Stronger.

di Craud
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


CHAPTER 1.

-Ancora cinque minuti, mamma!
-Non sono tua madre, idiota! Sono Deborah! Capito? D-E-B-O-R-A-H !
-In ogni caso, vai via!
- Vuoi che ti butti un secchio d’acqua addosso per svegliarti?
- Allontanati all’istante da questa stanza!
Mi lasciai di nuovo avvolgere da quel piacevole tepore che senti quando ti svegli, ma scopri che è ancora presto, e ti riaddormenti. Per fortuna nella camera regnò il silenzio, ma non finì nemmeno di formulare il pensiero che un senso di freddo m’invase e spaccò in minuscoli pezzettini il delizioso senso di calduccio che insisteva a farmi riprendere il sonno interrotto. Quella stronza! Mi versò acqua gelida -sicuramente intenzionalmente- sulla testa, bagnandomi tutti i preziosi capelli usciti freschi freschi dal parrucchiere della sera precedente. Mi venne la pelle d’oca e mi presi il disturbo di aprire gli occhi. Lei era seduta vicino al letto con un bicchiere mezzo pieno in una mano e un sorriso compiaciuto sul viso.
-Ora sei pronta a svegliarti, principessina ?
-Oh, ma va’ al diavolo!
Mi alzai a fatica dal letto, cercando di mettere a fuoco ciò che mi circondava.
Ero nella mia favolosa cameretta.  La mia cameretta azzurra. Non ho mai visto una cameretta più piccola di questa, ma sono io che l’ho voluta così; non mi piacciono gli spazi chilometrici, dove non sai nemmeno più dove ti trovi, qui, invece, ho tutto il necessario a portata di mano. Non ho molti oggetti personali, così tutto è più semplice.
 -Heiiii! Ci sei Shary ? Yuuu! Ti sei incantata?
-Oh, scusa. Stavo pensando.
-E ti pareva che tu non pensassi sempre ! Ora, forza, alzati, lavati, vestiti e scendi a fare colazione.
-Perché mi hai svegliato così presto?! Stavo sognando. E TU HAI INTERROTTO IL MIO FAVOLOSO SOGNO!
- Mm… fammi indovinare! Il giovane Harry Styles che ti chiedeva di uscire?
-Si! … Ehi aspetta… ma come fai a sapere di Harry?
-Ahahah… non dovresti lasciare il tuo cellulare incustodito! Potrebbe finire in mani sbagliate! – disse lei prendendo qualcosa da sopra la scrivania e lanciandomelo sul ventre: IL MIO TELEFONO!
-Oh! Te la farò pagare Deborah! Sei una stupida! Perché per una volta non ti fai i brutti fattacci tuoi?!
-Ehi! Chi ti ha insegnato certe espressioni?!
-Tua madre!
-Mia madre è anche tua madre, e poi, portale rispetto, brutta ingrata che non sei altro!
-Oh, ma…
-Nonono, signorina… ora vai a fare tutto quello che ti ho detto e poi protesti.
Non ebbi il tempo di replicare che lei uscì e chiuse la porta.
-Idiota… - sussurrai
Ecco come incominciava una mattina di Domenica a casa mia. Litigi e urla. Ovviamente non siamo una di quelle famiglie in crisi, ci vogliamo bene. Nel profondo. Molto nel profondo.
Quella era Deborah, mia “sorella” maggiore. È il tipo di ragazza decisa e che sa affrontare tutto con leggerezza e tranquillità, in apparenza, però. In realtà è una tenerona che ha una scatola dei segreti e si ciuccia ancora il pollice la notte.
Non sapendo che fare, detti ascolto a Debby “la cattiva matrigna” (soprannome che le ho dato a sei anni. Vedevo in lei una sorta di cattiva madre crudele, come quelle che si vedono nei cartoni.
Ne vado molto fiera).
Scesi giù che ero lavata e vestita – e direi anche asciugata –, ma mia madre non mi accolse con lo stesso buonumore che io avevo ritrovato.
-Shary! Finalmente ti sei svegliata!!
-Ma perché? Che motivo c’è  di svegliarmi alle otto del mattino? -replicai io con tono rimproverante.
-Tesoro mio … primo, non sono le otto, ma le dieci e mezza. Secondo, hai preparato la valigia, ieri?
-Spiegami mamma, perché avrei dovuto preparare la valigia?
-Santo cielo! Tra circa due ore dobbiamo partire, e tu ancora non sei pronta? -
Devo essermi drogata nel sonno ieri.
Com’è che non ricordo?
Osservo mia madre, Marge, tutta presa a correre da una stanza ad un’altra sempre con cose diverse tra le mani. Ecco che tiene in mano un frullatore e me lo porge (direi di più che me lo lancia direttamente addosso) dicendo: -Mettilo nel borsone blu sulla sedia! – Ne ho abbastanza. Poso l’oggetto e mi rivolgo a lei: - MAMMA! Ora calmati e dimmi cosa succede! A cosa ci serve un frullatore?-
-Non mi piacciono i frullati pieni di quelle schifezze che fanno a New York, preferisco prepararmeli in casa! – risponde lei. –New York? – sono sbalordita. – Partiamo per New York? E NON ME LO AVETE DETTO? –
-Cara, andiamo lì per il matrimonio di Suzanne e Paul! Certo che hai preso proprio di tuo padre! –
Oddio, no. Ti prego fa’ che sia solo un sogno.



“Era una sera come le altre, lui era sempre stato un ragazzo dai tanti assi nella manica, ma mai come quella sera, l’aveva stupita di più.
Il calar del sole aveva appena determinato la fine di quella giornata per la ragazza, ma in realtà quell’ingenuo ragazzo aspettava solo il momento giusto per la soppressione della più totale monotonia, che si sarebbe sostituita al piacere più assoluto.
Ed ecco che il momento di sorprendere era arrivato. Erano come due soli che s’illuminavano a vicenda. Solo un dettaglio li faceva distinguere, dava alla luce il più bel sentimento che esista sulla faccia della terra: il loro amore.
I loro occhi si incrociarono, sembravano ripetute battute di uno show comico che faceva ridere i loro cuori. Loro erano un misto decrescente di odio e aumentarsi della gioia, si vedeva. Quando le loro labbra smisero di essere solitarie e si fecero compagnia, una strana sensazione li persuadeva dallo smettere di quella fantastica magia avvenuta. Come due magici si erano uniti.
Erano infiniti.
Poi lei si svegliò e smise di sognare.





 

-Spazio Autrice-


Buonsalve a tutti (?)
Voglio puntualizzare che questa è la mia prima FF.
Sono inesperta e non so davvero come si fa a scrivere una storia.
So che è un capitolo corto, ma è un introduzione ai tanti fatti che 
succederanno in seguito è.è 
Quella in foto è la mia Sharon, di cui posterò una foto in ogni capitolo.
Si accettano critiche!
Grazie di tutto, spero vi piaccia. 

#muchlove

-Craud

 

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


                                                   CHAPTER 2.

Suzanne e Paul sono i nostri cugini americani. Per lo meno Suzanne, Paul è il suo fidanzato da non so quanti secoli. Però lui vuole che lo chiamiamo cugino, così si sente più a suo agio nel nostro «Impareggiabile nucleo familiare» come dice sempre lui. Rivoltante.
Non riesco a capire come mai decidono di sposarsi proprio adesso. Stanno insieme da quando ho memoria e non hanno mai parlato di matrimonio. Tanto meno un matrimonio a New York.
Suze ha sempre odiato i voli lowcoast. Afferma che siano per i barboni, ecco perché in questo momento mi trovo su una bellissima poltrona di pelle bianca col sedile che si abbassa fino a terra … in prima classe.
La destinazione è Manhattan; non ci sono mai stata, essendo inglese, ma ho sempre sognato di viverci. Il fatto è che sono letteralmente incazzata perché non mi hanno detto niente! Però cerco di pensare ai lati positivi: relax.
Mi rifarò queste due settimane di soggiorno nelle stanze degli ospiti della villa. Sarà una delle vacanze più belle della mia vita, me lo sento.
Stranamente questo lo penso solo adesso. Però devo ammettere che mi ha sempre affascinata …
Dove potresti mai trovare una ragazza di 27 anni che è già plurimilionaria?
L’ho saputo solo recentemente, e con recentemente intendo 3 minuti fa, quando ho visto la sua reggia da milioni di dollari in foto.
Perché nascondermi un dettaglio tanto importante?! Mia madre dice che non pensava che era doveroso farmi sapere questo. È molto indifferente verso queste situazioni.
Hanno detto che non è suo il denaro, l’ha ereditato qualche mesetto fa dal nonno. 
Non so come abbia fatto a non accorgermi del salto di qualità dei regali di zia Suze...
Chi è che non si accorge che qualcosa non va quando i precedenti Natale ricevi un maglione spelacchiato e quello dopo un foulard di Hermes?
Mentre aspetto che le 11 ore di aereo passino, chiamo il numero del mio operatore telefonico e attivo la promozione per parlare dall’estero senza spendere un capitale. Glielo avevo promesso a Katherin, non posso deluderla.
Katy è la mia migliore amica. Dico migliore amica solo perché è l’unica ragazza del quinto anno che mi sopporti. O meglio, è l’unica ragazza che non si sia aggiunta alla massa di troie della mia scuola. Non sono quel tipo di ragazze che non ha amiche, certo che no, ma le persone a cui sono più legata sono maschi. Cinque bellissimi ragazzuoli, per l’esattezza, tutti quanti miei migliori amici fin dal primo anno di liceo.
Purtroppo (la sfortuna non mi abbandona), i miei carissimi cinque amici, si sono separati dalla sottoscritta circa due mesi fa. Il motivo era che dovevano partire per il college, essendo un anno più grandi di me. Ci sono rimasta davvero male quando mi hanno confermato la cosa, ma in fondo ho pensato ‘se ami qualcuno, lascialo andare’, così mi sono ritrovata ad affrontare il quinto anno di liceo da sola, senza i miei cinque coglionazzi che rompevano ogni giorno. Mi mancano da morire, non so davvero dove ho trovato la forza di andare avanti dopo che sono partiti. Per fortuna c’è il viaggio a distrarmi.
Ho il bisogno di amici maschi, le ragazze davvero non le sopporto. Hanno la mentalità di un criceto con un QI indubbiamente basso. Anche io sono una ragazza, ma purtroppo non mi ci vedo proprio associata a quei gruppetti di femminucce che si vestono e si truccano con il terreno al posto del fondo tinta.
Ad un certo punto,  vengo risvegliata per colpa della voce del comandante che informa i passeggeri che siamo atterrati. Malgrado la mia volontà, vengo costretta da mia madre ad alzarmi da quella poltrona estremamente comoda.
Prendo il piccolo bagaglio a mano che ho riposto nel piano superiore e faccio per uscire dall’aereo.
Poi mi blocco.
Non può essere…
-LOU!- corro come il vento lasciando cadere il bagaglio a terra.
-Chi cazz…SHARON!- un ragazzo dal sorriso mozzafiato e capelli chiari spalanca le braccia e mi stringe a sé.
-Non ci credo. Cazzo quanto mi sei mancata…- continua lui. Non accenno ad una risposta per il semplice fatto che vorrei stare tra quelle braccia per sempre. Mi vengono le lacrime agli occhi quasi quasi.
Tutto questo è successo sotto gli sguardi infastiditi dei passeggeri…e di mia madre.
E poi eccola spuntare davanti a noi, con un sorriso a 32293 denti. A quel punto mollo la presa.
-Louis! Teeesoro! Da quanto tempo, come sei cresciuto, come sta Johannah?- interviene lei con domande imbarazzanti.
-Salve Lory, penso sia meglio scendere dall’aereo e rispondere alle tue domande davanti un bel caffè. – sorride nuovamente, prendendo la borsa dallo scomparto superiore e dirigendosi verso l’uscita, poi aggiunge: - Vieni qui bella, scendiamo che ti devo parlare.- prendendomi la mano e uscendo.
Percorriamo velocemente la rampa e usciamo dall’aeroporto in fretta e furia.
-Sharon, io vado a casa di zia Suze, ci vediamo lì, ecco l’indirizzo. Stai attenta alle auto che qui corrono come matti! TAAAAAAAAAAXI!-grida prima di infilarsi in una tipica auto gialla, porgendomi un foglio.
-Mamma, ho 18 anni!- ribatto io, guardando storto Lou che ride come un matto.
Lei mi porge un foglio con scritto ‘924 Madison Avenue, 10021 New York’
Dopo aver atteso che mia madre se ne fosse andata, chiesi al ragazzo:-Aaallora mio prode cavaliere, dove si va?-. Senza aspettare risposta gli sorrido e prendendolo per il polso lo trascino in un taxi giallo (a proposito, quanto li adoro!) e dico al tassista di fermarci adiacenti alla via pedonale più vicina.

-Allora, che ci fai qui nella Big Apple?- mi chiede Tommo mentre sorseggia lo Starbucks.
-Bhè, devo partecipare al matrimonio di mia zia Suzanne. Ma piuttosto, voglio sapere tu che ci fai qui!-
-Sai, dopo averti lasciato nelle grinfie della Jack Dalton High School, io e i ragazzi abbiamo deciso di frequentare la stessa università per non separarci. Quindi ci siamo iscritti alla London University. Il fatto è che i miei genitori hanno, beh come dire… divorziato- lo dice con un tono infastidito –e io ho dovuto seguire mio padre qui per motivi finanziari, dato che vuole prendermi a lavorare con lui appena terminati i corsi.-
-Oddio Louis, mi dispiace un casino… Ma il tuo sogno non era un altro?- lo interrompo io.
-Beh, Shary, sai come succede, viene prima la famiglia, c’è crisi, meglio puntare su un lavoro sicuro che su una stupida carriera da artista.-
-LOUIS! Cazzo, non dire così… fare il cantante non è “stupido”- ribatto io facendo il segno delle virgolette con le dita. –
Mi sa che il ragazzo ha bevuto qualcosa di avvelenato.
Quando era al liceo gli brillavano gli occhi quando parlava della sua futura carriera da cantante, diceva che voleva studiare. Diventare qualcuno.
Ne parlava come se stesse parlando di un rubino da milioni di sterline, un diamante puro. E forse era proprio questo per Lou il canto: un diamante prezioso.
Durante il tempo passato insieme non c’era una volta che non nominassimo il termine ‘cantare’, lui era davvero fissato, completamente trascinato da quell’arte così semplice, dove la tua voce era l’unico pennello da usare per dipingere un’opera perfetta.
Queste erano parole sue, parole di Louis Tomlinson.
Era bravo. Eccome se lo era, ce l’aveva in corpo.
Un giorno di due anni fa, mi scrisse anche una canzone.
Questo ragazzo lo sposerei se non fosse il mio migliore amico! beh, ma ci vogliamo troppo bene per permettere di far nascere qualcosa tra di noi. I fratelli mica si sposano?

Era una sera di novembre.

Eravamo tutti riuniti, sulla spiaggia.
Che posto strano per incontrarsi d’inverno, vero? Beh, effettivamente si. Ma noi siamo sempre stati un po’ strani.
Niall aveva la chitarra in mano, ci deliziava con le sue melodie, faceva in modo che i nostri cuori si unissero con strascichi di note che rincorrevano le nostre anime.
Iniziammo a cantare una canzone.
Mentre io stonavo le note di Your Song di Elton John, Louis ci interruppe dicendo che voleva la chitarra di Niall.
La prese e iniziò a suonare pronunciando le parole che furono le più dolci che le mie orecchie avrebbero percepito per tutta la vita.

‘Your hand fits in mine

like it's made just for me
But bear this in mind
it was meant to be
And I'm joining up the dots
with the freckles on your cheeks
and it all makes sense to me
I know you've never loved
the crinkles by your eyes
when you smile, you've never loved
your stomach or your thighs
the dimples in your back
at the bottom of your spine
But I'll love them endlessly’.


Dopo aver cantato quei versi così affettuosi, disse che erano per me.

Rimasi di stucco. Quella poesia era dedicata alla sottoscritta.
Niente e nessuno tolse a Lou quell’abbraccio che, giuro, fu il più sincero della mia vita.



-Spazio Autrice-

Good morning, people!
Finalmente è comparso il mio LOOOOU.
Ecco il secondo capitolo che fa leggermente cagare. 
Nelle recensioni siate sincere! Vi prego, non ho nulla da perdere 
se mi dite: 'Ritirati', 'Ti vorrei lapidare per quello che hai scritto' oppure 
'La tua ff è una cagata di cane'. 
Non mi offendo, don't worry ;)
Inoltre volevo precisare che questo è un capitolo di passaggio, volevo mettere
in chiaro solo alcune cose!
Voglio ringraziare le 3 persone che hanno recensito a sole 12 ore dalla pubblicazione
del primo capitolo c: Tra cui: 

Mrs Hazza1306

Imadirectioner_

titta_1D
 

Bene, questo non è il mio discorso dell'Oscar quindi smetto di dire cazzate!l
Grazie anche alle 5 persone che preferiscono la storia e alle 2 che la seguono.

Ho scritto il testo sulle parole di 'Moments'

-Craud

 
 

My Twittah.

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