I figli della Luna

di bibabiba91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Prologo- ***
Capitolo 2: *** - La Quiete Prima Della Tempesta - ***
Capitolo 3: *** - Sogno Di Libertà - ***
Capitolo 4: *** - Regalo Di Compleanno _ ***
Capitolo 5: *** - Artù e Ginevra- ***



Capitolo 1
*** -Prologo- ***


Eccomi qui con una mia nuova avventura :) ... ci è voluto un pò per convincermi di farlo  ma l'ho fatto e spero che vi piaccia . Prometto anche che continuerò Inevitabile al più presto ... Bacione . Biba

I FIGLI DELLA LUNA

Prologo

La luna era crescente nel cielo stellato. La primavera era arrivata e l’aria iniziava a farsi pian piano più calda. Nella contea di Asgard, quella sera, regnava la tranquillità; le donne erano nelle case ad accudire i figli, i panettieri preparavano il pane per il giorno seguente e i fabbri che lavorano il ferro per dare vita a spade forti e lucenti per i cavalieri, e il mare che si frangeva dolce e sensuale sulla scogliera donava un suono rilassante a tutti gli abitanti .
La contea non era molto estesa, ma era ben protetta. A circondare la collina dove era situato il maestoso castello, si reggevano delle alte montagne,  impossibili da superare, erano i monti Arcobaleno, denominati cosi perché quando nel cielo si disegnava un arcobaleno, era come se esso collegasse il mare con le montagne; una delle leggende di Asgard narra che quelle montagne siano impossibili da scalare o attraversare, e che l’unico modo per arrivare alle altre terre e agli altri regni sia il mare, ma un giorno, un giovane di nome Asgard Malory riuscì ad arrivare a quella terra nascosta, dando via alla dinastia dei Malory  e al regno.  Mentre di fronte, ad ovest, c’era una grande distesa d’acqua, che durante il dì sembrava un tutt’uno col cielo e la sera sembrava che il sole venisse inghiottito dalle acque regalando un tramonto a dir poco stupendo, e per chi aveva fantasia, si poteva sentire il sole bruciare nel mare. Asgard era un regno magico, nessuna guerra aveva segnato quelle terre, quelle terre ricoperte di alberi di ciliegio, che per qualche strana magia regalavano una fioritura ad ogni luna piena,che  regalavano estati caldi e distese di lavanda e rose di tutti i colori, ed inverni freddi con nevicate e camelie rosa che uscivano dal manto nevoso. La maestosità di quel regno era dovuta anche ai sui sovrani. Asgard da dieci generazione era governata dalla dinastia dei Malory, famiglia di grandi condottieri valorosi e forti; l’attuale re ora è Thor, uomo saggio, marito fedele e sovrano genuino e caritatevole. Spesso, quando la mattina offre bel tempo e brezza che arriva dal mare, il sovrano scende tra il popolo, si reca nella locanda e si fa preparare della torta di mele, per lui la più buona, e poi insieme alla sua signora, la regina Penelope, passano l’intero pomeriggio sulla scogliera ad osservare il mare e ad immaginare dei figli che si arrampicano sugli alberi e delle figlie che raccolgono fiori; il loro era considerato vero amore, perché quello che distingue il regno di Asgard con gli altri regni era il matrimonio, che non era di natura politico od economico, ma era il frutto di un vero amore, infatti la regina Penelope era la figlia della dama di compagnia della madre di Thor.  Lui, come fecero tutti i sovrani prima di lui, tentarono di superare i monti Arcobaleno, ma senza successo.
Quella notte di luna crescente, il sogno di un uomo e di una donna innamorati si era avverato: la regina aveva dato alla luce due gemelli. Thor, come ogni neo papà, camminava avanti e indietro nel corridoio in preda all’agitazione, consumando il marmo decorato con motivi floreali scarlatti, sentiva la sua amata soffrire e voleva essere in quella stanza con lei a darle supporto, ma le dame della regina lo avevano impedito; si tormentava il medaglione che portava il simbolo dei Malory, una luna crescente d’orata,appunto, con due stelle viola al suo interno. Quando sentì i vagiti di due bambini tirò un sospiro di sollievo, ed un sorriso apparve sul suo viso. La porta si aprì e finalmente poteva entrare. Andò a dare un bacio alla moglie, che gli sorrise teneramente per poi addormentarsi stanca dalla sforzo, e poi si avvicinò alle due culle, due bambini, un maschio ed una femmina, muovevano le loro manine. Si guardavano intorno curiosi, come se volessero scoprire la loro nuova casa e non appena il loro papà si avvicinò a loro, iniziarono a guardarlo con i loro occhioni viola. Il re prese prima in braccio il maschio.
<< Benvenuto al mondo mio piccolo eroe >>
Gli diede un bacio sulla guancia e lo ripose nella culla. Poi andò dalla femmina.
<< Ciao principessa >>
La bambina portò la sua manina sulla barba incolta del padre come se volesse ricambiare quel saluto. Diede un bacio sulla fronte e ripose anche lei nella culla. Asgard aveva una nuova generazione adesso, con il principe Alexander e la principessa Isabella.
 

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Capitolo 2
*** - La Quiete Prima Della Tempesta - ***


 Ecco qui, posto velocemente la storia, cosi prima studio e prima mi ingozzo di pettole :Q_ ... Buona Santa Cecilia a tutti... bè scappo...


- CAPITOLO 2-
Sono passati cinque anni dalla  nascita dei due piccoli Malory, e il regno di Asgard continuava ad essere sereno e vigoroso. In tutti gli anni di regno del re Thor, rare erano state le volte in cui il sovrano aveva lasciato il regno, se non per partecipare agli inviti di nozze o festeggiamenti da parte degli altri regni, e mai per prendere parte a guerre o patti di alleanza. Quel giorno il regnò era in festa per l’arrivo della visita del fratello minore del sovrano, ma fino all’arrivo però, il sovrano giocava con i due figli sulle distesa di erba alle spalle del castello. La piccola Isabella era seduta sul prato ad osservare il fratello ed il padre che giocavano con le spade; aveva dei lunghi capelli biondi, come il padre, e degli occhi viola che mettevano in risalto il suo carattere vispo e testardo, come il padre. Il principe Alexander invece aveva dei capelli scuri come la madre ed anche lui occhi viola, ma a differenza della sorella era più tranquillo e sereno. La loro differente altezza faceva pensare a tutto tranne che a una coppia di fratelli gemelli.
In quel momento la piccola Bella voleva stare con la madre, invece di osservare i due Malory, ma la regina Penelope era impegnata a sistemare il castello per l’arrivo del cognato, e quelle cose da donna alla piccola non piacevano. Si alzò in piedi e prese il ramo di un albero immaginando che fosse una spada, ma i suoi occhi incrociarono qualcosa di strano.
<< L’arcobaleno>>
La bambina indicò con un dito l’arcobaleno che collegava i monti con il mare, attirando l’attenzione del padre e del fratello, che rimasero stupiti poiché era raro che in un giorno d’estate esso si mostrasse nel cielo.
In quel momento una nave attraccò al porto e da li scese re Igor,  fratello minore di Thor. Anche se era il fratello minore, re Igor aveva una stazza possente, che in certo senso stava ad indicare la sua voglia di battaglia; a differenza del fratello, ma anche di tutti i Malory prima di lui, aveva nel sangue il gusto della guerra, per questo lasciò Asgard ed andò a fare fortuna sposando la principessa del regno del Nord, ma dopo tutto era legato alla sua terra e alla sua famiglia. L’estate amava tornare nel suo paese, andare nelle locande dove da bambino si nascondeva dal padre e cavalcare sui prati sempre in fiore. Ma Igor era li per un altro motivo
<< Adorato fratello>>
Igor entrò nella stanza del trono a braccia aperte,dove Thor era appena tornato dalla giornata con i figli.
<< Sembri più bambino tu dei mie due nipoti>>
I due Malory risero e poi si abbracciarono in un abbraccio fraterno. I due bambini invece abbracciarono lo zio dalle gambe. Anche se Alex e Bella erano gemelli, la piccola aveva una statura più minuta e alla vista di tutti, lo zio Igor pareva un gigante. Prese la piccola in braccio mentre arruffò i capelli al nipote.
<< A cosa devo la tua visita?>>
Domando Thor mentre fece segno al fratello di seguirlo in un’altra sala, intuendo che c’era qualcosa nel momento in cui non notò la consorte del fratello insieme a lui. L’omone mise a terra la bambina, e seguì il fratello. I due principini andarono a giocare nel giardino del castello.
<< Dai Bella muoviti … perché sei lenta a correre?>>
Si lamentava il fratello, che era costretto a fermarsi per aspettare la sorella, che per colpa del vestito color avorio, faticava a correre.
<< Va bene io ti aspetto li allora>>
Alex corse via. Bella sbuffo incrociando le braccia, e col broncio raggiunse l’uscita.
<< Però non vale>> si lamentò.
 
 
Igor e Thor erano seduti intorno alla tavola della sala delle riunioni del castello. Un silenzio incombeva nella sala, nessuno dei due parlava. Thor continuava a tormentarsi il medaglione simbolo della sua famiglia, mentre Igor si attorcigliava la barba bionda che lo faceva sembrare più anziano di quel che era.
<< Perché mi hai chiesto una cosa del genere>>
Il fratello maggiore guardò il minore negli occhi.
<< Ti sto chiedendo aiuto fratello, non vorresti mica lasciare tuo fratello in un momento del genere>>
Thor si alzò di scatto dalla sedia battendo un pugno sul tavolo di legno scuro.
<< Asgard non è mai entrata in guerra. È una contea pacifica … e sai bene cosa racconta … >>
A quel punto anche il minore si alzò.
<< è una stupida favola per bambini Thor … non vorrai credere davvero che se Asgard entrasse in guerra, perderebbe il suo splendore e non ci sarebbero più eredi per mandare avanti la dinastia dei Malory … dietro a quelle montagne c’è un altro mondo, altri regni che per avere le terre in loro possesso hanno lottato>>
Il re di Asgard si mise di spalle e chiuse gli occhi. Pensò per qualche secondo e poi sospirò.
<< Sei mio fratello … non posso abbandonarti>>
 
Alex e Isabelle erano vicino alle cascate in attesa di Kalev. Il piccolo Kalev era il figlio del fabbro, ed ogni giorno si incontravano di nascosto per andare a giocare. In realtà non c’era nulla da nascondere, Kalev era il figlio del fabbro, che da piccolo era abitudinario giocare con Thor e Igor, ma erano bambini e fare cose di nascosto per loro era eccitante. Kelev era un bambino minuto e timido, gli unici amici che aveva erano i due piccoli principi. Aveva dei capelli castano scuro che raccoglieva in un codino e degli occhi verde smeraldo che ponevano in secondo piano la cicatrice che aveva sopra al sopraciglio destro. Era più grande di loro di qualche anno, ma il suo fisico faceva pensare il contrario; era poco più alto di Isabella ed aveva il viso scanalato per l’eccessiva magrezza, eppure l’appetito non gli mancava. Era timido la maggior parte del tempo,ma aveva tanto coraggio.
<< Secondo voi cosa c’è dietro alla cascata?>>
Domando Alex, mentre giocava col medaglione, anche lui aveva lo stesso medaglione del padre e si regalava al quinto compleanno del futuro re. Kalev lo guardò e poi guardò la cascata.
<< E se c’è un tesoro? >>
Disse dopo un po’. Bella senza pensarci due volte, si alzo il vestito legandolo in vita ed entrò dentro la cascata.
<< Bella aspettaci >>
Gridarono i due bambini all’unisono per poi seguirla. In quel momento si senti un tuono rombare nel cielo.
 
I fratelli Thor e Igor, dopo la loro riunione, si recarono nelle scuderie per fare una cavalcata, anche se il tempo minacciava una tempesta; ma in quel momento arrivò una guardia. Aveva l’aria agitata, e si notava dallo scalda collo rosso che era posto in modo errato.
<< Mio signore dovete tornare a corte, la regina Penelope dice che è urgente>>
Era raro che per la regina ci fosse qualcosa di urgente. Thor allarmato segui la guardia fino alla sala del trono, dove ad attenderlo c’era la piccola Bella in lacrime. Alla vista del padre andò ad abbracciarlo.
<< Cosa è successo?>>
Le accarezzo i capelli ma guardò la moglie.
<< Alex e Kalev sono scomparsi dentro la cascata>>
Subito si misero in moto dei soldati per cercare i due bambini in tutto il regno di Asgard, mentre il re con la figlia ed il fratello andarono a cercarli nei pressi della cascata. Isabella teneva stretta la mano del padre e la mano dello zio, quando ad un certo si sentì un tuono ed alzo gli occhi al cielo.
<< Papà … guarda >>
Il sole sembrò calare velocemente e fu coperto da delle nubi grigie e fredda e la una pioggia fredda e di non buon auspicio iniziò a cadere.
 
Passarono diversi giorni, ma nulla era cambiato. Il principe Alex e il piccolo Karev non furono trovati, e la pioggia cadeva incessante costringendo il popolo a rifugiarsi tra le mura del castello, il re Igor a rimandare la partenza, e portò tutti gli alberi di ciliegio a perdere la fioritura. 

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Capitolo 3
*** - Sogno Di Libertà - ***


Lo so che forse dovrei continuare Inevitabile, ma la mia testa non ne vuole sapere di continuare una storia delicata come quella quindi continuo qui, anche perchè sono arrivata a scrivere già il sesto capitolo e se continuo cosi domani capace che la termino XD
Buoa lettura a tutti

Capitolo 3.
Due uomini in sella ai loro cavalli cavalcavano più veloce che potevano. Uno dei due era in vantaggio, ed aveva un cavallo nero con zoccoli bianchi e una macchia sul muso dello stesso colore, ed una folta coda e criniera bianca, e si fermò sotto ad un albero di ciliegio. L’altro dopo un po’ lo raggiunse.
<< Thomas Thomas , siete troppo lento>>
Disse quello che era arrivato prima. Si tolse un fazzoletto dalla testa e dei lunghi capelli color oro caddero morbidi sulle spalle.
<< Principessa siete tale e quale a vostro padre>>
Isabella sorrise.
<< Thomas so badare a me stessa, è inutile che mi state dietro … non ascoltate mio padre >>
<< Risparmio fiato … >> osservò la guardia che si rimise in sella << … non tardate>>
E andò via. Bella legò il suo cavallo all’albero e si sedette di fronte alla cascata iniziando a disegnare.
Sono passati 10 anni da quando il principe Alexander e Kalev sono scoparsi ad Asgard. La piccola Bella adesso non è più una bambina, i suoi capelli sono lunghissimi e color oro, ed non è più la bambina minuta di un tempo, un po’ di altezza è cresciuta, e il suo corpo è cambiato accentuando le forme femminili. Tutti a corte la trattano come una principessa da difendere, ma lei tanto principessa non si sente; le piace andare a cavallo e ad allenarsi con la spada con il padre, da una mano ai contadini e spesso aiuta i domestici. I suoi genitori sono orgogliosi della ragazza che è diventata, ma spesso desiderano che si comportasse da principessa quando c’è occasione.
Tra qualche giorno compirà sedici anni, e come ogni anno, si reca alla cascata dove scomparvero il fratello e l’amico Kalev. Si dava la colpa di quello che era successo, perché se lei non fosse entrata in quella grotta i due non sarebbero scomparsi.
Un luccichio attirò la sua attenzione e il suo sguardo passò dalla cascata alle alte montagne. Le tornò in mente la leggenda che suo padre raccontava a lei e suo fratello sul primo Malory e che nessuno era più riuscito a farlo.  Si alzò di scatto e raccolse il suo quaderno dei disegni e ritornò di fretta al castello.
Attraverso la distesa erba, dove solo poche lavande erano fiorite. Da quel giorno Asgard aveva perso gran parte del suo splendore: i fiori faticavano a fiorire, l’inverno era sempre più lungo e gli alberi di ciliegio perdevano i loro fiori. Poi re Thor aveva deciso di affrontare una guerra aiutando il fratello, e questo portò Asgard a diventare nemica di altri sovrani e quindi la possibilità di un attacco improvviso, la perdita di numerosi soldati e l’emanazione di una legge che imponeva a tutti i bambini maschi che dopo il compimento dei setti anni dovevano ricevere l’educazione militare.
Isabella lasciò il cavallo nel cortile del castello senza portarlo nelle stalle e si recò verso la sala delle riunioni dove c’era il padre che presiedeva una riunione.
<< Isabelle … è male educazione interrompere una riunione>>
La rimproverò, ma lei aveva lo sguardo deciso.
<< Devo parlarvi in privato >>
Il re chiese scusa del disturbo e i due andarono nella sala del trono.
<< Allora cosa c’è di tanto urgente?>>
<< Voglio provare ad attraversare le montagne come fece il primo Malory della nostra dinastia>>
Il padre la fulminò con lo sguardo.
<< Non se ne parla, è pericoloso per una principessa>>
<< Non mi trattare da bambina ...>>
<< … ho già perso un figlio, se ti dovesse succedere qualcosa non me lo perdonerei mai>>
La interruppe il padre.
<< Alex è Kalev sono scomparsi sulle montagne, può essere che il qualche modo siano riusciti ad …>>
<< Tuo fratello è morto>>
La interruppe di nuovo. Bella non riusciva a credere a quelle parole. Anche suo padre era cambiato, era diventato più cinico, e l’unica cosa a cui pensava era dare un futuro al suo regno, progettando un matrimonio per la figlia, un matrimonio che andava contro al suo, visto che detestava i matrimoni combinati.
<< Io farò con o senza il tuo consenso>>
La principessa andò via sbattendo rumorosamente la porta.
 
Ai pendici di una montagna, due ragazzi erano distesi ad osservare il cielo, uno si addormentò mentre l’altro sognava di andare via da quelle campagne. Erano due fratelli cresciuti tra le campagne di un piccolo villaggio , nella contea del regno di Isidor. Il regno di Isidor si trovava alle spalle dei monti Arcobaleno, ed era il regno dove nacque il primo re di Asgard. Era una contea molto vasta, e si preoccupava solo dei villaggi vicini al castello, poiché lo fornivano di viveri; mentre i villaggi che si trovavano al confine, spesso e volentieri erano ignorati dal proprio re. I due ragazzi facevano parte di questo villaggio, che si trovava ai piedi delle montagne e basava il suo vivere nella coltivazione del grano. Il fratello più grande era quello che osservava le montagne, poi osservò il fratello ed iniziò a punzecchiarlo con un bastone.
<< Che cosa vuoi adesso Tim >>
Si lamentò mentre aprì gli occhi.
<< Ti ricordi della leggenda che mamma ci raccontava da piccoli?>>
<< Quale quella tipo che passò le montagne e divenne re?>>
Disse mentre si metteva seduto e si passava una mano tra i capelli neri.
<< Voglio farlo anche io  Ben >>
<< Cosa?>>
Ben si alzò di scatto e guardò il fratello dritto nei suoi occhi color verde smeraldo.
<< Andiamo che futuro abbiamo qui … voglio farlo, scoprire nuovi mondi. Mamma ci raccontava sempre questa storia, chissà forse è per dirci di provare>>
Replicò Tim. Tim e Ben sono due fratelli che fin dalla nascita hanno sempre vissuto nel regno di Isidor. Tim è il più grande, ha circa vent’anni ed ha un fisico possente e muscoloso grazie al lavoro nei campi fin da piccolo, era il intraprendente dei due, e non aveva paura di niente. Ben tra qualche giorno invece compirà sedici anni, e lui a differenza del fratello, era stato educato in modo diverso: non ha mai lavorato nei campi con il padre ed il fratello, ha avuto una istruzione e fin da piccolo ha imparato a padroneggiare una spada, come se lo stessero preparando per qualcosa che lui ancora non è riuscito a capire; la sua muscolatura era poco sviluppata rispetto a quella di Tim ed era poco più basso di lui.
Ben guardò il fratello e poi le montagne.
<< Sai hai ragione … tentar non nuoce >>
Tim sorrise e cinse un braccio intorno al collo del fratello portandolo a sé per poi arruffare tutti i capelli.
<< Bravo fratellino >>
Ben riuscì a liberarsi velocemente e due iniziarono a lottare come due fratellini.
 
Isabella era solita scendere nel paese, a passare del tempo con la sua gente, giocare con i bambini e insegnare loro a leggere o a scrivere. Indossava abiti semplici, una veste color panna un po’ stracciata e un corpetto verde con delle decorazioni bianche, per non dare nell’occhio e non farsi riconoscere dalle guardie perché altrimenti il padre avrebbe fatto storie, raccoglieva i suoi capelli in una lunga treccia che abbelliva con dei fiori. Si mise un mantello grigio per non farsi riconoscere. Scese di fretta le scale che portavano sul cortile del castello, dove i carri arrivavano per scaricare prodotti. Il cortile era circondato da siepi e Bella si nascose dietro all’ultima siepe, quella più vicina al cancello di uscita. Aspettò per un po’ fino a quando non uscì un carro che aveva scaricato latte e grano, per salire scaltra come un leopardo sul sellino accanto al contadino. L’anziano la guardò sorridendo, senza sorprendersi di quella ragazza salita all’improvviso. Era abituato a vedere la principessa scappare e lui era la sua via di fuga.
<< Come sta sua moglie? >>
Domando all’anziano, che era ricurvo su se stesso e la pelle scura, bruciata da quel sole che sopporta mentre lavora.
<< Bene … ha detto che quando ci vieni a trovare ti prepara la torta di mele>>
Bella sorrise e gli schioccò un bacio sulla guancia. Lasciò quel contadino ai suoi lavori ed iniziò a passeggiare per le vie del villaggio. C’era un odore di zucchero e cannella, le donne preparavano la torta della domenica. Il cielo era coperto da panni stesi su un filo che andava da una palazzina all’altra. A Isabella piaceva quella gente, quei vicoli e quella semplicità. A corte c’era sempre qualcuno che preparava i pasti per lei e la famiglia, qualcuno che la mattina le faceva trovare abiti sempre nuovi e boccette di profumo, qualcuno che le insegnava come organizzare il proprio futuro. Detestava tutto questo, voleva impastare il pane con le sue mani, toccare a mani nude il grano, vestiva da semplice contadina e imparava ad affrontare la vita affrontandola. Dopo tutto sua madre era una bambina del popolo, figlia di una dama di compagnia, ed anche suo padre era un re fuori dal normale prima che le angosce della guerra arrivassero anche ad Asgard. Bella arrivò davanti ad una palazzina di un solo piano. Aprì la porta di legno bianco con dei fiori disegnati sopra. Era una locanda, dove la gente si recava per stare in compagnia e mangiare un pasto caldo, ma a quell’ora non c’era ancora nessuno, erano tutti al lavoro.
<< Martina?>>
Domandò alla donna che stava sistemando dei centro tavola sui tavoli.
<< In cortile >>
La signora le sorrise. Aveva la faccia paffuta e quando sorrideva si creavano delle fosse sulla guancia.
Bella andò nel cortile di quella palazzina, dove una ragazza giocava con una bambina di circa tre anni.
<< Sono arrivata>>
Isabella raggiunse la ragazza e quella bambina.
Martina era la sua migliore amica, si sono conosciute quando avevano dieci anni, quel giorno Bella lasciò la mano al padre e si perse nel villaggio. Martina la vide piangere sotto un albero di pesco.
<< Ti sei persa?>>
Le domandò mentre giocava con i suoi capelli lunghi e ramati. Isabella tirò sul col naso e guardò quella bambina dritta negli occhi verdi, che risaltavano molto con quel colore rossastro dei capelli.
<< Ma hai gli occhi viola!?>>
Disse la rossa con meraviglia, Isabella annuì e si alzo.
<< Io sono Isabella>>
<< Io Martina>>
Sorrisero entrambe.
<< Vieni … mia madre ha fatto la torta >>
Martina le porse la mano, ed insieme entrarono nella locanda.  Passarono il pomeriggio a giocare su quel tavolo di legno fino a quando non arrivò una guardia del re che andava in cerca di lei. Martina capì subito chi era ed aspettava con ansia il ritorno di Bella per poter giocare, perché sapeva che lei era una principessa fuori dal normale.
Isabella e Martina lasciarono la locanda e andarono sulla scogliera ad osservare il tramonto. Isabella se ne stava in silenzio e con le mani strappava i fili d’erba. Martina la osservava.
<< Cos’hai?>>
Le domandò.
<< Niente oggi ho discusso con mio padre>>
Martina sorrise, come se era una cosa normale sentire quelle parole. Iniziò a farsi una treccia con quei lunghi capelli  rossi, che la impacciavano, le facevano sentire caldo, ma non voleva tagliarli, a soli sedici anni sognava il matrimonio e per quell’occasione i suoi capelli dovevano essere lunghi.
<< Cosa vuoi fare? >>
Isabella si alzò ed iniziò ad osservare le montagne.
<< Voglio attraversarle. Fare come il primo Malory, scoprire cosa c’è oltre a quell’ ammasso di roccia … sono sicura che scoprirò che fine ha fatto mio fratello e Kalev >>
Martina conosceva tutta la storia, Isabella l’ha raccontata cosi tante volte che ogni volta ha come la sensazione di essere li con loro in quella cascata. Ricorda quel giorno, quando le guardie perquisirono tutte le case del villaggio per cercare i due bambini, ricorda la madre di Kalev, una donna bassa e tozza, segnata dal dolore per la perdita del marito qualche anno prima, che non mostrava segni di disperazione, se ne stava li seduta sulla panca ad aspettare il figlio, fino a quando la malattia che le aveva colpito gli occhi non la portò via.
<< Tanto è inutile che ti chiedo cosa pensa tuo padre … quindi … quando hai intenzione di farlo >>
<< Tra tre giorni >>
<< è il tuo compleanno >>
Le fece notare Martina.
<< Tranquilla … mangeremo la nostra torta alle ciliegie>>
La rossa sorrise. Ad ogni compleanno, sia che di Martina che di Bella, le due sono solite a passare il pomeriggio tra gli alberi di ciliegio e a mangiare torta alla ciliegia, preparata dalla moglie del contadino che ogni giorno porta latte e grano a corte.
<< Tu mi appoggi vero?>>
Le domandò Bella.
<< Certo … cosi poi mi racconti come è Asgard da lassù>>
Entrambe sorrisero e si strinsero in un abbraccio.  
 





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Capitolo 4
*** - Regalo Di Compleanno _ ***


Eccovi qui il quarto capitolo...oggi sono stata tutto il giorno fuori e sono stanca per scrivere XD quindi vi posto un capitolo. Bene buon sabato sera a tutti XD

CAPITOLO 4

A corte c’era un odore di cannella e di mele. Le donne della cucina stavano preparando la cena per  il banchetto che si sarebbe tenuto quella sera per il compleanno della principessa Isabella. Al banchetto parteciperanno anche altre famiglie reali, ma solo con un unico scopo per re Thor: trovare un principe adatto per sposare sua figlia, che ormai ha l’età da marito. La regina Penelope sistemava i fiori, lavande e petali di ciliegio. Poi andò in cucina e prese un vassoio con delle fette di pane, marmellata di more e va a portare la colazione a letto alla figlia. Lo fa ad ogni compleanno, porta la colazione a letto ai suoi cari. La regina indossava un vestito azzurro, che metteva in risalto il suo fisico asciutto, i capelli  raccolti in una treccia, ha i capelli neri come la pece ed iniziano a vedersi filamenti argentei. Bussò alla porta di Bella, nessuna risposta, sta ancora dormendo. Spinse la porta con un gomito.
<< Buongi…>>
Lasciò cadere il vassoio per terra, non c’era nessuno in camera che era sotto sopra.
 
Bella e Martina arrivarono  nel bosco di alberi di ciliegio. Si sedettero su una roccia ed iniziarono a mangiare la loro torta alle ciliegie. Bella indossava pantaloni, li aveva fregati a Trevor, suo cugino e figlio di Igor, che erano li per il suo compleanno, erano da cavalcata, e poi una casacca del padre, che poiché le andava grande aveva stretto in vita con una cinta dove aveva appeso una spada ed una sacca per l’acqua. Arrivò all’appuntamento a piedi, senza il suo cavallo Ginevra, per sviare le guardie quando si sarebbero accorti della sua assenza. Rimasero li per un po’. Martina si divertì a fare una treccia con i capelli biondi di Bella, così i lunghi capelli non li erano d’intralcio.
<< Mi raccomando .. torna vittoriosa >>
Le due amiche si strinsero in un abbraccio forte.  Poi bella prese la spada di Alexander, quella con la quale si allenava da bambino, e iniziò a correre verso le montagne. Verso quel luccichio che vide qualche giorno prima.
 
<< Come sarebbe a dire che è scomparsa >>
La voce di Thor tuonava in tutta la corte. Penelope lo guardava dispiaciuta, come se si sentisse in colpa di quello che era successo. Igor era seduto a quel tavolo insieme alla moglie Cristina e al figlio più grande  Demon, erede al trono del regno del Nord. In quell’istante arrivò Trevor, il minore, destinato forse a sposare una principessa di qualche regno lontano.
<< Qualcuno ha rubato i miei pantaloni da caccia>>
Thor lo guardò, roteo gli occhi e pose la testa tra le mani.
<< So dove è andata>>
 
Tim e Ben facevano pascolare le pecore.
<< Hey fratellino, come mai non sei a casa a studiare?>>
Lo canzonò il fratello.
<< Mamma e papà non ci sono, sono andati giù al castello, torneranno stasera>>
Disse con tono felice, perché non era costretto a studiare sotto lo sguardo vigile della madre. Tim lo guardò e un ghigno si stampò sul suo viso. Iniziò a riportare le pecore nel recinto.
<< Hey ma che fai?>>
Chiese Ben sorpreso da quel gesto. Il fratello non rispose ma continuava ad avere quel sorriso beffardo. Entrò in casa e prese una sacca da sotto il suo letto.
<< Ben … io parto e tu verrai con me >>
Il minore all’udire quelle parole inciampò sul gradino delle scale.
<< Tieni >>
Gli sbatté contro il petto un’altra  sacca.
<< Dove vuoi andare?>>
<< Dietro>>
Indicò le montagne.
<< Cosi all’improvviso? E mamma e papà>>
Tim si fermò sull’uscio della porta e sbuffò.
<< Appunto … mamma direbbe di no perché tu devi studiare e papà si lamenterebbe perché sfatico tutto il giorno. Oggi non ci sono, è la nostra occasione … e poi ho lasciato un foglio sul letto >>
Ben lo guardò e poi guardò le montagne. Era meno spavaldo e avventuriero del fratello, viveva nella sua monotonia domestica senza contrattempi. Prese la sacca.
<< Andiamo prima che cambi idea>>
Tim sorrise soddisfatto della scelta del fratello.
<< Cosi ti voglio>>
Uscirono di casa e andarono ai piedi della montagna, all’inizio di un piccolo sentiero che la saliva fino a perdersi in una grotta.
 
Bella entrò nella cascata dove sparirono Alex e Kalev. Era convinta che li ci fosse un collegamento col mondo alle spalle. Accese una torcia all’interno della grotta ed iniziò a seguire un piccolo sentiero.  Aveva paura. Aveva paura di trovarli li i loro corpi senza vita, o di trovare un perverso che li ha resi schiavi e che potesse fare del male a lei. Aveva paura di trovarli vivi, e che loro non la riconoscano.  Il sentiero si fece in salita, una salita lunga e interminabile, ma lei non se ne rese conto e Bella iniziò a vedere una luce. Si ritrovo fuori, su un piazzale erboso. Si guardò intorno e notò che era salita sulla montagna, da li poteva osservare un immensa distesa di prato fiorito, al quanto strano perché non ricorda che ad Asgard ci fosse qualcosa del genere ai piedi della montagna. Era riuscita ad arrampicarsi, ma adesso doveva superarla. Andò per scavalcare una roccia alta alle sue spalle, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Si inginocchio vicino ad una fessura della roccia. Era il medaglione del fratello, lo stesso ha il padre, la luna crescente con due stelle al suo interno. Il cuore iniziò a batterle forte e gli occhi si fecero gonfi di lacrime. Non sapeva se era felice o meno, si chiese solo perché quel medaglione era li. Iniziò a tremare perché la mente fu invasa dal pensiero che i due bambini fossero caduti su quel dirupo, e che i loro corpi adesso si trovano in frantumi sul letto del fiume.  All’improvviso però sentì delle urla. Si rialzò e prese la sua spada puntandolo contro ai due ragazzi, caduti dal nulla.
<< Voi due chi siete?>>
Ben e Tim si alzarono toccandosi il collo per il dolore, pareva che fossero caduti dal cielo. Si guardarono intorno in cerca di quella grotta da dove erano entrati.  Stavano seguendo quel sentiero, fino all’interno della grotta, poi anche loro come Bella videro una luce, e poi nulla, si sono ritrovati per terra, e quel buco dalla roccia era sparito.
<< Allora?>>
Bella continuava a minacciarli.
<< Hey calmati bellezza, ci siamo solo persi, o credo, non lo so, so solo che veniamo da Isidor>>
Bella li guardò piegando leggermente la testa. In tutti i libri che ha letto, tra tutti i regni elencati dal padre Isidor non era mai menzionato.
<< Arrivate da mare?>>
<< No no , dalla montagna >>
Disse Tim tranquillo. Bella fece cadere la spada. Iniziò a guardare quei due ragazzi  come due fantasmi, come se quel ragazzo alto e dalla muscolatura possente fosse Alex, e il ragazzo minuto Kalev. Come se loro fossero rimasti intrappolati su quel piazzale per dieci anni, fino a quando lei non li ha trovati.  Tim guardò la ragazza che aveva uno sguardo perso e sconfitto.
<< Ti senti bene?>>
Agitò una mano davanti alla sua faccia.
<< Come avete fatto?>>
Domandò mentre si arrampicò su quella roccia.
<< Da un sentiero>>
Rispose Ben. Bella lo guardò, guardo i suoi lineamenti, gli ricordava qualcuno, ma era impossibile visto che era un forestiero, e poi guardò Tim, i suoi occhi verdi e le sue mani da lavoratore.
<< Ma qui non c’è niente>>
Disse. I due ragazzi fecero spallucce, erano tranquilli, come se il fatto di aver perso il sentiero di casa non importava.
<< Tu chi sei?>>
Domandò il fratello più grande.
<< Isabella , la principessa si Asgard >>
Disse triste, scese con un scatto dalla roccia e  raccolse la sua spada e si infilò il medaglione al collo, rientrò nella grotta della montagna.
<< Asgard?>>
Bella annuì senza voltarsi, i due fratelli la seguirono.
<< Chi è Asgard?>>
Domandò Ben confuso. Bella si fermò all’improvviso.
<< Perché avete passato la montagna? Conoscete la leggenda?>>
Annuirono entrambi.
<< Venite con me … vi offro qualcosa da mangiare e da bere>>
Sorrise amichevole e poi tornò sulla sua strada. Tim guardò Ben con un sorriso a trentadue denti.
<< Andiamo a mangiare in un castello>>
Disse a bassa voce.
<< Smettila>>
Ben gli tirò una gomitata.
 
Tra le vie del villaggio Ben e Tim erano a proprio agio, salutavano la gente in modo amichevole e giocavano con qualche bambino. Bella era un po’ infastidita da quell’atteggiamento invadente dei due fratelli, ma era stupita al tempo stesso di come attiravano la simpatia dei cittadini. Assaporavano quell’odore di zucchero e cannella come due ragazzi che mancavano da tanto tempo e quel profumo era mancato. Passarono davanti alla casa dove era cresciuto Kalev. Tim si fermò a guardarla.
<< Chi abita li?>>
Domandò. Si soffermò su quella vecchia panchina arrangiata con vecchi assi e su quel scaccia pensieri sull’unica finestra chiusa.
<< Kalev>>
Disse semplicemente Bella. Il ragazzo annui e con lo sguardo basso riprese a seguire la ragazza. Bella durante il viaggio di ritorno aveva raccontato del motivo della sua scalata, dei due bambini, e di Asgard. I due rimasero ad ascoltare come se fosse una madre che racconta una fiaba ai figli. Arrivarono davanti alla locanda della madre di Martina.  La donna era al bancone a pulire delle stoviglie, mentre Martina era al porto a dare una mano al padre. Tim si guardò intorno con viso torvo.
<< Non è cosi che mi immaginavo una reggia>>
Appuntò.
<< Potete stare in questa locanda tranquilla … la famiglia di Ines potrà darvi tutto quello di cui avete bisogno >>
<< Ma noi non abbiamo soldi>>
Bella scosse la testa e guardò Tim sorridendo.
<< Avete la fortuna di essere amici della principessa, però solo una cosa … non fate scoprire a nessuno da dove venite>>
In quel momento arrivò Ines, la madre di Martina.
<< Eccovi qui , la tua torta preferita per festeggiare anche il compleanno>>
Posò tre piatti di torta di mele e andò via a passo lento per colpa di quella gamba più corta dell’altra.
<< è il tuo compleanno?>>
Domandò Ben, che per quasi tutto il tempo era stato in silenzio. Bella annuì.
<< Auguri … è anche il mio, e questa è la mia torta preferita>>
Disse dando un boccone. Lo guardò mentre mangiava quella torta con gusto, Ben alzò lo sguardo per qualche secondo e lei guardò quegli occhi ed un brivido le invase la schiena, si alzò di scatto.
<< Devo andare … mangia pure la mia torta se vuoi, è il mio regalo di compleanno per te>>
Gli pose il piatto.
<< Ci vediamo in giro … e fate attenzione>>
Uscì di fretta dalla locanda a passo svelto. Ben guardò Tim.
<< Che ho fatto? >>
Disse goffamente poiché aveva appena dato un altro boccone a quella torta. Tim fece spallucce.
<< Dai smezziamo questa torta che è proprio buona>>
 
Una signora anziana era seduta accanto ad un fuoco rosso accesso che scoppiettava in una caverna sotterranea. La raggiunse un uomo avvolto in un mantello  nero.
<< Cosa c’è di tanto urgente?>>
La voce pesante fece tremare quel fuoco.
<< I due ragazzi hanno trovato il passaggio>>
 
Bella arrivò al castello. Corse nella sala dove si teneva il banchetto per il suo compleanno. Aprì la porta e migliaia di occhi erano puntati su di lei. Il padre si alzò con faccia arrabbiata.
<< Era ora … ti sembra il modo di trattare gente che viene da lontano per i tuoi festeggiamenti?>>
La ragazza ignorò tutta quella gente, che osservava quella principessa vestita da uomo e raggiunse il padre.
<< Devo parlarvi in privato … è urgente>>
Disse scandendo quelle ultime parole. Era un vizio che avevano padre e figlia, scandire le parole quando qualcosa è urgente. Il re si alzò e si scusò di quell’imprevisto e andarono nella sala del trono.
<< Si può sapere che cosa ti salta in mente?>>
La rimproverò.
<< Sono entrata nella cascata, ho seguito un sentiero e sono arrivata su uno spiazzale … >>
Bella iniziò a raccontare con voce tremante e agitata. Il padre le strinse le mani per darle sicurezza.
<< … ed ho trovato questo>>
Si tolse dal collo il medaglione e lo mise nelle mani del padre.
<< Ma … è di Alex>>
Disse incredulo rigirandoselo tra le mani.
 

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Capitolo 5
*** - Artù e Ginevra- ***


 Scusatemi per il ritardo ma ho avuto impegni con l'uni, e altri problemi, e non ho potuto scrivere un nuovo capitolo di questa e dell'altra storia, ma non appena mi sarò ripresa lo farò. Ma siccome non sono una sprovveduta... avevo già scritto questo capitolo XD. Buona Immacolata a tutti e buona lettura.



Per essere primavera, l’aria era troppo fredda. Bella si strinse nelle coperte per ripararsi dal freddo, ma i brutti sogni e i cattivi pensieri opprimevano la sua mente. Si alzò dal letto, infilo le sue scarpe di raso e la vesta dello stesso tessuto e colore. Prese una candela e l’accese iniziando a vagare per i corridoi del palazzo. Era tutto nero intorno a lei, non riusciva a vedere i quadri sui muri, le medaglie della famiglia, il tappeto rosso con i bordi d’orati. Fuori era buio, la luna non c’era. Bella rimase sorpresa, quella sera doveva essere notte di luna piena, notte della fioritura dei ciliegi, ma tutto taceva, tutto sembrava morto. Con l’aiuto di una seconda candela scese le scale e andò nella scuderia, dalla sua cavalla Ginevra. Posò le candele e prese la spazzola, ma entrò nella stalla di Artù, un cavallo identico a Ginevra se non per il colore, infatti aveva il manto di un marrone chiaro tendente al biondo, quasi camoscio, tranne per gli zoccoli, una macchia sul muso e la criniera e la coda che erano bianchi. Artù e Ginevra, due cavalli gemelli ma diversi, come gemelli ma tanto diversi i loro padroni. Artù e Ginevra, come quel re e quella regina legati da un destino crudele, come crudele è stato quel giorno. Iniziò a rastrellare Artù canticchiando un motivetto improvvisato sul momento, quando qualcuno le posò una mano sulla spalla. Sussultò e fece cadere la spazzola.
<< Scusami non volevo spaventarti>>
Si voltò e vide Ben.
<< Cosa ci fai qui?>>
Uscì dalla stalla ed iniziò a spingerlo fuori dalle scuderie, ma il ragazzo  riuscì a liberarsi.
<< Martina ci ha detto come entrare … e poi preoccupati di Tim che è in giro non so dove >>
Sorrise da ebete. Bella si portò una mano sulla fronte come un gesto disperato. Ben guardò alle sue spalle e notò Artù.
<< Quel cavallo è fantastico>>
La superò per raggiungerlo.
<< Fai attenzione>>
Artù non viene cavalcato da ormai dieci anni ed è diventato un cavallo aggressivo, che non si fa cavalcare e ne avvicinare da nessuno se non da Bella. La ragazza si girò e con meraviglia notò Artù che strofinava il muso sul petto di Ben.
<< Strano … è come se ti conoscesse >>
Ben fece spallucce.
<< Facciamo una cavalcata? L’alba è perfetta per le cavalcata >>
<< Scegli un cavallo >>
Bella iniziò a mettere la sella a Ginevra.
<< Lui >>
Ben indicò Artù.
<< Sicuro?>>
Annuì. Lo sellò accuratamente, un accortezza rara per un semplice contadino.
<< Possiamo andare>>
Le disse Ben accennando ad un sorriso.
Uscirono dalle scuderie arrivando fino al cancello dell’uscita secondaria. Una guardia si avvicinò a loro.
<< Thomas vado a fare una cavalcata con un amico, acqua in bocca con mio padre>>
La guardia annuì semplicemente e continuò il suo giro di ronda.
<< Hey non volete lasciarmi mica qui>>
Tim spuntò da dietro un cespuglio poiché si stava nascondendo dalla guardia.
<< Sai Sali sul cavallo>>
Lo incitò il fratello, ma Artù si allontanò da Tim.
<< oh oh qualcuno non ti vuole >>
Lo canzonò Ben ridendo.
<< Aspetta, vai da quella guardia e fatti dare un cavallo>>
Bella indicò la guardia Thomas. Tim andò da lui e insieme si persero nelle scuderie. Tornò dopo qualche minuto in sella a un cavallo purosangue di colore marrone.
Uscirono dal cancello ed iniziarono a cavalcare verso un promontorio sulla spiaggia. Ben e Artù insieme riuscivano a tenere la cavalcata veloce della ragazza, stando alla pari, mentre il povero Tim rimase indietro anche perché il cavallo che aveva scelto non aveva voglia di camminare.
 
Alle prime luci dell’alba re Thor e suo fratello Igor erano riuniti nella sala delle riunioni insieme al re del mare del sud, per accordi politici ed economici. Thor era di fronte alla finestra ad osservare il mare. Doveva prendere una decisione importante. Il fratello pose una mano sulla spalla.
<< Vedrai che capirà>>
Il re di Asgard annuì e si voltò verso il giovane re del sud.
<< Tra un mese, tra un mese potete sposare mia figlia>>
Il giovane re con dei ricci rossi annui soddisfatto e si ritirò nelle sue stanze per poi ripartire per il suo regno. Thor si sedette affranto sulla sedia, sapendo già la reazione che avrebbe avuto Isabella.
<< Igor … >>
Chiamò l’attenzione del fratello, che in quel momento era in sovrappensiero.
<< Dimmi fratello>>
Igor si sedette al suo posto, alla destra del fratello.
<< Non ho nessun figlio a cui affidare un regno, Isabella è stata promessa sposa al re del mare del sud … in questo momento l’unico erede di Asgard è tuo figlio Trevor>>
Igor spalancò gli occhi, sorpreso da quella dichiarazione di Thor.
<< Si posso capire … vedrai che porterà avanti il nome dei Malory con orgoglio>>
Thor sorrise e si strinsero le mani.
Igor uscì dalla stanza e raggiunse la camera dei due figli. Aprì le pesanti tende rosse ed una luce violenta fece svegliare i due ragazzi.
<< Padre io non centro niente>>
Trevor si rigirò nel letto nascondendo la testa sotto al cuscino.
<< Svegliati Trevor … tuo zio ha deciso che sei l’erede al trono di Asgard>>
I due fratelli sobbalzarono dal letto.
<< Cosa? >>
Il giovane guardava incredulo il padre.
<< Non fare storie, non puoi opporti. Questo pomeriggio ci sarà l’ufficializzazione del matrimonio di tua cugina Isabella e in quella occasione re Thor dirà chi è il suo erede>>
Detto questo andò via  lasciando i due fratelli sconvolti.
<< E bravo il mio fratellino zitto zitto diventerà il re di Asgard>>
Lo prese in giro Demon lanciandogli il cuscino, che lo colpi in pieno viso.
<< Lasciami stare, sono in una crisi esistenziale >>
Cadde sul letto e si coprì con le coperte.
<< Trevor >>
La voce urlante del padre nel corridoio era talmente forte, che le finestre sembrarono vibrare. Il giovane si alzò dal letto di scatto mentre il fratello maggiore rideva.
 
Bella, Tim e Ben, dopo aver passato tutta la notte sul promontorio a vedere l’alba. Avevano parlato e scherzato come tre fratelli, come se fossero legati dal filo sottile della fratellanza.
<< Come sapevate della leggenda della montagna?>>
Domandò Bella mentre giocava con dei petali di ciliegio che erano sull’erba.
<< Nostra madre ci ha raccontato che un giorno un uomo è riuscito a passarle che non è più tornato, e che ha dato origine ad un regno pacifico e vigoroso >>
Rispose Ben.
<< Noi siamo dei semplici contadini, siamo cresciuti lavorando tra i campi aiutando nostro padre, volevamo fare qualcosa di coraggioso, volevamo dire “l’abbiamo fatto anche noi” … ed eccoci qua>>
Concluse Tim.
<< E adesso che siete qui cosa volete fare?>>
Domandò Bella alzandosi stizzita.
<< Sai pensavo che l’idea di Tim fosse una pazzia ma … adoro questo posto. Adoro i ciliegi, i colori che offrono le distese di lavande e di rose, l’arcobaleno , l’odore di cannella e … >>
<< Ben >>
Bella chiamò la sua attenzione.
<< Sono dieci anni ormai che non fioriscono le rose, le lavande sono quasi rare e l’arcobaleno non appare più … come fanno a piacerti se non le hai mai viste?>>
Ben la guardò spaesato. Non sapeva cosa rispondere, per lui tutto quello che aveva elencato era bello, eppure a pensarci bene Ben si accorse che da quando era li non aveva mai visto di tutto questo fisicamente, eppure era tutto nei suoi ricordi, come se fosse cresciuto li.
Bella legò Artù a Ginevra e sali in sella al suo cavallo.
<< Solo chi è nato e cresciuto qui può ricordarsi di tutto questo … voi non venite da Isidor. Isidor non esiste è un nome fittizio di un regno che avete inventato, siete  i soliti che cercano un po’ di fortuna diventando amici della principessa>>
<< No Bella aspetta … >>
Ben si avvicinò a lei ma lei andò via.
<< Ben >>
Lo chiamò il fratello.
<< Lo so ho combinato un pasticcio. Adesso dirà a tutti che veniamo da Isidor, ci faranno arrestare e rimarremo qui per sempre.>>
Il ragazzo iniziò a scoraggiarsi e a parlare di brutti presagi per la loro vita.
<< Ben>>
Questa volta Tim alzò la voce.
<< Anche io ricordo di quelle cose che non abbiamo mai visto>>
 
Isabella arrivò subito nelle scuderie, il suo umore era cambiato, si sentiva presa in giro da quei ragazzi della quale si era fidata. Non potevano essere stranieri, si ricordavano di cose che non avevano mai visto, di cose cosi dettagliate che solo un abitate di Asgard può ricordarsi o parlare. Le hanno mentito dicendo di venire da un regno alle spalle delle montagne, si sono presi gioco di lei approfittando di una vecchia leggenda. Sistemò i due cavalli nelle stalle e fu raggiunta da Thomas.
<< Principessa vostro padre vi aspetta nella sala del trono>>
Isabella annuì senza fiatare. La guardia notò che era ancora in veste da notte.
<< Forse è meglio che vi lavate e cambiate prima>>
La ragazza annuì nuovamente ed entrò nel castello. Entrò nella sua camera e si fece preparare dalla sua dama un bagno di acqua calda. Si immerse in quella tinozza di acqua dove aggiunse dei fiori di pesco. La sua dama le portò una vesta con cui coprirsi e le iniziò a pettinarle i lunghi capelli biondi. Indossò un vestito viola come i suoi occhi, con un corpetto decorato con dei nastri d’orati , come il pizzo sulle maniche, un vestito da vera principessa che si usava solo nelle occasioni speciali. Raccolse i capelli in una semicoda che divenne poi una treccia decorata con dei fiori. Si mise al collo il medaglione che era del fratello. Poi raggiunse il padre.
<< Sei bellissima figlia mia >>
Bella sorrise appena. Sapeva perfettamente perché era li.
<< Spero che un giorno mi perdonerai …>>
Diede un bacio sulla guancia e poi lo abbracciò.
<< Ti voglio bene>>
Thor le accarezzò i capelli, poi la prese per mano ed entrarono nella sala del trono dove ad attenderla c’era quello che sarebbe diventato il suo futuro marito e il futuro re di Asgard. Re Thor annunciò prima il matrimonio della figlia. Il giovane re del sud si pose al centro della sala e si inginocchiò, la classica proposta. Bella guardò quei ricci rossi cadere sulla fronte, sorrise appena perché gli sembrava buffo un uomo con dei capelli rossi. Poi guardò l’anello, chiuse gli occhi e sospirò. Porse la mano sinistre al giovane, accettando cosi quella proposta. Tutti nella applaudirono. Poi re Thor annunciò che il giovane Trevor, figlio minore del fratello sarebbe diventato re dopo di lui. Bella guardò il cugino che sembrava spaesato. Ciò che accumunava Isabella e Trevor era il senso di libertà da tutti quei doveri reali dalla quale volevano scappare, si sentivano fortunati ad essere nati in condizioni agiate, ma spesso la famiglia faceva pressione e loro non potevano liberarsi, come oggi. Una piccola lacrima le rigò il viso pensando al fratello, pensando al fatto se anche lui era in imbarazzo come al solito, o se col passare degli anni era diventato un ragazzo disinvolto.
 
Alla fine della cerimonia Igor uscì dal castello di nascosto. Indossava abiti umili e un grande mantello nero. Attraversò il villaggio senza farsi notare a passo svelto. Iniziò a seguire il sentiero che porta verso la cascata, ma ad un certo punto deviò il tragitto, tagliando la strada a destra e proseguendo verso un buco nella montagna. Entrò in quella grotta nascosta da dei alti cespugli e seguì quelle fiaccole sul muro accese. Scese una scala a chiocciola molto ripida e stretta, fino ad arrivare davanti ad una signora anziana che osservava un fuoco sul tavolo davanti a lei.
<< Tutto è fatto mia cara maga … mio figlio sarà re di questo regno>>
L’anziana prese del sale che buttò nel fuoco che si avvampò per qualche secondo.
<< Mio caro re ti ricordo che i due ragazzi sono tornati e iniziano a ricordare della loro vita qui ad Asgard e stanno tornando ad essere quelli che erano … può essere un problema>>
Igor aggrottò la fronte e fece una faccia di disgusto.
<< Dove sono?>>
<< No … io ho fatto quello che mi hai chiesto. Trovarli spetta a te>>
Disse l’anziana donna. Il re le lanciò un’occhiataccia e tornò al castello.
 
Isabella dopo la cerimonia tornò nella sua camera e si cambiò d’abito, ma non indossò i soliti abiti da uomo che usa per andare a cavallo, ormai era una principessa, futura regina, e voleva comportarsi da tale. Voleva cavalcare, godersi tutti i posti che adora del suo regno, prima di partire e tornare chissà quando. Passò da Martina, ma la sua amica non c’era, aiutava come al solito il padre giù al porto. Cosi decise di andare alla cascata. Legò Ginevra ad un albero e si tolse i vestiti rimanendo solo con la sottana rosa pallido ed entrò in acqua, facendosi un bagno in quel laghetto sotto il getto della cascata.
 


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