Stolen kiss

di Nihon96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

«Bene ragazzi, potete giocare a pallone.»
La professoressa di educazione fisica non riuscì a finire questa frase che il campo era già pieno di ragazzi che discutevano su squadre e formazioni, decidendo strategie.
Dopo una ventina di minuti Luke, un ragazzo mingherlino, scivolò nel campetto, facendosi male ad un ginocchio e scatenando le risa dei più.
Accidenti, ridono tutti di me pensava il ragazzo, mentre cercava di rialzarsi invano. Con questa mossa suscitò in Francisco, arrivato da poco, ma già abbastanza integrato nella classe, molta preoccupazione, tanto che il ragazzo dai tratti spagnoli decise di offrirsi volontario per aiutarlo a rialzarsi e portarlo nello spogliatoio, raccomandando i compagni di non preoccuparsi e di continuare la partita.
Dopo non molto i due erano nello spogliatoio. Francisco medicò Luke che nel frattempo se ne stava sulla panca guardando da un'altra parte per nascondere l’imbarazzo che provava. Una volta applicato un cerotto sulla ferita, Luke rivolse lo sguardo all’amico, che dopo pochi secondi poggiato le proprie labbra su quelle dell’altro per poi arrivare ad un contatto più intimo delle loro lingue.
«Sei impazzito?! Che diavolo stai facendo?» disse, allontanandolo mentre agitava i pugni serrati.
«Andiamo Luke, stai calmo, so che non ti dispiace.» ribadì l’altro, sfoderando un sorrisetto malizioso.
«Non diciamo stronzate! Come potresti affermare ciò?»
«Non hai disdegnato la mia lingua, mi pare.»
Luke arrossì violentemente «È una tua impressione.» mormorò.
Francisco subito si riavvicinò al viso dell’altro che si voltò velocemente.
Deluso, si alzò e si avviò verso la porta.
«A-aspetta.» balbettò Luke avvicinandosi «Voglio provare a fare una cosa.»
Si alzò in punta di piedi, gli prese il viso tra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra. Francisco lo strinse a sé. Fu un bacio lungo.
Furono interrotti dalla voce della professoressa che li cercava. Subito si precipitarono fuori dallo spogliatoio. Nel corridoio Francisco non poté fare a meno di abbracciare Luke, che continuò a camminare nascondendo un sorrisetto.
 

********
Angolo autrice
Luke: Oh andiamo autrice, non sono così Uke!
Autrice: Oh sì lo sei.
Luke: Ma insomma! Francisco, di’ qualcosa, per la miseria!
Francisco: Ha ragione.
Autrice: Ah!
Luke: Tu non hai nulla di cui lamentarti?!
Francisco: Mmmh… No. Solo, autrice, descrivimi un po’ meglio, sono un figo!
Autrice: Oh taci, non sono molto capace a descrivere l’aspetto.
Luke: E neanche i caratteri, non sono Uke!
Francisco e autrice: Finiscila! Lo sei!
Autrice: Bene, adesso andatevene, devo lavorare.
Francisco e Luke: Cos’è che faresti, di grazia?
Autrice: Innanzi tutto devo decidere se continuare a farvi vivere (continuare la storia) o meno. Quindi, fuori di qui!
Francisco e Luke: Ma…
Porta che sbatte
 
Okay, fine delle cavolate.
Salve a tutti voi che siete arrivati fino in fondo! Avevo già scritto questa storia, ma non mi piaceva e ho deciso di ricominciare. Ora il dilemma è: continuare o non continuare?
Aiutatemi, vi prego! Dovete solo lasciare una recensione, piccola piccola. Sono disperata ;A;
Baci
Nihon

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 

Erano passati giorni da quando era successo il “fattaccio”, come lo chiamava Luke.
Sapeva che era uno sbaglio.
Un terribile sbaglio.
Sì, lo era.
Ma allora perché non poteva accettare il fatto che Francisco lo ignorasse completamente?
Era lì, sempre con Mark.
Non posso essere geloso, non è possibile. Eppure lo era, e non riusciva ad accettarlo. Proprio come non riusciva ad accettare il comportamento di Francisco: quel suo ignorarlo gli procurava un malessere interiore insopportabile. Proprio per questo decise di prendere il coraggio necessario e di parlare con l’amico.
Aspettò che le lezioni finissero e si piazzò fuori dalla porta dell’aula, sapeva che Francisco era sempre l’ultimo ad uscire. Non appena lo spagnolo mise un piede fuori, Luke lo spinse dentro e chiuse la porta alle sue spalle.
«Allora?» sbottò, facendo cadere lo zaino a terra.
«Cosa?» disse l’altro, guardando altrove.
«Perché mi eviti? Cosa ti ho fatto?»
Ci fu una lunga pausa prima che Francisco rispondesse.
«Aspettavo solo che reagissi così.» disse infine, sorridendo maliziosamente.
Luke non capiva, stava lì, immobile, a cercare di cogliere le parole dell’altro. Per poi arrivare ad una plausibile conclusione, che però gli sembrava troppo assurda per essere vera.
«Volevi stare solo con me?» mormorò.
«Vedo che sei perspicace.» rispose Francisco ridendo.
Luke non sapeva cosa fare, pensò quasi di riprendere lo zaino e andare via, fuggire da quella situazione che lo metteva terribilmente in imbarazzo.
Non fece in tempo a decidere sul da farsi che l’altro era lì, proprio davanti a lui, e lo stava spingendo verso il muro. Non reagì, anzi, non voleva reagire, nel profondo quella era la conclusione che aveva sperato già da quando aveva deciso di chiarire con Francisco.
Lo spagnolo baciò l’altro, che però non si accontentò di quel misero bacio a stampo, per cui decise di prendere l’iniziativa e di arrivare ad un contatto più intimo delle loro lingue. Luke si sentiva avvampare, cominciò a pensare che gli indumenti che indossava fossero completamente inutili, e, come se Francisco potesse sentire i suoi pensieri, gli tolse la giacca, che cadde silenziosamente a terra, e poi si sfilò la propria, che finì accanto all’altra.
I loro corpi avvinghiati producevano un tepore percettibile anche a metri di distanza.
Luke indugiò sul bordo della maglietta dell’altro, che per tutta risposta anticipò la sua mossa, togliendogli la t-shirt e iniziò a dargli piccoli baci sulle clavicole e sul collo, per poi arrivare a tartassargli l’orecchio mordicchiandolo. A quel punto Luke si decise a completare l’azione prima iniziata, lasciando Francisco a petto nudo.
«Non pensavo l’avresti fatto.» disse sorridendo.
«N-non volevo essere l’unico denudato.» rispose l’altro arrossendo.
Francisco rise, per poi piantare i suoi occhi castani, ma tendenti al verde su quelli di Luke.
Ripresero a baciarsi con molta più foga di prima.
La mano di Francisco scivolò sul petto di Luke, per arrivare alla cinta dei suoi pantaloni, che cercò di slacciare. Luke non reagì subito.
«Fermo!» sibilò dopo un paio di secondi.
«Cosa c’è?» disse l’altro, senza fermare ciò che stava facendo.
«La bidella sta venendo a pulire l’aula.» rispose Luke, con una vena di dispiacere.
Francisco sgranò gli occhi, poi si precipitò a raccogliere i propri indumenti. L’altro lo imitò.
Si rivestirono e uscirono dall’aula con aria indifferente, scesero le scale ed arrivarono fuori.
Fecero una parte di tragitto insieme, poi Francisco si chinò su Luke:
«Ti chiamo.» gli disse, stampandogli un bacio sulla fronte. Poi sparì dietro l’angolo.
Luke rimase immobile per un paio di secondi, riflettendo su quanto fosse accaduto, poi cominciò a camminare verso casa sua.
Non era mai stato così felice e sconvolto allo stesso tempo.
 

********
Angolo autrice
Francisco: …
Luke: …
Autrice: Bene, vedo che non avete niente da dire.
Mark: Autrice! Non dico neanche una battuta in questo capitolo, uffa!
Autrice: Aspetta i prossimi, furbo.
Mark: Ma non è giusto.
Francisco: Luke, sei davvero carino.
Luke: T-taci!
Autrice: Bene, avete espresso le vostre opinioni, adesso fuori.
Francisco, Luke e Mark: Ma…
Autrice: Niente ‘ma’. Sebastian, liberati di loro.
Sebastian: Yes, my lady.
Porta che sbatte
 
Okay, fine del siparietto comico, ci sto prendendo gusto a scriverlo.
Che dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che continuerete a seguire i miei scleri.
Ringrazio infinitamente i lettori che hanno inserito questa storia nelle seguite, non vi sarò mai abbastanza grata.
Beh, che aggiungere, baci e alla prossima!
Nihon

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Come promesso, Francisco chiamò Luke quella sera.
«Pronto?» disse Luke, ansimando per la corsa che aveva fatto per rispondere al telefono.
«Ehi.» rispose l’altro in tono allegro.
«Sei riuscito a fare i compiti di matematica? Quegli esercizi sono incomprensibili!»
«Non ti ho mica chiamato per parlare di scuola!» rise Francisco dall’altra parte della cornetta.
«A-ah, no?» rispose l’altro imbarazzato per la domanda fuori luogo.
«Assolutamente. Volevo chiederti se ti andasse di vedere un film a casa mia sabato pomeriggio subito dopo scuola.» disse lo spagnolo, enfatizzando quel a casa mia.
«Certo, non dovrei avere impegni.» rispose ingenuamente Luke, senza neanche pensarci su.
«Ottimo… Ora scusami, ma devo andare.» disse infine Francisco.
«Okay, a domani.»
«Buonanotte.»
Luke attaccò e si distese sul letto a fissare il soffitto, fino a quando Morfeo non lo prese con sé.
Il mattino seguente Francisco non arrivò in orario come suo solito, Luke ne rimase quasi deluso, come se nel suo inconscio volesse passare del tempo con lui prima del suono della campanella.
Rimase ancora più deluso quando lo vide arrivare con Mark.
Erano lì, uno di fianco all’altro, che ridevano e sicuramente facevano apprezzamenti sulle ragazze della scuola.
Non appena se lo ritrovò davanti, Francisco salutò Luke con un amichevole sorriso, per poi continuare il discorso interrotto con Mark.
Nonostante sapesse che mostrare segni d’affetto più intimo a scuola avrebbe portato solo guai, Luke ci rimase davvero male. Così decise di ignorarlo per l’intera giornata scolastica, che Francisco passò con Mark. Pareva essersi dimenticato completamente del suo ragazzo, perché in fondo Luke era questo.
Sembrò essersi ricordato di lui solo mentre tornavano a casa, nel tragitto che dovevano fare insieme.
«Mi hai ignorato completamente oggi, eh?» disse lo spagnolo, rompendo il silenzio.
«Non mi pare che tu abbia fatto diversamente! A volte penso che non te ne importi nulla di me!» sbottò il piccoletto, guardandolo con i suoi occhioni neri.
Francisco rimase spiazzato. Per qualche secondo non si mosse, poi afferrò l’altro per il braccio e lo trascinò in un vicoletto, dove era sicuro che nessun occhio curioso potesse vederli.
Lo spinse verso il muro e lo guardò negli occhi.
«Pensi che davvero non mi importi nulla di te?» sussurrò continuando a fissarlo con i suoi occhi verdi.
Luke si morse le labbra «Non mi pare che tu abbia fatto qualcosa per smentire questo presentimento.»
«È da quando ho cambiato scuola e ti ho conosciuto che tento di approcciare con te, fino a quando non ho fatto ciò che è successo nello spogliatoio non molti giorni fa.» disse serissimo lo spagnolo, che poi si piegò leggermente per baciare Luke, al quale nel frattempo le guance divennero di un colore improponibile. Sapeva che Francisco era sincero, glielo leggeva in faccia, ma aveva la strana impressione che qualcosa di spiacevole stesse per accadere; tuttavia, non gli diede troppo peso.
«N-non ignorarmi più, intesi?» balbettò Luke, guardando verso il basso.
«Intesi» ripeté l’altro, baciandolo sulla guancia.
«Andiamo, è ora di pranzo e ho fame» disse Luke cominciando a camminare verso l’uscita di quel vicoletto buio.
«Sei carino quando sei imbarazzato, lo sai?» gli gridò dietro Francisco ridendo.
«Sta’ zitto e muoviti!» lo riprese Luke arrossendo.
Francisco lo raggiunse e fecero insieme il tragitto per tornare a casa.
Una volta a casa Luke fece ciò che faceva ordinariamente e si coricò senza pensare che era venerdì e che il giorno seguente sarebbe stato sabato, quel sabato, in cui, una volta uscito da scuola, sarebbe dovuto andare a casa dello spagnolo.
Se ne ricordò solo quando aprì gli occhi dopo il sollecitamento della madre.
«Che ore sono?» disse, accompagnando le parole con un sonoro sbadiglio.
«Sono le sette del mattino, è sabato e hai scuola -gli rispose la madre in tono allegro- oggi vai a pranzo dal tuo amico, vero?»
Luke sbarrò gli occhi. Come aveva potuto dimenticarlo? In pochi secondi era nel bagno a prepararsi per la giornata e mostrando molta più cura nel modo di vestire e nei capelli, che se ne stavano sempre come volevano loro.
Si diede un’ultima occhiata allo specchio: non stava poi tanto male.
Prese lo zaino e si precipitò giù per le scale. Come previsto, era in ritardo.
Giunse a scuola in brevissimo tempo. Entrò in classe, si scusò con la professoressa, e prese posto. Non appena si sistemò, si girò in direzione di Francisco, che evidentemente non aspettava altro, dato che era già girato verso di lui. Si limitò a sorridergli e poi cominciò a seguire le chiacchiere inutili della professoressa.
Quelle cinque ore di scuole parvero infinite a Luke, che, solo quando suonò la campanella che segnava la fine della giornata, si rese conto di quanto questa situazione con Francisco lo agitava.
Radunò le sue cose e uscì dalla classe. L’altro era in corridoio davanti alla porta, che lo aspettava.
«Andiamo?» disse sorridendo.
Luke si limitò ad annuire. Sapeva benissimo che se solo avesse aperto bocca anche i muri avrebbero capito quanto fosse agitato ed eccitato all’idea di stare da solo con l’altro.
Così i due si avviarono verso la casa di Francisco.
 

********
Angolo autrice
Francisco: Ma insomma autrice! Quando concluderemo qualcosa?
Luke: Ma che dici?! Ma sei impazzito? Maniaco!
Francisco: Sta’ zitto, non vedi l’ora neanche tu.
Autrice: Carissimo, dicasi suspense. E, caro il mio Luke, ammettilo.
Luke: No! Mai!
Mark: Autriceeeeeee!
Autrice: Tu che vuoi?
Mark: Perché non dico mai niente in nessun capitolo?
Autrice: La tua parte è ancora da definire, aspetta in tuo turno!
Luke: Non mettere le mani addosso a Francisco!
Francisco: Lo sapevo, sono troppo figo!
Autrice: Potete fare chiasso dove volete, ma non nel mio studio. Fuori di qui, devo lavorare al prossimo capitolo oppure i lettori mi uccideranno. Sebastian, sai cosa fare di loro.
Sebastian: Yes, my lady.
Porta che sbatte

Okay, concludo qui.
Spero vi sia piaciuto il capitolo e spero che non siate arrabbiati con me. Non ho avuto tempo di aggiornare e per questo mi sento una schifezza MA prometto che il prossimo capitolo arriverà a breve: è nella mia testa! (?)
Detto questo, vi saluto.
Baci e alla prossima!
Nihon
P.S.: Grazie a tutti coloro che seguono questa storia, vi sarò infinitamente grata! 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

I due fecero il breve percorso che facevano insieme ordinariamente e, differentemente dagli altri giorni, presero poi la stessa strada, che si apriva svoltato il famoso angolo. Luke era talmente nervoso che non si accorgeva nemmeno del percorso che stava facendo: era sicuro che se gli avessero chiesto di andare a casa di Francisco da solo non ci sarebbe riuscito e si sarebbe perso.
Si svegliò bruscamente dai suoi pensieri solo quando le dita di Francisco si intrecciarono con le sue.
«Beh? Ti sei spaventato?» chiese lo spagnolo.
«I-io veramente…» balbettò Luke, abbassando lo sguardo.
«Non importa…» disse Francisco ridendo.
Dopo poco i due si ritrovarono davanti ad un enorme cancello il ferro battuto decorato da ghirigori curvilinei; dietro, una sontuosa villa circondata da giardini curatissimi e prati all’inglese. Quando Francisco aprì il cancello, Luke sbottò: «QUESTA è casa tua?!»
«Ehm… Sì?» rispose l’altro alzando un sopracciglio.
Luke entrò e cominciò a guardarsi intorno meravigliato camminando sul vialetto. Lo spagnolo, che nel frattempo aveva chiuso il cancello e si era assicurato che l’impianto di allarme funzionasse, passò accanto al piccoletto, e, prima di sorpassarlo, gli sussurrò all’orecchio: «Chiudi la bocca, Luke, risparmiatelo per dopo» per poi passare avanti e aprire la porta di casa ridacchiando.
Luke davvero non capiva cosa Francisco volesse dire con quell’affermazione, ci arrivò solo quando ormai era davanti alla porta aperta, sul tappetino con ricamata la scritta WELCOME. Si fermò e guardò l’altro, che da bravo cavaliere era rimasto accanto all’ingresso per tenere la porta aperta, con gli occhi sbarrati e le guance rosse. Lo spagnolo non riusciva a trattenere le risate.
«I-io…» balbettò Luke imbarazzato.
«Dai su, entra» disse l’altro, dandogli una pacca sul sedere.
L’interno della casa di Francisco non era meno sontuoso dell’esterno: pavimenti di marmo scuro e pareti color crema tappezzate da copie di quadri famosi e ritratti di famiglia.
Luke avanzò e girò più volte su se stesso, col naso rivolto all’alto soffitto, ammirando stupito tutta quella maestosità. Si risvegliò da quella contemplazione quando Francisco lo chiamò salendo le scale: «Luke vieni, ti mostro la mia stanza, così puoi poggiare lo zaino e la giacca». Lo seguì senza esitare.
La stanza di Francisco era enorme e luminosa; l’arredamento era quello essenziale: un letto da una piazza e mezzo, un armadio e una scrivania, nulla di particolarmente eclatante. Il pavimento era ricoperto di una soffice moquette bianca e le pareti di un bel colore verde quasi simile ai suoi occhi.
I due lasciarono lì le loro cose e poi scesero in cucina, dove li aspettava il pranzo servito da un elegante maggiordomo. Si chiamava Esteban, Francisco lo congedò alla fine del pasto.
«Allora, cosa vuoi fare?» esordì lo spagnolo mentre attraversavano il lungo corridoio che portava al salotto.
«Non lo so… Cosa possiamo fare?» chiese Luke con aria innocente.
«Sai che questa domanda suona veramente come uno strano invito?» gli rispose l’altro alzando un sopracciglio e cingendogli la vita con un braccio.
Il piccoletto non ebbe neanche il tempo di pensare a cosa avesse detto di tanto fraintendibile che si ritrovò la mente completamente svuotata.
Aveva le spalle contro il muro, le mani di Francisco che gli scorrevano lungo il petto e il viso di questi affondato nelle clavicole.
«F-forse… Esteban potrebbe vederc-…» disse Luke ansimando e trattenendo un gemito dovuto ad un morso che lo spagnolo gli aveva appena dato sul collo.
«Tranquillo, si è ritirato nella sua stanza e lo avevo già avvisato che oggi avrei avuto un ospite speciale» rispose l’altro senza smettere di fare ciò che stava facendo maledettamente bene.
«Aspetta…» Luke gli prese la testa fra le mani e lo guardò fisso negli occhi «Quindi io sono speciale?»
C’era un silenzio tombale, interrotto solo periodicamente dai respiri affannati e dal battito dei cuori dei due.
«Certo che lo sei, te l’ho già det-» Francisco non riuscì a completare la frase che Luke lo baciò appassionatamente. Si fece talmente prendere dalla foga dovuta a quella mossa inaspettata che sollevò di pochi centimetri da terra l’altro, che automaticamente gli cinse il bacino con le gambe.
Faceva caldo e i pantaloni erano diventati decisamente troppo stretti per entrambi.
«Andiamo di sopra» sussurrò Francisco con un tono sexy e profondo, e fece dolcemente scendere Luke dai suoi fianchi, poi lo afferrò per mano e velocemente i due raggiunsero il piano superiore.
Appena entrati nella stanza dello spagnolo, i due si baciarono di nuovo e il padrone di casa diede frettolosamente un calcio alla porta per fare in modo che stesse perlomeno accostata.
Fece sdraiare Luke sul letto e gli si mise a cavalcioni sui fianchi, si tolse la t-shirt che buttò con noncuranza sul pavimento, poi aiutò il piccolo Luke a liberarsi della camicia, e anch’essa, dopo vari problemi dovuti all’eccitazione e ai bottoni minuscoli, finì chissà dove sul pavimento.
Francisco si chinò leggermente e baciò Luke mentre cercava di liberarlo da quella gabbia che erano ormai quei pantaloni stretti. L’altro fece lo stesso, ma era avvantaggiato dalla totale assenza di cinture di cuoio.
«Certo potevi evitartela la cintura…» ansimò Francisco, una volta riuscito a compiere quella che sembrava l’impresa del secolo.
«Non potevo… Non potevo rischiare di rimanere in mutande dopo tre passi…» rispose l’altro sussurrando.
A me non sarebbe dispiaciuto pensò Francisco, quasi automaticamente.
Una volta abbandonati i pantaloni al loro triste destino sul pavimento di morbida moquette, i due rimasero qualche istante ad osservarsi, ad osservare i loro corpi seminudi. Francisco notò l’incavo delle clavicole dell’altro e gli addominali appena accennati. Luke si soffermò sui muscoli delle spalle possenti, sugli addominali e… non riuscì a non assumere un colore paonazzo quando lo sguardo sull’erezione rinchiusa in quel paio di boxer scuri.
A Francisco quella sua attenzione particolare per il suo amichetto non passò inosservata. Fece per liberarsi dei boxer che squillò il telefono.
«Ma che cazzo…» sbottò. Si alzò e si diresse verso la cornetta controvoglia.
Luke osservò il suo bel fondoschiena dai glutei sodi, poi si morse il labbro inferiore: non poteva credere che stava sperando che l’altro tornasse in fretta e facesse in modo di ripescare quel momento magico che c’era fino a qualche istante prima, quasi se ne vergognava.
Francisco non tornava, e Luke quasi stava per approfittare e sfruttare la propria erezione, ma non fece in tempo a prendere una decisione che lo spagnolo tornò, più felice che mai.
«I miei hanno avuto un contrattempo. Non torneranno prima di domani sera eee puoi dormire qui».
Luke pensò veramente che il cuore potesse esplodergli da un momento all’altro.
 

********
Angolo autrice
Francisco: Pensavo di avere le ragnatele! Ci hai messi da parte per così tanto tempo!
Luke: Davvero, autrice!
Autrice: Non scocciate, ho avuto i miei impegni… Piuttosto dovreste ringraziarmi: ho trovato il modo di farvi stare da soli, ingrati!
Francisco e Luke: Grazie autrice sfaticata.
Autrice: Aaah, è inutile discutere con voi… Qualcun altro ha qualcosa da dire?
Mark: Autriceeeeeee! Qui non vengo nemmeno nominato! Però ringrazio dolcemary per il salutino che mi ha fatto nella recensione… Non è che sabato sera sei libera-
Autrice, Francisco e Luke: Mark!
Autrice: Insomma! Finiscila di provarci con la lettrice o ti spedisco nel dimenticatoio, e sai che ho il potere di farlo! Devi solo attendere il tuo turno!
Mark: Okay, ma…
Autrice: Niente “ma”.
Francisco: E quindi, Luke, ti stavi per dare alla pazza gioia senza di me, eh?
Luke: I-insomma! Non è di questo che stavamo parlando!
Mark: COSA? E perché io non c’ero?
Autrice: Per la miseria, quanto siete chiassosi! Fuori di qui! Devo sfornare un nuovo capitolo il prima possibile o i lettori stavolta mi linceranno! Sebastian!
Sebastian: Yes, my lady.
Porta che sbatte
 
Bando alle ciance, voglio innanzi tutto scusarmi per questo lungo periodo di inattività, scusate davvero *sob* ma ho perso il documento con la prima versione di questo capitolo e ho dovuto ricominciare da capo.
Poi, voglio ringraziare tutti quelli che continuano a tenere e a mettere questa storia tra le seguite/preferite/ricordate e che scrive recensioni.
Grazie mille davvero, vi adoro tutti!
Baci, e alla prossima!
Nihon, che vi ama tanto

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