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Lista capitoli: Capitolo 1: *** La sfida *** Capitolo 2: *** Shopping *** Capitolo 3: *** La festa *** Capitolo 4: *** Karaoke e nuove scoperte *** Capitolo 5: *** Svenimenti, altre nuove scoperte e una nuova cotta! *** Capitolo 6: *** Uscite e luccichii *** Capitolo 7: *** Scuse inaspettate e baci accidentali *** Capitolo 8: *** Gite scolastiche ed evocazioni *** Capitolo 9: *** Tremendamente testarda ed estremamente orgogliosa *** Capitolo 10: *** Il segreto di Nihal, Soana e Kyra *** Capitolo 11: *** La vendetta di Erin *** Capitolo 12: *** Trasferimenti contro la legge *** Capitolo 13: *** La vendetta del Sindaco e il Tatuaggio *** Capitolo 14: *** La festa della donna e l'Angelo Nero *** Capitolo 15: *** Il passato dell'Angelo Nero e il Complotto *** Capitolo 16: *** La stanza degli specchi *** Capitolo 17: *** La tragica festa del novilunio *** Capitolo 18: *** Salvataggio *** Capitolo 19: *** Epilogo - Ultimissime nuove scoperte ***
Una ragazza stava seduta davanti al computer mangiando una fetta di pane
bianco
Una ragazza
stava seduta davanti al computer mangiando una fetta di pane bianco.
“Hai ricevuto
un trillo da Kyra.” Sbuffò.
- Ciao Kyra. –
La ragazza salutò colei che l’aveva distolta dalla sua musica.
- Videl! Come
stai?? -
- Bene… tu? –
Non aveva voglia di parlare con Kyra, ma la buona educazione che sua madre le
aveva insegnato, aveva sempre il sopravvento.
- Non c’è male.
Beh, ora vado. Ciao Videl! -
- Ciao Kyra. –
A stento si trattiene dallo scoppiare a ridere. Kyra aveva sempre quel qualcosa
che faceva ridere Videl. Ma quel giorno non aveva voglia di parlare con
nessuno. Decise di uscire.
Spense il
computer e si trascinò fuori dalla sua camera. Scese lentamente le scale e
oltrepassò la palestra dove suo padre si allenava ogni giorno. Allenava
era una parola grossa. Si muoveva, meglio. << Papà! Io esco! >>
Urlò quando vi fu davanti. La porta si spalancò di botto e Mr. Satan avvolto
nella solita vestaglia rosso scuro.
<<
Tesoro, mi raccomando, non fare tardi. >> L’uomo le scompigliò i lunghi
capelli neri con la manona.
<< Sì,
papà. Ciao. >> La giovane Videl accese l’ Mp3 e si infilò le cuffiette.
Si chiuse la
porta alle spalle e cominciò a vagare per Satan City. Passò davanti ad alcuni
negozi, quando incontrò per strada un suo compagno di scuola. Si fermò ad una
vetrina di vestiti da sera. Bah, pensò, non me lo metterò mai uno di
quei cosi maledetti. Ma il ragazzo la vide dalla vetrina. Neanche lui aveva
voglia di parlare con nessuno, ma quell’aria sconsolata di Videl gli metteva
tristezza.
<< Ciao Videl.
>> La salutò con un soffio il ragazzo, arrivandole alle spalle.
<< Gohan…
>> In qualche modo Videl aveva capito che Gohan sapeva… ma non aveva la
minima voglia di stare a ragionare sul perché.
<< Anche
tu non hai voglia di parlare con nessuno vero? >> Esordì il ragazzo
osservando il vestito su cui si era soffermata Videl.
<< Già…
come fai a saperlo? >>
<< Perché
anche io sono così oggi. Ma non dirmi che hai intenzione di comprarti quel
vestito! >> Scherzò. Sapeva che non l’avrebbe mai vista con un vestito da
sera addosso.
<<
Pensavo che mi conoscessi Gohan. Non lo metterei mai, lo sai. >> Ecco
appunto.
<< Ti
conosco molto bene Videl, infatti mi sono un po’ preoccupato vedendoti qui
davanti. >> Senza essersene accorta, aveva lasciato che la musica scorresse
nelle sue orecchie, ed era arrivata a Crazyforthis girl, una canzone che era uscita da poco. Suo
malgrado, si immaginò come la cantasse Gohan.
<< Beh,
tranquillo, non mi vedrai mai con quei cosi addosso. >> La compagnia del
ragazzo non era poi così male. Voleva stare sola, ma Gohan era un caso
particolare.
<<
Sicura? >> Ho un’idea. Pensò Gohan sorridendo tra sé e sé.
<<
Sicurissima. >> Che ha in mente adesso? Gohan nella scuola, era
abbastanza famoso per le sue idee strampalate.
<< Beh,
signorina Videl, accetterebbe una sfida? >> Gohan si voltò verso di lei.
<< Mi
dica, signor Gohan. Mi illumini, avanti. >> Scherzavano sempre dandosi
del Lei. Anche se non l’ammettevano, era un modo per dimostrare quanto fossero
uniti.
<< Bene,
la invito alla festa di questo sabato. Chi di noi si vestirà più elegante,
vincerà e il perdente pagherà da bere. Le interessa? >>
<< Non lo
sa, lei, che io non rifiuto mai una sfida? >> Un piccolo sorrisetto le
illuminò il volto.
<< Bene,
allora ti passo a prendere sabato alle 9 precise. Mi raccomando, fatti trovare
pronta, okay? >>
<<
Perfetto. A sabato. >> Si strinsero la mano e poi lui se ne andò. Si
sarebbe divertito alla festa di sabato, con Videl vestita da ragazza.
Videl, intanto,
era tornata ad osservare quel vestito, quando un pensiero le balenò in mente. Oh no! Quello me la pagherà cara… Si era ricordata solo in quel momento, che
per la festa erano previsti vestiti da sera. E si era appena promessa di non
indossare mai uno di quei cosi.
<< Gohan!
>> Provò ad urlare, ma il ragazzo era sparito dalla sua visuale. <<
Me***! >> Tornò a casa e si mise a frugare nel baule che teneva in
soffitta. Non usava mai la roba che aveva là dentro, perché era della madre
defunta da qualche anno, ma erano tutte cose da sera e non poteva non usarne
una. Altrimenti avrebbe dovuto spendere una cifra enorme per un vestito
abbastanza elegante.
Frugò, e frugò
ancora, quando vide un luccichio dal fondo del baule. Infilò la mano dentro ed
estrasse il vestito. Era blu notte, con una spallina sola e lungo fino al
pavimento. Aveva due giorni per prepararsi. Poi, il giorno della vergogna.
Si appoggiò il
vestito luccicante sul petto e se lo osservò. Non le stava male, ma non
l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
Non aveva delle
scarpe abbinate però! Decise di chiamare Kyra.
Prese il
cellulare ultimo modello dalla tasca e compose il numero dell’amica.
<< Kyra?
Sono Videl. Ho bisogno del tuo aiuto. >> Mormorò sotto voce. Se solo suo
padre avesse sentito che chiedeva aiuto, le avrebbe fatto una sfuriata e, poi,
si sarebbe proposto lui come salvatore. E, diciamocelo, non era il caso.
<< Dimmi
Videl. >> Rispose la voce metallica di Kyra dall’altra parte
dell’apparecchio attaccato all’orecchio di Videl.
<< Senti…
sai la festa di sabato? Ecco, Gohan mi ha invitata… >>
<< Oh!!!
Che bella coppia! E io che pensavo che saresti rimasta zitella per tutta la
vita! >> Gongolò Kyra.
<<
AAAHHH!!! Ma che hai capito??? È una sfida! Chi è più elegante. Chi perde paga
da bere. Non c’è niente di sentimentale, credimi. >> La sua amica era una
delle ragazze più pettegole della scuola. Ma era anche l’unica che le
somigliasse anche solo un poco. Per farla stare zitta, bastava dire: “Non dirlo
a nessuno.” E lei diventava più muta di una tomba.
<< Oh… mi
dispiace. >> Il tono era visibilmente deluso.
<< Senti.
Ho bisogno di te, perché mi servono delle scarpe. Puoi venire da me sabato
mattina? >> Almeno avrebbero avuto tutto il giorno per prepararsi.
<< Va
bene Videl, ci vediamo sabato mattina alle 8. va bene? >>
<<
Perfetto. Grazie a sabato! >> Fece appena in tempo a chiudere la
chiamata, che suo padre irruppe nella camera. Cioè, non proprio, perché Videl
aveva imparato a mettere il chiavistello. Suo padre era un vero impiccione.
<< Cos’è
perfetto? E perché hai questo coso? Fammi entrare Videl! >> Sbraitò
l’uomo, cercando di infilare la testa nello stretto scompartimento per vedere
cosa stesse combinando la figlia.
<< Papà!
Non si bussa più??? >> Urlò Videl. In fretta e furia nascose il baule
sotto al letto e il vestito sotto le lenzuola. Andò ad aprire il chiavistello e
suo padre si sporse in avanti, cadendo ai predi della figlia.
<< In
casa mia posso entrare dove voglio e quando voglio, mettitelo bene in testa
Videl. Togli quel coso dalla porta. >> Sbottò Mr. Satan rimettendosi in
piedi e appoggiando le mani sui fianchi.
<< Sì
papà. >> Rispose Videl, alzando gli occhi al cielo. Tanto, non l’avrebbe
tolto.
<< Ora
dimmi, cos’era perfetto?? >> Il padre si illuminò. Era iper-protettivo
nei confronti della figlia, che appunto non ne poteva più.
<< Sabato
vado ad una festa. E alle otto di mattina viene Kyra ad aiutarmi, mentre alle
nove di sera, Gohan mi viene a prendere. >> Appena sentito il nome di
Gohan, Mr. Satan si gonfiò tutto e disse con voce tremante dalla rabbia:
<< Tu non
andrai a quella festa. Soprattutto se verrà a prenderti un ragazzo. >>
Sbuffò.
<< Papà,
io ci vado. L’ ho promesso a Gohan. Non posso tirarmi indietro. >>
Ribatté Videl, che stava cominciando ad arrabbiarsi. Non sopportava il padre
quando faceva quelle scenate di gelosia nei suoi confronti. Che voleva? Lei era
la ragazza più forte del paese, ma non ancora come il padre. O almeno era
quello che pensava.
<< No, tu
non ci vai. Hai capito figliola?? Tu non andrai a quella festa, sono stato chiaro?
>> Stava per scoppiare. Era bordò e stava tendendo al viola scuro.
<< IO CI
VADO! Non puoi trattenermi! Non a vita. Sono una ragazza, ho il diritto di
vivere la mia vita. E poi, che vuoi? Sono la più forte del paese, nessuno può
battermi. Se anche mi facessero soffrire, io li batterei. Lo vuoi capire o
no??? >> Perse il controllo. Cominciò a tremare. Voleva urlargliene
quattro a quel padre iper-protettivo che si trovava.
<< NON CI
ANDRAI! METTITELO BENE IN TESTA, VIDEL! >> Con questo si avvicinò alla
figlia. Lei non ci vide più dalla rabbia e gli tirò un pugno sul ventre. Non lo
mosse. Mr. Satan, scoppiò in una risatina isterica. << Non riesci a farmi
male, Videl. Sono più forte di te. >> Disse con aria sicura. Videl, alzò
lentamente lo sguardo e nei suoi occhi si accese una scintilla di follia.
<< Ti
propongo una cosa. Noi ci battiamo. Se vinco io, andrò alla festa e potrò
tornare quando voglio. Se vinci tu, non ci andrò e non uscirò per una
settimana. Ci stai? >> Videl non era mai stata più sicura. Avrebbe
battuto suo padre in combattimento e volente o nolente sarebbe andata alla
festa.
<<
AHAHAHAHAHA piccola, ingenua Videl. Non puoi battermi, ma se lo desideri tanto,
va bene. Domani in giardino, va bene? >> Rise e le scompigliò i capelli
neri.
<< Va
bene. >> Lo spinse fuori dalla sua camera e cominciò ad allenarsi. Sapeva
di non aver usato tutta la sua forza. Nessuno sapeva, che lei aveva una piccola
palestra in camera sua. Le bastava premere un bottone e tutta la camera si
trasformava. Ma prima di premerlo, andò a chiudere il chiavistello.
In pochi
secondi si trovò davanti ad un sacco da boxe, regalo del padre. Beh,
qualcosa di utile l’ hai fatto. Pensò mentre cominciava a tirare pugni a
quell’affare.
Dopo un’ora,
decise di rendere le cose più interessanti. Regalo di Bulma, erano dei
robottini di metallo, che quotidianamente usava per allenarsi. Solitamente ne
faceva uscire solo una decina, e poi si annoiava. Ma quella volta, 20 robottini
uscirono da uno scompartimento nascosto nella parete. Te la farò vedere io.
Attaccò una foto di suo padre sul saccone e cominciò a dare pugni e calci,
mentre i robottini si avvicinavano. Aveva in programma di sfasciare quei robot
senza smettere di colpire il sacco.
Dopo 3 ore di
duro allenamento, era riuscita a sfasciare una 50’ina di robot. Prese un
asciugamano e se lo passò in fronte. Avrebbe battuto suo padre, il giorno dopo.
Oh sì, ce l’avrebbe fatta senz’ombra di dubbio. Sorrise tra sé. Premette di
nuovo il bottoncino e la camera tornò tale.
Si avviò con l’asciugamano sulle spalle in bagno. Aprì
l’acqua calda e, dopo essersi svestita, vi si infilò sotto. Sarebbe dovuta
andare anche dal parrucchiere prima della festa. Ma ci avrebbe pensato poi
sabato con Kyra.
Dopo cinque
soli minuti, uscì grondante d’acqua. Si attorcigliò un asciugamano attorno al
petto e rimase ad osservarsi davanti allo specchio. Doveva ammetterlo, non era
male. Non aveva mai fatto caso al suo aspetto fisico, né al suo viso.
E io che
pensavo che saresti rimasta zitella per tutta la vita! Le rimbombò nella testa quella frase che le
aveva detto Kyra. E se alla festa fosse successo qualcosa di più con Gohan??
Come avrebbe reagito?? No! Non doveva pensarci. Altrimenti le veniva il panico.
La cosa che aveva sempre pensato di fare se un ragazzo ci avesse provato con
lei, era di scaraventarlo a terra o fuori dalla finestra. Pessima cosa,
pensò in quel momento. Beh, Kyra è abituata… mi darà una mano lei. Stava
riponendo troppa fiducia in quella sua amica, ma era l’unica che la potesse
aiutare.
In conclusione,
doveva: andare dal parrucchiere con Kyra, battersi con suo padre, andare a
comprare delle scarpe, e infine andare ad una festa. Con Gohan. Quel pensiero,
la torturò tutto il giorno e quando decise di dormire, non la mollò un attimo.
Si addormentò
con l’immagine di Gohan impressa nella testa.
Premetto che non sono capace a scrivere, questa idea mi è
venuta di botto. È la prima FF che scrivo su Dragon Ball. Per favore, siate
clementi… ripeto, non so come sia venuta, ma spero comunque in commenti, sia
positivi che negativi. (Ovviamente più positivi che negativi… ^.-)
Vorrei
ringraziare chi ha recensito “Ascoltatemi”. Sono tornata quella di sempre,
scusatemi per la preoccupazione ^^. Bene, ho finito. Spero che vi piaccia.
[ In conclusione, doveva: andare dal parrucchiere con Kyra, battersi con
suo padre, andare a comprare delle scarpe, e infine a
[ In conclusione, doveva: andare dal parrucchiere con
Kyra, battersi con suo padre, andare a comprare delle scarpe, e infine andare
ad una festa. Con Gohan. Quel pensiero, la torturò tutto il giorno e quando
decise di dormire, non la mollò un attimo.
Si addormentò
con l’immagine di Gohan impressa nella testa. ]
Ovviamente il
mattino dopo si svegliò con le farfalle nello stomaco. Per la tensione. Scosse
la testa e si alzò dal letto. Si fiondò giù dalle scale e arrivò di corsa in
cucina. Aprì il frigorifero e con una mossa fulminea, afferrò del latte. Bevve
tutto il cartoccio. Si sentiva iper-attiva. Per scaricarsi, salì le scale,
afferrò il lettore Mp3, e in giardino si mise a correre. Dopo qualche istante,
con uno dei suoi soliti urli, entrò Mr. Satan con la solita tuta. Ma ne ha
altre di tute o no quello?
Videl alzò gli
occhi al cielo. Sì, suo padre ne aveva altre di tute, ma erano identiche a
quella.
<< Ti sei
preparata dei libri tesoro? >> Esordì l’uomo, allacciandosi meglio il
cordone della tuta.
<< Perché?
>> Lo sapeva perché, ma non voleva smorzare l’entusiasmo di quell’uomo.
<< Per il
periodo di reclusione in camera tua! Ahahahahahahaha! >> Per l’appunto.
La ragazza alzò di nuovo gli occhi al cielo e si mise a fare un po’ di
riscaldamento. Mr. Satan la imitò subito dopo e in qualche secondo si sentì
pronto per affrontare la figlia.
Lei si alzò e
si mise in posizione.
<< Vai
tesoro… vediamo che sai fare. >> La invitò il padre. La chiamò con una
mossa della mano e lei, senza farselo ripetere due volte, si scagliò contro di
lui. Gli rifilò un calcio da sotto al mento, che fece capire a Mr. Satan che la
figlia l’avrebbe battuto. Si rassegnò all’idea di farla vincere e si accasciò
su se stesso, tenendosi il ginocchio. Potete immaginarvi cos’avesse in mente.
Cominciò a lamentarsi, cercando di convincere la figlia che si era sentito male
per il ginocchio e non per il mento, cosa per altro vera.
<< Papà,
ho capito. Io vado alla festa, ma torno alle 2. Capito? >> Sbuffò Videl.
Chissà perché,
se l’era presa tanto a cuore quell’uscita. Non aveva voglia di pensarci. Salì
in camera un po’ imbronciata, ma subito dopo si ricordò di avere un mucchio di
cose da fare. Prese il telefono, compose il numero di Kyra e la invitò a
dormire da lei.
Videl alzò il
letto e ne tirò fuori un secondo materasso, dove avrebbe dormito lei. Sonarono
al campanello.
<< Videl!
>> Kyra la salutò saltandole addosso e baciandole la guancia.
<< Non
perdiamoci in chiacchiere, Kyra, abbiamo molte cose da fare. >>
<< Certo.
Sono venuta per questo, no?? >> Sorrise felice ed entrò in casa. Vide Mr.
Satan che si rotolava in salotto con il mento tra le mani. Pensò che fosse
meglio non disturbarlo. Salirono le scale e si trovarono in camera di Videl,
che chiuse prontamente il chiavistello, nel caso suo padre volesse andare ad
ascoltare i loro discorsi.
<<
Allora. Dimmi. A cosa ti servo? >> Esordì Kyra, posando il borsone sul
materasso. Era una bella ragazza, magra al punto giusto, con i capelli biondi
scalati e a boccoli stretti e una frangia di lato. Il suo punto forte erano gli
occhi. A volte erano grigi e alte verde acqua.
<< Beh
ecco… >> Non era abituata a chiedere aiuto.
<< Ho
capito. Vediamo cos’ hai nel guardaroba. >> Sorrise dolcemente all’amica
e le aprì l’armadio. Prese a tirare fuori maglie lunghe e larghe… pantaloncini
neri… nessuna gonna. Questo incuriosì molto Kyra.
<< Che
fai? >> Videl era preoccupata. Perché Kyra si era messa a rovistare nel
suo armadio??
<<
Tesoro, ti rifaccio l’armadio! Ma non hai una gonna?? Com’è possibile? >>
A quanto pare, quella constatazione la spiazzò. Com’era potuto succedere che la
sua migliore amica diventasse un Maschiaccio davanti a lei??? E dov’era
lei?? Dormiva?? Non le avrebbe permesso di andare oltre.
<< No…
perché? >> E che c’è? Non aveva una gonna, e allora?
<< Okay,
andiamo. Dobbiamo fare shopping. Prendi tutti i soldi che puoi e muoviamoci.
>> Ammucchiò tutta la roba che aveva trovato nell’armadio e la nascose
sotto alle lenzuola.
Videl non ebbe
neanche il tempo per replicare, che Kyra le afferrò il braccio e la tirò giù
per le scale, trascinandola in salotto come una furia.
<< Okay,
va bene! >> Sbraitò, fermandosi di colpo. Andò nella camera di suo padre,
prese tutti i soldi che aveva e se li mise in tasca.
Kyra la portò
fuori di casa in pochi secondi. Passarono davanti a moltissimi negozi, dove
puntualmente Kyra si fermava a vedere ogni sorta di vestito. Videl non ne
poteva più, quando un urlo acutissimo di Kyra la spaventò.
<< Kyra!!
>> Urlò. Le si avvicinò e le vide gli occhi, improvvisamente diventati
verdi, che brillavano di luce propria.
<< Videl!
Non ci posso credere… abbiamo trovato il negozio che fa per te!! >> Le
saltò addosso e la abbracciò.
<< Kyra,
sei pazza, mi hai fatto prendere un colpo, miseria! >> Videl la staccò da
sé e la osservò negli occhi verdi.
La bionda alzò
le spalle e si catapultò dentro al negozio, portandosi ovviamente dietro Videl.
La commessa era una donna dai lunghi capelli neri lisci come la seta e frangia
squadrata.
<< Posso
esservi utile? >> Chiese cortesemente quando Kyra le si parò davanti con
il viso tutto luminoso.
<< Sì,
volevamo vedere il reparto da ragazza. >> Rispose subito la bionda,
sorridendo e apparendole molto più luminosa.
La donna
sorrise, anche a Videl che era rimasta dietro, e le condusse attraverso una
porta.
Kyra spinse
l’amica in uno degli spogliatoi e le ordinò di non muoversi da lì e che lei le
avrebbe passato i vestiti da provarsi. Videl non poté che obbedire, mentre si
vedeva arrivare addosso una valanga di vestiti nuovi.
<< Illuminami
Kyra, perché questa brillante idea di rifarmi il guardaroba?? >> Chiese
sospettosa Videl, cercando disperatamente di infilarsi una maglietta
strettissima.
<< Perché
non hai gonne e sei una ragazza bella. Devi valorizzarti e la mia pazienza è
arrivata al limite ormai. >> Rispose gioviale aprendo la tendina della
cabina e aiutando Videl a infilarsi la maglietta.
<< Ma non
ne vedo l’utilità… >> Fece cupa, osservandosi allo specchio. Non le stava
male, ma per carità!, non l’avrebbe mai comprata e mai messa.
<< Questa
è perfetta non credi? >> Disse Kyra sorridendo. Era una maglietta nera
con scollo a V, ovviamente molto aderente.
<< No,
Kyra, non la metterò mai. Potrei far venire un colpo a mio padre se uscissi una
volta con questa cosa addosso. >> Disse fermamente la ragazza. Sapeva
bene che non era a causa del padre se non voleva comprare quella maglia. Peggio
dei vestiti da sera. Pensò, schifata.
<< Va
bene, prova allora il vestitino. >> Le passò un vestito azzurro, con le
spalline larghe, che arrivava fino a metà coscia. Decisamente troppo corto.
Ma nonostante tutto lo provò con riluttanza. No, quello proprio non le stava, e
a questa conclusione ci arrivò anche Kyra che la osservava per non perdersi
alcun movimento.
<< Ma la
molli di osservarmi? Non sono un’aliena! >> Sbottò, provandosi una
minigonna di velluto nero. Sì, vai, con questa e la maglietta di prima
sembro una venditrice di castagne. (Scusate, lunga storia. Con una mia
amica abbiamo inventato questo nomignolo per le prostitute. Almeno non sono
volgare, no?? ^^)
<< Stai
benissimo, ma non la metterai mai immagino. >> Rispose delusa Kyra.
<< Hai
ragione Kyra. Potresti cercarmi dei pantaloni?? O almeno una gonna che mi copra
il sedere. >> disse Videl, stremata ma divertita.
Nuovamente il
colore verde tornò a illuminare il viso di Kyra che sparì dal camerino. Videl
sospirò e sorrise. Dopotutto, lo faceva per lei e perché gliel’aveva chiesto
lei.
Kyra rientrò
nel camerino con una decina di gonne. Alcune minigonne e altre gonne lunghe.
Videl provò una
gonna al ginocchio con uno spacco lungo tutta la gamba.
<< Questa
è perfetta! Perché non la compri?? >> Esplose Kyra sbirciando all’interno
del camerino.
<< Va
bene, Kyra, questa la potrei prendere. Ora, cercami dei pantaloni.>>
Sorrise, dando la gonna appena provata alla sua amica. Kyra non se lo fece
ripetere due volte e corse a prendere un paio di pantaloni. Dopo qualche
secondo, Videl si trovava a provarsi un paio di pantaloni stretti neri.
<< Come
ti stanno Videl? >> Chiese Kyra infilando la testa nel camerino. I suoi
occhi verdi brillarono quando vide la sua amica con i pantaloni addosso.
<< Beh…
direi abbastanza bene. >> Rispose la mora, osservandosi allo specchio.
<< Una
maglia… >> Kyra scomparve, per poi ricomparire dopo due secondi con una maglia
a righe azzurre e bianche in mano. Era a scollo a V e aveva le maniche a
pipistrello. Videl la provò senza togliersi i pantaloni e vide che stavano bene
insieme. Beh, è un genio nei vestiti Kyra… Uscì dal camerino vestita
com’era prima e diede i vestiti nuovi a Kyra. Andarono alla cassa e la donna di
prima sorrise mentre prendeva i soldi che Videl le offriva.
Uscirono dal
negozio e vagarono un po’ per la città, poi un dubbio assalì Videl, facendola
bloccare in mezzo alla strada.
<< Kyra,
ma tu vieni sabato? >> Chiese preoccupata. Non le aveva ancora chiesto se
sarebbe andata alla festa.
<< No.
Nessuno mi ha invitata. >> Rispose lei, con una nota si tristezza nella
voce. Si vedeva che aveva voglia di andare alla festa, ma che nessuno l’aveva
invitata.
<< E
dirmelo?? Dobbiamo trovare qualcuno che ti inviti… ma poi che te ne frega…
perché non vieni sola?? >> Sbraitò Videl gesticolando.
<< Non
importa, veramente Videl, non mi importa… >> Si costrinse a sorridere, ma
quell’arricciamento di labbra non convinse Videl della sincerità dell’amica.
<< No,
non hai capito… tu verrai con me, non mi lascerai sola. Comprendi? >> Le
prese i polsi e le sorrise dolcemente. Kyra annuì debolmente e Videl le lasciò
i polsi. Si scervellò per trovare qualcuno disposto a portare Kyra alla festa,
ma uno squillo del suo cellulare la fece sobbalzare.
Sulla schermata
verde apparve un nome, un nome che la fece sorridere. Gohan.
<<
Pronto? >> Rispose al telefono con un innaturale sorriso sulle labbra.
<< Pronto
Videl, ciao sono Gohan… >> Esordì l’altro.
<< Dimmi
Gohan. >>
<<
Allora… lo sai no, Chris? Vuole venire alla festa, ma non sa con chi… dice che
ci sarebbe una ragazza ma ha paura della risposta. È Kyra. >>
<<
Illuminami Gohan che c’entro io? >>
<<
C’entri, perché Kyra è la tua migliore amica, o sbaglio? Ecco, potresti dire a
Kyra di accettare l’invito di Chris?? >>
<< Certo
Gohan… di’ a Chris di venire a prendere Kyra da me. Ci faremo trovare pronte
per le 9. A domani. >>
<<
Perfetto! Videl, sei un’amica! Grazie tante, a domani! >> Gohan sembrava
felice. Ma quell’amica fece un po’ più male di quello che avrebbe dovuto fare.
Videl chiuse la
chiamata e sorrise radiosa a Kyra. Non il solito ghigno, un vero sorriso.
<< Okay,
adesso mi fai paura. Che c’è Videl?? >> Chiese infatti preoccupata Kyra.
<<
Niente, che tu verrai alla festa. >> Sorrise di più.
<< No, ti
ho detto che nessuno mi ha invitata e non verrò sola. Il mio orgoglio non può
sopportare oltre… >> Rispose ormai cantilenando.
<< Oh no…
ti ha appena invitata Gohan. >> Disse la mora, riprendendo ad andare
avanti.
<< Come?
Ma viene con te. >> Kyra era visibilmente confusa. Come aveva fatto Gohan
ad invitarla se ci andava già con Videl??
<< Mi ha
appena chiamata, e ha detto che Chris voleva invitarti. Quindi, tu verrai alla
festa con me, Gohan… e Chris! >> Rise alla faccia stralunata di Kyra. Gli
occhi verdi ora erano grigi, segno che era preoccupata.
Non dissero
niente per 20 minuti buoni, fino a quando non arrivò il momento di comprare
delle scarpe. Passarono davanti ad un paio di negozietti di scarpe da
ginnastica, dove Videl si fermò per osservare le scarpe ultimo modello. In uno
di questi entrò pure e comprò qualche paia di scarpe da ginnastica adatte
all’allenamento.
<< Lo
sai, sei un maschiaccio. >> Borbottò contrariata quando Videl uscì dal
terzo negozio di scarpe con l’ennesima borsa in mano. Videl invece era felice.
Amava le cose da ragazzo.
<< Sì, lo
so Kyra, me lo dici tutte le volte che metto un paio di pantaloncini. >>
Rispose esasperata Videl, gongolando però all’idea di tante scarpe nuove.
La bionda
sospirò, ma subito dopo si bloccò davanti ad una vetrina con delle scarpe
eleganti. Prese prepotentemente il braccio di Videl e la trascinò dentro al
negozio.
La obbligò a
provare un paio di sandali alla schiava argentati.
<<
AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH non li sopporto Kyra! Non li metterò mai!!! >>
Urlò, sfilandosi immediatamente le scarpe. Kyra scoppiò a ridere vedendola così
veloce nel togliersi delle scarpe. Magari le do anche una mano nel
comportamento… è troppo maschiaccio! Pensò la bionda, ridendo. Porse
all’amica un paio di scarpe aperte dorate, ma con un numero in meno. Così Videl
ripeté la scena due o tre volte. Finché, trovò un paio di stivali argentati che
le stavano a pennello.
<< Questi
sono perfetti, non trovi Videl?? >> Chiese Kyra, con gli occhi verdi
luccicanti.
<< Hai
ragione, vanno benissimo. Possiamo andare dal parrucchiere a prenotare??
>> Chiese Videl, che soffriva di vertigini a stare su quei tacchi.
<< Oh no,
cara, non andremo da nessun parrucchiere. Ti farò i capelli io domani.
Tranquilla, sei in buone mani. >> Che divertimento! Devo pure
insegnarle a camminare sui tacchi. Così sembra una papera! Rispose angelica
Kyra.
<< Mi
fido. >> Alzò le spalle e si avviò alla cassa per pagare.
Tornarono a
casa tranquille con una decina di buste, perché dopo il negozio di scarpe
eleganti, avevano passato in rassegna molti negozi di vestiti per Kyra. A lei
tutti i vestiti stavano bene. Videl aprì la porta e sentì la voce di suo padre
parlare al telefono.
<< Non
scherzare, Jodel. Non è ancora pronta per sapere la verità. >> Disse con
voce dura. Videl e Kyra si guardarono storte e poi si decisero ad entrare.
Appena Mr. Satan sentì il rumore della porta che si aprì, liquidò la persona
con cui parlava al telefono per dedicarsi alla sua figliola.
La giornata
passò tranquilla. Tra risate e scherzi, arrivò la sera. Videl ebbe un cedimento
nel pensare che il giorno dopo a quella stessa ora sarebbe stata alla festa con
Gohan. Per il secondo giorno consecutivo si addormentò con il viso sorridente
del suo compagno di classe in testa.
Scusate
se non ringrazio uno ad uno, ma ho fretta. ^^ ringrazio comunque tutti quelli
che hanno recensito e quelli che hanno solo letto. Baci e auguratemi buona
fortuna! Domani ho l’esame di orale di terza media. Help
me! Beh,
ora vado.. bye bye Barbycam ^^
[ La giornata passò tranquilla. Tra risate e scherzi,
arrivò la sera. Videl ebbe un cedimento nel pensare che il giorno dopo a quella
stessa ora sarebbe stata alla festa con Gohan. Per il secondo giorno
consecutivo si addormentò con il viso sorridente del suo compagno di classe in
testa. ]
Il mattino si svegliarono
alle prime luci dell’alba. Nessuna delle due sarebbe durata ancora molto nel
letto.
Videl in risposta mugugnò
qualcosa, si stropicciò gli occhi e poi si alzò in piedi. Sbadigliò, ma poi si
ritrovò a correre per la camera, sotto le risate di Kyra.
<< Okay, che
facciamo adesso??? >> Esclamò sedendosi sul letto Videl.
Gli occhi di Kyra
diventarono dal grigio pallido al verde scintillante.
<< Ora, ti metti il
vestito e poi ti insegno a camminare con i tacchi. >> Disse sorridente.
Porse all’amica il vestito e lei se lo infilò. Le stava veramente bene. Poi si
mise le scarpe. Il giorno prima, al negozio, non si era accorta che erano così
alti. Il tacco era di circa dieci centimetri e lei non era andata oltre ai 4…
Si mise a camminare per la
camera, ma le scarpe le facevano malissimo. Non riusciva proprio a camminare,
finché Kyra decise di renderla partecipe della sua esperienza.
<< Senti, genio,
devi mettere il peso del corpo sul tacco. >> Disse, afferrando
prontamente l’amica che stava per cadere. Dopo quel consiglio, Videl riuscì a
camminare, ma senza comunque un portamento da ragazza. Kyra la seguiva e le
faceva vedere, ma Videl sembrava non capire.
<< Non ci riesco
Kyra. Non ce la faccio, non camminerò mai come te, sono un maschiaccio io.
>> Si arrese, sedendosi sul letto.
<< Mai arrendersi,
Videl. Forza, alzati… dobbiamo imparare a camminare prima della festa. >>
Le sorrise e la tirò su in piedi. Le insegnò ad ancheggiare. All’inizio
sembrava una papera, ma poi prese eleganza e perse l’andatura da maschiaccio
gobbo che aveva prima. Quando Videl imparò a camminare, sembrava un’altra
persona. Il portamento femminile e i vestiti eleganti la facevano sembrare più
grande.
<< Mi sento una
stupida. >> Ammise la mora, smettendo di ancheggiare. Poi aggiunse:
<< Vero che quando sarà finita la festa, potrò tornare maschiaccio??
>>
<< Certo… solo per
oggi, che farai colpo su Gohan… >> Kyra sorrise maliziosa, facendo
arrossire Videl. E lei non era mai arrossita.
<< Io non voglio
fare colpo su Gohan. >> Più che convincere Kyra lo diceva per convincere
se stessa. Non lo faceva per conquistare Gohan… o sì?? Scosse il capo e
sorrise.
Kyra le sorrise di rimando
e poi le si sedette dietro. Cominciò a ravanare nei capelli con lacche,
pinzette, codini e spume varie finché alle 5 di pomeriggio riuscì a finire. Chi
fosse entrato in camera di Videl quel giorno, avrebbe pensato di avere delle
allucinazioni nel vedere la figlia di Mr. Satan vestita da donna. Vestito da
sera lungo, scarpe con tacco 10 e, dulcis in fundo, capelli in una coda alta
con ciuffi sulla fronte. Kyra alzò l’amica e la spinse verso lo specchio a
muro. Videl rimase senza fiato. Non si riconosceva.
<< E manca ancora il
trucco. >> Le sussurrò Kyra all’orecchio, facendola voltare di scatto e
ringhiare: << Tu non mi metti un bel niente. >> Ma invece di
spaventare Kyra, la fece scoppiare a ridere.
<< Per truccarci ci
mettiamo un pezzo, quindi io mi vesto, faccio un po’ di esercizio a camminare e
mi metto a posto un po’ i capelli. Ah! La borsa! >> Disse, prima
sussurrando e poi strillando. Questi sbalzi di tono facevano sempre un po’
paura a Videl.
<< Non ho borse…
guarda nel baule. >> Accennò con la testa la mora alla bionda che si
fiondò al baule per cercare una borsa adatta alla serata. Dopo soli due minuti,
tornò trotterellando da Videl, con un mano una borsa argentata con delle pietre
preziose blu incastonate in cuori d’argento. Lanciò la borsa a Videl che
l’afferrò al volo. La bionda prese il suo vestito serale, un vestitino bianco a
fiorellini rosa carne, e le sue scarpe, paperine con il tacchetto di qualche
centimetro, e si vestì. Andò poi in bagno e si spazzolò dolcemente i capelli.
Intanto, Videl si era
stanziata davanti al computer, intenta ad ascoltare la sua musica. Sì, la
musica che cantava lei. Principalmente erano canzoni scritte da lei, ma alcune
erano state scritte da Kyra, che se la cavava bene sia con la tastiera che con
il microfono. Ma era Videl la cantante.
Le note di Leave riempirono la stanza. Tanto che arrivarono anche nel bagno, dove Kyra
si stava beatamente spazzolando i capelli boccolosi. La bionda sorrise, quella
canzone l’aveva scritta lei, quando era arrabbiata. Intonò la canzone a bassa
voce, ma una lacrima le scese sulla guancia rosea. Ma mi rifiuto di
piangere, nessuna lacrima scenderà da questi occhi. Aveva scritto nella canzone. Ma non ce la faceva, per troppo tempo
aveva represso quel ricordo, ora doveva sfogarsi. Lasciò scendere le calde
lacrime sulla guance, con un sorriso amaro stampato in bocca, mentre cercava di
canticchiare la canzone. Videl, si avviò al bagno. Là, vide Kyra sorridente, ma
si accorse dopo che dal viso sempre allegro e spontaneo colavano lunghe scie
d’acqua. Gli occhi, appannati dalle lacrime, erano diventati il verde più
pallido e freddo. La mora si mosse subito verso di Kyra, ma si bloccò subito,
perché l’amica si stava asciugando il viso.
<< Ehm… scusa Kyra.
>> Disse Videl a bassa voce avvicinandosi.
<< Non importa,
dovevo solo sfogarmi. Stai tranquilla. >> Le sorrise, ma gli occhi
mostravano com’era veramente. Pallida e stanca.
<< Sicura di stare
bene?? >> Chiese di nuovo, voltandola verso di sé.
<< Sì. >>
Lentamente gli occhi ritornarono grigi com’erano naturalmente e Kyra riuscì a
sfoggiare uno dei suoi sorrisi spontanei.
Dopo una decina di minuti
passati ad osservarsi, si ripresero e ricominciarono a ridere e a scherzare
come prima. Lentamente si fecero le sei di sera… E a Videl venne un attacco di
panico. Mancavano solo tre ore. Invece Kyra era tranquilla e rilassata.
<< Mancano solo tre
ore Kyra, come diavolo fai ad essere così tranquilla???? >> Sbraitò dopo
un po’ che era seduta sul suo letto a pensare.
<< Perché mancano
ancora tre ore. Stai calma Videl, devi essere calma e rilassata. >>
Sospirò Kyra bevendo da una tazza fumante. Lei possedeva un autocontrollo da
fare invidia.
<< Tu sei pazza.
>> Concluse Videl cominciando a camminare per la camera come un’anima in
pena.
<< No, tu sei pazza.
>> Ribatté Kyra, ma ormai ci era abituata a quelle reazioni improvvise
della sua amica. Videl la fulminò con lo sguardo, ma poi si addolcì.
<< Tra due ore, ti
truccherò. Tu devi solo stare calma. Puoi cantare se ti tranquillizza. >>
Disse calma la bionda sospirando e bevendo un sorso bollente di tisana.
<< Posso davvero?
>>
<< Beh… è casa tua…
ma vedi di non sforzare troppo la gola. >> Sorrise e Videl andò di corsa
alla scrivania, dove fece partire una base.
I will not make the same mistakes that
you did
I will not let myself
Cause my heart so much misery
I will not break the way you did,
You fell so hard
I've learned the hard way
To never let it get that far
Videl intonò perfettamente la canzone. Quella musica la
calmava, più di qualunque altra cosa la mondo. Sorrise a Kyra, che sospirando
prese il posto dell’amica nella canzone.
Because of you
I never stray too far from the sidewalk
Because of you
I learned to play on the safe side so I
don't get hurt
Because of you
I find it hard to trust not only me, but
everyone around me
Because of you
I am afraid
La mora sorrise. Era da tantissimo tempo
che non cantava con Kyra. E soprattutto che non cantava quella canzone con lei.
Era la prima che avevano scritto insieme. E avevano smesso di cantarla dopo…
dopo quell’incidente… che successe tanto tempo fa a Kyra.
I lose my way
And it's not too long before you point
it out
I cannot cry
Because I know that's weakness in your
eyes
I'm forced to fake
A smile, a laugh everyday of my life
My heart can't possibly break
When it wasn't even whole to start with
Kyra ormai aveva superato il suo trauma. E quella canzone
l’aveva scritta per far ricordare e per dimenticare. Voleva dimenticare, ma
voleva che gli altri ricordassero che lei aveva subito una violenza. Voleva
urlare al mondo quella ingiustizia che aveva subito un anno prima.
Because of you
I never stray too far from the sidewalk
Because of you
I learned to play on the safe side so I
don't get hurt
Because of you
I find it hard to trust not only me, but
everyone around me
Because of you
I am afraid
Cantavano beate, ormai sapendo di aver dimenticato.
Kyra era tranquilla ora. Aveva scordato. Era felice. Stava per ricominciare la
sua vita con un ragazzo, Chris.
I watched you die
I heard you cry every night in your
sleep
I was so young
You should have known better than to
lean on me
You never thought of anyone else
You just saw your pain
And now I cry in the middle of the night
For the same damn thing
Chi fosse entrato in quel momento nella camera di
Videl, avrebbe visto solo due ragazze di 16 anni che cantavano. Ma era più di
quello. Una cantava per ricordare ad altri. L’altra, per dimenticare.
Because of you
I never stray too far from the sidewalk
Because of you
I learned to play on the safe side so I
don't get hurt
Because of you
I try my hardest just to forget
everything
Because of you
I don't know how to let anyone else in
Because of you
I'm ashamed of my life because it's empty
Because of you
I am afraid Because of you
Because of you
<< Tutto bene, Kyra? >> Chiese Videl,
vedendo gli occhi stranamente acquosi dell’amica.
<< Sì. Ormai, ho dimenticato, lo sai. >>
Sorrise. Sì, ormai aveva dimenticato.
Videl la osservò nei minimi particolari. Gli occhi
acquosi e grigi erano luminosi.
Le tre ore che seguirono passarono in un lampo, finché
il suono del campanello irruppe nella camera, e un Mr. Satan tutt’altro che
felice, andò ad aprire.
<< E tu chi sei?? >> Chiese brusco quando
vide che non c’era solo Gohan.
<< Chris. >> Rispose il ragazzo tremante.
Mr. Satan per gli abitanti di quella città era come un Dio. Infatti, nessuno
conosceva le possibilità di Gohan.
<< Mh… le vado a chiamare. Andatevi a sedere in
soggiorno. >> Gohan sorrise tra sé e sé. E’ la sua bambina…
pensò, sedendosi comodamente sul divano. Posò il mazzo di rose bianche, che gli
aveva obbligato a comprare la madre per fare il gentiluomo, sul tavolino
affianco al divano e si lasciò sprofondare. Chris, invece, seguendo l’esempio
dell’amico aveva delle rose rosse, che personalmente amava di più.
Mr. Satan era tentato se dire che sua figlia non stava
bene o se non andare a chiamarla direttamente. Ma poi si ricordò cos’aveva
promesso. Non poteva mettere in discussione la promessa. Salì sconsolato le
scale che lo separavano dalla camera di Videl e bussò.
Dall’interno, le due che ridevano, si svegliarono di
colpo.
<< Oh ca***! Kyra, devi truccarmi ancora! Un
momento, io non voglio che mi trucchi!!! Ma sono arrivati! >> Videl era
letteralmente impazzita. Quell’uscita l’aveva presa più di quello che doveva.
Intanto, Kyra se la rideva. Dopo aver sentito bussare, andò ad aprire,
constatando che Videl dava i numeri. Vide il viso sconsolato del padre
dell’amica e da lì capì che erano arrivati. Chiuse la porta e andò da Videl.
<< Stai tranquilla. Sono arrivati. Ma
aspetteranno. Gli uomini devono attendere la perfezione. >> Sorrise e le
portò una mano alla fronte. Con quel gesto, le infuse calore e tranquillità.
Prese la trousse, scarsa secondo lei, e cominciò a conciarla per la festa. Un
po’ di mascara, ombretto grigio scuro quasi nero, matita nera, lucidalabbra,
una sistematina ai capelli ed era pronta. Kyra si passò solo la matita ed il
mascara. L’ombretto per lei era sempre stato un problema avendo gli occhi che
cambiano colore. Videl stava per aprire la porta e scendere per prima, ma Kyra
la fermò. Le disse di aspettare e si chiuse la porta della camera alle spalle.
Scese le scale e trovò i due ragazzi sprofondati nel divano. Si schiarì
leggermente la voce, quel po’ che basta per farsi notare. I due si alzarono e
osservarono Kyra con quel vestito rosa. La bionda sorrise. Se facevano così con
lei, figurarsi con Videl!!!
<< Ed ecco a voi, miei signori, Videl! >>
annunciò la bionda.
Videl, sentendosi chiamare, scese lentamente le scale,
respirando profondamente. Non era lei… non era Videl quella che scendeva dalla
scala.
Sia Chris che Gohan rimasero a bocca aperta. Nessuno
mai avrebbe sperato tanto.
Videl intanto stava sorridendo. Sorrideva per la
faccia dei due ragazzi.
Mr. Satan aveva assistito a tutta la scena, e non
vedeva l’ora che quella agognata festa finisse, per riavere il controllo completo
sulla figlia.
Gohan intanto fissava Videl scendere. Certo che era
proprio bellissima. E poi truccata così e vestita finalmente da donna era
ancora più bella. So voltò un secondo verso Chris, che però aveva occhi solo
per Kyra.
Videl gli si affiancò e gli sorrise. Un sorriso che
voleva dire: Sono sempre la solita, provati a farmi qualcosa e sei morto.
<< Okay, ora uscite. Mi raccomando ragazze,
tornate alle 2. E voi, ragazzi, se vengo a sapere che avete fatto del male a
Kyra o a Videl, giuro sul mio nome che ve la farò pagare. >> Anche se
Gohan era milioni di volte più forte di Mr. Satan, quelle parole lo avevano
spaventato, così si decise semplicemente ad annuire come Chris.
<< Papà, non sono una bambina. >> Detto
questo, prese Gohan sotto braccio, che tra parentesi diventò rosso, e lo
condusse fuori dalla porta.
<< Ora, potete anche parlare, non credete?
>> Disse Kyra, appena Videl chiuse la porta alle loro spalle. I due
ragazzi cominciarono a respirare normalmente e condussero le proprie dame nella
macchina nuova di Chris.
<< Siete pronte per la festa? >> Chiese
Chris, con gli occhi luccicanti.
<< E me lo chiedi??? Certo che sì!!! >>
Rispose Kyra vivacemente. Era da una vita che aspettava di andare ad una festa
del liceo. Si voltò verso la sua amica che le sorrise.
<< A me Videl non sembra molto convinta.
>> Disse saggiamente il ragazzo, osservando la mora dallo specchietto.
<< Oh, non farci caso. È sempre così. >>
Le sorrise.
<< Mi sa che ho vinto io… >> Sussurrò la
mora all’orecchio di Gohan. Quel leggero contatto lo fece rabbrividire.
Possibile che quella ragazza lo facesse sentire così… così… vivo??? Può darsi,
ma lei lo faceva sentire stranamente vivo. Scosse leggermente
il capo e si dimenticò quell’idea.
<< Da cosa l’ hai capito?? >> La prese in
giro lui. Si sentiva nullo davanti a quella ragazza. Così bella e così forte.
Ma lui non sapeva niente di lei. O sì? Nessuno sapeva quasi niente della figlia
di Mr. Satan. Solo Kyra, l’amica un po’ pazza d’infanzia.
In silenzio si diressero alla festa. La scuola era
stata addobbata. Nessuno sapeva la reale ragione per quella festa, ma a nessuno
realmente importava.
Per primi entrarono Kyra e Chris sotto braccio, poi
lasciarono strada libera a Videl e Gohan, che esercitarono subito invidia. Sia
dalle ragazze verso Videl, che dai ragazzi verso Gohan. Erano la coppia,
diciamo così, sulla quale si fantasticava di più. Tutta la scuola pensava che
il bel ragazzo moro dagli occhi magnetici e la figlia dell’ eroe
che aveva salvato il mondo stessero insieme. Anche dopo le numerosissime
smentite da entrambe le parti.
<< Lo sai che così stiamo mettendo in giro voci
che non sono vere??? Sarà pieno di pettegolezzi su di noi… lo sai vero??
>> Disse con voce rotta Videl, che sentendosi tutti quegli sguardi
addosso, non poteva non sentirsi a disagio. Invece Gohan sembrava calmissimo.
<< Ma a noi non interessano i pettegolezzi, o
no?? >> Rispose tranquillo il ragazzo, con gli occhi fissi davanti a sé,
per non perdersi negli occhi azzurri di Videl.
<< GOHAAAAAAN! >> Una voce. Una
stramaledettissima voce, arrivò alle orecchie di Videl e subito dopo a quella
di Gohan.
<< Erin… ciao… >> Salutò annoiato Gohan.
Invece Videl, cominciò a diventare rossa. Non per calore. Ma per la rabbia.
Quella era la ragazza con la peggiore reputazione nella scuola. Capelli lunghi
fino a metà coscia, biondi platinati, minigonne e maglie scollate perenni… era
la tipica p*****a. (non è da me tutta questa riservatezza per le parolacce…) E
Videl, le aveva dichiarato guerra sin da quando era arrivata la prima volta a
Satan City. Ed era arrivata tantissimo tempo prima. Ormai, la loro guerra era
nota a tutta la scuola. Nota anche a tutti, la stracotta che Erin aveva per
Gohan. Cosa che fece innervosire ancora di più Videl.
<< Gohan, tesoro!!!!! Come va amore???? >>
Chiese con una voce talmente zuccherosa da rischiare di far venire la carie.
<< Bene, tu?? >> Non riusciva a
staccarsela di dosso. Era peggio di una cozza. Si attaccava e non si staccava
più. Ma lui era il ragazzo più gentile della scuola. Non era solito usare modi
bruschi per togliersi di dosso delle ragazze.
<< Erin… io e Gohan saremo qui per divertirci,
per favore, vattene. >> Ruggì cattiva Videl. Non la voleva tra i
piedi. Oltre ad essere una farfalla, era anche tarda a capire
le cose. Favoloso. Pensò la mora, osservando Erin che si strusciava su
Gohan. Il suo Gohan.
<< Ecco, Erin, dai vai… io sono qui con Videl.
>> Ma neanche a farlo apposta, una mano arrivò e afferrò Videl per il
polso, trascinandola lontana da Gohan, che le lanciò uno sguardo come per dire:
Tranquilla,
arrivo tra poco. Così Videl si lasciò trascinare via.
Quando non vide più il suo accompagnatore, si voltò
verso colui che l’aveva trascinata per tutta la palestra. Era Shin, uno che le
andava dietro da quando si conoscevano, e si conoscevano dalla prima
elementare.
<< Shin, mollami. >> Disse dura Videl,
piantando i suoi occhi azzurri in quelli castani di lui.
<< Videl, perché non sei venuta con me?????
>> Chiese il ragazzo attirandola pericolosamente a sé.
<< Non ci provare. >> Ruggì a denti
stretti lei, opponendo resistenza.
<< Dai Videl… lo so che ti piaccio… >>
Avvicinò lentamente il suo volto a quello di Videl… stavano per baciarsi, non
che la cosa facesse piacere equamente a tutte e due le parti, ma stava per
appoggiare le sue labbra su quelle di Videl, che disperatamente stava arretrando
con la testa, non volendo assolutamente che la sua bocca sfiorasse anche solo
quella di Shin. Dilungamenti a parte, stavano per baciarsi, quando la Mano
della Provvidenza, si posò sulla spalla di Shin, riportandolo bruscamente alla
realtà.
<< E tu che vuoi??? >> Chiese senza
voltarsi, ma arretrando velocemente.
<< Che lasci Videl. Si vede che non vuole
baciarti… >> Rispose quella voce. Femminile. Kyra!
<< Kyra! Ma non eri con Chris? >> Chiese
Videl facendo pressione sui polsi del ragazzo per staccarselo di dosso, senza
purtroppo alcun risultato.
<< Kyra, non rompere le palle… vattene da
Chris!! >> Ruggì Shin, cercando di spaventare Kyra, che però non si mosse
e rispose:
<< Che alito! Vuoi una mentina?? >> Si
tappò il naso e fece una smorfia disgustata.
<< Vedi di sfottere meno… >> La riprese
arrabbiato il ragazzo, allentando per un secondo la presa su Videl.
<< Perché altrimenti??? Che mi fai genio?
>> Si tolse la mano dal naso e si mise le mani sui fianchi.
<< Ti spacco la faccia. >> Videl si trattenne
dallo scoppiare a ridere. Sapeva dei precedenti di Shin, ma non ci aveva mai
creduto veramente.
<< Davvero? Fammi vedere allora! >> Kyra
si scrocchiò (pardon se non esiste, ma non so come si scrive! >.< NdA) le
dita e si mise a braccia conserte ad aspettare che si facesse avanti.
<< Non provocarmi… potresti pentirtene… >>
Rispose beffardo il ragazzo, osservando la ragazza da capo a piedi.
<< Kyra, avevi promesso niente botte questa
sera… >> La riprese Videl, che si era staccata da Shin.
<< Oh! Okay, andiamo Vid. Lasciamolo perdere.
>> Kyra prese sotto braccio l’amica e se ne andarono, lasciando Shin
furioso in mezzo alla sala. Videl si avviò verso Gohan, che era rimasto con
Erin attaccata al braccio. Videl si avvicinò di soppiatto, e poi batté qualche
colpo sulla spalla di Erin.
<< Erin, sono sicura che vorrai scusarci un
secondo. Non ho ancora ballato con il mio cavaliere. >> Disse con voce
zuccherosa. Gohan la guardò perplesso e poi aggiunse: << Credo di aver
trascurato la mia dama. >> Con enorme piacere si tolse Erin dal braccio e
afferrò a braccetto la sua dama, che sorrideva vittoriosa alla
sua nuova rivale. Videl lo condusse in mezzo alla pista, che poi era la
palestra addobbata a mo’ di festa, e ballarono. All’inizio era una canzone
abbastanza movimentata, ma poi quel Dj, fottuto come aggiunse poi Videl,
mise una canzone lenta. Così lei e Gohan si guardarono negli occhi e lei
diventò un po’ rossa e lui rise. Poi, le mise un braccio attorno alla vita e la
attirò a sé dolcemente. Lei in risposta gli mise le braccia attorno al collo e
ballarono dolcemente, continuando a fissarsi negli occhi. In quel momento,
tutta la scuola era ai lati della palestra, ad osservare quei due che
ballavano. E con loro, anche Shin, Erin, Chris e Kyra, che si aggiunsero ai due
amici in mezzo. Shin ed Erin, in quel secondo, decisero di vendicarsi. Si
unirono per sottrarre i propri amori dalle mani dell’altro. E questa volta, non
avrebbero fallito.
Kyra di avvicinò a Videl e le fece l’occhiolino. Videl
la fulminò, ma poi sorrise. Si sentiva bene tra le braccia forti di Gohan. Quel
ragazzo che fino a qualche giorno prima era solo un compagno di classe. Ora, le
stava facendo battere il cuore. Sorrise e si appoggiò al petto di Gohan, che si
irrigidì leggermente al contatto della testa della mora sul suo petto. Ma poi
si rilassò, sentendo il profumo alla vaniglia della ragazza. Quando la canzone
finì, si staccarono e si diressero su una panca, ad un lato della palestra,
tenendosi per mano.
<< Hai sete?? >> Chiese Gohan, sorridendo.
<< Sì, mi puoi portare da bere, per favore??
>> Sorrise anche lei. Gohan si spostò per andare alla tavolata con tutte
le bevande, ma non si accorse che una luce puntava su di lui.
Videl era seduta su una sedia, appoggiata
completamente allo schienale. Respirava lentamente e profondamente, felice di
essere andata a quella festa. Ma con gli occhi chiusi, neanche lei si era
accorta di una luce che puntava sul suo visino rilassato…
To be continued…
Grazie a tutti quelli che hanno recensito e mi hanno fatto
gli auguri! Gli esami sono andati splendidamente, anche grazie a voi!! ^^ kiss,
Barbycam
[ Gohan si spostò per andare alla tavolata con tutte le bevande, ma non
si accorse che una luce puntava su di lui
[ Gohan si spostò per andare alla tavolata con tutte le bevande, ma non si
accorse che una luce puntava su di lui.
Videl era seduta su una sedia, appoggiata completamente allo schienale.
Respirava lentamente e profondamente, felice di essere andata a quella festa.
Ma con gli occhi chiusi, neanche lei si era accorta di una luce che puntava sul
suo visino rilassato… ]
Nessuno dei due ragazzi si era accorto dell’improvvisa
luce biancastra che li illuminava. Senza rendersene conto, tutti e due si
trovarono catapultati sul palco miniaturizzato creato per l’occasione con una
decina di panche di legno. Davanti a loro, degli schermi piatti neri.
<< Ed ora, il Karaoke! Karaoke per i nostri
Gohan e Videl! >> Disse un ragazzo con un buffo cappello da clown verde e
rosso. Poi si avvicinò ai due ragazzi e sussurrò loro: << Un giorno mi
ringrazierete… o forse no. >> Sorrise, alzò una mano e fece partire una
base.
<< Beh… tieni. >> Disse Gohan in un
sussurro, porgendo a Videl un bicchiere con del liquido rossastro dentro. Lei
lo prese e lo posò a terra. Di certo non era la sua preoccupazione principale.
Improvvisamente gli schermi si colorarono e comparvero
delle parole. Le prime battute erano di Gohan, che cominciò a cantare.
Living in my own world
Didn’t understand
That anything can happen
When you take a chance
Guardò speranzoso Videl, che però non accennava a
cantare. Aveva sempre cantato lei, ovunque e non capiva quella sensazione.
Forse erano i suoi compagni che la osservavano? Forse erano solo i suoi
compagni? O forse ancora era Gohan, che la faceva sentire strana. Ma doveva
decidere in fretta cosa fare, perché stava per toccare a lei…
Gohan continuava a fissarla, quando decise che non
avrebbe cantato. Stava per scendere, quando una voce dolce lo fermò. Videl sospirò,
ora toccava a lei.
I never believed in
What I culden’t see
I never open my heart
To all the possibilities
Era sempre stata fredda con i ragazzi, non aveva mai
aperto il suo cuore… ma quella notte… quella notte era nato qualcosa… qualcosa
di nuovo.
I know
That something has changed
Never felt this way
And right here tonight
Già, quella notte… stava nascendo qualcosa… qualcosa
di nuovo… qualcosa di bello…
This could be the start
Of something new
It feels so right
To be here with you
And now
Looking in your eyes
I feel in my heart
The start of something new
Ora sorridevano. Potevano farcela insieme. Insieme.
Nessuno se lo sarebbe mai immaginato che due ragazzi così… belli ed
intelligenti… potessero cantare così in sintonia…
Erano favolosi insieme. Non solo Videl, con gli occhi
di ghiaccio e la forza di un maschio, e non solo Gohan, con il fisico da
guerriero e gli occhi magnetici. Insieme, semplicemente. Da amici, fidanzati,
coniugi… solo insieme.
Now how’d to ever thought that
We’d both be here tonight
And the world looks so much brighter
With you by my side
I know
That something has changed
I never felt this way
I know it for real
Nessuno ci poteva credere. Cantavano, decisi.
Divertendosi a intonare giustamente. Erano perfetti. Ridevano e si spintonavano
quasi.
This could be the start
Of something new
It feels so right
To be here with you
And now
Looking in your eyes
I feel in my heart
The start of something new
Gohan rise. Ormai l’aveva imparata quella canzone. La loro
canzone.
I never knew that it could it happen
Till it happen to me
I didn’t know it before
But now, it’s easy to see
Videl si portò il microfono alla bocca e cantò a
squarciagola… movendosi a tempo. Era entrata in lei quella canzone. Quelle
note, la possedevano.
It’s the start
Of something new
It feels so right
To be here with you
And now
I feel in my heart
That it’s the start
Of something new
It feels so right
To be here with you
And now
I feel in my heart
The start of something new
Start of something new
The start of something new
La canzone finì tra gli assordanti applausi del
pubblico sudentesco, rimasto a bocca aperta.
Alcuni urlavano: << Bis! Bis! >>, altri
battevano solo le mani. Videl e Gohan si guardarono negli occhi e si sorrisero.
Sia per uno che per l’altra, quella cavolo di canzonetta aveva significato
qualcosa.
Videl stava per scendere dal palco, quando una mano la
bloccò. Gohan la stava fissando e l’aveva riportata su quelle panche. Intanto,
era arrivato anche il ragazzo con il cappello da clown.
<< Allora… che mi dice la coppia meglio
assortita della scuola? >> Chiese, passando il microfono a Videl.
<< Beh, per prima cosa che non siamo una coppia,
per seconda che mi sono divertita a cantare questa sera. Poi non so il mio
cavaliere. >> Passò il microfono a Gohan.
<< Mi sono divertito anche io, e ribadisco il
concetto. Noi due, non stiamo insieme. >> Sorrise, ripose il microfono al
ragazzo, e scese dalle panche, aiutando anche Videl.
<< AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH Videl!!!!!!
Sei stata grandiosaaaaaa! >> Kyra le corse in contro e la abbracciò
forte. Chris si avvicinò cautamente e si complimentò prima con Videl, e poi con
Gohan.
<< Bravi, siete stati bravissimi. >>
Disse, porgendo la mano a Videl, che la afferrò sorridente. Poi si ricordò
della bibita sul palco. Si staccò Kyra di dosso e si avviò alle panche per
prendere il bicchiere. Non ne vedeva l’utilità, ma sapeva che era importante.
Lo prese e se lo portò alla bocca. Sentì che era umido. Qualcuno aveva bevuto
dal suo bicchiere nel suo stesso punto. È stato Gohan a bere?
La prospettiva di un bacio indiretto con Gohan la fece arrossire
spaventosamente. Prima di tornare dagli altri, aspettò di essere sicura di
esser tornata rosea. Sorrise e si trascinò dai suoi amici ma una mano la
bloccò. Sì
che palle. Ma non potete semplicemente chiamarmi? Si girò e vide di nuovo
quella faccia da scimmia di Shin.
<< Miseriaccia, mi lasci in pace Shin?!?!
>> Urlò, strattonando la mano.
<< No, Videl, finché non mi baci e finché non mi
dirai che mi ami. >> Rispose tenendo la presa ferma.
<< Lasciami Shin. >> Lui scosse la testa.
La ragazza sentiva che le si stava appannando la vista. Si stava arrabbiando.
<< Lasciami. Ho detto. Lasciami. >> Ripetè
nervosamente, con il capo chino. Sentiva qualcosa nascere dentro di lei,
crescere. Stava per esplodere e lo sapeva. Shin la osservava. Il polso della
ragazza stava diventando bollente. Che le stava succedendo?? Nessuno lo sapeva.
Neanche lei. Sentiva solo che si stava accaldando e che stava per scoppiare.
Con una mossa fulminea storse il braccio e si trovò dietro a Shin. Gli inclinò
il collo e improvvisamente provò un’attrazione fatale per quel collo candido.
Si passò la lingua sulle labbra, per assaporare ancora quel sapore di bacio
indiretto… e poi lentamente si inclinò verso il collo di Shin. Stava per
morderlo, non avrebbe resistito ad assaporare quel sangue… sangue, perché era
quello che voleva. Voleva il suo sangue. Ma quando mancavano solo circa 5
centimetri al collo di Shin, un braccio forte la trascinò via per la vita,
facendole lasciare la sua preda.
Quel qualcuno la trascinò per un pezzo della palestra,
poi aprì con un calcio la porta e la sbattè a terra delicatamente per quanto
fosse possibile.
<< Videl, che ti è successo? >> Chiese
quel ragazzo, chinandosi verso la ragazza. Videl aveva perso i sensi. Era
sdraiata sul prato, pallida, con gli occhi chiusi. Li riaprì lentamente e la
figura che trovò davanti a sé la sorprese. L’ultima cosa che ricordava era Shin
che la tratteneva per il polso. Poi era tutto annebbiato.
<< Gohan? Che… cosa è successo? Shin… Shin mi ha
preso il polso… e poi non ricordo. Che fine ha fatto? Perché sono qui sdraiata
sul prato? Perché ci sei anche tu?? Che diavolo è successo?? Non dirmi che…
>> Bloccò la mente che stava vorticando spaventosamente. Non era
possibile…
<< Che cosa? >> Chiese incitandola a
parlare Gohan.
<< AAAAAAAHHHH! Lasciami pervertito!!! >>
Urlò Videl, arretrando velocemente. Non poteva essere. Non Gohan.
<< No! Ehi, che vai a pensare!!! Non ho fatto
niente! >> Si difese Gohan alzando le mani. Non poteva pensare veramente
che lui… no, ci doveva essere un equivoco.
<< Non mi toccare. >> Rispose invece
Videl, convintissima di quello che pensava.
<< Ti ho detto che non ti ho fatto niente! Ma
seriamente non ricordi che è successo? >>
<< No… perché? Cos’è successo?? >> Videl
decise di ascoltare Gohan. In fondo… beh, voleva solo ascoltare e ricordare.
<< Stavi per azzannare il collo di Shin…
>> Disse il ragazzo sedendosi accanto a Videl.
<< Cosa?Perché avrei dovuto…?? Oh mio Dio… >> Videl aveva gli occhi
lucidi. Stava per scoppiare a piangere. Aveva la sensazione che suo padre
sapesse… no, non era solo una sensazione. Era assolutamente sicura che suo
padre sapesse che cosa le stava succedendo.
<< Dai… Videl, non piangere… >> Cercava di
consolarla lui. Aveva visto solo qualche volta una donna piangere, e quella
donna era sua madre. Non aveva mai considerato la possibilità che anche altre
persone potessero piangere, sulla sua spalla. Soprattutto non Videl. Lei era
l’icona della forza e della bellezza, non avrebbe mai pensato che potesse
piangere. Che sapesse piangere.
Mentre Gohan rifletteva sul da farsi, Videl era ormai
scoppiata in lacrime. Non era lei quella ragazza. Non era quella che azzannava
il collo di un compagno! Si nascose il viso tra le mani e si rannicchiò tutta.
Il ragazzo accanto a lei, stava avendo un nodo allo stomaco. Non gli piaceva
per niente quella vista. Videl che piangeva non si augura a nessuno.
Sospirando, mise un braccio attorno alle spalle della ragazza e la tirò a sé,
come se volesse proteggerla. Incrociò le sue mani e Videl si trovò
rannicchiata, dentro Gohan. Si sentiva stranamente protetta da quell’abbraccio,
così si appoggiò a lui completamente. Di nuovo, il profumo di vaniglia invase le
narici di Gohan. Passarono secondi, minuti, ore… nessuno sapeva con precisione
quanto, ma quando Kyra uscì dalla palestra con Chris per farsi portare a casa,
Videl e Gohan erano ancora abbracciati sul prato.
<< Che è successo? Perché piange? Gohan, c’entri
qualcosa???? >> Disse preoccupata Kyra, guardando in cagnesco il ragazzo
che abbracciava la sua migliore amica.
<< Ma ce l’avete con me??? Non ho fatto niente,
solo che è scoppiata a piangere. >> Rispose ormai annoiato il ragazzo.
Non capiva il perché ce l’avessero tutti con lui. Lui, che poi non aveva fatto
niente. E che aveva fermato Videl, prima che lei potesse fare qualcosa di
stupido. Sbuffò, ma continuò a stringere la ragazza.
<< Okay… ora però dobbiamo andare. Videl, amica
mia, io e Chris andiamo a casa. Vuoi restare ancora o ti riportiamo?? >>
Kyra si inginocchiò davanti a Videl e le prese una mano. Sentì che era
bollente. Preoccupata, le mise una mano sulla fronte, ma era stranamente
gelata. Era diversa di temperatura dalla fronte al polso. Come poteva essere?
<< N… no… resto… resto ancora… ancora un po’…
fino alle due… >> Singhiozzò. Si nascose completamente tra le braccia di
Gohan, che la strinse forte a sé. Sentiva che quella ragazza aveva bisogno di
protezione, e lui era lì per quello.
Kyra allora, salutò Gohan e si allontanò con Chris.
Videl, decise di aver pianto abbastanza. Si rimise
seduta, inspirò la calda aria che profumava di prato e sorrise. Si voltò verso
Gohan, che dal canto suo era stupito dell’improvvisa reazione della ragazza, e
si asciugò le lacrime. si stiracchiò le braccia e si buttò a terra.
<< Senti Gohan… devo chiederti scusa… non volevo
darti del pervertito… >> Si scusò, chiudendo gli occhi.
<< Va bene, non importa. Chiunque avrebbe
pensato male… ma sappi che io non te ne farei mai. >> Gohan sorrise alla
vista di quel viso, pulito da ogni sorta di trucco, rilassato e beato. Ma poi,
accorgendosi di quello che aveva detto, si tappò la bocca.
Videl, infatti, a quelle parole aveva sgranato gli
occhi e li aveva roteati verso Gohan, che era diventato tutto rosso.
<< No, cioè… non solo a te… non farei male a
nessuno… ecco. >> Si affrettò a spiegare il ragazzo, distogliendo lo
sguardo da quello di Videl, che si mise a ridere. Gohan la seguì poco dopo. Con
quella ragazza era tutto una sorpresa.
<< Quindi, ricapitolando… abbiamo cantato,
abbiamo destato sospetti che non esistono e io ho cercato di azzannare il collo
di Shin… chissà che mi succede. >> Si distese meglio sul prato e poi,
saltando, si alzò. Porse una mano a Gohan, che l’afferrò, e si avviarono
sorridenti in palestra. Entrarono ridendo, facendo infuriare sia Erin che Shin.
Infatti si trovarono presto faccia a faccia. Erin con lo sguardo di fuoco e
Shin con i pugni chiusi in una morsa.
<< Erin, Shin. >> Salutò Videl, con lo
stranamente allegro sorriso sulle labbra.
<< Videl! Vieni con me! >> Disse Shin, che
stava ribollendo di rabbia.
<< No. Shin, rassegnati. Io non sarò mai la tua
ragazza. Mai! Comprendi? >> Rispose la ragazza incrociando le braccia al
petto, ormai annoiata di doverglielo dire tutti i santi gironi.
<< Gohan… devi capire… lei non fa per te… tu hai
bisogno di una donna, una vera donna, non di una ragazzina
maschiaccio. >> Disse invece zuccherosa Erin a Gohan.
<< Ma ve lo mettete in testa tutti che io e lei
non stiamo insieme??? E poi, Erin, scusami, ma tu non sei per niente la mia
ragazza ideale. >> Rispose per la prima volta brusco Gohan. Cominciava
seriamente a dargli sui nervi quella ragazza.
<< Ma Gohan, amore… >> Si avvicinò
pericolosamente a Gohan, ma a dividerli fu il braccio di Videl, che si
intromise tra di loro.
<< Non provare a toccarlo, ha detto di no.
>> Disse a denti stretti mettendosi davanti a Gohan.
<< Videl, allontanati da lui. Non ti merita!
>> Urlò nervosissimo Shin, che stava cominciando a gesticolare.
<< Ah! E mi meriteresti tu????? Porco schifoso,
verme senza spina dorsale, mostro! Come ti permetti???? Tu dicevi di amare
Kyra!!!!!!!! E poi?????????? E poi che le hai fatto bastardo! L’ hai
violentata… era la tua ragazza… è stata malissimo per delle settimane. Non per
il fatto di essere stata violentata. Ma sai per cosa era dispiaciuta???? Perché
ad averla violentata eri stato tu. >> Gridò Videl. Ora, quello era il
momento per rinfacciare a Shin tutto quello che aveva fatto alla sua migliore
amica!
Videl se lo ricordava benissimo quello che era
successo. All’una di notte Kyra aveva suonato al campanello e appena erano
entrate in camera, era scoppiata a piangere, non per la prima volta quella
sera.
Videl l’aveva abbracciata subito e poi avevano parlato
per tutta la notte. In quei due giorni in cui Kyra era rimasta a vivere da
Videl, avevano scritto le loro due canzoni.
Gohan era esterrefatto. Non aveva idea di quello che
era successo… anche se la mancanza di Kyra si era sentita parecchio a scuola,
nessuno sapeva realmente cosa fosse accaduto. In quel momento provò talmente
tanta pena per quel ragazzo che stava per farlo fuori con una sfera di energia.
E Shin non dava segno di essere dispiaciuto.
<< Era frigida. >> Si scusò solo con un’alzata
di spalle. Videl era furiosa. Non poteva permettersi di dire quelle cose sulla
sua migliore amica. Non poteva e non ne aveva il diritto.
<< Sei solo un mostro senza cuore. >>
Disse abbassando il capo. Gohan si spaventò. La sua aura stava diventando
sempre più forte… era sempre più potente. Stava succedendo qualcosa a quella
ragazza. E quel qualcosa lo preoccupava molto.
Come una nuvola di fumo, si posò sulla ragazza, che
rimaneva con il capo chino. Quel fumo diventò azzurro… e poi rosso… e poi scomparve,
lasciando Videl con indosso un paio di pantaloncini, degli stivali alti fino
alle ginocchia, una canottiera nera e una fascia nei capelli. Nessuno dei
quattro sapeva cosa le era successo ed erano impietriti da quella
trasformazione.
Videl alzò il viso e Shin poté constatare che i suoi
occhi così celestiali erano rossi. Videl si scagliò su Shin. Gli si fermò
davanti a pochi centimetri dal viso. Alzò una gamba da dietro, fece una
capriola e si trovò dietro a Shin, per poi girarsi e tirargli un calcio nella
schiena. Gli prese i capelli, lo inclinò indietro e lo fece cadere con un
calcio a gamba tesa dritto in pancia. Appena toccò terra con la schiena, Videl
gli posò una mano sul petto e spinse in giù. Voleva ucciderlo per quello che
aveva fatto alla sua amica. E ci sarebbe riuscita se Gohan non fosse arrivato
prendendola per la vita. La strinse a sé, ma la ragazza continuava a dimenarsi.
Dopo un po’, però, tornò il fumo. Prima rosso e poi azzurro. Quando si tornò
all’aria normale, Videl era di nuovo vestita da festa, con nuovamente trucco,
scarpe, coda, borsa e vestito lungo.
<< Forse è meglio se andiamo. >> Le disse
Gohan, continuando a stringerla. Videl annuì e si tolse dalla presa del
ragazzo, che riferendosi ad Erin continuò: << Vedi di aiutarlo. >>
e portò Videl fuori dalla palestra.
<< Questa volta lo so che mi è successo. Mi ero
arrabbiata troppo e mi sono trasformata. Ma non so in cosa. >> Disse
Videl appena furono usciti dalla palestra.
<< Hai rischiato di uccidere Shin… >> Le
fece notare subito Gohan.
<< Forse, ma non mi importa. Lui ha ucciso
dentro Kyra, si meritava di morire. >> Rispose lei, a denti stretti.
Sentì però due spuntoni in bocca. La aprì e si passò la lingua sui denti. Ecco,
gli spuntoni erano i due canini superiori che si erano allungati. Una orribile
sensazione la pervase. Non poteva essere…
<< Che succede?? >> Chiese il ragazzo
vedendola un po’ preoccupata. Lei in risposta aprì la bocca e gli fece vedere i
canini.
<< Ecco cosa succede. Sono un vampiro! >>
Sentì che i canini tornavano lentamente al proprio stato originale. Camminarono
in silenzio, fino a quando si trovarono davanti a casa della ragazza. Salutò
Gohan ed entrò, sperando di trovare ancora suo padre sveglio.
Guardò l’orologio. L’una e mezza. Era in anticipo,
quindi suo padre era ancora sveglio. Era sicura che l’avrebbe aspettata alzato.
E così infatti era. Mr. Satan era seduto sul divano a contemplare le rose
bianche che aveva messo in un vaso.
<< Papà, ti devo parlare. >> Disse Videl,
andandosi a sedere accanto al padre.
<< Dimmi piccola. >> Rispose l’uomo
sconsolato continuando a fissare le rose.
<< Dimmi la verità. Io sono un vampiro? >>
A quelle parole, Mr. Satan si voltò verso la sua piccola e le sorrise
dolcemente.
<< Perché dici così? >> Chiese infatti, accarezzandole
i capelli morbidi.
<< Perché mi sono trasformata e mi sono
cresciuti i canini. Papà dimmi la verità. Sono o non sono un vampiro? >>
Ribadì, togliendo la mano del padre dai capelli.
<< Okay, va bene. Sì lo sei… >> Si voltò
verso la figlia 16’enne. Era la sua piccola, non poteva essere cresciuta così
velocemente. Sospirò e Videl si portò la testa tra le mani.
<< Perché non me l’ hai detto??? >>
<< Perché per me e tua madre eri ancora troppo
piccola. Sai chi era quella persona con cui parlavo al telefono ieri??? Era tua
madre. Jodel… vampira. >> Mr. Satan sprofondò nel divano. La sua piccola
Videl era cresciuta, troppo in fretta per i suoi gusti.
<< Ma la mamma è morta. >> Disse confusa
la ragazza. Era vissuta con la convinzione che sua madre fosse morta nel parto…
perché adesso veniva a sapere quelle cose???
<< No, non è morta. Se n’è andata quando ha
scoperto che eri una vampira pure tu. Ha deciso che era meglio per tutti se se
ne andava. Ieri mi ha detto che sta bene. Sta con quelli della sua razza. Ma
ora vai a dormire. Ti spiegherò tutto domani. >> Mr. Satan la baciò sulla
guancia e si alzò per andare a letto.
Videl non poteva crederci. Era la figlia di un
vampiro… e non l’aveva mai sospettato. E poi, una stramaledettissima
fottutissima sera, l’aveva scoperto, rischiando di uccidere un ragazzo. Ma era
troppo stanca per pensare. Si alzò dal divano e si mise a letto. Non dormì
quella notte. non riusciva ad addormentarsi, così passò la nottata al computer
a chattare.
minisirena:
ecco svelato il mistero! Li avevano puntati per il karaoke! ^^ ammetto, la
scena l’ ho resa da High School Musicol, ma per me ci sta abbastanza bene. no?
Comunque, grazie molte! Spero la continuerai a seguire.
Bulma_92:
visto che li prendo seriamente i consigli??? XDD comunque visto cos’era? ^^
grazie tantissime!
Aras: grazie, grazie! Mi piace
troppo ricevere recensioni!! ^^
Valentina:
bene, se lo vuoi sapere, sono andata abbastanza bene… e tu?? Comunque, io riesco
a camminare sui 10 centimetri. Sarò aliena, ma ce la faccio abbastanza bene
tutto sommato. Ora, su Kyra e sulle lucine è tutto chiaro… ora c’è una parte
della vita di Videl nuova! Fammi sapere come l’ hai presa… okay?? Poi, la
canzone non l’ ho scritta io, solo che mi sono dimenticata di dirlo… è Because
of you, di Kelly Klrarcson, canzone che io adoro. Bom, vado. Grazie tantissime
kiss
Ho finito con i ringraziamenti e volevo solo dire un’ultima cosa.
Allora, Videl, Gohan
e insieme. Poi, la canzone che ho usato qui,
è Start of something new, di High School Musicol come ho già detto. Bene, spero
ovviamente che con questo stravolgimento la seguiate ancora questa storia. Kiss
a todos Barbycam
Capitolo 5 *** Svenimenti, altre nuove scoperte e una nuova cotta! ***
[ Ma era troppo stanca per pensare
[ Ma era troppo stanca per pensare. Si alzò dal divano e si mise a
letto. Non dormì quella notte. Non riusciva ad addormentarsi, così passò parte
della nottata al computer a chattare. ]
Il mattino dopo si alzò con una strana sensazione.
Stranamente si era alzata dopo l’ora di pranzo e sicuramente suo padre aveva
già pranzato solo. In più, aveva mal di testa e il sogno stranissimo che aveva
fatto, le faceva venire un nodo allo stomaco. Aveva sognato di essere una
vampira… di aver la mamma ancora viva… Che sogno pazzo… io con un vestito da sera…
Scese dal letto. Corse giù dalle scale, intenzionata a raccontare il sogno al
padre, ma vide una scena che la sconvolse del tutto. Una donna dai lunghissimi
capelli neri, carnagione cerea e occhi grigi, era seduta al tavolo della cucina
con suo padre… e la cosa più sconvolgente, era che stavano parlando
amabilmente.
<< Papà? >> Chiese titubante. Si accorse
di essere in biancheria intima solamente, ma non se ne curò affatto. Andò al
frigorifero e prese il cartoccio di latte. Aprì un cassetto e afferrò la sua
tazza, azzurra, per poi riempirla con il latte. Suo padre pareva non averla
sentita. Era troppo preso dalla conversazione con la donna che non si era
neanche accorto della figlia.
<< Papà?? >> Ripetè Videl, andandogli
accanto.
<< Oh, ciao piccola! Sai ieri che ti dicevo??
Ecco, lei è Jodel. Tua madre. >>
BOOM. La tazza cadde sul tavolo, bagnando
completamente la donna di latte, e Videl cadde a terra, svenuta.
Si risvegliò poco dopo, con la testa appoggiata a
qualcosa di morbido… come una gamba… una gamba?? Alzò di scatto la testa. Non
l’avesse mai fatto! Un dolore lancinante le tagliò la testa in due. Si era
completamente dimenticata del mal di testa. Si accasciò di nuovo sulla gamba
sconosciuta e rinunciò a sapere chi fosse, quando un viso cereo si intromise
nella sua visuale. Si alzò di colpo e cadde dal divano. Arretrò fino ad andare
a sbattere contro la televisione.
<< Tu… tu chi sei??? >> Chiese a
quello zombie che probabilmente, se non si era immaginata tutto, era sua madre.
<< Te l’ ho detto piccola. Lei è Jodel, tua
madre. >> Videl stava per svenire di nuovo all’affermazione del padre, ma
cercò di tenersi su con le gambe.
<< Cosa?? >> Riprese sedendosi su una
sedia al tavolo. Si accorse del latte sul tavolo e prese ad asciugarlo con
foga, cercando disperatamente di distrarsi.
<< Lo so… è sconcertante… ma sono tua madre
Videl. >> La donna piantò gli occhi grigi in quelli azzurri della
ragazza. Quel contatto visivo era insopportabile per Videl. Quella donna
l’aveva sconvolta. Non poteva entrare così, nella sua vita, dal nulla. La voce
della donna era molto simile a quella di Videl, solo più bassa e calda.
<< Ma… mamma??? Sei mia madre??? >> Un
turbinio di parole, pensieri, domande e risposte vorticavano nella sua testa,
tanto che il mal di testa cresceva sempre di più.
<< Sì, Videl. Lo so, è un po’ dura… ma
credimi… è la verità! >> Lo sguardo estremamente dolce di quella donna,
la fece sorridere. Anche se non era la cosa che avrebbe dovuto fare.
<< Beh, come minimo non dovreste spiegarmi
che è successo?? >> Chiese la ragazza abbandonando la schiena allo
schienale della sedia di legno.
<< Ecco vedi… >> La donna mostrò a
Videl il polso. C’erano due buchini rossi che si erano mai coagulati. Videl
però non capiva. Che cosa c’entravano quei buchetti con il suo passato??? Jodel
continuò: << Questi buchetti, me li hai fatti tu, appena sei nata. Me ne
sono andata per proteggerti dal tuo passato, perché sapevo che i vampiri sono
considerati cattivi. Ma vedi, Videl, non siamo cattivi. Abbiamo solo bisogno di
sangue. E i mezzi vampiri, come te, ne hanno bisogno solo una volta al mese.
Io, che lo sono del tutto, ne ho bisogno una volta alla settimana… ma non
prendo mai quello umano. E sai il perché?? Perché non mi piace. È troppo dolce.
Ci sono i vampiri buoni, come la mia comitiva, ma ci sono anche alcuni cattivi…
che non ti auguro di incontrare mai. >> Videl l’ascoltava attenta. Non
aveva intenzione di perdersi alcuna parola da quella donna. Si accorse solo in
quel momento che Jodel aveva un minuscolo diadema sui folti capelli neri.
<< E quello?? >> Indicò la coroncina
d’argento, che sembrava esattamente il colore dei suoi occhi.
<< Questo? – si tolse il diadema e lo porse
alla ragazza, che l’afferrò. Alla vista sembrava leggero quanto una piuma, ma
in realtà sembrava fatto di piombo. – Questo, è il diadema della regina. Io
sono la nipote dell’ultima regina. E poi, quando morirò, arriverà a te… e tu
sarai a capo della mia comunità. Oh, stai tranquilla… non morirò presto. Il
minimo che posso vivere sono i 180 anni. Se tutto va bene. Ma comunque, spero
che non rinnegherai il tuo passato. Solo, ricorda una volta al mese di prendere
del sangue. >>
<< Ma… scusa, ma potevo anche non venire
vampira?? >>
<< In realtà… tu non avresti dovuto essere
una vampira. Perché saltano una generazione… e io sono una vampira. Solo una
cosa non capisco. Tu ti sei trasformata?? >> La voce che era sempre stata
calma e delicata, assunse un tono di incertezza e curiosità.
<< Ehm… credo di sì… cioè… mi sono trovata
in pantaloncini e con degli stivali al ginocchio… e una fascia e una canotta
nera. Mi sono trasformata quindi?? >> Anche Videl era curiosa. Non sapeva
se quello che le era successo era normale.
<< Sì… oh mio Dio… tu sei… tu sei… >>
E si accasciò a terra priva di forze. Mr. Satan la prese in braccio e la
distese sul divano, mentre Videl rimase ad osservare la scena. Si dileguò e
andò in camera sua. Si attaccò al computer e cercò quello che sua madre
non aveva finito di dirle.
Cerò su internet, e le venne fuori una pagina la
cui intestazione diceva: “Questa pagina potrebbe recare danni al computer. Può
chiuderla o visitare il sito a suo rischio e pericolo.” Videl decise di
accedere al sito. Sentiva che quello che cercava era lì dentro. La pagina che
seguì dopo era completamente nera. Pian piano cominciarono ad entrare delle
parole. Al lato della schermata apparve un elenco. Leggende, Arti,
Personaggi importanti… un momento… Leggende?? Videl cliccò su
quella parolina e apparve una schermata completamente rossa. Apparvero
velocemente altre parole e delle foto.
“Si dice che i Vampiri siano delle creature
senza cuore, che uccidono solo per il gusto di farlo… ma non è così. Infatti,
nella storia di questa affascinante specie ci sono state delle relazioni con
altre specie. Per esempio, la vecchia regina Andith, aveva sposato un
cortigiano umano della sua corte. Da lui ebbe una figlia, che però era
assolutamente priva di poteri Vampirici. Questa figlia, si sposò con un uomo di
campagna e vissero soli in una casetta sperduta, fino a quando lei rimase
incinta. Nacque l’erede di Andith, la principessa Jodel. Oltre a questo
susseguirsi di innamoramenti oltre le razze, c’è una leggenda che inquieta e
che incuriosisce molti dei Vampiri e quasi tutti gli umani. Si dice che una
cosa del genere sia successa solo una volta nella storia dell’uomo e tutti si
aspettano che accada di nuovo.
La leggenda narra, che un uomo, il leggendario
Axel Vicopsich, riuscì a liberare la Terra da un essere spaventoso, la Dea della
morte, che in quei lontanissimi anni, stava distruggendo tutte le anime del
pianeta. Si narra anche che da lei ebbe una figlia che però non ebbe mai modo
di esistere per la troppa bontà dell’uomo. L’avviso è: Quando il mondo tornerà
estremamente cattivo, nascerà un vampiro o vampira che porterà la pace, come
fece il leggendario Axel. Ma questa o questo vampiro non sarà uno normale… sarà
il figlio proibito della Dea della morte e di Axel. Si trasformerà come Axel.
Una luce azzurra e poi rossa. Infine la trasformazione: occhi rossi,
pantaloncini neri e canottiera nera, in più un paio di stivali e una fascia nei
capelli.”
Videl lesse tutta la leggenda più e più volte. Non
riusciva a credere che era la figlia di Axel e della Dea della morte… non era
concepibile. Scese le scale con gli occhi grandi come piattini da tè e si
accasciò sul divano. La donna c’era ancora, si era ripresa e stava riparlando
animatamente con il padre. Appena vide sua figlia abbandonata sul divano, le si
illuminarono gli occhi argentati e si mise accanto a lei.
<< Che succede??? Hai scoperto la verità??
>> Chiese, accarezzandole i capelli nerissimi.
<< Ecco… sì. Sono la figlia di Axel e della
Dea. Ma non è possibile! Cioè, io sono solo una ragazza di 16 anni, non
l’eroina che salverà il mondo… >> Si nascose il viso nelle mani e scosse
la testa. No, non era lei. Doveva parlare con qualcuno. Non poteva parlare con
Kyra, perché sarebbe stato uno shock troppo potente per lei. L’unica persona
che sapeva era… sì, decise di andare di nuovo su in camera. Stampò la pagina di
internet, la piegò e la buttò sul letto. Si vestì con le prime cose che le
capitarono a tiro, ovvero: scarpe da ginnastica, pantaloni lunghi bianchi e una
maglietta azzurra. Si mise nelle tasche la pagina e si avviò con l’ Mp3 alle
orecchie. Salutò la madre e il padre e poi uscì.
Non si fermò da nessuna parte e andò direttamente
a casa di Gohan. Bussò alla porta e la madre di Gohan le aprì sorridente.
<< Goten smettila di rovinarmi la torta con
le dita! Oh, ciao… in cosa posso aiutarti?? >> Chiese una donna, con i
capelli corvini legati in uno chignon, appena vide Videl davanti alla sua
porta.
<< Ehm… salve… c’è per caso Gohan?? >>
Cercò di sbirciare dentro casa, ma vide solo il divano.
<< Oh sì… è in camera che studia, non credo
che possa… >> Cercò di dire la donna, ma una voce la fermò.
<< Chichi cara! Chi è alla porta?? >>
Il padre della donna entrò improvvisamente nella visuale di Videl, che si
spaventò non poco nel vedere l’enormità dell’uomo.
<< Ehm… sono Videl, una compagna di scuola
di Gohan… per favore, devo assolutamente parlargli… è una cosa importantissima.
>> Riprovò la ragazza. Chichi stava per dire qualcosa ma suo padre la
fermò, dicendo: << Oh! Bene, bene! Entra pure. Gohan è sopra… prima porta
a destra. >> Spalancò la porta d’ingresso e fece entrare la ragazza. La
casa di Gohan era grande, ma non come la sua. Salì le scale in quattro salti e
bussò alla porta. Non aspettò risposta ed entrò. C’era Gohan chino sulla
scrivania con la testa in mezzo alle braccia incrociate. Il rumore che fece
Videl nel chiudere la porta, fece alzare di scatto la testa al ragazzo che
disse subito: << Mamma! Stavo studiando, lo giuro! >> Si mise a
scarabocchiare qualcosa su un foglio e poi, non sentendo nessun urlo disumano
provenire dalla porta, si voltò, vedendo Videl che sghignazzava.
<< Ciao Videl! Che ci fai qui?? >>
Chiese, smettendo di scrivere e voltandosi completamente verso la ragazza.
<< Beh… devo dirti alcune cose… ma prima
leggi questo. >> Si tolse dalla tasca il foglio appena stampato e glielo
porse. Gohan lo prese e lo lesse. Andando avanti nel racconto sgranava sempre
di più gli occhi.
<< Oddio, Videl tu sei… >> Posò il
foglietto sul tavolo e fece cenno di accomodarsi alla ragazza, che era rimasta
in piedi sulla soglia della sua camera.
<< Sì… a quanto pare la cosa corrisponde. Mi
hai vista anche tu, no?? La fascia, i pantaloncini, la canottiera… gli stivali!
Sono colei che salverà la terra… ma io non voglio. >> Si sedette sul
letto a gambe incrociate.
<< Videl… una leggenda… è una leggenda… non
è detto che sia vero… >> Gohan non trovava altra soluzione. O era stata
un’allucinazione tutto, o era la verità. E c’era qualcosa che non andava nella
prima ipotesi, perché Shin era finito all’ospedale, dopo che Videl gli aveva
stampato una mano rossa sul petto.
Nonostante il contesto della visita, Gohan era
stato felicissimo di trovare lei alla sua porta al posto della madre.
<< Ma mia madre è venuta oggi a casa ed è
svenuta appena le ho detto che mi ero trasformata. >> Ripetè decisa la
ragazza.
Di sotto, sentirono che qualcuno suonava alla
porta e che il piccolo Goten, strillando la proprietà della porta, andava ad
aprire. In un secondo, il piccoletto era dentro alla camera di Gohan che
annunciava l’arrivo di una ragazza.
Gohan si passò una mano nei capelli neri e poi
chiese cortesemente a Videl se poteva nascondersi nell’armadio. Aspettandosi
una sfuriata, chiuse gli occhi e aspettò che le grida arrivassero fino
all’altra parte della casa, ma con grande sorpresa nonvi fu nessuna sfuriata. Videl acconsentì e
si nascose nell’armadio a muro. Sentì chiudersi una volta la porta e poco dopo
riaprirsi. Aspettò ansiosamente che la ragazza parlasse per poterla
riconoscere, ma quando questa parlò sentì un tuffo al cuore. Indovinate chi
era?? Esatto… Erin. Videl, appena sentì la voce zuccherosa ed estremamente
stridula di Erin. Si tappò le orecchie. Non voleva sentire quella… non riusciva
neanche a trovare un insulto adatto per quella lì, figuriamoci starla a
sentire. Intanto, fuori dall’armadio, si stava consumando non del tutto
piacevole.
Gohan era seduto sul letto, con Erin rigorosamente
incollata alle sue braccia.
<< Erin… che c’è??? Perché sei venuta??
>> Chiese esasperato il ragazzo cercando di scollarsi quella ragazza di
dosso.
<< Mi mancavi Gohanuccio… >> Videl, a
quel vezzeggiativo estremamente schifoso, trattenne a stento un conato di
vomito. Ma non ci riuscì del tutto a non fare rumore, perché Erin era riuscita
a sentire un rumore sospetto provenire dal mobile.
Gohan tossì, sperando ardentemente nella stupidità
di Erin, che prese il sopravvento sul suo profondo senso di curiosità.
<< Ma ci siamo visti ieri… come faccio già a
mancarti?? >>
<< Perché l’amore fa strani scherzi. >> A
quelle parole, le unghie di Videl si conficcarono nella sua tenera carne. Ora
sì, che si stava arrabbiando. Abbassò il capo e cominciò ad apostrofare
mentalmente Erin con tutti gli insulti che sapeva e che riusciva ad inventare
in quel momento. La tentazione di uscire dall’armadio era fortissima, ma la sua
volontà ferrea glielo impedì, così rimase ad ascoltare la conversazione.
<< Non credi di esagerare dicendo amore?
>> Disse Gohan che stava sentendo l’aura di Videl alzarsi
spaventosamente.
<< No tesoro mio. >> Rispose prontamente Erin
stridula. Ovviamente, non era per il sentimento profondo dell’amore che Erin
agiva così. Ma solo per la smania del sesso. Infatti, da quando aveva visto
Gohan, aveva provato un’intensa curiosità nei suoi confronti.
Gohan, dal canto suo, stava facendo il possibile per
salvare la vita a quella ragazza. L’aura di Videl era ormai diventata alta
quanto quella di suo fratello Goten. E Goten era molto potente.
<< Senti, la molli di dire che mi ami?? Perché
sappiamo entrambi che non è la verità. >> Disse Gohan duro. Erin era una
rompipalle tremenda.
<< Ma Gohanu… >>
<< Non ci provare. >> La bloccò. Una volta
l’aveva sentito quel soprannome, e una volta bastava e avanzava.
<< Tesoro, perché dici così?? >> Erin si
avvicinò pericolosamente a Gohan che si spostò subito. Non aveva intenzione di
farsi toccare da lei. Mai più.
<< Perché mi hai rotto Erin. Non mi ami… vuoi solo
portarmi a letto. >> Gohan le disse le cose come stavano. Fino a quel
momento nessuno aveva mai osato parlare così a Erin. Nessuno. Aveva ragione,
certo, ma non l’avrebbe mai ammesso. Così optò per la sua strategia migliore.
Sedurre un ragazzo. Ormai Gohan l’aveva incuriosita troppo per lasciarlo
perdere così. Gli sorrise zuccherosa e uscì dalla camera sculettando.
Il ragazzo si accasciò sul letto.
<< Peggio di combattere contro Cell… >>
Mormorò tra sé, quando un rumore lo svegliò. Videl era uscita dall’armadio ed
era particolarmente soddisfatta del lavoro che aveva fatto Gohan. Non avrebbe
resistito un secondo di più chiusa in quell’armadio con Erin che ci provava con
Gohan. Il suo Gohan.
<< Come scusa? >> Chiese appena fu
completamente fuori.
<< No, niente… allora, dicevamo?? >> Rispose
in fretta il ragazzo volendo cambiare discorso alla svelta.
<< Che io non sono l’eroina che salverà il mondo.
>> Videl si sedette accanto a Gohan e si mise a fissare un punto
indistinto nella parete giallastra della camera.
<< Mi sa che ci dovrai convivere. Ma com’è
possibile che tu non l’abbia scoperto prima?? Cioè, dico… non puoi averlo
scoperto così… all’improvviso… >> Eppure qualche segno precedente ci
doveva essere. Non poteva averlo scoperto così.
<< Non lo so… so solo che mi sono arrabbiata troppo
ieri sera… e potevo uccidere quello stupido di Shin, cosa che non mi sarebbe
importata più di tanto ad essere sincera… ma comunque non lo so. >>
<< Ma i vampiri… non devono bere sangue??? >>
<< Già, io una volta al mese. Ecco, come ho fatto a
non sentirne mai il bisogno?? >> Restarono in silenzio per parecchio
tempo a riflettere su quella domanda, quando bussarono alla porta. Dopo due
secondi entrò Goten, con il viso sorridente.
<< Goten, dimmi. >> Gohan se lo mise in
braccio e scompigliò i capelli del fratello.
<< Mamma dice che è pronto. >> Disse il
bambino sorridendo. Poi, guardando Videl, continuò: << Bravo che hai mandato
via l’altra, lei mi piace di più. >> con queste, saltò giù dal fratello e
si avviò velocemente alla porta.
<< Aspetta… ma Videl? >> Chiese Gohan,
cercando di riprendersi il suo colorito roseo.
<< Mamma ha detto che può stare qui. Sì, mi piace
Videl. Fratellone puoi stare con lei. >> Sorrise e uscì dalla camera.
Videl e Gohan fissarono per qualche secondo la porta. Poi
Videl abbassò lo sguardo imbarazzata e divertita allo stesso tempo, e Gohan
spostò lo sguardo alla finestra aperta della camera.
<< Senti… forse è meglio che avvisi mio padre…
>> Esordì ancora rossa in viso la ragazza. Si alzò dal letto e si mise a
comporre il numero di casa al cellulare. Uno squillo, due squilli, tre squilli…
Mr. Satan non rispose al telefono.
<< Non risponde?? >> Chiese Gohan felicissimo
di poter cambiare argomento. La prossima volta non lo faccio entrare in
camera.
<< No. Va beh, non importa. Al massimo mi richiama
lui. >> Chiude il cellulare e se lo rimise in tasca.
<< Comunque… - cominciò Gohan. Sospirò per catturare
l’aria nella camera. – non badare a cosa dice mio fratello… è piccolo non sa
cosa dice… >> Divenne pari pari ad un peperone e quell’immagine fece
scoppiare a ridere Videl. Gohan la fissò per un po’, poi bussarono alla porta e
piombò dentro alla camera la madre del ragazzo.
<< Tesoro è pronta la cena. Scendete, avanti.
>> Con aria dolce, Chichi spalancò la porta della stanza e fece scendere
i due ragazzi. Videl sulle scale si asciugò gli occhi dalle lacrime che le
erano scese mentre rideva.
Si sedettero al tavolo uno accanto all’altra. Gohan di
fronte a suo nonno, Chichi a capotavola e Videl di fronte a Goten, che ne fu
particolarmente felice.
<< Mangiate pure cari ragazzi! >> Esclamò il
nonno porgendo una ciotola di insalata a Videl, che se ne mise una porzione
abbondante nel piatto.
<< Mamma! Videl può rimanere a dormire questa sera
da noi??? >> Chiese Goten, facendo versare la bibita a Videl e facendola
andare di traverso al fratello, che prese a tossire violentemente.
<< Gohan, tutto bene?? >> Chiedeva Videl,
mentre gli dava dei colpetti sulla schiena per farlo tornare in sé. Il ragazzo
annuì e fulminò il fratellino che però non capì.
<< Allora mamma??? >> Riprese Goten, facendo
diventare rossissimo Gohan per l’imbarazzo.
<< Non lo so tesoro… a me andrebbe bene, ma non so
dove farla dormire… e poi dovremmo avvertire i suoi genitori… magari un’altra
volta Goten… >> Ma quelle parole fecero tremare il labbro inferiore del
piccolo, che in un batter d’occhio scoppiò a piangere.
<< Suvvia Chichi!! Che male potrà mai esserci se
lei rimanesse qui a dormire?? >> Disse l’omone prendendo in braccio il
nipotino trasformato in una piccola fontanella.
<< Ma non so dove può dormire… >> Ripetè la
donna. Videl e Gohan osservavano la scena esterrefatti. Non avevano il coraggio
di parlare.
<< Mamma… magari lei non… >>
<< Zitto caro, sto discutendo con il nonno.
>> Chichi bloccò sul nascere ogni possibile frase del suo primogenito.
Videl sorrise. Chichi le ricordava molto suo padre.
<< Chichi cara… guarda Goten… non lo puoi far
piangere così… >> L’uomo le fece vedere il figlioletto che piangeva
troppo rumorosamente.
<< Okay, va bene… però dovrà dormire in camera di
Gohan. Solo lì c’è un letto. >> A quelle parole, tre diverse reazioni.
Videl sgranò spaventosamente gli occhi. Gohan arrossì violentemente e Goten
smise di colpo di piangere, per andare ad abbracciare Videl.
<< Ehm… mamma, dov’è un letto in camera mia
scusa??? >> Chiese Gohan confuso. Non aveva mai saputo dell’esistenza di
un secondo letto in camera sua.
<> Esclamò la donna sorpresa.
Partì una suoneria. Era il cellulare di Videl.
<< Pronto?? >>
<< Ciao Videl! Hai chiamato a casa per caso??
>>
<< Sì papà… volevo dirti che rimanevo a cena da
Gohan… ma non mi hai risposto… eora…
beh… è un po’ complicato… >>
<< Fammi parlare con la madre di Gohan. >>
Videl passò il cellulare a Chichi. La donna ed il
cellulare si rintanarono nella cucina e si chiuse la porta alle spalle.
<< Gohan caro, è meglio se vai a mettere a posto la
camera… non vorrai che la tua amica dorma nel casino! >> Esclamò
il nonno, cominciando a rincorrere il nipotino che correva per la casa.
<< Ehm… scusali Videl… non… non sei obbligata a
restare se non vuoi… puoi andare a casa… scegli tu… >> Si scusò Gohan
abbassando lo sguardo.
<< Non importa… davvero, va bene… così almeno posso
chiarire cosa mi è successo… hai un computer? Possiamo vedere lì. >>
Videl era anche rossa, ma il suo orgoglio le impedì di abbassare lo sguardo al
pavimento. Lei era la figlia di Mr. Satan miseriaccia! Non poteva abbassarsi
sotto a nessuno. Anche se c’era qualcuno che ogni istante la faceva sentire
piccola.
<< Allora è tutto deciso! Bene, buona notte Mr.
Satan. >> Chichi entrò in soggiorno con un sorrisone a 32 denti che le
illuminava il volto.
<< Che è successo Chichi cara? >> Chiese il
nonno, tenendo in braccio Goten come un sacco di patate.
<< Videl potrà rimanere a dormire qua. Lo sapete
tutti che io ottengo sempre quello che voglio. >> Rispose la donna,
indicando a Videl e a Gohan di salire di sopra. Li seguì anche Goten che entrò
sgusciando nella camera del ragazzo. Videl si sedette sul letto e il bambino
prontamente le saltò addosso.
<< Quando sposerai Gohan?? >> Chiese
abbracciando la vita di Videl.
<< Ehm… >> Balbettò lei, senza trovare una
risposta decente.
<< Non stiamo insieme Goten… >> Rispose per
lei Gohan, guadagnandosi uno sguardo riconoscente da parte della ragazza.
<< Oh… e quando vi metterete assieme?? Siete una
così bella coppia! >> Videl diventò rossa nelle guance e Gohan si
apprestò subito a salvarla.
<< Probabilmente mai Goten… siamo solo amici.
>> Disse. Forse aveva pronunciato con una nota di malinconia quel solo
amici, perché Videl si voltò verso di lui e lo guardò interrogativa. Perché
solo amici?
<< Oh… che peccato! Vi farò mettere insieme!
>> Così dicendo scappò in camera sua, probabilmente ad architettare uno
dei suoi piani più strampalati.
<< Wow! È una forza della natura tuo fratello!
>> Esclamò sarcastica Videl seguendo con lo sguardo il fratello di Gohan
che se ne andava.
<< Già… oltre ad essere completamente pazzo…
>> Sospirò e con un gesto fece alzare Videl dal suo letto. Si chinò e
dopo poco tirò fuori un materasso. Dall’armadio prese delle lenzuola pulite e
le mise sul materasso. Si sdraiò su questo e annunciò che lui avrebbe dormito
lì.
Videl osservò il materasso, poi il letto, poi Gohan e
infine di nuovo il letto.
<< Alzati. >> Concluse, muovendo leggermente
la mano.
<< Che vuoi fare? >> Rispose lui, che però si
alzò comunque.
<< Così! >> La ragazza prese il materasso e
lo tirò, per poi metterlo accanto al letto.
<< Perché? >> Chiese Gohan confuso.
<< Almeno così non mi sentirò sola. >> Gli
sorrise e si sdraiò sul letto, appoggiandosi la testa sulle mani. Squillò il
telefono di Videl e subito dopo smise. Era solo un messaggio.
- Ciao Vid! Come stai?? Com’è andata con Gohan?? Vi siete
baciati?? Bacio Kya -
Videl sorrise a quel messaggio e poco dopo arrivò un
messaggio anche a Gohan da parte di Chris.
- Ehi amico! Come stai?? È andata bene ieri??? Dai, raccontami!!
Chris. -
Gohan e Videl si guardarono, poi si scambiarono i
telefoni. Lessero e scoppiarono a ridere talmente forte che il piccolo Goten in
pigiama entrò nella camera strofinandosi gli occhietti.
<< Uhm… che succede? >> Sbadigliò con una
mano ancora attaccata alla maniglia.
<< Scusaci Goten. >> Gli disse dolcemente
Gohan. Stava per alzarsi, ma Videl fu più veloce di lui. Si avviò verso il
piccolo, lo prese in braccio e lo cullò un po’, per poi riportarlo in camera
sua addormentato come un angioletto.
<< Che carino!!! È un amore!!! >> Esclamò a
bassa voce la ragazza rientrando in camera.
<< Mh… più o meno… comunque, non hai intenzione di
dormire vestita spero… si muore di caldo di notte! >>
<< Non ho altro, che dovrei mettermi? >>
Videl inarcò un sopracciglio. Gohan si diresse all’armadio e tirò fuori una
canottiera bianca e un paio di pantaloncini neri.
<< Questi andranno benissimo. >> Li lanciò
alla ragazza che li afferrò al volo. Li osservò per bene e poi sgranò gli
occhi. Erano cose da donna!
<< Ma… perché hai dei vestiti da donna nel tuo
armadio?? Voglio dire… sei un maschio, vero??? >> Gohan la osservò
parlare e poi le sorrise divertito.
<< Sono un maschio… ma ho dei vestiti da donna
perché mia mamma ogni tanto quando fa i mucchi della mia roba, per sbaglio
mette anche delle cose sue in mezzo. Capito? >>
Inclinò leggermente la testa e poi sorrise. Si sedette
sul suo letto e batté con una mano accanto a lui. Videl si accomodò accanto a
lui. Aveva deciso che avrebbe scoperto la verità su quel ragazzo. Tutta la
verità.
<< Senti… ma tu ce l’ hai mai avuta una ragazza?
>> Chiese dopo un po’ che fissavano un poster sulla parete del ragazzo.
<< Come mai questa domanda? >>
<< Volevo sapere. >>
<< Okay… no, se non quando ero piccolo. Mi ricordo
una bambina dai lunghi capelli castani, gli occhi viola e un viso dolce. Ma
tantissimo tempo fa. Andavamo sempre in giro per mano. >> Sorrise e
sospirò. Chissà che fine aveva fatto quella bambina. Alzò le spalle e poi
continuò: << E tu? >>
<< Sì. Quando avevo circa dieci anni. Era il
fratello di Shin, aveva circa un anno in più ed era simpaticissimo… ma poi
inevitabilmente ci siamo lasciati. >> Sospirò rumorosamente.
<< Perché? >> Chiese l’altro curioso.
<< Perché è morto due anni fa in un incidente
d’auto. Avevo solo 14 anni e sono stata malissimo. È stato il mio primo amore…
il mio primo vero amore. >> Gohan si voltò e, quando si sentì gli occhi
neri del ragazzo sul volto, anche Videl si girò. Si incatenarono quei due occhi
così diversi. Nessuno dei due si era mai soffermato abbastanza sugli occhi
dell’altro. A tutti e due venne in mente un pezzo di canzone…
This could be the start of something new, it feel so
right to be here with you, and now I feel in my heart, the start of something
new.
Quel pazzo uscì dalle loro bocche prima che potessero
fermarle. Si sorrisero e poi Videl andò a cambiarsi in bagno.
“This
cold be the start of something new… già. Non so che mi succede, ma di
sicuro è piacevole come sensazione.” Pensò, mentre aspettava Videl in camera.
“It feel
so rightto
be herewithyou…
oh, quanto è vero… mi sembra assolutamente normale essere sola con te. Con te
che neanche conoscevo bene prima. Prima di ieri. Prima di questi denti.” Si
ritrovò a pensare lei, mentre si infilava quei pantaloncini. Poi si infilò la
canottiera e tornò in camera sorridendo.
Alzi la mano chi si
sarebbe aspettata che Videl diventasse una eroina?! XDDD
Lo so, lo so… vi sto
sconvolgendo troppo, me lo sento. Ma da adesso in poi sarà quasi tutto più
normale. Lo giuro ^^ Pardon se non ho aggiornato prima, ma ero in mountain e
non avevo il compu. Non sapete che tristezza non sapere che fare tutto il
giorno. ^^ Ma va beh, ora sono tornata e con me un capitolo pieno di sorprese.
p.s. quello che dice Goten, l’ho preso spunto da quello che mi ha detto una
volta mio fratello al mare. E che continua a dire tutt’ora.
Bene, ed ora…
ringraziamenti!
Minisirena: Già… Videl una piccola vampira… ed ora pure eroina… ma
ho promesso. Da adesso basta troppe sorprese. ^^ grazie ancora, e scusa il
ritardo… sai, la montagna ha chiamato… e non potevo non risponderle. :p
Pan93: Già… High School Musical mi ha dato l’ispirazione, come
anche il video dei Fall Out Boy per la Videl vampira… ^^
Valentina: Visto che ti ho citata??? XDDDDD Spero, dopo tutto
questo, di non averti sconvolta troppo… però magari nei prossimi capitoli mi
serviranno dei paragoni carini come i tuoi ^^ Allora, per l’esame sono uscita
con buono… poteva andare meglio, ma non mi lamento… poi al liceo, farò il
linguistico. Giusto oggi sono andata a fare la conferma! XD. E poi, mi piace
troppo che mi lasci due recensioni perché dimentichi qualcosa. Lo adoro ^^ Poi…
perché farla tornare normale se deve salvarci tutti?? ^^ continua a seguirmi,
perché adoro le tue recensioni, che spesso sono doppie ^^
TiCcY: Ciau! Meno male che ti è venuta in mente quella scena,
perché volevo paragonarla… era simile? Magari questo capitolo leggilo con
niente di vetro… non vorrei che ti esplodesse in mano! ^^
Paie: Era il mio obbiettivo (si scrive così?? Ho sempre avuto
il dubbio. ^^) rendere la storia interessante, e a quanto pare ci sono riuscita
^^ spero continuerai a seguirmi…
Bulma_92: Oddio!!! Mi commuovo così! *-*Davvero, grazie tantissime! Spero di non
aver sconvolto troppo… se sì, non era mia intenzione! O meglio, non del tutto.
^^
black 91: L’ho detto che non volevo spaventarvi?? No? Allora lo
dico adesso. Non vi voglio spaventare, i prossimi capitoli saranno del tutto
normali, a meno che non me lo impediate ^^
Bene, ho finito. Spero di
non sconvolgervi troppo, semmai me lo farete notare nelle prossime recensioni.
Perché recensirete, vero?? Spero vivamente di sì! Oh mamma, vado, che mi sto
dilungando troppo!!!
[
“This cold be the start of something new… già. Non so che mi succede, ma
di sicuro è piacevole come sensazione.” Pensò, mentre aspettava Videl in
camera.
“It feel so rightto
be herewithyou…
oh, quanto è vero… mi sembra assolutamente normale essere sola con te. Con te
che neanche conoscevo bene prima. Prima di ieri. Prima di questi denti.” Si
ritrovò a pensare lei, mentre si infilava quei pantaloncini. Poi si infilò la
canottiera e tornò in camera sorridendo. ]
Il mattino dopo quella strana serata, a Videl pare
nuovamente di aver sognato. Non si capacitava che fosse successo tutto a lei.
In due giorni, aveva rincontrato sua madre, aveva scoperto di essere una
vampira, di essere l’erede della regina, di essere l’erede di Axel e della Dea,
e soprattutto di essere stata uno scherzo della natura. Già, perché lei non
doveva nascere così. Doveva nascere normale. Non un essere che succhia sangue!
Si rigirò nelle coperte, convinta di essere nel suo bel lettino. Ma
all’improvviso si trovò a fare i conti con un respiro caldo e regolare. Aprì
gli occhi che fino a quel momento aveva tenuto chiusi e, appena vide cos’era
che produceva quei dolci soffi, sgranò gli occhioni azzurri.
Era avvolta nelle coperte di un letto, ma non era il suo,
e neanche quello sopraelevato di Gohan… era nel suo letto! Meglio, nel suo
materasso! Come diavolo c’era finita?? Si alzò a sedere, portandosi
istintivamente la coperta al petto. Era ancora vestita, il che era un buon
segno, non avevano fatto niente quella notte. Ma dopo essersi guardata in giro,
si trovò a guardare di nuovo il ragazzo accanto a lei. Lui però non era
vestito… aveva solo dei pantaloncini bianchi che, tra parentesi, gli stavano
pure bene.
Videl, alzò lo sguardo verso il muro, sentendo le sue
gote sempre più rosse e calde. Gohan decise proprio in quel momento che voleva
avvicinarsi un po’ più al cuscino, così si mosse silenziosamente, andando ad
urtare per sbaglio il fianco destro della ragazza con un braccio, che si sentì
gelare a quel tocco. Gohan continuava a dormire beato, incurante di essere
mezzo nudo nello stesso letto con Videl, che nel frattempo era rimasta seduta
sul materasso senza osare proferir parola. Non aveva la minima intenzione di
svegliarlo, perché il suo viso era così dolce e rilassato nel sonno… non sembrava
quasi lui… di solito era sorprendentemente ridente, mentre dormiva invece era
rilassato e le sue labbra erano tirate senza sforzo, a disegnare nessuna
espressione. Era… con una parola… era bello mentre dormiva. Mettiamo in
chiaro, Videl non aveva mai dubitato che Gohan fosse un ragazzo affascinante,
ma non l’aveva mai visto dormire, e mentre dormiva era straordinariamente
bello. Tanto, che la ragazza prese a fissarlo. Quanto avrebbe voluto che i loro
occhi si incatenassero di nuovo come la sera precedente! Aveva provato
sensazioni contrastanti tutte insieme. Tenerezza, imbarazzo, rabbia, orgoglio…
tutto insieme. Non riusciva a perdonarsi di essere stata così aperta con
qualcuno quanto con Kyra… ma quel qualcuno era Gohan. E per Gohan si era
trovata spesso a fare degli strappi alle regole. Come in quel caso. Si diede
ripetitivamente della stupida nella mente, poi sorridendo tornò a guardare
Gohan. La rasserenava moltissimo osservarlo dormire. Si sdraiò accanto a lui,
cercando però di mantenere le distanze di sicurezza, cosa praticamente
impossibile, visto che il materasso era abbastanza ristretto. Gohan si girò,
sempre addormentato, a pancia in su. Infilò il braccio sotto la schiena di
Videl, mettendosi di lato, e la tirò a sé, pensando che fosse semplicemente il
suo cuscino, ma si sbagliava. Videl, rossa più che mai, si lasciò avvicinare
senza una ragione e si accoccolò tra le braccia del ragazzo. Come due sere
prima, che l’aveva consolata. Si sentì nuovamente protetta. Si lasciò cullare
da quell’involontario abbraccio, fino a quando il ragazzo non si svegliò.
Di punto in bianco si era trovato dall’attraversare in
volo praterie immense nel sogno, all’abbracciare forte una ragazza nella
realtà. E la ragazza era rilassata accanto a lui. Poi sentì uno spiffero.
Strinse di più la ragazza, che gli dava estremo calore, ma poi si accorse che
non aveva vestiti, se non un paio di pantaloncini. Alzò il torace, appoggiando
il peso su un braccio, per vedere se lei stesse dormendo. Sì, si era
riaddormentata nel suo abbraccio… e la cosa era rassicurante per lui.
In quel momento Gohan sentì la porta aprirsi, e dopo due
secondi entrò Goten, con il suo pigiamino a tuta giallo. (non so perché giallo…
ma me lo vedo troppo ^^) Era entrato nella camera del fratello, intenzionato a
svegliarli e portarli giù per la colazione. Ma quando vide suo fratello con
Videl nel letto accoccolata nelle sue braccia, sgranò gli occhioni neri e
sorrise.
<< No… Goten… no… zitto… ti prego… >> Provò a
dire Gohan, ma Goten era semplicemente scappato giù dalle scale con un sorriso
che gli andava da un orecchio all’altro. Il ragazzo svegliò con uno scossone
Videl, che aprì e sgranò immediatamente gli occhi azzurri. Si tirò su subito e
si mise in piedi. Gohan la seguì subito dopo, per andare all’armadio a
vestirsi. Videl non osò guardare. Era imbarazzata da morire ed era estremamente
arrabbiata con se stessa. Non si perdonava il fatto di essere imbarazzata.
Circolo vizioso forse, ma era quello che si sentiva dentro. Ed era complicato
sapere cosa aveva dentro, perché era disordinatissimo, peggio della sua
palestra in camera dopo un allenamento di due ore.
Gohan si girò verso di lei e, vedendola di schiena,
sorrise. Era così… così… tenera quando era imbarazzata. Scosse la testa e andò
a picchiettarle la spalla dolcemente per farla girare.
<< Puoi girarti adesso, sono vestito. >>
Videl sobbalzò al contatto, si voltò e lo osservò da capo a piedi. Portava un
paio di pantaloncini al ginocchio e una canotta nera. Sorrise.
<< Ehm… meglio che non sorridi tanto… - Videl si
rabbuiò di conseguenza. – mio fratello ha visto… ed è corso giù… >> Non
finì neanche la frase, che la ragazza scappò di sotto, precipitandosi giù dalle
scale.
Arrivò di sotto tutta trafelata e si sorprese di vedere
che Goten e Chichi stavano facendo colazione normalmente. Chichi e Goten si
voltarono verso di lei, che si sentì improvvisamente rossa in viso. Poco dopo
la raggiunse Gohan a metà scale.
Dopo aver osservato un po’ la ragazza, sul volto di
Chichi si allargò un sorrisone simile a quello di Goten. La donna si fiondò su
Videl, le fece saltare i pochi gradini che la separavano dal pavimento e la
strinse forte. Poi la appoggiò a terra, e si fiondò su suo figlio, che nel
frattempo aveva sgranato gli occhi spaventato. Non erano stati abbastanza
veloci. Quella consapevolezza remota divenne la cruda realtà quando il ragazzo
sentì sua madre, stringergli il collo. Oh miseriaccia!!!
<< Mamma che succede?? >> Le chiese, quando
lei si staccò.
<< Oh tesoro… Goten mi ha detto tutto! Allora, a
quando il lieto evento?? >> Chichi trascinò il figlio al piano terra e
mise vicini i due ragazzi. Videl si vide buttata tra le braccia di Gohan, che
l’afferrò prontamente. Videl arrossì, come Gohan.
<< Ma che belli che siete!!! >> Esclamò
applaudendo la donna. Goten si avvicinò a Videl, la strattonò e la fece
abbassare, per parlare faccia a faccia.
<< Tanto lo sapevo che vi sareste messi insieme!
>> Le scoccò un bacio sulla guancia e la respinse dal fratello, rimasto
immobile e quasi spaventato dal comportamento.
<< Mamma ascoltami! Io e Videl non stiamo insieme!
Probabilmente è caduta dal letto ed è finita nel mio… ma NON stiamo
insieme. Okay?? >> Chiarì subito Gohan con voce calma. Chichi lo guardò
senza capire, poi collegò e si rabbuiò.
<< E quando?? E quando mi darai la soddisfazione di
avere dei nipoti??? Cavolo Gohan! Sto invecchiando e Goten cresce. Non ho mai
niente da fare… >> Era partita urlando, ma aveva finito sussurrando. Da
quando era morto Goku, non aveva più nessuno a cui badare se non Goten, che
però cresceva estremamente in fretta. E lei rimaneva sola a non fare niente per
tutto il giorno.
<< Ma mamma… sono giovane… ho 16 anni, neanche 17…
come puoi pretendere che io abbia dei figli? E poi con una ragazza di cui, forse,
non sono neanche innamorato! >> Quel forse l’aveva messo senza neanche
farlo apposta. Non voleva dirlo, ovviamente, ma non era riuscito a farne a
meno. Non riusciva a mentire a sua madre.
<< Forse?? Forse?? Oh che gioia che dai a tua madre
Gohan caro! >> Gli saltò addosso e lo strinse forte. Il suo Gohan era
cresciuto, e stava vivendo il suo primissimo amore. Non poteva crederci che
fosse successo finalmente. Pensava seriamente che suo figlio non avesse alcuna
intenzione con delle ragazze… che sarebbe rimasto vergine a vita… e che sarebbe
morto nei libri. Quella sua sensazione la accompagnava ogni giorno, ogni notte.
fino a quella mattina, dove suo foglio Gohan le aveva dato la soddisfazione di
essere FORSE innamorato. Di una ragazza bella, intelligente, e ricca per
giunta! Non poteva sceglierne una migliore. Si sentì estremamente felice.
<< Mamma, dai, non esagerare. >> Ma non si
era accorto che due occhi glaciali l’avevano fissato ed ascoltato interamente,
pur avendo il corpo impegnato con un bambinetta felice e vivace.
Videl era rimasta paralizzata a quelle parole. Provò una
tremenda invidia nei confronti di Gohan. Lei non sarebbe mai riuscita a parlare
così apertamente con suo padre. Mai, neanche con le massime intenzioni. Suo
padre era Mr. Satan che diamine! Non poteva mica abbassarsi a parlare con la
figlia di futili stupidaggini… ma ormai lei ci era abituata. Kyra, le
faceva da mamma comprensiva. Con lei parlava delle sue futili stupidaggini
al posto di parlarne con il padre.
Gohan si voltò e vide la sua amica che lo fissava. Si era
sentito i suoi occhi gelidi sulla schiena, e questo gli aveva fatto non poco
piacere. Appena però li aveva cercati, lei si era spostata.
Sentirono suonare la porta, e con un urlato: << E’
mia!! >> di Goten, il piccolo andò ad aprire. Si trovò davanti una
ragazza dai capelli biondo cenere e gli occhi grigi, abbracciata ad un ragazzo
castano alto poco più di lei.
La ragazza parlò. << Ciao! Tu devi essere Goten… è
in casa Gohan?? >> Sbirciò dentro alla casa, ma non riuscì a vedere
molto.
Goten annuì deciso e li fece entrare.
<< Kyra! >>
<< Videl?!?!?!?!? Cosa diavolo…??? Oddio! >>
Kyra saltò al collo dell’amica e la strinse. Videl si spaventò non poco. Quando
Kyra faceva così, la spaventava sempre.
<< Kyra, ma che ci fai qui? >> Le chiese, quando
riuscì a staccarla.
<< Veramente potrei fare la stessa domanda a te, lo
sai Vid?? >> Quelle parole fecero diventare completamente rossa Videl.
Kyra rise forte e poi trascinò l’amica davanti a Chris.
<< Okay, abbiamo risparmiato fatica! >>
Sorrise a Chris che ricambiò volentieri.
Gohan e Videl si lanciarono uno sguardo confuso. Ma poi
capirono.
<< Che volevate? >> Chiese in modo forse un
po’ troppo brusco Gohan a Chris.
<< Uscire. >> Rispose Chris sorridendo.
<< Okay, per me va bene. >> Videl corse nella
camera del ragazzo e si rimise i suoi vestiti. Dopo due minuti tornò giù
vestita come il giorno prima e con i vestiti di Chichi in mano.
<< Ah… quindi stiamo uscendo?? >> Gohan era
confuso. Non gli era quasi mai capitato di uscire con gli amici… e quindi non
sapeva come comportarsi.
<< Dai Gohan… convinci tua mamma e poi raggiungici
fuori. Okay? A tra pochissimo. >> Kyra lo salutò con la mano, per poi
afferrare a braccetto l’amica e trascinarla fuori seguite da Chris.
<< Ora spiegatemi. Che vi è successo?? State
insieme??? >> Chiese subito Videl all’amica che guardava, meglio mangiava,
Chris.
<< Sì… >> Rispose con le gote un tantino
arrossate. Videl esplose. Abbracciò la ragazza e la baciò sulla guancia, per
riabbracciarla di nuovo. Sapeva che era stato difficile per Kyra superare
quell’incidente con Shin… ma ce l’aveva fatta, con Chris.
La mora, prese da parte Chris e gli sussurrò
all’orecchio: << Tu… provati a fare del male a Kyra… e ti pentirai di
averla fatta soffrire. Non hai mai visto una donna arrabbiata? Augurati di non
vederla mai. >> poi gli sorrise e lui ricambiò. Con un sorriso aveva
detto che non avrebbe mai fatto stare male Kyra. E di quello Videl ne era
felice. Tornò da Kyra e le lasciò il suo ragazzo.
Gohan convinse la madre ad uscire e poco dopo si
trovarono a casa di Videl. La mora suonò al campanello e suo padre la fece
entrare con il viso un po’ imbronciato.
Passarono Kyra, Chris e quando passo anche Gohan, lo
guardò in modo truce. Pensava che gli avesse rubato la figlia. La sua bambina
era cresciuta troppo in fretta. Non poteva andarsene da lui. Era solo senza di
lei. Per questo non riusciva a provare simpatia per Gohan. Gli aveva rubato
l’innocenza della figlia due giorni prima. Riteneva che lui fosse la colpa di
tutto. Se la sua piccola Videl non fosse andata a quella festa, non avrebbe mai
scoperto la verità. E sarebbe stata più felice. Più serena. Eppure, quando
l’aveva vista entrare, le aveva visto negli occhi una luce fortissima. Che
avesse trovato l’amore?? Riconosceva quello sguardo. Lui e Jodel ce l’avevano
identico da giovani, ed erano follemente innamorati. Mr. Satan osservò bene sia
gli occhi di Chris sia quelli di Gohan. Vi si perse dentro. Erano completamente
neri, l’iride non si distingueva dalla pupilla, ma quegli occhi erano
magnetici. E, suo malgrado, avevano il luccichio. Ora sapeva la verità sulla
sua bambina. Doveva solo scoprirlo lei.
<< Papà, vado a portare queste cose su e poi esco,
okay? >> Scattò in avanti, corse le scale e appoggiò i vestiti sul letto.
Gli avrebbe dato degna sistemazione al ritorno. Stava per scendere, quando Kyra
entrò nella camera della ragazza. Si guardò attorno, quella camera le era
sempre piaciuta un mucchio.
<< Non ti trucchi? >> Le chiese quasi
sorpresa.
<< Dovrei?? >> Sentiva dentro che doveva
essere più femminile, ma il suo profondissimo orgoglio non glielo permetteva.
Se piaceva così bene, altrimenti pace. Non sarebbe cambiata per nessuno al
mondo.
<< Sì tesoro. >> Si avvicinò a lei, estrasse
una trousse dalla sua borsa e cominciò a truccarla come aveva fatto due sere
prima. Quella volta, però, Videl non mosse un muscolo. Si fidava ciecamente di
Kyra, così si lasciò cambiare. Solo una punta però. Per il resto il suo
orgoglio aveva il sopravvento. Dopo due minuti scarsi, scesero. Videl, che
portava pantaloni bianchi e maglia azzurra, aveva un trucco leggerissimo.
Ombretto grigio e mascara. Non aveva messo la matita, perché Kyra era
impaziente di andare.
<< Ciao papà, io esco. Saluta mamma se chiama.
>> Scoccò un bacio sulla guancia del padre, che borbottò qualcosa di
incomprensibile in risposta, e poi uscì di casa.
<< Mamma?? Ma non era… >> Cominciò Chris
titubante. Sulla madre di Videl era sempre aleggiato il mistero.
<< Morta? No, ho scoperto ieri che era viva. È
venuta a casa. >> Rispose semplicemente la mora, guardando avanti.
L’aveva detto apposta. Loro erano i suoi amici. Non poteva non dire loro la
verità. Sarebbe stato difficile, certo, ma ce l’avrebbe fatta. Cercò
spontaneamente lo sguardo di Gohan e lo trovò che cercava il suo sguardo. In
ognuno dei 4 occhi, c’era uno strano scintillio. Uno scintillio luminoso, che
faceva sembrare quei due ragazzi ancora più belli di quello che erano in
realtà.
<< Gohanuccio! Tesoro mio. >> Ma Videl fu più
pronta. Le si parò davanti. Fissò negli occhi la sua avversaria. Doveva alzare
un po’ la testa, perché Erin era più alta di lei di qualche centimetro. Negli
occhi verdi di Erin scintillava l’odio verso quella ragazza-maschiaccio.
<< Erin, dobbiamo andare, ciao. >> Salutò
Gohan, cercando di togliersela dai piedi.
<< Sai tesoro, sto andando a trovare Shin.
Poverino, è finito all’ospedale… da quando Videl l’ ha attaccato alla festa, è
stato all’ospedale. Incosciente per giunta. Mi chiedo come possa aver fatto una
cosa così… >> Ma venne interrotta dalla voce squillante di felicità di
Kyra.
<< Vid, hai attaccato… Shin?? E non me l’ hai
detto??? Sei una grande! >> Videl scoppiò a ridere, ma nei suoi occhi
rimase l’estrema ed eterna ostilità verso la ragazza che aveva di fronte e che
continuava a fissare negli occhi.
<< Sai com’è, quando mi fanno arrabbiare. Non mi
controllo più. >> Rispose Videl con il tono più dolce e falso che avesse
nel repertorio. E aveva un repertorio estremamente vasto. Sorrise angelica.
<< Oh! Poverino… lui è all’ospedale… per colpa di
una sgualdrinella maschiaccio… e pensare che aveva avuto pena di te, Kyra. A
quanto dice, sei frigida. >> Disse con estrema cattiveria.
Quella parola, insignificante parola, colpì Kyra come un
pugno in pancia. Lei… frigida?? No, lui stupratore… era diverso. I suoi occhi
grigi diventarono di nuovo verdi e spenti.
<< Tu… di ancora una parola e ti faccio fuori.
>> Gli occhi di Videl stavano prendendo una striatura rossastra, e una
nuvoletta di fumo azzurrognolo la stava ricoprendo. Per la prima volta, Erin
ebbe paura di quella ragazzina. Sapeva cosa le sarebbe successo se avesse
continuato la sua opera. E l’unica persona che era stata colpita fino ad
allora, era rimasta in coma all’ospedale. Ma coraggiosa com’era, o stupida
com’era dipende da come la si vuole guardare, la bionda rimase immobile.
<< Non ne avresti il coraggio. >> La schernì.
Oh, sì che ce l’ ho… la nuvola si faceva sempre
più fitta, fino a diventare rossa come il sangue. Dopo due secondi, eccola,
Videl con la fascia, gli stivali al ginocchio, pantaloncini a la canottiera.
Era tornata la figlia della Dea e di Axel. La nebbia si dissolse nel nulla,
lasciando gli occhi rossi di Videl a lampeggiare. Gohan la prese per la vita.
La strinse forte. Non le avrebbe permesso di fare quello che aveva cominciato.
No. Non di nuovo.
Continuò a stringerla, anche se sentiva che la sua aura
continuava a crescere.
<< Videl, calmati, avanti, stai tranquilla. Non ne
vale la pena. >> Cercò di calmarla sussurrandole all’orecchio, ma la
ragazza continuava a divincolarsi energicamente. Il rossore di rabbia
cominciava a salirle alle guance. Diede una gomitata al povero Gohan, che venne
sbattuto all’indietro, e si scagliò contro Erin, paralizzata dalla forza di
Videl.
Ma Kyra le si parò davanti, con il capo chino e le
braccia aperte. Gli occhi rossi si piantarono improvvisamente in quelli verde
smeraldo di Kyra. Non aveva mai visto quella determinazione e quel coraggio
dalla sua amica. La guardò interrogativa, e poi negli occhi vivi, lesse la
disperazione.
<< Non ne vale la pena, Vid. Lo sai. >> Disse
con la voce bassa e profonda. Videl rimase spiazzata. In qualche secondo una
nube di fumo rosso la coprì, per poi lasciare posto a quello azzurro. Videl
tornò com’era. Si girò e vide Gohan steso a terra che si massaggiava la pancia.
Spaventatissima, si fiondò su di lui.
<< Certo che sei forte… >> Le disse
sorridendo. Si alzò e lei lo abbracciò d’istinto.
<< Scusami. Non ero in me, perdonami. >> Gli
sussurrò all’orecchio. Dopo tanta gentilezza che aveva mostrato nei suoi
confronti, Videl si sentì un verme ad averlo preso a botte. Gohan, rosso fino
alla punta delle orecchie, ricambiò l’abbraccio, segno che l’aveva perdonata.
Erin, spaventata e furiosa, stava dirigendosi verso i due
ragazzi, quando Kyra le prese un braccio.
<< Ti ho salvato la vita. Stanne fuori adesso.
>> Gli occhi erano tornati grigi naturale. Erin strattonò il braccio e
sibilò: << Non mi toccare. >> per poi avvicinarsi a passo marziale
verso i due ragazzi abbracciati. Batté in colpetto sulla spalla di Videl, lei
si girò di scatto e la fulminò con lo sguardo. Erin però non era tipo da farsi
intimorire facilmente, così sostenne lo sguardo omicida di Videl. La mora si
staccò dalla presa di Gohan. Si mise di nuovo tra Erin e Gohan. Fissò negli
occhi la bionda e le sogghignò. Erin la guardò confusa, ma non ricevette
risposta, se non un sonoro ceffone da parte della ragazza di fronte a lei.
<< Te l’avevo detto io… >> Echeggiò il commento
di Kyra.
Erin, con una mano sulla guancia, guardò prima Kyra, che
alzò le spalle, poi Gohan, che come al solito non aveva espressione leggibile
negli occhi neri, e poi Videl, che ricambiò lo sguardo con un sorrisetto da
angioletto infernale.
Erin scappò in lacrime. gliel’avrebbe pagata, quella
dannata Videl. Pagata molto cara.
<< E ha dato a me della sgualdrina, ma si è vista
allo specchio quella? >> Disse Videl, interrompendo il silenzio
imbarazzato e stupito.
<< Si vede che gli specchi non reggono alla sua
vista. >> Sospirò Kyra con aria malinconica. Non lo avrebbe mai ammesso,
ma le parole di Erin l’avevano profondamente turbata. Gli occhi verdi, pallidi
e privi di ogni segno di vitalità, vagavano sulla strada.
<< Kyra, dai, non te la prendere… lo sai com’è lei,
no?? >> Cercò di consolarla Chris, senza però alcuna riuscita. Le si
stavano inumidendo gli occhi, ma non avrebbe pianto davanti a loro. Le ricacciò
indietro con forza, ma non accennavano a tornare alla loro postazione.
Videl le si avvicinò e la fissò negli occhi. L’abbracciò
forte. Quella oca senza cervello era riuscita a far stare male la sua migliore
amica. La sua unica vera amica. Gliel’avrebbe pagata cara, molto cara. Kyra
sprofondò nell’incavo della spalla di Videl, e pianse le sue lacrime
silenziose.
Gohan e Chris si tennero lontani. Nessuno dei due voleva
assistere a quello spettacolo.
Dopo poco, sussurrato un “Grazie” a Videl, Kyra si tirò
su. Occhi grigi tornati vispi, schiena dritta e sorriso dolce sulle labbra.
Tornò quella di sempre. Si avvicinò al suo ragazzo e gli diede un bacio a fior
di labbra, per poi prenderlo a braccetto. Chris decise di non dire niente.
Videl si avvicinò a Gohan, che le sorrise. Ancora non si
era capacitato che la sua amica, e forse qualcosa di più, era diventata quasi
forte quanto lui. Dopotutto era la figlia della Dea della Morte e di Axel.
Videl rispose a quel sorriso, sorridendo a sua volta e abbassando lo sguardo. Ma
che mi prende?? Sono orgogliosa come nessun altro al mondo, perché abbasso lo
sguardo davanti a Gohan?? Seriamente, Videl, riprenditi. Non sei più tu. O
forse sei cambiata… cambiata???? Gohan era confuso da quel gesto. Sapeva
quanto era orgogliosa quella ragazza. Perché aveva abbassato lo sguardo?? E
poi, aveva uno strano luccichio negli occhi. Anche lui se n’era accorto.la
rendeva più luminosa e più bella di quanto non fosse in realtà.
<< Allora… ci vuoi spiegare che cosa diavolo è
successo prima?? >> A quelle parole, Videl si rabbuiò. Era arrivato il
momento di ire la verità. Raccontò di cosa era successo, di sua madre, della
leggenda… e si accorse di avercela ancora stampata, nella sua tasca dei
pantaloni. La tirò fuori e la porse ai suoi amici. Kyra e Chris la lessero
esterrefatti ed increduli, poi la porsero nuovamente alla mora.
<< Quindi… >> Cominciò Kyra… era leggermente
offesa, ma negli occhi azzurri d Videl riuscì a vedere il dispiacere che fosse
offesa. Ritornò serena.
<< Sì, sono l’eroina che salverà il mondo. A quanto
pare 16 anni fa,il mondo era al culmine della cattiveria, così sono nata io.
>> Rispose fredda. Ormai ci aveva convissuto con quella idea, e avrebbe
passato di certo più tempo nella sua palestra, ma non ci avrebbe più pensato
fino a quando il pericolo non fosse stato incombente.
Lasciarono sospeso quel discorso. Fecero un giro per la
città e parlarono del più e del meno. Come previsto da Videl, Kyra e Chris
stettero appiccicati per ¾ del tempo a scambiarsi effusioni. Appunto per
questo, Videl e Gohan rimasero assieme più del previsto. Parlarono, scherzarono,
si fecero confidenze… ormai erano diventati inseparabili. Per un secondo, Videl
vide negli occhi neri del ragazzo una luce. Ma poi si diede della stupida e si
scosse. Non era possibile. La giornata passò in fretta, e tornarono ognuno a
casa propria per l’ora di cena.
Videl corse di sopra, in camera sua, ad osservarsi allo
specchio. Si guardò a lungo negli occhi. Non sapeva il perché, ma aveva sentito
il bisogno di guardarsi gli occhi. Anche in lei vide un luccichio profondo.
Cosa significava?? Rinunciò a pensarci. Si coricò nel letto, e strinse
convulsamente i vestiti che gli aveva prestato Gohan. Si addormentò serena. Con
il sorriso sulle labbra. E l’immagine del volto sorridente di Gohan, nuovamente
in testa.
Questo è un capitolo un
po’ più normale… non credete?? ^^ spero vi piacerà.
Ringraziamenti:
black 91: Già! Goten è un tesoro. Troppo bellino! ^^ lo adoro,
insieme a Videl e a Gohan… comunque… che te ne pare di questo chap?? Non ti
preoccupare per la mente perversa… ormai i miei compagni, (ex purtroppo! Gli
volevo troppo bene, sigh) mi hanno abituata. Kissone
Cavolovai: Carissima!!! Vero, il mick è buffo, poi ovviamente mi
spieghi da dove t’è uscito. ^^, poi, ti ringrazio per la fiducia di Babidi che
non potrebbe mai controllarmi. Grazie davvero… uh! Vedo che Goten ha ricevuto
molto successo! XDDDD sono contenta
^^. Non ci credo… 3 recensioni!!! Sei formidabile, seriamente! XDDD Grazie per
l’ottimo sulla fiducia, ma va bene anche il buono. Ma sai a che lingua mi sono
iscritta come terza??? Al tedesco!!! Decisione lunga, difficile e ponderata a
lungo, ma poi ho scelto tedesco. Come sono andati gli esami??? Con quanto sei
uscita??? Fammi sapere. Scusa per i denti di Koala ricoperti da vaselina, ma
non trovavo un posto adatto a metterli! Per il sangue che Videl dovrà bere una
volta al mese si vedrà… magari un koala decide di suicidarsi… non lo so ancora
a chi predire il suicidio. Comunque, spero continuerai a seguirmi. (Che bello!
Una tripla recensione!!!) Kiss alla prossima
TiCcY: No! Non voglio avere sulla coscienza la tua gatta!!
Perdonami! Magari la prossima volta che faccio un colpo di scena così, avviso
prima. Che dici?? XDDD Mi dispiace per te, ma il polipo/cozza come la chiami tu
è tornata. Si rivedrà ancora… non posso mollarla così… xDDD spero in un’altra
recenzione ^.- Kiss
Minisirena: Per essere figlia di Mr. Satan, è sua figlia. Ma a
quanto pare, Jodel, nel ventre, portava il seme della figlia proibita… anche io
mi sono sempre chiesta se era il cognome o il nome… perché Videl Satan sta male
secondo me ^^ baci!
Capitolo 7 *** Scuse inaspettate e baci accidentali ***
[ Videl corse di sopra, in camera sua, ad osservarsi allo specchio
[ Videl corse di sopra, in camera sua, ad osservarsi
allo specchio. Si guardò a lungo negli occhi. Non sapeva il perché, ma aveva
sentito il bisogno di guardarsi gli occhi. Anche in lei vide un luccichio
profondo. Cosa significava?? Rinunciò a pensarci. Si coricò nel letto, e
strinse convulsamente i vestiti che gli aveva prestato Gohan. Si addormentò
serena. Con il sorriso sulle labbra. E l’immagine del volto sorridente di
Gohan, nuovamente in testa. ]
Il giorno dopo, Videl si svegliò tardi. La sveglia non
era suonata e lei aveva continuato a dormire beata con i vestiti di Chichi
stretti al petto. Si svegliò madida di sudore. Aveva avuto un incubo
spaventoso. Gohan che cadeva in un precipizio… lei che correva per salvarlo… al
limite tende una mano… ma Gohan cade nel precipizio urlando il suo nome… “Videl!!!!
“… strinse di più i vestiti. Poi per sbaglio posò lo sguardo sulla sveglia. Era
in tremendo ritardo! La scuola era iniziata da ormai 40 minuti, così si vestì
con una canottiera lunga azzurra e un paio di pantaloncini neri. Mise le scarpe
da ginnastica e corse di sotto. Non fece colazione, afferrò in fretta e furia
lo zainetto, e si fiondò oltre la porta di casa. Corse il più veloce che
poteva, quando sentì che le gambe… quando non sentì più le gambe muoversi!
Pensò di essere ferma, ma non lo era, perché osservando le gambe attentamente,
vide che si muovevano troppo velocemente. Allora… questo è perché ho
scoperto… wow! Con sforzo, si mise a correre più veloce, e in pochi secondi
arrivò alla sua scuola. Prese fiato e spalancò la doppia porta che era
l’ingresso alla scuola. Camminò velocemente fino alla sua classe, poi arrivata,
bussò. Vi entrò dentro, ma non c’era nessuno nell’aula. Sto ancora
sognando?? Si osservò intorno, ma nessuno era in quell’aula. Era completamente
vuota.
<< C’è qualcuno?? >> Chiese, senza
aspettarsi una risposta. Ma la risposta arrivò.
<< Sì… anche tu pensavi ci fosse scuola?
>> Rispose la voce. Videl non tardò a riconoscerla.
<< Già… si vede che non abbiamo seguito
l’ultima lezione… >>
<< Per forza, eravamo a salvare la città!
>> Ridacchiò la voce.
<< Okay, Gohan, puoi uscire. >> Videl
si sedette sulla cattedra e incrociò le gambe, aspettando che il ragazzo
uscisse fuori. Dall’ultimo banco in fondo, cominciò ad uscire la capigliatura
di Gohan. Si avvicinò a lei e le sorrise.
<< Ora che facciamo?? >> Chiese
annoiata Videl. Non le piaceva la scuola. E quel giorno c’era sciopero…
<< Non lo so… andiamo a farci un giro… tanto
incontreremo sicuramente Kyra e Chris in giro. >> Rispose lui,
appoggiandosi alla cattedra. Videl sorrise radiosa, non tanto all’idea di
incontrare Kyra e Chris, ma all’idea di poter stare sola con lui… saltò giù
dalla cattedra e lanciò lo zaino sul suo solito banco. Annuì convinta ed uscì
dalla classe, seguita da Gohan. Per prima cosa tornarono a casa di Videl,
perché voleva prendersi dei soldi… per un gelato. Quando sentì che Gohan non la
seguiva su per le scale, lo chiamò. Lui sospirò e salì. Quando entrò nella
palestra di Videl, alias la sua camera, sgranò gli occhi neri.
<< E tu dove dormi?? >> Le chiese,
osservando che non c’era un letto.
<< Quando smetto di allenarmi, premo un
bottone e la camera torna tale. Ti piace? >> Sorrise, e andò ad accendere
il computer. Entrò in Msn e vide che Kyra era in linea.
- Kya! Ciao -
- Ehi Vid! Come stai? -
- Bene… senti, che ne dici di uscire oggi? -
- Perfetto! Io e Chris siamo appena tornati a
casa… va bene… tra un’ora davanti a scuola? -
- Benissimo. Allora tu dillo a Chris… io a Gohan.
-
- Non ce n’è bisogno. È qui con me… -
- Ma non vi separate mai voi due? -
- Solo quando dobbiamo andare in bagno. J
-
- Va bene… allora… -
- Aspetta! Ma perché non ti metti con Gohan? -
- Non è il momento di discuterne adesso, Kya… -
- Almeno rispondimi… dai, siete così belli
insieme… non negare che c’è intesa… -
- Senti… devo andare… ci vediamo tra un ora. Ciao
baci -
- Aspetta… va beh, a dopo. Bacione! -
Videl chiuse la conversazione. Se Gohan si fosse
avvicinato in quel momento, l’avrebbe vista tutta rossa. Effettivamente, non lo
sapeva il perché non si metteva con Gohan… dopo un po’ che ci pensava, ci
rinunciò. Le stava venendo mal di testa.
<< Tutto bene Videl? >> Chiese il
ragazzo, vedendola tutta rossa. Non riuscì a non sorridere.
<< Sì. Ora, Kyra e Chris ci aspettano tra
un’ora davanti alla scuola. Andiamo? >> Cambiò discorso. Non le piaceva
mettersi a nudo davanti ai suoi sentimenti. L’aveva sempre odiato. Solo con una
persona ci era riuscita. Il fratello di Shin. Un’ondata di ricordi la colpirono
come una secchiata d’acqua gelida in viso. Si riscosse scotendo la testa, e si
alzò dalla sedia. Spense il computer. Premette il bottoncino, e la sua camera
tornò normale. Andò ad uno scaffale e prese il suo portafoglio. Prese i soldi e
aspettò che Gohan la precedesse davanti alle scale. Scesero, salutarono Mr.
Satan, che non mancò a guardare trucemente il povero Gohan, e uscirono.
Videl inspirò una boccata d’aria fresca. Si voltò
verso Gohan e vide il suo luccichio più potente.
“ Quando sei innamorato, pensi solo alla persona
che ami… non c’è un altro pensiero costante come quello… la sogni quasi tutte
le notti… hai paura per lei… ma, il segno più importante, è uno scintillio
negli occhi. Uno scintillio potente quanto l’amore che provate l’uno per
l’altra…” Le vennero in mente le parole di suo padre, di tantissimo tempo fa,
quando ancora non aveva sconfitto Cell. Le raccontava spesso della madre
e di quanto fosse bella. Del loro amore, poi, non smetteva più di parlarne. Ma
tutti i sintomi combaciavano. Si era innamorata di… di… di Gohan. Non
poteva crederci.
Distolse lo sguardo da quello magnetico del
ragazzo e arrossì spaventosamente. Gohan decise di non indagare oltre. Si
trovarono davanti alla scuola puntuali come un orologio svizzero. Avevano fatto
la strada più lunga, non passando per la strada centrale, così ci avevano messo
di più. E avevano parlato, nuovamente, di tutto. Come ormai accadeva spesso.
Ma che cosa diavolo mi prende?? Io non sono
assolutamente così. possibile che… che sia successo a me?? Io, che ho sempre
odiato le persona che avevano relazioni d’amore, pensando che io stavo bene da
sola. Non avevo bisogno di nessuno. Invece no. Io ho bisogno di qualcuno. Di
Gohan… di Chris… e di Kyra. Ma soprattutto di lui, il mio Gohan. Sono
possessiva… o gelosa… non ho mai capito la reale differenza. Ma questa è una
certezza. Mi sono innamorata. Le alternative sono due. O lo lascio perdere e
cerco di dimenticarlo, cosa che sono sicura non riuscirò mai a fare… o cerco di
conquistarlo, aiutandomi con Kyra, che è una vera maestra. Mh… ho deciso.
Gohan, attento, sta arrivando Videl!
Si riscosse dai suoi pensieri e andò a salutare
Kyra con un bacio sulla guancia.
Poi, la prese da parte.
<< Devo parlarti. >> Le disse, senza
troppa convinzione. Sapeva che si sarebbe cacciata in un bel guaio. Sapeva che
se Kyra si metteva una cosa in testa, nessuno gliel’avrebbe mai più tolta. La
conosceva troppo bene. Kyra notò l’indecisione vigere negli occhi limpidi
dell’amica e la esortò a parlare. << Allora? >> Disse.
<< Ecco… vedi… ho scoperto… ho scoperto
prima… che… >> Non riusciva a dirlo. Se solo Kyra avesse capito… ma la
bionda aveva capito fin troppo bene, e non riuscì a reprimere un sorriso. Per
un attimo la mora sperò che lo dicesse lei, ma Kyra non mosse le labbra.
<< Sì?? >> Disse invece. Voleva
sentirlo dalle labbra di Videl. Non le avrebbe reso le cose semplici. No,
troppo tempo aveva aspettato per mettersi a nudo. Incrociò le braccia al petto
e la guardò il più interrogativa possibile.
<< Va bene. Ho scoperto prima… che mi sono
innamorata di Gohan. Contenta adesso?? >> Sbottò. Però non riusciva ad
essere arrabbiata con lei. Non ce la faceva. Gli occhi di Kyra presero una
sfumatura verde smeraldo e si illuminarono. Le sorrise e le saltò al collo.
<< Sì! >> Le disse appena si staccò
dall’abbraccio. La fissò negli occhi. << Devi chiedermi qualcosa?
>> Continuò.
<< Sì… ecco… mi… mi daresti una mano…
>> Borbottò a bassa voce, per paura che gli altri la sentissero.
<< Cosa?? >>
Videl si avvicinò a lei, e le sussurrò
all’orecchio: << Mi dai una mano a conquistarlo? >> Chiese tutto
d’un fiato. Sapeva che se avesse indugiato oltre, non gliel’avrebbe detto mai e
mai più. Sospirò, e vide gli occhi smeraldini dell’amica illuminarsi
spaventosamente. La prese per mano e si avvicinò nuovamente verso i due
ragazzi. Chris stava rassicurando Gohan su qualcosa, quando Kyra come una furia
si intromise nella conversazione.
<< Per cosa deve stare tranquillo Gohan??
>> Chiese quasi urlando. Chris lanciò uno sguardo a Videl, poi rispose.
<< Niente, era preoccupato e l’ ho
rassicurato. Tutto qui. >> Scoccò una seconda occhiata alla mora, e Kyra
finalmente capì. Prese da parte il suo ragazzo e si misero a borbottare.
<< Ma che hanno quei due? >> Chiese
Gohan a Videl, che era intenta ad osservare i due piccioncini.
<< Non lo so. >> “Ne sei sicura
Kyra? - Si… sicurissima, me l’ ha appena detto. - Ma allora… - sì, dobbiamo
aiutarli Chris.” Stralci della conversazione le arrivarono alla mente.
<< Hai sentito qualcosa? >> Chiese al ragazzo. Lui scosse la testa.
No, lui non aveva sentito niente.
<< No, perché? >>
<< Non importa. Niente. >> Scosse la
testa anche lei. Non le arrivarono più stralci. Si tranquillizzò un po’. Chris
e Kyra si avvicinarono e sorrisero ai due che non capirono quasi niente. Kyra
sventolò una carta. Una carta di credito.
<< Andiamo a fare shopping! >> Urlò
felice. Visto che non vedeva molto spesso suo padre, ogni tanto le faceva dei
regali. Quella volta, le regalò una carta di credito, con un mucchio di soldi
dentro. Suo padre era molto ricco, un produttore discografico di successo, che
però stava quasi sempre al lavoro. Videl sgranò gli occhi. In un momento,
vennero tutti trascinati dall’ilarità della bionda, e si trovarono nel primo di
una lunga serie di negozi. Come qualche giorno prima, Kyra spinse Videl dentro
uno scompartimento e la obbligò a stare dentro. Le passò una gonna nera lunga
fino alle caviglie e un corpetto nero con dei lacci sul davanti. Videl provò
tutto. Uscì dal camerino. Gohan impallidì. Il corpetto le stava splendidamente.
Ma la gonna nera no.
<< Giudici votate. >> Esclamò con voce
squillante Kyra.
<< Sì corpetto, no gonna. >> Dissero
in coro i due ragazzi. Videl sorrise. Anche a lei piaceva quel corpetto. Ma la
gonna no. Per niente. Entrò di nuovo nel camerino. Questa volta, furono le mani
di Chris a porgerle qualcosa. Pantaloncini azzurri corti e una canottiera a
fascia.
<< Sì tutto, stai benissimo. >>
Esclamò luminosa Kyra. Gohan e Chris annuirono in silenzio. Davanti al
camerino, si riunì una piccola folla. La cassiera compresa. Anche lei passò un
completo a Videl. Un vestitino leggero senza spalline.
La piccola folla applaudì. Toccò nuovamente a
Kyra. Le passò una maglietta bianca un po’ strappata sul davanti e sulla
schiena, e un paio di jeans neri.
Altro applauso. La mora tornò nel camerino. Ci
stava prendendo gusto a provarsi le cose, ma non aveva ancora visto delle mani.
<< Dai Gohan! Passa anche tu qualcosa!
>> Sentì Kyra dire ad alta voce fuori dal camerino. Sorrise. Aveva preso
seriamente la sua missione. Si unì anche Chris.
<< Infatti… se l’unico che ancora non le ha
passato qualcosa. Avanti! >>
<< Ma lo sai che non so abbinare i colori…
lo sapete tutti e due… >> Protestò Gohan.
<< Non è vero! Ti vesti bene… per essere un
ragazzo. >> Videl da dentro al camerino represse una risata. Kyra era una
vera a propria forza della natura. Scosse la testa, quando vide un paio di
mani, penetrare nello stanzino. Le sue. Agguantò quello che le porgeva e
se lo provò in fretta e furia. Una gonna completamente bianca fino al ginocchio
con dei lacci al posto dell’elastico sul davanti e larga. Aveva diversi strati
che la componevano. Quello più sotto era il più lungo, fino ad arrivare a
quello più sopra, che copriva a stento il fondoschiena. La maglietta, era una
canottiera bianca, con la scritta nera diagonale Bad Girl, e un
angioletto con le ali nere sul ventre. Lasciava la schiena completamente nuda.
Provò tutto e uscì. Fece un giro, e tutti ammutolirono. Era splendida vestita
così. Anche lei si sentiva bella, per la seconda volta nella sa vita. La prima
era alla festa, dove disgraziatamente aveva scoperto tutto.
Fu Gohan a interrompere quel silenzio sbalordito,
meravigliato, stupito.
<< Sei… sei splendida Videl. >> Disse
con gli occhi luminosi. Videl sorrise. E arrossì.
Tutti si ripresero annuirono convinti.
<< Abbiamo trovato l’abito perfetto!!!
>> Urlò Kyra strattonando Videl. La mora sorrise imbarazzata e si rimise
i suoi vestiti originari. Ovvero, canotta lunga e pantaloncini neri.
Uscirono da quel negozio pieni di borse. Gohan e
Chris per fare i gentiluomini avevano proposto di portare le borse, ma non si
erano accorti del luccichio maligno che aveva attraversato gli occhioni azzurri
di Videl e quelli verde smeraldo di Kyra. Passarono davanti ad una vetrina.
C’erano scarpe di ogni tipo. Kyra spinse dentro Videl, che non aveva ancora
preso l’abitudine di entrare nei negozi, e si mise ad osservare un paio di
sandaletti con il tacco alto. Le osservò per molto, poi decise di comprarli.
Fece provare a Videl un paio di paperine nere brillantiate. Avevano un
fiocchetto nero di raso sulla punta, erano arrotondate, e avevano un tacchetto
di circa due centimetri. Le stavano benissimo. Ovviamente, Kyra l’obbligò a
comprarle, così Gohan e Chris si trovarono con un paio di borse in più.
Passarono davanti ad un negozio di bigiotteria e
Videl si incantò su delle collane bellissime. Una era un semplice girocollo di
raso, con un ciondolo d’argento. Un’altra era più lunga, di perle azzurre con
al fondo una letterina di bronzo. Un’altra ancora, una catenina d’oro rosa e un
cuore di rubino. Ma la collana che la impressionò di più, fu una collana d’oro
bianco, poco più lunga di un girocollo, con in fondo un ciondolo con un
angioletto bianco e una diavoletta nera che si baciavano. Dovette aguzzare la
vista per notare che era un ciondolo che si poteva aprire. A Kyra non sfuggì
quello sguardo sognatore, così entrò nel negozio e comprò le prime 3 collane. Alla
quarta ci penserò.
Le porse a Videl che le accettò dopo aver
accennato ad una piccola protesta. Erano delle bellissime collane e non
costavano certo quanto un ghiacciolo.
<< E che importa??? Tanto è mio padre che
paga! >> Le aveva risposto Kyra sorridendole. Videl propose un gelato e
gli altri tre annuirono. Si fondarono sulla prima gelateria che trovarono e
scelsero i gusti. Kyra, coppetta con cioccolato, vaniglia e panna; Chris, un
cono all’arancia e sciroppo al cioccolato fondente; Videl, cono liquirizia e
variegato alla nutella con la panna; e infine Gohan, cono vaniglia, menta e meringa.
Pagarono e cominciarono la loro ascesa al posto più alto e romantico di tutta
Satan City. Quando Kyra l’aveva proposto, aveva strizzato l’occhio all’amica
che aveva ricambiato con un sorriso.
Dopo la lunga ascesa,i trovarono davanti allo spiazzo. Su
un lato c’era una chiesa antica di mattoni, mentre tutto intorno delle
ringhiere spezzate ogni tanto da tipo una torretta bassa di mattoni. Davanti
alla ringhiera, c’erano diverse panchine di pietra grigia. Videl si acciambellò
su una di quelle torrette. Erano alte fino a metà schiena, così non fece troppa
fatica a salire. Incrociò le gambe e inarcò la schiena, per inspirare meglio
l’aria fresca che si sentiva da là sopra.
<< Allora. Ci siamo messi insieme io e lui, ora
tocca a voi due… >> Disse Kyra, prendendo tutti alla sprovvista.
Soprattutto Videl e Gohan, che diventarono simili a delle ciliegie mature. Kyra
li guardò dolcemente con i suoi vispi occhi grigi, e poi sorrise radiosa.
<< Stavo scherzando! Ci siete cascati! >>
Prese a ridere. Ma per chi la conosceva veramente bene, come Videl, quella era
una risata falsa. La bionda strizzò l’occhio a Videl, che trasalì.
Dopo poco, presero a parlare di futili stupidaggini,
come ormai facevano sempre. Quando una voce, dura e possente, arrivò alle
orecchie di Gohan.
<< Ehi tu! Io devo andare. Ti lascio i mocciosi,
riporta Trunks a casa quando vuoi. Mocciosi andate da lui. >> E la voce
scomparve.
<< Vegeta, aspetta!! Ma a che ora…? Troppo tardi…
allora, Trunks, Goten! Venite qua, forza. >> Sospirò e fece avvicinare i
due bambini. Kyra si illuminò quando vide il bambino accanto a Goten con i
capelli lilla e gli occhi azzurri. Gli sorrise e lui ricambiò.
<< Come ti chiami, tu? >> Chiese al bambino,
che stava guardando sognante il cielo azzurro come i suoi occhi.
<< Trunks. >> Rispose, senza staccare il viso
dal cielo.
<< Allora ciao, Trunks. Io sono Kyra, e lui è
Chris… >> Porse la mano al bambino che l’afferrò subito. Si guardarono
dritti negli occhi e poi Kyra, lo fece sedere tra lei e Chris, che non sembrò
tanto contento della situazione.
<< Non sarai mica geloso… >> Gli sussurrò
soave la bionda, guardandolo negli occhi.
<< È solo un bambino… >> Rispose stizzito,
togliendo lo sguardo dagli occhi stranamente caldi. Kyra sorrise.
<< Quanti anni hai Trunks? >> Chiese al
bambino accanto a lei.
<< 6. Tra poco ne faccio 7. >>
<< Davvero?? E quando esattamente?? >>
<< Tra due settimane. >> Sorrise.
<< Oh! Ma sei già un ometto allora! >> Gli
scompigliò i capelli lilla con una mano. Chris osservava stizzito al massimo.
Quel bambino era troppo vicino a Kyra. Troppo. Intanto, Goten, non aveva perso
tempo.
<< Visto che siete sempre insieme?? >> Aveva
strillato, appena aveva visto Videl e Gohan vicini, una seduta sulla torretta e
l’altro appoggiato alla ringhiera accanto a lei.
<< Goten… >> Aveva sospirato Gohan,
prendendolo in braccio. << Sei un testone, piccoletto. >> Continuò.
Gli scompigliò la capigliatura bizzarra e gli sorrise.
<<
Ciao Goten! Come stai? >> Gli chiese Videl, sorridendogli.
<< Videl!!! >> Si divincolò dall’abbraccio
del fratello, e si lanciò in braccio alla ragazza. La baciò sulla guancia e poi
si appoggiò al petto.
<< Sei morbida… come la mamma… >> Disse
girando leggermente la testa. Abbracciò con le sue esili e piccole braccia la
vita della ragazza che prese ad accarezzargli la testa.
<< Gohan, mi sa che avrai un avversario… >>
Disse sarcastico Chris, guadagnandosi un’occhiataccia dal suo amico. Il castano
roteò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi su quel piccoletto vicino a lui
che gli stava rubando la ragazza.
<< Ehi piccoletto… vuoi rubarmi la donna? >>
Scattò ironico. Il piccolo Trunks si girò verso di lui e lo perforò con quegli
occhioni azzurri.
<< Non è mai stata tua. >> Sorrise e tornò a
parlare con Kyra, che aveva visto la scena sorridente. A quelle parole, notò
quanto aveva ragione. Lei non era mai stata di nessuno. Sorrise al piccoletto e
rise. Rise sincera, come non faceva da tanto tempo.
<< Pensa al piccolo dai capelli lilla, tu.
>> Ribatté altrettanto ironico Gohan, riferito alla battuta di prima.
Scosse la testa e guardò suo fratello. Il suo visino rilassato gli ricordò
Videl, il girono prima, accoccolata tra le sue braccia. Quanto volle che si
ripetesse quell’abbraccio, lo seppe solo lui. Ma nel suo sguardo, troneggiava il
luccichio. Solo lui doveva capire. O forse aveva già capito. Era confuso. Non
sapeva più cosa pensare. Fissava la ragazza accanto a lui, e sapeva che così
facendo avrebbe sofferto sempre più. Perché, lo sapeva, non avrebbe mai
concluso niente con lei.
Intanto Videl, pur intenta a coccolare maternamente il
piccoletto in braccio a lei, non smetteva di lanciare sguardi fugaci al
ragazzo. Lo osservava un po’, concentrato su un punto indefinito nel vuoto, e
poi tornava a coccolare il fratello.
Una volta, però, lo guardò un secondo di più. Si
trovarono incatenati. Due occhi neri, che si perdono in due azzurri come
l’acqua. Si fissarono a lungo. Sembrava che stessero comunicando con gli occhi.
Senza parole. Perché gli innamorati si capiscono con uno sguardo.
Quanto vorrei che fossi tra le mie braccia…
Quanto vorrei essere tra le tue braccia…
Rimasero così per secondi, minuti, ore… nessuno sa
realmente quanto. Ma ad un certo punto, Kyra, che sembrava aver capito la
situazione, prese per mano i suoi due uomini e li allontanò dai due. Goten si
era addormentato tra le braccia della ragazza, che ora sentiva la sua testolina
appoggiata completamente al suo petto. Come tutto il corpo del bambino, del
resto. Era tutto appoggiato alla ragazza, che non disdegnava. Quel bimbo le da
l’impressione di essere tanto solo.
<< Perché ci siamo allontanati?? >> Chiese ad
un certo punto Chris, parlando a bassa voce.
<< Come perché!?!?!? Non vedi quanto sono belli
insieme?? Non credi che debbano avere del tempo per sé? >> Rispose sussurrando
Kyra, fissando lo scambio di sguardi dei due.
<< Ma stanno insieme il fratello di Goten e la
ragazza?? >> Chiese Trunks, strattonando la mano della bionda, che si
abbassò. Lanciò uno sguardo grigio pieno di gioia e rispose al bambino.
<< No, non ancora piccoletto. >> Gli
scompigliò i capelli lilla e si alzò. Tornò a fissare i suoi amici che
comunicavano. Come previsto, non si erano accorti che lei, Chris e Trunks si
erano allontanati. Qualcosa però, stava per rovinare quel momento, che durava
da quasi mezz’ora, con irruenza. Una ragazza, stava salendo a fatica i gradini
della piazzetta. Vide i due ragazzi che si fissavano e sorrise. Il suo piano
stava per cominciare. Si va in scena! Si avvicinò ai due e si schiarì la
voce. Gohan si girò verso di lei, e represse a forza un pugno diretto sulla sua
faccina d’angelo.
<< Ciao… ehm… c’è Kyra? >> Chiese,
sorprendendolo e rendendolo felice. Indicò con il capo la panchina grigia, ma
non vedendo nessuno, cominciò a cercare. Aguzzò la vista e vide la bionda dall’altra
parte della piazzetta. Non parlò con lei, aveva deciso che non avrebbe più
sprecato parole inutili con lei.
La ragazza ringraziò e si voltò, furente. Andò dritta e
decisa da Kyra.
<< Ti devo parlare. >> Cercò di usare il suo
tono di scuse migliore che avesse, ma uscì ugualmente come un ordine.
<< Ti ascolto, Erin. >> Fece abbastanza
sorpresa la bionda, sgranando gli occhi grigi. Ma si ricompose in un attimo,
tornando ad essere glaciale e sostenuta, com’era sempre stata con tutti
all’infuori dei suoi amici e del bimbetto dai capelli lilla.
<< Allora, devo chiederti scusa per ieri. Sono
stata perfida, lo so, ma ero accecata dalla rabbia. Lo sai, io sono innamorata
di Gohan, e li ho visti sempre insieme in questo periodo, e allora… e allora,
mi sono accanita su di te. Ti chiedo scusa, Kyra. Abbiamo cominciato con il
piede sbagliato, ricominciamo? >> Sorrise e porse la mano alla ragazza,
che l’afferrò stranita. Si sorrisero, poi Erin andò a salutare Chris e il
piccoletto lilla.
<< Ehilà! Ciao! E tu chi saresti?? >> Gli
chiese accovacciandosi a terra.
<< Trunks. >> Rispose truce il bimbo. Non gli
piaceva quella ragazza come Kyra e Videl. No, proprio non le piaceva. Andò a
prendere la mano della bionda.
<< Chi è? >> Chiese la ragazza a Kyra.
<< Un amico di Goten, e amico mio. >> Gli
sorrise e poi strinse la manina del bimbo.
<< Ah! Beh, io devo andare. Ero venuta solo per
scusarmi. Ci vediamo poi domani a scuola, ciao! >> Le scoccò un bacio
sulla guancia, salutò con la mano Chris e scompigliò i capelli morbidi del
bambino. Si allontanò sculettando estremamente andò a salutare i due e poi si
dileguò. Silenziosa com’era venuta.
Videl e Gohan, slacciarono i loro sguardi. Arrossirono
fino alla punta dei capelli e si misero a guardare dalle parti opposte.
<< Si è addormentato. >> Bisbigliò la
ragazza, alzando il visino del bambino. Gohan si avvicinò e osservò anche lui.
Così vicini, sembravano una vera e propria famigliola. Gohan, muscoloso e alto,
Videl, formosa e longilinea, e Goten, piccolo e magro.
Kyra si mise a correre e si fermò davanti a loro.
<< Non indovinerete mai cos’è successo! >>
Esclamò fuori di sé.
<< Che succede? E poi, stai zitta! C’è Goten che
dorme! >> Sibilò la mora, abbracciando il bimbo, che si accoccolò meglio
tra le sue braccia.
<< Ops, scusa. Comunque… sapete Erin? >> Gli
altri annuirono. << Ecco, è venuta a chiedermi scusa per ieri! >>
Concluse, portandosi dietro il silenzio generale.
<< Cosa?? Quella cretina ti è venuta a chiederti
scusa?? Se fossi stata in te, l’avrei eliminata a suon di cazzotti e calci, a
quella vipera. >> Disse con rabbia Videl. Strinse di più il bambino che
aveva in braccio. La rasserenava tenere il bimbo in braccio. Sorrise.
<< Va beh, non importa… ma hai capito almeno?? Mi
ha chiesto scusa!! >> Esclamò di nuovo Kyra, in preda ad un attacco
d’agitazione.
<< Per me non è brava. Non mi piace. >> Si
intromise il bimbo dai capelli lilla, stringendo la mano di Kyra.
<< Va beh, non importa. Ora m’è passata
l’eccitazione della cosa straordinaria. Prendiamo le borse e andiamo. >>
Propose Kyra. Mandò con non molta gentilezza il suo ragazzo a prendere le
borse, e mentre ridevano, scherzavano e parlavano, Gohan si era avvicinato a
Videl.
<< Forza, dammi Goten, lo porto a casa io. >>
Disse avvicinandosi alla ragazza, che in tutta risposta si girò a ¾ tenendo
stretto a sé il piccolo.
<< No. >> Disse in un soffio, tra i capelli
arruffati del bambino.
<< Dai… te lo ridò, appena scendi, te lo rimetto in
braccio, okay? >> Sospirò. Videl annuì e gli lasciò prendere il bambino.
Saltò giù e si sgranchì le gambe indolenzite. Si erse nella sua esile figura, e
pretese il bambino in braccio. Gohan alzò gli occhi neri al cielo, e le porse
il piccolo. Si avviarono con Goten accoccolato tra le braccia candide di Videl,
Gohan e Chris con le mani piene di borse, e Trunks e Kyra che si tenevano per
mano.
Arrivarono a casa Brief e suonarono alla porta. Davanti a
loro comparve una donna dai lunghi capelli biondi ricci.
<<
Oh! Ciao Trunks… >> Disse con voce gioviale.
<< Ciao nonna! Lei è Kyra, mentre loro sono Chris e
Videl. Mi hanno accompagnato a casa. >> Disse il bambino con voce
squillante.
<< Oh! Volete entrare? >> Spalancò la porta,
ma qualcuno all’interno non era d’accordo.
<< Chiudi quella porta, donna! >> Urlò la
voce di Vegeta.
<< C’è Trunks, caro! >> Urlò l’altra di
rimando.
<< E fallo entrare, ma chiudi quella dannata porta!
>> La donna sospirò sorridendo e fece entrare Trunks, che si congedò da
Kyra con un bacio sulla guancia. Entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle.
I rimanenti, si mossero verso casa di Kyra. Si fermarono,
la ragazza salutò sia Videl che Gohan con un bacio sulla guancia, e si dileguò
all’interno dell’abitazione con Chris al seguito.
Videl e Gohan rimasero fuori. Si incamminarono in
silenzio verso casa della ragazza. Davanti alla porta, fecero uno scambio
tattico. Goten al posto delle borse. Si guardarono un attimo, indecisi sul come
salutarsi, poi Videl prese in mano la situazione ( tocca fare sempre tutto alle
donne… -_-‘ ) e si avvicinò al volto del ragazzo per baciarlo sulla guancia.
Caso volle, che in quel momento Gohan si girasse di scatto, facendo così posare
le sue labbra su quelle della ragazza che rimase impietrita ad occhi sgranati. L’
ho baciato. L’ ho baciato, ho baciato Gohan sulla bocca! Da quel momento,
non riuscì più a formulare frasi di senso compiuto, né nella sua mente, né nel
parlato. Si staccarono dopo poco da quel bacio accidentale, rossi fino alla
punta delle orecchie.
<< Allora… ciao… >> Sussurrò Gohan con voce
roca.
<< Ciao. >> Rispose Videl con voce flebile,
quasi impercettibile. Entrò a casa quasi svolazzando. Era al settimo cielo.
Aveva baciato Gohan! Il suo Gohan! Era troppo felice. Per mangiare, per
fare tutto. Aveva lo stomaco chiuso e si diresse con le borse di sopra. Si mise
a volteggiare nella camera e solo quando ebbe un inizio di mal di testa si
fermò. Si buttò a pancia in su sul letto, e rimase a fissare il soffitto per
tutto il giorno.
Hola a todos, mes amigos! Come va??
Visto ? la situazione si è smossa finalmente!
Ringraziamenti ^^:
paie: Sono contenta che l’abbia letta subito! Ma magari
questa volta dormi prima, va’!?!? ^^ Comunque, grazie della recenzione, kiss
minisirena: Certo che ce
la farà! XDDD è o non è la figlia di Mr. Satan?? ^^ Bene, avviso ufficialmente
che siamo tutte stracotte di Goten. ^^ grazie grazie ^^
black 91: AAAAAHHHH! L’ho detto io che siamo tutte stracotte di
lui!! Per il sangue, devo ancora vedere. Forse un uccello, o la bistecca al
sangue... troppi consigli ^^ comunque, spero recensirai ancora ^^ baci!
Cavolovai: Amica mia carissimissima! Sei un fenomeno! 4
recensioni, sparse, però 4! Tutte per lo stesso capitolo immagino! ^^ Beh, il
mio nick, è un mezzo tra Barbara e Cameron, uno è il mio personaggio nello
spettacolo di fine anno, e l’altra è Cameron Diaz, come mi hanno chiamata delle
mie amiche. ^^ farò inventare a Bulma un’aspirina contro la vampirosi allora!
XDDD Grazie, grazie, ma io sono troppo indaffarata per fare anche supremo e
superiore. Se ci andassi io, chi scriverebbe di ‘sti poveri Cristi Gohan e
Videl?? Quindi, cedo a Kaioshin e a Dende. Saranno miei degni sostituti, non
credi? Poi, visto che adori quando diventano rossi, in questo chap avrai pane
per i tuoi denti! E chi si vuole liberare di te?? Non ce la farei mica senza le
tue recensioni!! Questa volta addirittura quadruple! Grazie tantissime della
fiducia e dell’immensa gioia che mi dai nelle tue recensioni! Bacioni.
TiCcY: Ora, voglio una tua recensione. Io ho aggiornato, e tu
recensisci ^^ solo per te… la polipo/cozza! Tornata all’attacco, con una nuova
strategia di gioco. Puoi risparmiare alla tua gatta l’attacco a casa mia. Ho
aggiornato subitissimo! Kissone e continua a seguirmi, okay? ^^
[ Era troppo felice. Per mangiare, per fare tutto.
Aveva lo stomaco chiuso e si diresse con le borse di sopra. Si mise a
volteggiare nella camera e solo quando ebbe un inizio di mal di testa si fermò.
Si buttò a pancia in su sul letto, e rimase a fissare il soffitto per tutto il
giorno. ]
Il mattino dopo si svegliò alle cinque di mattina.
Non era riuscita a dormire neanche un po’, per paura di sognare lui. No, non lo
voleva sognare, perché sapeva avrebbe sognato cose poco caste. E lei era ancora
piccola, aveva altre cose per la testa, cose molto più importanti. Non aveva
tempo per l’amore. No, ora doveva allenarsi, doveva affrontare qualcuno di
molto potente. Che di certo non era come suo padre, scansafatiche cronico. La
scuola cominciava alle 8… aveva tempo per allenarsi un’oretta e per farsi la
doccia dopo. Premette il bottone. Ormai doveva solo abituarsi all’idea di
trasformarsi nella Figlia. E abituarsi a trasformarsi a piacere. Già, perché
solo due volte si era trasformata e due volte si era arrabbiata più del dovuto.
Tutti, in quel paesino, sapevano che lei era una delle persone più forti.
Pensavano che suo padre fosse il più forte del mondo, colui-che-sconfisse-Cell,
non un povero pagliaccio in cerca di attenzioni. Si trovava spesso a pensarla
così, anche duramente, verso suo padre.
Mentre colpiva il saccone da boxe, si immaginò il viso
beffardo di Shin, che la osservava malizioso, come capitava ormai tutti i
giorni. Prese a tirare più pugni, più velocemente e più potenti, finché con un
calcio ben assestato, spaccò in due il saccone. La sabbia giallastra cadde a
terra formando una piccola montagna gialla. Videl la osservò con disprezzo.
Shin sarebbe finito così, sere prima, se Gohan non fosse intervenuto a
fermarla. Sì, l’avrebbe fatto completamente a pezzi. Si asciugò la fronte
madida di sudore, e si avviò verso la doccia. Buttò casualmente l’occhio sul
calendario e notò che tra un mese esatto, sarebbe stato il suo compleanno.
Avrebbe compiuto finalmente 16 anni. Nessuna festa in grande, solo lei e i suoi
amici in pizzeria.
Si spogliò completamente ed entrò nella doccia. L’acqua
calda le appiattiva i capelli corvini, appiccicandoglieli alla schiena al viso.
Se li insaponò e con la schiuma passò tutto il corpo. E se… e se Gohan le
avesse carezzato il collo? Il collo, per lei, era sempre stato un punto debole.
E ora, aveva scoperto pure il perché. Scostò lentamente i capelli
appiccicaticci dal suo candido collo e si passò una mano. Sì, le sarebbe
piaciuto. Si riscosse dalla mente, poco casta in quel momento, ed uscì dalla
doccia. Con l’asciugamano attorno al petto, si diresse spedita in camera, si
mise la biancheria e si tolse l’asciugamano bagnato, buttandolo sul letto.
Rimase un secondo a fissare la sua immagine riflessa nello specchio. Si
osservò, da capo a piedi e viceversa. Scosse nuovamente la testa. Non aveva mai
fatto tante storie per la sua immagine, ma quella volta sapeva che c’era un
motivo valido. Gohan. Anche se non era lei, si costrinse a truccarsi,
lievemente però. Non avrebbe mai dato la soddisfazione evidente di cambiare per
qualcuno. Lei non cambiava per nessuno, che se lo mettessero bene in testa.
Nessuno, tranne lui. Stava facendo troppi strappi alle regole, con quel
ragazzo. Sorrise. Si vestì con il corpetto nero di pelle e con i jeans neri che
aveva comprato il giorno prima con Kyra. Mise la collana di raso bianco e prese
in mano la matita nera per gli occhi. Fece un respiro profondo, e tracciò una
linea dritta e neanche tanto spessa sotto l’occhio. Perfetto! Si mise
delle adidas bianche ai piedi e si asciugò i capelli. Non fu un’impresa
semplice, perché il corpetto continuava a slacciarsi facendo vedere il
reggiseno a fascia che aveva sotto. Presa dal nervosismo e dalla disperazione,
allacciò il più stretto possibile il corpetto. Per un secondo fu soddisfatta,
ma dopo poco di accorse di non riuscire più a respirare. Maledetto corpetto!
Strillò nella sua testa. Si accorse poi di due piccoli fori sui fianchi del
corpetto. Solo allora, capì che doveva fare. Doveva semplicemente allacciare i
lacci sul davanti e poi, facendoli passare dai foretti, allacciarli dietro! Si
diede della stupida. Non era proprio capace a fare la donna. Sorrise. Continuò
ad asciugarsi i capelli neri come la pece più tranquillamente. Da asciutti, li
pettinò con cura e poi fece due trecce larghe. Legò con degli elastici
perlacei, che splendevano alla luce.
Guardò l’orologio e si compiacque. Aveva ancora tempo per
fare colazione. Scese le scale e si trovò davanti sua madre.
<< Ciao Videl! Come stai?? >> Le chiese
subito la donna con voce dolce. Quanto le era mancata una madre in quegli anni!
Non si scompose troppo e la salutò con un cenno. Aprì l’anta del frigorifero e
prese del latte. Se lo versò abbondantemente nella sua tazza e si sedette. Era
felice.
<< Senti… ti propongo una cosa, ci stai? >>
Videl si incuriosì. Jodel si posizionò meglio sulla sedia e appoggiò il viso
sulle mani. La ragazza annuì.
<< Allora, visto che sei nuova nel campo, ti
chiederei se vuoi che ti insegni le arti del vampirismo. Che ne dici? >>
La guardò con un pizzico d’orgoglio. La sua bambina era l’erede. Avrebbe
salvato tutti dalla distruzione. Videl l’osservava. Il primo impatto fu di
urlare Sì!, però non sapeva. Alla fine, decise. Sì, avrebbe imparato le
tecniche del vampirismo con sua madre.
<< Va bene. A che ora si comincia?? >> Chiese
sprizzante di nuova energia. Era felicissima. Si sarebbe allenata con sua madre
e si era innamorata. Era nuovamente al settimo cielo.
<< Oggi. Ti vengo a prendere a scuola, e torniamo
qui. Ti va? >>
<< Certo!!! Io esco da scuola oggi pomeriggio, alle
3 e 30. ci troviamo a quell’ora davanti al cancello centrale. Ah! Non ti puoi
sbagliare, l’Orange
Star High School è
l’edificio più alto del paese, lo vedrai sicuramente. Ci vediamo oggi, mamma.
>> Sorrise alla donna ed uscì di casa correndo, con lo zaino che le
pendeva da una spalla. Si rimise a correre come al mattino prima e arrivò
svizzera davanti al cancello. Solo un’altra persona era arrivata puntuale, e
quella persona le fece perdere un battito. Esatto, proprio lui.
<< Ehi! Pensavo di essere l’unico puntuale in
questa scuola! Come va? >> Salutò il ragazzo con un sorriso.
<< E io pensavo che non ci fossero puntuali in
questa scuola. Bene, tu? >> Rispose lei con gli occhi brillanti.
<< Non c’è male. Sai, Goten si è preso una cotta
per te. È piccolo, ma ha le idee chiare. Dice che vuole diventare tuo marito.
>> Gohan scosse il capo e rise.
<< Beh, digli che deve farsi avanti. Io lo sposerò
con molto piacere. >> Rise anche Videl. Dopo poco non riuscirono a trattenersi
e scoppiarono in una sonora risata.
Arrivarono anche Kyra e Chris a braccetto. Kyra abbracciò
e baciò sulla guancia tutti e due, sia Videl che Gohan.
Poi notò che stavano ridendo e li guardò incuriosita.
<< Perché ridete?? >> Ma non le arrivò risposta.
Erin si era avvicinata silenziosa. Appena Kyra si voltò, lei la baciò sulla
guancia. Rimasero tutto a bocca aperta. Solo Videl seppe quello che stava
accadendo. Non le era mai andata a genio quella ragazza. Mai, neanche la prima
volta che l’aveva vista camminare nel corridoio della scuola.
<<
Ciao Kyra! Videl, Gohan, Chris… che piacere vedervi! Kyra, posso
parlarti un attimo?? >> Sorrise sdolcinata a tutti, e prese da parte
Kyra.
<< Non mi piace. Non mi piace per niente. >>
Disse con voce dura la mora, scotendo la testa. Sarebbero dovuti stare attenti,
tutti, soprattutto lei e Gohan. I tre si avviarono, uno più cupo dell’altro,
verso la scuola.
<< Ragazzi, ascoltate prego! Abbiamo organizzato
una gita di 3 giorni al mare, dove dovrete vedervela con due bambini
dell’asilo. Sapete, per il corso di economia domestica. Ora, vi spiego tutto
meglio. Si partirà domani mattina e si starà fino a venerdì sera. Vi dividerete
a coppie, maschio e femmina… no, cioè, vi divideremo noi a coppie. Poi, vi
assegneremo un bambino delle materne. Non tutti potrete partecipare, solo
quelli con il comportamento migliore. Vedrete la lista appesa fuori dall’aula
appena finita la lezione, comprese le coppie e il bambino assegnato. Per non
togliere ai bambini la possibilità del mare, alcune coppie avranno due bambini.
Capito ragazzi? >> La donna dietro alla cattedra finì il suo discorso tra
il silenzio più assoluto. Nessuno aveva il coraggio di parlare, ed erano tutti
intenti a fare un esame di coscienza per vedere se erano stati bravi nel corso
dell’anno. Tra la massa che pensava all’imminente gita scolastica, c’era però
chi proprio non ci pensava. Videl, infatti, pensava ad Erin e al suo nuovo
cambiamento. Sapeva che c’era qualcosa sotto, ne era convinta al 100%. Non
aveva neanche ascoltato quello che aveva detto la professoressa, e si stupì
immensamente del silenzio religioso che era sceso sull’aula. Non era mai
successo prima. Si guardò intorno spaesata e incontrò gli occhi neri di Gohan.
Anche lui non stava seguendo. Si fissarono come per chiedersi che fosse
successo, quando la professoressa batté le mani. Tutti si risvegliarono dalla
trance e ritornò il brusio naturale in una classe di 16’enni. La lezione passò
così, tra risa, scherzi e sussurri vari.
Alla fine della lezione, si fiondarono tutti fuori dalla
porta, per vedere l’elenco. Kyra e Chris furono più veloci. Andarono alla lista
e, mentre lei guardava, lui teneva lontani gli altri, per farla almeno
respirare.
Dopo circa due minuti, si tolse con gli occhioni verde
smeraldo innaturalmente dilatati. Saltò addosso al ragazzo e lo abbracciò
forte.
<< Che succede, Kya? >> Le chiese lui,
mettendola a terra.
<< Siamo in coppia insieme!! E con noi c’è Trunks!
E anche un’altra bambina, Soana… non so chi sia… >> Quasi lo urlò.
<< Ma… che succede?? >> Esclamò invece Videl,
non capendo assolutamente niente di tutto quello che accadeva.
<< Allora, si va 3 giorni al mare per il corso di
economia domestica. Ci sono le coppie e anche due o un bambino delle materne!
Indovina, Vid, io sono con Chris e Trunks! >> Saltò addosso all’amica,
fuori di sé dalla gioia. Videl invece rifletteva. Coppie, bambini, corsi, gita,
mare… tutto insieme.
<< Kya, senti, ma hai visto anche se ci sono io??
>> Appena disse queste parole, Gohan le si avvicinò e Kyra dilatò ancora
di più gli occhi verdi luminosi.
<< Sì che ho visto!! Sei con Gohan!!!!!!!!! E
Goten! E anche una bambina, mi sembra. Nahil, o Nihal, non mi ricordo bene.
>> Le gambe di Videl cedettero. Era troppo per lei. Se non combinava
niente in quei tre giorni, era finita. Sospirò sconsolata.
Quando finì la giornata, tutti si dileguarono parlando
della gita. Fuori dal cancello, aspettava una donna dai capelli neri, occhi
grigi e viso dolce. Si ergeva in tutta la sua altezza, 1 e 80, appoggiata al
cancello. Appena vide sua figlia andarle in contro, si mise in piedi. Portava
dei tacchi alti, una maglia a collo alto e una gonna a balze.
Videl la fissò sbalordita. Sua madre, era davvero
bellissima.
<< Ciao Videl! >> Salutò la donna quando fu
abbastanza vicina alla figlia.
<< Ciao mamma… ehm… loro sono i miei amici. Gohan, Chris e Kyra. >>
I tre rimasero sbalorditi. Si ricomposero e salutarono con la mano.
<< Oh, ciao ragazzi. Allora, Videl, andiamo??
>> La donna spronò la figlia ad andare. Prima di scappare via come un
fulmine, la mora si congedò da tutti con un bacio sulla guancia.
<< Okay mamma arrivo! Ah, ci incontriamo qui domani
mattina 10 minuti prima, okay? Ciao!! >> Rincorse la madre e sparì alla
vista dei suoi amici.
Arrivarono a casa e si sedettero in giardino. Dopo minuti
di silenzio, Jodel e Videl si alzarono. Una si diresse in camera sua, mentre
l’altra nella camera di Mr. Satan. Si trovarono poco dopo nuovamente in
giardino. Videl con una maglietta azzurra, pantaloncini bianchi e anfibi neri.
Jodel con una maglietta grigia, pantaloni lunghi e stretti neri e anche lei
anfibi da combattimento. Erano pronte, e tutte e due bellissime.
Jodel si sedette a terra, Videl si pose davanti a lei a
gambe incrociate, e cominciarono.
<< Per prima cosa, imparerai a trasformarti quando
vuoi, intesi? >> La voce di Jodel non era più calda e gentile aveva preso
un tono severo e autoritario. Videl annuì ad occhi chiusi.
<< Ma perché siamo sedute?? >> Chiese subito
dopo. Non capiva l’utilità di stare seduta, quando doveva trasformarsi.
<< Stiamo convogliando l’energia al centro del
nostro corpo. Ora, taci. >> Incrociò le gambe e distese le braccia su di
esse. Videl socchiuse gli occhi e la osservò. La imitò subito. Stette in
silenzio più che poté, ma poi non ce la fece più. Non riusciva più a stare
zitta. Scattò in piedi e si concentrò il più possibile. Sentì puzza di fumo, e
si compiacque. Se c’era del fumo, voleva dire che stava cominciando a
trasformarsi. Cercò di ripensare a Shin. A Erin. Era frustrante sapere che
erano ancora in grado di ferire la sua migliore amica. La rabbia le usciva da
tutti i pori e sentiva una nuova forza entrare in lei. Aprì gli occhioni, ora
diventati rossi, e guardò la madre.
<< Mamma. >> Chiamò. La donna aprì
immediatamente gli occhi, e la ragazza vide con orrore che non aveva più la
pupilla.
<< Mamma ma che è successo?? >> Le chiese
accovacciandosi davanti a lei.
<< Non devi mai sottovalutare l’avversario, Videl.
>> Detto questo si alzò di scatto facendo una capriola all’indietro. Si
appoggiò sulle mani e tornò in posizione eretta. Videl invece, era saltata
indietro, spaventata dal tono di voce nuovo della donna. Era… roca. Spalancò
gli occhi rossi verso la madre senza pupille e rimasero ferme ad osservarsi.
<< Che è successo? >> Riprovò la ragazza,
continuando ad osservarla sospettosa. La donna cadde a terra con una spaccata,
tornò su, e si rimise immobile.
Ma che diavolo sta facendo??
<< Devi attaccarmi tu, bambina. >> Rispose la
donna, sempre con voce roca. Roteò gli occhi completamente grigi e li puntò
nuovamente su sua figlia, restata immobile.
Videl allora si decise. Se sua madre voleva così, avrebbe
avuto così. si scagliò con agilità verso la donna, che per parare un pugno
dritto in un occhio, scostò solo il viso. La ragazza rimase interdetta un
secondo. Poi riattaccò. Un pugno dritto nella pancia della madre andò a segno,
ma Jodel non si mosse. Represse un gemito di dolore e afferrò con tutte e due
le mani quella della figlia. si trovarono occhi negli occhi e poi, con un
sorriso di scusa, Jodel lanciò all’indietro la ragazza, che perse l’equilibro e
cadde malamente a terra. Si rialzò dolorante e non vide il calcio che la donna
stava per sferrarle. Alzò appena in tempo il viso e si scostò saltando. Fa
sul serio. Rimasero in silenzio ad osservarsi qualche secondo, poi Jodel
tornò all’attacco. Pugni e calci sembravano piovere dal cielo, ma Videl li
schivava tutti e li parava, arretrando però. Fino a quando si inciampò su un
ramoscello. Cadde ansante e spalancò gli occhi quando un piede della madre le
si fermò a pochi centimetri dal viso.
<< Per oggi può bastare. >> Disse Jodel con
la voce tornata normale.
<< Ma… ma… mi hai battuta! Come… come hai fatto?
>> Videl sgranò gli occhi e sentì nuovamente puzza di fumo. In un secondo
si trovò con i vestiti quasi completamente strappati.
<< Te l’avevo detto io di non sottovalutare
l’avversario. A quanto pare ti ha dato un po’ alla testa questa nuova scoperta.
>> La donna le sorrise e l’aiutò ad alzarsi. Anche sua madre era tutta
strappata. E nei suoi occhi erano tornate le pupille nere.
<< Mi insegni quella cosa delle pupille? >>
Chiese curiosa al massimo la ragazza, squadrando sua madre.
<< Non posso tesoro. Questo dono, lo possiedo solo
io, della mia specie. >> Le sorrise dolcemente, poi fece per tornare in
casa.
<< Aspetta! Non mi insegni nient’altro oggi??
>> Le urlò dietro speranzosa. Di spalle, Jodel sorrise. Sì, era l’erede,
ma era pur sempre sua figlia, no?
<< E cosa dovrei insegnarti di grazia? >> Le
rispose senza voltarsi e mettendosi le mani suoi fianchi.
<< Non lo so… qualcosa, però. Per il premio di
consolazione! >> Farfugliò. Voleva imparare qualcosa in quella giornata.
Si era decisa, un passo avanti l’avrebbe fatto sicuramente in quella giornata.
<< Sei sicura di voler imparare qualcosa?? >>
Jodel si girò e nuovamente non aveva le pupille. Videl sobbalzò, ma annuì
indietreggiando.
La donna scoppiò a ridere e tornò tutta a posto. Videl
era un po’ seccata per quello scherzo, ma era pur sempre sua madre no?
<< Allora ti insegno ad evocare un animale.
>> Le sorrise. << Perché quella faccia? >> Continuò quando
vide il viso corrucciato della ragazza.
<< Non mi sembra difficile da fare… >>
Borbottò con le braccia incrociate.
<< Ah sì? Allora va bene, cominciamo. Siediti.
>> Era nuovamente autoritaria. Aveva perso la sua vocetta dolce e
squillante, ed era tornata l’insegnate severa di prima. Videl si sedette a
gambe incrociate.
<< Ora, secondo te, come si fa ad evocare un
animale? >> Spiazzata. Si inginocchiò davanti alla figlia e le piantò gli
occhi addosso. Videl era senza parole. Non ne aveva idea. Sentiva di essersi
messa nei pasticci.
<< Non lo sai, vero? >> La ragazza scosse la
testa. << Va bene. Allora, questo… “incantesimo” diciamo, è un’arte molto
complicata, che si apprende dopo molto allenamento. Gli anziani della mia
comunità lo chiamano: Il richiamo dell’assistente… ognuno ha un proprio
animale e questo vivrà per servire il suo evocatore. Capito il concetto?
>> Videl annuì poco convinta. Non ne era certa, ma sua madre stava
gonfiando un po’ le cose. Ed effettivamente era così. Jodel sperava di
accrescere la curiosità di sua figlia gonfiando un goccio l’incantesimo. Era di
certo un’arte molto complicata, ma di solito quasi tutti ci riescono ai primi
tentativi.
<< Pronta a cominciare? >> Jodel si sedette
anche lei a gambe incrociate di fronte alla figlia. Le avrebbe dettato le cose
da fare da seduta.
<< Libera la mente da tutto quello che non sia il
desiderio di far comparire l’animale. >> La voce della madre le arrivò
come un soffio lontano. Un mare di pensieri le inondò la mente appena chiuse
gli occhi. Gohan, Erin, Kyra, Chris, Goten… tutto come una secchiata in volto.
Ma si concentrò. Voleva riuscirci. A forza, eliminò tutto quello che non era
l’animale.
<< Ora ascolta il tuo cuore. Pensa all’animale che
vuoi evocare. Immaginatelo bene, devi averlo ben definito davanti agli occhi.
>>
Altro fruscio della voce di Jodel. Si concentrò. Non
aveva idea di che animale evocare, ma decise di provare con uno di quelli che
incutevano più timore. Un lupo. Lo immaginò. Nero come la pece, occhi
luccicanti, gelidi e rossi, sulla schiena segni arcani rossi come il sangue che
si prolungavano sulla nuca e sulla coda dell’animale, pelo morbido e setoso. Se
lo impresse per bene nella mente. Ora ce l’aveva davanti agli occhi che correva
placido per una prateria.
<< Ora che ce l’ hai in testa, lo vedrò anche io…
>>
Videl si sentì mancare il respiro. Era come se una parte
di sé fosse scomparsa, quella senza pensieri si era staccata dal suo corpo. Non
ne fu per niente sicura, ma le sembrò di cadere a terra. sotto di lei c’era
qualcosa di morbido. La testa cominciò a pulsarle violentemente e si sentì
cedere. I muscoli si rilassarono e, questa volta ne ebbe la certezza, cadde all’indietro.
Quando si risvegliò, era appoggiata a qualcosa di setoso,
morbido e caldo. Cercò di aprire gli occhi, ma appena uno spiffero di luce
entrò nella sua visuale l’accecò. Optò per richiudere gli occhi. Ma la
curiosità di sapere a cosa era appoggiata era troppa. Alzò di qualche
centimetro il viso e aprì lentamente, molto lentamente, gli occhi. Davanti a
lei, Jodel era sorridente, con gli occhi grigi scintillanti. Le ricordò Kyra.
Jodel sorrideva. Scattò in avanti e si mise a sedere. Sgranò gli occhi, e
credette di sognare per quello che le si parò davanti agli occhi.
<< Cos’è?? >> Biascicò con gli occhi grandi
come pesci palla. Sbatté più e più volte le palpebre, per poi rendersi conto di
non stare sognando.
<< È il tuo animale, Videl. Non è bello?? >>
Jodel le offrì uno dei suoi sorrisi sornioni.
<< Ah… >> Videl scosse il capo, si alzò e
l’animale le si avvicinò. Entrò dritta e filata in casa, e si sorprese nel
vedere che il suo animale la seguiva anche in salotto, trotterellando. Si
fermò. Come se le avesse letto nella mente, anche l’animale si fermò. Si
trovarono l’uno davanti all’altra. Davanti a sé, Videl aveva il lupo dei suoi
occhi, quello che placido correva nella prateria. Lo fissò. Gli occhi rossi
erano caldi ed estremamente dolci. Rossi, certo, ma non maligni e assetati di
sangue come aveva visto. Poi era molto più grosso di quello che aveva
immaginato. Era grande tanto quanto uno terranova adulto. Forse anche di più,
perché con il pelo nero le carezzava il fianco. Però… era veramente bellissimo.
<< Va bene cosetto, devo trovarti un nome. >>
Il lupo sembrò annuire. La ragazza si sorprese non poco quando il lupo le si
accoccolò accanto sul divano.
<< Mh… come ti chiamo?? >> Provò a passargli
una mano sulla schiena rossa come il sangue.
<< Che ne dici di Sennar?? È sangue, nella lingua
antica dei vampiri. >> Si intromise Jodel andandosi a sedere accanto a
Videl.
<< Mi piace. A te, cosetto?? >> Scosse
lievemente il lupo e le parve nuovamente che annuisse.
<< Bene. D’ora in poi, sarai Sennar. >>
Avvicinò il viso al muso del lupo, che inaspettatamente le leccò il naso,
facendola arretrare divertita.
<< Videl, Sennar, ti starà sempre accanto e correrà
in tuo aiuto. Finché vivrà, lo farà per aiutarti e salvarti. Ma non per questo,
non è meno impegnativo. È esattamente come un animale domestico. Capito??
>> Videl annuì, e prese a giocare con il suo nuovo lupo da compagnia.
Videl scattò in piedi, guadagnandosi uno sguardo stupito da tutti e 4 gli
occhi.
<< Certo! È per questo che adesso io e Sennar
andiamo a comprare una cuccia. Vero, Sennar?? >> Lancia al lupo uno
sguardo dolce e si incammina verso la porta. Il lupo la segue, trotterellandole
accanto come un normalissimo cagnetto.
<< Videl! I soldi! >> Jodel le si affiancò in
un secondo, e le porse una borsetta. Era la sua borsetta, e dentro c’erano
tutti i soldi che Servivano a Videl. La mora annuì e si dileguò, con Sennar a
fianco a lei.
Arrivarono davanti ad un negozio di accessori per animali
ed entrarono. A Videl non dispiacque affatto vedere che effetto aveva fatto su
tutti gli occupanti del locale. Erano atterriti da quella bestia enorme.
<< Una cuccia. >> Disse senza troppi giri di
parole la ragazza, quando si trovò davanti al bancone. Il commesso,
terrorizzato più che mai, la fissò senza dire una parola. Poi con uno scatto
felino si lanciò su una cuccia delle dimensioni del lupo e la posizionò sul
bancone. Era una cuccia scarlatta.
<< Quant’è? >> Chiese Videl, osservando la
cuccia. Si stupì che la sua ricerca fosse finita così velocemente. Poi si
riscosse e guardò il suo lupo. Aveva gli occhi rossi acquosi, che le fecero
provare un moto di tenerezza infinita. Il commesso fissò pavido sia il lupo,
poi la ragazza.
<< Offre la casa… >> Bisbigliò in preda al
panico. Videl dovette aguzzare al massimo le orecchie per capire cosa avesse
detto.
<< Cosa? >> Chiese per essere sicura.
<< Ho detto che offre la casa… >> Rispose il
commesso, più spaventato che mai. Videl scrollò le spalle e uscì dal negozio
con la cuccia tra le mani.
Era sulla via del ritorno, quando le mancò un battito.
Sapeva che cosa sarebbe successo da lì a qualche secondo, ma la cosa la
riempiva di allegria.
<< Videl! Fatto compere? >> Esclamò un
ragazzo affiancandosi a lei. Per mano aveva un bambino.
<<
Ciao Gohan! Goten! >> Salutò sorridendo ai due fratelli. Poi, vide
che gli occhi neri di Goten vagavano estremamente curiosi sul suo lupo. Videl
si fermò.
<< Goten, ti piace il mio lupo? >> Il bambino
si voltò verso di lei, e con gli occhi neri stranamente abbaglianti di luce,
annuì in silenzio. << Che ne dici di salirci in groppa? >> Continuò
facendo rizzare le orecchie di Sennar. Il lupo si voltò verso la sua padrona e
la fissò con i suoi penetranti occhi rossi. È per una buona causa, Sennar.
Te ne sarò grata in eterno, credimi.
Come se nuovamente il lupo le leggesse nella mente, si
acquattò accanto a Goten, per farlo salire. Il bimbo non se lo fece ripetere
due volte e saltò in groppa al lupo.
<< Guarda fratellone! Sono su un lupo!! >>
Esclamò ridendo il bambino, seduto sulla schiena forte e rossa del lupo. -Non
è poi così male…- Questo pensiero arrivò alla mente di Videl e la fece
sobbalzare. Era sicura che fosse stato il lupo a pensarlo.
<< Tutto bene Videl? >> Improvvisamente la
mano di Gohan le saettò davanti agli occhi. Il suo viso dolce era preoccupato.
<< Sì, sì, tranquillo. >> Rispose lei con
un’alzata di spalle. Poi sorrise radiosa verso il ragazzo. Deglutì. Il cuore
pareva aver deciso si squarciarle il petto in quel momento. La produzione di
saliva ebbe uno stop e Videl si trovò in un secondo a boccheggiare.
<< Senti… devo parlarti. >> Anche Gohan
deglutì. Stessi sintomi della ragazza. Riprese pienamente il controllo di sé in
poco tempo e piantò i suoi occhi neri in quelli tremendamente limpidi della
ragazza.
<< Dimmi. >> Videl era atterrita. Che le
voleva dire di così importante?? Cosa, per l’amore del cielo, cosa???
<< È complicato iniziare così dal niente… ma devo
essere sincero con te. In nome della nostra amicizia, dobbiamo chiarirci.
>> Abbassò il capo e prese a grattarlo imbarazzato.
Arriva al punto, maledizione! Prima che mi sciolga!!
<< Concordo. >> Videl sentiva di avvampare da un momento all’altro.
L’unica via di fuga, era distogliere lo sguardo da quello magnetico di lui, ma
non ce la faceva.
<< Cosa… cosa… oh, al diavolo!, hai provato
qualcosa ieri? >> Ecco. L’aveva detto. Ora si sentiva meglio. Aveva paura
della risposta, ma quello stramaledettissimo luccichio nei suoi occhi gli dava
sicurezza. Alzò di scatto il viso.
<< Io… io… non… non lo so… >> E invece lo
sapeva fin troppo bene. Poteva dimostrarlo il fatto che aveva quasi scrostato
il soffitto della sua camera a forza di fissarlo. Fu certa di avvampare, ma non
le importava molto in quel momento.
<< Scusa, non dovevo chiedertelo. Solo, avevo bisogno
di sapere… >> Disse poi con un sospiro il ragazzo. Il luccichio dei suoi
occhi si era improvvisamente velato di malcelata tristezza.
<< No! Hai fatto bene! Anche io volevo chiarire.
Comunque… - Prese un respiro profondo. Stava per dirlo. Sì, l’avrebbe detto. –
Sì. Ho provato qualcosa. >> Distolse lo sguardo da quello nero e sorpreso
di Gohan.
<< Quindi… io ti… >>
<< Sì. >> Lo interruppe lei, con gli occhi
bassi. Gli aveva confessato quello che provava, ed era stato spaventosamente
difficile. Rimpianse quando era concentrata per evocare Sennar. In confronto a
quella confessione, era stata una passeggiata nel parco.
<< Wow. >>
<< Non c’è bisogno che dici niente, sai? Lo
capisco. Tu, hai bisogno di una donna, non di una ragazzina, più maschiaccio
che femminile. Non ho problemi, sai… non è success- >> Un dito, l’indice
per la precisione, le frenò quella valanga di parole. Gohan davanti a lei
sorrideva luminoso. Il velo di tristezza che gli copriva gli occhi era sparito,
per lasciare spazio all’abbagliante luccichio. Gohan si avvicinò a lei. Le mise
un braccio dietro alla schiena e la attirò a sé, dolcemente. Videl appoggiò le
mani sul petto del ragazzo, mentre anche l’altra sua mano andava a posizionarsi
dietro alla sua schiena. Si guardarono a lungo negli occhi. Poi Videl allacciò
le braccia dietro al collo di Gohan. Era chiaro cosa stava per accadere, ma
nessuno dei due sembrava curarsene. Anzi, ne erano estremamente felici. Gohan
abbassò il capo e Videl appoggiò meccanicamente le sue labbra su quelle del
ragazzo. Per un attimo stettero così. Si staccarono subito, ma sorridendosi,
ritornarono allacciati. Le loro bocche sembravano combaciare perfettamente. Le
lingue, presero a danzare dolcemente, curiose di esplorare un nuovo abitacolo.
Le mani del ragazzo vagarono senza meta sulla schiena di lei, mentre le mani di
Videl si persero nei capelli morbidi e neri di lui.
Nessuno seppe realmente quanto durò quel bacio. Ma
qualcuno di estraneo, seppe che c’era stato.
Due occhi verdi osservarono la scena, disgustati al
massimo. Non ti preoccupare amore mio. Io sarò la tua dama. E
ancheggiando se ne andò, meditando la vendetta.
I due ragazzi si staccarono improvvisamente, sentendosi
osservati. Voltarono solo il viso in quella direzione, e quello che videro,
fece tenerezza.
Goten in groppa al lupo, con gli occhioni lucidi e
brillanti. Era calata la sera, e nella notte gli occhi neri del bimbo
illuminavano tutto il suo volto felice.
<< Goten! >> Videl si slacciò da Gohan, e
rossa come una ciliegina matura ma felice, si fiondò sul bambino. Lo prese in
braccio e lo strinse.
<< Io lo sapevo che stavate insieme! >> Urlò
il piccoletto, stretto tra le braccia di Videl, che intanto volteggiava. A
quelle parole la ragazza si fermò. Ora cos’erano? Si voltò di scatto verso Gohan,
rosso anche lui, che la fissò negli occhi.
<< Perché è successo solo adesso… >> Disse
dopo un respiro profondo lui. Videl lo guardò. Nei suoi occhi vide tanta voglia
che lei gli dicesse sì, che non poté non annuire decisa.
<< Esatto. >> Esclamò al settimo cielo, ma
no… al ventesimo cielo! Era felicissima, tanto che strinse ancora di più il
bambino in braccio. Quando si furono tutti un po’ calmati, Videl rimise Goten
su Sennar. Poi, andò a passo lento da Gohan.
<< Allora… stiamo insieme? >> Chiese quando
gli si fu affiancata. Per un po’ rimasero in silenzio, ognuno immerso nei suoi
pensieri. Poi di scatto, Gohan l’attirò a sé e la baciò nuovamente. Ma con più
sicurezza, più dolcezza e più passione. Si staccarono per riprendere fiato, e
il ragazzo parlò in quel momento.
<< Ma che domande mi fai, sciocchina, c’è da
chiederlo? >> Con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, Videl
si riappropriò delle labbra del ragazzo.
Quando si staccarono, si abbracciarono e ripresero a
camminare. Uno con un braccio attorno alle spalle di lei, l’altra con le
braccia incrociate alla vita di lui. Procedettero così, in silenzio e
sorridenti, fino ad arrivare al giardino di casa di Videl. Con un bacio a fior
di labbra a Gohan e con uno sulla guancia a Goten, si congedò dai, e seguita da
Sennar entrò in casa.
Non perse tempo. Filò in camera sua. Aveva nuovamente lo
stomaco chiuso per fare qualsiasi cosa. Ritornò a consumare il soffitto che non
chiedeva altro della pietà. Sennar le fu subito accanto, con un balzo. Poi in
un impeto di felicità, agguantò il muso del lupo e lo abbracciò forte.
Mandò un messaggio a Kyra. – Kya, sono Videl. È successa
una cosa favolosa, ho baciato Gohan, e stiamo insieme adesso! Giuro, non sto
scherzando!! Appena leggi chiamami, okay? Ti voglio bene, Vid. –
Si mise a volteggiare in preda a un attacco di felicità e
si fermò solo quando sentì la testa girare vorticosamente. Si abbandonò a peso
morto sul letto. Non riuscì a dormire quella notte. Troppi pensieri le
affollavano la mente, ma nessuno di questo aveva a che fare con la sua
missione.
AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH!!!
Come vi è sembrato questo Chap??? Ho postato appena ho visto le recensioni di
Cavolovai. Non faccio preferenze, ma solo che volevo ringraziare anche lei ^^
Ora, ringraziamenti
ufficiali!
TiCcY: Personalmente mi sono ispirata ad una mia ex compagna
di scuola. Falsa e diabolica. >.> Poi, io e la tua gatta siamo entrate in
sintonia, vero?? ^^ beh, eccoti accontentata! P.s. anche io li adoro i baci
accidentali!!! Non per niente l’ ho messo qui!!
Hilaryssj: Tu sei nuova!! Che piacere! Grazie davvero!
Cavolovai: rullo di tamburi… eccola la mia carissima amica
Cavolovai!!! Dai, non ci credo, sono riuscita in questa semi-impossibile
impresa???? Ah! Che gioia!!! Vero Kyra e Chris?? Li adoro pure io ^^ e poi
Goten e Trunks, non potevano non esserci!! Com’è stata la sorpresa della gita
scolastica?? Devo aggiungere altri 4 personaggi, e mi sembrava il minimo la
gita! Veramente Cameron Diaz non lo so di preciso… so solo che mi hanno soprannominata
così delle mie amiche ed è nato Barbycam ^^ per la polipo/cozza e la lumaca di
mare non anticipo niente. Più che altro perché non lo so neanche io che fine
fargli fare!! XDDDD
Capitolo 9 *** Tremendamente testarda ed estremamente orgogliosa ***
[ Si mise a volteggiare in preda a un attacco di felicità e si fermò
solo quando sentì la testa girare vorticosamente
[ Si mise a volteggiare in preda a un attacco di felicità
e si fermò solo quando sentì la testa girare vorticosamente. Si abbandonò a
peso morto sul letto. Non riuscì a dormire quella notte. Troppi pensieri le
affollavano la mente, ma nessuno di questo aveva a che fare con la sua
missione. ]
Il giorno dopo, si accorse di essere rimasta sveglia
tutta la notte solo guardando l’orologio. La sveglia, diceva esattamente che
erano le 5 di mattina, e di conseguenza che lei non aveva dormito. Era così
felice, che si fece un’altra doccia. Si infilò sotto l’acqua gelida, per
svegliarsi un po’.
Si lavò il più in fretta possibile e dopo essere uscita
dal bagno con l’asciugamano attorno al seno, si mise a fare la valigia.
Un asciugamano, biancheria di ricambio, costumi
assolutamente, vestiti. Era super eccitata all’idea di stare 3 giorni
completamente sola con Gohan. Riprese a volteggiare. Si ricompose sotto lo
sguardo trucemente dolce di Sennar.
<< Piccolo, non so se posso portarti con me alla
gita. Chiederemo, ma se non ti posso tenere con me, dovrai tornare da mia
mamma. Capito, Sennar? >> Il lupo parve annuire e leccò la mano della
proprietaria.
Rimase un attimo con le mani in mano. La valigia era
pronta. Doveva solamente vestirsi. Decise che per iniziare al meglio una
storia, doveva cominciare a mettere quello che le aveva dato lui. Prese
la gonna bianca e la maglietta.
Squillò improvvisamente il cellulare della ragazza, che
lo afferrò al volo prima che svegliasse tutta la casa. Premette il pulsante
verde, senza neanche provare ad indovinare chi fosse a quell’ora, perché, lei
lo sapeva bene chi era.
<< Sì? >> Rispose con voce finta impastata
dal sonno.
<< Videl!!! Sono io, Kyra! Ho appena letto il
messaggio, su avanti, spara! Com’è andata? Che vi siete detti??? Racconta,
racconta! >> Strillò dall’altra parte del telefono Kyra. Videl si
allontanò il telefonino dall’orecchio. Quando Kyra al telefono era felice,
urlava come una matta.
<< È andato tutto benissimo… ah! Lo sai che ho un
lupo??? >>
<< Un lupo?? >>
<< Sì! Un lupo! Si chiama Sennar, e l’ ho evocato
io ieri. Ora, ho incontrato Gohan e Goten mentre tornavo dal negozio di cose
per animali vicino a casa mia, hai presente? >>
<< Sì, certo, vai avanti. >>
<< Allora, ero tranquilla, con Sennar vicino a me,
quando ho sentito Gohan dietro di me. Ho messo Goten su Sennar… poi io e Gohan
abbiamo parlato un po’, e gli ho detto i miei sentimenti. Non sono riuscita a
resistere, mi aveva chiesto se avevo provato qualcosa quando per sbaglio ci
siamo baciati a stampo e- >>
<< Cosa?????????? E tu non mi dici una cosa del
genere???? >>
<< Aspetta… e gli ho detto di sì. Poi tutto è stato veloce e bellissimo,
ci siamo baciati!! È stato… è stato… è stato favoloso!!! Kyra, non sto più
nella pelle per questa gita. >>
<< Mh… Sono felicissima per te, amore mio!!! Che
bello!! Anche voi due insieme!!! >>
<< Già… >> Videl aveva le lacrime agli occhi
per la felicità, e l’udito fine di Kyra lo sentì.
<< Non piangere Vid! Funzionerà, ne sono
sicurissima! Ora, hai una ragione in più per proteggere Gohan da Erin! >>
La voce squillante dell’amica la fece sorridere. Era sempre stata capace di
tirarla su quando aveva il morale a terra.
<< Certo! Quella prova a toccarmelo, e si troverà a
rimpiangere il maledetto giorno in cui è nata! >> Disse decisa. Quella
deficiente provava ancora a toccarle il suo ragazzo e sarebbe morta.
L’agognante trance in cui si era assopito Shin, non era niente in confronto a
quello che le avrebbe fatto.
<< Va bene, okay, allora ci vediamo dopo, e ancora…
auguri! >>
<< Grazie, Kya, a dopo. >> Chiuse il
telefonino.
Si mise subito un costume. Era un bikini, ad essere
precisi. Bianco, con dei fiori azzurri stampati sopra, che si legava dietro al
collo. Dopo, si mise i vestiti che Gohan le aveva dato due giorni prima e le
paperine nere. Peccato che non ci fosse stata la collana che aveva visto.
Sarebbe stata benissimo. Va beh, mi accontenterò di rimanere così.
Si esercitò per qualche secondo sulle paperine e poi uscì
correndo dalla camera, con la valigia. Scese le scale in quattro balzi e vide
sua madre seduta al tavolo.
<< Ciao mamma! >> Le saltò al collo, ormai
con la mente offuscata dalla felicità, e l’abbracciò forte.
<< Ciao Videl… ma che è successo?? >> Le
chiese, mettendosela in posizione eretta davanti agli occhi.
<< Sono felice! Ho dato il mio primo bacio
al ragazzo che amo!!! >> Gli occhi di Videl per un secondo accecarono
quelli grigi di Jodel. Era innamorata persa.
<< Ciao bambina! Uhm… che sta succedendo?? >>
Mr. Satan, vestito della sua tuta bordeaux, fece il suo ingresso nella cucina
di casa propria.
<< Papà!! >> Videl smise immediatamente di
volteggiare.
<< Videl, dimmi immediatamente cosa è successo.
>> Disse l’uomo duro. Non gli piaceva per niente quel luccichio negli
occhi di sua figlia. Sapeva che era innamorata, ma l’amore da solo non rende
così… volteggianti… quindi, immaginò che fosse successo qualcosa.
<< Niente di che, papà. >> La ragazza alzò le
spalle, con gli occhioni a cuoricino che la illuminavano.
<< Dimmelo, che cosa è successo. >>
Videl lo guardò senza capire. Ma poi la verità gli arrivò
in viso come uno schiaffo. Suo padre era geloso. Così, cambiò la sua
espressione confusa, con quella sua aria di sfida che usava praticamente sempre
con lui.
<< Ho baciato un ragazzo. >> Disse con aria
noncurante. Vide il volto del padre divenire rapidamente dello stesso colore
della tuta. Ma Videl non distolse lo sguardo.
<< Cosa… >> Era un sussurro impercettibile.
Mr. Satan abbassò il capo, per poi tirarlo subito su, livido di rabbia.
<< COSA DIAVOLO T’È SALTATO IN MENTE, DISGRAZIATA!!! >> Urlò con
tutto il fiato che aveva in corpo. Era la sua bambina, nessuno gliela poteva
rubare.
<< QUELLO CHE FACCIO DELLA MIA VITA SONO SOLO E
SOLTANTO CAVOLI MIEI! >> Urlò di rimando la ragazza.
<< FINCHÉ VIVRAI IN CASA MIA, COMANDO IO! LE REGOLE
LE DETTO IO! È QUEL RAGAZZINO DI GOHAN?? >>
<< NON TI IMPORTA! E COMUNQUE SÌ!! È LUI!
CONTENTO?? >>
<< NO! IO TI PROIBISCO DI VEDERLO!!! >>
<< NON PUOI PERMETTERTI DI DARMI ORDINI! IO NON
SONO DI PROPRIETÀ DI NESSUNO, CAPITO????? >>
<< TU SEI MIA FIGLIA, E SOLO IO POSSO SCIEGLIERE
QUELLO CHE FA MEGLIO PER TE! >>
<< ALLORA DOVRESTI CAPIRE CHE SONO INNAMORATA DI
GOHAN! >> Gli occhi della ragazza si stavano riempiendo di lacrime.
Possibile che suo padre fosse così stupido da non capire?
<< NON PUOI ESSERE INNAMORATA A 16 ANNI! SEI ANCORA
UNA BAMBINA!! >>
<< SARÒ ANCHE UNA BAMBINA, MA MI È STATO PREFISSATO
UNO SCOPO NELLA VITA, IO TI SALVERÒ DALLA DISTRUZIONE DEL MONDO! FORSE SONO
ANCORA UNA BAMBINA, MA NON SONO UNA SANTA! SE AVEVI COSÌ PAURA DOVEVI
RINCHIUDERMI IN UN CONVENTO! >> Lacrime silenziose avevano presero a
rigarle il viso, ma suo padre sembrava non accorgersene.
<< NON PARLARMI COSÌ, SONO PUR SEMPRE TUO PADRE!
>>
<< NON ME NE FREGA NIENTE SE SEI MIO PADRE, MIO
NONNO O MIO FRATELLO! MI HAI DETTO DELLE COSE IMPROPONIBILI, MI HAI VIETATO DI
VEDERE IL MIO UNICO AMORE, COME CREDI CHE POTREI SOPPORTARLO QUESTO?!?! CAVOLO
PAPÀ, PERCHÈ SEI COSì OTTUSO, MISERIACCIA?!?!?!?!?!?! >> Videl strillò,
fino a mandare a farsi benedire la sua voce. Era arrabbiatissima con suo padre,
ma anche amareggiata. Perché non voleva capire? Perché si ostinava a non
lasciarla libera??
<< PARLA A MODO CON TUO PADRE, VIDEL… >>
<< IO SONO DIVERSA DA QUELLA CHE CREDI! SONO
CRESCIUTA! MA NON PREOCCUPARTI!!! ME NE ANDRÒ PRESTO!!! >> E con queste,
uscì in lacrime da casa sua. Pianse e corse, corse e pianse. Aveva litigato con
suo padre. Non era una novità, ma quella volta aveva preso una brutta piega.
Ora era praticamente costretta ad andarsene di casa, ma dove sarebbe andata?
Sennar la raggiunse dopo poco. Non era andata molto lontano con le paperine. No,
proprio non sono capace a fare la donna. Si disse, mentre tornava a
camminare. Le lacrime salate continuavano a rigarle il viso, senza accennare a
smettere. L’unica persona di cui aveva bisogno, si trovava ancora a casa,
probabilmente a dormire. Guardò l’orologio e notò. Era in anticipo di 10
minuti. Arrivata davanti al cancello, si lasciò cadere a terra stremata. Il
raduno di tutta la sua classe era stato prefissato per le 8 in punto, e con i
suoi amici avevano deciso di incontrarsi alle 8 meno 10.
La litigata con suo padre le aveva tolto tutte le
energie. E pensare che credeva che in quella giornata non sarebbe andato nulla
storto… invece era cominciata nel peggiore dei modi! Si maledisse per il suo
pessimo carattere e per il suo altrettanto pessimo dono d’attrice. Era
disperata. Il sole non era ancora del tutto visibile, ma la luce accecava
comunque. Non c’erano nubi e tirava un venticello fresco. Era una bella,
bellissima giornata. Peccato che fosse iniziata malissimo. Sennar le si
avvicinò cauto. Era pur sempre un lupo, ma aveva paura di avvicinarsi troppo
alla sua padroncina. Il giorno prima le era sembrata forte e coraggiosa, e ora,
era con il viso nascosto tra le gambe, piangente e spaurita.
Io non voglio essere l’eroina che salverà il mondo.
Non voglio essere innamorata di lui. Non voglio avere come padre lui, che non
capisce niente! Voglio essere una ragazza normale, senza problemi, senza pensieri…
Altre lacrime calde le inondarono il volto, stretto con forza tra le ginocchia.
Il lupo l’annusò. Era triste anche lui per la sua padrona. Infilò il muso tra
le gambe della ragazza, che però non smise di piangere nemmeno quando sorrise
al suo lupetto. Distese le gambe e appoggiò le palme delle mani al marciapiede.
Sennar le andò in braccio. Rimase lì accoccolato come un docile cagnolino e non
come un lupo.
Qualcuno di inaspettato vide la scena. Non era da tutti i
giorni vedere la potente e gelida figlia di Mr. Satan piangere sul ciglio della
strada. Così, quegli occhi maligni che meditavano vendetta, si spostarono sul
lupo, che girò il muso dritto verso di lei. Se ne andò, dopo aver visto quella
scena. L’aveva detto, o no, che Videl l’avrebbe pagata cara?? Ma avrebbe
aspettato dopo la gita.
Erano da poco passati i dieci minuti da quando Videl era
seduta sul marciapiede, quando sentì arrivare un’aura familiare. Non si curò
neanche di rendersi presentabile. Rimase a fissare il vuoto con gli occhi appannati.
<< Videl, che è successo? >> La ragazza si
voltò verso la voce e sorrise amara, mentre le inesauribili lacrime le colavano
dagli occhi azzurri. Non riusciva a smettere di piangere. Voltò nuovamente il
capo sul punto impreciso di prima. Sennar alzò il muso e si trovò il ragazzo,
quello più grande, della sera prima, in piedi davanti a loro.
<< Videl! Ehi, Videl, parlami! >> Il ragazzo
si sedette accanto a lei e continuò a fissarla.
<< Ho… ho litigato con mio padre. >> Disse
con voce rotta. Un po’ perché non aveva più voce, un po’ perché tra i
singhiozzi non riusciva a parlare molto bene.
<< Perché? >> Gohan inarcò un sopracciglio. E
qual’era il problema?? Di solito rideva sempre quando litigava con il padre.
Quella volta invece piangeva, con un sorriso amaro sul volto rigato dalle
lacrime salate.
<< Gli ho detto che ci siamo baciati. Poi abbiamo
preso a litigare. E ho detto che me ne sarei andata di casa. >> Videl
snocciolò tutto senza fare una piega. Solo nell’ultima frase parve avere un
ripensamento, ma poi lo disse, mantenendo intatto il sorriso. Si nascose il
viso tra le mani. << Diamine, perché sono così testarda e orgogliosa??
>> Balbettò scotendo energicamente la testa tra le mani. Gohan gliele
tolse e rimasero a fissarsi per un po’.
<< A me piaci così. Tremendamente testarda ed
estremamente orgogliosa. >> Le rivolse un sorriso talmente dolce che
Videl non poté fare a meno che ricambiare con altrettanta dolcezza.
Gohan si avvicinò a lei e l’abbracciò. La mora si nascose
nelle sue braccia. Le lacrime scendevano silenziose, ma sembrava che la
vicinanza a quel corpo la aiutasse a frenarle. Dopo poco rimasti così, Videl si
accorse che aveva finito le lacrime. Se ne sarebbe andata, certo, ma almeno
avrebbe fatto vedere a suo padre chi era diventata la sua bambina. Si asciugò
con il dorso della mano e rimase immobile tra le braccia del ragazzo. Non
voleva staccarsi. Ma dovette, perché erano arrivati anche Chris e Kyra per
mano.
<< Ciao ragazzi! >> Li salutò Videl più falsa
che mai. Avrebbe spiegato tutto dopo a Kyra.
<< Ehi Vid! Come siamo felici per voi! >>
Kyra aveva notato che Videl non era sé stessa, infatti i suoi occhi erano
diventati grigio tempesta, ma come un tacito accordo non dissero niente.
La bionda li fissò un attimo, poi li mise vicini. Come
Chichi, anche lei spinse Videl tra le braccia di Gohan.
<< Che belli che siete! >> Esclamò urlando.
Videl e Gohan si guardarono negli occhi e sorrisero. Si dimenticarono dei loro
amici e si baciarono. Quando si staccarono, si abbracciarono come la sera
prima, rimanendo a fissare i volti stupiti e felici di Kyra e Chris.
<< Dopo tanto tempo abbiamo capito che dobbiamo
stare insieme tutti! >> Esultò Chris, abbracciando Kyra. Scoppiarono
tutti a ridere. Grazie ragazzi, mi aiutate sempre… non so come ringraziarvi!
In quei momenti, a Videl parve di dimenticare tutte le lacrime che aveva
versato per il padre.
Quando arrivò tutta la loro classe, si misero nelle
coppie che erano state prestabilite il giorno prima.
La professoressa prese la parola.
<< Ragazzi! Silenzio! Ora vi spiego la modalità
della gita. Dovrete fare come se foste madre e padre dei bambini che vi sono
stati assegnati. Tutto, tutto compreso. Anche cambiarli, farli addormentare – e
a questa, Gohan si batté una mano sul capo. Suo fratello era un demonio quando
dovevano farlo dormire. – e preparargli da mangiare. I bambini arriveranno tra
poco. Mi raccomando… fate i bravi… sapete che questa gita farà anche media,
quindi preparatevi. >> Finì di parlare, e cominciò il solito brusio. Anche
se non era tutta la classe, il brusio era molto alto.
D’un tratto, una donna dai lunghissimi capelli castani e
viso pacioso. Era grassottella, ma le donava. Era sicuramente la maestra di
Goten e Trunks. Infatti i due bambini si notavano dal mucchio, uno con la
capigliatura particolarmente alta, l’altro con i capelli lilla. Ma anche altri
due bambini si stagliavano dalla folla. Uno aveva i capelli rosa acceso con
striature più scure, mentre l’altro aveva i capelli blu elettrico lisci.
<< Forza, bambini… >> La voce della donna era
dolce e melodiosa. << Allora, Nihal vai con Goten… lui è con te. Trunks,
tu prendi invece Soana… siete insieme… >> La donna urlò i nomi dei
bambini.
Nel mucchio, Goten prese la manina di Nihal e la condusse
da Videl e Gohan. La ragazza rimase impressionata dalla bambina. Era lei che
aveva i capelli blu. Da vicino erano spettacolari. Avevano riflessi turchini e
bianchi che le davano un’aria malinconica. Gli occhi erano grandi e viola, con
striature sia più scure che completamente nere… era una bambina bellissima e i
capelli erano legati in una lunga treccia malfatta di lato, con un ciuffo che
spuntava dietro all’orecchio.
Se Nihal era particolare, Soana lo era ancora di più.
Quando si trovò di fronte a Kyra e a Chris, sbuffò. Era bellissima anche lei.
Con i corti capelli rosa e gli occhi gialli penetranti. Passarono qualche
minuto a squadrarsi. Soana era più piccola di Trunks, si vedeva, ma era alta
come lui e magra.
<< Io sono Kyra, e lui è Chris. >> Si
presentò la bionda con espressione mista alla sorpresa e all’arroganza. Porse
la mano alla bambina, che parve osservarla in ogni minimo particolare, ma poi
l’afferrò con forza.
<< Io sono Soana. >> Affermò senza indugi,
guardando un punto indistinto dietro a Kyra. << Puoi anche lasciarmi, lo
sai? >> Continuò poi, voltandosi di scatto verso Trunks che le teneva
ancora la mano. Il bambino la lasciò e sbuffò.
Di soppiatto si avvicinò Erin. Batté un colpo sulla
spalla di Kyra e l’abbracciò.
<< Ehi! Ma chi è questa bella bambina?? >>
Osservò rapita i riflessi scuri che si estendevano sulla chioma a spazzola di
Soana. Lei si voltò di scatto verso di Erin e la fissò negli occhi. La bionda
sussultò.
<< Soana. >> Si presentò la bambina,
distogliendo lo sguardo dagli occhi di Erin.
Poco più avanti, le cose non stavano andando molto
meglio. Videl e Nihal si erano lanciate occhiate come se stessero giocando a
pallavolo, poi Nihal piantò gli occhi viola in quelli azzurri di Videl. Lo
sguardo fu elettrico. Entrambe, pensarono che sarebbe stata una gita
interessante e movimentata.
<< Videl. >> La mora porse la mano alla
bambina.
<< Nihal. >> La bambina afferrò la mano della
ragazza.
<< Ehm… c’è la professoressa che ci chiama!
Dobbiamo andare ai pullman. >> Gohan mise un braccio attorno alle spalle
di Videl, e si avviarono con i due bambini davanti per mano.
Sennar li seguì da lontano. Era attento a tutte le
figure, anche a quelle nuove di Kyra, Chris, Trunks e Soana. Ma principalmente
seguiva la padrona, che aveva ricominciato a camminare ritta e fiera, come il
giorno prima.
<< Prof., devo chiederle un favore. Devo portare il
mio lupo in gita. Non può stare senza di me, e non sto scherzando. >>
Disse Videl seria, appena si trovò davanti alla professoressa.
<< Ma non si possono portare animali… soprattutto
lupi… sono pericolosi… >> Cercò di protestare la donna, ma conoscendo
Videl e la sua testardaggine, sapeva che non avrebbe ricavato niente.
<< Gliel’ ho detto prof. Il mio lupo deve restare
con me, ma non farà male a nessuno. È perfettamente addestrato. >> Videl
aveva un’aria fiera. Il suo lupo era un animale in gamba, anche se lo aveva
evocato solo il giorno prima.
Sennar apparve all’improvviso di fianco a Videl. La donna
davanti alla ragazza si spaventò non poco osservando gli occhi rossi dell’animale,
ma poi acconsentì e Sennar venne posizionato nell’ultima fila del pullman.
Goten si fiondò su di lui come la sera prima. All’ultimo
posto si mise Nihal, seduta a gambe incrociate giocherellando con la sua
lunghissima treccia, poi si fiondò Goten, Sennar, Videl, Gohan, Chris, Kyra,
Trunks e Soana. Le due bambine all’opposto della fila erano a gambe incrociate.
Davanti a Soana e a Trunks si sedette Erin, con una bambina in braccio tutto
fuor che brutta. A fianco alla ragazza si sedette un ragazzo, che fissava Erin
rapito. Sicuramente pensava che fosse stato un dono del cielo se era finito in
coppia con lei.
La bambina seduta comodamente su Erin si girò, e vedendo
Trunks dietro di lei, sorrise.
<<
Ciao Trunks! Soana, Nihal, Goten!! Non vedo l’ora di arrivare al mare!
>> Esclamò.
<< Ciao Sissi! >> Urlò Goten, troppo preso
dal lupo nero accanto a lui. Trunks fissava la strada davanti a lui e per
salutare Sissi, fece solo un cenno con il capo. Soana e Nihal guardavano fuori
dal finestrino e risposero al saluto, una con un’occhiataccia, l’altra con un
<< Ciao. >> strascicato. Ma Sissi si voltò comunque soddisfatta
verso la sorella.
<< Quella è la sorella di Erin. >> Sussurrò Gohan a Videl. La
ragazza sgranò gli occhi e osservò la bambina. Effettivamente, ci assomigliava
alla ragazza. Aveva lunghissimi capelli biondi e gli occhi verdi sembravano
perennemente assetati di vendetta.
<< Si assomigliano. >> Asserì lei. Gohan
annuì.
Il viaggio passò velocemente, e in poco tempo si
trovarono a scendere tutti dal pullman arrivati davanti ad un grande edificio.
Era un Hotel.
<< Allora! Uno dei due ragazzi si fermi nella Hall,
perché deve prendere la chiave della stanza. Vi avverto, se trovano qualcosa di
disordinato in camera vostra, vi dimezzerò la media. L’altro dei due, rimarrà
al parco giochi dietro all’ Hotel. >> Urlò la professoressa. Chris e
Gohan decisero di stare loro nella Hall. Erin e una sua amica, che da tempo
aveva messo gli occhi addosso a Chris, decisero di fare lo stesso.
Videl e Kyra si allontanarono con i quattro bambini. Si
sedettero su una panchina del parco e osservarono in silenzio i bambini che
giocavano. Goten e Trunks si avventarono su Sennar, e dopo poco attorno a lui
si formò una folla. Solo Soana e Nihal restavano lontane dalla folla. Erano
sedute sulle altalene, una davanti all’altra e si guardavano. Muovevano le
labbra, ma sembrava, che sono il miscuglio di tutte le voci del giardinetto,
non dicessero niente.
<< Allora, Videl, che è successo prima che hai
pianto? >> Chiese a bruciapelo la bionda, voltandosi velocemente verso
l’amica. Videl la guardò confusa, poi le venne in mente tutta la litigata con
il padre e si rabbuiò improvvisamente.
<< C’entra Gohan? >> Riprovò, più cupa, Kyra.
Osservò gli occhi di Videl alzarsi di scatto e fissarsi sul palo verde di una
altalena.
<< Ho litigato con mio padre. >> Disse,
scrollando le spalle, come se non le fosse importato molto.
<< Perché? >> Kyra continuò a fissarle gli
occhi.
<< Gli ho detto che ho baciato un ragazzo. Mi ha
dato della disgraziata, e ha detto che finché vivrò in quella casa deciderà
lui. Gli ho detto che era Gohan, ed è saltato tutto. Mi ha proibito di vederlo.
Gli ho urlato contro di essermi innamorata di lui, e non ci ha creduto. Poi gli
ho detto che se aveva paura doveva chiudermi in un convento… mi ha urlato di
parlargli a modo e io gli ho detto che me ne sarei andata di casa. >>
Sospirò dispiaciuta.
<< Oh cavolo. >> Kyra si accasciò sulla
panchina e si mise una mano sulla fronte. Perché Videl si cacciava sempre nei guai???
<< Non preoccuparti, non ti chiederò niente,
troverò un alloggio. Dopotutto sono la figlia di Mr. Satan, no? >>
Sorrise amara e incrociò lo sguardo di Kyra.
<< Non dirlo neanche per scherzo! Sono sempre sola
a casa, mia mamma partirà tra qualche giorno per girare un film lontano da qui,
e mio papà è sempre al lavoro. Verrai da me. >> Le sorrise dolcemente e
poi l’abbracciò.
<< Che succede? >> Intanto si era avvicinato
Trunks. Era tutto sporco e i capelli lilla prima tutti lisci e pettinati, ora
erano tutti arruffati.
<< Videl verrà a vivere a casa mia. >> Disse
fiera la bionda, saltando giù dalla panchina.
Trunks alzò le spalle e tornò da Goten e dal lupo.
<< Forza, Vid… tra poco entreremo in camera.
Speriamo che Chris e Gohan abbiano preso delle stanze vicine… >> Venne
interrotta da un braccio attorno alle spalle. Si voltò di scatto e vide il suo
ragazzo che sventolava delle chiavi.
<< Certo che sono vicine! >> Esclamò
fingendosi scandalizzato.
<< Gohan, che numero siamo? >> Chiese Videl
senza neanche girarsi a vedere se c’era anche lui. Lo sentiva. Il suo cuore
batteva e lei capiva se era vicino o no.
<< 23. Quarto piano, terza porta a sinistra.
>> Disse cantilenando con le stesse parole dell’impiegata che stava al
bancone.
<< Perfetto! Allora andiamo! >> Kyra tirò su
Videl dalla panchina e corse a chiamare Soana e Trunks. Videl la seguì, prese
Nihal e Goten per mano e seguì Gohan, con Sennar dietro, su per le scale.
In poco tempo arrivarono nella stanza. In quel piano
c’erano dalla camera 21 a quella 25.
I quattro amici si divisero nelle camere. Appena Gohan
girò la chiave nella toppa, la spalancò. Videl e i bambini entrarono.
La stanza era enorme, ecco spiegato il perché delle poche
camere per piano, e c’erano tre letti. Uno matrimoniale in centro, e due
singoli attaccati, alla parete opposta di quello matrimoniale. Sia Gohan che
Videl persero un battito. Dovevano dormire insieme?? Già successo, ma per
sbaglio! Si guardarono e si staccarono subito, distogliendo lo sguardo, rossi
come pomodori. Goten si buttò a pesce sul letto.
<< No! Goten! Alzati, che vai a fare il bagno! A
proposito, dov’è il bagno? >> Esclamò, facendo sobbalzare tutti tranne la
piccola Nihal, che si era accomodata a gambe incrociate su una poltrona,
intenta a guardare un punto fuori dalla finestra.
<< Ehm… Goten non è capace a farsi il bagno da
solo… è piccolo ancora… >> Sussurrò Gohan all’orecchio della ragazza. Lei
trasalì. << Se vuoi faccio io. >> continuò vedendola rigida come un
pezzo di legno.
Videl scosse la testa. Si calmò.
Videl, stai calma miseria! Va bene che assomiglia
spaventosamente a Gohan… però è suo fratello ed è più piccolo… ma ci
assomiglia! Basta! Riprenditi cavolo!
La ragazza si avvicinò al bambino, lo prese per mano e
andò ad una porta bianca su un lato della parete. La spalancò ed entrò con il
bambino. Goten andò alla vasca.
<< Videl, faccio il bagno?? >> Le chiese con
la sua solita voce squillante.
<< Sì, aspetta qui un attimo. Vado a prenderti
l’asciugamano. >> Gli sorrise dolcemente e gli aprì l’acqua calda. Sparì
dietro alla porta e andò da Gohan.
<< Senti… ma l’accappatoio per Goten? >> Gli
chiese appena gli fu davanti. Era leggermente tremante…
<< Aspetta, non ti ho detto che Goten fa sempre il
bagno con nostra madre. Chiederà anche a te di fare il bagno con lui. Sei
ancora sicura di farglielo tu? >> Disse, sorridendole. Videl si irrigidì
nuovamente e scosse la testa. Okay, assistere a Goten che faceva il bagno era
una cosa… ma farlo con lui era un’altra. Gohan le sorrise di nuovo e andò in
bagno con qualche asciugamano.
<< Perché non fai il bagno con Goten? >>
Chiese la voce strascicata e melodiosa di Nihal, perennemente seduta.
<< Perché sono una donna e non sono sua madre…
>> Rispose, andandosi a sedere nella poltrona accanto a lei.
<< Beh, ma ti hanno affidato noi due… di solito è
compito della madre lavare i figli… no? >> Aveva ragione, ma Videl non
poteva di certo dirle che non aveva accettato di fargli fare il bagno perché le
ricordava tremendamente il fratello! Rimase in silenzio a fissare il mare
davanti a lei.
<< Ma io non sono una donna normale. Questo ormai
lo sanno tutti. >> Sospirò. Sì, le sarebbe piaciuto tantissimo essere
come le altre ragazze. Spensierate e senza problemi. Ma lei non era così.
Avrebbe salvato il mondo. E nessuno l’avrebbe salvata da quello.
<< Cos’è che ti turba? >> Chiese nuovamente
la bambina. Si era voltata verso Videl e aveva piantato i suoi occhi nelle
pozze azzurre della ragazza.
<< Come? >> Come poteva essere che quella
bambina avesse capito… la guardò stupita.
<< Io lo so che qualcosa ti da fastidio… >>
Continuò la bambina intensificando lo sguardo. Videl si sentì svuotare pian
piano la mente, ma resistette.
<< Effettivamente c’è qualcosa che mi turba,
piccoletta, e quel qualcosa è che mi stai leggendo nella mente. >>
Affermò sicura e un po’ scandalizzata. Non sapeva come, ma quella bambina le
aveva letto nella mente. Ne era sicurissima, perché mentre si stava svuotando
aveva collegato con l’intensificazione dello sguardo e aveva capito tutto.
La bambina spalancò gli occhioni viola, ma si ricompose
subito. Fece spallucce e tornò a guardare il cielo fuori dalla finestra. Videl
si accasciò sulla poltrona. Erano davvero comode! Sentì una maniglia abbassarsi
e dopo poco fecero il loro ingresso in camera i due fratelli. Gohan aveva un
asciugamano attorno alla vita e uno attorno al collo, Goten uno attorno alle
spalle. Videl osservò prima il bambino e poi il fratello, nonché suo attuale
ragazzo, e sorrise. Poi tornò a guardare fuori dalla finestra, sentendosi
sempre più rossa in viso.
<< Dai Goten, prendi i vestiti e torniamo in bagno.
>> Lo incitò Gohan, mentre di asciugava i capelli con l’asciugamano che
aveva attorno al collo. Si rintanarono nuovamente in bagno e uscirono poco dopo
belli e puliti. Era quasi ora di pranzo, perché il viaggio era durato tutta la
mattina, e tra poco si sarebbe sentita una campanella che avrebbe annunciato il
pasto. Ma in quella camera nessuno si mosse.
Videl, schiacciata contro la poltrona, cercava di
rimpossessarsi dei suoi pensieri.
Nihal, continuava a giocare con la sua lunghissima
treccia seduta a gambe incrociate davanti a Videl.
Gohan fermo davanti allo specchio, che si asciugava i
capelli, schizzando d’acqua il pavimento.
Goten giocava con il lupo, accarezzandolo e saltandogli
sopra.
La campanella arrivò. I 4 si fiondarono fuori dalla
porta. Trovarono nel corridoio anche Erin e la sua amica, che si erano messe ai
due lati delle camere. Erin alla 4 e la sua amica, Lesy, alla 1.
Aspettarono che se ne fossero andate, per bussare alla
camera di Kyra e Chris. Sentirono solo delle urla. Di bambini.
Entrarono spaventati e videro che Soana e Trunks
litigavano urlandosi contro tutto quello che sapevano.
<< È da quando siamo entrati che non la smettono di
litigare, non so più che fare! >> Kyra si avvicinò a Videl e si nascose
dietro di lei. Invece, Chris pareva tranquillo.
<< Ehi! Basta voi due! Ma vi sembra il caso di
litigare??? >> Urlò Gohan, prendendo per un braccio sia Soana che Trunks.
I due bambini si incolparono con l’indice a vicenda.
<< Ha cominciato lui/lei! >> Strillarono in
coro. Gohan sorrise e Chris scoppiò a ridere. Kyra andò a prendere Trunks per
mano e lo condusse di sotto.
Soana e Nihal li seguirono poco dopo. Poi fu la volta di
Goten e Sennar, Videl e Gohan, e infine Chris che chiuse la porta a chiave.
Entrarono nella mensa dell’ Hotel e videro con enorme
sorpresa che erano tantissimi tavolini da 4 o 3 persone. No! Come faccio con
quei due che litigano in continuazione?? Pensò disperata Kyra, stringendo
la mano del bambino. Ai avviarono ad un tavolo e lì, si divisero. Trunks, Kyra, Soana e Chris. Il
tavolo era rotondo, così da impedire ogni litigata tra bambini e ragazzi.
<< Meno male che il tavolo è tondo. >>
Borbottò Kyra, accasciandosi sulla sedia, scomoda oltretutto, di legno.
<< Cosa? >> Chiese Soana, che evidentemente
l’aveva sentita.
<< Ha detto meno male che il tavolo è tondo, sorda!
>> Sibilò Trunks.
<< Oh miseria. >> La bionda sbuffò e si
rimpicciolì sempre di più sulla sedia.
<< Non sono sorda, è lei che non parla ad alta
voce! >>
<< No, sei sorda tu! E poi lei non c’entra.
>>
<< NON SONO SORDA! >>
<< Sì! >>
<< No! >>
<< Sì! >>
<< BASTA! State zitti. Tutti e due, ora mangiate e
fate i bravi. >> Disse a bassa voce Kyra. Era solo il primo giorno e già
non ce la faceva più.
Intanto, Videl, Gohan, Goten e Nihal erano al tavolo
seduti tranquilli che mangiavano. Nihal guardava rapita, come sempre, un punto
oltre le teste degli alunni della mensa, mentre mangiava. Il bambino accanto a
lei alternava il mangiare all’accarezzare Sennar.
Gohan e Videl invece si scambiavano sguardi dolci. Poi un
fulmine apparse nella testa di Videl. Miseriaccia, io ci devo parlare con
papà. Non posso avercela con lui a vita. No, non posso. Sbuffò e ritornò a
mangiare.
- Videl, sono tua madre. È successo… oh cavolo, è un
incidente! Tuo padre era venuto a scuola per chiederti scusa, ma una macchina
gli è andata addosso. Ora è in ospedale, dicono che è grave, ma che guarirà.
Non preoccuparti, appena puoi vieni, okay? Ora vado, ciao piccola – Era sua
madre. L’aveva contattata telepaticamente e se il messaggio non fosse stato
così tragico non avrebbe fatto altro che salti di gioia. Ma il messaggio non
permetteva niente di simile.
Videl si alzò di scatto dalla sedia, con gli occhi
lucidi. NO! Non puoi morire papà! Pensò con forza, mentre si faceva
strada tra i suoi compagni per arrivare al tavolo dove c’erano i professori.
<< Professoressa… devo… devo andare in ospedale…
mio padre… mio padre ha avuto un incidente… un incidente d’auto… devo andare,
per favore… Nihal e Goten staranno con Kyra e Chris… la prego, devo andare ora!
>> La professoressa la fissò negli occhi. Li vedeva acquosi, come mai li
aveva visti. Acconsentì, poi chiamò Gohan. Il ragazzo si avvicinò e annuì a quello
che la donna gli diceva.
I due ragazzi uscirono dall’ Hotel e si misero a correre.
Poi ci fu una luce abbagliante e i capelli neri di Gohan diventarono biondi.
Gli occhi neri, azzurri, e un alone dorato prese a ricoprirlo. Senza neanche
accorgersene, Videl si trovò tra le braccia del suo ragazzo, che si alzò in
volo e precorse in pochissimo tempo il tragitto per arrivare all’ospedale.
Mise giù la ragazza, tornò normale e ricominciarono a
correre. Un solo pensiero affollava la mente di Videl, una sola preghiera, che
suo padre non fosse morto.
Si trovarono davanti alle porte e le spalancarono senza
nessuna gentilezza. Gohan prese la mano della ragazza e la condusse su per
delle scale. Andavano alla cieca, senza sapere la direzione da prendere…
correvano, erano mossi dalla paura. Videl dal terrore che suo padre fosse morto
e Gohan dalla paura che la sua ragazza non potesse più tornare come prima.
Poi in lontananza videro la figura della madre di Videl.
La ragazza si scagliò su di lei a l’abbracciò forte.
<< Videl, sei qui… l’ultima cosa che ha detto è
stata “scusami Videl”, entra, entra e lo vedrai. >> Jodel era in preda a
singhiozzi convulsi, balbettava e stringeva forte Videl.
La ragazza si staccò di scatto e entrò nella stanza
bianca dell’ospedale. Tutto di quella camera la metteva in soggezione.
L’arredamento spoglio, un letto e un comodino, l’armadio completamente bianco.
Poi lo vide, suo padre ricoperto da un lenzuolo bianco, tanto per cambiare,
sdraiato di lato. Si fiondò su di lui.
Abbracciò forte il corpo rilassato del padre. Lasciò che
le sue lacrime scendessero nuovamente.
<< Papà… papà rispondimi ti prego! >> Urlò
tra i singhiozzi. Era la seconda volta in quella giornata che piangeva per suo
padre, ma non le importava niente. Ora la cosa importante era che si
svegliasse.
<< Videl… >> Un bisbiglio, un sussurro, che
però sembrò un urlo disperato.
<< Papà! >>
<< Videl perdonami… non volevo… non volevo urlare…
>> Aprì gli occhi azzurri e li piantò in quelli della figlia che
finalmente sorrise.
<< Zitto papà. Devi riposarti, no? >> Gli
stampò un bacio sulla guancia e si dileguò dalla camera, con ancora un sorriso
sul viso.
Le lacrime smisero di solcarle le guance solo quando si
trovò tranquilla tra Kyra e Gohan che la consolavano.
Non andò a cena. Non aveva fame. Il giorno dopo sarebbe
tornata dal padre.
Quella sera, dopo aver messo a dormire sia Goten che
Nihal, si coricò nel letto. Dopo poco anche Gohan si sdraiò accanto a lei, ma
si addormentò immediatamente.
Per la prima sera da tanto tempo, non si addormentò con
il viso di Gohan in testa, ma con quello di suo padre.
Ziauuu! Ho postato in
fretta, because l’avevo scritto in attesa di postare l’altro. È più lungo degli
altri… perché ci ho messo di più a scriverlo! Più o meno 3 giorni… ^^
Passo ai ringraziamenti,
va’ ^^
Hilaryssj: Grazie di cuore!! Che gentile che sei!!! Non credo di
60 capitoli, ma il più possibili mi sa ^^ grazie comunque dei complimenti e
della fiducia ^^
Cavolovai: Quando tu riuscirai a scrivere solo una recensione, non
sarà più divertente risponderti! Come farei io senza le tue tantissime
recensioni??? Me lo spieghi????
XDDD Comunque, sì, ho
letto Cronache del Mondo Emerso. Vero, Sennar è proprio un nome da lupo ^^ che
bello che è stato!! Tutta la trilogia in 10 giorni, il mio record!!! Come
pazienza… uhm, i capelli li lascio lisci (quante sc ^^) perché non ho mai
voglia di mettermeli a posto ^^… e poi, non potevo non aspettarti! Ti adoro,
era mio dovere di autrice aspettarti! E… chi ti dice che non ci saranno più guance
rosse e casini amorosi??? AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH SONO
DIABOLICAAAAAAAA!!!! Lo so ^^ e poi, vedi che Vampiro è Meglio! (lo so, slogan
stra super iper mega usato.) Fissolo ti voglio bene!!!! xDDDDD
Black 91: AAAAHHH! Allora tra 10 giorni ti farò gli auguri! Non
ora, perché porta sfortuna ^^ bene, comunque… devo ammetterlo, ero spaventata.
non sapevo se era andata bene o no la scena del bacio… uhm, ma mi sa che è
andata bene ^^ grazie ancora ^^
Ecco, allora, ora lo dico
meglio. Avevo paura che la scena del bacio non andasse del tutto bene, più che
altro perché non posso neanche basarmi sulla mia esperienza personale
>.>, però a quanto pare è andata ^^ ero terrorizzata, ma ce l’ho fatta!!!
XDDDDD ^^ beh, baciuzzi!
Capitolo 10 *** Il segreto di Nihal, Soana e Kyra ***
[ Le lacrime smisero di solcarle le guance solo quando si trovò
tranquilla tra Kyra e Gohan che la consolavano
[ Le lacrime smisero di solcarle le guance solo quando
si trovò tranquilla tra Kyra e Gohan che la consolavano.
Non andò a cena. Non aveva fame. Il giorno dopo
sarebbe tornata dal padre.
Quella sera, dopo aver messo a dormire sia Goten che
Nihal, si coricò nel letto. Dopo poco anche Gohan si sdraiò accanto a lei, ma
si addormentò immediatamente.
Per la prima sera da tanto tempo, non si addormentò
con il viso di Gohan in testa, ma con quello di suo padre. ]
Il mattino dopo si alzò leggermente più felice. Sapeva
che suo padre stava bene… o che, beh, almeno era vivo, e questo la rallegrava.
Aprì gli occhi e non si stupì di vedere un
soffitto che non implorava pietà come il suo. Voltò stancamente la testa e si
trovò immersa nella pece più nera. Si sentì avvampare. Nonostante fosse il suo
ragazzo, finalmente aggiungerebbe, era comunque imbarazzata ad essere dolce in
pubblico. Gohan le sorrise e le baciò la fronte.
Lui seguiva semplicemente l’impulso. Aveva provato
parecchie volte a riflettere prima di agire, ma era risultato vano il suo
sforzo, quindi ci aveva rinunciato.
<< Ciao. >> Sussurrò lui soffocando
uno sbadiglio.
<< Ciao. >> Rispose la ragazza
rimettendosi a fissare il soffitto troppo imbarazzata per guardarlo oltre negli
occhi. Gohan sorrise e si distese. Poi sentirono un mugolio. Un lieve sussurro
di bambino.
Videl si alzò di scatto e si diresse dai bambini.
Goten dormiva beato e abbracciato a Sennar. Nihal invece si rigirava nel letto
come un’anima in pena.
<< No! No papà! No!! La mamma no! Papà, vai
via! No! >> Continuava a dire. La fronte grondava di sudore freddo. Anche
se faceva abbastanza caldo, essendo a inizio marzo, la bambina si stringeva alle
coperte. Presero a scenderle della lacrime sottili e trasparenti dagli occhi
chiusi.
<< Nihal… ehi, svegliati, era un incubo…
>> Sussurrò Videl, sedendosi sul letto e poggiandole delicatamente una
sua mano sulla schiena. La bambina spalancò gli occhi viola di colpo, pallidi e
spaventati, e salutò l’inizio di una nuova giornata con un pianto. Si buttò tra
le braccia di Videl, che la strinse per proteggerla. Quella bambina aveva
bisogno di protezione. E lei gliela avrebbe data.
Nihal si aggrappò alla camicetta sottile di Videl
e strinse i pugni. Singhiozzava silenziosamente, ogni tanto chiedeva a sua madre
di perdonarla, ma poi tornava a piangere.
Videl la prese in braccio e uscì dalla camera.
Aveva solo una camicia da notte che arrivava al ginocchio, sottile e bianca. Il
sole non era ancora sorto del tutto. Si diresse verso la spiaggia, dove si
sedette, tenendo sempre stretta a sé la piccola.
La spiaggia era deserta per l’ora, così non
dovettero neanche sgomitare per trovare un posto. Lentamente Nihal si asciugò
le lacrime con le mani. Poi posò i suoi occhioni viola, ora anche arrossati, in
quelli limpidi e dolci di Videl e… per la prima volta da quando si erano viste,
le sorrise riconoscente.
Videl rasserenata si distese completamente sulla
sabbia umida, probabilmente quella notte c’era stata l’alta marea e l’acqua era
arrivata fino a lì, e sorrise alla volta celeste.
<< Allora, mia gelida compagna di gita, cos’
hai sognato? >> Le chiese Videl, sicura che ora si era calmata.
<< Vedi… mia mamma… beh ecco… è complicato
da spiegare, sai? >> Sospirò. Doveva raccontare a qualcuno quello che le
era successo. Non poteva solo stare con Soana. Sì, era sua sorella gemella,
d’accordo, ma da sole non potevano andare avanti.
<< Provaci almeno. Così vedo se posso
aiutarti. >> Si voltò verso la bambina e le sorrise dolcemente.
<< Vedi… io e Soana siamo gemelle… mio padre
beve spesso. Torna a casa quasi tutte le sere ubriaco. Io e Soana abbiamo
imparato a stargli lontano in quei momenti, perché sennò lui ci picchia. –
scostò una ciocca di capelli dalla tempia e ne emerse una striscia biancastra.
Una cicatrice. – Me l’ ha fatto lui questo. L’anno scorso, era tornato a casa
particolarmente ubriaco… Soana è più grande di me, lei non ha paura di niente.
Anche lei ha delle cicatrici, però più di me. Quella sera si era messa davanti
a me, mentre papà barcollava dalla mamma. Non mi ricordo il perché, ma le ha
tirato una sberla… poi si è avvicinato a Soana. Lei gli ha detto qualcosa, non
me lo ricordo… io tremavo, avevo paura per lei, per la mamma e per me. Aveva
preso per il collo Soana, lei era ferma. Avevo gridato di lasciarmi stare. Ma
papà l’ ha buttata contro al tavolo. La mamma piangeva tanto forte, anche io
piangevo, ma Soana no. Le scendeva sangue dalla testa. Poi papà mi ha guardata.
Io ero piccola, avevo paura, poi mi aveva preso come con Soana. Mi aveva
guardato malissimo. Gli ho chiesto di lasciarmi andare. Avevo paura, tantissima
paura. Poi mi ha tirato uno schiaffo. L’anello che aveva al dito mi ha
graffiato la testa. Gli ho morso la mano e sono caduta. Papà è molto alto.
Stava per tirarmi un calcio, ma Soana si è messa di nuovo davanti. Aveva una
striscia rossa che partiva dalla testa. La mamma non faceva niente, era di
schiena, si era rimessa a fare la cena. Papà era tanto arrabbiato. Ha dato uno
schiaffo forte a Soana e poi un pugno in pancia. Non ha mai pianto. Siamo
andate a letto e mi ha abbracciata. Questa è solo una delle tante volte.
Abbiamo deciso io e Soana che quando abbiamo 10 anni ce ne andiamo. >>
Videl la fissava stupita. Come poteva esserci tanta forza in una bambina di 5
anni?? Lei non ce l’avrebbe mai fatta.
<< Mi… mi dispiace… non lo sapevo… >>
Nihal si voltò verso di lei e le sorrise. Aveva fatto al cosa giusta, a
parlarne con lei.
<< Ora tocca a te. Dimmi, cos’è che ti da
fastidio? >> Le chiese infatti, dopo un’attenta osservazione dei suoi occhi.
<< Uhm… okay. Io sono un vampiro. E sono
colei che salverà il mondo dalla distruzione. Ma nessuno potrà salvarmi da
questo. >> Sospirò. Lei e Nihal erano simili. Fredde per non far sapere a
nessuno il proprio dolore.
<< Wow… allora ho una mamma potente!
>> Rise. Forse per la prima vota nella sua vita rise veramente di gusto.
Anche Videl rise. Aveva trovato l’ilarità di un
tempo.
<< Già! Dai, forza, andiamo a fare
colazione. Ci andiamo a cambiare e poi scendiamo. >> Videl si alzò di
scatto e porse sorridente una mano a Nihal. La bambina afferra la mano e
tornano nell’ Hotel tutte insabbiate. Corsero su per le scale e spalancarono la
porta. Gohan si fiondò subito su Videl.
<< Tutto bene? Che è successo?? >> Le
mise le mani sulle spalle. Videl gli sorrise e lo guardò negli occhi.
<< Io e Nihal siamo diventate amiche, vero??
>> Nihal annuì convinta e sorridente.
<< Ma che era successo? >> Videl alzò
un sopracciglio fingendosi confusa.
<< È un segreto tra me e mia figlia
>> La mora fece l’occhiolino alla bambina, che ricambiò, e poi entrarono
in bagno. Si vestirono.
Nihal si fece aiutare da Videl a mettersi un
vestitino bianco con un nastro blu alla vita.
Videl invece si mise anche lei un vestito. Fino a
sopra al ginocchio, bianco anche quello, con dei pantaloncini aderenti neri.
Uscirono dal bagno che sembravano due sorelle.
Gohan rimase abbagliato dalla luminosità degli occhi di Videl. E persino Goten
non poté fare a meno di fissare Nihal pensando che stesse benissimo. Ma non lo
pensò solo.
<< Stai benissimo Nihal! >> Esclamò.
Sorrise e tornò a giocare con il lupo.
Nihal trasalì. Di colpo avvampò e si nascose
dietro a Videl, che si accovacciò davanti a lei.
<< Che succede piccola? >> Le sussurrò
all’orecchio, mentre la bambina cercava di riprendere pieno possesso del
colorito delle sue guance.
<< Nessuno mi ha mai fatto un complimento…
>> Le bisbigliò di rimando. Videl la squadrò e poi rise. Scoppiò a
ridere, cadendo per terra.
<< Benvenuta nel nostro mondo. >>
Biascicò tra le risate.
<< Non fa ridere… >>
<< Sì invece. Il tuo primo complimento da un
bambino. >> Le sorrise dolcemente e le baciò una guancia.
<< Fratellone!?!?!? >> Goten aveva
osservato la scena di Videl che cadeva a terra. E si era incuriosito non poco.
Dopotutto aveva solo 5 anni. La curiosità è l’elemento più importante nella
loro vita.
<< Sì?? >> Anche Gohan era confuso.
Perché era caduta a terra??
<< Ma perché Nihal è diventata tutta rossa
quando le ho detto che stava bene?? >> Gli chiese guardandolo negli
occhi. Gohan si abbassò e lo prese in braccio.
<< Forse perché è una ragazza… non lo so… ma
se è arrossita c’è qualcosa sotto. Magari ti vuole bene. >> Gli rispose
con finta ingenuità. Guardò la reazione del fratello, che però sembrava più
confuso di prima.
<< Ma… ma io le voglio bene… >> Sì,
Goten era molto più confuso. Perché?? Non ci arrivava pur sforzandosi oltre
alle sue possibilità.
<< Forse lei di più. >>
<< Ma io non capisco!!! >> Protestò il
bambino. Non gli era mai piaciuto non sapere cosa succedeva, soprattutto se a
combinare qualcosa era stato lui. Mise il broncio.
Videl intanto si era alzata e aveva preso la mano
di Nihal.
<< Andiamo a colazione? Oh… ma che cos’è
quel broncio?? >> Si avvicinò a Gohan e prese in braccio Goten. Gli
stampò un bacio sulla guancia e gli sorrise.
Il broncio di Goten se ne andò allegramente a
farsi benedire, per far posto ad un attesissimo sorrisone.
Scesero le scale ed entrarono nella mensa per
primi. Fortunatamente le tavolate con la colazione erano già pronte, così si
servirono tutti.
<< I cereali al cioccolato!! Non sapevo che
li avessero!!! >> Strillò Goten, fiondandosi su una scodella piena di
barchette di cioccolato.
Sentirono un rumore provenire dalle scale e videro
scendere Kyra e Trunks per mano. Kyra sbadigliava.
<< Ciao Vid. >> Sbadigliò e la baciò
sulla guancia.
<< Ehilà Kya! Come avete dormito?? >>
Chiese, guardando tutte e 4 le facce stanche. Già, perché nel frattempo era
sceso anche Chris con in braccio la bambina dai capelli rosa, placidamente
addormentata sulla sua spalla.
<< Dormito? Questi due non hanno fatto altro
che litigare. >> Alzò la mano del bambino e con quella libera si coprì la
bocca per evitare a tutti di vedere le sue tonsille.
<< Non è colpa mia. >> Esclamò
stropicciandosi gli occhietti azzurri Trunks. Kyra sbuffò, ma poi sbadigliò di
nuovo.
<< Shhhhh, c’è Soana che si è appena
addormentata. >> Bisbigliò il ragazzo, allontanandosi a prendersi da
mangiare. Un rumore sordo li fece trasalire. Qualcuno aveva aperto, o chiuso
non si era riuscito a capire, una porta.
In mutande e reggiseno, scese Erin, ancheggiando
come suo solito. Seguita subito dal ragazzo e da Sissi, anche lei in
biancheria. Un top di pizzo e le mutandine bianche.
Loro malgrado, Chris e Gohan rimasero ad osservare
la ragazza scendere con eleganza le scale. Videl e Kyra se ne accorsero e, dopo
essersi scambiate uno sguardo malvagio, pestarono in contemporanea i piedi ai
propri ragazzi. Loro soffocarono un gemito e si voltarono verso le ragazze.
Videl e Kyra fecero il loro sguardo. Quello da angioletto indifeso.
Però, Soana si era svegliata. Non aveva ancora
capito di essere in braccio a Chris, così si voltò e, quando vide di essere più
in alto del pavimento, sbiancò. Guardò Chris, con gli occhi gialli profondi,
poi Nihal. Si guardarono a lungo negli occhi e poi la rosa si appoggiò al petto
di Chris, stanca morta. La litigata furibonda che avevano avuto la sera prima
lei e Trunks le aveva soffiato tutte le energie, e non solo a lei.
Sissi si avvicinò trotterellando a Trunks. Gli stampò
un bacione sulla guancia e poi fece la stessa cosa con Goten. I due bambini si
guardarono e alzarono in contemporanea le spalle. Boh! Non le avrebbero mai
capite le donne.
Erin si avvicinò a Kyra, l’abbracciò e le baciò
una guancia. In quel momento, nella Hall, entrò un ragazzo. Era pallido, ma
teneva comunque un portamento fiero. Spalancò la porta della mensa e fece il
suo ingresso trionfale.
<< SHIN! >> Urlò Erin, per poi
saltargli addosso. Videl sentiva la rabbia montarle al viso, ma respirò profondamente
e ingoiò tutto il suo rancore. Nella gita non doveva succedere niente.
Assolutamente niente.
<< Shin… >> Salutarono in coro Chris,
Gohan, Videl e Kyra. Gli occhi di quest’ultima, da verdi com’erano prima,
diventarono grigio opaco, segno del suo odio verso Shin.
<< Ciao Videl, Kyra… >> Il ragazzo
arrivò davanti al gruppetto, ma quando tentò di avvicinarsi a Videl per
baciarle la guancia, il piccolo Goten gli si parò davanti.
<< Okay, va bene. è la tua ragazza
piccoletto? >> Si inginocchiò di fronte al bambino, che aveva perso la
sua giovialità.
<< No, veramente è la mia. >> Gohan
strinse la vita di Videl e la fece appoggiare a sé. la mora guardò confusa
prima il suo ragazzo, poi Shin. Ovviamente, con il suo solito sguardo da
angioletto diabolico.
<< Oh. >> Shin prese da parte Erin e
cominciarono a confabulare su qualcosa che però Gohan non sentì.
- Sei sicura che stanno assieme? – Sì. Ne sono
sicurissima. – Oh cavolo, allora dobbiamo darci da fare. – Già. La gita è
capitata a fagiolo. – Nuovamente uno stralcio di conversazione arrivò alla
mente di Videl, facendola barcollare. Cosa volevano quei due?? Perché non li
lasciavano stare??
Sissi con i suoi occhietti serpentini verdi,
vagava dai due bambini, intenti a giocare con Sennar, alle due bambine, una che
mangiava e l’altra in braccio al ragazzo castano. Anche lei meditava vendetta.
Anche se di preciso non sapeva per quale affronto. Si limitava a seguire la
sorella maggiore fidandosi ciecamente di lei.
Erin e Shin tornarono dal gruppetto poco dopo.
<< Senti Kya! Questa mattina c’è il mercato…
andiamo a vedere?? Portiamo anche i bambini… e se vogliono possono venire anche
Videl e Gohan… no problem! >> Le strizzò l’occhio e le sorrise.
Kyra annuì, estremamente confusa.
Dopo dieci minuti, erano fuori dell’ Hotel a
scorrazzare tranquillamente per il mercato. Come previsto, Erin si fermava in
ogni singola bancarella, trattenendo per un braccio Kyra e facendo fermare di
conseguenza anche lei.
Videl invece andava avanti spedita. Non impazziva
per i posti così affollati. Però era solo un bene avere Sennar al fianco. Le
apriva la strada e non la costringeva a sgomitare per avere un filo d’aria da
respirare.
<< Videl?? >> Una voce stridula, che
faceva concorrenza ad un’unghia che raschiava contro una lavagna, chiamò la
mora, che represse l’istinto di tapparsi le orecchie. Non aveva bisogno di
sapere chi era. L’unica altra persona al mondo ad avere quella voce stridula
era Erin, e lei era con Kyra ad una bancarella di chissà cosa.
<< Sì, Sissi? >> Si girò e le vide gli
occhietti luccicanti.
<< Posso salire sul lupo? >> Chiese.
Ogni parola, era un urlo stridulo agghiacciante, così Videl annuì senza
proferir parola. Aveva la vivida sensazione di essere diventata completamente
sorda.
Prese in braccio la bambina e la mise sul lupo. Non
lo fare, ti prego! Il lupo la scongiurava, ma, non per cattiveria o per
altro, solo per far stare zitta la bambina, Videl lo ignorò bellamente.
Devo, non sopporto che parli.
Gli rispose. Non sapeva come aveva fatto, ma era riuscita a rispondere al suo
lupo!!
Poi però sentì un altro messaggio mentale. NO!
Lasciami! Soana!!! SOANA!!! Era la mente di Nihal! Videl impallidì. Dove
diavolo si era cacciata quella bambina??
Sennar, se succede qualcosa, tu avverti gli altri.
Amico mio, non mi seguire. Ricorda, hai una bambina in groppa.
E dopo aver avvertito il lupo, si allontanò dal gruppo per andare a cercare la
bambina. O forse le bambine. Forse anche Soana era scomparsa. Prese a vagare
terrorizzata nel mercato, quando poi raggiunse un vicolo buio. Non potevano
essere là dentro! Si fece forza e andò all’esplorazione. Non era pratica di
vicoli e stradine, era sempre rimasta nel corso principale.
<< Nihal! Soana! Dove siete?? >> Provò
ad urlare. Ma la risposta che ricevette non era quella desiderata.
<< Ciao… bambolina… >> Un uomo
le si era parato dietro e l’aveva voltata con forza. Cominciava a sentire puzza
di fumo.
<< Lasciami. Dove sono Soana e Nihal.
>> Sibilò a denti stretti. L’uomo decise che era meglio prendere
precauzioni, così strinse le braccia della ragazza in un morsa che sembrava
d’acciaio.
<< Oh… le altre due bamboline… sono
al sicuro… nelle mani del mio compagno. >> Scattò con una risatina
isterica. La ragazza stava sentendo la rabbia montare in lei. Stava per arrivarle
al cervello.
<< Lasciami. O ti pentirai di essere nato.
>> Ora la rabbia le appannava la vista. Sentiva che c’era il fumo intorno
a lei.
<< Ma sentitela! La bambolina
minaccia. >>
<< Non… chiamarmi… BAMBOLINA.
>> Spalancò gli occhi e in un impeto volle assaggiare quel collo… le era
successo con Shin… e come sarebbe stato con lui?? In fondo, le stava facendo
del male… avrebbe avuto tutti i diritti per difendersi… poi si riscosse. No,
doveva trasformarsi in caso di pericolo. Gli occhi vagarono sul collo dell’uomo,
ma non si fermarono più di qualche secondo. Poi tornò a guardarlo negli occhi.
Erano spenti, castani. Sarebbero stati anche dei begl’occhi se solo non fossero
appartenuti ad un pazzo. Gli sorrise e gli tirò una testata. Dopo, una seconda,
e la presa alle mani stava diminuendo. Una terza e si liberò completamente.
<< Ahia… >> Si massaggiò la testa. Poi
sentì un grugnito e si affrettò a dare il colpo di grazia all’uomo. Un cazzotto
dritto allo zigomo. <<
Ahu… >> Gemette nuovamente massaggiandosi le
nocche. Voltò il viso di scatto. Aveva sentito strusciare.
Videl, aiutami!! So che ci sei, ti sento, ti prego
salvami! Era la voce di Nihal, o meglio il pensiero
di Nihal. Videl si avventò contro il punto del fruscio e seguì il suo istinto.
Si trovò ad una porta, ma da un vicolo uscì un secondo uomo. Allarmato, fece
per andare dagli altri ad avvertire, ma Videl fu più veloce. Alzò una gamba e
gli prese il mento. L’uomo cadde a terra senza fiato. La ragazza si mosse.
Spalancò la porta con un calcio. Squadrò il posto. Era squallido. Un tavolino
di legno rotondo, neanche una finestra, degli ammucchiamenti di paglia a mo di
letti, un fornello elettrico e qualche mensola con attrezzi di tutti i tipi.
Aguzzò la vista, ma quando gli occhi si furono abituati all’oscurità, qualcosa
la colpì in testa.
Riprese i sensi dopo un po’. I contorni erano
sfocati, non vedeva praticamente niente. Aveva qualcosa premuto contro la
bocca, ma quando provò a muovere le mani per vedere cos’era, capì che era
legata come un salame. Gli occhi si abituarono. Anzi, veramente cominciò a
vedere come se fosse al sole di piena estate. Vedeva le figure di corpi che si
muovevano nell’ombra. E anche due figure piccole e magre sedute su una sedia.
Capì e impallidì. Sgranò gli occhi per vedere meglio e le riconobbe. Erano
Nihal e Soana! Doveva liberarsi assolutamente. Non poteva stare ferma, mentre
facevano del male alle due bambine. Non poteva! Lacrime amare presero a rigarle
il volto. No, Nihal e Soana no… avevano patito tanto per colpa del padre, non
potevano patire ancora. Li avrebbe fermati. Si dimenò come un’ossessa.
<< Oh… la bambolina si è svegliata!
Allora, come ti sembra il nostro covo? >> Chiese l’uomo che aveva
affrontato per primo. Solo lui l’aveva chiamata bambolina. Lo odiava
quel soprannome, le ricordava una bambola di porcellana.
Cercò di ribattere, ma aveva una fascia premuta
contro alla bocca. Ne uscirono solo grugniti indistinti.
<< Ah, è vero! Non mi puoi rispondere bambolina…
>> Videl non avrebbe resistito ancora a lungo. Sarebbe esplosa. L’uomo le
si avvicinò e le strappò quello che le teneva le labbra serrate.
<< Muori, verme! >> Sibilò, per poi
sputargli in un occhio. L’uomo non gradì. Le rifilò uno schiaffo.
<< Abbi rispetto bambolina. Non devi
parlarmi così. Potrei farti del male, tanto male. >>
<< Non ho paura del dolore! >> Gli
sputò nuovamente. Gli beccò la guancia.
<< Sei peggio di un lama! Ma magari, se tu
non hai paura… ce l’ hanno le altre due bamboline… sono più piccole, ma
saranno molto interessanti. >> Rise. Non era sano di mente. No, non
poteva!
<< Lasciale stare! Prenditela con qualcuno
della tua taglia se hai un minimo di coraggio! >> Non sputò questa volta.
Quella rivelazione le aveva seccato la gola. Aveva terrore. Aveva il terrore
che le bambine potessero soffrire ancora.
<< Oh oh… la bambolina fa la mamma
premurosa… non è che sono tue figlie? >> La guardò malizioso, ma
ricevette in cambio uno sguardo pieno di disprezzo e di rancore.
<< No! Non sono mie figlie. >> Rispose
piena d’ira la ragazza.
<< Mamma! Vai via, mamma! >> Nihal
morse la mano che le tappava la bocca.
<< Non erano tue figlie? Beh, siete belle
tutte e 3. Mammina, se non ti dispiace comincio con te. >> L’ uomo si
inginocchiò, le slegò le gambe e poi la fece sdraiare. Videl aveva paura.
<< Oh, tranquilla bambolina… non ti
farò male. E poi, le tue bambine assisteranno. Non vorrai deluderle, spero!
>> Si mise a cavalcioni sopra di lei e con uno scatto posò le sue labbra
su quelle della ragazza. Videl non intendeva rovinare la sua anima. Non voleva
essere vittima pure di quello. E non lo sarebbe stata. Mai. Strinse
convulsamente le labbra. Chiuse gli occhi per farsi forza.
<< Hai paura bambolina? Stai
tranquilla! Lasciati andare! Tanto dovresti esserci abituata… no?? >>
Sorrise. Videl sentì una lacrima scenderle sulla guancia rosea. Gohan, amore
dove sei??? Aveva paura, era terrorizzata. Non sapeva cosa fare.
Spalancò gli occhi, quando sentì che due mani le
aprivano le gambe. Altra lacrima. Sputò in faccia all’uomo. Lui non gradì e le
ripropose lo stesso trattamento di poco prima. Le rifilò uno schiaffo.
La ragazza strinse le gambe. Se quello era il suo
destino, non glielo avrebbe reso semplice, di certo!
Nihal e Soana guardavano impietrite. Videl
rischiava la sua purezza e la sua vita per loro. Ma le due bambine non potevano
fare niente. Avevano 5 anni, non erano capaci a fare niente. La determinazione
di Nihal e il coraggio di Soana non sarebbero serviti a niente, da soli.
Lacrime salate scendevano dagli occhioni viola di Nihal. La rabbia le montava
alla testa. Aveva paura, ma non per sé. Per una volta, voleva difendere lei gli
altri. Era sempre stata difesa da Soana da suo padre. Non ce la faceva.
<< BASTA! >> Nihal urlò con tutto il
fiato che aveva in corpo. Una scarica elettrica si sprigionò da quel corpicino
esile. Poi un’aura dorata la ricoprì. Piangeva forte e urlava. Un potere nuovo
la inondò.
Videl si voltò di scatto verso la bambina. La
scarica elettrica aveva spinto via tutti gli uomini vicino alla piccola. Ora
davanti a lei, non c’era più la bambina indifesa, dalla lunga treccia blu e
dagli occhioni viola. Ma una bambina agguerrita dai capelli biondi e gli occhi
azzurri.
Nihal si scagliò sull’uomo che stava facendo del
male a sua madre. Un calcio al collo e lo spinse direttamente dall’altra
parte della stanza. La bambina si inginocchiò di fronte a Videl. La slegò, poi
slegò anche sua sorella e tornò normale.
<< Nihal! Soana! Come state?? >> Videl
le abbracciò tutte e due. Si risistemò il vestito e corse fuori da quella tana.
Ma davanti a loro si pararono due uomini.
<< Dove scappi?? Hanno già finito là
dentro?? Pensavo che-… >> Non finì la frase che Videl gli tirò un calcio
sul petto. L’altro guardò il compare finire a terra e si scagliò sulla ragazza.
Un secondo. Durò forse neanche un secondo. Videl si trasformò senza rendersene
conto e gli prese la testa. Lo posizionò dietro di lei e lo tirò in avanti. Era
diventata una furia.
Poi una luce biancastra le arrivò agli occhi. Una
ragazza davanti a lei con gli occhi azzurri, i capelli biondi legati in una
coda alta e una lancia luminescente si avvicinava a lei. Ma chi era?
Un terzo uomo che tornava in quel momento alla
base, andò addosso alla ragazza nuova, che però lo stese con una sfera di luce
lanciata dalla lancia.
<< Chi sei? >> Chiese Videl, sapendo
di conoscerla quella ragazza.
<< Vid? >> La ragazza nuova abbassò la
lancia, per fare vedere che aveva un vestitino bianco latte.
<< Kya??? >> Videl impallidì. Ma
perché tutte nello stesso giorno??Ma
non c’era tempo, dovevano andarsene da lì, altrimenti sarebbero state tutte in
pericolo.
<< Videl, alle spalle! >> La bionda
indicò un punto alle spalle della ragazza e Videl si voltò. Una gomitata in
pancia e un calcio nello stomaco.
<< Grazie, andiamocene! >> La mora
prese per mano le due bambine e corse fuori. La ragazza dietro di lei correva
anche.
Sbucarono qualche secondo dopo alla luce del sole.
Videl scorse in lontananza un ragazzo che guardava in mezzo alla folla. Era
lui!
<< GOHAN!! SIMO QUI!!! >> Urlò la mora
smanettando. Gohan la sentì e dopo pochissimo le si parò davanti. Videl lo
abbracciò forte. Non pianse. Era stata quasi violentata, certo, e questo
sarebbe stato un motivo più che valido per piangere, però ora stava bene e
c’era il suo Gohan con lei.
<< Cos’è successo? >> Chiese quando
scostò Videl dalla sua presa. La mora era ancora vestita da Figlia, mentre Kyra
aveva ancora il suo vestitino.
<< Ehm… Nihal e Soana erano state prese…
sono andata a cercarle… mi hanno quasi violentata… ma sono a posto adesso… e
Nihal aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri!! Poi Kyra è arrivata… siamo
scappate… oh, Gohan, ho avuto paura! >> Videl si rifondò addosso al suo
ragazzo e riprese a stringerlo.
Due paia di occhi guardavano la scena nascosti
nell’ombra. Maledizione!
<< Dov’è Chris?? >> Chiese Kyra con
voce bassa. Con uno schiocco era tornata com’era prima.
<< In Hotel con i bambini. >> Rispose
Gohan. Tutti si avviarono in silenzio per il mercato, intenti a tornare in
camera.
Arrivarono in Hotel che era ora di pranzo. Il
tavolo di Videl, Gohan, Nihal e Goten era avvolto da un silenzio surreale.
Anche le tensione che si respirava il giorno prima non c’era più.
Anche nel tavolo di Soana, Chris, Kyra e Trunks
regnava il silenzio. Silenzio che però il bambino si affrettò a interrompere.
<< Passami il sale, sorda. >> Disse
riferendosi a Soana. La bambina senza storie gli passò il sale. Trunks rimase a
bocca aperta. Era successo qualcosa alla bambina. Non si era mai lasciata
insultare da lui.
<< Tutto bene Soana? >> Ritentò
nuovamente Trunks, chiamandola per la prima volta in 3 anni con il suo vero
nome. Cose che non passò inosservata, perché Soana si voltò di scatto verso di
lui.
<< Come mi hai chiamata scusa? >>
Chiese con un pericoloso scintillio negli occhi gialli.
<< Con il tuo nome, perché? >> Rispose
ingenuamente il bambino. Perché improvvisamente aveva paura di quella bambina?
<< Ah! Usi il mio nome solo per chiedermi
come va!! Sei cattivo Trunks, cattivo! >> La rosa scoppiò in lacrime e
scappò di sopra.
Tutta la mensa ammutolì. Tutti con lo stesso
pensiero ripresero a mangiare.
Ma che le è preso a quella lì?
<< Ehm, ehm! Ragazzi ascoltatemi! Questo
pomeriggio andremo al mare. Andate a prepararvi, ci troveremo qui tra 20
minuti. >> Annunciò la professoressa, finendo nel casino più totale.
Tutti si fiondarono nelle proprie camere per cambiarsi il più in fretta
possibile.
Dopo 20 minuti, erano tutti nella mensa, pronti
per il mare.
Quando cominciò ad intravedersi l’acqua tutti,
tranne qualcuno, lanciarono i loro asciugamani sulla spiaggia e si buttarono a
pesce, per restare in tema, in acqua.
<< Nihal! Vieni un attimo qui… >>
Gohan chiamò la bambina a sé. Nihal si avvicinò un po’ impaurita. Soana la
seguì.
<< Allora? >> Chiese in tono
distaccato Soana. Nihal era accanto a lei e fissava negli occhi il ragazzo che
nel frattempo si era seduto sulla sabbia.
<< Allora. Cosa è successo là dentro?
>> Tutte e due le bambine impallidirono. Volevano dimenticare.
<< Niente. >> Rispose la rosa con aria
di sfida negli occhi. Ma appena incrociò quelli neri e pieni di dolcezza di
Gohan, rinunciò a quello sguardo e piantò i suo occhioni gialli a terra.
<< Sentite, io voglio aiutarvi. E voglio
aiutare soprattutto Videl, perché è confusa. >> Sospirò. << Voglio
solo capire cosa è successo a te, Nihal. Videl mi ha detto che sei diventata
bionda e con gli occhi azzurri. È vero? >> La bambina annuì spaesata.
<< Vediamo, così tipo? >> Gohan prese
un respiro profondo e i suoi capelli si alzarono di botto diventando biondi.
Gli occhi neri, diventarono azzurro chiaro. Nihal indietreggiò, mentre Soana
annuiva. Sua sorella aveva fatto la stessa identica cosa.
<< Oh… cavolo. >> Esclamò tornando
normale il ragazzo.
<< Oh cavolo… cosa? >> Nihal aveva
ripreso a parlare.
<< Che siete tutte e due come me, Goten e
Trunks. >> Gohan si sdraiò sulla sabbia. Doveva riflettere! Si era
trasformato in Super Sayan. Ma come potevano due bambine essere come lui
e suo fratello?? Ma perché capitava tutto lì??? Miseriaccia!
<< Gohan?? Perché sei così?? >> La
voce squillante di Goten lo svegliò dai suoi pensieri. Si alzò a sedere di
scatto, ma vide che le due bambine erano andate in acqua da Videl, Kyra, Chris
e Trunks.
<< Niente Goten,
niente. >> Ma sapeva che non avrebbe potuto mentire
a suo fratello.
<< Non è vero! Dai, cos’è successo
fratellone??? >> Chiese infatti poco dopo Goten.
<< Nihal e Soana sono come noi, fratellino.
>> Goten sorrise prima e poi spalancò gli occhioni neri.
<< Sono delle Sayan??? Wow! >> Goten
prese a saltellare in preda alla gioia attorno al fratello.
<< Mica tanto fratello. Sono delle Super
Sayan. >> Con quelle parole, il ragazzo fermò di colpo il bambino. Lo
guardò fisso negli occhi e poi esplose in una risata.
<< Ma dai fratellone! >> Ma Gohan non
cambiava espressione. Era serissimo.
<< Su, vai a giocare in acqua piccolo, vengo
anche io. >> Il ragazzo si alzò e saltò in acqua con un tuffo. Tutti i
capelli bagnati gli finirono appiccicati alla fronte.
Videl, quando sentì perdere un battito, si voltò.
Si erse in tutta la sua figura, bagnata marcia, e squadrò il ragazzo appena
entrato in acqua.
Tutti i ragazzi che erano stati ammessi alla gita,
si voltarono verso di lei, fissandola con la bava alla bocca.
Videl dal canto suo, percepì tutti quegli sguardi
addosso e non le piacque per niente. Scosse i capelli neri lucenti, si mise le
mani sui fianchi esili e guardò truce tutti i ragazzi. Le goccioline d’acqua
salata le scendevano sul corpo snello. Anche Gohan era rimasto abbagliato dalla
bellezza della ragazza. Le fissava il viso principalmente.
Erano tutti lì, fermi immobili, a guardarla. Non
gli piaceva per niente quella situazione. No, era la sua ragazza, non di
quelli lì. Sbuffò, e con una mossa, fece lo sgambetto alla ragazza che gli
cadde addosso.
<< Che fai? >> Videl lo fissò negli
occhi. Lui fece spallucce, si alzò tenendola in braccio e poi… la lasciò cadere
con un tonfo in acqua.
Kyra e i suoi compagni scoppiarono a ridere,
mentre Videl, rossa in viso di rabbia, si alzava nuovamente. Ghignò e prese a
nuotare davanti al ragazzo, diventando sempre più lontana. Gohan la seguì
immediatamente.
Arrivarono lontani dalla costa che erano tutti e
due stanchi morti. Videl non sapeva di preciso il perché di essersi allontanata
tanto dagli altri, ma ne aveva sentito quasi il bisogno. Non aveva chiesto
niente a Kyra della lancia luminescente. Neanche a Nihal dei capelli biondi e
gli occhi azzurri. Non aveva chiesto niente a nessuno, ci sarebbero state altre
occasioni per chiarire.
Gohan le arrivò di fronte.
<< Perché mi hai buttato in acqua?? >>
Gli chiese Videl con un sorriso.
<< Non mi piaceva che ti fissassero così.
>> Ammise il ragazzo diventando del tutto rosso come un peperone. Videl
scosse la testa, sempre sorridendo. Non toccavano il fondo con i piedi. Si
avvicinò al ragazzo lentamente. Poi fece per mettergli le mani sulle spalle, ma
le mise sulla testa. In un secondo, il viso di Gohan si trovò sotto il pelo
dell’acqua. Videl aveva compiuto la sua piccola vendetta personale. Sorrise
divertita e tolse le mani dalla testa di Gohan. Questo tornò su tossendo,
facendo scoppiare a ridere la ragazza davanti a lui.
<< Che carino che sei così! >> Esclamò
ridendo. Il ragazzo si avvicinò a lei e le cinse la vita con un braccio,
portandola giù in acqua con sé. con gli occhi aperti e un po’ brucianti, si
baciarono, sentendo il sale dell’acqua posarsi sulle loro labbra.
Dopo poco dovettero staccarsi e tornare in
superficie per colpa della mancanza d’aria.
Si guardarono un secondo, ansanti e poi
scoppiarono a ridere.
Tornarono in Hotel che mancava qualche ora alla
cena. Appena si trovarono davanti alle due camere, si fermarono. Le ragazze
entrarono in camera di Videl e Gohan, mentre i ragazzi si diressero in quella
di Chris e Kyra. Mancava ancora circa un’ora al pasto, e dopo sarebbero andati
a fare un giro per la città di sera.
La stanza di Kyra e Chris era diversa da quella di
Videl. Era divisa in due parti, una era la camera da letto, l’altra una specie
di soggiorno. Poi ovviamente c’era il bagno.
Videl per prima decise di andare a farsi la
doccia.
<< Gohan amico, mi vai a prendere
l’asciugamano?? L’ ho lasciato in camera! >> Urlò Chris da dentro alla
doccia. Gohan sospirò ed uscì dalla camera per dirigersi in quella dell’amico.
Bussò ed entrò, dopo aver ricevuto il consenso da Kyra dall’interno.
<< Dove tiene gli asciugamani Chris?
>> Chiese alla ragazza, che stava vestendo un po’ elegantemente Soana,
che però non le rendeva il compito di certo semplice.
<< Nell’armadio dove c’è il letto. >>
Disse. << Vuoi stare ferma Soana?? Non riesco a legarti i lacci della
maglia! >>
Dopo aver ringraziato, Gohan andò nella seconda
camera, dove vi era un letto matrimoniale disfatto. Aprì le ante dell’armadio e
cominciò a frugare tra le cose dell’amico, non trovando l’asciugamano.
Videl uscì dalla doccia sentendosi pulita e
felice. Si mise l’asciugamano attorno al seno, ma si accorse troppo tardi che
era cortissimo. Ma cavolo! Che testa di paiolo! (Omaggio alla
grandissima Cavolovai ^^) Sorridendo e scotendo la testa, uscì dal bagno.
quello che vide la paralizzò.
<<
AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!! >> Urlò con tutto il fiato che
aveva in corpo, coprendosi il più possibile con le braccia.
Gohan si voltò e, vedendo Videl semi-nuda, arrossì
di botto.
<< Aaahhh, scusa!!! Non lo sapevo che eri in
bagno!! >> Si rivoltò immediatamente verso l’armadio, rosso fino alla
punta delle orecchie.
<< ESCI SUBITO DI QUI! >> Strillò
Videl fuori di sé e imbarazzata da morire. Il ragazzo annuì immediatamente e
uscì dalla camera. La ragazza lo fissò chiudersi la porta alle spalle e poi,
sicura, diminuì la stretta delle braccia contro il petto.
Pazzo! Ma tenerissimo!
Si avvicinò alla porta.
<< Cosa ti serviva dall’armadio?? >>
Chiese al ragazzo che sicuramente era rimasto lì dietro. Ed infatti…
<< Un asciugamano per Chris! Lui è nella
doccia e si è dimenticato di prenderlo prima. >> Disse la voce da dietro
la porta. Videl sorrise e prese il primo asciugamano che trovò nell’armadio.
Socchiuse la porta, quel tanto che bastava per farle passare un braccio e
sporse l’asciugamano fuori. Il ragazzo l’afferrò senza dire parola e se ne andò
dalla camera, continuando ad essere rosso come un pomodoro. Entrò nella sua
camera e si distese sul letto. Trunks e Goten giocavano con Sennar, nell’attesa
di poter fare un bagno.
<< Sei tornato Gohan?? >> Il ragazzo
si svegliò di soprassalto dai suoi pensieri e si alzò saltando giù dal letto.
Senza dire parola, entrò nel bagno e gli diede
l’asciugamano.
Accompagnò Trunks e Goten a fare il bagno, però
lui lo fece dopo, da solo. Se ripensava a Videl mezza nuda sentiva di avvampare
però… solo lui sapeva quanto avrebbe voluto toglierle quell’asciugamano. GOHAN! ME CHE HAI?? SEI SCEMO O COSA??? PERVERTITO!!!
Però, nonostante i ripetuti insulti alla sua mente, non riuscì a togliersi
dalla mente quel corpo.
Uscì dal bagno che mancava veramente poco alla
cena, così si mise le prime cose che trovò nel suo armadio. Ovvero, un paio di
jeans a vita bassa e una maglietta nera. Si asciugò i capelli in fretta e
furia.
<< Cosa?? >> Kyra strozzò in gola una
risata, quando Videl le raccontò quello che era successo.
<< Non fa ridere Kyra! Ero mezza nuda!!
>> Anche se si ostinava ad usare un tono scandalizzato, Videl stava
cominciando a vedere la cosa sotto un altro punto di vista. Che era certamente
più divertente del suo.
<< Oh andiamo Vid! Guarda che non cambia
mica niente! Tu hai dormito da lui e aveva solo dei pantaloncini giusto? Allora
siete pari! >> Videl avvampò quando le tornò alla mente quel ricordo
imbarazzante. Sì, cavolo se lo era! Si era ritrovata con Gohan in soli
pantaloncini nello stesso suo materasso.
Scosse la testa per mandare al diavolo quel
ricordo e si ricompose. Ma perché le cose imbarazzanti capitano sempre a
me?? Pensò sconsolata mentre si metteva la minigonna e si allacciava gli
anfibi neri di pelle.
<< Guarda che se stringi troppo ti si ferma
la circolazione alle gambe. >> Le fece notare Kyra mentre la mora si dava
mentalmente della stupida, allargando i lacci appena legati.
Si infilò una maglietta azzurra e si mise a posto
le balze della minigonna. Era pronta. Andò da Nihal e la acconciò. Uff,
perché mi sono portata solo due paia di pantaloni, non lo so proprio. Stava
allacciando le scarpe da tennis di Nihal, quando bussarono alla porta.
Kyra si fiondò a vedere chi fosse e vide i 4 uomini
tutti puliti e profumati.
Li invitò ad entrare. << Entrate pure, Videl
e Nihal arrivano subito. >>
Le due uscirono dalla camera da letto e si
trovarono davanti a tutti. Videl incrociò lo sguardo di Gohan… ma lo distolse
subito, offesa e imbarazzata.
Erano tutti vestiti quasi eleganti. Dico quasi,
perché non credo si possa definire elegante una maglietta nera e dei jeans
strappati. Ma comunque, non erano neanche sportivi. (Ditemi come si può
definire sportiva una minigonna bianche a balze…) Avevano avuto tutti la stessa
idea di vestirsi un po’ decentemente per il giro in città.
Scesero per la cena. Passò tranquillamente.
Neanche a cena, Soana parlò. Cioè, per parlare parlava, ma non con Trunks.
Sembrava essere arrabbiata con lui.
Quando la professoressa decise che era il momento
di partire, si trovarono tutti nella Hall. Anche Erin e Sissi erano presenti
alla gita, compreso pure Shin. Era riuscito a farsi spostare di coppia e a
farsi mettere con Erin.
<< Bene, andiamo! >> Annunciò la donna
alzando la mano. Tutti i ragazzi uscirono. Tirava un bel venticello fresco, il
che rendeva la serata magnifica.
Trunks era corrucciato. Non sopportava il silenzio
di Soana. Non gli piaceva per niente.
<< Ora basta, si può sapere che ti ho fatto
io??? >> Disse irritato fermandosi in mezzo alla strada.
<< Stai parlando con me? >> Rispose
distaccata Soana, pur sapendo benissimo che stava parlando a lei.
<< Sì, Soana, sì! Spiegami, perché quando ti
chiamo per nome e quando ti chiamo con un soprannome ti offendi?? >> Non
doveva dirlo. Ma se ne accorse troppo tardi.
<< Il perché, non sono cavoli tuoi, capito
moccioso?? >> Gli sibilò arrabbiatissima.
<< Moccioso a me?? Ma sono più grande di te!
>>
<< Forse, ma tu non hai un padre che torna a
casa ubriaco fradicio tutte le santissime sere e che ti picchia!! >>
Aveva gli occhi gialli lucidi.
<< Davvero? >> Trunks era senza
parole. Non aveva mai sospettato niente dei graffi che ogni tanto vedeva sul
corpicino di Soana. Si sentì un idiota.
<< Sì! Davvero! Ora sei contento??? >>
Una lacrima le scese sul visino dolce, ma se l’asciugò immediatamente con il
dorso della mano.
Kyra fece per muoversi verso la bambina, ma la
mano di Videl le prese il polso. << È una cosa loro, devono risolverla
soli. >> Le aveva sussurrato. Così Kyra rimase al suo posto.
<< No… scusami… non volevo… >> Trunks
si avvicinò a lei e l’abbracciò. Non sapeva il perché, ma la strinse a sé.
Soana rimase di sasso, immobile tra le braccia del
bambino.
I 4 ragazzi rimasero a bocca aperta. Videl aveva
un sorrisone stampato in volto, mentre Kyra aveva gli occhi grigi pieni di
lacrime di commozione. Abbracciò Videl.
Dopo qualche minuto d’esitazione, Soana si lasciò
andare in un pianto liberatorio. Cinse il collo del bambino e cominciò a
lacrimare in silenzio. Ma come ogni bel sogno, finì. Sissi si era avvicinata e
la scena del suo Trunks abbracciato a quella là, non le piacque
per niente. Si schiarì la voce, così da far voltare tutti verso di sé. Soana e
Trunks si staccarono di colpo. La bimba si asciugò velocemente le lacrime e si
riappropriò della sua aria distaccata e fredda. Il bambino invece diventò tutto
rosso, senza saperne il reale motivo.
<< Ciao Trunks! >> Esclamò con il
solito tono stridulo.
<< Ehm… ciao Sissi. >> Salutò imbarazzato
il bambino.
<< Cos’è successo a Soana?? Perché piange?
>>
<< Non sono cavoli tuoi. >> Abbaiò la bambina
in questione, abbandonando il suo solito tono freddo.
<< Oh, ma perché?? Forse il tuo papino ti ha
picchiata?? >>
<< Non… parlare… di… mio… padre… >>
<< Ah, già, è vero. Per te è una cosa
normale. Che sciocca che sono stata! >> Scattò in una risatina stridula,
che fece tappare a Videl le orecchie.
<< Come ti permetti di parlarle così?? >> Si
intromise Trunks. Non le era mai piaciuta quella bambina. Mai.
<< Stanne fuori, tu! Io non ho bisogno di qualcuno
che mi difenda. >> Urlò la rosa piena d’ira. Trunks si spaventò.
<< Hai sentito, Trunks? Non ha bisogno che
qualcuno la difenda. O forse non ha mai avuto qualcuno che le volesse bene. Lo
dimostrano le cicatrici. >> Sissi si avvicinò alla bambina e le tirò su
una manica, per fare vedere a tutti una lunghissima striscia biancastra che
partiva dal polso e finiva alla spalla.
<< Ora che hai fatto vedere a tutti il mio
taglio, sei contenta? >> Esclamò con una risata amara la bambina.
<< A dire il vero… sì! >> Fece finta
di pensare e poi sorrise maligna.
<< Certo, per te è semplice essere contenta.
Hai sempre tutto quello che vuoi, non hai bisogno di andare a scuola per
giocare. I tuoi genitori sono talmente ricchi che per farsi il bagno, usano
l’oro fuso. >>
<< Effettivamente sì. Al tuo confronto una
vita in campagna in mezzo a polli e galline è un lusso. Mi fai tanta pena, sai?
>>
<< Sei tu che fai pena a me. E stammi
lontana. >> Con una mano, la spinse lontana da lei.
<< O poverina… la piccola Soana fa
l’aggressiva. Questa dimostra che il sangue non mente. Sei identica a tuo
padre. >>
Nihal spalancò gli occhioni spaventata. Un’altra
persona soltanto le aveva detto una cosa simile. E di quella persona, non si
sapeva più niente. Soana alzò di colpo il viso e pianto gli occhi gialli in
quelli verdi di Sissi.
Cominciava realmente ad arrabbiarsi. Ma di brutto
proprio. Se qualcuno non l’avesse fermata, l’avrebbe uccisa quella bambina. Ma
una mano le fermò il polso.
La bambina si voltò verso quella mano e vide che
Trunks non era meno arrabbiato di lei.
<< Ma la lasci stare? Che cosa ti ha fatto?
>> Chiese il bambino, rivolgendosi a Sissi.
<< Non le sto facendo niente. Sto solo
dicendo la verità. >>
<< Ma gliela stai facendo pesare. Sei una
bambina veramente cattiva, Sissi. >> Si intromise anche Goten e si mise
davanti a Soana, che spaesata mandava lo sguardo prima a Trunks e poi a Goten.
<< Ma cosa dici, Goten! Io non posso farle
pesare niente. Solo suo padre potrebbe. >>
<< Anche l’altra piccola sorellina. Che fai,
la difendi?? Ma ha detto di non aver bisogno di nessuno! >> Rise isterica
e si rimise in posizione eretta.
<< Mentiva. E se non la smetti, non ti posso
promettere di arrivare a domani. >> Scattò Nihal.
<< Esagerata! Cosa vuoi che mi faccia quella
bambina gracile e magra. >> Disse la bionda, con tono da saputella. Si
avvicinò alla rosa, che si era disfatta di Trunks e Goten. I suoi occhi gialli
la invitavano ad una sfida. Sissi spintonò la rosa, che non si mosse. Poi toccò
a Soana. La spinse, così forte che Sissi cadde a circa un metro di distanza da
lei. I suoi occhi verdi stavano per riversare delle lacrime, quando una voce
altrettanto stridula fece capolino nel campo sonoro dei ragazzi.
<< Sissi, piccola mia! Che fine avevi fatto!
>> Esclamò Erin, che prese in braccio la sorella, la quale scoppiò a
piangere.
<< Mi ha spinta! Soana mi ha spinta, ma io
non le ho fatto niente! >> Quella risposta fece andare la mandibola a
tutti direttamente al terreno.
<< Sei manesca, bambina! – si inginocchiò
sempre tenendo Sissi in braccio e tirò uno schiaffo a Soana, che però non fece
una piega. Non era niente in confronto a quello che le faceva suo padre. –
Ecco. Te lo meriti. Andiamo Sissi. >> Erin con fare elegante se ne andò
con Sissi che sorrideva trionfante dalla sua spalla.
<< Quella megera morirà. E con lei anche la
sua cara sorellina. >>Esclamò
Videl. Tutti si riappropriarono delle loro mandibole, e si diressero in Hotel.
Solo qualcosa era cambiato. Ora Soana sapeva di avere qualcuno che le voleva
bene, oltre a Nihal, a sua sorella.
Si addormentarono, tutti con pensieri differenti.
Ma non solo una persona pensava a qualcuno del sesso opposto.
Ringraziamenti!
Hilaryssj: Hihihihi! Sì, ho letto quel libro! Bellissimo, tutta la
trilogia!! *-* va beh, grazie tante ^^ (come vedi ho seguito il tuo
suggerimento ^^)
Cavolovai: Amica mia! Certo che mi unisco all’esclusivo (talmente
esclusivo che ne fanno parte solo 2 persone) C.O.D.C.!!! Ecco che ti scompiglio
i piani! E concordo. Un lupo farebbe comodo. ^^ non mi puoi essere commossa! Io
aspettavo le tue recensioni!!! Te l’ho detto, dovere d’autrice! Di ho citata
anche qui!! Carissima, io non ce la farei senza le tue recensioni!!! Perché io
ti adoro!!! XDDDDD Vedi, la Polipocozzus Temibilis e la Polopinocozzus
Temibilis 2 sono assolutamente, in tutto e per tutto, IDENTICHE! E hai visto??
Ci sono ancora arrossamenti!!!!! Hihihi!! Come sono cattiva! XDDD a presto,
Kissone!!
Bene, ho finito. Mio fratello ha
deciso che mi vuole morta, e sta cominciando a girare per il soggiorno in
mutande, minacciandomi di mettermi in prigione se ne non mi tolgo dal computer.
Ora mi capite perché faccio i capitoli lunghi?? ^^
[ Solo qualcosa era cambiato. Ora Soana sapeva di
avere qualcuno che le voleva bene, oltre a Nihal, a sua sorella.
Si addormentarono, tutti con pensieri differenti. Ma non
solo una persona pensava a qualcuno del sesso opposto. ]
Non era nulla di che. Solo una gita. Una stramaledettissima gita, che stava
facendo impazzire tutti.
Camera di Kyra
Nessuna luce mattutina filtrava dalle serrande
abbassate della camera. Tutti dormivano beatamente… o almeno, qualcuno faceva
finta di dormire.
Soana era sveglia nel suo letto a fissare il viso
dolce di Trunks. L’aveva sempre considerato cattivo, solo perché era un
maschio. Ma dopo la sera prima, aveva completamente rivoluzionato la sua
logica. Anche il comportamento di Goten e di Nihal l’aveva impressionata. Non se
lo sarebbe mai aspettato da sua sorella, e neanche da Goten a dire il vero! La
sera prima era stata una vera sorpresa. Aveva sempre vissuto nella convinzione
che lei era la più grande e che quindi doveva difendere la sorellina in tutto e
per tutto. Ma il giorno prima le aveva dimostrato che sapeva difendersi da sola
e che sapeva difendere.
La rosa continuava a fissare le palpebre chiuse
del bambino dai capelli lilla. Non sapeva il perché, ma voleva rimanere lì,
ferma, a fissarlo. Non chiedeva neanche di parlarci, solo starlo a guardare, in
silenzio.
Ma il bambino aveva ben altri progetti. Anche lui
era sveglio, però teneva le palpebre chiuse per non dover guardare negli occhi
Soana. Si sentiva ancora un cretino per quello che le aveva detto e non credeva
che solo con quello che aveva fatto il giorno prima lo avrebbe perdonato. Si
girò di lato, facendo sobbalzare Soana. Per un attimo aveva pensato che si
fosse svegliato, ma quando lo vide sbadigliare, trasse un sospiro di sollievo.
Trunks, dal canto suo, stava sfoderando tutto il suo temperamento per tenere
gli occhi chiusi. Non voleva di certo tornare a fissare quegli occhi gialli e
profondi.
Bene, si disse la bambina, è
il momento. Sospirò profondamente e si chinò sulla fronte del bambino. Lo
doveva ringraziare sì, o no?? Gli stampò un bacio sulla fronte come faceva
tutte le sere con sua sorella, scostando dolcemente i capelli lilla, per poi
sussurrare un: << Grazie. >> pieno di gratitudine. Rasserenata, si
coricò e si rimise a dormire come un angioletto. Però non sapeva che quel bacio
innocente aveva procurato una marea di pensieri nella mente del piccolo Sayan.
Gli aveva mandato completamente a monte tutto
quello che pensava. Perché le femmine erano così complicate??? Perché non c’era
un libretto delle istruzioni??
Si rigirò come un’anima in pena nel letto, quando
dopo un po’ decise che era più saggio alzarsi. Si mise a girovagare
silenziosamente per la stanza, rimuginando su tutto quello che era successo.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, gli venne in mente quello che gli aveva
detto Goten. << Poi ti dico una cosa troppo bella, Trunks!
>> Però, non gli aveva ancora detto niente. Chissà cosa gli voleva dire!
La camera aveva anche una piccola terrazza. C’era una sedia di plastica,
posizionata davanti alla ringhiera.
Ma non è ancora nato il sole?? Sono mattiniero
come papà! Trunks si sedette sulla seggiola e rimase
a fissare le nuvole diradarsi davanti a lui. Era uno spettacolo bellissimo.
<< Ciao! >> Una voce penetrò
prepotentemente nel sogno ad occhi aperti del bambino. Si voltò e vide Soana
con una maglietta bianca di Kyra.
<< Ciao. Come stai? >> Soana sbadigliò
e si avvicinò al bambino.
<< Così così. Non sono riuscita a dormire
molto sta notte. Tu? >>
<< Io bene. Ho dormito benissimo. >>
Le sorrise, per poi tornare a guardare il cielo. L’alba stava sorgendo. Calò un
silenzio opprimente tra i due.
<< Che bello che è qui. >> Esclamò poi
Soana, eliminando ogni traccia di un silenzio, mai esistito.
<< Già. >> Trunks annuì. Era veramente
uno spettacolo strabiliante. Se ci fosse stata sua madre, sarebbe scoppiata a
piangere dall’emozione.
<< Ho sempre voluto volare. Volare lontano
da qui, da mio papà. Sai, adesso è peggio di prima. Prima urlava solo e a volte
qualche sberla, ma niente di che. Ma dall’anno scorso… l’ hai visto il taglio
ieri? – Si scostò nuovamente la manica della maglietta per fare vedere la
cicatrice. Trunks annuì. – Ecco, me l’ ha fatto lui, una sera. Ce l’ ha sempre
con me. Ma almeno non fa tanto male a Nihal. – sorrise amara. – Lei è la più
piccola di noi. È nata 10 minuti dopo di me. Non mi ricordo quasi niente di
quando ero più piccola. A volte sospetto che siamo state adottate. >>
Soana finì di parlare fissando, con un sorriso malinconico sulle labbra, l’alba
che stava per arrivare. Si sedette per terra a gambe incrociate, come di solito
faceva sua sorella, e alzò il viso alla volta celeste. Trunks prese un respiro.
<< Vuoi volare davvero? >> Le chiese,
piantandole gli occhi nei suoi. La bambina annuì spaesata. << Allora,
dammi la mano. >> Il bambino porse la mano a Soana, che intimorita,
l’afferrò.
Un’onda di energia dorata lo investì, e come era
successo a Gohan e a Nihal, anche i capelli di Trunks si alzarono di botto
diventando biondi. Anche gli occhi mutarono; diventarono più piccoli e più
chiari di quello che erano.
Il Sayan si alzò di qualche centimetro da terra, e
Soana si aggrappò a lui, abbracciandolo. Era spaventata, ma sapeva di non
correre rischi con il bambino al suo fianco. Trunks diventò paonazzo, e per un
secondo pensò anche di abbandonare l’idea che gli era venuta. Ma poi, guardando
gli occhi spalancati della bambina, decise di andare avanti. Le mise un braccio
attorno alla vita e si alzò di più, fina ad arrivare all’altezza del tetto
dell’ Hotel.
<< Vuoi andare sopra alle nuvole? >>
Chiese il bambino, girandosi a guardare negli occhi Soana. Lei annuì convinta.
Allora salirono più in alto. Soana si aggrappò più saldamente al bambino, che
contemporaneamente strinse la presa sulla sua vita esile.
La bambina guardava le case, le macchine, i
giardini, le persone farsi sempre più piccoli. Anche i suoi problemi stavano
diventando sempre meno ingombranti. Nella sua mente non c’era più sua madre che
piangeva, né suo padre che rideva, urlava e la picchiava, né Nihal da abbracciare.
C’erano solo lei, le nuvole e Trunks.
Camera di Videl
Nella camera della Figlia, si stava svolgendo una
scena inverosimile, che non si sarebbe mai più ripetuta, rara quanto la neve in
agosto. Eppure, per chi fosse entrato in quella camera, sarebbe sembrato solo
che due bambini giocavano insieme con un cane.
Invece era un evento straordinario, completamente
fuori dal comune. Nihal e Goten giocavano con Sennar, il lupo di Videl.
Ridevano silenziosamente, per non svegliare Gohan e Videl, che in quel momento
stavano abbracciati sotto le lenzuola.
<< Ah! Goten, grazie! >> Nihal gli
sorrise, interrompendo un secondo quello che stava facendo, ovvero giocare con
Sennar e tapparsi la bocca per non scoppiare a ridere.
<< Per cosa? >> Eccola, la tanto
attesa, si fa per dire, confusione nella mente del bambino. Lui odiava la
confusione nella sua testa.
<< Per aver difeso Soana ieri sera da Sissi.
>> Spiegò la bambina, con il suo sorrisone a 32 denti.
<< Ah!!! Ma figurati, non mi piace Sissi, è
cattiva. >> Goten alzò le spalle e ricominciarono a giocare amabilmente
con il lupo, che da parte sua si stava pure divertendo.
<< Goten? >> Cominciò nuovamente la
bambina. Ora aveva un’espressione più seria. Goten si voltò verso di lei e la
fissò di sbieco negli occhi viola.
<< Sì? >> Rispose dopo averla
squadrata attentamente.
<< Tuo fratello ha detto che io sono come
lui, come te e come Trunks. Cosa voleva dire? >> Voleva saperlo, era da
quando Gohan gliel’aveva detto che non aveva smesso un secondo di pensarci.
<< Ah! Beh, che sei una Sayan! E che quindi
lo è anche Soana. >> Goten sorrise e le prese le mani.
<< Cos’è un Sayan? >> Chiese
curiosa. Lei sapeva solo che si poteva trasformare. E basta.
<< Ehm… - anche lui di preciso non sapeva
come spiegarlo. – Ecco, è un guerriero di un altro pianeta, Vegeta-sei, un
pianeta che è stato distrutto da Freezer… >>
<< Chi è Freezer?? >>
<< Oh, ma tu non sai proprio niente!
>> Goten sbuffò divertito. Poi si sedettero sul letto e cominciò a
spiegarle tutto quello che sapeva, decantando ovviamente suo fratello quando
aveva sconfitto Cell, e lodando il suo papà morto che era un eroe. Nihal rimase
sbalordita. Non aveva neanche mai sospettato tutte quelle cose.
<< Davvero?? >> La bambina fissò negli
occhi il bambino, che non aveva mai visto così orgoglioso.
<< Davvero! >> Esclamò infatti.
Considerava eroi sia suo fratello che suo padre, e a volte anche sua madre!
Spesso si sentiva il più debole, ma poi quando si metteva a giocare con Gohan,
la mente si ripuliva da sola, lasciandogli solo la certezza che anche lui
avrebbe fatto qualcosa per la Terra.
<< Wow… allora sono una guerriera anche io!
>> Uno scintillio le passò velocemente negli occhioni viola. Se si
allenava con Soana poteva… no, no. Sarebbe diventata un’assassina e non voleva
macchiarsi di quello. Scosse la testa.
<< Sì, ma io sono più forte. >>
<< Naaaa, io devo ancora allenarmi! >>
Lo spintonò leggermente, ma cadde dal letto con un tonfo. Nihal si mise le mani
sulla bocca per non scoppiare a ridere e sgranò gli occhi.
Goten da per terra si massaggiava la testa. Era
caduto all’indietro battendo una testata sul pavimento freddo. Si alzò con le
mani sulla testa e si rimise al suo posto sul letto.
<< Scusa Goten! Non… non l’ ho fatto
apposta! >> Cercò di scusarsi la bambina, avvicinandosi a lui. Goten fece
una smorfia e poi… scoppiò a ridere, scatenando anche l’ilarità della sua
compagna di letto.
<< Me la paghi! >> Il bambino saltò
addosso a Nihal, che si sentì improvvisamente schiacciata. Goten prese a farle
il solletico e lei cominciò a ridere a crepapelle, dimenandosi come un’ossessa.
<< No! Dai, Goten! Lo patisco il solletico!
>> Diceva la bambina soffocando le parole nelle risate. Per sbaglio un
calcio finì su uno stinco del bambino, che si accasciò completamente su Nihal.
Lo spinse di forza da sopra di lei, ansante, e riprese fiato. Dopo si voltò
verso di Goten, che si era voltato e si era messo a fissare il soffitto.
<< Goten?? >> Provò a scuoterlo, ma il
bambino rimase immobile. << Goten! >> Riprovò con più energia.
Goten di voltò e la fissò negli occhi. Rimasero in silenzio per un po’, poi
però al bambino scappò una risata. Nihal si mise a ridere e gli tirò uno
cuscinata in faccia.
<< Così impari a farmi spaventare. >>
Si scusò, incrociando le braccine al petto. Il bambino si tolse il cuscino dal
viso e sbuffò.
<< Scusa, non volevo. >> Le sorrise e,
per poco, veramente poco, la bambina non si sciolse a quel sorriso. Diventò
tutta rossa e distolse lo sguardo da quello di Goten.
Non le avrebbe mai e poi mai capite le donne.
Alle 9 di mattina si svegliarono tutti. Nelle due
camere ci fu molto movimento, ma la cosa che spaventò, e non poco, i 4 ragazzi,
fu che i bambini non si insultavano tra di loro. Sembrava che fosse successo
qualcosa. Ma era un loro segreto.
Scesero a colazione con dei sorrisi sulle labbra.
Cosa che non fece per niente piacere a Erin, Sissi e Shin.
<< UFFA! I cereali al cioccolato!! >>
Strillò disperato Goten, andando ad abbracciare Videl, in preda a risa convulse
per la smorfia del bambino.
<< Ehi, piccolo! Guarda che non ci sono al
cioccolato i cereali… >> Videl lo prese in braccio e gli fece vedere
anche gli altri tipi di cereali. Il bambino si innamorò dei cereali a forma di
orsetto.
Fecero colazione il più in fretta possibile. Fino
al pranzo nuovamente al mare, poi giornata completamente libera.
Salirono tutti nelle proprie stanze e si
cambiarono con i costumi.
<< Trunks?? Vieni un secondo?? >> La
voce di Soana chiamò il bambino da dentro al bagno.
Trunks si spaventò non poco nel sentirsi chiamare
da lei. Entrò cauto nel bagno e si trovò Soana seduta a gambe incrociate sulla
tavola del bagno. No, non seduta con le gambe attaccate alla tavoletta.
Stava fluttuando a qualche centimetro dalla piattaforma perlacea. Appena lo
vide entrare, gli sorrise radiosa.
<< Hai visto che adesso so volare anche io??
>> Si lasciò cadere e si sedette. Saltò giù dal WC e andò ad abbracciare
il bambino, che diventò rosso pomodoro.
<< Grazie Trunks. Sei il mio migliore amico.
>> Gli stampò un bacio sulla guancia e poi uscì correndo dal bagno. Andò
trotterellando dritta nella terrazza. Saltò sulla sedia e si buttò giù dalla
ringhiera.
In pochi secondi Trunks era anche lui alla
ringhiera. Si buttò di sotto e raggiunse Soana prendendola in braccio. Lei scoppiò
a ridere.
<< Ma sei impazzita? >> Le chiese
tenendola stretta.
<< Lasciami. >> Disse semplicemente
lei.
<< Cosa…? >>
<< Lasciami ho detto! >> Soana spinse
via il bambino e rimase sospesa in aria. La gonna che portava si mise a
svolazzare, rendendola ancora più bella e libera.
<< Tu sei pazza! >> Trunks le si
avvicinò velocemente.
<< Più o meno… te l’avevo detto io che
sapevo volare, no?? >> Rise divertita allo sguardo serio di Trunks. Poi
lo prese per mano e lo riportò di sopra.
Quando furono con i piedi per terra, però, Soana
ebbe un cedimento alle gambe. Trunks prontamente la afferrò prima che potesse
cadere e la fece sedere sulla sediolina.
<< Che hai, Soana?? >> Le chiese
fissandola preoccupato.
<< Niente, sono solo… stanca… tanto, tanto
stanca… >> Si addormentò tra le braccia del bambino, sotto il suo sguardo
dolce e preoccupato.
<< Tu sei pazza. >> Glielo ripeté.
Questa volta con dolcezza, come se amasse la sua pazzia. Senza indugi, la portò
in camera e la rimise nel letto. Sarebbe rimasto con lei, non poteva di certo
lasciarla sola mentre dormiva. È vero, non se ne sarebbe accorta se lui c’era o
no, però… però lui voleva stare con lei.
Kyra e Chris erano nella sottospecie di salotto
che aspettavano Videl e Gohan per scendere e fare un giro per la città.
Trunks andò da loro e disse che lui, sarebbe
rimasto in camera con Soana, perché si era addormentata. E poi, visto che erano
appena tornati su dal mare, erano sporchi e stanchi. Avrebbe badato lui a
Soana. Kyra era interdetta. Ne avrebbe parlato anche con Gohan e Videl.
Nihal bussò alla porta della camera come una
furia. Entrò.
<< Ciao Nihal! >> La salutò Kyra
appena la vide entrare in camera.
<< Dov’è Soana?? >> Chiese subito
senza ricambiare il saluto. Erano gemelle, sentivano le stesse cose. E ora
Nihal sentiva che sua sorella era stanca. Tanto, tanto stanca.
<< In camera, con Trunks. >> Senza
dire altro, la bambina si fiondò in camera da letto.
<< Cos’ ha Soana? >> Si avvicinò
velocemente al letto dove dormiva la bambina.
<< Si è solo addormentata, dopo che ha
volato. >> Rispose Trunks tranquillamente. Nihal si voltò verso di lui e
lo fissò negli occhi.
<< Davvero? >> Fece, sospettosa.
<< Sì. >> Il bambino annuì convinto.
Entrò anche Goten nella camera, sedendosi a gambe incrociate sul letto accanto
a dove dormiva beatamente Soana.
<< E tu che ci fai qui? >> Trunks lo
squadrò da testa a piedi.
<< Mi hanno mandato qui. Vogliono parlare di
oggi, non ho ben capito. >> Fece spallucce e cominciò a giocare alla
lotta con Trunks.
Intanto, dall’altra parte della porta…
<< Non possiamo lasciarli soli! >>
Urlò Kyra, rivolta ai suoi amici.
<< Ma ci sono Trunks e Goten con loro… non
corrono pericoli… >> Rispose Gohan sicuro.
<< Sentite. Non possiamo fare che usciamo
poi quando siamo a casa dalla gita? Così almeno non dobbiamo guardarli… e oggi
li portiamo al parco giochi. >> Sopraggiunse Chris. La sua idea parve
venir valutata a fondo, poi annuirono tutti. Entrarono in camera da letto a
dare la notizia, quando videro Trunks e Goten sdraiati per terra e Nihal che
vegliava sulla sorella. Annunciarono la notizia, e si dileguarono nella Hall
dell’ Hotel, completamente vuota causa uscita libera.
<< Allora, Kya, hai intenzione di spiegarmi
il vestitino di ieri mattina? >> Chiese Videl sorridendo all’amica. Kyra
divenne pallida in volto.
<< Beh, ecco, vedi… è una lunga storia… e
anche complicata da spiegare… ecco, vediamo… non so come cominciare… allora,
cominciamo con la cosa più semplice. Io non sono umana. – sbigottimento totale.
– E sono un serafino. Come un angelo di luce… un po’ complicato da spiegare.
Comunque, io non devo salvare la terra… nulla di che… solo che mi hanno
assegnato questo paese e il nostro. Non so, ma dicono che ho poteri fuori dalla
media… va beh, solo che anche noi ci trasformiamo e come mi hai vista, abbiamo
anche delle lance di luce. Tutto qui. >> Kyra finì di spiegare nel
silenzio più assoluto. E sapeva bene che sarebbe andata così.
<< Wow… poi, tu, Gohan, com’è che sei
diventato biondo ieri?? E perché anche Nihal…? >> Chiese nuovamente
Videl, al suo ragazzo.
<< Mh… siamo dei Super Sayan e- >>
<< Che roba è un Super Sayan? >> Lo
interruppe Chris.
<< In pratica è un guerriero potentissimo,
che si trasforma (mamma che fantasia >.> NdA) e diventa biondo con gli
occhi azzurri. Nihal devo ancora capire… ma è una Sayan anche lei. >>
Sorresse Videl che stava per cadere dal divano rosso.
<< Okay, ci sono. Ora, Chris hai anche tu
qualche rivelazione da farci? >> Fece ironica, rimettendosi a sedere e
prendendo profonde boccate d’aria.
<< Sì. Io vedo. >>
<< Wow, e meno male che vedi, no?? >>
Ribatté la bionda sarcastica, tirandogli uno schiaffo affettuoso sulla testa.
<< Non in quel senso. Io sono un veggente.
Vedo il futuro in sogni premonitori. >> Il silenzio calò sulla Hall. Solo
Kyra ebbe il coraggio di interromperlo.
<< Stai scherzando, vero?? >>
<< No. >> Il ragazzo alzò le spalle
tranquillamente. Solo lui sapeva del suo dono, neanche i suoi genitori. Non era
molto piacevole svegliarsi la mattina sapendo quello che sarebbe successo.
<< Miseriaccia. Ma non ce n’è qualcuno
normale?? >> Esclamò la povera Videl, provata da tutte quelle nuove
scoperte.
<< Normale?? In che senso normale? >> Ma
è sempre qui questa???? Erin stava entrando in quel momento nella Hall,
seguita immancabilmente dalla sorella e da Shin.
<< Nulla, nulla Erin. >> Si affrettò a
rispondere Kyra.
Un uomo in quel momento spalancò la porta dell’
Hotel. Entrò nella Hall e Videl si nascose completamente dietro a Gohan. Era
lui… era quello del giorno prima… era quello che aveva cercato di violentarla!
<< Quante volte ti ho detto di non entrare
qui dentro vestito da cittadino normale?? >> Esplose Erin, urlando contro
all’uomo.
<< Scusa capo! Ma ai miei compagni serve la
grana che ci hai promesso… >> Si scusò l’uomo a capo chino. Poi si voltò
e vide una ragazza mora nascondersi dietro ad un ragazzo davanti a lei.
<< Bambolina!! Che piacere vederti!!
>> Esclamò ridendo. Videl impallidì. Sentì il sangue raggelarle le vene.
Ora capiva tutto. Era stata Erin… scattò in piedi.
<< Sei stata tu allora!! >> Le urlò.
Erin si voltò verso di lei e le sorrise.
<< In guerra e in amore tutto vale. Dovresti
saperlo, Videl. >> Rispose con calma serafica, lanciando un pacchetto
all’uomo.
<< MA SEI IDIOTA O COSA???? HAI FATTO RISCHIARE
A DUE BAMBINE INNOCENTI! >> Stava per saltarle al collo e strangolarla.
<< E allora?? Con loro padre saranno
abituate… >> Alzò le spalle, mentre Shin reprimeva una risata con la
mano. Sissi si era dileguata di sopra, per raggiungere gli altri bambini.
<< Che hai bambolina? Sei arrabbiata?
>>
<< Chiamami ancora una volta bambolina
e sei morto. Non scherzo. >> Guardò truce l’uomo, che per un attimo ebbe
paura della ragazzina. Poi si riprese e fece per andare verso di lei, ma Gohan
le si parò davanti.
<< Toccala anche solo con un dito e ti
ammazzo. >> Minacciò il ragazzo fissandolo negli occhi.
<< Sentilo! Il ragazzino che difende la bambolina…
>> Cominciò a dire qualcosa, quando un pugno dritto in viso lo fermò,
facendolo accasciare a terra dolorante.
<< Te l’avevo detto io. >> Si scusò
Videl, sgusciando da dietro Gohan. << E tu, troia che non sei altro, stai
lontana da lui. >> Puntò l’indice in volto a Erin.
<< Non permetterti di darmi della troia!!
>> Urlò. Sapeva benissimo che era la verità, ma mai l’avrebbe ammesso
dinanzi a quella ragazza. L’unica in grado di tenerle testa. L’unica che si era
presa il ragazzo che le interessava.
<< Senti, stai zitta e non rompere le palle.
Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto a Nihal e Soana. Questa guerra
riguarda solo me e te. Loro due non c’entrano niente. >> Fece per
andarsene dalla Hall, arrabbiatissima, quando però una mano le fermò il polso.
Si voltò di scatto e vide Erin tutta rossa in viso che le stringeva
convulsamente il polso.
<< Non darmi della troia. >> Ridisse
stringendo di più la presa.
<< Lasciami. >>
<< No. >>
<< Lasciami, ora. >>
<< No… >> Erin scoppiò in un pianto
viziato. Prese a borbottare cose del tipo: << Ma era mio… me l’ hai
rubato ladra… è colpa tua… >>, poi si sedette sul divano e si mise a
singhiozzare stringendo la testa tra le mani.
<< Non mi incanti. >> Disse dura
Videl, davanti a quella scena. Era ancora troppo arrabbiata per provare altri
sentimenti oltre all’odio per quella ragazza. Si dileguò in camera. Entrò in
quella di Kyra e vide che nulla era cambiato. Era stranamente tutto in ordine.
Entrò nella camera da letto e si sorprese. Soana dormiva beatamente,
abbracciata forte al cuscino. Trunks seduto su una poltrona davanti al letto di
Soana che la fissava, con Sissi seduta in braccio che parlava a vanvera.
Poi guardò fuori dalla porta-finestra e vide che
Nihal e Goten si allenavano. Le fece uno strano effetto vedere la bambina con i
capelli biondi tutti tirati su. Andò in terrazza e si sedette a terra.
Prontamente Sennar (che sbuca fuori all’improvviso…) le saltò in braccio e le
leccò una mano.
<< Goten! Perché Nihal ha i capelli biondi e
tu no? >> Chiese al bambino, che difatti portava la sua normalissima
capigliatura nera come la pece.
<< Mi sto allenando Videl! Che bello, hai
visto?? Non vedo l’ora di imparare a volare! >> Esclamò, mentre parava un
colpo del bambino.
Videl sorrise. Non le avrebbe detto che a
ingaggiare quegli uomini era stata Erin. Avrebbe compiuto la sua vendetta da
sola. Non ci sarebbe stata anche Nihal con lei.
Dopo poco arrivò in camera Kyra, che mandò senza
troppi complimenti Sissi di sotto dalla sorella. Si sedette vicino all’amica,
guardando il cielo che lentamente stava diventando rosa.
<< Allora, come va? >> Le chiese dopo
un po’, interrompendo il silenzio che si era creato.
<< Va. Devo andare a trovare papà
all’ospedale domani. Mi accompagni? >> Videl cambiò argomento subito.
Voleva evitare di pensarci. Voleva evitare di pensare di avere un anemone
tentacolata in classe che aveva cercato di farla violentare. Perfetto…
<< Senti… mi dispiace per tutto quello che è
successo. Davvero… >>
<< Tranquilla Kya. Non devi dispiacerti di
niente tu… devi solo rallegrarti che non è successo niente, capito? >> La
mora si voltò verso l’amica e le sorrise.
<< Ma… >>
<< Niente ma. Tu sei mia amica e devi
rallegrarti per me che sto bene e anche per Nihal e Soana. >> La
interruppe. Kyra le si avvicinò di più e l’abbracciò forte.
Quello stramaledettissimo orgoglio andò
allegramente a farsi benedire, lasciando spazio alla sorella disperazione, che
accolse Videl tra le braccia come una mamma affettuosa.
<< Non pensavo arrivasse a tanto… loro sono
piccole… non c’entravano niente… perché l’ ha fatto Kya?? Perché?? >>
Prese a piangere silenziosamente, sussurrando frasi senza un senso logico. A
quei “perché”, Kyra non sapeva rispondere. Così la strinse di più.
<< Non ci pensare. Dai, non ne vale la pena
di piangere per quella… >> Cercò di far sorridere l’amica, ma quello che
ne uscì fu una smorfia tutta contorta, che fece scoppiare a ridere Kyra in un
secondo. Anche Videl prese a ridere. Ridere la liberava. La rasserenava.
Continuarono così per un po’, quando sentirono un urlo.
Nihal era caduta dalla ringhiera e stava cadendo
di sotto.
Goten si trasformò in fretta in Super Sayan e si
buttò giù anche lui, seguendo velocemente la bambina. Kyra e Videl corsero alla
ringhiera e pregarono perché la bambina vivesse.
Nihal urlava a squarciagola, spaventatissima. Ma
sembrava che nessuno la stesse ascoltando. Poi non sentì più niente. Solo la
dolce quiete prima della morte. Lo sentiva, stava per morire. Che bella
sensazione. Tutto calmo accanto a lei, tutto buio. Ma lei non aveva più paura
del buio.
Poi un qualcosa le afferrò la vita. E cominciò a
tirarla su. Non vedeva niente davanti a lei. Aveva gli occhioni chiusi. Chi era
che la tirava su?? Aprì gli occhi stancamente e lentamente. Vide un bambino che
la teneva salda. Chi era? Socchiuse meglio gli occhi e lo vide. Goten. Allora
si permise di accasciarsi completamente tra le braccia del bambino.
Goten la riportò di sopra. La adagiò nel letto
accanto alla sorella.
Soana si svegliò di colpo. Fissò sua sorella
pallida in volto e sgranò gli occhi nel vederla bionda.
<< Sta bene?? >> Chiese Videl,
fiondandosi nella camera per assistere la bambina.
<< Non lo so… >> Rispose il bambino
preoccupato. Poi, Soana tirò un respiro di sollievo e sorrise.
<< Perché sorridi?? >> Le chiese
guardandola di sbieco Trunks.
<< Perché sta bene. Si è addormentata
adesso… ecco, si sveglia. >> Appena finito di parlare, Nihal aprì gli
occhi, tornati viola. Osservò tutti, che avevano la faccia molto preoccupata, e
sbadigliò.
<< Che è successo? >> Esordì
mettendosi a sedere con uno scatto.
<< Sei pazza. >> Goten la guardò
malissimo.
<< Non per niente è mia sorella. >>
Esclamò Soana, scoppiando a ridere. Trascinò tutti con la sua improvvisa
ilarità.
<< Andiamo al parco giochi o no?? Sarà tutto
vuoto! >> Gohan aprì la porta della camera e fece uscire tutti da lì
dentro.
Scesero le scaledi corsa e si misero a giocare nel parco. Goten spingeva Nihal in
altalena e Trunks faceva lo stesso con Soana. Poi gli venne in mente quello che
doveva dirgli Goten.
<< Goten, ma cosa dovevi dirmi di cosa
bellissima?? >> Gli chiese, distraendosi un secondo dall’altalena, che
gli arrivò dritta in pancia. <<
Ahu… >> Gemette, massaggiandosela. Soana si voltò di
colpo e si scusò, rallentando l’altalena.
<< Che anche Soana e Nihal sono delle Sayan.
>> Rispose Goten aumentando la velocità dell’altalena di Nihal, che
rideva e urlava.
<< Oh mamma, aspetta che lo sa papà e
diventa una furia. >> Il bambino scosse la testa e riprese a spingere
Soana.
Intanto, sulle panchine, chiacchieravano
beatamente Gohan, Chris, Kyra e Videl.
Quest’ultima si portò una mano alla fronte. Stava
cominciando a sudare.
<< Ragazzi… ho sete… >> Disse,
con la voce che stava diventando roca.
<< Vado a prenderti da bere, aspetta…
>> Gohan fece per alzarsi, ma Videl lo fermò. Grondava di sudore freddo.
<< Non quella sete… la mia sete…
>> Rettificò lasciando il polso del suo ragazzo.
<< Credo che abbia bisogno del sangue…
>> Spiegò Chris, spaventato.
<< E cosa facciamo adesso?? >> Kyra
era in preda al panico. Si era alzata di colpo e aveva cominciato a camminare
avanti e indietro.
<< Ho sete… ho bisogno di bere… >>
<< Ho un’idea! >> Sopraggiunse Gohan
illuminato in volto.
<< Spara, in fretta anche. Ho paura che mi
azzanni. >> Fece Chris nel panico più totale.
<< Serve l’acqua della scuola. >>
Spiegò. Tutti lo guardarono male.
<< E a cosa servirebbe, di grazia? >>
Esclamò la mora, stringendosi convulsamente le labbra.
<< L’acqua della scuola, sembra sangue.
Concordate con me? >> Gli altri annuirono. << Bene, allora serve
quell’acqua. >> Concluse trionfante.
<< Già, bello, dove andiamo a prenderla??
>> Chris lo guardò male. Satan City era lontana e loro avevano poco tempo
prima che Videl mordesse qualcuno.
<< Faccio io. >> Con uno schiocco di
dita, Kyra si trasformò. I vestiti scomparvero come se stessero bruciando, e
sotto si rivelò il vestitino bianco. Gli occhi diventarono azzurri e nella mano
si materializzò una lancia. La lasciò a terra, chiuse gli occhi e poi,
lentamente, nella schiena, cominciarono a spalancarsi delle ali candide. Si
alzò in volo, perdendo qualche piuma. Quando in cielo non si vide più, Chris
raccolse una piuma bianca. La osservò, e poi si sgretolò, diventando un
mucchietto di brillantini argentati, portati lontano da loro dal venticello
della sera.
Chris e Gohan si guardarono un attimo negli occhi,
pensando la stessa cosa. È un angelo.
Si riscossero quando Videl si alzò di botto dalla
panchina. Si scagliò su Chris, saltandogli sulle spalle e facendolo barcollare.
<< Videl, scendi di lì! >> Le ordinò
Gohan, mentre Chris si dimenava con la ragazza sulle spalle, scotendola
spaventosamente.
<< Io vorrei, ma non posso! Il mio copro
agisce da solo!! >> Esclamò di rimando lei, cadendo dalle spalle di
Chris.
Gohan decise di intervenire. Si parò davanti
all’amico. Se Kyra non fosse arrivata entro poco, sarebbe nata una lotta tra
fidanzati. E nessuno di loro due ne aveva voglia.
<< Gohan, non voglio farti male, togliti!
>> Videl corse addosso a Gohan, e gli arrivò con un pugno dritto in
pancia.
<< Non mi fai niente, amore. >> Gohan
arretrò di neanche mezzo centimetro poi le prese il pugno chiuso con le mani e
le storse il braccio, per poi stringerla da dietro tenendola ferma.
<< Ah sì, così tesoro?? >> La ragazza
con un salto si trovò dietro a Gohan e lo prese per la gola.
<< Non è niente scriciolo… >> Si voltò
di scatto e le strinse entrambe le mani nelle sue.
<< Che ne dici di così, cuccioletto?
>> Gli fece lo sgambetto e si trovò sopra di lui. Si mise a cavalcioni
sul suo petto e piantò le palme delle mani sulle spalle di Gohan.
<< Stai migliorando, ciccina… >>
Scrollò le spalle e invertì le posizioni. Ora era lui sopra e lei sotto.
<< Grazie baby. >> Inarcò la schiena e
sgusciò da sotto di lui per trovarsi in piedi dinanzi al suo ragazzo.
<< Niente stellina. >> Gohan si alzò
di scatto, giusto in tempo per venir placcato e buttato nuovamente a
terra dalla ragazza.
<< Visto pucci? >> Videl era sdraiata
completamente su di lui e teneva le dita incrociate a quelle del ragazzo. Si
guardarono negli occhi. La sete di Videl non era diminuita affatto, anzi, era
cresciuta a dismisura, ma quella posizione era imbarazzante al massimo! Non
riuscendo a staccarsi gli occhi di dosso, arrossirono a vicenda. Con una mossa,
Gohan ribaltò nuovamente la situazione, per trovarsi lui sdraiato su di lei.
Così era pure peggio! I respiri affannosi accompagnavano il ritmo sfrenato dei
loro cuori, che sembravano battere all’unisono. Le gote sempre più rosse, i
visi sempre più vicini, le bocche sempre più vogliose, gli occhi sempre più
chiusi…
<< Eccomi! >> Kyra scese a terra con
eleganza, portando con sé una caraffa piena d’acqua torbida. Gohan si risvegliò
da quella sottospecie di trance e si rialzò, portandosi dietro Videl. La tenne
ferma, mentre Kyra le metteva in bocca la caraffa.
<< Lo sai che se questa non va siamo finiti?
>> Chiese la bionda a Gohan, mentre l’acqua scendeva rapida metà in gola
a Videl e l’altra metà le colava sul mento.
<< Beh, io le posso tener testa mentre voi
pensate a come risolvere il problema. >> Rispose ancora un po’ ansante e
con le guance ancora rosse, Gohan. Quando la sete della ragazza venne saziata,
e il terreno del parco giochi annaffiato per bene, il ragazzo provò cauto a
lasciarla. Videl ingoiò l’ultimo sorso, poi sorrise.
<< Non ho più sete. Certo, che fa proprio
schifo quell’acqua. La mamma ha ragione, il sangue umano fa schifo. >>
Esclamò ispirando una profonda boccata d’aria fresca.
<< Hai cercato di azzannarmi, lo sai Videl?
>> Le fece presente Chris, ancora terrorizzato da quell’episodio.
<< Oh davvero?? Scusa, non volevo. Non ero
in me. >> Si scusò la mora, avvicinandosi al ragazzo e baciandogli una
guancia in segno di scusa.
<< Va beh… l’importante è che ora che non
vuoi più nessuno morto. >> Tutti gli altri annuirono.
<< Il tramonto!! >> Esclamò una voce
di bambina. << Io oggi ho visto l’alba da sopra le nuvole! >>
Continuò. I 4 ragazzi si voltarono verso la bambina che aveva parlato e videro
anche Trunks diventare tutto rosso.
<< Mi riporti lassù Trunks?? >> Chiese
alla fine Soana, voltandosi verso il bambino, con un sorriso che andava da un
orecchio all’altro. Il bambino scosse la testa e borbottò qualcosa di
incomprensibile.
<< Dai Trunks! Goten non può portare sia me
che Soana. >> Aggiunse Nihal, avvicinandosi al bambino in questione, che
sorrise divertito.
<< E va bene… ma tu non sapevi volare??
>> Le rivolse uno sguardo interrogativo, al quale lei rispose con uno
imbarazzato.
<< Sono stanchissima, non ce la faccio.
>> Abbassò gli occhi a terra per un secondo poi ricominciò. << Dai,
ti prego! Guarda, Nihal è già là sopra! >> Indicò un punto sopra di loro,
dove c’era Nihal abbracciata a Goten per non cadere, che salivano sempre più in
alto.
<< Okay, okay… dai, aggrappati. >> La
bambina gli si avvicinò radiosa e si aggrappò, mentre lui prendeva quota.
Chris, Kyra, Gohan e Videl rimasero sbalorditi.
Poi scoppiarono a ridere.
<< Anche io lo voglio vedere il tramonto da
sopra le nuvole. Mi porti, Gohan? >> Chiese d’un tratto Videl. Gohan
annuì e la prese in braccio, portandola su con sé, all’altezza dei bambini.
<< Vuoi andare anche tu? >> Fece Chris,
guardando la sua ragazza, che fissava sognante le figurine in volo sopra le sue
testa. A quella domanda lo fissò negli occhi e annuì poco convinta.
<< Allora vai… >> La spinse, ma lei
non si muoveva.
<< Tu non puoi venire… non sai volare…
>> Constatò guardandolo negli occhi. Chris sorrise dolcemente e la incitò
a salire. Kyra dopo qualche protesta vana si alzò in volo, sbattendo le lunghe
e candide ali d’angelo.
Andò sempre più su, fino a raggiungere gli altri.
Lo spettacolo era meraviglioso. Tanti colori, dal rosso al rosa, dal giallo
all’arancione, si estendevano davanti ai loro occhi disegnando strisce colorate
stupende.
Kyra guardò in basso per vedere se c’era Chris, ma
non lo vide e si preoccupò. Poco dopo sentì uno sbattere d’ali dietro di lei.
Si voltò di scatto e lo vide, in groppa ad un’aquila.
<< Ma cos’è questo?? >> Gli chiese
fissandolo sbalordita. L’aquila era enorme, grande da tenere comodamente più di
due persone in groppa.
<< Me la sono ritrovata che svolazzava
davanti alla mia finestra qualche anno fa. >> Rispose, poi guardando
l’espressione confusa della ragazza, aggiunse << No, non era così grande,
era più piccola. Era come un’aquila normale. >> e le sorrise.
Rimasero tutti lì, fermi a fissare il tramonto da
sopra le nuvole soffici.
Kyra con le ali piumate lucenti, era ferma di
fianco al rapace che portava il suo ragazzo in groppa. Chris seduto comodamente
sulla sua aquila, fissava la solenne morte del sole.
Videl in braccio a Gohan si godeva quello
spettacolo, pensando che non ci sarebbe mai stato niente di più bello e magico.
Soana stretta a Trunks, non faceva che convincersi
di avere trovato un tesoro, mentre lui la stringeva forte per paura di farla
cadere di sotto.
Mentre, Goten e Nihal ridevano e scherzavano
amabilmente. Lei con una mano attorno alle spalle del bambino, lui con il
braccio attorno alla sua vita.
Quando il sole sparì totalmente alla loro vista,
decisero di tornare di sotto. Si infilarono direttamente nei letti, senza
neanche una parola.
Videl si accucciò sotto le coperte, tra le braccia
di Gohan. Prima di addormentarsi, però, gli sussurrò una frase.
<< Non hai visto ancora niente, sole mio.
>> Poi chiuse gli occhi e si lasciò trasportare nel mondo dei sogni senza
troppe proteste. Gohan sorrise e le stampò un bacio sulla fronte.
<< Lo so, mia luna. >> Detto questo si
addormentò di sasso.
Il giorno dopo sarebbero dovuti tornare tutti a
casa. C’era chi ne era contento, chi ne era dispiaciuto e chi non se ne curava
più di tanto. Ma a tutti il ricordo di quella gita sarebbe rimasto impresso
nella mente. Non se ne sarebbe mai andato, non dopo quello che era successo in
3, miseri e squallidi giorni.
Hola! Eccume! Come va ragazzi?? Finalmente ho anche messo
una presentazione al mio profilo. Uh! Che faticaccia! Bene, ora ringraziamenti!
Hilaryssj: Uiiiii!!
Grassie tante!! Bacioni
Tara: Sono
stracontenta che ti piaccia la mia storia! ^^ grazie, grazie tante! Fammi
sapere per questo capitolo, okay? Kiss
Cavolovai: Ma ciauuu!
Eccoti servita. L’acqua della scuola. Mi è venuta in mente perché nella mia
vecchia scuola l’acqua sapeva di ferro e faceva veramente troppo schifo berla.
^^ non è Gohan a picchiare Nihal e Soana. Dopotutto si sono conosciuti solo 2
giorni fa! È il vero padre che le fa stare malissimo. Ma tanto qualcuno lo
sistemerà. Hai visto che teneri i bambinetti??? Ammmmmmoooooooori! Ecco la
vendetta di Erin e Shin. Ma i polipicozze sono sempre in agguato… ^^ bye bye
genio!
Okay, finito. Mio fratello reclama nuovamente il
computer. Bene, a presto!
[ Il giorno dopo sarebbero dovuti tornare tutti a casa
[ Il giorno dopo sarebbero dovuti tornare tutti a casa.
C’era chi ne era contento, chi ne era dispiaciuto e chi non se ne curava più di
tanto. Ma a tutti il ricordo di quella gita sarebbe rimasto impresso nella
mente. Non se ne sarebbe mai andato, non dopo quello che era successo in 3,
miseri e squallidi giorni. ]
Il mattino dopo di
svegliarono tutti in preda all’agitazione. Alcuni non vedevano l’ora di
ritornare a casa per il weeck-end, altri avevano sperato ardentemente che
quella gita non finisse mai, ma purtroppo era finita.
Le due gemelle stavano
tranquillamente sedute nella Hall, aspettando gli altri che scendessero per la
colazione. Dopo poco scese Sissi, con il suo solito portamento regale, seguita
da Erin. Come previsto, non le calcolò neanche.
Nihal e Soana sorrisero,
mentre scesero anche Goten, Trunks, Gohan e Videl.
Sissi sembrò tentata di
andare a salutare Goten e Trunks, ma visto che sua sorella non si muoveva dalla
poltrona sulla quale si era seduta, decise di starsene con lei.
<< Ciao! >> Salutò
vivacemente Goten, andandosi a sedere accanto alla bambina dai capelli blu.
<< Ciao, pronti a
tornare a casa? >> Rispose sorridente Soana. Nascondeva il suo rammarico
per la gita finita. Nascondeva il suo dolore nel tornare a casa. Lei nascondeva
semplicemente se stessa agli altri, non avendo mai avuto l’opportunità di
essere felice. Ma in quei 3 giorni aveva riscoperto una nuova voglia di vivere.
E poi, ora, sapeva che suo padre non le avrebbe più fatto troppo male. Lei
sapeva volare, mentre Nihal si trasformava. Erano a posto.
<< Sì. Ah! Mi
accompagnate un attimo da mio padre in ospedale prima di tornare a casa??
>> Propose Videl, ricordandosi solo in quel momento che suo padre era in
ospedale. Gli altri annuirono.
<< Possiamo andare a
fare colazione??? >> Proruppe Kyra, scendendo dalle scale con una
vestaglia argentata che arrivava fino alle ginocchia. Dietro, c’era Chris.
Si diressero velocemente
nella mensa e si sedettero ai tavoli.
Strano come in 3 giorni
fosse cambiato tutto. Il primo giorno, al tavolo di Gohan e Videl, c’era un
silenzio innaturale. Ora invece tutti ridevano e scherzavano come se fossero
amici da una vita.
Invece, il primo giorno
nel tavolo di Kyra e Chris, Trunks e Soana non avevano fatto altro che litigare
e insultarsi, mentre adesso mangiavano in silenzio, scambiandosi ogni tanto
qualche battutina.
La colazione finì, e per
tutti venne il momento di andare a preparare le valigie.
Due giorni dopo ci sarebbe
stata la festa della donna, e quindi fu quello l’argomento principale del
viaggio in pullman. Le ragazze del pullman spettegolavano sulle nuove coppie
del momento, ovviamente senza tralasciare Gohan e Videl, che ascoltavano
divertiti tutto quello che si diceva su di loro.
<< Mary mi ha detto
che Gohan e Videl hanno già fatto sesso… >> Disse una.
<< Già! Anche io l’
ho sentito! Pensa che grande mago Gohan sotto le coperte!!! >> Rispose
un’altra, voltandosi a guardare maliziosamente il ragazzo in questione.
<< Questa Mary devo
conoscerla. >> Sussurrò Videl all’orecchio del suo ragazzo.
<< Perché? >>
Balbettò l’altro in preda al panico.
<< Voglio solo
sapere se è tratto da una storia vera o se si è semplicemente inventata tutto.
>> Rispose sorridendo Videl. Gohan diventò paonazzo e si voltò verso il
finestrino.
<< Io invece ho
sentito che non stanno insieme. >> Esclamò un’altra.
<< Come scusa?
>>
<< Sì, Gigì mi ha
detto che non stanno insieme… si stanno coprendo a vicenda. >>
<< Cosa si
dovrebbero coprire, Marysol? >>
<< Che lui è gay, ed
è fidanzato con Chris, mentre Videl è lesbica ed è fidanzata con Kyra. >>
<< Oh, che peccato…
mi piaceva tanto Chris… >> Gohan e Videl si guardarono negli occhi, poi
non riuscendo più a trattenersi, scoppiarono a ridere, facendo sobbalzare tutto
il pullman.
<< Certo tesoro!
>> Rispose, tenendosi la pancia. Il castano sbiancò.
<< Come? >>
Balbettò.
<< Siamo fidanzati,
non te lo ricordi più??? >> Chris stava per svenire. Kyra gli fece
appoggiare la testa sulle gambe e cominciò ad accarezzargli i capelli
dolcemente.
<< Perché? Perché a
me? Il mio migliore amico è gay! Ed è pure pazzo! Kyra, amore, perché? Che cos’
ho fatto di male? >> Prese a domandarsi disperato. Kyra si mise una mano
sulla bocca per reprimere una risata.
<< Ma sta
scherzando!!! Solo che abbiamo appena scoperto di essere tutti e 4 omosessuali.
E tu stai con Gohan, mentre Kya, tu stai con me! >> Rettificò Videl, che
aveva appena smesso di ridere. Kyra sgranò gli occhi e scoppiò anche lei, ritrascinando
con sé l’amica. Chris invece si alzò di botto dalle gambe di Kyra e di diresse
a pochi centimetri dal viso del suo migliore amico.
<< Chi ha detto
questa idiozia? >> Gohan lo guardò storto e poi indicò il gruppetto di
ragazze davanti a loro. Chris prese per mano Kyra e la trascinò violentemente
davanti al gruppetto di oche pettegole.
<< Sentite bene. Io
sto con Kyra, non con Gohan. Assolutissimamente no. Gohan è il mio migliore
amico, ma niente di più. Lei è l’unica donna che amo veramente, avete capito?
>> Esclamò fuori di sé. Poi voltò Kyra verso di lui e la baciò. La bionda
rimase un secondo ad occhi sgranati, poi si rilassò e rispose al bacio con
passione.
<< Videl, cosa vuol
dire che omossussosolae… quella roba lì? >> Chiese Goten, concentrandosi
al massimo per riuscire a dire la parola giusta.
<< Per prima cosa,
si dice omosessuale. Per seconda cosa,
vuol dire che… mh… praticamente come se tu ti innamorassi di Trunks. >>
Gli rispose la ragazza, scompigliandogli i capelli dolcemente.
<< Oh… e quindi
Gohan non è omo… omos… quella cosa lì? >>
<< No… a meno che io
non lo sappia e stia davvero con Chris. >> Sorrise al bambino, poi guardò
negli occhi il suo ragazzo, che era diventato tutto rosso.
<< Non lo sono. E se
anche lo fossi, Chris non sarebbe il mio tipo. >> Disse, per poi ridere
non credendo alle sue stesse parole.
<< Guarda che non
c’è da ridere… io mi preoccuperei… >> Lo canzonò la ragazza,
spintonandolo leggermente. Gohan la fermò e le diede un bacio a fior di labbra,
facendola sorridere.
Però, accanto a Goten,
Nihal non era per niente sorridente. Anche se sapeva che la sua vita e quella
di Soana sarebbe migliorata visibilmente, non era ancora tranquilla. La bambina
stava seduta a gambe incrociate, giocando con la coda che le aveva fatto Videl
prima di uscire, guardando persa fuori dal finestrino. Pensava a tutto quello
che era successo. Ora aveva imparato a trasformarsi, e doveva ammettere che
Goten era un grande amico e insegnante.
Soana invece dall’altra
parte della fila, stava osservando sua sorella. Era seriamente preoccupata per
la sua eterna sorellina.
Un rumore riscosse tutti
quanti da quella specie di trance. L’autobus si era fermato davanti
all’ingresso della scuola.
Come concordato, Kyra
accompagnò Videl in ospedale dal padre, seguita da Gohan, Nihal, Soana, Trunks,
Goten e Chris. Entrarono nell’ospedale tutto bianco e per poco non vennero
investiti da una barella che correva a tutta velocità per il corridoio. Si
guardarono tutti un po’ storditi. Di certo non era l’aspirazione maggiore di
tutti, finire stesi sul pavimento dell’ospedale da una barella in preda ad un
attacco di rabbia. Scrollarono le spalle confusi, quando, se non fosse per i
riflessi più che pronti di Gohan, una donna stava per investire Nihal.
<< Scusate ragazzi…
avete visto per caso una barella?? >> Chiese la donnona ansante. Aveva un
camice verde acqua, un grembiule bianco e le solite ciabatte degli infermieri
ai piedi. Le braccia erano praticamente piene di braccialetti dorati e le
manone ricche di anelli. Gohan, che teneva in braccio Nihal, si fece avanti.
<< Sì… è andata da
quella parte… >> E con la mano libera indicò in punto dietro di loro.
L’infermiera ringraziò
tutti con un inchino malfermo, per poi ricominciare la sua folle corsa
all’inseguimento della barella impazzita, smanettando rumorosamente.
Quando si fu guardato
attorno con circospezione, per vedere se c’erano altre infermiere o altre
barelle impazzite, Gohan mise giù la bambina. Si avviarono su per le scale e
andarono dritti da Jodel seduta, con lo sguardo fisso sulla porta celeste, su
una sediolina bianca.
<< Ciao mamma.
>> Salutò Videl, presa dalla stessa angoscia che aveva provato due giorni
prima.
<< Ciao Videl. Mi
chiedo, come sia possibile una cosa del genere… mamma mia… >> Dopo aver
salutato la figlia si mise a borbottare cose senza senso logico apparente.
<< Che succede?
>> Le chiese infatti la ragazza, sedendosi accanto alla donna.
<< Guarda. È una
cosa vergognosa, dovevano sbatterlo in galera, non metterlo agli arresti domiciliari,
e pensare che aveva due bambine, due gemelline di 5 anni, ora cosa faranno loro
due? È vergognoso, maledettamente vergognoso. >> Le passò una pagina di
giornale, la prima per essere precisi, dove c’era la foto di un uomo con una
camicia imbrattata di sangue. Videl lesse l’articolo ad alta voce.
“Ieri sera, alle 21
e qualche minuto, è stato compiuto un omicidio. Un uomo di circa 37 anni, ha
preso a coltellate la moglie nella cucina di casa. I vicini sono accorsi
subito, ma l’uomo ha ferito la donna con una coltellata mentre il vicino
chiamava terrorizzato la polizia. << È stato terribile. – racconta il
vicino. – Ha accoltellato la moglie e poi ha ferito la mia di moglie. Meno male
che la polizia è arrivata in tempo, altrimenti non ne sarebbe più niente di me
e di mia moglie. >> Racconto agghiacciante. Il signor Grish è stato
punito con gli arresti domiciliari fino ad una nuova udienza. Le due gemelle
che ha l’uomo, saranno portate all’orfanotrofio regionale. Nella Città
dell’Ovest, dove saranno trattenute fino all’udienza, e verranno usate come
testimoni. Se il signor Grish risulterà innocente, le due bambine potranno
tornare da lui, altrimenti saranno tenute nella Città dell’Ovest fino ad aver
compiuto la maggiore età.”
<< Oh mio dio… la
mamma… papà ha ammazzato la mamma! >> Nihal sgranò gli occhi viola che si
riempirono immediatamente di lacrime di disperazione. Soana le si avvicinò, ma
anche lei aveva bisogno di piangere, di sfogarsi. Non volevano andare in
orfanotrofio. Non aveva la forza di muoversi, così cadde in ginocchio con le
lacrime che le scendevano sulle guance rosa. Silenziosa, come ormai aveva
imparato a piangere, si disperava per la loro sorte.
Nihal invece, non sembrava
intenzionata a stare zitta. Urlava disperata, mentre singhiozzava
violentemente. << Dovevamo stare con lei… Non dovevamo andare alla gita…
>> Gridava in preda al panico. Goten le si avvicinò lentamente e la girò
verso di sé. Non aveva mai visto Nihal piangere così disperatamente. E quella
visione, ad essere del tutto sinceri, non gli piaceva affatto. Nihal lo guardò
in cagnesco, prese a tirargli deboli pugni sul petto, quando il bambino la tirò
a sé per abbracciarla. La strinse. Nihal prese a prenderlo a pugni più
violentemente, ma il bambino non si staccò. Così, la bimba in preda al panico
più totale, si accasciò completamente tra le sue braccia, chiedendo perdono
alla madre e a Dio per non essere stata con lei.
Soana era disperata quanto
la sorella. Però teneva quella sua aria fiera e composta che solo lei aveva.
Manteneva quel briciolo di orgoglio che le rimaneva, intatto e puro, come
quando era nata. Non aveva mai pianto, a parte in quella stramaledettissima
gita. Sua sorella era quella debole, lei quella forte. Quella che consolava,
quella che non piangeva.
Ma piangendo
silenziosamente, che cosa sarebbe cambiato in lei? Era sempre la stessa, solo
senza una valvola di sfogo. Ed era scoppiata.
Inginocchiata a terra, con
gli occhi chiusi e le mani lungo le gambe, per la prima volta nella sua vita,
si sentì debole e indifesa.
Trunks, come qualche sera
prima, la tirò su a sé. la guardò negli occhi e per un solo, misero secondo, la
bambina parve non voler piangere nuovamente davanti a lui, davanti a tutti. Ma
poi quell’impressione lasciò il volto rigato di Soana e gli si appese al collo,
piangendo silenziosamente come ormai aveva imparato a fare da tantissimo tempo.
<< Miseria! Dobbiamo
trovare assolutamente una soluzione! >> Esclamò rossa in viso Videl. Se
le bambine non fossero andate in gita sarebbero morte.
<< Hai ragione… ma
cosa possiamo fare? Insomma… >> Provò a farla ragionare Jodel, che solo
in quel momento aveva capito che le due gemelle erano le figlie di Grish.
<< Loro non vogliono
andare in orfanotrofio e non ci andranno. >> Ripeté più decisa.
<< Ma non possono
andare d’altra parte! >> Ribatté la donna.
<< Sì che possono!
Andremo a parlare con il giudice e ce le faremo affidare. Io sono la figlia di
Mr. Satan, hanno tutti paura di me, poi ho Sennar. Sarà semplicissimo. >>
<< Figliola, non
possiamo adottare due bambine così! Senza contare che tuo padre si infurierebbe
a morte. >>
<< Io potrei
ospitarne una… in camera di Goten c’è un lettino in più. >> Appurò Gohan
in un sussurro. Videl si voltò verso di lui e gli sorrise.
<< Perfetto! Allora,
visto che Nihal andrà da Gohan, Soana andrà da Trunks, non va bene? >>
Concluse con un tono che non ammetteva repliche la mora, abbassando lo sguardo
per fissare negli occhi Trunks che annuiva.
<< Ma noi non
eravamo qui per tuo padre? >>Disse ad un certo punto Kyra, portando su di sé l’attenzione di tutti.
<< Ah, è vero. Io
devo salvare il mondo e manco riesco a salvare il mio papà. >> RispoSe
amara Videl, entrando nella camera bianca. Come nella prima visita, tutto le
metteva tristezza e angoscia. Il bianco era un colore che da solo faceva
estremamente paura.
Si avvicinò intimorita al
letto banco e si sedette sulla sedia. Il respiro lento e regolare calmò un poco
la ragazza. Fece un profondo sospiro e poi batté delicatamente la mano sulla
spalla del padre. L’uomo si voltò verso di lei. Aveva la testa fasciata, ma
tutto sommato sembrava stesse bene. Videl si rilassò.
<< Ciao papà.
>> Salutò con un sorriso.
<< Ciao bambina. Come stai? >> Mr. Satan si mise seduto e si voltò a
guardare sua figlia. la sua bambina. La bambina che salverà il mondo. la
bambina che sta con un ragazzo. La bambina che non è più una bambina.
<< Bene, tu? Stai un
po’ meglio? >> Disse osservando la benda che aveva sui capelli ricci.
<< Sì. Allora… cosa
mi dici? >> A quelle parole le si strinse un nodo in gola. Cosa doveva
dire al padre? Fu presa dal panico.
<< Ho riflettuto
sulla nostra litigata. >> Disse infine, sospirando. L’uomo si rabbuiò.
<< Anche io.
>> Sì, anche perché sennò saresti a casa e non all’ospedale con
una benda in testa. << Ho riflettuto
molto e sono giunto alla conclusione che tu sei una ragazza grande e vaccinata
e che io non posso avere il controllo su di te. Però sappi che io sarò sempre
un po’ geloso. >> Continuò con gli occhi tristi.
<< Io sarò sempre la
tua bambina, ma… beh, mettitelo in testa che io e Gohan stiamo insieme.
>> Gli sorrise dolcemente.
<< Va bene bambina.
Ora vai. Vorrei parlare un attimo da solo con tua madre. >> Videl annuì e
gli baciò una guancia. Si alzò dalla sedia e si allontanò, ma quando mise la
mano sul pomello della porta, si voltò verso il padre che la fissava.
<< A volte mi chiedo
chi sia più bambino tra me e te. >> Ammise, scotendo la testa sorridente.
Mr. Satan ricambiò il sorriso e si girò verso la finestra aperta che dava sul
giardino.
Videl uscì, e mandò dentro
la madre.
<< Com’è andata??
>> Chiese Kyra, mentre cercava di mettere a posto il vestitino di Soana.
<< Bene. Direi. Ma
alla fine siamo d’accordo? >> La mora sorrise nel vedere che Nihal e
Soana avevano smesso di piangere. Tutti annuirono ed uscirono dall’ospedale.
Fecero lo slalom di qualche barella impazzita, infermiere o troppo grosse o
troppo piccole per le barelle, e qualche dottore che si incamminava sicuro nei
corridoi.
Uscirono dall’edificio e
presero tutti una boccata d’aria fresca. Nell’ospedale si respirava quell’aria
mista all’odore del sangue e dei guanti di lattice.
Si avviarono verso
l’edificio comunale. Videl in testa, dietro le due gemelle con i due bambini e
dietro ancora gli altri 3 ragazzi.
Entrò e sbattè le porte
dell’edificio. Tutti gli impiegati si voltarono verso la produttrice di quel
rumore e quando la riconobbero saltarono giù dalle sedie per mettersi in piedi
davanti a lei.
<< Devo parlare con
il sindaco! >> Urlò perentoria Videl, con Sennar al suo fianco che
guardava con gli occhietti rossi tutti gli impiegati.
<< Temo non sia
possibile, signorina Videl. Il sindaco è in riunione. >> Una donna
coraggiosa prese la parola, facendo voltare tutti verso di lei. Videl si
diresse come una furia verso la donna. La guardò negli occhi.
<< Allora me lo
chiami. >> Disse decisa, non distogliendo per neanche un secondo il
contatto visivo.
<< Non è possibile.
Il sindaco ha emesso l’ordine di non essere disturbato. >> Rispose lei,
sostenendo lo sguardo. Videl le sorrise.
<< Va bene. allora
aspetteremo. E a lei, le farò avere un aumento. Come si chiama? >>
<< Vale. >> La
donna era sbalordita, spaventata e sorpresa.
<< Bene signora
Vale. Le farò presto avere mie notizie. Ragazzi, nella sala d’attesa, forza.
>> Chiamò tutti i suoi amici e si diresse in una grande sala circolare
piena di sedie e con un cartello sopra che diceva chiaramente dove si
trovavano. Sala d’attesa.
Si sedettero tutti. Goten,
Trunks, Soana e Nihal si misero a giocare con Sennar, correndo e ridendo per la
sala rotonda.
Fortunatamente il sindaco
non si fece aspettare ed uscì da un portone. Si diresse a passi lunghi e decisi
verso la ragazza, che si alzò di scatto e si mise le mani sui fianchi.
<< Videl, che
piacere vederti. >> Salutò l’uomo con sufficienza. Il sindaco di Satan
City era un uomo non del tutto amico con la ragazza, anzi, si può dire che
proprio non si sopportavano. Mentre il sindaco e Mr. Satan erano amici
d’infanzia, a Videl non è mai andato a genio.
<< Ciao. >> Il
tic all’occhio si fece vedere, così che Videl potesse notare quanto non
approvava tale affermazione. Sorrise e continuò. << Sono venuta qui, con
i miei amici, perché devo chiederti un favore. >> Altro tic, lo stava
facendo innervosire, ed era questo lo scopo della sua visita, oltre a salvare
le due bambine.
<< Dimmi, vado di
fretta. >> Fece il sindaco seccato.
<< Allora, ho letto
del gravoso incidente che è successo. L’uomo che ha accoltellato la moglie e la
vicina… che brutta faccenda, non trovi? >> Videl prese a girargli attorno
come un avvoltoio affamato. Altro tic.
<< Già, una brutta
pubblicità per Satan City. >> Affermò, cominciando a sudare freddo.
<< Infatti. Ora, ti
volevo chiedere. Le due gemelle… dovranno andare nella Città dell’Ovest in
orfanotrofio. Io non sono d’accordo. >> Come pensava, il sindaco
impallidì. Quella ragazza era solo fonte di guai, pensava sempre.
<< Perché mai?
>> Azzardò, sapendo di scavarsi la tomba da solo. Videl gli sorrise, e
con un cenno, chiamò le due bambine che correvano. Prese in braccio Nihal e per
mano Soana.
<< Vedi, - tic. –
loro sono le due gemelle. Loro non vogliono andarsene da qui. E vogliono andare
a casa di altri. Sanno già dove andare, vero bambine? >> Le due gemelle
annuirono sorridenti.
<< E dove vorrebbero
andare di grazia? >> L’uomo si stava innervosendo. Come osava quella
ragazzina entrare in municipio e pretendere di cambiare delle regole? E poi,
come si permetteva di usare quel tono con lui, il sindaco??
<< A casa Son e a
casa Brief. >> Rispose lei, notando con piacere che stava raggiungendo il
suo scopo.
<< Ma è contro la
legge… non possono andarci! Devono andare in orfanotrofio. >> Il sindaco
chiuse gli occhi. Non voleva vedere il sorriso di Videl quando avrebbe ottenuto
quello che voleva.
<< Ma io pensavo che
avresti fatto uno strappo per me. Sai, sono molto amiche di mio padre. Non
vorrai che io gli dica che tu non hai premesso alle bambine di andare dove
volevano, o sbaglio? >>
Il sindaco sbiancò del
tutto. Com’era possibile che da quando aveva 10 anni quella ragazza lo trattava
come un giocattolo?
<< Certo che no,
Videl cara. Ma non posso, è contro la legge. >> Videl fece tornare a
giocare Nihal e Soana che ripresero a rincorrere tranquillamente Sennar. La
mora si avvicinò al sindaco.
<< Se non accontenti
mio padre, troverò il modo di non farti più decidere la legge. Ora, sei così
gentile da dare un aumento a Vale? >> Disse, serissima in volto,
fissandolo negli occhi. Aveva paura di lei. E di suo padre. Così, rosso di
rabbia e vergogna, acconsentì all’aumento e al trasferimento delle bambine
nelle case Son e Brief.
Videl gli sorrise
docilmente e si trascinò dietro tutti i suoi amici. Appena fuori dalla sala
d’attesa, squadrò tutti gli impiegati, rimasti in piedi.
<< Avete intenzione
di tornare a lavorare o no? >> Chiese, facendo sobbalzare tutti gli
uomini e facendoli sedere. Si avvicinò a Vale, e poi continuò << Il
sindaco ti darà un aumento. Ciao! >> Salutò tutti e se ne andò dal
municipio.
<< Videl sei stata
grande con il sindaco! Come hai fatto? >> Si congratulò Chris appena
fuori.
<< Beh, vedi, mio
padre e il sindaco sono amici d’infanzia. Allora io uso questa carta quando
voglio ottenere qualcosa da lui. >> Sorrise. C’era quella Vale, che le
stava simpatica. Chissà, forse perché era stata l’unica a trattarla come una
normale ragazza. Scosse la testa e propose di andare direttamente a casa Brief.
Si avviarono.
Prima di bussare, Trunks
prese un profondo respiro, poi bussò. Alla porta, apparve una bella donna con
una maglia bianca macchiata di grasso. Gli occhi azzurri come i capelli legati
in una coda alta.
<< Ciao Trunks!
Com’è andata la gita?? >> Chiese con un sorriso.
<< Benissimo mamma.
Senti, devo chiederti una cosa a te e a papà… >> Bulma lo ignorò
bellamente e li fece accomodare in casa. Si sedettero tutti su un sofà blu
elettrico, come i capelli di Nihal.
<< Oh Gohan!! Come
sta Chichi? >> Chiese Bulma, mettendo sotto il naso di tutti un vassoio
d’argento pieno di pasticcini.
<< Sta bene zia… ma…
dobbiamo chiederti una cosa… >> Gohan l’aveva sempre chiamata zia perché
l’aveva sempre considerata tale.
<< Ho capito. Vado a
chiamare Vegeta? >> Fece la donna, posando il vassoio sul tavolo. Gohan e
Trunks annuirono. Bulma sorrise e poi scomparve. Tornò dopo poco con il padre
di Trunks davanti, perché si sa: il Principe dei Sayan non sta dietro a
nessuno. Tanto meno ad una donna terrestre.
<< Cosa c’è Trunks!
>> Esordì, facendo rizzare i capelli a tutti, tranne che a Nihal e Soana.
A quanto pare, loro padre faceva sempre così.
<< Beh, ecco vedi…
allora, dovremo ospitare una mia amica. >> Detto questo arrossì
spaventosamente.
<< Non voglio altri
marmocchi per casa. >> Disse perentorio. Ancora non assortì nessun
effetto alle due gemelle. E questo al Sayan non piaceva molto.
<< Ma papà!! Sono
delle Sayan! >> Forse quello smosse un poco il Principe, che si voltò
verso le due bambine che fino a quel momento erano rimaste immobili a guardarsi
intorno.
<< Delle Sayan? Sono
anche Super? >> Non poteva sopportarlo. Due bambine di 5 anni, Super
Sayan… no, non poteva essere.
<< Solo lei.
>> Il bambino indicò Nihal, che si voltò e fissò negli occhi neri l’uomo.
<< E l’altra?
>> Lanciò uno sguardo pieno di disprezzo all’altra bambina, che rispose
per Trunks.
<< Io so volare.
>> Rispose Soana. Persino in grande Principe dei Sayan si sentì inferiore
a quegli occhi gialli ed estremamente profondi.
<< Voglio vedere che
si trasforma. Poi forse potrà restare. >> Disse mettendosi le mani nelle
tasche dei pantaloni.
<< Papà… veramente
io chiedevo se poteva restare lei. >> Prese la mano di Soana e la tirò su
per farla vedere al padre.
<< Allora fammi
vedere che sai fare, mocciosa. >> Con un cenno la chiamò fuori, in
cortile. Trunks le strinse la mano per farle forza. Ma lei non ne aveva
bisogno. Sapeva di essere forte abbastanza. Anche se sarebbe caduta a terra
quasi subito, sapeva di potercela fare.
<< Io non sono una
mocciosa. >> Rispose appena gli si mise davanti. Il Principe ne rimase
quasi scioccato. Come si permetteva quella bambina di rispondergli in quel
modo? A lui, il Principe dei Sayan!
<< Sai trasformarti
mocciosa? >> Le chiese, sapendo comunque la risposta…
<< Non ancora
vecchio. >> … ma non aspettandosi una risposta di quel tipo. Si
scandalizzò al massimo e si ripromise di non andarci piano con quella bambina.
Ma in fondo… gli stava simpatica. Non lo avrebbe mai e poi mai ammesso, ma gli
stava simpatica.
<< Vedi di
trasformarti adesso mocciosa. >> Le intimò emettendo una scarica dorata e
trasformandosi. Soana lo fissò di sbieco. Come faceva ad imparare adesso a trasformarsi?
Trunks passava lo sguardo
sorpreso da suo padre a Soana. Era completamente sorpreso che suo padre non
l’avesse ancora fatta fuori. Nessuno prima d’allora, che lui sapesse, si era
mai comportato così con suo padre. Pregò e pregò ancora, che la sua amica
vivesse ancora fino a domani. Nihal prese la parola. Doveva aiutare la
sorellona. La sua sorellona.
<< Sorellona devi
pensare a papà. Io ce la faccio così. >> Soana si voltò di scatto verso
la sorellina e le sorrise.
<< Che ti ha fatto
tuo padre mocciosa? >> La rosa piantò gli occhioni gialli in quelli neri
del Principe. Non poteva permettersi di parlare così di suo padre. Di lei. In
poco più di un secondo, i suoi lisci capelli a spazzola si tirarono su di botto
e divennero biondo cenere; gli occhioni gialli si mutarono, diventando una
sorta di spilli azzurri. Se anche Nihal si fosse trasformata, sarebbero state
assolutamente identiche.
<< Non. Parlare. Di.
Mio. Padre. >> Scandì la bambina. Si sentiva diversa. Vegeta sogghignò.
Aveva trovato il punto debole della bambina.
<< Perché, mocciosa?
Che ti ha fatto? >>
<< Leggi i giornali,
vecchio! >> Urlò. Una lacrima traditrice le colò sulla guancia arrossata
dalla rabbia. La asciugò rabbiosa con il dorso di una mano. Lui l’aveva presa
in giro, non poteva piangere davanti a lui.
<< No! Sei una delle
gemelle di Grish? >> A sentir pronunciare il nome di suo padre, Soana
alzò di colpo il capo. Lo fissò negli occhi, con una tale rabbia e tristezza
che non riuscì neanche ad annuire.
Vegeta invece rise
malefico, sapendo di aver centrato. Aveva letto solo quell’articolo, perché sua
moglie ne era rimasta davvero scioccata.
<< Perché stai lì e
piangi? Sei una mocciosa debole, lo sai? >> Rincarò, ridendo. Non vide
quello che stava accadendo. La bambina si scagliò su di lui come un toro
infuriato e gli tirò una testata in pancia che lo fece barcollare.
<< Come osi,
mocciosa! >> La prese per il collo con una mano, e la vide che piangeva.
Piangeva silenziosa, come aveva fatto lui tantissimo tempo prima, quando era
ancora un bambino di 5 anni. Soana gli morse la mano e cadde a terra.
<< Io non sono
debole! >> Urlò tra i mille singhiozzi silenziosi. Lei era forte, non era
debole. O sì? No! Lei ce la poteva fare. Aveva sopportato troppo.
<< Dici davvero? E
allora fammi vedere quello che sai fare… >> Non finì la frase, che la
bambina si era rialzata e ripartiva alla carica, più infuriata di prima. Dopo
qualche parata, il Principe seppe che quella bambina era potentissima.
Padroneggiava quasi alla perfezione la sua forza, e si era trasformata solo in
quel momento.
Trunks era spiazzato.
Soana stava combattendo con suo padre e non era ancora morta. Beh, allora,
doveva salvarla. Prese un profondo respiro e urlò.
<< Papà! Adesso
basta! L’ hai vista, no? Ora lasciala stare! >> suo padre fermò la
bambina prendendola per il collo. Già l’adorava. Era una piccola,
insopportabile, petulante e presuntuosa peste… come lui, del resto. E Trunks
aveva paura. Il che voleva dire che voleva bene a quella mocciosetta presuntuosa.
E lui voleva bene a Trunks. Quindi, dopo molte ponderazioni, decise di
accontentare il figlio e di lasciarla.
<< Può restare.
>> Disse, per poi tornare normale e incamminarsi nella Gravity Room con
le mani nelle tasche.
Soana in ginocchio a
terra, cercava di asciugarsi le lacrime con le mani. Dopo poco smise. Trunks,
Nihal, Goten, Gohan, Videl, Kyra e Chris le si erano avvicinati e la stavano
guardando con ammirazione. Soprattutto la sua sorellina e i due bambini. Nihal
le si inginocchiò di fronte e la guardò negli occhi azzurri. Soana tornò
normale. Si fissarono negli occhi per un po’, fino a quando Nihal scattò e
l’abbracciò forte.
<< Brava sorellona.
Bravissima. Sei stata grandissima. >> Le sussurrava all’orecchio ridendo.
Si alzarono e Bulma, che aveva osservato tutta la scena, decise di
complimentarsi con il coraggio di quella bambina venuta dal nulla.
<< Sei stata brava,
piccola. Vuoi una stanza con Trunks o da sola? >> Le chiese,
sorridendole.
<< Con Trunks!
>> Esclamò la rosa, guardando negli occhi il suo amico, che divenne tutto
rosso in volto. Scoppiarono tutti a ridere, e poco dopo pure il bambino dai
capelli lilla.
Si dileguarono da casa
Brief che era già calata la sera. Nihal fece qualche storia al momento di
lasciare Soana a dormire lì, ma dopo le tantissime e convincenti rassicurazioni
da parte di Videl, lasciò la sorellona con la promessa che sarebbe andata a
trovarla tutti i giorni.
Si avviarono a casa Son.
Bussarono alla porta. Sulla soglia apparve Chichi con un accappatoio bianco e i
capelli bagnati arrotolati dentro ad un asciugamano.
<< Ciao mamma!
>> Urlò appena entrato Goten, saltando al collo della madre. Anche Gohan
le si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia.
<< Okay, avanti,
cosa dovete chiedermi? >> Chiese, conoscendo alla perfezione i suoi due
figli. Gohan e Goten si scambiarono un’occhiata, poi il più piccolo prese la
mano di Nihal e la tirò davanti a sua madre.
<< Volevamo
chiederti se può restare da noi. >> Disse, stringendo involontariamente
la manina della bambina.
Chichi passò lo sguardo su
quello viola di Nihal e su quello nero di Goten. Poi, con estrema dolcezza
sorrise. E annuì.
<< Va bene. >>
Prese per mano la bambina e la condusse nella cameretta di Goten, seguite dal
proprietario trotterellante.
<< Mamma, accompagno
Videl a casa e poi torno. >> Urlò Gohan alla madre. Videl lo guardò come
per dire: Non sono una bambina, so badare a me stessa. Ma Gohan la ignorò bellamente.
Uscirono di casa e si
incamminarono verso la casa di Videl, ma prima di arrivarci davanti, Kyra e
Chris si dileguarono. Così Gohan e Videl rimasero l’uno davanti all’altra
davanti al portone di legno di casa di Videl. Si guardarono un secondo negli
occhi, poi si salutarono con un bacio a fior di labbra. Videl entrò in casa al
settimo cielo.
Era felice. Per lei, per
Kyra, per Chris, per Gohan, per Nihal e Soana… per tutti! L’ultima cosa che
voleva era che andasse male con Gohan e che le due bambine rimanessero a Satan
City. Nulla d’altro. Poi le venne in mente che due giorni ci sarebbe stata la
festa della donna. Chissà cosa le avrebbe regalato Gohan. Si addormentò con il
sorriso sulle labbra e con Sennar al suo fianco, come al solito.
Hola! ^^ passo subito ai
ringraziamenti ^^
Black 91: Nuuuuuu!!! A me faceva semplicemente schifo. Non riuscivo
a berla. Infatti tornavo a casa e mi scolavo tipo tutta una bottiglia d’acqua
per la sete. ^^ beh, grazie tante!
Tara: Uiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!! Quanto è bello ricevere
complimenti! Me commossissima! ^^ grazie tantissime e fammi sapere pure su
questo. Kiss
Cavolovai: Oddio! Piove! Anzi, no, nevica! Una sola recensione!
Non ci posso credere!!! Capito! Allora, la mia storia diventerà una sottospecie
di vita in ospizio, sai, non voglio averti sulla coscienza. Quindi, o rallento
il ritmo, o ti procuro altre bombole d’ossigeno, perché mi sa che con questo
capitolo ti ho esaurito le scorte. Sbaglio per caso? ^^ allora, il nostro caro
Satan è vivo e vegeto, si fa per dire, però quello che conta è che stia bene.
poi, eccolo lì Vegeta. Hai riso? XDDD per me si assomigliano molto Soana e
Vegeta. Boh. ^^ Beh, il minimo che ti possa dire è che aspetto con ansia le tue
recensioni, che stranamente ora è solo una ^^ KiSsOlO
Giul_ssj: Grazie grazie! ^^ tanto, tantissimo gentile, me
commossa ^^ fammi sapere per questo chap.
Uiiiii! Ora, ditemi se sta
diventando tutto un po’ OOC o se devo alzare il rating. Non ci vado molto a
genio io in ste cose. ^^
Capitolo 13 *** La vendetta del Sindaco e il Tatuaggio ***
[ Era felice
[ Era felice. Per lei, per Kyra, per Chris, per Gohan, per
Nihal e Soana… per tutti! L’ultima cosa che voleva era che andasse male con
Gohan e che le due bambine se ne andassero da Satan City. Nulla d’altro. Poi le
venne in mente che due giorni ci sarebbe stata la festa della donna. Chissà
cosa le avrebbe regalato Gohan. Si addormentò con il sorriso sulle labbra e con
Sennar al suo fianco, come al solito. ]
Il giorno dopo, Videl si svegliò con il suono di
un campanello. Lanciò un’occhiataccia piena di disprezzo alla sveglia che
segnava le 10 in punto, e si alzò dal letto. Non si preoccupò neanche di essere
in biancheria, perché se erano i soliti testimoni di una qualche insulsa
religione dimenticata da Dio, li avrebbe mandati via a pedate. Scese le scale stropicciandosi
gli occhi ancora un po’ appannati dal sonno. Scrutò la cucina e non vide
nessuno. Che stupida, pensava i rivedere suo padre con la tazza in mano che
leggeva il giornale come sempre. Scosse la testa e si avviò alla porta. Il
campanello non aveva smesso di suonare.
Se sono i testimoni, li ammazzo.
Pensava mentre si avvicinava lentamente e stancamente alla porta. Era sola a
casa, quindi poteva urlare contro chi voleva. Sua madre era rimasta in ospedale
con il padre.
Arrivò al pomello. Lo girò e aprì la porta,
strofinandosi un occhio con l’altra mano. Quello che vide, non le piacque per
niente. Ma perché a me??? Si chiese, mente squadrava un ragazzetto di
qualche anno in più di lei con una cartellina in mano.
Quando il ragazzo si accorse di lei, si voltò e
arrossì nel vederla in biancheria. Una canottiera bianca e un paio di slip
bianchi a cuori neri.
Lei si appoggiò alla soglia della porta,
incrociando le braccia al petto. Quel ragazzo doveva avere circa 18 anni, più o
meno, aveva gli occhi castani profondi e i capelli biondi platinati.
<< Si? >> Chiese Videl, interrompendo
quello scambio silenzioso di sguardi.
<< Ciao, volevo lasciarti questi documenti
della nostra religione… >> Le parse la cartellina. Lei l’afferrò e fece
finta di scorrerla, come aveva sempre visto fare a suo padre. Poi sorrise
affabile al ragazzo e lo guardò negli occhi.
<< Vuoi entrare? >> Gli chiese,
mettendosi sotto braccio la cartellina e aprendo la porta. Non ce la faceva a
sopportare una discussione in quelle condizioni.
Il ragazzo entrò titubante. Si sedette al tavolo
della cucina.
<< Vuoi un caffè? >> Gli fece vedere
la caffettiera in mano, lui annuì. Si fece un bel caffè. Di solito non se lo
faceva, ma vista la situazione, non trovava altro rimedio. Lo bevve tutto. Rilassante.
Porse una tazza fumante anche al ragazzo davanti a lei, che continuava a
fissare il tavolo con sguardo rapito.
<< Perché ti hanno mandato qui? >>
Fece Videl, costringendo il ragazzo a guardarla negli occhi. Lui alzò il volto
e la fissò.
<< Volevano i tuoi soldi. >> Ammise
dopo un po’ appoggiandosi allo schienale della sedia. Videl non ne rimase tanto
sorpresa.
<< E perché? >> Chiese comunque.
<< Non lo so. Il sindaco ha mandato me
perché sono il più giovane. >>
<< Io giuro che quello una volta o l’altra
lo prendo a cazzotti. >> Disse, sentendo la rabbia montargli in viso. Che
palle quel sindaco! Faceva tanto l’amico del padre, e poi mandava un ragazzo a
rapinarli! Che… pezzo di…
<< Ohhhhh, non sai cosa ti farebbe lui.
>> Videl lo guardò un po’ storto non capendo cosa voleva dire. Quindi, il
ragazzo si affrettò a spiegare. << Vedi, quando te ne sei andata dal
municipio, si è messo a dire che ti avrebbe eliminata se lo trattavi ancora da
giocattolo. - La prossima volta allora lo chiamo così! – Ho visto nelle
telecamere la scena, devo dire che è stata divertente. Anche l’aumento per
Vale. >>
<< Wow. Ma tanto mi sente. Racconto tutto a
mio padre ed è la fine per quello. >> Sbuffò. Era già successa una volta
una cosa del genere, e ovviamente, il sindaco aveva promesso solennemente che
non l’avrebbe fatto mai più. Ah! Gli uomini!
<< Sarebbe ora… >>
<< Ma come? Tu lavori per lui… e lo vuoi…
fuori? >> Era incredula. Com’era possibile che qualcuno che lavorasse per
lui non lo volesse tra i piedi? Non ci arrivava.
<< Sì, mi ha costretto, mica lo volevo fare.
>> Abbassò lo sguardo abbattuto.
<< Ma io quello lo ammazzo! >> Strillò
in preda ad una crisi di nervi. Prese un biglietto e scrisse due righe.
L’avrebbe attaccato alla porta. Eh no! Magari quello arrivava e le rubava
tutto! Ma tanto lo sapeva, no?, che era lui? Quindi, non era importante. Finì
di scrivere quelle tre righe e lasciò il foglietto sul tavolo. Andò di corsa in
camera, si cambiò e svegliò Sennar, che dormiva beato. Si mise un paio di pantaloncini
e una canotta bianca lunga. I pantaloncini neri erano aderenti e arrivavano
fino al ginocchio, poi si mise i suoi anfibi. Strinse i lacci. Scese le scale
con il lupo assonnato dietro.
Uscì di casa, aspettò che il ragazzo la seguisse e
chiuse la porta a chiave. Senza una parola si diresse a passo di marcia in
municipio. Il ragazzo si mise quasi a correre per starle dietro.
<< Dove stiamo andando? >> Chiese, con
una vaga espressione spaventata in volto.
<< In municipio. >> Gli rispose quando
fu davanti all’edificio grigio.
Entrò e spalancò la porta, come aveva fatto il
giorno prima.
<< Devo parlare con il sindaco. >>
Urlò più arrabbiata che mai. Tutti gli operai si alzarono di scatto nel
rivederla. Tutti, tranne Vale. Come previsto. La ragazza si avvicinò
alla giovane donna, che non doveva avere più di 20 anni, e le sorrise.
<< Mi fai parlare con il sindaco Vale?
>> Le chiese dolcemente, come se non avesse in mente il filmato di se
stessa che strangolava in sindaco con le sue mani.
<< Non può, è impegnato. >> Rispose
candidamente Vale, abbassando un secondo lo sguardo sul computer che aveva
sulle ginocchia.
<< E allora chiamamelo. Digli che se non si
fa trovare, non ce l’avrà uno straccio di impegno se non grattarsi la pancia
tutto il santo giorno. >> Sempre lo stesso tono, sempre la stessa faccia,
sempre lo stesso sorriso strafottente. Sempre la solita Videl. Vale le sorrise
e prese la cornetta del telefono accanto a lei.
<< Pronto, signor sindaco? C’è qualcuno che
vuole parlare con lei……………… no, no, dice che è urgente. >> Passò la
cornetta alla ragazza che la prese sempre sorridendo.
<< Ciao!! >> Salutò con finta gioia.
<< Senti, devo parlarti. Vuoi che lo faccia al telefono o devo venirti in
contro in sala d’attesa? >> Seguì uno strascicato e piagnucolato: “Ma
adesso sono in riunione…”, ma Videl non demorse. << Ho capito, allora
vengo io in sala riunioni. Bye! >> Senza dire altro, chiuse la
conversazione telefonica con il sindaco. Si guardò intorno e notò con somma
esasperazione che tutti gli impiegati erano ancora in piedi.
<< Ma vi sedete o no? Avete il pepe al culo?
>> Esclamò senza troppi complimenti o giri di parole. Tutti si sedettero
e piantarono gli occhi sui propri portatili.
Videl annuì convinta e spalancò la porta della
sala d’attesa. Attraversata quella, si trovò davanti ad un immenso portone di
legno lavorato. Lo squadrò e lo aprì con un calcio, senza troppa forza.
Si mise le mani sui fianchi esili e squadrò tutti
gli individui presenti nella sala. C’era un tavolo lungo circa 5 metri con una
ventina di sedie ai lati. A capotavola, come previsto, c’era il sindaco, che
cercava di non dare a vedere la sua preoccupazioni.
<< Ciiaaaaaooooo. >> Salutò la ragazza
disegnando un cerchio in aria con la mano. Con un salto, salì sul tavolo e si
mise a camminare tranquillamente su per esso, fino a raggiungere il sindaco,
ormai bianco come un lenzuolo. Si accovacciò davanti a lui, fino a mettergli il
viso a pochi centimetri dal volto.
<< Ciao Videl. >> Rispose,
distogliendo lo sguardo.
<< Caro sindaco, noi ce ne andremo. >>
Fece un membro della riunione che si era alzato in piedi.
<< No, no! Stia pure fermo lì! Non ti da
fastidio, vero? >> Si alzò immediatamente e puntò il dito contro l’uomo,
che si sedette immediatamente. Poi tornò a fissare il sindaco negli occhi. Si
sedette a gambe incrociate sul tavolo.
<< A cosa devo questa visita? >> Le
chiese a bruciapelo con voce leggermente tremante.
<< Al fatto, che tu mi vuoi derubare, razza
di verme. >> Rispose con finta calma Videl.
<< COSA?? >> Urlò un altro dei membri
della tavolata. Questo sembrava più tosto dell’altro.
<< Ha cercato di derubarmi con il trucchetto
del testimone novellino. >> Gli sorrise e lo costrinse a sedersi
nuovamente con un solo sguardo.
<< Non so di cosa tu stia parlando, Videl.
>> Rispose invece secco il sindaco. Videl scattò. Abbassò lo sguardo sul
sindaco che sbiancò.
<< Ah, non lo sai? – si accovacciò
nuovamente davanti a lui e lo fissò piena d’ira negli occhi. – Allora te lo
dico io. È la seconda volta che cerchi di rapinarmi. Fai tanto l’amico di mio
padre, ma proprio adesso che sta male gli sferri il colpo peggiore. Mi fai
schifo. >> Lo guardò dritta negli occhi. Fu veramente tanto tentata di
sputargli in un occhio, ma si trattenne solo per rispetto degli altri presenti.
<< Cosa credi di insinuare??? >>
Esplose il sindaco. Non ce la faceva più a tenere la sua aria fredda. Stava
sudando freddo. Videl sorrise.
<< La pura e semplice verità. >> Si
alzò in piedi e posò delicatamente la suola dell’anfibio sul petto dell’uomo.
Spinse un po’ indietro, si chinò verso di lui e continuò. << Provaci
ancora una volta e giuro, com’è vero che mi chimo Videl, che il tuo prossimo
impiego di maggior rilievo sarà grattarti la pancia guardando la tv. Capito?
>>
Si rialzò soddisfatta del suo lavoro e camminò
stancamente sul tavolo con passo di marcia. Sembrava un generale dell’esercito
camminando con quella postura dritta ed elegante. Tutti i membri della tavolata
la osservarono muoversi, aggraziata e decisa, con una punta di malizia, ma
appena Videl abbassò lo sguardo su di loro, tornarono tutti i seri e operosi
membri del consiglio.
Quando, con un salto, scese dal tavolo, fece
l’occhiolino al sindaco, che diventò tutto rosso di rabbia. Con una nuvola
rossa apparve Sennar, uggiolante. Aveva fame. Andò trotterellando dalla
padrona, che lo prese senza troppa fatica in braccio.
<< Cuccioletto… hai fame, vero? >>
Sennar annuì. Videl gli sorrise dolcemente e poi guardò il sindaco con una
strana lice negli occhi.
<< Sennar ha fame. >> Annunciò senza
giri di parole, godendosi il silenzio più assoluto nella sala. Scosse la testa
ed uscì dalla sala. Superò la sala d’attesa sempre tenendo il lupo in braccio,
poi spalancò la porta di legno e si trovò davanti alla ormai straconosciuta
scena degli operai in piedi.
Notò che Vale stava facendo amicizia con il
ragazzo che aveva portato lei. Sorrise e se ne andò dal municipio, senza
salutare. Se ne tornò in casa, aspettandosi di trovarla vuota come l’aveva
lasciata, ma si sbagliava. Sulla soglia c’era una piccola folla. Senza batter
ciglio, si buttò su una figura a lei ben conosciuta e lo abbracciò da dietro.
Questo si voltò e le sorrise, baciandola a stampo.
<< Ciao! Ma che ci fate tutti qui a
quest’ora? >> Chiese, staccandosi dal ragazzo e aprendo la porta. Invitò
tutti ad entrare.
<< Siamo passati a salutare. Tanto, ormai,
siamo sempre insieme… >> Le rispose Kyra, prendendola sotto braccio e
conducendola in soggiorno.
<< Che ne dite, shopping? >> Propose
sorridendo Videl. Aveva letto negli occhi di Kyra quello che voleva. E voleva
del sano shopping.
<< Videl… dovremmo dirti una cosa. >>
Nihal e Soana avanzarono verso di lei. La fecero accovacciare per guardarla
dritta in faccia e poi, con uno scatto, le baciarono le guance. Nihal quella di
destra, Soana quella di sinistra. Poi la guardarono negli occhi e le dissero in
coro: << Grazie! >> per poi saltarle al collo contemporaneamente.
Videl le abbracciò.
Solo quando si staccarono, la mora poté vedere
com’erano vestite differenti. Nihal portava un vestitino bianco, tutto ricamato
con fiorellini azzurri e rosa. Ai piedi, delle sandale azzurre e ai capelli,
due treccine con elastici rosa. Soana invece, portava una maglietta nera e un
paio di pantaloni lunghi neri con degli stivali da combattimento bianchi.
L’unica cosa che forse ricordava a tutti che era una bambina, era una semplice
collana di perle bianche attorno al collo sottile della sayan. Un cappellino
bianco in testa e dei guanti dello stesso colore. Nessuno avrebbe mai capito
che Soana e Nihal erano sorelle… tanto meno gemelle!
Kyra intanto, la osservava di sbieco. Videl la
sorprese e sbuffò. Se c’era una sola cosa che Kyra odiava più di Shin, era
quando Videl si vestiva da ragazzo.
Ma questo alla mora non importava granché, infatti
si vestiva sempre così. A parte quelle rarissime volte in cui si era trovata a
far fronte ai suoi sentimenti e a Kyra paragonata ad una furia.
La bionda era vestita con una minigonna blu a
palloncino, stivali fucsia, maglietta a righe blu e fucsia con scollo a V.
Trunks e Goten erano praticamente vestiti uguali.
Il primo portava una tuta blu senza maniche con i polsini arancioni, come le
scarpe. Il secondo, la tuta arancione con dei polsini blu, una maglia a maniche
lunghe blu sotto la tuta e dello stesso colore anche gli stivali. Loro due
sembravano gemelli, senza contare i capelli e gli occhi.
Chris invece, era semplice come suo solito. Un
paio di jeans a vita bassa neri, scarpe da ginnastica e maglietta stampata.
Come Gohan del resto. Jeans a vita bassa anche lui, chiari e strappati un po’
sulle ginocchia (nella mia scuola ce n’era uno che aveva i jeans strappati con
un buco in mezzo alle gambe e un altro sotto una chiappa. Orrenda visione
-.-‘’’’) e canottiera bianca.
Uscirono di casa, incamminandosi per il primo
negozio di vestiti. Ovviamente, vestiti da donna. Questa volta, a fare i
giudici si trovarono i due bambini, che commentarono tutte le varie uscite
delle due gemelle.
Videl e Kyra erano nei due camerini ad aiutare a
vestirsi le bambine e quando non sentirono più alcun suono da fuori,
sbirciarono. Videro Soana e Nihal in piedi immobili, vestite assolutamente
identiche e Trunks e Goten imbambolati a guardarle. Uscirono dai camerini e si
misero anche loro davanti alle gemelle. Avevano una gonna a balze, una
canottiera e delle scarpette, con i colori invertiti. La rosa con la gonna
giallo elettrico, scarpette rosa e canottiera rosa. La blu con la gonna viola
scuro, la canotta blu come le scarpette. Si tenevano per mano.
<< Io direi che questi li compriamo. >>
Sorrise Videl, con gli occhi che vagavano da Nihal a Goten e viceversa. Si
vedeva da lontano un miglio che Goten guardava con gli occhi a cuoricino la
bambina, e che lei da parte sua non disdegnava affatto.
Kyra annuì e si diressero alla cassa, comprarono i
due completini e uscirono, raggiungendo Gohan e Chris, che non sopportavano
l’afa che aleggiava in quei negozi.
Quando li raggiunsero, stavano parlando, come dei
veri maschi di 16 anni, dell’ultima partita di basket disputata il giorno
prima. Le due ragazze fecero una faccia quasi disgustata, essendo il basket uno
dei pochissimo sport che odiavano entrambe, e si avviarono con le proprie borse
a prendersi un gelato, trascinando con loro anche i 4 bambini, affamati come
delle bestie, essendo sayan, seppur giovani.
Quando le due ragazze si trovarono davanti alla
gelateria, decisero di fare una cosa molto tattica. Avrebbero preso
direttamente una vaschetta di gelato. Entrarono con fare sicuro e aspettarono
il proprio turno appoggiate alla vetrata che le separava dal gelato.
Quando toccò a loro si prepararono a parlare, ma
proprio quando Videl stava per aprire bocca, un ragazzo le si mise davanti,
rubandole il posto e la parola. Videl chiuse di scatto la bocca appena aperta e
batté un colpo sulla spalla del ragazzo, cercando di attirare l’attenzione. Lui
si voltò e la fissò negli occhi, facendola sentire molto più piccola di quello
che era. Aveva profondi occhi verdi e i capelli neri a spazzola. Kyra prese la
parola.
<< Ehi! C’eravamo prima noi! >> Gli disse,
tenendo il suo tono autoritario.
<< E con questo? >> Chiese il ragazzo
posando lo sguardo su di lei, che a differenza dell’amica lo sostenne con
forza.
<< E con questo, dobbiamo parlare noi, non te.
>> Gli puntò un dito sul petto.
Videl scosse la testa e sgusciò fuori da quei due
litiganti.
<< Non mi pare ci sia scritto che il posto è
vostro. >> Il ragazzo fece spallucce e indicò il pavimento perfettamente
bianco.
Videl aprì bocca per ordinare.
<< Non c’è scritto, ma se tu avessi un
minimo di galanteria, avresti comunque fatto passare noi, invece di superarci
come uno zotico. >> Affermò, picchiettando con l’indice il petto del
ragazzo che la guardava di sottecchi.
Videl ordinò una vaschetta da 10 gusti, conoscendo
la fame di Gohan e Goten.
<< Non sono uno zotico. >> Si difese
lui, togliendosi l’indice accusatore di Kyra di dosso senza troppe galanterie.
Videl decise i suoi 10 gusti.
<< Oh sì che lo sei! E ora fammi passare.
>> Ma il ragazzo non si mosse e rimase fermo immobile davanti a lei.
Videl uscì dalla gelateria con la vaschetta in
mano.
<< No. >>
<< Sì. >>
<< No. >>
<< Sì! Togliti! Ho fretta. >> Provò a
spingere il ragazzo, ma lui rimase impassibile.
<< Ho fretta anche io. >> Rispose dopo
poco, mettendosi le mani in tasca.
<< Io di più. >> Esclamò esasperata la
bionda, volendosi togliere dai piedi quel ragazzo fastidioso.
<< No, io. >> Kyra sgranò gli occhi e
si girò per cercare sostegno in Videl, che però sembrava scomparsa.
<< Videl? >> Chiamò preoccupata. Poi
si voltò verso la porta e vide che Videl era intenta a parlare con Gohan e
Chris… con un sacchetto della gelateria in mano! Allora capì tutto e scoppiò a
ridere in faccia al ragazzo, confuso. Si fissarono negli occhi e poi Kyra fece
per andarsene, ma il ragazzo le fermò il polso guardandola male.
<< Dopo che mi hai fatto perdere tutto
questo tempo, te ne vai così? >> Chiese. Kyra si portò un dito al mento
fingendo di pensare e poi rispose sorridente.
<< Sì! >> Esclamò. Strattonò la mano,
ma non lui non la lasciò andare.
<< E invece no, mia cara. Mi merito un
premio. >> Attirò a sé la ragazza e le strinse la vita con un braccio.
<< Non ci provare, tesoro, sono
fidanzata. >> Strattonò ancora con più forza.
<< Oh, ma non me ne frega un santo
accidente. >> La strinse di più e con uno scatto posò le sue labbra su
quelle fredde di Kyra, che sgranò gli occhi e si divincolò mentre sentiva che
la lingua del ragazzo si insinuava tra le sue labbra chiuse ermeticamente. Con
uno sforzo immane si slacciò dal ragazzo e gli rifilò uno schiaffo, ansante.
<< Tu sei pazzo! >> Sibilò, prima di
andarsene dalla gelateria. Quando fu davanti alla porta però, si voltò
un’ultima volta verso il ragazzo e… gli fece bella mostra del suo curatissimo
dito medio con linguaccia incorporata.
Sbatté la porta della gelateria. Si unì ai suoi
amici e si diressero in silenzio verso l’unico posto che amava veramente, oltre
alla sua camera, di Satan City. Già, la chiesetta sopraelevata. Arrivarono lì
sopra e si sedettero comodamente a mangiare il gelato direttamente dalla vaschetta.
<< Che è successo con quel ragazzo in
gelateria? >> Chiese d’istinto Videl, assaporando il suo gelato alla
nutella.
<< Mi ha baciata e gli ho tirato uni
schiaffo. >> Rispose non curante della reazione che ebbe il suo ragazzo.
Infatti Chris sputò tutto il gelato alla viola che aveva appena messo in bocca.
<< CHE COSA??????? >> Videl scoppiò a
ridere, a Gohan andò di traverso il suo di gelato, mentre Chris… beh, lui
diventò tutto rosso e si mise ad urlare, girando per tutta la piccolissima
piazzetta della chiesa.
<< Ma gli ho tirato uno schiaffo! >>
Si giustificò Kyra, sopprimendo a stento una risata.
<< NON ME NE FREGA NIENTE! HAI BACIATO
QUELLO LI! >> Chris era in preda ad un attacco isterico. Camminava avanti
e indietro per la piazzetta e urlava come se gli avessero ammazzato qualcuno.
<< Chris! Chris,
svegliati! Se fosse stato qualcosa di importante non te l’avrei mica detto! E
poi, lo sai che io amo solo te… >> Fece gli occhioni a cuoricino, e Chris
non poté fare a meno di constatare che la sua ipotesi era esatta. Altrimenti
non glielo avrebbe detto, no?
Dopo molti ponderamenti, a detta di Kyra inutili,
castano sorrise e si sedette nuovamente tranquillo sulla panca di pietra.
<< VIDEEEEEEEEEEEEEEEEEEELLLL! >> Urlò
una voce fin troppo conosciuta.
<< Oh mio Dio! Ma pure qui no! >>
Imprecò la mora sottovoce. Non era umanamente possibile che se a trovasse
sempre appiccicata. Si mise le mani sulla fronte e aspettò che la sciagura la
raggiungesse.
Dopo poco arrivò una bambina dai capelli biondi e
gli occhi verdi con un insolito vestitino a fascia verde mela.
Sissi saltò al collo di Videl.
<< Ciaoooooo Videl!!! >> Urlò, facendo
quasi svenire Videl per il tono di voce. Era infatti talmente acuto, che
vinceva a tavolino con un’orchestra di gessi che strisciavano su una lavagna.
<< Ciao Sissi. Immagino tu voglia salire su
Sennar! >> Si trovò quasi ad urlare perché le sue orecchie erano fuori
servizio.
La bambina annuì e saltò giù dalle gambe di Videl,
che chiamò con un fischio il suo lupetto. No, ti prego! Di nuovo no! La
implorò nuovamente il lupo. Lei lo guardò con sguardo basso per chiedergli
scusa. Perdonami amico, ma non ce la faccio a tenerla in braccio. Deve stare
zitta… Si scusò.
Il lupo prese a passeggiare tranquillamente per la
piazzetta, con il muso basso. Videl scosse la testa e gli sorrise dolcemente.
Gohan si avvicinò a Videl.
<< Ma Sissi è venuta sola? >> Le
sussurrò all’orecchio. Lei fece qualche calcolo mentale e sbiancò. Si voltò di
scatto verso il ragazzo che le aveva parlato e per sbaglio le loro labbra si
incontrarono. Dopo pochissimo si staccarono, nuovamente rossi. Ma cavolo!
Stiamo insieme e ancora divento rossa come un pomodoro quando ci baciamo??? E
questo non è manco stato intenzionale!! Uffa! Scostò lo sguardo da quello
di Gohan, che sorrise divertito, rimanendo comunque rosso pari ad un peperone.
<< Ma voi due diventate sempre rossi??
>> Chiese ad un certo punto Goten, sbucando dal nulla. Kyra scoppiò a
ridere insieme a Chris, mentre i due in questione diventavano ancora più rossi.
Goten si sedette in braccio a Videl e prese a mangiare dal cucchiaino di Videl.
<< Mi sa di sì, piccoletto. >> Appurò
la ragazza, con aria esasperata.
<< Fratellino, allora, vai a chiedere a
Sissi se è venuta sola. >> Gohan spinse il fratello giù dalla ragazza e
lo incoraggiò ad andare da Sissi.
<< Com’è che ti preoccupi tanto per Sissi?
>> Gli chiese con fare indagatore Kyra. Lei odiava tutto e tutti coloro
che avevano a che fare con Erin. Ci aveva fatto pace per quei due giorni, ma
quando aveva scoperto cosa aveva fatto, aveva ricominciato ad odiarla.
<< Sarà anche la sorella di Erin, ma è pur
sempre un bambina, no? >> Logica spiazzante, Holmes. Videl e Kyra fecero
spallucce.
Poi una scosse li pervase tutti. Le due ragazze si
guardarono con occhi spalancati. Gli occhi di Chris si appannarono del tutto e
davanti a lui si consumò una scena. Gohan invece chiuse gli occhi e poté
distinguere un’aura molto superiore a tutte quelle terrestri.
<< Avete sentito anche voi? >> Trunks
e Goten si avvicinarono correndo alla panca di pietra e si sedettero. I 4
ragazzi annuirono cupi. Le gemelle si avvicinarono a loro volta. Loro erano più
tranquille, ma erano comunque preoccupate. Anche loro, seppur nuove in quel
campo, avevano sentito quel qualcosa.
<< Cosa può essere? >> Chiese Videl,
interrompendo quel silenzio pieno di tensione.
<< Non ne ho la più pallida idea. >>
Ammise Kyra, scotendo il capo, con gli occhi grigi pieni di terrore.
<< Chris ha visto qualcosa. >>
Subentrò Nihal, che stava fissando intensamente gli occhi appannati del
castano.
Tutti si voltarono verso di lei, che alzò le
spalle, poi verso il ragazzo con gli occhi praticamente grigi.
<< Oddio, Chris, che hai visto?! >>
Esclamò scotendolo per le spalle la sua ragazza, sperando di farlo tornare come
prima. Finalmente, dopo un po’, i suoi occhi tornarono blu e profondi.
<< Ho visto le fiamme. Il sole completamente
rosso. Delle navicelle. Il cielo nero, ma nessuna nuvola. Tanta, tantissima
distruzione. Ho paura che tocchi a te, Videl. >> Detto questo, Videl ebbe
un cedimento. Ma proprio adesso? Perché?? Gohan l’afferrò prima che potesse
cadere.
<< Tutto bene? >> Chiese, tenendola in
braccio per paura che potesse cadere di nuovo.
<< No! No che non va bene! porca miseria,
adesso che sta andando tutto per il meglio!! >> Si trattenne dallo
scoppiare a piangere solo perché era tra le braccia del suo ragazzo. Si
avvicinò di più a lui con il corpo, strinse forte nei pugni la canottiera di
Gohan e strusciò il viso sul suo petto. Gohan, dal canto suo, la abbracciò più
forte. Non era sola, e non lo sarebbe mai stata.
Rimasero in silenzio ad osservarsi per qualche
minuto, forse ora, nessuno lo sa di preciso. ma quando poi si staccarono, Videl
aveva una strana luce negli occhi. Era la determinazione. Nessuno avrebbe più
rovinato la sua vita, nessuno. Saltò in piedi e prese a camminare decisa giù
per le scale.
Sissi e Sennar erano scomparsi. Tanto meglio,
Sennar arrivava con un fischio e Sissi… beh, Sissi che se ne rimanesse dov’era.
Non era di nessuna utilità.
Kyra la affiancò dopo poco.
<< Cos’ hai, Vid? >> Le chiese
preoccupata, cercando di scrutare in quegli occhi di ghiaccio.
<< Vado a vivere la mia vita. >>
Rispose enigmatica la mora. Si avviò con passo marziale verso un negozio.
Davanti all’entrata, sospirò profondamente. Non era sicura di quello che
faceva, ma sapeva di doverlo fare. Spalancò la porta di legno e scostò con,
praticamente nulla, eleganza la tenda bordeaux. Si aggrappò ad una mensola per
non cadere. L’odore che si sentiva dentro al piccolo locale era peggio
dell’ospedale. Lattice, sangue, polvere e puzza di marcio.
<< Non penserai davvero che io ti segua qui
dentro, vero? >> Esclamò scettica una voce da fuori del locale. Videl
scosse la testa.
<< Fai come vuoi. >> Rispose semplicemente.
Ma questo bastò a far entrare anche Kyra. Anche lei si aggrappò ad un appiglio,
e quell’appiglio fu Videl ancora con le mani saldamente avvinghiate alla
mensola. Quando si abituò un po’, quel giusto poco che basta per rimanere in
piedi senza cadere, a quell’aria lasciò la mensola. Tutti gli uomo nel locale
si voltarono verso di lei.
Nessuno aveva mai visto una ragazza entrare in
quel posto, tanto meno due ragazze. Le due ragazze più ricche e belle di Satan
City. Le squadrarono da capo a piedi. Videl si sentì percorre la schiena da un
brivido di freddo. Rimase impassibile.
Si avvicinò a passo deciso ad un uomo con in mano
uno straccio e una sottospecie di siringa nera.
<< Cosa posso fare per te? >> Chiese
l’uomo posando lo straccio su un tavolo.
Nel locale si potevano scorgere un sacco di
rumori. Ronzii elettrici, urla soffocate e gemiti di dolore erano però quelli
che si sentivano meglio e quelli che incutevano più terrore. Videl inspirò
profondamente.
<< Voglio farmi dei tatuaggi. >>
Rispose con un fil di voce. L’uomo non sentì.
<< Cosa? Senti, noi non facciamo cose senza
permesso dei genitori, e tu sei una ragazzina. Vai a casa, è meglio. >>
Non l’avesse mai detto! Videl alzò di colpo il volto e strinse il colletto
della camicia dell’uomo in una mano. Lo alzò fino a fargli sbattere la testa
contro un quadro.
<< Io non sono una ragazzina. E ho detto,
che voglio un tatuaggio! >> Disse con tutta la voce che aveva in corpo.
Tutti nuovamente la fissarono, mentre Kyra quasi non si rotolava a terra dalle
risate.
L’uomo annuì e Videl lo lasciò cadere malamente
sulla sua sedia.
<< Allora che tatuaggio vuoi? >> Le
chiese, cercando accuratamente di non balbettare.
Le porse un catalogo con tutto quello che aveva in
repertorio, ma Videl aveva ben altre idee in mente.
Prese un blocco notes e una matita. Si mise a
disegnare quello che avrebbe voluto. Un angelo con le ali rosse sangue.
Vestitino rosso, aureola dorata, coda da diavoletto e un piccolo scettro
luminescente bianco. Ecco, era quello che voleva.
Porse il blocco all’uomo che lo fissò un po’
incredulo. Poi alzò le spalle.
<< Dove lo vuoi? >> Videl gli mise
davanti l’avambraccio spostando il viso verso Kyra, che nel frattempo si era
tirata su in piedi.
<< Dammi la mano, Kyra. >> Le chiese,
cercando di usare il tono più dolce che aveva. Ma la sua amica scosse la testa,
e uscì dal negozio.
<< Ha paura degli aghi la ragazzina.
>> Constatò l’uomo a bassa voce, Videl lo sentì e si girò di scatto verso
di lui.
<< Non provare a dire niente su Kyra, hai
capito? >> Sibilò. L’uomo alzò le spalle e tornò a fissare il disegno che
aveva fatto Videl.
Dopo poco entrò un ragazzo. Capelli neri e occhi
neri. Inconfondibile. Si avvicinò a Videl e le si sedette accanto.
<< Cosa vuoi fare, Videl? >> Le
chiese. Era preoccupato. Lei gli sorrise e lo baciò velocemente.
<< Un tatuaggio. Mi dai la mano? >>
Gohan annuì poco convinto. Le porse una mano che lei afferrò immediatamente.
<< Vado? >> L’uomo la guardò meno
convinto di Gohan, ma la ragazza non si lasciò scoraggiare. Annuì decisa e
strinse i denti. Sentì un batuffolo di cotone passare in rassegna il suo
avambraccio, per poi lasciare posto ad un aggeggio molto meno benevolo. Si
sentì male. Quel coso le stava entrando nella pelle e le faceva male. Strinse
con più forza la mano di Gohan, che ricambiò con un sorriso sforzato. Videl
chiuse ermeticamente gli occhi. Sentiva tracciare i contorni dell’angelo sul
suo corpo e si sentiva male. Poi le ali, le rifiniture del vestito… una lacrima
dispettosa le scese sulla guancia rosea, e prontamente Gohan gliela asciugò con
il pollice. Videl gli prese quella mano e la strinse sulla sua guancia.
Gli stivali, la coda e infine l’aureola. Il tutto
era durato circa mezz’ora. la mezz’ora più lunga di tutta la sua vita.
Aprì gli occhi e si voltò verso l’uomo che stava
pulendo l’attrezzo. Aveva finito.
<< Com’è venuto? >> Gli chiese,
guardando la garza che si distingueva dalla sua pelle morbida.
<< Bene direi. Devi disinfettarlo ogni
giorno. Capito? >> Le diede le istruzioni. Videl annuì e fece per
prendere la borsa e tirare fuori il portafoglio, quando l’uomo le prese la mano
e la fermò.
<< Stai tranquilla. Offre la casa per una
ragazza così coraggiosa. >> La ragazza sorrise radiosa ed uscì, sempre
tenendo per mano Gohan. Uscirono dal locale e la luce del sole li accecò.
<< Allora, cos’ hai fatto? >> Le
chiese appena fuori Chris, notando la garza bianca. Lei storse le labbra e si
tolse con un colpo secco la garza bianca. Kyra e Chris rimasero sorpresi. Era
un tatuaggio bellissimo.
<< Ma perché…?? >>
<< Te l’avevo detto Kya. Ho vissuto. Volevo
farmelo un tatuaggio, ma visto che tra poco rischio di non esserci più… ho
deciso di accelerare i tempi. >> Sorrise. I quattro bambini erano seduti
sui gradini ad aspettare, con i visi a terra, che uscissero da quel posto. Si
allontanarono e tornarono a casa di Videl. In soggiorno trovò sua madre che si
tagliava i capelli con un paio di forbici.
<< Mamma? >> Jodel si voltò di scatto
e sorrise alla figlia.
<< Ciao piccola! Anche tu un tatuaggio?
>> Le chiese quando vide l’angelo sul suo braccio. Videl arrossì un po’ e
annuì. La madre si alzò un poco la maglietta per far vedere che anche lei ne
aveva uno all’angolo destro del ventre.
<< Mamma, ma che stai facendo con le
forbici? >> Guardò le forbici argentate della donna e un mucchietto
informe di capelli neri sul pavimento.
<< Me li sto tagliando. Avete sentito anche
voi, no? >> Gli altri annuirono cupi. << Allora i capelli lunghi
sono abbastanza d’intralcio. >> Continuò, per poi riprendere in mano le forbici
e continuare la sua opera. Videl si toccò i capelli che le arrivavano alla
schiena. Non voleva tagliarseli, ma sapeva di doverlo fare. Andò dalla madre e
le finì lei il lavoro. Jodel si alzò dal divano e andò a specchiarsi. I capelli
corti le davano un’aria un po’ più giovanile. Si sedette accanto a Videl
brandendo le forbici argentate in una mano.
<< Vado? >> Videl si voltò dall’altra
parte e annuì. Un ultima stiratina con la mano sui suoi adorati capelli e via.
Con un colpo di forbice netto, una matassa morbida e nera cadde a terra,
unendosi con quella della madre. Videl riprese a respirare. Aveva trattenuto il
fiato.
<< Kya, vieni un attimo su con me, voi
aspettatemi in giardino, scendo subito. >> Detto questo prese la mano
della sua migliore amica e la trascinò in camera sua.
Andò allo specchio e si fissò, incredula. Aveva i
capelli corti. Se li era tagliati. Scosse la testa e andò a sedersi accanto a
Kyra sul letto.
<< Dobbiamo allenarci, lo sai? >> Le
fece notare la bionda, appena l’amica si sedette.
<< Sì, lo so. Appunto per questo siamo in
camera mia. Tu ti devi cambiare. >>
<< No, mi rifiuto di mettermi uno dei tuoi
vestiti da maschio. >>
<< Beh, allora, se vuoi puoi allenarti con
la minigonna e far vedere a tutti le tue mutande se ti va. >>
<< Okay,
okay! Che palle, mi hai convinta. >> Videl
spintonò l’amica e si alzò per andare ad aprire l’armadio. Prese un paio di
pantaloncini, una maglietta nera e un paio di scarpe da ginnastica. Li lanciò
sul letto. In poco tempo, Kyra si cambiò. Non sembrava neanche lei. Era solita
vestirsi da donna, non da uomo come la costringeva in quel momento Videl.
Scesero le scale e arrivarono in giardino. C’era
anche Jodel con loro e si stava riscaldando. Nella loro visuale apparvero
cinque teste bionde.
<< Ma che…? >> Provò a chiedere la
bionda, ma qualcuno sfondò la porta. Videl corse alla porta ormai a terra e
vide Vegeta camminare dentro tranquillo.
<< Gohan! >> Chiamò la ragazza. In un
secondo il ragazzo le si affiancò.
<< Che c’è? Oh, ciao Vegeta! >> Salutò
allegramente il ragazzo.
<< La terrestre ti vuole. >> Fece
brusco l’uomo, fissandolo negli occhi.
<< Zia Bulma mi vuole dici? >> Gohan
scrollò le spalle e si avvicinò all’uomo, evidentemente scocciato di aver
dovuto lasciare la sua Gravity Room per andare a cercare il figlio di Kaharot.
<< Sì. Dice che ha una cosa nuova per te.
>> Spiegò senza troppo entusiasmo Vegeta. Il ragazzo si avvicinò a Videl
e le sussurrò che doveva andare da Bulma per sapere che voleva. Videl annuì
scocciata. Tornò in giardino e si avvicinò alla madre.
<< Mi insegni qualcos’altro mamma? >>
Le chiese, con la curiosità di un bambino nella voce. Jodel annuì sorridente.
<< Controllo della mente. Avanti, siediti.
>> Si sedette a gambe incrociate e fece sedere davanti a lei la figlia.
<< Dov’è Sennar? >> Chiese incuriosita dall’assenza del lupo al
fianco della ragazza.
Videl fischiò e con una nuvola rossa apparve
Sennar in tutta la sua grandezza.
<< Eccolo. >> Videl si fece leccare
una mano dal lupo.
<< Okay, ora prova a fargli fare qualcosa
che da solo non farebbe mai. >>
<< Ovvero mordere la padrona? >>
<< Perfetto! Sei pronta? Guarda che fanno
male i denti dei lupi. >> Videl la guardò stranita. Cioè, sua madre le
ordinava di farsi mordere dal suo lupo? Ma che diavoleria era?
- Sennar, mordimi. – No. – Eddai! – No. – Sennar?
Sbaglio o sono la tua padrona? – Sì,ma non voglio morderti! – Avanti
cuccioletto! Devo ordinartelo! -
<< Videl! >> Tuonò la donna,
percependo che i due stavano discutendo.
<< Che c’è? >> Videl si risvegliò e
guardò confusa la madre.
<< Non devo convincerlo a morderti, ma
costringerlo! Cioè, devi possedere la sua mente. >> Jodel era una maestra
severa. Ordinò di riprovarci.
- Ti ordino di mordermi! – No! -
La ragazza sgranò gli occhi verso il lupo, che
sembrava più testardo di lei, e ce ne vuole…
<< Mamma non riesco! Non vuole ascoltarmi!
>> Si lagnò lasciando ciondolare la testa.
<< Ce la devi fare, piccola. Abbiamo
imparato quasi tutti… e tu non sei meno potente degli altri. Lo sai. >>
La donna le passò una mano sui capelli corti.
<< Ora ci riprovo. >> Chiuse
nuovamente gli occhi e provò a concentrarsi il più possibile.
- Sennar… mordi la tua padrona. – Ordinò.
Improvvisamente sentì un dolore lancinante alla mano. Aprì di scatto gli occhi
e perse la concentrazione, così il lupo si slacciò dalla mano.
<< AHIA! Cavolo, fa male!!! >> Urlò,
osservandosi i buchetti che grondavano sangue sulla sua mano. Jodel aveva un
luccichio negli occhi. Brillavano di luce propria. Poi Videl collegò. Ce
l’aveva fatta!! Si alzò di scatto in piedi e saltò addosso alla madre, che
rise.
<< Dammi la mano, Figlia. >> Le prese
la mano ferita e le stese sopra l’altra mano. Chiuse gli occhi e da quella mano
scaturì una luce bluastra. In pochi attimi, il dolore scomparve e i buchetti
rimarginati.
<< Me lo puoi insegnare? >> Jodel la
guardò storta e Videl capì. << Ho capito, come quella cosa delle pupille.
>> Continuò e poi si accasciò a terra, stanca.
<< Siamo tornati! >> Urlò la voce di
Gohan dall’altra parte della casa. Sicuramente era entrato in casa, visto che
la porta era allegramente spezzata sul pavimento.
<< Siamo? >> Jodel si mise una mano
sul mento per ragionare, ma venne interrotta dalla brusca entrata di Vegeta nel
giardino.
<< Vegeta, stai tranquillo! >> Lo
rimproverò Gohan, esasperato. Vegeta lo guardò malissimo e il ragazzo alzò gli
occhi al cielo. Gli occhi dell’uomo scorsero su tutti i presenti. C’erano le
due gemelle trasformate che si stavano allenando con suo figlio e con il figlio
di Kaharot; una ragazza bionda con una coda alta e con una lancia bianca che
cercava di colpire un ragazzo con gli occhi chiusi, e infine una donna dai
capelli neri in piedi davanti a lui, con accanto la ragazza di prima.
<< Donna, ho fame. >> Ordinò,
guardandola truce. Jodel non fece un passo. Rimase immobile a osservarlo da
capo a piedi. E questo al Principe non piacque per niente.
<< Ti ho detto che ho fame. >> Ribadì,
facendo ricorso a tutto il suo, scarso, autocontrollo per non disintegrarla. La
donna non si mosse nuovamente.
<< Mi hai sentito donna? Ti ho ordinato di
farmi da mangiare! >> Esclamò fuori di sé.
con uno scatto, Jodel si parò dietro al Principe e
gli attorniò il collo con un braccio, mentre con l’altra mano percorreva la
gola con un’unghia lunga e affilata.
<< Ho un nome, sai? Non provare più a darmi
ordini. >> Gli sibilò all’orecchio. Lo lasciò e tornò vicino alla figlia.
Dopo questa presentazione amichevole, ognuno prese
ad allenarsi. Vegeta, ferito nell’orgoglio, attaccò Jodel e da lì cominciò una
lotta senza esclusione di colpi. Gohan e Videl si allenarono insieme, Chris e
Kyra, Trunks e Soana e Goten e Nihal.
Sembrava procedere tutto per il meglio, quando fu
ora di cena.
Con un colpo, Jodel stese Vegeta e si diresse in
cucina, cominciando a preparare la cena.
Tutti gli altri si fermarono e rimasero allibiti
dalla forza della donna. Aveva parecchi tagli sul viso e la sua tuta era quasi
del tutto stracciata, ma era comunque ancora fortissima e piena di energia.
<< Finalmente ho trovato qualcuno alla mia
altezza, oltre a Kaharot. >> Bisbigliò il Sayan alzandosi in piedi di
scatto. Anche lui era ridotto male. Pieno di graffi e una parte della tuta era
completamente lacerata. Uscì di casa e si diresse volando alla Capsule
Corporation, avvisando la moglie che Trunks e Soana non sarebbero tornati né
per la cena, né per la notte.
quando fu pronto, si sedettero tutti a tavola.
Mangiarono e dopo decisero di allenarsi ancora un po’, in vista dell’imminente
pericolo.
Era ormai notte, quando Gohan si accorse che
dovevano tornare a casa per dormire. Videl lo fermò.
<< Beh, tu mi hai ospitata no?, quindi ora
tocca a me restituire il favore. >> Esclamò solare la ragazza,
prendendogli il polso.
<< Videl ha ragione, è tardissimo. Rimanete
pure qui per la notte. tanto ci sono delle camere. >> Rincarò anche
Jodel, sorridendo. Alla fine cedettero.
Si ritirarono nelle stanze, dopo aver deciso come
dormire. Kyra e Chris, che si staccavano solo per andare in bagno, decisero di
dormire insieme. I 4 bambini avevano una stanza tutta loro a pian terreno, dove
c’erano 4 letti tutti vicini. Jodel si ritirò nella camera del marito e Videl e
Gohan rimasero soli nella camera della ragazza.
Si infilò prima lui, poi lei, che sprofondò
immediatamente in un sonno felice, tra le braccia del ragazzo che amava.
Ce l’ho fattaaaaaaaaaaaaaaa!! Hola a todos mes amigos! C’è stato un blocco nel pubblicare perchè ero sempre fuori con
gli amici xD ringraziamenti ^^
Cavolovai: UIIII me lusingata! Già già, i capelli. Mi ricordo una volta
che Vegeta aveva detto a Goku che i capelli dei Sayan rimanevano sempre uguali.
Beati loro! Io li ho tagliati ieri. Mi sento praticamente nuda senza i miei
capelli mossi sulle spalle!!! Buuuuuu! Ma per il caldo questo ed altro! Sono
contenta che ti piacciono Nihal e Soana. ^^ Volevo inserirle delle gemelle
nella storia e a quanto pare ho fatto bene!! il padre delle gemelle è agli
arresti domiciliari, ma non so ancora che fine fargli fare! E poi hai visto??
Qui si comincia con i cattivi!! (cretina Barbycam che non sai contro chi farmi
combattere ancora! NdVidel che mi guarda arrabbiata, pronta a
trasformarsi.)(Buuuu! Non è colpa mia se sono a corto di idee! E poi zitta, che
ti sto facendo sempre dormire con Gohan! NdMe che si incrocia le braccia al
petto.)(hai ragione! ^/////^ NdVidel che si è sciolta come burro al sole.)
Concordo con te. Vai a fucilare tua sorella! No scherzo. Almeno tua sorella la
ascolta un po’ di musica, mio fratello manco quello! Povero ragazzo, lo sto
perdendo. -.-‘’’ Bye bye aspetto le tue triple recensioni che mi fanno tanto,
tanto piacere ^^
Ary22: Già già. Almeno quello ^^
Tara: Va benissimo sia Barby sia Cam
^^ fammi sapere anche per questo, oki? Thanks! Kiss
Giul_ssj: xDDDD Tranquilla, anche io non ci capisco quasi niente! Per
questo ho chiesto… ^^
Capitolo 14 *** La festa della donna e l'Angelo Nero ***
[ Si infilò prima lui, poi lei, che sprofondò immediatamente in un sonno
felice, tra le braccia del ragazzo che amava
[ Si infilò prima lui, poi lei, che sprofondò
immediatamente in un sonno felice, tra le braccia del ragazzo che amava. ]
Quella mattina, Videl si
svegliò di soprassalto. Quel giorno era la festa della donna. Si rigirò nel
letto e quando sentì il suo corpo contro quello di qualcun altro le prese un
colpo. Si voltò di scatto, per vedere Gohan addormentato come un agnellino al
suo fianco con un braccio appoggiato sulla sua vita. Videl gli sorrise
dolcemente e gli baciò la fronte. Convinta che ci fosse più materasso tra lei e
il pavimento, si spostò decisa. Ma qualcosa non l’aveva calcolato di certo,
perché finì a terra con un botto. Gohan alzò il viso ancora assonnato il più
velocemente possibile dal cuscino e vide la sua ragazza distesa sul pavimento
con lembi di lenzuola che le coprivano il corpo.
La ragazza si alzò di
scatto trascinando con sé le lenzuola, di conseguenza scoprì Gohan, che non se
ne accorse più di tanto. Infatti si rigirò come se niente fosse dall’altra
parte del letto. Videl riprese a respirare tranquillamente e scese le scale
sbadigliando. Quello che vide la spaventò. Con un salto piombò a terra con un
secondo tonfo e corse in cucina.
<< Ehi! E tu chi
sei?! >> Strillò, probabilmente svegliando tutti gli altri occupanti
della casa, guardando negli occhi l’uomo in casa sua.
<< Non sono affari
che ti riguardano, ragazzina. Ora togliti dai piedi. >> Le intimò. Lei
non si mosse e continuò a fissarlo negli occhi.
<< Sono
assolutamente affari miei se sei entrato in casa mia, stai distruggendo la mia
cucina e stai prendendo a botte una mia ospite! >> Si avvicinò all’uomo e
gli tolse dalle mani Nihal, che stava facendo di tutto per non piangere.
Lui la guardò malissimo e
le tirò uno schiaffo in pieno volto.
<< Non metterti
sulla mia strada, ragazzina. >> Le sibilò, cercando di riprendere in mano
la situazione.
<< Oh… ha commesso
il più grande errore della sua vita entrando qui lo sa? >> Stava
cominciando a trasformarsi, ma una vocina interruppe la sua trasformazione.
<< Videl, fai fare a
me. >> Soana si fiondò in cucina davanti alla ragazza e si trasformò in
Super Sayan. Anche Nihal la seguì a ruota e Videl non poté fare a meno di
sorridere a quelle due gemelle.
<< Non provare mai
più a toccare Videl. Hai capito papà?!?! >> Nihal si mise davanti alla
ragazza e mise le mani sui fianchi.
<< Mocciosa, come ti
permetti? Sono tuo padre! >>
<< Non me ne importa
un accidente se sei mio padre o no! Non puoi trattarci così. Né noi, né lei.
>> Riprese Soana, mettendosi accanto alla sorella.
<< Mocciose impertinenti!
>> L’uomo assaltò Soana che, come se volesse farlo apposta, si lasciò
sollevare fino al viso del padre. Poi, dopo averlo guardato negli occhi, gli
prese il polso con le sue esili manine, stringendo più che poteva. Infatti dopo
poco, l’uomo lasciò andare la figlia che, invece di cadere rovinosamente a
terra, rimase sospesa a mezz’aria davanti a lui. Senza neanche usare tutta la
sua forza, la bambina sferrò un cazzotto sul volto del padre, che venne
lanciato dall’altra parte della cucina.
Soana scese a terra e si
appoggiò al muro della cucina. Alzò il viso e notò solo allora che ore erano.
Le 6 e 30.
<< Mocciosa! Cosa
credi di fare, eh?!?! >> L’uomo si rialzò in piedi molto lentamente.
<< Non ci provare
papà! >> Abbaiò Nihal, parandosi davanti alla sorella.
<< Sei solo una
mocciosa, cosa pensi di raggiungere mettendoti contro di me? Sono sempre vostro
padre! >> L’uomo si lanciò di forza contro sua figlia e le impresse la
sua mano sulla guancia. Nihal non si mosse, e gli tirò un calcio alle caviglie
per farlo cedere.
<< Ora basta! Se ne
vada! E non provi mai più ad entrare in casa mia, ha capito? >> Videl si
alzò in tutta la sua statura e spinse violentemente l’uomo fuori casa. Questo,
prese a barcollare e sparì per un viottolo. Le due gemelline tornarono normali
solo quando loro padre fu scomparso completamente dalla loro vista.
<< E questo era
vostro padre? >> Chiese Videl, accasciandosi su una sedia.
Le due bambine annuirono
cupe. Si sedettero ai lati della ragazza e appoggiarono completamente il viso
sul tavolo.
<< Wow… volete
mangiare? >> La ragazza scattò in piedi e si diresse verso la credenza,
tirando fuori una tazza. Le due annuirono nuovamente.
<< Che è successo
qui dentro? >> Una Jodel in vestaglia e occhi rossi dal sonno entrò in cucina,
stiracchiandosi le braccia ancora addormentate.
<< Nulla di che
mamma. È solo entrato il padre delle gemelle. >> Rispose Videl
noncurante, prendendo altre tre tazze.
<< Ah. Va bene.
Allora, buona festa della donna ragazze. >> Sorrise e si sedette su una
sedia in attesa che sua figlia preparasse la colazione.
<< Grazie, anche a
te. >> Kyra sbucò dalla porta della cucina tutta sprizzante di gioia per
la notte passata a dormire beatamente.
<< Perché non
portate la colazione in camera ai belli addormentati? >> Propose Jodel,
alzandosi dalla sedia di scatto. Tutte annuirono e la donna cominciò a tirare
fuori vassoi e vassoi strani per metterci sopra tutto quello che le passava per
la testa.
Quando riempì tutti e 4 i
vassoi, perché riuscì anche a convincere le due bambine, le spinse verso le
camere, mentre lei se ne tornava tranquillamente a dormire in camera propria.
Videl si guardò un attimo
intorno, poi se ne tornò in cucina seguita dalle altre. Tolse tutto quello che
la madre le aveva messo nel vassoio e prese solo un croissant a testa, un
bicchiere di succo di frutta e un tovagliolo. Sorrise e salì in camera sua,
seguita da Kyra, che anche lei dormiva al piano superiore. Le due gemelline
erano entrate tranquillamente nella cameretta dove i due sayan dormivano ancora
beatamente, mentre le due ragazze salivano tenendo in equilibrio il vassoio che
rischiava di cadere ad ogni passo.
Si divisero e ognuna entrò
nella camera del suo amato.
Come previsto da Videl,
Gohan era ancora mezzo addormentato tra le lenzuola attorcigliate. La ragazza
sorrise a quella immagine. Posò il vassoio su un tavolino poco distante dal
letto e si sdraiò accanto al ragazzo, per poter sentire ancora un po’ di
calore. Appena la sua testa toccò il cuscino, sentì un mugolio da parte di
Gohan, che si girò verso di lei, tenendo sempre gli occhi chiusi. Gli sorrise
dolcemente e gli baciò la punta del naso. Poi si rannicchiò per bene sotto le
lenzuola pronta a ricominciare a dormire. Era da un po’ che non riusciva più a
dormire la notte e aveva troppo sonno per fare altro.
Il sayan, accanto a lei,
si girò nuovamente.
<< Ti amo. >>
Sussurrò avvolgendo Videl con le braccia e stringendola a sé. Lei spalancò gli
occhi e un sorriso le affiorò spontaneo in viso.
<< Anche io.
>> Rispose di rimando, senza usare un volume di voce più alto di quello
usato da lui. Si addormentò. E quella volta dormì veramente bene.
Quando si accorse di
essersi addormentata quando doveva semplicemente portare la colazione a letto
al suo ragazzo, si alzò di scatto, stropicciandosi gli occhi. Era da tantissimo
che non riusciva a dormire serenamente come quella volta. Senza forze, si
lasciò di nuovo cadere sul materasso del letto, rigirandosi come un’anima in
pena tra le lenzuola bianche. Poi, non riuscendo a riaddormentarsi, decise di
alzarsi. Si stiracchiò le braccia e poi saltò in piedi per svegliare i muscoli
delle gambe. Dopo aver inclinato la testa sia da una parte che dall’altra, si
diresse in bagno per farsi una doccia. Dopo due minuti era già fuori, profumata
e pulita, con un accappatoio lungo fino al ginocchio. Uscì dal bagno che aveva
il cappuccio tirato fino a coprirle gli occhi. Si avviò al computer, si sedette
sulla sedia e mise una mano sul mouse, pronta ad accendere la musica. Ma quando
sentì un movimento sotto di lei, scoprì che non era seduta sulla sedia. Ma su
qualcosa di vivo.
<< Ben svegliata
dormigliona. >> Le sussurrò una voce all’orecchio. Lei si voltò verso il
letto, per constatare che era assolutamente vuoto. Allora si rimise a guardare
il monitor del suo amatissimo computer per riflettere, quando però vide che la
schermata non era nera, ma era la pagina iniziale di Msn.
<< Videl stai bene?
>> Le chiese nuovamente la voce. Lei si voltò di scatto, per scontrarsi
con gli occhi neri del suo ragazzo. Fece un respiro di sollievo sapendo che
fosse lui. Ma poi si ricordò di essere in accappatoio, seduta su di lui, così
si alzò di scatto dalla sedia.
<< Ma sei sicura di
stare bene? >> Riprese Gohan, fissandola negli occhi, un po’ rosso
d’imbarazzo.
<< Certo! Perché no?
>> Istintivamente, la ragazza si strinse di più l’accappatoio addosso, e
scappò nuovamente in bagno per cambiarsi.
Uscì che era vestita con
la prima cosa che aveva trovato, ovvero un vestito fino al ginocchio con le
bretelle. Posò l’occhio sul vassoio vuoto sul tavolino e sorrise.
<< Buona festa della
donna, Videl. >> Gohan le si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia.
<< Hai mangiato
vedo. >> Rispose lei, portandosi le braccia del ragazzo al ventre.
<< Sì. Buonissimo.
>> Il sayan appoggiò il mento nell’incavo della spalla di lei, per
stringerle di più la vita. Erano davanti al letto, ed erano stretti in un
abbraccio dolce e pieno d’amore.
<< Ehm ehm… capisco
che vogliate avere un po’ di intimità,
ma se proprio dovete fare ‘ste cose chiudete la porta a chiave. >> Chris
aveva appena spalancato la porta per chiamare i due ad allenarsi, e stava
scoppiando a ridere.
Per primo si voltò Gohan,
che si staccò da Videl tutto rosso di vergogna in viso. Poi, si decise a
voltarsi anche Videl. Quando però incrociò lo sguardo del suo ragazzo e collegò
quello che aveva detto Chris, raggelò e diventò tutta rossa.
<< Voi due vi siete
proprio trovati. >> Disse, scotendo la testa il castano, chiudendosi la
porta alle spalle. Gohan e Videl si scambiarono uno sguardo veloce poi
scoppiarono a ridere.
<< Dai, scendiamo.
>> Propose il ragazzo avvicinandosi al letto per prendere il vassoio
vuoto.
<< Io devo cambiarmi
però! Se ci dobbiamo allenare… non posso con un vestitino così! >> Si
indicò scandalizzata per una tale mancanza di spirito d’osservazione da parte
di Gohan.
<< E allora
cambiati. >> Rispose quest’ultimo, noncurante. Poi collegò arrossì di
nuovo. << No, scusami! Okay, esco, ma muoviti. >> Aggiunse, con lo
sguardo basso e una mano a massaggiarsi la testa con imbarazzo. Lei rise e si
infilò i pantaloncini direttamente sotto il vestito. Poi, visto che aveva avuto
la brillante idea di mettersi il reggiseno sotto al vestito, se lo tolse senza
troppe scene. Poi si diresse all’armadio per cercare una maglietta.
Il ragazzo alzò lo sguardo
e vide la sua ragazza in reggiseno di schiena con solo i pantaloncini. Arrossì
di botto e abbassò di nuovo lo sguardo. Eppure l’aveva vista in costume, e non
cambiava niente dalla biancheria. Scosse la testa rassegnato.
<< Fatto. >>
Annunciò ad un certo punto Videl parandosi davanti a Gohan seduto sul letto.
Gli alzò il viso e lo fece alzare completamente. Scesero le scale e posarono il
vassoio in cucina, per poi dirigersi in cortile. Stavano per cominciare anche
loro ad allenarsi, quando però suonarono al campanello.
Videl si avviò
controvoglia alla porta e aprendola per poco non ebbe un cedimento.
Davanti a lei c’erano le
due ragazze che odiava di più al mondo. Lesy e Erin. Una
con una cotta per Gohan e l’altra con una cotta per Chris.
<< Che ci fate voi
qui? >> Chiese, senza toppi complimenti. Le due si voltarono verso di
lei, si scambiarono un ultimo sguardo maligno e poi le sorrisero.
<< Siamo passate
perché volevano parlare con Chris e Gohan. Siamo già andate a casa loro, ma non
c’erano e ci hanno detto dov’erano. >> Rispose Lesy, con tono talmente
falso, che anche un sordo l’avrebbe capito. L’impulso di chiudere loro la porta
in faccia era veramente tanto, ma Videl fece appello al suo autocontrollo e le
fece entrare. Non offrì un bel niente a quelle due, anche se un bel calcio nel
didietro le avrebbe fatto bene. Le condusse in giardino senza dire una parola,
mentre le due dietro parlottavano vivacemente.
<< Eccoli. >>
Con un braccio indicò i due ragazzi, che stavano chiacchierando in attesa di
cominciare ad allenarsi. Kyra fece in tempo a tornare normale per non essere
scoperta e come lei anche Goten, Trunks, Soana e Nihal.
Lesy e Erin si
avvicinarono pericolosamente ai due ragazzi e cominciarono a parlarci assieme.
<< Scusate se vi
interrompo, ma che volete di preciso? Perché noi avremo cose importanti da
fare. >> Intervenne dopo qualche minuto Kyra, avvicinandosi al suo
ragazzo.
Lesy si voltò verso di lei
e le rivolse un sorriso maligno che non spaventò poco la bionda.
<< E che dovreste
fare? >> Chiese con ingenuità.
<< Non sono affari
tuoi. >> Rispose Videl avvicinandosi all’amica per evitarle di fare
idiozie.
<< Gohanuccio, non
ci dice che avete da fare! >> Gohan stava per eliminare quella insulsa
ragazza polipo che aveva osato richiamarlo Gohanuccio, ma evitò. Non rispose.
<< Dobbiamo
allenarci. >> Rispose invece Chris, che invece di farsi allentare la
presa sul braccio, la fece aumentare senza accorgersene.
<< Davvero???
Possiamo allenarci anche noi??? >> Erin fece gli occhi a cuore e i due
ragazzi non poterono fare a meno di annuire sconfitti. Videl e Kyra erano
cadute a terra contemporaneamente. Non ce l’avevano fatta, ed erano cadute a
peso morto a terra.
si rialzarono dopo un bel
pezzo e decisero di allenarsi loro due a vicenda. Ogni tanto lanciavano qualche
sguardo alle altre due ragazze che scorrazzavano affondando i tacchi alti nel
prato, spacciando quel correre di qua e la ad un vero allenamento. Poi però
Erin si fermò davanti a Videl, che non si era trasformata in Figlia.
<< Videl ti sfido.
>> Annunciò mettendosi le mani sui fianchi.
<< Perché dovrei
accettare? >> Fece scettica la mora squadrandola dall’alto in basso.
<< Perché se accetti
e vinci, io ti lascerò stare. Ma se vinco io, tu e Gohan dovrete lasciarvi.
>> Si guardarono negli occhi per un tempo indefinito, poi Videl
acconsentì. Fermarono tutti colore che si stavano allenando, e si fecero spazio
per la loro sfida.
<< Perde chi si
arrende… e chi muore. >> Vide annuì. Non le piaceva quell’affare, ma le
condizioni che aveva proposto erano troppo allettanti. Si misero in posizione,
quando ad un certo punto, alle spalle, Lesy tirò un calcio alla schiena di
Videl.
<< Ma che stai
facendo? >> Urlò Kyra scandalizzata. La spintonò e quella cadde a terra
rovinosamente, come poco prima era caduta Videl.
<< Io ho detto per
caso che non si possono unire anche altri al combattimento?? >> Disse in
tono saputello Erin, sorridendo beffarda ad una Videl sporca di terra sdraiata
a terra.
Anche la mora sorrise. Ora
tocca a me. Si rialzò con un salto. Si ripulì
con la mano i pantaloncini e la maglietta e poi sorrise, inumidendosi le labbra
con la lingua. Sentì il sapore di sangue. Si era tagliata il labbro inferiore
con una pietrolina cadendo a terra. Si morse il taglietto assaporando il sapore
di sangue. Poi aprì di scatto gli occhi e li fissò in quelli verdi di Erin.
Fece spallucce.
Si mise le mani sui
fianchi e aspettò che Erin l’attaccasse. La bionda non se lo fece ripetere. Si
scagliò sulla ragazza e le tirò un pugno in viso, che Videl schivò scostando
lievemente la testa. Ma un pugno le arrivò lo stesso in pancia e lei gemette di
dolore. Afferrò la mano della sua avversaria e la scaraventò a terra con forza.
Si tastò il ventre. Si portò la mano agli occhi e sbiancò. Le aveva infilzato
qualcosa lì dentro. E quel qualcosa erano le sue unghie lunghe.
Ci fu un rumore. Tutti si
voltarono verso il fautore del fracasso e videro Jodel con il vassoio caduto a
terra.
<< Mamma tutto bene?
>> Chiese Videl, voltandosi verso di lei. D’un tratto i vestiti che aveva
bruciarono, lasciandola in una tuta da combattimento aderentissima senza
maniche. Poi arrivarono dall’alto delle rondini completamente nere e le
volarono intorno. Quando si dileguarono, Jodel aveva un vestito lungo fino alle
caviglie nero come la pece, con un nastro argentato alla vita.
Erin e Lesy si
inchinarono, borbottando qualcosa di incomprensibile.
<< Mamma, ma che sta
succedendo? >> Videl si avvicinò alla donna cautamente. Poi si voltò di
scatto verso le due ragazze e sgranò gli occhioni azzurri nel vederle
inginocchiate. La coroncina d’argento sui neri capelli di Jodel si ispessì
vistosamente e divenne un vero e proprio diadema dorato.
<< Te l’avevo detto
che ero la regina. >> Rispose lei avvicinandosi a passo lento e deciso
alle due ragazze inginocchiate.
<< Sì, ma perché si
sono inchinate queste due? >> Riprese sempre più confusa. Okay, sua madre
era la regina della sua comitiva e su questo non ci pioveva. Ma perché Lesy ed
Erin si erano inginocchiate davanti a lei?
<< Perché sono
figlie di membri della mia comitiva, tesoro. Lesy, figlia di Alarek, e Erin,
figlia di Moriko, alzatevi in piedi. >>
<< Sì, mia regina.
>> Dissero le due in coro, alzandosi lentamente e tenendo il capo chino.
<< Guardatemi negli
occhi, ragazze. >> Le due si guardarono intimorite, ma poi alzarono il
volto e si scontrarono con gli occhi grigi di Jodel.
<< Non ci credo.
>> Esclamò a bassa voce Videl, scandalizzata da quella scoperta.
<< Figlie mie, lei è
mia figlia Videl. E la leggendaria Figlia di Axel e della Dea. >>
Annunciò la donna. Lesy ed Erin fissarono con occhi sgranati la ragazza, e
subito dopo si inginocchiarono di nuovo davanti a lei.
<< Sì, ma alzatevi
per favore. Non mi piace questa situazione. >> Con un gesto della mano
Videl le fece alzare, ma tennero comunque il capo chino.
<< Ci scusi
Principessa Figlia. >> Si scusarono le due ragazze abbassandosi ancora.
<< Si va bene… ora
ve ne potreste andare? >> Chiese Videl cercando di usare il tono più
dolce che aveva. Le due annuirono e si diressero fuori dal giardino ed uscirono
di casa.
<< Mamma! Ma che
cos’è ‘sta storia??? >> Strillò in preda ad un attacco isterico.
<< Calmati tesoro.
>> L’abito lungo di Jodel svanì, lasciandola in tuta.
<< Chi sono Moriko e
Alarek? E cos’è ‘sta cosa delle rondini? >>
<< Moriko e Alarek
sono dei miei sudditi che sono contro il potere della Regina. Lo saranno anche
Erin e Lesy, ne sono sicura. Ma comunque, finché non insorgono non me ne devo
preoccupare. Poi le rondini. Ah già! Verranno anche da te quando diventerai
Regina. >> Sorrise alla ragazza che si accasciò a terra.
dopo pochi secondi nel
giardino si materializzarono una ventina di uomini e donne con vestaglie lunghe
e nere.
<< Mia Regina.
Abbiamo sentito che la Figlia è qui. >> Disse uno, togliendosi il
mantello e inginocchiandosi.
Un secondo stormo di
uccelli si avventò su Jodel, che fu completamente coperta. Quando se ne
andarono, la lasciarono con uno scettro dorato e un vestitino nero.
<< Mio caro
consigliere, avete sentito bene. Mia figlia, Videl, è anche la Figlia proibita
di Axel e della Dea. >> Snocciolò con orgoglio Jodel.
Ci fu un brusio.
<< Ma non è
possibile che sia già arrivato il momento! >> Esclamò una donna euforica.
<< E invece sì, miei
cari consiglieri. Il momento è giunto. >> Ripeté Jodel con tono solenne.
<< E dov’è Sua
figlia? >> Chiese un altro, togliendosi il cappuccio e scoprendo una
testa pelata come quella di Crilin.
<< Sono qui.
>> In un secondo Videl si trasformò in figlia. gli occhi rossi saettavano
da un presente all’altro, cercando aiuto in quelli di Kyra, conforto in quelli
di Gohan e forza in quelli di sua madre. Quest’ultima la prese sotto braccio e
la fece posizionare al centro del giardino, come una specie di statua.
La mattina e il pomeriggio
passarono tra uomini e donne che facevano domande su domande alla povera Videl
che cercava disperatamente aiuto nei suoi amici.
Dopo ore e ore passate a
farsi elogiare e a raccontare sempre la stessa cosa, tutti gli uomini e le
donne incappucciati si smaterializzarono lasciando vuoto il giardino.
Videl si accasciò esausta
a terra, mentre Kyra le si avvicinava.
<< Tutto bene Vid?
>> Le chiese sedendosi accanto a lei.
<< Uhm… sono
stanchissima. >> Appurò, scivolando sull’erba. Jodel le si avvicinò.
<< Forza Videl.
Pensa, questo in confronto a quello che dovrai affrontare non sarà niente.
>> Disse la donna con un sorriso. Videl gemette e scivolò ancora,
trovandosi direttamente sdraiata a terra.
Ci fu una piccola scossa
nel terreno e apparve una figura incappucciata. La cappa era blu, si
intravedevano degli stivali a punta neri, e qualche ciocca di capelli neri come
la pece fuoriuscivano dal cappuccio tirato fino agli occhi.
<< Ancora no, vi
prego! >> Pregò a bassa voce Videl, chiudendo gli occhi e incrociando le
dita.
<< Madre, mi hai
chiamata? >> Chiese la figura da sotto al cappuccio. Non si inginocchiò
come gli altri alla vista di Jodel, e questo sorprese non poco la Figlia
proibita, che socchiuse gli occhi.
<< Sì, Angel. Ti
voglio presentare, una persona, Videl. >>
Con un gesto fulmineo, la
figura incappucciata, lasciò cadere ai suoi piedi la cappa blu. Portava un
corpetto di pelle scuro, con un paio di pantaloni anch’essi di pelle e degli
stivali a punta con il tacco a spillo. Il viso assomigliava sorprendentemente a
quello di Videl, i capelli le ricadevano lisci come la seta sulle spalle.
Avevano una sfumatura inquietante rossa. Al collo una collana di perle nere.
Gli occhi azzurri nella parte inferiore della pupilla e rossi sopra, le davano
un tono autoritario.
Passò in rassegna tutti i
presenti in giardino, soffermandosi sulle due gemelle sayan, poi sui due
bambini e sui due ragazzi. Infine si accorse di una ragazza sdraiata a terra
con gli occhi chiusi e le mani incrociate. Sorrise a quella scena.
<< Dov’è? >>
Chiese, sapendo già la risposta.
<< Videl, alzati,
avanti. >> La esortò la donna. Videl si alzò stancamente da terra e si
mise in piedi, squadrando da capo a piedi la nuova ragazza.
<< Angel, lei è
Videl. Videl, lei è Angel, tua sorella maggiore. >> Videl spalancò la
bocca e cadde a terra, svenuta. Gohan le si mise prontamente sotto, per
evitarle qualsiasi urto.
<< Videl, avanti
svegliati piccola. Dai, alzati! >> Una secchiata d’acqua gelida le arrivò
in viso. Alzò di scatto il viso e provò a sbattere le palpebre per vedere
attorno a lei, ma era tutto buio. Poi lentamente riuscì a vedere una luce. Una
lucetta rossa che avanzava davanti a lei. La seguì per un breve tragitto,
quando una seconda secchiata le arrivò in viso. Prese a tossire. Qualcuno le
diede qualche pacca sulla schiena per aiutarla. Spalancò gli occhi e incrociò
quelli azzurri e rossi di Angel.
<< Si è svegliata
Madre. >> Annunciò questa alzando il viso verso la donna, che camminava
avanti e indietro in preda all’ansia.
<< Oh tesoro!
Finalmente! >> Esclamò. Andò davanti a Videl ancora mezza addormentata e
l’abbracciò.
<< Sì mamma… sto
bene adesso. >> Disse, più per tranquillizzare se stessa che la madre.
La donna la fece alzare,
incurante che quella si reggesse a malapena sulle gambe, e la fece andare
davanti alla ragazza di prima.
<< Allora, visto che
prima eri svenuta, ora rifacciamo le presentazioni. Lei è Angel, tua sorella
maggiore e mia primogenita. Angel, lei invece è Videl, ha 3 anni in meno di te.
>> Angel porse la mano a Videl sorridendole. Videl la strinse intimorita.
Aveva bisogno di Gohan e di Kyra e di Chris… aveva bisogno dei suoi amici.
<< Dove sono i miei
amici? >> Chiese infatti, dopo aver mollato la stretta alla sorella. Si
voltò verso la madre e la fissò negli occhi.
<< Se ne sono
andati. >> Disse senza giri di parole. Poi continuò. << Se vai a
cercarli, porta anche Angel. Visto che d’ora in poi vivrà anche lei qui con noi
è meglio che si sappia orientare. >> Videl spalancò la bocca e si portò
le mani nei capelli corti.
Avrebbe di certo dato
nell’occhio con una ragazza praticamente identica a lei con i riflessi rossi
nei capelli e gli occhi mezzi di un colore e mezzi di un altro. Però poi annuì.
Uscirono di casa e cominciarono subito la salita per andare alla piazzetta.
<< So che sarà dura
per te. >> Disse ad un certo punto con voce bassa e calda la ragazza più
grande, continuando a guardare avanti fiera.
Videl la guardò negli
occhi confusa, senza dire una parola. Angel continuò.
<< Sì, dico,
scoprire di avere la madre ancora viva e una sorella maggiore nel giro di
qualche giorno non dev’essere stata una passeggiata. >> Alzò le spalle e
le sorrise dolcemente, come solo una sorella maggiore può fare. Improvvisamente
Videl si sentì più calda, quasi straripante di vita. Sorrise radiosa alla
ragazza accanto a lei e continuò a camminare a testa alta.
Molti occhi si posavano
sulla figura perfetta di Angel, ma lei sembrava non badarci. Andava avanti con
i portamento marziale, senza quasi dare a vedere di essere una giovane donna di
19 anni. E Videl affianco a lei era la stessa identica cosa. Non le era mai
importato che la fissassero, anche se le dava un po’ fastidio. Non ci faceva
caso.
<< Infatti. >>
Sospirò ad un certo punto la sedicenne. Provava estremo amore nei confronti di
quella ragazza. Le sembrava che fosse identica a lei. Così si fermò.
<< Che succede?
>> Le chiese Angel, fermandosi poco più avanti di lei e voltandosi a
guardarla negli occhi. Videl si perse completamente in quegli occhi azzurri e
rossi. Si avvicinò lentamente a lei e l’abbracciò forte, come non aveva mai
fatto con nessuno. Trasmettendo tutta l’ammirazione che una sorellina può
provare nei confronti della sorellona.
Angel rimase un attimo
interdetta. Sapeva che quella ragazza era spontanea e non pensava alle
conseguenze, come lei del resto, ma non si aspettava di essere trattata così il
primo giorno. Proprio no. Dopo qualche secondo di esitazione, anche lei
ricambiò l’abbraccio.
Rimasero così per qualche
minuto, poi Videl si staccò e la prese sotto braccio.
<< Sai, io sono la
Figlia proibita di Axel e della Dea della Morte. >> Disse ad un certo
punto, quando arrivarono all’inizio della salita per la chiesa. Angel rimase un
tantino scossa, poi fece una risatina a bassa voce.
<< Per un periodo,
hanno pensato tutti che io fossi la Figlia, l’Eletta. Non mi trasformavo,
certo, però pensavano che avrei imparato. Sai, per via degli occhi. Ero e
continuo ad essere la più forte della comitiva di nostra Madre, nessuno riesce
a battermi, se non lei quando fa quel trucchetto senza le pupille. >>
Sorrise divertita e poi scosse la testa.
<< Wow! Siamo le due
Figlie. Pensa che bello… almeno non dovrei combattere da sola. >> Abbassò
lo sguardo, per poi tirarlo su con energia.
<< Già… >>
<< Videl! Tu non sei
sola! Ci siamo tutti noi con te! >> Urlò una voce alle sue spalle. Era
Kyra. Le arrivò da dietro e l’abbracciò forte. Videl rise genuina.
<< Lo so, Kya. Lo
so. >> Sospirò. << Ah! Scusatemi tutti, lei è mia sorella Angel.
Angel, loro sono Chris, Kyra, Trunks, Soana, Nihal, Goten e Gohan. >>
Presentò tutti alla sorella, che memorizzò all’istante tutti i visi e tutte le
espressioni sbigottite.
Angel sorrise a tutti. Non
era solita farlo, anzi, proprio non lo faceva praticamente mai, però con quei
ragazzi le risultò spontaneo.
<< Bene, ora, Angel
raccontaci di te! >> Esclamò Kyra radiosa, sempre felice di ascoltare le
vite delle persone. Soprattutto se avevano a che fare con la sua migliore
amica, il che le rendeva ancora più interessanti ai suoi occhi di bambina
troppo cresciuta.
Gohan si fece forza, e
prese da parte Videl, che stava ascoltando divertita la storia di sua sorella.
<< Sì? >>
Chiese confusa quando il ragazzo la trascinò fuori portata dagli altri. La
voltò verso di lui e la fissò negli occhi.
Da una tasca, tirò fuori
una scatoletta. La porse a Videl senza dire una parola. Lei la aprì.
Gli occhi le si
inumidirono e le gote diventarono rosse dall’emozione. Dentro quella
scatoletta, c’era la collana più bella che avesse mai visto. Una collanina
d’oro bianco con un ciondolo con una diavoletta nera e un angioletto bianco che
si baciavano. Se la ricordava quella collanina. L’aveva vista dei giorni prima,
nella vetrina del negozio. Si era immediatamente innamorata di quella collana,
anche se non l’aveva comprata sul momento.
Ora era lì, davanti ai
suoi occhi, bellissima come non mai, poteva allungare le mani e prenderla. E
così fece. La prese delicatamente tra le mani tremanti e aprì lentamente il
ciondolo. Due paroline, che anche se banali, fanno sempre lo stesso effetto. Ti
fanno scoppiare a piangere anche se un secondo prima eri senza il più pallido
pensiero in testa.
Ti amo… infatti, dopo aver
letto quelle due paroline, Videl scoppiò a piangere. Saltò al collo di Gohan che
le sorrise dolcemente.
<< Anch’io. >>
Sussurrò la ragazza, tra le lacrime silenziose. Gohan, la sentì. La strinse più
forte che poteva, affondando il suo volto nei capelli neri di lei.
<< Non sarai mai
sola. Hai capito? MAI. >> Le sussurrò all’orecchio, come una promessa che
non si potrà mai infrangere. Le alzò il viso con le mani e lo vide rigato dalle
lacrime, ma con un sorriso sulle labbra. Le prese dalle mani il ciondolo e la
fece girare, per metterglielo. Lei rise. Si voltò verso di lui e vide che
sorrideva.
Non resistette. Posò le
sue labbra su quelle di lui, e così cominciarono una danza all’interno delle
loro bocche.
Angel stava raccontando la
sua storia, quando un fulmine bianco le attraversò la mente. Si bloccò di
scatto. La seguirono a ruota anche i Kyra e Chris, facendo fermare anche i 4
bambini. Erano tutti cupi.
La mora saltò in piedi e
sguainò la spada che portava nel fodero legato alla cintura. La prese a due
mani e aspettò.
Anche Kyra scattò in
piedi. Con uno schiocco di dita si trasformò in serafina, affiancata dalla sua
fedelissima lancia. I 4 bambini si trasformarono in Super Sayan confusi, ma
spaventati allo stesso tempo.
Gohan e Videl accorsero
dagli altri, e si stupirono di vederli tutti trasformati.
<< Che succede?
>> Chiese Videl alla sorella, che stava camminando avanti e indietro con
la spada in mano.
<< Abbiamo sentito
qualcosa. >> Rispose Kyra. Gli occhi azzurri scrutavano tutto il
perimetro della piazzetta.
<< Era così forte
che vi siete tutti trasformati? >> Fece confuso Gohan, guardando tutti i
presenti.
In un secondo anche gli
ultimi arrivati si trasformarono. Videl con i suoi occhi rossi e Gohan con gli
occhi azzurri e i capelli biondi. Erano pronti ad affrontare qualsiasi nemico
fosse arrivato.
Sentirono una scossa. Un
boato. Si guardarono in faccia spaventati. Poi due ali nere come la notte
apparvero sulla schiena di Angel, rendendola in tutto e per tutto un angelo
nero. Gli occhi diventarono del tutto rossi e si alzò in volo, prendendo per
una mano la sorellina.
Si alzarono in volo tutti.
Anche Nihal aveva imparato a volare. Si era allenata tanto e alla fine ci era
riuscita.
Arrivò l’aquila di Chris.
Ci saltò sopra, e la fece avvicinare all’angelo nero.
<< Falla salire qui.
C’è posto. >> Angel lasciò la presa della sorella, e Videl cadde sul
dorso dell’aquila.
Si diressero come delle
furie verso il luogo dello scossone. Chris continuava ad avere visioni, così
riuscirono a trovare il posto abbastanza in fretta. Era su una collinetta. Una
navicella stava incastonata nel terreno. Un buco largo metri e metri attorno.
Non prometteva niente di buono.
<< Che facciamo?
>> Chiese Kyra impaurita. Videl con un salto scese dall’aquila. Aveva
un’aura rossa tutt’attorno a lei. Si avvicinò a passo deciso alla navicella. Era
una palla, grande circa quanto la sua camera da letto, con una sola finestra
violetta sempre rotonda. Sbirciò dentro, ma non vide niente. Si fece prendere
dal panico. C’era qualcosa che non andava.
-Figlia mia, torna
a casa. Non è ancora arrivato il momento di compiere il tuo destino.-
Videl si paralizzò. Non
era ancora giunto il suo momento. E quando allora? Quando compirà il suo
destino? L’attesa la stava uccidendo, ma non come la consapevolezza che il
mondo sarebbe potuto finire se lei avesse fallito. Si accorse di essere caduta
a terra e si rialzò con fatica.
Si avviò a testa bassa
dagli altri. Salì sull’aquila e gli altri capirono. Ognuno andò nella propria
casa, così Angel prese per le mani la sorella.
Arrivate a casa, Videl si
accasciò a terra. sua madre accorse subito e la prese in braccio. La fece
sdraiar sul divano, mettendole un panno sulla fronte.
<< Tesoro stai
tranquilla… tra poco starai bene… stai tranquilla… forza… guarda è tornato
papà… >> Sulla soglia del soggiorno apparve Mr. Satan con ancora la benda
in testa, ma in piedi. Si sedette accanto alla figlia e le prese una mano.
<< Avanti, il tuo
papà è qui adesso. Stai calma. >> Videl lo vide e dopo essersi fissati un
attimo negli occhi, scoppiò a piangere buttandogli le braccia al collo.
<< Io non ce la
faccio. Non ce la faccio, no, non adesso… >> Continuava a dire tra i
singhiozzi. L’uomo le passava le mani sulla schiena. Non sopportava la vista di
sua figlia così ridotta. Per cosa poi? Per il suo destino. Un destino scritto
su una pagina di internet, un destino scritto con il sangue di molte vite.
Perché proprio lei doveva vivere con l’angoscia di dover salvare il mondo?? Non
la sua bambina, dannazione! Si staccò da lei, la guardò negli occhi e cercò di
infonderle forza. La lasciò andare, mentre lei si alzava di scatto e correva di
sopra in camera. Si buttò sul letto e strinse il cuscino. Lo morse. Le lacrime
ricominciarono a solcarle le guance candide. Morse con ancora più forza la
stoffa del cuscino. Rimase lì, stesa sul letto, con la schiena mossa dai
singhiozzi, per moltissimo tempo.
Non era da lei piangere.
Non lo era mai stato. Ma non poteva farne a meno. Era disperata. La vita della
terra contava su di lei, ma si sentiva solo una bambina cresciuta troppo in
fretta.
Si addormentò, con le
lacrime che bagnavano imperterrite il cuscino bianco.
Eccomiiiii!! Scusate il
ritardo, ma non sapevo come andare avanti! Comunque, mi dispiace tantissimo che
l’aggiornamento non sia arrivato in tempo per la mia amica Cavolovai, ma
pazienza. ^^ ringraziamenti.
Ary22: Grazie, grazie. Piaciuto l’aggiornamento? Fammi sapere,
kiss
Kla: UIIIIIIII Grazie! Me commossa! Troppo gentile. ^^ fammi
sapere che ne pensi di questo capitolo, okay?? Baci
Chiara46: Sì, mi sono troppo divertita a ascriverlo quel pezzo.
^^ grazie tantissime!
Giul_ssj: Un tantino complicato da spiegare. ^^ In pratica, vediamo
come spiegarlo, l’essenza della figlia proibita aleggiava nell’aria e quando è
nata Videl è entrato in lei. Si, può andare ^^ comunque, grazie di tutto ^^
Cavolovai: Come potrei mai pensare che tu sia matta come un
cavallo??? Io ormai ne sono certa! Anche perché, sennò, non ti adorerei ^^ Si,
Vale è una grande, proprio perché le ho dato il tuo nome accorciato. J Eccola la famiglia. Erin alla carica. Ma questa volta
come nessuno l’ha mai vista. Te la immaginavi tu? ^^ Hihihihi sono cattiva con
tutti questi colpi di scena ^^ bene, spero leggerai presto questo capitolo,
anche perché è entrato in scena un nuovo personaggio. L’Angelo Nero. ^^ Mi
piace. Grazie tantissime degli auguri! Pensa, me li hai fatti tu, e non me li
ha fatti una mia amica che conosco da circa 8 anni. Bu, sono arrabbiata con
lei. Comunque grazie tantissimissime!! A presto, bacioni ^^
Okay, ho finito. ci vediamo al
prossimo capitolo ^^
Capitolo 15 *** Il passato dell'Angelo Nero e il Complotto ***
[ Si addormentò, con le lacrime che bagnavano imperterrite il cuscino
bianco
[ Si addormentò, con le lacrime che bagnavano imperterrite
il cuscino bianco. ]
Il mattino dopo si svegliò
di pessimo umore. Scese le scale con la grazia di un’elefantessa ubriaca e
incinta in una cristalleria. Si lasciò cadere senza forze sulla sedia, per poi
rialzarsi di scatto e prendersi qualcosa da mangiare. Fece girare un po’ la
testa per svegliarla e si accorse di avere ancora la collana che Gohan le aveva
regalato il giorno prima. Sorrise. Quella era stata l’unica cosa positiva della
festa della donna, a parte il fatto di aver scoperto una sorella maggiore di
cui, come previsto, non sapeva l’esistenza.
Ma perché doveva essere
proprio lei? In un altro momento sarebbe stata super eccitata all’idea di
salvare il mondo. Ma in quel momento assolutissimamente no. Stava cominciando
seriamente ad odiarla quella situazione. Se si fosse pure scoperto in giro che
lei era la Figlia… si portò una mano alla fronte e si lasciò cadere sul divano.
Sentì un gemito.
Si alzò di scatto
spaventata, con la tazza di caffè stretta in mano. Ne cadde qualche goccia di
sotto. In quel momento, Angel si rizzò a sedere.
<< AAAHHH!! Brucia!
Ma che cavolo bevi al mattino di così bollente??? >> Chiese mentre
sventolava le mani sulla macchia marroncina che le si era formata su un fianco.
Videl corse in cucina,
posò la tazza ancora piena sul tavolo e prese uno scottex inzuppato d’acqua
fredda.
<< Caffè. Non è
colpa mia se ho dormito malissimo. E stai ferma! >> Si difese Videl,
cercando di posare lo scottex sulla bruciatura.
<< E per dormire non
si usa la camomilla?? Il caffè per svegliarsi. >> Disse mordendosi
convulsamente il labbro inferiore.
<< Chi ti dice che
io volessi riaddormentarmi? >> Rispose mentre si metteva a cavalcioni
sulle gambe della sorella maggiore per tenerla ferma. Riuscì a metterle lo
scottex addosso ed Angel riprese a respirare regolarmente.
<< Grazie… ma potevi
evitare di sdraiarti su di me con in mano una tazza di caffè bollente. >>
Fece sospirando rumorosamente e strofinandosi gli occhi ancora assonnati.
<< Cosa ne sapevo io
che tu dormivi sul divano… >> Sbuffò a bassa voce.
Angel rise. Era da
tantissimo che non litigava affettuosamente con qualcuno. Non aveva mai avuto
sorelle minori, tanto meno sorelle in generale. Ed era stato divertente poter
litigare con lei.
<< Scusa, ero
immersa nei miei pensieri, non ti avevo vista. >> Si scusò ad un certo
punto Videl, sedendosi ad un estremo del divano.
<< Non importa, ho
passato di peggio. >> Le sorrise dolcemente.
<< Senti, ma tu sei
fidanzata? Sei felice? >> Le chiese d’un tratto la sedicenne, fissando i
suoi occhi azzurri in quelli mezzi rossi della sorella. Angel divenne
improvvisamente rossa. Sgranò gli occhioni multicolore e distolse lo sguardo da
quello indagatore della sorellina, scatenandone l’ilarità.
<< Eddai, non volevo
metterti in imbarazzo. Volevo solo sapere se eri fidanzata! >> Disse
sorridendole. La diciannovenne si voltò di scatto verso di lei e la fissò negli
occhi.
<< E tu? >>
Chiese dopo poco.
Videl si puntò un dito al
petto, sgranando gli occhi. << Io? >>
<< Sì, tu, sei
fidanzata? >> Riprese Angel, mettendosi a gambe incrociate ad osservare
gli occhi azzurri della sorellina, che li alzò facendo una smorfia con la bocca
e poi li rimise in quelli di lei.
<< Sì. >>
Rispose poi con un sorrisone. Le si illuminarono gli occhi e si mise una mano
sul ciondolo istintivamente.
<< Mamma lo sa?
>>
<< Certo. Anche
papà. >> Annuì e strinse la presa sul ciondolo. Chiuse un secondo gli
occhi e ripensò al loro primo bacio, quando si erano scambiati le borse e Goten
proprio sull’uscio della porta di casa sua. Si sentì volare. Leggera come una
piuma, si sentì di poter salvare chiunque e da qualunque cosa minacciasse la
pace. Si sentiva forte. E libera.
<< Videl, sorellina,
stai volando… non vorrei preoccuparti, ma stai proprio sopra di me… >> A
riportarla alla realtà fu Angel, sua sorella maggiore, che preoccupata la
osservava volteggiare sdraiata sopra la sua testa.
<< Cosa…? >>
Ma non finì di dire la frase che, aprendo gli occhi, cadde sulla sorella. Angel
prese a tossire, visto che il dolce peso della sorellina era caduta proprio sul
suo petto. Non riusciva a respirare.
<< Alzati Videl!
>> Le disse con voce rotta, mentre con tutte le sue forze la spingeva di
lato, buttandola giù dal divano. Riprese a respirare, mentre Videl si rialzava
di scatto da terra, con la mano ancora stretta attorno al ciondolo.
<< Stavo volando?
>> Chiese incredula, sgranando gli occhi azzurri. Angel la guardò quasi
scandalizzata. Cioè, sua sorella si preoccupava più del saper volare che di
aver quasi ammazzato sua sorella maggiore????
<< Sì, e mi stavi
anche soffocando se ti può interessare. >> Rispose stizzita la
diciannovenne. Sembravano due sorelle che si conoscevano da una vita, non due
ragazze con un legame di sangue incontratesi il giorno prima.
<< Ah. Wow. Ma
ho volato veramente? >> Richiese per autoconvincersi di quel fatto strano
quanto eccezionale.
<< Sì! >>
Scoppiò lasciandosi cadere sdraiata sul divano. Non aveva quasi dormito quella
notte. il divano non era la cosa più comoda del mondo dove passare la notte.
<< Wiiii che bello!
Vieni con me da Vale? È una mia amica che lavora in municipio. Ti faccio
vedere. >> Sorridendole, la obbligò a tirarsi su. Le prese le mani e la
condusse in camera sua, dove si mise un paio di pantaloni bianchi, che finivano
dentro a degli anfibi neri. Una canotta nera e un paio di orecchini bianchi.
Niente trucco.
<< Come mi vesto io?
>> Videl si accorse solo in quel momento che la sorellona aveva una
maglietta verde e le mutande a pallini verdi.
La squadrò da testa a
piedi. Sì, era proprio sua sorella, ne era sicurissima. Erano praticamente
identiche! Le sorrise.
<< Puoi rimetterti
la roba di ieri. >>
<< Messa da lavare e
mi sono fatta la doccia. >>
<< Okay, allora, mi
sa che devi metterti una mia gonna. >> Angel sgranò gli occhi. Una gonna
non si addiceva ad un guerriero come lei. Odiava le gonne. Non erano da lei. E
poi… era nata con i pantaloni, non ne aveva mai messa una.
Provò a ribattere qualcosa
simile ad un lamento, ma Videl fu irremovibile. Tutte e due pensarono la stessa
identica cosa.
Sì, siamo proprio sorelle.
Videl le porse una gonna a
balze nera, che a lei arrivava al ginocchio. Le porse poi una maglietta rossa
con dei disegni neri.
<< E ora ti metti i
tuoi stivali a punta. >> Le ordinò quasi. Angel annuì sconsolata. Scese
le scale e si infilò gli stivali. Tornò su dalla sorellina e si guardò allo
specchio. Ma chi gliel’aveva fatto fare? Sua sorella. Scosse la testa
sconsolata.
Videl la prese e la
riportò di sotto, fischiò e apparve Sennar, tutto addormentato, poi uscirono di
casa.
<< Non mi hai ancora
risposto però. >> Fece ad un certo punto Videl, svoltando in un vicolo.
<< Eh? A cosa?
>> Chiese evasiva l’altra. Sapeva benissimo a cosa. Ma sperava che non ci
sarebbe ritornata su. Si sbagliava.
<< Lo so che lo sai
a cosa. Alla mia domanda. Sei fidanzata? >> Ripeté la Figlia. Angel si
fermò di botto, arrossendo. Videl si voltò verso di lei e la fissò negli occhi.
<< No. >>
Rispose cercando di rimanere fredda ed impassibile. Videl rise, facendola
arrossire ancora di più. Scosse la testa, le si avvicinò e la prese a
braccetto.
<< Eh, Angel, Angel,
Angel... dobbiamo provvedere sorellona. >> Disse, riprendendo la sua
marcia verso il municipio.
Quando vi arrivarono
davanti, Angel si fermò di botto.
<< Perché siamo qui?
>> Chiese.
<< Perché voglio
farti conoscere Vale. E perché voglio fare una visitina al Sindaco. Lo
conoscerai anche tu. >> Sorrise e spalancò le porte.
Come le precedenti volte,
tutti gli operai scattarono in piedi. Osservarono prima Videl, che li squadrava
tutti uno ad uno, poi passarono lo sguardo all’altra ragazza. Ad Angel non
piaceva quella situazione. No, assolutamente no.
Videl, non vedendo Vale,
si avvicinò ad uno degli impiegati, che vedendola arrivare smise completamente
di respirare.
<< Dov’è Vale?
>> Chiese la ragazza, fissandolo negli occhi.
<<< È… ecco, è…
>> Balbettò lui.
<< Sì? >>
Provò ad incoraggiarlo, reprimendo a forza di scoppiargli a ridere in faccia.
Non era pericolosa, lei.
<< Il sindaco l’ ha
licenziata ieri. >> Disse poi d’un fiato. Chiuse gli occhi aspettandosi
che la ragazza davanti a lui gli urlasse tutto quello che le passava per la
testa.
<< Okay, voglio
parlare con lui. >> Disse invece con tono apparentemente calmo.
Apparentemente, per l’appunto. Dentro stava scoppiando di rabbia. Quello lì non
poteva permettersi di licenziare l’unica persona professionale del municipio.
<< Non è possibile
mi dispiace. >> Provò a dire, ma Videl era già andata dalla sorella a
chiamarla, per poi attraversare il locale e trovarsi nella sala d’attesa.
<< Vuoi venire con
me o no? >> Le chiese, quando si fermò davanti alle porte in legno scuro
che davano nella sala riunioni. Angel annuì.
Come qualche giorno prima,
spalancò le porte con un calcio ben assestato. Il ticchettio dei tacchi di
Angel rimbombò nella sala tra il silenzio generale dei presenti.
Videl non salutò neanche.
Saltò sul tavolo e si avvicinò nuovamente al Sindaco, che in quel momento prese
a sudare freddo, come ogni volta che Videl entrava in municipio del resto.
Angel si appoggiò con la
schiena al muro, le braccia incrociate al petto e uno stivale alla parete.
Osservò tutta la scena come uno spettatore per la prima volta al cinema.
<< Ciao. Com’è
questa storia che hai licenziato Vale? >> Chiese senza preamboli Videl,
inginocchiandosi davanti a lui.
<< Non era
professionale. >> Rispose scostando il viso a fissare Angel.
<< Dovevi
licenziarti tu, non lei. – il Sindaco prese a strizzare l’occhio destro
convulsamente. Videl sogghignò. – E ora riassumila. >>
<< No. >>
<< No? – avvicinò il
suo viso a quello dell’uomo, fino a fermarsi a pochi centimetri da lui. – Oh sì
invece. >>
<< Perché dovrei?
>>
<< Perché te lo dico
io. Lo sai che posso farti passare l’inferno se voglio? >>
<< Non… non
oseresti… >>
<< Oh sì che oserei.
Io posso essere molto pericolosa, lo sai? >> Sorrise angelica. Non le
andava giù che quel sindaco da strapazzo licenziasse le uniche persone
intelligenti del municipio. E si sarebbe opposta. Sì, che si sarebbe opposta.
<< Vattene. >>
Esplose l’uomo alzandosi in piedi. La sola vista di quella ragazza lo metteva
in soggezione, se poi doveva pure parlarci…
<< Uhm… - si portò
un dito al mento e alzò gli occhi, come se stesse riflettendo sul da farsi. –
no. Io ottengo sempre quello che voglio, lo sai. >>
<< Ho detto esci di
qui. >>
<< Okay. – il
Sindaco sbiancò. Cosa? – Ma tu esci con me. Così non ti faccio sfigurare oltre.
Allora, vieni? >> Si alzò ma, vedendo che il sindaco non si muoveva dalla
sedia, si riabbassò e lo afferrò per la cravatta, costringendolo ad alzarsi.
Lo trascinò fuori, seguita
da Angel che osservava tutto con attenzione.
<< Allora, lei è mia
sorella Angel. È identica a me. >> Presentò appena chiuse le porte della
sala.
<< Senti, quanto
vuoi per lasciarmi in pace?? >> Chiese esasperato l’uomo, tirando fuori
dal taschino un libretto rilegato in pelle.
<< Non voglio i tuoi
soldi rubati. Devi solo riassumere Vale. Non ti chiedo altro. Anzi, falla
diventare consigliera. E se mi giunge voce che non l’ascolti, troverò il modo
di farla diventare Sindaco di Satan City. Capito, Sindaco mio? >> Lo
guardò con occhi truci. Sapeva che avrebbe accettato. Infatti l’uomo annuì
sconsolato. Si faceva mettere i piedi in testa da una ragazzina insolente di 16
anni. Ma era sempre stata in grado di farlo. Ed era questo che più gli rodeva
lo stomaco. Lei otteneva sempre quello che voleva, con o senza sporcarsi le
mani.
<< Okay. Grazie
amico. >> Batté una mano sul petto dell’uomo, poi si dileguò con la
sorella affianco e il lupo dall’altra parte. Entrò nuovamente dove gli operai
si alzarono di scatto al solo tintinnio dei tacchi di Angel. Si avviò alla
postazione vuota di Vale, accese il computer e ci guardò dentro, come se fosse
il suo. Nessuno degli impiegati ebbe il coraggio di obiettare.
Videl trovò quello che
cercava. L’indirizzo di Vale. Sorrise, spense e se ne andò, ignorando
bellamente tutti gli sguardi impauriti e sprezzanti degli uomini in piedi come
statue.
Uscirono dall’edificio e
presero una boccata d’aria.
<< Non mi piace il
sindaco. >> Annunciò Angel seria. Era troppo pavido per quel mestiere.
<< Neanche a me.
Posso farci quello che voglio con lui, sai? Mi obbedisce come un agnellino.
>> Sorrise soddisfatta del suo ultimo lavoro. Vale non meritava nulla di
tutto quello. E per ricompensa per non aver eliminato il Sindaco, cosa che per
molti non sarebbe stato altro che un enorme liberazione, le aveva ridonato il
lavoro e aumentata di incarico. Sì, era proprio soddisfatta.
<< Sei soddisfatta,
vedo. >> Concluse la sorella maggiore, guardando attentamente il sorriso
vincente disegnato sul suo volto.
<< Già. >>
Annuì, poi scoppiò a ridere, trascinando con sé anche la sorella, che fino a
quel momento era rimasta impassibile.
Arrivarono davanti a casa
di Vale che era quasi mezzo giorno.
Videl suonò al campanello
tranquilla.
<< Sì? >>
Chiese una voce dal citofono.
<< Sono Videl, c’è
Vale? >> Rispose ancora più tranquillamente. La porta scattò e Videl
condusse Angel su per i 4 o 5 gradini che le dividevano dalla porta in legno
chiaro.
Aspettarono qualche
secondo, poi anche quella si aprì con uno scatto. Davanti a loro apparve Vale
con qualche capello in aria, vestita con una vestaglia rosa a righe fucsia.
<< Ciao Videl!
Entrate, entrate! Ma che ci fai qui?? >> Chiese, spalancando la porta,
invitandole ad entrare. Le due sorelle non se lo fecero ripetere due volte. Si
accomodarono sul divano, mentre Vale prese una sedia e si sedette accanto a
loro.
<< Sai, sono stata
in municipio. – a quelle parole Vale si rabbuiò. – Volevo presentarti mia
sorella Angel, ma non ti ho vista. Ho chiesto ad uno di quelle sottospecie di
mummie umanoidi senza cervello che si erano alzati tutti contemporaneamente –
Vale sorrise amara. – e mi hanno detto che è successo. Ti ho fatta riassumere.
>> Vale cadde dalla sedia, sorpresa.
<< Cosa? Ma… il
sindaco mi aveva minacciata… di non entrare più lì dentro altrimenti sarei
rimasta disoccupata a vita… come… come hai fatto? >> Chiese, tirandosi su
a forza sulla sedia.
<< Ha una bella
parlantina la sorellina. >> Rispose Angel, facendo sorridere Videl.
<< Mio Dio, non so
come sdebitarmi… io… io… oh santo cielo, grazie Videl. >> Videl sorrise
dolcemente a quella ragazzina. Vale la fissò negli occhi. Aveva circa 4 anni in
meno di lei. E l’adorava, perché lottava con le unghie e con i denti per
raggiungere il suo obiettivo.
<< Stai tranquilla.
Lo sai che io adoro discutere con il
Sindaco. È stato un piacere. Ah, sei un consigliere adesso. >> Sorrise
nuovamente e appoggiò la testa alla spalla della sorella, seduta comodamente
accanto a lei.
<< Wow… come minimo
vi posso offrire il pranzo! Avanti, sedetevi a tavola. Io vado un secondo a
cambiarmi. >> Spalancò la porta della sala da pranzo e le due sorelle si
sedettero una di fronte all’altra. Dopo qualche minuto suonò il telefono.
<< Sì! Arrivo tra un
momento! >> Strillò di rimando Vale, che lottava con i pantaloni che le
cadevano essendo magra come un grissino.
Videl alzò la cornetta.
<< Pronto? >>
Chiese con fare neutrale.
<< Pronto, sono il
Sindaco. È Vale? >> Fece una voce dall’altro capo del telefono. Videl
sorrise.
<< No, è Videl. Vale
è in camera che si sta cambiando, adesso arriva. >> Rispose con tono
dolce.
<< Videl… Videl? Ma
perché sei lì? >>
<< Volevo annunciare di persona la riassunzione e il salto di qualità a
Vale. È una mia amica. >>
Da quel momento si
sentirono solo grugniti dall’altra parte della cornetta. Videl trattenne a
stento una risata.
In quel attimo arrivò
tutta trafelata Vale, con i capelli ancora in mano nel tentativo di farsi una
coda decente.
<< Chi è? >>
Chiese alla ragazza, mentre si sistemava finalmente i capelli rossi.
<< Il Sindaco.
>> Le rispose, e le passò sorridente la cornetta.
<< Sì? Oh, sì certo…
ah ah, va benissimo… oggi? - guardò Videl e lei scosse la testa. – No, oggi no,
domani. Sì, domani mattina. riunione alle 8 e 30. okay, ci sarò. A rivederci,
Sindaco. >> Chiuse la chiamata. Poi continuò riferendosi a Videl.
<< Perché oggi no? >>
<< Perché oggi stai
con noi. >> Rispose sorridente la ragazza, tornando in cucina. Vale
rimase un secondo a fissarla. L’adorava quella ragazza. Con tutto il suo cuore.
Era semplicemente una forza della natura che non si arresta mai. Tornò in cucina
e preparò il tavolo.
Mangiarono tra risa e
scherzi, come se fossero amiche da una vita. Angel e Vale sembravano andare
particolarmente d’accordo. Anche se non sembrava, Angel era un tipo piuttosto
solare. Era riuscita in due giorni a farsi amica Kyra, Chris, Gohan e Vale solo
essendo se stessa. Videl ne era orgogliosa.
Dopo pranzo, misero in
ordine la cucina. Vale lavava i piatti, Angel li asciugava e Videl puliva il
tavolo. Quando finirono, uscirono di casa.
<< Giornata tra
donne. >> Annunciò la Figlia, dirigendosi a casa di Gohan per prendere
Nihal. Bussò alla porta, e le apparve Gohan con un asciugamano attorno alla
vita e uno sulle spalle.
<< Goten, ma la
smetti di fare pasticci per la casa? Oh, ciao Videl. >> Salutò
imbarazzato la sua ragazza. Poi si accorse delle alte due e le salutò con un
sorriso cordiale.
<< Nihal è qui?
>> Chiese Videl, stampandogli un bacio sulla guancia. Lui annuì un po’
scosso e le fece entrare. Nel salotto c’era Goten che correva da una parte
all’altra come un matto, facendo scoppiare a ridere le tre ragazze.
<<
Nihal?? C’è Videl! >> Urlò
affacciandosi alle scale il ragazzo. Aspettarono qualche minuto, poi la bambina
scese le scale. Aveva ancora le treccine del giorno prima, ma adesso portava
dei pantaloncini che probabilmente erano di Goten e una maglietta a maniche
corte.
<< Ciao Videl!
>> Urlò, correndole in contro e saltandole addosso. Le baciò una guancia.
<< Ciao piccola.
Allora, ti fanno disperare questi ragazzi? >> Chiese, indicando i due
fratelli Son.
<< Un po’. Goten più
però, Gohan è bravo. >> Rispose, con voce da donna vissuta.
<< Non è vero!
Cominci sempre tu! >> Esclamò indignato il bambino che si era
fermato.
<< Mh… va bene.
Comunque, vuoi venire a fare un giro con me, Vale ed Angel? Andiamo a prendere
anche Soana e Kyra. >> Nihal annuì e si dileguarono dal casa Son.
<< Era lui? >>
Chiese Angel, notando che da quando il ragazzo aveva aperto la porta a quando
l’aveva richiusa, la sua sorellina aveva un sorriso che le andava da un
orecchio all’altro. Videl annuì. << Mi piace. >> Sentenziò allora
la maggiore.
Arrivarono a casa Brief e
suonarono al campanello.
<< Ciao Videl!
>> Salutò cordialmente Bulma, aprendo la porta. << E ciao anche a
te, Nihal. Vuoi la sorellina? >> Continuò notando anche la gemella della
bambina che gironzolava per casa da lei. Nihal annuì, sorridente ed entrò in
casa.
<< Giornata tra
donne. >> Disse con un sorriso Videl, entrando in casa.
<< Mentre aspettate
che finiscano di allenarsi, volete qualcosa? >> Chiese, mentre spariva in
cucina e tornava con un vassoio d’argento con dei biscotti. Aveva preso a fare
come la madre in quel periodo.
<< Soana si allena
con Vegeta? >> Fece sorpresa la sedicenne.
<< Sì, da quando è
venuta da noi, si allena tutti i giorni con Vegeta e Trunks. Sai, non è andata
giù al principe che una bambina l’avesse chiamato vecchio. Così non fanno altro
che malmenarsi tutto il santo giorno. >> Bulma posò il vassoio su un
tavolino di legno, quando sulla soglia apparvero Vegeta, Trunks e per ultima
Soana. I due bambini avevano il viso un po’ graffiato, mentre l’uomo aveva la
tuta piena di squarci sottili.
<< Ciao Videl!
>> Salutò Soana, andandole a stampare un bacio sulla guancia.
<< Perché hai
interrotto il nostro addestramento terrestre? >> Sbuffò contrariato Vegeta,
riferendosi a Videl. Angel lo guardò storto.
<< Sono venuta a
chiedere se Soana voleva venire a fare un giro con noi. >> Gli rispose,
prendendo in braccio la rosa.
<< No, non verrà.
Stavamo allenandoci e sei venuta a disturbarci. No, resterà a casa. >>
Fece scorbutico il Principe dei Sayan.
<< Ma mica deve
chiederlo a te se può venire. Deve deciderlo lei. >> Angel fissò negli
occhi l’uomo. Non le piaceva più di tanto.
<< Come hai detto
scusa? E tu chi saresti per dirmi cosa devo fare? >> Sbraitò irato
Vegeta. Era troppo impertinente, no, non andava per niente bene.
<< Angel. La sorella
maggiore di Videl. Piacere. >> Si presentò la ragazza, saltando in piedi.
<< E non ti da il
diritto di dirmi cosa fare. >>
<< Se per questo
neanche a te di dire cosa deve fare la bambina. >> Rispose scettica.
<< Adesso mi hai
stancato! >> Con uno scatto, si fiondò sulla ragazza, che si scansò e con
uno schiocco di dita fece apparire tra le sue mani una spada. Si voltò di
scatto e la puntò alla gola dell’uomo.
<< Non sai a chi lo
dici. >> Rispose. L’uomo sorrise, mentre Bulma si metteva le mani nei
capelli disperata. Non sarebbe mai cambiato.
<< Esci di qui
mocciosa, e vedi di muoverti prima che cambi idea. >> Ringhiò il Sayan,
infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Voltò la testa e se ne andò su
per le scale.
Soana non se lo fece
ripetere una seconda volta, e con un balzò fu fuori dalla casa.
<< E ora andiamo da
Kyra. >> Esclamò Videl, prendendo per mano le due gemelline,
completamente diverse.
La comitiva si avviò
vociante verso l’enorme villa della bionda. Suonarono il campanello. Angel alzò
lo sguardo al cielo, e lo scorse plumbeo, gravido di pioggia fredda.
Kyra apparve sulla soglia
con gli occhi verde smorto, ma le esortò comunque ad entrare tutte.
Le fece accomodare sul
divano, mentre lei andava a cambiarsi la camicetta leggera che aveva addosso.
Scoppiò a piovere. Sembrava stesse venendo giù il mondo. Angel e Videl si
guardarono negli occhi. Sentivano che qualcosa non andava.
Kyra scese le scale con
una sottile riga nera sotto gli occhi verdi. Si era truccata anche.
<< Dite. >> Si
sforzò di sorridere, ma ne uscì un sorriso tutto sghembo che, se non fosse
stata per la situazione alquanto strana, avrebbe fatto scoppiare a ridere
Videl.
<< Veramente, dimmi
tu. Che hai? >> Le chiese infatti la sua migliore amica, scattando in
piedi e raggiungendola.
<< Niente, perché?
>> Videl lesse del terrore nei suoi occhi. Poi un lampo, fuori dalla
finestra. Un abbassamento rapido di palpebre, poi di nuovo il terrore negli
occhi.
<< Kyra, lo sai, ti
conosco meglio di quanto io conosca me stessa. Cosa c’è? >> Scandì meglio
la mora. Squadrò l’espressione di terrore puro, poi quello arrabbiata, spaesata
e, infine, imbarazzata. Abbassò lo sguardo. Un tuono. Kyra prese a tremare
lievemente, poi una seconda luce accecante fuori dalla finestra, e un secondo
tuono molto più potente, e Kyra tremò molto violentemente. Sembrava dovesse
spaccarsi da un momento all’altro. Videl le mise una mano sulla fronte, e oltre
a trovarsela tutta bagnata di sudore freddo, sentì che scottava. Aveva la
febbre alta. Senza troppi complimenti, la spinse in camera sua al piano
superiore, la fece sdraiare sul letto e le mise un termometro in bocca.
<< Non è necessario,
credimi! >> Continuava a ripetere come un disco rotto Kyra, coperta a
forza dall’amica con un piumino che usava in inverno.
<< Taci tu. Farai
cadere il termometro. >> Sibilò ad un certo punto la mora, rimettendole
in bocca bene il termometro. Kyra sbuffò quasi divertita, mentre Videl usciva
dalla stanza sbattendo la porta. Fece per scendere qualche gradino, ma poi,
prima di arrivare alla fine, si alzò in volo come aveva fatto quella mattina e
si accostò alla porta della camera. Una mano appoggiata delicatamente al legno
freddo mentre l’altra stringeva convulsamente il ciondolo. Appoggiò un
l’orecchio alla porta. Sentì quello che mai avrebbe voluto sentire. Non era il
solito pianto silenzioso che caratterizzava la sua amica. Un pianto con dei
singhiozzi potenti. Singhiozzi forti e violenti, che avevano bisogno di essere
fermati immediatamente . Sgranò gli occhi azzurri e cadde di sedere a terra.
Non ci badò, saltò in piedi e con uno scatto aprì di nuovo la porta, fissando
il letto dove stava la sua migliore amica.
<< Videl esci di qui.
>> Sillabò con voce rotta dai singhiozzi la bionda, nascondendo il viso
nel piumone.
<< No… >>
Mormorò in risposta lei, scotendo la testa incredula. Avanzò con una mano
davanti a sé aperta, mentre l’altra era perennemente stretta attorno al
ciondolo.
<< VATTENE HO
DETTO!!! >> Urlò Kyra, tirando finalmente su il viso. Aveva gli occhi
rossi e gonfi dal pianto. Le guance rosse con delle righe ancora più rosse che
le passavano da parte a parte. I capelli biondi sempre perfetti ora le si appiccicavano
alle guance, inzuppandosi di acqua salata.
<< NO! Kya, dimmi
che hai, altrimenti non posso aiutarti! >> Strillò acuta Videl,
avvicinandosi al letto e mettendo le mani sulle spalle dell’amica. La fissò
negli occhi per qualche minuto, minuti in cui gli occhi verdi di Kyra non
smisero un secondo di perdere lacrime scure.
<< Chi ti dice che
io voglia essere aiutata? >> Rispose stizzita accennando ad un sorriso.
<< Tu sei stata come
una madre per me, lo sai, quando ero triste venivo sempre da te, mi aiutavi, e
quando uscivo mi sentivo meglio. Non puoi chiedermi di andarmene mentre tu ti
consumi gli occhi a forza di piangere. Mi dispiace, ma non posso stare a
guardare mentre piangi per un ragazzo. Perché è per un ragazzo, vero? >>
La guardò intensamente negli occhi e l’altra annuì piano.
<< Di nuovo.
Maledizione, Kya! Cos’è successo sta volta?? >> Esclamò sull’orlo di una
crisi di nervi la mora, saltando in piedi e cominciando a misurare il perimetro
della camera con falcate nervose. Non le importava un emerito accidente che
doveva salvare il mondo. era l’ultimo dei suoi pensieri. Ora in cima alla lista
c’era far sorridere nuovamente la sua migliore amica, madre, sorella… tutto. La
persona più importante della sua vita.
<< Lesy… Shin…
Chris… è stato orribile. >> Balbettò Kyra, lasciandosi cadere sul cuscino
e coprendosi il volto con le mani.
<< Lesy? Shin? Se
non li ho uccisi prima questa è la volta buona. Che hanno fatto quei due?
>> Chiese rabbiosa. Stava per trasformarsi e se lo avesse fatto, avrebbe
perso completamente la capacità di ragionare lucidamente. E in quel momento
serviva assolutamente ragionare a mente lucida.
<< Shin… Shin mi ha
baciata… mi ha fatto male… di nuovo… e Lesy… Lesy… oddio che schifo! Sono
andata da lui… e ho visto… ho visto quella… che si strusciava su di lui come se
lo usasse a mo’ di spugna… sono scappata e son tornata a casa. >>
Raccontò tra i singhiozzi sempre più violenti nel ricordare l’accaduto.
Gli occhi di Videl si
spalancarono. Eppure lei l’aveva avvertito Chris. Sentì la rabbia montarle
sulle guance. E senza accorgersene si trovò con i vestiti della Figlia.
Quando parlò, la voce era
roca, sembrava posseduta da qualcosa.
<< Hai ancora le
cose che usavi con tua madre per Halloween? >> Chiese, mentre teneva il
capo chino.
<< Sì, sono nella
sua camera. Ma a cosa ti servono? >> Annuì confusa la bionda.
<< Dove sono.
>>
<< Nel baule davanti
al letto. >> Rispose, quasi spaventata dalla voce e dall’espressione di
rabbia dell’amica.
Videl scomparve dalla
camera e si avviò in quella della madre di Kyra. Aprì il baule e si tirò
addosso il mantello più piccolo, mentre gli altri vestiti e l’altro mantello li
tenne in mano. Scese le scale a passo deciso.
Angel fu la prima a
saltare in piedi. Aveva sentito l’aura della sorella crescere e aveva capito
che doveva esserci assolutamente qualcosa che non andava.
<< Hai già ucciso
Angel? >> Chiese fermandosi davanti a lei e mettendosi le mani sui
fianchi. Angel annuì. Sì, era una guardia
del corpo di sua madre, aveva ucciso delle persone, ma solo per difenderla.
<< Perché? >>
Fece alla sorellina mentre questa le lanciava i vestiti della madre di Kyra.
<< Perché se avrò
bisogno di te, commetteremo un omicidio. >> Videl si tirò il cappuccio
sul volto e attese che la sorella si mettesse quei vestiti. Angel confusa si
cambiò in un secondo. I vestiti erano della sua taglia, tranne il corpetto che
forse era un po’ stretto.
Il completo consisteva in
un corpetto di cuoio scuro, pantaloni aderenti fino al ginocchio e i suoi
stivali a punta. Il mantello nero arrivava fino ai piedi.
<< Vale, ogni tanto
vai a vedere Kyra. Ha la febbre alta, e sta male. Le bambine possono giocare in
salone. Vale, è tutto nelle tue mani. >> Dettò Videl, prima di alzare il
cappuccio a scoprire il viso contratto dalla rabbia repressa. Poi guardò le
bambine e si costrinse a sorridere rassicurante.
<< State tranquille
piccole. Non è successo niente di grave, giocate tranquille. Torneremo appena
avremo finito il nostro lavoro. >> Concluse, incappucciandosi. Uscì di
casa sotto lo sguardo preoccupato di Vale. Sbatté le porte dietro di sé.
<< Videl, ma si può
sapere che hai? >> Le chiese Angel, quasi spaventata da tutta l’energia
negativa che in quel momento fuoriusciva dall’esile figura di sua sorella
minore.
<< Sono molto, molto
arrabbiata. Capace di tutto pur di salvare la mia migliore amica. >>
Rispose. Poi alzò lo sguardo sulla figura che aveva accanto e la fissò negli
occhi bicolore. << Il cappuccio. >> Concluse, tirandole giù il
cappuccio fino a coprirle quasi del tutto il viso.
Camminarono in silenzio,
un silenzio palpabile e spaventoso, un silenzio che sapeva di morte. Il cielo
sopra di loro non aveva smesso di tuonare, anzi, era ancora peggio. Si
congelava quel giorno di pioggia e le due figure incappucciate si strinsero nei
mantelli per non congelare. Sembrava inverno, mentre era marzo iniziato da
poco.
Il rumore dei tacchi sulla
strada bagnata, portarono Angel indietro nel tempo, ad un tempo dove ancora non
era una donna.
Flashback
Erano anni duri per la famiglia reale. C’era più
agitazione nella compagnia, e la tensione era talmente solida che si poteva
quasi tagliare con un coltello. Erano tutti agitati, tranne ovviamente i
bambini. Delle bambole cresciute troppo, con i visi d’angelo e la bocca
serpentina che non tralasciava nulla.
Anche lei era una di quelle bambole di altezza
spropositava. Angel era la principessa della compagnia e quel giorno si trovava
in camera sua a giocare a fantasticare guardando la neve scendere placida fuori
dalla sua finestra. Sotto di lei, dei bambini giocavano a palle di neve.
Lei era sempre chiusa in se stessa, non giocava mai con
gli altri. Aveva 7 anni. Era sempre circondata da uomini e donne che la
istruivano sulla vita di corte. Le donne le insegnavano il portamento regale
(Stai con la testa dritta, ancheggia lievemente, non fare il passo troppo
lungo, attenta alla corona in testa, tieni la schiena dritta, le spalle
allineate, non dire parolacce… cose così insomma.) che lei odiava ogni giorno
di più. Gli uomini le insegnavano l’arte. Tutte cose noiose che a lei non
interessavano. Ciò che la interessava veramente era il combattimento, il corpo
a corpo. Ogni tanto spiava dalla porta socchiusa la sua guardia personale
allenarsi con il suo maestro. Era affascinata dall’eleganza di quei movimenti,
dalla fluidità del ragazzino. Si chiamava Nelgar, aveva circa 13 anni, ma era
piuttosto basso per la sua età.
Così, quasi ogni giorno, Angel si trovava a fissare
immobile quel ragazzo. Ne era estremamente attratta, ma più d’ogni altra cosa,
l’attirava il pugnale che aveva in mano sempre. Non lo usava quanto la spada,
ma era comunque quasi sempre nella sua mano.
Quel giorno alla finestra, osservava i bambini tirarsi le
palle di neve, per poi scoppiare a ridere. Lei si immaginava dei pugnali al
posto di quelle palle. Si immaginava lei, che lanciava le armi per difendere la
sua mamma. Si alzò dalla sua panca di velluto e si avviò spedita, per quanto
potesse essere spedita con un vestito ingombrante che le arrivava ai piedi,
alla porta della palestra. La aprì di scatto e trovò Nelgar da solo che si
allenava con la spada. Si girò di scatto verso la principessa e si inginocchiò
con dedizione.
<< Alzati Nelgar. Ho una proposta da farti. >>
Fece lei andandogli davanti. Il suono dei suoi tacchi rimbombava nella palestra
semideserta.
Il ragazzo alzò lo sguardo di scatto, come se quella
bambina avesse detto una delle più grandi assurdità del mondo. poi si accorse
dell’affronto che aveva fatto incrociando lo sguardo della principessa e si
maledisse.
<< Principessa Angel, le consento di punirmi per
l’affronto che le ho arrecato. >> Disse mestamente il ragazzo, fissando a
terra. Angel era confusa. Non le aveva fatto niente!
<< Non dire idiozie, Nelgar! Alzati, avanti, ho
bisogno di un tuo favore. >> Fece invece lei incrociando le braccine al
petto, in attesa di qualche reazione. Il ragazzo alzò lo sguardo timoroso sulla
principessa e si perse in quegli occhi bicolore che mai si era soffermato a
guardare. Angel ricambiò lo sguardo, sentendosi improvvisamente nuda davanti a
quegli occhi ambrati così curiosi ed estremamente dolci. Divenne rossa e si
imbarazzò per la prima volta in tutta la sua breve esistenza. Nelgar si alzò in
piedi con circospezione. Mai si era visto una guardia del corpo che guardava
negli occhi la principessa.
<< Che favore le dovrei fare, Principessa? >>
Chiese, guardando nervosamente la porta per paura di essere punito per
quell’affronto alla casata reale.
<< Insegnami ad usare il pugnale. >> Disse
sicura, slacciando le braccia dal petto e lasciandole ciondolare sui fianchi.
Nelgar la guardò negli occhi spaesato. Era sorpreso da una tale richiesta da
parte della principessa. La squadrò da capo a piedi. I capelli neri con i
soliti riflessi rossi le ricadevano dolci e lisci sulle spalle. Le guance lievemente
arrossate per l’imbarazzo della domanda e gli occhi che vagavano impazienti
sulle armi esposte in palestra.
<< Come scusi? >> Fece il ragazzo, cercando di
mantenere la calma.
<< Sì, beh, ecco… insegnami ad usare il pugnale…
>> Ripeté con meno convinzione la bambina, abbassando lo sguardo
sentendosi sempre più rossa in viso. Nelgar sorrise a quella visione, riservata
solo a lui. Scosse la testa, si avvicinò alla bambina, che alzò di scatto la
testa, e le prese le mani.
<< Accetto la sua proposta, Principessa. >>
Rispose dolcemente, abbassandosi a guardarla negli occhi. Lei sorrise piena di
gratitudine e gli saltò al collo. Gli stampò un bacio sulla guancia, al settimo
cielo. Nelgar diventò improvviso pari ad un peperone. Ne aveva avute di ragazze,
ma mai nessuna era stata così felice per una cosa così banale. Sorrise e staccò
delicatamente la bambina dal suo corpo, per guardarla negli occhi.
<< Non mi chiamare più principessa, ma Angel, è
questo il mio nome, e dammi del tu, non siamo sconosciuti. >> Dettò lei
continuando a sorridere.
<< D’accordo Prin… Angel. >> Scosse la testa
sorridendo.
Quel giorno iniziarono gli allenamenti. Per prima cosa,
Angel si cambiò il vestito con un paio di pantaloncini e una maglietta di
Nelgar. Non sembrava neanche la principessina. Si allenarono tutto il giorno,
fino a quando non bussarono alla porta della palestra. Nelgar si paralizzò,
incassandosi così un pugno in pancia da Angel, che confusa era andata avanti
per la sua strada.
<< Porca miseria… ehm… sì? >> Mise una mano
sulla bocca della bambina, che rimase scioccata da quell’azione impulsiva.
Cercò di guardarlo negli occhi, ma lui teneva il capo dritto davanti a sé,
fissando la porta.
<< Oh, Nelgar, sai per caco dov’è finita la
principessa Angel? >> Chiese la voce preoccupata del primo cortigiano,
colui che doveva istruirla al linguaggio regale.
<< No! Qui sono solo! Mi sto allenando! >>
Rispose cominciando a sudare freddo. Sapeva perfettamente della pena che
toccava a chi non rispettava il valore della corona. E se lo avessero scoperto
nella stessa stanza, solo, con la principessa, vestita da ragazzo… scosse la
testa per non pensarci.
<< Miseriaccia. Va bene, allora, se la vedi, puoi
dirle che la stiamo cercando tutti a palazzo. La Regina Jodel è preoccupata.
>> Fece sconsolato il primo cortigiano. Poi si sentirono dei passi e
Nelgar lasciò la presa sulla bocca della bambina.
<< Perché mi hai tappato la bocca? Potevi
semplicemente dirmi di stare zitta. >> Esclamò stizzita la principessa.
Scostò con malagrazia il braccio che le avvolgeva le spalle e si allontanò dal
ragazzo.
<< La lingua lunga della principessa, è conosciuta
in tutto il regno. E anche in quello vicino. Ecco perché uhm… tu o lei? Per
sicurezza vado con il lei. Ecco perché le ho tappato la bocca. >>
Snocciolò il ragazzo tranquillamente. Angel lo guardò incredula, poi abbassò lo
sguardo imbarazzata. Effettivamente era vero che parlava a sproposito molto
spesso.
<< Tu. Dammi del tu. Dai, ricominciamo. >> Si
rimise in posizione, e ricominciò l’allenamento. Tutto filava per il meglio,
fino a quando Angel decise di smettere e di rivestirsi. Approfittò di un
momento di distrazione di Nelgar , per appuntarsi un pugnale sotto la gonna.
<< Andiamo fuori? >> Gli chiese ad un certo
punto, quando fu tutta bardata, pronta ad uscire all’aperto.
<< Fuori? >> Ripeté lui stordito.
<< Sì, fuori! Sei o non sei la mia guardia del
corpo? E poi voglio farti vedere un posto bellissimo. >> Gli occhi le
brillavano talmente tanto, che Nelgar non riuscì a rifiutare. Si allacciò la
cintura con la spada pendente da un fianco e si avviò alla porta. La aprì e
fece uscire la principessa sotto le sue braccia.
<< Allora principessa, dove la devo portare?
>> Chiese lui, tornando la semplice guardia del corpo. Angel capì, e si comportò
freddamente, come se non fosse successo niente.
<< In un parco poco lontano dalla reggia. >>
Rispose fredda. Camminarono per un po’, con gli stivali che sprofondavano sulla
neve soffice, poi arrivarono in uno spiazzo d’erba verde in mezzo al bianco
totale. In mezzo alla macchia, c’era un salice piangente, che sembrava non
sentire le intemperie invernali.
<< Okay qui nessuno può sentirci. >> Nelgar
sospirò e si sdraiò sull’erba. Era calda.
<< Hai visto che bello Nelgar? >> Esclamò la
voce squillante della bambina, chinandosi a guardarlo negli occhi. Si girò e
vide un’ombra nera davanti a loro, che si avvicinava. Non disse niente alla sua
guardia, perché si era bellamente assopito sull’erba fresca, così si fermò un
istante a scrutarlo. L’andatura era sempre più veloce. Cominciò a correre verso
di lei. In un secondo, scomparve dalla sua vista, e quando si voltò per
svegliare la sua guardia, vide il volto della figura contratta dalla follia
pura. Aveva un pugnale poggiato sulla gola di Nelgar. Senza pensare alle
conseguenze, Angel si abbassò, afferrò il pugnale che aveva sotto la gonna e lo
lanciò verso la figura. L’arma di conficcò in pieno petto dell’uomo, che alzò
lo sguardo incredulo. Dopo un gemito soffocato si accasciò su Nelgar.
L’urlo acuto della bambina lo svegliò di soprassalto. Si
vide la casacca tutta imbrattata di sangue e si spaventò. Si tastò il corpo in
cerca di tagli o lacerazioni, ma lui stava bene. E allora perché Angel urlava
così? La guardò negli occhi e constatò che la bambina guardava un punto oltre
la sua spalla, così si girò di scatto. Vide accanto a sé una figura
incappucciata, accasciata su un lago di sangue. Sgranò gli occhi, si allontanò
di scatto dal corpo senza vita, ma poi si riavvicinò e lo girò. Gli occhi neri
guardavano il vuoto, erano sbarrati e scandalizzati, come se si fosse pentito
di aver dimenticato un calcolo. E, cosa più importante, aveva un pugnale
piantato nel petto. Nelgar lo osservò, poi si ricordò che lui non l’aveva
portato.
<< Cosa diavolo è successo qui? >> Urlò in
piena crisi isterica. Si voltò a guardare negli occhi la bambina, che
continuava a tenerli sbarrati.
<< Io… io non volevo… aveva un pugnale sulla tua
gola… io non ho pensato… ho preso il pugnale e l’ho tirato… non volevo
ucciderlo… ho paura… >> Singhiozzò la bambina. Nelgar capì tutto. Si
avvicinò alla principessa e l’abbracciò forte. Aveva ucciso quell’uomo per
salvarlo. Un atto da vera principessa guerriera. Angel continuava a
singhiozzare tra le sue braccia con gli occhi ancora sgranati sulla figura
priva di vita.
<< Stai tranquilla. Tranquilla. Hai agito da
principessa guerriera, stai calma. >> Le accarezzò i capelli, e solo
allora, Angel si lasciò trasportare da quell’abbraccio. Si accoccolò tra le
braccia del ragazzino e pianse finalmente. Fu l’ultima volta che pianse.
Fine Flashback
Angel scosse la testa da
quei pensieri molesti. Odiava ricordare quell’episodio. Il suo primo omicidio a
7 anni.
<< Siamo arrivati.
>> La voce roca e bassa della sorella la riscosse. Si trovavano davanti
ad una villa enorme, immersa nell’oscurità del temporale.
<< Chi abita qui?
>> Provò a chiedere, ma come sospettato non ricevette risposta, se non un
grugnito arrabbiato.
Con un calcio sfondò la
porta d’entrata, e si intromise dentro. Tirò giù il cappuccio, per far prendere
aria ai capelli inumiditi.
Angel la imitò subito
dopo. Videl salì le scale a testa alta, pronta ad affrontare qualunque cosa le
si parasse davanti. Si trovarono in un corridoio semibuio. C’erano svariate
porte di legno scuro, tutte chiuse. La Figlia procedette a passo sicuro fino ad
una porta, dove c’era inciso il nome di Lesy. La spalancò senza neanche troppa
forza.
Vi trovò due corpi
attorcigliati tra le lenzuola. Uno di quei corpi si alzò di scatto, accendendo
allora il lume della rabbia negli occhi rossi di Videl.
Lesy era a bocca aperta.
Diede un copletto sulla spalla dell’altra figura, e anche quella si tirò su a
vedere che fosse successo. Scattò in piedi appena si accorse delle due ragazze
e si attorcigliò un lenzuolo attorno al corpo nudo.
<< È così che hai
intenzione di farti perdonare, vigliacco? >> Sibilò Videl, con una nota
d’amara ironia nella voce.
<< T-tu che… cche
cosa ci fai qui a casa mia? >> Balbettò Lesy in preda al panico.
<< Taci. Deve
Risolvere una questione con lui. >> Fece Angel, visibilmente irritata.
<< E tu che ci fai
Angel Nero?!?! Hai dei problemi forse…? >> Non finì la frase che Angel le
aveva puntato la spada alla gola.
<< Taci. >>
Ripeté solenne, alzando la lama. Lesy ingoiò.
<< Videl, cosa è
successo? >> Fece Shin, improvvisamente trovando il coraggio di
rivolgerle la parola.
<< Cosa è successo a
me? Cosa è successo a te, piuttosto! Come ti sei premesso di rientrare nella
vita di Kyra? Cosa ti ha dato il permesso di farla soffrire di nuovo come un cane?
Eh? Rispondimi! >> Urlò, slacciandosi la cappa. La lasciò cadere sul
pavimento. Si avvicinò lentamente al ragazzo che la fissava impaurito.
Non trovava le parole per
risponderle.
Videl si fermò davanti a
lui, gli occhi fiammeggianti, il solito ghigno da vincitore sul volto. Gli
sputò in un occhio e gli tirò un pugno in pancia. Lesy strillò spaventata,
mentre la lama le percorreva delicatamente la gola, segno evidente che il
possessore di quella lama non aveva gradito l’urlo.
Videl continuava a prendere
a pugni il corpo di Shin, senza risparmiargli nessun colpo. Si fermò solo
quando il ragazzo si accasciò a terra dolorante, incapace di rialzarsi.
Voltò il viso arrabbiato
verso Lesy, che cominciò a tremare di paura. Angel si fece da parte.
<< E tu. Come hai
osato… come hai osato baciare Chris sapendo che stava con Kyra? >>
Il temporale fuori
ululava, ma era solo un dolce canto in confronto alla voce rabbiosa di Videl.
<< Me l’ha detto… me
l’ha detto Erin… >> Biascicò sull’orlo delle lacrime la ragazza. Videl le
sorrise beffarda, arrivata alla conclusione. Lasciò la stanza senza aggiungere
una parola di più. Angel la raggiunse in fondo alle scale, con la cappa zuppa.
<< Vai da Chris. Abita
non lontano da qui, nel palazzo più alto, sulla destra. Digli di andare da Kyra
immediatamente e digli che lei sa. Poi raggiungimi. >> Videl fece per
andarsene, ma Angel la fermò per il polso.
<< Come faccio a
sapere dove sei? >> Le chiese, porgendole la cappa. Videl sorrise e l’afferrò,
riallacciandosela sotto al collo.
<< Lo capirai. Ora
vai, abbiamo poco tempo. >> Rispose, poi se ne andò. Si guardò un secondo
alle spalle e vide che sua sorella l’aveva ascoltata e stava andando da Chris.
Si incamminò lentamente
verso casa di Erin. Percepiva la sua aura. La conosceva ormai. Quando vi fu
davanti, la porta di casa si aprì da sola e un pugno uscì, sfiorandola. Videl entrò
dentro e prese per il collo chi le aveva tirato un pugno. Alzò Erin fino a
quando i suoi piedi non toccarono più il pavimento per circa 20 centimetri.
<< Cosa vuoi da me?
>> Sibilò la mora, fissandola negli occhi con odio.
Erin in tutta risposta si
divincolò e le tirò un calcio al ginocchio, facendole mollare la presa. Cadde a
terra e si mise a correre su per le scale. Videl si riprese e la inseguì più
arrabbiata che mai. La agguantò mentre saliva le scale per il terzo piano. Le prese
le spalle e la sbattè contro al muro con violenza.
<< Dimmelo, cosa
vuoi dalla mia vita? >> Le urlò a pochi centimetri dal viso. Erin ingoiò terrorizzata.
<< Mio padre. Sta complottando.
Gli serve il potere. Ha bisogno del potere della leggendaria Figlia di Axel e
della Dea. >> Videl sbiancò. Allora era tutto per colpa del padre…
premette con più forza la mano sulla gola di Erin, quando uno sbattito d’ali si
impadronì del campo sonoro di Videl, riportandola alla realtà. Lasciò cadere
Erin, in lacrime, e si avviò verso la sorella, appena arrivata. Angel la prese
a spalle e volarono verso casa di Kyra. Era tornato il sole. Arrivarono poco
dopo e si misero d’accordo per non accennare niente dell’accaduto. Bussarono alla
porta, e una Vale tutta sorridente aprì loro, facendole entrare.
Il resto della giornata
passò tranquillamente. Chris e Kyra avevano chiarito, e questo se n’era andato
dalla casa, mentre lei era scesa nel pieno delle forze con gli occhi grigi
sfavillanti. Ridevano, scherzavano… era tutto quasi irreale, ma Videl pensava a
come l’avrebbe detto a sua madre. Era la Regina, doveva sapere che stavano
complottando contro di lei. Moriko e Alarek erano le menti, assolutamente.
Arrivò l’ora di cena e
mangiarono tutte sorridenti a casa di Kyra, mentre quest’ultima raccontava
aneddoti divertenti di quando era piccola.
Verso le 10 di sera, Videl
ed Angel, accompagnarono a casa le due gemelle e Vale, per poi tornare a casa
tranquille.
<< Che è successo
mentre non c’ero? >> Chiese Angel alla sorella che manteneva lo sguardo
basso per la desolazione.
<< Moriko complotta
contro la mamma. E aveva bisogno della mia forza per vincere. >>
Snocciolò, continuando a fissare imperterrita la strada sotto di sé, come se
fosse qualcosa di estremamente interessante.
Angel si portò una mano
alla bocca, spalancata. Sgranò gli occhi bicolore e cominciò a balbettare
qualcosa senza senso.
Arrivarono a casa che
erano le 11 meno 10. Entrarono senza fare troppo rumore e si accasciarono sul
pavimento freddo del salotto. Si gelava quel giorno, ma il freddo del pavimento
regalava loro un calore incomprensibile. Rimasero lì, in silenzio, fino a
quando le braccia di Morfeo non le presero in braccio, portandole con sé nel
mondo dei sogni.
Eccomiiiiii! Scusate il
ritardo, ma ci sono stati alcuni imprevisti tra me e l’agognata pubblicazione. Comunque,
spero che vi piaccia questo chap! Noto con piacere che avete accolto di buon
grado la nostra Angel… beh, ecco a voi uno stralcio del suo passato. Uno stralcio
tragico, ma pur sempre uno stralcio! Va beh, adesso, ringraziamenti!
Ary22: Già, carinissimo! Lo vorrei io uno così *-* ^^ bacioni!
Tara: Scuse accettate, ma che non capiti mai più, intese? Patti
chiari, amicizia lunga. Fammi sapere per questo chap, oki? Kiss
Kla: Tranqui. Grazie tantissime per gli auguri, anche se in ritardo
fanno sempre molto piacere. ^^ baci
Chiara46: Eccoti accontentata ^^ il seguito, uno stralcio di
passato e un aiutino per il futuro ^^ bacioni
[ Arrivarono a casa che erano le 11 meno 10. Entrarono
senza fare troppo rumore e si accasciarono sul pavimento freddo del salotto. Si
gelava quel giorno, ma il freddo del pavimento regalava loro un calore
incomprensibile. Rimasero lì, in silenzio, fino a quando le braccia di Morfeo
non le presero in braccio, portandole con sé nel mondo dei sogni. ]
Il mattino dopo, si
svegliarono schiena contro schiena, tutte e due indolenzite al massimo. Videl
aprì gli occhi e come prima cosa, senza neanche salutare, imprecò in un modo
non del tutto consolo al pensiero di ragazza. Angel di conseguenza, le rispose
scattando in piedi e facendola cadere di schiena a terra, ovviamente
imprecando. Si guardarono un secondo con occhi di fuoco, poi scoppiarono a
ridere. Angel si accasciò nuovamente a terra e si sdraiò, mentre sua sorella
appoggiava la testa sul suo ventre.
<< Come hai dormito
sorellona? >> Chiese Videl, strusciando la testa sulla pancia della
sorellona.
<< Dormito? Io? Ma
come facevo scusa!?!? Con te appoggiata alla schiena e io seduta? No, non ho
dormito quasi niente. >> Biascicò con uno sbadiglio Angel, accarezzando i
capelli corvini della ragazza appoggiata a lei.
<< Dobbiamo dirlo
alla mamma. >> Soggiunse la Figlia, balzando in piedi di scatto.
<< Oh… aspettiamo
che si svegli almeno. >> Rispose l’Angelo Nero, stropicciandosi gli occhi
e mettendosi seduta. Videl le prese le mani e la tirò su, la condusse in cucina
e preparò la colazione. Cereali e latte caldo. Poi una fetta di torta di mele
appena sfornata dal frigo e alcuni bicchieri di succo di frutta alla pesca.
<< Buon giorno
bambine… come state? >> Jodel apparve al loro cospetto con una vestaglia
bianca tutta stropicciata fino al ginocchio, i capelli neri arruffati e il
contorno degli occhi segnato dalla matita nera e dal mascara della sera prima.
<< Più o meno mamma.
>> Sospirò insonnolita la maggiore. Guardò la sorella negli occhi e si
accordarono per parlare alla madre. Ognuna di loro la guardò negli occhi giù di
morale.
<< Mamma… dobbiamo
parlare. >> Disse solenne Videl tristemente.
<< Ragazze?? Che
succede?? >> La donna si sedette al tavolo, incrociando le braccia
davanti a sé.
<< Vedi… ieri siamo
andate in visita di cortesia da Erin. E
abbiamo scoperto che Alarek e Moriko stanno complottando contro di te. >>
Snocciolò Angel. La sua voce tremolante, tradì il terrore che provava. Aveva
paura per sua madre. Nonché Regina. Terrorizzata.
Jodel non sembrò del tutto
turbata da quella notizia, infatti con calma esasperante prese un foglietto e
ci scarabocchiò sopra qualcosa per il marito ancora addormentato.
<< È ora che tu
venga nella Reggia, tesoro. >> Disse con voce dolce e calma la donna.
Prese le mani della ragazza e le sorrise amabilmente.
Videl ebbe solo il tempo
di lanciare uno sguardo spaesato alla sorella maggiore, che si sentì tutta
tremante. Chiuse istintivamente gli occhi, per poi riaprirli davanti ad un
enorme castello piuttosto inquietante, coperto di rampicanti.
<< Qui vive la
maggior parte della mia comitiva. >> Spiegò Jodel, mentre si affiancava a
loro silenziosa come un’ombra, Angel.
<< Tutti nel
castello? >> Chiese sorpresa Videl, fissando inquieta la facciata del
castello. Jodel si fece scappare una risatina sommessa, mentre cominciava ad
avanzare a passo deciso verso il portone.
<< Andiamo… non
penserai che tutta la gente della mia comitiva abiti nel castello! Ci abitiamo
solo io, Angel, alcune guardie del corpo mie ed di Angel, - la ragazza in
questione sbuffò scocciata, la donna sorrise. – e i consiglieri di corte. Gli
altri, abitano nel villaggio qui vicino. >> Bussò alla porta, un uomo
urlò di identificarsi e Jodel cantò una strofa. La porta di scatto si aprì,
tutta cigolante. L’uomo che aveva urlato si inchinò mestamente all’entrata
della donna, farfugliando cose incomprensibili.
Si trovarono in un
giardino immenso, con un fossato (che fantasia, eh? NdA) torbido e nero come la
pece.
Con uno schiocco di dita
della donna, il ponte levatoio si abbassò velocemente e le tre passarono. In
una stanza enorme, posarono le giacche e gli effetti ingombranti. Poi passarono
nella sala da ballo, altissima e decorata con pitture su tutte e 4 le
estesissime pareti e sul soffitto a volta, dove i tacchi di tutte rimbombavano
come bombe. Alla fine della sala da ballo, si trovava una sontuosa scala a
chiocciola, con i corrimano dorati e gradini di marmo. Salirono le scale e si
trovarono in una stanza più piccola delle precedenti, dove vi era stipata una
scrivania di legno antico, una cassapanca tutta fregiata e alcuni scaffali
colmi di libri neri.
<< Questo è il mio
studio. >> Sussurrò Angel alla sorella, che ne rimase sbigottita. Non
avrebbe mai sospettato che sua sorella studiasse da libri neri come le sue ali.
Sorpassarono anche quella
sala, per poi entrare in un’ampia stanza vuota, con dei tappeti di diverse razze (pardon l’ignoranza, ma non so come dice… -.-‘ NdA
ignorante) stesi a terra in tutto il loro splendore.
Dopo aver passato una
serie di sale e vicoli che Videl faticava a ricordare, entrarono in una stanza
da letto. C’era un sontuoso letto a baldacchino a due piazze. Lenzuola di seta
bianca, copriletto di raso rosso come il sangue, cuscini sempre di raso, e
tende bianche.
Stanza inquietante,
constatò Videl.
<< Allora, datemi il
tempo di radunare tutti i consiglieri e farò una riunione per decidere il
tutto. Angel, vai da Nelgar e fai fare un giro a Videl. >> Ordinò Jodel,
con voce grave, non più dolce e calma.
<< Ma mamma! Perché
proprio Nelgar? >> Sbraitò contrariata e rossa come un pomodoro Angel,
smanettando all’aria come in preda ad un attacco epilettico.
<< Le mie due
guardie del corpo più abili devono fare da guida alla Figlia proibita, tesoro,
ecco perché proprio Nelgar. >> Spiegò paziente la donna. Poi con un gesto
della mano, le fece uscire dalla camera da letto, mentre lei apriva un’anta
dell’armadio a muro.
<< Chi è Nelgar?
>> Chiese, curiosa dalla reazione avuta dalla sorella, Videl, spostando
lo sguardo su di lei.
<< Quello che mi ha
insegnato ad usare il pugnale e a combattere in generale. >> Rispose
rossa fissando il vuoto davanti a sé.
<< Solo? >>
<< Sì, solo!
>> Sbuffò infastidita. Videl represse una risata a forza e si mise a
guardare avanti anche lei.
Dopo vicoli e stanze
nuove, arrivarono ad una porta d’ebano con una scritta dorata sopra. Nelgar.
Angel sbuffò e bussò alla
porta scocciata. Dopo poco uscì un ragazzo a torso nudo, con i capelli rosso
fuoco e gli occhi ambrati.
<< Ciao Nelgar! Io
sono Videl, la sorella di Angel. >> Si presentò sorridente Videl,
porgendo cortesemente la mano. Il ragazzo la fissò un attimo ancora
addormentato, poi quando si accorse di quello che aveva detto, sgranò gli occhi
d’ambra e scomparve senza dire una parola.
Si chiuse la porta dietro
le spalle e ne fece capolino solo poco dopo vestito di tutto punto.
Porse anche lui la mano
alla ragazza, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi d’angelo.
<< Nelgar, guardia
del corpo della principessa Angel e della regina Jodel. >> Si presentò il
ragazzo, stringendo la mano di Videl, ancora confusa.
<< Non devi
ricordarlo tutte le volte… sono anni e anni che mi proteggo da sola, da quando
avevo 7 anni. >> Biascicò la diciannovenne con disappunto.
<< Da quando hai
ammazzato per la prima volta, vorrai dire. >> Ribatté, inarcando un
sopracciglio rosso, nel tentativo di capirla. Angel scacciò di forza le
lacrime. odiava ricordare quell’episodio, mentre al ragazzo sembrava piacesse
farglielo rammentare. Lo fulminò con lo sguardo, per poi tornare a guardarlo
con sufficienza.
<< Nelgar
tesorooooo????? Dove ti sei cacciatooooooo??? >> Squittì una voce dall’altra
parte della porta. Angel si appoggiò alla spalla della sorellina, mascherando
il brivido freddo su per la schiena per una semplice dimostrazione d’affetto.
<< Ti chiamano,
Nelgar. >> Sibilò la ragazza, stringendo convulsamente la presa sulla
spalla della sorella. Videl guardò Nelgar diventare rosso d’imbarazzo, mentre
la sorella diventare rossa di rabbia.
<< Ehm… aspettate un
secondo. >> Sussurrò il ragazzo, per poi sparire di nuovo dietro alla
porta. Solo allora, Angel lasciò la presa sulla spalla di Videl, che se la
massaggiò dolorante.
Dopo cinque minuti di
attesa in religioso silenzio, la porta si riaprì, facendo uscire una ragazza
dai lunghissimi capelli platinati e gli occhi verde acqua. La ragazza sorrise
alle principesse, per poi squagliarsela, lasciando un ricordino sulla guancia
di Nelgar.
<< Okay, ora
possiamo parlare tranquillamente. >> Fece lui, ritornando lentamente
normale. Videl si accorse di come guardava di sottecchi la sorella, mentre lei
si atteggiava altezzosa alla principessa guerriera fredda e spietata. Scosse la
testa. Ci sarebbe stato da lavorare.
<< A quale scopo
parlare, se non si ha niente da dirsi. >> Borbottò infatti Angel, attenta
a non farsi sentire.
<< La mamma ha detto
che mi dovete far vedere il palazzo. >> Rispose allegramente Videl,
mettendosi in mezzo alla sorella e alla sua guardia.
<< Perfetto! La sala
da ballo, l’hai gia vista? >> Trillò Nelgar cominciando ad avanzare.
Videl annuì, e
cominciarono a vagare per l’intero castello.
Sorpassarono stanze vuote,
piene di specchi, le cucine, la lavanderia, la scuderia… fino a che arrivarono
in giardino. Passarono sul fossato per un ponte stretto e traballante, per poi
arrivare in un giardino sterminato. Il prato era verde smeraldo, c’erano
tantissimi fiori di diversi tipi, panchine, altalene… ma Videl in lontananza
scorse un salice piangente, e prese a correre in quella direzione. Senza una
parola, Angel la seguì correndo, imitata da Nelgar.
Quando però, la Figlia
proibita vide cosa c’era sotto quel salice, si tappò la bocca con una mano. Il
prato attorno all’albero era più scuro, mentre in un punto c’era un laghetto
rosso sangue.
<< Che… che cosa
diavolo è quello? >> Chiese con voce tremante, temendo di sapere già la
risposta.
<< Sangue. Di quando
Angel ha ucciso a 7 anni. >> Le rispose Nelgar cupo. Angel lo guardò
arrabbiatissima, per poi scappare con le lacrime agli occhi. Quelle parole
l’avevano ferita, più di qualunque altra cosa al mondo.
<< Ma che ha Angel?
>> Chiese ad un certo punto il ragazzo, interrompendo il silenzio che era
sceso su di lui e sulla ragazzina.
<< Non lo so. Ho
scoperto che era mia sorella solo l’altro ieri. >> Rispose Videl
soprappensiero. L’aveva stupita, e non poco, la reazione della sorellona a
quelle parole. << Chi era quella ragazza? >> Continuò, cambiando
argomento per indagare un po’ nella vita privata del ragazzo.
<< Un’amica.
>> Rispose questo, alzando le spalle e guardando a terra. Poi, come se
avesse avuto un’illuminazione, alzò di scatto la testa, battendo le mani. Videl
saltò per lo spavento.
<< Ma che t’è preso?
Mi hai spaventata! >> Gracchiò mettendosi una mano sul cuore che aveva
preso a battere forte.
<< Scusa, senti, ho
una proposta da farti. >> La guardò intensamente negli occhi e lei
ricambiò confusa, ma annuendo. << Allora… forse non sai che ho insegnato
io a combattere a tua sorella… ora è diventata davvero brava… >>
<< Sospettavo. – il
ragazzo la guardò di sbieco, sorpreso. – Vai avanti… >>
<< Ah, va bene… e
una volta a 7 anni, lei ha ammazzato un uomo. Da quello che poi mi ha
raccontato, voleva uccidere me. Ma comunque, l’avevo abbracciata e lei era
scoppiata a piangere. Da allora mi è sempre piaciuta molto come persona, siamo
diventati amici per la pelle… e per me, lei è di più. Però… >>
<< Non sai se piaci
a lei. Ho indovinato? >> Il rosso la guardò nuovamente stupito, per poi
annuire sconsolato. Videl sorrise intenerita, poi lo prese a braccetto.
<< Tranquillo. Mi occuperò io di tuuuuuuuuuuutto quanto. Tu però
sbarazzati di quella tua amica. >> Fece finta di avere un conato di
vomito, facendo scoppiare a ridere il ragazzo.
Si incamminarono a
braccetto per il giardino, ridendo e scherzando, come se si conoscessero da una
vita.
Nelgar la accompagnò fino
alla camera da letto della madre, per poi tornarsene rinfrancato in camera sua.
Videl bussò forte alla
porta. La voce di sua madre la invitò ad entrare, e lei obbedì.
<< Ciao! Allora,
com’è la casa della mamma? >> Scherzò Jodel, chiudendo l’anta
dell’armadio rosso.
<< Molto bella.
Senti, hai per caso visto Angel? >> Si sedette sul letto stanca morta,
appoggiando i gomiti sulle ginocchia e il viso tra le mani.
<< Adesso che ci
penso sì. Mi sembra stesse andando in camera sua. Che succede con lei? >>
La regina si sedette accanto alla figlia con aria pensierosa, inclinando di
lato la testa per ricordare meglio.
<< Dov’è la sua
camera allora? >> Videl saltò in piedi, cominciando a pianificare la
dichiarazione tra i due.
<< Esci di qui, giri
a destra nel corridoio, poi scendi le scale ed è l’ultima porta del corridoio.
La riconosci, perché è nera e rossa. >> Spiegò amabilmente Jodel, per poi
rialzarsi dal letto e cominciare a frugare di nuovo nell’armadio a muro.
<< Perfetto, grazie
mamma! >> Le scoccò un bacio sulla guancia e fece per uscire dalla
camera, quando la voce della donna la fermò sull’uscio.
<< Tra qualche ora
c’è una riunione per decidere la situazione. Dovrete partecipare sia te che tua
sorella, ma verrà a chiamarvi un messaggero. >> La avvisò. Videl annuì e
uscì dalla camera.
Camminò lungo il corridoio
fino ad arrivare alla scala, la scese a balzi, per poi correre lungo tutto il
tratto che la separava dalla porta nera. vi arrivò davanti e si paralizzò. Era
veramente tanto inquietante quella porta. E solo la porta, senza parlare della
scritta Angel rosso vivo che colava giù dalla porta. Bussò poco convinta,
quando la voce rotta della sorella le intimò di andarsene chiunque fosse. Lei
imperterrita, bussò ancora, poi entrò.
Angel era sdraiata a
pancia in giù sul letto con la testa sotto al cuscino.
<< Ciao sorellona.
>> Salutò con quanta più allegria aveva in corpo, sedendole accanto.
Un grugnito in risposta,
seguito dalle mani di Angel che si tenevano il cuscino più forte, spiaccicato
sulla testa.
<< Tra un po’ arriva
un messaggero di mamma per la riunione. >> Riprovò.
Altro grugnito, cuscino
ancora più schiacciato sulla testa. Era evidente che non avesse voglia di
parlare con nessuno.
<< Dobbiamo
parteciparci tutte e due. >>
Ennesimo grugnito, ennesima schiacciata di cuscino sulla propria testa. Era un
osso duro.
<< Oh, dai
sorellona! Parlami!! Che hai?? >> Si stravaccò accanto a lei e le tolse
il cusino dalla testa. Angel si voltò scocciata verso la sorella, ma ogni sua
intenzione di ucciderla e nascondere il corpo fino a data indefinita, le
morirono in gola quando lo sguardo preoccupato che la fissava immobile. Sbuffò
e le sorrise, tirandosi su a sedere. Videl la imitò sorridendo.
<< Odio Nelgar.
>> Borbottò Angel, passandosi una mano sulla faccia, con due righe nere
sulle guance.
<< Non è vero.
>> Ribatté tranquillamente Videl, continuando a sorridere, creando
scompiglio nei pensieri della maggiore.
<< Sì che è vero!
>> Strillò infatti con la voce incrinata. La sorella rise poi la guardò
seriamente negli occhi bicolore.
<< Lo sai che non è
vero, Angel. Lui ti piace, e anche tanto. Mi ha raccontato di quell’… ehm…
episodio spiacevole. Non posso rivelarti altro, ma ho avuto l’impressione che
tu gli piacessi. >> L’Angelo Nero divenne rosso come un pomodoro maturo,
per lasciare spazio ad un sorriso largo tutto il viso. Poi però si rabbuiò.
<< Era solo
un’impressione. Nelgar non rivela così i suoi sentimenti a persone che non
conosce a fondo. >>
<< Come te?
>>Angel sorrise amareggiata.
<< Sì, come me.
>> Rispose, fissando il pavimento nero.
<< E se… >> Ma
venne interrotta dallo squillo del suo telefono. Lo aprì senza vedere chi
fosse. << Pronto? >>
<< Videl! Ma che
fine hai fatto? >> Esclamò sollevata una voce maschile dall’altra parte
dell’apparecchio. Videl sorrise.
<< Sono a casa di
mia madre, al castello, Gohan. >>
<< E perché non ci
hai detto niente?? >>
<< Ma è successo
tutto all’improvviso! Stamattina io e mia sorella ci siamo svegliate e la mamma
ci ha portate qui. È successo tutto un casino con Erin e l’altra, lì, Lesy.
>>
<< Sei rintracciabile?
>>
<< Non lo so. Mi
sono materializzata qui, non so come si arrivi se non lo sai fare… >>
Angel fece un cenno con la mano, per dirle di darle il telefonino.
<< Ciao Gohan, sono
Angel. Allora, per venire dovete andare al pozzo e saltarci dentro… quello
dietro casa nostra, poi dovete dire il nome della persona che volete trovare,
tipo me, mia mamma o mia sorella. Noi vi aspetteremo davanti al cancello. Okay?
Si, va bene. Fate attenzione, ciao! >> Porse il cellulare alla sorellina.
Poi la squadrò da capo a piedi, e si soffermò sul suo ventre. << Alza un
attimo la maglietta. >> Le ordinò cupa, con le sopracciglia aggrottate.
Videl la guardò stupita, ma si alzò la maglietta comunque. Angel sbiancò, si
mise una mano sulla bocca spalancata e la fissò negli occhi terrorizzata.
<< Che succede?
>> Anche la Figlia proibita cominciava ad avere paura.
<< Stai tranquilla
sorellina. Vado a chiamare Nelgar, tu stai con la pancia coperta. Non ti
muovere di qui, torno tra poco. >> Angel si alzò di scatto dal letto e uscì
correndo dalla porta.
Videl cominciò a sudare
freddo. Gli occhi le si appannarono, come se avesse della nebbia davanti a sé.
Non si sentiva più le mani, poi proprio non vide più niente davanti a sé.
Faticava a respirare, si guardava attorno in cerca di una luce ma attorno a lei
era tutto buio. Un rumore in lontananza, sembrava una porta che si apriva, un
urlo di terrore, due braccia che la sorreggevano, una parola biascicata,
<< aiuto >>, poi il buio più
totale. Nessun rumore, nessuna luce, nessun legame con il suo corpo.
<< Videl! Videl,
rispondi dannazione! Porca Eva, rispondimi ti prego! >> Delle urla
disperate, una mano che le carezzava il viso… e finalmente vide un volto,
seppur preoccupato e contratto dalla paura, familiare.
<< Eh? >>
Sussurrò Videl, cercando di focalizzare il volto che la guardava.
Angel sorrise rincuorata e
l’abbracciò forte.
<< Sei una pazza!
Cosa ti è saltato in mente, eh?? Perché diamine non hai detto che ti avevano
conficcato dei sensori in pancia?? Non sei un’eroina, non sei immortale!
>> Un sonoro ceffone le arrivò in viso, facendole bruciare tutta la
guancia. Videl guardò la sorella confusa, non capendo cosa fosse successo.
Spostò lo sguardo di fianco a lei e vide Nelgar con le mani tese, piegato su di
lei.
<< Angel, lei non lo
sapeva. Altrimenti l’avrebbe detto. >> Spiegò il ragazzo, dopo aver
fissato intensamente Videl negli occhi. Angel si mise le mani sulla bocca e
delle lacrime silenziose presero a scenderle dal viso. Si chinò sulla sorellina
e l’abbracciò di nuovo, chiedendole scusa.
Bussarono alla porta.
Nelgar andò ad aprire scocciato, e si vide davanti il messaggero della Regina.
<< Le principesse
Angel e Videl sono attese dalla regina nella sala grande. >> Dettò, per
poi andarsene. Videl rimase un attimo impalata, a gambe incrociate abbracciata
stretta alla sorella, fino a ricordarsi che i suoi amici erano venuti a
cercarla.
Si alzò di scatto, per poi
risedersi sconsolata.
<< I miei amici mi
aspettano fuori dal cancello… ma io non lo so dov’è il cancello! >>
Borbottò. La sorella si asciugò gli occhi, respirò profondamente e sorrise.
<< Nelgar, vai ad
aspettare i ragazzi fuori dal cancello. O sono in 3 o in 7, li riconosci perché
c’è una bambina con i capelli rosa, una blu, uno lilla e un altro moro. Sono
sicuramente accompagnati da una bionda, un castano ed un moro. Hai capito?
>> Gli ordinò freddamente. Lui annuì e si dileguò.
Angel prese per mano Videl
e la portò nella sala grande. Era una sala circolare, con le pareti e il
pavimento bianchi. Davanti a loro si stanziavano una ventina di banchi di legno
scuro, con dietro uomini e donne pallidi come cenci. In mezzo ai banchi, c’era
il trono nero della regina, con Jodel seduta sopra, corrucciata e preoccupata.
Angel e Videl presero posto nelle gradinate ai lati del portone.
<< Dichiaro aperta
la riunione. Regina Jodel, perché ci ha fatti chiamare? >> Tuonò un uomo
dai capelli bianchi e occhi neri.
<< Le mie due
figlie, Angel e Videl, mi hanno riferito che Moriko sta complottando contro la
pace del regno. >> Rispose con voce potente la donna, alzandosi in piedi,
portando il silenzio con un solo gesto della mano.
<< Che parlino loro,
allora. >> Una donna, seduta alla destra di Jodel, dai capelli neri e
dagli occhi lilla, batté con un martello su una piastra di legno sul suo banco.
Jodel annuì e si sedette
sul suo trono nuovamente, indicando la sua figlia minore.
<< Chiedo il
permesso per parlare. >> Disse a voce alta Angel, per salvare la
sorellina da una situazione nuova.
<< Permesso
accordato. >> La donna di prima batté di nuovo sulla piastra col
martello. Angel si alzò in piedi e andò al centro della sala rotonda. Tutta
scura, sembrava un punto nero su un foglio bianco.
<< Mia sorella Videl
mi ha raccontato quello che è successo. Erin, la figlia di Moriko, ha attentato
alla sua vita parecchie volte, e da quello che ho capito, è stato tutto per
conto del padre. Moriko vuole arrivare al potere della Figlia proibita per
spodestare la Regina. >> Spiegò con voce calma e convincente la ragazza.
Un mormorio spaventato e
sorpreso percorse la sala grande. Poi la donna batté sulla piastra, invocando
l’ordine totale.
<< Lei è sicura di
quello che dice, Principessa Angel? >> Chiese un uomo piuttosto giovane,
dai capelli biondi e gli occhi blu.
<< Sicurissima.
>> Annuì convinta Angel. Si ravvivò i capelli neri con una mano, mentre
con gli occhi vagava su tutti i presenti.
<< E ora cosa
facciamo? >> Esclamò una voce di donna spaventata. Videl prese un
profondo respiro, poi si alzò in piedi.
<< Propongo di
catturare Alarek e di fargli confessare i piani di Moriko. >> Urlò,
tenendo il portamento fiero e composto. Tutti in sala ammutolirono e la
guardarono, chi con ammirazione, chi con terrore, chi ancora con quasi
disprezzo per la sua insolenza.
<< Cosa c’entra
Alarek? >> Le chiese l’uomo che aveva aperto la riunione.
<< Erin e Lesy, sono
loro che organizzano. Loro sono le braccia, mentre i loro padri sono le menti,
ne sono sicurissima. >> Ribatté convintissima mettendosi le mani sui
fianchi. Guardò intensamente negli occhi la madre, che ricambiò lo sguardo
sorridendole, per poi passare in rassegna tutti i volti dell’assemblea.
<< Non credo che due
ragazze possano… - >>
<< Ha ragione Videl.
Dobbiamo trovare Alarek, e Moriko. Prima li fermiamo, meglio sarà per tutti.
>> Concluse per la donna, Jodel, alzatasi di nuovo in piedi. Strizzò
l’occhio alle sue figlie poi diede loro il permesso di andarsene dalla sala.
Angel si inchinò alla madre e così fece pure la sorellina, uscendo dalla sala
grande.
Si trovarono in una sala
più lunga che larga, tappezzata da sedie di legno chiaro alle pareti. Su quelle
sedie, Videl riconobbe le persone di cui aveva bisogno.
Corse da Gohan e lo
abbracciò, stampandogli un bacio sulla guancia.
<< Videl, stai bene?
Hai una guancia tutta rossa… è successo qualcosa? >> Le chiese,
osservando la guancia destra della ragazza. Videl si voltò verso la sorella
maggiore, che aveva lo sguardo a terra imbarazzato, e sorrise.
<< Nulla, nulla.
>> Gli rispose evasiva. << Allora, l’avete visto il palazzo?
>> Continuò guardando i 4 bambini. Scossero contemporaneamente la testa,
con una insolita lucina che brillava nei loro occhi.
<< Vi faccio vedere
io… >> Prese parola Nelgar. Le due bambine saltarono giù dalle sedie e lo
presero per mano, sorridenti. Angel lo guardava con malcelata tristezza e
malinconia. Quelle mani avevano preso e stretto anche le sue.
Videl, che era stata in
braccio a Gohan per tutto il tempo, decise di agire per la sorellona.
Si alzò di botto, prese
per mano il suo ragazzo e lo trascinò per un vicolo.
<< Ma che vuoi fare?
>> La rimbeccò subito il ragazzo, fermandola e guardandola negli occhi.
<< Devo spiegarti
alcune cose. Sei il mio ragazzo, no? >> Trillò in risposta lei,
ricambiando lo sguardo sorridendo radiosa.
<< Sì… ma… >>
Venne bloccato dall’indice della mano di Videl, che si posò delicatamente sulle
sue labbra.
<< Ora stai zitto un
attimo, per favore? – lui fece una smorfia e poi annuì poco convinto. – Allora,
mia sorella è innamorata di Nelgar, non lo vuole ammettere ma è così. e anche
Nelgar è innamorato di lei. Quindi, adesso, li chiudiamo in uno stanzino e
chiariranno. Capito? >> Spiegò allegramente lei, smanettando.
<< Eh? Chiuderli in
uno stanzino?? Perché? >> Balbettò confuso cercando di capire il
concetto. Che c’entrava lo stanzino con il loro amore taciuto?
<< Sì, chiuderli in
uno stanzino. Così parlano e si chiariscono. Hai capito sì o no? >>
<< Sì, ma non
capisco lo stesso. Io che c’entro per esempio? >> Videl sbuffò
spazientita. Possibile che non ci arrivasse da solo?
<< Tu c’entri,
perché devi spingere Nelgar nello stanzino. Non dirgli che c’è Angel dentro,
capito? Lo spingi lì… aspetta! Aspettami qui! >> Sorrise e corse via.
Andò di corsa dalla madre, ricordandosi perfettamente la strada per arrivarle
in camera. Bussò. Si batté una mano sulla fronte, dandosi mentalmente della
cretina, visto che sua madre era nella sala grande a discutere del suo regno.
Corse per il palazzo, seguendo l’aura potentissima di sua madre, fino a che non
si trovò davanti ad una porta. La aprì con cautela, e si trovò dietro alla
serie di banchi. Davanti a lei si stanziavano una ventina di schiene. Andò
dritta e decisa da quella di sua madre, le picchiettò sulla spalla e la donna
si girò sorpresa di vederla.
<< Mamma… io ho una
camera qui, vero? >> Bisbigliò la ragazza, per evitare che la sentissero
tutti. Dopo tutto era entrata clandestinamente in una riunione, per chiedere
alla madre una idiozia.
<< Sì, vai in camera
di Angel, poi fai una rampa di scale e vai al piano di sopra. C’è una porta, sempre
alla fine del corridoio, dove c’è scritto il tuo nome. >> Rispose la
donna, muovendo solo un angolo della bocca per non farsi vedere. Videl la
ringraziò e scappò via dall’uscita sul retro. Si rimise a correre, per poi
girare in un angolo e cadere direttamente addosso alla persona che cercava.
<< Ahia! Videl, stai
attenta… non voglio ancora finire spiaccicato dalla mia ragazza. >>
Borbottò Gohan, massaggiandosi la testa. Per l’impatto all’improvviso erano
caduti tutti e due, lei sopra di lui.
<< Scusami, non
sapevo che girando di lì, sarei arrivata qui… non colpa mia, non lo conosco
ancora il castello. >> Si scusò lei, alzandosi e porgendo una mano al suo
ragazzo, ancora sdraiato a terra.
quando furono di nuovo
occhi negli occhi, Videl si ricordò del perché l’aveva mollato lì da solo come
un cretino.
<< Allora, sono
andata da mamma, ha detto che io ho una camera qui. Quindi, tu ci spingi dentro
Nelgar… con una scusa plausibile… metti che io gli voglio parlare. Poi io ci
faccio entrare mia sorella e chiariscono. Va bene? >> Gohan annuì
spaesato, poi lei fece per andarsene ad attuare il piano, ma lui le prese il
polso dolcemente.
<< Io non lo so
dov’è la tua camera. >> Constatò arricciando le labbra.
<< Segui la mia
aura, no? È semplice, dai, avanti, andiamo. >> Gli prese la mano e lo
riportò dagli altri.
<< Che è successo?
Abbiamo sentito un tonfo, tutto bene? >> Chiese preoccupata Kyra,
guardando prima Gohan poi Videl.
<< Sì, sì. Sentite,
non avete fame? È quasi mezzo giorno, e io non ho mangiato quasi niente a
colazione. >> Rispose allegramente la mora, attorcigliando le dita in
quelle del suo ragazzo.
Chris e Kyra annuirono,
poi vennero accompagnati da Angel in sala da pranzo, visto che lei era l’unica
a sapere dov’era. Videl si staccò dal gruppo, solo perché doveva andare a
chiamare Nelgar e i bambini. Li trovò nel cortile principale, mentre c’era in
atto una litigata furiosa tra Trunks e Soana, come al solito.
<< VUOI STARE
ZITTO??? >>
<< TI HO SOLO DETTO
CHE HAI SBAGLIATO UN MOVIMENTO! >> Si stavano urlando contro. Videl
fischiò e tutti si voltarono verso di lei.
<< Si mangia!
>> Strillò sorridente. Ogni traccia di litigata tra i due bambini scemò e
corsero da Videl mano nella mano. Dopo poco li seguirono anche Nihal e Goten,
ridendo e trotterellando. Poi fu il turno di Nelgar, sorpreso per l’improvvisa
reazione dei due bambini.
<< Tranquillo, è
normale. >> Gli sussurrò la ragazza, strizzandogli l’occhio. Corsero
nella sala da pranzo e trovarono gli altri già seduti ad aspettarli.
<< Ehi, senti
Nelgar… c’è Videl che ti vuole parlare. Da solo nella sua camera. >>
Gohan prese da parte il ragazzo e parlò a bassa voce. Nelgar lo guardò stupito.
<< In camera sua?
>> Ripeté confuso.
<< Sì, mi ha detto
così. – fu preso dal panico visto che non sapeva dov’era la camera della
ragazza, quando si sentì completamente vuoto. Svuotato da qualsiasi reazione,
sensazione ed emozione. Come se si la sua anima fosse uscita dal suo corpo. –
Vieni, seguimi. >> Senza una parola lo condusse per due rampe di scale,
per poi percorrere un lungo corridoio pieno di porte di vari colori e
grandezze. Alla fine arrivarono alla camera di Videl. Tutta nera, con la
scritta azzurra colante. Gohan spalancò la porta, e ci spinse dentro Nelgar.
<< Ma dov’è?
>> Chiese lui, non vedendo la ragazza in camera.
<< Aspettala qui.
>> Rispose l’altro, per poi chiudersi la porta alle spalle. Come se
n’erano andate, tutte le sue sensazioni tornarono e lo investirono come un’onda
anomala.
Scosse la testa, confuso e
quasi spaventato, poi tornò nella sala da pranzo, dove tutti gli altri stavano
ancora discutendo animatamente sulle sorti di Erin. Quasi tutti in quel tavolo
la volavano morta.
<< Impiccarla?
>> Propose speranzosa Videl, con gli occhi luccicanti.
<< No, Videl, non
possiamo ammazzare una ragazza. Dobbiamo avere un minimo di movente per
eliminare una persona. >> Le rispose tranquillamente Kyra. Sembravano
mamma e figlia, quando la bambina vuole qualcosa e la mamma le spiega che non
la possono comprare. Ovviamente, avrete capito chi era la bambina e chi la
mamma.
Gohan si avvicinò alla sua
ragazza e le mise furtivamente la chiave nella mano, senza farsi vedere dagli
altri.
<< Sorellona? Devo
parlarti. Vieni con me in camera mia? >> Esclamò con voce squillante
Videl, immaginandosi già al loro matrimonio.
<< Non possiamo
parlare qui? >> Rispose scettica la maggiore, squadrandola da capo a
piedi. Poi scrollò le spalle e si alzò dalla sedia, precedendo la sorella fino
alla sua camera. Videl gongolava dietro di lei, trotterellando come una
bambina.
Si trovarono davanti alla
porta, quando la minore le si parò davanti e aprì la porta. A sorpresa spinse
dentro la sorella e le chiuse la porta a chiave alle spalle. Seguirono pugni e
colpi sulla porta, ma nessuno abbastanza forte che fosse in grado di buttarla
giu.
Videl sorrise compiaciuta.
Sarebbe tornata dopo qualche ora. Trotterellò felicemente per tutto il
corridoio, poi scese con un balzo le scale e prese a correre per l’altro
corridoio. Scivolò sul corrimano d’ottone e saltò a terra facendo una capriola
in aria. Atterrò a piedi uniti sul pavimento di marmo bianco e si rimise a
correre felicemente.
Mentre svoltava
velocemente in un corridoio che l’avrebbe portata direttamente nella sala da
pranzo, le cadde l’occhio su una porta. Non era particolarmente inquietante,
neanche particolarmente rassicurante, ma comunque la ragazza provava talmente
tanta curiosità che si fermò di colpo, scivolando sul pavimento per una decina
di centimetri. Tornò indietro e fissò la porta curiosa. In lei si accese quella
curiosità bambinesca che l’aveva accompagnata quando aveva ancora pochi anni di
vita. Non facendocela più, spalancò la porta ed entrò.
Si trovò dentro ad una
stanza piena di specchi. In ognuno c’era un’immagine del suo futuro e del suo
passato. Immagini danzanti, di pranzi, cene e colazioni passate in solitudine o
in compagnia. Immagini di nuove scoperte e di constatazioni già fatte. Tutta la
sua vita era racchiusa in quella stanza, fatta di immagini veloci e attimi
sfuggenti, come in un film.
Rivide se stessa giocare a
nascondino con il padre quando era piccola, il momento del parto di sua madre,
quando per la prima volta cucinò la pasta… tutti momenti che credeva di aver
dimenticato. Si voltò di scatto, e vide uno specchio particolarmente bello. La
cornice argentata tutta intagliata e il piedistallo nero. Le figure dentro allo
specchio erano fin troppo riconoscibili. Un ragazzo alto, con i capelli e gli
occhi neri, salutava con la mano allegramente, mentre una seconda figura
accanto a lui, abbracciata a lui,
sorrideva, portandosi una mano alla pancia. Lui portava un vestito nero
gessato, lei un lunghissimo abito bianco con un velo sul viso. Il suo
matrimonio. Rimase a bocca aperta nel guardare quelle immagini. Il suo cuore
batteva all’impazzata, mente gli invitati al matrimonio lanciavano manciate di
riso in aria. Non c’erano suoni, sentiva solamente il battere frenetico del suo
cuore e il respiro affannoso uscirle a rallentatore dalla bocca.
Ingoiò la poca saliva che
le era rimasta in gola e poi si voltò verso un altro specchio. Lì, c’era
raffigurata una bambina che le somigliava tantissimo, ma aveva qualcosa di
diverso nel visino dolce. Stava giocando con un robottini di latta, con il
sorriso stampato in viso. Le vennero le lacrime agli occhi vedendo con quale
dolcezza la bambina guardava il robottino tra le sue mani. Spostò lo sguardo su
un altro specchio. Dentro si vedeva quando in gita era stata assalita con le
due gemelle. Si vide dall’esterno e la cosa le sembrava ancora più tragica. Non
osò guardare oltre. Guardò ancora un altro specchio. C’era sua madre, più
giovane in lacrime con una cappa legata al collo. Davanti a lei suo padre, che
teneva una bambina di pochissimi anni per mano. L’addio. La scomparsa di sua
madre dalla sua vita. La bambina guardava spaesata la donna che piangeva
davanti a lei. Con un ultimo singhiozzo, la donna si calò il cappuccio sul viso
e si girò di schiena alla bambina.
<< Mamma… >>
Pronunciò la piccola, cercando di andare dalla madre. L’uomo le strinse la mano
e la tenne accanto a sé. La bambina lo fissò incredula, per poi sgranare gli
occhi arrivata a capire la triste verità.
<< Mamma!! >>
Urlò nuovamente la bambina staccando la presa dal padre. Si avventò sulla cappa
della madre, per tirarla via, riportarla dal padre. Ma la donna non si mosse,
rimase a capo chino fissando a terra.
<< Mamma… mamma…
rimani con me… ti prego, resta con papà. >> Sussurrò la Videl cresciuta.
L’idillio finì. Qualcuno aprì una porta e la luce pervase la stanza. Tutte le
immagini scomparvero, lasciando sola Videl con le sue riflessioni. La ragazza
alzò lo sguardo sulla porta, ma non rimase tanto a fissare quella luce, spostò
quasi immediatamente lo sguardo su uno specchio davanti a lei. Si vide
inginocchiata, con le mani lungo i fianchi e gli occhi rossi sgorganti di
lacrime.
<< Ehi, ma che
succede qui dentro? >> Esclamò la voce. Quel qualcuno entrò in quella
stanza piena di specchi e vide la ragazza con il volto rosso e rigato di
lacrime nere.
<< Videl! Tesoro!
Amica mia! Cosa diamine è successo qui dentro? >> Kyra preoccupata si
accovacciò accanto all’amica. Le guardò bene gli occhi nel riflesso ma non vide
tracce di trucco. Come diavolo era possibile che avesse le guance rigate di
nero se non si era neanche truccata? Guardò l’originale. Aveva gli occhioni
sgranati, come una bambina piccola che aveva assistito a qualcosa di brutto. Si
commosse, vedendo la grande e forte Videl, inginocchiata senza forze al
pavimento. Non sembrava neanche lei.
Videl spostò lo sguardo in
quello di Kyra. Ora stava bene, perché continuava a piangere? Perché aveva
delle righe nere sulle guance?, continuava a chiedersi stancamente. Sapeva di
sembrare una bambina, ma non riusciva a tornare lei stessa, grande e vaccinata.
<< Mamma… >>
Sussurrò senza fiato. Kyra l’abbracciò stretta. La mora sembrava una bambina.
Una bambina piccola messa di fronte ad un mondo troppo cattivo per lei. E Kyra
la stringeva, come una mamma protettiva.
<< Kya, perché sono
con le guance nere? >> Chiese ad un certo punto, staccandosi quel tanto
che bastava per fissare l’amica negli occhi.
<< Non lo so tesoro,
non ne ho idea. Forse dovresti chiedere a tua madre. >> Propose la
bionda, cercando di sorriderle. Videl annuì e le sorrise, come una bambina.
Si alzarono insieme e se
ne andarono da quella stanza.
<< Sai Kya? Quella
stanza è strana. Ho visto tutta la mia vita. Quando sono stata attaccata dagli
amici di Erin e anche il momento del parto di mia madre. Anche il mio
matrimonio. E una bambina… e… quando la mamma se n’è andata. >> Kyra la
guardò. Gli occhi azzurri erano tornati limpidi come un torrente di montagna,
puri e innocenti, ma forse erano più grandi del solito. Le guance rosse erano
tornate rosee e lisce senza più neanche le righe nere nel mezzo. Le labbra
erano tornate rosse e piene come prima. Era tornata se stessa, con un qualcosa
di più bambinesco ed innocente. Più bella.
<< Il tuo
matrimonio? Con chi ti sposi? >> Le fece incuriosita la bionda, avendo
comunque già un sospetto su chi potesse essere.
<< Gohan! E sai, ho
visto anche una bambina, forse era mia figlia ma non lo so perché aveva
qualcosa di… di… >>
<< Di Gohan?
>>
Videl annuì entusiasta,
poi prese a braccetto l’amica e la trasportò nella sua ilarità.
Arrivarono in giardino,
dove si trovavano gli altri. Gohan fu il primo ad avvicinarsi a lei, notando
qualcosa di strano.
<< Tutto bene?
>> Le chiese dolcemente. Lei annuì solare e gli poggiò le labbra sulla
fronte. Lo prese per mano e incrociò le dita con le sue. Poi si batté la mano
libera sulla fronte e imprecò.
<< Angel! Nelgar!
Dobbiamo tirarli fuori! >> Esclamò, cominciando a corre e trascinando con
sé il suo ragazzo. So trovarono in qualche minuto davanti alla porta della
camera e Videl tirò fuori la chiave. Scattò la serratura e spalancò la porta.
Quello che videro fece
cadere loro le mascelle. I capelli di Angel giacevano, in tutte le loro
sfumature rossastre, scomposti sul cuscino, affiancati da quelli rosso fuoco di
Nelgar. A coprire i loro corpi solo un lenzuolo bianco di raso, leggero e quasi
trasparente. Videl si avvicinò con circospezione. Scostò un poco il lenzuolo,
per constatare dalla schiena nuda della sorella che erano semplicemente…
addormentati, insieme, nudi. Tre parole che accostate nella stessa frase
facevano già un filmino nella mente dei ragazzi.
Gohan riprese possesso
della sua mascella e andò a chiamare la sua ragazza, trascinandola fuori a
forza.
<< Ma erano così
belli… >> Si impuntò lei, rivedendo nella mente il viso rilassato e
felice della sorella.
<< Sì, ma non credo
che avrebbe fatto tanto piacere se ci avessero trovati a fissarli nudi.
>> Ribatté imbarazzato lui, guardandola dritta negli occhi.
<< Io non li fissavo
nudi… - sbottò, poi sgranò gli occhi, indignata. – ma tu sì! Stavi guardando
mia sorella! >> Gli prese a pugni un braccio, mentre lui cercava
disperatamente di spiegare.
<< Ma no! Era per
spiegare che non gli avrebbe fatto piacere se ci avessero beccato. >>
Spiegò. Videl lo guardò negli occhi, ancora offesa, ma poi quell’espressione
scemò, per far tornare il sorriso da bambina ingenua che la caratterizzava.
Tornarono in giardino. Non
si sorpresero affatto nel vedere Soana e Trunks urlarsi contro furiosamente,
mentre l’altra gemella e l’altro piccolo sayan giocavano a rincorrersi. Kyra e
Chris parlavano tranquillamente e a loro si unì anche la coppia appena
arrivata. Risero e scherzarono, come facevano sempre, e Videl era la più
allegra. Sembrava più… più pura, ingenua… come una bambina. Per tutto il giorno
Angel e Nelgar non si fecero vedere. E neanche a cena, degnarono i ragazzi
della loro presenza.
Quando fu ora di andare a
dormire, ovviamente Videl li invitò a restare al castello per la notte e,
altrettanto ovviamente, gli altri accettarono di buon grado. Chris, Gohan e
Kyra si trasferirono in camere singole nello stesso piano della camera di
Videl. appena varcarono la soglia delle loro camere, apparvero in forme, colori
e materiali diversi i loro nomi. I quattro bambini, come al solito, decisero di
dormire tutti assieme, ormai erano diventati inseparabili. Entrarono in una
camera accanto a quella di Kyra, e sulla porta non apparvero i loro quattro
nomi, bensì una unica scritta: Sayan, in
oro scintillante.
La Figlia entrò timorosa
nella sua camera ma si sorprese nel vedere tutto lindo e pulito senza i due
corpi attorcigliati dolcemente nel suo letto. Sul comodino nero, un biglietto
dalla sorella.
<< Ti odio,
ma ti amo. Grazie, tua sorellona, Angel.
>> Videl sorrise. Mise il biglietto nel cassetto e si distese tra le
lenzuola, stanca. Stanca di tutti gli eventi della giornata. Si sentiva
svuotata da ogni preoccupazione. La lotta per la Terra, la preoccupazione per
la madre, la tensione che l’accompagnava da sempre… ora tutto le sembrava solo
un ricordo lontano, di una vita non sua, in un paese non suo, vissuto da un corpo
non suo. Era tutto completamente estraneo a lei.
Hola ragazzi!!!! Uhm, sono in
ritardo con i tempi, vero? Comunque, ora le cose si smuovono un po’ per tutti.
Già, praticamente per tutti. Bene, ringraziamenti:
ary22: Già, povero Principe. Quante batoste che gli sto dando.
^^ Ma è solo per il mio femminismo. >.> Thanks di tutto, baci
Tara: Bellissimo vero quel libro? *-* ^^ Grazie tantissime,
baci8
Chiara46: Anche io li odio. Solo devo ancora decidere come farli
finire. Si accettano suggerimenti! ^^ grazie, bacio
Okay, finito. ultima cosa.
Accetto tutti i vostri suggerimenti per andare avanti, perché non so più cosa
far succedere. ^^ baci a tutti,
Capitolo 17 *** La tragica festa del novilunio ***
[ Si sentiva svuotata da ogni preoccupazione
[ Si sentiva svuotata da ogni preoccupazione. La lotta per
la Terra, la preoccupazione per la madre, la tensione che l’accompagnava da
sempre… ora tutto le sembrava solo un ricordo lontano, di una vita non sua, in
un paese non suo, vissuto da un corpo non suo. Era tutto completamente estraneo
a lei. ]
<< Mer…coledì!
>> Abbaiò Videl, cadendo dal letto. In quei giorni riusciva in tutti i
santissimi modi a cadere a terra dal letto. Sbuffò spazientita e appoggiò le
braccia al materasso. Vi appoggiò sopra il mento e rimase in silenzio a
guardare il cielo fuori dalla finestra. La vista era splendida, e decise così
di andare a vedere. Spalancò la porta-finestra e uscì nella piccola terrazza.
Si sedette sulla sottile ringhiera, lasciando ciondolare una gamba di sotto,
mentre l’altra era circondata dalle sue braccia.
Si sentì libera e felice,
senza niente a cui dover pensare. Senza capire come, svuotò la mente e trovò ad
ascoltare il sussurro lieve e dolce del vento. Sentì leggende importanti, ninne
nanne cantate a bambini disobbedienti, minacce di morte… minacce di morte? Si
concentrò su quelle voci, che le parevano tanto lontane.
- Ma l’hai capito o no che è la Figlia Proibita di Axel e
della Dea quell’insulsa ragazzina? – Sì, sì che l’ho capito, Moriko. Ma ora calmati.
Sicuramente tua figlia le avrà detto quello che sapeva, come volevamo noi. –
Non mi piace che quella mocciosetta abbia trattato così male la mia bambina.
(Idiota, abbiamo la stessa età. Pensò scocciata
Videl, ma si costrinse ad ascoltare ancora la conversazione.) – Lo so amico, lo so, ma ora puoi
vendicarti. Dobbiamo attirare quella ragazzina viziata da noi, così potrai
assorbirne la forza e diventare il nuovo Re. – Hai ragione. Come facciamo a
portarla qui? – Ho in mente un piano. – Avanti, parla Alarek, sputa il rospo. –
okay, okay, stai tranquillo. Mi sono giunte voci da mia figlia Lesy, che la
mocciosa ha degli amici. Due bambine e due bambini. Possiamo ricattarla. – Mh…
mi sembra un ottima idea. Ora dobbiamo progettare come rapire i marmocchi. -
Videl, scandalizzata, per
poco non cadde all’indietro aprendo di scatto gli occhi. Doveva avvertire
subito tutti. I piccoli erano in pericolo.
Saltò agilmente a terra e
tornò in camera. Aprì la porta sbattendola, si mise a correre nel corridoio,
fino ad arrivare alla porta con su scritto Sayan. La aprì di botto, notando che i 4 bambini stavano ancora dormendo
tranquillamente. Senza pensare, andò subito a svegliare Nihal, che al solo
tocco, alzò la testa e aprì gli occhi di scatto.
Videl ripensò con forza a
tutta la conversazione di Alarek e Moriko, così che la piccola potesse leggerla
tranquillamente nella sua mente. Quando Nihal ebbe finito, i suoi occhi si
sgranarono e si tappò la bocca con una mano, scotendo la testa tremante.
<< Non è possibile…
>> Bisbigliò cercando di autoconvincersi che quello che aveva letto era
solo uno scherzo di cattivo gusto.
<< Mi dispiace, ma è
così. Dovete stare attenti, voi, quei due sono pericolosi. Vogliono voi
quattro, dovete stare nascosti e molto cauti in tutto quello che fate. >>
Le rispose la ragazza con tono grave. Nihal le saltò in grembo e l’abbraccio,
tremando, mentre la ragazza le accarezzava dolcemente i capelli e le sussurrava
di stare tranquilla che si sarebbe sistemato tutto.
Poco dopo di lei si
svegliò il piccolo Son, stropicciandosi gli occhietti neri come la pece e
guardandosi attorno spaesato.
Si accorse dopo di Nihal
tra le braccia di Videl tremante, allora si rabbuiò.
<< Che cosa è
successo? >> Chiese a bassa voce per non svegliare gli altri due. Soana
era bella e addormentata serenamente a pancia in giù con la testa sul cuscino e
le gambe aperte, mentre Trunks le appoggiava tranquillamente la testa sulla
schiena, con gli occhi coperti dai pugni chiusi.
<< Siete in
pericolo, tutti e 4. Alarek e Moriko vi vogliono rapire. Per rubarmi il potere
della Figlia. Ma state calmi, si risolverà tutto e andrà tutto bene. >>
Spiegò Videl, stringendo forte la bambina. Goten non fece una piega, se non lo
sguardo più duro e una smorfia con le labbra.
<< Non ci credo.
>> Disse poi il bambino duro.
<< Fidati, è vero,
ora voi dovete solo stare calmi e tranquilli. Io esco, voi ditelo a Trunks e
Soana appena si svegliano. Poi scendete tutti e 4 in giardino. Basta che
scendete le scale. >> La ragazza stampò un bacio sulla guancia ai bambini
e poi uscì dalla stanza, tastandosi la fronte. Percorse il corridoio senza
sbattere le palpebre e scese le scale con innata lentezza. Appena toccò il
pavimento, però, scattò in una corsa, fino ad arrivare nel giardino, dove c’era
sdraiata già la sorella.
<< Angel, sorellona,
ho sentito una cosa terribile. >> Annunciò disperata, sedendosi accanto
alla sorella.
<< Cosa? >>
Chiese l’altra, senza troppo entusiasmo.
<< Moriko e Alarek
vogliono rapire i bambini. >> Fece Videl, tragicamente. Angel sgranò gli
occhi bicolore e li piantò in quelli limpidi della sorella. Guardandola così,
negli occhi, non sembrava che alla sorellina importasse molto della situazione.
Forse non ne capiva la gravità. Ma, in qualunque caso, quegli occhi così grandi
e così puri, la spaventavano e allo stesso tempo l’affascinavano. Era come se
avesse perso qualcosa per strada, come se avesse dimenticato di sentirsi triste
per qualcosa.
<< CHE COSA?
>> Strillò in preda ad un attacco isterico Angel. Scattò a sedere, per
mettere poi le mani sulle spalle della sorella.
<< Stai calma. Non
ce la faranno a prenderli. Li fermeremo prima. >> Cercò di
tranquillizzarla. Ma non ce la fece, e la maggiore si alzò con un salto in
piedi cominciando a camminare avanti e indietro.
<< Oh, ragazze, si
vede proprio che siete mie figlie. Anche voi qui a quest’ora? >> Fece una
voce regale alle loro spalle. Le due si voltarono contemporaneamente e
salutarono la loro madre. Jodel si sedette a terra accanto a Videl.
<< Mamma è successo
un casino. >> Riprese in mezzo alle imprecazioni Angel, fermandosi a
fissare negli occhi di ghiaccio la madre.
<< Ancora? >>
Ironizzò lei, per poi tornare immediatamente seria.
<< Alarek e Moriko.
>> Disse semplicemente Videl, appoggiandosi alle palme delle mani,
guardando un punto indistinto davanti a lei.
<< Sì? >> La
incalzò la donna, inarcando un sopracciglio.
<< Vogliono rapire i
bambini! >> Urlò la maggiore, facendosi cadere a fianco della madre a
peso morto.
<< CHE COSA?
>> La donna sgranò gli occhi grigi per poi rabbuiarsi immediatamente.
<< Dobbiamo trovarli subito, immediatamente, non possiamo permettere che
rapiscano i bambini. >> Continuò alzandosi in piedi. << Altra
riunione, ho capito, ma voi potete non presenziare, okay? >> Sbuffò. Poi
si allontanò e entrò nuovamente nel castello.
Si aprì nuovamente la
porta del giardino e entrarono i quattro bambini, seguiti da un ragazzetto di
una 15’ina d’anni.
<< Questa sera c’è
la festa del novilunio. Siete pregate di invitare anche gli ospiti a corte e di
seguire le regole stilate nel foglio che adesso andrò a porvi. >>
Annunciò il ragazzo, per poi porgere una pergamena ingiallita a Videl, che la
prese titubante.
<< Ehm… grazie… sì,
ecco, ci faremo trovare pronti. >> Rispose confusa la ragazza, sorridendo
al ragazzo. Questo si inchinò alle sorelle e se ne andò, lasciando i bambini e
le due sorelle soli in giardino.
<< Allora, bambini.
Lo sapete che stanno programmando si rapirvi, giusto? >> Cominciò la
Figlia proibita, sedendosi a terra e invitando i 4 ad imitarla. Annuirono e si
sedettero sull’erba fresca.
<< Perfetto, allora,
volevo solo dirvi che dovete stare molto attenti. State sempre insieme e
aiutatevi a vicenda, okay? Non voglio avere nessuno di voi sulla coscienza.
>> Dettò, sorridendo nell’impresa di rassicurarli un po’. Le due bambine
sorrisero e così fecero anche gli altri due bambini, dopo aver pensato bene
alle conseguenze.
<< Quindi ci
dobbiamo allenare? >> Fece dopo un poco la rosa, tranquillamente. Il
volto della gemella si illuminò e come lei, anche gli altri due. Videl annuì, e
i 4 si trasformarono all’istante in Super Sayan, cominciando ad allenarsi
reciprocamente.
Videl rise, mentre Angel
borbottava qualcosa senza senso con disappunto.
<< Oh ma che palle
che sei sorellona. Si può sapere che hai? Sei stata tutto il giorno con Nelgar
ieri… cosa c’è che non va? >> Sbottò ingenuamente la moretta.
<< Come fai a sapere
che abbiamo passato il giorno insieme? >> Chiese mettendosi sulla
difensiva la maggiore, prendendo lo stesso colore rosso dei suoi occhi.
<< Quando io e Gohan
ci siamo ricordati di voi, siamo entrati nella camera e abbiamo visto che
dormivate… nudi… >> Spiegò, sussurrando l’ultima parola. Angel divenne
ancora più rossa e si coprì il volto con le mani, celando un sorriso.
<< Ah… che vergogna,
beccata dalla sorellina… >> Farfugliò sorridendo la maggiore,
socchiudendo gli occhi e ripercorrendo nella memoria la giornata passata con
Nelgar.
<< Tranquilla. Si
può sapere che hai allora? >> Riprovò Videl. Era la sua sorellina? E allora
si sarebbe comportata da sorellina. Se questo comportava essere una impicciona
rompiscatole, beh… lei era lì, no?
<< Nulla, dovrei
avere qualcosa? >> Fece evasiva Angel tornando a guardare avanti a sé.
<< No, ma ce l’hai
qualcosa. Senti, sarò anche una piccola sedicenne rompiscatole e impicciona, ma
sono soprattutto tua sorella e, se ti vedo che non stai bene, ho il diritto di
sapere che cosa ti fa stare male. >> Snocciolò la sedicenne, sperando di
ottenere qualcosa di più da sua sorella, che dal canto suo fissava ancora un
punto indefinito nel vuoto davanti a lei. Si voltò di scatto e fissò negli
occhi la sorellina, che ricambiò lo sguardo sorridente.
<< Va bene. Te lo
dico. Ma tu prometti di stare zitta. – guardò intensamente negli occhi la
sorella, che si posò una mano sul cuore, poi continuò – Io… io… io sono
incinta. >> Sibilò. Videl sgranò gli occhi sorpresa. Poi sorrise
raggiante e si abbandonò tra le braccia della sorellona.
<< Ma come lo sai…
cioè… l’hai fatto ieri… non ci si accorge di essere incinta il giorno dopo, no?
>> Sospirò sorridendo all’idea di essere una zia.
<< Infatti non ne
sono sicura al 100%. Però io lo so. Avrò un bambino… e lo chiamerò Axel, in
onore della zia. Oppure Alex, non lo so. Bisogna vedere se è maschio o femmina.
>> Rispose dolcemente la maggiore, accarezzandole dolcemente i capelli
neri.
L’avevano chiamata in
tantissimi modi. Mamma, sorellina, figliola… ma mai zia. Provava una nota di
entusiasmo per quella scoperta, ed era così bello starsene a farsi coccolare
dalla sorellona. Si sentiva finalmente in pace con il mondo.
<< Nelgar? >>
Chiese Videl, pensando solo in quel momento al venticinquenne rosso. Angel
scosse la testa, segno che non ne aveva parlato con il diretto interessato.
<< Ma glielo dirai
vero? >> La minore fissò negli occhi la sorella, preoccupata. Il
nascituro aveva bisogno di una madre, come di un padre. Angel guardò oltre la
sorellina, il prato verde e la collinetta in lontananza, per posare lo sguardo
sul salice, piccolo e ricurvo come un vecchio, e sospirare.
<< Non lo so.
>> Rispose sinceramente la ragazza. Sospirò poi sorrise alla sorellina,
come per pregarla di non dire niente a nessuno. Videl sbuffò. Però poi annuì,
guadagnandosi un bacio sulla guancia da parte della sorella.
<< Ma quindi ora
state insieme? >> Azzardò, socchiudendo gli occhi nel caso di una
sfuriata.
<< Non credo.
>> Ecco, quella era una cosa che non si era minimamente aspettata.
<< Non credo?
>> Si accigliò infatti, inarcando un sopracciglio curiosa.
<< Già, io non lo so
cosa siamo adesso. So solo che prima di… di farlo ecco… mi aveva detto che era
tra amici. >> Sospirò amareggiata.
<< AAAAAAAHHHHH!
Sorellona! Ma sei sicura che siamo sorelle?? Io non mi arrenderei mai così,
senza lottare! Io con Gohan ho chiesto pure aiuto a Kya! >> Videl si alzò
in piedi e si mise davanti alla sorella. La fissò a lungo negli occhi, cercando
di farle capire il suo disappunto, ma agli occhi quasi pieni di lacrime della
sorella non resistette e si inginocchiò fino ad essere alla sua stessa altezza.
L’abbracciò chiedendole scusa, perché lei non sapeva come si sentisse e non era
autorizzata a farle la paternale. Le carezzò i capelli lunghi e setosi, mentre
la sorellona si disperava silenziosamente tra le sue braccia. Ad un certo
punto, Videl la allontanò da sé e la guardò dritta negli occhi. Le stampò
affettuosamente un bacio sulla fronte, per poi asciugarle con il pollice tutte
le sue lacrime. Si alzò, lasciando la sorella perplessa e straordinariamente
bella, seduta a terra, e se ne andò dal giardino.
Appena varcata la soglia
del portone, si mette a camminare marziale. Saranno state le 10 di mattina, ma
niente, e dico NIENTE, potrebbe mai fermare una sorellina arrabbiata.
Soprattutto se questa sorellina è Videl.
Salì le scale 3 alla
volta, per poi trovarsi di fronte alla porta nera con il nome di colui che
cercava affisso in lettere d’oro.
Bussò con forza,
reprimendo a stento l’istinto di sfondare la porta e strangolare quel ragazzo
che tanto faceva penare la sorellona. Nessuna risposta, la stanza sembrava
deserta.
Bussò di nuovo, più forte
di prima, dando finalmente libero sfogo alla rabbia. Nuovamente nessuna
risposta. Con un sospiro soffocato, non si accorse di crepare la porta, a forza
di bussare. Senza farlo apposta, creò un buco nel legno nero, così da poter
infilare il braccio dentro ed aprire la porta dall’interno. Si sentiva uno
scassinatore, ma non era uno dei suoi problemi principali.
Spalancò la porta e si
introdusse senza troppi convenevoli all’interno. Percorse a grandi passi il piccolo
corridoio che separava la camera da letto dal minuscolo soggiorno. Spalancò la
porta e fissò quel bozzolo sotto le lenzuola.
<< Nelgar! >>
Lo chiamò. Il ragazzo si strusciò tra le lenzuola, visibilmente contrariato da
tutto quel baccano.
La ragazza sbuffò, con i
nervi ormai tesi come corde di violino, e si avvicinò al letto. Scostò
lievemente le lenzuola per scoprire l’orecchio e trasse un profondo respiro.
Quello che venne dopo, fu
un urlo agghiacciante, perfettamente idoneo ad un film Horror.
Nelgar scattò a sedere,
portandosi istintivamente le mani alle orecchie, tappandosele.
<< Ahu… ma chi è?
>> Biascicò stropicciandosi gli occhi ancora arrossati di sonno.
<< La sorellina
arrabbiata. Cos’hai detto a mia sorella? >> Ululò lei, ergendosi in tutta
la sua statura. Il ragazzo la fissò un secondo incredulo, poi si mise a roteare
gli occhi per ricordare.
<< Io a tua sorella?
Cosa le avrei detto?? >> Chiese, sentendosi sempre più in pericolo.
<< Non fare il finto
tonto. Angel mi ha detto tutto. Solo amici!
Ma guarda te. >> Gli rispose indignata.
<<
Oooohhh, senti. Tu non lo sai come
stanno le cose… >> Sbottò irato.
<< Non lo so? Mia
sorella mi ha detto tutto invece! >> Incrociò le braccia al petto,
piantando gli occhi celesti in quelli d’ambra di lui.
<< Okay, va bene, lo
sai… ma è complicato! E poi, perché non c’è lei e ci sei tu? >>
<< Perché lei
aspetta un… un segno… - Mercoledì sera, che fortuna! – Io e Gohan, eravamo migliori amici. Ora stiamo
insieme e siamo felici. E… oh… >> Un capogiro e cadde a peso morto sul
letto.
Sbatté lentamente le
palpebre. Si risvegliò sdraiata su un materasso morbido. Voltò pesantemente la
testa, e vide il ragazzo dai capelli rossi con le braccia tese e le mani aperte
sul suo ventre, scoperto.
Sgranò gli occhioni per
poi scattare seduta.
<< Stai giù. Cosa ti
è saltato in mente, con ‘sti sensori non puoi sottoporti a stress eccessivi.
>>
<< Non me li puoi
togliere? >> Chiese con un lampo di speranza negli occhi. Il ragazzo negò
sconsolato.
<< No, te li hanno
infilzati in pancia, ti farei del male inutile cercando di estrarli. >>
Rispose mestamente lui, tendendo bene le dita delle mani.
<< Quindi me li
porterò dietro tutta la vita? >> Sgranò gli occhi e si lasciò cadere sul
cuscino.
<< Non lo so. Io
posso solo rallentarne gli effetti. >> Constatò Nelgar, fissando un punto
nel ventre della ragazza intensamente.
<< Ma non sono
venuta qui per farmi fissare la pancia. Devi chiarire con mia sorella e non
dirmi che è complicato perché lo sai che non ti credo. Devi semplicemente
andare da lei e dirle ciò che provi. Io l’ho fatto con Gohan e adesso stiamo
insieme. >> Snocciolò,
cercando di convincerlo a tentare con sua sorella. Nelgar sospirò.
<< Videl… io non lo
so… ho paura di farla stare male… sai che sono abbastanza… ecco… richiesto… e
ho paura di fare una cretinata e farla stare male. Io non la merito… >>
Si nascose il viso tra le mani, scotendo la testa distrutto.
<< La stai facendo
stare male senza fare niente, devi solo non fare idiozie… e poi… sta a lei
decidere se ti merita o no, giusto? >> Gli sorrise e tentò di alzarsi,
per poi ripiegarsi rovinosamente tenendosi la pancia con le mani. Nelgar la
vide e la fece sdraiare di nuovo, tendendole le dita sopra il ventre piatto.
<< Devo trovare il
modo di togliermeli sti cosi maledetti. >> Sibilò la ragazza, tirandosi
su sui gomiti. Odiava non poter fare niente per migliorare la sua condizione
fisica. Sbuffò.
<< Bene, ho finito.
Possiamo andare. >> Il rosso si alzò dal materasso e porse una mano alla
ragazza, che l’afferrò.
<< Andare dove?
>> Chiese però appena in piedi e appoggiandosi con quasi tutto il peso
del corpo a Nelgar.
<< Beh, io devo
chiarire. Con tua sorella. Tu… tu non lo so. Ti posso portare in giardino, se
vuoi, v’è l’aria fresca lì e si sta bene. >> Videl annuì e cominciò a
camminare appesa alla spalla del ragazzo. Si trascinò con il fiato corto per
tutto il tragitto fino al giardino. Entrarono trionfali nel giardino, dove
Videl si accasciò immediatamente sul prato, accanto alla sua migliore amica che
nel frattempo si era svegliata.
<< Hola Kya.
>> Salutò la mora, sdraiandosi accanto a lei.
<< Ciao amo… come
stai? Meglio? >> Chiese la bionda girandosi verso di lei e sorridendole
affettuosamente. Anche se Videl aveva trovato la sua vera madre, Kyra sarebbe
sempre stata una seconda mamma, una su cui contar quando quella grande non
c’era. E pensare, che Videl era anche nata prima di Kyra!
<< Sì. Ah, ecco, è
arrivato un ragazzo, ha detto di vestirci in modo adeguato per la festa del
novilunio e di trovarci nella sala da ballo alle 7 di sera. Hai intenzione di
spiegarmi qualcosa? >> Kyra inarcò un sopracciglio chiedendo spiegazioni.
<< Beh… è la festa
del novilunio… e c’è una festa in sala da ballo… vestiti in modo adeguato…
aspetta! Ho il foglietto! >> Si estrasse dalla tasca la pergamena che gli
aveva detto il ragazzetto. << Allora… dice: Vestito nero o bianco,
maschera, acconciatura presentabile e, questa è
solo per noi, trucco pesante. Ah, beh,
se c’è anche Erin non dovrebbe avere problemi lei. >> Sbottò ironica la
mora. Ma poi, guardando gli occhi grigi scintillanti e pieni di terrore
dell’amica, il sorriso le morì tra le labbra, lasciando un’espressione a dir
poco preoccupata.
<< Io non ho un
vestito bianco… neanche nero… >> Bisbigliò Kyra. La mora, conoscendo
perfettamente la sua migliore amica, si allontanò un poco.
<< Io non ho un
vestito bianco e neanche nero! Devo andare a comprarlo! >> Urlò, saltando
in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro davanti all’amica. Videl
alzò e abbassò le mani, come per calmarla, ma niente. La bionda continuava a
blaterare senza senso, dicendo cose stupide tutte concentrate su un unico
argomento, lo shopping.
<< Dai Kya… sono
sicura che la mamma avrà un vestito bianco… o nero… stai calma… >> La
Figlia si alzò in piedi e la prese per le spalle. La guardò negli occhi
intensamente e… le scosse violentemente le spalle, ripetendo come un disco
rotto: << Svegliati Kya! Ritorna in te, ti prego! >>.
Dopo qualche minuto
ininterrotto di urla furiose da parte di tutte le due ragazze, Kyra finalmente
si calmò. Prese un profondo respiro per poi togliersi delicatamente le mani
dell’amica dalle spalle. Fa fare un sonoro crack alle nocche e alle dita delle mani, per tornare normale. Con gli occhi
grigi scintillanti e il sorriso dolce sulle labbra.
Videl sospirò di sollievo
nel rivederla normale.
Neanche a farlo apposta,
in quel momento nel giardino rientrò la Regina, con il vestitino nero di due
giorni prima addosso. In mano teneva lo scettro argentato.
<< Mamma… allora,
abbiamo un problema… c’è la festa del novilunio stasera, e io e Kya non abbiamo
un vestito. Cioè, veramente non abbiamo niente. Qui c’è un qualcosa per noi…
chessò, una stanza con dei vestiti eleganti… >> Videl si avventò sulla
madre che neanche aveva messo completamente tutti e due i piedi sull’erba,
inondandola di parole. Jodel inclinò la testa di lato e roteò gli occhi. Poi
batté un pugno su una palma aperta. Annuì, sorridendo a tutte e due le ragazze,
che l’abbracciarono di conseguenza.
<< C’è… al terzo piano
una stanza enorme… dove ci sono tutti i vestiti di cui uno ha bisogno. Me ne
mandano talmente tanti e di talmente tante marche che non so dove metterli,
quindi ho allestito quella sottospecie di mercatino gratis. E per le maschere…
vediamo… sempre nello stesso piano c’è una stanza piccolina piena di maschere e
accessori… poi per il trucco c’è proprio una saletta con specchi, phon,
piastre, arricciacapelli… e chi più ne ha più ne metta, è tutto lì dentro.
Andate, scegliete ed indossate. Prendete anche Angel, quel maschiaccio senza
eguali – Videl arrossì, anche se l’affermazione non era riferita a lei. – e le
due bambine. Buona festa del novilunio, Kyra e Videl. >> Sorrise e andò a
sdraiarsi sul prato.
Le due ragazze si
guardarono negli occhi reciprocamente e poi presero a correre per le scale.
Arrivarono al terzo piano, aprirono la porta e lo videro. Il paradiso di ogni
ragazza sulla terra era lì, davanti ai loro occhi, e non potevano crederci. Ma
ci sarebbero tornate anche con le altre.
Videl corse giù,
rischiando di cadere dalle scale parecchie volte, per poi entrare in giardino
tutta affannata e trafelata. Si fiondò sulle due bambine trascinandole via,
mentre con una mano avvisava l’amica di prendere la sorellona. Kyra annuì e si
diresse a falcate verso Angel, che stava parlando con Nelgar di qualcosa di
importante, probabilmente quello che era successo. Era successo qualcosa mentre
parlavano quei due, infatti la principessa se ne andò immediatamente, quando
Kyra le picchiettò la spalla.
Si trovarono tutte e 5
davanti al portone, quando Videl si batté la mano sulla fronte.
<< Vale! Angel, vai
a prendere Vale e dille che ci sarà una festa oggi. Rimarrà con noi, noi ti
aspettiamo al terzo piano, la porta aperta. Ciao! >> Poi scomparve
tenendo per mano le due gemelline, seguita da Kyra. Saltarono, agili come
gatte, le scale fino ad arrivare alla porta che avevano lasciato socchiusa.
Entrarono dentro. Le bambine rimasero a bocca aperta, sgranando gli occhioni
viola e gialli, mentre le due ragazze sorridevano. Dopo qualche secondo,
entrarono nella stanza anche Vale accompagnata da Angel.
<< E… come si chiama
questo? >> Chiese Vale, appena entrò nella stanza, rimanendo poi a bocca
aperta per la bellezza dei vestiti.
<< Nelgar… >>
Borbottò in risposta la mora, abbassando lo sguardo.
<< Nelgar… aspetta
un attimo! Nelgar? 25 anni… capelli rossi e occhi tipo ambra? >> Fece
sgranando gli occhi la rossa, girandosi di scatto verso l’amica. Angel annuì
debolmente. << Oddio… è mio fratello! >> Continuò con gli occhi
quasi fuori dalle orbite.
<< T-tuo… t-tu-o
fratello? >> Balbettò in preda al panico la mora. Il ragazzo che amava e
la sua migliore amica erano fratello e sorella. Vale annuì sorridente.
<< Sì, abbiamo gli
occhi diversi, perché abbiamo i papà diversi. Il suo era un vampiro, il mio
normale… i miei sono così, normali, ma mi ricordo che lui per spaventarmi
riusciva a cambiarne la forma. Cioè, diventavano tipo quelli di un gatto. Non
ricordo molto bene… però lo so che è mio fratello. Me lo fate rivedere? >>
Implorò, con gli occhi a cuoricino. Si vedeva lontano un miglio che adorava suo
fratello, anche dopo quello che le aveva detto Angel su di lui.
<< Facciamo alla
festa, dopo. Adesso cerchiamo i vestiti adatti, okay? >> Propose Videl,
per salvare la sorella che si era messa a boccheggiare senz’aria. Le si
avvicinò furtiva e le batté una mano sulla schiena, sorridendole da brava
sorellina minore.
E così, cominciò
l’estenuante ricerca del vestito perfetto.
Le due gemelline correvano
da una parte all’altra, trascinando a terra vestiti di ogni genere. Kyra e
Videl dietro di loro tiravano tutto su, mentre le Vale ed Angel ridevano per la
scena.
Dopo tre ore buone,
riuscirono a trovare i vestiti per le due bambine. Soana un vestitino nero a
mo’ di tutù, con un fiocco bianco dietro alla schiena e mezzi guanti di pelle
bianca alle manine. Nihal, un vestito fino alle caviglie e oltre, bianco panna,
guanti fino al gomito neri e dei veli neri che partivano dalla fascia bianca in
vita.
Dopo ancora due ore, il
vestito per Kyra. Nero, a fascia fino al ginocchio e senza spalline, con un
copri spalle bianco e degli stivaletti scamosciati bianchi.
Un’altra ora, ed Angel e
Vale erano a posto. La prima con un corpetto nero e una gonna con sottogonna
sempre nera di seta fino alle caviglie. La seconda con un corpetto bianco di
pelle, attaccato ad una minigonna bianca. Stivali neri a punta fino a poco
sotto del ginocchio. Tutte si riunirono attorno a Videl, l’unica ancora non
pronta.
<< Lo sapete che
abbiamo passato sei ore per prepararci noi cinque? >> Fece Kyra,
leggermente sorpresa guardando l’orologio che aveva al polso.
<< Adesso tocca a
me… >> Si ricordò sconsolata. Lei non era tipo da vestiti lunghi e cose
del genere. Lei era da scarpe da ginnastica e tuta sportiva.
Gli occhi di Kyra si
illuminarono. Aveva in mente qualcosa. Si mise le mani sui suoi esili fianchi e
si mise a frugare tra la miriade di vestiti da sera che c’erano in quella
stanza. Dopo poco ne uscì con un vestito lungo fino alle caviglie, con uno spacco
che andava dal fianco fino alla caviglia, e che lasciava la schiena scoperta.
Glielo fecero mettere, tutte, perché anche le altre approvavano il buon gusto
della ragazza bionda.
Dopo averlo indossato,
Videl fece un giro per la stanza per vedersi. Trovò uno specchio e fissò
sbalordita il suo riflesso. Le stava benissimo quel vestito e non era ancora
truccata. Borbottò che non voleva truccarsi come Erin, ma sapeva che Kyra era
un mago quando si trattava di truccarsi.
Tornò dalle altre.
Sorrisero tutte ed uscirono dalla stanza, per entrare poi divise in quella da
trucco e in quella delle maschere. Videl, Vale e Nihal nella sala delle
maschere, mente Kyra, Angel e Soana in quella del trucco.
Le prime tre trovarono in
fretta quello che cercavano, prendendosi due maschere nere ed una bianca. Poi
cercarono anche per le altre. Altre due bianche e una terza nera.
<< Non hai
intenzione di truccarmi, spero! >> Protestò quasi urlando Angel. Videl
spinse la porta per entrare in quella sala. Vide la sorella in piedi con
davanti Kyra con in una mano una confezione di cipria, mentre nell’atra un
pennellino. Si stava avvicinando alla ragazza lentamente, molto lentamente.
<< Oh sì, che ce
l’ha quell’intenzione. Stai tranquilla sorellona, è bravissima lei. >> Si
intromise Videl, spingendo delicatamente la sorellona a sedersi su una sedia
girevole rosso fuoco. Kyra la ringraziò con un sorriso furbetto, uno di quelli
che sapeva fare solo lei e nessun altro al mondo.
La bionda si mise ad
armeggiare con il pennellino, spalmando la poltiglia pastosa rosa carne sul
viso della ragazza, tesa come una corda di violino.
Dopo la cipria e la terra,
si appropriò della matita nera. fece una spessa riga sotto l’occhio bicolore di
Angel, che aveva preso quasi a tremare. Poi passò all’altro occhio, e sempre
con la stessa maestria le fece una seconda riga sotto l’occhio.
Osservò per un secondo
soddisfatta del suo lavoro, per poi afferrare il mascara e stendere fino
all’impossibile le lunghe ciglia nere della principessa, che dal canto suo cominciava
a rilassarsi sotto l’abile tocco di Kyra. Questa, poi, si mise a frugare nel
cassetto in cerca di un ombretto adatto e poi lo trovò, nero con delle
sfumature rossastre, come i capelli della ragazza che stava truccando. Lo stese
abilmente sulla palpebra chiusa ermeticamente. Prese un secondo pennellino e
una piccola scatoletta, intinse il pennellino e stese il contenuto sulle guance
di Angel, ormai del tutto rilassata.
Si stava quasi
addormentando, quando la voce di Kyra la svegliò dalla sua trance.
<< Ecco, fatto. Ci
ho messo pure poco… dieci minuti. Avanti, sotto a chi tocca! >> Esclamò
estremamente compiaciuta la bionda, scotendo la sedia rossa.
Angel si alzò e andò a
guardarsi allo specchio. Per poco non le cadde la mandibola a terra. Non si riconosceva
in quella ragazza vestita elegante e truccata alla perfezione. Si sedette
tranquilla su una sedia di legno poco lontana dallo specchio.
Dopo di Angel si fece
avanti Videl. trucco quasi identico alla sorella, se non per le ciglia, visto
che Videl si era impuntata che non voleva quella pasta sulle sue ciglia nere.
Finita la Figlia proibita,
Soana. Su di lei un filino di matita nera sugli occhi e l’ombretto scuro sulle
palpebre. La gemella idem per la matita, mentre l’ombretto fu bianco latte.
Dopo toccò a Vale.
Identico ad Angel.
Quando si fu truccata pure
lei, riguardò l’ora. Ci avevano messo circa sette ore a prepararsi e non
avevano neanche fatto una minima pausa per il pranzo.
Mancava ancora un’ora
scarsa alla festa, e solo in quel momento Videl si ricordò di dover avvertire
gli altri. Si sedette a terra a gambe incrociate e tentò di trovare la mente
del suo ragazzo. Non tardò a rintracciarla, mandandogli un messaggio.
- Hola, Gohan! Sono
io, Videl. senti, tra circa un’ora dovete trovarvi in sala da ballo, vi mando
Nelgar, e dovete vestirvi bene. Noi siamo pronte… ma vestiti tanto bene,
eleganti… tu, Chris, Goten, Trunks e Nelgar. Mi raccomando!! Ti voglio bene e
vi voglio eleganti. Mi raccomando!Baci! -
<< Okay, l’ho detto
a Gohan. Ora devo avvertire Nelgar di andare da loro… >> Annunciò la
Figlia, sorridendo genuina.
- Sono Videl…
allora, vai da Gohan e gli altri, che credo siano in cortile ad allenarsi, lui
lo sa… sai la festa del novilunio? Tra un’ora in sala da ballo. Ciao a dopo. -
<< Fatto. >>
Si alzò in piedi e si stiracchiò i muscoli un poco addormentati. Fece fare crack alla spalla, provocando lo spavento di tutte, e un
secondo crack all’altra spalla le fece
praticamente svenire tutte. Rise nel vedere le 4 facce spaventate che l’attorniavano.
La seguirono prima le due gemelle, poi anche le altre tre, ridendo per
alleviare la tensione. Già, perché, benché ognuna di loro avesse un suo
personale modo di tranquillizzarsi, tutte e 5 avevano i nervi a fior di pelle.
Infine, dopo un’ora lunga
anni, il momento tanto atteso. Solenni, si misero le maschere e scesero le
scale. La prima rampa, la seconda… poi qualcosa fermò Videl prima di andare
alla terza, facendo di conseguenza fermare anche le altre. Chiuse gli occhi per
capire meglio quella sensazione, poi vide una porticina al suo fianco e decise
di aprirla e vedere cosa c’era dentro.
<< Vide, che stai
facendo? Dobbiamo scendere! >> Esclamò confusa Vale, lisciandosi il
vestitino con le mani. Era nervosissima. Videl le sorrise e aprì la porta.
Scese quelle poche scale e si trovò davanti ad una scalinata che portava
direttamente alla sala da ballo. Sotto i suoi piedi, un tappeto rosso. Scese il
primo scalino, per poi venir raggiunta dalle altre. Scesero con in capo Videl,
mentre tutti so voltavano a vedere chi scendesse dalle scale. Tutti i presenti
rimasero ammutoliti vedendo dopo tanti anni la principessa più grande vestita
finalmente da ragazza. Infatti Angel arrossì nel vedersi tutti quegli sguardi
addosso. Quando finirono la scalinata, la festa ricominciò. Da un lato lontano
della sala si sentivano delle voci. Qualcuno cantava. A sorpresa, due mani
forti presero per le braccia la principessa primogenita, trascinandola da
quelle voci.
<< Silenzio per
favore! Avanti gente, un po’ di silenzio! Su espressa richiesta della nostra
Regina Jodel, sono lieto di presentarvi… la principessa Angel! Canterà per noi Cose
da grandi. Avanti, principessa, ci faccia
vedere quello che sa fare! >> L’uomo batté le mani per incoraggiarla e
poco dopo si era levato tutto un applauso. Angel sudava freddo. Odiava cantare
in pubblico. Cercò forza nello sguardo di alcuni presenti, ma fu la sua
sorellina che la incoraggiò maggiormente con un sorrisone. La diciannovenne
prese un profondo respiro, poi si avvicinò il microfono alle labbra. Cominciò a
cantare.
No
non vivo male
So che tu mi vuoi diversa
Ma leggere il giornale
Non mi ha mai convinta
Tutto quel che so è che morirei
Per un pomeriggio insieme
Basta poco e non ti lascio mai
Lanciò uno sguardo eloquente a Nelgar, che però parve
non capire. Allora cantò con più foga, e con più passione, perché in fondo era
sempre stato quello che amava fare di più al mondo, cantare.
Non
mi raccontare
Di cravatte e di camicie
Io ne farei tele
Da mettere in cornice
Tutto quel che vuoi te lo darei
Ma resta un desiderio acceso
No ti prego non cambiarmi mai...
No, ti prego, non cambiarmi mai. Si inumidì le labbra, poi
ricominciò con l’altra strofa.
Non amo le cose da grandi
Non fanno per me
Son come le rose i diamanti
Inutili se
Deludono i mondi confusi e i sogni che ho
Niente cose da grandi
ò tutto quel che so
Scorse tutta la folla con lo sguardo, cercando la
sorellina e la sua amica Vale. Le trovò, vicine, che sorridevano radiose. Angel
era un angelo. La voce melodiosa tradiva il suo carattere forte e deciso… era
semplicemente bellissima mentre si concentrava nelle parole.
Non pensare male
Se io vivo di momenti
Rubi sui tuoi anni
Io ne ho appena venti
Mai uguali noi arrabbiarti non puoi
Troppe volte ad aspettarsi
No ti prego non cambiarmi mai
Altra occhiata al ragazzo dai capelli rossi. Ma lui
non poteva vederla, perché stava parlando amabilmente con una ragazza. Sembrava
si conoscessero. Angel divenne rossa di rabbia, ma avrebbe spiegato tutto a
tutti con un semplice attacco di caldo. L’ultima strofa la cantò con rabbia,
sperando che il ragazzo potesse capire ciò che provava.
Non amo le cose da grandi
Non fanno per me
Son come le rose i diamanti
Inutili se
Deludono i sogni confusi che ho
Niente cose da grandi
è tutto quel che so
Niente cose da grandi
E per sempre tua sarò
La canzone terminò tra gli applausi dei presenti.
Angel si inchinò, come se gliene importasse qualcosa di quelli lì. Si costrinse
a sorridere e a scambiare qualche parola con quello che l’aveva presentata.
<< Allora! Wow, hai proprio una voce bellissima.
>> Si congratulò l’uomo, tendendole la mano, che lei afferrò quasi
riluttante.
<< Grazie, davvero, siete troppo gentili.
>> Sorrise dolcemente e si rivolse di nuovo ai presenti, che non avevano
smesso di battere le mani.
Si avvicinò alla stanga nera e posò il microfono alla
sua cima. Scese da quella sottospecie di palco, e venne immediatamente
raggiunta dalla sorellina che le si lanciò al collo.
<< Sei stata favolosa sorellona!!! >> Urlò
Videl sorridendo. Angel le rivolse un sorriso, per poi cercare con lo sguardo
Nelgar. Videl capì tutto e si allontanò portando tutti con sé. Ma prima di
allontanarsi del tutto, fece i pollici alti alla sorellona, che rise mettendosi
una mano sulla bocca. Decisa, andò dal ragazzo, che non aveva smesso di parlare
con la ragazza. Ma a pochi centimetri dalla sua spalla si fermò. No, lei non
poteva abbassarsi a tanto. Eh no, caro mio, sarà lui a parlarle per primo.
Sorridendo furbetta, si allontanò di nuovo da lui,
massaggiandosi una spalla.
Si unì alla sua piccola comitiva, sotto lo sguardo
curioso della sorellina, che ignorò bellamente.
<< Ah! Vale, vuoi tuo fratello? Vieni, ti
accompagno da lui. >> La prese per mano e la condusse dal fratello,
ovviamente intento a fare cosa? Ma certo, che geni che siete, a parlare con la
solita ragazza.
<< Non ti ha ricordato niente? >> Sussurrò
Gohan all’orecchio della sua ragazza, intenta a parlare con Kyra. Lei trasalì.
Oh sì che glielo ricordava. E fin troppo bene.
<<
This cuold be the start of something new… it feel so right, to be here with
you… and now, looking in your eyes… I feel in my heart… the start of something
new. Certo che mi ricordo. >> Cantò lei, sorridendo alla
faccia stralunata del suo ragazzo.
Poi, come era successo a sua sorella, due mani le
presero le braccia e la trascinarono fino al microfono.
<< Ed ora… una nuova scoperta… la principessa
Videl! sentiamo se ha la voce melodiosa come la sorellona! >> Dalla folla
spiccò un urlo.
<< Vai Vid! Siamo tutti con te! >> Era
Kyra, che saltellava felice sul posto.
<< Ha già delle fan, vedo. - ironizzò l’uomo.
Poi, sentendo il silenzio assoluto, ne approfittò per presentare la canzone. –
Ed ora… ecco a voi… la principessa Videl in… Confession of a broken heart!
Avanti! >>
Videl sorrise e prese in mano il microfono. Non aveva più cantato davanti ad
altri dopo la festa della scuola. Le venne una paura cieca. Ma come per la
sorella, trovò la forza in due occhi neri come la pece e in due occhi verde
smeraldo. I suoi unici punti fermi. Sorrise di nuovo e si appoggiò il microfono
alla bocca.
I wait for the postman to bring me a letter
I wait for the good Lord to make me feel better
And I carry the weight of the world on my shoulders
A family in crisis that only grows older
Adorava quella canzone. L’aveva sentita una volta e le
era entrata nel cuore. Cantò con tutta la passione di cui era capace,
sentendosi inondare di piacere che le percorreva la schiena in piccoli brividi
d’eccitazione
Why'd you have to go
Why'd you have to go
Why'd you have to go
Daughter to father, daughter to father
I am broken but I am hoping
Daughter to father, daughter to father
I am crying, a part of me is dying and
These are, these are
The confessions of a broken heart
And I wear all your old clothes, your polo sweater
I dream of another you
The one who would never (never)
Leave me alone to pick up the pieces
A daddy to hold me, that's what I needed
So why'd you have to go
Why'd you have to go
Why'd you have to go!!
Daughter to father, daughter to father
I don't know you, but I still want to
Daughter to father, daughter to father
Tell me the truth, did you ever love me
Cause these are, these are
The confessions of a broken heart
I love you,
I love you
I love you
I....!!!!!
I love you!!
Daughter to father, daughter to father
I don't know you, but I still want to
Daughter to father, daughter to father
Tell me the truth...
Did you ever love me!!!?
Did you ever love me?
These are.....
The confessions...of a broken heart
Ohhh....yeah
I wait for the postman to bring me a letter…
Finì anche la sua canzone. Ridendo alla faccia della
sua migliore amica, scese dal palchetto e si avvicinò nuovamente agli amici. Ma
qualcuno mancava all’appello. E di quel qualcuno non sentiva più l’aura. Sgranò
gli occhi piena di paura. Dov’era finita Soana? Era sempre stata con lei, Nihal
e gli altri. Adesso che fine aveva fatto?? Si fece prendere dal panico.
Cominciò a setacciare attentamente tutta la sala, pur sapendo che lì non c’era.
Non era neanche nel castello. Non la sentiva. Cosa diavolo le era successo?
Urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo per
far uscire almeno un po’ di frustrazione. Lei doveva proteggerla, proteggere i
bambini. Corse in giardino, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi. Si tolse
con malagrazia la maschera, buttandola a terra e dimenticandola lì. Arrivò nel
giardino inondato di buio. Si calmò un secondo, ma le lacrime le scivolavano
silenziose dagli occhi. Con i dorsi delle mani se li asciugava violentemente,
ma loro no, dovevano scendere per forza. Alla fine, stremata si accasciò a
terra e si lasciò andare.
Proprio nel bel mezzo del suo pianto disperato, vide
una figura nera allontanarsi da una porta del castello. Teneva un qualcosa in
braccio, che si dimenava.
Con un tuffo al cuore, Videl si alzò di scatto e prese
a correre verso quella figura. La raggiunse, la superò e le si fermò davanti,
con le braccia al petto, ansimante.
<< Lasciala stare subito! >> Urlò contro
la figura dell’uomo. La piccola Soana si dimenava come un’ossessa, nel
tentativo di liberarsi, ma l’uomo era molto più forte. Lui non rispose.
<< LASCIALA HO DETTO! >> Gridò di nuovo in
preda al panico. Soana gli morse una mano e si liberò la bocca.
<< Videl, vai via… vai via… ti prego… stai
tranquilla, me la caverò… ma tu devi avvisare gli altri. >> Disse,
riprendendo fiato. L’uomo ne approfittò per rimetterle la mano sulla bocca.
<< Alarek, bloccala. >> Bisbigliò questi e
dietro a Videl apparve un uomo, che le fermò le braccia avvolgendola. Videl si
sentì impotente. Era paralizzata dal terrore.
L’uomo, che probabilmente era Moriko, si
smaterializzò, lasciando la ragazza in preda a potenti singulti. Anche Alarek,
con un sorriso maligno, si smaterializzò dietro di lei, lasciandola libera.
Si accasciò a terra, senza forze. Se fosse morta… se
fosse morta lì… non avrebbe più avuto preoccupazioni… però doveva salvare la
bambina e allora si alzò a forza da terra, trascinando i piedi fino alla sala
da ballo, dove trovò quasi immediatamente i suoi amici. Goten e Nihal stavano
ballando come solo i bambini sono capaci di ballare, ma quando Videl si
avvicinò a loro con le guance rigate di nero e senza più la maschera… le prese
un colpo. Sgranò gli occhi e si riempirono di lacrime immediatamente. Abbracciò
d’istinto il bambino con cui stava ballando.
<< Videl, che succede? >> Le chiese Kyra
preoccupata.
<< L’hanno presa. Hanno preso Soana… Moriko ed
Alarek! >> Bisbigliò, per poi cadere a terra, priva completamente di
forze. Esausta.
In fondo, pensò, non è così male. Io muoio, nessuno si
dovrà più preoccupare per me… ma non aveva fatto i calcoli di tutta la gente
che l’amava, la stimava e le voleva bene.
No, non era ancora arrivata la sua ora. Un giorno,
forse, ma non quello.
Ziau! Oki, scusate, ma è mezza notte meno 20 e in teoria
dovrei andare a dormire. Chiedo scusa, ma non posso ringraziare tutti come mio
solito, ma comunque grazie a todos! P.S. le canzoni sono Confession of a broken heart di Lindsay Lohan, l'altra è Cose da Grandi, di Irene Grandi.
[ In fondo, pensò, non è così male. Io muoio, nessuno si dovrà più
preoccupare per me… ma non aveva fatto i calcoli di tutta la gente che l’amava,
la stimava e le voleva bene.
No, non era ancora arrivata la sua ora. Un giorno, forse, ma non quello.
]
Sbatté le palpebre più volte. Dove diavolo era finita?
Non lo sapeva, sentiva solo tanto dolore alla spalla destra. Provò ad allungare
un braccio per tastarsela, ma non poté fare niente, aveva le braccia legate.
<< Buon giorno mocciosetta… >> La salutò
un uomo, con i capelli biondi e gli occhi verde acido, passandole davanti.
Soana non rispose, sebbene avesse la bocca libera.
Moriko le sorrise. Le mise davanti una ciotola rustica
di legno, con dentro un liquido tutt’altro che invitante. Soana trattenne un
conato di vomito a stento.
<< È inutile che fai la schizzinosa mocciosa.
Starai qui molto tempo, non è il caso che quando arriveranno ti trovino morta
di fame. È insensato fare l’eroina. >> Spiegò con un sorriso per niente
rassicurante l’uomo. Soana fece una smorfia stizzita. Accettare quel cibo
sarebbe equivalso a dipendere del tutto da quelli lì, e lei non dipendeva da
nessuno.
Rimase seduta composta immobile. Lo sguardo alto e
fiero. Non si sarebbe mai e poi mai abbassata a mangiare quella roba.
XXX
<< Dobbiamo fare qualcosa. >> Continuava a
ripetere Trunks, camminando avanti e indietro nella sua camera.
Nihal aveva passato tutta la notte a piangere. Si
sentiva persa senza la sua sorellona. Ogni tanto si fermava, sussurrava il nome
della sua gemella, poi ricominciava a piangere. Videl era seduta su uno dei
quattro letti, la testa in mezzo alle ginocchia, che si dondolava disperata
quanto Nihal.
<< Sì, sono d’accordo. >> Esplose ad un
certo punto Goten. Saltò in piedi e si mise al fianco dell’amico.
<< Voi non potete fare nulla. Tocca a me… tocca
a me… >> Sussurrò Videl, tenendosi le mani piantate sulle tempie.
<< Videl… non sei sola… non devi affondare tutto
da sola, lo sai… >> Gohan le si avvicinò e la tenne stretta tra le sue
braccia. Lei strusciò la testa sul suo petto per cercare un po’ di forza, poi
un fulmine le passò nella mente.
<< Nihal, tesoro, riusciresti a metterti in
contatto con tua sorella? >> Chiese con un soffio la ragazza, stringendo
i pugni fino a quasi conficcarsi le unghie nella carne.
Nihal la guardò con gli occhioni viola spalancati, per
poi annuire debolmente.
<< Credo di sì… >> Rispose sussurrando.
Videl si alzò in piedi e andò dalla bambina.
<< Allora fallo, cerca di capire il più
possibile, okay? >> Le mise una mano tra i capelli lisci. La piccola si
asciugò le lacrime e chiuse gli occhi.
Tutti in quella camera rimasero con il fiato sospeso a
fissare quella bambina seduta a gambe incrociate a terra e con le mani giunte.
Dopo qualche minuto, sul volto della bambina si aprì
un sorriso. Spalancò gli occhioni viola e guardò negli occhi tutti i presenti
in quella camera.
<< Sta bene. Sta su delle montagne, ma non sa
bene dove. Ha detto che ogni tanto si farà sentire. >> Raccontò, sempre
con il sorriso sulle labbra. I presenti tirarono un profondo sospiro di
sollievo, rincuorati.
<< Dobbiamo andare a cercarla. >> Borbottò
Kyra. Gli altri annuirono.
<< Sì! Avete ragione. Vado a dirlo alla mamma.
Aspettatemi qui. >> Angel si alzò in piedi e uscì dalla stanza, prendendo
a correre per i corridoi.
<< Se le fanno qualcosa giuro che li ammazzo. >> Ringhiò Trunks. Kyra e Videl lo guardarono
dolcemente. Gli sorrisero. E quando il bambino si accorse di quello che aveva
detto, diventato tutto rosso, Kyra gli scompigliò i capelli lilla.
<< Le vuoi proprio bene… >> Gli sussurrò
la bionda, sedendosi a terra accanto a lui. Il bambino distolse lo sguardo,
però annuì. << La troveremo. Stai tranquillo. >> Continuò,
mettendogli una mano sulla spalla. Di nuovo, lui annuì.
Dopo poco arrivò Angel tutta trafelata.
<< Mamma ha detto che manderà i suoi uomini
nelle ricerche. Ci ha proibito di intervenire. >> Ansimò. Evidentemente
aveva corso per allontanarsi dalla madre urlante. Videl divenne dura in volto.
Nessuno, neanche sua madre, le avrebbe impedito di salvare quella bambina.
<< Non mi importa. Io vado lo stesso. >>
Disse infatti duramente. Kyra sorrise e le si avvicinò.
<< Io sono con te. >> Si alzò e le prese
la mano per farle forza. Dopo di lei anche gli altri si unirono a Videl
nell’impresa di salvare la bambina.
Uscirono compatti dalla stanza, per dirigersi
all’osservatorio al quarto piano.
La stanza era circolare, le pareti tempestate di luci
e una parte di parete era trasparente.
<< Qui c’è tutto quello che ci può servire.
>> Annunciò solennemente Angel, andando ala parete trasparente. <<
La cosa bella è che nessuno può sapere che siamo qui dentro se non entra
direttamente in stanza. >> Continuò, mettendo una mano sul vetro.
Videl prese una cartina e si sedette dietro alla
scrivania in mezzo alla saletta. Chiamò tutti attorno a lei.
<< Allora. Montagne… ci sono sia ad est che a
nord. Dovremo dividerci. Trunks, Goten, Chris e Gohan, voi andrete a nord. Io,
Angel, Nihal e Kyra andremo a est. Partiamo appena dopo pranzo, capito.
>> Dettò con il sangue che le ribolliva nelle vene. Non vedeva l’ora di
andare a salvare quella bambina. Se fosse stato per lei, sarebbero partiti
anche in quel momento, ma capiva che avevano bisogno di riposarsi. Gli altri
annuirono. La cartina davanti a lei era molto dettagliata. A est si estendeva
la prateria verde e sconfinata fino ad arrivare ad un muro di roccia. A nord
invece, dopo un bosco, il deserto, uno dei più piccoli della loro terra fino a
delle montagne isolate da tutto.
Era mattino presto, circa le 6 e come previsto
dall’avvenimento della sera prima, nessuno era riuscito a chiudere occhio. Dopo
aver riposto accuratamente la cartina in un cassetto della scrivania, scesero a
fare colazione nella sala da pranzo. Mangiarono in silenzio, cosa che sorprese
non poco gli altri pochi presenti nella sala. Si dileguarono appena i piccoli
sayan ebbero finito di mangiare l’ultima brioches.
<< Io non voglio più aspettare. >> Sbottò
Nihal, incrociando le braccia al petto.
<< Dobbiamo riposare. E poi stai tranquilla,
starà bene tua sorella. È una bimba forte. >> Provò a convincerla Videl.
<< Ma io sto bene! Non ho bisogno di dormire!
>> Ribatté la bambina. Per dimostrare la sua teoria si alzò in volo e
descrisse un ampio cerchio in aria. << Hai visto?! >> Strillò
quando fu più o meno a 4 metri d’altezza. Videl scosse la testa e le diede,
effettivamente, ragione. Nessuno ce la faceva a resistere. Mandò Angel nelle
cucine a prendere delle provviste, e quando tornò, le divisero in due sacche.
Una che avrebbe trasportato Chris, l’altra Angel.
<< Siamo pronti. Se la troviamo, vi avverto io.
Ci siamo? Buona fortuna! >> Videl si alzò in volo, seguita dalla sorella
e dai due bambini. Presero subito il nord, senza guardarsi indietro. Solo un
urlo distolse la Figlia dalla sua missione.
<< VIDEL SCENDI SUBITO! NON POTETE ANDARE A
CERCARLA! >> Era sua madre. Videl andò avanti, voltandosi solo un
secondo.
- Perdonami, ma non posso.
– Per quel secondo che incrociò gli occhi grigi della madre, le sorrise, per
poi tornare a guardare avanti a sé, puntando l’indice verso il punto dove
dovevano andare.
<< A destra, adesso! >> Urlò, girando
proprio mentre le altre tre la seguivano. Erano pronte a tutto pur di salvare
Soana.
XXX
<< Te lo dico per l’ultima volta, mocciosa.
Dimmi in quanti sono! >> Intimò Moriko con in mano un coltello, puntato
alla gola della bambina, che però sembrava non essere spaventata minimamente.
Infatti non rispose. Rimase immobile a fissare un punto indistinto oltre la
spalla dell’uomo, sapendo che da lì a qualche ora sarebbero arrivati i suoi
amici.
<< DIMMELO! >> Urlò furiosamente l’uomo,
spingendo il coltello sul collo candido di Soana. Lei non rispose e non si
mosse minimamente.
<< Moriko… ci serve viva. Stai calmo. >>
Intervenne Alarek, seduto tranquillamente su una sedia rustica in legno. I
gomiti appoggiati al tavolo e gli occhi marroni fissati in quelli gialli della
bambina. Dovette ammettere che era un osso piuttosto duro per la sua età.
<< Non ce la faccio a stare calmo con questa che
non parla. Non avevi detto che sarebbe stata una passeggiata scoprire in quanti
erano? >> Strillò il biondo, lanciando il coltello dall’altra parte della
stanza, infuriato e impotente.
<< Sì, l’avevo detto, ma io mica lo sapevo che
questa qui era un osso duro. >> Rispose mestamente l’altro, fissando
sempre negli occhi la bambina, che aveva sorriso quando il coltello era andato
a piantarsi nella parete di fronte a lei.
<< Dovevamo prendere l’altra allora. >>
Ribatté Moriko, andando a riprendersi il coltello e sedendosi su una sedia.
<< Sarebbe stato inutile. Siamo gemelle.
>> Disse con tono calmo Soana, ben sapendo che li aveva spiazzati
completamente.
<< Allora ce l’ hai la voce mocciosa! >>
Urlò Moriko, fissandola negli occhi e lucidando il suo fidato coltello con un
panno bianco macchiato.
La bambina sorrise innocentemente.
<< Stiamo facendo progressi. Vai a prendere
l’acqua al fiume, qui vicino. Sta finendo la scorta. >> Rispose in tono
normale Alarek, indicando la porta con il capo. Moriko uscì sbattendo la porta.
XXX
<< Soana! Mi ha parlato! >> Strillò ad un
certo punto Nihal, fermandosi di colpo, gli occhi sgranati e il sorriso sulle
labbra.
<< Che ti ha detto? >> La incoraggiò
Videl, affiancandola. La testa le pulsava, il cuore le batteva forte, il
respiro mancava… tutti segni d’impazienza.
<< Che vicino alla loro casa c’è un fiume, l’ ha
detto Alarek. E poi mi ha detto che sono due idioti e ha cominciato ad
insultarli. >> Rispose cominciando a saltellare. Avete mai visto una
bambina di cinque anni saltellare in aria mentre vola? No? Beh, era quello che
stava facendo Nihal nel bel mezzo della sua contentezza. Svolazzava da una
parte all’altra, sorridendo e canticchiando.
<< A nord non ci sono fiumi vicino alle
montagne. Dobbiamo avvertire gli altri di raggiungerci. >> Esclamò Kyra,
che con la sua memoria fotografica, aveva ricordato che nella cartina non
c’erano segnati fiumi verso nord. Videl annuì e mandò un messaggio veloce ai
ragazzi, che dopo qualche minuto arrivarono da loro.
<< Che succede? >> Le chiese Gohan
affiancandola.
<< Nihal ha sentito Soana. Ha detto che c’è un
fiume vicino a loro. E a nord non ci sono fiumi vicino alle montagne. >>
Spiegò lei. << Allora, andiamo? Stiamo per entrare nella prateria.
>> Continuò urlando. Con una mano, guidò tutti dietro di lei.
Resisti, piccola. Stiamo arrivando.
XXX
Moriko era seduto davanti a lei, immobile e la fissava
negli occhi, curioso di vedere quanto avrebbe resistito.
<< Si può sapere che cosa diamine stai
combinando? >> Lo rimbeccò l’altro uomo, squadrandolo dall’alto al basso.
<< Voglio vedere fino a quando cede. È da ieri
sera che non mangia. >> Rispose con un sorrisetto di sfida lui, non
distogliendo neanche un secondo lo sguardo da quello di Soana. Effettivamente,
la bambina cominciava a sentire un certo languorino. Cominciava ad aver fame.
Ma aveva deciso di aspettare. Nel giro di poco sarebbero arrivati tutti a
prenderla, sì, Trunks e gli altri. Soprattutto Trunks. Non aveva ancora ben
chiaro il motivo, ma per quanto a volte lo volesse eliminare dalla faccia della
terra, riusciva ad ammirarlo profondamente. Ed era la persona che le mancava di
più in quel momento. Oltre alla sorellina. Chiuse gli occhi e inspirò
profondamente. Avrebbe resistito. Assolutamente, ad ogni costo.
XXX
<< Il fiume! >> Urlò ad un certo punto
Angel, sbattendo meno violentemente le ali nere. Planò dolcemente sulla piana
verde. Si era lentamente fatto mezzo giorno, la traversata era stata lunga e
faticosa. Nihal era stanchissima, ogni secondo chiudeva e riapriva di scatto
gli occhi costringendosi a tenerli aperti. A metà tragitto era quasi caduta a
terra per quanto era stanca. Chris le si era messo sotto e quando la piccola
era caduta, si era trovata a sonnecchiare sulla schiena della possente aquila
reale.
Tutti atterrarono in quella piana.
<< Credo che adesso sia meglio procedere a
piedi. Non lontano da qui c’è un lago, ma non c’erano case. Adesso dobbiamo
solo seguire il corso del fiume fino alla sorgente. >> Spiegò Videl,
facendo fare spaventosi crack alle spalle e alle gambe. Scattò
in avanti, camminando a passo marziale immediatamente seguita dagli altri. La
salita era sempre più ripida. I sassolini le scricchiolavano sotto i pedi, era
stanchissima. Ma non poteva arrendersi. Non poteva arrendersi proprio in quel
momento. Arrancò con la sola forza della disperazione e della rabbia che
muoveva i suoi passi calibrati sulle rocce. Nihal, che nel frattempo si era
svegliata, era la seconda della fila, con gli occhi troppo grandi e troppo
innocenti per sopportare oltre quell’agonia.
Camminarono per circa due ore. In lontananza si
cominciò a notare una casetta di legno, e Videl cominciava a sentire la sempre
più debole aura della bambina. Un’incudine di angoscia le si appoggiò
pesantemente al petto, schiacciandola sotto il suo peso. Non quella bambina!
Aveva patito talmente tanto… cominciò a correre, saltando tutto quello che le
si parava davanti. Quando si trovò davanti alla porta in legno della casetta,
la spalancò con un calcio rabbioso.
<< Videl! >> Strillò con la voce colma di
gioia la bambina dai capelli rosa, legata come un salame appoggiata stancamente
ad una parete.
Videl le sorrise radiosa, poi venne raggiunta dalla
gemellina che si fiondò sulla sorella, abbracciandola.
<< Sei arrivata, finalmente. >> Mormorò
Moriko, con il coltello nella cintura, lucente e inquietante che pendeva dalla
stringa di pelle che gli teneva i pantaloni.
<< Taci. >> Sibilò lei in risposta. Era
talmente arrabbiata che non riusciva a parlare. << Nihal, porta via
Soana. >> Nihal senza battere ciglio annuì e tirò in piedi la gemella.
Quando si trovò di fronte alla porta, però, una voce talmente familiare la
bloccò.
<< Dove credi di andare, tu? >> Sissi non
portava più i suoi soliti vestiti da bambinetta, ma un paio di pantaloni e una
maglietta, come una guerriera.
Nihal posò Soana a terra, delicatamente, per poi
voltarsi con il volto contratto dalla rabbia verso la bambina.
<< Stalle lontana. >> Ordinò con la voce
incrinata. Slegò la sorella e le indicò la porta, dicendole di uscire. Soana
annuì riluttante ed uscì dalla porta. Si scontrò immediatamente con degli occhi
azzurri. I suoi occhi azzurri. Si lanciò con forza verso il bambino
che l’afferrò al volo, stringendola forte.
<< Che bella riunione di famiglia. >> Una
nuova voce in intromise nell’atmosfera quasi felice, facendo contrarre la
mascella ad Angel che si voltò di scatto verso di lei.
Una ragazza dai capelli castani a spazzola e dagli
occhi nocciola stava applaudendo con svogliato interesse alla scena.
<< Che diavolo ci fai tu qui, Fang? >>
Chiese con gli occhi bicolore ridotti a fessure.
<< Non mi presenti neanche? Piacere di
conoscervi, io sono Fang, sorella di Erin e Sissi. >> Sorrise e si
avvicinò ad Angel, che aveva cominciato a ringhiare. Prese velocemente un
pugnale che le pendeva dalla cinta e glielo lanciò in pieno volto. La nuova
ragazza non si mosse e lo afferrò con due dita. << Non sei cambiata per
niente, Angelo. Sei sempre impulsiva e poco femminile… >> Continuò,
facendo cadere il pugnale a terra, sorridendo beffardamente alla ragazza
davanti a lei.
<< Stai zitta! >> Urlò Angel, con il
sangue che le ribolliva nelle vene. Di solito era sempre controllata, ma quella
ragazza le faceva perdere la memoria su tutto quello che le aveva insegnato
Nelgar. Fang aveva circa un paio d’anni in più di lei, e il loro odio era
antico, da quando tutte e due erano ancora nella tenera età dai 10 ai 12 anni.
<< Comincio a capire perché lui
abbia deciso di stare con me piuttosto che con te… >> Continuò
imperterrita l’altra, avvicinandosi a lei. Angel non ci vide più e si scagliò
contro di lei, con gli occhi rossi assetati di sangue e accecati di rabbia.
<< Cosa vuoi da me? >> Chiese, pur sapendo
già la risposta, Videl a Moriko che le si avvicinava inesorabilmente.
<< Il tuo potere. Per la mia bambina. Lei merita
di essere regina. >> Gli occhi della ragazza si spalancarono e si
trasformò nella Figlia, accecata da tutti i sentimenti che provava in quel
momento. Una visione fugace di se stessa al suo matrimonio e della bambina che
giocava con il robottino, per poi lasciare spazio a tutto l’odio che provava
nei confronti di quell’uomo.
Poco lontano da loro, nel retro della casa, Nihal e
Sissi si stavano affrontando in un battaglia all’ultimo sangue. I capelli
biondo cenere della bambina spiccavano in alto, come degli spuntoni, e gli
occhi azzurri erano ridotti a due spilli. Mentre Sissi dava fondo a tutte le
sue armi, Nihal si divertiva sempre di più. Adorava combattere, anche quando si
allenava con Goten.
Qualcuno gli picchiettò la spalla, lui si voltò appena
in tempo per schivare un pugno dritto in faccia. Gohan davanti a sé si trovò un
uomo di stazza abbastanza grossa, quasi calvo ma con un’agilità da non
sottovalutare.
<< Chris, dai da mangiare a Soana, non ce la fa
più. >> Dettò il moro, schivando un secondo pungo dritto al suo occhio
destro.
Tra i due si inscenò una lotta all’ultimo sangue,
mentre Chris tirava fuori dallo zaino, delle provviste da dare alla bambina,
che effettivamente sembrava stremata.
I due bambini le stavano davanti come due guardie del
corpo, mentre Kyra si fiondava sulla porta.
<< Eh no carina, tu stai fuori. >> Lesy le
si parò davanti, tendendo una mano davanti a sé. Anche tra le due, si inscenò
una lotta tra tirature di capelli e colpi bassi. Kyra si trasformò in serafina,
scrocchiando il collo.
Videl non ci vedeva più dalla rabbia. Si scagliò
contro l’uomo urlando, ma questi si spostò all’ultimo momento, facendola andare
a sbattere contro al muro.
<< Dov’è Erin? >> Gli chiese ansimante,
passandosi la lingua sulle labbra. Un sapore conosciuto le punzecchiò la
lingua. Sangue. Evidentemente quando aveva sbattuto contro il muro si era
tagliata. Sentì il sapore del suo sangue invadergli la gola e andare giù, fino
allo stomaco già ribollente di suo. Quel gusto strano la inebriò e si lanciò con
più foga verso l’avversario, che parò il pungo.
<< Al sicuro. Aspetta che io le porti il tuo
potere. E per farlo, devo avere la tua testa. >> Sibilò, per poi
lanciarle il coltellino all’altezza del collo che lei schivò facilmente.
E così… è questa la mia fine? Combattere contro un uomo per salvarmi la
pellaccia? Si chiese rabbiosamente, mentre indirizzava un pugno
nello stomaco dell’uomo.
Uscirono nel prato fuori dalla casa. Tutti erano
impegnati a combattere contro qualcuno. Anche Goten e Trunks si erano dati da
fare, lottando contro due ragazzi di una quindicina d’anni.
La battaglia era in atto, tutti lottavano contro tutti
per salvarsi la pelle, fino a quando uno scossone attraversò da capo a capo la
montagna, facendo cadere tutti a terra.
<< Cos’è stato? >> Urlò Videl alla sua
amica, che si stava ancora scannando con Lesy. La bionda sgranò gli occhi, ma
non fece in tempo ad avvertire la sua migliore amica che Moriko le aveva già
piantato il solito coltellino nell’incavo tra la spalla e il collo. Kyra si
fermò immediatamente, tappandosi la bocca con entrambe le mani.
Da tutt’altra parte, Alarek scattò in una risata
gioiosa, brillante di pura follia.
<< È finita! La Figlia è stata uccisa! >>
Alzò le mani aperte al cielo, facendo voltare di colpo Gohan, che vide in quel
momento la sua ragazza cadere in ginocchio a terra. il sangue che le sgorgava
dalla spalla le stava inzuppando i vestiti. Moriko le tese il collo tirandola
per i capelli, e gli posò il pugnale appena estratto sulla gola.
<< NO! >> Gohan creò una sfera di energia
e la scagliò con rabbia sull’uomo che barcollò all’indietro.
<< Non ti immischiare ragazzino! È scritto nel
destino che questa ragazza dovesse morire. Io sto compiendo il mio dovere.
>> Gli intimò l’uomo, riavvicinandosi alla ragazza stesa a terra senza
forze.
<< Non la toccare. >> Gli rispose il
ragazzo correndo verso di lui. Alarek era ancora troppo impegnato a girare su
se stesso con le palme alzate, per accorgersi che il suo avversario se n’era
andato.
Gohan scivolò sotto la ragazza, mettendosi la testa di
Videl sulle gambe. Le accarezzò dolcemente una guancia ormai quasi bianca. Alzò
di scatto la testa e fissò gli occhi neri in quelli verdi dell’uomo. Appoggiò
il capo della ragazza a terra dolcemente e si alzò. La furia negli occhi neri.
In un secondo, una scarica esplosiva dorata lo avvolse, trasformandolo in Super
Sayan, per poi lasciare delle piccole scariche elettriche percorrergli tutto il
corpo. Mosso dalla disperazione cieca, si scagliò sull’uomo con mosse scoordinate.
Gli altri componenti della squadra, stesero i propri
avversari e si misero ad osservare Gohan. Sembrava una furia, attaccava alla
cieca, mandando a segno meno colpi di quelli che incassava.
Chris si avvicinò lentamente a Videl, pallida e con il
respiro affannoso. Si inginocchiò accanto a lei, e le sollevò la testa. Mise
una mano aperta sulla ferita alla spalla, mentre l’altra le teneva la testa
alzata.
Kyra non aveva occhi che per la sua amica. Le sue
lacrime le rigavano il volto, gli occhi sgranati e la bocca tappata dalle mani.
Si alzò barcollando, si accasciò vicino alla sua amica e di fianco al suo
ragazzo che stava cercando di fare il possibile per lei. Le prese la mano, la
strinse forte, mentre alcune delle sue calde lacrime cadevano sul viso quasi
bianco di Videl. Non poteva evitarlo. Era talmente disperata che le sembrava di
essere sola con lei, la sua migliore amica e la sua bambina. A stento si
accorse di un lieve movimento nella sua mano.
Le lacrime dei serafini hanno molte proprietà curative, tra le quali,
ridare la vita a persone morte da poco tempo.
Ricordando quello che l’anziana che l’aveva allevata
le diceva sempre, si asciugò con il dorso della mano una lacrima, per poi
metterla delicatamente sulla bocca rosa pallido dell’amica.
Molto lentamente, questa aprì i grandi occhi azzurri
innocenti. Si guardò un attimo intorno, per poi posare lo sguardo sulle due
persone che le stavano chinate sopra. Chris sorrideva, mentre con la mano
cercava di curare la ferita alla spalla. Kyra con il sorriso sulle labbra rosse
si chinò sull’amica e l’abbracciò forte.
<< Dove sono? >> Chiese in un sussurro
Videl, provando ad alzare la testa, ma abbandonando immediatamente la missione,
ricadendo malamente a terra.
<< Gohan! Gohan è viva! >> Strillò la
bionda, alzando la testa ad incrociare lo sguardo azzurro del ragazzo.
<< NOOOO! Deve morire! >> Alarek, appresa
la notizia, si fiondò sulla ragazza ancora stesa a terra. Kyra si alzò di
scatto e, con il vestitino bianco macchiato di terra, si mise davanti a lei,
piantando le mani sui fianchi.
<< Dovrai passare sul mio cadavere. >>
Annunciò, ammiccando. Si sentì un risolino da terra, segno che Videl aveva
riso.
<< Togliti ragazzina. Il destino deve compiersi.
Se non per mano Moriko, per mano mia. >> Ribatté, indirizzandole un pugno
in pieno viso, che però non andò a segno. Kyra rispose con un calcio al mento,
alzando solo la gamba. Poi, abbassandola, la appoggiò sulla schiena di Alarek.
Angel era ancora a combattere con Fang.
<< Dimmi la verità. Ti rode che stia con me,
vero? >> Le sibilò all’orecchio, quando le loro lame si incontrarono.
Angel la spinse via con rabbia.
<< Cosa te lo fa pensare? >> Le rispose,
roteando la spada tra le sue mani, sorridendo.
<< Il fatto che tu mi odi. >> La mora
sorrise nuovamente, per poi accanirsi di nuovo verso la ragazza davanti a lei.
Un altro accozzamento agghiacciante di spade.
<< Anche tu mi odi se è per questo. >> Si
mise a girare in tondo, squadrando l’avversaria di vecchia data.
<< Sai, tu e tua sorella siete identiche. Da
quanto mi dice Erin, anche Videl è impulsiva, attaccabrighe, e maschiaccio. La
tua coppia sputata. >> Anche Fang prese a girare in tondo, roteando con
il polso la lunga spada.
<< Non parlare di mia sorella. Non la conosci
neanche! >> Ringhiò Angel, puntandole addosso la punta della sua spada.
<< E tu non conosci Nelgar. Altrimenti sapresti
che lui non ti ama. Non sei il suo tipo. >> Con un cozzare di lame, Fang
abbassò la spada della mora, fissandola negli occhi rossi.
<< E lo saresti tu? >> Rise divertita per
quella battuta, per tornare immediatamente seria. << Ma non farmi ridere.
>> Si scagliò di nuovo contro la ragazza davanti a lei e ricominciò il
solito cozzare raggelante di spade, fatte incontrare con tanta furia da
rischiare di spezzarsi.
Videl continuava a stare sdraiata. Non aveva la forza
di alzarsi in piedi, non in quel momento. Si sentiva debole e scossa da tremoli
brividi lungo la schiena. Era troppo debole.
Con enorme forza di volontà, alzò la testa e vide il
suo ragazzo che combatteva contro Moriko. Doveva essere lei, non lui. Spostò lo
sguardo su Chris, chino su di lei, con la mano aperta sulla sua spalla. Lui le
sorrise incoraggiante.
<< Vedi di riprenderti in fretta sai? Abbiamo
bisogno di te. >> Spiccio e diretto come solo lui sapeva essere.
<< Vedrò cosa posso fare. >> Sorrise e si
abbandonò completamente alla mano che le sorreggeva la testa.
Era talmente stanca. Ma sapeva che non poteva finire
così. C’era ancora qualcosa che doveva fare, sapeva che non poteva rimanere
sdraiata a farsi curare. Sbuffò, poi con un salto si mise in piedi, in piena
forza. Fece tipo un po’ di riscaldamento per le gambe addormentate, poi si
diresse a passo marziale verso Moriko. Scostò Gohan, sorridendogli, per
trovarsi faccia a faccia con quell’uomo. Si fissarono negli occhi, poi a
sorpresa, Videl gli piantò qualcosa in pancia. Un pugnale che aveva preso prima
di andare a cercare Soana. Guardò gli occhi verdi spegnersi di vita davanti a
lei, e provò un piacere immenso. Moriko si accasciò sulla sua spalla senza
vita. Lei lo fece cadere a terra con malagrazia.
Dopo due secondi davanti a lei apparve sua madre.
<< Videl! Cosa diamine è successo qui? >>
Ansimò stanca per la lunga distanza percorsa.
<< Nulla mamma. L’ ho solo ammazzato. >>
Rispose non curante la ragazza, ravvivandosi i capelli corti con una mano.
Jodel rimase un attimo interdetta.
Proprio dietro alla regina si stava materializzando
qualcuno. Il volto e il corpo ricoperto di fumo.
Dopo, si fece vedere. Era una donna, bellissima, con i
lineamenti duri e fanciulleschi, gli occhi azzurri e limpidi, i capelli
neri-blu.
<< Finalmente sei arrivata, figlia mia. >>
Esordì la nuova arrivata, facendo voltare di scatto Jodel e facendola
arretrare.
<< Chi sei? >> Chiese confusa Videl,
guardandola negli occhi.
<< Io sono tua madre, Shayne, la Dea della
Morte. >> Videl sgranò gli occhioni limpidi per poi squadrare la donna da
capo a piedi.
<< Io non mi chiamo Shayne… sono Videl. >>
Riprese la ragazza, incrociando le braccia al petto.
<< Quello è il tuo nome da mortale, figlia mia.
Tu ti chiami Shayne, Principessa della Guerra. >> Tuonò la donna alzando
le braccia lunghe e magre al cielo.
<< Ma… ma… >> Balbettò confusa.
<< Devi scegliere. Venire con tua madre nella
nostra dimora e diventare immortale, o perire con i tuoi assurdi compagni
mortali. Ma sappi, che se con me avrai la tranquillità, rimanendo mortale ti
addosserai tutte le colpe del mondo e sarai costretta a salvarlo. >>
Videl guardò prima la donna, poi i suoi amici, poi di
nuovo la donna. La cosa che desiderava di più al mondo era la tranquillità, la
normalità di una vita normale in una casa normale, per sempre.
Ma dall’altra parte, non poteva abbandonare i suoi
amici. Le uniche persone che l’avevano capita ed aiutata. Non poteva lasciare
Kyra, la sua migliore amica e la persona più importante al mondo per lei. Non
poteva abbandonare Gohan, l’unica persona che avesse mai amato. Non poteva
abbandonare Chris, il suo migliore amico e grande incoraggiatore. Non poteva
abbandonare la sorella, aveva ancora troppe cose da imparare da lei. Non poteva
lasciare le due gemelle, erano come figlie per lei. E non poteva lasciare i due
bambini, che le davano tanta gioia. No, non poteva.
Aveva deciso.
<< Ho deciso, madre. >> Tutti rimasero con
il fiato sospeso.
<< Ebbene? >> La incalzò la Dea,
avvicinandosi già alla figlia.
<< Resto mortale. >> Annunciò,
affiancandosi a Gohan e abbracciandolo. Lui la guardò negli occhi e si chinò a
baciarla. La Dea la fissò negli occhi trucemente, come una madre rifiutata dalla
figlia, poi alzò le braccia e il viso al cielo, chiudendo gli occhi. Videl si
strinse di più al suo ragazzo.
<< Allora, sarai costretta a servirlo e a
salvarlo per sempre, fino a quando non morirai! >> Ululò la donna,
chiudendo le mani a pugni. Fissò bene gli occhi della figlia, odiandola con
tutta se stessa.
Kyra ingoiò un groppo di saliva e si avvicinò a Chris,
terrorizzata.
<< Accetto le condizioni, madre. Rimango qui,
con i miei amici e il mio ragazzo. E non sarai di certo tu a farmi cambiare
idea. >> La ragazza sorrise beffarda, decisa più che mai a rimanere sulla
Terra. Certo, si era resa conto che aveva appena rifiutato l’offerta più
allettante della sua vita. Sapeva che non avrebbe mai avuto una vita normale,
come le altre ragazze, senza diatribe per la testa, senza avere la
consapevolezza di dover salvare il mondo… sapeva che non avrebbe avuto un
attimo di tranquillità. Ma non le importava. Se per essere tranquilla doveva
abbandonare Gohan, Kyra e tutti gli altri, era molto meglio rifiutare l’offerta
e tanti saluti.
<< Molto bene. Ma ricorda. Le tue colpe
graveranno sui tuoi figli, anche a loro verrà assegnato l’increscioso compito
di salvare questo inutile pianeta. Ricordalo sempre, non puoi più tornare
indietro, Shayne. >> Detto questo, la donna venuta dal cielo scomparve,
volando sempre più veloce e sempre più in alto.
<< NON MI CHIAMO SHAYNE! >> Strillò Videl,
prima che sua madre scomparisse completamente dalla sua vista.
<< Wow, ragazzi… >> Balbettò Kyra, ancora
sotto shock. Guardò la sua migliore amica e in lei riconobbe, nei suoi grandi
occhi azzurri, innocenti e bellissimi, tutta la decisione che aveva in corpo.
Sapevano tutti quanto Videl desiderasse una vita come le altre.
Contemporaneamente tutti le si strinsero attorno e l’abbracciarono, facendola
sentire al sicuro.
<< Muori. >> Sibilò Angel a Fang, che
rideva, come per prenderla in giro.
<< Credi davvero che io non desideri la stessa
sorte per te? >> Le rispose inviperita la castana, lanciandosi su di lei
con un fendente laterale, che Angel schivò, con il fiato corto. Il
combattimento corpo a corpo andava avanti ininterrotto da quando si erano
rincontrate.
<< Mai quanto me, credimi. >> Agilmente,
con un piede bloccò la lama dell’avversaria a terra e le calciò in viso,
colpendola in pieno. I tacchi le solcarono una guancia, macchiandola di una
nuova cicatrice. Cominciò a perdere sangue, che cadeva in piccole ed eleganti
gocce sul terreno smosso dalla scossa di prima.
<< Mi hai ferito, ragazzina. Dovrai pagare con
la vita questo affronto. >> Sillabò Fang, mutando gli occhi a due fessure
velenose. Si erano odiate. Si odiavano. Si odieranno sempre. Nemiche per la
pelle. Nemiche per Nelgar. Angel si tastò il ventre. Portava l’erede del loro
odio in pancia. Una creatura nata da un amore forse mai esistito e mai
ricambiato.
Vide con la coda dell’occhio un luccichio alla sua
destra e si scansò appena in tempo per evitare un pugnale dritto alla tempia.
La loro battaglia continuò, fatta di fendenti laterali, pugnali lanciati e
parole affilate, fino a che Angel non cadde a terra, inciampata su una radice
troppo visibile.
<< Alla fine, ha vinto la più forte. >>
Sibilò Fang, abbassandosi al viso di Angel. Le schiacciò il petto con uno
stivale. I loro occhi così diversi erano incatenati in una morsa di ferro.
<< E non mi riferisco solo a questo. >> Sussurrò Fang, ad un soffio
dall’orecchio della nemica. Angel sorrise a forza, poi, con uno sforzo enorme,
storse il piede della ragazza e la fece cadere.
<< Adesso basta. È finita. >> Ringhiò una
voce alle loro spalle. Videl si ergeva in tutta la sue esile figura, che
risultava comunque imponente e spaventosa, dietro di loro con le mani sui
fianchi.
Angel e Fang scattarono in piedi, chiudendo i pugni
davanti ai propri petti.
La nuova Eroina si mise in mezzo alle due ragazze.
<< Fang, tuo padre è morto. Mia madre sta
cancellando la memoria a Sissi e ad Erin, poi toccherà a te. Angel, stai bene?
>> Prima fissò la castana, con astio misto a compassione, poi guardò la
sorella con un sorriso.
<< Sì, perfettamente direi. Allora, la sfida è
finita. Ho vinto. >> Angel sorrise, mentre Jodel le arrivò dietro e le
puntò un unghia alla gola.
<< Non costringermi a farlo, Fang. >> Le
sillabò la donna all’orecchio.
Videl ed Angel risero, genuinamente e spontaneamente.
Si abbracciarono e cominciarono a saltellare come delle bambine felici. Si
unirono anche agli altri, tutti felici che fosse tutto finito.
Videl era contenta, come non lo era da qualche
settimana. Finalmente era finito tutto. Lei era libera, la sua vita poteva
avere un seguito. Certo, sarebbe stato un seguito del tutto movimentato, senza
un solo momento di calma, ma c’erano i suoi amici e il suo Gohan.
Tornarono nella casa di Videl e solo allora lei si
accorse di quanto le era mancata la sua camera, i suoi robottini da
disintegrare… tutta la sua vecchia vita le era mancata terribilmente. Non era
ancora entrata in casa che vide suo padre lavorare alla porta, che aveva
sfondato Vegeta. La ragazza gli corse incontro e lo abbracciò forte. Amava suo
padre. Amava la sua gelosia, amava il suo fare l’orgoglioso, amava tutto di
quell’uomo che le aveva dato tutto. Una scossa al terreno la fece cadere in
braccio al padre. Si scambiò uno sguardo complice a tutti i suoi amici e
sorrise. Si alzò, fece fare un inquietante crack a tutte e 10 le dita e
alzò lo sguardo sui suoi amici e compagni d’avventura.
<< Andiamo a prendere a calci in culo qualcun
altro. >> Sorrise e si alzò in volo seguita immediatamente dagli altri,
che ridevano. Angel, Chris, Kyra, Gohan, Nihal, Soana, Goten e Trunks dietro di
lei la seguivano come un capo.
Atterrarono tutti delicatamente sulla collina della
navicella. Si guardarono intorno, per poi notare un robot grande come una casa.
Era imponente e spaventoso, e per un poco li fece tremare.
<< La Terra sta per essere distrutta! Tremate
davanti a me! >> Gracchiò una voce da una piccola sfera in cima a tutto
il corpo.
<< Okay, testa a palla. Fatti avanti. >>
Lo apostrofò Videl, inarcando un sopracciglio sarcastica.
<< Come osi piccola insolente! Non lo sai tu chi
sono io? >> Rispose la voce da ranocchia.
<< Ehi! È mia sorella. >> La difese Angel,
parandosi davanti alla sorellina. i sayan si trasformarono, Chris chiamò la sua
aquila, Kyra spalancò le sue candide ali. Erano tutti pronti. Pronti per
salvare la Terra, pronti a tutto. Angel si trasformò nel bellissimo e temibile
Angelo Nero, sguainando la spada. Tutti si voltarono verso Videl, che sembrava
valutare la situazione. L’aria era piena di tensione. Palpabile, si poteva
tagliare con un coltello. Alla fine alzò un dito.
<< Tocca a noi, ragazzi. >> Sorrise e si
cambiò in Figlia. si scagliò sul robot con tutta la furia che aveva in corpo. E
credetemi… ce n’era veramente tanta nel suo corpicino perfetto.
Ed ecco, signore e signori…. È finita! Cioè, non ancora.
Manca l’epilogo e mi tolgo dalle balle! (meno male! NdVoi, che già esultate,
con bottiglie di gazzosa in mano e preparando la radio per la festa) Oui madame
e monsieur. Ho finito e vi lascerò in pace con DG per un po’. ^^ ed ora, appena
tornata dal mare, ieri, ecco l’ultimo capitolo!!
Ringraziamenti:
ary22: Sono tornata dal mareeeeeeee!!! ^^
ho aggiornato tardi… ma il mare ha chiamato e non potevo non rispondere. Bene,
come ti sembra quest’ultimo? Fammi sapere, kissoni
chiara46: Bene, eccoti accontentata, belli
che finiti quei due e la piccola Soana finalmente a casa. ^^
Tara: Perdono per il ritardo. Ma
l’importante è aggiornare, no? Vero? Non guardarmi come se volessi ammazzarmi,
non è colpa mia, giuro! ^^ come t’è sembrato? Tvb
Cavolovai: AMICA MIA! Sono tornata ieri, ma
mio fratello aveva assediato il computer e non ho potuto fare ieri. Si è
risolto tutto. Soana di nuovo da Trunks, Angel arrabbiata e Videl che compie il
suo destino. Tutto come predetto, no? ^^ oki, ora devo andare. Bacioni mia
collega preferita. ^^
Finito. ragazzi, che lunga sta storia… ^^ ci vediamo poi
al prossimo capitolo, l’epilogo. È già scritto, non vi preoccupate, aggiornerò
al più presto! E non starò inattiva per molto. Ho già in cantiere una nuova
storia, sull’Originale questa volta.
Capitolo 19 *** Epilogo - Ultimissime nuove scoperte ***
[ << Tocca a noi, ragazzi. >> Sorrise e si cambiò in Figlia. Si scagliò sul robot con tutta la furia che aveva in corpo. E credetemi… ce n’era veramente tanta nel suo corpicino perfetto. ]
Epilogo
H 8.30 Casa Son.
<< Nihal!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Datti una mossa, che il battesimo inizia tra un’ora e mezza! >> Goten, ormai 13’enne, urlò affacciandosi alla tromba della scala alla sua coinquilina di darsi una mossa.
<< Arrivo! Arrivo!!!! Mercoledì, Nana si è presa la mia maglia migliore!!!! >> Strillò non molto gentilmente Nihal dalla loro camera, mentre smanettava nel suo armadio alla ricerca di un qualcosa di decente.
Goten sbuffò e si avvicinò allo specchio del soggiorno per darsi una sistemata alla cravatta. Scrutò la casa, quasi aspettandosi di vedere la madre, il padre e il nonno sbucare dalla cucina ancora in pigiama, ma non successe, dato che erano tutti da Videl e Gohan ad aiutarli, badando alla piccola Pan nata da qualche mese.
<< GOTEN, MERCOLEDÌ, SEI UN IDIOTA! >> Si sentì in dovere di urlare Nihal dalla loro camera. Allora Goten, confuso, salì le scale in 4 balzi. Percorse con le mani nelle tasche dei pantaloni tutto il corridoio e spalancò la porta della loro camera.
<< Che cavolo…? >> Ma si bloccò, quando vide la sua compagna di stanza in biancheria davanti a lui. Il cuore prese a battergli forte, tanto che pensò potesse schizzargli via dal petto. Scosse la testa.
<< Che c’è? >> Chiese con voce roca, cercando disperatamente di rimpossessarsi del suo regolare respiro.
<< C’è, mio caro coinquilino idiota, che hai cambiato la pass dell’armadio comune senza dirmi niente! >> Ringhiò la ragazzina, con gli occhi viola stretti in due fessure velenose. Lui, per tutta risposta, sbuffò.
<< Era scaduta, io dovevo uscire con Sissi e tu eri in giro con Nana… ho dovuto cambiarla, altrimenti non potevo prendere una cosa da lì dentro. >> Nihal parve calmarsi un po’, poi incrociò le braccia sotto il seno, scocciata.
<< Che password hai messo? >> Chiese, avvicinandosi all’amico che trafficava con la tastiera a comando dell’armadio.
<< La prima cosa che mi è venuta in mente. >> Rispose lui, aprendo finalmente l’armadio con uno scatto metallico. Era stato un regalo di Bulma per il compleanno di Goten.
<< Ovvero? >> Fece lei, mettendosi davanti a lui e cominciando a smanettare all’interno dell’armadio per cercare il vestito.
<< Tu. >> Goten divenne improvvisamente rosso come un pomodoro, collegando quello che aveva detto.
<< Io? Hai messo il mio nome come pass dell’armadio? >> Nihal si voltò verso di lui, puntandosi l’indice al petto, con gli occhi grandi come tazzine da tè. Lui annuì, fissandola negli occhioni viola, diventati enormi. La ragazzina si voltò nuovamente verso l’armadio, scotendo la testa.
Dopo 10 minuti di estenuante ricerca tra jeans tutti strappati, tute da combattimento, completini intimi, magliette a maniche corte, trovò quello cercava, ovvero un vestito blu elettrico come i suoi capelli, lungo fino al ginocchio, senza spalline. Se lo infilò velocemente, per poi sfilarselo di nuovo e guardare male il suo compagno di stanza.
<< Esci. >> Ordinò, sventolandogli il vestito sul naso.
<< Perché? >> Il moro inarcò un sopracciglio confuso.
<< È senza spalline e devo cambiare reggiseno. Muoviti, esci. >> Disse, mentre lo spingeva a forza fuori dalla camera.
Dopo due minuti era fuori, vestita di tutto punto, perfetta e bellissima. Doveva solamente truccarsi e pettinarsi. Prese per mano Goten e lo trascinò in bagno con lei.
<< Perché mi hai trascinato qui come una furia? >> Chiese lui, piantandole gli occhi addosso.
<< Devi mettermi la collana. >>
<< E non riesci da sola? >>
Nihal sbuffò. << Se avessi potuto metterla da sola, credi che ti avrei chiamato? No, ed ora aggancia. >> Gli mise in mano un girocollo di raso bianco e si tirò su i capelli. Esortò con lo sguardo l’amico. Lui roteò gli occhi, esasperato, e le si avvicinò. Le cinse il collo con le braccia e, suo malgrado, entrò in rotta di collisione con quegli occhi viola, così profondi e sinceri, che tanto lo facevano penare la notte.
Anche Nihal era scossa. Prima di quel momento, non era mai stata tanto colpita da un paio di occhi. Soprattutto se erano di proprietà di Goten, che conosceva da quando aveva 3 anni e con cui divideva la casa da quando ne aveva 5 di anni.
Rimasero a fissarsi così, in silenzio, anche dopo che lui ebbe allacciato la collana dietro al collo candido di lei.
Dopo poco, il sayan pensò bene di abbassare lo sguardo sulle labbra dell’amica, e le trovò talmente invitanti che vi poggiò sopra le proprie, impulsivamente.
Nihal sbattè le palpebre un paio di volte, come per svegliarsi da un bel sogno o da un orribile incubo, poi le sbattè ancora qualche volta, per assimilare tutto quello che stava succedendo. Eppure, non si sorprese nello scoprire che il suo caro e adorato cervellino stava frugando nella mente del suo migliore amico. Si sorprese, invece, di trovare nella mente del suo coinquilino, la sua immagine di quando, parecchi anni prima, aveva pianto tra le sue braccia.
Inarcando le labbra a formare un sorriso, si lasciò trasportare da quel bacio così dolce e così passionale, da farle scoprire che aveva vissuto per assaporare quelle labbra esperte.
Goten si sentì allacciare le braccia al collo, così si permise di spingerla contro il muro del bagno e si spostare le mani ad accarezzarle la schiena. Si sentiva completo dopo tanto, troppo tempo. Molto di più che con Sissi. Sissi… Sissi?? Sgranò gli occhi neri, nella consapevolezza che era già troppo tardi, e si allontanò da Nihal, che divenne tutta rossa, spostando poi lo sguardo da lui, alla finestra del bagno.
<< Scusami… è stato… è stato tutto uno sbaglio… >> Ansimò il sayan, rimasto senza fiato. Sapeva che non era stato uno sbaglio, sapeva che avrebbe potuto continuare a baciarla per tutto il giorno e forse anche per tutta la notte, sapeva che non era per Sissi che aveva smesso.
<< Hai ragione. Ora puoi uscire? Devo finire di prepararmi. >> Rispose lei a sorpresa, fingendo, spudoratamente, indifferenza per quello che era successo, quando aveva la voce incrinata.
Lui annuì ed uscì dal bagno a testa bassa.
Nihal lo fissò uscire dalla porta, poi tirò un pugno violento al muro dietro di lei, che fece cadere alcuni calcinacci pallidi al pavimento.
Era triste, e non stentava ad ammetterlo. Una lacrima dispettosa le scese dall’occhio. L’asciugò rabbiosamente. Riprese a respirare tranquillamente e si tolse la collana che le aveva messo lui. Non l’avrebbe mai più messa.
Si passò uno spesso strato di matita sotto gli occhi, come le aveva spiegato Chichi tempo prima (Il nero ti valorizza gli occhi tesoro. Sei bellissima così.), poi il suo fidato mascara e il suo ombretto blu. Dopo qualche minuto era pronta. Uscì dal bagno, imponendosi il portamento più freddo che possedeva, scese le scale e si trovò Goten davanti, che la fissava sbalordito da tutta la sua bellezza. Le sorrise, sorriso che lei non ricambiò, se non con un’occhiata raggelante.
<< Che ore sono? >> Si limitò a chiedere freddamente. Il sorriso gli morì sulle labbra, guardò l’orologio con una sorta d’ansia, ma si tranquillizzò.
<< Manca ancora mezz’ora. >> Rispose, quasi scocciato dell’atteggiamento che gli riservava l’amica. Ma poi si ricordò che era stata solo colpa sua, e si diede mentalmente dello stupido.
<< Possiamo andare. >> Nihal si chinò sulla poltrona a prendere il golf bianco, poi si incamminò verso la porta di casa.
Il tragitto da casa a chiesa fu talmente silenzioso, che anche una mosca, tra loro, fece il rumore di un aereo al decollo.
Arrivarono in chiesa che mancavano 5 minuti all’inizio del battesimo.
XXX
H 8.30 Casa Brief.
<< Trunks, Soana, Vegetaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!! Muovetevi! >> Bulma spalancò la porta della Gravity Room e si mise a guardare trucemente i componenti della sua famiglia che si allenavano.
<< Cosa vuoi donna? Se non fosse perché mi metti a posto la stanza ti avrei già eliminata. >> Ringhiò un Vegeta tutto sudaticcio e malandato. Non ce la faceva più a tenere testa al figlio e all’altra sayan insieme. Stavano crescendo.
<< Se, se, pensala come vuoi. Comunque, meglio che vi muovete, perché tra un’ora e mezza c’è il battesimo della piccola Pan. Gohan e Videl ci hanno gentilmente invitati e non possiamo mancare. Voi due, giacca e cravatta, è un ordine. Mentre tu, Soana, perché non metti quel vestitino rosa che hi comprato con tua sorella? >> Sorrise amabilmente alla sayan, per poi fissare con uno sguardo che non ammetteva repliche il figlio e il marito, che dal canto loro avevano gli occhi fuori dalle orbite per quanto erano sorpresi. Li spinse tutti fuori a forza, con i due sayan che borbottavano qualcosa di incomprensibile, sul fatto che era ingiusto.
Dopo 10 minuti, Vegeta era fuori in cortile con le mani nelle tasche dei pantaloni neri gessati che gli aveva affibbiato la moglie, a vegliare che la piccola Bra, di quasi un anno e mezzo, non cadesse e si rovinasse il vestito.
Bulma era nel bagno della sua camera che finiva di mettersi il mascara, quando…
<< ESCI IMMEDIATAMENTE DAL BAGNO, TRUNKS! >> …perse il controllo del mascara e si striò tutta la palpebra d’oro. Respirò profondamente e cominciò a ripulirsi. Era di nuovo pronta con il mascara impugnato saldamente, quando suo figlio, ovviamente, non fu da meno.
<< TU CI METTI 10 ANNI PER LAVARTI TUTTA E ALTRI 20 PER ASCIUGARTI I CAPELLI, FAI FARE PRIMA A ME! >> Bulma esasperata lasciò cadere il mascara nel lavandino. Sbuffò. Ma siamo sicuri che quello lì è mio figlio? Va bene che è anche di Vegeta, ma che diamine… credevo di avergli insegnato che non deve urlare al mattino presto!!
<< Appunto perché ci metto un mucchio ad asciugarli, fai fare prima me, tu ci metti poco. >> Soana incrociò le braccia sotto al seno, come faceva spesso anche la gemella quando erano arrabbiate o scocciate. Continuarono a battibeccare come due bambini fino a quando Bulma, con i nervi a fior di pelle, entrò in bagno e con un gesto della mano portò il tanto agognato silenzio.
<< Tu, entra nella doccia e vedi di darti una mossa. – indicò Soana che esultò. – Mentre tu… fai cosa devi fare mentre lei è nella doccia. >> Concluse indicando il figlio. Sorrise a quei due ragazzini che le ricordavano tanto lei e Vegeta all’inizio della storia, quando ancora si volevano strappare tutti i capelli ogni volta che si vedevano anche solo con la coda dell’occhio, e si chiuse la porta alle spalle.
Trunks e Soana si fissarono allibiti, poi contemporaneamente i loro sguardi saettarono sull’orologio e, sempre insieme, trasalirono. Lei entrò di filato nella doccia vestita, mentre l’altro si avviò verso la loro camera di corsa. Spalancò la porta con un botto e si mise a cercare nell’armadio per trovare un vestito decente, che non fossero jeans a vita bassa strappati e magliette extra large, per il battesimo. Ci mise un buon quarto d’ora e capì anche perché le ragazze ci mettevano così tanto a scegliere i vestiti da mettersi.
Quando li portò in bagno, trovò la sua compagna di stanza solo con un asciugamano che, a detta del giovane sayan, non lasciava nulla all’immaginazione. Divenne tutto rosso d’imbarazzo, prima che lei collegasse. Sospirò, si sistemò meglio l’asciugamano e lo esortò, ad occhi chiusi, ad entrare nella doccia.
Lui non se lo fece ripetere due volte e scattò vestito nella cabina.
Soana sorrise, scosse lievemente la testa e prese in mano il phon, pronta ad asciugarsi i capelli. Da quando aveva 5 anni li aveva lasciati crescere ed ora lei e sua sorella li avevano lunghi più o meno uguali fino a metà schiena. Dopo una decina di minuti, i suoi capelli furono asciutti, lisci e setosi come sempre. Si truccò con l’ombretto nero e la matita nera, come le aveva insegnato la gemella molto tempo prima. Non era tipo da trucchi costosi, lei, le bastavano il suo ombretto e la sua fidata matita.
Infatti dopo 2 minuti scarsi era semplicemente perfetta. Gli occhioni gialli risultavano più luminosi e profondi di quello che erano già. E chi la conosceva, poteva tranquillamente dire che quegli occhi potevano illuminare una strada di notte molto meglio dei lampioni.
Trunks, che era rimasto ad osservarla truccarsi in silenzio, rimase a bocca aperta nel vederla quasi pronta. Doveva trovare solo il vestito.
Soana si voltò di scatto, scoprendo che il suo coinquilino stava fissando il suo riflesso con uno strano sguardo.
<< Faccio così schifo? >> Gli chiese ironica. Lui scosse la testa, si riappropriò della sua solita espressione e le sorrise.
<< Al contrario, sei bellissima. >> Ammise, scrollando le spalle. Il suo orgoglio di Principe, non gli permetteva di dire altro. E anche se era migliore di suo padre sotto questo punto di vista, se avesse dovuto dirle tutto quello che pensava di lei in quel momento il suo già limitato orgoglio ne sarebbe rimasto irrimediabilmente danneggiato. Così, optò per fermarsi prima di distruggere con un unico, stupido, gesto, la loro amicizia.
Soana, dal canto suo, rimase non poco sorpresa dal complimento fattole dall’amico. Lo fissò intensamente negli occhi azzurri, che tanto le piacevano, e vi lesse solo tanta, tantissima confusione. Contemporaneamente scrollarono le spalle e si diressero alla porta del bagno. Contrariamente da quello che avrebbe pensato, Trunks non fece nessuna storia a lasciarla passare per prima, così decise che avrebbe investigato poi sul suo comportamento strano.
Entrarono l’uno dopo l’altra nella loro camera, e lì si divisero. Trunks filò in bagno con tutta la sua roba, mentre Soana rimase nella camera. Si infilò la biancheria velocemente, poi buttò l’asciugamano sul letto a due piazze e vi si buttò accanto a peso morto, con la faccia premuta contro il cuscino. Trunks si stava comportando stranamente e lei avrebbe scoperto che cos’aveva. Dopotutto, per quanto a volte lo odiasse veramente tanto (non era raro che smettessero di rivolgersi la parola, per una futile litigata, per giorni interi.), le piaceva di più il vecchio Trunks, quello orgoglioso ed irritante. Sorrise, davanti alla sua confusione e, dandosi mentalmente della stupida, si alzò dal letto, dirigendosi stancamente all’armadio. Spalancò le ante e si mise ad osservare l’interno del mobile con molta attenzione. Si mise le mani sui fianchi spazientita, e sbuffò. La pazienza non era mai stata il suo punto forte, voleva tutto e subito, era anche per quello che Vegeta l’aveva accettata, riconoscendola come sayan e simile a lui.
Trunks uscì dal bagno perfettamente vestito e vide il fisico morbido e longilineo della coinquilina, sbuffare e fissare l’armadio con sguardo inceneritore. Indovinate? Divenne tutto rosso e sgranò gli occhioni azzurri. Soana si girò molto lentamente e lo squadrò da testa a piedi. Non lo aveva mai visto vestito così elegantemente e doveva ammettere che gli donava parecchio il vestito gessato.
<< Okay, molla di fissarmi e vieni a darmi una mano. Eddai, che devo trovare in fretta il vestito rosa!! >> Si incamminò verso di lui e gli prese la mano, per portarlo nuovamente davanti all’armadio aperto. Il vestito che cercava era identico a quello della sorella, solo che cambiava il colore. Si era messa apposta il reggiseno a fascia bianco, per non far vedere le spalline. Lo trovò sotto alla maglietta della gemella. Se lo infilò velocemente, si sistemò lo spacco sulla coscia e prese il suo golf nero. Andò al suo comodino, aprì l’ultimo cassetto ed estrasse una collana di stoffa a girocollo. Se la mise, si sistemò il bracciale che le aveva regalato Trunks per il suo decimo compleanno e gli stampò un bacio sull’angioletto che c’era raffigurato. Trunks sorrise.
<< Non lo togli mai, eh? >> Le chiese, cominciando a scendere le scale.
<< Me l’ ha regalato una persona speciale. >> Gli rispose lei dolcemente in un sussurro, superandolo sui gradini. Saltò sul pavimento e corse in cucina. Trovò un biglietto scritto da Bulma.
”Tesori, sono Bulma. Io, Bra e Vegeta siamo andati, voi potete prendere la moto nel garage, Trunks sa usarla. Ci vediamo in chiesa, baci!”
<< Trunks!!!!!!!! >> Strillò sgranando gli occhi gialli facendoli diventare grandi quanto due tazze da tè.
<< Che vuoi? >> Lui le si affiancò, lesse il biglietto e imprecò.
<< Dobbiamo andare in moto. >> Constatò lei, cercando di mantenere la calma. Trunks annuì con gli occhi chiusi. Adorava andare in motorino, ma non era quella la cosa che lo preoccupava. C’era anche lei.
<< E dobbiamo andare insieme. >> Continuò lei. Di nuovo, il primogenito Brief annuì sconsolato. Doveva rassegnarsi all’idea che avrebbe dovuto viaggiare in moto con l’amica dietro.
<< Okay, quanto abbiamo? >> Chiese, respirando profondamente.
<< 20 minuti. Ce la fai? >> Il motorino non è un problema, Nana… lui annuì. Il viso di Soana si illuminò e corse in garage, tenendo per mano il coinquilino. Afferrò un casco, se lo infilò e ne lanciò un altro a Trunks, che si sedette sulla moto. Lei gli si sedette dietro, gli allacciò le braccia al petto e si rilassò, appoggiando la testa sulla sua schiena.
Pieno di una nuova e sconosciuta energia, Trunks partì, più veloce del vento. Arrivarono alla piazza della chiesa che mancavano solo 5 minuti all’inizio della cerimonia.
I quattro giovani sayan si incontrarono davanti al portone della chiesa. Nihal, falsa come una bugia, fu solare e salutò la gemella e l’amico con un bacio sulla guancia. Soana fece lo stesso con Goten, ma lo vide estremamente giù di morale. Non fece in tempo a guardare se Trunks c’entrava qualcosa, che la sua gemellina l’aveva presa sotto braccio.
<< Forza, entriamo! >> Esclamò la blu, trascinando la gemella nell’edificio. In silenzio, andarono a sedersi dietro ad Angel, Nelgar e la piccola Alex.
Nihal aveva insistito per stare vicino alla gemella, al fondo della panca, così da evitare qualsiasi contatto con Goten, difatti lui si era messo all’altro opposto.
<< Ciao Soana! Ciao Nihal! Finalmente una cugina! >> Alex si girò, con i suoi grandi occhi ambrati e i capelli neri in due trecce, verso di loro. Aveva da poco compiuto 8 anni e le due gemelle le facevano spesso da baby-sitter assieme ai gemelli di Kyra e Chris, Zephyr e Krystal, che avevano 7 anni.
Nihal le sorrise dolcemente e le mise una mano sui lunghi capelli neri.
<< Già tesoro, sei contenta eh? >> Le stressò l’occhio, complice, mentre Soana ridacchiava. La bambina però sembrava imbronciata. Passava lo sguardo dorato da Nihal a Goten e viceversa, senza tuttavia capire il perché.
<< Sì, molto! Ma perché non sei vicina a zio Goten? Perché lui è giù di morale? Perché tu sei triste? >> Era un amore quella bambina, certo, fino a quando non cominciava a guardarti negli occhi e a leggerti dentro, come solo una bambina innocente saprebbe fare. Era così, Alex, testarda, dolcissima, sincera, con strane proprietà curative e la straordinaria, quanto irritante, capacità di capire al volo lo stato d’animo delle persone. Semplicemente adorabile, ma a volte troppo diretta. Nihal balbettò qualcosa, terrorizzata perché non sapeva risponderle, quando, come un angelo venuto dal cielo per aiutarla, la voce di Angel bloccò la nuova raffica di domande che stava per partire dalle labbra della bambina.
<< Alex. Girati adesso, che tua cugina sta per essere battezzata. >> Bisbigliò la giovane donna, strizzando l’occhio alla ragazzina dietro di lei. La sayan ricambiò grata. L’unica cosa che era cambiata in lei, in quei lunghi 8 anni, era il numero delle candeline sulla torta, perché per il resto Angel aveva ancora il fisico asciutto e la bellezza straordinaria di una diciannovenne.
<< Nana… >> La voce di Nihal era poco più di un sussurro e la diretta interessata non l’avrebbe mai sentito se la gemella non fosse stata appoggiata a lei.
<< Da? >> Rispose, sempre in un sussurro, la ragazzina dai capelli rosa.
<< Goten mi ha baciata… >> Un flebile sospiro, che però conteneva una grandissima notizia.
<< C-cosa? >> Balbettò la gemella. Se foste andati a cercare sul vocabolario “Rimanere senza fiato”, avreste sicuramente trovato la foto di Soana che si strozzava con l’ultimo respiro prima della notizia. Nihal sospirò, mentre la gemella cercava aiuto nello sguardo di Trunks.
In quel momento entrarono nell’edificio il prete ed un aiutante. Videl e Gohan si alzarono in piedi, tenendo in braccio la piccola Pan avvolta in un asciugamano. Ai loro lati, Chris e Kyra, che facevano da padrino e madrina, si guardavano attorno febbrilmente, eccitati e spaventati.
I loro due gemelli erano stranamente fermi e composti. Zephyr, con i suoi grandi occhi blu e i capelli biondi, tamburellava nervosamente sul ginocchio della gemella. Krystal, gli occhioni grigi della madre e i capelli castani legati in un’elegante coda alta, osservava tutto intorno a lei, impaziente di correre e giocare nel giardino con il fratello.
Il prete finì di parlare, prese Pan in braccio lasciando l’asciugamano in mano a Videl, e la immerse completamente in acqua. La tirò su un paio di volte, finché non la fece sdraiare su un fasciatolo. Videl, Gohan, Kyra e Chris si avvicinarono e la vestirono da cerimonia con un lungo vestito bianco. Da lì in poi il prete parlò solo ai genitori, consacrando una decina di volte Pan nel bel mezzo del discorso.
Uscirono dalla chiesa in massa, perché l’aria si stava facendo rarefatta e Vegeta aveva cominciato a dare segni di nervosismo parlando ad alta voce con epiteti non molto idonei al luogo e alla situazione. Ovviamente, le prime ad uscire furono le due gemelle, Nihal per mano con Alex e Soana con i gemelli Zephyr e Krystal.
Si avviarono al parchetto dietro alla chiesa, fatto apposta per i bambini. Le due gemelle si sedettero sulla panchina davanti alle altalene, dove Alex si stava dondolando lasciando ondulare liberamente i capelli al leggero venticello del mattino.
<< Quindi… ti ha baciata. >> Constatò ancora scossa, mentre osservava Zephyr rincorrere la sorella che girava intorno allo scivolo.
<< Già… >> Sospirò Nihal. Odiava sentirsi persa e vulnerabile, purtroppo era quello che era in quel momento.
<< E… com’è stato? >> Si voltò verso la gemella e le sorrise. Capiva lo stato d’animo della sorellina e quindi doveva aiutarla. Di certo non le sarebbe stata d’aiuto se avesse cominciato ad inveirle contro, dicendole che era stata una stupida a baciare Goten, conoscendo la sua fama di Play Boy, perciò si trattenne. Ma il suo migliore amico l’avrebbe pagata cara, carissima.
<< È stato… è stato… è stato… >> Le vennero gli occhioni a cuoricino e si portò le mani al petto, tenendosi il cuore che sembrava volersene andare dalla sua sistemazione.
<< È stato? >>
<< Sì. È stato bellissimo, tantissime emozioni contemporaneamente… fantastico… devi provarlo. >> Si guardarono negli occhi tanto simili quanto diversi e scoppiarono a ridere.
XXX
<< Goten, tesoro, dov’è Nihal? Non la vedo più. È uscita dalla chiesa e non l’ ho più vista. Vai a cercarla? >> Chichi guardò storto il figlio minore, intento a chiacchierare con una ragazzina dai lunghissimi capelli biondi, fuori dalla chiesa.
<< Ora non posso mamma, non vedi che sono occupato a parlare? >> Lui, in risposta, indicò la sua compagna di chiacchiere, che per giunta era la sua ragazza. Chichi la squadrò con occhi critici da capo a piedi, sicura di averla già vista da qualche parte.
<< Non me ne frega un accidente, tesoro. Tu adesso vai a cercarla e puoi anche portarti la tua amica dietro. >> Fece un gesto di stizza con la mano e Goten rispose con un sonoro sbuffo scocciato.
Trunks intanto osservava la scena. Il suo migliore amico aveva qualcosa, sicuramente. E altrettanto sicuramente, Nihal c’entrava qualcosa, visto che in chiesa erano stati seduti divisi. Si avvicinò all’amico scotendo a testa, lo prese per un braccio e si incamminarono verso il retro della chiesa. Ovviamente, Sissi li seguì a ruota trotterellando.
<< Si può sapere che hai amico? >> Gli chiese a voce bassa, così che Sissi non lo potesse sentire.
<< Nulla, dovrei avere qualcosa, scusa? >> Si irritò ancora di più il moro, digrignando i denti e contraendo la mandibola.
<< No,non dovresti. Però ce l’ hai e, visto che ce l’ hai da quando ci siamo incontrati, suppongo che c’entri Nihal. Allora, vuoi parlare tu o devo tirare ad indovinare? >> Trunks si girò a fissarlo negli occhi, mentre l’altro sbuffava sonoramente.
<< No, no, te lo dico. Uff, l’ ho baciata! >> Ammise ad un soffio dal suo orecchio.
<< Che cosa? >> Strillò il Brief. Goten gli intimò con lo sguardo di fare silenzio, ma Sissi era già accanto a loro, curiosa più che mai.
<< Che succede? >> Chiese infatti, avvicinandosi al suo ragazzo, che cominciò a sudare freddo.
<< Che cosa Goten? Hai già finito il gioco che hai comprato ieri? Sei un fenomeno, amico! >> Gli batté una mano sulla spalla, giusto per dare credibilità alla balla che aveva appena inventato per salvargli il fondoschiena. Goten sorrise e si grattò i capo, fingendosi imbarazzato.
Allora Sissi, delusa dalla magra scoperta, ritornò a trotterellare a distanza da loro, ignorandoli bellamente.
<< Sei un idiota, Goten! Che le hai detto dopo? >> Gli strattonò la spalla, sibilando come un serpente. Conosceva bene Nihal. Era una delle poche persone a cui volesse veramente bene e per cui avrebbe dato la vita.
<< Che era stato tutto un errore. Io sto con Sissi. >> Sussurrò l’altro, quasi mortificato di aver fatto arrabbiare il suo migliore amico di sempre.
<< Ha pianto? >> Trunks bloccò le imminenti mille spiegazioni dell’amico con una sola, semplice, dolorosa, domanda. Nihal aveva pianto? Non lo sapeva. Era uscito dal bagno senza chiederle se stava bene o altro. L’aveva lasciata sola a gestirsi la situazione autonomamente, quando invece sarebbe dovuto, probabilmente, restare con lei ed aiutarla. Scosse la testa, sussurrando che non lo sapeva. Si mise le mani sul viso. Si sentiva un idiota ed un insensibile. Aveva giocato con il cuore di una ragazza, per di più della sua migliore amica, e sapeva che l’avrebbe pagata cara. Nihal quando voleva e quando aveva le sue ragioni, sapeva essere davvero cattiva. E forse l’aveva fatta piangere. Lei, la sua migliore amica, la sua coinquilina e, da qualche tempo, il suo pensiero fisso.
Quando entrarono nel parco dietro alla chiesa, si trovarono davanti ad una scena quasi surreale. Nihal e Soana stavano comodamente scherzando sedute su una panchina, mentre davanti a loro Zephyr, Krystal e Alex giocavano a rincorrersi. La moretta si fermò di botto. Si voltò a guardare negli occhi Trunks e Goten, per poi abbandonare il gioco di rincorrersi per andarsi a sedere su una altalena.
<< Senti… forse è meglio che aspetti qui. >> Goten allungò il braccio per fermare la bionda, si voltò e le stampò un bacio sulla fronte, per poi avvicinarsi alla sua coinquilina.
<< Non ti avvicinare. >> Ringhiò Soana, quando lui le fu davanti. Nihal fissava il vuoto davanti a lei, le gambe incrociate e il mento appoggiato alle palme delle mani aperte, come quando era piccola.
<< Nana, lasciali parlare. >> Intervenne Trunks, avvicinandosi all’amico. Come aveva previsto, Soana non lo ascoltò neanche, così dovette prenderla in braccio e portarla di peso da Sissi. Sempre sotto previsione, fu che la ragazzina non aveva la minima intenzione a lasciare la gemella da sola con Goten, e che quindi si era dimenata come un’ossessa, con la furia distruttrice negli occhioni gialli. Chi toccava sua sorella e le faceva del male doveva pagarla cara. E ormai, questo l’avevano capito tutti.
<< Era da una vita che non mi chiamavi Nana… tranquillo, ho capito, lo farà fuori lei. >> Esclamò Soana, rimettendosi a posto il vestito. In quel momento, Trunks non fu tanto sicuro che fosse prudente lasciare il suo amico solo con Nihal.
<< Nana? Soprannome carino, ma non ti si addice. >> Proruppe Sissi, affiancandosi a Trunks.
<< Non ho voglia di litigare, Sissi. >> Le sibilò la sayan in risposta. Odiava Sissi con tutto il cuore e da sempre. Più precisamente, da quando alla gita di 8 anni prima la bionda aveva fatto vedere a tutti il suo taglio lungo il braccio, che ora si curava bene di coprire con una crema.
<< Ma non stiamo litigando! >> Si indignò l’altra, avvicinandosi ancora di più al sayan, che assisteva impotente.
<< Senti, l’ultima volta che abbiamo parlato, è stato 8 anni fa, quando tu hai fatto vedere il mio taglio a tutti. Poi, come se non bastasse, mi era arrivata pure una sberla da tua sorella. Non posso di certo dire che era stata una conversazione piacevole… >> Sospirò, ravvivandosi i capelli con una mano. Sissi sorrise.
<< Non dirmi che ce l’ hai ancora per quello! >> Esclamò, fingendosi sorpresa. Si avvicinò di più a Trunks, e questo non andò giù a Soana.
La sayan socchiuse gli occhi, digrignò i denti e serrò la mascella, visibilmente arrabbiata.
Trunks, pronto ad ogni evenienza, si immedesimò nel suo alter ego che sollevava di peso Soana e la allontanava, tenendola in braccio, dal parco della chiesa. Poi si ricordò di un piccolo, insulso particolare. Lei era una ragazza. Una ragazza bellissima, testarda, orgogliosa come pochi, con, oltretutto, un corpo da favola. Chissà quanti altri ragazzi avrebbero voluto portare in braccio Soana. A quel pensiero si irrigidì, comprendendo che era geloso della sua amica. Non osava pensarla con altri. Stava bene solo con lui, anche quando litigavano. Spesso sua madre gli diceva che assomigliavano a lei e Vegeta da giovani, ma lui non ci credeva, anche perché credeva impossibile che lui e lei sarebbero rimasti insieme per la vita. Eppure, in quel preciso momento, non riusciva a non pensare ad un futuro in cui Soana non ci fosse stata. E quella consapevolezza gli arrivò addosso come un pugno allo stomaco. Finalmente aveva capito. Ma, ovviamente, quando si rese conto di essere circondato da un mondo pulsante di vita, era troppo tardi, perché Soana e Nihal si erano coalizzate contro Goten e Sissi.
<< Fate proprio una bella coppia, uno più stronzo dell’altra. >> Sibilò Nihal, rossa di rabbia in viso.
<< Già, certo, quando ti fa comodo isono il tuo migliore amico, altrimenti sono solo uno stronzo qualunque. Bene, però non mi sembra che ti sia dispiaciuto ‘sta mattina! >> Urlò Goten, in preda al panico. Le gemelle e il suo migliore amico sgranarono gli occhi nella sua direzione. E si unì pure lui, dopo aver collegato l’assurdità che le aveva urlato contro.
<< No, scusa, non volevo… lo sai che non lo penso davvero… >> Tentò di scusarsi, avvicinandosi alla sayan offesa. Questa, però, abbassò il viso, cosa che non era mai successa. Le sue spalle cominciarono ad alzarsi e ad abbassarsi sempre più velocemente, fino a quando non fu chiaro a tutti che era riuscito a farla piangere. L’unica persona che era riuscita a farla piangere così, era stata suo padre, e di certo non aveva di che vantarsi quello in cella. Nihal non piangeva mai. Sembrava la ragazza più glaciale che si potesse immaginare, eppure a volte pure gli ice-berg si sciolgono. Ma lei no, sembrava che si fosse costruita una barriera, dove faceva scivolare tutto come pioggia e tornare più bella dopo il temporale. Infatti era così. Un muro le contornava il cuore e fino a quel momento nessuno l’aveva mai distrutto.
Goten ce l’aveva fatta con una semplicissima frase.
<< Oddio… Nihal, ti prego, scusami… lo sai… lo sai che non lo penso veramente…. >> Riprovò. Le mise una mano sulla spalla, ma lei gliela scansò malamente, alzano lo sguardo nei suoi occhi neri. Aveva il viso tutto rosso, le guance rigate dalle lacrime nere, gli occhi tutti contornati.
<< Tesoro! L’ hai fatta piangere!!! >> Sissi si avvicinò al suo ragazzo posandogli una mano sulle spalle, orgogliosa dell’accaduto. Ma lui gliela tolse, sconvolgendola.
<< Lasciami, vattene, tra noi è finita. >> Sillabò il moro acidamente. Sissi scrollò le spalle e se ne andò borbottando qualcosa di incomprensibile, irata e furiosa.
La situazione si stava facendo pesante.
Nihal fissava con odio Goten, con gli occhi viola gonfi di lacrime, pensando al modo migliore per ucciderlo facendogli passare atroci sofferenze.
Goten che la guardava sull’orlo delle lacrime di frustrazione. Si odiava per quello che aveva fatto, si odiava semplicemente perché era lui e perché era un maschio. Aveva fatto del male alla sua migliore amica e forse qualcosa di più… l’aveva trattata male in pubblico, dopo tutte le volte che lei lo aveva ascoltato parlare di ragazze e cose simili, che lei non aveva mai capito veramente. Perché Nihal era Nihal… era la più bella del secondo piano, e probabilmente anche del terzo. Insieme alla gemella, era la ragazza più sospirata della scuola eppure lei non aveva mai accettato nessun invito. Lei non era fatta per stare con altri. Lei doveva esserci sempre, per lui e questo l’aveva capito troppo tardi.
Trunks e Soana si scambiavano sguardi tragici. Sapevano che il loro amico l’aveva combinata grossa, veramente grossa, e molto probabilmente lei non l’avrebbe mai più perdonato. Ad un certo punto, a sorpresa di tutti, Nihal si mosse.
Si avvicinò al moro, sempre fissandolo trucemente con gli occhioni viola tristi e gonfi. Quando gli fu davanti, gli sorrise quasi con pena, e poi… lo baciò appena, sulle labbra. Un contatto che durò neanche due secondi, perché la sayan si staccò immediatamente, facendo ritornare negli occhi la furia cieca. Lo schiaffo arrivò improvviso sulla sua guancia. Tutto si sarebbe aspettato da lei, ma non quello. Goten si tastò la guancia rossa con un’espressione quasi scandalizzata. Era sicuro che se avesse potuto, gli avrebbe pure rifilato un cazzotto, ma a quanto pareva si era limitata ad un ceffone, e i ceffoni di Nihal non si auguravano a nessuno.
La gemella fissò Soana negli occhi e le sorrise, con gratitudine per non essersi messa in mezzo. L’altra ricambiò.
<< Nana… - cominciò ansante e con la voce leggermente incrinata. – di’ a Chichi che sto bene… - prese un respiro profondo – e che sono andata là. Spiegale che non deve preoccuparsi e dille che tornerò per cena. Cioè… forse, credo… spero… va beh, vado >> Le stampò un bacio sulla guancia per poi alzarsi in cielo, tenendosi la gonna in messo alle gambe.
Alex, a sorpresa, spalancò le sue candide ali da pipistrello e la seguì, senza dar peso a Soana, che le urlava di scendere e che era pericoloso per lei.
<< Nihal, aspettami. >> Urlò la bambina, sbattendo con più foga le ali per raggiungere la sua sorellona.
<< Alex… testona… lo sai che non sei ancora pratica… >> Nihal rallentò quel tanto che bastava per far sì che la bambina le si affiancasse. Le scompigliò, tirandole dolcemente una treccia.
Alex sorrise, sia con gli occhi che con le labbra. A volte, quella piccola peste si faceva capire di più con gli occhioni ambrati che con le parole.
<< Giuro che io ti ammazzo! Mia sorella non era così arrabbiata da quando papà ha ammazzato la mamma!!!!!!!!!!!!! Cosa diamine ti è saltato in mente, razza d’idiota! Potrebbe ucciderti se solo volesse e ne avrebbe tute le buone ragioni!! >> Ringhiò Soana a Goten. Quello voltò lo sguardo verso Trunks, appoggiato ad un palo con le braccia conserte.
<< Trunks aiutami… non è colpa mia… non volevo… >> Balbettò il moro in preda al panico.
<< Non è colpa tua? NON È COLPA TUA?????? Tu l’ hai baciata, tu le hai detto quelle cose e, sempre e soltanto tu, l’ hai fatta piangere. Ti sembra poco?? Non so davvero cosa ti sia preso, miseriaccia. Ti sei scavato la tomba da solo, sai? Nihal non è una semplice sayan! Non ho idea di come faccia, ma è anche mezza elfa, rimbecillito di una scimmia in putrefazione. Gli elfi sono una razza guerriera, mi era parso di avertelo spiegato. Forti quanto i sayan, e a volte anche di più. Tu sei già morto, prega solo che la parlantina di Alex la distragga, altrimenti sei finito. E ancora complimenti, bravo, veramente un grande amico. Lei si fidava e le hai pugnalato le spalle. Tsè! >> Applaudì con stizza, si voltò e si diresse alla chiesa, dove probabilmente c’erano ancora tutti intenti a festeggiare la piccola Pan. Zephyr e Krystal la seguirono immediatamente, trotterellando e tenendosi per mano come bravi fratellini, ignari di quello che era appena successo.
<< Trunks… tu hai visto… hai visto le labbra di Nihal… è solo colpa loro… te lo giuro, io non c’entro… non volevo… >> Cadde in ginocchio, coprendosi il viso tra le mani. In quel momento gli saettarono in mente tutte le immagini di una Nihal sorridente e raggiante, pensando che quei sorrisi e quegli occhi dolci li aveva riservati solo a lui. Era solo colpa sua se aveva rovinato la loro lunghissima amicizia. Le labbra rosse della giovano sayan non c’entravano un accidente.
<< Tu volevi invece. >> Goten alzò lo sguardo sul suo amico, strabuzzando gli occhi neri.
<< Non volevo che litigassimo, io e lei. >>
<< No… ma non dicevo fino a lì… dico, che tu lo volevi, cioè volevi baciarla. >> Spiegò il lilla, andandosi a sedere sulla panchina che fino a qualche minuto prima ospitava le due gemelle. Goten gli si affiancò immediatamente.
<< Forse… Boh, è stato naturale… cioè, lei non è come Sissi… o Rekla… Lei è Nihal… la mia Nihal… >>
<< Ti piace Nihal… vero? Oh, non ti preoccupare… ora puoi rimediare… lei non si sarebbe mai offesa se fosse stato qualcun altro a dirle quelle cose… questo dimostra che prova qualcosa per te… e non dico solo semplice amicizia. >> Spiegò Trunks, gesticolando come faceva quando era concentrato a parlare. Solo allora Goten si permise un sorriso. Finalmente aveva capito tutto. Aveva capito di piacere alla sua migliore amica, e che lei piaceva a lui. Con il bacio di quella mattina, aveva solo messo in chiaro che non si erano indifferenti.
<< Dov’è andata? >> Chiese a bruciapelo all’amico, balzando in piedi.
<< Non lo so. Andiamo da zia Chichi, probabilmente Nana non l’ ha ancora raggiunta. >> Si alzò dalla panchina, infilò le mani nelle tasche e si avviò fuori dal parco affiancato da Goten, supereccitato all’idea di mettersi con Nihal, sempre se lei avesse accettato, ovviamente.
Tornarono davanti alla chiesa e non fecero fatica a notare la sayan dai capelli rosa, farneticare con Chichi, gesticolando come solo una ragazza che andava di fretta poteva fare. Trunks la guardò spiegare animatamente tutta la faccenda, ovviamente tralasciando che suo figlio era solo un maschilista senza un minimo di cervello, e sorrise. L’amico lo osservò con sguardo indagatore, poi gli strattonò la manica della giacca per farlo tornare alla normalità.
<< Tu mi aiuti con Nihal, io ti aiuto con Nana. Ci stai? >> Gli porse una mano, trattenendo a stento una risata per la sua faccia buffa. L’altro, per tutta risposta, passò lo sguardo scettico dalla sua mano al suo viso sorridente.
<< Non ci tengo, hai combinato abbastanza casini per oggi, non credi? >> Lo canzonò, dandogli uno scappellotto sulla nuca. Ci sarebbe stato tempo per lui e Soana, ma prima doveva aiutare il suo amico casinista.
In quel momento Soana smise di parlare con Chichi, per dirigersi da Bulma, che teneva in braccio Bra tutta scalpitante. Trunks e Goten le si affiancarono.
<< Ciao Trunks. >> Salutò la sayan, senza minimamente calcolare l’altro amico. Del resto, lui non si era aspettato di certo qualcosa di meglio dalla gemella impulsiva della ragazzina che gli piaceva.
<< Senti Nana… devo chiederti un aiutino… >> Propose il moro, afferrandola per il polso. Soana lo fissò negli occhi neri e vi lesse solo disperazione e una nuova lucina dentro. Sospirò.
<< Poi mi spiegherai perché non riesco mai ad essere arrabbiata con te. Ma non farci l’abitudine. – gli pungolò una spalla, sorridendogli dolcemente. – Avanti, sputa il rospo. >> Lui le sorrise radioso e cominciò a spiegarle il piano.
XXX
<< Perché sei arrabbiata con zio Goten? >> Chiese a tradimento Alex. Scese in picchiata e atterrò sulle gambe di Nihal. La sayan e la piccola vampira erano sedute sull’orlo di uno scoglio. Sotto di loro, il mare impetuoso si abbatteva violentemente sulla parete di roccia, spruzzando il viso di Nihal di salsedine. Questa inspirò profondamente una boccata d’aria di mare, per poi voltarsi all’interno della grotta. Lei e la gemella ci passavano tanto tempo dentro, tanto che l’avevano resa simile ad una casa. C’era un tavolino rustico in legno, un paio di stuoie per dormire, una cassapanca e una mensola, con dei cibi essiccati sopra.
Sulla parete più interna, era accostata una porta in legno, che non era altro che un pezzo di corteccia staccato da un albero, che nascondeva una cascatella ed un torrente, che usavano come bagno.
<< Perché credi che sia arrabbiata con lui? >> Nihal inarcò un sopracciglio blu, fingendosi sorpresa, quando invece non lo era minimamente.
<< Perché tu hai gli occhi tristi e ce li aveva anche lo zio. >> Scrollò le spalle la moretta. << Allora? >>
<< Va bene, ma non credo che potrai capire. Mi ha baciata e poi ha detto che è stato solo un errore. Ha giocato. >> Snocciolò, fingendo indifferenza, mentre era tremendamente doloroso parlarne.
<< Però… tu hai risposto o no? >> Alex piantò gli occhioni d’ambra in quelli viola della sayan e la fissò intensamente.
<< Sì… però… >>
<< Quindi non sarebbe successo se tu non avessi risposto. Giusto? >> Nihal annuì, fissando la bambina aggrottare la fronte per concentrarsi.
<< È colpa tua quanto sua. Sua perché non doveva baciarti se stava con un’altra. Tua perché hai risposto. Non puoi rimproverarti se non sa cosa provi. >> Spiegò Alex. La sayan la fissò confusa negli occhi, ancora quasi del tutto convinta della sua piena innocenza, quando due importantissime constatazione le fulminarono la mente. La prima era che la piccola vampira era un genio. La seconda era che, pur costandole molto, Alex aveva ragione e che le piaceva da morire Goten. Scoppiò a ridere istericamente, tenendo stretta la bambina tra le sue braccia, che dal canto suo non ci capiva più un accidente.
<< Hai ragione Alex. Hai maledettamente ragione, piccola peste. Ora andiamo a farci un bagno! >> Si alzò in piedi tenendo in braccio la bambina e si tuffò nel mare sotto di lei.
L’acqua era torbida, sporca, ma Nihal si sentì immediatamente più pulita quando sentì l’acqua gelida punzecchiarle il viso. Odiava le alghe che c’erano lì, le davano un senso d’angoscia perenne. Infatti, quando andava lì con la gemella, faceva esplodere una piccola sfera di energia per depurare l’acqua e allontanare le alghe da lei. Ma quel giorno, con quel preciso stato d’animo, quelle sottospecie di foglie di insalata marcite, erano solo una flebile soddisfazione.
Alex seguiva Nihal in acqua, sbattendo in più pure le ali, lunghe ormai quasi due metri ciascuna. Giocavano, si schizzavano, ridevano e scherzavano e quando Soana le raggiunse, sbiancò.
<< Ma che caspita state facendo voi due? Alex! Nihal! >> Urlò infatti quando riconobbe le sagome della figlia di Angel e della sua gemella, in acqua tremanti.
In risposta Nihal le afferrò la caviglia e la trascinò in acqua, senza troppi complimenti. Quando Soana tornò in superficie, aveva i capelli tutti appiccicati alla fronte, ornati da una decina d’alghe, il vestito zuppo e tutto appiccicaticcio aderente al suo corpo e un’espressione a dir poco scocciata in viso. Si osservò meglio, sbuffò, ma subito dopo scoppiò a ridere, seguita dalle altre.
<< Il bagno, perché? >> Fece ingenuamente la blu, fissando negli occhi la gemella, che scosse la testa e tornò alla grotta. Sperò con tutta se stessa che i suoi amici non la vedessero in quello stato pietoso.
Alex e Nihal la seguirono quasi subito, per poi cominciare a togliersi le alghe dai vestiti. Soana spalancò la corteccia e invitò la gemella a lavarsi per prima. Questa sorrise e si infilò dentro senza fiatare. La rosa le chiuse la corteccia alle spalle, vi si appoggiò e sospirò. Corse fuori e tornò subito dopo con Trunks e Goten per mano, sotto gli occhi confusi della piccola Alex.
<< Ascolta piccola. Ora Goten e Nihal devono stare soli. Vieni a fare un giro con me e Trunks, fuori dalla grotta? >> La si inginocchiò di fronte e la guardò negli occhi. Alex increspò le labbra e arricciò il nasino, però annuì, con un sorriso furbetto.
<< Però, voglio andare sopra le nuvole. >> Soana e Trunks si irrigidirono, ricordando perfettamente sia l’alba che il tramonto visti da sopra le nuvole, alla gita di 8 anni prima. La sayan inspirò profondamente, strinse la mano di Trunks nella sua e prese per mano la bambina, che le sorrise radiosa. Si incamminarono verso l’ingresso della grotta, quando la sayan si ricordò di avere il vestito tutto appiccicaticcio e aderente al suo corpo, ma non ci badò più di tanto. Dopotutto stavano andando sopra alle nuvole e lì si moriva di caldo. Si sarebbero asciugate in un minuto. Si alzarono in volo tenendosi tutti e tre per mano.
<< CHE COSA DIAMINE CI FAI TU QUI?????? MERCOLEDì SERA, NANA!!!!!!!!!!!!!! >>
<< A quanto pare si sono visti… >> Sussurrò Soana. Si voltò indietro per controllare se dall’esterno la grotta poteva sembrare anormale, ma non c’era nulla di strano, se non sua sorella che smanettava in aria nella sua direzione ovviamente arrabbiata.
La rosa aveva avuto un attimo di paura a lasciare il suo migliore amico in pasto ad una Nihal arrabbiata, per di più con lui. Però qualcosa le diceva che sarebbe andato tutto bene e di certo non era il buon senso, dato che aveva lasciato l’amico non del tutto sicura di trovarlo intero al ritorno. Sperò con forza che la gemella non massacrasse di botte Goten, perché sarebbe stata perennemente in vantaggio. Ormai lo sapeva da qualche anno, Nihal era un sayan-elfo. L’aveva scoperto una volta quando sfogliava avidamente i libri della biblioteca di casa sua. Amava leggere. Per sbaglio, o forse più semplicemente per gioco, si imbatte in un libro rilegato in pelle tutto nero, con delle borchie argentate sulla copertina. Prese a leggerlo, memorizzando tutto all’istante, e scoprendo così che la sua adorata gemellina era una mezzosangue tra le due razze guerriere più potenti dell’universo. Gli elfi vivevano in compagnia, tipo quella di Jodel, in un mondo parallelo, raggiungibile solo grazie a pochi punti sulla Terra. Evidentemente sua madre era una sayan e nessuno glielo aveva mai detto. Se solo avesse saputo che poteva combattere e che era più forte di suo marito avrebbe posto fine a tutto quello, molto prima, prima che il loro padre prendesse il sopravvento e la uccidesse.
Aveva anche scoperto perché suo padre picchiava sua madre. Molto probabilmente, anzi sicuramente, aveva beccato la moglie tradirlo con un altro.
Ma Soana di lei non sapeva un accidente. Cioè, sapeva che Nihal era la sua sorella gemella, perché da super sayan nessuno le avrebbe mai riconosciute se avessero portato lo stesso vestito. Sapeva di dipendere in tutto e per tutto dai Brief, dalle urla di Vegeta ai dolcetti di Bunny e così via. Però sulla sua vita passata, sulle sue reali origini era ignorante. Per questo che ogni tanto si trovava in biblioteca a cercare disperatamente un segno della sua esistenza. Probabilmente era anche lei un mezz’elfo come Nihal, ma qualcosa le diceva che non era così, perché era diversa. Si trovò a pensare a quando era stata aggredita dagli uomini di Erin. in ogni ricordo cercava qualcosa che l’aiutasse. Però in quello non aveva mai scavato a fondo, perché troppo doloroso ricordarlo. A quel punto era arrivato il momento. Ricordò una mano fredda afferrarle il polso e poi tapparle la bocca. Ricordò che trascinarono lei e sua sorella nel postaccio. Ricordava ancora tutto alla perfezione, come se fosse successo il giorno prima e non 8 anni prima. Ricordò il terrore. La morsa al cuore e alla gola, che le impedivano di parlare. Improvvisamente sentì un fischio fortissimo alla testa. Lasciò le mani di Trunks e di Alex, per tenersi la testa. Perse quota. Si sentì precipitare, senza più alcun controllo delle sue facoltà. Tra il frastuono della sua mente e i suoi mugolii sommessi, sperò ardentemente che una nuvola spessa fermasse la sua caduta. E qualcosa accadde. Una nuvola, per l’appunto, le si parò sotto e la sostenne, mentre lei si dimenava cercando di far scomparire quel fastidioso fischio dalle orecchie. Si massaggiò le tempie, ripetendosi che aveva passato di peggio, come quando suo padre a 5 anni la picchiava, e il dolore parve abbassarsi. Non aveva idea di cosa fosse. Non le era mai capitato.
<< Stai bene? >> Una voce vellutata, le arrivò alle orecchie, seppur ben sigillate sotto le sue mani.
<< Sì… io… io credo di sì… ma dove sono? >> Rispose socchiudendo le palme delle mani per sentire nuovamente quella voce.
<< Sei su di me, cara, tua madre mi ha pregato di salvarti. >>
<< Mia madre? Ma è morta… lei… lei è morta 8 anni fa… >>
<< Ascolta tesoro, vuole parlarti. >> La soffice nuvoletta rosa non parlò più, ma la portò in alto, molto più in alto, dove l’aria era rarefatta e si faceva fatica a respirare.
<< Dove mi stai portando? >> Provò a chiedere, ma non ricevette risposta. Allora si accasciò, pregando che Trunks non fosse in pensiero e che Alex stesse bene.
Arrivarono dove l’aria non c’era quasi più, quando la nuvoletta si fermò di scatto, facendo perdere quasi l’equilibrio alla sua ospite, che si aggrappò saldamente a… a dire il vero non sapeva a che cosa, però si aggrappò e così non cadde a terra. Stranamente per l’altezza, era tutto buio e Soana non riusciva a vedere nulla. D’un tratto un corpo vaporoso le si fermò davanti. Era sua madre. Era bellissima, come se la ricordava lei. I capelli rosa e gli occhi viola chiaro, quasi lilla. La sayan scoppiò a piangere senza ritegno, singhiozzando pesantemente e sforzandosi di tenere gli occhi aperti.
<< Mamma… ma sei… Viva? >> Chiese, quando ebbe recuperato un po’ del suo orgoglio.
<< No tesoro. Sono morta, hai ragione. >> Le sorrise dolcemente. Quanto le erano mancati quei sorrisi? Tantissimo, nonostante Bulma cercasse in tutti i modi di farla sentire a casa. Non era la sua mamma e non lo sarebbe mai stata.
<< E allora… perché sono qui? Io… perché posso vederti? >> Riprese, più confusa di prima.
<< Voglio parlarti della tua missione amore mio. Dovrai riferire poi tutto a tua sorella. Voi piccoli sayan insieme agli adulti, siete incaricati di salvare la Terra. Ma tu devi sapere, tesoro, che tu e tua sorella non siete destinate solo a questo. Puoi vedermi perché ho assunto una specie di corpo. – a quelle parole gli occhioni gialli di Soana si illuminarono della speranza che la loro mamma potesse tornare in vita. - Lo so cosa pensi piccola ma non potrà mai succedere. Io non posso tornare in vita. Ho dei lavori da fare qui, sai? Non fare quella faccia, dai… sei molto più bella quando sorridi. Ecco, così, brava. E comunque, stavo dicendo che tu e Nihal non siete destinate solo a questo. Voi siete le guardiane della natura. Nihal della fauna, mettiamola così, tu della flora. Potrai venirmi a parlare solo una volta al mese, perché mantenere una forma compatta disperde molte energie. Ricorda che anche tua sorella può venire solo una volta al mese, ma dovete venire quassù perché io, purtroppo, non posso scendere da voi. Avete nelle mani molto potere, dovete usarlo per fare del bene. Mi dispiace, amore, ma è ora che tu vada. Bacia tua sorella da parte mia. Toh, guarda. Ma chi è quel ragazzino? Si sta avvicinando troppo… e c’è anche una bambina… chi sono piccola? >> Spiegò tutto d’un fiato la donna di fumo, per poi sporgersi di sotto. Effettivamente c’erano due figure che si stavano avvicinando.
<< Lui credo che sia Trunks. Sai, abito con lui. E l’altra è… beh, è complicato da spiegare con le parentele, sappi solo che è Alex. >> Rispose Soana con un sorriso.
<< Ah… il tuo fidanzatino. Finalmente tesoro è da tanto che ti osservo da qui. Tua sorella è stata molto più svelta di te. Beh, vai da lui! Avanti, non vorrai farlo preoccupare?!?! >> La donna sorrise maliziosamente, mentre la figlia diventava rossa di vergogna.
<< Mamma, sei pazza. Ti voglio bene. ci vediamo poi tra un mese, ciao!! >> Le sorrise candidamente, per poi lasciarsi cadere giù in picchiata verso i suoi amici.
Ovviamente, Trunks appena la vide l’abbracciò, lasciandola di stucco, per poi cominciare a discutere.
<< Non sono più una bambina, Trunks! E poi è privacy, mi dispiace. >> Disse ad un certo punto, sull’orlo dei nervi.
<< Beh, sei poco più di una bambina se è per questo. Mi hai fatto preoccupare, ora dimmi che ti è successo. >>
<< Te l’ ho detto. È privacy, amico mio. >>
<< Dimmelo. >>
<< NO. >>
<< SI. >>
<< NO. >>
<< SI. >>
<< Basta voi due, vi prego! >> Esclamò una voce poco sotto di loro. Era Nihal, che sorridente stava guardando la sorella e il suo migliore amico litigare come sempre.
<< Nihal! Non ci crederai mai, ho parlato con mamma! >> Soana perse quota velocemente e abbracciò forte la gemella.
<< Cosa? >> Fece Nihal, sgranando gli occhi viola. Soana annuì e sorrise eccitata, mentre si metteva a girare in volo abbracciata alla gemella.
A fine giornata, fu semplicemente tutto perfetto. Rimasero a pranzo e a cena da Videl, per il battesimo, e quando tornarono a casa si distesero immediatamente tutti nei propri letti. Nihal e Goten come fidanzati. Soana e Trunks come amici. Ma nei cuori dei due sayan c’era accesa una scintilla luminosa. Quella notte non dormirono distanti come sempre. Dormirono abbracciati, come innamorati consapevoli di esserlo, quando non lo sapevano ancora. Dormirono abbracciati, perché sapevano che tra loro qualcosa era cambiato, nel profondo dei loro cuori.
Quando il mattino dopo si svegliarono, non si imbarazzarono, ma si sorrisero… ma questa… è tutta un’altra storia. ^.-
Finalmente è finitaaaaaa! Miseria, l’epilogo è di 17 pagine di word. Wow, ho superato me stessa. ^^ beh, che dire, spero che sia piaciuta. Ah, già, dimenticavo. Da quello che ho capito in DB non ci sono le cerimonie religiose che ci sono da noi. Però l’ ho dovuta mettere, perché mi serviva. Sapete, è la prima FF che finisco e non è neanche la prima che inizio. ^^ Allora, so che è una novità, ma ringrazio chi mi ha tenuta tra i preferiti, ovvero: anemone333, ary22, black91, Cavolovai, chiara46, hilaryssj, marisa91, pink princess, tara e _videl_. Ora, grazie veramente di cuore a chi ha seguito la mia storia dall’inizio, veramente troppo gentili. Me commossa, sigh.
Poi, passo ai ringraziamenti normali.
Ary22: Non disperare cara! Ho finito una storia, ma ne sto cominciando un’altra… solo che non è su DB. Mi verrà poi nuovamente l’ispirazione e ne scriverò una nuova. Grazie tante di tutti i complimenti, troppo gentile.
Tara: Ecco il tanto atteso epilogo. Ho voluto farla finire con Goten, Soana, Nihal e Trunks, giusto perché a Gohan e Videl gliene ho fatte passare veramente troppe. ^^ fammi sapere, oki? Tvb e grazie davvero per il sostegno morale. ^^
Chiara46: L’ho detto. Questa volta provo nella sezione di FF su celebrità. Va beh, è una prova. ^^ Comunque, grazie tantissime dei complimenti. ^^
Ale ssj5: Anche se sei nuovissima, grazie tantissime! Non ci posso fare nulla, sono femminista al massimo. È nella mia natura ^^.
Videl love Gohan: Ti sono andata a pescare nel first chap. Grazie tantissime anche a te. ^^ bacioni!!
Molto bene. Direi che ho finito. Ancora un grazie a tutto per il sostegno e per i colpimenti, è anche merito vostro che mi avete fatto continuare e, infine, concludere questa storia. Thank you very much! Danke, danke.
Bye bye, ci vedremo poi o forse mai più.
Con estremo affetto, che non è l’estrema unzione anche se starebbe meglio, vostra Barbycam. p.s. scusate l'Html ma fa capricci. Spero capiate lo stesso.