catch me on fire

di Tabitah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazioni ***
Capitolo 2: *** Mi sento rimpicciolita... ***
Capitolo 3: *** La sigaretta è donna ***
Capitolo 4: *** Credo che quelle furono le nostre prime vere parole ***
Capitolo 5: *** Una stupidissima foto, eppure.. ***
Capitolo 6: *** Todae? ***
Capitolo 7: *** Dimentica lei. ***
Capitolo 8: *** e mi portò via.. ***
Capitolo 9: *** Domande, forse troppe domande. ***



Capitolo 1
*** Presentazioni ***


La YG Entertainment sembrava solo un sogno lontano, un’illusione oscura di un futuro che non sarebbe mai esistito, invece ora il grande palazzo grigio si ergeva davanti ai miei occhi, ancora mi chiedevo come fosse possibile che fossi proprio li, stavo vivendo quel sogno che sembrava irraggiungibile, mi passai la mano fra i capelli mossi che ricadevano sulle spalle per poi spettinarmi con le dita la frangia e ricomporla subito dopo scuotendo leggermente la testa, era un mio gesto molto usuale, quando non sapevo come comportarmi o cosa dire, alcuni giornalisti ancora mi sporgevano il microfono e i registratori sotto il naso “Han Yin la nuova aspirante agente dei famosissimi BigBang, come ci si sente?” questo era quello che continuavano a ripetere, le solite domande, come ci si sente, hai mai pensato di arrivare fino a questo punto…ti accalcano senza pensare al fatto che potresti essere ancora piuttosto scossa, no, non pensavo di arrivare fino a qua, mi limito a sorridere e annuire senza dare delle risposte precise a quelle persone invasive assetate di scoop, mi lasciai tutti alle spalle facendomi largo fra la folla che bloccava l’entrata, alla fine riuscii a infilarmi dentro il portone di vetro, rimasi estasiata, tutto ciò che mi stava intorno mi ipnotizzava, l’arredamento, l’aria che si respirava, la consapevolezza di stare sotto lo stesso tetto con i cinque uomini fra i più acclamati di tutta Seoul, la YG family chi se lo sarebbe mai immaginato! Si ero contenta, ma il mio temperamento mite e introverso mi impedì di ridere, urlare e saltare, il mio stomaco si contorceva come la centrifuga di una lavatrice, dentro di me si festeggiava il carnevale, dall’esterno invece si vedeva solo una giovane ventitreenne che si guardava attorno da sotto la frangia con gli occhi luccicanti mentre si mordeva il labbro inferiore sorridendo sotto i baffi     
 -venga pure la stanno aspettando...   
-che? Ah si.. mi voltai di scatto verso la voce cortese che mi si era appena rivolta e tirai un profondo sospiro nel sentire quelle parole, lasciai scivolare le braccia lungo i fianchi accarezzando il tessuto fine del mio vestito blu pastello, coperto nella parte superiore da una blusa in camel che cadeva fino a metà coscia e si chiudeva sul davanti con un semplice bottoncino sotto il seno, mi tirai poi su le maniche della blusina fino a farle arrivare sopra il gomito, mi sistemai il piccolo cerchietto impreziosito da un gonfio fiocchetto rosso di raso che pendeva dal lato sinistro della mia testa, camminavamo io e la signora che mi stava accompagnando lungo i corridoi dell’edificio, lei a passo deciso, tutta impettita nel suo tailleur che le calzava benissimo dandole un aria così elegante e professionale, io invece sembravo una bambina, camminavo barcollando da un lato all'altro per guardare oltre quella figura dritta e sicura, spesso mi scrocchiavo rumorosamente le dita presa dall'agitazione e giocherellavo con il ciondolo, raffigurante un piccolo gufo accigliato, che mi ricadeva dal seno penzolando nel vuoto, potevo benissimo capire che il mio abbigliamento non era adeguato alla situazione per lo sguardo giudice dei manager e di alcune segretarie, arrossii violentemente nel vederli bisbigliare sul mio conto e inclinai la testa di lato abbassando lo sguardo e nascondendomi sotto i capelli        
 -prego, il leader voleva incontrarla

Il leader?...Proprio lui? Proprio ora? La prima persona a cui avrei rivolto la parola era proprio lui, GDragon, mi chiedevo se fosse il tipo che probabilmente fingeva di essere nei video e sul palco…magari al posto di un ragazzaccio impertinente e provocante, che riesce a far crollare ai suoi piedi uno squadrone di giovani quindicenni mi sarei ritrovata a parlare con una persona del tutto diversa, nemmeno riuscivo a immaginarmi come sarebbe potuto essere, ero troppo abituata dall’immagine che aveva regalato fino a quel momento.    
 Si aprì la porta della sala prove, feci un passo sul parquet chiaro e lucido senza alzare lo sguardo, il cuore mi batteva a mille, e a dire il vero la cosa mi tranquillizzava perché in un momento così sarebbe stato più facile che quel muscolo cessasse di battere all’istante                                                
-Oh eccoti! Sei tu Han Yin…-

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Capitolo 2
*** Mi sento rimpicciolita... ***


-Oh eccoti! Sei tu Han Yin…quella splendida voce… come non riconoscere che si trattava di Jiyong? Alzai lo sguardo sentendogli in bocca il mio nome che detto a quel modo sembrava ridicolizzato, rimpicciolito, a me che era sempre sembrato un bel nome, che produceva un bel suono, ora me ne vergognavo                                      
-si …risposi il più decisa possibile stringendo le mani fra le ginocchia mentre con due dita sfioravo il pizzo cobalto che contornava l’orlo della gonna che cadeva morbida lungo i fianchi, si fece avanti lui, sotto la luce a neon leggermente soffusa, o forse ero io con la vista appannata, il suo torace cinghiato da una semplice canottiera bianca, leggermente inumidita dal sudore, che gli stava alquanto attillata facendo intravedere per la sua sottigliezza le curve dei pettorali e parte degli addominali, quello che più mi colpì furono le braccia, a chi non piacciono le braccia di Jiyong? Muscolose al punto giusto, lunghe, chiare, qualunque donna si sarebbe sentita protetta fra quelle, ma perché stavo facendo pensieri simili? Sentendo la voce sicura del loro leader si fece avanti il resto della troupe: TOP, Daesung, Taeyang, SeungHyun…era troppo per me, per poco non collasso, tutti sorridenti, talmente provocanti anche se in tuta e sudati, sentivo le guance avvampare e portai la mano davanti al viso mordendomi l’unghia del mignolo
-io sono Jiyong…mi porse la mano regalandomi quell’emozione che solo un sorriso così fatto da lui poteva regalarmi, le labbra serrate portate in alto formando quelle deliziose fossette ai lati della bocca, gli occhi che si inclinavano invece ai lati della testa, qualche capello rosa intralciava quella sua immane bellezza, nonostante lui li tenesse tirati all’indietro con una bandana nera con disegni bianchi sulla fronte, quei fili colorati gli incorniciavano il viso, e io che inizialmente pensavo fossero veramente d’intralcio cambiai idea subito dopo vedendo che rendevano quell’espressione ancora più dolce  
-lo so chi sei…la mia bocca parlò quasi come fosse ipnotizzata, si sapevo chi era è ovvio ma era una cosa poco cortese da dire in quel momento! Aprì gli occhi allontanandosi appena da me mentre si teneva stretto il suo sorriso 
-allora saprai anche chi sono loro, non c’è bisogno che te li presenti…indicò i ragazzi alle sue spalle alzando il braccio e puntando il pollice oltre le sue spalle, alcune risatine sommesse provenivano da la dietro
-no no…agitai la mano facendomi scappare un sorriso mentre feci un nuovo passo incerto verso di lui, superandolo, non volevo fare la brutta figura che già avevo fatto con il leader e mi presentai davanti agli altri ragazzi con un lussurioso sorriso sul volto, subito si fece avanti il Maknae gentile ricambiando il mio sorriso con uno più grande per poi prendere la mia mano stringendola appena  
-piacere di conoscerti, SeungHuyn.. si strinse nelle spalle inclinando la testa di lato per poi tirarsi indietro facendo spazio ai suoi Hyungs
                

-piacere Han Yin sono l’altro Seung…mi si parò davanti TOP, coperto da quella sua aria piccante che mi travolse i sensi, insieme a lui mi inondò una folata di profumo, un profumo intenso come la sua voce profonda e calda che ti entrava sotto la pelle irrigidendoti i nervi per farli rilassare subito dopo, per lui ormai era normale provocare un effetto del genere alla gente, molto meno normale era per me che dovevo sopportare quell’emozione, gli porsi la mano intenta a stringere la sua ma lui la afferrò e la rivolse con il dorso verso l’alto per poi abbassarsi e lasciare un bacio sfuggevole sulla pelle tesa, sorrisi con le guance ancora velate di un rosso imbarazzante e feci spallucce, quando lui tornò al suo posto facendo entrare in scena gli altri due ragazzi, Dae e Tae che sorridenti si presentarono a loro volta stringendomi la mano per poi tirarsi indietro, mi voltai cercando la figura di Jiyong alle mie spalle, era sempre lì con quella sua aria sbarazzina appoggiato con una spalla al muro, mi rapì per qualche secondo con il suo sguardo seducente che per la prima volta vidi serio e improvvisamente mi sentii condizionata da quello sguardo, che colpì anche me facendo sciogliere per qualche secondo il mio sorriso, cercai poi di distrarmi cominciando a chiacchierare con gli altri BB e con la coda dell’occhio vidi la sua figura staccarsi dal muro uscendo dalla porta, mi chiesi se avessi fatto qualcosa che avrebbe potuto offenderlo ma non trovai risposta, mi congedai dalla sala con la scusa di andare a prendere qualcosa al bar, aprendo la porta potei notare su uno degli specchi il riflesso furbo del ragazzo dalla chioma rosa che scomparì subito dopo, guardai in quella direzione ma ormai non feci in tempo a vedere nessuno, qualcosa non andava, non mi spiegavo il perché ma cominciai a pensare di stare antipatica a Jiyong.   

 

 

*******

| il mio angolino|

Salve a tutti ^^ non mi sono presentata nel primo capitolo perché prima volevo fosse letto da qualcuno, aaaaallora mi chiamo Alessia e ho 15 anni, questa è la mia prima fanfic, ho deciso di scriverla dopo aver compreso il grande amore che provo per i Bigbang e l’ammirazione, mi sono detta “perché non provare ad impersonarli?!” è vero, già faccio parte di un gdr in cui impersono il pandino ma un fanfic è tutta un’altra storia, è questa vi premetto che è appunto tutta un’altra storia, non so dirvi se finirà bene o male perché un po’ di amaro in bocca lo lascia…ma è intrigante come fattura, mi piacerebbe se qualcuno di voi lasciasse qualche recensione in cui commenta la mia storia e magari potreste anche darmi molti buoni consigli, sono una che li accetta, grazie dell’ascolto. Buona lettura *^*

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Capitolo 3
*** La sigaretta è donna ***


Raggiunsi il bar che si trovava esattamente di fronte all’entrata e ordinai un thè, mentre aspettavo mi poggiai con il busto sul bancone incrociando le braccia sotto il seno                                                        

-Seonnie dammi dell’orzo…una voce femminile e leggermente nasale proveniva dal mio lato sinistro, mi voltai con l’intento di capire chi avesse parlato e mi trovai davanti a Chae-rin la leader delle 2NE1, giusto! Anche loro lavoravano nella YG, si voltò verso di me sbattendo le lunghe ciglia che svettavano sui suoi occhioni da gatta semicoperti dalla frangia bionda, i capelli raccolti in una coda alta com’era solita fare che in parte gli ricadeva sulla spalla destra, portava una giacchetta di pelle nera dotata di alcune piccole borchie al posto dei bottoni, pantaloni neri da motociclista molto attillati e ai piedi un paio di zeppe, alcune cinture e catene le pendevano da un lato del bacino essendo piuttosto larghe apposta, la tasca rigonfia che ritraeva il profilo del telefono, girò il busto nella mia direzione poggiando il gomito sul bancone                                                                             

-ciao! Tu sei nuova non è così? … mi additò strizzando un occhio mentre quello smagliante sorriso continuava a illuminargli il volto                                                                                                                              

-si, sono Han la nuova agente dei…                                                                                                                                

-oh si si certo me lo avevano anche detto…scosse la mano come per scacciare una mosca facendo una smorfia amichevole per farmi capire che non servivano altre parole mentre volge lo sguardo sulla tazza che il barista gli poggia davanti, la prende con due mani e la porta alle labbra alzando entrambe le sopracciglia e girando di nuovo la testa nella mia direzione, non feci un’altra parola, mi sembrava superflua, e dinnanzi a tanto talento non mi andava di sembrare inopportuna, presi il lungo bicchiere di vetro che mi porse l’uomo e sorseggiai anche io il liquido                                                              

-allora…li hai già conosciuti? Come ti sono sembrati?...mormorò inumidendosi le labbra con la linguina per leccare via il liquido residuo                                                                                                         

-mh? Oh sono tutti molto simpatici e mi sembrano anche piuttosto disponibili…poggiai di nuovo il bicchiere sul bancone tornando a guardarla                                                                                                    

-certo certo sono brave persone, oh scusa devo tornare in sala prove con le altre, ci vediamo in giro….ciao Seon…diede una veloce occhiata all’orario sul cellulare per poi voltarsi dalla parte opposta scuotendo appena la mano affusolata per aria arricciando le dita in un saluto, mettendo in risalto le unghie lunghe e curate, laccate di rosso e con alcune applicazioni di diamantini incollate sopra, la guardai mentre si allontanava ondeggiando sensualmente sui suoi tacchi mentre maneggiava con il telefonino, mi chiesi se avrei mai trovato la volontà di diventare un donna come lei, io che i tacchi non li indossavo nemmeno se mi montavano sopra con una grande cifra, io che mi sarei così vergognata a indossare abiti simili, io che non avevo portamento e tantomeno sicurezza, ma una donna deve per forza avere tutte queste qualità per sentirsi tale? Forse no.

Quel pomeriggio andai nel giardinetto sul retro per fumarmi una sigaretta, potevo sembrare una brava ragazza, una di quelle che sforna solo pensieri casti e che non si permetterebbe di toccare tabacco o alcool, invece ne sono capace eccome, mi sedetti su uno dei gradini che portavano al praticello e tirai fuori dalla tracolla la sigaretta che pizzicai fra le labbra per poi accenderla con l’accendino, che tenevo dentro al pacchetto, ponendo la mano davanti alla fiammella per non farla spegnere mentre controllavo che la punta cominciasse a bruciare formando un filo di fumo grigio, alzai appena gli occhi quando mi accorsi dall’ombra sul pavimento che qualcuno stava alle mie spalle, una risatina cosi familiare…                                                                                                                                                                                                                                                                 

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Capitolo 4
*** Credo che quelle furono le nostre prime vere parole ***


- ne hai una da offrirmi?...mi voltai di scatto alzando un sopracciglio e mi ritrovai davanti al naso Jiyong con le mani in tasca e addosso, sopra la canottiera, una felpa che gli arrivava poco sopra l’ombelico lasciando scoperta la maglietta sottostante, il cappuccio che aveva in testa fino a coprirgli metà del volto gli faceva cadere fino al naso una misteriosa ombra                                                                                                       

-certo… gli allungai il pacchetto tornando poi a guardare dinnanzi a me pur non avendo nulla di abbastanza interessante da fissare per distrarmi da lui che tuttavia tenevo sotto controllo lanciandogli alcune occhiate con la coda dell’occhio                                                                                                                             

-è stata CL a dirmi che ti avrei trovata qui, cioè non proprio qui ma al bar…e Seon mi ha detto che eri qui…parlò tenendo lo sguardo puntato sulla sigaretta mentre la accendeva chiudendo anche lui le mani davanti alla fiamma, aspirò quanta più nicotina possibile lasciando nell’aria alcune tracce di cenere, schiuse poi di poco le labbra facendo fuoriuscire dagli spazi una lunga e eterea scia di fumo che andò subito a mescolarsi con l’aria profumandola di quel odore che le mancava, lo guardai, quasi ammaliata da quella visione idilliaca, o forse era solo un vanitoso che lo faceva apposta, feci un tiro sparando fuori il fumo tenendo le labbra chiuse come se dovessi fischiare, e lo lasciai parlare, forse non gli risposi o forse gli feci un cenno con la testa, giusto per fargli intendere che avevo capito, lui annuì sedendosi al mio fianco…                                                                                                                   

-ti va di parlarmi un po’ di te? Che persona sei?                                                                                                                                                            

-sai penso che sia io a dover conoscere te…per prima…ribattei stizzita                                                                                                                                                                                       

-io…penso di essere una persona un po’ difficile da spiegare così su due piedi…ancora nemmeno TOP riesce a descrivermi…e poi io non mi conosco a fondo…                                                                                                                                            

-ma che vai farfugliando? Siamo noi che ci scolpiamo un carattere adatto alla nostra persona e lo modelliamo a seconda delle esigenze, non credi?                                                                                                                               

-no.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

-mah… beh si era una persona piuttosto contorta, ci stavo parlando per la prima volta e già mi scoppiava la testa, io non avevo mai frequentato persone simili, la mia era una compagnia decisa, che sapeva bene il fatto suo, ciò che voleva e ciò che era, il solo pensiero di dover lavorare con questo ragazzo a tempo indeterminato mi sconvolse per un attimo, mi sarei dovuta abituare a un tale carattere, così fastidioso….si. Avrei dovuto.                                                                                                                                                                                                                                                           

-volevo solo mettere in chiaro che non mi stai antipatica, a me…a me non entra in antipatia nessuno, se qualcuno mi tratta con disprezzo penso che ha le sue ragioni per farlo, quello sbagliato probabilmente sono io se quella persona mi tratta così…rimasi sorpresa, in qualche assurdo modo era riuscito a capire che mi stavo chiedendo proprio quello                                                                                                                              

-buono a sapersi…mi fa piacere…nemmeno tu mi stai antipatico…sfuggirono due sorrisi che quasi riempirono lo spazio fra di noi, lo vidi rialzarsi mentre schiacciava ciò che rimaneva della sigaretta contro il muro per poi lanciarla in un vaso, e rientrare nel edificio, io spensi il mozzicone direttamente sulla terra dello stesso vaso abbandonandola subito dopo lì, entrando a mia volta

Tutto il resto della mia prima giornata lo passai in quello che sarebbe stato il mio piccolo studio, una stanzetta accogliente, le pareti blu fino a tre quarti da terra e il resto, compreso il soffitto, di un bianco madreperlato, sarebbe stato un rettangolo perfetto se accanto alla finestra non ci fosse stato quell’incavo, poggiai la blusa che tenevo sotto braccio sulla scrivania che copriva quella rientranza che aveva attirato la mia attenzione, oltrepassai anche questa per arrivare a quel punto, mi accucciai lì davanti, aveva la larghezza perfetta di una persona, feci due goffi saltini per infilarmici dentro, era davvero perfetta! Quello poteva essere un mio posticino di riflessione, mi rialzai per guardarmi ancora attorno, sul muro si potevano notare diverse foto del gruppo e alcuni poster con il loro stemma, li avrei tolti. Quello era il mio studio non doveva per forza esserci roba che mi ricordava il loro viso pure lì dentro, non tutto gli era dovuto, ma infondo poverini non era colpa loro se erano appesi lì, magari loro nemmeno li avevano visti, sta di fatto che ci misi poco a staccare tutto riponendo il malloppo in un cassettino.                                                                                                              

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Capitolo 5
*** Una stupidissima foto, eppure.. ***


–ma cos?...sul fondo del cassetto c’era una foto semicoperta di una ragazza e un ragazzo il cui volto era depennato da segni neri evidentemente fatti con rabbia data la carta quasi perforata, lasciai le foto e i poster per terra per analizzare meglio la foto, la ragazza era piuttosto bella, ma che dico era stupenda, lunghi capelli lisci che raggiungevano quasi il fondoschiena un sorriso smagliante che nascondeva gli occhi ben truccati negli zigomi leggermente rossi, indossava un bel vestito senza spalline che arrivava fino a sopra il ginocchio, il bustino blu diviso dalla gonna bianca con pallini colorati grazie a un nastro di stoffa rosso che probabilmente, data la tiratura, formava un fiocco sulla schiena, il ragazzo non si riusciva a riconoscere…dei semplici jeans neri e le trainer bianche con le strisce rosse, una giacca stretta di pelle copriva tutto il busto lasciando scoperte le spalle e le braccia, un momento! Quelle braccia…la manica sfilacciata inoltre celava per metà un tatuaggio a me familiare                                                                                                                                                                                  

-Jiyong!...era lui! Lo avevo riconosciuto nonostante il volto fosse cancellato, il cuore cominciò a battermi forte, girai la foto cercando qualche altro indizio sul retro, c’ era una dedica...la lessi

“questa fu senz’altro la serata più bella che ho passato in vita mia,

insieme a te, che hai reso tutto mille volte più magico,

ti ringrazio davvero per tutti i bellissimi istanti che mi hai regalato.

Al tuo fianco, per sempre.

Tua Soo Rin”

Tua… mi si fermò qualcosa nella gola, quel “tua” mi stava stretto, solo dopo notai il braccio con cui lui le stava cingendo la vita, e sotto i segni della penna potevo vedere il viso di lui voltato verso questa Soo…con le labbra protese…come se le stesse dando un bacio…potevo vedere anche la linea del suo sguardo che le cadeva sulla scollatura, lasciai cadere la foto a terra, perché in quel momento riuscivo a vedere così tanti dettagli che prima mi erano sfuggiti…c’era dell’altro in quel cassetto, una serie di fototessere ritagliate, sempre con la stessa ragazza, mentre facevano alcune boccacce, ridevano e si lanciavano bacini vaganti, non capivo il perché eppure mi dava fastidio, sentivo nel silenzio il mio cuore che trillava forte, abbassai lo sguardo e sobbalzai, il poster di GD mi fissava, i capelli tirati su in quella sua lunga cresta rosso fuoco e il trucco sbavato, era il suo trucco nel MV di Monster…mi fissava…mi spaventai e portai la mano davanti alla bocca per regolarizzare il respiro, mi ripresi subito da quello spavento e a dirla tutta mi sentivo anche piuttosto stupida per essermi spaventata per una cosa simile, mi rialzai sistemando tutto nel cassetto il più velocemente possibile, stesi il vestito con le mani passandocele sopra mentre ancora controllavo che fosse tutto apposto, presi un grosso respiro e uscii dalla stanza sperando di lasciarci chiusi dentro anche i miei pensieri, ma questo mi era impossibile. Mi diressi a passo svelto verso il bar per chiedere un’informazione, ma non c’era nessuno, rimasi lì a tamburellare le dita sul marmo scandendo i secondi che passavano quando sentii un rumore metallico provenire da sotto il bancone, mi sporsi in avanti mettendo le mani sul bordo per appendermi mentre mi sollevai di pochi centimetri da terra e subito dopo risi di gusto nel vedere Seungri nascosto lì sotto che si mangiava del gelato in un piattino, sentendomi ridere trasalì alzando poi il viso mentre si leccava le labbra                                                                                                                                                                                                                     

-ma cosa sei una specie di cagnolino?                                                                                                                                                                      

-shhh! Sta zitta se mi scoprono gli altri mi picchiano…arricciò le labbra assottigliando lo sguardo, faceva tenerezza, povero Maknae potevo immaginare come lo maltrattassero i più grandi, girai dietro il bancone strusciandoci il braccio sopra per poi accucciarmi davanti a lui                                                                                                 

-tu non dire loro che mi hai visto….si pose l’indice davanti alle labbra come per ordinare il silenzio                                      

-ma no sta tranquillo non dico nulla…incrociai le braccia sopra le ginocchia poggiandoci poi il mento sopra mentre lo osservavo, era carino, molto…e vederlo di persona sicuramente era tutta un’altra cosa, era carino.                                                                                                                                                                                                                                                                     

–ne vorresti un po’? …tirò appena su con il naso indicando il gelato e senza darmi il tempo di rispondere né prese un po’ con il cucchiaino avvicinandolo alle mie labbra, io tirai di poco indietro la testa non avevo così tanta confidenza con lui ma per non offenderlo scattai in avanti prendendo in bocca l’arnesino d’acciaio e lo sfilai lasciandolo pulito dal gelato, lui sorrise e con nonchalance riprese a mangiare con quello stesso cucchiaio, quel ragazzo mi ispirava fiducia, a primo impatto, e il mio corpo prese il sopravvento sulla mia coscienza e si fece avanti                                                                                                                            

- chi è Soo Rin? Un ex di GD? Si spinse in avanti con uno scatto veloce, come se dovesse tossire per un boccone andato di traverso, era chiaro che quel nome gli portò alla mente qualcosa, chiusi gli occhi a fessura cercando di comprendere quello che stava per sussurrare…                                                                                                

                                                                                               

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Capitolo 6
*** Todae? ***


- come sai di lei? Non ci credo che te ne ha parlato lui…                                                                                                                                                                      

-se lo avesse fatto non avrei avuto motivo di chiederlo a te…non voglio impicciarmi Seung                                                                                                     

-ma lo stai facendo….ritirai la testa colpita da quelle parole accusatorie, era vero mi stavo impicciando troppo, non mi riconoscevo, e soprattutto non capivo perché bramavo tanto sapere…                                                                   

- è la nostra ex agente…e anche una mia vecchia fiamma, ho una reputazione che dice che sono un playboy, e questo le fece sangue…è stata con me una notte, ma solo per sapere se era vero ciò che si diceva in giro, a me lei piaceva invece, ma aveva occhi solo per Jiyong…e in caso te lo stai chiedendo non ci ho sofferto affatto-                                                                                                                                                   

-non ho detto che penso tu ci abbia sofferto…non per una così..-                                                                                                                      

-ma non la conosci come puoi dire “una così”?- agitò la mano per aria con fare altezzoso                                                         

-boh…non lo so sinceramente…mi dava quest’idea infondo è stata con te e GD…-                                                                                                              

-magari ti sta solo antipatica perché provi interesse per il nostro leader, o magari per me- mi diede una piccola gomitata passandosi la lingua nello spazio fra le labbra e i denti dell’arcata inferiore mentre alzò per un attimo il sopracciglio sinistro fissandomi                                                                                                                                                                                                           

-ma che vai dicendo?- arrossii d’impulso, senza riuscire a controllarmi nonostante fossi sicura di non provare nulla per nessuno dei due, come era mio solito posai la mano affusolata sulla frangia sistemandomela meglio sulla fronte e mugolai qualcosa di incomprensibile prima di rialzarmi                                                                      

-Rì io vado a farmi un giro, magari faccio altre conoscenze- annuì semplicemente tornando a concentrarsi sul suo gelato, feci un verso con la gola affossando gli angoli delle labbra.                                                                                                                                                                                   Passai per lo stretto corridoio che mi avrebbe riportato alla mia postazione e lì incontra TOP insieme a Dae che stavano entrambi poggiati al muro, Dae con un piede poggiato sulla parete e le braccia incrociate mentre l’altro gli accarezzava con un dito la spalla destra guardandolo di sottecchi, quali sguardi complici, pensai a cosa si poteva celare sotto occhiate così fugaci raccolte solo dagli sguardi curiosi o da quelli, come il mio, casuali, quelle carezze, il movimento lento delle labbra del più grande che sembrava sussurrare qualcosa, qualche segreto che condividevano insieme, nascosti dalle bocche altrui che sicuramente avrebbero parlato troppo, sorrisi osservando la scena e continuando a camminare per non sembrare una “spiona” quando il biondino mi vide alzò la mano agitandola in un saluto e lo stesso fece l’altro con un sorriso meno entusiasta del compagno, o forse quello era il meglio che sapeva fare, infondo le espressioni di Seung non erano troppo accentuate, non come il sorriso che passava da guancia a guancia il volto di Dae                                                                                   

-che ci fai qui?- mi chiese il più grande, quasi mi sembrò un rimprovero e lasciai disfare l’espressione sollevata di poco prima cercando conforto nello sguardo di Dae che nel vederlo diede una gomitata al suo Hyung per poi indicarmi piegando la mano in avanti con il palmo rivolto verso l’alto                                                                                                                                                                                                                                                                        

-ma come perché Hyung?! Il suo studio è dall’altra parte…- mi difese, aveva colto la mia richiesta di aiuto oppure, ancora peggio, l’accusa di SeungHyun                                                                                                                                                                           

-si non ho detto nulla era solo una domanda- mi fulminò con lo sguardo come se mi desse la colpa di quella complicità improvvisata che si era creata con Daesung                                                                                                                             

-ah…ok va bene…beh allora io vado- azzardai un passo indietro e notai con la coda dell’occhio il gesto improvviso del più piccolo che tese per un attimo la mano come per fermarmi e subito dopo la portò dietro la testa fingendo di grattarsi la nuca lanciando un’occhiata all’altro che annuì alle mie parole, non ci misi molto ad allontanarmi, non diedi troppo peso alle parole di TOP come nemmeno al gesto di Daesung, dovevo tornare nello studio e dopo aver attraversato il corridoio mi accorsi di una cosa: la porta era socchiusa, io l’avevo lasciata aperta, qualcuno era entrato e quel qualcuno era ancora dentro e parlava al telefono, una voce femminile…

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Capitolo 7
*** Dimentica lei. ***


-Adesso puoi anche dimenticarti quello che abbiamo passato, puoi scordarti il giorno in cui mi hai incontrata, puoi dimenticare tutto quello che sarebbe potuto esserci il colore dei miei capelli, quello dei miei occhi, il profumo della mia pelle che dicevi che ti faceva impazzire, il mio sorriso e tutti quei sussurri che ci stonavano nelle notti che passavamo insieme, le lacrime buttate per conto mio e per conto tuo, le urla che ci siamo tirati contro a vicenda, tutte le ferite che ci siamo sputati in faccia quel pomeriggio e il perdono che è arrivato a distanza di due ore, dimenticati le promesse, dimenticati i progetti, la casa e la famiglia che ci eravamo giurati di costruire insieme, e dopo che ti sei dimenticato tutto questo torna a ripeterti in testa il mio nome….e ricorda di nuovo.- 

Non sentii più nulla, qualcosa che sbatteva sulla cattedra facendomi sobbalzare da dietro la porta, forse il telefono stesso, qualche sospiro tratteggiato dai singhiozzi e il rumore umido di una voce piagnucolante, poi alcuni passi che si appropinquavano all’uscio, mi feci subito indietro e lei mi passò davanti senza accorgersene, o forse era così sovrappensiero da non avermi vista, il gomito piegato mentre teneva sotto braccio tutti i poster che avevo staccato dal muro prima, la testa bassa, incappucciata nelle spalle che sobbalzavano costrette dal pianto, i capelli neri le ricadevano sulla schiena, la maglietta svolazzante che copriva quasi del tutto alla vista i pantaloncini mostrandone solo l’orlo inferiore, un paio di stivali stile western e parecchi bracciali che le impreziosivano i polsi magrolini, la guardai tenendo le labbra schiuse per riprendere fiato da quel breve tempo che lo avevo trattenuto per non farmi sentire, scavalcai la porta entrando nello studio, sulla scrivania c’era ancora il cellulare, lo afferrai, ma non avevo l’intenzione di farmi i fatti di quella poveretta che nemmeno mi immaginavo chi potesse essere, evidentemente nel prenderlo schiacciai qualche tasto che fece illuminare il display che attirò subito il mio sguardo, lo sfondo, l’immagine che aveva come sfondo già la conoscevo…                                                                                                                          

- S-Soo Rin- sussurrai nel vedere l’immagine che avevo trovato, in foto, nel cassetto, il viso del ragazzo però stavolta non era oscurato, si vedeva chiaramente che era Jiyong, sbloccai la tastiera cercando subito il registro delle chiamate…si, stava parlando con GD, da venti minuti, in venti minuti della tua vita quante cose puoi dire? Quante altre riveli per poi pentirti? Pensando che se sei chiuso in una stanza e in un secondo arriva una ragazzina che origlia fuori dalla porta scoprendo alcuni dei tuoi più grandi segreti pensa a quante cose potrebbero succedere in venti minuti… e se quella ragazza avesse cambiato stanza qualche minuto prima io ora non saprei nulla, e se io non mi fossi fermata qualche minuto in più per parlare con TOP e Daesung avrei potuto scoprire qualcosa di più, non so cos’è meglio…eppure è stato fatto tutto con ingenuità, di sicuro se qualcuno mi avesse avvisato che lì c’era qualcuno non avrei fatto per entrare, o al contrario se avessero avvisato lei si sarebbe allontanata, oppure semplicemente dovevo sentire…e a questo punto la domanda sorge spontanea…perché?...Perché dovrei sapere le cose più intime di quelle due persone? Perché io? Che valore avevo nella loro vita? Fatto sta che ormai avevo sentito…e allora altre duemila domande si affacciarono nella mia mente già abbastanza confusa, uscii da quella stanza sperando di lasciarci dentro ogni mio pensiero e corsi nella direzione che avevo visto prendere dalla ragazza mora, passai velocemente davanti a TOP e D-Lite che stavano ancora lì e seguirono i miei passi con lo sguardo, la raggiunsi poco prima che aprisse la porta per uscire                                                                     

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Capitolo 8
*** e mi portò via.. ***


-aspetta!...cercai di urlare affaticata mentre barcollavo sul parquet facendo rimbombare i passi pesanti, lei si voltò alzando il viso con gli occhi ancora rossi dalle lacrime e mi guardò stranita                                                          

-hai….hai dimenticato questo nel mio studio….sussurrai non appena fui abbastanza vicina perché lei potesse sentire quel tono di voce così basso mentre le porgevo il cellulare, lei alzò la testa inspirando quanta più aria possibile per gonfiare il petto e mi squadrò con aria fiera                                                                                                                                     

-il tuo studio… ripeté facendo una smorfia di disprezzo prima di strapparmi dalle mani l’oggetto di sua appartenenza, che avevo detto di sbagliato?  Non capivo, non capivo proprio, ma sinceramente gli atteggiamenti di Soo Rin poco mi interessavano,                                                                                                                    

-mi hanno sostituita con una come te…fece una piccola risata per poi uscire trionfante di avermi sconfitto e dirigersi verso una macchina laccata di nero che la stava aspettando proprio a pochi metri dal edificio, mi guardai intorno, alla scena avevano assistito i baristi e Taeyang che era appena uscito dalla sala prove, alzai un angolo della bocca accompagnandolo poi con lo sguardo sbuffando, mi voltai facendo spallucce e vidi dietro una delle colonne una sagoma scura che si mosse subito per non farsi vedere, mi avvicinai e tenendo le mani sul fusto rastremato verso l’alto del marmo e sporsi la testa fuori dalla sua circonferenza per incontrare, con un sorriso, lo sguardo del altro che ci stava poggiato contro con le braccia incrociate                                                                                                                                          

-buh…esclamai, lui sobbalzò per poi sorridere leggermente imbarazzato abbassando lo sguardo                                                                                   

-mi hai spaventato… disse a mezza voce fissandosi i piedi mentre si divideva dal complesso nero                                                             

-lo so, che ci fai qua? Era per lei?....forse azzardai troppo con quella domanda, lui avrebbe capito, o sospettato, che io sapevo della sua relazione passata con Soo, lui mi prese con uno scatto dal polso e mi trascinò con sé, per un attimo mi preoccupai, portai la mano sulla sua, mi stava stringendo troppo e mi faceva male, torsi il braccio cercando di liberarmi mentre mi lamentavo, mi costrinse a uscire insieme a lui da una porticina che stava sul retro del palazzo e dava sulla strada, mi lanciai in avanti ma lui mi strinse di nuovo tirandomi a sé nel vedere una macchina che si avvicinava fin troppo velocemente, e mi avrebbe presa di petto, il clacson mi stonò le orecchie fino a farmi strozzare un debole urlo contro il petto di lui che ancora mi teneva stretto il polso, alzai lo sguardo cogliendo il suo e sussurrai un impercettibile “grazie” lui fece finta di nulla e riprese a camminare verso un suntuoso hotel, entrammo dentro, anzi lui entrò io venni trascinata, oltre la porta girevole si aprì davanti a noi una reception circolare sui toni dell’oro e del rosso che dava l’impressione di abbracciarci, ai lati del lungo bancone semicircolare, che aveva alle estremità due grosse colonne con tarsie di marmo, si aprivano dure ampie rampe di scale, ogni quattro scalini c’era, attaccato al muro, un vaso con delle orchidee, su tutta la lunghezza delle scale si stendeva un sottile tappeto rosso che avrebbe accompagnato ogni ospite fino alla porta della stanza, GD salutò uno dei signori in guardiola e svoltò verso l’ascensore, aspettammo pochi secondi poi lui aprì la griglia che ci separava dagli sportelli e entrammo, schiacciò il pulsantino con inciso sopra in bianco il numero dodici, che subito si illuminò, era l’ultimo piano, mi appoggiai con le spalle contro lo specchio che stava lungo tutta la parete della piccola cabina e mi misi a rigirarmi i pollici mentre aspettavo che le porte si aprissero di nuovo, mi sentivo il suo sguardo addosso, nonostante il mio rimanesse piantato a terra sentivo il suo che mi trapassava da parte a parte, di continuo, finché finalmente si aprirono le porte fermando quella macchina infernale che teneva i nostri corpi fin troppo vicini, uscì prima lui aspettandosi che io lo avessi seguito, e lo feci solo perché sapevo che mi avrebbe tirato con la forza, e non volevo, non volevo essere trattata male da GDragon…mi sarebbe crollato un mito.                                                                                                                                                                                                                                                                                  

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Capitolo 9
*** Domande, forse troppe domande. ***


Cos’era quella casa? Perché sì per loro era una casa, infondo si tratta di una suite, beh era favolosa, si apriva con un corridoio largo confinato da un lato da una libreria a muro e sull’altro lato invece alcuni scaffali che davano a vedere sull’ambiente che stava dietro, di fronte in fine c’era una grande vetrata che dava sulla città che, vista da quel punto, era davvero uno spettacolo, alla fine potevi scegliere, destra o sinistra tanto qualsiasi sarebbe stata la tua scelta saresti rimasto comunque sorpreso dalla bellezza della suite, a destra c’era la camera da pranzo rialzata su una piattaforma circolare di marmo e sullo stesso piano sopraelevato uno dei due bagni e due stanze, a sinistra invece c’era il soggiorno, rialzato anch’esso su una piattaforma circolare, un grande divano bianco di pelle che seguiva la curva del pavimento  era rivolto verso il plasma attaccato al muro, un lampadario a forma di palla argentata scendeva dal soffitto e oltre il soggiorno altre quattro porte chiuse… sicuramente le altre stanze e forse un altro bagno, mi fece cenno di sedermi sul divano e io obbedii appostandomi sul bracciolo con una gamba piegata e l’altra stesa sul pavimento, il braccio che quasi pendeva fra le gambe posandosi sul tessuto liscio del vestito, lui rimase in piedi di fronte a me con le mani in tasca, un piccolo cappellino di lana gli incuffiava la testa lasciando che alcuni ciuffi di capelli rosa ricadessero sulla fronte e ai lati del viso, chissà quando se l’era messo, lo guardai per un attimo e feci per parlare ma lui mi precedette                                                                                                                   

-volevo scusarmi per il comportamento di Soo Rin… le hai riportato il cellulare, per caso hai sentito qualcosa?- …non sapevo cosa rispondere, mi aveva spiazzata, magari sapeva la verità e mentirgli mi avrebbe fatto sembrare un’idiota, dirgli la verità mi avrebbe fatto sembrare un’idiota comunque

-non fa nulla Ji la capisco-

-e perché la capisci? Cioè cosa ci sarebbe da capire….allora sai…- chinai la testa in basso quasi rammaricata di quello che avevo detto e anche involontariamente fatto, io l’avevo ascoltata, invece di farmi i fatti miei ero rimasta ad ascoltarla e il respiro profondo di GDragon che rimase li impalato a guardarmi questa cosa me la fece pesare, provai per la seconda volta a parlare ma stavolta la voce non uscì anche perché non sapevo davvero cosa dire. GDragon colse quel mio segnale e si inginocchiò a terra posando le mani vicine sulle mie ginocchia e appoggiandoci sopra il mento per guardarmi

-tranquilla, davvero. Era il tuo studio è normale che qualcosa non ti sia sfuggito- annuii, ma poco dopo mi resi conto di una cosa e mi sorse una domanda che la mia bocca sputò fuori con tutta la nonchalance di cui ero capace

-come fai a sapere che stavo nel mio studio?-

-sapevo che lei era lì e ti avevo vista tornare nello studio quindi ho fatto due più due- annuii ancora poco convinta e mi rialzai dal bracciolo per dare uno sguardo in giro, su diverse mensole c’erano molte foto incorniciate, foto che nel web non si trovavano, una attirò la mia attenzione: c’era SeungHyun in piedi, un paio di occhiali scuri posati sul ponte del naso e la linguetta che sbucava da un lato della bocca, sotto il suo mento stava posata la testa di GD coperta da una cuffia nera, il più piccolo si stringeva sorridente al petto dell’altro, era una foto conosciuta quella, non sono mai stata una yaoista di quelle che fangirlano davanti a scene simili ma come non intenerirsi davanti a una foto così? Se non si trattava proprio di amore sotto c’era sicuramente una bellissima amicizia, bastava che Ji e Seung si scambiavano uno sguardo per capirlo, però devo ammettere che se uno dei due mi avesse parlato di una loro relazione ne sarei rimasta entusiasta mi piacevano insieme, Ji Yong si avvicinò a me tirandosi giù i lembi del giacchetto lungo i fianchi e tenendo la testa bassa mentre barcollava leggermente da un lato all’altro

-Seung è una persona un po’ possessiva… spesso può sembrare acido perché vede che alcune persone potrebbero mettere alle strette i rapporti con i suoi compagni, ma non è così… lui è dolce- teneva lo sguardo assorto nella fotografia mentre passava il polpastrello dell’indice lungo i lineamenti del suo Hyung

-bisogna solo imparare a conoscerlo- aggiunse serio scuotendo la testa non appena si accorse che lo stavo osservando, io mi spostai da quella parete per farmi un giretto, tenevo le mani incrociate dietro la schiena mentre con uno strano sorriso sul volto sporgevo in avanti il collo per guardare bene ogni dettaglio e allora mi sorse una nuova domanda. I quesiti di quella giornata cominciavano a rompermi un po’ le scatole.

-Perché mi hai portata qui?- lui non rispose, gli stavo dando le spalle e questo non mi poteva permettere di vederlo, mi stava salendo l’ansia con quel silenzio così provai a riproporre la domanda…

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