The Art of Subconscious Illusion

di Redemption
(/viewuser.php?uid=266355)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il preludio- 0.Paure ***
Capitolo 2: *** 1- In principio Dio creò la musica ***



Capitolo 1
*** Il preludio- 0.Paure ***


 

Dove sono? Dove mi trovo?

Ho freddo. No, caldo.

Sonno.

 

-Mamma, cerca la mamma-

 

Chi ha parlato?

Mamma? Cos'è la mamma?


 

-Cercala, cerca la mamma-


 

La mamma? Ho bisogno di questa mamma, sento che non posso staccarmi da lei, non ancora. Mi parlano di lei, loro mi parlano di questa mamma, e io la voglio vedere. Mi viene da piangere, da urlare e strillare, voglio vedere e abbracciare questa mamma. Ma cos'è? Non l'ho mai vista ma sento di amarla, di amarla tanto, troppo, esageratamente. Loro mi stanno dicendo che è bella, che è morbida, e che mi vuole tanto bene.


 

Mamma. Mamma dove sei? Mamma vieni qui, vienimi a prendere, ho paura e qui è tutto umido e buio, voglio stare con te, voglio stare tra le tue braccia, dicono che sia un posto bellissimo e meraviglioso, e io ci credo, ci voglio credere. Mi terrai stretta a te con amore, vero? Nelle notti di tempesta mi cullerai dolcemente, cantandomi una bella ninna nanna per non farmi piangere, e io mi calmerò. Raccontano questo, è bello, mi piaci già. Ma ho paura mamma, ho paura.

Mi stanno crescendo le manine.

Sono piccole, ma ti piaceranno.

Dici che potrò toccare la tua faccia e i tuoi capelli mentre mi abbracci? Stringerò la tua mano appena verrò da te, me l'hanno promesso. Disegnerò te e quello che come mi hanno detto si chiama papà, con queste manine, prenderò tutto quello che mi capiterà davanti, mi farò male e romperò qualcosa, però tu mi vorrai bene lo stesso, perché sto crescendo dentro di te. Lo sussurri quasi ogni giorno, e io sto tranquilla perché lo dici con felicità. Ma ho paura mamma ti prego è tanto che sono qui.

Mamma perché adesso ridi? Cosa è successo? No non toccare la pancia, è una strana sensazione, non è la tua mano. Perché toccano la tua pancia tante volte, tutte queste mani diverse? Posso toccare anche io la tua pancia con le mie manine?

No non lo faccio più, avete iniziato a ridere più forte, e io ho tanto sonno.


 

Se mi sveglio cosa succede mamma?

Esco da qui? Sai, ogni volta mi risveglio dopo essermi addormentata, sono sempre più grande. Oggi sento qualcosa di diverso, sembrano le mie gambine. Ci sono anche i piedini. Dici che se tiro tanti tanti calci a questa bolla che mi tiene lontana da te e dalle tue braccia mi fanno uscire? Tutte le volte che ci ho provato hai riso tanto, però non sono ancora uscita. Perché mi tengono qui dentro? Loro si stanno arrabbiando, dicono che ho troppa fretta di uscire, mi ribello troppo. Ho paura mamma, ho paura.


 

Mamma ho paura.

Cosa c'è lì fuori? Mamma se esco cosa succede?

Mi vorranno bene tutti? Mi vorrai bene sempre? Ti vorrò bene sempre? No mamma non voglio uscire.

Fammi dormire un altro po'. Fammi crescere un altro po', non sono pronta, non lo sarò mai.

Mi urlano con forza che prima o poi vorrai non avermi mai tenuta qui, che non vorrò mai essere stata qui. Posso piangere adesso mamma? Ho paura mamma, ho paura, non abbandonarmi mai, anche quando avrai timore tu per me, quando combatterò le mie paure.

Ho paura mamma.

Ho paura di te.

Ho paura di loro.

Ho paura di tutto.


 

Ho paura di me.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1- In principio Dio creò la musica ***


«Amore, dici che Nicole sia il nome adatto per nostra figlia, vero?» chiedo a mio marito abbozzando un sorriso imbarazzato, sentendo già il calore del rossore sulle mie guance. Menomale che non uso fard, a quest'ora sarei stata un peperone arrosto! Lui annuisce con lo sguardo perso nel cielo, a pensare chissà cosa, chissà chi, con il verde spento dei suoi occhi che hanno sofferto tanto, e io involontariamente mi infastidisco. Detesto quando si comporta così, quando non mi rende partecipe dei suoi pensieri. Potrebbe farmi capire quello che vuole, ma infondo, so cosa gli passa per la testa in questo momento. Non è solo lui che due anni prima, provò tutto il dolore che in pochi giorni oscurò quel cielo estivo, come le prime nuvole di Ottobre che dipingono il cielo prima azzurro di un grigio morto, impassibile. Quel grigio perfido che portò via il nostro primo bambino, quasi come se volesse provare a imporsi su tutto ciò di chiaro e splendente che fino a poco tempo prima, aveva rischiarato le nostre giornate. «Questa volta andrà tutto bene, te lo prometto» gli dico io, con la voce rotta da quel maledetto groppo in gola che sale e sale come se in un secondo avesse scalato la mia laringe come uno sherpa. Lui mi sorride, e mi passa una mano dietro la testa, fino a far avvolgere suo braccio sulle mie spalle. Adesso ci sentiamo tutti e due un po' più tranquilli, confortati dal nostro amore, e dalla nostra piccola speranza. Il primo venticello autunnale soffia delicato, quasi a chiedere il permesso per poter tornare di nuovo, e qualche foglia cade giù dagli alberi, forse troppo prematuramente. Seduti su questa panchina, abbiamo passato il pomeriggio nella villetta alberata della nostra cittadina, tanto per prendere un po' di fresco, visto che ormai essendo fine Settembre il sole non batte poi così forte come i mesi precedenti. «Non vedo l'ora di ritrovarmela tra le mie braccia, è quello che adesso desidero di più» mi dice all'improvviso lui, passando la grande mano sul mio altrettanto grande pancione, dove da sette mesi e mezzo Nicole riposa. «Ogni tanto me la immagino qui dentro, sola e annoiata che si chiede quando sarà l'ora di uscir fuori» squillo io a mio marito, sorridendo appena. Lui scende di poco la mano, quasi ad arrivare al basso ventre ormai fuori misura, e inizia a muovere velocemente e delicatamente le dita, cercando impacciato, di far il solletico alla piccola dormigliona che ogni tanto si fa sentire in pancia, muovendosi dentro la placenta. «Se la svegli e inizia a scalciare poi te la sopporti tu» gli dico facendo finta di essere arrabbiata, riuscendo nel mio intento. Lui alza le mani, proclamandosi colpevole, e torna a tenermi stretta dalle spalle. Ridiamo di poco, abbiamo anche paura di farlo.

Cala quindi il silenzio per contemplare quegli istanti di tranquillità, e socchiudo gli occhi un attimo, il tempo di riposarmi. Sento qualche uccellino cinguettare, il respiro mio e del mio amato, i rami degli alberi che si muovono, e delle voci. Voci appena arrivate. Ma chi sarà mai? Curiosa, apro gli occhi, e scorgo davanti a me un gruppo di strani ragazzi che si siedono nella panchina di fronte alla nostra. Aggrotto le sopracciglia e inizio ad osservarli, perplessa. Sono in cinque, e avranno tutti all'incirca tra i sedici e i vent'anni. Vestono quasi tutti alla stessa maniera: pantaloni scuri o jeans e magliette a maniche corte nere, con le copertine di gruppi musicali disegnate addosso. «Ti immagini Nicole vestita in quel modo? La caccerei di casa, quelli sono degli scapestrati, gentaglia da evitare, maleducati, pazzi!» esclamo io, guardandoli di sottecchi. Credo che due di loro siano una coppia, visto le effusioni che si scambiano, anche se il maschio tiene in mano una chitarra. «Ma guarda quei due! Il ragazzo ha i capelli più lunghi della sua fidanzata, li vedi? Ma che fanno, non si lavano? Non ci vanno mai dal parrucchiere?» che vergogna, come li hanno cresciuti i loro genitori? Spero solo di non ridurre mia figlia così. Mio marito rimane in silenzio, li guarda sì, ma non sembra poi così tanto interessato. Non li conosco, non li voglio conoscere e non voglio avere niente a che fare con loro, ma mi urtano, mi danno fastidio. Uno di loro addirittura inizia a urlare 'puttana' a una povera ragazza che passava di lì, molto fine e raffinata, con dei lunghi capelli castani. Che maleducato, ma come si permette? Mi verrebbe da rimproverarlo, dargliene due in faccia e insegnargli come si ci comporta! «Io non riuscirei mai a immaginare la mia piccola Nicole che va in giro vestita così, a fare la pazza. Le spezzerei i piedi. Che poi questi chi sono, i metallari? Quelli che ascoltano musica dei pazzi che non è neanche musica? Gesù, Giuseppe e Maria, non ci voglio neanche pensare! Nicole che suona la chitarra, che canta le canzoni dei pazzi, che va ai concerti dei pazzi con altri pazzi» sussurro io sbigottita, con gli occhi spalancati che guardano quel gruppo di ragazzacci alzarsi e andare via, chissà dove, forse a fare i riti satanici da qualche parte. «Cose da pazzi, insomma» sentenzia la mia dolce metà, quasi a schernirmi, arricciando le sottili labbra e socchiudendo di poco gli occhi. Sembra che mi stia prendendo in giro. «Che hai adesso? Mi prendi in giro? Ho esagerato vero? Hai ragione, perché devo pensare così in negativo? Nicole non sarà mai come loro».

Ma no, sarà perfetta, come io la immagino.

Non amerà la musica, no.

Amerà studiare, e passerà il tempo sui libri, sperando di raggiungere sempre il meglio a scuola.

Vestirà di rosa, di azzurro e di giallo, e giocherà a mamma e figlia con le sue amiche, allontanando i maschietti.

Poi troverà un ragazzo, uno di quelli belli, intelligenti, di buona famiglia, che magari ha anche i soldi, anche se non ne avrà bisogno, visto che sarà laureata all'università in qualche facoltà prestigiosa, trovando un bellissimo lavoro che le frutterà tanti soldi. E abiterà anche vicino a me, così potrò averla sempre accanto.

No, non suonerà né canterà, non ce la vedo. Non dovrà assolutamente fare una cosa del genere.

Sarà dottoressa, o insegnante.


 

«Io spero solo che segua i suoi sogni. Bisogna sempre render conto al proprio cuore».


 

Sono queste le parole che riecheggiano nelle mie orecchie, parole pronunciate da mio marito, che segue con gli occhi quel gruppo di scapestrati che ridono e si danno spintoni. Io lo guardo, stupita, amareggiata, forse un po' confusa, ma non rispondo. Non saprei cosa dire.

Non ancora. Forse dovrei aspettare la nascita di mia figlia. Di nostra figlia.

Non riesco più ad aspettare, non ci riesco. Ho bisogno di accarezzarla, di stringerla, di vederla crescere e diventare una piccola donnina.


 

Nicole, ti prego. Non mi deludere.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1397000