Genei Ryodan: new moons for the spider

di Nazori chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1: arrivano i ragni, Kortez e Sayura! ***
Capitolo 2: *** capitolo 2: una sfida per essere degni del Ragno. La corsa del Genei!! ***
Capitolo 3: *** capitolo 3: braccio di ferro ***
Capitolo 4: *** capitolo 4: the last Spider ***
Capitolo 5: *** capitolo 5: breakfast and truth ***
Capitolo 6: *** capitolo 6: a strange lunch ***
Capitolo 7: *** capitolo 7: dangerous even for a thief ***



Capitolo 1
*** capitolo 1: arrivano i ragni, Kortez e Sayura! ***


“allora capo, chi sono i nuovi membri?” chiese Feitan.
Era decisamente impaziente, ma aveva capito chi potesse essere uno dei tre. La maggior parte di loro, ormai, l'aveva capito.
Kuroro era seduto di fronte agli altri membri. Aveva girato tanto per trovare chi ne fosse degno, ed il ragno aveva di nuovo 12 zampe. Accanto a lui c’erano cataste di libri antichi e altre stramberie, le preferite del Genei.  L’atrio era freddo, solo una sala vuota e scura, con poche finestre. Kuroro sedeva su uno degli ammassi di macerie, su un pezzo molto grosso. Gli altri erano in piedi, o chi appoggiato alla parete, o chi seduto a passare il tempo giocando a carte.
Kuroro tardò a rispondere, poi se ne uscì con un distratto “tra poco arriveranno in due”
“sono forti? Dicci qualcosa su di loro, capo” chiese allora Machi. Sotto sotto stava sorridendo, quindi era evidente che non vedeva l’ora di scoprire chi sarebbero stati i nuovi compagni. Non sorrideva mai, di solito, così come la maggior parte degli assassini. Kuroro lo faceva sempre, più per dimostrare la sua calma che per felicità o eccitazione.
Nobunaga ascoltava in silenzio, poi domandò “perché solo due, non dovevano essere tre?”
Kuroro non rispose.
“non ci sei ancora arrivato?” borbottò Kortopi
“a cosa scus… ??”
il capo interruppe la discussione, lasciando Nobunaga a mezza frase.
“ti facevo molto più sveglio Nobunaga. Ma ora li vedrete coi vostri occhi”
“se arrivano…” aggiunse Feitan.
Proprio allora, la discussione fu interrotta dal rumore del portone di ingresso che sbatteva. La luce del sole entrò, e bastarono quei pochi secondi di distrazione: due ragazzi, giovani attraversarono la sala, arrivando fino a Kuroro. Solo Feitan, Machi e Shizuku li videro, o almeno in parte.
“allora ce l’avete fatta ad arrivare fin qui?” chiese il capo ai due.
“certo capo”
“bene”. il capo sorrise. Era proprio ciò che si aspettava da loro….
“sarebbero loro?” chiese scettico Shal.
Kuroro indicò prima un ragazzo alto, coi capelli neri, occhiali da sole a fascia e vestiti a stampo decisamente militare. “Kortez, 26 anni. Appartiene alla categoria dell’emissione ed il suo potere è quello di usare armi caricate a nen. È simile a quello di Franklin, solo che Kortez è specializzato come cecchino”
Poi, indicando una ragazza più bassa, dai capelli neri e gli occhi color smeraldo, aggiunse: “lei invece è Sayura, 24 anni. è della trasformazione.”
Sayura era vestita semplicemente, come una qualunque ragazza. Portava una maglia scollata a righe bianche e nere, dei guanti neri di pelle, una gonna alta fino a poco sotto il seno nera con dei bottoni dorati, che le scendeva stretta lungo i fianchi magri, delle calze con lo stesso motivo della maglia lunghe fino a sopra le ginocchia e delle scarpe col tacchetto. 
Una bella ragazza. 
“Qual è la sua specialità?” chiese allora Phinks.
la ragazza gli rivolse un’occhiata furtiva, poi aggiunse solo “La trasformazione”
Non era una gran risposta.
‘e questo che vuol dire?? Tsè, questa ragazza si da troppe arie!’ pensò Phinks, alzando gli occhi al soffitto.
Intanto Kortez, dopo essersi messo gli occhiali da sole tra i capelli mostrando gli occhi nocciola, si guardò intorno indifferente. Aveva già capito che tipi erano i ragni. Invece Sayura li guardò uno a uno, soffermandosi su alcuni. Fermò lo sguardo prima su Shizuku, poco più che una diciottenne dall’aria indifesa; poi su Bonolenov, che fino ad allora era rimasto in disparte in un angolo. Ma quello che la colpì di più fu Feitan. Nonostante i vestiti da bandito, non ne aveva molto l’aria. Basso (tanto!!), capelli blu e occhi a mandorla. 
Sembrava la classica bambola con cui giocava da bambina (o meglio a cui staccava la testa per poi tagliuzzarla con le sue lame). 
E poi Shalnark. sembrava un ragazzo qualunque, e fu subito colpita dai suoi occhi verdi. sembravano così... puri! 
Shalnark si rivolse a Kuroro “allora sono forti?”
“proviamolo” interruppe Feitan.
“certo che ve lo dimostreranno. Ma aspettiamo anche la terza nuova entrata”
Nobunaga, da emerito cretino sbottò “già ma a proposito, chi è? È forte?”
Shalnark, accompagnandosi con i soliti gesti che fa ogni volta che da una spiegazione, sospirò. “lo dovresti aver capito. Ti do un indizio…”
Shizuku lo interruppe. “già anche io sono curiosa di sapere chi è!”
Shalnark, girandosi verso di lei aggiunse “tu non la conosci, ma Nobunaga sì. Allora… è della specializzazione!”
Nobunaga era da tanto nella brigata, dall’inizio. Quindi, a maggior ragione, ne avrebbe dovuto ricordare tutti i membri…
Nobunaga, dopo una pausa di riflessione (che per dirla tutta, non servì a niente!) rispose nuovamente “no non ci arrivo!!”
“certo che sei scemo!!”
Shizuku, si rivolse ad un uomo grosso, seduto a braccia incrociate, “Franklin, tu la conosci?”
“certo!”
Intanto, nello stesso tempo in cui c’era stata quella discussione, Kuroro, Sayura e Kortez erano andati  in un'altra stanza.
allora cosa ne pensate?”
Kortez, per niente interessato, risposte svogliatamente come se fosse ovvio “sono di sicuro tutti fortissimi!”
“forti; tanto. Ma ci sono alcuni che mi hanno colpito più degli altri!”
“vi troverete bene. Ma vi do un consiglio; non tutti qui nella brigata fantasma accettano subito i nuovi arrivati, soprattutto quando non ne conoscono le capacità. Non appena arriverà anche l’ultima ragno, vi metteremo alla prova, per mostrare agli altri le vostre abilità.”
Poi si girò e fece per andarsene, ma Sayura lo fermò chiedendogli una cosa che ormai da tempo le ronzava in testa; da quando aveva accettato di entrare nel ragno.
“ma chi è l’ultimo membro?”
Kuroro, senza girarsi, si fermò “arriverà domani mattina. Andate a conoscere gli altri”
Poi uscì e salì le scale. Il palazzo era cadente, ma solo all’ingresso. Al piano di sopra c’erano delle camere da letto, poi altro due piani mezzi crollati ed infine il tetto. C'erano anche dei cameroni vuoti, al primo piano, mentre al piano terra un salone, oltre che l’atrio, la cucina, che dava sull'unico giardino del complesso, e una sala da pranzo enorme. Questo. Non era certo un covo da re, ma, per essere alla città delle Stelle Cadenti, era un posto accettabile, a cui il Ragno era ormai abituato.
O meglio, erano alla periferia. La città vera e propria era a qualche kilometro di distanza, dopo un terreno arido. 
Qui c’erano anche tanti tesori, ma nessuno avrebbe mai osato prenderli! appartenevano alla Brigata dell'Illusione, un gruppo di ricercati di livello A. Nessuno, avrebbe mai corso questo rischio, neanche un pazzo!!
Di certo però avrebbero fatto vivere nel lusso totale chiunque mettendolo alla testa dei più ricchi del mondo. Preziosi. 
E non solo oro, pietre preziose, ma anche parti del corpo mummificate o libri. 
C’erano anche stramberie; e poi gli occhi scarlatti. Gli stessi occhi che avevano segnato Ubo e Pakunoda un anno prima. Se l’erano vista brutta… 
Poi c’era stato Greed Island. 
Lì avevano trovato l’esorcista per levare il sigillo.
Ma poi c’era solo il mistero; Per il suo servizio, l'uomo aveva richiesto un tesoro, un oggetto raro, rarissimo, unico. E qualcuno l’aveva; l’aveva spedito ai ragni, con una lettera. Ma c’era solo scritto solo un mini messaggio:
                                                  
                                                                     Vi sarà utile, ragni!
                                                          Statemi bene, dalla vostra M  
   
I due tornarono nell’altra stanza, sotto lo sguardo dei ragni. Non appena entrarono, tutte le discussioni si fermarono, e si ritrovarono con 18 occhi puntati su di loro
Sayura arrossì visibilmente.
“salve!!”

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Capitolo 2
*** capitolo 2: una sfida per essere degni del Ragno. La corsa del Genei!! ***


I due tornarono nell’altra stanza, sotto lo sguardo dei ragni. Non appena entrarono, tutte le discussioni si fermarono, e si ritrovarono con 18 occhi puntati su di loro
Sayura arrossì visibilmente.
“salve!!”
 
“ehi ragazzina, battiti” le disse improvvisamente Feitan.
“che vuoi dire?”
“te lo devo spiegare?”
“perché volete che mi batta?”
Fu Phinks a risponderle questa volta “vogliamo sapere quanto sei forte! Non saremo sicuri di te finché non ce lo mostrerai!”
“il capo ha detto che ci saremo battuti quando sarebbe arrivato anche l’ultimo membro” rispose di rimando la ragazza. Non aveva proprio voglia di sporcarsi nel fango per compiacere quegli scimmioni infantili!
“per me va bene” esclamò invece Kortez, facendo spallucce.
Quella era la risposta che aspettavano. I ragni non volevano altro!
Sayura invece, girò lo sguardo, fissando Kortez. Aveva completamente dimenticato che anche la sua intelligenza era pari a zero!
“non ti ci mettere anche tu”
“fai come vuoi principessina, io voglio un po’ di allenamento”
“non ci prendere alla leggera. Potresti essere ucciso” sbottò Machi scettica.
“non sarà certo peggio di far arrabbiare principessina!”
Era temerario. Molto più di quanto sembrasse. Era adatto al suo aspetto, al suo potere, al suo nen. Sayura invece esitava, poi ci fu un rumore di tuono nel silenzio che aleggiava.
“perchè esiti?” chiese Kuroro sorridendo
Sayura si girò verso di lui. Non lo aveva notato! “seguivo l’ordine!”
“non era un ordine”
“posso?”
Non rispose. Equivaleva ad un si.
Sayura riprese tutta la sua spavalderia, quella che aveva anche al suo arrivo.
“chi vuole battersi?”
“perché invece di combattere non facciamo qualcosa di diverso?”
“cosa intendi Feitan?”
“una gara, Nobunaga, poi, domani la sfida!”
“che tipo di gara hai in mente?” chiese Franklin
“corsa” propose Machi, seguita a ruota da Shizuku e Bonolenov.
“braccio di ferro”
“chi mangia di più. Sto morendo di fame!”
“certo che sei idiota” sospirò Kortopi.
“Dai scherzavo, non avete senso dell’umorismo!”
Evitarono di andare avanti.
“perché non entrambe?” interruppe allora Kuroro.
“capo, intendi la gara di abbuffata???”
“Phinks sei un emerito idiota! Chi mai accetterebbe una simile cosa?!” lo prese in giro Shalnark. Terminarono lì il discorso, per non ritrovarsi coinvolti in una rissa tra ‘monete volanti’ e ‘pugni accidentali’.
Tutti erano d’accordo. Uscirono fuori, alla luce del sole pomeridiano. Erano le 6.00.
“correrete tutti insieme. Intanto io farò da arbitro”
“chi è il più veloce?” chiese Sayura, passando al setaccio tutti i membri. Una chiara idea ce l’aveva…
Fu Franklin a risponderle “la classifica della brigata è: 1) Feitan  2) Kuroro  3) Machi  4) Nobunaga 5) Phinks  6) Shalnark  7) Shizuku  8) Kortopi  9) Bonolenov  10) Franklin”
“quindi è Feitan il più veloce!” pensò Sayu.
Poi tutti sulla linea segnata come partenza. Il percorso era di 1000 m, niente di chè per i ragni!
Partirono.
Battere nella corsa dei ladri, non è facile!! Feitan era di netto il migliore. Era già in testa, a parecchi metri distante. Sayura aveva già superato Franklin, Bonolenov, Kortopi; le restavano Shizuku affiancata, Phinks, Nobunaga, Machi, Kortez e Feitan a superarla. Ce la doveva fare! 680m. Accelerò. Shizuku, Phinks, Nobunaga. Ora solo Machi, Kortez e Feitan. Voleva aumentare, ma c’era il traguardo. Lo superarono.
 Era arrivata quarta. Kortez terzo.
“complimenti, siete entrambi bravi”
Ma Sayura non si sentiva brava. Non era mai arrivata quarta in niente. E contando Kuroro, sarebbe stata quinta.
Cercò lo stesso di sorridere al meglio “emh, grazie!”
“e sono di nuovo ultimo!” sbottò Franklin
Shalnark, con aria da saputello, gli disse “prova a dimagrire e vedi che migliorerai”
“certo per te è facile dirlo”
“d’ora in poi ruba solo cibi sani!!”
Machi, interrompendo la loro discussione sulla piramide alimentare, sbottò “mentre voi parlate di dieta, noi andiamo dentro per la sfida a braccio di ferro”
Tutti entrarono. In uno degli stanzoni del primo piano c’erano un tavolo e delle sedie.
“cominciamo!”

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Capitolo 3
*** capitolo 3: braccio di ferro ***


La gara si fece difficile, e la prospettiva di vittoria diventava sempre più sottile, come quell’ultimo filo di luce all’orizzonte, prima che il sole morente affondi del tutto.
Batterli tutti appariva quasi impossibile, ma almeno qualche piccola possibilità ce l’aveva ancora.
Sayura osservò di nuovo la tabella che Shalnark aveva preparato:
Franklin, Kortopi, Shizuku, Bonolenov, Nobunaga e Shalnark li aveva battuti.
Ora sudava, aveva la fronte imperlata nonostante non fosse lei a faticare, in quel momento. Kortez aveva quasi vinto; spinse con tutta la forza che aveva, e la mano di Machi toccò il tavolo con un tonfo sordo.
“Battuta” vaneggiò, lasciando il posto al prossimo.
“Tsè, ci siamo propri fissati con il braccio di ferro, da quella volta.” Bofonchiò Nobunaga, che però continuava ad essere interessato nel vedere chi nel Ragno avrebbe ottenuto quale posizione.
Sembrava quasi che nominando QUELLA VOLTA, una fitta di dolore lo investisse. Era abbastanza normale, dopotutto. Ancora ricordava quel tintinnio di catene. Quello che aveva ucciso Ubo, e Pakunoda. E quel traditore; Hisoka aveva venduto Ubo al nemico. Non lo poteva dimenticare.
Intanto la gara continuava, e presto sarebbe toccato nuovamente a Sayura. Le mancavano Kuroro, Phinks, Feitan. Aveva battuto Machi mentre Nobunaga pensava. Era stata dura, ma si stava divertendo. Così come anche gli altri membri, notò.
Kortez venne battuto da Feitan, che non sembrava averlo trovato molto difficile nonostante la sua piccola stazza. Sayura non lo avrebbe MAI ammesso ad alta voce, quel tappo la inquietava troppo, ma il torturatore era davvero troppo minuto. Nessuno gli avrebbe mai dato più di vent’anni, e soprattutto nessuno avrebbe mai pensato che fosse uno dei membri più forti del Genei.
“Bene, sei il quarto per ora. Tutto dipende da Sayura” annunciò. Anche lui, come gli altri ragni, sembrava trovare gradevole il passatempo delle competizioni tra i membri. Visto che le liti erano severamente proibite, quelle erano le uniche occasioni in cui potevano misurarsi tra di loro, decidendo in modi più o meno pacifici chi fosse il più forte.
Feitan e Sayura erano uno di fronte all’altro, quando il capo diede il via.
Anche questa volta, come contro Kortez, Feitan era forte, quasi invincibile.
Senza nemmeno accorgersene, la sua mano toccò il tavolo. Sayura la osservò incerta per un paio di istanti, poi strabuzzò gli occhi e si riprese, nel qual tempo Feitan si era già dileguato, seduto ad osservare da chissà quale angolo tetro.
L’ultimo incontro diceva a grandi lettere ‘Kortez vs Sayura’. Sfida avvincente certo, ma alla fine Sayura era la più forte, e ci mise solo pochi momenti a vincere.
“Bene. E ora la sfida che ho proposto io. Che c’è per cena? Vi mostrerò quanto sono figo in queste gare” vaneggiò Bonolenov, mentre gli altri se ne andavano.
“Ci penso io. Va bene a tutti se rapino il fast food più vicino?” propose Shalnark, e nessuno ebbe da ridire.
Per i membri del Genei, erano rare quelle occasioni in cui erano tutti riuniti. Di solito nessuno di loro aveva niente di meglio da fare, e quando il capo chiedeva la loro presenza si presentavano sempre tutti. Anche quella volta, anche se Machi aveva riferito loro solo ‘il capo ci presenterà i nuovi membri’, non era mancato nessuno, e tutti speravano che il capo avesse per loro qualche altro incarico.
Sayura notò che lo sguardo assassino di Feitan era puntato su di lei, come se si stesse domandando qualcosa sul suo conto e fosse una cosa poco carina. I suoi brividi e le riflessioni sui macabri pensieri che potevano passare per la testa di quel nano da giardino versione psicopatica e killer ebbero però vita breve. Nella stanza affianco era infatti scoppiata una rissa sul canale da vedere, e le urla erano troppo forti perché lei le potesse ignorare.
“No, tu hai visto ieri. Oggi tocca a me e vediamo Samurai Girl” stava sbraitando Nobunaga. Quando la ragazza raggiunse la stanza, notò che si tirava il telecomando da mano con Phinks.
“Idiota, quello è per femmine. Vediamo la partita di calcio.” Rispose l’altro.
“Mi sorprende quanto possiate rincitrullirvi per una televisione. Vedrò io comunque, stasera danno quel nuovo film splatter che voglio vedere”
Nobunaga, tirando il telecomando dalle mani di Phinks, ringhiò un convinto “vedo io!”
Machi lo prese a sua volta ma poi questo finì a Shalnark, appena rientrato con i pacchi di cibo spazzatura prontamente recuperato –rubato- chissà dove.
“Perché non mangiamo, così date energia al cervello? E poi stasera c’è l’ultima puntata di CSI”
Franklin tolse il cibo a Shalnark prima che questi si buttasse nella mischia per il controllo supremo sulla televisione, e li portò in cucina, sedendosi fino ad occupare due posti.
In cucina c’erano tutti i membri che non litigavano, tutti tranquillamente intenti a mangiucchiare.
“Ma le liti non erano vietate tra i membri?”
“Le liti serie sono vietate” le confermò Kuroro, che sfogliava quietamente un libro dall’aria antica. “Finchè bisticciano per la tv, non sarà un gran problema. E quando la cosa si farà seria passeranno alla moneta”
La neo ladra non disse altro. Si sedette vicino a Shizuku, e cominciò a mangiare un enorme hamburger, riempito di così tanta roba che i sapori divennero troppo mischiati per distinguerli.
Quando ebbe finito, fu Shizuku ad indicarle la camera che avrebbe potuto usare nel breve periodo in cui sarebbero stati lì.
“Questa prima era una villa, ma poi l’abbiamo scelta come nostro covo. Le stanze hanno ancora i vecchi arredamenti, e siccome siamo troppi per averne una ciascuna e staremo qui solo un po’, quando arriverà l’ultimo membro la dividerai un paio di notti con lei.”
“Mmh, va bene”
Shizuku stava per uscire, ma poi si ricordò di una cosa particolarmente importante e si voltò di nuovo verso di lei, sistemandosi gli occhiali.
“Ah, Franklin, Nobunaga e Shalnark russano molto.” La avvisò, poi chiuse la porta e lasciò la ragazza da sola, in quella stanza dipinta di rosso.
Sayura aveva portato qualcosa con se, giusto due cambi di abiti puliti, un flacone di shampoo e il vecchio libro che si portava dietro da quando aveva lasciato casa sua. Non le andava di restare così, si mise una canotta e degli short, perché faceva davvero caldo e con i pantaloni lunghi di pelle e aderenti, la maglia foderata di pelliccia e le polsiere che le coprivano tutto l’avambraccio, stava letteralmente morendo di caldo. Meritava seriamente la medaglia come persona che peggio si veste per il clima che faceva.
Sciolse i capelli e una cascata color cioccolato le ricadde sulla schiena. Da sotto si sentivano ancora le voci dei ragni che litigavano. Si buttò sul letto, prese dal comò il telecomando dell’aria condizionata e l’accese. Aveva proprio caldo, ma aprendo le finestre non aveva risolto niente. Spense le luci. Erano appena le 10 di sera, ma era così stanca che crollò sul letto a baldacchino, pesantemente addormentata.










ANGOLO D'AUTRICE
Ciaoz *volano balle di fieno*
mh.... da quanto è che non aggiorno? un anno? mesi e mesi e mesi? faccio proprio schifo T__T
autorizzo il mio linciaggio con pomodori, pannocchie, distributori automatici e specialisti nen
e il capitolo è anche.... bah, rileggendolo mi è parso di avere davanti la sceneggiatura scritta e redatta da una capra analfabeta .___.
Vedrò di caricare in fretta il prossimo, approfittando del fatto che ultimamente mi è tornata la HxH-maniacalità *fangirl impazzita della Phantom Troupe e dell'arc delle formichiere: mode ON*
baci!!!

Nazori chan, alias: odiatemi, pubblico fic orride e poi non le aggiorno nemmeno

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4: the last Spider ***


CAPITOLO 4: THE LAST SPIDER
Ormai si era fatta notte però Sayura continuava a restare sveglia, da quando si era svegliata un paio d’ore prima. Causa? Diversamente da tutti quei tipi fighi di cui aveva letto in vari romanzi, che se la notte non dormivano era perché meditavano o avevano le loro tristi scene malinconiche, lei era assillata dal continuo russare. Continuo e dal tono altisonante, per giunta.
‘basta! Ma che sono, dei treni?’
Ed intanto si rigirava nel letto, con il cuscino in testa. Il corridoio era vuoto.
Affianco alla camera di Sayura, neanche si dormiva.
Feitan era seduto sul letto, e continuava a fissare una lettera. Era da quando l’aveva ricevuta che riposava poco, e passava tutto il tempo dedicato al sonno, che fosse di notte o di giorno, a rigirarsela tra le mani.
Le finestre erano aperte, ma faceva piuttosto caldo. Rilesse ancora, anche se ormai l’aveva imparata a memoria:
 
                  
                Ehi Feitan, come va?
                Aspettami, tra un mese preciso sarò da te. Ho tanto da dirvi. Cattive notizie.
 

Non c’era il mittente, ma sapeva chi l’aveva scritta. Erano poche parole, e avrebbe voluto sapere di più. Ma sapeva com’era fatta, e domani si sarebbero rincontrati.
 Erano quelle ultime due parole a mantenerlo sveglio.
Più ci pensava, e più credeva che quel domani non sarebbe mai arrivato. Feitan era un tipo abbastanza paziente, ma quella persona riusciva sempre a snervarlo; aveva inviato la lettera proprio per giocargli un brutto scherzo, ne era più che certo, e lui ci stava cadendo come un cretino. Il maggior motivo per cui voleva vederla però era per riempirla di botte, si disse.
Non aveva parlato a nessuno della lettera. Aveva detto solo che sarebbe arrivata, quando l’aveva ricevuta.
Feitan posò il messaggio sul letto.
“Chissà se dici la verità”
Era una persona di cui riusciva più o meno a fidarsi, peccato che sapesse perfettamente quanto spesso dicesse bugie. Non era come lui, che era capriccioso e bugiardo perché della trasformazione; lei lo faceva per gusto, semplicemente per risultare più fastidiosa. E ci riusciva benissimo.
Feitan ci aveva messo anni a capire come facesse a risultare tanto credibile –dal che derivava poi l’incredibile irritazione che suscitava nelle altre persone-, pur sparandole più grosse di quanto persino uno come Hisoka aveva fatto. E lui ci certo non scherzava.
Una volta le aveva posto quella domanda, quando era particolarmente irritato per l’ennesima presa in giro, e lei si era messa a ridere. Era stata la volta in cui era stato più vicino ad ucciderla sul serio, ma lei non aveva tentato nemmeno di difendersi. Tornò con la mente alle parole che gli aveva detto, quella volta.
“Mi convinco che le mie bugie siano verità. Quindi, in effetti, io non sono una bugiarda, ma storpio semplicemente le cose come più mi aggrada”
Quella volta non le aveva staccato nessun arto, e non le aveva dato fuoco. Se n’era pentito presto, e aveva già deciso che, al momento in cui l’avesse rincontrata, avrebbe recuperato tutte le torture perse.
Andò vicino alla finestra e saltò sul tetto. Il russare degli altri lo disturbava, copriva i suoi pensieri. E gli impediva di dormire, cosa ancora più importante.
E lì rimase, aspettando l’alba.

Poco dopo, anche Sayura si svegliò per la decima volta in meno di un’ora, in preda ad una convulsa voglia di uccidere qualunque fonte di rumore nel raggio di un centinaio di chilometri. Si impose di star calma, ma quello era troppo da sopportare per lei; infilò le scarpe, prese il cuscino e salì sulla terrazza, sperando che li ci fosse più calma. Sbatté la porta e si stese sul muretto, con il cuscino sotto la testa. Li c’era silenzio. E fortunatamente era ancora buio.
Una voce la prese alle spalle, anche se lei non aveva avvertito alcuna presenza.
“Non dormi?”
Sayura girò la testa. “Ah, Feitan. Non mi ero accorta di te. No, non riesco a dormire; russano troppo. Tu invece?” sbottò, per poi sbadigliare sonoramente.
“Non dormo e basta”
“Nessuno non dorme e basta.”
“Non ti deve interessare.”
“Okay, come vuoi. Non sono fatti miei, e io voglio solo dormire senza sentirmi come se stessi in una stazione.” rispose lei, alzando le mani. “Mi togli solo una curiosità?”
“Dipende da cosa vuoi sapere”
Da quando ne aveva capito, Feitan era l’ultima persona a cui poteva fare domande e aspettarsi una risposta. Eppure in quel momento non aveva altri a cui chiedere, e il peggio che le poteva capitare era che lui la ignorasse e basta.
“Com’è l’ultimo membro del ragno?”
Lui inizialmente non rispose, ma nemmeno se ne andò.
“Irritante”
Non disse altro, e nemmeno sembrava voglioso di aprire di nuovo bocca.
Prima che potessero amabilmente iniziare a conversare –ipotesi probabile quando quella del capo che ballava la conga in corridoio indossando solo un perizoma maschile-, lei si addormentò profondamente.


_____ 
La mattina dopo, venne ridestata dalla sensazione di vuoto. E in effetti, quando si svegliò completamente era ad un passo dal cadere dal terzo piano, abbracciando convulsamente il cuscino.
Si rese conto che dovevano essere più o meno le dieci, ma quando scese a far colazione, dopo essersi velocemente rimessa i vestiti della sera prima ed essersi legata i capelli in una treccia, quasi tutti i membri del ragno erano lì. Persino Kuroro, anche se Sayura dubitava si fosse svegliato da poco, cosa che invece era abbastanza evidente in Nobunaga, che aveva anche un livido violaceo in faccia, segno che qualcosa era andato storto la sera prima.
“Giorno, Sayura. Dormito bene?” la salutò Shalnark, che stava tentando invano di far saltare delle uova in padella –e a giudicare dalle macchie con residui colanti spiaccicate sul soffitto, quello doveva essere più o meno il quinto tentativo.
Lei non rispose, perché le occhiaie rivelavano abbastanza.
“Non hai chiuso occhio per colpa di quei caproni che russano” indovinò lui, sorridendo.
Nobunaga dovette sentirsi piuttosto offeso, perché sputacchiò una bibita energetica, fissandolo torvo. “Quei, eh? Come se tu non ne sapessi niente”
“Non ne so niente, infatti.”
“Tu sei uno dei più rumorosi, Shal.” Intervenne Machi, che sorseggiava tranquilla un tè accanto a Kuroro, che invece continuava a leggere libri, uno diverso da quello della sera prima.
Quando ebbe finito di discutere, Shalnark le portò quella che doveva essere una colazione, molto probabilmente una delle uova cadute dal soffitto visto che c’erano tracce di intonaco.
“Scusa, ma non morirò così. Puoi riprenderti… qualsiasi cosa siano queste” ribatté lei, allontanando il piatto. Notò che anche gli altri non avevano toccato le uova, visto che la metà era stata fatta cadere sul pavimento.
“Che ha di male la mia cucina?” domandò perplesso Shal, al che la metà dei Ragni gli scoccò un’occhiata che, più o meno, stava a dire: ‘tu non cucini mai più’.
Mentre si ingozzavano di tutto quello che c’era di commestibile, in una sorta di colazione alternativa, anche gli altri membri scesero, chi più chi meno scombinato dal sonno (e dalla rissa degenerata che doveva esserci stata la sera prima).

A metà del pasto però -o a quel punto che si supponeva fosse metà del pasto-, Feitan, che fino a quel momento si era reso quasi invisibile mentre beveva un thè –e vista la sua stazza non gli risultava affatto difficile-, lanciò il coltello che teneva in mano fino a poco prima fuori dall’enorme porta-finestra, facendolo sparire tra le foglie di un albero. Tutti smisero di mangiare.
“Se ridacchi non serve a nulla lo zetsu”
Sayura non sapeva con chi stava parlando, ma tutt’a un tratto riuscì ad avvertire una presenza, sicuramente uno specialista nen, provenire da fuori. E di nuovo qualcuno ridacchiare.
“E io che pensavo di essere brava” sospirò una voce femminile proveniente da… l’albero? Era piuttosto impossibile che fosse stato l’albero a parlare, si rese conto poi Sayura. Il poco sonno la danneggiava in modo profondo, probabilmente.
Poi una ragazza saltò giù dai rami, atterrando in equilibrio sulla punta dell’ombrello da geisha che portava con sé.
“Capo, tu mi avevi notata, no? Mi sentirei distrutta se l’unico fosse stato quello gnomo feticista della tortura” borbottò poi, in modo quasi lamentoso.
Kuroro abbassò il libro, mostrando il lieve sorriso che gli increspava il volto.
“Lo sospettavo. Però tu e Feitan siete più in confidenza, è ovvio che lui se ne sia accorto per prima” commentò il capo, nel silenzio generale.
La sconosciuta rabbrividì, con una smorfia disgustata. “Confidenza? Se n’è accorto solo perché medita di uccidermi, capo! È cattivo, infido, basso e psicopatico. Guarda, sembra incazzato solo a vedermi.”
Sayura non notò i movimenti di Feitan, vide solo che un attimo prima era ancora seduto, e quello dopo teneva una mano stretta al collo della ragazza, schiacciata tra lui e l’albero alle sue spalle.
Machi sbuffò, mentre Nobunaga emise un verso da papera col mal di gola, anche lui evidentemente seccato.
“Abbiamo dei conti in sospeso, noi due. Ti uccido.” sibilò intanto Feitan, non troppo piano perché il fine udito degli assassini non potesse cogliere le sue parole.
La ragazza non ne sembrò per nulla spaventata, anche se il suo viso era contratto in una smorfia per la mancanza d’aria.
“Oh” fece lei, divertita. “Sei diventato più alto di un paio di centimetri dall’ultima volta.”
“Fei” lo richiamò Kuroro, pacato come al solito. “Proprio da te è strano aspettarsi un’infrazione delle nostre regole. Niente liti tra i membri, per quanto uno possa essere irritante.”
L’assassino la lasciò andare bruscamente, e solo quando lei si rimise dritta Sayura riuscì a coglierne meglio i tratti fisici. Era decisamente alta per essere una ragazza, quanto il capo all’incirca.
Ovvero era dieci centimetri in più di lei, e Sayura non poteva dirsi propriamente felice della cosa, soprattutto perché l’altra sembrava essere più giovane.
Sarebbe risultata una bella ragazza, se i capelli castani non fossero stati spettinatissimi. Aveva gli occhi dorati, dalla forma allungata e truccati in modo arronzato. Indossava un corto kimono rosso a fiori, con degli anfibi sporchi di terra e una sciarpa di seta rossa avvolta attorno al collo.
La sconosciuta si avvicinò ai membri del ragno, che non sembravano sorpresi della sua presenza.
“Liti tra membri” ripeté Shalnark, che tentava di cucinare altre frittelle per la nuova arrivata. “Quindi sarà davvero Icchan il prossimo numero 4” costatò, mentre in sottofondo Phinks borbottava a proposito di entrate eccessivamente esibizionistiche. L’ombrello della ragazza si conficcò nel muro dietro Shal, tranciandogli di netto qualche capello. L’esperto di informazioni rimase bloccato, nascondendo qualsiasi paura potesse aver provato dietro il suo solito sorrisetto.
“Shal, ho qualche anno di troppo per essere chiamata Icchan. Smettila o ti strappo tutti i capelli. Per favore”
A proposito dell’aria sciatta e innocua della ragazza, Sayura dovette ripensarci attentamente. Era pazza come tutti gli altri membri del Genei. Ed estremamente pericolosa. E aveva un modo di usare il ‘per favore’ alquanto inquietante.
Come se niente fosse, la ragazza fece un passo all’indietro e alzò una mano verso i membri del ragno, che pur non essendo particolarmente interessati al suo arrivo, avevano almeno alzato gli occhi dalla loro colazione –se così si poteva definire.
“Ciao” disse semplicemente, prima che le arrivasse una lattina di tè in testa che lei non evitò.
“Ciao un corno” sbottò Phinks, stringendo un pugno. “Ti sei dimenticata dei casini che hai combinato prima di… ehi!”
La ragazza non lo stava affatto ascoltando, concentrandosi sui due membri che non conosceva, che sembrava aver notato solo allora. Sayura fu particolarmente stizzita dalla cosa, ma preferì non prendersela troppo.
“Oh, quindi voi due siete gli altri due nuovi membri.” Constatò, mentre li scrutava attentamente.
Sayura ricambiò lo sguardo affilato. “E tu saresti il numero 4”
“Carina” aggiunse Cortez, al che la ragazza rispose con un sorrisetto compiaciuto.
“Beh, andiamo d’accordo, allora, mi raccomando”
Intanto staccò il suo ombrello dalla parete, gettandolo poi da un’altra parte. Doveva essere davvero pesante, perché nonostante lei sembrò averci messo poca forza nel lanciarlo, il muro contro cui sbattè si riempì comunque di crepe.
“Ehi” rimproverò Shalnark. “Non rompere la cucina, Icchan”
“Non sono Icchan” ripeté lei, anche se era difficile dire se fosse o no irritata. “Mi chiamo Ivex.”
 


 note:
*Cosa c'entra Icchan con il nome Ivex? in realtà, quasi nulla. volevo darle un soprannome che usasse l'onorifico -chan giapponese, e visto che Iv-chan e Ivecchan suonavano abbastanza male, ho usato solo la prima lettera I. la C in realtà non potrebbe mai essere raddoppiata in giapponese, ma I-chan nemmeno mi convinceva. Quindi ho storpiato un pò la lingua (il bello delle fic ambientate in mondi che non sono il nostro: lingue inventate di sana pianta)


ANGOLINO DI NAZORI___
ciaos :D *balle di fieno*
mi sento contenta. non è passato un anno dal mio ultimo aggiornamento :D
in realtà, avevo il capitolo già pronto da un pò, ma me n'ero completamente dimenticata e l'idea di dover scrivere tutto mi ha... scoraggiato? tolto la poca ispirazione che avevo? là stiamo.
Mi chiedo ancora perchè continuo a scrivere fic, sono evidentemente negata .-. poi però vedo che qualcuno legge, o addirittura recensisce e... mi sento emozionata *-*
davvero, grazie a chi legge, ha questa storia tra le seguite, preferite o ricordate. E soprattutto grazie a yato kamui per avermi minacciato di caricare in fretta questo capitolo. Ti sono riconoscente, e spero ti piaccia (lo ammetto, ho fatto tutto perchè voglio l'Hisoka-premio che mi avevi promesso)
grazie anche alle balle di fieno, che ci sono sempre nei miei angolini di fine pagina.
un bacio a tutti
a presto *ok, adesso sarò segnalata da qualcuno per fiction che ispirano all'omicidio... il mio... quindi forse il presto non ci sarà, e molti ne saranno contenti*

Nazori chan

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Capitolo 5
*** capitolo 5: breakfast and truth ***


Nessuno disse più niente, mentre Ivex si sedeva anche lei per mangiare qualcosa. Shalnark le mise di fronte un omelette, in cui doveva essere finito anche del sapone, a giudicare dall’odore. Se l’avesse fatto volontariamente o no, fu di poca importanza visto che l’omelette finì per volare fuori dalla cucina. Con tutto il piatto. Shalnark gliene diede prontamente un altro, questa volta condito con quello che sembrava polvere per caffè solvente, e anche quel piatto fece la fine del precedente.
Il ragno non ribattè, e continuò a sorridere quando gliene porse un altro. Con uova crude.
“Dì un po’, ma hai rubato un allevamento di galline?” chiese ad un certo punto la ragazza, buttando fuori anche quel piatto.
“Forse” rispose lui, dandogliene un altro, che fece la fine dei precedenti.
“Dì un po’, hai intenzione di continuare questo abominio contro il servizio di stoviglie?” sbottò Bonolenov, che rigirava con un cucchiaio un frappè al cioccolato.
“Fa niente” interruppe Machi, che leggeva un giornale. “Tanto i piatti si sarebbero comunque corrosi per quello che ci aveva messo dentro”
“Shal! Smettila di cucinare, tanto nessuno mangerà quello che prepari” Phinks sembrava esasperato, a giudicare dal suo tono vocale ‘leggermente’ alto, forse per via del rumore di piatti rotti o forse per l’odore stomachevole che si sollevava dall’enorme piano cottura.
“Già, Shal. Stai sacrificando tanti futuri pulcini per il tuo giochetto.” Rimbeccò Ivex, che però non ne apparve per niente dispiaciuta, mentre scartava una barretta al cioccolato.
“Ma tu non odiavi gli uccelli?”
“Appunto per questo non ti ho detto di fermarti” confermò lei, scrollando le spalle. “Dammi il prossimo piatto, voglio centrare la faccia di Fei”
Shalnark non se lo fece ripetere, e le mise davanti un piatto stracolmo di uova annerite. Che però apparivano comunque più mangiabili delle altre che aveva preparato.
“Provaci” sibilo Feitan, che stava mangiando un piatto di ramen preconfezionato –da quel punto di vista, il Genei era piuttosto flessibile sui dubbi gusti alimentari dei membri- “E ti stacco le dita una ad una”
Lei non sembrò ascoltarlo, ma si fermò quando il capo disse il suo nome, in quello che sembrava in tutto e per tutto un rimprovero e un richiamo per quello che voleva fare.
“Non stiamo litigando, capo. Tecnicamente, non sto infrangendo nessuna delle regole del ragno” si difese la ragazza, lanciando comunque il piatto, che l’assassino evitò con un semplice movimento della testa.
“Con te è leggermente differente.” La informò Kuroro, anche se Ivex sapeva già a cosa si riferiva. “Sei un caso speciale, che necessita di una regola speciale”
“Quella del pettinarsi, magari” propose Machi, quando il capo fece una pausa. “Non che mi importi particolarmente dell’aspetto fisico, ma non ti farebbe male usare di tanto in tanto una spazzola”
“Mmh, capo. Devo davvero pettinarmi?”
“Sì. Ma io parlavo del non irritare troppo nessuno, nel Genei”
Nonostante i piatti schiantati e gli strani cibi che erano sparsi per la tavola, Sayura pensò che quella poteva anche essere considerata una colazione quasi normale.
Quando gli altri cominciarono ad alzarsi, si stiracchiò bene le gambe intorpidite. Il capo fu il primo ad uscire, ma prima si voltò un’ultima volta verso le zampe del ragno. “Potete fare quello che volete, ma stanotte dovrete essere tutti qui. Vi aspetterò in terrazza”
 
Ognuno dei ragni era deciso ad andarsene per i fatti propri, e a Sayura sarebbe piaciuto dormire un po’, per recuperare il sonno perso. Dovette scacciare l’idea quando incrociò lo sguardo con Ivex, che sembrava esserle particolarmente interessata mentre le si avvicinava.
“Mi dirai il tuo nome, o dovrò chiamarti semplicemente numero 9?”
“Sayura” le rispose semplicemente, sopprimendo uno sbadiglio.
“Non hai dormito?” chiese curiosa, notando la sua evidente stanchezza.
“Potrei?” ribatté Sayura, inarcando un sopracciglio.
“Domanda ovvia. Nemmeno a me riusciva dormire, con il Genei. Perlopiù perché dovevo guardarmi le spalle, altrimenti quella pulce assassina e feticista della tortura si sarebbe vendicato… per qualunque cosa gli avessi fatto il giorno prima”
Sayura la guardò dubbiosa, cercando di capire se era seria o no. Non ne era sicura, ma dalla sua espressione sembrava dicesse la verità.
“Allora Feitan aveva ragione quando ha detto che sei irritante” constatò.
“Fei dice questo di me?” chiese lei, socchiudendo gli occhi e guardandola da dietro le ciglia nere. Poi sospirò, sollevata. “Beh, prima mi chiamava stupida marmocchia. Direi che c’è stato un miglioramento”
Qualcosa la tirò indietro per la sciarpa, ma Ivex non ne sembrò particolarmente sorpresa.
Nonostante fosse più basso di lei di più di dieci centimetri, praticamente quanto Sayura, Feitan aveva la forza necessaria per trascinarla via senza il minimo sforzo, non che la ragazza facesse questo granché per liberarsi.
“Fei, mi fai male. Sto morendo soffocata per colpa tua”
Sayura rimase immobile, a guardarla venire trascinata via. Nonostante le sue parole, Ivex non sembrava veramente sofferente, soltanto scocciata. Non sentì cosa Feitan le avesse risposto, ma doveva sicuramente essersi trattato di un insulto. Di quelli che solo un assassino potrebbe pronunciare alla luce del sole.
 
Oltre all’essere irritante e bugiarda, Ivex non era cambiata nemmeno riguardo alla sua espressività. Feitan aveva imparato che la ragazza possedeva due toni: quello piatto e cinico, con cui prendeva tutti in giro, e quello ancora più cinico e leggermente divertito, con cui prendeva tutti in giro MEGLIO.
Non che le servisse qualche altro modo di esprimersi; Ivex sfotteva ogni singola volta che apriva bocca, che si trattasse di commenti espliciti o di bugie o di significati impliciti nelle bugie.
Feitan aveva cominciato a trovare la tortura interessante proprio partendo da lei; per quanto si fosse impegnato, nel corso degli anni, Ivex non aveva mai confessato nulla di veramente vero. Diceva quella che lei chiamava verità, e la sostituiva con la verità vera, che finiva spesso per dimenticare.
Era, quindi, l’unico tipo di persona che Feitan non avrebbe potuto piegare, spezzare e sottomettere. E quello era anche il motivo principale per cui la trovava incredibilmente irritante.
“Dove la contieni tutta questa forza in quel corpicino da folletto?” chiese poi lei, evidentemente stufa perché lui la stava beatamente ignorando. Era passata al suo secondo tono, quello pericoloso. E non era nulla di buono.
Feitan si bloccò improvvisamente, mentre ormai erano arrivati a circa un chilometro di distanza dalla villa abbandonata. Non erano in una zona desertica, l’erba ricopriva buona parte del terreno e, accanto alle piccole e malmesse fattorie delle vicinanze, crescevano alberi da frutto. Per qualche strano motivo, che lei però aveva compreso nel momento in cui lui l’aveva afferrata, Feitan l’aveva trascinata nel bel mezzo del nulla, dove riusciva a scorgere la vecchia casa in stile coloniale solo come una macchiolina grigiastra spersa nel verde e nel marrone.
“Spiegati al volo” lo avvisò, tenendogli un dito puntato contro. “Preferisco mettermi a cogliere fiori e pascolare le capre piuttosto che stare troppo a lungo con la tua irritante presenza”
“Quali sono le tue ‘cattive notizie’?” chiese lui, senza indugi. Ivex non sembrava sorpresa, ma rimase comunque un po’ in silenzio prima di rispondergli.
“Non so nemmeno perché ti ho scritto, in realtà.  Ah, ora ricordo; per metterti ansia e rovinarti un po’ di sonno. Sono un genio del male.”
“Dovresti imparare ad evitare i discorsi inutili, altrimenti finirai presto con la gola tagliata”
Ivex non lo ascoltò, e si stese su un vecchio muretto di pietra come se niente fosse. Nonostante il suo silenzio, Feitan non diede cenno di volerla lasciare in pace.
“Ho incontrato Hisoka” disse all’improvviso, senza muoversi di un millimetro.
“E?”
“E ci ho messo un po’ a scappargli. Cerca ancora il capo.”
“E allora?”
“Fammi parlare. Quel mezzo clown psicopatico è un hunter, lo sapevi? Sembra che l’associazione abbia preso parte ad un piano del V5. Un élite di cacciatori partirà presto per il continente oscuro.”
“Sono informazioni di dominio pubblico, queste. Arriva al dunque”
Ivex ridacchiò, girando la testa verso di lui.
“Sei troppo sbrigativo, dovresti rilassarti e distendere quelle sopracciglia perennemente aggrottate. Comunque, il tipo con le catene che ha ucciso Ubo e Paku è anche lui un hunter. È stato scelto per sostituire uno dei due membri dello zodiaco mancanti. Sembra che anche lui prenderà parte a questa fantomatica spedizione”
“Interessante. Però non vedo la cattiva notizia”
Ivex si mise seduta, alzando la spalle. “Quella” iniziò, portandosi un dito sottile alle labbra socchiuse. “Per avere queste informazioni ho fatto cose di cui non vado fiera ad-con Hisoka. E poi ho rischiato che mi tagliasse via l’intestino con le sue carte da pagliaccio. Dipende dal punto di vista, ma ti sarei grata se facessi almeno finta di considerarla una tragedia.”
Feitan le diede le spalle, senza risponderle. Aveva saputo tutto ciò che gli interessava, e continuare una conversazione con Ivex era qualcosa che nemmeno i suoi nervi d’acciaio potevano sopportare, a lungo andare. E non aveva la minima intenzione di ascoltare la descrizione delle porcate che aveva fatto con Hisoka, pur avendo capito, più o meno a grandi linee, di cosa si trattava.
“Ehi, non imbrogliare”
Tornò a girarsi. Ivex lo guardava seccata, con la guancia poggiata nel palmo della mano.
“Ti ho detto quello che volevi sapere. Ricompensami” pretese, dondolando una gamba ritmicamente.
A vedersi ordinare qualcosa, in altri casi Feitan avrebbe ucciso senza pensarci il coraggioso o la coraggiosa imprudente. Quando però era Ivex che pretendeva qualcosa, quasi sempre una ricompensa per le poche volte in cui si rendeva utile, non gli era mai dispiaciuto darle ciò che voleva. Pur essendo insopportabile, la ragazza aveva dei gusti ben precisi che accontentavano entrambi, e raramente desiderava qualcos’altro oltre il piacere fisico.
Con un paio di veloci passi le si portò davanti, spingendola indietro. Entrambi caddero oltre il muro di pietra, tra l’erba selvaggia. Un perverso desiderio invase la ragazza, quando Feitan la baciò con forza, senza importarsene se le stava facendo male. Brutale e deciso, le uniche caratteristiche che apprezzava in lui.
Sanguinava dal labbro inferiore, senza accorgersene nemmeno. L’estasi del sentire le loro bocche una sull’altra, premute con desiderio di possesso, le sconvolgeva i sensi abbastanza da non distinguere più il sapore ramato del sangue che le inumidiva la lingua da quello caldo e pungente di Feitan.
Continuò a baciarlo mentre stringeva con le mani sottili e abili la stoffa sulla sua schiena, inarcando la schiena nel momento in cui senti una delle sue mani, fredde e letali, che le graffiava la pelle pallida dell’interno coscia.
“Davvero” cominciò la ragazza, slacciandosi il laccio che le teneva chiuso il kimono. Sotto portava solo degli slip di pizzo nero, che coprivano ben poco. “Fare sesso con te è l’unica cosa che un po’ mi mancava”
 
 
Sayura era davvero, davvero, curiosa di sapere cosa avesse spinto Feitan a ‘rapire’ l’ultimo dei ragni. L’assassino non gli era sembrato affatto loquace, e dubitava fortemente che, se proprio volesse parlare, sarebbe stato con una persona che sembrava irritarlo parecchio, come Ivex.
A conseguenza dei suoi dubbi, non era riuscita a chiudere occhio nonostante avesse ancora sonno. Si era annoiata a stare in camera sua ben presto, ed era scesa nel grande salone della villa, dove Shizuku e Machi giocavano a carte con Shalnark e Phinks.
“Ohi, Sayura. Vuoi giocare anche tu?” chiese Shalnark quando la vide scendere. Lei annuì, mentre Shizuku le chiedeva se sapesse giocare a dubito.
“Sono scarsa, ma so giocarci” rispose, sedendosi all’unico posto libero.
 
Stavano giocando la quinta partita, quando Feitan rientrò dalla porta principale, senza degnarli di uno sguardo, e scomparve poco dopo, oltre le scale. Pochi attimi dopo anche Ivex varcò la soglia. Tra i capelli ancora più spettinati di prima vi erano impigliati parecchi steli d’erba, che la ragazza non sembrava intenzionata a rimuovere, troppo occupata a sistemarsi le maniche cadenti del kimono viola e rosso. Aveva la sciarpa avvolta male e sul petto –coperto solo in parte dal kimono, visto che non sembrava un’amante dei reggiseni, o del pudore in generale- aveva numerosi graffi sanguinanti. Anche le gambe erano graffiate, i solchi più profondi che scomparivano oltre l’orlo del kimono bordato di rosso cremisi.
La ragazza li vide fissarla e fece un ‘ciao’ con la mano, prima di sparire anche lei.
Una stomachevole verità raggiunse la mente di Sayura.
“Stavano….” Non finì la frase, sperando che i suoi compagni avessero capito.
Machi pescò una carta, con una smorfia. “Facendo allegramente sesso violento in un prato. Esattamente.” Finì per lei, senza scomporsi.
“Sono due depravati, non c’è da sorprendersi” aggiunse Phinks. “Dubito”
Shalnark scoprì l’ultima carta. “Spiacente, hai perso. Un’altra partita?”
Gli altri annuirono.
“Quindi loro…” continuò Sayura, osservando le carte che aveva in mano. “Sono amanti?”
Senza un motivo apparente, Sayura si sentì delusa da quella deduzione. Aveva preferito ignorare quell’ipotesi perché aveva visto che quei due si odiavano quasi, e sentirlo uscire proprio dalla sua stessa bocca aveva un ché di amaro. Il problema principale era che non aveva nessun idea sul perché le dispiacesse.
Shalnark ridacchiò, buttando la prima carta. “Sono sicuro che non provino alcun interesse l’uno nei confronti dell’altro.”
“Vogliono solo sfogare i loro… istinti” spiegò Phinks, quando arrivò il suo turno.
“Li ho sempre trovati particolarmente perversi, ma non è che me ne importi molto, finché il capo lo accetta” aggiunse Shizuku, che fino ad allora si era tenuta fuori dal fare commenti.
“C’è una regola che vieta di relazionarsi all’interno della brigata?”
“Non è mai capitato nulla di simile, quindi no. Il loro problema è più… a livello morale” continuò Machi, buttando un’altra carta. Nessuno dei tre sembrava imbarazzato a parlarne, ma Sayura sentiva che c’era qualcosa che le stavano nascondendo.
“Come mai ti interessa?” chiese improvvisamente Phinks. La ragazza si fermò a pensarci, nonostante fosse il suo turno.
“Ivex e Feitan sono persone alquanto particolari, la mia è semplice curiosità. Mi interessa sapere come due come loro possano essere legati.” Spiegò, nel mentre che scartava. “Ma non riesco proprio ad immaginare che problema morale possano avere. Tipo, Feitan in realtà è una donna?”
Shalnark si mise a ridere, e anche Phinks.
“Prova a chiederglielo e ti ridurrà talmente male che poi sarai tu quella sulla dubbia sessualità” la sfotté Shal. “Dubito”
Stranamente, il caso volle che Shalnark vincesse. Cominciarono in silenzio l’ennesima partita.
“Non sarebbe un gran problema, anche se fossero due donne. Il fatto è che…” cominciò Machi, prendendo le sue carte. Nella sua esitazione, seppur in maniera quasi impercettibile, Sayura colse una nota di imbarazzo. “Sono fratelli”




è un disegno di Ivex fatto in pochi minuti, quindi è abbastanza orrido, ma ci tenevo a metterlo assieme al capitolo. Cercherò di fare anche quelli degli altri Oc >.<




ANGOLO D'AUTRICE
ciaos :D
non so se cominciare affermando di essere una pervertita, o che ho stranamente aggiornato in fretta .-.
adesso comincerò a scrivere il prossimo capitolo, yay! 
Spero di non aver rasentato troppo l'Ooc, anche se è difficile immedesimarsi nel ragni in una situazione simile. Sopratutto Feitan.
Non so davvero in che angusto angolo del mio cervello sia nata l'idea dell'incest, inizialmente non avevo intenzione di farli essere fratelli. poi c'ho pensato su, e dato che sono una povera maniaca ecco cosa ne è venuto fuori: Sayura scandalizzata mentre gioca a Dubito!
mi piacerà un sacco approfondire il loro legame, anche se ovviamente questa fic è a raiting arancione, quindi non andrò mai più in là di così nella descrizione.
spero che a qualcuno il capitolo piaccia o.o vedrò di aggiornare presto, entro le prossime due settimane (sto cominciando a divertirmi un sacco a scrivere questa fic -3-)
grazie a Yato Kamui e White Realm per le recensioni del capitolo 4 *-*
baci,
Nazori chan

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Capitolo 6
*** capitolo 6: a strange lunch ***


Sayura sbattè gli occhi più e più volte, nella speranza di aver capito male. Senza accorgersene, aveva lasciato cadere le carte ed era rimasta immobile, a bocca spalancata.
“Sul serio?”
Shalnark annuì. “Non hanno mai tentato di tenerlo segreto. Soprattutto perché Icchan non ha un gran senso della privacy”
“Non si somigliano particolarmente, soprattutto in altezza. Hanno gli stessi occhi, però. E anche i tratti del viso uguali” aggiunse Shizuku.
Nella sua mente, la ragazza sovrappose i lineamenti spigolosi di Feitan a quelli di Ivex, e con orrore si rese conto che, tranne che per i capelli e le proporzioni, quei due erano veramente simili.
“Scoprirlo mi ha sorpreso” Mormorò, riprendendo le carte che aveva sparpagliato sul tavolo.
Machi si alzò e andò a prendere delle lattine dal frigo, dandogliene una ciascuno.
“Faresti meglio a non pensarci. Ognuno di noi nasconde qualche segreto. E l’incesto di quei due non è certo il peggiore”
 
Sayura si stancò presto del giocare a carte, soprattutto visto che aveva perso tutte le volte.
Prese la lattina ancora mezza piena di soda e si congedò dagli altri ragni, salendo pigramente le scale fino alla sua camera. Kuroro aveva dato loro il permesso di fare qualsiasi cosa volessero fino alla riunione di quella notte. E lei aveva tutte le intenzioni di passarlo chiusa in una stanza semibuia, senza altre persone attorno, a sorseggiare soda godendosi la brezza che entrava dalla finestra.
Si infilò nella stanza e chiuse la porta dietro di sé, gettandosi poi sul letto. Lo sguardo le cadde sulla finestra, che aveva lasciato aperta. Le tende turbinavano per la camera, trasportate dal vento. Chiuse gli occhi, più per rilassarsi che per sonno.
“Hai davvero intenzione di passare tutto il pomeriggio a dormire?”
Sobbalzando, Sayura si girò sul materasso, incastrandosi nelle lenzuola e cadendo giù dal letto. Si alzò velocemente dal pavimento, puntando verso la finestra.
Ivex la guardava divertita, seduta sullo stretto cornicione della finestra.
La ragazza si rilassò immediatamente quando la vide, anche se non poté non provare una sorta di imbarazzo per quello di cui era venuta a conoscenza.
“Era ciò che volevo fare. Ti disturba?” ribattè con un sorriso affilato, tentando di non apparire a disagio.
“Sì. Perché se dormi non posso chiederti di venire a pranzare con me”
Sayura gettò un’occhiata confusa all’orologio da parete che c’era vicino alla porta. Era da poco passata l’una.
“Allora, accetti?”
“Pensavo vigesse la regola del pasto comune, tra i ragni”
Ivex si mise a ridere, evidentemente prendendo la sua considerazione –sbagliata, ovviamente-, per una battuta.
“Ognuno fa ciò che vuole. E ognuno mangia quando vuole. Ci sono solo rare eccezioni, tipo stamattina. Allora, vieni?”
Sayura annuì, sospirando mentre si raddrizzava.
“Dove andiamo?”
“Un locale carino, in periferia.” disse, poi squadrò Sayura da capo a piedi, facendo una smorfia. “Vuoi davvero venirci vestita così?”
“Che hanno di male i miei vestiti?” si lamentò l’altra, offesa dalla faccia quasi disgustata che Ivex aveva fatto prestando attenzione al suo abbigliamento.
“Seconda regola del buon ladro: mimetizzati sempre con l’ambiente. Qui non ci sono quei generi di posti dove vai a pranzo vestita in modo così raffinato”
La specialista della trasformazione brontolò qualcosa, ma non ribattè.
“Non ho altri vestiti” aggiunse poi.
Ivex sembrava essersi aspettata proprio quelle parole, perché le lanciò una sacca di tela. Non le spiegò dove li avesse presi, né Sayura si aspettava che lei glielo raccontasse.
Aprì la sacca, trovandoci dentro una gonna coperta di brillantini e letteralmente inguinale, un corpetto di pelle nera e un paio di guanti stretti da lacci.
“Vuoi farmi passare per una prostituta?”
“Hai paura che qualcuno ci provi con te? Andiamo, se ti chiedono quanto prendi a ora mi occuperò io di stabilire un buon prezzo”
“Ivex!”
“Scherzavo” si difese lei, con un sorriso divertito. “Persino io attrarrei più clienti di te”
Sayura non ci credeva molto ma cominciò comunque a sfilarsi i vestiti.
“Con i capelli spettinati, quel kimono trasandato e l’aria psicotica?” domandò scettica, mentre gettava la gonna sul letto.
L’altra sbuffò, aprendo l’ombrello per ripararsi dai raggi del sole che le colpivano le spalle. “Dettagli superficiali. Agli uomini importa della disponibilità, e io sono piuttosto aperta quanto a nuove esperienze”
Di questo Sayura non ne dubitava minimamente. Sempre che ‘piuttosto aperta’ fosse una definizione adatta ad una che si portava a letto –o nel prato, in quel caso- il suo stesso fratello.
“E” continuò lei. “Della biancheria che indossi. Io non la ho”
Nemmeno quello la sorprese tanto. Era palese che non portasse nulla sotto, dato che le si vedeva qualcosa da censura ogni volta che si muoveva troppo.
 
Finita di vestirsi, Sayura si legò i capelli neri in una coda e saltò giù dalla finestra dopo Ivex, tanto perché prendere le scale sembrava solo una perdita di tempo.
Non parlarono di nulla mentre camminavano sotto il sole, lungo le strade dismesse della periferia. Man mano che avanzavano, superavano sempre più catapecchie e incontravano sempre più gente, perlopiù barboni stravaccati ai bordi delle strade.
Visto il grado di allegria dei ragni, Ivex si poteva considerare davvero una persona socievole e allegra. I suoi sorrisi avevano sempre un che di tremendamente sinistro e i motivetti che canticchiava erano macabri, ma si trattava pur sempre di un’assassina. Di un membro del Genei. Sayura poteva benissimo definirsi la più normale del gruppo, non che lei lo fosse veramente. E allo stesso modo Ivex poteva esser vista come simpatica e allegra, non che fosse esattamente quel tipo di persona.
“Quanto manca?” chiese, quando raggiunsero un borgo dove ormai le case erano accavallate l’una all’altra, tutte fatte da lamiere sovrapposte e corrose dalla ruggine.
“Siamo quasi arrivate.” Rispose lei, rigirandosi l’ombrello tra le mani.
“Dove siamo?”
“Nei dintorni del Ryusegai. Carino, eh?”
Sayura non rispose, anche perché subito dopo Ivex si fermò davanti ad uno degli edifici. A differenza delle abitazione della strada che avevano percorso, quel locale era molto più grosso, dalle pareti di legno consunto. Un’insegna sbilenca e fatta a mano penzolava sopra l’ingresso. Sayura non riuscì a leggerne che un paio di lettere, tanto erano storte e consumate.
Ivex entrò, scostando la tenda di perline che copriva l’ingresso.
“Si può sapere in che posto mi hai portato?” chiese la ragazza, osservando scettica l’ambiente interno, un misto tra pub, locale hard e bar stile cowboy.
“Non ti piace?”
“Avevi detto che volevi pranzare” ribattè, ferma all’ingresso. Ivex non le diede molto conto e si sedette al bancone. Piuttosto riluttante, Sayura si arrampicò sullo sgabello accanto al suo. La gonna le saliva su quando si sedeva, così che la ragazza riusciva ad avvertire la pelle consumata e l’imbottitura sotto il sedere.
“Infatti” concordò poi Ivex, mentre l’uomo dietro il bancone si avvicinava ad entrambe.
“Cosa prendete?”
Ivex sfogliò distrattamente un foglio plastificato che doveva essere il menù, poi lo passò a Sayura.
“Bacon. E uova. Anzi no, di uova ne ho abbastanza. Facciamo un hamburger e della tequila.” Ordinò, poi lanciò un’occhiata a Sayura che doveva significare che le passava il turno della scelta del pranzo.
“Prendo la stessa cosa. Solo che preferisco l’acqua alla tequila”
Quando l’uomo si fu allontanato, Ivex diede una gomitata alla compagna, che per poco non cadde dalla sedia.
“Niente alcool? Sei astemia?”
“No. Ma non sono tanto degenere da ubriacarmi a pranzo”
“E io sarei degenere?” brontolò Ivex, facendo una smorfia quasi innocente. Quasi. Per quanto si impegnasse, era praticamente impossibile nascondere del tutto la cattiveria maliziosa del suo sguardo. Sayura sentiva il sangue gelarle nelle vene ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.
“Sì. Sei la persona più spaventosamente degenere e depravata che abbia mai incontrato.”
“Quel ‘depravata’ si riferisce a me e Fei?”
Sayura arrossì, sorpresa del fatto che lei l’avesse capita così perfettamente. Non era scandalizzata. Semplicemente parecchio curiosa dei gusti… alquanto strani d Ivex.
“Io intendevo per il fatto che mi hai fatto mettere questi vestiti, ma nemmeno quello guasta alla tua reputazione da depravata”
Ivex si mise a ridere, evidentemente non infastidita dal fatto che lei sapesse.
“Sayu, tu che vita hai avuto?” chiese poi, con quella stessa malizia che avevano tutte le sue parole. A differenza di prima però, sembrava essere stranamente seria.
“Come quella di tutti i ragni, immagino” rispose lui, vaga. “Non è che accetti di entrare in un gruppo di ladri se non hai qualche problema. E la maggior parte dei problemi viene dall’infanzia”
Ivex ridacchiò. “Esattamente. Da dove vengo io le relazioni che si hanno non sono il maggiore dei problemi. E poi è solo sesso; in realtà io e Fei non andiamo molto d’accordo.” Avvicinò pericolosamente le labbra all’orecchio di Sayura, tanto che la ragazza poté sentire il suo respiro caldo sulla pelle. Un brivido le percosse la schiena. Era stranamente intrigante, pur trattandosi di un gesto tanto semplice. “Nemmeno tu mi dispiaci tanto” sussurrò.
Sayura doveva aver avuto una strana e involontaria reazione, perché sentì la risata di Ivex risuonarle in testa. O forse era solo la sua immaginazione.
L’uomo che portava le loro ordinazioni le riportò alla realtà.
Ivex affondò i denti nell’hamburger, e Sayura si ritrovò a pensare come sarebbe stato avvertire la sua bocca sulla pelle, il respiro caldo che le faceva venire la pelle d’oca e i denti appuntiti e bianchi che le lasciavano un segno visibile, di proprietà.
Lei stessa fu sorpresa e allo stesso tempo spaventata dalle fantasie che da quella mattina le affollavano la testa. Decise di distrarsi iniziando a pranzare, e nonostante l’aspetto ambiguo del locale e i tipi grotteschi che cominciavano ad affollarlo, doveva ammettere che si mangiava piuttosto bene.
Anche Ivex sembrava esserne piuttosto soddisfatta, tanto che non distoglieva lo sguardo dal piatto nemmeno quando le capitava di sentire i commenti piuttosto cristallini degli altri clienti del locali.
Un uomo dalle braccia ricoperte di tatuaggi si sedette accanto alle due. Aveva una quantità esagerata di piercing e indossava una camicia macchiata e sbottonata a metà, ma nel complesso era un tipo abbastanza gradevole d’aspetto. Per chi amava il genere mafioso ovviamente.
“I-v-e-x.” Cantilenò, poggiando una mano sulla schiena della ragazza, percorrendola fino ad arrivare all’orlo inferiore del kimono. Li tirò su, dando una sbirciata veloce. “Hai ancora il vizio della biancheria, eh?”
Lei smise di mangiare, tirandosi sul volto un sorriso che era tutt’altro che rassicurante.
“Ciao anche a te, Dwyn.” Salutò, prendendo un sorso di tequila. “Oggi sono impegnata e attualmente appagata, quindi porta pure la tua faccia bucata da qualcun’altra.”
Dwyn non sembrò offeso per il commento sulla sua faccia. “E io che speravo di beccarti in un giorno di astinenza” si lamentò, senza molto vero dispiacere. Portò i suoi occhi duri su Sayura, soffermandosi soprattutto sui suoi vestiti. “Tu ci stai, tesoro? Posso prendere una camera”
Un brivido di disgusto salì lungo la spina dorsale della ragazza. Ignorando la proposta di Dwyn, si girò infastidita verso la compagna. “Nessuno ci proverà con me, eh?”
“Avevo sottovalutato il tuo charme. Anche se non vincerai solo perché hai una taglia in più di me.” disse, alzando le spalle. Poi si rivolse nuovamente a Dwyn, stranamente con una smorfia seria. Evidentemente non era contenta del fatto che qualcuno le stesse rovinando il pranzo, si disse Sayura. “Vedi di sparire. Non ho ancora toccato il bacon” e puntò il dito contro il suo stesso piatto. “E io amo il bacon. Vorrei evitare che si raffreddi nel mentre ti strappo di dosso tutti quei tatuaggi. Compresi quelli che adesso sono nascosti”
Dwyn abbassò istintivamente lo sguardo alla cerniera dei suoi pantaloni. Alzò le mani, con aria arrendevole.
“Come vuoi, Iv. Anche se mi avresti convinto anche senza aggiungere la parte dello strapparmi pelle e tatuaggi”
Ivex ridacchiò, mettendosi in bocca l’ultimo boccone di hamburger. “È l’abitudine”
Sayura pensò che in fondo Dwyn non era così male. Soprattutto se confrontato alle ultime persone che aveva conosciuto.
Accadde abbastanza in fretta che lei se ne rese a malapena conto; un attimo prima Dwyn si era girato e se ne stava andando, e l’attimo era immobile e zuppo del suo stesso sangue, che era schizzato anche addosso a loro due. Ivex ringhiò, poi sbattè violentemente il bicchiere contro Feitan, ancora con la mano sporca del sangue di Dwyn.
“Dannazione Fei! Uno, adesso il mio bacon è annacquato di sangue. Due, è il dodicesimo che uccidi!”
Feitan lasciò cadere il cadavere senza testa di quello che una volta era Dwyn, e la maggior parte dei clienti distolse lo sguardo e se ne tornò ai fatti propri. Anche il barista, che sembrava avere qualcosa da ridire per il sangue, impallidì e rimase in silenzio.
Ivex, che per un attimo era sembrata sul punto di scoppiare, tornò tranquilla e si versò altro alcool dalla bottiglia che il barista le aveva lasciato accanto e che ormai era quasi totalmente vuota.
“Perché hai ucciso anche questo qui?”
“Era un idiota” spiegò semplicemente lui, con la calma glaciale che aveva mostrato sempre da quando Sayura si era unita al Ragno due giorni prima. Non conosceva ancora i suoi compagni ovviamente, ma la ragazza era abbastanza sicura che fossero caratterialmente molto semplici. Quindi, secondo il suo parere, quella calma glaciale era una caratteristica permanente in Feitan. Soprattutto se era così tranquillo anche dopo aver ucciso quello che doveva essere stato l’amante di sua sorella.
“Mmh” concordò Ivex, staccandosi dall’alcool. “Ci facevo sesso, il fatto che fosse un idiota non cambiava minimamente la sua bravura a letto. Piuttosto, perché sei qui?”
“Mi assicuro che tu non comprometta troppo i nuovi membri” disse semplicemente, con l’espressione di chi è veramente seccato. “Me l’ha ordinato il capo”
Ivex si voltò verso Sayura con l’aria offesa. “Ti sto compromettendo? Bloccando la crescita? Sono insopportabile?”
“Direi di no. Anche se sull’ultimo punto c’è da rifletterci un po’ prima di rispondere” disse lei, facendola ridacchiare. Poi si rivolse a Feitan, stupita. “Sul serio è stato il capo ad ordinarlo? Perché?”
“Sono qui solo perché è un ordine” spiegò apaticamente. “Non ti conviene passare troppo tempo con lei” e fece un cenno verso Ivex “Le piace rompere tutto ciò che trova”
Sayura ebbe i brividi, perché Feitan sembrava davvero serio. E Ivex davvero il tipo da fare una cosa simile. E lei non ci teneva a sapere come ‘rompesse’ le persone. Certo, era una killer professionista anche lei e probabilmente quanto a potere erano pari, ma Sayura non era sicura che le torture di Ivex fossero su quel piano. E mentalmente parlando, non era certo lei a vincere delle due. Anzi, per essere una criminale, Sayura si era sempre trovata troppo emotiva.
“Non lo ascoltare.” Si imbronciò Ivex. “Gli piace rovinarmi la vita. O almeno tentare di farlo.” Sorrise infantilmente a Feitan, che non mutò espressione. “Ce l’ha con me perché la sua sorellina lo supera di trenta centimetri in altezza”
Quello doveva aver leggermente urtato i nervi di Feitan, perché le arrivò uno sgabello addosso. Ivex se lo era sicuramente aspettato, perché nel frattempo era già saltata sul bancone.
“Fei! Okay per l’incesto, ma il sororicidio lo trovo esagerato.”
E quello doveva essere stato il punto in cui la pazienza di Feitan si era decisamente esaurita. Fortunatamente, sembrava essere sempre lucido a sufficienza per ricordarsi le regole del ragno. E capiva anche perfettamente che il vero scopo di Ivex era proprio quello di scatenare una rissa, e non gliel’avrebbe mai data vinta per una cosa simile.
Purtroppo, Feitan conosceva abbastanza bene sua sorella. Non era solo una depravata, era anche una maniaca del sangue. Più controllata di Hisoka senza dubbio, Ivex aveva sempre cercato un motivo per dare addosso a qualcuno. Il problema stava nel fatto che era estremamente brava nel punzecchiare le persone fino a corrodere i nervi. Ed erano anni che provava di tutto su di lui per fargli perdere la pazienza e attaccare insensatamente.
E Feitan non avrebbe mai ricommesso l’errore di cascarci, l’aveva promesso a se stesso e al suo onore.
Non la attaccò nuovamente, quindi. Né rispose a parole alla sua provocazione, altrimenti sarebbero andati avanti all’infinito.
Prese semplicemente Sayura per l’orlo della gonna, tirandola indietro e trascinandola fuori dal locale.






_______ANGOLO D'AUTRICE
Ciaos :D
E... sono in ritardo. Mi son completamente dimenticata che dovevo aggiornare, il capitolo stava a far muffa e solo adesso mi è passato per l'anticamera del cervello che EFP mi aspettava (ma anche no, penso che nessuno sarebbe triste se smettessi di scrivere)
Cooomunque...
Ho voluto creare un piccolo (si fa per dire, visto che è il capitolo più lungo che abbia scritto per questa fic) spazio per far conoscere meglio le due new entry del Genei.
E nel prossimo arriverà finalmente il tanto atteso momento, l'incontro fissato da Kuroro sul tetto ad un orario imprecisato! 
Inoltre, cominceranno a formarsi le nuove coppie (strane, tutto ciò che esce dalla mia mente bacata è... bacato!) e a comparire personaggi esterni al ragno. Non so per quanto continuerà la storia, ma saranno un bel pò di capitoli visto tutto quello che ho in mente.
Ovviamente la storia non sarà la stessa di Togashi, ci saranno parecchie differenze. Anche se la trama è la stessa fino all'ultimo capitolo uscito, avrei voluto tenere una certa coerenza con il manga ma... il sensei è di nuovo in pausa T__T e le sue sono persino più lunghe delle mie (che non aggiono per mesi e mesi, sono un essere orribile)
Quindi, dovendo andare avanti, le due storie prenderanno abbastanza probabilmente direzioni molto differenti. Io cercherò comunque di essere il più possibile anti-Oc.
detto questo.... spero il capitolo sia piaciuto ^^
grazie a chi ha recensito fin ora, messo la storia tra le preferite-seguite e chi ha letto i precedenti capitoli. Siete tutti un amore *-*
baci, 
Nazori chan

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Capitolo 7
*** capitolo 7: dangerous even for a thief ***


“Non ti azzardare a rifarlo” sibilò Sayura stizzita, tirandosi giù la gonna fino al limite del possibile.
“Altrimenti?”
“Altrimenti…” Sayura ci pensò un po’, su quale fosse la minaccia più efficace. “Torno da Ivex e le starò attaccata come una cozza, così tu avrai fallito l’ordine del capo. F.a.l.l.i.t.o.”
Anche quello doveva averlo infastidito. In effetti, notò Sayura, Feitan trovava irritate un bel po’ di cose. Troppe per passare una giornata senza minacciare, direttamente o indirettamente, qualcuno.
“Se lo farai” sibilò lui, probabilmente pronto ad una minaccia. Inaspettatamente, sembrò pensarci un paio di secondi prima di rispondere. “Ti succederà sicuramente qualcosa di brutto. Ivex porta unicamente guai.”
“Perfetto. Adoro i casini.”
“Sono serio.”
“Secondo me invece sei solo geloso che qualcuno possa portarsi a letto tua sorella oltre te. Insomma, quel poverino decapitato nel bar ne è la prova vivente… no, scusa, questa era una pessima cosa da dire. Ne è la prova morta.”
Ecco, lo aveva DAVVERO detto. E lo aveva DAVVERO infastidito.
“Ti interessa mia sorella?” chiese infine, anche se appariva davvero tentato dall’estrarle qualche organo dal corpo per poi gettarli nel fango.
Sayura arrossì. Le parole le erano uscire involontariamente, lei non era quel genere di ragazza che si interessa a qualcuno. Tantomeno non del suo stesso sesso e con problemi seri di comportamento.
“No, affatto” si affrettò a negare, tentando di mantenere una voce piatta e controllata. “Anzi, sì; mi interessa il suo strano modo di comportarsi. Ed il suo carattere ha un che di affascinante. Avrei voluto diventare una psicologa, anni fa, è ovvio che abbia una certa propensione a queste cose.” Sospirò, cercando delle parole che quasi si vergognava a dire. “Ma se intendi se vorrei far sesso con lei, assolutamente no. Ho altre preferenze.”
Feitan ne sembrò quasi sollevato, anche se non del tutto convinto.
“Meglio così.”
Sayura sperò che fosse finita lì. Quel tappo era tremendamente inquietante, e anche se da un lato la affascinava, dall’altro ne era intimorita come le era successo raramente. Provava sentimenti contrastanti, ed era sicura che il tempo non le avrebbe schiarito le idee né impedito di trovarlo sempre più contorto.
Anche se portava quell’alto bavero, Sayura intuì che aveva aperto bocca per dirle qualcos’altro, prima che fossero entrambi interrotti.
“Quindi sei riuscito a recuperare Sayura, Feitan?” domandò Kuroro pacatamente, seduto a leggere un grosso tomo all’ombra di un albero.
“Come avevi chiesto, capo.” Gli rispose lui, stranamente accigliato.
“Ottimo.”
Ci furono degli attimi di silenzio tombale, prima che Feitan facesse comparire un ombrello di nen, che usò per sparare a Kuroro.
Il capo lo schivò senza problemi, sedendosi sul ramo più basso dell’albero.
“Feitan, che stai…”
“Non è il capo, guardalo meglio” si affrettò a rispondere lui, senza distogliere lo sguardo dall’altro. Sayura fece come le aveva detto, e con sorpresa si accorse che Feitan aveva avuto ragione. Quella persona era più minuta di Kuroro, dai capelli castani anziché neri e perfettamente in ordine. Il cappotto foderato di pelliccia era scomparso, sostituito da vestiti più provocanti.
“Che diavolo hai appena fatto?” domandò Sayura, palesemente scioccata, senza toglierle gli occhi di dosso. “Sono abbastanza sicura che prima tu fossi Kuroro. Stesso aspetto, vestiti… persino la vostra aura era la stessa… io… sono pazza?”
“Incredibile, vero?” gongolò la ragazza, atterrando a pochi metri da loro. “Volevo continuare con la recita, però. Trasformarmi nel capo è piuttosto difficile, sapete? Beh, fa nulla. Torniamo al covo?”
Si incamminarono insieme, senza che qualcun altro dicesse una parola.
“Erano i tuoi poteri nen, quelli?” chiese poi Sayura, curiosa.
“Già.” Le rispose semplicemente Ivex, che non sembrava intenzionata a darle informazioni oltre quella. Sayura evitò di chiederle altro, anche perché erano quasi arrivati al vecchio palazzo che il Genei usava come base temporanea. Si rivolse invece a Feitan, che non aveva aperto bocca.
“Come hai capito che non era il capo?”
“Il libro. Kuroro l’ha già letto.”
“Ah.”
Mancavano all’incirca sei ore all’incontro prefissato da Kuroro, e prima di allora Sayura era seriamente intenzionata a togliersi di dosso i vestiti che Ivex le aveva prestato per andare a pranzo.
“Ci vediamo dopo” salutò, non appena furono arrivati all’ingresso, e pochi istanti dopo si era già fiondata al piano di sopra, chiusa nella sua stanza, nella speranza di potersi finalmente fare una doccia senza che qualcuno la assaltasse con strane proposte.
“Certo che questi tipi sono proprio inquietanti.” sbuffò, sfilandosi i vestiti e buttandoli a casaccio sul pavimento.
 
“Ci siete tutti?” domandò Kuroro quando anche Nobunaga e Franklin salirono all’ultimo piano del palazzo, illuminato dalla luna ben visibile nel cielo notturno.
Sayura era seduta sul muretto di cemento che delimitava il terrazzo su cui si trovavano, lo stesso su cui si era appisolata la notte prima, che le sembrava incredibilmente lontana dopo tutto quello che le era accaduto quel giorno. Si era messa il più lontano possibile da Feitan, che la stava ignorando ma di tanto in tanto le lanciava occhiate indagatorie, e da Ivex, troppo impegnata a tirare sassolini giù per i quattro piani per notarla.
Kuroro era di fronte a tutti loro, con in mano un vecchio tomo rilegato di pelle.
Il fatto che rimanessero tutti in silenzio confermò che non mancava nessuno dei ragni all’appello.
“Abbiamo un nuovo obbiettivo” cominciò il capo. “Qualcosa di ben più prezioso di tutti i tesori che abbiamo ottenuto fin ora.”
“Pensavo che i tesori inestimabili cominciassero a scarseggiare in questo mondo.” Commentò Nobunaga, lisciandosi il pizzetto.
Kuroro sorrise e anche se era lo stesso di sempre, nel suo volto c’era un qualcosa di stranamente entusiasta.
“Infatti, se il mondo fosse solo questo, non ci sarebbero più particolari avventure per ladri del nostro calibro.”
Machi sussultò, comprendendo quello che il boss voleva intendere.
“Stai dicendo che…”
“Nel continente oscuro.” La interruppe lui, con la sua solita compostezza glaciale. “I libri e le leggende parleranno del Genei, dei membri qui presenti, come dei primi ladri che abbiano mai rubato al mondo quasi sconosciuto agli esseri umani.”
Per degli interminabili istanti, nessuno parlò.
“È la prima volta che ci esponiamo così tanto.” Commentò Shalnark, pensoso. “Abbiamo sempre avuto buone possibilità di successo. È strano che tu stia rischiando in un’azione che ha ottime possibilità di portarci tutti alla morte, capo.”
“La cosa vi preoccupa, per caso?”
Le opinioni dei membri erano evidentemente contrastanti. Non era tanto l’idea di morire a dargli fastidio, piuttosto quella che il ragno sarebbe potuto scomparire con loro. Eppure nessuno di loro sembrava eccessivamente preoccupato, c’era una sorta di eccitazione nei loro sguardi, quella che solo delle persone veramente pericolose possono avere.
La risata sommessa di Ivex era l’unico rumore presente nell’aria.
“Cosa ne pensi, Ivex?” le chiese Kuroro, evidentemente curioso della sua risposta.
La ragazza era seduta sulla ringhiera che finiva di cingere il piano laddove il muro di cemento finiva, e non sembrava minimamente preoccupata dal poter cadere di sotto.
“Che potremmo morire tutti quanti, e il Ragno cesserebbe di esistere.” Commentò, anche se non era seria come gli altri membri che pensavano la stessa cosa. “È interessante, davvero una bella idea, capo.”
Il suo sguardo brillava dello stesso inquietante entusiasmo di quello di Kuroro, solo che in lei c’era qualcosa di ancora più sinistramente misterioso. “Seguirò i tuoi ordini fino all’inferno, ovviamente. Soprattutto se saranno tutti così folli.”
Shalnark alzò le mani, evidentemente compiaciuto. “Vale la stessa cosa per tutti, è ovvio. Dobbiamo seguire gli ordini della testa, indipendentemente da tutto il resto.”
“Una gran bella sfida, non c’è che dire” commentò Phinks.
“Se lo dice il capo, non ci resta altra scelta” aggiunse Shizuku, che come gli altri non sembrava particolarmente dispiaciuta dalla decisione.
“Bene. Dividetevi in gruppi da due o tre. Per salire sulle navi dirette al continente oscuro potrete utilizzare gli stratagemmi che preferite, ma è consigliabile che ci facessimo assumere tutti per come guardie del corpo. Ultimamente sei principi di un paese stanno cercando uomini che li proteggano nel viaggio nel continente. Adempierete agli incarichi scelti fino all’arrivo, fingendo di non conoscere nessuno tra di noi. Una volta sbarcati, fuggiremo per ritrovarci e cominciare il nostro lavoro. Tutto chiaro?” spiegò, al che tutti espressero la propria approvazione.
Kuroro volle inoltre che sia Cortez che Sayura fossero abbinati a membri con più esperienza, quindi si vennero a formare le coppie: Phinks-Feitan-Sayura, Nobunaga-Shalnark, Franklin-Shizuku-Cortez, Bonolenov-Kortopi.
“Machi e Ivex verranno con me.” terminò. Machi annuì rispettosa, Ivex sbuffò.
“C’è un motivo particolare per quest’ultimo abbinamento?” chiese, gettando la testa all’indietro, i capelli liberi nel vento notturno.
“Per evitare che tu combini casini, ovviamente.” le rispose compostamente il capo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Vedo benissimo che hai qualche brutta idea in mente.”
Ivex non sembrò esserne infastidita, sorrise invece compiaciuta dal modo in cui Kuroro l’aveva capita.
“Come vuoi.” rispose semplicemente, con un’alzata di spalle.
Appena la riunione fu terminata i vari gruppi formatisi presero ognuno la propria strada, chi partì subito come Bonolenov e Kortopi e chi invece preferì passare un’ultima notte di relax prima di prendere la strada per imbarcarsi per il nuovo mondo.
Sayura raggiunse Phinks e Feitan, che stavano scendendo al piano di sotto.
“Quando dobbiamo partire?” chiese, diligente.
“Domani all’alba.”
Phinks le diede un colpetto di sollecitazione sulla schiena. “Per essere il tuo primo raduno con il Genei, è un inizio piuttosto movimentato. Vedi di non intralciare nessuno.”
Lei ribattè con un sorriso orgoglioso. “Ho poca esperienza, questo è vero. Ma sono piuttosto forte.”
“Così si dice, ragazzina.”
Sayura si chiuse in camera, decisa a sistemarsi per bene prima di partire. Feitan era scomparso dicendo che avrebbe rimediato un mezzo di trasporto prima dell’ora per cui si erano accordati di partire, Phinks invece aveva detto che avrebbe chiesto a Shalnark delle condizioni necessarie per diventare guardie del corpo.
Qualcuno bussò alla sua porta, quindi la ragazza finì di sfilarsi gli stivali e si avviò alla porta, scalza.
Aprendola, si rese conto con un certo sollievo che non era nessuno da cui poteva aspettarsi guai.
“Capo!” esclamò vedendo Kuroro, fermo con la schiena poggiata contro il muro di fronte. Un brivido le percosse la schiena, assieme ad un amaro timore.
“Non è un illusione di nuovo, vero? Sei davvero il capo?”
Kuroro sembrò sorridere nella penombra, evidentemente consapevole di ciò che intendeva.
“Ivex ti ha già creato problemi a quanto vedo, in meno di una giornata che vi conoscete. Ho mandato Feitan a fermarla proprio per questo.”
La ragazza sbuffò, cercando di dimenticare quello che era successo nel primo pomeriggio, soprattutto la conversazione con Feitan.
“Suppongo tu sia qui per un motivo, comunque. In cosa posso aiutarti, capo?” rispose lei cambiando discorso, con un sorriso di disponibilità. Era appena entrata nel ragno, rendersi utile era la cosa migliore che poteva aspettarsi per il resto della giornata. O anche per la settimana intera, visto che quella aveva tutta l’intenzione di figurarsi come un periodo di convivenza forzata con un feticista della tortura e un grosso simil-scimmione senza sopracciglia.
“Niente. Volevo solo darti un consiglio, in quanto nuovo membro. L’ho già riferito a Cortez.” Kuroro era calmo come al solito, come se invece di essere il capo di un gruppo di assassini in partenza per un luogo di morte sicura, fosse stato un semplice capo ufficio. “Come assassina dovresti già saperlo, ma non diffidare mai dell’istinto. Puoi fidarti dei membri del ragno, ma non contare mai troppo su di loro. Siamo compagni, ma dobbiamo saper agire perfettamente da noi.”
Sayura annuì, seria. “Fin ora ho sempre contato solo sulle mie capacità. Riuscirò a collaborare con gli altri, ma preferirei comunque mantenere una mia autonomia.
Kuroro non le rispose, allontanandosi.
“Capo, posso chiederti un’ultima cosa?” lo fermò, con una certa curiosità. Il cenno che le fece la incitò a parlare.
“Come mai mi hai abbinato proprio a Feitan e Phinks?”
Il rumore delle tende scosse dal vento notturno che entrava dalla finestra rompeva il silenzio del palazzo, dove evidentemente nessun ragno dormiva per prepararsi a partire, mentre qualcuno era invece già andato via.
“In realtà, inizialmente avrei voluto che fossi tu a venire con me. Ma mettere insieme Ivex e Feitan avrebbe significato una probabile guerra tra i due, e abbinandola a qualcun altro avrebbe sicuramente creato complicazioni. Tenendo conto della tua solitudine abituale, ho pensato che metterti con loro due, che sono abituati ad agire di proprio, non ti avrebbe dato problemi. Sbaglio?”
“No, penso di no. Inoltre… l’avevo già notato prima, ma Ivex è già entrata in contatto con la brigata prima, vero? Inizialmente ho pensato che fosse perché lei e Feitan erano fratelli, ma ormai non ne sono più così sicura.”
Il sorriso del capo le sembrò essere quello di una persona che nasconde una potente arma, ma non può far a meno di esserne fiera. Si riscosse dicendosi che doveva essere la sua immaginazione, dovuta alla sua insaziabile curiosità e al suo intuito come psicologa.
“Lei era un ragno, anni fa. Ma a quel tempo era ancora una ragazzina, dunque si comportava come tale.”
Rimasta sola, Sayura cominciò a pensare ad un modo per ammazzare il tempo per le seguenti tre ore, prima dell’incontro fissato con Feitan e Phinks per partire.
 



ANGOLO D'AUTRICE
eee.. sono pazzescamente in ritardo.
avevo anche il capitolo pronto da un pò, però urrà, il mio fedele pc ha deciso di andare in vacanza senza chiedere la mia opinione a riguardo. dopo questo sono abbastanza sicura che la nostra relazione non sarà più come prima, mi sento profondamente tradita...
anyway, e finalmente si è scoperto cosa diamine vogliono rubare i nostri cari, carissimi e inquietante Ragni.
in realtà non penso che Kuroro si sbilancerebbe così tanto, ma era l'idea più esaltante che mi venisse in mente. e poi volevo tenermi in tema il manga. A tal punto, come saprete, Togashi ha deciso, tanto perchè di soldi e fama non gliene mancano, di prendere una paura. Ancora. Speriamo almeno che non siano tre fot*dfdghjsa*i anni come l'ultima volta. quindi, non potendo seguire la storia originale per mancanza di storia originale, me la inventerò di sana pianta. Cercando comunque di inserirmi nei sobborghi del modo contorto di pensare del sensei.
Metterò il prossimo capitolo entro l'inizio del prossimo mese, anche se non l'ho ancora finito.
*le balle di fieno rotolano*
ciao a tutti... chiedo nuovamente venia per il ritardo.... ciao anche alle balle di fieno.
e grazie per le ultime recensioni.
baci,
Nazori chan

 

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