Io… credo di sapere dove
potrebbe essere andata… - lieve come un
sussurrò, la vocina di Bunny si fece sentire.
Marta si fermò immediatamente,
Amy e Morea si voltarono nella sua direzione, sorprese.
- Bè… che c’è da guardare in quel
modo? Lo sanno tutti che le coppiette di innamorati si danno sempre
appuntamento al parco. - Bunny alzò le
spalle con la sua tipica ingenuità, come se avesse detto la cosa più naturale
del mondo.
- Wow!!!
Magnifico!!! Che cosa aspettiamo allora, andiamo a controllare no??? - l’euforia di Marta era davvero salita alle
stelle, e notando un piccolo sorriso fare capolino sul visino triste di Bunny,
anche le altre ragazze furono invogliate ad intraprendere questa “missione di
spionaggio”.
-… ho sbagliato, ti prego
perdonami… Sei il mio mondo, sei tutto ciò che conta per me. Perdonami, ho
commesso l’errore più grande della mia vita lasciandoti, io ti amo… - sussurrò Marzio con un tono di voce
talmente dolce che non ricordava di avere mai usato.
- Beh … - piccoli singhiozzi riscossero Marzio, che tuttavia anche da
quella piccola parola riconobbe la sua voce, si girò di scatto verso quel
debole suono. - Io non capisco… Marzio… Rea… che significa? - mormorò Bunny con gli occhi spalancati, era
talmente scossa da non riuscire ad andare oltre.
- Bunny… - sospirò Marzio, con la sua stessa espressione. - Non è come
sembra - aggiunse immediatamente
scattando in piedi e prendendola per le spalle… Dio com’era piccola, i suoi
occhi tristi ed ormai pieni di lacrime erano come lame taglienti per il suo
cuore, poteva sentirla tremare, forse per la rabbia, forse per la disperazione.
– io… lei… stavamo solo…
- Adesso basta! - lieve ma decisa come non lo
era mai stata, la voce di Bunny zittì Marzio - Se le tue intenzioni
erano queste… potevi essere sincero fin dall’inizio… non avevi nessun diritto
di prenderti gioco di me! - i polmoni le si svuotarono fino a farla gridare di dolore. Quella
scena, quelle parole che aveva sempre sperato udire, l’avevano letteralmente
disintegrata.
- Bunny ti prego lasciami
spiegare… - la supplicò Marzio con le
lacrime agli occhi.
- No… avresti dovuto darmele due
mesi fa le tue maledette spiegazioni… quando ti
pregavo disperatamente. - un singhiozzo
accompagnò un gran sospiro. - Se è questo che vuoi, allora io non ho più niente
da dire a riguardo. – strattonò via le mani di Marzio dalle sue spalle, e nel
voltarsi per andarsene rivolse a Rea lo sguardo più duro che
le riuscì, lo sguardo di chi si rende conto della fine di un’amicizia, di chi
si sente tradita inaspettatamente. Scappò via rincorsa dalla voce di Marzio che
gridava il suo nome, ma non si sarebbe voltata, non questa volta.
Le ragazze erano confuse e deluse,
così era davvero questo l’impegno tanto importante di Rea, per una volta Marta
aveva avuto ragione, ma chissà perché lei non ne era
tanto entusiasta.
- Rea… Marzio… davvero le cose
stanno così? - chiese Amy, che sebbene
volesse mantenere un certo controllo, tradiva una visibile tristezza.
- No Amy… - Rea sospirò pesantemente. - Avete frainteso tutte… Marzio mi
ha chiesto di aiutarlo a rimettere le cose a posto, e io non me la sono sentita
di rifiutarmi. So che è stato poco corretto da parte mia non essere stata
sincera con voi, ma non avrei potuto fare altrimenti, non ero sicura che
avreste capito. Mi dispiace solo che ora Bunny pensi tutt’altro.
- E quella dichiarazione d’amore in grande stile a cui abbiamo assistito? - ribattè Marta incrociando le braccia al
petto con aria di sfida, convinta di aver trovato un appiglio per le sue
accuse.
- Non era per lei… era per Bunny…
- questa volta rispose Marzio quasi con
un sussurro, senza mai staccare gli occhi dall’angolo dietro il quale era
sparita la sua testolina buffa.
- Bè che aspetti? Corrile dietro,
è lenta e pigra… vedrai che si sarà fermata qui dietro
a riprendere fiato! - Rea cercò di
spronarlo prendendo in giro la sua cara amica e facendo così sorridere Marzio.
- Credo tu abbia fatto prove sufficienti. -
aggiunse gentile e comprensiva.
Marzio non se lo fece ripetere
due volte e corse in direzione di quello stesso angolo, che ormai si era
consumato a furia di fissarlo.
- Prove? Di che cosa? - chiese Morea rimasta muta fino a quel
momento e che, forse, cominciava a capire il senso di quella spiacevole scena.
- Pensateci un attimo: quando mai
avete sentito Marzio fare una dichiarazione d’amore? - Chiese Rea con l’espressione di chi sa più cose degli altri. -
Non ci posso credere che dopo tanti anni di amicizia
non vi fidate di me!!!
Le ragazze rimasero a guardarsi
le une con le altre per un po’, gli unici suoni che erano in grado di produrre
erano dei piccoli “ehm” “oh” “ecco”. Rea sorrise vittoriosa.
- Ragazze… Marzio è un
normalissimo ragazzo timido e riservato. Aveva semplicemente paura di fare un
grosso fiasco nel fare la sua dichiarazione… ed ecco il perché delle prove… - improvvisamente lo sguardo di Rea si fece
triste e cominciò a fissare un punto qualsiasi sul suolo.- - spero solo che Marzio riesca a spiegare la
situazione a Bunny, senza farsi prendere dal panico…
- Oh Bunny, dove sei andata? - Marzio correva per le strade della città
senza una meta precisa, quando istintivamente si diresse verso casa di Bunny. Non
era sicuro che si fosse allontanata così tanto,
tuttavia era perfettamente consapevole della sua rabbia, e non era affatto
sicuro di poter trovare argomenti sufficientemente efficaci che la
convincessero del suo amore e della sua innocenza.
Guardava attentamente in ogni via
accanto alla quale passava, e proprio in una che conosceva benissimo vide un
ragazzino… l’aveva già visto da qualche parte… lo conosceva, forse di vista. In
una frazione di secondo realizzò chi fosse quel ragazzo…
lo conosceva? Cavolo se lo conosceva! Soprattutto il suo odiato codino… Oddio…
era il cancello della casa di Bunny quello... che cavolo ci faceva lui lì!
- Ehi tu..
ragazzino. - Marzio sfoderò il tono più
duro e autorevole di cui era capace.
Seiya si voltò spaventato, sgranò
gli occhi e riconobbe il ragazzo davanti a lui, che ora lo guardava minaccioso…
avrebbe potuto incendiarlo con quegli occhi… ma Seiya
era un ragazzo alquanto spavaldo, ostinato e testardo… Nessuno poteva
permettersi di chiamarlo “ragazzino”.
- Oh… così tu saresti il famoso Marzio…
ti ho visto in foto. - disse con
indifferenza. - Beh scusami ma non ho tempo da perdere a parlare con te. - proseguì avvicinando la mano al campanello.
- … ho un appuntamento. – disse con un sorrisino di sfida.
No. Questo era troppo davvero. Si
permetteva di fare lo sbruffone con lui… con la sua ragazza. No. Basta! Marzio
afferrò prontamente la mano di Seiya giusto un secondo prima che toccasse il campanello. La rabbia era a livelli
indescrivibili, e stringeva il suo polso talmente forte che avrebbe potuto
romperlo da un momento all’altro.
- Toglimi subito le mani di
dosso! - Seiya lo guardò sprezzante. - Chi
credi di essere per comportarti in questo modo? -
La sua voce era calma, e sebbene stesse provando un forte dolore, non lo diede
a vedere. No, non gliel’avrebbe data vinta. Poi fece un grosso errore: troppo
sicuro di sé, e certo del risultato positivo che avrebbe ottenuto continuò il
suo discorso sfidando la sorte… - Bunny
non è più la tua ragazza…
Silenzio.
Qualcosa esplose rumorosamente
nella testa di Marzio. Se fino ad ora aveva cercato di trattenersi, adesso non
ne aveva più alcun motivo… né alcuna voglia. Partì un destro a pugno chiuso e
finì dritto dritto sulla mandibola di Seiya… non era
un comportamento che gli si addiceva, ma le emozioni di quei giorni e
l’impossibilità di trovare una soluzione, lo avevano portato all’esasperazione,
e di conseguenza alla mancanza totale di autocontrollo.
Seiya tuttavia non si fece
spaventare. Era abituato ad attraversare folle e folle
di ammiratrici, non sarebbe stato difficile affrontare una sola persona… certo,
se non fosse stato un folle, furioso e arrabbiato, magari sarebbe stato più
facile… e meno pericoloso. No, ormai era lì, e poi non era da lui prendersi un
pugno e restare fermo… vuole la guerra????
- E guerra sia!!!!- Seiya rispose a tono, ripagandolo con
la stessa moneta, colpendo diritto a quella bocca che aveva osato chiamarlo
“ragazzino”.
Marzio barcollò e si ritrovò ad
assaggiare il sapore del suo stesso sangue acre e pungente e a premersi forte
una mano sul labbro… Faceva proprio male.
Come due animali… perché esseri
umani non lo erano davvero… si avventarono uno sull’altro, rabbiosi, ringhiando
davvero, strappandosi i vestiti e… perché no… anche qualche ciuffo di capelli.
- E’ mai possibile che i cani
debbano venire sempre a litigare davanti a casa mia???- si chiese Bunny spalancando la porta
d’ingresso.
La voce di Bunny, un po’ stanca e
un po’ ancora singhiozzante fu una perfetta distrazione dal punto di vista di
Seiya, che ne approfittò, senza pensarci due volte, per colpire allo stomaco il
povero Marzio che finì riverso sulle sue ginocchia.
Dal suono gutturale che produsse la bocca di Marzio, Bunny suppose che dovesse
essere molto doloroso, ma contrariamente alle aspettative, lei non era affatto
dispiaciuta.
Il povero ragazzo al contrario,
si sentiva mortificato e ferito nell’orgoglio, oltre che nel corpo… colpire a
tradimento una persona non era certo il massimo dell’ educazione,
anche se di educazione non si poteva parlare nemmeno in quel frangente,… beh ma
a pensarci bene, Marzio avrebbe approfittato anche lui di un suo momento di
distrazione… Cavolo, picchiava duro il moccioso.
Oltre alla voce di Bunny, le
orecchie di Marzio furono raggiunte dalla vocina dolce di una bimba.
- Marzio… chi è questo? - domandò la piccola Chibiusa aprendo il
cancello, spaventata nel vedere tanta violenza e arrabbiata con Seiya, sebbene
non lo conoscesse affatto.
- Va tutto bene
piccolina, torna in casa. -
respirando a fatica, e ancora reggendosi lo stomaco, Marzio cercò di
tranquillizzare la bimba, non voleva che lo vedesse in quello stato.
- No, Marzio. Non va affatto
bene. E poi, che ci fai tu qui? E come ti permetti di aggredire un mio amico
davanti a casa mia? - gridò Bunny
davvero al limite della sopportazione.
- Amico? Bunny… sei sicura di
quello che dici? Se fosse stato un tuo amico non mi avrebbe preso a pugni. - ribattè Marzio, sicuro di aver colpito
molto più forte di Seiya sta volta.
- Ehi, bellimbusto! Guarda che sei stato tu a cominciare, io me ne stavo per i fatti miei,
quando… -
- Basta! - se non avesse fermato quella tortura, sarebbe esplosa in mille
insulti, forse non proprio educati. - Tu, rientra immediatamente in casa. - si rivolse con autorità a Chibiusa ancora
spaventata, la quale tuttavia rimase lì immobile a fissare Marzio. - E tu,
bugiardo che non sei altro, sparisci dalla mia vita
una volta per tutte… io ti odio, non ti voglio più vedere! - mentre pronunciava queste ultime parole lo
guardò sprezzante, come se si stesse rivolgendo al peggior criminale.
Il cuore di Marzio si fece
piccolo e mancò di qualche battito. Non potè far altro che guardarla trascinare
in casa la piccola Chibiusa e Seiya. Strinse i pugni tanto
forte quasi da non far passare più il sangue. Avrebbe voluto piangere,
gridare il suo nome, implorarla di perdonarlo… ma dalla sua bocca usci
solamente un singhiozzo sommesso e infine un lungo respiro. Si rialzò a fatica,
e tenendosi con una mano lo stomaco e con l’altra il labbro premuto, si riavviò
verso casa… sconfitto.
Eccomi di nuovo qui
Capitolo piuttosto doloroso… in tutti i
sensi… hi hihihi.
Spero di non essere stata troppo cattiva,
ma in fondo Marzio se l’è proprio cercata…
Purtroppo di questi fraintendimenti ne
succedono tutti i giorni, la maggior parte delle volte perché manca dialogo
nella coppia… infatti come avrete notato il nostro
caro Marzio ha preso tutte le decisioni da solo. Credo che lo abbia imparato
sulla sua pelle… a suon di pugni.
La frase misteriosa a cui mi riferivo nello scorso capitolo è proprio quella che riguarda
il “coniglietto”. Forse qualcuno ha già capito il senso della frase…
Detto questo, ringrazio tutti i lettori di
questa storia.
Un ringraziamento particolare va a:
semplicementeme: prima di tutto
va benissimo se commenti qui. Poi, credo tu abbia individuato la frase “critica”,
non era così difficile, ma mettendola sotto il naso, la gente pensa che sia
scontata… e invece… hi hihi… ma quanto sono brava???? Ok mi riprendo subito! Si,
Marzio si comporta da persona impulsiva, e come abbiamo visto in questo
capitolo anche un po’ animalesca, ce lo fanno sempre
vedere calmo, rilassato, pieno di self control, ma in fondo è un pur sempre un
essere umano,e si sa, toccategli la SUA
Bunny e… beh l’hai visto no? Per quanto riguarda Seiya… beh, i secondi fini secondo me ci sono, ma Bunny è una ragazza
ingenua e priva di malizia… e che ci vuoi fare, è fatta così.
miki90: e invece la
frase è proprio quella che meno ti aspettavi… a volte quello che cerchi ce
l’hai proprio sotto al naso… hi hihi. Ma chissà cosa significa…
lyn81: la pulce nell’orecchio
riguarda un certo coniglietto… tuttavia il suo significato è ancora avvolto nel
più fitto dei misteri… credo… o forse qualcuno ha già capito, ma scommetto che
nel prossimo capitolo si sveleranno molti misteri.
dinny: eccoti la
soluzione dell’enigma, e in questo capitolo “movimentato” il “coniglietto” era
davvero molto spaventato… chissà che cosa pensa in quella testolina…
Li stava letteralmente
trascinando in salotto, con una tale furia che avrebbe fatto invida a qualsiasi
animale da traino…
- Bunny… ti vuoi calmare? - Seiya cercava di liberarsi dalla stretta quasi malefica della ragazza,
mentre cercava di tenere il passo.
- No! Non mi voglio calmare! - rispose secca.
- Mi stai facendo male… - piagnucolò la piccola Chibiusa, senza tutta via opporre alcuna
resistenza. Nella sua testa c’erano ancora le violente immagini di poco prima… vedere
Marzio venire picchiato, da uno sconosciuto per
giunta… perché mai Bunny
aveva trascinato anche lui in casa??? Le aveva procurato una sensazione
orribile, che probabilmente non riusciva a spiegarsi, ma c’era, e faceva male
al cuore.
- Bunny! Adesso basta! - gridò Seiya, strattonando via il suo braccio. - Calmati e ascoltami…
Bunny sospirò sonoramente,
perfettamente consapevole del fatto che tutte le sue ultime azioni erano state
dettate dalla rabbia.
- Scusatemi… tutti e due…
sono solo arrabbiata con me stessa… - Bunny si lasciò
cadere distrattamente sul divano del salotto e prese a fissarsi le pieghe del
suo bel vestitino azzurro… glielo aveva regalato il suo Marzio… suo… non più…
- Tu chi sei? - la piccola Chibiusa, nella sua innocente curiosità, domandò al giovane
moro la propria identità, senza tuttavia nascondere un tono un poco
infastidito.
Seiya era alquanto
imbarazzato, non sapeva neanche lui perché, ma quella bambina… insomma sembrava
in procinto di fargli il terzo grado, e doveva stare molto attento alla
risposta che avrebbe fornito, neanche fosse il suo fidanzato in una scenata di
gelosia… già, di quel tipo per oggi ne aveva avuto abbastanza, aveva quasi…
paura… ma no, in fondo lui e Bunny erano solo amici… amici.
- Lui è Seiya, un mio
compagno di classe. - Bunny lo aveva tolto dai guai sì, ma lo aveva
presentato addirittura come un semplice compagno di classe, che avesse paura che Marzio fraintendesse le cose? Beh se lo
sarebbe meritato quel… quel…
- Seiya che hai? Hai
un’espressione così… arrabbiata. - Bunny aveva notato
il suo volto incupirsi sempre di più, fino a disegnare una smorfia di rabbia… beh,
per fortuna che l’aveva fermato in tempo, chissà quale aggettivo stava per
associare al nome di Marzio. Seiya respirò a fondo e mentì, dicendo che non era
arrabbiato, ma erano le ferite che gli bruciavano.
Bunny, come cadendo dalle
nuvole, si ricordò che non solo Marzio era ferito, ma anche il povero Seiya…
Bunny lo fece accomodare al
suo posto mentre lei corse in bagno a cercare un
disinfettante e un po’ d’ovatta, lasciando il malcapitato solo… con Chibiusa.
Seiya aveva una stranissima
attrazione per tutti i mobili, le finestre, i pavimenti, e tutti gli strani e
inutili oggettini presenti in quella stanza… tutto pur di evitare lo sguardo
acuto di quella piccola ragazzina antipatica, che tuttavia lo seguiva in tutti
i suoi movimenti, e dopo non molto porse un’altra domanda… di nuovo quel
cipiglio infastidito.
- Perché hai fatto del male a
Marzio? – domandò guardandolo fisso negli occhi.
Seiya rimase di stucco. Non
era stato lui a “fare del male” a Marzio, era stato quel cretino a mollargli un
pugno in pieno volto. Lui si era solo difeso.
- Ecco, vedi piccolina… - cominciò timoroso. – È stato lui a far male a me per primo.
- Non è vero, non ti credo, e
poi io ti ho visto… gli hai dato un pugno sulla pancia…- Chibiusa iniziava a cedere, tutta la rabbia che aveva trattenuto trovò
uno sfogo più semplice e immediato…
Se pure cercava di
trattenerle, una dopo l’altra, piccole lacrimucce
scivolarono giù per il suo visino, ora basso basso, fino a cadere sul bel tappeto che arredava il
salone.
- Perché hai fatto del male a
Marzio? - gridò furiosa arricciando le sopracciglia
nell’espressione più arrabbiata e cattiva che le
riuscì… Dio mio, gli sembrò di rivedere lo stesso sguardo di Marzio… arrabbiato
e disperato insieme…
La piccola non attese la
risposta, scappò via di corsa, e uscendo di casa si curò di sbattere violentemente
la porta, in modo che tutto il mondo sapesse della sua rabbia.
Bunny ritornò giusto in tempo
per assistere a quell’ultima sfuriata, triste come non mai si limitò a sedersi
sul tavolino di cristallo di fronte al divano e a trascinare Seiya, ancora
basito, di nuovo a sedere.
- Lei gli vuole molto bene… - mormorò prendendo la boccetta del disinfettante, ne versò attentamente
su un batuffolo d’ovatta e cominciò a pulire tutte le sue ferite…
ma lei non era lì, con il cuore lei stava medicando le ferite di
un'altra persona, e chiudendo gli occhi lasciò libero arbitrio ai suoi
pensieri.
- Bunny… - Seiya non potè proseguire la frase, lei aveva alzato la mano,
chiedendo tacitamente di non dire altro, lui gliela strinse più che poteva,
cercando di infonderle un poco di benessere. - Bunny,
vedrai che andrà tutto bene, credi che avrebbe reagito così se non tenesse a
te? - Quanto gli era costato pronunciare questa frase…
- Si
lo so che Chibiusa in fondo mi vuole bene, ma…
- Non mi stavo riferendo a
lei…
-…
Bunny continuò
silenziosamente a pulire le sue ferite, non dissero altro, nessuno dei due.
Era supino sul divano, le
lunghe gambe incrociate sul tavolino dirimpettaio, confusionario di fazzolettini
sporchi, avanzi di cibo e kit di medicamento. Una mano appoggiata sulla
spalliera a reggersi la nuca mentre l’altra premeva sulle abrasioni del viso un
sacchetto ricolmo di ghiaccio in cubetti.
Si trovava in quella
posizione da quando era rientrato a casa quel
pomeriggio, si era alzato solo un paio di volte per sue necessità fisiologiche
e per prendere altro ghiaccio. La casa era disordinata, c’era aria viziata ed
era tutto buio e caotico.
Era disperato. Sentiva ancora
addosso lo sguardo di disprezzo che Bunny le aveva
lanciato addosso quando era scesa a soccorrere Seiya dolorante sotto casa sua.
Aveva rovinato tutto ancora
una volta, non ci voleva che sentisse il discorso che stava preparando con Rea
al parco. Aveva frainteso tutto ed era corsa via senza che riuscisse a dargli
le sue spiegazioni.
Però… aveva trovato quel
moccioso sotto casa sua e forse le sue insinuazioni sul rapporto che aveva con
Bunny non erano del tutto infondate.
Non sapeva che fare. Se solo
non avesse agito così impulsivamente, se solo non l’avesse lasciata
ma avesse cercato di capirci qualcosa su quei sogni che lo tormentavano
insieme alla sua Bunny, non si ritroverebbe lì solo, sofferente e ridotto in
quel modo.
Chiuse gli occhi, scostandosi
il ghiaccio dal viso, tentò di cambiare posizione, ma il suo corpo era tutto un
dolore. Si sentiva a pezzi. Gli dolevano gli addominali in special modo, tanto
da non riuscire neanche a piegarsi per afferrare la bottiglina d’acqua sul
tavolino.
Ci provò ma niente e il
dolore lancinante di quella fitta lo fece ritornare all’indietro contro loschienale del
divano.
Din don, din don,
din don, din don, din don…
Una scampanellata piuttosto
insistente lo indusse a scendere lentamente da quel divano e con non poche
difficoltà si trascinò verso l’ingresso portandosi dietro un cuscino e il
sacchetto del ghiaccio.
Non guardò attraverso lo spioncino ma aprì di scatto quella porta, pronto ad uccidere
chiunque avesse osato disturbarlo.
- Chi è che suona a questo modo! – disse spalancando la porta con occhi
furenti.
Non vide nessuno di fronte a lui ma poi abbassò lo sguardo molto più in basso al saluto
di una vocina da bambina.
- Ciao, Marzio… - disse Chibiusa agitando una scatola di biscotti a mezz’aria. Aveva un
dolce sorriso dipinto sul viso e oltre ai biscotti, stringeva sottobraccio
quella che poteva essere la sua cartellina dei disegni.
- Ciao
piccola, entra! – la invitò con un sorriso tirato dalle abrasioni.
La piccola non se lo fece
ripetere due volte che correndo entrò nell’appartamento, ma poi si fermò quasi
intimorita. Quel luogo non era mai stato così scuro e disordinato.
- Marzio… ma… - mormorò Chibiusa voltandosi verso di lui con occhi malinconici.
- Non fare caso
al disordine piccolina, ma… - il ragazzo stava
talmente male da non riuscire neanche ad inventare una scusa.
Chibiusa non smetteva di
guardarlo. Era conciato davvero male dopo il litigio avuto ieri con Seiya.
- Deve soffrire molto. –
pensò guardando il suo volto stanco e gonfio. Le vennero le lacrime agli occhi
e improvvisamente si sentì debole.
- Marziooooo…
- urlò piangendo, lasciando cadere scatola e disegni
per terra e correndo verso di lui.
Il ragazzo si piegò sofferente
per accoglierla fra le sue braccia ma la tirò su
nonostante il dolore, facendole appoggiare la testa sulla sua spalla.
Si sentiva stranamente
inquieto in quel frangente, la depositò sul divano e prese
posto accanto a lei e proprio nell’attimo in cui le porgeva un
fazzoletto per asciugarle le lacrime, Chibiusa scomparì per un attimo lasciando
al suo posto una sfilza di farfalle rosa.
- Chibiusa! – urlò
abbracciandola nell’attimo in cui ricomparì.
- Oh, Marzio… mi sento così
debole. – disse la piccina piegando il capo all’indietro e scomparendo ancora
una volta per una frazione di secondo. - E’ da qualche settimana che sto male,
ma da ieri sera tutto è peggiorato. Ho paura, Marzio. – terminò ricominciando a
piangere e tremare fra le sue braccia.
Il ragazzo la guardò e
passandole una mano sul viso si accorse che la bambina era bollente. Doveva
avere la febbre, ma aveva paura che questo non fosse il vero motivo di questa
sua improvvisa dissolvenza.
Si rialzò con lei in braccio,
improvvisamente aveva dimenticato tutti i suoi dolori, o forse non ci faceva
più caso tanto dalla preoccupazione per Chibiusa, e la portò sul suo letto
coprendola con cura. La lasciò un solo attimo per poi ritornare con un asciugamano ghiacciata.
Forse era il caso di avvertire
Bunny….
Con il cuore che gli batteva
a tremila prese il cordless dal ricevitore e compose quel numero di cellulare
che mille e più volte aveva già fatto.
Tuuuuuuuuuuu
Primo squillo
Tuuuuuuuuuuu
Secondo squillo
Tuuuuuuuuuuu
- Pronto? – rispose con una
voce malinconica e nasale, evidentemente rotta dal pianto.
A Marzio vennero le lacrime
agli occhi pensando al modo in cui stava soffrendo la sua testolina buffa e
ancor più sapendo che era lui la causa di tutto.
- Bunny…. so
che non vuoi nè vedermi, nè sentirmi... ma… - non fece in tempo a
finire la frase che la ragazza riagganciò.
Tu tutututututututu…
Marzio rimase a sentire quel
fastidioso suono per un po’.
Aveva riagganciato, a Bunny
dava fastidio anche sentire la sua voce.
Che cosa aveva combinato?
Spense con un tasto il
cordless e trascinò una sedia accanto al letto dove giaceva la bambina.
Le prese una mano, era gelida
e tremava. Le passò una mano sulla fronte che nonostante avesse il ghiaccio era
caldissima. Respirava affannosamente ed era sudata.
Lui era quasi un dottore,
avrebbe dovuto conoscere queste cose, ma stranamente non riusciva a districarsi
in questa faccenda.
Tirò un sospiro, sempre più
convinto che doveva riprovare a chiamare Bunny.
Si alzò di scatto e afferrò
di nuovo il telefono, ricompose il numero e lo appoggiò all’orecchio.
Risponde la segreteria telefonica di Bunny, in questo
momento non posso rispondervi, magari sto dormendo o sono con il Marziuccio adorato, quindi se vi va lasciate un messaggio
dopo il bip.
Aveva inserito la sua
segreteria.
Non aveva cambiato il
messaggio e la sua voce era dolce ed allegra.
Quanto avrebbe voluto
sentirla usare ancora questo tono così con lui.
Biiiiiiiiiiiiiiiip
- Bunny sono sempre io… credo
dovremmo mettere da parte le nostre ostilità in questo momento: Chibiusa è qui
da me, ma sta male... e succedono cose strane. Io non credo che sia una
bambina...normale, voglio dire… gli
esseri umani non svaniscono nel nulla. Io credo che tu debba venire qui appena ascolterai il messaggio, fai presto ti prego. –
disse tutto d’un fiato, sperando che Bunny lo ascoltasse quanto prima.
Ma più le ore passavano più
Bunny non lo raggiungeva…
D’improvviso, dopo un po’ di
tempo, quando Marzio aveva quasi perso ogni speranza, suonò il campanello e lui
si precipitò attraverso il piccolo corridoio che divideva la sua stanza dal
resto della casa ad aprire la porta.
- Eccoci! – esclamò Amy con
voce affannata dalla corsa, entrando in casa insieme a Morea.
- Marta è andata a convincere
Bunny e Rea è andata a comprare delle erbe curative, in un negozio fuori città.
Dice che sono miracolose. – lo informò Morea richiudendosi la porta alle
spalle.
- Bene! Chibiusa è in camera
da letto! – disse Marzio, indicando loro la stanza.
Almeno loro erano venute.
Marzio le aveva chiamate avendo un disperato bisogno di un appoggio emotivo e
fisico.
- E’ sparita ancora dopo
averci telefonato? – domandò Amy controllandole il polso.
- No, ma si è lamentata nel
sonno mormorando frasi incomprensibili. – rispose avvicinandosi al letto
- Il polso è accelerato! –
disse Amy con voce allarmata tenendo d’occhio il suo orologio.
- Sì, lo so… l’ho controllato
poco prima e la fronte è bollente! – aggiunse Marzio. - Non si tratta di una
banale influenza, è molto di più! Non si può di certo guarire con la medicina o
con le erbe! Amy controlla sul tuo sailor-computer qualsiasi informazione su
queste sparizioni. Ci deve essere una spiegazione.
- Bene! – esclamò Amy facendo
comparire sulla sua mano il piccolo computer azzurro e cominciando a lavorare
immediatamente.
Eccomi qui con il 4 capitolo di questa storia, prima
di tutto vorrei fare una bella ramanzina a tutti quelli che leggono…
ma non lasciano nessun commento… Sigh sigh,
ragazzi andiamo, tutti voi sapete quanto sono importanti le recensioni, quanto
aiutino ad andare avanti ed eventualmente a correggere i propri errori, vi
renderete conto perciò del mio dispiacere nel constatare con amarezza che lo
scorso capitolo non ha ricevuto neanche un piccolo commentino minuscolo… perciò
io non vi chiedo altro che 5 minuti del vostro preziosissimo tempo da dedicare
ad una storia in cui ci sono tanti sentimenti sinceri, e che forse porta un
messaggio importante per ognuno di noi… si può imparare anche da piccole cose
come una storia di SeraUsa…
- Bunny sono sempre
io… credo dovremmo mettere da parte le nostre ostilità in questo momento:
Chibiusa è qui da me, ma sta male... e succedono cose strane. Io non credo che
sia una bambina...normale, voglio dire…
gli esseri umani non svaniscono nel nulla. Io credo che tu debba venire qui appena ascolterai il messaggio, fai presto ti prego.
Era distesa sul suo letto, un braccio a coprire gli occhi,
il cellulare incollato all’orecchio.
Forse era la centesima volta che ascoltava quel messaggio
nella sua segreteria, o forse l’aveva ascoltato ancora di più, fatto sta che
non sapeva che fare. Sentire la sua voce le procurava un grande dolore al
cuore, le batteva talmente forte che quasi le faceva male ogni suo veloce
palpito.
Dopo quello che era successo al
parco, si sentiva tradita da lui al quale aveva donato tutta la sua fiducia, al
quale aveva confessato ogni sua minima paura e ogni sua piccola preoccupazione.
Come una bambina indifesa, si era sempre cullata tra le sue braccia alla
ricerca di riparo e protezione da qualsiasi sua difficoltà.
Ed ora, per la prima volta dopo tanto tempo, era sola a prendere
quella difficile decisione mentre mille dubbi
continuavano ad affacciarsi come incubi nella sua mente.
E se fosse stato solo un pretesto? Solo una scusa per
parlare con lei? Una… “trappola”?
Come aveva potuto farle una cosa del genere e soprattutto
proprio con Rea, una delle sue migliori amiche, che forse arrivata a quel punto
non sapeva neanche se poteva definirla più tale…
Forse un giorno l’avrebbe perdonata, sì ma
un giorno molto remoto, forse in vecchiaia con molta maturità avrebbe anche
potuto farlo… o Santo Cielo ma che andava pensando? Non le avrebbe mai dato il
suo perdono finché avrebbe avuto vita sulla Terra.
E le altre ragazze?
A giudicare dal loro sguardo forse non sapevano niente, anzi
sicuramente era così. Credevano di aiutarla, invece… bè forse a modo loro
l’avevano fatto, perché se non fosse stato per loro Bunny sarebbe ancora in un
labirinto di incertezze riempito di mille pensieri, che il suo cervello si
ostinava a fare, cercando di capire il motivo per il quale il suo unico amore
l’aveva abbandonata così improvvisamente.
E anche se non ci poteva ancora credere, finalmente
però aveva capito la motivazione: l’aveva lasciata per Rea.
Era duro ammettere la verità… ancora di più se risultava
così evidente.
Sì, ma allora perché Marzio aveva avuto quella rissa con
Seiya poco fa? Quale ragione l’aveva spinto a pestare così forte quel povero
ragazzo?
Tanti pensieri continuavano a strisciare veloci come
serpenti nella sua mente ormai annientata da qualsiasi sollievo.
Riaprì gli occhi improvvisamente. Le pareva di aver sentito
un rumore… possibile che avessero suonato il
campanello e lei non se ne fosse accorta? Spostò il braccio dal viso, e per un
attimo rimase accecata dalla luce del neon affisso al soffitto, e ancora
sbattendo le palpebre per cercare di mettere a fuoco le scale, si diresse verso
la porta d’ingresso.
Chi diavolo poteva essere ancora a disturbarla proprio in
quel momento?
I suoi genitori non c’erano, avevano portato Sam fuori città per una gara di karaté e sarebbero
ritornati solo entro due giorni.
- Chi è? - priva di
alcuna intonazione, la sua voce arrivò debole all’orecchio di Marta, che
addirittura si ritrovò a pensare che la sua amica si fosse addormentata.
- Ehm… tesoro sono io… posso entrare?
Bunny tirò un grosso sospiro di sollievo. Marta era senza
dubbio l’amica che la capiva meglio… per carità, non voleva togliere nulla alle
altre, ma loro due erano davvero molto simili caratterialmente e forse anche un
po’ fisicamente.
Il sorriso, stanco ma pur sempre sincero, con il quale accolse
l’amica, svanì di fronte alla sua espressione seria e preoccupata.
- Marta che succede? -
In quel momento le passò per la testa ogni tipo di pensiero. Marta non
accennava a parlare, si limitava a guardarla con amorevole comprensione,
tuttavia sembrava quasi stesse cercando le parole più adatte per affrontare un
discorso fin troppo difficile… lo si capiva dal suo
continuo farfugliare.
- Che succede… - rispose bisbigliando, quasi tra sé e sé, le
esatte parole dell’amica. - Bunny… lo sai che la piccola Chibiusa sta male? Che
scema… certo che lo sai, lui te l’ha detto… ecco Bunny…,
io credo che tu debba andare. Lui ha bisogno di te… lei ha bisogno di te!!!
- Basta Marta! Credevo che almeno tu fossi dalla mia parte,
e invece… - fece per chiudere la porta, ma Marta, tenendola saldamente, proseguì il suo tanto
pensato discorso.
- Bunny… ecco… oh basta, è inutile che ci provo, i discorsi
preparati non sono il mio forte, lo sai. Bunny…, io non sono nessuno per dirti
cosa devi o non devi fare, ma guardo i tuoi occhi e vedo la sua stessa
espressione: amore e tristezza. Bunny, io non so perché Marzio ti abbia
lasciata, ma credo sia per un motivo che non sei tu. Ma non è questo il punto,
non sono venuta qui per prendere le sue parti. Bunny,
Chibiusa sta davvero male… lei… ecco, lei… sta svanendo.
Le cadde il mondo addosso.
Come aveva potuto dubitare delle parole di Marzio fino a
quel punto? Come aveva potuto pensare che lui avesse usato una così banale
scusa per poterla incontrare? Avrebbe dovuto saperlo che quando si trattava di
Chibiusa lui era sempre sincero… e onesto, e poi lui non era tipo da scherzare
ed approfittare di una situazione per ottenere i propri vantaggi. Eppure,
ultimamente non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, era cambiato talmente
tanto… o forse era lei che lo guardava con occhi diversi.
- Bunny… ci sei? Hai ascoltato cosa ti ho detto? - Marta sventolò più volte una mano davanti
allo sguardo incantato dell’amica.
Bunny non fiatò nemmeno. Voltò lo sguardo verso Marta, la
quale catturò immediatamente la piccola sfumatura di paura, per troppo rimasta
nascosta, che stava per trasformarsi in panico allo stato puro se non l’avesse
tranquillizzata sulla salute della piccola… Eppure non c’era niente di cui stare
tranquilli.
- Bunny vedrai che andrà tutto bene, ma adesso andiamo. - le disse cercando di essere più convincente
possibile, anche con se stessa.
Bunny non credeva che le sue gambe potessero correre così
velocemente e sopportare un tale sforzo, ma corse,
corse disperatamente fino a che i polmoni le fecero male a causa dei respiri
troppo corti e violenti, corse ancora fino a che non riuscì ad intravedere il
grande portone del condominio di Marzio.
Aveva la vista appannata, tanta era la rabbia che le
bruciava per essere stata così sciocca da aver messo davanti il suo dannato
egoismo alla salute di una bimba così piccola… Eppure in un secondo, la paura e
l’ansia di vederlo ancora una volta, ora che sapeva, le bloccarono le gambe ad
un passo dai tre gradini che l’avrebbero condotta fino
al citofono.
- Bunny che ti prende? Andiamo! - avrebbe preferito che lo facesse lei, ma Marta non potè
aspettare un minuto di più. Bunny si limitò ad ascoltare passivamente il breve
dialogo tra Marzio, che evidentemente si aspettava di sentire la voce della sua
testolina buffa, e Marta. Si sentì letteralmente trascinare dentro, fino
davanti alle porte dell’ascensore…
Era preoccupatissima per Chibiusa ma
non se la sentiva di affrontare Marzio.
Altri problemi, la sua vita era fatta solo di problemi e di
guai da risolvere. Non ne poteva più, voleva una vacanza dalla sua vita. Voleva
staccare la spina del cervello e riuscire anche solo per un attimo a non
pensare più. Che bello sarebbe stato poterlo realmente fare. In quel solo
attimo avrebbe finalmente potuto tirare un sospiro di sollievo senza la
preoccupazione di doversi occupare d’altro.
Dio non stava succedendo a lei, no non a lei… ormai era
arrivata, era lì davanti, c’era solo la porta a dividerli…
Con un gesto meccanico afferrò le chiavi dalla tasca
avvicinandole alla porta ma poi restò con la mano
sospesa a mezz’aria… ma che stava facendo?
Dopo tutto quello che era successo,
non poteva di certo entrare in casa di Marzio senza bussare come era sua
abitudine fare prima che si lasciassero, così senza pensarci su due volte suonò
quel dannato campanello.
Un tocco lieve ma deciso fece sobbalzare il padrone di casa
seduto a guardare la piccola su di una poltrona. Sollevò i gomiti dalle
ginocchia e si avviò verso la porta pregando chiunque ci fosse in cielo di
trovare Bunny al di là.
Le sue preghiere furono ascoltate.
Bunny era ferma dietro l’amica, aveva le mani nella tasca
del giubbotto, il capo chino, non osava guardarlo in viso.
Marzio non riusciva a muoversi, era come immobilizzato, non
riusciva a compiere alcun gesto eppure desiderava tanto stringerla a sé.
- Dov’è? – chiese Marta guardandosi di sottecchi l’amica
alle spalle.
- In camera da letto. – le rispose dopo un attimo di
esitazione, non staccando gli occhi dalla sua amata.
Marta annuì e guardò la guerriera della luna alle sue spalle,
ma non entrò nella stanza bensì raggiunse le amiche nella cucina, voleva
lasciarli un po’ soli.
Marzio vide Bunny passargli dinanzi, il profumo dei suoi
capelli mischiato a quello della sua soave pelle, quel profumo così familiare e
quotidiano, gli giunse alle narici quasi a stordirlo tanto che per un attimo
scordò quasi di averla lasciata.
Ma non era così e Bunny non l’aveva neanche salutato.
La bionda entrò in camera e sfilandosi velocemente il
giubbotto si avvicinò al letto dove giaceva la bambina e subito le toccò la
fronte, era ancora bollente. Povera piccola.
Abbassando gli occhi affranta,
Bunny si allontanò di un passo portandosi le mani al petto proprio nell’attimo
in cui Marzio le si avvicinò appoggiandole una mano sulla spalla in un gesto
naturale.
- Ha la febbre molto alta, l’ho controllata poco fa. – affermò
preoccupato guardando la piccola giacere inerme in quel lettone così tanto più
grande di lei.
La ragazza alzò il capo di scatto, molto infastidita dal suo
tocco. Aveva dovuto compiere un enorme gesto per andare a casa sua ed era
meglio mantenere le distanze per non rischiare di dimenticare tutto il male che
le aveva fatto.
- Toglimi immediatamente le mani di dosso! - scandì con tono glaciale, allontanandolo
bruscamente. Era arrabbiatissima.
- Bunny… - mormorò
non riuscendo a credere alle sue orecchie. Non l’aveva mai sentita usare un inflessione del genere soprattutto nei suoi confronti.
- Non toccarmi mai più, non stiamo più insieme quindi non
sei più autorizzato a farlo! – continuò con la stessa intonazione puntando le
sue iridi gelide nelle sue perplesse.
- Ma amore… - quella
parola gli era scivolata via dalla bocca spontaneamente, non era riuscito a trattenerla.
Era stato il suo cuore a suggerirgliela che mai, neanche per un solo attimo,
l’aveva dimenticata.
Era davvero troppo.
Nel sentire quella parola così intima, quella parola che al solo
udirla prima le avrebbe riscaldato il cuore, ora le fece crescere una rabbia
dentro mai avuta prima.
Il suo cuore non riuscì a reggere oltre. Esplose.
- E non chiamarmi amore, non sono più il tuo amore! – gli
urlò contro, stringendo le mani in due pugni.
- Oh, Bunny… non piangere, i miei sentimenti per… - ma lei lo interruppe in malo modo mentre le altre 4 ragazze, spaventate dalle grida
dell’amica, li avevano raggiunti nella stanza.
- Taci! Non sprecare il fiato e le parole per me…
risparmiatele per Rea! A proposito, congratulazioni… - disse guardando l’amica che negava scuotendo la testa. - Avrei
gradito saperlo in un altro modo… però evidentemente
non siete stati abbastanza maturi da poterlo fare. –Bunny sembrava una furia, un fiume in
piena. Inveiva contro di loro come se fossero state la persone
più ignobili sulla faccia della Terra.
- Rea ed io non stiamo insieme! – sbraitò Marzio
spazientito, non ne poteva più di quella situazione desiderava chiarire quanto
prima. - Rea, diglielo anche tu! – le si rivolse chiedendole
aiuto.
- Sì, è vero Bunny. Fra me e Marzio non c’è mai stato
niente! – esclamò disperata con gli occhi stracolmi di lacrime.
- Bè, quello che ho visto e sentito mi fa pensare
tutt’altro! Avanti, siete stati scoperti, non siete più costretti a
nascondervi! – disse con un sorriso beffardo e canzonatorio dipinto sulle
labbra.
- È così, devi crederci!… -
tentò di giustificarsi il ragazzo, ma Bunny fermò sul
nascere qualsiasi sua spiegazione.
- Basta… Falla finita! – urlò ancora una volta, tappandosi
le orecchie e chiudendo gli occhi ormai pieni di lacrime. Non voleva né vedere
né sentire più niente.
La rabbia era al limite, tremava visibilmente e non riusciva
neanche più a riflettere su quello che le stava capitando.
Due sole parole le vennero in mente, ed erano le uniche che avessero senso per lei in quel momento.
Alzò gli occhi verso Marzio, li puntò dritti nei suoi e gridò
quelle due dannate parole, tanto piccole quanto amare, cariche di tutta la
rabbia, il risentimento, e il disprezzo di cui ancora era pieno il suo cuore.
- Ti odio! -
No, non poteva credere che stesse succedendo davvero. Ciò
che Marzio aveva a lungo temuto era accaduto veramente. Bè… aveva raggiunto il
suo stupido scopo ora… si, ma a quale prezzo?
Due lacrime, più eloquenti di mille
parole, si intravidero negli angoli dei suoi occhi blu.
Proprio in quell’attimo una luce abbagliante illuminò l’intera
stanza accecando tutti. Bunny giurò di aver sentito una vocina chiamare la sua
mamma. Il resto, solo silenzio. Troppo.
Com’era venuta, la luce se ne andò, lasciando un vuoto
purtroppo incolmabile.
- Oh, mio Dio… – Bunny tentò di gridare, ma la voce le si spense nella gola - Chibiusa è… -
Chibiusa era svanita, come per opera di un incantesimo.
Inspiegabilmente Marzio e Bunny furono colti da un
lancinante dolore al cuore che per un attimo impedì loro di respirare.
Caddero sulle ginocchia stringendo forte una mano al petto.
Dio mio, perché doveva essere così dannatamente doloroso…
Si guardarono negli occhi ansimando, ed entrambi vi lessero
disperazione, rimpianto e un gran senso di solitudine…
Cari amici, eccomi di
nuovo tra queste pagine!
Innanzi tutto chiedo
scusa per il ritardo, ma per le novità di questo capitolo, credo che non me ne
vorrete più di tanto. E’ un capitolo ricco di emozioni, a volte contrastanti,
ma che fanno parte della vita di tutti, e che meritano di essere messe al primo
posto.
Tutti mi avete chiesto
la stessa cosa: non far sparire Chibiusa! Eppure, a quanto
pare, è necessario. A volte le persone per aprire gli occhi davvero,
anche se è brutto ammetterlo, hanno bisogno di rendersi davvero conto a ciò che
le loro azioni sbagliate posso portare. Marzio e Bunny hanno sbagliato
entrambi, lui non è stato sincero, ha agito di testa sua, senza tenere conto
del fatto che non è solo ad affrontare la vita
Questa storia ci
insegna che a volte le cose non sono come sembrano. Dovremmo cercare di fidarci
un po’ di più delle persone, e dare loro modo di spiegare… potrebbe essere
tutto frutto della nostra fantasia, un fraintendimento. La vita ne è piena.
Certo nella nostra vita non ci saranno dolci bimbe che spariscono (HI HIHI)
ma si sa, questa è una favola, ed è attraverso le favole che io cercherò di
aiutarvi a guardare oltre…
Ringrazio:
Stella: eccoti il
seguito, purtroppo Chibiusa non l’hanno affatto rimessa a posto, anzi è svanita nel nulla… ma io sono sicura che presto i nostri
due amanti troveranno il coraggio di affrontare la realtà con sincerità e
amore, e chissà che la piccola non torni…
Ferula_91: so che sono in
un ritardo pazzesco, ma spero che il capitolo ti sia piaciuto tanto da fartene
dimenticare. Ti ringrazio tanto per i complimenti.
princessangel: Ecco! Purtroppo è successo! Chibiusa è
sparita… e loro sono disperati… “Se solo…”(HIHIHI…)
dinny: quello che molte di voi temevano è
successo veramente, che sia una cosa permanente?
mel_nutella: Purtroppo Chibi è sparita! Speriamo che
serva da lezione ai nostri amanti…Ti ringrazio per aver letto tutta la storia
d’un fiato. Evidentemente non è risultata pesante.
miki-usagi90: stai tranquilla, anche io amo l’happy ending (il lieto fine) perché spero sempre che alla fine le
persone imparino dai propri errori e agiscano per il meglio.
Bene. Per ora è tutto,
spero che continuiate a seguire la storia, e spero anche che abbiate la
pazienza necessaria perché la mia testolina buffa elabori il prossimo capitolo.
La disperazione era diventata sovrana dei 7 animi che
avevano assistito alla scena della scomparsa di Chibiusa; erano già passati 20
minuti ormai e della bambina non si era avuto più alcuna traccia.
La piccola aveva lasciato un vuoto incolmabile fra di loro.
Amy non si era lasciata sopraffare dalla disperazione e al
contrario degli altri presenti rimasti ammutoliti e fermi a fissare il letto,
aveva preso subito a lavorare al suo piccolo computer blu per capire cosa fosse
successo.
Nessuno si era avvicinato al letto per constatare da vicino,
ma la piccola impronta del suo corpicino dimostrava però ancora la sua presenza
all’interno della stanza anche se non tangibile, e a giudicare da come Marzio
la guardava, non era stata l’unica ad avvedersene.
Il giovane uomo, ancora piegato sul pavimento, cercò un
contatto con la sua amata al quale lei non si sottrasse, né si sorprese, continuò
a piangere, e come lui, a stringersi una mano sul petto. Marzio la sollevò da
terra ed approfittò di quell’attimo per stringerla contro il suo torace,
chiedendo in una muta preghiera che non lo rifiutasse, ora che era così
necessaria per lui, ora che il dolore era inaspettato e
sconosciuto. Dolore. Sembrava proprio che per loro non potesse esserci
altro che dolore. Suo malgrado dovette scostarsi da
lei, rendendosi conto che le sue gambe la stavano abbandonando. La fece
accomodare lentamente sul bordo del letto, che ancora portava i segni della
presenza di Chibiusa.
“Leggero come un
soffio di vento aleggia il suo dolore tra di voi. L’incertezza, l’ingenuità e
l’imbroglio spegneranno per sempre la luce dei suoi occhi.”
Sette paia di occhi cominciarono a guardarsi intorno alla
ricerca della bocca femminile che aveva pronunciato quella frase, perfino Amy
aveva alzato gli occhi dal display del computer increspando le
labbra incredula: stavano succedendo troppe cose strane.
Marzio, inginocchiato ai piedi di Bunny che continuava a
tremare, sospirò perché forse aveva capito quello che stava succedendo, quello
che di sicuro il computer di Amy non avrebbe mai potuto scoprire.
Il motivo di quelle sparizioni era più semplice di quanto
pensassero, ma non osò ancora rivelare la sua intuizione.
Raccolse le mani della ragazza tra le sue e vi appoggiò le
labbra lasciando un bacio sulla sua pelle. Lei lo fissò con le lacrime agli
occhi, e così rimasero, incantati l’uno nello sguardo dell’altra, ascoltando i
silenziosi messaggi che i loro cuori sussurravano.
In quel magico momento, in cui sembrava che tutto potesse sistemarsi,
avvenne il miracolo. La bambina ricomparve accompagnata da una luce tenue. Sebbene
fosse cosciente era incorporea, priva di alcuna consistenza. Sembrava quasi
l’immagine di un’anima vagante.
Un mormorio gioioso echeggiò in quella stanza.
Bunny, suo malgrado, spezzò quel legame, si voltò ed annullò
rapidamente ed ansiosamente la distanza che la separava dalla bambina. Le si
distese vicino e l’abbracciò forte, cercando di infonderle un po’ di calore
umano.
E così resto per un bel po’, accanto a lei, senza mai
staccarsi un attimo.
Le ragazze avevano lasciato la stanza.
Marta si era accasciata sul divano mentre Rea, Amy e Morea
discutevano sul terribile accaduto nella speranza di unire le loro menti e
trovare una soluzione per stabilizzare la povera Chibiusa.
Marzio invece non riuscì più a resistere alla tentazione di
distendersi accanto a Bunny, la quale si era appena assopita al fianco della
bambina. Delicatamente, ma con passione, l’abbraccio e stringendole la vita, fece
aderire il proprio petto alla sua schiena, appoggiando un braccio a circondarle
i capelli sul cuscino per godere così di quella vicinanza quasi intima che per
molto… troppo tempo aveva negato a se stesso. Il profumo dei suoi capelli e
della sua pelle nivea invase le sue narici, cercò di opporsi con tutto se
stesso al sonno che stava prendendo il sopravvento su quel suo corpo stanco e
intontito dai pugni ricevuti poco prima da Seiya, facendo prevalere la voglia
di restare sveglio per godere quanto più poteva della vicinanza della sua
amata.
Restò fermo in quella posizione a vegliare sul sonno delle
giovani creature distese al suo fianco fino a quando intravide la luce del
giorno filtrare tra le imposte della camera da letto.
Si girò ancora a guardare il suo profilo e quando le spostò
una ciocca dal viso con un lieve tocco, Bunny parve quasi accorgersene tanto
che si girò leggermente verso lui.
Il ragazzo fissò le sue labbra appena umide e socchiuse
mormorare qualcosa di incomprensibile e non seppe resistere al desiderio di
lambirle dolcemente e di sentire quel sapore che gli era tanto mancato.
Bunny dischiuse leggermente le sue labbra avvertendo quel
bacio tanto dolce e si ritrovò con i suoi occhi in quelli di Marzio, che si
allontanò leggermente prendendo a disegnare con lo sguardo
ogni minima curva di quel meraviglioso viso aggraziato.
Chi avrebbe mai detto che il corpicino di una bimba così
piccola potesse sprigionare una luce così accecante… eppure i due ragazzi
dovettero proteggere i propri occhi completamente investiti da quel forte
fascio di luce.
Una volta che la luce divenne più fioca, entrambi si
girarono verso la bambina e notarono che Chibiusa stava riacquistando
velocemente il suo roseo colorito naturale. Era forse guarita? Si, ma come?
Immediatamente, non ancora del tutto cosciente e in uno
stato di delirio, la piccola chiamò a gran voce sua madre allungando a tentoni la manina nel tentativo di raggiungerla, non
sapendo purtroppo che si trattasse solo di un sogno e che non avrebbe potuto
stringerla.
Bunny, senza rendersene conto, afferrò la manina che la
piccola tendeva nel vuoto andando a sostituire quella figura tanto importante
che Chibiusa cercava disperatamente, accarezzandole i capelli morbidi nel
tentativo di tranquillizzarla.
- Sono qui coniglietto -
- Bunny! – esclamò Amy accorsa insieme alle altre. - Non
avresti dovuto sostituirti a sua madre. – la rimproverò. - Così la confonderai
più di quando già non lo sia.
- Non credo sia così importante ora – rispose per lei
Marzio, continuando a fissare gli occhietti della bimba che pian piano
cominciavano ad aprirsi. - Dovremmo cercare di capire chi è realmente questa
bambina e perché è svanita e ora riapparsa, di chi era quella voce femminile,
e… - Avrebbe tanto voluto aggiungere i
suoi maledetti incubi alla lista, ma non ne ebbe il coraggio.
Bunny si sentiva bene. Non si sentiva così tranquilla e
fiduciosa da… da troppo tempo ormai. Le sarebbe potuto cadere anche il mondo
addosso, lei avrebbe sopportato il suo peso. Ma da dove le veniva tutta questa
forza? Possibile da Marzio? Ma lui non l’amava più. E allora perché l’aveva
baciata? O era stato solo uno scherzo della sua testa?
Marzio interruppe i suoi pensieri prima che arrivassero
chissà dove.
Era ora della verità.
- Bunny, io vorrei dirti… - iniziò Marzio,
ma Bunny lo zittì ancor prima di ascoltare cosa avrebbe voluto dirle. Si
alzò dal letto e lasciò lentamente la manina della bimba, nonostante lei
continuasse a tendergliela.
- Mi dispiace, io non ce la faccio… non ora ti prego - Non
era arrabbiata. Non era triste. Era solo confusa. Non capiva la ragione di
troppe cose.
Rimasero tutti in silenzio ed ascoltarono i suoi passi
frettolosi raggiungere la porta d’ingresso, fino al rumore secco della chiusura
di quest’ultima.
Marzio non sapeva che fare.
Da una parte avrebbe voluto chiarire immediatamente la
situazione, doveva spiegarle molte cose. Ora che aveva trovato il coraggio
necessario, ora che aveva trovato una ragione importante per sistemare le cose…
Dall’altra aveva paura di sentirsi gridare in faccia di
nuovo di essere odiato. Non avrebbe potuto sopportarlo ancora.
E allora?
- Marzio io credo che sia cambiato qualcosa - Rea aveva
saputo leggere nel suo sguardo, così come in quello dell’amica - Bunny non ti
odia, i suoi occhi erano solo spaventati e confusi. Cercala e dille che l’ami.
Marzio non se lo fece ripetere un’altra volta, scattò in
piedi e corse fuori di casa.
Le ragazze sentirono per parecchi altri secondi i rumorosi
passi di chi scende di corsa le scale.
- Ma non c’è l’ascensore? - Marta, ormai sicura che le cose
sarebbero tornate al loro posto, sdrammatizzò la tensione con una delle sue
solite uscite… o forse era una domanda reale…
- Se tu avessi fretta aspetteresti l’ascensore? - le chiese
Morea divertita dall’espressione incredula di Rea.
La biondina rise, facendo segno di no con la testa.
- L’unica cosa che non mi spiego è perché Bunny abbia
cambiato comportamento in quel modo.
Un momento prima è arrabbiata e disperata, e quello dopo…
- Ma voi non l’avete visto? - disse una vocina.
Le ragazze si spaventarono. Non si erano accorte che la
bimba fosse sveglia.
- Cosa non abbiamo visto? - le chiese gentilmente Amy
approfittando per controllare la sua salute.
- Lui l’ha baciata - disse la bimba sognante - lei si è
svegliata con il bacio del principe, come nella favola che mi racconta sempre
la mia mamma -
Sebbene rimasero stupite tutte,
quello era senz’altro un buon segno, no?
- Dov’è andata la mia mamma? - chiese la bimba
Le ragazze si guardarono con aria triste. Chissà dov’era la
sua mamma per davvero.
- Lei non era qui, piccola - le rispose Rea accarezzandole i
capelli.
- Si che c’era, io l’ho sentita, mi ha chiamato
“coniglietto”… mi ha tenuto la mano - Sottolineò le sue idee tirandosi a sedere
sul letto per fronteggiare meglio Rea. La contentezza di aver potuto toccare la
sua mamma lasciò posto ben presto alla delusione e alla tristezza.
- No piccola, era Bunny che ti teneva la mano - Rea dovette
deluderla con gran dispiacere.
- Sembrava davvero la mia mamma - la bimba si lasciò cadere
di nuovo sul grande cuscino. C’era davvero un buon odore.
Evviva!!! Ce l’ho fatta.
Dopo aver attraversato mille oceani (a nuoto) e scalato
altre mille montagne (a mani nude… ovviamente) sono riuscita a scrivere questo
sesto capitolo.
Il coniglietto è tornato! Grazie a…
Bè prima o poi qualcuno ce lo dirà no???
Grazie a tutti quelli che stanno leggendo in questo preciso
momento, a tutti quelli che hanno pazientato per leggere il seguito, a tutti
quelli che hanno sempre lasciato un commentino carino carino
In particolare a:
Serenity 88
Romanticgirl
Mel_nutella
Dinny
Princessangel.
Grazie a tutti per il sostegno. Tenete duro ormai manca
poco.