Ormai non m'importava neanche di morire: volevo solo Ren.

di DarkAeris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dipendenza ***
Capitolo 2: *** Frustrazione ***
Capitolo 3: *** Indipendenza? ***



Capitolo 1
*** Dipendenza ***




Avverto il suo corpo dentro di me: si muove al ritmo del mio battito cardiaco, insinuandosi nella mia testa, nella mia essenza, nella mia vita. Ancora.
Ho pensato davvero che avrei potuto rinunciare a lui: sarei stata una ragazza forte, autonoma, come mi ero sempre dimostrata essere.
Ma Ren tocca i miei punti deboli come fossero le corde della sua chitarra, rendendomi schiava del suo movimento, della sua musica.
La sua lingua mi accarezza i seni, le sue mani mi stringono i fianchi: è bramoso di me, trema dal desiderio e io con lui.
Ogni spinta è un piacere, un urlo, un incredibile bisogno che torni subito da me.
Eppure, sanguino.
Che cosa ne ho fatto di questo tempo passato lontani? Nulla.
Il dolore si confonde alla goduria, mi toglie il fiato, mi accieca.
Continuo a sentire le sue parole nella mente, quel suo abbracciarmi e cadere a terra, quella sua ammissione di dipendere da me.
Vorrei poter pensare che sia lui ad appartenermi, vorrei convincermene, ma eccola: quella frase che non mi ha abbandonato un secondo durante il mio cammino.
Quella frase che mi ha tenuta sveglia la notte e mi ha squarciato il petto durante il giorno.
“Sentiti libera di vivere come preferisci.”
Come preferisco.
Ho deciso di non seguirlo, ma a cosa è servito? Io sono sempre stata solo sua.
Il mio corpo, posseduto carnalmente mentre mi afferro alle lenzuola gemendo e urlando il suo nome, è sempre stato solo suo.
Vorrei piangere, ma le lacrime non rigano il mio volto e, seppure avverta le spinte di Ren farsi sempre più veloci e il suo peso su di me, mi sento incredibilmente sola.
Affondo le unghie nella sua schiena: voglio sentirlo, devo sentirlo.
Ed ecco che i suoi occhi si spalancano e mi guardano e avverto in lui la mia disperazione, mentre sussurra il mio nome e mi bacia, donandomi quel fiato che agognavo.
Ren è qui. Ren è sempre stato qui.

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Capitolo 2
*** Frustrazione ***


Se non hai più intenzione di vederla, Nana me la prendo io.”
Yasu ha sempre avuto l'abilità di rendermi titubante. È intelligente, è scaltro, è maturo: ha quel tipo di carattere posato che io non riuscirò mai ad avere.
Ma io ho qualcosa che lui non possiede, qualcosa che entrambi desideriamo con ogni fibra del nostro corpo: Nana.
Vorrei poter dire che lei mi appartiene, che la sua anima e il suo corpo saranno sempre e solo miei, ma le parole di Yasu martellano la mia mente in continuazione.
Ho visto come si guardano. Da quando ho preso quel treno, la mia vita è cambiata, ho operato una scelta e Nana ha agito di conseguenza, ha vissuto come ha preferito, diventando quello che aveva bisogno di diventare.
Ma questo distacco me l'ha portata via, lo sento. Non cerca più il mio conforto nelle notti di angoscia, non si perde più nei miei occhi, quando ha paura; Yasu ha preso il mio posto?
Sento il mio corpo arrivare, come rapito da un essere superiore, – che mi controlla – a casa del mio amico, lo vedo aprire la porta, lo osservo sbigottirsi mentre un pugno serrato gli raggiunge la guancia, mentre i miei calci infieriscono sul suo corpo a terra.
Il sangue che fuoriesce dalle sue labbra profuma di giustizia, di necessità, di frustrazione...
Sorrido, mentre Yasu soffoca i conati, perdendo quasi i sensi, e vengo scosso violentemente da ciò.
Mi ritrovo sul mio pavimento, e non sono i conati di Yasu a scuotermi, sono i miei.
La polverina, quella magica polvere bianca che allevia le mie paure, mi sporca il naso, mentre le mie mani sudate asciugano le lacrime che grondano da ormai stanchi occhi rossi.

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Capitolo 3
*** Indipendenza? ***


Hachi, Nobu, Yasu...
Ho cercato conforto in ognuno di loro, così tante volte. Sono la forte, bella, scaltra cantante, che graffia con le sue note rauche le radio locali, le menti giovanili, i palchi più ambiti: quello che volevo essere, quello che avrei dovuto diventare.
Ma l'indipendenza che avevo sempre sognato, il sapere di poter contare solo su me stessa, per sopravvivere, non sono riuscita a raggiungerla.
Guardo il mare, così imponente, così vasto, così immenso... mi dà un senso di libertà che non pensavo di poter sentire ancora.
Da quanto tempo le mie labbra non si curvano in un sorriso?
Urlo, rabbiosa, mentre le gambe mi cedono e il volto mi si inonda di lacrime.
Tutta colpa di Ren!
Ren, Ren, Ren...
Ho pensato tante volte a come sarebbe stato tornare insieme, più per il bisogno di vivere nuovamente un passato felice, piuttosto che per reale amore. Eppure, non passa notte, da quando se ne è andato per sempre da me, che io non mi svegli a cercarlo, che io non cerchi il suo conforto nei momenti di angoscia, o che non sogni i suoi occhi, piena della paura di perderlo.
Ma io l'ho perso.
Non lo vedrò mai più, non sentirò più la sua voce, la sua risata, né vedrò le sue mani.
E cosa importa ancora? Che progetti avrei dovuto intraprendere? Il suicidio?
Sarebbe inutile fingere di non aver pensato a questa possibilità: quale dolce tentazione sarebbe stata...
Ma sento dentro di me che non servirebbe a nulla, che non mi condurrebbe a lui, come accade ai personaggi delle tragedie letterarie.
Ci sarebbero solo due vite giovani, piene di speranza, rovinate dalla Morte.
E non voglio darle questa soddisfazione! Si è già presa tutto quello che ero, non si prenderà anche quello che sarò.
La nave salpa verso un nuovo futuro, lontano dai miei amici, lontano dai miei ricordi.
Lontano è l'unica parola che riesco ad accettare, l'unica motivazione che mi spinge a respirare, con una sola certezza: Nana, con i suoi errori, con il suo finto orgoglio, con le sue ingiustificate azioni, non esisterà più.

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