Una come te

di _TheDarkLadyV_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Poison girl ***
Capitolo 2: *** Sometimes they come back ***
Capitolo 3: *** Broken- hearted girl ***
Capitolo 4: *** Are you ready? ***
Capitolo 5: *** Soldiers ***
Capitolo 6: *** Say my name ***
Capitolo 7: *** Strangers in stranger land ***
Capitolo 8: *** When you see my smile ***
Capitolo 9: *** Next to me ***
Capitolo 10: *** Love matters ***
Capitolo 11: *** What? ***



Capitolo 1
*** Poison girl ***


Buonasera ragazze!
Dopo la lunga pausa dagli schermi sono tornata sperando che questa dannata Musa resti con me per tanto tantissimo tempo.
Spero che come primo capitolo e quindi imput alla storia possa quanto meno interessarvi.
Vi aspetto numerosi ^__^
Vals
 
 
 
 
 

Restare calmi di fronte al peggio e avere quel coraggio secondo solo a quello di Indiana Jones sono gli elementi indispensabili per svolgere il mio lavoro. Niente di più e niente di meno. Se credi di avere queste qualità notevolmente sviluppate nel tuo essere allora le possibilità di venir colpita mortalmente o non, diminuiscono di gran lunga, perché la concentrazione e la passione per il pericolo mettono in moto una forza che non sapevi di avere dentro di te e che riesce a farti scansare i proiettili. Se invece credi di non essere abbastanza preparato a tutto quello che il mio lavoro ti porta a fare allora è meglio se resti a casa a fare l'uncinetto.
I miei occhi sono fissi su i due individui che parlottano dinanzi all'ingresso del night club che inizia a riempirsi di anime corrotte e perverse. Mi chiedo perché esistano ancora certi posti di questi tempi dove lo squallore è già allarmante di per sé. Sarà che io non tollero tali schifezze, ma nessuno può replicare sul fatto che il mondo sta andando a puttare al giorno d'oggi. Sento una presenza affiancarmi e senza voltarmi sussurro: " sono loro. Il capo è già dentro. Dov'è Robert quando serve?"
Inizio ad inalterarmi. Possibile che devo lavorare con gente incompetente?
Altra cosa che odio e che non tollero affatto è la scarsa competenza di alcuni miei colleghi. Non hanno ancora capito che al mio ordine devono scattare come le molle. Mi sa tanto che dovrò essere io stessa a farli scattare, ma non come le molle. Peggio. E se intervengo io le cose cambiano drasticamente, ma di certo non i maniera positiva. In ufficio mi chiamano Miranda Priestley, ma invece di occuparmi di riviste di moda, mi occupo di operazioni poliziesche per l'FBI, decisamente molto più emozionanti e pericolose. Dubito che qualcun altro al mio posto si comporterebbe in modo diverso se l'azione deve essere perfetta e tutt'altro che rilassata.
" Sta arrivando. Si era dimenticato che era per stasera. Immagino che sia colpa delle sue innumerevoli relazioni simultanee."- mi sussurra Margaret, il mio braccio destro e l'unica che possa permettersi di prendermi in giro e scherzare con me insieme a Robert. Il nostro rapporto è molto speciale tanto che posso decisamente considerarla la mia migliore amica. Io non credo molto nell'esistenza della vera amicizia, anche se ora come ora devo ammettere che le eccezioni esistono.
" Maledizione!"- esclamo. Il tempo scarseggia e non posso permettermi di sbagliare. Se sbaglio addio promozione e io non voglio assolutamente che una cosa del genere accada. Così carico le due pistole, quella sotto il giubbotto e quella in mano, ma prima che possa fare un passo avanti Margaret mi blocca agitata.
" Ma sei impazzita? Dove credi di andare?"
" Non c'è tempo. Tu resta qui e avvisa alla centrale e quando viene Robert assicurati di dargli un calcio da parte mia, lì dove non batte il sole."
Mi libero dalla sua presa e aspetto che i due vadano dentro per avvicinarmi all'ingresso ed entrare. Le luci rosse all'interno per un momento riescono a confondermi e la puzza di fumo misto a qualche odore insopportabile di ignota provenienza, quasi mi fa svenire. Nonostante i piccoli intoppi riesco ad inquadrare le mie prede sedute ad un tavolo poco lontano dalla zona in cui tre spogliarelliste ballano già mezze nude.
Dignità femminile vai a farti fottere! Secoli di lotte per avere pari diritti e doveri con gli uomini e poi vedi questo. Va beh, situazioni anomali.
Mi avvicino al bancone del bar da cui osservo meglio la scena. Mister Budda, come lo chiamo io, sta parlando animatamente con l'uomo con cui ha contrattato l'affare, ma sembra che qualcosa non gli stia piacendo. Quei due sono seduti lì vicino con due ragazze, il che li rallenta nel caso dovessero proteggere il loro capo. Buon per me.
Io comunque riesco a confondermi bene fra la gente, probabilmente pensano che io sia una delle ragazze arrivate in ritardo. Ciò dunque mi permette di muovermi senza destare sospetti in nessuna direzione.
Okay, due ora sono le cose che posso fare: darmela a gambe visto che sono ancora in tempo o raggiungere il mio nemico e sfidare per l'ennesima volta il destino senza angeli custodi alle spalle.
Scelgo naturalmente la seconda opzione e così pian piano mi avvicino di spalle al Budda e gli punto la pistola in testa dicendo: " faccia anche un solo piccolo gesto e sentirà il suo cervello spappolarsi."
Budda è paralizzato mentre i suoi uomini rinsaviscono per un attimo e cercano di avvicinarsi a me, ma il loro capo con un cenno della mano blocca la loro iniziativa. I due così restano fermi e in piedi spostando lo sguardo da me a Budda e viceversa.
" Lei deve essere l'agente Sasha Preverett."- esclama con un vocione tipico dei cattivi delle fiabe. Resto leggermente stupita da quelle parole. Come fa a sapere chi sono?
Evidentemente sapeva qualcosa, o almeno i suoi uomini si saranno informati per lui sui movimenti dell'FBI.
" Non sono affari suoi sapere chi sono io quanto piuttosto deve fantasticare su come sarà la cella che la ospiterà da qui all'eternità."- wow ho fatto anche rima. Che agente poetico.
Un solo movimento e quel fottuto bastardo riesce a liberarsi dalla mia presa. Ora è di fronte a me e la sua faccia da lurido porco è ancora più perversa da come era in foto. Russo di merda.
" Sei così decisa e anche molto bella."- dice con il suo forte accento russo avvicinandosi.
" Ancora un altro passo e la spedisco all'inferno."- ribatto puntandogli la pistola dritta al cuore. Sento l'ansia farsi spazio dentro di me e la paura di essere fottuta aumenta ad ogni battito del cuore che straordinariamente riesco a sentire nelle orecchie e nello stomaco, come se ad un tratto avesse deciso di spostarsi dalla gabbia toracica e trasferirsi in altre zone. Neanche fossi un ninja riesco a spostarmi velocemente, lo colpisco allo stomaco e mentre si piega per via del dolore che gli provoco al braccio lo ammanetto. Sembra che il peggio sia passato, ma non ho messo in conto i due scimmioni che si avvicinano a me.
" Non muovetevi."- dico puntandoli la pistola. E ora che cazzo faccio? Merda. L'uomo con cui Budda doveva fare i suoi affari è scomparso, ma so già che Margaret e gli altri agenti che sicuramente saranno già arrivati lo avranno preso. Ad un tratto sento un colpo al ventre e quel bastardo si allontana da me.
" Uccidetela."- ordina, mentre cerca di liberarsi dalle manette. Ecco, ho sfidato troppe volte il destino tanto che ora ha deciso di prendersi la sua rivincita.
Il dolore non riesce a farmi alzare e così mi ritrovo uno dei due su di me con la pistola che punta alla mia testa. Prima che possa fare un solo movimento sento la voce di Robert e poi lui stesso che si scareventa sul bestione salvandomi. Insieme a lui c'è Jordan e Roger che si occupano rispettivamente dell'altro scimmione e di Budda.
" Stai bene?"- mi chiede Robert aiutandomi ad alzarmi.
" Sì, sto bene."- rispondo massaggiandomi la parte colpita.- " davvero."- continuo vedendo la sua faccia ancora preoccupata.
" Ehi tutto okay?"- esclama Margaret raggiungendoci.- " mi hai fatto prendere un colpo! Sconsiderata!"
" Sto bene!"- replico.- " ora usciamo di qua."
Quando usciamo dal locale vedo diversi agenti e due auto parcheggiate proprio davanti all'ingresso e in una di esse c'è quel gran porco che appena si accorge della mia presenza mi sorride svelando con i suoi denti giallastri una cattiveria inaudita e che solo un gangster può avere. Rabbrividisco per un attimo, ma poi distolgo lo sguardo e seguo i miei due amici che si dirigono verso la nostra auto.
" Questi atti di eroismo risparmiateli la prossima volta, hai capito?"- mi rimprovera Robert severo. Capisco che si è preoccupato e che lo è tutt'ora.- " se io non fossi arrivato in tempo, io non voglio nemmeno immaginare che fine avresti fatto."
" Okay, okay, lo so di aver agito di impulso, ma tu non arrivavi e io non potevo lasciare che le cose mi sfuggissero di mano! E poi tu sei un gran coglione. Perché ti dimentichi le cose importanti?"- rispondo infervorata.
Robert si zittisce e abbassa lo sguardo.
" Hai ragione. La colpa è mia, dovevo essere qui e invece.."- dice poco dopo.
" Invece ti preoccupavi di altro. La prossima volta al capo dirò di farti stare in archivio. Non sfidarmi."- lo minaccio sedendomi in macchina. Anche Margaret mi segue e Robert prende il posto alla guida senza dire una parola. Il silenzio è immenso fra noi tre, ma resta poco, poiché Margaret si schiarisce la voce e dice: " hai presente il favore che mi avevi chiesto?"
" Cosa hai scoperto?"- le chiedo iniziandomi ad agitare. La sua espressione illuminata a tratti dalle luci dei lampioni non promette nulla di buono. Non che ci avessi sperato.
Le avevo chiesto di tenermi d'occhio George, il mio ragazzo. Ultimamente è più freddo e per di più non è mai a casa. Il mio intuito femminile si è immediatamente attivato e ha inserito una pulce nel mio orecchio. Ho la netta sensazione che mi tradisca, così ho chiesto aiuto alla mia collega che finalmente si decide a parlare dopo aver tentennato un paio di volte.
" L'ho visto a casa di una tizia e insieme a lei ieri era in un negozio di scarpe dove beh.."
" Continua."
" Si scambiavano alcuni baci."
" Lo sapevo."- dico freddamente guardando al di là del finestrino. Sento il mio stomaco farsi piccolo e l'aria per un attimo scompare dai miei polmoni.
" Cosa gli farai?"- mi chiede Robert guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Lo guardo e cerco di parlare con un tono di voce normale.
" E' una sorpresa."- rispondo mentre il mio cervello pianifica la vendetta.
 
 

Mi avevano detto che non dovevo fidarmi, che non faceva per me, ma io come al solito non ho ascoltato nessuno comportandomi contrariamente a quello che mi consigliavano di fare. Io non sono normale, cerco sempre di andare fino in fondo in ogni situazione, sbattere la testa contro il muro come Catone Censore e poi solo quando veramente mi faccio male e mi vedo sanguinante, allora sì che capisco di aver sbagliato. E questo è uno di quei casi.
È passato un giorno esatto da quando Margaret mi ha dato la notizia e fortunatamente è anche l'ultimo giorno che resto qui a New York. Solitamente io ho l'abitudine di trascorrere le vacanze natalizie dai miei genitori a Los Angeles, ma questa volta esse mi serviranno per sbollire la rabbia che sento dentro, che è così tanta che quasi è difficile reprimerla.
" Stai calma, capito?"
" La fai facile tu! Vorrei vedere te con la stessa rabbia e soprattutto con la voglia di castrarlo con calci volanti."- sbraito al telefono. Sento mia sorella sbuffare.
" Lo so come ti senti. Ma cerca di trovare la logica, la tua logica. E sai a cosa mi riferisco. Cazzo sei un agente dell'FBI, ti hanno appena dato una promozione per i servizi resi e insomma ci sarà un motivo per cui ti hanno premiata e soprattutto per cui ti chiamano Miranda Priestley, no?"
Adoro mia sorella quando cerca di frenare la mia rabbia instintiva obbligandomi ad usare il cervello anche in quei momenti in cui io stessa vorrei non farlo.
" Ho capito bene e stai tranquilla che so cosa fare."
" Questo tono di voce mi da fiducia, quindi non vedo l'ora di sapere cosa riserverai a quel pidocchioso di George."- esclama trionfante. Sorrido e penso che i miei modi di fare hanno avuto grande influenza su mia sorella. In fondo, lei è la più piccola e ha sempre cercato di imitarmi in tutto quello che facevo. Un pò mi sento colpevole, ma allo stesso tempo sono contenta perché almeno così riesce ad essere leggermente più forte rispetto alle altre ragazze della sua età, facilmente corruttibili. Di questi tempi avere venti anni è come averne dieci. Si è testardi, non si ascolta nessuno, si vuole tutto e subito e si cerca di inseguire i propri sogni. E il mondo affascina, fa vedere i suoi tesori e fa credere che siano facilissimi da prendere e per questo mostra le strade facili per arrivare alla meta. Chi ha dieci anni ci casca con tutte e due i piedi. Chi, invece, ne ha venti ci pensa un pò di più, o almeno è quello che facevo io alla mia età e quello che ora fa anche mia sorella. Adesso io ne ho trentuno e nonostante pensi e ripensi alle cose, riflettendo più del dovuto, vengo fottuta lo stesso. Ma il lato positivo è che comunque sia rifletto e trovo sempre una strada alternativa anche quando vengo fottuta.
" Non dire nulla a mamma e papà, capito?"
" Sarò una tomba."
" Bene."
Nel frattempo ho finito di fare i miei bagagli. Ho detto a Margaret che dopo aver messo in atto il mio piano vado da lei e resto lì fino alla partenza prevista per questa sera. Mi avvicino alla finestra e vedo che George è appena sceso dalla macchina.
" Devo lasciarti. Bastardo in vista."
" Ma perché non sono lì? Voglio vederti all'azione."
" Meglio di no, magari resti scandalizzata."
" Che palle!"
" Su vai a studiare. Ci vediamo fra qualche ora."
" Va bene. Non vedo l'ora! Ciao sorellona!"
" Ciao."
La telefona si chiude nello stesso momento in cui si apre la porta ed entra George. Io mi tolgo il maglione restando in intimo. Metto solo una vestaglia nera e mi affaccio alla balaustra in modo abbastanza sensuale con un paio di manette in mano.
" Bentornato."- sussurro in modo seducente. Lo prenderei a schiaffi, ma devo mantenere la calma se voglio che tutto sia più soddisfacente dopo. Lui incredulo lascia la giacca sul divano e un sorrisino gli si stampa sul volto mentre si umetta le labbra. Porco! Non ti basta la tua puttanella hai anche il coraggio di andare a letto con me adesso.
In poco tempo mi raggiunge e guardandomi sussurra: " sei la ragazza più sexy che abbia mai visto in vita mia."
" Certo.."- dico spingendolo verso la camera da letto. Cade sul letto e io mettendomi a cavalcioni su di lui inizio a spogliarlo, mentre lui cerca le mie labbra. Mi afferra e tenendomi in braccio si alza e fa aderire la mia schiena contro il muro. Pensa davvero che io ci stia e tutto sembra far credere questo. Lo spingo nuovamente sul letto iniziando a slacciargli i pantaloni lasciandolo in mutande. A questo punto quasi mi vergogno, ma è necessario farlo. Gli tolgo anche l'intimo lasciandolo nudo come un verme con il suo amichetto già pronto. Ora che lo vedo meglio non è nemmeno così dotato come lo era il mio ex, altro bastardo. A quel punto mi allontano mentre lui preso dall'eccitazione esclama: " dove vai?"
Prendo le manette e apro il balcone. Un vento gelido entra nella stanza mentre io torno su di lui e sussurro al suo orecchio: " sei un fottuto bastardo."
Se inizialmente pensava che fosse uno di quei metodi per portare l'eccitazione alle stelle, dopo aver visto la mia espressione incazzata ai massimi livelli deglutisce, ma non ha nemmeno il tempo di dire " ba" che si ritrova sul balcone con aria confusa.
" Che stai facendo?"
" Metto in atto una delle tante idee che mi erano venute in mente ieri notte quando tu stranamente non eri a casa."
Con velocità straordinaria lego le sue mani al ferro del balcone chiudendo a chiave le manette e mi assicuro che lui sia in bella mostra. Prendo la chiave e la metto momentaneamente nel reggiseno e prima di tornare dentro dico: " spero che questo ti chiarisca un pò le idee e soprattutto ti faccia capire che sei solamente un verme e tutti devono saperlo. Ah e un'altra cosa: quando torno qui, esattamente fra tre settimane, voglio sapere che ti sei dato per disperso. Beh naturalmente solo dopo che riuscirai a liberarti."
Butto la chiave ai piedi del letto mentre mi infilo un maglione beige lungo, un paio di calzamaglia nere e stivaletti dello stesso colore della maglia.
" Sasha ti prego liberami! Parliamone! Mi dispiace, io non volevo farlo."
Prendo tutto l'occorrente compreso gli occhiali da vista che infilo immediatamente e dico: " ciao George e spero che tu trascorra un bel Natale."
Mi sbatto la porta alle spalle e mi dirigo nel cortile sul retro dove c'è la mia auto ad aspettarmi. Metto le valige nel bagagliaio e mi dirigo a casa di Margaret che appena mi vede inizia a farmi mille domande.
" Tranquilla, sto bene e tutto è andato altrettanto bene."
Le racconto cosa è successo e scoppia a ridere. Io non riesco a ridere anche se naturalmente il tutto raccontato mi appare così divertente e spassoso. Purtroppo sono profondamente delusa e arrabbiata. Tutto questo mi fa male. Mi rendo conto di indossare una maschera agli occhi degli altri. Ho messo una maschera ma non so più riconoscerla, per questo faccio fatica a toglierla, anzi non so neanche se continuerò a tenermela di questo passo. Me ne rendo conto quando mi succedono queste cose.
" Lasciatelo dire: sei un genio!"- esclama dopo essersi ripresa.- " mio Dio! Io non sarei riuscita a far nulla del genere! Quanto vorrei essere te!"
" Ci perderesti un sacco."
" Ma no! Sei bella, sei intelligente e sei coraggiosa. Un modello da seguire."
" Dimentichi che sono cornuta alla seconda."- dico.- " davvero non ti conviene essere me, se non riesci a gestire la tua vita e l'amore. Inizio a pensare che io sia destinata ad essere tradita da ogni uomo che credo sia perfetto per me.."
Margaret resta in silenzio e mi abbraccia cercando di infondermi un pò di amore che purtroppo al momento dentro di me non trova spazio.
" Ricorda che per qualsiasi cosa io ci sono. Non farti nessun problema a parlare con me, d'accordo?"
Mi verrebbe voglia di piangere, ma non lo faccio, perché così cederei il passo alla debolezza, cosa che odio profondamente.
" Grazie."- è l'unica cosa che esce dalla mia bocca con un tono decente. Se continuassi a parlare rischierei di brutto.
" Adesso basta con tutta questa negatività. Facciamoci una bella tazza di thé."
Penso che nonostante tutto, questo pomeriggio in compagnia di Margaret sia stato il migliore di tutta la mia vita e quasi mi fa tristezza lasciarla.
Purtroppo ho già prenotato il volo e poi una parte di me sente la grande necessità di allontanarsi da New York.
Così quando arrivano le sei del pomeriggio saluto la mia amica per dirigermi in aeroporto.
" Mi raccomando spacca i culi a tutti ora che vai a Los Angeles, che tanto città degli angeli non è."
Scoppio a ridere e l'abbraccio.
" Grazie mille per tutto e non preoccuparti, ti chiamerò tutti i giorni."
" Ti terrò informata su tutto quello che succede a me e a Robert alle prese con quell'incapace di Lizzie."
" Poveri voi."- dico ridendo.- " fa la brava."
" Agli ordini capo."
Le faccio la linguaccia e poi vado via. Quando arrivo in aeroporto mi stupisco di non aspettare così tanto per la mia chiamata. L'hostess molto gentile mi accompagna al mio posto e finalmente mi sistemo e tiro un sospiro di sollievo insieme all'aereo che prende il volo.
Chissà se quest'anno a Los Angeles nevicherà. Per tutte queste variazioni climatiche che stanno accadendo spero proprio di sì.
 
 

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Capitolo 2
*** Sometimes they come back ***


 
 
E' sempre un piacere sapere che potrò continuare a vivere dopo aver resistito al viaggio in aereo. Sono appena scesa e cosa molto importante sono sana e salva!
Io non sopporto questo tipo di mezzo per viaggiare, preferirei di gran lunga andare a piedi in qualsiasi area remota del pianeta piuttosto che spostarmi con l'aereo, perché ho sempre quell'assurdo timore che esso possa cadere trascinandomi con sé negli abissi della morte. Un brivido improvviso percorre tutta la mia schiena mentre io cerco di distinguere mia sorella fra il gruppetto di persone che si è formato a poca distanza da me. Scuoto la testa per liberarmi dal brivido e stringendo più forte i bagagli, appena presi, faccio qualche passo incerto verso quella gente sconosciuta, ma all'improvviso sento un peso enorme sulle spalle e due mani che mi stringono facendomi perdere non solo l'equilibrio ma anche il fiato.
" Sì, sì, sì!"- esclama allegramente mia sorella soffocandomi.- " finalmente sei qui!"
" Peste non riesco a respirare!"- le dico quasi senza voce.
" Oh sì..ehm hai ragione."- si scusa liberandomi e parandosi di fronte a me.
" Sei sempre la solita."- le sorrido scuotendo la testa. Lascio per un attimo i bagagli e aprendo le braccia la invito ad avvicinarsi. Lei non aspetta altro e finisce nuovamente per stritolarmi.
" Mi sei mancata, peste."- le sussurro teneramente all'orecchio.- " e non sai quanto."
Molti pensano che il super agente sia una bastarda senza cuore e il più delle volte finisco per crederci anche io a quelle voci di corridoio. Ma in realtà la mia vera essenza è dolce, sensibile e così umana che molto spesso finisce per non reagire davanti agli ostacoli soprattutto di cuore. Sono molto insicura anche se non lo do a vedere.
Le uniche persone a cui mostro il lato " colorato" sono i miei genitori, mia sorella LaToya, Margaret e qualche altro amico e amica presente qui a Los Angeles. In altre parole, mostro la vera me. Al resto del mondo mostro il lato " scuro", quello che mi ha resa famosa in tutti questi anni nell'ambito poliziesco e quando questo lato domina so essere molto vendicativa.
E' come se vivessi con un alter ego dentro di me, quello che uso nel momento in cui ho paura di mostrarmi debole con gli altri.
" Anche tu, iena."
Quando finalmente ci stacchiamo, LaToya prende i miei bagagli e con aria autoritaria e seria urla: " per favore fate largo! Scusate!"
La gente naturalmente si sposta per farci passare, ma è alquanto imbarazzante per me vedere quella scena.
" Perché urli?"- le chiedo raggiungendola.
" Beh perché qui sta passando un agente dell'FBI con le palle e la gente deve scattare."- risponde con semplicità facendomi la linguaccia. Si allontana senza aspettarmi mentre io mi fermo e la guardo camminare decisa verso l'uscita.
E' davvero la mia degna erede. Naturalmente questo non glielo dirò, perché non amo fare complimenti, nè tanto meno esaltare le persone. E' una cosa che ho imparato con il mio lavoro. Gli elogi e le esaltazioni finiscono sempre per creare quelle situazioni alquanto scoccianti, dove le persone diventano talmente sicure di sè da cullarsi sugli allori. E ne ho vista di gente sopravvalutarsi e cadere poi nel loro stesso gioco.
No, non dirò nulla.
La Toya mi fa cenno di seguirla. È così impaziente! Annuisco e mi avvio verso il varco che mi condurrà finalmente a casa.
 
 
" Ti avviso: mamma ha messo le mani in camera tua."
La Toya mi guarda preoccupata prima di aprire la porta di casa. Spalanco gli occhi e indietreggio scendendo un gradino.
" Che cosa?!"- esclamo boccheggiante.
" Ehm.."
" Ti prego non dirmi che l'ha decorata con colori disgustosi e troppo femminili che solo a lei piacciono!"- dico terrorizzata. Al solo pensiero svengo. La Toya non risponde, ma continua a fissarmi indecisa se scappare o restare.
" Chi tace acconsente! Quindi è così?"- chiedo spaventata.- " rispondimi!"
Lei annuisce cercando di non guardarmi.
" Merda. Ma che le è saltato in mente?"
" Ssh non urlare! Non lo so cosa le è preso, sta di fatto che ora te la devi tenere. Più volte aveva detto che voleva cambiare l'arredamento e ora l'ha fatto."
Iniziamo bene! La sola idea di entrare nella mia vecchia camera e ritrovarla stravolta mi spinge a prendere il primo aereo e scappare in Giappone. Prima che possa dire qualche altra cosa lei mi precede dicendo: " ti prego non ferirla. Lei pensava di farti contenta quindi quando vedrai la tua stanza esprimi felicità o quanto meno falla contenta con un sorriso. Sai che lei ci tiene."
Mia sorella ha ragione. Ferire mia madre con i miei modi rozzi è l'ultima cosa che voglio fare. Annuisco e dico: " su apri."
Lei sorride e dopo aver aperto la porta l'aria di casa investe in pieno i miei polmoni e un sorriso spontaneo spunta sulle mie labbra screpolate. Casa dolce casa!
Inutile, l'unico posto in cui starò bene e mi sentirò protetta sarà questa casa.
" Mamma! Papà! Siamo arrivate!"- urla mia sorella. Un attimo dopo il suo grido, appaiono entrambi i miei genitori con un sorriso grandissimo e carico di affetto.
" Sasha!"- esclama mia madre felice avvicinandosi per prima e abbracciandomi come fossi l'ultima ancora di salvezza esistente sulla faccia della Terra. Adoro quando mi stritola in quel modo, il suo abbraccio è tutto quello di cui ho bisogno per sentirmi di nuovo me stessa. Si stacca da me e prendendo il mio viso fra le sue mani magre mi studia a lungo e dice: " ti vedo un pò patita. Scommetto che non mangi per niente."
" Effettivamente i miei pasti non sono gli ideali."- dico imbarazzata.
" Beh adesso lo saranno. Devi ingrassare, non mi piace vederti con una mazza di scopa. Sei dimagrita troppo."
Dimagrita?! Ma se sono aumentata di due taglie! Ma è inutile protestare, tanto non mi crederebbe. Questa è la sfortuna di avere una madre come la mia, severa in fatto di cibo.
Tutto questo per dire addio a quell'ipotetica dieta che avevo intenzione di iniziare. Che poi, pensandoci, sono molto intelligente: volerla iniziare giusto quando torno a casa mia, dove mangiare è la prima regola che non si deve infrangere.
" Eve che ne dici se mi lasci abbracciare mia figlia?"
" Papà!"- esclamo raggiungendolo. Per un attimo mi sembra di tornare bambina, a quando correvo come una pazza verso di lui che mi sorrideva felice, come lo sta facendo adesso. Le sue braccia forti mi avvolgono mentre dice: " la mia agente 007. Mi sei mancata tanto."
" Anche tu e la mamma."- dico con la testa appoggiata sull'incavo della sua spalla massiccia. Dovete sapere che anche mio padre era un agente al servizio dell'FBI ed è stato lui a trasmettermi questa passione per il pericolo. Sono èassati circa tre anni da quando ha deciso di andare in pensione per dedicarsi all'attività che gli è sempre piaciuta, ovvero, aprire un negozio di libri. Ricordo che quando gli dissi di voler intraprendere la sua stessa carriera si infuriò alla grande, semplicemente perché non voleva che io rischiassi grosso come a volte è successo, ma siccome siamo fatti della stessa pasta, la mia testardaggine è riuscita a vincere sulla sua, e ora sono diventata la sua erede. Spero che sia orgoglioso di me.
Quando finalmente gli abbracci finiscono mamma si sfrega le mani e dice: " bene! Tesoro andiamo in camera, così ti sistemi."
Intercetto lo sguardo di mia sorella accanto a mio padre e capisco che la condanna a morte è giunta. Sorrido e prendendo i bagagli dico: " andiamo."
Mamma continua a farmi il terzo grado mentre saliamo le scale e lentamente ci avviciniamo alla mia stanza. Quando giungo davanti alla porta deglutisco mentre lei apre la porta. E lo spettacolo che vedo blocca qualsiasi mia espressione.
Ovunque mi giri vedo tonalità di rosa perseguitare la mia vista. Mi sembra di essere entrata in una casa per bambole tutta rosa confetto. Mi sento male, voglio morire, sparatemi!
La mia faccia è indescrivibile, almeno io non me la so descrivere. Penso che sia una maschera inanimata piena di crepe. Cielo, ma perché mia madre deve avere un gusto così disgustoso? Magari alle altre ragazze potrà anche piacere, ma a me fa solamente vomitare.
In più al disordine meticoloso, portato avanti per interi anni, un ordine alquanto fastidioso si è sostituito dandomi un colpo al cuore. Tutti i miei poster e intere collezioni di cianfusaglie se prima occupavano tutta la zona principale, ora occupano l'angolo della camera, quella in netto contrasto con tutto ciò che di femminile c'è grazie a mia madre!
" Sorpresa!"- esclama trionfale mamma, credendo di avermi resa la ragazza più felice del pianeta, ignara invece che sia il contrario.- " ho pensato che ormai sei grande e che questa stanza aveva bisogno di cambiamento. Ti piace?"
Cambiamento? Mi piace?
Okay Sasha calmati e usa il cervello.
Guardo mia madre e mi sforzo di sorridere per non vederla triste.
" E'...è.."- dannazione non mi riesce facile dire " magnifica."
Mamma mi guarda e con lo sguardo mi incita a continuare.
" E'...magnifica."- dico cercando di risultare contenta.
" Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta!"- esclama lei felice. Beh almeno una delle due lo è.
Si avvicina e mi abbraccia dicendo: " sono davvero felice che tu sia qui."
Chiudo gli occhi abbracciandola e respirando il suo profumo.
" Ti vado a preparare qualcosa da mangiare. Sarai affamata."
" Va bene."
Mamma sorride e si allontana chiudendo la porta e lasciandomi sola. Mi guardo intorno portando le mani sui fianchi. Mia madre è pazza, ma la adoro per questo. Spero di abituarmi a questi cambiamenti improvvisi.
Ma la cosa positiva in tutto questo è che sono a casa ed è questo che mi piace.
 
 
" Dannate lenti a contatto!"- impreco ad alta voce mentre mi sistemo per la terza volta la lente sinistra. Sono anni che le uso per uscire la sera, eppure non sono mai riuscita ad abituarmi del tutto a loro. Ma io continuo a metterle perché mi piace soffrire e smettere per un attimo di indossare i soliti vestiti comodi che il lavoro richiede.
Roger ed Evelin, i miei due punti di riferimento qui a Los Angeles, mi hanno letteralmente costretta ad uscire questa sera con loro e naturalmente mia sorella non è stata da meno anche se non uscirà con noi. Io non ho potuto far nulla per rinunciare e quindi ho dovuto aprire il mio armadio, prendere un paio di pantaloni stretti neri, una maglia bianca con motivi neri e grigi e infilare le mie dannate decolté nere dal tacco vertiginoso. Guardandomi allo specchio e fissando in particolare quei tacchi, mi chiedo che cosa mi era saltato in testa quando avevo deciso di comprarli.
" Ma perché metti le lenti? Sai che ti danno fastidio."- dice mia sorella che non conosce la privacy altrui e si intrufola come una spia nelle altre stanze senza un minimo di ritegno e curiosando in ogni angolo. La guardo dallo specchio e dopo essermi sistemata finalmente la lente le chiedo: " mai sentito il detto: chi bella vuoi appare deve soffrire?"
" Sì ma.."
" Lascia quel pacco."- le ordino categoricamente mentre la vedo trafficare sulla scrivania. Lì dentro ci sono tutti gli aggeggi che uso nel lavoro e le due pistole che porto sempre con me. Che volete farci, io vedo il pericolo ovunque. Lascia il pacco alzando le mani in segno di arresa.
" Scusa."- dice sedendosi sul letto.
" E poi io voglio soffrire."- le ricordo mentre ripasso il trucco non troppo pesante sugli occhi e marco le mie labbra con il rossetto rosso.
" Contenta tu."- risponde prendendo il mio gatto di peluche e iniziandoci a giocherellare.
Sistemo meglio i capelli in una coda alta e mi rendo conto guardandoli allo specchio che sono molto lunghi. Ha ragione mamma, dovrei tagliarli, almeno un pò.
" Perché non ti fai bionda?"- mi chiede mezza annoiata LaToya continuando a giocherellare con il peluche.
" Eh? Non rinuncerò mai al mio colore naturare. Nero a vita."
" Eppure staresti bene, secondo me."
" Odio il biondo."
Prima che lei possa dire altro il campanello suona e io prendendo la giacca e la borsa mi dirigo in salotto dove mio padre ha già fatto accomodare Roger ed Evelin.
" Farete tardi?"
" Papà!"
" Beh cosa c'è?"- chiede con finta severità.- " non posso chiederlo?"
" Non preoccuparti Richard. Con me è al sicuro."- risponde Roger facendomi l'occhiolino.
Sorrido e avvicinandomi a lui dico: " certo. Forse sarebbe meglio dire il contrario."
Evelin scoppia a ridere e dopo aver salutato mio padre andiamo via.
" Beh dove andiamo?"- chiedo mentre mi siedo in macchina.
" In un locale che hanno appena aperto in centro. Tranquilla ti piacerà."- mi assicura Evelin con il suo sorriso.
" Okay, voglio fidarmi di voi."
 
 
Effettivamente il posto non è male tranne il fatto che la maggior parte della gente qui presente non fa altro che fumare e la cosa mi da molto fastidio.
" Fuma anche tu e ti ritroverai quella sigaretta in un posto a te non molto gradito."- minaccio Roger che stava per seguire quell'esempio.
" Messaggio ricevuto. Vado fuori."- dice allontanandosi.
Ma per il resto la serata procede alla grande e non potrebbe andare meglio. Quando Roger torna ci divertiamo e balliamo come pazzi. E' proprio un bel posto e adoro la musica che c'è.
Ma poi ti ricordi che il divertimento ha la dannata abitudine di finire troppo presto.
Infatti, appena mi siedo insieme a Evelin per riprendere fiato il mio sguardo si sposta su un gruppetto non molto lontano da noi composto da quattro persone e la mia espressione serena si congela in due secondi. I miei occhi intercettano la figura di un uomo magro e incredibilmente bello, che sta ridacchiando serenamente con una ragazza. Lo riconoscerei ovunque. È Jared.
Resto imbambolata a fissarlo e il cuore inizia a battere all'impazzata senza che io sappia di preciso perché lo stia facendo senza il mio consenso.
" Merda."- esclamo. Evelin mi guarda confusa.
" Cosa c'è?"
" Non voltarti."
" Oddio, c'è un delinquente, vero?"- mi chiede spaventata.
" Qualcuno di molto peggio."
Evelin si gira lentamente e guarda lo stesso soggetto che sto guardando io. Jared nel frattempo si è alzato e strano ma vero sta parlando con Roger! E no! Non si può!
" Sarebbe lui il fuorilegge?"- mi chiede scoppiando all'improvviso a ridere.- " bella storia!"
La sua risata inizia ad innervosirmi.
" Piantala."- le ordino in tono autoritario e immediatamente il suo sorriso muore sulle labbra lucide e la sua espressione si fa seria. Sa perfettamente che non tollero queste cose e per di più odio che in questo momento ci sia quell'essere a pochi metri da me.
" Che vuoi fare?"- mi chiede quasi timorosa di venir sbranata.
" Secondo te?"- le chiedo a mia volta continuando a squadrare un Jared ignaro ancora della mia presenza, e felice e spensierato continua a scherzare con Roger.
" Non so. Preferisci andare via?"
A quelle parole distolgo lo sguardo dal gruppetto e infervorata rispondo: " eh, scherzi? Perché dovremo andarcene? Solo perché c'è lui? Noi resteremo qui e se è necessario anche per tutta la notte."
Evelin è decisamente sconvolta dal mio modo di fare.
Sapete cosa c'è di snervante nel rivedere il proprio ex dal vivo? Il fatto che sia dannatamente sexy e fottutamente bello nonostante la voglia di odiarlo sia alle stelle. E la cosa ancora più snervante è che sia stato lui a tradirmi e ciò a distanza di un anno e mezzo non riesce ancora a scendere nel mio stomaco, semplicemente perché ero davvero innamorata e così presa che pensavo davvero di aver trovato l'uomo perfetto, sapete, quello che molte ragazze trovano nei sogni, ma che è così onirico, da non poterlo portare nella realtà. Il cosiddetto principe azzurro. E io avevo avuto il privilegio di vedere quel sogno trasformarsi in realtà, ma non pensavo che fosse così caro il prezzo per averlo portato in una realtà a cui non apparteneva.
E poi non pensavo nemmeno che fosse così stronzo, sì perché Jared Leto è uno stronzo di prima categoria. Forse le mie parole sono dettate dal grande rancore che provo nei suoi confronti. Molto probabilmente lui si sarà dimenticato di me, e soprattutto della spaccatura che ha provocato nel mio cuore e credo che anche se io decidessi si farglielo presente, a lui non interesserebbe nulla. È uno stronzo, dopotutto.
Strano è vestito anche bene e naturalmente è seguito da una bionda sicuramente rifatta dalla testa ai piedi.
E altrettanto sicuramente trombata giorno e notte.
 
 
Mi sono allontanata dai miei amici per prendere un bicchere d'acqua al bar e mi sono abbandonata sullo sgabello del bancone cercando trovare di nuovo la pace che il turbamento ha portato via. Come Evelin anche Roger mi ha chiesto se voglio andare via, sapendo che la vista di Jared manda in ebolizione il mio sangue per la rabbia e io naturalmente ho dato la stessa risposta. Non voglio andarmene per colpa sua. Il mondo non gira intorno a lui, né tanto meno devo lasciargli spazio, quando non ne merita.
Però io devo anche ricordarmi che se devo dividere la stessa stanza con la persona più odiata, devo accettare anche le probabili conseguenze della mia scelta.
" Un bicchiere d'acqua, per favore."
Quella voce calda mi provoca un piccolo sussulto. Il mostro si è materializzato in tutto il suo splendore e profumo. In altre parole, Jared è accanto a me. Adesso che faccio?
In quello stesso momento i nostri occhi senza volerlo si incontrano e temo quasi di morire. Nonostante la luce colorata e a tratti bassa, so bene di che colore sono quegli occhi, così belli da farmi perdere il controllo.
Ma santo cielo, Los Angeles non è un paesino di montagna così piccolo da far risultare quasi snervante il fatto di conoscere a memoria tutta la popolazione. È una giungla, cazzo! Eppure in un attimo quella giungla si è trasformata nell'odiato paesino di montagna. Sasha mantieni il tuo comportamento impeccabile.
"Sasha?"- chiede sorpreso, quasi spaventato di vedermi lì.
"Guarda chi si vede. Jared."- la mia affermazione è talmente atona e priva di qualsiasi sentimento, che quasi mi faccio paura.
"Che ci fai qui?"- mi chiede schiarendosi la voce. Lo vedo turbato e indeciso sui movimenti da adottare. Ma che cazzo di domanda è? Cosa posso mai fare in un locale dove si ride, si scherza e si passa la notte bevendo e ballando?
"Quello che ci fai anche tu."- rispondo infastidita. Ci fissiamo per minuti eterni, nessuno dei due deciso sul da farsi, in particolare lui.
" A te non è mai piaciuto frequentare questi posti."- ora riconosco la sua sfacciataggine.
" Si può cambiare."- rispondo senza guardarlo.
" E' vero."- dice.- " perdona la mia sfacciataggine."
Non credevo che la sua presenza potesse rendermi così nervosa. Così per evitare altri turbamenti decido di allontanarmi. Ma la sua mano blocca il mio braccio e in questo modo sono costretta a riflettermi di nuovo nei suoi occhi. Ma che male ho fatto?
" Ehi.."
" Lasciami andare."- replico fredda con un pizzico di minaccia.
" Aspetta."
Non volendo Jared nel tentativo di fermarmi per la seconda volta ha provveduto ad attirarmi troppo a sé così ora siamo pericolosamente vicini in attesa di una mossa. Il mio cuore credo che scoppierà.
" Oh mio dio! Sasha!"
Chi devo ringraziare per questa improvvisa salvezza dall'inferno? Quella voce sbucata dal nulla, infatti, ha allentato la presa e reso l'aria meno tesa. Mi volto verso la sua direzione e vedo un ragazzo molto magro e più alto di Jared venirmi incontro con un sorriso che va da un orecchio all'altro illuminando quel viso delicato incorniciato da riccioli neri e corti.
" Chuck!"- esclamo raggiungendolo e abbracciandolo. Di sfuggita guardo Jared alquanto stupito ed evidentemente dispiaciuto nel non continuare il nostro..discorso?
Ne approfitto per mostrarmi ancora più cordiale e gentile con il mio vecchio collega di lavoro.
" Lui è Jared Leto, penso che tu lo conosci. Chi non lo conosce qui a Los Angeles?"- dice Chuck nel momento in cui, la diva, sentendosi evidentemente messa da parte si avvicina a noi, evitando le attenzione di quella bionda che lo segue ovunque.
" Già chi non lo conosce?"- ripeto senza stringergli la mano. Sa davvero fingere!
" E' il bello dell'essere famoso."- scherza lui, ma il suo sguardo è serio e mi trafigge più di mille coltelli. In quel momento ci raggiunge un altro ragazzo che si rivolge a Jared dicendo: " Jay non puoi perderti l'ultima trovata di Gus. Muoviti vieni!"
Lui a malavoglia va via portando gran sollievo nei miei polmoni.
 
Jared
 
Avete presente quando la voglia di far fuori qualsiasi cosa vi passi fra le mani si amplifichi in maniera esagerata appena la rabbia si annida dentro lo stomaco?
Ecco chi ne sa qualcosa può capirmi. Ma la cosa più scandalosa è che non so nemmeno io il motivo di questo singolare cambiamento di stato d'animo. Ero uscito con la voglia di divertirmi e stare in compagnia di qualche essere umano conosciuto e ora torno a casa arrabbiato e per nulla soddisfatto della serata.
L'unica cosa che si è impressa nella memoria è la bellezza seducente di Sasha e la sua presenza lì in quel locale che è riuscita a congelare il mio cervello.
Ma quando pensavo di avere un modo per avvicinarmi di nuovo a lei, qualcuno ha provveduto a lasciarmi a bocca asciutta. E la cosa mi ha innervosito tantissimo.
Ciò che mi ha assolutamente infastidito è stato la grande complicità che ho visto fra il mio amico poliziotto Chuck e lei, Sasha.
Io e Chuck siamo gli unici a popolare il parcheggio dove spero di ritrovare la mia auto, visto che ultimamente le macchine sono facili vittime dei ladri. Forse è l'avvicinarsi del Natale che porta a svolgere queste azioni, eppure credevo che questo periodo dovesse rendere gli uomini più buoni.
Sono fortunato, la mia auto è esattamente dove l'avevo lasciata.
" E' stata una bella serata, vero?"- mi chiede serenamente Chuck che ha velocizzato il passo per starmi accanto. Bella serata? Con lui che faceva il simpatico con la mia ex?! E io che da povero stupido sembravo essere di troppo?! Sasha era l'ultima persona che avrei voluto vedere lì dentro e vederla non ha fatto altro che aprire una porta che avevo cercato di sigillare.
A quelle parole la belva che stava crescendo dentro di me si sveglia e decidere di controllare le mie azioni.
Infatti, io mi blocco e con tutta la forza che ho dentro le mie braccia, afferro per la giacca Chuck e faccio aderire la sua schiena contro il muro.
" Ehi!"- esclama sorpreso.
"Perché, perché, perché non me l'avevi detto?"- gli chiedo arrabbiato ad un palmo dal suo viso.
"Che era un locale senza spogliarelliste? Sei messo così male che ti disperi per questo?"
La sua risposta non aiuta a migliorare la situazione.
"Idiota, non è di questo che sto parlando. E poi cosa ti salta in testa? Io sto messo alla grande, pensi che Sharin era lì tanto per?"
"Allora?"
Respiro affondo e dico: "Sasha! Come fai a conoscerla? Perché è qui a Los Angeles? Perché era in quel locale? E soprattutto perché parlava con TE?!"
Credo di aver parlato senza prendere fiato e di aver in questo modo sconvolto Chuck. Resta per un attimo in silenzio, incastrato fra il muro e me.
"Ehi calmati, così mi metti ansia. Che ti prende?"
"Tu rispondimi e tutto filerà liscio come l'olio a partire dai tuoi bei ricciolini ai quali non succederà nulla."
"Tu sei un pazzo!"- esclama.
"Avanti rispondimi!"
"Okay, ma restiamo calmi. Prima di tutto lasciami andare. Ti ricordo che sono un agente e che quando mi girano, non rispondo delle mie azioni."- il suo tono è troppo calmo. Solitamente lo è quando si scalda. Meglio che mi dia una calmata. Lo fisso e mi allontano da lui quel poco che basta per vederlo sistemarsi il colletto della giacca e fissarmi a sua volta.
"Sasha e io abbiamo lavorato insieme tempo fa ad una sfilata di moda a Parigi. Lo stilista era ossessionato dalla possibilità che potesse essere ucciso da qualcuno e così aveva alzato le misure di sicurezza intorno a lui e ai suoi lavoratori. Era un pazzo sclerato, semplicemente ossessionato. Lì non volava nemmeno una mosca e così ebbi modo di fare quattro chiacchiere con la collega che mi avevano affiancato, e cioè Sasha."
"E?"
"E cosa?"- mi chiede confuso.
"Non fare il finto tondo tanto sai di cosa sto parlando."
" Vuoi dire, se me la sono portata a letto intendi?"
"Esatto."
Chuck boccheggia per un attimo sgomento.
"Che dici, sei impazzito per caso? Tu vedi rischio di sesso in tutto quello che fai e vedi, santo cielo!"
"Non è vero! Vorresti dirmi che sembro un depravato?"- esclamo inalterato. Spero che non ci senta nessuno. Sembriamo una coppia alle prese con litigi ridicoli.
"Dipende dai momenti."
Mi verrebbe voglia di saltargli addosso e ucciderlo, ma penso che se lo facessi il mio piano si rivolterebbe contro me stesso.
Okay, Jared calmati e non fare cazzate.
"Continua."- gli dico cercando di calmarmi.
"E' qui per trascorrere le vacanze di Natale dai suoi genitori ed era lì per passare una serata diversa. Comunque sia Sasha per me è una sorella e una buona amica. Mi fido molto di lei e non ho mai avuto in vita mia pensieri che potessero mettermi in imbarazzo quando ero con lei. Ora ti sei calmato?"
Bene, non era nulla di allarmante, anche se gli atteggiamenti di Sasha mi hanno fatto credere a tutt'altro.
"Sì."- risposto un pò imbarazzato.
"Sia ringraziato il cielo. Mi spieghi il perché di tutta questa pseudo violenza fisica e psichica?"
"Semplice curiosità."
"CHE COSA? SEMPLICE CURIOSITA'? Ma se stavi per ammazzarmi! La chiami semplice curiosità il voler quasi uccidere il tuo amico senza un minimo senso di logica?"
"Okay, scusami forse sono stato un pò esagerato."
"FORSE?"- marca Chuck minaccioso.
"Okay okay..scusami sono stato esagerato."- dico facendomi piccolo piccolo.
"Ora va meglio. Allora mi spieghi un attimo il vero motivo? Perché non ti credo."
Merda, è giunto il momento di dire quello che non volevo minimamente far uscire dalla mia bocca. Respiro affondo e poi lascio che le parole vadano spedite una volta che scelgo le parole da usare.
"Io e Sasha siamo stati insieme."
Passo un minuto della mia vita in completo silenzio.
"Quando dici insieme intendi che.."- dice Chuck facendo un passo in avanti, rompendo per primo il silenzio.
"Era la mia ragazza, ma non la novità di turno, proprio la mia ragazza."
Credo di non essere mai stato in imbarazzo come in quel momento e non chiedetemi il motivo di ciò..perché non lo so.

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Capitolo 3
*** Broken- hearted girl ***


Hola ^.^!
Per vostra sfortuna ho aggiornato!
Ringrazio tutti voi per aver letto, a chi ha commentato e a chi ha deciso di seguirmi! Mi sento potente sappiatelo!
Okay non fateci caso ma sono completamente andata e in qualche modo mi devo sfogare u.u
Cooooomunque, vi avviso che sto capitolo è na palla e che si può definire come la miccia da cui poi avremo un risvolto..forse xD
Ah, il titolo è preso dalla canzone di quella figa strabona di Beyoncé, ma la canzone che mi sono iniettata nelle vene per tutto il parto del capitolo è un'altra sempre sua ovvero questa: https://www.youtube.com/watch?v=x3-s_EgTvss 
Quindi se trovate qualche errore di scrittura è per colpa della mia innata capacità di farmi trasportare dalla canzone. Se vi va tenetela come sottofondo, vi serve soprattutto per immedesimarvi nelle parole di Sasha alla fine u.u
Tanti auguri a chi vorrà inoltrarsi <3 
 
 
 
 
 


Perché, perché, perché?!
Lo ripeterei all'infito se non fosse per la mia testa che rischia di scoppiare da un momento all'altro a furia di chiedermi la stessa cosa così insistentemente. Lo ripeterei a voce alta, ma sono sola nella mia stanza e se l'allegra compagnia per puro caso mi sentisse, penserebbe che sono pazza visto che è notte fonda, o peggio ancora, penserebbe che ci sia qualcuno con me pronto per un rapporto sessuale. Preciso che quest'ultima cosa sarebbe un'idea di mio padre.
Appoggio la testa sulla porta della mia camera chiusa a chiave e lascio che un lungo sospiro fuoriesca dalla bocca. Non so se pensare a quel sospiro come un sollievo o sintomo di malessere, quasi un soffio d'aria spazientito che vuole ricordarmi qualcosa che volevo evitare.
Ma perché dovevo incontrare Jared?
Cazzo, tutte le volte che ho avuto la possibilità di tornare qui a Los Angeles quest'anno non è mai successo, e ora puf come per magia eccolo comparire in tutta la sua fottuta bellezza.
Perché non muore?
Okay devo calmarmi. Non chiederei la morte nemmeno del mio peggior nemico, visto che non sono per la pena di morte, ma per la tortura atroce. Pensandoci forse è la stessa cosa, ma ora poco importa sapere per che cosa sono favorevole. La cosa che adesso mi interessa è quella di trovare un modo per calmarmi e cercare di dormire. Lo so, sarà praticamente impossibile e tutto grazie a lui.
 
" Ti amo.."
Lo fisso negli occhi perdendo quel minimo di lucidità che mi è rimasta e divento in pochissimi secondi dipendente da quel sorriso e quel volto così angelico. Ogni volta che pronuncia quelle parole il mio cuore si ferma per un attimo perché nonostante me lo ricorda più volte durante i nostri momenti intimi, io non riesco a crederci. Un sorriso affiora sul mio viso e penso di avere gli occhi che brillano. Delicatamente con un dito percorro i suoi lineamenti mentre lo vedo chiudere gli occhi per sentire meglio il mio tocco.
" Anche io.."- gli sussurro avvicinandomi al suo orrecchio. Le onde si infrangono sulle rocce e piccole gocce finiscono per posarsi sulla mia pelle e volare fra i miei capelli già inumiditi dal vento che porta con sé il profumo del mare. Jared ne approfitta in quel momento per baciarmi.
I baci diventano sempre più passionali, come piacciono a me. Il suo tocco mi fa impazzire e penso che tra le sue braccia io sia la donna più protetta del mondo. Mi sento così bene, così sicura che nessuno potrebbe ferirmi in questo momento.
Ho lui al mio fianco, e per me è tutto quello che conta.
 
E poi tutto è andato distrutto.
Quel ricordo è ancora così nitido nella mia testa da farmi male. È riuscito ad aprire di più quella ferita che ho cercato sempre di richiudere ma che è ancora perfettamente aperta al limitare di una bella infezione.
Una serie di immagini con lui al mio fianco compaiono nella mia mente come una serie di flash. Non riesco a proteggermi da essi e l'unica cosa che posso fare è quella di guardarli senza far qualcosa. Quella debolezza è riuscita a sconfiggermi ancora una volta.
" Basta!"- sussurro chiudendo gli occhi.- " basta!"
Le lacrime affiorano involontariamente sul viso preannunciando uno di quei pianti inarrestabili, che lacerano ulterioremente la mia anima. Mi accascio a terra con la schiena appoggiata alla porta.
Ci siamo amati e non metto in discussione il fatto che lui potesse amarmi veramente. Ci voglio credere. Ma poi che cosa è andato storto? Continuo a chiedermelo a distanza di un anno e più. A volte penso se non sono stata io la causa che ha portato all'inevitabile rottura. Mi chiedo dove sbaglio, perché debba essere destinata a soffrire. Vorrei riuscire a dimenticare Jared, con tutta me stessa, ma non ci riesco e sebbene sia riuscito a ferirmi, a spezzarmi il cuore, io provo ancora amore nei suoi confronti. Io! Quella stronza che è riuscita ad ammanettare un uomo nudo per vendetta. Con Jared non ci riuscirei, perché quel briciolo di sentimento positivo che ancora provo non mi consente di vendicarmi.
Mi asciugo le lacrime e mi rialzo cercando di non piangere. Odio farlo, ma quando mi ci metto sono degna di un premio oscar. Voglio solamente dire addio a questo amore che non dovrei provare per un soggetto del genere.
Amore..
L'amore è come un cancro: ignorarlo non lo curerà, continuerà a crescere lentamente, fino a premere con forza contro le pareti del cervello, del cuore e dello stomaco. Devo cercare un modo per non amare più, forse starei meglio.
Quando mi metto a letto sento quel magone far di nuovo il suo ingresso, ma non piango, perché sto lottando con tutte le mie forze.
Cerco di chiudere gli occhi e trovare la pace in un mondo parallelo. Solo se varco quella porta potrò forse trovare pace, almeno per qualche ora.
 
 
Uno..due..tre..
Le gocce man mano si fanno sempre più numerose tanto che non riesco più a tenere il conto, ormai il mio quattro conterà almeno mille gocce d'acqua contemporaneamente quindi tanto vale smetterla. La pioggia inizia a farsi più insistente, segno che mi intrappolerà qui in casa per tutta la prossima ora. Conosco bene il tempo qui a Los Angeles: quando inizia a piovere si può dire addio ai mille impegni fuori casa.
Io adoro la pioggia, soprattutto quello stato di tranquillità che riesce a donarmi quando sento che l'inquietudine e l'ansia mi turbano l'animo. Ogni volta che piove spendo quei lunghi momenti a guardare il cielo con la faccia quasi appiccicata al vetro della finestra, come facevo quando ero piccola. A volte vorrei tanto tornare bambina, a quando i problemi riguardavano la rottura di un bambolotto o della casa delle bambole. Quando si è bambini si vive felici, spensierati e si pensa che nulla potrà mai cambiare e che si rimanga sempre così. Purtroppo non si mette mai in conto la crescita sia umana che dei problemi. Ad ogni centimetro di altezza corrisponde un nuovo problema così come con l'aumentare degli anni.
Poi quando davvero non si può più tornare indietro si aspettano queste giornate di piena tranquillità per chiedere ancora una volta di tornare indietro o quanto meno pregare che la pioggia non finisca così presto.
Sento il freddo insinuarsi sotto il maglione di lana, così grande che quasi ci navigo dentro e le mie gambe reclamano di riposarsi. Non so per quanto tempo sono stata alzata, ma credo che sia da tanto visto il fastidio che sento dai piedi in su.
Mi dirigo sul divano dove mi abbandono del tutto perdendo quasi i sensi chiudendo gli occhi. Forse meglio aprirli perché appena li chiudo l'immagine sorridente di Jared compare in tutto il suo splendore turbandomi ulteriormente.
In quel momento sento un tocco delicato sulla spalla e quando mi giro per vedere chi sia una tazza colorata si para davanti ai miei occhi.
"Ti ho portato un po' di cioccolata calda."- dice allegramente mia sorella porgendomela questa volta garbatamente.- " attenta che scotta."
"Grazie."- dico gentilmente abbozzando un piccolo sorriso. LaToya si siede vicino a me e fissandomi inizia con le sue domande.
"Come è andata ieri sera? Vi siete divertiti? C'era molta gente? Mi hanno detto che il locale non fa molti affari."
La guardo confusa. Possibile che in un secondo sia capace di fare così tante domande? Nemmeno io ci riuscirei.
" Ci siamo divertiti."
La mia sinteticità e il tono quasi sepolcrale accendono in mia sorella un piccola luce di allarme che noto immediatamente nei suoi occhi.
" Sei pensierosa."- afferma seria.
"Niente di importante."- rispondo guardando verso la finestra.
"Ogni volta che dici così è sempre tutto il contrario."- continua imperterrita. Io non la guardo. Preferisco interessarmi alla piccola cornice senza foto sul comodino che rispondere.
La sento sbuffare e poi ad un tratto dice: "ora vuoi dire a tua sorella cosa ti è successo?"
La guardo ma non spiccico una parola. Non saprei da dove iniziare. Non riesco a trovare le parole giuste per poterle dire quello che è successo e quello che provo ora.
"Centra il lavoro?"- mi chiede quasi timorosa. Magari centrasse quello!
"No."- rispondo nuovamente senza guardala.
"Sasha mi stai facendo preoccupare."
"Ieri sera ho visto Jared."- dico precipitosamente.
Un silenzio improvviso fa la sua comparsa nella stanza ed è così nauseante che quasi mi innervosisce. Perché ora che serve, LaToya sta zitta? Non amo che ci sia il silenzio dopo quel nome.
" Dì qualcosa!"- sbotto quasi minacciosa.
" Cosa vuoi che ti dica? Era piuttosto facile incontrarlo in giro, soprattutto ora che è ancora in pausa."
" Grazie, mi sei di grande aiuto."- dico sarcastica.
" Scusa. È che quando si tratta di lui io non so come comportarmi con te."- risponde abbassando lo sguardo. Non ho voglia di vederla dispiaciuta per me così la stringo a me e le sussurro: " ora tutto quello di cui ho bisogno è di uno dei tuoi abbracci."
Sa che questo significa che dobbiamo cambiare argomento. L'ultima cosa che voglio fare in questa mattinata uggiosa è quella di piangermi addosso e crogiolarmi nella disperazione, magari strappandomi letteralmente anche i capelli.
Sensibilità del cazzo! Non potrei essere sensibile solo al freddo?
" Mamma non c'è cosa ne dici se combiniamo un casino in cucina facendo i biscotti?"- chiede all'improvviso. Il suo sorriso è allegro e lo so che lo fa per aiutarmi. Le sorrido e annuisco.
Chissà magari così mi distraggo.
 
 
Forse sono pazza, oppure ho perso il cervello nell'impasto dei biscotti. Fatto sta che ho deciso di fare un giro in bici approfittando del fatto che il cielo si è schiarito anche se la strada è ancora umida. Questa atmosfera mi ispira e ho bisogno di scorrazzare con la mia bicicletta alla velocità della luce fra le strade come facevo da bambina.
" Dove vorresti andare con quella bicicletta?"- mi chiede LaToya confusa sull'uscio della porta. Le sorrido e dico: " ho deciso di fare due passi."
" Con quella?"- esclama quasi scioccata.
" Perché cos'hai contro la mia bellissima bici?"- le chiedo con finta rabbia.
" Tu non sei normale! E se si mette di nuovo a piovere?"
" Non pioverà più, non preoccuparti."
" E se per via della strada bagnata dovessi cadere?"
" E se tu la smettessi di fare l'uccello del malaugurio?"
Lei scoppia a ridere e dice: " hai ragione. Beh almeno torna presto!"
" Certo!"- esclamo mentre salgo sulla mia fedele amica e inizio a pedalare aumentando sempre di più la velocità fino a quando mi rendo conto di essere molto lontana da casa mia. Il vento freddo mi investe in pieno provocandomi un senso di libertà che credevo di non riuscire a provare più. Ma poi proprio nel momento in cui pensi che nulla potrebbe cambiare ciò che provi, puntualmente c'è qualcosa che ti ricorda di tornare sul pianeta Terra.
Quando svolto l'angolo finisco per scontrarmi con qualcuno che ha avuto la mia stessa genialata. Cado dalla bicicletta e sento qualche osso spezzarsi durante il mio atterraggio sull'asfalto.
" Tutto bene?"
La voce è maschile e anche molto famigliare. Mi alzo sui gomiti leggermente confusa e quando focalizzo la mia attenzione sul soggetto resto a fissarlo per un pò prima di rispondere. Quando realizzo chi ho di fronte a me deglutisco all'istante.
Jared.
Il destino ha deciso seriamente di giocare con il fuoco e non sa che potrebbe davvero scottarsi. Lo fulmino con gli occhi mentre lui mi raggiunge preoccupato.
" Potrebbe andare meglio se tu ti dessi fuoco. Almeno illumineresti la mia giornata."- gli dico restando a terra. La sua espressione si trasforma ed è fra il divertito e l'irritato per via della mia sfacciataggine. Poco importa, io combatto il mio male in questo modo. Almeno riesco a sentirmi leggermente meglio.
" Vedo che il senso dell'umorismo non ti lascia nemmeno quando cadi. Mi dispiace, ma non ho con me la benzina. Se vuoi che me ne vada lascia almeno che ti aiuti a rialzarti. Dopottutto è colpa mia se sei caduta."- dice tendendomi la mano. Calcolo le altre possibilità che ho per alzarmi senza toccarla, ma tutte le varie soluzioni cadono perché non sento tutta la forza per alzarmi in modo autonomo. Così sbuffando accetto il suo aiuto ma una volta alzata mi allontano senza nemmeno dirgli grazie e riprendendo la mia bicicletta dico: " bene, ora se non ti dispiace io vado via."
" Sasha ma tu stai sanguinando!"
Solo in quel momento sento qualcosa di caldo al livello della gamba destra. Accidenti! Possibile che sia così delicata da essermi sbucciata in modo esagerato il ginocchio?
" E' una cosa da niente."- dico con superficialità.
" Siamo a pochi metri da casa mia. Vieni così sistemiamo il guaio."- nella sua voce non traspare nessuna esitazione, ma solo autorevolezza. Non ha capito che può farsi davvero male?
" Non ci metto piede a casa tua."- sbotto facendo un passo avanti dandogli le spalle. Non l'avessi mai fatto! Appena faccio qualche passo il fastidio diventa maggiore insieme al bruciore.
" Okay, fai come vuoi."- risponde lui in tono di sfida. Capisco di aver bisogno di aiuto e il caso vuole che l'unica persona in grado di darmi soccorso sia questo soggetto non identificato qui dietro di me. Credo che se non accetterò morirò lungo il tragitto di ritorno dissanguata.
" Merda."- sussurro fra me infastidita.
" Hai detto qualcosa?"- mi chiede Jared divertito. Evidentemente non avevo parlato così a voce bassa. Sospiro e girandomi dico: " spicciamoci, non ho tempo da perdere."
Secondo voi, il fatto di entrare a casa del nemico non è un principio di masochismo?
 

Faccio di tutto per concentrarmi sull'arredamento intorno a me, per l'ennesima volta cambiato, che posare gli occhi sull'improvvisato dottore tutto fare.
" Ahia!"
Dopo quell'esclamazione di dolore diventa inevitabile incrociare il suo sguardo, sereno e affettuoso.
" Ho quasi fatto."
" Brucia!"
" Ecco fatto. Così andrà molto meglio."
Quando Jared finalmente mi lascia in pace, credo di aver raggiunto la pace dei sensi. Non sento più nessun di dolore o fastidio e purtroppo il merito è di quel gran coglione che mi è di fronte e che continua a sorridermi cordiale. Devo dirgli davvero grazie?
Maledizione.
" Grazie."- sussurro incerta guardandolo di sfuggita.
" Di nulla."- il suo tono cordiale mi urta, forse non si è capito. Mi alzo e noto che il pantalone è macchiato di sangue, ma poco importa. Adesso la cosa che mi interessa per davvero è quella di uscire da qui sana e salva. Non so come, ma devo andare. Ma prima che possa decidere sul da farsi, la sua voce mi ferma.
" Ti va una tazza di caffé?"- mi chiede imbarazzato.
" No, devo andare."
Conosco bene quella casa nonostante l'arredamento cambiato, quindi non ho problemi ad allontanarmi e imboccare la strada verso l'ingresso.
" Sasha."
L'ansia dopo quella chiamata sale, insieme al nervosismo. Mi giro e lo fisso.
" Cosa c'è?"- chiedo dopo un pò infastidita. Lui si avvicina e sospirando mi guarda negli occhi senza battere ciglia. Il cuore torna a battere all'impazzata e cerco in ogni modo di restare calma e soprattutto di far uscire al meglio la stronza che è in me o quanto meno la sua sosia.
"Senti volevo dirti che mi dispiace."
La sua voce è bassa, calma e risentita. Lo guardo a lungo prima di rispondere perché una rabbia assurda improvvisamente si fa spazio dentro di me.
Ridicolo.
"È troppo tardi per le scuse, non ti pare?"- chiedo con un tono glaciale.
" Lo so, dovevo cercarti. Fare qualcosa di più per farti capire che era stato solo un errore e che non volevo perderti. E non ho fatto nulla per tutto questo tempo perché sono uno stupido."
" No, non sei semplicemente stupido. Sei un coglione, bugiardo, egoista e stronzo."
" Io.."
"Jared, sai il significato di tradimento?"- gli chiedo quasi urlando.
" Sì."
" No, invece!"- esclamo scoppiando in lacrime.- " tu non lo sai! Perché avresti capito che commetterlo avrebbe significato perdermi per sempre. Pensavi che ti avrei capito? Ti sbagliavi!"
" Sasha, ti prego calmati. Mi fa male vederti così."- dice avvicinandosi e toccandomi le spalle.
" Io non mi calmo!"- urlo allontanandomi.- "e vuoi sapere un'altra cosa? Ciò che più mi ha fatto male, è stato quello di saperlo prima dai giornali, dall'intero mondo, e dopo da te! Ecco qui la cornuta internazionale!Tu non sei stato capace nemmeno di farti coraggio e dirmelo! Come vuoi che mi sia sentita? Come puoi pensare per un attimo che io possa accettare le tue scuse ora? Ti sei mai chiesto come ci si può sentire vedendo delle foto in cui il tuo ragazzo bacia un'altra donna che non sei tu? Lo sai? No, perchè tu non sei me! Non puoi capire come ci si sente, perchè sei un uomo, un bastardo, uno stronzo che non si è nemmeno degnato di dirmi che si era stufato di me!"
Mi avvicino a lui e puntandogli il dito contro lo colpisco sul torace continuando il mio sfogo.
" Pazienza, felicità, impegno, umorismo, intimità e fedeltà. Sono queste le componenti fontamentali in un rapporto. Evidentemente a te non interessavano, per te era più importante il sesso tanto che io non ti sono bastata e te ne andavi a spasso trombandoti quelle quattro puttanelle delle tue amichette. Devo continuare o ti basta come spiegazione? Tu mi hai mancato di rispetto. Mentre io pensavo a te tu te ne sbattevi altamente. Hai mancato alla cosa più importante, alla fedeltà. Nemmeno per tutto l'oro del mondo mi fiderei nuovamente di te!"
Se non avrò un arresto cardiaco ora, diventerò immortale. Negli occhi di Jared noto un velo di tristezza che non avevo mai visto e questo un pò mi meraviglia. Dopo averlo colpito abbastanza con il mio dito ossuto, mi allontano.
"Sasha."
"Non parlare, non devi parlare! Commetteresti solo un errore aprendo adesso quella fogna. Sono stufa!Ti prego di andartene per sempre dalla mia vita!"- esclamo bloccando ogni sua iniziativa.
Scappo letteralmente via sbattendomi la porta alle spalle e prendendo la mia bicicletta corro via da quel posto in cerca di uno che mi possa ridare la calma persa.

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Capitolo 4
*** Are you ready? ***


Il freddo colpisce con violenza il mio viso, ma non importa. Non sarà lui a fermarmi.
Sto correndo come un matto con la bicicletta rischiando non solo di travolgere i passanti, ma anche di sfiorare la morte. Nella mia testa c'è solo un pensiero, o meglio, un nome: Sasha. La velocità con cui è uscita da casa mia mi ha allarmato. Ho paura che le possa essere successo qualcosa. Non bisogna mai sottovalutare la rabbia e il dolore, perché il più delle volte sono quelle che fanno commettere le peggiori azioni, la maggior parte delle quali sono non volute. Forse sono io che sono troppo preoccupato. Conosco Sasha e so che non è il tipo che fa cazzate, ma le persone possono sempre cambiare e lei non sarebbe immune da cambiamenti. Ho visto un paio di posti dove poteva essere andata e naturalmente le mie ricerche hanno avuto un esito negativo. Magari è tornata a casa e io mi sto preoccupando invano, ma c'è qualcosa dentro di me che mi dice di continuare la ricerca giusto per stare tranquillo. Così ora mi è rimasto un solo posto da vedere ed è la spiaggia. E' un posto abbastanza insolito in cui andare per via del freddo e la probilità di venire investiti nuovamente dalla pioggia. I nuvoloni minacciano una bella replica, ma quello è il suo posto preferito e magari è andata lì per calmarsi.
Penso che se continuo con tutti questi pensieri finirò per ricavarne un film!
Appena arrivo scendo dalla sella e quasi non presto nemmeno attenzione alla bicicletta che lascio in un angolo frettolosamente e con passo felpato mi dirigo spedito alla meta che mi sono stabilito. Mi guardo intorno fino a quando vedo una figura non troppo lontana, da sola e molto famigliare. Sorrido e mi inizio a calmare. Lo sapevo che l'avrei trovata qui.
Sasha è seduta e si lascia colpire dal vento che porta in sé tutta la carica di una nuova tempesta. Spero solo di arrivare in tempo a casa! Non mi avvicino, perché così rischierei solamente mi fare maggior danni, più di quanti ne ho fatti prima. Così resto a guardarla lontano dalla sua vista e dal suo raggio di azione. Beh lei non mi avrebbe visto nemmeno se mi fossi avvicinato perché è di spalle e la sua attenzione è rivolta al mare grigio come il cielo, ma comunque sia preferisco starle lontano e osservare tutti i suoi movimenti. Sospiro e cerco di calmare il cuore che per la preoccupazione stava per salirmi in gola e uscire dalla bocca. Dannata ragazza!
Sasha ha sempre avuto coraggio da vendere, un cervello brillante e un modo di fare che mi ha affascinanto fin da subito. Lei è quel tipo di donna che ti conquista in due fottuti secondi, non perché sia una strega e brava negli incantesimi, ma perché è completamente diversa sia dalle ragazze che frequento io, sia da una donna comune. E' quella che si potrebbe definire una donna con le palle. Caratteristica non comune e da prendere in seria analisi essendo rara da trovare.
Non nascondo di aver passato con lei i momenti più belli della mia vita. Era riuscita a cambiarmi, a rendermi migliore. Ma evidentemente la testa di cazzo che è in me non si era del tutto assopita e ha fatto in modo di trovare la scorciatoia giusta per tornare e riuscendoci purtroppo.
Le sue parole mi tornano alla mente e come le lame di mille coltelli mi colpiscono il petto spingendosi fino al cuore e più sento quelle urla di rabbia mischiate al pianto e più mi sento uno schifo.
Ma cosa ho fatto?
Solo ora ho capito veramente quanto grande sia stato il male che le ho provocato. C'era bisogno di quello sfogo di rabbia per capire che ho sbagliato tutto e che non posso tornare indietro. Avevo preso tutto con estrema facilità. Il solito gioco sporco: mi diverto finché posso e poi do il ben servito. E l'avevo fatto anche con Sasha nonostante fosse stata l'unica a distanza di anni ad aprire il mio cuore arido.
Merda! Ma perché sono così? Sono un mostro!
Vorrei parlare, farle capire davvero che mi dispiace.
In quel momento, mentre sono immerso in tutte queste congetture mentali, Sasha si è alzata e a quanto pare ha deciso di andare via e prima che si possa accorgere della mia presenza, naturalmente non gradita, vado via. Torno dalla mia bicicletta che trovo a terra in un modo davvero sgraziato e dopo essermi messo in sella aspetto di nascosto Sasha per seguire la sua direzione. La mia è semplice curiosità! È come se in quel modo io la possa proteggere da qualche nemico invisibile provocato dal mio senso di colpa.
Appena lei parte io la seguo non perdendo nemmeno per un secondo i suoi movimenti. Lo faccio a fatica visto che la sua velocità è nettamente superiore alla mia. In quel frangete di tempo sento gridare il mio nome. Qualcuno mi ha riconosciuto. Probabilmente è un fan o forse un conoscente. Beh al momento non posso fermarmi, ho una missione da portare avanti. Se missione si può chiamare. Piuttosto io la chiamerei " stalkeraggio". Ecco forse quel termire è quello giusto. Sasha rallenta e io faccio lo stesso, cercando comunque di restare nel suo raggio. Si è fermata di fronte al negozio di libri del padre e lascio che i miei occhi la guardino per l'ultima volta, prima che scompaia dietro la porta. Dopo essermi del tutto tranquillizzato vado via diretto a casa.

Sasha

L'abbraccio di mio padre è qualcosa di unico e nella scala delle cose più calde occupa il primo posto seguito dalla tazza di cioccolata fumante. Ha in sé tutti i requisiti per essere un ottimo conduttore termico e una medicina per i pensieri.
" Cosa ci fai in giro in bicicletta con questo tempaccio?"- mi chiede dopo avermi lasciata andare.
" Una passeggiata."- rispondo guardandomi intorno. Tutti quei libri mi spingono a voler restare lì per il resto dei miei giorni ad immergermi in un mondo del tutto diverso e più colorato rispetto a quello in cui vivo. Mio padre ritorna al bancone mentre io prendo a casaccio un libro e inizio a sfogliarlo chiudendo gli occhi e gustandomi quel piccolo venticello che le pagine provocano.
Respirare l'odore delle pagine di un libro credo sia la cosa migliore. È un profumo per poche persone, come dice mio padre. È una fragranza che racchiude in sè il sapore di una magia arcaica e millenaria che solo in pochi possono capire.
" Ora che ci penso, dove hai lasciato Cacchetta?"
La voce di mio padre mi distrae da quel paradiso. Chiudo il libro e lo rimetto al suo posto per poi avvicinarmi anch'io al bancone. Sorrido e scuoto la testa. Cacchetta è il nome che mio padre utilizza per identificare George.
" Ancora quel soprannome? Ma perché?"- gli chiedo studiando dei segnalibri colorati esposti al pubblico.
" Mi piace chiamarlo così. Mi sembra un effemminato. Comunque come mai non è venuto con te?"
" Lunga storia."- rispondo alzando lo sguardo.
" Non dirmi che vi siete lasciati!"
" Sì."- gli dico imbarazzata.
" Evvai!"- esclama gioioso.
" Papà!"- esclamo a mia volta scandalizzata.
" Dovevo farlo. Lasciamelo dire: quel tizio non faceva per te."
Alzo gli occhi al cielo e dico: " è la stessa cosa che mi ripeti ogni volta che mi lascio con qualcuno. Mi chiedo chi fa davvero al caso mio."
" Dean!"
Per la seconda volta alzo gli occhi al cielo scuotendo questa volta la testa.
" Papà non cominciare! Quel ragazzo mi fa vomitare. Continua a mangiarsi le caccole nonostante abbia trent'anni."
Scuote le spalle e con una piccola smorfia sul volto dice: " piccoli dettagli."
Sorrido mentre continuo la mia indagine su tutto ciò che mi circonda. E' un posto davvero magnifico!
" Perché vi siete lasciati?"- domanda mio padre tornando alla carica dopo nemmeno due minuti. Resto in silenzio nei seguenti tre minuti. Poi abbastanza imbarazzata e senza guardarlo negli occhi rispondo: " mi tradiva."
"Continua. So che c'è una storia dietro."- dice lui costringendomi a guardarlo negli occhi. Io sospiro e fissando la mia attenzione su dei volantini attaccati al bancone inizio a raccontargli cosa ero venuta a sapere e anche ciò che avevo combinato per vendicarmi. Che imbarazzo!
Lui scoppia a ridere e io comincio a vergognarmi come una ladra. Ma perché gliel'ho detto?
" I miei complimenti. Ben fatto davvero!"- esclama lui continuando a ridere. Sorrido di malavoglia e poi tornando seria dico: " lasciando da parte i complimenti, comincio a chiedermi se non sono io il motivo di tutto questo."
Mio padre afferra le mie mani inchiodando i suoi occhi nei miei.
" Sasha, non sei tu il problema, non pensarlo nemmeno per un secondo. È il mondo che è formato da gay che fingono di voler essere uomini, ma infondo lo sanno anche loro di non avere sostanza. È solamente questione di tempo e vedrai che le cose andranno meglio. Evidentemente la tua intelligenza e bellezza non sono fatte per questi esseri inferiori. Ma come si dice, c'è sempre un'eccezione e quando meno te l'aspetti essa busserà alla tua porta."
" Vedremo."- rispondo fissandolo. Non riesco a sorridere come sta facendo lui. Il suo sorriso serve per rassicurarmi, ma ora c'è ben poco da rassicurare nel mio animo. Sono ancora troppo irrequieta dopo quello che mi è successo. E appena penso a Jared torno nuovamente ad incupirmi.
" Tesoro di papà, sarò anche invecchiato, ma certe cose le capisco, anche se sono un uomo."
" Cosa dici?"- chiedo fingendomi confusa mentre prendo una penna e inizio a scarabocchiare un foglio. Mio padre ha già capito tutto. È una cosa che abbiamo nel DNA capire all'istante cosa passa nella testa della gente.
" Quella faccia ce l'avevi solo quando quel bel figliolo di Jared ti aveva lasciata."- risponde con tono autoritario, di uno che non ammette polemiche sulla sua scoperta.
" Non capisco.."
Mio padre sorride.
" Cara, tu capisci e anche meglio di me. Sei sveglia e hai il cervello più attivo di una centrale elettrica. E poi sei mia figlia!"
Okay, è inutile continuare a fare la scema per non andare in guerra. Ho imboccato questa strada e ora mi tocca percorrerla a mio rischio e pericolo. Mai che sia qualcosa di semplice!
" Non ne voglio parlare."- rispondo secca, continua a scarabocchiare.
" Quindi in qualche modo centra Jared."- conviene mio padre.
" Possiamo cambiare argomento?"- chiedo alzando lo sguardo sul detective. Mio padre allora, prende alcuni libri che stava evidentemente iniziando a mettere in esposizione e dice: " vuoi un consiglio su qualche bella lettura? Mi sono appena arrivati dei romanzi d'amore strappa lacrime che sono una meraviglia."
Lo sta facendo apposta. Mio padre è dispettoso, talmente dispettoso che a volte sembra più un bambino che un adulto. Lo guardo mentre prende un libro e inforcando gli occhiali legge il retro della copertina.
" Questo, per esempio, parla di un tradimento. La ragazza cerca in tutti i modi di dimenticare e finisce per trasferirsi a New York. Ogni Natale torna a casa dai suoi genitori a Los Angeles, la stessa città che deve condividere con il suo ex. E.."
" Papà!"- esclamo. Non so se ridere per il suo comportamento o irritarmi per questa sua insistenza. Lui e mia madre sono uguali!
" Sì?"- chiede ingenuamente.
" La smetti?"
" La smetto solo se tu ti sfoghi."- risponde cancellando l'aria innocente e tornando con il suo tono di sfida. Rimette il libro vicino agli altri e mi fissa in attesa della mia risposta.
" L'ho già fatto..con il diretto interessato."- rispondo definitivamente sconfitta.
Gli racconto tutto, anche se un pò mi vergogno. Sto parlando con mio padre di cose prettamente femminili! Rendiamoci conto! E' così..innaturale!
Comunque sia gli racconto dei due incontri casuali e del piccolo incidente e gli mostro anche il pantalone macchiato di sangue giusto per non omettere nessun particolare. E poi arrivo alla parte dello sfogo con l'aggiunta del pianto. Parlo così tanto che la bocca si è inaridita, ma allo stesso tempo sento di non provare più vergogna. Forse questo è dovuto allo sguardo di mio padre, rassicurante. Do voce ai miei dubbi e al fatto se riuscirò davvero ad andare avanti. Quando termino il discorso mio padre è ancora in silenzio, come se stesse scegliendo le parole giuste da dirmi. Ma il suo gesto mi lascia stupita. Invece di parlarmi si avvicina e mi abbraccia.
" Tesoro passa tutto. Devi essere solamente più forte di quanto non lo sei già."- mi sussurra all'orecchio. Parlare in questo momento è difficile perché ho il magone che stringe la mia gola. Non devo piangere! Basta!
" Dai fatti un giro tra gli scaffali. Ci sono degli arrivi fatti apposta per te."- mi dice dandomi un bacio sulla guancia. Annuisco e mi inoltro nella foresta. C'è di tutto e di più. Resto per un tempo indefinito circondata da quelle bellezze immergendomi in piccoli assaggi di lettura.
" Trovato qualcosa di interessante?"
La voce di mio padre mi fa fare un salto secondo solo a quello di un canguro. Giusto nel momento in cui ho incollato le mie mani su " I Fiori del male" di Charles Baudelaire.
" Oh!"- esclama lui guardando il libro.- " sai che questo è il libro preferito di Ville Valo?"
" Lo so. Me l'hai detto tu stesso."- rispondo mettendo il libro al suo posto.
" Oh giusto."- dice grattandosi distrattamente il capo.- " sareste una bella coppia."
" Chi, io e Ville Valo?"
" Certo! Chi sennò?"- esclama mio padre come se fosse un fatto ovvio.- " lo conosciuto alcuni anni fa, sai?"
" No, questa cosa non me l'hai detta. Sul serio?"
Lui annuisce contento.
" Una persona a modo. E poi è un bel tizio, insomma potrebbe interessarti anche dal punto estetico, almeno penso. Ho il suo numero di telefono. Non mi sono fatto sfuggire nulla, eh! Credo che quel giovanotto sia una di quelle eccezioni di cui ti parlavo."
Lo guardo e inevitabilmente scoppio a ridere. E' così strano sentirsi dire da un padre queste cose!
" Papà! Sei impossibile!"- dico continuando a ridere.
" Dico sul serio."
" Basta con queste rock star!"- esclamo sorridendo.- " beh io ora vado."
" Dove?"
" A casa. Tutte queste lacrime mi hanno stancata."
" Bene allora ci vediamo verso le otto di stasera."
" Okay."
Dopo avergli dato un bacio sulla guancia esco fuori, prendo la bicicletta e vado via, dritta spedita a casa.


Ti sei mai chiesto come ci si può sentire vedendo delle foto in cui il tuo ragazzo bacia un'altra donna che non sei tu? Lo sai? No, perchè tu non sei me! Non puoi capire come ci si sente, perchè sei un uomo, un bastardo, uno stronzo che non si è nemmeno degnato di dirmi che si era stufato di me!

Pazienza, felicità, impegno, umorismo, intimità e fedeltà. Sono queste le componenti fontamentali in un rapporto. Evidentemente a te non interessavano, per te era più importante il sesso tanto che io non ti sono bastata e te ne andavi a spasso trombandoti quelle quattro puttanelle delle tue amichette. Devo continuare o ti basta come spiegazione? Tu mi hai mancato di rispetto. Mentre io pensavo a te tu te ne sbattevi altamente. Hai mancato alla cosa più importante, alla fedeltà. Nemmeno per tutto l'oro del mondo mi fiderei nuovamente di te!

Chiudo gli occhi cercando di scacciare quella scena e quelle parole, ma esse continuando a rimbombarmi nelle orecchie anche se sto facendo di tutto per evitarle. Ma ogni volta che chiudo gli occhi tutto mi ritorna alla mente, non tralasciando nessun particolare, nemmeno il più futile.
La mia coscienza è iperattiva e fa di tutto per tenermi legato a ciò che non vorrei risentire.
" Your defenses were on high...your walls built deep inside. Yeah I'm a selfish bastard...but at least I'm not alone.."
Non riesco ad andare avanti. Smetto di suonare la chitarra e guardo al di là della finestra l'oscurità investita dalla pioggia. Il mio umore è uguale a quell'oscurità. Non c'è luce e angelo che possano salvarmi. Non ci conto. So che nessuno mi salverà, e non mi importa. L'ho voluto io dopotutto.
Proprio nel momento in cui sto per riprendere a suonare la porta della stanza si apre e sento la voce di mio fratello chiamarmi.
" Come mai stasera sei così asociale?"
" Perché così mi gira."- rispondo tenendo gli occhi fissi sulla chitarra che in quel momento trovo estremamente interessante.
" Che cosa è successo?"- mi chiede dopo un minuto di silenzio. Nonostante sia molto calmo il suo tono di voce, so che è preoccupato.
" Nulla di importante."
" Quella era was it a dream, vero? E io dovrei credere che non sia nulla di importante?"
Sospiro e per la prima volta da quando Shannon è qui lo guardo. So che devo parlargli, perché é l'unico che potrà capirmi o quanto meno è l'unico che mi lasccerà parlare fino a quando avrò voce.
" Te la ricordi Sasha?"
Shannon alza un sopracciglio e chiude la porta. Fa un passo verso la sedia e quando ne prende possesso dice: " se me la ricordo? Come faccio a dimenticarla?"
" Beh è qui a Los Angeles. E io l'ho incontrata, per ben due volte..."- interrompo la mia spiegazione per via di un improvviso imbarazzo. E' come se avessi paura di andare avanti.
" Ho sempre odiato i racconti lasciati in sospeso. Fratello racconta, so che non è finita qui."
Metto da parte la chitarra e dopo alcuni momenti di silenzio inizio a parlare non tralasciando nulla. Shannon segue attentamente, cosa davvero insolita visto che è uno di quei tipi che si distrae dopo due minuti contati. Questo riesce a darmi forza per proseguire.
Shannon esprime la sua opinione solo quando termino il lungo discorso.
" Secondo me è giunto il momento di farti perdonare, o quanto meno, evitare che ti possa castrare in pubblico appena ti avvicini solo per un semplice ciao. Con questo non dico che ci devi tornare insieme, ma almeno eviti di stare in questo modo e finisci per portare a termine la pace universale."
Ha ragione. Annuisco guardando il suo sguardo rassicurante.
" Hai ragione. Qualcosa va fatta altrimenti mi sembrerà di avere la coscienza sporca."
" Ecco così ragioniamo. È esattamente la soluzione che ti servirà per stare bene con il tuo cervello."
" Il fatto è come faccio! Non posso presentarmi così di punto in bianco dinanzi al suo cospetto. Non credo che ci saranno altri incontri casuali."
" Forse dovrei dirtelo."- dice titubante Shannon guardandomi serio.
" Dirmi cosa?"
" Sapevo che Sasha sarebbe tornata o almeno l'ho saputo due ore fa dalla mamma. Ricordi la serata di beneficenza di lunedì?"
" Sì, ma che centra?"- chiedo deglutendo.
" Beh, lei sarà presente insieme a sua madre. E mamma sai che è rimasta in buoni rapporti con Eve. Quindi in un modo o nell'altro qualcosa mi dice che vi ritroverete di nuovo insieme a condividere lo stesso spazio."
Santo cielo! Non ero preparato psicologicamente ad una cosa del genere! Qualcuno ce l'ha con me o quanto meno vuole che mi dia una mossa. Mi alzo e torno a guardare al pioggia.
" Bene. Ho due giorni di tempo, giusto?"


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Capitolo 5
*** Soldiers ***


Detesto ripetere quel dannato nome al cellulare e ripercorrere la storia per l'ennesima volta solo per aggiornare qualcuno che non è stato accanto a me proprio nel momento più vivo della situazione. E' imbarazzante, irritante, snervante, ma soprattutto irritante!
Faccio avanti e dietro nella mia stanza con il cellulare che invisibilmente è incollato all'orecchio sinistro, mentre il braccio comincia a farmi male insieme alle gambe che non trovano riposo.
"Non ci posso credere!"
Le urla sfiorano il massimo dei decibel, ma la colla invisibile che tiene unita il cellulare al mio orecchio è così resistente che non mi permettere di staccarlo, così mi limito a chiudere gli occhi, facendo una piccola smorfia di fastidio in memoria del mio orecchio colpito. Ma possibile che Margaret sia capace di trasformarsi in una fangirl alla velocità della luce?
Urla del genere occupano il primo posto nella scala delle cose che odio di più.
Sbuffo mentre distrattamente mi passo una mano fra i capelli appena lavanti e leggermente umidi. Seconda cosa che odio: asciugare i capelli completamente.
"E invece credici, perché è così purtroppo. Dio mi faccio pena!"- parlo più a me stessa che all'interlocutore, mentre studio la punta di una ciocca imprigionata fra le mie dita.Vomitando tutto quello che sento dentro l'anima e i miei sentimenti ancora positivi e profondi nei confronti di Jared, non ho fatto altro che peggiorare la situazione. Anche volendo cambiare argomento c'è sempre un pretesto, un piccolo dettaglio che mi riporta indietro, mi lega a ciò che non voglio dire, pensare, ascoltare o rivedere nella mente. Sento un sospiro carico di rimprovero dall'altro lato del ricevitore.
"Sciocchezze! Sei umana Sasha, provi sentimenti come tutti noi! Sì, cara sei sensibile anche tu e soprattutto sei una donna, quindi la tua sensibilità è maggiore. Non è un male amare un uomo, anche se ti ha fatto soffrire!"

Non è un male? È un cancro che lentamente e inesorabilmente mi sta consumando!
"Odio essere donna!"- esclamo arrabbiata sedendomi finalmente sul letto. Ma non ci resto per più di un minuto, neanche il tempo per sentire i muscoli accomodarsi sulla morbidezza delle coperte. Così come una molla scatto in piedi e torno a fare il mio solito via vai che comincio ad odiare. Questa volta non sento sbuffi, ma una voce chiara e divertita.
"Guarda il lato positivo: almeno sei intelligente."

"Beh tutto sommato hai ragione."- rispondo abbozzando un sorriso che lei naturalmente non può vedere, ma la mia voce lascia trasparire il divertimento che ho provato a quelle parole.
" Jared Leto, il ritorno. Si potrebbe ricavare un bel film."
"Il suo vero nome è testa di cazzo, non Jared Leto."- le ricordo sbuffando. Ho detto di nuovo quel nome, l'ho ripetuto per l'ennesima volta e l'irritazione è salita alle stelle.
"Sei sempre la solita!"
"E' la verità, Margaret! Dimmi se non ho ragione."
" Certo che hai ragione a chiarmalo in quel modo, ma perché non cerchi di curare questa malattia? Insomma tu sei un tipo tosto. Cerca di attivarti, perché non lo stai facendo! Quindi non lasciarti andare alle tue solite malinconie prima che prenda il primo aereo e venga lì a Los Angeles solo per affogarti."
" Ci proverò."
Non sono il tipo che promette qualsiasi cosa, perchè so di non essere in grado di mantenerle.
" Devi prottermelo."
" No Margaret, lo sai che non ne sono capace. Ma prometto che ti terrò aggiornata sui miei stati d'animo."
" Ci conto!"- esclama. Poco dopo si rivolge con un tono più serio dicendo: " Sasha devo dirti una cosa.."

"Devo preoccuparmi?"- le chiedo attivando tutti i sensi. Sento il silenzio dall'altra parte e la cosa davvero non mi piace.
"In un certo senso sì."
Okay, Sasha respira. Mi siedo e attendo il verdetto.
"Avanti spara."
"Si tratta di lavoro."
A quelle parole la mia tensione si allenta. Pensavo fosse una cosa che riguardava lei stessa. Ma quando riguarda il lavoro ho imparato a controllare i miei sentimenti più nascosti e negativi, perché non mi porterebbero da nessuna parte visto che ho deciso io di intraprendere questo viaggio. La cosa che invece mi incuriosisce è il motivo per cui Margaret ne vuole parlare con me, visto che sono in vacanza. Allora pensando a questo, un senso di nausea si sostituisce al precendente sentimento.
"E io cosa centro?"- chiedo pensando già al peggio. Sento che in qualche modo io centri con questo problema.
"Centri un bel pò.."- risponde lei. Visto, che avevo detto?- " il capo vuole che tu ti occupi di un caso di malavita organizzata che vuole fare il botto lì a Los Angeles. Tu devi solo aiutare i tuoi vecchi colleghi nell'operazione pratica e arrestare i delinquenti."
" Che cazzo vogliono fare questi coglioni?"- chiedo arrabbiata.
" Si tratta di commercio di droga."
" Perchè io? Perché il capo vuole rovinarmi le vacanze?"
La rabbia sale.
" Ehm..perché sei l'unica agente che ha avuto a che fare con la centrale di Los Angeles e che conosce bene il posto. E poi sei l'agente migliore."
Con l'ultima frase, vuole forse lusingarmi e placare la mia ira? Beh la mia cara amica non ci sta riuscendo, anzi ha peggiorato la situazione.
" Merda!"- esclamo alzandomi dal letto.
" Su Sasha non fare così! Il capo ha detto che ti ricompenserà a dovere."
" Davvero?"- le chiedo mettendo in pausa momentanea la rabbia.
" Sì. E sono sicura che ti piacerà."
" Sai qualcosa al riguardo allora?"

" No, però lui stesso ha detto che sarebbe stata una cosa di tuo grandissimo gradimento."
Penso a cosa potrebbe farmi davvero piacere, ma i pensieri del lavoro offuscano quasi del tutto la mia mente quindi non riesco a dare grande spazio alla mia fantasia, perciò smetto subito di arrovellarmi il cervello su qualcosa che ora mi sfugge.
" Bene, quindi immagino che devo recarmi proprio ora al mio vecchio posto di lavoro, giusto?"
" Sì. Lì alla centrale sanno già sa tutto del tuo arrivo e non vedono l'ora. E poi ti informeranno meglio."- conclude Margaret.
" Okay."
" Ora ti devo lasciare. Lavoro in vista."- dice a bassa voce. Evidentemente è arrivato il capo.- " ci sentiamo presto."
" D'accordo. Ciao!"

Chiudo la telefonata e lancio il cellulare sul letto, ma ho calcolato male la mira. Infatti il cellulare balza sul letto e poi con un secondo balzo cade a terra.
" Fanculo!"- esclamo.
Ecco come rovinare le vacanze natalizie ad un agente dell'FBI. Come se io non facessi niente durante l'anno.


Imprecando sottovoce apro lo sportello della macchina di mio padre, che gentilmente mi ha prestato, e mi dirigo alla centrale di polizia di Los Angeles, che un tempo era la mia seconda casa. Poi per diversi motivi tra cui quello di voler evadere dopo la ferita sentimentale, mi sono trasferita a New York e non ci misi moltissimo tempo ad abituarmi alla nuova reggia. Ora però tornare qui mi sembra strano e un pò fuori luogo. Chissà chi ha preso il mio posto..
Quando arrivo a destinazione noto che il parcheggio non è cambiato di un millimetro e inconsciamente parcheggio l'auto nello stesso posto cui ero solita lasciarla al sicuro. Sorrido mentre chiudo a chiave e mi dirigo verso l'ingresso con il cuore che stranamente mi batte forte. Forse è dovuto al fatto che rivedrò i miei colleghi e conoscerò nuovi agenti.
Appena entro l'aria accogliente, la stessa che ho avuto modo di respirare per tanti anni, investe in pieno i miei polmoni e un senso di gioia mi pervade anche lo stomaco. Per essere insensibile su certe cose, è davvero un record per me avere queste sensazioni. Secondo me fra poco Los Angeles o sarà ricorperta di neve, o verrà colpita da un meteorite.
" Sasha!"
Mi volto e riconosco Frank. Con un largo sorriso e le braccia spalancate si avvicina a me, ma prima che possa fare un altro passo, lo raggiungo e lo abbraccio con tutta me stessa.
Frank è l'agente più grosso e forzuto che abbia mai conosciuto. I primi tempi pensavo che fosse l'ultimo dei giganti rimasto sulla Terra. È il terzo di una famiglia di afroamericani e viene da Huston. Può sembrare un orco, ma ha un cuore enorme. E' stato lui ad insegnarmi come mantenere la calma, a non aver paura e a mantenere il controllo. È stato un maestro per me.
" Frank! Come stai?"
" Alla grande fin quando va tutto bene. Tu?"
" Bene, anche se potrebbe andare meglio."
" Scommetto per via delle vacanze rovinate."- mi dice ridendo. Io annuisco.
" Tranquilla, sai che qui ci si diverte quando arriva questo periodo dell'anno."
Rido insieme a lui ricordando tutte le feste illegali organizzate insieme a rischio di essere licenziati.
" Come sta Michelle?"
" Molto bene."
" Spero di poterla rivedere."
" Oh la rivedrai, ne sono sicuro."
Frank non è altro che l'apri pista di una serie di abbracci, volti conosciuti che mi salutano sorridenti e vecchi amici che scoppiano a ridere per le mie battute poco femminili. Ricordo ognuno di loro e tutti i difetti e i pregi che hanno, ad eccezione dei pochi novellini e novelline che inquadrerò con il passare dei giorni. Ritrovo anche Rosemary, il mio angelo custode, con cui purtroppo persi i contatti. Ho ritrovato la mia famiglia.
" Sasha! Bentornata!"
A quelle parole, pronunciate con allegria, alcuni si spostano per far passare un ragazzo riccioluto e molto alto e che io conosco molto bene. Lo raggiungo e lo abbraccio.
" Chuck! Che bello vederti qui!"
" Non volermene, ma sono io colui che ha preso il tuo posto qui. Spero che non mi ammazzerai per questo."- dice sorridendo.
" Ma figurati! Meglio tu che una scimmia senza attributi."- gli dico sorridendo. Lui sembra essere lusingato, anche se certamente potevo evitare quella sparata, o meglio, dirla meglio. Ma tutti sanno che Sasha Preverett non è il tipo che rende espliciti i complimenti e farli in maniera garbata, soprattutto vista l'avidità che ha nel darli.
" Ehm capo..abbiamo un problema."- lo informa un ragazzino evidentemente alle prime armi. È un pò imbarazzato nel vedermi. A quelle parole tutto il resto della gang torna ai suoi posti riconoscendo che il lavoro è tornato.
" Quale?"- chiede Chuck.
" Cameron non vuole parlare."
Guardo il ragazzino e poi Chuck. Mi sento leggermente confusa. Così chiedo: " chi è Cameron?"
" E' una bambina che conosce il nome del rapinatore di un suo amico, ma non vuole dirlo."- risponde Chuck pensieroso.
" Ci abbiamo provato in tutti i modi!"- esclama l'altro guardandomi negli occhi per la prima volta. Beh con tutti questi uomini è normale che la bambina non sia riuscita a parlare. Gli uomini non hanno tatto, nè grazia. A volte serve un pò di tatto femminile.
" Vuole del thè. O almeno continua a ripetere che il suo orsacchiotto vuole del thè."- continua il ragazzo.
" Beh che aspettate? Portatemi quattro tazze di thé."- ordino a tutti e due.
" Cosa?"- chiede Chuck sconvolto.
" L'ospite è sacro e va trattato bene. Vuoi che si penta di essere stato a casa tua?"- gli chiedo, recitando a memoria uno dei primi insegnamenti di Frank. Era la sua metafora per dirmi che bisogna sempre assecondare l'esigenza dell'interrogato affiché si crei una situazione di benessere che porti alla sua confessione. E Cameron è colei che deve avere una giusta ospitalità affinché spontaneamente parli.
" Jack!"- urla Chuck rivolgendosi ad un ragazzo con due fascicoli in mano. Alla chiamata quest'ultimo lascia le scartoffie sul tavolo e si avvicina immediatamente a noi.
" Vai al bar qui vicino e ordina quattro tazze di thé."
Jack annuisce e va via.
" Ah! Qualcuno di voi ha un peluche, anche piccolino in ufficio?"
Chuck continua a guardami scioccato, ma poi volge lo sguardo al ragazzino che si gratta la nuca perplesso. È una richiesta strana me ne rendo conto, ma credo che possa portare ad una soluzione, almeno spero.
" Dovrei avere qualcosa io."- dice alla fine lo stesso Chuck dirigendosi nel mio vecchio ufficio. Il ragazzo nel frattempo mormora qualcosa e va via imbarazzato. Quando Chuck torna mi mostra un piccolo pinguino di peluche davvero adorabile. All'improvviso mi viene in mente Tomo e la sua dannata fobia per questo animale e inizio spontaneamente a sorridere.
" Che bello!"- esclamo cercando di nascondere il vero motivo per cui stavo sorridendo.
" E' un regalo di una mia ex. Mi piaceva così lo tengo con me."- mi spiega lui un pò imbarazzato. Attendiamo qualche minuto e poi arriva Jack con un vassoio dove ci sono le quattro tazze di thé fumante.
" Grazie mille."- dico prendendo il tutto dalle sue mani e dirigendomi da sola nella sala in cui attende Cameron. Quando entro trovo una bambina dai folti capelli rosso scuro e lisci seduta su una sedia enorme per il suo corpo piccolino. Dondola nell'attesa che accada qualcosa. O meglio dai suoi occhi capisco che spera di andare via al più presto. Stringe a sè un orsacchiotto bianco con un nastro rosso intorno al collo a mo di collare. Lo stringe forte e continua a ripetergli: " non preoccuparti, fra poco ce ne andiamo."
Mi schiarisco la voce e i suoi piccoli occhietti verdi si posano su di me. Sorrido e allegramente esclamo: " buongiorno!"
" Oh Teddy guarda! C'è il thé!"- esclama contenta guardando il vassoio che porgo sul tavolo delicatamente. Sistemo le quattro tazze e dico: " questa è per te e questa è per il tuo orsacchiotto."
" Si chiama Teddy."- mi corregge scrutandomi affondo. Il suo tono di voce è cambiato, è più serio, quasi infastidito. Riconosco che quello sia un modo per proteggersi da estranei come me. Io mi sedio di fronte a lei e metto il mio peluche sul tavolo. Lei osserva il pinguino e dice: " anche tu hai un peluche?"
Annuisco sorridendole.
" Come si chiama?"
" Tomo."
" Che nome buffo!"- esclama lei scoppiando a ridere.- " e tu come ti chiami?"
" Io mi chiamo Sasha e tu?"
" Cameron, ma non mi piace. Io volevo chiamarmi Ariel."
" Come la sirenetta?"- le chiedo interessandomi al suo discorso.
" Sì!"- esclama spalancando gli occhi, come se fosse di fronte ad uno spettacolo di magia. Forse non si aspettava che io assecondassi il suo discorso o che la capissi.
" Bevi altrimenti si raffredda."- le dico poco dopo accennando al thé. Lei annuisce e io la imito mentre i due peluche naturalmente restano immobili dietro le loro tazze. Cameron non perde di vista il mio pinguino e dopo avermi elencato tutti i suoi giochi preferiti prende il suo Teddy e avvicinandolo a " Tomo" dice: " sai mantenere un segreto?"
" Certo!"- rispondo animando il pinguino. Cameron per un attimo esita. Io non parlo. Ora è il peluche a fare da protagonista, io sono solo un oggetto secondario.
" Il signor Wallace ha rapito il mio amico Lucas. E questi tizi vogliono arrestarlo, ma lui è pericoloso!"- dice dopo un pò di tempo. La guardo quasi scioccata. Ce l'ho fatta!
" Il signor Wallace?"- le chiedo tramite il pinguino Tomo.
" Sì, il suo vicino di casa!"- esclama animatamente la bambina fissando il pinguino stretto nelle mie mani. La osservo in un tutti i suoi gesti e capisco quanto abbia paura.- " mi prometti che non dirai niente a nessuno? Altrimenti quello mi farà del male!"
" Puoi stare tranquillo Teddy. Nessuno ti farà del male. Ora devo andare, ma ti prometto che ci rivedremo presto."
" Okay. Ciao Tomo!"
" Ciao Teddy!"
Quando finisce la chiacchierata strana fra i peluche mi alzo e rimetto le tazze nel vassoio.
" Bene Cameron adesso puoi andare."- le dico gentilmente.
" Finalmente! Ho un mucchio di cose da fare. Devo preparare la lettera a Babbo Natale e organizzare la festa a casa di Barbie e sono in ritardo."
Scende dalla sedia spostandosi con teatralità una ciocca dalla spalla. A quella scena sorrido scuotendo la testa. La accompagno fuori dove l'aspetta sua madre, ma prima di andare via si avvicina a me e mi chiede di abbassarmi. Lo faccio, un pò titubante. Lei mi sorride e poco dopo mi stampa un bacio sulla guancia sussurandomi: " grazie della compagnia."
" Di nulla."
Continuando a sorridere va via allegramente con la madre.
" Ho la soluzione."- dico con noncuranza a Chuck.
" Cosa? E come ci sei riuscita?"- mi chiede avido di sapere i dettagli.
" Spesso devi metterti al pari di chi ti sta di fronte ed entrare nella sua mente, assecondando le sue azioni. Tutti qui."- gli dico scrollando le spalle, facendomi strada verso il suo ufficio in attesa di una spiegazione più chiara su ciò che sarò costretta a fare con loro e dando la soluzione al caso.


Prima di uscire del tutto dalla centrale all'ingresso mi scontro con un tizio che essendo sovrapensiero non avevo visto per niente. E quando incontro i suoi occhi resto per un attimo senza parole. Se non incontro il piccolo Leto, naturalmente mi ritroverò davanti il Leto grande. Ma perché?
Visto? C'è sempre qualcosa che deve ricordarmi dei Leto quando non li penso! Ci studiamo per un attimo senza dire una parola. I suoi occhi percorrono il mio corpo mentre io alzo il sopracciglio in segno di disapprovazione. Odio quando qualcuno mi fa la radiografia e ancora di più quando si tratta di un Leto, anche se c'è da dire che non ho nulla contro Shannon. Il suo unico peccato è quello di essere il fratello di Ja.. dell'altro Leto.
" Sasha?"- mi chiede poi tornando a fissarmi.
" Ciao Shannon."- dico io fissandolo di rimando. Ho sempre detto che il taglio dei suoi occhi è la cosa più bella che ha. Oltre ad uno spiccato senso dell'umorismo, un pò come suo fratello. E poi è il più protettivo.
" E' da un bel pò che non ti vedo. Come stai?"- mi chiede sorridendo.
" Benissimo."- sfoggio un sorriso falsissimo, ma più radioso di quello che mostro solitamente. Vai Sasha, questo è il tuo regno.
" Sono contento per te."
" Shannon!"- la voce di Chuck interrompe il nostro discorso.
" Sono passato per un saluto."- dice il batterista.
" Mi fa piacere."- dice Chuck abbracciandolo come fanno due buoni amici.
" Beh io vi lascio. Buona serata."- dico spiccia passando fra Shannon e Chuck.
" Ciao Sasha! A domani."- mi dice quest'ultimo, mentre Shannon mi congeda con un sorriso.
Qualcuno ce l'ha con me.


Jared

Ogni volta che mia madre ritorna qui a Los Angeles la mia vita cambia drasticamente. Non ho più un attimo di pace! Penso che lei venga qui da Bossier solo per portarmi all'esasperazione. Ma è comunque mia madre, la donna più importante della mia vita, colei che mi ha insegnato tantissime cose, una fra tutti a credere nei miei sogni e a non perdere mai la fiducia in me stesso. Quindi sono sempre felice di riabbracciarla e ospitarla da me.
Ma chiaramente da uomo, e per giunta, indipendente, è abbastanza irritante trovarsi la propria madre in giro per casa a mettere il naso in tutti gli angoli e a sistemare l'arredamento a proprio piacimento senza interpellare il padrone di casa. Però nonostante questa piccola nota fastidiosa, la presenza di mia madre mi fa respirare davvero l'aria natalizia e per un secondo mi sento di nuovo bambino, protetto e felice.
Ritornando al lato negativo della questione, mia madre quest'anno ha deciso di rivoluzionarmi l'armadio e nonostante il mio disappunto manifestato in ventimila modi, lei non ha sentito ragione e ha provveduto a cambiarlo in tutto e per tutto anche se naturalmente a sua insaputa le cose che lei crede vecchie e fuori luogo come le mie stupende canotte, le ho ben nascoste fingendo di averle buttate. Un pò mi sento in colpa per averle mentito, ma non può farmi questo. Mi dispiace, ma è fuori questione. Appena andrà via metterò le cose al loro posto esatto e questo vale soprattutto per i miei vestiti.
Sbuffo per l'ennesima volta mentre mi guardo allo specchio. L'eleganza nel vero senso della parola non è mai stato il mio forte. Non per niente sono stato giudicato come l'uomo "peggior vestito" dell'anno. È più forte di me, che volete farci? Ma devo ammettere che vedermi vestito in questo modo un pò mi fa impressione. Non in senso negativo, ma in positivo. Se prima ero figo, ora lo sono il doppio. Anzi cosa dico! Il triplo elevato alla seconda. Esiste una simile operazione in matematica?
Un simile vestito non lo indossavo dalla mostra del cinema di Venezia ora che ci penso. Ho lasciato un pò di barba perché mi dicono che così ho più fascino, o almeno così dice Chuck e gli credo visto che lui è un altro belloccio. Non nascondo che seguendo i suoi consigli ho avuto ulteriore successo con le donne.
Sistemo il colletto della camincia insieme a quello della giacca nera e finalmente mi decido di uscire dal bagno.
Quando mia madre mi vede esclama: " stai benissimo! E tu ti ostinavi a non volerlo mettere?"
La guardo lugubre, giusto per non sbuffare nuovamente e dico: " cara mamma, te l'ho già detto. Non è il mio genere e mi sento un fastidio tremendo con questa camicia e.."
" Basta blaterale e piuttosto aiutami con queste due scatole. Dobbiamo metterle in macchina."- mi interrompe lei mettendomi fra le mani una scatola. Sospiro mentre mi dirigo verso la mia auto. E' inutile parlarle, tanto è sempre come dice lei.
I minuti nel frattempo passano velocemente e mia madre dopo aver preso le sue cose dice: " su andiamo, Eve mi sta aspettando."
A quel nome capisco che è giunto finalmente il momento di incontrare Sasha e sorrido divertito al solo pensiero di vedere il suo disgusto stampato in volto appena noterà la mia presenza.
A noi due signorina.








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Capitolo 6
*** Say my name ***



Salve ragazze ^.^
Come state? Spero bene. Io sono completamente esaurita e le vacanze di Natale non mi aiuteranno di certo a rilassarmi purtroppo -.-"
Bene bando alla ciance, ecco a voi il nuovo aggiornamento che vi anticipo fa schifo.
Già che mi trovo vi auguro buon Natale e tante belle cose per il prossimo anno alla faccia di quei cazzoni dei Maya (?)
Vals



Ferma di fronte allo specchio, osservo la mia trasformazione e mi sento eccitata al solo pensiero di vedere la reazione che avrà Jared quando mi vedrà.

Soddisfatta sorrido al mio alter ego che mi guarda a sua volta felice dallo specchio e guardo l'orologio pensando di essere in ritardo. Fortunatamente non lo sono. Anzi sembra che Jared sia quello in ritardo. Forse avrà avuto un contrattempo.
Mi siedo sul divano attenta a non rovinarmi il vestito e aspetto che lui venga a prendermi.

I minuti iniziarono a passare, ma di lui nessuna traccia. Mi telefonò dicendo che aveva un intervista improvvisa e non sarebbe più venuto. Ripenso a quella scena e sento una piccolissima parte di me rattristarsi. Ricordo altri particolari di quella sera, soprattutto il fatto che restai sveglia per vederlo tornare, ma Jared non tornò quella notte. Tornò il mattino seguente. Quella non fu altro che la prima scusa di una lunga serie. Ogni volta che ci ripenso mi viene voglia di prenderlo a calci.
Non so bene perché mi sia venuto in mente quel ricordo. Forse è dovuto al fatto che quella ragazza che vedo allo specchio ora non sembra affatto Sasha, così come era successo quella famosa sera.
Inizio a sentirmi in imbarazzo. Mamma sa perfettamente che non amo questi vestiti così eleganti e scollati eppure lei provvedere puntalmente a rifilarmi indumenti del genere. Questa volta posso anche accettarlo visto il motivo dell'acquisto. Mia madre ci tiene a fare bella figura in qualsiasi occasione, anche per andare a fare la spesa. Invidio tantissimo mio padre e LaToya perché non verranno. Mia sorella perché si è beccata l'influenza e mio padre perché è allergico a queste cose. Non che sia avaro o insensibile versi i più bisognosi. Egli è convinto che queste serate non servono a nulla.
" Se vuoi fare qualcosa di serio ed effettivo, recati nella zona più povera di Los Angeles e regala a quelle persone ciò che serve per stare bene almeno il giorno di Natale."
Le parole di mio padre riecheggiano nella mia mente ricordando il pomeriggio stesso quando gli chiesi se sarebbe venuto, sapendo già in cuor mio la risposta.
Inizio a bestemmiare in turco quando prendo una storta su quei trampoli mentre mi accorgo di essere in mega ritardo. Con queste scarpe non riuscirei nemmeno a correre in caso di pericolo.
Mia madre mi sta aspettando da ore credo. Le ho detto che sarei arrivata presto, ma ho temporeggiato perché non mi andava di andarci. E non mi va tuttora, ma non voglio essere sgarbata perciò è meglio se chiudo la porta e metto a moto l'auto.

Jared
Sempre le solite cose, la solita gente che si intrufola solo per mettere in mostra i loro bei visi e il loro carattere da buon cristiani e le solite frivolezze. Se fosse per me non farei nulla del genere, piuttosto agirei concretamente. Sarei curioso di vedere quante persone qui presenti mi seguirebbero.
Non che sia male l'idea, soprattutto se a organizzarla siano persone di buon cuore, ma detesto la gente che sta condividendo con me l'ossigeno in questa stanza, come quelle quattro galline che continuano a fissarmi da un bel pò.
" Eve!"- esclama mia madre, mentre una donna si avvicina a noi. Ha gli stessi occhi di Sasha e il sorriso che mostra mi ricorda molto lei..
Santo cielo! Qualcuno quest'anno ce l'ha con me!
Quando finalmente le due donne si staccano dall'abbraccio amichevole gli occhi di Eve si spostano su di me. Il suo sguardo cambia, diventa più serio, e sento il mio cuore leggermente agitarsi. Deglutisco cercando di togliermi l'imbarazzo di dosso. Lo so che Eve mi ucciderebbe, così come lo farebbe Sasha.
" Vieni qui fatti abbracciare."
Quelle parole mi sorprendono, perché non me le sarei mai aspettate. Torna a sorridermi, ma quasi ho timore di avvicinarmi. Non vorrei che sia una trappola.
Alla fine sorrido anche io e l'abbraccio.
" Viviamo nella stessa città ed è come se fossimo in due continenti opposti. Non sei cambiato per niente."- dice dandomi una pacca leggera sulla spalla. Sorrido senza sapere cosa aggiungere. Mi sento imbarazzato. È come se fossi di nuovo un bambino in preda alle vecchiette che pizzicano le guance per esprimere quanto sia cresciuto e quanto sia diventato bello. Vi prego, uccidetemi se dico un'altra cosa del genere.
" Scusa il ritardo, ma qualcuno ha sbagliato strada."- risalta mia madre guardandomi.
" Mamma non cominciare.."- sbotto io vergognandomi a morte.
" Su Constance, non rimproverarlo."- dice Eve venendomi incontro. Questa donna non mi convince. Forse è perché si sta avvicinando il Natale che è così gentile con me. Restano qualche altro minuto a torturarmi e poi si allontanano lasciandomi finalmente da solo. Incontro qualcuno che conosco. Qualche ragazza si presenta cercando di intavolare un discorso ma resto a chiacchierare non più di due minuti fino a quando in mezzo a quella selva oscura incontro un viso a me famigliare.
" Sei la mia salvezza!"- esclamo avvicinandomi a Chuck.
" Davvero? Beh amico anche tu lo sei per me se devo dirla tutta. Io qui non conosco nessuno."- dice lui abbassando la voce.
" E come mai sei qui?"
" Opera di carità da parte dei poliziotti."- risponde.- " e tu, Leto?"
" Mia madre."- rispondo sintetizzando il tutto indicandola non molto distante da me mentre parla con le organizzatrici dell'evento, sue vecchie amiche.
All'improvviso noto che tutte loro stanno guardando in direzione dell'ingresso. Curioso guardo anche io dimenticandomi che Chuck sta parlando con me.
" Ehi amico mi stai ascoltando?"
Ma tutto quello che vedo in quel momento è una bellissima ragazza che ha appena varcato la soglia. È impacciata, forse perché non è abituata a quel grandissimo tocco di femminilità. Non si sente a suo agio con quel bel vestito rosso che le risalta le curve e la rende uno schianto. Lo capisco dal suo volto che cerca di nascondere l'insofferenza. Forse lei non lo sa, ma è un incanto.

"Te la posso dire una cosa?"
Shannon entra in cucina e con i suoi modi di fare così impetuosi mi ha fatto sussultare. Mio fratello è un pazzo animale. Mi giro lentamente sulla sedia e guardandolo avvicinarsi, pigramente gli rispondo: " se proprio insisti."
Lui prende la sedia e si posiziona di fronte a me.
" Hai visto qualche miraggio celestiale e di natura femminile?"- gli chiedo fissando la mia collana che ho appena aggiustato.
"Ho visto con i miei occhi Sasha."- risponde Shannon.
A quelle parole blocco qualsiasi mio movimento e prendo a fissarlo.
" Credimi è..è.."- ripete senza riuscire ad andare avanti. Lo osservo senza capire mentre lui si alza ed esclama: " ma santo cielo!"
Scoppio a ridere e gli dico: " con calma Shan. Su, a parole tue."
Mi lancia una sguardo di rimprovero e poi dice: " quella ragazza è più bella di come me la ricordavo, cazzo!"
Lo guardo confuso mentre sentimenti contrastanti prendono vita dentro di me. È come se fossi geloso di quell'atteggiamento, ma allo stesso tempo non mi importasse nulla. Mi sfugge un sorriso notando la sua espressione frustrata.
" Da quando tempo non scopi?"- gli chiedo tornando a guardare la collana.
" Simpatico."- sbuffa contrariato. Si avvicina a me con, ad un tratto, un sorriso beffardo e mi chiede: " tu, piuttosto, da quando tempo hai dimenticato come è fatta una bella donna con un cervello?"
Lo fisso senza sapere cosa rispondere. Mi ha spiazzato, colpito, sprofondato in una pozzanghera profondissima. Forse era quello il suo intento.
" Visto? Forse devi rivedere un paio di cose e sistemarle nel tuo bel cervellino prima di domani."

Ricordando le parole di Shannon sorrido mentre la vedo avvicinarsi a Eve e a mia madre. La sua bellezza riesce ad eclissare quella delle altre ragazze qui presenti.
" Okay, ho capito perchè non mi stavi ascoltando."- mi ricorda Chuck all'orecchio. Sorrido imbarazzato mentre dico: " ma che dici? Io ti sto ascoltando."
" Certo, come no."
Ci fissiamo e scoppiamo a ridere.

Sasha
Ma perchè la gente ha gli occhi? Non potrebbe strapparseli almeno per un secondo? Non sono abituata a questo tipo di trattamento. E poi l'ultimo che mi ha fissata e osservata a lungo ha cercato di uccidermi nel vero senso della parola, quindi è piuttosto strano per me essere guardata quasi fossi un'apparizione con l'assenza di effetti collaterali.
" Sasha finalmente!"- esclama mia madre dandomi il benvenuto.
" Scusami."- dico cercando di appararire dispiaciuta per il ritardo. Ma prima che possa fare un altro passo mi spinge verso le sue amiche quasi fossi il loro pasto serale e fra di loro riconosco Constance. Oh mio dio! Ma è proprio lei? Vorrei stroppicciarmi gli occhi, ma così il trucco andrebbe a puttane. Resto a fissarla cercando di simulare il tutto con un finto sorriso che rivolgo a tutte le presenti.
" Santo cielo, Sasha!"- esclama Constance avvicinandosi.- " da quando tempo che non ti vedo! Fatti guardare! Sei sempre una meraviglia."
" Troppo gentile."- le dico con un sorriso affabile.- " sei tu quella che resta sempre giovane."
" Magari fosse vero!"- risponde lei con un largo sorriso.- " sei sempre adorabile."
Arrossisco mentre quegli occhi gentili mi guardano e osservano i miei movimenti. Mi ricordano Jared.
Santa Klaus ti prego fammi scomparire del tutto. Perché devo patire queste pene? Che male ho fatto?
Le presenti, nel frattempo, restano ad adorarmi fino a quando Evelin mi salva dalla situazione.
" Non sapevo che ci saresti stata anche tu."- dico mentre finalmente mi allontano da quel covo.

" Puff magia!"- esclama lei. Ci sediamo e osserviamo la gente qui presente riconoscendo qualche personaggio famoso e criticando qualche gallinella di passaggio che cerca di attirare l'attenzione con provocanti scollature. Per celare le mie molto più caste di tutte le altre, ho messo lo scialle uguale al vestito con il quale cerco anche di scaldarmi.
" Guarda quella!"- mi sussurra all'orecchio Evelin e percorrendo con lo sguardo la direzione indicatami con il sussurro, vedo una modella molto bella alle prese con un discorso con una sua collega.
" Chissà di cosa parlano."
Guardo Evelin e chiedo: " che domande sono? È logico che parlino di vestiti, sfilate che devono fare e soldi a palate che dovranno ricevere. Ne parlerei anche io se fossi una modella di Victoria's Secret."
Poi fisso la modella e immaginando la sua voce cerco di imitarla e così con una voce idiota piagnucolo: " ah se solo avessi un pò più di cervello!"
Evelin mi guarda e scoppia a ridere. Dopo aver scherzato torniamo a guardare gli invitati e i miei occhi cadono su una bionda che sta parlando con Chuck.
Anche lui qui?
" Stai guardando anche tu quella bionda?"- mi chiede Evelin fissando lo stesso bersaglio.
" Sì."
" Come osa parlare con Chuck?"
Per la cronaca, Evelin si è presa una bella cotta per Chuck. Beh chi sano di mente non se la prenderebbe? È un bel ragazzo e poi è l'uomo che ogni mamma vorrebbe per genero.
" Tranquilla, tanto la conversazione non dura neanche due secondi. Conosco Chuck."- la rassicuro cercando di eliminare con quelle parole il suo sguardo da assassina.
" Voglio fidarmi."
Osserviamo ancora la scena e ciò che avevo profetizzato si avvera.
" Visto, che ti avevo detto?"- le dico sorridendo con l'aria di chi la sapeva lunga sulla vicenda. Lei sorride ma quando guarda dietro le mie spalle il suo sguardo torna serio e dice: " ehm Sasha.."
" Che c'è?"
Ma non mi risponde così mi volto e trovo il mio peggior incubo venire nella mia direzione. Jared! Dovevo capirlo dall'inizio: dove c'è Constance deve esserci per forza un Leto. E in questo caso Jared perché Shannon è il tipo.
" Certo, non puoi mettere in dubbio il fatto che abbia il suo stile."- dice Evelin al mio orecchio. Il modo in cui è vestito insieme ai suoi occhi, al suo viso e, per esteso, al suo corpo mi lasciano senza fiato. È davvero molto, ma molto bello.
" Solo un uomo sicuro di sé camminerebbe in quel modo."- mi lascio sfuggire quando ormai è così vicino da bloccarmi qualsiasi via d'uscita. Ora sono cazzi.
Il suo sorriso mi uccide, ma con tutta me stessa cerco di resistere con aria apatica.
" Buonasera."- esordisse con un tono basso che fa rabbrividire la mia schiena.
" Ehm io ehm vado.."- balbetta Evelin scomparendo in due secondi. Vatti a fidare delle amiche!
Lo fisso restando seduta.
"A quanto pare ci rincontriamo per tua immensa sfortuna."- dice sedendosi al posto di Evelin. Il suo profumo entra nelle mie narici inebriando i miei sensi in due secondi. Dio mio! Questa sensazione non la provavo da secoli. Sasha resisti!
"Non hai altre donzelle a cui rompere le scatole stasera?"- chiedo con il mio tatto da scaricatore di porto. Lui a quel punto si volta verso di me regalandomi i suoi due pezzi di cielo.
"Purtroppo no. Mi tocca sopportare la tua presenza."- risponde sostenendo il mio sguardo. Il suo tono da strafottente ha provveduto in due secondi a farmi irritare.
"Bastardo."- sbotto fissandolo.
"Così mi fai arrossire."- esclama teatralmente. Sbuffo e mi alzo di scatto con l'intenzione di allontarmi da lui per sempre. Preferisco mille volte sopportare mia madre e le sue amiche, compresa Constance, che lui.
"Dove vai?"
La sua voce mi blocca come se giocando a palla prigioniera qualcuno mi avesse colpita. Respiro profondamente senza farmi notare poi mi volto e guardandolo ancora lì seduto rispondo: " parto per Venere."
Che cazzo di risposta è?
Lui mi guarda confuso e alzandosi si avvicina a me. È così vicino che quasi perdo il respiro.
"Venere? Un tempo Marte era il tuo posto."- dice in un sussurro. Non mi faccio ingannare dai suoi occhi, nè tanto meno dalla sua voce così con l'ultimo residuo di durezza che mi è rimasta dico: " esatto, un tempo."
Mi giro per andarmene via, ma lui continua a starmi dietro. Riesce nuovamente ad imprigionarmi con la sua voce.
"Mi deludi, ragazza. Vuol dire che non credevi del tutto a quello che ti ho mostrato."- il suo tono è fra il rimprovero e la delusione. Perché poi questo tono di voce se è stato lui stesso a farmi odiare il suo mondo?
Questa volta mi avvicino io e senza peli sulla lingua chiedo: " Jared, che cazzo vuoi da me?"
"Possiamo conversare come due persone normali che sono costrette a sopportarsi in un ambiente chiuso come questo cercando di essere quanto meno garbate?"- mi chiede a sua volta facendomi pentire per due secondi del modo poco delicato che ho usato.
"Non so se riesco a fingere. Sai, questo verbo non mi appartiene, mentre per te è un'attività quotidiana, correggimi se sbaglio."- sputo mantenendo il controllo di me stessa in un luogo in cui non mi è permesso urlare. Jared mi fissa e restando a due millimetri dal mio viso dice: " come vuoi."
Quando si allontana vedo che ha con sé il mio scialle. Non so come diavolo sia riuscito a sfilarmelo, fatto sta che ora le mie spalle sono scoperte e so che non ci metterò molto a sentire il freddo sulla pelle.
"Ridammelo."- dico avvicinandomi a lui. Ma Jared si allontana diretto non so dove.
"E' stato un piacere."- dice sorridendomi.
"Jared! Ridammi il mio scialle!"- ripeto cercando di non dare troppo nell'occhio.
"Vienitelo a prendere."- ordina con un sorriso beffardo.
"Sei un fottuto bastardo."- dico a denti stretti. Credo che mi abbia sentito perché ride.
"Lo so!"
Si allontana trionfante con in mano lo scialle. Lo seguo e quasi mi pento di averlo fatto. Uscendo fuori nel giardino, il fresco della sera mi investe in pieno colpendo la parte vulnerabile, lasciata scoperta senza volerlo. Non ci metto molto a scorgere Jared, forse perché è l'unico che fra i pochi ragazzi che sono lì riesce ad attirare la mia attenzione. Il rumore dei miei tacchi lo fa voltare quasi immediatamente. Mi sorride divertito e alzando lo scialle dice: " mi basterà un semplice " posso riavere per favore il mio scialle, Jared?" e sarà di nuovo tuo."
Ho la pistola legata alla gamba e sento improvvisamente il desiderio di puntargliela contro. Il fatto è che così mi gelerei il doppio. Così lascio stare l'idea e mi avvicino irritata al massimo.
"Posso omettere il tuo nome?"- gli chiedo facendo un altro passo avanti.
"O in quel modo o niente."
"Allora vorrà dire che morirò di freddo."- rispondo a braccia conserte. Dio sto gelando! Credo che fra poco inizierò a tremare e sarà così evidente che non riuscirò nemmeno a comportarmi da solita bastarda tutta d'un pezzo.
"Ne sei proprio sicura? Vuoi davvero morire di freddo con lo scialle a due passi da te? Avanti dì il mio nome.."- ripete con voce calda cercando di persuadermi. Rabbrividisco per due secondi, ma poi torno subito in me. La rabbia si è impossessata di me e cerco di contare anche i numeri infiniti e svolgere logaritmi invisibili per calmarmi. Sorrido avvicinandomi di più e fissandolo dritto negli occhi chiedo: " posso riavere per favore il mio scialle, coglione?"
Fino alla fine ha sperato per davvero che avrei fatto come lui aveva detto, sbagliandosi di grosso. Il suo sorriso per un attimo cede, perdendo evidentemente il divertimento, ma trova lo stesso il modo per rifarsi. D'altronde è un attore nato.
"Oh no non ci siamo. Vorrà dire che questo me lo terrò io e tu morirai di freddo come avevi detto."- il suo tono categorico è seguito dai suoi movimenti. Si allontana portando con sè l'unico oggetto che potrebbe davvero scaldarmi. Non riesco a restare calma e tutta d'un pezzo perché ormai il freddo mi fa cedere. Così lo raggiungo a passi felpati stando attenta a non inciampare e tocco con nausea la sua spalla per far sì che si giri verso di me. Quasi non ci credo di averlo fatto.
"Jared! Ho detto il tuo nome ora ridammi il mio scialle."- scandisco fissandolo negli occhi. Restiamo per un attimo in quel modo. Qualcuno potrebbe pensare che questo sia un gioco di seduzione, un modo strambo di far conoscenza. O semplicemente quell'ipotetico qualcuno potrebbe pensare che ci sia un ritorno di fiamma, visto che in molti qui conoscono la storia anche se fanno finta di niente. Dopo una lunga attesa che quasi mi uccide vedo la sua mano tendersi verso di me mostrandomi lo scialle. Quasi non ci credo, e prima che possa essere veramente un'illusione distruggo quel movimento delicato con cui mi porge lo scialle con un gesto decisamente sgarbato. Lo metto subito intorno alle spalle cercando di recuperare il calore perduto.
"Sei contento ora, dopo questa stupida sceneggiata?"- esclamo furiosa.
"Ora che mi ci fai pensare mi sento molto meglio."
"Stupido."
Una parte di me vorrebbe andarsene a gambe levate da questo posto, mentre un'altra ma molto piccola, vorrebbe restare qui continuando questo gioco stupido.
"Beh ancora non vai via?"- chiede Jared afferrandomi il braccio.
"Non costringermi a farti del male."- scandisco minacciosa.
"Non ne saresti capace."- dice lui divertito.
"Tu non mi conosci."
"Quel poco che so di te la dice lunga."- mi sussurra.
"Lasciami andare."- gli ripeto cercando di liberarmi dalla sua presa, ma invano.
"No."- scandisce con fermezza, una fermezza che sento anche nel modo in cui serra maggiormente il mio polso. I visi vicini, i respiri quasi all'unisono..tutto questo fa molto da film e a me quelle sceneggiate, seppur molto apprezzate dalle ragazze, mi disgustano. Jared mi guarda, quasi fosse sul punto di cedere le sue difese. Forse lo ha fatto. Lo vedo nel modo in cui mi guarda. Ora sembra lo stesso Jared che avevo conosciuto tempo fa. E se a quel tempo ci sarei cascata, ora non più.
Approfitto del momento per pestare il suo piede cercando in quel modo di riprendermi la mia libertà.
"Ahia!"- esclama lui con una smorfia di dolore sul viso.
"Te l'avevo detto di lasciarmi andare."- gli dico soddisfatta mentre mi massaggio il polso.
" Non credere che sia finita qui, Preverett."- esclama lui con tono minaccioso.
Mi volto e con atteggiamento di superiorità dico: " è una minaccia? Sappi che ci vuole molto di più di due parole per spaventarmi. E poi noi ormai non abbiamo più niente da spartire quindi ti pregherei di non dire cose che non riusciresti a portare avanti."
" E invece ti sbagli. Arriveremo al punto in cui riusciremo a dialogare e.."- si blocca.
" E?"- ripeto con il cuore che ad un tratto mi batte forte.
" E..ad andare oltre il dialogo."- dice imbarazzato dopo una lunga pausa. Resto immobile mentre lui mi supera tornando dentro. Le sue parole mi rimbombano nella testa confondendomi.
Che cosa avrà voluto dire il figlio di Nostradamus?


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Capitolo 7
*** Strangers in stranger land ***


Buon anno a tutteeeeee! :D
E il nuovo anno mi ha fatto riflettere e quindi ho deciso di continuare a scrivere questa storia. Spero che qualcuno si aggiunga per farmi sapere che cosa ne pensa..si accettano scommesse e tutte le critiche di questo mondo :)
Bene adesso vi lascio!!!



Mi sto annoiando a morte e cerco in tutti i modi di non farlo notare soprattutto a mia madre che invece non perde tempo, con le sue chiacchiere, ad intrappolare qualsiasi essere sia capace di respirare qui dentro. Ma sembra che non dia fastidio questo suo modo di fare, anzi tutt'altro. Lei è molto carismatica, l'esatto contrario di quello che sono io.

Non sono particolarmente loquace e molto spesso, almeno all'inizio, non so mai cosa dire per rompere il ghiaccio, che sia con un uomo o con una donna. Forse è per questo che non ho mai avuto molti amici al di fuori di coloro che mi sopportano al lavoro, i cosiddetti colleghi. Sono un tipo strano: a volte voglio stare in compagnia, altre volte invece preferirei che fossi l'unica umana presente sulla terra e istaurare dei rapporti amichevoli solamente con gli elementi della natura includendo giusto qualche animale come un gatto o un cane. Meglio gatto pensandoci bene.
Purtroppo sono costretta a condividere questi spazi con altri miei simili, come il tizio che mi è davanti e che negli ultimi dieci minuti non ha fatto altro che provarci con me in tutti i modi. Non è nulla di speciale, o forse sono io che non ci vedo niente di straordinario in un essere così magro da essere quasi trasparente e con un viso così pallido da sembrare un morto. In compenso ha dei lineamenti apprezzabili.
" E così sei una poliziotta.."
" Già.."- rispondo annoiata giocherellando con il mio bicchiere vuoto da un pezzo.
" E io ancora non riesco a capire come una bellissima ragazza come te, una dea in rosso, non abbia nessun accompagnatore qui stasera.."
" Ho mia madre come accompagnatrice."
" Sì, ma io intendevo un uomo..uno che sappia bene come comportarsi con un agente del tuo livello."- dice cercando con il suo sguardo di incantarmi. Molto probabilmente non sa invece che quel suo movimento di sopracciglia rischia di farmi morire soffocata per le troppe risate che sto cercando di nascondere in tutti i modi: grattandomi il naso, girando la testa per interessarmi all'arredamento, fissando il bicchiere. Distolgo lo sguardo da lui per cercare l'ennesima via di fuga, ma proprio in quel momento incrocio nuovamente Jared che appoggiato allo stipite di un mobile, mi saluta con un sorrisetto divertito alzando il suo bicchiere pieno di champagne mentre l'altra mano è inserita nella tasca. Un moto di rabbia misto ai battiti velocizzati del cuore mi spingono ad alzarmi senza fare troppe cerimonie per congerdarmi dal tizio vampiro. Mi avvicino a mia madre sfoggiando il mio sorriso finto e dico: " mamma scusami, ma non mi sento molto bene. Credo che andrò via."

" Oh tesoro, ma se non ti senti bene non credo che sia il caso che tu guidi."- dice mia madre preoccupata.
" Non preoccuparti ce la faccio."
" Se vuoi ti accompagno io."
Mi volto lentamente mentre il mio cuore fa un balzo. Jared è dietro di me incurante del fatto che potrei buttarmi addosso e ucciderlo. Mia madre è in silenzio così come Constance. I loro sguardi si spostano da me a lui. Rivolgo tutta la falsità del mio sorriso a quel cretino che ho di fronte e rispondo: " so guidare, non ho bisogno di un autista."
Mi rivolgo alle altre e dico: " bene io vado."
Dopo aver salutato Constance e dato un bacio a mia madre sparisco da quel posto e quasi non riesco a crederci di essere riuscita a recuperare l'ossigeno che stavo perdendo del tutto in quella stanza troppo piccola per i miei gusti.
E solo in quel momento mi accorgo di quanto mi stia mancando il mio letto. Entro in macchina con il pensiero delle calde coperte e della sofficità del cuscino e parto alla velocità della luce.


"Non credere che sia finita qui, Preverett."
" E' una minaccia? Sappi che ci vuole molto di più di due parole per spaventarmi. E poi noi ormai non abbiamo più niente da spartire quindi ti pregherei di non dire cose che non riusciresti a portare avanti."
" E invece ti sbagli. Arriveremo al punto in cui riusciremo a dialogare e.."
" E?"
" E..ad andare oltre il dialogo."
Quelle parole sono impresse ancora nella mia mente in maniera limpida e cristallina. Non riesco a capirne il senso, o forse dovrei dire che di senso ne ha parecchio, ma che non può essere quello che ho capito. Che il Leto ci abbia ripensato? Beh troppo tardi, io non torno indietro. Non sono un giocattolo, nè una di quelle donne che basta poco per vederle cadere di nuovo nella trappola cascandoci con tutti i tacchi di venti centimetri. Ma fossero venti centimetri in più di materia grigia!
Io lo so bene che gli passa per la testa. Al bel Jared non piace l'idea di non essere considerato, messo al centro dell'attenzione a cui è abituato e vedersi sconfiggere da una donna.
Su questo punto mi sento molto soddisfatta. Almeno così capisce un pò cosa si prova a non essere l'uomo dalle cose impossibili e che riesce in tutto quello che fa.
"Mi stai ascoltando?"
Chuck mi sventola una mano davanti agli occhi che come per incanto si risvegliano da un incantesimo che li ha resi vitrei. Assumo di nuovo il mio solito aspetto e dico: " certo, che credi?"
Ricompongo la maschera da dura completando il tutto appoggiando i miei piedi sulla scrivania, come sono solita fare in questi casi.
"Quindi tu seguirai loro."- riprende con aria professionale Chuck avvicinandosi alla mia ex poltrona.
Chi dovrò seguire? Bella merda. Strabuzzo gli occhi un pò confusa e credo di non essere stata capace di nascondere questo mio aspetto da ebete perché Chuck mi guarda preoccupato e chiede: " sicura di stare bene?"
Scuoto la testa e riprendendo il mio tono fermo rispondo: " sto benissimo."
Lui appoggia i fogli sulla scrivania e sorridendo dice: " non hai sentito una singola parola di quello che ho detto."
Apro la bocca per replicare, ma poi decido di non strafare quindi dico: " può darsi che abbia perso un passaggio."
Lui scuote la testa e ripete con serietà l'azione che dovrò compiere.
"Allora: tu seguirai questi due tizi."- e dicendo questo mi fa vedere le facce dei due delinquenti più brutti che avessi visto in vita mia.- " ti porteranno sicuramente in un posto dove non attireranno l'attenzione, tipo un bar o cose del genere. Tu dovrai solamente vedere con chi faranno l'affare."
"Qualcosa di più pericoloso no, eh?"- chiedo sbuffando. Comincio a sentire la mancanza di quella sensazione di brividi allo stato puro che si sente sulla pelle quando sai che sei ad un passo dalla morte nel caso in cui fallisci. Chuck ride e dice: " non preoccuparti Sasha. Ci saranno i momenti di suspence, ma non ora."
Mi lascio sfuggire un sorriso anche io e rispondo: " va bene, capo."
" Hai bisogno di qualcuno. Devi passare anche tu inosservata."
" Tranquillo. Me la sono sempre cavata da sola in casi come questi che sono semplici. Quindi lascia fare a me."
Tolgo i piedi dal tavolo e mi alzo stiracchiandomi. Santo cielo ho dormito proprio male stanotte! Tutte le posizioni scomode le ho trovare io.
" Allora ci vediamo domani per le mie news."- dico allegramente avvicinandomi alla porta dell'ufficio.
" Stai attenta lo stesso, testa calda!"- mi rimprovera lui sorridendo. Alzo il pollice in su e vado via. Saluto gli altri, tra cui il piccoletto perennemente imbarazzato dalla mia presenza ed esco fuori.
Spero con questo incarico patetico che il pomeriggio diventi alquanto divertente.


Jared

La mia testa da sè non vorrebbe pensare a niente. Fare mille giri di pensieri senza approfondirne uno, ma invece il mio essere è di per sé complicato, problematico e soprattutto testardo. Quindi perché non pensare anche quando si potrebbe farne a meno?
Così dirigo la mia mente al primo pensiero su cui mi sono fissato e cioé trovare un modo per ammorbidire Sasha. Ripeto, non so perché voglia farlo. Mio fratello pensa che io ci stia ricadendo con tutte le scarpe, ma non può essere perché non ho mai sopportato il fatto di non essere capace di porre un freno all'amore. Quindi preferisco starne alla larga per evitare di entrare dentro quel vortice e uscirne più distrutto di prima. È anche vero che non succederebbe visto il tipo di donna a cui potrei affidare il mio cuore. Sasha è la miglior donna e la più fedele in assoluto di tutte quelle ragazzine che ho avuto per scaldarmi il letto. Sasha non solo riscalda il letto, ma è capace di sistemarlo, cambiare la sua posizione come crede più opportuno e rivoluzionare le sue coperte.
Ma Cristo Santo, perché la sto pensando?
Continuo a passeggiare tranquillamente per le strade di Los Angeles con le mie cuffie alle orecchie cercando di concentrarmi sulla musica sparata ad alto volume, nascondendo i miei occhi, concentrati su pensieri astratti, con gli occhiali da sole, anche se non ce ne sarebbe bisogno visto i deboli raggi del sole nascosti ogni tanto dalle nubi. Sospiro mentre svolto l'angolo.
Quest'anno riesco a respirare l'aria natalizia, cosa che non mi succedeva da vari anni. Forse questo è dovuto al fatto che sono in pausa e non sento l'ansia di dover tornare sul palco da un giorno all'altro godendomi per metà il Natale. Ogni tanto anche Jared Leto sente il bisogno di staccare la spina, ma non a lungo perché poi si stancherebbe. Canticchio il motivetto della canzone mentre sbadatamente mi scontro con qualcuno.
" Ehm..mi scusi.."- dico togliendomi una cuffia.
" Ma possibile che devi essere ovunque?"
Alzo lo sguardo sull'unica persona che può irritarsi in quel modo e tolgo gli occhiali per guardare meglio la sua espressione di disapprovazione. Sorrido divertito e dico: " non è colpa mia se tu decidi di intraccialmi la strada."
" Deficiente."- sussurra denti stretti passando oltre.
" Oltre alle parole deficiente e coglione, sai dire altre?"- la provoco facendola fermare. Lei si volta e risponde: " non ho tempo da perdere con te perciò buona giornata."
Buona giornata..è un passo avanti! Scuoto la testa sorridendo e decido di seguirla, naturalmente cercando di mimetizzarmi fra la gente. È piuttosto strano il suo atteggiamento, quasi non volesse che qualcuno la vedesse e immediatamente penso che stia svolgendo qualche suo lavoro importante. Anche a Natale? Ma non era in vacanza?
Una donna proprio in quel momento mi blocca la strada e sorridendo radiosa esclama: " oh mio dio! Jared Leto! Per favore potresti farmi un autografo?"
Vorrei risponderle " proprio ora?" ma non posso farlo. Così sfoggio il mio lato da professionista e le lascio un bel autografo su un foglietto che lei stessa mi ha dato. È meglio se taglio la corda prima che si formi il solito gruppettino che blocca ogni via di fuga, impedendomi di vedere che fine fa Sasha.
" Grazie mille!"- esclama la donna stringendo a sé il bigliettino.
" Grazie a te."- le rispondo facendola arrossire. Scappo via e cerco di riprendere la direzione in cui sembra essere sparita la mia preda.


Sasha

Per un attimo avrei giurato di essere io quella seguita. Forse è solo immaginazione, eppure continuo a sentirmi osservata. Ma al momento non posso voltarmi, né spostare la mia attenzione su una fantasia dettata dalla mia leggera tensione. Ho paura di perdere di vista i due tizi. Non mi hanno vista per fortuna, ma non posso dire che sia facile starli dietro. Sanno come comportarsi, non c'è che dire. Eppure pensavo che fossero due imbecilli, ma devo ammettere che non sempre le reclute sono così stolte come penso io.
Si fermano e io ne approfitto per nascondermi in una via laterale spiando i loro movimenti. Si guardano intorno con aria circospetta mentre il più magro dei due passa all'altro una busta gialla che viene inserita immediatamente nella tasca. Sicuramente quello che c'è in quella busta è il contratto da far leggere all'ospite desiderato. Devono essere due sgherri molto importanti per aver sostituito il loro capo. Mentre mi perdo in queste considerazioni sento qualcuno alle mie spalle. Inizialmente penso che sia solo la mia impressione, presa come sono nel portare avanti il mio compito. Ma quei passi si fanno sempre più vicini e sento per un attimo il mio cuore velocizzare i battiti. Allora estraggo la mia pistola e mi volto decisa verso il rumore di passi dietro di me. Ma proprio in quel momento scopro chi mi sta seguendo e naturalmente è l'ultima persona al mondo capace di uccidermi con una pistola o un coltello o altre armi mortali. Jared fissa la pistola e sorridendo dice: " siamo arrivati a questo punto? Farmi fuori con una pallottola conficcata in qualche parte del mio corpo?"
" Potrei anche farlo perciò non ripetere di nuovo come vorresti morire."- gli rispondo continuando a puntargli la pistola. Poco dopo la abbasso e la rimetto al sicuro dentro la cintura.
" Ecco così va meglio."
Lo trucido con lo sguardo mentre torno a guardare le mie prede nella speranza che siano ancora lì dopo questa piccola distrazione. Qualcuno evidentemente mi vuole bene perché continuano ad essere lì a parlare fitto fitto. Proprio in quel momento spariscono entrando nel bar tutto decorato a festa. Non mi resta che entrarci e scoprire con chi devono incontrarsi. Ma solo in quel momento mi rendo conto che da sola potrei attirare l'attenzione visto che il bar non ospita molta gente. Comincio a pensare alle parole di Chuck e a mangiarmi le mani per non averlo ascoltato. E adesso? Torno a guardare Jared che non sembra avere nessuna intenzione di andare via e siccome non ho altre scelte lo afferro per un braccio e dico: " sei un attore quindi adesso improvvisa con me e non fiatare. Fai una bella faccia, sorridi e facciamo finta di essere felici e contenti mentre entriamo lì dentro."
Non gli lascio il tempo di rispondere e prendendolo per mano usciamo fuori dal vicolo e ci dirigiamo nel bar. Jared, anche se confuso, esegue il comando che gli ho impartito e quasi arrossisco vedendo il suo sorriso riservato solo a me. Mi chiedo se è davvero tutto falso o c'è spazio per un pizzico di verità. Meglio non pensarci.
Quando entriamo intercetto subito i due tizi e mi avvicino al tavolo non molto distante da loro.
" Mettiti di fronte a me."- dico a Jared mentre prendo posto che mi consente di vedere in tutto e per tutto quello che succede ai miei vicini. Il mio accompagnatore annuisce senza dire nulla anche se so che fra poco partirà con le sue mille domande. Ma prima che ciò avvenga arriva la cameriera che dopo aver preso l'ordinazione ci lascia soli.
" Allora mi spieghi un attimo in che cosa ti sei cacciata?"- mi chiede quasi in un sussurro.
" Cose che di sicuro a te non dirò."- gli rispondo tranquillamente dopo essermi tolta il cappotto e il cappello e averlo guardato allegramente. Lui in quel momento fa la stessa, si toglie la giacca e mi fissa.
" Perché mi fissi?"
" Non preoccuparti non ti consumo se è di questo che hai paura."- mi dice sorridendo. Odio quando sorride.
" Odio quando sorridi con quell'aria da furbo."- sbotto non rendendomi conto di averlo appena detto ad alta voce e per giunta al diretto interessato.
" E io odio il tuo atteggiamento da strafottente."- conclude lui. Resto per un attimo senza parole e così cerco rifugio fissando i due tizi. Solo in quel momento mi rendo conto che con loro c'è quel piccolo topo di fogna di Hiroaki Kurosawa. Per la cronaca il nome è Hiroaki, anche se a me piace chiamarlo Tappetto, per via della sua altezza che sì e no raggiunge un metro e cinquanta. Non lo conosco di persona e lui non conosce me. Ma conosco le tante leggende che parlano di lui e qualcosa non mi convince: insomma se si trattasse solamente di droga, questi tizi si sarebbero visti con un tipo diverso, più stupido. Invece Tappetto è un uomo molto sveglio, furbo ai massimi livelli e la sua presenza in qualsiasi circostanza non promette mai nulla di buono.
" Ehi tutto bene?"- chiede Jared guardandomi preoccupato.
" Sì tutto bene."- rispondo incerta mentre mi abbandono allo schienale della sedia e guardo nel vuoto.
" Non si direbbe. Lo vedo che sei preoccupata, quasi spaventata a giudicare dal tuo sguardo. Quindi perché non ti sfoghi?"- mi chiede Jared con aria affabile. Lo guardo per un bel pò prima di parlare. Mi sembra così stupido dire al mio ex fidanzato che ho paura che possa succedere qualcosa di catastrofico. Sospiro passando le mani sul volto.
" Con noncuranza girati e guarda quei tre che stanno parlottando fra di loro.."
Jared si gira nella direzione che gli ho indicato. I tre si sono seduti vicino all'albero tutto decorato. Jared fissa per un attimo tutto l'insieme e quando si accorge che uno dei due ha alzato la testa guardandolo mi guarda e indicando le luci dice: " amore belle quelle luci non trovi?"
Cristo, ma poteva inventarsi qualche altra cosa? Vorrei sprofondare sottoterra ma poi Chuck non riuscirebbe a fare niente senza la mia scoperta per questo cerco di mostrarmi serena e rispondo: " sì sono molto belle."
Il tizio torna a parlare con gli altri scrollando le spalle. Ecco non sono l'unica che avrà pensato a quanto sia scemo Jared. Dal suo sguardo torvo e concentrato capisco che siamo passati inosservati.
Do un calcio agli stinchi a Jared che esclama: " ma sei impazzita?"
" Dovevi solamente guardare non fare commedia!"
Ci fissiamo a lungo e poi entrambi scoppiamo a ridere.
CHE CAZZO STO FACENDO? Sto ridendo! Rido con il nemico! Sasha riprenditi!
Inutile non ci riesco, purtroppo. Ma ad un tratto proprio quando le risate finiscono al loro posto un insopportabile imbarazzo si sostituisce in tutta la sua grandiosità. Fortuna che l'aria viene smorzata dall'arrivo del cappuccino per me e cioccolata calda per Jared. Sapete la tazza del cappuccino non è stata mai così interessante come in questo momento. Jared a sua volta fissa gli occhi sulla sua tazza senza aggiungere altro. Beviamo quasi contemporaneamente.
" Hai..del.."- balbetta Jared indicando le mie labbra quando finisco di bere. Lo guardo confusa e poi esclamo: " oh.."
Mi rendo conto in quel momento di avere un pò di schiuma del cappuccino sotto il naso e dopo essermi pulita rido come una scema.
" Grazie."- sussurro. Jared mi sorride riprendendo a sorseggiare la sua cioccolata. Quanto vorrei per un attimo toccare il suo viso!
" Che c'è?"- mi chiede confuso notando la mia espressione da ebete.
" Niente!"- esclamo riprendendo possesso della mia lucidità e facendo un altro sorso di cappuccino.
" Quindi se ho capito bene tu sei qui per lavoro. Ovvero tenero d'occhio quei tizi. Ora la domanda mi sorge spontanea: perché?"
Appoggio la tazza fumante sul tavolo di legno e fisso Jared che è in attesa di una risposta.
" Beh perché c'è qualcosa che sta succedendo a Los Angeles e io sono stata chiamata al rapporto per aiutare Chuck e i miei vecchi colleghi. Ma non posso dirti altro."
Lui annuisce e poi esclama: " brutta roba lavorare durante le vacanze!"

" Già."
" E' qualcosa di preoccupante? Intendo quello che sta succedendo nelle viscere di Los Angeles."

" Non lo so."- rispondo con un'alzata di spalle. Il suo sguardo si fa più serio e con altrettanta serietà dice: " in ogni caso, stai attenta."
" Da quando ti preoccupi per me?"- chiedo sorridendo.
" Da ora."
Sento un rumore di sedie e vedo che i tre si alzano. Evidentemente hanno finito il loro giri di affari e la cosa, non so perché, mi mette ansia. Io e Jared li vediamo andare via e poi quest'ultimo mi guarda e chiede: " bene e adesso cosa pensi di fare?"
" Il mio compito era quello di capire con chi dovevano incontrasi quei due e ora che lo so devo dirglielo a Chuck."
In quel momento squilla il suo cellulare e dopo aver borbottato qualcosa dice: " devo andare..mia madre.."
Sembra quasi dispiaciuto di andarsene. O sono io che vedo questa cosa che in realtà esiste solo nella mia mente. Vi pare che Jared si possa dispiacere?
" Okay, beh..ehm..ciao."- balbetto io cercando di non guardare i suoi occhi.
Lui mi sorride e va via. Non so perché ma una piccola parte di me quasi si dispiace vederlo andare via.
Ma che cosa patetica. Io che mi sento dispiaciuta, ma guarda te che mi tocca immaginare! 


L'ANGOLO FAMOSO DI VALS:
Era necessario che Vals si facesse sentire di nuovo. Se siete arrivate fin qui vuol dire che avete letto tutto quanto. Ora secondo voi come andrà a finire con questi due? Sarà arrivato il momento giusto per iniziare almeno un dialogo aperto e non necessariamente fatto di continue battutine odiose da parte di Sasha? 
Ah un'altra cosa: non sottovalutate la situazione lavorativa muahahahahhaha!
Alla prossima
Vals

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Capitolo 8
*** When you see my smile ***


C'è un altro punto a favore per la mamma, e cioè che da quando c'è lei qui a casa, ho un pasto assicurato tutti i giorni e davvero buono, non come quelli che cucino io. Effettivamente non fa per me cucinare. E poi così la cucina non rischia nemmeno di prendere fuoco e mio fratello non si lamenta in continuazione. Ricordo che anche Sasha sapeva preparare dei manicaretti squisiti.
Ed ecco che torno a pensare a lei. Quante volte l'avrò fatto oggi?
Oggi poi il pensiero è particolarmente insistente visto le ultime cose accadute. Non riesco a credere al fatto che sia riuscito a stare con lei senza il timore di essere evirato in pubblico. Okay, forse non è stato tutto stupendo e magnifico, ma comunque c'è stato quel piccolo momento in cui ha sorriso e l'ha fatto con me. Non è tanto per uno che l'ha fatta soffrire come un cane? Le ricordo perfettamente le sue parole di rabbia, le ho stampate nella mia mente una per una. Devo ammettere che il merito va anche a quei delinquenti, senza della quale non credo che io e Sasha ci saremmo seduti ad un bar come due perfetti amici, conoscenti o magari fidanzati. È il destino forse?
Okay, sto correndo troppo con le parole, ma non so perché mi sento più leggero, come se quei sorrisi e quel primo approccio dopo una lunga desertificazione fossero stati illuminanti.
Continuo a ripetermi da un paio d'ore che non devo illudermi di questi piccoli gesti.
Eppure qualcosa dentro di me mi dice di non spegnere quel barlume di speranza che si è acceso nel cuore. In fondo conosco Sasha e quel suo atteggiamento impacciato e più gentile non era finto. L'unico falso sono io e me ne rendo conto pensando a tutto quello che ho fatto, ma in quel momento, lì con lei, non sono mai stato così sincero.
Il silenzio fa da padrone mentre io, mia madre e Shannon ceniamo. Credo che il più delle volte sarò apparso con gli occhi persi nel vuoto ed è strano che non abbia ancora detto nulla anche di sciocco e mi sembra ancora più strano che nessuno si sia accorto di questo mio comportamento anomalo.
" Jay, ti senti bene? Non ti piace?"
Ecco, come non detto.
Guardo mia madre leggermente preoccupata. Muovo la forchetta e rispondo: " è tutto okay."
" Sicuro?"- continua lei fissandomi.
" Qualcuna gli avrà rubato la lingua. Finalmente!"- commenta Shannon sghignazzando mentre guarda mia madre che sorride. Noto aria di complicità fra i due e la cosa non mi piace.
" Sei divertente con un dito nel culo Shan."- rispondo sarcasticamente.
" Shannon non replicare e tu Jared piantala con le tue uscite delicate."- ammonisce la mamma fulminando entrambi. Mi sembra di essere tornato bambino e un pò mi vergogno. Ho quasi quarantuno anni e vengo rimpreso da mia madre. Cosa c'è di più imbarazzante e vergognoso? Fortuna che sono a casa mia. Shannon continua a guardarmi senza dire una parola, ma so già a cosa stia pensando e se lo dirà ad alta voce lo ammazzerò. Ci sono molti vantaggi nel diventare figlio unico e la cosa mi attrae molto.
Mamma in quel momento si schiarisce la voce e guardandomi dice: " Jay avevo pensato giusto così..con Eve..se qualche sera andassimo tutti insieme a cena. Per insieme intendo anche Sasha.."
Quasi soffoco con l'acqua che stavo bevendo tranquillamente e mio fratello scoppia a ridere. Cerco di ignorarlo rivolgendo tutta l'attenzione a mia madre.
" Quando?"
" Oh beh..in una di queste sere. Non ti dispiace, vero?"
Quando mamma fa domande del genere significa che non ci si potrà sottrarre al dovere. Il che, in sintesi, significa che non potrò inventarmi nessuna scusa per dire di no. Qualora la volessi inventare, la scusa..
" Ehm..no."
" Bene."- dice lei soddisfatta mentre mi sorride. Io non la capisco..
Si alza ed esclama: " vado a prendere il dolce!"
Quando si allontana mio fratello ne approfitta per sussurrarmi: " è a Sasha che stavi pensando vero?"
" Non sono affari che ti riguardano."
" Oh ma a me puoi dirlo. Sono tuo fratello!"
" Un fratello troppo invadente ultimamente."
" Lo faccio per il tuo bene. Dai avanti dimmi che ti passa per quella testolina brillante."

Fisso mio fratello incerto su cosa dire.
" E' difficile da spiegare."
" Non c'è nulla che è difficile da spiegare. Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa!"
" Questa cosa invece è difficile da dire."
Prima che lui possa parlare torna mia madre e così passiamo il resto della serata a parlare di altro.


" Jared?"
" Mh..?"
" Hai sbagliato l'accordo!"- mi rimprovera Tomo. Guardo la chitarra confuso e poi lui.
" Davvero?"
" Ah amico, se non lo sai tu che sei un genio!"
Sorrido e annuendo dico: " è vero ho sbagliato. Riprendiamo."
" Jay, secondo me è inutile. Abbiamo ripetuto il pezzo almeno dieci volte e non hai azzeccato nemmeno una volta. E non puoi dare nemmeno la colpa a tuo fratello visto che non c'è."- puntualizza Tomo a braccia conserte. Io non parlo e lui comincia a sghignazzare.
" Mi sono perso qualcosa ultimamente?"
" No..cioè sì.."- mi correggo dopo aver visto la sua faccia. Metto la chitarra al suo posto e Tomo fa la stessa cosa mettendo la sua nella custodia. Ci sediamo entrambi sul divano e io inizio a raccontargli tutta la vicenda cercando di omettere qualche dettaglio, con pessimi risultati. Tomo ormai mi conosce da una vita, è come un fratello. E da fratello mi capisce perfettamente, quindi è inutile che cerco di nascondere qualcosa tanto lui la farà tornare a galla.
" Amico ti do tempo due giorni e sarai cotto a puntino."
" No...non può essere."- mi lascio sfuggire alla fine guardando la finestra.
" E dai che sarà mai? Jared non c'è cura all'amore, nè un modo per evitarlo."
" No, non si può fare."- scuoto la testa.
" Sei testardo come pochi."
Ma quella improvvisata seduta psichiatrica non è destinata a durare molto, in quanto viene interrotta dal suono del campanello.
" Aspettavi qualcuno?"- mi chiede Tomo mettendosi composto.
" No."
" Beh vai che aspetti?"
Vado all'ingresso e quando apro la porta resto di sasso. Sasha è sulla soglia e noto come sia un fascio di nervi. Un momento Sasha a casa mia? Senza che nessuno le abbia detto qualcosa?
No, le cose non mi quadrano. Sono troppo fortunato ultimamente.
" Sasha!"- esclamo.
" Ehm ciao..c'è Chuck?"- chiede veloce guardando in tutte le direzione tranne che me.
" Chuck?"- ripeto confuso.
" Sì..il tuo amico. Mi ha detto che l'avrei trovato qui."- solo in quel momento posa lo sguardo su di me quasi irritata. Dicevo io che era impossibile che fosse venuta da sé qui nella tana del lupo. Io continuo a fissarla sorpreso. Da quando Chuck fa di casa mia un luogo di appuntamenti? Non mi dispiace se in questo caso sia Sasha, ma non è normale farlo.

" Non è qui?"- continua incredula.
" No. Strano non sapevo nemmeno che sarebbe venuto."
" Ehm bene..allora io vado."- afferma decisa voltandosi per andare via. Ma io riesco a fermarla dicendo: " no aspetta! Magari sta solo ritardando e fra poco mi chiama."
Non so perché mi sia venuto in mente di farlo.
Mi fissa per alcuni minuti valutando la situazione. È evidente che è ripugnante all'idea di entrare nella sua vecchia dimora e detesta la mia compagnia. La mia presenza da sola basta per mandarla su tutte le furie, ma io cerco di non scoraggiarmi. Ho in mente ancora l'incontro di ieri ed è la cosa che mi fa sentire positivo. Continuo ad osservarla. È quasi timorosa di cadere in una trappola.
Ma con mia grande sorpresa annuisce e dice: " okay, ma non resterò per molto."
" Sei mia ospite puoi restare quanto vuoi."- rispondo sorridendo a trentamila denti. Ma che diavolo sto facendo?
" Solo dieci minuti poi vado."- puntualizza lei atona. Senza guardarmi entra e si dirige in salotto.
" Sasha!"
Tomo si alza immediatamente dal divano, sorpreso di vedere l'oggetto dei miei tormenti lì materializzato fra di noi.
" Ehi Tomo!"- esclama lei abbracciandolo.- "come stai?"
Provo tanta invidia in quel momento. Non riesco a sopportare il fatto che con me sia così dura, acida e stronza mentre con gli altri cambia completamente e in meglio.
Jared vuoi una risposta? Sei stato uno stupido, ora paghi.
Perfetto ora parlo anche con la mia coscienza.
" Molto bene! E tu?"- chiede Tomo guardandomi di sfuggita. So già a cosa sta pensando.
" Un pò stressata, ma per il resto una meraviglia."
Si scambiano ancora qualche parola, chiacchierando in maniera adorabile come se io non ci fossi. Tomo intercetta il mio sguardo e guardando Sasha dice: " ehm.. si è fatto tardi. Vicky mi aspetta. È stato un piacere rivederti."
" Anche per me. E salutami Vicky."
" Non mancherò."- risponde sorridendo il saggio Tomo che in due secondi va via. Così in casa restiamo solo io e lei. E improvvisamente sento l'aria farsi più tesa.
" Perché Chuck ci mette così tanto tempo a chiamarti?"
" Non ne ho idea. Rilassati, magari avrà avuto qualche contrattempo."
" Come al solito."- sussurra sedendosi sul divano.
" Sei sempre la solita."- mi lascio sfuggire mentre sorrido notando il suo nervosismo. Lei mi fulmina immediatamente con lo sguardo e dice: " come scusa?"
" Non hai mai amato aspettare. E ora sei nervosa. Lo noto dal modo in cui fai scorrere le tue mani sugli jeans e quando parli inizi ad avere la voce leggermente acuta. Questo ti succede quando non vuoi stare in un posto per non più di due secondi. Come vedi riconosco ancora i tuoi segnali di debolezza. E devo ammettere che non sei cambiata affatto."- affermo a braccia conserte.
Lei mi fissa senza dire una parola. Jared 1, Sasha 0.
" E mi dispiace che sia casa mia a farti questo effetto."- concludo, incurante della mia sfacciataggine. L'ho messa fuori combattimento e ciò mi soddisfa. Deve capire che almeno con me il suo atteggiamento odioso non ha tutto l'effetto desiderato.
" Bene, ora che hai avuto il tuo momento da psicologo dei casi persi, mi dici chi ti ha dato il permesso di parlare di come possa sentirmi io in questo momento?"
" Beh se permetti avendo una bocca, sono liberissimo di dire ciò che penso."
Scatta come una molla dal divano e avvicinandosi mi punta un dico contro e dice: " no, con me non sei liberissimo di dire e fare un cazzo di niente!"
Divertito dalla situazione la provoco dicendo: " avanti colpiscimi. Lo so che vuoi farlo."
" Leto, stai sbagliando persona. Se mi provochi finirai male."- sussurra a denti stretti.
Resta di fronte a me con il suo tono di minaccia che la rende più sensuale di qualsiasi altra donna e improvvisamente provo l'istinto di baciarla. Ma blocco ogni mio atto insolito e sorridendo dico: " e va bene, Preverett. Hai vinto tu."
Alzo le mani in segno di sconfitta e mi allontano. Lei mi guarda confusa e dopo un minuto di silenzio dice: " perché mi fai questo?"
" Questo cosa?"
" Perché continui a provocarmi?"
" Lo sai bene perché."
Sorride e alzando gli occhi al cielo dice: " sei ancora convinto di poter avere una seconda possibilità?"
" Forse."
Lei a quelle parole ride e io mi sento un completo idiota.
" Ma non è comportandoti in questo modo che riuscirai ad averla. Qualora voglia darti questa ipotetica seconda possibilità, sia chiaro."- sottolinea guardandomi divertita. Scuoto la testa divertito a mia volta e dico: " non è detta l'ultima."
Entrambi iniziamo a ridere, ma lei quando si accorge di questo improvviso cambiamento, torna immediatamente seria e dice: " credo che Chuck non venga più. Quindi forse è il caso di andare. Non voglio disturbarti ulteriormente. O meglio non voglio continuare a stare qui come tu stesso hai capito."
" E se ci vedessimo fuori da questo luogo così infimo per te?"
Resta spiazzata da quelle parole tornando di nuovo in difficoltà. Amo metterla in questo stato.
" Non credo sia necessario."
" Sicura?"
Mi scruta affondo e poi alzando un sopracciglio mi chiede: " e sentiamo dove vorresti che ci vedessimo?"
" A cena."- butto lì a caso.
" No."
" Beh allora fare due chiacchiere a pranzo?"
" Non saprei."
" La risposta esatta è o sì o no. Non ci sono mezzi termini."
Lei resta in silenzio e dopo un pò dice: " okay vada per il pranzo."
" Bene allora mettiti comoda. Il tempo di cambiarmi e sono da te."
" Okay."
Sospirando torna a sedersi mentre io sparisco in due secondi diretto in camera mia. Santo cielo non riesco a crederci! Jared, tu sei un mostro.


Non sopporto essere in silenzio e scambiare sì e no due parole di circostanza. Lo so, ho scelto un commensale alquanto difficile e non particolarmente loquace come avrei voluto. È il bello di Sasha.
Il mio obiettivo ora sarà quello di fare due chiacchiere tranquille.
" Beh non mi hai detto ancora niente di te. Come va a New York?"
Lei finisce di bere e mi guarda indecisa se rispondermi male o meno.
" Bene. Ho trovato un buon appartamento in centro e i colleghi al lavoro sono molto competenti."
Il suo tono calmo quasi mi fa paura, ma allo stesso tempo mi tranquillizza.
" Come piacciono a te."
Sorride quasi imbarazzata.
" Sì."
" E non hai avuto nessun ragazzo?"
Faccio la domanda con noncuranza mentre guardo il mio piatto. Lei sbuffa divertita.
" Leto, solo io posso fare gli interrogatori."

" Scusami, agente."
I nostri sguardi per un attimo si incrociano, ma il suo non è arrabbiato anzi.
" E comunque sì, ho avuto qualche storiella."
Bene, perché ad un tratto mi sento leggermente irritato dopo questa risposta?
" Ah! Qualcosa di serio?"- l'impiccione che è in me fa ancora qualche passo avanti, ignaro del pericolo a cui sta andando incontro.
" Sì e no. Preferisco la mia libertà a volte."
" Quindi è stata roba di divertimento."
Lei annuisce e fulminandomi con il suo sguardo da felino dice: " ho imparato da qualcuno. Almeno così non stai male."
Quelle parole riescono a ferirmi. Lo so, me le merito, ma a volte non riesco a sopportarle. Abbasso lo sguardo senza parlare.
All'improvviso sento una mano sul mio braccio. È un tocco incerto eppure mi ha riscaldato la fiamma che ho dentro. Guardo prima la sua mano e poi lei che sembra dispiaciuta.
" Scusami, non volevo dirlo. A volte sono troppo bastarda."- dice con un tono di voce più ammorbidito. Mi sorride e io faccio lo stesso.
" E stronza."- aggiungo. Sasha ride e dice: " questa volta non ti do torto."
Toglie la sua mano dal mio braccio e torna con la sua aria imbarazzata. Non capisco perché si imbarazza. Non è da lei e io non capisco..
" E' strano.."
" Cosa?"
" Che mi hai chiesto scusa. Insomma, non è da te."
" L'ho fatto perché si sta avvicinando il Natale e quindi vorrei essere più buona."

" Ah quindi, mi merito le scuse solo se c'è il Natale di mezzo?"
Lei sorride senza rispondermi. Dopo qualche secondo è lei stessa a parlare.
" E tu? Come ti vanno le cose?"
" Bene. Stiamo completando il nostro album e sono eccitato alla sola idea di tornare sul palco."
" Sei sempre il solito."- si lascia sfuggire scuotendo la testa.
" Come vedi nemmeno io sono cambiato. O meglio su questo punto di vista no..su altri sì."
" Vorresti dirmi che sei diventato più serio?"- mi chiede lei fingendosi sorpresa. Sorriso e rispondo: " l'età più avanza e più mi fa ragionare."

" Tu serio? Ma non farmi ridere."
" Ma è vero! Sto diventando un bravo ragazzo."- esclamo sorridendo. Adoro vederla ridere, anche se si tratta di me.
" Okay va bene."
Resto a fissarla incantato mentre continua a ridere. Lei se ne accorge e alzando un sopracciglio chiede: " che c'è Leto?"
" Niente."- rispondo ridestandomi dal sogno. Restiamo ancora lì a scambiarci sorrisi e qualche battuta e l'aria diventa sempre più serena e io non riesco a crederci di essere arrivato a questo.
Ho deciso: devo andarci con calma e non devo rovinare tutto. Sasha dovrà provare di nuovo qualcosa per me.
Quando usciamo dal ristorante lei si ferma e dice: " ehm..grazie per il pranzo."
" Figurati."
Torna l'imbarazzo sul suo volto mentre dice: " bene io adesso vado. Ci..ci si vede."
" D'accordo.."
" Allora ciao."
" Ciao."
La guardo andare via e quando la vedo scomparire respiro l'aria circostante sentendomi improvvisamente leggero.
Ad un tratto qualcosa a terra attira la mia attenzione. Mi avvicino e raccolgo il foglietto.
Sono annotate delle informazioni che possono appartenere solo a Sasha. Okay, non ci credo a queste cose. Sanno tanto di film.
Ma sembra che il destino è dalla mia parte, e non sono così stupido da rifiutare il suo aiuto. Nel pomeriggio inoltrato la cercherò per restituirglielo.


Solo le sei del pomeriggio e l'unico posto in cui posso trovare Sasha è la libreria di suo padre. Sono terrorizzato. Richard è come Sasha ed è molto protettivo nei suoi confronti. Se potesse mi spezzerebbe tutte le ossa che posseggo. Credo che a frenarlo sia il dolore che provocherebbe a mia madre. Mamma è molto amica con i genitori di Sasha e la cosa non so fino a che punto possa essere bella includendo Richard.
" Da quando sei un pappamolle Jared?"- sussurro guardando in lontananza il negozio. Decido di entrare anche se il mio cuore sta per uscire dalla gabbia toracica. Allungo la mano e apro la porta. Sasha è al bancone con due clienti e quindi penso che Richard non ci sia.
Mentre sto per fare un passo avanti qualcuno mi sbarra la strada. Sarebbe stato troppo facile!
Mi ritrovo a faccia a faccia con Richard e la sua faccia non promette nulla di buono. Quell'uomo mi incute timore.

" Il mio piede segna il confine. La tua zona è Chinatown qui invece è Hollywood. Tu non sei il benvenuto ad Hollywood."- afferma deciso. Prima che possa dire qualcosa Sasha si avvicina a noi ed esclama: " papà!"
Il suo tono di rimprovero fa addolcire i lineamenti di Richard che continua però a fissarmi.
" Su vai dai clienti."
" Se ti da fastidio chiamami."
" Su vai."
Mentre suo padre torna al bancone lei alza gli occhi al cielo.

" Scusalo a volte non riesce a trattenersi."- mi rassicura.
" Non fa niente. Non ha tutti i torti dopotutto."- le dico sorridendo. Lei annuisce e poco dopo mi chiede: " hai da dirmi qualcosa?"
Le porgo il biglietto e dico: " quando sei andata via ti è caduto questo."
I suoi occhi iniziano a brillare mentre prende il biglietto dalle mie mani e lo guarda quasi fosse una reliquia.
" L'avevo cercato dappertutto! Grazie!"
" Di nulla. Ehm.."
Non so cosa dire, ma sento la necessità di stare ancora un altro pò in sua compagnia.
" C'è dell'altro?"- mi chiede.
" Solo ehm.."
" Vuoi parlare?"

" Ti va di fare due passi?"- le chiedo tutto d'un fiato.
E' sorpresa e per qualche secondo non parla. Poi si volta verso suo padre che nonostante stia parlando con i due clienti guarda noi.
" Okay. Dammi solo due minuti."
" D'accordo."
Mentre lei si allontana sento qualcosa nel mio stomaco fare un balzo. Sono troppo fortunato oggi.




IL RITORNO DI VALS:

Ciao ragazze..!!! Come vedete ho cercato di postare più velocemente visto che la scuola incombe e dalla prossima settimana avrò mooooolto da fare. Visto? A quanto pare le cose gradualmente stanno prendendo una piega diversa, più serena sembra. Vedremo se riusciranno ad andare avanti così xD. Comunque non sottovalutate nemmeno Richard eheheheheheh * me crudele*
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento..fatemelo sapere se vi va..io sono qua xD
Alla prossima
Vals

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Capitolo 9
*** Next to me ***


Ho le mani gelate, sto tremando di freddo e non ho fame. Ora due sono le cose: o sto per prendermi una bella febbre o è l'effetto da " adolescente alla prese con la sua prima cotta" che mi sta facendo Jared. Trovo difficile pensare che sia la febbre visto che in vita mia l'ho avuta solo a dieci anni. Quindi devo dedurre che la risposta esatta sia la seconda opzione e io non so se darmi della stupida o della deficiente.
Continuo a stare al suo passo silenziosa mentre ogni tanto gli lancio qualche occhiata cercando di non catturare la sua attenzione. Ma proprio nel momento in cui penso di essere passata inosservata i suoi occhi di ghiaccio mi bloccano, come se mi avesse scoperto con le mani nel sacco e io arrossisco. Possibile che questo giorno non abbia voglia di finire? È assurdo pensare al fatto che abbia passato la maggior parte della giornata con lui, e ciò che mi preoccupa è che non lo sto odiando. Piuttosto mi appare come un vecchio amico che non vedevo da tanto tempo, la cui compagnia mi sta rallegrando, senza contare i batticuori ad ogni sua parola. Ma sono ancora Sasha Preverett? Ora ho i miei dubbi.
" Qualcosa non va?"- mi chiede gentile mentre mi sorride. Scuoto la testa stringendo la sciarpa al collo.
" Sto bene. Ho solo un pò di freddo."
Continua a guardarmi mentre io cerco di non farlo. Perché è così difficile?
" Perchè stai cercando di evitare il mio sguardo?"
Perché sei così sfacciato?
Obbligatoriamente lo guardo negli occhi irritata.
" Cosa dici? Io ti sto guardando!"- esclamo seccata.
" Lo stai facendo solo ora che te l'ho fatto notare."- continua con il suo sorriso sghembo.
" Sei irritante Leto."
Jared ride mentre io mi allontano un pò da lui leggermente infastidita.
" Posso sempre tornare da mio padre."- butto lì come fosse niente e a braccia conserte. A quelle parole si blocca e cambia immediatamente espressione.
" Okay, scusami. Irritarti era l'ultima cosa che volevo fare."
" Bene!"-esclamo avvicinandomi di nuovo a lui. Restiamo in silenzio e io ne approfitto per pensare a quella reazione. Sembra davvero che gli dispiacesse il fatto che potessi andare via. Devo crederci?
" Hai avuto notizie di Chuck?"- mi chiede cambiando argomento.
" No. L'ho chiamato, ma non risponde."
" Evidentemente avrà avuto qualche distrazione."
Mi guarda malizioso e io alzo gli occhi al cielo.
" Immagino. Voi uomini pensate solo a quel tipo di distrazione."- sottolineo senza guardarlo.
Lui sorride, ma io no. Sono davvero preoccupata di Chuck e il fatto che Jared mi abbia ricordato di lui mi fa restare seria. Improvvisamente la sua mano afferra la mia. È calda, più grande rispetto alla mia, e ciò mi fa sentire ad un tratto tranquilla, ma allo stesso tempo sono piacevolmente sorpresa. Il mio cuore ha perso un battito, ma riesco a simulare indifferenza mentre sposto i miei occhi dalle nostre mani al suo volto che mostra tutta l'affettuosità che non ho mai visto in tutto il tempo che siamo stati insieme. O forse noto questo dettaglio perché è da tanto tempo che non ho a che fare con lui.
" Devi stare tranquilla. Non gli è successo niente."
Annuisco un pò incerta. Ma vedendo il suo sorriso istintivamente sorrido anche io. Per una persona normale è difficile non sciogliersi come la neve al sole vedendo quegli occhi e quel viso così belli. E cercare di mantenere uno sguardo serio e impassibile è l'ultima cosa che in questo momento riuscirebbe a fare persino Sasha Preverett.
" Sono sicuro che domani lo troverai in ufficio a parlare con qualche suo collega della distrazione non nascondendo nessun particolare."- il suo tono è così dolce che quasi resto senza parole, ma fortunatamente ancora non mi rincretinisco del tutto.
" Io domani lo ammazzo!"- esclamo arrabbiata.
" Ah già! Dimenticavo te e i tuoi modi di fare eleganti quanto quelli di un camionista.."- dice lui tranquillamente. Ci guardiamo ed entrambi scoppiamo a ridere.
Sasha oggi stai ridendo troppo con questo tizio: ti prego non farlo più!
Ridendo e scherzando arriviamo al parco dove troviamo un gruppetto di ragazzini che giocano a calcio. Dopo essermi distratta guardandogli, decido di spezzare il silenzio che si è creato.
" Ancora non so niente di te. Cosa fai quando non sei immerso nel lavoro?"
" Non faccio nulla di particolare. Ciondolo per casa come un cadavere, specialmente quando non voglio fare nulla e quando ne ho voglia partecipo a qualche festa, ma solo se mi interessa o ci va qualche amico."- si ferma un attimo e mi guarda. Sorride malizioso mentre chiede: " oppure volevi sapere se me la facevo con mezza Los Angeles?"
Ma possibile che deve ricondurre tutto al sesso?
Scuoto la testa e dico: " non mi interessa sapere con chi te la fai."
Prima che possa dire qualcosa viene colpito quasi in pieno volto dal palla dei ragazzi che immediatamente si allarmano e guardano nella nostra direzione. Un ragazzo minuto e di colore è il primo ad avvicinarsi a Jared sfidando la sorte. Deglutisce e si scusa dicendo: " ci scusi signore. Non volevamo colpirla."
Jared prende la palla e fissa il ragazzino raggiunto quasi subito da un suo amico in attesa del verdetto. Vorrei scoppiare a ridere per la faccia contrariata di Jared, ma sto cercando in tutti i modi di contenermi, anche per educazione. Credo che la sua rabbia non sia dovuta tanto al colpo quanto al fatto che sia stato chiamato " signore". È l'aggettivo che lo fa sentire vecchio e lui odia sentirsi un vecchio. Continuo ad osservare Jared che improvvisamente cambia la sua espressione mostrando un piccolo sorriso e porgendo la palla al ragazzino dice: " per questa volta siete perdonati. Ma alla prossima ve lo buco. Okay?"
Nonostante la calma e la serenità della sua voce, i ragazzi capiscono che è meglio scappare e così fanno dopo aver salutato garbatamente. A quel punto non riesco più a trattenermi e finalmente do libero sfogo alla mia risata. Lui mi guarda con un'espressione fra l'irritato e il sorpreso.
" Scusa..io..non.."- ma non riesco a terminare la frase per via delle risate. Cerco di calmarmi sotto il suo sguardo quasi offeso e quando torno seria lui dice: " hai finito?"
" Adesso sì. È stato divertente ridere di te."- rispondo soddisfatta. In quel momento lo squillo del mio cellulare interrompe quella piccola scenetta. Il nome di LaToya lampeggia sul display.
" Pronto?"
" Dove ti sei cacciata?"
" Arrivo."- rispondo secca. In quel momento Jared inizia a canticchiare. Lo guardo, ma lui si limita a sorridere mentre si avvicina un pò di più.
" Con chi sei?"
Possibile che mia sorella deve essere così impicciona? È tutta suo padre. Immagino che dovrò aspettarmi il terzo grado dal boss quando torno a casa.
" Ho detto che sto arrivando."- taglio corto, bloccando ogni altro tentativo di LaToya di fare domande inopportune. Chiudo la chiamata, ma proprio nel momento in cui sto per mettere il telefonino in tasca Jared provvede a rubarmelo e si allontana. Sbigottita e allarmata mi avvicino esclamando: " che stai facendo?"
Lui mi impedisce di vedere le sue manovre e inutilmente cerco di riprenderlo. Ad un tratto si gira verso di me e dice: " noto che non hai più il mio numero."
La sua affermazione è seguita da uno sguardo fulminante che quasi mi intimorisce. Ma questo non mi impedisce di guardarlo arrabbiata e avvicinandomi di più chiedo: " come ti permetti?"
" Di prendere il tuo telefono? Oh fammi pensare..."- si finge pensieroso e dopo due secondi torna a guardami serio.- " forse perchè a volte le azioni non hanno un significato specifico. Spesso si fanno perché dettate dall'istinto. Ed è quello che ho fatto io adesso."
Non so cosa rispondergli. È già tanto se riesco a fare qualche movimento senza andare in fiamme.
" Ridammelo."- ripeto minacciosa.
" Aspetta un secondo."
Si gira e traffica di nuovo con quel dannato aggeggio.
" Che cazzo stai facendo, Leto?"- gli chiedo cercando di capirlo dalla sua spalla.
Mi porge di nuovo il telefonino soddisfatto e dice: " ho provveduto a registrare di nuovo il mio numero."
Prendo il telefonino e guardo scioccata la rubrica.
" L'hai aggiunto addirittura alla lista dei preferiti!"- esclamo scioccata mentre lui continua a sorridere.
" Sai che non ti chiamerò, nè tanto meno ti manderò un messaggio, vero?"
" Io dico che non devi essere sicura di niente. Le cose possono sempre cambiare."
" Smettila con questi pseudo aforismi e frasi ad effetto."
Lui ride e dice: " bene Preverett, le nostre strade a quanto pare devono dividersi. Ci si vede."
" Non è detto."- sbotto, cercando di ostacolare la sicurezza di quelle parole.
" Io dico di sì."
Sorride e dopo avermi fatto l'occhiolino va via lasciandomi sola.
Non sopporto il fatto che sia così deciso.


Fortunatamente al mio ritorno a casa non c'è stata nessuna domanda impertinente nè da parte di mio padre nè da parte di LaToya, ma non nascondo il fatto che ci siano state da parte loro delle occhiate curiose. Quelle di mio padre erano più somiglianti a fulmini. Ed è in questi casi che vorrei sparire e ritrovarmi nel mio appartamento a New York a cui non devo dare spiegazione a nessuno delle mie azioni, soprattutto quando sono io stessa a non averne. Quando sono qui a Los Angeles è come se fossi osservata fino alla nausea. Beh più che logico se si tratta di mio padre.
E proprio quando penso di essermi salvata, ecco che arriva LaToya in camera mia, si siede sul letto e dai suoi movimenti capisco che non ha nessuna intenzione di lasciarmi sola. La cosa che mi consola è che almeno non è papà!
" Insomma?"- mi chiede giocherellando con il cuscino. Infilo la maglia del pigiama e lego i capelli mentre la guardo.
" Insomma cosa?"
La Toya alza gli occhi al cielo e chiede: " con chi eri?"
" Con nessuno."- rispondo frettolosamente mettendo nel cassetto la pistola. La sento sbuffare divertita e quando la guardo vedo che scuote la testa con l'aria di una che la sa più lunga di me.
" Sasha è inutile che mi nascondi le cose. Ho sentito una voce maschile al telefono quindi non puoi essere stata sola in giro per Los Angeles."
Voglio strozzarla.
" Era un passante."- le dico con noncuranza nonostante la mia voce appaia incerta.
" Sasha?"
" Sei seccante LaToya. Davvero!"- esclamo arrabbiata stringendo i pugni.
" Ho diritto di sapere che combini quando io non ci sono!"
Mi invita a sedermi vicino a lei e dopo qualche istante di esitazione la raggiungo. Sospiro e dico: " ero con Jared."
Le spalanca gli occhi e fissandomi come se stesse vedendo un fantasma dice: " quel Jared?"
" LaToya smettila di fare la commedia. Ne conosci altri che si chiamano Jared a parte il tuo migliore amico?"- le dico irritata. Ho sempre odiato questi atteggiamenti idioti, da tipiche ragazze senza cervello che starnazzano appena sentono una notizia improvvisa.
" E lui è..insomma..è ancora vivo?"
" Sì."
Spalanca ancora di più gli occhi e dice: "ma.."- blocca l'euforismo che odio riprendendo a parlare con un tono normale.- "mi dici che ci facevi con il tuo ex in giro e come lui si sia salvato dopo essere stato al tuo fianco?"
" Ti giuro che non lo so nemmeno io."
Le racconto tutto, anche perché sarebbe inutile non farlo visto che con qualcuno dovrò pure sfogarmi. E siccome conosco mia sorella e la sua indole da impicciona parlare con lei mi porta a sentirmi più leggera.
" Sasha non è che ci stai ricascando?"- mi chiede seria dopo aver ascoltato tutto quello che avevo da dire. La guardo, anch'io seria, e dico: " credo di non esserne mai uscita.."


Con passo deciso entro in centrale. Sono arrabbiata e c'è solo una persona che può aver causato questo e si trova nel suo ufficio seduto tranquillamente a parlare con il piccoletto perennemente imbarazzato. Qualcuno mi saluta e io rispondo con educazione, mantenendo sempre la mia espressione dura. Con forza esagerata apro la porta facendo sussultare i presenti che mi guardano scioccati, ma a me poco importa. Mi avvicino alla scrivania e sposto tutta la mia attenzione su Chuck e puntandogli un dito contro lo minaccio.
"Dammi almeno cinquanta buoni motivi per non ammazzarti."
" Ehm io..vado..vado via."- balbetta il piccoletto scomparendo dalla circolazione. Chuck non ha vie di scampo e alzando le mani dice: " scusami, scusami,scusami. Ho avuto un contrattempo: mia madre si è presentata a casa facendomi una sorpresa e non ho potuto liberarmi di lei. E non ho fatto in tempo ad avvisarti."
Sbatto le mani sul tavolo e mi siedo.
" Ma ti pare normale il tuo comportamento?"
" Hai tutte le ragioni del mondo Sasha per ammazzarmi."
" Io non ti ammazzo. Ti polverizzo!"- urlo.- " hai uno straccio di idea di come sia stata in ansia per te che non rispondevi a quel fottuto cellulare? Eh? Avevo pensato al peggio!"
" Ti prego calmati! Come vedi sono qui, vivo e vegeto."- conclude sorridendo. Lo fisso e cerco di contare fino a dieci per evitare davvero di ammazzarlo e per calmarmi. Passiamo i seguenti minuti in silenzio. Poi Chuck si alza e avvicinandosi alla sedia dove sono seduta mi posa una mano sulla spalla e dice: " Ecco così va meglio. Lo so, sono imperdonabile, ma tu non conosci mia madre. È un'arpia, nel vero senso della parola."
Continuo a non parlare finendo la mia conta mentalmente.
" E dai Sasha!"
" Chuck, non sfidare la morte."- sbotto minacciosa. Lui si allontana e con aria sconfitta torna a sedersi sulla poltrona di fronte a me.
" La prossima volta ti ammazzo per davvero."- dico dopo essermi calmata del tutto. Lui sorride e annuisce dicendo: " ti autorizzo a farlo."
Annuisco sorridendo e poi schiarisco la voce per cambiare argomento.
" Se io ti dicessi che l'uomo misterioso è Hiroaki Kurosawa, tu cosa mi risponderesti?"- chiedo schietta con gli occhi puntati su un Chuck completamente sconvolto. Un lampo di luce attraversa i suoi occhi mentre si alza dalla poltrona.
" Lo sapevo!"- esclama battendo la mano sul tavolo.- " sapevo che c'era qualcosa di più sotto."
" Bisogna preoccuparsi, vero?"
Mi guarda pensieroso e da quell'espressione io capisco che non bisognerà prendere tutto alla leggera.
" Non so risponderti Sasha. Quando c'è Hiroaki Kurosawa di mezzo si sa che è impossibile dire con precisione cosa possa succedere. Dobbiamo studiare con precisione la situazione e non omettere nessun dettaglio. Anche il più superfluo sarà importante. Tappetto, come lo chiami tu, è un pazzo anche se sembra un uomo distinto."
Annuisco seria e aggiungo: " come agiremo?"
" Per il momento è presto dirlo con precisione. Oltre a te avevo spedito in esplorazione Robert e Jane. Dopo le loro scoperte potremo metterci al lavoro."
" Va bene capo."
" Mi dispiace che tu sia coinvolta. So che Tappetto ti spaventa molto di più di quello che vuoi farmi credere. E non scalpitare perché è così."
Blocco la mia protesta e sbuffo sonoramente. È vero quel tizio mi intimorisce, ma è il mio lavoro, quindi non posso permettermi di mostrare così tanto i miei sentimenti. Devo lavorarci sopra su questa cosa.
" Touchè.."- sospiro alzando le mani. Lui sorride e prendendo la mia mano nella sua dice: " tranquilla, le cose andranno bene, perché siamo la squadra che spacca il culo a tutti. Ora io ti consiglio di scendere giù nella palestra e sfogare la tua tensione con un bel tiro al bersaglio come solo tu sai fare."
" Mi hai dato una bella idea."
Esco dal suo ufficio e mi avvio verso la palestra dove i "nostri" si allenano sia psicologicamente che fisicamente. Io preferisco prendere una pistola e colpire a più non posso la sagoma che si presenta di fronte a me. Saluto qualche collega, prendo le cuffie e sistemo gli occhiali. Scelgo la pistola e fissando la sagoma inizio a sparare centrando in maniera impeccabile il bersaglio. Ad un tratto sento qualcuno dietro le mie spalle e sobbalzo per la paura.
Una paura invano visto il soggetto.
" Ma che cazzo! Jared così mi fai venire l'infarto!"- esclamo arrabbiata quando il mio cuore decide di nuovo di funzionare con regolarità. Un momento..Jared Leto? Possibile che questo tizio deve essere presente in tutti i miei vari spostamenti? Così non mi concentro come si deve, dannazione!
" Anche io sono felice di vederti."
Accenna un sorriso mentre le sue mani sono ben nascoste nelle tasche dei pantaloni e si avvicina alla colonna da cui si guarda intorno incuriosito.
" Carino questo posto."- commenta posando la sua attenzione sulle pistole.
" Come mai da queste parti?"- gli chiedo riprendendo la mira, senza però sparare.
" Ero da queste parti e ho pensato di venire a salutare Chuck."
Lo fisso e inizio a sorridere.
" Che c'è non mi credi?"
" E allora perché sei qui con me ora?"
" Okay, la verità è che volevo vederti."
" E come mai questa scelta?"
" Perché devi sempre fare domande Preverett?"- mi chiede esasperato. Scrollo le spalle e riprendo il mio allenamento, ma prima di sparare noto Jared con una pistola in mano. Allarmata metto da parte la mia e avvicinandomi a lui esclamo: " che stai facendo?"
"Voglio provare anche io."
"Fermo fermo fermo! Potresti uccidere tutti tranne il tuo bersaglio per come la stai usando. Prima di tutto metti le cuffie perché potresti avere dei problemi alle orecchie dopo lo sparo."
Gli infilo le cuffie che appartengono a Chuck e gli occhiali. È divertente vederlo nei panni di pseudo poliziotto. Vado dietro di lui e inizio a sistemare la sua posizione, toccando le sue spalle e il suo busto. Okay, credo di aver perso per dieci secondi i lumi della ragione. Forza Sasha resisti!
"Adesso prendi la mira..così..ecco. Ora spara."- sussurro al suo orecchio con tono autoritario. Lui spara due colpi e riesce a fare centro. Lo vedo sorridere trionfante. A quel punto si gira verso di me e la distanza fra di noi ad un tratto diventa estremamente piccola. Si toglie gli occhiali e la stessa cosa faccio io.
"E' davvero eccitante il tuo lavoro."- sussurra riducendo ulteriormente la distanza da me. Non so cosa fare: una parte di me vorrebbe baciarlo, togliergli il fiato e bearmi di nuovo di quelle labbra e dei suoi tocchi; l'altra parte, invece vorrebbe scappare e lasciare le cose in sospeso, perché ha paura.
Ed è la paura di una ragazza dal cuore spezzato a vincere. Sorrido e mi allontano.
"Lo so. È per questo che mi piace farlo."
Jared si avvicina e imita i miei movimenti, mettendo al suo posto la pistola.
" Per essere la prima volta sei andato anche bene."- continuo senza guardarlo. Non ci riesco. In quel momento nella stanza entrano due ragazze, giusto le uniche due di tutto il corpo poliziesco che non sopporto. Ci osservano con aria sorpresa e le mie budella iniziano ad attorcigliarsi per via del nervosismo che uscita la loro presenza. Jared capisce immediatamente il mio cambiamento d'espressione e avvicinandosi di più sussurra: " scommetto che se ora ti baciassi quelle due morirebbero di invidia."
Lo guardo scioccata.
" Certo che sei incredibile."
" L'ho capito che non le sopporti, sai? E loro non sopportano te, soprattutto la biondina che continua a fissarmi."
Continua ad avvicinarsi incurante sia della mia ebollizione interna e della presenza delle due che hanno occupato i nostri posti.
" Jared smettila."
Lo fulmino con gli occhi e lui decide finalmente di lasciarmi respirare. La sua vicinanza sta sconvolgendo il mio cervello e la cosa non mi piace.
" Qui ci sono occhi e orecchie indiscrete andiamo via."- gli dico prendendolo bruscamente per un braccio. Che volete farci, come dice Jared ho i modi di fare di un camionista. Salutiamo Chuck e usciamo fuori. Non ho mai amato l'aria come in questo momento.
"Allora come utilizzeresti tu un pomeriggio infruttuoso come questo?"- chiede allegramente sfregandosi le mani.
"A casa, sul divano con un bel libro e una tazza di the bollente?"- rispondo senza mostrare emozioni.
"Sbagliato!"
Lo guardo confusa mentre lo vedo avvicinarsi ad una moto che conosco fin troppo bene e che di sicuro non appartiene a lui, ma a Shannon.
"Che vuol dire?"- chiedo indicando la moto. Jared per tutta risposta mi sorride.
"Shannon mi ha lasciato la sua moto. Quindi andremo a farci un giro."
Come al solito mostra un tono autorevole e che non ammette repliche.
"Leto, stai correndo troppo."
"E non sai cosa ti aspetta sulla moto."- conclude spingendomi verso la moto. Mi chiedo solo perché deve succedermi questo.

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Capitolo 10
*** Love matters ***


Hola bellezze :)!!
Per questo capitolo mi sono ispirata ad un'altra canzone di Beyoncé ( ancora? Sì ancora non me stufo xD), o meglio ad ispirarmi è stata la versione instrumental che io vi consiglio di ascoltare xD
http://www.youtube.com/watch?v=W6uA99bDy94


Jared

Il tocco di Sasha è leggero mentre si appoggia a me per sistemarsi sulla moto che è in attesa di essere risvegliata per seguire il ritmo che le darò una volta che saremo pronti per partire. Il brivido si dirama per tutta la schiena e per uno come me, che è debole ad ogni tocco femminile, è piuttosto difficile mantenere la concentrazione. È da giorni che cerco di resistere a quella dannata tentazione di baciarla o di sfiorare i suoi capelli o avvicinarmi di più solo per risentire il profumo della sua pelle. Ultimamente non riesco a capire i miei sentimenti: a volte credo di avere in mano l'intera situazione e a volte mi perdo già al primo pensiero. Vorrei davvero capirmi, ma l'unica cosa che so di sicuro è che quando sono con Sasha sento aumentare la voglia di ricostruire con lei quello che ho distrutto. Come si dice, solo quando si perde una cosa si capisce il suo reale valore. Non so perché non l'ho capito prima. Probabilmente non volevo capirlo.
" Sei pronta?"- le chiedo allacciandomi il casco.
" Sì."- risponde incerta. Girandomi noto la sua espressione confusa. La sua reazione mi piace, perché in quegli occhi riconosco la vera Sasha, quella molto lontana dalla maschera che la nasconde da me e da chi può farle del male.
" Hai paura per caso?"
" Diciamo che avrei preferito Shannon al tuo posto."
" Pensi che io non sia capace di guidare una Ducati?"
" Non ho detto questo, solo che tuo fratello mi da più sicurezza. Tu non sei mai stato bravo."
La sua schiettezza ha sempre suscitato in me sentimenti fra l'irritato e il divertito. Non ho mai sopportato che qualcuno potesse mettere in dubbio le mie capacità eppure con lei non riesco ad arrabbiarmi. Non ci sono mai riuscito e non credo che possa iniziarlo a fare ora. Mi piace il suo modo di fare e il suo umorismo e difficilmente potrei mandarla a quel paese come faccio con le altre. Le mie labbra, a quel punto, si curvano in un sorriso.
" Grazie. Sei sempre molto gentile."
" Figurati."- risponde facendomi la linguaccia.
" Beh sei sempre in tempo per tirarti indietro."
Lei mi lancia uno sguardo infuocato e dice: " non mi sono mai tirata indietro, Leto. E non penso di farlo con te."
La sua voce ferma e sicura per un attimo mi disarma, ma riesco a celare tutto in uno di quei sorrisi che lei detesta.
" Vuoi partire per favore?"- chiede acida. Soddisfatto della sua reazione, accendo il motore ed esclamo: " tieniti forte Preverett!"
Mi basta poco per sentire i sensi amplificarsi appena la Ducati parte. Sento le vene riempirsi di adrenalina mentre sfreccio a grande velocità. Le strade così iniziano a scorrere intorno a noi come fossero macchie colorate e proprio in uno di quei momenti che tu non ti aspetti, la ragazza che vorresti di nuovo al tuo fianco, ti stringe con decisione. E a quel punto l'adrenalina aumenta pericolosamente, il tuo cuore perde un battito e il corpo, così come il cervello, si affidano a quel tocco e a quella piacevole sensazione che le sue mani hanno provocato. È difficile spiegare la leggerezza che sto provando.
Jared devi stare concentrato se non vuoi rischiare di morire proprio ora.
Sento che quello che sto facendo mi porterà a qualcosa di buono e se non fosse così almeno posso dire di averci provato.


Di tutti i posti che mi piacciono frequentare, Venice Beach è quello che di sicuro occupa il primo posto quando ho bisogno di staccare con tutto e tutti. È il punto di raccolta per i miei pensieri e per me stessa. Uno dei tanti motivi che mi spingono a venire qui è il voler dimenticare le fatiche psicologiche del mio lavoro. E poi ho sempre adorato la vista del mare da questa zona. Credo che sia la medicina adatta al mio turbamento.
I ragazzi in giro e le risate che sento ad ogni passo che faccio, sollevano gradualmente l'umore che ultimamente è precipitato a terra. Respiro affondo e mi unisco alla mischia diventando un piccolo puntino in mezzo a quella gente. Copro i miei occhi con gli occhiali da sole e infilo le cuffie nelle orecchie isolandomi del tutto da quei rumori con la musica.
Cammino piano, beandomi delle sensazioni che quel sole fortissimo provoca sulla mia pelle, quel poco che è scoperta dalla canotta bianca. Sono talmente immersa nei miei pensieri che non mi rendo conto di scontrarmi con qualcuno.
" Oh mi scu.."- ma le parole si bloccano in gola quando i miei occhi incontrano quelli di un angelo. Lui resta a guardarmi senza parlare, preso a scrutarmi incuriosito.
" Scusami tu."
La sua voce è qualcosa di indescrivibile, anche se ha detto due sole parole. Roca, sensuale e con una nota di allegria.
Sto sognando?

Sasha

Non posso crederci..anzi non voglio crederci. Sono a Venice Beach, l'ultimo posto dove sarei venuta. Un tempo invece sarebbe stato il primo che avrei rivisto appena i miei piedi avessero toccato di nuovo la terra degli angeli. È indescrivibile la mia faccia e i miei movimenti sono così indecisi che a breve diventeranno goffi.
Cosa c'è?”
Continuo a guardarmi intorno sentendo una leggera nausea senza dare peso a quella domanda. Ogni mio arto finisce per bloccarsi e pur volendo non riuscirei a fare nessun movimento. I miei occhi si posano su Jared e con immenso sforzo muovo la bocca.
Perché mi hai portata qui?"- il suono della voce è leggermente spezzato.
Jared si avvicina a me e sembra confuso. Probabilmente è confuso di vedere questo mio atteggiamento. Forse pensava che mi sarebbe piaciuto venire con lui qui e che mi sarei addolcita. E io apprezzo davvero questo, ma non riesco a mostrarglielo, perché una parte di me non vuole farlo.
Sì è ricordato di noi.
Mi è venuto spontaneo. Forse non dovevo.”- aggiunge con un tono meno allegro. Mi guarda un pò dispiaciuto mentre io inizio a provare rabbia mista alla nostalgia. Questa volta però è proprio la nostalgia a prevalere e i ricordi legati a quel posto si presentano tutti nella mia mente.
Quando una cosa finisce non sempre la si riesce a dimenticare per quanto possa fare male. C'è sempre un piccolo pezzo di te che non rimuoverà mai nessun piccolo gesto, nessuna emozione e nessuna scena di quella che è stata la cosa migliore che hai potuto avere. E basta poco per vedere tutto questo in piccoli flash, gli stessi che vorresti che ritornassero dal passato per farti sentire di nuovo felice come lo eri in quei momenti.

I wanted you bad, I'm so through with it
Cuz honestly you turned out to be the best thing I never had..

Di questo passo finirò per sfatare io stessa il mito che ho creato intorno a me. Chissà cosa penserebbero i miei colleghi e coloro che mi conoscono come Sasha la Super Stronza se leggessero in questo momento la mia mente e sentissero quello che provo dentro..
Di sicuro perderei molti punti. Credo che qualcosa in me stia cambiando, anche se sto cercando con tutta me stessa di reprimere ciò che sta cercando di uscir fuori, e non so fino a che punto sarò in grado di farlo.
" Scusami. Come al solito faccio cazzate. Andiamo da qualche altra parte."- dice deciso. Frettolosamente riprende i caschi, ma io lo blocco. Mi fissa sorpreso e per un secondo provo l'istinto di baciarlo.
Rimuovo quel piccolo pensiero e dico: “ no, tranquillo. Possiamo restare."
Mi sforzo di sorridere per rendere più sicura la mia scelta, ma lui poco convinto chiede: " sei sicura?"
" Sì, Jared. Sono sicura."- rispondo con più decisione. A quel punto lui rimette al loro posto i caschi e dice: " bene..ehm..allora che ne dici di.."
" Fare una passeggiata?"- concludo andando in suo aiuto.
" Già.."- risponde sorridendo.-" sempre che tu voglia."
" Si può fare."
Mi avvicino sorridendo e aspetto che sia lui a fare il primo passo. Jared allora annuisce e così iniziamo a muoverci insieme fra quei ricordi. Ad un tratto mentre camminiamo scoppio a ridere ricordandomi quella volta in cui Jared cadde rovinosamente a terra per evitare di essere colpito da un gavettone vagante.
" Che ti prende?"- mi chiede sorpreso. Io per tutta risposta continuo a ridere. A quel punto inizia a ridere anche lui e dice: " ti sei ricordata anche tu della mia caduta di stile."
" Sì."
" Dio che figura!"- esclama scuotendo la testa.- " pensavo di averla rimossa del tutto, ma per colpa tua la scena mi è tornata in modo completo nella mente."
" Per fortuna o per sfortuna questo posto è pieno di ricordi per me, quindi non posso fare a meno di rivederli come flash. Diciamo che fra tutti quelli legati a questo posto, le tue cadute e le due battute idiote sono quelle che preferisco ricordare di più."
" E gli altri?"- mi chiede fulminandomi con gli occhi. La sua espressione è dolce, troppo dolce per i miei gusti poco smielati. Non rispondo lasciandogli carta libera.
" Per esempio... il nostro prima bacio qui in questo punto."- dice allontanandosi da me per avvicinarsi ad una palma.- " oppure la mia dichiarazione d'amore al bar da Nick."
" Sasha Preverett, sono un uomo finito senza di te e la tua acidità. Sei disposta ad unirti a me lungo un sentiero che non so dove possa portare? Non temere qualcosa ci inventeremo lungo il tragitto. L'importante è che tu stia con me..perché ti amo."
" Esattamente. Vedo che non hai dimenticato nemmeno una virgola. Piuttosto strana come dichiarazione d'amore, non ti pare?"
" Beh effettivamente non ho mai incontrano nessuno prima di te che mi abbia detto di amarmi in quel modo. Piuttosto originale."
Lui sorridendo torna di nuovo da me e infila le mani nelle tasche e non smette di fissarmi.
" Lo sai, non mi è mai piaciuto fare le stesse cose degli altri."
" Certo. Meglio utilizzare i metodi stile Leto."
" Esatto. Quelli fanno sempre colpo."
" Certo..in fronte però."
Lui sorride scuotendo la testa.
" Preverett, mia dolce Preverett. Riesci a rovinare sempre tutto."
Si avvicina di più e proprio nel momento in cui il mio cuore prende a velocizzare i battiti il suo cellulare squilla. Jared estrae il blackberry dalla tasca della giacca, ma sembra non volergli dare retta. Non riesco a capire cosa gli passi per la testa, so solo che la sua vicinanza sta peggiorando il mio stato mentale.
Perché non rispondi?”- gli chiedo cercando di smorzare l'aria.
Non è importante.”
Prima che possa rimettere al suo posto il blackberry riesco a prenderlo e fisso il display e il nome.
Mmh..Kate..interessante.”- sbotto alzando un sopracciglio. Subito dopo restituisco il cellulare al padrone. Un moto di gelosia si insinua nel mio stomaco.
Non è come pensi.”- dice lui infilandoselo in tasca.
Stai cercando di giustificarti?”
Lui sorride e io sprofondo completamente nei suoi occhi.
Certo che no. Era una semplice risposta alla faccia di una che invece stava pensando molto..e in grande.”
Sorrido anche io sentendomi colpita e affondata.
Effettivamente stavo pensando a quale numero corrispondesse questa Kate. La millesima?”
Kate è una mia collaboratrice, ma siccome oggi non ho voglia di lavorare, non voglio ascoltare nulla al riguardo.”
Sasha, pessima figura.
La mia attenzione è da tutt'altra parte al momento.”- aggiunge avvicinandosi più del dovuto. Vorrei morire, anzi forse sono ad un passo dall'aldilà.
Leto, che vuoi fare?"
Secondo te?"- mi chiede in un sussurro.
Ah non lo so! Non so cosa ti può passare in quella bella testolina. Tu ricorda che puoi morire da un momento all'altro. Il resto sta a te.”- rispondo con decisione aspettando la sua mossa finale.
Jared si allontana e prendendomi per un braccio dice: " su andiamo. Abbiamo ancora un pò di strada da fare."
Io non lo capisco. Sembrava che stesse per succedere quello che più temevo e volevo allo stesso tempo e lui ha cambiato completamente modo di fare. L'ho sempre detto che i Leto sono le persone più strane che possano esserci sulla Terra.

" Sei una lumaca!"
" Stai pregando la tua morte, Preverett!"
" Avanti prova a prendermi!"

" Sei davvero insensibile!"
" Io non sono insensibile. Sei tu che stai diventando troppo romantico."
" E non va bene?"
" Certo che va bene, scemo."

" Jared?"
" Mmh?"
" Niente."
" Bugiarda. Avanti cosa c'è?"
" Mi stavo chiedendo una cosa, ma è stupida quindi non te la dico."
" Nulla è stupido. Avanti dimmi."

" Beh..ehm..mi chiedevo: perché ci innamoriamo?"
" Uhm..non trovo che la tua domanda sia stupida."
" Davvero?"
" Davvero. Appena avrò la risposta giusta ti prometto che te la dirò.."

Camminiamo ancora un bel pò ricordando cose che pensavamo di aver dimenticato, ma che invece erano lì pronte ad aspettarci e a manifestarsi ancora una volta, prima di fermarci di fronte alla spiaggia aperta e completamente deserta. Deglutisco mentre la mia mente ripercorre a quel punto anche i ricordi più intimi.
Bene, Sasha, questo significa che è giunto per te il momento di affrontare quel residuo di dolore che è rimasto nei ricordi. Forse così riuscirai a liberarti da questa malattia e chissà, magari a cambiare qualcosa in quella tua testa malata. Jared mi guarda cercando di capire quale sia il mio comportamento. In effetti, a sua differenza, io non mi sono avvicinata alla sabbia. Sono rimasta immobile con le mani inserite nelle tasche del mio cappotto e sforzandomi con tutta me stessa di fare un passo avanti. Il vento nel frattempo si fa più forte e provvede a scompigliare i miei capelli mentre un leggero senso di freddo pervade il mio corpo nonostante sia ben coperta. E così finisco per tremare. Il freddo ha due ragioni e di solito la seconda è quella che più detesto: si tratta del nervosismo provocato da emozioni che non riesco a controllare. È quel tremore che si sente quando si sta per dare il primo bacio, ma non capisco cosa possa aver a che fare con me.

" Ehi, sei ancora fra noi comuni mortali?"
Jared si avvicina e quel piccolo spazio libero che avevo nella testa viene riempito dal suo dolce sorriso e dalla sua voce divertita dal mio atteggiamento da interdetta.
" Eh? No..stavo..stavo..guardando."
" Beh non è che sia un bel panorama, me ne rendo conto. Il freddo e le nuvole stanno rovinando tutto."
Continuo a tremare e per tutta risposta lo guardo senza dire nulla.
" Sasha?"
" Cosa c'è?"
" Sbaglio o stai tremando? Hai freddo, vero?"
Non mi da il tempo di aprire bocca. Si avvicina e mette le sue mani sulle mie spalle e le fa scorrere lungo le mie braccia cercando di darmi un pò di calore. Okay, Jared ti sta mettendo a dura prova, cerca di controllarti santa Sasha!
Le sue braccia finisco per avvolgermi completamente mandando in frantumi il mio piano. È come se fossi entrata in un forno, sciogliendomi completamente. Il cuore continua a battere, peccato che i suoi non siano più dei movimenti regolari, quanto piuttosto delle continue martellate che rimbombano perfino nel cervello.
" Come va adesso?"
La sua voce proviene dalla mia spalla dove ha appoggiato la testa e per fortuna che sia così. Al momento il mio viso è talmente rosso da essere degno avversario dei pomodori e non ho voglia di farmi vedere così vulnerabile. È che non sono più abituata a queste situazioni, o meglio, non lo sono con chi mi interessa davvero. Se al posto di Jared ci fosse stato un altro ragazzo non avrei avuto questo effetto.
" Meglio.."- mi lascio sfuggire in un sussurro.- " grazie del calore, ma adesso puoi anche allontanarti."
Lentamente lui si stacca da me e vorrei davvero mordermi la lingua per ciò che ho detto. È come se una parte di me fosse andata via lasciandomi di sasso e con un vuoto dentro. Possibile che sia di nuovo così presa?
Avevo giurato a me stessa di smetterla e invece come al solito le mie promesse vanno a puttane.
" Pensavo che ti piacesse."- dice con una piccola nota di dispiacere nella voce.
" Non così tanto come stavi pensando tu."- dico con un sorriso.
" Oh andiamo! Perché devi mentirmi? Lo so che vuoi essere di nuovo abbracciata da me. Lo capisco, sai? Io non mi sono dimenticato di te, ricordalo."- sottolinea l'ultima frase e mette una mano intorno ai miei fianchi.
" E ricordo bene che qui abbiamo fatto l'amore la prima volta. Era una notte d'estate.."
" Era agosto."- sussurro quasi senza fiato. La sua presa è ben salda, pur volendo non riuscirei a svincolarmi.
" Ecco: era una notte di agosto."- si corregge spostandomi, con la mano libera, un ciuffo dal volto. Comincio ad andare in ebollizione e in più sento il fiato mancarmi. I suoi occhi percorrono avidamente il mio viso insieme alle sue dita che dal ciuffo si sono spostate sulla mia guancia per poi raggiungere lentamente le mie labbra. È una lenta agonia che mi sta portando alla pazzia. A quel punto sposta i capelli dal collo dove inizia a lasciare dei baci. A quel tocco morbido la mia pelle va a fuoco e una scarica elettrica pervade il mio corpo. Chiudo gli occhi sentendo una leggera eccitazione iniziare a prendere il sopravvento mentre lui lentamente raggiunge il mento. Ma proprio quando è ad un passo dalle mie labbra appoggio le mie mani sul suo petto dandogli una leggera spinta.
" Forse è meglio andare.."- gli dico in un sussurro. Quasi non ho riconosciuto la mia voce per quanto fosse roca. Mi allontano da lui cercando di calmarmi. Perché non ho lasciato andare la corda? Perché mi sono privata di quel bacio imminente?
Semplice: ho avuto paura. Ho avuto paura di Jared e della conseguenza. Strano come prima desiderassi ardentemente quel bacio e poi proprio sul suo nascere abbia distrutto tutto.
Silenziosamente ripercorriamo la strada all'indietro tornando così al punto di partenza dove ci aspetta la Ducati. Prendo il casco ma prima che possa indossarlo, Jared mi ferma e con il suo gesto mi costringe a guardarlo negli occhi.
" Scusami per prima."- si schiarisce la voce.- " è che quel posto mi ha fatto venire in mente molti ricordi e mi sono lasciato trasportare. Non era mia intenzione farti sentire in imbarazzo o peggio ancora non volevo rabbuiarti o.."
" Jared fermati! Sembri un uragano! Non è successo niente, okay?"- gli dico sforzandomi di sorridere. Lui annuisce e seppure imbarazzato sorride.
Quanto vorrei convincermi anche io di questo, che veramente non sia successo niente..


" E siamo arrivati a destinazione."- annuncia Jared.
La moto si ferma vicino casa mia. Spero in cuor mio che non ci sia mio padre alla vedetta, ma credo che a quest'ora la casa sia completamente vuota. Meglio così.
Scendo dalla moto e restituisco il casco a Jared.
" Bene. Ehm.."

" Va bene anche un " ci vediamo domani". Non sarebbe male."- conclude lui al mio posto con aria divertita. Alzo gli occhi al cielo, ma non posso negare che anche io sia divertita da questa sua sfacciataggine.
" Te ne stai approfittando troppo."- dico sorridendo.
" Io non approfitto di nulla. Lascio solo che le cose vadano come devono andare."
Sorride anche lui e giuro di non aver mai visto in vita mia un sorriso così bello come quello. Eppure non è la prima volta che Jared sorride. Perché ho focalizzato l'attenzione su questo dettaglio? E proprio in quel momento sento dentro di me una vocina che continua a ripetermi di baciarlo. Quella voce diventa sempre più forte e quel desiderio cancella la mia ragione e mi spinge ad andare in pasto al mio predatore. Così mi avvicino a Jared che mi guarda incuriosito e senza dare nessuna spiegazione lo bacio azzerando del tutto il mio cervello. Le mie labbra premono sulle sue combaciando perfettamente come pezzetti di un puzzle che finalmente si ritrovano dopo una lunga ricerca. Proprio nel momento in cui il bacio si avvia ad essere più profondo e da stordimento totale, Jared si stacca da me completamente sorpreso.
" Wow!"-esclamo.- " ero convinto che volessi darmi uno schiaffo."
Nonostante vorrei sprofondare per la vergogna, sorrido.
" Bene allora ci vediamo domani."- dichiara facendo l'occhiolino e ripartendo.
Perché all'improvviso tutto quello che c'è intorno a me inizia a girare?




VALS, IL RITORNO:

E ora?? E ora so caz.. no dai non sono così fine xD 
Ci siete gente??? Che ne pensate di questa Sasha del tutto rammollita? Sarà un bene o un male??
Ogni tanto ( e sempre se vi va) dateme na voce tipo: " A bella sta storia non se pò legge!!" (?)
Potete dirmi di tutto..almeno così so se la storia continua ad essere noiosa e se avete deciso di segnalarla per l'alto contenuto di banalità che impedisce il proseguimento della lettura! 
Sì, effettivamente sono molto ottimista xD
Beh io me ne vado. Ciao <3




















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Capitolo 11
*** What? ***


Sasha

Pensavo davvero che non ci fosse nessuno in casa ma appena ho aperto la porta una sagoma alta e snella si è avvicinata spaventandomi.
" Papà!"- esclamo sorpresa e con il cuore ormai in procinto di uscire dalla gola. L'unica parola che mi viene in mente è: merda. Sasha è nella merda.
Ma possibile che a trent'anni devo aver paura della reazione di mio padre? Beh se si tratta di Jared, è il minimo. Tra tutti i ragazzi che gli ho presentato, Jared è l'unico a non essere riuscito ad entrare nella grazie del " capo". Secondo me, mio padre l'aveva capito fin dall'inizio che in lui c'era qualcosa che non andava. Il suo spiccato intuito lo aveva capito prima del mio. E quando aveva saputo del tradimento avrebbe tanto voluto strangolarlo.
Continua a sorridermi mentre si allontana da me per lasciarmi il tempo di appendere la giacca all'attaccapanni fingendo di non notare il rosso del mio volto. Non so perché, ma ho la netta sensazione che abbia visto tutto.
" Allora tesoro, come vanno le cose?"
Ecco. Quando mio padre esordisce con questa frase generica significa che sa già tutto. Maledizione.
" Papà dimmi quello che pensi. È inutile che cerchi di fare il vago."- rispondo decisa mentre gli passo vicino e mi dirigo in soggiorno.
" Ho saputo che ti stai rivedendo con Jared. E il fatto che ti abbia accompagnato a casa ha confermato il risultato delle mie ricerche."
Non è possibile! Stava studiando i miei comportamenti!
" Non è come pensi."- dico frettolosa e decisamente impacciata.
" Ah, no? E allora mi spieghi il bacio?"
" Eri alla vedetta!"
" Beh mi sembra più che logico, visto che ero qui tranquillo a leggere un buon libro e ad un tratto ho sentito un rumore e mi sono accorto della presenza di una moto che aveva parcheggiato qui vicino. Tu cosa avresti fatto?"- mi chiese a braccia conserte e con un sopracciglio alzato.
" Non avrei ficcanasato."
Continua a guardarmi serio mentre si avvicina alla finestra.
" Sasha perché ti stai facendo di nuovo del male?"
" Papà non è successo niente! Quel bacio non significa niente!"- esclamo gesticolando e avvicinandomi a lui.
" Sei tu che gliel'hai dato!"
Non gli è sfuggito niente! Mi sto vergognando come una ladra. Perchè quando serve la mamma non c'è?
" Stiamo discutendo di una cosa inutile e la cosa non mi piace."
Silenzio. Mio padre continua a guardare fuori dalla finestra sembrando quasi assorto, ma in realtà so che gli ingranaggi del suo cervello sono all'azione. E mi sto preoccupando.
" Papà, su non fare così."
" Ho paura per te, Sasha. Jared non è l'uomo affidabile che vedrei al tuo fianco."- i suoi occhi mi fulminano in pieno.
" So cosa pensi di lui, potrei scriverci un libro. Le persone, però, possono cambiare."
" Certo dovrei credere che quel puttaniere sia cambiato. Sasha sei così ingenua!"
" Ti fidi di me?"
" Certo!"
" E allora continua a farlo. Non stiamo per sposarci e non sto nemmeno insieme a lui, non ancora."- mi lascio sfuggire e la cosa non ha fatto altro che allarmare mio padre, come dimostra la sua espressione sorpresa.
" E' questo che mi preoccupa."
Sorrido nonostante non ci sia nulla di divertente e abbraccio mio padre e gli stampo un bacio sulla guancia. Lui si addolcisce e finisce per abbracciarmi a sua volta.
" Sasha! Sasha! Stai cercando di corrompermi?"
" Voglio solamente abbracciarti. Non posso?"
Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Lo so di non essere riuscita ad addolcirlo e che lui continua a credere al fatto che possa ferirmi di nuovo, ma spero che con il passare dei giorni capisca che non deve avere nessun dubbio.
" Non devi preoccuparti. Tu lo sai come sono."
" Voglio crederti."
Annuisco e ritorno ad abbracciarlo, sapendo in cuor mio che non ha nessuna intenzione di fidarsi delle mie parole. È Richard Preverett e contro di lui difficilmente si riesce a vincere alla prima partita.

Jared

Il cuore batte alla stessa velocità della Ducati e la testa è leggera e del tutto disattenta alla strada che sto percorrendo. Devo concentrarmi altrimenti finirà che Shannon mi uccide e brucia i resti del mio corpo per eliminarmi definitivamente dalla faccia della Terra. Così con uno sforzo enorme torno a mantenere saldo il comando. Mi sento un perfetto idiota con le farfalle allo stomaco e la sensazione delle labbra di Sasha sulle mie è nitida nella mia testa, come se lei fosse qui con me. E pensandoci il cervello non fa altro che non rispondere ai segnali nervosi.
Fortuna che nonostante i viaggi mentali e il calore che sento dentro da tipico adolescente, riesco a tornare sano e salvo a casa. Non appena scendo dalla moto, la porta di casa si apre e Shannon, come se avesse fiutato il mio ritorno, si dirige verso di me. Gli sorrido pensando alla sua premura e al fatto che non vedesse l'ora di sapere cosa fosse successo e invece con mio enorme sgomento si dirige verso la moto.
"Tesoro mio finalmente sei a casa! Ti ha fatto del male quel pazzo?"
Scioccato da tale scena, resto lì impalato chiedendomi se quello che sta flirtando con una moto sia davvero mio fratello.
"Sono stato in pensiero per te. Non ti lascerò mai più da sola."
"Shannon la pianti di comportarti in questo modo? E poi non lo mica ammaccata!"- esclamo innervosito. Stringo i due caschi così forte che sento le mani indolenzirsi. A quel punto Shannon si degna di guardarmi e mi fulmina con lo sguardo.
"Guai a te se lo facevi."
Alzo gli occhi al cielo e quando si avvicina a me gli porgo con poca gentilezza i due caschi. Con un gran sorriso finto e gentilezza gli dico: "tieni. Visto che io sono un incompetente prendili tu e resta con la tua amata."
Lasciatolo solo sul vialetto, entro in casa e mi dirigo verso il camino accesso, giusto per scaldarmi le mani intorpidite e parte del corpo più fredda. Sento un rumore dietro le spalle seguito dall'entrata di Shannon.
" Sua maestà si è decisa di farmi compagnia. Pensavo volessi stare da solo con il tuo amore."
Borbotta qualcosa che non capisco mentre sposta la sedia.
" La mamma?"
" E' uscita."- borbotta con la sua voce profonda e impastata dal sonno. Possibile che mio fratello riesca a dormire a qualsiasi ora del giorno e della notte. Nel frattempo si siede e inizia a fissarmi.
" Spero che sia servita a qualcosa comunque.."- continua alludendo alla moto. Non gli rispondo dandogli di nuovo le spalle per bruciare quasi letteralmente le mani. Vorrei tanto parlare liberamente di quello che sento, ma ho sempre paura di risultare uno stupido. Non sono abituato e la gente che è intorno a me è abituata altrettanto al mio atteggiamento apatico e completamente disinteressato a questo genere di cose. Jared Leto cotto, e forse anche nuovamente innamorato. Forse è il caso di aggiungerlo, ma dirlo, anche solo nella mia mente, è più difficile di quanto possa pensare.
" Beh allora? Non ho lasciato la frase a metà tanto per.."
Finalmente decido di guardarlo mentre le mani sono entrare in ebollizione.
" Cosa vuoi che ti dica?"- gli chiedo bruscamente. Lui sorride, divertito da quella reazione. Lo odio quando fa così.
" Se avevi scopato, se vi siete limitati ad una semplice limonata."
Lo guardo torvo.
"Sto scherzando! E dai sorridi!"-esclama ridendo.
" Non è successo niente di particolare."- sbotto ancora arrabbiato. Arrabbiato più con me stesso che non riesco a stare al gioco in questi casi.
" Certo, e io giustamente dovrei crederci. Sei mio fratello, Joseph, e io conosco il mio pollo."
Mi alzo di scatto e mi tolgo con rabbia la sciarpa e il cappotto lasciando sorpreso mio fratello.
" E va bene! Ci siamo baciati!"
Shannon resta in silenzio e continua a fissarmi quasi fosse di fronte ad un fantasma.
" O meglio prima ho provato io, ma mi ha respinto."- proseguo con un tono di voce più calmo.
" La adoro."- commenta soddisfatto. Lo fulmino con lo sguardo e poi proseguo.
" E poi alla fine, quando l'ho accompagnata a casa, mi ha baciato lei."
A quelle parole, Shannon cambia del tutto espressione, sorpreso
" Non ci posso credere. Quindi non dovrò preparare nessun funerale."
" Sei uno stupido!"
Gli lancio il mio cappotto che però riesce a schivare con gran maestria.
" Ehi!"- esclama offeso.-"d'accordo per un attimo facciamo i seri. E quindi adesso cosa farai, o farete?"
" Non ne ho la più pallida idea. Una parte di me vuole ricostruire tutto quello che è andato distrutto, ma quell'altra non vuole collaborare e ho paura."
" E di cosa?"
" Che tutto possa andare di nuovo a puttane! Adoro la sfida e mi piace scontrarmi con il suo carattere per cercare di addolcirla, ma ho anche timore che tutto possa finir male."Lei è difficile, Shan. Non è quel tipo di ragazza che cade ai miei piedi immediatamente e questo mi piace. Ma io non sono così forte come posso far pensare e come tutti i comuni mortali ho i miei dubbi e le mie insicurezze. Non sopporto questo mio comportamento! "- concludo sbattendo il pugno sul tavolo. Shannon a quel punto si avvicina e mi imita sbattendo a sua volta la mano.
"Ma Cristo Santo, tu sei fottutamente innamorato brutto idiota che non sei altro quindi che cosa aspetti? Che se ne ritorni a casa sua a New York a trombarsi qualcun altro?”- sbraita Shannon. Fissandolo mi chiedo che cosa stessero facendo la delicatezza e l'eleganza quando mio fratello nasceva. Davvero per me resterà un mistero.
" Devi deciderti una volta per tutte a dirle quello che provi per lei! Fregatene per un attimo della sua reazione o del fatto che sia troppo presto per dirglielo. Se non provi non saprai nulla. È meglio provarci che rimpiangere il tutto una volta che lei andrà via. Su Jared! Non puoi fare questi ragionamenti, non tu!"
Le parole di Shannon improvvisamente alimentano quel coraggio represso che c'è dentro di me. Sento la voglia di uscire da lì e dirigermi immediatamente da Sasha per dirgli tutto. Mio fratello sembra avermi letto nel pensiero. Poggia la sua manona sulla mia spalla esile e dice: " però, spirito in fiamme, non giocarti tutto in questo istante. Le cose vanno fatte con calma e subito!"
Sottolinea l'ultima parola alzando di poco la voce. Annuisco e gli sorrido, grato per non aver avuto altri tipi di risposte. Era esattamente tutto quello che volevo sentirmi dire. Shannon è il miglior fratello che potessi avere, ma non glielo dirò mai, almeno non in questo modo così esplicito. A me piace di più farglielo capire con un gesto che non deve essere necessariamente la parola. Lui mi capisce e io capisco lui: Shannon sa bene che non sono il tipo che esprime subito i suoi sentimenti così come io so che nei momenti più difficile gli basta una tazza di cioccolata fatta da me e un mio abbraccio per sentirsi amato. È questo il bello del nostro rapporto: volerci bene dimostrandolo con piccoli gesti.
" Seguirò il tuo consiglio, filosofo da quattro soldi."
" Lo spero per te, casalingo disperato."

Sasha

Sono sola a casa ed Evelin è passata per stare un pò in mia compagnia. E soprattutto ne ho approfittato per sfogarmi liberamente con una delle persone di cui mi fido ciecamente.
"Perchè non lo chiami ora?"- mi chiede dopo aver ascoltato i miei complessi mentali.
" Sei impazzita? Già mi vergogno per averlo baciato! No, non posso. Comunque vado a chiamare la mamma per dirle che si è dimenticata di portarsi questa scatolina..tu fai come se fossi a casa tua nel frattempo.."
" Va bene!"- esclama con troppo entusiasmo Evelin. La guardo un pò confuso e poi esco dalla cucina. La mamma però non risponde, evidentemente è così presa dalle sue chiacchiere che sovrasta anche il suono del cellulare. Scuoto la testa sorridendo e metto il telefono al suo posto. Quando torno in cucina vedo Evelin togliere immediatamente le mani dal mio cellulare, lasciato lì sul tavolo indifeso. Lei cerca di far finta di niente, non riuscendoci del tutto. Allarmata mi avvicino e dico: " che hai fatto??!"
"Chi io?! Niente!"
"Avanti sputa il rospo!"- esclamo seria, come se stessi facendo un interrogatorio. Prendo il cellulare e inizio a controllarlo mentre con la coda dell'occhio osservo lei avvicinarsi a me gesticolando.
"No, aspetta...senti..no..è meglio che.."
Quando arrivo ai messaggi, sgrano gli occhi notando che l'ultimo è stato inviato all'ultima persona sulla Terra a cui mi sarei rivolta.

"Ehi..più ti guardo e più ho voglia di morderti quel bel sedere..e poi in queste serate spesso ho la voglia matta di tenerti fra le mie gambe fino a quando non arriva mattina..sei così dannatamente sexy!"


Un fuoco improvviso infiamma la mia faccia, vergognandomi a morte di quel messaggio nonostante non sia stata io l'artefice. Questo peggiora la mia situazione. Jared potrebbe crederci davvero visto l'aggravante del bacio. Dannazione! Perché devo avere amiche del genere?

"CHE COSA CAZZO HAI FATTO?"- urlo a pieni polmoni. Evelin è quasi scomparsa dopo quell'urlo.
"Non ti arrabbiare..io.."
"Tu cosa?"-sbotto infuriata e con i decibel a mille.
"Ma sei stata tu che mi hai detto di fare quello che volevo!"
"Sì ma non intendevo fare questo! Oh merda! Cazzo, e adesso?! Che figura di merda! E adesso chi glielo spiega che non sono stata io, ma una deficiente con la D maiuscola che non si sa fare mai i fatti suoi e deve rompere le scatole agli altri?"
"Ma su! Non è successo nulla di grave..cioè non è così grave come pensi tu..vedila da un'altra prospettiva..!"
"Quale?! Mostrami questa prospettiva positiva! Fammi capire!"- mi blocco per un secondo, giusto il tempo di prendere fiato.- "Accidenti! E adesso? Chuck è suo amico e in più ultimamente sono frequenti le sue comparse in centrale. Non saprò nemmeno cosa fare quando lo vedo!"
"Fai finta di nulla..vedi cosa fa lui."
"Io non esco più di casa..e questo solo per colpa tua!"
Cerco di calmarmi, ma al solo pensiero della faccia di Jared alla lettura di quel messaggio sento la voglia di scoppiare.

Jared

Fortuna che ogni tanto la vita sociale mi porta a distrarmi dai tormenti. Sono a casa e anche se è il posto più comune e meno emozionante di tutti quelli che frequento, sono circondato dagli amici più stretti e che si avvicinano al mio modo di essere. È solo con loro che mi sento del tutto a mio agio e la mia casa diventa più accogliente che mai. Mentre ascolto la storia incredibile di Natan, sento il mio cellulare squillare. Guardo il display e noto una letterina. La cosa che mi sorprende è che il mittente è Sasha!
Okay forse ci ho visto male. Mi allontano dagli altri inventando una scusa e mi avvicino alla finestra. Con il cuore che inizia a battere forte contro la gabbia toracica, apro il messaggio.

"Ehi..più ti guardo e più ho voglia di morderti quel bel sedere..e poi in queste serate spesso ho la voglia matta di tenerti fra le mie gambe fino a quando non arriva mattina..sei così dannatamente sexy!"


Sgrano gli occhi e leggo il messaggio altre due volte prima di realizzare davvero il significato di quelle parole. Ad un'altra ragazza avrei risposto a tono, assecondando le sue voglie con altre idee perverse, ma questa volta la situazione è completamente diversa. Si tratta di Sasha e sembra strano, ma a me riesce difficile risponderle continuando il gioco. Ma poi..non può essere davvero lei! È molto pudica e ricordo come le prime volte si vergognasse di farsi vedere nuda. Non credo proprio che lei stessa arriverebbe a questi livelli. No, non può essere lei. Deve esserci una spiegazione. Sento dei movimenti e grasse risate alle mie spalle. Poi ad un tratto qualcuno si avvicina a me e tocca la mia spalla.

" Ehi Jay che fai qui? E' successo qualcosa?"
"Nu..nulla.."- rispondo a Robert guardando ancora il messaggio e cercando di capire in quel modo la verità dei fatti.
"Avanti! Con quella faccia sorpresa non si direbbe che non hai nulla.."
Guardo il restante gruppetto che sembra essersi dimenticato di me e poi Robert che con gli occhi mi incita a parlare.
"Nulla davvero Rob.."
Non convinto, sbircia sul mio cellulare che io prontamente allontano dalla sua vista e dice: " chi è, una delle tue “ amiche”?"
Inizia a ridere mentre io rispondo con un secco no.
"Ma che ti prende?"- chiede diventando serio.
"Niente! Cioè no niente..ehm..cioè è strano.."
"Cosa?!"
Lo guardo e valuto in quell'istante se fidarmi o meno di lui. Decido di farlo e così gli porgo il cellulare e dico: " leggi.."
A fine lettura esclama: "OH SANTO CIELO!"
A quelle parole gli altri si voltano verso di noi e io con un gran sorriso dico: " non è nulla ragazzi. Robert si è scoperto deficiente, una cosa che già sapevamo tutti."
Per fortuna la mia improvvisata suscita le risate e tutto passa inosservato.
"Grida un'altra volta e ti faccio pentire di essere nato maschio."- sussurro minaccioso.
"Ok..ok..però stiamo calmi..eh?"


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