Envy - The Seventh

di Joelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. Il mio amico Ale-Sandro ***
Capitolo 2: *** Tra le Stelle e i Sogni ***



Capitolo 1
*** Prologo. Il mio amico Ale-Sandro ***


Prologo

Il mio amico Ale-Sandro

Il cielo era limpido e quieto, attraversato da qualche solitaria nuvola errante. Gli uccellini cinguettavano allegramente dai rami degli alberi, mentre alcune variopinte farfalle svolazzavano sfaccendate di fiore in fiore: affascinanti con le loro ali colorate, si muovevano con eleganza come dame borghesi. Ho sempre sognato di trasformarmi in una di esse: in questo modo sarei stata bellissima ed aggraziata per natura.
Fissai ipnotizzata una farfalla dalle ali blu cobalto che volteggiava nel vuoto, senza una meta precisa.
Mentre seguivo la sua danza, l'altalena sulla quale dondolavo, lentamente, si fermò. Rimasi ad osservarla per qualche minuto, in piedi sul sellino dell'altalena ormai immobile, fino a quando non scomparve nella siepe che delimitava il parco giochi. Allora mi risvegliai dal mio sogno ad occhi aperti e ricominciai a dondolare. Mio fratello maggiore, Narciso, era seduto sull'erba a pochi metri da me, intento ad intrecciare una ghirlanda di fiorellini bianchi e gialli. Mentre eseguiva quella complicata composizione, che era convinto fosse un suo "dovere", teneva le sopracciglia corrucciate in un'espressione concentrata, e i capelli biondo scuro gli ricadevano sugli occhi cerulei, ma il ragazzino non vi faceva caso. Quel pomeriggio nostra madre aveva preso l'inaspettata decisione di accompagnarci al parco giochi, tuttavia dopo cinque minuti passati nel tentativo di giocare con noi, si era eclissata dietro una rivista di wrestling, seduta su una panchina all'ombra di un pino.

Continuai a dondolare distrattamente, quando la voce da soprano di un bambino interruppe il mio moto regolare.
« Cosa... stai... facendo..?! » esclamò in tono sconvolto.
Mi voltai lentamente per non perdere l'equilibrio. Un bambino, circa della mia età, mi stava fissando con occhi spalancati e la bocca talmente aperta da risultare slogata.
« Dondolo, no? » risposi incerta.
« Ma... ma... » il ragazzino era allibito. Ad un tratto si riprese ed incominciò a sbraitarmi contro: « NON PUOI DONDOLARE COSÌ!! SUL SELLINO NON SI POSSONO METTERE I PIEDI, TI CI DEVI SEDERE! »
Feci per ribattere, ma il bambino mi afferrò la mano e la trasse a sé con veemenza, finché non persi l'equilibrio e gli caddi addosso. Se fossi stata una di quelle bambine che ogni giorno sognano l'arrivo del loro Principe Azzurro, avrei immaginato la mia caduta come il tuffo di una principessa tra le braccia dell'amato. Purtroppo, invece, possedevo un carattere molto realista e per me quello non fu altro che un comune capitombolo addosso ad un povero sciagurato che si comportava da pazzoide.
« Ahia! » esclamai, balzando a sedere e massaggiandomi il gomito dolorante. « Mi hai fatto male! »
« È tutta colpa tua! Stavi facendo un uso imporpio dell'altalena » replicò il bambino, guardandomi con rimprovero.
« Sai, » enfatizzai, pensierosa e colpita. « Tu parli come i grandi! »
Il bambino gonfiò il petto, orgoglioso. « Lo so ».
« Quanti anni hai? »
« Cinque » rispose compiaciuto.
« Anche io! » esclamai stupita, come se tale coincidenza fosse straordinaria. Ora che ci penso, forse non fu neanche una coincidenza. Forse era tutto programmato. « Io mi chiamo Queen, e te? »
« Io sono Alessandro Barclay, figlio del dottor Barclay » rispose con tono di superiorità. « Barclay è un cognome straniero. Si scrive B-A-R-C-L-A-Y ».
« Ale... Aletz... Alest... » tentai invano di pronunciare il suo nome, ma mi arresi. « Troppo difficile. Ti chiamerò Ale ».
« No, chiamalo Sandro » s'intromise dalle mie spalle la voce di Narciso, che giunse al mio fianco saltellando.
« Ma Ale è più corto, e anche più carino! » ribattei.
« Sorellina, non hai il minimo senso dell'estetica! Sandro è molto più meglio! »
« Este.. Estetica? » ripetei interrogativa. « Comunque è più carino Ale! »
« IO SONO ALESSANDRO BARCLAY, NON ALE, E NEMMENO SANDRO! » tuonò il nostro nuovo amico.
Non lo ascoltammo, bensì continuammo imperterriti il nostro battibecco su quale nome fosse più carino, mentre Ale si disperava per ottenere la nostra attenzione.
Quando, qualche mese dopo, incominciarono le scuole elementari, Ale ed io ci ritrovammo in classe insieme, come alle medie e alle superiori. A volte non sembrava neanche un bambino: si rifiutava di giocare con il fango, sostenendo che altrimenti si sarebbe sporcato, e teneva i suoi libri meticolosamente in ordine. Ogni volta che perdeva un oggetto, nessuno poteva muovere un muscolo prima che l'avesse ritrovato. Quando si entrava o si usciva da scuola, non era mai accompagnato dai genitori. In effetti non li avevo mai conosciuti.

Era davvero un bambino bizzarro.

 

 

 

Salve a tutti!! Allora, le qui presenti pazze spericolate e pericolose vi vogliono presentare un'opera di coppia del tutto originale (si spera). Ci auguriamo disperatamente che qualche anima pia si degni di prestarci un minimo di attenzione, perché siamo ancora alle prime armi. Questo è solo il prologo della tortura che vi aspetta, ma noi ce la metteremo tutta per alleviare le vostre sofferenze. Un grazie infinito per chi ci sosterrà!

Un enorme bacio e un abbraccio stritolacostole dalle vostre

Fra e Ila,
alias Mongospastica96 e Joelle

 

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Capitolo 2
*** Tra le Stelle e i Sogni ***



                                         Tra le stelle e i sogni




Galleggiavo in un mare di stelle, immersa nel blu profondo ed impenetrabile del cielo notturno. Gli astri mi vorticavano attorno come una giostra di luci danzanti; la luna era spettatrice del nostro gioco, e osservava mite la girandola di bagliori, mentre sorvolavo l'oceano fulgente e misterioso del viale dei miei sogni. Mi sentivo libera e leggera come le parole sfuggenti dei poeti, astratta come le illusioni effimere dei pittori. Mi sentivo euforica come una bambina alla scoperta del mondo, serena come un'anziana che ha realizzato tutti i suoi desideri e aspetta soltanto di rivedere il suo amato. La purezza di quel luogo eterno, che lo spazio e il tempo avevano dimenticato, fluiva nella mia mente e nel mio petto, rendendomi tutt'uno con la vastità dell'universo che mi avvolgeva. La pace regnava sovrana, accogliente e gentile come il cinguettio degli uccellini appena nati; il mistero ottenebrava il pensiero quieto e rilassato in quell'armonia di astri che mi accarezzava morbidamente.

 

Ma come la fugacità di una meravigliosa illusione ormai infranta, anche il mio sogno svanì come la luna oscurata da una nuvola tempestosa. Una goccia di oscurità si immerse nel mio cielo, contaminandolo di nero, come l'inchiostro che si mescola all'acqua. Delle sagome evanescenti e flebili come fili di fumo presero forma in un'immensa sala avvolta nell'ombra. Erano sei persone, due donne e quattro uomini, fasciate dal buio. Rilucevano ciascuna di colori diversi, dal rosso sangue al verde bottiglia, dal giallo sulfureo all'azzurro scuro, ma tutte erano opache, smorte, come una stella prossima a spegnersi del tutto. Stavano discutendo; inizialmente non capii le loro parole e il suono della loro voce sembrava registrato su un nastro rovinato. Lentamente però il loro timbro si fece più nitido e compresi cosa stavano dicendo.

« Quali sono le tue intenzioni riguardo Aziel, Lilith? » stava domandando la luce rosso sangue con tono sprezzante.

« Non sono ancora entrata in contatto con lei. Ho affidato il compito ai miei subordinati, perché la avvicinassero » rispose una luce violacea.

« E quando vorresti agire? Siamo sull'orlo della guerra con il Nemico » replicò la prima voce.

« Eris, è ancora troppo presto! Prima devo assicurarmi che si fidi di me ».

« Eris. Lilith. Non è il momento di discutere » intervenne una luce verde spento con timbro autoritario. « Ora la questione è se sia possibile portare Aziel dalla nostra parte prima dello scontro. La Settima è necessaria ».

« Ma ne siamo sicuri, Beleth? » chiese la sagoma arancione.

« Samael, ne abbiamo già parlato. In sei non è abbastanza » replicò quella gialla sulfurea.

« Ma perché?! Astaroth, siamo forti abbastanza! Il nostro esercito è forte abbastanza per sostenere l'attacco! »

Tutti lo ignorarono.

« Bisogna fare in fretta! » insistette Astaroth. « È giunto il momento di risvegliarla ».

« Ma che fretta c'è? » questa volta fu una luce azzurro spento a parlare, in modo lento e annoiato.

« Chi dorme non piglia pesci! »

« Astaroth ha ragione » sentenziò Beleth. « Lilith, non discutere: ormai è deciso. Il consiglio è tolto » concluse.

« Comunque » aggiunse la figura azzurra. « Qualcuno ci sta osservando ».

Le sei sagome si voltarono allarmate verso di essa.

« Cosa?! » esclamarono varie voci.

Rimasi stupita, soprattutto perché mi accorsi soltanto in quel momento di essere presente anch'io. Cosa ci faccio qui?, mi domandai confusa. Non pensai al fatto di trovarmi in un sogno e che tutto ciò non fosse reale. Ero terrorizzata dall'idea di essere scoperta, come una bambina colta in flagrante con un barattolo di marmellata tra le mani. La sala si fece sfocata, le sagome si agitavano in nuvole informi.

« È qui, in questo momento »

Mentre tutti si guardavano freneticamente attorno, la luce violacea, Lilith, si voltò nella mia direzione e mi inquadrò, fissandomi come un serpente che cattura un topolino nelle spire del suo sguardo magnetico. Il suo viso si fece più nitido e tremendamente familiare. Un sorriso, e tutto sfumò in volute di inchiostro nero come la pece.





L'immagine è tratta da Zerochan: 
http://static.zerochan.net/Yu-kichi.full.897853.jpg
Per adesso è tutto, gente!! Grazie per aver letto (non ci schifano le recensioni)! 

Fra e Ila
alias Mongospastica96 e Joelle

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