Ricominciare a vivere

di layla84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ***
Capitolo 2: *** Passato e futuro ***
Capitolo 3: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 4: *** Lo smistamento ***
Capitolo 5: *** Di nuovo a lezione ***
Capitolo 6: *** Iniziano i prolemi ***
Capitolo 7: *** Testardaggine Grifondoro e orgoglio Serpeverde ***
Capitolo 8: *** Lezioni supplementari ***
Capitolo 9: *** Gita ad Hogsmeade ***
Capitolo 10: *** Litigi e sbronze ***
Capitolo 11: *** Continuano i problemi ***
Capitolo 12: *** Il regno dei Serpeverde ***
Capitolo 13: *** Nuove consapevolezze ***
Capitolo 14: *** Selezioni di Quiddich - Parte 1 ***
Capitolo 15: *** Selezioni di Quiddich - Parte 2 ***
Capitolo 16: *** Vecchie amicizie e nuove sensazioni ***
Capitolo 17: *** Lezioni e ricordi ***
Capitolo 18: *** Pomeriggi sotto al sole e altri ricordi ***



Capitolo 1
*** Ritorno ***


Titolo: Un nuovo inizio

Autrice: Layla84

Pairing: Draco/Harry

Disclaimer:Harry Potter, Draco Malfoy e gli altri personaggi di "Harry Potter" sono di proprietà di J.K. Rowling e non voglio violare nessun. copyright con questa storia.

Riassunto della storia: "Harry aveva anche cominciato a capire l’anno prima come anche le persone più buone, vedi Silente, avessero un lato oscuro e come le persone apparentemente dalla parte sbagliata, dalla parte dei cattivi, potessero provare amore anche verso altre persone" Solo che adesso l'avrebbe provato sulla sua pelle.

^Piccola premessa^

E' la mia prima Draco/Harry.

La storia è ambientata alla fine del settimo libro e non tiene conto dell'epilogo.

Sarà formata da diversi capitoli, non so ancora quanti, comunque sicuramente più di 10.

Ovviamente questo è un capitolo iniziale quindi dovrete aspettare un pò capire in che direzione vadano gli eventi.

Spero di avervi incuriosito e se non chiedo troppo vorrei sapere cosa ne pensate, consigli o suggerimenti sono sempre ben accetti ^_^

Ricominciare a vivere

Capitolo 1

Ritorno

La stazione a quell’ora era veramente affollata.
Ovunque voltasse lo sguardo vedeva persone correre veloci, chi per prendere il treno in tempo, chi per tornare il prima possibile dalle loro famiglie.
Si sistemò meglio lo zaino sulle spalle e si avviò con passo sicuro verso l’uscita.
Lui poteva anche prendersela comoda, pensò, tanto non aveva nessuna famiglia che lo aspettava, ne tantomeno nessuna casa accogliente dove poter tornare.
Aveva passato l’estate con i suoi amici di sempre in giro per l’Europa babbana: dopotutto Hermione aveva insisto così tanto che alla fine non aveva potuto rifiutarsi.
Era riuscito comunque a passare da solo le ultime tre settimane, adducendo come scusa il fatto che voleva passare un po’ di tempo lontano da tutto e tutti per poter riprendersi a pieno.
Ron gli aveva dato una pacca sulle spalle e aveva borbottato un ‘ti capisco amico’ sorridendo, Hermione invece, da sempre più sveglia del rosso nel capire i suoi stati d’animo, aveva avuto un attimo di titubanza, nel quale aveva potuto leggere nei suoi occhi un conflitto interiore, poi lo aveva abbracciato di slancio e gli aveva sussurrato all’orecchio un ‘appena rientri faccelo sapere ok?’.
Sapeva che la sua amica aveva capito a pieno senza bisogno di parole.
Da quando i suoi due migliori amici si erano fidanzati, con sua somma gioia sinceramente, visto che non sopportava più i loro continui battibecchi, lui a volte si sentiva il terzo incomodo.

Aveva veramente bisogno di staccare un po’ la spina, anche da loro, almeno per un po’.
Dopotutto quello che provava a lasciarsi alle spalle era una guerra, dei morti e ferite, fisiche e non, che pensava non si sarebbero mai rimarginate del tutto.
Ovviamente i mesi passati con loro erano stati belli, liberi ormai dall’ombra malefica di Voldemort che fino a poco prima aveva condizionato ogni scelta della sua vita.
Si doveva ancora abituare a tutto questo in verità, a non doversi guardare continuamente le spalle, ad essere libero anche lui, finalmente, di vivere la sua vita.
Certo, c’erano i momenti in cui tutto tornava prepotentemente a bussare alla sua porta a ricordargli il prezzo pagato per quella libertà, un gufo dalla madre di Ron, una lettera della madre di Tonks che lo informava su quanto Teddy stesse crescendo, lo sguardo di Ron che a volte diventava triste e distante.
Tutto a ricordargli quante persone si fossero perse durante la guerra, persone che avevano combattuto accanto a lui, creduto e sperato nel ragazzo-sopravvissuto, ma che non avevano mai potuto veder realizzato quello per cui avevano combattuto.

Di notte, nel buio della sua stanza si diceva che tutto quel dolore era troppo per lui, che non avrebbe retto il peso delle vite spezzate a causa sua, che sarebbe impazzito un giorno, se i fantasmi del passato non lo avessero lasciato.
Ogni notte nei suoi incubi riviveva la battaglia e ogni singola volta si risvegliava sudato e ripensava a quante cose poteva fare meglio.
Poteva velocizzare la ricerca degli Horcrux, perdere meno tempo alla ricerca dei Doni, chissà quante vite valeva ogni singolo istante che aveva sprecato.

Ma tutti intorno a lui non volevano che ringraziarlo, stringergli la mano, cercare un seppur minimo contatto con lui, non sentiva che frasi come “dobbiamo tutto a te” oppure “sei il nostro eroe” e avrebbe voluto urlare, gridare che no, lui non era per niente un eroe, era stato una marionetta nelle mani di uno dagli occhi celesti e dagli occhiali a mezzaluna che aveva gestito la sua vita come più faceva comodo a lui.
Ed è cosi da quel giorno.
Quasi tutti ormai, tranne Ron ed Hermione lo vedevano come “l’eroe”.

Non più il “bambino-che-è-sopravvissuto”.

Ora per tutti era “ colui-che-ha-sconfitto-Voldemort ”.
Praticamente se prima lo vedevano come un fenomeno da baraccone per via della cicatrice, ora i ficcanaso si erano centuplicati.
Non poteva muovere un passo in qualunque zona abitata da maghi o streghe che subito qualcuno che non conosceva lo fermava per fargli complimenti, chiedergli com’è andata davvero, com’era riuscito a sconfiggere Vodemort. Lo sapevano già tutti ovviamente, ma lo volevano sentire da lui.

Ed Harry questo non lo sopportava.

Non sopportava di essere visto solo come quello che aveva salvato il mondo magico e non come Harry.
A nessuno interessava sapere com’era lui realmente, cosa pensava, cosa provava.
Volevano solo sapere della battaglia, colmando la loro insaziabile curiosità, sperando si confidasse con loro, così sarebbero potuti andare in giro a dire ‘io so com ‘è andata, me lo ha raccontato il grande Potter in persona’.
Nessuno che si fermava a pensare che ogni singola volta che sentiva ripetere la storia, ogni volta che le persone nominavano Voldermort, il dolore che cercava di nascondere dentro, ritornava prepotentemente a galla e lo distruggeva.
Cosa poteva raccontare loro? Come si era sentito morire alla vista dei corpi di Tonks e Lupin, amico, insegnate, confidente, come si era sentito piccolo e inutile sentendo l’urlo di dolore di Molly davanti al corpo senza vita del figlio? Questo volevano sapere?
Herm diceva che con il passare del tempo le cose sarebbero migliorate.
Che prima o poi la gente avrebbe iniziato a prestargli meno attenzioni, ed Harry sperava ardentemente sia fosse così.

Perché semplicemente non riusciva a sopportare tutto quello.

Uscito dalla stazione si smaterializzò direttamente alla Tana.
‘Basta brutti pensieri’ si disse apprestandosi a bussare alla porta che dava sul retro della casa ‘per quelli c’è sempre tempo’
Adesso quello che contava era rivedere le persone che non lo avevano mai abbandonato, che formavano per lui una famiglia da cui ritornare.
Dopotutto quello la guerra non era riuscito a portarglielo via.

Ed era il suo tesoro più grande.

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Capitolo 2
*** Passato e futuro ***


Piccola premessa..

Prima di lasciarvi al secondo capitolo volevo ringraziare di cuore quelli che hanno commentato e quelli che hanno inserito la storia tra i preferiti.
Non avete idea di quanto mi abbia fatto piacere vedere che la mia storia è piaciuta..spero che seguirete anche i prossimi capitoli e che mi farete sapere cosa ne pensate, ovviamente i commenti sono sempre graditi ;)
Baci, Layla84

Ricominciare a vivere

Capitolo 2

Passato e futuro

“Harryyyy!!!!”
Due braccia si strinsero attorno al suo collo e riccioli nocciola gli offuscarono la vista prima che avesse il tempo materiale anche solo per pensare.
Gli erano mancati gli abbracci-soffocanti di Herm in queste settimane, pensò tra se.
“Oh Harry quando sei tornato? Se lo avessimo saputo saremmo venuti a prenderti e..”
“Tranquilla Hermione! Sono tornato poco fa ed eccomi qui..come vedi sono arrivato tutto intero!”
“Hey amico! Come sono andate queste ultime settimane?”
Vide scendere dalle scale il suo migliore amico di sempre, capelli rossi, lentiggini d’ordinanza e finalmente si sentì a casa.
Era quello il suo posto.
“Ottimamente..mi sento come nuovo!” rispose sorridendo guardandosi intorno alla ricerca degli altri Weasley “Dove sono i tuoi Ron?”
“Mio padre è al ministero insieme a Percy, George è al negozio, la mamma e Ginny a fare spese, sai..le donne”
“Cosa vorresti dire Ronald?” il tono dell’amica non prometteva niente di buono ed Harry pensò stessero per cominciare di nuovo a battibeccare.
Il rosso invece alzò le mani in segno di resa dicendo solo “Niente niente, tranquilla Herm, scherzavo!” ed Hermione si rilassò all’istante e si sedette al tavolo della cucina.
A quanto pareva il suo amico era riuscito a capire come evitare i litigi con Herm, o almeno quelli più stupidi. Insieme formavano una bella coppia, e a quanto pareva molto affiatata.
‘Beati loro’ non potè far a meno di pensare.

Già..in fatto di questione amorose lui era un disastro.
Si ricordava perfettamente del bacio con Cho Chang: non si era mai vergognato tanto.
Poi c’era stata Ginny.
Per un po’ aveva pensato fosse quella giusta, sul serio.
Durante la guerra pensava sempre a lei, nei momenti di sconforto pensava al suo viso e tutto sembrava più semplice, voleva sconfiggere Voldemort anche e soprattutto per poter tornare da lei e stare insieme.
Si ricordava perfettamente cosa invece era successo dopo.

La battaglia era finita, si erano conclusi i festeggiamenti, le persone si apprestavano a lasciare Hogwarts e lui era riuscito a parlare con Ginny.
Non che fino a quel momento l’avesse evitata, o meglio si, ma involontariamente.
Era seduto su di un masso davanti all’ingresso della scuola, stava guardando i resti di quella che aveva sempre considerato la sua prima vera casa.
Davanti a lui pezzi di macerie e di muri, che avevano visto solo poche ore prima cosi tanti incantesimi come mai, da quando erano stati eretti.
Tra la polvere e i detriti, in quel paesaggio così grigio e desolato spiccavano gli smeraldi e i rubini usati per tenere i punteggi nelle clessidre della coppa delle case
Ovviamente, pensò sorridendo tra se, anche in quell’anno scolastico che lui aveva passato lontano, Grifondoro e Serpeverde erano stati testa a testa per vincere la coppa, nonostante la guerra.
Senti un calore propagarsi dallo stomaco, su, fino all’altezza del cuore, vedendo il verde e il rosso mischiati, risaltare su tutto il resto.
Non ebbe il tempo di pensare a quanto strano fosse stato il suo ultimo pensiero che una mano si poggiò sulla sua spalla e capì, senza bisogno di voltarsi, a chi appartenesse.
“Harry..”
Ginny si portò davanti a lui silenziosamente e gli prese le mani nelle sue.
“…”
Alzò lo sguardo sulla ragazza davanti a lui e si stupì di non provare quel sentimento per cui aveva lottato cosi tanto durante nella battaglia.
“Ascolta io..insomma ..sei stato fantastico stasera, sapevo che ce l’avresti fatta, è tutto finito Harry, per merito tuo..è meraviglioso!”
“Meraviglioso..” il suo sguardo era come se passasse attraverso a Ginny, gli occhi verdi solitamente così brillanti, erano spenti.
“Meraviglioso dici? Cosa c’è di meraviglioso Ginny? Che Teddy abbia perso i genitori? Che tu abbia perso un fratello? Che la maggior parte delle persone che erano qui abbiano perso amici e parenti, se non addirittura la vita? Dimmi, dimmi ti prego, come puoi vedere qualcosa di bello in tutto questo?”
Sapeva di stare esagerando, lo aveva saputo appena la prima parola gli era uscita dalle labbra, ma lei a quanto pareva davvero non riusciva a capire il suo stato d’animo.
“Vedo un futuro senza Voldemort, Harry, un futuro in cui possiamo essere felici..insieme”
“Non potrò mai essere felice sapendo che per avere tutto questo cosi tante persone hanno perso la vita, mai!”
“Si che potrai Harry e io sarò sempre vicino a te”
Lui slacciò le mani da quelle di Ginny, se le passò con fare stanco sul viso e tra i capelli, poggiò i gomiti sulle ginocchia e inclinò il viso verso il basso, lasciando che le mani scorressero fino a rimanere intrecciate dietro la nuca.
Non poteva guardarla, altrimenti non ci sarebbe riuscito.
Ma lo aveva capito pochi istanti prima, o forse lo aveva sempre saputo.
Non poteva mentire a se stesso, né a lei, entrambi non se lo meritavano.
“Ginny..”
Lei rimase in silenzio a suo fianco. In attesa.
Prese un respiro e si decise.
“Non penso sia questo quello che voglio..che sia tu chi voglio..mi spiace”
Sentì la sua voce incrinarsi mentre sussurrava le ultime parole.
Sapeva di sprezzarle il cuore così, di star perdendo l’unica persona che lo avesse mai amato, che gli avesse fatto provare momenti di pura felicità ma..ormai non sentiva più niente di tutto quello guardandola.
“Harry..cosa??”Anche la voce di Ginny aveva cominciato a tremare.
Alzò la testa sapendo che almeno questo glielo doveva, almeno guardarla negli occhi un’ultima volta per farle capire che era sicuro della sua scelta e che non sarebbe tornato indietro.
“Mi dispiace” ripeté, con gli occhi lucidi quanto lei.
Ginny gli lanciò un ultimo sguardo, negli occhi un misto di tristezza, abbandono e rabbia, prima di voltarsi e correre via senza una parola.
Osservò immobile la sagoma della ragazza rientrare al castello, non l’avrebbe seguita, no, non sarebbe servito a niente.
Si tolse gli occhiali e si passò il dorso della mano sugli occhi, sapeva di aver fatto la cosa giusta, ma questo non impediva anche a lui di star male.

Sospirò perso nei ricordi, forse troppo rumorosamente, perché si beccò un’occhiata indagatrice di Herm.
“Dicevi?”
Cercò di essere più naturale possibile, ma non riusciva quasi mai a fregare l’amica.
“Tutto bene?”
“Certo, benissimo” si sedette con un tonfo sulla sedia accanto a lei, mentre Ron rimaneva appoggiato allo stipite della porta che dava sul salotto “Avanti raccontatemi le novità”
Vide i suoi amici scambiarsi un occhiata di intesa, poi Herm prese una pergamena dal mobile vicino e gliela consegnò.
“E’ arrivata a noi perché tu eri irreperibile, sapevano che noi ti avremmo visto e l’hanno mandata a noi, insieme alle nostre”
Per un attimo pensò fosse una convocazione da parte del ministero, poi vide il sigillo di Hogwarts e non riuscì a reprimere l’espressione sorpresa sul suo viso.

L’aprì titubante, vedendo che accanto a lui, Ron ed Hermione fremevano d’impazienza.
Sempre più curioso lesse la calligrafia pulita e ordinata che ricopriva quel foglio.
Per ogni riga letta il suo cuore aumentava il battito.

“Egregio signor Potter
Come Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts con la presente la informo che visti gli episodi accaduti nel precedente anno scolastico e visto che lo stesso non si è potuto svolgere e concludere adeguatamente, lei dovrà, come tutti i suoi compagni, presentarsi presso la nostra scuola il 1° Settembre per frequentare il suo settimo ed ultimo anno e per dare alla fine di questo l’esame per i MAGO.
Allegata troverà la lista delle cose che le serviranno per questo anno scolastico.”
Cordiali Saluti

Minerva McGrannit
Preside di Hogwarts

Dire che era senza parole era poco.
Tutto si sarebbe aspettato ma non questo.
Provava un’emozione del tutto simile a quella di quando otto anni prima aveva ricevuto la sua prima pergamena che lo informava che in realtà lui era un mago.
Incredulità e gratitudine si mescolavano in lui.

“Harry?” Disse Hermione che lo stava guardando, un’espressione dolce negli occhi nocciola.
Lei sapeva. Era l’unica a cui aveva confidato le sue paure.
“Torniamo?” Chiese quasi a conferma.
“Si Harry, torniamo!”
Sorrise, il primo sorriso vero e spontaneo da tanto.
Si era già immaginato di dover subito cercare un appartamento, un lavoro, dover da subito iniziare la sua vita da ‘adulto’.
Senza mai aver veramente vissuto quella da semplice ragazzo.
Quasi non ci credeva: poteva tornare ancora per un anno ad Hogwarts, poteva tornare a casa.
A quanto pareva per pensare al futuro ci sarebbe stato ancora tempo.

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Capitolo 3
*** Vecchie conoscenze ***


Documento senza titolo

Allora..piccola premessa.

Questo capitolo è un pò più lungo dei predenti, probabilmente da ora in poi i prossimi saranno di questa lunghezza, se non di più.

Ci tenevo a ringraziare chi ha messo la storianei preferiti..grazie mille!! Poi se qualcuno mi lascia un commento, per farmi sapere cosa ne pensa, mi farebbe ancora più felice.

Baci

Capitolo 3

Vecchie conoscenze

Di nuovo alla stazione, la stessa che lo aveva visto arrivare pochi giorni prima.
Stava spingendo il suo baule sopra il treno aiutato da Ron, provando inutilmente ad ignorare tutte le facce che, curiose, si sporgevano dai finestrini per vedere il loro ‘eroe’.
Sarebbe stato così per tutto l’anno scolastico?
Sperò ardentemente di no, ma ci credeva poco pure lui.

Herm e Ginny, vicino a loro, parlavano fitto fitto di un qualche articolo uscito di recente sulla ‘Gazzetta’.
Non aveva più avuto modo di parlare con la rossa.
Non che ormai avessero altro da dirsi, ma lei lo evitava il più possibile ed Harry non sapeva se dovesse esserne dispiaciuto o no.
Sicuramente era un problema in meno.
‘Quasi quasi chiedo a Herm una scorta a vita di Polisucco, devo solo decidere di chi prendere le sembianze!’ pensò con uno sbuffo tra l’arrabbiato e l’abbattuto mentre un paio di ragazzi, passando vicino a lui lo osservarono a bocca aperta.
Il binario 9 3\4 quell’anno era più affollato del solito, ovviamente per il fatto che tutti gli studenti avrebbero ripetuto l’anno e che nuovi undicenni sarebbero arrivati a scuola.
Avevano notato da subito, però, un numero superiore di ‘esseri piccoli, bassi e chiassosi’ come li aveva definiti Ron, rispetto agli altri anni.
Mentre la madre di Ron stava facendo le ultime raccomandazioni ai figli e il signor Weasley lo prese da parte.
“Harry figliolo..”
Gli fece cenno di spostarsi vicino alla locomotiva, lontano dalle orecchie indiscrete.
“Mi dica..ci sono problemi?” ormai conosceva il padre di Ron, ogni volta che iniziava così una conversazione c’era sempre qualcosa che non andava.
“Volevo informarti di un paio di cose, prima della partenza..ecco! Sarebbe meglio tu le venissi a sapere da me piuttosto che..”
La fine della frase si perse però nel vento, perché l’attenzione di Harry venne catturata da un movimento di Ron che fino a qual momento era davanti a lui in linea d’aria e che adesso si era invece spostato per andare a salutare Seamus, lasciandogli la visuale sul resto del binario e su due occhi grigi che catturarono la sua attenzione.
All’inizio pensò fosse un illusione, dovette sbattere un paio di volte le palpebre per capire invece che era reale: a pochi metri da lui c’era Draco Malfoy.
Lo stesso Malfoy che aveva quasi ucciso Silente.
Lo stesso Malfoy che aveva cercato di catturare lui per consegnarlo al signore oscuro.
Non è possibile’ una rabbia sorda lo invase ‘Malfoy non può tornare ad Hogwarts’

Se ne stava tranquillamente appoggiato con un braccio sulla spalla di Zabini, con aria annoiata, mentre il moro accanto a lui stava probabilmente parlando di cose serie, visto l’espressione corrucciata che aveva.
Il biondo non sembrava dargli troppa importanza ed Harry notò con stupore che continuava a guardare verso di lui, senza distogliere un secondo lo sguardo.
Il padre di Ron si voltò seguendo la direzione dello sguardo di Harry, capendo che non aveva seguito una singola parola di quello che aveva detto.
“Ecco è di questo che volevo avvertirti, i Malfoy sono stati scagionati. Non sono state trovate prove sufficienti ad incastrare Lucius, in pratica ha assoldato un esercito di esperti in Magisprudenza che hanno trovato cavilli su cavilli per evitargli Azkaban. La signora Malfoy invece, beh, hai testimoniato anche tu che è stata lei a far credere in un primo momento a Voldemort che tu eri morto, in più non a mai ricevuto il marchio nero e..per quanto riguarda lui..” disse indicando il biondo serpeverde alle loro spalle “la McGrannit lo ha fortemente voluto ad Hogwarts perchè è stato appurato che fosse costretto ad obbedire a Voldemort sotto ricatto e il ministero vista la giovane età ha deciso di non condannarlo”
“Possibile?” e lui che pensava che Malfoy senior si fosse assicurato una stanza nella prigione dei maghi a vita.
Invece anche questa volta era riuscito a scamparla, tutto quello era assurdo.
“Tranquillo Harry! Non sarà così stupido da avvicinarti o cercare di tirarti strani scherzi. Immagino che al momento sia una delle persone meno volute a scuola e non solo da te.I Malfoy al momento sono malvisti da tutto il mondo magico, anche se non sono stati condannati le persone non hanno dimenticato chi sono e cos’hanno fatto..avessero pure tutti i galeoni di questo mondo non basterebbero a ripulire le loro luride coscienze. Spero soltanto che qualcuno gli dia una lezione e faccia capire loro che nessuno è disposto a perdonare i loro crimini” fini in un sussurro il padre di Ron.
Harry si trovò d’istinto ad approvare le parole del signor Weasley.
Dopotutto tra le due famiglie non era mai corso buon sangue e Harry sapeva, per esperienza personale, quanto crudeli e malvagi potessero essere i Malfoy.
Ringraziò il padre di Ron proprio mentre il treno iniziava a partire e saltò a bordo mentre si stavano chiudendo le porte della carrozza.

Si aspettava che avrebbero faticato a trovare posto, invece come Herm gli spiegò, con la solita aria da saputella che la contraddistingueva, che il treno era incantato per avere sempre più posti disponibili rispetto al numero di viaggiatori e non mancò l’ennesima frase di rito che li aveva accompagnati, per tutti quegli anni. alla partenza per la scuola di magia.
“E’ sul libro ‘Storia di Hogwarts’, voglio sperare che almeno quest’anno ti deciderai a leggero..vero?”
Sorridendo e scherzando sul fatto che gli anni passavano ma che certe cose rimanevano sempre uguali si infilarono nel primo scompartimento libero che riuscirono a trovare.
Una volta sistemati, decise di aggiornare gli amici sulle novità e con sua grande soddisfazione entrambi ebbero la sua stessa reazione.

“Non possono farlo!Non è..non..è ASSURDO!!” nel tono di Herm, seduta alla sua sinistra, la rabbia era palese.
Proprio lei, che dei tre era sempre stata quella che ragionava sulle cose con più razionalità, in questa situazione sembrava la più arrabbiata.
Probabilmente, pensò Harry, da quando la zia del biondino l’aveva usata come cavia per provare qualche maledizione senza perdono, non era così incline alla valutazione obbiettiva.
Ron invece, che sopportava Malfoy ancora meno di lui –e ce ne voleva– sbottò.
“Miseriaccia! Chissà quanto avrà pagato il padre per non essere condannato!” e si esibì in una serie di epiteti irripetibili che fecero arrossire Hermione tanto erano coloriti, dopodiché calò un silenzio carico di tensione.
Poi Ron, per allentare l’atmosfera, prese dal suo zaino un classico gioco babbano: le freccette.
Solo che al posto dei cerchi con i classici punti era presente al momento un ritratto di Malfoy in movimento.
Era l’ultima novità del negozio di George.
Ovviamente poteva apparire il ritratto della persona che più irritava il proprietario del gioco e vinceva chi riusciva a colpire con le freccette l’immagine.
Era stata fatta anche un edizione limitata, in cui appariva soltanto la caricatura svolazzante di Voldemort da colpire, a cavallo di una scopa.
George ne aveva mandato una copia a tutti gli appartenenti dell’Ordine della fenice e ovviamente ad Harry con la scritta ‘Se mai ti venisse nostalgia dei vecchi tempi’, attaccata sopra.
Lui, Ron ed Herm ci avevano riso su una settimana.
Avevano poi scoperto che a seconda di come colpivano Voldemort, questo faceva versi assurdi come pernacchie o simili in maniera sempre diversa.
Era talmente surreale che i tre avevano passato diversi giorni solo a tirare freccette.

Lui e Ron iniziarono una gara, mentre Hermione, che già aveva tirato fuori dal suo baule uno dei sui libri-mattone, ci sprofondò dentro il viso.
Non si prese nemmeno la briga di sapere cosa stesse studiando: sicuramente si trattava di una materia che lui non avrebbe capito.
Ben presto lasciò che Ron se la vedesse da solo con l’immagine del serpeverde che tentava in ogni modo di fuggire alle sue freccette e si mise a riposare.
Ripensò però a Malfoy, che lo aveva fissato tutto il tempo, al binario, ma che non aveva fatto nessuna battuta acida.
Magari il signor Weasley aveva ragione, quell’anno probabilmente lo avrebbe lasciato stare.

Si spostò di posizione, con la testa reclinata di lato, gli occhi rivolti al finestrino e una mano a sorreggere la testa.
Non sopportava Malfoy.
Questo era un dato di fatto.
Tra loro erano volate parole troppo grosse, anche troppi incantesimi per poter essere altrimenti.
Probabilmente avrebbero passato l’anno a ignorarsi a vicenda, per poi prendere ognuno la propria strada.
Non che gli dispiacesse.
Era solo uno stupido, borioso furetto con la puzza sotto il naso.
Anche se, dovette ammettere almeno con se stesso, aveva visto anche altri lati del biondo.
Lo aveva visto piangere nel bagno, al sesto anno, impotente di forte ai ricatti di Voldemort.
Aveva visto, sulla torre di astronomia, la sua mano tremare e la sua bacchetta abbassarsi.
Durante la guerra poi aveva avuto una dimostrazione di come Voldemort lo usasse per torturare i prigionieri e si ricordava ancora, come se fosse impresso a fuoco dentro se, lo sguardo spaesato e triste del biondo in quei momenti.

L’anno prima Harry aveva cominciato a capire, sulla sua pelle, come anche le persone più buone, vedi Silente, avessero un lato oscuro e come persone apparentemente dalla parte sbagliata, dalla parte dei cattivi, potessero provare amore anche verso altre persone. Piton ne era stato l’esempio.
Sbuffò attirando gli sguardi perplessi dei suoi amici e cambiò nuovamente posizione, gli occhi sempre puntati al paesaggio fuori.
Era di Draco Malfoy che si stava parlando maledizione.
Avevano passato sei anni ad insultarsi, lo scorso anno avevano combattuto contro, anche durante l’ultima battaglia, eppure non riusciva ad odiarlo.
Ad essere sincero non ci era mai riuscito.
Non lo sopportava, lo irritava il suo modo da re del modo, avrebbe voluto spaccargli la faccia a pugni, ovvio, ma non lo odiava.
Eppure ne avrebbe avuto tutti i motivi.

La cosa invece a quanto pare riusciva estremamente semplice a Ron, che adesso stava colpendo con molta soddisfazione e per l’ennesima volta la sua immagine..
Chiuse gli occhi e pensando a quanto l'idea l’idea di Hogwarts senza Malfoy sembrasse strana.
O meglio, sembrasse incompleta. Si era quella la parola adatta.
A quel punto decise che si, sicuramente tutti gli anni passati a condividere i pensieri con quel pazzo assassino di Voldemort, gli avevano fuso il cervello, oltre a renderlo decisamente masochista.
Non c’era altra spiegazione.

Il viaggio sembrava procedere bene e nello scompartimento erano stati raggiunti anche da Neville.
Luna invece era alcune carrozze indietro con Ginny.
Paciock li aggiornò sulle novità dell’estate.
A quanto pareva sua nonna, orgogliosissima finalmente di lui, non faceva che riempirlo di regali e raccontare a tutti quelli che la volessero ascoltare come il nipote avesse tenuto testa a Voldy ed ucciso Nagini.
Neville, leggermente imbarazzato, disse che in realtà anche chi non era interessato al racconto veniva costretto dall’arzilla vecchietta ad ascoltare la sua dettagliatissima versione della cosa.
Loro, che avevano avuto modo di vederla durante la battaglia, sapevano che effettivamente non era conveniente contraddirla.

Mentre si trovavano a circa metà viaggio il corridoio fuori dal loro scompartimento iniziò ad affollarsi.
Ogni 2 secondi vedevano passare davanti alla loro porta ragazze che sbirciavano all’interno per riuscire a vedere il “grande Harry Potter”.
Ron sembrava divertito della cosa, Hermione solo leggermente seccata perché come disse sbuffando “Mi fanno perdere la concentrazione e non riesco a finire questo capitolo” rituffandosi subito dopo nella lettura, Neville invece si era addormentato nel sedile vicino al finestrino davanti a lui, con Oscar in braccio.
Quando, per la decima volta nel giro di 5 minuti una Tassorosso del quarto anno passò davanti a loro, guardando insistentemente verso di lui, Harry decise che non ne poteva più.
Si alzò di scatto, spaventando Herm che occupava il sedile accanto al suo e annuncio con voce scocciata “Bagno” in modo che non venisse loro in mente di chiedergli spiegazioni.
‘Non è possibile’ penso mentre apriva di scatto la porta, facendo sussultare la ragazzina di Tassorosso e le altre che affollavano il corridoio.
Scoccò loro un occhiataccia che però provocò come risultato diverse risatine e qualche ‘Ohhh’ estasiato da far concorrenza a Mirtilla Malcontenta.
‘Peggio degli anni passati’ ormai era ufficiale: era diventato un fenomeno da baraccone.
Non poteva fare un passo senza essere seguito.
Sbuffando si avviò verso la fine del treno, fino a trovare una carrozza apparentemente vuota.
Si appoggiò al vetro del finestrino del corridoio, chiudendo gli occhi e dando le spalle al panorama, lasciando che l’aria che entrava da sopra di lui gli scompigliasse i capelli.

Si stava finalmente rilassando e godendo quel piccolo momento di tranquillità, quando senti un corpo appoggiarsi alla parete vicino a lui, spalla contro spalla.
‘Ecco ci risiamo, di nuovo uno scocciatore’ pensò irritato preparandosi all’ennesima sequela di domande curiose.

Voltò il viso verso l’intruso, pronto a rispondere a monosillabi, come al solito faceva in questi casi, ma rimase paralizzato in quella posizione.
La frase che stava per formulare gli rimase imprigionata nella gola e venne dimenticata in un secondo.
Di fianco a lui, appoggiato alla parete, con la spalla a pochi centimetri dalla sua si trovava l’ultima persona che si aspettava: Malfoy.

Malfoy che lo guardava con il solito ghigno beffardo che ormai conosceva così bene.
Harry notò quanto, osservandolo più da vicino, sembrasse sicuramente più in forma dell’ultima volta che si erano incontrati.
Il giorno della battaglia’
Aveva ripreso i chili persi durante la guerra e lo sguardo spaesato e spaurito che gli aveva visto allora era sparito, lasciando il posto alla solita smorfia di superiorità che lo aveva sempre contraddistinto.
Come al solito era pallido, ma era diventato più alto, più robusto e teneva i capelli liberi dal gel, che gli arrivavano in morbidi ciuffi a metà del collo.
Alcune ciocche coprivano in parte il suo sguardo, mentre aveva inclinato la testa di lato, per guardare Harry.
‘Almeno’ pensò ‘Non mi chiederà niente della battaglia e non mi tratterà come un animale in via di estinzione’ e quasi non gli parve possibile tutto quello: era quasi contento di trovarsi li davanti Malfoy, piuttosto che qualsiasi altra persona presente sul treno.
“M-Malfoy” senti la sua voce titubante e si diede mentalmente dell’idiota. Era incerto su cosa fare e cosa dire, non sapeva come comportarsi.
Non si erano più visti da quella volta nella stanza delle necessità.
“Uuh! Ti ricordi come mi chiamo..che onore Sfregiato..quindi i tuoi neuroni non si sono ancora bruciati del tutto?”
“Cosa??”
“No niente..forse ero io troppo ottimista..ti devo fare un disegnino Potty?” ironizzò il biondo.
Harry si scoprì da una parte era arrabbiato, visto che a quanto pareva anche quell’anno sarebbe stato come i precedenti, con il Serpeverde che lo punzecchiava e irritava ogni volta che poteva, dall’altra invece sentiva una specie di sollievo, nel costatare che almeno lui non avrebbe cambiato atteggiamento nei suoi confronti.
L’idea di un Draco Malfoy che si comportava bene con lui, perché era il salvatore del mondo magico, era ridicola e impensabile.
Quasi quanto l’idea di un Piton con i capelli puliti.

Harry in vita sua aveva avuto sempre poche certezze, però, uno dei suoi pochi punti fermi era proprio quello: lui non sopportava Malfoy e Malfoy, beh, Malfoy lo odiava, semplice e indolore.
O almeno, indolore fino a quando non cominciavano a prendersi a pugni o a lanciarsi incantesimi.

Mentre si ritrovava perso nei suoi pensieri si vide sventolare una mano candida davanti agli occhi.
“Pottyy..il tuo neurone si è suicidato per il troppo sforzo fatto nel pronunciare il mio nome?” la voce strascicata e divertita del biondo lo riscossero.
Si ritrovò il serpeverde davanti a lui, il ghigno sempre presente e irritante.
“No..pensavo se era meglio un pugno o una fattura gambemolli per cominciare..tu che dici?”
“Hey hey Sfregiato calma, quanto siamo violenti..non è che per caso la guerra ti ha fatto male e sei diventato matto eh?Ah no scusa è vero..quello lo eri già..”
“Cosa vuoi Malfoy?? Ti avverto io non ho tempo da perdere con questi stupidi giochetti..se hai qualcosa da dire fallo altrimenti.”
“Altrimenti cosa? Non penserai sul serio di farmi paura vero? Potrai essere un eroe per tutti ma non per me, ricordatelo Potty”
Harry lo fisso negli occhi per alcuni istanti senza rispondere niente.
“Sorpreso Potter?”
“No anzi..non mi sarei aspettavo niente di meno da te. Mi pareva ovvia la cosa”
“Sai San Potter, dovresti tornare dai tuoi amici, c’è la fila nel corridoio per chiederti l’autografo..Weasley dovrebbe mettersi a vendere tue foto autografate..almeno potrebbe comprarsi vestiti decenti”
Harry, sentito il tono sprezzante nella voce dell’altro si staccò dalla parete a cui era appoggiato e lo spintonò lontano.
“Non azzardarti..”
“Il grande Potter difensore dei poveri e dei derelitti..come farebbe il mondo magico senza di te?” lo derise voltandosi ed incamminandosi verso la testa del treno.
Harry si riappoggiò alla parete guardandolo allontanarsi di spalle e uno sbuffo irritato usci dalla bocca..finiva sempre cosi se non peggio con quel furetto del cavolo.
Non erano in grado di dirsi una frase senza offendersi..possibile che con poche parole riuscisse a tirare fuori il peggio di lui?

Lo stava ancora fissando quando Malfoy voltò il capo da sopra una spalla.
Gli occhi grigi che risaltavano sulla carnagione pallida e uno sguardo che Harry non riuscì a decifrare.
Sentì la voce di Malfoy, che non era più cinica, ma semplicemente calma e bassa come se si costringesse a forza a parlare.
“Potter..negherò fino allo stremo di aver pronunciato queste parole e probabilmente uscito di qui modificherò la mia memoria per essere sicuro di non ricordarmene in futuro ma..g-grazie..insomma per avermi salvato..due volte..quella notte..non me ne sono dimenticato sappilo”
“..I-io..”
“Tu niente! Questo non toglie che ti detesto e che sei uno degli esseri più insignificanti che conosco ovviamente” riprese con il tono strascicato e autoritario che tanto gli riusciva bene “Sappi che se lo dici a qualcuno finisco quello che Voldy aveva iniziato idiota, ricordatelo..” e il cervello di Harry non riuscì a formulare un solo pensiero coerente in risposta, mentre guardava il Serpeverde allontanarsi tranquillamente lungo il corridoio.

Quando il suo cervello riprese a funzionare, più o meno 10 minuti dopo, si trovava di nuovo solo nel corridoio.
Era ancora incredulo per tutto quello che successo e si chiese se effettivamente non fosse stato tutto un sogno.
Ma le parole del Serpeverde risuonavano ancora vivide nella sua testa e capì che era successo davvero.
Lo aveva ringraziato.
Lui.
Malfoy.
In maniera seria, non c’era stata traccia di ironia o cattiveria nella sua voce.
Non capendo il comportamento del biondo si decise a tornare al suo scompartimento e si voltò un ultima volta verso il finestrino.
Notò, dalla sua immagine riflessa nel vetro, che era arrossito come un cretino.
Per un semplice grazie.
Oddio semplice.
Niente che avesse a che fare con lui e Malfoy poteva essere classificato come ‘semplice’.

Non disse niente agli altri dell’incontro con il Serpeverde e di quello che si erano detti, o meglio, che l’altro aveva detto.
Non perché credesse veramente alle sue minacce, ma semplicemente perché, insomma si, perché quella era solo una cosa sua, sua e di Malfoy.
‘Oddio, adesso gelerà l’inferno, lui che mi ringrazia e io che mi vergogno a raccontarlo a i miei amici’.
Perso in questi pensieri il viaggio sembrò durare pochissimo e nemmeno se ne accorse, quando, dai finestrini dei treni si iniziò a scorgere il castello.
Erano arrivati.

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Capitolo 4
*** Lo smistamento ***


Documento senza titolo

Ed eccoci al quarto capitolo..piano piano si entra nel vivo della storia!

Grazie mille a chi ha commentato i precedenti capitoli, sono contenta che la storia vi piaccia ;)

Layla84

Capitolo 3

Lo smistamento

Si mise in coda con gli altri per prendere posto sulle carrozze.
I Thestral attendevano pacifici che Hagrid desse loro ordine di andare.
Intorno a lui facce più o meno conosciute lanciavano, di tanto in tanto, gridolini indicando i cavalli alati.
Dopotutto dall’anno prima quasi tutti ormai erano in grado di vederli.
Prese posto con Ron, Herm, Neville e Luna – che si era unita a loro subito dopo esser scesi da treno - e finalmente partirono alla volta del castello.
Si guardò intorno, notando che, nelle carrozze più vicine alla loro, avevano preso posto i Serpeverde e, proprio nella carrozza alla loro destra, si trovavano Malfoy, Zabini e altri due ragazzi che conosceva solo di vista.

Hermione, accanto a lui, si osservava attentamente intorno, mentre uno sguardo preoccupato iniziava a farsi strada tra i suoi lineamenti.
Sembrava essersi accorta di qualcosa che a lui sfuggiva.
Nemmeno Ron e Neville, impegnati a parlare delle ultime partite di del campionato Quiddich che avevano visto, sembravano aver fatto caso a qualcosa in particolare.
Lo sguardo di Luna vagava invece tra le varie carrozze, osservando i Thestral che, come Harry, riusciva a vedere da molto più tempo degli altri.
Gli occhi della ragazza si posarono distrattamente su Harry, che accennò un sorriso in sua direzione.
Sapeva Luna molto amica di Ginny, quindi si era stupito non poco, vedendola unirsi a loro.
“Come stai Luna?”
“Benissimo grazie..e tu?” chiesa la ragazza con la solita aria svampita di sempre e, senza aspettare la sua risposta, ricominciò a parlare “Avete incontrato qualche vampiro quest’estate?? Mio padre dice che le città babbane ne sono piene, solo che loro si camuffano da babbani per non farsi riconoscere sai..”
“No non ne abbiamo incontrati Luna, i vampiri hanno abitudini particolari e..”
“..e magari c’erano ma noi non li abbiamo riconosciuti” concluse Harry interrompendo Hermione, visto che era partita con la sua solita spiegazione, preparatissima come sempre su ogni argomento.
Sapevano ormai tutti che Luna era particolare, persa com’era nel suo mondo fantastico, ed era inutile opporre obbiezioni alle sue stranezze.
Lei credeva a quelle cose, era fatta cosi, prendere o lasciare.
A un certo punto però il suo interesse venne catturato unicamente dalle torri che cominciava a intravedere oltre la foresta, dai muri, in pietra e altissimi, belli come non mai e finalmente si ritrovo davanti alla sua vera casa.
Quell’anno niente e nessuno, giurò, avrebbe potuto scalfire la sua serenità. Lui non l’avrebbe permesso.

Ma, Harry sapeva bene, quasi mai nella sua vita niente era cosi semplice.

Dovette ammettere che quell’anno lo smistamento avvenne in modo ancora più insolito.
I tavoli nella sala grande erano stati allungati per permettere a tutti di potersi sedere comodamente e i nuovi alunni, che stavano aspettando in un angolo, parlavano tra loro e indicavano di tanto in tanto verso Harry.

Lui era seduto come sempre vicino a Ron ed Hermione, davanti a lui Neville, Dean e Seamus.
Osservava insieme agli altri la Preside sistemare il Cappello Parlante sullo sgabello, cercando di non far caso a tutti i bisbiglii di sottofondo, alle dita che lo indicavano e alle risatine delle ragazze dei tavoli vicini al loro, ogni volta che lui ne incrociava lo sguardo.
Il suo umore però peggiorava di momento in momento.
Herm accanto a lui ne capì al volo i pensieri.
“Non preoccuparti Harry, è solo l’impatto iniziale”

“Silenzio ora..che lo smistamento abbia inizio!”
La voce decisa e severa della Mc Granitt interruppe qualsiasi possibile risposta di Harry e per sua fortuna catturò l’attenzione di tutti i presenti.
Dal vecchio cappello logoro e sbruciacchiato - ultimo regalino di Voldy - si levò una voce conosciuta e squillante.

In passato quattro maghi potenti
mi hanno creato ingegnando le menti
maghi e streghe di grande talento
con un unico intento
creare una scuola per gli studenti
ed insegnare loro magie potenti.

Loro in quattro erano
e talenti diversi avevano
so di ripetermi ma questo è importante
quindi ascoltate e tacete all’istante.
Grifondoro casa di grandi combattenti,
dai nobili intenti.
Tassorosso casata leale e paziente
di persone con grande mente.
Pecoranera casa ragione e sapienza
ma non di grande esperienza.
Serpeverde casa di furbizia, astuzia
e soprattutto amicizia.
Mi spiace dividervi ma è mio dovere
però una cosa dovete sapere.

Non sempre i cattivi non sanno amare
e i buoni gentili restare
niente rimane uguale
e anche questo sarà un anno speciale.

Forse anche le divisioni in casate
andrebbe adesso cambiate
perché ognuno in se detiene varie fazioni
e non sempre a casata corrispondono azioni.

Ragazzi miei ricordate
che le cose successe l’esempio sono
di quanto importante sia il perdono.
Quindi ascoltate il cappello parlante
e uniti e compatti restate
se questo non farete
tutti voi in guai grossi finirete.
Ora io vi smisterò sicuro
ma ricordate una casata non è il vostro futuro.

Un silenzio innaturale avvolse la sala grande, nessuno si aspettava un discorso del genere, nemmeno gli insegnanti a giudicare dalle facce perplesse dei presenti.
Harry dal canto suo si aspettava una canzone incentrata sulla fine della guerra, invece secondo il Cappello Parlante dovevano unirsi e perdonare per evitare futuri problemi.

Tanto per cambiare.

Non riusciva però a capire a cosa si riferisse, ora tutte le cose sarebbero andare meglio, nessuno rischiava niente, non dopo la sconfitta di Voldy e sicuramente non a Hogwarts.
Vide Hermione annuire pensierosa vicino a lui con l’aria di chi ha già capito tutto e si ripromise di chiederle poi cosa volessero dire quelle parole.
Nuovamente l’attenzione andò al cappello parlante che aveva cominciato lo smistamento.
Mentre ‘Allen Dorothy’ andava a Tassorosso passò lo sguardo sul tavolo dei professori.
Erano praticamente gli stessi degli anni precedenti.
Vide Hagrid - difficile non riuscirci - che parlava con il professor Lumacorno accanto a lui.
Avevano entrambi uno sguardo serio e sembravano parlare di cose importanti.
Notò un posto vuoto vicino all’insegnante di pozioni: mancava il professore di Difesa contro le arti oscure, ma, visto che la maledizione di Voldy era stata sconfitta, pensò Harry, stavolta il nuovo arrivato sarebbe durato più di un anno scolastico.
Intanto ‘Bell Christine’ fu mandata a Grifondoro.
Vide che non c’erano altri nuovi insegnanti, segno che la Mc Granitt avrebbe continuato a insegnare loro, pur essendo diventata Preside.

Il piccolo ‘Neal Ned’ andò a Corvonero, mentre con una fitta al cuore, per la prima volta si rese realmente conto di quante persone che conosceva e che dovevano essere li presenti, non avrebbero mai più rivisto Hogwarts.
Portò forzatamente la sua attenzione sul cappello che stava esclamando che “Nott Erisha’ sarebbe stata di Serpeverde.
Solo in quel momento si accorse di non aver mai sentito, durante lo smistamento di quell’anno, altri ragazzi andare in quella casa.
In molti erano finiti a Grifondoro, una buona parte di studenti a Tassorosso e Corvonero e solo Nott invece era stata assegnata a Serpeverde.
Strana come cosa, visto che negli anni passati lo smistamento risultava sempre più o meno equo tra le quattro casate.
Quella ragazzina probabilmente era parente di Nott, Serpeverde al suo stesso anno.
Il suo arrivo al tavolo dei verde argento fu accolto da un applauso da parte di suoi nuovi compagni di casa e da fischi da parte delle altre tavolate.
Harry si voltò verso i suoi amici, chiedendo con un occhiata una spiegazione.
In sette anni di scuola mai nessuno aveva fischiato qualcuno durante lo smistamento, ne loro, ne le altre casate.
Magari non applaudivano se qualcuno andava a Serpeverde, magari prendevano un po’ in giro i nuovi arrivati, ma sicuramente non facevano cose di quel genere o almeno non con una tale cattiveria.
La bambina sembrò intimorita da una tale accoglienza, visto che subito andò a rifugiarsi vicino al fratello.
Si accigliò vedendo Ron incitare i suoi compagni a fischiare ancora la nuova Serpeverde e poi alzare le spalle in risposta alla sua tacita domanda.
Hermione gli tirò una gomitata per farlo smettere visto che stava continuando imperterrito a fischiare, con somma gioia di Harry che non capiva il comportamento dell’amico.
La ragazza poi incrociò il suo sguardo scandì un ‘dopo ne parliamo’ che poteva benissimo essere tradotto come un ‘guai in vista’.
A quel punto la voce severa della Mc Grannitt riportò tutti all’ordine e diede inizio alla cena.

Cena che avvenne in un silenzio surreale.
Non si ricordava un’altro pasto del genere, li a scuola.
Nessuno osava parlare, gli unici rumori che si sentivano erano il rumore delle posate e di Pix, che in lontananza, schiamazzava contento.
Dopo che tutti ebbero finito anche l’ultima porzione di dolce le pietanze sparirono dai tavoli ed arrivò il momento del discorso della Preside, come da tradizione.
La Mc Granitt si avvicinò al leggio che usava sempre Silente, visibilmente emozionata.
Una morsa fredda strinse lo stomaco di Harry.

Silente.

Aveva cercato di pensare a lui il meno possibile in quei mesi.
Solo dopo la battaglia, quando tutto si era placato e lui aveva avuto finalmente modo di ripensare agli eventi passati, aveva sentito in bocca il sapore amaro del tradimento.
Perché si, lui era stato tradito da una delle poche persone in cui aveva riposto la sua totale fiducia, a cui aveva dato in mano la propria vita, sicuro che il più grande mago di tutti i tempi lo avrebbe aiutato.
Invece era stato usato, come una marionetta.
Non sapeva se gli sarebbe mai passata.
Adesso pensandoci, provava una grande amarezza nel solo sentirlo nominare.
Se pensava che, solo un paio di anni prima accettava le sue spiegazioni senza avere un minimo dubbio, pensando a lui come al mago più grande di ogni tempo, gli veniva da ridere.
Eppure tutti gli indizi erano sempre stati sotto il suo naso, e lui aveva sempre evitato accuratamente di leggerli.

‘L’uomo di Silente, sempre e comunque’ Col cavolo!

Allevato come una bestia da macello’ - le parole esatte di Piton - erano molto più azzeccate.

Invece che dal Ministero alla fine era stato manipolato da un vecchio ancora più calcolatore di loro.
Ed era stata una delle cose che, fino a quel momento, lo avevano fatto maturare maggiormente.
Aveva finalmente capito che le persone vicine a lui non sempre erano come invece tendeva ad idealizzarle.
Prima divideva tutti in due schieramenti contrapposti: i buoni e i cattivi.
Invece alla fine il buono per eccellenza si era scoperto tramasse alle sue spalle la sua morte e il cattivo per antonomasia - Piton - si dava da fare, nell’ombra, per il suo bene.
Aveva fatto tesoro di quell’esperienze e contava di non ripetere lo stesso errore, di nuovo.
Tutta la sua ingenuità di bambino, perduta nell’istante in cui aveva capito la verità, aveva lasciato spazio alla consapevolezza che, nella sua vita, poche sarebbero state le persone che avrebbero veramente tenuto a lui senza chiedergli niente in cambio.

Ritornò con la mente al presente e prestò attenzione alle parole della Preside.
“Come tutti sapete, i fatti recentemente avvenuti che hanno portato alla sconfitta di Voldemort, si sono svolti qui, pochi mesi fa.
E’ una cosa che entrerà a far parte di tutti i testi di Storia della magia, ma io mi auguro con tutto il cuore, che Hogwarts resti per voi solo come luogo come imparare l’arte della magia.
Vorrei, e spero prendiate seriamente le mie parole, una maggiore collaborazione tra case quest’anno, soprattutto tra Grifondoro e Serpeverde”
Si alzò un mormorio generale di protesta a quelle parole, che subito la Mc Granitt represse.
“Sarebbe grande prova di maturità, da parte vostra, seguire il consiglio del Cappello Parlante e appianare le divergenze e i vostri dissapori mettendo da parte il passato.
Al momento non c’è più niente che divide le varie casate a parte il risentimento reciproco.
Qui dentro siete tutti sullo stesso piano, dal primo all’ultimo siete solo studenti arrivati qui per poter imparare al meglio la magia.
Perciò vi avverto fin da ora..non tollererò da nessuno, ripeto da nessuno, atti irrispettosi e non conformi alle regole della scuola. Vorrebbe dire” spiegò vedendo le facce perplesse di alcuni studenti “che non voglio vedere problemi tra case, litigi, zuffe e quant’altro, in caso contrario verrete puniti in modo severo ed imparziale..e adesso..buonanotte!”

Mentre si alzava in automatico, per seguire gli altri fuori dalla sala e su per le scale, per raggiungere i dormitori, ebbe modo di ripensare alle parole della Preside.
Anche lei, come Hermione, aveva capito che quell’anno sarebbero sorti problemi, e, con quel discorso stava palesemente cercando di evitarli.

Appena oltrepassata la signora grassa, vide la maggior parte dei sui amici salire direttamente in camera, Ron compreso.
Nella loro comune erano rimasti in pochissimi.
Avvicinò l’amica contento di poter scambiare due parole da solo con lei, chiedendole maggiori spiegazioni.

“Ma non hai ancora capito Harry??” disse lei sedendosi di fronte a lui sul divanetto davanti al camino spento.
Si erano di comune accordo allontanati degli altri per poter parlare più liberamente.
“Ovviamente ho capito che la Mc Granitt pensa verranno fuori problemi durante l’anno, ma non riesco a capirne il motivo”
“Oh Harry! Nonostante tutto sei cosi ingenuo..”
“Hey..io n-“
“Si invece! Come fai a non averlo notato?? Quello che preoccupa la Preside, e anche me a dire il vero, è l’atteggiamento delle altre case rispetto ai Serpeverde...hai notato stasera, durante lo smistamento?
Era prevedibile, e lo sapevano pure loro.
Infatti non hai notato che quest’anno, non solo non hanno avuto praticamente nuovi studenti, ma in molti non si sono ripresentati a scuola?
Ho sentito dire da Neville che in tantissimi hanno deciso di trasferirsi addirittura a Durmstrang per evitare problemi qui.
La maggior parte dei Serpeverde sono figli di Mangiamorte, durante la battaglia i loro genitori hanno combattuto contro di noi, hanno ucciso amici e parenti di molti studenti delle altre case e adesso sono visti con odio e disprezzo da praticamente tutti, anche se tra loro, quasi nessuno a partecipato attivamente alla battaglia.
La maggior parte di loro è rimasta estranea a tutto questo, non schierandosi ne da una parte ne dall’altra” si fermò per riprendere fiato e guardò Harry negli occhi, per capire se stava seguendo il suo ragionamento.

Come aveva fatto a non pensarci.

Era cosi ovvio..probabilmente lui, che incolpava di tutto ciò che era successo solo Voldemort e la sua cerchia di Mangiamorte, non avrebbe mai pensato a ritorsioni contro i loro figli.

Anche se in effetti, pensò, qualcuno che lo aveva servito per davvero, nella scuola era tornato.

Hermione sembrò leggergli nel pensiero.
“Harry..penso che con loro si limiteranno solo a cose come quella di stasera, niente di pericoloso insomma..al momento quello che rischia davvero è Malfoy.
Sinceramente non ci avevo pensato quando mi hai detto che tornava pure lui, ma adesso..tutti sanno il ruolo che ha avuto nella morte di Silente ed è stato visto il giorno della battaglia, combattere contro di noi.
Molte persone potrebbero decidere di sfogare la rabbia verso chi ha portato via loro la famiglia, sull’unico suo vecchio servitore che si trova a scuola.
E’ una situazione estremamente pericolosa. Non sappiamo cosa potrebbero fargli. Se si limiteranno a ignorarlo o meno.
Il discorso fatto dal Cappello Parlante e dalla Mc Granit erano un avviso a coloro che volessero provare a giocargli qualche brutto scherzo e..sebbene tu sappia cosa penso di lui..beh..spero che la Preside sia riuscita nel suo intento”
“..”
“Harry?”
“E’..è che..nonostante tutto io non ho mai pensato a vendicarmi di lui..nonostante forse dovrei essere il primo nella lista dei suoi nemici..non avevo pensato a queste possibili implicazioni”
“Ovviamente molte persone la pensano come te, anche io e Neville siamo del tuo stesso parere.
L’odio porta solo odio Harry, e nessuno sembra ricordarselo mai.
Come ti ho detto ci sono dei gruppi ristretti di persone che vogliono fargliela pagare - Nev ha sentito parlarne sul treno - e la maggior parte delle persone non dice niente, non si schiera, perché in effetti i Serpeverde e Malfoy in primis, sono antipatici a tutti”
“Eppure Malfoy è stato scagionato da tutte le accuse”
“Lui e la sua famiglia..e questo non ha fatto che peggiorare le cose, le persone si sono sentite prese in giro, e adesso cercano giustizia da sole”
“Ma lui..io dovrei essere l’ultimo a dirlo ma..probabilmente la guerra ha cambiato anche lui” disse prendendo a giocare con le dita con la stoffa della sua divisa.
Era da quando avevano parlato sul treno che questo pensiero lo tormentava.
“Tu lo pensi sul serio? Cioè..è di Malfoy che stiamo parlando..magari invece è nei sotterranei che non fa che vantarsi di come è stato scagionato”
“No..non penso..non è uno stupido..anzi..avrà capito anche lui l’aria che tira qua dentro..però..”
“Però?”
“Io..non so Herm..ci sono cose che..mi hanno fatto pensare..”
“Quali cose?”
“Non so..prima di parlartene voglio esserne sicuro..dammi qualche giorno e ti spiego tutto ok?”
Si alzò e si chinò a baciare sulla guancia l’amica.
“Per fortuna che ci sei tu Herm, io sono sempre stato un po’ tardo su queste cose, altro che grande eroe, le cose mi succedono sotto il naso e quasi non m ne accorgo”
“He he..ma io sono qui per questo no? Notte eroe”
Disse lei con un sorriso avviandosi verso il suo dormitorio.

Seguì il suo esempio e salì in camera.
Gli altri già dormivano, l’unico rumore presente il russare di Ron.
Si svestì velocemente e si infilò sotto le coperte, ripensando alle parole di Hermione.
Avrebbe cercato di capire se le sue supposizioni erano giuste.
Aveva notato qualcosa di diverso nel biondo, nei suoi comportamenti già durante la guerra e poi sapeva benissimo che, anche se non lo voleva ammettere, il suo ringraziamento aveva cambiato le cose tra loro.
Voleva semplicemente vedere se, il ragazzo che aveva visto per un attimo, dietro la maschera di strafottenza che l’altro portava, era reale.
Non si fece troppi problemi sul perché volesse scoprirlo, ne sul perché avesse preso tanto a cuore la situazione di Malfoy e poco dopo, senza accorgersene, sprofondò in un sonno senza sogni.

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Capitolo 5
*** Di nuovo a lezione ***


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Come al solito, grazie mille a tutti quelli che seguono la storia e in particolare, a chi la commenta :)

Layla84

Capitolo 5

Di nuovo a lezione

Al mattino Harry si svegliò riposato e pieno di buone intenzioni.

Già dal primo giorno si preannunciava un anno interessante.
Una novità, rispetto agli anni passati, fu l’assegnazione dei ruoli di Prefetto, Caposcuola e Capitano delle varie case.
Negli anni precedenti, insieme alla pergamena che arrivava in estate con la lista dei libri, veniva inviato, a chi era stato scelto, un avviso ufficiale, con tanto di Spilla.
Aveva scoperto solo il giorno prima che quell’anno invece sarebbe stata affissa una lista nell’atrio con i nomi di chi era stato selezionato.
Quella mattina tutti erano curiosi di saper i nomi soprattutto dei nuovi Capitani di Quiddich.

Harry, ovviamente curioso quanto gli altri, trovò già mentre scendeva le scale insieme a Ron per andare a fare colazione, una folla di curiosi intorno alla pergamena appesa al muso.
Tra le persone che cercavano di infilarsi nel gruppo per leggere vi era anche Hermione che, ostruita da alcuni ragazzi più piccoli non riusciva a vedere nulla.
“Buongiono Herm..novità?” chiese Harry all’amica, sicuro che fosse stata eletta Caposcuola.
“Harry ciao..non lo so..non riesco a farmi largo..buongiorno comunque” disse lei mentre intanto dava un casto bacio al suo ragazzo per salutarlo.
“Probabilmente amore saremo riconfermati noi come Prefetti e Harry come Capitano, mentre tu sarai stata eletta anche Caposcuola” la rassicurò il rosso.
“Dici? Non so..in realtà non penso si possa essere Prefetti e Caposcuola insieme..”
Un gruppetto di Tassorosso dall’aria poco soddisfatta si tolse finalmente dalla visuale proprio mentre Herm finiva di parlare e la pergamena tanto famosa, fu davanti ai loro occhi.

La Preside Professoressa Minerva Mc Grannit è lieta di informare che per questo anno scolastico i ruoli di Prefetto, Caposcuola e Capitano della squadra di Quiddich per la scuola di Hogwarts, saranno cosi suddivisi.

Grifondoro
Prefetti: Hermione Granger e Neville Paciock
Capitano squadra di Quiddich: Harry Potter

Corvonero
Prefetti: Luna Lovegood e Anthony Goldstein
Capitano squadra di Quiddich: Michael Corner

Tassorosso
Prefetti: Ernie Macmillan e Hannah Abbott
Capitano squadra di Quiddich: Zacharias Smith

Serpeverde
Prefetti: Blaise Zabini e Draco Malfoy
Capitano squadra di Quiddich: Draco Malfoy

Caposcuola: Hermione Granger

Harry sentì vicino a lui Neville, che intanto si era avvicinato per leggere la lista, sussultare stupito leggendo il suo nome.

Dal canto suo, sapeva sarebbe stato riconfermato come Capitano, nonostante tutto poteva dire di esserselo meritato appieno sul campo quel ruolo e non vedeva di nuovo l’ora di salire sulla sua scopa alla caccia del boccino.
Il solo pensiero di avere di nuovo l’aria tra i capelli e provare la sensazione di essere completamente libero gli fece per un attimo dimenticare tutto il resto.
Scorrendo nuovamente la lista vide che Goldstein e Smith che erano già stati Capitani delle loro rispettive case come lui, erano stati riconfermati, mentre era cambiato il precedente capitano di Serpeverde, il precedente, un tale Urquhart, era tra quelli che si erano trasferiti a Durmunstrang e quindi Malfoy, essendo uno dei giocatori più anziani della squadra, nonché uno dei più bravi, era stato nominato al suo posto.
Fin qui tutto come aveva immaginato.
Anche la conferma di Herm sia come Prefetto che come Casposuola non era una grande scoperta: nessuno se lo meritava più di lei un simile riconoscimento.

Non capiva però l’esclusione di Ron dal gruppo dei Prefetti.

Vide Hermione accanto a se mettere una mano sulla spalla di Ron per cercare di consolarlo ma lui si ritrasse bruscamente e si avviò senza dire niente verso la sala grande.
Aveva immaginato una simile reazione da parte dell’amico, conoscendolo ormai da così tanti anni.
Non potè però in cuor suo non essere contento per Neville che, ancora accanto a lui, stava fissando sorridendo come un ebete la pergamena.

Venendo praticamente trascinato da Herm che voleva andare alla ricerca del rosso, entrò in Sala Grande e mentre l’amica si fiondava dal ragazzo, decise fosse il momento adatto per prestare più attenzione a quello che succedeva intorno a lui.
Aveva intenzione di mantenere quello che aveva detto la sera prima all’amica e vedere fino a che punto lei ci avesse visto giusto sulla situazione.
Poco dopo che ebbe preso posto anche lui accanto al rosso che si era rintanato in un angolo e sembrava non aver nessuna intenzione di rivolgere la parola a lui e ad Herm, nella sala entrano i Serpeverde in blocco.
Con in testa Malfoy, Zabini e Nott tutti i verde argento presero posto in silenzio alla loro tavolata.
Effettivamente il numero dei Serpeverde quell’anno era diminuito molto, erano rimasti poco più che una cinquantina di studenti, dal primo al settimo anno, e quasi metà della tavolata era rimasta vuota.
Restare uniti e compatti era per loro in questo momento la soluzione più logica, dubitava che qualcuno però pensasse di fare effettivamente qualcosa, vista anche la rigida sorveglianza degli insegnanti e dei Prefetti.
Gli sguardi che vide in direzione dei pochi ragazzi rimasti e specialmente quelli diretti a Malfoy però non gli piacquero per niente: un Tassorosso del quinto anno lo stava fissando insistentemente con uno sguardo di puro odio da quando aveva messo piede in sala grande.
Gli occhi grigi del Serpeverde che si stavano guardando intorno impassibili, con la solita aria altezzosa ma leggermente più circospetti, si fermarono un attimo su di Harry, incrociandone lo sguardo e passando subito dopo oltre senza che, un solo muscolo del viso del biondo mostrasse stupore per aver beccato Harry Potter che lo stava fissando come uno stupido.
Cercando di non pensare all’ennesima figuraccia che aveva fatto, immaginò che l’atro sebbene cercasse di mantenere il controllo e di dimostrarsi sicuro di se, nonostante non gli fossero sfuggiti gli sguardi di disprezzo che quasi tutta la sala grande gli aveva riservato quella mattina.
Su Malfoy poteva essere detto di tutto, ma non che non fosse intelligente e sveglio.
Tutti i serpeverde avevano queste caratteristiche e, non per niente, il biondo era il loro principe.

Il loro primo giorno da studenti del settimo anno, come riportato sull’orario che Hermione, come suo primo compito da Prefetto, aveva consegnato loro, prevedeva come materie quel giorno Incantesimi, Trasfigurazione, Difesa e, nel pomeriggio, Pozioni.
L’unica differenza sostanziale rispetto agli anni passati è che avrebbero avuto molte più materie in comune con i verde argento.
Buttò un occhiata accanto a se e vide Ron incupirsi ancora di più a quella scoperta.
Hermione dall’altro lato invece fissava accigliata il rosso, che ancora non le aveva rivolto un solo sguardo .

Decise di non intromettersi, ormai erano una coppia e lui non ne poteva più di far da paciere tra i due.
Raggiunse Neville che si stava avviando verso l’aula di Incantesimi lasciandoli indietro e congratulandosi con lui per il nuovo ruolo ottenuto.

Una volta in aula si sistemarono nei primi banchi attendendo l’arrivo di Vitious.
Poco dopo la porta venne aperta con forza e sbattè con un tonfo sordo contro il muro, subito dopo un incavolatissimo Ron entrò in aula e si fece largo tra Dean e Seamus, sedendosi tra loro.
Appena dietro il rosso Harry vide far capolino Hermione che si diresse, anch’essa spedita, accanto a lui e Nev, gli occhi inequivocabilmente rossi.
La lezione passò in maniera tranquilla con Ron che confabulava con gli amici e Herm che rispondeva pronta, più del solito, a tutte le domande del professore e prendeva chilometri di appunti.
Harry si annotò mentalmente di chiederli all’amica - appena fosse tornata di buon umore - visto che il corso dei suoi pensieri anche se cercava di prestare attenzione alle spiegazioni, deviava incomprensibilmente sempre verso Malfoy.
Alla fine della mattina, proseguita sulla falsa riga delle prime ore, Hermione aveva fatto guadagnare 45 punti ai Grifondoro e Ron ne aveva fatti perdere altrettanto.
La tensione tra loro era evidente, tanto che a pranzo Seamus, che era seduto tra loro, ad un certo punto si era alzato, aveva preso il suo piatto e se ne era andato a mangiare lontano, scocciato dalle occhiate velenose che i due si lanciavano.
Anche Harry cominciava ad averne abbastanza di quella storia e visto che una volta finito il pranzo i due continuavano a guardarsi in cagnesco, decise di andarsene a lezione per conto suo, lasciandoli nel loro brodo.
Solo una volta arrivato nell’aula sotterranea di Lumacorno e sedutosi – più per abitudine che per altro – in prima fila, si ricordò con orrore che quell’anno non avrebbe più avuto l’aiuto del Principe-Piton.

Addio fama di abile pozionista, è stato bello finchè è durato.
Ormai arresosi ad un evidente destino di catastrofi, esplosioni e quant’altro visto la sua poca dimestichezza con le pozioni, iniziò a tirare fuori tutto l’occorrente per la lezione.
Era arrivato in evidente anticipo perché solo poco dopo vide arrivare i primi studenti di Grifondoro e, solo ad un paio di minuti dall’inizio, in massa entrò tutto il gruppo di Serpeverde.

Di Hermione e Ron nemmeno traccia.

Preoccupato guardò Nev che alzò le spalle in sua direzione, come a dire che nemmeno lui sapeva che fine avevano fatto.
Era tentato di andare a cercarli.
In quel momento però Lumacorno aveva appena fatto il suo ingresso in classe e si vide costretto a rimandare tutto alla fine della lezione e a prestare attenzione, visto che quell’anno si preannunciava più difficile del previsto.
Dopo un piccolo discorso iniziale di benvenuto in cui il nome ‘Harry’ fu ripetuto ben 16 volte, Lumacorno diede istruzioni alla classe sul compito di quel giorno.
Dovevano realizzare, seguendo le istruzioni già scritte alla lavagna, una pozione che rendeva temporaneamente invisibili.
Inoltre il pozionista sembrò non notare affatto la mancanza dei due Grifondoro, preso com’era a lodare Harry per qualsiasi cosa.

Dal canto suo Harry non sapeva dove sbattere la testa.
Aveva iniziato piano piano la preparazione, seguendo alla lettera le istruzioni e, al momento, la pozione che doveva essere di un pallido blu era violetta.
Lumacorno li vicino lo guardava con un sorriso bonario anche se si notava chiaramente che era deluso dal risultato.
Si guardò intorno notando stupito che comunque gli altri non erano messo affatto meglio di lui.
Nev, sebbene dopo la guerra avesse acquistato maggior sicurezza in se stesso e fosse migliorato in molte materie, in Pozioni restava una schiappa e nel suo calderone una fanghiglia blu scuro ribolliva debolmente.
Anche gli altri compagni di casa e la maggior parte dei Serpeverde stavano lavorando a pozioni che andavano dal rosso acceso al viola.
Poi i suoi occhi caddero su di un calderone a metà aula, alla sua destra, dove ribolliva una densa pozione dello stesso esatto colore descritto dal libro.
Alzò gli occhi per vedere a chi appartenesse e si ritrovò nuovamente ad osservare Malfoy.
Il Serpeverde stava aggiungendo quello che doveva essere l’ultimo ingrediente ed Harry si bloccò ad osservarlo, i movimenti erano fluidi e precisi, come se conoscesse alla perfezione il procedimento.
Harry si riscoprì incancato da quei movimenti mentre l’altro,sentendosi osservato alzò lo sguardo, incrociandolo con il suo.
Preso in contropiede e non volendo fare la figura del cretino - per la seconda volta in poche ore - Harry accennò ad un vago gesto di saluto con il capo, al quale il biondo rispose con un eloquente sopracciglio alzato.
Sapeva anche lui di avere un comportamento bizzarro ma, se voleva capirci qualcosa su Malfoy, se voleva effettivamente capire se le sue sensazioni su di lui erano corrette, doveva cominciare in qualche modo ad avvicinarlo.
Ed iniziare ad avere con il biondo un comportamento civile, visti i loro precedenti, poteva già essere un passo avanti.
Non poteva certo andare da lui e dire ‘Malfoy, l’altro giorno sul treno mi è parso di capire che non sei lo stronzo arrogante borioso che cerchi di sembrare, diventiamo amici, così mi tolgo il dubbio?’
Il risultato sarebbe stato un bel pugno sul naso, lo sapeva benissimo.

Doveva fare le cose con gradi.

E una volta capito se Malfoy era realmente cambiato o meno..
Già..una volta a quel punto cos’avrebbe fatto??
Cosa sarebbe cambiato..per lui..tra di loro?
Ma soprattutto da quando voleva cambiare le cose tra loro?

Perso, come al solito nei suoi pensieri, si accorse solo vagamente che l’oggetto dei suoi pensieri era passato accanto a lui per riportare qualcosa nell’armadio degli ingredienti.
Si rese conto, con un attimo di ritardo, che il Serpeverde passando aveva fatto scivolare, non visto dal professore, qualcosa nel suo calderone.
Un momento e un gran boato dopo si ritrovò coperto dalla testa ai piedi della sua pozione con Lumacorno che lo guardava accigliato da sopra la cattedra.
Quello stronzo gli aveva fatto esplodere di proposito il calderone!

Malfoy si fermò davanti a lui solo il tempo di ghignare divertito.
“Hey Potter, te l’ha mai detto nessuno che dovresti concentrarti di più mentre fai una pozione??” per poi aggiungere un “Comunque, rallegrati, stai diventando trasparente..contento?” scatenando l’ilarità di tutti i verde argento.

Mentre se ne stava in infermeria, con Madama Chips che si affaccendava intorno a lui - al momento il suo corpo era a chiazze stasparenti, dove la pozione l’aveva colpito - e cercava di trovare un rimedio, fece il punto della situazione.
Si era sforzato di essere gentile con quella serpe, aveva pensato, con troppo ottimismo doveva ammetterlo, di poter allacciare un qualche rapporto con lui che non comprendesse maledizioni e pugni.

Ne aveva ricavato un’esplosione durante la prima lezione di pozioni e una pessima figura con Lumacorno.
Il professore quando lui aveva ribattuto che se le parti colpite erano trasparenti voleva dire che il suo decotto era fatto bene, lo aveva guardato stranito dicendo ‘Ovviamente Harry, la pozione doveva rendere trasparente in maniera completa chi la beve, il fatto che tu sia, come dire, a chiazze, non vuol dire niente, spero che la prossima volta farai più attenzione’.
Più ci pensava, più il suo malumore aumentava.
Come se non bastasse l’infermiera sembrava non trovare un rimedio alla cosa.
L’aveva cosparso nell’ultima mezzora di cosi tante lozioni che alla prossima, pensò sgomento, avrebbe preso sicuramente fuoco.

L’unica cosa positiva in tutto quello era che, mentre andava li per farsi curare, aveva incontrato Herm e Ron che stavano litigando - di nuovo - in un corridoio deserto e i due, una volta viste le sue condizioni si erano immediatamente dimenticati della discussione e l’avevano accompagnato in infermeria.
Ora se ne stavano sul letto accanto al suo, seduti vicino a commentare l’ennesimo tiro di Malfoy come se niente fosse successo.

Non li avrebbe mai capiti quei due.

“Hey amico..dovresti farla pagare a Mafoy!”
“Ron!!”
“E’ la verità! Siamo solo al primo giorno e già quel viscido serpente a iniziato a creare problemi! Ci vorrebbe che qualcuno gli facesse capire a suon di pugni qual è il suo posto” disse agitandosi sul posto.
“Com-”
“NO!” la voce risuonò alle stesse orecchie di Harry troppo secca e arrabbiata visto che stavano solo parlando di Malfoy.
“Harry amico..non gliela vorrai far passare lisci..no?”
“Non preoccuparti Ron, con Malfoy me la vedrò io, faccia a faccia, non preoccuparti”
“Non penso sia una buona idea sai? Tutte le volte finite con il fare a pugni o lanciarvi maledizioni”
“Tranquilla Herm, non voglio fare niente del genere”

Finito di rassicurare i due amici Harry scoprì che, per quella pozione non c’era antidoto.
Dopo aver provato tutti i rimedi a sua disposizione l’infermiera sentenziò che l’unica cosa da fare era aspettare che l’effetto svanisse da solo, ci sarebbero voluti al massimo un paio di giorni.

Dire che il suo umore era pessimo era il minimo.
Non che in realtà fosse un problema così grave lo sapeva, ne aveva passate ovviamente di peggio, solo che l’idea di entrare conciato cosi in sala grande davanti a tutti ed attirare tutti gli sguardi su di se - come se il solito non bastasse - era per lui come una tortura.
Decise di non scendere a cena quella sera, ma di andare quando tutti sarebbero già stati a dormire nelle cucine usando il mantello dell’invisibilità - non che gli servisse molto in quelle condizioni comunque -

Rimasto da solo nel dormitorio e ne approfittò per osservarsi allo specchio.
In tutto quel trambusto non aveva avuto modo di vedersi bene e dovette ammettere che la sua immagine riflessa era abbastanza esilarante.
Più o meno metà del suo corpo era stata colpita dalla pozione le delle zone erano completamente trasparenti.
La cosa strana è che le zone non visibili erano le più disparante.
Parte del braccio destro dalla spalla al gomito era sparita e sembrava che un braccio volante se ne andasse per cavoli suoi quando lo muoveva, stessa storia per parte della gamba sinistra.
La faccia non era stata colpita, ma una piccola parte del collo si e sembrava avere un buco proprio in mezzo al corpo.
All’altezza della cintura dei pantaloni poi c’era una bella zona che andava dal fianco destro fino all’ombelico, completamente trasparente.
Si buttò sul letto prendendo dal comodino un libro sugli schemi di Quiddich più famosi, regalo di Herm, e si mise a leggerlo in attesa che gli amici tornassero.

Si rese conto appena sveglio che come un cretino si era addormentato aspettava il ritorno degli altri.
Adesso si sentiva chiaramente affamato e dal russare di Ron nel letto vicino capì che probabilmente l’ora era molto tarda.
Scese dal letto cercando di fare il minimo rumore e prese il mantello dal baule si dirigendosi al piano inferiore.
Uscì dalla comune per andare nelle cucine, cercando di non svegliare nessun quadro al suo passaggio: probabilmente qualcuno era di ronda e se lo beccavano avrebbe perso punti per la Coppa delle Case, senza pensare alle punizioni che avrebbe dovuto sorbirsi.
Arrivò senza problemi a destinazione e venne rimpinzato di cibo di ogni genere da parte degli elfi.

Una mezzoretta più tardi, quando nel suo stomaco non sarebbe entrato più nemmeno uno spillo, si diresse nuovamente verso la torre di Grifondoro.
Se ne stava tranquillamente uscendo dai sotterranei quando una luce lo costrinse a bloccarsi: qualcuno stava pattugliando i corridoi.
Si bloccò in silenzio e attese.
Sperò di vedere Gazza, che solitamente riusciva a fregare senza problemi, invece, pochi istanti dopo, bacchetta illuminata alla mano, girò l’angolo Malfoy.
Probabilmente la ronda veniva fatta dai Prefetti e, tra tutti, il biondo sarebbe stato quello più contento di beccarlo in giro.
Con orrore, Harry, che si era appoggiato d’istinto al muro del corridoio, vide l’altro avanzare proprio nella sua direzione e capì che se non si fosse spostato, l’atro gli sarebbe finito addosso.
Cercò di muoversi il più lentamente possibile per di allontanarsi da li.
Peccato che quell’anno fosse cresciuto ancora di più in altezza e il mantello, che già prima gli arrivava a stento ai piedi, ora quando camminava lasciava scoperte quasi tutte le caviglie.
Vide la macchia delle proprie gambe spuntare per un attimo e prima che potesse evitarlo si sentì strattonare via il mantello, ritrovandosi perfettamente visibile davanti a Malfoy.

Il biondo lo osservò per qualche istante con uno sguardo strano.
Immaginò stesse pensando a quanti punti togliere a Grifondoro.
“Malfoy..”
“Potter..sai di essere appena stato beccato fuori dai dormitori senza permesso? E sai cosa succede in questi casi..no?”
“Ascolta..toglimi i punti e facciamola finita avanti..”
“Come siamo acidi” disse puntando meglio la bacchetta illuminata contro di lui e osservandolo meglio.

Da quella posizione Harry ebbe una completa visuale del volto di Malfoy mentre questo alzava un sopracciglio con fare sorpreso, gli occhi si assottigliavano e la bocca si stirava non nel solito ghigno ma in una vera risata.
Nel giro di cinque secondi si ritrovò con il Serpeverde piegato in due dalle risate, appoggiato al muro, la bacchetta abbandonata nella mano lungo il corpo e l’altra mano a reggersi lo stomaco.
Harry non capiva cos’avesse da ridere tanto.

“Hahaha..oddio Potter..sei ridicolo..hahaha..ti rendi conto di come sei conciato si?” disse cercando di riacquistare nel frattempo un contegno.
Cosa difficile visto che, anche con la scarsa illuminazione Harry notava comunque le gote rosse e gli occhi resi decisamente più brillanti dal troppo riso.

Ne rimase per un attimo incantato e subito dopo, per cercare di avadakedrizzarsi da solo per aver fatto una cosa così stupida, non notò che l’altro si era avvicinato.
“Malfoy cosa..?”
“Devo ammettere” disse l’altro “che vederti così fa un certo effetto..pensavo ti avessero sistemato..quindi rimarrai cosi?”
Sentì che sopprimeva sul nascere un’altra risata, probabilmente all’idea dell’eroe del mondo magico ridotto per sempre in quello stato ridicolo e si trovò a rispondere suo malgrado “Ti piacerebbe! La Chips ha detto che basteranno un paio di giorni e tornerò normale”

“Peccato..è proprio strano però..” e dicendolo allungò la mano fino a sfiorare con le dita il fianco destro di Harry, dove risultava trasparente un bel pezzo di corpo.
Harry sentì le dita dell’altro passare sulla cintura dei pantaloni e poi sfiorare un lembo di pelle scoperta subito sotto la maglietta estiva che indossava.
Il tocco durò solo pochi istanti, poi il biondo ritirò la mano e sia il suo viso che la sua voce tornarono quelli di sempre “Tornatene nella tua torre Sfregiato e vedi di rimanerci..buonanotte” oltrepassò l’angolo opposto da quello da dove era venuto e sparì dalla sua vista.
Harry, con il cuore a mille e la pelle ancora bollente dove prima aveva sentito le dita di Malfoy su di se, si chiese perché ultimamente tutte le volte che aveva a che fare con il Serpeverde si sentisse un perfetto cretino.
Per l’ennesima volta in quei pochi giorni si trovò a rimandare nuove domande che iniziavano a formarsi nella sua testa.

Poco dopo mentre saliva le scale del dormitorio per andarsene a letto si bloccò di colpo: Malfoy non gli aveva tolto punti, ne aveva informato i professori.
Un sorriso sereno si dipinse sul suo viso: a quanto pareva aveva ragione, il biondino almeno un po’ era davvero cambiato.

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Capitolo 6
*** Iniziano i prolemi ***


Documento senza titolo

Anzitutto mi scuso per il ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo ma sono stata presa tra le altre cose anche dalla realizzazione di un'altra ff che pubblicherò a breve.

Spero comunque che ne sia valsa la pena attendere per questo capitolo un pò più a lungo dei precedenti e come al solito fatemi sapere cosa ne pensate :)

Layla

Capitolo 6

Iniziano i problemi

Già il giorno successivo Harry ritornò al suo stato naturale, del tutto visibile, con sua somma gioia.
I giorni seguenti passarono in fretta tra lezioni, compiti e qualche battibecco con il Serpeverde.
Le cose tra lui e Malfoy infatti in quel breve periodo erano tornate ad essere esattamente come negli anni precedenti.
Il biondo non perdeva occasione per deriderlo o per irritarlo anche se, aveva notato Harry, lo faceva solo quando intorno a loro c’erano poche persone.
Continuava a spostarsi in gruppo con gli altri verde argento e quando si trovavano nei corridoi affollati o in sala grande tutti gli studenti della casata si facevano silenziosi, rimanendo alla loro tavolata, senza rivolgere parola a nessuno.
Malfoy non faceva eccezione in questo.

Aveva notato anche che Zabini era praticamente diventato la sua ombra, ovunque il biondo si trovasse, c’era anche l’altro.
Questo ovviamente era stato motivo di scherno tra i suoi compagni di stanza che, come Ron, pensavano fosse un comportamento particolarmente ambiguo.
Harry non ci trovava niente di così strano, anzi visto gli sguardi con cui tutti continuavano a guardare Malfoy, pure lui si sentiva più sicuro sapendo che il Serpeverde non si muoveva mai da solo.

In tutto quel periodo poi non aveva più affrontato il ‘discorso Malfoy’ con Herm e i suoi dubbi sul fatto che la serpe fosse o meno cambiata erano ancora presenti.

Era circa passata una settimana dal loro incontro nei sotterranei e quella mattina si trovavano entrambi nella serra all’esterno del castello con la professoressa Sprite.
Quel giorno avevano a che fare con una pianta particolarmente pericolosa e carnivora che sembrava una comune pianticella da giardino, piccola e verde, con delle specie di fiori ancora in boccio ma che in realtà, appena qualcuno si avvicinava, aprivano di scatto le fauci mostrando dei gialli denti appuntiti.
Quella per fortuna sarebbe stata una lezione puramente teorica.

La professoressa stava spiegando loro a cosa servissero le foglie della pianta, per quali pozioni venissero usate e soprattutto com’era possibile riuscire a prenderle senza farsi ridurre a brandelli.
Harry se ne stava ad un tavolo con Hermione e Neville, Ron stranamente aveva preferito stare insieme a Seamus e Dean e lo sentivano sghignazzare pochi tavoli più indietro.
Le ore stavano passando tutto sommato tranquille, di tanto in tanto Nev gli spiegava qualcosa visto che risultava essere addirittura più bravo di Herm in quella materia.
I Serpeverde riuniti nei tavoli a metà aula se ne stavano chini sulle pergamene a prendere appunti.

Quando mancavano soltanto pochi minuti alla fine della lezione e la Sprite stava descrivendo gli ultimi benefici che si potevano ottenere dalle radici della pianta nella serra risuonò un urlo provenente dai tavoli appena dietro ad Harry.
Il Grifondoro riconobbe immediatamente la voce della Parkinson mentre le sue parole risuonavano terrorizzate nella piccola serra.
Si voltò di scatto scansando malamente i compagni e si portò davanti al tavolo che la ragazza divideva con Malfoy e Zabini.
Quest’ultimo era chino dietro di esso, oltre il bordo del banco si intravedevano solo i ciuffi mori dei suoi capelli mentre se ne stava chinato davanti ad un dolorante Malfoy disteso a terra.
Harry non fece nemmeno in tempo a tirare un sospiro di sollievo - non sembrava poi niente di grave, forse il biondo era solo scivolato - che appena Blaise si voltò verso la Sprite chiamandola a gran voce, riuscì a scorgere il sangue che copriva completamente le mani dell’altro.
Si spinse maggiormente contro il banco per capire meglio cosa fosse successo e a chi appartenesse quel sangue e finalmente vide in che stato era il biondo prefetto.

Semi sdraiato tra gli sgabelli, con intorno Pansy e un altro paio di Serpeverede che lo sorreggevano, le spalle appoggiate a stento contro il tavolo dietro di se, Malfoy mostrava un braccio completamente insanguinato.
La veste era strappata in più punti, i rivoli rossi gli scendevano fino al polso e poco sotto il gomito un grosso morso gli aveva lacerato la pelle candida.
Il colore tra le macchie di sangue tra l’altro non sembrava per niente normale.
Un intenso verde si stava formando nella pelle subito vicina al morso e pian piano si stava espandendo a tutto il braccio.
Solo con la coda dell’occhio Harry notò di sfuggita un vaso con una di quelle piante carnivore che ancora se ne stava vicino al corpo di Malfoy, ora a distanza di sicurezza.
Come fosse arrivata dal tavolo al braccio del biondo era inspiegabile.
Le piante erano state sistemate dalla professoressa in persona in modo che gli alunni ne rimanessero ad una distanza di sicurezza tale da non esserne attaccati.
Il suo sguardo ritornò senza il suo volere al viso di Malfoy che in quel momento era contratto in una smorfia di dolore.
Nonostante ciò dalla bocca del biondo non usciva un solo lamento.

Le uniche voci che si sentivano intorno a loro erano le parole agitate di Parkinson e Zabini, i sussurri degli altri alunni e la voce della professoressa che chiedeva ad Hermione di andare subito a chiamare madama Chips per poter trasportare il Serpeverde in infermeria.
Ancora troppo scioccato dalla visione di Malfoy in quelle condizioni Harry non si era quasi reso conto di star continuando a fissare il viso dell’altro fino a che due occhi grigi, appena visibili dagli occhi ridotti a fessura a causa del dolore del biondo, lo trapassarono da parte a parte.
Il Serpeverde sembrava volerlo fulminare con lo sguardo come se l’accaduto fosse colpa sua.

Prima che potesse anche solo cercare una minima spiegazione a ciò, madama Chips fece la sua comparsa nella serra e tutti i ragazzi dovettero fargli spazio in modo che potesse far adagiare il biondo sulla barella e portarlo in infermeria.
Vide tutto il gruppetto dei verde argento seguire l’infermiera lungo il sentiero che portava al castello e sentì distrattamente annunciare dalla professoressa - evidentemente scossa per quanto era successo - che la lezione era sospesa.

Mancavano comunque pochi minuti prima che i grifondoro dovessero trasferirsi nell’aula di Trasfigurazione per la lezione successiva, quindi si incamminarono anche loro verso l’interno della scuola.
Davanti a tutti Ron, Dean e Seamus se la ridevano.
Il rosso mimava la caduta di Malfoy con un’aria a metà tra il soddisfatto e l’estasiato.
Gli altri due sghignazzavano delle sue imitazioni.

Mentre guardava gli amici scherzare sull’accaduto venne affiancato da Herm che prima di varcare il portone principale diede voce ai suoi stessi dubbi.

“Qualcuno ha spostato la pianta in modo che potesse fare del male a Malfoy. Qualcuno che non voleva fare solo uno scherzo stupido ma voleva procurargli una ferita seria e a giudicare dal colore del braccio di Malfoy c’è anche riuscito” disse, poi notando lo sguardo un po’ confuso di Harry aggiunse “Neville mi ha detto che i denti di quella pianta contengono un potente veleno in grado di paralizzare le zone colpite e di provocarne una lenta corrosione delle ossa dall’interno. Malfoy potrebbe riportare gravi danni se non curato in tempo, speriamo madama Chips abbia l’antidoto, ci vogliono più di due giorni a prepararne uno”

“Chi può essere tanto idiota da..”

“Sicuramente chiunque fosse non sapeva del veleno, non lo sapevo nemmeno io. Nev ne era a conoscenza perché lo aveva letto su un libro in passato. Volevano solo venisse morso, invece adesso rischia di perdere l’uso del braccio. La Parkinson era sconvolta e anche Zabini non sembrava da meno..Harry? Hey Harry..”

Ma lui non le diede ascoltò le urlo solo un “Dopo ti spiego” che fece voltare in sua direzione tutto il gruppetto Grifondoro e si fiondò su per la prima rampa di scale che incontrò appena entrato nel salone principale.

Corse a perdifiato fino al dormitorio, afferrò al volo il mantello dell’invisibilità infilandoselo alla meglio e tornò - sempre di corsa - più in basso.
A ogni suo passo si intravedevano di sfuggita le sue caviglie ma non gli importava.

Rallentò solo un attimo prima di svoltare l’angolo oltre il quale si trovava l’infermeria.
Sentì un brusio di voci, alcune concitate, alcune meno parlare dell’accaduto.
Stando ben attento a non lasciare nessuna parte del corpo scoperta si avviò tra quella piccola folla verde argento facendo uno strano slalom per arrivare di fronte all’ingresso della sala.
Dalla parte opposta della porta sentiva distintamente i singhiozzi della Parkinson.
Attese qualche minuto in silenzio, osservando i ragazzi spaventati intorno a lui fissare con insistenza oltre la porta, quasi potessero farla sparire con il pensiero.

Si ritrovò incredibilmente a condividere con loro lo stesso sentimento d’ansia per le sorti del biondino, senza riuscire a pensare che quello nella stanza accanto fino a poco tempo prima era stato il suo più acerrimo nemico dopo Voldemort.

Finalmente poco dopo Zabini aprì la porta e tranquillizzò i presenti.
“Draco non ha niente, in poche ore si riprenderà. La Chips lo vuole tenere sotto controllo fino a domani, sapete com’è fatta. Tornate a lezione adesso e non preoccupatevi. Voi” disse indicando Nott e un paio di altri ragazzi “Andate ad avvertire i ragazzi più piccoli che non si allarmino e che non vengano a cercare Draco, al momento ha solo bisogno di riposo. Appena saprò altro vi informerò io”

Harry sgattaiolò all’interno dell’infermeria proprio mentre Zabini stava per richiudere la porta e, il più silenziosamente possibile, lo seguì oltre i vari letti liberi.
In quello più isolato, appena sotto alla finestra si trovava Malfoy.
A una prima occhiata non pareva si sentisse affatto bene, nonostante quello che aveva sentito prima dal moro.
Forse, anzi con mota probabilità, quelle cose erano state dette solo per tranquillizzare gli altri.
Harry si avvicinò ulteriormente al biondo notando da quella distanza quanto fosse pallido il suo colorito - ancora più del solito - e quanto risultasse spossato.
Malfoy se ne stava praticamente seduto, con la schiena poggiata alla spalliera del letto, il braccio ferito adagiato mollemente lungo il corpo e sopra la coperta celeste del letto.
Il viso era leggermente sudato, come quanto si ha la febbre alta, gli occhi erano più brillanti del solito e il braccio restava sempre del solito verde che aveva notato nella serra.
Sembrava che il percorso del veleno si fosse fermato poco sopra il braccio e poco prima del polso, la pelle in quei punti infatti risultava ancora bianca.
Malfoy teneva la testa leggermente reclinata all’indietro e ascoltava docilmente quello che la Chips stava spiegando ai ragazzi.
Harry fece un enorme sforzo su se stesso per staccare la sua attenzione da Malfoy e portarla su quello che diceva l’infermiera.

“Il veleno è stato bloccato, ho circoscritto l’area della sua azione ma come vedete la zona colpita maggiormente è ancora infetta. Ho provato vari unguenti ma nessuno sembra aver funzionato. Al momento la professoressa Sprite ne sta ultimando uno a base di Mandragora che dovrebbe risolvere la cosa se applicato in tempo.
E’ una preparazione abbastanza complessa e gli ci vorranno ancora un paio d’ore per finire il tutto, sperando per allora di aver rallentato l’effetto del veleno.
Il signor Malfoy come vedete ha la febbre, che è uno dei sintomi più comuni in questo caso e a dir la verità anche il male minore al momento.
Se tutto va secondo i calcoli e riusciamo ad applicare per tempo l’unguento non dovrebbe riportare danni permanenti, non ci resta che aspettare. Voi tornatevene a lezione”
Sentì Zabini e la mora Serpeverde opporsi ma l’infermiera fu irremovibile e i due furono costretti ad obbedire mal volentieri.
Pansy prima di andarsene saluto Draco con un leggero bacio sulla guancia e gli occhi ancora lucidi, prima di sparire oltre la porta.
Zabini invece chiese alla Chips, prima di seguire l’amica, di avvertirli in caso di cambiamenti.

Appena i due furono usciti l’infermiera disse a Malfoy di continuare a riposare ed andò a preparargli qualcosa per far diminuire la febbre.
Rimasto solo con il biondo Harry si avvicinò maggiormente al letto, fin quasi a sfiorarne il bordo con il mantello.
Non sapeva effettivamente cosa stava facendo li, davanti al biondo, con quella strana preoccupazione che glia attanagliava le viscere.
Si disse, come giustificazione, che era andato a cercarlo perché voleva sapere chi era stato a tirargli quel brutto scherzo.

E in parte era vero.

Voleva trovare l’idiota che aveva ridotto in quelle condizioni il biondo e prenderlo a pugni fino a che la sua rabbia non fosse cessata.
Ma non era solo quello.
L’idea di Malfoy così vulnerabile e indifeso, in quel letto d’infermeria, lo colpiva nel profondo, in un modo che non credeva fosse possibile.
Almeno non per il Serpeverde.

Lo vide aprire piano gli occhi, i capelli biondi che gli ricadevano in ciocche umide sulla fronte e gli si appiccicavano alla pelle.

Sembrava veramente stanco.

Harry senza pensarci due volte si tolse il mantello, facendo meno rumore possibile.
L’altro spalancò gli occhi sorpreso ma non riuscì a pronunciare niente, talmente era debilitato da quella febbre così alta.
Senza dire niente nemmeno lui - e sperando che il giorno successivo Malfoy non si ricordasse niente o che al massimo pensasse di averlo sognato - prese un bicchiere d’acqua che era poggiato sul comodino li accanto e glielo poggiò alle labbra.
Il biondo ne prese un piccolo sorso sempre osservandolo con gli occhi febbricitanti e poi lasciò uscire dalle labbra un sospiro stanco.
I ciuffi gli offuscarono di nuovo la vista e la mano di Harry si mosse da sola, senza un suo preciso comando.
Tentennò solo un istante poco prima di toccare i capelli dell’altro, poi leggera come una carezza gli spostò i ciuffi ribelli dal viso, spostandoglieli dietro l’orecchio, in modo che non lo infastidissero.
Vide le pupille del biodo sgranarsi a quel gesto ed osservarlo stranito per poi chiudere nuovamente gli occhi e sussurrare con voce roca un “Potter” prima di riappoggiare la testa sul cuscino ed addormentarsi.

Harry si rimise il mantello e rimase in infermeria tutto il pomeriggio fregandosene delle lezioni che aveva saltato quel giorno e dei rimproveri di Herm che gli sarebbero piovuti contro il giorno successivo.
Non si preoccupò nemmeno di pensare a cosa avrebbe detto a Ron e agli altri.
Era ancora li quando la Chips somministrò a Malfoy il preparato a base di Mandragora e quando i primi effetti dell’unguento iniziarono a notarsi e il verde a scomparire pian piano della pelle candida del biondo.
La ferita si era già rimarginata con l’aiuto di qualche incantesimo medico e anche la febbre sembrava diminuita.
A quel punto, decisamente più sollevato, Harry uscì dalla stanza quando, poco dopo l’orario di cena, Zabini venne a vedere come stava l’amico.

Arrivato nella sala comune Grifondoro Harry cercò subito Herm.
La ragazza se ne stava come al solito seduta ad un tavolino appartato con la testa china su pergamene e libri di testo.
Appena lo vide alzò un sopracciglio in sua direzione e lo invitò a sedersi davanti a lei.
Era già pronto a sorbirsi la sua ramanzina che l’amica, per l’ennesima volta, lo stupì.

“Come sta?” gli chiese invece in poco più che un sussurro.
“Co-Come?”
“Malfoy intendo”
Il tono spazientito di Herm gli fece capire che era inutile fingere con lei di non essere stato tutte quelle ore in infermeria.

“Abbastanza bene, ha preso un unguento e delle pozioni che hanno debellato il veleno, il bracciò tornerà come prima” ammise quindi.
“Meglio così, non augurerei una cosa simile nemmeno a uno come Malfoy”
“Nemmeno io”

“Beh” iniziò Herm leggermente titubante guardandolo negli occhi “Ultimamente tu hai un atteggiamento strano nei sui confronti..sicuro vada tutto bene?”

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire, prima mi dici che è cambiato, poi corri in infermeria e ci stai tutto il giorno per vedere come sta. Ammetterai anche tu che è un comportamento particolare il tuo, no? Sembra quasi che ti interessi qualcosa di lui..”

“In effetti è cosi. O meglio, sono convinto che sia cambiato e..e..ho deciso di avvicinarmi in qualche modo a lui, per capire se ho ragione”
“Cioè tu vorresti, se ho capito bene, diventare amico di Malfoy?”
“Forse..si, è quello che voglio”
“Oh Harry..non so se sia una buona idea io..”
“Anche il cappello parlante l’ha detto no? Le casate dovrebbero stare tutte unite e poi se vedono che io faccio amicizia con lui magari gli altri lo lasceranno perdere ed eviteremo incidenti come quello di oggi”

“A proposito, alla fine come Caposcuola sono andata dalla preside e lei mi ha informato che nonostante sia quasi sicuro che dietro a tutto questo ci sia lo zampino di qualcuno che vuole farla pagare a Malfoy, nessuno sembra aver visto niente e quindi non può essere confermata la cosa. Ovviamente è comunque impossibile che una pianta che stava a due metri di distanza si sia portata da sola così vicino a Malfoy e questo lo sanno tutti”

Poco dopo vennero interrotti dall’arrivo di Ron, al quale Harry dovette inventare una scusa per giustificare la sua sparizione durante le lezioni.
Disse che aveva avuto voglia di volare ed era andato al campo da Quiddich perdendo la cognizione del tempo, ben sapendo che come scusa era veramente patetica. Il rosso sembrò invece crederci, anzi gli propose di chiamarlo la prossima volta, così si sarebbero allenati insieme.

Quella notte Harry la passò insonne, tra dubbi su Malfoy, incertezze su quello che si era prefissato di fare e sensi di colpa per le bugie raccontate a Ron.
Il sonno lo colse che era quasi l’alba e il giorno seguente si svegliò deciso in qualche modo, a cambiare le cose.

Aspettò che tutti i Serpeverde avessero finito colazione e fossero andati a lezione - la prima lezione dei Grifondoro era a metà mattinata - e poi si fiondò in infermeria.
Bussò leggermente contro il legno della porta e la voce di Malfoy dall’altra parte ordinò un brusco “Avanti” perfettamente in linea con il suo modo di fare, segno che si era ripreso del tutto.

Titubante entrò nella stanza, rendendosi conto solo in quel momento di quello che stava effettivamente facendo.
Si sarebbe davvero presentato davanti al principe delle serpi chiedendogli di diventare suo amico?
Ripensò al biondo sofferente, il giorno prima, al suo camminare in gruppo per i corridoi e si disse che voleva aiutarlo punto e basta.
Non importava quale fosse il motivo ma vedere star male Malfoy faceva star male pure lui quindi non si sarebbe arreso in caso di rifiuto del biondo e avrebbe insistito fino a fargliela accettare anche con la forza la sua amicizia.

Il ricordo dei loro incontri prima in treno e poi, solo pochi giorni prima nei sotterranei, fugarono le sue ultime paure
Sapeva che era cambiato.
Ora doveva solo capire se lo era abbastanza da accettare la sua amicizia.

La reazione di Malfoy fu esattamente come si aspettava.
Sbattè prima le palpebre un paio di volte per capire se la visione di Harry davanti a lui era reale o meno, poi alzò un sopracciglio fin quasi all’attaccatura dei capelli e si esibì nella sua voce più fredda e distaccata.

“Potty che vuoi? Vedere se sono ancora vivo o se i tuoi amici hanno fatto bene il loro lavoro?”
“Chiunque sia stato di certo non è amico mio”
Forse nella sua voce aveva impresso troppa rabbia o forse si era avvicinato troppo al letto di Malfoy - praticamente si trovava nella stessa posizione del giorno prima - perché l’altro lo osservò stupito per poi inclinare la testa di lato, come già lo aveva visto fare una volta sul treno.

Rimasero per alcuni secondi in silenzio, fino a che Harry decise di giocarsi il tutto per tutto. Prese un bel respiro e iniziò a spiegare al biondo, tutto d’un fiato.
“Malfoy lo so benissimo che noi due non ci siamo sopportati dal primo momento che ci siamo incontrati. Non sono impazzito, non sono nemmeno diventato più matto di quello che già ero prima, solo..solo mi sembra assurdo continuare a farci la guerra. Io non ho nessun motivo per odiarti, in realtà non ti ho mai propriamente odiato e non voglio passare tutto l’anno a battibeccare con te ogni volta che ci incontriamo nei corridoi o a lezione quindi sono venuto qui per proporti un accordo”

“Un accordo? Con me? Spiegati Potter, vorresti che ci ignorassimo a vicenda per tutto l’anno scolastico in modo da farti sentire meglio? E’ questo che vuoi?”
“No”
“Cosa vuoi allora?”
“Voglio..voglio diventare tuo amico, Malfoy”
In realtà detta così suonava un po’ fuori dal mondo come proposta visto i loro precedenti ma
Ora la decisione stava tutta a Malfoy.
“Tu..tu vorresti..che noi fossimo amici?”
Percepì l’incertezza nella voce dell’altro.

L’unico pensiero che in quel momento il suo cervello produsse fu un ‘Fa che dica si, fa che dica si’ ripetuto come un mantra mentre rimaneva in attesa della risposta dell’altro che in quel momento lo osservava pensieroso.

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Capitolo 7
*** Testardaggine Grifondoro e orgoglio Serpeverde ***


Documento senza titolo

Mi scuso per il ritardo con cui posto questo capitolo.
Per vari motivi che non sto qui ad elencarvi sebbene fosse pronto già da qualche giorno riesco a postarlo solo oggi.

Come al solito grazie mille a chi commenta i capitoli, fa sempre piacere sapere cosa ne pensate ;)

Capitolo 7

Testardaggine Grifondoro e orgoglio Serpeverde

Erano passati un paio di minuti e Malfoy sembrava intenzionato a non parlare.
Stanco dell’attesa e in tensione per la risposta dell’altro, Harry decise di fare il primo passo, anzi il secondo, in direzione del biondo.

“Allora che ne pensi? Sei d’accordo?”

Draco lo guardava con gli occhi leggermente socchiusi, come a studiarlo.
“Penso che tu sia un perfetto idiota Potter! Cosa mai ti fa credere che io voglia la tua amicizia?”
“Io pensavo soltanto che potevamo lasciare da parte i vecchi rancori, mi è sembrato che in tr-“
“NO! Non un’altra parola Potter o ti oblivio sul momento, intesi??”
“Ma..”
“Niente ma!” il biondo si alzò con fatica dal letto e Harry si ritrovò a fronteggiare un Malfoy decisamente incazzato “Tu Potter sei l’ultima persona che può permettersi questo genere di richiesta. Se non ricordo male, al primo anno ero stato io a chiederti di diventare amici e tu hai rifiutato la mia mano, ti ricordi? Ecco, per certi errori non c’è mai una seconda possibilità e sicuramente non con me!”

“Avevo solo undic-“

“Tu hai deciso che l’amicizia di quel Weasley valeva più della mia, punto. Niente che potrai mai dire o fare cambierà quello che ti ho appena detto” le mani del biondo tremavano di rabbia, strette a pugno lungo i fianchi “E soprattutto non cercare di fingere che t’importi qualcosa di me! Sappiamo tutti e due che vuoi diventare mio amico in modo da controllare i Serpeverde ed evitare casini. Tu e il tuo animo dell’eroe che deve salvare tutti..”

“Non voglio salvare nessuno Malfoy, voglio solo la tua amicizia!”

“Beh Potter, allora vorrà dire che per una volta in vita tua, non verrai accontentato. E ora sparisci!”

Detto questo il biondo si voltò di scatto, rientrò nel letto e si tirò la coperta fin sopra il mento, concludendo così la sua sfuriata.
Volse lo sguardo al paesaggio al di fuori della finestra e con calma ostentata iniziò a far finta che Harry non esistesse.

Così non avrebbero concluso niente.

Harry conoscendo l’orgoglio smisurato della serpe decise di rinunciare momentaneamente a far ragionare il biondo, rimandando il tutto ad un secondo momento.

Forse aveva utilizzato un approccio troppo diretto.

Doveva andare per gradi, avvicinarsi a lui pian piano.

Prima di richiudersi dietro la porta dell’infermeria rivolse però un ultima occhiata alla figura del Serpeverde che ancora fissava insistentemente il cielo azzurro fuori dalla finestra.

“D’accordo, come preferisci. Ignorami pure! Se cambi idea comunque sai dove trovarmi. Tanto io non sono uno che si arrende tanto facilmente Malfoy, sappilo”

Uscì dalla stanza senza nemmeno aspettare la risposta dell’altro.

Prima o poi Malfoy avrebbe accettato quella proposta, doveva solo aver pazienza, ne era sicuro.




Durante la lezione di Storia della Magia, quello stesso giorno, Harry raccontò ad Hermione l’accaduto per chiederle consiglio su che tattica utilizzare per avvicinarsi in futuro al Serpeverde.

Mentre le stava ripetendo parola per parola le ultime frasi che lui ed il biondo si erano scambiati la vide battersi il palmo della mano sulla fronte e il suo “Oh, Harry!” risuonò distintamente per tutta l’aula.
Il professore fece segno loro di tacere e ripresero a parlare sottovoce.
“Harry è assurdo, parli di tattiche di avvicinamento, di non arrendersi, ti rendi conto che sembra più un corteggiamento il tuo da come ne parli?”
Quasi quasi Harry rischiò di soffocarsi con la piuma che stava mangiucchiando mentre l’amica parlava.

Lui e Malfoy..insieme??

“Herm, siamo due maschi, lo hai mai notato?” fece presente cercando di nascondere l’imbarazzo del momento con l’ironia.

“Certo Harry, è piuttosto difficile non farci caso. Tu hai uno stuolo di ammiratrici adoranti che ti segue ovunque e lui..si insomma..Malfoy negli anni passati è sempre stato molto popolare tra le ragazze. Per quanto disprezzi il suo modo di essere anch’io non posso non ammettere che fisicamente sia proprio un bel ragazzo”

“Herm!”

“Cosa? Ovviamente non dirlo a Ron ma si, lo considero molto attraente, e non solo io. Tante ragazze e anche qualche ragazzo negli anni passati gli hanno fatto il filo ma sembra che sia un po’ freddino e che non dia confidenza facilmente alle persone”

“Quindi il mio approccio era completamente sbag-“
“Harry! Ti stavo parlando di confidenza in termini amorosi, non di amicizia..”
“..”
“Ok ok ho capito..lasciamo stare..vedrò di farmi venire un’idea in merito, tranquillo”
“Sicura?”
“Si..se per te è così importante fare amicizia con Malfoy ti aiuterò”

Herm era sempre stata la persona su cui poteva contare, in qualsiasi situazione.
Più sicuramente di Ron, che per quanto considerasse un suo amico, spesso non riusciva a capire i suoi stati d’animo.
Tra loro tre era sempre stato più o meno così: di solito per i problemi seri o per le confidenze c’era Hermione, per gli scherzi, le battute e il divertimento Ron.
Il fatto che i due stessero insieme non aveva cambiato più di tanto la situazione.
Anche perché Ron spesso lasciava ancora in disparte Herm per andare a scherzare con lui o con Dean e Seamus, esattamente come quando erano solo amici.
Harry non se l’era ancora sentita di chiedere all’amica cosa ne pensasse di quell’atteggiamento che il rosso dimostrava perché, spesso e volentieri, in quelle occasioni vedeva passare nei suoi occhi nocciola uno sguardo di sofferenza che mal digeriva.
Hermione era l’ultima ragazza al mondo che si meritava un simile trattamento e quando aveva fatto presente, mesi prima, il problema a Ron lui gli aveva risposto con un diretto “Penso di sapere meglio di te come ci si deve comportare con le ragazze e soprattutto con Herm” che lo aveva gelato sul posto.

Che le cose tra lui e Ron si fossero in qualche modo rotte lo si era capito comunque da un po’.
Le basi della loro amicizia avevano cominciato a cedere al quarto anno quando Ron non gli aveva creduto riguardo al calice di fuoco e si erano ulteriormente deteriorate quando, solo l’anno prima durante la ricerca degli Horcrux il rosso se ne era andato, lasciando lui ed Herm a combattere da soli.

A sgretolare il tutto ci aveva pensato poi lo scaricamento che Harry aveva fatto ai danni di Ginny, che il rosso aveva preso come un’offesa personale.
Quella volta non si erano parlati per diversi giorni, fino a che Hermione aveva tirato fuori l’idea della vacanza tutti insieme.
Da quel momento, come per un tacito accordo, i due avevano smesso di litigare e esternamente tutto sembrava tornato a posto.
In realtà non avevano più affrontato argomenti seri.
Quello del comportamento del rosso con Hermione era stato il primo e unico tentativo di Harry in quel senso.
Non si portavano rancore - almeno lui non ne portava verso Ron - continuavano a seguire le lezioni insieme, parlavano tranquillamente di Quiddich e ridevano e scherzavano esattamente come due compagni di scuola che frequentano lo stesso corso ma che non si frequentano una volta tornati a casa.
Ecco, era quello il problema. Alla fine il rosso era diventato come gli altri ragazzi con cui condivideva il dormitorio, senza più quella confidenza e quell’affiatamento che prima caratterizzavano la loro amicizia.

Non era una cosa voluta o cercata. Semplicemente si era perso la fiducia nei confronti dell’altro.

Anche il suo soggiorno alla Tana era stato forzato da Molly, altrimenti Harry avrebbe fatto ben volentieri a meno di passare quelle settimane sotto lo stesso tetto di Ron e Ginny.
All’inizio dell’anno chi li conosceva bene aveva notato dai primi giorni il loro distacco, con Harry che passava più tempo possibile con Herm e Ron che legava sempre più con Dean e Seamus e nessuno si preoccupava più di tanto della situazione, pensando che prima o poi le cose si sarebbero risistemate.
Nemmeno Hermione, che al momento pareva essere l’unico collante tra i due, sembrava voler intromettersi e non aveva mai commentato il loro comportamento.

Proprio per questo decise, senza troppi rimorsi, di non raccontare niente a Ron del ‘Progetto Malfoy’ come lo aveva chiamato Hermione.
Un po’ perché non se la sentiva di confidarsi con il rosso, un po’ perché era sicuro di una sua reazione spropositata.
Era sicuro che se non fosse stato per Hermione al momento loro due avrebbero intrapreso strade diverse senza più cercarsi.
Nonostante tutto Harry non poteva non provare comunque una fitta di amarezza ogni volta che pensava a quella situazione.
Il rosso era stato comunque per anni e anni il suo amico più fidato e vedersi così, a parlare come due perfetti estranei era come una pugnalata ogni volta.




Harry stava pensando a tutto ciò mentre si stava dirigendo, proprio con il rosso,a lezione di divinazione.
Appena entrati nella torre notò che la stanza circolare sembrava, se possibile, ancora più buia e maleodorante di quanto ricordasse.
Mentre si sistemavano più per abitudine che per altro allo stesso tavolo di sempre, quello più lontano e appartato della stanza ed Harry estraeva il libro dallo zaino in attesa dell’arrivo della professoressa Cooman entrarono i Serpeverde.
Vide subito Malfoy davanti al gruppo, prendere posto in uno dei tavoli più centrali con accanto a lui Zabini.

Sembrava stare meglio, rispetto al giorno prima.
Il braccio era coperto dalla camicia della divisa ma si notava comunque che riusciva a muoverlo perfettamente.
Il biondo non voltò nemmeno una volta lo sguardo verso di lui, continuando a parlottare con l’amico ed Harry cercò di concentrarsi su quello che stava dicendo Ron accanto a lui.
L’ingresso della professoressa Cooman catturò proprio in quel momento l’attenzione di tutti.
A quanto pareva in quella lezione la Cooman avrebbe dato loro prova del suo occhio interiore predicendo il futuro di alcuni studenti a caso, per dare loro prova delle sue capacità.

Harry quasi si alzò in automatico a quelle parole, era tradizione ormai iniziare l’anno con un presagio di sventura della professoressa di Divinazione.
Si era quasi preoccupato visto che nelle lezioni precedenti non gli aveva detto niente.
Era già pronto quindi quando sentì pronunciare il suo nome.

“Bene miei cari, direi che vediamo..Potter e Malfoy, per iniziare venite voi due, forza”

Harry sospirò, ovviamente quella pazza gli avrebbe predetto una qualche morte accidentale decisamente improbabile.
Si posizionò vicino alla donna rassegnato a quelle predizioni senza fondamento, osservando con la coda dell’occhio il biondo fare lo stesso.
Si trovarono vicini,spalla a spalla, davanti a tutta la classe.
Il Serpeverde non lo degnava nemmeno di una singola occhiata.
Niente battutacce ne altro.
Era in modalità ‘Potter non esiste’

La Cooman si posizionò davanti ad un piccolo tavolino e diede inizio a quella che Harry definì nella sua testa’ la pagliacciata di inizio anno’
“Inizierò da Potter! Su caro davanti a me, adesso ti leggerò il futuro tramite la palla di vetro” disse indicando una vecchia sfera impolverata posta davanti a lei “Allora, vedo, vedo, si ecco! Vedo la stazione di King Cross, tu Potter sei insieme a Weasley” disse indicando con foga Ron “all’altra tua amica, la Granger ma siete diversi, più grandi. Vicino a te c’è anche la Wealsey più piccola e.. e dei bambini..si, si, vedo due bambini e una bambina. Adesso è tutto più chiaro. Sei sposato con la piccola Weasley e state portando i vostri due bambini più grandi a prendere il treno per Hogwarts. Per il secondo è il primo anno e si chiama si chiama, ah si, si chiama Albus Severus Potter. Sembri contento e soddisfatto nella visione..si, si..Potter avrai tre figli e vivrai felicemente con Ginny Weasley in futuro”

Dire che Harry era sconvolto era poco.
Non solo quella pazza per anni gli aveva predetto le morti più assurde, adesso aveva anche visto nel suo futuro figli, matrimonio e felicità.
“Professoressa, non penso sia possibil-“
“Certo che è possibile! Anzi sarà proprio così Potter, non ne sei felice?”
“No!” la voce gli uscì più forte di quello che voleva “No voglio passare la mia vita con Ginny, non voglio dei figli e soprattutto se mai ne avrò uno non lo chiamerò mai Albus!”
“Non vedo cosa della mia visione ti abbia turbato tant-
“Sinceramente? Mi aspettavo da lei che si inventasse qualcosa di più plausibile, qualcosa di quantomeno realistico. E’ più facile che Voldemort ritorni dall’oltretomba per uccidermi a suon di calci che un futuro in cui sono sposato con Ginny”
Detto questo prese al volo lo zaino di fianco a Ron che lo guardava allibito – e forse anche un po’ arrabbiato – e si diresse verso la porta “Se mai sapessi che qualcuno progetta per me un futuro simile mi butterei io stesso da questa stessa torre immediatamente!” concluse sbattendosi la porta alle spalle.




Poco dopo era in riva al lago nero, sotto un grande albero vicino alla riva.
Di tanto in tanto gettava nell’acqua dei sassi osservandone il lento affondare, cercando di calmarsi.
Aveva fatto una scenata assolutamente fuori luogo lo sapeva, ma quella patetica scenetta era adatta agli stupidi libretti rosa che leggeva la madre di Ron, non a lui.
Non voleva sposare Ginny e no, non voleva dei figli.
Non credeva più da tempo alle allegre famigliole felici..
E soprattutto non voleva chiamare un suo ipotetico figlio con il nome di Silente.
Il perché tutti pensassero a lui come a un ragazzo desideroso di una famiglia con tanti pargoli non riusciva a capirlo.
Era pur sempre un ragazzo di diciotto anni.
Diciotto, per la miseria.
Voleva vivere la sua vita, fare le sue esperienze come tutti, divertirsi e non pensare a niente.
Non voleva costruire l’allegra famiglia felice, soprattutto non con Ginny.
Non capiva nemmeno lui il motivo di tanta rabbia ma una parte irrazionale dentro se gli urlava a gran voce che sarebbe stato l’errore più grande della sua vita.

Sentì delle voci poco lontano da li e voltò di lato la testa per vedere chi stava arrivando in sua direzione, pronto ad andarsene a cercare un altro posto tranquillo in cui rifugiarsi.
In quel momento infatti se ne stava in quel punto isolato dal resto del parco, con le spalle al tronco dell’albero, così che da lontano fosse poco visibile a chi passava da li.
Sentì distintamente due voci che si stavano avvicinando

“Si può sapere dove vai adesso? Dai, torniamo su, sicuramente..”
Era la voce di Zabini quella! Ma allora l’altra persona..

“No Blaise! Per a miseria ti rendi conto di cosa ha detto? Io da quella stupida vecchiaccia ubriacona non ci torno manco morto!”
“Draco!”
“No! Tu torna su, dille che un giorno di questi gliela farò pagare come si deve e non preoccuparti, ci vediamo ad antiche Rune”
“Sicuro?”
“Si, su forza”
Sentì dei passi leggeri allontanarsi – Zabini probabilmente - e nello stesso momento dei passi strascicati che invece si avvicinavano.

Appena arrivò nel punto da cui Harry era ben visibile, Malfoy si bloccò sul posto fulminandolo con lo sguardo.

Era già un passo avanti, rispetto all’indifferenza di quella mattina.

“Potter”
“Malfoy, la Cooman ha fatto una brutta previsione pure a te?” ironizzò Harry per stemperare la tensione.

Non se lo sarebbe mai aspettato ma il biondo invece di girare i tacchi e andarsene si mise a inveire come un ossesso contro la professoressa.

“Brutta? BRUTTA? Potter non ne hai idea. Catastrofica! Questo è il temine esatto!” disse mentre si buttava a terra di fianco ad un Harry del tutto stupito e si appoggiava al tronco nello stesso modo dell’altro, le gambe completamente rilassate a terra che toccavano quelle del moro.
“Quella è una povera alcolizzata, non c’è altra spiegazione! Mi ha predetto che diventerò stempiato!! STEMPIATO! A me! Ti reni conto? Dovrei ucciderla per questo..nessuno nella mia famiglia lo è mai diventato e il primo non sarò di certo io perc- cos’hai dai ridere Potter?”
Harry al momento era effettivamente piegato in due dalle risate, alla vista di un Malfoy furibondo all’idea di poter perdere i capelli.

“A quanto pare non siamo messi bene noi due in futuro..io sposato con Ginny e tu senza capelli” riuscì a dire tra una risata e l’altra mentre il biondo lo fulminava con lo sguardo.
“Non dirlo nemmeno per scherzo Potter”
“Non è poi così grave però, puoi sempre comprarti una parruc-“
“Ti avverto, un'altra parola e ti affatturo”
“Ok ok” lo calmò il moro asciugandosi le lacrime venute dal troppo ridere.

Rimasero in silenzio un istante, prima di rendersi entrambi conto della situazione.
Se ne stavano seduti vicino, ridendo e prendendosi in giro come se niente fosse.

Harry colse al balzo l’occasione.

“Non mi pare che ti dispiaccia poi così tanto la mia compagnia però..vuol dire che hai ripensato alla mia proposta allora?”
“Cos- No Potter. Mai. Cos’è non possiamo fare una conversazione civile noi due?”
“Certo che possiamo! Non desidero altro io”
“Sai Potter tu sei davvero pazzo! Quasi peggio della Cooman”
Lo vide reprimere un brivido di rabbia al solo pensiero e in istantaneo senti formarsi sulle sue labbra un sorriso.
“Ti ha detto altro?” indagò vedendo la faccia dell’altro contrarsi maggiormente in una smorfia di disgusto.

“Oh si eccome. Oltre a quell’idiozia per cui meriterebbe Azkaban a vita ha detto che mi sposerò con Astoria Greengrass e che avremo un bambino che chiameremo Scorpius.
Ora, tralasciando il fatto che il nome Scorpius fa schifo e che la Greengrass è una cozza, dimmi Potter, che male ho fatto per sentirmi dire davanti a tutti che diventerò stempiato?”
L’espressione da tragedia greca sul suo viso e il tono di voce così melodrammatico non poterono non far tornare il buon umore ad Harry.
In tutta quella situazione assurda, con Malfoy incavolato come lui con la Cooman, mentre parlavano tranquillamente all’ombra di un albero come due vecchi amici, Harry non riuscì a far a meno di pensare quanto Draco, con tutti quei suoi capricci da bambino viziato, fosse tenero in quel momento.
Il fatto poi che non fosse l’unico pazzo ad avercela in quel momento con quella strega poi lo rincuorava molto.

“Vuoi fare a cambio? Diventerei volentieri calvo, per evitare la vita con Ginny e i tre marmocchi che mi ha affibbiato”
Draco lo osservò per qualche altro momento per poi alzarsi spolverandosi i calzoni della divisa.

“Questo” ed indicò quel piccolo spiazzetto dove si trovavano “non cambia le cose. Anche se abbiamo parlato civilmente non vuol dire che accetto la tua amicizia”
Poi gli diede le spalle e si avviò lungo il sentiero.

Aveva già percorso un po’ di metri quando Harry lo superò di corsa urlandogli un “Tu sei un Serpeverde orgoglioso Malfoy, ma io da buon Grifondoro sono testardo. Scommetti che la spunterò io?” che lasciò il prefetto verde argento inchiodato sul posto con una faccia che esprimeva ‘Potter è un idiota’ da tutti i pori.
Harry, soddisfatto dalla reazione stupita del biondo se ne rientrò tranquillamente a scuola.

Draco rimasto indietro si concesse solo un momento prima di rientrare anch’esso al castello, giusto il tempo di far scomparire il piccolo sorriso che si era formato sul suo viso.
“No Potter, non scommetto. So già che perderei”.

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Capitolo 8
*** Lezioni supplementari ***


Documento senza titolo

Eccomi di nuovo qui..immagino vi sarete ormai stancate di me ma ci tenevo ad aggiornare prima di partire.
Vi informo, come già ho fatto nell’altra ff, che riprenderò l’aggiornamento di ‘Una nuova vita’ dopo la metà d’agosto, appena rientrerò, in attesa quindi vi lascio a questo nuovo capitolo.
Al solito ci terrei se poteste lasciarmi una traccia del vostro passaggio, anche per farmi sapere se vi piace come sto evolvendo la storia ;)
Grazie mille a chi ha la ff fra i preferiti e a chi ha commentato i capitoli precedenti.

Ps: Ne approfitto anche per augurare a tutte buone vacanze. ;)

Layla84^^









Erano passati un paio di giorni dalla chiacchierata con il biondo in giardino ed Harry non aveva più avuto occasione di parlarci.
Continuava ad assillare Hermione per avere qualche consiglio e rimuginava di continuo su un qualche piano per avvicinare il Serpeverde.
L’amica sembrava leggermente preoccupata, anche se ormai era abituata alle stranezze dell’amico il suo essere quasi ossessionato da Malfoy la metteva leggermente in agitazione.
Sperava non ci fosse altro dietro tutto quello, oltre il solito complesso dell’eroe che di solito prendeva ad Harry non appena vedeva qualcuno in difficoltà.

L’unico lato positivo in tutta quella storia era che al momento nessuno aveva più tirato scherzi ai Serpeverde, anche se quella tranquillità apparente assomigliava molto alla calma prima della tempesta.

Dal canto suo Harry iniziava ad essere preso dalle selezioni dei giocatori per la squadra di Quiddich.
Aveva già fatto, il pomeriggio prima, le selezioni per Battitori e Cacciatori ma aveva dovuto rimandare la selezione dei Portieri, visto che quasi tutti i ragazzi dal secondo anno in su, avevano voluto partecipare ai provini.
Decisamente frustrato e stanco, si presentò la mattina successiva in sale grande, cercando di evitare il più possibile Ron che lo tormentava, per sapere quando si sarebbero svolte le selezioni.
“E dai amico, a me puoi dirlo! Ti chiedo solo di sapere il giorno, nient’altro” lo rincorse la voce del rosso, mentre si sedeva scompostamente al tavolo rosso oro vicino ad Hermione.
“Novità?” disse soltanto lei, osservandolo di sfuggita, leggermente divertita dalla situazione.
“Tranne il fatto che il tuo ragazzo mi assilla, per sapere una cosa si cui nemmeno io sono a conoscenza?”
“Sarebbe?” disse lei alzando gli occhi dal giornale che stava leggendo.
Harry notò che si trattava del ‘Cavillo’ e senza commentare le bizzarre letture dell’amica, spiegò velocemente la situazione.
Il pomeriggio prima aveva dovuto provinare quasi tutti i componenti della casata rosso oro, riuscendo a trovare ben pochi giocatori validi.

Aveva riconfermato Dean e Demelza Robins nei loro ruoli di Cacciatori e Jimmy Peakes e Ritchie Coote come Battitori, aggiungendo alla rosa Jack Sloper, un ragazzo che al suo quinto anno aveva già fatto parte della squadra.
Ginny, che era stata una delle loro giocatrici di punta negli anni precedenti, non si era presentata ai provini ed Harry se ne era sentito internamente sollevato. Un problema in meno.
Restava da decidere il Portiere e visto la lunga fila di studenti pronti a contendersi il ruolo, si era veduto costretto a rimandare le selezioni a data da destinarsi.
Aveva sperato di poterle fare il giorno successivo, ma aveva scoperto con suo disappunto che il campo era stato prenotato per i giorni a venire da tutte e tre le altre casate, anche loro alle prese con i provini.
Quindi si ritrovava costretto ad andare dalla preside, quella stessa mattina, prima delle lezioni, per sentire come poter fare.
Herm o guardò un attimo, prima di dire quello che anche lui temeva.
“Ti toccherà aspettare, probabilmente”
Prese una tazza di caffè ed iniziò la sua colazione, penando ad escogitare un modo per uscire da quella situazione.
La pace non durò nemmeno un istante che Ron, al seguito di Dean e Seamus, gli si appiccicò affianco riprendendo a tormentarlo.
Se la svignò nemmeno due minuti dopo dicendo che sarebbe andato subito a parlarne con la preside, leggermente infastidito da quel comportamento.
Come capitano, avrebbe informato tutti nello stesso momento, una volta saputa la data esatta, come era giusto che fosse.
Arrivato davanti al gargoyle che custodiva le scale a chiocciola, unico ingresso all’ufficio del preside, si rese conto di non conoscere però la nuova parola d’ordine.
La statua, una volta arrivato in sua prossimità con sua somma sorpresa si aprì, mostrando gli scalini che lenti salivano verso l’alto.
Probabilmente la McGranitt si aspettava la sua visita.
Arrivato davati alla porta sentì delle voci provenire dall’altra stanza e bussò piano, attendendo una risposta che non tardò ad arrivare.
“Avanti”
Schiuse leggermente la porta e si sporse all’interno della stanza, titubante.
L’ultima cosa che in quel momento avrebbe voluto era trovarsi lì.
Il vecchio ufficio di Silente.
Ed eccolo, quello che un tempo era stato il suo punto di riferimento, guardarlo con i soliti occhi vividi dalla tela del quadro, posto proprio sopra la poltrona della professoressa.
Ignorò il suo sguardo, così come i commenti di tutti gli altri presidi, che avevano puntato l’attenzione su di lui.
“Professoressa, vorrei parlarle in merito alle selezioni dei giocatori per la squadra di Quiddich” esordì lui, per niente intimorito dal silenzio che era sceso quando aveva iniziato a parlare.
“Ah, si Potter. Ho saputo che non è stato possibile esaminare i candidati Portieri, immagino tu voglia rifissare una data, per poter completare la squadra”
Era seduta sulla poltrona, un plico di fogli davanti e l’aria decisamente stanca, la professoressa parlò con un tono di voce neutrale.
Gioì internamente accorgendosi solo allora che era una delle poche persone al mondo che lo trattavano come uno studente qualsiasi.
Avrebbe dato qualsiasi cosa, per ricevere da tutti un trattamento del genere, ne aveva fin sopra capelli di tutti gli sguardi adoranti e le parole adulanti.
Più sollevato si sedette davanti alla preside, continuando a concentrarsi per non lasciar vagare lo sguardo fino al ritratto di Silente.
“Esatto, volevo sapere quando potevamo..”
“Come saprà, le altre casate hanno prenotato il campo per i prossimi giorni. Spero capisca che non è possibile rimandare i loro provini perché voi non siete riusciti a terminare i vostri in tempo”
Non vi era ironia o traccia di cattiveria in quelle parole, solo il tono neutro di chi tratta tutti gli studenti alla pari.
“No Professoressa, volevo solo proporle un’alternativa. Pensavo, visto che la selezione dei Portieri dovrebbe durare relativamente poco, se era possibile farla oltre i soliti orari, magari anche la sera, in modo da non dover rimandare troppo la cosa”
Non sapeva nemmeno lui da dove gli era uscita quell’idea, visto che un attimo prima non sapeva che proporre alla preside, ma vide gli occhi della McGrannit valutare velocemente la cosa, prima che desse voce ai suoi pensieri.
“Potrebbe essere fattibile Potter. Magari alla fine delle selezioni dei Serpeverde che dovrebbero finire relativamente presto. Ovviamente lei e i suoi compagni di casa dovreste aspettare senza impazienza il vostro turno, senza arrecare disturbo ai compagni, ma penso sia una proposta accettabile. Direi che possiamo fissare il tutto per la prossima settimana..non faccia quella faccia. Le altre case hanno fissato prima di lei il campo, per più giorni ciascuna, non le tocca che aspettare un po’”
Si limitò ad un breve cenno d’assenso con la testa, un po’ deluso dalla risposta delle preside.
Si aspettava di riuscire a completare la squadra prima della fine della settimana, soprattutto per non dover sopportare ancora il tormento di Ron.
Riportò gli occhi sulla preside e vide che stava continuando a fissarlo, senza però proferir parola.
“C’è altro che deve dirmi?”
“No, no Potter, vada pure”
Giurò di aver visto un lampo di indecisione, balenare negli occhi della donna, prima che tornassero limpidi e tranquilli e lo congedasse.
Si richiuse la porta alle spalle, scendendo la lunga scala e lasciando quel pensiero scivolare nella sua testa.

All’interno dell’ufficio, la professoressa si alzò dalla sua postazione, aggirò la poltrona e si mise dinnanzi al ritratto del vecchio Preside, riprendendo il discorso che l’arrivo di Potter aveva interrotto.
“Stavi dicendo, Albus?”
“Cara Minerva” la interruppe il mago “stavo dicendo che dobbiamo trovare un modo per far si che i Serpeverde stiano al sicuro. Ho la netta sensazione che ci sarà più di un semplice scherzo ai loro danni, specialmente verso Malfoy. Al momento stavo pensando che se Harry a stringesse un’amicizia con lui questo potrebbe far desistere molte persone dai propositi di vendetta”
“Stavo riflettendo anch’io proprio a questa opportunità, poco fa. Potrei accennargli la cosa..”
“In verità, penso che tra quei due il rapporto sia troppo complicato. Consigliare loro di avvicinarsi l’un l’altro non è la mossa più corretta perché visto il loro smisurato orgoglio, rischieremo di provocare l’effetto contrario. Tanto più che Draco non accetterebbe mai l’aiuto di Harry ed io non voglio di nuovo usare i ragazzi per i miei piani. L’ho fatto una volta ed ecco il risultato” disse il mago, accennando al comportamento del moro, che non era passato inosservato alla strega.
“Potter è ancora arrabbiato perché si è sentito usato e tradito..”
“Esatto Minerva. E sarei uno sciocco se, anche da morto, continuassi a ripetere gli stessi errori di quando ero vivo. Se i due vorranno, si avvicineranno da soli. In caso contrario, troveremo un'altra soluzione”







Intanto, il moro in questione, ignaro di tutto ciò, se ne stava nell’aula di pozioni in attesa dell’inizio della lezione.
Cercava di non guardare in direzione del gruppetto di Serpeverde alla sua desta, anche se la curiosità lo stava logorando. Erano giorni che non riusciva più a incontrare il biondo nei corridoi o a lezione e quando succedeva era sempre attorniato dai suoi compagni.
Ron seduto poco lontano intercettò il suo sguardo e mimò con il labiale un “Che ti ha detto la McGrannit?” che lui fece finta di non capire proprio mentre l’arrivo di Lumacorno in classe riportava l’attenzione di tutti su quello che avrebbero affrontato quel giorno.
Avrebbero dovuto preparare un antidoto per i filtri d’amore più comuni.

Dopo circa una mezzoretta di lavoro, si asciugò un rivolo di sudore che scendeva lungo il suo viso.
Starsene con la faccia appiccicata ad un calderone bollente non era il massimo, visto le temperature ancora decisamente alte del periodo.
Lasciò vagare per un attimo lo sguardo nell’aula.
Vide Hermione alla sua sinistra che aveva quasi completato la sua pozione, Neville accanto a lei invece stava cercando di salvare il salvabile, anche se ormai una massa gelatinosa stava incrostando il suo calderone.
Ron non sembrava essere messo meglio visto l’odore proveniente dal miscuglio color verde marcio che stava ribollendo pigramente vicino a lui.
Il lato Serpeverde dell’aula invece sembrava non aver problemi, soprattutto Malfoy, che aveva già completato l’antidoto richiesto.
La sua pozione era dello stesso rosa scuro descritto dal libro. Non se ne stupì più di tanto, in quella materia il biondo, se possibile, superava addirittura Herm.
Abbassò lo sguardo verso il suo calderone e notò che anche il suo antidoto stava procedendo bene, mancava un solo ingrediente e la pozione sarebbe diventata come quella del biondino.
Per fortuna.
Nelle ultime disastrose lezioni si era giocato la fama di abile pozionista che aveva conquistato durante il suo sesto anno.
Lumacorno in quei giorni lo guardava come se non potesse credere ai suoi occhi, il suo miglior allievo aveva appena perso tutto il talento da un giorno all’altro.
L’unica cosa che Harry aveva perso era stato il libro con le correzioni di Piton, ma questo non poteva certo dirlo al professore.
Lumacorno comunque sembrava soprassedere spesso ai disastri che combinava, anche lui preso dalla moda “A Potter possiamo concedere tutto”.

La porta della stanza sotterranea cigolò e la McGranitt entrò nell’aula proprio in quel momento chiedendo del professore e distraendolo dai suoi pensieri.
I due insegnanti iniziarono a discutere a bassa voce davanti alla cattedra.
Harry, che era nei primi banchi, cercava di capire quale fosse l’argomento della conversazione e perché la preside non avesse potuto aspettare la fine della lezione per parlare con Lumacorno, visto che loro da li a 5 minuti si sarebbero dovuti spostare per andare a lezione di Erbologia.
Intanto prese l’ultimo ingrediente dal recipiente alla sua destra e senza guardare lo buttò nel suo preparato, aspettandosi di sentire un delicato profumo nell’aria a conferma che l’antidoto era ben riuscito.
Non capì bene cosa successe nei pochi attimi successivi, senti solo un borbottio proveniente dalla sua pozione che cresceva fino a che, con un boato tremendo, il suo calderone esplose lanciando una sostanza nera e appiccicosa per tutta la stanza sotterranea.
Si ritrovò steso in terra, con il tavolo capovolto e gli occhiali di traverso senza capire bene cosa fosse successo.
“Potter cosa combini?” dalla sua posizione riusciva a vedere la preside davanti a lui guardarlo un un’aria mista tra l’arrabbiato e il rassegnato.
“Co-cosa? Io ho seguito le istruzioni passo passo professoressa.”
Cerco di mettersi in posizione eretta notando tra i resti dei suoi ingredienti caduti a terra degli Asticelli.
Strano, quelli dovevano essere l’ultimo ingrediente, li aveva aggiunti poco prima quando cercava di ascoltare i due professori..
“Ops..” la sua voce era un sussurro
“Ops cosa? Potter?”
“Hemm..penso di aver confuso gli ingredienti..devo aver messo dei Vermicoli al posto delle foglie degli Asticelli..” si passò una mano tra i capelli mori in evidente imbarazzo sotto lo sguardo severo della donna.
“..O almeno credo”
Lumacorno vicino a lui, decise di minimizzare la cosa.
“Non importa ragazzo, succede anche ai migliori”
“Horance non sono d’accordo”
“Ma Minerva il ragazzo..”
“Da quando è iniziata la scuola è la quarta volta che il calderone di Harry esplode, direi che dovremo prendere provvedimenti, non credi anche tu?”
“Uh”
Harry cercava di rendersi più piccolo possibile mentre i due discutevano con lui in mezzo
“ Non credo che una punizione serva per..”
“Non parlo di punizioni, ma di lezioni supplementari..oh si si” aggiunse subito mentre il pozionista cercava di interromperla “so bene che quest’anno sei veramente impegnato, quindi non sarai tu ad aiutare Potter.Vediamo un po’”
Lasciò vagare lo sguardo severo per la classe ed Harry si rilassò impercettibilmente, sicuramente avrebbe scelto Herm e lui avrebbe potuto convincerla a lasciar perdere il tutto.
Lo sguardo della strega però si illuminò impercettibilmente, prima di esporre la sua decisione, con un leggero sorriso sulle labbra.
“Ho deciso! Sarà il signor Malfoy ad aiutarla Potter. Mi aspetto da parte di entrambi un comportamento civile e corretto. Farete lezione due sere alla settimana fino a che non avrete raggiunto gli altri nel programma”
Ron e che Neville vicino a lui lo guardarono sconsolati, credendo che non potesse andargli peggio di così.

Dall’altra parte dell’aula Malfoy, che appena sentito pronunciare il suo nome aveva alzato gli occhi dalla sua pergamena, guardava tranquillo la professoressa come se la cosa non lo riguardasse.
“Ovviamente per questo aiuto che darà a Potter, ci saranno punti extra per la sua casa” si era limitata ad aggiungere la McGranitt in sua direzione.
“Come vuole professoressa!”
“La ringrazio Malfoy, direi che già stasera lei e Potter potrete cominciare queste lezioni per cosi dire, di recupero .Ovviamente da lei” e scoccò uno sguardo eloquente al moro “mi aspetto il massimo impegno! Consideri Malfoy come un insegnante e segua le sue istruzioni alla lettera”

Troppo confuso per la piega inaspettata che aveva preso la situazione mormorò soltanto un “Certo” infilando alla rinfusa i suoi oggetti nella borsa e correndo fuori dall’aula mentre una più che soddisfatta McGrannit tornava al suo ufficio pensando che quella leggera spintarella che aveva dato nella direzione in cui si augurava andassero le cose era l’unica cosa che avrebbe fatto, per vedere se tra quei due poteva nascere una tregua.







La preside non immaginava nemmeno quanto Harry in quel momento le fosse grato, visto che aveva appena avuto la sua occasione per rimanere da solo con Malfoy e cercare di catturare la sua attenzione.
Mentre attraversava il prato del castello per recarsi ad Erbologia stava pensando proprio a questo, quando vide che Ron ed Hermione che stavano correndo per raggiungerlo.
Li aspettò appena fuori dalla serra dove li attendeva la Sprite.
“Harry, miseriaccia, non ti invidio affatto! Tra tutti giusto lui! Pensavo lo avrebbe chiesto a lei” disse indicando l’amica
“Pure io”
“Bhe..guardiamo la cosa positiva: in pozioni lui è il migliore e con le sue lezioni potrai avere voti più alti”
“Herm!! Ma stai parlando di Malfoy!”
“Lo so Ron, ma è un dato di fatto che sia una specie di genio in quella materia e poi era per tirare su il morale ad Harry”
Harry lanciò uno sguardo leggermente confuso all’amica prima che lei lo ricambiasse con un’occhiata del tipo ‘se dobbiamo mentire, almeno facciamolo bene’, per poi sbuffare sonoramente
“Lo pensi davvero? Io credo invece che non perderà occasione per metterlo in cattiva luce davanti agli insegnanti e magari per ricattarlo pure”

Senza sentire la risposta dei suoi amici si diresse a passo spedito verso le piante con cui avrebbero lavorato quel giorno.
Il Serpeverde non aveva nemmeno provato a controbattere.
Certo. Dopotutto per lui non sarebbe stato che un divertimento: comandare Harry ed avere la possibilità di rovinargli la vita scolastica doveva essere una soddisfazione immensa per il furetto.
Pregò mentalmente che le previsioni di Ron non si avverassero e che potesse passare qualche ora in sua compagnia per riuscire a conoscerlo meglio.

Ci stava ancora rimuginando ore dopo, quando uscito dalla lezione pomeridiana di storia della magia, trovò fuori dall’aula ad aspettarlo proprio Malfoy.
Se ne stava appoggiato alla parete di fronte alla porta, zaino in spalla e sguardo da ‘sono-superiore-a.tutti-voi’ di ordinanza stampato in faccia.
Inutile dire che il suo umore ebbe un ulteriore cedimento verso il basso.
Ron ci aveva decisamente azzeccato, a quanto pareva.
“Potter” disse l’altro, senza smuoversi dalla sua posizione.
Cercando di racimolare tutto l’autocontrollo di cui disponeva, Harry si avvicinò di un passo.
“Dimmi, che succede?” chiese nel suo tono più tranquillo.
Se voleva attaccar briga non sarebbe stato lui a facilitargli le cose.
“Mi pare ovvio”
“Davvero?” chiese in tono realmente confuso, iniziando ad avviarsi verso il corridoio.
“Hey hey Potty, quanta fretta” rispose il biondino, staccandosi finalmente dal muro per raggiungerlo “Non vorrai che vada dalla preside a dirgli che non vuoi collaborare, anche se io con ‘immensa’ generosità ti ho concesso di pote..”
“Cosa vuoi Malfoy?” chiese allora lui, interrompendo tutto quel getto di assurdità che stavano cominciando a uscire dalla bocca dell’altro.
“Stasera alle 9, aula di Pozioni, porta il materiale” gli girò in torno con il suo solito ghigno arrogante e sparì dietro l’angolo senza aspettare risposta.

Sperando di non finire la serata a far a pugni, come solitamente succedeva quando passavano più di due minuti da soli, si diresse al dormitorio per aggiornare Hermione sulle ultime novità.







Stava aspettando da almeno 10 minuti che quello stupido furetto lo degnasse della sua presenza.
Era arrivato presto, aveva sistemato tutto il materiale su uno dei banchi e di Malfoy nemmeno l’ombra.
Finalmente quando stava pensando di tornarsene nel suo dormitorio vide il biondo fare il suo ingresso nell’aula.
“Alla buon ora Malfoy! Vedo che hai una concezione tutta particolare del tempo” ironizzò.
Il voler fare amicizia con lui non toglieva che si divertiva a stuzzicarlo un po’.
“Potty Potty, non ti dovresti rivolgere così al tuo insegnante”
“Tu non sei il mio insegnante” fu la pronta risposta.
“E’ come se lo fossi” e nel dire ciò il biondo si avvicinò alla cattedra e vi ci sedette sopra “Allora queste sono le regole: io comando, tu esegui, come dovrebbe essere sempre del resto”
“Ti piacerebbe”
“Averti come elfo domestico Potter? No grazie, saresti troppo rumoroso”
Il moro strinse i denti fino a farsi male, cercando di contenersi.
Non doveva dare a Malfoy modo di potersela prendere con lui. Era li perché voleva conoscerlo meglio, non per farci a pugni.
Una vocina, nella sua testa, gli chiese perché non poteva fare entrambe le cose.
Che situazione assurda.
“Allora” disse con fare conciliante scacciando il pensiero con un mezzo sorriso “da cosa cominciamo Malfoy?”

In realtà Harry scoprì ben presto che, nonostante i modi acidi e scontrosi, Malfoy era un bravo insegnate.
Riuscì a fargli capire un paio di passaggi fondamentali delle prime pozioni che quell’anno avevano studiato ed il moro si riscoprì a provare interesse, per la prima volta dopo anni, per quella materia.

Erano spalla a spalla mentre pensava ciò e lui era intento a buttare l’ultimo ingrediente nel composto. Sentì l’altro schiaffeggiargli la mano, sibilandogli contro.
“Sei sordo o cosa Potter? Te l’ho appena spiegato, i Vermicoli vanni prima tagliati e poi gettati”
“E che differenza vuoi che faccia scusa?” rispose piccato.
Il vero problema in quella materia, ed Harry lo sapeva benissimo, era che tendeva a distrarsi troppo facilmente.
Anche poco prima, mentre il biondo gli spiegava la preparazione affiancandolo, si era perso nei suoi pensieri, notando quanto Malfoy fosse cresciuto durante l’estate e lo superasse ormai di diversi centimetri, perdendosi quel passaggio.
Sentì qualcosa afferrargli il polso e si stupì nel notare le dita diafane dell’altro racchiuse intorno alla sua pelle.
Con ben poca delicatezza Draco sbatté la sua mano sul tavolo prima di sibilargli nuovamente contro.
“Non voglio saltare in aria per colpa tua. Vedi di muoverti, siamo in quest’aula da più di un ora e io ho di meglio da fare che star qui a perdere tempo con te”
Il moro si depresse ulteriormente.
Ce la stava mettendo tutta per avvicinarsi, davvero. Ma le cose sembravano non migliorare affatto.
Forse la sua era stata solo una stupida idea, dettata dal suo ‘lato da eroe’ come lo chiamava Hermione e il ragazzo davanti a lui non era niente di più che l’acido ragazzino a cui aveva rifiutato di stringere la mano al primo anno.
Silenziosamente si mise a tagliare i Vermicoli senza più degnarlo di uno sguardo.
Si sentiva solo il rumore della lama che cozzava contro il tavolo, quasi a scandire il tempo fino a che un fruscio di vestiti lo avvertì che l’altro si era mosso per posizionarsi davanti a lui.
Tra loro solo il banco da lavoro e il calderone fumante.
Non alzò nemmeno lo sguardo, pronto ad una nuova frecciata acida da parte dell’altro.
Invece quello che uscì dalle labbra del biondo fu poco più che un sussurro, una domanda sincera.
“Ci tieni così tanto a diventare mio amico?”
Lo sguardo di Harry saettò alla ricerca di quello grigio così velocemente che non se ne rese nemmeno conto.
Stupore e speranza in quegli occhi verdi. Ma anche una profonda determinazione.
“Si” nemmeno un attimo d’incertezza.
Malfoy lo fissò, senza nessun espressione particolare sul volto pallido, prima di lasciare che l’ombra di un sorriso potesse trasparire.
“Tu devi aver battuto la testa durante la guerra per volere una cosa simile, lo sai vero?”
Solo divertimento nel tono, nessuna traccia di cattiveria.
“Probabile. Oppure sono sempre stato pazzo. Tu dopotutto sono anni che me lo ripeti” rispose, stando al gioco.
Sentì un accenno di risata provenire dal ragazzo di fronte a se e se ne stupì non poco.
Si trovò a cercare di ricordare quando avesse sentito Malfoy ridere in quegli anni e non trovò risposta.
Che lui rammentasse, non aveva mai sentito quella risata cristallina da quando lo conosceva.
Lo fissò, osservandolo per un attimo, prima di riportare l’attenzione ai Vermicoli.
“Devo dedurre che è un si, il tuo?”
“Non ti pare di correre un po’ troppo?” lo prese in giro l’altro poggiando i gomiti nello spazio vuoto del tavolo e inclinando il busto in avanti, ancora l’alone di divertimento sul volto pallido.
Lo fissò, senza un motivo particolare, mentre aggiungeva al composto l’ultimo ingrediente e questo diventava dell’esatta sfumatura richiesta dal libro.
Sorrise trionfante e si voltò verso Malfoy.
“Approva, professor Malfoy?” le prese in giro.
L’altro sghignazzò divertito, prima di passare ad affiancarlo nuovamente per osservare la pozione riuscita.
Si sporse oltre Harry e mentre si ritraeva visibilmente soddisfatto del risultato, i capelli biondi a coprirgli gli occhi.
“Devo ammettere che quando sei così obbediente Potter, non sei male. Farò un pensierino sulla tua proposta”
Poi si voltò e prima che Harry potesse rispondergli continuò a parlare, la voce ora più fredda e ironica.
“Intanto tu pensa a sistemare questo casino Potter. A domani, stesso porto, stessa ora”





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Capitolo 9
*** Gita ad Hogsmeade ***


Documento senza titolo

Finalmente sono riuscita ad aggiornare. Sono rientrata solo da un paio di giorni e piano piano ricomincerò anche ad inserire i nuovi capitoli di “Una nuova vita”.
Questo capitolo è stato particolarmente ostico, quindi ci terrei in maniera particolare a sapere cosa ne pensate.
Fatemi sapere e grazie mille a tutti quelli che seguono questa storia :)

Layla84







Gita ad Hogsmeade







Le lezioni con Malfoy proseguirono nei giorni successivi sulla falsa riga della prima: insulti velati, punzecchiamenti vari e scambi di battute più o meno velenose.
Più Harry passava il tempo con lui, più questi però sembrava ammorbidirsi nei suoi atteggiamenti e questo faceva ben sperare il moretto.
Solo la sera prima infatti, mentre stavano realizzando l’ennesima pozione, il biondo lo aveva aiutato.
Come al solito Harry aveva sbagliato la sequenza degli ingredienti e ad un certo punto si era ritrovato con il calderone che aveva cominciato prima a ribollire in modo preoccupante per poi esplodere un secondo più tardi e lui si era ritrovato a terra, con le spalle contro il muro, senza rendersene conto.
La cosa era strana già di per se, visto che era stato il biondo a strattonarlo a terra, evitandogli così di venir colpito in pieno dal liquido che, una volta sui vari banchi, iniziò a corroderli, ma la cosa ancor più stupefacente fu la reazione del Serpeverde.
Malfoy infatti lo strattonò in piedi con foga tirando con un braccio, per poi rifilargli una spinta e sibilargli contro un “Potter, volevi ammazzarti? Perché se si, ci sei quasi riuscito, complimenti!” in un tono acido che però non nascondeva la sua preoccupazione né il leggero tremito della sua voce.
Era rimasto a fissarlo in silenzio per alcuni attimi e poi semplicemente si era voltato e se ne era andato sbattendo il portone con forza, mollandolo lì da solo come un cretino.







Era per quel motivo che quella mattina Harry Potter girava come un ossesso per la sala comune Grifondoro, solo Hermione come spettatrice della sua agitazione.
Il resto dei loro compagni erano fuori a godersi quella giornata di sole, visto che era domenica e c’era in programma la prima giornata ad Hogsmeade ma lui era troppo preso dal rimuginare sullo strano comportamento di Malfoy per riuscire a divertirsi con i suoi amici.

La caposcuola invece era rimasta a scuola per studiare, cosa di cui ovviamente non aveva bisogno, e se ne stava con il naso tra i libri e di tanto in tanto alzava lo sguardo su di lui, come per controllare che fosse ancora li.
Inutile dire che il suo comportamento innervosiva Harry ancora di più.
“Ti rendi conto? Mi ha mollato lì e se ne è andato..chissà cosa..” ricominciò per l’ennesima volta il moretto.
“Harry! Adesso basta!!” venne interrotto dalla voce seccata della ragazza che, staccando gli occhi dal libro e richiudendolo di scatto davanti a se, continuò “Semplicemente Malfoy per una volta si è comportato da persona civile e ti ha salvato la pelle. Non hai pensato che la sua reazione sia da considerarsi positiva? Ha dimostrato di tenere a te”
“Questo lo so pure io Herm” affermò il moro in tono più tranquillo, andando a poggiarsi sul bracciolo della poltrona davanti a quella della ragazza.
“Non sono così stupido. So che è un notevole passo in avanti, però mi infastidisce il suo comportamento. Invece di fare come tutte le persone normali nasconde la sua preoccupazione dietro alle solite frasi acide e sparisce nel nulla”
“Malfoy non è come le persone normali Harry ” fu l’ironica risposta della riccia, mentre si apprestava a riprendere la lettura “E nemmeno tu”







Pochi minuti dopo la testa arruffata del cercatore Grifondoro faceva capolino dal quadro della signora Grassa, infatti dopo che Herm si era rituffata nella lettura del mattone lui non aveva potuto far altro che decidere di uscire per andare a volare un po’.
Si stava appunto richiudendo l’ingresso della sala comune alle spalle con l’intenzione di uscire in giardino quando notò che davanti a se un ragazzo dall’inconfondibile capigliatura dorata stava salendo gli ultimi gradini della torre e pochi secondi dopo se lo ritrovò davanti.
Non riuscì nemmeno formulare una frase che il biondo lo anticipò.
“Oh, finalmente Potter! Cominciavo a pensare che fossi sparito nel nulla”
“Cercavi me?”
Il tono usato doveva essere veramente sorpreso perché il biondo represse a stento un ghigno.
“Già! Andiamo!” gli disse prima di voltarsi e riprendere la strada appena percorsa.
“Andiamo??”
“Già, si dice così quando due persone si spostano da un luogo ad un altro”
“Malfoy!” il ringhio con cui aveva pronunciato il nome dell’altro dovette arrivare a destinazione perché il biondo cambiò immediatamente registro.
“Ok ok, calmo Potter. E’ solo che mi viene spontaneo prenderti in giro e poi diciamocelo, tu mi offri le battute su un piatto d’argento” ghignò riavvicinandosi a lui di qualche passo.

“Odio questa situazione e odio il fatto che tu a volte sia così ottuso, ma visto che questa è la realtà delle cose e non si può cambiare” disse continuando imperterrito fregandosene dell’occhiataccia di avvertimento del moro “vedrò di essere più chiaro. Sono venuto a cercarti perché quando ieri sera hai quasi finito da solo il lavoro cominciato da Voldy ho capito che probabilmente mi sto abituando troppo alla tua presenza e che tu hai bisogno di un baby sitter fisso per evitare le solite cavolate stile Potter e chi sono io per rifiutare di aiutare il..perché stai ridendo?”
Effettivamente Harry stava trattenendo a stento una risata ed aveva quasi le lacrime agli occhi per lo sforzo.
Vedere Malfoy davanti a lui, decisamente in imbarazzo, che partiva a sproloquiare senza prendere fiato per cinque minuti buoni accampando scuse assurde per evitare di dire come stavano realmente le cose era un’immagine indimenticabile e lontana anni luce dal ragazzino viziato che pensava di aver conosciuto negli anni precedenti.
Il fatto poi di aver capito subito dove volesse andare a parare con tutte quelle assurdità lo aveva messo ulteriormente di buon umore e proprio per quello decise di evitargli un inutile spreco di fiato, riassumendo la situazione per lui.

“Vorresti per caso dirmi che hai accettato la mia proposta?” riuscì a dire ricacciando la risata che stava per soffocarlo.
“Così pare. Anche se sono ancora in tempo per cambiare idea” rispose il biondo, leggermente scocciato dal suo atteggiamento,
“Ero venuto a cercarti anche per chiederti se volevi venire a bere qualcosa alla Testa di Porco visto che ora siamo..bah..amici”
Harry, che non sarebbe riuscito a nascondere il sorriso spuntato sulle sue labbra nemmeno volendolo rispose al volo con un “E me lo chiedi?” che stupì non poco il biondo.







Il tempo di schizzare nel dormitorio a prendere il mantello dell’invisibilità ed Harry fu pronto ad uscire.
All’occhiata perplessa che il Serpeverde rivolse al suo particolare mantello rispose con un’alzata di spalla.
“Con questo almeno non correrò il rischio di essere fermato ogni due minuti”
“Già, ma così io sembrerò un pazzo che parla da solo”
“E quale sarebbe la novità?” lo prese in giro Harry mentre lo affiancava nello scendere le scale.
“Potter!” fu la risposta offesa che gli arrivò alle orecchie un istante dopo e al quale rispose con un sorriso.
Si prospettava proprio una bella giornata.







All’inizio girovagarono per le stradine di Hogsmeade per un po’, senza una meta precisa.
Malfoy si era rifiutato di parlare con lui se fosse rimasto invisibile e lui si divertiva ad indispettire il biondo che, una volta deciso di diventare suo amico, si era decisamente ammorbidito sia negli atteggiamenti che nel comportamento.
Svoltarono nella strada che portava alla Testa di Porco e finalmente il moretto si decise ad uscire allo scoperto.
Aveva un po’ domande da fare a Malfoy e quello sembrava il momento più adatto, visto che in giro non c’era quasi nessuno.

“Allora” disse riemergendo dal mantello e facendo sobbalzare il biondo che non si aspettava di trovarselo così vicino “Spiegami Malfoy, perché la Testa di Porco? Mi pare un po’ troppo fuori dal tuo solito stile, o no?”
“Ovviamente Potter io non frequento posti del genere! Mi hanno detto che quel locale è un sudiciume ma non ce ne sono altri se non quello e i Tre Manici di Scopa e sinceramente l’idea di farci vedere in giro insieme non mi alletta più di tanto, ho una reputazione da far rispettare io. Se i miei compagni di casata mi vedessero in giro con te probabilmente mi butterebbero fuori dal dormitorio in meno di due secondi” lo osservò un attimo e un ghigno si formò sulle sue labbra “Mi spiace dare questo duro colpo al tuo ego, ma non tutti ti adorano come pensi” concluse avviandosi verso la porta del locale.

Harry, che si aspettava più o meno una risposta del genere, visto lo smisurato orgoglio dell’altro, non perse però l’occasione di rispondergli a tono.
“Non si può mai sapere Malfoy. Anche tu giuravi di odiarmi e ora invece hai accettato di diventare mio amico, come vedi le cose cambiano”

Non ricevette risposta dal biondo che spalancò la porta e la oltrepassò senza degnarlo di uno sguardo.
Harry sorrise, a quanto pareva aveva fatto centro.
Divertito dalla situazione e soprattutto dall’idea di quello che sarebbe successo di lì a poco, visto che era più che evidente che il Serpeverde a differenza sua non era mai entrato prima in quel posto, si richiuse la porta alle spalle pregustandosi la scena.
Si ritrovò infatti davanti alla faccia disgustata di Malfoy che osservava con sgomento un paio di capre che tranquille passavano tra i tavoli e ridacchiò nemmeno troppo sommessamente.
Il biondo lo fulminò con lo sguardo per poi riportare gli occhi sulla scena davanti a se.
Il più assurdo gruppo di maghi e streghe sedevano alla rinfusa ai vari tavoli, per lo più avevano il volto coperto e sembravano alquanto sospetti.
Un vecchio, alla loro sinistra emise un rumore a metà tra uno starnuto e un singhiozzo e una delle capre, spaventata, iniziò a scalpitare sul sudicio pavimento di legno, alzando una gran quantità di polvere.

In tutta quell’assurda situazione, Harry si ricordò di un particolare che gli fece gelare il sangue nelle vene e gli fece passare tutta l’allegria provata fino a quel momento.
Afferrò all’istante Malfoy per un braccio e lo spinse verso l’uscita, tirandoselo dietro.
“Forza Malfoy, ci troveremo un altro posto”
“Speravo lo dicessi” fu la risposta del biondo, ancora scandalizzato per il modo in cui era tenuto il locale.

Ad Harry, che era stato più volte all’interno della Testa di Porco, non importava più di tanto il fatto che fosse effettivamente un luogo mal frequentato e decisamente sporco, quello che lo preoccupava era il proprietario, un signore molto particolare che Harry aveva avuto modo di conoscere meglio solo l’anno prima, durante la guerra, e che per quanto simpatico, era meglio non si incontrasse con Malfoy.

“Harry Potter!”

Lo richiamò una voce alle sue spalle che lo inchiodò sul posto, una mano sulla maniglia e una sul polso del biondo.
Non aveva fatto in tempo a quanto pareva e adesso l’unica cosa possibile da fare era salvare il salvabile.
Si voltò lentamente verso la direzione da cui era arrivata la voce e non si stupì di trovare un vecchio mago dalla barba e capelli bianchi dietro il bancone del locale, gli occhi incredibilmente azzurri e così simili a quelli di Silente lo fissavano con un misto di simpatia e rispetto.
Era incredibile come, con il passare del tempo Aberforth Somigliasse sempre più al fratello.
Harry sebbene non volesse sentir parlare del mago che un tempo aveva stimato più di tutti, aveva preso in simpatia quel buffo mago così strampalato e in un'altra situazione si sarebbe volentieri messo a discutere con lui ma la sua priorità al momento era Malfoy che al suo fianco stava giusto in quel momento sibilando uno scocciato “Non dirmi che conosci il proprietario di questa bettola Potter” voltandosi anche lui verso il bancone.
Sentì il sussulto del biondo distintamente, visto che ancora lo teneva per un braccio e si maledisse mentalmente di nuovo.
Doveva aver sicuramente notato anche lui la somiglianza tra il vecchio Preside e suo fratello minore, visto che era impossibile ormai non farci caso.
Non ci sarebbero stati problemi se quello di fianco a lui in quel momento non fosse stato Draco Malfoy, lo stesso Draco Malfoy che solo un paio di anni prima aveva tentato di uccidere Silente più volte, finendo con far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts.
Visto che Harry era stato presente sapeva com’erano andati realmente i fatti, sapeva che il biondo ad un certo punto aveva abbassato la bacchetta ma conosceva anche l’irascibilità del padrone del locale e quello si preannunciava un brutto pomeriggio, visto lo sguardo che in quel momento l’anziano mago stava lanciando al ragazzo vicino a lui.

Cercò di stemperare la tensione, lasciando il braccio del Serpeverde ed avvicinandosi al bancone.
Cercando di essere il più naturale possibile porse la mano al barista.
“Aberforth, come stai?”
Gli occhi incredibilmente azzurri dell’uomo saettarono da lui a Malfoy e lo osservarono attenti, senza afferrare la mano che lui aveva lasciato sospesa a mezz’aria.
Ritirò il braccio senza interrompere il contatto visivo, sperando fosse l’altro a dire qualcosa, ma se ne pentì subito dopo.
“Ragazzo, con quale coraggio ti presenti qui con quel..quel..insomma cos’è? Uno scherzo di cattivo gusto o cosa?”
La voce irritata dell’uomo sovrastò quella di tutti gli altri clienti del posto che si voltarono a guardare incuriositi la scena.
Harry desiderò di poter nascondersi di nuovo con il mantello dell’invisibilità ma vedendo che Malfoy era sempre più in evidente difficoltà cercò di prendere il controllo della situazione.
“Ce ne stavamo giusto andando”
“Ecco bravi! E se vuoi tornare sei il benvenuto, ma non portartelo dietro” disse indicando con un gesto brusco il biondo che se ne stava ad osservarlo incredibilmente in silenzio, senza muovere un solo muscolo.

Il moro gli si avvicinò e lo trascinò nuovamente verso l’esterno, senza una sola parola mentre nel suo cervello cercava solamente qualcosa di sensato da dire per salvare la situazione.
Si era aspettato un simile comportamento da Aberforth, conoscendone anche il carattere impulsivo era stato anche fin troppo civile, quello da cui non sapeva cosa aspettarsi era il biondo che sembrava non voler proferir parola.

Camminarono per una decina di metri, con Harry che lo trascinava per la via per un braccio, finché il Serpeverde inchiodò sul posto e la sua voce gelida tagliò il silenzio.
“Meglio che torni al castello Potter”
Harry si voltò verso di lui, senza riuscirne a vederne l’espressione e visto che il biondo si era voltato e stava tornando sui suoi passi, in direzione della scuola.
Il moretto lo afferrò per l’ennesima volta e parlò senza nemmeno pensare.
Quella situazione era tutta colpa sua, il minimo che poteva fare, ora che lui e Malfoy erano amici era quantomeno cercare di aiutarlo in quella situazione.

“No, ascolta, troviamo un posto più tranquillo e mi lasci spiegare e poi..poi ti lascerò tornare al castello, promesso, dammi solo cinque minuti”
Il biondo lo fissò un attimo senza parlare e accennò un “Ok” appena udibile.

Harry quindi gli fece strada fino allo spiazzo in prossimità della Stamberga Strillante, un luogo in cui nessuno solitamente si avventurava e gli disse che sarebbe tornato subito.
Ritornò sui suoi passi e, sperando che Malfoy non cambiasse idea nel frattempo, si infilò il mantello.
Senza stare troppo attento a nascondersi bene entrò ai Tre Manici di Scopa e prese da dietro il bancone di Rosmerta due Burrobirre, per poi uscire subito dopo.
Non era propriamente un furto si disse e per azzittire la sua coscienza si ripromise di lasciare una lauta mancia alla proprietaria la prossima volta che vi sarebbe andato.
Una volta tornato dal biondo però, vedendo che la sua espressione alla vista delle bevande si era un po’ rinfrancata, tutti i dubbi svanirono, contento per una volta di aver azzeccato la mossa giusta con Malfoy.

Non sapeva da che parte cominciare e lo osservò il silenzio prendere una delle due bottiglie, aprirla e bere lentamente il primo sorso, per poi socchiudere un attimo gli occhi per assaporarne il sapore.

“Non mi è venuto in mente subito” iniziò di getto, sentendo subito lo sguardo grigio dell’altro su di se “Probabilmente sono davvero così stupido come dici tu ma non avevo collegato la cosa, quando me ne sono ricordato ho cercato di uscire da lì ma non ho..”
“Potter..”
Non fu tanto il sentire il suo cognome a bloccarlo nel suo monologo, quanto il tono di voce usato da Malfoy.
Non vi erano né rabbia né recriminazione in quella voce, solo una profonda malinconia.

“So benissimo che tu non hai colpa. L’unico ad avere qualcosa di cui sentirsi in colpa sono io. Questa è solo l’ennesima dimostrazione del fatto che una volta compiute certe azioni non si può tornare indietro. Quell’uomo fa più che bene ad avercela con me. E’ colpa mia se suo fratello è morto”
Forse fu la malinconia di quelle parole, forse il fatto che il biondo guardava insistentemente verso gli alberi intorno evitando con attenzione di incrociare il suo sguardo, fatto sta che Harry provò una bruciante rabbia dentro se e non indirizzata verso Malfoy, bensì verso il mondo in generale e verso Voldemort e Silente, nello specifico.

Il primo perché aveva costretto Malfoy, e non solo lui, ad atti crudeli e malvagi contro la sua volontà ed il secondo perché in tutto il suo bel piano per dare alla bacchetta di Sambuco il giusto padrone e per sconfiggere Voldemort, non si era nemmeno per un attimo soffermato a pensare ai sensi di colpa che potevano rimanere nell’animo del Serpeverde che si sentiva responsabile della sua morte, anche se indirettamente.
Anche Malfoy come Harry, era semplicemente stato un burattino nelle sue mani.
Disse tutto questo all’altro, senza nemmeno ricordarsi bene le parole usate, dicendo tutto quello che gli passava per la testa e cercando di dare un senso ai suoi stessi confusi pensieri.

“Potter, tutto questo non cambia quello che ho fatto” lo interruppe dopo qualche minuto il biondo, un’espressione fin troppo seria ad indurirne i lineamenti.
“Non hai ucciso nessuno” fu la sintetica risposta del moro.

Da una parte nella sua testa intanto Harry riusciva ancora a stupirsi del come fosse finito a parlare di cosa tanto delicate e personali con Malfoy, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sembrava che l’altro non ci facesse nemmeno caso più di tanto, continuando a ripetergli la sua idea.

“Non posso cambiare quello che ho fatto, so benissimo che le mie azioni hanno fatto soffrire più di una persona e so bene che anche se minacciato da Voldemort avrai potuto avere anche altre possibilità”
“E quali? Sentiamo..cosa volevi fare? Farti ammazzare per caso? Sarebbe servito a qualcosa? L’avrebbe fermato forse? No! La verità” e qui fu lui a distogliere lo sguardo, per puntarlo verso la Stamberga Strillante, la gola arida come non mai a quella confessione “che se io fossi stato più veloce, o più abile o qualsiasi altra cosa ora non staremmo qui a discutere di questo, perché non avresti dovuto fare ciò che hai fatto e molte altre persone sarebbero ancora in vita, perciò..”
“Cosa? Oddio Potter!” saltò su il biondo, alzandosi di scatto e parandosi di fronte a lui “Non mi dire che ti senti in colpa adesso! Hai sconfitto Voldemort Potter, non vedo cos’avresti potuto fare di più”
“Potevo salvare altre persone”
Sentì la sua stessa voce impregnata di una nota di amarezza che mai si ricordava di aver usato.

Non aveva detto nemmeno ad Hermione quei pensieri, che continuavano a vorticare nella sua testa e di tanto in tanto, come in quel momento, prendevano forma schiacciandolo con il loro peso.
Non li aveva detto all’amica ma a Malfoy si, non ne capiva il motivo ma era stato spontaneo, forse perché pensava che fosse l’unico a poter capire veramente il suo stato d’animo.

Lo sentì sbuffare, vicino al suo orecchio, segno che si era nuovamente seduto.
“Sei un caso disperato, hai la mania dell’eroe te lo ha mai detto nessuno?”
“Hermione, ogni giorno” fu la sua risposta, voltandosi a guardarlo e vedendo un piccolo sbuffo uscire dalle sue labbra, segno che si stava nuovamente rilassando.

Certo per essere la loro prima giornata come amici l’avevano passata a parlare di cose fin troppo serie e si decise che per quel giorno potevano anche bastare gli argomenti pesanti e spostò quindi l’attenzione del biondo su un quesito che era tutto il giorno che voleva porgli.
“Perché hai deciso di accettare?” disse, alludendo ovviamente alla loro nuova amicizia.
Malfoy lo osservò per poi scuotere le spalle.
“Pansy. Mi ha costretto lei, bacchetta alla mano. Si è infuriata perché dice che continuavo a parlare di te e della tua bella idea di suicidio dell’altra sera e praticamente mi ha urlato testuali parole ‘Accetta la sua amicizia e smettila di farci ammattire con le tue paranoie su Potter’. Non capisco il perché lei e Blaise pensano che io abbia una sorta di ossessione per te”

Harry sorrise, nelle parole del biondo aveva rivisto gli ultimi giorni in cui lui tartassava Hermione su dei consigli per lo stesso motivo e l’amica sembrava ormai al limite della sopportazione anche se il suo atteggiamento e quello della Serpeverde erano agli antipodi.
Gli sembrava strano anche sentir parlare in quel modo della Parkinson e di Zabini, sapeva che i tre erano amici, visto che praticamente loro, insieme anche a Nott erano inseparabili, ma non aveva mai pensato che tra lui e la ragazza ci potesse essere in qualche modo un’amicizia così profonda da come traspariva invece dalle parole del biondo.

Lo vide osservare con la coda dell’occhio lo spiazzo intorno a se e poi gli occhi grigi si soffermarono di nuovo su di lui.
“Così quella volta eri stato realmente tu a farmi quel bello scherzetto” disse indicando il mantello che aveva appoggiato al suo fianco “Alla faccia del rispettare le regole, eh Potter?”
“Senti chi parla, quello che a Quiddich ha barato ogni anno, tutte le volte in maniera diversa, o ti devo ricordare quando a terzo anno ti sei camuffato da Dissennatore?”
“Preferirei evitare sinceramente” fu la sorprendente risposta dell’altro che era anche leggermente arrossito al ricordo della figuraccia fatta davanti a tutta la scuola in quell’occasione.
Harry sghignazzò e si alzò, stiracchiandosi le braccia.
Il sole stava per tramontare e questo voleva dire che di lì a poco sarebbero dovuti rientrare al castello.
“In effetti, visto che anche quella volta è stata colpa tua, devi farti perdonare”
“Ah si, e come?” chiese, cercando di capire dove volesse andare a parare.
“Beh, tu hai un mantello dell’invisibilità Potter e questo vuol dire che puoi aggirarti per la scuola tranquillamente a qualsiasi orario. Diciamo che un giorno di questi te lo chiederò in prestito per poter fare una cosa, e non accetto un no come risposta”
Senza aggiungere altro si alzò e si avviò verso il sentiero, volgendo appena il capo sopra la spalla, in un gesto che gli aveva già visto fare diverse volte, cercando gli occhi di Harry con i suoi.
“Andiamo? Oppure la Granger penserà che ti abbia ucciso e poi gettato nel lago”
“Oppure lo penserà la Parkinson di me”
“Naa, non ne saresti capace Potter, sei troppo imbranato”
“Dici? Magari un giorno di questi provo, così vediamo”







Il viaggio di ritorno fu scandito da un continuo scambio di battute di quel genere.
Erano talmente tanto presi dal punzecchiarsi e sfottersi a vicenda che Harry nemmeno si ricordò di indossare il mantello e solo quando furono davanti al portone, nell’atrio di Hogwarts, si resero conto dell’effetto che doveva fare vedere loro due scambiarsi battute ridendo senza maledizioni o pugni che volano da una parte all’altra, visto che in quel momento almeno tre quarti degli studenti della scuola li fissava a bocca aperta, incapaci di dire niente.

Harry rimase per un attimo bloccato sul posto, non sapendo bene cosa dire o fare e fu il Serpeverde a prendere in mano la situazione, volgendosi verso di lui e affermando in tono talmente serio e risoluto un “Lo sapevo! Se per colpa tua stasera non mi fanno rientrare al dormitorio verrò a cercarti Potter, stanne sicuro” che Harry scoppiò a ridere in mezzo alla sala, davanti a tutti i suoi compagni esterrefatti.
Lo osservò mentre la Parkinson lo affiancava e lanciava una strana occhiata obliqua in sua direzione, mentre pensava che se quello era il vero Malfoy, allora aveva fatto sicuramente bene a cercare in tutti i modi la sua amicizia.







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Capitolo 10
*** Litigi e sbronze ***


Documento senza titolo

Ed eccoci al decimo capitolo. E’ leggermente più corto degli altri ma per farmi perdonare vi posso già annunciare che il prossimo sarà più lungo e con quello si comincerà ad entrare nel vivo della storia anche se la fine è ancora lontana all’orizzonte.
Spero commentiate numerosi e mi facciate sapere cosa ne pensate, intanto ringrazio tutti quelli che hanno seguito fino a chi e rimando chi ha commentato il precedente capitolo alla fine per le risposte.
Spero entro di riuscire ad aggiornare “Una nuova vita” entro questo fine settimana, mentre per l’11 capitolo mi sa che dovrete aspettare fino alla prossima settimana, io comunque farò il possibile per aggiornare il prima possibile come al solito.
Ps: per chi ha seguito "Come deve andare" spero faccia piacere sapere che sto lavorando sia al sequel della storia che alla side story su Hermione e che spero di pubblicare entrambi a breve :) Layla84








Harry lo sapeva da ormai molti anni a quella parte che qualsiasi cosa lo riguardasse diventava in meno di due secondi di dominio pubblico.
In ormai sette anni di scuola magica non ne era passato uno solo in cui non si era ritrovato al centro di pettegolezzi di ogni tipo, sia positivi che negativi.
Quindi si può dire che, in un certo modo, era preparato alle domande che i suoi compagni gli rivolsero appena messo piede nella sala comune.
Infatti tutti, tranne Hermione, erano rimasti sorpresi dalla scena che si erano ritrovati davanti e adesso pretendevano da lui una spiegazione logica.
Peccato che Harry non l’avesse, visto che nemmeno lui capiva bene come era arrivato a quel punto. Capiva solo di essere veramente contento di come si erano messe le cose tra lui ed il biondino e non aveva per niente voglia di sbandierare ai quattro venti la sua vita privata.
Evitò quindi le varie domande dei suoi amici, lanciando un’occhiata ad Herm che gli sorrise comprensiva e si fiondò nel suo dormitorio, talmente in fretta da non riuscire a notare che Ron, rimasto in disparte fino a quel momento, lo osservava con uno sguardo estremamente preoccupante.

Capì che qualcosa non andava quando, dopo nemmeno due minuti che si era steso sul suo letto e aveva tirato le tende, sentì un uragano umano entrare nella stanza.
Nel giro di due secondi furono ben udibili sia il tonfo della porta sbattuta con violenza contro il muro che il suono delle tende che si strappavano, visto la forza che il nuovo venuto aveva usato per scostarle.
Harry, sbigottito, si ritrovò davanti la faccia paonazza di Ron, che lo guardava come se non l’avesse mai visto prima.
Mentre le orecchie gli andavano praticamente in fiamme, il rosso, con voce particolarmente acuta gli si rivolse direttamente.
“Cosa diamine ti è saltato in mente? Sei stato costretto? Ti sta ricattando? Dimmi cosa ti ha fatto quella serpe!”
“Fatto? Ma di che parli?”
“Cosa ti ha fatto Malfoy?? Sei sotto incantesimo, altrimenti non si spiega..” si disse Ron buttandosi a sedere sul suo letto e passandosi nervosamente le mani tra i capelli rossi.
“Malfoy non mi ha fatto niente, abbiamo solo deciso di provare a diventare amici e sembra che la cosa stia..”
“O per favore Harry! Non sai nemmeno tu quello che stai dicendo è ovvio!” saltò su l’altro Grifondoro, riprendendo a camminare ad ampie falcate per la stanza “Adesso andiamo dalla Preside e le spieghiamo che sei sotto l’influsso di qualche incantesimo” e dicendo questo lo afferrò per un polso, tirandolo a forza in piedi e spingendolo verso la porta.
“Ron!”
“Su andiamo, dopo starai sicuram..”
“RON! Non ho niente che non vada. Nessun incantesimo, niente di niente. E’ stata una mia idea e Malfoy l’ha accettata, dovrai abituarti..”
“Oh no, NO! Miseriaccia. Lui è lo stesso Malfoy che ha cercato di uccidere Silente, lo stesso Malfoy che ci ha quasi ammazzato nella stanza delle necessità, era un Mangiamorte Harry! E’ un Mangiamorte. E tu, proprio tu vorresti la sua amicizia, non ci posso credere.”
“Beh” gli rispose il moro, strattonando il suo braccio dalla presa dell’amico e tornando a sedersi sul suo letto “E’ esattamente quello che voglio”

Ron lo guardò per un attimo con uno sguardo indecifrabile per poi piantarsi davanti a lui e fissarlo con crescente astio.
“Allora mi spiace per te Harry, ma tu hai qualcosa che realmente non va. Forse i troppi anni a contatto con la mente di Voldy ti hanno fritto il cervello, perché altrimenti non si spiega” gli sputò contro con cattiveria, senza smettere di fissarlo.
Harry registrò l’insulto e scattò in piedi nello stesso momento in cui nel dormitorio entravano Dean e Seamus, seguiti a ruota da Neville che sembrava impegnato in un’animata discussione con i due che però venne bloccata dalle urla del moro.
Perché Harry stava effettivamente urlando contro Ron.
Non si rendeva conto nemmeno lui stesso di quello che stava uscendo dalle sue labbra ma distinse chiaramente le parole ‘non ti permettere’ e ‘chi ti credi di essere per giudicarmi’ mentre la gola iniziava a bruciargli e le mani a prudere.
Iniziò a calmarsi solo quando Nev si frappose tra lui ed il rosso con decisione, prendendolo per le spalle e scuotendolo leggermente e senza una parola uscì dal dormitorio, scendendo a rotta di collo le scale e arrivando praticamente in scivolata nella sala comune dove si rese conto con sgomento che erano presenti ancora tutti gli studenti Grifondoro e che se ne stavano in religioso silenzio, probabilmente ascoltando la sua litigata con Ron.
Vide il movimento di Hermione, mentre l’amica cercava di avvicinarsi a lui ma in quel momento non aveva voglia dei consigli o delle consolazioni di nessuno.
Le parole di Ron, sebbene il loro rapporto non fosse più stretto come un tempo, ancora vorticavano nella sua testa e lo ferivano, in maniera più profonda di quanto lui stesso si aspettasse.
Nonostante tutto Ron era stato con lui durante gli anni in cui aveva sofferto per l’assurda connessione che aveva con Voldemort, era presente quando si svegliava in preda agli incubi, sudato e tremante e sopratutto era presente l’anno prima quando avevano combattuto insieme.
E capire che, per il rosso, quegli anni di amicizia così intensa non erano valsi niente, che poteva dire delle cattiverie simili ben sapendo cosa Harry aveva passato realmente lo faceva soffrire.

Si diresse con passo spedito verso il ritratto della signora Grassa e lo oltrepassò senza una parola, senza nemmeno sapere dove effettivamente andare.
Scese con foga la scalinata che portava nell’atrio e si diresse verso l’esterno della scuola, continuando a camminare imperterrito senza degnare nessuno di un solo sguardo finché non si ritrovò nei pressi del campo da Quiddich. Solo allora si permise di rallentare e di riordinare le idee.
Sicuramente a quell’ora nessuno sarebbe andato a disturbarlo, soprattutto lì.
Era l’ora della cena e tutti gli studenti si sarebbero riuniti in sala grande, per spettegolare su lui e Malfoy probabilmente.
Calciò con rabbia un sasso davanti a lui, ripensando alle frasi cattive che Ron gli aveva lanciato contro e lo mandò a sbattere contro la gradinata più bassa della tribuna.
Gli sarebbe piaciuto poter volare un po’ in tranquillità visto che quella era una delle poche cose che lo faceva sentire bene, da molto tempo ormai.
Ovviamente però la scopa era rimasta al sicuro nel suo baule in dormitorio ed Harry si accontentò di salire tutte le gradinate fino a trovarsi nel punto più alto dello stadio, per godersi il silenzio e la tranquillità di quella serata, cercando di scacciare dalla mente la voce del rosso che urlava contro di lui.
Si sedette con la schiena poggiata alla parete dietro di lui, le gambe ben stese in avanti e le braccia incrociate dietro la testa, tenendo gli occhi semichiusi.

Peccato che la tranquillità durò veramente poco, dopo nemmeno due minuti un rumore proveniente dall’alto lo riscosse e cercò di osservare il cielo ormai al tramonto, per capire cosa lo provocasse.
Scorse quasi subito un puntino nero che si muoveva molto più in alto rispetto a dove si trovava lui e, sebbene fosse evidente che si trattava di qualcuno che stava volando su di una scopa, all’inizio non lo avrebbe creduto possibile.

Chiunque fosse quel pazzo, si stava esibendo in una serie di finte e virate da mettere i brividi, ad un’altezza enorme da terra e per giunta senza prestare la minima attenzione a quello che succedeva intorno a lui.
Harry ne era spaventato ed ammirato al tempo stesso.
Avrebbe voluto poter sfogare anche lui la sua frustrazione in quel modo.
Solo dopo una decina di minuti in cui per tutto il tempo lui aveva lasciato vagare lo sguardo in cielo seguendone i movimenti fluidi ed eleganti, lo sconosciuto decise di abbassarsi di quota e con sua enorme sorpresa Harry scoprì che non si trattava che di Malfoy, ancora impegnato in un atterraggio decisamente pericoloso.
Lo vide piantare i piedi nella fresca erba del campo pochi istanti dopo e solo allora si rese conto che per tutto il tempo della sua discesa aveva trattenuto il fiato, preoccupato per quell’azzardata manovra.
Senza pensarci su un secondo di più scese velocemente le gradinate e lo raggiunse in mezzo al campo, il biondino che stava smontando in quel momento dalla scopa si accorse solo allora della sua presenza e quasi lo fulminò con lo sguardo.
Harry che tutto si aspettava, tranne un’accoglienza di quel genere, si ritrovò impacciato e senza niente con cui iniziare il discorso, sebbene solo poche ore prima avessero riso e scherzato in tranquillità.
Ciondolò da un piede all’altro in evidente imbarazzo, accennando solo uno stentato “Malfoy” come saluto.
Il Serpeverde lo osservò per un po’, poi scosse la testa e uno sbuffo uscì dalle sue labbra.
“Potter, Potter, cosa ci fai solo soletto da queste parti?” iniziò, con il suo tono più fastidioso, anche se, Harry lo scorgeva bene ormai, nei suoi occhi si leggeva una chiara nota di divertimento.
“Cercavo di starmene un po’ tranquillo” fu la pacata risposta di Harry alla quale Malfoy rispose con il solito sopracciglio alzato, segno che voleva maggiori dettagli.
In quel momento però Harry non se la sentiva di spiegare al biondo che aveva appena litigato con il suo ex migliore amico proprio a causa sua e si limitò a scuotere la testa, imitando lo stesso gesto che l’altro aveva fatto pochi minuti prima, rispondendo a sua volta con una domanda.
“Cosa ci fai tu qui piuttosto e soprattutto perché volavi come un matto prima? Hai rischiato di cadere almeno una decina di volte”
Intanto osservava il biondo che si passava il manico della scopa da una mano all’altra, osservando lo stadio da quella particolare angolatura.
Il moro dovette ammettere che, così vuoto, lo stadio doveva sembrare per la maggior parte delle persone un’immagine estremamente desolante, a lui però rimandava solo l’idea di un’incredibile tranquillità.
“E quindi Potter? In generale, nella vita, se non si rischia un po’, qual è il divertimento?” rispose intanto Malfoy..

Non riuscì a capire se si trattava della solita spacconata o di una frase seria perchè il biondo non gli diede il tempo di controbattere, infatti gli aveva già dato le spalle e si stava incamminando verso gli spogliatoi.
Harry, che ormai aveva capito fin troppo bene che quando aveva a che fare con Malfoy il suo cervello andava in sciopero e lui si vedeva costretto ad affidarsi all’istinto, non ci pensò su due volte, si fiondò con passo svelto dietro di lui ed afferrò il manico della scopa, appena pochi centimetri sotto la presa del biondo che, a quel gesto, si ritrovò sbilanciato e costretto ad arrestare la sua camminata.
Malfoy lo osservò di traverso, pronto a lanciargli una sequenza di insulti, ma la sua domanda prevenne qualsiasi tipo di contestazione dell’altro e fu una cosa talmente assurda da riuscire a far dimenticare i propositi di vendetta al Serpeverde.
“Voglio volare. Mi presti la tua scopa?”

Le sue parole erano ancora nell’aria e lui stesso ne era stupito.
Va bene che quello stesso pomeriggio Malfoy aveva accettato la sua amicizia, va bene che avevano passato una giornata divertendosi e scherzando ma adesso si ritrovava in un territorio pericoloso.
Sapeva benissimo dell’attaccamento che l’altro aveva verso le sue cose, era risaputo in tutta Hogwarts che il biondo tenesse alla sua scopa al punto da non prestarla mai, nemmeno a Zabini o Nott, che erano trai Serpeverde i più abili nel volare dopo di lui, oltre ovviamente ad essere suoi amici.
E lui, Harry Potter, aveva chiesto al biondo di poterla usare, come se niente fosse.
E lo aveva fatto senza pensarci, come se fosse una normale richiesta tra due che sono amici da una vita, come avrebbe potuto fare un tempo – e qui sentì una fitta di fastidio all’altezza del petto – con Ron.
Lo osservò in silenzio, pronto a qualsiasi reazione da parte dell’altro, conscio di essersi spinto probabilmente troppo oltre.
Invece Malfoy, per l’ennesima volta in quella giornata infinita, lo stupì.
Spinse verso di lui il manico, che ancora tenevano saldamente entrambi e si diresse verso gli spalti.
“Solo dieci minuti Potter, non di più. Non ho tutto il giorno”
Lo vide prendere posto elegantemente a circa metà gradinate, la schiena inclinata all’indietro e lo sguardo puntato verso il cielo, con i capelli che venivano di tanto in tanto spettinati dal leggero vento serale.
Harry non se lo fece ripetere due volte, salì a cavallo della scopa, si diede una spinta decisa piantando i piedi a terra e si alzò di quota, con il vento nelle orecchie e tra i capelli e perse quasi la cognizione di quello che lo circondava.
Sentiva solo le sue mani strette attorno al legno, l’adrenalina che aumentava man mano che piroettava in aria eseguendo numeri sempre più difficili, con la voglia di aumentare sempre più la velocità.
Ecco, quella per Harry Potter era la libertà. Quella vera.

Di mala voglia si costrinse a riatterrare dopo un po’, convinto che il biondino non avrebbe apprezzato un’ulteriore attesa a terra.
Appena sceso dalla scopa, che si ritrovò ad ammettere non aveva nulla da invidiare alla sua Firebolt si diresse verso di lui, dato che il Serpeverde lo guardava senza dare segno di volersi alzare.
Quando arrivò alla sua altezza, l’altro lo guardò dal basso, con gi occhi leggermente socchiusi per la luce del sole che ancora non era tramontato del tutto.
“Pensavo saresti rimasto in volo ancora per molto”
“Volevo evitare di essere colpito da una tua maledizione, visto che sei famoso per la tua impazienza” lo schernì il moro, prendendo posto accanto a lui sulla gradinata.
Il biondo poggiò la scopa lì vicino e riportò lo sguardo verso l’orizzonte.
“Potter, lasciatelo dire. Sei un cretino”
“Gentile come al solito” fu l’ovvia risposta di Harry, che osservava a tratti il sole morente e a tratti il biondo al suo fianco.
“Dici a me che faccio manovre pericolose e poi ti vedo schizzare come un pazzo a metri e metri di altezza ad una velocità pazzesca. Per un attimo ho pensato che ti saresti schiantato a terra con la mia adorata scopa”
Ignorando lo sguardo assassino della Serpe Harry scrollò le spalle.
“Non me ne sono accorto. Davvero. Ogni volta che salgo su una scopa e mi ritrovo in aria non mi accorgo di niente di ciò che mi circonda. Se ti può far piacere ho sempre il controllo della situazione quando volo, quindi non avevi niente da temere per la tua scopa”
“Oh, lo so Potter, lo so. Magari te ne sei dimenticato ma abbiamo volato una volta insieme noi due, lo scorso anno”
Sebbene la frase era finita in un sussurro appena udibile Harry era riuscito comunque a comprenderla benissimo, non sapeva però se grazie alla vicinanza o perché, in quel momento, stavano pensando alla stessa cosa.
Mentre osservava Malfoy guardarlo con la testa inclinata di lato, una mano a sostenere la testa bionda e un sorriso sghembo sulle labbra si disse che Ron era un idiota e che l’amicizia di Malfoy valeva ben più di una litigata con i Grifondoro e di un po’ di pettegolezzi.
Sperava solo che per l’altro fosse lo stesso e fu proprio quello che lo indusse ad entrare nell’argomento.
“Ho litigato con Ron, me ne sono andato perché altrimenti lo avrei preso a pugni” disse soltanto e lo vide mettersi seduto più compostamente, continuando a fissarlo senza però dire niente.
“Mi ha accusato di..insomma di non essere normale, visto che ho deciso di diventare tuo amico”
“Ha ragione. Lo dico da una vita io” lo prese in giro il biondo, sbuffando teatralmente.
“Mi ha detto” e per un attimo la voce di Harry tentennò “Che tutti questi anni a contatto con la mente di Voldemort mi hanno fatto impazzire”
Continuò a tenere puntato lo sguardo verso l’orizzonte, non volendo incontrare gli occhi grigi del ragazzo vicino a lui.
Spiegata così la cosa non sembrava così grave o così esagerata come invece appariva ai suoi occhi e sperava in cuor suo che il biondo non se ne uscisse per una volta con le solite battute acide nei suoi confronti.
La voce di Malfoy, cristallina, lo raggiunse pochi istanti dopo.
“L’unica cosa che può aver provocato danni al tuo cervello è la vicinanza di Lenticchia in tutti questi anni ma, visto che hai capito finalmente quali sono le persone giunte da frequentare, probabilmente non sei un caso irrecuperabile Potter” disse con tono leggero, per poi aggiungere un “Weasley invece avrebbe bisogno di un bel pugno sul naso” con tutt’altra nota nella voce.
Era tagliente e gelida, come quella che solitamente usava Malfoy senior.
Harry represse un brivido e non rispose, aspettando altri commenti dal biondo.
“Io invece ero stanco dei pettegolezzi e delle domande dei Serpeverde, specialmente quelle di Pansy. Ovviamente nemmeno i miei amici erano entusiasti all’idea ma, come dice Nott, la accettano perché è una mia scelta”
Sbuffò e poi si voltò verso Harry, con una strana espressione sul viso.
“A dir la verità io ho una fame tremenda, ma vorrei evitare di entrare in sala grande e aumentare ancora di più i pettegolezzi. Qualche idea in proposito?”
“A dir la verità, si. Ma dobbiamo aspettare ancora un po’. La cena finirà tra una mezzoretta e se riesci a resistere poi ti procurerò un bel po’ di cibo. Pensi di farcela?”
“Non ho scelta, mi pare” rispose con fare melodrammatico Malfoy mentre si tirava su, stiracchiandosi pigramente.
“Che dici se nel frattempo mi faccio un altro giro?” propose Harry indicando la scopa del biondo.
“Scherzi, Potter? La scopa è mia e sarò io quello che, nell’attesa, si farà un altro volo qua intorno”
Il moro lo osservò cercando di fare la stessa aria da cane bastonato che di tanto in tanto usava con Herm per farsi passare i compiti e con sua somma gioia, scoprì che funzionava anche con Malfoy.
Passarono quasi un’ora a darsi il cambio e tra un volo e l’altro venne il buio, mentre Malfoy si dimenticava della sua fame e Harry si divertiva a fare imitazioni del biondo a cavallo della scopa.
Quando si decisero a rientrare fuori non si vedeva quasi niente e sulla strada del ritorno, decisamente poco illuminata, Harry quasi non distingueva la sagoma del Serpeverde che camminava in silenzio al suo fianco.
Arrivati al portone d’ingresso Harry fece cenno a Malfoy di seguirlo e insieme si diressero verso le scale che portavano ai sotterranei.
“Cos’hai in mente Potty?”
“Cosa c’è Malfoy paura? Dov’è finita tutta quella storia del ‘senza il rischio non c’è gusto?” lo prese in giro Harry che lo afferrò per un polso e ridendo della faccia scandalizzata del biondo se le trascinò dietro lungo le scale.
Si preannunciava un’altra serata estremamente divertente in compagnia di Malfoy che, più lo conosceva, più lo stupiva piacevolmente, visto che in tutti quegli anni aveva avuto di lui un immagine completamente diversa.
Arrivarono davanti ad un grande quadro raffigurante una ciotola di frutta ed Harry tese la mano e solleticò la pera raffigurata sulla tela, sotto lo sguardo perplesso del Serpeverde.
Pochi istanti dopo il quadro si spostò per lasciare libero l’ingresso per le cucine di Hogwarts.
All’interno un nutrito gruppo di elfi stavano velocemente riponendo i vari piatti e vassoi dopo averli lavati accuratamente.
In tutto quel trambusto una voce squillante gli raggiunse.
“Padroncino Harry!”
Dopo pochi istanti un elfo vecchio e vestito di stracci si presentò davanti aloro, sorridendo all’indirizzo del Grifondoro.
“Kreacher, come stai?” chiese gentilmente, mentre con la coda dell’occhio osservava la reazione di Malfoy, che guardava estasiato le cucine.
“Benissimo padrone. Posso fare qualcosa per voi?”
“Hem, si grazie. Io ed il mio amico avremmo fame, potresti portarci qualcosa?”
“Certamente. Questo ed altro per lei” e con un profondo inchino sparì tra gli altri elfi, facendo dondolare il grande medaglione che, dall’anno prima portava al collo.
“Hemm, allora, che ne dici?” chiese rivolgendosi al biondo ed indicando l’immenso salone.
“E’ incredibile. Non ero mai sceso qua sotto. Dubito che gli studenti possano venirci ma ovviamente tu, il caro buon vecchio San Potter, te ne freghi delle regole, no?” si avvicinò a lui facendo sbattere leggermente la sua spalla con quella di Harry.
“Saresti stato un Serpeverde niente male Potty”
“Lo penso anch’io, ma possiamo sempre rimediare” e così dicendo spinse il biondo verso i quattro grandi tavoli e più nello specifico, verso quello delle Serpi, prendendovi posto e cominciando a mangiare dai piatti che l’elfo aveva appena portato.
Vide Malfoy esitare un attimo, per poi sedersi accanto a lui e fregargli un piatto di patatine.
Molte prelibatezze e diverse burrobirre dopo i due si ritrovarono a risalire le scale con un Harry leggermente sbronzo che, di tanto in tanto si doveva fermare per riprendere il suo precario equilibrio mentre Malfoy lo osservava apparentemente sobrio.
Soltanto gli occhi erano leggermente più lucidi del normali e le gote arrossate dallo sforzo di tirarsi dietro un riluttante Harry.
Arrivati al quadro della signora Grassa Malfoy lo appoggiò al muro e lo prese in giro.
“Guarda te se devo essere costretto a farti da bambinaia. Potevi dirmelo subito che non reggevi l’alcool Potty. Ti ho persino dovuto riaccompagnare fino alla tua dannatissima torre”
Harry dal canto suo ridacchiava osservando il biondo gesticolare finché questi non lo spinse verso il ritratto e lo convinse ad andarsene a letto.
Un attimo prima che potesse andarsene, Malfoy venne però afferrato nuovamente dal Grifondoro che, con la mente decisamente offuscata dal fumi dell’alcool, riuscì solo a pronunciare uno stentato “Grazie per la bella serata, Draco” prima di attraversare l’ingresso della sua comune e sparire dalla vista di un Serpeverde decisamente sorpreso.








Extra

Vi rubo solo un paio di minuti, ma ci tenevo a rispondere ad alcune recensioni.

Per antote: Anzitutto grazie mille visto che segui dall’inizio la storia :) Spero che questo capitolo ti dia un idea più precisa dell’aria che tira ad Hogwarts dopo questa scoperta e, per darti una piccola anticipazione ,ti posso dire che nel prossimo capitolo le cose si complicheranno ulteriormente.
Per quanto riguarda lo scorso capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere perché ci tenevo che l’inizio della loro amicizia non sembrasse forzata e soprattutto volevo che non sembrassero entrambi troppo OOC, che dici, ci sono riuscita?

Per ragazza silenziosa: Grazie mille per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti piaccia :) Effettivamente vedere quei due parlare civilmente è strano ma io parto dal presupposto che la guerra abbia cambiato entrambi, specialmente Draco, anche se cerca di non darlo a vedere. Baci

Per dany23: Sono contenta ti piaccia la storia. Se ora Ron ti sta sulle bip non riesco ad immaginare più avanti :P Ma è meglio che sto zitta perché altrimenti do troppi indizi sulla trama e visto che è ancora in lavorazione è sempre soggetta a variazioni, anche se a grandi linee la storia l’ho chiara nella mia testa. Per quanto riguarda il mantello, dovrai aspettare ancora qualche capitolo, ma non molti per scoprire a cosa serve a Draco. Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo :) Baci.

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Capitolo 11
*** Continuano i problemi ***


Documento senza titolo

Inizio anzitutto scusandomi per il ritardo nella pubblicazione di questo capitolo.
Inizialmente ne avevo ritardato la pubblicazione di questa storia per finire “Step by step” poi per problemi dovuti al pc e miei impegni personali non sono riuscita a postare prima.
Al momento sto utilizzando un pc portatile che mi hanno gentilmente prestato invece del mio fisso e questo rallenta non poco la stesura dei capitoli.
Intanto posto questo, sperando quanto prima di poter rimettere mano anche alle altre storie al momento in stallo, dovrebbe comunque essere questione di giorni.
Vi lascio alla lettura e vi aspetto alla fine del capitolo per le risposte ai commenti.
Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate ;)

 

 

 

 

I rumori della sala grande, i fruscii delle pergamene appena arrivate con la posta del mattino, Neville che zuccherava di fianco a lui il caffè, lasciando cozzare il metallo del cucchiaio contro la porcellana della tazza, tutti i rumori presenti nella sala grande provocavano quella mattina in Harry terribili fitte alla testa.
Si ripromise, mentre addentava di mala voglia un biscotto e guardava torvo la sua tazza di caffè, che avrebbe evitato di bere, almeno da lì all’eternità.
La sera prima infatti, con suo sommo stupore, aveva scoperto di non riuscire a reggere nemmeno un paio di Burrobirre.
La cosa sarebbe già stata imbarazzante di per se, se non si fosse ritrovato a non riuscire a reggersi in piedi proprio davanti a Malfoy, che sicuramente un giorno o l’altro avrebbe usato questa scoperta per prenderlo in giro o deriderlo.
Ne era certo.
Per quanto il biondo e lui avessero stretto amicizia in quei giorni, non ce lo vedeva a perdere un’occasione per non ridere di lui, magari insieme a tutti i compagni di Serpeverde.
Si era infatti aspettato quella mattina di venir accolto da commenti ironici da parte dei verde argento sulla sua poca resistenza all’alcol ed era stato parecchio stupito quando invece aveva visto Malfoy tranquillamente seduto al tavolo selle serpi a fare colazione vicino a Zabini e Nott che chiacchieravano animatamente.
Il biondo interveniva di rado, limitandosi ad ascoltare i due, mentre si serviva da bere.
Si stupì non poco che avesse tenuto per se una notizia che potenzialmente avrebbe potuto farlo diventare per l’ennesima volta lo zimbello di Hogwarts e sperò che fosse l’ennesima riprova di quanto il biondino fosse cambiato, almeno nei suoi confronti.
Strinse gli occhi per mettere a fuoco la figura dell’altro notando che, come a fargli dispetto, Malfoy se possibile sembrava ancora più in forma dei giorni precedenti.
Aveva un gomito poggiato sul tavolo e una mano tra i morbidi capelli biondi che ricadevano davanti agli occhi grigi, celandone lo sguardo, mentre un’espressione tranquilla distendeva i tratti del suo viso.
Probabilmente si sentì osservato perché si voltò leggermente in sua direzione e accennò con il capo un segno di saluto, per poi tornare ad ascoltare la conversazione dei suoi compagni, una strana espressione sul suo volto.

Ed Harry dovette ammettere, almeno a se stesso che il biondo era veramente bello, quando i tratti del viso non erano contratti nella solita smorfia di superiore altezzosità.
Il pensiero lo stupì non poco, tanto che la tazza quasi gli cadde di mano, andando a macchiare la tovaglia candida sottostante.
Mentre osservava assorto la macchia scura aumentare su quella superficie si chiese come mai l’immagine di Malfoy avesse il potere di far battere così velocemente il suo cuore.

 

 

Le ore di lezioni che seguirono la colazione furono orrende.
Oltre al mal di testa che non gli dava un attimo di tregua, Harry doveva combattere anche contro l’insistenza di Hermione.
La ragazza lo aveva affiancato in corridoio mentre si stava dirigendo alla prima lezione della mattinata ed aveva preso a chiedergli di andare a parlare con Ron, per chiarire la situazione.
A niente erano valsi i suoi tentativi di spiegargli la situazione con il rosso, la riccia non voleva sentire ragioni.
Nemmeno quando le aveva spiegato, parola per parola, di cosa il suo fidanzato lo avesse accusato, lei aveva ritrattato la sua posizione, continuando imperterrita a chiedergli di far pace con l’altro.

Harry capiva l’insistenza dell’amica, considerando quanto amasse Ron e quanto tenesse alla loro amicizia per Hermione non doveva essere una situazione facile considerando che si trovava tra due fuochi nonostante ciò Harry gli diede altri cinque minuti, ripromettendosi poi di mandarla a quel se continuava a cercare scusanti per il comportamento del compagno.
Harry da quando se ne era andato la sera prima dai dormitori non aveva più avuto modo di affrontarlo ed in tutta onesta non ne aveva nemmeno voglia.
Per quanto lo riguardavano le cose erano ben chiare così com’erano al momento.
La sua amicizia con il rosso non aveva più senso di esistere quando erano inutile andare alla ricerca di spiegazioni o scusanti di cui, in realtà, non poteva importargli di meno.
Ci sono cose che non si possono perdonare, anche se dette con leggerezza, specialmente se sono le persone che si reputano più vicine a pronunciare.
Frasi che fanno male, perché arrivano dritte al cuore.
Proprio per quello Harry voleva solo starsene il più tranquillo possibile, senza nessuno che lo stressasse per quella storia.
Hermione non era dello stesso parere, visto che una volta finita l’ultima lezione della mattinata – lezione in cui Harry si era seduto il più lontano possibile dall’amica – era riapparsa al suo fianco in corridoio e, mentre si dirigevano insieme alla sala grande per il pranzo, aveva ripreso nella sua crociata a favore di Ron.

 

Mentre la pazienza di Harry era ormai agli sgoccioli arrivarono vicino all’entrata della sala piena di studenti intenti a pranzare e la loro attenzione venne catturata da un capannello di persone, per lo più Grifondoro e Serpeverde, fermi al centro dell’atrio.
Harry, grato per quell’improvvisa distrazione che gli permise di sottrarsi alle chiacchiere dell’amica, si avvicinò incuriosito per capire cosa stesse succedendo.
Quando però delle voci lo raggiunsero gli si gelò il sangue nelle vene e il sollievo appena provato divenne ansia.
Sebbene si trovasse ancora a distanza notevole dalla scena era impossibile per lui riconoscere quelle due voci.
La prima irata e aggressiva e la seconda ironica e strascicata, erano impresse a fuoco nella sua testa.
Ed il fatto che quei due fossero insieme poteva dire solo una cosa: guai.
Per questo con uno scatto repentino spostò gli studenti che coprivano la sua visuale, trovandosi davanti ad una scena alquanto surreale.
Ron stava fronteggiando Malfoy, bacchetta sfoderata in mano, orecchie e gote in fiamme, lanciandogli ogni tipo di insulto esistente.
Il biondo, ed era questa la cosa strana, dal canto suo non muoveva nemmeno un muscolo, stava a braccia incrociate davanti al rosso, fronteggiandolo in silenzio e alternando ogni tanto un “Certo, certo” a un “Come no” per rispondere ogni volta in tono canzonatorio agli insulti che l’altro gli sputava contro.
La bacchetta ancora comodamente riposta nella veste, niente ad occhio poco attento poteva far capire che Draco fosse nervoso o infastidito.
Harry però, vedendo il biondo spostare il peso da una gamba all’altra con studiata lentezza, capì invece che stava solo cercando di trattenersi dall’affatturare Ron.
Si avvicinò ulteriormente ai due contendenti senza nemmeno pensarci, preoccupato per quello che Malfoy avrebbe potuto fare a Ron una volta raggiunta la soglia di sopportazione.
Proprio in quel momento dal rosso scaturì l’ennesima sequela di insulti.
“Sai Malfoy, penso che i tuoi genitori..”

Ecco, si disse Harry mentre si parava davanti al suo compagno di stanza senza nemmeno pensarci, quello sarebbe stato il punto di non ritorno.
Mai insultare i genitori di Draco Malfoy, se si tiene alla pelle.
Per fortuna Ron stupito dalla sua improvvisa comparsa, lasciò finire la frase incriminata nel vuoto ed anche Nott e Zabini ebbero il tempo di avvicinarsi al biondo per trattenerlo appena in tempo, visto che questi era già scattato in avanti, pronto a colpire Ron.

Notò con la coda dell’occhio Hermione di lato alla scena che passava lo sguardo ansioso tra lui e Ron, che ancora si fronteggiavano, uno davanti all’altro, in silenzio.
Vide chiaramente gli occhi di Ron sgranarsi, mentre gli si avvicinava di un passo, incurante di richiami alla calma di Hermione.
Sentiva il sangue scorrergli a getti nelle vene ad infiammagli ogni singola parte del corpo.
La rabbia verso Ron e la sua stupida convinzione che Draco fosse malvagio lo riempivano completamente.
Sentì la stessa sensazione della sera prima, una rabbia sorda, che prendeva possesso di lui e delle sue azioni, mentre risentì nella sua testa le frasi offensive che solo la sera prima erano state rivolte a lui.
Per fortuna Neville strattonò lontano Ron prima che lui avesse il tempo materiale per caricare un pugno.
Le nocche erano già strette a pugno ed il braccio si stava alzando quando Nev era comparso dal nulla e per niente intimorito dalla scena che si era trovato davanti aveva fatto valere da subito i suoi poteri da caposcuola.
In un batter d’occhio tutta la folla attorno a loro scemò verso la sala grande e con un cenno d’intesa con Harry, Nev scortò Ron sino al tavolo dei Grifondoro, lasciandolo così da solo con Malfoy.

 

 

 

Il biondo, una volta soli, si limitò a osservarlo con la solita faccia da schiaffi, per poi iniziare una sequela ben colorita di imprecazioni.
“Dimmi Potter” concluse alla fine del suo sfogo “Cosa pensavi di fare? Salvarmi dallo straccione o cosa? Ricordati che i Malfoy non hanno bisogno d’aiuto”
“Lo so, lo so” si affrettò a rispondere Harry, per niente intimorito dall’atteggiamento dell’altro “Quando ha nominato i tuoi genitori ho pensato che gli avresti lanciato una maledizione contro, per quello sono intervenuto”
“Se la meritava” fu la semplice risposta di Draco, che incrociò le braccia con fare da bambino piccolo cui era stato negato un nuovo gioco.
“Beh si” si trovò ad ammettere Harry “E l’avrei fatto io stesso se Nev non ci avesse interrotto”
Lo sguardo grigio di Draco, incredibilmente vivido si poso con velocità straordinaria su di lui.
“Vuoi forse dire” scandì lentamente le parole, come se non fosse sicuro che il moro lo capisse “che mi hai impedito di affatturarlo, per poi farlo tu stesso? Tu non sei normale Potter”
“Stai diventando ripetitivo”
“Dico solo la verità”
“Comunque si può sapere perché stavate litigando?” disse, incrociando lui stesso le braccia, reprimendo a stento il primo sorriso della giornata.
Era assurdo come anche in una situazione come quella, il solo parlare con Draco gli facesse ritrovare la serenità.
“Non stavamo affatto litigando” disse intanto il biondo, mentre si poggiava stancamente alla parete dietro di lui.
Harry lo imitò, trovandosi con la spalla a pochi centimetri dalla sua.
Dovette voltare scomodamente il collo, per poter vedere gli occhi argentati di Draco che lo osservavano quieti.
“In realtà stavo scendendo con Blaise e Theo in sala grande per il pranzo e me lo sono ritrovato davanti mentre blaterava sul fatto che ti ho fatto un qualche incantesimo e mi sto prendendo gioco di te. Poi è partito con gli insulti dicendo che se non ci pensava nessun altro a sistemarmi lo avrebbe fatto lui..”
Harry scattò dalla sua posizione parandosi immediatamente davanti al Serpeverde, le mani strette a pugni lungo i fianchi, gli occhi furenti.
“Ron è un idiota. Non permetterò..”
“Guarda Potter” disse Draco spostandosi anch’esso dalla sua posizione e avvicinandosi al moro di un passo, mentre un sorriso divertito si faceva strada sul suo volto “Che sono un Malfoy. Hai presente mio padre? Mi ha dato un po’ di nozioni sulla magia nera e conoscendo il mio passato dovresti sapere che, volendo, mi bastano pochi secondi per mettere al tappeto una nullità comeWeasley”
Harry lo fissò un attimo, per poi scuotere la testa.
“Se sei in questa situazione la colpa è mia”
Il tono amareggiato, raggiunse le sue stesse orecchie, stupendolo.
“Oh, Salazar! No che non è colpa tua idiota di un Grifondoro. Sono io, io, che ho scelto di diventare tuo amico ed avevo già messo in conto tutto questo” una mano candida andò ad indicare la stanza ormai vuota in cui si trovavano per poi tornare ad infilarsi nella tasca della divisa, mentre un nuovo broncio spuntava sulle lebbra rosee.
“Ne ero consapevole e sinceramente non mi importa”

Il cuore di Harry mancò stranamente un battito, mentre ascoltava quella confessione inaspettata e avrebbe voluto rispondere qualcosa, qualsiasi cosa, ma Draco lo precedette, cambiando nuovamente argomento.
“Non so se lo hai notato, ma l’intento del rosso era quello di farmi perdere le staffe ed attaccarlo, per venir così punito. Era per questo che mi trattenevo dal prenderlo a calci, sia mai che un Malfoy cada in simili e bifolchi tranelli”

Mentre stava per confermare il fatto che almeno per quanto riguardava l’intelligenza non aveva niente da invidiare a nessuno, Draco lo stupì con l’ennesimo commento.
“Ho notato anche che con te c’era la Mezzosangue, ma che si è ben guardata dall’intervenire visto che era coinvolto anche il suo ragazzo. La prossima volta che parli con lei, delle che..”
“Herm è in una situazione difficile. Mi ha stressato tutta la mattina perché vuole che le cose con Ron si sistemino e ci terrei se tu la trattassi con più rispetto, senza offese gratuite”
Sospirò stancamente, fissando i suoi occhi in quelli dell’altro, in una muta richiesta.
Era già difficile quella situazione così com’era, senza che Draco ed Hermione si mettessero a farsi guerra con lui in mezzo.
“Vedrò cosa posso fare, ma non ti prometto niente Potty”
Fu la sibillina risposta del biondo che senza ulteriori commenti entrò in sala grande lasciandolo solo.

 

 

 

Le ore passarono veloci, mentre la notizia della quasi rissa che c’era stata tra Ron e Malfoy e la sua successiva intromissione per aiutare il Serpeverde aveva fatto il giro della scuola e ad ogni angolo che svoltava trovava ragazzi intenti a confabulare tra loro.
Era ormai talmente abituato ad essere da sempre al centro di tutti i pettegolezzi della scuola che aveva raggiunto una sorta d’immunità.
In più l’idea che Draco fosse a conoscenza dei problemi che una loro eventuale amicizia avrebbe potuto creare e che nonostante tutto non gli importasse, gli dava la forza per affrontare la situazione con una buona dose di ironia e tranquillità.
Tanto che quando incontrò l’ennesimo gruppo di Tassorosso che si zittì al suo passaggio, facendogli capire di star spettegolando su di lui, si voltò verso di loro divertito dalla scena.
“Tranquilli, continuate pure, fate come se non ci fossi” per poi riprendere il cammino verso la comune Grifondoro.

Peccato che, una volta rientrato, capì subito che non tirava aria.
Aveva passato il pomeriggio a studiare in biblioteca – unico posto in cui poteva starsene in pace – e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era l’ennesima discussione.

Ron se ne stava seduto su una poltrona vicino al camino, i fidi compagni di dormitorio accanto a lui ed Hermione su un’altra poltrona poco lontana. Neville invece era seduto a terra sul grande tappeto davanti al fuoco.
Stavano parlando animatamente.
Nev aveva le gote rosse e i capelli arruffati, come se avesse urlato fino a quel momento, Hermione invece era silenziosa e si rigirava tra le mani una piuma, alzando di tanto in tanto lo sguardo verso il suo ragazzo.
Il rosso invece fissava il vuoto in silenzio, gambe e braccia incrociate, sopracciglia accigliate e non sembrava voler ascoltare nessuno.
Harry, visto che nessuno si era accorto di lui, rese nota a malincuore la sua presenza e alla sua vista la riccia saltò in piedi, correndo verso di lui e sorridendo leggermente.
Lui scosse la testa, come a farle capire da non aver niente da dire e il sorriso svanì veloce così come era arrivato dalle labbra dell’amica.
Si sentì in colpa, perché sapeva che Ron quando aveva un problema tendeva a prendersela soprattutto con lei, ma non voleva fingere che andasse tutto bene, quando invece non era affatto così.
Decise proprio mentre Ron alzava lo sguardo su di lui che quella serata sarebbe precipitata se fosse rimasto li, quindi si fiondò nella sua stanza, cercò tra le sue cose il mantello e la mappa e scese le scale del dormitorio, mentre si infilava di getto il mantello magico sulle spalle.
Nessuno gli chiese dove stesse andando e lui, dal canto suo, non potè che esserne felice.

Nemmeno lui ne capiva il motivo ma, improvvisamente, gli era venuta voglia di vedere Malfoy.

 

 

 

 

Fece apparire la mappa di Hogwarts e cercò freneticamente il nome di Draco tra i puntini che si muovevano nel castello mentre scendeva di corsa le scale.
Lo vide dopo pochi istanti di ricerca nella sala grande Serpeverde, vicino ai puntini di Zabini e Nott, probabilmente intento a fare i compiti.
Si diresse verso i sotterranei, mentre pensava ad un modo per entrare.
Non conosceva la parola d’ordine quindi avrebbe dovuto aspettare che qualche Serpeverde rientrasse ai dormitori, il problema era che l’ora in cui si poteva star fuori dai rispettivi alloggi era passata già da un po’. visto che non conosceva la parola d’ordine.

Ebbe fortuna perché, dopo solo un paio di minuti d’attesa davanti all’ingresso, una Serpeverde del primo anno arrivò di corsa balbettando velocemente una parola che Harry non capì ma che fece scattare il meccanismo per l’apertura del passaggio.
Quella che, se la memoria non lo ingannava, era la sorella di Nott fece il suo ingresso in sala grande un attimo prima di lui, attirando gli sguardi del fratello, oltre che di Malfoy e Parkinson.
“Hey Erisha, il coprifuoco è finito mezz’ora fa” le fece notare il fratello, con aria divertita
“Non me ne sono resa conto ero in biblioteca per una ricerca” rispose lei, prendendo posto in una poltrona libera vicino al gruppetto di Serpeverde più grandi.
Pansy scosse la testa ridendo.
“Possibile? Così piccola e così studiosa..sembri la Granger”
“Pansy” l’ammonì Nott, mentre il suo sguardo si rabbuiava.
La piccola però continuò imperterrita senza dare ascolto al fratello.
“La Granger è la caposcuola Grifondoro vero? E’ intelligentissima, tutti parlano benissimo di lei e poi è così gentile. Oggi l’ho incontrata in biblioteca e mi ha dato un ottimo consiglio su un libro da leggere”
“Da quando fai amicizia con i Grifondoro, piccoletta?” le chiese Malfoy, apparentemente di buon umore.
“Da quando lo fai anche tu, prendo solo esempio da te” rispose lei semplicemente, facendo scoppiare a ridere sia il fratello che la Serpeverde più grande e beccandosi un’occhiataccia del biondo.

Harry fino a quel momento era stato in silenzio ad osservare la scena piuttosto incuriosito da quella bambina che non sembrava per niente intimidita nel trovarsi davanti ai Serpeverde per eccellenza.
Probabilmente era cresciuta con loro, perché non aveva mai visto nessun altro rispondere a tono a Malfoy se non la stessa Parkinson o Zabini.
Ed il biondo non pareva affatto infastidito della cosa, anzi.
Si riscosse avvicinandosi a lui e sussurrandogli, in modo che gli altri non sentissero un “Malfoy, sono io” che lo fece sussultare e per poi beccarsi le occhiate stranite dei compagni.
Il biondino, riuscendo a nascondere fin troppo bene lo spavento che Harry gli aveva fatto prendere, si alzò con calma dal divano su cui era seduto.
“Vado a fare due passi, ci vediamo dopo”
E senza aspettare commenti da parte degli altri si avviò verso l’uscita, seguito dal moro che in cuor suo sperava che il biondo non si fosse arrabbiato per la sua intrusione a sorpresa.
Con suo sommo stupore, ed anche un po’ di sollievo, appena fuori dalla sala comune Draco si appoggiò al muro di pietra del corridoio, un gesto che ormai faceva spesso in sua presenza, un leggero sorriso ad illuminargli il viso.
“Potter fatti vedere, non mi piace parlare al vuoto”
“Eccomi” disse riapparendo da sotto il mantello e sorridendo anch’egli all’indirizzo dell’altro.
“Si può sapere cosa stavi facendo? Ci spiavi, per caso?” chiese il biondo mentre cercava di rendere il suo tono più acido possibile, senza successo.
Il sorriso aleggiava ancora imperterrito sul suo viso, segno che aveva apprezzato la sua visita.
“Mi annoiavo, volevo sapere se ti va di fare qualcosa” disse sinceramene Harry, senza avere la minima idea di cosa poteva proporre a Draco.
“Certo. Per chi mi hai preso? Quando c’è da divertirsi non mi tiro mai indietro. Dove vuoi andare?”
“Mhh, in realtà non lo so, non sono un tipo da grandi divertimenti io”
“Lo immaginavo, vabbè, vorrà dire che per stavolta ti svelerò un paio di trucchi che i Serpeverde usano per movimentare le serate come queste” rispose scherzosamente Draco spostandosi dalla sua posizione e poggiandogli una mano sulla spalla, sospingendolo verso le scale che riportavano a i piani superiori.
“Dove stiamo..”
“Potter, devi sapere che c’è un posto dentro la scuola in cui puoi avere tutti i divertimenti e l’alcol che vuoi sena dover pagar niente..”
“ E sarebbe?” chiese stupito il moro, osservando il bel profilo del biondo stagliarsi nella fioca luce serale.
Malfoy gli appariva ogni giorno di più come una figura familiare e rassicurante.
Non nel modo in cui vedeva Hermione, la cui vicinanza lo tranquillizzava, era come se Draco emanasse un calore particolare, qualcosa che gli faceva dimenticare del resto del mondo, mentre tutto il suo corpo si rilassava inconsciamente.

 

 

Salirono alcune rampe di scale in silenzio, il biondo davanti a lui che faceva strada.
Le spalle di Malfoy erano più ampie di come le ricordava, come se il biondo fosse cresciuto in fretta in quell’ultimo periodo.
Era rimasto stupito dal notare come effettivamente il vecchio Malfoy e il nuovo Draco erano in realtà simili e al tempo stesso diversi.
Era rimasta tutta l’altezzosità e l’orgoglio Malfoy nel biondo, ma erano state limate alcune parti del carattere che prima lo rendevano insopportabile.
Anche se, si disse mentre svoltavano l’ennesimo corridoio, magari Draco era sempre così con le persone a cui teneva e riservava l’acidità e la freddezza solo agli estranei.
Sperò ardentemente che fosse proprio così, perché allora avrebbe voluto dire che anche il biondo si stava affezionando a lui, come d’altra parte ormai era successo ad Harry.
In quei pochi giorni infatti aveva capito di tenere molto a quella loro nuova amicizia appena nata e sperava ardentemente che l’altro non cambiasse idea e cercasse di tornare ai vecchi tempi caratterizzati da insulti e risse.
Non pensava che sarebbe riuscito a sopportarlo.
Non dopo aver conosciuto anche gli altri lati del carattere del biondo.
Non dopo aver avuto modo di vedere, anche se per poco, il vero Draco.

I pensieri vennero interrotti bruscamente, quando si rese conto che Draco si era fermato, intento ad osservare un punto apparentemente vuoto sulla parete di fronte.
Senza degnarlo di un ulteriore sguardo il biondo prese a camminare avanti e indietro a quella parete vuota, lo sguardo concentrato e gli occhi ridotti a fessure, mentre Harry osservava la scena sempre più stupito.
Aveva capito subito dove si trovavano e ne era rimasto a dir poco sbalordito.
Pensava che quella stanza fosse andata distrutta l’anno prima e mai avrebbe pensato di tornarci proprio con Malfoy.
Restò quindi senza parole quando davanti a loro comparve l’enorme porta della Stanza delle Necessità, che in tutto il suo splendore era comparsa richiamata da Draco.
Mentre questi sospingeva la porta, facendo cigolare i cardini e facendogli cenno di entrare per primo, sentì la voce strascicata che ormai conosceva alla perfezione sussurrare un “Benvenuto Potter nel regno dei Serpeverde”.
Incuriosito da quelle parole e dal tono del biondo, Harry oltrepassò la soglia della stanza magica senza esitare, rimanendo senza parole nel vedere cosa il Serpeverde avesse richiesto alla stanza.

 

 

 

 

 

 

Ho dovuto tagliare il capitolo, altrimenti risultava troppo lungo e pesante ma non preoccupatevi, non vi lascerò per molto senza sapere cos’è il’regno dei Serpeverde’, intanto provate ad indovinare voi di cosa mai si potrebbe trattare..

Ecco le risposte ai commenti..
Per antote: Si Ron è un idiota, hai perfettamente ragione e lo si capisce anche in questo capitolo..hai centrato perfettamente il punto che volevo mettere in risalto. Durante una guerra non ha sofferto soltanto lui, anche Draco e gli altri Serpeverde hanno subito perdite e hanno sofferto e sono costretti a dover soffrire ancora per l’odio che la gente ha verso di loro indistintamente. Sono contenta che questa cosa sia arrivata^^ Per quanto riguarda i capitoli non lo so ancora di preciso, o meglio, so come sviluppare la storia e ho pronti anche altri capitoli, ma di alcuni non ho ancora scritto una sola riga e quindi non so bene..credo all’incirca sui 20, massimo 25 capitoli, perchè dovranno succedere ancora un bel po’ di cose. Diciamo che dai prossimi 2 o 3 capitoli si entrerà nel vivo della storia ;)

Per dany23: Dopo questo capitolo credo che Ron ti stia ancora più antipatico se possibile :P Tra Harry e Draco le cose iniziano a migliorare pian piano. Non volevo realizzare una storia in cui si scoprono innamorati dopo 2 capitoli, perchè sono successo talmente tante cose tra loro che mi sembra troppo surreale come cosa. Mi spiace per averti fatto attendere così tanto questo capitolo..per farmi perdonare aggiornerò il prima possibile il prossimo^^

Per ragazza silenziosa: Il Quiddich è una delle cose che più li unisce e probabilmente ritornerà anche nei prossimi capitoli, visto che inizierà il torneo della scuola :P Grazie per i complimenti, fammi sapere anche se ti piace come sto proseguendo la storia^^

Per Hollina: Anche io mi sono sempre immaginata un simile rapporto tra i due e spero di riuscire a descriverlo al meglio.. per quanto riguarda i Serpeverde mi sono basata su quello che diceva il cappello parlante nel primo libro “O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori” ;)
Per vampire charme: Si te lo confermo.. è presa dal libro ‘Il calice di fuoco’, lo spiega Fred ad Hermione visto che lei si era fissata con il CREPA e voleva andare dagli elfi nelle cucine ^^

 

Grazie a tutti quelli che commentano la storia, la inseriscono tra i preferiti o la seguono soltanto ^_^
A presto
Layla84

 

 

 

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Capitolo 12
*** Il regno dei Serpeverde ***


Documento senza titolo

Lo so, non aggiornavo questa fan fiction da tanto, tantissimo tempo. Mi scuso con tutti quelli che seguono la storia, che l’hanno inserita tra i preferiti e soprattutto chi ha avuto la pazienza di commentarla, capitolo dopo capitolo. Non sono sparita nel nulla, tranquille, sono solo stata sommersa da impegni di vario genere e, visto che non voglio pubblicare storie di cui non sono soddisfatta, ho aspettato che le cose tornassero alla normalità, per riprendere in mano questa ff.
Al momento ho deciso di concentrarmi sulle storie che ho ancora in corso, quindi questa e “Una nuova vita” per garantire aggiornamenti più rapidi :)
Dopo questa premessa vi lascio alla storie e vi aspetto alla fine per le risposte ai commenti..

Grazie mille ad Annaly ed al suo stupendo lavoro di betaggio, non so come ho fatto fin’ora, senza una beta come lei ^^

Layla84

 

 

 

Quello che aveva sempre pensato in tutti gli anni passati ad Hogwarts sulle abitudini notturne dei Serpeverde, che da molti erano considerati la casata più incline ai divertimenti ed agli eccessi, nel momento in cui varcò la soglia della stanza magica non poterono che essere confermate.
Con un tonfo il battente si richiuse alle sue spalle, lasciandolo davanti alla sala più assurda che avesse mai visto in vita sua e, probabilmente, anche la più grande.
Circolare, eppure talmente grande che le pareti non sembravano nemmeno curve; molto più vasta della sala comune Grifondoro, della Sala Grande o di qualsiasi altra aula presente nel castello, davanti a lui si trovava quello che Malfoy aveva definito il “Regno dei Serpeverde”.

La sua attenzione fu attirata dalle fiamme, verdi naturalmente e di natura magica, che illuminavano fiocamente quella parte della stanza.
Il caminetto era finemente lavorato nei colori della celebre casata, con due serpenti che sembravano quasi strisciare verso l’alto, per poi riunirsi al centro, con lo stemma dei Serpeverde.

Harry non riusciva a vedere oltre dalla sua posizione, perché tra lui e il caminetto erano sistemate diverse poltrone e un divano, tutti in pelle bianca, voltati verso l’unica fonte di riscaldamento della stanza.
Si avvicinò di poco, riuscendo a scorgere il pavimento ricoperto di cuscini di varie grandezze, tutti ricoperti di stoffe stranamente rilucenti e morbide che riflettevano i colori delle fiamme, creando strani riflessi.

Già questo bastò ad Harry per chiedersi in che razza di posto lo avesse portato Malfoy.
In realtà si trattava solo di un caminetto acceso, anche se magico; di un divano e qualche cuscino, eppure nella luce soffusa della stanza, con il biondo vicino, sembravano decisamente meno innocenti di quanto sarebbero potuti apparire alla luce del giorno.
Voltò lo sguardo sul resto della stanza, per non dar a vedere al Serpeverde quanto quella vista lo turbasse senza un motivo apparente.

Vide che la parete opposta a quella del caminetto era decisamente più illuminata: un tavolo faceva bella mostra di se vicino alla parete in pietra e sopra di esso vi si trovava ogni sorta di dolce o stuzzichino possibile; sopra il tavolo poi, in file ordinate, levitavano bottiglie di ogni sorta di alcolico esistesse al mondo, che fosse magico o babbano.
Ecco, aveva appena scoperto come riuscivano i Serpeverde a ubriacarsi, pur non potendo uscire da Hogwarts: avevano il loro personale rifornimento di super alcolici a disposizione ed era sicuro che quella scorta potesse far invidia anche a quella di Madama Rosmerta.

Al centro della sala, infine, vi erano svariati tavoli: alcuni ricoperti da pergamene o libri, altri da bicchieri vuoti e altri ancora da oggetti non meglio identificati, che Harry reputò fosse meglio, per la sua sanità mentale, non cercare di riconoscere.

Restava da scoprire solo cosa si trovasse sulla parete opposta a quella da cui era entrato: quella zona era talmente in ombra, tranne per le leggere fiammate del caminetto che ogni tanto lanciavano verdi bagliori anche in quella direzione, che non si distingueva niente.
Socchiudendo gli occhi vide nitidamente la sagoma di un enorme letto a baldacchino, i cui tendaggi verdi e argentati apparvero per un istante tra le ombre.
Decisamente quel luogo metteva i brividi al Grifondoro: non sapeva se per la leggera luce verdognola che illuminava tutto di strani riflessi, o forse per l’unica persona nella stanza… Malfoy… fatto sta che, nonostante la presenza dei libri, Harry aveva il forte sentore che i Serpeverde non usassero quel posto per studiare, o almeno dovevano essere in ben pochi a farlo.
Draco sembrò leggergli nel pensiero, perché sbuffò sonoramente, prima di rivolgergli un’occhiata in tralice.
“Certo che dobbiamo proprio avere una cattiva reputazione noi poveri Serpeverde. Prima che la tua testolina malata possa pensarlo, Potter, questa stanza viene usata ‘soprattutto’ per studiare. Non so se ci hai fatto caso” e dicendo questo alzò gli occhi verso l’alto, lasciando intravedere una porzione del collo candido, “ma qui ci sono soprattutto libri”
Alzando lo sguardo nella sua stessa direzione, Harry non poté che sobbalzare incredulo: lungo le pareti circolari di tutta la stanza si trovavano file e file di libri, che salivano a spirale sempre più in alto. Non si riusciva a vedere il soffitto della stanza, ma immaginò che ci fossero altre centinaia di libri, nascosti tra le ombre.
“In realtà, Potter” spiegò tranquillamente Draco “Questa è la versione per così dire ‘serale’ della stanza, di giorno appare più o meno così”
E con un colpo di bacchetta accese le luci, rivelando un soffitto molto più alto di quello che il Grifondoro si aspettasse, interamente ricoperto da file e file di libri, al cui centro esatto volteggiavano lente diverse sfere di luce ad illuminare la stanza.
Harry trasse un sospiro di sollievo involontario: con tutta quella luce il caminetto e i cuscini avevano un’aria molto più innocente… così come il divano. Allo stesso tempo, nella parete alla sinistra erano spariti magicamente gli alcolici e, al loro posto, ora lievitavano sopra al tavolo solo svariate bottiglie di succo di zucca.
Stranamente, solo la zona del letto a baldacchino era rimasta completamente al buio: come se vi fosse stato imposto un incantesimo “del buio pesto” e di certo era stato messo per gli studenti più piccoli. Questo lo stupì, visto che non sembrava essere nello stile dei Serpeverde.
Eppure, in quei giorni, aveva scoperto che diverse cose non erano come sembravano, esattamente così come certe persone.
Probabilmente quella stanza era il motivo per cui vedeva sempre così pochi Serpeverde in biblioteca: quella doveva essere la loro sala studi, di giorno, mentre di notte… non ci voleva nemmeno pensare a quello che poteva succedere in quella stanza, di notte.

Soddisfatto del suo sguardo stupito, Draco mosse di nuovo la bacchetta, facendo calare nuovamente la luce e andando a prendersi una bottiglia di Burrobirra.
“Come vedi Potter, non abbiamo bisogno di uscire dal castello per andarci a divertire… E non hai ancora visto tutto quello che è in grado di fare questa stanza: organizziamo feste meravigliose qui, con musica al massimo, eppure nemmeno un suono giunge all’esterno. Senza contare che la stanza diventa più grande, a seconda di quante persone vi entrano e a seconda delle situazioni” concluse, ammiccando in nella sua direzione.

Lo vide, poi, portarsi alle labbra la bottiglia e bere un grosso sorso senza staccare gli occhi dai suoi e in quel momento Harry si disse che sì, i Serpeverde erano perversi e manipolatori, esattamente come Hermione gli ripeteva da sette anni a quella parte.
Ma anche tremendamente affascinanti, si ritrovò ad ammettere, stupendosi non poco dei suoi pensieri.
Sentì un calore improvviso salirgli verso le guance: all’improvviso il fatto che in quella stanza ci fossero soltanto lui, Malfoy e un letto, gli faceva mancare il respiro.
“Malfoy non cr-“
“Avanti, non starai per dirmi che non vuoi bere, vero?” lo canzonò il biondo, mettendogli tra le mani una bottiglia di burrobirra. “Non hai nemmeno la lontana idea di quello che vuol dire ubriacarsi sul serio, ed io ho tutta l’intenzione di fartelo provare… questa sera stessa.”

Harry convenne che iniziare a bere sarebbe stata la scelta più giusta, così da poter cancellare dalla sua testa gli assurdi – e leggermente osceni – pensieri su Draco, degli ultimi minuti.
Probabilmente, cercò di convincersi, era la stanza a rendere incredibilmente attraente il biondo, i cui capelli prendevano i riflessi verdi delle fiamme creando strane sfumature e la cui pelle sembrava incredibilmente luminosa; era solo l’atmosfera che si era creata in quella sala, a rendere il solito atteggiamento altezzoso e ironico del biondo irresistibile: o era quello, o Harry si trovava sul bordo di un precipizio e stava correndo il rischio di farsi molto, ma molto, male.

“Malfoy” sentì la sua voce risuonare incerta, e si maledì subito dopo “e così, usate spesso questa stanza per dare delle feste?” chiese, per cercare di distrarsi dal flusso dei suoi stessi pensieri.
Era la prima volta che si sentiva attratto da un ragazzo in questa maniera: in realtà non si era mai posto nemmeno il problema, prima di quella sera, di poter essere attratto o meno da qualcuno del suo stesso sesso. Eppure, in meno di cinque minuti, il suo cervello aveva cominciato a formulare fantasie che nemmeno sapeva di essere in grado di avere.
Riportò l’attenzione sul biondo che stava rispondendo alla sua domanda.
“Negli ultimi anni in realtà no. Quest’anno è stata usata solo come sala studi o, forse, da qualche Serpeverde in dolce compagnia per concludere la serata, o almeno penso. Di questo non ne sono certo”

“Mh” fu l’unico commento di Harry, che sempre più in imbarazzo per la piega che stavano prendendo gli eventi, si scolò in un solo sorso tutto il resto della burrobirra: parlare di certe cose non aiutava il suo stato mentale, già per altro confuso.
Fece alcuni passi per la sala e poi decise di stendersi sul divano, buttandovisi scompostamente e notandone subito l’incredibile morbidezza.
“Vi trattate bene voi Serpi, eh?” borbottò, prendendo la nuova bottiglia che il biondo gli porgeva.
“Quante storie Potter. La stanza è qui a disposizione di tutti, noi siamo solo più furbi di voi e sappiamo cosa chiederle, mica è un delitto.”
Lo vide sedersi all’altro capo del divano, poggiare i piedi sui cuscini davanti a lui e inclinare la testa all’indietro, socchiudendo gli occhi.
Continuava, nonostante i primi sentori di leggerezza causati dall’alcol, a trovare stranamente affascinante la figura dell’altro e questo lo preoccupava sempre più.
Diede, distrattamente, la colpa all’atmosfera della stanza, convincendosi che appena usciti da lì tutto sarebbe tornato alla normalità e seguendo l’esempio di Draco iniziò a rilassarsi.

“Sai, penso che Hermione impazzirebbe per questa stanza. Aspetta, intendiamoci, non per la versione ‘serale’, ma per i libri, furetto.”
Notò, mentre borbottava le ultime parole, che il tono usato era leggermente strascicato e si chiese veramente se reggeva così poco l’alcol.
“Immagino…” fu l’unica risposta che provenne dal biondo, mentre allungava la mano verso la tasca dei pantaloni per prendere la bacchetta e tracciare un arco nell’aria: subito apparve un basso tavolino davanti a loro, con diverse bottiglie.
Ne prese una, di un colore estremamente forte, che Harry riconobbe subito come Firewhisky e appena aperta ne buttò giù un bel sorso, senza nessuna apparente smorfia dovuta al bruciore.
Doveva essere proprio allenato a bere, oppure fingeva divinamente… non c’erano altre spiegazioni, pensò, mentre la mano pallida di Malfoy si avvicinava a lui, offrendogli la bottiglia.

Per un attimo, nella sua testa, si rivide al primo anno, nella comune Grifondoro insieme a tutti i suoi amici, mentre Seamus, Dean e alcune ragazze discutevano suoi cosiddetti ‘baci indiretti’ e ad Hermione, che con la sua praticità aveva messo fine alla discussione con una sola frase: “Se viene da pensare ad una cosa simile, mentre si beve alla bottiglia di un altro, probabilmente è perché ci piace la persona in questione, altrimenti non ci penseremmo proprio.”
Mentre afferrava la bottiglia dalla mano di Malfoy, strusciando involontariamente i polpastrelli sul dorso della sua mano, pregò che non fosse il suo caso e che la sbronza colossale che si stava per prendere gli facesse dimenticare anche quest’ultimo pensiero.

Durante la serata non gli venne nemmeno in mente di parlare con il biondo della litigata avuta con Ron, né tanto meno del suo pensiero al riguardo: si limitò a bere dalla bottiglia, passandola all’altro di tanto in tanto, lasciando che la voce allegra e leggermente strascicata di Draco riempisse l’aria e la sua testa, scacciando tutti i pensieri che vi si affollavano.

Si svegliò, molte ore più tardi, grazie ad una fitta che gli trapassò il cervello, da parte a parte.
Se il buongiorno si vede dal mattino, quella sarebbe stata una giornata infernale, si disse, cercando di mettere a fuoco dove si trovasse e, soprattutto perché.
Sentì sotto di lui un leggero movimento e si bloccò istintivamente: ok, perfetto, cambio di programma, anzitutto doveva capire con ‘chi’ fosse, prima di qualsiasi altra cosa.
Si concentrò sul corpo sotto al suo: era poggiato con il capo sulla spalla di qualcuno, sentiva dei capelli solleticargli il naso e un alzarsi ed abbassarsi ritmico sotto la sua guancia, segno che chi era con lui, dormiva ancora.
Meglio così, avrebbe avuto il tempo per capire cosa diavolo fosse successo la sera prima: a tentoni cercò con le mani un punto d’appoggio per potersi sollevare da quella posizione imbarazzante, andando però a sfiorare con le dita il petto di quello che, a tutti gli effetti, pareva essere un ragazzo.
Mentre un leggero senso di terrore invadeva il suo cervello ancora addormentano, sentì la consistenza di quello che doveva essere un’imbottitura sotto i palmi e si alzò sui gomiti, per vedere con chi si trovava.
Non appena i suoi occhi misero a fuoco i capelli biondi e il viso placidamente addormentato di Draco Malfoy, Harry si ricordò immediatamente della sera prima.
Lui che va a cercare il biondo; il “Regno dei Serpeverde”, l’idea di Malfoy di fargli avere la sua prima sbronza e il Firewhisky… peccato che l’ultimo suo ricordo fosse la bottiglia che si erano passati lui e Malfoy.
Bottiglia che vide poggiata sul tavolino, completamente vuota, assieme a molte altre.
Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi quanto mai avesse bevuto e soprattutto perché, che l’ennesima fitta alla testa gli diede la risposta alla prima domanda.
I gomiti su cui aveva fatto forza fino a quel momento cedettero e lui si ritrovò steso sopra il biondino, ancora placidamente addormentato.
Trattenne il respiro, pregando tutte le divinità babbane e non, affinché l’altro non si risvegliasse proprio in quel momento imbarazzante: per sua fortuna i secondi passarono senza che dal corpo sotto al suo si avvertisse nessun segnale.
Harry fece un'altra volta forza sui gomiti per alzarsi: peccato che, nel farlo, il suo
corpo sfiorò quello del ragazzo sotto di lui, dalle cui labbra sfuggì un gemito flebile e roco che freddò il moro sul posto.
Con il cuore che batteva a mille e la paura di svegliare l’altro, Harry si stese nuovamente, cercando di riprendere il sonno.
Molto meglio lasciare che fosse il biondino a svegliarsi per primo e lasciare a lui l’imbarazzo di quella situazione, pensò, prima che la stanchezza e riprendesse il sopravvento.

 

 

 

Si svegliò di colpo, dopo quelle che erano parse ore: era da solo, disteso sul divano bianco, mentre dei rumori provenivano da poco lontano.
Di malavoglia si mise seduto, voltando il capo sopra la spalla, solo per vedere Malfoy intento a bere del caffè e mangiare biscotti, seduto tranquillamente ad uno dei tavoli al centro della stanza.
Chiedendosi come avesse fatto ad alzarsi senza svegliarlo e soprattutto chiedendosi perché si sentisse molto meglio, senza più nessun sentore di mal di testa, gli si avvicinò piano, strascinando i piedi.
Il biondo voltò il capo in sua direzione, sorridendo divertito dal suo stato.
Aveva una mezza idea di come dovevano essere i suoi capelli in quel momento, ma lasciò correre, sedendosi accanto al biondo ed andando ad afferrare una brioche, prima di addentarla con foga.
Il Serpeverde alzò un sopracciglio nella sua direzione, scuotendo divertito la testa.
I capelli biondi erano perfettamente spazzolati e i vestiti stranamente in ordine, tanto che Harry non poté evitare la domanda:
“Scusa, ma da quanto sei sveglio tu?”
“Buongiorno anche a te Potter, vedo che l’educazione i babbani non te l’hanno insegnata, eh?”
Rispose acidamente la Serpe, che riprese poi a parlare con tono più tranquillo: “Sono sveglio da mezz’ora, ho avuto il tempo di fare un incantesimo per i postumi della bevuta che ci siamo fatti ieri. Ho provveduto a farlo anche a te, mentre dormivi, se ti chiedi perché ti senti così bene”
“Mh” fu la risposta di Harry, che cercava freneticamente di ricordare qualcosa sulla sera prima, che pensava di aver dimenticato: aveva la sensazione che fosse qualcosa di incredibilmente importante.
“Cos’è successo ieri sera? L’ultima cosa che ricordo è di essermi scolato la bottiglia di Firewhisky” disse, alla fine, chiedendo aiuto al biondo.
“Succede che sei una noia da ubriaco, Potter. Io pensavo che mi avresti raccontato qualche segreto piccante dei Grifondoro: invece hai cominciato a ridacchiare e borbottare, e poi... non lo ricordo bene nemmeno io, visto che ho bevuto molto più di te. Niente di interessante, comunque” disse il Serpeverde, alzandosi da tavola e facendo sparire tutto, anche il caffè che stava bevendo Harry, con un colpo di bacchetta e gran disappunto del moro.
“Conviene tu torni dai tuoi amici, Potty. Ti avranno dato per disperso ormai: mi fa piacere informarti che è l’una del pomeriggio e abbiamo saltato tutte le lezioni del mattino. Io vado, sperando di trovare una buona spiegazione che mi eviti qualche punizione”
“L’una?” disse Harry alzandosi di scatto, ormai dimentico del suo caffè.
“Esatto” confermò soddisfatto Draco, come se avesse appena detto di aver preso un ‘Oltre ogni previsione’ a qualche esame, mentre apriva la porta della stanza e si apprestava ad uscire.

Con la mano sulla maniglia si voltò verso di lui, il solito sguardo strafottente sul viso “Non sei poi tanto male Potter, ma proprio l’alcol non lo reggi”, poi sorridendo al suo indirizzo, riprese: “Però a questo possiamo rimediare: se vuoi nel pomeriggio sono qui, porta pure la Granger a vedere i libri, se vuoi.”
Detto questo si richiuse la porta alle spalle, lasciandolo da solo.

Harry scosse leggermente la testa e con il sorriso dolce di Draco ancora davanti agli occhi, si apprestava ad uscire anche lui dalla stanza, quando il ricordo che cercava da quando si era svegliato, comparve all’improvviso.

“Sono nella merda!” disse a se stesso, nel silenzio della stanza, mentre la sua testa riprendeva a formulare tutti i pensieri poco casti su Draco, che l’alcol aveva interrotto la sera prima, e riceveva conferma che no, non era la stanza a fargli uno strano effetto, era Draco Malfoy.

 

 

 

 

Eccoci alle risposte ai commenti ^^

Per dani23: Sperando nella tua pazienza, immagino dovrai rileggere ben più di un capitolo, visto da quanto non aggiornavo :( Spero almeno che questo capitolo mi faccia perdonare il ritardo e non temenre.. il prossimo è già a buon punto^^

Per ragazzasilenziosa: Non che tu ci sia andata poi lontanissima :P Le cose come vedi cominciano a farsi più chiare, o quantomeno Harry inizia a capire..

Per Hollina: Tagliato sul più bello e con un ritardo mostruoso nell’aggiornare.. che ne pensi del Regno di Serpeverde??

Per Gosa: Sono contenta ti piaccia e mi spiace aver fatto attendere tanto un aggiornamento.. fammi sapere cosa ne pensi di questo nuovo capitolo  ^^

 

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Capitolo 13
*** Nuove consapevolezze ***


Documento senza titolo

Ebbene si.. non è un’allucinazione.. ho finalmente aggiornato ^^

Anche se servirà a poco mi scuso con chi segue questa fan fiction, visto quanto tempo è passato dell’ultimo aggiornamento: spero di farmi perdonare, almeno in parte, con questo nuovo capitolo, visto che le cose iniziano a muoversi.

Come al solito ci terrei a sapere cosa ne pensate della storia, per capire se vi piace come si sta evolvendo ;)
Inoltre ho notato che durante questo periodo di assenza diverse persone hanno inserito “Ricominciare” tra le ff preferite e questo mi fa un enorme piacere, quindi grazie grazie grazie!

Come al solito un grazie immenso anche ad Annaly, la mia meravigliosa beta.

 

Layla84

Ps: Sto ultimando il prossimo capitolo e, se tutto va bene, dovrei finirlo in un paio di giorni :)

 

 

 

 

 

Harry sapeva benissimo che riapparire dal nulla all’ora di pranzo, dopo aver passato la notte fuori dal proprio dormitorio ed aver saltato tutte le lezioni del mattino, era un pessimo modo per iniziare una nuova giornata. Soprattutto, poi, se si era Harry Potter e si era spariti in contemporanea con Draco Malfoy, re delle Serpi.

In più, come se tutto ciò non fosse sufficiente, quella mattina il moro si ritrovava anche a fare i conti con se stesso e non solo con la nuova consapevolezza di essere attratto dai ragazzi ma, cosa peggiore di tutte, nel rendersi conto di essere attratto dall’unico di cui mai e poi mai avrebbe pensato di esserlo, anche negli incubi peggiori.

Si ritrovava, infatti, a provare qualcosa - a cui, fino a quel momento, non era riuscito ancora a dare una definizione esatta - proprio per la persona che fino a pochi giorni prima era stata la sua nemesi ad Hogwarts e che aveva combattuto contro di lui durante la guerra.

E se in quei giorni in cui era riuscito a costruire una sorta di strana amicizia con il biondo, lui era stato in grado di vedere al di là della maschera di algida superiorità che Draco usava per schermarsi dal disprezzo che il mondo magico provava verso di lui ed il suo nome, era assolutamente sicuro che per i suoi compagni di casa, come per tutta Hogwarts, Draco Malfoy non rimaneva altro che l’ex Mangiamorte che aveva tentato di uccidere Silente.

 

 

Perso in questi pensieri non proprio allegri, finalmente fece il suo ingresso in sala grande per pranzare, sperando in cuor suo che i suoi amici avessero la decenza di trattenersi in pubblico, visto che si rifiutava di farsi fare un terzo grado nella comune Grifondoro,  notando con stupore che il suo sguardo, quel giorno, incuteva più timore del solito nelle persone che lo incrociavano.
Scrollò le spalle, mentre alla sua destra un Corvonero del primo anno che aveva beccato a fissarlo, tuffava la testa nel piatto per evitare i suoi occhi… meglio così, si disse, era un modo come un altro per evitare domande scomode.

Si avvicinò con calma studiata al tavolo, prendendo posto come sempre vicino ad Hermione, mentre la ragazza si scansava per farlo sedere e lo guardava con un misto di sollievo e preoccupazione negli occhi: stranamente non sentì partire la solita raffica di domande, alternate a rimproveri, che si aspettava e si voltò stupito verso di lei.

Hermione lo studiò per un attimo, prima di rivolgergli un incerto: “Tutto ok?”

Colpito dal tono sommesso della domanda, Harry la osservò con più attenzione, notando solo in quel momento le leggere ombre rosse sotto gli occhi nocciola, segno che, nonostante avesse cercato di nasconderlo, Hermione avesse finito di piangere da poco.

Harry aggrottò le sopracciglia formulandole una tacita domanda ma la riccia si limitò a scuotere le spalle, senza rispondere, facendogli immaginare che avesse litigato nuovamente con Ron, così decise di rimanerle vicino e quanto meno di non farla preoccupare anche per lui.

“Tutto bene Herm, tranquilla. Più tardi, dopo le lezioni vorrei mostrarti una cosa, sei libera?” le disse di getto, sorridendole dolcemente.
Un sorriso leggero rilassò per un attimo il viso contratto della ragazza, mentre asseriva con un leggero cenno del capo.

Harry si chiese se non fosse poco carino, da parte sua, sfruttare subito l’offerta che Draco gli aveva fatto quella stessa mattina ma, conoscendo Hermione, l’unica cosa che poteva davvero tirarla su di morale erano i libri e se questo poteva farla stare meglio, avrebbe rischiato anche di incorrere nelle ire del Serpeverde.

Durante tutto il pranzo si trovò a riflettere se raccontare o meno all’amica della sua nascente attrazione verso Malfoy, decidendo alla fine di aspettare, visto che non sapeva realmente come affrontare l’argomento: in parte a causa della sua timidezza innata e, in parte, anche per non voler dare ulteriori preoccupazioni ad Herm; in fondo non capiva ancora se quella fosse solo una cosa passeggera o, quanto effettivamente gli piacesse Malfoy.
Ebbe tutto il tempo di rimuginare tra se perché, pur essendo presenti tutti al tavolo Grifondoro, nessuno dei suoi compagni gli chiese niente: ricevette solo un sorriso tranquillo da parte di Nev, segno che l’amico era contento di vedere che stesse bene; ma da parte di Ron, Dean e Seamus regnava la più totale indifferenza.
I restanti membri della casa erano per lo più intimoriti da lui e mai si sarebbero azzardati a chiedere dove fosse stato, pur morendo dalla curiosità e il pranzo passò quindi apparentemente tranquillo, di certo meglio di quanto si sarebbe aspettato.

 

 

Il problema vero e proprio, a cui non aveva minimamente pensato, arrivò poco dopo mentre si dirigeva verso l’aula di Erbologia, fianco a fianco con Nev: la voce autoritaria della professoressa Mc Grannit sovrastò la folla, scandendo perfettamente il suo nome e quello di Malfoy come se fosse una condanna.
Harry si bloccò in mezzo al corridoio voltando lentamente la testa in direzione della voce della Preside, mentre con lo sguardo cercava inutilmente un qualche aiuto dal povero Nev, che si limitò a scuotere la testa dicendo:
“Ti beccherai una bella ramanzina Harry, non vorrei essere al tuo posto”

Affranto e decisamente sempre più giù di morale, visto che sapeva bene quanto all’anziana strega riuscissero bene le paternali, si avvicinò alla rampa di scale su cui si trovava la donna, mentre da un gruppo di Serpeverde alla sua destra spuntava anche Malfoy. Durante tutto il pranzo aveva provato a non guardare verso il tavolo Serpeverde, ma alla fine ci aveva rinunciato e con un paio di occhiate veloci si era avventurato verso  l’altro lato della sala: il biondo gli era apparso tranquillo, intento a parlare e scherzare con Blaise e Pansy.

Gettò un’occhiata a Draco e anche in quel momento notò, con suo stupore, che più che preoccupato sembrava infastidito, forse più per essersi fatto beccare dopo una bravata che per altro e sbuffò, sorridendo tra se, per le stranezze di quel ragazzo cosi assurdo.
La preside li fissò entrambi per un attimo, prima di voltarsi senza una parola e ricominciare a salire le scale.
Dopo una breve occhiata d’intesa, lui e Malfoy seguirono la donna attraverso i corridoi dirigendosi verso la presidenza.

Harry sperava in cuor suo di cavarsela con poco, come già gli era riuscito in quegli anni: nonostante tutte le regole che in passato lui, Herm e Ron aveva infranto, raramente la loro Capo casa aveva preso provvedimenti realmente seri e penalizzanti per i Grifondoro e le eccezioni erano state veramente poche, come nel caso del Sectusempra verso Malfoy; ecco, ripensò con una punta di dolore Harry al ricordo di quello che aveva fatto al ragazzo che ora camminava al suo fianco, quella era stata l’unica volta in cui avesse mai visto realmente la Mc Grannit veramente furiosa e delusa dal suo comportamento.
Entrambi, in ogni caso, ebbero il buon gusto di non dire niente, finché non furono nella sala della Preside e la Mc Grannit non si fu accomodata dietro la grande scrivania, facendo loro cenno di accomodarsi sulle poltrone davanti a se e prendendo un respiro, prima di iniziare a parlare:

“Signor Potter, Signor Malfoy, per prima cosa mi spiace di dovervi dire di essere rimasta molto delusa dal vostro atteggiamento: come studenti dell’ultimo anno dovreste essere da esempio per i ragazzi più piccoli e assentarsi dalle lezioni, com’è avvenuto questa mattina, è del tutto ingiustificabile; sinceramente, soprattutto da voi due, non mi sarei mai aspettata un simile comportamento. Detto questo, vorrei sapere il motivo di tali assenze”

Harry volse lo sguardo verso Malfoy e lo vide assottigliare lo sguardo, alla ricerca di una possibile scusa da rifilare alla Preside; ma lui sapeva, da quello che conosceva di Minerva Mc Grannit, che l’unico modo per limitare i danni era essere sinceri, o almeno, esserlo il più possibile, così si schiarì la voce e attirò su di se lo sguardo della donna.

“Professoressa mi scuso per il nostro comportamento, non era nostra intenzione saltare le lezioni” esordì, ricevendo dall’anziana strega un cenno per continuare. “In realtà ieri sera io e Malfoy…”

Mentre pronunciava quelle parole guardò di sfuggita Draco, che sembrava inorridito all’idea di raccontare alla professoressa del Regno dei Serpeverde, segno che ancora non lo conosceva così bene: lui era Harry Potter, si, ma non era così scemo come pensavano in molti e sapeva come giocare le sue carte e dove far leva per evitare le punizioni. Riprese a parlare, sicuro che quella sarebbe stata un’altra cosa per cui Draco lo avrebbe preso in giro a vita.
“… In realtà, Professoressa, siamo rimasti svegli fino a tardi per studiare pozioni. Visto che è una materia in cui ho parecchi problemi e che devo assolutamente migliorare se voglio intraprendere la carriera di Auror, ho chiesto a Malfoy un aiuto supplementare. Siamo rimasti alzati gran parte della notte e stamattina io non mi sono svegliato; immagino che anche a Draco sia successa la stessa cosa… so benissimo che non è una giustificazione valida”, concluse infine, guardando la professoressa con l’occhiata da cucciolo ormai più volte testata,  “ma se deve punire qualcuno allora punisca me, non Malfoy, lui ha solo cercato di aiutarmi Preside”

Alla fine di questa tirata, si godé le reazioni della Mc Grannit e di Draco, con non poca soddisfazione: la strega lo osservava con un misto di sollievo e approvazione nello sguardo ma e non sembrava realmente colpita dalle sue parole; Draco, invece, aveva gli occhi sgranati e sembrava stesse guardando un animale a lui sconosciuto, con un misto di stupore e divertimento nello sguardo.

Harry sorrise interiormente; il lato di Harry Potter che andava contro le regole e raramente raccontava la
verità ai professori, era qualcosa che probabilmente il biondo aveva scoperto solo in quel momento, ma dal divertimento che leggeva in quegli occhi grigi, era stata una scoperta positiva. Si sentì per un attimo felice del fatto che non fosse il San Potter che Draco si ostinava a pensare e che fosse riuscito a stupire lui il Serpeverde, piuttosto che il contrario, com’era successo più volte nei giorni passati.
Annotandosi mentalmente di raccontare in futuro a Draco alcune delle sue imprese non proprio consone ai regolamenti, in modo da poter rivedere quell’espressione così stupefatta, Harry riportò l’attenzione alla Preside davanti a lui, sostenendone lo sguardo, mentre lei lo osservava in silenzio.

Pochi istanti dopo la Mc Grannit rilasciò le labbra in quello che sembrava un sorriso ed Harry capì di averla spuntata per l’ennesima volta e le parole della Preside, poco dopo, gli diedero ragione.

“Mi fa piacere che, nonostante tutto, alla base della vostra mancanza ci siano motivi legati allo studio. Verranno però sottratti ugualmente a Grifondoro e Serpeverde 10 punti per aver saltato le lezioni della mattinata”

Harry notò con la coda dell’occhio l’umore di Draco precipitare sotto i piedi, mentre si rendeva conto di aver fatto perdere alla sua casa 10 punti… ma se conosceva bene l’anziana strega…
“Ovviamente però non posso non tenere in considerazione che siete tra i primi studenti a fare un passo in avanti per una collaborazione tra le case, specialmente visto che tra le vostre c’è un passato turbolento alle spalle. Vi assegno perciò 15 punti testa, per l’impegno dimostrato nello studio e per essere riusciti ad andare oltre le divergenze del passato e a collaborare insieme. Ovviamente, mi auguro che l’incidente di questa mattina non si ripeta di nuovo. Potete andare”

Fu così che, spingendo fuori dalla stanza un Malfoy ancora sbigottito per la piega che avevano preso gli eventi, Harry salutò la preside ed uscì dall’ufficio, soddisfatto per averla fatta franca per l’ennesima volta.

“Impossibile” sentì dire dal Serpeverde, chiaramente stupito, mentre questi camminava accanto a lui e cercava di rendersi conto di cosa fosse successo. Poi il biondo si bloccò di scatto, puntandogli un dito contro il petto.

“Tu… tu il Grifondoro per eccellenza… Altro che onestà come valore della tua casa: ti sei rigirato la Preside, fregandola senza nessun indugio, altro che Grifondoro Potter! Saresti stato un perfetto Serpeverde, lasciatelo dire. Sei riuscito a farci guadagnare 5 punti a testa, senza nessuna punizione, pur avendo saltato entrambi un’intera mattinata di lezione!”

Decisamente soddisfatto dell’effetto che aveva avuto su Draco la rivelazione che lui non fosse poi così tanto “San Potter”, fece un ghignò degno del miglior Serpeverde “Se è per quello, abbiamo perso anche la prima lezione del pomeriggio, visto che mancano solo 10 minuti prima della fine della lezione e non penso faremo in tempo, tanto vale aspettare e iniziare direttamente la prossima ora”
“Sei incredibile Potter” disse il biondo, mentre si affiancava a lui, scuotendo la testa.
“Lo prendo come un complimento, Malfoy”
“In questo caso lo è. Ora capisco come ha fatto Grifondoro a vincere per così tanti anni la coppa delle case. Tu fai leva sui punti deboli di quella donna Potter e te la rigiri come vuoi, te ne rendi conto?”
“Certo. Ma in alcuni casi ho imparato che è meglio non dire la verità, soprattutto a scuola e soprattutto quando si tratta della Mc Grannit. Anche se, alla fine è vero che abbiamo cooperato insieme, quindi ci siamo meritati appieno i punti che ci ha assegnato”
“Si, ma non abbiamo passato la notte a ripassare pozioni” disse Draco, con fare malizioso.
“Dettagli” fu la risposta di Harry, prima che entrambi scoppiassero a ridere e lui sentisse uno strano calore che dal suo petto si propagava in tutto il corpo, facendolo sentire completo.

Che fosse quella la felicità di cui tutti tanto parlavano?

Rimasero fianco a fianco in silenzio, svoltando diversi corridoi, finché Harry si ricordò della promessa fatta ad Hermione poco prima.
“Senti Malfoy, stavo pensando di portare Herm nel regno dei Serpeverde oggi pomeriggio” buttò lì con espressione neutra, cercando di capire la reazione del biondo. Come si era aspettato Malfoy non sembrò per niente entusiasta della cosa.
“Immaginavo che avresti portato la Granger, Potter. Solo mi aspettavo, nonostante sappia che sei un buzzurro, che per decenza non avresti approfittato della mia proposta direttamente il giorno dopo”
“In realtà” iniziò Harry titubante, spostando il peso del corpo da un piede all’altro mentre cercava di capire se poteva confidare al biondo le sue preoccupazioni e decidendo per il si, “non pensavo di dire ad Herm subito di questa cosa, sapendo come voi Serpeverde teniate ai vostri posti segreti e quanto siate permalosi in merito, ma l’ho vista molto giù di recente e penso abbia litigato con Ron anche per colpa mia, quindi vorrei tirarla su di morale”
“E pensi che dei libri possano sortire l’effetto che speri?” chiese con voce platealmente drammatica Draco, mentre Harry sorrideva involontariamente a quella scenetta.
Si immaginò la faccia di Hermione di fronte a quella marea di libri e il suo sorriso si rafforzò ulteriormente.
“Ne sono certo”
“Voi Grifondoro siete assurdi, sappilo” concluse il biondo con fare teatrale, prima di rallentare il passo e far fermare in quel modo anche Harry. “Comunque, se proprio devi portarla, passate più tardi, prima di cena. Io mi farò trovare lì e farò in modo che nessuno di Serpeverde sia presente.” Studiò l’espressione perplessa di Harry per un attimo, prima di mostrare il suo solito ghigno strafottente: “Non penserai davvero che io lasci due Grifondoro nel nostro Regno, per lo più da soli, Potter? Mi hai forse preso per uno stupido Tassorosso?”

Il moro non rispose, scuotendo la testa divertito: nella sua assurdità, Malfoy cominciava a piacergli e a diventare una piacevole costante nella sua vita. Ora stava solo a lui cercare di capire che tipo di rapporto volesse stabilire con la Serpe, perché a quel punto, mentre Malfoy gli restituiva il sorriso e s’incamminava verso i sotterranei, Harry non avrebbe saputo dirlo; l’unica cosa di cui si rendesse conto era che, mentre vedeva la schiena del Serpeverde allontanarsi, il calore che si era fatto strada nel suo corpo si stava a poco a poco affievolendo.

 

 

Nella sua stanza, intanto, Minerva Mc Grannit era intenta a bere un tea, mentre, con evidente soddisfazione, ripercorreva gli eventi di quella giornata: si, decisamente Potter la sottovalutava, se pensava davvero che si fosse bevuta la scusa delle lezioni supplementari di Pozioni.
La Preside, pur sentendosi un po’ presa in giro per la storiella rifilatale, aveva capito subito che il discorso del ragazzo aveva un fondo di verità, confermato anche dagli sguardi complici che il moro che si era scambiato con il giovane Malfoy, quando, fino a poche settimane prima, tra i due non c’era altro che cieco rancore.
Non poteva sapere quanto sarebbe durata quella sorta di amicizia appena nata tra i due, ma non si sarebbe intromessa, come aveva promesso ad Albus; di sicuro era la cosa migliore che potesse accadere, non poteva che esserne contenta e sì, in parte anche fiera, perché quei due ragazzi erano stati tra le persone più ferite dalla guerra, e le cicatrici dell’animo erano le più difficili da rimarginare. Nonostante ciò, erano stati gli unici ad essere riusciti ad andare oltre facciate e schieramenti, decidendo di vivere la loro vita senza più nessun tipo di condizionamento.

Rivisse per un attimo con la mente le fasi più tragiche della battaglia di pochi mesi prima e pensò, mentre con gli occhi lucidi osservava il fondo della sua tazza da tea, che forse 5 miseri punti erano fin troppo pochi per quello che i suoi studenti erano riusciti a fare, lì dove maghi ben più maturi avevano fallito.

Silente solo pochi giorni prima le aveva spiegato, dall’interno del suo quadro e con il suo solito sorriso tranquillo, che nel mondo magico non ci sarebbe mai stata pace finché maghi e streghe avessero continuato a scontrarsi con i loro stessi errori: perché c’è poca differenza tra l’additare, deridere e discriminare una persona solo perché figlia di babbani, dal farlo solo perché si è figli di un Mangiamorte. Entrambe le cose scaturiscono dall’odio e con quello a regnare nei cuori delle persone, come aveva detto amaramente il mago che tanto Minerva aveva ammirato: “E’ come se alla fine avesse vinto Voldemort”, e lei la pensava allo stesso modo.

Sospirò, riappoggiando la tazza ormai vuota sulla scrivania, voltando il capo ad incontrare due occhi azzurri e cristallini, che la fissavano sorridente.
“Sono veramente fiera di come si sta comportando Potter” disse, rivolta al dipinto.
Un sorriso sincero si formò sul volto del mago, nonostante la malinconia ne velasse lo sguardo “Anch’io, Minerva… anch’io.”

 

 

Mancava un’ora alla cena ed Harry, che aveva impiegato l’ultimo quarto d’ora a convincere Hermione a mollare il mattone che stava leggendo, stava dirigendosi con lei verso il luogo in cui si erano dati appuntamento con Draco.
Aveva avuto non poche difficoltà nel portarla fin lì, visto l’insistenza della riccia sul saperne di più, ma lui
aveva glissato tutte le domande che gli rivolgeva, continuando imperterrito nel suo mutismo: voleva che fosse una sorpresa e sperava ne valesse la pena.

Svoltato l’angolo che dava sul corridoio dove, nascosta agli occhi di tutti gli altri si trovava la porta d’ingresso della stanza magica, apparve ai loro occhi Malfoy, comodamente poggiato alla parete con gli occhi rivolti alla finestra, mentre gli ultimi raggi del sole che spariva all’orizzonte illuminavano i suoi tratti. Harry sentì di nuovo quel senso di calore e tranquillità invaderlo, e i dubbi su quell’incontro che aveva così temuto scomparvero in un attimo.

Aveva passato gran parte della giornata ad interrogarsi su come spiegare ad Hermione questo strano rapporto appena nato ed allo stesso tempo non sapeva nemmeno quale sarebbe stata la sua, di reazione, se Malfoy avesse deciso di tornare ai vecchi tempi ed insultare nuovamente Hermione.
Eppure, in quel momento, mentre Draco volgeva lo sguardo argentato in direzione dei loro passi ed incrociava il suo, Harry si sentì sicuro come mai delle proprie scelte, preferendo fidarsi del Serpeverde, come mai aveva fatto prima.

Nonostante cercasse di negarlo a se stesso, quell’incontro, oltre che per fare una sorpresa ad Hermione, serviva a lui per capire se tra quella che era la sua più cara amica e colui che stava prendendo un posto sempre più importante nella sua vita, ci potesse essere quanto meno una reciproca sopportazione, visto che mai avrebbe voluto trovarsi nella situazione di dover scegliere uno dei due.

Mentre rifletteva su quanto fosse assurdo che solo dopo poche settimane il biondo fosse diventato importante per lui, quasi quanto colei che era nella sua vita da anni e con cui aveva condiviso le cose più importanti, si girò a guardarla, notando che si era fermata di colpo lasciando vagare lo sguardo da lui al Serpeverde, senza dire una parola, ma con una muta domanda negli occhi; Harry si passò una mano tra i capelli, dietro la nuca, in evidente imbarazzo: non sapeva come spiegare la situazione all’amica, né tantomeno come spiegarle il rapporto che si era creato in quei pochi giorni con Malfoy.

“Vedo che Potter non ti ha avvisata della sua bella trovata”, s’intromise la voce divertita del biondo che sembrava godere un mondo del suo imbarazzo, “se ti stai chiedendo, Granger, del perché ti trovi qui, è perché ieri ho mostrato al tuo amico una cosa e lui ci teneva a farla vedere anche a te. Non che io ne sia entusiasta, intendiamoci, ma ogni promessa è debito.”

“Ma perché tu… voi...” balbettò incerta Hermione, cercando di venire a capo di quella che, ai suoi occhi, era una situazione assurda.

“A quanto pare Potter non ti ha proprio informata: diciamo che ultimamente ho rivisto la mia cerchia di amicizie, ed ho scoperto che non è poi così irritante come pensavo averlo attorno. Comunque” disse, cambiando discorso e prendendo a camminare avanti e indietro per far apparire la porta magica, “non siamo soliti portare studenti di altre case qui, quindi prendete questa visita come una gentile concessione del sottoscritto e non fatene parola con nessuno. Fidanzati stupidi compresi.” Disse, tirando un’occhiataccia in direzione di Hermione, che annui impercettibilmente senza staccare gli occhi dal viso di Harry.

“E così ci sei riuscito” fu il suo commento a metà tra lo stupito ed il divertito.
Sembrò quasi che con quell’affermazione gli volesse comunicare di aver accettato della strana amicizia con cui si era ritrovata a dover fare i conti solo da pochi minuti e mentre Draco alzava un sopracciglio come a chiedere spiegazioni, Harry lo ignorò, sorridendo felice per la capacità di ripresa dell’amica dalle notizie shock e, soprattutto, per la fiducia che riponeva in lui e nelle sue scelte.
“Avevi forse dei dubbi?” le disse, divertito.
Quello scambio di frasi doveva risultare assurdo, visto da fuori, ma aveva riempito Harry di felicità.

“Bene, Granger, ecco a te il Regno di Serpeverde, buon divertimento” fu la frase leggermente acida con cui Draco interruppe il loro scambio di battute, probabilmente contrariato per esserne stato escluso;
senza aspettare una risposta aprì la porta e li precedette all’interno: Harry ed Hermione lo seguirono subito dopo e nonostante la stanza fosse identica alla sera prima, Harry avvertì lo stesso vago senso di stupore della sera prima.
Spostò lo sguardo verso l’amica, notando che anche Draco la stava osservando, probabilmente soddisfatto dell’espressione scioccata che le si era formata sul viso: Hermione aveva gli occhi sgranati e sembrava non essersi accorta di quello che la circondava, mentre il suo sguardo era posato sulla marea di libri che rivestiva la parete e, per una volta in vita sua, sembrava senza parole.
Le ci vollero diversi minuti per riprendersi e per poter riportare lo sguardo sui due ragazzi.

“Ma com’è possibile? Cioè, è meraviglioso… ci sono più libri qui che in tutta la biblioteca della scuola è… è…” Harry sorrise dell’euforia della ragazza, del sorriso che sembrava non voler più andarsene dal suo volto e si mise a sedere su una delle poltrone, decisamente soddisfatto.

“Immagino che la cosa andrà per le lunghe, quindi tanto vale che mi rilasso”

Si aspettava che Malfoy facesse lo stesso: invece il ragazzo iniziò a parlare con Hermione, divertito della faccia sempre più incredula di lei, spiegandole come quella stanza esistesse da decenni e di come i Serpeverde si tramandassero il segreto di generazione, in generazione.
Si vedeva chiaramente che se la stava spassando un sacco, mentre sbatteva in faccia ad Herm la geniale trovata dei Serpeverde nel creare quella stanza, ed Harry osservò divertito la scena, contento che la sua migliore amica e Draco stessero parlando senza insultarsi, o senza lanciarsi incantesimi. Per quanto ne sapeva anche Malfoy era un grande amante dei libri e uno studente modello; forse aveva trovato il loro punto di incontro perfetto.

 

 

Harry dovette ammettere che Draco si rivelava giorno dopo giorno pieno di sorprese visto che, nonostante l’aria di superiorità e qualche battutina acida ogni tanto, alla fine erano rimasti tutti e tre diverse ora all’interno della stanza, dimenticandosi perfino della cena, e mangiando solo gli stuzzichini che la Stanza metteva loro disposizione. In quel momento erano seduti sul tappeto vicino al fuoco magico, i resti della cena improvvisata sul basso tavolino accanto a loro, Hermione stava contemplando una fila di libri rilegati che aveva trovato, parole sue, “Incredibilmente interessanti”, e dei quali aveva avuto il permesso da Draco per prenderli in prestito. Aveva così scoperto che i libri erano stati riposti in ordine di argomento e incantati con un complesso incantesimo, per cui potevano essere richiamarti tramite il titolo oppure tramite l’argomento d’interesse.

Harry se ne stava con le spalle al fuoco verde, le gambe di traverso sul tappeto comodamente allungate e una mano poco dietro il busto che lo sosteneva sul soffice tappeto, mentre Draco se ne stava davanti a lui, comodamente appoggiato con la schiena al bordo del divano, le lunghe gambe stese, quasi a contatto con quelle di Harry.
Se ne stavano in silenzio, tranne che per le esclamazioni di sorpresa di Hermione ogni volta che trovava qualcosa d’interessante nei libri e gli sbuffi divertiti di Harry in risposta; l’atmosfera era rilassata ed in quel momento Harry si sentiva decisamente bene, osservando Draco giocare con il tappo di una Burrobirra che faceva scorrere tra le lunghe dita, prima di lanciarlo in aria e prenderlo come se si trattasse di un boccino: si ritrovò così incantato dai quei gesti così fluidi ed eleganti, che quasi non si accorse che Hermione si stava stiracchiando con aria stanca, annunciando che per lei era ora di rientrare al dormitorio.
Draco lo osservò per un attimo, prima di voltarsi verso Hermione.
“Tratta bene quei libri Granger, mi raccomando. Immagino che tu la riaccompagnerai al dormitorio, vero Potter?” Disse, voltandosi nuovamente verso di lui.
Harry lo osservò un attimo, prima di rispondere, incantato dallo strano gioco di riflessi che le fiamme verdi creavano sulla pelle diafana del biondo.
“In realtà pensavo di rimanere un altro po’” disse in tutta sincerità alla fine, osservando le labbra di Draco tendersi in quello che sembrava essere l’accenno di un sorriso. Poi però si ricordò che avevano passato l’intera serata lì e che nella loro torre Ron probabilmente si stava chiedendo che fine avesse fatto la ragazza e ci ripensò:
“Penso però sia meglio che vada anch’io, così aiuto Herm con i libri” ed il sorriso che era apparso sul volto di Draco se ne andò così com’era venuto, mentre i tratti del viso s’indurivano, segno che era arrivato alla stessa conclusione di Harry.
Il moro si alzò di mala voglia, mentre con un colpo di bacchetta Hermione faceva levitare i libri attorno a se e si avvicinava alla porta.
“Esco prima io, così controllo che non ci sia nessuno in giro”
Cercando di non far caso al fatto che quella di Hermione sembrava essere una scusa bella e buona per lasciarli da soli almeno per un momento, Harry approfittò dell’occasione e volse lo sguardo verso Draco.
“Grazie mille, davvero” fu l’unica cosa che riuscì a dire, mentre si ritrovava lo sguardo argentato del Serpeverde puntato contro.
“E di cosa Potter? Io mantengo sempre fede a un patto” fu l’altezzosa risposta che ricevette, anche se riuscì a leggere una nota di divertimento, dietro quelle parole.
Poi Malfoy si alzò e gli si parò di fronte, divenendo in un momento serio.
“Potter, fai in modo di trovare una scusa convincente con Weasley”
Harry ricambiò lo sguardo, con un cenno d’intesa, poi sdrammatizzò il momento ghignando in sua direzione: “E da quando ti preoccupi di Hermione, Malfoy?”
“Da quando ho capito che non è poi così male, se si escludono le sue origini e il suo pessimo gusto in fatto di ragazzi. E la casa a cui appartiene, ovviamente” rispose questi in tono saputo.
“Ovviamente” gli fece eco Harry, decisamente felice per l’esito di quella serata.
“In realtà, oltre pel di carota devo dire che hai buon gusto in fatto di amicizie” lo sorprese il biondo e, mentre scuoteva la testa divertito, Harry si accinse a lasciare la stanza.
“E questo per caso ha a che fare con il fatto che anche tu sia diventato mio amico?”
“Certo che si” rispose con un sorriso il biondo, mentre Hermione si affacciava sulla porta.
“Via libera Harry, andiamo. Buonanotte Malfoy e grazie mille per i libri. Te li restituirò il prima possibile”
“Di niente Granger, buonanotte” fu la risposta strascicata di Draco, rivolgendo il saluto anche ad Harry.
Il moro sorrise al suo indirizzo, oltrepassando la porta, per poi voltare leggermente il collo nella sua direzione.
“Buonanotte, Draco”.
Si chiuse con un leggero tonfo la porta alle spalle e si disse che si, ormai era del tutto spacciato.
Gli sembrava di essere come davanti ad un fuoco, il cui calore lo attirava, o come una falena verso la luce.
Sapeva benissimo che, se si fosse spinto troppo oltre, si sarebbe bruciato, eppure ciò non toglieva ad Harry l’idea che, prima o poi, avrebbe cercato di afferrare ugualmente quel calore.

Lo stesso calore che sentiva dentro e che ora, nel corridoio buio con Hermione, lontano da Draco, si stava affievolendo sempre più.

 

 

 

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Capitolo 14
*** Selezioni di Quiddich - Parte 1 ***


Documento senza titolo

Ed eccoci (in tempi relativamente brevi :P) al nuovo capitolo.
E’ diviso in due parti perché è decisamente lungo, la seconda la posterò il prima possibile, visto che la sto ultimando.
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno la ff tra i preferiti e chi ha commentato l’ultimo chapter, grazie mille davvero, sono contenta la storia piaccia :)

Ovviamente ogni tipo di commento è sempre ben accetto e ci terrei che mi faceste sapere cosa ne pensate^^

Un grazie immenso come al solito ad Annaly, la mia adorata beta.

In fondo al capitolo come al solito le risposte ai commenti..

Layla84

 

 

 

 

Una volta arrivati di fronte al ritratto della Signora Grassa, Harry ruppe il silenzio che si era creato in quei pochi minuti in cui avevano attraversato il castello per rientrare al dormitorio.
“Hermione” la chiamò, bloccandosi, e costringendo anche la ragazza a fermarsi nel bel mezzo del corridoio.
“Cosa hai intenzione di dire a Ron?”

Gli occhi della ragazza sfuggirono al suo sguardo, esaminando attentamente il ritratto addormentato della guardiana della loro casa, ma la sua voce stanca lo raggiunse comunque:

“Gli dirò che stavo studiando in un’aula in disuso, perché nella nostra sala comune c’è troppo casino; che tu mi hai trovato e mi hai tenuto compagnia. Sempre che si sia accorto della mia assenza, ovviamente...” concluse la riccia, con un tono che voleva essere sarcastico ma che risultò invece, alle orecchie di entrambi, solamente triste.

Prima di poter anche solo pensare a qualcosa da dire per consolarla, lei alzò una mano, accennando con un gesto a lasciar cadere il discorso e riprese a parlare: la sua voce, di solito così squillante, risultava adesso ovattata, come se un peso invisibile si fosse posato sulle sue spalle.

“Ultimamente tra noi le cose non vanno molto bene, Harry. Immagino te ne sia accorto: non è più il Ron di un tempo e io sto cercando di capire se il ragazzo di cui mi sono innamorata potrà mai tornare, perché quello che mi ritrovo davanti ogni giorno, in questo periodo, non sono così sicura che mi piaccia. So benissimo che è sbagliato mentirgli su dove sia stata e soprattutto con chi…” Gli lanciò un’occhiata ironica alludendo alla sua nuova amicizia con Malfoy e nonostante il momento e gli argomenti delicati, che stavano trattando, lo fece sorridere “…Però non condivido i suoi atteggiamenti e fino al momento in cui non avrò capito se è veramente lui la persona con cui voglio stare, non intendo dargli ulteriori scuse per arrabbiarsi con me”
Il moro la osservò un attimo, prima di passarsi una mano tra i capelli e sbuffare.
“Non sono mai stato bravo in queste cose Hermione, lo sai, ma ti assicuro che farò tutto il possibile per evitare che si comporti male con te. Dovrà vedersela con il sottoscritto, se prova anche solo ad alzare di nuovo la voce.”
Hermione sorrise dolcemente a quelle parole e si avvicinò a lui stringendolo in un abbraccio, come a ringraziarlo del sostegno.

“Andiamo”, disse poco dopo un imbarazzato Harry, evidentemente poco abituato ad esternare i suoi sentimenti. “Dammi i libri, forza. Li possiamo rimpicciolire e poi li potrai mettere in tasca, in questo modo non rischierai domande scomode.”

Hermione lo aiutò a pronunciare l’incantesimo e sistemò i libri con cura nelle tasche della veste, per poi alzare gli occhi nocciola verso di lui e sorridere nuovamente: “Comunque approvo la tua nuova amicizia Harry, se non si fosse capito. Alla fine il tuo istinto ha sempre ragione”, concluse ridacchiando, mentre svegliava la Signora Grassa e pronunciava la parola d’ordine per la sala Grifondoro.
Mentre attraversava l’apertura dietro al ritratto, con il sorriso ancora sul volto, Harry si rese conto che il vecchio Ron, quello amato da Hermione e considerato per anni un fratello da lui, non sarebbe più tornato.
Sperò, per lei e con tutto il cuore, di sbagliarsi… almeno per una volta.

La sala comune a quell’ora era praticamente deserta, tranne alcuni ragazzi degli ultimi anni riuniti attorno al caminetto.
Harry era rimasto qualche passo dietro Hermione, eppure da quella visuale riuscì perfettamente a vedere la scena: appena la ragazza ebbe messo piede all’interno della stanza, una testa dalla capigliatura rossa si alzò di scatto da una delle poltrone, parandosi davanti alla riccia in un secondo.
La voce di Ron, che un tempo era stata l’unica consolazione di Harry quando la notte si svegliava in preda agli incubi, risuonò secca e velenosa tra le pareti della torre.
“Si può sapere dov’eri?” domandò in tono accusatorio alla ragazza, il viso arrossato e una piega di indignazione a storcere le labbra.
Harry avanzò da dietro Hermione, facendosi notare dal rosso e cercando di mantenere quanto meno una parvenza di calma, nonostante non sopportasse più il comportamento aggressivo dell’altro.
Contò mentalmente fino a dieci, prima di rispondere al posto dell’amica:
“Ho trovato Hermione a studiare da sola in un’aula vuota, e ho pensato di farle un po’ di compagnia; mi ha persino aiutato con diversi compiti da finire e non ci siamo accorti che alla fine l’orario della cena era passato da un pezzo. Lei non voleva, ma ho pensato di passare dalle cucine prima di rientrare, in modo da mangiare qualcosa. Ecco perché abbiamo fatto così tardi. ”
E lo disse mantenendo lo sguardo verde in quello azzurro dell’altro, come a sfidarlo a trovare qualcosa da ridire nel loro comportamento.
A quanto pare era diventato abile nel raccontare balle, perché il rosso abbassò per primo lo sguardo, voltando la testa prima verso il gruppo di Grifondoro che osservavano incuriositi la scena e poi verso Hermione, mantenendo sempre un po’ di distacco. “Ok, però la prossima volta avvertimi”, furono le uniche parole che rivolse alla ragazza, prima che si chinasse a darle un bacio leggero sulle labbra, per poi salire le scale dei dormitori.
Vide Hermione rilassarsi impercettibilmente e strinse i pugni, nel costatare quanta paura le fosse venuta per il modo assurdo in cui Ron la trattava.

Rimase per un po’ vicino al fuoco, chiacchierando con Nev e gli altri, per evitare di salire e trovarsi faccia a faccia con Ron nel dormitorio, mentre Hermione, asserendo di essere distrutta, salì poco dopo.
Harry immaginò invece che avrebbe passato gran parte della nottata sui libri che Draco le aveva prestato, facendolo sorridere al ricordo della serata appena passata.
“Come mai quel sorriso?” chiese Nev alla sua destra, mentre lui si stava alzando dalla poltrona per andare a letto. “Stavo pensando che, finalmente, ho trovato il modo di lasciarmi tutto il dolore della guerra alle spalle e cominciare a vivere la mia vita”
Neville sorrise in risposta alla sua frase, evidentemente contento per lui, ed Harry si ritrovò per l’ennesima volta a pensare che il suo compagno di dormitorio era davvero un amico fidato e sincero, di quelli che restano per sempre.

 

 

Erano passati diversi giorni dalla serata con Hermione e Malfoy ed Harry stava passeggiando per il corridoio che dava sul giardino della scuola, mentre rifletteva sul fatto di non essere riuscito a parlare con Draco, quel fine settimana, se si escludevano i saluti veloci quando si incontravano nei corridoi.
Quella sera avrebbe avuto l’ultima selezione dei Portieri, prima di poter ufficializzare la nuova squadra di Quiddich e si sentiva leggermente agitato: un po’ perché prima di loro c’erano le selezioni dei Serpeverde e lui aveva dato la sua parola alla Preside che non avrebbero interferito in nessun modo allo nello svolgimento delle prove, pur sapendo che tra i canditati che doveva valutare c’erano alcune teste calde che non perdevano occasione per attaccare briga, e dall’altra parte però sentiva uno stano senso di inquietudine e sollievo nel sapere che, di lì a poche ore, avrebbe rivisto Draco.

Finalmente, pensò, e la potenza di quell’idea lo sconvolse: se aveva bisogno di capire fino a che punto Malfoy si era fatto spazio tra i suoi pensieri, quella era la prova evidente che, pian piano, il biondo stava entrando di prepotenza anche nel suo cuore e non riusciva a farci niente.
Nemmeno voleva, a dirla tutta…

La sensazione che provava quando scorgeva la testa bionda di Draco nei corridoi, tra i Serpeverde; i piccoli sorrisi che l’altro gli rivolgeva quando incrociava il suo sguardo, o quando si trovavano a lezione insieme, era qualcosa di mai provato prima.
Non aveva niente a che vedere con la cotta che aveva avuto per Cho, che alla fine si riduceva allo scambio di poco più di due parole. Nemmeno alla storia con Ginny, perché alla fine Harry si era reso conto di non amare lei, bensì l’idea di normalità che poteva avere stando con lei.
Ma Draco… Draco era un qualcosa che gli prendeva allo stomaco; una fitta per certi versi dolorosa e per altri quasi rassicurante, mentre il cuore iniziava a battere più forte, quasi a volergli indicare la giusta direzione.
Il leggero imbarazzo che saliva, mentre sentiva gli occhi grigi su di se; la felicità, allo stesso tempo, di sapere che anche l’altro lo cercava tra la folla, come faceva lui.
Non che pensasse di avere qualche possibilità con Malfoy… Beh, in realtà non ci aveva nemmeno pensato, impegnato com’era a cercare di comprendere quello che provava lui stesso.
In quei giorni però, sempre più spesso, aveva avuto la tentazione di chiedere ad Hermione, che sembrava sapere sempre tutto, se si sapesse di qualche storia di Draco.
Con lui in biondo non aveva mai accennato a queste cose e sembrava restio ad entrare nell’argomento, così Harry si era sforzato di riportare il pensiero agli anni passati, alla ricerca di una possibile risposta.
Non si era stupito nemmeno più di tanto, rendendosi conto di aver osservato Draco in quegli anni, ben più di quanto avesse pensato.
Ricordava con esattezza tutto: quando il biondo era stato ferito dall’ippogrifo e la Parkinson era corsa in infermeria in lacrime, stupendo tutti, e anche che al ballo del Torneo Tre Maghi Draco e Pansy erano stati tutta la sera avvinghiati a ballare, mentre lui e Ron passavano una delle serate più desolate che mai si ricordasse. Durante il quinto anno, poi, quando Seamus mise in giro un paio di pettegolezzi, sul fatto che Malfoy fosse stato beccato a baciarsi con un Serpeverde del quarto anno… un Serpeverde maschio, per l’esattezza. Ricordava bene quanto avessero riso, lui e Ron, della possibilità che l’algido furetto potesse essere dell’altra sponda, ma poco dopo la cosa era stata archiviata per un altro pettegolezzo ancora più succulento.

Harry all’epoca non ci aveva creduto davvero, eppure in quel momento sperava più che mai che in tutta quella storia ci fosse un fondo di verità.
Sicuramente se qualcosa c’era stato, tra il biondo e Pansy, al sesto anno era finita, visto che quando si era introdotto di nascosto nella carrozza dei Serpeverde durante il viaggio in treno per Hogwarts, aveva visto la ragazza prima accarezzargli i capelli e poi prendergli la mano mentre stavano scendendo, con il biondo che non sembrava così contento delle sue attenzioni.

Poi c’era stata la guerra ed era cambiato tutto: non c’era stato il tempo per pensare all’amore, né da parte sua, né da parte di Malfoy e da allora non lo aveva più visto in compagnia, femminile o meno.
Si chiese se non fosse mai possibile che a Malfoy piacessero i ragazzi o, quanto meno, che lui potesse avere uno straccio di possibilità. Nonostante le speranze fossero poche, Harry seguì per l’ennesima volta il suo istinto, continuando ad avvicinarsi al fuoco.

 

 

 

Erano le sei passate e i Serpeverde erano da circa un paio di ore in volo mentre Draco, a cavallo della sua scopa, stava urlando ordini a destra e a manca ultimando le selezioni: nonostante la casa verde argento fosse sicuramente in numero inferiore rispetto alle altre, Harry aveva notato dei giocatori veramente bravi, alcuni dei quali appartenenti al secondo e terzo anno.
Malfoy stava ultimando la scelta del Portiere e fino a quel momento era stato effettivamente veloce, visto che si trattava di visionare poche persone: di lì a poco il campo sarebbe stato loro.
Guardò il gruppo di Grifondoro che stava seduto, in attesa, sugli spalti dello stadio e calcolò mentalmente di non riuscire a fare i provini a tutti, a meno di saltare la cena: erano veramente tanti, troppi.
Aveva proposto agli altri di sistemarsi sulle gradinate, ufficialmente per stare più comodi, ma soprattutto, per evitare scontri fra i componenti delle due case: l’idea sembrava essere stata vincente perché, tranne qualche sbuffo, fino a quel momento i Grifondoro erano stati relativamente tranquilli.

Si accomodò anche lui sulle gradinate, il collo inclinato all’indietro e gli occhi verso il cielo serale che andava scurendosi; sentì una brezza leggera tra i capelli e pensò che non vedeva l’ora di salire sulla sua scopa e volare in aria, lontano da tutto e da tutti. Dopo svariati minuti capì che, nonostante si fosse perso nei propri pensieri, si era ritrovato tutto il tempo a fissare la figura elegante di Malfoy. In quel momento notò che i ragazzi accanto a lui non davano ancora nessun cenno di spazientirsi; cercò con lo sguardo Ron, che era a pochi metri da lui e teneva lo sguardo fisso in alto, verso i Serpeverde, senza parlare. Harry non riuscì a spiegarsi perché, ma ebbe la certezza, vedendo gli occhi azzurri di quello che un tempo era suo amico puntare su Draco, come in attesa, che sarebbe successo qualcosa di spiacevole di lì a poco.

Fu quello che lo portò ad alzarsi di scatto e scendere con rapide falcate le gradinate, fino a trovarsi sul campo sottostante; sentì la sua voce risuonare tra le pareti che costeggiavano la grandiosa struttura, richiamando l’attenzione di Malfoy: sapeva che non era una buona idea attirare in quel modo l’interesse delle due case ma seguì il suo istinto, cercando di scongiurare ogni pericolo.

Vide Draco osservarlo dall’alto, inclinando la testa di lato come incuriosito dalla scena che gli si presentava, prima di scendere in grandi spirali verso di lui. Il biondo si fermò a pochi centimetri da terra e mentre era ancora a cavallo della sua scopa, piantò gli occhi argentati nei suoi: nonostante l’agitazione e la preoccupazione, Harry non riuscì a trattenere un brivido, appena sentì lo sguardo su di se.

Si avvicinò esitante, cercando di trovare le parole giuste per spiegare a Draco la situazione.
Cosa avrebbe potuto dire? Ho come il presentimento che stia per succedere qualcosa sai? Ma non so né come né quando pareva sembrava un po’ troppo, persino a lui. Eppure le cose stavano così.
“Allora Potter?”
La voce strascicata di Draco si fece spazio tra i suoi pensieri, catturandoli tutti all’istante: Harry si voltò un attimo per osservare le reazioni dei suoi compagni, senza vederli realmente, poi tornò a poggiare lo sguardo su Draco.
“Che succede?”
Con sua enorme sorpresa, nel giro di pochi secondi, la voce di Draco aveva completamente cambiato tonalità, non più fredda e neutra, ma leggermente allarmata e si chiese come avesse potuto capire il suo stato d’animo se lui ancora non gli aveva spiegato niente.
“Non prendermi in giro per questo ma… ho la sensazione che stia per accadere qualcosa. Sarà perché sono abituato a disastri su disastri, ma alcuni elementi della mia casa”, e fece un leggero cenno in direzione delle gradinate, “sono fin troppo calmi e questo mi dà da pensare. Sembra che stiano aspettando qualcosa e qualunque cosa sia, non mi sembra positiva”
“Cosa facciamo?” lo sguardo di Malfoy rispecchiava a pieno la serietà che esprimeva anche la sua voce: credeva a pieno in quello che lui gli stava dicendo.
“Mi credi?” Si sentì dire avvertendo un’immediata leggerezza all’idea che Malfoy non lo prendesse per pazzo.
“Certo Potter. Nonostante tu abbia un cervello incredibilmente piccolo, sono certo che tu sia ancora in grado di leggere gli stati d’animo delle persone che conosci da anni e che ti sono state vicino per molto tempo, quindi immagino che la tua impressione sia giusta. Non me ne stupirei affatto, anche perché l’ ho sempre detto che Weasley è un idiota”, finì in un ghigno, prima di scuotere leggermente i capelli per togliersi una ciocca gli era finita sul volto.
Harry ebbe l’impulso di avvicinarsi e togliere lui stesso, con una leggera carezza, quel ciuffo che copriva gli occhi grigi dell’altro e la violenza con cui il suo corpo protestò quando invece rimase fermo, lo colpì in pieno.
Lo stesso effetto ebbero le parole di Draco, portate dalla brezza leggera fino alle sue orecchie.
“Grazie, Harry”
Se non avesse visto il piccolo sorriso sulle labbra del biondo, che già si era innalzato di nuovo in cielo, Harry non avrebbe mai creduto che quelle parole fossero state realmente pronunciate.

Draco doveva aver preso veramente sul serio le sue parole perché appena ripreso quota aveva strepitato alcuni ordini a destra e a manca e aveva scelto uno dei ragazzi che aveva già visionato per il ruolo del Portiere, mandando tutti i ragazzi verso gli spogliatoi e atterrando di novo vicino a lui, nel giro di pochi minuti.
Lo osservò scendere elegantemente dalla scopa per poi dirigersi con i compagni Serpeverde verso le docce.

A quel punto volse lo sguardo verso le gradinate, facendo segno agli aspiranti Portieri di raggiungerlo al centro del campo, notando lo sguardo arrabbiato che Ron gli rivolse mentre scendeva: doveva averci
visto giusto, perché Seamus e Dean sembravano leggermente delusi dalla piega che avevano preso gli eventi.
Scosse la testa e voltò lo sguardo verso il castello, notando solo allora la leggera folla che si era radunata ai lati dello stadio; probabilmente gran parte della casa Grifondoro aveva deciso di assistere alla scelta del Portiere, ma notò che erano presenti anche alcuni Corvonero e un gruppetto di Tassorosso, tra cui Zacharias Smith, che osservava la scena con braccia incrociate, per poi voltarsi e spintonare alcuni ragazzi per andarsene.
Cercò con lo sguardo Hermione, trovandola poco lontana dagli spogliatoi. La ragazza lo salutò con un cenno della mano, ma l’espressione fin troppo seria gli fece capire che la riccia aveva osservato il suo scambio di battute con Draco e aveva tratto le sue conclusioni.
“Si può sapere cosa hai detto al furetto, Harry?”
Si voltò verso la voce indignata di Ron, cercando di mantenere la calma.
“Che ci stava impiegando troppo tempo”, mentì, ben sapendo che dalla distanza da cui il rosso aveva osservato la scena non aveva potuto seguire quello che si erano detti.
“Ma davvero? Da quando Malfoy si comporta in modo così gentile con te? Un tempo ti avrebbe mandato a quel paese, ora invece..”
“Da quando siamo amici”
Solo dopo il silenzio scioccato che seguì le sue parole Harry capì di averle pronunciate davvero, senza nemmeno pensarci; vide le guance di Ron cambiare colore, diventando quasi del colore dei suoi capelli, prima che il compagno si avventasse su di lui, mollandogli un pugno sul naso.
Harry sentì rumore di ossa rotte e il sapore aspro del sangue gli arrivò fino alla bocca: nel giro di pochi secondi si ritrovò a terra, schiacciato tra un Ron inferocito e il manto d’erba fresca del campo.
Cercò a tentoni la bacchetta nella divisa da Quiddich, provando a schivare, nel frattempo e come meglio poteva, i pugni dell’altro, ma non ebbe nemmeno il tempo di tirarla fuori dalla tasca, perché pochi secondi dopo Ron fu sbalzato diversi metri lontano da lui, rotolando malamente a terra.

Alzò lo sguardo annebbiato verso l’alto e notò la figura di Draco stagliarsi contro il cielo grigio: il biondo aveva la bacchetta protesa in avanti ed era in posizione di attacco, pronto a lanciare qualsiasi tipo di incantesimi.
Ma non fu quello che stupì Harry, quanto l’espressione del suo volto: dire che era infuriato era poco.
Malfoy era l’emblema della rabbia in quel momento: guardava Ron come se stesse cercando di fulminarlo con lo sguardo.
“Lurido Mangiamorte, come osi?” fu il sibilo del rosso, prima che si rimettesse in piedi e cercasse di assalire anche il biondo.
Non ne ebbe il tempo, perché mentre Draco si apprestava a lanciare un incantesimo e anche Harry metteva mano alla bacchetta, una barriera protettiva li separò.
“Si può sapere cosa diamine sta succedendo qui?”
La professoressa McGrannit si fece largo tra la folla di studenti accalcati intorno al campo e si posizionò tra loro e Ron, visibilmente arrabbiata.
Lasciò cadere la barriera che lei stessa aveva creato prima di puntare lo sguardo su l rosso, che ricambiò, senza traccia di emozione sul viso.
“Wealsey”, ripeté di nuovo la Preside direttamente a Ron: “Si può sapere cosa sta succedendo?”
La voce della preside era piena della stessa indignazione che si leggeva nei tratti del viso, adesso induriti in una maschera di severità. Ron, tuttavia, rimase in silenzio, senza sostenerne lo sguardo ma senza nemmeno cercare di discolparsi.
Dietro a lui, intanto, i Grifondoro e i ragazzi delle altre case parlavano incessantemente della lite appena avvenuta: e Harry notò con rammarico che molti sembravano stare dalla parte di Ron, specialmente Dean e Seamus che in quel momento stavano guardando Malfoy con puro odio nello sguardo.

Harry a quel punto cercò di tirarsi in piedi, ma una mano pallida si posò sul suo braccio, costringendolo a rimanere seduto a terra.
“Potter, cretino, dove pensi di andare con la faccia in quelle condizioni?” disse Draco in tono scocciato ma che non nascondeva una punta di preoccupazione, prima di abbassarsi alla sua altezza per verificare le effettive condizioni del naso.
Sentì gli occhi del biondo su di lui, mentre un leggero calore iniziava ad impossessarsi delle sue guance; si costrinse a distogliere l’attenzione dal ragazzo chinato su di lui, il cui viso era velato da una leggera apprensione che sfuggiva alla solita maschera di freddezza e si concentrò sulle parole della McGrannit che stava ordinando a Ron di seguirlo al castello per decidere la sua punizione.

Intanto Malfoy aveva preso la sua bacchetta e l’aveva puntata al suo naso, senza che lui ci prestasse troppa attenzione; a quanto pareva la folla intorno a lui ci aveva fatto fin troppo caso, visto che diversi gridi di allarme erano esplosi attorno a loro: la McGrannit richiamata delle grida si voltò verso di loro ed Harry voltò il viso incontrando lo sguardo di nuovo impassibile di Malfoy. In risposta all’occhiata di Harry, questi alzò le spalle abbassando la bacchetta.
“Hai il naso rotto e continua a sanguinare, stavo solo..”
Ma Harry bloccò sul nascere ogni sua possibile giustificazione.
“Lo so, solo non capisco perché ancora non l’hai fatto. Che aspetti?”
Vide per un attimo un lampo passare nelle iridi grigie dell’altro, ma durò cosi poco che non riuscì a decifrarlo.
Attorno a loro si udirono mormorii stupiti e oltraggiati, visto che la voce di Harry era risuonata chiara per tutto il campo da Quiddich.
Lo aveva fatto di proposito: magari quella era l’occasione giusta per far vedere Draco sotto una nuova luce a tutti gli studenti, visto che proprio lui, il Salvatore del mondo magico, permetteva ad un ex Mangiamorte di farsi puntare contro la bacchetta, fidandosi completamente.
Molti ragazzi iniziarono ad urlare contro Malfoy che esitava, osservando anch’esso le reazioni attorno a se;
ma Harry notò che alcuni stavano osservando in silenzio la scena, colpiti dal suo gesto e tanto gli bastò.
Lo stesso Ron aveva gli occhi puntati su di loro e le labbra strette in una linea sottile di ira repressa.
“Allora ti muovi o aspetti che mi sia dissanguato?” lo spronò, sentendo molte persone attorno a loro trattenere il respiro.
Vide il viso di Draco avvicinarsi al suo, molto più di quanto lo fosse mai stato fino a quel momento, e gli occhi grigi scrutarlo attentamente. Poi con le sue solite movenze eleganti, alzò la mano in cui teneva la bacchetta e la mosse, pronunciando sottovoce l’incantesimo di guarigione: Harry sentì un calore irradiarsi sul suo viso e sul naso e un secondo dopo il dolore cessò.
Si portò le mani al viso, accertandosi che l’incantesimo avesse funzionato.
Draco lo guardo con un sopracciglio alzato, sbuffando in maniera ironica: “Pensavi che non ci sarei riuscito? O magari che ti avrei tirato qualche brutto scherzo?” disse, prima di porgergli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Mentre Harry accettava l’aiuto di buon grado e per la prima volta in vita sua stringeva la mano dell’altro, Draco sorrise spontaneo, scuotendo la testa.
“Non ci ho nemmeno pensato: mi sa che mi sto rammollendo”
Un attimo dopo la bacchetta del biondo era di nuovo puntata su di lui ed Harry non provò nemmeno a capirne il motivo e lo lasciò fare, tranquillo, senza sapere cosa il biondo avesse in mente.
Subito dopo sentì il suo viso di nuovo pulito e capì che Draco aveva tolto il sangue rimasto sul suo volto e sorrise in sua direzione, per ringraziarlo.
Tutto il castello aveva assistito a quello strano scambio di battute tra i due e molte facce perplesse e scioccate li fissavano, a rompere il silenzio fu la McGrannit, che aveva seguito in silenzio la scena.
“Potter, Malfoy, seguitemi anche voi nel mio studio. Voglio sapere come sono andati realmente i fatti. Subito.”
Harry si incamminò verso il castello, al seguito della Preside e di Ron, affiancando Draco.
Passando vicino ad Hermione lanciò uno sguardo verso di lei, per tranquillizzarla, ma notò che i suoi occhi castani erano fissi sulla schiena di Ron e che erano pieni di lacrime a stento trattenute.
Fissò anche lui la schiena del suo ex migliore amico, stringendo i pugni e ingoiando la rabbia per tutto quello che quell’idiota faceva passare loro con le sue stupide idee di vendetta.
Ma in quel momento Draco sfiorò, probabilmente in maniera accidentale, la spalla con la propria e questo ebbe il potere di riscuoterlo dai suoi pensieri.
Osservò il biondo vicino a lui e rilassò le mani ancora chiuse a pugno, mentre la sensazione della mano di Malfoy stretta alla sua gli tornava alla mente e gli faceva tingere nuovamente le guance d’imbarazzo.
Valeva la pena lottare per convincere tutti di quando Draco fosse cambiato, si disse mentre si avvicinava al castello, perché, qualsiasi cosa fosse successa, sapeva che non se ne sarebbe mai pentito.

 

 

 

 

Ed eccoci alle risposte ai commenti^^

 

Per Hollina: Si era un capitolo abbastanza tranquillo, il bello deve ancora venire.. povero Harry non sa cosa lo aspetta :P

Per Shiho93: Grazie mille dei complimenti, spero seguirai anche i nuovi capitoli.

Per Azzusam: Eh si, mi ci è voluto un pò, ma ho ripreso in mano la storia e spero di riuscire a pubblicare regolarmente d’ora in poi :)

Per i EWILAN: Si, Ron è un idiota. Immagino che questo chapter lo confermi per l’ennesima volta. Grazie mille per i complimenti.. fammi sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo^^

Per Ocatarinetabelasciscix: ho adorato la tua recensione *_* Le reazioni dei due alle previsioni della Cooman non potevo non metterle, visto quanto odio l’epilogo di HP: diciamo che hanno espresso loro per me cosa penso della conclusione del libro. Draco.. chissà.. non si può mai sapere.. però penso che presto lo scoprirai^^

Per Nica tonks: Mi spiace averci messo tanto a continuare la storia ma puoi star sicura che la terminerò, soprattutto visto quanto io stessa non sopporto quando le ff che seguo vengono interrotte e non concluse :(

Per Shin_86: Che bello, una nuova lettrice^^ Spero seguirai fino all’ultimo la storia e che continuerà a piacerti. Fammi sapere cosa ne pensi di questo nuovo capitolo mi raccomando.

 

 

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Capitolo 15
*** Selezioni di Quiddich - Parte 2 ***






Harry sapeva, ben prima di mettere piede nella stanza della Preside, che la sua pazienza verso l’assurdo comportamento di Ron si era quasi del tutto esaurita, e lui non aveva più intenzione di coprire il compagno in nome di un’amicizia passata che andava sempre più sbiadendo.
Una volta in presidenza il rosso non disse una parola, si limitò a sedersi su una delle poltrone davanti alla grande scrivania di legno, senza degnare lui e Draco di un solo sguardo.
Malfoy dal canto suo si permise anche di sbuffare, prima di accomodarsi anch’esso, scegliendo accuratamente una seduta il più lontano possibile da Ron.
A Harry toccò mettersi in mezzo, tra i due, mentre nessuno si azzardava a parlare.
Fu la McGrannit rompere il silenzio.
“Vi dico subito che stavo osservando le selezioni Serpeverde e quindi ho assistito alla scena, ma data la distanza non sono riuscita a capire cosa abbia potuto dire il signor Potter per scatenare la reazione del signor Weasley. Vi avverto fin da ora che la cosa sarà punita con la massima severità, ma voglio comunque capire perché tre dei miei studenti più anziani stavano facendo a botte come bambini dell’asilo, ed esigo la verità. Da tutti e tre”
La Preside li osservò uno dopo l’altro, poggiando i gomiti sulla scrivania e intrecciando le mani all’altezza del viso, in attesa.
Harry si voltò ad osservare i ragazzi al suo fianco e notando che nessuno dei due sembrava minimamente intenzionato a parlare, con uno sbuffo si decise a farlo lui stesso.
“Preside, io sono andato da Malfoy a chiedere di velocizzare le selezioni” disse, notando un lampo d’interesse passare nelle iridi scure della McGrannit, che però non fece commenti “Draco ha acconsentito, e di lì a poco ha concluso la scelta dei giocatori. Ho detto quindi ai ragazzi di scendere al campo e, una volta lì, Ron ed io abbiamo iniziato a discutere perché lui non riusciva a capire il motivo per cui Malfoy avesse accettato di finire prima i provini”
“E cosa ha scatenato la reazione del signor Weasley?”
“Il fatto” disse la voce furiosa di Ron, interrompendo sul nascere il racconto di Harry “Che questo idiota dice di essere diventato amico di Malfoy. Malfoy, diamine. Un Mangiamorte. Un assassino. Un...”
“Adesso basta, signor Weasley” lo interruppe con veemenza la strega, guardandolo severamente “Non accetto insulti di questo genere, nella mia scuola”
“Ma come fa a non capire” continuò invece Ron, fregandosene dell’avvertimento “Gli deve per forza aver fatto un incantesimo, una fattura, qualcosa per tenerlo sotto controllo!”
“Cosa?!”
Harry scandalizzato si voltò verso il rosso, guardandolo dritto negli occhi: “Sono perfettamente cosciente delle mie azioni e sicuramente nessuno mi ha costretto a diventare amico di Draco. E’ stata una mia libera scelta”
“Stronzate! Sappiamo entrambi che non hai mai sopportato Malfoy. Lo hai sempre odiato come me e ora mi vorresti far credere che tutto il rancore che c’è stato tra voi in questi anni è sparito nel nulla? Ma se non volevi nemmeno che tornasse scuola quest’anno!”
“So che può sembrare strano…”
“Strano un accidente. L’Harry che conosco io non avrebbe mai legato con Draco Malfoy. Mai” disse Ron, passandosi nervosamente una mano tra i capelli e guardandolo con rabbia.
“Forse non mi conosci abbastanza” concluse Harry, ricambiando in maniera gelida lo sguardo dell’altro.

Fu Ron ad abbassare per primo lo sguardo, riportandolo sulla strega che aveva seguito lo scambio di battute tra i due senza proferire parola.
“Professoressa, lei può fare qualcosa per scoprire quale incantesimo Malfoy abbia fatto ad Harry, vero?”
“Signor Weasley mi pare che le cose siano fin troppo chiare: il signor Potter ha deciso di dare una possibilità al signor Malfoy e trovo la cosa molto matura, al contrario delle sue scellerate azioni di questa sera”
“Lei non può...”
“Questa è la mia scuola, Signor Weasley, ho un idea abbastanza chiara di cosa posso e non posso fare, grazie. Ora se volete scusarmi” disse rivolta a Harry e Draco “devo decidere con il signor Weasley la sua punizione. Potete andare”
“Ma professoressa lei non può non punire Malfoy: aveva la bacchetta in pugno ed era pronto a colpirmi”
“Il signor Malfoy è intervenuto per aiutare il signor Potter e difenderlo da un suo attacco. Dovrebbe preoccuparsi per la sua situazione, invece. Potter, Malfoy, voi andate pure” disse mantenendo lo sguardo fisso sul rosso “per le selezioni dei Portieri decida lei signor Potter cosa sia meglio fare: se rimandarle o meno”

Si ritrovarono fuori in pochi istanti e solo allora Harry si accorse che Draco non aveva pronunciato una singola parola, da quando erano entrati nella presidenza.
Cercò di rompere il silenzio teso che si era creato tra loro, senza saper nemmeno lui bene come iniziare il discorso.
“Senti, so benissimo che R…”
“Potter, non m’interessa ciò che pensi, sinceramente.” Lo interruppe Draco, il tono freddo e distaccato “ Non ho intenzione di stare qui ad ascoltare i problemi che hai con gli straccioni che ti ritrovi per amici. Piuttosto credo che andrò in sala grande, a quest’ora la cena sarà iniziata da un bel po’. Ci vediamo in giro Potter.”
Il Serpeverde si avviò lungo il corridoio, sotto lo sguardo attonito di Harry, che tutto si aspettava, tranne questo cambio repentino di umore da parte dell’altro.
Ovviamente però, da buon Grifondoro testardo com’era, non pensò nemmeno per un attimo di lasciar cadere la cosa e rincorse Malfoy, afferrandolo malamente per un braccio e sbattendolo contro il muro senza tante cerimonie.
“Mi dici che ti prende razza d’idiota?” disse, senza nemmeno nascondere uno strano sentimento, di rabbia mista a preoccupazione, che sentiva crescere dentro di se: che Draco avesse deciso che non valeva essere suo amico, se tutto quello che portava la loro amicizia erano risse e insulti da parte dei Grifondoro?
Se la sua parte razionale - una parte molto piccola di se, in realtà - gli stava urlando che il Serpeverde teneva alla sua amicizia, altrimenti non avrebbe tenuto certi comportamenti, dall’altro lato la sua parte più insicura, quella che lo portava spesso e volentieri ad essere un disastro quando si trattava di rapporti interpersonali, stava seriamente andando nel panico all’idea che il biondo si fosse stancato di lui.
“Potter” sibilò l’altro “Non mi prende niente. Sei tu che ti fai troppe paranoi…”
Fu il turno di Harry di interrompere l’altro, mentre lo fissava con sguardo fermo e indagatore.
“Non prendermi in giro Draco, so benissimo che c’è qualcosa che non va! E pretendo che tu mi dica cos’è!”
“Ho appena litigato con Lenticchia, a quanto pare abbiamo anche sventato uno scherzetto che i tuoi amichetti volevano fare a noi Serpeverde, e per finire, come se non bastasse, sono finito in presidenza. Non credi sia abbastanza questo, per rendermi non proprio di ottimo umore?”
“Non, non lo credo. Ti conosco ormai, e penso ci sia dell’altro” disse sinceramente il moro, lasciando il braccio di Draco e inclinando la testa di lato per osservarlo meglio, accorgendosi solo dopo aver compiuto quel gesto, che quella era una posa che di solito usava l’altro. Non era stata una mossa calcolata, ma andò comunque a segno, perché l’espressione del Serpeverde cambiò impercettibilmente mentre uno sbuffo a metà tra lo scocciato e l’esasperato usciva dalle labbra del biondo.
“Potter dovresti smettere di fare la tua faccia da cane bastonato per cercare di ottenere quello che vuoi” disse, e Harry ignorò nobilmente il fatto che nonostante tutto, anche quella volta era riuscito a far capitolare l’altro
“Comunque, per la cronaca, non ho bisogno del tuo aiuto: mi so difendere da solo che credi. Prova un’altra volta a fare l’eroe con me, e ti affogo nel Lago Nero”
“Cosa?!”

“In pratica hai affermato davanti a mezza scuola di essere diventato mio amico, ti sei addirittura fatto curare e hai dato modo a tutti di capire che ti fidi di me. Sì, Potter, non sono stupido, mi sono accorto che lo hai fatto apposta, che credi. E ho anche capito il motivo per cui lo hai fatto, poi da bravo Grifondoro generoso quale sei lo avrai fatto pure in buona fede, ma non ho bisogno di aiuto per farmi rispettare, grazie. E poi l’idea che la gente mi tratti in maniera diversa solo perché sono un 'amichetto di Potter' non mi piace. Preferisco conquistare il rispetto delle persone, non usare quello che hanno verso di te per coprirmi le spalle. Non ho accettato la tua amicizia per questo” l’ultima frase si perse in un sussurro, mentre Draco fissò con nuovo e crescente interesse la vicina finestra, per non incontrare gli occhi di Harry.
Occhi che si sgranarono sorpresi, prima che la risposta del moro rimbombasse per tutto il corridoio.
“Lo so! Non l’ho mai pensato” disse, riavvicinandosi al biondo e mettendosi tra lui e la finestra, così che il Serpeverde non avesse possibilità di fuggire dal suo sguardo “Non mi è mai nemmeno passato per la testa una cosa simile”
Vide Draco sorridere, un sorriso piccolo e veloce, ma che comunque ebbe il potere di calmare Harry.
“So che non l’hai pensato, perché, appunto sei un Grifondoro. Il punto è...” e mentre lo diceva si mise le mani in tasca, stringendosi nelle spalle e ad Harry sembrò, per la prima volta da quando lo conosceva, realmente in imbarazzo “Il punto è che io non ho nemmeno preso in considerazione la cosa. Di usare la tua amicizia, intendo. E questo non è normale, perché un tempo non ci avrei pensato due volte a farlo. Forse il mio spirito Serpeverde si sta rammollendo.” Finì in un borbottio amareggiato.
Tipico di Draco, diventare scontroso solo perché incapace di ammettere certe cose, si disse Harry, e sorrise, un sorriso vero, che spuntò sul suo viso senza preavviso, avendo finalmente capito dove voleva andare a parare il ragionamento contorto dell’altro.
“Oppure…”
“Oppure niente, Potter” tagliò corto Draco, la voce di nuovo gelida e strascicata, come a chiudere l’argomento.
Ma il sorriso di Harry non accennava ad andarsene.
“Oppure ti stai affezionando a me”
“Non dire idiozie Potty” ma la voce del biondo risuonò troppo alta, o forse fu la risposta data troppo in fretta o magari il fatto che nemmeno lui stesso sembrava esserne troppo convinto, fatto sta che Harry seppe di aver fatto centro.
 “Ti sei affezionato” ripeté ormai sicuro “Mica ti devi vergognare di questo. Anch’io mi sono affezionato a te”
Disse il moro, senza voler però approfondire, nemmeno con se stesso, le implicazioni di quel 'affezionato', che poco aveva a che vedere con l’affetto che provava ad esempio per Herm, o per Neville, ma che era piuttosto una sensazione che lo scaldava da dentro. E proprio da dentro sentì muoversi qualcosa, qualcosa che si stava stiracchiando: a quanto pareva il mostro che si era assopito dentro di lui da un paio di anni a quella parte, aveva deciso di iniziare a risvegliarsi.

Draco si voltò, in quel gesto tutto suo, sorridendo da sopra una spalla “Sì ma tu sei un Grifondoro, era ovvio”
E lui sorrise in risposta affiancando il Serpeverde, quest’ultimo fece cozzare di proposito la sua spalla con quella di Harry, in un gesto che, nello strano linguaggio del Serpeverde, stava ad indicare che era tutto a posto.

E intanto il moro teneva la testa occupata con il suo nuovo mantra personale:
Affezionato, come amico. Amico. Avanti Harry, ripeti: a-m-i-c-o.








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Capitolo 16
*** Vecchie amicizie e nuove sensazioni ***









La casata Grifondoro era in fermento: tutti i ragazzi erano rientrati nella sala comune dopo la cena e l’argomento principale della conversazione - manco a dirlo - erano Harry e Malfoy.
Quando il Grifondoro per eccellenza oltrepassò il ritratto della Signora grassa si trovò decine di paia di occhi a fissarlo e imprecò mentalmente: aveva addirittura saltato la cena per evitare domande e commenti da parte dei suoi compagni, ma a quanto pareva era stato fin troppo ottimista.
Sapeva che anche Draco aveva deciso di attuare la sua stessa strategia, ma sperava che i Serpeverde gli avessero riservato un’accoglienza un po’ più calorosa di quella che era toccata a lui.
Era rimasto fermo sull’entrata e si decise a oltrepassare il ritratto, andando direttamente a sedersi sul divano davanti al fuoco, vicino a Hermione che come al solito era seduta su di una poltrona a leggere.
La ragazza alzò la testa dal volume che aveva tra le mani, per lanciare un piccolo sorriso in sua direzione, prima di sprofondare di nuovo nella lettura.
Anche Neville, che era seduto a terra, vicino al caminetto, fece un segno d’intesa con la testa, senza però chiedere niente.
Fu grato ai due amici come non mai: era sicuro che Hermione volesse avere i particolari di quello che era successo, ma allo stesso tempo doveva aver intuito che sarebbe bastata una sua sola domanda per scatenare tutta la curiosità dei loro compagni, che per il momento si limitavano a fissarlo, bisbigliando di tanto in tanto tra loro.
Non che la cosa gli facesse piacere, è chiaro, solo che preferiva quell’atteggiamento all’essere subissato di domande assurde, e quindi prese a fissare senza realmente vederlo il caminetto davanti a se.
Rimanevano comunque dei dubbi nel moro. Dubbi sulla possibilità di poter recuperare un rapporto con Ron, che sinceramente ormai non gli pareva più possibile.
Dubbi sullo scherzo che i compagni stavano progettando ai danni dei Serpeverde. O almeno, lui aveva pensato fosse uno scherzo: alla luce del comportamento di Ron, la cosa che più lo preoccupava al momento era la possibilità che i compagni volessero davvero far del male a Draco.
Che non si trattasse di uno scherzo, di un brutto tiro, fatto solo per farsi due risate alle spalle degli altri o per creare problemi ai Serpeverde ma di qualcosa di più, qualcosa che metteva a repentaglio l’incolumità dei componenti dell’altra casata.
Si pentì di non aver avvisato la McGrannit di ciò, però il suo era stato e rimaneva un presentimento. Oddio, lui grazie al suo istinto si era salvato più di una volta, ma sapeva di non poter accusare qualcuno senza prove concrete in mano.
E l’idea che fosse stato programmato qualcosa per punire i Serpeverde, prese sempre più piede nella sua testa.
Ron odiava Malfoy, lo riteneva, perché schierato dalla parte di Voldemort durante la guerra, malvagio e responsabile di tutto quello di brutto era successo durante gli anni passati.
Responsabile, in qualche modo, della morte di Fred.
Anche se la realtà era diversa, Harry lo sapeva.
Piuttosto il rosso cercava qualcuno su cui scaricare la colpa, qualcuno di cui poter dire “E’ stato lui” per sfogare rabbia, frustrazione e dolore.
E chi meglio di Draco? Mangiamorte, figlio di Mangiamorte, colui che aveva fatto entrare il nemico a Howgarts, che poi era stato assolto da ogni accusa e che ora camminava negli stessi corridoi dove un tempo aveva camminato Fred. Sì, da una parte poteva comprendere fin troppo bene la logica di Ron.
Quello che faceva la differenza era però che il Draco Malfoy degli anni passati non era lo stesso ragazzo che Harry aveva imparato a conoscere.
In ogni caso, Harry lo sapeva sulla sua pelle, non era così che funzionava e, alla fine, dopo essersi sfogato, Ron sarebbe rimasto nuovamente alle prese con i suoi dolorosi fantasmi, niente di più, niente di meno.

E ora, seduto su quel divano, lo sguardo fisso sulle fiamme che si contorcevano su se stesse, rinascendo ogni volta più forti di prima, Harry ebbe la certezza che, in realtà, quel Draco Malfoy non era mai esistito.
Era esistita per molto, forse fin troppo tempo, una maschera, dietro cui il biondo celava al mondo se stesso, forse per paura di non essere accettato per ciò che era, forse per compiacere il padre. Questo non lo poteva sapere con certezza, fatto sta che Draco, il vero Draco, era colui che lo guardava in faccia, nel salotto di Malfoy Manor e faceva finta di non riconoscerlo, era lui che a gran voce intimava a Tiger e Goyle di non ucciderlo, era sempre lui, che sulla torre di astronomia abbassava la bacchetta, sotto il peso del senso di colpa per ciò che era stato costretto a fare. Era lui, Draco, nelle sue visioni, pallido e spaventato, a dover sopportare gli ordini di un folle che aveva preso possesso di casa sua e della sua vita, senza che a Draco fosse mai stato permesso poter scegliere.
Perché, se lui era Harry Potter e non aveva avuto voce in capitolo nel suo destino di Salvatore del mondo magico, Draco Malfoy, in quanto figlio di Lucius, non aveva mai avuto nessun’altra scelta se non quella di seguire il padre, perché era stato cresciuto a incantesimi e ideali di purezza. Perché Lucius non avrebbe mai accettato un figlio diverso da quello che desiderava. Perché, alla fine, il desiderio di Draco, come quello di ogni figlio, è poter vedere negli occhi del padre l’orgoglio per ciò che si è.
E poi, poi c’era quella strana sensazione, all’altezza dello stomaco, ogni qual volta pensava al biondo, che Harry cercava in ogni modo di non identificare, ma che, ora dopo ora, giorno dopo giorno, si faceva sempre più costante e riconoscibile.
Si riscosse dai propri pensieri, decidendo che, per quel giorno, aveva affrontato fin troppi problemi.
Una cosa alla volta, si disse.
E chiese a Neville di giocare a scacchi magici con lui.


Sentì un tonfo attutito, poi un altro ancora, qualcuno gridò al di là della Signora Grassa e subito dopo il quadro fu aperto con furia, quasi strappando la tela dal muro, facendo innalzare i rimproveri dell’inquilina del quadro nell’aria.
Rimostranze che furono subito messe a tacere da una voce carica di astio.
A quanto pareva Ron era rientrato, fu il primo pensiero di Harry, che voltò appena la testa nella direzione dell’entrata della sala comune, giusto per vedere un tornado dai capelli rossi sfrecciare verso di lui.
Si tese appena, ma Ron lo superò senza uno sguardo, andandosi a parare davanti ad Hermione.
“Herm”
“Ron, dimmi” disse la ragazza, sfoggiando il suo sorriso più rassicurante - e, dovette riconoscere Harry, falso - del suo repertorio.
“Quella vecchia megera. Mi ha tenuto finora in presidenza, ha continuato a blaterare cose senza senso per più di un’ora, senza darmi modo di dire la mia”
“Ron, La McGrannit è la preside e…”
“Lo so, Hermione, ma ciò non toglie che quella donna non riesca a vedere a un palmo dal suo naso” si voltò verso Harry per un attimo, che finse di star studiando intensamente la mossa successiva per battere Neville.
“Hermione, lo sai anche tu che in tutto il comportamento di Harry c’è qualcosa di strano, no?”
Harry, sentì la riccia, più che vederla, visto che stava cercando di ignorare il più possibile l’altro, muoversi a disagio sulla sedia, prima che si decidesse a chiudere il libro che stava leggendo sulle proprie ginocchia.
“Penso che vedere Harry e Malfoy amici possa risultare strano, visto da fuori”
“Ec-“
“Ma non per questo vuol dire che Harry non abbia deciso questa cosa con la sua testa. Anzi, in realtà penso...”
“Basta così!”
Harry interruppe l’amica di getto, che dal canto suo lo fissò confusa, cercando di mettere a fuoco cosa passasse per la testa del moro.
“Non sono sotto l’influsso di alcun incantesimo. Draco non mi sta ricattando. E sì, sono stato io a cercare la sua amicizia e non viceversa. E, sia ben chiaro” disse fissando gli occhi in quelli celesti di Ron “questi non affari che non riguardano nessuno di voi. Cosa faccio della mia vita, le mie amicizie, le mie decisioni, non sono altre che affari miei”
“Harry non puoi dire sul serio!”
“Si Ron, sono estremamente serio. E dopo oggi pomeriggio, tu sei la persona che in assoluto dovrebbe evitare di tirar fuori certi argomenti, specialmente con me. Anzi, a dirla tutta, dovresti proprio evitare di parlare con me, d’ora in poi”
E detto ciò si alzò ed uscì a grandi passi dalla sala comune, salendo le scale dei dormitori e rintanandosi in camera.
Aveva agito d’istinto: non voleva litigare ancora con il rosso, ma se non avesse distratto Ron, Hermione avrebbe finito per appoggiare la sua scelta e i due avrebbero finito per litigare di nuovo.
E alla fine, anche se lo scopo era distrarre i due, si era lasciato prendere dalla rabbia accumulata nell’ultimo periodo e aveva detto esattamente cosa pensava al rosso.
E così aveva messo la parola fine, definitiva e immutabile, all’amicizia più lunga della sua vita.
Si buttò sul letto, tirando le tende e lanciando un incantesimo per rendere impossibile dal fuori aprirle e si distese sul letto con un sorriso.
Stranamente non era particolarmente triste, per la piega che aveva preso il suo rapporto con Ron.
Sapeva che l’amicizia vera, quella che li aveva legati per anni, si era andata man mano affievolendosi ma il dover arrivare a chiudere ogni rapporto con lui, non gli dava particolari sensazioni.
La sua unica preoccupazione, adesso era Hermione, e la situazione in cui l’amica si sarebbe venuta a trovare.
Tra il suo migliore amico e il ragazzo che amava.
E sperò, in cuor suo, che le cose si risolvessero per il meglio.
Che cosa fosse però questo meglio, non seppe dirselo, anche se, poco prima di addormentarsi, nel momento in cui i pensieri si fanno più confusi e i sogni iniziano a far capolino, l’immagine di Draco, sorridente nel corridoio che portava alla presidenza, leggermente imbarazzato e vicino, s’impresse a fuoco nella sua mente.



Che l’episodio della rissa fosse considerato un episodio grave, e non il classico litigio tra ragazzi, fu subito chiaro a Harry quando la McGrannit lo convocò in Presidenza, subito dopo la colazione.
“Signor Potter” esordì l’anziana strega una volta che si fu accomodato dinanzi alla cattedra “Non so se ha avuto modo di parlare con il signor Weasley ieri sera”
“No, Preside. O meglio, ho deciso di tagliare ogni rapporto con lui, visto e considerato che non vuole in nessun modo accettare le mie decisioni”
Che ‘decisioni’ intendesse Harry fu subito chiaro alla strega, che sospirò brevemente, prima di riprendere a parlare.
“Signor Potter, capisco che le cose non siano troppo facili per lei. Ma le ricordo che il signor Weasley, sebbene abbia modi decisamente inappropriati per esprimere il suo disaccordo, è comunque suo amico dal suo primo anno a Hogwarts, forse dovrebbe provare a dargli un’altra opportunità”
“..”
“Sta comunque a lei, questa decisione. In realtà l’ho chiamata qui per comunicarle la punizione che è stata decisa per punire l’atto del suo compagno, signor Potter.”
Harry si agitò leggermente, chiedendosi mentalmente perché, se la punizione era verso Ron, dovessero informare anche lui della cosa.
“Signor Potter, la informo che è stato deciso che il Signor Weasley, come punizione per l’atto scellerato che ha compiuto, non potrà prendere atto al torneo di Quiddich della scuola. E’ sospeso dalla squadra a tempo indeterminato. Ciò vuol dire che la sua candidatura a Portiere non è più valida”
“Cosa?! Non è una punizione troppo severa?” non poté impedirsi di chiedere Harry, che ripensando al passato, ricordava quanto le risse fossero state punite molto meno duramente.
“Questa Signor Potter, è la scelta fatta e non è argomento di discussione” fu la severa risposta dell’anziana, prima che si togliesse gli occhiali e con un gesto stanco poggiasse la mano sulla scrivania “Vedi, Potter, ti sarai accorto della situazione delicata che si è venuta a creare in questa scuola: sono presenti tra le mura del castello, sia ragazzi che si sono visti portar via dalla guerra la propria famiglia, gli amici o le persone care, sia i figli dei Mangiamorte che hanno aiutato Voldemort ad attuare i suoi terribili piani.
Come tu ben capisci ciò rende tutto estremamente difficile, non solo per voi studenti ma anche per noi professori. Ho paura che il comportamento di Weasley sia solo un piccolo scorcio di ciò che potrebbe accadere se non cerchiamo di ristabilire un ordine e, per quanto ci sia possibile, voglio evitare che il suo comportamento possa essere preso ad esempio dagli altri ragazzi. Già un episodio nei confronti di Malfoy non è stato punito, perché nessuno pareva aver visto niente, quando in realtà tutti sanno che l’incidente nella serra non è stato assolutamente un incidente. E dietro tale azione potrebbe esserci proprio il signor Wealsey, ma non è detto.
Per adesso infatti molti si stanno limitando a offese verbali o a isolare i Serpeverde e Malfoy in particolare, ma ho paura che le cose possano precipitare ulteriormente, se non dimostriamo con fermezza che queste cose non sono tollerate in questa scuola”
Harry asserì con la testa, capendo a pieno la posizione della Preside. Una punizione esemplare avrebbe scoraggiato il resto dei ragazzi ad azioni simili, ma per Ron era diverso, aveva paura che una punizione simile portasse il rosso ad avercela ancora di più con Draco e a cercare ulteriormente vendetta.
Quando espresse questi dubbi la McGrannit rispose con altrettanta sincerità “Credo anch’io che il signor Weasley vedrà come responsabile di tutto ciò Malfoy e tenterà in qualche modo di vendicarsi ma, se da una parte confido che lei e i suoi compagni di casa possiate tenerlo d’occhio, dall’altra credo sia molto meglio aver a che fare solo con Weasley, piuttosto che dar modo di credere a tutti quelli che considerano di avere un conto in sospeso con i Serpeverde di poter agire indisturbati” disse, concludendo la conversazione e congedando il Grifondoro.
Harry scese le scale dell’ufficio della McGrannit di corsa, cercando di riordinare i pensieri, quando, saltando gli ultimi gradini di marmo, si trovò di fronte il ghigno di Draco ad attenderlo.
“Già di prima mattina in Presidenza, Potter. Cos’hai combinato stavolta? Nah, non dirmelo, tanto avrai inventato una balla come al solito per pararti il sedere” scherzò il biondo, accennando un piccolo saluto.
“Che ci fai in giro? Non dovresti aver lezione a quest’ora?” rispose Harry, stupito di ritrovarselo davanti, ma altrettanto felice della cosa.
“Prima ora libera. E visto che poi abbiamo pozioni insieme ho deciso di aspettarti” sorrise il biondo per poi indicare con un cenno la Presidenza “Novità?”
“Mmh. Si e no.”
“Wow, che risposta. Complimenti per la loquacità Potty”
Harry sorvolò agilmente sulla battutaccia, incamminandosi verso l’aula di pozioni seguito in silenzio dal biondo.
“La McGrannit ha paura che possano accadere di nuovo incidenti come quello nella serra” disse, marcando di proposito la parola ‘incidenti’, osservando di sfuggita la reazione dell’altro, che s’irrigidì ma non disse niente a riguardo.
“E quindi ha deciso di usare il pugno di ferro. Ron è stato sospeso dalla squadra di Quiddich”
Draco si fermò di botto, costringendolo a voltarsi: il Serpeverde sembrava decisamente stupito della notizia.
“Questa si che non me la aspettavo. Come l’ha presa Lenticchia?” disse ghignando leggermente.
“Uh, non lo so. Non so nemmeno se è stato informato o meno. In realtà ho chiarito ieri sera che non voglio più rapporti di nessun genere con lui”
Draco lo osservò per un attimo, mentre Harry registrava il piccolo sorriso che il biondo si concesse, per sottolineare che era d’accordo con la sua scelta. Si era aspettato battutacce velenose nei confronti di Ron, che però non arrivarono.
In compenso arrivò una domanda inaspettata.
“E Granger?”
“Lei si trova in mezzo. Non so cosa si sia detta con Ron, ma lei lo ama. Se la nostra amicizia risultasse essere un problema per lei, allora molto probabilmente mi farei da parte”
“Tu cosa?!” Il tono scandalizzato di Draco lo fece sorridere, ma il biondo sembrava realmente incredulo.
“Lei lo ama, non voglio mettermi tra loro”
“Lui è un idiota” lo corresse l’atro
“Sì, ma è la persona con cui Hermione vuole stare. E io accetto la sua scelta. E’ questo che dovrebbe fare un amico, accettare le tue scelte anche se non si è d’accordo e supportarti se qualcosa va male”
“E quindi cosa pensi di dirle ‘Hermione tanti saluti, divertiti con l’idiota Weasel? Pensi lo accetterebbe?’”
“Non so” sospirò Harry “Ma non vedo cos’altro potrei fare. Non voglio che debba scegliere tra lui e me”
“Perché mai? Vinceresti tu di sicuro, non c’è paragone tra voi: lui è straccione-Weasel e tu sei... insomma sei tu, nessuno con un po’ di cervello potrebbe rinunciare a te!” Esclamò il biondo con una sicurezza tale, come se non esistesse al mondo nessun’altra possibilità, le guance leggermente rosate per la veemenza con cui aveva parlato, o almeno fu a quello che Harry le attribuì.
Harry ghignò prima di rispondere “Anche se sono il salvatore del mondo magico non credo che questo possa essere rilevante per un’eventuale scelta di Hermione”
La voce di Draco fu talmente sottile che quasi Harry pensò di essersi immaginato la risposta:
“Non parlavo di te come Harry Potter, ma di te come Harry, scemo”
E con ciò aumentò il passo verso i sotterranei chiudendo il discorso.
E nonostante, l’offesa finale, Harry non poté impedirsi di sentire qualcosa, in quelle poche parole.
E qualcuno, dentro di sé, prese a fare le fusa.









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Capitolo 17
*** Lezioni e ricordi ***


 
La lezione di pozioni tutto sommato andò meglio del previsto: Harry si sedette in prima fila con Draco, senza degnare di uno sguardo Ron e compagni, che alla vista del loro arrivo insieme avevano ripreso a bisbigliare.
Non che gli importasse qualcosa.
Nemmeno Draco pareva far caso ai commenti che li avevano accolti appena varcata la soglia, e Harry non poté che sentirsi sollevato da questo.
Draco era molte cose, ma difficilmente si poteva dire del biondo che fosse uno che abbassava la testa, di fronte a chicchessia.
Lanciò uno sguardo veloce al gruppo dei Grifondoro e vide Herm che tratteneva le labbra in una leggera smorfia di disappunto.
Si ripromise di trovare un attimo per poter parlare con l’amica, concentrandosi intanto sull’infuso che stava preparando: da quando aveva Draco come insegnante era migliorato visibilmente, per somma gioia di Lumacorno.
La successiva lezione era Difesa, sempre con i Serpeverde. Questa volta Draco andò a sedersi vicino a Pansy, mentre il professore iniziava a spiegargli cosa, di lì a poco, sarebbero dovuti andare a imparare.
Quando Harry capì di cosa si trattasse, quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
“Ebbene sì, ragazzi. Visto che la classe ha una preparazione decisamente superiore alla media in questa materia, studieremo un argomento fuori programma: la Legilimanzia. Chi mi sa dire di cosa si tratta?”
Harry nemmeno provò ad alzare la mano, mentre il Professore dava la parola ad Hermione.
“La Legilimanzia è l’arte di poter leggere nella mente delle persone. Leggerne i pensieri e i ricordi, con precisione. Mentre l’arte di resistere a questa intrusione nella propria mente è l’Occlumanzia”
“Ottimo signorina Granger, cinque punti a Grifondoro. Ed esattamente su questo ci eserciteremo adesso: Legilimanzia e Occlumanzia. Prego dividetevi a coppie”
Visto che Draco sembrava intenzionato a far coppia con la Parkinson, Harry si voltò verso Hermione cercando di capire se l’amica volesse fare coppia con Ron, oppure potesse stare con lui.
Vide di sfuggita Ron che si avvicinava a Seamus, sbuffando sonoramente, mentre la riccia che stava anch’essa fissando la scena ne sembro, stranamente, sollevata. Un attimo dopo Hermione stava prendendo posto accanto a lui.
“Faccciamo coppia, Harry?” chiese.
Come se la risposta non fosse scontata ed ovvia, Harry fece finta di pensarci su un attimo, per poi dire, sorridendo un “Se proprio devo.” che ebbe come risposta uno sbuffo divertito da parte dell’altra.
Rispose al sorriso felice di vederla, almeno in apparenza, serena.
Tra l’altro l’idea di fare pratica con Herm lo tranquillizzava.
Dopotutto si trattava di un’arte in cui lui era totalmente negato e quindi la persona con cui si sarebbe trovato a fare coppia, qualsiasi essa fosse, non avrebbe avuto il minimo problema ad entrare nei suoi pensieri e ricordi.
Represse un brivido, mentre le immagini di ciò che aveva visto, sentito e vissuto solo un anno prima prendevano forma nella sua testa.
No, di certo quelli non erano ricordi che avrebbe facilmente condiviso con nessuno, ma Hermione sapeva. Ne avevano parlato, delle sue terrificanti visioni, e molte cose le aveva vissute la riccia in prima persona, quindi Harry sapeva che non si sarebbe sconvolta così tanto, nell’entrare nei suoi pensieri.
L’unico dubbio che aveva era su come Ron avrebbe preso il loro lavorare assieme, ma l’amica non sembrava preoccuparsene ed Harry tutto voleva, tranne iniziare una nuova discussione che avesse il rosso per protagonista.
Si misero così al lavoro, Herm che da perfettina qual era spiegava ad Harry passo passo cosa avrebbero dovuto fare, qual era il modo esatto di pronunciare l’incantesimo ed ogni dettaglio utile per far riuscire la magia.
Harry, che si era perso dopo il primo minuto di spiegazione, decise che avrebbe fatto come suo solito, ovvero cercare di imparare con la pratica, visto che la teoria non aveva mai dato buoni frutti, con lui.
L’ora successiva la passarono tentando, con scarsi risultati, di entrare a vicenda nei propri pensieri. Nonostante tutta la teoria di Herm e la buona volontà di Harry, l’incantesimo era realmente difficile e complicato e, per quanto s’impegnassero, i risultati erano pressoché inesistenti.
Il resto della classe era messo circa nella loro stessa situazione, tranne che per l’unica eccezione di Draco, che sembrava riuscire a padroneggiare bene la Legilimanzia.
Harry non fece fatica a immaginare chi, e perché, avesse insegnato a Draco tale arte.
Dopo tutto quello che aveva passato durante la guerra, non era per niente improbabile che Lucius avesse insegnato a suo figlio a schermare i suoi pensieri, visto che Voldemort era uno dei Legiliment più potenti mai esistiti.
Il moro si ritrovò a fissare, forse per un secondo di troppo i capelli biondi e lisci di Draco che ricadevano leggeri lungo il collo, come una leggera carezza, e la piega sorridente del biondo, che canzonava Pansy per qualche ricordo imbarazzante che le aveva carpito.
Sembrava giovane, spensierato e bello.
Hermione approfittò proprio di quell’attimo di sua distrazione per lanciare di nuovo l’incantesimo ed Harry si sentì trascinare lontano, cercando di proteggersi di riflesso da quell’intrusione improvvisa, mentre un ricordo iniziava a galleggiare e prendere forma nella sua mente.
Un Harry piccolo, smarrito e curioso fissava incantato un Draco ghignante e saccente che dall’alto dello sgabello su cui era issato, raccontava di scope, magia e incantesimi, mentre Madama McClan cercava di prendergli le misure per l’uniforme.
La magia di Harry reagì nelle sue vene senza il suo permesso, e senza che avesse bisogno di alcun incantesimo schermò la sua mente, istintivamente, ricacciando con forza Hermione fuori dai suoi ricordi.
L’amica non disse una parola, mentre il professore si avvicinava loro per congratularsi con la ragazza ed assegnare cinque punti a Grifondoro, ed Harry le volle ancora più bene per il suo silenzio.
 
La mattinata passò senza altri intoppi, e in men che non si dica si ritrovarono tutti diretti alla sala grande. Hermione aveva raggiunto Ron, mentre Harry era rimasto qualche passo più indietro, con Neville.
Stava parlando con l’amico di una nuova pianta curativa che l’altro stava seguendo nelle serre, o meglio, stava ascoltando Neville parlarne appassionatamente, quando un’esclamazione li fece voltare verso il gruppo di Grifondoro vicini all’ingresso della sala.
Si era creato un capannello di persone, attorno alla bacheca magica in cui, giornalmente, venivano affisse le comunicazioni scolastiche.
Di solito si trattava solo di riunioni dei vari club, per lo più di Quiddich, mentre stavolta sembrava esserci qualcosa di più importante, che catturava l’attenzione dei Grifondoro.
“Non è giusto!” fu l’urlo che arrivò alle orecchie di Harry, seguito da un non ben precisato improperio.
Harry capì, ancora prima di vedere la figura di Ron strappare la pergamena appesa al muro e partire a passo di marcia verso la presidenza, che la decisione della McGrannit avrebbe scatenato le furie di tutti i Grifondoro e che lui, in qualità di Capitano, sarebbe stato al centro del conflitto.
Sbuffando sonoramente riprese a farsi strada verso la sala grande, certo che quello sarebbe stato l’ennesimo pranzo all’insegna delle litigate.
 
Non si era sbagliato poi di molto. Poco dopo che lui, Hermione e Neville si erano accomodati ai loro posti, Ron andò verso di loro, più infuriato che mai.
“Niente da fare.” Disse prendendo posto accanto alla riccia, senza degnare di uno sguardo Harry “La Preside è irremovibile, pare che questa sia una punizione per il mio comportamento.” Disse scimmiottando in un’imitazione grottesca la voce della donna “Miseriaccia!”
Hermione lo fissò per un attimo, prima di parlare, ma nemmeno ebbe tempo di iniziare una frase che Ron si alzò, di nuovo dalla panca e si diresse a grandi falcate verso il portone d’ingresso.
“Non finisce qui!” fu l’ultimo commento che sentirono, mentre il rosso lasciava la sala borbottando.
Hermione scosse la testa sconsolata, e lui e Nev si scambiarono uno sguardo d’intesa: tutto ciò poteva solo dire una cosa.
Guai in vista, di nuovo.







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Capitolo 18
*** Pomeriggi sotto al sole e altri ricordi ***


Nonostante le loro previsioni la furia di Ron non si scatenò, almeno non nei giorni subito successivi al fattaccio.
Passarono diversi giorni all’insegna della tranquillità, durante i quali per Harry era ormai diventata una sorta di abitudine frequentare le lezioni assieme a Draco, o parlare assieme a lui durante il cambio d’aula o, ancora, incontrarsi nel pomeriggio per studiare assieme.
E se nelle prime due occasioni Harry sentiva da parte dell’altro ancora una sorta di riluttanza a comportarsi in maniera spontanea davanti al resto della scuola, quando invece si trovavano da soli tornava totalmente ad essere il Draco che aveva imparato a conoscere in quell’ultimo periodo.
Quello era il motivo per cui Harry aspettava giornate come quella, in cui, dopo le lezioni, si ritrovava con il biondo a ridere, scherzare e studiare.
Quelli incontri erano ormai diventati un rituale assolutamente improrogabile, per lui.
Quel pomeriggio, ad esempio, complice la bella giornata di sole, si stavano rilassando nel prato attorno al castello. Avevano preso possesso dell’ombra di un grande albero e si erano distesi sull’erba, completamente persi nei loro discorsi.
Harry se ne stava disteso a pancia in giù e Draco aveva la schiena appoggiata al tronco dell’albero sotto cui si erano riparati dal sole semi autunnale, sempre comunque troppo forte per la pelle delicata del Serpeverde.
Quel pomeriggio avevano deciso di esercitarsi nell’arte della Legilimanzia e dell’Occlumanzia, così ostica ad Harry.
O meglio, lui aveva convinto Draco a farlo esercitare nella lettura della mente, la sua nello specifico. Aveva evitato accuratamente il contrario, giustificando la cosa con il fatto che il biondo non avesse bisogno di esercitarsi in quell’arte e l’altro, anche se Harry credeva avesse capito che si trattava di una scusa, non aveva ribattuto.
Il moro in ogni caso, nonostante le remore iniziali, aveva iniziato ad esercitarsi con Hermione e la pratica aveva dato i suoi frutti: se l’Occlumanzia rimaneva un problema, perché non riusciva in nessun modo a chiudere la mente, aveva scoperto, con grande stupore, di essere un buon Legilimens.
O almeno, lo era con Herm. Fino a quel momento non era mai riuscito a vincere la resistenza del biondo.
Per questo, mentre l’altro se ne stava tranquillo a leggere un testo di Antiche Rune, provò nuovamente a leggerne i pensieri.
Era una cosa dettata dal solo volersi migliorare in una cosa che da poco aveva scoperto essere nelle sue corde.
Come al solito, trovò una barriera che gli impediva di entrare nella mente del biondo, sebbene fosse una resistenza debole era sempre presente nell’altro, anche in momenti di tranquillità come quelli, una sorta di abitudine.
Harry tentò di forzarla senza farsi accorgere dall’altro, ancora impegnato nella lettura.
Questi sentendosi osservato alzò un istante gli occhi e i loro sguardi si incrociarono per una frazione di secondo.
Fu un attimo ma tanto bastò perché un ricordo, pigramente, si facesse strada verso di lui.
Vide un corridoio vuoto, probabilmente l’Hogwarts Express, e due ragazzi che avranno avuto sì e no dieci anni litigare davanti alla porta del bagno.
Uno aveva i capelli rosso acceso, l’altro invece di un biondo quasi bianco. Non sarebbero potuti essere più diversi.
Il rosso stava prendendo, con ferocia assurda, a male parole l’altro che, da parte sua, se ne stava tranquillamente appoggiato alla porta del bagno, guardandolo con altezzosità.
“Tu non sei nessuno capito? Anzi sei solo un lurido criminale, come tuo padre e tutti quelli della tua famiglia! Anche ad Harry Potter è bastato un solo sguardo per capire quanto poco tu valga… non ti ha degnato nemmeno di una stretta di mano, mentre ormai con me ha già fatto amicizia e con molta probabilità già mi considera il suo miglior amico. Mi fai pena Malfoy, non ti vuole nessuno!”
Vide il piccolo Malfoy mantenere uno sguardo sprezzante sull’altro finché il rosso non gli voltò le spalle.
Quando fu sicuro che nessuno potesse vederlo il futuro Serpeverde si permise un gemito frustrato e ad Harry parve, prima di venir strappato via con forza eccessiva da quei ricordi, di aver visto delle lacrime brillare negli occhi del bambino fissi sul pavimento del treno.
 
“Come hai osato Potter??”
Il tono decisamente incazzato di Draco lo riportò alla realtà.
A quanto pare il biondo non aveva per niente gradito quell’incursione nei suoi pensieri.
“N-non volevo… davvero. Solo che avevo voglia di esercitarmi e-e… pensavo che…” Harry iniziò ad incespicare sulle parole, colto alla sprovvista dall’animosità dell’altro.
“Cosa pensavi eh?” Rispose con foga Draco, buttando malamente il libro sull’erba e alzandosi in piedi di scatto. I capelli, liberi dal gel ne coprivano in parte lo sguardo furioso. Harry lo osservò, nonostante tutto affascinato, mentre l’altro continuava la sua sparata. “Chi ti da il permesso di infilarti nei miei pensieri quando vuoi sfregiato??”
“Volevo soltanto provare se ci riuscivo mentre tu non eri concentrato… tutto qui!”
Vide il biondo chiudere gli occhi, come a cercare di ritrovare la compostezza che lo contraddistingueva nella maggior parte delle occasioni.
“Draco…” Inizio Harry, amareggiato e preoccupato per come si erano capovolte le cose. Un attimo prima ridevano e scherzavano e un attimo dopo Draco non lo guardava più nemmeno in faccia.
“Ci vediamo sfregiato.”
Non aspettando risposta il biondo si avviò verso il castello, a passo spedito.
“Draco!”
Il suo richiamo esasperato rimase sospeso nell’aria mentre Draco, senza voltarsi indietro, entrava velocemente nel portone principale e spariva dalla sua vista.
 
Harry si ributtò sconsolato sull’erba, affranto.
Ormai pensava di conoscere Draco abbastanza bene da poter affermare, quasi con certezza assoluta, che una reazione del genere poteva voler dire solo che il ricordo appena visto era una cosa di cui l’altro si vergognava terribilmente.
E Draco si vergognava solo di farsi vedere debole.
Decidendo di rientrare anche lui al castello, raccolse il libro del biondo, per poterlo restituire al legittimo proprietario e anche per avere, nel caso, una scusa per poterlo andare a cercare.
Mentre si dirigeva verso il dormitorio rosso oro, quegli occhi grigi, tristi e lucidi di - ormai ne era certo - lacrime, non facevano che galleggiare distrattamente al centro di ogni suo pensiero.
Era talmente stupito da quello che aveva visto e dalla reazione di Draco che, solo in quel momento, si rese realmente conto del comportamento che Ron aveva avuto.
Era andato a cercare il Serpeverde solo per rinfacciargli che Harry lo aveva scelto come amico al suo posto?
O meglio che Harry Potter lo aveva scelto.
Non Harry, Harry Potter, quindi anche lui come tutti, all’inizio lo vedeva solo come colui-che-era-sopravvissuto.
Lui, stupido, aveva sempre pensato alla sua amicizia come disinteressata, mentre l’altro, alla prima occasione era corso a sbatterla in faccia a Malfoy, solamente per vantarsene.
 
Mentre, per l’ennesima volta la realtà che fino a quel momento credeva essere la sua vita veniva capovolta, Harry non riuscì nemmeno per un istante a non pensare a quegli occhi.
Draco.





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