Una come te di _TheDarkLadyV_ (/viewuser.php?uid=126040)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Poison girl ***
Capitolo 2: *** Sometimes they come back ***
Capitolo 3: *** Broken- hearted girl ***
Capitolo 4: *** Are you ready? ***
Capitolo 5: *** Soldiers ***
Capitolo 6: *** Say my name ***
Capitolo 7: *** Strangers in stranger land ***
Capitolo 8: *** When you see my smile ***
Capitolo 9: *** Next to me ***
Capitolo 10: *** Love matters ***
Capitolo 11: *** What? ***
Capitolo 1 *** Poison girl ***
Buonasera ragazze!
Dopo la lunga pausa dagli schermi sono tornata sperando che questa dannata Musa resti con me per tanto tantissimo tempo.
Spero che come primo capitolo e quindi imput alla storia possa quanto meno interessarvi.
Vi aspetto numerosi ^__^
Vals
Restare calmi di fronte al peggio e avere quel coraggio secondo solo a quello di Indiana Jones sono gli elementi indispensabili per svolgere il mio lavoro. Niente di più e niente di meno. Se credi di avere queste qualità notevolmente sviluppate nel tuo essere allora le possibilità di venir colpita mortalmente o non, diminuiscono di gran lunga, perché la concentrazione e la passione per il pericolo mettono in moto una forza che non sapevi di avere dentro di te e che riesce a farti scansare i proiettili. Se invece credi di non essere abbastanza preparato a tutto quello che il mio lavoro ti porta a fare allora è meglio se resti a casa a fare l'uncinetto.
I miei occhi sono fissi su i due individui che parlottano dinanzi all'ingresso del night club che inizia a riempirsi di anime corrotte e perverse. Mi chiedo perché esistano ancora certi posti di questi tempi dove lo squallore è già allarmante di per sé. Sarà che io non tollero tali schifezze, ma nessuno può replicare sul fatto che il mondo sta andando a puttare al giorno d'oggi. Sento una presenza affiancarmi e senza voltarmi sussurro: " sono loro. Il capo è già dentro. Dov'è Robert quando serve?"
Inizio ad inalterarmi. Possibile che devo lavorare con gente incompetente?
Altra cosa che odio e che non tollero affatto è la scarsa competenza di alcuni miei colleghi. Non hanno ancora capito che al mio ordine devono scattare come le molle. Mi sa tanto che dovrò essere io stessa a farli scattare, ma non come le molle. Peggio. E se intervengo io le cose cambiano drasticamente, ma di certo non i maniera positiva. In ufficio mi chiamano Miranda Priestley, ma invece di occuparmi di riviste di moda, mi occupo di operazioni poliziesche per l'FBI, decisamente molto più emozionanti e pericolose. Dubito che qualcun altro al mio posto si comporterebbe in modo diverso se l'azione deve essere perfetta e tutt'altro che rilassata.
" Sta arrivando. Si era dimenticato che era per stasera. Immagino che sia colpa delle sue innumerevoli relazioni simultanee."- mi sussurra Margaret, il mio braccio destro e l'unica che possa permettersi di prendermi in giro e scherzare con me insieme a Robert. Il nostro rapporto è molto speciale tanto che posso decisamente considerarla la mia migliore amica. Io non credo molto nell'esistenza della vera amicizia, anche se ora come ora devo ammettere che le eccezioni esistono.
" Maledizione!"- esclamo. Il tempo scarseggia e non posso permettermi di sbagliare. Se sbaglio addio promozione e io non voglio assolutamente che una cosa del genere accada. Così carico le due pistole, quella sotto il giubbotto e quella in mano, ma prima che possa fare un passo avanti Margaret mi blocca agitata.
" Ma sei impazzita? Dove credi di andare?"
" Non c'è tempo. Tu resta qui e avvisa alla centrale e quando viene Robert assicurati di dargli un calcio da parte mia, lì dove non batte il sole."
Mi libero dalla sua presa e aspetto che i due vadano dentro per avvicinarmi all'ingresso ed entrare. Le luci rosse all'interno per un momento riescono a confondermi e la puzza di fumo misto a qualche odore insopportabile di ignota provenienza, quasi mi fa svenire. Nonostante i piccoli intoppi riesco ad inquadrare le mie prede sedute ad un tavolo poco lontano dalla zona in cui tre spogliarelliste ballano già mezze nude.
Dignità femminile vai a farti fottere! Secoli di lotte per avere pari diritti e doveri con gli uomini e poi vedi questo. Va beh, situazioni anomali.
Mi avvicino al bancone del bar da cui osservo meglio la scena. Mister Budda, come lo chiamo io, sta parlando animatamente con l'uomo con cui ha contrattato l'affare, ma sembra che qualcosa non gli stia piacendo. Quei due sono seduti lì vicino con due ragazze, il che li rallenta nel caso dovessero proteggere il loro capo. Buon per me.
Io comunque riesco a confondermi bene fra la gente, probabilmente pensano che io sia una delle ragazze arrivate in ritardo. Ciò dunque mi permette di muovermi senza destare sospetti in nessuna direzione.
Okay, due ora sono le cose che posso fare: darmela a gambe visto che sono ancora in tempo o raggiungere il mio nemico e sfidare per l'ennesima volta il destino senza angeli custodi alle spalle.
Scelgo naturalmente la seconda opzione e così pian piano mi avvicino di spalle al Budda e gli punto la pistola in testa dicendo: " faccia anche un solo piccolo gesto e sentirà il suo cervello spappolarsi."
Budda è paralizzato mentre i suoi uomini rinsaviscono per un attimo e cercano di avvicinarsi a me, ma il loro capo con un cenno della mano blocca la loro iniziativa. I due così restano fermi e in piedi spostando lo sguardo da me a Budda e viceversa.
" Lei deve essere l'agente Sasha Preverett."- esclama con un vocione tipico dei cattivi delle fiabe. Resto leggermente stupita da quelle parole. Come fa a sapere chi sono?
Evidentemente sapeva qualcosa, o almeno i suoi uomini si saranno informati per lui sui movimenti dell'FBI.
" Non sono affari suoi sapere chi sono io quanto piuttosto deve fantasticare su come sarà la cella che la ospiterà da qui all'eternità."- wow ho fatto anche rima. Che agente poetico.
Un solo movimento e quel fottuto bastardo riesce a liberarsi dalla mia presa. Ora è di fronte a me e la sua faccia da lurido porco è ancora più perversa da come era in foto. Russo di merda.
" Sei così decisa e anche molto bella."- dice con il suo forte accento russo avvicinandosi.
" Ancora un altro passo e la spedisco all'inferno."- ribatto puntandogli la pistola dritta al cuore. Sento l'ansia farsi spazio dentro di me e la paura di essere fottuta aumenta ad ogni battito del cuore che straordinariamente riesco a sentire nelle orecchie e nello stomaco, come se ad un tratto avesse deciso di spostarsi dalla gabbia toracica e trasferirsi in altre zone. Neanche fossi un ninja riesco a spostarmi velocemente, lo colpisco allo stomaco e mentre si piega per via del dolore che gli provoco al braccio lo ammanetto. Sembra che il peggio sia passato, ma non ho messo in conto i due scimmioni che si avvicinano a me.
" Non muovetevi."- dico puntandoli la pistola. E ora che cazzo faccio? Merda. L'uomo con cui Budda doveva fare i suoi affari è scomparso, ma so già che Margaret e gli altri agenti che sicuramente saranno già arrivati lo avranno preso. Ad un tratto sento un colpo al ventre e quel bastardo si allontana da me.
" Uccidetela."- ordina, mentre cerca di liberarsi dalle manette. Ecco, ho sfidato troppe volte il destino tanto che ora ha deciso di prendersi la sua rivincita.
Il dolore non riesce a farmi alzare e così mi ritrovo uno dei due su di me con la pistola che punta alla mia testa. Prima che possa fare un solo movimento sento la voce di Robert e poi lui stesso che si scareventa sul bestione salvandomi. Insieme a lui c'è Jordan e Roger che si occupano rispettivamente dell'altro scimmione e di Budda.
" Stai bene?"- mi chiede Robert aiutandomi ad alzarmi.
" Sì, sto bene."- rispondo massaggiandomi la parte colpita.- " davvero."- continuo vedendo la sua faccia ancora preoccupata.
" Ehi tutto okay?"- esclama Margaret raggiungendoci.- " mi hai fatto prendere un colpo! Sconsiderata!"
" Sto bene!"- replico.- " ora usciamo di qua."
Quando usciamo dal locale vedo diversi agenti e due auto parcheggiate proprio davanti all'ingresso e in una di esse c'è quel gran porco che appena si accorge della mia presenza mi sorride svelando con i suoi denti giallastri una cattiveria inaudita e che solo un gangster può avere. Rabbrividisco per un attimo, ma poi distolgo lo sguardo e seguo i miei due amici che si dirigono verso la nostra auto.
" Questi atti di eroismo risparmiateli la prossima volta, hai capito?"- mi rimprovera Robert severo. Capisco che si è preoccupato e che lo è tutt'ora.- " se io non fossi arrivato in tempo, io non voglio nemmeno immaginare che fine avresti fatto."
" Okay, okay, lo so di aver agito di impulso, ma tu non arrivavi e io non potevo lasciare che le cose mi sfuggissero di mano! E poi tu sei un gran coglione. Perché ti dimentichi le cose importanti?"- rispondo infervorata.
Robert si zittisce e abbassa lo sguardo.
" Hai ragione. La colpa è mia, dovevo essere qui e invece.."- dice poco dopo.
" Invece ti preoccupavi di altro. La prossima volta al capo dirò di farti stare in archivio. Non sfidarmi."- lo minaccio sedendomi in macchina. Anche Margaret mi segue e Robert prende il posto alla guida senza dire una parola. Il silenzio è immenso fra noi tre, ma resta poco, poiché Margaret si schiarisce la voce e dice: " hai presente il favore che mi avevi chiesto?"
" Cosa hai scoperto?"- le chiedo iniziandomi ad agitare. La sua espressione illuminata a tratti dalle luci dei lampioni non promette nulla di buono. Non che ci avessi sperato.
Le avevo chiesto di tenermi d'occhio George, il mio ragazzo. Ultimamente è più freddo e per di più non è mai a casa. Il mio intuito femminile si è immediatamente attivato e ha inserito una pulce nel mio orecchio. Ho la netta sensazione che mi tradisca, così ho chiesto aiuto alla mia collega che finalmente si decide a parlare dopo aver tentennato un paio di volte.
" L'ho visto a casa di una tizia e insieme a lei ieri era in un negozio di scarpe dove beh.."
" Continua."
" Si scambiavano alcuni baci."
" Lo sapevo."- dico freddamente guardando al di là del finestrino. Sento il mio stomaco farsi piccolo e l'aria per un attimo scompare dai miei polmoni.
" Cosa gli farai?"- mi chiede Robert guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Lo guardo e cerco di parlare con un tono di voce normale.
" E' una sorpresa."- rispondo mentre il mio cervello pianifica la vendetta.
Mi avevano detto che non dovevo fidarmi, che non faceva per me, ma io come al solito non ho ascoltato nessuno comportandomi contrariamente a quello che mi consigliavano di fare. Io non sono normale, cerco sempre di andare fino in fondo in ogni situazione, sbattere la testa contro il muro come Catone Censore e poi solo quando veramente mi faccio male e mi vedo sanguinante, allora sì che capisco di aver sbagliato. E questo è uno di quei casi.
È passato un giorno esatto da quando Margaret mi ha dato la notizia e fortunatamente è anche l'ultimo giorno che resto qui a New York. Solitamente io ho l'abitudine di trascorrere le vacanze natalizie dai miei genitori a Los Angeles, ma questa volta esse mi serviranno per sbollire la rabbia che sento dentro, che è così tanta che quasi è difficile reprimerla.
" Stai calma, capito?"
" La fai facile tu! Vorrei vedere te con la stessa rabbia e soprattutto con la voglia di castrarlo con calci volanti."- sbraito al telefono. Sento mia sorella sbuffare.
" Lo so come ti senti. Ma cerca di trovare la logica, la tua logica. E sai a cosa mi riferisco. Cazzo sei un agente dell'FBI, ti hanno appena dato una promozione per i servizi resi e insomma ci sarà un motivo per cui ti hanno premiata e soprattutto per cui ti chiamano Miranda Priestley, no?"
Adoro mia sorella quando cerca di frenare la mia rabbia instintiva obbligandomi ad usare il cervello anche in quei momenti in cui io stessa vorrei non farlo.
" Ho capito bene e stai tranquilla che so cosa fare."
" Questo tono di voce mi da fiducia, quindi non vedo l'ora di sapere cosa riserverai a quel pidocchioso di George."- esclama trionfante. Sorrido e penso che i miei modi di fare hanno avuto grande influenza su mia sorella. In fondo, lei è la più piccola e ha sempre cercato di imitarmi in tutto quello che facevo. Un pò mi sento colpevole, ma allo stesso tempo sono contenta perché almeno così riesce ad essere leggermente più forte rispetto alle altre ragazze della sua età, facilmente corruttibili. Di questi tempi avere venti anni è come averne dieci. Si è testardi, non si ascolta nessuno, si vuole tutto e subito e si cerca di inseguire i propri sogni. E il mondo affascina, fa vedere i suoi tesori e fa credere che siano facilissimi da prendere e per questo mostra le strade facili per arrivare alla meta. Chi ha dieci anni ci casca con tutte e due i piedi. Chi, invece, ne ha venti ci pensa un pò di più, o almeno è quello che facevo io alla mia età e quello che ora fa anche mia sorella. Adesso io ne ho trentuno e nonostante pensi e ripensi alle cose, riflettendo più del dovuto, vengo fottuta lo stesso. Ma il lato positivo è che comunque sia rifletto e trovo sempre una strada alternativa anche quando vengo fottuta.
" Non dire nulla a mamma e papà, capito?"
" Sarò una tomba."
" Bene."
Nel frattempo ho finito di fare i miei bagagli. Ho detto a Margaret che dopo aver messo in atto il mio piano vado da lei e resto lì fino alla partenza prevista per questa sera. Mi avvicino alla finestra e vedo che George è appena sceso dalla macchina.
" Devo lasciarti. Bastardo in vista."
" Ma perché non sono lì? Voglio vederti all'azione."
" Meglio di no, magari resti scandalizzata."
" Che palle!"
" Su vai a studiare. Ci vediamo fra qualche ora."
" Va bene. Non vedo l'ora! Ciao sorellona!"
" Ciao."
La telefona si chiude nello stesso momento in cui si apre la porta ed entra George. Io mi tolgo il maglione restando in intimo. Metto solo una vestaglia nera e mi affaccio alla balaustra in modo abbastanza sensuale con un paio di manette in mano.
" Bentornato."- sussurro in modo seducente. Lo prenderei a schiaffi, ma devo mantenere la calma se voglio che tutto sia più soddisfacente dopo. Lui incredulo lascia la giacca sul divano e un sorrisino gli si stampa sul volto mentre si umetta le labbra. Porco! Non ti basta la tua puttanella hai anche il coraggio di andare a letto con me adesso.
In poco tempo mi raggiunge e guardandomi sussurra: " sei la ragazza più sexy che abbia mai visto in vita mia."
" Certo.."- dico spingendolo verso la camera da letto. Cade sul letto e io mettendomi a cavalcioni su di lui inizio a spogliarlo, mentre lui cerca le mie labbra. Mi afferra e tenendomi in braccio si alza e fa aderire la mia schiena contro il muro. Pensa davvero che io ci stia e tutto sembra far credere questo. Lo spingo nuovamente sul letto iniziando a slacciargli i pantaloni lasciandolo in mutande. A questo punto quasi mi vergogno, ma è necessario farlo. Gli tolgo anche l'intimo lasciandolo nudo come un verme con il suo amichetto già pronto. Ora che lo vedo meglio non è nemmeno così dotato come lo era il mio ex, altro bastardo. A quel punto mi allontano mentre lui preso dall'eccitazione esclama: " dove vai?"
Prendo le manette e apro il balcone. Un vento gelido entra nella stanza mentre io torno su di lui e sussurro al suo orecchio: " sei un fottuto bastardo."
Se inizialmente pensava che fosse uno di quei metodi per portare l'eccitazione alle stelle, dopo aver visto la mia espressione incazzata ai massimi livelli deglutisce, ma non ha nemmeno il tempo di dire " ba" che si ritrova sul balcone con aria confusa.
" Che stai facendo?"
" Metto in atto una delle tante idee che mi erano venute in mente ieri notte quando tu stranamente non eri a casa."
Con velocità straordinaria lego le sue mani al ferro del balcone chiudendo a chiave le manette e mi assicuro che lui sia in bella mostra. Prendo la chiave e la metto momentaneamente nel reggiseno e prima di tornare dentro dico: " spero che questo ti chiarisca un pò le idee e soprattutto ti faccia capire che sei solamente un verme e tutti devono saperlo. Ah e un'altra cosa: quando torno qui, esattamente fra tre settimane, voglio sapere che ti sei dato per disperso. Beh naturalmente solo dopo che riuscirai a liberarti."
Butto la chiave ai piedi del letto mentre mi infilo un maglione beige lungo, un paio di calzamaglia nere e stivaletti dello stesso colore della maglia.
" Sasha ti prego liberami! Parliamone! Mi dispiace, io non volevo farlo."
Prendo tutto l'occorrente compreso gli occhiali da vista che infilo immediatamente e dico: " ciao George e spero che tu trascorra un bel Natale."
Mi sbatto la porta alle spalle e mi dirigo nel cortile sul retro dove c'è la mia auto ad aspettarmi. Metto le valige nel bagagliaio e mi dirigo a casa di Margaret che appena mi vede inizia a farmi mille domande.
" Tranquilla, sto bene e tutto è andato altrettanto bene."
Le racconto cosa è successo e scoppia a ridere. Io non riesco a ridere anche se naturalmente il tutto raccontato mi appare così divertente e spassoso. Purtroppo sono profondamente delusa e arrabbiata. Tutto questo mi fa male. Mi rendo conto di indossare una maschera agli occhi degli altri. Ho messo una maschera ma non so più riconoscerla, per questo faccio fatica a toglierla, anzi non so neanche se continuerò a tenermela di questo passo. Me ne rendo conto quando mi succedono queste cose.
" Lasciatelo dire: sei un genio!"- esclama dopo essersi ripresa.- " mio Dio! Io non sarei riuscita a far nulla del genere! Quanto vorrei essere te!"
" Ci perderesti un sacco."
" Ma no! Sei bella, sei intelligente e sei coraggiosa. Un modello da seguire."
" Dimentichi che sono cornuta alla seconda."- dico.- " davvero non ti conviene essere me, se non riesci a gestire la tua vita e l'amore. Inizio a pensare che io sia destinata ad essere tradita da ogni uomo che credo sia perfetto per me.."
Margaret resta in silenzio e mi abbraccia cercando di infondermi un pò di amore che purtroppo al momento dentro di me non trova spazio.
" Ricorda che per qualsiasi cosa io ci sono. Non farti nessun problema a parlare con me, d'accordo?"
Mi verrebbe voglia di piangere, ma non lo faccio, perché così cederei il passo alla debolezza, cosa che odio profondamente.
" Grazie."- è l'unica cosa che esce dalla mia bocca con un tono decente. Se continuassi a parlare rischierei di brutto.
" Adesso basta con tutta questa negatività. Facciamoci una bella tazza di thé."
Penso che nonostante tutto, questo pomeriggio in compagnia di Margaret sia stato il migliore di tutta la mia vita e quasi mi fa tristezza lasciarla.
Purtroppo ho già prenotato il volo e poi una parte di me sente la grande necessità di allontanarsi da New York.
Così quando arrivano le sei del pomeriggio saluto la mia amica per dirigermi in aeroporto.
" Mi raccomando spacca i culi a tutti ora che vai a Los Angeles, che tanto città degli angeli non è."
Scoppio a ridere e l'abbraccio.
" Grazie mille per tutto e non preoccuparti, ti chiamerò tutti i giorni."
" Ti terrò informata su tutto quello che succede a me e a Robert alle prese con quell'incapace di Lizzie."
" Poveri voi."- dico ridendo.- " fa la brava."
" Agli ordini capo."
Le faccio la linguaccia e poi vado via. Quando arrivo in aeroporto mi stupisco di non aspettare così tanto per la mia chiamata. L'hostess molto gentile mi accompagna al mio posto e finalmente mi sistemo e tiro un sospiro di sollievo insieme all'aereo che prende il volo.
Chissà se quest'anno a Los Angeles nevicherà. Per tutte queste variazioni climatiche che stanno accadendo spero proprio di sì.
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Capitolo 2 *** Sometimes they come back ***
E' sempre un piacere sapere che potrò continuare a vivere dopo aver resistito al viaggio in aereo. Sono appena scesa e cosa molto importante sono sana e salva!
Io non sopporto questo tipo di mezzo per viaggiare, preferirei di gran lunga andare a piedi in qualsiasi area remota del pianeta piuttosto che spostarmi con l'aereo, perché ho sempre quell'assurdo timore che esso possa cadere trascinandomi con sé negli abissi della morte. Un brivido improvviso percorre tutta la mia schiena mentre io cerco di distinguere mia sorella fra il gruppetto di persone che si è formato a poca distanza da me. Scuoto la testa per liberarmi dal brivido e stringendo più forte i bagagli, appena presi, faccio qualche passo incerto verso quella gente sconosciuta, ma all'improvviso sento un peso enorme sulle spalle e due mani che mi stringono facendomi perdere non solo l'equilibrio ma anche il fiato.
" Sì, sì, sì!"- esclama allegramente mia sorella soffocandomi.- " finalmente sei qui!"
" Peste non riesco a respirare!"- le dico quasi senza voce.
" Oh sì..ehm hai ragione."- si scusa liberandomi e parandosi di fronte a me.
" Sei sempre la solita."- le sorrido scuotendo la testa. Lascio per un attimo i bagagli e aprendo le braccia la invito ad avvicinarsi. Lei non aspetta altro e finisce nuovamente per stritolarmi.
" Mi sei mancata, peste."- le sussurro teneramente all'orecchio.- " e non sai quanto."
Molti pensano che il super agente sia una bastarda senza cuore e il più delle volte finisco per crederci anche io a quelle voci di corridoio. Ma in realtà la mia vera essenza è dolce, sensibile e così umana che molto spesso finisce per non reagire davanti agli ostacoli soprattutto di cuore. Sono molto insicura anche se non lo do a vedere.
Le uniche persone a cui mostro il lato " colorato" sono i miei genitori, mia sorella LaToya, Margaret e qualche altro amico e amica presente qui a Los Angeles. In altre parole, mostro la vera me. Al resto del mondo mostro il lato " scuro", quello che mi ha resa famosa in tutti questi anni nell'ambito poliziesco e quando questo lato domina so essere molto vendicativa.
E' come se vivessi con un alter ego dentro di me, quello che uso nel momento in cui ho paura di mostrarmi debole con gli altri.
" Anche tu, iena."
Quando finalmente ci stacchiamo, LaToya prende i miei bagagli e con aria autoritaria e seria urla: " per favore fate largo! Scusate!"
La gente naturalmente si sposta per farci passare, ma è alquanto imbarazzante per me vedere quella scena.
" Perché urli?"- le chiedo raggiungendola.
" Beh perché qui sta passando un agente dell'FBI con le palle e la gente deve scattare."- risponde con semplicità facendomi la linguaccia. Si allontana senza aspettarmi mentre io mi fermo e la guardo camminare decisa verso l'uscita.
E' davvero la mia degna erede. Naturalmente questo non glielo dirò, perché non amo fare complimenti, nè tanto meno esaltare le persone. E' una cosa che ho imparato con il mio lavoro. Gli elogi e le esaltazioni finiscono sempre per creare quelle situazioni alquanto scoccianti, dove le persone diventano talmente sicure di sè da cullarsi sugli allori. E ne ho vista di gente sopravvalutarsi e cadere poi nel loro stesso gioco.
No, non dirò nulla.
La Toya mi fa cenno di seguirla. È così impaziente! Annuisco e mi avvio verso il varco che mi condurrà finalmente a casa.
" Ti avviso: mamma ha messo le mani in camera tua."
La Toya mi guarda preoccupata prima di aprire la porta di casa. Spalanco gli occhi e indietreggio scendendo un gradino.
" Che cosa?!"- esclamo boccheggiante.
" Ehm.."
" Ti prego non dirmi che l'ha decorata con colori disgustosi e troppo femminili che solo a lei piacciono!"- dico terrorizzata. Al solo pensiero svengo. La Toya non risponde, ma continua a fissarmi indecisa se scappare o restare.
" Chi tace acconsente! Quindi è così?"- chiedo spaventata.- " rispondimi!"
Lei annuisce cercando di non guardarmi.
" Merda. Ma che le è saltato in mente?"
" Ssh non urlare! Non lo so cosa le è preso, sta di fatto che ora te la devi tenere. Più volte aveva detto che voleva cambiare l'arredamento e ora l'ha fatto."
Iniziamo bene! La sola idea di entrare nella mia vecchia camera e ritrovarla stravolta mi spinge a prendere il primo aereo e scappare in Giappone. Prima che possa dire qualche altra cosa lei mi precede dicendo: " ti prego non ferirla. Lei pensava di farti contenta quindi quando vedrai la tua stanza esprimi felicità o quanto meno falla contenta con un sorriso. Sai che lei ci tiene."
Mia sorella ha ragione. Ferire mia madre con i miei modi rozzi è l'ultima cosa che voglio fare. Annuisco e dico: " su apri."
Lei sorride e dopo aver aperto la porta l'aria di casa investe in pieno i miei polmoni e un sorriso spontaneo spunta sulle mie labbra screpolate. Casa dolce casa!
Inutile, l'unico posto in cui starò bene e mi sentirò protetta sarà questa casa.
" Mamma! Papà! Siamo arrivate!"- urla mia sorella. Un attimo dopo il suo grido, appaiono entrambi i miei genitori con un sorriso grandissimo e carico di affetto.
" Sasha!"- esclama mia madre felice avvicinandosi per prima e abbracciandomi come fossi l'ultima ancora di salvezza esistente sulla faccia della Terra. Adoro quando mi stritola in quel modo, il suo abbraccio è tutto quello di cui ho bisogno per sentirmi di nuovo me stessa. Si stacca da me e prendendo il mio viso fra le sue mani magre mi studia a lungo e dice: " ti vedo un pò patita. Scommetto che non mangi per niente."
" Effettivamente i miei pasti non sono gli ideali."- dico imbarazzata.
" Beh adesso lo saranno. Devi ingrassare, non mi piace vederti con una mazza di scopa. Sei dimagrita troppo."
Dimagrita?! Ma se sono aumentata di due taglie! Ma è inutile protestare, tanto non mi crederebbe. Questa è la sfortuna di avere una madre come la mia, severa in fatto di cibo.
Tutto questo per dire addio a quell'ipotetica dieta che avevo intenzione di iniziare. Che poi, pensandoci, sono molto intelligente: volerla iniziare giusto quando torno a casa mia, dove mangiare è la prima regola che non si deve infrangere.
" Eve che ne dici se mi lasci abbracciare mia figlia?"
" Papà!"- esclamo raggiungendolo. Per un attimo mi sembra di tornare bambina, a quando correvo come una pazza verso di lui che mi sorrideva felice, come lo sta facendo adesso. Le sue braccia forti mi avvolgono mentre dice: " la mia agente 007. Mi sei mancata tanto."
" Anche tu e la mamma."- dico con la testa appoggiata sull'incavo della sua spalla massiccia. Dovete sapere che anche mio padre era un agente al servizio dell'FBI ed è stato lui a trasmettermi questa passione per il pericolo. Sono èassati circa tre anni da quando ha deciso di andare in pensione per dedicarsi all'attività che gli è sempre piaciuta, ovvero, aprire un negozio di libri. Ricordo che quando gli dissi di voler intraprendere la sua stessa carriera si infuriò alla grande, semplicemente perché non voleva che io rischiassi grosso come a volte è successo, ma siccome siamo fatti della stessa pasta, la mia testardaggine è riuscita a vincere sulla sua, e ora sono diventata la sua erede. Spero che sia orgoglioso di me.
Quando finalmente gli abbracci finiscono mamma si sfrega le mani e dice: " bene! Tesoro andiamo in camera, così ti sistemi."
Intercetto lo sguardo di mia sorella accanto a mio padre e capisco che la condanna a morte è giunta. Sorrido e prendendo i bagagli dico: " andiamo."
Mamma continua a farmi il terzo grado mentre saliamo le scale e lentamente ci avviciniamo alla mia stanza. Quando giungo davanti alla porta deglutisco mentre lei apre la porta. E lo spettacolo che vedo blocca qualsiasi mia espressione.
Ovunque mi giri vedo tonalità di rosa perseguitare la mia vista. Mi sembra di essere entrata in una casa per bambole tutta rosa confetto. Mi sento male, voglio morire, sparatemi!
La mia faccia è indescrivibile, almeno io non me la so descrivere. Penso che sia una maschera inanimata piena di crepe. Cielo, ma perché mia madre deve avere un gusto così disgustoso? Magari alle altre ragazze potrà anche piacere, ma a me fa solamente vomitare.
In più al disordine meticoloso, portato avanti per interi anni, un ordine alquanto fastidioso si è sostituito dandomi un colpo al cuore. Tutti i miei poster e intere collezioni di cianfusaglie se prima occupavano tutta la zona principale, ora occupano l'angolo della camera, quella in netto contrasto con tutto ciò che di femminile c'è grazie a mia madre!
" Sorpresa!"- esclama trionfale mamma, credendo di avermi resa la ragazza più felice del pianeta, ignara invece che sia il contrario.- " ho pensato che ormai sei grande e che questa stanza aveva bisogno di cambiamento. Ti piace?"
Cambiamento? Mi piace?
Okay Sasha calmati e usa il cervello.
Guardo mia madre e mi sforzo di sorridere per non vederla triste.
" E'...è.."- dannazione non mi riesce facile dire " magnifica."
Mamma mi guarda e con lo sguardo mi incita a continuare.
" E'...magnifica."- dico cercando di risultare contenta.
" Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta!"- esclama lei felice. Beh almeno una delle due lo è.
Si avvicina e mi abbraccia dicendo: " sono davvero felice che tu sia qui."
Chiudo gli occhi abbracciandola e respirando il suo profumo.
" Ti vado a preparare qualcosa da mangiare. Sarai affamata."
" Va bene."
Mamma sorride e si allontana chiudendo la porta e lasciandomi sola. Mi guardo intorno portando le mani sui fianchi. Mia madre è pazza, ma la adoro per questo. Spero di abituarmi a questi cambiamenti improvvisi.
Ma la cosa positiva in tutto questo è che sono a casa ed è questo che mi piace.
" Dannate lenti a contatto!"- impreco ad alta voce mentre mi sistemo per la terza volta la lente sinistra. Sono anni che le uso per uscire la sera, eppure non sono mai riuscita ad abituarmi del tutto a loro. Ma io continuo a metterle perché mi piace soffrire e smettere per un attimo di indossare i soliti vestiti comodi che il lavoro richiede.
Roger ed Evelin, i miei due punti di riferimento qui a Los Angeles, mi hanno letteralmente costretta ad uscire questa sera con loro e naturalmente mia sorella non è stata da meno anche se non uscirà con noi. Io non ho potuto far nulla per rinunciare e quindi ho dovuto aprire il mio armadio, prendere un paio di pantaloni stretti neri, una maglia bianca con motivi neri e grigi e infilare le mie dannate decolté nere dal tacco vertiginoso. Guardandomi allo specchio e fissando in particolare quei tacchi, mi chiedo che cosa mi era saltato in testa quando avevo deciso di comprarli.
" Ma perché metti le lenti? Sai che ti danno fastidio."- dice mia sorella che non conosce la privacy altrui e si intrufola come una spia nelle altre stanze senza un minimo di ritegno e curiosando in ogni angolo. La guardo dallo specchio e dopo essermi sistemata finalmente la lente le chiedo: " mai sentito il detto: chi bella vuoi appare deve soffrire?"
" Sì ma.."
" Lascia quel pacco."- le ordino categoricamente mentre la vedo trafficare sulla scrivania. Lì dentro ci sono tutti gli aggeggi che uso nel lavoro e le due pistole che porto sempre con me. Che volete farci, io vedo il pericolo ovunque. Lascia il pacco alzando le mani in segno di arresa.
" Scusa."- dice sedendosi sul letto.
" E poi io voglio soffrire."- le ricordo mentre ripasso il trucco non troppo pesante sugli occhi e marco le mie labbra con il rossetto rosso.
" Contenta tu."- risponde prendendo il mio gatto di peluche e iniziandoci a giocherellare.
Sistemo meglio i capelli in una coda alta e mi rendo conto guardandoli allo specchio che sono molto lunghi. Ha ragione mamma, dovrei tagliarli, almeno un pò.
" Perché non ti fai bionda?"- mi chiede mezza annoiata LaToya continuando a giocherellare con il peluche.
" Eh? Non rinuncerò mai al mio colore naturare. Nero a vita."
" Eppure staresti bene, secondo me."
" Odio il biondo."
Prima che lei possa dire altro il campanello suona e io prendendo la giacca e la borsa mi dirigo in salotto dove mio padre ha già fatto accomodare Roger ed Evelin.
" Farete tardi?"
" Papà!"
" Beh cosa c'è?"- chiede con finta severità.- " non posso chiederlo?"
" Non preoccuparti Richard. Con me è al sicuro."- risponde Roger facendomi l'occhiolino.
Sorrido e avvicinandomi a lui dico: " certo. Forse sarebbe meglio dire il contrario."
Evelin scoppia a ridere e dopo aver salutato mio padre andiamo via.
" Beh dove andiamo?"- chiedo mentre mi siedo in macchina.
" In un locale che hanno appena aperto in centro. Tranquilla ti piacerà."- mi assicura Evelin con il suo sorriso.
" Okay, voglio fidarmi di voi."
Effettivamente il posto non è male tranne il fatto che la maggior parte della gente qui presente non fa altro che fumare e la cosa mi da molto fastidio.
" Fuma anche tu e ti ritroverai quella sigaretta in un posto a te non molto gradito."- minaccio Roger che stava per seguire quell'esempio.
" Messaggio ricevuto. Vado fuori."- dice allontanandosi.
Ma per il resto la serata procede alla grande e non potrebbe andare meglio. Quando Roger torna ci divertiamo e balliamo come pazzi. E' proprio un bel posto e adoro la musica che c'è.
Ma poi ti ricordi che il divertimento ha la dannata abitudine di finire troppo presto.
Infatti, appena mi siedo insieme a Evelin per riprendere fiato il mio sguardo si sposta su un gruppetto non molto lontano da noi composto da quattro persone e la mia espressione serena si congela in due secondi. I miei occhi intercettano la figura di un uomo magro e incredibilmente bello, che sta ridacchiando serenamente con una ragazza. Lo riconoscerei ovunque. È Jared.
Resto imbambolata a fissarlo e il cuore inizia a battere all'impazzata senza che io sappia di preciso perché lo stia facendo senza il mio consenso.
" Merda."- esclamo. Evelin mi guarda confusa.
" Cosa c'è?"
" Non voltarti."
" Oddio, c'è un delinquente, vero?"- mi chiede spaventata.
" Qualcuno di molto peggio."
Evelin si gira lentamente e guarda lo stesso soggetto che sto guardando io. Jared nel frattempo si è alzato e strano ma vero sta parlando con Roger! E no! Non si può!
" Sarebbe lui il fuorilegge?"- mi chiede scoppiando all'improvviso a ridere.- " bella storia!"
La sua risata inizia ad innervosirmi.
" Piantala."- le ordino in tono autoritario e immediatamente il suo sorriso muore sulle labbra lucide e la sua espressione si fa seria. Sa perfettamente che non tollero queste cose e per di più odio che in questo momento ci sia quell'essere a pochi metri da me.
" Che vuoi fare?"- mi chiede quasi timorosa di venir sbranata.
" Secondo te?"- le chiedo a mia volta continuando a squadrare un Jared ignaro ancora della mia presenza, e felice e spensierato continua a scherzare con Roger.
" Non so. Preferisci andare via?"
A quelle parole distolgo lo sguardo dal gruppetto e infervorata rispondo: " eh, scherzi? Perché dovremo andarcene? Solo perché c'è lui? Noi resteremo qui e se è necessario anche per tutta la notte."
Evelin è decisamente sconvolta dal mio modo di fare.
Sapete cosa c'è di snervante nel rivedere il proprio ex dal vivo? Il fatto che sia dannatamente sexy e fottutamente bello nonostante la voglia di odiarlo sia alle stelle. E la cosa ancora più snervante è che sia stato lui a tradirmi e ciò a distanza di un anno e mezzo non riesce ancora a scendere nel mio stomaco, semplicemente perché ero davvero innamorata e così presa che pensavo davvero di aver trovato l'uomo perfetto, sapete, quello che molte ragazze trovano nei sogni, ma che è così onirico, da non poterlo portare nella realtà. Il cosiddetto principe azzurro. E io avevo avuto il privilegio di vedere quel sogno trasformarsi in realtà, ma non pensavo che fosse così caro il prezzo per averlo portato in una realtà a cui non apparteneva.
E poi non pensavo nemmeno che fosse così stronzo, sì perché Jared Leto è uno stronzo di prima categoria. Forse le mie parole sono dettate dal grande rancore che provo nei suoi confronti. Molto probabilmente lui si sarà dimenticato di me, e soprattutto della spaccatura che ha provocato nel mio cuore e credo che anche se io decidessi si farglielo presente, a lui non interesserebbe nulla. È uno stronzo, dopotutto.
Strano è vestito anche bene e naturalmente è seguito da una bionda sicuramente rifatta dalla testa ai piedi.
E altrettanto sicuramente trombata giorno e notte.
Mi sono allontanata dai miei amici per prendere un bicchere d'acqua al bar e mi sono abbandonata sullo sgabello del bancone cercando trovare di nuovo la pace che il turbamento ha portato via. Come Evelin anche Roger mi ha chiesto se voglio andare via, sapendo che la vista di Jared manda in ebolizione il mio sangue per la rabbia e io naturalmente ho dato la stessa risposta. Non voglio andarmene per colpa sua. Il mondo non gira intorno a lui, né tanto meno devo lasciargli spazio, quando non ne merita.
Però io devo anche ricordarmi che se devo dividere la stessa stanza con la persona più odiata, devo accettare anche le probabili conseguenze della mia scelta.
" Un bicchiere d'acqua, per favore."
Quella voce calda mi provoca un piccolo sussulto. Il mostro si è materializzato in tutto il suo splendore e profumo. In altre parole, Jared è accanto a me. Adesso che faccio?
In quello stesso momento i nostri occhi senza volerlo si incontrano e temo quasi di morire. Nonostante la luce colorata e a tratti bassa, so bene di che colore sono quegli occhi, così belli da farmi perdere il controllo.
Ma santo cielo, Los Angeles non è un paesino di montagna così piccolo da far risultare quasi snervante il fatto di conoscere a memoria tutta la popolazione. È una giungla, cazzo! Eppure in un attimo quella giungla si è trasformata nell'odiato paesino di montagna. Sasha mantieni il tuo comportamento impeccabile.
"Sasha?"- chiede sorpreso, quasi spaventato di vedermi lì.
"Guarda chi si vede. Jared."- la mia affermazione è talmente atona e priva di qualsiasi sentimento, che quasi mi faccio paura.
"Che ci fai qui?"- mi chiede schiarendosi la voce. Lo vedo turbato e indeciso sui movimenti da adottare. Ma che cazzo di domanda è? Cosa posso mai fare in un locale dove si ride, si scherza e si passa la notte bevendo e ballando?
"Quello che ci fai anche tu."- rispondo infastidita. Ci fissiamo per minuti eterni, nessuno dei due deciso sul da farsi, in particolare lui.
" A te non è mai piaciuto frequentare questi posti."- ora riconosco la sua sfacciataggine.
" Si può cambiare."- rispondo senza guardarlo.
" E' vero."- dice.- " perdona la mia sfacciataggine."
Non credevo che la sua presenza potesse rendermi così nervosa. Così per evitare altri turbamenti decido di allontanarmi. Ma la sua mano blocca il mio braccio e in questo modo sono costretta a riflettermi di nuovo nei suoi occhi. Ma che male ho fatto?
" Ehi.."
" Lasciami andare."- replico fredda con un pizzico di minaccia.
" Aspetta."
Non volendo Jared nel tentativo di fermarmi per la seconda volta ha provveduto ad attirarmi troppo a sé così ora siamo pericolosamente vicini in attesa di una mossa. Il mio cuore credo che scoppierà.
" Oh mio dio! Sasha!"
Chi devo ringraziare per questa improvvisa salvezza dall'inferno? Quella voce sbucata dal nulla, infatti, ha allentato la presa e reso l'aria meno tesa. Mi volto verso la sua direzione e vedo un ragazzo molto magro e più alto di Jared venirmi incontro con un sorriso che va da un orecchio all'altro illuminando quel viso delicato incorniciato da riccioli neri e corti.
" Chuck!"- esclamo raggiungendolo e abbracciandolo. Di sfuggita guardo Jared alquanto stupito ed evidentemente dispiaciuto nel non continuare il nostro..discorso?
Ne approfitto per mostrarmi ancora più cordiale e gentile con il mio vecchio collega di lavoro.
" Lui è Jared Leto, penso che tu lo conosci. Chi non lo conosce qui a Los Angeles?"- dice Chuck nel momento in cui, la diva, sentendosi evidentemente messa da parte si avvicina a noi, evitando le attenzione di quella bionda che lo segue ovunque.
" Già chi non lo conosce?"- ripeto senza stringergli la mano. Sa davvero fingere!
" E' il bello dell'essere famoso."- scherza lui, ma il suo sguardo è serio e mi trafigge più di mille coltelli. In quel momento ci raggiunge un altro ragazzo che si rivolge a Jared dicendo: " Jay non puoi perderti l'ultima trovata di Gus. Muoviti vieni!"
Lui a malavoglia va via portando gran sollievo nei miei polmoni.
Jared
Avete presente quando la voglia di far fuori qualsiasi cosa vi passi fra le mani si amplifichi in maniera esagerata appena la rabbia si annida dentro lo stomaco?
Ecco chi ne sa qualcosa può capirmi. Ma la cosa più scandalosa è che non so nemmeno io il motivo di questo singolare cambiamento di stato d'animo. Ero uscito con la voglia di divertirmi e stare in compagnia di qualche essere umano conosciuto e ora torno a casa arrabbiato e per nulla soddisfatto della serata.
L'unica cosa che si è impressa nella memoria è la bellezza seducente di Sasha e la sua presenza lì in quel locale che è riuscita a congelare il mio cervello.
Ma quando pensavo di avere un modo per avvicinarmi di nuovo a lei, qualcuno ha provveduto a lasciarmi a bocca asciutta. E la cosa mi ha innervosito tantissimo.
Ciò che mi ha assolutamente infastidito è stato la grande complicità che ho visto fra il mio amico poliziotto Chuck e lei, Sasha.
Io e Chuck siamo gli unici a popolare il parcheggio dove spero di ritrovare la mia auto, visto che ultimamente le macchine sono facili vittime dei ladri. Forse è l'avvicinarsi del Natale che porta a svolgere queste azioni, eppure credevo che questo periodo dovesse rendere gli uomini più buoni.
Sono fortunato, la mia auto è esattamente dove l'avevo lasciata.
" E' stata una bella serata, vero?"- mi chiede serenamente Chuck che ha velocizzato il passo per starmi accanto. Bella serata? Con lui che faceva il simpatico con la mia ex?! E io che da povero stupido sembravo essere di troppo?! Sasha era l'ultima persona che avrei voluto vedere lì dentro e vederla non ha fatto altro che aprire una porta che avevo cercato di sigillare.
A quelle parole la belva che stava crescendo dentro di me si sveglia e decidere di controllare le mie azioni.
Infatti, io mi blocco e con tutta la forza che ho dentro le mie braccia, afferro per la giacca Chuck e faccio aderire la sua schiena contro il muro.
" Ehi!"- esclama sorpreso.
"Perché, perché, perché non me l'avevi detto?"- gli chiedo arrabbiato ad un palmo dal suo viso.
"Che era un locale senza spogliarelliste? Sei messo così male che ti disperi per questo?"
La sua risposta non aiuta a migliorare la situazione.
"Idiota, non è di questo che sto parlando. E poi cosa ti salta in testa? Io sto messo alla grande, pensi che Sharin era lì tanto per?"
"Allora?"
Respiro affondo e dico: "Sasha! Come fai a conoscerla? Perché è qui a Los Angeles? Perché era in quel locale? E soprattutto perché parlava con TE?!"
Credo di aver parlato senza prendere fiato e di aver in questo modo sconvolto Chuck. Resta per un attimo in silenzio, incastrato fra il muro e me.
"Ehi calmati, così mi metti ansia. Che ti prende?"
"Tu rispondimi e tutto filerà liscio come l'olio a partire dai tuoi bei ricciolini ai quali non succederà nulla."
"Tu sei un pazzo!"- esclama.
"Avanti rispondimi!"
"Okay, ma restiamo calmi. Prima di tutto lasciami andare. Ti ricordo che sono un agente e che quando mi girano, non rispondo delle mie azioni."- il suo tono è troppo calmo. Solitamente lo è quando si scalda. Meglio che mi dia una calmata. Lo fisso e mi allontano da lui quel poco che basta per vederlo sistemarsi il colletto della giacca e fissarmi a sua volta.
"Sasha e io abbiamo lavorato insieme tempo fa ad una sfilata di moda a Parigi. Lo stilista era ossessionato dalla possibilità che potesse essere ucciso da qualcuno e così aveva alzato le misure di sicurezza intorno a lui e ai suoi lavoratori. Era un pazzo sclerato, semplicemente ossessionato. Lì non volava nemmeno una mosca e così ebbi modo di fare quattro chiacchiere con la collega che mi avevano affiancato, e cioè Sasha."
"E?"
"E cosa?"- mi chiede confuso.
"Non fare il finto tondo tanto sai di cosa sto parlando."
" Vuoi dire, se me la sono portata a letto intendi?"
"Esatto."
Chuck boccheggia per un attimo sgomento.
"Che dici, sei impazzito per caso? Tu vedi rischio di sesso in tutto quello che fai e vedi, santo cielo!"
"Non è vero! Vorresti dirmi che sembro un depravato?"- esclamo inalterato. Spero che non ci senta nessuno. Sembriamo una coppia alle prese con litigi ridicoli.
"Dipende dai momenti."
Mi verrebbe voglia di saltargli addosso e ucciderlo, ma penso che se lo facessi il mio piano si rivolterebbe contro me stesso.
Okay, Jared calmati e non fare cazzate.
"Continua."- gli dico cercando di calmarmi.
"E' qui per trascorrere le vacanze di Natale dai suoi genitori ed era lì per passare una serata diversa. Comunque sia Sasha per me è una sorella e una buona amica. Mi fido molto di lei e non ho mai avuto in vita mia pensieri che potessero mettermi in imbarazzo quando ero con lei. Ora ti sei calmato?"
Bene, non era nulla di allarmante, anche se gli atteggiamenti di Sasha mi hanno fatto credere a tutt'altro.
"Sì."- risposto un pò imbarazzato.
"Sia ringraziato il cielo. Mi spieghi il perché di tutta questa pseudo violenza fisica e psichica?"
"Semplice curiosità."
"CHE COSA? SEMPLICE CURIOSITA'? Ma se stavi per ammazzarmi! La chiami semplice curiosità il voler quasi uccidere il tuo amico senza un minimo senso di logica?"
"Okay, scusami forse sono stato un pò esagerato."
"FORSE?"- marca Chuck minaccioso.
"Okay okay..scusami sono stato esagerato."- dico facendomi piccolo piccolo.
"Ora va meglio. Allora mi spieghi un attimo il vero motivo? Perché non ti credo."
Merda, è giunto il momento di dire quello che non volevo minimamente far uscire dalla mia bocca. Respiro affondo e poi lascio che le parole vadano spedite una volta che scelgo le parole da usare.
"Io e Sasha siamo stati insieme."
Passo un minuto della mia vita in completo silenzio.
"Quando dici insieme intendi che.."- dice Chuck facendo un passo in avanti, rompendo per primo il silenzio.
"Era la mia ragazza, ma non la novità di turno, proprio la mia ragazza."
Credo di non essere mai stato in imbarazzo come in quel momento e non chiedetemi il motivo di ciò..perché non lo so.
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Capitolo 3 *** Broken- hearted girl ***
Hola ^.^!
Per vostra sfortuna ho aggiornato!
Ringrazio tutti voi per aver letto, a chi ha commentato e a chi ha deciso di seguirmi! Mi sento potente sappiatelo!
Okay non fateci caso ma sono completamente andata e in qualche modo mi devo sfogare u.u
Cooooomunque, vi avviso che sto capitolo è na palla e che si può definire come la miccia da cui poi avremo un risvolto..forse xD
Ah, il titolo è preso dalla canzone di quella figa strabona di Beyoncé, ma la canzone che mi sono iniettata nelle vene per tutto il parto del capitolo è un'altra sempre sua ovvero questa: https://www.youtube.com/watch?v=x3-s_EgTvss
Quindi se trovate qualche errore di scrittura è per colpa della mia innata capacità di farmi trasportare dalla canzone. Se vi va tenetela come sottofondo, vi serve soprattutto per immedesimarvi nelle parole di Sasha alla fine u.u
Tanti auguri a chi vorrà inoltrarsi <3
Perché, perché, perché?!
Lo ripeterei all'infito se non fosse per la mia testa che rischia di scoppiare da un momento all'altro a furia di chiedermi la stessa cosa così insistentemente. Lo ripeterei a voce alta, ma sono sola nella mia stanza e se l'allegra compagnia per puro caso mi sentisse, penserebbe che sono pazza visto che è notte fonda, o peggio ancora, penserebbe che ci sia qualcuno con me pronto per un rapporto sessuale. Preciso che quest'ultima cosa sarebbe un'idea di mio padre.
Appoggio la testa sulla porta della mia camera chiusa a chiave e lascio che un lungo sospiro fuoriesca dalla bocca. Non so se pensare a quel sospiro come un sollievo o sintomo di malessere, quasi un soffio d'aria spazientito che vuole ricordarmi qualcosa che volevo evitare.
Ma perché dovevo incontrare Jared?
Cazzo, tutte le volte che ho avuto la possibilità di tornare qui a Los Angeles quest'anno non è mai successo, e ora puf come per magia eccolo comparire in tutta la sua fottuta bellezza.
Perché non muore?
Okay devo calmarmi. Non chiederei la morte nemmeno del mio peggior nemico, visto che non sono per la pena di morte, ma per la tortura atroce. Pensandoci forse è la stessa cosa, ma ora poco importa sapere per che cosa sono favorevole. La cosa che adesso mi interessa è quella di trovare un modo per calmarmi e cercare di dormire. Lo so, sarà praticamente impossibile e tutto grazie a lui.
" Ti amo.."
Lo fisso negli occhi perdendo quel minimo di lucidità che mi è rimasta e divento in pochissimi secondi dipendente da quel sorriso e quel volto così angelico. Ogni volta che pronuncia quelle parole il mio cuore si ferma per un attimo perché nonostante me lo ricorda più volte durante i nostri momenti intimi, io non riesco a crederci. Un sorriso affiora sul mio viso e penso di avere gli occhi che brillano. Delicatamente con un dito percorro i suoi lineamenti mentre lo vedo chiudere gli occhi per sentire meglio il mio tocco.
" Anche io.."- gli sussurro avvicinandomi al suo orrecchio. Le onde si infrangono sulle rocce e piccole gocce finiscono per posarsi sulla mia pelle e volare fra i miei capelli già inumiditi dal vento che porta con sé il profumo del mare. Jared ne approfitta in quel momento per baciarmi.
I baci diventano sempre più passionali, come piacciono a me. Il suo tocco mi fa impazzire e penso che tra le sue braccia io sia la donna più protetta del mondo. Mi sento così bene, così sicura che nessuno potrebbe ferirmi in questo momento.
Ho lui al mio fianco, e per me è tutto quello che conta.
E poi tutto è andato distrutto.
Quel ricordo è ancora così nitido nella mia testa da farmi male. È riuscito ad aprire di più quella ferita che ho cercato sempre di richiudere ma che è ancora perfettamente aperta al limitare di una bella infezione.
Una serie di immagini con lui al mio fianco compaiono nella mia mente come una serie di flash. Non riesco a proteggermi da essi e l'unica cosa che posso fare è quella di guardarli senza far qualcosa. Quella debolezza è riuscita a sconfiggermi ancora una volta.
" Basta!"- sussurro chiudendo gli occhi.- " basta!"
Le lacrime affiorano involontariamente sul viso preannunciando uno di quei pianti inarrestabili, che lacerano ulterioremente la mia anima. Mi accascio a terra con la schiena appoggiata alla porta.
Ci siamo amati e non metto in discussione il fatto che lui potesse amarmi veramente. Ci voglio credere. Ma poi che cosa è andato storto? Continuo a chiedermelo a distanza di un anno e più. A volte penso se non sono stata io la causa che ha portato all'inevitabile rottura. Mi chiedo dove sbaglio, perché debba essere destinata a soffrire. Vorrei riuscire a dimenticare Jared, con tutta me stessa, ma non ci riesco e sebbene sia riuscito a ferirmi, a spezzarmi il cuore, io provo ancora amore nei suoi confronti. Io! Quella stronza che è riuscita ad ammanettare un uomo nudo per vendetta. Con Jared non ci riuscirei, perché quel briciolo di sentimento positivo che ancora provo non mi consente di vendicarmi.
Mi asciugo le lacrime e mi rialzo cercando di non piangere. Odio farlo, ma quando mi ci metto sono degna di un premio oscar. Voglio solamente dire addio a questo amore che non dovrei provare per un soggetto del genere.
Amore..
L'amore è come un cancro: ignorarlo non lo curerà, continuerà a crescere lentamente, fino a premere con forza contro le pareti del cervello, del cuore e dello stomaco. Devo cercare un modo per non amare più, forse starei meglio.
Quando mi metto a letto sento quel magone far di nuovo il suo ingresso, ma non piango, perché sto lottando con tutte le mie forze.
Cerco di chiudere gli occhi e trovare la pace in un mondo parallelo. Solo se varco quella porta potrò forse trovare pace, almeno per qualche ora.
Uno..due..tre..
Le gocce man mano si fanno sempre più numerose tanto che non riesco più a tenere il conto, ormai il mio quattro conterà almeno mille gocce d'acqua contemporaneamente quindi tanto vale smetterla. La pioggia inizia a farsi più insistente, segno che mi intrappolerà qui in casa per tutta la prossima ora. Conosco bene il tempo qui a Los Angeles: quando inizia a piovere si può dire addio ai mille impegni fuori casa.
Io adoro la pioggia, soprattutto quello stato di tranquillità che riesce a donarmi quando sento che l'inquietudine e l'ansia mi turbano l'animo. Ogni volta che piove spendo quei lunghi momenti a guardare il cielo con la faccia quasi appiccicata al vetro della finestra, come facevo quando ero piccola. A volte vorrei tanto tornare bambina, a quando i problemi riguardavano la rottura di un bambolotto o della casa delle bambole. Quando si è bambini si vive felici, spensierati e si pensa che nulla potrà mai cambiare e che si rimanga sempre così. Purtroppo non si mette mai in conto la crescita sia umana che dei problemi. Ad ogni centimetro di altezza corrisponde un nuovo problema così come con l'aumentare degli anni.
Poi quando davvero non si può più tornare indietro si aspettano queste giornate di piena tranquillità per chiedere ancora una volta di tornare indietro o quanto meno pregare che la pioggia non finisca così presto.
Sento il freddo insinuarsi sotto il maglione di lana, così grande che quasi ci navigo dentro e le mie gambe reclamano di riposarsi. Non so per quanto tempo sono stata alzata, ma credo che sia da tanto visto il fastidio che sento dai piedi in su.
Mi dirigo sul divano dove mi abbandono del tutto perdendo quasi i sensi chiudendo gli occhi. Forse meglio aprirli perché appena li chiudo l'immagine sorridente di Jared compare in tutto il suo splendore turbandomi ulteriormente.
In quel momento sento un tocco delicato sulla spalla e quando mi giro per vedere chi sia una tazza colorata si para davanti ai miei occhi.
"Ti ho portato un po' di cioccolata calda."- dice allegramente mia sorella porgendomela questa volta garbatamente.- " attenta che scotta."
"Grazie."- dico gentilmente abbozzando un piccolo sorriso. LaToya si siede vicino a me e fissandomi inizia con le sue domande.
"Come è andata ieri sera? Vi siete divertiti? C'era molta gente? Mi hanno detto che il locale non fa molti affari."
La guardo confusa. Possibile che in un secondo sia capace di fare così tante domande? Nemmeno io ci riuscirei.
" Ci siamo divertiti."
La mia sinteticità e il tono quasi sepolcrale accendono in mia sorella un piccola luce di allarme che noto immediatamente nei suoi occhi.
" Sei pensierosa."- afferma seria.
"Niente di importante."- rispondo guardando verso la finestra.
"Ogni volta che dici così è sempre tutto il contrario."- continua imperterrita. Io non la guardo. Preferisco interessarmi alla piccola cornice senza foto sul comodino che rispondere.
La sento sbuffare e poi ad un tratto dice: "ora vuoi dire a tua sorella cosa ti è successo?"
La guardo ma non spiccico una parola. Non saprei da dove iniziare. Non riesco a trovare le parole giuste per poterle dire quello che è successo e quello che provo ora.
"Centra il lavoro?"- mi chiede quasi timorosa. Magari centrasse quello!
"No."- rispondo nuovamente senza guardala.
"Sasha mi stai facendo preoccupare."
"Ieri sera ho visto Jared."- dico precipitosamente.
Un silenzio improvviso fa la sua comparsa nella stanza ed è così nauseante che quasi mi innervosisce. Perché ora che serve, LaToya sta zitta? Non amo che ci sia il silenzio dopo quel nome.
" Dì qualcosa!"- sbotto quasi minacciosa.
" Cosa vuoi che ti dica? Era piuttosto facile incontrarlo in giro, soprattutto ora che è ancora in pausa."
" Grazie, mi sei di grande aiuto."- dico sarcastica.
" Scusa. È che quando si tratta di lui io non so come comportarmi con te."- risponde abbassando lo sguardo. Non ho voglia di vederla dispiaciuta per me così la stringo a me e le sussurro: " ora tutto quello di cui ho bisogno è di uno dei tuoi abbracci."
Sa che questo significa che dobbiamo cambiare argomento. L'ultima cosa che voglio fare in questa mattinata uggiosa è quella di piangermi addosso e crogiolarmi nella disperazione, magari strappandomi letteralmente anche i capelli.
Sensibilità del cazzo! Non potrei essere sensibile solo al freddo?
" Mamma non c'è cosa ne dici se combiniamo un casino in cucina facendo i biscotti?"- chiede all'improvviso. Il suo sorriso è allegro e lo so che lo fa per aiutarmi. Le sorrido e annuisco.
Chissà magari così mi distraggo.
Forse sono pazza, oppure ho perso il cervello nell'impasto dei biscotti. Fatto sta che ho deciso di fare un giro in bici approfittando del fatto che il cielo si è schiarito anche se la strada è ancora umida. Questa atmosfera mi ispira e ho bisogno di scorrazzare con la mia bicicletta alla velocità della luce fra le strade come facevo da bambina.
" Dove vorresti andare con quella bicicletta?"- mi chiede LaToya confusa sull'uscio della porta. Le sorrido e dico: " ho deciso di fare due passi."
" Con quella?"- esclama quasi scioccata.
" Perché cos'hai contro la mia bellissima bici?"- le chiedo con finta rabbia.
" Tu non sei normale! E se si mette di nuovo a piovere?"
" Non pioverà più, non preoccuparti."
" E se per via della strada bagnata dovessi cadere?"
" E se tu la smettessi di fare l'uccello del malaugurio?"
Lei scoppia a ridere e dice: " hai ragione. Beh almeno torna presto!"
" Certo!"- esclamo mentre salgo sulla mia fedele amica e inizio a pedalare aumentando sempre di più la velocità fino a quando mi rendo conto di essere molto lontana da casa mia. Il vento freddo mi investe in pieno provocandomi un senso di libertà che credevo di non riuscire a provare più. Ma poi proprio nel momento in cui pensi che nulla potrebbe cambiare ciò che provi, puntualmente c'è qualcosa che ti ricorda di tornare sul pianeta Terra.
Quando svolto l'angolo finisco per scontrarmi con qualcuno che ha avuto la mia stessa genialata. Cado dalla bicicletta e sento qualche osso spezzarsi durante il mio atterraggio sull'asfalto.
" Tutto bene?"
La voce è maschile e anche molto famigliare. Mi alzo sui gomiti leggermente confusa e quando focalizzo la mia attenzione sul soggetto resto a fissarlo per un pò prima di rispondere. Quando realizzo chi ho di fronte a me deglutisco all'istante.
Jared.
Il destino ha deciso seriamente di giocare con il fuoco e non sa che potrebbe davvero scottarsi. Lo fulmino con gli occhi mentre lui mi raggiunge preoccupato.
" Potrebbe andare meglio se tu ti dessi fuoco. Almeno illumineresti la mia giornata."- gli dico restando a terra. La sua espressione si trasforma ed è fra il divertito e l'irritato per via della mia sfacciataggine. Poco importa, io combatto il mio male in questo modo. Almeno riesco a sentirmi leggermente meglio.
" Vedo che il senso dell'umorismo non ti lascia nemmeno quando cadi. Mi dispiace, ma non ho con me la benzina. Se vuoi che me ne vada lascia almeno che ti aiuti a rialzarti. Dopottutto è colpa mia se sei caduta."- dice tendendomi la mano. Calcolo le altre possibilità che ho per alzarmi senza toccarla, ma tutte le varie soluzioni cadono perché non sento tutta la forza per alzarmi in modo autonomo. Così sbuffando accetto il suo aiuto ma una volta alzata mi allontano senza nemmeno dirgli grazie e riprendendo la mia bicicletta dico: " bene, ora se non ti dispiace io vado via."
" Sasha ma tu stai sanguinando!"
Solo in quel momento sento qualcosa di caldo al livello della gamba destra. Accidenti! Possibile che sia così delicata da essermi sbucciata in modo esagerato il ginocchio?
" E' una cosa da niente."- dico con superficialità.
" Siamo a pochi metri da casa mia. Vieni così sistemiamo il guaio."- nella sua voce non traspare nessuna esitazione, ma solo autorevolezza. Non ha capito che può farsi davvero male?
" Non ci metto piede a casa tua."- sbotto facendo un passo avanti dandogli le spalle. Non l'avessi mai fatto! Appena faccio qualche passo il fastidio diventa maggiore insieme al bruciore.
" Okay, fai come vuoi."- risponde lui in tono di sfida. Capisco di aver bisogno di aiuto e il caso vuole che l'unica persona in grado di darmi soccorso sia questo soggetto non identificato qui dietro di me. Credo che se non accetterò morirò lungo il tragitto di ritorno dissanguata.
" Merda."- sussurro fra me infastidita.
" Hai detto qualcosa?"- mi chiede Jared divertito. Evidentemente non avevo parlato così a voce bassa. Sospiro e girandomi dico: " spicciamoci, non ho tempo da perdere."
Secondo voi, il fatto di entrare a casa del nemico non è un principio di masochismo?
Faccio di tutto per concentrarmi sull'arredamento intorno a me, per l'ennesima volta cambiato, che posare gli occhi sull'improvvisato dottore tutto fare.
" Ahia!"
Dopo quell'esclamazione di dolore diventa inevitabile incrociare il suo sguardo, sereno e affettuoso.
" Ho quasi fatto."
" Brucia!"
" Ecco fatto. Così andrà molto meglio."
Quando Jared finalmente mi lascia in pace, credo di aver raggiunto la pace dei sensi. Non sento più nessun di dolore o fastidio e purtroppo il merito è di quel gran coglione che mi è di fronte e che continua a sorridermi cordiale. Devo dirgli davvero grazie?
Maledizione.
" Grazie."- sussurro incerta guardandolo di sfuggita.
" Di nulla."- il suo tono cordiale mi urta, forse non si è capito. Mi alzo e noto che il pantalone è macchiato di sangue, ma poco importa. Adesso la cosa che mi interessa per davvero è quella di uscire da qui sana e salva. Non so come, ma devo andare. Ma prima che possa decidere sul da farsi, la sua voce mi ferma.
" Ti va una tazza di caffé?"- mi chiede imbarazzato.
" No, devo andare."
Conosco bene quella casa nonostante l'arredamento cambiato, quindi non ho problemi ad allontanarmi e imboccare la strada verso l'ingresso.
" Sasha."
L'ansia dopo quella chiamata sale, insieme al nervosismo. Mi giro e lo fisso.
" Cosa c'è?"- chiedo dopo un pò infastidita. Lui si avvicina e sospirando mi guarda negli occhi senza battere ciglia. Il cuore torna a battere all'impazzata e cerco in ogni modo di restare calma e soprattutto di far uscire al meglio la stronza che è in me o quanto meno la sua sosia.
"Senti volevo dirti che mi dispiace."
La sua voce è bassa, calma e risentita. Lo guardo a lungo prima di rispondere perché una rabbia assurda improvvisamente si fa spazio dentro di me.
Ridicolo.
"È troppo tardi per le scuse, non ti pare?"- chiedo con un tono glaciale.
" Lo so, dovevo cercarti. Fare qualcosa di più per farti capire che era stato solo un errore e che non volevo perderti. E non ho fatto nulla per tutto questo tempo perché sono uno stupido."
" No, non sei semplicemente stupido. Sei un coglione, bugiardo, egoista e stronzo."
" Io.."
"Jared, sai il significato di tradimento?"- gli chiedo quasi urlando.
" Sì."
" No, invece!"- esclamo scoppiando in lacrime.- " tu non lo sai! Perché avresti capito che commetterlo avrebbe significato perdermi per sempre. Pensavi che ti avrei capito? Ti sbagliavi!"
" Sasha, ti prego calmati. Mi fa male vederti così."- dice avvicinandosi e toccandomi le spalle.
" Io non mi calmo!"- urlo allontanandomi.- "e vuoi sapere un'altra cosa? Ciò che più mi ha fatto male, è stato quello di saperlo prima dai giornali, dall'intero mondo, e dopo da te! Ecco qui la cornuta internazionale!Tu non sei stato capace nemmeno di farti coraggio e dirmelo! Come vuoi che mi sia sentita? Come puoi pensare per un attimo che io possa accettare le tue scuse ora? Ti sei mai chiesto come ci si può sentire vedendo delle foto in cui il tuo ragazzo bacia un'altra donna che non sei tu? Lo sai? No, perchè tu non sei me! Non puoi capire come ci si sente, perchè sei un uomo, un bastardo, uno stronzo che non si è nemmeno degnato di dirmi che si era stufato di me!"
Mi avvicino a lui e puntandogli il dito contro lo colpisco sul torace continuando il mio sfogo.
" Pazienza, felicità, impegno, umorismo, intimità e fedeltà. Sono queste le componenti fontamentali in un rapporto. Evidentemente a te non interessavano, per te era più importante il sesso tanto che io non ti sono bastata e te ne andavi a spasso trombandoti quelle quattro puttanelle delle tue amichette. Devo continuare o ti basta come spiegazione? Tu mi hai mancato di rispetto. Mentre io pensavo a te tu te ne sbattevi altamente. Hai mancato alla cosa più importante, alla fedeltà. Nemmeno per tutto l'oro del mondo mi fiderei nuovamente di te!"
Se non avrò un arresto cardiaco ora, diventerò immortale. Negli occhi di Jared noto un velo di tristezza che non avevo mai visto e questo un pò mi meraviglia. Dopo averlo colpito abbastanza con il mio dito ossuto, mi allontano.
"Sasha."
"Non parlare, non devi parlare! Commetteresti solo un errore aprendo adesso quella fogna. Sono stufa!Ti prego di andartene per sempre dalla mia vita!"- esclamo bloccando ogni sua iniziativa.
Scappo letteralmente via sbattendomi la porta alle spalle e prendendo la mia bicicletta corro via da quel posto in cerca di uno che mi possa ridare la calma persa.
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Capitolo 4 *** Are you ready? ***
Il freddo colpisce
con
violenza il mio viso, ma non importa. Non sarà lui a
fermarmi.
Sto
correndo come un matto con la bicicletta rischiando non solo di
travolgere i passanti, ma anche di sfiorare la morte. Nella mia testa
c'è solo un pensiero, o meglio, un nome: Sasha. La
velocità con cui
è uscita da casa mia mi ha allarmato. Ho paura che le possa
essere
successo qualcosa. Non bisogna mai sottovalutare la rabbia e il
dolore, perché il più delle volte sono quelle che
fanno commettere
le peggiori azioni, la maggior parte delle quali sono non volute.
Forse sono io che sono troppo preoccupato. Conosco Sasha e so che non
è il tipo che fa cazzate, ma le persone possono sempre
cambiare e
lei non sarebbe immune da cambiamenti. Ho visto un paio di posti dove
poteva essere andata e naturalmente le mie ricerche hanno avuto un
esito negativo. Magari è tornata a casa e io mi sto
preoccupando
invano, ma c'è qualcosa dentro di me che mi dice di
continuare la
ricerca giusto per stare tranquillo. Così ora mi
è rimasto un solo
posto da vedere ed è la spiaggia. E' un posto abbastanza
insolito in
cui andare per via del freddo e la probilità di venire
investiti
nuovamente dalla pioggia. I nuvoloni minacciano una bella replica, ma
quello è il suo posto preferito e magari è andata
lì per calmarsi.
Penso
che se continuo con tutti questi pensieri finirò per
ricavarne un film!
Appena
arrivo scendo dalla
sella e quasi non presto nemmeno attenzione alla bicicletta che
lascio in un angolo frettolosamente e con passo felpato mi dirigo
spedito alla meta che mi sono stabilito. Mi guardo intorno fino a
quando vedo una figura non troppo lontana, da sola e molto
famigliare. Sorrido e mi inizio a calmare. Lo sapevo che l'avrei
trovata qui.
Sasha
è seduta e si lascia colpire dal vento che
porta in sé tutta la carica di una nuova tempesta. Spero
solo di
arrivare in tempo a casa! Non mi avvicino, perché
così rischierei
solamente mi fare maggior danni, più di quanti ne ho fatti
prima.
Così resto a guardarla lontano dalla sua vista e dal suo
raggio di
azione. Beh lei non mi avrebbe visto nemmeno se mi fossi avvicinato
perché è di spalle e la sua attenzione
è rivolta al mare grigio
come il cielo, ma comunque sia preferisco starle lontano e osservare
tutti i suoi movimenti. Sospiro e cerco di calmare il cuore che per
la preoccupazione stava per salirmi in gola e uscire dalla bocca.
Dannata ragazza!
Sasha
ha sempre avuto coraggio da vendere, un
cervello brillante e un modo di fare che mi ha affascinanto fin da
subito. Lei è quel tipo di donna che ti conquista in due
fottuti
secondi, non perché sia una strega e brava negli
incantesimi, ma
perché è completamente diversa sia dalle ragazze
che frequento io,
sia da una donna comune. E' quella che si potrebbe definire una donna
con le palle. Caratteristica non comune e da prendere in seria
analisi essendo rara da trovare.
Non
nascondo di aver passato con
lei i momenti più belli della mia vita. Era riuscita a
cambiarmi, a
rendermi migliore. Ma evidentemente la testa di cazzo che è
in me
non si era del tutto assopita e ha fatto in modo di trovare la
scorciatoia giusta per tornare e riuscendoci purtroppo.
Le sue
parole mi tornano alla mente e come le lame di mille coltelli mi
colpiscono il petto spingendosi fino al cuore e più sento
quelle
urla di rabbia mischiate al pianto e più mi sento uno
schifo.
Ma cosa
ho fatto?
Solo
ora ho capito
veramente quanto grande sia stato il male che le ho provocato. C'era
bisogno di quello sfogo di rabbia per capire che ho sbagliato tutto e
che non posso tornare indietro. Avevo preso tutto con estrema
facilità. Il solito gioco sporco: mi diverto
finché posso e poi do
il ben servito. E l'avevo fatto anche con Sasha nonostante fosse
stata l'unica a distanza di anni ad aprire il mio cuore arido.
Merda!
Ma perché sono
così? Sono un mostro!
Vorrei
parlare, farle
capire davvero che mi dispiace.
In quel
momento, mentre
sono immerso in tutte queste congetture mentali, Sasha si è
alzata e
a quanto pare ha deciso di andare via e prima che si possa accorgere
della mia presenza, naturalmente non gradita, vado via. Torno dalla
mia bicicletta che trovo a terra in un modo davvero sgraziato e dopo
essermi messo in sella aspetto di nascosto Sasha per seguire la sua
direzione. La mia è semplice curiosità!
È come se in quel modo io
la possa proteggere da qualche nemico invisibile provocato dal mio
senso di colpa.
Appena
lei parte io la
seguo non perdendo nemmeno per un secondo i suoi movimenti. Lo faccio
a fatica visto che la sua velocità è nettamente
superiore alla mia.
In quel frangete di tempo sento gridare il mio nome. Qualcuno mi ha
riconosciuto. Probabilmente è un fan o forse un conoscente.
Beh al
momento non posso fermarmi, ho una missione da portare avanti. Se
missione si può chiamare. Piuttosto io la chiamerei "
stalkeraggio". Ecco forse quel termire è quello giusto.
Sasha
rallenta e io faccio lo stesso, cercando comunque di restare nel suo
raggio. Si è fermata di fronte al negozio di libri del padre
e
lascio che i miei occhi la guardino per l'ultima volta, prima che
scompaia dietro la porta. Dopo essermi del tutto tranquillizzato vado
via diretto a casa.
Sasha
L'abbraccio
di mio padre è
qualcosa di unico e nella scala delle cose più calde occupa
il primo
posto seguito dalla tazza di cioccolata fumante. Ha in sé
tutti i
requisiti per essere un ottimo conduttore termico e una medicina per
i pensieri.
" Cosa
ci fai in giro
in bicicletta con questo tempaccio?"- mi chiede dopo avermi
lasciata andare.
" Una
passeggiata."-
rispondo guardandomi intorno. Tutti quei libri mi spingono a voler
restare lì per il resto dei miei giorni ad immergermi in un
mondo
del tutto diverso e più colorato rispetto a quello in cui
vivo. Mio
padre ritorna al bancone mentre io prendo a casaccio un libro e
inizio a sfogliarlo chiudendo gli occhi e gustandomi quel piccolo
venticello che le pagine provocano.
Respirare
l'odore delle
pagine di un libro credo sia la cosa migliore. È un profumo
per
poche persone, come dice mio padre. È una fragranza che
racchiude in
sè il sapore di una magia arcaica e millenaria che solo in
pochi
possono capire.
" Ora
che ci penso,
dove hai lasciato Cacchetta?"
La voce
di mio padre mi
distrae da quel paradiso. Chiudo il libro e lo rimetto al suo posto
per poi avvicinarmi anch'io al bancone. Sorrido e scuoto la testa.
Cacchetta è il nome che mio padre utilizza per identificare
George.
"
Ancora quel
soprannome? Ma perché?"- gli chiedo studiando dei segnalibri
colorati esposti al pubblico.
" Mi
piace chiamarlo
così. Mi sembra un effemminato. Comunque come mai non
è venuto con
te?"
" Lunga
storia."-
rispondo alzando lo sguardo.
" Non
dirmi che vi
siete lasciati!"
"
Sì."- gli
dico imbarazzata.
"
Evvai!"-
esclama gioioso.
"
Papà!"-
esclamo a mia volta scandalizzata.
"
Dovevo farlo.
Lasciamelo dire: quel tizio non faceva per te."
Alzo
gli occhi al cielo e
dico: " è la stessa cosa che mi ripeti ogni volta che mi
lascio
con qualcuno. Mi chiedo chi fa davvero al caso mio."
" Dean!"
Per la
seconda volta alzo
gli occhi al cielo scuotendo questa volta la testa.
"
Papà
non cominciare! Quel ragazzo mi fa vomitare. Continua a mangiarsi le
caccole nonostante abbia trent'anni."
Scuote
le spalle e con una
piccola smorfia sul volto dice: " piccoli dettagli."
Sorrido
mentre continuo la
mia indagine su tutto ciò che mi circonda. E' un posto
davvero
magnifico!
"
Perché vi siete
lasciati?"- domanda mio padre tornando alla carica dopo nemmeno
due minuti. Resto in silenzio nei seguenti tre minuti. Poi abbastanza
imbarazzata e senza guardarlo negli occhi rispondo: " mi
tradiva."
"Continua.
So che c'è
una storia dietro."- dice lui costringendomi a guardarlo negli
occhi. Io sospiro e fissando la mia attenzione su dei volantini
attaccati al bancone inizio a raccontargli cosa ero venuta a sapere e
anche ciò che avevo combinato per vendicarmi. Che imbarazzo!
Lui
scoppia a ridere e io
comincio a vergognarmi come una ladra. Ma perché gliel'ho
detto?
" I
miei complimenti.
Ben fatto davvero!"- esclama lui continuando a ridere. Sorrido
di malavoglia e poi tornando seria dico: " lasciando da parte i
complimenti, comincio a chiedermi se non sono io il motivo di tutto
questo."
Mio
padre afferra le mie
mani inchiodando i suoi occhi nei miei.
"
Sasha, non sei tu
il problema, non pensarlo nemmeno per un secondo. È il mondo
che è
formato da gay che fingono di voler essere uomini, ma infondo lo
sanno anche loro di non avere sostanza. È solamente
questione di
tempo e vedrai che le cose andranno meglio. Evidentemente la tua
intelligenza e bellezza non sono fatte per questi esseri inferiori.
Ma come si dice, c'è sempre un'eccezione e quando meno te
l'aspetti
essa busserà alla tua porta."
"
Vedremo."-
rispondo fissandolo. Non riesco a sorridere come sta facendo lui. Il
suo sorriso serve per rassicurarmi, ma ora c'è ben poco da
rassicurare nel mio animo. Sono ancora troppo irrequieta dopo quello
che mi è successo. E appena penso a Jared torno nuovamente
ad
incupirmi.
"
Tesoro di papà,
sarò anche invecchiato, ma certe cose le capisco, anche se
sono un
uomo."
" Cosa
dici?"-
chiedo fingendomi confusa mentre prendo una penna e inizio a
scarabocchiare un foglio. Mio padre ha già capito tutto.
È una cosa
che abbiamo nel DNA capire all'istante cosa passa nella testa della
gente.
"
Quella faccia ce
l'avevi solo quando quel bel figliolo di Jared ti aveva lasciata."-
risponde con tono autoritario, di uno che non ammette polemiche sulla
sua scoperta.
" Non
capisco.."
Mio
padre sorride.
" Cara,
tu capisci e
anche meglio di me. Sei sveglia e hai il cervello più attivo
di una
centrale elettrica. E poi sei mia figlia!"
Okay,
è inutile
continuare a fare la scema per non andare in guerra. Ho imboccato
questa strada e ora mi tocca percorrerla a mio rischio e pericolo.
Mai che sia qualcosa di semplice!
" Non
ne voglio
parlare."- rispondo secca, continua a scarabocchiare.
"
Quindi in qualche
modo centra Jared."- conviene mio padre.
"
Possiamo cambiare
argomento?"- chiedo alzando lo sguardo sul detective. Mio padre
allora, prende alcuni libri che stava evidentemente iniziando a
mettere in esposizione e dice: " vuoi un consiglio su qualche
bella lettura? Mi sono appena arrivati dei romanzi d'amore strappa
lacrime che sono una meraviglia."
Lo sta
facendo apposta.
Mio padre è dispettoso, talmente dispettoso che a volte
sembra più
un bambino che un adulto. Lo guardo mentre prende un libro e
inforcando gli occhiali legge il retro della copertina.
"
Questo, per
esempio, parla di un tradimento. La ragazza cerca in tutti i modi di
dimenticare e finisce per trasferirsi a New York. Ogni Natale torna a
casa dai suoi genitori a Los Angeles, la stessa città che
deve
condividere con il suo ex. E.."
"
Papà!"-
esclamo. Non so se ridere per il suo comportamento o irritarmi per
questa sua insistenza. Lui e mia madre sono uguali!
"
Sì?"- chiede
ingenuamente.
" La
smetti?"
" La
smetto solo se
tu ti sfoghi."- risponde cancellando l'aria innocente e tornando
con il suo tono di sfida. Rimette il libro vicino agli altri e mi
fissa in attesa della mia risposta.
" L'ho
già
fatto..con il diretto interessato."- rispondo definitivamente
sconfitta.
Gli
racconto tutto, anche
se un pò mi vergogno. Sto parlando con mio padre di cose
prettamente
femminili! Rendiamoci conto! E' così..innaturale!
Comunque
sia gli racconto
dei due incontri casuali e del piccolo incidente e gli mostro anche
il pantalone macchiato di sangue giusto per non omettere nessun
particolare. E poi arrivo alla parte dello sfogo con l'aggiunta del
pianto. Parlo così tanto che la bocca si è
inaridita, ma allo
stesso tempo sento di non provare più vergogna. Forse questo
è
dovuto allo sguardo di mio padre, rassicurante. Do voce ai miei dubbi
e al fatto se riuscirò davvero ad andare avanti. Quando
termino il
discorso mio padre è ancora in silenzio, come se stesse
scegliendo
le parole giuste da dirmi. Ma il suo gesto mi lascia stupita. Invece
di parlarmi si avvicina e mi abbraccia.
"
Tesoro passa tutto.
Devi essere solamente più forte di quanto non lo sei
già."- mi
sussurra all'orecchio. Parlare in questo momento è difficile
perché
ho il magone che stringe la mia gola. Non devo piangere! Basta!
" Dai
fatti un giro
tra gli scaffali. Ci sono degli arrivi fatti apposta per te."-
mi dice dandomi un bacio sulla guancia. Annuisco e mi inoltro nella
foresta. C'è di tutto e di più. Resto per un
tempo indefinito
circondata da quelle bellezze immergendomi in piccoli assaggi di
lettura.
"
Trovato qualcosa di
interessante?"
La voce
di mio padre mi fa
fare un salto secondo solo a quello di un canguro. Giusto nel momento
in cui ho incollato le mie mani su "
I
Fiori del male" di Charles Baudelaire.
"
Oh!"- esclama lui guardando il libro.- " sai che questo è
il libro preferito di Ville Valo?"
"
Lo so. Me l'hai detto tu stesso."- rispondo mettendo il libro al
suo posto.
"
Oh giusto."- dice grattandosi distrattamente il capo.- "
sareste una bella coppia."
" Chi, io e Ville Valo?"
"
Certo! Chi sennò?"- esclama mio padre come se fosse un fatto
ovvio.- " lo conosciuto alcuni anni fa, sai?"
"
No, questa cosa non me l'hai detta. Sul serio?"
Lui
annuisce contento.
"
Una persona a modo. E poi è un bel tizio, insomma potrebbe
interessarti anche dal punto estetico, almeno penso. Ho il suo numero
di telefono. Non mi sono fatto sfuggire nulla, eh! Credo che quel
giovanotto sia una di quelle eccezioni di cui ti parlavo."
Lo
guardo e inevitabilmente scoppio a ridere. E' così strano
sentirsi
dire da un padre queste cose!
"
Papà! Sei impossibile!"- dico continuando a ridere.
"
Dico sul serio."
"
Basta con queste rock star!"- esclamo sorridendo.- " beh io
ora vado."
" Dove?"
" A casa. Tutte queste
lacrime mi hanno stancata."
" Bene allora ci vediamo
verso le otto di stasera."
"
Okay."
Dopo
avergli dato un bacio sulla guancia esco fuori, prendo la bicicletta
e vado via, dritta spedita a casa.
Ti
sei mai chiesto come
ci si può sentire vedendo delle foto in cui il tuo ragazzo
bacia
un'altra donna che non sei tu? Lo sai? No, perchè tu non sei
me! Non
puoi capire come ci si sente, perchè sei un uomo, un
bastardo, uno
stronzo che non si è nemmeno degnato di dirmi che si era
stufato di
me!
Pazienza,
felicità, impegno, umorismo, intimità e
fedeltà. Sono queste le
componenti fontamentali in un rapporto. Evidentemente a te non
interessavano, per te era più importante il sesso tanto che
io non
ti sono bastata e te ne andavi a spasso trombandoti quelle quattro
puttanelle delle tue amichette. Devo continuare o ti basta come
spiegazione? Tu mi hai mancato di rispetto. Mentre io pensavo a te tu
te ne sbattevi altamente. Hai mancato alla cosa più
importante, alla
fedeltà. Nemmeno per tutto l'oro del mondo mi fiderei
nuovamente di
te!
Chiudo
gli occhi cercando
di scacciare quella scena e quelle parole, ma esse continuando a
rimbombarmi nelle orecchie anche se sto facendo di tutto per
evitarle. Ma ogni volta che chiudo gli occhi tutto mi ritorna alla
mente, non tralasciando nessun particolare, nemmeno il più
futile.
La mia
coscienza è
iperattiva e fa di tutto per tenermi legato a ciò che non
vorrei
risentire.
" Your
defenses were on high...your walls built deep inside. Yeah I'm a
selfish bastard...but at least I'm not alone.."
Non
riesco ad andare avanti. Smetto di suonare la chitarra e guardo al di
là della finestra l'oscurità investita dalla
pioggia. Il mio umore
è uguale a quell'oscurità. Non c'è
luce e angelo che possano
salvarmi. Non ci conto. So che nessuno mi salverà, e non mi
importa.
L'ho voluto io dopotutto.
Proprio
nel momento in cui sto per riprendere a suonare la porta della stanza
si apre e sento la voce di mio fratello chiamarmi.
" Come
mai stasera
sei così asociale?"
"
Perché così mi
gira."- rispondo tenendo gli occhi fissi sulla chitarra che in
quel momento trovo estremamente interessante.
" Che
cosa è
successo?"- mi chiede dopo un minuto di silenzio. Nonostante sia
molto calmo il suo tono di voce, so che è preoccupato.
" Nulla
di
importante."
"
Quella era was it a dream, vero? E io
dovrei credere che non sia nulla di importante?"
Sospiro
e per la prima
volta da quando Shannon è qui lo guardo. So che devo
parlargli,
perché é l'unico che potrà capirmi o
quanto meno è l'unico che mi
lasccerà parlare fino a quando avrò voce.
" Te la
ricordi
Sasha?"
Shannon
alza un
sopracciglio e chiude la porta. Fa un passo verso la sedia e quando
ne prende possesso dice: " se me la ricordo? Come faccio a
dimenticarla?"
" Beh
è qui a Los
Angeles. E io l'ho incontrata, per ben due volte..."- interrompo
la mia spiegazione per via di un improvviso imbarazzo. E' come se
avessi paura di andare avanti.
" Ho
sempre odiato i
racconti lasciati in sospeso. Fratello racconta, so che non
è finita
qui."
Metto
da parte la chitarra
e dopo alcuni momenti di silenzio inizio a parlare non tralasciando
nulla. Shannon segue attentamente, cosa davvero insolita visto che
è
uno di quei tipi che si distrae dopo due minuti contati. Questo
riesce a darmi forza per proseguire.
Shannon
esprime la sua
opinione solo quando termino il lungo discorso.
"
Secondo me è
giunto il momento di farti perdonare, o quanto meno, evitare che ti
possa castrare in pubblico appena ti avvicini solo per un semplice
ciao. Con questo non dico che ci devi tornare insieme, ma almeno
eviti di stare in questo modo e finisci per portare a termine la pace
universale."
Ha
ragione. Annuisco
guardando il suo sguardo rassicurante.
" Hai
ragione.
Qualcosa va fatta altrimenti mi sembrerà di avere la
coscienza
sporca."
" Ecco
così
ragioniamo. È esattamente la soluzione che ti
servirà per stare
bene con il tuo cervello."
" Il
fatto è come
faccio! Non posso presentarmi così di punto in bianco
dinanzi al suo
cospetto. Non credo che ci saranno altri incontri casuali."
" Forse
dovrei
dirtelo."- dice titubante Shannon guardandomi serio.
" Dirmi
cosa?"
"
Sapevo che Sasha
sarebbe tornata o almeno l'ho saputo due ore fa dalla mamma. Ricordi
la serata di beneficenza di lunedì?"
"
Sì, ma che
centra?"- chiedo deglutendo.
" Beh,
lei sarà
presente insieme a sua madre. E mamma sai che è rimasta in
buoni
rapporti con Eve. Quindi in un modo o nell'altro qualcosa mi dice che
vi ritroverete di nuovo insieme a condividere lo stesso spazio."
Santo
cielo! Non ero
preparato psicologicamente ad una cosa del genere! Qualcuno ce l'ha
con me o quanto meno vuole che mi dia una mossa. Mi alzo e torno a
guardare al pioggia.
" Bene.
Ho due giorni
di tempo, giusto?"
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Capitolo 5 *** Soldiers ***
Detesto
ripetere quel
dannato nome al cellulare e ripercorrere la storia per l'ennesima
volta solo per aggiornare qualcuno che non è stato accanto a
me
proprio nel momento più vivo della situazione. E'
imbarazzante,
irritante, snervante, ma soprattutto irritante!
Faccio avanti e dietro
nella mia stanza con il cellulare che invisibilmente è
incollato
all'orecchio sinistro, mentre il braccio comincia a farmi male
insieme alle gambe che non trovano riposo.
"Non ci posso
credere!"
Le urla sfiorano il
massimo dei decibel, ma la colla invisibile che tiene unita il
cellulare al mio orecchio è così resistente che
non mi permettere
di staccarlo, così mi limito a chiudere gli occhi, facendo
una
piccola smorfia di fastidio in memoria del mio orecchio colpito. Ma
possibile che Margaret sia capace di trasformarsi in una fangirl alla
velocità della luce?
Urla del genere occupano
il primo posto nella scala delle cose che odio di più.
Sbuffo mentre
distrattamente mi passo una mano fra i capelli appena lavanti e
leggermente umidi. Seconda cosa che odio: asciugare i capelli
completamente.
"E invece credici,
perché è così purtroppo. Dio mi faccio
pena!"- parlo più a
me stessa che all'interlocutore, mentre studio la punta di una ciocca
imprigionata fra le mie dita.Vomitando tutto quello che sento dentro
l'anima e i miei sentimenti ancora positivi e profondi nei confronti
di Jared, non ho fatto altro che peggiorare la situazione. Anche
volendo cambiare argomento c'è sempre un pretesto, un
piccolo
dettaglio che mi riporta indietro, mi lega a ciò che non
voglio
dire, pensare, ascoltare o rivedere nella mente. Sento un sospiro
carico di rimprovero dall'altro lato del ricevitore.
"Sciocchezze!
Sei umana Sasha, provi sentimenti come tutti noi! Sì, cara
sei
sensibile anche tu e soprattutto sei una donna, quindi la tua
sensibilità è maggiore. Non è un male
amare un uomo, anche se ti
ha fatto soffrire!"
Non è un male?
È un
cancro che lentamente e inesorabilmente mi sta consumando!
"Odio essere donna!"-
esclamo arrabbiata sedendomi finalmente sul letto. Ma non ci resto
per più di un minuto, neanche il tempo per sentire i muscoli
accomodarsi sulla morbidezza delle coperte. Così come una
molla
scatto in piedi e torno a fare il mio solito via vai che comincio ad
odiare. Questa volta non sento sbuffi, ma una voce chiara e
divertita.
"Guarda il lato positivo: almeno sei
intelligente."
"Beh tutto sommato
hai ragione."- rispondo abbozzando un sorriso che lei
naturalmente non può vedere, ma la mia voce lascia
trasparire il
divertimento che ho provato a quelle parole.
" Jared Leto, il
ritorno. Si potrebbe ricavare un bel film."
"Il suo vero nome è
testa di cazzo, non Jared Leto."- le ricordo sbuffando. Ho detto
di nuovo quel nome, l'ho ripetuto per l'ennesima volta e
l'irritazione è salita alle stelle.
"Sei sempre la
solita!"
"E' la verità,
Margaret! Dimmi se non ho ragione."
" Certo che hai
ragione a chiarmalo in quel modo, ma perché non cerchi di
curare
questa malattia? Insomma tu sei un tipo tosto. Cerca di attivarti,
perché non lo stai facendo! Quindi non lasciarti andare alle
tue
solite malinconie prima che prenda il primo aereo e venga lì
a Los
Angeles solo per affogarti."
" Ci proverò."
Non sono il tipo che
promette qualsiasi cosa, perchè so di non essere in grado di
mantenerle.
" Devi prottermelo."
" No Margaret, lo sai
che non ne sono capace. Ma prometto che ti terrò aggiornata
sui miei
stati d'animo."
" Ci conto!"- esclama. Poco dopo si
rivolge con un tono più serio dicendo: " Sasha devo dirti
una
cosa.."
"Devo preoccuparmi?"-
le chiedo attivando tutti i sensi. Sento il silenzio dall'altra parte
e la cosa davvero non mi piace.
"In un certo senso
sì."
Okay, Sasha respira. Mi
siedo e attendo il verdetto.
"Avanti spara."
"Si tratta di
lavoro."
A quelle parole la mia
tensione si allenta. Pensavo fosse una cosa che riguardava lei
stessa. Ma quando riguarda il lavoro ho imparato a controllare i miei
sentimenti più nascosti e negativi, perché non mi
porterebbero da
nessuna parte visto che ho deciso io di intraprendere questo viaggio.
La cosa che invece mi incuriosisce è il motivo per cui
Margaret ne
vuole parlare con me, visto che sono in vacanza. Allora pensando a
questo, un senso di nausea si sostituisce al precendente sentimento.
"E io cosa centro?"-
chiedo pensando già al peggio. Sento che in qualche modo io
centri
con questo problema.
"Centri un bel pò.."-
risponde lei. Visto, che avevo detto?- " il capo vuole che tu ti
occupi di un caso di malavita organizzata che vuole fare il botto
lì
a Los Angeles. Tu devi solo aiutare i tuoi vecchi colleghi
nell'operazione pratica e arrestare i delinquenti."
" Che cazzo vogliono
fare questi coglioni?"- chiedo arrabbiata.
" Si tratta di
commercio di droga."
" Perchè io?
Perché
il capo vuole rovinarmi le vacanze?"
La rabbia sale.
" Ehm..perché sei
l'unica agente che ha avuto a che fare con la centrale di Los Angeles
e che conosce bene il posto. E poi sei l'agente migliore."
Con l'ultima frase, vuole
forse lusingarmi e placare la mia ira? Beh la mia cara amica non ci
sta riuscendo, anzi ha peggiorato la situazione.
" Merda!"-
esclamo alzandomi dal letto.
" Su Sasha non fare
così! Il capo ha detto che ti ricompenserà a
dovere."
" Davvero?"- le
chiedo mettendo in pausa momentanea la rabbia.
" Sì. E sono sicura
che ti piacerà."
" Sai qualcosa al riguardo allora?"
" No, però lui
stesso ha detto che sarebbe stata una cosa di tuo grandissimo
gradimento."
Penso a cosa potrebbe
farmi davvero piacere, ma i pensieri del lavoro offuscano quasi del
tutto la mia mente quindi non riesco a dare grande spazio alla mia
fantasia, perciò smetto subito di arrovellarmi il cervello
su
qualcosa che ora mi sfugge.
" Bene, quindi
immagino che devo recarmi proprio ora al mio vecchio posto di lavoro,
giusto?"
" Sì. Lì
alla
centrale sanno già sa tutto del tuo arrivo e non vedono
l'ora. E poi
ti informeranno meglio."- conclude Margaret.
" Okay."
" Ora ti devo
lasciare. Lavoro in vista."- dice a bassa voce. Evidentemente
è
arrivato il capo.- " ci sentiamo presto."
"
D'accordo. Ciao!"
Chiudo la telefonata e
lancio il cellulare sul letto, ma ho calcolato male la mira. Infatti
il cellulare balza sul letto e poi con un secondo balzo cade a terra.
" Fanculo!"-
esclamo.
Ecco come rovinare le
vacanze natalizie ad un agente dell'FBI. Come se io non facessi
niente durante l'anno.
Imprecando sottovoce apro
lo sportello della macchina di mio padre, che gentilmente mi ha
prestato, e mi dirigo alla centrale di polizia di Los Angeles, che un
tempo era la mia seconda casa. Poi per diversi motivi tra cui quello
di voler evadere dopo la ferita sentimentale, mi sono trasferita a
New York e non ci misi moltissimo tempo ad abituarmi alla nuova
reggia. Ora però tornare qui mi sembra strano e un
pò fuori luogo.
Chissà chi ha preso il mio posto..
Quando arrivo a
destinazione noto che il parcheggio non è cambiato di un
millimetro
e inconsciamente parcheggio l'auto nello stesso posto cui ero solita
lasciarla al sicuro. Sorrido mentre chiudo a chiave e mi dirigo verso
l'ingresso con il cuore che stranamente mi batte forte. Forse
è
dovuto al fatto che rivedrò i miei colleghi e
conoscerò nuovi
agenti.
Appena entro l'aria
accogliente, la stessa che ho avuto modo di respirare per tanti anni,
investe in pieno i miei polmoni e un senso di gioia mi pervade anche
lo stomaco. Per essere insensibile su certe cose, è davvero
un
record per me avere queste sensazioni. Secondo me fra poco Los
Angeles o sarà ricorperta di neve, o verrà
colpita da un meteorite.
" Sasha!"
Mi volto e riconosco
Frank. Con un largo sorriso e le braccia spalancate si avvicina a me,
ma prima che possa fare un altro passo, lo raggiungo e lo abbraccio
con tutta me stessa.
Frank è l'agente
più
grosso e forzuto che abbia mai conosciuto. I primi tempi pensavo che
fosse l'ultimo dei giganti rimasto sulla Terra. È il terzo
di una
famiglia di afroamericani e viene da Huston. Può sembrare un
orco,
ma ha un cuore enorme. E' stato lui ad insegnarmi come mantenere la
calma, a non aver paura e a mantenere il controllo. È stato
un
maestro per me.
" Frank! Come stai?"
" Alla grande fin
quando va tutto bene. Tu?"
" Bene, anche se
potrebbe andare meglio."
" Scommetto per via
delle vacanze rovinate."- mi dice ridendo. Io annuisco.
" Tranquilla, sai che
qui ci si diverte quando arriva questo periodo dell'anno."
Rido insieme a lui
ricordando tutte le feste illegali organizzate insieme a rischio di
essere licenziati.
" Come sta Michelle?"
" Molto bene."
" Spero di poterla
rivedere."
" Oh la rivedrai, ne
sono sicuro."
Frank non è altro che
l'apri pista di una serie di abbracci, volti conosciuti che mi
salutano sorridenti e vecchi amici che scoppiano a ridere per le mie
battute poco femminili. Ricordo ognuno di loro e tutti i difetti e i
pregi che hanno, ad eccezione dei pochi novellini e novelline che
inquadrerò con il passare dei giorni. Ritrovo anche
Rosemary, il mio
angelo custode, con cui purtroppo persi i contatti. Ho ritrovato la
mia famiglia.
" Sasha! Bentornata!"
A quelle parole,
pronunciate con allegria, alcuni si spostano per far passare un
ragazzo riccioluto e molto alto e che io conosco molto bene. Lo
raggiungo e lo abbraccio.
" Chuck! Che bello
vederti qui!"
" Non volermene, ma
sono io colui che ha preso il tuo posto qui. Spero che non mi
ammazzerai per questo."- dice sorridendo.
" Ma figurati! Meglio
tu che una scimmia senza attributi."- gli dico sorridendo. Lui
sembra essere lusingato, anche se certamente potevo evitare quella
sparata, o meglio, dirla meglio. Ma tutti sanno che Sasha Preverett
non è il tipo che rende espliciti i complimenti e farli in
maniera
garbata, soprattutto vista l'avidità che ha nel darli.
" Ehm capo..abbiamo
un problema."- lo informa un ragazzino evidentemente alle prime
armi. È un pò imbarazzato nel vedermi. A quelle
parole tutto il
resto della gang torna ai suoi posti riconoscendo che il lavoro
è
tornato.
" Quale?"-
chiede Chuck.
" Cameron non vuole
parlare."
Guardo il ragazzino e poi
Chuck. Mi sento leggermente confusa. Così chiedo: " chi
è
Cameron?"
" E' una bambina che
conosce il nome del rapinatore di un suo amico, ma non vuole dirlo."-
risponde Chuck pensieroso.
" Ci abbiamo provato
in tutti i modi!"- esclama l'altro guardandomi negli occhi per
la prima volta. Beh con tutti questi uomini è normale che la
bambina
non sia riuscita a parlare. Gli uomini non hanno tatto, nè
grazia. A
volte serve un pò di tatto femminile.
" Vuole del thè. O
almeno continua a ripetere che il suo orsacchiotto vuole del
thè."-
continua il ragazzo.
" Beh che aspettate?
Portatemi quattro tazze di thé."- ordino a tutti e due.
" Cosa?"- chiede
Chuck sconvolto.
" L'ospite è sacro e
va trattato bene. Vuoi che si penta di essere stato a casa tua?"-
gli chiedo, recitando a memoria uno dei primi insegnamenti di Frank.
Era la sua metafora per dirmi che bisogna sempre assecondare
l'esigenza dell'interrogato affiché si crei una situazione
di
benessere che porti alla sua confessione. E Cameron è colei
che deve
avere una giusta ospitalità affinché
spontaneamente parli.
" Jack!"- urla
Chuck rivolgendosi ad un ragazzo con due fascicoli in mano. Alla
chiamata quest'ultimo lascia le scartoffie sul tavolo e si avvicina
immediatamente a noi.
" Vai al bar qui
vicino e ordina quattro tazze di thé."
Jack annuisce e va via.
" Ah! Qualcuno di voi
ha un peluche, anche piccolino in ufficio?"
Chuck continua a guardami
scioccato, ma poi volge lo sguardo al ragazzino che si gratta la nuca
perplesso. È una richiesta strana me ne rendo conto, ma
credo che
possa portare ad una soluzione, almeno spero.
" Dovrei avere
qualcosa io."- dice alla fine lo stesso Chuck dirigendosi nel
mio vecchio ufficio. Il ragazzo nel frattempo mormora qualcosa e va
via imbarazzato. Quando Chuck torna mi mostra un piccolo pinguino di
peluche davvero adorabile. All'improvviso mi viene in mente Tomo e la
sua dannata fobia per questo animale e inizio spontaneamente a
sorridere.
" Che bello!"-
esclamo cercando di nascondere il vero motivo per cui stavo
sorridendo.
" E' un regalo di una
mia ex. Mi piaceva così lo tengo con me."- mi spiega lui un
pò
imbarazzato. Attendiamo qualche minuto e poi arriva Jack con un
vassoio dove ci sono le quattro tazze di thé fumante.
" Grazie mille."-
dico prendendo il tutto dalle sue mani e dirigendomi da sola nella
sala in cui attende Cameron. Quando entro trovo una bambina dai folti
capelli rosso scuro e lisci seduta su una sedia enorme per il suo
corpo piccolino. Dondola nell'attesa che accada qualcosa. O meglio
dai suoi occhi capisco che spera di andare via al più
presto.
Stringe a sè un orsacchiotto bianco con un nastro rosso
intorno al
collo a mo di collare. Lo stringe forte e continua a ripetergli: "
non preoccuparti, fra poco ce ne andiamo."
Mi schiarisco la voce e i
suoi piccoli occhietti verdi si posano su di me. Sorrido e
allegramente esclamo: " buongiorno!"
" Oh Teddy guarda!
C'è il thé!"- esclama contenta guardando il
vassoio che porgo
sul tavolo delicatamente. Sistemo le quattro tazze e dico: "
questa è per te e questa è per il tuo
orsacchiotto."
" Si chiama Teddy."-
mi corregge scrutandomi affondo. Il suo tono di voce è
cambiato, è
più serio, quasi infastidito. Riconosco che quello sia un
modo per
proteggersi da estranei come me. Io mi sedio di fronte a lei e metto
il mio peluche sul tavolo. Lei osserva il pinguino e dice: "
anche tu hai un peluche?"
Annuisco sorridendole.
" Come si chiama?"
" Tomo."
" Che nome buffo!"-
esclama lei scoppiando a ridere.- " e tu come ti chiami?"
" Io mi chiamo Sasha
e tu?"
" Cameron, ma non mi
piace. Io volevo chiamarmi Ariel."
" Come la
sirenetta?"- le chiedo interessandomi al suo discorso.
" Sì!"- esclama
spalancando gli occhi, come se fosse di fronte ad uno spettacolo di
magia. Forse non si aspettava che io assecondassi il suo discorso o
che la capissi.
" Bevi altrimenti si
raffredda."- le dico poco dopo accennando al thé. Lei
annuisce
e io la imito mentre i due peluche naturalmente restano immobili
dietro le loro tazze. Cameron non perde di vista il mio pinguino e
dopo avermi elencato tutti i suoi giochi preferiti prende il suo
Teddy e avvicinandolo a " Tomo" dice: " sai mantenere
un segreto?"
" Certo!"-
rispondo animando il pinguino. Cameron per un attimo esita. Io non
parlo. Ora è il peluche a fare da protagonista, io sono solo
un
oggetto secondario.
" Il signor Wallace
ha rapito il mio amico Lucas. E questi tizi vogliono arrestarlo, ma
lui è pericoloso!"- dice dopo un pò di tempo. La
guardo quasi
scioccata. Ce l'ho fatta!
" Il signor
Wallace?"- le chiedo tramite il pinguino Tomo.
" Sì, il suo vicino
di casa!"- esclama animatamente la bambina fissando il pinguino
stretto nelle mie mani. La osservo in un tutti i suoi gesti e capisco
quanto abbia paura.- " mi prometti che non dirai niente a
nessuno? Altrimenti quello mi farà del male!"
" Puoi stare
tranquillo Teddy. Nessuno ti farà del male. Ora devo andare,
ma ti
prometto che ci rivedremo presto."
" Okay. Ciao Tomo!"
" Ciao Teddy!"
Quando finisce la
chiacchierata strana fra i peluche mi alzo e rimetto le tazze nel
vassoio.
" Bene Cameron adesso
puoi andare."- le dico gentilmente.
" Finalmente! Ho un
mucchio di cose da fare. Devo preparare la lettera a Babbo Natale e
organizzare la festa a casa di Barbie e sono in ritardo."
Scende dalla sedia
spostandosi con teatralità una ciocca dalla spalla. A quella
scena
sorrido scuotendo la testa. La accompagno fuori dove l'aspetta sua
madre, ma prima di andare via si avvicina a me e mi chiede di
abbassarmi. Lo faccio, un pò titubante. Lei mi sorride e
poco dopo
mi stampa un bacio sulla guancia sussurandomi: " grazie della
compagnia."
" Di nulla."
Continuando a sorridere va
via allegramente con la madre.
" Ho la soluzione."-
dico con noncuranza a Chuck.
" Cosa? E come ci sei
riuscita?"- mi chiede avido di sapere i dettagli.
" Spesso devi
metterti al pari di chi ti sta di fronte ed entrare nella sua mente,
assecondando le sue azioni. Tutti qui."- gli dico scrollando le
spalle, facendomi strada verso il suo ufficio in attesa di una
spiegazione più chiara su ciò che sarò
costretta a fare con loro e
dando la soluzione al caso.
Prima di uscire del tutto
dalla centrale all'ingresso mi scontro con un tizio che essendo
sovrapensiero non avevo visto per niente. E quando incontro i suoi
occhi resto per un attimo senza parole. Se non incontro il piccolo
Leto, naturalmente mi ritroverò davanti il Leto grande. Ma
perché?
Visto? C'è sempre
qualcosa che deve ricordarmi dei Leto quando non li penso! Ci
studiamo per un attimo senza dire una parola. I suoi occhi percorrono
il mio corpo mentre io alzo il sopracciglio in segno di
disapprovazione. Odio quando qualcuno mi fa la radiografia e ancora
di più quando si tratta di un Leto, anche se c'è
da dire che non ho
nulla contro Shannon. Il suo unico peccato è quello di
essere il
fratello di Ja.. dell'altro Leto.
" Sasha?"- mi
chiede poi tornando a fissarmi.
" Ciao Shannon."-
dico io fissandolo di rimando. Ho sempre detto che il taglio dei suoi
occhi è la cosa più bella che ha. Oltre ad uno
spiccato senso
dell'umorismo, un pò come suo fratello. E poi è
il più protettivo.
" E' da un bel pò
che non ti vedo. Come stai?"- mi chiede sorridendo.
" Benissimo."-
sfoggio un sorriso falsissimo, ma più radioso di quello che
mostro
solitamente. Vai Sasha, questo è il tuo regno.
" Sono contento per
te."
" Shannon!"- la
voce di Chuck interrompe il nostro discorso.
" Sono passato per un
saluto."- dice il batterista.
" Mi fa piacere."-
dice Chuck abbracciandolo come fanno due buoni amici.
" Beh io vi lascio.
Buona serata."- dico spiccia passando fra Shannon e Chuck.
" Ciao Sasha! A
domani."- mi dice quest'ultimo, mentre Shannon mi congeda con un
sorriso.
Qualcuno ce l'ha con me.
Jared
Ogni volta che mia madre
ritorna qui a Los Angeles la mia vita cambia drasticamente. Non ho
più un attimo di pace! Penso che lei venga qui da Bossier
solo per
portarmi all'esasperazione. Ma è comunque mia madre, la
donna più
importante della mia vita, colei che mi ha insegnato tantissime cose,
una fra tutti a credere nei miei sogni e a non perdere mai la fiducia
in me stesso. Quindi sono sempre felice di riabbracciarla e ospitarla
da me.
Ma chiaramente da uomo, e
per giunta, indipendente, è abbastanza irritante trovarsi la
propria
madre in giro per casa a mettere il naso in tutti gli angoli e a
sistemare l'arredamento a proprio piacimento senza interpellare il
padrone di casa. Però nonostante questa piccola nota
fastidiosa, la
presenza di mia madre mi fa respirare davvero l'aria natalizia e per
un secondo mi sento di nuovo bambino, protetto e felice.
Ritornando al lato
negativo della questione, mia madre quest'anno ha deciso di
rivoluzionarmi l'armadio e nonostante il mio disappunto manifestato
in ventimila modi, lei non ha sentito ragione e ha provveduto a
cambiarlo in tutto e per tutto anche se naturalmente a sua insaputa
le cose che lei crede vecchie e fuori luogo come le mie stupende
canotte, le ho ben nascoste fingendo di averle buttate. Un
pò mi
sento in colpa per averle mentito, ma non può farmi questo.
Mi
dispiace, ma è fuori questione. Appena andrà via
metterò le cose
al loro posto esatto e questo vale soprattutto per i miei vestiti.
Sbuffo per l'ennesima
volta mentre mi guardo allo specchio. L'eleganza nel vero senso della
parola non è mai stato il mio forte. Non per niente sono
stato
giudicato come l'uomo "peggior vestito" dell'anno. È
più
forte di me, che volete farci? Ma devo ammettere che vedermi vestito
in questo modo un pò mi fa impressione. Non in senso
negativo, ma in
positivo. Se prima ero figo, ora lo sono il doppio. Anzi cosa dico!
Il triplo elevato alla seconda. Esiste una simile operazione in
matematica?
Un simile vestito non lo
indossavo dalla mostra del cinema di Venezia ora che ci penso. Ho
lasciato un pò di barba perché mi dicono che
così ho più fascino,
o almeno così dice Chuck e gli credo visto che lui
è un altro
belloccio. Non nascondo che seguendo i suoi consigli ho avuto
ulteriore successo con le donne.
Sistemo il colletto della
camincia insieme a quello della giacca nera e finalmente mi decido di
uscire dal bagno.
Quando mia madre mi vede
esclama: " stai benissimo! E tu ti ostinavi a non volerlo
mettere?"
La guardo lugubre, giusto
per non sbuffare nuovamente e dico: " cara mamma, te l'ho
già
detto. Non è il mio genere e mi sento un fastidio tremendo
con
questa camicia e.."
" Basta blaterale e
piuttosto aiutami con queste due scatole. Dobbiamo metterle in
macchina."- mi interrompe lei mettendomi fra le mani una
scatola. Sospiro mentre mi dirigo verso la mia auto. E' inutile
parlarle, tanto è sempre come dice lei.
I minuti nel frattempo
passano velocemente e mia madre dopo aver preso le sue cose dice: "
su andiamo, Eve mi sta aspettando."
A quel nome capisco che
è
giunto finalmente il momento di incontrare Sasha e sorrido divertito
al solo pensiero di vedere il suo disgusto stampato in volto appena
noterà la mia presenza.
A noi due signorina.
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Capitolo 6 *** Say my name ***
Salve
ragazze ^.^
Come
state? Spero bene. Io sono completamente esaurita e le vacanze di
Natale non mi aiuteranno di certo a rilassarmi purtroppo -.-"
Bene
bando alla ciance, ecco a voi il nuovo aggiornamento che vi anticipo fa
schifo.
Già
che mi trovo vi auguro buon Natale e tante belle cose per il prossimo
anno alla faccia di quei cazzoni dei Maya (?)
Vals
Ferma di fronte
allo
specchio, osservo la mia trasformazione e mi sento eccitata al solo
pensiero di vedere la reazione che avrà Jared quando mi
vedrà.
Soddisfatta
sorrido al
mio alter ego che mi guarda a sua volta felice dallo specchio e
guardo l'orologio pensando di essere in ritardo. Fortunatamente non
lo sono. Anzi sembra che Jared sia quello in ritardo. Forse
avrà
avuto un contrattempo.
Mi
siedo sul divano
attenta a non rovinarmi il vestito e aspetto che lui venga a
prendermi.
I
minuti iniziarono a
passare, ma di lui nessuna traccia. Mi telefonò dicendo che
aveva un
intervista improvvisa e non sarebbe più venuto. Ripenso a
quella
scena e sento una piccolissima parte di me rattristarsi. Ricordo
altri particolari di quella sera, soprattutto il fatto che restai
sveglia per vederlo tornare, ma Jared non tornò quella
notte. Tornò
il mattino seguente. Quella non fu altro che la prima scusa di una
lunga serie. Ogni volta che ci ripenso mi viene voglia di prenderlo a
calci.
Non
so bene perché mi sia
venuto in mente quel ricordo. Forse è dovuto al fatto che
quella
ragazza che vedo allo specchio ora non sembra affatto Sasha,
così
come era successo quella famosa sera.
Inizio
a sentirmi in
imbarazzo. Mamma sa perfettamente che non amo questi vestiti
così
eleganti e scollati eppure lei provvedere puntalmente a rifilarmi
indumenti del genere. Questa volta posso anche accettarlo visto il
motivo dell'acquisto. Mia madre ci tiene a fare bella figura in
qualsiasi occasione, anche per andare a fare la spesa. Invidio
tantissimo mio padre e LaToya perché non verranno. Mia
sorella
perché si è beccata l'influenza e mio padre
perché è allergico a
queste cose. Non che sia avaro o insensibile versi i più
bisognosi.
Egli è convinto che queste serate non servono a nulla.
"
Se vuoi fare
qualcosa di serio ed effettivo, recati nella zona più povera
di Los
Angeles e regala a quelle persone ciò che serve per stare
bene
almeno il giorno di Natale."
Le
parole di mio padre
riecheggiano nella mia mente ricordando il pomeriggio stesso quando
gli chiesi se sarebbe venuto, sapendo già in cuor mio la
risposta.
Inizio
a bestemmiare in
turco quando prendo una storta su quei trampoli mentre mi accorgo di
essere in mega ritardo. Con queste scarpe non riuscirei nemmeno a
correre in caso di pericolo.
Mia
madre mi sta
aspettando da ore credo. Le ho detto che sarei arrivata presto, ma ho
temporeggiato perché non mi andava di andarci. E non mi va
tuttora,
ma non voglio essere sgarbata perciò è meglio se
chiudo la porta e
metto a moto l'auto.
Jared
Sempre
le solite cose, la
solita gente che si intrufola solo per mettere in mostra i loro bei
visi e il loro carattere da buon cristiani e le solite frivolezze. Se
fosse per me non farei nulla del genere, piuttosto agirei
concretamente. Sarei curioso di vedere quante persone qui presenti mi
seguirebbero.
Non
che sia male l'idea,
soprattutto se a organizzarla siano persone di buon cuore, ma detesto
la gente che sta condividendo con me l'ossigeno in questa stanza,
come quelle quattro galline che continuano a fissarmi da un bel
pò.
"
Eve!"- esclama
mia madre, mentre una donna si avvicina a noi. Ha gli stessi occhi di
Sasha e il sorriso che mostra mi ricorda molto lei..
Santo
cielo! Qualcuno
quest'anno ce l'ha con me!
Quando
finalmente le due
donne si staccano dall'abbraccio amichevole gli occhi di Eve si
spostano su di me. Il suo sguardo cambia, diventa più serio,
e sento
il mio cuore leggermente agitarsi. Deglutisco cercando di togliermi
l'imbarazzo di dosso. Lo so che Eve mi ucciderebbe, così
come lo
farebbe Sasha.
"
Vieni qui fatti
abbracciare."
Quelle
parole mi
sorprendono, perché non me le sarei mai aspettate. Torna a
sorridermi, ma quasi ho timore di avvicinarmi. Non vorrei che sia una
trappola.
Alla
fine sorrido anche io
e l'abbraccio.
"
Viviamo nella
stessa città ed è come se fossimo in due
continenti opposti. Non
sei cambiato per niente."- dice dandomi una pacca leggera sulla
spalla. Sorrido senza sapere cosa aggiungere. Mi sento imbarazzato.
È
come se fossi di nuovo un bambino in preda alle vecchiette che
pizzicano le guance per esprimere quanto sia cresciuto e quanto sia
diventato bello. Vi prego, uccidetemi se dico un'altra cosa del
genere.
"
Scusa il ritardo,
ma qualcuno ha sbagliato strada."- risalta mia madre
guardandomi.
"
Mamma non
cominciare.."- sbotto io vergognandomi a morte.
"
Su Constance, non
rimproverarlo."- dice Eve venendomi incontro. Questa donna non
mi convince. Forse è perché si sta avvicinando il
Natale che è
così gentile con me. Restano qualche altro minuto a
torturarmi e poi
si allontanano lasciandomi finalmente da solo. Incontro qualcuno che
conosco. Qualche ragazza si presenta cercando di intavolare un
discorso ma resto a chiacchierare non più di due minuti fino
a
quando in mezzo a quella selva oscura incontro un viso a me
famigliare.
"
Sei la mia
salvezza!"- esclamo avvicinandomi a Chuck.
"
Davvero? Beh amico
anche tu lo sei per me se devo dirla tutta. Io qui non conosco
nessuno."- dice lui abbassando la voce.
"
E come mai sei
qui?"
"
Opera di carità da
parte dei poliziotti."- risponde.- " e tu, Leto?"
"
Mia madre."-
rispondo sintetizzando il tutto indicandola non molto distante da me
mentre parla con le organizzatrici dell'evento, sue vecchie amiche.
All'improvviso
noto che
tutte loro stanno guardando in direzione dell'ingresso. Curioso
guardo anche io dimenticandomi che Chuck sta parlando con me.
"
Ehi amico mi stai
ascoltando?"
Ma
tutto quello che vedo
in quel momento è una bellissima ragazza che ha appena
varcato la
soglia. È impacciata, forse perché non
è abituata a quel
grandissimo tocco di femminilità. Non si sente a suo agio
con quel
bel vestito rosso che le risalta le curve e la rende uno schianto. Lo
capisco dal suo volto che cerca di nascondere l'insofferenza. Forse
lei non lo sa, ma è un incanto.
"Te
la posso dire
una cosa?"
Shannon
entra in cucina
e con i suoi modi di fare così impetuosi mi ha fatto
sussultare. Mio
fratello è un pazzo animale. Mi giro lentamente sulla sedia
e
guardandolo avvicinarsi, pigramente gli rispondo: " se proprio
insisti."
Lui
prende la sedia e
si posiziona di fronte a me.
"
Hai visto
qualche miraggio celestiale e di natura femminile?"- gli chiedo
fissando la mia collana che ho appena aggiustato.
"Ho
visto con i
miei occhi Sasha."- risponde Shannon.
A
quelle parole blocco
qualsiasi mio movimento e prendo a fissarlo.
"
Credimi è..è.."-
ripete senza riuscire ad andare avanti. Lo osservo senza capire
mentre lui si alza ed esclama: " ma santo cielo!"
Scoppio
a ridere e gli
dico: " con calma Shan. Su, a parole tue."
Mi
lancia una sguardo
di rimprovero e poi dice: " quella ragazza è più
bella di come
me la ricordavo, cazzo!"
Lo
guardo confuso
mentre sentimenti contrastanti prendono vita dentro di me. È
come se
fossi geloso di quell'atteggiamento, ma allo stesso tempo non mi
importasse nulla. Mi sfugge un sorriso notando la sua espressione
frustrata.
"
Da quando tempo
non scopi?"- gli chiedo tornando a guardare la collana.
"
Simpatico."-
sbuffa contrariato. Si avvicina a me con, ad un tratto, un sorriso
beffardo e mi chiede: " tu, piuttosto, da quando tempo hai
dimenticato come è fatta una bella donna con un cervello?"
Lo
fisso senza sapere
cosa rispondere. Mi ha spiazzato, colpito, sprofondato in una
pozzanghera profondissima. Forse era quello il suo intento.
"
Visto? Forse
devi rivedere un paio di cose e sistemarle nel tuo bel cervellino prima
di domani."
Ricordando
le parole di
Shannon sorrido mentre la vedo avvicinarsi a Eve e a mia madre. La
sua bellezza riesce ad eclissare quella delle altre ragazze qui
presenti.
"
Okay, ho capito
perchè non mi stavi ascoltando."- mi ricorda Chuck
all'orecchio. Sorrido imbarazzato mentre dico: " ma che dici? Io
ti sto ascoltando."
"
Certo, come no."
Ci
fissiamo e scoppiamo a
ridere.
Sasha
Ma
perchè la gente ha gli
occhi? Non potrebbe strapparseli almeno per un secondo? Non sono
abituata a questo tipo di trattamento. E poi l'ultimo che mi ha
fissata e osservata a lungo ha cercato di uccidermi nel vero senso
della parola, quindi è piuttosto strano per me essere
guardata quasi
fossi un'apparizione con l'assenza di effetti collaterali.
"
Sasha finalmente!"-
esclama mia madre dandomi il benvenuto.
"
Scusami."-
dico cercando di appararire dispiaciuta per il ritardo. Ma prima che
possa fare un altro passo mi spinge verso le sue amiche quasi fossi
il loro pasto serale e fra di loro riconosco Constance. Oh mio dio!
Ma è proprio lei? Vorrei stroppicciarmi gli occhi, ma
così il trucco
andrebbe a puttane. Resto a fissarla cercando di simulare il tutto
con un finto sorriso che rivolgo a tutte le presenti.
"
Santo cielo,
Sasha!"- esclama Constance avvicinandosi.- " da quando
tempo che non ti vedo! Fatti guardare! Sei sempre una meraviglia."
"
Troppo gentile."-
le dico con un sorriso affabile.- " sei tu quella che resta
sempre giovane."
"
Magari fosse
vero!"- risponde lei con un largo sorriso.- " sei sempre
adorabile."
Arrossisco
mentre quegli
occhi gentili mi guardano e osservano i miei movimenti. Mi ricordano
Jared.
Santa
Klaus ti prego fammi
scomparire del tutto. Perché devo patire queste pene? Che
male ho
fatto?
Le
presenti, nel
frattempo, restano ad adorarmi fino a quando Evelin mi salva dalla
situazione.
" Non sapevo che ci saresti stata anche tu."-
dico mentre finalmente mi allontano da quel covo.
"
Puff magia!"-
esclama lei. Ci sediamo e osserviamo la gente qui presente
riconoscendo qualche personaggio famoso e criticando qualche
gallinella di passaggio che cerca di attirare l'attenzione con
provocanti scollature. Per celare le mie molto più caste di
tutte le
altre, ho messo lo scialle uguale al vestito con il quale cerco anche
di scaldarmi.
"
Guarda quella!"-
mi sussurra all'orecchio Evelin e percorrendo con lo sguardo la
direzione indicatami con il sussurro, vedo una modella molto bella
alle prese con un discorso con una sua collega.
"
Chissà di cosa
parlano."
Guardo
Evelin e chiedo: "
che domande sono? È logico che parlino di vestiti, sfilate
che
devono fare e soldi a palate che dovranno ricevere. Ne parlerei anche
io se fossi una modella di Victoria's Secret."
Poi
fisso la modella e
immaginando la sua voce cerco di imitarla e così con una
voce idiota
piagnucolo: " ah se solo avessi un pò più di
cervello!"
Evelin
mi guarda e scoppia
a ridere. Dopo aver scherzato torniamo a guardare gli invitati e i
miei occhi cadono su una bionda che sta parlando con Chuck.
Anche
lui qui?
"
Stai guardando
anche tu quella bionda?"- mi chiede Evelin fissando lo stesso
bersaglio.
"
Sì."
"
Come osa parlare
con Chuck?"
Per
la cronaca, Evelin si
è presa una bella cotta per Chuck. Beh chi sano di mente non
se la
prenderebbe? È un bel ragazzo e poi è l'uomo che
ogni mamma
vorrebbe per genero.
"
Tranquilla, tanto
la conversazione non dura neanche due secondi. Conosco Chuck."-
la rassicuro cercando di eliminare con quelle parole il suo sguardo
da assassina.
"
Voglio fidarmi."
Osserviamo
ancora la scena
e ciò che avevo profetizzato si avvera.
"
Visto, che ti avevo
detto?"- le dico sorridendo con l'aria di chi la sapeva lunga
sulla vicenda. Lei sorride ma quando guarda dietro le mie spalle il
suo sguardo torna serio e dice: " ehm Sasha.."
"
Che c'è?"
Ma
non mi risponde così
mi volto e trovo il mio peggior incubo venire nella mia direzione.
Jared! Dovevo capirlo dall'inizio: dove c'è Constance deve
esserci
per forza un Leto. E in questo caso Jared perché Shannon
è il tipo.
"
Certo, non puoi
mettere in dubbio il fatto che abbia il suo stile."- dice Evelin
al mio orecchio. Il modo in cui è vestito insieme ai suoi
occhi, al
suo viso e, per esteso, al suo corpo mi lasciano senza fiato.
È
davvero molto, ma molto bello.
"
Solo un uomo sicuro
di sé camminerebbe in quel modo."- mi lascio sfuggire quando
ormai è così vicino da bloccarmi qualsiasi via
d'uscita. Ora sono
cazzi.
Il
suo sorriso mi uccide,
ma con tutta me stessa cerco di resistere con aria apatica.
"
Buonasera."-
esordisse con un tono basso che fa rabbrividire la mia schiena.
"
Ehm io ehm vado.."-
balbetta Evelin scomparendo in due secondi. Vatti a fidare delle
amiche!
Lo
fisso restando seduta.
"A
quanto pare ci
rincontriamo per tua immensa sfortuna."- dice sedendosi al posto
di Evelin. Il suo profumo entra nelle mie narici inebriando i miei
sensi in due secondi. Dio mio! Questa sensazione non la provavo da
secoli. Sasha resisti!
"Non
hai altre
donzelle a cui rompere le scatole stasera?"- chiedo con il mio
tatto da scaricatore di porto. Lui a quel punto si volta verso di me
regalandomi i suoi due pezzi di cielo.
"Purtroppo
no. Mi
tocca sopportare la tua presenza."- risponde sostenendo il mio
sguardo. Il suo tono da strafottente ha provveduto in due secondi a
farmi irritare.
"Bastardo."-
sbotto fissandolo.
"Così
mi fai
arrossire."- esclama teatralmente. Sbuffo e mi alzo di scatto
con l'intenzione di allontarmi da lui per sempre. Preferisco mille
volte sopportare mia madre e le sue amiche, compresa Constance, che
lui.
"Dove
vai?"
La
sua voce mi blocca come
se giocando a palla prigioniera qualcuno mi avesse colpita. Respiro
profondamente senza farmi notare poi mi volto e guardandolo ancora
lì
seduto rispondo: " parto per Venere."
Che
cazzo di risposta è?
Lui
mi guarda confuso e
alzandosi si avvicina a me. È così vicino che
quasi perdo il
respiro.
"Venere?
Un tempo
Marte era il tuo posto."- dice in un sussurro. Non mi faccio
ingannare dai suoi occhi, nè tanto meno dalla sua voce
così con
l'ultimo residuo di durezza che mi è rimasta dico: " esatto,
un
tempo."
Mi
giro per andarmene via,
ma lui continua a starmi dietro. Riesce nuovamente ad imprigionarmi
con la sua voce.
"Mi
deludi, ragazza.
Vuol dire che non credevi del tutto a quello che ti ho mostrato."-
il suo tono è fra il rimprovero e la delusione.
Perché poi questo
tono di voce se è stato lui stesso a farmi odiare il suo
mondo?
Questa
volta mi avvicino
io e senza peli sulla lingua chiedo: " Jared, che cazzo vuoi da
me?"
"Possiamo
conversare
come due persone normali che sono costrette a sopportarsi in un
ambiente chiuso come questo cercando di essere quanto meno garbate?"-
mi chiede a sua volta facendomi pentire per due secondi del modo poco
delicato che ho usato.
"Non
so se riesco a
fingere. Sai, questo verbo non mi appartiene, mentre per te
è
un'attività quotidiana, correggimi se sbaglio."- sputo
mantenendo il controllo di me stessa in un luogo in cui non mi
è
permesso urlare. Jared mi fissa e restando a due millimetri dal mio
viso dice: " come vuoi."
Quando
si allontana vedo
che ha con sé il mio scialle. Non so come diavolo sia
riuscito a
sfilarmelo, fatto sta che ora le mie spalle sono scoperte e so che
non ci metterò molto a sentire il freddo sulla pelle.
"Ridammelo."-
dico avvicinandomi a lui. Ma Jared si allontana diretto non so dove.
"E'
stato un
piacere."- dice sorridendomi.
"Jared!
Ridammi il
mio scialle!"- ripeto cercando di non dare troppo nell'occhio.
"Vienitelo
a
prendere."- ordina con un sorriso beffardo.
"Sei
un fottuto
bastardo."- dico a denti stretti. Credo che mi abbia sentito
perché ride.
"Lo
so!"
Si
allontana trionfante
con in mano lo scialle. Lo seguo e quasi mi pento di averlo fatto.
Uscendo fuori nel giardino, il fresco della sera mi investe in pieno
colpendo la parte vulnerabile, lasciata scoperta senza volerlo. Non
ci metto molto a scorgere Jared, forse perché è
l'unico che fra i
pochi ragazzi che sono lì riesce ad attirare la mia
attenzione. Il
rumore dei miei tacchi lo fa voltare quasi immediatamente. Mi sorride
divertito e alzando lo scialle dice: " mi basterà un
semplice "
posso riavere per favore il mio scialle, Jared?" e sarà di
nuovo tuo."
Ho
la pistola legata alla
gamba e sento improvvisamente il desiderio di puntargliela contro. Il
fatto è che così mi gelerei il doppio.
Così lascio stare l'idea e
mi avvicino irritata al massimo.
"Posso
omettere il
tuo nome?"- gli chiedo facendo un altro passo avanti.
"O
in quel modo o
niente."
"Allora
vorrà dire
che morirò di freddo."- rispondo a braccia conserte. Dio sto
gelando! Credo che fra poco inizierò a tremare e
sarà così
evidente che non riuscirò nemmeno a comportarmi da solita
bastarda
tutta d'un pezzo.
"Ne
sei proprio
sicura? Vuoi davvero morire di freddo con lo scialle a due passi da
te? Avanti dì il mio nome.."- ripete con voce calda cercando
di
persuadermi. Rabbrividisco per due secondi, ma
poi torno subito in me. La rabbia si è impossessata di me e
cerco di
contare anche i numeri infiniti e svolgere logaritmi invisibili per
calmarmi. Sorrido avvicinandomi di più e fissandolo dritto
negli
occhi chiedo: " posso riavere per favore il mio scialle,
coglione?"
Fino
alla fine ha sperato
per davvero che avrei fatto come lui aveva detto, sbagliandosi di
grosso. Il suo sorriso per un attimo cede, perdendo evidentemente il
divertimento, ma trova lo stesso il modo per rifarsi. D'altronde
è
un attore nato.
"Oh
no non ci siamo.
Vorrà dire che questo me lo terrò io e tu morirai
di freddo come
avevi detto."- il suo tono categorico è seguito dai suoi
movimenti. Si allontana portando con sè l'unico oggetto che
potrebbe
davvero scaldarmi. Non riesco a restare calma e tutta d'un pezzo
perché ormai il freddo mi fa cedere. Così lo
raggiungo a passi
felpati stando attenta a non inciampare e tocco con nausea la sua
spalla per far sì che si giri verso di me. Quasi non ci
credo di
averlo fatto.
"Jared!
Ho detto il
tuo nome ora ridammi il mio scialle."- scandisco fissandolo
negli occhi. Restiamo per un attimo in quel modo. Qualcuno potrebbe
pensare che questo sia un gioco di seduzione, un modo strambo di far
conoscenza. O semplicemente quell'ipotetico qualcuno potrebbe pensare
che ci sia un ritorno di fiamma, visto che in molti qui conoscono la
storia anche se fanno finta di niente. Dopo una lunga attesa che
quasi mi uccide vedo la sua mano tendersi verso di me mostrandomi lo
scialle. Quasi non ci credo, e prima che possa essere veramente
un'illusione distruggo quel movimento delicato con cui mi porge lo
scialle con un gesto decisamente sgarbato. Lo metto subito intorno
alle spalle cercando di recuperare il calore perduto.
"Sei
contento ora,
dopo questa stupida sceneggiata?"- esclamo furiosa.
"Ora
che mi ci fai
pensare mi sento molto meglio."
"Stupido."
Una
parte di me vorrebbe
andarsene a gambe levate da questo posto, mentre un'altra ma molto
piccola, vorrebbe restare qui continuando questo gioco stupido.
"Beh
ancora non vai
via?"- chiede Jared afferrandomi il braccio.
"Non
costringermi a
farti del male."- scandisco minacciosa.
"Non
ne saresti
capace."- dice lui divertito.
"Tu
non mi conosci."
"Quel
poco che so di
te la dice lunga."- mi sussurra.
"Lasciami
andare."-
gli ripeto cercando di liberarmi dalla sua presa, ma invano.
"No."-
scandisce
con fermezza, una fermezza che sento anche nel modo in cui serra
maggiormente il mio polso. I visi vicini, i respiri quasi
all'unisono..tutto questo fa molto da film e a me quelle sceneggiate,
seppur molto apprezzate dalle ragazze, mi disgustano. Jared mi
guarda, quasi fosse sul punto di cedere le sue difese. Forse lo ha
fatto. Lo vedo nel modo in cui mi guarda. Ora sembra lo stesso Jared
che avevo conosciuto tempo fa. E se a quel tempo ci sarei cascata,
ora non più.
Approfitto
del momento per
pestare il suo piede cercando in quel modo di riprendermi la mia
libertà.
"Ahia!"-
esclama
lui con una smorfia di dolore sul viso.
"Te
l'avevo detto di
lasciarmi andare."- gli dico soddisfatta mentre mi massaggio il
polso.
"
Non credere che sia
finita qui, Preverett."- esclama lui con tono minaccioso.
Mi
volto e con
atteggiamento di superiorità dico: " è una
minaccia? Sappi che
ci vuole molto di più di due parole per spaventarmi. E poi
noi ormai
non abbiamo più niente da spartire quindi ti pregherei di
non dire
cose che non riusciresti a portare avanti."
"
E invece ti sbagli.
Arriveremo al punto in cui riusciremo a dialogare e.."- si
blocca.
"
E?"- ripeto
con il cuore che ad un tratto mi batte forte.
"
E..ad andare oltre
il dialogo."- dice imbarazzato dopo una lunga pausa. Resto
immobile mentre lui mi supera tornando dentro. Le sue parole mi
rimbombano nella testa confondendomi.
Che
cosa avrà voluto dire
il figlio di Nostradamus?
|
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Capitolo 7 *** Strangers in stranger land ***
Buon
anno a tutteeeeee! :D
E il nuovo anno mi ha fatto riflettere e quindi ho deciso di continuare
a scrivere questa storia. Spero che qualcuno si aggiunga per farmi
sapere che cosa ne pensa..si accettano scommesse e tutte le critiche di
questo mondo :)
Bene adesso vi lascio!!!
Mi sto annoiando
a morte e
cerco in tutti i modi di non farlo notare soprattutto a mia madre che
invece non perde tempo, con le sue chiacchiere, ad intrappolare
qualsiasi essere sia capace di respirare qui dentro. Ma sembra che
non dia fastidio questo suo modo di fare, anzi tutt'altro. Lei
è
molto carismatica, l'esatto contrario di quello che sono io.
Non sono particolarmente
loquace e molto spesso, almeno all'inizio, non so mai cosa dire per
rompere il ghiaccio, che sia con un uomo o con una donna. Forse
è
per questo che non ho mai avuto molti amici al di fuori di coloro che
mi sopportano al lavoro, i cosiddetti colleghi. Sono un tipo strano:
a volte voglio stare in compagnia, altre volte invece preferirei che
fossi l'unica umana presente sulla terra e istaurare dei rapporti
amichevoli solamente con gli elementi della natura includendo giusto
qualche animale come un gatto o un cane. Meglio gatto pensandoci
bene.
Purtroppo sono costretta a
condividere questi spazi con altri miei simili, come il tizio che mi
è davanti e che negli ultimi dieci minuti non ha fatto altro
che
provarci con me in tutti i modi. Non è nulla di speciale, o
forse
sono io che non ci vedo niente di straordinario in un essere
così
magro da essere quasi trasparente e con un viso così pallido
da
sembrare un morto. In compenso ha dei lineamenti apprezzabili.
" E così sei una
poliziotta.."
" Già.."-
rispondo annoiata giocherellando con il mio bicchiere vuoto da un
pezzo.
" E io ancora non
riesco a capire come una bellissima ragazza come te, una dea in
rosso, non abbia nessun accompagnatore qui stasera.."
" Ho mia madre come
accompagnatrice."
" Sì, ma io intendevo un uomo..uno
che sappia bene come comportarsi con un agente del tuo livello."-
dice cercando con il suo sguardo di incantarmi. Molto probabilmente
non sa invece che quel suo movimento di sopracciglia rischia di farmi
morire soffocata per le troppe risate che sto cercando di nascondere
in tutti i modi: grattandomi il naso, girando la testa per
interessarmi all'arredamento, fissando il bicchiere. Distolgo lo
sguardo da lui per cercare l'ennesima via di fuga, ma proprio in quel
momento incrocio nuovamente Jared che appoggiato allo stipite di un
mobile, mi saluta con un sorrisetto divertito alzando il suo
bicchiere pieno di champagne mentre l'altra mano è inserita
nella
tasca. Un moto di rabbia misto ai battiti velocizzati del cuore mi
spingono ad alzarmi senza fare troppe cerimonie per congerdarmi dal
tizio vampiro. Mi avvicino a mia madre sfoggiando il mio sorriso
finto e dico: " mamma scusami, ma non mi sento molto bene. Credo
che andrò via."
" Oh tesoro, ma se
non ti senti bene non credo che sia il caso che tu guidi."- dice
mia madre preoccupata.
" Non preoccuparti ce
la faccio."
" Se vuoi ti
accompagno io."
Mi volto lentamente mentre
il mio cuore fa un balzo. Jared è dietro di me incurante del
fatto
che potrei buttarmi addosso e ucciderlo. Mia madre è in
silenzio
così come Constance. I loro sguardi si spostano da me a lui.
Rivolgo
tutta la falsità del mio sorriso a quel cretino che ho di
fronte e
rispondo: " so guidare, non ho bisogno di un autista."
Mi rivolgo alle altre e
dico: " bene io vado."
Dopo aver salutato
Constance e dato un bacio a mia madre sparisco da quel posto e quasi
non riesco a crederci di essere riuscita a recuperare l'ossigeno che
stavo perdendo del tutto in quella stanza troppo piccola per i miei
gusti.
E solo in quel momento mi
accorgo di quanto mi stia mancando il mio letto. Entro in macchina
con il pensiero delle calde coperte e della sofficità del
cuscino e
parto alla velocità della luce.
"Non credere che
sia finita qui, Preverett."
" E' una minaccia?
Sappi che ci vuole molto di più di due parole per
spaventarmi. E poi
noi ormai non abbiamo più niente da spartire quindi ti
pregherei di
non dire cose che non riusciresti a portare avanti."
" E invece ti
sbagli. Arriveremo al punto in cui riusciremo a dialogare e.."
" E?"
" E..ad andare
oltre il dialogo."
Quelle parole sono
impresse ancora nella mia mente in maniera limpida e cristallina. Non
riesco a capirne il senso, o forse dovrei dire che di senso ne ha
parecchio, ma che non può essere quello che ho capito. Che
il Leto
ci abbia ripensato? Beh troppo tardi, io non torno indietro. Non sono
un giocattolo, nè una di quelle donne che basta poco per
vederle
cadere di nuovo nella trappola cascandoci con tutti i tacchi di venti
centimetri. Ma fossero venti centimetri in più di materia
grigia!
Io lo so bene che gli
passa per la testa. Al bel Jared non piace l'idea di non essere
considerato, messo al centro dell'attenzione a cui è
abituato e
vedersi sconfiggere da una donna.
Su questo punto mi sento
molto soddisfatta. Almeno così capisce un pò cosa
si prova a non
essere l'uomo dalle cose impossibili e che riesce in tutto quello che
fa.
"Mi stai ascoltando?"
Chuck mi sventola una mano
davanti agli occhi che come per incanto si risvegliano da un
incantesimo che li ha resi vitrei. Assumo di nuovo il mio solito
aspetto e dico: " certo, che credi?"
Ricompongo la maschera da
dura completando il tutto appoggiando i miei piedi sulla scrivania,
come sono solita fare in questi casi.
"Quindi tu seguirai
loro."- riprende con aria professionale Chuck avvicinandosi alla
mia ex poltrona.
Chi dovrò seguire?
Bella
merda. Strabuzzo gli occhi un pò confusa e credo di non
essere stata
capace di nascondere questo mio aspetto da ebete perché
Chuck mi
guarda preoccupato e chiede: " sicura di stare bene?"
Scuoto la testa e
riprendendo il mio tono fermo rispondo: " sto benissimo."
Lui appoggia i fogli sulla
scrivania e sorridendo dice: " non hai sentito una singola
parola di quello che ho detto."
Apro la bocca per
replicare, ma poi decido di non strafare quindi dico: " può
darsi che abbia perso un passaggio."
Lui scuote la testa e
ripete con serietà l'azione che dovrò compiere.
"Allora: tu seguirai
questi due tizi."- e dicendo questo mi fa vedere le facce dei
due delinquenti più brutti che avessi visto in vita mia.- "
ti
porteranno sicuramente in un posto dove non attireranno l'attenzione,
tipo un bar o cose del genere. Tu dovrai solamente vedere con chi
faranno l'affare."
"Qualcosa di più
pericoloso no, eh?"- chiedo sbuffando. Comincio a sentire la
mancanza di quella sensazione di brividi allo stato puro che si sente
sulla pelle quando sai che sei ad un passo dalla morte nel caso in
cui fallisci. Chuck ride e dice: " non preoccuparti Sasha. Ci
saranno i momenti di suspence, ma non ora."
Mi lascio sfuggire un
sorriso anche io e rispondo: " va bene, capo."
" Hai bisogno di
qualcuno. Devi passare anche tu inosservata."
" Tranquillo. Me la
sono sempre cavata da sola in casi come questi che sono semplici.
Quindi lascia fare a me."
Tolgo i piedi dal tavolo e
mi alzo stiracchiandomi. Santo cielo ho dormito proprio male
stanotte! Tutte le posizioni scomode le ho trovare io.
" Allora ci vediamo
domani per le mie news."- dico allegramente avvicinandomi alla
porta dell'ufficio.
" Stai attenta lo
stesso, testa calda!"- mi rimprovera lui sorridendo. Alzo il
pollice in su e vado via. Saluto gli altri, tra cui il piccoletto
perennemente imbarazzato dalla mia presenza ed esco fuori.
Spero con questo incarico
patetico che il pomeriggio diventi alquanto divertente.
Jared
La mia testa da sè
non
vorrebbe pensare a niente. Fare mille giri di pensieri senza
approfondirne uno, ma invece il mio essere è di per
sé complicato,
problematico e soprattutto testardo. Quindi perché non
pensare anche
quando si potrebbe farne a meno?
Così dirigo la mia
mente
al primo pensiero su cui mi sono fissato e cioé trovare un
modo per
ammorbidire Sasha. Ripeto, non so perché voglia farlo. Mio
fratello
pensa che io ci stia ricadendo con tutte le scarpe, ma non
può
essere perché non ho mai sopportato il fatto di non essere
capace di
porre un freno all'amore. Quindi preferisco starne alla larga per
evitare di entrare dentro quel vortice e uscirne più
distrutto di
prima. È anche vero che non succederebbe visto il tipo di
donna a
cui potrei affidare il mio cuore. Sasha è la miglior donna e
la più
fedele in assoluto di tutte quelle ragazzine che ho avuto per
scaldarmi il letto. Sasha non solo riscalda il letto, ma è
capace di
sistemarlo, cambiare la sua posizione come crede più
opportuno e
rivoluzionare le sue coperte.
Ma Cristo Santo,
perché
la sto pensando?
Continuo a passeggiare
tranquillamente per le strade di Los Angeles con le mie cuffie alle
orecchie cercando di concentrarmi sulla musica sparata ad alto
volume, nascondendo i miei occhi, concentrati su pensieri astratti,
con gli occhiali da sole, anche se non ce ne sarebbe bisogno visto i
deboli raggi del sole nascosti ogni tanto dalle nubi. Sospiro mentre
svolto l'angolo.
Quest'anno riesco a
respirare l'aria natalizia, cosa che non mi succedeva da vari anni.
Forse questo è dovuto al fatto che sono in pausa e non sento
l'ansia
di dover tornare sul palco da un giorno all'altro godendomi per
metà
il Natale. Ogni tanto anche Jared Leto sente il bisogno di staccare
la spina, ma non a lungo perché poi si stancherebbe.
Canticchio il
motivetto della canzone mentre sbadatamente mi scontro con qualcuno.
" Ehm..mi scusi.."-
dico togliendomi una cuffia.
" Ma possibile che
devi essere ovunque?"
Alzo lo sguardo sull'unica
persona che può irritarsi in quel modo e tolgo gli occhiali
per
guardare meglio la sua espressione di disapprovazione. Sorrido
divertito e dico: " non è colpa mia se tu decidi di
intraccialmi la strada."
" Deficiente."-
sussurra denti stretti passando oltre.
" Oltre alle parole
deficiente e coglione, sai dire altre?"- la provoco facendola
fermare. Lei si volta e risponde: " non ho tempo da perdere con
te perciò buona giornata."
Buona giornata..è un
passo avanti! Scuoto la testa sorridendo e decido di seguirla,
naturalmente cercando di mimetizzarmi fra la gente. È
piuttosto
strano il suo atteggiamento, quasi non volesse che qualcuno la
vedesse e immediatamente penso che stia svolgendo qualche suo lavoro
importante. Anche a Natale? Ma non era in vacanza?
Una donna proprio in quel
momento mi blocca la strada e sorridendo radiosa esclama: " oh
mio dio! Jared Leto! Per favore potresti farmi un autografo?"
Vorrei risponderle "
proprio ora?" ma non posso farlo. Così sfoggio il mio lato
da
professionista e le lascio un bel autografo su un foglietto che lei
stessa mi ha dato. È meglio se taglio la corda prima che si
formi il
solito gruppettino che blocca ogni via di fuga, impedendomi di vedere
che fine fa Sasha.
" Grazie mille!"-
esclama la donna stringendo a sé il bigliettino.
" Grazie a te."-
le rispondo facendola arrossire. Scappo via e cerco di riprendere la
direzione in cui sembra essere sparita la mia preda.
Sasha
Per un attimo avrei
giurato di essere io quella seguita. Forse è solo
immaginazione,
eppure continuo a sentirmi osservata. Ma al momento non posso
voltarmi, né spostare la mia attenzione su una fantasia
dettata
dalla mia leggera tensione. Ho paura di perdere di vista i due tizi.
Non mi hanno vista per fortuna, ma non posso dire che sia facile
starli dietro. Sanno come comportarsi, non c'è che dire.
Eppure
pensavo che fossero due imbecilli, ma devo ammettere che non sempre
le reclute sono così stolte come penso io.
Si fermano e io ne
approfitto per nascondermi in una via laterale spiando i loro
movimenti. Si guardano intorno con aria circospetta mentre il
più
magro dei due passa all'altro una busta gialla che viene inserita
immediatamente nella tasca. Sicuramente quello che c'è in
quella
busta è il contratto da far leggere all'ospite desiderato.
Devono
essere due sgherri molto importanti per aver sostituito il loro capo.
Mentre mi perdo in queste considerazioni sento qualcuno alle mie
spalle. Inizialmente penso che sia solo la mia impressione, presa
come sono nel portare avanti il mio compito. Ma quei passi si fanno
sempre più vicini e sento per un attimo il mio cuore
velocizzare i
battiti. Allora estraggo la mia pistola e mi volto decisa verso il
rumore di passi dietro di me. Ma proprio in quel momento scopro chi
mi sta seguendo e naturalmente è l'ultima persona al mondo
capace di
uccidermi con una pistola o un coltello o altre armi mortali. Jared
fissa la pistola e sorridendo dice: " siamo arrivati a questo
punto? Farmi fuori con una pallottola conficcata in qualche parte del
mio corpo?"
" Potrei anche farlo
perciò non ripetere di nuovo come vorresti morire."- gli
rispondo continuando a puntargli la pistola. Poco dopo la abbasso e
la rimetto al sicuro dentro la cintura.
" Ecco così va
meglio."
Lo trucido con lo sguardo
mentre torno a guardare le mie prede nella speranza che siano ancora
lì dopo questa piccola distrazione. Qualcuno evidentemente
mi vuole
bene perché continuano ad essere lì a parlare
fitto fitto. Proprio
in quel momento spariscono entrando nel bar tutto decorato a festa.
Non mi resta che entrarci e scoprire con chi devono incontrarsi. Ma
solo in quel momento mi rendo conto che da sola potrei attirare
l'attenzione visto che il bar non ospita molta gente. Comincio a
pensare alle parole di Chuck e a mangiarmi le mani per non averlo
ascoltato. E adesso? Torno a guardare Jared che non sembra avere
nessuna intenzione di andare via e siccome non ho altre scelte lo
afferro per un braccio e dico: " sei un attore quindi adesso
improvvisa con me e non fiatare. Fai una bella faccia, sorridi e
facciamo finta di essere felici e contenti mentre entriamo
lì
dentro."
Non gli lascio il tempo di
rispondere e prendendolo per mano usciamo fuori dal vicolo e ci
dirigiamo nel bar. Jared, anche se confuso, esegue il comando che gli
ho impartito e quasi arrossisco vedendo il suo sorriso riservato solo
a me. Mi chiedo se è davvero tutto falso o c'è
spazio per un
pizzico di verità. Meglio non pensarci.
Quando entriamo intercetto
subito i due tizi e mi avvicino al tavolo non molto distante da loro.
" Mettiti di fronte a
me."- dico a Jared mentre prendo posto che mi consente di vedere
in tutto e per tutto quello che succede ai miei vicini. Il mio
accompagnatore annuisce senza dire nulla anche se so che fra poco
partirà con le sue mille domande. Ma prima che
ciò avvenga arriva
la cameriera che dopo aver preso l'ordinazione ci lascia soli.
" Allora mi spieghi
un attimo in che cosa ti sei cacciata?"- mi chiede quasi in un
sussurro.
" Cose che di sicuro
a te non dirò."- gli rispondo tranquillamente dopo essermi
tolta il cappotto e il cappello e averlo guardato allegramente. Lui
in quel momento fa la stessa, si toglie la giacca e mi fissa.
" Perché mi fissi?"
" Non preoccuparti
non ti consumo se è di questo che hai paura."- mi dice
sorridendo. Odio quando sorride.
" Odio quando sorridi
con quell'aria da furbo."- sbotto non rendendomi conto di averlo
appena detto ad alta voce e per giunta al diretto interessato.
" E io odio il tuo
atteggiamento da strafottente."- conclude lui. Resto per un
attimo senza parole e così cerco rifugio fissando i due
tizi. Solo
in quel momento mi rendo conto che con loro c'è quel piccolo
topo di
fogna di Hiroaki
Kurosawa.
Per la cronaca il nome è Hiroaki, anche se a me piace
chiamarlo
Tappetto, per via della sua altezza che sì e no raggiunge un
metro e
cinquanta. Non lo conosco di persona e lui non conosce me. Ma conosco
le tante leggende che parlano di lui e qualcosa non mi convince:
insomma se si trattasse solamente di droga, questi tizi si sarebbero
visti con un tipo diverso, più stupido. Invece Tappetto
è un uomo
molto sveglio, furbo ai massimi livelli e la sua presenza in
qualsiasi circostanza non promette mai nulla di buono.
"
Ehi tutto bene?"- chiede Jared guardandomi preoccupato.
"
Sì tutto bene."- rispondo incerta mentre mi abbandono allo
schienale della sedia e guardo nel vuoto.
"
Non si direbbe. Lo vedo che sei preoccupata, quasi spaventata a
giudicare dal tuo sguardo. Quindi perché non ti sfoghi?"- mi
chiede Jared con aria affabile. Lo guardo per un bel pò
prima di
parlare. Mi sembra così stupido dire al mio ex fidanzato che
ho
paura che possa succedere qualcosa di catastrofico. Sospiro passando
le mani sul volto.
"
Con noncuranza girati e guarda quei tre che stanno parlottando fra di
loro.."
Jared
si gira nella direzione che gli ho indicato. I tre si sono seduti
vicino all'albero tutto decorato. Jared fissa per un attimo tutto
l'insieme e quando si accorge che uno dei due ha alzato la testa
guardandolo mi guarda e indicando le luci dice: " amore belle
quelle luci non trovi?"
Cristo,
ma poteva inventarsi qualche altra cosa? Vorrei sprofondare
sottoterra ma poi Chuck non riuscirebbe a fare niente senza la mia
scoperta per questo cerco di mostrarmi serena e rispondo: "
sì
sono molto belle."
Il
tizio torna a parlare con gli altri scrollando le spalle. Ecco non
sono l'unica che avrà pensato a quanto sia scemo Jared. Dal
suo
sguardo torvo e concentrato capisco che siamo passati inosservati.
Do
un calcio agli stinchi a Jared che esclama: " ma sei impazzita?"
"
Dovevi solamente guardare non fare commedia!"
Ci
fissiamo a lungo e poi entrambi scoppiamo a ridere.
CHE
CAZZO STO FACENDO? Sto ridendo! Rido con il nemico! Sasha riprenditi!
Inutile
non ci riesco, purtroppo. Ma ad un tratto proprio quando le risate
finiscono al loro posto un insopportabile imbarazzo si sostituisce in
tutta la sua grandiosità. Fortuna che l'aria viene smorzata
dall'arrivo del cappuccino per me e cioccolata calda per Jared.
Sapete la tazza del cappuccino non è stata mai
così interessante
come in questo momento. Jared a sua volta fissa gli occhi sulla sua
tazza senza aggiungere altro. Beviamo quasi contemporaneamente.
" Hai..del.."-
balbetta Jared indicando le mie labbra quando finisco di bere. Lo
guardo confusa e poi esclamo: " oh.."
Mi rendo conto in quel
momento di avere un pò di schiuma del cappuccino sotto il
naso e
dopo essermi pulita rido come una scema.
" Grazie."-
sussurro. Jared mi sorride riprendendo a sorseggiare la sua
cioccolata. Quanto vorrei per un attimo toccare il suo viso!
" Che c'è?"- mi
chiede confuso notando la mia espressione da ebete.
" Niente!"-
esclamo riprendendo possesso della mia lucidità e facendo un
altro
sorso di cappuccino.
" Quindi se ho capito
bene tu sei qui per lavoro. Ovvero tenero d'occhio quei tizi. Ora la
domanda mi sorge spontanea: perché?"
Appoggio la tazza fumante
sul tavolo di legno e fisso Jared che è in attesa di una
risposta.
" Beh perché
c'è
qualcosa che sta succedendo a Los Angeles e io sono stata chiamata al
rapporto per aiutare Chuck e i miei vecchi colleghi. Ma non posso
dirti altro."
Lui annuisce e poi esclama: " brutta roba
lavorare durante le vacanze!"
" Già."
"
E' qualcosa di preoccupante? Intendo quello che sta succedendo nelle
viscere di Los Angeles."
" Non lo so."-
rispondo con un'alzata di spalle. Il suo sguardo si fa più
serio e
con altrettanta serietà dice: " in ogni caso, stai attenta."
" Da quando ti
preoccupi per me?"- chiedo sorridendo.
" Da ora."
Sento un rumore di sedie e
vedo che i tre si alzano. Evidentemente hanno finito il loro giri di
affari e la cosa, non so perché, mi mette ansia. Io e Jared
li
vediamo andare via e poi quest'ultimo mi guarda e chiede: " bene
e adesso cosa pensi di fare?"
" Il mio compito era
quello di capire con chi dovevano incontrasi quei due e ora che lo so
devo dirglielo a Chuck."
In quel momento squilla il
suo cellulare e dopo aver borbottato qualcosa dice: " devo
andare..mia madre.."
Sembra quasi dispiaciuto
di andarsene. O sono io che vedo questa cosa che in realtà
esiste
solo nella mia mente. Vi pare che Jared si possa dispiacere?
" Okay,
beh..ehm..ciao."- balbetto io cercando di non guardare i suoi
occhi.
Lui mi sorride e va via.
Non so perché ma una piccola parte di me quasi si dispiace
vederlo
andare via.
Ma che cosa patetica. Io
che mi sento dispiaciuta, ma guarda te che mi tocca
immaginare!
L'ANGOLO
FAMOSO DI VALS:
Era necessario che Vals si facesse sentire di nuovo. Se siete arrivate
fin qui vuol dire che avete letto tutto quanto. Ora secondo voi come
andrà a finire con questi due? Sarà arrivato il
momento giusto per iniziare almeno un dialogo aperto e non
necessariamente fatto di continue battutine odiose da parte di
Sasha?
Ah un'altra cosa: non sottovalutate la situazione lavorativa
muahahahahhaha!
Alla prossima
Vals
|
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Capitolo 8 *** When you see my smile ***
C'è
un altro punto a
favore per la mamma, e cioè che da quando c'è lei
qui a casa, ho un
pasto assicurato tutti i giorni e davvero buono, non come quelli che
cucino io. Effettivamente non fa per me cucinare. E poi così
la
cucina non rischia nemmeno di prendere fuoco e mio fratello non si
lamenta in continuazione. Ricordo che anche Sasha sapeva preparare
dei manicaretti squisiti.
Ed
ecco che torno a
pensare a lei. Quante volte l'avrò fatto oggi?
Oggi
poi il pensiero è
particolarmente insistente visto le ultime cose accadute. Non riesco
a credere al fatto che sia riuscito a stare con lei senza il timore
di essere evirato in pubblico. Okay, forse non è stato tutto
stupendo e magnifico, ma comunque c'è stato quel piccolo
momento in
cui ha sorriso e l'ha fatto con me. Non è tanto per uno che
l'ha
fatta soffrire come un cane? Le ricordo perfettamente le sue parole
di rabbia, le ho stampate nella mia mente una per una. Devo ammettere
che il merito va anche a quei delinquenti, senza della quale non
credo che io e Sasha ci saremmo seduti ad un bar come due perfetti
amici, conoscenti o magari fidanzati. È il destino forse?
Okay,
sto correndo troppo
con le parole, ma non so perché mi sento più
leggero, come se quei
sorrisi e quel primo approccio dopo una lunga desertificazione
fossero stati illuminanti.
Continuo
a ripetermi da un
paio d'ore che non devo illudermi di questi piccoli gesti.
Eppure
qualcosa dentro di
me mi dice di non spegnere quel barlume di speranza che si è
acceso
nel cuore. In fondo conosco Sasha e quel suo atteggiamento impacciato
e più gentile non era finto. L'unico falso sono io e me ne
rendo
conto pensando a tutto quello che ho fatto, ma in quel momento,
lì
con lei, non sono mai stato così sincero.
Il
silenzio fa da padrone
mentre io, mia madre e Shannon ceniamo. Credo che il più
delle volte
sarò apparso con gli occhi persi nel vuoto ed è
strano che non
abbia ancora detto nulla anche di sciocco e mi sembra ancora
più
strano che nessuno si sia accorto di questo mio comportamento
anomalo.
"
Jay, ti senti bene?
Non ti piace?"
Ecco,
come non detto.
Guardo
mia madre
leggermente preoccupata. Muovo la forchetta e rispondo: " è
tutto okay."
"
Sicuro?"-
continua lei fissandomi.
"
Qualcuna gli avrà
rubato la lingua. Finalmente!"- commenta Shannon sghignazzando
mentre guarda mia madre che sorride. Noto aria di complicità
fra i
due e la cosa non mi piace.
"
Sei divertente con
un dito nel culo Shan."- rispondo sarcasticamente.
"
Shannon non
replicare e tu Jared piantala con le tue uscite delicate."-
ammonisce la mamma fulminando entrambi. Mi sembra di essere tornato
bambino e un pò mi vergogno. Ho quasi quarantuno anni e
vengo
rimpreso da mia madre. Cosa c'è di più
imbarazzante e vergognoso?
Fortuna che sono a casa mia. Shannon continua a guardarmi senza dire
una parola, ma so già a cosa stia pensando e se lo
dirà ad alta
voce lo ammazzerò. Ci sono molti vantaggi nel diventare
figlio unico
e la cosa mi attrae molto.
Mamma
in quel momento si
schiarisce la voce e guardandomi dice: " Jay avevo pensato
giusto così..con Eve..se qualche sera andassimo tutti
insieme a
cena. Per insieme intendo anche Sasha.."
Quasi
soffoco con l'acqua
che stavo bevendo tranquillamente e mio fratello scoppia a ridere.
Cerco di ignorarlo rivolgendo tutta l'attenzione a mia madre.
"
Quando?"
"
Oh beh..in una di
queste sere. Non ti dispiace, vero?"
Quando
mamma fa domande
del genere significa che non ci si potrà sottrarre al
dovere. Il
che, in sintesi, significa che non potrò inventarmi nessuna
scusa
per dire di no. Qualora la volessi inventare, la scusa..
"
Ehm..no."
"
Bene."- dice
lei soddisfatta mentre mi sorride. Io non la capisco..
Si
alza ed esclama: "
vado a prendere il dolce!"
Quando
si allontana mio
fratello ne approfitta per sussurrarmi: " è a Sasha che
stavi
pensando vero?"
"
Non sono affari che
ti riguardano."
"
Oh ma a me puoi
dirlo. Sono tuo fratello!"
" Un fratello troppo
invadente ultimamente."
" Lo faccio per il tuo bene. Dai
avanti dimmi che ti passa per quella testolina brillante."
Fisso
mio fratello incerto
su cosa dire.
"
E' difficile da
spiegare."
"
Non c'è nulla che
è difficile da spiegare. Sai che con me puoi parlare di
qualsiasi
cosa!"
"
Questa cosa invece
è difficile da dire."
Prima
che lui possa
parlare torna mia madre e così passiamo il resto della
serata a
parlare di altro.
"
Jared?"
"
Mh..?"
"
Hai sbagliato
l'accordo!"- mi rimprovera Tomo. Guardo la chitarra confuso e
poi lui.
"
Davvero?"
"
Ah amico, se non lo
sai tu che sei un genio!"
Sorrido
e annuendo dico: "
è vero ho sbagliato. Riprendiamo."
"
Jay, secondo me è
inutile. Abbiamo ripetuto il pezzo almeno dieci volte e non hai
azzeccato nemmeno una volta. E non puoi dare nemmeno la colpa a tuo
fratello visto che non c'è."- puntualizza Tomo a braccia
conserte. Io non parlo e lui comincia a sghignazzare.
"
Mi sono perso
qualcosa ultimamente?"
"
No..cioè sì.."-
mi correggo dopo aver visto la sua faccia. Metto la chitarra al suo
posto e Tomo fa la stessa cosa mettendo la sua nella custodia. Ci
sediamo entrambi sul divano e io inizio a raccontargli tutta la
vicenda cercando di omettere qualche dettaglio, con pessimi
risultati. Tomo ormai mi conosce da una vita, è come un
fratello. E
da fratello mi capisce perfettamente, quindi è inutile che
cerco di
nascondere qualcosa tanto lui la farà tornare a galla.
"
Amico ti do tempo
due giorni e sarai cotto a puntino."
"
No...non può
essere."- mi lascio sfuggire alla fine guardando la finestra.
"
E dai che sarà
mai? Jared non c'è cura all'amore, nè un modo per
evitarlo."
"
No, non si può
fare."- scuoto la testa.
"
Sei testardo come
pochi."
Ma
quella improvvisata
seduta psichiatrica non è destinata a durare molto, in
quanto viene
interrotta dal suono del campanello.
"
Aspettavi
qualcuno?"- mi chiede Tomo mettendosi composto.
"
No."
"
Beh vai che
aspetti?"
Vado
all'ingresso e quando
apro la porta resto di sasso. Sasha è sulla soglia e noto
come sia
un fascio di nervi. Un momento Sasha a casa mia? Senza che nessuno le
abbia detto qualcosa?
No,
le cose non mi
quadrano. Sono troppo fortunato ultimamente.
"
Sasha!"-
esclamo.
"
Ehm ciao..c'è
Chuck?"- chiede veloce guardando in tutte le direzione tranne
che me.
"
Chuck?"-
ripeto confuso.
" Sì..il tuo amico. Mi ha detto che l'avrei
trovato qui."- solo in quel momento posa lo sguardo su di me
quasi irritata. Dicevo io che era impossibile che fosse venuta da
sé
qui nella tana del lupo. Io continuo a fissarla sorpreso. Da quando
Chuck fa di casa mia un luogo di appuntamenti? Non mi dispiace se in
questo caso sia Sasha, ma non è normale farlo.
"
Non è qui?"-
continua incredula.
"
No. Strano non
sapevo nemmeno che sarebbe venuto."
"
Ehm bene..allora io
vado."- afferma decisa voltandosi per andare via. Ma io riesco a
fermarla dicendo: " no aspetta! Magari sta solo ritardando e fra
poco mi chiama."
Non
so perché mi sia
venuto in mente di farlo.
Mi
fissa per alcuni minuti
valutando la situazione. È evidente che è
ripugnante all'idea di
entrare nella sua vecchia dimora e detesta la mia compagnia. La mia
presenza da sola basta per mandarla su tutte le furie, ma io cerco di
non scoraggiarmi. Ho in mente ancora l'incontro di ieri ed è
la cosa
che mi fa sentire positivo. Continuo ad osservarla. È quasi
timorosa
di cadere in una trappola.
Ma
con mia grande sorpresa
annuisce e dice: " okay, ma non resterò per molto."
"
Sei mia ospite puoi
restare quanto vuoi."- rispondo sorridendo a trentamila denti.
Ma che diavolo sto facendo?
"
Solo dieci minuti
poi vado."- puntualizza lei atona. Senza guardarmi entra e si
dirige in salotto.
"
Sasha!"
Tomo
si alza
immediatamente dal divano, sorpreso di vedere l'oggetto dei miei
tormenti lì materializzato fra di noi.
"
Ehi Tomo!"-
esclama lei abbracciandolo.- "come stai?"
Provo
tanta invidia in
quel momento. Non riesco a sopportare il fatto che con me sia
così
dura, acida e stronza mentre con gli altri cambia completamente e in
meglio.
Jared
vuoi una risposta?
Sei stato uno stupido, ora paghi.
Perfetto
ora parlo anche
con la mia coscienza.
"
Molto bene! E tu?"-
chiede Tomo guardandomi di sfuggita. So già a cosa sta
pensando.
"
Un pò stressata,
ma per il resto una meraviglia."
Si
scambiano ancora
qualche parola, chiacchierando in maniera adorabile come se io non ci
fossi. Tomo intercetta il mio sguardo e guardando Sasha dice: "
ehm.. si è fatto tardi. Vicky mi aspetta. È stato
un piacere
rivederti."
"
Anche per me. E
salutami Vicky."
"
Non mancherò."-
risponde sorridendo il saggio Tomo che in due secondi va via.
Così
in casa restiamo solo io e lei. E improvvisamente sento l'aria farsi
più tesa.
"
Perché Chuck ci
mette così tanto tempo a chiamarti?"
"
Non ne ho idea.
Rilassati, magari avrà avuto qualche contrattempo."
"
Come al solito."-
sussurra sedendosi sul divano.
"
Sei sempre la
solita."- mi lascio sfuggire mentre sorrido notando il suo
nervosismo. Lei mi fulmina immediatamente con lo sguardo e dice: "
come scusa?"
"
Non hai mai amato
aspettare. E ora sei nervosa. Lo noto dal modo in cui fai scorrere le
tue mani sugli jeans e quando parli inizi ad avere la voce
leggermente acuta. Questo ti succede quando non vuoi stare in un
posto per non più di due secondi. Come vedi riconosco ancora
i tuoi
segnali di debolezza. E devo ammettere che non sei cambiata
affatto."- affermo a braccia conserte.
Lei
mi fissa senza dire
una parola. Jared 1, Sasha 0.
"
E mi dispiace che
sia casa mia a farti questo effetto."- concludo, incurante della
mia sfacciataggine. L'ho messa fuori combattimento e ciò mi
soddisfa. Deve capire che almeno con me il suo atteggiamento odioso
non ha tutto l'effetto desiderato.
"
Bene, ora che hai
avuto il tuo momento da psicologo dei casi persi, mi dici chi ti ha
dato il permesso di parlare di come possa sentirmi io in questo
momento?"
"
Beh se permetti
avendo una bocca, sono liberissimo di dire ciò che penso."
Scatta
come una molla dal
divano e avvicinandosi mi punta un dico contro e dice: " no, con
me non sei liberissimo di dire e fare un cazzo di niente!"
Divertito
dalla situazione
la provoco dicendo: " avanti colpiscimi. Lo so che vuoi farlo."
"
Leto, stai
sbagliando persona. Se mi provochi finirai male."- sussurra a
denti stretti.
Resta
di fronte a me con
il suo tono di minaccia che la rende più sensuale di
qualsiasi altra
donna e improvvisamente provo l'istinto di baciarla. Ma blocco ogni
mio atto insolito e sorridendo dico: " e va bene, Preverett. Hai
vinto tu."
Alzo
le mani in segno di
sconfitta e mi allontano. Lei mi guarda confusa e dopo un minuto di
silenzio dice: " perché mi fai questo?"
"
Questo cosa?"
"
Perché continui a
provocarmi?"
"
Lo sai bene
perché."
Sorride
e alzando gli
occhi al cielo dice: " sei ancora convinto di poter avere una
seconda possibilità?"
"
Forse."
Lei
a quelle parole ride e
io mi sento un completo idiota.
"
Ma non è
comportandoti in questo modo che riuscirai ad averla. Qualora voglia
darti questa ipotetica seconda possibilità, sia chiaro."-
sottolinea guardandomi divertita. Scuoto la testa divertito a mia
volta e dico: " non è detta l'ultima."
Entrambi
iniziamo a
ridere, ma lei quando si accorge di questo improvviso cambiamento,
torna immediatamente seria e dice: " credo che Chuck non venga
più. Quindi forse è il caso di andare. Non voglio
disturbarti
ulteriormente. O meglio non voglio continuare a stare qui come tu
stesso hai capito."
"
E se ci vedessimo
fuori da questo luogo così infimo per te?"
Resta
spiazzata da quelle
parole tornando di nuovo in difficoltà. Amo metterla in
questo
stato.
"
Non credo sia
necessario."
"
Sicura?"
Mi
scruta affondo e poi
alzando un sopracciglio mi chiede: " e sentiamo dove vorresti che ci
vedessimo?"
"
A cena."-
butto lì a caso.
"
No."
"
Beh allora fare due
chiacchiere a pranzo?"
"
Non saprei."
"
La risposta esatta
è o sì o no. Non ci sono mezzi termini."
Lei
resta in silenzio e
dopo un pò dice: " okay vada per il pranzo."
"
Bene allora mettiti
comoda. Il tempo di cambiarmi e sono da te."
"
Okay."
Sospirando
torna a sedersi
mentre io sparisco in due secondi diretto in camera mia. Santo cielo
non riesco a crederci! Jared, tu sei un mostro.
Non
sopporto essere in
silenzio e scambiare sì e no due parole di circostanza. Lo
so, ho
scelto un commensale alquanto difficile e non particolarmente loquace
come avrei voluto. È il bello di Sasha.
Il
mio obiettivo ora sarà
quello di fare due chiacchiere tranquille.
"
Beh non mi hai
detto ancora niente di te. Come va a New York?"
Lei
finisce di bere e mi
guarda indecisa se rispondermi male o meno.
"
Bene. Ho trovato un
buon appartamento in centro e i colleghi al lavoro sono molto
competenti."
Il
suo tono calmo quasi mi
fa paura, ma allo stesso tempo mi tranquillizza.
"
Come piacciono a
te."
Sorride
quasi imbarazzata.
"
Sì."
"
E non hai avuto
nessun ragazzo?"
Faccio
la domanda con
noncuranza mentre guardo il mio piatto. Lei sbuffa divertita.
"
Leto, solo io posso fare gli interrogatori."
"
Scusami, agente."
I
nostri sguardi per un
attimo si incrociano, ma il suo non è arrabbiato anzi.
"
E comunque sì, ho
avuto qualche storiella."
Bene,
perché ad un tratto
mi sento leggermente irritato dopo questa risposta?
"
Ah! Qualcosa di
serio?"- l'impiccione che è in me fa ancora qualche passo
avanti, ignaro del pericolo a cui sta andando incontro.
"
Sì e no.
Preferisco la mia libertà a volte."
"
Quindi è stata
roba di divertimento."
Lei
annuisce e
fulminandomi con il suo sguardo da felino dice: " ho imparato da
qualcuno. Almeno così non stai male."
Quelle
parole riescono a
ferirmi. Lo so, me le merito, ma a volte non riesco a sopportarle.
Abbasso lo sguardo senza parlare.
All'improvviso
sento una
mano sul mio braccio. È un tocco incerto eppure mi ha
riscaldato la
fiamma che ho dentro. Guardo prima la sua mano e poi lei che sembra
dispiaciuta.
"
Scusami, non volevo
dirlo. A volte sono troppo bastarda."- dice con un tono di voce
più ammorbidito. Mi sorride e io faccio lo stesso.
"
E stronza."-
aggiungo. Sasha ride e dice: " questa volta non ti do torto."
Toglie
la sua mano dal mio
braccio e torna con la sua aria imbarazzata. Non capisco
perché si
imbarazza. Non è da lei e io non capisco..
"
E' strano.."
"
Cosa?"
"
Che mi hai chiesto
scusa. Insomma, non è da te."
" L'ho fatto perché si
sta avvicinando il Natale e quindi vorrei essere più buona."
"
Ah quindi, mi
merito le scuse solo se c'è il Natale di mezzo?"
Lei
sorride senza
rispondermi. Dopo qualche secondo è lei stessa a parlare.
"
E tu? Come ti vanno
le cose?"
"
Bene. Stiamo
completando il nostro album e sono eccitato alla sola idea di tornare
sul palco."
"
Sei sempre il
solito."- si lascia sfuggire scuotendo la testa.
"
Come vedi nemmeno
io sono cambiato. O meglio su questo punto di vista no..su altri
sì."
" Vorresti dirmi che sei diventato più serio?"-
mi chiede lei fingendosi sorpresa. Sorriso e rispondo: "
l'età
più avanza e più mi fa ragionare."
"
Tu serio? Ma non
farmi ridere."
"
Ma è vero! Sto
diventando un bravo ragazzo."- esclamo sorridendo. Adoro vederla
ridere, anche se si tratta di me.
"
Okay va bene."
Resto
a fissarla incantato
mentre continua a ridere. Lei se ne accorge e alzando un sopracciglio
chiede: " che c'è Leto?"
"
Niente."-
rispondo ridestandomi dal sogno. Restiamo ancora lì a
scambiarci
sorrisi e qualche battuta e l'aria diventa sempre più serena
e io
non riesco a crederci di essere arrivato a questo.
Ho
deciso: devo andarci
con calma e non devo rovinare tutto. Sasha dovrà provare di
nuovo qualcosa per me.
Quando
usciamo dal
ristorante lei si ferma e dice: " ehm..grazie per il pranzo."
"
Figurati."
Torna
l'imbarazzo sul suo
volto mentre dice: " bene io adesso vado. Ci..ci si vede."
"
D'accordo.."
"
Allora ciao."
"
Ciao."
La
guardo andare via e
quando la vedo scomparire respiro l'aria circostante sentendomi
improvvisamente leggero.
Ad
un tratto qualcosa a
terra attira la mia attenzione. Mi avvicino e raccolgo il foglietto.
Sono
annotate delle
informazioni che possono appartenere solo a Sasha. Okay, non ci credo
a queste cose. Sanno tanto di film.
Ma
sembra che il destino è
dalla mia parte, e non sono così stupido da rifiutare il suo
aiuto.
Nel pomeriggio inoltrato la cercherò per restituirglielo.
Solo
le sei del pomeriggio
e l'unico posto in cui posso trovare Sasha è la libreria di
suo
padre. Sono terrorizzato. Richard è come Sasha ed
è molto
protettivo nei suoi confronti. Se potesse mi spezzerebbe tutte le
ossa che posseggo. Credo che a frenarlo sia il dolore che
provocherebbe a mia madre. Mamma è molto amica con i
genitori di
Sasha e la cosa non so fino a che punto possa essere bella includendo
Richard.
"
Da quando sei un
pappamolle Jared?"- sussurro guardando in lontananza il negozio.
Decido di entrare anche se il mio cuore sta per uscire dalla gabbia
toracica. Allungo la mano e apro la porta. Sasha è al
bancone con
due clienti e quindi penso che Richard non ci sia.
Mentre
sto per fare un
passo avanti qualcuno mi sbarra la strada. Sarebbe stato troppo facile!
Mi ritrovo a faccia a faccia con
Richard e la sua faccia non promette nulla di buono. Quell'uomo mi
incute timore.
"
Il mio piede segna
il confine. La tua zona è Chinatown qui invece è
Hollywood. Tu non
sei il benvenuto ad Hollywood."- afferma deciso. Prima che possa
dire qualcosa Sasha si avvicina a noi ed esclama: " papà!"
Il
suo tono di rimprovero
fa addolcire i lineamenti di Richard che continua però a
fissarmi.
"
Su vai dai
clienti."
"
Se ti da fastidio
chiamami."
"
Su vai."
Mentre suo padre torna al bancone lei alza gli occhi al cielo.
"
Scusalo a volte non
riesce a trattenersi."- mi rassicura.
"
Non fa niente. Non
ha tutti i torti dopotutto."- le dico sorridendo. Lei annuisce e
poco dopo mi chiede: " hai da dirmi qualcosa?"
Le
porgo il biglietto e
dico: " quando sei andata via ti è caduto questo."
I
suoi occhi iniziano a
brillare mentre prende il biglietto dalle mie mani e lo guarda quasi
fosse una reliquia.
"
L'avevo cercato
dappertutto! Grazie!"
"
Di nulla. Ehm.."
Non
so cosa dire, ma sento
la necessità di stare ancora un altro pò in sua
compagnia.
"
C'è dell'altro?"-
mi chiede.
"
Solo ehm.."
"
Vuoi parlare?"
"
Ti va di fare due
passi?"- le chiedo tutto d'un fiato.
E'
sorpresa e per qualche
secondo non parla. Poi si volta verso suo padre che nonostante stia
parlando con i due clienti guarda noi.
"
Okay. Dammi solo
due minuti."
"
D'accordo."
Mentre
lei si allontana
sento qualcosa nel mio stomaco fare un balzo. Sono troppo fortunato
oggi.
IL
RITORNO DI VALS:
Ciao
ragazze..!!! Come vedete ho cercato di postare più
velocemente visto che la scuola incombe e dalla prossima settimana
avrò mooooolto da fare. Visto? A quanto pare le cose
gradualmente stanno prendendo una piega diversa, più serena
sembra. Vedremo se riusciranno ad andare avanti così xD.
Comunque non sottovalutate nemmeno Richard eheheheheheh * me crudele*
Spero
che il capitolo sia stato di vostro gradimento..fatemelo sapere se vi
va..io sono qua xD
Alla
prossima
Vals
|
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Capitolo 9 *** Next to me ***
Ho
le mani gelate, sto tremando di freddo e non ho fame. Ora due sono le
cose: o sto per prendermi una bella febbre o è l'effetto da
" adolescente alla prese con la sua prima cotta" che mi sta facendo
Jared. Trovo difficile pensare che sia la febbre visto che in vita mia
l'ho avuta solo a dieci anni. Quindi devo dedurre che la risposta
esatta sia la seconda opzione e io non so se darmi della stupida o
della deficiente.
Continuo a stare
al suo passo silenziosa mentre ogni tanto gli lancio qualche occhiata
cercando di non catturare la sua attenzione. Ma proprio nel momento in
cui penso di essere passata inosservata i suoi occhi di ghiaccio mi
bloccano, come se mi avesse scoperto con le mani nel sacco e io
arrossisco. Possibile che questo giorno non abbia voglia di finire?
È assurdo pensare al fatto che abbia passato la maggior
parte della giornata con lui, e ciò che mi preoccupa
è che non lo sto odiando. Piuttosto mi appare come un
vecchio amico che non vedevo da tanto tempo, la cui compagnia mi sta
rallegrando, senza contare i batticuori ad ogni sua parola. Ma sono
ancora Sasha Preverett? Ora ho i miei dubbi.
" Qualcosa non
va?"- mi chiede gentile mentre mi sorride. Scuoto la testa stringendo
la sciarpa al collo.
" Sto bene. Ho
solo un pò di freddo."
Continua a
guardarmi mentre io cerco di non farlo. Perché è
così difficile?
"
Perchè stai cercando di evitare il mio sguardo?"
Perché
sei così sfacciato?
Obbligatoriamente
lo guardo negli occhi irritata.
" Cosa dici? Io
ti sto guardando!"- esclamo seccata.
" Lo stai
facendo solo ora che te l'ho fatto notare."- continua con il suo
sorriso sghembo.
" Sei irritante
Leto."
Jared ride
mentre io mi allontano un pò da lui leggermente infastidita.
" Posso sempre
tornare da mio padre."- butto lì come fosse niente e a
braccia conserte. A quelle parole si blocca e cambia immediatamente
espressione.
" Okay, scusami.
Irritarti era l'ultima cosa che volevo fare."
" Bene!"-esclamo
avvicinandomi di nuovo a lui. Restiamo in silenzio e io ne approfitto
per pensare a quella reazione. Sembra davvero che gli dispiacesse il
fatto che potessi andare via. Devo crederci?
" Hai avuto
notizie di Chuck?"- mi chiede cambiando argomento.
" No. L'ho
chiamato, ma non risponde."
" Evidentemente
avrà avuto qualche distrazione."
Mi guarda
malizioso e io alzo gli occhi al cielo.
" Immagino. Voi
uomini pensate solo a quel tipo di distrazione."- sottolineo senza
guardarlo.
Lui sorride, ma
io no. Sono davvero preoccupata di Chuck e il fatto che Jared mi abbia
ricordato di lui mi fa restare seria. Improvvisamente la sua mano
afferra la mia. È calda, più grande rispetto alla
mia, e ciò mi fa sentire ad un tratto tranquilla, ma allo
stesso tempo sono piacevolmente sorpresa. Il mio cuore ha perso un
battito, ma riesco a simulare indifferenza mentre sposto i miei occhi
dalle nostre mani al suo volto che mostra tutta
l'affettuosità che non ho mai visto in tutto il tempo che
siamo stati insieme. O forse noto questo dettaglio perché
è da tanto tempo che non ho a che fare con lui.
" Devi stare
tranquilla. Non gli è successo niente."
Annuisco un
pò incerta. Ma vedendo il suo sorriso istintivamente sorrido
anche io. Per una persona normale è difficile non
sciogliersi come la neve al sole vedendo quegli occhi e quel viso
così belli. E cercare di mantenere uno sguardo serio e
impassibile è l'ultima cosa che in questo momento
riuscirebbe a fare persino Sasha Preverett.
" Sono sicuro
che domani lo troverai in ufficio a parlare con qualche suo collega
della distrazione non nascondendo nessun particolare."- il suo tono
è così dolce che quasi resto senza parole, ma
fortunatamente ancora non mi rincretinisco del tutto.
" Io domani lo
ammazzo!"- esclamo arrabbiata.
" Ah
già! Dimenticavo te e i tuoi modi di fare eleganti quanto
quelli di un camionista.."- dice lui tranquillamente. Ci guardiamo ed
entrambi scoppiamo a ridere.
Sasha oggi stai
ridendo troppo con questo tizio: ti prego non farlo più!
Ridendo e
scherzando arriviamo al parco dove troviamo un gruppetto di ragazzini
che giocano a calcio. Dopo essermi distratta guardandogli, decido di
spezzare il silenzio che si è creato.
" Ancora non so
niente di te. Cosa fai quando non sei immerso nel lavoro?"
" Non faccio
nulla di particolare. Ciondolo per casa come un cadavere, specialmente
quando non voglio fare nulla e quando ne ho voglia partecipo a qualche
festa, ma solo se mi interessa o ci va qualche amico."- si ferma un
attimo e mi guarda. Sorride malizioso mentre chiede: " oppure volevi
sapere se me la facevo con mezza Los Angeles?"
Ma possibile che
deve ricondurre tutto al sesso?
Scuoto la testa
e dico: " non mi interessa sapere con chi te la fai."
Prima che possa
dire qualcosa viene colpito quasi in pieno volto dal palla dei ragazzi
che immediatamente si allarmano e guardano nella nostra direzione. Un
ragazzo minuto e di colore è il primo ad avvicinarsi a Jared
sfidando la sorte. Deglutisce e si scusa dicendo: " ci scusi signore.
Non volevamo colpirla."
Jared prende la
palla e fissa il ragazzino raggiunto quasi subito da un suo amico in
attesa del verdetto. Vorrei scoppiare a ridere per la faccia
contrariata di Jared, ma sto cercando in tutti i modi di contenermi,
anche per educazione. Credo che la sua rabbia non sia dovuta tanto al
colpo quanto al fatto che sia stato chiamato " signore". È
l'aggettivo che lo fa sentire vecchio e lui odia sentirsi un vecchio.
Continuo ad osservare Jared che improvvisamente cambia la sua
espressione mostrando un piccolo sorriso e porgendo la palla al
ragazzino dice: " per questa volta siete perdonati. Ma alla prossima ve
lo buco. Okay?"
Nonostante la
calma e la serenità della sua voce, i ragazzi capiscono che
è meglio scappare e così fanno dopo aver salutato
garbatamente. A quel punto non riesco più a trattenermi e
finalmente do libero sfogo alla mia risata. Lui mi guarda con
un'espressione fra l'irritato e il sorpreso.
"
Scusa..io..non.."- ma non riesco a terminare la frase per via delle
risate. Cerco di calmarmi sotto il suo sguardo quasi offeso e quando
torno seria lui dice: " hai finito?"
" Adesso
sì. È stato divertente ridere di te."- rispondo
soddisfatta. In quel momento lo squillo del mio cellulare interrompe
quella piccola scenetta. Il nome di LaToya lampeggia sul display.
" Pronto?"
" Dove ti sei
cacciata?"
" Arrivo."-
rispondo secca. In quel momento Jared inizia a canticchiare. Lo guardo,
ma lui si limita a sorridere mentre si avvicina un pò di
più.
" Con chi sei?"
Possibile che
mia sorella deve essere così impicciona? È tutta
suo padre. Immagino che dovrò aspettarmi il terzo grado dal
boss quando torno a casa.
" Ho detto che
sto arrivando."- taglio corto, bloccando ogni altro tentativo di LaToya
di fare domande inopportune. Chiudo la chiamata, ma proprio nel momento
in cui sto per mettere il telefonino in tasca Jared provvede a
rubarmelo e si allontana. Sbigottita e allarmata mi avvicino
esclamando: " che stai facendo?"
Lui mi impedisce
di vedere le sue manovre e inutilmente cerco di riprenderlo. Ad un
tratto si gira verso di me e dice: " noto che non hai più il
mio numero."
La sua
affermazione è seguita da uno sguardo fulminante che quasi
mi intimorisce. Ma questo non mi impedisce di guardarlo arrabbiata e
avvicinandomi di più chiedo: " come ti permetti?"
" Di prendere il
tuo telefono? Oh fammi pensare..."- si finge pensieroso e dopo due
secondi torna a guardami serio.- " forse perchè a volte le
azioni non hanno un significato specifico. Spesso si fanno
perché dettate dall'istinto. Ed è quello che ho
fatto io adesso."
Non so cosa
rispondergli. È già tanto se riesco a fare
qualche movimento senza andare in fiamme.
" Ridammelo."-
ripeto minacciosa.
" Aspetta un
secondo."
Si gira e
traffica di nuovo con quel dannato aggeggio.
" Che cazzo stai
facendo, Leto?"- gli chiedo cercando di capirlo dalla sua spalla.
Mi porge di
nuovo il telefonino soddisfatto e dice: " ho provveduto a registrare di
nuovo il mio numero."
Prendo il
telefonino e guardo scioccata la rubrica.
" L'hai aggiunto
addirittura alla lista dei preferiti!"- esclamo scioccata mentre lui
continua a sorridere.
" Sai che non ti
chiamerò, nè tanto meno ti manderò un
messaggio, vero?"
" Io dico che
non devi essere sicura di niente. Le cose possono sempre cambiare."
" Smettila con
questi pseudo aforismi e frasi ad effetto."
Lui ride e dice:
" bene Preverett, le nostre strade a quanto pare devono dividersi. Ci
si vede."
" Non
è detto."- sbotto, cercando di ostacolare la sicurezza di
quelle parole.
" Io dico di
sì."
Sorride e dopo
avermi fatto l'occhiolino va via lasciandomi sola.
Non sopporto il
fatto che sia così deciso.
Fortunatamente
al mio ritorno a casa non c'è stata nessuna domanda
impertinente nè da parte di mio padre nè da parte
di LaToya, ma non nascondo il fatto che ci siano state da parte loro
delle occhiate curiose. Quelle di mio padre erano più
somiglianti a fulmini. Ed è in questi casi che vorrei
sparire e ritrovarmi nel mio appartamento a New York a cui non devo
dare spiegazione a nessuno delle mie azioni, soprattutto quando sono io
stessa a non averne. Quando sono qui a Los Angeles è come se
fossi osservata fino alla nausea. Beh più che logico se si
tratta di mio padre.
E proprio quando
penso di essermi salvata, ecco che arriva LaToya in camera mia, si
siede sul letto e dai suoi movimenti capisco che non ha nessuna
intenzione di lasciarmi sola. La cosa che mi consola è che
almeno non è papà!
" Insomma?"- mi
chiede giocherellando con il cuscino. Infilo la maglia del pigiama e
lego i capelli mentre la guardo.
" Insomma cosa?"
La Toya alza gli
occhi al cielo e chiede: " con chi eri?"
" Con nessuno."-
rispondo frettolosamente mettendo nel cassetto la pistola. La sento
sbuffare divertita e quando la guardo vedo che scuote la testa con
l'aria di una che la sa più lunga di me.
" Sasha
è inutile che mi nascondi le cose. Ho sentito una voce
maschile al telefono quindi non puoi essere stata sola in giro per Los
Angeles."
Voglio
strozzarla.
" Era un
passante."- le dico con noncuranza nonostante la mia voce appaia
incerta.
" Sasha?"
" Sei seccante
LaToya. Davvero!"- esclamo arrabbiata stringendo i pugni.
" Ho diritto di
sapere che combini quando io non ci sono!"
Mi invita a
sedermi vicino a lei e dopo qualche istante di esitazione la raggiungo.
Sospiro e dico: " ero con Jared."
Le spalanca gli
occhi e fissandomi come se stesse vedendo un fantasma dice: " quel
Jared?"
" LaToya
smettila di fare la commedia. Ne conosci altri che si chiamano Jared a
parte il tuo migliore amico?"- le dico irritata. Ho sempre odiato
questi atteggiamenti idioti, da tipiche ragazze senza cervello che
starnazzano appena sentono una notizia improvvisa.
" E lui
è..insomma..è ancora vivo?"
" Sì."
Spalanca ancora
di più gli occhi e dice: "ma.."- blocca l'euforismo che odio
riprendendo a parlare con un tono normale.- "mi dici che ci facevi con
il tuo ex in giro e come lui si sia salvato dopo essere stato al tuo
fianco?"
" Ti giuro che
non lo so nemmeno io."
Le racconto
tutto, anche perché sarebbe inutile non farlo visto che con
qualcuno dovrò pure sfogarmi. E siccome conosco mia sorella
e la sua indole da impicciona parlare con lei mi porta a sentirmi
più leggera.
" Sasha non
è che ci stai ricascando?"- mi chiede seria dopo aver
ascoltato tutto quello che avevo da dire. La guardo, anch'io seria, e
dico: " credo di non esserne mai uscita.."
Con passo deciso
entro in centrale. Sono arrabbiata e c'è solo una persona
che può aver causato questo e si trova nel suo ufficio
seduto tranquillamente a parlare con il piccoletto perennemente
imbarazzato. Qualcuno mi saluta e io rispondo con educazione,
mantenendo sempre la mia espressione dura. Con forza esagerata apro la
porta facendo sussultare i presenti che mi guardano scioccati, ma a me
poco importa. Mi avvicino alla scrivania e sposto tutta la mia
attenzione su Chuck e puntandogli un dito contro lo minaccio.
"Dammi almeno
cinquanta buoni motivi per non ammazzarti."
" Ehm
io..vado..vado via."- balbetta il piccoletto scomparendo dalla
circolazione. Chuck non ha vie di scampo e alzando le mani dice: "
scusami, scusami,scusami. Ho avuto un contrattempo: mia madre si
è presentata a casa facendomi una sorpresa e non ho potuto
liberarmi di lei. E non ho fatto in tempo ad avvisarti."
Sbatto le mani
sul tavolo e mi siedo.
" Ma ti pare
normale il tuo comportamento?"
" Hai tutte le
ragioni del mondo Sasha per ammazzarmi."
" Io non ti
ammazzo. Ti polverizzo!"- urlo.- " hai uno straccio di idea di come sia
stata in ansia per te che non rispondevi a quel fottuto cellulare? Eh?
Avevo pensato al peggio!"
" Ti prego
calmati! Come vedi sono qui, vivo e vegeto."- conclude sorridendo. Lo
fisso e cerco di contare fino a dieci per evitare davvero di ammazzarlo
e per calmarmi. Passiamo i seguenti minuti in silenzio. Poi Chuck si
alza e avvicinandosi alla sedia dove sono seduta mi posa una mano sulla
spalla e dice: " Ecco così va meglio. Lo so, sono
imperdonabile, ma tu non conosci mia madre. È un'arpia, nel
vero senso della parola."
Continuo a non
parlare finendo la mia conta mentalmente.
" E dai Sasha!"
" Chuck, non
sfidare la morte."- sbotto minacciosa. Lui si allontana e con aria
sconfitta torna a sedersi sulla poltrona di fronte a me.
" La prossima
volta ti ammazzo per davvero."- dico dopo essermi calmata del tutto.
Lui sorride e annuisce dicendo: " ti autorizzo a farlo."
Annuisco
sorridendo e poi schiarisco la voce per cambiare argomento.
" Se io ti
dicessi che l'uomo misterioso è Hiroaki Kurosawa, tu cosa mi
risponderesti?"- chiedo schietta con gli occhi puntati su un Chuck
completamente sconvolto. Un lampo di luce attraversa i suoi occhi
mentre si alza dalla poltrona.
" Lo sapevo!"-
esclama battendo la mano sul tavolo.- " sapevo che c'era qualcosa di
più sotto."
" Bisogna
preoccuparsi, vero?"
Mi guarda
pensieroso e da quell'espressione io capisco che non
bisognerà prendere tutto alla leggera.
" Non so
risponderti Sasha. Quando c'è Hiroaki Kurosawa di mezzo si
sa che è impossibile dire con precisione cosa possa
succedere. Dobbiamo studiare con precisione la situazione e non
omettere nessun dettaglio. Anche il più superfluo
sarà importante. Tappetto, come lo chiami tu, è
un pazzo anche se sembra un uomo distinto."
Annuisco seria e
aggiungo: " come agiremo?"
" Per il momento
è presto dirlo con precisione. Oltre a te avevo spedito in
esplorazione Robert e Jane. Dopo le loro scoperte potremo metterci al
lavoro."
" Va bene capo."
" Mi dispiace
che tu sia coinvolta. So che Tappetto ti spaventa molto di
più di quello che vuoi farmi credere. E non scalpitare
perché è così."
Blocco la mia
protesta e sbuffo sonoramente. È vero quel tizio mi
intimorisce, ma è il mio lavoro, quindi non posso
permettermi di mostrare così tanto i miei sentimenti. Devo
lavorarci sopra su questa cosa.
"
Touchè.."- sospiro alzando le mani. Lui sorride e prendendo
la mia mano nella sua dice: " tranquilla, le cose andranno bene,
perché siamo la squadra che spacca il culo a tutti. Ora io
ti consiglio di scendere giù nella palestra e sfogare la tua
tensione con un bel tiro al bersaglio come solo tu sai fare."
" Mi hai dato
una bella idea."
Esco dal suo
ufficio e mi avvio verso la palestra dove i "nostri" si allenano sia
psicologicamente che fisicamente. Io preferisco prendere una pistola e
colpire a più non posso la sagoma che si presenta di fronte
a me. Saluto qualche collega, prendo le cuffie e sistemo gli occhiali.
Scelgo la pistola e fissando la sagoma inizio a sparare centrando in
maniera impeccabile il bersaglio. Ad un tratto sento qualcuno dietro le
mie spalle e sobbalzo per la paura.
Una paura invano
visto il soggetto.
" Ma che cazzo!
Jared così mi fai venire l'infarto!"- esclamo arrabbiata
quando il mio cuore decide di nuovo di funzionare con
regolarità. Un momento..Jared Leto? Possibile che questo
tizio deve essere presente in tutti i miei vari spostamenti?
Così non mi concentro come si deve, dannazione!
" Anche io sono
felice di vederti."
Accenna un
sorriso mentre le sue mani sono ben nascoste nelle tasche dei pantaloni
e si avvicina alla colonna da cui si guarda intorno incuriosito.
" Carino questo
posto."- commenta posando la sua attenzione sulle pistole.
" Come mai da
queste parti?"- gli chiedo riprendendo la mira, senza però
sparare.
" Ero da queste
parti e ho pensato di venire a salutare Chuck."
Lo fisso e
inizio a sorridere.
" Che
c'è non mi credi?"
" E allora
perché sei qui con me ora?"
" Okay, la
verità è che volevo vederti."
" E come mai
questa scelta?"
"
Perché devi sempre fare domande Preverett?"- mi chiede
esasperato. Scrollo le spalle e riprendo il mio allenamento, ma prima
di sparare noto Jared con una pistola in mano. Allarmata metto da parte
la mia e avvicinandomi a lui esclamo: " che stai facendo?"
"Voglio provare
anche io."
"Fermo fermo
fermo! Potresti uccidere tutti tranne il tuo bersaglio per come la stai
usando. Prima di tutto metti le cuffie perché potresti avere
dei problemi alle orecchie dopo lo sparo."
Gli infilo le
cuffie che appartengono a Chuck e gli occhiali. È divertente
vederlo nei panni di pseudo poliziotto. Vado dietro di lui e inizio a
sistemare la sua posizione, toccando le sue spalle e il suo busto.
Okay, credo di aver perso per dieci secondi i lumi della ragione. Forza
Sasha resisti!
"Adesso prendi
la mira..così..ecco. Ora spara."- sussurro al suo orecchio
con tono autoritario. Lui spara due colpi e riesce a fare centro. Lo
vedo sorridere trionfante. A quel punto si gira verso di me e la
distanza fra di noi ad un tratto diventa estremamente piccola. Si
toglie gli occhiali e la stessa cosa faccio io.
"E' davvero
eccitante il tuo lavoro."- sussurra riducendo ulteriormente la distanza
da me. Non so cosa fare: una parte di me vorrebbe baciarlo, togliergli
il fiato e bearmi di nuovo di quelle labbra e dei suoi tocchi; l'altra
parte, invece vorrebbe scappare e lasciare le cose in sospeso,
perché ha paura.
Ed è
la paura di una ragazza dal cuore spezzato a vincere. Sorrido e mi
allontano.
"Lo so.
È per questo che mi piace farlo."
Jared si
avvicina e imita i miei movimenti, mettendo al suo posto la pistola.
" Per essere la
prima volta sei andato anche bene."- continuo senza guardarlo. Non ci
riesco. In quel momento nella stanza entrano due ragazze, giusto le
uniche due di tutto il corpo poliziesco che non sopporto. Ci osservano
con aria sorpresa e le mie budella iniziano ad attorcigliarsi per via
del nervosismo che uscita la loro presenza. Jared capisce
immediatamente il mio cambiamento d'espressione e avvicinandosi di
più sussurra: " scommetto che se ora ti baciassi quelle due
morirebbero di invidia."
Lo guardo
scioccata.
" Certo che sei
incredibile."
" L'ho capito
che non le sopporti, sai? E loro non sopportano te, soprattutto la
biondina che continua a fissarmi."
Continua ad
avvicinarsi incurante sia della mia ebollizione interna e della
presenza delle due che hanno occupato i nostri posti.
" Jared
smettila."
Lo fulmino con
gli occhi e lui decide finalmente di lasciarmi respirare. La sua
vicinanza sta sconvolgendo il mio cervello e la cosa non mi piace.
" Qui ci sono
occhi e orecchie indiscrete andiamo via."- gli dico prendendolo
bruscamente per un braccio. Che volete farci, come dice Jared ho i modi
di fare di un camionista. Salutiamo Chuck e usciamo fuori. Non ho mai
amato l'aria come in questo momento.
"Allora come
utilizzeresti tu un pomeriggio infruttuoso come questo?"- chiede
allegramente sfregandosi le mani.
"A casa, sul
divano con un bel libro e una tazza di the bollente?"- rispondo senza
mostrare emozioni.
"Sbagliato!"
Lo guardo
confusa mentre lo vedo avvicinarsi ad una moto che conosco fin troppo
bene e che di sicuro non appartiene a lui, ma a Shannon.
"Che vuol
dire?"- chiedo indicando la moto. Jared per tutta risposta mi sorride.
"Shannon mi ha
lasciato la sua moto. Quindi andremo a farci un giro."
Come al solito
mostra un tono autorevole e che non ammette repliche.
"Leto, stai
correndo troppo."
"E non sai cosa
ti aspetta sulla moto."- conclude spingendomi verso la moto. Mi chiedo
solo perché deve succedermi questo.
|
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Capitolo 10 *** Love matters ***
Hola
bellezze :)!!
Per
questo capitolo mi sono ispirata ad un'altra canzone di
Beyoncé ( ancora? Sì ancora non me stufo xD), o
meglio ad ispirarmi è stata la versione instrumental che io
vi consiglio di ascoltare xD
http://www.youtube.com/watch?v=W6uA99bDy94
Jared
Il
tocco di Sasha è leggero mentre si appoggia a me per
sistemarsi
sulla moto che è in attesa di essere risvegliata per seguire
il
ritmo che le darò una volta che saremo pronti per partire.
Il
brivido si dirama per tutta la schiena e per uno come me, che
è
debole ad ogni tocco femminile, è piuttosto difficile
mantenere la
concentrazione. È da giorni che cerco di resistere a quella
dannata
tentazione di baciarla o di sfiorare i suoi capelli o avvicinarmi di
più solo per risentire il profumo della sua pelle.
Ultimamente non
riesco a capire i miei sentimenti: a volte credo di avere in mano
l'intera situazione e a volte mi perdo già al primo
pensiero. Vorrei
davvero capirmi, ma l'unica cosa che so di sicuro è che
quando sono
con Sasha sento aumentare la voglia di ricostruire con lei quello che
ho distrutto. Come si dice, solo quando si perde una cosa si capisce
il suo reale valore. Non so perché non l'ho capito prima.
Probabilmente non volevo capirlo.
"
Sei pronta?"- le chiedo allacciandomi il casco.
"
Sì."- risponde incerta. Girandomi noto la sua espressione
confusa. La sua reazione mi piace, perché in quegli occhi
riconosco
la vera Sasha, quella molto lontana dalla maschera che la nasconde da
me e da chi può farle del male.
"
Hai paura per caso?"
"
Diciamo che avrei preferito Shannon al tuo posto."
"
Pensi che io non sia capace di guidare una Ducati?"
"
Non ho detto questo, solo che tuo fratello mi da più
sicurezza. Tu
non sei mai stato bravo."
La
sua schiettezza ha sempre suscitato in me sentimenti fra l'irritato e
il divertito. Non ho mai sopportato che qualcuno potesse mettere in
dubbio le mie capacità eppure con lei non riesco ad
arrabbiarmi. Non
ci sono mai riuscito e non credo che possa iniziarlo a fare ora. Mi
piace il suo modo di fare e il suo umorismo e difficilmente potrei
mandarla a quel paese come faccio con le altre. Le mie labbra, a quel
punto, si curvano in un sorriso.
"
Grazie. Sei sempre molto gentile."
"
Figurati."- risponde facendomi la linguaccia.
"
Beh sei sempre in tempo per tirarti indietro."
Lei
mi lancia uno sguardo infuocato e dice: " non mi sono mai tirata
indietro, Leto. E non penso di farlo con te."
La
sua voce ferma e sicura per un attimo mi disarma, ma riesco a celare
tutto in uno di quei sorrisi che lei detesta.
"
Vuoi partire per favore?"- chiede acida. Soddisfatto della sua
reazione, accendo il motore ed esclamo: " tieniti forte
Preverett!"
Mi
basta poco per sentire i sensi amplificarsi appena la Ducati parte.
Sento le vene riempirsi di adrenalina mentre sfreccio a grande
velocità. Le strade così iniziano a scorrere
intorno a noi come
fossero macchie colorate e proprio in uno di quei momenti che tu non
ti aspetti, la ragazza che vorresti di nuovo al tuo fianco, ti
stringe con decisione. E a quel punto l'adrenalina aumenta
pericolosamente, il tuo cuore perde un battito e il corpo,
così come
il cervello, si affidano a quel tocco e a quella piacevole sensazione
che le sue mani hanno provocato. È difficile spiegare la
leggerezza
che sto provando.
Jared
devi stare concentrato se non vuoi rischiare di morire proprio ora.
Sento
che quello che sto facendo mi porterà a qualcosa di buono e
se non
fosse così almeno posso dire di averci provato.
Di
tutti i posti che mi piacciono frequentare, Venice Beach è
quello
che di sicuro occupa il primo posto quando ho bisogno di staccare con
tutto e tutti. È il punto di raccolta per i miei pensieri e
per me
stessa. Uno dei tanti motivi che mi spingono a venire qui è
il voler
dimenticare le fatiche psicologiche del mio lavoro. E poi ho sempre
adorato la vista del mare da questa zona. Credo che sia la medicina
adatta al mio turbamento.
I
ragazzi in giro e le risate che sento ad ogni passo che faccio,
sollevano gradualmente l'umore che ultimamente è precipitato
a
terra. Respiro affondo e mi unisco alla mischia diventando un piccolo
puntino in mezzo a quella gente. Copro i miei occhi con gli occhiali
da sole e infilo le cuffie nelle orecchie isolandomi del tutto da
quei rumori con la musica.
Cammino
piano, beandomi delle sensazioni che quel sole fortissimo provoca
sulla mia pelle, quel poco che è scoperta dalla canotta
bianca. Sono
talmente immersa nei miei pensieri che non mi rendo conto di
scontrarmi con qualcuno.
"
Oh mi scu.."- ma le parole si bloccano in gola quando i miei
occhi incontrano quelli di un angelo. Lui resta a guardarmi senza
parlare, preso a scrutarmi incuriosito.
"
Scusami tu."
La
sua voce è qualcosa di indescrivibile, anche se ha detto due
sole
parole. Roca, sensuale e con una nota di allegria.
Sto
sognando?
Sasha
Non
posso crederci..anzi non voglio crederci. Sono a Venice Beach,
l'ultimo posto dove sarei venuta. Un tempo invece sarebbe stato il
primo che avrei rivisto appena i miei piedi avessero toccato di nuovo
la terra degli angeli. È indescrivibile la mia faccia e i
miei
movimenti sono così indecisi che a breve diventeranno goffi.
“ Cosa
c'è?”
Continuo
a guardarmi
intorno sentendo una leggera nausea senza dare peso a quella domanda.
Ogni mio arto finisce per bloccarsi e pur volendo non riuscirei a
fare nessun movimento. I miei occhi si posano su Jared e con immenso
sforzo muovo la bocca.
“ Perché
mi hai portata
qui?"- il suono della voce è leggermente spezzato.
Jared
si avvicina a me e
sembra confuso. Probabilmente è confuso di vedere questo mio
atteggiamento. Forse pensava che mi sarebbe piaciuto venire con lui
qui e che mi sarei addolcita. E io apprezzo davvero questo, ma non
riesco a mostrarglielo, perché una parte di me non vuole
farlo.
Sì
è ricordato di
noi.
“ Mi
è venuto
spontaneo. Forse non dovevo.”- aggiunge con un tono meno
allegro.
Mi guarda un pò dispiaciuto mentre io inizio a provare
rabbia mista
alla nostalgia. Questa volta però è proprio la
nostalgia a
prevalere e i ricordi legati a quel posto si presentano tutti nella
mia mente.
Quando
una cosa finisce
non sempre la si riesce a dimenticare per quanto possa fare male.
C'è
sempre un piccolo pezzo di te che non rimuoverà mai nessun
piccolo
gesto, nessuna emozione e nessuna scena di quella che è
stata la
cosa migliore che hai potuto avere. E basta poco per vedere tutto
questo in piccoli flash, gli stessi che vorresti che ritornassero dal
passato per farti sentire di nuovo felice come lo eri in quei
momenti.
I
wanted you bad,
I'm
so through with it
Cuz
honestly you turned out to be the best thing I never had..
Di
questo passo finirò
per sfatare io stessa il mito che ho creato intorno a me.
Chissà
cosa penserebbero i miei colleghi e coloro che mi conoscono come
Sasha la Super Stronza se leggessero in questo momento la mia mente e
sentissero quello che provo dentro..
Di
sicuro perderei molti
punti. Credo che qualcosa in me stia cambiando, anche se sto cercando
con tutta me stessa di reprimere ciò che sta cercando di
uscir
fuori, e non so fino a che punto sarò in grado di farlo.
"
Scusami. Come al
solito faccio cazzate. Andiamo da qualche altra parte."- dice
deciso. Frettolosamente riprende i caschi, ma io lo blocco. Mi fissa
sorpreso e per un secondo provo l'istinto di baciarlo.
Rimuovo
quel piccolo
pensiero e dico: “ no, tranquillo. Possiamo restare."
Mi
sforzo di sorridere per
rendere più sicura la mia scelta, ma lui poco convinto
chiede: "
sei sicura?"
"
Sì, Jared. Sono
sicura."- rispondo con più decisione. A quel punto lui
rimette
al loro posto i caschi e dice: " bene..ehm..allora che ne dici
di.."
"
Fare una
passeggiata?"- concludo andando in suo aiuto.
"
Già.."-
risponde sorridendo.-" sempre che tu voglia."
"
Si può fare."
Mi
avvicino sorridendo e
aspetto che sia lui a fare il primo passo. Jared allora annuisce e
così iniziamo a muoverci insieme fra quei ricordi. Ad un
tratto
mentre camminiamo scoppio a ridere ricordandomi quella volta in cui
Jared cadde rovinosamente a terra per evitare di essere colpito da un
gavettone vagante.
"
Che ti prende?"-
mi chiede sorpreso. Io per tutta risposta continuo a ridere. A quel
punto inizia a ridere anche lui e dice: " ti sei ricordata anche
tu della mia caduta di stile."
"
Sì."
"
Dio che figura!"-
esclama scuotendo la testa.- " pensavo di averla rimossa del
tutto, ma per colpa tua la scena mi è tornata in modo
completo nella
mente."
"
Per fortuna o per
sfortuna questo posto è pieno di ricordi per me, quindi non
posso
fare a meno di rivederli come flash. Diciamo che fra tutti quelli
legati a questo posto, le tue cadute e le due battute idiote sono
quelle che preferisco ricordare di più."
"
E gli altri?"-
mi chiede fulminandomi con gli occhi. La sua espressione è
dolce,
troppo dolce per i miei gusti poco smielati. Non rispondo
lasciandogli carta libera.
"
Per esempio... il
nostro prima bacio qui in questo punto."- dice allontanandosi da
me per avvicinarsi ad una palma.- " oppure la mia dichiarazione
d'amore al bar da Nick."
"
Sasha Preverett,
sono un uomo finito senza di te e la tua acidità. Sei
disposta ad
unirti a me lungo un sentiero che non so dove possa portare? Non
temere qualcosa ci inventeremo lungo il tragitto. L'importante
è che
tu stia con me..perché ti amo."
"
Esattamente. Vedo
che non hai dimenticato nemmeno una virgola. Piuttosto strana come
dichiarazione d'amore, non ti pare?"
"
Beh effettivamente
non ho mai incontrano nessuno prima di te che mi abbia detto di
amarmi in quel modo. Piuttosto originale."
Lui
sorridendo torna di
nuovo da me e infila le mani nelle tasche e non smette di fissarmi.
"
Lo sai, non mi è
mai piaciuto fare le stesse cose degli altri."
"
Certo. Meglio
utilizzare i metodi stile Leto."
"
Esatto. Quelli
fanno sempre colpo."
"
Certo..in fronte
però."
Lui
sorride scuotendo la
testa.
"
Preverett, mia
dolce Preverett. Riesci a rovinare sempre tutto."
Si
avvicina di più e
proprio nel momento in cui il mio cuore prende a velocizzare i
battiti il suo cellulare squilla. Jared estrae il blackberry dalla
tasca della giacca, ma sembra non volergli dare retta. Non riesco a
capire cosa gli passi per la testa, so solo che la sua vicinanza sta
peggiorando il mio stato mentale.
“Perché
non rispondi?”-
gli chiedo cercando di smorzare l'aria.
“Non
è importante.”
Prima
che possa rimettere
al suo posto il blackberry riesco a prenderlo e fisso il display e il
nome.
“Mmh..Kate..interessante.”-
sbotto alzando un sopracciglio. Subito dopo restituisco il cellulare
al padrone. Un moto di gelosia si insinua nel mio stomaco.
“Non
è come pensi.”-
dice lui infilandoselo in tasca.
“Stai
cercando di
giustificarti?”
Lui
sorride e io sprofondo
completamente nei suoi occhi.
“Certo
che no. Era una
semplice risposta alla faccia di una che invece stava pensando
molto..e in grande.”
Sorrido
anche io
sentendomi colpita e affondata.
“ Effettivamente
stavo
pensando a quale numero corrispondesse questa Kate. La
millesima?”
“ Kate
è una mia
collaboratrice, ma siccome oggi non ho voglia di lavorare, non voglio
ascoltare nulla al riguardo.”
Sasha,
pessima figura.
“ La
mia attenzione è
da tutt'altra parte al momento.”- aggiunge avvicinandosi
più del
dovuto. Vorrei morire, anzi forse sono ad un passo
dall'aldilà.
“ Leto,
che vuoi fare?"
“ Secondo
te?"- mi
chiede in un sussurro.
“Ah
non lo so! Non so cosa ti può passare in quella bella
testolina. Tu
ricorda che puoi morire da un momento all'altro. Il resto sta a
te.”-
rispondo con decisione aspettando la sua mossa finale.
Jared
si allontana e prendendomi per un braccio dice: " su andiamo.
Abbiamo ancora un pò di strada da fare."
Io
non lo capisco. Sembrava che stesse per succedere quello che
più
temevo e volevo allo stesso tempo e lui ha cambiato completamente
modo di fare. L'ho sempre detto che i Leto sono le persone
più
strane che possano esserci sulla Terra.
"
Sei una lumaca!"
"
Stai pregando la tua morte, Preverett!"
"
Avanti prova a prendermi!"
"
Sei davvero insensibile!"
"
Io non sono insensibile. Sei tu che stai diventando troppo
romantico."
"
E non va bene?"
"
Certo che va bene, scemo."
"
Jared?"
"
Mmh?"
"
Niente."
"
Bugiarda. Avanti cosa c'è?"
" Mi stavo chiedendo una
cosa, ma è stupida quindi non te la dico."
" Nulla è
stupido. Avanti dimmi."
"
Beh..ehm..mi chiedevo: perché ci innamoriamo?"
"
Uhm..non trovo che la tua domanda sia stupida."
"
Davvero?"
"
Davvero. Appena avrò la risposta giusta ti prometto che te
la
dirò.."
Camminiamo
ancora un bel pò ricordando cose che pensavamo di aver
dimenticato,
ma che invece erano lì pronte ad aspettarci e a manifestarsi
ancora
una volta, prima di fermarci di fronte alla spiaggia aperta e
completamente deserta. Deglutisco mentre la mia mente ripercorre a
quel punto anche i ricordi più intimi.
Bene, Sasha, questo
significa che è giunto per te il momento di affrontare quel
residuo
di dolore che è rimasto nei ricordi. Forse così
riuscirai a
liberarti da questa malattia e chissà, magari a cambiare
qualcosa in
quella tua testa malata. Jared mi guarda cercando di capire quale sia
il mio comportamento. In effetti, a sua differenza, io non mi sono
avvicinata alla sabbia. Sono rimasta immobile con le mani inserite
nelle tasche del mio cappotto e sforzandomi con tutta me stessa di
fare un passo avanti. Il vento nel frattempo si fa più forte
e
provvede a scompigliare i miei capelli mentre un leggero senso di
freddo pervade il mio corpo nonostante sia ben coperta. E
così
finisco per tremare. Il freddo ha due ragioni e di solito la seconda
è quella che più detesto: si tratta del
nervosismo provocato da
emozioni che non riesco a controllare. È quel tremore che si
sente
quando si sta per dare il primo bacio, ma non capisco cosa possa aver
a che fare con me.
"
Ehi, sei ancora fra noi comuni mortali?"
Jared
si avvicina e quel piccolo spazio libero che avevo nella testa viene
riempito dal suo dolce sorriso e dalla sua voce divertita dal mio
atteggiamento da interdetta.
"
Eh? No..stavo..stavo..guardando."
"
Beh non è che sia un bel panorama, me ne rendo conto. Il
freddo e le
nuvole stanno rovinando tutto."
Continuo
a tremare e per tutta risposta lo guardo senza dire nulla.
"
Sasha?"
"
Cosa c'è?"
"
Sbaglio o stai tremando? Hai freddo, vero?"
Non
mi da il tempo di aprire bocca. Si avvicina e mette le sue mani sulle
mie spalle e le fa scorrere lungo le mie braccia cercando di darmi un
pò di calore. Okay, Jared ti sta mettendo a dura prova,
cerca di
controllarti santa Sasha!
Le
sue braccia finisco per avvolgermi completamente mandando in frantumi
il mio piano. È come se fossi entrata in un forno,
sciogliendomi
completamente. Il cuore continua a battere, peccato che i suoi non
siano più dei movimenti regolari, quanto piuttosto delle
continue
martellate che rimbombano perfino nel cervello.
"
Come va adesso?"
La
sua voce proviene dalla mia spalla dove ha appoggiato la testa e per
fortuna che sia così. Al momento il mio viso è
talmente rosso da
essere degno avversario dei pomodori e non ho voglia di farmi vedere
così vulnerabile. È che non sono più
abituata a queste situazioni,
o meglio, non lo sono con chi mi interessa davvero. Se al posto di
Jared ci fosse stato un altro ragazzo non avrei avuto questo effetto.
"
Meglio.."- mi lascio sfuggire in un sussurro.- " grazie del
calore, ma adesso puoi anche allontanarti."
Lentamente
lui si stacca da me e vorrei davvero mordermi la lingua per
ciò che
ho detto. È come se una parte di me fosse andata via
lasciandomi di
sasso e con un vuoto dentro. Possibile che sia di nuovo così
presa?
Avevo
giurato a me stessa di smetterla e invece come al solito le mie
promesse vanno a puttane.
"
Pensavo che ti piacesse."- dice con una piccola nota di
dispiacere nella voce.
"
Non così tanto come stavi pensando tu."- dico con un
sorriso.
"
Oh andiamo! Perché devi mentirmi? Lo so che vuoi essere di
nuovo
abbracciata da me. Lo capisco, sai? Io non mi sono dimenticato di te,
ricordalo."- sottolinea l'ultima frase e mette una mano intorno
ai miei fianchi.
"
E ricordo bene che qui abbiamo fatto l'amore la prima volta. Era una
notte d'estate.."
"
Era agosto."- sussurro quasi senza fiato. La sua presa è ben
salda, pur volendo non riuscirei a svincolarmi.
"
Ecco: era una notte di agosto."- si corregge spostandomi, con la
mano libera, un ciuffo dal volto. Comincio ad andare in ebollizione e
in più sento il fiato mancarmi. I suoi occhi percorrono
avidamente
il mio viso insieme alle sue dita che dal ciuffo si sono spostate
sulla mia guancia per poi raggiungere lentamente le mie labbra.
È
una lenta agonia che mi sta portando alla pazzia. A quel punto sposta
i capelli dal collo dove inizia a lasciare dei baci. A quel tocco
morbido la mia pelle va a fuoco e una scarica elettrica pervade il
mio corpo. Chiudo gli occhi sentendo una leggera eccitazione iniziare
a prendere il sopravvento mentre lui lentamente raggiunge il mento.
Ma proprio quando è ad un passo dalle mie labbra appoggio le
mie
mani sul suo petto dandogli una leggera spinta.
"
Forse è meglio andare.."- gli dico in un sussurro. Quasi non
ho
riconosciuto la mia voce per quanto fosse roca. Mi allontano da lui
cercando di calmarmi. Perché non ho lasciato andare la
corda? Perché
mi sono privata di quel bacio imminente?
Semplice:
ho avuto paura. Ho avuto paura di Jared e della conseguenza. Strano
come prima desiderassi ardentemente quel bacio e poi proprio sul suo
nascere abbia distrutto tutto.
Silenziosamente
ripercorriamo la strada all'indietro tornando così al punto
di
partenza dove ci aspetta la Ducati. Prendo il casco ma prima che
possa indossarlo, Jared mi ferma e con il suo gesto mi costringe a
guardarlo negli occhi.
"
Scusami per prima."- si schiarisce la voce.- " è che quel
posto mi ha fatto venire in mente molti ricordi e mi sono lasciato
trasportare. Non era mia intenzione farti sentire in imbarazzo o
peggio ancora non volevo rabbuiarti o.."
"
Jared fermati! Sembri un uragano! Non è successo niente,
okay?"-
gli dico sforzandomi di sorridere. Lui annuisce e seppure imbarazzato
sorride.
Quanto
vorrei convincermi anche io di questo, che veramente non sia successo
niente..
"
E siamo arrivati a destinazione."- annuncia Jared.
La
moto si ferma vicino casa mia. Spero in cuor mio che non ci sia mio
padre alla vedetta, ma credo che a quest'ora la casa sia
completamente vuota. Meglio così.
Scendo
dalla moto e restituisco il casco a Jared.
"
Bene. Ehm.."
"
Va bene anche un "
ci vediamo domani". Non sarebbe male."- conclude lui al mio
posto con aria divertita. Alzo gli occhi al cielo, ma non posso
negare che anche io sia divertita da questa sua sfacciataggine.
"
Te ne stai
approfittando troppo."- dico sorridendo.
"
Io non approfitto
di nulla. Lascio solo che le cose vadano come devono andare."
Sorride
anche lui e giuro
di non aver mai visto in vita mia un sorriso così bello come
quello.
Eppure non è la prima volta che Jared sorride.
Perché ho
focalizzato l'attenzione su questo dettaglio? E proprio in quel
momento sento dentro di me una vocina che continua a ripetermi di
baciarlo. Quella voce diventa sempre più forte e quel
desiderio
cancella la mia ragione e mi spinge ad andare in pasto al mio
predatore. Così mi avvicino a Jared che mi guarda
incuriosito e
senza dare nessuna spiegazione lo bacio azzerando del tutto il mio
cervello. Le mie labbra premono sulle sue combaciando perfettamente
come pezzetti di un puzzle che finalmente si ritrovano dopo una lunga
ricerca. Proprio nel momento in cui il bacio si avvia ad essere
più
profondo e da stordimento totale, Jared si stacca da me completamente
sorpreso.
"
Wow!"-esclamo.-
" ero convinto che volessi darmi uno schiaffo."
Nonostante
vorrei
sprofondare per la vergogna, sorrido.
"
Bene allora ci
vediamo domani."- dichiara facendo l'occhiolino e ripartendo.
Perché
all'improvviso
tutto quello che c'è intorno a me inizia a girare?
VALS,
IL RITORNO:
E
ora?? E ora so caz.. no dai non sono così fine xD
Ci
siete gente??? Che ne pensate di questa Sasha del tutto rammollita?
Sarà un bene o un male??
Ogni
tanto ( e sempre se vi va) dateme na voce tipo: " A bella sta storia
non se pò legge!!" (?)
Potete
dirmi di tutto..almeno così so se la storia continua ad
essere noiosa e se avete deciso di segnalarla per l'alto contenuto di
banalità che impedisce il proseguimento della
lettura!
Sì,
effettivamente sono molto ottimista xD
Beh
io me ne vado. Ciao <3
|
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Capitolo 11 *** What? ***
Sasha
Pensavo
davvero che non ci fosse nessuno in casa ma
appena ho aperto la porta una sagoma alta e snella si è
avvicinata
spaventandomi.
"
Papà!"- esclamo sorpresa e con il cuore
ormai in procinto di uscire dalla gola. L'unica parola che mi viene
in mente è: merda. Sasha è nella merda.
Ma
possibile che a trent'anni devo aver paura della
reazione di mio padre? Beh se si tratta di Jared, è il
minimo. Tra
tutti i ragazzi che gli ho presentato, Jared è l'unico a non
essere
riuscito ad entrare nella grazie del " capo". Secondo me,
mio padre l'aveva capito fin dall'inizio che in lui c'era qualcosa
che non andava. Il suo spiccato intuito lo aveva capito prima del
mio. E quando aveva saputo del tradimento avrebbe tanto voluto
strangolarlo.
Continua
a sorridermi mentre si allontana da me per
lasciarmi il tempo di appendere la giacca all'attaccapanni fingendo
di non notare il rosso del mio volto. Non so perché, ma ho
la netta
sensazione che abbia visto tutto.
"
Allora tesoro, come vanno le cose?"
Ecco.
Quando mio padre esordisce con questa frase
generica significa che sa già tutto. Maledizione.
"
Papà dimmi quello che pensi. È inutile che
cerchi di fare il vago."- rispondo decisa mentre gli passo
vicino e mi dirigo in soggiorno.
"
Ho saputo che ti stai rivedendo con Jared. E il
fatto che ti abbia accompagnato a casa ha confermato il risultato
delle mie ricerche."
Non
è possibile! Stava studiando i miei comportamenti!
"
Non è come pensi."- dico frettolosa e
decisamente impacciata.
"
Ah, no? E allora mi spieghi il bacio?"
"
Eri alla vedetta!"
"
Beh mi sembra più che logico, visto che ero qui
tranquillo a leggere un buon libro e ad un tratto ho sentito un
rumore e mi sono accorto della presenza di una moto che aveva
parcheggiato qui vicino. Tu cosa avresti fatto?"- mi chiese a
braccia conserte e con un sopracciglio alzato.
"
Non avrei ficcanasato."
Continua
a guardarmi serio mentre si avvicina alla
finestra.
"
Sasha perché ti stai facendo di nuovo del male?"
"
Papà non è successo niente! Quel bacio non
significa niente!"- esclamo gesticolando e avvicinandomi a lui.
"
Sei tu che gliel'hai dato!"
Non
gli è sfuggito niente! Mi sto vergognando come una
ladra. Perchè quando serve la mamma non c'è?
"
Stiamo discutendo di una cosa inutile e la cosa
non mi piace."
Silenzio.
Mio padre continua a guardare fuori dalla
finestra sembrando quasi assorto, ma in realtà so che gli
ingranaggi
del suo cervello sono all'azione. E mi sto preoccupando.
"
Papà, su non fare così."
"
Ho paura per te, Sasha. Jared non è l'uomo
affidabile che vedrei al tuo fianco."- i suoi occhi mi fulminano
in pieno.
"
So cosa pensi di lui, potrei scriverci un libro.
Le persone, però, possono cambiare."
"
Certo dovrei credere che quel puttaniere sia
cambiato. Sasha sei così ingenua!"
"
Ti fidi di me?"
"
Certo!"
"
E allora continua a farlo. Non stiamo per
sposarci e non sto nemmeno insieme a lui, non ancora."- mi
lascio sfuggire e la cosa non ha fatto altro che allarmare mio padre,
come dimostra la sua espressione sorpresa.
"
E' questo che mi preoccupa."
Sorrido
nonostante non ci sia nulla di divertente e
abbraccio mio padre e gli stampo un bacio sulla guancia. Lui si
addolcisce e finisce per abbracciarmi a sua volta.
"
Sasha! Sasha! Stai cercando di corrompermi?"
"
Voglio solamente abbracciarti. Non posso?"
Ci
guardiamo e scoppiamo a ridere. Lo so di non essere
riuscita ad addolcirlo e che lui continua a credere al fatto che
possa ferirmi di nuovo, ma spero che con il passare dei giorni
capisca che non deve avere nessun dubbio.
"
Non devi preoccuparti. Tu lo sai come sono."
"
Voglio crederti."
Annuisco
e ritorno ad abbracciarlo, sapendo in cuor mio
che non ha nessuna intenzione di fidarsi delle mie parole. È
Richard
Preverett e contro di lui difficilmente si riesce a vincere alla
prima partita.
Jared
Il
cuore batte alla stessa velocità della Ducati e la
testa è leggera e del tutto disattenta alla strada che sto
percorrendo. Devo concentrarmi altrimenti finirà che Shannon
mi
uccide e brucia i resti del mio corpo per eliminarmi definitivamente
dalla faccia della Terra. Così con uno sforzo enorme torno a
mantenere saldo il comando. Mi sento un perfetto idiota con le
farfalle allo stomaco e la sensazione delle labbra di Sasha sulle mie
è nitida nella mia testa, come se lei fosse qui con me. E
pensandoci
il cervello non fa altro che non rispondere ai segnali nervosi.
Fortuna
che nonostante i viaggi mentali e il calore che
sento dentro da tipico adolescente, riesco a tornare sano e salvo a
casa. Non appena scendo dalla moto, la porta di casa si apre e
Shannon, come se avesse fiutato il mio ritorno, si dirige verso di
me. Gli sorrido pensando alla sua premura e al fatto che non vedesse
l'ora di sapere cosa fosse successo e invece con mio enorme sgomento
si dirige verso la moto.
"Tesoro
mio finalmente sei a casa! Ti ha fatto del
male quel pazzo?"
Scioccato
da tale scena, resto lì impalato chiedendomi
se quello che sta flirtando con una moto sia davvero mio fratello.
"Sono
stato in pensiero per te. Non ti lascerò mai
più da sola."
"Shannon
la pianti di comportarti in questo modo? E
poi non lo mica ammaccata!"- esclamo innervosito. Stringo i due
caschi così forte che sento le mani indolenzirsi. A quel
punto
Shannon si degna di guardarmi e mi fulmina con lo sguardo.
"Guai
a te se lo facevi."
Alzo
gli occhi al cielo e quando si avvicina a me gli
porgo con poca gentilezza i due caschi. Con un gran sorriso finto e
gentilezza gli dico: "tieni. Visto che io sono un incompetente
prendili tu e resta con la tua amata."
Lasciatolo
solo sul vialetto, entro in casa e mi dirigo
verso il camino accesso, giusto per scaldarmi le mani intorpidite e
parte del corpo più fredda. Sento un rumore dietro le spalle
seguito
dall'entrata di Shannon.
"
Sua maestà si è decisa di farmi compagnia.
Pensavo volessi stare da solo con il tuo amore."
Borbotta
qualcosa che non capisco mentre sposta la
sedia.
"
La mamma?"
"
E' uscita."- borbotta con la sua voce
profonda e impastata dal sonno. Possibile che mio fratello riesca a
dormire a qualsiasi ora del giorno e della notte. Nel frattempo si
siede e inizia a fissarmi.
"
Spero che sia servita a qualcosa comunque.."-
continua alludendo alla moto. Non gli rispondo dandogli di nuovo le
spalle per bruciare quasi letteralmente le mani. Vorrei tanto parlare
liberamente di quello che sento, ma ho sempre paura di risultare uno
stupido. Non sono abituato e la gente che è intorno a me
è abituata
altrettanto al mio atteggiamento apatico e completamente
disinteressato a questo genere di cose. Jared Leto cotto, e forse
anche nuovamente innamorato. Forse è il caso di aggiungerlo,
ma
dirlo, anche solo nella mia mente, è più
difficile di quanto possa
pensare.
"
Beh allora? Non ho lasciato la frase a metà
tanto per.."
Finalmente
decido di guardarlo mentre le mani sono
entrare in ebollizione.
"
Cosa vuoi che ti dica?"- gli chiedo
bruscamente. Lui sorride, divertito da quella reazione. Lo odio
quando fa così.
"
Se avevi scopato, se vi siete limitati ad una
semplice limonata."
Lo
guardo torvo.
"Sto
scherzando! E dai sorridi!"-esclama
ridendo.
"
Non è successo niente di particolare."-
sbotto ancora arrabbiato. Arrabbiato più con me stesso che
non
riesco a stare al gioco in questi casi.
"
Certo, e io giustamente dovrei crederci. Sei mio
fratello, Joseph, e io conosco il mio pollo."
Mi
alzo di scatto e mi tolgo con rabbia la sciarpa e il
cappotto lasciando sorpreso mio fratello.
"
E va bene! Ci siamo baciati!"
Shannon
resta in silenzio e continua a fissarmi quasi
fosse di fronte ad un fantasma.
"
O meglio prima ho provato io, ma mi ha
respinto."- proseguo con un tono di voce più calmo.
"
La adoro."- commenta soddisfatto. Lo fulmino
con lo sguardo e poi proseguo.
"
E poi alla fine, quando l'ho accompagnata a casa,
mi ha baciato lei."
A
quelle parole, Shannon cambia del tutto espressione,
sorpreso
"
Non ci posso credere. Quindi non dovrò preparare
nessun funerale."
"
Sei uno stupido!"
Gli
lancio il mio cappotto che però riesce a schivare
con gran maestria.
"
Ehi!"- esclama offeso.-"d'accordo per
un attimo facciamo i seri. E quindi adesso cosa farai, o farete?"
"
Non ne ho la più pallida idea. Una parte di me
vuole ricostruire tutto quello che è andato distrutto, ma
quell'altra non vuole collaborare e ho paura."
"
E di cosa?"
"
Che tutto possa andare di nuovo a puttane! Adoro
la sfida e mi piace scontrarmi con il suo carattere per cercare di
addolcirla, ma ho anche timore che tutto possa finir male."Lei
è difficile, Shan. Non è quel tipo di ragazza
che cade ai miei piedi immediatamente e questo mi piace. Ma io non
sono così forte come posso far pensare e come tutti i comuni
mortali
ho i miei dubbi e le mie insicurezze. Non sopporto questo mio
comportamento! "- concludo sbattendo il pugno sul tavolo.
Shannon a quel punto si avvicina e mi imita sbattendo a sua volta la
mano.
"Ma
Cristo Santo, tu sei fottutamente innamorato
brutto idiota che non sei altro quindi che cosa aspetti? Che se ne
ritorni a casa sua a New York a trombarsi qualcun altro?”-
sbraita
Shannon. Fissandolo mi chiedo che cosa stessero facendo la
delicatezza e l'eleganza quando mio fratello nasceva. Davvero per me
resterà un mistero.
"
Devi deciderti una volta per tutte a dirle quello
che provi per lei! Fregatene per un attimo della sua reazione o del
fatto che sia troppo presto per dirglielo. Se non provi non saprai
nulla. È meglio provarci che rimpiangere il tutto una volta
che lei
andrà via. Su Jared! Non puoi fare questi ragionamenti, non
tu!"
Le
parole di Shannon improvvisamente alimentano quel
coraggio represso che c'è dentro di me. Sento la voglia di
uscire da
lì e dirigermi immediatamente da Sasha per dirgli tutto. Mio
fratello sembra avermi letto nel pensiero. Poggia la sua manona sulla
mia spalla esile e dice: " però, spirito in fiamme, non
giocarti tutto in questo istante. Le cose vanno fatte con calma e
subito!"
Sottolinea
l'ultima parola alzando di poco la voce.
Annuisco e gli sorrido, grato per non aver avuto altri tipi di
risposte. Era esattamente tutto quello che volevo sentirmi dire.
Shannon è il miglior fratello che potessi avere, ma non
glielo dirò
mai, almeno non in questo modo così esplicito. A me piace di
più
farglielo capire con un gesto che non deve essere necessariamente la
parola. Lui mi capisce e io capisco lui: Shannon sa bene che non sono
il tipo che esprime subito i suoi sentimenti così come io so
che nei
momenti più difficile gli basta una tazza di cioccolata
fatta da me
e un mio abbraccio per sentirsi amato. È questo il bello del
nostro
rapporto: volerci bene dimostrandolo con piccoli gesti.
"
Seguirò il tuo consiglio, filosofo da quattro
soldi."
"
Lo spero per te, casalingo disperato."
Sasha
Sono
sola a casa ed Evelin è passata per stare un pò
in mia compagnia. E soprattutto ne ho approfittato per sfogarmi
liberamente con una delle persone di cui mi fido ciecamente.
"Perchè
non lo chiami ora?"- mi chiede dopo
aver ascoltato i miei complessi mentali.
"
Sei impazzita? Già mi vergogno per averlo
baciato! No, non posso. Comunque vado a chiamare la mamma per dirle
che si è dimenticata di portarsi questa scatolina..tu fai
come se
fossi a casa tua nel frattempo.."
"
Va bene!"- esclama con troppo entusiasmo
Evelin. La guardo un pò confuso e poi esco dalla cucina. La
mamma
però non risponde, evidentemente è
così presa dalle sue
chiacchiere che sovrasta anche il suono del cellulare. Scuoto la
testa sorridendo e metto il telefono al suo posto. Quando torno in
cucina vedo Evelin togliere immediatamente le mani dal mio cellulare,
lasciato lì sul tavolo indifeso. Lei cerca di far finta di
niente,
non riuscendoci del tutto. Allarmata mi avvicino e dico: " che
hai fatto??!"
"Chi
io?! Niente!"
"Avanti
sputa il rospo!"- esclamo seria, come
se stessi facendo un interrogatorio. Prendo il cellulare e inizio a
controllarlo mentre con la coda dell'occhio osservo lei avvicinarsi a
me gesticolando.
"No,
aspetta...senti..no..è meglio che.."
Quando
arrivo ai messaggi, sgrano gli occhi notando che
l'ultimo è stato inviato all'ultima persona sulla Terra a
cui mi
sarei rivolta.
"Ehi..più ti guardo e più ho voglia di
morderti quel bel sedere..e poi in queste serate spesso ho la voglia
matta di tenerti fra le mie gambe fino a quando non arriva
mattina..sei così dannatamente sexy!"
Un fuoco improvviso infiamma la mia faccia,
vergognandomi a morte di quel messaggio nonostante non sia stata io
l'artefice. Questo peggiora la mia situazione. Jared potrebbe
crederci davvero visto l'aggravante del bacio. Dannazione!
Perché
devo avere amiche del genere?
"CHE
COSA CAZZO HAI FATTO?"- urlo a pieni
polmoni. Evelin è quasi scomparsa dopo quell'urlo.
"Non
ti arrabbiare..io.."
"Tu
cosa?"-sbotto infuriata e con i decibel a
mille.
"Ma
sei stata tu che mi hai detto di fare quello
che volevo!"
"Sì
ma non intendevo fare questo! Oh merda! Cazzo,
e adesso?! Che figura di merda! E adesso chi glielo spiega che non
sono stata io, ma una deficiente con la D maiuscola che non si sa
fare mai i fatti suoi e deve rompere le scatole agli altri?"
"Ma
su! Non è successo nulla di grave..cioè non
è
così grave come pensi tu..vedila da un'altra prospettiva..!"
"Quale?!
Mostrami questa prospettiva positiva!
Fammi capire!"- mi blocco per un secondo, giusto il tempo di
prendere fiato.- "Accidenti! E adesso? Chuck è suo amico e
in
più ultimamente sono frequenti le sue comparse in centrale.
Non
saprò nemmeno cosa fare quando lo vedo!"
"Fai
finta di nulla..vedi cosa fa lui."
"Io
non esco più di casa..e questo solo per colpa
tua!"
Cerco
di calmarmi, ma al solo pensiero della faccia di
Jared alla lettura di quel messaggio sento la voglia di scoppiare.
Jared
Fortuna
che ogni tanto la vita sociale mi porta a
distrarmi dai tormenti. Sono a casa e anche se è il posto
più
comune e meno emozionante di tutti quelli che frequento, sono
circondato dagli amici più stretti e che si avvicinano al
mio modo
di essere. È solo con loro che mi sento del tutto a mio agio
e la
mia casa diventa più accogliente che mai. Mentre ascolto la
storia
incredibile di Natan, sento il mio cellulare squillare. Guardo il
display e noto una letterina. La cosa che mi sorprende è che
il
mittente è Sasha!
Okay
forse ci ho visto male. Mi allontano dagli altri
inventando una scusa e mi avvicino alla finestra. Con il cuore che
inizia a battere forte contro la gabbia toracica, apro il messaggio.
"Ehi..più ti guardo e più ho voglia di
morderti quel bel sedere..e poi in queste serate spesso ho la voglia
matta di tenerti fra le mie gambe fino a quando non arriva
mattina..sei così dannatamente sexy!"
Sgrano gli occhi e leggo il messaggio altre due volte
prima di realizzare davvero il significato di quelle parole. Ad
un'altra ragazza avrei risposto a tono, assecondando le sue voglie
con altre idee perverse, ma questa volta la situazione è
completamente diversa. Si tratta di Sasha e sembra strano, ma a me
riesce difficile risponderle continuando il gioco. Ma poi..non
può
essere davvero lei! È molto pudica e ricordo come le prime
volte si
vergognasse di farsi vedere nuda. Non credo proprio che lei stessa
arriverebbe a questi livelli. No, non può essere lei. Deve
esserci
una spiegazione. Sento dei movimenti e grasse risate alle mie spalle.
Poi ad un tratto qualcuno si avvicina a me e tocca la mia spalla.
"
Ehi Jay che fai qui? E' successo qualcosa?"
"Nu..nulla.."-
rispondo a Robert guardando
ancora il messaggio e cercando di capire in quel modo la
verità dei
fatti.
"Avanti!
Con quella faccia sorpresa non si direbbe
che non hai nulla.."
Guardo
il restante gruppetto che sembra essersi
dimenticato di me e poi Robert che con gli occhi mi incita a parlare.
"Nulla
davvero Rob.."
Non
convinto, sbircia sul mio cellulare che io
prontamente allontano dalla sua vista e dice: " chi è, una
delle tue “ amiche”?"
Inizia
a ridere mentre io rispondo con un secco no.
"Ma
che ti prende?"- chiede diventando serio.
"Niente!
Cioè no niente..ehm..cioè è strano.."
"Cosa?!"
Lo
guardo e valuto in quell'istante se fidarmi o meno di
lui. Decido di farlo e così gli porgo il cellulare e dico: "
leggi.."
A
fine lettura esclama: "OH SANTO CIELO!"
A
quelle parole gli altri si voltano verso di noi e io
con un gran sorriso dico: " non è nulla ragazzi. Robert si
è
scoperto deficiente, una cosa che già sapevamo tutti."
Per
fortuna la mia improvvisata suscita le risate e
tutto passa inosservato.
"Grida
un'altra volta e ti faccio pentire di essere
nato maschio."- sussurro minaccioso.
"Ok..ok..però
stiamo calmi..eh?"
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