Abduction - un videogioco pericoloso

di Virtual Deliverance
(/viewuser.php?uid=261543)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il videogioco ***
Capitolo 2: *** Nella base degli alieni ***
Capitolo 3: *** Il ritorno ***
Capitolo 4: *** Solo questione di tempo ***



Capitolo 1
*** Il videogioco ***


Avete mai sentito parlare di Polybius?

Si suppone che fosse un videogioco, creato da una software house chiamata Sinnesloschen, comparso in alcune sale giochi a Portland nel 1981. Era completamente diverso da qualsiasi cosa chiunque avesse mai provato, e la gente ci giocava per ore. Questo perché, si diceva, Polybius conteneva messaggi subliminali che costringevano i giocatori a diventarne dipendenti. Qualche tempo dopo, molte persone che avevano provato il gioco iniziarono a soffrire di incubi e convulsioni. Alcuni impazzirono, mentre altri si suicidarono. I cabinati arcade di Polybius furono poi portati via da misteriosi uomini vestiti di nero, e non furono mai più rivisti. Questo, finché un uomo di nome Gunther von Reisner fondò una nuova Sinnesloschen, che rilasciò una riproduzione moderna di Polybius che girava nativamente sui sistemi operativi Windows.

Quello era uno dei giochi freeware per PC che preferivo. Adoravo i colori lampeggianti e contrastanti della geometria dei livelli, e mi piacevano gli effetti sonori inquietanti. Quella sera mi era venuta voglia di fare una partita a Polybius, quindi lanciai l'eseguibile e mi preparai per una sessione di stimolazione visiva travolgente.

"Peccato che gli epilettici non siano in grado di apprezzarlo" pensai.

Dopo la partita, aprii il browser per visitare di nuovo il sito della Sinnesloschen, aspettandomi il familiare testo pubblicitario su Polybius. Con mia grande sorpresa, trovai una nuova pagina, con il logo di un nuovo gioco. Si intitolava ABDUCTION.

Sotto il titolo c'era una breve descrizione:

"I creatori di Polybius® sono orgogliosi di presentarvi il primo gioco commerciale della Sinnesloschen®! Abduction® metterà alla prova il vostro ingegno e la vostra sanità mentale, con un'esperienza che vi possiamo garantire che ricorderete per sempre. Non possiamo mostrarvi alcuno screenshot per una ragione che lasceremo scoprire a voi, ma vi assicuriamo che vi aspetta un'esperienza in vero stile Sinnesloschen®!"

Più in basso c'erano due pulsanti: SCARICA DEMO GRATUITA e ORDINA VERSIONE COMPLETA.
Cliccai sul primo pulsante e iniziai il download di un installer da 3 gigabyte.

Quando lo scaricamento finì, era già notte. Feci doppio clic sul file eseguibile e avviai l'installazione. Curiosamente, nemmeno la finestra di installazione aveva alcuno screenshot del gioco, solo il logo.
"Accidenti, devono proprio odiare gli spoiler" dissi tra me e me.

L'installazione si concluse correttamente e cliccai il pulsante "Esegui", pronto per il gioco. In quel preciso istante, il computer si spense da solo. Soffocando una parolaccia, premetti più volte il pulsante di accensione, senza alcun risultato. Che cosa era successo? Il gioco mi aveva rotto il computer?
Improvvisamente sentii tremare la stanza, mentre la luce si spense per un paio di secondi.
"C'è il terremoto! Scappa, mamma!" gridai, precipitandomi fuori dalla stanza. Pochi secondi dopo, una nuova scossa mi fece perdere l'equilibrio e caddi a terra, mentre tutte le luci della casa si spensero contemporaneamente. "Accidenti!" esclamai.

Mentre mi rialzavo, notai uno strano suono che proveniva dall'esterno e si faceva sempre più intenso, al punto che me lo sentivo risuonare dentro la cassa toracica. Non sembrava il rumore di un terremoto, era troppo regolare.
Brancolando nel buio, aprii la porta che dava sull'esterno, e subito tutta la casa fu immersa in un'intensa luce rossa. Fuori, il vicinato era immerso in un banco di nebbia rossa luminosa. Sopra la nebbia fluttuava un disco volante gigantesco, con la superficie inferiore che emanava luce come brace ardente. Il suono proveniva da lì.

Mi ci vollero un paio di secondi perché quello che stavo vedendo mi causasse una reazione. Ero così abituato a vedere astronavi aliene nei film e nei videogiochi che non mi sentii immediatamente spaventato. Invece, ne fissavo meravigliato il livello di dettaglio... finché non mi resi conto che questa volta era reale.
La scarica di adrenalina fu istantanea. Scattai fuori dal cortile e mi diressi in strada, in un disperato tentativo di scappare. Mentre correvo, iniziai a sentire l'elettricità scorrere dentro di me e mi si rizzarono i capelli, poi iniziai a salire, allontanandomi da terra e fluttuando verso il disco volante. Infine, un lampo bianco mi accecò, come se mi fossero appena esplose in faccia un milione di lampadine.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nella base degli alieni ***


Quando fui di nuovo in grado di vedere, mi trovavo in un altro ambiente. Era grande, come se fosse un magazzino vuoto, e illuminato fiocamente da schermi giganti appesi alle pareti, sui quali potevo vedere diagrammi di un ambiente labirintico circondati da scritte con caratteri incomprensibili. Il pavimento e le pareti erano di metallo, con dispositivi dalle forme bizzarre posti tutt'intorno. Al centro di quell'ambiente c'era una piattaforma rialzata.

Stavo cercando di dare un senso a tutto ciò, quando sentii la voce di un bambino dietro di me. "Papà! Dove siamo?" diceva.
Mi girai e vidi una dozzina di altre persone, di varie età, tutte ugualmente disorientate. Il più vicino a me era un bambino di circa sei anni aggrappato alla gamba del padre.
A nessuno in particolare, chiesi: "Come siete... come siamo arrivati qui?"
Il primo a rispondere fu il bambino. "L'astronave ci ha portato qui. L'ha chiamata il videogioco."
Non poteva essere una coincidenza. Mi avvicinai al padre e gli chiesi: "Quale videogioco? Si chiamava Abduction, della Sinnesloschen?"
Subito, tutti si voltarono verso di me, con sguardi stupiti. Per me, quello era un sì. Una donna che si trovava più lontano si fece avanti e disse: "Stavamo tutti giocando allo stesso videogioco.

Un giovane con i capelli lunghi, che stava ancora guardando in giro, prese il cellulare dalla tasca.
"Accidenti! Non c'è segnale!" esclamò.
Subito dopo si avvicinò a uno dei dispositivi e iniziò ad armeggiare, premendo i pulsanti e muovendo le manopole. Qualcun altro gridò: "Che cosa stai facendo? E' pericoloso!"

Su uno schermo vicino, la scala del diagramma iniziò a cambiare, mostrando un numero sempre maggiore di gallerie del labirinto, finché fu evidente che il luogo era di forma circolare.
Per un po', lo schema continuò solo a rimpicciolirsi, finché comparve un cerchio molto più grande che lo circondava. Anche questo cerchio si stava riducendo, ma questa volta la visuale si spostava anche verso destra.
Sul lato destro dello schermo apparve un cerchio ancora più grande. Questo, all'interno, mostrava profili familiari: i continenti della Terra.

"Visto? Nessun problema." disse il giovane.

Capii immediatamente che cosa voleva dire il diagramma. Eravamo da qualche parte sotto la superficie della Luna!
Eppure, tutto suggeriva che fossi in piedi in un campo di gravità normale. Quindi, pensai, i costruttori di quel luogo erano in grado di controllare la gravità. Considerando che avevo sperimentato l'assenza di gravità quando il disco volante mi aveva preso, tutto aveva senso.

Poi udii un'altra voce, proveniente dal centro della stanza. "Ehi, ho trovato qualcosa!" diceva.
Mi voltai e vidi un uomo sulla piattaforma sopraelevata, che sembrava stare in piedi... sul nulla. Mi avvicinai alla piattaforma, chiedendomi come fosse possibile, e passai le mani sotto i suoi piedi.
Lì c'era qualcosa. Era freddo e liscio, come il metallo, ma era completamente invisibile.
Mentre seguivo con le mani la forma dell'oggetto, sentii qualcosa cedere con uno scatto. L'oggetto invisibile emise una specie di onda esplosiva che rese gelida la stanza e fece cadere l'uomo. Lanciai un urlo... poi mi accorsi che l'oggetto era diventato visibile. Era una navetta monoposto, e io avevo appena aperto la sua cabina di pilotaggio.

Mi sedetti ai comandi. Il sedile era troppo sottile per essere comodo, e lo schienale era molto alto, con una strana curva in mezzo. La plancia era piena di pulsanti e includeva quattro joystick, due per lato.
"Come bisognerebbe pilotarla?" pensai. Dopo tutto, non era stata progettata per l'anatomia umana.
Afferrai due joystick e li mossi in varie direzioni. Niente. Premetti dei pulsanti a caso. Niente.
"Perfetto." dissi, e mi rialzai.
"Sei riuscito a fare qualcosa?" chiese l'uomo che aveva scoperto la navetta.
"Forse è senza energia. O forse riesce a capire che non sono la specie giusta, non lo so." risposi.

Qualcun altro chiamò: "Qui c'è una porta!"
Era lo stesso che aveva attivato lo zoom sullo schermo. Era in piedi vicino a una cavità in una delle pareti, grande abbastanza per lasciar passare la navetta.
Mi avvicinai a lui e gli chiesi: "Riesci ad aprirla?"
Mi mostrò un gruppo di interruttori sul muro.
"Credo di sì." disse. "Ognuno di questi interruttori può essere attivato o disattivato. Ce ne sono sette, per un totale di 128 possibili posizioni. Una di queste deve aprire la porta, devo solo provarle tutte."
Iniziò ad attivare e disattivare gli interruttori in varie combinazioni. Un paio di minuti più tardi, aveva trovato quella giusta.

In completo silenzio, la porta si sollevò e rivelò un corridoio metallico, nel mezzo del quale stava un essere alto due metri, con la pelle coriacea, gambe ossute, un torso che si poteva flettere e avvolgere come un serpente, quattro braccia sottili, gli occhi rossi e una testa allungata. Ci stava osservando, forse aspettando la nostra mossa.
Io decisi di passargli semplicemente a fianco, ma appena arrivato alla distanza di un braccio, mi graffiò il viso con la mano inferiore sinistra.
Molte delle altre persone gridarono spaventate. Io, invece, sentii un'improvvisa rabbia che cresceva dentro di me. Stringendo i pugni, caricai il mostro e lo buttai giù con tutto il mio peso. Era molto più leggero del previsto, probabilmente perché era così sottile.
L'alieno cercò di avvolgersi intorno al mio corpo: ciò mi permise di afferrargli la testa e sbatterla ripetutamente contro il pavimento.
L'essere allentò la presa, ma sibilava ancora contro di me. Lungi dallo spaventarmi, ebbe solo l'effetto di aumentare la mia furia, così, con un grido di rabbia, gli spinsi i miei pollici dritto negli occhi. In risposta, emise un grido di dolore, e subito dopo cercò di mordermi un polso, con denti che sembravano aghi.
Gli scaraventai di nuovo la testa contro il pavimento e gridai: "Vuoi darmi un morso? Adesso te lo dò io, un morso!"
Assestai un morso sul collo dell'alieno, squarciandolo con sorprendente facilità. La ferita riversò fuori una melma verde, e le grida dell'alieno si trasformarono in gorgogli.
Ora che ero completamente libero, mi alzai di nuovo e notai che la porta dietro di me si stava chiudendo. Rapidamente, spinsi l'alieno proprio sotto la porta, che lo schiacciò stritolandogli le ossa.

Riaprii la porta. Tutti gli altri rapiti mi guardavano con un misto di stupore e paura.

Il bambino mi rivolse la parola. "Wow, che figata!" disse. "Schifoso, ma una figata! Come hai trovato il coraggio di farlo?"
"Non lo so", risposi. "All'improvviso ho sentito una furia sanguinaria che si impossessava di me. Quasi non riuscivo a controllare le mie azioni. E' stato strano, quasi come essere fuori dal mio corpo, a guardare."
"Ti era già successo?" mi chiese.
"No. Prima volta." risposi.

Iniziai a camminare lungo il corridoio, insieme agli altri.
Venti metri più avanti, notai qualcosa lungo la parete. Una specie di impalcatura, che sosteneva oggetti che sembravano snowboard. In realtà, erano tavole metalliche, con anelli blu luminescenti sul fondo.
Come toccai una delle tavole, saltò fuori dall'impalcatura da sola. Discese lentamente, fino a una trentina di centimetri da terra, dove rimase a fluttuare nell'aria.
Girai intorno alla tavola. Era qualcosa che avevo visto innumerevoli volte... nei fumetti di fantascienza. Avevo quasi paura di riconoscerla per quello che era: un hoverboard.

Pochi secondi dopo, saltai sulla tavola. Sembrava stabile: perlomeno, riusciva a reggere il mio peso.
Mi sporsi gradualmente in avanti e la tavola iniziò ad accelerare. Spostando il mio peso in altre direzioni, potevo rallentare o curvare. Se non fossi stato prigioniero in una base lunare, con alieni ostili che probabilmente osservavano ogni mossa che facevo... sarebbe stato piuttosto divertente. No, ma chi voglio prendere in giro? Sarebbe stata la cosa più divertente di tutta la mia vita!
Mentre scivolavo lungo il corridoio, giurai a me stesso che non avrei mai lasciato andare la tavola finché non fossi di nuovo sano e salvo sulla Terra.

Mentre pensavo a come utilizzare la tavola per poterci guadagnare il massimo, tutte le luci del corridoio si spensero. Subito dopo, un altro lampo di luce bianca mi accecò. Questa volta sapevo che cosa sarebbe successo: di lì a poco, mi sarei trovato in un altro posto.
In meno di un decimo di secondo, la mia mente formò decine di pensieri: "Dove mi portano? Mi faranno del male? Prenderanno anche gli altri rapiti? Mi porteranno via l'hoverboard?"

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il ritorno ***


Appena un istante dopo, mi ritrovai sdraiato sulla schiena su una superficie orizzontale. Avevo gli occhi chiusi, e sicuramente non stavo reggendo un hoverboard.

Immagini di un tavolo operatorio alieno, con strumenti chirurgici che sembrano attrezzi di tortura, mi balenarono in testa, finché mi sforzai di aprire gli occhi. Ero... a casa, sdraiato sul mio letto. Mia madre era in piedi vicino a me, e sullo schermo del mio computer era stata buttata una coperta.
Mi sedetti sul letto e notai che ero ancora con gli stessi vestiti che indossavo all'inizio del mio rapimento. "Quindi non era un sogno..." dissi a bassa voce.

"Ti sei svegliato! Finalmente!" esclamò mia madre, abbracciandomi.
"Quanto tempo sono stato via?" le chiesi.
"Sei rimasto addormentato per un'ora, più o meno." rispose lei.
"Non è quello che ho chiesto", dissi. "Dopo che l'UFO mi ha portato via, per quanto tempo sono stato lontano da casa? Chi mi ha trovato, e dove?"
"Sei ancora confuso" disse mia madre. "Non preoccuparti, passerà."
"Oh, certo. Sono solo confuso", dissi. "Non sono stato davvero rapito dagli alieni, stupido io a crederci. Allora perché non sto indossando il pigiama, e perché hai fatto così quando mi sono svegliato?"
"Perché hai avuto un attacco epilettico!" esclamò lei. "Eri al computer, quando ho sentito che mi chiamavi e dicevi qualcosa di un terremoto. Ho aperto la porta e ti ho trovato steso per terra, che tremavi. Ho guardato lo schermo del computer, e c'erano forme e colori lampeggianti che mi facevano venire la nausea! Non sapevo come spegnerlo, così ci ho buttato sopra una coperta e ti ho messo a letto. A un certo punto ti sei graffiato la faccia e hai cercato di mordermi! A poco a poco ti sei rilassato, e poi ti sei svegliato. "

Ero assolutamente sbalordito. Se era successo questo, non solo il gioco non mi aveva rotto il computer: mi aveva causato un attacco epilettico appena l'ho lanciato, e tutto è stato così improvviso che non ho nemmeno avuto il tempo di accorgermene. Quindi era un sogno, dopotutto!

Scesi dal letto e mi avvicinai al computer. "Funziona ancora?" chiesi a mia mamma.
Lei disse solo "non lo so", quindi sollevai la coperta.

Il monitor mostrava il logo Abduction su uno sfondo nero fisso. Nella parte inferiore dello schermo c'era del testo. C'era scritto:

"Hai fatto una bella bevuta di sangue alieno? Come puoi pilotare la navetta, con solo due mani? Non trovi che gli hoverboard siano divertentissimi? Cosa si nasconde in fondo al corridoio? Non aspettare ancora! Ordina la versione completa di Abduction® oggi stesso da Sinnesloschen®, ed entra in un mondo di gioco che non hai mai provato!

P.S.
Hai capito, ora, perché non potevamo mostrare alcuno screenshot?
"

"Oh. Mio. Dio." dissi.

Era ancora più incredibile di un rapimento alieno. Evidentemente, dopo che la nuova Sinnesloschen aveva rilasciato il remake di Polybius per PC, aveva iniziato un'ulteriore esplorazione del concetto di messaggi subliminali, tramite lo sviluppo di un gioco fatto interamente di messaggi subliminali. Era questo il motivo per cui non potevano mostrare alcun screenshot: tutto ciò che faceva la grafica su schermo era immettere certe idee nel mio cervello, mentre luci lampeggianti venivano usate per innescare uno stato alterato di coscienza. Il mio cervello poi ricostruiva uno scenario predeterminato, che io percepivo come realtà.

Premetti Esc e il gioco tornò al desktop. L'orologio nell'angolo mostrava che era l'una di notte.

"Butta via quella roba", disse mia madre. "Quel gioco, sbarazzatene. Hai visto cosa ti ha fatto?"
"Ma non capisci!" esclamai. "Questo è l'inizio di una nuova era dei videogiochi! Quelli normali, con persone che si siedono di fronte a uno schermo a maneggiare un controller, ora sono preistoria! Questo si interfaccia direttamente col mio cervello! Mi fa percepire le situazioni di gioco come se fossero reali: proprio come percepisco questa sedia e questo letto! Giocando a questo gioco, non c'è alcuna differenza tra virtuale e reale!"

"Ho detto, buttalo via!", insistette. "Non uscirò da qui finché il gioco non ci sarà più. Uccidilo, eliminalo, cancellalo! Qual è la parola che usi?"

Sospirai. "La parola che uso è 'disinstallare'. Va bene, mamma, lo disinstallerò."

Aprii l'Installazione Applicazioni e mi misi a commentare le operazioni che eseguivo, per far credere a mia madre che mi sarei davvero sbarazzato del gioco per sempre. "Guarda. Questa è la lista di tutti i programmi installati. Il gioco si chiama Abduction. Ora faccio clic sul nome. Seleziono 'Disinstalla'. Questo mi chiede se sono sicuro che voglio disinstallarlo. Scelgo Sì. Questa barra mostra il progresso della disinstallazione. Ora è sparito. Vedi? Questo è di nuovo l'elenco dei programmi installati, e 'Abduction' non c'è più. "

Chiusi l'Installazione Applicazioni e ricontrollai per assicurarmi di aver solo rimosso il programma installato, ma non l'installer. Spensi il computer, e dopo che mia madre se ne fu andata, misi il pigiama e tornai a letto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Solo questione di tempo ***


La mattina dopo venni svegliato dalla voce di mia madre. "Vieni a vedere! Veloce!" diceva.

La raggiunsi in cucina, vicino al televisore. Davano un notiziario che mostrava spezzoni di gioco di Polybius, le pagine del sito della Sinnesloschen e il video di un uomo biondo ammanettato che veniva trascinato in macchina da due poliziotti. Il titolo era: GUNTHER VON REISNER ARRESTATO.

Lo speaker stava commentando il servizio: "...che hanno sequestrato tutto l'hardware e il software presente in azienda. Il gioco, chiamato Abduction, ha causato crisi epilettiche in migliaia di giocatori in tutto il Paese. Gunther von Reisner ha ammesso alla polizia che stava facendo esperimenti sulla trasmissione, tramite computer, di stimoli che alterano la mente. Von Reisner era il titolare di una software house chiamata Sinnesloschen, che è tedesco leggermente errato per 'spegnimento sensorio'. "

"Non sei contento di aver cancellato il gioco?" chiese mia madre.
"Sì. Contentissimo." risposi, con una voce da funerale.

Uscii dalla cucina, raggiunsi il computer e cercai di connettermi di nuovo al sito della Sinnesloschen. Questa volta mostrava solo una pagina con l'emblema del Dipartimento di Giustizia americano e una scritta che diceva:

"Questo nome di dominio associato al sito sinnesloschen.com è stato sequestrato a seguito di un ordine emesso da un tribunale distrettuale degli Stati Uniti."

A quel punto, feci quello che chiunque lontanamente esperto di computer avrebbe fatto al mio posto: inviai il programma di installazione del demo di Abduction a sei fornitori di file hosting e pubblicai tutti i link in dieci diversi forum di abandonware, chiedendo a chiunque ne fosse capace di farne un reverse engineering completo. Auspicabilmente, qualcuno lo farà e darà il via alla rivoluzione dei giochi mentali. Sono pronto per il futuro.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1387016