Cacciatore di anime perse

di CrHacker98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pipistrello e ragno, una bella partita ***
Capitolo 2: *** Dalla foresta alla città ***
Capitolo 3: *** Seatown ***
Capitolo 4: *** Cambio di piani ***
Capitolo 5: *** Smembratori ***
Capitolo 6: *** Jake Reed ***
Capitolo 7: *** Madness ***
Capitolo 8: *** Capelli azzurri ***
Capitolo 9: *** Villa ***
Capitolo 10: *** Andrè ***



Capitolo 1
*** Pipistrello e ragno, una bella partita ***


Riassunto dele storie precedenti ( eh, già, ci sonos storie precedenti)
Jake è un ragazzo che è riuscito a sopravvivere agli assassinii di Liar, un demone che si ciba di anime e che, prima di divorarle, si diverte a torturarle. E' anche però il comandante delle creature del'inferno e si appresta a sterminare buona parte della razza umana per diventare più potente. Ha un ragazzo morto al suo servizio, Nathan, che ha il compito di avvicinare le vittime e di portarle in un luogo isolato dove il demone è in grado di ucciderle. Un giorno però Nathan riesce a salvare dalle grinfie del mostro una ragazza, Kate, a cui affida una missione: trovare Jake ed insieme a lui andare da Madness, un demone decaduto che li aiuterà a sconfiggere Liar.
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Già, non si sbagliava neanche questa volta. Il suo olfatto era più sviluppato di quello che credeva e riusciva a scovare quei mostri anche in mezzo alla folla. Doveva ammetterlo, aveva talento, anche se davvero quasi nessun tipo di esperienza. Era ancora troppo giovane rispetto ai suoi colleghi nel settore e doveva fare ancora molta strada. Il primo problema era nascondere il suo aspetto: per gli occhi bastavano un paio di lenti a contatto, ma per i capelli? Prima aveva iniziato a raparsi a zero, ma quando aveva visto che gli ricrescevano in un paio di giorni come prima aveva deciso di optare per un semplice berretto. Certo che non era facile mischiarsi alla gente comune senza farsi notare, ma ci stava comunque provando. Si era già fatto scappare un bel po’ di volte la preda, certo, ma stavolta l’avrebbe abbattuta. Inspirò di nuovo l’odore e si fece strada tra gli adolescenti cercando di trovarlo. Verso quel mucchio, si stava certamente lì. Lo cercò muovendo gli occhi a destra e sinistra, ma c’era troppa gente. Decise di aggregarsi alla scolaresca, così almeno se avesse fatto qualche passo falso l’avrebbe certamente trovato. Dovevano essere di terza media o primo liceo, ringraziando Dio più o meno della sua età così poteva almeno seguirli senza che nessuno se ne accorgesse. Si calcò in testa il berretto: l’unica cosa che voleva evitare era che scoprissero il colore dei suoi capelli. Se fosse accaduto, beh, si sarebbe salvato con la scusa della tinta bianca. Avrebbe fatto una figura di merda, ma che cosa gliene doveva fregare? Era il suo lavoro quello.
La folla di ragazzi si fiondò giù per la stradina del paesino, verso la valle. Lui venne trascinato dalla corrente ma fece comunque attenzione a non perdere di vista il demone. Non voleva farselo certo scappare ora. Un’insegnate disperata cercò di trattenerli, anche a suon di minacce. Quando finalmente il branco di giovani si fu calmato, la gita (o qualcosa del genere) iniziò. Per adesso il sentiero era tutto in discesa ed gli adolescenti dovevano fare molta attenzione a non inciampare nei gradini che portavano nella pianura. Un intenso chiacchiericcio si levò dal gruppetto, ma Hikaru era l’unico a non proferire parola. Era troppo concentrato sul suo obbiettivo che, a quanto pareva, aveva agganciato una ragazza. Sospettoso si avvicinò ai due, facendo ben attenzione a non farsi notare e soprattutto a non farsi sentire dal demone.
- Non ti sei fatta male cadendo dal Paradiso, vero?- disse il demone, sorridendole. La giovane arrossì. L’albino pensò che fosse un tantino ironico che dicesse dal “Paradiso”, visto che non esisteva. Continuò ad ascoltare zitto zitto.
- Io mi chiamo Joshua, tu?- domandò sempre il ragazzo\demone.
- Io sono Kathie, piacere di conoscerti...- disse stringendogli la mano in segno di cortesia. Il demone però la strinse più forte.
- Hai una bella mano, Kathie...- si complimentò. Hikaru si domandò da quanto quei mostri fossero diventati anche romantici, oltre che imbroglioni. Se ripensava a come fossero in realtà, brutti e ripugnanti, constatò che in effetti prendere le sembianze umane era meglio: almeno diventavano più belli. La scolaresca si trascinò giù per il fianco della montagna, sedendo e riposando sull’erba fresca della pianura. L’albino non si sedette con gli altri, inspirando l’aria fresca del mattino, ancora con il profumo di pini e rugiada. Quei piccoli momenti si ricordava ancora della sua metà strana e sopita, che gli dava l’istinto di cominciare a correre e sprofondare nel bosco. Saltare da un albero all’altro, annusare tutti gli odori nascosti della foresta, ascoltare i rumori della natura ed addormentarsi all’ombra di qualche quercia. Ma non era un animale, non ancora almeno. La nuova coppietta con Joshua, il suo bersaglio, si mosse allontanandosi dal gruppo, verso il bosco. Silenzioso ed invisibile, quasi fosse un lupo a caccia, li seguì nascondendosi dietro agli alberi, arrampicandosi sopra a questi e lanciandosi da uno all’altro, come una scimmietta agile. Le unghie si conficcavano nella corteccia e gli impedivano di cadere, così che poteva correre e saltare velocemente quanto loro correvano. I due si fermarono in una radura, piuttosto lontano dalla scolaresca. Hikaru si nascose dietro a dei rami con le orecchie rizzate in ascolto. Joshua, o come diavolo si chiamava, si avvicinò alla ragazza e gli stampò un bel bacio sulle labbra. All’albino venne un conato di vomito pensando a cosa stava toccando in realtà Kathie. Era chiaro che l’aveva attirata lì col pretesto di baciarla, o meglio, di divorarla. Doveva essere uno di quelli di bassa categoria se si accaniva sugli adolescenti. Hikaru si tolse le lenti a contatto per poter vedere meglio la vera forma del mostro. Come si aspettava, era in realtà un demone. Sembrava un pipistrello, con due lunghe orecchie piegate all’indietro, due occhietti gialli e neri ed un naso che somigliava a quello di un maiale. Dal fondoschiena partivano due code che frustavano l’aria impazienti dell’imminente pasto. Poteva vedere la pelliccia dell’animale vibrare dall’eccitazione e dalla fame. Le ali erano invece ritirata sugli avambracci a due protuberanze affilate. Faceva proprio schifo. Il mostro addentò improvvisamente il collo della ragazza, facendo spruzzare del sangue a terra. L’albino decise che era ora di entrare in azione. Con un balzo si precipitò a terra e per poco non cadde perendo l’equilibrio. Al rumore il pipistrello si girò tenendo tra gli artigli la faccia della ragazza. Quest’ultima era terrorizzata, sia dal mostro che dal cacciatore.
- Ehi, bestiaccia, perché no giochi un po’ con me...?- disse provocatorio l’albino. Dallo zainetto estrasse una lama affilata che si aprì in due formando un angolo retto. Si preparò alla battaglia. Il mostro lasciò la presa e si avventò sul ragazzo.  Hikaru scartò di lato con una scivolata e conficcò la punta della lama nella pelliccia del mostro. Il demone gridò di dolore e si girò di scatto. Uno schizzo di sangue arrivò in faccia all’albino, che gemette di disgusto. Hikaru saltò ad un paio di metri dal mostro e con la manica della felpa si tolse il sangue dal viso: era una cosa che lo ripugnava,  anche solo quello puzzava di fogna per il suo sensibile naso. Il pipistrello ritornò all’attacco ancora più affamato e cattivo di prima. Svolazzò sopra alla testa dell’albino, atterrandogli alle spalle. Stupito dalla mossa, il ragazzo si girò, ma troppo tardi. Con una zampata lo fece sbattere violentemente con un albero facendogli cadere di mano la spada. Hikaru per fortuna riuscì ad abbassarsi prima che le fauci del demone si chiudessero con un rumore metallico nel posto dove un secondo prima stava la sua testa. Approfittò dell’occasione e conficcò le unghie nella gola del mostro. Il liquido rosso iniziò a scendergli lungo il braccio arrivandogli fino alla felpa e macchiandola di nuovo. Un grido strozzato uscì dal mostro sanguinante che, d’istinto, si ritrasse indietro. Pessima mossa. Le unghie del ragazzo tranciarono di netto la trachea del demone, che, agonizzante, si preparò a dare l’ultimo colpo. In’antica lingua, forse araba, pronunciò strane frasi, concludendo uno strano sorrisetto sul muso. Ormai una cascata di sangue fuoriusciva copiosa dalla gola del mostro e tutta la pelliccia scura riluceva al sole macchiata di rosso. Gli occhi gialli iniziarono ad appannarsi fino a diventare opachi. Con un ultimo rantolo il mostro cadde a terra esanime, mentre una sempre più grande pozza cremisi tingeva l’erba.
L’albino si preparò al prossimo ostacolo. Sapeva bene che quel demone, prima di morire, aveva evocato una qualche illusione, e toccava come sempre a lui neutralizzarla. Improvvisamente ci fu una scossa di terremoto e la terra si spaccò in due. Dall’apertura uscì fuori un enorme ragno nero con il dorso tigrato di giallo e macchiato di tracce di sangue. Doveva essere l’asso nella manico. L’albino si concentrò sul nemico, cercando con gli occhi eventuali punti deboli. Forse la testa, oppure le zampe, o forse ancora gli occhi. Poteva prima accecarlo, poi tagliargli le zampe e infine finirlo. Stava mettendo a punto un piano quando un grido lo distrasse. Kathie aveva urlato di terrore quando aveva visto che quella specie di tarantola troppo cresciuta stava filando la tela. Con le zampe anteriori lanciò un filo di seta appiccicoso e resistente verso il ragazzo. Hikaru sentì il materiale colloso avvolgergli il corpo e stringergli le braccia strette ai fianchi. Non aveva contato questo. L’aracnide iniziò a tirare il filo verso di sé, mentre le tenaglie schioccavano fameliche. L’avrebbe di certo ucciso se non avesse fatto qualcosa. Ed anche alla svelta. Piantò i piedi nel terreno, opponendo una leggera resistenza. Cercò si ricordarsi una delle formule che aveva imparato. Uno strattone lo fece rantolare, mentre la tela collosa si attaccava di più al suo corpo stringendolo così tanto da togliergli il respiro. Doveva liberarsi il braccio, almeno con le unghie sarebbe riuscito per il momento a togliersi quella roba di dosso. Lottò con tutte le forze che aveva per staccare il braccio dallo spesso materiale che lo teneva prigioniero. Riuscì a spezzare uno dei fili, e poi un altro paio. Stava sudando per lo sforzo ed i muscoli gli dolevano dallo sforzo. Era vicinissimo alla bocca del ragno, che, indifferente ai tentativi della preda di ribellarsi, continuava a tirare. Hikaru con un altro sforzò riuscì a far uscire il braccio destro dalla tela. Con le unghie della mano tranciò di netto la seta che lo imprigionava. Con un urlò si avventò sul dorso dell’aracnide che, sorpreso, lanciò un filo di tela alla cieca. Hikaru balzò a lato rotolando per prendere la spada. L’aracnide notò la posizione del giovane e zampettò velocissimo verso di quello. L’albino iniziò a correre anche lui incontro al mostro, ma all’ultimo, quando stava per esser tranciato in due dalle possenti tenaglie del ragno, scivolò sotto l’addome del mostro, tenendo alta la spada che tagliò di netto lo stomaco dell’animale. Questi urlò infuriato e cercò di girarsi, ma le interiora precipitarono a terra, lasciandolo cadere morto poco più in là. Hikaru potè vedere gli organi viscidi pulsare ancora e contorcersi vivi. Sia il pipistrello che il ragno comparvero in una nube dorata, lasciando a terra solo le tracce di sangue. Kathie era pietrificata dalla paura un poco più in là. Quando finalmente si alzò andò incontro all’albino.
- Grazie...grazie...- riuscì solo a balbettare terrorizzata. Hikaru la scostò con un gesto brusco.
- Non sono una crocerossina, ragazzina. Torna dalla tua classe e non rompere le palle- le disse in tono burbero. Odiava quelle bambine impaurite che gli si schiaffavano addosso ringraziandolo. Era un cacciatore di demoni, che diamine, mica un playboy.
 Quando Kathie cercò di nuovo di appiccicarglisi, lui le puntò l’arma alla gola.
- Cosa sei, sorda? Ti ho detto di andartene- gli urlò furioso. La ragazzina si spaventò e ritornò sui suoi passi correndo ed urlando. Hikaru rise della sua stupidità e piegò la lama in due, rimettendosela nello zaino. Rimase a contemplare un poco la foresta.
- Uhm...ok. Dove cazzo sono?- domandò tra sé guardandosi intorno. Aveva perso l’orientamento. Fece le spallucce ed iniziò a camminare verso la boscaglia. Avrebbe prima o poi trovato un altro paesino come quello da cui veniva.
Mica era solo al mondo. 

Spazio dell'autrice
D'ora in poi per ogni nuova storia che faccio dovrò mettere un piccolo riassunto perchè non credo che il lettore avrà il tempo (ma sopratutto la pazienza) di leggere tutti gli altri racconti. Comunque spero che questo nuovo personaggio piaccia perchè...personalmente...lo adoro...
Sono però indecisa se metterlo nella sezione "angeli e demoni" oppure "Horror"...vedremo...per ora lo lascio qui...

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Capitolo 2
*** Dalla foresta alla città ***


Erano circa tre giorni che non mangiava. Quella foresta sembrava infinita ed il suo stomaco prima o poi doveva farsi sentire. Era stato uno stupido a non fare rifornimento di viveri quando era arrivato nella cittadina, ma aveva preferito seguire il demone. Ed ora se ne pentiva amaramente. La cosa più terribile era incontrare a volte qualche lupo che ringhiava ed arruffava il pelo, pronto ad attaccare. A quel punto Hikaru si girava e lo fissava negli occhi dorati con i suoi cremisi, così che la bestia se ne andasse con la coda tra le gambe spaventata. Il fatto più brutto era che aveva perso il capello, così i capelli ribelli candidi gli cadevano sopra alla fronte sudati. Le scarpe erano ricoperte da uno spesso strato di fango, mentre la felpa era ancora sporca del sangue del demone che aveva ucciso. Aveva anche provato ad ammazzare qualche cervo, ma di certo la carne cruda non la mangiava, quindi si era riscoperta un'azione inutile. Era riuscito a trovare un ruscello ed ad abbeverarsi lì, ma la sola acqua non bastava. Era arrivato al limite e non ce la faceva più: non avrebbe mai creduto che sarebbe morto affamato. Barcollava cercando di tenersi in piedi; la vista e l’olfatto si erano indeboliti e camminava appena inciampando spesso per poi rialzarsi. Andò avanti così per almeno un’altra ora, ma quando tramontò il sole, cadde come morto sull’erba all’ombra di un albero. Lo stomaco faceva strani rumori e non si sentiva più gli arti. Rimase mezzo svenuto in quello stato per almeno un altro paio d’ore, quando un forte rumore lo costrinse ad alzare la testa. Erano un branco di lupi che avevano fiutato la nuova preda. Sapeva bene che contro uno solo aveva ancora una speranza, ma contro una decina sarebbe sicuramente morto. Tremante si alzò in piedi e guardò nell’oscurità. I suoi occhi ci vedevano piuttosto bene anche al buio e non fece fatica a distinguere le forme degli animali. Erano dodici in tutto. Era veramente fottuto.
Il canide più grosso iniziò a ringhiare forte, mentre gli altri animali si stringevano formando un cerchio intorno al ragazzo. Quest’ultimo si guardò intorno provocatorio. Aveva già abbastanza rotture di scatole per conto suo, adesso ci si aggiungevano anche quei deliziosi animaletti. Però lui aveva un vantaggio: sapeva arrampicarsi. Scattò veloce verso l’albero più vicino, mentre i lupi correvano cercando di morderlo e bloccarlo a terra dove sarebbe stato sepolto dalla massa di corpi e ridotto a brandelli. Con l’ultimo briciolo di forza rimastogli si aggrappò con gli artigli alla corteccia ed iniziò a scalarla, saltando e conficcando le mani nella pianta arrivando fino al ramo più grosso e robusto. Qui si sedette con le gambe a penzoloni e si riposò prendendo fiato, mentre sotto di lui cominciarono a levarsi degli ululati famelici. Evidentemente  le bestie non dovevano aver preso molto bene la fuga del loro prossimo pasto, quindi si accalcavano cercando di salire, inutilmente.  In quel momento venne a Hikaru un’idea così geniale, che si sentì uno stupido a non averci pensato prima. Con le ultime forze si arrampicò fino in cima alla pianta, attraverso le foglie ed i rami che gli graffiavano la faccia. Quando finalmente vide sopra di sé il cielo blu scuro punteggiato di bianco, si accorse di quanto non fosse sollevato di vedere il vero volto della notte. Una luna piena svettava in cielo illuminando un poco con il suo chiarore le cime degli alberi. In lontananza vide anche le luci di un paesino quasi nascosto dalla vegetazione. Mentalmente si segnò la sua posizione e diede un ultimo sguardo a quella cappe nerastra stellata. Si lasciò andare e cadde per un po’ nel vuoto, cogliendo una sensazione di appagamento. Ruotò sulla schiena ed atterrò a gattoni sopra ad un possente ramo, facendolo ondeggiare un po’. Sentì nell’aria un odore penetrante di pino e il tipico profumo della foresta. I lupi erano scomparsi, ora c’era solo lui nella notte. Iniziò a saltellare da un ramo all’altro in modo agile, senza produrre troppo rumore. Alcuni gufi lo vedevano balzare da una pianta all’altra, quasi sembrasse volare per quanto andava veloce. Chiunque l’avesse visto in quel momento, l’avrebbe creduto un animale dell’oscurità, con i capelli al vento e gli occhi rossi che brillavano ai raggi lunari. Ansimava forte per lo sforzo, ma continuava imperterrito a muoversi in direzione della cittadella. Quando finalmente arrivò al confine della foresta si sentì sollevato nel sentire un vento caldo accarezzargli il viso. Inspirò forte e guardò da lontano le fiammelle dorate del paese muoversi accendendosi e spegnendosi. Si sistemò appoggiandosi al tronco di un pino, stendendosi lungo un ramo e cercando di dormire, avvolto dal silenzio del bosco.
Quando i raggi del sole attraversarono la chioma dell’albero arrivandogli in faccia,  si girò per mettersi più comodo, ricordandosi però all’ultimo momento di essere sopra ad un albero alto cinque metri. Quando sentì una forte ventata addosso si accorse di stare cadendo nel vuoto. Urlò di paura e si aggrappò all’ultimo momento con le unghie alla corteccia della pianta. La velocità era però troppo alta così ci vollero alcuni secondi finché si fermasse del tutto. Le dita sanguinavano mentre le unghie erano, grazie a Dio, ancora intere. Inspirò ed espirò velocemente, cercando di calmarsi. Era proprio l’unico idiota sulla faccia della Terra a cadere da un albero mentre dormiva. Piano piano scese dal tronco, appoggiando i piedi sull’erba ancora bagnati. Si scrollò un momento per riprendere quanta più lucidità potesse e cominciò ad incamminarsi verso la pianura che dava sul paesino. Doveva ammettere che aveva bisogno di un bel bagno caldo. Avrebbe affittato una cameretta con i soldi che aveva e si sarebbe fatto una doccia, levandosi quella puzza di dosso. Si guardò le mani ancora rosse e pulsanti. Si, si sarebbe anche dovuto bendare le dita a quanto pareva. Una notizia più allegra dell’altra. Nonostante tutto era contento del fatto che sarebbe riuscito a calmare quel lamento incessante che aveva nello stomaco. Finalmente iniziò a comparire a terra un sentiero tracciato, per poi lasciare posto ad una stradina. Doveva avere un aspetto davvero orribile vedendo la reazione spaventata di un contadino vedendolo. Gridò qualcosa nella sua strana lingua, correndo via con le mucche. Wow, che bella accoglienza. Finalmente vide la prima casetta. Girò per un paio di minuti per la via principale con centinaia di sguardi addosso. Ma che avevano da vedere? Girassero al largo e non gli stessero in mezzo. Finalmente vide una pensioncina nascosta all’incrocio tra due strade. Vi entrò con disinvoltura.
- Salve gente, non è che avete una stanza?- domandò allegro. Un uomo barbuto lo squadrò da dietro un bancone.
- Non ho idea da dove diavolo tu venga, ma in una pensione non si vendono caciocavalli. Piuttosto, hai i soldi per pagartela?- ribatté scorbutico l’uomo. L’albino si batté una mano in fronte e cominciò ad ispezionare lo zainetto che si portava ancora in spalla. In una tasca vide un bel po’ di bigliettoni.
- Quant’è per un paio di giorni?- domandò prima di fare uscire le mazzette.
- Sono 90...- rispose – Ma ce li hai i soldi o no?- continuò l’uomo. Il ragazzo annuì.
- Ho solo ottanta dollari, vanno bene?- mentì. L’uomo lo squadrò di nuovo.
- Va bene, siccome sei minorenne ti faccio lo sconto. Ma tra due giorni vedi di andartene!- lo ammonì ricevendo le banconote. L’adolescente richiuse lo zaino e se lo mise in spalla. L’uomo gli porse una chiave con sopra un numero: 17. Tutte le fortune a lui, eh?
- E’ in fondo al corridoio. C’e anche una doccia così non ammazzi i topi di casa...- disse mentre l’albino annuiva senza però ascoltare. Arrivato di fronte alla sua camera infilò la chiave nella toppa e la girò. La stanza non era molto ampia, ma a lui non importava. Basta che avesse un letto, un tetto ed un bagno che gli andava più che bene. Lanciò lo zaino per terra e chiuse a chiave la porta. Si diresse verso il bagno e vide con approvazione una doccia ed un lavandino. Si spogliò e si mise a lavare i vestiti, lasciandoli ad asciugare. Si infilò nella doccia ed aprì il getto. Com’era solito fare si mise a canticchiare mentre l’acqua calda scorreva. Aveva il vizio di non riuscire a farsela mai fredda o tiepida: anche con trenta gradi si sarebbe sempre fatto la doccia bollente.
Quando finalmente uscì tutto contento per poco non scivolò e riuscì ad aggrapparsi all’ultimo secondo al lavandino, altrimenti avrebbe fatto una brutta fine. Con un asciugamano intorno alla vita si mise a cercare un altro paio di mutande. Ne teneva sempre tre o quattro, non si poteva mai sapere. Trovò un paio di boxer rossi che si intonavano ai suoi occhi.
- Hikaru, sto cominciando a credere che tu sia una grandissima checca se ti metti a fare pensieri del genere...- disse rivolto a se stesso mentre indossava l’indumento. Stanchissimo si stese sul letto.  Il materasso era morbido e soffice, quindi in un lampo si addormentò.
Quando riaprì gli occhi era già scesa la notte e ringraziò che non fosse di nuovo all’addiaccio in un bosco. Si rigirò nel letto e con un mugolio provò di nuovo ad addormentarsi, quando un insistente lamento lo costrinse ad alzarsi: il suo stomaco aveva l’irrinunciabile bisogno di essere riempito. Andò in bagno e vide con soddisfazione che i suoi vestiti si erano asciugati e che le macchie di sangue non c’erano più. Se li infilò e mise il paio di mutande pulito nello zaino. Prese un paio di banconote e nascose le altre sotto al letto. Uscì dalla camera e la chiuse a chiave. Fece un giro in città alla ricerca perlomeno di una pizzeria. Quando finalmente la trovò spese tutti i soldi da quanta fame aveva. Finalmente si sentiva pieno, ed era ora di fare domande.
- Salve, buon uomo. Grazie innanzitutto della pizza. Volevo sapere se era mai successo qualcosa in questa città...- ok, lo doveva ammettere. Aveva poca fantasia. Il pizzaiolo lo guardò stupito.
- Ragazzino, sei nella città più tranquilla della contea. Non so cosa cerchi, ma qui la pace è solo l’unica cosa che troverai...- rispose poi rivolgendo l’attenzione ad un altro cliente.
“ La pace? Si, ma quella eterna per un paio di demoni. Non c’è posto migliore per cacciare allora...” pensò facendo un giro per il centro città. Purtroppo aveva ancora quel problema dei capelli e degli occhi rossi. Per questi ultimi non poteva fare ancora niente, ma almeno per la testa si sarebbe comprato un altro berretto. Ne trovò uno in un negozio in saldo, se lo provò e vide che nascondeva bene anche le ciocche più sottili. Purtroppo, continuando a girare per il paesino, non sentì nessun odore che lo riconducesse ad un demone. Imprecò sottovoce. Forse doveva andare nelle vie malfamate: aveva comunque pur sempre le sue unghie per difendersi. Passeggiò ancora lungo la periferia, quando un braccio lo prese e lo trascino via. Senti una mano scendergli giù per la pancia.
- Ma che cazz...?- 
- Shhh...piccolino, che ci fai qui a quest’ora?- era una donna che parlava. Avrà avuto almeno dieci o quindici anni più di lui. Era una prostituta. Sentì un odore pervadergli le narici: odore di fogna. Cercava un demone? Ne aveva uno di fronte.
La donna gli mise una mano sui pantaloni, passandoci sopra il dorso.
- Ehi, piccolino, vuoi che la mamma ti aiuti a trovare la via di casa?- disse mettendo il palmo più su. Un fremito pervase Hikaru. 
“ Ma perchè, perché, perché? Perché proprio a me deve capitare una demone prostituta?” pensò. Gli venne in mente un’idea però niente male.
- Dolcezza, perché solo carezze? Portami dove possiamo fare di più, no?- disse in modo sensuale il ragazzo. Confermò la sua versione, era proprio un checca sentendosi da solo. La donna non doveva aver capito chi era, così annuì complice portandolo con sé. I due entrarono in un albergo cadente. Una stanza in fondo era il covo di quella serpe, ed Hikaru vi ci era dentro.
- Allora, bel ragazzino, che cosa hai intenzione di fare?- l’albino sorrise. 
- Che ne dici di...ammazzarti?- la ragazza rise.
- Un cosino così piccolo come te?- Hikaru montò su tutte le furie. Odiava essere preso in giro per la sua età. Aggrottò la fronte: i suoi occhi sembravano braci incandescenti da quanto era arrabbiato.
- Almeno io non lo faccio con il primo che capita...- ruggì iniziando a pronunciare una formula che gli aveva insegnato suo padre tempo prima. Evidentemente l’aveva colta di sorpresa perché il demone non evitò la maledizione, rimanendo immobile. Era un humbug* paralizzante, davvero molto semplice però lui non ne sapeva molti. Quando vide che aveva fatto effetto si avvicinò alla donna. Con uno scatto le piantò le unghie nella gola facendo uscire del sangue che gocciolò a terra. La prostituta tossicchiò sputandone altro. Hikaru poteva vedere adesso il suo vero aspetto: una specie di incrocio tra un cane ed un pesce. La testa aveva fattezze canine, ma una lunga cresta marina partiva da dietro alle orecchie finendo con una specie di pinna. Gli arti invece erano come quelli di una lucertola: squamati di verde e rosso con le zampe acuminate. La pupilla sottile blu si muoveva avanti ed indietro, disperata. L’albino sapeva bene che quello che aveva inferto al nemico era un colpo mortale, avendo colpito la gola. Quando staccò la mano dalla pelliccia lupesca, vide un enorme squarcio nella carne sotto il quale pulsava la trachea e le arterie. Poteva benissimo vedere quel rosso scuro scivolare lungo i bordi e cadere sulle assi del pavimento, infiltrandosi tra di esse e lasciando una traccia. Quando l’illusione scomparve, il demone cadde boccheggiando a terra. Come i suoi simili, appena morta scomparve in una nube, stavolta azzurra. Il fumo colorato salì in alto dissolvendosi. Il ragazzo si poteva considerare contento: in meno di cinque giorni aveva ucciso due demoni, un record.
Soddisfatto uscì dalla camera con una strana luce rossastra negli occhi.

Commentino-ino-ino dell'autrice
Saaaalve, di nuovo. Si continua questa storia che nessuno legge...evvai!
Ho esaudito il desiderio di LordStefanius ed ho cercato di fare le righe un po' più grandi e separate, spero di non provocare la miopia a nessuno.
Comunque, siccome sto parlando da sola...ciaoooo

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Capitolo 3
*** Seatown ***


Erano passati due giorni da quando aveva ucciso quella demone ninfomane. Si era di nuovo rimesso in moto non trovando altre tracce di quei mostri nei dintorni. Ogni volta che i contadini lo vedevano si facevano il segno della croce. Era una cosa che dava davvero molto fastidio a Hikaru. Essere trattato come se fosse un pericolo, quando in realtà era lui che proteggeva anche loro combattendo quella piaga invisibile. Era amareggiato che nessuno gli mostrasse un minimo di rispetto per quello che faceva, per tutte le volte che rischiava la vita per loro. Anzi, era proprio arrabbiato: nessuno aveva mai badato a come fosse in realtà, tutti lo giudicavano per come era strano fisicamente. Forse avrebbe dovuto lasciar stare quel suo lavoro di cacciatore, forse doveva dare sfogo a quella sua parte demoniaca e divertirsi anche lui finché poteva. Ricacciò questi pensieri in fondo alla mente, confinandoli lì. Era evidente che non assorbiva un’anima da tanto tempo, cominciava a pensare cose come quelle solo quando la sua metà era affamata. Purtroppo lui non poteva farci niente: non sapeva come divorare le anime, così doveva aspettare di trasformarsi. 
Il vialetto sterrato su cui camminava era percorso da centinaia di tracce. Si stava annoiando senza avere nulla da fare, così si limitava a camminare davanti a sé, certo che prima o poi qualcosa l’avrebbe trovata. Stava già cominciando a calare la notte. Era piuttosto stanco, era da quella mattina che camminava ed aveva sgranocchiato solo un panino che si era portato dietro. Si decise di andare avanti un altro po’ e poi si sarebbe fermato a riposare per la notte. Intorno a lui si estendevano solo campi di grano. Chissà che non trovasse qualche cerchio.
I suoi occhi cremisi videro qualcosa muoversi sulla strada di fronte a lui. Aguzzò la vista. Qualcosa di bianco, un bianco candido e lucente. Cominciò a correre e la figura si avvicinava piano piano. Finalmente vide che cosa diavolo era. Un lupo, un lupo color neve che trotterellava verso di lui. 
- Ma che cazz...?- che cosa ci faceva un lupo in quelle zone. Se fosse al Polo avrebbe anche capito. Ma lì? Aveva brutte esperienze con quei canidi così estrasse dallo zaino la spada pieghevole. A quell’azione l’animale si bloccò, rimanendo un poco titubante se continuare o restare fermo.
“ Non ci sono lupi bianchi in queste zone. Quindi è per forza un demone” si disse mentalmente Hikaru. Iniziò a correre urlando verso la candida figura che non diede nessuna risposta, rimanendo immobile in mezzo al sentiero. Pochi metri lo separavano dalla bestia e quando finalmente la spada stava per conficcarsi nel collo dell’animale, quello si dissolse. Hikaru rimase a mezz’aria stupito. Si rimise in equilibrio e si accorse di essere da solo nella notte. Aveva sognato? Che lui sapesse i demoni non potevano teletrasportarsi senza dire almeno una formula, quindi come aveva fatto? Fece spallucce e rimise l’arma nello zaino.
- Molto probabilmente sono troppo stanco, riposiamoci qui...- si disse ad alta voce andando verso il lato di un campo coltivato. Si sistemò a terra, mettendosi lo zaino da viaggio sotto la testa a mo’di cuscino. Una leggere brezza lo cullò finché non si addormentò del tutto.
Una lingua. Una lingua morbida che andava su e giù per la guancia. Che cosa diavolo era? Si alzò a sedere e vide lo stesso canide del giorno prima.
- Vai a Seatown...- disse. Hikaru stava sognando un cane che parla??? Forse era un drogato e nemmeno lo sapeva.
- Che...che cazzo?- domandò con una faccia tra lo stupito e il confuso.
- Sei sordo o spastico? Vai a Seatown...- disse scomparendo nel nulla come il giorno prima. L’albino rimase a fissare il vuoto come paralizzato, intontio più che altro.
- Io...ho...appena...parlato...con...un...lupo...- balbettò in modo idiota. Scosse la testa pronunciando una cascata di parolacce, insulti ed imprecazioni. Si alzò e si rimise in spalla lo zaino. Il sole doveva essere sorto da qualche minuto ed era ancora arancione.  Quel canide l’aveva incuriosito: perché mai sarebbe dovuto andare a Seatown? La cosa gli mise una certa impazienza. 
A qualche kilometro di distanza, come gli disse un vecchio cartello blu consumato dal tempo e dalle pallottole che vi avevano lasciato decine di forellini, c’era una città piuttosto grande. Avrebbe chiesto lì la strada per quel posto: se mai esistesse.
- Ma perché non posso volare quando voglio? Farei in un lampo...- si disse. 
“ E poi, quel lupo bianco? Ooh...ma che cazzo sta succedendo???” si domandò amareggiato.
Dopo un’altra ora di cammino (sarebbe dovuto diventare campione olimpico di marcia da quanta terra aveva messo sotto i piedi) finalmente arrivò alla periferia di “Laketown”, o come diavolo si chiamava. Decine e decine di barboni stavano intorno a barili con sopra un fuocherello. Stavano cuocendo delle castagne e parlottavano del nuovo straniero. Alcuni li sentì anche ridacchiare, ma non ci badò e continuò a camminare avanti ignorandoli. Arrivò di fronte ad un negozio piuttosto fornito. Vi ci entrò e subito il cambiamento di temperatura lo fece rabbrividire. Se c’era una cosa che odiava era l’aria condizionata: troppo fredda per la sua pelle. Si avvicinò al banco informazioni.
- Si...come possiamo aiutarla?- gli domandò una signora bassa e tarchiata, con la voce acuta in netto contrasto con il suo aspetto.
- Volevo solo un’informazione. Sapete dove sta Seatown?- domandò schietto. La signora sospirò e si avvicinò ancora di più al ragazzo.
- Deve uscire dalla città ad ovest e fare più o meno quaranta kilometri. E’ piuttosto vicina, ma non le consiglio di andarci...- disse enfatizzando la frase.
- E perché?- chiese. Qui c’era sotto qualcosa. La donna rabbrividì.
- Circolano brutte voci su quel paese. Dicono che tempo fa hanno trovato un ragazzo morto...annegato. Quando in realtà non poteva essere affogato in nessun modo...- gli sussurrò all’orecchio la signora. Gli occhi dell’ammazza demoni si illuminarono: era la pista giusta.
- Grazie di tutto- disse sorridendo ed uscendo dal supermercato.
“Quindi quel lupo mi ha dato semplicemente un consiglio. Credo che sia il momento di farci una capatina a Seatown” pensò dirigendosi nella periferia Ovest della città.
Sarebbe andato a dare un’occhiata.

Commento dell'autrice
Di nuovo eccomi qua...ma poi, a chi sto parlando...non c'è nessuno...
Vabbè, facciamo un breve monologo. Un capitolo breve che dovrebbe introdurre il prossimo: niente sangue, niente mostri, niente di niente se non un lupo bianco (un piccolo omaggio a "Lupo bianco del nord").
Ciaoooo *saluta con la manina*

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Capitolo 4
*** Cambio di piani ***


Le case grigie si susseguivano continuamente, quasi che si rincorressero. Poveri, accattoni e malintenzionati si potevano osservare ad ogni angolo di strada, senza contare le prostitute che si rifugiavano però nei vicoli, magari con qualche cliente. Le strade erano sporche e trascurate, mentre si sentiva perennemente la puzza dello scarico delle macchine.
Secondo la signora c’erano 40 chilometri da macinare sotto il sole. Ci avrebbe messo almeno un giorno di cammino, così avrebbe dovuto passare di nuovo la notte sotto le stelle. Poco male, ormai si era abituato a quella vita.
Quando finalmente le case cadenti scomparvero lasciando il posto ad una pianura coltivata ed ad un sentiero, Hikaru si sentì leggermente più sollevato. Odiava le metropoli perché non ti potevi mai aspettare quello che ci avresti trovato: un giorno arrivavi lì contento ed il giorno dopo eri morto steso in un qualche vicolo puzzolente. Quel miscuglio di odori e suoni non gli permetteva di individuare un pericolo: era come un topo intrappolato in una rete.
Il sole picchiava forte in mezzo ad un cielo libero da nubi ed azzurro. La strada continuava per un bel pezzo, tanto che non se ne vedeva la fine. Intorno a lui solo cicale che frinivano e dei campi di varie piante che andavano dal grano al mais. Inspirò l’aria calda, che gli riscaldò i polmoni per poi uscire ancora bollente. Faceva davvero molto caldo, troppo caldo, si sentiva soffocare...
 
“Una voce di donna. Era sua madre. La sentiva cantare mentre lo dondolava con le braccia. Aveva la voce un po’ roca perché stava male, ma sul suo pallido viso era disegnato un sorriso bellissimo. Lui aveva si e no una settimana e si stava ancora succhiando il dito beandosi di quella melodia. Arrivò suo padre, anche lui sorridente. L’uomo accarezzò i capelli della donna e le stampò un bacio sulla guancia, prendendolo poi in braccio. Sentì il solletico salirgli dallo stomaco e lui che rideva come matto. Spalancò finalmente gli occhi. Suo padre vedendo di che colore erano non si stupì, ma sorrise di nuovo. Era tutto così bello a quei tempi, tutto così calmo.
Era iniziato l’incubo con un grido assordante, un grido di donna. Suo padre che correva per la casa cercando la moglie che era scomparsa, lasciandolo da solo piangente. E poi li vide: due occhi verdi come smeraldi, terrorizzanti, paurosi. Si mise a singhiozzare ancora più forte cercando di chiamare il padre invano. Era debole a quei tempi, non sapeva neanche come difendersi o come chiamare aiuto. Entrò nella stanza suo padre, furioso. Si trasformò e cominciò a combattere contro il demone, maledicendolo con tutte le forze. Hikaru vide che stava piangendo lacrime amare, ma che nonostante tutto stava lottando contro quel mostro con tutte le forze per salvare almeno il figlio. E poi...e poi...”
 
L’albino si svegliò ansimando. Un sogno, era stato un sogno. Un rivolo di sangue gli scendeva dal naso colando fino al mento e poi a terra. Il sole ‘aveva tramortito per un momento. Faceva davvero troppo caldo e si chiese se non fosse meglio viaggiare con il fresco della notte.
“No, se voglio arrivare domattina” si disse rialzandosi. Però sapeva bene dentro di sé che quello non era stato un sogno. Stava ricordando. Rabbrividì comunque quando nella sua mente gli si riaffacciarono quei terribili occhi verdi. Gli facevano paura anche adesso. Se voleva scoprire di più di quella faccenda, doveva arrivare almeno a Seatown. Lì...lì che cosa diavolo avrebbe fatto? Non aveva la minima idea di quello che stava cercando.
“ Ci sono. La signora del bancone ha detto che è morto un ragazzino in circostanze...misteriose. Andrò a chiedere di lui, che magari non scopra qualcosa...” si disse mentalmente guardando il volo di una cicala poco lontano da lui. I suoi occhi cremisi guizzavano da una parte all’altra, ormai stanchi di quella camminata. Si accasciò all’ombra di un muro di piante che dovevano essere, a quanto gli pareva, mais. Era stanco morto. Camminare non era una fatica per lui, ma se era sotto il sole cocente le cose si complicavano. Non era mai stato particolarmente immune dal calore, e lo sforzo di una camminata sommato a questo poteva anche uccidere un uomo normale. Meno male che lui era un mezzo-demone.
“Meno male un cazzo. E’ colpa di quell’altra mia metà se faccio questo sporco lavoro. Se fossi un ragazzo come gli altri a quest’ora sarei sbracato nel mio divano a giocare con la Playstation, altro che restare qui al sole come un fottuto...” pensò amareggiato guardando quanta strada doveva ancora fare. Sputò per terra e si alzò, rimettendosi di nuovo in cammino.
Quando finalmente giunse la notte si accoccolò in mezzo ad un cespuglio di mais appena maturato e si addormentò profondamente, sperando di non avere altri incubi almeno per quella notte.
Si svegliò che dovevano essere le sette, o anche di meno. Sbuffando si rimise in cammino. Dopo un paio di ore sotto il sole vide tremolante in lontananza una città. Era quasi una contrapposizione chiamarla Seatown quando stava in bel mezzo al nulla. Rise di questa sua idiota battuta, continuando a trascinarsi stanco lungo la strada. Finalmente arrivò ai bordi della città.
Al contrario di come si era aspettato, intorno alla cittadella c'era una palude piuttosto ampia. Non si notava, ma Hikaru potè dedurre che in un tempo remoto la città era solo un ammasso di alberi ed acqua. Si rese conto anche che era piuttosto accogliente, c'era una calma che si infondeva anche nella sua mente. Si sentiva più tranquillo, come se fosse appena entrato in una bolla. Non sapeva come cominciare, così chiuse gli occhi un attimo pensando.
Qualcosa lo urtò molto forte, facendolo rantolare. Cadde a terra con sopra qualcosa, o meglio, qualcuno.
- Scusa tanto, non ti avevo visto...- disse una voce femminile. Sembrava un controsenso dato che per la via c'ea solo lui.
- Ti sei fatto male?- aprendo gli occhi vide una ragazza poco più grande di lui, con i capelli rossi come una fiamma e due occhi grandi e verdi come olive. Era molto bella.
- N...no...- balbettò lui. la sconosciuta gli regalò il più bel sorriso che avesse visto.
- Che ci fai qui? Non sono molti i tipi come te...- chiese curiosa aiutandolo ad alzarsi.
- Mi chiamo Hikaru. Ero venuto qui a saperne di più perchè sto cercando un demone e...- si tappò la bocca con la mano. Si sentiva tremendamente un idiota per averle detto realmente che cosa stava facendo in quel luogo. ma si era rimbambito di colpo? O forse era l'effetto di quella ragazza? La giovane spalancò gli occhi sorpresa.
- Demone?- domandò stupita. L'albino ridacchiò.
- No, avrai capito male...eheh...io parlavo di un omone, sai un tizio grosso e muscoloso che...- disse grattandosi la testa con fare imbarazzato. la sconosciuta non sembrava essere convinta.
- No, tu hai detto demone, ti ho sentito...- continuò imperterrita la ragazza. Hikaru era nei guai. Lo avrebbe preso per pazzo.
- Naaa...ti dico che ti sbagli...- rispose l'ammazzademoni cercando di sembrare il più convincente possibile.
- Il demone che stai cercando si chiama Liar...?- domandò ancora incredula la ragazza. L'albino aggrottò la fronte.
- Non ho idea di chi sia. E poi non esistono i demoni...eheh- ridacchiò come un perfetto stupido. La rossa scosse la testa.
- Balle. I demoni esistono...chi sei realmente?- gli chiese puntandogli un dito addosso. bene, a quanto pareva la ragazza era già al corrente della realtà.
- Sono un ammazza demoni. Tu piuttosto, quanto ne sai su di loro?- domandò aggrottando la fronte. La giovane si rese conto solo in quel momento del colore degli occhi del ragazzo.
- Tu sei uno di loro?- domandò preoccupata. Non doveva agire così alla leggera di fronte ad uno sconosciuto. Hikaru scosse la testa.
- Io sono solo un mezzo demone. Non sono dalla loro parte, come ti ho già detto, io li ammazzo...- una fiammella si accese nei suoi occhi rossi. La ragazza era eccitate e contenta.
- Perfetto. Così almeno se vieni con me avremo più possibilità di sconfiggere Liar, presto, andiamo!!!- gridò contenta prendendolo per un braccio e strattonandolo verso la stradina da cui era appena venuto. L'albino si ribellò.
- Ma chi credi di essere?- le disse arretrando. La rossa sorrise, per nulla turbata dal suo comportamento.
- Mi chiamo Kate. Sto cercando un ragazzo, si chiama Jake...- rispose speranzosa. Hikaru era perplesso.
- Jake? Jake Reed? Il cacciatore di demoni più famoso?- domandò stupito. Che cosa diavolo voleva quella "Kate" dal più grande degli ammazza-demoni?
- Lo conosci? Un tempo viveva in questa città, sono andata a chiedere e mi hanno detto che l'ha lasciata tre anni fa. Sai dov'è?- chiese. Lui annuì.
- Si. So che al momento si trova a Streetfire, un paesino in non so quale regione...ma perchè ti interessa così tanto?- voleva delle risposte. Mica tutte le ragazze senza cervello andavano in cerca del più grande degli ammazzademoni in circolazione. E poi come sapeva dell'esistenza di quei mostri?
- Un ragazzo mi ha affidato una missione importante, ed è fondamentale che trovi lui. Io so dov'è quella città, ci sono andata una volta con la mia famiglia. Il problema sta nel fatto che è lontana da qui...- rispose noncurante della domanda del ragazzo. L'albino sembrava servisse solo per rispondere alle domande insistenti della giovane.
- Possiamo andarci in treno...ma non ho soldi...- disse lei prima eccitata e poi di nuovo demoralizzata.
- Io ne ho...- rispose Hikaru. Ma perchè non imparava a stare zitto?
- Benissimo...forza, muoversi!- gridò lei prendendolo di nuovo per la felpa e trascinandolo via. Ormai aveva capito che era inutile ribellarsi a lei. Dopo un paio di ore la rossa era stanca di strattonarlo.
- Anf...anf...potresti anche aiutarmi!- gli gridò accasciandosi a terra e riposando un po'. L'albino era sbigottito.
- Che cosa!?! Non solo mi rapisci, ma ora vuoi pure che collabori???- domandò sconvolto. Kate diventò rossa in viso per la rabbia.
- Senti, tu sai dov'è Jake, sei un cacciatore di demoni...tu mi servi...- disse a denti stretti puntandogli un dito contro. Stava diventando un'abitudine.
- Io non sono il cagnolino di nessuno, se hai un problema sono fatti tuoi...- ribattè ritornando sui suoi passi l'albino. Una mano, stavolta gentile, gli afferrò il braccio.
- Te lo chiedo per favore. Inoltre non ti piacerebbe incontrare il più grande cacciatore di tutti i tempi?- a quelle parole il ragazzo si fermò. In effetti la cosa lo tentava, ma il problema era quella noiosa ragazzina. Scosse la testa scontento.
- Va bene, ti accompagno...ma non mi trattare come se fossi un moccioso...- rispose rabbioso invertendo la direzione e tornando verso Laketown. La rossa sorrise e lo seguì trotterellando dietro di lui.
 

 
Commento dell'autrice
Ciao...
Ok, basta, non ho niente da dire... XD

Scherzetto: io ho sempre qualcosa da dire. Uhm...a parte il fatto che nessuno legge questa storia ( escluse...credo...due persone ) va tutto bene e so già come si concluderà la storia. Conl'inizio di un'altra. Che originalità, eh?
Vbabè, un grande saluto a tutti e spero che un Lupo bianco ed un Lord mi recensiscano...ciaooo 

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Capitolo 5
*** Smembratori ***


Ore dopo stavano sopra ad un treno diretto verso Streetfire. Hikaru mescolava imprecazioni con una serie di insulti pesanti, ripensando a come quella ragazza dai capelli rossi l'avesse costretto a non indagare sul caso del ragazzino annegato, portandolo invece in giro per le città alla ricerca del più grande ammazzademoni. Ironico.
- Quindi...perchè sei diventato un cacciatore di mostri...?- domandò con voce innocente Kate. Hikaru sobbalzò. Quella era l'unica domanda a cui non avrebbe mai risposto per nessun motivo al mondo.
- Non sono affari tuoi...- sbuffò seccato voltandosi e guardando fuori dal finestrino. Un paesaggio noioso e monotono si estendeva a perdita d'occhio. I soliti campi, le solite case dei contadini, i soliti pagliai, i soliti pali della luce...nulla di nuovo.
- Così...che cosa mi sai dire di Jake?- domandò ancora insistente la ragazza. L'albino stava perdendo quella poca pazienza che si ritrovava.
- Si dice sia stato capace di uccidere Luce. Luce era uno dei demoni anziani, quelli che sembrano vecchi e noiosi ma che in realtàse li fai arrabbiare di fanno un culo così. Vedi...uff...tutto io ti devo spiegare...i demoni sono piùo meno come noi, anche loro hanno una gerarchia. In capo a tutti ci sta il "comandante" che dispone di loro a suo piacimento. Sotto di lui ci stanno "gli anziani", ovvero i piùv ecchi e di conseguenza i più bastardi. Ancora più giù mi sembra ci siano gli "smembratori", che sono abbastanza cattivi...infine ci sono i demoni normali che sembrano chissà quale immane mostro ma in realtà sono degli idioti...- spiegòcon fare saccente. La rossa stava in silenzio e soppesava le parole del ragazzo, pensando e valutando attentamente a quale classe potesse appartenere il demone che doveva uccidere. Scosse la testa, non lo avrebbe mai indovinato.
- Tu di solito che tipo di mostri uccidi?- chiese a bruciapelo. Hikaru arrossìvisibilmente.
- Sono ancora troppo giovane anche solo per affrontare uno smembratore, posso annientare al massimo quelli di bassa classe...- sospirò amareggiato. La ragazzina rise debolmente ma il cacciatore la ignorò. Non voleva uscire dai gangheri proprio in quel momento. Un sottilissimo odore di marcio si infilò nelle narici del ragazzo, facendolo involontariamente fremere di impazienza. Un secondo dopo riconobbe finalmente quella puzza. Demoni. Si alzò di scatto.
- Kate, dobbiamo andare...- sussurrò cercando di passare inosservato. La ragazza scosse la testa sorpresa.
- E perchè? Manca ancora alla nostra città...- commentò lagnosa. L'albino non voleva sentire ragioni, quell'odore stava aumentando di intensità.
- Fai come ho detto...- disse a denti stretti. La ragazza perplessa si alzò e seguì il giovane. Alla prima fermata i due scesero dal treno. Quando il mezzo ripartì Hikaru trasse un sospiro di sollievo.
- Mi vuoi accidenti spiegare perchè diavolo siamo scesi?- domandò esasperata Kate.
- Ho sentito l'odore di un demone piuttosto forte, un anziano o un smembratore...non voglio avere guai finchènon troviamo Jake - rispose serio il ragazzo.
- Va bene, ma non mi sembrava il caso di scendere poteva anche non...-
Puzza di marcio. Li aveva seguiti.
L'albino smise di ascoltare la rossa e si mise a cercare in mezzo alla gente la sorgente di quel odore. Individuòun uomo sulla trentina, piuttosto muscoloso, biondo con una giacca grigia e jeans. Hikaru trasalì.
- Svelta...seguimi...-disse sistemandosi il berretto e  cominciando a camminare velocemente. Doveva cercare di allontanarsi da lui, o sarebbero morti.
- Che cosa? E perchè? Hikaru, rispondimi...Hikaru!!!- non sembrava volersi mai tappare la bocca quella disgraziata. Prima o poi le avrebbe fatto un bel discorsetto. L'odore però non accennava a diminuire, ma anzi, sembrava aumentare. Bruttissimo segno. L'albino iniziò a correre seguito dalla ragazza. I due uscirono dalla stazione e si ritrovarono in mezzo al nulla. A quanto pareva la città più vicina era a circa 10 chilometri. Ma qual era allora il senso di una stazione lontana dalla città? Mistero.
In quel momento però la cosa che stava il piùcara a Hikaru era salvarsi le chiappe da quel demone. Non sarebbe stato capace di affrontarlo e non se la sentiva neanche. Si fermò un momento e osservò attentamente i campi coltivati. Si diresse verso uno di questi e si tuffò nell'erba, cercando di mimetizzarsi e di non farsi vedere.
- Che cosa diavolo stai facendo? Ti ha dato di volta il cervello?- chiese spazientita la giovane. L'albino le fece segno di stare zitta e di venire verso di lui. Kate si acquattòpiano accanto al ragazzo, cercando di farsi piccola piccola. Il cacciatore sentìdi nuovo la puzza di marcio salirgli nella narici. Vide attraverso le piante coltivate il demone venire verso di loro. Era evidente che aveva capito chi era lui e soprattutto che cosa faceva. Con uno scatto felino si alzò cominciando a correre. Dovevano scappare, era l'unica soluzione. Kate si alzò quasi contemporaneamente e si mise a seguire il ragazzo. L'albino si voltò un momento per controllare che la giovane fosse dietro di lei e notò con orrore che l'uomo li stava seguendo correndo anche lui. La ragazza era molto indietro e rischiava di essere presa dal demone. Si fermò un attimo per aspettarla quando vide che l'inseguitore si stava trasformando. Due paia di ali gli stavano crescendo sulla schiena, spezzando in tanti pezzi la camicia. Il cranio mutava forma, diventando simile a quello di un gatto. La colonna vertebrale si allungava sempre di più, dividendosi in due code appuntite. Le mani anteriori diventarono più affusolate e lunghe, come quelle di un volatile. Le gambe si ridussero e diventarono di forma canina. Con un balzo si librò in aria, sopra alle loro teste.
Uno smembratore.
Quel mostro era diverso da tutti quelli che avesse visto fino a quel momento. Mentre i demoni a cui era abituato normalmente ad affrontare erano brutti e ripugnanti, in quello poteva cogliere addirittura qualcosa di elegante. Le quattro ali si muovevano ad intermittenza producendo un rumore metallico molto fastidioso. L'albino notò che il mostro si stava dirigendo non verso di lui, ma verso la ragazza. Il suo corpo si mosse automaticamente scattando verso la giovane. Corse velocemente, saltando e slanciandosi in avanti. Il mostro virò in picchiata contro Kate, era evidente che era lei il suo bersaglio. Con un balzò riuscì a colpirla ed i due rotolarono in avanti mentre il demone gli passava accanto sfiorandogli. Il mostro si levò di nuovo in alto mentre il mezzo demone imprecò a voce alta prendendo dallo zaino la spada.
- Hikaru...potresti levarti di dosso...- rispose seccata la ragazza.
- Zitta!!! - tuonò in risposta l'albino. Si alzò e la aiutò a mettersi in piedi.
-Che cosa vuoi?- domandò nella sua lingua: la lingua dei demoni. Aveva la grande qualità di saperla parlare, ma sentendola sembrava solo un miscuglio di sibili e ringhi.
- La ragazza...il comandante ci ha ordinato di uccidere la ragazza...- rispose il mostro agitandosi in cielo. Molto probabilmente le poche persone che c'erano non riuscivano a vederlo.
Un momento, aveva detto "ci"? Vuol dire che non era uno...ma due o forse più. A Hikaru gli si gelò il sangue nelle vene pensandoci. Già era tanto se sopravvive contro solo uno di quei demoni, figurarsi ora.
Il mostro scese nuovamente in picchiata contro la ragazza ma l’albino scartò insieme a lei di lato, mentre di nuovo sentiva il passaggio dell’aria sul viso. Improvvisamente qualcosa intrappolò i loro piedi a terra. Era qualcosa di molliccio, sembrava terra. No, non era terra. Era una zampa. Poteva scorgere le dita e le unghie.
- Cazzo! Kate...èun demone!!!- urlò cercando con la spada di trapassare la pelle, però  durissima, del mostro. Dal terriccio si alzò la testa di qualcosa che poteva somigliare ad un topo o ad un coniglio. Le orecchie erano era corte e tozze, quasi invisibili; gli occhi erano al contrario larghi e grossi, totalmente neri. Al contrario dello smembratore che volava in cielo, quello era orribile e repellente. Le zampe sembravano fondersi col terreno, e loro in quel momento vi erano intrappolati.
- Hikaru...che dobbiamo fare???- urlò terrorizzata la ragazzina. L’albino cercava di ignorare l’ansia e di ragionare lucidamente. La zampa intanto si stava come liquefanno aggrappandosi alle loro caviglie. Provò allora di intaccarla con la spada ma la lama rimbalzò indietro. Il mostro intanto era uscito per metà da terra. Il corpo era peloso e tozzo, con la stessa pelle dura. Hikaru cercò di sporsi il più possibile per ferire la pelle del ventre, ma non ci riuscì. In quel momento il demone volante che fino ad allora era rimasto a guardare scese in picchiata dal cielo verso di loro, anzi, verso Kate. Hikaru la protesse riparandola sotto di sé mentre gli artigli del mostro gli laceravano la pelle. Quando quest'ultimo tornò di nuovo in vola sopra ai ragazzi, pronto per un nuovo attacco, l’albino tentò di staccarsi da quella sostanza melmosa che lo teneva incollato a terra. Alla fine si decise per un’azione drastica. Kate urlò di terrore quando il demone volò verso di lei, ma il ragazzo la fece acquattare a terra mentre con la spada riuscìa colpire la zampa dell’animale. Il demone urlò di dolore rialzandosi in cielo mentre  flusso continuo di sangue uscì dall’arto ferito imbrattando per terra e ricoprendo la coltivazione con un velo rosso. Hikaru urlò trionfante, ma il grido gli morì in gola quando sentì la morsa della zampa dell’animale lungo i polpacci. Li stava risucchiando come le sabbie mobili.
- Hikaru...che facciamo!?!- urlò tremante la giovane. L’albino provò un’ultima volta a trapassare la pelle dell’animale, ma questa respinse il suo attacco.
- Ci trascinerà giù...cazzo, Hikaru...che facciamo!?!- gridò isterica la ragazza con le lacrime agli occhi.
-  Se chiudi quella fogna e mi fai pensare fai un favore a tutti!!  - le rispose di rimando. Il coniglio-mostro era completamente fuori dal terreno ed ora Hikaru poteva osservare bene che non aveva zampe posteriori, ma solo una coda con un ciuffo di peli alla fine. Disgustoso.
La schiena era dolorante e il ragazzo poteva sentire il sangue scorrergli lungo la pelle chiara.
Il demone ferito ritornò nuovamente all’attacco con una picchiata velocissima. L’albino si mise a protezione di fronte alla ragazza ma le zampe del mostro lo fecero volare via. L’urto fu così forte che per qualche minuto il ragazzo rimase senza sensi, ma un grido lacerante lo risvegliò. Kate era di fronte a lui mentre la zampa le era arrivata fino alle cosce. Con euforia si accorse che la botta l’aveva scaraventato fuori dalla morsa delle sabbie, così che finalmente era libero di muoversi. Si tirò su in piedi. Una morsa di dolore gli attanagliòlo stomaco. Molto probabilmente si era rotto una costola. Poco lontano vide la sua arma e vi si gettò sopra prendendola in mano. Kate lanciò un altro forte grido quando il coniglio-demone attorcigliò la coda intorno al suo corpo. Hikaru scattò in avanti verso la giovane cercando però di non cadere di nuovo nella zampa melmosa. Con la spada tranciò di netto la coda dell’animale, che dal dolore emise un ululato rabbioso. Dal moncherino di coda uscì un fluido blu di sangue che macchiò i pantaloni del ragazzo. L’albino approfittòdella momentanea distrazione del mostro e con un colpo netto tagliò una delle zampe anteriori, quelle che tenevano imprigionata la rossa. La ragazza si staccò dalla morsa e gridando cadde tra le braccia del giovane come in una scena teatrale. Il cacciatore non vi fece caso e bruscamente la gettò a terra, pronto ad affrontare il demone alato. La scena si era svolta in pochi secondi ed il cuore dell’albino batteva all’impazzata. Poteva sentire il sangue pompargli nelle vene e colare dalle ferite. Il mostro tornò nuovamente in picchiata verso di lui e l’adolescente con un ruggito animalesco gli andò incontro. Il muso del demone sbatté violentemente contro il suo petto lasciandogli un’altra sensazione di dolore. Approfittando della situazione ficcò la lama nella testa dell’animale. Quello urlò di dolore e cercò di sollevarsi in volo per far cadere il cacciatore, ma con un’altra spinta forte la spada entrò nel cranio, fino al cervello. Quando il ragazzo estrasse l’arma un fiotto di sangue e materia grigia zampillò dalla ferita. Il demone con un tonfo cadde a terra lasciando un solco profondo nel terreno. Il ragazzo mezzo stordito cadde a terra. Kate intanto si era risvegluiata ed aveva assistito alla scena per poi correre verso di lui.
- L’hai ammazzato... l’hai ammazzato!!!- urlava felice sollevandolo a sedere.
- A chi stai parlando? Al demone o a me?- rispose ironico il giovane cercando di tirarsi in piedi ma cadendo di nuovo goffamente a terra. Un ululato destò i ragazzi, facendoli ricordare che non erano ancora soli. La rossa si girò e vide con orrore che la zampa e la coda che Hikaru aveva tagliato al coniglio-demone, stavano ricrescendo.
- Oh...merda...- sussurrò terrorizzata. L’albino si alzò di scatto, pronto ad un nuovo combattimento nonostante fosse mezzo morto. Il demone conficcò le zampe piene di artigli a terra, fondendosi con il terriccio. Qualcosa di molliccio avvolse le caviglie di Kate, mentre il cacciatore riuscì ad evitarle per un pelo con un salto all’indietro.
Il mostro ruggì frustato e ripeté l’attacco con l’arto libero. Stavolta l’albino non fu così veloce ed un piede venne imprigionato in quella morsa che non lasciava speranza di libertà. Iniziò a scalciare con la gamba libera ma la sostanza molliccia cominciava a salirgli lungo la coscia. Si dibatté ancora per un istante finché non cadde a terra esausto. Aveva esaurito pressoché tutte le energie contro il mostro alato e non poteva farcela contro un altro smembratore. La sostanza molliccia gli arrivò fino al petto. Non avanzò oltre, era strano. Poi l’albino capì. Le sabbie cominciòa stringersi, diventando più strette ed aderenti. Lo stava soffocando. I polmoni erano così compressi che non riuscivano ad inspirare ed ad allargarsi. Gli si annebbiarono le idee. Cominciava a vedere a macchie e poi...il buio.
 
“Lupo. Un cane nero come la notte. Possente. Emanava potere da ogni singolo pelo della sua folta pelliccia. Un occhio azzurro, l’altro verde acqua. Il muso canino concentrato in un ringhio sommesso. Quei suoi occhi si scrutavano intorno, come se da un momento all’altro dovesse scappare o attaccare. I muscoli tesi risaltavano sotto al pelo, mentre la criniera sul collo era arruffata e drizzata. Le zampe avevano artigli arcuati come quelli dei gatti, affilati e pronti a tranciare. Le zanne candide si scorgevano dentro a quelle fauci forti e resistenti. La coda soffice invece frustava l’aria in un segno di nervosismo. Scattò come un fulmine in avanti e...”
 
Hikaru si svegliò di soprassalto. I sensi gli erano tornati più forti che mai. Poteva sentire l’olezzo della zampa del demone e sentire l’odore della paura della ragazza. Doveva dirle di stare calma che lui l’avrebbe salvata.
- Auff...- un rantolo fu tutto quello che uscì dalla sua bocca. Sorpreso che non riuscisse a parlare provò ad alzarsi. Era strano. Provava una sensazione innaturale: si sentiva più libero, più selvaggio. Con orrore notòqualcosa a terra che si muoveva, qualcosa di nero. Una coda. E poi delle zampe con artigli ricurvi, una pelliccia scura. Era un lupo!
Con un altro rantolo provò a liberarsi della morsa del mostro, ma inutilmente l’arto del demone e vide con sollievo che sanguinava. Conficcò i denti in maniera ancora più profonda, arrivando a sentire attraverso le mascelle l’osso duro della zampa. Con un altro ringhio ritrasse di scatto le fauci, portando con sè pezzi di carne e sangue. Il coniglio-demone ritrasse ululando la zampa indietro, sprofondandola nel terriccio. Hikaru si alzò a quattro zampe e vide com’era differente guardare da quella prospettiva. Tutto appariva più basso e distorto, ci si doveva abituare. Cominciòa correre in avanti finchè non raggiunse la ragazza.
- AAAH! Brutta bestiaccia vai via!- urlò spaventata la giovane cercando di colpirlo. Il cacciatore la ignorò ed iniziò a mordere freneticamente finchè il liquido blu non si riversò sull’arto ormai a brandelli. Il demone nonostante tutto non ritrasse la zampa ma sopportò le fitte di dolore. Il cane allora smise di azzannare e si diresse verso il mostro. Con un paio di balzi evitò agilmente la coda del demone pronta a colpirlo, arrivando così di fronte alla testa dell’animale. Gli occhi erano vacui, tanto che ad Hikaru venne il dubbio che ci vedesse effettivamente. Con un altro salto atterrò sulla fronte del mostro ed iniziò a mordere. La puzza di carne lacerata e sangue gli dava il voltastomaco, ma doveva assolutamente riuscire a vincere quell’incontro. Il demone iniziò a dibattersi cercando di disarcionarlo, e per un certo tempo il lupo riuscìa tenersi in equilibrio piantando saldamente nella pelle le unghie ricurve. Ma alla fine non riuscìa resistere e cadde a terra riverso su un fianco. Quando stava per alzarsi sentì un colpo fortissimo allo stomaco. La coda del mostro gli si era abbattuta contro e quelli che fino a quel momento aveva creduto fossero peli si rivelarono affilati aculei. Questi gli si conficcarono nella carne, facendolo ululare e contorcere dal dolore. Quando finalmente il peso si rialzò, scattò in avanti velocissimo, evitando un altro colpo che si abbatté a terra con uno schianto. Saltò di nuovo in testa al coniglio che iniziò a dibattersi come prima. Stavolta fece bene attenzione a non mollare mai la presa e cominciò a raschiare con le unghie la testa dell’animale ormai colorata di blu dal sangue versato. Vide poi attraverso quella cortina azzurra il cranio del demone. Si rizzò per un momento sulle zampe posteriori e ricadde in avanti conficcando le unghie nell’osso. Ripeté l’operazione piùvolte, interrompendola per rimanere in equilibrio e non cadere nuovamente a terra. Se ciò fosse accaduto, non sarebbe riuscito a sopportare un altro colpo al fianco. Già sentiva il sangue fluire fuori dalle ferite e macchiarli la pelliccia scura. Non era una bella sensazione, ma cercava di ignorarla concentrandosi sull’obbiettivo. Finalmente dopo una serie di tentativi si formò nel cranio una crepa che via via che continuava a colpire si ingrandiva. Poi ci fu un rumore forte e con uno schiocco l’osso si frantumò. Delle schegge si conficcarono nella materia grigia pulsante del cervello. Un urlo assordante invase le orecchie sensibili del lupo, che indietreggiò dal dolore. Con un altro movimento del capo il demone riuscìa disarcionare Hikaru, che cadde a qualche metro di distanza. Il mostrosi dibatté cercando di combattere contro la morte. Hikaru sorrise in cagnesco pensando come fosse ironica la cosa: i demoni amministravano la morte, ma essi stessi poi soccombevano di fronte alla loro fine. Era ironico.
Con un ultimo grido di dolore il coniglio-demone si accasciòa terra, scomparendo poi in una nuvola azzurrognola insieme al mostro alato.
Hikaru era contentissimo di questo suo successo, ma poco dopo perse i sensi e cadde nel vuoto.
Quando si risvegliò non credette ai propri occhi.


Commento dell'autrice pazza, drogata, affamata e perennemente accaldata
Salve gente. Volevo dirvi che non so per quale oscuro motivo EFP quando metto un nuovo racconto mi attacca alcune parole (utilizzo l'HTML per scrivere...quindi...) e volevo scusarmi se ci sono parole insieme: non è un errore di battitura...è proprio il sito.
Comunque, a parte questo leggero problema, devo dire che la storia procede ben bene. Tra una mattinata al mare e l'altra mi sto godendo quest'estate. Anche se non vedo l'ora di conoscere i compagni di liceo.
Haloa a tutti e leggete in pace ^.^

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Capitolo 6
*** Jake Reed ***


- Dove sono i miei pantaloni!?!?- urlòHikaru con quanto fiato aveva in gola.
Era in una stanzetta, sopra ad un letto. C’era in fondo una porta che dava (molto probabilmente) al bagno ed una a sinistra che doveva essere per il corridoio.
Si guardò. Metàdel suo corpo era bendato ed era rimasto con addosso solo i boxer rossi di quella mattina. Non aveva piùneanche la maglietta e la felpa.
Dove erano finiti i suoi vestiti?
- Calmati, candeggina. Ce li ho io i tuoi pantaloni...li sto lavando perchéerano sporchissimi...- urlòuna ragazza dal bagno.
L’albino rimase a bocca aperta.
Non si era degnata neanche di chiedergli se lui volesse o meno rimanere come un verme in mutande.
- E chi diavolo ti ha dato il permesso di spogliarmi?!?- urlònuovamente rizzandosi in piedi.
Quasi non ci credeva. Era riuscito ad uccidere ben due smembratori, e non riusciva a tener testa ad una ragazzina
Una cosa inaudita.
- Potrei riaverli indietro? O ti devo chiedere per favore?- gridòseccato. La rossa rise.
- Sarebbe da cafoni non dire per favore. Ma siccome ormai tutto il mondo ha capito che sei un imbecille, eccoti i vestiti...- rispose lanciandoglieli.
Hikaru li prese al volo.
Erano bagnati fradici.
- Ed ora io cosa mi metto?- domandòsconsolato ridandoglieli. Lei fece spallucce.
- Non ne hai altri?- domandòcon il broncio la rossa. Lui scosse la testa.
- Sai, quando si va a caccia di demoni, lo shopping non èuna cosa di tutti i giorni...- rispose acido. Lei anzichéoffendersi rise nuovamente.
- Sai, sembri umano quando ti arrabbi...- disse lanciandogli una T-shirt e dei jeans :- Mettiti questi...-
Hikaru rimase nuovamente a bocca aperta.
- Dove li hai presi?- domandòstupefatto. Lei si limitòa sorridere.
- Mistero...- e scomparve in bagno.
Il cacciatore scosse la testa infilandosi i vestiti.
Ma perchétutto a lui?
“Ehi, hai ucciso due smembratori di fila. Devi essere anche un po’contento...”pensò. Anzichésorridere sospirònuovamente.
Kate ritornònella stanza.
- Un’altra cosa. Hai un bel fisico...- disse arrossendo. Hikaru grugnì.
- Prova ad uccidere 24 ore su 24 e poi ne riparliamo, donzella...- ribattèsenza fare una piega : vedi di essere pronta perchédobbiamo andarcene. E’meglio non restare troppo a lungo in uno stesso posto...- disse cercando lo zaino sotto al letto. Con entusiasmo si accorse che la ragazza aveva avuto la geniale idea di nasconderlo.
Lo aprìe contòi soldi.
Mancavano trenta dollari.
- Ehi...qui mancano dei soldi!!- si arrabbiòverso la ragazza. Lei scosse la testa.
- I vestiti non si comprano gratis...- rispose con fare innocente.
Aveva capito da dove venivano i vestiti.
Sbuffando richiuse lo zaino e se lo mise in spalla.
- Sbrighiamoci...- la incalzòil ragazzo aprendo la porta e facendo passare prima lei.
- Oh, grazie. Mister gentiluomo...- scherzòridacchiando. L’albino pregòil cielo di non perdere la pazienza.
Il corridoio era piuttosto lungo e sia a destra che a sinistra c’erano decine di camere.
Quando finalmente arrivarono alle scale, Hikaru scoprìche dovevano fare due piani.
Come diavolo aveva fatto quella ragazza a portarlo fino a lìsalendo anche le scale?
Scosse la testa sconsolato.
C’erano molte cose che non si spiegava ed a cui non dava troppo peso.
Piuttosto, come mai invece quei demoni volevano Kate morta?
Evidentemente il comandante gli aveva dato un compito del genere...ma perché?
Rabbrividìpensando che non si sarebbe fermato solo a quei due mostri. Gli avrebbe mandato, anche se necessario, tutto l’esercito degli anziani. Dovevano assolutamente trovare Jake prima che i demoni trovassero loro.
Alla reception stava una vecchia balbuziente e rompiscatole. Ad intermittenza urlava le sillabe, come se cantilenasse. Emanava una puzza di deodorante misto a vecchi e scaduti profumi che davano il voltastomaco ad Hikaru.
Io costo della camera era di dodici dollari. Quando Kate provòa protestare, arrivarono due omaccioni grossi e muscolosi. La vecchietta a quanto pare era rimbambita, ma non cosìtanto.
Sorridendo allungarono i soldi e scapparono via dall’hotel. L’albino peròera troppo impegnato a pensare a come trovare in fretta il piùgrande cacciatore che esistesse.
Jake Reed.
Mica una cosa da niente.
- Allora. Avrai giàcapito che siamo a Streetfire, quindi dove lo potremmo trovare?- romandòla ragazza. Hikaru scosse la testa.
- Non ne ho idea...- rispose demoralizzato. Si mise una mano nei capelli.
Non aveva il berretto.
Quindi chiunque poteva accorgersi del fatto che avesse i capelli bianchi e gli occhi rossi. Voleva mettersi il cappuccio, ma si accorse che aveva una t-shirt e non la sua felpa.
Sospirònuovamente.
Improvvisamente il suo naso fu attratto da qualcosa: una puzza leggera di marcio. Ancora demoni? Ma non avevano giorni di ferie quelli?
- Kate, tu stai qui, io vado a fare una cosa...- la ammonìdirigendosi verso l’origine di quella puzza.
Giàdal suo ultimo combattimento aveva piùfiducia in se stesso, quindi non ci sarebbe stato nessun problema nell’ammazzare un altro demone.
Sperava solo che non fosse una trappola e che, mentre lui metteva fuori gioco uno di quei mostri, un altro non uccidesse la ragazza.
Stava svoltando ad un angolo quando la puzza si botto aumentòe si ritrovòa sbattere il naso contro il petto di qualcuno. Quando alzòla testa so rese conto che aveva investito un ragazzo, piùvecchio di lui, biondo con una cicatrice sul collo e sulla guancia.
Da lìveniva quell’odore.
Anche il giovane non sembrava essere molto contento di vederlo. Notòsubito l’espressione che aveva in faccia e si rese conto di essere nei guai.
- Eheh...non possiamo risolvere la cosa pacificamente?- incominciòa dire arretrando. Il ragazzo invece non sembrava molto d’accordo e si mise a seguirlo con aria minacciosa.
- Dai...non vedo perché...- la frase gli si mozzòquando il biondo gli strinse con una mano la gola.
- Tu sei un demone...- disse a denti stretti. Hikaru scosse la testa.
- No...io...- il giovane strinse ancora di piùla presa.
- Sei anche un codardo a non ammetterlo...finiròpresto- stava per strozzarlo definitivamente, quando in fondo alla via si sentìun urlo femminile.
- Hikaru!- gridòKate correndo verso di lui.
Evidentemente il biondo era perplesso. Non si aspettava una cosa del genere.
- Ehi tu. Lascialo subito andare!!!- disse strattonando il corpo del quindicenne. Il giovane lasciòla presa ed i due ragazzi crollarono a terra di botto.
- Aria...bellissima e puzzolente aria...- ansimòHikaru.
- Vuoi toglierti di dosso?!?- strillòla rossa scansando l’albino.
- Chi siete voi due?- domandòil ragazzo confuso.
Kate gli fece la linguaccia.
- E tu?- chiese impertinente. Il biondo aggrottòle sopracciglia.
- Jake Reed. E voi?- rispose serio.
Hikaru a quelle parole non potéfare a meno di trattenere una risata.
- Stavo per finire ammazzato dal piùgrande cacciatore di demoni del mondo. Andiamo bene..- disse ironicamente alzandosi. Jake scosse la testa in tono di scuse.
- Sei un demone. Non potevo fare altro...- si giustificò. Kate perse la pazienza.
- Ma almeno puoi chiedere prima, no!?!- si lamentò. Il biondo ridacchiò.
- Oh, certo. “Mi scusi, che per caso lei èun demone? Si? Ah, ok...mi puòammazzare?”- rispose :- A proposito. Com’èche sei un mostro e non mi hai ancora attaccato?- domandòcurioso.
Hikaru scosse la testa.
- Io sono un mezzo demone, e li caccio i mostri...- spiegòtronfio :- Ho giàammazzato anche due smembratori.- sorrise. Il biondo non sembrava molto colpito.
- Uhm. Ok. E che cosa volete da me?- domandòtornando serio. La rossa si illuminò.
- Abbiamo bisogno del tuo aiuto per uccidere Liar. Saprai chi è...- rispose con voce innocente.
Gli occhi del ragazzo fiammeggiarono.
Si ricordava anche troppo bene di Liar.
Si ricordava di come l’avesse affrontato, di come fosse riuscito a prendergli il libro e di come fosse diventato un cacciatore di demoni dopo che sua madre venne uccisa da uno di loro.
Si sentiva giàl’amaro in bocca.
- Va bene. Vi aiuteròanche perchéinteressa anche a me...- rispose serio. Hikaru lo interruppe facendogli cenno di andarsene. Molta gente li stava fissando sorpresa, scuotendo la testa e farfugliando qualcosa.
- Già. Andiamo al mio appartamento. Làpotremmo parlare meglio...- sussurròil biondo girandosi e tornando indietro.
I due fecero spallucce e lo seguirono.


Commentino di Autrice
Ok...
Non ho niente da dire di nuovo...
neanche di vecchio...
quindi la chiudo qui...
*agita manina*

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Capitolo 7
*** Madness ***


Quello che Jake definiva “appartamento”in realtàera un enorme stanzone dove erano riuniti sia la cucina che il soggiorno che la stanza da letto, con solo il bagno nella camera accanto.
Il tutto poi era avvolto da un sottilissimo strato di polvere mentre agli angoli dell’abitazione vi erano dei simpaticissimi ragnetti pelosi che sonnecchiavano sulle ragnatele filate da tanto tempo.
- Non èmolto confortevole, ma non ne ho bisogno. Tanto sono sempre a caccia o sto mangiando fuori, quindi qui sto pochissimo. Al massimo per dormire e per lavarmi...- spiegòbuttandosi sul letto che, all’impatto, produsse un rumore di molle cigolanti. Hikaru si guardòintorno indifferente, mentre Kate stava per vomitare da tutta quella sporcizia e quel disordine.
- Spiegami una cosa. Com’èche hai addosso l’odore dei demoni? Io ti ho trovato seguendo quella puzza...- domandòperplesso Hikaru. Il biondo sorrise, mettendosi a sedere.
- Vedi. Non sono io che puzzo, ma quello che mi porto appresso...- spiegòcon una nota di sospensione :- Cambiando discorso. Perchévolete uccidere Liar? Che cosa vi spinge a questa follia?- chiese sospettoso il cacciatore. L’albino fece spallucce.
- Io sto seguendo lei. A quanto pare il comandante in carica la voleva uccidere e ha mandato due smembratori. Io li ho uccisi entrambi...- sottolineòsoprattutto quest’ultima frase con un tocco di vanità. La ragazza annuì.
- Io invece ti stavo cercando perchého incontrato Liar. Sono riuscita a sopravvivere perchéNathan mi ha aiutato...- cercòdi spiegare la giovane. Il biondo invece sembrava non capire.
- Chi diavolo èNathan?- domandòcon una voce un po’stonata. Evidentemente non gli piaceva molto essere all’oscuro di qualsiasi cosa riguardasse Liar. Hikaru sbuffò.
- Nathan èil ragazzo che Liar utilizza per avere un aspetto umano e per attirare le vittime. Ma lui èbuono, mi ha salvata. E’Liar il cattivo. Nathan mi ha detto che dovevo venire a cercarti e che poi insieme avremmo dovuto trovare Madness...tu ne sai qualcosa?- chiese implorante l’adolescente. Il biondo annuì.
- Madness èuno dei demoni decaduti. Sono chiamati cosìquei demoni che sono stati banditi dal Comandante perchétroppo sanguinari e feroci. Sei sicura che sia una buona idea?- domandòsempre piùincredulo. La ragazza peròera decisa ed annuì.
- Se Nathan mi ha chiesto così...io lo farò...costi quel che costi!!!-
Jake si prese la testa tra le mani.
- Guarda che quella appena ti vede ti fa a pezzi...sarebbe meglio non parlarci neanche...- continuòcercando di distoglierla da quel folle piano. La rossa perònon aveva alcune intenzione di mollare.
Hikaru in tutto quel trambusto continuava a pensare ai fatti suoi. Come se, ad esempio, non si fosse scordato qualche paio di boxer nella camera di albergo. Sarebbe stato molto imbarazzante.
Il cacciatore sospirò.
- Va bene. Io perònon ho idea di dove sia...dovremmo chiedere ad un mio amico- precisòarrendevole il ragazzo.
Avrebbe dato anche l’anima per vedere Liar morto.
La ragazza sorrise felice.
- Hai sentito Hikaru. Si parte!-
L’albino si scosse dai suoi pensieri.
- Eh? Si parte? Per dove? Che cosa? Mi sono perso qualcosa...-
Un’ora dopo i tre giovani stavano correndo per la strada.
Prima di uscire peròJake aveva insistito per portarsi dietro uno zaino piuttosto pesante. All’inizio Kate aveva detto di no, perchécosìli avrebbe rallentati, ma il biondo era rimasto irremovibile.
Cosìadesso in testa al gruppo scattava Hikaru con i capelli bianchi al vento, seguito poi da Kate che gli gridava continuamente di aspettare. Jake invece si trascinava dietro i due, cercando di rimanere al passo nonostante dovesse essere lui a condurre, visto che solo lui sapeva dove dovevano andare.
Finalmente i due adolescenti si fermarono. Quando il biondo li raggiunse gli disse di dirigersi verso il centro città, dietro ad un bar di nome “Al Chiromante”. Come una saetta Hikaru sfrecciòlungo i marciapiedi, evitando le persone per un pelo. Kate e Jake erano sempre piùindietro rispetto al giovane.
- Ma che cosa diavolo ha? L’hanno caricato con le Duracell?- domandòperplesso col fiatone quando finalmente arrivarono di fronte all’edificio.
Questi sembrava dovesse cadere a pezzi da un momento all’altro. L’insegna in legno era quasi del tutto scolorita, mentre i tavolini e le sedie fuori in ferro erano pieni di ruggine. Il selciato era rotto in piùpunti da alcune timide piante che si ergevano appena dritte. Accanto all’entrata c’era una teca di vetro con una statua di una chiromante tutta agghindata con gioielli e turbante colorato. Il nome del bar aveva origine da quella statuetta.
Seduti ad uno dei tavoli stavano due tizi davvero paurosi. Muscolosi come body builder ed alti almeno il doppio di Hikaru. Era tatuati persino in faccia ed indossavano vestiti da motociclisti. Due tipi da cui stare lontani insomma. Appoggiato invece alla parete accanto alla statuina stava invece un altro ragazzo, un tizio dai capelli rossi e dai tratti orientali che aveva piùo meno due anni piùdell’albino. Anche quel giovane metteva paura. Aveva tatuato ai lati del viso, vicino agli occhi azzurri, due gatti neri rampanti, mentre sul braccio destro spuntavano tre cicatrici profonde. Poi era proprio il suo sguardo che metteva soggezione. Si aveva l’impressione di essere piccoli piccoli ed indifesi, come se lui da un momento all’altro potesse morderti, masticarti e poi sputarti a terra in una massa sporca di sangue.
Un brivido freddo percorse la schiena di Hikaru.
Quel ragazzo era un demone.
Quando peròvide che Jake gli si avvicinava tranquillo e cominciava a confabulare con lui, si tranquillizzòun poco.
Molto probabilmente non voleva ucciderli.
Il mezzo demone perònotòche anche Kate aveva preferito non avvicinarsi.
Aveva paura anche lei, a quanto pareva non era l’unico.
Il biondo ad un certo punto si giròe fece segno loro di avvicinarsi.
Titubanti i due si diressero verso l’entrata.
- Ragazzi, lui èSteve. Nel mondo dei demoni peròsi chiama Toketsu. Come Madness, lui èun decaduto, perciòfate molta attenzione a non farlo arrabbiare...- li avvertì. Poi si rivolse a Toketsu :- Amico, sto cercando una demone, si chiama Madness. Mi ricordo che tu lavoravi per lei...-
Il decaduto ridacchiò.
- E ci lavoro ancora. Che cosa vuoi da lei? Occhio che non le piace essere disturbata per idiozie...- rispose con voce seria. Jake annuìconcordo.
- Lo so. Sono venuto apposta da te per questo. E’una faccenda dell’estrema importanza ed abbiamo bisogno di vederla...- disse con lo stesso tono il ragazzo.
Il rosso squadròtutti quanti dal capo ai piedi. Poi sospirò, facendo cenno loro di seguirlo.
Entrònel negozio. Tutto era fatto in legno qui, dal bancone alle pareti. Persino la porta in fondo alla stanza era fatta in questo materiale, solo che sopra vi era scritto “Direttore”.
Jake rimase leggermente sorpreso.
Madness si trovava lì? Cioè, nel locale di un bar?
Non in un posto sconosciuto, insospettabile e mai raggiungibile?
Toketsu spalancòla porta ed i tre si ritrovarono in un altro ambiente completamente diverso dal precedente. Qui era tutto ricoperto da mattonelle di colore indaco chiaro. Gli unici mobili erano due lunghi tavoli a sinistra ed a destra con sopra decine e decine di teschi umani bianchi, una scrivania al centro della stanza ed una poltrona viola girata di spalla.
Toketsu fece un leggero inchino e cominciòa parlare con voce sommessa.
- Mia signora. C’èJake, il cacciatore di demoni, con due suoi amici...- disse guardando rispettosamente a terra.
Hikaru notòche dietro alla schiena il decaduto aveva incrociato le dita.
La poltrona oscillòleggermente.
- Jake, uh? Che cosa èvenuto a fare qui?- domandòin risposta una voce da donna.
Il rosso sobbalzò.
- Voleva parlare con lei...- disse sottomesso il ragazzo.
“Ah, con lei non fai il gradasso, eh?”pensòHikaru con la bocca amara. C’era una tremenda puzza di demone intorno a lui che proveniva sia da Jake, sia da Toketsu che da Madness. Era rivoltante e doveva fare del suo meglio per non vomitare.
La poltrona oscillònuovamente.
- Che cosa vuoi, cacciatore?- rispose la voce diretta a Jake.
Al biondo venne un groppo alla gola.
Nonostante la sua esperienza, sapeva molto bene la potenza di un demone della portata di Madness.
Perònon era un codardo, non era uno senza coraggio.
- Preferirei parlarle faccia a faccia...- rispose con lo stesso tono.
La voce ridacchiòe la poltrona si voltòd’improvviso.
Madness era di fronte a loro.


Commento dell'autrice
'Sti cazzi se le parole sono attaccate. 
E' EFP che fa 'sta cosa, prendetevela con lui.
Nient'altro da dire...
recensite...
addio...
vado a morire...

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Capitolo 8
*** Capelli azzurri ***


Jake sobbalzò.
Era davvero diversa da come se la era immaginata.
Era poco piùdi una ragazza, forse pure piùgiovane di lui.
Ma sapeva bene che lei aveva secoli alle spalle.
- Bene. Cosa vuoi?- disse con voce sinuosa spostando con le dita una ciocca di capelli azzurri.
Questi ultimi erano lunghi quanto tutta la schiena e le scendevano dolcemente dietro alle spalle. Erano di un blu elettrico, con alcune ciocche piùscure. Quel colore sembrava potesse dare ancora piùfemminilitàa quella persona di quanta non ne avesse già.
Gli occhi, di un azzurro ghiaccio intenso, rispecchiavano l’animo freddo eppur cosìviolento della ragazza.
Il viso invece aveva dei lineamenti affilati e taglienti perògradevoli allo sguardo.
Era vestita con una felpa nera e rossa. Le maniche erano il triplo di quanto dovessero essere grandi e molto piùlunghe, andando a coprire completamente le mani.
Portava poi dei pantaloni sgualciti grigi, anche quelli molto piùlunghi del necessario, strappati poi in piùpunti.
Insomma, un aspetto davvero singolare, ma che si addiceva pienamente ad un demone forte come quello.
Toketsu sembrava leggermente indisposto, era molto impaziente di sapere il motivo per cui Jake e la sua combriccola erano venuti a disturbare Madness. Ci teneva a non far arrabbiare troppo la sua padrona, altrimenti le conseguenze le avrebbe pagate lui.
- Volevamo parlarti di Liar. Anzi, chiedevamo che tu ci spiegassi qualcosa in proposito. Non sono venuto prima perchésapevo che tu non mi avresti mai detto niente, dato che era una faccenda personale, ma adesso siamo in tre, ed a quanto pare le cose sono piùgravi di quanto io stesso credessi...- spiegòJake cercando di rimanere calmo.
La ragazza sembrava non aver dato alcuna importanza a quello che aveva appena detto il giovane, mantenendo quell’espressione distaccata.
Hikaru e Kate invece sembrava che non esistessero neanche più. Per la paura trattenevano persino il respiro, rimanendo in assoluto silenzio.
Ad un certo punto Madness annuìcon la testa concorda.
- A quanto vedo alcuni cacciatori sono venuti a sapere di Liar. Un bel casino davvero. Sembra che vi dovròspiegare tutto dal principio...- rispose sospirando alzandosi dalla poltrona e dirigendosi pensierosa verso una delle scrivanie piene di teschi. Comincia a toccare i crani con le maniche attraverso cui si intravedono le mani.
- E’una storia molto lunga, tenuta nascosta anche alla maggior parte dei demoni. Come saprete nel nostro mondo c’èun Comandante, che ha il compito di mantenere un certo distacco tra il mondo umano e quello ultraterreno. Questo Comandante èl’anima che ha sofferto piùdi tutte, e che per questo non prova piùnessun interessa néper la vita néper la morte, rimanendo perciòtotalmente neutro sulle decisioni. Nel mondo ultraterreno esiste un cimitero dove sono seppellite tutte  le anime perdute. Non esiste il paradiso e nemmeno l’inferno. Dopo la morte, c’èil nulla, c’èla disperazione. In questo cimitero vi èun mausoleo gigantesco, all’interno del quale vi èseppellita l’anima ed il corpo del Comandante, che da tempi immemori amministra con giustizia la morte e che ha sottomesso tutti i demoni...- spiegòcon estrema calma Madness, facendo scivolare la mano lungo le ossa, analizzando ed ispezionando ogni singolo centimetro.
Jake era leggermente imbarazzato. Di tutte quelle cose non ne sapeva neanche una. Non aveva mai sospettato che esistesse un cimitero ultraterreno, e non aveva mai sospettato che esistesse anche solo un mondo ultraterreno.
Madness continuòa spiegare.
- Un giorno venne alle tenebre un demone malvagio e spietato. La sua forza era attribuita sia alla sua anima oscuro, che a quella candida di un ragazzo che portava dentro di sé. In pratica aveva imprigionato due anime in un corpo, una cosa impensabile per qualsiasi essere vivente e non. Questo demone era deciso a tutto pur di conquistare il potere, cosìha profanato la tomba del Comandante che avevamo prima, bruciandone l’anima ed il corpo. In questo modo, seppellendo se stesso nel mausoleo, èdiventato il piùpotente dei mostri, con poteri che neanche io posso solo lontanamente immaginare.
Ma mentre il capo che avevamo prima era giusto ed imparziale. Liar si diverte a trapassare ed uccidere anche persone che non dovrebbero morire. In pratica sta facendo piazza pulita, considerando la vita solo come qualcosa con cui divertirsi.
Personalmente non posso considerare che il suo comportamento sia totalmente erroneo, anche io, se avessi un potere del genere, mi divertirei alle spalle di voi umani...- sottolineòquesta ultima frase sibilando, quasi volesse mettere paura alle persone che aveva davanti.
Jake ormai aveva a che fare con quegli esseri da molto tempo, ed aveva capito come approcciarsi a loro.
Hikaru e Kate erano terrorizzati a morte, sembravano impietriti e non aprivano piùla bocca.
In effetti il demone che avevano di fronte aveva appena detto loro che, anche aiutandoli, poi avrebbe preso lei stessa il potere e non sarebbe cambiato molto.
La ragazza si giròdi scatto.
- Questo èquanto. Fuori dai piedi. Ora!- tuonòindicando la porta.
Toketsu stava per buttarli fuori a calci quando Jake si avvicinòimprovvisamente a Madness.
- E tu non vuoi fare nulla? Ti va bene lo stato delle cose?- domandòfurioso.
La giovane rimase impassibile, scoccandogli peròuno sguardo assassino.
- Le stato delle cose per me èindifferente. Chiunque venga qua e mi voglia ammazzare, ha solo da provarci...non temo altro se non la morte. Soltanto che io la amministro, o forse, la amministravo...- rispose accigliata.
Jake non poteva credere alle sue orecchie. Possibile che non gliene fregasse per davvero nulla?
- Ma ti rendi conto che se Liar uccide tutti gli umani, morirete di conseguenza anche voi?- azzardòil ragazzo. Non aveva idea se quello che avesse detto fosse reale o solo un bluff, peròdoveva avere una reazione da Madness.
- Liar non puòuccidere tutti gli umani, sono troppi. Sono circa 7 miliardi, abbiamo carne da macello a volontà...- rispose eloquente la ragazza scoccando un’altra occhiataccia ai ragazzi.
Il rosso si stava davvero irritando. Non aveva alcuna intenzione di lasciare un altro secondo in quella stanza quei rompiscatole, avrebbero complicato ancora di piùle cose e forse avrebbero anche fatto arrabbiare di piùil suo capo.
Jake tentòla sua ultima speranza.
- E se ti dessimo qualcosa in cambio?- domandòtitubante il cacciatore.
Ci fu un momento di silenzio, quando finalmente venne spezzato dal sospiro di Madness.
- In cambio di che cosa?- domandòleggermente incuriosita sollevando un sopracciglio.
Il biondo sorrise tra sé. Era riuscito ad avere la sua piùtotale attenzione.
- Che ne dici del trono sui demoni e dell’anima di Liar? Potresti ritornare al potere e di nuovo amministrare la morte...-
Gli occhi della demone si accesero.
Si, era quello che aveva sempre sognato.
Diventare la regina di tutti quanti quei demoni, avere le redini della morte in mano, poter uccidere liberamente chi volesse.
Avrebbero potuto diventare lei la morte, la signora che tutti temono alla fine.
Sorrise.
- Va bene, cacciatore, accetto la tua proposta...-  ridacchiòcon fare noncurante.
La sua risata sembrava come lo stridore di due vetri rotti. Dava molto fastidio alle orecchie degli umani, anche se era raro che un demone ridesse.
- Ma...ad una condizione...- continuòJake. Voleva essere sicuro di non avere altre sorprese.
La ragazza dai capelli azzurri corrugòla fronte sospettosa.
- Che cosa? Quale condizione?- sibilòfuriosa.
Jake, un po’intimidito, rispose sottovoce, ma tutti lo sentirono perfettamente.
- Non dovrai diventare come Liar, altrimenti spodesteremo anche te...- finìil ragazzo.
Chiuse gli occhi.
Si aspettava una qualche reazione violenta di Madness, ma non accadde nulla.
Anzi, la demone si limitòa sospirare.
- Mi pare giusto. Altrimenti il fatto di aiutarvi non avrebbe alcun senso se dopo dovessi essere io quella da uccidere. Bene. Toketsu, di al barista che gli do al massimo due settimane di ferie, e che si porti dietro anche le cameriere. Non ci metteràpiùdi tanto a far fuori quel demone da quattro soldi-  ordinòvelocemente mentre stava curiosando all’interno di un cranio.
Il ragazzo annuìed uscì, sbattendo la porta.
Hikaru e Kate si stringevano l’un l’altro, terrorizzati a morte dalla demone di fronte a loro.
Questa, vedendo la loro reazione, sorrise maligna sotto i baffi.
- Avanti, che state aspettando. Fuori di qui!- urlòalla fine contro di loro. Sembrava il ruggito di un felino da quanto era alto. I due cacciatori e la ragazza, impauriti a morte, uscirono subito dalla stanza, ritrovandosi di nuovo nel bar, ora deserto.
Toketsu aveva fatto tutto molto in fretta, ed ora si stava scolando una delle ultime bottiglie di birra rimaste seduto al bancone.
In quale guaio di erano cacciati? 

Commento dell'autrice (FINALMENTE!!!)
I'm back, bastards!!
E dopo le mie due settimane di ferie dalla scrittura, eccomi di nuovo tornata con il nuovo capitolo!!!
Porcamiseria!!! A quanto pare Madness non è così socievole come mi aspettavo.
A dirla tutta, all'inizio volevo farle i capelli rosa fulorescente, ma mi sembrava troppo "femminile", mentre il blu era un colore più "calmo"
Beh, ci vediamo al prossimo capitolo, che però arriverà presto ^.-

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Capitolo 9
*** Villa ***


Il treno si fermòcon un rumore cigolante che diede molto fastidio a Hikaru. Si era comprato un altro berretto che aveva abbassato fino agli occhi, cercando di coprire il piùpossibile di quella massa candida che erano i suoi capelli. Gli occhi rossi guizzavano di tanto in tanto alla ragazza dai capelli azzurri di fronte a lui e che faceva impazzire il suo olfatto. Non che avesse un odore cattivo, anzi, era anche un profumo a dir poco piacevole. Sapeva di arancia, ed era davvero un piacere per il naso. Era solo che averlo sempre davanti a sélo faceva diventare pazzo. Come un gatto che vede il topolino fuori dalla finestra e non puòprenderlo.
Kate non aveva proferito parola da quando erano usciti tutti e cinque dal bar, mentre Jake continuava a sfogliare energico un vecchio librone in pelle con una scritta rossa sopra: La mente umana.
“Ma che va a leggersi questo qui? Ma sono l’unico con un briciolo di cervello?”
Il gruppo salìsul treno e Madness, Hikaru, Kate e Jake si sedettero, mentre Toketsu rimase in piedi a fissare il finestrino.
- Immagino quello sia il Libro di Liar...come lo hai avuto?- domandòperplessa indicando il volume. Jake scosse la testa pensoso.
- Tanto tempo fa incontrai Liar. Mi torturòfinchènon riuscii a liberarmi. Riuscii a scappare solo perchéNathan mi diede questo volume che un tempo appartenne a Liar. Piùtardi scoprii che Nathan era un ragazzo imprigionato dentro l’anima di Liar e che il demone lo usava per i suoi scopi. Credo mi abbia aiutato perchéio lo salvassi...- rispose guardando malinconico fuori dal finestrino le prime gocce di pioggia che si univano, si staccavano e cadevano via portate lontano dal vento.
Hikaru non aveva mai sentito la storia di Jake. Aveva solo sentito la sua fama di cacciatore di demoni. Kate invece sembrava saperne leggermente piùdi lui. L’albino guardòcurioso l’amico.
- Quel giorno, quello in cui riuscìa portare via questo libro da quello stronzo, morìmia madre. Ho promesso a me stesso di uccidere quel verme per vendicarmi. Quella stessa notte ricevetti anche quattro cicatrici: quella sul collo, quella sulla guancia ed altre due sulla schiena. Me le fece lui e da allora non sono mai piùsparite. Erano come un appunto, un ricordo. Non se ne andranno via finchénon avròrisolto questa faccenda- continuòdeciso. Hikaru rimase stupito dalla storia del ragazzo. Quindi aveva davvero incontrato il comandante dei demoni, e ne era anche uscito vivo?
Madness rimase leggermente sorpresa anche lei, ma il suo viso tornòneutrale come sempre pochi secondi dopo.
Toketsu sbuffòseccato.
- Non èil primo ad affrontare Liar. Ci sono stati tanti altri ragazzi che l’hanno fatto prima di lui. Il fatto che sia sopravvissuto èsolo fortuna. Nathan stesso èil piùcoraggioso di tutti perchérimane tutto il tempo all’interno di quel pazzo mostro. Quindi non ti dare troppe arie, amico...- rispose stanco e annoiato.
Madness sbuffòanche lei, a causa peròdell’intervento del sottoposto.
- Anche Tokestu ha avuto la spiacevole sfortuna di incontrare Liar. Essendo peròun demone anche lui, il Comandante si èsolo limitato a tenerlo da parte, in quanto si era opposto a lui. Per tenerlo buono lo ha maledetto, quindi ogni notte Toketsu rivive la sua vita passata...- rispose calma e placida la ragazza, osservando il demone dai capelli rossi che ora la guardava di traverso.
Kate sembrava perplessa.
- Non vedo che ci sia di male nel rivivere la propria vita. Anzi, da alcuni punti èanche piacevole se ti sono accadute cose belle, non credete?- domandòconfusa.
Hikaru sospiròmettendosi una mano nei capelli candidi.
- No, non ècosì. I demoni diventano tali quando la loro stessa vita èstata un inferno. Liar, per diventare cosìforte, ha dovuto sopportare un passato davvero spaventoso, quindi anche Toketsu non ha avuto una vita facile se èun demone potente. Rivivere  il proprio passato, quindi, èsolo una terribile sofferenza...- rispose informato il mazzo demone, mentre Jake annuiva concordo.
Kate rimase a bocca aperta. Quindi essere un demone èdavvero cosìcomplicato e doloroso.
Abbassògli occhi imbarazzata. Forse sarebbe stato meglio se non avesse fatto quella domanda.
Rimasero in silenzio per un po’, finchéla pioggia iniziòa scrosciare forte sul treno e l’oscuritàcalo sul cielo.
Quando arrivarono alla loro stazione, Madness si alzòper prima, poi seguita dagli altri. Hikaru era sorpreso. Non capiva perchéscendessero proprio in quel posto abbandonato da dio.
La stazione era decadente e non c’era una sola anima viva in quel mortorio.  Una sola lampadina illuminava la notte e un’insegna vibrava al vento ed alla luce della luna.
Madness sembrava sapere perfettamente dove andare. Hikaru annusava intanto l’aria. Era satura di puzza di demone. Sembrava essere circondato da tanti di quei mostri da quanta puzza c’era. Fu costretto a chiudersi il naso con le dita.
Jake avanzava sicuro nella notte stringendo a séil libro a cui tanto teneva. Uscirono dalla stazione e si ritrovarono in una strada deserta.
Nel buio, Hikaru poteva vedere solo gli occhi azzurri della ragazza e di Toketsu che risplendevano come fari nel buio. Anche i suoi occhi rosi dovevano essere piuttosto inquietanti. Almeno, poteva dedurlo dall’espressione di Kate al vedere come brillassero nell’oscurità.
- Piùavanti c’èuna casa abbandonata che peròviene utilizzata dai viaggiatori demoni come noi per la notte. Dubito che ci troveremo qualcuno di questi tempi, peròprima di arrivare alla nostra meta saràbene dormire un po’. Quello che ci aspetta ètutt’altro che piacevole...- annunciòla ragazza davanti a loro.
Si sentìin lontananza un ruggito e Kate, impaurita a morte, si strinse a Jake.
Il biondo rimase leggermente imbarazzato da quel contatto, e cercòdi allontanarsi. Ma la ragazza persisteva e non lo mollava. Alla fine il ragazzo si rassegnòe la strinse a sé.
A Jake non piaceva per nulla fare il ragazzo coraggioso, anche perchélui stesso molte volte era terrorizzato dai demoni.
I demoni.
Quei mostri che si nascondevano sotto le fattezze umane. Chissàcom’erano davvero Toketsu e Madness sotto quella pelle apparente normale. Forse erano dei mostri viscidi e schifosi, con tante bocche e denti. Oppure un’accozzaglia di parti di animali normali, che peròmesse insieme facevano ribrezzo.
Forse anche Hikaru, che diceva tanto di voler uccidere i demoni, sotto sotto era orribile come loro.
Insomma, non si poteva fidare di nessuno di loro. Nessuno era umano a parte lui e Kate, quindi erano gli unici due che potevano essere uccisi con facilità.
Beh, non lui. Non aveva vissuto fino a quel momento nella rabbia solo per fare una scampagnata nel nulla insieme ai sui “cari amici demoni”.
Ma se voleva arrivare fino a Liar, era costretto.
Sbuffòseccato stringendo a séil volume in pelle.
Era stato quel libro a salvarlo quattro anni prima. Lo aveva letto da cima a fondo piùvolte e si ricordava anche le prime parole che si era stampato in mente.
Il cervello umano reagisce alla paura secondo delle precise fasi. La prima è il contatto con la data paura considerata come “impossibile”: un oggetto, un fatto innaturale, una qualsiasi azione inspiegabile provocano nel cervello umano una breve fase di curiosità, secondo cui il soggetto tende semplicemente ad analizzare e catalogare. La fase successiva è la ricerca di una spiegazione fattibile, che riporti la paura in un campo possibile alla mente umana, rendendo perciò il complemento non un fatto inspiegabile e, di conseguenza, pericoloso. Di fronte a delle ipotesi irreali ed al ripetersi del complemento in questione, la lucidità della mente entra in secondo piano rispetto all’istinto primordiale della fuga. Nell’ultima fase, al ripetersi di nuovo del complemento, entra in campo l’emozione detta comunemente “panico” che si base sulla sopravvivenza del soggetto, ma che spesso porta all’effetto esattamente opposto. Quest’ultima sensazione sopracitata non sarebbe altro che un’estrema paura ed il ridursi progressivo della lucidità mentale. Quando anche questa fase è superata, si entra nell’ultima e definitiva fase: la pazzia. Il soggetto non riesce più a percepire come reale e naturale il complemento e tutto ciò che il soggetto percepisce. Questo provoca un comportamento innaturale ed una mentalità alterata....
Ridacchiò leggermente. Erano state quelle parole che lo avevano salvato alle torture di Liar.
Dopo alcuni minuti arrivarono ad una villa imponente. Era fatta interamente in legno ed era molto grande, doveva avere almeno una ventina di stanze.
- Qui vengono i demoni che devo passare dall’Altra Parte. Per la notte staremo qui...- disse Madness avanzando verso il cancello chiuso in ferro. Con una manica lo sospinse leggermente e quello si aprì.
Kate era rimasta stupita, insieme a Jake e Hikaru. Madness e Toketsu sembravano indifferenti, quasi abituati a quel lusso.
Hikaru subito si mise ad esplorarla. Aveva tre bagni, un sacco di camere da letto ed anche un porticato dietro con un piccolo giardino dove stava un salice piangente le cui fronde venivano mosse al vento.
L’Albino era estasiato da tutto quello spazio. Non aveva mia visto una casa così grande.
Jake invece portò subito Kate in una delle stanze, così che lo lasciasse stare e si mettesse ad abbracciare un cuscino piuttosto che lui.
La rossa subito si butto tra le coperte e si accoccolò e si addormentò tremante.
Il cacciatore se ne stava per andare, quando si girò un attimo. Vide che la ragazza non era coperta così prese il lenzuolo e glielo mise sopra.
“Ma bravo, principino azzurro. Vuoi anche baciarla, non so?” si rimproverò chiudendo la porta. Appena fuori per poco non si scontrò con Toketsu.
- Scusa, amico. Non ti avevo visto...- disse distrattamente. Il ragazzo ringhiò e gli scoccò uno sguardo d’odio e di rabbia.  Non era la prima volta che il biondo vedeva quell’espressione, ma sapeva con certezza che quando un demone la faceva, doveva essere proprio incavolato nero. Prima che potesse dire qualcosa il rosso sgattaiolò via.
Ancora un po’ perplesso incontrò nel corridoio Hikaru. Il ragazzo era felice come non mai ed aveva stampato in faccia un sorriso idiota.
- E’ grandissimo qui, Jake...mai vista una cosa del genere...- gridò senza fermarsi e correndo via. Jake rimase stupefatto ancora una volta e, scuotendo la testa, fece il giro della casa.
In tutto questo tempo Madness stava fuori sul portico, seduta ed ascoltare il vento che le scompigliava i capelli lapislazzuli. Adorava quando faceva freddo ed la brezza le accarezzava il volto.
Si godette quella tranquillità apparente, mentre nel luogo dove sarebbero dovuti andare tra poco si scatenava l’inferno.


Commento di Juli-chan (bwhauhauhauhauhaha)
Allors...bastardini miei...come la va?
Odio la scuola e non vedo l'ora che tornino le vacanze. 
Poi...che altro.
Il prossimo capitolo sarà un po' Hot...ma più divertente...una piccola pausa da tutti 'sti scontri, demoni ecc ecc...

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Capitolo 10
*** Andrè ***


Erano in marcia da circa cinque ore. Erano arrivati in una radura desertica, dove crescevano appena alcuni arbusti. Madness non sembrava per niente provata dalla fatica e dal caldo, come Toketsu e Jake del resto. Hikaru e Kate si trascinavano stanchissimi a terra. Non riuscivano a sopportare quella strada in salita e piena di rocce.
- Quanto manca?- domandava ogni dieci minuti l’albino. La ragazza si sorreggeva al ragazzo per restare in piedi.
Madness girava la testa scoccando ai due un’espressione di schifo e pietà totale.
La demone non aveva alcun interesse per la gente debole. Fin da quando era diventata una persone potente, aveva preferito circondarsi di persone affidabili e fidate.
I tempi stavano cambiando. Ormai Liar era al potere, e con un solo suo schiocco di dita, un demone poteva essere ucciso e finire al Girone.
Aveva trovato solo Toketsu come braccio destro. Quando l’aveva visto per la prima volta era poco più che un cucciolo, però aveva deciso di prenderlo con sé ed addestrarlo.
Era cresciuto in fretta e subito si era adattato alla situazione. Aveva cominciato ad essere  taciturno e serio, non somigliava più a quel bambino che aveva cresciuto.
Il rosso aveva per Madness una specie di venerazione. La considerava non una madre, ma bensì come un’amica da non tradire mai. Contemporaneamente Madness si era abituata alla presenza del demone e si fidava ciecamente di lui.
Invece quel cacciatore, Jake, non gli piaceva per nulla. La sua specie e gli umani erano stati sempre nemici, ed essere cacciati come delle banali bestie era un insulto per lei. E quel Hikaru. Un idiota anche lui. Per metà demone, anziché aiutare la sua specie la sterminava.
Metà demone.
Questa cosa gli ricordava una persona.
Una persona molto vicina a Liar.
Purtroppo.
I suoi pensieri vennero interrotti quando vide un’enorme pietra in granito in mezzo ad uno spiazzo desolato. La terra era sbriciolata e secca. Era un mistero come facessero quei piccoli alberelli a vivere in quell’aridità.
Misteri della vita.
- Siamo arrivati...- sussurrò la demone sistemandosi i capelli color lapislazzuli dietro la schiena. Toketsu non cambiò espressione e sembrava anzi scocciato. Dava l’impressione che stesse andando a fare qualcosa di noioso anziché a fermare un demone impazzito.
La roccia nera era perfettamente verticale. Non aveva una forma precisa, ma le sue pareti erano liscissime e luccicanti. E riflettevano i raggi del sole. Era uno spettacolo fantastico.
Sembrava quasi vetro nero da quanto era splendente.
- Ma...che cos’è?- domandò Hikaru col fiatone : - Insomma, mica crescono le pietre nere in mezzo al nulla...- disse imbarazzato.
Sia Toketsu che Madness lo fissarono astiosi.
- Quella è la porta per l’oltretomba, idiota di un demone. Dovresti sapere almeno questo. Ma visto che sei un cacciatore, è normale che tu non ne sia a conoscenza...- spiegò atona la ragazza.
Il volto di Jake si illuminò. Per lui era il paradiso, altro che l’inferno. Un insieme di demoni nella loro forma reale. Era una cosa che aveva sempre desiderato.
- Nel mondo ultraterreno i demoni appaiono nelle loro reali sembianze. Alcune possono essere gradevoli alla vista, altre ripugnanti. Anche noi due torneremo normali, perciò sarebbe inutile e soprattutto molto stupido urlare di paura...- continuò la giovane indicando con gli occhi Kate.
La rossa si arrabbiò.
- Mi hai presa per una cagasotto. Andiamo, non scherziamo e non perdiamo tempo...- disse correndo verso la pietra seguita da Hikaru. Jake si diresse insieme agli altri due camminando lentamente e guardandosi attentamente attorno. Se ci fossero stati degli umani, li avrebbero visti e avrebbero scoperto il passaggio.
Hikaru e Kate guardarono incuriositi Madness mentre si avvicinava alla roccia.
Quando la demone lo toccò ci fu un lampo azzurro e i ragazzi si sentirono come pervasi da una scarica elettrica.
Il buio per un momento, e poi si ritrovarono con la faccia schiacciata a terra.
Hikaru cercò di alzarsi, ma si ritrovò a girarsi su un fianco senza mai riuscire a rizzarsi in piedi.
Era troppo debole e frastornato.
Arrivò Madness a dargli una mano ed il ragazzo riuscì a raccapezzarsi.
Si guardò stupito intorno.
C’era come un’aria viziata ed un’oscurità permanente. Si vedeva appena quello che lo circondava, ma appena i suoi occhi si furono abituati al buio di rese conto di essere in una specie di biblioteca. C’erano pile e pile di libri impilati gli uni sugli altri. Alcuni erano grossi come mattoni, altri sottili come fumetti. Sul dorso di ogni libro, contrassegnato da un colore diverso, stava una lettere dell’alfabeto. Le colonne erano così alte e così ravvicinate l’una all’altra da formare quasi le pareti di un lunghissimo corridoio dal quale ne partivano altri ancora.
- Per raggiungere Liar dobbiamo prima trovare la via che porta al cimitero. Il cimitero è un’infinita distesa di terra ricoperta da tombe, una per ogni anima deportata nell’aldilà. In mezzo a questa distesa vi è il Mausoleo, la tomba nella quale è sepolto il corpo del Comandante. Se riusciamo ad arrivare lì, Liar è bello che fregato. Anche se credo che i suoi tirapiedi ci faranno vedere u sorci verdi...- spiegò la demone controllando il dorso di alcuni libri che aveva accanto.
- Per uscire da questo labirinto e trovare chi ci serve dobbiamo seguire le lettere sui libri che formano il nome della persona che stiamo cercando. Dobbiamo fare in fretta dato che anche Liar si sposta e potrebbe farci perdere le sue tracce – spiegò Toketsu aiutando Madness.
Hikaru annuì piano e cominciò anche lui ad aiutarla, quando si bloccò d’improvviso.
Aveva come la sensazione che qualcosa dentro di lui si muovesse e volesse uscire. Cominciava ad avere le vertigini e gli veniva da vomitare. Si resse con le mani lo stomaco, ansimando velocemente.
La demone se ne accorse ed alzò un sopracciglio irritata.
- Spesso i demoni che vengono qui non sanno ancora come abituarsi al loro corpo da demone. Dovrai farci l’abitudine, Hikaru...- disse prima di ritornare alla sua occupazione.
L’albino era in agonia. Sembrava che mille spilli lo stessero trafiggendo in ogni parte del corpo. Si accasciò a terra e socchiuse gli occhi, cercando di sopportare quella tremenda sofferenza.
- Da questa parte...- indicò Toketsu iniziando a camminare in uno dei tanti corridoi.
Jake si issò in spalla Hikaru, mentre Kate seguiva ubbidiente il biondo ed i due demoni.
Svoltarono alcune volte a destra ed a sinistra, mentre i libri non accennavano minimamente a finire.
- Ma quanto è grande questo posto?- domandò perplessa Kate, osservandosi intorno.
- E’ un’illusione. Niente di tutto quello che vedi esiste per davvero. E’ solo come una specie di bussola e di trappola. Infatti se perdi l’orientamento, non riesci più ad uscire da qui e morirai...- spiegò Madness sistemandosi i capelli azzurri .
Il rosso sembrava parecchio infastidito ed osservava con disprezzo le pile di libri.
Dopo un’altra decina di minuti di cammino, il gruppo arrivò in un’enorme sala fatto interamente da libri. Al centro stava una scrivania che a prima vista sembrava antica. Seduto dietro alla scrivani c’era un uomo sui vent’anni, con dei capelli biondi che gli arrivavano fino al fondoschiena.
- Hey, Luke, come vanno le cose?- domandò Toketsu con fare allegro. Jake rimase perplesso, non era cosa normale vederlo sorridere.
Il biondo alzò seccato la testa dai fogli che stava compilando. Un paio di occhi azzurri li squadrarono da capo a piedi, soffermandosi soprattutto su Kate e Jake.
- Non c’e male, Toketsu. Che cosa stai cercando quaggiù?- domandò sospirando e ritornando a dedicarsi ai propri affari.
- Sto cercando Liar – rispose tranquillissimo l’altro. Luke sorrise ironico.
- Addirittura? Che cosa hai fatto stavolta? – lo canzonò mentre prendeva un’altro foglio e ci scarabocchiava sopra qualcosa.
- Oh, nulla. Dovrei discutere con lui di alcune cosette-  disse sorridendo nuovamente.
- Luke, non farci perdere tempo. Dov’è Liar?- domandò seccata Madness. Il biondo sorrise e fece un cenno ad un corridoio alla sua destra.
- Da quella parte. Cercate di non farlo arrabbiare che oggi è davvero in forma...- li ammonì prima di passare ad un altro foglio ancora.
La ragazza dai capelli blu sussurrò un ringraziamento, prima di avviarsi con nonchalance. Il rosso la seguì insieme agli altri.
Era davvero molto buio, e non si riusciva neanche a vedere che cosa c’era intorno a loro. Ad un certo punto Madness diede uno sguardo ai libri che la circondavano e se ne accorse con orrore.
Ma era troppo tardi.
- Presto, tutti indietro!!!- urlò slanciandosi indietro verso la sala che avevano appena lasciato, ma le pareti intorno a loro si chiusero di scatto, mentre i libri si incastravano tra loro formando un nuovo solido muro cartaceo.
La demone battè seccata i pugni contro di quella, imprecando ad alta voce.
- Luke, se ti prendo, giuro che ti faccio a pezzi!- urlò.
- Che succede? – domandò spaventata Kate stringendosi a Jake.
- Le lettere sul dorso dei libri non erano le lettere che formano il nome di Liar, Luke ci ha fregati!- gridò rabbiosa piazzando un altro colpo contro i libri che le sbarravano la strada.
Il biondo sembrava leggermente spaventato dalla situazione. Adesso erano intrappolati nella tana del lupo. Molto probabilmente in fondo al corridoio che dovevano ora percorrere c’era chissà quale imboscata.
- Che cosa si fa?- domandò perplesso.
Madness rimase leggermente sovrappensiero.
- Non possiamo fare altro che continuare a camminare avanti. Dio sperando che non ci sia nulla di preoccupante. Io e Toketsu vi precederemo, così almeno se ci attaccano possiamo rispondere con velocità- asserì piazzandosi a capo della fila seguita dal rosso che ammiccò al cacciatore.
Il biondo annuì ed i cinque cominciarono incerti a camminare.
Jake guardò un po’ Hikaru che si reggeva sulla schiena.
Sembrava svenuto.
Poco male.
Almeno così non si sarebbero fatti scoprire subito.
Stavano ormai procedendo nella completa oscurità da un po’ di tempo, quando cominciarono a notare una flebile luce in lontananza.
Madness accelerò il passo.
Si ritrovarono in una landa desolata. Un sole di colore nero stava all’orizzonte, mentre dalla terra grigiastra spuntavano fuori migliaia di tombe. Il cielo era di colore bianco latteo, mentre un gelido venticello percorreva quella distesa. Un poco più lontano da dove si trovavano loro c’era invece un enorme edificio in marmo. Era gigantesco, con delle colonne che ne sorreggevano il tetto e con le pareti spesse anche alcuni metri. Era massiccio e si poteva notare anche da lontano. Davanti a loro stava invece una collinetta sulla quale non c’era neanche una lapide, ma solo un trono rosso carminio.
- Dove siamo?- domandò Jake leggermente preoccupato.
- Luke ci ha guidati bene, anche se non ci ha fatto trovare Liar. La cosa però non è poi così importante, a noi interessa la sua salma, non il suo corpo attuale da demone. Siamo nel cimitero, qui sono sepolti tutte le anime delle persone e dei viventi morti sulla terra. E’ inutile cercare di attraversarlo, è infinito. La cosa che stiamo cercando è quel mausoleo laggiù – disse indicando l’edificio di colore latteo.
- Ma mi sembra davvero strano che non ci sia nessuno. Di solito è qui che si riuniscono i demoni per chiacchierare e risposarsi...- riflettè la ragazza cominciando a camminare.
Si bloccò quasi subito.
- Che cosa c’è?- chiese allarmato Jake.
- Andrè – sussurrò Toketsu.
Il biondo rimase interdetto.
- Andrè? Cos’è?- domandò perplesso.
Madness sbuffò.
- Non cos’è, ma chi è. E’ solo una seccatura, se ti interessa – rispose accigliandosi la demone riprendendo a camminare più velocemente diretta verso la montagnola di terra grigia.
Il biondo faceva un po’ di fatica a stare dietro a quei due, soprattutto con Kate che gli artigliava continuamente il braccio rischiando di fargli cadere di schiena Hikaru.
Il cacciatore osservò meravigliato l’orizzonte.
Non era poi così diverso da quello che conosceva lui. Soltanto che sulla Terra il sole non era bianco, ma nero, e tutto non sembrava essere immerso in un perenne alone grigio. Non doveva essere molto allegro quel posto, ma questo lo si capiva anche solo osservando le tombe che sfilavano ai suoi lati.
In poco tempo erano arrivati alla sommità della collina.
Jake poteva vedere adesso il trono rosso che aveva intravisto dal corridoio. Era in vetro, con decine di bolle al suo interno. La base era composta da alcune ossa sorrette da quattro teschi. Dava lo schienale ai ragazzi, così che non potessero vedere chi c’era seduto.
- Originale come design, non credete? – disse una voce davanti a loro.
Jake si bloccò istantaneamente sul posto, tremando dalla punta dei capelli alla punta dei piedi.
- Andrè, dov’è Liar? – chiese atona Madness indietreggiando un poco.
La voce rise un poco.
- Liar, Liar, Liar. Tutti vogliono Liar, tutti vogliono fare i lecchini con Liar, tutti vogliono parlare con Liar. Non ne posso davvero più- Credete che mi porti dietro il cercapersone e sappia 24 ore su 24 dove si trovi quel demente?- si lamentò.
Jake credette di aver sentito male.
Ma chi era quel pazzoide?
- Andrè. Non farci perdere tempo, sappiamo tutti che sai dove si trova Liar – ribattè seccata la ragazza. Toketsu restava in religioso silenzio, mentre Jake cercava di capirci qualcosa.
- Credi sempre di sapere tutto tu, Madness. Se sei davvero così onnisciente, che numero di scarpe porto? – disse la voce insieme ad un’altra risata.
Madness stava cominciando a perdere le staffe.
Odiava a morte quel tizio.
Si sentì uno scalpiccio ed un ragazzo si appoggiò con fare spaccone al trono carminio.
Occhi grigi color latte, capelli blu elettrico con una striscia verde, scarponi rossi, jeans strappati alle ginocchia ed una felpa viola a maniche lunghe.
Jake rimase allibito.
Si, quello che aveva davanti era proprio un pazzoide.
- Madness, quanto tempo. Vedo che sei sexy come sempre. Ah, c’è anche Toketsu. Dopotutto, chi non si farebbe due salti con lui?- sorrise cattivo.
Jake era sempre più sorpreso.
Qualcuno gli voleva spiegare chi diavolo era quell’idiota?


Commento di Julia (ovvero CrHacker98)
Finalmente sono riuscita a ritagliare un po' di tempo per scrivere.
Ed ecco a voi, dopo Liar dalle sembianze Emo, Andrè, dalle sembianze punk.
Io davvero non so più che fare. 
questo tizio è un pervertito!
Devo mettere la censura?

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