Chapters

di Ragazza In Fiamme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter Zero. ***
Capitolo 2: *** Chapter One. ***
Capitolo 3: *** Chapter Two ***



Capitolo 1
*** Chapter Zero. ***


Capitolo 0.

Mi chiamo Mary. Intendo, il mio vero nome è Mary, per il resto ho tanti altri nomi. Questa è la mia storia. Prima di giudicare me e tutto quello che leggerete qui, abbiate almeno la pazienza di raggiungere la fine. Se state cercando una di quelle storie d'amore tutte rose, fiori e vampiri luccicanti, vi avviso già da ora che siete nel posto sbagliato. Qui le rose sono contornate di spine, petali compresi. Come ho già detto, questa è la mia storia e ne sono la protagonista. Solo che..io non sono la buona. Sono una maledetta e sono all'inferno. Tutti vedono ciò che sembri, pochi vedono ciò che sei veramente. Tem



Questa pagina di diario fu ritrovata dove sto per raccontarvi. Mary non la portò mai a termine.
Chi sono io? Non vi interessa.
 

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Capitolo 2
*** Chapter One. ***


Capitolo del: Accadde così, in quel secondo, in quel modo.


Quella mattina era una delle più gelide che l'Italia potesse ricordare. Il cielo era un miscuglio di colori cupi e del sole non c'era traccia. I meteorologi avevano previsto pioggia, ma loro non sono dio, non sono sciamani, non sono veggenti, non sono nessuno. Quel giorno, 10 Dicembre precisamente, accadde qualcosa che ai loro occhi, anzi, a quelli di tutta l'umanità, non poteva essere compreso. Mattinata d'inverno come le altre, tanto freddo e tante macchine che viaggiavano per la città. Era tutto così normale..

- Auguri tesoro. - 
- Grazie mamma..ho preso dei Baci da offrire a tutta la classe oggi, dopo devi passare al bar a pagare. -
- Va bene. Odio questa salita! Questa scuola non poteva essere più in culo al mondo! -
- Mamma! -
- Si ho capito, scusa -
- Puoi lasciarmi qui grazie -
- Buona fortuna Mary -
- Sine, ciao -

Mary caricò lo zaino in spalla, aprì la portiera dell'auto e inspirò profondamente. Non le era ben chiaro per quale motivo ma quel giorno si era alzata con una sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco. Non era il ciclo e sicuramente non era per il suo compleanno. E allora, cos'era? Si chiedeva. Superò velocemente la segreteria mentre sorrideva a 32 denti al bidello, il signor Vito, che l'aveva lasciata passare l'ennesima volta in ritardo. Era il suo compleanno, era una regina quel Venerdì. 
- Auguriiii! - urlarono tutti e 26 ragazzi della sua classe mentre fingeva un'espressione sorpresa varcando la porta. Andarono in sei ad abbracciarla, le si buttarono addosso stringendola volontariamente forte in modo da toglierle il respiro.

- Tieni tieni tieni! - Melissa le porse una scatolina gialla saltellando e sorridendo, fiera di se stessa. Mary scartò il regalo, tolse il fiocchetto rosso e lo attaccò ai biondi ricci dell'amica.
- Ohw ma..è bellissimo tesoro grazie! - L'abbracciò. Una collana a forma di cuore, semplice ma graziosa. Il regalo perfetto. Mary aveva sempre amato i cuori, era nel suo spirito essere romantica. Il suo nome voleva dire dolcezza, principessa, amata. Lei però non si sentiva così.
La prima e la seconda ora passarono più lentamente delle altre. Matematica è sempre stata la materia che odiava di più eppure, aveva scelto lo scientifico. La sua professoressa poi, era la più dura dell'istituto, ogni giorno interrogava qualcuno..quel giorno aveva pregato non toccasse a lei. Appoggiò il mento sulla mano e fece finta di seguire la lezione, come il resto della classe, come sempre. Per distrarsi pensava alla musica, canticchiava qualche canzone che le si era fissata in testa e cercava di non pensare. Pensare, pensare, pensare. Pensare le avrebbe rovinato la giornata. Non-doveva-pensare-a-niente. Non aveva mai detto a nessuno quali erano i suoi pensieri quando era sola..l'avrebbero presa per pazza o depressa. Lei non era pazza, nè depressa, tutto aveva una spiegazione. Non si sentiva parte di quel posto. No, non semplicemente di quella scuola o di quella città. Di quella..vita. Quando si concentrava troppo sentiva dentro di se come qualcosa che la bloccava, la copriva, come una maschera. Non si sentiva parte di niente, in pratica non era felice. Come poteva non essere felice? Aveva dei genitori che l'accontentavano in tutto, tanti amici, le sue lezioni di canto che le davano tanta tranquillità. Lei però non si sentiva amata. Perché era diversa?
I regali delle altre ragazze si assomigliavano molto. Orecchini, bracciali, calamite, regali da cinque euro ma fatti con il cuore.

- Come sta Andrè? -
- Bene, dice che li è il compleanno di un suo amico..-
- E Mike che dice invece, Melissa? -
- Niente, adesso va in bagno..lo raggiungo. A dopo.-
La ricreazione stava finendo, era ora per lei di aprire i baci che aveva comprato.
Forse avrebbe fatto meglio a non farlo. Mostrò la busta a tutti i suoi compagni e in un'istante mezza classe le si era buttata addosso per rubare un cioccolatino. Lei li distribuì premunendosi di lasciare il bis. Mostrare cioccolatini come quelli in pubblico? Grave errore. Il colmo fu quando fece cadere per sbaglio un Bacio e sei-sette persone ci si fiondarono sopra.
Tutti erano soddisfatti del cibo. Lei però, non era soddisfatta di niente. Era il suo giorno accidenti, si era ripetuta più volte che niente avrebbe rovinato il suo compleanno, che voleva divertirsi ma in quel momento, in quell'aula si sentiva come se c'era qualcosa di sbagliato. Aveva un brutto presentimento. La sensazione sgradevole del mattino non l'aveva abbandonata nemmeno un minuto. Si appoggiò al muro, mise le cuffie e sperò che la musica la aiutasse almeno un po'. Ma i brani passavano, i minuti scorrevano e lei non riusciva a calmarsi nè a scacciare quella paura che aveva addosso, fino a quando non si era trasformata in pura agitazione.

- Ragazzi, venite a vedere. - Pian piano si radunarono tutti davanti alle finestre a osservare. Mary fece lo stesso.
- Che succede? - Si fece largo tra la folla per assicurarsi un posto ''in prima fila''
- Nevica!! - Si alzarono grida di gioia, esulti e qualche parolaccia. La prima nevicata dell'inverno, tutti erano felici, non vedevano l'ora di uscire e sperare che la neve si fosse raccolta per giocare un po' a palle di neve. Mary no..Mary non riusciva a stare tranquilla, anzi, in quel momento, mentre vedeva la neve cominciare a scendere, provò qualcosa di forte, una sensazione travolgente.
- Allontanatevi dalle finestre ragazzi. - Disse ormai, spaventata. Spaventata sul serio. - Sul serio ragazzi, via da qui! - Cercava di farsi sentire, quando le grida degli altri coprivano la sua voce. Sentiva che qualcosa di grave stava per succedere, come gli animali sentono i disastri naturali. Oh quello però..era tutt'altro che un disastro naturale.
- Ragazzi.. - Sgomitò tra la folla per allontanarsi, sicura che qualcosa di brutto stava per accadere. Non si sentiva più al sicuro li. Fino a qualche momento prima, quell'aula rappresentava calore, ora invece era come essere scoperti nel bel mezzo di un temporale. All'improvviso accadde, a tradimento. In un secondo. Nessuno l'ebbe previsto ma accadde. E quando lo fece, lei non era pronta.


 

Yeeeep allora, questa è la mia prima storia :3 Scuso per la noia di questo capitolo ma sono le 4 del mattino e io non avevo sonno così scrivere mi sembrava una cosa sensata xD
Ora però ho sonno. Spero vi sia piaciuta sennò chiedi scusa ma presa dal rincogionimento del sonno..sapete. Beh, notte :*
Xo Jess.

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Capitolo 3
*** Chapter Two ***


Capitolo del: Pericolo.

Avevo chiuso gli occhi per un solo secondo e in quel secondo, cosa non successe.
Non saprei descriverlo. Serrai le palpebre per coprirmi gli occhi dalla luce del fulmine e in quel momento non respirai, non mi mossi, non pensai. Sembrava durato un momento, davvero, ma quando ripresi conoscenza forse erano passati minuti, giorni, anni. Sentivo addosso una sensazione di leggerezza, come quell'attimo in cui ti cadi addormentato. 
Sveglia, riconobbi che tutto quello che avevo davanti non era quello che ricordavo fino a quel secondo prima. 
Vento. 
I miei capelli volavano, trasportati dal vento. Era freddo; mi strinsi nelle spalle. Avanti a me avevo una distesa di alberi, solo alberi, alcuni verdi splendenti, altri ovviamente segnati dal colori dell'autunno..momento, autunno?

- STREGONERIA! - urlò qualcuno. Solo allora, mi accorsi che alla mia sinistra c'erano decine di persone con lo sguardo fisso su di me. Colei che mi puntò il dito contro stava blaterando qualcosa a proposito di una stregoneria. Ero immobile, come addormentata sul posto a cercare di capire o fare qualcosa. Non che il mio corpo non rispondeva ai miei comandi... è che non ne avevo.
Poi, l'adrenalina che fino a quel momento non si era mostrata, scatto all'improvviso, quando, quella piccola folla di gente che non conoscevo si avventò nella mia direzione. L'allarme rosso uscì quando vidi la loro espressione, inferocita, sui loro volti. Il problema era: perché avevano reagito così?
I polmoni si riempivano e svuotavano, riempivano e svuotavano. Avevo ripreso vitalità. Mancavano pochi metri e mi sarei immersa nella foresta, non ero sicura di ciò che facevo ma in quel preciso momento, avevo il cuore che pulsava più veloce delle mie gambe, ero davvero spaventata. Mentre andavo avanti, le persone dietro mi gridavano di fermarmi, di non avere paura, e qualcuna invece, mi chiamava strega. Con un salto entrai nel bosco e mentre proseguivo, cercavo di coprirmi dai rami appuntiti, che sembrava volevano fermarmi. Avevo il fiatone, non avevo mai corso così tanto in tutta la mia vita eppure se volevo salvarmi, dovevo continuare. Dovetti piegarmi, il dolore alla milza si fece sentire. Non potevo fermarmi, anche se credevo di averli seminati, era troppo incauto... ma lo feci. Mi appoggiai al tronco di un albero maestro e mi feci scivolare per terra, riposandomi. Il mio respiro affannato surclassava tutti i rumori piacevoli che sentivo. Dal cinguettio degli uccelli, al vento che muoveva i rami, ai vari animali che saltavano in giro. Mi guardai le mani: tremavano. Respiravo sempre più forte, più forte, più veloce. Con la mano sul petto controllavo i battiti, ed erano veloci e instabili. Ero in preda a una vera crisi e non riuscivo a pensare a niente, a concentrarmi su un solo pensiero, una sola domanda o una sola idea. Nella mia mente c'era un miscuglio di frasi sconnesse ed io ero troppo affaticata anche per pensare. Non so se era il mio pessimismo lancinante o la stanchezza, ma iniziavo a percepire la gravità pesante, più pesante del solito. Non sapevo nemmeno io cosa stava succedendo e, da sola, in quel momento, le lacrime non tardarono ad arrivare. In un primo momento cercai di smorzarle, alzare la testa e ricacciarle indietro, trattenere il respiro e concentrarmi, ma per il mio incredibile autocontrollo, scoppiai. Le lacrime scesero da sole, ed erano calde. I singhiozzi invece, mi squarciavano in due ed erano rumorosi e insopportabili. Mi lasciai sfogare per il tempo necessario, sperando che nessuno mi trovasse, così al sicuro sotto quel tetto di rami e foglie e posso scommetterci, anche qualche nido nascosto. 
....
Cosa stava succedendo?
....
Avevo perso lo sguardo. Si era fissato nel vuoto, ma almeno, la crisi, era passata. Non volevo alzarmi però, avevo paura che facendolo non mi sarei retta in piedi. Restai così, ancora per qualche minuto. Dopo un pianto sfrenato, tutti i miei muscoli si rilassano, e la stanchezza lascia il posto al sonno. E' sempre stato così. Ero in una foresta, nel bel mezzo del nulla e non volevo far altro che dormire in quel momento. Forse volevo solo chiudere gli occhi e riaprirli al letto e più al sicuro di li. Forse volevo solo un po' più di calore. Chiudere gli occhi, o non farlo? Se poi li avessi riaperti e mi sarei ritrovata in un posto peggiore? E se non li avessi più riaperti invece? No, sotto quell'albero ero troppo scoperta, non potevo starci. Chiesi al mio corpo tutta la forza che poteva darmi e mi alzai, pian piano. Appoggiandomi al tronco ripresi i sensi, aspettando di potermi incamminare. 
Un rumore.
Due.
Tra le piante, li vicino.
No, mio dio no. Avevo di nuovo paura. Mi avevano trovata? Che facevo, mi mettevo a correre? Dove però?
Non volevo girare lo sguardo, non volevo vedere chi avevo dietro.
La curiosità uccise il gatto, si dice. Avrebbe potuto uccidere anche me, ma lo feci. Mi voltai. Non staccandomi dal mio appoggio.
Vidi, una donna.


Chiedo ovviamente scusa per l'enorme ritardo nel continuare la storia, ma sono piena di impegni che mi hanno impedito di entrare proprio in questo sito. Come vedete il capitolo è corto. In mente ho tante idee, il tempo è il mio unico problema. Grazie per la vostra pazienza..la prossima volta mi impegnerò di più ^^
Xo.

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