Io sono fredda,ma tu amami

di elelove98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Macchia di gelato ***
Capitolo 3: *** Non può essere! ***
Capitolo 4: *** Strane sensazioni ***
Capitolo 5: *** Leonardo l'odioso ***
Capitolo 6: *** Amici? ***
Capitolo 7: *** Che sto facendo? ***
Capitolo 8: *** Mi sorprendi e mi confondi ***
Capitolo 9: *** Tutto ciò che inizia,finisce ***
Capitolo 10: *** Lui è quello giusto ***
Capitolo 11: *** Ritorno a scuola ***
Capitolo 12: *** Tu non sei niente per me ***
Capitolo 13: *** Grazie ancora ***
Capitolo 14: *** I maschi proprio non li capisco ***
Capitolo 15: *** Nonostante tutto,mi piaci ***
Capitolo 16: *** Compleanno-parte 1 ***
Capitolo 17: *** Compleanno-parte 2 ***
Capitolo 18: *** Compleanno indimenticabile ***
Capitolo 19: *** Lacrime amare ***
Capitolo 20: *** Chiarimenti ***
Capitolo 21: *** Quella bestia non è mio padre ***
Capitolo 22: *** Cena e sorpresa scioccante ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi chiamo Azzurra Ragonesi,ho diciassette anni e frequento il quarto anno del liceo linguistico. Sono quasi alla fine della scuola e non vedo l'ora di uscire da quel liceo,alias carcere minorile. Sono una ragazza piuttosto alta,con i capelli lunghi biondi,occhi azzurri quasi color ghiaccio con i quali esprimo molta freddezza alle persone con cui non vado d'accordo. E ce ne sono,eccome se ce sono. Sono una ragazza normale,molto fredda all'apparenza,ma se qualcuno mi è simpatico divento più gentile. Sono fatta così e non intendo cambiare. Odio i ragazzi che si sentono al centro del mondo e che credono di essere al di sopra di tutti solo per aver avuto successo nella vita: rimangono sempre esseri umani.
 
-Azzurra,muoviti che è tardi!-urla mia madre per farmi alzare.
-Va bene.Arrivo ma'-dico alzandomi dal letto e dirigendomi al bagno. Mi faccio una doccia,mettendo come sottofondo "Scream" di Uscher,mi dà molta carica e mi serve per affrontare la scuola.
Finita la doccia,esco e mi vesto tutta di blu,il colore che mi rappresenta,il mio preferito: maglietta celeste,jeans blu notte e le converse celesti. Poi mi trucco con matita,ombretto blu e mascara. Infine,prendo la cartella,che poi poggio all'ingresso e mi dirigo in cucina.
-Buongiorno ma'.-dico con tono tranquillo.
-Ciao Az.-dice mia madre. Az è il mio soprannome perché è troppo lungo il mio nome e preferisco abbreviarlo. Mi ci chiamano così solo le persone con le quali vado d'accordo perché con quelle che non conosco non si azzardano nemmeno a chiamarmi così. Mia madre mi allunga la tazzina con il caffè e io la prendo,mi siedo e la bevo.
Sono le sette e quaranta. Mi alzo e metto nel lavandino la tazzina ormai vuota.
-Ciao ma',io vado che Carolina mi sta aspettando.-dico.
-Ok ciao tesoro.-dice quando ormai ho preso la cartella e sono bella che uscita.
Chiudo il portone e mi dirigo a passo veloce verso la fermata dell'autobus. Come sempre c'è Carolina che mi aspetta.
-Ciao Caro.-dico sorridendole. Carolina è una delle mie migliori amiche.Ha gli occhi verdi,i capelli marroni lunghi un po' meno dei miei,è alta quanto me ed è anche molto magra. I ragazzi per lei fanno la fila,ma lei è già fidanzata con il dolce Alessandro.
-Ciao Az.Come stai?-chiede curiosa come sempre.
-Abbastanza bene,tu?-chiedo.
-Bene,anche se sono stufa di tornare a scuola.-dice sbuffando.
-Già.-dico. Arriva il bus e saliamo,che con nostra fortuna troviamo due posti vicini liberi. Ci sediamo e intanto chiacchieriamo di come abbiamo passato le vacanze.
Dopo due fermate scendiamo proprio davanti al cancello di quella specie di carcere minorile. Entriamo con molta tranquillità e,mentre Caro si ferma a parlare con Alessandro,io mi dirigo verso l'altra mia migliore amica.
-Ciao Stefi.-dico con il sorriso. E' raro che sorrido alle persone,data la mia natura,ma con Carolina e Stefania mi viene spontaneo.
-Ciao Az.-dice a sua volta Stefania.Lei ha i capelli rossi,gli occhi color cioccolato,alta poco meno di me e magra anche lei.
-Come va?-le chiedo.
-Bene tu?-.
-Abbastanza bene. Pronta per un nuovo anno di rotture?-.
-Non vedere sempre tutto con negatività,chissà quest'anno forse ci riserva delle sorprese.-dice.
-Sono solo realista,tutto qua.-ribatto.
-E anche troppo. Sciogliti un po',Az.-dice. Sono anni che me lo dice,ma io testarda sono rimasta sempre così: fredda e distaccata.
-Sono fatta così. Come va con Marco?-chiedo cambiando discorso.Marco è il suo ragazzo.
-Bene,grazie. L'altro sabato abbiamo fatto un anno.-dice sognante. Ah,l'amore! Le mie due migliori amiche sono felicemente fidanzate per il bel carattere e fisico che entrambe hanno,mentre io tendo a respingere tutti quelli che ci provano con molta freddezza. Non li conosco nemmeno,ma li giudico prima,quindi tendo semplicemente ad allontanarli. Ho avuto abbastanza esperienze per capire che l'amore è un sentimento che non fa per me e non ho alcuna intenzione di crederci.
Io,Carolina,Stefania,Alessandro e Marco stiamo nella stessa classe da ben quattro anni e siamo un bel gruppo. Io sono un po' come la pecora nera,per le due coppiette,ma a me non importa. Vivo felice e serena.
Suona la campanella e così da' ufficialmente inizio a questo anno che spero mi riservi tante sorprese,come dice Stefi. Io provo a crederci,ma non lo ammetterò mai,orgogliosa come sono. Faccio un lungo respiro ed entro con la speranza di iniziare bene almeno quest'anno. Poi ci può essere anche l'ipotesi che io mi sciolga un po',ma credo che ne servirà di tempo per smettere di essere così rigida,così fredda.
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Salve! Questa è la mia seconda storia romantica,un pò diversa dall'altra(che è ancora in corso),ma avevo già una mezza idea di qualcosa di nuovo ed ecco qua.Spero vivamente di avervi incuriositi con questo inizio e che mi direte cosa ne pensate.Vanno bene anche critiche,in fondo sono una principiante.
Ciao,
Ele.

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Capitolo 2
*** Macchia di gelato ***


Entro in classe e noto con mio grande stupore che non è cambiato assolutamente nulla dall'anno precedente.C'è il solito trio insopportabile di galline:Marta,con la faccia più rifatta di una Barbie,Giorgia,con le unghie che sembrano artigli,e Jessica,che ha la lingua più biforcuta di un serpente.Non possono mancare i buffoni della classe,quelli che sparano battute durante la lezione e che prendono note su note,ma nonostante ciò li promuovono.Uno di loro è mio amico(incredibile,ma vero) e si chiama Davide.Qualche volta mi fa ridere con le sue battute,ma non mi lascio coinvolegere più di tanto.E poi c'è il mio gruppo di amici,cioè le mie due migliori amiche,i rispettivi fidanzati e basta.
Saluto con un cenno della mano chi ha alzato la testa per vedere che arriva,senza però aspettare una risposta: farei prima ad andare a visitare il Giappone e a tornare,pittosto che aspettare che rispondano al saluto. L'unica cosa che fanno quando entri è guardarti come se fossi un alieno venuto per sterminare il genere umano.Scusate il sarcasmo,ma queste cose mi urtano altamente il sistema nervoso e preferisco essere sarcastica.
Mi siedo al mio solito posto: terzo banco verso la finestra da sola.Mi piace molto stare sola,mi aiuta a concentrarmi di più sulla lezione e a non distrarmi.L'unica volta che ho avuto un compagno di banco è stato l'anno scorso,ma se ne è pentito subito perché tendeva a provarci e io respingevo fredda ogni suo singolo respiro verso di me.
Sento del chiasso e vedo entrare le mie due migliori amiche mano per mano con i loro fidanzati,sedendosi poi davanti a me vicini.
Suona la campanella ed entra la professoressa Giannetti che ci insegna italiano ed è anche nostra coordinatrice di classe.E' una persona molto disponibile,ti rispiega la sua lezione cento volte se non hai capito e se hai un problema,anche personale,parla con lei e stai certo che trova sempre una soluzione.
Inizio a tirare fuori i libri,mentre ha appena finito l'appello e si segna chi è assente.-Bene ragazzi.Volevo subito comunicarvi che da domani avrete un nuovo compagno di classe,trasferitosi qui da poco.Vi prego di accorglierlo con il massimo rispetto e di non fare subito figuracce.-dice ed inizia a spiegare.E che arriva il presidente della Repubblica con sua moglie e ci dice che avremo l'onore di avere suo figlio come compagno?! Perchè così tanta importanza ad un comune mortale? Perchè viene proprio qui? Perchè ci sto pensando? Sicuramente sarà il classico ragazzo figo che se la tira da morire e che ha avuto più storie di quanto io cambi le mie magliette.Ma per quale oscuro motivo continuo a pensarci? Beato a chi mi capisce.

Le due ore di italiano passano molto velocemente e così arriva anche il momento atteso da ogni alunno soprattuto da me,cioè la campanella che ci permette di uscire ed andare a casa.
Uscito il portone,vedo Stefi e Marco allontanarsi mano per mano,andando a casa insieme.
-Caro vai pure tranquilla,mica mi uccidono.-dico esasperata. Carolina deve uscire con Alessandro,ma lei dice che non vuole lasciarmi andare a casa da sola e io insisto perché mi lasci libera.
Lei sospira.-Va bene,ma oggi alle quattro vengo sotto casa tua e ci prendiamo un gelato.-dice andandosene.
-Ma...-dico,ma vengo interrotta-Non accetto un no.-dice e,prendendo per mano il suo ragazzo,se ne va felice e soddisfatta.
Mi fermo ad aspettare l'autobus e nel mentre arriva il trio delle oche.-Ciao miss freddezza.-dicono insieme ridendo. Chi ha riso? Nessuno tranne loro.Sono quattro anni che le frequento,purtroppo,e non sono riuscite a trovarmi un soprannome più decente di "miss freddezza",infatti solo delle oche come loro possono inventare un nomignolo così ridicolo: ridicolo quanto loro.
-Che volete?-chiedo fredda,
-Oh,ma come siamo acide,dì ti ha punto per caso una tarantola per renderti così acida?-chiede Marta con la sua ridicola voce.
-No,era una bellissima giornata fino a quando ho visto le vostre facce per farla peggiorare.-dico tranquilla.
Lei diventa paonazza.-Come ti permetti,piccola stronza?-chiede ancora.La solita storia,le rispondi male e diventa rossa dalla rabbia: proprio quello che voglio,in fondo mi diverte.
L'autobus si degna di arrivare e,prima di salire, le dico:"Mi permetto perché mi fai talmente tanta pena che mettermi a litigare con te,è come litigare con un'oca."La zittisco così,orgogliosa più che mai, ed entro nell'autobus prima che possa dire qualcosa.Trovo un posto e mi ci siedo,guardando fuori dal finestrino.
Arriva la mia fermata e scendo con il mio solito atteggiamento da studente stressata per la prima giornata di scuola.Arrivo e mia madre non c'è,è al lavoro,così pranzo e mi metto poi a fare i compiti.Sembra incredibile,ma quella di italiano ce li ha dati lo stesso.
Le quattro...
Sono le quattro e il mio citofono non la smette di suonare: quando quella pazza di Carolina ci si attacca e chi la ferma più.
-Arrivoooo!!!-urlo mentre finisco di indossare quello che mi indossavo questa mattina.
Prendo le chiavi e la borsa,uscendo e chiudendo la porta,per poi scendere come una pazza le scale.
Esco dal portone e vedo Caro che finisce finalmente di suonare.
-Alleluia,mi stavo facendo vecchia!-esclama allegra come al suo solito.
-Mi ero persa la maglietta.-mi giustifico orgogliosa come sempre.
-Allora,andiamo?-chiede.
-Ok.-dico e ci dirigiamo verso la piazza più vicina,dove c'è una gelateria buonissima.Entriamo,anche se è affollato ci fanno passare.
-Fragola e ciocciolato.-ordina Caro.
-Crema e nutella.-ordino.Paghiamo,anche se voleva pagare Caro,ma l'ho convinta a non farlo con una semplice fulminata.Prendiamo i nostri gelati,ma appena fuori mi viene incontro qualcuno che mi fa cadere e volare il gelato.Proprio una bella giornata,non mi può andare peggio oggi!
Alzo lo sguardo per vedere chi è quel genio che mi si è catapultato addosso e vedo un ragazzo che sghignazza: è alto,torace muscoloso a quanto sembra,capelli castani e occhi azzurri come il mare,insomma il sogno segreto di ogni donna.
Rimango per un attimo imbambolata come una cretina,ma poi mi rialzo arrabbiata fino alle punte dei piedi.Butto ormai il mio bel gelato.
-Che cosa vuoi?-chiede.Bene,pure insopportabile,fantastico!
-Vorrei come minimo delle scuse.-spiego indifferente al suo tono di voce.
-Sei tu che mi ti sei catalputata addosso.-dice tranquillo.Ma dove trova tutta questa sfacciataggine?
-Certo come no!-esclamo furiosa.
Mi guarda prima negli occhi,poi rivolge il suo sguardo a dove è il gelato: la mia pancia.Allunga un dito sul gelato e se lo mette in bocca.-Si,proprio buono.Ora so che è buono il gelato di qui.-dice e poi sparisce dentro la gelateria.
Una cosa è certa: sono sconvolta. Nessuno,dico nessuno è mai riuscito a zittirmi e a lasciarmi come una scema in una piazza,sporca di gelato e senza aver ricevuto le scuse.
Sto per tornare dentro,quando Caro mi porta via,facendomi arrivare davanti il cancello di casa mia,mentre ho lo stesso sguardo omicida.
-Io a quello gli stacco la testa.-dico furiosa.
-Dai,non è così male.Potresi tralasciare.-dice Caro.
-Ma sei matta,io non tralascio un bel niente,io a quello lo ammazzo.-dico.
-Se vabbè tigre,ora calmati.Entra dentro casa,fatti una camomilla e vai a letto che si è fatto tardi.Ciao.-dice.
-Ok ciao Caro.-dico ed entro nel portone.
Entro dentro casa e faccio quello che mi ha consigliato Caro.Non ho voglia di mangiare,il mio appetito è stato colmato dalla sete omicida per quel ragazzo.
Mi metto il pigiama e mi infilo nel letto,con l'augurio che quello non lo rivedrò più,perché altrimenti non risponderò di me......




Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo! Spero vivamente che vi sia piaciuto e,se pure non fosse così,vi chiedo di dirmelo recensendo,così posso migliorare.
Ciao,
Ele.

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Capitolo 3
*** Non può essere! ***


-Azzurra,svegliati che è tardi!-urla mia madre ogni mattina che mi sveglio fuori orario.
-Arrivo ma'-dico alzandomi e dirigendomi verso il bagno.Sono ancora arrabbiata per quello che è successo ieri: come si è permesso di macchiarmi di gelato e poi non chiedermi scusa? Solo un presuntuoso ed egogentrico come quel ragazzo poteva farlo.Per di più ci ha riso sopra,se ci ripenso mi risale l'istinto omicida che avevo fino a ieri.Nessuno mi ha mai mancata di rispetto e se lo rivedrò giuro che gli farò pentire di esistere.
Dopo che mi sono lavata,vestita e truccata,scendo in cucina che c'è mia madre intenta a versare il caffè nella tazzina.Ogni mattina la stessa scena.
-Buongiorno ma'.-dico prendendo la tazzina che mi allunga.
-Ciao Az.-dice e io mi siedo,bevendo tranquillamente il caffè.
-Allora Az-dice mia madre,iniziando a farmi preoccupare.-Come va la scuola?-chiede tranquillamente. Wow,sono davvero sorpresa!Quando mia madre inizia una frase con "Allora Az",mi sono dovuta sempre preoccupare,dato che non promette mai nulla di buono di solito.
-La scuola è iniziata ieri ma'.Comunque tutto bene.-dico.
-Lo so,tesoro.Era solo per sapere.-dice sicura.Io intanto sto mettendo la tazzina,ormai vuota,nel lavandino.Guardo l'orologio e sono le sette e quaranta,quindi devo uscire.
-Io vado ma'.Ciao.-dico prendendo la cartella che sta all'ingresso.
-Ok ciao tesoro.-dice,mentre chiudo la porta.
Esco dal portone e mi dirigo verso la fermata con le mani in tasca,immersa nei miei pensieri.Non mi è ancora andato giù l'incidente che è successo ieri,al quale non ho ricevuto neanche delle scuse.So che sto diventando pazza,ma l'idea di non esser stata rispetta,che è mio diritto,mi dà sui nervi.Mi fa arrabbiare fino alla punta dei piedi.Ok,sono pazza e basta.
Arrivo alla fermata e c'è Caro con il suo solito sguardo allegro.
-Ciao Az.-dice con una punta di felicità.
-Ciao Caro.Come mai sei così felice?-chiedo.
-Com non lo sai?-dice scandalizzata.
-No,cosa dovrei sapere di così importante?-chiedo.
Lei fa un respiro profondo e poi inizia a parlare.-Allora,ieri Ale mi ha raccontato che è andato al consiglio di classe e i professori hanno deciso due cose: la prima è che se tutti nel primo quadrimestre abbiamo la sufficenza,a marzo andiamo due settimane a New York per visitarla,etc...Poi se ci comportiamo bene,alla fine di maggio ci sarà un ballo di primavera,la sera.-dice esaltata.Io rimango a bocca aperta come una cretina: i prof. che ci permettono tutto questo,ma stiamo scherzando?
-Allora,non mi dici niente?-chiede.
-Che ti devo dire? Che sono felice di andare a New York,ma sai che i balli li detesto proprio,non mi piace stare al centro dell'attenzione.-dico un pò irritata.
Lei sbuffa.-Bè,ti conviene farteli piacere perché Ale mi ha anche detto che se c'è uno che dice di no al ballo(di classe nostra),non si fa niente quindi tu ci vieni e basta.-dice arrabbiata.
-No,non voglio.-dico convinta.
Lei sorride.-Dai,ti prego?Puoi anche dimostrare a tutti l'incredibile voce che hai!-esclama.
-Come scusa?-chiedo.
-Per il ballo serve una cantante brava,quindi verso gli inizi di maggio ci saranno i provini per decidere chi sarà la cantante.Potresti essere tu?-chiede tranquilla.Poi continua.-E' la tua occasione per dimostrare quanto sei brava e far capire che persona sei.-.
-Dici?-chiedo esitante.
-Dico con convinzione.-mi risponde allegra.
Io ci penso un pò,poi decido.-Va bene,ma solo perché così non ti sento più supplicare.-dico finta scocciata.
-Grazieeeeeeee.-dice stritolandomi in un abbraccio,se così si può chiamare.Tutti quelli che stanno aspettando l'autobus,ci rivolgono uno sguardo preoccupato,prendendoci per pazze.
-Bene,ora lasciami andare che ci stanno guardando tutti strano.-dico liberandomi dalla sua stretta presa.
-Ok.-dice e arriva finalmente l'autobus.Saliamo,ma questa volta ci dobbiamo accontentare di stare in piedi,dato che sono tutti occupati i posti a sedere.
Le due solite fermate e scendiamo di fronte all'odioso cancello.
Entriamo e noto che Alessandro e Marco stanno chiaccherando animatamente,quindi Caro mi segue fino al punto dove sta Stefi che ci aspetta.
-Ciao Stefi.-diciamo in coro io e Caro.
-Ciao ragazze,come state?-chiede.
-Bene e tu?-rispondo.
-Pure io.Az,cos'ha Caro?Ha uno sguardo preoccupante.-dice Stefi piuttosto preoccupata. Infatti Caro ha un sorriso a trentadue denti e gli occhi spalancati per ciò che mi ha raccontato prima.Io rido e poi spiego a Stefi tutto quello che mi è stato riferito dalla castana stamattina, con una pazzia a livelli smisurati.
-Dici davvero? New York,ballo e tu che canti! Un anno da sogno ci aspetta!-esclama la rossa tutta contenta.Ho a che fare con due pazze.
-Cantare dipende se mi accettano e poi lo faccio perché non so ballare.-dico.
-Finiscila,lo so quanto sei brava a cantare e ti accetteranno ad occhi chiusi.-dice sicura.
Suona la campanella e siamo costrette ad entrare,nonostante nessuno voglia.Arriviamo in classe e ognuno si siede al proprio posto.
Ripensando a quello che mi è stato detto,è piuttosto incredibile che io voglia cantare davanti a tutti,ma poi perché lo faccio? Perché voglio essere considerata normale e non come pensano tutti,oppure perché voglio cambiare? E' un bel dubbio quello che ho,però c'è di positivo che andrò due settimane nella città dei miei sogni.
Entra la prof. di matematica e mi risveglio dai miei pensieri.Inizio a tirare fuori i libri,mentre lei fa l'appello.Quanto odio la matematica,con tutto il cuore,ma per fortuna riesco ad avere la media del sette,a volte non so nemmeno come faccio.
Qualcuno bussa alla porta e tutti rivolgiamo lo sguardo lì,dicendo: -Avanti.-.
La porta si apre ed entra l'ultima persona che avrei immaginato di vedere: il ragazzo di ieri.
-Scusi per il ritardo prof.,ma non trovavo la classe.E' molto grande questa scuola.-dice sorridendo.
-Non ti preoccupare è il tuo primo giorno,Leonardo....?-chiede la prof.
-Si prof.Leonardo Belli.-dice,con quegli occhi che non trasmettono alcuna emozione,se non finto dispiacere visto il soggetto.Indossa jeans strappati e una maglietta nera con vari disegni,con le Nike azzurre.Una mano ce l'ha in tasca,mentre l'altra tiene lo zaino su una spalla.Tipica posizione da ragazzo egocentrico che si sente al centro del mondo.
-Bene,c'è un posto libero vicino Faganelli Marta-dice indicando Marta che sorride allegra-o vicino ad Azzurra Ragonesi.-dice indicando me.Gli occhi del ragazzo si posano su di me e quando mi riconosce fa un ghigno malefico,che però nasconde subito con un pronto sorriso.Ci pensa un pò su,poi decide.Vai là,vai là,vai là.-Vado lì.-dice,dirigendosi verso il posto scelto.
Io sorrido vittoriosa,finalmente mi lascia in pace,ma mi accorgo troppo tardi che si è seduto vicino a me.Sei arrivato per rovinarmi l'esistenza? Almeno si prende il posto verso la cattedra,tanto meglio.
-Ciao,scemotta.-dice sedendosi.Io mi trattengo dal dargli uno schiaffo in piena faccia per non prendermi una nota,ma la voglia è tanta.
-Allora scemotta,ti chiami Azzurra?-chiede prendendo il libri.
-Sì e tu Leonardo.-dico fredda.
Lui anniusce.-Sei sempre così fredda?-mi chiede.
-Sì,ma in particolare con le persone che mi mancano di rispetto.-dico irritata.
-Ah,comunque per ieri...-finalmente mi avrebbe chiesto scusa e io avrei cercato di andarci d'accordo nonostante la mia natura,ma almeno non sarei stata cattiva.-Quel gelato era davvero buono,ho preso i tuoi stessi gusti e mi è piaciuto.La prossima volta fammi sapere che vengo anche io.-dice sorridendo sornione e iniziando ad ascoltare la prof.
Caro mio,inizi proprio male con me.....
 

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Capitolo 4
*** Strane sensazioni ***


Neanche una parola.Neanche una parola ci siamo detti durante la lezioni,eccetto qualche suo sorrisetto malefico.Ma che cosa si sorride?Una cosa certa è che è riuscito a guadagnarsi tutto il mio odio non solo perché non mi ha rispettata,ma anche perché non mi ha chiesto scusa.

E così è arrivata finalmente la ricreazione e al solo suono della campanella,tutti si alzano ed escono come a dover battere un record di velocità. Pure le mie migliori amiche con i loro ragazzi sono usciti. Io cerco di uscire per raggiungerli,ma il mio carissimo compagno di banco me lo impedisce bloccandomi completamente la strada con la sedia.
-Mi fai uscire?-chiedo irritata.
-No.-dice sorridendo.
-Perché mi dai fastidio?-chiedo.
-Perché mi piace vedere il tuo viso arrabbiato,ti fa così bella.-dice come sognate.Ok,fermi tutti,che ha detto? Che il mio volto arrabbiato mi fa così bella? Ma cosa ha bevuto questa mattina? Vino? Ah,e perché sto sorridendo come un'ebete,io lo devo odiare,non farmelo....Ma che cavolo vado a pensare?Ok,respira profondamente e calmati.
-Tu stai male.-dico infine,tornando alla situazione originale.
-Senti,io ti lascio passare,ma tu devi essere meno fredda con me,ok?-chiede.
-No,io con te fredda ci rimarrò e passerò lo stesso.-dico,cercando di spostare la sedia,ma lui è più forte di me.
-Cambierai idea.-dice.
-Neanche se mi stai appiccicato tutto il tempo.-dico fredda.Poi mi preoccupo,questo è un ottimo motivo per rendermi la vita impossibile e io gliel'ho detto,ma quanto sono sveglia?
-Ottima idea.-dice infatti e mi punta i suoi occhi mare addosso.Ok,perché il mio cuore è partito in quarta e non ne vuole sapere di fermarsi?
-Senti mi lasci passare che voglio andare a mangiare?-chiedo sorridendo forzatamente.
Proprio nel momento nel quale sembra che lui mi sta per dare il permesso di passare,arriva il trio delle oche. Ci mancano soltanto loro per coronare tutto!
-Ciao,io sono Marta e nel caso lei-dice guardandomi schifata-non dovesse aiutarti abbastanza,ci siamo noi,ok?-chiede tornando a sorridere.
-Oh,tranquilla.Azzurra mi sta aiutando molto,vero?-chiede guardandomi con un sorriso forzato.
Io capisco il suo gioco e sorrido.-Assolutamente si!-esclamo con tonalità giusta.Se avessi esagerato,avrebbero sospettato qualcosa.
-Bè se lei non dovesse aiutarti,sai dove trovarci.-disse sorridendo falsamente e sparendo con le altre due,camminando a passo di modella.
-Dove eravamo rimasti?-chiede lui ancora sorridente.
-Fammi passare,immediatamente.-dico fredda. Lui mi guarda sul dubbioso,poi mi fa passare senza proferire parola.Io dentro di me rimango sorpresa,ma non lo dò a vedere,così passo ed esco finalmente dalla classe.
Mi diriggo verso il bar e con ottanta centesimi mi prendo un bel cornetto alla nutella. Esco fuori al cortile per prendere in aria,mentre mi gusto in santa pace il mio cornetto.
Poco più lontano da me ci sono molti ragazzi che chiacchierano tra di loro e in posti appartati ci sono giovani coppie che si dichiarano il loro amore,ma già si sa che il giorno dopo si lascieranno. Si lasciano per tradimento,per non sopportazione,per gelosia inutile,ma alla fine si dicono tutti ciao.
Poi come una sensazione strana,la sensazione di essere osservata,di essere seguita.Mi giro e mi ritrovo due occhi mare che stanno diventando il mio incubo peggiore.
-Che cosa ci fai qui?-chiedo indifferente.
-Sto seguendo l'idea che mi hai fatto venire,finchè non mi tratti meglio.-dice con un sorriso sghembo.
-Sai benissimo perché sono fredda con te in particolare,anche se è la mia natura,ok? Quindi lasciami vivere in pace.-dico girandomi verso un'altra parte.
-No,non lo farò mai.-dice.
-Sei proprio un ragazzo insopportabile,presuntuoso,senza cervello e molto fastidioso. Ah,dimenticavo sei anche molto egocentrico.-sbotto arrabbiata.
-Sono anche bello.-dice con tono fanatico.
-Ma fammi il favore!-esclamo e mi diriggo verso la classe,senza nemmeno dirgli niente.
Non ci vuole molto a capire quando uno è pazzo,dato che mi sta ancora seguendo. Si è messo a fare lo stolker e per cosa? Per farsi trattare meglio. Un ragazzo così non l'ho mai conosciuto e spero mai di non incontrarne un altro.
Sono arrivata di fronte al bagno delle ragazze,che è isolato dato che stanno tutti in cortile.Per mia sfortuna mi trovo sola con il caro Leonardo,ancora.
-Mi lasci almeno andare in bagno o mi devi seguire anche qui?-chiedo,voltandomi verso di lui.
Sorride malizioso.-Non sarebbe una cattiva idea.-dice.
Gli dò uno schiaffo.Piano,ma almeno per fargli capire che non scherzo.-Porco.-dico infine ed entro,non curandomi del fatto che potrei avergli fatto male.
Dopo aver finito in bagno,bevo e noto che lui non c'è più. Finalmente! Esco dal bagno,ma non faccio in tempo che appena esco,lui spunta da fuori la porta e mi fa: "Buuuuu!"
Il mio cuore perde un battito,dato che mi ha fatto prendere un colpo.Senza rivolergli uno sguardo,mi diriggo verso la classe e la campanella si degna di suonare.
Mi siedo al mio posto,seguita da Leonardo e poi tutta la classe si ricompone. Entra la prof. di inglese e si torna alla triste realtà.

E' mezz'ora che la lezione è iniziata e la prof. spiega,ma non seguo le parole perché ho un chiodo fisso nella mente e si chiama Leonardo Belli. Insomma,prima mi sporca di gelato e non si scusa,poi mi dice che sono particolarmente bella quando sono arrabbiata ed infine mi segue ovunque solo perché io lo tratti meglio. Ciò che sono riuscita a capire di questo ragazzo è che è molto strano e tutti quegli aggettivi che gli ho detto prima. Lo conosco da un giorno e già lo penso costantemente,ma cosa mi prende? Meglio non saperlo,che tanto sono sicura che ne ricaverei una risposta che non mi piace perché assurda.

Così la giornata scorre e finisce finalmente. Suona la campanella dell'ultima ora ed io esco con il mio zaino sulle spalle. Mi fermo quando noto che sul portone della scuola è attaccato un volantino con scritto:
"Audizioni per il/la cantante del ballo di primavera prossimamente.Vi aspettiamo numerosi."
Io non capisco,se sono prossimamente le audizioni e quindi non hanno ancora deciso,perché diavolo hanno messo questo volantino? Beato a chi li capisce. Neanche il tempo di andarmene,che arriva Marta.
-Vuoi sul serio partecipare anche tu alle audizioni?-chiede.
-E se pure fosse,qual'è il tuo problema?-chiedo fredda.
-E' che parteciperò anche io e non è un palco sono certa che non è un posto adatto ad una come te.-dice.
-Nessuno ti ha chiesto di commentare se voglio partecipare o meno alle audizioni. Comunque,non è neanche il tuo posto perché tu sei più adatta al regno delle stronze. Ora ti saluto,ciao.-dico andandomene mentre lei ha una faccia tra lo sbalordito e l'arrabbiata.Me ne frego altamente.

Arrivo alla fermata ed indovinate chi trovo? Leonardo. Ok,confermo l'ipotesi dello stolker.
-Stai diventando uno stolker.-dico appoggiandomi ad un palo vicino a lui per aspettare l'autobus.
-Lo sai,finchè non mi tratti meglio considerala un'abitudine.-dice con il sorriso divertito.
-Tu stai male.-dico roteando gli occhi.
-Male per te.-sussurra.
-Che hai detto?-chiedo.
Si schiarisce la voce.-Niente. E' arrivato l'autobus.-annuncia. Io aggrotto le sopracciglia,questo ragazzo è sempre più strano.
Salgo e sale anche lui per casualità. Ci sono due posti liberi e mi siedo a quello dalla parte del finestrino. Lui subito dopo vicino a me.
-Tra quante fermate scendi?-chiede dopo un attimo di silenzio.
-Due. Tu?-domando.
MI fa uno sguardo sbalordito.-Anche io fra due.-dice.
-Già,dimenticavo che mi perseguiti.-dico.
-No,semplicemente abito al palazzo vicino al tuo.-spiega.-A che piano stai?-chiede infine.
-Quinto,tu?-chiedo.
-Idem.-dice soddisfatto.
Io mi sto innervosendo.-Troppe coincidenze per i miei gusti.-dico scocciata.
-No,solo che quello che mia madre ha comprato era l'unico in vendita. Gli altri sono abitati tutti.-dice tranquillo. Questo è vero perché mi ricordo che sul mio portone una volta c'era un volantino che diceva di una casa in vendita al quinto,al mio palazzo vicino.
 
L'autobus arriva alla fermata alla quale dobbiamo scendere,così ci alziamo e scendiamo. Io inizio a dirigermi verso il mio cancello e dopo poco mi ci ritrovo davanti.
-Allora ci vediamo domani. Ciao.-dico guardandolo e poi entrando.
-Sì,ciao a domani.-dice,dopo di chè chiudo il portone e salgo con l'ascensore.
Arrivata entro dentro casa e poso lo zaino per poi iniziare a pranzare e riposarmi dopo una giornata del genere.

Si fa sera ed io mi metto il pigiama,ma ancora non ho sonno quindi esco fuori dal mio balcone per prendere un pò d'aria.
Mi poggio sulla ringhiera e noto che l'estate sta per finire e lasciare il posto all'autunno. Fa ancora un pò caldo,ma sento un leggero venticello che mi smuove i capelli.
Rivolgo lo sguardo di fronte a me e trovo Leonardo nella mia stessa posizione sul suo balcone. Ok,ora è ufficiale che questo ragazzo è diventato un incubo per me.
-Buonasera,signorina Ragonesi.-dice con il sorriso sghembo.
-Ciao.-lo saluto semplicemente.
-Come mai qui fuori sul balcone a quest'ora?-mi chiede.
-Mi andava e tu perché ci stai?-chiedo.
-Lo stesso,mi andava.-dice.
-Copione.-dico.
-Scemotta.-dice sorridendo ancora.
Lo guardo. Mai in vita mia ho visto un sorriso così bello e sincero. Mai. Ma che cosa sto dicendo? Sto davvero diventando matta.
-Bene,buonanotte.-dico.
-Buonanotte.-dice dando un bacio alla sua mano e soffiandoci sopra verso di me,per indirizzarmelo. Io arrossisco di botto,ma non lo dò a vedere ed entro,chiudendo in fretta la porta-finestra.
Mi levo le ciabatte e mi metto sotto le coperte,cercando di dimenticare o almeno capire cosa mi sta succedendo con quel ragazzo.







Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo! Spero che vi piaccia e che recensirete per farmi sapere cosa ne pensate. Buona lettura!
Ele.



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Capitolo 5
*** Leonardo l'odioso ***


-Azzurra,svegliati!-grida mia madre,ma questa volta con voce più alta.
-Si,certo ma'.-biascico con la voce impastata dal sonno,rimettendomi poi a dormire. Sento dei passi avvicinarsi alla mia stanza,ma non ne sono sicura,dato che sono ancora mezza addormentata.In seguito sento qualcosa di morbido atterrarmi sul corpo,ma in maniera molto pesante. Apro gli occhi e noto che è un cuscino. Mi siedo sul letto e lo prendo tra le mani. Mia madre si ferma di fronte la mia camera,che ha la porta aperta.-Così impari a svegliarti subito. Ti ho chiamato tre volte-dice facendo il numero con le dita-e ora alzati e vatti a lavare.-conclude andando poi in cucina. 
Io intanto ho una faccia sorpresa,dato che mia madre si comporta qualche volta in questa maniera.Mi riprendo da i miei pensieri e mi alzo,poggiando il cuscino sul letto e andando in bagno. Decido di farmi una bella doccia veloce per levarmi la stanchezza che ho sempre di mattina presto.
Finita la doccia,esco e mi vesto con una maglietta a maniche lunghe rossa con dei disegnini,i jeans blu notte e le ballerine rosse. Non voglio sempre vestirmi celeste per far capire che sono diversa da come mi comporto,anche se credo nel detto: "L'abito non fa il monaco".
Una volta vestita e truccata,scendo in cucina e c'è mia madre con il cappotto. Lei ha i capelli biondi come me,ma meno lunghi,gli occhi verdi ed un corpo alto,magro e slanciato. Gli occhi io li ho ripresi da mio padre,del quale non mi piace parlare.
-Buongiorno Az.-dice mia madre. Per la prima volta saluta prima lei.
-Buongiorno ma'. Come mai già in cappotto?-chiedo curiosa.
-Devo andare prima a lavoro,quindi questa mattina o ti bevi il latte,che è solo da riscaldare o ti mangi una merendina.-dice.
-Ok,ma'. Ci vediamo stasera.-dico semplicemente.
-Sì,ciao Az.-dice andando a prendere l'ombrello all'ingresso,per poi uscire. Guardo dalla finestra e noto che sta piovigginando.Siamo alla fine di settembre e già inziano le prime pioggie.
Non ho molta fame questa mattina,così decido di bere un semplice succo di frutta. Poi mi pettino,dandomi un'ultima occhiata allo specchio,come sempre pessimo risultato: i capelli biondi che sembrano dorati,come dice Carolina,mi arrivano a metà schiena tutti lisci e con qualche capello fuori posto; oggi ho deciso di truccarmi normale come sempre e noto che mi risalta un pò gli occhi,che sono come sempre color cielo; infine,ci sono i miei vestiti che sono l'unica cosa che trovo bella veramente perché rispecchiano parte del mio carattere.
Mi metto il cappotto,prendo la cartella,le chiavi con il cellulare,l'ombrello e poi esco di casa,chiudendo a chiave. Mi incammino verso la fermata,ma nel frattempo mi vibra il cellulare. E' un messaggio di Carolina e dice: 
"Ciao Az,scusa se non ci sono alla fermata,ma d'ora in poi mi accompagna Ale con il suo nuovo motorino(che adoro). Ci vediamo a scuola e non ti arrabbiare con me.
Caro"
"Non fa niente,tranquilla non mi arrabbio.
Az". Rispondo così e rimetto il cellulare in tasca,per ricominciare a camminare. Questa si che è un'ottima notizia: tutte le mattine da sola come una scema. Carolina la vorrei strozzare,ma chi sono per impedirle di farsi accompagnare dal suo dolce ragazzo? Solo la sua migliore amica e comunque mi sto facendo un problema che non esiste,cioè per una cavolata. Dimentico pure che a prendere la mia stessa fermata ci sarà il mio nuovo vicino che mi sta di fronte,il mio nuovo compagno di banco,in sintesi il mio nuovo stolker.
Parli del diavolo e spuntano le corna perché infatti è arrivato alla fermata,esattamente vicino a me.
-Ciao scemotta.-saluta con il suo solito sorriso sghembo. Ormai c'ho fatto l'abitudine.
-Ciao.-dico semplicemente.
-Dormito bene? Mi hai sognato,eh?-chiede.
Io sbuffo.-Sì,ho dormito bene,ma non ti sognerò neanche fra qualche millennio.-dico.
-Vedremo scemotta.-dice.
-"Scemotta" chiamaci qualcun altro.-dico.
-Perché?-chiede.
-Perché è irritante,esattamente come te.-dico e arriva l'autobus,così la nostra "coversazione" si conclude. Salgo e,mentre il mezzo parte,noto che ci sono i due posti di ieri liberi,quindi mi siedo su quello vicino al finestrino. Indovinate chi siede vicino a me? Il mio stolker personale,Leonardo.
Mi metto a guardare fuori dal finestrino e dopo un po' sento una strana sensazione,come ad essere osservata insistentemente. Infatti,quando mi volto lui mi sta guardando.
-Perché mi guardi?-chiedo con la massima gentilezza,per non fare subito la cattiva.
-Non posso?-chiede.
-No.-rispondo.
-Se non posso,la prossima volta mettici un cartello con scritto "Non guardatemi" e allora non ti guarderò.-dice soddisfatto.
-Ma quanto sei spiritoso?-chiedo ironica.
-Più di te,sicuro.-dice orgoglioso.
-Certo come no! Odioso.-dico irritata. L'autobus si degna di arrivare alla fermata desiderata e senza pensarci due volte scavalco le sue gambe,uscendo in fretta. Lui esce subito dopo con una faccia strana,ma non gli dò molta importanza tanto lo rivedo in classe,quindi vado nel punto dove sono le mie due migliori amiche.
-Ciao Az.-dice Stefi e poi Caro.
-Ciao Stefi.-dico sorridendole.-Ciao Caro.-dico rivolgendomi alla castana con uno sguardo omicida.
-Az,non mi guardare così. Avevi detto che non ti arrabbiavi.-dice Caro mettendo un finto broncio.
-Grazie alla tua ingeniosa scelta di andare in motorino,d'ora in poi sarò costretta a venire a scuola con quell'odioso di Belli.-dico sarcastica.
-Dai non è così male. Ti piace,eh?-mi chiede sorridendo maliziosa.
-Ma se non lo posso neanche vedere? Non lo sopporto proprio,è un egocentrico e lo detesto.-dico.
-Si certo vedremo.-interviene Stefi.
-Stefi ti ci metti anche tu?-chiedo scocciata.
-Sì,ammettilo che ti piace,che ti costa?-chiede.
-Non mi piace e non mi piacerà mai,neanche se fosse l'unico ragazzo della Terra. E' insopportabile e,come ho già detto,lo detesto.-dico.
-Quanto sei cocciuta! Ma tanto prima o poi lo ammetterai.-dice Caro.
-Sì,infatti.-la spalleggia Stefi. Oggi deve essere la mia giornata no,dato che va tutto a rotoli perché le mie migliori amiche credono che mi piaccia quell'odioso che è il mio stolker. Si sono tutti impazziti,come possono capire che io lo detesto?
-Vi farete vecchie allora.-dico e suona la campanella. Così,senza che loro possano rispondere,mi dirigo in classe. 
Entro e vedo la stessa situazione di ieri,così senza farmi problemi,vado a sedermi al mio posto e poggio lo zaino a terra. Poco dopo arrivano le mie due care amiche,seguite dai loro fidanzati.
Finalmente mi rilasso,ma subito dopo mi ricordo che vicino ho il ragazzo più irritante che esista e assumo uno sguardo preoccupato. Infatti,arriva e si siede vicino a me,guardandomi con un sorriso sghembo. Possibile che ogni volta che lo penso,appare dal nulla? Aspetta un attimo,io LO PENSO? Ora confermo seriamente di avere problemi mentali.
-Ci si rivede,eh scemotta?-chiede dopo essersi seduto.
-Purtroppo sì. Sei la mia costante condanna.-dico scocciata.
-Possbile che sei sempre fredda con me? Cosa ti ho fatto?-chiede con uno sguardo innocente.
-Senti,ragazzino dei miei stivali,lo sai benissimo cosa mi hai fatto,quindi non fare il finto tonto.-dico.
-Tu sei una ragazzina viziata che non capisce nulla.-dice acido.
-Mai quanto te e comunque non sono ne ragazzina ne viziata,ragazzino egocentrico.-dico. Ormai è guerra aperta,chi vuole può assistere,ma nessuno mi fermi.
-Viziata-.
-Stupido-.
-Scema-.
-Idiota-.
-Cretina-.
-Coglione-.
-Odioso.-dico,mi sto divertendo un sacco e non sono disposta a cedere.
-Ok per questa volta mi arrendo,ma la prossima volta non la passi liscia.-dice con le mani alzate in segno di resa.
Io alzo un sopracciglio.-Non è da te arrenderti così,come mai?-chiedo.
-Per vedere la tua faccia stupita...-dice.
-E?-chiedo confusa.
-E ti fa semplicemente bellissima.-dice ancora con quello strano sguardo sognante.
Ora sono scioccata. E' la seconda volta che mi fa un complimento e ottiene che il mio cuore parte in quarta,sorrido come un'ebete e ho la gola secca. Peggio di così non si può.
-Tu di sicuro non stai bene.-dico cercando di sviare il discorso. Entra la prof. ed inizia la dura giornata di scuola.
 
Finalmente dopo cinque ore di stress completo,suona ancora la santa campanella per farci uscire. Esco,saluto le mie amiche e salgo sull'autobus per tornare a casa insieme a l'odioso Leonardo.Ci sediamo distanti questa volta e aspetto di arrivare a casa.
Arrivo finalmente alla mia fermata e scendo,arrivando poi davanti al mio cancello.
-Ciao,ci vediamo domani e spero che andremo più d'accordo.-dice Leonardo alle mie spalle.
Io mi volto e lo guardo.-Lo spero anche io. Ciao.-dico ed entro nel portone. 
Prendo l'ascensore e dopo cinque piani,entro in casa mia. Butto lo zaino all'ingresso e metto le chiavi sul mobiletto di legno lì vicino. In seguito vado in cucina e inizio a pranzare,cercando di dimenticarmi della giornata appena trascorsa.
 
Si fanno troppo presto le nove e mezza,quindi devo andare a dormire. Mi metto sotto le coperte,ma neanche il tempo che mi arriva un messaggio.E' di uno sconosciuto,lo leggo e dice:
"Ciao scemotta,sono Leonardo. Questa mattina non scherzavo,non ero matto,dicevo sul serio nel dire che sei bellissima. Buonanotte.
Leonardo l'odioso."
Sorrido anche se non capisco il motivo e poi mi metto sotto le coperte,pensando che questo ragazzo mi sta facendo diventare matta.
 
 
 
Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo! Spero vi piaccia perché ci ho messo tanto per farlo e che recensirete. Ringrazio chi ha recensito e a chi mi segue in silenzio. Se potete recensite,così posso migliorare questa storia,eh?
Grazie ancora e Buona lettura!
Ele.

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Capitolo 6
*** Amici? ***


Suona la sveglia e apro automaticamente gli occhi con uno sguardo interrogativo. Perché mi sta svegliando una sveglia? E chi l'ha programmata? Sposto da un lato le coperte e vedo che sul mio comodino c'è una sveglia con a fianco un biglietto,che dice:
"Ciao Az. Questa mattina sono dovuta andare prima a lavoro,quindi ti ho messo la sveglia perché sennò non ti svegliavi per niente. Sei sempre così ritardataria! Comunque,ti ho lasciato una tazza di caffè e se ti sbrighi, la puoi bere calda. Ci vediamo questa sera. Mamma."
Lo ripoggio dove stava e spengo la sveglia che ha suonato fino ad ora come una pazza. Mi metto le ciabatte e mi dirigo al bagno per lavarmi.
Dopo una ventina di minuti esco dal bagno lavata,vestita e sistemata. Ci ho messo così tanto perché i miei capelli avevano molti nodi. E poi ho faticato molto a scegliere cosa mettere,anche se questi problemi io vorrei non farmeli.
Scendo in cucina e questa volta non c'è mia madre,ma solo il più totale silenzio e una tazzina di caffè sul tavolo. Sorrido e mi siedo,per poi bere il caffè. Mi sento sempre meglio con il caffè perché mi fa svegliare per bene e mi fa essere meno acida; infatti,ieri sono stata particolarmente acida perché non avevo bevuto il caffè.
Finito il caffè,lo metto nel lavandino e vedo che sono le otto meno un quarto. Sono sempre in ritardo,mia madre ha ragione. Guardo dalla finestra e fortunatamente oggi non piove.
Così,mi dirigo all'ingresso e prendendo la cartella e tutto il resto,esco chiudendo a chiave.
Mi chiudo il portone alle spalle e quando mi volto,trovo Leonardo.
Quando mi vede,mi sorride.....sincero?
-Ciao scemotta.-dice.
-Ciao. Per caso mi stavi aspettando?-chiedo alzando un sopracciglio.
-Sì,sono venuto a prenderti per andare a scuola insieme,per cercare di andare un po' più d'accordo.-risponde.
-Ah,anche se ne dubito fortemente che riusciremo ad avere un buon rapporto.-osservo dubbiosa.
-Io credo di sì,scemotta.-dice facendo il suo sorriso sghembo.
-Ecco,se vuoi andare più d'accordo con me,vedi di non chiamarmi più così.-dico acida. Incredibile,anche bevuto il caffè mi riesce a far essere acida: è proprio insopportabile.
-No,perché ti dona molto come soprannome.-dice.
-Allora non andremo mai d'accordo.-e detto questo inizio a camminare a passo svelto,dato che sono in ritardo per l'autobus.
Arrivo alla fermata e mi poggio su un palo,in attesa del mezzo che non accenna ad arrivare. Poco arriva anche lui e faccio finta di niente: sta diventando davvero insopportabile.
Mi si mette vicino,guardandomi. -Senti,non hai nessun diritto di trattarmi così male,quindi vedi di smetterla.-dice irritato.
Io mi volto verso di lui,furiosa.-Se ti tratto così male,ci sarà un motivo e lo sai bene.-dico.
-Ma sei fredda sempre con tutti,non solo con me. Si puo' sapere il perché ti comporti così?-chiede.
-E' vero fredda ci sono a priori,ma se qualcuno lo trovo simpatico,cambio. Sei solo tu che non riesco a sopportare per niente.-dico quasi urlando.
-E perché?-mi chiede allargando le braccia.
MI avvicino al suo volto,minacciosa.-Perché sei insopportabile,presuntuoso e stolker.-dico elencando i tre aggettivi con le dita. Poi l'autobus si degna di arrivare e appena apre le porte,mi ci fiondo dentro,lasciando il ragazzo fermo come uno scemo.Il mezzo parte e mi vado a sedere in un posto da sola. 
Poco dopo vedo lui che si guarda intorno come se cercasse qualcosa e quando posa i suoi grandi occhi azzurri su di me,si dirige verso la mia direzione.
Io mi volto verso il finestrino e faccio finta di niente,sbuffando poi. Questo ragazzo mi sta creando una grande confusione nella testa che non so più come comportarmi o dire; da una parte sento che non lo posso neanche vedere,dato che sta diventando la mia ombra,ma dall'altra se non sono confusa,sono..... No,quello mai e poi mai!
Lo vedo sedersi di fronte a me e voltarsi per guardarmi.
Sospira.-Senti,io sono molto orgoglioso e non sono il tipo che chiede scusa,quindi ti aspetti da me una cosa che non fa parte di me. Quindi ora ti chiedo di dimenticare tutto ciò che è successo tra di noi e di diventare amici,ok?-chiede.
Rimango spiazzata: chiedere queste cose non è da lui,come ho potuto ben capire in questi giorni.-Io accetto,ma non ti aspettare che mi fidi cecamente di te e che ti tratti bene: se te lo meriterai,sarò diversa nei tuoi confronti.-dissi decisa.
-Quindi ora siamo amici?-chiede.
-Sì,ma sei messo alla prova.-rispondo. Penso che sia un'ottima idea provare ad essere sua amica,infondo non costa nulla,e in questo modo riesco a capire perché sono così tanto confusa. Almeno spero.
-Bene,sono molto felice.-dice con il sorriso a trentadue denti.
L'autobus arriva alla nostra e scendiamo,io per una volta soddisfatta.
Entrati nel cancello della scuola vedo lui farmi un cenno con la mano e andare a salutare Davide. Io lo saluto di rimando sorridente e poi mi dirigo verso le mie due migliori,che intanto sono stupefatte per l'accaduto.
-Ciao ragazze.-dico.
-Ciao Az.-mi dicono insieme.
-Come mai parli con "l'odioso"?-chiede curiosa Caro.
-Perché nell'autobus mi ha chiesto di dimenticare tutto ed essere sua amica,così l'ho messo alla prova.-rispondo.
-Ah,molto interessante.-dice pensierosa la castana.
-Non fare quello sguardo,non succederà nulla di più. Sai che ho smesso di crederci.-dico orgogliosa.
In quel preciso momento arrivano Davide e Leonardo tutti sorridenti.
-Allora,ho parlato ora con Leonardo e ci siamo messi d'accordo per stasera per andare ad una festa che organizzano in una discoteca qui vicino. Voi ci sarete?-chiede Davide.
-Certo!-ripondiamo tutte e tre.
-Io avverto Marco.-dice Stefi.-Ed io Ale.-dice Caro.
-Ti posso accompagnare io?-chiede Leonardo avvicinandosi.
-E sia.-rispondo. In quel momento suona la campanella e siamo costretti ad entrare,ma questa volta più felici e con l'ansia che arrivi presto la sera.




Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo e scusate il ritardo! Spero che vi piaccia e che recensirete. Buona lettura.
Ele.

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Capitolo 7
*** Che sto facendo? ***


Entriamo in classe ed io mi vado subito a sedere al mio posto. Inizio a tirare fuori i libri e sento il mio nuovo amico sedersi nella sedia vicina alla mia. Mi volto verso di lui e mi metto a fissarlo. Oggi ha una felpa nera con un disegno molto grande,dei jeans strappati che si abbinano molto bene alla felpa ed infine delle converse celesti. Torno a guardare il viso e vedo che ha uno uno sguardo soddisfatto,le labbra sono increspate in un sorriso sincero,gli occhi azzurri brillano per la felicità ed i capelli castani sono spettinati come a volersi sentire liberi anche loro. Vorrei tanto mettere le mani nei suoi capelli e sapere se sono morbidi come appaiono fuori.Solo che non lo faccio perché:
1°-ho una reputazione da proteggere;
2°-sono troppo orgogliosa per farlo;
3°-non ne avrei mai il coraggio. Ancora ho una dignità e quindi non posso permettermi queste libertà. Insomma,da quando l'ho incontrato non ci sono mai riuscita ad andare d'accordo e ora che l'ho messo alla prova,non intendo fare sciocchezze. Po,io non capisco perché mi viene questa tentazione,se lo considero a malapena mio amico. E comunque mi sto facendo problemi su una cosa che non esiste. Come sempre. E perché continuo a fissarlo? Beato a chi mi capisce.
Questo è il mio viaggio mentale di prima mattina,inizio proprio bene.
Lui mette i libri sul banco e mi guarda curioso,segno che mi ha scoperta.-Ho qualcosa che non va?-chiede con tono gentile. Tra un po' faccio un urlo di sorpresa per il tono con il quale mi ha appena parlato. Insomma,è stato gentile con me,mentre fino a ora mi parlava indifferente.
-No perché?-chiedo neutra. Non riesco ancora a trattarlo bene,dopotutto fin da quando l'ho conosciuto,l'ho detestato.
-Perché mi stavi fissando.-dice pensieroso.
-Stavo pensando.-spiego semplicemente. Mica gli posso dire che gli stavo sbavando come una cretina solo perché si era seduto e lo trovavo bello,dannatamente bello. Ma che pensieri mi vengono in mente?
-Bonjour!-esclama la prof. di francese entrando come al solito con allegria. Questa professoressa l'ho sempre adorata per quanto è sempre gentile e allegra.Infatti,nella sua materia vado molto bene e non mi posso lamentare.
-Buongiorno.-rispondono la maggior parte. Quattro anni che facciamo lingue,tra cui francese, e non sanno ancora salutare se non in italiano.
Finito l'appello,la prof. si mette a guardare in direzione del mio banco.-Belli,vieni alla lavagna.-dice e sento lui irrigidirsi e alzarsi un po' controvoglia.
Strano,di solito mi sembrava che lui si sentisse a suo agio in qualunque situazione. Evidentemente mi sbagliavo.

Dopo un po' di domande lo fa tornare a posto. Lui ha lo sguardo abbattuto e la prof. sconsolato.
-Belli,ti ho interrogato per vedere il tuo livello e non metterò alcun voto. Solo che devi recuperare molte cose e non ho tempo per rispiegarti tutto.Potresti aiutarlo tu,Ragonesi?-mi chiede la prof.
-Sì?-dico 
-Potresti aiutare tu Belli?-mi chiede supplicante con lo sguardo di chi non ha voglia di assumersi un'altra responsabilità.
-Va bene prof.-accetto. Lei si illumina ed inizia a spiegare. Che sto facendo?



Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo! Scusate il ritardo e se è corto. Questo è di passaggio e domani scriverò il nuovo.
Ele.

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Capitolo 8
*** Mi sorprendi e mi confondi ***


Finalmente,dopo due ore di lezione arriva la ricreazione. Quella campanella sembra che non aveva voglia di suonare,ma appena ho sbuffato per l'ennesima volta,si è decisa a trillare. Mi alzo e mi dirigo alla porta per uscire,ma Carolina si mette davanti a me.
-Che c'è?-chiedo interrogativa.
-Nulla di grave. Solo che Davide mi ha appena detto che la festa è stata rinviata a domani perché c'è un piccolo problema. Quindi domani tu e Stefi venite a casa mia alle quattro che ci prepariamo,ho già dei vestiti favolosi per tutte. Ah,e buone ripetizioni!-esclama con tono scherzoso.
-Che spiritosa che sei! Comunque grazie dell'informazione e ora voglio andare a mangiare.-dico,salutandola ed uscendo finalmente dalla classe.
Faccio pochi passi e qualcuno mi blocca per il polso. Oggi è il giorno nel quale mi bloccano tutti.
Mi giro irritata perché sto morendo di fame ed incontro due occhi azzurri che mi guardano sorridenti. Gli occhi di Leonardo.
-Che c'è?-chiedo irritata. Ho moltissima fame e se c'è qualcosa che detesto è che mi si blocchi quando sto per andare a mangiare.
-Ehm...lo so che sei irritata perché stavi per andare a fare merenda,ma mi piacerebbe farla con te.-dice e poi continua.-Ti va?-.
Non perde un secondo per sorprendermi sempre di più.-Va bene.-dico.
Iniziamo a camminare vicini,fino a quando non arriviamo al bar. Arriviamo davanti al bancone del bar e la barista appena ci vede,ci viene incontro.
-Salve ragazzi,cosa vi porto?-ci chiede gentile.
-Un cornetto al cioccolato.-ordina lui.
-Una ciambella.-ordino. La barista annuisce e ci incarta i nostri ordini separati.
-Quant'è?-chiedo.
-Ottanta centesimi il cornetto e settanta la ciambella. In totale un euro e cinquanta.-dice.
Sto per pagare,quando lui mi precede e paga per entrambi,esattamente un euro e cinquanta.-Che cavaliere! Non ci sono più ragazzi così!-esclama la barista sbalordita,prendendo i soldi.
Poi,senza dire niente,esce ed io lo seguo a ruota,sbalordita più che mai.
Usciamo in cortile e ci poggiamo su un muretto lì vicino.
-Stai cercando di comprare la mia amicizia?-chiedo,prendendo la ciambella ed iniziando a mangiarla.
Lui tira fuori il suo cornetto dalla carta.-No,sto cercando di farti cambiare opinione su di me.-dice deciso,iniziando a mangiare.
Io rimango in silenzio,con la confusione alle stelle. Insomma, l'ho detestato dal primo momento che l'ho visto ed ora sono qui a mangiare una ciambella pagata da lui per farmi capire che è diverso da come lo considero. Forse non ha capito che io non so più che pensare di lui.
 
Finiamo di mangiare in religioso silenzio e poi buttiamo le carte in un cestino lì vicino. Poi ci ripoggiamo ancora sul muretto,tanto la campanella non è ancora suonata.
-Hai saputo della festa?-gli chiedo.
-No,che è successo?-domanda.
-E' stata rinviata a domani perché c'è stato un problema,me l'ha detto Carolina.-rispondo.
-Ah,che peccato. Comunque,sono sempre io il tuo accompagnatore,vero?-chiede per conferma.
Ecco che ha inteso quando mi ha chiesto se puo' accompagnarmi lui,ora capisco.-Ci devo pensare.-rispondo vaga.
-Ma prima avevi detto di sì.-mi fa notare.
-Lo so,ma non avevo capito bene cosa intendevi.-mi giustifico.
-Ah,va bene. Uffa! Però per oggi pomeriggio fammi sapere,tanto ci vediamo.-dice.
-Per cosa?-chiedo.
-Le ripetizioni di francese,ricordi. Mi devi aiutare con il programma.-dice.
-Ah,già è vero. Alle quattro a casa mia.-dico tagliando corto.
-Certo,va bene.-dice e suona la campanella. Rientriamo scocciati,io di più per la giornata che mi aspetta.
 
La giornata finisce e ora sono le tre. Sto spiegando a mia madre che oggi viene un mio compagno. Stranamente,oggi è uscita prima da lavoro ed al mio ritorno l'ho trovata dentro casa.
-E così questo ragazzo si chiama Leonardo? Ed è educato?-mi chiede per l'ennesima volta.
-Sì,mamma.-le rispondo,cercando di essere paziente.
-Ed è nuovo e gli devi fare ripetizioni di francese,giusto?-chiede ancora.
-Sì,mamma. Ti vorrei far notare solo una piccola cosa: è la ventesima volta che me lo chiedi.-dico.
-Devo sapere chi viene qui a casa e chi frequenti.-dice.
-Va bene,ma'.-dico. In quel momento suona al citofono e mia madre va a rispondere,riuscendo a precedermi.
-Ah,si ciao caro. Quinto piano,scala a destra.-la sento dire. Possibile che sia già arrivato? Gli ho detto chiaramente di venire alle quattro,non alle tre.
Mia madre apre la porta e lui è sulla soglia.-Su ragazzo,entra!-esclama contenta mia madre. Di solito mia madre quando conosce una nuova persona che mi frequenta,soprattutto maschio,è fredda e rigida. Se le sta simpatico diventa gentile,altrimenti meglio che non si fa più vedere. Invece Leonardo si vede che le ha ispirato simpatia,visto come lo tratta e questo significa che ne parlerà sempre con me. Sono spacciata,l'unica cosa che mi rimane è ritirarmi in camera.
Lui entra e mia madre chiude la porta. -E così tu sei Leonardo? Io sono Beatrice,la mamma di Azzurra. Piacere.-dice mia madre porgendogli la mano.
-Piacere,si sono Leonardo.-risponde imbarazzato,stringendole la mano. Poi si dirige verso l'ingresso ed io la seguo. Si mette il cappotto.
-Mamma,dove vai?-chiedo interrogativa.
-Vado a lavoro. Lavoro di pomeriggio. Voi fate i bravi,capito?-mi domanda.
-Si,mamma tranquilla ciao.-dico aprendole la porta.
-Ciao.-dice ed esce,chiudendosi alle spalle la porta.
Mi dirigo in fretta in sala da pranzo dove ho lasciato lui in attesa.
-Ciao.-dice.
-Ciao.-gli rispondo.
-Ehm...scusa se sono venuto in anticipo,ma pensavo che così facevamo prima e di più.-dice quasi dispiaciuto.
-Sì,hai fatto bene,ma la prossima volta fammelo sapere.-gli dico.
-Va bene,iniziamo?-chiede.
-Sì,certo.-dico,iniziando ad aprire il libro poggiato sul tavolo. Anche lui lo prende e inziamo a studiare.

3 ore dopo
-Hai capito questa frase?-gli chiedo,controllando il suo quaderno.
-Sì,è abbastanza facile il francese se lo capisci e lo studi bene. Ora però possiamo smettere?-mi chiede supplicante.
Chiudo il mio libro e gli restituisco il suo quaderno.-Sì,va bene. Vado a prendere qualche snack.-dico e mi alzo,dirigendomi in cucina. Prendo un piatto pieno di biscotti appena sfornati e li porto in sala da pranzo,poggiandoli sul tavolo. 
Mentre lui inizia a mangiare,accendo il computer che sta sul tavolo e vado su facebook. Lui finisce il suo biscotto e si avvicina a me con la sedia. Ora stiamo vicini con le sedie a guardare la pagina del mio profilo.
-Non mi hai ancora chiesto l'amicizia.-e detto questo scrive il suo nome e dopo essersi trovato,clicca per inviare la richiesta d'amicizia.
Io faccio finta di niente e mi alzo per andare a prendere un succo di frutta. Torno e lo vedo curiosare sul computer.
-Che stai facendo?-gli chiedo minacciosa,tornando al mio posto.
-Qualcuno ti ha chiesto l'amicizia.-dice e vado a vedere. Si chiama Edoardo Ferreri,mai sentito. Vado a vedere la sua foto del profilo e rimango colpita: è alto poco più di me e meno del ragazzo vicino a me(perché lo sto paragonando a lui?),ha gli occhi verde smeraldo,i capelli biondi,le labbra ne troppo piccole ne troppo carnose e con un accenno di muscoli.
La accetto senza pensarci e poco dopo mi contatta.
-Ciao.-mi scrive.
-Ciao,ma chi sei?-gli chiedo diretta.
-Edoardo. Frequento la tua stessa scuola,ma sono del quarto liceo scentifico.-mi risponde.
-Ah capisco e perché mi hai chiesto l'amicizia?-chiedo,sono troppo curiosa.
-Mi piacerebbe conoscerti...-risponde.
-Io non credo che sia un buona idea. Sono una ragazza difficile.-dico,cercando di allontanarlo.
-Questo ci sta provando-dice all'improvviso Leonardo,facendomi ricordare che anche lui è lì.
-E allora?-chiedo ridacchiando.
-Mi piacciono le ragazze difficili,mi intrigano.-risponde il ragazzo in chat.
-Se lo dici tu...-dico.
-Perché è il classico montato e fanatico,quindi ti potrebbe far soffrire.-spiega.
-Da quando in qua ti preoccupi per me?-domando sorpresa.
-Non mi sto preoccupando,ti sto avvertendo.-mi corregge.
-So badare a me stessa e questa volta voglio rischiare,chissà che sia la volta buona...-dico pensierosa. In effetti,se questo ragazzo fosse quello giusto per me,finalmente potrei cambiare e trovare un po' di felicità nella mia monotona vita.
-Bene,io vado.-dice Leonardo,alzandosi e mettendosi la cartella sulle spalle.
-Va bene,ti accompagno alla porta.-dico alzandomi anche io.
-No,tranquilla conosco il percorso. Tu continua a chattare con il montato di testa e sta attenta,ok? E sono io il tuo accompagnatore,vero?-chiede.
-Si,va bene.-rispondo. Lui mi da un bacio sulla guancia e sparisce all'ingresso,e poi dietro alla porta.
Io rimango spiazzata per quello che ha appena fatto e mi chiedo: perché sono arrossita ed il mio cuore è partito in quarta? Non lo so.
Poco dopo mi arriva un messaggio,è di Leonardo. Lo leggo e dice:
"Sai che prima ero anche preoccupato e che ti stavo mentendo,no? E non so nemmeno perché te lo sto dicendo. Voglio solo che stai attenta a quello che fai e che non soffri.
A domani.
Leonardo."

Ora sì che sono confusa e anche curiosa perché vorrei sapere cosa vuole dire con questo messaggio.
Ci sarebbe una risposta,ma è troppo assurda per essere quella. No,quello è praticamente impossibile...



Angolo autrice:
Ciao a tutti ed ecco a voi finalmente il nuovo capitolo! Questa volta ho cercato di farlo un po più lungo perché quello precedente era estremamente corto. Scusate il ritardo e grazie a chi segue,legge e recensisce. Buona lettura!
Ele.


P.S: nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale.

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Capitolo 9
*** Tutto ciò che inizia,finisce ***


2 mesi dopo...
Settembre è giunto al termine. Ottobre divorato dagli eventi. E ora che siamo a metà di novembre il freddo inizia a farsi sentire,ma sono troppo felice per accorgermene perché mi sono fidanzata. Ebbene sì,Edoardo Ferreri,il ragazzo della chat è diventato il mio ragazzo. I primi di ottobre mi ha chiesto se volevo uscire con lui ed io,curiosa di conoscerlo,ho accettato con tranquillità. Ci siamo frequentati per una settimana intera e ho capito che è un ragazzo serio,con la testa a posto e anche molto interessante. Sono felice,sto bene con lui adesso,ma mi chiedo se tutto questo durerà e non cambierà nel tempo. E' vero che con lui sto bene,ma a volte sento un vuoto che si forma al centro del cuore e non se ne va,anzi aumenta se gli do' importanza. Come se non fossi completa,se mi sto illudendo troppo in fretta e ho tirato in fretta le conclusioni nel mio cuore. Non gli voglio dare molto peso,tanto sarà una di quelle sensazioni passeggere. Sbaglio? Non lo so. Con Leonardo va tutto bene,solo che non capisco alcune sue azioni. A volte mi ha trattata bene,mentre altre in modo indifferente o distaccato. La serata in discoteca mi è servita per conoscerlo meglio ed infondo non è così stupido. Ora mi va tutto bene e sto iniziando a capire cosa vuol dire essere sereni e felici.
 
Mi alzo con un sorriso ebete stampato in viso e mi preparo per andare a scuola. Mai avuta tanta voglia di andare a scuola,mai. Mi dirigo in bagno e mi accorgo che per la prima volta in tutta la mia vita mi sono alzata prima del dovuto. Sto proprio male per avere questi comportamenti.
Finito di prepararmi,scendo in cucina e bevo il mio caffè in assoluta tranquillità,con ancora stampato in viso quel sorriso ebete.
-Come mai questa mattina ti sei alzata presto?-chiede mia madre,ridestandomi dai miei pensieri.
-Sono felice.-spiego semplicemente.
-Qualunque cosa sia speriamo che duri in eterno,così non mi devo sgolare per farti alzare.-osserva sorridendo.
-Già,speriamo.-dico sospirando. La frase di mia madre è a fine scherzoso,solo che io l'ho presa sul serio. Come ogni ragazza che si sta innamorando sono paranoica,con la paura di farmi troppe illusioni su qualcosa che potrebbe concludersi da un momento all'altro e questo mi spaventa.
-Ti accompagna il tuo ragazzo a scuola questa mattina?-chiede mia madre. E' ovvio che lei sappia della mia nuova relazione,anche se quando glielo ho rivelato,mi è quasi scoppiata a piangere dalla commozione. Anche se delle volte è rompiscatole,le ho sempre detto tutto.
-No,ieri sera mi ha detto che ci saremmo visti direttamente a scuola.-rispondo.
-Il motivo te l'ha detto?-domanda.
-No.-dico.
-E' strano perché se ti ricordi bene,c'è stata quella volta che lui entrava un'ora dopo,ma ti ha lo stesso accompagnato.-mi fa notare. In effetti è vero e poi lui mi ha sempre avvertito quando non ci siamo potuti vedere, spiegazione inclusa. Devo preoccuparmi? Non lo so e sinceramente spero proprio di no. Sembro una fidanzata appiccicosa,ma il fatto è che da una settimana dice che non puo' uscire con me,usando sempre una scusa diversa e a suo parere convincente. Ci sto davvero male ed io accetto lo stesso di mandare avanti questa relazione nella quale non vedo alcun futuro.
-Ok,ma'. Io vado. Ciao.-dico,andando all'ingresso.
Lei mi segue a ruota e mi rivolge lo stesso sguardo confuso di poco fa.-Rifletti su quello che ti ho detto. Ti confesso che questo ragazzo che frequenti non mi piace e non vorrei che ti stia prendendo in giro.-dice preoccupata.
Mi sono svegliata felice ed ora ha fatto peggiorare il mio umore. Sento le lacrime che minacciano di uscire,ma non ho voglia di piangere di prima mattina e per di più davanti a mia madre.-Senti mamma,ho capito,ma ora devo andare. Ciao.-dico brusca,sbattendo la porta come a segnare la mia uscita. Non ce l'ho con lei,ma detesto pensare che il mio ragazzo mi menta. Non me lo riesco proprio ad immaginare.
Arrivo alla fermata e guardo l'orologio: le otto meno dieci. Mi sono alzata presto e faccio gli stessi orari? Mistero della vita. Per di più inizio a tremare come una foglia per il freddo che sento solo adesso. Discussione con mia madre,paranoie sul mio ragazzo,pessimo umore e per finire sento freddo: proprio una bella giornata!
-Ehi ciao.-dice Leonardo. Neanche mi sono accorta che è arrivato ed infatti sussulto spaventata.
-Ciao.-dico cercando di mantenere la voce neutra.
-Qualcosa non va?-mi chiede preoccupato.
-Ho iniziato male questa giornata.-spiego vaga. Non ho voglia di dargli spiegazioni.
-Lui non ti è venuto a prendere,vero? Perché?-domanda indifferente al mio tono di voce.
-No,perché mi ha detto che ci saremmo visti direttamente a scuola.-spiego appoggiandomi al palo e continuando a tremare per il freddo. Se ci fosse Edoardo,mi avrebbe già abbracciato per riscaldarmi con il suo forte corpo. Già,se ci fosse. Due lacrime mi scappano,ma le asciugo subito.
Lui spalanca gli occhi sorpreso dalla mia reazione e si avvicina di più a me.-Ehi,stai piangendo! E stai pure tremando come una foglia. Dai,vieni qua.-detto questo mi abbraccia,non aspettandosi una mia risposta.
Arrossisco di botto e cerco di divincolarmi,ma non ci riesco e mi arrendo fra le sue braccia,ricambiando l'abbraccio. Il calore del suo corpo mi invade completamente e per la prima volta mi sento veramente in pace con me stessa.
Lacrime capricciose e silenziose iniziano a scendere sul mio viso. Se prima ero debole,ora anche un minimo movimento puo' distruggermi.
L'autobus arriva e sciogliamo l'abbraccio,per poi salire come se nulla fosse successo.
Due fermate e scendiamo davanti alla scuola. Vado in direzione delle mie amiche e noto che lui mi sta seguendo. Mi fermo di botto e lui fa lo stesso.
-Ehm....perché non vai a salutare Davide?-di solito lo fa tutte le mattine,ecco perché mi sono fermata.
-Dopo quello che ti è successo prima voglio starti vicino. Lo saluterò poi.-dice con un tono di voce che non ammette obiezioni,ma sono troppo testarda per farmi mettere i piedi in testa.
-Tranquillo,sto meglio. Ora vai per favore,tanto ci sono Carolina e Stefania con me.-dico.
-Va bene,ci vediamo in classe.-e con un cenno della mano,accompagnato dal suo splendido sorriso,si dirige verso il gruppo di maschi dove sta Davide. Che pensieri mi vengono in mente?
Io vado dalle mie amiche.-Ciao ragazze.-dico con voce neutra.
-Ciao Az,che cos'hai?-mi chiede Carolina.-Tutto bene?-chiede invece Stefania. Possibile che dal tono di voce e l'espressione che ho,riescono a capire il mio umore? Mi conoscono troppo bene.
Senza indugi inizio a raccontare tutto ciò che è successo in questo lungo inizio mattina,dalla discussione con mia madre a tutto ciò che ne è seguito.
Le due,dopo il racconto,si guardano preoccupate e poi tornano ad osservare me.
-Ragazze che succede?-non capisco perché mi guardino così preoccupate.
-Senti Az...-inizia Caro,guardando Stefi in cerca d'aiuto,la quale continua.-Arrivate a scuola abbiamo visto una scena che se prima ci sarebbe stata indifferente,ora l'abbiamo trovata terribile ed aghiacciante.-finisce. così.
-Dove volete arrivare?-chiedo visibilmente preoccupata. Non fanno in tempo a rispondere che suona la campanella delle otto. Proprio un ottimo tempismo,devo ammetterlo.
Entro in fretta nella classe,nella speranza di farmi dire qualcosa di più mentre aspettiamo il professore,ma quello di filosofia arriva subito e così la mia speranza va a farsi benedire.
Passano lentamente due ore di filosofia e,senza pensarci due volte,vado al bar a fare merenda. Due ore di filosofia mi hanno sempre ridotta allo stremo e prima mangio,prima mi calmo; ascolterò poi ciò che devono dirmi le mie amiche.
Entro nel bar tranquilla e tutti mi guardano interrogativi,creando vari sussurrii del tipo:"è tranquilla nonostante quello che le ha fatto",oppure,"come fa ad essere felice dopo quello che le è successo?!".
Sinceramente non li capisco,se hanno qualcosa da dire che si facessero avanti,mica mordo. Comprato il mio cornetto,lo mangio nella più completa tranquillità. Ora che ci penso,Edoardo non l'ho visto per niente all'entrata e neanche mi è venuto a cercare durante l'intervallo in classe come ha sempre fatto. Così mi dirigo verso la sua classe e sento delle voci provenire da dentro. Mi metto ad origliare alla porta,ascoltando con attenzione.
-Attenta amore che cadi!-dice una voce maschile a me familiare.
Sento la risata felice di una ragazza.-Sei tu che mi hai quasi fatto cadere,mentre ci baciavamo!-esclama la ragazza che ha riso.
-Ti amo,Charlotte.-dice il ragazzo.
-Anche io,Edo.-risponde. Rabbrividisco all'ultima parola detta da lei: Edo. Proprio nella classe del mio ragazzo. Con l'ansia che mi sta distruggendo,apro la porta e guardo cosa c'è dentro. La scena è una delle più brutte che abbia mai visto: il MIO ragazzo ed una bionda tinta con trucco pesante,che si baciano appassionatamente come se nulla fosse. Il mio cuore si è distrutto in mille pezzi e le lacrime scendono in automatico, accompagnando il mio sguardo distrutto e sconvolto.
Si staccano,sorridendosi entrambi.-Ma la tua ragazza lo sa?-domanda lei improvvisamente preoccupata.
Lui scoppia in una risata.-Chi,Azzurra? Lei era solo oggetto di una scommessa. Quella che amo veramente sei tu.-dice lui e si baciano di nuovo. "Era-solo-oggetto-di-una-scommessa." Queste parole mi rimbombano in testa facendomi provare un dolore sconcertante. Ogni parola è una coltellata dritta al cuore,spezzato in mille pezzi,come un vaso che cade dal tavolo e la ceramica si rompe,spargendosi per tutto il pavimento; nonostante tu proverai a ricostruirlo,non tornerà come prima perché è difficile tornare alla forma di prima dopo quello che è successo,ma se ci riuscirai non sarà lo stesso come prima,sarà diverso e starà più attento la prossima volta. Attento a non cadere di nuovo.
La mia mano stringe la maniglia e così sbatto forte la porta contro il muro,attirando l'attenzione dei due piccioncini.
Lui vedendomi,lascia la presa dalla bionda e mi guarda dispiaciuto.-Azzurra io...io.....io ti posso spiegare.-dice a bassa voce.
Il mio volto è ancora bagnato dalle lacrime,ma lo maschero sorridendo ironica.-Spiacente,questa è la classica frase fatta e poi ho sentito tutto,quindi non c'è nulla da spiegare. Tra noi due finisce qua,anche se per te non è mai significato nulla.-dico con voce decisa,anche se dentro sono distrutta,e me ne vado con passo felpato. Solo che qualcuno mi ferma per il polso. Mi giro ed incontro i suoi occhi verdi.
-Lasciami andare.-sbraito,liberandomi dalla sua presa.
-Almeno fammi spiegare come sono iniziate le cose.-dice.
-Non ho voglia di ascoltare una sola parola da uno stronzo come te.-gli urlo.
-Io ti aspetto lo stesso fuori scuola all'uscita.-dice.
-Non me ne frega un fico secco. Non ti perdonerò mai per quello che mi hai fatto.-dico arrabbiata,dandogli uno schiaffo forte quanto la mia rabbia e corro in classe con le lacrime agli occhi.
Entro in classe proprio nel momento in cui suona la campanella. Tempismo perfetto,direi.
Mi siedo al mio posto,iniziando a ripassare matematica per non pensare a quello che è successo. Sento la sedia vicino alla mia spostarsi,segno che Leonardo è rientrato.
-Stai ripassando matematica?-chiede curioso.
-Sì.-rispondo tremante. Ho cercato di tenere lo sguardo sul libro,ma la voce mi ha tradito.
-Che cos'hai Azzurra? Dai racconta.-dice prendendomi per il mento e facendomi alzare il viso.
Lo guardo negli occhi che ora sono di un azzurro indescrivibile,da togliere il fiato.-Edoardo...-mormoro e scoppio a piangere,poggiandomi involontariamente sul suo petto. 
Lui mi abbraccia comprensivo,facendomi sentire ancora quel calore e quella sensazione di pace.-Lo so,è stato un coglione. Ti avevo detto che ti avrebbe fatto soffrire.-dice.
Sciolgo l'abbraccio e mi asciugo le lacrime.-Come fai a sapere cosa è successo?-chiedo interrogativa.
-Me l'ha raccontato Davide che prima che arrivassimo noi,si stavano baciando davanti a tutti ed ai suoi amici ha detto che ha vinto la scommessa. Tutta la scuola lo sapeva,anche le tue amiche.-spiega.
-Sono l'unica fessa ad averlo saputo dopo?-chiedo leggermente irritata.
-Ora non ti arrabbiare. Abbiamo cercato dirtelo,ma ci sono stati continui imprevisti. Tipo quando le tue amiche stavano cercando di dirtelo,ma è suonata la campanella e durante l'intervallo che sei corsa subito al bar. Spiegami,quando te lo potevamo dire?-domanda retorico.
-Sì,hai ragione.-dico ed entra la professoressa.

La giornata scolastica finisce e dopo le due fermate arrivo davanti casa con Leonardo.
Mi giro a guardarlo.-Beh,grazie di tutta la comprensione che hai avuto con me.-dico riconoscente.
-Di niente,sei mia amica.-dice sorridendo.
-Io domani non so se vengo a scuola...-dico insicura.
-Ma come! E' venerdì,un giorno e poi ci sarà il fine settimana.-dice cercando di convincermi.
-Scusa,ma non sono sicura di farcela a venire.-dico.
-Va bene. Ci vediamo domani,forse. Ciao.-mi dà un bacio sulla guancia e se ne va. Arrossisco fino alle punte dei capelli ed apro il portone in fretta.
Entro in casa e poggio la cartella a terra,levandomi poi il giubbotto. Vado in cucina e pranzo.

Dopo pranzo,guardo l'orologio: segna le tre. Non so se domani andrò a scuola,non per vedere quei due con le mani intrecciate. Una volta stavo io mano nella mano con lui.
Già,solo un illusione. Ora c'è lei e giuro che non lo perdonerò mai più. Giuro che non piangerò per lui.
Con quest'ultimo pensiero,mi butto sul divano e cado in un sonno profondo,cercando di dimenticare l'orribile giornata che ho avuto. Cercando di dimenticare quella brutta scena e soprattutto dimenticare lui.




Angolo autrice:
Salve ed ecco il nuovo capitolo! Mi dispiace per l'enorme ritardo,ma con queste feste non ho mai avuto tempo di postarlo. Spero che sia di vostro gradimento e che lascerete una piccola recensione per farmi sapere se c'è qualcosa che non va. Tanti auguri di Buon Capodanno a tutti!
Ele.

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Capitolo 10
*** Lui è quello giusto ***


-Azzurra,muoviti! Devi andare a scuola.-urla mia madre dalla cucina. Proprio quello che non voglio fare. Non mi va di andare a scuola con il dolore che mi tormenta ogni secondo che ci penso e vedere quei due baciarsi felici. Non ne ho la forza. E poi non ho dormito molto,sono stata sempre a ripensare a quella scena e a piangere come un cretina. Sì,perché sono una cretina ad essere caduta nella rete dell'amore e a cedere il mio cuore al primo che si è offerto. Sono stata davvero stupida ed ingenua.
Mi giro dall'altra parte,ignorando bellamente le urla di mia madre. Alla fine,disperata entra in camera mia ed accende la luce.
-Ma insomma,quante chiamate ti ci vogliono?-chiede irritata.
-Non voglio andare a scuola. Per favore,solo per oggi.-dico,girandomi verso di lei.
-Eh no,signorina. Tu ci vai e non fare storie.-dice,togliendomi le coperte.
Ora mi sto veramente arrabbiando. Mi alzo e la guardo furiosa.-Non voglio andare a scuola,almeno oggi. Lunedì ci andrò.-dico.
-Oh,ma insomma! Si può sapere che ti è successo? E' da ieri sera che sei insopportabile.-dice,alzando la voce.
-NON VOGLIO ANDARE A SCUOLA MAMMA,OK? LASCIAMI IN PACE.-le urlo fuori di me. Sto ancora male per quel pezzente del mio ex-ragazzo; se poi ci si mette pure lei con domande alle quali momentaneamente non voglio rispondere,è normale che urlo.
Lei alza una mano e mi da uno schiaffo forte.-Non ti azzardare mai più a parlami così,chiaro? Sono sempre tua madre e merito rispetto.-dice minacciosa. Mi porto una mano sulla guancia dolorante e me la massaggio per alleviare il dolore. Dolore,proprio quello che ho da ieri.-Per oggi rimani a casa,ma non ti azzardare ad uscire. Ora vado a lavoro e quando torno voglio che mi spieghi cosa ti è successo ieri. Ciao.-dice indifferente e si dirige all'ingresso.
-Va bene,ciao.-rispondo abbastanza forte da farmi sentire. Sento chiudersi la porta e poi più niente. Il silenzio più totale.
Mi rimetto a letto e mi copro per recuperare il sonno perso. Ma chi voglio prendere in giro,so che non riuscirò a prendere sonno.


 

Due ore dopo sono ancora qua,che mi giro e rigiro nel letto senza riuscire a prendere sonno. Non ho proprio voglia di restare in casa,così decido di uscire,anche se mia madre non vuole. Se fosse nei miei panni,capirebbe il dolore che popola il mio cuore. Solitudine,tutto ciò che voglio adesso.
Mi alzo e vado in bagno a lavarmi. Almeno una piccola doccia e una lavata al viso da morta che ho,ci vuole proprio.
Dopo dieci minuti sono fuori dal bagno,vestita e lavata; oggi niente trucco.
Mi metto il giubotto,prendo la borsa ed esco di casa,chiudendo la porta a chiave. Esco dal portone e mi dirigo verso un posto che mi è sempre piaciuto,dove posso trovare ciò che cerco.
Il parco vicino casa mia,che mi ha sempre ispirato pace e tranquillità. Tutto quello che mi serve per alleviare il mio dolore. Per fortuna,qui non ci sono mai venuta con Edoardo.
Faccio un po' di strada e mi siedo su una panchina isolata,circondata da alberi ed un pezzo di prato fiorito.
Mi ci siedo sopra e faccio toccare al vento i miei capelli,come se potesse portarsi via anche la mia tristezza. Mi metto le cuffie del mio ipod nelle orecchie e mi faccio accompagnare dalle tristi parole di “Quando due si lasciano”di Anna Tatangelo.
E pensare che una settimana fa era tutto perfetto,ero felice. Poi,ho scoperto l'amara verità e da questa storia ne sono uscita distrutta. Come quando nasce un fiore,ma una folata di vento se lo porta via con un solo soffio perché è troppo debole per resistere. La stessa cosa: io ero il fiore e lui la folata di vento,assieme a quella bionda tinta. Lui è riuscito per un periodo a farmi toccare la felicità e poi a farmi sprofondare nella tristezza. E pensare che non sono depressiva. Un po' negativa sì,ma depressiva no. Tanto cosa ho creduto,che ci fosse qualcuno che mi amasse per quello che sono? Certo come no,ero solo oggetto di una maledetta scommessa. Ed io come una cretina ci sono caduta. Ma perché non ho ascoltato mia madre ed i suoi dubbi su di lui? Quando mi sono sentita un vuoto al cuore e non ne capivo il motivo,perché non ci ho riflettuto sopra di più? Forse perché mi sono fidata troppo e subito di lui,senza neanche avere sospetti. Ma tanto doveva andare a finire così,ne sono sicura.
Senza renderme conto,inizio a cantare,mentre i miei pensieri si fondono alla perfezione con le parole.

ormai
il convivere con lo star male non mi pesa più
sei arrivato proprio a tutto quello che volevi tu
tu che spingi sopra questo cuore
per buttarlo giù
quando due si lasciano
vivi senza regole
quanti giorni inutili
che schiacciano i perché
non si dorme più
quando due si lasciano
cambi le abitudini
scrivi mille lettere

segreti che nessuno leggerà...''le parole mi scorrono nella testa come un fiume in piena. La canzone finisce e così la mia voce si spegne,tornando silenziosa. Mi levo le cuffie,rimettendo poi l'ipod nella borsa.

-Hai una voce meravigliosa.-dice qualcuno davanti a me.
Sussulto spaventata ed alzo lo sguardo sulla persona che ha appena parlato,incontrando due occhi azzurro cielo.-Leonardo-sussurro riconoscendolo.-Ma sei impazzito?! Mi hai spaventata!-esclamo con tono di rimprovero.
Lui ride e si siede vicino a me.-Anche io sono felice di vederti.-dice scherzando.
Roteo gli occhi.-Come mai sei qui e non a scuola?-domando,cambiando discorso.
-Sapevo che non saresti venuta e poi non mi andava di andarci. Non avevo voglia.-spiega tranquillo.-Allora,come va?-.
Sospiro,guardando un punto indefinito davanti a me.-Beh,sto ancora male. Continuo a rivedere quella maledetta scena e a chiedermi come ho fatto ad essere tanto ingenua. Poi,come ciliegina sulla torta,questa mattina ho litigato con mia madre per non andare a scuola.-.
-Lo capisco,è stato davvero uno stronzo ad usarti. Ma vedila così: tu hai vissuto veramente questa storia e sei soddisfatta così,mentre lui ti ha persa e ha capito che sei speciale. E' stato lui a perderci,non tu.-mi volto a guardarlo sorpresa dalle sue parole.
Pensandoci bene,ha ragione.-Sai che ti dico,hai ragione! Grazie.-dico riconoscente.
-Di niente. Me lo fai un sorriso?-chiede supplicante.
Sospiro arresa e riesco ad accennare un mezzo sorriso. Lo vedo prendere mettere una mano in tasca e tirarne fuori una fotocamera,puntandomi l'obbiettivo addosso. Prima di riuscire a realizzare la situazione,mi scatta la foto e poi la guarda,esultandosi da solo.

-E' venuta benissimo.-dice guardandomi e poggiandosi la fotocamera sulle gambe.

-Cancellala immediatamente che è orribile.-dico cercando di prendergli la fotocamera. Lui,più veloce di me,la prende con una mano e la tira su,in modo da non riuscire a farmela prendere. Dopo un po' di lotta per prenderla,mi arrendo e mi rendo conto di essere a pochi millimetri di distanza dal suo viso. Mi allontano in fretta ed arrossendo imbarazzata.
-Non insultare il mio talento. E' venuta molto bene invece.-ribatte,rompendo il silenzio.
Alzo gli occhi al cielo,arrendendomi. Per questa volta gliela darò vinta.-Non sapevo che avessi la passione per la fotografia.-gli faccio notare.
-Ed io non sapevo che ti piacesse cantare...-osserva pensieroso.-Come è nata?-domanda curioso.
-In un modo molto più facile di quello che pensi. Un giorno stavo cantando una canzone ad alta voce e mia madre,ascoltandomi,mi disse che non aveva sentito una voce così stupenda in vita sua. Ovviamente,non mi credo affatto brava,ma lo faccio per hobby,quando non ho niente da fare. Riesco sempre ad immedesimarmi nelle parole della canzone e quindi nella canzone stessa; è una sensazione stupenda,di pace e pura libertà di esprimerti come vuoi.-dico sognante.
-Ah,interessante. Ti dico che sbagli a credere di non essere brava. Come ti ho detto prima,hai una voce meravigliosa,così orecchiabile.-mi corregge.
-Beh,ti ringrazio.-rispondo lusingata.-E a te,come è nata la passione per la fotografia?-.
-Semplice. Per il mio quindicesimo compleanno mio padre mi ha regalato questa favolosa fotocamera. All'inizio non mi interessava affatto,poi un giorno l'ho presa e ho iniziato a catturare cose meravigliose. Mi sono appassionato così,con la sensazione che hai dopo esser riuscito a catturare un momento raro,irripetibile. Mi fa sentire così realizzato e in un certo senso bene perché il mio pazientare ad aspettare il giusto momento,è servito.-spiega,facendomi intenerire per il suo sguardo.
-Ehi,cos'è quello sguardo? Ti piace qualcuno?-domando,ridestandolo dai suoi pensieri.
Scuote la testa,come per svegliarsi da un sogno,e mi guarda divertito.-Forse...-risponde enigmatico.
-E chi è?-chiedo curiosa.
-Non te lo dico,ma la conosci.-dice,facendomi rimanere sulle spine. Tanto so che se gli cercherò di chiedere di più,non dirà niente lo stesso,anzi si potrebbe pure arrabbiare.
-Ci facciamo altre foto,anche insieme?-propongo.
-Ottima idea.-e detto questo iniziamo il nostro set fotografico.


Dopo un'ora di foto fatte con le espressioni più strane,buffe,carine,etc...è arrivata l'ora di tornare a casa. Dopo un po' di strada,ci fermiamo di fronte il cancello di casa mia.
-Ehm....senti,ti posso chiedere una cosa?-domando imbarazzata.
-Certo,dimmi pure.-risponde disponibile.
Faccio un respiro profondo ed inizio a parlare.-Il 5 dicembre è il mio compleanno ed inviterò poche persone,solo il mio gruppo. Lo farò nella mia casa in montagna e siccome capita di venerdì,passeremo tutto il week-end insieme. Tu sei dei nostri?-domando speranzosa.
-Certo che ci sarò,ma chi saremo precisamente?-chiede.
-Tu,Carolina,Alessandro,Stefania,Marco,Davide e Dafne.-elenco. Dafne è una mia cara amica ed anche una mia compagna di classe. Sospetto da mesi che fra lei e Davide ci sia del tenero,infatti lui è innamorato perso di lei dall'inizio dell'anno.
-Ah,ok va bene. Vuoi che ti aiuti a sistemare?-domanda.
-Era proprio quello che volevo chiederti....se non ti disturba.-dico.
-Certo che no,sarà un piacere!-esclama tutto contento.
-Bene,ti ringrazio. Ci accompagnerà mia madre e portati anche il cambio per la festa,oltre che per il week-end.-gli raccomando.
-Comandi capo. Tanto è fra una settimana esatta. Ci vediamo lunedì.-dice salutandomi con un cenno della mano ed il suo immancabile sorriso.
-Ciao.-gli dico di rimando,aprendo poi il cancello.

Entro in casa e per fortuna mia madre non c'è. Ricordandomi bene,lui è nato il 5 novembre, esattamente un mese prima di me e l'abbiamo festeggiato alla grande. L'unica cosa è che c'era anche Edoardo; avevo supplicato Leonardo per farlo venire e aveva ceduto,anche se non andavano d'accordo.
Mi risveglio dai miei pensieri,quando sento il mio cellulare vibrare. E' un messaggio di Leonardo. Lo leggo:
Grazie per la bella giornata trascorsa insieme e sono felice di averti fatto tornare il sorriso. Avrai il compleanno più bello di tutti i tempi. Buon pranzo.
Leonardo.''
Sorrido istintivamente e gli auguro anche a lui buon pranzo. Poi mi trasferisco in cucina ed inizio a prepararmi la pasta. Finalmente ho ritrovato il sorriso. Leonardo mi ha davvero aiutata oggi e sto davvero bene in sua compagnia. Capisco solo ora il perché di tutte quelle sensazioni che provo con lui e forse lo so da molto più tempo. Il problema è che l'ho capito solo ora. Lui è quello giusto.



Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo e vi chiedo scusa per il ritardo,ma le feste mi hanno risucchiato molto tempo. Spero che vi piaccia e che lascerete una recensione,anche piccola.
Ciao,
Ele.

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Capitolo 11
*** Ritorno a scuola ***


Il week-end è passato così in fretta,che sembra non essere mai arrivato. Quanto mia madre è rientrata,venerdì sera,le ho spiegato tutto e mi ha perdonata. Non le ho di certo chiesto scusa,ma tutto è tornato normale.
-Tesoro,muoviti che è tardi.-e quando mai non lo è? E poi cos'é questo "tesoro"? Con queste domande,mi alzo dal letto e con passi distratti,mi chiudo in bagno.

Dopo i soliti dieci minuti,sono lavata e vestita con un filo di trucco. Esco dal bagno e mi dirigo in cucina.
-Buongiorno.-biascico ancora mezza insonnolita.
-Buongiorno,Az. Ecco il tuo caffè,così ti svegli bene che sembri un robot,per come cammini.-dice ridendo e porgendomi la tazzina.
La prendo e mi siedo.-Spiritosa.-ribatto sarcastica,inziando a bere.
-Dai non te la prendere. Sai che sto scherzando,anche se è vero.-e riparte a ridere. Voi capite cosa le prende? Io non di certo.
-Mamma,cosa ti prende?-.
-Niente,sono solo di buon umore.-e detto questo scoppia nuovamente a ridere. Ok,mi devo preoccupare per la sua sanità mentale.
Finisco il caffè e la metto nel lavandino,andando poi all'ingresso,mettendomi il giubbotto. Prendo la cartella e,salutando mia madre,esco di casa.

Chiudo il portone e quando mi volto,incontro Leonardo. Già,mi sono scordata che mi accompagna a scuola,venendo anche sotto casa mia. Come una cretina,mi ricordo che lui ora mi piace e che venerdì me ne sono resa conto,non mi è più indifferente. E adesso come faccio? Cosa faccio? Averlo intorno ogni giornata,non sarà di certo facile da accettare. Sono felice e preoccupata allo stesso tempo,una pazza. 
Lo sto fissando da qualche minuto ed infatti mi schiocca le dita davanti al viso per risvegliarmi. Scuoto la testa come ad essermi svegliata da un sogno,in questo caso il suo viso,e gli sorrido.
-Ehm...ciao.-saluto imbarazzata.
-Ciao,ma perché ti eri bloccata?-domanda.
Cazzo e ora che gli rispondo? No,sai ti stavo fissando perché venerdì ho capito che mi piaci ed ora ti sbavo dietro come un cretina. Tutto qua,tranquillo. Ma dico,sono io che non ci sto più con il cervello o è qualcuno che mi confonde? Una cosa è certa: sono diventata pazza. Pazza di mente e di lui. Ok,finiamola qua.-Stavo pensando.-rispondo.
-Ah-fa un espressione sciocca.-Andiamo?-.
-Sì.-e iniziamo a camminare nel più completo. Non riesco ad iniziare una qualunque conversazione,sono completamente concentrata su un'unica frase: "Cazzo,mi piace Belli." Tutto il resto è nullo per me. Sembro esagerata,ma chi si sarebbe mai aspettato che mi piacesse proprio lui? Insomma,l'ho detestato fin dal primo momento che l'ho incontrato ed ero convinta che così sarebbe rimasto,ma a volte il destino è davvero sorprendente. Mi stupisco anche di me stessa che non riesco a spiccicare parola,sono completamente zittita,e di solito sono io a zittire gli altri. In questo caso i ruoli si sono invertiti. Perfetto,peggio di così non mi può andare.
Arriviamo alla fermata ed io mi poggio al famoso palo. Testimone di tutte le mie agonie. Quanto sono drammatica.
Oggi fa più freddo di venerdì e quindi inizio a tremare come una foglia. Ti credo che sento freddo,porto un giubbotto che di invernale niente ha. Io e la mia stupida testardaggine.
Come se fosse una cosa normale,lui nota che tremo e mi abbraccia. Sta diventando un'abitudine? Mi trovo a ricambiare l'abbraccio ed a usufruire del calore del suo corpo. L'ho detto che è un termosifone umano,è caldo anche se saremmo in Siberia.
-Va meglio?-lo sento domandare.
-Sì,grazie. Stavo morendo di freddo.-rispondo riconoscente.
-La solita scemotta. Dovresti coprirti con questo freddo.-dice,scommetto,sorridendo.
Mi stacco delicatamente dalle sue braccia,anche se a malincuore,e lo guardo fintamente offesa.-Scemotta a chi?-.
Si mette a ridere,mentre io sto morendo per quanto è bello.-A te che non ti copri bene,scemotta.-sottolinea l'ultima parola e scoppia ancora a ridere. Ha deciso di farmi morire oggi,ne sono sicura. Ha una risata così bella e sommessa,che ti avvolge come un manto,e lo rende ancora più bello,facendomi rimanere incantata come una scema.
-Per questa volta la passi liscia. La prossima,guai a te.-lo minaccio,riacquistando un po' di lucidità.
-Va bene.-dice alzando le mani in segno di resa. Questa volta sono io a scoppiare a ridere,beccandomi un'occhiataccia da parte sua. L'autobus arriva proprio in quel momento e siamo costretti a salire.

Due fermate dopo e scendiamo davanti scuola.
Entro e il mio cuore si ferma. Poco più in là ci sono il mio ex e quella stupida bionda tinta a sbaciucchiarsi tranquillamente. Come mi ha dimenticata presto il signorino,eh? Beh,dopotutto mi ha tradito e per lui non sono mai significata nulla,quindi di cosa mi preoccupo? Ecco di nulla.
-Stronzo.-sibilo a denti stretti. Leonardo,ancora al mio fianco,mi sente e mi fa voltare verso di lui.
-Ehi,tranquilla. E' lui ad averci perso,ricordi? E' il ragazzo più popolare della scuola e,per non far calpestare la sua reputazione,fa così. L'indifferenza è l'unica cosa che più lo manderà in bestia,fidati. Poi sta a te decidere cosa fare. Ora vado dai miei amici,ci vediamo dopo.-mi fa un cenno con la mano e va dai ragazzi.
Con quello che mi ha detto Leonardo,mi sento più sicura,così mi dirigo verso le ragazze. Gli passo proprio alle spalle ed Edoardo si volta a guardarmi,mentre la sua ragazza mi brucia con lo sguardo. Sarei io a dover bruciare lei per avermi rubato il ragazzo,ma ormai ciò che è fatto,è fatto.
-Ciao ragazze.-le saluto.
-Ciao Az.-dicono insieme.-Come stai?-chiede Caro.
-Non al massimo,ma meglio di venerdì scorso sicuro. Mi piace un altro ora e non voglio assolutamente dirlo.-confesso.
-E chi mi chiede?-chiede curiosa.
-B-bel-li.-rispondo balbettando.
In quel preciso istante Caro inizia a saltellare dalla felicità e a fare urletti felici. Succede sempre così quando le si dice una buona notizia.-Finalmente l'ha capito! Finalmente l'ha capito!-continua a dire,saltellando come una scema.
-Va bene,va bene. L'ho capito,ma ora fermati che mi sembri scema,anzi lo sei.-la rimprovero e lei si ferma fintamente offesa.
-Ok,fermi tutti. Cosa è successo?-se ne esce Stefania.
-Ad Az piace Belli. Ad Az piace Belli.-ripete come una bambina la castana.
-Ora se non la smetti,ti raso a zero.-la minaccio e si azzitta subito. Ha sempre paura di essere rasata a zero per vendetta ed io quando l'ho scoperto,ho promesso che non l'avrei detto mai. Ma capite la gravità della situazione: una diciassettenne cretina che si mette a ripetere il mio segreto,così il primo che passa,la sente. Sarebbe terribile.
Stefania ha gli occhi spalancati.-No,dai! Non ci credo,finalmente l'hai ammesso!! Era ora,visto che non ci facevamo vecchie. Sei in pieno torto,mia cara.-mi fa notare,puntandomi il dito contro.
-Che spiritosa che sei,davvero Stefi! Comunque,è successo tutto così in fretta che l'ho capito solo venerdì scorso.-spiego.-Cambiando discorso,questo venerdì c'è il mio compleanno e siete tutte invitate.-.
-No,dai davvero? E dove? Cosa si fa?-chiede curiosa la castana.
-Andiamo alla casa in montagna di mia madre,passiamo il week-end tutti insieme e ci saranno: voi,i vostri ragazzi,Dafne,Davide e Leonardo.-.
-Che bello sarà una festa meravigliosa!-esclama Caro.
-Si sarà anche molto divertente!-esclama invece la rossa. Io,invece,spero vivamente che sarà un compleanno indimenticabile.



Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo e scusate ancora il ritardo. So che è corto,ma se ce la faccio,aggiorno domani con uno più lungo. 
Grazie ancora.
Ele.

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Capitolo 12
*** Tu non sei niente per me ***


Entriamo alla svelta in classe e per fortuna non sono in ritardo. A volte mi è capitato di stare davanti scuola ed entrare tre minuti tardi,che equivale a un ritardo e sono costretta a portare la giustificazione. Per tre minuti,assurdo! Quando la prof. me l'ha detto,sono rimasta con gli occhi di fuori perché non mi credevo fossero così esagerati. Ecco perché lo soprannomino alias carcere minorile come liceo. Lo detesto anche per il fatto che ci sia il mio ex che si bacia tranquillamente in pubblico con quella tr....bionda tinta,mentre con me se ne vergognava. Il sol pensiero mi fa salire una rabbia,che non so se riuscirò a controllarla. Prima o poi dovrò esplodere no?
Scuoto la testa per risvegliarmi dal mio viaggio mentale di pensieri e mi siedo al mio posto, poggiando lo zaino pesantemente a terra. Tiro fuori il libro di italiano ed inizio a ripassare. In prima ora ci sarà la prof. di italiano e sono preparata come sempre,anche se non sono mai sicura. Quella oggi mi interroga e non ne ho alcuna voglia. Sono ancora un po' scossa per quello che mi ha fatto quel bastardo del mio ex e dei miei improvvisi sentimenti per Leonardo.
Parli del diavolo e spuntano le corna. Vedo entrare il diretto interessato,che da qualche giorno popola i miei pensieri costantemente, sempre sorridente e sedersi vicino a me. Fantastico,ho anche dimenticato che lui siede vicino a me; cavolo quanto sono intelligente!
Rimango imbambolata a guardarlo ancora e ancora. Una delle cose di cui non mi stancherei mai,è di guardarlo; soprattutto negli occhi,dove mi posso specchiare e perdermi come se fossi naufraga del suo mare.
Ok,fermi tutti: da quando sono diventata così sdolcinata e poetica?
“Forse perché ti piace?” mi chiede retorica una vocina dentro di me. Sto davvero impazzendo.
-Odiosa.-sbotto,accorgendomi solo dopo di averlo detto ad alta voce.
Leonardo porta il suo sguardo dal libro ai miei occhi,guardandomi interrogativo.-Cosa “odiosa”?-domanda infatti,alzando un sopracciglio.
Detesto con tutta me stessa fare figuracce,specialmente davanti a lui. Questa giornata non potrebbe andare peggio. Ora,però devo trovare una scusa e dopo pochi secondi mi viene un'idea.-No,niente di importante. Detesto le interrogazioni di italiano.-mento spudoratamente. Ma cosa altro avrei dovuto fare? Dirgli il vero motivo? No,non se ne parla per niente e poi per una cosa stupida.
-Ah-fa un'espressione indecifrabile.-Ne sei sicura?-chiede visibilmente dubbioso.
-Buongiorno a tutti,ragazzi.-entra la professoressa d'italiano. Non ho mai desiderato tanto che arrivasse,mi ha salvata davvero. Non sapevo davvero che scusa trovare.
Finisce di fare l'appello,poi guarda il registro e ci guarda.-Belli,Ragonesi,dovete giustificare l'assenza di venerdì. Ce l'avete?-domanda.
Annuiamo entrambi senza dire una parola,prendiamo i nostri libretti delle giustificazioni,per poi alzarci e dirigerci alla cattedra.
Le consegniamo i libretti in silenzio e li controfirma. Poi alza lo sguardo su di noi e,mentre ce li consegna,dice:-Vi siete assentati lo stesso giorno per fare una passeggiata romantica insieme?-.
Arrossisco di botto e resto in silenzio,incapace di parlare. La classe scoppia in una risata generale e Leonardo si schiarisce la voce,visibilmente rosso anche lui. Torna il silenzio e la prof. è lì che attende ancora una risposta. Ok che è brava,ok che è generosa e disponibile,ma tutta questa indiscrezione non la tollero. Me ne sto zitta solo perché è la mia professoressa e potrebbe mettermi una nota,oltre che bocciarmi per aver mancato di rispetto un insegnate.
Poso il mio sguardo su Leonardo,supplicandolo di trovare una scusa plausibile.-Non è esattamente come pensa. Io ho avuto una visita medica e Azzurra non l'ho vista per niente.-spiega tranquillo.
La Giannetti scoppia a ridere divertita.-State tranquilli,stavo solo scherzando. E poi sono fatti vostri su quello che fate. Ora andate.-e facciamo segno di andarcene,ma continua.-Tu no,Ragonesi. Sei interrogata.-mi volto e le sorrido falsamente. Tanto lo sapevo.

Due ore di interrogazione. Due ore. C'è neanche i sospettati che interrogano in commissariato,li trattengo così tanto. Praticamente,è stata un'ora intera a parlare di un suo vecchio ricordo estivo, ricordatole dalla prima domanda che mi ha fatto. Poi la seconda mi ha tartassato di domande. Davvero estenuante e pazzesco.
Suona la campanella e tutti escono,anzi evadono dalla classe per andare a mangiare. Una pausa ci vuole proprio,dopo un'interrogazione così stancante. Vedo Leonardo venirmi contro sorridente. Ora mi sento un po' meglio,il solo vederlo mi fa stare bene.
-Vuoi venire a fare merenda con me? Offro io.-mi chiede.
-E va bene,solo perché sono stanca. Ma è l'ultima volta che offri tu.-chiarisco. Non mi piace il fatto che paghi sempre lui,anche si tratta di qualche euro. Non voglio che diventi il mio portafoglio personale.
Usciamo e ci dirigiamo al bar,ordinando poi i nostri amati cornetti. Ci sediamo nel solito muretto lì fuori a mangiare e chi vedo? Quei due sbaciucchiarsi ancora. Sembra che lo facciano apposta,che ci godano ad infastidirmi. Butto nel cestino la carta del mio cornetto ormai finito e faccio per andarmene,ma Leonardo mi blocca.-Non vuoi restare ancora?-domanda.
Lo guardo negli occhi azzurro limpido e scuoto la testa,sorridendo.-Mi è passata la voglia.-rispondo tornando seria. Lui mi lascia e rientro a scuola,dirigendomi in bagno.
Bevo un po' e riprendo il corridoio che porta alla mia classe,ma qualcuno mi trattiene per il polso. Oggi è giornata. Mi giro sorridendo,immaginando che sia Leonardo,ma la mia illusione viene distrutta,quando incontro due occhi verdi odiosi.-Lasciami.-sibilo soltanto,strattonando il mio braccio,in modo da liberarmi dalla sua stretta.
-Non mi hai lasciato ancora spiegare.-ribatte con tono fin troppo fintamente dolce.
-Perché non voglio ascoltarti e non voglio più avere nulla a che fare con te. Mi sembrava di essere stata chiara. Tra noi due è finita e ora torna a baciare con la tua fidanzatina.-rispondo tutto d'un fiato,girandomi ed incamminandomi verso la mia classe. Le lacrime scendono ancora e odio piangere,mi fa sentire debole e mi ero promessa di essere forte. Di dimenticarlo,ma niente. Mi fa ancora male rincontrarlo come se niente fosse e vuole ancora spiegarmi,ma non lo voglio ascoltare. Starei solo male di più.
Mi siedo e vedo che Leonardo già stava al suo posto. Infatti,si volta verso di me preoccupato.
-Cosa....?-chiede,ma lo interrompo.-Edoardo,ancora...-sussurro,asciugandomi le lacrime. Mi abbraccia con fare dolce.-Su è tutto a posto.-sussurra rassicurandomi.
Mi stacco dall'abbraccio e lo guardo.-Grazie.-riesco a dire soltanto.
-Di niente,lo sai. Ora sorridi che quel cretino non si merita le tue lacrime.-gli sorrido e in quel momento entra ancora la professoressa. Stavolta,maledico il tempo per aver interrotto un momento così bello.


La giornata di scuola è finita e usciamo felici. Supero il portellone della scuola,ma vengo trattenuta per il braccio. L'ho detto che oggi è giornata. Mi giro e trovo ancora quei odiosi occhi verdi.
-Che vuoi da me,si può sapere?-domando irritata.
-Voglio spiegarti.-mi fa segno di non dire niente e continua.-E' vero,è nato tutto per una scommessa. Volevano vedere se riuscivo a conquistare la ragazza di ghiaccio e quando ci sono riuscito,erano davvero stupiti. I miei amici. Non eri niente,ma quando mi ha visto con Jessica,ho capito quanto tengo a te. Tu mi piaci,Azzurra e voglio stare con te. Sono stato un coglione,ma voglio rimediare.-.
Sorrido amara.-Sei davvero patetico,davvero. Sei il ragazzo più popolare della scuola,ma mi sembri solo uno sciocco. Io credevo di piacerti,tu mi piacevi,provavo qualcosa per te. Ma le cose cambiano e sono io a dirti che non voglio stare con te perché tu non sei niente per me. Mi hai fatto male e non perdono le persone che mi pugnalano alle spalle,specialmente quando pensavo di provare qualcosa. Tu non sei niente per me. Tra noi è finita.-quanto mi costa dire queste parole,ma non torno indietro. Non voglio rischiare,non voglio più scottarmi.
-Sapevo che era troppo tardi,ma voglio che tu sappia una cosa. Tu non sei come le altre.-e si gira andandosene,forse perché infondo era lui come tutti gli altri.



Angolo autrice:
Salve e scusate per l'abominevole ritardo. Spero che questo capitolo vi piaccia e che mi farete sapere cosa ne pensate.
Grazie ancora.
Ele.

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Capitolo 13
*** Grazie ancora ***


In sintesi quella giornata è stata pessima,ma solo al finale per quel cretino del mio ex che ha deciso di non lasciarmi in pace. Spero solo che abbia capito che non voglio più avere a che fare con lui e poi che si andasse a baciare quella bionda tinta con la quale mi ha bellamente cornificata,stile renna di Babbo Natale. E' stato davvero un pezzente a prescindere dalle corna,visto che è nato tutto per una stupida scommessa. Dovevo solo lasciare il mio muro e non farlo abbattere a nessuno,così non ci sarei rimasta male per il più popolare della scuola. Popolare poi,lasciamo stare. Comunque,sono tornata a casa e non ho incontrato Leonardo,il ché mi ha fatto un po' preoccupare,di solito mi sta sempre accollato. La giornata è seguita molto normalmente e così è arrivata anche l'ora di andare a dormire.

Ed anche la mattina non si fa attendere,facendo penetrare i raggi del Sole attraverso la mia porta-finestra che mi illuminano la faccia. Apro gli occhi controvoglia e chiedendomi anche che ore sono. Sicuramente presto,quindi visto che sono sveglia e non ho intenzione di cercare nuovamente di dormire,mi vado a fare una doccia con i capelli.

Un'ora esatta dopo sono fuori dal bagno,lavata e vestita con trucco leggero. Vado in cucina e noto con stranezza che non c'è mia madre,visto che doveva venire a chiamarmi o a prepararmi la colazione. Come minimo il caffè,sennò già so che sarò acida tutto il giorno. Non ho voglia di passare una giornata con il malumore e stando lontana da tutti. 
Entro in cucina e noto subito che sul tavolo c'è un bigliettino bianco. Lo apro e lo leggo:
"Az,scusa se questa mattina non ti ho preparato il caffè,ma sono dovuta correre a lavoro. Ci vediamo stasera. Mamma."
Sbuffo. Che palle! Non la vedo quasi mai e quando la sera torna è così distante e fredda,mi dice che è stanca e che vuole solo andare a riposare. Per lo meno si ricorda di avere una figlia e non mi posso lamentare per la situazione economica,ma il rapporto madre-figlia manca del tutto. Forse le manca papà....No,che dico quel bastardo ha fatto la sua scelta e mamma anche se ne ha sofferto,è tornata la donna sorridente che era prima di conoscerlo. Odio. Odio allo stato puro per mio padre,non riesco a provare nient'altro per lui e poi se l'è cercata.
Mi chiedo perché sto pensando ancora a lui,solo perché questa mattina mia madre non c'è. Se lei non lavorasse,a quest'ora staremmo sotto un tetto ed io sto a lamentarmi. Sono proprio una sciocca.
Finito il mio viaggio mentale di pensieri tristi ed insulti a me stessa,prendo la cartella ed esco silenziosa,chiudendo a chiave. Questa mattina devo essere in anticipo. Beh,sarebbe un record.
Mi chiudo il portone alle spalle e,con mio grande stupore,vedo Leonardo che mi aspetta. Che si sia svegliato presto anche lui? Beh,probabile,almeno non è mai in ritardo come lo sono sempre io.
-Ciao.-borbotto. Sapevo che non fare colazione avrebbe influito sul mio umore.
-Ehi ciao.-mi saluta,increspando le labbra in un bellissimo sorriso. Il migliore inizio che ci sia di una giornata.
Aggrotta le sopracciclia,confuso.-Tutto bene?-chiede,notando la mia espressione.
-Sì,sì. Non ho fatto colazione,tutto qui.-rispondo.

Lui annuisce ed iniziamo a camminare silenziosi,ancora. 
Questa volta decido di rompere io il ghiaccio.-Ehm...Come mai ti sei svegliato così presto?-.
Ridacchia per la mia espressione.-Boh,mi sono svegliato col piede giusto e poi non sono il tipo che si riaddormenta dopo essersi svegliato.-spalanco la bocca,anche questa piccola abbiamo in comune. Incredibile,proprio le coincidenze della vita.
Arriviamo alla fermata e iniziamo a chiacchierare del più e del meno.

Poi una sua domanda mi colpisce.-Sai del torneo di pallavolo?-.
-No,cioè sì. Mi ci sono addirittura iscritta,solo che me ne sono completamente scordata. Contro chi giochiamo?-.
-La 4°A,all'una.-sbianco in faccia. Vi starete chiedendo perché? Dovete sapere che la 4°A è la classe del mio carissimo Edoardo e sinceramente di rivederlo ancora non ne ho alcuna voglia.
-Io non gioco.-annuncio infatti,alzando le braccia in segno di resa. L'idea di rincrociare i suoi occhi verdi non mi mette per niente tranquilla e preferisco starmene in classe.
-Perché?-fa un'espressione confusa,però non mi dà il tempo di ribattere che continua.-Ah,per Edoardo.-ti sei chiarito da solo.
-Centrato in pieno.-rispondo,sorridendo amara.
-Beh,se vuoi arrenderti e fargli credere che hai paura di lui,fa pure,sei libera.-mi provoca. Sa che cederò.
-E va bene gioco,ma solo perché mi ero già iscritta.-ma perché mi riesci a far dire sempre sì?
-Così mi piaci.-e mi guarda intensamente. Ma guarda da un'altra parte no? Cos'ho in faccia i pupazzi? Mi guarda come se stesse cercando qualche imperfezione,ma non la riesce a trovare. Amara illusione. Beh,il fatto di aver ammesso che Leonardo mi piace almeno a me stessa ed alle mie amiche,mi fa sentire bene. Almeno non mento.
L'autbus arriva e così saliamo,interrompendo il contatto visivo. 
Vedo due posti liberi e mi siedo dalla parte del finestrino. Sento sedersi qualcuno ed immagino che sia Leonardo,ormai ci sediamo sempre qui.
-Ehi ciao bellissima.-una voce che sicuramente non ho mai sentito. Da quando in qua Leonardo cambia voce tutto assieme? A meno che... Mi giro lentamente e vedo che non si tratta affatto del mio amico,ma bensì di un ragazzo che avrà si e no vent'anni; capelli neri,occhi marroni,labbra carnose e pelle scura. Lo sguardo da pervertito. Ma tutti a me devono capitare?
-Che vuoi?-chiedo infastidita. Pessima mossa.
-Oh,che acidità a quest'ora del mattino. Comunque mi chiamo Matteo piacere.-risponde sorridendo falsamente.
-Che vuoi?-ripeto spazientita.
-Che ne dici di divertirci un po'?-e nel chiederlo mi mette la mano sul ginocchio.
La rimuovo schifata e gli scavalco le gambe.-Spiacente devo andare.-.
Non faccio in tempo a fare due passi,che questo Matteo mi prende e mi stringe per il braccio.-Non scherzare con me ragazzina. Voglio solo divertirmi un po'.-ancora quel sorriso pervertito. Non sapendo più che fare,non dico nulla e questo sembra renderlo molto felice.
-Ah,amore ecco dove eri finita. Non sparire così.-arrossisco di botto riconoscendo la voce di Leonardo. Lui e le sue uscite.
-Chi è questo?-ribatte Matteo,allentando la presa dal mio braccio.
-Leonardo,prego e sono il suo ragazzo.-
Cooosaaaa?. Questo mi vuole morta con tutte queste uscite imbarazzanti,ma che mi rendono allo tempo felice.
-E quindi?-se ne esce Matteo.
-Lasciala andare. Lei è mia.-sibila Leonardo. OK,ciao neoroni è stato un piacere condividere i miei pensieri con voi,ma a quanto pare Leonardo mi vuole morta con queste sue uscite a dir poco imbarazzanti.
Accade tutto in attimo: Leonardo mi strattona dalle braccia di Matteo e trascina a scendere proprio nel momento esatto nel quale si aprono le porte dell'autobus davanti scuola. Mi giro e vedo che anche il tizio che neanche conoscevo,tenta di scendere,ma le porte si chiudono in tempo ed lui impreca guardandomi,mentre il mezzo riparte indisturbato.
Abbraccio di slancio Leonardo,che se non fosse stato per lui,a quest'ora sarei chissà in quale assurda situazione. Non ci voglio nemmeno pensare.
Lui ricambia subito e lo sento rilassarsi,scommetto anche sorridendo.
-Grazie.-mormoro sul suo petto. Sono anche più bassa di lui,ci saranno venti centrimetri di differenza; ecco perché quando sto con lui mi sento sempre bassa.
-Eri in una situazione grave e sembravi molto spaventata,quindi aiutarti mi sembrava il minimo.-.
-Beh,anche le altre persone potevano darmi una mano,vedendomi in difficoltà con un ragazzo.-.
Lo sento scuotere la testa.-Potevano pensare semplicemente che stavate litigando e che quindi non erano affari loro.-.
-Ma dai! Si vedeva lungo un miglio che cercavo di stargli lontano,che avevo paura.-.
-Tanto è uguale. Ormai è acqua passata.-.
Rimaniamo così,in silenzio abbracciati davanti al cancello della scuola. Chissà cosa può pensare chi passa e ci vede? Mica può capire che lo sto abbracciando perché un pervertito voleva divertirsi con me e che lui mi ha aiutata. Troppo fantasioso da pensare se non lo si racconta. Possono pensare che stiamo insieme e che abbiamo appena fatto pace,dopo aver litigato la sera precedente. Ecco la massima fantasia che può passare nella testa della gente. Ma tanto a me,quello che dicono gli altri non me ne frega niente.
Dopo un po' che siamo stati così,mi stacco anche se a malincuore.-Ehm...ora è meglio che entriamo,che tra un po' suona la campanella.-.
-D'accordo. Ti sei almeno ripresa dallo spavento di prima?-.
-Sì,sto meglio grazie.-.
-Ok,ci vediamo in classe.-e con un cenno della mano,va dai suoi amici.
Mi dirigo sorridente dalle mie amiche,ma già dalle loro facce capisco che c'è qualcosa che non va.
-Ciao ragazze.-le saluto raggiante,sperando di contaggiarle.
-Ciao.-mormorano a bassa voce,quasi borbottandolo controvoglia.
-Ok,dalle vostre facce si capisce che c'è un problema. Stefi,cosa ti è successo?-chiedo,guardando la rossa.
-Ho un sacco di sonno e non sono preparata per l'interrogazione d'inglese. Per il resto tutto ok.-mi sorride. Si capisce dalla sua faccia che sta dormendo in piedi e che già è tanto se ha seguito quello che le ho chiesto.
Rivolgo il mio sguardo alla castana.-Tu invece cos'hai?-.
-Mi sono rotta i coglioni della mia vita.-ok,quando Carolina è così poco fine,c'è veramente qualcosa che non va.
-In che senso?-.
-Alessandro-e lo indica con un cenno del capo.-E' andato a letto con Giorgia.-.
-CHE COSA?-sbotto urlando.
-Sì,me l'ha detto tipo questa mattina con molta tranquillità e si è messo con lei. In poche parole mi ha cornificata e mi ha lasciata.-.
-Ma io a quello gli spacco il culo.-ecco quando sclero non sono per niente fine neanche io.-Ma sei più incazzata che triste?-.
-No,semplicemente so che quella gallina gli ha fatto il lavaggio del cervello e deve averlo convinto in qualche modo,per farlo andare a letto con lei.-.
-Mi stai dicendo che credi che sia tutta colpa di Giorgia e non la sua?-non può essere tanto ingenua.
-Sì,deve averlo ubriacato o drogato,dopo avergli detto qualcosa di brutto su di me. Ne sono certa,sono mesi che ci odiamo a vicenda. Anzi da quattro anni.-e detto questo scoppia a piangere,abbracciandomi d'istinto. Lo ricambio subito,assicurandole che andrà tutto bene.
-Vedrai che troveremo una soluzione.-e si stacca,asciugandosi le lacrime. E' veramente devastante quando la rabbia si trasforma in lacrime e Caro lo sta vivendo ora. Le devo stare vicino,in tutti i modi. Anche Stefi l'abbraccia rassicurandola e facendola ridere con qualche battuta.-Su,fra due giorni è il mio compleanno e gli farò una bella ramanzina,dopo di ché ci parlerai tu e vi chiarirete. Vedrai che tutto si sistemerà e lui tornerà da te.-le faccio forza,o almeno tento.-E nel frattempo voglio spaccare la faccia a Giorgia ed alle altre galline delle sue amiche.-ghigno, pensando già ad un piano perfetto. Loro mi guardano spaventate,ma poi mi assecondano. Sanno che faccio sempre così,ma chi fa male ad un mio amico o una mia amica,la pagherà sempre,dovessi anche andarlo a cercare in capo al mondo.
Suona la campanella ed entriamo,come sempre tutti scocciati. Tutti tranne io,che intanto ghigno pensando a quello che aspetta alle tre galline. 
Oh sì,questa volta la pagheranno a tutti gli effetti.

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Capitolo 14
*** I maschi proprio non li capisco ***


Entro ancora ghignante in classe. Quelle tre galline non hanno nemmeno idea di cosa sono capace,come voglio fargliela pagare. Ho tralasciato quando prendevano in giro a me oppure che sfottevano con i loro vestiti super scollati e gli sguardi provocanti,capaci di far cedere qualunque maschio,ma quando feriscono una mia amica,divento piuttosto vendicativa e suscettibile. Soprattutto vendicativa.
Dietro di me entra tutta la classe,inclusi i miei amici. Leonardo si siede vicino a me sorridendo e facendomi così uscire un momento dalla realtà.
Io,lui,che ci guardiamo sorridenti,riflettendoci uno negli occhi dell'altro e ci baciamo sotto la pioggia.”
Scuoto la testa confusa e mi risveglio. E' stato solo un sogno,anche se bello e così vero. Quanto vorrei che succedesse veramente. Io e lui sotto la pioggia,che ci.....Scoppio a ridere come una matta al pensiero di quanto mi sto illudendo o di quanto mi sto innamorando del mio carissimo compagno di banco,ormai costantemente nei miei pensieri. E poi,detto francamente,quale ragazza con un pizzico di cervello non si innamorerebbe del bellissimo e strafigo Leonardo?
Anche se il fisico è solo una piccola parte che mi piace di lui. Adoro la sua passione per la fotografia,i suoi occhi che sembrano brillare dalla felicità per aver catturato un momento che non si ripeterà molto spesso; il suo orgoglio e la sua testardaggine che lo aiutano a superare cose difficili. La sua gentilezza e dolcezza che mi ha dimostrato quando Edoardo mi trascurava e poi quando mi ha consolato perché ero stata tradita,anche usata per una scommessa. Adoro i suoi complimenti sinceri,la sua disponibilità nel momento del bisogno,il suo sapere scherzare e farmi ridere,il suo essere egocentrico ed anche un po' coglione.
Continuo a ridere,dopo aver pensato quest'ultima parola.
Leonardo mi guarda sorpreso ed anche visibilmente preoccupato,per la mia sanità mentale.-Ehm,tutto bene?-non direi,visto che se sorridi così,mi fai sciogliere.
-Si si.-affermo imbarazzata.
-Ah,e allora perché ridevi senza un motivo?-alza un sopracciglio.
Possibile che con tutte le sue espressioni,riesce a destabilizzarmi?-Ho pensato ad una cosa e mi è venuto da ridere.-.
-E cosa pensavi?-si avvicina curioso.
Indietreggio con la testa.-Come mai tutte queste domande?-ribatto risoluta.
-Semplice curiosità.-.
-Si dice che la curiosità è donna,non uomo.-.
-Adesso un maschio non può essere curioso?mi guarda confuso.
-No,cioè sì... E' solo che il detto dice così... Vabbè,lasciamo stare.-faccio un respiro per calmarmi e riprendo.-Stavo pensando al tuo essere coglione e mi sono messa a ridere.-ammetto infine.
-Io non sono coglione,sono semplicemente figo.-si atteggia,difendendosi.
-Sì,certo come no.-lo assecondo,dandogli una leggera spinta sulle spalle.
-Staresti insinuando che non sono figo?-e adesso che gli rispondo: No,ma che dici,sei uno strafigo e ti sbavo dietro come una cretina da circa quando ti conosco.
Scuoto la testa,sto davvero impazzendo e di brutto. Questo ragazzo sta completamente sconvolgendo i miei pensieri,il mio autocontrollo e il mio cuore.
Fa per ribattere,ma in quel preciso momento entra la professoressa di inglese e cala il silenzio totale sul caos che c'è sempre. Questa è una delle insegnanti più severe e,se possibile,più stronze se non vai bene nella sua materia o dici una sola parola. In sua presenza deve esserci il più completo silenzio,altrimenti sa sempre come punirti e farti capire con chi hai a che fare.
Fa l'appello come è solito fare in prima ora e poi chiede dei volontari per l'interrogazione,altrimenti chiama lei. Mi ricordo solo ora che Stefi aveva detto di non essere preparata,ma la prof. la deve interrogare. La guardo e vedo che ha uno sguardo sofferente,come se sappia già che la interrogherà e le metterà un netto 4.
Alzo la mano,anche se svogliata.-Io vorrei essere interrogata.-. Lei mi guarda e sorride: sa che vado bene nella sua materia e non ci pensa due volte a dirmi di sì. Mi alzo e mi dirigo alla cattedra con il quaderno in mano.
-Deve venire qualcun altro a fare compagnia a Ragonesi,altrimenti chiamo io.-minaccia la prof, rivolta alla classe. Guardo di nuovo la rossa e la vedo preoccupata,anzi terrorizzata per meglio dire. Guardo Leonardo e capisco perfettamente che non ha voglia di essere interrogato. Sbuffo. Bell'aiuto.
Guardo Marco e lui ricambia lo sguardo. Con gli occhi lo prego di venire per salvare la sua dolce fidanzata ed,essendo il mio migliore amico,accetterà di sicuro. Lui va benissimo in inglese e quindi non avrà di certo problemi. Lo conosco dall'asilo ed anche se non sembra affatto il mio migliore amico,in realtà è tutto il contrario: è solo che da quando si è fidanzato ha la testa da un'altra parte e la causa ha pure un nome,Stefania. In questo lo capisco alla perfezione. Ha i capelli neri,gli occhi verdi,alto più di me e un torace molto scolpito;è dolce,premuroso,protettivo e leale,ma anche modesto,testardo e orgoglioso.
Sbuffa sonoramente,non avendo alcuna intenzione di alzarsi da quella benedetta sedia. Con un cenno del capo,indico la sua ragazza che sta poggiata su un braccio e lo sguardo perso nel vuoto,terrorizzato. Si gira verso quest'ultima e sembra che sta per cedere,quando la professoressa interrompe il silenzio.-Allora? Nessuno. Bene,allora controllo sul registro e vediamo chi far venire.-sei un grandissimo genio,Marco. Davvero bravo! Sono molto arrabbiata e se viene chiamata Stefi,prendendo infine un pessimo voto,la responsabilità sarà solo la sua.
-Io...io prof vorrei essere interrogato-lo vedo con la mano destra alzata e l'altra e si gratta la nuca,imbarazzato. Sorrido spontaneamente.-se possibile.-conclude.
L'insegnante lo guarda di sottecchi ed annuisce.-Sì,va bene D'amico venga. Voi altri,ripassate per il compito della prossima settimana. Un solo fiato e vi punisco a modo mio.-intima la prof,gentile come sempre aggiungerei. Il mio amico si alza con il quaderno e inizia la dura interrogazione.

 

-Ok,non so come ringraziarvi per non avermi fatto interrogare.-Stefi è con le lacrime agli occhi. La prima ora è finita e,tornando ai nostri,a me e Marco vi avrà detto si e no quarantamila grazie.
-Grazie grazie grazie.-ripete ancora. Sorrido divertita vedendo l'ennesimo sbuffo del suo ragazzo, che con gli occhi mi chiede di calmarla o perlomeno farla smettere.
Rido piano e mi avvicino alla rossa.-Prego,Stefi. Mi devi solo un favore.-.
-Qualunque cosa,qualunque cosa.-.
-Ma la smetti di ripetere le cose?-.
-Ok,ok mi calmo,ma ti devo comunque un favore.-.
Marco si alza dal suo posto e si avvicina a noi.-Amore senti,te la rubo adesso. Voglio stare un po' con lei.-la rossa lo guarda stralunata.-Che c'è? E' pur sempre la mia migliore amica,no? Mica solo la tua.-ribatte il moro,allargando le braccia.
-Fa come vuoi,stavo scherzando.-dice ridacchiando. E detto questo lei si siede al suo posto,mentre noi andiamo al mio banco. Giro con lo sguardo alla ricerca del mio compagno di banco e noto che sta chiacchierando con Davide e gli altri maschi su qualche loro cavolata. Maschi.
Ci sediamo e giro completamente il busto nella direzione del mio amico,appoggiandomi al muro. Mi scruta con uno sguardo indagatore e alla fine si scioglie in un sorriso.
-Allora-comincio,rompendo il silenzio.-come mai hai tanto insistito per stare con me?-.
-Ma non capisci? E' da quando è iniziata la scuola che non riusciamo a parlare o a passare un po' di tempo insieme.-.
-Questo lo so e,sinceramente,mi dispiace. Solo che tu sei stato impegnato con qualcosa.-sorriso sorniona.-Anzi qualcuno.-indicando con un cenno del capo la rossa due banchi avanti a noi che chiacchiera animatamente con Carolina.
Marco arrossisce di botto.-Beh,è nat-tur-ale ch-he quando si è in-namor-rati,si ha la testa da un'altra.-balbetta imbarazzato.
Rido di cuore per la sua espressione.-E fai bene ad esserne innamorato perché se la fai soffrire,ti spezzo le gambe.-gli intimo e continuo.-Sì,anche se sei il mio migliore amico.-concludo ovvia.
-Le vuoi bene,eh?-.
-Molto,moltissimo. E non voglio che viva quello che le ha fatto quel cretino di Alessandro.-al solo ripensarci,mi torna la rabbia nei suoi confronti.
-Perché che le ha fatto?-chiede Marco innocente.
-Ma come? State sempre insieme a parlare di chissà cosa e non ti ha detto cosa è successo?-.
-Ehm,no sai. L'ultima volta che c'ho parlato,l'argomento erano i compiti in classe o il calcio.-avrei dovuto immaginarlo,come ho detto prima: maschi. Tipico loro.
-Me l'immaginavo.-prendo una pausa per spiegarlo con parole semplici,ma sbotto arrabbiata.-Quel testa di cazzo di Ale è andato a letto con quella puttana di Giorgia-appunto,la finezza mi ha bellamente salutata.
-Belle parole. Ottime direi.-sorride ironico.
-Sfotti poco tu.-ribatto ancora arrabbiata.
-Ok. E Caro che ne pensa?-.
-Niente,dice che si sono lasciati. E' convinta che lei l'abbia convinto ad andare a letto con lui in qualche modo: ubriacandolo o drogandolo o che so io. Quanto è ingenua.-.
-Beh scusa,che ne sai? Magari è vero.-.
-Ale sarà pure dolce e premuroso,ma rimane sempre un testa di cazzo.-.
-E perché lo pensi?-.
-Perché parlava con le oche,nonostante fosse a conoscenza che la sua ragazza non ci andava d'accordo e che lo stavano usando per farla arrabbiare o rosicare.-.
-Tutto può essere,Az. L'unica cosa da fare è parlare con il diretto interessato,cioè Alessandro.-.
-Questo già lo sapevo. Gli devo fare un bel discorsetto e voglio qualche spiegazione.-.
-Ok,poi mi fai sapere. Ora vado che è suonata la campanella. Ci vediamo dopo.-.
-Si ciao.-e con un bacio sulla guancia,torna al suo posto. Sento la sedia vicino a me spostarsi e capisco che lui è tornato.
Mi volto sorridente,ma nei suoi occhi leggo un chiaro tormento o fastidio per qualcosa.
-Tutto bene?-.
-Sì.-risponde freddo e distaccato.
-A me non sembra.-cerco di insistere.
-E non sono affari tuoi.-.
-Ma sono tua amica,no?-chiedo irritata.
-Sì,ma non ho voglia di parlarne.-e senza che riesca a ribattere,entra la professoressa,troncando la nostra pacifica conversazione. Meglio così,si sarebbe potuta trasformare in una litigata con i fiocchi. Mi chiedo soltanto perché questa mattina fosse allegro e sorridente,mentre ora è freddo e non fa trasparire alcuna emozione.
Bah,i maschi proprio non li capisco.

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Capitolo 15
*** Nonostante tutto,mi piaci ***


-Si può sapere cosa ti prende?-gli dico,quando sento suonare la campanella.
-Lasciami in pace.-ribatte gelido. Certo,come se io credo che sia normale che passi dal sorridente e gentile a distaccato tutto d'un colpo. E no bello,non attacca!
-Non ti lascio in pace finché non mi dici che cos'hai! Perché prima eri allegro ed ora sei di pessimo umore,me lo spieghi? Ci deve essere un motivo.-.
-Lasciami in pace,non mi parlare,altrimenti potrei urlarti contro,cose non molto piacevoli.-mi ringhia minaccioso.
A quel punto esplodo.-Senti,sai che ti dico? Mi hai scocciata! Non vuoi essere disturbato? Bene. Sei di pessimo umore? Bene,mi dispiace,ma non prendertela con me. Io ho cercato solo di aiutarti,ma a quanto pare non te ne frega molto,no? Ora me ne vado e quando ti sei calmato fammi sapere,potremmo parlare più civilmente.-detto questo,furiosa più che mai,metto i libri dentro la cartella alla rinfusa e mi sposto di posto. Ultimo banco,terza fila verso le finestre. In pratica mi sono spostata solo due banchi indietro,ma almeno mi sono allontanata da quel presuntuoso lunatico che ho come compagno di banco. Per fortuna questo posto è libero.
Sospiro stanca. Possibile che quando sembra che ci sia un periodo buono di tregua,lui deve sempre rovinare tutto con il suo pessimo umore. E poi cosa gli ho fatto? Cosa gli è preso? Perché si è arrabbiato così tanto? Troppe domande e nessuna risposta. Ma tanto non mi importa perché non me l'ha voluto dire. Se avessi insistito,mi avrebbe gridato contro e,siccome non sono la tipica ragazza che chiede scusa tutto d'un colpo,sarebbe scoppiata una litigata e sarei tornata ad odiarlo come all'inizio dell'anno.
Vediamo entrare una professoressa che non abbiamo mai visto,ma la salutiamo per formalità.
-La vostra insegnante di matematica è assente. La supplisco io. Fate pure quello che volete,ma a bassa voce. Devo correggere dei compiti.-inutile dire la felicità da parte nostra ad avere sessanta minuti di
completa libertà. Ok,forse completa no,ma almeno non dobbiamo fare lezione.
Involontariamente,porto lo sguardo sul mio compagno e vedo che si sta alzando,precisamente sta venendo nella mia direzione. Faccio una smorfia,sono ancora arrabbiata per quello che è successo poco fa e non ho proprio voglia di parlare con lui. Per niente,finirebbe solo male.
Si siede vicino a me.
Mi volto verso di lui,furiosa.-Che vuoi?-chiedo acida.
-Parlarti.-mi guarda negli occhi. Maledizione.
-Ah e di cosa?-incrocio le braccia al petto,alzando un sopracciglio.
-Scusarmi per quello che è successo prima...-abbassa lo sguardo,come scottato. Mi viene voglia di...no,non posso dargliela vinta così. Deve sentirsi almeno un po' in colpa.
-Guarda,ora non ho propria voglia di ascoltarti per due semplici motivi. Punto uno: sono ancora arrabbiata per come mi hai risposto prima,non sei stato per niente carino. Punto due: devo andare a parlare con Alessandro.-e detto questo mi alzo,diretta dall'ex della mia migliore amica che sta ciangottando con quella stronza di Giorgia. Ah,quanto sono fine.
In questo momento non me ne frega più di tanto di Leonardo,ho altre cose importanti da risolvere.
Picchietto la mano sulla spalla del ragazzo castano,attirando la sua attenzione e facendolo girare.
-Io e te dobbiamo parlare.-gli dico senza fargli dire nulla.-Da soli.-continuo guardando con la coda dell'occhio quell'oca che mi incendia con lo sguardo. Me ne frego altamente.
Deglutisce.-Va bene.-e ci andiamo a sedere al suo banco,che prima era occupato da Carolina,mentre ora c'è la roba dell'oca. Niente di peggio.
-Si può sapere che cazzo hai fatto? Parli con le nemiche della tua ragazza,la tradisci con una di loro e ti ci metti pure,buttando all'aria una storia che dura da tre anni. Cosa ti prende?-gli sbotto arrabbiata più che
mai,sparando parole e domande a raffica.
-Succede....succede che.....-si prende la testa fra le mani.-Non lo so.-mi spiega agitato.
Faccio un respiro profondo.-Ok,ora calmati e raccontami cosa è successo per filo e per segno.-.
Mi guarda,mi sorride e fa anche lui un respiro profondo.-E' iniziato tutto una settimana fa. Io e Caro avevamo avuto una discussione perché non le andava bene che parlassi con loro ed aveva ragione,però trovavano sempre una buona scusa per parlarmi e trattenermi il più possibile. Le avevo iniziate a frequentare,o uscivamo tutti e quattro insieme,o solo con Giorgia. Le trovavo ridicole e ciniche,ma continuavano a convincermi a stare con loro. Il motivo era che mi ubriacavano e mi comandavano a loro piacimento,l'unico loro obiettivo era far soffrire Caro e separarci. Ho cercato di ribellarmi,ma loro mi hanno ricattato dicendomi che se non continuavo a stare con loro,avrebbero detto tutto a Caro,cioè che mi ubriacavo ed uscivo con loro. Poi,una sera avevo bevuto più del dovuto,ero a casa di Giorgia ed eravamo da soli. Lei mi ha convinto a bere ancora,nonostante non ero più lucido,e poi mi ha baciato. Il resto è venuto da sé. La mattina dopo mi sono trovato abbracciato a lei,nel letto e....beh....nudo,nuda anche lei. L'ho svegliata e le ho urlato contro le peggio cose,non mi importava più del loro ricatto,avevano esagerato. Il pomeriggio sono uscito con Caro e l'ho lasciata senza dirle nulla. Questa mattina mi ha chiesto il motivo e le ho detto solo che ero andato a letto con Giorgia,poi lei mi ha chiesto di mettermi con lei ed io ho accettato,non so neanche il perché. E questo è tutto,sono proprio una testa di cazzo.-.
-Wow,davvero tutto questo non me l'aspettavo di certo. Ma perché non le hai detto la completa verità,invece di lasciarla subito?-.
-Perché ho avuto la brillante idea di dirle subito che ero andato a letto con Giorgia,anziché spiegarle dall'inizio e così mi ha iniziato ad urlare contro le peggio cose,infine ci siamo lasciati. E non ci siamo più detti nulla,o almeno lei non mi vuole sentire per niente. Sono morto per lei.-si prende le mani fra la testa nuovamente e poggia i gomiti sul banco,disperato più che mai. E' vero che lui non ha fatto la cosa giusta,stando con loro,però infondo può essere perdonato. Quando è andato a letto con Giorgia,per non dire altro,non era neanche cosciente di quel che faceva e poi l'avevano ricattato. Conoscendo Caro,se gli raccontasse quello che ha raccontato a me,sicuramente gli darebbe un'altra possibilità e tutto tornerebbe come prima. Sì,ne sono proprio sicura.
Mi avvicino a lui con la sedia e gli alzo volto,sorridendo.-Ascolta,io sono sicura che Caro potrebbe perdonarti. Sai,dopodomani è il mio compleanno e lo festeggiamo lì,in quella casa in montagna dove abbiamo costruito l'amicizia del gruppo che formiamo. Mentre stiamo tutti chiacchierando,la prendi da parte e le dici quello che hai detto a me. Sono sicura che capirà,è Caro,lei capisce tutti e sempre. Soprattutto,perdona sempre,nel caso tu non lo sappia. Ok?-mi dispiace davvero la situazione che stanno vivendo questi due qui,perché si vede lontano un miglio che si amano e l'uno sente la nostalgia dell'altro,però siamo umani e come tali facciamo le cazzate,a volte gravi a volte no.
Lo vedo abbozzarmi un piccolo sorriso.-Va bene,ascolterò il tuo consiglio.-si avvicina a me con la sedia e mi abbraccia.-Grazie Az,grazie di esserci in questo momento difficile. Ti ringrazio veramente.-mi sussurra all'orecchio,visibilmente commosso. Continuo a sorridere,vittoriosa più che mai,visto che non siamo mai stati così tanto uniti prima d'ora.
Dopotutto siamo cresciuti e cambiati un sacco.
Con la coda dell'occhio vedo Leonardo guardarmi piuttosto....dispiaciuto? Naah,mi starà guardando male per l'ennesima volta,lui è quello che non chiede scusa,quello orgoglioso. Ma orgoglioso di che cosa? Di aver litigato ancora con me ed essersi arrabbiato per chissà quale oscuro motivo? Una cosa è certa: non ci capisco proprio nulla.
Odio la confusione.
Mentre dalla spalla di Ale,intravedo la stupida di Giorgia che con lo sguardo sta trasmettendo non parole stupende. Non sai nemmeno quanti complimenti ti farei io.
-E così venerdì è il tuo compleanno? Oh,sai quanto me ne frega. Ci tengo che tu sappia soltanto che Ale non potrà venire perché passerà tutto il week-end con me,la sua ragazza.-dice l'oca, sottolineando l'ultima parola. Mi stacco un po' bruscamente dall'abbraccio del castano e ci alziamo in contemporanea. Apro la bocca per dirgliene quattro e farla stare zitta,ma Ale mi blocca,parandosi davanti a me.
-Punto uno: non trattarla così perché è una delle mie migliori amiche. Punto secondo: al suo compleanno ci andrò,e senza di te. Punto terzo: dobbiamo parlare.-afferma lui,preciso come sempre. Adoro quando fa così.
-Ma...-l'oca alza l'indice per ribattere,ma la interrompo.-Ok,io torno al mio posto. Parlate tranquilli e poi fammi sapere Ale. Ciao.-gli do un bacio sulla guancia e me ne torno al mio posto sola soletta. O quasi,visto che un ciclone chiamato Leonardo Belli si sta dirigendo nella mia stessa direzione. Odioso.
Ma cosa mi ritrovo a pensare,se mi piace?
E' stato scortese con te e non merita facilmente il tuo perdono.
Ma per una sciocchezza?
E' per punto di principio.
-Ok,basta non ne posso più.-mormoro infastidita,ma a chi? All'aria.
Ecco perché a volte l'amore non lo sopporto,ti fa diventare pazzo,paranoico e con mille fantasie belle o brutte. Inoltre,ti fa sembrare che hai una seconda personalità,visto che ho appena parlato da sola. Ma io dico,sono pazza?
Sei semplicemente innamorata.
-E basta!-sbotto arrabbiata ad alta voce,muovendomi agitata sul posto come se potesse ascoltarmi. Ho scoperto che parlo da sola e non mi piace per niente. Allora era vero quando c'era chi diceva che l'amore ti fa diventare pazzo.
Odioso alla seconda.
Mi appoggio al muro e cerco di tranquillizzarmi,quando la sedia vicino alla mia viene occupata da Leo. Accidenti!
-Che vuoi?-gli ringhio subito contro,già arrabbiata di mio.
-Senti,voglio parlare con te. Sul serio.-mi guarda dritto negli occhi,abbagliandomi con quel cielo che è racchiuso nei suoi occhi,facendomi mancare il respiro e perdermi come una cretina. Naufraga del suo mare,del suo sguardo. Tanto da potermi far cedere.
Odioso alla terza.
Oggi sono fissata con questa parola e con le potenze,chissà il motivo.
Sospiro arrendendomi.-Va bene,ti ascolto.-.
-Mi dispiace davvero molto per la reazione che ho avuto prima,non volevo. E' stato un gesto impulsivo. Scusa.-dice,guardandomi dispiaciuto e socchiudendo leggermente gli occhi,levando la luce che avevano fino a poco fa. Nooo,non li devi chiudere. Non devi piangere.
E per fortuna,li riapre e li fa incontrare con i miei,incatenandoli senza scampo. La luce ritorna a farli risplendere e a farli diventare più chiari di quanto già lo siano. Abbagliandomi e facendomi cedere al suo volere.
Odioso alla quarta.
-Ti perdono,ma...ancora non mi è chiara una cosa. Perché ti sei comportato così?-la curiosità non posso frenarla.
-So che ti devo una spiegazione per come mi sono comportato,ma non mi sento di confessartela ora. Non ne ho il coraggio.-abbassa lo sguardo,scottato.
Nonostante voglio saperlo,nonostante sono arrabbiata,sono confusa,triste,dispiaciuta,decido di cedere.-Ok,per questa volta non ti faccio domande in più,ma non mi rispondere mai più così, intesi?-mi farebbe solo che male vederlo rispondermi nuovamente in quella maniera glaciale, senza neanche sapere il motivo.

 

 

4 del pomeriggio....
Stesa sul letto della mia stanza,ripenso a ciò che è successo oggi.
Alla fine abbiamo fatto pace.
Abbiamo giocato alla grande. Abbiamo vinto la partita. Ebbene sì,l'abbiamo vinta
Leonardo ha tirato una pallonata dritta al petto di Edoardo,scusandosi subito,ma entrambi abbiamo goduto in silenzio. Era quello che si meritava.
Poi,mi ha accompagnata come sempre a casa,un bacio sulla guancia(che poi è andata in fiamme) ed è sparito nel suo portone,come io nel mio.
Infine,tra due giorni faccio 18 anni e nello stesso giorno tornerà insieme una delle mie coppie preferite: Caro ed Ale.
Il mio cellulare squilla e lo afferro svogliata,senza leggere il mittente.
Il tuo compleanno sarà indimenticabile. Ho già il regalo ed una sorpresa che ti darò in privato. Te lo dico,così ti metto in ansia e mi diverto a vederti ansiosa,curiosa e agitata. Ahahaha,lo so,sono cattivo,ma son fatto così,mon ami. Ah,visto che sono migliorato in francese un po'? Se vabbè, “mon ami” lo sa dire qualunque primino,ma mi piace dirlo. Questo messaggio doveva essere corto,invece sembra un poema. Vabbè,ci vediamo domani,mia dolcissima scemotta. Leonardo.”.
Inevitabilmente,sorrido come un ebete allo schermo illuminato del mio adorato cellulare. Ok,sono anche in ansia per 'sta sorpresa. Cosa mi vuole fare? O dire? Aaahh,ma che ne so,tanto non me lo dirà mai. Fino a venerdì. Poi,mi fa piacere che le ripetizioni siano servite,pensavo che fossero completamente inutile.
Ed infine,per il soprannome,“mia dolcissima scemotta”,sorrido,ma me la pagherà lo stesso,quel cretino lunatico presuntuoso,che nonostante tutto mi piace.

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Capitolo 16
*** Compleanno-parte 1 ***


5 dicembre....
Stranamente apro gli occhi prima del dovuto e sorrido.
Mi siedo sul letto e mi metto le ciabatte,stiracchiandomi come un gatto.
-Ah,che bella giornata!-esclamo,aprendo le tende e facendo entrare la luce del sole,o almeno è questo quello che mi aspetto. Fitti fiocchi di neve scendono lentamente dal cielo,posandosi sul suolo e sparendo al sol contatto. Ah,è neve leggera. Meglio,anche se io amo la neve,oggi vorrei che il Sole splendesse per annunciare al mondo intero che è veramente una giornata meravigliosa.
Mi giro e vedo mia madre sulla soglia della mia camera,sorridendomi raggiante.-Tanti auguri, bambina mia!-esclama,abbracciandomi.
-Sì,ok mamma,ti ringrazio,ma ho 18 anni,ormai! Non sono più una bambina.-dico,staccandomi da lei e ridacchiando per il broncio che mi mette per come le ho risposto.
-E allora? Rimarrai sempre la mia bambina.-ribatte.
-Ma certo,mamma,hai ragione!-mi metto a fare dell'ironia,ora!-Ora non mi far iniziare questa giornata in modo imbarazzante e,se permetti,vado a lavarmi che devo andare a scuola.-e detto questo,mi chiudo in bagno,sentendo la risata di mia madre e i suoi passi diretti in cucina.

 

Esco dal bagno truccata e lavata,poi apro l'armadio,mettendomi i vestiti che mi sembrano più adatti a questa giornata. Poi,mi guardo alla specchio e sorrido al riflesso,pensando che finalmente sono maggiorenne. Che bello! Più libertà e,allo stesso tempo,più responsabilità.
Mi dirigo in cucina con un sorriso enorme,che si allarga ancora di più,quando vedo la meraviglia che sta sul tavolo. Cioccolata calda con due biscotti al cioccolato=felicità al quadrato.
-Ma io ti adoro,mamma!-esclamo,sedendomi ed iniziando a mangiare come solo un morto di fame farebbe.
Mia madre ride.-Solo perché è il tuo compleanno,altrimenti ci sarebbe stato il solito caffé.-mi lascia un bacio sulla guancia.-Beh,io vado a lavoro. Senti,lavorerò tutta la giornata,quindi ti farò venire a prendere da un
taxy alle quattro. Mi dispiace,ma non posso farci nulla.-.
-Oh,non preoccuparti mamma. Ti ringrazio,va bene lo stesso.-anche se avrei voluto che mi accompagnasse,mi accontento così. So che fatica molto per mantenerci ed è già tanto se la mattina o la sera la vedo a casa. Per fortuna,ha trovato questo lavoro che le fa guadagnare molto,il necessario del quale abbiamo bisogno. Non staremmo così se quello stronzo di mio padre non avesse fatto quel che le ha fatto.
Scuoto ripetutamente la testa,bevendo la cioccolata. Non è giusto che ripensi a lui proprio nel giorno del mio compleanno,altrimenti mi rovinerei solo giornata e non ne ho voglia. Una lacrima però scappa al mio controllo e a seguirne delle altre copiose senza mai smettere. A quanto pare la ferita che credevo rimarginata,non è affatto guarita. Invece è colpa mia che mi ci sono messa a ripensare,altrimenti tutto sarebbe stato normale.
Metto la tazza della cioccolata ormai vuota nel lavandino e mi dirigo all'ingresso. Mi metto il giubbotto e prendendo la cartella,esco chiudendo a chiave. Scendo le scale come una pazza e smetto di pensare a quel pezzente che una volta era mio padre.
Mi chiudo il portone alle spalle una volta uscita e girandomi incontro due occhi oceano che tanto adoro.
-Ciao.-lo saluto sorridendo raggiante,inclinando la testa. E' un mio eterno vizio,quando sorrido o rifletto su qualcosa,tendo a inclinare la testa,a volte senza rendermene conto. E poi è proprio lui che mi fa tornare il buonumore con la sua presenza. E i suoi occhi. E il suoi sorriso. Ok,stop. Sto impazzendo.
-Ciao stupenda.-mi saluta lui,sorridendo a sua volta. Oddio,mi ha chiamata stupenda!-Tanti auguri!-.
-Grazie.-rispondo ed iniziamo a camminare.
In poco tempo arriviamo alla fermata dell'autobus e chiacchieriamo del più e del meno. Poi,arriva il mezzo,e saliamo. Il mezzo riparte e,guardandomi intorno,riconosco lo sguardo perforante di Matteo,il ragazzo che mi stava molestando.
-Leo..-lo chiamo,sedendomi dove ci sono due posti,dalla parte del finestrino.
Lui si siede vicino a me.-Dimmi.-dice,guardandomi.
-C'è Matteo.-sussurro per non farmi sentire.
-Matteo chi?-chiede.
-Sshh,non urlare che ci sente sennò. Matteo,il ragazzo che l'altra volta sull'autobus mi dava fastidio e tu mi hai aiutato.-.
-Ah,ora ho capito. Beh,sta tranquilla,ci sono io a proteggerti.-.
-Grazie.-.
-Nulla.-.
Ora mi sento un po' più tranquilla con la consapevolezza che c'è lui a difendermi da quel Matteo. Poi,non voglio che la giornata del mio compleanno venga ulteriolmente rovinata,è bastato ed avanzato mio padre.
Ecco! Ma perché continuo a torturarmi così?
Azzurra non piangere.
Azzurra non piangere.
Azzurra calmati.
Azzurra calmati.
Prendo dei respiri profondi per far sì che non piango davanti a lui,per cercare di calmarmi. A che posso pensare? Vediamo... La risposta ce l'ho al mio fianco e quindi mi giro,ritrovandomi a fissarlo. Oggi mi appare più bello del solito. Indossa una felpa bianca con un grande disegno,i suoi amati jeans e le Nike azzurre. Guardando il viso si vede che i capelli sono sempre spettinati e di un lucente castano scuro,gli occhi azzurri più chiari del solito quasi grigi,così espressivi e felici che spruzzano gioia da tutti i pori;le labbra ne troppo piccole ne troppo grandi che non ricordano per niente quelle di Edoardo e aspettano solo di essere baciate,per assaporare il loro sapore e conoscere l'effetto che susciterebbe in me. Sospiro,scuotendo la testa ripetutamente e tornando a volgere lo sguardo al finestrino,mostrandomi come la neve cade e sparisce al contatto col suolo.
E' incredibile come mi sono innamorata di lui e il fatto che mi faccio fantasie su una nostra possibile storia. A volte è successo che fossero anche poco caste,mentre altre non lo erano per niente.
-O.Mio.Dio.-penso ad alta voce,ricordandomi delle immagini poco caste.
Leo si gira verso di me e mi guarda perplesso.-Cosa succede?-.
Lo guardo a mia volta e non so che scusa trovare. Non posso di certo dirgli la verità,sarebbe da sciocchi e poi non ne ho il coraggio. L'autobus,per mia fortuna,si ferma in quel momento e così scendiamo,con lui che mi guarda in attesa di una risposta.
-Beh,avevo visto Matteo che stava per arrivare e mi sono spaventata,però per fortuna la nostra fermata è arrivata subito.-mento sorridendo.
Lui si convince e così entriamo.

 

 

Le 6 del pomeriggio....
-Bene,credo che sia tutto pronto.-dico,finendo di sistemare l'ultima bevanda.-Ora mi devo solo andare a cambiare e far entrare gli invitati.-.
-Sì,hai ragione. Mi vado a cambiare pure io. Dove ti cambi?-.
-Nella camera di là,dove ho appoggiato i miei vestiti.-poi rifletto bene sulla sua domanda ed alzo un sopracciglio.-Perché vuoi venire?-ok,che cazzo ho detto?
-Posso?-mi fa gli dolci,sporgendo il labbro inferiore in fuori.
-Anche no.-rispondo sorridendo e chiudendomi la porta della camera alle spalle,una volta entrata. Mi trucco leggermente gli occhi,giusto per risaltarli e mi metto il vestito che mi ero portata. E' blu scuro,che mi arriva sopra il ginocchio,vista la mia statura non molto alta,stretto alla vita e con la gonna che scende con qualche leggera balza. L'ho sempre adorato. Poi,mi metto le calze color carne, i tacchi blu e degli orecchini. Finito.
Esco nel momento stesso di Leo che si cambiava nell'altra stanza. E' stupendo.
Il viso quello di stamattina,indossa una camicia bianca,dei jeans che gli donano e le sue inseparabili Nike azzurre.
-Wow.-sussurra,avvicinandosi pericolosamente a me.-Sei bellissima.-.
-Anche tu stai bene.-questo è tutto ciò che riesco a dire,vista la vicinanza che si è creata tra i nostri visi.
Prende il mio viso tra le sue mani,titubante.-Io volevo dirti che-viene bloccato dal suono del campanello,che se non fosse stato il mio compleanno e fuori non faceva freddo,avrei fatto aspettare chi disturbava per sapere ciò che lui aveva da dirmi.
Odio i campanelli.


Angolo autrice:
chiedo scusa per il grande ritardo,ma ho avuto molti impegni e poi la scarsa ispirazione non mi ha affatto aiutata.
Ad ogni modo,spero che questo capitolo vi sia.
Spero anche che mi farete sapere cosa ne pensate. Mi piacerebbe molto.

Ecco il vestito che indossa Azzurra.



Se ci riesco,la prossima volta metterò le immagini dei personaggi,ma non assicuro nulla.
Alla prossima.
Eleonora.

 

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Capitolo 17
*** Compleanno-parte 2 ***


Avete presente quei momenti nei quali sembra che qualcuno ti stia per fare la più grande rivelazione della storia e c'è sempre qualcuno o qualcosa a interromperli?
Ecco,io lo avevo appena sperimentato. Sembra proprio che Leo mi debba dire qualcosa di molto importante,ma prontamente viene interrotto dal campanello,facendomi socchiudere istintivamente gli occhi ed allontanarmi da quella presa sul mio viso che mi scaldava il cuore.
Da quando in qua sento caldo,nonostante fuori nevica e siamo in pieno inverno? Mah,beato chi mi capisce.
Leo all'inizio pare dispiaciuto che mi allontano,ma quando mi guarda bene,che fa? Ride.
-Tu.-gli dico,puntandogli il dito contro con fare minaccioso.-Cosa hai da ridere?-riduco gli occhi a due fessure.
-No,è che...-si sventola una mano sulla faccia per calmarsi.-E' che sei tutta rossa in viso, anche se fa molto freddo,visto che siamo in alta montagna.-complimenti per esserci arrivato che siamo in alta montagna,Capitan ovvio! Davvero,senza il tuo aiuto non l'avrei mai capito!
-Guarda,evito di risponderti,giusto per non far nascere una discussione oggi che è il mio compleanno,ma me la pagherai,sappilo.-ghigno e mi dirigo alla porta,soddisfatta. Apro la porta e mi ritrovo davanti l'intero gruppo che mi guarda sorridente,mentre io vorrei chiedergli perché non hanno ritardato di qualche altro minuto.
Si vede che non ce l'ho a morte con loro per averci interrotti prima,vero?
-Prego entrate.-dico sorridendo angelica,spostandomi di lato per far entrare tutti. Ricevo un sacco di tanti auguri,baci sulla guancia e complimenti per come sono vestita o come ho sistemato il trucco oppure per le decorazioni in casa. Tutti si sono portati un borsone o un trolley,oltre che i regali,perché sanno che passeremo il week-end insieme.
-Bene,ora tutti in salone che vi dico le sistemazioni delle camere.-urlo per farmi sentire,visto che il loro chiacchiericcio crea molto caos.
In un istante si azzittano e si recano dove gli ho chiesto io,seguiti da me ultima che ho chiuso la porta. Poveri per alcuni di loro,non sanno neanche come ho disposto le camere.
Entro e vedo che alcuni stanno in piedi,altri seduti sul divano rilassati.
-Innanzi tutto,grazie a tutti di essere qui per festeggiare il mio compleanno,mi rende molto felice. Ovviamente,ho già scelto la disposizione delle camere. Sono esattamente quattro stanze matrimoniali,una sola ha i letti separati e visto che noi siamo in otto,ho pensato dividerci in coppie da due.-prendo un respiro e continuo.-Salendo al piano di sopra,ce ne sono due a destra e due a sinistra,più due bagni e quelli interni. Ora vi spiego come ho scelto le divisioni.-tutti mi stanno guardando con la bocca aperta,perché evidentemente non si ricordavano che la casa di mia madre fosse così grande.
Ah,quanto sto godendo.
-Dunque,Carolina ed Alessandro,prima camera a destra.-ammicco al castano sua complice,che mi sorride riconoscente per risposta,mentre Caro sbianca visibilmente. So perfettamente che in questo momento mi vorrebbe morta,ma tanto deve ancora sapere tutta la verità e dopo mi ringrazierà,stritolandomi in un abbraccio come minimo.-Stefania e Marco,seconda a destra.-guardando loro,invece so che non c'è alcun problema e imbarazzo. Sono una coppia da molti anni,normale e spensierata,ma che si ama molto.-Dafne e Davide,prima a sinistra.-e li vedo arrossire di botto entrambi. Bingo! Sono un fottuto genio in quanto a intuizioni. Ora,il problema è che mi stanno guardando tutti eloquentemente perché sanno che siamo rimasti solo io e Leo da sistemare in una sola camera,ma sembra che la cosa a quest'ultimo non lo tocchi per niente. Anzi,sorride ingenuamente come un bambino.
Intanto,quelli che dovrebbero essere i miei più cari amici,quelli che ti aiutano nel momento del bisogno,che ti stanno vicino,mi sorridono maliziosi guardando solamente me e stanno in silenzio ad aspettare che dica qualcosa.
-Io e Leonardo,seconda a sinistra.-scoppiano a ridere per la mia faccia scioccata.-Ma non vi fate strani pensieri,è l'unica camera che ha i letti separati.-ridono comunque,perché sanno che sto cercando di giustificarmi,mentre sono tranquilla per il gioco che dovremo fare ora.
-Bene ragazzi,silenzio. Ora si gioca.-e mi guardano incuriositi. Poveri ingenui.-Obbligo o verità.-cito,sorridendo malefica. Della serie “così me la pagate per la bella figura che mi avete fatta fare”. Tutti borbottano contrariati,ma alla fine ci sediamo in cerchio a terra.
Alla mia destra ho Alessandro e alla sinistra Leo. Meglio di così? Beata fra gli uomini.
-Allora,visto che sono la festeggiata inizio io.-li guardo tutti e poi adocchio la mia preda.-Caro...Obbligo o verità?-.
-Verità-risponde decisa.
-Bene...Perdoneresti una persona che ti ha fatto del male,se avesse un buon e ti chiedesse scusa?-so per certo che in questo momento Ale mi sta adorando.
-Beh,dipende da che persona e cosa mi ha fatto,però se mi dicesse tutta la verità,mi chiederebbe scusa e non lo farebbe più,potrei dargli una seconda possibilità.-praticamente gli ha dato la soluzione su un piatto d'argento. Quanto sono intelligente!
-Risposta esaudiente.-dico soddisfatta.
-Ok..Dafne,obbligo o verità?-.
-Obbligo.-risponde con sfida. Ora,vedendola Dafne sembrerebbe una ragazza gentile e tranquilla,invece non è totalmente così; è testarda,orgogliosa,con la risposta e la battuta sempre pronta,ma ha anche un orecchio con il quale ti ascolta come nessuno e una mente dalla quale estrapolare un consiglio geniale. E' una ragazza molto particolare.
-Mmh,coraggiosa eh?-ridacchia la castana.-Ti obbligo rimanere in reggiseno per tre minuti oppure dare uno schiaffo a Davide. Ti faccio scegliere.-sempre la solita buona,Caro!
-Perché proprio Davide?-chiede confusa.
-Perché sì.-risponde semplicemente Caro,facendo la vaga.
Annuisce e si volta verso Davide,al quale da uno schiaffo seguito da uno sguardo pieno di scuse. Che dolci! Tanto lo sapevo che non sarebbe rimasta in reggiseno,è troppo orgogliosa per farlo e poi,diciamocelo,avrebbe fatto godere i maschi qui presenti e questo non mi starebbe bene. Sapete benissimo a chi mi riferisco,al soggetto che quando Caro ha detto l'obbligo sul reggiseno gli sono brillati gli occhi. E questo mi ha fatto arrabbiare non poco.
Ma lasciamo stare.
Dafne si sistema meglio sul posto e si guarda intorno sorridendo divertita,cercando di adocchiare una sua possibile vittima. Si salvi chi può!
Chiudo gli occhi e incrocio le dita,pregando tutti i santi che conosco per non farmi scegliere da quella specie di ragazza che si guarda intorno furtiva. Ma perché ho scelto questo gioco!?
-Marco.-sceglie decisa,facendomi riaprire gli occhi e sospirare di sollievo. Salva per un pelo.-Obbligo o verità?-.
-Verità-.
-Hai mai fatto fantasie erotiche su loro due?-chiede maliziosa,indicando me e Carolina. Su tutti cala un silenzio teso,mentre Marco sgrana gli occhi per la domanda che gli è stata appena rivolta. Domanda alla Dafne,doveva aspettarselo.
-Ehm....io,ecco...vedi...è che....ecco...-il discorso più sensato della storia,non c'è che dire.
-Non ci posso credere? Sul serio?-gli chiede agitata Stefi. Perfetto,ora litigano pure loro e abbiamo concluso.
-Io...ecco..ah,cazzo! Sì,su Azzurra.-e qui tutti mi guardano colpiti,tutti tranne Leo che sembra...infastidito? Nah,sarà una mia impressione. Io ovviamente arrossisco di botto, incapace di controllarmi e con la voglia di sapere di più. Qui tanto scoppierà la guerra e sarà inevitabile.
-Davvero? Adesso stoppiamo un attimo il gioco,perché voglio sapere quando e come è successo.-dice spazientita la rossa. La gelosia,brutta bestia.
-Davanti a tutti loro?-ci indica il moro timoroso.
-Sì. Su forza,sto aspettando.-la sua ragazza incrocia le braccia al petto e lo guarda in attesa di una spiegazione.
-E' successo al quattordicesimo compleanno di Azzurra,noi ancora non stavamo insieme e avevamo appena iniziato il liceo. Lei era vestita con un vestito molto corto che per un attimo l'ho fissata e l'ho provata ad immaginare senza quello indosso,ma poi ho scosso ripetutamente la testa e posato il mio sguardo su di te. Hai incrociato il tuo sguardo con il mio ed è stato lì che ho capito che dovevo conoscerti,che mi hai stregato. Quella è stata l'unica volta nella quale ho fantasticato su Az,ma poi l'unica sulla quale ho fantasticato sei solo tu.-così finisce il coming out,concluso con un bacio fra la coppietta e una raccomandazione da parte della rossa di non farlo più su nessun altro. In fondo,se la si guarda bene,si può intravedere il rossore sulle sue guance. Che tenera!
-Bene,continuiamo.-dice Marco,sistemandosi.-Leo-il castano vicino a me sussulta sorpreso,come preso alla sprovvista.-Obbligo o verità?-.
-Obbligo.-.
-Cazzo,mi metti in difficoltà.-.
-Arrangiati.-eh già,nessuno frega il potente Belli.
-Ehm,vediamo...Levati la camicia e rimani a torso nudo per due minuti.-il moro incontra il mio sguardo,sorridendo malizioso,ma ricevendo un'occhiata fulminante da parte mia. Sa benissimo che questo suo gesto mi destabilizzerebbe.
Il castano si alza e comincia a sbottonarsela,non sapendo che per è iniziato il conto alla rovescia per esplodere dall'imbarazzo e dal rossore.
Se la leva e la poggia a terra,iniziando a camminare per tutto il salone,forse per occupare tempo. Per errore,alzo lo sguardo e mi fermo a fissargli il petto. Muscoli ben scolpiti fanno la loro comparsa come se facesse da anni palestra e facendomi salire intensamente una voglia irrefrenabile di saltargli addosso e baciarlo. Contenimento Az,cazzo!,mi dice la mia voce interiore per farmi rimanere lucida. Odioso Marco e i suoi subdoli obblighi!
-Ok,per ora può bastare.-e detto questo Leo si risiede,rimettendosi in fretta la camicia.-Sta a te,Leo.-.
-Perfetto,Azzurra. Obbligo o verità?-bingo!
-Verità.-mormoro incerta. Proprio lui mi doveva capitare che mi facesse la domanda! Ma perché tutte a me,eh!?
-Ti piace qualcuno?-sì,proprio questa domanda,vai così,vai col sarcasmo!
-Sì-.
-E chi è?-domanda curioso.
-La domanda me l'hai già fatta,tempo scaduto.-.
-Ah è vero accidenti.-e mentre sorrido vittoriosa,lui si avvicina al mio orecchio e dice:-Tanto con te non ho ancora finito.-e qui mi è inevitabile arrossire e fare ricorso a chiunque per mantenere la calma.

 

 

Sono passate all'incirca tre ore e adesso stiamo tutti chiacchierando,fino a quando decido di mettere la musica. Le note di una canzone tranquilla a me sconosciuta si diffondono per tutta la stanza e all'inizio sono tutti perplessi,poi si iniziano a formare delle coppie. Dafne e Davide vengono subito raggiunti da Marco e Stefania,mentre Alessandro sta cercando di scambiare qualche parola con Caro,riuscendo alla fine a convincerla a ballare. Oh,forse è la volta buona che si chiariscono.
-Vieni con me,ho bisogno un attimo di parlarti.-annuisco confusa e saliamo le scale diretti al secondo piano. Mi trascina nella nostra stanza e usciamo fuori sul bancone della camera, che ha un panorama da mozzare il fiato: montagne innevate illuminate dalla luce lunare e quella timida delle stelle che punteggiando il cielo. Meraviglioso!
-Allora-distolgo gli occhi dal cielo,puntandoli sul castano che mi fissa timoroso.-Ti volevo confessare una cosa che porto dentro da troppo tempo ormai.-sospira. Io mi avvino alla ringhiera e mi ci poggio,dando le spalle alla notte che ci guarda indisturbata.
-Dai parla,non ti mangio mica,tranquillo.-ridacchio cercando di sdrammatizzare.
Si piazza davanti a me e mi guarda dritto negli occhi,intensamente.-Sin da quando ti ho vista ho capito che eri diversa da tutte le altre ragazze che c'erano. E' per questo che i primi tempi ero così appiccicoso con te,volevo capire il motivo per il quale tu eri considerata la ragazza di ghiaccio,quella che non prova sentimenti. Ti hanno dato un stereotipo sbagliato perché la ragazza che ho conosciuto è allegra,solare,ha sempre un sorriso da regalare agli altri, una spalla sulla quale piangere e una forza di volontà che ti permette di non arrenderti mai e di convincere gli altri a fare lo stesso. Anche quando vieni a sapere di essere stata oggetto di una scommessa proprio l'unica volta che avevi deciso di aprirti a un ragazzo,provando dei sentimenti molto forti. Ma tu sei andata avanti sempre e comunque,e il tuo orgoglio ti ha aiutato a rialzarti perché sai di non aver perso niente,ma di aver provato da amare soltanto. E poi ci sei sempre stata,sempre. Mi hai perdonato anche quando ti avevo trattato male e non hai chiesto alcuna spiegazione. Mi hai fatto sentire importante,come un vero amico per te. Il problema è che questo non mi basta.-si avvicina al mio viso,lasciando i nostri visi a un centimetro di distanza e costringendomi ad aggrapparmi alla sua camicia per l'intensità che sto ricevendo dalle sue parole.
-Perché...?-riesco a chiedere flebilmente.
-Perché ho voglia di sentirti più vicina,di sentirti solo e completamente mia. Sapere che non devo aspettare un gioco o un occasione calcolata per avere l'onore di un tuo bacio,avere la consapevolezza che nessun altro oltre me può permettersi di toccarti,sfiorarti,guardarti, baciarti,abbracciarti perché so per certo che mi manderebbero in bestia. Dammi il consenso che posso baciarti,anche un segno con la mano e io lo farò senza indugi.-sussurra le ultime parole a pochi millimetri sulle mia labbra,lasciandomi la scelta. Sento solo che il cuore batte forte per quanto è felice di aver sentito queste parole uscire dalla sua bocca,lo stomaco trabocca di farfalle leggere che tra un po' mi faranno volare lontano.
-Non indugiare troppo allora.-gli dico sorridendo.
Senza farselo ripetere due volte,poggia delicatamente le sue labbra morbide sulle mie, facendo così partire una scarica di emozioni. Completa. E' così che mi sento,come se avessi trovato un'altra parte di me,come se avessi trovato l'altra parte del mio cuore. E io che pensavo di non averlo affatto! Batte così forte che sembra impazzito e ho paura che tra un po' mi esca dal petto e se ne vada chissà dove. Le nostre bocche che continuano ad esplorarsi come se non avessero mai abbastanza l'una dell'altra,poiché insieme stanno benissimo e formano un'unione perfetta.
Sono così fottutamente felice che non mi accorgo che gli altri ci hanno raggiunto,o che Stefi mi grida divertita un “Tanti auguri romanticona,eh!”.
Sento solo che finalmente qualcuno mi ha iniziato a far capire come ci si sente ad essere amati e soprattutto a farmi capire che il mio cuore non l'avevo mai perduto.



Agolo autrice: 
Salve e scusate per il grande ritardo,ma è stato molto difficile scrivere questo capitolo. 
Però mi sono divertita molto.
E la fine? Mi è piaciuta.
Grazie ancora di seguire e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Al prossimo capitolo,
Eleonora.

 

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Capitolo 18
*** Compleanno indimenticabile ***


Ciao a tutti,mi chiamo Azzurra Ragonesi,ho diciotto anni compiuti oggi,ho un gruppo meraviglioso,quanto stronzo e? Ah sì,sono fottutamente felice.
Sono così felice che mi metterei a ballare il tip tap,a urlare come una pazza,a...ok,fermiamoci qua, Leonardo mi ha dato alla testa. Lui,le sue parole,il suo sguardo magnetico,i suoi occhi perfetti fatti per incatenarsi ai miei,i suoi baci,le sue labbra. Tutto perfetto di lui,tutto dannatamente perfetto. Ora una frase aleggia nella mia testa: “Porca Troia,Belli mi ha baciata!”. Molto fine,eh? Come sempre, naturalmente.
Purtroppo,però il momento e l'atmosfera sono stati spezzati da quei pazzi dei miei amici,che ci hanno scoperto e per di più, mentre ci baciavamo. Peggio di così?
Evidentemente la canzone era finita,erano andati a poggiare le valigie nelle loro stanze e poi si sono messi a cercarci come se ci fossimo dispersi nella notte fredda. Odiosi! Non si può stare mai in pace o avere un attimo di intimità: in poche parole,sono tutti delle suocere,nessuno escluso,eh!
Ma torniamo alla realtà.
Io e Leo ci stacchiamo lentamente,come se fosse un agonia oppure semplicemente perché non vogliamo. Vedo il suo viso leggermente contratto in una smorfia infastidita,che a me appare solo adorabile; forse è imbarazzato per essere stato scoperto e infastidito per essere stato interrotto nel momento più magico della giornata. Per quanto mi riguarda,questo lo considero il giorno più bello della mia vita,visto che come regalo di compleanno Leo si è dichiarato.
Leo si è dichiarato.
Leo si è dichiarato.
Leo si è dichiarato.
E' così difficile farmelo capire? Forse sì,visto che ancora non riesco a crederci.
E' così dolce con quell'espressione in viso,anche se è una smorfia. Ok,io non sto bene.
A malincuore mi stacco da lui,accennando un timido sorriso e uno sguardo della serie “Ne riparliamo dopo senza 'sti rompiscatole.”. Lo vedo sorridermi di risposta,avendomi capita solo dallo sguardo senza dire
nulla. Mi conosce troppo bene,e anche per questo mi piace.
-Ecco dove eravate finiti,piccioncini!-se ne esce Davide,facendo la battuta di turno.
-Senti,fatti un pacco di cazzi tua,eh Dave?-ribatte scocciato il castano vicino a me.
-Scusa,eh! Stavate tutti zitti a fissarvi come dei coglioni e ho voluto rompere il ghiaccio,tutto qua. Vi giuro,sembravate una massa di baccalà,a guardarli a bocca aperta scioccati.-si difende a testa alta,facendo scoppiare tutti in una risata generale.
Vedo però che il signorino tiene con molta tranquillità la mano a Dafne,così decido di usare le mie abilità di stronza.-Noto con piacere che anche tu hai avuto quello che volevi.-sorrido sorniona, indicando le loro
mani intrecciate con un cenno del capo.
Neanche un secondo,che arrossiscono tutti e due di brutto. Ah,così impari a prendermi poco per il culo!
-Beh? Che avete da guardare tutti in questo modo,eh? Dobbiamo mangiare la torta o no?-chiede Davide, guardandosi intorno nervoso.
Tutti ridono nuovamente.-Va bene timidone,ti faccio mangiare la torta. Però ricordati sempre con chi hai a che fare.-e detto questo tutti corrono in salotto come un branco di affamati per la torta, mentre Leo mi passa un braccio intorno alle spalle e mi stringe a sé con fare un po' possessivo,ma anche protettivo. Sto così bene tra le sue braccia! E infatti, con molta più lentezza degli altri scendiamo le scale,giusto per goderci a
pieno queste belle sensazioni,prima di entrare nel salotto con tutti che fanno casino perché vogliono la torta.
Bambini!

Mi dirigo in fretta in cucina,ma proprio mentre supero la soglia,vengo bloccata per il polso. Mi giro sorridente,incontrando gli occhi lucenti di Leo e con un solo scatto mi fa avvicinare di più a lui e mi bacia. Stavolta con più irruenza,con più bisogno,come se dovessimo morire da un momento all'altro e questa fosse l'ultima volta che mi possa baciare. Inclino la testa e ricambio come una drogata in astinenza da ormai troppo tempo. E pensare che l'ho baciato pochi minuti fa,eh!
In questo momento non mi staccherei neanche se mi si presentasse il Presidente della Repubblica per dirmi che ho vinto un milione di euro; c'è,proprio per far capire la mia follia e la mia voglia che le sue labbra non si stacchino mai dalle mie. Il perché? Perché le sue sono così morbide e perfette che mi fa provare un immensa felicità quando le bacio e poi perché sono perfette per incastrarsi con le mie. Formano un'unione perfetta. Vabbè,sono completamente andata.
Mi stacco anche se a malincuore e gli sorrido timidamente.
-Tutto bene?-mi chiede leggermente preoccupato. So per certo che la sua domanda non riguarda soltanto il mio stato di salute,ma anche quello morale. Lo conosco troppo bene il tizio qua davanti a me.
-A meraviglia.-gli rispondo allargando il mio sorriso,rispondendo anche indirettamente alla sua domanda silenziosa.
-Bene.-.
-Bene.-ripeto come una cretina.-Ehm,volevo dire...bene,la torta.-balbetto un po' imbarazzata, facendolo ridacchiare. Quanto è bello.
Tiro la torta fuori dal frigo e ci dirigiamo in fretta in salone. Tutti stanno in piedi che aspettano ansiosi, manco mi dovessi sposare. La poggio sul tavolo e ci metto le due candele,una a forma di uno e l'altra a forma di otto. Mi sembra di tornare bambina così. Le accendo con l'accendino e tutti cantano quell'orribile canzone del “Tanti auguri” che ti fa rimanere in imbarazzo come una cretina e sperare che finisca subito.
La canzone finisce e sto per soffiare,ma la voce di Stefi mi blocca.-Prima esprimi un desiderio.-. Ma quale desiderio? Ho tutto quello che posso avere: una madre dolce,degli amici sinceri,il ragazzo dei miei sogni che si è dichiarato. Cosa posso chiedere di più?
-Beh,ho già realizzato il mio desiderio.-ammetto imbarazzata,evitando di guardare il castano,che sembra non aver capito la mia affermazione. Ma è stupido o cosa?
I maschi iniziano a fare fischi d'approvazione,mentre le ragazze urletti felici e dolcemente commossi (?). Mi spalmo una mano sulla faccia,imbarazzata totalmente da tale situazione. Tutte a me devono capitare,pure il giorno del mio compleanno. Che amarezza!
-Ok,ok ora finitela!-esclamo e tutti si azzittano.-Desidero che mio padre non passi più nei miei pensieri.-e qui tutti si fanno seri. Sanno benissimo della mia situazione familiare,della figura paterna assente e così non dicono nulla,se non annuire convinti. Tutti lo sanno tranne Leo. Prima o poi già so che gliene dovrò parlare e nulla potrà evitarlo.
Le soffio subito e poi inizio a tagliare la torta,iniziando a darla e facendo tornare sia il chiasso che il buon umore che ormai caratterizza questa serata stupenda.

 

 

 

Scartati i regali e rimesso un po' in ordine,ci dirigiamo ognuno nella propria stanza. Spero solo che Caro non uccida Ale mentre dormono,che Stefi non rivanghi quella storia imbarazzante su di me e litighi così con Marco,che Dafne e Davide non si saltino addosso a vicenda,emettendo versi non piacevolmente udibili.
Lo spero davvero.
Sospiro felice come non lo sono mai stata. La serata è stata indimenticabile e credo che la ricorderò per sempre. I regali sono stupendi. Marco e Stefania mi hanno regalato una bellissima maglietta con su disegnata il Big Bang della mia città preferita,Londra. Dafne e Caro degli orecchini a forma di nota musicale d'argento; sì,perché io non adoro molto particolarmente l'oro. Infine,Ale e Davide mi hanno fatto una paio di jeans bellissimi e comodissimi,scusandosi del banale regalo con un loro imbarazzato “non sapevamo cosa farti e abbiamo scelto questi. Spero che ti piacciano e che non ci ucciderai.”. Sempre a fare il drammatico Davide,sempre il solito.
Scuoto la testa,continuando a sorridere felice. Il regalo più bello?
Leonardo.
Non solo il bacio,ma proprio lui. Il suo entrare nella mia vita in modo così insolito e particolarmente irritante anche. Il suo starmi appiccicato sempre per capire come sono. Il suo esserci sempre al momento giusto e il più delle volte senza chiedere una spiegazione. I suoi occhi e il suo sorriso che mi hanno sempre rassicurato,la sua presenza che mi ha sempre fatto da scudo. Lui per me è il regalo di compleanno,non solo il bacio. Cinquanta e cinquanta,metà e metà.
Sì,proprio così. Mi ha rubato il cuore senza chiedere il permesso e non me l'ha più restituito, visto che io ho preso il suo. Ancora non riesco a crederci.
Lo vedo uscire dal bagno nello stesso momento nel quale mi sdraio sul letto. Mi ero sbagliata,tutte le stanze hanno letti matrimoniali,nessuno li ha separati. Ebbene sì,avete capito. Sono così tonta a volte che mi faccio paura.
Ci sdraiamo sotto le coperte e spegniamo le luci. Ci voltiamo l'uno di fronte all'altro e con la Luna che riflette sul suo viso,riesco a vederlo sorridere.
-Parliamo domani?-lo sento domandarmi.
-Parliamo domani.-acconsento.-Anche se la risposta mi sembra già chiara.-aggiungo,presa da un moto di coraggio improvviso.
-Bene,allora....ehm...possiamo dormire abbracciati?-l'ultima parola nonostante l'ha sussurrata, l'ho capita benissimo.
E me lo chiedi pure? Certo che sì.-A me piacerebbe.-.
Si avvicina con il corpo a me e mi passa un braccio intorno alla vita,stringendomi forte come se non volesse lasciarmi andare. Poggio la testa sul suo petto e sento il battito del suo cuore forte, come se fosse
impazzito. Sorrido pensando che sono io che gli faccio questo effetto.
Intreccio le mie gambe tra le sue e incomincio a addormentarmi sul serio.
-Buonanotte Az.-gli sento dire.
-Buonanotte Leo.-e detto questo,mi addormento,potendo finalmente dire di aver concluso la giornata in maniera stupenda.
Sapevo che avrei passato un compleanno indimenticabile.

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Capitolo 19
*** Lacrime amare ***


Una dolce insistenza sulle mie labbra mi fa aprire lentamente gli occhi,ma subito li socchiudo perché la luce del sole mi dà fastidio. Eppure c'è qualcosa che continua a premere dolcemente sulle mie labbra e questo mi fa aprire definitivamente gli occhi,anzi spalancare. Leonardo, e dico Leonardo,sta sopra di me e si tiene sulle braccia per non pesarmi,mentre mi sta delicatamente baciando.
Lo guardo ancora con occhi spalancati,ma poi ricambio subito senza dire nulla. E chi protesta? Un figo che mi sta sopra e mi bacia dolcemente,quando mi ricapita? Poi si tratta di Leo,non di uno qualunque,eh!
Si stacca dopo un bel po' per riprendere fiato e mi sorride dolce. Ancora! Tutta questa dolcezza di prima mattina mi sta completamente mandando in tilt il cervello e non parliamo del cuore,quello è già andato di suo poraccio. Tutto ciò proprio appena sveglia,mi fa avere sentire completa,ma allo stesso rincoglionita e anche un po' vulnerabile.
-Buongiorno scemotta.-ghigna.
-Buongiorno scemo.-ribatto sorridendo vittoriosa.
Scoppia a ridere. E che cavolo però! Prima mi fa momenti morire di infarto per il dolce risveglio ed adesso per la sua risata. Così non è leale!
-Dai dormigliona,andiamo giù che stanno aspettando solo noi per fare colazione.-fa per alzarsi,ma io lo ritiro sopra di me.
-Che aspettassero ancora un po',allora.-presa da un attacco di coraggio,lo bacio con foga. Incredibile l'energia che ho già a quest'ora,è stupefacente. E' la prima volta che mi succede.
Mi stacco,anche se a malincuore,quando sta proprio per prenderci gusto.-Ora possiamo andare.-sorriso bastarda,con la consapevolezza che me la farà pagare,ma mi piace molto farlo impazzire.
-Questa me la paghi,eh!-ecco appunto,ma che mi legge nel pensiero?
-Contaci.-gli sorrido di scherno e mi chiudo nel bagno interno alla camera con i vestiti in mano. Mi faccio una doccia e una volta finito,mi vesto in fretta. Poi,mi trucco giusto poco perché non credo che usciremo con questo freddo,e mi pettino i miei bei capelli dorati.
Esco dal bagno e scendo le scale,dove ci sono tutti che stanno aspettando noi per fare colazione.
-Buongiorno!-esclamo a tutti,sorridendo raggiante.
-Buongiorno.-mi rispondo tutti insieme,come un coro.
Poco dopo scende Leo tutto vestito e finalmente possiamo fare colazione insieme e in armonia.

 

 

Sono le dieci.
I ragazzi sono usciti per andare a sciare,mentre noi ragazze questa volta abbiamo deciso di passare. Io e Caro stiamo in cucina a lavare le tazze e altre cose usate per la colazione,mentre Dafne sta al telefono con una sua amica e Stefi guarda la TV tranquilla e indisturbata.
C'è silenzio da troppi minuti e quindi decido di dire qualcosa.-Allora,tutto bene?-.
-Diciamo,tu?-.
-Idem.-rispondo sospirando.-Con Ale vi siete chiariti?-.
-Sì,ieri abbiamo ballato insieme e mi ha spiegato tutto quello che è successo. Pensa che ha pure lasciato Giorgia! E per lei questo è stato un brutto colpo per la sua reputazione,ma ben le sta,così impara a non rovinare relazioni altrui. Comunque,io l'ho perdonato,ma ho bisogno di tempo per assimilare il fatto che lui è andato a letto con lei,senza esserne cosciente. Mi ha lo stesso tradita,in un certo senso,e ho bisogno di pensarci. Lui mi ha detto che mi aspetterà perché mi ama e sono la sua vita. Ecco,ora le cose vanno così e a me sta bene,per ora.-spiega tutto d'un fiato,non tralasciando neanche un dettaglio.
-Beh,almeno state meglio di prima. Riuscite a parlarvi e a condividere una camera. Comunque, credo che tu faccia bene a rifletterci perché infondo anche lui le sue colpe ce le ha. Io non ti consiglio nulla perché la decisione sta a te prenderla,non sarebbe giusto condizionarti. Se hai bisogno di sfogarti o di un aiuto,io ci sono.-la rassicuro,accennando un sorriso.
-Grazie Az,grazie. Questo mi fa sentire meglio. Ma tu,perché hai quella faccia? Voglio dire,dovresti essere felice visto che Leo si è dichiarato no?-mi domanda confusa.
-Sì,va tutto benissimo. Questa mattina mi ha pure baciata per svegliarmi.-un vero sorriso mi increspa le labbra al sol ripensare a questa mattina.-Il problema è che non so come siamo rimasti. Ieri mi ha detto che avremmo parlato oggi,ma quando abbiamo fatto colazione si è messo a parlare con gli altri e quando hanno proposto di uscire,lui ha accettato,nonostante gli avessi pregato almeno due volte di rimanere. Poi,se n'è andato senza salutarmi...Sembra che stia cercando di evitarmi.-concludo,abbassando la testa come scottata dalle mie stesse parole.
-No,tranquilla! Sarà solo agitato per quello che deve dirti,magari si sta organizzando un discorso e quando ti guarda se lo dimentica. Fidati,lui non ti evitando,sta cercando di scaricare tutta l'agitazione che ha e sciare,secondo me,gli farà solo che bene. Poi,quando torna ti parlerà. Vedrai che andrà così,ne sono certa!-esclama sorridendo raggiante Caro,dandomi un pacca sulla spalla per farmi sorridere. E ci riesce.
-Senti,io vado un attimo in paese a fare spesa per stasera,sennò per domani non abbiamo nulla,ok?-propongo. Almeno farò qualcosa e mi toglierò dalla testa brutti pensieri per qualche ora.
-Sì,grazie. Stavo per farlo io. Vuoi che ti accompagni?-.
-No,tranquilla. Voglio farmi due passi da sola. E poi torno tra un po'. Beh,io vado ciao.-le do bacio sulla guancia e mi dirigo in camera mia,mettendomi gli stivali pesanti e poi il mio pesante cappotto. Prendo la mia borsa a tracolla e scendo le scale come una bambina. Mah,a volte la felicità mi gioca brutti scherzi al cervello.
Prendo il mio cappello dall'attacca panni e mi guardo un attimo allo specchio,poi esco tutta sorridente.
Il mio è un paesino in alta montagna e la mia casa è un po' lontana dal centro,ma ci si arriva facilmente anche a piedi. Basta scendere una piccola discesa e girare a destra,per ritrovarti davanti un piccolo mercato paesano che vende cose di ogni genere. Io ho sempre adorato il paese,ma purtroppo per il lavoro di mia madre non ci siamo mai potute trasferire veramente. E poi lei è molto attaccata alla città,chissà come fa. Io non sopporto i rumori delle macchine o tutte le macchine che sfrecciano sotto casa mia la notte,impedendomi a volte di dormire tranquilla. Preferisco la quiete e il silenzio,persone gentili e disponibili,con le quali fermarsi a scambiare qualche parola ogni tanto. Amo la vita di paese,ma ormai sono totalmente abituata alla città,che non so se riuscirei a viverci per sempre.
Dopo questo mio lungo viaggio di pensieri,sono finalmente arrivata al mercato ed era proprio come lo ricordavo da piccola. Diverse bancarelle a destra e sinistra,messe una vicina all'altra che arrivano fino all'altra parte della strada.
Inizio a camminare tranquilla tra tutta quella gente e compro le cose necessarie che mi servono, riconoscendo ogni tanto qualche persone che non vedevo da tempo.
Ho solo tre buste in mano,ma non mi pesano per niente,anzi mi sembrano leggere e anche io mi sento meglio. Per un po' sono riuscita a dimenticare l'unico pensiero che mi potrebbe far rattristare, anche se cerco di credere almeno un po' alle parole di Caro.
Finite le compere,mi faccio il mercato al contrario e mentre faccio la salita,vado a sbattere contro qualcuno.
-Ehm...scusa,ero sovrappensiero.-dico alzando immediatamente lo sguardo e incontro gli occhi dell'unico uomo che ha la fotocopia dei miei occhi azzurri.
-Ah,non ti preoccupare Azzurra. Non mi darà mai fastidio che ci siamo scontrati.-dice mostrandomi un sorriso,che a me appare come il più falso che ci sia.
Lo guardo fredda e lo sorpasso,non degnandolo neanche di una parola,però vengo bloccata da una salda presa sul mio polso.
Mi giro infuriata e lo sguardo con tutto l'odio che posso provare.-Lasciami andare immediatamente.-sibilo a denti stretti.
-Andiamo Az,ti sembra il modo di trattare così tuo padre?-mi domanda serio in volto.
Strattono via con forza il suo braccio,liberandomi dalla sua presa.-Non chiamarmi “Az”,non ti devi neanche permettere. Non mi dire cosa devo fare perché tu non sei mio padre e non lo sei mai stato,chiaro?-gli sbotto contro,vedendolo irrigidirsi subito.
-Non ti permetto di parlami così,è chiaro? Almeno un po' di rispetto me lo merito.-.
-Non non meriti un bel niente. E io non ti porto rispetto,perché per me non sei nessuno,chiaro?-.
-La finisci di trattarmi così?-.
-Vaffanculo,quando capirai sarà sempre troppo tardi.-e detto questo,mi giro nuovamente e mi metto a correre sulla salita con le lacrime che pizzicano gli occhi. La fatica della salita non mi pare niente in confronto al dolore che mi si è riaperto per colpa di quello stronzo patentato,che si spaccia per mio padre.
Afferro le chiavi di casa tremando e apro la porta,sbattendola quando la chiudo. Metto il cappotto e il cappello sull'attacca panni e vado in cucina dove stanno le ragazze a chiacchierare. Entro titubante e poso le buste sul tavolo.
-Ecco la spesa ragazze,la sistemate voi per favore?-chiedo tremando ancora.
-Sì Az,tranquilla ci pensiamo noi,ma va tutto bene?-mi chiede Stefi preoccupata.
-Sì,tranquille. Io vado in camera.-dico fredda dirigendomi all'uscita,ma vengo nuovamente fermata per il polso.
Mi giro e vedo che è Caro.-Az,sicura di stare?-.
Strattono la presa.-Oh,ma insomma! Ho detto che sto bene. Lasciatemi in pace!-esclamo arrabbiata, uscendo e vedendo di vista rientrare i ragazzi. Leo mi guarda preoccupato,ma non ci faccio caso e salgo in fretta le scale,chiudendo la porta della mia camera. Mi butto a peso morto sul letto ed inizio a sfogare le mie lacrime che attendevano di uscire da molto sul cuscino,dove poche ore fa ero felice e serena più che mai.

 

 

3 ore dopo...
Non ho pranzato per niente.
Non ho parlato con nessuno.
Non sono uscita da questa stanza neanche un minuto.
Però pensavo che oggi sarei stata tutta contenta e che avrei chiarito con Leo,avrei cazzeggiato con i miei amici,avrei riso,sarei stata a preparare la cena insieme alle mie amiche tentando di fare qualcosa di commestibile,sarei stata bene...Ma tutto questo non è stato possibile perché il passato ha deciso di tormentarmi proprio il giorno dopo il mio compleanno.
La cosa più sconcertante è stata che lui dopo tutto quello che è successo,crede di meritare ancora del rispetto,di essere mio padre. Ma lui non lo è e non lo è mai stato perché quello che ha fatto non glielo perdonerò mai. Io già non perdono facilmente le cose di tutti giorni,figuriamoci una cosa così grande.
Non sono buona come Caro,comprensiva come Stefi o una buona ascoltatrice come Dafne. No,non lo sono e non lo sarò mai. Lui mi ha deluso,mi ha fatto male,prima di tutti a mia madre,una delle persone più importanti della mia vita,l'ha fatta soffrire e questo non glielo posso perdonare.
No,non posso.
Sono stata due ore e mezza a piangere a dirotto e solo mezz'ora fa mi sono calmata. Leo dopo pranzo è venuto qua,ha provato a parlarmi,ma non ce l'ho fatta ne a rispondere ne a cacciarlo via per stare da sola. Alla fine,si è addormentato ed è stato lì che mi sono calmata: guardandolo dormire.
Lui è girato verso di me e io verso di lui. Respira con un ritmo regolare e a me dà una pace interiore mai sentita.
Allungo una mano titubante e gli accarezzo una guancia. E' così bello.
-Perché adesso non mi guardi più in faccia? Non mi parli o non baci più?-gli chiedo come se potesse sentirmi.
-Sai Leo,anche se tu non mi senti,io parlerò lo stesso. Ti ricordi quel venerdì al parco,dove io stavo cercando di dimenticare Edoardo e tu sei venuto per vedere come stavo? E' stato lì che ho capito, nonostante tutto,provavo qualcosa per te che andava oltre l'amicizia e sapere che per te è lo stesso è meraviglioso,ma non capisco perché tu questa mattina mi abbia evitata tutto il tempo. Ci sono stata un po' male sai...-gli confesso tutto d'un fiato,continuando ad accarezzarlo.
-E non dovevi starci male..-lo sento dire,con la voce impastata dal sonno. Poi,lentamente apre gli occhi e mi abbaglia con quei suoi bellissimi occhi azzurri. Porta la sua mano sulla mia che stava sulla guancia e la stringe. Mi sorride.
-Hai sentito tutto?-gli chiedo preoccupata.
-Sin dal principio.-.
-Stronzo.-lo insulto scherzosamente,facendolo ridere.
-Comunque,non è che questa mattina ti evitavo,ma non sapevo come affrontare l'argomento. Ero molto preoccupato che mi potessi imbarazzare o balbettare come un ragazzino. Mi dispiace però.-.
-Tranquillo,anche io mi sentivo così.-lo rassicuro accennando un sorriso.
-E quindi....vuoi essere la mia ragazza? Mia e solo mia?-.
-Ovvio che sì.-rispondo lasciandomi sfuggire l'ennesima lacrima della giornata.
-Non piangere,piccola.-mi dice dolce,levandomi col pollice le lacrime. Poi,lentamente si mette sopra di me,poggiandosi sulle braccia,e mi bacia. Finalmente,ne avevo bisogno. Porto le mie mani tra i suoi capelli e mi godo a pieno le emozioni del bacio miste alla felicità per essermi messa con lui.
Almeno una cosa positiva in una giornata così particolare,ci voleva.





Angolo autrice:
Salve a tutti!
Scusate davvero tanto il ritardo,ma scrivere questo capitolo non è stato per niente facile.
L'ho fatto più lungo,quindi spero che vi sia piaciuto e di non avervi annoiato.



Chi è lei secondo voi?


Vi lascio con questa immagine.
Grazie ancora.
Eleonora.


 

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Capitolo 20
*** Chiarimenti ***


                                                                                                                                                                                     Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso.
                                                                                                  - Gandhi

                                                                                                                                                                                                

 

 

 

Mi stacco appena dopo un bel po' di baci e lo vedo fissarmi dolce. Perché mi guardi così? Vuoi vedermi arrossire? Mi viene da pensare ingenuamente. Insomma,non mi può guardare così..così.. cazzo! Non riesco neanche a formulare una frase di senso compiuto,sto letteralmente impazzendo e tutto per il suo sguardo. Ma chi voglio prendere in giro,è la vicinanza tra i nostri corpi che mi fa disconnettere il cervello e immaginare cose non del tutto caste.
Vedo Leo riavvicinarsi con il viso,ma non mi bacia: fa sfregare dolcemente i nostri nasi e nel frattempo sento il suo respiro sul mio viso. Una sensazione mai provata,non tanto di piacere,ma più felicità per la nostra vicinanza; lo stomaco popolato farfalle che mi fa il solletico alla pancia e per poco non rido,ma mi fa sentire così calma e leggera che per un momento mi è sembrato veramente di staccarmi dalla realtà,per avere la sensazione che questo fosse solo un sogno o uno scherzo delle mie fantasie.
Ma non è così.
Lui è qui,sopra di me,che mi bacia e mi accarezza,facendomi sentire unica e anche amata. Wow,che strana parola per me! Non so come ci si sente ad essere amati,ad essere particolarmente importanti per qualcuno,che quella persona abbia paura di perderti o che tu te ne vada. No,non ne ho la più pallida idea,ma sto cominciando a capirci qualcosa.
Poi,mi lascia un bacio a stampo-magnifico-e si stende vicino a me,di fianco per potermi guardare. Sta diventando un vizio questo?
Mi giro anche io di fianco e lo vedo guardarmi sorridendo,ma so che vuole chiedermi qualcosa,i suoi occhi esprimono molta curiosità e voglia di sapere qualcosa.
-Su forza,cosa vuoi chiedermi?-dico con tranquillità,incoraggiandolo a parlare.-Se mi puoi uccidere?-.
Spalanca gli occhi,forse non si aspettava che lo conoscessi così bene; e poi si scioglie in un sorriso.-Sì.-.
-Ah bene,mi vuoi uccidere?-mi fingo indignata,guardandolo di sottecchi.
Ride appena.-No no. Però sì,ti volevo chiedere una cosa.-risponde imbarazzato,guardando le lenzuola.
-Spara.-.
-Ecco...perché hai pianto? Non mi dire per il fatto che ti evitavo perché non ci credo.-mi guarda timoroso ed insicuro,come se potesse ferirmi con questa domanda.
Per ora no...
-Ho incontrato uno sconosciuto che si spacciava per mio padre.-dico con tranquillità. Tanto vale dirglielo,prima o poi dovrò affrontare questo argomento e allora tanto vale farlo subito. So perfettamente che anche se l'ho detto così,ha capito che ero ironica e ho incontrato veramente quel tizio.
Non ci riesci proprio a chiamarlo con quel titolo di stretta parentela che ti lega a lui,eh?
Cara coscienza,ho smesso di voler bene a persone che mi hanno fatto male. E poi no, lui non si meriterebbe neanche di chiamarmi con il mio nome.
Ma è tuo padre!
Sta zitta. Taci.
Mentre io litigo con quell'idiota della mia coscienza-sono da ricovero-Leo si è irrigidito e la domanda che sta per farmi,la pronuncia a fatica.-Perché..? Cosa è successo...?-mi guarda ancora in maniera insicura e questa volta mi ha centrato proprio,ha preso un tasto dolente. Tale domanda mi ha sempre ferito.
Ora sì che un pezzo del mio cuore si è rotto....
Non è colpa sua,è mia perché mi è difficile raccontare cosa è successo,cosa ho vissuto come se nulla fosse,come se non mi avesse per niente toccato.
Una lacrima mi scappa,ma la asciugo subito e gli sorrido debolmente.
-Non devi raccontare se non vuoi..-.
-No,voglio dirtelo ora. Non voglio nasconderti nulla.-prendo un respiro profondo e lo guardo negli cercando forza per parlare,che sembra tutto d'un tratto diventato una fatica.-Dunque,io all'età di 8 anni avevo un fratello maggiore,che si chiamava Andrew. Gli era stato dato un nome straniero perché mio padre era americano. Aveva 14 anni,era dolce,gentile e geloso dei miei amici maschi,ma era anche testardo ed orgoglioso proprio come me. Eravamo una famiglia felice,fino a quando l'impresa di mio padre fallì e incominciò l'inferno. Iniziò a bere e quando tornava a casa,mia madre lo accoglieva,ma lui la picchiava come se nulla fosse. Poi,iniziò a prendersela con mio fratello perché era convinto che lui non si impegnasse a fondo a scuola e non dava il meglio di sé. Poi,però proprio quando stavo per compiere 10 anni,un giorno di novembre mio padre prese un coltello e si diresse verso la mia stanza.-sospiro incapace di continuare. Mentre parlo,i ricordi mi sono riaffiorati alla mente come un fiume in piena,anzi un uragano,travolgendomi completamente.
-E poi,cosa è successo?-sussurra Leo,rimasto a metà del racconto.
-Io stavo facendo i compiti. Mio fratello lo vide e quindi lo fermò. Avevo la porta aperta,quindi li sentii chiaramente. Andrew gli chiese espressamente di lasciarmi in pace,di non torcermi neanche un capello,altrimenti gliela avrebbe fatta pagare a mio padre. Gli chiese anche di andarsene per sempre di casa e dalle nostre vite. Mio padre accettò a una condizione: che se ne andasse anche lui. Lo odiava e tutto ciò che voleva era far sparire per sempre mio fratello dalle nostre vite. E così il giorno dopo sparirono entrambi,lasciando solo una lettera a mia madre con scritto che se ne andavano ognuno per sé perché erano stanchi di noi e delle nostre lamentele. Mia madre soffrì moltissimo e solo qualche anno fa ha trovato il sorriso,mentre io ci ho sofferto,ma poi sono diventata fredda come il ghiaccio con la promessa di non provare alcuna emozione. Ecco perché ero fredda,mia madre è così attaccata a me e perché ho pochi amici.-concludo sospirando ancora e cercando una qualunque reazione sua.
Mi accarezza una guancia,guardandomi intensamente.-Mi dispiace per tutto quello che hai passato, che tuo padre sia stato così cattivo e che tuo fratello non sai dov'è,ma ti prometto che insieme troveremo una soluzione. Non permetterò mai più a nessuno di farti del male,ne hai già passato abbastanza. Poi,alla fine ti sbagli. Non sei fredda,sei una ragazza dolce e buona che ha paura di mostrarsi agli altri; non hai pochi amici perché ci siamo noi e molte persone che ti vogliono bene, altre che ti amano,come me. Capito?-.
Annuisco.-Mi piaci quando sei dolce con me.-.
-Lo so,lo so. Sono fantastico,meraviglioso,bellissimo...-elenca gli aggettivi che lo possano descrivere, gonfiando il petto orgoglioso,cercando così anche di farmi ridere. E ci riesce. Io infondo sono d'accordo con lui,ma non voglio aumentare troppo il suo ego.
-Modesto,egocentrico,coglione...Devo continuare?-chiedo sorridendo.
-Cattiva.-e mi mette un broncio dolcissimo.
Mi metto sopra di lui e poggio la testa sul petto.-Davvero?-chiedo stendendomi a mo' di coperta.
-No.-.
Sorrido contenta. Mi dice sempre la verità e questo mi sta bene,anche perché sennò gli stacco la testa.
-Azzurra?-.
-Sì?-.
-Sei una delle cose più importanti e belle della mia vita.-e un sacco di fuochi d'artificio scoppiano nel mio cuore,mentre un chiaro pensiero mi si forma nella testa.
Mi sono innamorata follemente di lui.
Un piccolo spiraglio di gioia si fa largo nel mio cuore,non solo perché ho Leo,ma anche perché ho la speranza di poteri rivedere mio fratello,in modo da riportare tutto come era quando eravamo una famiglia felice.

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Capitolo 21
*** Quella bestia non è mio padre ***


Il week-end del mio compleanno era sfortunatamente finito,portandosi via tutta l'allegria e la felicità provate in questi giorni. L'unica cosa buona è che il lunedì non ci sarà scuola perché è l'8 dicembre, festa della Madonna.
Ora è domenica pomeriggio e tutti i miei amici hanno deciso di partire dopo pranzo,incluso Leo che lo sono venuto a prendere i suoi genitori. Dallo sguardo triste che mi ha riservato,ho capito che non voleva affatto tornarsene a casa. O separarsi da me.
Diciamo entrambe.
Ora anche io sto tornando a casa,in un taxi perché mia madre doveva lavorare. Maledetto lavoro!
Lei è l'unico pezzo che mi è rimasto della famiglia che una volta avevo,l'unica ancora di salvezza per non sprofondare nella solitudine più totale.
Nonostante mi sono fidanzata con Leo,ho festeggiato il mio compleanno esattamente come volevo, sono stata con i miei amici,non ho smesso un secondo di pensare a mio padre.
L'immagine dei suoi occhi azzurri,uguali ai miei,che mi scrutava alla ricerca di un ipotetico perdono che sa che non riceverà mai,mi assilla ogni minuto che passa. Non riesco a togliermela dalla mente. E' come un continuo richiamo: chiudo gli occhi e mi appaiono,li riapro e rivedo l'intera scena del nostro incontro. Sembra un vero e proprio incubo,come se mi dovesse convincere a perdonarlo. Oddio! Il sol pensarlo mi viene da scoppiare in una risata che difficilmente si dimenticano,così da far anche dubitare al taxista della mia sanità mentale.
Proprio mentre sto per fare una pazzia degna di me,la macchina si ferma davanti casa mia e l'uomo alla guida mi avvisa che siamo arrivati,facendomi ridestare dai miei pensieri.
Do' i soldi al taxista per il viaggio di ritorno che mia madre mi ha accuratamente lasciato-ovviamente aspetto che mi dia anche il resto,così me lo tengo tutto per me. Ho proprio la furbizia di un ragazzino che ruba le caramelle. Cioè zero.
Esco dalla macchina e,prima che se ne vada,prendo la mia valigia dal portabagagli. Lo richiudo subito dopo e vedo partire la macchina,mentre io mi avvio verso il portone di casa. Sbianco visibilmente quando il mio sguardo cade sulla finestra di casa mia,che ha la luce accesa da dentro. Mia madre è a lavoro e se fosse tornata prima,mi avrebbe sicuramente avvertito. Quindi ora ho due alternative: o me ne vado da mia madre e l'avverto,oppure entro ed affronto il 'pericolo' da sola. Ovviamente,da brava testarda e curiosa quale sono,scelgo la seconda. Così,apro il portone ed entro,chiamando l'ascensore;salgo al quinto piano e piano piano inizio ad aprire la porta. Quando scatta la serratura ed entro,capisco che la luce viene dalla cucina e quindi lo sconosciuto è lì. Oddio,magari è un ladro di frutta,che vuole tutto il nostro cibo!
Ok,questo è il pensiero più idiota che ci sia.
Mi tolgo la sciarpa e il cappotto,lasciando la valigia anche all'ingresso,poi prendo un ombrello trovato lì per caso e mi dirigo in punte di piedi verso la cucina. Butto un occhio all'interno e sembra tutto tranquillo,tranne per il fatto che c'è qualcuno che sta seduto su una sedia. Gli occhi azzurri spalancati che si guardano intorno scorgendo ogni dettaglio cambiato,i capelli biondo cenere dei quali non ne è rimasto granché,il petto muscoloso esattamente come lo ricordavo,il viso poggiato su una mano,del quale i tratti sono rimasti immutati: mio padre.
-Ah papà,sei solo tu! Mi hai spaventata!-esclamo,comparendo sulla soglia della cucina e facendolo sussultare sul posto. Spalanco poi gli occhi accorgendomi di cosa ho detto,come l'ho chiamato.
Lui si alza e viene verso di me,sorridendo.-Ti stavo aspettando.-.
-Cosa ci fai qui?-domando secca.
-Questa è casa mia.-mio Dio,questo dovrebbe fare il comico fa troppo ridere con queste battute! Farebbe sicuramente successo.
-Ieri forse non sono stata chiara. Io non ti voglio più vedere,non voglio più avere a che fare con te,intesi?-.
-Ma prima mi hai chiamato ''papà'',pensavo mi avessi perdonato.-.
-E' stato un mio errore,grave. Tu non sei mio padre e io non ho perdonato niente a nessuno. Adesso fuori da questa casa,ora.-gli dico,indicando con il braccio l'uscita.
-Tu verrai con me,però.-.
-Ma neanche per sogno! Tu non mi comandi e poi ho diciotto anni,sono libera di fare quello che voglio. E siccome questa è casa mia,ora te ne vai immediatamente e questa volta per sempre.-.
-Tutto questo non riporterà indietro Andrew.-sussurra appena,ma l'ho sentito abbastanza bene da farmi infuriare veramente. Lascio cadere pesantemente l'ombrello a terra e gli tiro uno schiaffo,che ha racchiuso solo metà della mia rabbia.
Lui si porta una mano sulla guancia e mi guarda triste,dispiaciuto. Vaffanculo.
-Vai fuori di qui,SUBITO! SPARISCI PER SEMPRE!-tuono minacciosa,con gli occhi in fiamme.
Mi guarda e poi si dirige verso la porta. Lo seguo.
Gliela apro e lui fa per uscire,ma si volta a guardarmi un'ultima volta.-Ho sbagliato,lo so. Tutto quello che ho fatto è stato ingiusto e senza motivo. Ma una cosa giusta l'ho fatta,l'unica della mia vita,e siete voi,tu ed Andrew; anche sposare tua madre lo è stato,ma...-.
-Hai finito di blaterare cose senza senso? Se ci tenevi a noi,non riducevi uno straccio mamma oppure non facevi sparire mio fratello. Io ho ancora il livido sul collo della cintata che mi hai dato quando mi ero scordata di fare i compiti. Quindi adesso,finiscila di prendermi in giro ancora,vattene di qui e non tornare mai più.-ultimamente sto diventando piuttosto masochista,visto che quei ricordi avevo giurato a me stessa di cancellarli completamente dalla mia memoria.
Si avvicina a me,mi da uno schiaffo fortissimo sul viso,facendomi indietreggiare e mi stringe con forza un braccio.-Senti,stupida ragazzina,prova a ripetere quello che ho fatto e vedi cosa ti succede,chiaro?-mi domanda con voce tagliente.
Sento dei passi salire le scale,ma non ne sono sicura e quindi non ci faccio caso. Sarebbe inutile chiamare qualcuno,mi farebbe male prima di poter essere aiutata.-E per fortuna che tu eri il mio papà,quello che meritava rispetto. Mi fai solo schifo.-biascico acida,guadagnandomi un altro forte schiaffo. Perché non imparo a chiudere la bocca? Sempre a cacciarmi nei guai.
-Sei tu che mi rendi tutto difficile. Sempre con i tuoi atteggiamenti freddi e arroganti nei miei confronti. Ecco perché non ti sopporto per niente.-maledetto,ti diverti a farmi male eh?
-Vaffanculo,ti odio-riesco a dire soltanto,con le lacrime che sono prossime ad uscire. Questa volta mi arrivano due schiaffi su entrambe le guance,ma sento qualcosa cadere a terra e guardo oltre la spalla di mio padre.
Leo,grazie al cielo.
-Le levi immediatamente le mani di dosso.-lo sento sibilare a denti stretti,avvicinandosi a noi. Mio padre molla subito la presa e si allontana da noi,mentre Leo si mette al mio fianco.
-E questo chi sarebbe? Il tuo nuovo ragazzetto con il quale ti diverti a fare la troia?-mi chiede tranquillo.
Le lacrime mi rigano le guance e Leo lo nota,quindi mi stringe a sé,passandomi un braccio intorno alla vita.-No,stronzo. E' il mio ragazzo,fra noi c'è solo amore.-ribatto acida,con voce rotta.
-Se ne vada,ora.-ordina perentorio il mio salvatore.
-Io me ne vado,ma non finisce qui,Azzurra. Non finisce qui.-precisa,e detto questo,sparisce per le scale. Che ci cascasse.
-Vieni,entriamo.-riesco a dire. Mi stacco da lui e rientro,anche se prima di entrare lui va a raccogliere cosa gli è caduto e si chiude la porta alle spalle,mentre io mi dirigo in cucina.
Lui mi raggiunge,ma con le mani dietro la schiena.
Lo guardo curiosa ancora con le lacrime agli occhi e mi avvicino titubante.
Non ho la forza di parlare,ancora scossa dalle brutte emozioni di pochi secondi fa e dal dolore alle guance,ma prendo un lungo respiro e punto i miei occhi nei suoi.-Senti,scusa per la brutta scena che hai visto. Ti giuro,è stato tutto involontario. Stavo rientrando a casa e...e...e io me lo sono ritrovata in cucina che mi aspettava. Io...io non lo sapevo,mi ha scioccata e per fortuna che mia madre non c'era. Io...mi dispiace per quello che hai visto...-vengo interrotta dal suo indice che si posa sulle mie labbra per farmi stare zitta. Ha ragione,quando vado nel panico non capisco più niente e inizio a sparare una cavolata dopo l'altra.
Lui avvicina il suo volto al mio.-Ehi,tu non ti devi scusare ok? Per niente,anzi mi dispiace di essere arrivato tardi. Dovevo essere qui fin da subito,non avrei dovuto lasciarti sola per così tanto. Quello che è successo poco fa,ti giuro,che non accadrà mai più perché ci sarò io e ti proteggerò,sempre. Non ti lascerò più tanto sola,anche se dovessi non dormire per sempre. Se serve questo per tenerti al sicuro,lo farò. Farò qualsiasi cosa per te.-sentite,chi dopo queste parole non sorriderebbe o piangerebbe? Io infatti,sto facendo entrambe le cose: piango di gioia,ma sorridendo contenta perché ho trovato l'amore in un ragazzo che più coglione e dolce non ce ne è.
Faccio per abbracciarlo,ma mi blocca.-Ehm..scusa,ma doveva essere una sorpresa la mia visita. Invece no. Quindi ti avevo comprato una cosa.-e porta le mani davanti a me,dove tiene una rosa rossa incelofanata. Lo adoro.
Me la dà.-Ma è...è..bellissima.-balbetto ancora incredula. Può sembrare un regalo banale,ma per me non lo è. Nessuno me ne aveva mai regalata una,nessuno.
-Davvero?-.
-Certo! E' stupenda!-esclamo e la metto dentro un vaso pieno d'acqua,che sta al centro del tavolo.
-Oh,meno male! Ora,per favore,puoi girarti?-.
Annuisco confusa e mi giro come chiesto. Sento che mi scosta i capelli dal collo e mi mette una collana argentata,vista di sfuggita.
Mi volto verso di lui,incredula,guardo la collana e vedo che è una bellissima L d'argento,con attaccata una piccola e timida a,sotto le quali è attaccato un bellissimo infinito. E' una cosa a dir poco stupenda.
-Leo..-sussurro stupita più che mai da tale gesto. Tutto d'un tratto sembra che la sofferenza che mi ha creato un'altra volta mio padre poco fa siano sparite. E solo grazie a lui,il mio lui.
-Non ti piace vero? Ecco,lo sapevo che era un gesto troppo banale e scont..-lo interrompo, chiudendogli la bocca con le mie labbra.
Lo bacio con tutto il dolore e la gioia che in questo momento ho in corpo,come se non ci fosse più un domani. Lui risponde subito al bacio e mi cinge i fianchi,mentre io porto le mani tra i suoi capelli e mi godo la loro morbidezza. Completa. Mi sento completa alla massima potenza,come se pochi minuti fa non fosse successo nulla e io sia stata sempre attaccata alle sue morbide labbra.
Mi stacco da lui per riprendere fiato,ma non mi allontano,bensì rimango tra le sue braccia.-Questo gesto non è ne banale ne scontato. Tu non immagini nemmeno quanto mi rendi felice e come riesci a farmi stare bene,anche in un momento come questo.-gli confesso,accennando un piccolo e timido sorriso.
Si avventa nuovamente sulle mie labbra come se non ne avesse abbastanza e mi spinge ancora di più verso il suo corpo. Morirò per tachicardia un giorno,a causa sua però.
Ovviamente,nelle scene stupende ed indimenticabili ci deve essere sempre qualcosa o qualcuno che interrompe,infatti inizia a squillare il mio cellulare. Basta,concludo col dire che le interruzioni sono la nostra maledizione nei momenti più belli e magici.
Mi stacco completamente da lui e prendo il cellulare dalla tasca dei miei jeans:mia madre.
-La prossima brucio chiunque osi interrompere di nuovo.-borbotto scocciata,facendolo ridacchiare.
-Pronto?-dico angelica.
-Pronto tesoro? Tutto bene? Sei arrivata a casa? Ti è successo qualcosa?-mi chiede tutta trafelata.
-Sì,mamma tranquilla. Sto bene e sono arrivata a casa. Non è successo nulla.-ceto come no.
-Sei sicura?-mi chiede ancora. Ma è sorda o cosa?
-Sì,mamma,sì.-ribatto scocciata,alzando gli occhi al cielo e facendo così ridere bellamente il castano. Gli mimo un “ti uccido” con le labbra e torno a rivolger l'attenzione a quella pazza di mia madre.
-Oh,meno male! Senti,io torno stasera tardi,quindi non mi aspettare,ok?-lo sapevo già.
-Come sempre.-mi viene spontaneo sussurrare.
-Cosa?-.
-Eh? No,niente. Ho detto che va bene,cenerò da sola. Ciao.-.
-No,Az non hai capito? Torno domani mattina.-precisa. Ma è pazza?
-Ma se poco fa hai detto che tornavi stasera?-ribatto in preda all'esaurimento.
-Davvero l'ho detto?-confermo che è pazza.-Allora mi sono sbagliata,scusa. Ho il turno di notte e quindi tornerò quando tu starai a scuola.-.
-Capisco,va bene. Ciao.-dico fredda.
-Ciao tesoro.-e riattacca come se nulla fosse. Delle lacrime iniziano a scorrere lungo le mie guance,ma alla fine mi chiedo il perché. Cosa mi piango,se tanto sono due o tre anni che questa storia va avanti? Che tanto non posso farci nulla,altrimenti mia madre sarebbe disoccupata? Che faccio una tragedia per qualunque cosa?
Quindi è meglio che la smetto di piangere,tanto non risolvo granché,mi faccio solo più male.
-Tutto bene?-mi chiede Leo,facendomi ridestare dai miei pensieri.
-Scusa,è solo che mi dà fastidio che mia madre sia così assente. Ma tanto ormai è un bel po' che va avanti questa cosa,non mi ha mai fatto mancare nulla,quindi niente,non devo più piangere.-dico più a me stessa,distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
Inaspettatamente,Leo mi attira a sé e mi abbraccia,cercando in ogni modo di tenermi a stretto contatto con il suo corpo. Affondo la testa nel suo petto,ricambiando ovviamente l'abbraccio,e cercando di calmarmi.
-Sta tranquilla,va tutto bene. Non è colpa tua,non hai fatto niente,quindi non ti devi torturare così.-mi sussurra all'orecchio,facendo rabbrividire.-Va tutto bene,piccola.-adoro quando mi chiama così.
Dopo un po' mi calmo e riesco ad alzare lo sguardo per guardarlo in faccia,negli occhi.-Grazie.-sussurro rapita dalla sua bellezza mozzafiato. Cazzo,proprio ora?
-Di nulla.-mi sorride.
Mi stacco da lui e lo guardo ancora.-Senti,ti è fatto tardi,tu non devi andare?-dimmi di no.
-Sì,è vero si è fatto tardi,però non ho proprio voglia di lasciarti sola. Quindi,sempre se vuoi,potrei andare un attimo a casa e prendere dei vestiti,poi torno qua e passiamo la notte insieme,che te ne pare?-meravigliosamente meraviglioso.
-E' un'idea stupenda,si certo!-esclamo presa da un'euforia mai vista.
-Oh,mi fa piacere! Bene,vado e torno.-mi dà un bacio sulla guancia e esce dalla porta,richiudendola.

 

10 minuti dopo...
Il campanello suona.
E ora chi è?
Leo non può averci messo così poco.
Deve prendersi qualche vestito,mica l'intera casa,genio!
Giusto,santa coscienza!
Così,mi spedisco alla velocità della luce alla porta. La apro ed è lui.
-Salve signorina,sono Leonardo Belli,il suo nuovo fattorino di pizze figo,a sua completa disposizione.-mi dice,ridendo come un pazzo.
-Entra forza coglione.-lo incito allegramente.
Mi chiudo la porta alle spalle,mentre lui si spedisce in cucina con le pizze in mano.
-Ora ti posso finalmente uccidere.-urlo avvertendolo,prima di correre come una pazza in cucina.
Che la serata più bella della mia vita abbia inizio.

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Capitolo 22
*** Cena e sorpresa scioccante ***


Inizio a rincorrerlo per tutta la cucina,io con la cucchiarella in mano e lui a ridere semplicemente come un emerito pazzo. Il tutto eseguito intorno al tavolo della cucina,proprio come due completi cretini.
Ormai,dopo un sacco di giri,inizia a girarmi la testa. Ci manca solo che veda doppio e sto a posto.
-Ma ti vuoi fermare trenta secondi?-gli chiedo ridendo col fiatone.
-Ma anche no!-ribatte lui,continuando la sua folle corsa sempre nello stesso posto.
Bene,ora mi sono definitivamente stancata. Abbiamo perso mezz'ora a rincorrerci intorno a questo cavolo di tavolo,senza mangiare per di più,per scoprirne che io sono lenta come una lumaca e lui potrebbe partecipare tranquillamente ad una maratona. Poi,ho anche tentato di colpirlo anche se da lontano,ma ha i riflessi veloci di un felino. Della serie ''abbiamo cominciato alla grande.''
Tornando alla realtà,decido di fermarmi e poso così la cucchiarella.
Siccome è già apparecchiato,mi metto seduta in religioso silenzio e apro il cartone della mia semplice pizza margherita,mentre guardo con la coda dell'occhio cosa ha deciso di fare il mio bel maratoneta.
Sento che scoppia a ridere,ma poi si siede anche lui e apre il cartone della sua pizza,che è una semplice margherita come la mia. Che copione.
-Ok tregua. A dopo il secondo round.-dice ridacchiando e tagliando una fetta di pizza.
Anche io faccio lo stesso.-Oh,non ci penso minimamente a correre di nuovo come una pazza intorno al tavolo! Per di più dopo cena.-chiarisco,guardando solo la pizza.
-Paura di perdere? O ti sei resa conto che sono molto più veloce di te?-mi chiede,ghignando.
-Niente affatto. Semplicemente,dopo cena ho solo intenzione di vedere un film o andare a dormire,vista la stanchezza.-.
-Certo,come no-.ribatte sarcastico.
-Odioso.-.
-Fifona.-dice iniziando a mangiare.
Io rimango come una scema con il pezzo di pizza tra le mani,per aria e lo guardo sbalordita.-Senti chi parla! Quello che corre alla vista di una cucchiarella.-mangio finalmente anche io.
-Non è vero. Volevo solo farmi rincorrere.-.
-Sì,e io sono la regina d'Inghilterra.-.
-Oh beh,non sapevo di essere fidanzato con una nobile; anche se me la ricordavo molto più vecchia e a molti chilometri di distanza da me.-.
-Ma quanto sei spiritoso?-.
-Molto,lo so.-si atteggia.
-Pallone gonfiato.-gli sorrido di scherno.
-Vecchietta inglese.-.
Lo guardo confusa.-Ha senso?-.
-Beh certo,prima hai nominato la regina e..-lo interrompo che scoppio a ridere come una pazza. Tutta questa situazione è troppo buffa. Ride anche lui e,''purtroppo'',mi perdo a fissarlo mentre mangio e ritrovandomi a pensare quanto sia bello.
Lui smette di ridere e torniamo a mangiare in silenzio,mentre io continuo a pensare che non ho mai incontrato nessuno bello come lui perché ha quel sorriso che rispecchia l'ingenuità di un ragazzo che un giorno sarà un uomo,ma che non perderà mai quelle caratteristiche che ha sin da bambino. Con quel sorriso sembra che tutto intorno a lui sia sempre luminoso,ci sia sempre la luce che lui stesso ha dentro di sé.
E' una cosa meravigliosa il suo sorriso,perché fa sorridere di conseguenza anche me.
-Comunque sei un copione.-borbotto contrariata,interrompendo quel silenzio insopportabile.
-Perché?-mi domanda confuso.
-Hai preso la pizza uguale alla mia.-.
-Beh,non c'è nulla di strano. Andavo di fretta e ne ho presa una a caso.-.
-Sì certo,proprio la margherita? E come facevi a sapere che è la mia preferita?-.
-Con l'intuito e del sano spionaggio,ma volevo solo fare colpo.-si difende subito,continuando a mangiare come una ruspa.
-E' stata una mossa troppo scontata,Don Giovanni dei miei stivali.-.
-Perlomeno ho indovinato no? Sennò la prossima volta ti prendo una bella diavola e ti vedrò così che cerchi di spegnere l'incendio nella tua bocca!-esclama,ridendo della sua stessa battuta.
-Ha-ha-ha.-ribatto sarcastica.-Come minimo,se me la porti,te la tiro dietro o te la metto per cappello,secondo come mi gira.-.
-Si certo,devo crederti?-.
-Non sfidarmi,mio caro,potresti pentirtene amaramente.-.
-Non ho di certo paura di te,scema.-.
-Pensa a te che sei il re dei cretini.-continuo a mangiare con un ghigno stampato in faccia.
-Ha parlato la regina delle tonte.-wow,ma quanto ci vogliamo bene noi eh? Siamo proprio una coppia con i fiocchi,facciamo progressi ogni secondo che passa. Modalità sarcasmo: mode on.
Evito volontariamente il suo scherzoso insulto e continuo a mangiare: io con tre pezzi di pizza nel cartone,lui solo con uno. L'ho detto io che è una ruspa.
Alzo lo sguardo e allungo la mano alla ricerca della coca-cola messa in tavola,ma ritrovo la bottiglia completamente vuota. E io ho bevuto solo acqua,ci tengo a precisare.
-Si può sapere quanto hai bevuto?-sbraito,indicando la povera bottiglia vuota.
-Ho visto che non la bevevi e ne ho approfittato,scusa.-socchiudendo gli occhi,conto fino a dieci per non scerargli contro e rovinare così la bella serata,poi mi alzo dal tavolo e ne prendo un'altra dal frigo.
Mi siedo e così continuiamo a cenare tranquillamente.
Beh,se per tranquillo intendiamo continui insulti scherzo e prese in giro buffe,si è stato così. Ho capito che io e lui non saremo mai come quelle coppie affiatate con troppa dolcezza e magari poco dialogo,no! Noi ci comportiamo un po' più normalmente o magari meno zuccherosi,come direi io: siamo quelli che si prendono in giro a vicenda,scherzano l'uno sull'altro,ridono fino allo sfinimento, non si tirano mai indietro davanti ad una sfida,ci rincorriamo a vicenda e poi finiamo tutto con un bellissimo bacio.
Per me questo è l'amore,il saper scherzare,ridere e giocare,per poi finire tutto con dolcezza e romanticismo che c'è in ogni coppia che si rispetti.

 

Finito di mangiare,riordiniamo tutta la cucina e lui decide di andarsi a vedere un po' di televisione. Io lo sto per raggiungere,ma suona il campanello di casa.
Ok,stop.
Chi può essere alle nove di sera passate ormai?
Mio padre? No,improbabile,visto che sa che passo tutta la serata con Leo. Mi sembra che gli abbia messo paura quando gli ha intimato di andarsene.
Mia madre? Neanche,visto che ha detto che torna domani mattina,altrimenti mi avrebbe avvertito e poi lei ha le chiavi,quindi non ha bisogno di suonare.
Va bene,basta farsi domande mentali. Vado,apro la porta e vedo chi è: se lo conosco ci parlo,sennò la richiudo.
Decisa più che mai,mi dirigo a passo spedito verso l'ingresso e una volta davanti la porta,la apro con una lentezza disarmante. Intanto sento che dal salotto Leo ha spento la televisione,evidentemente per capire chi è.
Non riesco a descrivere la bellezza disarmante che mi ritrovo davanti: un ragazzo che avrà all'incirca vent'anni,gli occhi verdi,i capelli biondo-cenere sempre tenuti spettinati,alto e con il petto muscoloso di chi fa ormai palestra da parecchio; i tratti del viso sono proprio i suoi.
Al primo impatto non l'ho riconosciuto,ma è bastato un secondo per capire chi è e farmi provare un vuoto dentro misto a gioia,felicità. Sento le lacrime bagnarmi le guance,i miei occhi che non si staccano neanche un secondo dai suoi. E' passato così tanto tempo,mentre invece a me sembra una completa eternità. Per me questo è un colpo al cuore,una bella sorpresa,ma fa triste pensare che siamo stati separati proprio da chi avrebbe dovuto volerci più bene di qualsiasi essere vivente al mondo. E' anche bello pensare che sia ancora vivo dopo tutto il tempo passato chissà dove e che non gli sia accaduto nulla. Mi è mancato così tanto..
Mi porto una mano davanti alla bocca,ancora incredula di ciò che sto vedendo.-No..non può essere..-dico flebilmente.
-Sì Azzurra,sono io.-mi dice lui sorridendo. Lui è sempre stato il più forte fra entrambi,era la mia ancora di salvezza,il mio punto di riferimento,ma mi è stato portato via troppo presto.
Senza ancora dire nulla,lo faccio entrare dentro e chiudo la porta. Poi,lo abbraccio forte, stringendolo il più possibile a me per far sì che non se ne vada ancora e che non sia frutto della mia immaginazione. Lo sento ricambiare subito,affondando il viso nei miei capelli.
-Mi sei mancata tanto..-sussurra dolce.
-Anche tu,parecchio..-sento dei passi avvicinarsi e così mi stacco da lui,ma gli rimango comunque attaccata.
Leo compare dal salotto davanti ai nostri occhi e dallo sguardo che ha sembra piuttosto infastidito, diciamo incazzato che è meglio.
Ci guarda entrambi,sempre serio in volto e poi guarda me,un po' confuso.-E questo chi cazzo è?-ha la finezza di un elefante.

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