Sette volte Weasley.

di OliviaP_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. ***
Capitolo 2: *** William Arthur Weasley. ***
Capitolo 3: *** Charles Septimus Weasley. ***
Capitolo 4: *** Percival Ignatius Weasley. ***
Capitolo 5: *** Frederick Gideon Weasley & George Fabian Weasley. ***
Capitolo 6: *** Ronald Bilius Weasley. ***
Capitolo 7: *** Ginevra Molly Weasley. ***



Capitolo 1
*** Introduzione. ***


Introduzione. 



-Mamma, cosa è successo a quella signora?- 
Molly Prewett, cinque anni, poco più di un metro di altezza e riccioli rossi stava puntando un ditino contro una donna dall'altra parte della strada che esibiva un pancione tremendamente grosso
-Molly! Quante volte devo dirti che non si indicano le persone?- l'ammonì la madre, senza tuttavia riuscire a trattenere un sorriso. 
Si abbassò per portare il volto all'altezza di quello della figlioletta e le scostò un boccolo ribelle dalla fronte lentigginosa. 
-Vedi tesoro, quella signora aspetta un bambino. Adesso è lì nella sua pancia, è per questo che è così grande- le spiegò. 
Molly annuì e lanciò un'ultima occhiata alla donna col pancione: era davvero orribile. 
'Io non farò mai un bambino' si disse, prima che i fratelli maggiori Fabian e Gideon prendessero a ricorrersi per tutta Diagon Alley e facessero infuriare la loro madre, facendole dimenticare totalmente quel curioso cocomero di carne. 
 
*
 
-Tesoro-. 
Molly adorava quando suo marito la chiamava tesoro, con quel tono dolce e amorevole che riservava solo a lei. 
Erano abbracciati nel grande letto della piccola casetta che avevano comprato dopo il loro matrimonio, una modesta abitazione su un unico piano ricavata da una vecchia fattoria, della quale aveva conservato le mangiatoie e i recinti per gli animali. 
-Dimmi-
-Sai...pensavo...mi chiedevo se...- balbettò Arthur, visibilmente imbarazzato -tu avessi mai pensato a...ecco...beh...un figlio-. 
Molly arrossì violentemente. 
Eccome se ci aveva pensato, ma di certo non seriamente. Si sentiva ancora troppo giovane ed inesperta, assolutamente non pronta per avere un bambino. 
-Arthur...io, ecco...sì, ci ho pensato, ma credo che sarebbe meglio aspettare. Insomma, con tutto quello che succede là fuori...e poi riusciamo a malapena a permetterci il poco che abbiamo...- piagnucolò. 
Insomma, con lui era felice e poteva ritenersi una ragazza fortunata, ma economicamente non è che navigassero nei galeoni e lei non era ancora riuscita a trovare un lavoro...e poi c'era l'altro problema, forse il più grave: la guerra, che incombeva minacciosa e che aveva già fatto troppe vittime. Non era un bel mondo per far crescere un figlio. 
Arthur la strinse a sé cercando di consolarla. 
L'imposta cigolante e scalcagnata della camera da letto sbatté violentemente spinta dal vento. I due sussultarono e si voltarono in direzione della finestra, che ora ciondolava penosamente appesa per un solo cardine. 
No, sua moglie aveva ragione. Non potevano assolutamente permettersi di avere un bambino. 



*****


Di nuovo salve a tutti! Negli ultimi giorni sono particolarmente ispirata e, dato il mio amore per la famiglia Weasley, ho deciso di scrivere questa piccola raccolta senza troppe pretese che ripercorre la storia dei nostri rossi preferiti. Spero sia di vostro gradimento ^^ 

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Capitolo 2
*** William Arthur Weasley. ***


William Arthur Weasley.


Molly Weasley varcò la soglia di casa, i capelli arruffati ed un'espressione indecifrabile dipinta sul volto. 
-Arthur...?- chiamò con voce flebile, quasi sperando che il marito non le rispondesse per poter rimandare quel momento. Tuttavia il ragazzo non si fece attendere e spuntò dalla cucina reggendo in mano una strana scatoletta di plastica. 
-Guarda un po'- disse allegro -me l'ha data Jones, il mio collega...è una presa eclettica! Roba babbana!-. 
La moglie lo guardò, per un attimo divertita ed intenerita dallo scintillio negli occhi di Arthur, ma non appena si ricordò della notizia che doveva dargli si rabbuiò. 
-Molly, tesoro...stai bene?- 
-Io...sì Arthur...è che...devo parlarti- 
-Ma certo, dimmi pure- le sorrise lui, continuando ad aggeggiare con la presa. 
-Forse è meglio se ti siedi-. 
Molly spinse una sedia in direzione del marito, che alzò preoccupato un sopracciglio e posò il suo nuovo giocattolino sul tavolo. 
Le orecchie della moglie si fecero più rosse dei suoi capelli. 
-Ti ricordi quando qualche mese fa mi chiedesti se avevo pensato ad un figlio...- mormorò lei, guardandosi intensamente le punte delle scarpe. 
-Sì, certo...ma Molly, la mia era solo una domanda, se tu non te la senti ti capisco. Insomma non abbiamo molti soldi e...- 
-Arthur, sono incinta-. 
Ecco. L'aveva detto. 
Con un tono di voce talmente basso che per un attimo ebbe paura che il marito non l'avesse sentita, costringendola a ripetere quelle due parole che pesavano come un macigno. 
Ma a giudicare dall'espressione attonita di Arthur, aveva sentito eccome. 
Balbettò qualcosa di incomprensibile, la bocca spalancata che piano piano si piegava in un radioso sorriso. Si alzò dalla sedia con uno scatto improvviso e abbracciò la moglie, sollevandola da terra e facendola roteare sul posto. 
-Molly, ma è fantastico! Avremo un bambino...un figlio nostro!- rise, gli occhi lucidi e pieni di lacrime di gioia. 
-Ma...quindi...non sei arrabbiato...o preoccupato?- domandò cautamente lei. 
-Tesoro, ma che stai dicendo? Come potrei essere arrabbiato? Sono...sono l'uomo più felice del mondo...un figlio!-
-E...come faremo con i soldi...- 
-Ce la caveremo, vedrai. Molly, che cosa succede?-.
Arthur l'aveva posata a terra e la stava guardando preoccupato. Molly piangeva silenziosamente, ma le sue sembravano tutt'altro che lacrime di gioia. 
-Oh, Arthur!- scoppiò -E se non fossi una brava madre? Guardami! Come farò a proteggerlo da Tu-Sai-Chi? Sono così irresponsabile e poi...non so neppure cucinare!- 
-Non dire sciocchezze. Sarai una madre fantastica- rispose Arthur, posandole un delicato bacio sulle labbra. 
 
 
Sei mesi dopo...
 
 
Sua moglie era in travaglio da ore ormai e lui non ne poteva più di fare avanti e indietro per quella stanza. 
A Molly si erano rotte le acque all'improvviso e non c'era stato il tempo per portarla al San Mungo, così aveva dovuto chiamare dei Guaritori direttamente dall'ospedale e adesso la donna si trovava nella loro camera da letto ad urlare di dolore. 
Arthur non avrebbe retto quello strazio ancora per molto: continuava a torcersi le mani e a sudare copiosamente, nonostante ormai fosse quasi dicembre. 
Voleva vederla, anzi, vederle: i dottori avevano affermato con certezza che lui e Molly avrebbero avuto una bambina. Non avevano ancora scelto il nome, ma avevano già ridipinto le pareti della loro stanza di rosa confetto per darle il benvenuto, cosa peraltro ben poco apprezzata dai due cognati Fabian e Gideon che avevano commentato con un sonoro 'disgustoso'. 
Dopo che ebbe percorso febbrilmente il corridoio per quella che era forse la trecentesima volta, si sentì chiamare da una voce di donna. 
Un'anziana guaritrice gli sorrise benevola. 
-Signor Weasley...venga-. 
Barcollando, Arthur la raggiunse e si lasciò accompagnare nella stanza dove Molly l'aspettava. 
Era fradicia, rossa come un pomodoro maturo e aveva tutti i capelli appiccicati alla fronte, ma sorrideva in un modo che il marito non aveva mai visto prima: era la quintessenza della felicità. 
Gli occhiali di Arthur si appannarono all'istante alla vista di quel fagottino tra le braccia della moglie. 
-Tesoro- disse Molly con voce debole, mentre Arthur si chinava verso di lei, le lacrime che gli scendevano inesorabili sulle guance -c'è una cosa che devi sapere...-.
Arthur si bloccò. 
-Cosa...cosa è successo? Ci sono state complicazioni? La bambina sta bene?- chiese con un'evidente nota di panico nella voce. 
Molly ridacchiò sommessamente e, con uno sforzo immane, sollevò la neonata per mostrarla al marito. 
-Ti presento William Arthur Weasley-. 
In un primo momento Arthur non capì. 
Era troppo impegnato a guardare quell'esserino minuscolo e grinzoso che lui e sua moglie avevano creato. Non aveva mai visto niente di più bello: aveva folti capelli rosso fiamma, sonnacchiosi occhi scuri e un'espressione pacata dipinta sul volto, le manine che si aprivano e chiudevano come per salutarlo. 
-Ciao William- disse con le lacrime agli occhi, prendendo il bambino tra le braccia con mani tremanti. Fu solo a quel punto che il suo cervello registrò davvero le parole della moglie. 
-Ma...Molly...come sarebbe a dire William?- 
-E' un maschio, Arthur- rispose lei in un sussurro. 
Il piccolo William emise un rumoroso vagito e guardò incuriosito il papà che sorrideva estatico. 
Non c'era più niente.
Non c'era la guerra, non c'era la povertà, non c'era la sofferenza: c'erano solo lui, Molly e il loro bambino che con la sua nascita aveva ridato loro la voglia di ricominciare a lottare per un mondo in cui valesse la pena farlo crescere. 
 

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Capitolo 3
*** Charles Septimus Weasley. ***


Charles Septimus Weasley. 

 
Odiava quel posto, lo odiava con tutto se stesso. 
Tutte le volte che entrava lì dentro era perchè qualcuno era stato ferito gravemente dai Mangiamorte, o peggio, era stato ucciso. 
Ecco cos'era venuto a fare l'ultima volta che era stato lì: piangere sui cadaveri dei cognati, morti pochi minuti dopo aver raggiunto l'ospedale. Riusciva ancora a sentire le urla di Molly, accasciata sui corpi senza vita dei fratelli... 
Decise di scacciare quel pensiero: oggi non era andato al San Mungo per questo. 
Il piccolo Bill aveva iniziato a lamentarsi per l'assenza della madre e si rifiutava di farsi prendere in braccio da Arthur. 
-Voglio mamma!- strillò. 
-Bill, ascoltami. Vedi quella porta verde laggiù? La mamma è lì dentro a fare il tuo fratellino. Quando la porta si aprirà potremo andare a trovarla e a conoscere Charlie, nel frattempo noi...uhm...giocheremo con la bacchetta di papà, sei contento?- chiese speranzoso, terrorizzato all'idea che il figlioletto iniziasse a piangere. 
Da quando era nato la loro vita era completamente cambiata: Bill aveva portato con sé una ventata di nuova speranza e allo stesso tempo un gran caos dentro casa Weasley. 
Era un bambino piuttosto tranquillo, ma quando ci si metteva riusciva ad essere davvero pestifero e cocciuto. Grazie al cielo aveva preso bene la notizia della nascita di un fratellino, probabilmente perchè era troppo piccolo per capire. 
Al contrario, i genitori non erano stati troppo felici nello scoprire che Molly era di nuovo incinta: i figli sarebbero diventati due, mentre i soldi erano sempre meno. Come se non bastasse, la casa inziava davvero a farsi troppo stretta, così i due coniugi avevano dovuto costruire un piano superiore con due camerette, una per William ed una per il secondogenito, che sicuramente sarebbe stato anche l'ultimo. 
Molly si stava dimostrando una madre più valida di quanto non avesse mai osato sperare: si faceva rispettare quando ce n'era bisogno, ma era anche dolce e premurosa. 
Le sue doti culinarie poi erano migliorate notevolmente, come dimostrava il girovita di Arthur che negli ultimi tempi si era leggermente allargato.
Avevano inoltre iniziato ad allevare animali intorno casa, in modo da tagliare i costi e produrre da soli uova, latte e carne e Molly aveva preso a cucire maglioni all'uncinetto, anche se per adesso sembravano più sacchetti per la spesa che abiti veri e propri. 
D'altra parte, se volevano garantire un futuro a Bill e Charlie, dovevano inizare a risparmiare fin da ora...il pensiero di mantenere due figli a Hogwarts li faceva già rabbrividire. 
Arthur si sedette su una poltroncina della sala d'attesa e prese a far uscire sbuffi di fumo colorato dalla punta della bacchetta, mentre il piccolo Bill rideva contento cercando di acchiapparli con le manine, salvo poi rimanere deluso quando puntualmente gli si dissolvevano tra le dita. 
Passò un'altra ora e il bambino aveva iniziato ad annoiarsi. I giochi del padre non lo divertivano più e voleva a tutti i costi rubargli la bacchetta. 
Non che i genitori gliel'avessero mai permesso, ma aveva già iniziato a mostrare i primi segni di magia involontaria: una volta aveva fatto levitare il ciuccio fin sopra alla pentola di stufato che Molly aveva lasciato sul fuoco a ribollire, e quando erano andati a mangiarlo sia lei che il marito si erano ritrovati in bocca disgustosi pezzetti gommosi non meglio identificati. 
-Ciuccio!- aveva urlato Bill, battendo allegramente le mani. 
Un'altra volta invece suo padre gli aveva proibito di mettersi a giocare con un prezioso e delicatissimo modellino di automobile che aveva segretamente acquistato in un negozio babbano, ma chissà come Bill era riuscito ad appellarlo direttamente dal garage e l'aveva distrutto, mandando su tutte le furie Molly che l'aveva scoperto e accusato il marito di 'buttare soldi in inutili cianfrusaglie'.
Finalmente, dopo quella che parve un'attesa interminabile, un giovane guaritore venne loro incontro e li fece entrare nella camera di Molly. Sembrava più provata rispetto al giorno in cui era nato Bill, e quando Arthur vide per la prima volta in nascituro capì subito il perchè: Charlie era il neonato più grasso che avesse mai visto e pesava diversi grammi in più del normale. 
Bill si accomodò senza tante cerimonie sul letto insieme alla madre, che lo baciò sulla testolina rossa. 
-Allora Billy, ti piace il fratellino?- 
Bill osservò pensieroso il piccolo Charlie che piangeva disperato, il viso più rosso dei capelli radi, che ovviamente erano dello stesso colore del resto della famiglia. 
-No, questo è brutto. Ne voglio un altro!- disse infine, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti. 
 
Quattro anni dopo...
 
-Mamma! Charlie mi ha rubato Roar!- 
-Per l'amor del cielo...Charlie, ridai subito quel coso a tuo fratello!- strillò Molly passando da un tegame all'altro e reggendosi il pancione. Non ne poteva più. Lei e Arthur avevano giurato e spergiurato che questo sarebbe stato l'ultimo: quei due davano già un gran daffare senza bisogno di rinforzi. 
-Non è un 'coso'- piagnucolò un contrariato Charlie entrando nella stanza con in mano un pelouche che sputacchiava fuoco freddo -è un drago, mamma!- 
-Quello che è!- sbottò lei mettendosi a sedere. 
Anche Bill entrò in cucina e strappò il giocattolo di mano al fratello minore, poi il suo sguardo cadde sulla madre affaticata. 
-Mamma, ti senti bene?- chiese con una vocina preoccupata.
-E' colpa del fratellino, vero?- rincarò Charlie -Io non lo voglio!-
-Nemmeno io mamma! E poi il nome Percival non mi piace, è antipatico-
-Adesso basta- sospirò Molly scuotendo la testa. Non aveva più nemmeno la forza di arrabbiarsi, i bambini la sfinivano. 
-Vostro fratello nascerà tra poco più di un mese e voi lo tratterete bene, chiaro?- 
-Mamma- chiese Charlie, improvvisamente serio -come nascono i bambini?-. 
Le guance di Molly si fecero paonazze e si alzò dalla sedia.
-Cielo, si è fatto tardi! Vado a chiamare vostro padre in garage, la cena è quasi pronta- annunciò, dileguandosi dalla cucina ad una velocità impensabile per una donna in gravidanza così avanzata.

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Capitolo 4
*** Percival Ignatius Weasley. ***


Percival Ignatius Weasley. 
 
-Avanti Charlie, fai il bravo bambino e mangia la pappa-. 
Arthur Weasley era esasperato. Era da più di quaranta minuti che tentava di imboccare il suo secondogenito: aveva cinque anni, capelli rossi e spettinati ed un carattere ingestibile, soprattutto quando si metteva a far comunella col maggiore Bill, sette anni e una gran voglia di combinare disastri. 
-Non lo voglio ho detto, non ho fame!- brontolò Charlie con voce stridula. Nella stanza accanto, Molly Weasley stava cambiando il pannolino all'ultimo nato, Percy, che non aveva ancora compiuto un anno. 
-Charles Septimus Weasley, se non mangi subito la tua roba non cenerai più per una settimana!- lo brontolò, entrando in sala da pranzo col piccolo Percy in braccio. Lo posò sul seggiolone e gli mise davanti il piattino con la sua cena. Percy, imperturbabile, prese a mangiare da solo sotto gli sguardi orgogliosi dei genitori. 
-Guarda Percy com'è bravo! Perchè non prendi esempio?-
-Ma mamma, ho già mangiato!- si lamentò di nuovo Charlie. 
-Come sarebbe a dire che hai già mangiato?-. 
Qualcuno dall'altra parte del tavolo, per la precisione Bill, si alzò silenziosamente e fece per andarsene, nell'inutile tentativo di passare inosservato. 
-WILLIAM!- tuonò Molly. Quando lo chiamava col suo nome intero non era mai un buon segno. 
-Che c'è?- chiese il bambino con aria innocente. 
-Hai di nuovo rimpinzato tuo fratello con quelle schifezze che ti ha regalato zia Muriel, non è così?- chiese in tono minaccioso, portandosi le mani sui fianchi. 
Zia Muriel era l'incubo di tutta la famiglia fatta eccezione per Bill, che a quanto pareva era l'unico che gli andasse a genio. Il suo nipote preferito, diceva. 
La vecchia era solita regalargli interi scatoloni di Gelatine Tuttigusti + 1, Cioccoli, Gomme Bolle Bollenti e altri dolciumi vari che Molly disapprovava con tutto il cuore e che puntualmente venivano rifilati a Charlie.
Quest'ultimo non solo era leggermente in sovrappeso, ma l'eccesso di zuccheri lo rendeva iperattivo. 
-Adesso basta! Se continui così i finesettimana a casa di zia Muriel puoi pure scordarteli! E ora fila a letto!- sibilò Molly in direzione del maggiore, che se ne andò in camera sua borbottando indignato. 
Nel frattempo Percy aveva già finito la sua cena e se ne stava composto e impettito sul seggiolone. Certo, Molly e Arthur volevano bene ai propri figli in ugual misura, ma il piccolo era davvero il loro fiore all'occhiello, l'esatto contrario dei due fratelli maggiori. 
Era calmo e silenzioso, un po' burbero a volte, ma ubbidiva ai genitori che era una meraviglia e si lasciava trascinare ben poco da quegli scalmanati. Preferiva passare il suo tempo a giocare da solo nel box, disponendo i giocattoli con una precisione quasi maniacale. 
Bill e Charlie ogni tanto provavano a traviarlo, soprattutto quando Molly non era nei paraggi, ma non erano riusciti ad ottenere risultati apprezzabili: Percy li snobbava alla grande. 
Rinfrancata dal pensiero che almeno uno dei suoi figli forse non l'avrebbe fatta ammattire, Molly non disse più una parola e accompagnò Charlie nella sua camera che ora divideva con Bill. 
Percy invece, pur essendo così piccolo, dormiva già da solo senza fare storie. 
Molly tornò in salotto con un gran giramento di testa. Si sedette sul divano, esausta. 
Fare la madre era davvero un lavoraccio: adesso non riusciva più neanche a fare un paio di scale senza avvertire capogiri e...una nausea terribile. 
Fece appena in tempo a correre in bagno che vomitò tutta la cena. 
Arthur, che passava di lì per andare in garage, la vide e si precipitò a soccorrerla. 
-Tesoro, tutto bene?- chiese mettendogli una mano sulla spalla. 
-Niente di grave, avrò mangiato qualcosa che mi ha fatto male...- rispose Molly sciacquandosi la bocca. 
-Sì...certo...- rispose il marito con uno strano sorrisetto colpevole che la donna non mancò di notare. 
-Arthur...non è che ti sei dimenticato gli incantesimi contraccettivi, vero?- chiese in tono minaccioso. 
-Io? Cosa...no, no...forse...ehm...ma solo una volta Molly, vedrai che...sarà stata...la zuppa di cipolle di oggi, sì. Ora che ci penso, anche io non mi sento molto bene- farfugliò, rosso come un peperone.
-ARTHUR WEASLEY! AVEVAMO GIURATO CHE SAREBBE STATO L'ULTIMO!-.  
 
 
Una settimana dopo...
 
 
-Ho una splendida notizia per voi- trillò la guaritrice dopo aver finito di esaminare l'addome di Molly con il rivelatore magico, uno strano aggeggio che rendeva momentaneamente invisibile il fazzoletto di pelle sul quale veniva poggiato e permetteva di vedere all'interno del corpo. 
Arthur stinse i denti, mentre Molly accanto a lui stringeva la sua mano, o per meglio dire, la stritolava. 
-Non avrete un bambino...- disse la ragazza. Marito e moglie tirarono un sospiro di sollievo. 
'Sia lodato Merlino'
-...ma due!- concluse la guaritrice, visibilmente eccitata. 
La mandibola di Molly sembrava sul punto di cadere sul pavimento. 
-Co...cosa?-
-Due bambini, sì. Signora, lei è incinta di due gemelli!-. 
Qualche minuto dopo fuori dall'ospedale tirava un'aria decisamente freddina che stonava non poco con l'afoso clima di Luglio. 
Molly era livida in volto e camminava a passo spedito, mentre il marito le correva dietro trafelato. 
-Molly...tesoro...- ansimò. 
La moglie si voltò e lo fissò con aria truce. 
-Prega che abbiano lo stesso carattere di Percy, Arthur Weasley, o te ne farò pentire amaramente!- sibilò. 
 
 
 
*****
 
E...basta, per oggi mi fermo qui, anche perchè tengo particolarmente al capitolo dedicato a Fred e George, quindi voglio scriverlo per bene. Ringrazio tutti quelli che hanno già visitato la storia, l'hanno messa tra i preferiti e recensita *-* grazie di cuore! <3

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Capitolo 5
*** Frederick Gideon Weasley & George Fabian Weasley. ***


Frederick Gideon Weasley & George Fabian Weasley. 
 
 
Se Molly Weasley aveva sperato che i due gemelli avessero ereditato il carattere pacato e ligio alle regole di Percy, si era sbagliata di grosso. 
Se poi negli anni precedenti alla loro nascita aveva pensato che Bill e Charlie fossero due pesti, allora il suo sbaglio non era stato solo grosso, bensì mastodontico
I due figli minori (altri due maschi, tanto per cambiare: neanche quel piccolo ed innocente desiderio di avere finalmente una femmina era stato esaudito) erano due vere e proprie bombe ad orologeria con le gambe. 
Frederick Gideon Weasley (detto Fred) e George Fabian Weasley sembravano l'esatta reincarnazione dei defunti zii dei quali portavano il nome, e questa era forse l'unica cosa che spesso e volentieri frenava Molly dallo strangolarli. 
Il loro potenziale distruttivo si era mostrato ancor prima che nascessero: quella gravidanza era stata in assoluto la peggiore per Molly, che l'aveva passata quasi totalmente a letto per via dei dolori che i calci incessanti dei due feti le causavano. Sembrava che lì dentro fosse in atto una guerra, tanto erano irrequieti. Per di più, la pancia di Molly era diventata davvero gigantesca, roba che al confronto quando la donna era incinta di Charlie sembrava avesse solo esagerato un po' con la cena. 
Le cose non erano andate affatto meglio al momento del parto: i gemelli appena nati avevano immediatamente fatto pipì addosso all'ostetrica e avevano svegliato tutto il reparto con le loro urla straordinariamente acute. 
All'età di un anno, mentre i fratelli maggiori con le loro magie involontarie si limitavano a far levitare qualcosa per poi lasciarla cadere a terra in mille pezzi (fatta eccezione per Percy, che da bravo bambino qual era usava la levitazione solo per mettere a posto i suoi giochi), Fred e George avevano imparato ad usarla per combinare disastri ai danni dell'intero nucleo familiare: facevano puntualmente esplodere le uova in faccia alla povera Molly mentre cucinava e tutte le mattine prima di andare a lavoro Arthur Weasley si ritrovava lungo disteso sullo zerbino, coi lacci delle scarpe annodati insieme.
Bill e Charlie inizialmente se la cavavano con poco, essendo i due fratelli preferiti dei gemelli, ma quando si erano accorti che Fred e George li stavano detronizzando dal loro status di 'combinaguai della famiglia', avevano fatto il madornale errore di provocarli, entrando così nel loro perfido mirino. 
Il loro bersaglio preferito comunque era notoriamente Percy.
Grossi tomi sfuggiti chissà come dalla libreria cadevano con regolarità sulla sua testa mentre dormiva, lasciandogli numerosi bernoccoli che lo facevano assomigliare ad un cactus. Inoltre, siccome le disgrazie non vengono mai da sole, il bambino aveva da poco messo gli occhiali, per la gioia dei due fratelli minori che si divertivano a farglieli sparire o a spaccarli ripetutamente. 
Percy, Fred e George si detestavano con tutto il cuore, il che non era un problema da poco visto che i gemelli, in mancanza di spazio, erano stati sistemati nella sua stanzetta. 
I due esasperati genitori avevano inizialmente tentato di dividere quei due piccoli diavoli, spedendo uno dei due in camera coi maggiori e l'altro in quella del malcapitato terzogenito, e potevano giurare di non aver mai avuto idea peggiore. 
Fred e George non ne volevano sapere di separarsi, era un vero e proprio strazio: piangevano, strillavano, si rifiutavano di bere e mangiare. Alla fine, presi dalla disperazione, avevano fatto esplodere la parete che divideva le due camerette e quando Molly l'aveva ritrovati abbracciati l'avevano guardata con aria felice e soddisfatta. 
Mamma e papà avevano quindi intrapreso una lunga quanto inutile opera di persuasione per cercare di convicere Bill e Charlie a dividere la loro camera con Percy, ma i due avevano rifiutato categoricamente, perchè a detta loro la stanza era già abbastanza stretta senza che ci si aggiungesse anche lui. La verità è che nessuno di loro voleva passare più tempo del necessario col bisbetico e altezzoso fratellino. 
Arthur, Molly e Percy si erano quindi arresi ed entrambi i gemelli avevano traslocato in camera di quest'ultimo. 
Fortunatamente la convivenza era durata poco perchè Arthur era stato promosso e lui e la moglie avevano potuto così aggiungere un terzo piano con altre due stanze alla casa, che sembrava sempre più storta e traballante. 
Quasi l'avessero fatto apposta, un paio di settimane dopo Molly aveva scoperto con orrore di essere di nuovo incinta. 
Era semplicemente furiosa: ancora una volta Arthur, preso dalla foga del momento (cosa più che comprensibile, visto che ormai le volte in cui potevano passare del tempo da soli si contavano sulle dita di una mano), aveva sbagliato qualcosa negli incantesimi contraccettivi. 
Il risultato di questa dimenticanza si chiamava Ronald Bilius Weasley, occhi blu come i gemelli e Charlie, un lungo nasino spruzzato di lentiggini ed un carattere capriccioso che comunque, in confronto a quello di Fred e George, lo faceva sembrare quasi un angioletto. 
Con la nascita di Ron, Percy aveva potuto tirare un sospiro di sollievo. Il nuovo arrivato infatti sembrava aver catalizzato l'attenzione dei due monelli, certamente non in positivo. 
Probabilmente animati dalla gelosia per non essere più i piccoli della famiglia, Fred e George non perdevano occasione per strappare il neonato dalla culla ed esporlo a situazioni tutt'altro che sicure. 
Quel giorno in particolare, Molly aveva lasciato la prole nelle mani del marito. Aveva una terribile urgenza di fare spese e si era presa un'ora di tempo per andare a Diagon Alley.
Quando era tornata, un silenzio irreale cadeva su tutta la casa, segno che qualcosa non andava. 
Fred e George erano in salotto e stavano giocando con delle costruzioni che ogni tanto esplodevano e si ricostruivano da sole. Sembravano troppo calmi, il che non fece altro che far aumentare l'inquietudine della donna.
Dei tre maggiori non c'era traccia, ma la cosa che più la preoccupava era l'assenza del piccolo Ronald. 
Pensò che il marito l'avesse portato con sé in quel suo maledetto garage, ma quando aprì la porta di lamiera Arthur era da solo, intento a trafficare con un aggeggio ricurvo attaccato da un filo ad una scatola numerica. 
-Molly cara! Sei tornata! Guarda qui...un feletono!- disse con entusiasmo; dopo tutti quegli anni non si era ancora arreso all'idea che alla moglie quelle diavolerie babbane non interessassero affatto. 
-Dov'è Ron?- chiese spazientita. 
-Chi?- 
-Per l'amor del cielo, Arthur! Ronald Weasley, tuo figlio, hai presente?- sbottò, gli occhi scintillanti di rabbia e preoccupazione. 
-Era...l'ho lasciato un attimo di là a giocare con Fred e George...-
-Che cosa?- tuonò la moglie -Lo vuoi forse morto?- 
-Ma tesoro, erano tranquilli...- 
Molly sbuffò sonoramente alzando gli occhi al cielo.
Fred e George e la parola 'tranquilli' non potevano coesistere nella stessa frase, non in quell'universo almeno. 
-Non fare così...Bill e Charlie erano di sopra insieme a Percy e...- tentò di giustificarsi. 
-Andiamo bene!- ringhiò lei furente, sbattendosi la porta del garage alle spalle.
Percy nelle grinfie dei primogeniti e Ron nelle mani di quei...maiali
No, si disse, questo era davvero troppo. Adesso aveva anche le allucinazioni.
Non poteva essere che Ronald fosse nel recinto dei maiali, a sguazzare nel fango e nel letame...eppure gli strilli disperati che provenivano dal trogolo non mentivano. 
Aprì il cancello e si fiondò dentro, scivolando più volte in quella melma disgustosa. Alla fine riuscì a recuperare il figlioletto terrorizzato e lo portò immediatamente dentro casa. 
-FREDERICK E GEORGE WEASLEY! VENITE SUBITO QUI!-.
Il volume della sua voce doveva aver raggiunto i massimi storici, perchè i temerari gemelli per una volta non si fecero attendere. Anche gli altri tre (Percy esibiva un broncio contrariato, occhiali storti e chioma arruffata) raggiunsero l'ingresso per godersi lo spettacolo. 
Fred e George sfoderarono in direzione della madre due identici ghigni falsamente angelici e semisdentati. 
Molly puntò un dito sudicio sul neonato piangente, completamente ricoperto di robaccia marrone. 
-COSA DIAVOLO CI FACEVA RONALD NEL PORCILE?-. 
Uno dei due si fece avanti. A giudicare dalla F sghemba cucita sul maglione, doveva essere Fred. 
-Aveva fatto la cacca...- esordì.
Come se non bastassero i danni materiali che provocavano ogni santo giorno, avevano anche una parlantina degna di un avvocato che non mancava di mettere in imbarazzo i genitori di fronte ad amici e parenti. 
-...e puzzava...- continuò il gemello. 
-...come un maiale...- terminarono in coro. 
 
Da qualche parte nel paesino vicino, Ottery St. Catchpole, diverse persone potevano giurare di aver sentito in lontananza una donna urlare minacce di morte cruenta a due certi 'Fred e George'. 



*****

Rieccomi qui. 
Questo è il risultato di una mattinata all'insegna della noia, spero vi faccia ridere almeno un po' :) 
Ringrazio di cuore tutte le persone che stanno seguendo la storia e che l'hanno recensita con quei bellissimi commenti, in particolare Mihael_Mello_Keehl che con il suo commento mi ha fatto ridere da sola nel letto per una buona ventina di minuti!

Un bacione :)

 

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Capitolo 6
*** Ronald Bilius Weasley. ***


Ronald Bilius Weasley. 
 
 
C'era una cosa, una sola, di cui Molly e Arthur Weasley non potevano assolutamente lamentarsi, ed era l'appetito dei loro sei figli. 
Molly si teneva in contatto con diverse altre mamme, in particolare con Alice Prewett, sua lontana cugina e moglie di Frank Paciock dal quale aveva avuto un bambino. 
Facevano entrambe parte dell'Ordine della Fenice e certe volte a loro si univa anche Lily Potter. 
L'ultimo nato di casa Weasley, Neville Paciock e Harry Potter avevano la stessa età, così molto spesso le tre donne si ritrovavano a parlare delle abitudini dei loro pargoli tra una riunione e l'altra. 
Il problema che sembrava più affliggere Alice e Lily era il momento della pappa. 
A quanto dicevano, era una vera e propria agonia tentare di far mangiare i loro bambini, che tra uno sputacchio e l'altro finivano sempre per lasciare tutto nel piatto. 
Quando entravano nell'argomento Molly se ne stava in un angolo a sorridere comprensiva, anche se poi in realtà non comprendeva proprio un bel niente. 
I suoi figli infatti avevano sempre avuto un appetito da leoni, se non si contava il periodo in cui Charlie aveva smesso di mangiare perchè ingozzato di dolciumi dal fratello maggiore. 
Per dirla proprio tutta, il momento del pranzo o della cena era il preferito dei coniugi Weasley, che potevano finalmente godere di una sana ora di pace. 
Durante i pasti, sulla Tana (come l'aveva ribattezzata Charlie durante uno dei suoi giochi preferiti, fingendo che fosse la tana di un drago sputafuoco) calava un religioso silenzio e tutti e sei i piccoli Weasley (compresi Fred e George, che al massimo si limitavano a lanciare un po' di schifezze addosso a Percy e Ron), impegnati com'erano ad ingollare quanto più cibo possibile, non emettevano alcun suono finchè anche l'ultimo piatto non veniva svuotato.  
Non c'era mai stata una volta in cui Molly e Arthur avessero dovuto faticare per far mangiare uno dei loro figli, piuttosto in quella casa succedeva il contrario. 
Nei suoi primissimi anni di vita Charlie aveva avuto qualche problemino di peso, che però si era risolto semplicemente sospendendo le gite di Bill a casa di zia Muriel.
Per quanto riguardava Ron invece, la situazione sembrava ben più seria. 
Il piccolo Ronald aveva nove mesi ed era letteralmente una palla di lardo: passava il suo tempo ad ingurgitare qualunque cosa gli capitasse a tiro. 
Il più delle volte si trattava delle sue pappette certo, ma in mancanza di quelle era solito gattonare per casa alla ricerca di qualche spuntino fuori orario, che poteva variare da un foglio di pergamena lasciato cadere sul pavimento per errore a disgustosi ammassi gelatinosi e mollicci che i fratelli gemelli lasciavano appositamente in bella vista per lui. Molly aveva l'orribile sospetto che si trattasse delle loro caccole. 
L'eccessivo appetito comunque non era l'unico problema di Ron: il bambino infatti aveva un carattere molto capriccioso, voleva sempre stare al centro dell'attenzione e il buio lo terrorizzava, il che costringeva i coniugi Weasley a portarselo nel lettone praticamente ogni notte. 
Questo scatenava non poco la gelosia di Fred e George che, privati troppo presto del loro ruolo di ultimogeniti e quindi più coccolati (non che si fossero mai fatti coccolare un granché ripensandoci, ma ogni scusa era buona per creare scompiglio), spesso e volentieri si infilavano nel letto dei genitori pretendendo la loro dose di considerazione. 
Quella era una di quelle lunghe notti. 
Molly e Arthur si erano coricati da poco più di mezz'ora e il piccolo Ron si era finalmente addormentato, spaparanzato a pancia in su in mezzo a mamma e papà. 
Arthur lo guardava con occhi amorevoli: nonostante la guerra e la precaria situazione economica, non si era mai pentito di aver messo al mondo tutti quei figli. 
Erano la cosa più bella che gli fosse mai capitata e non l'avrebbe mai ammesso davanti alla moglie (a meno che non volesse morire tra atroci sofferenze), ma se fosse stato per lui avrebbe continuato a sfornare bambini finchè l'età gliel'avesse permesso. 
Sarebbe stato meraviglioso, un mondo di piccoli ometti con lentiggini e capelli rossi...certo, una femmina non gli sarebbe dispiaciuta affatto, ma Molly non voleva neanche sentirne parlare.
Ron sarebbe stato davvero l'ultimo, doveva farsene una ragione e lo sapeva, ma non era così semplice. 
Presto o tardi sarebbe cresciuto anche lui e prima di poter rivedere quelle manine minuscole e grinzose, quelle guance paffute e quella bocchina spalancata e sdentata che sbavava sul suo cuscino avrebbe dovuto aspettare anni, decenni, finché non sarebbe diventato nonno. 
Non che Molly non amasse i propri figli o desiderasse che non fossero mai nati, ma la sua situazione era ben diversa da quella del marito. 
Lui non aveva dovuto sopportare cinque gravidanze di cui una gemellare, non aveva dovuto vedere il proprio riflesso allo specchio gonfiarsi e risgonfiarsi a ripetizione fino a trasformarsi da corpo di esile ragazza a quello di donna cicciottella e appesantita, e soprattutto lui non doveva cucinare, cambiare pannolini e riscaldare biberon. 
Fare la mamma le piaceva eccome, avrebbe dato la vita per i suoi bambini, ma a volte rimpiangeva il fatto di non poter lavorare o coltivare le proprie passioni per mancanza di tempo; c'era poco da fare, il ruolo di mamma era molto più impegnativo di quello di papà. 
Qualcosa, o meglio qualcuno, venne ad interrompere i loro pensieri. 
Due zazzere rosse fecero capolino da dietro la porta e si fiondarono sul letto senza fare complimenti. Molly sospirò, mentre Arthur come al solito finse di dormire. 
-Mamma- disse uno dei gemelli. 
-Dimmi George...- Molly soffocò uno sbadiglio. 
-Sono Fred!- 
-Oh, scusami Freddie...-
-Ci sei cascata un'altra volta, sono George!-.
I due gemelli emisero un gorgoglìo compiaciuto. 
Merlino, possibile che si facesse sempre mettere nel sacco da dei poppanti di due anni e mezzo? 
-Io e Fred abbiamo deciso- annunciò George in tono solenne. 
-Deciso cosa?- domandò Molly fingendosi interessata. Aveva imparato a sue spese che assecondandoli si sarebbero rivelati meno petulanti. 
-Vogliamo cambiare Ron...- stavolta era stato Fred a parlare. 
Già da un pezzo ormai avevano preso l'abitudine di completarsi le frasi a vicenda, per la precisione dal giorno in cui avevano imparato a parlare. 
Vivevano in simbiosi quei due e sembravano pensare con un unico, diabolico cervello. 
-...e Percy...- continuò Fred. 
-...con una sorellina!- concluse George. 
Molly trattenne a stento una risata. Quando non distruggevano metà della casa erano divertenti, dopotutto. 
-Tesoro, i fratellini non si possono cambiare...- 
-Ma uffa! Percy è antipatico...- piagnucolò George. 
-...e Ron rovina tutti i nostri giocattoli- rincarò Fred. 
-Non è vero che Percy è antipatico, è solo che gli piace stare tranquillo. E anche voi...-. 
Molly si bloccò un attimo, ritrovandosi a pensare che in realtà adesso che avevano quasi tre anni non avevano di certo perso l'abitudine di disintegrare i giochi altrui, ma si guardò bene dal dirlo, approfittando del fatto che fossero così tranquilli: non voleva fargli venire qualche strana ispirazione. 
-...quando eravate piccoli come Ronnie...rovinavate i giocattoli dei vostri fratelli- finì pazientemente di spiegare. 
Prima o poi avrebbero dovuto farle una statua pensò, un'altra donna al suo posto si sarebbe già data alla macchia. Sentiva le palpebre terribilmente pesanti e ripensò con nostalgia alle notti in cui ancora riusciva a dormire per più di cinque ore consecutive. Ormai il sonno non era più un bisogno di primaria necessità, ma un privilegio. 
-Senti mamma...- continuò imperterrito uno dei due. Aveva già dimenticato chi fosse, non riusciva a distinguerli neanche alla luce del giorno, figuriamoci in quella stanza buia. 
-...la sorellina però la vogliamo lo stesso...- 
-Certo, certo- rispose Molly in tono eloquente, sperando di farli stare zitti. 
I due gemelli invece presero a saltellare allegramente sul letto, scrollando il padre per farlo svegliare. Ron, non si sa per quale miracolo divino, dormiva ancora profondamente. 
-Papà! Ha detto di sì! Svegliati papà!-. 
Arthur, che non poteva più negare l'evidenza, finse di svegliarsi con un sonoro sbadiglio. 
-Cosa c'è ragazzi?- mugolò in tono vago. 
-Papà, l'abbiamo convinta! Ha detto di sì!- ripeterono Fred e George. 
Molly scoccò al marito uno sguardo inceneritore e, sebbene fosse buio e non potesse vederla, Arthur riuscì a percepire un brivido corrergli lungo la schiena. 
-Arthur...cos'è questa storiella? Sembra davvero divertente...- disse con una fintissima nota melensa nella voce. 
-Ehm...ma niente...davvero, non so di che stiano parlando...lo sai Molly, sono bambini...- balbettò. 
-Bugiardo!- strillò uno dei gemelli. 
-Sì, bugiardo papà! Ci avevi detto di convincere mamma a...-
-TU COSA?- ringhiò Molly. Il fagottino in mezzo al letto prese a frignare rumorosamente. 
Quella notte non sarebbe stata semplicemente lunga, sarebbe stata interminabile: Ron aveva un talento naturale per il pianto e quando iniziava ci volevano ore prima di riuscire a calmarlo. 
-Suvvia, Molly cara...era solo una domanda innocente...ho solo chiesto ai bambini se gli sarebbe piaciuta una sorellina...così, per curiosità...forse è meglio se vado di là a far riaddormentare Ronnie, sì-.
E senza osare dire un'altra parola si caricò in braccio il neonato e sparì in salotto. 
 
Qualche ora prima...
 
-Fred! George! Che state facendo?-. 
La voce di Arthur li fece voltare. I gemelli erano chini sulla culla di Ronald e stavano indubbiamente architettando il prossimo attentato di cui sarebbe stato l'indiscusso protagonista. 
-Niente- risposero in coro. 
Arthur li raggiunse e posò uno sguardo premuroso sull'ultimogenito che dormiva beatamente a bocca aperta come al solito, ignaro dei complotti organizzati alle sue spalle.
-Papà, è vero che volete più bene a Ronnie che a noi?- 
-Certo che no! Come ti viene in mente...ehm...- cercò con lo sguardo la lettera di riconoscimento ricamata sul maglione -George...- 
-Tu e la mamma state sempre con lui...-
-...e non ci volete più bene...-.
Arthur sospirò e si mise a sedere per guardare i figli negli occhi. 
-Ragazzi, vostro fratello è piccolino, ha bisogno di molte più cure e attenzioni, ma questo non significa che vi vogliamo meno bene di prima...- 
-Papà, perchè non abbiamo nemmeno una sorellina?- chiese improvvisamente Fred con un candore disarmante. 
-Ehm...vedi-. Arthur temporeggiò nel tentativo di trovare una risposta a quella domanda che non lo portasse ad un'altra questione ben più imbarazzante. 
-Sai Fred, noi genitori...non possiamo decidere se...sarà un maschio o una femmina...- 
-Ah no?-. I gemelli sembravano molto delusi. 
-Papà, come nascono...- attaccò George. 
-Ma se volete proprio una sorellina, forse potremmo provare a convincere mamma-. 
Arthur si affrettò a cambiare discorso nel tentativo di evitare la domanda che temeva dal giorno in cui Bill era venuto al mondo, e a quanto pareva c'era riuscito: i bambini pendevano entusiasti dalle sue labbra e George sembrava aver già dimenticato quello che voleva chiedere. 
-Ecco, vedete...vostra madre non vorrebbe una sorellina, perchè siete già in troppi e abbiamo molto da fare...ma se promettete qualcosa in cambio, come ad esempio di diventare più ubbidienti e non combinare pasticci...-. 
Ma i due bambini non sentirono mai l'ultima frase del padre. La loro scarsa attenzione si era fermata esattamente alla parola 'cambio' ed entrambi avevano puntato lo sguardo furbo nella culla del fratellino.
Sapevano esattamente cosa volevano cambiare. 


*********

Lo so, sto aggiornando a macchinetta, ma mi annoio davvero a morte e scrivere è l'unico modo decente che ho per distrarmi, a parte leggere...e così rieccomi con un nuovo capitolo. Per il prossimo ammetto di non avere molta ispirazione, quindi molto probabilmente lo posterò lunedì o martedì...intanto ancora grazie a tutti quelli che hanno recensito i capitoli precedenti (sono ripetitiva, ma che posso farci?), siete davvero troppo gentili...sapere di essere riuscita ad emozionarvi un pochino ha reso la mia giornata migliore :) 

A presto!
Olivia.

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Capitolo 7
*** Ginevra Molly Weasley. ***


Ginevra Molly Weasley. 

 
Quella mattina alla Tana regnava il caos. 
Sarebbe più corretto dire che tutte le mattine alla Tana regnava il caos, ma quella mattina in modo particolare: prima di tutto era Natale, e poi Bill e Charlie erano tornati da Hogwarts per le vacanze. 
L'intera famiglia Weasley era riunita sotto il grande albero in mezzo al salotto e i sette bambini erano indaffarati ad aprire i loro regali. 
Il primogenito strabuzzò gli occhi di fronte ad un pacchetto dalla forma lunga e stretta. 
-Una Scopalinda!- urlò, piangendo quasi dalla gioia. 
Fred e George guardarono il manico di scopa nelle mani del fratello con disappunto. 
-Mamma, perchè Bill ha ricevuto una scopa e noi no?- 
-Perchè Bill è diventato Prefetto- Molly sottolineò orgogliosamente la parola -e non gli avevamo ancora fatto un regalo adeguato-.
I gemelli finsero di vomitare copiosamente, mentre Percy guardava Bill con espressione adorante. 
-Bill, com'è fare il Prefetto? E' divertente vero? I ragazzi cattivi ti fanno arrabbiare molto?- 
-Che c'è Perce- s'intromise Fred -non vorrai mica diventare Prefetto anche tu?- 
-Certo che voglio diventare Prefetto! Perchè, voi no?- sbottò Percy, come se voler diventare Prefetto della scuola fosse la cosa più ovvia del del mondo. 
-Sicuro- rispose George con evidente sarcasmo -e poi diventeremo Ministri della Magia...-. 
Bill alzò gli occhi al cielo e li lasciò a battibeccare.
Si perse a guardare fuori dalla finestra il paesaggio innevato, facendo vagare i pensieri al volto della sua nuova fidanzatina Naomi e al bacio che si erano scambiati durante il suo ultimo turno di ronda.
Sì, in effetti fare il Prefetto gli piaceva proprio. 
Su una poltrona consunta poco più in là Charlie leggeva il suo nuovo, gigantesco libro intitolato "Storie di draghi e altre creature fantastiche", pieno di meravigliose foto animate e dettagliate descrizioni.
Ron era seduto sul bracciolo del divanetto e ascoltava rapito il fratello maggiore che gli spiegava tutto ciò che aveva imparato durante le sue prime lezioni di Cura delle Creature magiche.  
Molly era tornata in cucina e si era già messa al lavoro per preparare il cenone di quella sera, mentre Arthur cercava invano di far accendere le lucine natalizie alla 'maniera babbana': continuava ad infilare febbrilmente una vecchia presa elettrica in un buco nel muro e non riusciva proprio a capire come mai non funzionasse. 
In tutto questo, nessuno aveva notato che la piccola Ginny di poco più di quattro anni non si era neppure preoccupata di scartare la sua bambola. 
Approfittando della confusione generale, aveva agguantato il manico di scopa nuovo fiammante del fratello Bill e si era dileguata fuori.
Fu solo quando dal giardino si udì un colpo assordante seguito dal frastuono di diversi oggetti che cadevano che il resto della famiglia si accorse che Ginny non c'era più, ma ormai era decisamente troppo tardi. 
Ginny Weasley giaceva sepolta sotto strati e strati di cianfrusaglie cadute dalle mensole del garage di suo padre, dopo un breve volo sulla Scopalinda di Bill, il cui manico ora spuntava spezzato da sotto quelle insolite macerie. 
Un silenzio assordante fece inizialmente temere il peggio a Molly, ma poi una manina seguita subito dopo da un corpicino di bimba spuntò da quella marea di plastica, legno e metallo. 
-GINNY!- strillò la madre. Si precipitò a soccorrere la figlioletta miracolosamente illesa, che si stava spolverando la gonnella di lana come se niente fosse. 
-Tesoro...tesoro stai bene? Ti sei fatta male?- 
La bambina scosse energicamente la testa e il suo sguardo ricadde sulla scopa spezzata del fratello maggiore. 
Si morse il labbro inferiore e corse ad abbracciare Bill. 
-Billy- pigolò -mi dispiace per la tua scopa. Giuro che quando sarò grande te la ricomprerò-.
Il volto di Ginny si accese di stupore quando suo fratello scoppiò a ridere. 
-Hai rischiato di romperti l'osso del collo e ti preoccupi per la mia scopa?- chiese divertito, mentre Arthur riparava il manico con un colpo di bacchetta e lo porgeva al primogenito. 
-Ma se proprio ci tieni- intervenne uno dei gemelli, posandole una mano sulla spalla -potrai sempre comprarla a noi due-. 
-Sì Ginny- convenne l'altro -così ti insegneremo a volare- 
-Fred!- 
-Sono George-
-E' vero mamma, è George- confermò la bambina, ghignando impercettibilmente. 
Fred e George guardarono la sorella di sottecchi, ma non riuscirono a mascherare un sorriso fiero: di tutti i loro fratelli, Ginny era senza dubbio quella che gli assomigliava di più, più di quanto Molly e Arthur fossero disposti ad ammettere. 
Ma la piccola di casa Weasley non assomigliava solo ai gemelli; aveva sì ereditato la loro indole malandrina, ma al tempo stesso sembrava racchiudere in sé tutte le migliori qualità dei fratelli maggiori: gentilezza, intraprendenza, ambizione e schiettezza. 
In più, aveva un dono tutto suo. 
C'era chi diceva che fosse una bambina riservata, chi invece la considerava un maschiaccio, ma la vera forza di Ginny era, appunto, la forza
L'essere cresciuta a fianco di quei sei scalmanati l'aveva temprata e nonostante la sua giovane età Ginny non si faceva abbattere da niente, anzi; era sempre lei a consolare i due frignoni per antonomasia Percy e Ron dopo una brutta caduta o un tiro mancino di Fred e George, ai quali la cosa suscitava sempre grande ilarità. 
Ma lei no. Lei non piangeva mai. 
Forse era proprio per la paura di essere presa in giro dai fratelli, o forse era per quella vocina nella sua testa che le suggeriva di essere indipendente perchè sua madre aveva già il suo bel da fare; fatto sta che Molly e Arthur non l'avevano mai sentita lamentarsi e prima di chiedere aiuto a qualcuno la bambina cercava sempre di risolvere le cose da sola. 
Una volta, alla tenera età di tre anni, si era svegliata nel bel mezzo della notte con una gran fame. 
Era entrata in silenzio nella stanza dei suoi genitori, ma vedendoli profondamente addormentati le era dispiaciuto svegliarli, così era scesa in cucina scoprendo con disappunto che la credenza era davvero troppo alta per lei. 
Quella notte Ginny compì la sua prima magia involontaria: dopo aver cercato per quelle che le sembrarono ore un modo per raggiungere i biscotti, questi le erano improvvisamente volati in mano e lei se n'era tornata a letto con la pancia piena e la soddisfazione alle stelle. 
Non seppe mai che sua madre, sveglia da chissà quanto tempo per prendere di nascosto la sua pillola anticoncezionale (oh, se Arthur avesse saputo che aveva deciso di ricorrere addirittura ai metodi Babbani pur di non avere altri figli!), l'aveva osservata da dietro la porta col cuore gonfio di amorevole orgoglio. 
Lo stesso orgoglio che ora mostrava posando sul tavolo il tacchino di Natale e abbracciando con gli occhi la sua grande, meravigliosa famiglia. 
Perchè anche se in passato aveva avuto qualche incertezza, adesso sapeva che ne era valsa la pena. 
Era valsa la pena rinunciare alla carriera e poco importava che spesso e volentieri lei e suo marito non riuscissero ad arrivare alla fine del mese senza qualche piccolo grande sacrificio, perchè i veri tesori erano ben altri. 
Era valsa la pena rinunciare al sonno e ai momenti di relax, perchè in fondo fare la mamma la manteneva giovane dentro come un preziosissimo elisir di lunga vita. 
Era valsa la pena anche rinunciare al suo bel corpo, perchè per ogni smagliatura che le solcava la pelle c'era un bel voto di Bill, una nuova scoperta di Charlie, un brontolio di Percy, una malefatta di Fred, uno sghignazzo di George, un pianto di Ron ed un sorriso di Ginny. 
Tutto il resto non aveva importanza. 


 
***SPAZIO AUTRICE***

Finalmente sono riuscita a concludere questa raccolta.
So che il mio ritardo è imperdonabile, ma avevo un po' perso l'ispirazione. 
Spero comunque che il capitolo sia di vostro gradimento!
Ci tengo a fare qualche precisazione: so che nel terzo libro, quando Harry rompe la Nimbus 2000, è scritto chiaramente che le scope non si possono riparare con un 'reparo', ma ho ipotizzato che il danno alla scopa di Bill fosse molto meno grave di quello della scopa di Harry spezzettata da Platano Picchiatore!
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito la storia, alla prossima! 

Olivia

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