A Beatles tale

di shony
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hey Jude ***
Capitolo 2: *** She's Lucy. Isn't she lovely? ***



Capitolo 1
*** Hey Jude ***


Hey Jude, begin,

you're waiting for someone to perform with,

and don't you know that it's just you.

 

 

 

 

 

Se rendi peggiori le situazioni nella tua vita è ovvio che poi ti stanchi e rendi il tutto più difficile.

Anche mangiare, allora, diventa fastidioso.

Già sentire le parole “cavoletti di Bruxelles” ci rende scontenti, ma perché? Che hanno fatto quelle verdure ad essere discriminate più delle altre? Solo perché sono verdi e schifosamente brutte da vedere? Andiamo, c’è di peggio da guardare. Eppure sono appetitose. Siamo noi a renderli peggiori: messi a bollire con un pizzico di sale e un po’ di carne, i cavoletti di Bruxelles non sono poi così tanto male.

Ma quando un film per bambini nega il fatto che abbiano un buon sapore, allora il mondo li rende il cibo più temuto, non solo dai più piccoli, però.

Ed è così la vita può diventare, a volte.

Senti dire “che schifo di capelli” e, di conseguenza, arriva l’ondata di gente che la pensa allo stesso modo. Ma magari quei capelli sono il frutto dell’amore di due genitori che hanno dato alla luce una persona tanto cara quanto capellona. Ed essere pieni di capelli, ve lo dico io, non è affatto un male.

Insomma, basti pensare alle scene dei film in cui, nella scena a rallentatore, i capelli si muovono scompigliandosi e dando l’aria di essere dei fighi assurdi. Ovviamente bisogna sottolineare che questo accade solo nei film. La realtà è un’altra.

Mettiamo il caso che un Alain Delon qualunque dica che i cavoletti di Bruxelles siano buoni: ah, allora si che il mondo li apprezzerà davvero. E quindi, in conseguenza, anche un Alain Delon qualunque con una massa di capelli informi potrebbe essere amato. Ma solo perché è famoso. Altrimenti ti chiami Jude1 Smith, hai diciotto anni suonati e una famiglia amorevole, amici idioti e un sacco di libri da studiare.

Magari hai anche un bel sorriso, degli occhi splendidamente verdi, una passione per la musica e un diario pieno di canzoni, romantiche e non. Sei anche innamorato di una ragazza irraggiungibile, che chiameremo Michelle2, di origini francesi. Lei è una che se la tira, che ama il romanticismo come nessuno mai ha fatto, che schifa chiunque le renda la giornata peggiore arrecandole danni al trucco o ai vestitini.

Probabilmente sei anche al corrente di avere una ragazzina alle calcagna che ti ammira da lontano, ma fai finta di niente. Speri che il comportamento da “ragazzo misterioso” ti aiuti, che magari le ragazze cadranno ai tuoi piedi e che i tuoi amici ti ammirino per quel che sei e non per lo stupido che diventi davanti a loro.

L’ipotetica ragazza che ti scruta da lontano si chiama Prudence3 e tu la reputi una poco di buono, non t’importa di lei, di cosa le succeda, di cosa provi. Sei accecato dall’amore platonico per Michelle.

Pepper4, il tuo migliore amico, ti consiglia spesso cosa fare o meno, sai che lui ti darebbe sempre una mano. Lo chiami stupido, lui tace e allora tutto va bene.

Finchè, magari, una certa Lucy5 entra nella tua vita. Ma che dico entra, distrugge la porta di vetro sottilissimo che si trova all’entrata della tua storia. La riduce in mille pezzi, la calpesta, la sorpassa.

E, sempre magari, lei sarà la prima a tenerti testa.

Sempre che tu non sia Alain Delon.

 

 

 

«Peccato che Jimi Hendrix sia uno che spacca e tu no, sfigato»

Sentirsi dire una frase del genere dai membri dal gruppo che tu stesso hai fondato non è il massimo. E Jude lo sapeva bene, ci era passato anche lui. Solo non voleva ammettere che Pepper fosse bravissimo, quasi più di lui. Lo stava trattando male, ne era consapevole: peccato che dovesse esserlo per essere rispettato dal resto dei ragazzi.

Pepper incassava e rimaneva in silenzio, maledicendo il suo carattere perennemente chiuso e timido. Sapeva che gli altri lo facevano anche per spronarlo, ma a volte esageravano troppo.

«Oggi non proviamo più» annunciò Rocky6, il più grosso del gruppo e, probabilmente, anche il più manesco. Più di una volta era stato colto in flagrante mettere le mani su qualche ragazzetto che secondo lui “era stato troppo tempo a fissarlo e si sentiva oppresso”, nonostante tutti sapessero il suo odio verso le persone che avevano paura di lui. Era un ragazzo dolce, nel profondo. Molto nel profondo.

Jay7, il batterista, sospirò sollevato. Non ne poteva più della musica a tutto volume e, più di tutto, odiava le lamentele di sua madre: provavano ogni pomeriggio a casa sua, era più che giustificato.

«Quindi a domani, solito orario» liquidò tutti quest’ultimo, spingendoli quasi inconsciamente verso la porta d’ingresso.

I tre, rimasti sul portico di casa, decisero di andare ognuno verso la propria casa, ognuno a vivere la vita diversamente dal resto del mondo. Il fatto che fossero componenti della stessa band non significava che dovessero essere anche amici, a quanto ne sapeva Rocky.

Solo Jude e Pepper avevano instaurato un’amicizia un po’ più solida,che però si limitava all’invito a cena con i genitori di entrambi presenti e i discorsi sulla scuola.

Era risaputo che Jude fosse una canaglia a scuola e che, al contrario, il suo amico fosse un genio in quasi tutte le materie tranne educazione fisica e arte: quelle due materie le deteneva il primo, orgoglioso di poter vantare un animo da vero artista a tutto tondo. Ma i suoi genitori, per quanto benevoli, non pensavano che disegni e chitarre potessero renderlo davvero completo e che non avrebbe raggiunto nessun obiettivo se non quello di diventare un fenomeno da baraccone.

Jude era scapestrato, ma quando si trattava di stare con la propria famiglia era impeccabile. Nessuno avrebbe mai pensato che potesse essere un tenerone amante del cioccolato caldo della propria madre e delle partite di calcio ascoltate alla radio con il proprio padre, che passasse tutte le mattine domenicali ad aiutare la sua genitrice nel preparare il pranzo per l’arrivo dei nonni dal paesello vicino Liverpool, che il suo colore preferito fosse il verde prato, che il suo cibo preferito fossero i cavoletti di Bruxelles – che gran paradosso – e amava l’odore della pioggia dopo un acquazzone coi fiocchi.

Forse l’unica cosa che lo rendeva così paranoico nel sembrare un tipo forte era la sua la sua vicina di casa Michelle. Bella, bella come il sole. Francese, con un accento inglese davvero osceno, ma che lui trovava delizioso. Bionda cenere, occhi grandi di un colore indefinibile tra il nero e il marroncino. Labbra carnose da bramare ogni volta che si piegavano all’insù in un sorriso, il più delle volte tirato e irritato. Ma già mostrando i suoi denti perfettamente dritti e bianchi non faceva che accrescere l’amore da ragazzino idiota in Jude.

Davanti a lei doveva sembrare forte, a volte cercava di imitare Rocky. I risultati, sempre disastrosi, non portavano a niente. Lei sembrava essere troppo presa dal postino che passava ogni mattino, che Jude, per prenderlo in giro, chiamava Mr. Postman8, di cui non seppe mai il nome, per fortuna. Se l’avesse saputo, l’avrebbe fatto fuori per tenersi la ragazza per sé.

Michelle adorava quell’uomo, appena venticinquenne, che passava ogni mattina a lasciare il giornale davanti alla porta bianca di casa sua e del vicinato; lo fissava da dietro la leggera tenda dell’ampio salone al centro dell’edificio, pensando di essere ridicola. Poi il suo cervello metteva in chiaro che quella fosse solo una cotta passeggera, ma intanto ogni mattina, alle otto e trentaquattro in punto, la ragazza si piantava davanti alla finestrella e lo scrutava.

Magari pensava anche di non essere osservata a sua volta dal suo vicino di casa, cosa che accadeva puntualmente. Una volta Pepper disse a Jude di essere un po’ troppo poco discreto.

«Io intanto ho qualcosa da fare» rispose risoluto lui.

Pepper tacque ancora, sapendo che sarebbe arrivato il giorno in cui il suo amico sarebbe stato scoperto e umiliato ancor di più dal suo grande amore.

Jude passò a passo svelto in Penny Lane, guardando di sottecchi la casa in mattoni rossi accanto alla propria, notando che le luci erano tutte spente e che probabilmente tutti erano usciti.

Peccato, si disse, magari avrei potuto inventare una scusa e andare a salutarla.

Oltrepassò il piccolo giardino di casa sua e le note di Summertime di Janis Joplin, una delle più grandi cantanti del momento, invase le sue orecchie, inspiegabilmente appagate da quel melodioso suono.

Sua madre e suo padre, come al solito, lo accolsero amorevolmente.

Forse fu proprio quello che, a parte l’odore di cavoletti di Bruxelles, lo distrasse dalla novità in casa sua.

 

 

shony's space

1 http://www.youtube.com/watch?v=CfTrthOpKCA Hey Jude, The Beatles

2 http://www.youtube.com/watch?v=MOxhsxyH67k Michelle, The Beatles

3 http://www.youtube.com/watch?v=7ppmdvXsMBE Dear Prudence, The Beatles

4 http://www.youtube.com/watch?v=eN9NfYC3HC0 Sgt Peppers Lonely Hearts Club Band, The Beatles

5 http://www.youtube.com/watch?v=yDl0qPfkSRw Lucy in the sky with diamonds, The Beatles

6 http://www.youtube.com/watch?v=nucSvl7VXVM Rocky Raccoon, The Beatles

7 http://www.youtube.com/watch?v=-HNgIqKDC4Q Blue Jay Way, The Beatles

8 http://www.youtube.com/watch?v=cAa8s0yxf0c Please Mr Postman, The Beatles

Come avrete potuto notare, ho scritto una storia sulla base di alcune canzoni dei Beatles.
Oddio, non so come mi sia nata l'idea, ma spero vi piaccia!
Un bacio a chiunque leggerà :D

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Capitolo 2
*** She's Lucy. Isn't she lovely? ***


Look for the girl with the sun in her eyes
and she’s gone…

Lucy in the sky with diamonds!

 

 

 

 

«Lucy White»
Si era presentata così, in tutto il suo splendore.
Aveva allungato la mano verso il ragazzo appena entrato in casa ed aveva attirato la sua attenzione. Gli aveva sorriso, accennando appena le fossette ai lati delle labbra colorate di un rosso acceso per via del rossetto che aveva utilizzato per l’incontro della serata. Solo per quella volta.
La faccia sconvolta di Jude lasciò intendere che quella “sorpresa” fosse più che piacevole.
«Finalmente abbiamo affittato la stanza per gli ospiti» aveva esultato suo padre dandogli qualche pacca amorevole sulla spalla.
Jude era rimasto ancora con lo sguardo fisso sulla figura davanti a lui, come se non avesse mai visto una ragazza. Eppure era abituato a fissarne una in particolare, conoscendone ogni particolare.
Probabilmente fu proprio quello a sconvolgerlo: era talmente abituato ad un ideale di ragazza perfetta e candida come Michelle, che la ragazza davanti a lui ora sembrava il diavolo in persona; non per offenderla, sia chiaro.
I suoi occhi avevano sempre vissuto uno stato di trance davanti allo sguardo vitreo della propria vicina di casa, al biondo quasi platino che le distingueva dal resto della popolazione femminile mondiale e da quei modi di fare particolarmente poco consoni all’interno della propria scuola: capitava spesso, infatti, che la giovane avvicinasse i ragazzi e li abbracciasse come solo le poco di buono sapevano fare e li ammaliava con parole dolci – e magari anche maglie scollate – per farsi fare compiti o ricerche. E Jude aveva sempre sperato che un giorno lei lo avesse sfruttato in qualche modo, solo per poter sentire le sue braccia intorno al suo collo e le sue labbra poggiate sulla sua guancia.
Ora, però, il verde profondo delle sue iridi era volto verso qualcosa – o meglio qualcuno – di particolarmente affascinante e spaventoso al tempo stesso.
Lucy White non era la solita ragazza da definirsi “buona e amorevole”. Semplicemente se ne stava sulle sue e forse la gente la temeva per il suo modo strano di comportarsi e vestirsi.
Sostenitrice accanita contro i figli di papà, detestava ogni genere di essere vivente che provasse in qualsiasi modo a sfruttare qualsiasi occasione solo per i propri bisogni. Bisognosa soprattutto di nicotina, musica e tanto, tanto alcool.
Non aveva difetti, o almeno i suoi amici non ne vedevano nessuno, e sostanzialmente la sua vita si basava sullo studio della filologia dei termini più strani e delle melodie più armoniose. Andava spesso alla ricerca di artisti che l’avrebbero fatta sognare per una notte, poi li lasciava il mattino presto, pronta a scriverci una storia. Portava con sé la sua macchina da scrivere e, il pomeriggio prima di studiare, immaginava ancora quelle notti focose particolarmente ispiratrici.
E no, Lucy non era una poco di buono, nemmeno una sognatrice. Semplicemente si godeva la vita e vedeva il bicchiere perennemente mezzo pieno.
Lo sguardo del diciottenne passò dai capelli scuri, crespissimi, agli occhi sottili di un castano scuro intenso, per poi passare al naso sottile e leggermente aquilino e alle labbra delicate, dischiuse in un sorriso.
Con l’altra mano la ragazza stringeva una collanina argentata sottilissima quasi morbosamente.
Sotto quel piccolo particolare, un vestito lungo fino alle ginocchia, sfiancato, le rendeva giustizia: fisico in carne al punto giusto, quello che ogni donna dovrebbe avere. Decorazioni floreali accentuavano il pallore della ragazza, rendendola ancora più bianca di quanto non fosse. Di certo nessuno avrebbe potuto dire che non fosse inglese.
«Piacere» balbettò lui, ancora in preda alla sorpresa «Sono Jude»
Lei gli sorrise e ritirò la mano.
«Stasera ceni con noi?» chiese la madre del ragazzo, cortese come sempre.
«Oh, no. La ringrazio ma devo andare a trovare un’amica, probabilmente farò anche tardi, quindi non si preoccupi»
Detto questo Lucy girò sui tacchi e salì verso la sua nuova stanza, quella in fondo al corridoio della grande casa, di fronte a quelle di Jude.
«Non è una ragazza carinissima?» aveva cinguettato ancora la donna, rivolgendosi ai suoi due uomini.
«Tanto» la assecondò suo marito, mentre Jude teneva lo sguardo perso verso la figura che poco prima lo aveva scosso per il suo entrare in modo così silenzioso eppur irruento nella sua casa.
Di certo non si sarebbe fermato solo al saluto come con gli coinquilini precedenti.

 
 

«Ti dico che è così!» ripeteva Rocky camminando avanti e indietro all’entrata della scuola.
Gli altri tre membri del gruppo lo guardavano stanchi delle sue paranoie inutili. Ci aveva messo tre quarti d’ora per raccontare del suo problema con la polizia e solo allora aveva avuto i rimorsi, cercando comunque di pararsi in tutti i modi possibili.
«In pratica hai spaccato la faccia al ragazzo e lui ora è in coma» aveva tratto un sunto Jay con lenti movimenti delle braccia.
Rocky annuì, bloccandosi a guardare qualcosa in lontananza, per poi ricominciare la marcia.
«So che al massimo starai in carcere tre mesi» lo rassicurò – in malo modo – Pepper.
Il povero caro piccolo Pepper, però, non capiva quanto la sua ingenuità, a volte, gli facesse male sul serio.
Fecero finta di non averlo sentito, tanto si sapeva che comunque non gli sarebbe bastato il discorsetto per sradicarlo dal grembo di sua madre, troppo preso a starsene a casa a leggere e guardare documentari sulla storia. Non sarebbe mai cresciuto, a parere di Jude.
«Come posso fare?»
E continuarono così per un bel po’ di tempo, finchè il passaggio dell’amata di Jude non ridestò quest’ultimo e lo riportò sul pianeta terra.
Si alzò di scatto dalla posizione scomoda in cui si trovava sul muretto in pietra e alzò il petto in fuori, portando una sigaretta alle labbra con fare da ragazzo serio, e cominciò a fissarla come non mai.
«Si accorgerà di te» si sentì dire, questa volta da Jay.
«Magari» rispose lui, perdendosi nei movimenti sensuali della propria vicina di casa mentre si avvicinava con passo felpato ad un ragazzo dell’ultimo anno. «Magari»
 

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