Clarice Piton e il Prigioniero di Azkaban

di ValeDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Magia Inattesa ***
Capitolo 2: *** Il Nottetempo ed al Paiolo Magico - Parte I ***
Capitolo 3: *** Il Nottetempo ed al Paiolo Magico - Parte II ***
Capitolo 4: *** I Dissenatori - Parte I ***
Capitolo 5: *** I Dissenatori - Parte II ***
Capitolo 6: *** I Dissenatori - Parte III ***
Capitolo 7: *** Il Gramo e Fierobecco - Parte I ***
Capitolo 8: *** Il Gramo e Fierobecco - Parte II ***
Capitolo 9: *** Il Gramo e Fierobecco - Parte III ***
Capitolo 10: *** Il Gramo e Fierobecco - Parte IV ***
Capitolo 11: *** Il Gramo e Fierobecco - Parte V ***
Capitolo 12: *** Il Molliccio ed un nuovo membro della famiglia - Parte I ***
Capitolo 13: *** Il Molliccio ed un nuovo membro della famiglia - Parte II ***
Capitolo 14: *** Il Molliccio ed un nuovo membro della famiglia - Parte III ***
Capitolo 15: *** Il Molliccio ed un nuovo membro della famiglia - Parte IV ***
Capitolo 16: *** Guai a Quidditch - Parte I ***
Capitolo 17: *** Guai a Quidditch - Parte II ***
Capitolo 18: *** Guai a Quidditch - Parte III ***
Capitolo 19: *** Guai a Quidditch - Parte IV ***
Capitolo 20: *** La Mappa del Malandrino - Parte I ***
Capitolo 21: *** La Mappa del Malandrino - Parte II ***
Capitolo 22: *** La Mappa del Malandrino - Parte III ***
Capitolo 23: *** La Mappa del Malandrino - Parte IV ***
Capitolo 24: *** L'Incanto Patrono ed in giro di notte - Parte I ***



Capitolo 1
*** Magia Inattesa ***


Come ogni anno, l’estate di Clarice era passata in modo noioso e male, visto che suo cugino Dudley ed i suoi zii, non facevano altro che trattarla male. Un giorno, quando fu quasi sera, Clarice non sapeva che fare ed era, anche piuttosto giù di morale visto che, fuori, il tempo era molto nuvoloso e rischiava di piovere da un momento all’altro, al contrario, invece, di lei, Hedwige, la sua civetta bianca, ed Artemisia, il suo furetto, regalo di suo padre che, si stavano muovendo nelle loro rispettive gabbie, mangiando il loro mangime; per questo motivo prese il suo libro di Incantesimi e lo aprì alla pagina, alla quale era arrivata a studiare precedentemente; per non farsi sentire dai suoi zii, si nascose sotto le coperte, mettendosi come se fosse stata sotto ad una tenda da campeggio, per poi, aprire il libro, alla pagina selezionata, davanti a lei; poi, dopo aver preso la sua bacchetta magica, disse: “ Lumos !” e la sua bacchetta si illuminò, per poi spegnersi. “ Lumos !” e la bacchetta si illuminò nuovamente ma, questa volta, più intensamente, tanto da illuminare tutta la stanza. Ad un certo punto, Hedwige ed Artemisia voltarono lo sguardo verso la porta sentendo dei rumore; quindi, Clarice, sentendo, anche lei, questi rumori, chiuse il libro e, velocemente, si mise sotto le coperte, dando di schiena alla porta; proprio quest’ultima, si aprì, rivelando zio Vernon, il quale si guardò intorno, come se avesse sentito qualcosa ma, poi, vedendo che tutto era tranquillo, richiuse la porta, uscendo dalla camera da letto. Dopo essersi accertata che suo zio Vernon se ne fu andato, Clarice si rimise sotto le coperte e, dopo aver aperto il libro, disse: “ Lumos !” e la sua bacchetta si illuminò di nuovo e, ciò, andò avanti fino all’ora di cena, quando Clarice scese a cenare con i Dursley, anche se le cose che mangiava, non erano buone come le faceva il suo papà. La serata trascorse come tutti i giorni: i Dursley si misero, in salotto, a guardare la televisione, mentre Clarice venne cacciata in camera sua; ma, lei, lì, si trovava bene, perché poteva riguardare il piccolo album che le aveva regalato Hagrid e, inoltre, anche una foto che le aveva spedito suo padre: la stessa foto che aveva visto al Maniero e nei sotterranei, che ritraeva suo padre e sua madre, più giovani, mentre danzavano sotto le foglie che cadevano. L’aveva messa sul comodino così, ogni sera, prima di addormentarsi, la guardava sospirando, nel rivedere sua madre, ormai morta da tanti anni, e suo padre, che poteva rivedere solo ad Hogwarts; e, neanche quella sera, fu diversa: dopo essersi messa il pigiama, diede la buona notte ad Hedwige ed Artemisia: quindi, si mise sotto le coperte e, dopo essersi tolta gli occhiali, mettendoli sul comodino, guardò la foto dei suoi genitori, dicendo: “ Buona notte, mamma e papà” e chiuse gli occhi. Il mattino seguente, mentre i Dursley stavano mangiando e Clarice stava servendo loro la colazione, arrivò il postino; quindi, Petunia disse, rivolta a Clarice e con tono poco cordiale: “ Va subito a prendere la posta !”. Clarice, quindi, andò davanti alla porta e, dopo aver preso le lettere in mano, ritornò in cucina, mettendole sulla tavola: “ Ritorna a preparare la colazione e vedi di non bruciare niente !” replicò Petunia. “ Sì, zia Petunia” disse Clarice e ritornò dietro ai fornelli. Vernon aprì la prima lettera, visto anche che era indirizzata a lui e, dopo averla letta, entusiasta disse: “Oh, che bello: mia sorella Margie viene a farci visita”. “Che meraviglia: e c’è scritto quando viene ?” domandò Petunia. “Verrà domani” rispose Vernon, rimettendo la lettera sul tavolo. “Domani ?! Ma, allora, dobbiamo preparare tutto” disse Petunia, tutta contenta, alzandosi dalla tavola. “Tutto deve essere perfetto, quando arriverà mia sorella, quindi…” iniziò a dire Vernon; poi, voltando lo sguardo verso Clarice, continuò dicendo: “…chi non è della famiglia, non deve fare brutta figura”. “Non la farò, stanne certo, perché me ne starò in camera mia, come se non esistessi” disse Clarice. “No, invece tu sarai con noi e vedi di portarle rispetto, ragazzina !” replicò Vernon e se ne andò da un’altra parte della casa. “Vedi, soprattutto, di non combinare pasticci !” aggiunse replicando Petunia e seguì il marito, lasciando da sola Clarice con Dudley, il quale stava continuando a mangiare la sua colazione; quindi, Clarice risalì in camera, per vedere un gufo alla sua finestra: l’aprì e, dopo che il gufo le ebbe lasciato una lettera, se ne volò via. Clarice, allora, aprì la lettera e ne lesse il contenuto:

Cara Signorina Piton, la informiamo che, quest’anno, come ben lei saprà, saranno presenti materie facoltative che, se lei vorrà, potrà scegliere; esse sono: Babbanologia; Rune Antiche; Cura delle Creature Magiche; Divinazione ed Aritmanzia. Se desiderasse scegliere una o più tra queste materie, non deve fare altro che informarci mandandoci una lettera con il suo gufo. Successivamente sarà suo padre, il Professor Severus Piton, a darle l’orario completo delle lezioni, come prestabilito con il Preside Silente. Inoltre, la informiamo che, in allegato, troverà il permesso per Hogsmeade, da far firmare esclusivamente ad uno dei suoi zii, in quanto suoi legali guardiani. Per tanto, nell’attesa di una sua lettera, le porgo i miei più distinti saluti. La Professoressa Minerva McGranitt, Vice Preside”.

Clarice mise da una parte la lettera, per prendere in mano il permesso per Hogsmeade; quindi, disse: “ Mah, secondo me, ora che verrà la sorella di zio Vernon, nessuno mi firmerà questo permesso. Forse, se non me lo firmeranno loro, potrei sempre farlo firmare dal papà o dalla nonna: tanto, credo che possa andare bene lo stesso”; poi, si mise alla scrivania e, dopo averci pensato un po’ su, scrisse una lettera di risposta, nella quale specificò le materie facoltative che aveva scelto e, dopo che ebbe finito di scriverla, aprì la gabbia di Hedwige e, mentre la civetta uscì, andandosi a mettere sul davanzale della finestra, le disse: “ Consegna questa lettera ad Hogwarts; poi, ritorna subito indietro: non voglio che zio Vernon, scopra che ti ho lasciata uscire” e, dopo che Hedwige ebbe preso la lettera nel becco, se ne volò via. Il resto della giornata, trascorse normalmente: Hedwige ritornò, velocissima, nella stanza di Clarice, la quale la rimise subito nella sua gabbia; successivamente, Vernon e Petunia stavano preparando il tutto per l’arrivo di zia Marge e, purtroppo, quel giorno arrivò.

Di fatti, a sera del giorno successivo, un giorno molto piovoso, suonò il campanello; quindi, Petunia disse, sempre con poca nonchalance: “ Clarice ! Clarice ! Clarice ! Apri la porta !”. Clarice, allora, mentre teneva in mano il permesso di Hogsmeade, scese velocemente le scale, andò ad aprire la porta ma, appena l’aprì, zia Marge entrò in casa, dando l’ombrello tutto bagnato a Clarice, senza neanche guardarla. Dietro di lei, vi fu il suo brutto cane e, per ultimo, entrò Vernon e Clarice poté chiudere la porta. Marge andò in salotto, dove abbracciò una Petunia molto entusiasta di rivederla e, successivamente, abbracciò Dudley, il quale non si era nemmeno accorto del suo arrivo, perché era intento a guardare la televisione. Mentre Vernon si toglieva la giacca, Clarice disse, aprendo il permesso per Hogsmeade: “ Zio Vernon, mi devi firmare questo permesso”. “Che cosa è ?” chiese seccato Vernon. “Niente: cose di scuola” rispose Clarice. “Più tardi, forse, se farai la brava” disse Vernon, andando in salotto. “Lo farò: dipende da lei” disse Clarice, seguendolo, ma fermandosi all’entrata del salotto. Marge smise di coccolare Dudley e, guardando verso la porta, la sua espressione tramutò da contentezza a disgusto nel vedere Clarice; quindi, disse: “ Ah, sei ancora qui, vedo”. “Sì !” replicò Clarice. “E non dire “sì” con quel tono da ingrata ! Troppo buono mio fratello, a tenerti” replicò Marge; poi, rivolta a Vernon, aggiunse dicendo: “ Finiva dritta all’Orfanotrofio, se la mollavano davanti a casa mia”. “La valigia di Marge: portala di sopra !” replicò Vernon. “ Va bene” disse Clarice e, dopo aver preso la grossa valigia, la portò di sopra, mettendola nella camera degli ospiti. Prima di scendere, però, andò in camera sua e, vedendo che Artemisia era piuttosto agitata, perché si muoveva a destra ed a sinistra nella sua gabbia, le disse: “ Cerca di non fare troppo rumore: di sotto, è appena arrivata la sorella dello zio Vernon e, da quanto ho già potuto constatare, è tale uguale a lui”. Artemisia emise dei versetti, quindi Clarice, dopo aver aperto la gabbia, l’accarezzò, dicendole: “ Stasera tutte e due dobbiamo fare le brave: tu, perché te lo ha detto papà ed io, perché se non la faccio, poi zio Vernon non mi firmerà il permesso per andare ad Hogsmeade”. Stava continuando ad accarezzare il suo adorato furetto, quando, dal piano di sotto, si sentì gridare: “ Clarice Piton ! Vieni subito giù !”. “Incomincia l’incubo” disse Clarice e corse di fuori. Ma, nella fretta di andare giù, aveva lasciato, sbadatamente, aperta la gabbia di Artemisia: approfittandone di questa preziosa occasione, Artemisia uscì dalla sua gabbia e, stava per uscire dalla camera da letto della sua padroncina, quando Hedwige emise i suoi versetti, come se le dicesse che, uscire, avrebbe voluto dire cacciare nei guai Clarice; ma Artemisia se ne infischiò degli avvertimenti della civetta e, quindi, uscì dalla camera, scendendo lungo le scale ma, fermandosi in salotto e, senza farsi vedere, se ne stette ferma, accanto alla poltrona, ben nascosta. I Dursley, con l’aggiunta di Marge, stavano mangiando attorno al tavolo in cucina, mentre Clarice era dietro ai fornelli, intenta a pulire alcuni piatti: “ Finiscilo per mammina” disse Marge, mettendo il suo piatto per terra ed il suo brutto cane leccò ciò che c’era rimasto. “Posso tentarti, Marge ?” domandò Vernon, mentre teneva in mano una bottiglia di vino. “Solo un goccio” rispose Marge; poi, rivolta a Petunia, aggiunse dicendo: “ Eccellente pranzetto, Petunia”. Vedendo, poi, Clarice che stava prendendo alcuni piatti, si rivolse a lei scrocchiando le dita, proprio come se fosse stata una cameriera, e indicandole il piatto, che stava finendo di leccare il suo cane. Clarice, allora, andò accanto a lei e, mentre prendeva il piatto da per terra, con grande rabbia da parte del cane, perché non aveva ancora finito la sua “cena”, Vernon versò il vino nel bicchiere di Marge il quale, lo diede al suo cane, dicendogli: “Vuoi un goccino di Brandy ?” e Clarice, che nel frattempo era andata dietro ai fornelli a mettere giù i piatti che aveva preso, la guardò disgustata. Marge alzò lo sguardo verso di lei, chiedendole: “ Cos’è quella faccia ?!”, ma Clarice non rispose: quindi, Marge domandò: “Dove è che mandi la ragazza, Vernon ?”. “Oh…a San Bruto: è un ottimo Istituto per casi disperati” rispose Vernon. “Usano il bastone, a San Bruto, ragazza ?” chiese Marge, rivolta a Clarice la quale, prima di dare una risposta, guardò sia Vernon, poi Petunia; poi, disse: “ Oh…sì…sì: mi hanno picchiata tante volte”. “Benissimo” disse Marge ma, appena Clarice si mise di schiena, continuò dicendo: “ Non accetto questa idea smidollata e mollacciona di non punire le persone che lo meritano. Non devi rimproverarti, caro Vernon, per come, alla fine, è venuta su questa qui: dipende tutto dal sangue; cattivo sangue, non mente mai !”. Clarice si stava arrabbiando, perché nessuno doveva parlare male dei suoi genitori; poi, Marge domandò: “ Che cosa si occupa suo padre, Petunia ?”. “Di niente: non lavorava; era disoccupato” rispose fingendo Petunia. “E anche ubriacone, immagino” disse ridendo Marge. “Questa è una bugia !” replicò Clarice. “Cosa hai detto ?” chiese Marge. Clarice si voltò e, arrabbiata, rispose: “Mio padre non è un ubriacone” ed il bicchiere, che teneva in mano Marge, si ruppe in mille pezzi, facendo finire il vino dovunque. Gli altri quattro si spaventarono, ma Marge disse, rivolta a Petunia: “Sta tranquilla; non agitarti, Petunia: io ho una stretta solidissima”. Petunia e Vernon guardarono malamente Clarice, avendo capito che, naturalmente, era stata lei a far scoppiare il bicchiere; quindi, Vernon le disse: “Credo che sia l’ora che, tu, vada a letto”. “Zitto, Vernon !” replicò Marge; poi, rivolta a Clarice, aggiunse ordinandole, sempre scrocchiando le dita: “ Tu: pulisci !” e, dopo aver preso una straccio, Clarice si avvicinò alla tavola e pulì tutto il vino che era caduto.

Nel frattempo, il brutto cane di Marge aveva fiutato qualcosa e, quindi, seguì l’odore per il salotto: Artemisia, nel vedere che il cane stava avanzando verso di lei, si spostò, senza farsi sentire, dietro alla poltrona, proprio mentre il cane, si fermò nella posizione nella quale vi era prima lei. Mentre Clarice puliva il vino, Marge disse: “ In effetti, non centra niente il padre: tutto dipende dalla madre; lo vediamo sempre con i cani: se c’è qualcosa che non va con la cagna, c’è qualcosa che non va con il cucciolo”. “Ora basta ! Ora basta !” gridò arrabbiata Clarice, gettando per terra lo straccio. Nella stanza calò il silenzio e, la sola cosa che si poté vedere, fu la luce che andava e veniva: Petunia e Vernon capirono subito che, se c’era quello sbalzo di corrente, era perché Clarice si era molto arrabbiata e, i suoi poteri, si stavano manifestando. “Bene: ti dico una cosa…” iniziò a dire Marge, ma si fermò, quando notò che il suo dito si era gonfiato. Anche gli altri lo notarono e, la cosa, non passò certo inosservata visto che, ciò che successe subito dopo, fu che Marge si gonfiò come un grosso pallone: “Vernon ! Vernon, fa qualcosa !” disse Marge. Vernon si alzò dalla sedia, ma fu proprio in quel momento che il cane, nel trovare Artemisia, le incominciò a correre dietro: “Artemisia ?!” disse stupita Clarice, nel vedere il suo furetto in salotto. Artemisia si arrampicò lungo i pantaloni di Vernon ed il cane, nel tentativo di acchiapparla, morse il calzino di Vernon il quale disse: “ Ahia, Squarta: lasciami subito andare” e non riuscì a prendere sua sorella che, visto che ora era diventata come un grosso pallone ad elio, cominciò a fluttuare verso il soffitto, trascinandosi a dietro anche la sedia sulla quale era seduta visto che, ora, vi era praticamente incastrata. Dudley e Petunia erano rimasti immobili e terrorizzati da ciò che stava accadendo, mentre Vernon cercava di togliersi sia il cane, che Artemisia che, in quel momento, era andata nel suo maglione: “Maledetto topo troppo cresciuto ! Se ti acchiappo, giuro che ti faccio arrosto !” replicò arrabbiato Vernon, cercando di prendere Artemisia. “Tu non farai del male al mio furetto ! Lasciala stare !” replicò Clarice, correndo da Vernon, cercando di bloccarlo. Ad un certo punto, la sedia si ruppe e Marge volò fuori dalla casa: Vernon buttò a terra Clarice e, con un gesto veloce, riuscì a prendere sia Artemisia, gettandola accanto a Clarice, e scalciare, da una parte, il cane; poi, si buttò letteralmente da sua sorella, riuscendo a prenderle entrambe le mani: “Ti tengo, Marge ! Ti tengo !” disse Vernon, mentre la teneva stretta. Artemisia, dopo essersi ripresa, corse fuori in giardino, perché il cane la inseguì nuovamente: “Artemisia ! Torna qua !” disse Clarice, cercando di fermare il suo furetto ma, era troppo tardi: Artemisia passò sotto le gambe aperte di Vernon; come volevasi dimostrare, il cane la seguì, passando, anche lui, sotto le gambe di Vernon, il quale cadde all’indietro, perdendo il controllo di Marge, la quale se ne volò nel cielo di Privet Drive, mentre sotto di lei, Vernon chiamava il suo nome ed il cane, abbaiava verso la sua padrona. Intanto, Artemisia si andò a mettere sulla spalla di Clarice, con sguardo fiero per averla fatta in barba a quel cane, ma, appena ricevette lo sguardo minaccioso da parte di Clarice, abbassò le orecchie tristemente. In cucina regnava il caos più totale: solo Dudley, stupido com’era, sembrava non essersi, ancora, accorto di ciò che era appena successo. Clarice, corse velocemente in camera sua e, dopo aver sbattuto la porta, diede un calcio sulla scrivania e si sedette sul letto, per poi, guardare la fotografia dei suoi genitori, che c’era sul comodino. Avendo capito di aver già provocato troppi guai, Artemisia, sempre con le orecchie abbassate per la tristezza, scese dalla spalla della sua padroncina, sul pavimento e, con la coda fra le gambe, si arrampicò di fianco alla gabbia di Hedwige. Clarice era arrabbiata ma, allo stesso tempo, anche triste, perché avendo manifestato la magia nel mondo dei babbani, poteva rischiare benissimo l’espulsione; ma, la sorella di Vernon, in fin dei conti, aveva avuto ciò che si meritava: nessuno, poteva parlare dei suoi genitori, gli unici che l’avevano trattava con affetto e che, tuttora, faceva ancora suo padre: “Questo non è il mio posto: il mio posto è Hogwarts, con i miei amici ed il mio papà” disse Clarice e, dopo aver preso una decisione, si alzò da letto e, dopo aver aperto il suo baule, vi mise dentro tutto ciò che guardava, questo sotto lo sguardo di Artemisia, la quale si sentiva ancora in colpa per ciò che era successo prima. Dopo che ebbe chiuso il baule, mettendoci dentro anche la foto dei suoi genitori, si avvicinò alla gabbia di Hedwige e, dopo averla aperta, le disse: “Vola via, Hedwige: ci rivedremo ad Hogwarts” e la civetta, dopo essersi strofinata contro di lei, se ne volò fuori dalla finestra. Clarice, poi, voltò lo sguardo verso Artemisia, dicendole: “Non ce l’ho con te, Artemisia: hai fatto la cosa giusta. Sono molto orgogliosa di te e, credimi: non mi dimenticherò di dirlo a papà”. Artemisia ritornò di buon umore e, dopo essere salita sulla spalla destra di Clarice, si strofinò contro di lei, scodinzolando allegramente la coda. “Ok, ora andiamo” disse Clarice e, dopo aver preso la sua bacchetta magica dal comodino, scese lungo le scale, trascinandosi a dietro il baule, quando venne fermata da Vernon, il quale gridò: “Riportala qui ! Riportala subito qui, così come era !”. “No: ha avuto quello che si meritava !” replicò Clarice. Vernon perse la pazienza e, stava per spingere Clarice contro la parete, quando essa prese fuori la sua bacchetta magica e, mentre gliela puntava contro, contemporaneamente ad Artemisia che gli ringhiava contro, disse: “ Fermati ! Non ti avvicinare !“. Vernon indietreggiò e disse, con un po’ di paura: “Non puoi fare magie fuori dalla scuola”. “Dici ?! Proviamo” disse Clarice, scendendo gli ultimi gradini, mentre Artemisia continuava a ringhiare contro i Dursley. “Non ti faranno più tornare, ora; non hai dove andare; nemmeno dal tuo caro paparino” disse Vernon. “Non mi importa: dovunque è meglio di qui” replicò Clarice e, dopo aver aperto la porta, uscì, sbattendola.

Mentre camminava, tra le strade poco illuminate di Privet Drive, in cielo Marge continuava a fluttuare e, fortunatamente, nessuno era lì, in quel momento, per vederla. Clarice stava continuando a camminare lungo le strade, maledicendo di quello che aveva fatto quella sera: “ Perché ?! Perché tutte a me devono succedere ?! Ogni anno, inizia sempre male !” disse Clarice. Artemisia emise i suoi versetti; quindi, Clarice disse: “Hai ragione, Artemisia: le cose si aggiusteranno…spero”. Camminò, finché non si fermò accanto ad un parco giochi: c’era il silenzio più totale e tirava un’aria piuttosto fredda che rendeva il tutto, un po’ spettrale. Si sedette, quindi, sul ciglio del marciapiede, mettendo, prima, il baule accanto a se e, poi, prendendo tra le mani Artemisia e, mentre la guardava, disse: “ Che cosa ho combinato, Artemisia ?! Ora, perché ho utilizzato la magia, non mi faranno più ritornare ad Hogwarts. Però, la sorella di zio Vernon, se l’è proprio meritato: nessuno deve parlare male di mamma e papà, vero ?” e rise un po’; finché, all’improvviso, la luce nel lampione dietro di lei, andava e veniva, finché non si spense; poi, si sentì cigolare: Clarice ed Artemisia guardarono dietro di loro, per vedere le altalene, la giostrina ed il pinco - panco, che si muovevano da sole. “Qui, c’è qualcosa che non va” disse Clarice, con un po’ di paura. All’improvviso, si sentì un rumore di foglie e, dalla siepe davanti a loro, comparve un grosso cane nero; Clarice si alzò, lentamente in piedi ed Artemisia ritornò sulla sua spalla. Il grosso cane nero abbaiò ed Artemisia gli ringhiò contro; per la paura, Clarice estrasse velocemente la sua bacchetta magica ma, nel farlo, perse l’equilibrio e, prendendo contro il suo baule, cadde all’indietro, proprio sul marciapiede; Artemisia si dovette tenere, ben stretta alla sua padroncina, per non cadere, anche lei, per terra. Il grosso cane nero sembrava che stesse, quasi, per attaccarle, quando scappò, alla vista di due fari luminosi ed un rumore assordante. Clarice ed Artemisia voltarono lo sguardo alla loro destra, per vedere un grosso ed alto bus blu, fermarsi proprio davanti a loro. Che cosa era esattamente quel bus ? E perché c’era quel grosso cane nero ? E Clarice verrà espulsa dalla Scuola di Hogwarts, oppure no ? Per scoprirlo, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ IL NOTTETEMPO ED AL PAIOLO MAGICO”.

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Capitolo 2
*** Il Nottetempo ed al Paiolo Magico - Parte I ***


Dopo tutto il pasticcio che era successo, pochi minuti fa, alla casa dei Dursley, con Clarice che aveva perso la pazienza e che, attraverso la sua magia, aveva fatto diventare Marge, la sorella di zio Vernon, un grosso pallone e che, ora, se ne stava volando nel cielo di Privet Drive, Clarice, in questo momento, si trovava seduta per terra, con bacchetta in mano ed Artemisia sulla spalla, ad osservare un grosso ed alto bus blu, che si era appena fermato davanti a lei. Ancora non credeva a ciò che vedere: non si trattava di un normale bus a due piani, che normalmente girava per le strade di Londra; no; si trattava di un bus blu ed a tre piani. “Clarice, sei una maga: tutto è possibile e, ogni cosa, è strana” disse tra se Clarice, ma i suoi pensieri, furono interrotti, quando il controllore del bus, un ragazzo con tante lentiggini e, con addosso uno strano affare, disse, mentre leggeva un foglietto: “ Benvenuti sul Nottetempo: mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Mi chiamo Stan Picchetto e sarò il vostro bigliettaio per questa notte” e, mentre rimetteva via il foglietto, Clarice alzò lo sguardo verso l’alto, fino al terzo piano del bus. Ci fu un po’ di silenzio, poi, Stan Picchetto le domandò: “Che ci fai lì per terra ?”. “Sono caduta” rispose Clarice. “E, perché sei caduta ?” chiese Stan Picchetto, mentre Clarice, con un po’ di fatica, si rialzava in piedi; poi, gli rispose: “ Non l’ho fatto apposta”. “Muoviti ! Avanti ! Non vorrai, mica, aspettare che cresce l’erba ?!” replicò Stan Picchetto. Clarice guardò dietro al bus, ma, come volevasi dimostrare, il grosso cane nero non c’era più; anche Stan Picchetto sbucò dietro di lei e domandò: “Cosa stai guardando ?”. “Niente” rispose Clarice. “E, allora, sbrigati ! Sali !” disse Stan Picchetto e, dopo aver preso il baule, a fatica lo mise dentro al bus. Successivamente, sul bus, salì anche Clarice e non credette ai suoi occhi quando, davanti a se, vide tre letti e, sopra al primo vi era un anziano mago che stava dormendo e, in alto, un enorme lampadario di cristallo. “Mamma mia: quanto pesa !” disse Stan Picchetto, depositando il baule di Clarice sul pavimento; poi, guardando verso Clarice, le chiese: “Cosa è quella cosa che c’è sulla spalla ?”. “E’ il mio furetto e si chiama Artemisia” rispose Clarice. “Ah” disse semplicemente Stan Picchetto; poi, mentre stava letteralmente spingendo Clarice, verso il davanti del bus, aggiunse dicendo: “Su, cammina, cammina, cammina !” e, fermandosi davanti a lei, strappò qualcosa dall’aggeggio che portava e, quel qualcosa, lo diede in mano a Clarice, il quale se lo mise in tasca. Poi, Stan Picchetto picchiò contro il vetro dietro di lui, dicendo: “Diamoci una mossa, Henry”. “Sì, diciamo una mossa, Herny: sarà un viaggio movimentato” disse la testa, che penzolava dallo specchietto.

Il conducente si svegliò e, dopo aver ingranato la marcia, il Nottetempo partì a tutta velocità, tanto che Clarice cadde all’indietro, sul letto dietro di lei. I letti andavano avanti ed indietro e, mentre Clarice cercava di non cadere, di conseguenza anche Artemisia, che si trovava ancora sulla sua spalla, Stan Picchetto domandò: “Come è che hai detto che ti chiami ?”. “Non l’ho detto” rispose Clarice. “Bé, dove è che stai andando ?” chiese Stan Picchetto. “Al Paiolo Magico: sta a Londra” rispose Clarice. Stan Picchetto, allora, guardò verso in finestrino e disse: “ Hai sentito Henry; la ragazzina ed il suo topo vogliono andare al Paiolo Magico: sta a Londra”. “Al Paiolo Magico ?! Ehi, se c’è la zuppa di piselli mangiala, prima che lei mangi te” disse ridendo la testa appesa allo specchietto.

Il Nottetempo continuava a sfrecciare, a tutta velocità, tra le strade molto trafficate e, stranamente, anche se andavano a quella velocità elevata, non andavano addosso a nessuno; quindi, Clarice domandò: “Ma, i babbani, non ci vedono ?”. “I babbani ?! Loro non vedono niente, dico bene ?” rispose Stan Picchetto. “No, ma se li pizzichi con la bacchetta, certo” disse ridendo la testa penzolante. Il Nottetempo, all’improvviso, girò, finché la testa penzolante, voltandosi verso la strada, disse: “Henry, vecchietta a ore undici !”. Il conducente, allora, tirò una leva ed il bus, fermandosi proprio all’ultimo istante, fece andare a sbattere Clarice contro il finestrino, mentre Artemisia cadde contro Stan Picchetto, il quale era intento a leggere “La Gazzetta del Profeta”. La vecchietta era lentissima ad attraversare la strada, ma la testa penzolante incominciò a fare il conto alla rovescia: “10…9…8…7…6…5…4…3…3,5…2…1 e tre quarti…sì !” ed il bus ripartì a tutta velocità, sfiorando la vecchietta per un soffio e Clarice, per la forte spinta, ritornò a sedersi sul letto di prima; Artemisia, invece, dopo essersi ripresa dalla botta, rimase sulla spalla di Stan Picchetto, dando una sbirciatina alla “Gazzetta del Profeta”. Sulla prima pagina del giornale, Clarice vide una fotografia; quindi, chiese: “Chi è quello ? Quell’uomo ?”. Stan Picchetto chiuse il giornale e, dopo averlo voltato verso Clarice, le rispose: “ Chi è questo ?! Tu chiedi chi è questo ?! E’ Sirius Black, ecco chi è ! Non dirmi che non hai mai sentito parlare di Sirius Black ?” e Clarice scosse negativamente la testa. “Ehi, topo, neanche tu hai mai sentito parlare di Sirius Black ?” disse Stan Picchetto, guardando Artemisia sulla sua spalla ed anche il furetto, scosse negativamente la testa; quindi, Stan Picchetto spiegò, rivoltando lo sguardo verso Clarice: “ E’ un assassino ! L’hanno pure sbattuto ad Azkaban, per questo”. “Come è scappato ?” domandò Clarice. “Bé, è proprio questa la domanda: è stato il primo che ce l’ha fatta ! Era un grande sostenitore di Tu – Sai – Chi. Ne avrai sentito parlare ?” rispose Stan Picchetto ed Artemisia deglutì per la paura, solo nel sentirlo nominare. “Sì…ne ho sentito parlare” disse Clarice.

Il Nottetempo passò sopra ad un ponte e la testa rimpicciolita e penzolante, disse: “Herny, due autobus a due piani, ad ore dodici”, ma il conducente continuava a guidare, come se niente fosse; quindi, la testa penzolante, gridò: “ Si stanno avvicinando, Henry ! Henry, quelli ci vengono addosso !”. Il conducente, allora, frenò di colpo e, dopo aver tirato una leva, il bus rallentò tutto ad un tratto e si restrinse, passando esattamente tra i due bus a due piani: “ Ehi, ragazzi: perché quelle facce lunghe ?” disse ridendo la testa penzolante e, dopo essere passati in mezzo ai due bus, ritornarono normali ed il Nottetempo ripartì a tutta velocità. Poi, ad un certo punto, la testa penzolante, vedendo che, la direzione per il Paiolo Magico era da un’altra parte, gridò: “Henry, abbiamo sbagliato strada ! Dovevamo prendere quella di destra !”. Il conducente, allora, frenò, di nuovo, di colpo e, dopo aver tirato una leva, il bus si fermò ed incominciò a girare, molto velocemente, su se stesso: Clarice si dovette tener stretta ad un palo per non essere scaraventata a destra o a sinistra cosa che, invece, accadde alla povera Artemisia la quale, non riuscendo a tenersi attaccata alla spalla di Stan Picchetto, volò fino in fondo al bus: “Artemisia !” gridò Clarice, vedendosi passare il suo furetto, a tutta velocità, accanto a se. Il conducente, poi, tirò un’altra leva: il bus si fermò ed imboccò la strada giusta. “Ora sì che ci siamo” disse la testa penzolante. Dopo essersi ripresa, Clarice corse verso il fondo del bus e disse: “Artemisia ! Artemisia ! Dove sei ?! Oh, papà non me lo perdonerà mai, se non ti ritrovo”; ma, fortunatamente per lei, sentì dei versetti. Clarice, allora, guardò verso un angolo, per vedere Artemisia incastrata dentro ad un tubo di scarico e, l’unica parte del corpo che si poteva vedere di lei, era la sua coda. Clarice, allora, la tirò fuori e rise, nel vederla tutta sporca di fuliggine: “Lo sai che sei propria ridicola: se, in questo momento, ti vedrebbe papà, riderebbe anche lui” e, con un colpo di bacchetta, la fece ritornare del colore di prima; poi, mentre la teneva in mano, ritornò a sedersi sul letto di prima, mettendo Artemisia accanto a lei.

Il Nottetempo, arrivò, finalmente, accanto al Paiolo Magico e, la testa penzolante, disse: “ Ci siamo quasi ! Ci siamo quasi !”; Henry, allora, tirò una leva e, proprio come era successo poco prima, il bus si fermò di colpo facendo finire, nuovamente, Clarice contro il vetro ed azionando, l’allarme della macchina davanti a loro. “Il Paiolo Magico” disse Stan Picchetto. “Prossima fermata: Knocturn Alley” disse la testa penzolante.

Clarice si voltò, per vedere dietro di lei, un tipo basso, brutto e con la gobba, il quale le disse: “ Signorina Piton: finalmente è arrivata” e, dopo che ebbe preso il baule, scese dal bus, seguito da Clarice e da Artemisia, la quale si era già andata a mettere sulla spalla della sua padroncina. Fecero appena in tempo a scendere, che il Nottetempo ripartì a tutta velocità. Il tizio gobbo entrò dentro al Paiolo Magico, mentre Clarice si fermò fuori, a guardare l’insegna del locale: una strega che mescolava una pozione nel calderone; poi, mentre entrava, il tizio gobbo riuscì e, con un solo cenno della mano, fece smettere l’allarme delle macchina e, rientrando, seguì Clarice. All’interno del Paiolo Magico, vi erano molti maghi e streghe, intenti o a bere il the, oppure a conversare. Il tizio gobbo fece cenno a Clarice di salire sopra le scale; quindi, le salì, seguita, ovviamente, dal tizio gobbo, il quale, aprì una porta: “Hedwige !” disse entusiasta Clarice, vedendo, all’interno della stanza, la sua civetta bianca e, andando da lei, l’accarezzò, mentre il tizio gobbo richiudeva la porta dietro di se, ed Artemisia emetteva dei versetti, anche lei contenta per aver rivisto la civetta. “Civetta intelligente la sua, Signorina Piton. È arrivata giusto cinque minuti prima che arrivasse lei” disse il tizio gobbo. Ad un certo punto, qualcun altro nella stanza, si schiarì la stanza; quindi, il tizio gobbo fece accomodare Clarice su una sedia e, dopo che si fu seduta, Artemisia si mise sulle sue ginocchia guardando, insieme alla sua padroncina, un altro tizio che dava loro di spalle e che guardava fuori dalla finestra; poi, il tizio spiegò: “Come Ministro della Magia è il mio dovere informarti, Signorina Piton, che questa sera, sul presto, la sorella di tuo zio, è stata localizzata; era appena sud di Sherpy: volava intorno ad una ciminiera. Il Dipartimento di Cancellazione della Magia Accidentale, si è subito attivato e lei è stata, correttamente sgonfiata e la sua memoria modificata. Non avrà alcun ricordo dell’incidente, in alcun modo” e, si voltò e, durante tutto il suo discorso, una penna d’oca aveva scritto, da sola, sopra un foglio che vi era sulla scrivania. Poi, il Ministro della Magia, continuò dicendo: “ E, questo, è quanto e, quel che è bello, nessuno si è fatto male”. “Emmm…Ministro ?” lo chiamò Clarice. “Sì” disse il Ministro della Magia. “Non riesco a capire” disse Clarice. “Capire ?!” disse stupito il Ministro della Magia. “Ho infranto la legge: i minorenni non possono usare, a casa, la magia” disse Clarice. “Suvvia, Clarice: il Ministero non spedisce qualcuno, ad Azkaban, perché ha gonfiato la zia” disse il Ministro della Magia ed il tizio gobbo fece una strana risata; così strana, che sia il Ministro della Magia; che Clarice e persino Artemisia, lo guardarono malamente e, costui, smise subito di ridere; poi, il Ministro della Magia aggiunse dicendo, mentre andò dietro a Clarice: “D’altro canto, scappare come hai fatto, visto lo stato delle cose, è un gesto di grande, grande irresponsabilità, Signorina Piton”. Clarice si voltò e, stupita, disse: “Lo…lo stato delle cose, Signore ?!”. “C’è un assassino in circolazione” disse il Ministro della Magia. “Sirius Black, intende ? Ma cosa centra lui con me ?” chiese Clarice. “ Niente, è ovvio” rispose ridendo il Ministro della Magia; poi, andando accanto a Clarice, le prese la mano ed aggiunse dicendo: “Sei al sicuro ed è questo che conta. E, domani, ti rimetterai in viaggio per Hogwarts” e, dopo aver anche accarezzato Artemisia sulla testa, ritornò alla sua scrivania. Clarice ed Artemisia si guardarono stranamente, finché il Ministro della Magia non le disse, indicando i libri su uno scaffale contro i muri: “Ah, questi sono i tuoi nuovi libri di scuola: mi sono preso la responsabilità di farteli portare qui. Ora, Tom, ti indicherà la tua stanza”. Il tizio gobbo, che si chiamava Tom, spostò la sedia di Clarice, la quale sobbalzò dalla paura e le fece cenno di seguirlo; Clarice, allora, si alzò dalla sedia, tenendo tra le mani Artemisia e, dopo aver allungato il braccio sinistro, disse: “Hedwige” e la sua civetta bianca volò sopra di esso; poi, seguì Tom. “Oh, a proposito Clarice: mentre sei qui, sarebbe meglio se tu non…andassi in giro” disse il Ministro della Magia. Clarice lo guardò stranamente; ma, poi, seguì il Tom, il quale la condusse verso la sua camera: “Eccoci arrivati, Signorina Piton: questa sarà la sua camera, mentre soggiornerà qui” disse Tom, dopo aver aperto una porta e, mentre Clarice vi entrava, continuò dicendo: “Non è molto grande e, spero, che sia adatta alle vostre esigenze”. “Va bene; mi piace lo stesso, anche se non è grande” disse Clarice. “Se ha bisogno di qualcosa, Signorina Piton, non deve far altro che chiamare la donna delle pulizie” disse Tom. Clarice si voltò verso di lui e gli disse: “Grazie ancora di tutto” e, dopo che Tom ebbe fatto un piccolo inchino, uscì dalla stanza, chiudendo la porta. “Bé, finalmente ci siamo” disse sospirando Clarice e, dopo aver messo a terra Artemisia, la quale incominciò a perlustrare la camera, si diresse verso il suo baule e, dopo averlo aperto, ne prese fuori la foto dei suoi genitori; poi, disse, mentre la guardava: “Ho combinato un verso disastro ma, fortunatamente, il Ministro della Magia non mi ha espulso da Hogwarts; secondo me, c’è lo zampino del nonno. Comunque, ora sono contenta che si sia risolto tutto al meglio” e, dopo aver dato un bacio alla foto, la mise sul comodino.

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Capitolo 3
*** Il Nottetempo ed al Paiolo Magico - Parte II ***


Nel frattempo, Hedwige si era andata a mettere su uno scaffale, mentre Artemisia era andata sulla finestra e stava guardando di sotto, la strada trafficata da babbani. Clarice si mise dietro di lei e, mentre l’accarezzava, disse: “E pensare che, fino a tre anni fa, anche io ero come loro”; poi, guardando verso il cielo, aggiunse dicendo: “ Mamma, mi manchi più che mai” e le scese qualche lacrima. Artemisia si voltò e, con le orecchie abbassate, si strusciò contro di lei; Clarice, allora, la guardò e, dopo averla presa in braccio, le disse: “ Papà non vorrebbe che piangessimo sul passato: bisogna essere forti e, soprattutto, bisogna nascondere i propri sentimenti, se vogliamo sconfiggere Tu – Sai – Chi”. Artemisia emise i suoi versetti; quindi, Clarice disse: “Lo so, lo so che papà non vuole che mi metta in pericolo ma è la mia battaglia: io sono la Bambina Sopravvisuta; io ho sconfitto Voldemort l’anno scorso e l’anno prima…”, ma venne interrotta da Artemisia, la quale emise nuovamente i suoi versetti; quindi, Clarice si corresse dicendo: “Hai ragione: l’anno scorso e l’anno prima, ho sconfitto Voldemort insieme a Ron, Hermione ed al mio papà. Tranquilla, Artemisia: lo so che, se si vuole vincere, bisogna restare uniti; me lo ha detto anche la mamma” e, dopo aver messo Artemisia sul letto, prese in mano uno dei suoi nuovi libri e, dopo avergli tirato via la cinghia che lo teneva fermo, disse: “Il Libro dei Mostri…è proprio strano”; ma il libro, non era come tutti gli altri; di fatti, appena Clarice lo girò, esso incominciò a ringhiare e, muovendosi velocemente, cercava di mordere Clarice, la quale lo teneva lontano dalla sua faccia; poi, gli cadde e, mentre il libro avanzava, lei indietreggiava, finché non saltò sopra al letto ed il libro andò, invece, sotto.

Dopo aver ripreso un po’ di fiato, Clarice si coricò e, guardando sotto il letto, vide il libro, là fermo ma, all’improvviso, esso si mosse ancora velocemente e, prima che la potesse mordere, Clarice ritornò, con la faccia, sul letto; poi, disse: “ Cavolo: c’è mancato poco”. Artemisia andò, anche lei, dove prima Clarice si era sporta per vedere il libro sotto il letto e, mentre guardava e, contemporaneamente, ringhiava, a Clarice venne un’idea: si slegò la scarpa destra e, dopo essersela tolta, si mise accanto ad Artemisia e, tenendo la scarpa per i cordoni, l’allungò verso il pavimento, lasciandola cadere per terra; come volevasi dimostrare, il libro tornò fuori bel vedere qualcosa da addentare e, fu proprio in quel momento che, Clarice saltò sopra il libro, fermandolo e, mentre lo teneva fermo, gli rimise la cinghia, per poi, sedersi sul letto. “Alla fine, ce l’abbiamo fatta” disse Clarice, accarezzando Artemisia accanto a lei ed il furetto emise i suoi versetti, così come Hedwige.

La giornata stava trascorrendo tranquillamente e, mentre la cameriera, con una scopa che si muoveva dietro di lei, stava passando per il corridoio, vedendo quali camere poteva pulire, Clarice uscì dalla sua, con Artemisia sulla sua spalla ma, appena ebbe chiuso la porta, vide passare, davanti a se, un topo inseguito da un gatto. Artemisia emise i suoi versetti; quindi, Clarice disse: “Sì, hai ragione: quel topo, sembrava proprio Crosta” e li seguì e, mentre scendeva le scale, sentì dire da qualcuno: “Ti avverto, Hermione: tieni quella brutta bestiaccia lontano da Crosta, o la trasformo in un copri teiera”. “E’ un gatto, Ron: che ti aspetti ?! E’ la sua natura” disse Hermione, mentre teneva in mano Grattastinchi, il suo gatti. “Un gatto ?! E’ questo che ti hanno detto ?! Sembra più un maiale con la pelliccia, credimi” replicò Ron, mentre, invece, teneva in mano Crosta. “Ha parlato il proprietario di quella vecchia spazzola per scarpe puzzolenti. Stai tranquillo, Grattastichi: ignora questo cattivone” disse Hermione. Clarice li stava a guardare, divertita, sulle scale, finché Ron non si accorse di lei, dicendo: “Clarice !”. Hermione si voltò ed entusiasta, disse: “ Clarice !”. “Salve ragazzi; come state ?” domandò Clarice, scendendo gli ultimi gradini e fermandosi davanti a loro. “Bene, molto bene; e tu ?” chiese Hermione. “Speravo di meglio ma, comunque, sono qui” rispose Clarice.

Grattastinchi, nel vedere Artemisia, le miagolò contro e, quindi Artemisia, per la paura, si andò a mettere sull’altra spalla: “No, buono Grattastichi: Artemisia non è cattiva; è un furetto molto grazioso” disse Hermione, cercando di calmare il suo gatto. “E’ meglio se tieni lontano il tuo furetto da quel maiale con la pelliccia: a quanto pare, proprio come Crosta, non gli piace” disse Ron, rivolto a Clarice. “Per tua informazione, a Grattastinchi non vanno a genio solo i topi puzzolenti” disse Hermione. “Allora, il tuo gatto sta diventando cieco: ha scambiato un furetto, per un topo” replicò Ron. “E’ perché Artemisia è vicino al tuo lurido topo: se Crosta non ci fosse, Grattastinchi sarebbe molto gentile, con il furetto di Clarice” disse Hermione. “Meglio che lo tieni lontano da entrambi” replicò Ron; poi, rivolto a Clarice, aggiunse dicendo: “Io e la mia famiglia siamo andati in Egitto”. “Egitto ?! E come è stata la vacanza ?” domandò Clarice. “Vieni, te lo faccio vedere: sai, la nostra foto è sulla Gazzetta del Profeta” rispose Ron e, sempre tenendo Crosta in mano, andò con Clarice ed Hermione, che teneva in braccio Grattastinchi, al tavolo più lungo, dove ci si sedeva per fare colazione; per pranzare o per cenare. “Ecco, guarda” disse Ron, sedendosi al tavolo con Clarice, e mostrandole la Gazzetta del Profeta dove, in prima pagina, vi era la pagina dell’intera famiglia Weasley in Egitto e, il titolo, diceva: “ Numerosa famiglia in Egitto: il padre, Arthur Weasley, che lavora presso il Ministero della Magia nell’
Ufficio per l’uso improprio degli Antefatti dei Babbani, ha detto: “E’ la prima volta che io e la mia famiglia possiamo concederci una vacanza così; è stata proprio una fortuna che il concorso indetto dal vostro giornale, abbia scelto noi, per andare in Egitto”. Qui di seguito, troverete la foto della numerosa famiglia”. “L’Egitto: dimmi come è” disse Clarice, mentre aveva messo Artemisia sul tavolo. “Favoloso: un sacco di roba vecchia tipo mummie, tombe…persino Crosta si è divertito” disse Ron. “Sai, gli egiziani veneravano i gatti” spiegò Hermione, mentre era seduta di fronte a loro. “Ed anche lo scarabeo stercorario” disse Ron, guardando Grattastinchi e Clarice rise. “Non è che stai mostrando, di nuovo, quel ritaglio, eh Ron ?” disse Fred, arrivando dietro di loro, insieme a George e, mentre prendeva il giornale, Ron disse: “Non lo mostro a nessuno”. “No, neanche ad un’anima, se non vogliamo contare Tom” disse Fred. “ La cameriera di giorno” aggiunse George. “Quella di notte” aggiunse Fred. “Ed il cuoco” aggiunse George. “Quello che è venuto a riparare il water” aggiunse Fred. “E quello stregone del ranch” aggiunse George; poi, insieme, finirono col dire: “ E, alla fine, anche alla figlioletta di Piton”. Clarice scosse negativamente la testa, finché qualcuno non la chiamò; quindi, si alzò e vedendo la Signorna Weasley, con suo marito, disse: “Signora Weasley”. “Che piacere vederti, cara” disse Molly Weasley, accarezzando Clarice sulla guancia. “Anche per me” disse contenta Clarice. “Hai tutto quello che ti serve ?” chiese Molly Weasley. “Sì, almeno credo” rispose Clarice. “Tutti i tuoi libri ?” domandò Molly Weasley. “ Sì, sono di sopra” rispose Clarice. “ E tutti i tuoi indumenti ?” chiese Molly Weasley. “Sì, certo” rispose Clarice. “Bravissima” disse sorridendo Molly Weasley. “Clarice Piton” disse Arthur Weasley, mentre se ne stava accanto a sua moglie. “Signor Weasley” disse Clarice, stingendogli la mano. “Clarice, possiamo scambiare due parole ?” domandò Arthur. “Sì, certo” rispose Clarice. Artemisia stava per seguirli, quando Clarice le disse: “Artemisia rimani lì” ed il furetto abbassò le orecchie, mentre Arthur conduceva Clarice in un angolo del pub, accanto ad una colonna dove sopra, vi era il manifesto di Sirius Black. “Non stai nella pelle per il nuovo anno, eh ?” disse Arthur. “Sì, sarà fantastico” disse Clarice. “E non vedi, anche l’ora, di poter riabbracciare il tuo caro papà, vero ?” disse Arthur. “Non sa quanto desidero che, ora, sia qui con noi, proprio come l’anno scorso a Diagon Alley” disse Clarice. “Clarice, molti al Ministero tenterebbero di dissuadermi nel divulgare quello che sto per rivelarti; ma, io credo che tu, debba conoscere i fatti…tu sei in pericolo; in un grave pericolo” disse Arthur. “Centra qualcosa Sirius Black, Signore ?” chiese Clarice, guardando il manifesto sulla colonna. “Cosa sai di Sirius Black, Clarice ?” domandò Arthur. “Solo che è fuggito da Azkaban” rispose Clarice. “E sai il perché ?” chiese Arthur e, quando Clarice scosse negativamente la testa, Arthur le spiegò: “13 anni fa quando hai bloccato…”. “Voldemort” disse Clarice. “Non dire quel nome” replicò Arthur. “Mi scusi” disse Clarice. “Quando hai bloccato Tu – Sai – Chi, Black ha perso tutto ma, fino ad oggi, rimane ancora un suo fedele servitore e, nella sua mente, tu sei l’unico ostacolo che ancora impedisce a Tu – Sai Chi, di tornare al potere e, questo, è il motivo per cui è fuggito da Azkaban: per trovare te” spiegò Arthur, mettendo le mani sulle spalle di Clarice, la quale aggiunse dicendo: “E uccidermi”. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Arthur sottovoce le disse: “ Clarice, deve giurarmi che, qualunque cosa tu possa sentire, non andrai in cerca di Black”. “Signor Weasley, perché dovrei andare a cercare qualcuno, che vuole uccidermi ?”domandò Clarice. “Ottima intuizione, Clarice ma, sappilo che, se ti sto dicendo queste cose, è perché sono stati tuo padre e tuo nonno a dirmi di stare molto attenta, mentre andrai ad Hogwarts” rispose Arthur. “Lo starò; si fidi” disse Clarice. “Mi fido della tua parola, Clarice, ma, per favore: tuo padre ti vuole molto bene e, dall’ultima volta che l’ho sentito parlare, dicendomi queste cose, ho potuto capire, dal tono della sua voce, che era molto preoccupato, perché non vuole perderti: devi capire che, tu, sei la sola cosa rimasta che gli fa ricordare la sua amata Lily” spiegò Arthur, mentre riconduceva Clarice, dagli altri. “Papà è molto protettivo nei miei confronti: se non avessi le lezioni, sono convinta che mi starebbe vicino 24 ore su 24” disse Clarice. “24 ore su 24 ?! Se il Professor Piton ti starebbe vicino così tanto, allora, è meglio per me sparire” disse Ron, mentre Clarice si sedeva accanto a lui; per poi dire: “E’ logico che non voglio che mio padre mi stia vicino per tutto il giorno: anche io ho la mia privacy”. “Conoscendo tuo padre e visto che, quest’anno, c’è anche un assassino che ti sta dando la caccia, starà sicuramente pensando ad un potente incantesimo per tenerti rinchiusa nei sotterranei” disse Ron. “Ron, il Professor Piton sa che Clarice deve seguire, regolarmente, le lezioni; quindi, è logico che non la rinchiuderà, per sempre, nei sotterranei” disse Hermione. “Non la rinchiuderà quando Clarice seguirà le lezioni; ma, quanto ci scommetti che, se Sirius Black dovesse trovare un modo per entrare ad Hogwarts, cosa che non spero, il Professor Piton prenderebbe Clarice, per portarla nel luogo più desolato della terra ?” disse Ron. “Sirius Black non riuscirà mai ad entrare ad Hogwarts, perché il Preside Silente avrà, sicuramente, protetto il castello con qualsiasi incantesimo” spiegò Hermione. “E’ riuscito a scappare da Azkaban: entrare ad Hogwarts, per lui, sarà solo un gioco da ragazzi” disse Ron. Le ultime parole di Ron, avevano messo un po’ di paura in Clarice, perché, d’altronde, il suo amico aveva ragione: fuggire da Azkaban, voleva dire essere un mago molto potente perché, in fin dei conti, Sirius Black è stato il primo che c’è riuscito; quindi, entrare ad Hogwarts, sarebbe stato molto facile. Clarice si è, finalmente, riunita con i suoi migliori amici; ma, ora, non resta, per loro, prendere l’Hogwarts Express, che li condurrà ad Hogwarts anche se, quest’anno, il viaggio verso la Scuola di Magia, sarà molto movimentato. Per scoprire che cosa succederà, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ I DISSENATORI”.

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Capitolo 4
*** I Dissenatori - Parte I ***


Finalmente, arrivò il giorno di prendere l’Hogwarts Express ma, come sempre, ci fu chi era in ritardo: “Lo sapevo che, ieri sera, non me ne dovevo rimanere alzata fino a tardi: papà me lo ha sempre detto che sono una dormigliona” disse Clarice mentre, a passo veloce, spingeva il carrello con sopra il suo baule e la gabbia con dentro Hedwige; Artemisia, invece, era sulla sua spalla. “Almeno, da tuo padre, non hai ereditato una cosa” disse Ron. “E sarebbe ?” domandò Clarice. “La puntualità” rispose Ron. “Svelti, svelti, svelti: l’Hogwarts Express parte fra pochi minuti” disse Arthur e, uno dopo l’altro, passarono attraverso la barriera del Binario 9 e ¾.  Dall’altra parte, vi era già un sacco di persone, che salutavano i loro figli, i quali si trovavano sul treno: “Coraggio: date i bagagli al capostazione ed andate a trovare un posto a sedervi” disse Arthur e, mentre il capostazione, prendeva i loro bagagli, mettendoli sul treno, Arthur si avvicinò a Clarice e le disse: “ Clarice, mi raccomando: stai sempre in luoghi dove, potrai essere protetta”. “Non si preoccupi, Signor Weasley: Sirius Black non riuscirà ad uccidermi” disse Clarice. “Me lo auguro per te, Clarice, perché non voglio vedere tuo padre, piangere su un altro corpo” disse sospirando Arthur, dando una piccola pacca di conforto a Clarice la quale, insieme a Ron e ad Hermione, la quale teneva in braccio Grattastinchi, salì sul treno, per poi riapparire, tutti e tre, da un finestrino. L’Hogwarts Express fischiò e, mentre si allontanò, la Signora Weasley si accorse che teneva, ancora, in mano Crosta; quindi, correndo e facendosi largo tra la folla, disse: “ Ron ! Ron !” e, dopo avergli dato il topo, aggiunse dicendo: “Per l’amor del cielo: non lo perdere !” ed il treno lasciò la stazione.

Mentre cercavano un posto a sedere, Clarice stava spiegando ai suoi amici, che cosa era successo da i Dursley: “Non era mia intenzione gonfiarla: ho solo perso il controllo” finì di raccontare Clarice. “Splendido !” disse Ron. “ Sii serio, Ron; non è divertente ! Per fortuna non l’hanno espulsa” disse Hermione. “Per fortuna non mi hanno arrestata, direi” aggiunse Clarice. “Bé, secondo me, dovresti ringraziare tuo nonno: sicuramente, sarà stato lui a mettere una buona parola per te, dicendo che sei la sua adorata nipotina e, che se ti avessero espulso, tuo padre sarebbe andato al Ministero, dove avrebbe distrutto tutto” disse Ron. “Ron, ora non esagerare” disse Hermione. “Tu non sai di che cosa è veramente capace il Professor Piton: ho sentito dire da Fred e George che, in passato, ha aiutato Silente, a sconfiggere più di 50 giganti” disse Ron, mentre, i tre, entrarono dentro ad uno scompartimento. “Come ti ho detto poco fa: non esagerare” disse Hermione sedendosi, con Ron, da una parte mentre, Clarice, si sedette accanto a qualcuno che era coperto dalla sua giacca e stava dormendo. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Ron chiese: “Secondo voi lui chi è ?”. “ Il Professor R. J. Lupin” rispose Hermione. “Tu sai tutto !” disse Ron; poi, guardando Clarice, aggiunse dicendo stupito: “Come fa a sapere sempre tutto ?!”. “E’ scritto sulla valigia, Ronald” disse Hermione, indicando il nome sulla valigia. “Ah” disse semplicemente Ron. “Credete che dorma veramente ?” domandò Clarice, guardando l’uomo accanto a lei. “Sembra di sì; perché ?” chiese Hermione. Clarice si alzò in piedi e, dopo aver chiuso la porta del loro scompartimento, si risedette e spiegò ai suoi amici ciò che le aveva raccontato Arthur Weasley il giorno prima.

Il viaggio continuava e, ormai, avevano quasi raggiunto la loro destinazione; ma, fuori, il tempo era molto cambiato: dal sole di Londra, erano passati ad una serata molto piovosa e nebbiosa. “Vediamo se ho capito bene: Sirius Black è fuggito da Azkaban, per dare la caccia a te ?!” disse stupito Ron. “Sì” disse tristemente Clarice, mentre accarezzava Artemisia, la quale si trovava sulle sue ginocchia. “Ma verrà catturato, vero ? Insomma, lo stanno cercando tutti” disse Hermione. “Sicuro ! Solo che, nessuno è mai evaso da Azkaban, prima d’ora e…lui è un pazzo furioso; un assassino” disse Ron. “Grazie, Ron” disse, con tono sarcastico, Clarice. Ad un certo punto, il treno si fermò di colpo, proprio sopra ad un lunghissimo ponte: “Perché ci fermiamo ? Non possiamo esserci già” disse Hermione.  Dopo che Artemisia fu scesa dalle sue ginocchia, Clarice si alzò in piedi e, aprendo la porta del loro scompartimento, guardò nel corridoio, così come tutti gli altri ragazzi. Il treno sobbalzò e, dopo che Clarice venne sbattuta al suo posto, le porte si chiusero: “ Ma che succede ?!” disse, con paura, Ron. “Non lo so: forse, c’è un guasto” disse Clarice. Come se non bastasse, la luce si spense ed Hermione disse, guardando Ron: “Ahia, Ron: quello era il mio piede”. Mentre Ron, metteva una mano sul finestrino e guardava fuori, Artemisia rizzò le orecchie ed incominciò a ringhiare; Clarice, naturalmente, se ne accorse, quindi, guardandola, le disse: “Artemisia, che cosa c’è ? Perché ti sei messa a ringhiare ?”; ma il furetto, senza neanche ascoltarla, scese dal posto a sedere e si andò a mettere sul finestrino, continuando a ringhiare. “Qualcuno si muove, là fuori” disse, con ancora molta più paura, Ron; poi, disse: “ Credo…che…che qualcuno stia salendo a bordo” e, di fatti, il treno sobbalzò ancora. L’aria cominciava a diventare fredda, anche perché il vetro, sopra al quale Ron aveva la sua mano, si stava ghiacciando: “ Artemisia: vieni qua” ed il furetto, saltando giù dal finestrino, si mise sulle ginocchia di Clarice, la quale disse: “Non siamo in Inverno: come mai, fa così freddo ?”. Il treno sobbalzò di nuovo e Ron, dopo aver tirato via la mano da sopra il finestrino, disse: “Miseriaccia ! Che succede ?!”. All’improvviso, una figura nera comparve davanti al loro scompartimento e, con un solo cenno della mano scheletrica, aprì la porta: Clarice, Hermione e Ron tremarono di paura, nel vederla; mentre, Crosta si andò a nascondere nella giacca di Ron; Grattastinchi miagolò furiosamente ed Artemisia ringhiò. La figura nera si guardò intorno; ma, poi, si voltò verso Clarice la quale, nel vederla, era rimasta immobilizzata; ad un certo punto, a Clarice venne come mancare la propria anima: di fatti, la figura nera gliela stava portando via. Nel tentativo di salvare la sua padroncina, Artemisia scese dalle sue ginocchia e, avvicinandosi all’oscura figura nera, le morse il lungo mantello fluttuante ma, la figura nera, continuava a fare il suo lavoro finché, l’uomo che era accanto a Clarice, si alzò in piedi e, con la sua bacchetta magica, scagliò un incantesimo molto potente, tanto da mandare via la figura nera. L’ultima cosa che Clarice sentì, prima di perdere i sensi, fu il grido di una donna.

Poco dopo, tutte le luci negli scompartimenti si riaccesero; il ghiaccio sparì ed il treno ripartì sempre, però, sotto ad una pioggia incessante. Clarice, in lontananza, poteva sentire delle voci che la chiamavano: “ Clarice ! Clarice ! Clarice, stai bene ?”. Piano, piano, Clarice riaprì gli occhi, per trovarsi Hermione che le consegnava i suoi occhiali; mentre se li rimetteva, il Professor Lupin le disse, consegnandole della cioccolata: “ Tieni, mangia questo: ti aiuterà”. Clarice si rimise seduta e, dopo che ebbe preso la cioccolata, si guardò intorno e titubante, e con un po’ di paura, domandò: “Co…co…cos’era quella cosa che era entrata ?”. “Era un Dissennatore: una delle guardie di Azkaban. Se ne è andato, ora; perlustrava il treno per Sirius Black” rispose il Professor Lupin; poi, dopo aver messo la restante cioccolata da una parte, aggiunse dicendo: “Col vostro permesso, devo scambiare due parole con il macchinista” ed uscì dallo scompartimento. Clarice mangiò un pezzo di cioccolata e, mentre con l’altra mano accarezzava Artemisia che, in quel momento, era ritornata sulle sue ginocchia, chiese: “Cosa mi è successo ?”. “Bé, sei diventata tutta rigida: pensavamo che avessi un attacco epilettico” rispose Ron. “E, nessuno di voi é…insomma…svenuto ?” domandò titubante Clarice, dopo aver dato un altro morso alla cioccolata. “No, ma mi sentivo strano, come se non potessi più essere allegro” rispose Ron. “Ma, qualcuno, urlava; una donna” disse Clarice. “Nessuno ha urlato, Clarice” disse Hermione. Dopo questa frase, Clarice si sentiva ancora più strana di prima: l’anno scorso, solo lei poteva sentire parlare il Basilisco e, ora, solo lei ha sentito gridare una donna; come era possibile una cosa del genere ? In quel momento, il Professor Lupin ritornò nello scompartimento e disse, mentre chiudeva la porta dietro di se: “ Ora, non ci saranno più fermate anche se, il macchinista, mi ha detto che è stato il Ministero a dirgli che, se i Dissennatori si sarebbero presentati, doveva fermarsi”. “Ma è una cosa orribile ! Insomma, erano Dissennatori: avrebbero potuto uccidere qualcuno” replicò Hermione. “Bé, Hermione, non hai poi tutti i torti: ne abbiamo avuto la prova poco fa, con Clarice” disse Ron. “Non hai ancora finito di mangiare la cioccolata ? Guarda che non è mica veleno” disse stupito il Professor Lupin e Clarice si affrettò a mangiare l’ultimo pezzo; quindi, il Professor Lupin aggiunse dicendo: “Oh, vedrai che, ora, ti sentirai meglio”. “Di fatti, non ho i brividi come prima” disse Clarice ed Artemisia emise i suoi versetti, contenta che la sua padroncina stesse meglio. “Oh, ma che carino” disse il Professor Lupin accarezzando Artemisia sulla testa. “E’ un furetto e l’ho chiamata Artemisia; sa, perché il mio papà insegna Pozioni ad Hogwarts” spiegò Clarice. Il Professor Lupin la guardò e, sorridendo, disse: “Questo è un furetto molto raro: non ce ne sono molti, nel mondo della magia; di fatti, è un animale che, più comunemente, si trova nel mondo dei babbani”. “Ci sono rimasto anche io, quando l’ho vista la prima volta ma, non perché è raro trovare un animale così, ma perché glielo aveva regalato il Professor Piton” disse Ron. “Come mai così tanta sorpresa ?” chiese il Professor Lupin. “Basta guardare il Professor Piton, per sapere già la risposta” rispose Ron. “Se conoscessi meglio il mio papà, capiresti che non è poi così male” disse Clarice. “Con te è gentile, perché sei la sua adorata figlia; con noi no, perché non andiamo bene in Pozioni, bé eccetto per Hermione” disse Ron. “Basta che incominci a studiare di più e, vedrai, che il Professor Piton ti premierà” disse Hermione. “Scommetto che mi premierà, quando avremmo finito la scuola” disse Ron. “Professor Lupin lei, invece, che cosa insegna ?” domandò Clarice. “Ancora non lo so” rispose, fingendo, il Professor Lupin. “Anche lei sta venendo ad Hogwarts ?” chiese Clarice. “Bé, è là che sto andando” rispose il Professor Lupin; poi, aggiunse dicendo: “Però, ora basta con le domande: dovete mettervi le vostre casacche, perché, fra poco, saremo arrivati”.

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Capitolo 5
*** I Dissenatori - Parte II ***


Di fatti, a tarda sera, il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade e, mentre quelli del primo anno seguivano Hagrid verso le barche, tutti gli altri studenti si diressero, invece, verso delle carrozze e, mentre alcune si muovevano, Clarice domandò: “Come fanno le carrozze a muoversi da sole, se non sono trainate da nessuno ?”. “Sarà stato fatto un incantesimo; perché non lo chiedi ad Hermione: lei sa sempre tutto” rispose Ron. “Piantala, Ron e, piuttosto, saliamo sulla nostra carrozza: non ho voglia di bagnarmi, ancora di più, i capelli” e, i tre, dopo essere saliti sulla carrozza ed aver chiuso la porta, essa partì, seguendo tutte le altre.

Il tempo, fuori, non tendeva a migliorare e, mentre si avvicinavano al castello, Clarice, con Artemisia, guardava di fuori, ripensando all’incontro che prima aveva avuto con il Dissennatore: quel ricordo era impossibile da dimenticare. Le carrozze si fermarono ed i vari studenti, scendendo da esse, si diressero, a piedi, verso l’entrata del castello, percorrendo una ripida salita: “ Perché l’hanno dovuto costruire così in alto ? Non era meglio su una collina ?” disse Ron, mentre ansimava un po’. “Anche l’anno scorso, abbiamo percorso questa salita” disse Hermione. “Sì ma, l’anno scorso, io e Clarice siamo arrivati con la macchina volante o, te lo sei già dimenticata ?” disse Ron. “Io non mi dimentico mai niente” disse Hermione mentre trasportava, in una mano, il trasportino con dentro Grattastinchi, mentre Ron e Clarice tenevano, in mano, i loro piccoli animali. Dopo che sembrava un’eternità, gli studenti entrarono nel castello e, mentre salivano sopra la scala, Gazza, sempre con Mrs. Purr al suo fianco, li osservava, dicendo: “Guarda che sporco mi stanno portando dentro: intanto, dopo, tocca a me pulire tutto”. Quando Clarice, Ron ed Hermione gli passarono accanto, Gazza disse loro: “Piton, spero che, quest’anno, non combinerai altri pasticci”. Clarice, così come Ron ed Hermione, si fermò e gli disse: “Oh, no, Signore: sarò molto brava” e, mentre camminava verso la Sala Grande, Gazza disse: “Guarda che ti tengo d’occhio, Piton ! E, se farai solo un passo falso, ti farò espellere !”. “Sembra che Gazza ti abbia preso molto in simpatia” disse Ron. “Sta zitto, Ron !” replicò Clarice e, i due, si sedettero, uno accanto all’altra, al tavolo dei Grifondoro, mentre Hermione di fronte a loro. “Ciao, Clarice ! Ciao, Ron !” disse Neville, mentre era seduto accanto a Ron. “Ciao, Neville !” dissero insieme Clarice e Ron. “Come è andata la vostra vacanza ?” chiese loro Neville. “Io e la mia famiglia siamo andati in Egitto: è stato fantastico e persino Crosta si è divertito” rispose Ron. “Sì, ho visto l’articolo sulla Gazzetta del Profeta; e, la tua, Clarice ?” domandò Neville. “Oh, ho gonfiato la sorella di mio zio” rispose Clarice. “ Hai gonfiato la sorella di tuo zio ?! Ma perché ?!” disse stupito Neville. “E’ una storia lunga” disse Clarice; poi, aggiunse chiedendogli: “E tu, invece ?”. “Non ricordarmelo: è bello vivere con mia nonna, sì, ma, a volte, sa essere molto severa” rispose Neville. Quando tutti gli studenti furono entrati e fu fatto lo smistamento di quelli del primo anno, il Preside Silente si alzò in piedi: “ Benvenuti ad un altro anno ma, prima di cominciare, il Professor Vitious ed il suo coro, ci delizieranno di una bella canzone di benvenuto” e, dopo che si fu riseduto, il Professor Vitious, con alcuni studenti, i quali avevano su un cuscino in velluto, una rana, ed altri con gli strumenti, incominciò a dirigerlo, sulle note di questa canzone:

Nel paiolo cuocerà; una terbia qualità:
scaglie ed ali di dragoni; mummie, diavoli e stregoni
Dagli; dagli; dagli; senza sbagli;
fa che la pozione quagli.
Dagli; dagli; senza sbagli fa che la pozione quagli;
dagli; dagli; senza sbagli fa che la pozione quagli !
Qua la grana arriverà !


E, mentre tutti applaudirono ed il coro ed il Professor Vitious se ne ritornarono ai loro rispettivi posti, il Preside Silente si mise dietro al leggio sopra al quale, c’era aperto un grosso libro; quindi, iniziò col spiegare: “ Benvenuti ! Benvenuti ad un altro anno ad Hogwarts ! Ora, vorrei dire due parole, prima che ci intontisca tutti troppo, il nostro ottimo banchetto: per prima cosa, do il benvenuto al Professor R. J. Lupin, che ha gentilmente accettato il posto di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure: buona fortuna, Professore !” e, mentre il Professor Lupin si alzò in piedi, facendo un piccolo inchino, tutti gli batterono le mani molto calorosamente; un po’ meno, invece, Severus che, anche quest’anno, non era riuscito ad ottenere l’ambita cattedra tanto desiderata. “Certo, ecco perché ti ha dato il cioccolato, Clarice” disse Hermione. “Piton ! Piton !” disse, ad un tratto, una voce. Clarice e Ron si voltarono e, poi Malfoy, colui che aveva parlato, continuò dicendo: “ E’ vero che sei svenuta ? Insomma, sei svenuta veramente ?”. “Ah, sta zitto, Malfoy !” replicò Ron, rivoltando Clarice verso il tavolo dei Grifondoro. “Come l’ha scoperto ?” domandò sottovoce Clarice, visto che Silente aveva ripreso a parlare. “Lascia perdere” rispose Hermione ed anche Artemisia emise i suoi versetti. “Sshhhh, silenzio Artemisia” le disse Clarice ed il furetto non aprì più bocca. “Il nostro Professore di Cura delle Creature Magiche che ha insegnato per anni, ha deciso di andare in pensione, per trascorrere più tempo con gli arti che gli restano. Fortunatamente, sono lieto di annunciare, che il suo posto, verrà preso da niente popò di meno che il nostro Rubeus Hagrid” spiegò Silente e tutti applaudirono. Hagrid, all’inizio, fu un po’ timido ma, dopo che la Professoressa McGranitt, seduta accanto a lui, gli ebbe dato una piccola gomitata di incoraggiamento, il mezzo gigante si alzò, spostando la tavola in avanti e facendo cadere alcuni bicchieri che, fortunatamente, non si ruppero; poi, quando si risedette, Silente riprese con il discorso: “ Infine, passiamo a cose più inquietanti: su richiesta del Ministero della Magia, Hogwarts, almeno fino a nuovo avviso, ospiterà i Dissennatori di Azakaban, fino al momento della cattura di Sirius Black. I Dissennatori saranno di guardia ad ogni accesso alla scuola; ora, pur se rassicurato che la loro presenza non disturberà le nostre quotidiane attività, un avvertimento: i Dissennatori sono creature malvagie e non faranno distinzione fra colui, o colei, danno la caccia e che si trova sul loro cammino; per tanto, devo avvertire tutti, intendo ognuno di voi, di non dare loro alcun motivo di farvi del male; non è nella natura di un Dissennatore, il perdonare. Ma sapete, la felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce”. Nella sala, al solo nominare dei Dissennatori, era calato il silenzio più totale; quindi, Silente disse: “Cos’è tutto questo silenzio ?! Stasera, è la vostra serata di benvenuto, quindi, bisogna festeggiare ! Per tanto, io dichiaro aperto il banchetto !” e, mentre si sedeva, su tutte e quattro le tavolate, comparirono tantissime pietanze. Mentre cenavano e, Clarice, di tanto in tanto, passava qualcosa ad Artemisia, la quale si trovava sotto al tavolo, tra le conversazioni, si poteva solo sentire o di Sirius Black, oppure dei Dissennatori: “ Il Professor Lupin mi sembra un tipo molto simpatico: credo che, quest’anno, me la caverò in Difesa Contro le Arti Oscure” disse Ron. Clarice voltò lo sguardo verso la tavolata dei Professori, per vedere suo padre intento a mangiare la cena; quindi, disse: “ Mi dispiace molto per il mio papà: neanche quest’anno, non è riuscito ad ottenere la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure”. “Ci sarà un motivo del perché tuo nonno, non voglia dargliela” disse Ron. “Sì, ci sarà sicuramente” disse Clarice.

Ad un certo punto, Artemisia, stufatosi di starsene sotto al tavolo dei Grifondoro, uscì da esso e, camminando tra le due tavolate, si diresse verso la tavolata dei Professori, sotto lo sguardo di parecchi studenti: “Ehi, Clarice, quello non è il tuo furetto ?” disse Seamus, mentre seguiva, con lo sguardo, il furetto. “No: Artemisia si trova sotto la nostra tavola” disse Clarice, non distogliendo lo sguardo dalla sua cena. “Bé, allora, sto incominciando a non riconoscere più gli animali ma, quello, ha tutta l’aria di un furetto” disse Seamus. “Non ha tutti i torti” disse Ron. Clarice, allora, guardò tra le due tavolate, per vedere il suo furetto, ormai vicino al leggio: “Artemisia ! Torna subito qua !” la richiamò Clarice. Artemisia si fermò, ma non si mosse dalla posizione in cui era; quindi, Clarice, senza farsi vedere, andò a gattoni per il pavimento ma, appena stava per prendere Artemisia, quest’ultima fece un piccolo salto, fermandosi ai piedi del Professor Lupin: “Questa me la paghi ! Non sai in che guaio mi farai cacciare” disse Clarice. “Oh, ciao Clarice” disse, ad un tratto, una voce. Clarice alzò lo sguardo, per vedere Silente, la Professoressa McGranitt, suo padre ed il Professor Lupin, che la stavano guardando; quindi, disse loro: “Salve”. “Il pavimento è molto freddo: ti prenderai un malanno” disse Silente. Clarice, allora, si alzò, per incrociare lo sguardo poco assicurativo di Severus, il quale le chiese: “Che cosa sei venuta a fare, qua ?”. “Emmm…volevo salutarti: sai, non ci siamo visti per tutta l’estate” rispose Clarice. “Vieni dopo nei sotterranei, così, possiamo parlare di quello che vuoi; e, ora, fila al posto” disse Severus. “ Ma, papà…” iniziò a dire Clarice, ma Severus, la interruppe, dicendo: “ Piccola mia, non farmi arrabbiare già il primo giorno, proprio come è successo l’anno scorso: almeno, quest’anno, vediamo di iniziarlo bene” e, senza obiettarlo, Clarice se ne ritornò al suo posto e, poco dopo che si sedette, Malfoy le disse: “Il paparino ti ha già sgridato, eh, Piton ?”, ma, questa volta, Clarice lo ignorò. Il Professor Lupin, che sapeva benissimo che se, Clarice era andata al tavolo dei Professori, non era per salutare suo padre, ma per riprendersi il furetto, si abbassò e, dopo aver preso in braccio Artemisia, disse, rivolto a Severus: “Severus, credo che, questo adorabile furetto, appartenga a te”. Severus, allora, voltandosi, si stupì nel vedere, tra le braccia di Lupin, Artemisia e, dopo averla presa in braccio, il Professor Lupin gli disse: “Non sgridare tua figlia per quello che ha fatto: d’altronde, era solo venuta a riprendere il furetto di famiglia”. Severus non disse niente e continuava a guardare verso il tavolo dei Grifondoro, dove Clarice stava mangiando la sua cena e conversando con i suoi amici. Artemisia emise i suoi versetti e Severus, quindi, guardandola, l’accarezzò.

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Capitolo 6
*** I Dissenatori - Parte III ***


Poco dopo… “Clarice, non c’è l’ho con te, ma, ormai, hai 13 anni e devi smetterla di comportarti da bambina” disse Severus, mentre se ne stava in camera sua, con Clarice seduta sul letto. “Io non mi sono comportata da bambina !” replicò Clarice. “Andare a gattoni tra le tavolate, non mi sembra tanto un comportamento da persona adulta, vero ?” disse Severus e, non ricevendo nessuna replica, continuò dicendo: “ Ho anche sentito ciò che hai fatto alla sorella di tuo zio e, credimi, ne sono rimasto molto deluso”. “Ma se lo meritava: ti aveva dato dell’ubriacone ed aveva anche offeso la mamma” disse Clarice ed anche Artemisia, che si trovava accanto a lei, annuì positivamente con la testa. Severus non disse nulla, perché stava contando mentalmente, cercando di mandare via la rabbia; poi, dopo che si fu calmato, disse: “ C’è mancato poco che il Ministero della Magia ti espellesse, ma il nonno ha messo la sua buona parola”. “Il nonno sa sempre come risolvere le cose” disse Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus disse: “ Bambina mia, mi sei mancata tantissimo”. “Anche tu, papà” disse sorridendo Clarice e, dopo che fu scesa dal letto, lo abbracciò.

Finito l’abbraccio, Severus disse: “C’è qualcun altro che ha sentito la tua mancanza” e, dalla piccola cucina, comparve l’elfo Dobby, il quale disse: “Clarice Piton è ritornata ad Hogwarts; Dobby sapeva che Clarice Piton non sarebbe stata espulsa”. Clarice si avvicinò a Dobby e, abbassandosi al suo livello, lo abbracciò: “So che starai per chiedergli se ha fatto il bravo: bé, ti posso dire, che è stato un bravissimo elfo di compagnia” disse Severus. I due finirono l’abbraccio e Dobby disse: “Padron Piton è stato gentile con Dobby; quindi, Dobby è stato bravo con Padron Piton”. “Vedrai che, con il passare del tempo, la vostra amicizia diventerà ancora più forte” disse Clarice, rimettendosi in posizione eretta. “Dobby si trova molto bene con Padron Piton; ma Dobby si trova molto bene, anche qui, dove Padron Silente gli ha dato da lavorare” disse Dobby. “Allora, il nonno, ti fa lavorare con gli elfi della cucina ?! E’ bellissimo !” disse entusiasta Clarice ed Artemisia emise i suoi versetti, contenta anche lei, che la vita del piccolo elfo sia cambiata in meglio, da quando, l’anno scorso, è stato liberato da Clarice dalla schiavitù dai Malfoy. “Padron Silente ha detto che Dobby deve lavorare a scuola, finché la scuola non sarà finita; quando la scuola sarà finita, Dobby tornerà a casa con Padron Piton” disse Dobby. “Per tutta l’estate, si é quasi sempre occupato del giardino: praticamente, per tutto il giorno, era sempre fuori” spiegò Severus. “Allora, deve aver visto, di sicuro, quello splendido porticato” disse Clarice. “Questo, non lo metto in dubbio” disse Severus. “Dobby ha sentito come è andato il viaggio di Clarice Piton; Dobby è molto triste per quello che le è accaduto” disse tristemente Dobby. “Dobby, non essere triste: fortunatamente, sono ancora viva, anche perché il Professor Lupin è riuscito a cacciare quel Dissennatore, prima che mi prendesse tutta l’anima” spiegò Clarice. “Dissennatore ?! C’era un Dissennatore sull’Hogwarts Express ?!” disse stupito Severus. Clarice lo guardò e gli domandò: “Sì; perché: non lo sapevi ?”. “Se l’avessi saputo, pensavi che, a quest’ora, me ne sarei stato qui ?! No, sarei andato immediatamente da tuo nonno, per dirgliene quattro ! Dissennatori….sull’Hogwarts Express ! Già che facciamo di tutto pur di proteggerti da Black e, ora, vengo a sapere che sei stata quasi uccisa da un Dissennatore !” replicò Severus, ormai quasi privo della sua poca pazienza. “Papà, ti stai arrabbiando” disse Clarice. “No ! Io sono perfettamente calmo !” replicò Severus; poi, dopo essersi passato una mano tra i capelli, disse, con più calma: “Dobby, per favore, vammi a preparare un the caldo: ho bisogno di rilassarmi” e Dobby, andò subito in cucina. Severus si sedette sul letto e Clarice, dopo essersi seduta, invece, sulle sue ginocchia, gli disse: “ Papà, non mi è successo niente e, per ciò, dovresti ringraziare il Professor Lupin, invece di avercela tanto con lui”. “Cosa ti fa pensare che io ce l’abbia con lui ?!” chiese stupito Severus. “Bé, quando il nonno l’ha presentato, non è che tu l’abbia applaudito quel gran che e, poi, lo so quanto tu voglia la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure” rispose Clarice. “Bambina mia, intanto, ormai, mi sono dato per vinto: non avrò mai quella cattedra; quindi, tanto vale che mi tenga quella di Pozioni” disse Severus, accarezzando Clarice sulla testa. Ci fu un po’ di silenzio; poi, un po’ titubante, Clarice domandò: “Papà…posso chiederti qualcosa ?”. “Certo, ma bada che possa essere una domanda, alla quale riesco a rispondere” rispose Severus. “Bé…riguarda quando sono stata attaccata da quel Dissennatore: quando sono svenuta, ho sentito qualcuno gridare; era una donna e l’ho sentita solo io. Tu, per caso, sai il perché ?” chiese Clarice. Ci fu altro silenzio; poi, Severus le rispose: “ Piccola mia, è una cosa un po’ complicata e non credo che, ora, sia il momento giusto per spiegartelo”. “Ma perché no ?! Solo io ho sentito quella donna gridare: non voglio che si ripeta la storia dell’anno scorso !” replicò Clarice. “Ed appunto perché non vogliamo che si ripeta la storia dell’anno scorso, che non è il momento per spiegartelo. Clarice, bambina mia, sei ancora troppo giovane per scoprire tutta la verità: ci sarà il tempo per tutto” spiegò Severus, accarezzandole una guancia.

Poco dopo…Clarice, con Artemisia sulla sua spalla, aveva raggiunto Ron ed Hermione, i quali stavano salendo sulle scale che si muovevano e, mentre le salivano, Hermione disse, dopo che Clarice ebbe raccontato loro ciò che le aveva detto suo padre: “ Tuo padre ha ragione, Clarice: vedrai che, prima o poi, ti racconterà tutto quello che vuoi sapere”. “E’ questo il punto, Hermione: me lo racconterà ! Ciò, vuol dire che lui sa già del perché solo io ho sentito quella donna gridare !” replicò Clarice. “Non ce lo vedo il Professor Piton, incontrare un Dissennatore” disse Ron. “Ron, non è obbligatorio incontrare un Dissennatore, per sapere come si comporta e quali possono essere i suoi effetti sulle persone” spiegò Hermione. “L’unica cosa che so, è che papà e tutti gli altri Professori, stanno cercando di proteggermi da Sirius Black” disse Clarice. “Ma certo che vogliono proteggerti da Sirius Black: è scappato da Azkaban, perché vuole ucciderti” disse Ron. “Devi sempre ricordarmelo, che là fuori, c’è un pazzo che mi sta cercando, per uccidermi ?!” replicò Clarice. I tre, arrivarono al piano prestabilito ma, davanti a loro, trovarono un gruppetto di Grifondoro: “ Fortuna Maior” disse Seamus, dicendo la parola d’ordine; poi, voltandosi verso gli altri, aggiunse dicendo: “Ecco, sentite ? Non vuole farmi entrare”. La Signora Grassa stava cantando; bè, più gridando, per l’esattezza e non prestava la minima attenzione agli studenti di Grifondoro che volevano entrare nel dormitorio. “ Fortuna Maior” disse Clarice, ripetendo la parola d’ordine. La Signora Grassa si fermò e, guardando Clarice, le disse: “ No, no, no, aspetta: state a vedere” e, poi, gridò. Gridava talmente forte che tutti si dovettero coprire le orecchie, compresi chi era negli altri quadri e persino Artemisia e, quando ebbe finito di gridare, il bicchiere che teneva in mano si ruppe; poi, disse: “ Sbalorditivo ! Solo con la mia voce ! Sbalorditivo ! Brava ! Brava !”. “ Fortuna Maior” disse Clarice. “E va bene: entrate” disse la Signora Grassa e, mentre si apriva, Clarice disse: “Grazie” e vi entrò, seguita dagli altri. “E’ partita” disse Neville, mentre teneva in mano il suo rospo Oscar. “Non sa nemmeno cantare” disse ridendo Clarice ed Artemisia emise dei versetti, essendo d’accordo con lei. “Già, da non credere” disse Seamus. “Ehi, ragazzi: che ne dite se, prima di andare a letto, non ci divertiamo un po’ ?” disse Ron. Clarice, Seamus, Neville e Dean si fermarono e Clarice gli chiese: “ Con che cosa ?”. “Fred e George mi hanno dato delle nuove caramelle: mi hanno detto che sono fantastiche; volete provarle ?” rispose Ron. Clarice e gli altri si guardarono quando, in quel momento, passò Hermione; Clarice la fermò e le domandò: “Hermione, vuoi fermarti con noi ? Ron, ci farà provare delle nuove caramelle che gli hanno appena dato Fred e George”. “No, ti ringrazio, ma me ne vado in dormitorio a prepararmi per le lezioni di domani. Buonanotte” rispose Hermione e salì su per le scale. Clarice rivoltò lo sguardo verso gli altri, mentre Artemisia scosse negativamente la testa; poi, Ron, disse: “Allora, se siete tutti d’accordo, possiamo anche provarle”. “Prima, però, aspettiamo che tutti vadano a letto” disse Clarice. “Ma io avevo intenzione di provarle nel dormitorio” disse Ron. “Scordatelo, Ron ! Io non posso venire nel dormitorio dei maschi !” replicò Clarice. “Ma se l’anno scorso, ci sei venuta con tuo padre” disse Ron. “Era per un’urgenza” disse Clarice; poi, aggiunse dicendo: “ E, poi, che cosa ti costa aspettare un po’ ? Sono sicura che, fra pochi minuti, nella Sala Comune ci saremo solo noi”.

Di fatti, pochi minuti dopo, proprio come aveva detto Clarice, ci rimasero solo loro e, dopo che si furono seduti sul divano e sulle poltrone, davanti al fuoco, ognuno prese una caramella: “Prendi questa Seamus” disse Ron, dando una caramella arancione a Seamus il quale, dopo averla mangiata, incominciò a fare il verso della scimmia, facendo anche un po’ i suoi movimenti e gli altri risero, persino Artemisia, che si trovava sul tappeto, emise dei versetti, proprio come se stesse ridendo. “Basta, non gliene dare più” disse Dean e Ron gli diede una leggera pacca sulla spalla. “Ehi, Neville, prova un po’ questa” disse Clarice e lanciò a Neville una caramella rossa. Neville la mangiò e fece il verso dell’elefante: come prima, gli altri risero. “Ron, prendi” disse Seamus e lanciò a Ron una caramella verde. Ron la mangiò e ruggì come un leone; per la paura, Artemisia si andò a nascondere dietro alla poltrona e gli altri risero: “Artemisia, è solo Ron” disse Clarice. “Se mi ha scambiato per un leone, si vede che sono stato proprio bravo” disse Ron e gli altri risero; mentre ridevano, Clarice prese una caramella bianca e, mentre la mangiava, Ron le disse: “ No, Clarice, quella non la mangiare”; ma era troppo tardi: dalle orecchie di Clarice, uscì del fumo, proprio come se fosse stata una pentola a pressione e, gli altri, risero. Artemisia, nel vedere che, ormai, il “pericolo” era passato, uscì dal suo nascondiglio e saltò sopra le ginocchia di Clarice la quale, non appena il fumo smise di uscire dalla sue orecchie, guardò fuori dalla finestra e disse: “ La pioggia non tende a smettere”. “Non preoccuparti della pioggia: intanto, noi siamo al coperto” disse Ron. “Già, non è la pioggia che mi preoccupa” disse Clarice, continuando a guardare fuori dalla finestra, dopo la pioggia era incessante e, nel cielo, vi erano tuoni e lampi; ma, c’era qualcos’altro che si muoveva là fuori: tanti Dissenatori si stavano avvicinando al Castello e, al loro passaggio, qualunque cosa si ghiacciava. Clarice è finalmente ritornata ad Hogwarts per iniziare il terzo anno, il quale le riserverà molte sorprese. Per scoprire che cosa accadrà, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ IL GRAMO E FIEROBECCO”.

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Capitolo 7
*** Il Gramo e Fierobecco - Parte I ***


Ok come posso farmi perdonare per questa lunga assenza ? Lanciatemi pure addosso di tutto, perchè avete tutte le ragioni del mondo, visto che non ho aggiornato da molto, ma sono anche impegnata a scrivere una fanfiction su Aladdin ( se vi va potete passare a leggerla; ok questa é pubblicità, quindi passo subito con la prima parte del capitolo)

Stava per iniziare il primo giorno di scuola, per tutti gli studenti di Hogwarts; fuori aveva smesso di piovere ma il cielo era, comunque, molto grigio e non vi era nemmeno una minima traccia del sole. Come di consueto, tutti gli studenti erano nella Sala Grande per fare colazione, mentre i loro Capocasa passavano tra le varie tavolate, per consegnare loro la scheda con gli orari delle lezioni: “Non vedo l’ora di poter cominciare: sono così eccitata per le nuove materie” disse entusiasta Hermione mentre era seduta di fronte a Clarice ed a Ron; quest’ultimo, le domandò: “Toglimi una curiosità: ma, stanotte, ai almeno dormito ?”. “Certamente, anche perché ho studiato tantissimo” rispose Hermione. “Nessuno te lo aveva ordinato di fare” disse Ron e Clarice rise sotto i baffi. In quel momento, dietro di loro passò la Professoressa McGranitt, la quale consegnò la scheda con gli orari delle lezioni, ma, stranamente, quando arrivò dietro a Clarice, non gliela diede, ma passò direttamente a Ron; quindi, Clarice la fermò, chiedendole: “Emmm…mi scusi Professoressa McGranitt, ma perché a me non ha consegnato la scheda con gli orari delle lezioni ?”. “Oh, non si preoccupi Signorina Piton: gliela darà suo padre” rispose la Professoressa McGranitt e proseguì con gli altri studenti della sua Casa. “Ma guarda che schifo di orario che abbiamo: sempre con i Serpeverde !” replicò Ron, mentre guardava la scheda che teneva in mano e, contemporaneamente, mangiava la sua colazione. “Ti sei, forse, dimenticato di ciò che ti avevo detto l’anno scorso: dovremmo subirci i Serpeverde nelle lezioni con noi, praticamente finché non avremmo terminato gli studi” spiegò Clarice. “Per forza tu non ti fai tanti problemi: tuo padre è il Capocasa dei Serpeverde” replicò Ron. “Buongiorno, Signor Weasley” disse, ad un certo punto, una voce dietro di loro. Ron e Clarice si voltarono e Clarice disse: “Buongiorno, papà”. “Buo…buongiorno, Professor Piton” disse, invece, titubante Ron, avendo paura se Severus aveva ascoltato ciò che aveva appena detto. “Ecco il tuo orario delle lezioni: mi sono permesso di apportare qualche modifica” disse Severus, consegnando la scheda con l’orario delle lezioni a Clarice la quale, la guardò; poi, riguardando suo padre, gli domandò: “Come mai, accanto ad alcune ore di Difesa Contro le Arti Oscure, c’è un asterisco ?”. “Lezioni extra” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “ Non ho affatto approvato, in pieno, la tua decisione di seguire Divinazione: per me, è solo una materia inutile e senza una ragione logica”. “Volevo sapere il mio futuro; sai, con quello che sempre mi succede” disse Clarice. “Rune Antiche, invece, è molto interessante: scoprirai cose della magia, che ancora non sai” spiegò Severus. “Però, ho notato che Rune Antiche, è alla stessa ora di Divinazione: come faccio a seguirle entrambe ?” chiese Clarice. “Ti ho fatto spostare l’orario, così potrai seguirle tutte e due. Ed ora, niente più domande e mangia la tua colazione” rispose Severus e se ne andò verso il tavolo dei Professori. “Tuo padre ha ragione: Divinazione è una materia inutile” disse Ron. “Praticamente quasi tutti seguono questa materia: mi dici che figura ci facevo, se ero l’unica a non seguirla ?” disse Clarice. “Puoi sempre non andarci, così io ti faccio compagnia” disse Ron, ma Clarice gli lanciò un’occhiataccia. “Anche io la reputo una materia inutile, ma la seguo ugualmente. Rune Antiche, invece, la adoro” disse Hermione. “Già l’adori, anche se non hai mai seguito una lezione ?!” domandò stupito Ron. “Divinazione non dice mai quasi il vero; d’altro canto, invece, Rune Antiche è molto educativo” rispose Hermione. “Più che educativo, direi noioso e studioso” disse Ron. “Hermione, mi dici come farai a seguire Rune Antiche ? La Professoressa McGranitt, per caso, ha cambiato il tuo orario ?” chiese Clarice. “Nessun cambiamento: il mio orario è uguale identico a quello di Ron” rispose Hermione. “Ma io, a differenza di te, non seguo Rune Antiche” replicò Ron. “Allora, come farai ? Rune Antiche è alla prima ora, proprio come Divinazione” domandò Clarice. “Ce la farò, vedrai; tu non ti preoccupare” rispose Hermione e, dopo aver preso i libri, si alzò da tavola, uscendo dalla Sala Grande. “E’ due anni che la conosciamo, eppure io continuo a non capirla” disse Ron. “Coraggio: finiamo la colazione e, poi, andiamo verso la Torre di Divinazione” disse Clarice e, i due, ripresero a mangiare.

Poco dopo, Clarice e Ron stavano salendo le scale della Torre di Divinazione e Clarice disse: “Non ho capito perché di quelle lezioni extra”. “Forse, visto lo schifo che hai fatto l’anno scorso, tuo padre vuole che, almeno quest’anno, tu vada bene in Difesa Contro le Arti Oscure” disse Ron. “L’anno scorso, andavo male, perché c’era Allock; il Professor Lupin, invece, mi sembra un tipo a posto” disse Clarice. “Anche a me sta già simpatico” disse Ron. I due, arrivarono nell’Aula di Divinazione e, notarono che, da una parte, vi erano tanti tavoli circolari: “Troviamo un posto” disse Clarice e, quindi, si misero in uno dei tavoli che vi erano davanti, mettendosi uno da una parte e una dall’altra. Bastarono pochi minuti, perché anche gli altri studenti arrivassero e, come se non bastasse, arrivò anche Malfoy, con Tyger e Goyle; il Serpeverde, nel vedere Clarice, le disse: “Ehi, Piton, sei venuta a prevedere quando è che morirai ?” e Tyger e Goyle risero. “Chiudi la bocca, Malfoy !” replicò Clarice. “Non ci sarà sempre il tuo caro paparino a proteggerti le spalle; quindi, stai molto attenta !” replicò Malfoy e, con Tyger e Goyle, si andò a sedere in uno dei tavoli più in alto. “Lascialo perdere: è solo un grande sbruffone” disse Ron. “Già” disse semplicemente Clarice, ma, poi, si fece seria, ripensando alle parole che le aveva appena detto Malfoy: ogni anno qualcuno cercava sempre di ucciderla e, il suo papà, non c’era sempre per proteggerla e, con Sirius Black scappato da Azkaban e sulle sue tracce, bé, la cosa si complicava ancora di più. “Clarice ! Clarice !” la richiamò Ron. Clarice si distolse dai suoi pensieri e, guardando Ron, gli chiese: “Sì, che cosa c’è ?”. “Stai bene ? Tutto ad un tratto, eri diventata tutta seria” domandò Ron. “Stavo solo pensando a quando arriverà la Professoressa” rispose fingendo Clarice e, appena ebbe finito la frase, una signora, vestita di strano; con una strana capigliatura e con due grossi occhiali spessi, entrò nell’aula e, dopo aver chiuso la porta, disse: “Buo…buongiorno studenti. Io sono la Professoressa Cooman: la vostra Insegnante di Divinazione”. “Che novità” disse Ron a Clarice.

“Benvenuti, ragazzi miei. In quest’aula esplorerete la nobile arte della Divinazione; in quest’aula voi scoprirete se possedete la “vista” iniziò a spiegare la Professoressa Cooman, ma andò a sbattere contro un tavolino e gli altri risero; poi, continuò col spiegare: “ Insieme ci proietteremo tutti quanti nel futuro ! In questo Trimestre ci dedicheremo alla Tassiomanzia, l’arte di leggere le foglie di the; perciò, prendete la tazza della persona di fronte a voi”. Gli studenti, quindi, presero la tazza di the del compagno e Clarice prese la tazza di Ron e, lui, quella di Clarice. “ Cosa vedete ? La verità giace sepolta come una frase nei meandri di un libro, in attesa di essere letta” spiegò la Professoressa Cooman e, mentre parlava, passava tra i primi tavolini; poi, continuò dicendo: “Ma, prima, dovete ampliare la vostra mente; prima, dovete guardare al di là”. “E’ un mucchio di sciocchezze” disse, ad un tratto, Hermione, comparendo tra Clarice e Ron. I due, si voltarono verso di lei e rimasero senza parole nel vederla e Ron stupito le chiese: “ Da dove spunti fuori ?!”. “Sono sempre stata qui” rispose Hermione. “Prima, non mi pare di averti vista” disse Clarice. “C’ero, fidati” disse Hermione e riposero l’attenzione sulla Professoressa Cooman, la quale, fermandosi davanti al tavolino dove vi erano seduti Neville ed un altro ragazzo, domandò, rivolta a Neville: “Tu, ragazzo, dimmi: tua nonna sta bene ?”. “Credo di sì” rispose titubante Neville. “Non ne sarei così sicura, invece” disse la Professoressa Cooman; poi, rivolta all’altro ragazzo, aggiunse dicendo: “Dammi quella tazza” e, dopo che il ragazzo gliela ebbe data, guardò il fondo della tazza e disse: “ Oh….ummmm…peccato” e la rimise sul tavolino. Neville rimase un po’ preoccupato da queste parole e, quindi, anche lui guardò meglio il fondo della tazza. “Ampliate la mente” disse la Professoressa Cooman; poi, dopo che si fu fermata davanti al tavolino dove vi erano seduti Clarice, Hermione e Ron, disse, rivolta verso quest’ultimo: “ La tua aura si invola, caro; sei nell’aldilà ?! Io credo di sì”. “Certo” disse, con un po’ di paura, Ron. “Guarda la tazza ! Dimmi che cosa vedi” disse la Professoressa Cooman. Ron, allora, guardò la tazza e disse, mentre sfogliava un libro che aveva aperto sul tavolino: “ Bé, Clarice, ha una specie di croce storta…significa travaglio e sofferenze e questo qua, potrebbe essere il sole, significa felicità, perciò…soffrirai, ma poi ne sarai felice e vedrai”. “Dammi la tazza” disse la Professoressa Cooman ma, appena Ron le diede la tazza, le cadde per terra ed andò indietro impaurita. “Mia cara ragazza…mia cara…tu hai il Gramo !” disse, con paura, la Professoressa Cooman. Gli altri studenti incominciarono a vociferare tra di loro e, mentre Clarice prese in mano la sua tazza, guardandone il fondo, Seamus disse: “Il Grano ?! Proprio il grano ?!”. “Non il grano idiota, il Gramo ! Assume la forma di un cane fantasma gigante: uno dei presagi più oscuri del nostro mondo. È presagio di morte”  spiegò il ragazzo che era seduto con Neville, leggendo sopra il libro di Divinazione. Clarice, infatti, poteva vedere che, nel fondo della tazza, vi era proprio disegnato un cane nero.

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Capitolo 8
*** Il Gramo e Fierobecco - Parte II ***


A lezione finita, tutti gli studenti uscirono dall’Aula e, mentre si incamminarono verso i giardini, per andare alla prossima lezione, ovvero Cura delle Creature Magiche con Hagrid, Ron chiese, rivolto a Clarice: “ Tu non pensi che quel Gramo, centri qualcosa con Sirius Black, vero ?”. “Per favore, Ron: per me, Divinazione è una disciplina senza capo, né coda ! Invece, Rune Antiche, quella sì che è una materia affascinante” replicò Hermione. “Rune Antiche ?! Quanti corsi segui questo Trimestre per l’esattezza ?!” domandò stupito Ron. “Abbastanza” rispose Hermione. “Hermione, ora saresti così gentile da spiegarmi come fai a seguire Rune Antiche, se è alla stessa ora di Divinazione ?” chiese Clarice. “Già, saresti in due aule alla stessa ora” disse Ron. “Non essere sciocco, Ronald ! Ma come si può essere, in due aule, alla stessa ora ?! Ampliate la mente; usate l’occhio interiore, per vedere il futuro” disse ridendo Hermione. “Ok, ho capito che non vuoi dircelo ma, sappilo, mia cara Hermione, che io sono una Piton e, in quanto  portatrice del cognome del Professore più temuto ad Hogwarts, riuscirò a scoprire come fai” disse Clarice. “Ha ragione, Hermione: mai mettersi contro la figlia del Professor Piton” disse Ron. “Oh, smettetela ragazzi” disse Hermione.

I tre camminarono ancora un po’ e, insieme ad altri studenti, arrivarono davanti alla Capanna di Hagrid dove, il mezzo gigante, li stava già aspettando; poi, dopo che furono arrivati tutti, egli disse: “ Oh, sì, dai, forza ! Avvicinatevi ! Meno chiacchiere, prego; ho una vera chicca, per voi, oggi: una grande lezione; perciò seguitemi !” e si diresse verso la Foresta Proibita. Uno dopo l’altro, gli studenti lo seguirono e, mentre camminavano, Clarice disse: “Sono proprio curiosa di sapere, che cosa ci farà vedere Hagrid”. “Ogni cosa è una sorpresa, con lui e, ormai, io, tu ed Hermione, lo dovremmo sapere molto bene” disse Ron. Finalmente, arrivarono al punto e, dopo essersi fermato, Hagrid si voltò verso gli studenti e disse loro: “Eccoci qua; basta parlare e formate un gruppo da quella parte e aprite il libro a pagina 49” e, mentre andava un po’ più in là degli studenti. “E come facciamo ad aprirlo ?” replicò domandando Malfoy. “Bé, accarezzandogli il dorso, naturalmente” rispose Hagrid. Gli studenti, allora, accarezzarono il dorso del loro libro “Mostro dei Mostri” ma, Neville, appena lo aprì, il libro gli si rivoltò contro, facendolo cadere a terra e facendo ridere gli altri. Mentre Hagrid era voltato di spalle, Malfoy decise di prendere, ancora, in giro Clarice, quindi, le disse: “ Dio come è caduto in basso questo posto: quando mio padre saprà che Silente ha messo questo zotico ad insegnare” e Tyger e Goyle risero. Clarice andò davanti a lui e replicò dicendo: “ Sta zitto, Malfoy !”. Malfoy andò di fronte a lei; poi, tutto ad un tratto fece la faccia spaventata e disse: “ Dissennatori ! Dissenatori !” tutti si voltarono, ma non c’era nulla; quando, si rivoltarono, Malfoy ed i suoi amici si erano messi il cappuccio della tunica sulla testa e, facevano finta di essere dei Dissennatori, prendendo in giro Clarice.

Hagrid tossì, attirando l’attenzione degli studenti e, dopo che si furono voltati verso di lui, disse: “ Dite non è bellissimo ? Salutate, Fierobecco” e, di fianco a lui, comparve una strana creatura. “Hagrid, ma quello che cosa è ?!” chiese stupito Ron. “Questo, Ron, è un Ippogrifo; la prima cosa da sapere sugli Ippogrifi, è che sono creature molto orgogliose: si offendono subito e, per questo motivo, non dovete mai insultare un Ippogrifo, perché potrebbe essere l’ultima cosa che fate nella vita. Allora, chi vuole venire a salutarlo ?” rispose Hagrid e, mentre si voltò per andare da Fierobecco, gli studenti indietreggiarono, tranne Clarice, la quale non si accorse di ciò. Hagrid, quindi, si rivoltò e disse: “ Brava, Clarice; bravissima !”. Clarice voltò lo sguardo, capendo solo ora che, tutti gli altri, erano indietreggiati, lasciandola da sola davanti. “Avanti, su” le disse Hagrid. Vedendo che non si muoveva, Ron le diede una leggera spinta in avanti e, mentre Clarice camminava verso l’Ippogrifo, Hagrid spiegò: “Ora, deve essere lui a fare la prima mossa: è un tipo educato, perciò, ti avvicini; gli fai un bell’inchino; poi aspetti e vedi se lo fa anche lui: se lo fa, puoi andare a toccarlo; se non lo fa, bé…ne parleremo più tardi”. Clarice si fermò a pochi metri dall’Ippogrifo ed Hagrid le disse: “ Bene: ora, fai il tuo inchino”. Clarice, allora, fece l’inchino, ma Fierobecco aprì le ali ed emise un verso; quindi, Hagrid disse: “ Indietro, Clarice ! Indietro !”. Clarice, allora, sempre tenendo la testa bassa, indietreggiò lentamente, ma, sfortunatamente, andò sopra un rametto e, quindi, si fermò, non sapendo come l’Ippogrifo avrebbe reagito. Trattenne il fiato finché, Fierobecco non fece, anche lui, un inchino. “Complimenti, Clarice ! Complimenti” disse Hagrid e diede qualcosa da mangiare all’Ippogrifo. Clarice si rimise in posizione eretta, tirando anche un sospiro di sollievo e facendo uscire tutto il fiato che aveva accumulato, mentre faceva l’inchino. “Ora, Clarice, puoi andarlo ad accarezzare. Coraggio, non essere timida !” le disse Hagrid. Clarice, allora, lentamente, alzò la mano destra e si avvicinò a Fierobecco il quale, appena ebbe finito di mangiare ciò che gli aveva dato Hagrid, voltò lo sguardo verso Clarice e la osservò: “Non così di fretta, Clarice” disse Hagrid e, di fatti, Fierobecco aprì, di nuovo, le sue ali ed emise ancora un verso. “Ecco, più lenta, Clarice; così, brava; calma, calma; fallo venire da te; piano, piano” disse Hagrid e Fierobecco si avvicinò e Clarice poté, finalmente, accarezzarlo sul muso. “Sì ! Complimenti, Clarice ! Brava, Clarice ! Complimenti !” disse Hagrid, applaudendo ed applaudirono anche gli altri Grifondoro; i Serpeverde, ovviamente no. “Bene: credo che, ora, si lascerà cavalcare” disse Hagrid, avvicinandosi a Clarice la quale, guardandolo, stupita disse: “ Cosa ?!”. Hagrid la prese in braccio e, mentre la teneva, Clarice disse: “Ehi; ehi, ehi, ehi, Hagrid !”, ma il mezzo gigante la mise sul dorso di Fierobecco, dicendole: “ Mi raccomando, non tirargli neanche una piuma, perché non ti ringrazierà” e, dopo avergli dato una forte pacca, Fierobecco partì velocemente al galoppo. Gli altri studenti si fecero immediatamente da parte, al passare dell’Ippogrifo e Clarice si tenne ben stretta al suo piumaggio e, poi, spiccarono il volo. “Vai così, Clarice !” gridò Ron.

Volarono sopra i magnifici paesaggi di Hogwarts, passando prima sopra al Castello e, da là in alto, Clarice poteva vedere la sua maestosità: “Se papà mi potesse vedere, direbbe subito di scendere” disse Clarice; poi, sorvolarono sopra al Lago e, mentre Fierobecco toccava l’acqua, con le sue zampe, Clarice guardò il suo riflesso e, di fianco ad esso, le sembrò di vedere anche il riflesso di sua madre; quindi, guardò accanto a se ma, come sapeva già, non vi era nessuno. Stavano continuando a volare e Clarice, aprì le sue braccia, proprio come se fossero state ali e gridò; gridò perché si sentiva libera; perché era felice e, soprattutto, perché non aveva mai fatto un’esperienza simile. Dopo tutto, non era male volare a dorso di un Ippogrifo. Volarono, ancora, nel cielo finché, non ritornarono sopra la Foresta Proibita mentre, da sotto, Hagrid li guardava con il sorriso stampato sulla faccia; poi, in poco tempo, Fierobecco atterrò, mentre i Grifondoro esultarono di gioia, nel vedere la loro amica sana e salva ed applaudirono. “Molto brava, Clarice ! E molto bravo anche Fierobecco !” disse Hagrid e, mentre tirava giù Clarice, Malfoy, ovviamente geloso che la sua “avversaria”, aveva tutte le attenzioni, si avvicinò velocemente all’Ippogrifo. “Come vado come primo giorno ?” domandò sottovoce Hagrid. “Benissimo…Professore” rispose Clarice. “Sì, tu non sei pericoloso, vero ?! Brutta bestiaccia !” replicò Malfoy. Fierobecco si arrabbiò e, issandosi sulle zampe posteriori, graffiò, poco, Malfoy sul braccio e, il ragazzo, cadde a terra. Hagrid si mise tra i due e riuscì a calmare l’animale; poi, si voltò verso Malfoy, il quale, piagnucolò, mentre si toccava il braccio: “Mi ha ucciso ! Mi ha ucciso !”. “Calmati: è solo un graffio” disse Hagrid. “Hagrid, deve essere portato in Infermeria” disse Hermione. “Io sono il Professore: lo porto io” disse Hagrid e, dopo averlo preso in braccio, si avviò verso il Castello. Fierobecco si avvicinò a Clarice e si strusciò, con il becco, contro la sua guancia; Clarice si spaventò leggermente; ma, poi, lo accarezzò, per poi dire: “Tu non sei un animale cattivo, vero ?” e Fierobecco si strusciò, ancora, contro la sua guancia.

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Capitolo 9
*** Il Gramo e Fierobecco - Parte III ***


Il resto della giornata trascorse piacevolmente e, poco prima di andare nella Sala Grande per cenare, Clarice andò nei sotterranei, per raccontare il suo primo giorno di scuola a suo padre: “…e, poi, abbiamo volato sopra il Lago: era magnifico e, potevo vedere il mio riflesso e anche quello della…” ma, Clarice si fermò, di raccontare. “Anche quello della ?! Anche quello di chi altri, piccola mia ?” chiese Severus, mentre stava mettendo a posto dei barattoli, con dentro delle pozioni. “Anche quello della mamma” rispose tristemente Clarice. Severus smise, per un attimo, di sistemare i barattoli e, voltandosi verso la figlia, andò da lei e le disse: “Come vedi, bambina mia, la mamma è sempre con te e c’è sempre stata, soprattutto nei momenti difficili” e, rivoltandosi, riprese a mettere a posto gli ultimi barattoli. “E’ stato favoloso volare sopra Fierobecco ma, dopo quello che è successo a Malfoy, non so che cosa gli potranno fare” disse Clarice. “Ho sentito che cosa è successo a quell’ingrato di Malfoy e, quando sono andato a controllarlo in Infermeria, gli ho fatto una bella ramanzina” disse Severus. “Davvero ?! E perché ?!” domandò stupita Clarice. “Perché il graffio che gli ha fatto quell’Ippogrifo, non era, poi, così grave; anzi, a malapena si riusciva a vedere” rispose Severus, guardandola. “Fierobecco non è cattivo, papà, credimi: basta solo essere gentili con lui” disse Clarice. “Ci credo, piccola mia, ci credo; ma, alcune persone, proprio come Malfoy, vogliono sempre averla vinta” disse Severus, abbassandosi davanti a Clarice e mettendole una mano sulla spalla. “Questo, vuol dire, che…che uccideranno Fierobecco ?!” disse Clarice, mentre le lacrime si formarono già nei suoi occhi. “E’ un mio presentimento” disse Severus. “No ! No ! Fierobecco non può morire: non ha fatto niente di male ! Lui è innocente ! E, poi, lo hai visto anche tu, il graffio che Malfoy ha sul braccio: non è niente” replicò Clarice e le lacrime le rigarono il viso.

Severus si alzò e, mettendosi seduto sul letto, accanto alla sua bambina, la strinse accanto a se, dicendole: “Non piangere, piccola mia: vedrai che sistemeremo tutto; Fierobecco si salverà e Malfoy non ci penserà più”. Artemisia entrò nella stanza e, vedendo che la sua padroncina stava piangendo, si avvicinò ai due e, con la zampa, toccò i pantaloni di Clarice la quale, guardando verso il basso, disse: “Ciao, Artemisia” e la prese sulle ginocchia. “Ora, fammi felice e smetti di piangere” disse Severus, tirando fuori un fazzoletto e dandolo a Clarice, la quale si soffiò il naso e si asciugò le lacrime e, dopo averlo riconsegnato a Severus, quest’ultimo le disse: “ Clarice, ascoltami bene: ti prometto che farò di tutto, per impedire che Fierobecco venga ucciso”. “Davvero, faresti questo, papà ?” chiese Clarice. “Per te, questo è altro, leoncino” rispose Severus. Sul volto di Clarice comparve il sorriso e, mentre lo abbracciava, disse: “Grazie ! Grazie, papà ! Ti voglio molto bene !”. “Però, ancora, non ti posso assicurare tutto: prima, ne devo parlare con il nonno” disse Severus. Clarice si staccò dall’abbraccio e disse: “Prenditi, pure, tutto il tempo che vuoi: l’importante, però, è che a Fierobecco non venga fatto nulla”. “Da quel che ho capito, quell’Ippogrifo ti è diventato molto amico, vero ?” disse Severus, accarezzandola sulla testa. “E’ meraviglioso ! Forse, qualche volta, potresti venire con me da Hagrid, così potrai accarezzarlo anche tu” disse Clarice ed Artemisia emise i suoi versetti; quindi, Clarice aggiunse dicendo: “Anche Artemisia la pensa come me”. “Voi due mi convincete sempre: siete spregevoli, quando state insieme” disse Severus ed accarezzò Artemisia, la quale gli leccò la mano. “Lei, fa solo il suo dovere, ovvero seguire la sua padroncina” disse Clarice. “Sì, ma ha anche un altro padrone e, si dia il caso che, quest’altro padrone, voglia che lei faccia la brava e che, soprattutto, non si cacci nei guai con l’altra padroncina” spiegò Severus. “Tranquillo, papà: intanto, è dall’anno scorso che ho capito, che sono i guai a venirmi a cercare” disse Clarice. “Anche se, quest’anno, hai veramente qualcuno che ti sta cercando” disse ridendo Severus e, i due, si misero a ridere. Risero ancora un po’, finché, piano, piano, non smisero, accorgendosi di ciò che Severus aveva detto; quindi, proprio quest’ultimo disse: “Clarice…non volevo dire quella frase; non ti preoccupare: finché starai qua dentro, sei al sicuro”. “E se Sirius Black riuscisse ad entrare ? Che cosa succederebbe ?” domandò Clarice. “Non entrerà: Hogwarts è il posto più sicuro che ci sia e, poi, fuori di qua, è pieno di Dissennatori” rispose Severus. Clarice non disse nulla e si limitò a guardare Artemisia sulle sue ginocchia; quindi, Severus aggiunse dicendo: “Però, Clarice, mi devi promettere che non uscirai da qui, se non eccetto per andare alle lezioni. Ho la tua parola, che non te ne andrai in posti, dove non potrai essere sorvegliata ?”. Clarice lo guardò e gli disse: “Hai la mia parola, papà” e Severus sorrise.

Poco dopo, tutti gli studenti, e Professori, si trovavano nella Sala Grande per cenare e, mentre Malfoy faceva vedere agli altri Serpeverde il braccio fasciato, disse: “ Mi considero fortunato: secondo Madama Chips, ancora qualche minuto e potevo rimetterci il braccio”. “Ma sentite quell’idiota ! La mette giù pesante di brutto, non trovate ?” disse Ron, mentre guardava Malfoy. “Almeno Hagrid non è stato licenziato: papà ci ha messo la sua buona parola” disse Clarice. “Sì, ma dicono che il padre di Draco sia furioso: la storia non finisce qui” disse Hermione. “Se il Professor Piton ha messo la sua buona parola, allora la storia finisce eccome: scommetto che anche il padre di Draco, ha molta paura di lui” disse Ron. “Ronald, il Professor Piton è un Professore della scuola e, in quanto tale, non può mettersi contro il volere di un genitore: rischierebbe il posto” spiegò Hermione. “Papà mi ha detto che farà di tutto, pur di salvare Fierobecco: non permetterà che gli accada qualcosa” disse Clarice. “E’ stato avvistato ! E’ stato avvistato !” disse, ad un certo punto, Seamus, correndo dentro alla Sala Grande e, mettendo la “Gazzetta del Profeta”, sopra al tavolo dei Grifondoro. “Chi ?” chiese Dean. “Sirius Black” rispose Seamus. I suoi amici si fecero, quindi, intorno a lui ed Hermione disse: “ Ad Attawa ?! Non è lontano da qui”. “Non crederete che venga ad Hogwarts, vero ?!” disse stupito Neville. “Con i Dissennatori ad ogni ingresso ‘!” aggiunse stupito Dean. “I Dissennatori ?! Già una volta gli è sfuggito di mano, no ? Chi può dire che non lo rifarà ?” disse Seamus. “E’ vero: potrebbe essere dovunque; è come tentare di afferrare del fumo” disse Dean. Clarice guardò la fotografia in prima pagina, la quale ritraeva Black ammanettato e ad Azkaban; poi, guardò da un’altra parte e ritornò a sedersi al suo posto: “ Clarice, che cosa c’è ?” domandò Ron. “Niente” rispose Clarice. “Oh, andiamo Clarice: ormai ti conosciamo fin troppo bene, per sapere quando c’è qualcosa che ti tormenta” disse Ron, sedendosi di fronte a lei e, vedendo che Clarice non lo guardava neanche, aggiunse dicendo: “ Che ne dici se, quando ritorniamo nel dormitorio, non riproviamo quelle caramelle che mi hanno dato Fred e George ? Sai, ne ho ancora un po’”. “Scusami, Ron, ma non ho proprio voglia di riprovare quelle caramelle; sì, non erano niente male, ma, al momento, la mia testa è da un’altra parte” replicò Clarice. “Ed è proprio perché è da un’altra parte, che voglio riportartela qui; suvvia, Clarice, hai bisogno di pensare a qualcos’altro” disse Ron. “Ron, come faccio a pensare a qualcos’altro se, colui che è fuggito da Azkaban è sempre più vicino per uccidermi ? Anche tu, ti comporteresti esattamente come me, se avresti qualcuno che cerca di ucciderti” replicò Clarice e, alzandosi, uscì dalla Sala Grande. “Ron, sei sempre il solito: mai che riesci a tenere la bocca chiusa” disse Hermione. “Non penso di averle detto qualcosa di male, no ?” disse Ron, ma Hermione scosse negativamente la testa.

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Capitolo 10
*** Il Gramo e Fierobecco - Parte IV ***


Nel frattempo, Clarice non era ritornata nel dormitorio di Grifondoro, ma si era andata a sedere sotto all’albero di Serpeverde: “Perché tutti mi devono sempre parlare di Sirius Black ?! Lo so perfettamente, che vuole uccidermi, non c’è bisogno che me lo ricordino !” replicò Clarice. La ragazza stava fissando il Lago, che non si accorse che qualcuno comparve di fianco a lei e, mentre si avvicinava a lei, chiese: “ Clarice, come mai sei qua fuori ?”. Clarice voltò lo sguardo, per vedere Severus; quindi, rispose: “Volevo rimanere un po’ da sola”.

Dopo essere arrivato accanto a lei, Severus disse: “Ti ho visto uscire, di fretta, dalla Sala Grande e, così, ho pensato di venirti a cercare”. “Tranquillo, papà: sto bene” disse Clarice. “Sicura ?” domandò Severus, inarcando un sopracciglio. “Tu non ti fidi di me, vero ?” chiese Clarice. “L’ultima volta che ti sei allontanata dai tuoi amici, è stato l’anno scorso, quando hai parlato con quel serpente; ultimamente, sei sempre stata con loro” rispose Severus. “E’ che non voglio che mi ripetano sempre che c’è Sirius Black che vuole uccidermi” spiegò Clarice. “E tu, cerca di ignorarli; vedrai, che sarà tutto più semplice” disse Severus. “Magari fosse così semplice, papà: appena, sulla “Gazzetta del Profeta”, esce scritto che Sirius Black è ad Attawa, tutti parlano subito di lui e, naturalmente, quando lo nominano, guardano, con paura, me” disse Clarice. “Attawa ?! Hai detto Attawa ?!” disse stupito Severus. “E’ ciò che c’è scritto sulla “Gazzetta del Profeta” disse Clarice. Severus guardò verso il Lago; quindi, Clarice preoccupata gli domandò: “Papà, c’è qualcosa che non va ?”. Severus rivoltò lo sguardo verso di lei e, facendo un piccolo sorriso, rispose: “No, niente: è che stavo ripensando a ciò che mi hai detto, quando eravamo nei sotterranei”. “Io l’ho visto veramente il riflesso della mamma accanto al mio; ma è stato tutto così veloce” disse Clarice. “Ti ho, forse, detto che non ti credevo ?” chiese Severus. “No, ma è a questo che stavi pensando, quando guardavi il Lago, vero ?” domandò Clarice. “Clarice, perché non mi porti da qualche parte: ho sempre passeggiato un po’, prima di andare a letto” rispose Severus.

Questa volta, fu Clarice ad inarcare un sopracciglio, capendo che, se suo padre, tutto ad un tratto, aveva cambiato argomento, è perché le stava nascondendo qualcosa; ma, per non fargli sospettare niente, si alzò in piedi e, prendendogli la mano, gli disse: “Vieni: ti voglio far conoscere un mio amico” e si incamminarono. Camminarono un po’ e, quando arrivarono sopra ad una collinetta, Severus chiese: “Dove mi stai portando ? Non credi che siamo un po’ troppo fuori dalla scuola ?”. “Papà, smettila di preoccuparti così tanto: non ho mica intenzione di andare nella Foresta Proibita” rispose Clarice e lo trascinò giù dalla collinetta, fino alla capanna di Hagrid, il quale si trovava fuori a tagliare un po’ di legna; il mezzo gigante, nel vederli, domandò: “Oh, ciao Clarice e buona sera a lei, Professor Piton; che cosa ci fate da queste parti ?”. “Hagrid dove è Fierobecco ?” chiese Clarice. “E’ qua dietro, nel campo di zucche, ma…” rispose Hagrid ma, non fece in tempo a dire nient’altro, che Clarice condusse velocemente Severus, dietro alla capanna ma, quando vide Fierobecco, si fermò; poi, lentamente si avvicinò a lui.

L’ippogrifo, nel vederla, fece un piccolo inchino con la testa e Clarice disse: “Oh, Fierobecco, sei legato con la catena; tu, che sei un animale libero” e l’Ippogrifo emise un verso. Anche Severus si avvicinò, lentamente, ai due; poi, disse: “ Ora, dopo quello che ha fatto a Malfoy, è diventato un animale pericoloso”. “Il Ministero verrà a controllarlo e, quindi, Silente mi ha detto di mettergli la catena” spiegò Hagrid, raggiungendoli. “E’ una cosa orribile: Fierobecco non ha ucciso nessuno !” replicò Clarice, inginocchiandosi ed accarezzando l’animale sul muso. “No, ma ha ferito uno studente e, ciò, è ritenuto grave, da parte del Ministero della Magia” disse Severus. Clarice li guardò; poi, disse: “Bé, a me non me ne frega, di ciò che pensa il Ministero: Fierobecco è innocente e, in quanto tale, merita di vivere”. “Attenta, piccola: a mettersi contro il Ministero, si può finire in un sacco di guai” disse Hagrid. “Ne ho già passati parecchi di guai e, non penso che quelli del Ministero possano farmi paura” replicò Clarice, alzandosi in piedi. “Clarice, non essere sempre così cocciuta” disse Severus. “Ho preso da te, questa caratteristica, no ?” disse sorridendo Clarice e Severus non replicò; poi, Clarice liberò Fierobecco dalla catena e salì in groppa all’animale e, rivolta a Severus, gli disse: “Coraggio, papà: vieni a fare un giro con noi”. “Cosa ?! Ma…ma sei diventata matta ?! E’ pericoloso !” replicò Severus. “Sirius Black non ci raggiungerà in cielo, se è quello che sottintendi; e, poi, ho già volato ancora” disse Clarice. “Sua figlia è stata molto brava e, l’unica, della quale Fierobecco si fida” disse Hagrid. “Questo è un motivo in più per me, per non salire su questo animale” disse Severus. “Non avrai mica paura ?” domandò Clarice. “Paura ?! Io ?! Io non ho paura di un Ippogrifo” rispose replicando Severus. “Allora, perché non vuoi venire con noi ? Vedrai che sarà divertente” chiese Clarice. “Il mio compito è di tenerti all’interno di questo castello, dove sarai protetta da Sirius Black: uscendo, sarai un facile bersaglio per lui” rispose Severus. “Ma se ci sarai anche tu, Sirius Black non mi attaccherà” disse Clarice. “Non ha tutti i torti” disse Hagrid. Severus lo guardò e replicò dicendo: “Finiscila di dargliele sempre vinta: deve anche capire che la sua vita è molto importante”. “Papà, ascoltami: ok, se non vuoi venire, non ti obbligo, ma questo potrebbe essere l’ultimo volo per Fierobecco ed io non voglio privarglielo” spiegò Clarice. Severus guardò, quindi, l’Ippogrifo, il quale lo guardava a sua volta, con sguardo interrogativo; poi, senza dire niente, salì sulla sua groppa, proprio dietro a Clarice, la quale disse: “Sapevo che non ti saresti tirato indietro”. “Io non mi tiro mai indietro !” replicò Severus. “Cercate di non farvi vedere da nessuno” disse Hagrid. “E, soprattutto, di non farci tirare via l’anima dai Dissennatori” aggiunse dicendo Severus. “Staremo lontani da loro” disse Clarice e, dopo aver dato un colpo di piedi, Fierobecco partì in una corsa veloce e, dopo aver aperto le ali, si alzò in volo.

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Capitolo 11
*** Il Gramo e Fierobecco - Parte V ***


Mentre volavano, Clarice voltò lo sguardo dietro di se, per vedere Severus che si teneva ben stretto al piumaggio di Fierobecco ma, allo stesso, teneva anche gli occhi chiusi; quindi, Clarice gli disse: “ Papà, non avere paura: Fierobecco non ti farà cadere”. Severus, allora, aprì gli occhi e, la prima cosa che vide, fu l’immenso Lago sotto di loro; poi, alzò lo sguardo, per incrociare quello della figlia; quindi, le disse: “ E’ bellissimo ! Non avrei mai pensato, di volare sopra il dorso di un Ippogrifo”. “Anche io ho detto la stessa identica cosa, quando stamattina ho volato sopra Fierobecco: questa, è proprio una cosa che non si dimentica” disse Clarice ma, appena rivoltò lo sguardo in avanti, qualcosa di oscuro passò davanti a loro.

Severus fece appena in tempo a prendere fuori la bacchetta, che uno dei Dissennatori cercò di attaccare Fierobecco, il quale, si fermò di colpo, aizzando le ali contro le terribili creature: “ Papà ! Che cosa possiamo fare ?!” disse, con molta paura, Clarice. “Tranquilla, piccola: ora, ci penso io” disse Severus e, mise la bacchetta magica davanti a se e, stava per lanciare il suo Incanto Patrono, che Fierobecco, impaurito anche dai Dissennatori, incominciò a volare velocemente in picchiata: “Stupido pennuto: dovevi rimanere su ! In questo modo, non posso lanciare il mio Incanto Patrono” replicò Severus. “Ora non arrabbiarti con lui: ci sta solo salvando la vita” replicò Clarice.

I Dissennatori li inseguirono; Fierobecco volava sempre più velocemente quando, ad un certo punto, un Dissennatore si mise davanti a lui e, con un violento colpo, lo colpì: l’Ippogrifo si issò, facendo cadere Clarice e Severus: “Papà !” gridò Clarice. “Ci sono piccola mia: ti tengo !” disse Severus, prendendola tra le sue braccia. I due continuavano a cadere molto velocemente verso il suolo e Clarice disse: “ E’ tutta colpa mia: non dovevo chiederti di venire con me e con Fierobecco; oh, papà, mi dispiace tanto: tutto questo non sarebbe successo, se non me ne fossi mai andata dalla Sala Grande” disse Clarice. “Ora non farti venire i sensi di colpa; sono io che non ti dovevo permettere di cavalcare quell’Ippogrifo” replicò Severus. All’improvviso, un Dissennatore volò accanto a loro ed incominciò ad aspirare l’anima di Clarice: “Oh, no, tu non lo farai !” replicò Severus e, dopo avergli puntato contro la bacchetta magica, gridò: “ Expecto Patronum !” e da essa, uscì la magnifica cerva d’argento, che colpì in pieno il Dissennatore, facendolo volare via; poi, voltò lo sguardo verso Clarice, per vedere che faticava a tenere aperti gli occhi; quindi, le disse: “ Bambina mia, cerca di rimanere sveglia”. Il suolo era sempre più vicino e non c’era tempo da perdere; quindi, Severus, con un cenno della bacchetta, la fece passare sotto di loro ed entrambi rallentarono e Severus, atterrò dolcemente a terra, depositando Clarice, dicendole: “Coraggio, Clarice, apri gli occhi; ti prego, piccola mia”. Clarice aprì gli occhi e, mentre Severus l’aiutava a mettersi seduta, si guardò intorno, per poi chiedere: “Siamo morti ?”. “No, ma ci siamo andati molto vicino” rispose Severus. “Come abbiamo fatto a non farci niente, senza schiantarci al suolo ?” domandò Clarice, guardando Severus, il quale rispose fingendo: “ Fortuna”.

All’improvviso, i due sentirono uno strano rumore, provenire dalla Foresta Proibita; quindi, voltarono lo sguardo, per vedere un grosso cane nero che li guardava. Mentre Clarice, a fatica, si rialzava in piedi, Severus si mise davanti a lei e, rivolto al cane, replicò dicendo: “Non ti avvicinare, ti avverto ! Un solo passo e ti riduco in un mucchietto di cenere !”. “E’ lo stesso cane che ho visto prima di prendere il Nottetempo” disse Clarice. “Ne sei sicura ?” chiese Severus, continuando a tenere la bacchetta magica puntata contro il grosso cane nero. “Sicurissima” rispose Clarice. Il grosso cane nero continuava a guardarli, ma non si muoveva di un passo, finché, dal cielo, arrivò Fierobecco che, mettendosi davanti ai due maghi, si issò sulle zampe posteriori e, muovendo quelle anteriori, riuscì a mettere in fuga il cane, il quale se ne ritornò nella Foresta Proibita. L’Ippogrifo, poi, si voltò verso i due e, strusciò il becco contro la guancia di Severus il quale, mentre lo accarezzava, gli disse: “Sì, sì, lo so che ti dispiace per quello che è accaduto, ma non ti preoccupare: sei già perdonato”; poi, voltandosi verso Clarice, le domandò: “Tutto bene, piccola mia ?” e Clarice annuì positivamente con la testa. “Bene; ora, sarà meglio che ritorniamo nel Castello: non vorrei che gli altri, non vedendoti, si preoccupassero” disse Severus. “Però, prima, è meglio se riportiamo Fierobecco da Hagrid” aggiunse dicendo Clarice e i due, tre con Fierobecco, si diressero verso la capanna di Hagrid.

Poco dopo, Severus aveva riportato Clarice nella Sala Comune di Grifondoro, visto anche che lui doveva andare a fare la sua ronda notturna, così aveva detto lui; Clarice era seduta sul divanetto, intenta a guardare il fuoco, quando nella stanza entrarono Ron, Hermione, Neville, Seamus e Dean i quali, vedendo dove era la loro amica, si avvicinarono a lei ed Hermione disse: “Meno male che sei qui: ci stavamo preoccupando” e, mentre si sedeva accanto a lei, Ron chiese: “Ma dove sei stata per tutto questo tempo ?”. “In giro” rispose Clarice, continuando a guardare il fuoco. “Non sarai, per caso, uscita dal Castello ?” domandò Neville. “E se anche fosse ?! Sono qui, quindi vuol dire che Sirius Black non mi ha uccisa” rispose Clarice. “Clarice che cosa hai ? Non è da te comportarti così” disse Hermione. “E’ stata una giornataccia, ragazzi; per favore, voglio essere lasciata da sola” disse Clarice. Senza dire niente, Seamus, Dean e Neville andarono nel dormitorio, mentre Ron rimase, un po’, fermo dietro al divanetto ma, poi, anche lui si andò a sedere accanto a Clarice, la quale non disse nulla. “Clarice, ti prego, parlaci; mentre eri là fuori, è, per caso, successo qualcosa ?” disse Hermione ma, nuovamente, Clarice non disse nulla. “Oh, suvvia Clarice, a noi puoi dircelo” disse Ron. “Io e mio padre siamo stati attaccati dai Dissennatori, mentre stavamo volando sopra al dorso di Fierobecco” spiegò Clarice. Hermione e Ron rimasero a bocca aperta; poi, Ron disse: “ Per la miseria ! Io pensavo che i Dissennatori fossero qui per Sirius Black e non per attaccare studenti a professori”. “E come è andata a finire ?” chiese Hermione. “Un Dissennatore ci ha attaccato ed io e papà siamo caduti da Fierobecco; stavamo precipitando quando, un altro Dissennatore è comparso accanto a noi ed ha incominciato ad aspirarmi l’anima. Tutto quello che ricordo dopo, è che mi sono risvegliata per terra e con papà accanto a me” rispose Clarice. “Forte !” disse Ron. “Scommetto che tuo padre deve averti protetta con il suo Patronum, se no come te lo spieghi che ti sei ritrovata al suolo, ancora viva ?” disse Hermione. “Ma non è ancora finita; all’improvviso, dalla Foresta Proibita, è comparso un grosso cane nero; ci osservava e papà si era messo davanti a me,per proteggermi, ma il cane, stranamente, non ci ha attaccato; anzi, poi è arrivato Fierobecco e lo ha cacciato via” spiegò Clarice. “Adesso capisco, del perché non volevi dirci niente: tu e tuo padre avete passato proprio una nottataccia” disse Ron. “Però, mi dovete promettere che non dovete dirlo anche gli altri: questa cosa, deve rimanere solo tra di noi, chiaro ?” disse Clarice. “Hai la nostra parola, Clarice” disse Hermione. “Già, anche se gli altri direbbero quanto tu e tuo padre, siete stati eroici, nell’affrontare quei Dissennatori” disse Ron. “Io non voglio passare per un eroe e non lo vuole nemmeno papà; ora, capisci del perché non voglio che lo dite agli altri ?” replicò Clarice e Hermione e Ron annuirono positivamente con la testa. Ci fu un po’ di silenzio, nel quale si sentiva solamente lo scoppiettio del fuoco nel camino; poi, Hermione disse: “Sarà meglio che ce ne andiamo a letto: domani, abbiamo la nostra prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure” e, mentre i tre si alzavano dal divanetto, Clarice disse: “Almeno, quest’anno, una cosa positiva c’è: non abbiamo Allock che ci insegna”. “Meno male” disse Ron. “Mi dite che cosa avevate contro Allock ?! Io, invece, lo trovavo favoloso” disse Hermione. “Crediti, Hermione: Allock era tutto ciò che tu, e le altre, credevate che fosse” spiegò Clarice ed andarono nei loro rispettivi dormitori. Il primo giorno di scuola è finito, ma altre sorprese attendono ancora Clarice ed i suoi amici; quindi, per scoprire quali saranno, non ci rimane che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ IL MOLLICCIO ED UN NUOVO MEMBRO DELLA FAMIGLIA”.

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Capitolo 12
*** Il Molliccio ed un nuovo membro della famiglia - Parte I ***


“Secondo giorno di scuola; ancora non ci credo che siamo arrivati già al secondo giorno di scuola” disse Ron mentre, con Clarice, stava camminando verso l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure. “Già ti lamenti, che siamo solo, e dico solo, al secondo giorno di scuola ?! Siamo solo agli inizi, amico mio” disse Clarice. “Dicevo così, solo per dimenticare i tantissimi altri giorni di scuola, che abbiamo ancora davanti” disse Ron. “Vedrai che, le vacanze di Natale, arriveranno prima di quanto tu creda” disse Clarice. “Meno male ! E, poi, in questo periodo, possiamo finalmente andare ad Hogsmeade; sai che cosa vuol dire ciò ? Che possiamo visitare il meraviglioso negozio di “Mielandia”, dove potremmo comprare qualsiasi tipo di dolce; non è fantastico ?” disse Ron. “Sì, meraviglioso” disse con tono sarcastico Clarice. “Ehi, non mi dire che non sei contenta ?! Tutti amano il negozio di “Mielandia”: tu, saresti la prima ad odiarlo” disse stupito Ron. “Non è che lo odio, Ron: il problema è un altro” disse Clarice. “E quale sarebbe ?” domandò Ron. “Mio zio Vernon non mi ha firmato il permesso per andare ad Hogsmeade” rispose Clarice. “Bé, e che problema c’è: potresti sempre chiedere a tuo padre se te lo firma” disse Ron. “Non posso: sulla lettera c’era scritto, che solo il mio guardiano poteva firmarlo e, poi, con Sirius Black in circolazione, non credo che papà mi avrebbe permesso di andare” spiegò Clarice. “Certo che, ogni anno, non te ne va bene neanche una; andare ad Hogsmeade, è un occasione che tutti gli studenti aspettano, per stare un po’ fuori dal Castello” disse Ron, mentre entrarono nell’aula. “Credimi, Ron: venderei anche il mio migliore amico, pur di andarci” disse Clarice. “Ehi !” replicò Ron. “Stavo scherzando; stavo scherzando” disse ridendo Clarice; poi, guardandosi intorno, aggiunse dicendo: “Ehi, ma dove sono finiti tutti i tavoli ?”. “Già, me lo chiedo anche io” disse Ron.

Gli altri studenti incominciarono ad arrivare nella stanza e, quando entrò Malfoy ed i suoi scagnozzi, Ron disse: “Sta arrivando l’ammalato: da quanto è grave, non dovrebbe seguire le lezioni” e Clarice e Neville risero. Malfoy, ovviamente, se ne accorse e, guardandoli, replicò dicendo: “Ma guardate: non trovate anche voi che la sfregiata ed il petulante, facciano una bella coppia ?” e Tyger e Goyle risero. “Da quanto sei grave, potevi tirare fuori un’altra scusa, ovvero quella di saltare le lezioni; non trovi ?” disse Clarice. Tyger e Goyle smisero di ridere; poi, Malfoy, avvicinandosi a Clarice e fermandosi proprio di fronte a lei, replicò dicendo: “ Ti va tanto di ridere, vero Piton ?! Sei fortunata che il tuo caro paparino sia il Capocasa dei Serpeverde, se no, a quest’ora, rideresti di meno”. “Sono proprio curiosa di vedere come farai” replicò Clarice.

I due erano a faccia a faccia e guardati dagli altri, che non si accorsero dell’entrata del Professor Lupin, il quale, vedendo come erano messi i due, disse: “ Se ci tenete tanto a picchiarvi, potrete sempre farlo fuori: qua dentro, esigo il rispetto delle regole” e, dopo che gli studenti si furono messi davanti a lui, quest’ultimo iniziò col spiegare: “ Buongiorno, io sono il Professor Remus J. Lupin e sarò il vostro insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure per quest’anno. Bene, oggi, come prima lezione, voglio farvi divertire ed è proprio per questo motivo, che ho spostato tutti i banchi, così avremmo tutto lo spazio che ci serve; quindi, voglio massima attenzione e meno litigi” e diede un’occhiataccia sia a Clarice, sia a Malfoy il quale, però, non ci diede molta importanza. All’improvviso, l’armadio davanti a loro si mosse; quindi, il Professor Lupin disse: “Intrigante, vero ? Qualcuno, vorrebbe azzardare ad indovinare cosa c’è all’interno ?”. “Quello, è sicuro un Molliccio” disse Seamus. “Molto bene, Signor Thomas. Ora, qualcuno saprebbe dirmi un Molliccio come è fatto ?” disse il Professor Lupin. “Nessuno lo sa; i Mollicci sono dei “muta forma”: assumono la forma di ciò che una particolare persona teme di più; è questo che li rende così…” spiegò Hermione comparendo, all’improvviso. Ron e Clarice rimasero senza parole nel vederla, ma non ci fecero caso, perché il Professor Lupin, terminò la frase di Hermione, dicendo: “…così terrificanti; sì, sì, sì, sì. Fortunatamente, esiste un semplicissimo incantesimo, per respingere un Molliccio. Proviamo ora; ah, senza bacchette, per favore. Provate a dire “ Riddiculus”. “ Riddiculus !” dissero insieme gli studenti. “Molto bene. Ora, un po’ più forte e molto chiaramente; ascoltate: “ Riddiculus !” disse il Professor Lupin. “ Riddiculus !” ripeterono più forte gli studenti, tranne Malfoy, Tiger e Goyle. “Questa lezione è ridicola” disse Malfoy. “Molto bene; davvero, bene; questa era la parte più facile. Vedete, l’incantesimo da solo non basta: quello che, davvero, sconfigge un Molliccio, sono le risate; dovete costringerlo ad assumere una forma, che trovate sinceramente divertente….Neville, puoi venire, prego” disse il Professor Lupin.

Titubante, Neville si mise davanti a lui ed il Professor Lupin gli chiese: “ Quale è la cosa che ti spaventa di più ?”. “Il Professor Piton” rispose, a bassa voce, Neville. “Come dici ?” domandò il Professor Lupin. “Il Professor Piton” rispose a voce alta Neville e gli altri risero. Anche il Professor Lupin rise; poi, disse: “ Il Professor Piton, sì; spaventa tutti”. “Tranne la sua figlioletta prediletta” disse Ron. “Stai zitto, Ron !” replicò Clarice. “Se non sbaglio, tu vivi con tua nonna ?” chiese il Professor Lupin. “Sì, ma non voglio che il Molliccio si trasformi in lei, però” rispose Neville. “No, non lo farà; però, voglio che ti figuri i suoi vestiti; solo i vestiti, in modo nitido nella tua mente” spiegò il Professor Lupin. “Porta una borsetta rossa…” iniziò a dire Neville, ma il Professor Lupin, lo fermò, dicendogli: “Non occorre dirli: purché tu li veda, noi li vediamo”; poi, dopo che fu andato dietro a Neville, aggiunse spiegando: “Ora, quando aprirò l’armadio, ecco che cosa devi fare” e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. “Credo che ci sarà da divertirsi” disse Ron. “Non oso neanche immaginare, chi possa venire fuori da quell’armadio” disse preoccupata Clarice. “Ne sei in grado ?” domandò il Professor Lupin, dopo aver finito di dire delle cose, nell’orecchio di Neville, il quale annuì positivamente la testa; poi, il Professor Lupin, dopo aver tirato fuori la sua bacchetta magica, la puntò contro l’armadio e si aprì, mentre Neville prendeva anche la sua bacchetta.

La porta dell’armadio si aprì e ne uscì Severus molto arrabbiato: “ Quello è il mio papà ?! Ma non l’ho visto mai così arrabbiato !” disse stupita Clarice. Severus avanzava verso Neville, il quale aveva già molta paura; ma, poi, disse: “ Riddiculus !” e Severus si vestì dei vestiti della nonna di Neville. Gli studenti risero, così come il Professor Lupin, mentre Clarice si coprì gli occhi, dicendo: “Che vergogna ! Non oso guardare !”. “Apri gli occhi, Clarice: ti stai perdendo tutto il divertimento” disse ridendo Ron. “Bravissimo, Neville ! Bravissimo ! Incredibile ! Bene ! Vai in fondo, Neville ! Mettetevi tutti in fila !” disse il Professor Lupin e, mentre gli studenti si mettevano in fila, Neville passò accanto a Clarice, la quale aveva ancora gli occhi chiusi; quindi, fermandosi, le chiese: “ Clarice, come mai tieni gli occhi chiusi ?”. “Non voglio vedere il mio papà conciato in quella maniera ! Sarà il mio incubo di tutte le sere” rispose Clarice. “Scusami, Clarice: io non volevo” disse Neville. Clarice si tirò via le mani dagli occhi e, poi, disse: “ Se nessuno glielo dice, potrò evitare di essere presa in giro” e Neville andò in fondo alla fila. “Suvvia, Clarice: nessuno ti prenderà in giro” disse Ron, mentre era davanti a lei. “Tu credi ?! Nei primi due anni che abbiamo frequentato Hogwarts, ho constatato che le notizie girano molto velocemente” replicò Clarice; poi, spuntando da dietro Ron, vide suo padre vestito come la nonna di Neville; quindi, tra se disse: “ Meno male che non ci sei anche tu qui a vederti come sei conciato, papà”. “Voglio che vi immaginiate la cosa che vi spaventa di più e la trasformiate in qualcosa di buffo” spiegò il Professor Lupin e, dopo che ebbe fatto partire il disco nel giradischi, guardò gli studenti, e disse: “ Il prossimo…Ron”. Ron, allora, si fece avanti ed il Molliccio si trasformò: da Severus travestito dalla nonna di Neville, divenne un grosso ragno. Ron aveva già paura e, mentre prendeva fuori la sua bacchetta magica, il Professor Lupin gli disse: “ Su, bacchetta alla mano, Ron ! Bacchetta alla mano !”. “ Riddiculus !” gridò Ron e, alle zampe del ragno, spuntarono i pattini a rotelle e, la povera bestia, non riusciva a stare in piedi. “Sì ! Molto bene ! Molto bene ! Splendido ! Assolutamente molto, molto spassoso !” disse il Professor Lupin e, mentre Ron andava sul fondo della fila, passò accanto a Clarice e, i due, si diedero il cinque. Dopo Ron, toccò ad una ragazza di colore ed il Molliccio si trasformò in un cobra. “Mantieni il controllo; ferma” le disse il Professor Lupin. “ Riddiculus !” gridò la ragazza di colore ed il cobra si trasformò in un pupazzo a molla. “Il prossimo !” disse il Professor Lupin.

Mentre la ragazza di colore andò, anche lei, a fondo fila, si fece avanti Clarice, la quale aveva già tirato fuori la sua bacchetta magica. Il pupazzo a molla andava avanti ed indietro, mentre Clarice lo guardava ridendo; il Professor Lupin si fece serio, perché era proprio curioso di vedere quale era la cosa che più spaventava Clarice. Il pupazzo a molla si mosse, ancora, avanti ed indietro, finché non si trasformò in un Dissennatore, il quale cercò di attaccare Clarice; quest’ultima, per la grande paura che le si era formata, non riuscì a formulare l’incantesimo; quindi, il Professor Lupin si mise davanti a lei, proteggendola, ma il Molliccio si trasformò di nuovo, diventando la luna piena. Nell’aula era calato il silenzio e, persino il Professor Lupin era rimasto immobile, nel vedere quella luna piena; ma, poi, disse: “ Riddiculus !” e la luna piena si trasformò in un palloncino sgonfio, il quale, dopo essere volato per tutta la stanza, ritornò all’interno dell’armadio, che si richiuse. “Bene…mi rincresce, ma, per oggi è tutto. Ora, andate a prendere i vostri libri, in fondo all’aula. La lezione è terminata, grazie” disse il Professor Lupin e, mentre gli studenti andavano a riprendere i loro libri, controvoglia, Clarice rimase immobile a fissare l’armadio: era ancora rimasta pietrificata, davanti alla trasformazione che aveva assunto il Molliccio. Il Professor Lupin, accorgendosi che Clarice non stava andando con gli altri, si avvicinò a lei e le disse: “ Clarice, faresti meglio ad andare con i tuoi compagni: rimanendo qui, non passerai, di certo, la tua giornata”. Clarice spostò il suo sguardo dall’armadio al Professor Lupin e, dopo aver semplicemente annuito con la testa, raggiunse gli altri e, dopo aver preso i libri, uscì dall’aula, sotto lo sguardo preoccupato del Professor Lupin, il quale se ne andò nel suo ufficio.

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Capitolo 13
*** Il Molliccio ed un nuovo membro della famiglia - Parte II ***


Dopo pranzo, era ora per gli studenti dal terzo anno in su, di poter andare, finalmente, ad Hogsmeade; quindi, gli altri, già tutti vestiti e, con in mano il permesso firmato, uscirono fuori, fermandosi davanti all’entrata, dove la Professoressa McGranitt, con Gazza, li stava già aspettando: “Sapete benissimo che, senza permesso, non potete venire ad Hogsmeade, quindi, per cortesia, ora, lo consegnerete al Signor Gazza e, poi rimettetevi qui, davanti a me” spiegò la Professoressa McGranitt e, uno dopo l’altro, gli studenti consegnarono il loro permesso a Gazza, per poi rimettersi al loro posto. Quando ebbero finito, la Professoressa McGranitt, spiegò: “Bene; ora, statemi bene a sentire, quindi, orecchie ben aperte: queste visite al Villaggio di Hogsmeade, sono un privilegio; se il vostro comportamento gettasse ombra sulla scuola, in qualunque modo, non vi sarebbe più accordato questo privilegio”. Clarice si avvicinò a lei e la Professoressa McGranitt le disse: “Se non c’è un permesso firmato, non si visita il villaggio, è la regola, Piton” e si incamminò, affiancata da Clarice. “Tutti quelli con il permesso mi seguano, gli altri non si muovano” disse Gazza e raggiunse gli altri studenti. Clarice si mise davanti alla Professoressa McGranitt e replicò dicendo: “ Ma nonna, credevo che se lo firmavi tu, o il papà, potevo andare”. “Non posso: solo un genitore, o un tutore, può firmarlo e, non essendo il mio caso, sarebbe inappropriato” replicò la Professoressa McGranitt. “Ma sulla lettera, c’era scritto che solo i miei guardiani, potevano firmarlo” disse Clarice. “Esatto, solo i tuoi guardiani e, purtroppo, piccola, tuo padre non lo sarà, finché non avrai compiuto 17 anni” spiegò la Professoressa McGranitt e, stava per raggiungere gli altri, quando si fermò e, rivoltandosi verso Clarice, le mise una mano sulla spalla, dicendole: “ Mi dispiace, Clarice: è la mia ultima parola” e, seguì gli studenti. Ron ed Hermione rimasero, invece, lì; ma, Clarice disse loro: “ Non c’è niente da fare: ci vediamo dopo” e, mentre lei rientrava nel castello, Ron ed Hermione seguirono il gruppo.

Non sapendo che fare, pensò che, quello, era il momento più adatto per sapere dal Professor Lupin, del perché il suo Molliccio si era trasformato in un Dissennatore e, non invece in Voldemort, come, all’inizio, aveva pensato lei; quindi, si diresse verso l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure ma, quando aprì la porta, vide il Professor Lupin, parlare con suo padre. Clarice si schiarì, un po’, la voce; quindi, i due, voltarono lo sguardo verso di lei e Severus disse: “Ciao, piccola mia: il Professor Lupin mi stava raccontando della vostra prima lezione”. “E non ha tralasciato nemmeno i particolari ?” domandò Clarice. “No, nemmeno quelli; ma, non ti preoccupare, perché se gli altri dovessero prenderti in giro, aumenterò le loro punizioni…ed anche i punti che toglierò” rispose Severus. Clarice sorrise; poi, guardando il Professor Lupin, gli disse: “ Professore, non è che potrei chiederle una cosa: è un pensiero che ho, da quando il Molliccio si è trasformato”. “E’ proprio di questo che stavamo parlando, Clarice; perché, non ci facciamo, tutti e tre, una bella passeggiata: so il posto adatto a noi” propose il Professor Lupin.

Poco dopo, i tre, stavano camminando sopra al lungo ponte in legno, che collegava la scuola, al paesaggio di fuori e, mentre osservavano ciò che c’era sotto di loro, Clarice, chiese, rivolta al Professor Lupin: “ Professore, posso farle una domanda ?”. “Vuoi sapere, perché ti ho impedito di affrontare quel Molliccio, vero ? Credevo fosse ovvio: ho supposto che avrebbe preso la forma di Lord Voldemort” rispose il Professor Lupin. “Lupin, ti prego di non dire più quel nome” replicò Severus. “Non credo che ci sia qualcosa di male nel dirlo” disse il Professor Lupin. “Mio padre odia, quando qualcuno pronuncia il nome del Signore Oscuro; è meglio non chiamarlo per nome” spiegò Clarice; poi, disse: “Ho pensato a Lord Voldemort, all’inizio, ma poi mi sono ricordata di quella notte sul treno e del Dissennatore”. “Sono davvero sbalordito: indica che, quello che ti fa più paura, è la paura stessa; è molto saggio” spiegò il Professor Lupin. “Prima di svenire, ho sentito qualcosa…una donna…che urlava” disse Clarice. “ I Dissennatori ci costringono a rivivere i nostri peggiori ricordi: il nostro dolore diventa il loro potere” spiegò il Professor Lupin. “Credo che fosse mia madre, la notte in cui fu uccisa” disse Clarice. “E’ per questo che, quando me lo hai chiesto la prima volta, non te l’ho voluto dire” disse Severus. Clarice lo guardò e stupita disse: “ Sapevi già che, quella donna che aveva sentito gridare, era la mamma ?!”. “Dicendotelo, avrei solo complicato ancora di più le cose ed io non voglio che tu soffra, bambina mia” disse Severus, accarezzandola su una guancia. “ Sai, la prima volta che ti ho visto, Clarice, ti ho riconosciuta immediatamente: non dalla cicatrice, ma dagli occhi; come quelli di tua madre, Lily. Sì, ah sì; la conoscevo: tua madre mi è stata a fianco, in un momento in cui nessun altro c’era, eccetto per tuo padre; non solo era una strega singolarmente dotata, era una donna gentile, fuori dal comune; sapeva vedere la bellezza negli altri, persino e forse, particolarmente quando una persona non riusciva a vederla in se stessa. Mentre tuo padre, bè…lui…puoi vedere quanto ti vuole bene e quanto ti protegge” spiegò tristemente il Professor Lupin. “Tu sei sempre stato gentile con me, Remus, ed anche con Lily e sono sicuro che, dove si trova ora, lei ti voglia ancora molto bene” spiegò Severus. “Tu, assomigli a loro, di quanto tu credi e, con il tempo, ti accorgerai fino a che punto” aggiunse dicendo il Professor Lupin. Severus sospirò; poi, disse: “ Clarice, c’è qualcos’altro che devi sapere”. “Che cosa, papà ? Riguarda la mamma ?” domandò Clarice. “No, riguarda te” rispose Severus. Nel vedere che suo padre, era un po’ titubante nel dirle questa cosa, Clarice le disse: “ Papà, se non vuoi dirmela, non fa niente: vorrà dire, che me la dirai un’altra volta”. “No, è giusto che tu la sappia adesso…ecco, bambina mia… il Professor Lupin è il tuo padrino” disse Severus. Clarice rimase a bocca aperta, dopo aver sentito questa frase; quindi, voltò lo sguardo verso il Professor Lupin, il quale disse: “E’ vero, Clarice: il sono il tuo padrino”. “Il mio padrino ?!” disse stupita Clarice. “Il tuo padrino, quando sei nata; sai, sono stato proprio io a chiederglielo” spiegò Severus. “E, naturalmente, Lily fu molto d’accordo, sulla decisione presa da tuo padre” aggiunse dicendo il Professor Lupin. “Lei era sempre d’accordo con me” disse Severus. “Non sempre, direi” disse il Professor Lupin.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice disse: “Forse, adesso, sarà meglio che vada: credo che, gli altri, stiano già ritornando da Hogsmeade”. “Infatti, mi stavo chiedendo del perché tu non fossi con loro” disse Severus. “Zio Vernon non mi ha firmato il permesso; ho chiesto alla nonna se potevo firmarlo, ma lei mi ha detto che solo i miei guardiani potevano firmarlo” spiegò Clarice. “Mi dispiace molto, piccola, dico davvero; ma, se fosse spettato a me, firmartelo, non lo avrei fatto” disse Severus. “E’ per via di Sirius Black, vero ?” chiese Clarice. “Esatto e, come ti ho già detto, solo dentro ad Hogwarts sei al sicuro e, dove, naturalmente, potrai sempre essere sorvegliata da qualcuno” rispose Severus. “Tuo padre ha ragione, Clarice; forse, è meglio così” disse il Professor Lupin. “E’ meglio così ?! E’ meglio così ?! C’è un assassino, là fuori, che mi sta cercando e che, se riuscirà ad entrare nel castello, mi ucciderà ! No, non è meglio così” replicò Clarice. “Piccola mia, cerca di ragionare: Sirius Black vuole ucciderti e, credimi, non riuscirà affatto ad entrare nel castello” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice disse: “Scusami, papà: non volevo risponderti così, ma è che, in questi ultimi giorni, tutti non fanno altro che parlare di Sirius Black e guardarmi con sguardo pieno di paura, proprio come l’anno scorso, quando ho parlato con quel serpente”. Severus si avvicinò a lei e, mentre la stringeva forte a se, le disse: “Piccola mia, non temere: io, i tuoi amici e persino lo zio Remus, ti staremo sempre vicino e nessuno, nemmeno Black, ti toccherà e ti farà del male”. Clarice alzò lo sguardo verso di lui e sorridendo disse: “Grazie, papà”; poi, guardando Lupin, aggiunse dicendo: “E grazie anche a te, zio Remus”. “Cerca solo di stare lontana dai guai, d’accordo ?” disse Lupin. “Ci proverò” disse Clarice. “Su, adesso vai dai tuoi amici: scommetto che il Signor Weasley sia molto ansioso di raccontarti tutti i dolci che ha visto, più mangiato, a Mielandia” disse Severus. “Forse, è meglio che non ci sia andata, perché, se no, sarei ritornata con un gran mal di pancia” disse Clarice e, voltandosi, corse verso l’entrata del Castello. “Quella ragazzina, prima o poi, mi farà venire un attacco di cuore, con tutte le volte che si è cacciata nei guai” disse Severus. “Clarice è una ragazzina responsabile: me ne sono accorto, fin dal primo momento che l’ho vista” disse Lupin. “Hai detto la stessa cosa, anche quando io e Lily te l’abbiamo fatta tenere sulle ginocchia, quando era piccola” disse Severus. “Credimi, Severus: Clarice è proprio una ragazzina responsabile e, tu, in quanto suo padre, dovresti esserne molto orgoglioso” disse Lupin.

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Capitolo 14
*** Il Molliccio ed un nuovo membro della famiglia - Parte III ***


Clarice corse il più velocemente possibile ed arrivò al’entrata, proprio mentre gli studenti che erano andati ad Hogsmeade, stavano ritornando; si fermò, quindi, per riprendere fiato e, in quel momento, Hermione e Ron corsero verso di lei: “Ciao, amici; allora, come è andata ?” domandò Clarice. “E’ stato strepitoso; fantastico; dovevi ved…” iniziò a rispondere Ron ma, dopo che Hermione gli ebbe pestato un piede, si corresse dicendo: “No, non era affatto bello: c’erano solo due negozi che vendevano brutta roba”. “Come Mielandia ? Il negozio che vende tutti quei dolci meravigliosi ?” chiese Clarice. Ron, al solo nominare Mielandia, si stava già leccando i baffi; ma, poi, rispose: “No, neanche Mielandia era quel gran che; quindi, non ti sei persa niente”. Clarice inarcò un sopracciglio; quindi, Ron disse: “E va bene, a te non ti si può nascondere niente, proprio come a tuo padre…Hogsmeade è straordinaria e ci sono un sacco di negozi e, il più bello di tutti, è Mielandia”. “Ronald, adesso smettila !” replicò Hermione. “Non fa niente, Hermione: almeno, così, attraverso la vostra esperienza, potrò immaginarmi come è Hogsmeade” disse Clarice. “Cavoli, Clarice, la prossima volta devi cercare, in tutti i modi, di convincere tuo padre, o tua nonna, ti farti venire” disse Ron. “Non credo che mi faccia venire; ti sei dimenticato di Sirius Black ?” disse Clarice. “E come si fa a dimenticarsi di uno che vuole ucciderti ? Praticamente, su ogni palo ad Hogsmeade, c’era la sua fotografia” disse Ron. “Comunque, cambiando discorso…a te, invece, come è andata ?” domandò Hermione. “Ho parlato con papà ed il Professor Lupin e, volete sapere una novità ?” rispose Clarice. “Non mi dire che il Professor Lupin si dimette e, al suo posto, viene tuo padre ?” chiese preoccupato Ron. “No, niente affatto ! La novità è che il Professor Lupin è il mio padrino; è stato papà a dirmelo e, ovviamente, confermato anche dallo stesso Lupin” rispose Clarice. Hermione e Ron rimasero a bocca aperta; poi, Hermione disse: “Ma è una cosa fantastica, Clarice ! Così hai un altro membro nella tua famiglia”. “Quanto sei fortunata, Clarice: si può dire che, praticamente, quasi tutti i professori della scuola, siano tuoi parenti. Sai che roba quando arriveremo agli esami finali: ti possono aiutare” disse Ron. “Mi dici, Ron, quando hai mai visto mio papà, o mia nonna, aiutarmi durante un esame ?” domandò Clarice. “Mai” rispose Ron. “Esatto: mai ! E non credo che se, anche ora c’è un altro membro della mia famiglia tra gli insegnanti, le cose cambieranno” disse Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Hermione disse: “Coraggio, ragazzi; andiamo in Sala Grande: io e Ron, abbiamo una cosa per te, Clarice” e, i tre, corsero nella Sala Grande.

Dopo essersi seduti al tavolo dei Grifondoro, con Clarice da una parte e Ron ed Hermione dall’altra, quest’ultimi le spiegarono tutto quello che avevano fatto e visto ad Hogsmeade: “…e, all’Ufficio Postale, ci sono circa 200 gufi, su scaffali di colore diverso, secondo l’urgenza della lettera” finì di spiegare Hermione. “Mielandia è un negozio eccezionale, ma niente batte l’Emporio degli Scherzi di Zonko; non siamo riusciti, però, ad andare alla Stamberga Strillante: dicono che sia la casa…” iniziò a dire Ron, ma Clarice finì di dire la frase, concludendola: “…più infestata di spiriti di Inghilterra; sì, lo so”. “Però, insomma, dopo un po’ può diventare noioso; non credi, Ron ?” disse Hermione. “Cosa ?! No ! Noioso ?!” disse stupito Ron, ma dopo che ebbe ricevuto un’occhiataccia da Hermione, si corresse dicendo: “Oh…sì: deprimente da morire”; poi, aggiunse dicendo: “Ah, aspetta; quasi dimenticavo del regalo; ti ho preso una cosa mitica dal “Mondo Mago”: è un Rilevatore Tascabile” e consegnò a Clarice, una specie di palla trasparente. “E come funziona ?” chiese Clarice, mentre guardava la sfera che teneva in mano. “Se c’è qualche pericolo nei paraggi, dovrebbe accendersi e ruotare. Ho pensato…ecco…che male non fa…dato che…” rispose Ron. “…Sirius Black sta cercando di uccidermi. Sono felice che vi siate divertiti, sinceramente e grazie per questo” disse Clarice; poi, mentre guardava il Rilevatore Tascabile, aggiunse dicendo, rivolto a Ron: “Hai ragione: male non fa”.

Passarono un po’ di tempo in Sala Grande; poi, decisero di ritornare nel loro dormitorio, per riposarsi un po’, prima di riscendere per cenare: “Ma che succede ?” disse Clarice, mentre una scala li stava “portando” verso il loro dormitorio. “Neville avrà dimenticato, di nuovo, la parola d’ordine” disse Ron. “Ehi !” replicò Neville, mentre era dietro di loro. “Oh, sei qui” disse Ron. “Fatemi passare ! Fatemi passare, per favore ! Scusate, sono Caposcuola !” disse Percy, mentre si faceva largo tra la folla; poi, quando fu arrivato davanti al dipinto, aggiunse dicendo, rivolto ai Grifondoro presenti: “Indietro, tutti quanti ! Non si entra nel dormitorio, finché non è stato perlustrato”. “La Signora Grassa: è sparita” disse Ginny. “Le sta bene: era una cantante terribile” disse ridendo Ron. “Non sei spiritoso, Ron !” replicò Hermione. “Ma è normale, per un dipinto, sparire ?” domandò Clarice. “Andarsene in un altro dipinto per un po’ sì, ma sparire, non è mai successo” rispose Ron. “Deve essere successo di sicuro qualcosa, me lo sento” disse Hermione. In quel momento, arrivarono anche Gazza e Silente e, dopo che si furono fatti largo tra i ragazzi, Silente rimase a bocca aperta nel vedere il dipinto tagliato; poi, si avvicinò ad esso e, dopo aver toccato uno dei tagli, si voltò verso i ragazzi e disse: “Signor Gazza, raduni i fantasmi: che perlustrino ogni quadro del castello, per trovare la Signora Grassa”. “Non c’è bisogno dei fantasmi, Professore: la Signora Grassa è là” disse Gazza, mentre indicava un quadro in alto, davanti a lui. I ragazzi, allora, corsero velocemente verso quel quadro e, quando arrivarono anche Gazza e Silente, quest’ultimo chiese: “Cara signora, chi le ha fatto questo ?”. “Occhi come il diavolo, i suoi ! E’ un’anima nera quanto il suo nome. È lui, Signor Preside; quello di cui tutti parlano; è qui, nascosto nel Castello: Sirius Black !” rispose la Signora Grassa, mentre se ne stava nascosta dietro ad un ippopotamo. “Controlli il castello, Signor Gazza !” disse Silente, rivolto a Gazza; poi, rivolto ai ragazzi, aggiunse dicendo: “Quando a voi: nella Sala Grande !”. Mentre gli altri ragazzi, scendevano velocemente dalle scale, Clarice stette a guardare il dipinto dove era nascosta la Signora Grassa; poi, Silente la guardò e le disse: “Signorina Piton, farebbe meglio a seguire i suoi compagni, se non vuole rimanere senza posto”. “Rimanere senza posto ?!” disse stupita Clarice. “Con quello che è successo, non penserà mica di esserci solo nei, nella Sala Grande, vero ?” disse Silente e, dopo che Clarice ebbe scosso negativamente la testa, aggiunse dicendo: “Bene, allora, può andare” e Clarice seguì gli altri.

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Capitolo 15
*** Il Molliccio ed un nuovo membro della famiglia - Parte IV ***


Arrivò notte e tutti gli studenti di Grifondoro, di tutti gli anni, erano stati messi nella Sala Grande a dormire in sacchi di pelo: “Ancora non ci credo: Sirius Black qui, ad Hogwarts ! Ma quei Dissennatori non dovevano sorvegliare il castello ?!” replicò Ron, mentre era seduto sul suo sacco a pelo e di fianco a Clarice, la quale disse: “Io so solo che, secondo me, Sirius Black non è entrato da solo: qualcuno lo deve aver aiutato”. “Tu dici ?! Bé, ma, allora, chi potrebbe mai essere stato ? Tutti, qui, praticamente hanno paura di lui” disse Ron. “Nessuno conosce mai fino in fondo una persona: anche chi credi tuo amico, può voltarti le spalle da un momento all’altro” disse Clarice. “Anche tuo padre ? Sai, con il passato che ha avuto, lui…” iniziò a dire Ron, ma Clarice lo fermò, replicando: “Mio padre non centra niente ! Non è stato lui !”. “Scusami, Clarice” disse Ron. “No, scusami me, amico: è che, in questo periodo, sono molto agitata” disse Clarice. “E ci credo: hai un assassino, scappato da Azkaban, che è riuscito ad entrare qui e che vuole ammazzarti” disse Ron. “Grazie tante per avermelo ricordato” disse Clarice. “Tutti a letto ! Tutti a letto ! E’ ora di dormire !” disse Gazza, mentre passava in mezzo a loro, tenendo in mano una lampada ad olio. I ragazzi, allora, entrarono nei loro sacchi a pelo e, piano, piano, si addormentarono.

Mentre Gazza li sorvegliava, Ron sottovoce domandò, rivolto a Clarice: “Secondo te, lo troveranno ?”. “Lo spero” rispose Clarice, mentre gli dava di schiena. Oltre a Gazza, a sorvegliare i ragazzi, vi erano anche i Prefetti e, successivamente, vennero raggiunti anche da Silente, Severus ed Artemisia: “Ehi, Clarice, ci sono tuo padre ed anche il tuo furetto” disse sottovoce Ron. “Magnifico ! Non ero già abbastanza sorvegliata” disse con tono sarcastico Clarice. “Ho controllato la Torre di Astronomia e la Guferia, Signore, ma non c’è niente” disse Gazza. “Io ed Artemisia abbiamo guardato nei sotterranei, Signor Preside: Black non c’è; né lì, né in nessun altro posto” disse Severus. “Non che mi aspettassi di trovarlo” disse Silente e si incamminò tra i ragazzi, affiancato da Severus, il quale disse: “Un’impresa notevole, non trova ? Entrare nel Castello di Hogwarts senza un aiuto del tutto inosservato”. “Davvero notevole, sì” disse Silente. “Ha qualche teoria, su come ci sia riuscito ?” chiese Severus, mentre Artemisia camminava al suo fianco e lo osservava. “Molte: una meno probabile dell’altra” rispose Silente, quando arrivarono dove dormiva Clarice e, quindi, si fermarono proprio dietro alla sua testa.

Artemisia, invece, andò sopra al suo sacco a pelo; poi, Severus disse: “Come ben ricorda, prima dell’inizio del Trimestre, avevo espresso i miei timori riguardo alla nomina del Professor Lupin”. “Non un solo Professore di questo castello, aiuterebbe Sirius Black ad entrare ! Ora, sono convinto che il castello, è un luogo sicuro e sono più che propenso a rimandare gli studenti di Grifondoro nel loro rispettivo dormitorio” replicò Silente. Severus guardò in basso, verso la figlia e, dopo essersi abbassato per accarezzarla sulla testa, domandò: “ E, per quanto riguarda, la mia bambina ? Dovrebbe essere avvertita”. “Può darsi; ma, per il momento, lasciamola dormire, perché nei sogni entriamo in un mondo che è interamente nostro. Lasciamo che nuoti negli oceani più profondi o che si libri oltre le nuvole più alte” rispose Silente e, anche lui, si abbassò per darle un dolce bacio sulla fronte.

Severus l’accarezzò sulla fronte; poi, spostò la mano sulla guancia e, fu proprio in quel momento, che vide un occhio aperto; quindi, fece un piccolo sorriso e, rivolto ad Artemisia, disse: “Andiamo, Artemisia”, ma il furetto non si mosse; quindi, Severus disse nuovamente: “Artemisia, non farmelo ripetere un’altra volta: andiamo, non puoi stare qui !”; ma il furetto, invece di ascoltare il suo padrone, si acciambellò sopra al sacco a pelo di Clarice. “Lasciala qui, Severus; così, almeno, può sorvegliare la nostra Clarice” disse Silente e, voltandosi, si incamminò verso l’uscita della Sala Grande. “La mia bambina è affidata a te, Artemisia, quindi, vedi di aver buon occhio vigile” disse Severus e, dopo aver dato un bacio sulla fronte, aggiunse dicendo: “Buona notte, piccola mia: che la mamma ti protegga, almeno, nei tuoi sogni” e, dopo essersi rimesso in posizione eretta, seguì Silente. Clarice alzò lo sguardo, per vedere suo padre uscire dalla Sala Grande; quindi, disse: “Stai attento, papà” e, rivoltando lo sguardo, aggiunse dicendo, rivolto ad Artemisia: “Bravo, il mio furetto” e, dopo averla accarezzata, guardò il soffitto stellato, ripensando a quello che si erano appena detti suo nonno ed il suo papà. “Che Sirius Black sia veramente riuscito ad entrare ad Hogwarts ?! Come mai, allora, nessuno l’ha trovato ? Qui c’è qualcosa che non mi torna ed io, voglio scoprirlo a tutti i costi” disse tra se Clarice; poi, chiuse gli occhi, cercando, almeno nei suoi sogni, di non pensare a Sirius Black o ai Dissennatori, ma di sognare di essere insieme alla sua mamma ed al suo papà, mentre, tutti e tre insieme, trascorrevano una piacevole giornata di sole, su di un prato verde, mentre in lontananza si ergeva il Castello di Hogwarts e, nel cielo, volava Fierobecco. Clarice, sa che il Professor Lupin è il suo padrino ma, ora, che Sirius Black è riuscito ad entrare ad Hogwarts, la giovane Piton deve guardarsi in tutti gli angoli, anche durante il Qudditch. Per scoprire che cosa succederà, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ GUAI A QUIDDITCH”.

 
 
 

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Capitolo 16
*** Guai a Quidditch - Parte I ***


Arrivò giorno e tutti gli studenti di Grifondoro vennero riportati nel loro dormitorio: “Meno male che siamo potuti ritornare nel nostro dormitorio: non si stava bene a dormire sul pavimento” disse Ron, mentre camminava con Clarice, verso l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure. “Io so solo che starò bene, quando qualcuno non mi parlerà più di Sirius Black” disse Clarice. “Come mai, stamattina, c’era Artemisia sul tuo sacco a pelo ?” domandò Ron. “E’ venuta con papà; è ovvio” rispose Clarice. “Come mai non me ne sono accorto ?” chiese Ron. “Perché quando papà ed il nonno, sono arrivati dietro di noi, tu eri già nel mondo dei sogni” rispose Clarice e, i due, entrarono dentro all’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure, ma si sedettero in due banchi differenti. Mentre anche gli altri studenti incominciarono a riempire l’aula, Clarice voltò lo sguardo indietro; poi, dopo averlo rivoltato verso Ron, domandò: “Ron, sai per caso, dove possa essere Hermione ? Di solito, lei è sempre puntuale”. “Sai, io pensavo che fosse già arrivata; è strano, non trovi ?” rispose Ron. “Bé, comunque, se dovesse arrivare in ritardo, c’è sempre il posto libero, qui vicino a me” disse Clarice. “E, poi, anche se arriva in ritardo, intanto il Professor Lupin non gli dirà niente: lui non toglie i punti come tuo padre” aggiunse dicendo Ron, ma, proprio quando ebbe finito la frase, la porta si asprì di sbando ed entrò Severus il quale, mentre camminava tra i banchi, con la bacchetta chiudeva tutte le finestre; poi, quando fu arrivato alla cattedra, tirò una corda, facendo venire giù un grosso telo; quindi, disse: “Andate a pagina 394” ed i ragazzi, allora, incominciarono a sfogliare, con poca voglia, il loro libro.

Mentre Severus passeggiava tra i banchi, Clarice gli chiese: “ Mi scusi, Signore, dove è il Professor Lupin ?”. “Questo non è affar tuo, vero Piton ?! E’ sufficiente dire che, il vostro professore si trova nell’incapacità di insegnare, al momento attuale” rispose Severus, riprendendo a camminare; poi, dopo essere arrivato dietro al leggio, aggiunse replicando: “Andate a pagina 394 !” e, con un colpo di bacchetta, accese il proiettore. Notando, inoltre, che Ron stava sfogliando, lentamente, il libro, con un colpo di bacchetta, lo fece andare immediatamente alla pagina 394 e Ron, nel vedere l’argomento, stupito disse: “Lupi mannari ?!”. “Ma Signore, abbiamo appena iniziato i Berretti Rossi ed i Marciotti: ci vorranno settimane, prima delle bestie notturne” disse, ad un certo punto, Hermione, comparendo all’improvviso. “Silenzio !” replicò Severus. “Quando è arrivata ?! Tu l’hai vista arrivare ?!” disse stupito Ron, rivolto a Clarice, la quale scosse negativamente la testa. “Ora, chi di voi è in grado di dirmi la differenza tra un Animagus ed un Lupo Mannaro ?” domandò Severus, mentre camminava, ancora, in mezzo ai banchi; poi, dopo essere arrivato al grosso telo, dove scorrevano le immagini proiettate del proiettore, si voltò ed aggiunse dicendo: “Nessuno ?! Davvero deludente”. “Scusi, Signore: un Animagus è un mago che sceglie di trasformarsi in animale; un Lupo Mannaro non ha scelta: ad ogni luna piena, quando si trasforma, non ricorda più la propria identità; ucciderebbe il suo migliore amico, se lo incontrasse; per di più, lui risponde solamente al richiamo della sua specie” spiegò Hermione e Malfoy fece l’ululato del lupo, facendo ridere quelli di Serpeverde. “Grazie, Signor Malfoy” disse Severus, guardando Malfoy; poi, guardando Hermione, aggiunse replicando: “E’ la seconda volta che parli non interpellata, Signorina Granger ! Non sai trattenerti o provi orgoglio ad essere un’insopportabile “so tutto io” ?!”. “Non ha tutti i torti, sai” disse Ron. “5 punti in meno a Grifondoro” disse Severus. In quel momento, Malfoy fece volare un pezzo di carta a Clarice la quale, lo guardò, ma poi, nascose il pezzetto di carta, nel caso suo padre glielo avesse visto; poi, Severus spiegò, mentre camminava tra i banchi: “ Come antidoto alla vostra ignoranza, voglio sulla mia scrivania, entro Lunedì mattina, 2 rotoli di pergamena sul Lupo Mannaro, con particolare enfasi su come riconoscerlo”. “Signore, c’è il Quidditch domani” disse Clarice. Severus, allora, andò da lei e, dopo aver messo le mani sul banco, replicò dicendo: “ Allora, ti suggerisco di fare particolare attenzione, Signorina Piton; la perdita di un arto non varrà come scusa: pagina 394”.

Padre e figlia si guardarono, un po’, negli occhi; poi, mentre Severus si rimise in posizione eretta e riprese a camminare tra i banchi, spiegando che cosa era un Lupo Mannaro, Clarice aprì, senza farsi vedere, il pezzo di carta che le aveva dato prima Malfoy e, al suo interno, vide disegnata lei, sulla sua scopa, che veniva colpita da un Bolide e, poi, da un fulmine. Prima, però, che la campanella suonasse, Severus si accorse che Clarice stava sì guardando il libro, ma che non stava prendendo nessun appunto; quindi, dopo essere venuto via da dietro il leggio, si mise davanti al banco di Clarice, chiedendole: “Signorina Piton, è qui con noi, oppure è già alla partita di Quidditch di domani ?”. Clarice alzò, lentamente, lo sguardo verso di lui ed accartocciò, ancora di più il pezzetto di carta nella sua mano destra; poi, Severus replicò dicendo: “Ah, non risponde ?! Bene, a fine lezione, rimarrà qui a scontare una piccola punizione per me e, quel pezzetto di carta, lo prendo io”. Clarice, allora, aprì la mano destra e Severus le prese il pezzo di carta; poi, la campanella suonò; quindi Clarice, disse, rivolta ad Hermione e Ron: “Ci vediamo più tardi nella Sala Comune” e, uno dopo l’altro, gli studenti uscirono dall’aula. “Sei nei guai, Piton” disse Malfoy e Tyger e Goyle risero. “Sta zitto, Malfoy !” replicò Clarice. “Oh, che paura; attenta, che possiamo andare a chiamare i Dissennatori” disse Malfoy e, mentre lui ed i suoi scagnozzi ridevano, uscirono dall’aula. “Quanto lo odio” disse Clarice. “E chi non lo odia” disse Severus e, mentre con la bacchetta magica riapriva le finestre,  Clarice si voltò verso di lui e gli domandò: “Papà, ora puoi dirmi che cosa è veramente successo allo zio Remus ?”. “Non sono cose che ti riguardano, Clarice: al momento, devi pensare alla scuola” rispose Severus, mentre ritornava al grosso telo e, con un colpo di bacchetta, lo fece ritornare piegato. “E a fare 2 rotoli di pergamena sul Lupo Mannaro; papà, ma è una cosa strana” aggiunse dicendo Clarice. “Io non la trovo affatto una cosa strana darti, per compito, 2 rotoli di pergamena: in Pozioni, l’ho sempre fatto” disse Severus, guardandola. “Non mi riferivo a quello, ma allo zio Remus” disse Clarice. “Piccola mia, perché ogni anno deve essere sempre la stessa storia: il primo anno con la Pietra Filosofale; l’anno scorso con la Camera dei Segreti e, quest’anno, con tuo zio Remus; almeno, voglio che tu te ne stia fuori dai guai” disse Severus. “Lo sai papà che, quest’anno, ho un assassino che vuole uccidermi e, che se le voci sono vere, è riuscito ad entrare ad Hogwarts. Sono sicura, che non riuscirò più a dormire sogni tranquilli” disse Clarice. “Già, soprattutto dopo aver visto il simpatico disegno che ti ha fatto Malfoy: molto originale, direi, però non ti ha disegnata bene” disse Severus, mentre apriva il pezzetto di carta ed osservava il disegno. “Dobbiamo proprio parlare di lui, in questo momento ? Credevo che avessi da scontare una piccola punizione” disse Clarice, andando al suo fianco. “La piccola punizione, era per dire che dovevi rimanere qua, perché c’era qualcuno che voleva parlare con te” disse Severus. “Qualcuno che voleva parlare con me ?! Ultimamente, non ho fatto niente di male” disse stupita Clarice. “Tranquillo, leoncino: non sei nei guai” disse Severus e, dopo aver accartocciato il pezzetto di carta ed esserselo messo in tasca, mise un braccio intorno al collo di Clarice e, insieme, uscirono dall’aula.

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Capitolo 17
*** Guai a Quidditch - Parte II ***


Dopo essere arrivati nelle camere di Severus, quest’ultimo disse, rivolto a Clarice, mentre lei era seduta sul letto: “Dunque, la persona con la quale parlerai, sarà un po’ sconvolta, quindi, cerca di replicare il meno possibile, ok ?”. “Ho già una brutta sensazione” disse Clarice e, dopo che Severus ebbe tolto un panno da sopra un quadro che era di fronte a loro, in esso comparì Lily, la quale disse: “Oh, tesoro mio, come è bello rivederti”. “Ciao, mamma” disse Clarice; poi, rivolta a Severus, sottovoce aggiunse dicendo: “Non mi sembra tanto sconvolta”. “Aspetta di sentire quello che ha da dirti” disse Severus. “Ho sentito quello che è successo alla Signora Grassa: l’ultima volta che l’ho vista, piangeva come una fontana” disse Lily. “Strano che non emettesse, anche, alcuni dei suoi acuti strilli” disse Clarice. “Clarice, non sono cose sulle quali c’è da scherzare: comunque, secondo il mio punto di vista, la Signora Grassa se l’è presa troppo, per quello che è successo” disse Lily. “Se l’è presa troppo ?! Mamma, ha detto di aver visto Sirius Black e, non so se tu già lo sai, ma lui vuole uccidermi” disse Clarice. “Ucciderti ?!...Bè…allora…questo spiega tutto…comunque, la Signora Grassa si è nettamente rifiutata di riprendere il suo posto, nel dipinto di accesso al dormitorio di Grifondoro” disse Lily. “E, noi, come faremo ad entrare ?” chiese Clarice. “Non ti preoccupare, piccola: è già stato trovato un sostituto” rispose Lily. “E chi sarebbe ?” domandò Clarice. “Sir Cadogan; è stato molto coraggioso da parte sua” rispose Lily e, si allungò, per prendere un vaso con dentro delle rose rosse, per poi metterlo sul tavolino accanto alla sedia dove, normalmente, si sedeva. “Chi ti ha dato quelle rose ?! Dimmelo !” chiese, già arrabbiato, Severus. “Sir Cadogan; ma, non ti preoccupare, amore: intanto, le ha regalate anche alle altre signore” rispose Lily. “Non mi interessa ! Intanto te le ha regalate e non doveva ! Secondo, prima doveva chiedere il permesso a me” replicò arrabbiato Severus. “Chiedere il permesso a te ?! Questa è proprio bella, Sev: da quando in qua, qualcuno deve chiederti il permesso, se vuole regalarmi delle rose ?! Non ha fatto niente di male” disse stupita Lily. “Gli farò io molto male, quando lo vedrò, ed è fortunato che sia un quadro, se no, avrebbe sentito il doppio del dolore” replicò Severus. “Adesso calmati, amore: non c’è motivo di arrabbiarsi così tanto. Ora, la cosa più importante alla quale pensare, è quella di proteggere la nostra bambina e tenerla lontana da strani individui” disse Lily, mentre si sedette sulla poltrona. “Black non si avvicinerà a lei: ci deve solo provare, che lo rispedisco subito ad Azkaban” disse Severus. “No, non parlavo di lui ! Io parlavo dei Dissennatori: ho sentito quello che le è successo sul treno e, soprattutto, la disavventura con il Molliccio” spiegò Lily. “Quindi, sai anche in che cosa si è trasformato il Molliccio di Paciock ?” domandò Severus. “So che si è trasformato in te, ma so anche che, poi, Neville, l’ha ridicolizzato vestendolo come sua nonna; avrei proprio voluto esserci per vederlo” rispose Lily, trattenendo a stento le risate. “Io, invece, non l’ho trovato affatto divertente” disse Clarice. “Oh, meno male che, c’è almeno un membro della famiglia, che è dalla mia parte” disse Severus e, dopo aver accarezzato Clarice sulla testa, aggiunse dicendo: “Ti adoro, bella di papà”. “Comunque, ritornando in tema, dico davvero, Clarice, cerca di stare il più possibile lontano da quei Dissennatori” disse Lily. “Bé, ora ho solo da pensare alla partita di Quidditch di domani ed ai 2 rotoli di pergamena che devo scrivere per papà, sul Lupo Mannaro” disse Clarice. “Sev, ma non ti vergogni: dare 2 rotoli di pergamena, a dei ragazzi che sono solo al 3° anno ?! Nessun professore ci aveva mai dato così tanti compiti” disse stupita Lily. “I ragazzi sanno, ormai, quali sono i miei metodi e, dar loro così tanto compito, è solo per farli preparare quando arriveranno all’esame di fine anno” spiegò Severus. “L’esame è ancora lontano” disse Lily. “Fa alla svelta ad arrivare” disse Severus. “Se non ricordo male, mio caro, studiavi sempre all’ultimo minuto” disse Lily. “Bé, se per questo, anche tu” disse Severus. “Ma come: due studenti modello come voi, che studiavano all’ultimo minuto ! Questa è proprio bella” disse stupita Clarice. “Il Professore sono io; quindi, decido io quanti compiti dare” disse Severus. “Adesso ho capito, del perché sei il Professore più temuto di tutta la scuola: non perché ti vesti sempre di nero, ma perché carichi gli studenti con un sacco di compiti” disse Lily. “Possiamo, per favore, tornare in argomento: stavamo parlando dei Dissennatori e non di me” replicò Severus. “Che cosa dovremmo aggiungere dei Dissennatori ? Intanto, so che devo starci alla larga” disse Clarice. “Da loro e da Black” aggiunse dicendo Severus. “Ma lui non è un tipo cattivo” disse Lily. “Mamma, ma ti senti bene ?! Stai parlando del mio assassino; dell’uomo che è riuscito a fuggire da Azkaban, come se fosse un tuo amico” disse stupita Clarice. “Di fatti è così e…” iniziò a dire Lily, ma venne interrotta, quando Severus la ricoprì con il panno. “Non stare ad ascoltarla: ti avevo detto che era molto sconvolta” disse Severus.

“Sev ! Sev ! Togli immediatamente questo panno ! Esigo che tu lo tolga immediatamente ! Hai capito ?!” replicò Lily, da sotto il panno. “La mamma ha detto che Sirius Black è suo amico” disse Clarice. “Uno, quando ha la febbre, dice un sacco di cose strane” disse Severus. “Lo so che la mamma non è in carne ed ossa, ma sono sicura che, ora che è un quadro, non prenda l’influenza” disse Clarice. “Severus !” replicò Lily. “Non ha l’influenza, ma dice, lo stesso, cose senza senso; e, poi, ora è meglio che tu vada al tuo allenamento di Quidditch, no ? Contro chi sei domani…ah, sì: Corvonero” disse Severus. “No, papà: sono contro Tassorosso e, la cosa, mi preoccupa molto” disse Clarice, alzandosi dal letto. “Perché ?” chiese Severus. “Perché il loro Cercatore è Cedric Diggory” rispose Clarice. “Giusto; leale; bello; atletico; onesto…ecco, come è Cedric Diggory; ma non ti preoccupare, piccola mia: tu sei la più brava Cercatrice che ci sia, quindi, prenderai il Boccino d’Oro prima di lui” disse Severus, mentre la stringeva forte a se. “Grazie per il sostegno, papà, ma, da quel ne so, Cedric è veramente molto forte e, difficilmente, si fa scappare il Boccino d’Oro” disse Clarice. “Era forte fino ad ora, ma, da domani, per lui le cose cambieranno, perché ci sarai tu, contro di lui” disse Severus. “Severus, sei ancora lì ?! Guarda che non la passi liscia, caro mio ! Non puoi mettere a tacere tua moglie ! E, poi, non avevo ancora finito di parlare con Clarice ! Severus !” replicò Lily. “Cavoli, la mamma si è proprio arrabbiata” disse Clarice. “Meglio starle alla larga per un po’; e, poi, così impara a ricevere rose rosse da quel Sir Cadogan” disse Severus, ed entrambi, uscirono dalla stanza. “Papà, non sarai, per caso, geloso, vero ?” domandò Clarice. “Geloso ?! Io ?! Niente affatto ! E, poi, mi dici come faccio ad essere geloso di un quadro ?!” rispose Severus. “E’ che ti sei molto arrabbiato, quando la mamma ti ha detto che, quelle rose rosse, gliele aveva date Sir Cadogan” disse Clarice. “Roba da niente; e, poi, lo sai che io mi arrabbio sempre per un nonnulla” disse Severus; ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice chiese: “Papà, vorresti venire a vedermi mentre mi alleno ?”. “Mi vuoi veramente ?! Non è che, poi, ti distrai ?” domandò Severus. “No, niente affatto; anzi, mi farebbe molto piacere” rispose sorridendo Clarice. “Allora, vengo volentieri” disse Severus e, i due, dopo essere usciti dall’Aula di Pozioni, andarono verso il Campo da Quidditch.

“Piton, ti voglio più veloce ! Se continui così, non prenderai mai il Boccino !” disse Oliver, mentre guardava Clarice, volare dietro al Boccino d’Oro; Severus, invece, se ne stava a bordo campo ed era fiero di come la sua bambina si muoveva su quella scopa. “Fred ! George ! Quei Bolidi devono essere colpiti e non schivati !” disse Oliver. “Non siamo noi a schivarli” iniziò a dire Fred. “Ma sono loro che schivano noi” finì di dire George. Oliver scosse negativamente la testa; poi, riguardando Clarice, disse: “Bene ! Così, Piton ! E’ proprio questa la velocità che devi usare se vuoi prendere quel Boccino”. L’allenamento continuò ancora per un po’, finché Oliver non decise di smettere e, dopo che gli altri giocatori furono vicino a lui, disse: “Bene, oggi può bastare; siete stati tutti molto bravi, però, domani dovete metterci tutti voi stessi, se vogliamo sconfiggere Tassorosso”; poi, guardando Clarice, aggiunse dicendo: “Piton, domani nessuno ti deve vedere: devi sfrecciare velocissima sulla tua scopa, perché Diggory è un osso duro da battere”. “Tranquillo, Oliver: Diggory ha trovato pane per i suoi denti” disse Clarice. “Ok, stasera vi voglio tutti riposati e, ora, ritorniamo al Castello” disse Oliver e, mentre gli altri andarono avanti, Clarice si affiancò a Severus e, i due, seguirono il gruppetto, più lentamente: “Sei stata bravissima, piccola mia: sono molto orgoglioso di te” disse Severus. “Grazie, papà” disse Clarice. “Non sembri neanche più la Cercatrice di due anni fa che, quasi, si rompeva l’osso del collo, solo alla sua prima partita di Quidditch” disse Severus. “Quest’anno non c’è Raptor e, credo anche, di non trovare Bolidi Furfanti che mi inseguono per tutto il campo” disse Clarice. “Bé, l’unico problema che puoi trovare, è la pioggia” disse Severus. “Allora, speriamo proprio che non piova” disse ridendo Clarice.

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Capitolo 18
*** Guai a Quidditch - Parte III ***


Ma, il giorno seguente, pioveva a dirotto e molto, molto forte. I giocatori di entrambe le squadre, erano stati dotati di mantelline, ma la pioggia cadeva su di loro, lo stesso incessante. Anche con questo tempo, però, gli spettatori facevano, lo stesso, un grande tifo e non erano da meno nemmeno i Professori; questa volta, Severus, che stava assistendo alla partita insieme agli altri Professori, aveva portato anche Artemisia ed il furetto emetteva i suoi versi di eccitamento, ogni qual volta che vedeva passare, davanti a se, la sua padroncina. Però, non c’era solo la pioggia ad infastidire i giocatori: tuoni e fulmini echeggiavano nel cielo e, proprio un fulmine, colpì, sfortunatamente, un giocatore di Grifondoro, incendiando la sua scopa e facendolo cadere a terra.

Clarice lo dovette schivare appena in tempo, prima che le cadesse contro; poi, ad un certo punto, Clarice seguì il Boccino d’Oro, il quale se ne volò in alto, in alto, su fino in cielo, mentre Clarice sfrecciò velocemente di fianco alla tribuna dei Professori, i quali si alzarono in piedi, per vedere dove stava andando: “Clarice ! Torna subito indietro !” gridò Severus, ma, a causa della forte pioggia e dei tuoni, Clarice non aveva sentito il suo papà e, quindi, insieme a Cedric Diggory, continuò ad inseguire il Boccino d’Oro, il quale volava velocemente, ancora più in alto.

I due Cercatori erano uno accanto all’altra, quando, Cedric Diggory, riuscì a superare Clarice e ad avvicinarsi al Boccino d’Oro: allungò la mano sinistra per afferrarlo ma, proprio in quel momento, una scarica elettrica passò dal Boccino a lui, facendolo indietreggiare e cadere verso il basso. Clarice si spostò, non appena Cedric le passò accanto e lo guardò, mentre cadeva; ma, appena voltò lo sguardo in avanti, vide, tra le nuvole, la grossa immagine del Gramo. Clarice rimase, come pietrificata, a guardarlo, finché non si dissolse e finché, anche, il Boccino d’Oro non le ricompari davanti: cercò di prenderlo, ma il Boccino si scansò; quindi, riprese ad inseguirlo; ecco, però, continuava a salire sempre di più. Era sempre più vicina nel prenderlo, quando, ad un certo punto, la sua Nimbus 2000 ed i suoi occhiali, si ghiacciarono; Clarice cercava di proteggersi da tutta quella pioggia che, non si sa come, si era trasformata in neve e, contemporaneamente, cercava anche di prendere il Boccino d’Oro, il quale stava ancora salendo.

Ad un certo punto, un ombrello nero le volò quasi addosso: Clarice lo osservò volarsene via ma, appena voltò lo sguardo, si trovò tantissimi Dissennatori, che volavano verso di lei, cercando di rubarle l’anima. Clarice, allora, volò ancora più velocemente ma, vedendo che i Dissennatori l’avevano quasi accerchiata, si fermò e, facendo una capovolta all’indietro, se ne volò verso il basso. Volava il più velocemente che poteva, nella speranza che i Dissennatori non la prendessero ma, questi, oltre ad essere in tanti, erano anche loro molto veloci nel volare e, uno di loro, mettendosi davanti a Clarice, riuscì, per un po’, a succhiarle l’anima; Clarice perse conoscenza e cadde dalla scopa.

Cadeva molto velocemente, ad un’altezza vertiginosa e, quando tutti, dal Campo di Quidditch, videro che c’era qualcosa che stava cadendo dal cielo, si alzarono in piedi: “Quella che cosa è ?” disse un signore che era seduto con i Professori. Artemisia emise i suoi versetti; quindi, Severus disse: “Oh, no: è la mia piccola Clarice !”. “Oh, santo cielo” disse la Professoressa McGranitt. Avendo capito che, chi stava cadendo era Clarice, Hermione gridò nel vedere la sua migliore amica cadere verso la morte, mentre Ron, Neville e gli altri trattennero il fiato; finché Silente, seguendo la nipotina con la mano destra, disse: “ Arresto Momentum !” e Clarice si fermò, poco prima di toccare il suolo.

Subito tutti i Professori ed i suoi amici, accorsero da lei; il primo fra tutti, fu Severus, il quale, dopo essersi inginocchiato ed aver messo a terra Artemisia, disse: “Oh, bambina mia: svegliati ! Su, Clarice, svegliati !”. “Ha perso conoscenza: ora, sarà meglio portarla subito in Infermiera, insieme anche a tutti gli altri giocatori che sono stati feriti” disse Silente, mentre guardava il Campo di Quidditch pieno di giocatori distesi a terra; poi, rivolto a Madama Boom, che arbitrava la partita, aggiunse dicendo: “Madama Boom, metta fine alla partita: per oggi, non si può continuare” e, quindi, Madama Boom fischiò nel suo fischietto, mettendo fine alla partita. Mentre Severus prendeva, delicatamente, in braccio Clarice, la Professoressa McGranitt, disse: “ Albus, è una cosa oltraggiosa: Dissennatori ad una partita di Quidditch”. “Ci penserò io stesso, con loro; intanto, occupiamoci di tutti questi ragazzi” disse Silente. “Si riprenderà, non è vero ?” chiese preoccupata Hermione, mentre camminava a fianco di Severus il quale, le rispose dicendo: “Ma certo che si riprenderà, perché lei è la mia bambina coraggiosa” e l’accarezzò guancia contro guancia. Mentre camminavano verso il castello, Ron, che era dall’altra parte di Severus, si guardò intorno; poi, disse: “Vorrei tanto sapere che fine ha fatto la scopa di Clarice”. “Ron, ma come puoi pensare alla scopa in un momento del genere ?! Ora, dobbiamo occuparci di Clarice” replicò Hermione.

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Capitolo 19
*** Guai a Quidditch - Parte IV ***


Il gruppetto arrivò in Infermeria e Madama Chips, vedendoli, corse subito da loro e domandò: “Cosa è successo ?”. “La mia piccola Clarice stava quasi per morire cadendo da un’altezza vertiginosa; fortunatamente, si è salvata grazie ad un intervento del Preside Silente, ma ha perso conoscenza, a causa di un Dissennatore” rispose Severus. “Dissennatore ?! In una partita di Quidditch ?! E’ una cosa inaudita !” disse stupita Madama Chips. “E’ la stessa cosa che ha detto anche la Professoressa McGranitt” disse Neville. “C’è un posto per Clarice ?” chiese Severus. “Sì, certo Professor Piton; da questa parte: la metta pure su questo letto” rispose Madama Chips, mentre indicava un letto vicino a lei. Severus, allora, adagiò, delicatamente, Clarice sul letto, mentre i suoi amici si fecero intorno a lei; poco a poco, l’Infermeria venne riempita anche con tutti gli altri giocatori che erano stati feriti durante la partita: “Silente dovrebbe aver un po’ di buon senso: non si possono far giocare i ragazzi, con un tempo del genere; ci poteva scappare il morto” disse Madama Chips, dopo che ebbe dato una pozione a Clarice. “E ci è mancato poco con Clarice” disse Ron. “Ronald !” replicò Hermione.

“L’abbiamo trovata ! L’abbiamo trovata !” disse Seamus, mentre correva, insieme a Dean ed a Oliver, da loro. “Ragazzi, smettetela immediatamente di urlare !” replicò Severus e Seamus non disse più nulla. “Che cosa avete trovato ?” domandò Ron. “La scopa di Clarice ma…ecco…non è in buone condizioni” rispose Seamus, consegnando una casacca a Ron; quest’ultimo l’aprì e, al suo interno, vi erano tanti pezzi di legno rotti; quindi, Ron chiese: “Dove l’avete trovata ?”. “Vicino al Platano Picchiatore” rispose Seamus. “Clarice non sarà contenta, quando vedrà la sua amata Nimbus 2000 ridotta in questo stato” disse Ron. “E’ già un miracolo, che non sia lei ridotta così” disse Severus. “Cavoli, povera Clarice: sembra un po’ uno straccio, non trovate ?” disse Seamus, mentre guardava la sua amica. “Uno straccio ?! Che ti aspettavi ?! E’ caduta da 35 metri, così, almeno, ho sentito dire da Oliver” disse Fred. “Prova a cadere dalla Torre di Astronomia” disse George. “Vediamo che aspetto avrai” aggiunse dicendo Fred. “Probabilmente, migliore di quello che ha di solito” disse Clarice, aprendo gli occhi e gli altri risero. “Clarice, bambina mia, finalmente hai riaperto gli occhi” disse Severus. Clarice guardò lateralmente, per vedere suo padre; quindi, disse: “Ciao, papà”; poi, guardò gli altri ed aggiunse dicendo: “E ciao anche a tutti voi”.

In quel momento, sul letto saltò anche Artemisia che, nel vedere la sua padroncina sveglia, le leccò subito la faccia; quindi, Clarice disse: “Sì, sì, sì, Artemisia, anche io sono contenta di rivederti, ma non c’è bisogno che, ogni volta, tu mi faccia una doccia” e gli altri risero. “Come ti senti ?” domandò Hermione, mentre Clarice si metteva seduta. “Oh, benissimo” rispose Clarice. “Ci hai fatto prendere una bella paura” iniziò a dire Fred. “Già, soprattutto al tuo papà” finì di dire George. Clarice, allora, guardò il suo papà e, stava per aprire bocca, quando Severus la fermò, dicendo: “Non scusarti, Clarice, perché la colpa non è tua, ma di quei Dissennatori” e, al suo nominarli, Artemisia ringhiò. “Cosa è successo ?” chiese Clarice, rimettendosi gli occhiali. “Bé, sei caduta dalla scopa” rispose Ron. “Davvero ?! Parlavo della partita: chi ha vinto ?” domandò Clarice. “Clarice, ti sei quasi ammazzata e vuoi sapere come è andata a finire la partita ?!” disse stupito Severus. Clarice lo guardò e disse: “Sì; allora, chi ha vinto ?”. “Nessuno incolpa te, Clarice: i Dissennatori non dovrebbero entrare nella scuola; Silente era furibondo: subito dopo averti salvata, li ha cacciati via” rispose Hermione. “C’é…anche un’altra cosa che…dovresti sapere…é…quando sei caduta, la tua scopa é…ecco…caduta sul Platano Picchiatore e…bé…eccola qui” disse titubante Ron, mostrando i pezzi rotti della scopa. Clarice aveva già le lacrime agli occhi; quindi, Severus disse: “Signor Weasley, metta subito via quella roba: lontano da qui !” e Ron, nascose immediatamente i pezzi rotti della scopa. “Piccola mia, non piangere: era solo una scopa” disse Severus, stringendo forte a se Clarice, la quale disse, mentre le lacrime le rigavano il viso: “No, non era solo una scopa: quella scopa, era stato un tuo regalo, quando ci siamo rincontrati; e, tu, non volevi neanche che facessi parte della squadra di Quidditch; forse…forse sarebbe stato meglio così”. “Non è vero, bambina mia: se io ti avessi proibito di far parte della squadra di Quidditch, tu, ora, non saresti la più brava Cercatrice che ci sia in tutta la scuola, dico davvero” disse Severus. “Tuo padre ha ragione, Clarice: tu sei bravissima e nessuno riuscirà mai a batterti, nemmeno Cedric” disse Ron. Clarice lo guardò e disse: “ Cedric non si è ritirato”. “E nemmeno tu; quindi, quello che ha detto il Signor Weasley è vero” disse Severus.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, di sentì una voce dire: “Oh, finalmente, Minerva, la nostra cara nipotina si è svegliata”. Gli altri voltarono lo sguardo, per vedere Silente e la Professoressa McGranitt camminare verso di loro: “Ciao nonno; ciao nonna” disse Clarice, mentre si asciugava le lacrime. “Piccolina, sembra che tu abbia pianto; che cosa è successo ?” chiese Silente. “La Nimbus 2000…è stata distrutta dal Platano Picchiatore” rispose Clarice. “Piange, perché si era molto affezionata a quella scopa, dicendo che era stato il mio primo regalo per lei, quando ci siamo rincontrati” spiegò Severus. “E ti meravigli, Severus o non ti sei mai accorto di come Clarice trattava quella scopa ?” disse Silente. “Era una scopa; se fosse stato un animale domestico, avrei reagito diversamente” disse Severus ed Artemisia, si andò a nascondere sotto le coperte. Gli altri risero, ed anche Clarice rise; quindi, Severus le disse: “Oh, vedi che sei già ritornata di buon umore”. “Siete voi a farmi ritornare sempre di buon umore, però, vorrei tanto una cosa” disse Clarice. “Che cosa, piccola ?” domandò Severus. “Che possa tenere i pezzi rotti della Nimbus 2000; così, come ricordo” rispose Clarice. Severus stava per replicare, quando, al suo posto, parlò Silente, il quale disse: “Ma è una bellissima idea, Clarice: così ti ricorderai di tutte le volte che hai volato sopra di lei”. “E dove vorresti mettere del legno rotto ? Nel camino ?” chiese Severus. “Molto spiritoso, papà; no, avevo pensato di tenere solo il pezzo con su scritto Nimbus 2000 e di appenderlo al muro” rispose Clarice. Severus guardò gli occhi supplichevoli della figlia; poi, guardò gli altri e, poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso Clarice, sospirando disse: “ E va bene, potrai tenere quel pezzo, ma so io un posto migliore dove metterlo”. “Grazie, papà” disse sorridendo Clarice ed anche Severus sorrise. Ron, Neville e gli altri rimasero a bocca aperte, quando videro il loro temuto Professore di Pozioni sorridere. Dissennatori ad una partita di Quidditch ? La Nimbus 2000 che viene distrutta dal Platano Picchiatore ? Ma che cosa sta succedendo a Clarice ? Purtroppo, le brutte sorprese, per lei, non sono ancora finite anche se Clarice scoprirà una mappa alquanto speciale. Per scoprire di che cosa veramente si tratta, bisogna attendere il prossimo episodio, intitolato: “ LA MAPPA DEL MALANDRINO”

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Capitolo 20
*** La Mappa del Malandrino - Parte I ***


Clarice passò, su ordine di Severus, tutta la giornata in Infermeria: era stata attaccata da un Dissennatore e Severus non voleva assolutamente che la sua bambina lasciasse l’Infermeria, prima di essersi ripresa completamente. Però, se non fosse stato che Silente riuscì a convincere Severus, Clarice sarebbe stata in Infermeria per un’intera settimana, invece di uscire il giorno successivo all’incidente durante la partita di Quidditch.

Stranamente, però, quando si svegliò il giorno dopo, suo padre non era al suo fianco: di fatti, la sedia era vuota. Si guardò intorno e notò che tutti gli altri letti, erano ancora occupati dagli altri giocatori feriti; poi, guardò ai piedi del suo letto e vide Artemisia acciambellata e che dormiva; quindi, disse: “Chissà dove sarà andato papà ? Non è da lui lasciarmi qua da sola; bé, non sono proprio del tutto sola: con me, c’è Artemisia”. In quel momento, camminò, verso di lei, Madama Chips che, nel vederla sveglia, disse: “Oh, finalmente è sveglia, Signorina Piton; così, può prendere la sua pozione”. “Pozione ?!” disse stupita Clarice. “La pozione che suo padre mi ha incaricato di farle prendere: l’ha preparata lui stesso” disse Madama Chips, mentre versava la pozione, dentro ad un bicchiere. Clarice fece già una faccia disgustata; quindi, Madama Chips le disse: “E non faccia quella faccia disgustata: lo sa che questo è l’unico modo per guarire” e le diede il bicchiere. Contro voglia, Clarice ne bevve il contenuto e, mentre riconsegnava il bicchiere a Madama Chips, nell’Infermeria, entrò correndo Dobby, il quale disse: “Clarice Piton sta bene; Dobby è contento che Clarice Piton stia bene”. “Dobby, che cosa ci fai qui ?” domandò Clarice. “Dobby ha sentito di quello che è successo a Clarice Piton; quindi, Dobby voleva venire a vedere se Clarice Piton stava bene” rispose Dobby, andando sopra al letto. “Grazie, Dobby: tu sei sempre gentile” disse Clarice e Dobby sorrise.

“Dobby ! Quante volte ti ho detto che, per il castello, non si corre ?!” replicò Severus entrando, anche lui, in Infermeria. “Oh, oh” disse Dobby e scese dall’altra parte del letto. “Papà, ti prego, Dobby non ha fatto niente di male” disse Clarice. “Hai preso la pozione ?” chiese Severus. “Sì, certo, anche se era molto amara” rispose Clarice. “Bene” disse Severus; poi, guardando Dobby, aggiunse replicando: “Dobby, un elfo domestico deve attenersi a tutto ciò che gli dice il suo padrone e, visto che sono io, il tuo padrone, dovevi ubbidirmi”. “Dobby si rattrista molto per quello che ha fatto, Padron Piton; ma Dobby doveva assolutamente venire a trovare Clarice Piton, per vedere come stava” disse Dobby e si soffiò il naso nel suo abitino. “Non c’è motivo di piangere: non sono arrabbiato con te” disse Severus. “Grazie, Padron Piton; Dobby sa che Padron Piton è sempre buono e che non gli farebbe mai del male; Dobby promette che, la prossima volta, non disubbidirà a Padron Piton” disse Dobby. “Basta che non corri più per il castello, intesi ?” disse Severus. “Tutto quello che vuole, Padron Piton” disse Dobby. “Piccola mia, ho delle buone notizie per te: oggi potrai uscire” disse Severus. “Che bello: finalmente, rivedrò tutti i miei amici” disse entusiasta Clarice. Per un sussulto del letto, Artemisia si svegliò e, dopo essersi stiracchiata, guardò i suoi padroni ed emise dei versetti: “Buongiorno Artemisia e scusami tanto se ti ho svegliata, ma è che sono eccitata, perché oggi posso uscire dall’Infermeria” disse Clarice. Il furetto, sentendo questa buona notizia, saltò letteralmente in braccio a Clarice e Dobby disse: “Dobby vede che anche il furetto di Clarice Piton è contento di uscire dall’Infermeria; quindi, anche Dobby è contento” ed Artemisia, voltandosi verso di lui, gli leccò la faccia. “Prima dove sei stato ? Quando mi sono svegliata, non c’eri” chiese Clarice. “Sono stato dal Professor Lupin, per chiedergli se, per la prossima lezione, avrei dovuto ancora sostituirlo; fortunatamente per voi, ha detto di no” rispose Severus. “Guarda che, per me, sei stato bravissimo, anche se potevi evitare di toglierci 5 punti, solo perché Hermione ha spiegato perfettamente ciò che avevi chiesto” disse Clarice. “A volte, si rende proprio insopportabile” disse Severus. “Già, hai ragione” disse ridendo Clarice.

Poco dopo, Clarice poté uscire, ma visto che Severus non voleva che se ne andasse in giro da sola, mandò, con lei, Artemisia la quale, in questo momento, se ne stava sulla spalla della sua padroncina. Clarice aveva deciso di andare a trovare il Professor Lupin, visto che erano tre giorni che non lo vedeva e, con lui, ora stava passeggiando per la Foresta Proibita: “ Ho sentito della tua scopa; mi dispiace. Non c’è possibilità di ripararla ?” domandò Lupin. “No; anche se ho convinto papà a tenerne, almeno un pezzo, come ricordo” rispose Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice chiese: “Zio Remus, perché i Dissennatori mi fanno questo effetto ? Insomma, più che in ogni altro”. “Ascolta; i Dissennatori sono tra le creature più ripugnanti che vivono sulla terra: si nutrono di ogni sensazione gradevole; ogni ricordo felice, finché ad una persona, non rimane assolutamente niente, se non solo le sue più peggiori esperienze. Tu non sei debole, Clarice. I Dissennatori hanno più effetto su di te, che su gli altri, perché ci sono dei veri orrori nel tuo passato; orrori che i tuoi compagni possono, a stento, immaginare. Non hai nulla di cui vergognarti” spiegò Lupin ed Artemisia emise i suoi versetti; quindi, Lupin aggiunse dicendo: “Vedi, Clarice, anche il tuo furetto è d’accordo con me”. “Ho paura, zio Remus” disse Clarice. “Bé, ti riterrei una sciocca se non ne avessi” disse Lupin. “Devo sapere come combatterli; tu puoi insegnarmelo: hai scacciato quel Dissennatore dal treno” replicò Clarice. “Ce n’era solo uno, quella notte” disse Lupin, mentre arrivarono davanti all’enorme lago. “Però, l’hai mandato via” disse Clarice, fermandosi accanto a lui. “Con la presunzione di essere un esperto, Clarice; ma, dato che i Dissennatori sembrano aver sviluppato un particolare interesse per te, magari ti potrei insegnare, ma, dopo le feste: per ora, devo risposare” disse sospirando Lupin ed Hedwige, che era stata un po’ accanto a loro sopra ad una roccia, se ne volò via, come faceva sempre prima dell’arrivo dell’inverno.

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Capitolo 21
*** La Mappa del Malandrino - Parte II ***


Hedwige ritornò proprio mentre era in corso la dura e fredda stagione invernale e, anche in quel periodo, Clarice non poteva andare ad Hogsmeade, non perché non aveva il permesso firmato, ma perché suo padre le aveva impedito di andarci; e, così, la giovane Piton, si ritrovava, quasi tutti i pomeriggi, ad aiutare suo padre nei sotterranei: dal rimettere a posto le pozioni o gli ingredienti, a fare i compiti assegnati; oppure, se ne andava in camera di suo padre a parlare con il ritratto di Lily: “Tesoro, guarda come ti sei ridotta: scommetto che non esci da diversi giorni, vero ?” disse Lily, mentre guardava Clarice seduta di fronte a lei. “Tutti gli altri possono andare ad Hogsmeade, mentre io, me ne devo stare segregata qua dentro, perché papà mi proibisce di andarci” spiegò Clarice. “Bé, ci sarà un motivo se papà non vuole farti andare, no ?” disse Lily. “Ha paura che possa incontrare Sirius Black; ecco, quale è il suo motivo” disse Clarice. “Lo so che papà è molto protettivo nei tuoi confronti, però, secondo me, ogni tanto farebbe meglio a farti uscire: intanto, la neve non può farti del male” disse Lily. “La vita, per me, sarebbe molto più facile, se ci fossi anche tu, mamma” disse sospirando Clarice. “Ma tu lo sai che ci sono; bé, non in carne ed ossa, ma sono qua, quando hai bisogno” disse Lily.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, Lily aggiunse dicendo: “Ed ora, tira fuori il leone di Grifondoro che è in te, e va di là da tuo padre e chiedergli di uscire. Fargli vedere che sei proprio sua figlia”. Clarice sorrise e, dopo essersi alzata in piedi, disse: “Grazie, mamma; ti voglio tanto bene” e, mentre usciva dalla stanza, Lily le disse: “Anche io ti voglio tanto bene, tesoro e vacci piano con tuo padre”. Clarice trovò suo padre dietro alla scrivania, nell’Aula di Pozioni, intento a correggere alcuni compiti degli studenti del 4° anno: “Papà, posso chiederti una cosa ?” domandò Clarice. Severus alzò lo sguardo dai compiti e, guardando la figlia, le rispose: “Sì, dimmi, piccola mia”. “Ecco…mi chiedevo se…se potevi farmi uscire” disse titubante Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus disse: “ Va bene”. “Grazie; grazie papà” disse entusiasta Clarice e, stava per correre in camera sua, quando Severus aggiunse dicendo, mentre guardava un altro compito da correggere: “Basta che rimani dentro al castello”. Il sorriso sul volto di Clarice scomparve e, mentre gli dava di spalle, Severus le disse: “Bambina mia, devo avere la tua parola, se no, rimarrai qua nei sotterranei”. Clarice si voltò e disse: “ Ok, hai la mia parola”. “Va bene, puoi andare; ma copriti bene: l’aria, in inverno, è molto fredda” disse Severus e riprese a correggere gli altri compiti. Clarice sbuffò e, dopo essere andata in camera sua, prese dall’armadio, il suo mantello, lo stesso che apparteneva a suo padre, quando frequentava Hogwarts; ma, poi, vide anche il Mantello dell’Invisibilità: “Bé, intanto, che male può fare ?” e, lo nascose sotto al suo mantello. Uscì, quindi, dalla camera e, dirigendosi verso la porta, disse: “Ciao papà: ci vediamo a cena”. “Aspetta, un momento: prima, voglio darti un’occhiata” disse Severus, alzandosi in piedi; Clarice, allora, si voltò, cercando di nascondere bene il Mantello dell’invisibilità; poi, Severus si fermò davanti a lei e disse, dopo averla guardata: “C’è qualcosa che non va”. Clarice chiuse gli occhi, capendo che, forse, suo padre aveva già scoperto che si stata portando a dietro anche il Mantello dell’Invisibilità; ma, poi, riaprì gli occhi, quando sentì qualcosa strofinarsi contro la sua guancia e vide che era proprio suo padre che la stava pulendo con un fazzoletto e, quando ebbe finito, disse: “Ecco: così va meglio”. “Grazie, papà” disse Clarice e si voltò, ma proprio quando prese il pomello della porta, Severus le disse: “Mi raccomando, bambina mia: stai dentro al Castello e non uscire per nessun motivo, neanche se c’è qualcuno che te lo chiede”. “Va bene, papà: non uscirò e me ne starò sempre all’interno del Castello” disse Clarice ed aprì la porta, ma, prima di uscire, Severus disse: “E non ti azzardare ad usare il Mantello dell’Invisibilità: te l’ho regalato solo per usarlo in caso di urgenza e non per le tue scappatelle. E, ora, sparisci dalla mia vista, prima che cambi idea !” e Clarice uscì velocemente dall’Aula di Pozioni, chiudendo la porta dietro di se, mentre Severus sorrideva maliziosamente; poi, rivolto ad Artemisia, la quale, fino a quel momento, se ne era stata acciambellata sul suo cuscino accanto alla scrivania di Severus, le disse: “Assicurati che non esca dal Castello” e, dopo che le ebbe aperto la porta, il furetto uscì, seguendo la padroncina. “Ma come avrà fatto, a sapere, che con me, avevo anche il Mantello dell’Invisibilità ?! Papà è proprio imprevedibile” disse Clarice, mentre camminava verso la scalinata principale; ma, poi, decise di cambiare strada e si diresse verso l’enorme orologio. Artemisia, che l’aveva seguita, a debita distanza, non si accorse di questo cambio di direzione e, quindi, non sapendo dove la sua padroncina fosse andata, si diresse verso la Sala Grande.

Clarice se ne stava seduta dietro all’enorme orologio, mentre guardava verso il basso, dove gli altri studenti, dal 3° anno in su, andavano nuovamente ad Hogsmeade: “Perché continuo a sperare: intanto, papà non mi ci lascerà mai andare” disse Clarice; poi, dopo aver guardato il Mantello dell’Invisibilità che teneva in mano, aggiunse dicendo: “O, forse, ci posso andare, senza che lui lo sappia” e, mettendoselo, corse giù, ma aspettò ad uscire perché, anche se era invisibile, lasciava, lo stesso, le impronte sulla neve. Quindi aspettò che tutti se ne fossero andati e, poi, dopo aver controllato che, in giro, non ci fosse nessun altro, uscì dal castello.

Artemisia, che aveva cercato la sua padroncina dappertutto, arrivò all’entrata del castello e, mentre aveva la lingua di fuori per riprendere fiato dalla corsa che aveva fatto, notò, sulla neve, delle impronte: ovviamente, si accorse che era la sua padroncina Clarice a lasciare quelle impronte e, che se non si vedeva, era perché aveva addosso il Mantello dell’Invisibilità; stava, quindi, per andare da lei, quando i gemelli Fred e George Weasley presero, a braccetto, Clarice da entrambi i lati, trascinandola nuovamente all’interno del castello: “Lasciatemi andare ! Sono…” iniziò a dire Clarice, cercando di liberarsi, ma Fred, la fermò, dicendo: “…furba, Clarice”. “Ma non abbastanza” aggiunse dicendo George. “E, poi, abbiamo un modo migliore” disse Fred. “Dai, ragazzi: cerco di andare ad Hogsmeade” disse Clarice. Sentendo quel nome, Artemisia rizzò le orecchie e, per non farsi vedere da i tre, si nascose dietro ad una colonna. “Lo sappiamo” dissero insieme Fred e George. “Non preoccuparti” iniziò a dire Fred. “Ti ci portiamo noi” finì di dire George. “Per una via più breve” iniziò a dire Fred. “Se la pianti, però, benedetta ragazza” finì di dire George. “Lasciatemi ! Dai, ragazzi ! Non fate così !” replicò Clarice e, la fecero sedere su delle scale di legno, mentre loro due si misero davanti a lei. Clarice si tolse il Mantello dell’Invisibilità e replicò dicendo: “Che state facendo ?!”. “Ssshhh” le dissero Fred e George. Artemisia spuntò leggermente dalla colonna e stette ad ascoltare quello che i due gemelli avevano in mente per Clarice e le consegnarono un lungo pezzo di carta: “Cos’è questa robaccia ?!” replicò chiedendo Clarice. “Cos’è questa robaccia, dice lei; questa robaccia è il segreto del nostro successo” rispose Fred. “E’ una sofferenza dartela, credimi” disse George. “Ma abbiamo deciso, che ne hai bisogno più di noi” aggiunse dicendo Fred; poi, rivolto a George, disse: “George, a te l’onore”. George, allora, prese fuori la sua bacchetta magica e, puntandola contro il pezzo di carta, disse: “ Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” e, sul pezzo di carta, comparvero delle scritte. “ Messieurs Luna Storta; Codaliscia; Felpato e Ramoso, sono fieri di presentarti la Mappa del Malandrino” disse Clarice, leggendo le scritte che erano comparse. “Dobbiamo loro molto” disse George. Clarice, allora, l’aprì e vide tutta Hogwarts ed anche più; inoltre, poteva vedere tutte le persone che vi erano e dove stavano andando in quel momento: “Un momento…questa è Hogwarts…e quello é…no…” disse stupita Clarice. “Silente” iniziò a dire Fred. “Nel suo studio” finì di dire George. “Va su è giù” disse Fred. “Lo fa spesso” aggiunse dicendo George. Clarice, poi, guardò nei sotterranei e vide suo padre che, in quel momento, si stava muovendo nell’Aula di Pozioni: “Fortunatamente, papà è ancora nell’Aula di Pozioni”. “E ci deve rimanere” iniziò a dire Fred. “Se vuoi andare ad Hogsmeade, senza che lui ti veda” finì di dire George. “Insomma, questa mappa mostra…” iniziò a dire Clarice. “…tutti quanti” finì di dire Fred. “Tutti quanti ?!” disse stupita Clarice. “Tutti quanti” ripete George. “Dove sono” disse Fred. “Cosa fanno” disse George. “Ogni minuto” disse Fred. “Ed ogni giorno” disse George. “Magnifico ! Dove stava ?” domandò Clarice. “Fregata dall’Ufficio di Gazza, chiaro” rispose George. “Il primo anno” aggiunse dicendo Fred. “Ascolta, ci sono 7 passaggi segreti per uscire dal castello: noi consigliamo…” iniziò a spiegare George. “…questo qua” finì di dire insieme a Fred. “Quello della Strega Orba: ti porterà dritto alla cantina di Mielandia” disse George. “Ma devi sbrigarti: Gazza sta vendendo qui” disse Fred. “Oh, Clarice, ricordati: quando hai finito, dalle un colpetto e dì “ Fatto il Misfatto” spiegò George e, dopo aver toccato la mappa con la bacchetta, da essa scompari ogni cosa. “Altrimenti, può leggerla chiunque” dissero insieme Fred e George. “Grazie, ragazzi: prometto che non la farò vedere a nessuno” disse Clarice alzandosi in piedi. “Soprattutto al tuo caro e dolce papà” dissero insieme Fred e George. “Secondo lui, devo rimanere dentro al castello; chissà che cosa mi farà, se scopre che sono andata ad Hogsmeade” disse Clarice. “Di sicuro noi non vorremmo esserci” iniziò a dire Fred. “Quando il tuo papà ti sgriderà: urlando, il Professor Piton è capace di rompere tutte le vetrate del castello” finì di dire George. “Non mi sgriderà, perché nessuno gli racconterà della mia scappatella” disse Clarice e, dopo essersi messa il Mantello dell’Invisibilità, corse per il Castello, verso il passaggio segreto della Strega Orba.

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Capitolo 22
*** La Mappa del Malandrino - Parte III ***


Come prima, senza farsi vedere, Artemisia cercò di stare dietro a Clarice e si fermò, quando vide la sua padroncina, scendere lungo una botola segreta, posta ai piedi della statua della Strega Orba; nello scendere, però, Clarice lasciò leggermente aperta la botola e, così, Artemisia ne approfittò per seguirla.  Clarice percorse un lungo corridoio buio, ma la ragazza si stava facendo luce con l’incantesimo Lumos che proveniva dalla sua bacchetta magica; Artemisia, senza farsi troppo sentire, la seguiva, non perdendola mai d’occhio. Finalmente, Clarice arrivò alla fine nel corridoio e, alzando lo sguardo, disse: “Ci siamo: questa deve essere l’entrata alla cantina di Mielandia” e, dopo aver detto Nox, la luce nella sua bacchetta magica si spense e, salendo quei pochi gradini, aprì la botola, sbucando proprio nella cantina di Mielandia. Prima, però, che potesse chiudere la botola, Artemisia riuscì, anche lei, a sgattaiolare in superficie e, senza farsi vedere, si andò subito a nascondere dietro ad uno scaffale.

Clarice, allora, si rimise il Mantello dell’Invisibilità e, dopo aver salito delle scale, si ritrovò all’interno del negozio Mielandia. Artemisia, ovviamente, la seguì e si leccò i baffi, quando vide la miriade di dolci, che c’erano sugli scaffali: “Questo posto è fantastico: peccato non esserci venuta prima” disse Clarice, da sotto il mantello. Sempre per non farsi vedere, Artemisia la seguì, nascondendosi, ogni tanto, dietro agli scaffali ma, il furetto, questa volta, doveva stare anche attento a non essere calpestato dai tanti studenti che c’erano nel negozio. “Quel lecca – lecca fa proprio per me” disse Clarice e, dopo aver rubato il lecca – lecca a Neville, uscì dal negozio ed aggiunse dicendo: “Scusami, Neville, ma anche io ho il diritto a qualche dolce”. Anche Artemisia, seppur con molta fatica, riuscì ad uscire dal negozio e, vedendo un lecca – lecca volante, intuì subito che lo doveva seguire, se voleva stare dietro a Clarice.

Nello stesso momento, Hermione e Ron stavano a guardare la Stamberga Strillante, la quale si ergeva in lontananza, proprio davanti a loro e sopra ad una collinetta: “Pare sia il luogo più infestato di spiriti della Gran Bretagna. L’avevo già detto ?” disse Hermione. “Due volte” disse Ron. “Vuoi avvicinarti di più ?” chiese Hermione. “Dove ?” domandò Ron. “Alla Stamberga Strillante” rispose Hermione. “Oh…ecco…sto bene qui” rispose titubante Ron. “Bene; bene, guarda chi c’è: cercate la vostra nuova casa dei sogni ? Non è troppo per te, Weasleyuccio ?! La tua famiglia non dorme tutta in una stanza ?” disse Malfoy, arrivando dietro di loro, insieme a Tyger e Goyle. “Chiudi quella bocca, Malfoy !” replicò Ron. “Non è molto amichevole. Ragazzi, è il momento di insegnare a Weasleyuccio, a rispettare i superiori” disse Malfoy. “Non vorrai riferirti a te ?” disse ridendo Hermione. “Come osi, parlare con me, piccola, sudicia Mezzosangue ?!” replicò arrabbiato Malfoy, quando, ad un certo punto, gli arrivò addosso una palla di neve. I tre si voltarono nella direzione dalla quale era venuta: “Chi è stato ?!” chiese, con paura, Malfoy, ma non ricevette nessuna risposta. All’improvviso, arrivarono, tutte insieme, altre palle di neve. “Non startene lì impalato: fa qualcosa !” replicò Malfoy, spintonando Tyger, il quale disse: “Cosa ?!”. Ad un certo punto, la cuffia si abbassò sugli occhi di Goyle e si abbassarono anche i pantaloni di Tyger, il quale, mentre cercava di tirarseli su, venne scaraventato a terra. Hermione e Ron risero, mentre dagli alberi, spuntò anche Artemisia che, a causa della tanta neve che era caduta, il suo manto era diventato tutto bianco. Poi, la sciarpa di Goyle venne presa e, il povero ragazzo, venne fatto girare come una trottola e, poi, fatto cadere per terra; successivamente, venne anche il turno di Malfoy, il quale venne letteralmente trascinato per le gambe: “Che c’è Malfoy: hai perso gli sci ?” disse Ron, dopo che Malfoy venne lasciato andare. Malfoy si rialzò in piedi e, dopo aver guardato verso la foresta, vide qualcosa di bianco, che in realtà era Artemisia e gridò: “Un fantasma ! Un fantasma !” e, corse via, seguito, poi, dagli altri due. Hermione e Ron ridevano come pazzi, quando, qualcuno, alzò ad Hermione i capelli, mentre a Ron i pon pon della cuffia: “Clarice !” disse Hermione e Clarice si tolse il Mantello dell’Invisibilità, comparendo in mezzo a loro. “Miseriaccia, Clarice: non era divertente” disse Ron, tirando un sospiro di sollievo, mentre Clarice rideva; poi, quando smise, disse: “Fantasmi ?! Malfoy credeva veramente di aver visto un fantasma”. “Di fatti, è proprio quello che ha detto: ha guardato verso la foresta e, poi, ha gridato” disse Ron. I tre, allora, guardarono la foresta e videro, anche loro, qualcosa di bianco: “Ragazze…c’è veramente un fantasma là” disse titubante Ron, indicando la cosa bianca. “Andiamo, Ronald: da quando in qua, in fantasmi sono così bassi ?!” disse stupita Hermione. “Bé, magari, esistono anche così, no ?” disse Ron. “Io so chi è quel fantasma” disse Clarice. “Davvero ?! Tu conosci quel fantasma ?!” disse stupito Ron. “Artemisia, è inutile che continui a nasconderti: intanto, ho capito che sei tu” disse Clarice e, la cosa bianca, corse velocemente verso di loro. “Artemisia ?! Non sapevo che quel fantasma, si chiamasse come il tuo furetto” disse stupito Ron, ma costui si dovette ricredere, quando la cosa bianca si fermò davanti a loro e si rivelò essere proprio Artemisia. “Ecco perché Malfoy ha detto di aver visto un fantasma: il pelo di Artemisia è tutto bianco” spiegò Hermione. “Ma non era marrone ?” domandò Ron. “E’ sempre stato marrone, ma, a causa della neve che le è caduta addosso, è diventato bianco” rispose Clarice ma, appena cercò di tirare via la neve dal manto di Artemisia, essa rimase sempre bianca. “Ma come è possibile una cosa del genere ?!” disse stupita Clarice. “Non ritornerà più marrone; adesso, come farai con tuo padre ?” disse Ron. “Clarice; Ron, calmatevi: è una cosa del tutto normale” disse Hermione. “Una cosa del tutto normale ?! Il Professor Piton non sarà molto contento, quando vedrà che il suo amato furetto, ha cambiato, per sempre, colore” replicò Ron. “Non è per sempre, Ron: i furetti cambiano colore del loro manto, quando arriva l’inverno, per mimetizzarsi nell’ambiente e fuggire dai nemici; ed è per questo motivo, che la pelliccia di Artemisia è bianca, proprio come la neve. Quando l’inverno sarà finito, il suo manto ritornerà marrone ed anche più bello di prima” spiegò Hermione. “Sapevo di questa cosa sui furetti ma, allora, come mai, anche l’anno scorso, il manto di Artemisia non è diventato bianco ?” chiese Clarice. “Perché, l’anno scorso, Artemisia non aveva ancora raggiunto l’età adulta” rispose Hermione, mentre si incamminavano verso Hogsmeade. “Come fai a sapere così tante cose sui furetti ? Non è che ce ne siano molti nel mondo magico” domandò Ron. “L’ho letto su di un libro, che ho preso poco tempo fa dalla Biblioteca; visto che avevo già fatto tutti i compiti, volevo scoprire qualcosa di più su Artemisia” rispose Hermione. “A proposito: che cosa ci fa, qui, Artemisia ?” chiese Ron, mentre guardava il furetto, il quale stava camminando tra lui e Clarice; quest’ultima, rispose dicendo: “O che voleva stare, a tutti i costi, con me; oppure, l’ha mandata papà”. “Opterei più per la seconda” disse Ron. “Che sia stato papà a mandarla ?!” disse stupita Clarice. “Credimi, Clarice, Artemisia ubbidisce più a tuo padre, che a te” disse Ron. “Non che la cosa mi meraviglia, visto che il furetto è anche suo” disse Hermione. “Bé, non ha importanza: sono felice di essere qui con voi” disse Clarice. “Come hai fatto ad arrivare qua, senza che nessuno di vedesse ?” domandò Hermione. “Non ce l’avrei mai fatta senza la Mappa del Malandrino: me l’hanno data Fred e George” rispose Clarice. “Quei furboni ! Non mi avevano mai detto della Mappa del Malandrino” disse Ron, dopo che ebbero raggiunto Hogsmeade. “Ma Clarice non se la terrà: la consegnerà alla Professoressa McGranitt; non è così ?” disse Hermione. “Ah, certo: insieme al Mantello dell’Invisibilità” disse con tono sarcastico Ron. “Oh, guardate chi c’è:  Madama Rosmerta; Ron ha una cotta per lei” disse Hermione. “Non è vero !” replicò Ron.

In quel momento, su di una carrozza, arrivarono il Primo Ministro; la Professoressa McGranitt ed Hagrid ed il Primo Ministro incominciò a parlare con Madama Rosmerta, mentre Clarice, Ron, Hermione ed Artemisia stavano a guardare ed ascoltare: “ Rosmerta, mia cara, spero che gli affari vadano bene” disse Cornelius, ovvero il Primo Ministro. “Andrebbero molto meglio, se il Ministero non mandasse Dissennatori nel mio Pub, una sera sì ed una no” replicò Rosmerta. “Ecco…c’é…un assassino in circolazione” disse Cornelius. “Sirius Black ad Hogsmeade ?! E cosa ci farebbe qui ?!” disse stupita Rosmerta. “Clarice Piton” le disse, in un orecchio, Cornelius. “Clarice Piton ?!” disse gridando Rosmerta. “Sshhhhhh” le dissero Cornelius e la Professoressa McGranitt. “Vieni” disse Cornelius e, insieme a Rosmerta e la Professoressa McGranitt, entrò dentro al Pub. Hermione e Ron si guardarono e, videro che, sia Clarice, che Artemisia, erano già sparite; poi, guardarono sulla neve e videro le loro impronte che si dirigevano verso il Pub; Hermione e Ron, quindi, le seguirono, ma, appena entrarono, una delle teste penzolanti, disse loro: “Ehi, oggi i maghi minorenni non entrano”. “E chiudi quella dannata porta !” replicò aggiungendo l’altra testa penzolante. “Che scortesia !” disse Hermione e, i due, non dovettero che aspettare la loro amica di fuori.

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Capitolo 23
*** La Mappa del Malandrino - Parte IV ***


Clarice ed Artemisia, stando sotto al Mantello dell’Invisibilità,  seguirono i tre fino in cima alla scale e dentro una delle camere da letto e, mentre si avvicinarono, sentirono dire da Rosmerta: “Nessuno verrà più al Pub, se ha paura di essere spaventato a morte”. “Il Professor Silente non vuole Dissennatori in giro: te lo garantisco” disse la Professoressa McGranitt, mentre Clarice apriva la porta e si spostò appena in tempo, prima che Rosmerta la chiudesse; poi, voltandosi verso gli altri, aggiunse dicendo: “Allora, ditemi che cosa è questa storia”. “Ecco: molti anni fa, quando i genitori di Clarice capirono di essere segnati, ti ricordi, si nascosero; pochi sapevano dove fossero: uno di questi, era Sirius Black e lui lo disse a Tu – Sai – Chi !”. “Quella notte, non solo Black condusse Tu – Sai – Chi dai Piton, ma uccise anche un loro amico: Peter Minus” aggiunse dicendo Cornelius. “Peter Minus ?!” disse stupita Rosmerta. “Sì, era un ragazzino amorfo, sempre alle costole di Sirius Black” spiegò Rosmerta. “Me lo ricordo: non perdeva mai di vista James e Sirius ed aveva sempre molta paura di Severus” disse Rosmerta; poi, aggiunse chiedendo: “ Cosa è successo ?”. “Peter Minus tentò di avvertire i Piton e ci sarebbe riuscito, se non avesse incontrato un vecchio amico: Sirius Black” rispose la Professoressa McGranitt. “Black era malvagio: lui non uccise Peter Minus; lo distrusse…un dito; rimase solo questo: un dito; nient’altro” spiegò Cornelius. “Sì: Sirius Black, magari, non ha messo le mani su i Piton, ma è il motivo per cui è morta Lily ed ha rovinato la vita a Severus” disse la Professoressa McGranitt. “E, ora, vuol finire quello che ha iniziato” aggiunse dicendo Cornelius. “Non ci credo” disse stupita Rosmerta. “Ma non è questo, il peggio” disse Cornelius. “Cosa può esserci di peggio ?!” domandò stupita Rosmerta. “Sirius Black era, e rimane tuttora, il padrino di Clarice Piton” rispose la Professoressa McGranitt. Clarice rimase a bocca aperta; poi, avendone sentite abbastanza, corse verso la porta e lì aprì di sbando, correndo anche fuori dal Pub.

Artemisia, non riuscendo a stare al passo con la sua padroncina, sfortunatamente rimase fuori dal Mantello dell’Invisibilità e, i tre che erano nella stanza, la videro: “Quello che roba è ?” chiese Rosmerta. “E’ il furetto di mio figlio e, se è qui, vuol dire che c’era anche Clarice” rispose la Professoressa McGranitt, alzandosi ed andando dal camino. “Clarice era qui ?! Allora, deve aver ascoltato la nostra conversazione” disse stupito Cornelius. “Già e, il guaio, è che ora sa che Sirius Black è il suo padrino” disse la Professoressa McGranitt; poi, rivolta al camino, disse: “Severus ! Severus ! Affacciati, un attimo: è una cosa urgente” e, la faccia di Severus comparì tra le fiamme; poi, domandò: “Spero che sia veramente urgente, madre: ho da preparare la lezione, per la prossima classe”. “Qui, ho con me un membro della famiglia” rispose la Professoressa McGranitt e, dopo aver preso Artemisia per il coppetto, la mostrò a lui ed aggiunse dicendo: “ Questo furetto ti è familiare ?”. “Non so che cosa ci faccia, lì, Artemisia, ma io le avevo detto di seguire Clarice e far sì che non uscisse dal Castello…Madre, per caso, e dico per caso, Clarice è lì ?” chiese Severus. “Era qui pochi minuti fa e, vuoi sapere una cosa: era sotto al suo Mantello dell’Invisibilità” rispose la Professoressa McGranitt, continuando a tenere Artemisia per il coppetto. “Eppure le avevo detto che non doveva utilizzarlo, ma, con lei, è come se parlassi al vento” disse Severus. “Sapevi che aveva con se il Mantello dell’Invisibilità ?! Ma potevi toglierglielo, invece, di lasciarglielo” replicò stupita la Professoressa McGranitt. “Avevo fiducia in Clarice, visto che, ormai, è in un’età matura ma, a quanto pare, si comporta ancora come una bambina” disse Severus. “Potresti venire qui ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Visto come si sono messe le cose, vedrò di arrivare il più presto possibile; tu, intanto, tieni a bada Artemisia” rispose Severus e, dopo che la sua faccia scompari, le fiamme si spensero. “Minerva, e ora che facciamo con la giovane Piton ? Potrebbe trovarsi ovunque” chiese Cornelius. “Forse, c’è un modo per sapere dove si trova” rispose la Professoressa McGranitt e, guardando Artemisia, aggiunse dicendo: “Mentre aspettiamo il tuo padrone, puoi renderti utile: vai di sotto e cerca Clarice” e la mise a terra. Rosmerta, allora, aprì la porta ed il furetto, dopo essere uscito dalla stanza, corse di giù.

Proprio in quel momento, nel camino comparirono delle fiamme esse e, da esse, uscì Severus, il quale domandò: “Allora, dove sono gli altri due pestiferi membri della mia famiglia ?”. “Una l’ho appena mandata giù a cercare l’altra” rispose la Professoressa McGranitt; Severus, allora, senza dire nient’altro, andò, anche lui, giù e, appena scese al piano terra del Pub, vide Artemisia: “Quando ritorneremo ad Hogwarts, io e te faremo due chiacchiere; ora, dobbiamo trovare Clarice”. “Ron, guarda” disse Hermione, indicando delle impronte sulla neve, mentre se ne stava seduta, con Ron, su di una panchina. “Non ci sono quattro impronte come prima” disse Ron. “Vuol dire che c’è solo Clarice; Artemisia deve essere rimasta dentro” disse Hermione. Le impronte, ovvero Clarice, passarono anche in mezzo ad un coro che stava cantando, facendolo cadere un po’ a destra ed un po’ a sinistra. “Coraggio: seguiamola” disse Hermione e, dopo che lei e Ron, si furono alzati in piedi, corsero a dietro a Clarice e, mentre passavano in mezzo alle persone del coro che erano ancora a terra, Hermione disse: “Scusate; permesso; permesso; ci scusi”. “Buon Natale” disse Ron e seguirono la loro amica. Proprio in quel momento, dal Pub uscirono Artemisia e Severus e, quest’ultimo, voltò lo sguardo verso le persone del coro ancora a terra e, in lontananza, vide Hermione e Ron, correre verso la Foresta Proibita: “Vieni, Artemisia” disse Severus e, corse, seguito da Artemisia, verso la direzione dei ragazzi e, mentre passò in mezzo al corro, alcune persone ricaddero a terra, al suo passaggio; quindi, Severus disse: “Scusatemi”. “Ma che modi” disse una di queste persone.

Hermione e Ron camminarono, un po’, per la Foresta; seguirono le impronte e, videro, che finirono davanti ad una pietra e, sentirono anche piangere; quindi, Hermione, prima che Ron la potesse fermare, si avvicinò a lei e, dopo essersi inginocchiata, lentamente allungò la mano destra e sfilò il Mantello dell’Invisibilità da sopra Clarice, per poi metterlo per terra. Anche Ron si avvicinò lentamente alle due amiche. Clarice continuava a piangere; quindi, Hermione le chiese: “Clarice, che cosa è successo ?”. “Era loro amico e li ha traditi; era loro amico !” gridò Clarice, smettendo di piangere. Nella Foresta, calò il silenzio più totale; finché, non si sentirono dei passi; quindi, Hermione e Ron voltarono lo sguardo, proprio quando arrivarono Severus ed Artemisia: “Oh, oh” disse Ron. Severus si avvicinò, con Artemisia, lentamente ai tre ragazzi; poi, vedendo che le lacrime stavano rigando il viso di sua figlia, le domandò: “Piccola mia, perché stai piangendo ?”. “Spero che Sirius Black mi trovi, perché quando lo farà, io sarò pronta; quando lo farà, io lo ucciderò, Black !” replicò arrabbiata Clarice. “Ma di che cosa stai parlando, Clarice ?! Tu non farai un bel niente, con quel Black !” replicò Severus. “Ah, no ?! Bé, allora, ti devi essere dimenticato, che Sirius Black è l’altro mio padrino” replicò Clarice, alzandosi in piedi. Hermione e Ron rimasero a bocca aperta, dopo aver sentito ciò; quindi, guardarono Severus, in cerca di più spiegazioni; ma, il Professore di Pozioni, disse: “Ritorniamo ad Hogwarts: visto che mi hai disubbidito, ti aspetta una bella punizione; andiamo !” e si incamminò, ma Clarice non si mosse; quindi, Severus si fermò ed andando da Clarice, la prese, con forza, per il braccio e, mentre la trascinava fuori dalla Foresta, seguiti da Ron, Hermione ed Artemisia, replicò arrabbiato: “Ti avevo detto di rimanere nel castello, ma, tu, non mi ascolti mai ! Qua fuori c’è un uomo che ti sta cercando e, che se ti trova, ti ammazza ! Ma tu, queste cose, non le vuoi affatto capire ! Da oggi stesso, fino alla fine della scuola, ti aspetta una bella serie di punizioni, che non dimenticherai tanto facilmente” e Ron ed Hermione si guardarono preoccupati negli occhi.

Il resto della giornata, trascorse con Clarice che dovette rimettere a posto ogni singola pozione in ordine alfabetico; pulire calderoni e fare, alla perfezione, una pozione alquanto difficile. Era quasi ora di cena e Clarice stava finendo di pulire un calderone, quando Severus entrò nell’Aula di Pozioni e, senza guardarla, le disse: “Stasera, cenerai qui con me” ed andò in camera sua. Clarice pulì, ancora un po’, il calderone; poi, in un gesto di rabbia, gettò lo straccio da una parte ed incrociò le braccia; poi, Severus ritornò nell’aula e, vedendo che la figlia non stava continuando con il suo lavoro, le disse: “E’ inutile che fai così: finché non avrai finito, non cenerai” ed andò in cucina. Clarice sbuffò, ma, visto che non aveva altra scelta, riprese in mano lo straccio e ricominciò a pulire il calderone. Poco dopo, padre e figlia erano nel tavolo della piccola cucina: “Padron Piton vuole qualcos’altro da mangiare ?” chiese Dobby. “No, grazie Dobby; ma, puoi portare il dolce” rispose Severus. “Qualunque cosa, per Padron Piton” disse Dobby ed andò a prendere il dolce, per poi ritornare dai due, con un vassoio dove, sopra, vi era un invitante dolce alla crema; dopo averlo dato a Severus, Dobby lo stava mettendo anche nel piatto di Clarice, quando Severus lo fermò, dicendogli: “No, per lei no !” e, quindi Dobby, non diede il dolce a Clarice, la quale aveva lo sguardo triste rivolto verso il basso. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus le disse: “Ti renderai conto di ciò che hai fatto oggi: non solo ti sei resa un bersaglio facile per Black, ma mi hai disubbidito. Se io ti dico di rimanere all’interno delle mura del castello, lo faccio solo per proteggerti; piccola, io non voglio perderti: ho già rischiato due anni di fila”. Clarice alzò lo sguardo verso di lui e tristemente gli disse: “Mi…mi dispiace, papà: non ti disubbidirò più; te lo prometto”. “Anche quando mi hai chiesto di uscire, io ho acconsentito, perché mi fidavo di te; ora, non so più cosa fare” disse Severus. “Scusami, allora, se non hai più fiducia in me, papà; ma, spero, che tu, in futuro, ne avrai ancora” disse Clarice. “Dipende tutto da te, piccola mia; da te e dal tuo comportamento” disse Severus. Passò altro silenzio; poi, dopo aver sospirato, Severus disse: “Dobby, ora puoi dare il dolce a mia figlia”. “Dobby fa tutto quello che gli dice Padron Piton” disse Dobby e, quindi, mise il dolce sul piatto di Clarice, la quale disse: “Grazie, Dobby”. “Non ringrazi me, Clarice Piton, ma suo padre” disse Dobby. Clarice, allora, guardò Severus, il quale le disse: “Lo faccio solo, perché, da adesso in poi, voglio massima ubbidienza da parte tua e nei miei confronti; se prometti di comportarti bene, quando sarà finito l’inverno, io e tuo zio Remus ti insegneremo ciò che gli hai chiesto poco tempo fa”. “Cioè, mi insegnerete come difendermi dai Dissennatori ?!” disse stupita Clarice. “Sì, proprio quello” rispose Severus. Sul volto di Clarice comparve un sorriso e, scendendo dalla sedia, abbracciò Severus ed entusiasta gli disse: “Grazie, grazie, papà e, per questo motivo, ti prometto che mi comporterò bene fino alla fine della scuola e, che, soprattutto, non ti disubbidirò più”. “A me interessa solamente che tu non ti metta troppo spesso nei guai” disse Severus, abbracciandola a sua volta. “Oh, non ti preoccupare: ora, ti puoi fidare di me” disse Clarice ed incrociò due dita dietro la schiena, segno che si sarebbe ancora cacciata nei guai. “Mia cara Mappa del Malandrino: in questi mesi mi sarai molto utile” disse tra se Clarice. Fred e George hanno regalato, a Clarice, la Mappa del Malandrino e Clarice, tramite essa, è riuscita ad arrivare ad Hogsmeade, ma non è stata una bella gita, perché, al Pub di Rosmerta, ha scoperto, dalla Professoressa McGranitt, che Sirius Black, non solo ha tradito i suoi genitori ed ucciso Peter Minus, ma è il suo padrino. Come si metteranno, ora, le cose per Clarice ? Ma, soprattutto, che cosa le insegneranno suo padre e suo zio Remus, per combattere contro i Dissennatori ? Per scoprirlo non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ L’INCANTO PATRONO ED IN GIRO DI NOTTE”

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Capitolo 24
*** L'Incanto Patrono ed in giro di notte - Parte I ***


L’inverno passò velocemente: la neve si sciolse del tutto ed i fiori ricominciarono a crescere nei prati. Gli studenti che erano andati a casa per le feste, ritornarono a scuola, per riprendere con gli studi e, in quanto a Clarice, bé, Severus l’ha perdonata per la sua scappatella ad Hogsmeade, riducendo la sua punizione ad una settimana, anziché fino alla fine della scuola. I corridoi brulicavano già di un sacco di studenti, mentre Clarice, Ron ed Hermione erano seduti su una panchina all’interno del giardino del castello: “Non vedo proprio l’ora di vedere quale sarà l’incantesimo che il papà e lo zio Remus mi insegneranno per fronteggiare i Dissennatori” disse entusiasta Clarice. “Sei fortunata che tuo padre non ti abbia messo in punizione fino alla fine della scuola” disse Hermione. “Ero in punizione fino alla fine della scuola ma, poi, mi ha perdonata e l’ha ridotta solo per questa settimana” spiegò Clarice. “Sì, però io non mi dimenticherò mai lo sguardo furioso che aveva, mentre trascinava Clarice fuori dalla Foresta: poteva benissimo mettere paura anche ad un Dissennatore” disse Ron.

In quel momento, davanti a loro, videro passare Malfoy che, mentre camminava, parlava con Tyger, Goyle ed altri Serpeverde: “Ve lo assicuro, non andate nelle vicinanze della Stamberga Strillante: i fantasmi esistono veramente” disse Malfoy. “Chissà come ti sarai spaventato” disse una ragazzina di Serpeverde. “Il fantasma era proprio là; davanti a me e mi fissava con questi occhi rossi come il fuoco, mentre il suo mantello bianco ondeggiava nel vento come un Dissennatore. Io lo guardavo dritto negli occhi e, poi, è scomparso” spiegò fingendo Malfoy. “Deve aver avuto sicuramente paura di te” disse la ragazzina che aveva parlato prima. “Io non ho paura di niente; nemmeno di un misero fantasma” disse Malfoy e, insieme al gruppetto, camminò all’interno del corridoio. “Malfoy è proprio uno stupido: ha creduto veramente di aver visto un fantasma” disse Ron. “Bé, se per questo, anche tu” disse Hermione. “Non è vero ! Io sapevo benissimo che si trattava di Artemisia” replicò Ron. Ad un certo punto, sentirono Malfoy gridare: “Il fantasma ! Il fantasma !” e lo videro scappare dall’altra parte del giardino. Gli altri studenti risero, nel vedere Artemisia; quindi, la ragazzina di Serpeverde, disse: “Draco, aspetta: non è un fantasma, ma solo il furetto del Professor Piton” e, insieme a Tiger, Goyle ed alcuni altri, corsero dietro a Malfoy. Clarice, Ron ed Hermione risero, mentre Artemisia, insieme a Severus, camminò verso di loro: “E, meno male, che Malfoy non aveva paura di niente” disse ridendo Ron. “Credo che Artemisia sia diventata il suo incubo peggiore” disse ridendo Clarice. “Ragazzi, ma che sta succedendo ? Come mai ho visto il Signor Malfoy, correre via, non appena ha visto Artemisia ?” domandò Severus. “Ti ricordi la mia scappatella ad Hogsmeade ? Bé, prima che tu arrivassi, Malfoy stava prendendo in giro Hermione e Ron, quando, dalla Foresta, vide Artemisia ma, visto che quest’ultima aveva il manto bianco ed era in lontananza, lui l’ha scambiata per un fantasma” spiegò Clarice. “Aver paura di un furetto: cose da matti !” disse Severus; poi, rivolto a Clarice, aggiunse dicendo: “Vieni, piccola mia: è ora di iniziare la tua lezione speciale”. “Ci vediamo più tardi, ragazzi” disse Clarice, rivolta ad Hermione e Ron e, mentre entrava dentro al castello, insieme a Severus ed Artemisia, Hermione le disse: “Mi raccomando: poi, dicci se hai fatto qualche progresso”. Mentre camminava per i corridoi della scuola, Clarice chiese: “Papà, scusa se te lo chiedo, ma questa non mi sembra la strada per andare all’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure…dove stiamo andando ?”. “Prima, voglio passare dai sotterranei: Artemisia non può venire con noi” rispose Severus. “E come mai no ?” domandò Clarice. “Lo capirai, quando inizierai con la lezione” rispose Severus.

Quindi, dopo aver lasciato Artemisia nei sotterranei, Severus e Clarice si diressero verso l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure; quando vi entrarono, l’aula, ovviamente, era vuota; quindi, Severus chiese: “Remus, ci sei ?”. “Venite pure nel mio ufficio” rispose Lupin dall’ufficio. Severus e Clarice, allora, salirono le poche scale che separavano l’aula dall’ufficio dell’insegnante e, quando vi entrarono, videro, oltre alle tantissime candele, anche tanti libri che fluttuavano in aria: “Chiudi la porta” disse Severus e Clarice chiuse la porta dietro di se; poi, mentre camminava per l’ufficio, domandò: “Come mai ci sono dei libri che fluttuano ?”. “Perché così ha deciso tuo zio Remus” rispose Severus, mentre prendeva in mano un reperto archeologico che si trovava sopra ad uno scaffale. “Quindi, uno non è obbligato a far fluttuare le candele” disse Clarice. “Bambina mia, se tutte le aule di Hogwarts fossero uguali, qui dentro ci sarebbe la monotonia totale” disse Severus, rimettendo il reperto archeologico sullo scaffale; poi, aggiunse dicendo: “Ma dove sarà Lupin ?! Non ho tempo da perdere !”. “Papà, devi avere pazienza…oh, ma è vero: tu sei uno che di pazienza ne ha poca” disse Clarice. Severus la guardò e replicò dicendo: “Fai meno la spiritosa e vedi di prepararti già per la tua lezione; hai portato la bacchetta magica, come ti avevo chiesto ?”. “Sì, certo: la porto sempre con me” disse Clarice. “La bacchetta magica è l’arma fondamentale di un mago; senza di essa, puoi già dire addio a questo mondo” spiegò Severus. “Certo che tu, le persone, le incoraggi molto” disse con tono sarcastico Clarice.

In quel momento, da sopra le scale, comparve Lupin il quale, nel vedere Severus e Clarice, disse loro: “Guarda chi c’è; i due maghi che preferisco di più: i Piton”. “Dici così, perché anche tu fai parte della nostra famiglia” disse Severus. “Lo direi ugualmente, credimi” disse Lupin; poi, aggiunse chiedendo: “Clarice, sei proprio sicura di voler andare avanti ? Questa è una magia molto avanzata; molto al di sopra del fattucchiere ordinario”. “Sicurissima” rispose Clarice. “Bene; è tutto pronto. L’incantesimo che, io e tuo padre, cercheremo di insegnarti, si chiama Incanto Patrono; ne hai mai sentito parlare ?” spiegò Lupin, mentre scendeva le scale. “Sì; papà è in grado di lanciarne uno” disse Clarice. “La cerva d’argento; lo stesso Patrono anche di tua madre” disse sorridendo Lupin. “Ora, sono proprio curioso di vedere quale sarà il tuo” disse Severus, rivolto a Clarice. “Sì, lo sono anche io” disse Lupin; poi, aggiunse spiegando: “Ma lasci che ti spieghi meglio, che cosa è il Patronus: il Patronus è una specie di forza positiva e, per il mago che ne evoca uno, funziona come schermo; il Dissennatore si nutre di esso, piuttosto che del mago ma, per fa sì che funzioni, devi concentrarti su un ricordo: non un ricordo qualsiasi, ma uno molto felice; uno di grandissima intensità. Riesci a farlo ?”. “Sì” disse Clarice. “Molto bene; ora, chiudi gli occhi; concentrati ed esplora il tuo passato” disse Lupin e Clarice chiuse gli occhi, cercando di pensare ad un ricordo felice. Pensò di quando aveva cavalcato, per la prima volta, la Nimbus 2000, regalo di suo padre; quindi, dopo aver riaperto gli occhi, Lupin le domandò: “Hai fissato un ricordo ?”. “Sì” rispose Clarice. “Lascia che ti invada; abbandonati ad esso; poi, pronuncia l’incantesimo “Expecto Patronum” spiegò Lupin. “ Expecto Patronum” ripete Clarice. “Molto bene” disse Lupin e, dopo essere andando dietro all’enorme baule, aggiunse chiedendo: “Cominciamo ?”. Clarice fece un lungo respiro; poi, rispose: “Sono pronta”. “Mi raccomando, piccola mia: tieniti molto stretto il ricordo al quale hai pensato, perché è fondamentale se vuoi lanciare il tuo Patrono” spiegò Severus. “Ok” disse semplicemente Clarice e, mentre Lupin apriva il grosso baule, tirò fuori la bacchetta magica, mettendola davanti a se. Dal baule ne uscì il Molliccio trasformato in Dissennatore; Clarice lo seguì con la bacchetta magica, le candele si spensero; poi, gridò: “ Expecto Patronum !”, ma dalla bacchetta non uscì niente; quindi, Clarice ripete: “ Expecto Patronum !”; ma, ancora, dalla bacchetta non uscì niente; quindi, Clarice ripete nuovamente: “ Expecto Patronum !”, ma niente; poi, divenne tutto nero e svenne a terra. “Lo sapevo che andava a finire così” disse Severus, dopo che Lupin ebbe fatto rientrare il Molliccio nel grosso baule. Clarice riaprì gli occhi; quindi, Severus tirò un sospiro di sollievo e Lupin l’aiutò a sedersi, dicendole: “ Ecco qua; coraggio, siediti dritta e respira forte. Tutto bene; non mi aspettavo che ci riuscissi la prima volta: sarebbe stato notevole”. “Eppure, ero sicura di aver pensato ad un ricordo molto bello” disse Clarice. “Evidentemente, non era poi così bello; i ricordi belli devono essere molto, molto potenti, se vuoi creare, con essi, il tuo Patrono” spiegò Severus. “Tieni: mangia questa; ti sentirai meglio” disse Lupin e le diede un pezzo di cioccolata; Clarice la prese in mano e, prima di mangiarla, disse: “Era un Dissennatore tremendo”. “Oh, no, no, no, no: quello, era un Molliccio, Clarice; un Molliccio. Quello vero sarebbe peggiore e di gran lunga” spiegò Lupin, mentre riaccese le candele, con un solo cenno della mano. Mentre parlava, Clarice cerò di rialzarsi in piedi, ma barcollò all’indietro e, fortunatamente, Severus la prese, prima che potesse ricadere per terra: “Attenta, piccola mia: non hai, ancora, tutte le forze”. “Tanto per curiosità: a che cosa stavi pensando ? Quale ricordo hai scelto ?” domandò Lupin. “La mia prima volta sulla scopa” rispose Clarice. “Non è intenso abbastanza; neanche lontanamente !” disse Lupin. Clarice sospirò; poi, dopo aver camminato davanti alle candele ed osservandole, disse: “Ce n’è un altro; non è felice, per l’esattezza; bé…bé, lo è; mai sentita così felice; ma è complicato”. “E’ intenso ?” chiese Severus e Clarice, guardando sia lui, che Lupin, annuì positivamente con la testa. “Allora, proviamoci un’altra volta” disse Lupin; poi, aggiunse domandando: “Ti senti pronta ?”. “Facciamolo” rispose Clarice e puntò la bacchetta magica contro il grosso baule. “Massima attenzione, questa volta, bambina mia” disse Severus e Clarice annuì con la testa, tenendo lo sguardo fisso sul baule. Lupin lo aprì e, proprio come prima, ne uscì il Molliccio trasformato in Dissennatore: “ Expecto Patronum !” gridò Clarice, ma dalla bacchetta magica non uscì nulla; quindi, Clarice gridò: “ Expecto Patronum !” e, finalmente, una forte luce uscì dalla sua bacchetta magica, colpendo in pieno il Molliccio: “Brava, piccola mia ! Continua così !” la incitò Severus; Lupin, invece, rideva per la contentezza, nel vedere che Clarice ci era finalmente riuscita. Il Molliccio non riusciva ad attaccare e, quindi, Clarice, sempre tramite il Patrono, lo rimise dentro al baule che, poi, Lupin chiuse.

“Complimenti, Clarice ! Ben fatto, piccola !” disse entusiasta Lupin. “Credo che basti così, per oggi” disse sfinita Clarice, appoggiandosi ad una colonna. “Sono molto orgoglioso di te, bambina mia: hai prodotto un eccellente Patrono” disse Severus e l’aiutò a sedersi sui gradini. “Che aspetto aveva ?” chiese Clarice. “Purtroppo, non era ancora ben definito: al momento, era solo una forte luce; ma sei stata, lo stesso, molto brava” rispose Severus e l’accarezzò sulla testa. Lupin le consegnò, poi, un altro pezzo di cioccolata: “Mangia questa: aiuta, aiuta davvero” e si sedette dall’altra parte di Clarice, la quale prese il pezzo di cioccolata. “Per tua informazione, Clarice, io credo che tu te la sia battuta alla pari con tuo padre e, questo, è tutto dire, credimi” disse Lupin. Severus lo guardò ed accennò ad un piccolo sorriso. Clarice, allora, guardò Severus e disse: “Pensavo a te, papà ed alla mamma; vedevo le vostre facce; mi stavate parlando; solo parlando. Questo, è il ricordo che ho scelto: è tra i più belli che ho”. Nella stanza calò il silenzio; poi, Clarice, che continuava a guardare suo padre, notò che i suoi occhi, dopo che ebbe spiegato il ricordo al quale aveva pensato, erano diventati lucidi, come se stesse per piangere; quindi, per non metterlo in difficoltà, si alzò in piedi e, disse, rivolta a due: “Grazie, per avermi aiutato con l’Incanto Patrono; ma, ora, farei meglio a ritornare da Hermione e Ron: mi avevano detto che volevano essere informati”. Anche Lupin e Severus si alzarono in piedi; poi, Severus disse: “ Va bene, puoi andare da loro, ma mi raccomando: non uscire…”. “…dal castello, perché saresti un bersaglio facile per Black; sì, lo so” terminò la frase Clarice, ormai sapendola a memoria. “Se ti ripeto, questa frase, un sacco di volte, è solo perché voglio che ti rimanga in testa” disse Severus. “Papà ho 13 anni; non 5” disse Clarice. “Purtroppo, piccola mia, non sapevo se, a 5 anni, le cose ti rimanevano in testa” disse sospirando Severus. “Mi dovevano rimanere, se non volevo essere punita dai Dursley” disse Clarice. “Ok, ora vai, ma ricordati che, dovrai fare pratica ancora di più, se vuoi che il tuo Patrono assuma, almeno una forma” disse Severus. “Metterò tutta me stessa, per perfezionarlo” disse Clarice e, quindi, uscì dall’ufficio. “Bé, come prima lezione, non è andata male” disse Lupin. “Grazie per il complimento di prima” disse Severus. “Era tutto vero: tu hai imparato subito l’Incanto Patrono e, il tuo, è uno dei più potenti” spiegò Lupin. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Lupin aggiunse dicendo: “Prima, ho notato, ma forse è stata solo una mia impressione, che avevi gli occhi lucidi; come mai ?”. “E’ per Clarice; quando Clarice ha lanciato quel Patrono, mi ha riempito il cuore di gioia; ma, non era solo per quello: era per il ricordo, al quale aveva pensato. Anche se, molto probabilmente, Clarice si ricorda pochissimo di Lily, è come se l’avesse sempre vista” spiegò Severus. “Bé, la può vedere, quando vuole, nel ritratto che hai un camera tua” disse Lupin. “No, io intendevo che è come se l’avesse sempre vista in carne ed ossa” disse Severus.

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